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DOCUMENTAZIONE
DI
VITA DIOCESANA
BOLLETTINO UFFICIALE
ANNO LXXX - I - 2014 (Gennaio - Maggio)
Direzione/Redazione/Amministrazione
Curia Vescovile - Sora
Tel. 0776/831082 - fax 0776/820160 - www.diocesisora.it
E-mail: [email protected]
Autorizzazione Tribunale di Cassino n. 74 del 07.07.2011
Direttore Responsabile: Giovanni Fabrizio
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DOCUMENTI
DELLA CHIESA UNIVERSALE
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LETTERA ALLE fAMIgLIE
Care famiglie,
mi presento alla soglia della vostra casa per parlarvi di un evento che, come
è noto, si svolgerà nel prossimo mese di ottobre in Vaticano. Si tratta dell’Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, convocata per discutere
sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”.
Oggi, infatti, la Chiesa è chiamata ad annunciare il Vangelo affrontando anche
le nuove urgenze pastorali che riguardano la famiglia.
Questo importante appuntamento coinvolge tutto il Popolo di Dio, Vescovi,
sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici delle Chiese particolari del mondo
intero, che partecipano attivamente alla sua preparazione con suggerimenti
concreti e con l’apporto indispensabile della preghiera. Il sostegno della preghiera è quanto mai necessario e significativo specialmente da parte vostra,
care famiglie. Infatti, questa Assemblea sinodale è dedicata in modo speciale
a voi, alla vostra vocazione e missione nella Chiesa e nella società, ai problemi
del matrimonio, della vita familiare, dell’educazione dei figli, e al ruolo delle
famiglie nella missione della Chiesa. Pertanto vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito. Come sapete, questa Assemblea sinodale straordinaria sarà
seguita un anno dopo da quella ordinaria, che porterà avanti lo stesso tema
della famiglia. E, in tale contesto, nel settembre 2015 si terrà anche l’Incontro
Mondiale delle Famiglie a Philadelphia. Preghiamo dunque tutti insieme perché, attraverso questi eventi, la Chiesa compia un vero cammino di discernimento e adotti i mezzi pastorali adeguati per aiutare le famiglie ad affrontare
le sfide attuali con la luce e la forza che vengono dal Vangelo. Vi scrivo questa lettera nel giorno in cui si celebra la festa della Presentazione di Gesù al tempio. L’evangelista Luca narra che la Madonna e san Giuseppe, secondo la Legge di Mosè, portarono il Bambino al tempio per offrirlo
al Signore, e che due anziani, Simeone e Anna, mossi dallo Spirito Santo, andarono loro incontro e riconobbero in Gesù il Messia (cfr Lc 2,22-38). Simeone
lo prese tra le braccia e ringraziò Dio perché finalmente aveva “visto” la salvezza; Anna, malgrado l’età avanzata, trovò nuovo vigore e si mise a parlare
a tutti del Bambino. È un’immagine bella: due giovani genitori e due persone
anziane, radunati da Gesù. Davvero Gesù fa incontrare e unisce le generazioni!
Egli è la fonte inesauribile di quell’amore che vince ogni chiusura, ogni solitudine, ogni tristezza. Nel vostro cammino familiare, voi condividete tanti momenti belli: i pasti, il riposo, il lavoro in casa, il divertimento, la preghiera, i
viaggi e i pellegrinaggi, le azioni di solidarietà … Tuttavia, se manca l’amore
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manca la gioia, e l’amore autentico ce lo dona Gesù: ci offre la sua Parola, che
illumina la nostra strada; ci dà il Pane di vita, che sostiene la fatica quotidiana
del nostro cammino.
Care famiglie, la vostra preghiera per il Sinodo dei Vescovi sarà un tesoro
prezioso che arricchirà la Chiesa. Vi ringrazio, e vi chiedo di pregare anche
per me, perché possa servire il Popolo di Dio nella verità e nella carità. La protezione della Beata Vergine Maria e di san Giuseppe accompagni sempre tutti
voi e vi aiuti a camminare uniti nell’amore e nel servizio reciproco. Di cuore
invoco su ogni famiglia la benedizione del Signore.
Dal Vaticano, 2 Febbraio 2014,
Festa della Presentazione del Signore
Francesco
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COME SI DIVENTA SACERDOTE
Cari fratelli e sorelle, buon giorno!
abbiamo già avuto modo di rimarcare che i tre Sacramenti del Battesimo,
della Confermazione e dell’Eucaristia costituiscono insieme il mistero della
«iniziazione cristiana», un unico grande evento di grazia che ci rigenera in Cristo e questa la vocazione fondamentale che accomuna tutti nella Chiesa, come
discepoli del Signore Gesù. Ci sono poi due Sacramenti che corrispondono a
due vocazioni specifiche: si tratta dell’Ordine e del Matrimonio. Essi costituiscono due grandi vie attraverso le quali il cristiano può fare della propria vita
un dono d’amore, sull’esempio e nel nome di Cristo, e così cooperare all’edificazione della Chiesa.
L’Ordine, scandito nei tre gradi di episcopato, presbiterato e diaconato, è il
Sacramento che abilita all’esercizio del ministero, affidato dal Signore Gesù
agli Apostoli, di pascere il suo gregge, nella potenza del suo Spirito e secondo
il suo cuore. Pascere il gregge di Gesù con la potenza non di forza umana o la
propria potenza ma dello Spirito e secondo il suo cuore il cuore di Gesù che è
un cuore di amore; il sacerdote, il vescovo, il diacono deve pascere il gregge
del Signore con amore, se non lo fa con amore, non serve. E in tal senso, i ministri che vengono scelti e consacrati per questo servizio prolungano nel tempo
la presenza di Gesù. Se lo fanno con il potere dello Spirito Santo, in nome di
Dio e con amore.
Un primo aspetto. Coloro che vengono ordinati sono posti a capo della comunità. Sono “a capo”, sì, però per Gesù significa porre la propria autorità al
servizio, come Lui stesso ha mostrato e ha insegnato ai discepoli con queste
parole: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi
le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi,
sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo.
Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e
dare la propria vita in riscatto per molti». Un vescovo che non è al servizio
della comunità non fa bene, un sacerdote, un prete che non è al servizio della
sua comunità non fa bene, è sbagliato.
Un’altra caratteristica che deriva sempre da questa unione sacramentale con
Cristo è l’amore appassionato per la Chiesa. Pensiamo a quel passo della Lettera agli Efesini in cui san Paolo dice che Cristo «ha amato la Chiesa e ha dato
se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua me-
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diante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga». In forza dell’Ordine il ministro dedica tutto se stesso alla propria
comunità e la ama con tutto il cuore: è la sua famiglia. Il vescovo e il sacerdote
amano la Chiesa nella loro comunità e la amano fortemente, come Cristo ama
la Chiesa: lo stesso dirà san Paolo del matrimonio: lo sposo ama sua moglie
come Cristo ama la Chiesa; è un mistero grande d’amore questo del Ministero
e del Matrimonio, i due Sacramenti che sono la strada per la quale le persone
abitualmente vanno come Sacramento al Signore.
Un ultimo aspetto. L’apostolo Paolo raccomanda al suo discepolo Timoteo
di non trascurare, anzi, di ravvivare sempre il dono che è in lui: il dono che gli
è stato dato per l’imposizione delle mani. Quando non si alimenta il ministero
del vescovo e il ministero del sacerdote con la preghiera, con l’ascolto della
Parola di Dio, con la celebrazione quotidiana dell’Eucaristia e anche con una
frequentazione del Sacramento della Penitenza, si finisce inevitabilmente per
perdere di vista il senso autentico del proprio servizio e la gioia che deriva da
una profonda comunione con Gesù. Il vescovo che non prega, il vescovo che
non sente e ascolta la Parola di Dio, che non celebra tutti i giorni, che non va
a confessarsi regolarmente, e lo stesso il sacerdote che non fa queste cose, alla
lunga perde l’unione con Gesù diventando una mediocrità che non fa bene alla
Chiesa; per questo, dobbiamo aiutare i vescovi e i sacerdoti a pregare, ad ascoltare la Parola di Dio che è il pasto quotidiano, a celebrare ogni giorno l’Eucaristia, e andare a confessarsi abitualmente e questo è tanto importante perché
va alla santificazione propria dei vescovi e dei sacerdoti.
Io vorrei finire anche con una cosa che mi viene in mente: ma, come si deve
fare per diventare sacerdote? Dove si vendono le entrate? Non si vendono,
l’iniziativa la prende il Signore. Il Signore chiama, chiama ad ognuno che vuole
che diventi sacerdote e forse ci sono alcuni giovani qui che hanno sentito nel
loro cuore questa chiamata: la voglia di diventare sacerdoti, la voglia di servire
gli altri nelle cosa che vengono da Dio, la voglia di essere tutta la vita al servizio per catechizzare, battezzare, perdonare, celebrare l’Eucaristia, curare gli
ammalati, tutta la vita così. Se qualcuno di voi ha sentito questo nel cuore, è
Gesù che lo ha messo lì! Curate questo invito e pregate perché questo cresca e
dia frutto in tutta la Chiesa. Grazie.
(26 marzo 2014, Udienza in Piazza S. Pietro)
Francesco
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DISCORSO DI PAPA fRANCESCO ALLA C.E.I.
19 maggio 2014
A me sempre ha colpito come finisce questo dialogo fra Gesù e Pietro: “Seguimi!” (Gv 21,19). L’ultima parola. Pietro era passato per tanti stati d’animo,
in quel momento: la vergogna, perché si ricordava delle tre volte che aveva
rinnegato Gesù, e poi un po’ di imbarazzo, non sapeva come rispondere, e poi
la pace, è stato tranquillo, con quel “Seguimi!”. Ma poi, è venuto il tentatore
un’altra volta, la tentazione della curiosità: “Dimmi, Signore, e di questo [l’apostolo Giovanni] che puoi dirmi? Cosa succederà a questo?”. “A te non importa.
Tu, seguimi”. Io vorrei andarmene con questo messaggio, soltanto … L’ho sentito mentre ascoltavo questo: “A te non importa. Tu, seguimi”. Quel seguire
Gesù: questo è importante! E’ più importante da parte nostra. A me sempre,
sempre ha colpito questo …
Vi ringrazio di questo invito, ringrazio il Presidente delle sue parole. Ringrazio i membri della Presidenza … Un giornale diceva, dei membri della Presidenza, che “questo è uomo del Papa, questo non è uomo del Papa, questo è
uomo del Papa …”. Ma la presidenza, di cinque-sei, sono tutti uomini del
Papa!, per parlare con questo linguaggio “politico”… Ma noi dobbiamo usare
il linguaggio della comunione. Ma la stampa a volte inventa tante cose, no?
Nel preparami a questo appuntamento di grazia, sono tornato più volte sulle
parole dell’Apostolo, che esprimono quanto ho – quanto abbiamo tutti – nel
cuore: “Desidero ardentemente vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale, perché ne siate fortificati, o meglio, per essere in mezzo a voi confortato
mediante la fede che abbiamo in comune, voi ed io” (Rm 1, 11-12).
Ho vissuto quest’anno cercando di pormi sul passo di ciascuno di voi: negli
incontri personali, nelle udienze come nelle visite sul territorio, ho ascoltato e
condiviso il racconto di speranze, stanchezze e preoccupazioni pastorali; partecipi della stessa mensa, ci siamo rinfrancati ritrovando nel pane spezzato il
profumo di un incontro, ragione ultima del nostro andare verso la città degli
uomini, con il volto lieto e la disponibilità a essere presenza e vangelo di vita.
In questo momento, unite alla riconoscenza per il vostro generoso servizio,
vorrei offrirvi alcune riflessioni con cui rivisitare il ministero, perché si conformi sempre più alla volontà di Colui che ci ha posto alla guida della sua
Chiesa.
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A noi guarda il popolo fedele. Il popolo ci guarda! Io ricordo un film: “I
bambini ci guardano”, era bello. Il popolo ci guarda. Ci guarda per essere aiutato a cogliere la singolarità del proprio quotidiano nel contesto del disegno
provvidenziale di Dio. E’ missione impegnativa la nostra: domanda di conoscere il Signore, fino a dimorare in Lui; e, nel contempo, di prendere dimora
nella vita delle nostre Chiese particolari, fino a conoscerne i volti, i bisogni e
le potenzialità. Se la sintesi di questa duplice esigenza è affidata alla responsabilità di ciascuno, alcuni tratti sono comunque comuni; e oggi vorrei indicarne tre, che contribuiscono a delineare il nostro profilo di Pastori di una
Chiesa che è, innanzitutto, comunità del Risorto, quindi suo corpo e, infine,
anticipo e promessa del Regno.
In questo modo intendo anche venire incontro – almeno indirettamente – a
quanti si domandano quali siano le attese del Vescovo di Roma sull’Episcopato
italiano.
1. Pastori di una Chiesa che è comunità del Risorto.
Chiediamoci, dunque: Chi è per me Gesù Cristo? Come ha segnato la verità
della mia storia? Che dice di Lui la mia vita?
La fede, fratelli, è memoria viva di un incontro, alimentato al fuoco della
Parola che plasma il ministero e unge tutto il nostro popolo; la fede è sigillo
posto sul cuore: senza questa custodia, senza la preghiera assidua, il Pastore è
esposto al pericolo di vergognarsi del Vangelo, finendo per stemperare lo scandalo della croce nella sapienza mondana.
Le tentazioni, che cercano di oscurare il primato di Dio e del suo Cristo,
sono “legione” nella vita del Pastore: vanno dalla tiepidezza, che scade nella
mediocrità, alla ricerca di un quieto vivere, che schiva rinunce e sacrificio. E’
tentazione la fretta pastorale, al pari della sua sorellastra, quell’accidia che
porta all’insofferenza, quasi tutto fosse soltanto un peso. Tentazione è la presunzione di chi si illude di poter far conto solamente sulle proprie forze, sull’abbondanza di risorse e di strutture, sulle strategie organizzative che sa
mettere in campo. Tentazione è accomodarsi nella tristezza, che mentre spegne
ogni attesa e creatività, lascia insoddisfatti e quindi incapaci di entrare nel vissuto della nostra gente e di comprenderlo alla luce del mattino di Pasqua.
Fratelli, se ci allontaniamo da Gesù Cristo, se l’incontro con Lui perde la
sua freschezza, finiamo per toccare con mano soltanto la sterilità delle nostre
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parole e delle nostre iniziative. Perché i piani pastorali servono, ma la nostra
fiducia è riposta altrove: nello Spirito del Signore, che – nella misura della nostra docilità – ci spalanca continuamente gli orizzonti della missione.
Per evitare di arenarci sugli scogli, la nostra vita spirituale non può ridursi
ad alcuni momenti religiosi. Nel succedersi dei giorni e delle stagioni, nell’avvicendarsi delle età e degli eventi, alleniamoci a considerare noi stessi guardando a Colui che non passa: spiritualità è ritorno all’essenziale, a quel bene
che nessuno può toglierci, la sola cosa veramente necessaria. Anche nei momenti di aridità, quando le situazioni pastorali si fanno difficili e si ha l’impressione di essere lasciati soli, essa è manto di consolazione più grande di
ogni amarezza; è metro di libertà dal giudizio del cosiddetto “senso comune”;
è fonte di gioia, che ci fa accogliere tutto dalla mano di Dio, fino a contemplarne la presenza in tutto e in tutti.
Non stanchiamoci, dunque, di cercare il Signore – di lasciarci cercare da
Lui –, di curare nel silenzio e nell’ascolto orante la nostra relazione con Lui.
Teniamo fisso lo sguardo su di Lui, centro del tempo e della storia; facciamo
spazio alla sua presenza in noi: è Lui il principio e il fondamento che avvolge
di misericordia le nostre debolezze e tutto trasfigura e rinnova; è Lui ciò che
di più prezioso siamo chiamati a offrire alla nostra gente, pena il lasciarla in
balìa di una società dell’indifferenza, se non della disperazione. Di Lui – anche
se lo ignorasse – vive ogni uomo. In Lui, Uomo delle Beatitudini – pagina
evangelica che torna quotidianamente nella mia meditazione – passa la misura
alta della santità: se intendiamo seguirlo, non ci è data altra strada. Percorrendola con Lui, ci scopriamo popolo, fino a riconoscere con stupore e gratitudine
che tutto è grazia, perfino le fatiche e le contraddizioni del vivere umano, se
queste vengono vissute con cuore aperto al Signore, con la pazienza dell’artigiano e con il cuore del peccatore pentito.
La memoria della fede è così compagnia, appartenenza ecclesiale: ecco il
secondo tratto del nostro profilo.
2. Pastori di una Chiesa che è corpo del Signore
Proviamo, ancora, a domandarci: che immagine ho della Chiesa, della mia
comunità ecclesiale? Me ne sento figlio, oltre che Pastore? So ringraziare Dio,
o ne colgo soprattutto i ritardi, i difetti e le mancanze? Quanto sono disposto
a soffrire per essa?
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Fratelli, la Chiesa – nel tesoro della sua vivente Tradizione, che da ultimo
riluce nella testimonianza santa di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II – è
l’altra grazia di cui sentirci profondamente debitori. Del resto, se siamo entrati
nel Mistero del Crocifisso, se abbiamo incontrato il Risorto, è in virtù del suo
corpo, che in quanto tale non può che essere uno. E’ dono e responsabilità,
l’unità: l’esserne sacramento configura la nostra missione. Richiede un cuore
spogliato di ogni interesse mondano, lontano dalla vanità e dalla discordia; un
cuore accogliente, capace di sentire con gli altri e anche di considerarli più
degni di se stessi. Così ci consiglia l’apostolo.
In questa prospettiva suonano quanto mai attuali le parole con cui, esattamente cinquant’anni fa, il Venerabile Papa Paolo VI – che avremo la gioia di
proclamare beato il prossimo 19 ottobre, a conclusione del Sinodo Straordinario dei Vescovi sulla famiglia – si rivolgeva proprio ai membri della Conferenza
Episcopale Italiana e poneva come “questione vitale per la Chiesa” il servizio
all’unità: “E’ venuto il momento (e dovremmo noi dolerci di ciò?) di dare a
noi stessi e di imprimere alla vita ecclesiastica italiana un forte e rinnovato spirito di unità”. Vi sarà dato oggi questo discorso. E’ un gioiello. E’ come se fosse
stato pronunciato ieri, è così.
Ne siamo convinti: la mancanza o comunque la povertà di comunione costituisce lo scandalo più grande, l’eresia che deturpa il volto del Signore e dilania la sua Chiesa. Nulla giustifica la divisione: meglio cedere, meglio
rinunciare – disposti a volte anche a portare su di sé la prova di un’ingiustizia
– piuttosto che lacerare la tunica e scandalizzare il popolo santo di Dio.
Per questo, come Pastori, dobbiamo rifuggire da tentazioni che diversamente
ci sfigurano: la gestione personalistica del tempo, quasi potesse esserci un benessere a prescindere da quello delle nostre comunità; le chiacchiere, le mezze
verità che diventano bugie, la litania delle lamentele che tradisce intime delusioni;
la durezza di chi giudica senza coinvolgersi e il lassismo di quanti accondiscendono senza farsi carico dell’altro. Ancora: il rodersi della gelosia, l’accecamento
indotto dall’invidia, l’ambizione che genera correnti, consorterie, settarismo:
quant’è vuoto il cielo di chi è ossessionato da se stesso … E, poi, il ripiegamento
che va a cercare nelle forme del passato le sicurezze perdute; e la pretesa di quanti
vorrebbero difendere l’unità negando le diversità, umiliando così i doni con cui
Dio continua a rendere giovane e bella la sua Chiesa …
Rispetto a queste tentazioni, proprio l’esperienza ecclesiale costituisce l’antidoto più efficace. Promana dall’unica Eucaristia, la cui forza di coesione ge-
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nera fraternità, possibilità di accogliersi, perdonarsi e camminare insieme; Eucaristia, da cui nasce la capacità di far proprio un atteggiamento di sincera gratitudine e di conservare la pace anche nei momenti più difficili: quella pace
che consente di non lasciarsi sopraffare dai conflitti – che poi, a volte, si rivelano crogiolo che purifica – come anche di non cullarsi nel sogno di ricominciare sempre altrove.
Una spiritualità eucaristica chiama a partecipazione e collegialità, per un
discernimento pastorale che si alimenta nel dialogo, nella ricerca e nella fatica
del pensare insieme: non per nulla Paolo VI, nel discorso citato – dopo aver
definito il Concilio “una grazia”, “un’occasione unica e felice”, “un incomparabile momento”, “vertice di carità gerarchica e fraterna”, “voce di spiritualità,
di bontà e di pace al mondo intero” – ne addita, quale “nota dominante”, la “libera e ampia possibilità d’indagine, di discussione e di espressione”. E questo
è importante, in un’assemblea. Ognuno dice quello che sente, in faccia, ai fratelli; e questo edifica la Chiesa, aiuta. Senza vergogna, dirlo, così …
E’ questo il modo, per la Conferenza episcopale, di essere spazio vitale di comunione a servizio dell’unità, nella valorizzazione delle diocesi, anche delle più
piccole. A partire dalle Conferenze regionali, dunque, non stancatevi di intessere
tra voi rapporti all’insegna dell’apertura e della stima reciproca: la forza di una
rete sta in relazioni di qualità, che abbattono le distanze e avvicinano i territori
con il confronto, lo scambio di esperienze, la tensione alla collaborazione.
I nostri sacerdoti, voi lo sapete bene, sono spesso provati dalle esigenze del
ministero e, a volte, anche scoraggiato dall’impressione dell’esiguità dei risultati: educhiamoli a non fermarsi a calcolare entrate e uscite, a verificare se
quanto si crede di aver dato corrisponde poi al raccolto: il nostro – più che di
bilanci – è il tempo di quella pazienza che è il nome dell’amore maturo, la verità
del nostro umile, gratuito e fiducioso donarsi alla Chiesa. Puntate ad assicurare
loro vicinanza e comprensione, fate che nel vostro cuore possano sentirsi sempre
a casa; curatene la formazione umana, culturale, affettiva e spirituale; l’Assemblea straordinaria del prossimo novembre, dedicata proprio alla vita dei presbiteri, costituisce un’opportunità da preparare con particolare attenzione.
Promuovete la vita religiosa: ieri la sua identità era legata soprattutto alle
opere, oggi costituisce una preziosa riserva di futuro, a condizione che sappia
porsi come segno visibile, sollecitazione per tutti a vivere secondo il Vangelo.
Chiedete ai consacrati, ai religiosi e alle religiose di essere testimoni gioiosi:
non si può narrare Gesù in maniera lagnosa; tanto più che, quando si perde
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l’allegria, si finisce per leggere la realtà, la storia e la stessa propria vita sotto
una luce distorta.
Amate con generosa e totale dedizione le persone e le comunità: sono le
vostre membra! Ascoltate il gregge. Affidatevi al suo senso di fede e di Chiesa,
che si manifesta anche in tante forme di pietà popolare. Abbiate fiducia che il
popolo santo di Dio ha il polso per individuare le strade giuste. Accompagnate
con larghezza la crescita di una corresponsabilità laicale; riconoscete spazi di
pensiero, di progettazione e di azione alle donne e ai giovani: con le loro intuizioni e il loro aiuto riuscirete a non attardarvi ancora su una pastorale di
conservazione – di fatto generica, dispersiva, frammentata e poco influente –
per assumere, invece, una pastorale che faccia perno sull’essenziale. Come sintetizza, con la profondità dei semplici, Santa Teresa di Gesù Bambino: “Amarlo
e farlo amare”. Sia il nocciolo anche degli Orientamenti per l’annuncio e la
catechesi che affronterete in queste giornate.
Fratelli, nel nostro contesto spesso confuso e disgregato, la prima missione
ecclesiale rimane quella di essere lievito di unità, che fermenta nel farsi prossimo e nelle diverse forme di riconciliazione: solo insieme riusciremo – e questo è il tratto conclusivo del profilo del Pastore – a essere profezia del Regno.
3. Pastori di una Chiesa anticipo e promessa del Regno
A questo proposito, chiediamoci: Ho lo sguardo di Dio sulle persone e sugli
eventi? “Ho avuto fame …, ho avuto sete …, ero straniero …, nudo …, malato
…, ero in carcere” (Mt 25,31-46): temo il giudizio di Dio? Di conseguenza,
mi spendo per spargere con ampiezza di cuore il seme del buon grano nel
campo del mondo?
Anche qui, si affacciano tentazioni che, assommate a quelle su cui già ci
siamo soffermati, ostacolano la crescita del Regno, il progetto di Dio sulla famiglia umana. Si esprimono sulla distinzione che a volte accettiamo di fare tra
“i nostri” e “gli altri”; nelle chiusure di chi è convinto di averne abbastanza
dei propri problemi, senza doversi curare pure dell’ingiustizia che è causa di
quelli altrui; nell’attesa sterile di chi non esce dal proprio recinto e non attraversa la piazza, ma rimane a sedere ai piedi del campanile, lasciando che il
mondo vada per la sua strada.
Ben altro è il respiro che anima la Chiesa. Essa è continuamente convertita
dal Regno che annuncia e di cui è anticipo e promessa: Regno che è e che
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viene, senza che alcuno possa presumere di definirlo in modo esauriente;
Regno che rimane oltre, più grande dei nostri schemi e ragionamenti, o che –
forse più semplicemente – è tanto piccolo, umile e nascosto nella pasta dell’umanità, perché dispiega la sua forza secondo i criteri di Dio, rivelati nella
croce del Figlio.
Servire il Regno comporta di vivere decentrati rispetto a se stessi, protesi
all’incontro che è poi la strada per ritrovare veramente ciò che siamo: annunciatori della verità di Cristo e della sua misericordia. Verità e misericordia: non
disgiungiamole. Mai! “La carità nella verità – ci ha ricordato Papa Benedetto
XVI – è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e
dell’umanità intera” (Enc. Caritas in veritate, 1). Senza la verità, l’amore di
risolve in una scatola vuota, che ciascuno riempie a propria discrezione: e “un
cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente scambiato per una
riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginali”, che
in quanto tali non incidono sui progetti e sui processi di costruzione dello sviluppo umano (ibid., 4).
Con questa chiarezza, fratelli, il vostro annuncio sia poi cadenzato sull’eloquenza dei gesti. Mi raccomando: l’eloquenza dei gesti.
Come Pastori, siate semplici nello stile di vita, distaccati, poveri e misericordiosi, per camminare spediti e non frapporre nulla tra voi e gli altri.
Siate interiormente liberi, per poter essere vicini alla gente, attenti a impararne la lingua, ad accostare ognuno con carità, affiancando le persone lungo
le notti delle loro solitudini, delle loro inquietudini e dei loro fallimenti: accompagnatele, fino a riscaldare loro il cuore e provocarle così a intraprendere
un cammino di senso che restituisca dignità, speranza e fecondità alla vita.
Tra i “luoghi” in cui la vostra presenza mi sembra maggiormente necessaria
e significativa – e rispetto ai quali un eccesso di prudenza condannerebbe all’irrilevanza – c’è innanzitutto la famiglia. Oggi la comunità domestica è fortemente penalizzata da una cultura che privilegia i diritti individuali e trasmette
una logica del provvisorio. Fatevi voce convinta di quella che è la prima cellula
di ogni società. Testimoniatene la centralità e la bellezza. Promuovete la vita
del concepito come quella dell’anziano. Sostenete i genitori nel difficile ed entusiasmante cammino educativo. E non trascurate di chinarvi con la compassione del samaritano su chi è ferito negli affetti e vede compromesso il proprio
progetto di vita.
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Un altro spazio che oggi non è dato di disertare è la sala d’attesa affollata
di disoccupati: disoccupati, cassintegrati, precari, dove il dramma di chi non
sa come portare a casa il pane si incontra con quello di chi non sa come mandare avanti l’azienda. E’ un’emergenza storica, che interpella la responsabilità
sociale di tutti: come Chiesa, aiutiamo a non cedere al catastrofismo e alla rassegnazione, sostenendo con ogni forma di solidarietà creativa la fatica di quanti
con il lavoro si sentono privati persino della dignità.
Infine, la scialuppa che si deve calare è l’abbraccio accogliente ai migranti:
fuggono dall’intolleranza, dalla persecuzione, dalla mancanza di futuro. Nessuno volga lo sguardo altrove. La carità, che ci è testimoniata dalla generosità
di tanta gente, è il nostro modo di vivere e di interpretare la vita: in forza di
questo dinamismo, il Vangelo continuerà a diffondersi per attrazione.
Più in generale, le difficili situazioni vissute da tanti nostri contemporanei,
vi trovino attenti e partecipi, pronti a ridiscutere un modello di sviluppo che
sfrutta il creato, sacrifica le persone sull’altare del profitto e crea nuove forma
di emarginazione e di esclusione. Il bisogno di un nuovo umanesimo è gridato
da una società priva di speranza, scossa in tante sue certezze fondamentali, impoverita da una crisi che, più che economica, è culturale, morale e spirituale.
Considerando questo scenario, il discernimento comunitario sia l’anima del
percorso di preparazione al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze nel prossimo anno: aiuti, per favore, a non fermarsi sul piano – pur nobile – delle idee,
ma inforchi occhiali capaci di cogliere e comprendere la realtà e, quindi, strade
per governarla, mirando a rendere più giusta e fraterna la comunità degli uomini.
Andate incontro a chiunque chieda ragione della speranza che è in voi: accoglietene la cultura, porgetegli con rispetto la memoria della fede e la compagnia della Chiesa, quindi i segni della fraternità, della gratitudine e della
solidarietà, che anticipano nei giorni dell’uomo i riflessi della Domenica senza
tramonto.
Cari fratelli, è grazia il nostro convenire di questa sera e, più in generale, di
questa vostra assemblea; è esperienza di condivisione e di sinodalità; è motivo
di rinnovata fiducia nello Spirito Santo: a noi cogliere il soffio della sua voce
per assecondarlo con l’offerta della nostra libertà.
Vi accompagno con la mia preghiera e la mia vicinanza. E voi pregate per
me, soprattutto alla vigilia di questo viaggio che mi vede pellegrino ad Amman,
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Betlemme e Gerusalemme a 50 anni dallo storico incontro tra Papa Paolo VI
e il Patriarca Atenagora: porto con me la vostra vicinanza partecipe e solidale
alla Chiesa Madre e alle popolazioni che abitano la terra benedetta in cui Nostro
Signore è vissuto, morto e risorto. Grazie.
Francesco
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CONGREGATIO DE CULTU DIVINO
ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM
Prot. N. 229/14
SORANAE - AQUINATENSIS - PONTISCURVI
Instante Excellentissimo Domino Gerardo Antonazzo Episcopo Sorano
- Aquinatensi - Pontiscurvi, litteris die 2 aprilis 2014 datis, vigore facultatum
huic Congregationi a Summo Pontifice FRANCISCO tributarum, Calendarium
proprium eiusdem dioecesis, prout in adiecto exstat esemplari, libenter probamus, ita ut ab omnibus, qui eo tenentur, in posterum servetur.
In Calendario imprimendo mentio fiat de confirmatione ab Apostolica Sede concessa.
Contrariis quibuslibet minime obstantibus.
Ex aedibus Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, die 15 maii 2014.
(Antonius Card. Cañizares Llovera)
Praefectus
(X Arturus Roche)
Archiepiscopus a Secretis
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DOCUMENTI
DELLA CHIESA ITALIANA
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Conferenza Episcopale Italiana
CONSIGLIO PERMANENTE
Roma, 27-29 gennaio 2014
COMUNICATO FINALE
(Estratto)
Promuovere una sempre maggiore partecipazione alla vita della Conferenza, stimolare la collegialità e favorire la comunione: il percorso indicato
ai Vescovi da Papa Francesco nel contesto dell’Assemblea Generale dello
scorso maggio e riaffermato nei colloqui con il Cardinale Presidente, ha raggiunto una prima significativa tappa nella sessione invernale del Consiglio
Episcopale Permanente.
Riunito a Roma da lunedì 27 a mercoledì 29 gennaio 2014, sotto la guida
del Card. Angelo Bagnasco, ha concentrato i propri lavori sulla rivisitazione
dello Statuto della Conferenza Episcopale Italiana. Il materiale del dialogo è
stato fornito dalle consultazioni delle Conferenze Episcopali Regionali, in un
ascolto del territorio attento a raccogliere la voce di tutti. Nel contempo, per
evitare frammentazioni e indebite equiparazioni, il Consiglio Permanente ha
cercato di focalizzarsi sulle posizioni prevalenti, cogliendone orientamenti e
proposte per un miglioramento normativo. Al riguardo, è subito emerso con
chiarezza come molte delle cose suggerite in realtà siano già previste dallo
Statuto, a cui si riconosce logica complessiva e coerenza interna.
Le Conferenze Regionali hanno condiviso una valutazione positiva del cammino della CEI, esprimendo stima per la rilevanza che ha nella vita sociale e
politica del Paese e, soprattutto, per l’azione svolta nei diversi ambiti a servizio
del bene della Chiesa che è in Italia, della sua vita e missione, in spirito di
collegialità e di collaborazione.
Il cambiamento che si intende maturare muove dunque dal riconoscimento
di quello che rimane un patrimonio esemplare; punta, poi, a rispondere nella
maniera più fedele a ciò che in questo tempo il Signore - anche per voce del
Santo Padre - chiede alla Chiesa.
Rispetto alla mole dei contributi ricevuti, i Vescovi hanno distinto tra suggerimenti di carattere generale, richieste già contenute nello Statuto e proposte
che possono diventare emendamenti da sottoporre all’Assemblea Generale. In
particolare, sulla scia delle consultazioni, i Pastori si sono concentrati su quattro temi: la valorizzazione delle Conferenze Episcopale Regionali, il ruolo delle
Commissioni Episcopali, le nomine delle figure della Presidenza e le procedure
di lavoro dell’Assemblea Generale e dello stesso Consiglio Permanente.
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Per continuare un ascolto ravvicinato delle Chiese, il nuovo Segretario Generale, Mons. Nunzio Galantino, farà visita nei prossimi mesi alle Conferenze
Regionali: una modalità di comunione volta a sollecitare e a raccogliere domande e indicazioni da travasare nel lavoro della Segreteria Generale della
CEI.
Il Consiglio Permanente, che si era aperto con la prolusione del Cardinale
Presidente, si è soffermato anche sulla sintesi relativa alle risposte delle diocesi
al documento preparatorio della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi. Ha, quindi, approvato una lettera-invito per l’iniziativa La
Chiesa per la scuola; ha esaminato per un’ultima approvazione il testo delle
Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di
chierici, ha approvato i nuovi parametri per l’edilizia di culto e ha provveduto
ad alcune nomine.
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Conferenza Episcopale Italiana
CONSIGLIO PERMANENTE
Roma, 24-26 marzo 2014
COMUNICATO FINALE
(Estratto)
Sarà Papa Francesco ad aprire l’Assemblea Generale della Conferenza
Episcopale Italiana il prossimo maggio. L’invito del Card. Angelo Bagnasco
ha incontrato la pronta disponibilità del Santo Padre, che aveva in animo la
medesima intenzione. Il Presidente della CEI ha comunicato la notizia ai membri del Consiglio Episcopale Permanente – riunito a Roma da lunedì 24 a mercoledì 26 marzo – i cui lavori per molti versi sono stati orientati proprio alla
preparazione dell’Assemblea.
Martedì 25 marzo il Papa, dopo aver accolto la proposta della Presidenza,
condivisa in Consiglio Permanente, ha nominato Segretario Generale della
CEI ad quinquennium S.E. Mons. Nunzio Galantino, Vescovo di Cassano all’Jonio, confermando così l’indicazione data a fine dicembre. A questo proposito
il Consiglio Permanente ha rilasciato una dichiarazione nella quale esprime
riconoscenza al Papa (“la Sua scelta qualifica la Segreteria Generale con la
conferma di un Vescovo del quale in questi mesi abbiamo apprezzato dedizione,
passione e impegno”) e “cordiale stima e accoglienza” al Segretario, nella fiducia che saprà continuare “a promuovere la fraternità e la partecipazione
con disponibilità all’ascolto e dialogo costante”.
Nella prolusione il Card. Bagnasco ha richiamato il messaggio del Papa
per la Quaresima, soffermandosi sulla miseria materiale – che “si riversa
come una tempesta” su chi è escluso dal mondo del lavoro, come su quanti
sono alle prese con le conseguenze della “rottura dei rapporti coniugali” – e
sulla miseria morale e spirituale, che porta a illudersi di poter bastare a se
stessi.
I membri del Consiglio Permanente hanno ampiamente ripreso, approfondito e rilanciato gli appelli del Presidente della CEI a reagire all’erosione e
alla corruzione dell’impianto culturale umanistico – fra tutti, “la lettura ideologica del «genere»” – a superare gli ostacoli sul fronte della famiglia e della
libertà educativa, a riaffermare il primato della persona, a partire da quanti
sono rimasti “feriti sulla via di Gerico” da “un individualismo scellerato”.
Nel corso dei lavori il Consiglio Permanente ha approvato due Note pastorali: la prima, dedicata alla scuola cattolica, ne ribadisce la finalità edu-
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cativa e il suo essere risorsa per l’intera collettività, invitando a superare pregiudizi ideologici che ne compromettono l’effettiva parità; la seconda si concentra su una particolare forma di vita consacrata – l’Ordo Virginum -, ne
coglie i tratti distintivi e offre alle Chiese indicazioni per criteri comuni e prassi
condivise.
I Vescovi hanno esaminato il Documento conclusivo della 47a Settimana
Sociale dei Cattolici Italiani e valutato positivamente gli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi, testo che verrà discusso nell’Assemblea Generale di
maggio.
Il Consiglio Permanente è stato occasione anche per fare il punto sul cammino di preparazione al Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze. Ampio
spazio è stato dato pure all’esame delle proposte di emendamento dello Statuto
e del Regolamento della CEI, che saranno portati in discussione all’Assemblea
Generale.
Nel clima di condivisione fraterna che ha caratterizzato i lavori, è stata accolta la richiesta di riconoscimento canonico di un’associazione; si è dato il
nulla osta per l’avvio dell’iter per la traduzione del Messale Romano in lingua
friulana; infine, sono stati presi in esame una serie di adempimenti in vista
della prossima Assemblea Generale.
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Conferenza Episcopale Italiana
66ªASSEMBLEA GENERALE
Roma, 19-22 maggio 2014
COMUNICATO FINALE
Comunione e comunicazione della fede: il binomio sintetizza i lavori della
66ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana – riunita a
Roma dal 19 al 22 maggio 2014 – ed esprime lo spirito ecclesiale con cui sono
stati affrontati rispettivamente gli emendamenti allo Statuto della CEI e l’approvazione degli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia. È lo
spirito a cui, aprendo l’Assemblea, ha richiamato il Santo Padre, ricordando
che essa vive di “partecipazione e collegialità, per un discernimento pastorale
che si alimenta nel dialogo, nella ricerca e nella fatica del pensare insieme”.
È, ancora, lo spirito con il quale il Cardinale Angelo Bagnasco ha presieduto
e condotto i lavori, sottolineando a più riprese che nella comunità cristiana
parole come confronto, partecipazione e sinodalità non rimandano “a icone
sociologiche o strategiche, bensì a realtà che stimolano ad andare avanti con
fiducia per rendere sempre più visibile il mistero amato della Chiesa”. È, infine, lo spirito con cui i Vescovi si sono soffermati pensosi e solidali rispetto
alle tante situazioni provate dalla crisi, dalla difficoltà di relazioni, dal carico
di sfide umane, culturali, sociali e religiose che grava sul tempo presente; una
vicinanza confluita al termine dell’Assemblea in un Messaggio di attenzione,
affetto e speranza indirizzato al Paese. Con questo respiro i lavori sono proseguiti nel confronto sull’educazione cristiana – tema degli Orientamenti pastorali del decennio – accostata in chiave missionaria alla luce
dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium. Distinte comunicazioni hanno
illustrato la prossima Assemblea Generale straordinaria, il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale e l’ostensione della Sindone in occasione del bicentenario
della nascita di San Giovanni Bosco. L’Assemblea ha, quindi, dato spazio ad
alcune determinazioni in materia giuridico-amministrativa: la presentazione
del bilancio consuntivo dell’Istituto Centrale per il sostentamento del clero
per l’anno 2013; la presentazione e l’approvazione del bilancio consuntivo
della CEI per l’anno 2013, nonché delle ripartizioni e assegnazioni delle
somme derivanti dall’otto per mille per l’anno 2014, con un ulteriore e rilevante incremento del fondo per la carità. Sono state condivise informazioni
scritte circa le attività di Caritas Italiana, della Fondazione Migrantes e della
Fondazione Missio nell’anno 2013, la Giornata della carità del Papa e il Calendario delle attività della CEI per l’anno 2014-2015. Ai lavori assembleari
hanno preso parte 234 membri, 27 Vescovi emeriti, 20 delegati di Conferenze
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Episcopali Europee, 20 rappresentanti di presbiteri, religiosi, consacrati e
della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali.
Tra i momenti significativi vi è stata la Concelebrazione Eucaristica nella
Basilica di San Pietro, presieduta da Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi. A margine dei lavori assembleari si è riunito il Consiglio Permanente, che ha scelto il tema del prossimo Congresso Eucaristico
Nazionale e ha provveduto ad alcune nomine.
1. I Vescovi, voce della gente
Aprendo l’Assemblea, il Santo Padre – dopo aver messo in guardia dalle
“tentazioni che cercano di oscurare il primato di Dio e del suo Cristo”, dalle
“divisioni che “dilaniano la Chiesa e dalle miopie che “ostacolano il progetto
di Dio sulla famiglia umana” – si è rivolto ai Vescovi indicando simbolicamente tre «luoghi», in cui la vostra presenza mi sembra maggiormente necessaria e significativa”, pena “la condanna all’irrilevanza”: famiglia, lavoro e
migranti.
Sono ambiti prontamente approfonditi dal Cardinale Presidente, che non
ha esitato a riconoscerli come spazi che la Chiesa intende abitare “con la forza
discreta e coraggiosa della nostra identità missionaria, del nostro annuncio di
fede e della nostra testimonianza di carità”. E sebbene i lavori assembleari per
molti aspetti siano stati dedicati a questioni di carattere giuridico e amministrativo, nei loro interventi i Vescovi si sono fatti voce di quanti oggi sono maggiormente in difficoltà. Tra questi, appunto, la famiglia, fortemente penalizzata
da una cultura che privilegia i diritti individuali e trasmette una logica del provvisorio; i disoccupati, i precari e gli imprenditori che faticano a mandare avanti
l’azienda; infine, quanti giungono in Italia fuggendo dalla fame, dalla intolleranza e dalla guerra. L’appello affinché sia riconosciuto il ruolo pubblico della
famiglia e la sua rilevanza per il bene comune, come la disponibilità a cercare
insieme nuove vie di sviluppo sociale e il richiamo alle Istituzioni a farsi carico
del dramma dei migranti, sono confluiti nel Messaggio con cui l’Episcopato
ha concluso l’Assemblea Generale. In esso anche la sollecitazione per una partecipazione attiva e corresponsabile alle imminenti elezioni europee.
2. Lo Statuto, servizio alla comunione.
Nell’introdurre i lavori assembleari, il Card. Bagnasco ha valorizzato “il
duplice appello di Papa Montini, rilanciato da Papa Francesco, all’unità ecclesiale e alla fedeltà al Concilio: non soltanto ai suoi contenuti, ma ad un’esperienza la cui «nota dominante» rimane la fraternità, vissuta nella libera e ampia
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possibilità di indagine, di discussione e di espressione”. “Come Conferenza –
ha aggiunto – vogliamo aiutarci ad essere sempre più «spazio vitale di comunione» che si nutre di ascolto, di relazioni di prossimità e di condivisione all’interno e tra Conferenze Regionali”. È finalizzato a tale comunione e a
“un’azione più efficace e partecipata” – ha spiegato il Presidente – lo stesso
“ordinamento giuridico”, di cui lo Statuto e, quindi, il Regolamento della Conferenza Episcopale sono espressione. Al riguardo, ha ricordato che “l’invito
del Santo Padre a confrontarci sulla loro revisione è stato accolto con prontezza,cordialità e impegno”, di cui “sono segno i preziosi contributi pervenuti
dalle Conferenze Episcopali Regionali e le stesse visite, condotte con generosa
disponibilità, da S.E. Mons. Nunzio Galantino”. L’ampio materiale, confluito
nelle proposte di emendamenti approvate dal Consiglio Permanente dello
scorso marzo, è stato presentato all’Assemblea “per mettere in atto – sono ancora parole del Cardinale – quel discernimento fraterno che ci porterà a individuare i passi da fare: insieme, liberi e sereni perché consapevoli di essere
uniti nell’ abbraccio dell’unico Signore e Maestro”.
In questa prospettiva, i Vescovi hanno discusso e deliberato l’approvazione
della modifica – da sottoporre alla recognitio della Sede Apostolica – dell’art.
26 dello Statuto della CEI, stabilendo che la nomina del Presidente della Conferenza sia riservata al Sommo Pontefice, che lo sceglie da una terna di Vescovi
diocesani votati a maggioranza assoluta dall’Assemblea Generale.
Hanno, inoltre, approvato alcuni emendamenti al Regolamento : a) una
modifica concernente la composizione delle Commissioni Episcopali (art. 111),
dove viene inserita la garanzia di “un’equa rappresentanza delle tre aree del
territorio nazionale” e si stabilisce che “ai sensi dell’art. 40 § 2 dello Statuto le
Conferenze Episcopali Regionali indicano preferibilmente come candidati alle
Commissioni Episcopali i Vescovi delegati regionali per settori di attività pastorali”; b) un emendamento all’art. 116, riguardante il piano di lavoro delle
Commissioni Episcopali, per cui la nuova formulazione diventa: “Le Commissioni Episcopali, tenendo conto delle indicazioni di cui all’art. 39, § 2 dello
Statuto, presentano alla Presidenza della Conferenza il piano di lavoro per il
quinquennio. Esse assolvono un servizio di informazione, richiamo, proposta
su temi emergenti attenenti alle loro competenze a favore dei Vescovi sia personalmente, sia nelle Conferenze Regionali.
Svolgeranno questo servizio con strumenti adeguati: schede, comunicazioni
ed anche documenti più ampi e organici quando l’opportunità lo suggerisca”;
c) l’aggiunta, in chiusura dell’art. 124 – relativo all’attività delle Conferenze
Episcopali Regionali – della seguente proposizione: “È auspicabile che le riunioni regionali precedano le sessioni dell’Assemblea Generale e del Consiglio
Episcopale Permanente”.
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3. Gli Orientamenti, comunicazione della fede.
Accanto alla comunione e al suo ordinamento giuridico, l’altra dimensione
su cui si è concentrata l’Assemblea Generale è stata la comunicazione della
Fede,con il confronto sugli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia.
Vi ha fatto riferimento lo stesso Santo Padre nel suo discorso, esortando a “non
attardarsi ancora su una pastorale di conservazione – di fatto generica, dispersiva, frammentata e poco influente – per assumere, invece, una pastorale che
faccia perno sull’essenziale”. E, citando Santa Teresa di Gesù Bambino, ha
aggiunto: “«Amarlo e farlo amare» sia il nocciolo anche degli Orientamenti.”.
Su questo sfondo, la presentazione del testo – dal titolo Incontriamo Gesù –
è stata accolta e apprezzata. Con la sua approvazione si è premiata anche l’ampia
e qualificata consultazione che ne ha preceduto la stesura: un lungo cammino,
fatto di ascolto e di mediazione, a conclusione di un decennio di sperimentazioni
catechistiche e nell’orizzonte dell’impegno educativo del decennio.
Il dibattito ha una volta di più confermato l’interesse, la vitalità e l’attenzione nei confronti della catechesi e dell’evangelizzazione, anche nei loro rapporti con l’insieme delle azioni pastorali, a partire in primo luogo da quelle
caritative. Tra le sottolineature maggiormente rimarcate dai Vescovi, la figura
e la formazione del catechista, il senso del Mandato, il ruolo dei padrini, l’importanza dell’Ufficio Catechistico diocesano e, non ultimo, la necessità di dotarsi di strumenti che veicolino la ricchezza dei contenuti della fede. Sono tutti
elementi che appartengono a una comunità matura; sono il segno di una Chiesa
missionaria che affianca la famiglia e dona all’uomo d’oggi quanto ha di più
prezioso: non una ricetta o una formula, ma una Persona.
4. Con il linguaggio della carità.
All’interno della riflessione programmatica che accompagna gli Orientamenti pastorali del decennio, il confronto assembleare ha approfondito il tema
“Educazione cristiana e missionarietà alla luce dell’Esortazione apostolica
Evangelii gaudium”. Nell’impegno a superare programmi e linguaggi prefissati, i Vescovi hanno riconosciuto in una rinnovata passione missionaria la via
per giungere al cuore degli uomini di oggi. Di qui l’attenzione a comunicare
la misericordia, quale dimensione centrale del kerygma e quindi dell’evangelizzazione, come ricordato dal Santo Padre: “Annunciatori della verità di Cristo
e della sua misericordia. Verità e misericordia: non disgiungiamole. Mai!”. In
questa luce – hanno evidenziato i Vescovi – educare significa accompagnare
come padri e madri all’incontro con Gesù e alla gioia del Vangelo. Si tratta di
un cammino dalla forte valenza sociale,che chiede con determinazione di in-
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serire la dimensione caritativa quale parte integrante del percorso di iniziazione
cristiana: dall’esperienza di incontro con chi soffre alla formazione di quella
«carità mediata», che assicura continuità e servizio intelligente alla società In
quest’ottica, da più interventi è emersa la necessità di una maggiore valorizzazione della Dottrina sociale della Chiesa, come anche della riscoperta dell’essenziale rilevanza della pietà popolare e dei santuari, luoghi in cui la presenza
di Dio diventa più facilmente percepibile.
5. Occhiali per comprendere, strade per governare.
Il solco su cui collocare il percorso di preparazione al prossimo Convegno
Ecclesiale Nazionale (In Gesù Cristo il nuovo umanesimo, Firenze 2015) l’ha
tracciato il Santo Padre nel suo discorso all’Assemblea. Dopo aver ricordato
“le difficili situazioni vissute da tanti nostri contemporanei” e la necessità di
“ridiscutere un modello di sviluppo che sfrutta il creato, sacrifica le persone
sull’altare del profitto e crea nuove forme di emarginazione e di esclusione”,
Papa Francesco ha riconosciuto come “il bisogno di un nuovo umanesimo” sia
“gridato da una società priva di speranza, scossa in tante sue certezze fondamentali, impoverita da una crisi che, più che economica,è culturale, morale e
spirituale”. Di qui il suo richiamo a un discernimento comunitario che permetta
di “non fermarsi sul piano – pur nobile – delle idee, ma inforchi occhiali capaci
di cogliere e comprendere la realtà e, quindi, strade per governarla, mirando a
rendere più giusta e fraterna la comunità degli uomini”.
In questa prospettiva di concretezza, il Cardinale Presidente ha ripreso
anche le parole pronunciate dal Papa nel contesto dell’evento La Chiesa per
la scuola – “L’educazione non può essere neutra: arricchisce la persona o la
impoverisce,la fa crescere o la deprime, persino può corromperla” – affermando l’opportunità di approfondirle nel cammino verso Firenze, per “mettere
in circolazione il più possibile confronti ed esperienze, speranze e progetti”.
Ai Vescovi è stato, quindi, offerto un aggiornamento sulla preparazione al
Convegno: la consultazione in atto, finalizzata a raccogliere esperienze significative – “buone pratiche” – costituirà la base per il documento preparatorio,
che sarà presentato al Consiglio Permanente del prossimo settembre; la designazione dei delegati è anch’essa prevista fin dall’inizio del nuovo anno pastorale, per una loro migliore valorizzazione; la volontà di prestare attenzione
ai “soggetti privilegiati” orienta specialmente ai giovani e ai poveri; uno stile
di preghiera, fraternità e relazione intende caratterizzare l’appuntamento ecclesiale, che avrà il suo momento più atteso nell’incontro con Papa Francesco.
Intanto, è stato comunicato, l’Arcidiocesi di Firenze sta predisponendo l’accoglienza, gli spazi dei lavori, la valorizzazione di un patrimonio artistico, culturale e spirituale di eccelsa testimonianza di vita cristiana.
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6. Si riparte dalla riforma del clero
Dal 10 al 13 novembre prossimo si svolgerà ad Assisi un’Assemblea Generale straordinaria sul tema della formazione e della vita dei presbiteri. Il
Santo Padre, nel citato discorso, vi ha fatto esplicito riferimento, chiedendo
che sia preparata “con particolare attenzione”; nel contempo, ha raccomandato
ai Vescovi di assicurare vicinanza e comprensione ai sacerdoti: “Fate che nel
vostro cuore possano sentirsi sempre a casa; curatene la formazione umana,
culturale, affettiva e spirituale.
Nel corso dei lavori assembleari sono state esposte le ragioni che motivano
tale convocazione,a partire dalla volontà di aiutare il sacerdote a una più evidente fedeltà alla missione affidata alla Chiesa e a una più pertinente risposta
alle provocazioni di questo tempo. Il confronto tra i Vescovi ha orientato a concentrarsi soprattutto sulla formazione permanente, nell’orizzonte di una riforma
del clero finalizzata a “far sì che il prete sia un credente e lo diventi sempre
più” (Giovanni Paolo II) e che richiede una forte tensione missionaria per
l’evangelizzazione. Tra i punti in rilievo, l’esercizio del ministero quale fattore
decisivo per la formazione; la responsabilità del ministro nel rapporto con
l’unico Pastore; il presbiterio diocesano come ambito proprio della formazione
permanente. Il cammino di preparazione all’Assemblea – è stato sottolineato
– punta a sviluppare un’attenzione e una sensibilità attorno a queste tematiche.
A tale scopo, la Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata fornirà
a tutti i Vescovi entro il 10 giugno una traccia per l’ascolto dei presbiteri, mentre il Consiglio Permanente di settembre predisporrà uno strumento di lavoro
per lo svolgimento dell’Assemblea stessa.
7. Adempimenti in materia giuridico-amministrativa.
Nel corso dei lavori è stato presentato e approvato il bilancio consuntivo
della CEI per l’anno 2013; sono stati definiti e approvati i criteri per la ripartizione delle somme derivanti dall’otto per mille per l’anno 2014 – dove, continuando la tendenza degli ultimi anni, è stato aumentato di 5 milioni di euro
il fondo per la carità, mentre 500 mila euro sono stati destinati all’emergenza
in Bosnia-Erzegovina – ed è stato illustrato il bilancio consuntivo dell’Istituto
Centrale per il sostentamento del clero per l’anno 2013. Infine, è stato presentato il Calendario delle attività della Conferenza per l’anno pastorale 20142015: oltre all’Assemblea Generale straordinaria ad Assisi (10-13 novembre
2014), fissa quella ordinaria del prossimo anno (18-21 maggio 2015), nonché
le sessioni del Consiglio Episcopale Permanente (22-24 settembre 2014; 26-
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28 gennaio, 23-25 marzo e 21-23 settembre 2015) e il 5° Convegno Ecclesiale
Nazionale (Firenze, 9-13 novembre 2015).
La Giornata della carità del Papa sarà celebrata in tutte le diocesi domenica
29 giugno: i mezzi di comunicazione di ispirazione cattolica – Avvenire,
Tv2000, Rete InBlu, Agenzia Sir e settimanali della FISC – la sosterranno con
particolare impegno; il quotidiano cattolico vi devolverà, inoltre, il ricavato
delle vendite di quella domenica.
8. Provvedimenti e nomine.
Il Consiglio Permanente, nella sessione del 21 maggio 2014, ha scelto il
tema del prossimo Congresso Eucaristico Nazionale, in programma a Genova
nel 2016: L’Eucaristia, sorgente della missione.
(omissis)
Roma, 23 maggio 2014
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ATTI
DEL VESCOVO
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OMELIE
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CUSTODIRE PER MEDITARE, gLORIfICARE PER LODARE
Omelia per la solennità di Maria Santissima Madre di Dio
1° gennaio 2014
La tenerezza di Maria e la sollecitudine dei pastori fanno da felice legame
spirituale tra la solennità del Natale e quella odierna.
Maria e i pastori sono costituiti, all’inizio del nuovo anno, quali primi maestri spirituali. Maria, madre di Dio, insegna a custodire e a meditare; i pastori
insegnano a “glorificare” e a “lodare” Dio: “Maria, da parte sua, custodiva
tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato
detto loro” (Lc 2,19).
Vogliamo, pertanto, iniziare il cammino di questo nuovo anno con il cuore
raccolto di Maria, e la semplicità esultante dei pastori.
Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore
“Il silenzio di Maria a Natale è più che un semplice tacere; è meraviglia,
è adorazione; è un ‘religioso silenzio’, un essere sopraffatta dalla realtà…
Maria, per prima, ha elevato a Dio quello che san Gregorio Nazianzeno
chiama un ‘inno di silenzio’ (R. Cantalamessa).
Nella scena della Natività, Maria tace. Partorisce la Parola, e davanti al
Verbo fatto carne ‘non ha parole’. E’ solo perfetta spettatrice della “teofania”
di Dio. Non viene riferita di lei una sola parola in tutto il racconto del Natale.
Maria, nel suo silenzio fecondo, “custodisce” e “medita”.
“Custodire”’ è operazione dell’intelligenza spirituale.
Maria raccoglie con scrupolo ogni particolare che emerge dagli eventi che
accadono, mette in relazione tra di loro i vari elementi che lei custodisce, riflette, elabora, e con acutezza spirituale riconduce all’iniziativa di Dio, accolta
già a Nazareth, nell’evento dell’Annunciazione.
Custodire non è un atto passivo, ma attivo e dinamico. La custodia degli
eventi nella nostra vita educa alla vera intelligenza spirituale, educa alla comprensione profonda, e non di superficie, della nostra esistenza, nella quale nulla
capita a caso.
E’ questo il vero significato dell’intelligenza, nel senso proprio dell’ “intus
legere”: legĕre significa “scegliere”, “leggere”, con l’avverbio intus, “dentro”.
Chi ha intelligenza è dunque qualcuno che sa “leggere-dentro”, “leggere oltre
la superficie”, comprendere davvero, comprendere le reali intenzioni; significa
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anche “leggere-tra”, “leggere tra le righe”, stabilire delle correlazioni tra elementi diversi. Così Maria legge “dentro”, in profondità, e legge “tra” le righe
dei fatti accaduti.
L’intelligenza del custodire apre la strada alla meditazione del cuore.
“Meditare” è operazione del cuore.
La meditazione favorisce e accompagna il coinvolgimento personale. Maria
si sente coinvolta totalmente dagli eventi suscitati da Dio. Lei è parte essenziale. Attraverso le domande del suo cuore, raggiunge il significato profondo
della sua missione e vi aderisce ancor più con tenerezza di vera Madre. Maria
ama con tutto il suo cuore ciò che comprende sempre più chiaramente. E’ stupita e felice di sentirsi al centro dell’opera di Dio, insieme al suo Figlio. Maria
medita tutto questo, il suo cuore “riscalda” i suoi pensieri, purificati ormai da
ogni timore e dubbio. E, partendo dalla certezza del cuore, considera il suo futuro unito ormai inseparabilmente a quello del Figlio.
Maria insegna alla Chiesa la custodia delle cose di Dio, da cui apprendere
sempre meglio quanto il Signore sta operando nella nostra vita, e ad amare
tutto ciò che disporrà per il nostro futuro.
“Custode non dimentica, Ella è attenta a tutto quanto il Signore Le ha detto
e fatto, e medita, cioè prende contatto con diverse cose, approfondisce nel suo
cuore. Maria ha vissuto pienamente la sua esistenza, i suoi doveri quotidiani,
la sua missione di madre, ma ha saputo mantenere in sé uno spazio interiore
per riflettere sulla parola e sulla volontà di Dio, su quanto avveniva in Lei, sui
misteri della vita del suo Figlio” (Benedetto XVI, Udienza 17 agosto 2011).
Sant’Agostino paragona la meditazione sui misteri di Dio all’assimilazione
del cibo e usa un verbo che ricorre in tutta la tradizione cristiana: “ruminare”;
i misteri di Dio cioè vanno continuamente fatti risuonare in noi stessi perché
ci diventino familiari, guidino la nostra vita, ci nutrano come avviene con il
cibo necessario per sostenerci. E san Bonaventura, riferendosi alle parole della
Sacra Scrittura dice che “vanno sempre ruminate per poterle fissare con ardente applicazione dell’animo” (Coll. In Hex, ed. Quaracchi 1934, p. 218).
Meditare quindi vuol dire creare in noi una situazione di raccoglimento, di
silenzio interiore, per riflettere, assimilare i misteri della nostra fede e ciò che
Dio opera in noi; e non solo le cose che vanno e vengono.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio
I pastori sono gli amici degli angeli, quindi di Dio, gli ultimi della società,
prediletti per ricevere il primo annuncio della nascita del Salvatore, e costituiti,
alla pari degli angeli, annunciatori della gioia e della luce incontrata nella grotta
di Betlemme.
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Oggi la liturgia li riconsegna ancora una volta a noi quali celebranti della
gloria e della lode di Dio, lungo le strade degli uomini e donne dei loro villaggi.
Alla pari della moltitudine di angeli che in cielo lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli” (Lc 2,13-14), i pastori cantano e raccontano la
gioia dell’incontro con il Bambino Gesù, “glorificando e lodando Dio”.
“Gloria non indica qui solo lo splendore divino che fa parte della sua stessa
natura, ma anche e più ancora la gloria che si manifesta nell’agire personale
di Dio e che suscista ‘glorificazione’ da parte delle sue creature” (R. Cantalamessa)
Nell’Antico Testamento la gloria (kabod) significa “peso”, e indicava l’incidenza forte della presenza di Dio nella vita di Israele. Il popolo riconosceva
la “gloria” di Dio, nel senso che proclamava la sua azione efficace a favore di
Israele. Dunque la gloria indicava la presenza efficace del Signore, la sua
azione “pesante” contro i nemici del popolo, e a favore di coloro che aveva
eletto come porzione privilegiata.
Anche nel Nuovo Testamento la gloria (doxa) è collegata con la presenza
di Dio, che agisce nella persona di Cristo, e sta a significare che la sua salvezza
è presente. Gesù “glorifica” il Padre, perché con i segni che egli compie dimostra l’azione potente e salvifica di Dio. Sono i segni del Regno.
I pastori dunque “glorificano” Dio perché proclamano il compimento della
salvezza, dichiarano che Dio a Betlemme ha manifestato la sua gloria perché
ha agito in modo determinante, “pesante” perché decisivo, per la salvezza
dell’umanità.
La gloria è la magnificenza di Dio che impressiona profondamente la creatura.
La manifestazione della gloria di Dio lascia il posto alla risposta della meraviglia e della lode da parte dell’uomo. I pastori lodano la bellezza della misericordia del Signore, la novità della sua sorprendente decisione di farsi
“bambino” nella carne umana.
I pastori ci educano a glorificare e lodare Dio con grande e convinta forza
d’animo. Dio agisce, compie le sue promesse, rivela la sua tenerezza di Padre,
ama la nostra esistenza, e in essa desidera manifestare la forza della sua azione
trasformante.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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“ALzATI, RIVESTITI DI LUCE”
Omelia per la solennità dell’Epifania del Signore
6 gennaio 2014
Carissimi,
il Natale del Signore è l’inizio della celebrazione del mistero dell’incarnazione del Verbo di Dio. Abbiamo, pertanto, bisogno tutti di comprendere
l’evento, di raggiungere le profondità della sua ricchezza, di scandagliare le
sue molteplici implicanze, le sue inaudite ricadute nella vita di ciascuno. Per
questo motivo la liturgia della Chiesa non ci offre solo la celebrazione del “Natale”, ma anche del “tempo di Natale”, che ha lo scopo di accompagnarci nella
graduale e gioiosa acquisizione spirituale di quanto Dio ha fatto per noi, e continua a compiere oggi.
La solennità dell’Epifania del Signore ci immerge ancora più in profondità
nella gioia e nella luce del Natale. Sottolineo tre passaggi-guida del vangelo
che abbiamo celebrato nella liturgia della Parola.
Le domande che ci uniscono
Dov’è colui che è nato?
Allora come oggi, è una “carovana” di gente che pone questa cruciale domanda. Non sei solo tu, fratello mio, cara sorella, a formulare questo interrogativo. E’ la domanda che guida la ricerca della fede di migliaia di persone. E’
l’interrogativo ineludibile che riguarda la questione di Dio nella vita di tutti,
senza distinzioni. E’ come chiedersi: “Se Dio esiste, dov’è?”.
L’aspetto entusiasmante della questione è l’intuizione che, un’eventuale esistenza di Dio non accessibile all’uomo, avrebbe poco da dire e da darci. Vale
la pena, pertanto, indagare sulla possibilità del passaggio dall’esserci di Dio
in sé, al suo esistere per me. E di conseguenza, se esiste per me, necessariamente devo poterlo incontrare, e così rispondere felicemente alla domanda dei
Magi: “Dov’è colui che è nato?”.
Fratello mio, sorella mia, vivi forse la condizione della confusione religiosa,
del dubbio, dell’incertezza? Unisciti alla carovana dei cercatori di Dio, mettiti
in cammino, alzati dalla tua mestizia. “Nel profondo della domanda di senso
e di speranza, qualcosa ci orienta verso il mistero: Dio, chi sei? Dove sei?
Come possiamo vedere il tuo volto? Il problema non è se Dio esista o non esista. Non ci serve constatare la presenza o l’assenza di qualcuno che sta lontano, a contemplare le cose fuori dalla mischia, impassibile.
Ci chiediamo chi è Dio quando veniamo a sapere di eventi terribili, che
non dipendono da una cattiva volontà. Ci diciamo allora: chi sei? Dov’è finito
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il tuo amore, se tanti innocenti piangono e non sanno nemmeno contro chi imprecare?” (Lettera ai cercatori di Dio, 2009).
Pertanto, il viaggio della tua ricerca può iniziare; riprendi il fiato, ama la
strada, affianca i fratelli, marcia nella notte, va incontro al nuovo giorno e attendi i bagliori della Luce nuova e invoca: “O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne in terra
arida, assetata, senz’acqua” (Sal 63, 2).
Lamèntati pure, e piangi se necessario, per l’assenza di Dio, e coltiva l’angoscia. Continua a invocare, e parla, nonostante l’arsura della lingua prosciugata dallo strazio della preghiera sincera e insistente. Attendi la rivelazione del
suo Volto. Apri la bocca del cuore e lascialo gridare: “Le lacrime sono il mio
pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: ‘Dov’è il tuo Dio’?” (Sal 42,4).
Unisci il tuo, al grido di coloro che notte e giorno invocano il Signore. Per
te spunterà la luce, come l’aurora!
La Stella ed Erode
“Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima”.
La ricerca non è un cammino cieco. Siamo guidati da segni luminosi, segni
che ci “obbligano” a guardare verso l’alto, verso il cielo, e a guardare lontano.
La posizione della stella orienta necessariamente lo sguardo in verticale, distaccandoci dalla dipendenza delle cose “terra terra”. Non si può trovare Dio
con la testa bassa, con l’ansia della terra, con l’illusione delle cose che si vedono e si toccano, con le certezze materiale e il loro accaparramento: “Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21,28).
Bisogna risollevarsi dalle bassezze della mondanità, liberare il cuore dall’appiattimento delle soddisfazioni immediate, elevare la mente alle aspirazioni
nobili e degne dell’animo umano. La saggezza dei Magi è stata proprio quella
di mettersi in discussione, di sfidare i loro saperi, le risposte acquisite, le verità
accaparrate, e rimettere così in cammino la loro ulteriore ricerca.
Ma insieme con la stella, sull’itinerario dei Magi appare anche il segno di
Erode. La sua falsità tende un tranello: non vuole adorare, desidera eliminare.
Lui è piuttosto un ostacolo! E’ l’inganno di una falsa luce, esprime una ricerca
del Bambino non autentica ma corrotta, nasconde un’intenzione perversa,
quella di sopprimere Dio. Sono i segni sbagliati, i cattivi maestri, che intendono
depistare l’uomo dalla fede, scoraggiare la ricerca della Luce, strappare Dio
dalla coscienza umana, sostituire la fede con l’illusione dell’appagamento e
delle soddisfazioni materiali. Non possiamo applaudire o acconsentire a quanti
ingannano la nostra esistenza, svuotandola del sacro e della trascendenza.
Erode rappresenta l’apparire dei falsi maestri che volentieri si propongono non
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per guidare verso la fede, bensì per dirottare da Dio.
Con i Magi, mendicanti e cercatori della luce, lasciamoci guidare dalla luce
di coloro che brillano, come “segno” vero e onesto, che Dio fa apparire nel
cielo oscuro della tua solitudine interiore e della tua ricerca religiosa.
Lumen fidei
“Videro il bambino. Si prostrarono e lo adorarono”
“Vedere” è l’attività di uno dei nostri cinque sensi. Ma la facoltà di “vedere”
può riguardare anche l’attività spirituale del cuore, e non solo gli occhi del
corpo. In entrambi i casi abbiamo bisogno della luce! Nella vita spirituale, per
“vedere Dio”abbiamo bisogno della luce della fede, lumen fidei. Rivolgo a ciascuno di voi l’invito accorato dell’apostolo Paolo: “Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef 5,14).
I Magi, “entrati nella casa, videro il bambino”. I cercatori di Dio hanno incontrato la Luce, si sono rivestiti della Luce. Il grido del profeta: “Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te”
(Is 60,1) si è compiuto. La “casa” (oikia), che in senso traslato significa anche
“famiglia”, è metafora della Chiesa, rappresentata anche dalla presenza di
Maria che porge il bambino per la prostrazione e l’adorazione dei Magi. La
luce della fede la riceviamo come dono di Dio nella Chiesa, nella comunità
cristiana: solo entrando in essa, come i Magi nella “casa”, possiamo “vedere”
il bambino, credere e adorare. La ricerca e il viaggio spirituale dei Magi ha
raggiunto la meta; il loro struggente desiderio di incontrare Dio si è compiuto.
Oggi Cristo, Verbo di Dio che si fa carne nel grembo di Maria, si lascia cercare e trovare: si rivela all’umanità quale luce gioiosa. I testi della liturgia eucaristica descrivono l’incontro dei Magi con il Bambino a Betlemme come
l’inizio di un processo inarrestabile di diffusione della Luce.
Se nel viaggio di andata i Magi rappresentano il mondo pagano alla ricerca
della Luce, nel cammino di ritorno i Magi raffigurano la Chiesa, che annuncia
al mondo la luce vera, la Luce di Cristo. Raffigurano la “Chiesa in uscita”, la
sua dinamica missionarietà. Scrive Papa Francesco: “La Chiesa “in uscita” è
la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano…Vive un desiderio
inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere
l’iniziativa!” (Evangelii gaudium, 24).
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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CRISTO NON PUO’ ESSERE DIVISO
Omelia per la celebrazione ecumenica
Gaeta, 21 gennaio 2014
L’ascolto condiviso della Parola del Signore celebra la nostra fede in Lui,
il Vivente, il Signore della nostra storia, “il capo del corpo, della Chiesa. Egli
è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti”(Col 1,18) .
Carissimi, è motivo di sincera gioia e di profonda gratitudine al Signore,
sempre imprevedibile nella sua inafferrabile creatività, celebrare insieme la
preghiera dei figli di Dio e dei discepoli di Gesù Cristo. Il mio invito è pressante: lasciamoci sorprendere dal soffio dello Spirito, lasciamoci guidare dai
desideri di Dio, prevalga la forza del suo Amore sui nostri umani sentimenti,
affetti e sospetti; la sua Parola pieghi le nostre rigidità e sciolga le sterili resistenze alla sua volontà.
La preghiera penitenziale di questa sera denuncia le nostre laceranti divisioni, che Dio non può approvare; e non può accettare i compromessi di una
Chiesa, il suo Corpo, rassegnata ad annunciare la Parola nel contro-segno della
frantumazione e della disgregazione. Tutto questo per noi è motivo non solo
di rammarico, ma anche di una revisione di vita, capace di farci crescere in un
impegno più concreto per la nostra conversione all’unità, e per il bene inestimabile della comunione.
La preghiera che oggi condividiamo nella fraterna celebrazione della Parola
vuole porre un segno visibile del desiderio che anima le nostre Chiese, cioè
l’unità dei credenti in Gesù Cristo.
Non vi siano divisioni tra voi
Grazie all’annuncio del Vangelo, fatto da Paolo agli inizi degli anni cinquanta d.C., a Corinto è nata l’ekklēsía di Dio. La chiesa sorta per iniziativa di
Dio, che convoca i credenti mediante l’annuncio del Vangelo, si radica e vive
in un luogo preciso: è “la chiesa locale”.
L’apostolo Paolo rende grazie a Dio, che per la sua iniziativa gratuita e generosa ha arricchito i cristiani di Corinto di ogni dono spirituale: ”Non vi manca
nessuno dei doni di Dio mentre aspettate il ritorno di Gesù Cristo, nostro Signore. Egli vi manterrà saldi fino alla fine”. Pertanto, l‘esistenza cristiana si
svolge tra la chiamata iniziale di Dio, avvenuta mediante il Vangelo e arricchita
dei suoi doni spirituali, e l’incontro finale, in cui si compie il suo disegno salvifico.
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Paolo rassicura i fedeli sul loro futuro. Dio, che li ha chiamati a far parte
della sua ekklēsía, porterà a compimento la sua iniziativa, perché fin d’ora essi
sono in comunione con il Figlio suo. Dio infatti, al quale Paolo rivolge la sua
preghiera di ringraziamento, è pistós, cioè è “fedele”.
Ma la «chiesa di Dio che si trova in Corinto», è minacciata dalla tendenza
alle contrapposizioni dei vari gruppi. Paolo affronta la questione dell’unità dei
cristiani di Corinto, che formano la chiesa di Dio e sono in comunione con il
Figlio suo Gesù Cristo. Nella chiesa di Corinto alcuni cristiani si contrappongono agli altri, appellandosi ai vari predicatori itineranti.
Questi gruppi contrapposti si creano anche per il fatto che i cristiani si riuniscono nelle case di qualche “fratello” benestante, simpatizzante per l’uno o
per l’altro predicatore. L’apostolo, che si trova a Efeso, è stato informato di
questa situazione dai familiari di Cloe, una cristiana conosciuta a Corinto.
Paolo esorta i fedeli di Corinto all’unità nel loro modo di sentire e di parlare:
“Fratelli, in nome di Gesù Cristo, nostro Signore, vi chiedo che viviate d’accordo. Non vi siano contrasti e divisioni tra voi, ma siate uniti: abbiate gli
stessi pensieri e le stesse convinzioni”.
Egli prende lo spunto dal fatto che i diversi gruppi a Corinto s’identificano
mediante gli slogan, che indicano l’appartenenza all’uno o all’altro personaggio: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E
io di Cristo». L’ultima espressione potrebbe essere un’aggiunta di Paolo, che
in tal modo mette in risalto l’assurdità della posizione dei Corinzi.
Essi vorrebbero definire la propria identità grazie al rapporto con un personaggio importante. Allora la relazione vitale con Cristo, che sta alla base dell’unità di tutti i credenti, viene spezzata. A questo punto Cristo è ridotto a un
capo-fondatore accanto agli altri.
Paolo porta allo scoperto la radice profonda della crisi che minaccia l’unità
ecclesiale dei Corinzi. La contrapposizione tra i diversi gruppi, in nome di uno
o dell’altro personaggio, deriva dal bisogno di autoaffermarsi e dalla ricerca
del prestigio. I cristiani di Corinto sono tentati di riprodurre quello che capita
nelle varie scuole filosofiche e associazioni religiose, dove si fa riferimento a
un caposcuola o capocorrente. In tale contesto l’esperienza cristiana è ridotta
a una “conoscenza”, dove quello che conta è l’abilità a ragionare e a discutere
su Dio.
In realtà tutti i cristiani, mediante il battesimo, sono inseriti in Gesù Cristo
per formare un solo corpo. Paolo invita a non far ricorso alla sapienza umana
né agli artifici della retorica, e di costruire la comunità di Corinto con la fede
nella stoltezza del Vangelo, che annuncia Gesù Cristo morto in croce: “Cristo
non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunziare la salvezza. E questo io faccio senza parole sapienti, per non rendere inutile la morte di Cristo in croce”.
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Per risolvere, pertanto, questa crisi di unità e coesione ecclesiale, Paolo ripropone il nucleo dell’annuncio cristiano: Gesù Cristo è morto in croce, è risorto per la potenza di Dio. Secondo l’apostolo, questo annuncio è il
fondamento su cui costruire l’unità della Chiesa.
La tunica indivisa
Gesù stesso ha pregato intensamente per l’unità dei suoi discepoli: “Padre
santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola
cosa, come noi” (Gv 17, 11).
Questo vivo e struggente desiderio del Signore è ripresentato dai vangeli
anche attraverso il riferimento ad un elemento simbolico di straodinaria bellezza e dall’ impatto spirituale provocatorio. Si tratta della tunica di Gesù, tirata
a sorte dai soldati sul Calvario.
Come il quarto Evangelista, anche i Sinottici ricordano che i soldati si divisero le vesti di Gesù, ma solo Giovanni distingue fra le vesti che furono spartite e la tunica che invece fu tirata a sorte, attribuendo grande importanza al
particolare.
Molti esegeti vedono nella tunica indivisa un simbolo di quell’unità della
Chiesa che è il frutto della Croce; in realtà, nel vocabolario giovanneo il termine divisione (schisma) sottintende la divisione del popolo eletto nei confronti
di Gesù, ed è quindi naturale che Giovanni collochi sotto la Croce un gesto
che simboleggi il compimento della riunificazione dei figli di Dio dispersi, già
profetizzata dal sommo sacerdote Caifa (Gv 11,51:“…essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione
soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi”). La
tunica diventa così il simbolo del “grande raduno” che nasce dalla Croce e attorno alla Croce dove Gesù è il re universale, il punto di unità e di attrazione
dell’intera umanità.
L’Evangelista Giovanni sviluppa tuttavia questo avvenimento con una certa
solennità. E’ il solo a richiamare l’attenzione alla tunica che «era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo» (19, 23). I soldati che, secondo
l’uso romano, si dividono come un bottino le povere cose del crocifisso, non
vogliono strappare la tunica. La tirano a sorte e in tal modo essa rimane intera.
I Padri della Chiesa vedono in questo passo l’unità della Chiesa; essa è fondata
come unica e indivisa comunità dall’amore di Cristo. L’amore del Crocifisso
ricongiunge ciò che è diviso. La Chiesa è una nei molti.
Benedetto XVI, nel Messaggio al vescovo di Treviri, Germania, per l’apertura del pellegrinaggio alla “sacra tunica” (13 aprile 2012) affermava, tra l’altro, che la Chiesa, “come comunità unica e indivisa è opera di Dio, non il
prodotto degli uomini e delle loro capacità. La tunica giovannea vuole essere
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un ammonimento alla Chiesa perché rimanga fedele alle sue origini, si renda
consapevole che la sua unità, il suo consenso, la sua efficacia, la sua testimonianza possono essere, in fondo, creati solo dall’alto, possono essere donati
solo da Dio”.
Dobbiamo però considerare in quali fragili vasi (cfr Cor 4,7) portiamo il
tesoro che il Signore ci ha affidato, e come, a causa del nostro egoismo, delle
nostre debolezze ed errori, viene ferita l’integrità del Corpo di Cristo. E’ necessaria una costante disposizione alla conversione e all’umiltà per essere discepoli del Signore con amore e con verità.
L’unità prevale sul conflitto
Papa Francesco, nell’Esortazione “Evangelii gaudium” indica quattro principi che rimandano alle tensioni proprie di ogni realtà sociale. Uno di questi,
lo ritengo valido anche per la realtà ecclesiale e alla sua tensione ecumenica.
Esso recita così: “L’unità prevale sul conflitto” (nn. 226-230).
Scrive Papa Francesco:
“Di fronte al conflitto, alcuni semplicemente lo guardano e vanno avanti
come se nulla fosse…Altri entrano nel conflitto in modo tale che ne rimangono
prigionieri…Vi è però un terzo modo, il più adeguato, di porsi di fronte al conflitto…trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo... In
questo modo, si rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze, che
può essere favorita solo da quelle nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignità
più profonda”.
Questo principio possiamo osservarlo anche come metodo, cioè strada maestra, del dialogo tra le comunità cristiane. Preghiamo perché il cammino ecumenico, fondato sulla comune fede nel Signore Gesù, sciolga ogni conflitto
grazie all’audacia dell’ascolto fraterno, della feconda umiltà, del sincero pentimento che apra al perdono di Dio e al reciproco perdono dei fratelli e delle
sorelle di ogni confessione cristiana.
Lo Spirito di Dio sostenga la fatica ininterrotta del dialogo, per giungere
alla visibile unità quale segno straordinario di speranza per la salvezza del
mondo. Amen.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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“TENEREzzA”
Omelia per la Giornata della Vita e Giornata per la Vita consacrata
Pontecorvo, 2 febbraio 2014
In questa prima domenica di febbraio celebriamo insieme la Giornata nazionale della Vita e la Giornata Mondiale della Vita consacrata: una duplice
ricorrenza che, per la coincidenza del giorno, rende particolarmente felice e
ricca la nostra assemblea diocesana, alla quale prendono parte, insieme con
tanti laici e operatori della pastorale familiare, anche Religiosi e Religiose che
svolgono il loro apostolato nella pastorale parrocchiale e nelle diverse strutture
di accoglienza, dai bambini agli anziani, per un esemplare servizio di amore
alla vita.
Nel Tempio di Gerusalemme si intreccia gioiosamente il gesto devoto e
orante della Presentazione del Signore da parte di Giuseppe e Maria,
con l’esultanza innica dell’accoglienza da parte dei “custodi” dell’attesa messianica, Simeone e Anna. L’intreccio genera l’abbraccio: i due vegliardi sostengono il Bambino sulle proprie braccia, annunciando il destino salvifico
della sua futura missione.
Il Verbo di Dio “venuto alla luce”, con il travaglio materno della nascita
umana, oggi entra nel Tempio della nostra Umanità quale “luce per rivelarti
alle genti”: il volto tenero di un bambino illumina la speranza del volto rugato
dei due anziani. Ogni vita che nasce è luce che illumina il Tempio dell’umanità,
segnata particolarmente oggi dalle rughe dell’egoismo, della chiusura, del benessere, del rifiuto della Vita. La celebrazione odierna annuncia che ogni bambino che viene alla luce è la vera “candelora” dell’Umanità, ogni vita che nasce
genera speranza, “genera futuro”. Il concepimento della vita sprigiona un raggio di luce che alimenta il futuro dell’umanità. Nel volto di Simeone e Anna si
illumina la danza gioiosa di un intero popolo: nel volto di quel Bambino i due
anziani accolgono la carne dell’Amore di Dio. Nella carne di ogni bambino
possiamo toccare la tenerezza di Dio: “Ogni bambino che nasce porta con sé
la notizia che Dio non si è ancora stancato degli uomini” (R. Tagore).
Dalla “cultura dello scarto” alla cultura dell’accoglienza
La “cultura dello scarto” schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti: essa
pretende di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente più deboli. La
risposta profondamente umana, ancor prima che cristiana, è un deciso “sì” alla
sacralità della vita, senza cedimenti né tentennamenti, una risposta fondata
sulle ragioni della scienza e della ragione. Prevale, in tal modo, la ragione dell’umano e del giusto vivere sociale, fondata sul diritto fondamentale a nascere,
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un bene primario “non negoziabile”. Il livello umano di una società si misura
dal modo in cui considera e tratta la vita dell’uomo, dal suo nascere al suo
compiersi.
Va ritrovato, pertanto, lo stupore per la vita, per il mistero che la abita, per
la sua forza sorgiva, come realtà che sorregge tutte le altre, che è data e si impone da sé e pertanto non può essere soggetta all’arbitrio dell’uomo. Il diritto
alla vita è un bene fondamentale alla base di ogni altro diritto.
Nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, il Papa riconosce che taluni
ridicolizzano la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri, presentando la
sua posizione come qualcosa di ideologico, oscurantista e conservatore.
Papa Francesco ribadisce che «la difesa della vita nascente è intimamente
legata alla difesa di qualsiasi diritto umano», e che un essere umano «è un
fine a se stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà». Papa Francesco
denuncia ritardi e inadempienze nel servizio di accoglienza della vita nascente:
“E’ anche vero che abbiamo fatto poco per accompagnare adeguatamente le
donne che si trovano in situazioni molto dure, dove l’aborto si presenta loro
come una rapida soluzione alle loro profonde angustie, particolarmente
quando la vita che cresce in loro è sorta come conseguenza di una violenza o
in un contesto di estrema povertà» (Evangelii gaudium n. 214).
La sentenza della Corte di giustizia europea, secondo cui l’embrione è a
pieno titolo membro del consorzio umano fin dal primo momento del concepimento e senza soluzione di continuità, è carica di potenziali conseguenze sul
versante culturale e anche giuridico.
La mobilitazione europea attraverso la campagna “Uno di noi”, ha voluto
mostrare che la vita umana è “sacra” in ogni sua fase. L’iniziativa, che ha trovato il consenso di milioni di credenti e non credenti in Europa, punta a fermare
i finanziamenti europei a sostegno indiscriminato di ricerche che usano, distruggendoli, embrioni umani, e non solo.
La “tenerezza eucaristica” per la vita
Enzo Iannacci, medico e cantautore, deceduto il venerdì santo del 29 marzo
2013, ha dichiarato che la vita «è sempre importante, non soltanto quando è
attraente ed emozionante, ma anche quando si presenta inerme e indifesa.
L’esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di
senso, sempre e dovunque. Salvare una vita è come salvare il mondo. Ci vorrebbe una carezza del Nazareno» (Corriere della Sera, 6 febbraio 2009).
La bellezza e la sacralità della vita merita una “tenerezza eucaristica”. Questa espressione usata da Papa Francesco è richiamata da lui a proposito della
gestione dei conflitti nella vita religiosa. A me piace pensare l’espressione
anche in riferimento alla bellezza della vita, la quale deve poter incontrare la
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“tenerezza eucaristica” di ogni padre e madre pronti alla lode e alla gratitudine
a Dio per la grazia di generare una nuova nascita.
La “tenerezza eucaristica” si fa allora “carezza eucaristica”: l’amore accarezza la vita con riconoscenza, accarezza la vita con l’accoglienza incondizionata, accarezza soprattutto la fragilità e la debolezza della vita sofferente,
malata, impedita, inabile.
Ogni famiglia e comunità umana devono accompagnare chi è “rivestito di
debolezza” (Eb 5,2), ammalato, anziano, non autosufficiente, «non solo restituendo quanto dovuto, ma facendo unità attorno alla persona ora fragile, bisognosa, affidata alle cure e alle mani provvide degli altri” (Messaggio della
CEI 2014).
In questi ultimi decenni, l’uomo ha messo le mani sulla vita, ma ha perso
di vista la vita. Scriveva don Primo Mazzolari nella sua opera Il compagno
Cristo: «Manovali, inesperti e supponenti, pretendiamo di saper manovrare il
delicatissimo congegno della vita, senza tener conto di colui che l’ha messa
insieme dal nulla, e nelle nostre povere mani si spezzano i nostri più alti destini.
Non Dio, ma l’uomo fa paura; non il comandamento di Dio, ma il comandamento dell’uomo».
Vita consacrata al servizio della vita
Carissime Religiose, con il vostro apostolato voi esprimete la “carezza eucaristica” della Chiesa verso la Vita. Oggi molto spesso la Vita che entra nel
Tempio dell’uomo non trova accoglienza: voi incarnate la carezza eucaristica
di Simeone e Anna il loro abbraccio alla vita, il loro prendere sulle proprie
braccia la vita degli altri. In queste due figure possiamo leggere, in filigrana,
la generosità della Vita consacrata.
Il vostro servizio alla vita, carissime Consacrate, è sempre più eloquente e
più fecondo di ogni contrapposizione valoriale, che genera solo reazioni di
noia e di rigetto. Dimostriamo con i fatti, con la vivacità convinta della buona
testimonianza e dell’impegno, che la vita merita di essere abbracciata e amata
con tale “carezza eucaristica”. Non dobbiamo parlare della sacralità della vita
“contrapponendoci”, generando schieramenti inconciliabili, ma difendono in
modo positivo la contemplazione gioiosa della bellezza della vita, in tutte le
sue fasi naturali. E di questo, carissime Religiose, siete viva e fattiva testimonianza. Grazie per la profusione di umanità con cui amate, accogliete, custodite
la vita delle persone che a voi sono affidate.
Elargite la ricchezza dei vostri affetti educativi a tantissimi bambini, sostenendo anche i cammini spesso non facili delle loro famiglie. La percentuale di
ragazzi che studiano nelle scuole e che hanno i genitori separati è elevatissima.
Voi elargite la vostra umanità consacrata anche a moltissimi anziani, a voi af-
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fidati per la custodia della loro fragilità, ma non di rado da voi accolti a causa
di abbandono affettivo e declino di interesse da parte delle loro famiglie di appartenenza.
Voi siete un supplemento di umanità, voi siete la “tenerezza eucaristica”
che trasforma la malinconia di una vita che tramonta, nella vibrazione di un’aurora radiosa; voi siete la carezza di Dio per l’umanità. Grazie.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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fEDELTà DI DIO E fIDUCIA DELL’UOMO
Festa della Madonna della Fiducia, 1 marzo 2014
Celebrazione del Vespro
Al tramonto di questo giorno, carico di intensi significati spirituali, arricchito da incontri, nomi e volti che si abbracciano nell’afflato spirituale della
comune devozione alla Madonna della Fiducia, nel clima accogliente e cordiale
della famiglia del Seminario Romano, esprimiamo al Signore la nostra gioiosa
preghiera di lode e di ringraziamento.
Partecipo con particolare commozione interiore a questa celebrazione liturgica del Vespro, cercando di non far diventare in me motivo di distrazione la
tumultuosità dei pensieri, ricordi e affetti che ritornano, imperiosi, nella mente,
accumulati nei miei dodici anni di permanenza in questa Comunità. Resto eternamente debitore al Signore e alla Vergine della Fiducia per quanto ho potuto
e saputo ricevere da studente e da educatore.
Il soffio della preghiera questa sera ci riconduce alla gioia del Cenacolo e
celebra la nostra speciale intimità con Cristo Signore. E’ nel Cenacolo di questa
preghiera liturgica che condividiamo la gioia per i beni spirituali più preziosi:
la Vocazione, la Formazione, la Devozione a Maria.
Innanzitutto la nostra vocazione al sacerdozio: è ciò che fa anche della Comunità del Seminario un vero e proprio Cenacolo, una famiglia che custodisce
la ricchezza di una grazia singolare, e promuove il cammino di ciascuno per
corrispondere alle attese del Maestro che chiama alla sua sequela.
La formazione, poi, fa della Comunità un “laboratorio” molto operoso, un
“alveare”, dove ognuno si lascia “distillare” dalla forza della Parola che interpella la nostra esistenza, e dalla maternità esigente della Chiesa che è “esperta
in umanità” (Paolo VI, Discorso all’Onu, 1965).
Infine, la devozione a Maria continua ad essere, per tutti, una sorgente di
sapienza spirituale e di istruzione interiore. “Sua madre disse ai servitori: Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5): Maria istruisce ed educa quanti sono chiamati da suo Figlio ad affidare la propria vita al servizio del Vangelo.
Nelle poche ed essenziali parole di Maria attestate dai Vangeli, rintracciamo
la singolare e indimenticabile esperienza vissuta nella casa di Nazareth, la casa
dell’Annunciazione, la casa del Verbum fatto carne nel grembo umano di una
vergine, la casa Maria dove ha imparato a fidarsi di Dio.
La casa di Nazareth è la casa della Fiducia. Perché?
Papa Francesco nell’udienza generale del 23 ottobre 2013, riflettendo sul
mistero di Maria, affermava:
“Possiamo farci una domanda: ci lasciamo illuminare dalla fede di Maria,
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che è nostra Madre? Oppure la pensiamo lontana, troppo diversa da noi? Nei
momenti di difficoltà, di prova, di buio, guardiamo a lei come modello di fiducia in Dio, che vuole sempre e soltanto il nostro bene? Pensiamo a questo,
forse ci farà bene ritrovare Maria come modello e figura della Chiesa in questa
fede che lei aveva!”
L’incontro con Dio è sempre una provocazione per la nostra fede, perché
Dio non conosce “limiti”, esagera sempre, deborda rispetto alle nostre misure,
supera la “capienza” umana del cuore, non si adegua e non si adatta alle nostre
esperienze collaudate e sicure, agli schemi ripetitivi dei nostri pensieri e progetti, protetti all’interno di recinti e confini che danno sicurezza e stabilità,
contro ogni rischio di “novità” destabilizzanti.
L’iniziativa di Dio mal si accorda con quanti non sono disponibili a lasciarsi
sorprendere dalle sue incursioni spirituali e a lasciarsi dilatare dalla sua imprevedibile fantasia. Dio è creatore, dunque estremamente creativo: non condivide
e non approva le nostre “rigidità” mentali e affettive, frutto di calcoli sicuri e
benefici per la nostra incolumità interiore, riottosa ad ogni scossa dello Spirito.
Maria è colta di sorpresa dall’iniziativa del Signore: “Ella fu molto turbata
e si domandava che senso avesse un saluto come questo” (Lc 1,29). Il testo
non è tenero con Maria, l’evangelista non è imbarazzato e non si vergogna
della reazione di Maria, per un falso senso di rispetto. La dichiara esplicitamente: Ella è turbata!, ma allo stesso tempo lascia spazio alle parole dell’angelo. Non chiude la porta del suo Ascolto, resta libera e attenta.
Maria si porta dentro l’animo un travaglio indicibile; il turbamento fa riferimento a un groviglio di domande riguardo a situazioni umanamente impossibili. E nel suo animo esplode un dubbio atroce: “Come avverrà questo,
poiché non conosco uomo?” (Lc 1,34).
Maria è sola, con la sua domanda: cosa accadrà? Potrebbe prevalere la
paura, l’insicurezza. Cosa rispondere? cosa decidere? chi o che cosa potrebbe
illuminarla nella decisione da prendere?
E’ la solitudine che avvolge e custodisce le scelte decisive, dove la coscienza umana decide di sé di fronte a Dio in piena autonomia e libertà, non
senza l’incertezza di chi non possiede il proprio futuro, e non può sospettare
cosa sarà dopo.
Dinanzi all’umanità di Maria, così vera e cristallina, Dio si pone con la grazia del suo invito: “Non temere!”. Questa parole il Signore le dispone tra il turbamento di Maria e la sua domanda su come potrà avvenire tutto questo. Il
“Non temere” risolve sia il turbamento sia il dubbio. Perché? Come?
“Perché hai trovato grazia presso Dio” (Lc 1,30). Dio, e solo Lui, è a fondamento di tutto questo processo di rivelazione. L’angelo infonde nel cuore
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della Vergine la certezza che l’iniziativa è di Dio, che è Lui a voler realizzare
in Lei questo sogno d’amore, che è Dio a chiederLe una cosa che supera ogni
possibilità umana. Solo quando c’è Dio di mezzo, per la creatura tutto diventa
possibile.
Scrive Papa Francesco nella “Lumen fidei”, al numero 10:
“La fede capisce che la parola, una realtà apparentemente effimera e passeggera, quando è pronunciata dal Dio fedele diventa quanto di più sicuro e
di più incrollabile possa esistere, ciò che rende possibile la continuità del nostro cammino nel tempo. La fede accoglie questa Parola come roccia sicura
sulla quale si può costruire con solide fondamenta. Per questo nella Bibbia la
fede è indicata con la parola ebraica ’emûnah, derivata dal verbo ’amàn, che
nella sua radice significa “sostenere”. Il termine ’emûnah può significare sia
la fedeltà di Dio, sia la fede dell’uomo. L’uomo fedele riceve la sua forza dall’affidarsi nelle mani del Dio fedele”.
Questo è il motivo e il fondamento della fiducia di Maria: è la fiducia di
chi sa riconoscere e accogliere l’opera del Signore nella propria vita, per le
scelte da fare e per le decisioni da prendere.
Questo è particolarmente rilevante per una comunità vocazionale, quale è
quella del Seminario, dove ognuno si dimena tra domande, dubbi e turbamenti
riguardo alla propria scelta di vita.
Il 27 febbraio 2014 Papa Francesco così si esprimeva nel discorso alla Congregazione dei Vescovi: “In fondo, la domanda si potrebbe esprimere anche
così: “Siete certi che il suo nome è stato pronunciato dal Signore? Siete certi
che sia stato il Signore ad annoverarlo tra i chiamati per stare con Lui in maniera singolare e per affidargli la missione che non è sua, ma è stata al Signore
affidata dal Padre?”. Anche per voi l’unica vera condizione per un serio e sereno discernimento
è poter riconoscere l’iniziativa di Dio. Tutto il resto è lui a renderlo possibile.
Il Signore, ci anticipa sempre, arriva per primo, “ci frega il posto” direbbe
Papa Francesco, e si fa garante della nostra fiducia.
La fedeltà di Dio ci precede. Sapere che c’è Dio, e solo Lui, all’origine della
nostra vicenda vocazionale, questo, e soltanto questo, può essere il fondamento
della nostra fiducia. Maria ha vissuto così la sua chiamata, la sua risposta, il
suo affidamento.
Amen.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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AUSTERO SIMbOLO E SEgNO SACRAMENTALE
Omelia per la celebrazione delle Ceneri
Cattedrale di Sora - 5 marzo 2014
Cammino di conversione
La tradizione liturgica della Chiesa pone all’inizio del cammino quaresimale
tre elementi illuminanti il nostro itinerario spirituale: il “cammino di vera conversione”, l’ “austero simbolo delle ceneri”, il “segno sacramentale della quaresima”.
Nella Colletta dell’odierna celebrazione così abbiamo pregato: “O Dio, nostro Padre, concedi al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione …” (Colletta).
La preghiera di benedizione delle Ceneri, parla di “austero simbolo delle
ceneri” offerto per l’itinerario spirituale del nostro completo rinnovamento.
Infine, la Colletta della prima domenica definisce la Quaresima “segno sacramentale della nostra conversione“.
“Il saggio, ormai anziano, diceva: “Quando ero giovane ero un rivoluzionario e tutte le mie preghiere a Dio erano: ‘Signore, dammi la forza di cambiare
il mondo ’. Quando ero ormai vicino alla mezza età e mi resi conto che metà
della mia vita era passata senza che avessi cambiato nulla, mutai la mia preghiera in: ‘Signore, dammi la grazia di cambiare tutti quelli che sono in contatto
con me. Solo la mia famiglia e i miei amici, e sarò contento ’. Ora che sono vecchio e i miei giorni sono contati, comincio a capire quanto sono stato sciocco.
La mia sola preghiera ora è: ‘Signore, fammi la grazia di cambiare me stesso’.
Se avessi pregato così fin dall’inizio, non avrei sprecato la mia vita. Se ognuno
pensasse a cambiare se stesso, tutto il mondo cambierebbe”.
E’ possibile immaginare un cambiamento nella nostra vita? Desideriamo
veramente cambiare? E in quale direzione, poi? Il tempo liturgico della Quaresima ci riconsegna, pertanto, il compito di declinare la parola “conversione”
secondo le regole grammaticali del Vangelo.
Conversione religiosa
La predicazione di Gesù provoca nell’animo di alcuni interlocutori l’inizio
sorprendente della vera fede. Nell’icona biblica che ho scelto per la “Lettera alle
Comunità per la quaresima 2014”, troviamo una donna pagana, la Cananea, che
implora l’intervento di Gesù per la sua figlioletta ammalata (Mt 15,21-28). La
guarigione raggiunge prima di tutto la madre, la quale è accompagnata da Gesù
a compiere il grande passaggio dal paganesimo alla professione della fede autentica e audace. Per questa fede della donna, sarà guarita anche la figlia.
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Un esempio di conversione religiosa è rappresentato da s. Agostino. La sua
conversione mostra chiaramente il passaggio dalla non conoscenza del Dio
della Bibbia alla conoscenza del Dio di Gesù Cristo. Egli era molto confuso
sull’idea di Dio e pensava addirittura a una duplice divinità, al principio del
Bene e del Male. Dunque, prima ancora di una conversione morale e di una
conversione mistica, Agostino ebbe una radicale conversione religiosa, grazie
al contatto con Cicerone. La racconta nelle Confessioni, quando parla della
sua lettura dell’Ortensio: “Quel libro, devo ammetterlo, mutò il mio modo di
sentire, mutò le preghiere stesse che rivolgevo a Te, Signore, suscitò in me
nuove aspirazioni e nuovi desideri, svili d’un tratto ai miei occhi ogni vana
speranza e mi fece bramare la sapienza immortale con incredibile ardore di
cuore. Così cominciavo ad alzarmi per tornare a Te”.
Il ritorno, il cambiamento di direzione del cammino, è l’inizio della conversione religiosa. E riguarda anche noi nella misura, mentre professiamo verbalmente la fede in Dio, di fatto affidiamo la fiducia e la speranza della nostra
vita ai molti idoli che affollano il nostro Pantheon religioso.
Conversione morale
Nel Vangelo troviamo anche l’appello di Gesù alla “conversione morale”.
Sono diversi gli episodi nei quali Gesù, insieme con la guarigione fisica, esige
un rinnovamento morale della persona. Penso alla guarigione del paralitico
presso la piscina di Betzatà: “Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse:
«Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio»
(Gv 5,14).
Ignazio di Loyola ci permette di vedere questo secondo volto della conversione. Il card. Martini così parla della sua conversione: “Credeva in Dio, era
stato educato alla fede cristiana, si dedicava a qualche pratica religiosa, ma
gli piacevano le vanità del mondo e la sua vita era piuttosto disordinata. Trovandosi infermo a seguito di una ferita alla gamba, si mise a leggere una Vita
di Cristo e alcune biografie di santi, che lo posero a confronto con se stesso”.
Riflettendo seriamente sul suo passato, Ignazio comprese che pur riconoscendo già il primato di Dio, per essere degno dell’amore di Gesù, morto per
salvarci, doveva cambiare modo di comportarsi. Anche nella nostra vita la misericordia di Dio esige una costante e mai definitivamente compiuta conversione morale.
Conversione spirituale
Vorrei infine considerare anche la bellezza della “conversione spirituale”.
In questo ci sarà di aiuto l’esperienza dell’apostolo Paolo grazie alla testimonianza letteraria sia delle pagine biografiche (Atti degli apostoli), sia di quelle
autobiografiche (Lettere).
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In che senso possiamo parlare di conversione nella vita di Paolo di Tarso?
L’esperienza di Damasco ha segnato una svolta critica. Paolo non può essere
considerato “convertito” nel senso religioso. Infatti era già un fariseo osservante: “Circonciso all’età di otto giorni, della stirpe d’Israele, della tribù di
Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei; quanto alla Legge, fariseo (Fil 3,5).
Paolo non può essere considerato un “convertito” nemmeno in senso morale. Egli stesso infatti afferma che la sua condotta, prima ancora di incontrare
Gesù Cristo risorto, era “irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della legge” (Fil 3,6). Paolo dunque non ha coscienza di essere
un convertito sotto il profilo etico o morale, se con questi termini si indica l’osservanza dei comandamenti, e quindi il miglioramento della propria condotta.
Invece egli ha consapevolezza di essere radicalmente cambiato sotto
l’aspetto spirituale, nel senso che il centro di gravità del suo universo religioso
non è più costituito dall’osservanza della legge e delle tradizioni dei padri, ma
dal suo nuovo rapporto con Gesù Cristo Signore, che si è rivelato in lui (cfr.
Gal 1,16) sulla via di Damasco. Questo cambiamento, da quanto si puo capire
dalle Lettere di Paolo, è stato relativamente repentino e radicale. Esso ha comportato una ristrutturazione del suo sistema di valori religiosi e spirituali. Con
un termine mutuato dall’epistemologia, si potrebbe dire che è cambiato per
Paolo il “paradigma” cognitivo. ll suo criterio di valutazione e di scelta non è
costituito più dal riferimento alla tradizione giudaica, all’osservanza di ritualismi, precetti, obblighi, prescrizioni, ma dalla nuova esperienza di fede in Gesù
Cristo, persona viva, “il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio,
giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, chi si vanta, si
vanti nel Signore” (1Cor1,30-31).
Improvvisamente apparve che la Torah non era più sufficiente, e quindi neanche necessaria, per acquisire la giustizia davanti a Dio.
Non dunque il maestro e profeta della Galilea fu quello conosciuto da Paolo,
ma un Gesù crocifisso-risuscitato, confessato e venerato come decisivo marchio identificativo di un’inedita comunità che si stava impiantando all’interno
di Israele. Questa comunità ormai non vedeva più Legge il proprio elemento
religioso distintivo.
Il cuore del Vangelo nel cuore dell’uomo
“È il tempo di proporre di nuovo, e prima di tutto, Gesù Cristo, il centro
del Vangelo. Ci spingono a ciò l’amore indiviso di Dio e dei fratelli, la passione
per la verità, la simpatia e la solidarietà verso ogni persona che cerca Dio e
che,comunque, è cercata da Lui” (Giovanni Paolo II, Convegno ecclesiale di
Palermo 1995).
Papa Francesco nella Evangelii gaudium indica con forza l’essenza della
conversione spirituale:
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Una pastorale in chiave missionaria non è ossessionata dalla trasmissione
disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di
insistere. … Alcune verità rivelate … sono più importanti per esprimere più
direttamente il cuore del Vangelo. In questo nucleo fondamentale ciò che risplende è la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo
morto e risorto. … Il Vangelo invita prima di tutto a rispondere al Dio che ci
ama e che ci salva … Se tale invito non risplende con forza e attrattiva, l’edificio morale della Chiesa corre il rischio di diventare un castello di carte, e
questo è il nostro peggior pericolo … Il messaggio correrà il rischio di perdere
la sua freschezza e di non avere più “il profumo del Vangelo” (nn.35.36.39).
Anche il vangelo dell’odierna celebrazione liturgica rischia di essere ripetutamente e forzatamente sottoposto ad una lettura moralistica, di stampo volontaristico. Siamo preoccupati per alcune pratiche esteriori (“Quando preghi
… quando digiuni .. quando fai l’elemosina”), piuttosto che del rinnovamento
della nostra relazione con Dio. Il discepolo capisce che l’azione decisiva per
la salvezza non è ciò che fa l’uomo, ma lo sguardo di Dio che “vede nel segreto”. L’esigenza di questa conversione spirituale deve rispondere alla domanda: qual è il centro di gravità della mia vita spirituale, quale il motivo delle
stesse pratiche religiose, e come vivo la relazione con il Signore Gesù, il Risorto, Figlio di Dio e Messia? E’ chiamata in causa, dunque, la conversione
dell’intelligenza e del cuore. E’ ciò che intendo per “conversione spirituale”.
Il fariseismo ipocrita contro il quale Gesù lancia i suoi anatemi esprime
l’idea religiosa ridotta a ritualismo, a precettismo, a dogmatismo dottrinale.
Insomma esprime tutto ciò che è “religiosamente corretto”, al fine di pretendere
di stare a posto con Dio, avendo soddisfatto tutti i miei doveri, precetti e obblighi religiosi, avendo saldato i conti con quanto dovuto a Lui. Null’altro potrebbe chiedermi o pretendere da me.
Carissimi, anche lo stesso rito del mercoledì delle Ceneri rischia di diventare
una pratica rituale, un rito da espletare, il pedaggio da pagare per entrare nel
tempo liturgico, piuttosto che “austero segno” che ci educa a vivere il “segno
sacramentale” di una sincera conversione, quale adesione totale della mia vita
al Vangelo, che è la persona del Signore Gesù, unico Cristo e vero Salvatore.
La luce della Pasqua illumini il cammino penitenziale e gioioso della santa
quaresima.
Amen.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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HA LIbERATO LA VITA DEL POVERO
Omelia per il precetto pasquale dei Militari e Interforze
S. Restituta, 11 aprile 2014
Porgo a tutti voi Militari e Forze dell’ordine, partecipi di questa sacra celebrazione, il mio cordiale saluto e il vivo compiacimento per la condivisione
della preghiera eucaristica in preparazione alla s. Pasqua. E’ il momento di una
autentica revisione di vita, per lasciarci dire da Dio in che cosa la nostra vocazione cristiana deve illuminare la nostra vita quotidiana.
Per tale ragione voglio fare riferimento alla conclusione della prima lettura,
dove l’autore, il profeta Geremia, commenta la sua personale esperienza: “Il
Signore…ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori” (Ger 20, 13).
Il sistema del malaffare
Al tempo del profeta Geremia la vita sociale, economica e politica di Israele
era molto corrotta. Dominava il malaffare, le ingiustizie sociali, le vessazioni
soprattutto verso le classi più deboli, quali le vedove, gli orfani, i forestieri.
Prevaleva un’osservanza religiosa molto esteriore e ipocrita. Si curava il culto
del tempio, cercando di osservare fedelmente e scrupolosamente ogni prescrizione rituale, per poi commettere ogni genere di iniquità e di perversione.
A livelo socio-politico, i capi avevano indotto il popolo a non fidarsi più di
Dio, ma a cercare piuttosto alleanze umane, quella filo-egiziana, che garantissero la difesa e la salvezza contro la minaccia dell’invasione babilonese.
Il profeta grida che solo una condotta retta e fedele all’alleanza con Dio,
può essere garanzia e speranza di salvezza: “…giustizia tra l’uno e l’altro, non
opprimere orfani e vedove, non versare sangue innocente in questo luogo, non
andare appresso ad altri dei” (Ger 7,5-6).
Il profeta Geremia interviene perchè fosse rispettata la norma biblica dell’emancipazione degli schiavi dopo un periodo di sette anni; un impegno iniziale, sottoscritto dal re, fu nella pratica disatteso. Geremia intervenne
duramente, vedendo in questa offesa alla dignità umana, l’avvisaglia inesorabile dello scatenamento della punizione divina: “Poichè voi non mi avete ascoltato, proclamando la libertà ciascuno al suo fratello e ciascuno al suo prossimo,
ecco io proclamo la libertà, dice il Signore, alla spada, alla peste e alla fame,
e vi porrò come oggetto di orrore per tutti i regni della terra” (Ger 34,17).
L’infedeltà dell’idolatria
L’altro grande tema della predicazione di Geremia è quello dell’abbandono
del servizio divino, causa di ogni forma di degenerazione del sentimento reli-
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gioso, fino al pullulare dell’idolatria. Dopo aver criticato la religiosità formale
dei sacrifici, che non hanno senso in una società ingiusta, estende la sua polemica contro altri formalismi religiosi, scalzando la fiducia magica nel potere
dei luoghi sacri; non ha senso invocare, a tutela della propria salvezza: “Questo
è il Tempio del Signore” (Ger 7,4); è il comportamento, non il luogo, l’unica
garanzia di salvezza.
Sull’idolatria l’atteggiamento del profeta è talvolta violento e sprezzante,
altre volte problematico e sofferto. In quest’ultimo approccio è come se Geremia si stupisse sull’ enormità del reato che i suoi fratelli stanno compiendo,
non rendendosi conto della grandezza del bene che abbandonano, e della nullità
di ciò che gli preferiscono: “Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo:
ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato cisterne, cisterne
piene di crepe, che non trattengono l’acqua.“ (Ger 2,13).
Geremia rimprovera la perdita di memoria storica di Israele, che dimentica
la protezione divina del passato, e rileva l’assurda infedeltà del suo popolo a
Dio, che non ha confronti con altri popoli, sempre fedeli alle loro divinità, che
pure non sono vere divinità.
La voce del profeta
Il profeta alza la voce per denunciare il comportamento obbrobrioso del
popolo, per annunciare la giustizia da recuperare e la vera religiosità da praticare. Il profeta è perseguitato perché uomo giusto e retto. Ha preso posizione
contro i capi della comunità perché le loro decisioni non rispettavano il vero
bene del popolo.
L’esperienza profetica di Geremia è, per la sua ricchezza e drammaticità,
tra le più emblematiche e rappresentative del profetismo ebraico:parla a nome
di Dio, rivolge ammonimenti al popolo, e ai suoi dirigenti in particolare, per
il loro comportamento scorretto, soprattutto su due temi fondamentali: la pratica di culti idolatrici e l’ingiustizia sociale.
Il profeta ammonisce con forte coraggio, senza ritegno, invita al pentimento
e annuncia quali saranno le tristi conseguenze per coloro che non si allontaneranno dalla strada del male. Nella missione che gli viene affidata riceve l’ordine
di farsi forza e non aver paura.
Il capitolo 20 del suo libro esprime questa tremenda lotta tra il dovere di
comunicare la parola di Dio prorompente, e la terribile condizione di solitudine
ed emarginazione sociale che questo dovere comporta, destino di chi avverte
e denuncia i mali della società.
Il profeta è una spina nel fianco, la sua parola infastidisce, le sue prese di
posizione smascherano i malaffari della classe dirigente. I capi del popolo usavano ormai ogni sistema per ingannare, illudere, imbrogliare, favorire i propri
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interessi, approfittare della loro autorità per ricavare benefici a proprio vantaggio.
Coloro che sono raggiunti dalle parole del profeta cercano di impedire con
ogni metodo la sua iniziativa contraria alla loro azione, vogliono mettere a tacere la voce che denuncia la loro corruzione sociale e religiosa.
Un messaggio di speranza
Il profeta Geremia è anche l’annunciatore della speranza, della ricostruzione, del futuro luminoso di Israele. Vi sarà una distruzione, ma non sarà mai
totale, e dal residuo sopravvissuto la nazione verrà ricostituita. Geremia è
grande nella descrizione del male, ma raggiunge vertici insuperabili nelle pur
non numerose visioni e immagini di riparazione e di consolazione.
Anche oggi dobbiamo favorire molto di più la giustizia e la rettitudine, il
rispetto e la responsabilità, la solidarietà con chi è senza lavoro, l’inclusione
sociale dei poveri, l’equità sociale, l’accoglienza e la fraternità con gli immigrati e i rifugiati.
Scrive il Papa: “Nessuno può esigere da noi che releghiamo la religione
alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e
nazionale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni della società civile,
senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini…Una fede autentica implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra.
Amiamo questo magnifico pianeta dove Dio ci ha posto, e amiamo l’umanità
che lo abita, con tutti i suoi drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le
sue speranze, con i suoi valori e le sue fragilità” (Evangelii gaudium, 183).
La Pasqua deve renderci creature nuove: coraggiosi e pronti a contrastare
ogni forma di compromesso, di cedimento alle ingiustizie, alle furberie, ai ricatti, alle violenze.
Il profeta Geremia ci consegna oggi un esempio di sofferta fedeltà alla giustizia, alla verità, alla trasparenza, alla solidarietà, al rispetto.
Tutto questo interpella la nostra coscienza morale, sia umana, che cristiana
e professionale. Siamo chiamati a svolgere un servizio per la promozione del
bene sociale, favorendo la fiducia nelle Istituzioni, la speranza nel progresso
dei più deboli e indifesi, l’ascolto di quanti chiedono una risposta ai loro problemi.
La festa della Pasqua segni la rinascita del vero bene, custodito e promosso
da quanti hanno il coraggio di spendersi per la promozione della giustizia e
della pace sociale. Amen.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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ASINUS PORTANS MySTERIA
Omelia per la Domenica delle Palme
13 aprile 2014
La festa delle Palme celebra l’ingresso trionfale di Gesù nella Città Santa,
e introduce i credenti nel clima liturgico-spirituale dell’intera Settimana Santa.
Mentre il Maestro varca la porta della Città di Gerusalemme, acclamato dalle
folle festanti, noi varchiamo la soglia del nostro tempo, santificato dall’Amore
più grande, una settimana di passione-amore che decide del nostro destino.
Il Signore ne ha bisogno
Il corteo che accompagna Gesù non è in suo onore: si tratta infatti del consueto pellegrinaggio che molti ebrei facevano a Gerusalemme in occasione delle
grandi feste che vi si tenevano ogni anno. Questo pellegrinaggio è poi particolarmente sentito dagli ebrei in quanto si tratta della festa più importante, quella
della Pasqua, che ricorda la liberazione dall’Egitto (vedi Esodo 12 – 13).
L’ingresso di Gesù in Gerusalemme è accompagnato dalla scelta di un
asino: “Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete
un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui.
E se qualcuno vi dirà: «Perché fate questo?», rispondete: «Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito” (Mc 11,2-3).
Non si tratta di una necessità fisica, trovandosi Gesù a pochi chilometri da
Gerusalemme, piuttosto di un’intenzione precisa, che realizza la profezia dell’umile Re-Messia (Zac 9,9). Gesù accetta l’acclamazione messianica dei piccoli
e dei poveri, non dei Capi né dei Romani. La profezia di Zaccaria, secondo Matteo, è riferita al Messia e dimostra quindi che proprio Gesù, che entra in Gerusalemme come aveva preannunciato il profeta, è il Messia regale di Israele.
Asinus portans mysteria
L’espressione è attribuita a Erasmo da Rotterdam (1466-1536)1. A me piace
applicare oggi l’immagine dell’asino che porta Cristo, alla missione della
Chiesa, serva d’amore.
Gesù non a caso sceglie l’asino, una bestia che trasporta i pesi del contadino
lungo i sentieri assolati di Israele. Gesù si ricollega volentieri a questa tradizione, per mostrare una gloria umile, una regalità altra. Mentre il partito degli
zeloti e di altri insurrezionalisti contro l’impero romano avrebbero preferito
accogliere e favorire l’ingresso in Gerusalemme di un messia armato e disposto
a usare la forza e la violenza, Gesù si presenta come re umile, incomprensibile
agli Ebrei di quel tempo, ma anche agli stessi Romani occupanti.
1 Erasmo, Adagia, 2.2.4
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Nel giorno dell’ingresso trionfale, l’asino della Pasqua fu per il Messia una
cavalcatura regale e pacifica. “Non so granchè, ma so di portare Cristo sul mio
dorso, e ne sono molto fiero … Sono io che lo porto, ma è lui che mi guida. So
che conduce verso il suo Regno”2.
La Chiesa, come ogni cristiano, tira avanti come un asino, sapendo che chi
deve salvare non è l’asino, ma Colui chi vi siede sopra.
Come l’asino, anche la Chiesa deve servire Cristo a testa bassa, nel silenzio
delle buone opere e nell’umiltà del proprio essere lievito e fermento nascosto.
La Chiesa deve poter applicare nel suo agire lo stile di Giovanni Battista:
“Illum oportet crescere, me autem minui” (Gv 3,30), o la regola di Gregorio
Magno “ad majorem Dei gloriam”3, fatta propria da s. Ignazio di Lojola.
Questa è la missione della Chiesa: gustare la gioia di trasportare Gesù sulle
spalle e sul cuore, sentire il piacere spirituale di donarlo agli altri, assecondare
la direzione indicata dal Signore per arrivare lì dove egli vuole.
La Chiesa, come ogni cristiano, deve essere serva della gloria e della festa di
Cristo. Nel giorno in cui Gesù entra trionfante in Gerusalemme, nessuno avrà
fatto festa per l’asino, mentre tanti hanno gioito, anzi esultato, per il Maestro4.
La Chiesa non può oscurare, né velare, né guastare la festa, bensì collaborare perché la gente sia felice di Cristo.
Le virtù educative della Chiesa
La prima virtù educativa che la presenza dell’asino suggerisce alla Chiesa
è la mitezza.
Non si deve diventare mai arroganti nella proposta della fede. La fede è
grazia, e deve essere percepita come dono, come offerta di Dio per il bene della
persona. Nella nostra pastorale non possiamo diventare pesanti con la forza
delle nostre convinzioni, con l’intelligenza della nostra teologia, con la cultura
di un cristianesimo intollerante, con la furbizia dei giochi di potere, con la minaccia o il ricatto verso i più poveri.
La mitezza è la terza beatitudine del discorso della montagna (Mt5). Così
ne parla Norberto Bobbio, con il suo rammarico di non credente: “La mitezza
è contraria alla protervia, che è l’arroganza ostentata … A maggior ragione, la
mitezza è il contrario della prepotenza … La prepotenza è abuso di potenza
non solo ostentata, ma concretamente esercitata”5.
1 Erasmo, Adagia, 2.2.4
2 R. Etchegeray, Tiro avanti come un asino.Cenni di intesa al cielo e alla terra, Cinisello
Balsamo, 2007
3 Dialoghi, 1,2
4 Cfr. M. Masciarelli, L’asino di Cristo, Todi 2010.
5 N. Bobbio, Elogio della mitezza e altri scritti morali, Milano 1994, pag. 24.
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Un’altra virtù necessaria alla Chiesa e al singolo credente, ispirata dalla figura dell’asino, è il decentramento da sé.
Uno dei limiti più pesanti della Chiesa, denunciato da Papa Francesco, è la
tentazione di autoreferenzialità: “Quando la Chiesa non esce da se stessa per
evangelizzare diviene autoreferenziale e si ammala … una sorta di narcisismo
teologico … Quando è autoreferenziale, la Chiesa crede senza accorgersi di
avere luce propria; smette di essere il mysterium lunae e lascia lo spazio a quel
male così grave che è la mondanità spirituale. Quel vivere per darsi gloria uno
con l’altro”6. E’ la Chiesa che mi porta Cristo e mi porta a Cristo. Se la missione
della Chiesa, in ogni sua espressione, perde il suo decisivo riferimento a Cristo,
cade in un malefico proselitismo con il quale tenta di attirare a sé il consenso
e la convergenza mondana, rivestita di falsa spiritualità.
Un’ultima virtù della Chiesa ispirata dall’asino: l’umiltà.
Una virtù che non deve mai mancare nell’agire del cristiano e della Chiesa,
perché è straordinariamente presente in Dio e nel suo modo di operare.
“Io credo di poter dire: Dio è umile. Quando io prego mi rivolgo a uno più
umile di me. Quando io confesso il mio peccato, è a uno più umile di me che
domando perdono”7.
L’umiltà della Chiesa è realismo. L’asino cammina guardando a terra. La
Chiesa deve saper misurare i passi possibili, evitare gli ostacoli che si frappongono, trovare lo spazio giusto dove poggiare i piedi, senza pretese, senza illusioni, senza progetti astratti e ambiziosi, superiori alle proprie forse, soprattutto
estranei alla volontà di Dio.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
6 Intervento del Cardinal Bergoglio in una delle congregazioni pre-Conclave
7 F. Carillon, L’umiltà di Dio, Bose-Magnano, 1999, p. 7.
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LUCE DELLO SPIRITO E bALSAMO DELLA COMUNIONE
Omelia per la s. Messa Crismale
16 aprile 2014
Miei carissimi Sacerdoti, Diaconi, Religiosi e Religiose, fedeli Laici,
convocati dal Padre, e dal Figlio, e dallo Spirito Santo, disposti intorno all’altare con il vostro Vescovo, per celebrare e testimoniare l’unità del Popolo di Dio
intorno al vostro Vescovo, a voi il mio abbraccio cordiale e il fraterno saluto.
“A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue,
che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e
la potenza nei secoli”. Con la significativa celebrazione di oggi, liberati interiormente da ogni terribile ipocrisia, dal ritualismo farisaico, e da sterili formalismi, rendiamo visibile la nostra Chiesa particolare, edificata nell’unità
della comunione e nella varietà delle sue articolazioni. Vi chiedo di essere partecipi con l’intensità della preghiera e della corale fraternità, per consegnarci
spiritualmente ad una rinnovata unzione dello Spirito Santo. Nessuno, miei
cari, si senta estraneo rispetto al mistero che oggi celebriamo, nessuno esonerato dall’esaltante e gravaoso compito di costruire la nostra Chiesa nel segno
dell’unità. Sappiamo di essere parte viva della costruzione dell’unico Corpo.
La Messa crismale è epifania della nostra Chiesa, organicamente articolata
come un corpo vivo, con il dono dei vari ministeri e carismi, fantasia creatrice
dello Spirito; sono, questi doni, la dote nuziale di Cristo, che arricchisce la sua
Sposa, pellegrina nel mondo, in corteo verso le nozze eterne, tra infedeltà e
amplessi spirituali.
Intorno al Vescovo, in intima e dinamica comunione con lui, voi i Presbiteri,
chiamati a rinnovare tra poco le promesse della sacra ordinazione; i Diaconi, diretti collaboratori del Vescovo, perché abilitati a servire con lui il popolo di Dio
nella diaconia della liturgia, della parola e della carità; i Religiosi e le Religiose,
profezia vivente e visibile dei cieli nuovi e della terra nuova; gli Organismi diocesani di partecipazione e di corresponsabilità; gli adolescenti e i giovani che si
preparano a all’unzione crismale della Cresima; e tutti voi Fedeli Laici, che siete
semplicemente la maggioranza del popolo di Dio, e che insieme formate l’assemblea della lode a Dio Padre, per mezzo di Gesù sommo sacerdote.
Miei cari, tutto questo “non è lo schieramento di un apparato religioso. Non
è l’azione dimostrativa dell’efficienza delle strutture. Non è la messa in scena
del corporativismo ecclesiastico. Non è il paradigma delle nostre capacità organizzative. Ma è la celebrazione gaudiosa, gloriosa e dolorosa, di un mistero
di comunione che oggi ci afferra, ci scuote, ci inebria, ci entusiasma” (don Tonino Bello).
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L’unzione messianica di Cristo
Nella sinagoga Gesù, sente gli occhi di tutti puntati su di lui. Sento anche i
vostri occhi puntati su di me: sguardo di intima intesa, sguardo di amici, di fratelli e di sorelle, sguardo di complicità per la comunanza degli affetti e delle
speranze. Cosa dirvi, se non invitarvi a orientare i nostri sguardi su di Lui, il
consacrato dello Spirito! Cristo si rivela come il compimento delle promesse
messianiche: Lui è l’inviato del Padre per i poveri, consacrato per la missione,
mandato per “l’anno di grazia del Signore”. Già nella preghiera della Colletta
abbiamo professato Gesù, il Figlio, “consacrato con l’unzione dello Spirito
Santo e costituito Messia e Signore”.
Oggi ritorna a brillare la lucentezza dell’olio di esultanza sul nostro corpo
di “cristiani”, di “crismati”, cioè di consacrati, per partecipare alla missione di
dare gioia e consolazione a tutti. L’unzione crismale è conformazione a Cristo.
Scrive s. Cirillo di Gerusalemme: “Divenuti partecipi di Cristo, non indebitamente siete chiamati “cristi” cioè “consacrati”. Siete diventati «consacrati»
quando avete ricevuto il segno dello Spirito Santo…dopo che siete emersi dalle
sacre acque, è stato dato il crisma, di cui era figura quello che unse il Cristo,
cioè lo Spirito Santo. Egli fu unto con spirituale olio di letizia, cioè con lo Spirito Santo, il quale è chiamato olio di letizia, perché è lui l’autore della spirituale letizia. Voi, invece, siete stati unti con il crisma, divenendo così partecipi
di Cristo e solidali con lui. Guardatevi bene dal ritenere questo crisma come
un puro e ordinario unguento. Santo è quest’unguento e non più puro e semplice olio. Dopo la consacrazione non è più olio ordinario, ma dono di Cristo
e dello Spirito Santo. E’ divenuto efficace per la presenza della sua divinità e
viene spalmato sulla tua fronte e sugli altri tuoi sensi con valore sacramentale.
Così mentre il corpo viene unto con l’unguento visibile, l’anima viene santificata dal santo e vivificante Spirito”.
L’unzione della Cresima conferma la fiducia di Dio su di noi, potenzia il
suo amore per noi e la sua forza, e ci arricchisce con ulteriori doni dello Spirito,
per il perfezionamento della nostra vita cristiana, per la testimonianza senza
ritorno del suo Nome benedetto che salva.
Servi premurosi
In modo del tutto singolare, di questa consacrazione siamo resi partecipi
noi, carissimi sacerdoti, e non per nostro merito. La Messa crismale rende evidente, più che in altre circostanze, il clima di una vera festa per il sacerdozio
ministeriale, posto dal Signore all’interno e al servizio di tutto il popolo di Dio.
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Lunedì scorso il s. Padre nel suo discorso al Seminario Leoniano di Anagni
ha detto: “Pensavo in questi giorni alla Messa crismale e ho sentito questo, che
con questo dono tanto grande, che noi riceviamo, la nostra piccolezza è forte:
siamo fra i più piccoli degli uomini. E’ vero, è troppo grande; ma non è opera
nostra! E’ opera dello Spirito Santo, con la nostra collaborazione. Si tratta di
offrire umilmente se stessi, come creta da plasmare, perché il vasaio, che è
Dio, la lavori con l’acqua e il fuoco, con la Parola e lo Spirito. Si tratta di entrare in quello che dice san Paolo: «Non vivo più io, ma Cristo vive in me»
(Gal 2,20). Solo così si può essere diaconi e presbiteri nella Chiesa, solo così
si può pascere il popolo di Dio e guidarlo non sulle nostre vie, ma sulla via di
Gesù, anzi, sulla Via che è Gesù”.
Solo per un amore di predilezione, di cui non dobbiamo mai smettere di
stupirci con il cuore e con gli occhi come di un bambino estasiato, siamo consacrati con unzione crismale quali servi premurosi: “Con affetto di predilezione
– afferma la preghiera del Prefazio odierno – sceglie alcuni tra i fratelli che
mediante l’imposizione delle mani fa partecipi del suo ministero di salvezza.
Tu vuoi che nel suo nome rinnovino il sacrificio redentore, preparino ai tuoi
figli la mensa pasquale, e, servi premurosi del tuo popolo, lo nutrano con la
tua parola e lo santifichino con i sacramenti”.
Carissimi sacerdoti, queste parole ci esaltano nel dono ricevuto e ci schiacciano nel peso del loro significato. Nella Chiesa -ha affermato Papa Francesco
nell’omelia del 27 gennaio 2014- i vescovi infatti “non sono eletti soltanto per
portare avanti un’organizzazione che si chiama Chiesa particolare. Sono unti.
Hanno l’unzione e lo spirito del Signore è con loro”. E “quello che fa la Chiesa,
quello che dà l’unità alla Chiesa, è la persona del vescovo, in nome di Gesù
Cristo, perché unto: non perché è stato votato dalla maggioranza, ma perché
unto. E per partecipazione, anche i preti sono unti: il vescovo impone le mani
e fa l’unzione su di loro”. È l’unzione ad avvicinare al Signore vescovi e preti,
che “sono eletti dal Signore”. Dunque “questa unzione è per i vescovi e per i
preti la loro forza e la loro gioia”. La forza -ha precisato- perché proprio nell’unzione essi “trovano la vocazione per portare avanti un popolo, per aiutare
un popolo” e per “vivere al servizio del popolo”. Ed è anche la gioia, “perché
si sentono eletti dal Signore, protetti dal Signore con quell’amore con cui il Signore protegge tutti noi… Una diocesi va avanti perché ha un popolo santo,
ha tante cose, e ha anche un unto che la porta, che l’aiuta a crescere. Altrimenti
non si capisce la Chiesa; non solo non si capisce, non si può spiegare come la
Chiesa vada avanti soltanto con le forze umane”.
Cari presbisteri, quando non alimentiamo il ministero, sia il ministero del
vescovo, sia il ministero del sacerdote, con la preghiera, con l’ascolto della Parola di Dio, con la celebrazione quotidiana dell’Eucaristia e anche con una fre-
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quentazione del Sacramento della Penitenza, si finisce inevitabilmente per perdere di vista il senso autentico del proprio servizio e la gioia che deriva da una
profonda comunione con Gesù.
Il vescovo e il sacerdote che non fanno queste cose, alla lunga perdono
l’unione con Gesù e diventano di una mediocrità che non fa bene alla Chiesa.
Per questo dobbiamo aiutare i vescovi e i sacerdoti a pregare, ad ascoltare la
Parola di Dio che è il pasto quotidiano, a celebrare ogni giorno l’Eucaristia e
andare a confessarsi abitualmente. Questo è tanto importante perché riguarda
proprio la santificazione dei vescovi e dei sacerdoti.
Papa Francesco ci ricorda che l’esere preti è un’iniziativa che prende il Signore. Il Signore chiama. Chiama quelli che Egli volle allora, e vuole oggi,
perché diventino sacerdoti. Tra di voi ci sono alcuni giovani che stanno vivendo
già il discernimento vocazionale: nei Seminari Maggiori (Maurizio, Giorgio,
Andrea) e nel Seminario diocesano di Sora (Loreto, Giuseppe, Amedeo). Ma
sono sicuro che ci sono qui altri giovani che hanno sentito nel loro cuore questa
chiamata, la voglia di diventare sacerdoti, la voglia di servire gli altri nelle cose
che vengono da Dio, la voglia di essere tutta la vita al servizio per catechizzare,
battezzare, perdonare, celebrare l’Eucaristia, curare gli ammalati… e tutta la
vita così: Alex, Davide, Luca, Francesco, Riccardo, Mario, Giovanni … Se
qualcuno di voi ha sentito questa attrazione nel cuore, è Gesù che l’ha messa.
Curate questo invito e pregate perché cresca, e dia frutto nella nostra Chiesa
diocesana.
Carissimi giovani, l’amore di predilezione del Signore oggi non si è spento,
non si è esaurito. Ancora si riversa su quanti sono catturati dal suo sguardo irresistibile. Rendete il vostro cuore capace di incrociare lo sguardo del Maestro,
senza paura e senza condizionamenti, e sappiate seguire le tracce di questo suo
amore che vi pedina, e si espande e si propaga come balsamo che seduce con
la forza del suo profumo, e impregna i vostri progetti, i vostri sogni, le vostre
decisioni. Non indulgete a ritardi sterili, non cedete a facili accomodamenti,
non lasciatevi pervertire da cattivi maestri, non calcolate la mole dei sacrifici,
ma gioite dell’amore che vi avvolge. Voi sapete bene cosa sia la seduzione,
l’innamoramento: lasciatevi attrarre da Gesù Cristo, fino a lasciarvi vincere
dalla forza irresistibile della sua chiamata.
Con il balsamo della comunione
L’olio per l’unzione crismale si compone del balsamo che dà profumo. Il
crisma è olio profumato, perché consacra i sacerdoti, i re, i profeti. L’olio ha
bisogno del balsamo della comunione per consacrare. L’olio da solo non basta.
Senza il balsamo della comunione tutto sarebbe destinato al fallimento, tutto
sarebbe drammaticamente avvelenato dalla mondanità spirituale. Non è suffi-
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ciente il solo olio delle nostre istituzioni, delle nostre organizzazioni, dei nostri
programmi e strategie pastorali, se tutto questo non è impregnato del profumo
della comunione.
La nostra comunione oggi abbraccia la Chiesa di Rutana, diocesi del Burundi
con la quale condividiamo lo stesso profumo della mirra e del nardo donato dalla
nostra diocesi durante il nostro viaggio, e anche con la diocesi di Locri-Gerace
dalla quale riceviamo ogni anno il profumo del bergamotto prodotto dalle cooperative di giovani che coltivano i campi confiscati alla ‘ndrangheta.
Il balsamo della comunione oggi sparge il suo profumo in questo Tempio,
non di pietre, ma di anime. La Messa crismale diventa la celebrazione grazie
alla quale pubblichiamo l’edizione aggiornata del vocabolario della comunione
che fa la Chiesa, togliendo termini estranei e rivalutando parole che rischiano
di cadere in disuso nel tempo. La Messa crismale ci obbliga a riscrivere continuamente il vocabolario delle relazioni dei presbiteri con il proprio Vescovo
e dei presbiteri tra di loro, alle voci fraternità, carità, collaborazione, obbedienza, comunione, e cose del genere. Il “vocabolario dei contrari” parla invece
di fazioni, invidie, sotterfugi, contrapposizioni, esclusioni, e cose del genere.
La Messa crismale riscrive anche il vocabolario della comunione dei presbiteri con i fedeli laici, aggiornando alcune parole, quali corresponsabilità,
partecipazione, ascolto, condivisione … Infine, la forza della comunione rigenera il vocabolario delle relazioni tra gli stessi fedeli laici, e purifica ogni relazione dalle parole rivalità, protagonismo, clericalismo, e cose del genere.
La preghiera del Vescovo
Signore, Gesù, sacerdote eterno e misericordioso, rinnova in me l’irruzione
crismale dello Spirito per fortificare la mia missione di padre e fratello, per
questa santa Chiesa di Dio che è in Sora-Aquino-Pontecorvo. Ungi le membra
di questo tuo Corpo, con l’olio della consolazione, per sanare le ferite aperte
delle lacerazioni, per lenire i dolori delle incomprensioni, per sostenere la spossatezza delle fatiche pastorali. Riversa su tutti l’olio di letizia, per esultare ai
primi bagliori di ogni tua visita. Fa intonare il canto della gratitudine, e alimenta la nostalgia dei traguardi ancora lontani. L’olio del tuo Spirito dia vigore
ai passi lenti di noi viandanti, e ci renda capaci di esplorare nella notte stellata
del nostro cammino, i cieli nuovi, nei quali riconoscere le costellazioni dei tuoi
progetti. E al sopraggiungere delle prime luci dell’alba, quella della tua Pasqua,
potremo riconoscerti, adorarti, e baciarti nelle ferite della tua misericordia.
Amen.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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“fATE QUESTO IN MEMORIA DI ME”
Omelia per il Giovedì Santo
17 aprile 2014
L’intenso clima spirituale del Cenacolo non può lasciarci indifferenti, quasi
banali spettatori di fronte a una rappresentazione teatrale, distratti e frettolosi
praticanti del sacro che non sanno più riconoscere la novità assoluta di quello
che vi accade dentro questo luogo di intimità spirituale tra gli apostoli e
Gesù.Gesù volutamente sceglie la sala del Cenacolo, perché desidera mangiare
la Pasqua con la famiglia dei suoi amici, gli apostoli. Ogni ebreo era tenuto a
consumare il rito della Pasqua in famiglia, e non da solo. Anche noi, oggi,
siamo entrati mel Cenacolo non furtivamente, quasi da abusivi; non da “cristiani per caso”, ma perché da Lui invitati e accolti, per cogliere la bellezza
dei suoi gesti e la radicalità delle sue decisioni. Quest’anno Gesù desidera mangiare la “sua” Pasqua proprio con te! Ti invita a far parte della famiglia dei
suoi amici. Ecco perché ci sei, ecco perché sei qui. Làsciati sorprendere, làsciati
raggiungere dai suoi gesti e dalle sue parole, làsciati afferrare dallo stupore e
dalla commozione delle sue intenzioni.
fare memoria
L’apostolo Paolo è testimone di un’antica tradizione, trasmessa fedelmente
dalla primitiva comunità cristiana. Dichiara di aver ricevuto dal Signore quello
che trasmette ai cristiani di Corinto. E cioè le parole con le quali, dopo aver
trasformato la realtà del pane e del vino nel suo corpo e nel suo sangue, ci consegna quanto ha compiuto: “Fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria
di me”. Cosa significa “in memoria”?
Il “memoriale” ebraico significava non il ricordo nostalgico di un evento
accaduto nel passato, ma la ripresentazione, attraverso alcuni riti prescritti da
Dio, di un evento storicamente accaduto. Si rinnovava, così, lo stesso fatto storico per le nuove generazioni, le quali potevano sentirsi pienamente partecipi
delle azioni meravigliose di Dio.
Scrive Raniero Cantalamessa: “Il memoriale biblico è molto più di una semplice commemorazione, di un semplice ricordo soggettivo del passato. Grazie
ad esso, interviene, fuori della mente dell’orante, una realtà che ha una esistenza propria, che non appartiene al passato, ma esiste ed opera nel presente
e continuerà a operare nel futuro. Il memoriale che finora era il pegno della fedeltà di Dio a Israele, ora è il corpo spezzato e il sangue versato del Figlio di
Dio; è il sacrificio del Calvario “ri-presentato” (cioè reso nuovamente presente)
per sempre e per tutti”.
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Fare memoria, pertanto, significa attualizzare, interpretare per l’oggi, e
quindi rendere presente a noi stessi, ciò che Dio ha compiuto per amore del
suo popolo, e continua a compiere per noi ancora adesso.
Quando Gesù dice “in memoria di me”, ci invita a compiere qualcosa che
renderà presente il suo agire, e attualizzerà il suo gesto. Tutta la celebrazione
eucaristica è “memoriale” di ciò che ha fatto il Signore: ciò non significa ripetere e moltiplicare le Messe, ma ripresentare oggi l’unica Messa, sempre l’unica
sola Messa, celebrata una volta per sempre da Gesù nei segni del pane e del
vino nel Cenacolo, e nella realtà del suo sacrificio sulla Croce. Fare memoria
è agire nel suo nome per ripresentare lo stesso mistero scaturito dalla genialità
del suo amore per noi.
Si alzò da tavola
I gesti compiuti da Gesù nel Cenacolo tratteggiano un itinerario teologico e
spirituale. I verbi usati dall’evangelista Giovanni sono un inno alla libertà con
cui Gesù dichiara e dimostra il suo amore autentico alla Comunita riunita prima
della Pasqua ebraica. L’accumulo di verbi nei versetti 4 e 5 del capitolo 13
(otto in tutto), propone al nostro sguardo ogni dettaglio. E’ evidente che l’evangelista vuole dipingere un quadro che deve restare impresso per sempre nella
mente dei discepoli come la scena più importante, destinata a diventare norma
per la sua comunità. Alzarsi da tavola dichiara in modo manifesto un’iniziativa
imprevista. E’ la decisione con la quale il Maestro arreca una svolta nel rapporto con i suoi. L’amore vero non può stare “seduto”, non può restare a guardare, chiuso e prigioniero della nostra pigrizia e della nostra inerzia.
L’amore ha bisogno di “alzarsi”, esprimersi, trasformarsi in azione, di andare
incontro all’altro con la tunica dello schiavo, con la semplice tunica bianca.
Cambiare posizione nella nostra vita è passare dal prestigio al servizio. Alzarsi
è decidere della direzione che vogliamo dare alla nostra vita, quella dell’amore
gratuito e disinteressato.
Depose le vesti
Nel Cenacolo Gesù si spoglia del mantello, e resta con la sola tunica, quella
semplice indossata dagli schiavi. Scrive don Tonino Bello: “Deporre le vesti
nel linguaggio di Giovanni significa deporre la vita: Gesù offre volontariamente
la sua vita, diventa cioè il chicco di frumento che cade in terra, marcisce,
muore, perché solo così può sbocciare la nuova vita nella spiga. Deporre le
vesti significa perdere la vita, lasciarci la pelle: è la dimensione del sacrificio,
la dimensione della croce”.
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Soprende e stupisce anche il successivo gesto del Maestro: “… prese un
asciugamano e se lo cinse attorno alla vita”. Cingersi dell’asciugamano, significa decidere di lasciarsi avvolgere dalla sola logica contenuta nel gesto che si
compie, la logica del servizio impressa nel gesto della lavanda dei piedi. Il
gesto esprime l’esodo, cioè l’uscita, dalle nostre chiusure individualistiche ed
egoistiche, dalle ferree logiche del calcolo e dell’interesse personale, per aprirci
e chinarci davanti ai piedi impolverati, piagati, stanchi.
fate questo
Gesù stesso darà il giusto valore al gesto della lavanda dei piedi, quando
domanderà: “Capite quello che ho fatto per voi?”.Per gli apostoli risultava
molto difficile comprendere subito quanto era stato fatto dal Signore. Ma molto
di più era difficile accettare il gesto di Gesù. E Lui, con amorevole simpatia, li
anticipa e dichiara: “Vi ho dato un esempio”.“Fare memoria” significa allora
“seguire l’esempio”, entrare nelle conseguenze e nelle esigenze di quel gesto
inaspettato.
Sarebbe fin troppo comodo, e certamente sterile, il solo ripetere i gesti del
Signore, senza lasciarsi coinvolgere e sconvolgere, senza che nulla cambi nella
nostra vita. A noi non serve solo quello che Lui ha fatto, ma obbedire all’esempio e al comandamento che ci ha lasciato: “Vi dò un comandamento nuovo:
che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi
gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore
gli uni per gli altri” (Gv 13,34-35).
Amen.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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NELL’ATTESA DELLA TUA VENUTA
Omelia per la S. Messa in suffragio della sorella Ada
Sora, 28 aprile 2014
Carissimi amici presbiteri, Religiose e Religiosi, Signor Sindaco e Autorità,
amati fratelli e sorelle,
desidero innanzitutto parteciparvi la viva gratitudine per la vicinanza premurosa e cordiale a me e ai miei familiari, nutrita di sincero affetto e di intensa
preghiera, per l’evento doloroso della morte di mia sorella Ada. E grazie anche
per questo supplemento di amicizia spirituale con la celebrazione eucaristica
odierna. Ringrazio con la medesima riconoscenza quanti non hanno potuto essere presenti fisicamente a questa sacra liturgia, ma certamente uniti nei sentimenti e nella preghiera unanime. La corrispondenza temporale tra l’evento
della morte di Ada e la celebrazione del Triduo pasquale, ha sprigionato un fascio di intensa luce sull’evento doloroso, illuminandolo di una consolazione
spirituale molto speciale.
La forza escatologica della Pasqua e dell’Eucarestia
La mia meditazione prende spunto dalla preghiera della Colletta di questa
liturgia feriale del tempo pasquale: “Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il
privilegio di chiamarti Padre, fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso”. La Chiesa, celebrando
il mistero pasquale con i suoi riti e i suoi simboli (cero), annuncia la speranza
della Pasqua eterna. Il cristiano, mentre celebra la presenza del suo Signore risorto, sa “attendere” il suo ritorno. Dalla Pasqua e dall’Eucaristia, memoriale
della Pasqua, deriva la speranza che anima l’impegno operoso sulla terra, nell’attesa del destino futuro. La Chiesa pellegrinante nel tempo vive «in attesa
della beata speranza» (Tt 2,13) della venuta del Signore.
“Nella liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste, che
viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come
pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio quale ministro del santuario e
del vero tabernacolo” (S C 8). Il rito eucaristico, pervaso da una costante tensione escatologica, alimenta la forza del nostro pellegrinaggio verso l’incontro
ultimo e definitivo con Cristo, e annuncia il senso autentico della nostra esistenza terrena. L’invocazione della prima comunità cristiana “Vieni,Signore
Gesù” era alimentata dalla certezza del ritorno del Signore; e tale speranza veniva celebrata nel rito eucaristico. Nella celebrazione eucaristica, la Chiesa
professa ripetutamente la sua speranza nella venuta del Signore: “Annunciamo
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la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”. Tutta la nostra esistenza cristiana si compie nell’attesa della venuta del
Signore risorto. E’ Lui “la via, la verità, la vita” (Gv 14,6). Anche nella preghiera di liberazione dal male che la Chiesa recita dopo la preghiera corale del
“Padre nostro” si chiede a Dio di vivere “sicuri da ogni turbamento, nell’attesa
che si compia la beata speranza, e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo”.
La comunità che celebra la memoria della morte e risurrezione del Signore
è proiettata verso l’incontro definitivo con lui: “Ogni volta che mangiate di
questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la morte del Signore finché egli venga” (1Cor 11,26). “Nella liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste, che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme,
verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio
quale ministro deli santuario e del vero tabernacolo” (S C 8). La IV preghiera
eucaristica si esprime cosi: “In questo memoriale della nostra redenzione celebriamo, Padre, la morte di Cristo, la sua discesa agli inferi, proclamiamo la
sua risurrezione e ascensione al cielo dove siede alla tua destra, e, in attesa
della sua venuta nella gloria, ti offriamo il suo corpo e il suo sangue …”.
Credere significa sperare che la vita e la morte, la sofferenza e la tribolazione, la malattia e le catastrofi non sono l’ultima parola della storia, ma che
c’è un compimento trascendente per la vita delle persone e il futuro del mondo.
La morte come passaggio
L’esperienza della morte, umanamente enigmatica e dolorosa, soprattutto
quando è segnata dalla malattia e ancor più dal dolore fisico, è considerata
come la “pasqua” ultima del credente, il suo definitivo passaggio dalla condizione terrena a quella celeste. Questo passaggio avviene in termini di “trasformazione”: “Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata. E mentre
viene distrutta la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione
eterna nel cielo” (Dal Prefazio dei Defunti, I). La morte non distrugge, non annulla, non disperde nessun elemento della nostra vita, ma mette il sigillo della
sua protezione, perché tutto ciò che abbiamo compiuto resti custodito. La morte
non vanifica nulla, nulla è insignificante o banale di quanto abbiamo realizzato.
Abbiamo un tempo limitato, determinato, per realizzare la nostra esistenza, e
la gravosa responsabilità di vivere nel compimento del bene (cfr. Catechismo
della Chiesa Cattolica, n. 1007). Nulla possiamo cambiare della nostra vita
dopo la morte.
“In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi
morire oggi stesso; se avrai la coscienza retta, non avrai molta paura di morire.
Sarebbe meglio star lontano dal peccato che fuggire la morte. Se oggi non sei
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preparato a morire, come lo sarai domani?” (De imitatione Christi, 1, 23, 5-8).
La morte è la fine del pellegrinaggio terreno dell’uomo, è la fine del tempo
della grazia e della misericordia che Dio gli offre per realizzare la sua vita terrena secondo il disegno divino.
La morte come consegna
Gesù muore in un atto di abbandono totale: “Padre, nelle tue mani consegno
il mio spirito” (Lc 23,46). Anche il ladrone pentito nell’atto del suo morire sa
consegnarsi a Qualcuno: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”
(Lc 23,42). Con la morte ogni creatura riconsegna a Dio, Creatore e Padre, la
propria esistenza terrena. E’ importante tenere vigile in modo permanente la
consapevolezza che quanto viene sigillato con la morte resta per sempre davanti a Dio. Ci troveremo davanti a Dio così come siamo da Lui raggiunti nell’atto del nostro morire. Con la morte ciò che è stato realizzato nella nostra
vita, entra definitivamente nella dimensione dell’eternità, sia il bene, sia il male
compiuto nell’arco degli anni della nostra vita. Accogliendo la vita che ritorna
a Lui, Dio “eternizza” il bene da ciascuno compiuto, trasformandolo in felicità
eterna: “Venite benedetti del Padre mio…” (Lc 25, 34).
Questa consapevolezza dà importanza e valore a tutto quello che noi facciamo in vita: per sperare di “morire nel Signore”, bisogna imparare a “vivere”
per il Signore. La condizione in cui saremo dopo la morte è strettamente dipendente dal modo in cui avremo vissuto nell’esilio terreno. Con la morte vivremo in una condizione diversa, ma non saremo diversi, e ci consegneremo
al Signore con la nostra concreta storia vissuta sulla terra.
“E udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: d’ora in poi, beati i morti
che muoiono nel Signore. Sì – dice lo Spirito -, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono” (Ap 14,13).
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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IL PASTORE CHE SEDUCE
Omelia per la benedizione delle monache benedettine
Cattedrale di Sora, 11 maggio 2014
Carissimi fratelli e sorelle,
in questa chiesa cattedrale, nella Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, accogliamo con speciale affetto spirituale la comunità religiosa delle
Monache benedettine di Arpino, per la celebrazione eucaristica durante la quale
invocheremo dal Signore Risorto la benedizione di suor Cristiana e di suor Miriam in preparazione alla professione solenne che emetteranno il 15 giugno
nella chiesa del monastero “Mater Unitatis”, nella diocesi di Iasi, in Romania.
Il pastore entra dalla porta
“Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla”.Il Signore risorto, si rivela
a noi come il pastore buono dell’umile gregge. Egli guida con la sua voce, conduce al pascolo della sua amicizia, cammina davanti alle sue pecore, le chiama
ciascuna per nome; esse lo seguono, perché conoscono la sua voce. Non si tratta
di una seducente descrizione bucolica di un cristianesimo sdolcinato, ma la rivelazione di un’esigente rapporto che ogni discepolo è chiamato a vivere con il
Maestro. Seguire Cristo non è scegliere un leader convincente, un capo politico,
un raffinato diplomatico; non è convertirsi ad un’ideologia forte, non è abbracciare una filosofia di vita, ma sapere di essere scelti e amati, e da Lui aggregati
ad una comunità, suo gregge, che si chiama Chiesa. Egli entra nella nostra vita
attraverso la porta. Non sale nel recinto delle nostre situazioni di vita da un’altra
parte, furtivo e insidioso come un ladro o un brigante. Dio sa bussare, chiede
permesso, e aspetta di essere ammesso nella rete degli affetti più intimi, nei cunicoli delle nostre domande di senso, nella confusione delle nostre scelte di vita,
per rivelarsi come il pastore buono che rende bella la nostra vita.
“Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la
porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Lui bussa, ma
solo tu puoi aprire la porta! La maniglia della libertà con cui aprirgli, è posizionata solo dalla tua parte. Dio ama la tua vita più di te stesso: nutre rispetto
e delicatezza, e non obbliga nessuno, né costringe, né rimprovera, né ricatta,
né minaccia, né punisce. Dio non ci piega con la paura a nessuno, ma ci attrae
con la sua bellezza.
Lo «stare alla porta» afferma il primato della sorprendente iniziativa divina.
Il Signore interpella la nostra intelligenza, la nostra volontà, la nostra risposta
libera. Eppure non cessa di metterci in guardia dal pericolo imminente: “Il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai”
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(Gen 4,7). Il peccato è accovacciato, sempre pronto all’assalto della tua libertà,
per turbarla con il dubbio, con il sospetto, con lo scoraggiamento, fino al rifiuto
della voce del Signore. Gesù bussa, perché sa che abbiamo bisogno di lui; ci
vede stanchi, avvolti in un ingranaggio fatto di abitudini. Ci vede tristi, angosciati, dilaniati dentro, carichi di problemi ed incertezze; e lui bussa perché abbiamo bisogno di sollievo, di pace interiore ed esteriore, di speranza, cose che
solo lui può dare e non altri, né santoni, né maghi, né cartomanti, né chiromanti,
né veggenti turbati da malate fantasie religiose. “Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce” (Gv 10,3). Tu solo puoi aprire al Signore che attende la tua risposta. Tu sei il guardiano della tua vita e delle tue decisioni: sei
chiamato a custodire e a sorvegliare, perché nulla e nessuno metta in pericolo
la riuscita della tua esistenza. Se tu apri al Pastore che ti cerca, dai alla tua vita
un salto di qualità, perché la tiri fuori dal pantano della mediocrità, delle opinioni che massificano, del conformismo che schiavizza. Senti Gesù bussare
alla porta interiore del tuo cuore? Sei disponibile ad aprirgli la porta?
Egli chiama le sue pecore
“Egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando
ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse” (Gv 10,3-4).Il Pastore chiama, conduce, spinge: tre fantastici verbi che racchiudono la poderosa
iniziativa di Gesù.“Rifletta ognuno che ha la grazia, la somma fortuna, d’appartenere alla Chiesa, d’essere un chiamato, d’avere una sua «vocazione» cristiana; e rifletta… se il Signore non voglia qualche cosa di più della comune
fedeltà, non voglia tutto, non voglia quel sacrificio che sembra annientare chi
lo accetta e che dà invece a lui la nuova pienezza promessa ai generosi; quel
centuplo, che già fin da questa vita terrena conferisce un’intima felicità incomparabile. La vocazione è una grazia che non è di tutti; ma può essere ancor
oggi di molti. Di molti giovani, forti e puri; di molte anime che hanno l’ansia
della bellezza superiore della vita, l’ansia della perfezione, la passione della
salvezza dei fratelli” (Paolo VI, Udienza generale, Mercoledì, 5 maggio 1965).
Il Signore ci conduce, camminando avanti al gregge. Il Pastore ci conduce
perché ci seduce! E’ il pastore “bello”: lo contempliamo nella bellezza delle
sue parole, nella bellezza dei suoi sguardi penetranti, nella bellezza dei suoi
silenzi, nella bellezza della sua intimità con il Padre, nella bellezza della sua
purezza e umiltà, nella bellezza regale della sua Croce, attrazione del suo
Amore totale.
Il Pastore, infine, ci “spinge fuori”, perché ci stana dalle nostre paure. Ci
chiede di uscire fuori del recinto delle nostre protezioni e sistemi difensivi. Ci
incoraggia, rendendoci capaci di compiere grandi scelte nella nostra vita. Lui
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desidera sciogliere ogni freno, ogni resistenza, ogni indecisione, per rendere
possibile e far risuonare il tuo Sì.
Conoscono la sua voce
“Le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce” (Gv 10,4). La conoscenza della voce si riferisce all’intima e reciproca amicizia che si sviluppa tra
il chiamato e l’affetto di Cristo.
Una voce! Il mio diletto! (Ctc2,8). L’amata del Cantico dei Cantici dice all’amato: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore”. L’iniziativa di questo rapporto
d’amore parte dallo sposo. E’ lui che sceglie la sposa e si impegna con lei per
sempre. Per sempre ella sarà nel suo cuore come un sigillo incancellabile:
“Mettimi come sigillo sul tuo cuore .. perché forte come la morte è l’amore ..
le grandi acque non lo potranno spegnere, né i fiumi travolgerlo”. La sposa,
senza meriti, si trova ad essere nel cuore dell’amato che l’ha voluta e mai la
dimenticherà, mai la tradirà: perché l’amore dello sposo “è forte come la
morte” e niente può spegnerlo, nemmeno le grandi acque.
La sposa risponde con la fedeltà; fidandosi, cioè, dello sposo che l’ha scelta
con amore eterno. Rispondere a questo amore resterà per sempre lo scopo unico
della vita di suor Cristiana e suor Miriam. Certo, l’esistenza di una giovane,
consacrata al Signore nella scelta della vita monastica, può anche sembrare
una vita sprecata rispetto a tante necessità più urgenti della Chiesa e dell’umanità. Sprecata non è, ma può diventare una vita spericolata, perché inebriata e
stordita dall’intenso profumo dell’amore di Cristo, viene attirata verso le alte
vette dell’unione mistica delle nozze spirituali, e rischiare le vertigini del totale
abbandono nell’abisso del Mistero. Scrive s. Caterina: “Tu, Trinità eterna, sei
come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo; e quanto più trovo, più
cresce la sete di cercarti … O abisso, o Trinità eterna, o Deità, o mare profondo!
E che più potevi dare a me che te medesimo? Tu sei un fuoco che arde sempre
e non si consuma. Sei tu che consumi col tuo calore ogni amor proprio dell’anima. Tu sei fuoco che toglie ogni freddezza, e illumini le menti con la tua
luce, con quella luce con cui mi hai fatto conoscere la tua verità” (Dal «Dialogo
della Divina Provvidenza»).
La Chiesa ha bisogno di respirare questo profumo puro; profumo di un
amore sponsale che sgorga da un cuore vergine che batte per il suo Sposo. Abbiamo bisogno che questo profumo si diffonda in tutta la casa di Dio, nella
Chiesa, nella nostra Chiesa di Sora-Aquino-Pontecorvo.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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IO NON SO PARLARE … SONO gIOVANE!
Omelia per l’ordinazione diaconale di Tomas Jerez
Aquino-chiesa Madonna della Libera, 23 maggio 2014
Amata Chiesa di Sora-Aquino-Pontecorvo,
la Parola oggi ti convoca nell’esultanza della lode e della gratitudine al Signore Gesù, perché il suo Soffio divino, in questo Cenacolo abitato dalla presenza spirituale di Maria, invocata come Madonna della Libera, consacrerà il
nostro fratello Tomas per il servizio del Vangelo, della carità, e della preghiera.
Riconosci, Chiesa di Dio, in questo dono, una speciale rivelazione dell’amore del Risorto, che venendo incontro ai bisogni del suo gregge, mentre
conferma la chiamata di questo nostro fratello, gli affida il ministero con il
quale lo aggrega alla sua missione evangelizzatrice.
Caro Tomas, con la tua risposta alla divina vocazione, scoperta nel cuore
della tua giovinezza, e hai fatto della tua fede un assenso intelligente alla sua
volontà, e della tua disponibilità interiore, un’intima amicizia e una progressiva
condivisione dei suoi progetti. Oggi, insieme con te, prega per invocare il dono
dello Spirito consacratore tutta questa nostra assemblea: diaconi, presbiteri, religiosi e religiose, comunità parrocchiali, e soprattutto tanti giovani che condividono la tua gioia.
Vi guardo negli occhi e leggo in tanti di voi una domanda che volentieri interpreto e rivolgo, a nome di tutti, a Tomas: “Perché questa scelta? Cosa sarà
della tua vita e dei tuoi sogni? Perchè rinunciare a tante altre opportunità? Può
renderti davvero felice la tua consacrazione come servo di Gesù Cristo?”. Carissimi, lasciamo spazio allo stupore. La matematica delle soddisfazioni, dei
tornaconti, delle frivolezze, delle banali soddisfazioni, produce debiti e passività rispetto ai talenti che Dio ci affida! I nostri calcoli possono soltanto umiliare i grandi progetti e la fantasia di Dio. Lui sbaraglia le nostre logiche,
drammaticamente miopi, e spesso egoiste.
Non avere paura!
Caro Tomas, ricordati che il primo modo per vivere la tua vita come servizio
non è fare qualcosa, nemmeno grandi cose, ma rispondere a Qualcuno. Lui che
ti viene incontro con la consolante presenza: “Non avere paura…io sono con
te”. La paura fa brutti scherzi: i nostri desideri di obbedire all’attrazione della
chiamata di Dio, si frantumano nello scontro con la durezza delle nostre resistenze e timori. Invece, tu e Dio vi siete reciprocamente scelti. Hai accettato
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di consegnare la tua vita alla sua Parola. Lui ti conosce da sempre, “prima di
formarti nel grembo materno”; mentre tu l’hai saputo ascoltare, proprio nella
stagione più promettente della tua vita, quando i tuoi sogni sembravano prendere corpo, diventare realtà i tuoi ideali, esaltanti i tuoi progetti, convincenti
le tue decisioni. Avrai accolto i primi germogli dell’iniziativa di Dio come un
disturbo, un’interferenza, un’intrusione, rispetto al calendario delle tue previsioni. Avrai persino cercato di sottrarti all’iniziativa di Dio con le tue obiezioni,
gli alibi e le giustificazioni più granitiche. Avrai rischiato, pertanto, di impedire
e vanificare la fiducia che Dio pensava di riporre su di te. Anche Mosè ci ha
provato, presentando le sue ostinate obiezioni. Ma Dio non indietreggia. Anche
con Geremia reagisce con la stessa audacia: “Non dire ‘Sono giovane’. Tu andrai …”. Con ciò, il Signore intende incoraggiare e non costringere. Dio è solo
preoccupato che in te, come in ciascuno di voi carissimi adolescenti e giovani,
non prevalga la paura, lo spavento, la ritrosia, l’inganno delle comodità.
Resta la sproporzione tra il suo dono e le tue capacità, e prevale il senso di
inadeguatezza: ma tutto questo, che Lui già conosce, non basta a fermarlo. Dio
va avanti, e spinge in avanti la tua storia, modellandola secondo le sue misure.
Tu non sei stato né pensato né scelto a caso: sei irripetibile e unico, la tua riposta è importante e decisiva. Anche l’evento dell’Annunciazione del Signore
a Maria, nella casa di Nazareth, provoca il timore e il dubbio: Dio attende la
sua risposta, e nessuno avrebbe potuto prendere il posto di Maria. Se Lei avesse
rifiutato l’invito di Dio, la storia avrebbe avuto certamente un altro corso, che
noi non riusciamo neppure a immaginare.
Metto le mie parole sulla tua bocca
Con l’ordinazione diaconale, Dio mette le sue parole sulla tua bocca, purificata dalla sua mano: non le tue parole umane sulla bocca di Dio, insegnando
al popolo quello che piace, ma sulla tua bocca, e quindi nella nudità del tuo
animo, le sue parole, per dire anche quello non piace né a noi né agli altri.
Scrive s. Gregorio Magno nella sua ‘Regola pastorale’: “Spesso, guide
d’anime improvvide e paurose di perdere il favore degli uomini, hanno gran
timore di dire liberamente la verità; e, secondo la parola della Verità, non servono più alla custodia del gregge con lo zelo dei pastori ma fanno la parte dei
mercenari (cf. Gv. 10, 13), poiché, quando si nascondono dietro il silenzio, è
come se fuggissero all’arrivo del lupo … che cos’è di diverso, per un Pastore,
l’avere temuto di dire la verità dall’avere offerto le spalle col proprio silenzio?”.
La parola dell’apostolo Paolo, che abbiamo appena ascoltato, ti impegna a
non falsificare la parola di Dio, “annunciando apertamente la verità…al co-
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spetto di Dio”. Non sei padrone della Parola che annunci, ma servo obbediente.
Oggi ti affiderò il libro dei vangeli che la Chiesa ti invita ad accogliere come
programma di vita con il cuore e con l’assenso gioioso della tua volontà,: “Ricevi il vangelo di Cristo del quale sei divenuto l’annunciatore: credi sempre
ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”.
Inoltre l’apostolo ti richiama ancora: “Noi non annunciamo noi stessi, ma
Cristo Gesù Signore … siamo i vostri servitori a causa di Gesù”. Il diaconato
consacra il coraggio e la fedeltà alla Parola! Il mondo ha bisogno di Lui, non
di noi; e se cerca noi, è solo perché ha bisogno di Lui. E quando cerca noi per
noi stessi, e non per incontrare Lui, stiamo solo favorendo i nostri interessi e
le nostre umane gratificazioni, ma non il bene delle anime.
Amore indiviso, amore incondizionato
Con il diaconato sei consacrato a Cristo con un cuore indiviso. Lui ti è passato accanto, ha posato il suo sguardo su di te, e ti ha scelto: “Non voi avete
scelto me, ma io ho scelto voi”.
Nel mondo greco, il discepolo era colui che si sceglieva un maestro (didàskalos), e si legava a lui; gli pagava un onorario o per apprendere un mestiere,
(corrisponde al nostro apprendista) o per approfondire una filosofia o una
scienza (allievo). Anche nelle scuole rabbiniche era il discepolo che sceglieva
la scuola e il maestro.
Nel Vangelo è invece Gesù che chiama i discepoli, e insegna loro a rimanere
nel suo amore. Nel quarto vangelo il verbo “rimanere” ha un significato forte:
indica una decisione di vita, per un radicamento definitivo nell’amore di Cristo.
Solo un cuore verginale, ha la possibilità di donarsi totalmente ed esclusivamente al Signore. Ama perfettamente Dio sopra tutte le cose, Lo ama nella
carità, e in Lui ama anche il prossimo, i poveri soprattutto. Come dice San
Tommaso d’Aquino, il celibato persegue il fine più eccelso: quello di amare e
servire Dio.
Caro Tomas, le migliori energie del tuo cuore le investirai sulle persone che
non hanno da ricambiarti, la parte migliore di te sia per i più poveri, i più fragili,
i deboli e gli esclusi. Con le persone che la società ritiene “pietre di scarto”, tu
costruirai l’edificio di Dio, la comunità degli “anawim”, i “poveri di Yahweh”.
Appena eletto Papa, il card. Bergoglio fu abbracciato dal card. Claudio
Hummes, suo amico, lo baciò e gli disse: “Non dimenticarti dei poveri”. Lo
dice anche a te, caro Tomas: ama tutti, servi con amore gratuito e generoso,
ma non allearti con i potenti di turno, con le famiglie che contano e pretendono
di condizionare le tue scelte evangeliche.
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Quanto più la carità regna nel tuo cuore e nella tua volontà, tanto più ill tuo
celibato che oggi assumi come condizione definitiva sarà davvero verginale.
Un cuore animato dall’amore divino avverte il bisogno di dedicare a Dio e agli
altri tutto se stesso. La comunità sarà per te madre, sorella, e sposa.
Caro Tomas oggi ti affido in modo particolare questi giovani: sii loro amico,
perché diventino amici di Cristo. Parla di Dio, ferisci il loro cuore annunciando
la tenerezza di Cristo per ciascuno, semina la parola di Dio nel loro cuore, sii
compagno sulla strada di Emmaus per condurli alla frazione del pane. Sii per
loro maestro di preghiera, per educarli alla ricerca del volto santo di Dio.
L’amore indiviso per Cristo e l’amore incondizionato per i fratelli, sarà autenticato dall’obbedienza alla Chiesa, attraverso il legame sacramentale con il
tuo Vescovo. Tale obbedienza non ti renderà schiavo di nessuno, ma sarà la
custodia del tuo amore evangelico, evitando le derive del personalismo, dell’autoreferenzialità, del protagonismo che foraggia la superbia e l’isolamento
dall’agire ecclesiale.
Un tesoro in vasi di creta
Destinatario di un grande dono, dovrai sempre considerare la tua fragilità e
le tue debolezze. Non l’arroganza della presunzione, ma l’umiltà del cuore, ti
guiderà nella custodia del dono ricevuto.
Nell’esercizio della preghiera quotidiana svilupperai la tua intima confidenza con il mistero di Cristo; il tabernacolo sarà il crocevia tra gli affetti spirituali del tuo cuore e l’amore del Signore; i silenzi del tuo raccoglimento
grideranno la gioia di appartenere totalmente al Maestro che ti ha scelto. Sarai
prudente e vigilante nelle tue relazioni, esemplare nella testimonianza di vita.
L’esempio e l’intercessione della Vergine Maria ti aiuterà a favorire le belle
opere che il Signore è disposto a compiere in te, servo umile e fedele.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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IL CASO SERIO DELLA fEDE
Omelia per la solennità di s. Restituta
Sora, Chiesa di s. Restituta, 27 maggio 2014
Amati Presbiteri, Diaconi, Consacrati,
stimate Autorità Civili e Militari,
fratelli e sorelle carissimi,
diletta Città di Sora,
con la solennità liturgica di oggi celebriamo la memoria del martirio di s.
Restituta, giovane romana che ha sacrificato la propria vita per la promozione
della fede cristiana nella nostra comunità di Sora. Questo evento drammatico
del suo martirio ci stupisce ancora, a distanza di molti secoli. Ci disarma la
forza e il coraggio di una giovane donna che ha riconosciuto nella buona testimonianza del vangelo un valore supremo, anzi assoluto, un bene spirituale superiore al valore della sua stessa vita fisica.
La tradizione vuole che s. Restituta appartenesse all’illustre famiglia romana
dei Frangipane. Condotta da Roma a Sora per evangelizzare la città, la giovane
compì il suo primo miracolo, curando da una grave malattia Cirillo, il quale si
convertì al cristianesimo. Intervenne contro la sua missione allora il console
Agazio, che ordinò per Restituta torture e carcerazione; ma i militari che ne gestivano il controllo vennero rapidamente convertiti e battezzati da Cirillo. Agazio dispose che la santa, insieme con Cirillo e due carcerieri convertiti, venissero
decapitati presso Carnello, sulle sponde del fiume Fibreno il giorno 27 maggio
del 275; regnava l’imperatore Aureliano, era da poco papa Eutichiano.
Il mio breve richiamo ad alcuni tratti della tradizione, certo foschi e incerti,
ma sufficienti per cogliere il valore e l’attualità del martirio di s. Restituta come
atto estremo di generosità, ci aiuta ad entrare in una delle questioni cruciali
della memoria dei martiri. La loro testimonianza rende ragione a Dio come
bene supremo, l’unico bene davvero non negoziabile in assoluto, per il cui
Amore si può arrivare a sacrificare la propria vita, rinunciando a tutto e a tutti.
La nostra fede è irrorata dal sangue dei martiri; il martire incoraggia la nostra vita cristiana, sollecita la nostra coerenza, provoca la nostra risposta totale
alla rivelazione del Signore che ci chiama alla fede. A s. Restituta, dunque,
siamo debitori per l’evangelizzazione del nostro territorio.
Il “caso serio” della fede
La nostra fede oggi deve lasciarsi interpellare dalla serietà e dal beneficio
del martirio di s. Restituta. “Credere in Dio ha molte conseguenze antropolo-
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giche, esplicitate nei Vangeli; sono il succo concreto e quotidiano del caso serio
della fede, che ci esorta a entrare in Gesù come figli del Padre, con la forza e
la serenità testimoniate dal Signore in ogni momento e in ogni vicenda della
sua vita terrena” (C.M. Martini, Il caso serio della fede, 2002).
Il martirio dimostra che la fede merita di essere vissuta come un valore assoluto per cui impegnare e spendere la propria vita: “Chi ama padre o madre
più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di
me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi
avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita
per causa mia, la troverà” (Mt10, 37-39).
Parole, queste, di una lucidità e di un radicalismo che affascinano, e allo
stesso tempo ci lasciano pensosi e quasi preoccupati, perché dichiarano gli
amori umani, anche i più viscerali e spontanei, non assoluti rispetto al primato
di Dio.
L’amore dei genitori e dei figli è sacro, e Gesù l’ha vissuto e comandato;
ma va iscritto in un quadro più vasto che è quello del riferimento a Dio d’ogni
cosa e di ogni persona, anche le più care. Nessuna cosa o nessuna persona può
saziare il nostro cuore più dell’Infinito, più del Tutto, più dell’Eterno, più di
Dio.
Questa è la pretesa del Vangelo, questa è la sfida della sequela di Cristo,
questo è il vero “caso serio” del discepolo. Questo pensiero deve ferire lo stile
spesso borghese della nostra fede. S. Restituta ha amato Cristo più della propria
vita, ha amato Sora più della propria famiglia, più del successo del suo promettente futuro, più dei suoi amici e pretendenti. Martiri perché custodi della fede
La fede come assoluto rigenera la consapevolezza che la conoscenza di Cristo, la decisione di seguirlo come Maestro e Salvatore, la certezza che in Lui
trovo la speranza della vita eterna, è la vera perla preziosa per la quale investo
tutte le mie energie di mente, di cuore, e di opere.
E in definitiva, in questo consiste oggi il nostro martirio: non nel fatto drammatico e doloroso di “perdere” la mia vita, ma piuttosto di “spendere” la mia
vita per la fede. Nella forza di questa convinzione devo vivere il martirio della
custodia feconda della fede ricevuta. Considerare il prezioso dono della fede,
è amare, apprezzare, e valorizzare ciò che sono diventato per grazia di Dio,
senza nessun merito.
Allo stesso tempo devo saper promuovere la mia fede, avere cura perché
cresca e progredisca. Ciò significa chiedersi: cosa faccio perché la mia fede si
alimenti e si rafforzi? I discepoli di Cristo sono chiamati a far rinascere in se
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stessi e negli altri la nostalgia di Dio. Occorre riscoprire la bellezza e l’attualità
della fede non come atto a sé, isolato, che interessa qualche momento della
vita, ma come orientamento costante, anche delle scelte più semplici, che conduce all’unità profonda della persona rendendola giusta, operosa, benefica,
buona. Si tratta di ravvivare una fede che fondi un nuovo umanesimo capace
di generare cultura e impegno sociale.
La sola devozione è debole, la riduzione della fede al culto delle mie pratiche religiose è sterile. Anche la solitudine di una fede non condivisa nella vita
fraterna della comunità, che è madre e maestra della mia stessa fede, né illuminata e guidata dall’autorevole magistero della Chiesa, con estrema facilità
può degenerare in forme di accecamento della mente e del cuore.
Spendersi per la fede degli altri
Martirio è anche spendersi per la fede dei nostri fratelli. Si tratta dell’urgenza, antica e sempre nuova, di evangelizzare il nostro territorio.
S. Restituta ci riconsegna il compito educativo della fede. Significa prendere
a cuore la condizione di vita spirituale, la dignità della coscienza, la bellezza
dell’anima, e il destino ultimo di tanti nostri fratelli e amici.
Oggi dobbiamo ammettere un paganesimo di ritorno. E’ urgente penetrare,
come s. Restituta, nelle pieghe dell’idolatria diffusa, e scardinare l’inganno
delle divinità costruite da mani di uomini, quali il potere, il guadagno facile e
disonesto, l’arroganza come sistema, l’erotismo che mercifica il corpo e deturpa la vocazione dell’amore, una libertà senza regole e quindi incapace di
custodire e perseguire il vero bene, proprio e altrui, la frode, il denaro sporco,
il denaro facile, ricercato attraverso il gioco d’azzardo, e ogni forma disperata
di guadagno disonesto. Prendersi cura della fede degli altri significa destituire
gli idoli falsi, e perforare la durezza dell’indifferenza alla vita cristiana e alla
novità del Vangelo, con l’audacia della propria testimonianza.
Un pensiero per la Città
Non dobbiamo dare per scontata la fede di questa nostra Città, per la quale s.
Restituta ha offerto il sangue del suo martirio.
Dobbiamo raccogliere con più attenzione le ragioni di tanti fratelli e sorelle,
particolarmente giovani e adulti, che di fatto vivono ai margini, e spesso oltre i
margini, dei nostri programmi religiosi. Amiamo di più questa Città: portiamo il
vangelo, che è Gesù Cristo risorto, speranza del mondo, nei quartieri densamente
popolati, per lasciarci mordere dalla questione della fede di tanta gente che non
crede, e dei ritardi di una comunità cristiana che non deve più attendere, ma piuttosto andare incontro a coloro che non torneranno forse mai più in chiesa.
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Attraversiamo insieme questa Città, per umanizzare con la carità del Vangelo interi condomini abitati da volti che non comunicano più, calpestati da
passi che non si incrociano mai.
Per questa Città dobbiamo ravvivare i frutti del martirio di s. Restituta, favorendo una ritrovata vivacità della fede, della vita ecclesiale, della forza robusta del Vangelo. Oggi, s. Restituta con il suo martirio fa eco alle parole
dell’apostolo Paolo e ci affida ancora una volta la missione di sempre: “Non
vergognarti di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo” (2Tm 1,8). X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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DECRETI
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D.V. 01/14
Prot. n. 28/14
STATUTO DEL CONSIgLIO PASTORALE DIOCESANO
Art. 1 - Natura e Sede Il Consiglio Pastorale Diocesano (CPD), istituito
nella diocesi di Sora Aquino Pontecorvo, a norma del can. 511 del C.D.C., è
espressione e segno dell’unità di tutto il Popolo di Dio con il proprio Vescovo
e strumento della partecipazione e della corresponsabilità dei battezzati alla
missione salvifica della chiesa, nella diversità dei carismi e dei ministeri. È
composto da sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose e laici, in rappresentanza di
tutte le componenti della Chiesa ed ha la sua sede presso la Curia Vescovile di
Sora.
Art. 2 - finalità Il CPD è un organo consultivo (cfr. can. 514§1) al quale
spetta, sotto l’autorità del Vescovo, studiare, valutare e proporre conclusioni
operative su tutto ciò che riguarda le attività pastorali della diocesi (cfr.
can.511).
Art. 3 - Requisiti Possono far parte del CPD chierici, membri di istituti di
vita consacrata e laici che sono in piena comunione con la Chiesa cattolica e
quindi con il Vescovo “principio visibile e fondamento dell’unità della Chiesa
particolare” (LG. 23) e “che si distinguono per fede sincera, buoni costumi e
prudenza” (can. 512 § 3).
Art. 4 - Composizione Il CPD è composto da membri di diritto in ragione
dell’ufficio ecclesiale ricoperto; da membri eletti come rappresentanti dei Diaconi permanenti, dei Religiosi, delle Religiose, degli Istituti di vita consacrata,
degli organismi ecclesiali costituiti e presenti in diocesi, delle singole Zone pastorali; da membri designati dal Vescovo.
Art. 5 - Organi Gli organi del CPD sono: il Presidente, il Consiglio di Presidenza, l’Assemblea plenaria.
Art. 6 - Presidente Spetta unicamente al Vescovo, quale Pastore della chiesa
particolare, presiedere il CPD (can. 514 § 1). In caso di impedimento può farsi
sostituire da un delegato. Il Presidente è assistito da un Segretario da lui scelto.
Art. 7 - Consiglio di presidenza Il Presidente sarà coadiuvato dal consiglio
di presidenza, formato dal Vicario generale, da un Vicario di Zona designato
dagli altri Vicari, da due laici designati dall’Assemblea, e dal Segretario.
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Art. 8 - Segretario È compito del Segretario: preparare le riunioni, inoltrare
gli inviti, redigere i verbali, conservare la documentazione dell’archivio, stilare
e diramare i comunicati d’informazione, previo mandato ed approvazione del
Vescovo.
Art. 9 - Convocazione Spetta unicamente al Vescovo convocare il CPD; a
lui compete rendere di pubblica ragione le materie trattate dal Consiglio (can.
514§1).
Art. 10 - Assemblea L’assemblea è composta da tutti i membri del CPD. Si
riunirà in sessione ordinaria almeno due volte nell’anno. In sessione straordinaria ogni volta che il Vescovo lo riterrà necessario, anche su richiesta, tramite
il Segretario, di almeno un terzo dei membri del Consiglio stesso.
Art 11 - Commissioni Il CPD può proporre la costituzione di commissioni
di indagine e di studio dei problemi pastorali. Potranno essere invitati a partecipare, in qualità di esperti, persone esterne al CPD.
Art. 12 - Sostituzioni I membri sono tenuti a partecipare alle riunioni. In
caso di dimissioni o di tre assenze consecutive ingiustificate o per decadenza
dell’ufficio dei membri di diritto o venendo meno i requisiti di cui all’art. 4 di
questo Statuto, il Presidente procederà alla opportuna sostituzione.
Art. 13 - Durata Il CPD dura in carica cinque anni. I membri eletti possono
essere rieletti per un secondo quinquennio. Se un membro, eletto a qualunque
titolo, cessa di esserlo per qualunque motivo, il rispettivo organismo ne eleggerà un altro che durerà in carica fino alla scadenza del Consiglio. Il CPD cessa
di esistere durante la vacanza della sede (can. 513§2).
Art. 14 - Rimando alle norme comuni Per quanto non previsto da questo
Statuto, si rimanda al diritto comune.
Il presente Statuto entra in vigore a partire dal 1° febbraio 2014.
Sora, dalla Sede Vescovile, 28 gennaio 2014,
Memoria di s. Tommaso d’Aquino
Il cancelliere vescovile
Sac. Mario Santoro
Il Vescovo
X Gerardo Antonazzo
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D.V. 02/2014
Prot. n. 29/14
REgOLAMENTO DEL CONSIgLIO PASTORALE DIOCESANO
Art. 1- Natura e fine
Il CPD, quale organismo di comunione ecclesiale, opera per la crescita dell’unità e della fede nella Chiesa particolare.
Art. 2 - Composizione
Il CPD è composto:
a. dai membri di diritto:
Vicario generale, Vicari Zonali, Rettore del Seminario, Direttore Ufficio Caritas, Direttore dell’Ufficio Liturgico, Direttore dell’Ufficio Evangelizzazione e Catechesi, Delegato Vescovile per la Consulta delle Aggregazioni
laicali.
b. dai membri eletti
Un rappresentante eletto dai Diaconi permanenti, uno dai Religiosi, una dalle
Religiose e uno dagli Istituti secolari, il Segretario di ogni Consiglio pastorale zonale, i membri del Consiglio di presidenza della Consulta delle aggregazioni laicali;
c. dai membri di nomina vescovile di numero non superiore ad un quinto
della totalità dei membri.
Tutti i membri del CPD, a qualunque titolo vi facciano parte, debbono considerarsi dei discepoli di Cristo, con un mandato ricevuto dalla Chiesa, per un
servizio gratuito e volontario, da offrire alla comunità diocesana, per favorirne
il cammino di comunione e di santificazione, e per realizzare la sua missione
evangelizzatrice, avendo di mira unicamente “la salvezza delle anime, che deve
sempre essere nella Chiesa la legge suprema” (can. 1752).
Art. 3 - Compiti del Presidente
1. Spetta al Vescovo, in qualità di Presidente, oltre che convocare e presiedere le riunioni del CPD:
a. stabilire l’Ordine del Giorno, sentito il Consiglio di presidenza;
b. approvare o meno e rendere esecutive le proposte emerse, demandandone
l’esecuzione agli uffici competenti;
c. renderle di pubblica ragione nei modi che ritiene più opportuni, oltre alla
pubblicazione sulla rivista diocesana.
2. Il Presidente può affidare ad un membro del Consiglio di Presidenza il
compito di moderare le riunioni
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Art. 4 - Compiti del Consiglio di Presidenza
Il compito del Consiglio di presidenza è coadiuvare direttamente il Presidente:
a. proponendo gli argomenti da trattare in assemblea, anche sulla base di
richieste provenienti dagli altri membri del CPD o dalle comunità ecclesiali;
b. coordinando i lavori delle commissioni;
c. provvedendo alla preparazione di eventuali documenti di informazione.
Art. 5 - Compiti del Segretario
Il Segretario, oltre ai compiti indicati nell’art. 8 dello Statuto, deve:
a. redigere il verbale di ogni riunione del CPD
b. tenere aggiornato 1’elenco dei consiglieri, provvedendo agli adempimenti
necessari per la sostituzione durante il corso del mandato del CPD;
c. curare la redazione, l’invio dell’O.d.G. delle riunioni con i documenti annessi, e l’avviso di convocazione;
d. raccogliere la documentazione dell’attività del Consiglio; e. mantenere i
contatti con i Consigli Pastorali Zonali e Parrocchiali;
f. svolgere tutte le attività necessarie per il buon andamento del Consiglio, in
collaborazione con il Vescovo ed il Consiglio di Presidenza.
Art. 6 - Convocazione del CPD
Il Vescovo, attraverso la segreteria, convoca il CPD con avviso scritto, anche
via e-mail, inviato dieci giorni prima delle riunioni ordinarie, e cinque delle
riunioni straordinarie. L’avviso deve contenere gli argomenti all’O.d.G., il
luogo, la data, l’orario d’inizio e di fine della riunione.
Art. 7 - L’Assemblea
Le riunioni dell’Assemblea sono presiedute dal Vescovo o da un suo delegato. Saranno valide con la presenza della maggioranza assoluta dei membri.
Non sono ammesse deleghe o sostituzioni.
Art. 8 - Svolgimento delle riunioni
Ogni riunione dell’Assemblea si aprirà con la preghiera, cui seguirà la lettura
del verbale della riunione precedente e la sua approvazione. Si passerà, poi,
all’esame degli argomenti all’O.d.G. introdotti, se necessario, da una breve
relazione. I relatori saranno designati dal Consiglio di Presidenza. Seguirà la
discussione, cui potrà intervenire ogni consigliere, dopo aver chiesto la parola al moderatore. Al termine della discussione il relatore potrà replicare
agli interventi e formulerà le mozioni conclusive. Tali mozioni, se il presidente lo riterrà opportuno, saranno sottoposte a votazione, che avverrà o per
alzata di mano o per appello nominale o per scrutinio segreto.
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Art. 9 - Esecuzione
Le decisioni del CPD potranno essere rese esecutive dal Vescovo, se,
quando, e nei modi che egli riterrà opportuni.
Il presente Regolamento entra in vigore a partire dal 1° febbraio 2014.
Sora, dalla Sede Vescovile, 28 gennaio 2014,
Memoria di s. Tommaso d’Aquino
Il cancelliere vescovile
Sac. Mario Santoro
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Il Vescovo
X Gerardo Antonazzo
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NOMINE
S. E. Mons. Vescovo ha nominato:
In data 31 gennaio 2014, D. V.03/2014, prot. n. 60/14, il Reverendo Presbitero don Silvano Casciotti Direttore del Centro Diocesano Vocazioni, per la durata di tre anni;
In data 19 marzo 2014, D.V. 04/2014, prot. n. 98/14:
i Rev. di Presbiteri don Giovanni De Ciantis, don Giuseppe Basile,
don Antonio Molle, i Sigg. Sergio Palleschi e Orlando Polsinelli,
membri del Consiglio per gli Affari economici del Seminario, per
la durata di tre anni.
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LETTERE
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Ai membri del Consiglio Pastorale Diocesano
LL. SS.
Carissimi,
dopo un periodo piuttosto lungo di interruzione della collaborazione del
Consiglio pastorale diocesano nella vita ecclesiale della nostra Comunità, desidero incontrare tutti per riorganizzare la vitale e dinamica sinergia del Consiglio con la programmazione pastorale della Chiesa diocesana.
Scrive Papa Francesco nell’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”:
“I laici sono semplicemente l’immensa maggioranza del popolo di Dio. Al
loro servizio c’è una minoranza: i ministri ordinati. È cresciuta la coscienza
dell’identità e della missione del laico nella Chiesa. Disponiamo di un numeroso laicato, benché non sufficiente, con un radicato senso comunitario e una
grande fedeltà all’impegno della carità, della catechesi, della celebrazione
della fede. Ma la presa di coscienza di questa responsabilità laicale che nasce
dal Battesimo e dalla Confermazione non si manifesta nello stesso modo da
tutte le parti. In alcuni casi perché non si sono formati per assumere responsabilità importanti, in altri casi per non aver trovato spazio nelle loro Chiese
particolari per poter esprimersi ed agire, a causa di un eccessivo clericalismo
che li mantiene al margine delle decisioni” (n. 102).
La corresponsabilità dei laici nella vita ecclesiale è di fondamentale importanza per la crescita organica del Corpo di Cristo e per l’evangelizzazione delle
realtà temporali (politica, società, economia, cultura, categorie professionali,
lavoro …).
Pertanto, con viva cordialità e pressante premura convoco il Consiglio pastorale diocesano per
gIOVEDÌ 23 gENNAIO 2014, ALLE ORE 18.00 PRESSO
IL CENTRO PASTORALE SAN LUCA, IN SORA.
All’ordine del giorno svolgeremo i seguenti impegni:
1. Preghiera iniziale
2. Statuto e Regolamento del Consiglio pastorale
3. Composizione del Consiglio pastorale
4. Composizione del Consiglio di presidenza
5. Progetto pastorale dell’anno: verifica intermedia
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6. Progetto pastorale 2014-2015
7. Assemblea teologico-pastorale diocesana: 10-12 marzo 2014
8. Comunicazioni del Presidente
Affido questa ripresa del lavoro del Consiglio alla preghiera e all’impegno
di tutti, certo di poter confidare nella responsabilità di ciascuno. Con sincera e
fraterna amicizia.
Sora, 13 gennaio 2014
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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Al Vicario Generale
Ai Vicari episcopali zonali
Ai Direttori Uffici pastorali diocesani
In previsione di una programmazione unitaria delle proposte pastorali che
ogni singolo ufficio diocesano intende predisporre per il tempo liturgico della
Quaresima-Pasqua, invito ad un incontro di coordinamento i Direttori degli
Uffici pastorali diocesani, insieme con i Vicari episcopali zonali. Per “Uffici
pastorali” si intende: Ufficio Liturgico, Ufficio Caritas, Ufficio evangelizzazione e catechesi, Ufficio pastorale giovanile, Ufficio pastorale familiare, Pastorale Vocazionale.
L’incontro è fissato per Venerdì 7 febbraio 2014, presso il Centro Pastorale
San Luca, con le seguenti modalità:
ore 09.30:
incontro del Vescovo con il Vicario generale e i Vicari episcopali
zonali
ore 10.15:
incontro del Vescovo con tutti i Vicari e i Direttori degli Uffici
pastorali diocesani.
Ogni direttore d’ufficio presenterà le proprie proposte per la diocesi, da realizzare nel tempo liturgico della Quaresima-Pasqua. Sarà anche questo un
segno concreto della comunione in cui crescere, per meglio testimoniare il servizio d’amore per la nostra Chiesa particolare.
Vi ringrazio molto cordialmente, e vi benedico di cuore.
Sora, 28 gennaio 2014
Memoria di s. Tommaso d’Aquino
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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PER UNA CONVERSIONE PASTORALE E MISSIONARIA
Lettera alla Comunità per la Quaresima 2014
A. ORIENTAMENTI DOTTRINALI
1. Per pregare
Icona biblica: lectio divina di Mt 15,21-28
“Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco,
una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di
me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio».
23
Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!».
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Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa
d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore,
aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo
ai cagnolini». 27«È vero, Signore - disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le
replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da
quell’istante sua figlia fu guarita”.
Gesù va in soccorso ai popoli pagani e idolatri della zona di Tiro e di Sidone. L’Agnello senza macchia affronta e si confronta con l’impurità dei pagani. Ai figli di Israele annuncia che la loro purezza può divenire impura, ai
pagani che la loro impurità può divenire pura.
Gesù “abita” la periferia esistenziale di coloro che oggi non vivono le ragioni della fede. Nel concreto delle nostre situazioni, possiamo pensare soprattutto alle “persone battezzate che però non vivono le esigenze del battesimo”
(Benedetto XVI, Omelia per il Sinodo 2012), ma anche a coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato.
Cosa fare? Chi deve incrociare i passi di questi nostri fratelli? Con quale
animo? Gesù trova nella donna cananea molta più fede di quanto potevamo
immaginare. È la sorpresa del “primerear” di Dio. “Primerear” non è mai
stato un neologismo virtuoso in quanto implicava “fregare” l’altro, prendere
l’iniziativa prima dell’altro o prima che l’altro se ne renda conto. C’è un detto
molto popolare nel Rio de la Plata: “chi picchia per primo, picchia due volte”.
Nella Vigilia di Pentecoste, coi membri dei movimenti ecclesiali il 18 maggio
2013, Papa Francesco si riferiva a Dio: “Ci diciamo che dobbiamo cercare Dio,
ma quando noi andiamo verso di Lui, Lui ci sta già aspettando. Lui è già lì e,
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userò un’espressione che usiamo in Argentina: il Signor ci “primerea” , ci anticipa, ci sta aspettando: pecchi e lui ti sta aspettando per perdonarti. Lui ci
aspetta per accoglierci, per darci il suo amore, e ogni volta la fede cresce. Qualcuno preferirebbe studiarla, è importante, ma quello che è più importante è
l’incontro con Dio perché è Lui che ci da la fede”.
L’opera di Dio ci precede, Lui arriva prima di noi, è già presente, nascostamente, nella coscienza di ogni creatura.
Con grande gioia e fiducia, carissimi, partiamo verso il cuore di chi cerca
Dio, anche senza saperlo, di chi non lo cerca più, forse anche a causa nostra,
di chi vorrebbe cercarlo e non sa come fare.
2. Per riflettere
“La tua fede ti ha salvato”
In continuità ideale con il Progetto pastorale dell’anno “La tua fede ti ha
salvato”, il tempo liturgico ed ecclesiale della Quaresima-Pasqua costituisce
un dono favorevole e prezioso da “spendere” con intelligenza generosa e creativa al servizio dell’evangelizzazione per la trasmissione della fede in ciascuna
comunità della nostra Chiesa particolare.
Nella “trasformazione missionaria della Chiesa”, il primo punto indicato
dal documento di Papa Francesco “Evangelii gaudium”, è che “nella Parola
di Dio appare costantemente il dinamismo di ‘uscita’ che Dio vuole provocare
nei credenti”, a partire da Abramo. “La più grande minaccia” è, quindi, “il grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale tutto apparentemente procede nella normalità, mentre in realtà la fede si va logorando”
(Evangelii gaudium, 83).
L’afflato spirituale e pastorale del testo rimanda a quanto i padri sinodali
avevano già espresso al termine dei lavori assembleari: “La Chiesa è lo spazio
che Cristo offre nella storia per poterlo incontrare... Sta a noi oggi rendere concretamente accessibili esperienze di Chiesa, moltiplicare i pozzi a cui invitare
gli uomini e le donne assetati e lì far loro incontrare Gesù, offrire oasi nei deserti della vita” (Sinodo dei Vescovi 2012, Messaggio al Popolo di Dio n. 3).
Tempo di conversione comunitaria
Giovani Paolo II nel discorso al Convegno ecclesiale di Palermo lanciò la
grande sfida, che doveva delineare i tratti della svolta decisiva per la conversione pastorale delle parrocchie: “In Italia infatti la Chiesa, per grazia di Dio,
continua ad essere viva – questo Convegno ne è un segno – e sta prendendo
più chiara coscienza che il nostro non è il tempo della semplice conservazione
dell’esistente, ma della missione. È il tempo di proporre di nuovo, e prima di
tutto, Gesù Cristo, il centro del Vangelo. Ci spingono a ciò l’amore indiviso di
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Dio e dei fratelli, la passione per la verità, la simpatia e la solidarietà verso
ogni persona che cerca Dio e che, comunque, è cercata da Lui” (Giovanni
Paolo II, Convegno ecclesiale di Palermo 1995).
L’Evangelii gaudium bolla l’«accidia pastorale» che impedisce di andare
verso le periferie esistenziali del mondo; la «pastorale della tomba», che a poco
a poco trasforma i cristiani in «mummie da museo»; il senso di sconfitta, che
rende pessimisti, scontenti e disincantati; l’immagine di una «Chiesa malata
per la chiusura», nella quale non si può entrare e dalla quale il Signore che è
dentro non può uscire; l’«introversione ecclesiale», ferma in un groviglio di
ossessioni e procedimenti che tolgono la gioia e il dinamismo del Vangelo.
Il punto di partenza è l’invito a “recuperare la freschezza originale del Vangelo”, trovando “nuove strade” e “metodi creativi”, Gesù non va imprigionato
nei nostri “schemi noiosi”. E se annunciare il Vangelo è “gioia”, “un evangelizzatore non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale” (Evangelii
gaudium, 10).
La missione come stato permanente
La missione è il primo attributo della Chiesa: La Chiesa è missionaria! “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade,
piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi
alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro
e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti” (Evangelii
gaudium, 49).
Dove non si vive la logica, il metodo e lo stile della missione la Chiesa è
destinata a esaurire il suo compito, svilisce la sua opera, snatura la sua identità,
sfigura il suo vero volto. È irriconoscibile!
“Spero che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria,
che non può lasciare le cose come stanno. Ora non ci serve una ‘semplice amministrazione’. Costituiamoci in tutte le regioni della terra in un stato permanente di missione” (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 25).
Il n. 24 invita ad «andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci
delle strade per invitare gli esclusi… La comunità evangelizzatrice si mette,
mediante opere e gesti, nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze; si
dispone poi ad accompagnare, usa molta pazienza ed evita di non tenere conto
dei limiti…; trova il modo per far sì che la Parola si incarni in una situazione
concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparentemente siano imperfetti o
incompiuti».
Ogni volta che si cerca di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo «spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di
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espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il
mondo attuale» (nn. 7, 11-12). La pastorale è l’arte dell’incontro e della vicinanza, senza giudizi di colpevolezza (nn. 67, 115, 170-172).
La conclusione è audace e consolante: «Le sfide esistono per essere superate. Siamo realisti, ma senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena
di speranza. Non lasciamoci rubare la forza missionaria!» (n. 109).
B - INDICAZIONI E INIZIATIVE PASTORALI
1. Incontro del Vescovo con le Comunità parrocchiali
Si intensificano nel tempo della Quaresima gli incontri pastorali che già ho
avviato in circa 16 parrocchie. L’incontro consiste nel celebrare l’eucarestia
feriale, e subito dopo svolgere un’assemblea parrocchiale alla quale sono invitati a partecipare gli organismi parrocchiali di partecipazione (Consiglio pastorale parrocchiale, Consiglio parrocchiale per gli affari economici), i
responsabili e i componenti dei vari gruppi ecclesiali, le religiose, i diaconi
permanenti, i fedeli laici della comunità. È un evento di ascolto tra il Vescovo
e la Comunità, a partire dalla consapevolezza che la conoscenza del cammino
di una comunità, quindi la sua vita reale, si comprende meglio dalla periferia
che dal centro.
2. I° Seminario teologico-pastorale
Dal 10 al 12 marzo, guidati dall’esperto europeo fra Enzo Biemmi, si svolgerà il primo seminario di studio sul tema: “Il secondo annuncio, per il risveglio della fede nell’età adulta”. Saremo aiutati a focalizzare meglio
l’accompagnamento pastorale degli adulti “lontani”, per la riscoperta della loro
fede battesimale.
3. Viaggio missionario in Africa
Nel Convegno missionario diocesano del 9 febbraio 2014, si è concordata
l’ipotesi di un progetto di reciprocità ecclesiale da avviare tra la nostra Diocesi
e la diocesi di Rutana, in Burundi. Si tratta di una diocesi giovane, eretta cinque
anni fa, in condizione di bisogno sia per l’evangelizzazione sia per le basilari
strutture di assistenza in favore delle popolazioni. La nostra diocesi in tal modo
avvierebbe un progetto unitario dove convogliare sia le risorse umane disponibili (sacerdoti e laici) sia gli aiuti materiali.
4. Sussidio pastorale degli Uffici diocesani
Gli Uffici pastorali diocesani, grazie ad un organico confronto e coordinamento, propongono un Sussidio pastorale organico quale strumento di aiuto e
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supporto nella programmazione pastorale delle Zone e delle Parrocchie del nostro territorio per questo ampio tempo liturgico della Quaresima. Con la cura
e il coordinamento dei Vicazi episcopali di Zona e il servizio qualificato dell’Ufficio per l’evangelizzazione e la Catechesi, gli Uffici hanno elaborato insieme un Sussidio per la Quaresima, quale strumento di lavoro pastorale,
trasversale alle diverse fasce d’età, e trasversale alle varie dimensioni della
vita cristiana (catechesi, liturgia, carità). Il testo, ricco e articolato, è un pregevole strumento di lavoro, da cui attingere proposte e contenuti per potenziare
lo sviluppo di un’azione comunitaria di evangelizzazione in prospettiva missionaria. Il testo del Sussidio è pubblicato sul sito internet della diocesi, e può
essere utilizzato in tutto o in parte.
5. Proposte e iniziative specifiche
Gli Uffici diocesani propongono alcune iniziative specifiche, settoriali ma
non disarticolate. È molto utile tenere d’occhio il seguente programma di ciascun ufficio, perché ogni iniziativa di evangelizzazione non sia accolta e attuata
in modo isolato rispetto al quadro d’insieme organico e unitario, soprattutto
coerente con la meta pastorale dell’anno.
5.a PASTORALE GIOVANILE
• Scuola di preghiera dei Giovani: ogni mese, nei due centri per la Zona
Nord (Sora, chiesa di S. Spirito) e Zona Sud della diocesi (Roccasecca,
chiesa di s. Margherita).
• Incontri del Vescovo con i giovani degli Istituti superiori della diocesi
• Convegno diocesano dei giovani sul tema: “Comunicazione e media”
(9 marzo 2014).
• Campo di spiritualità per giovani (28-30 marzo 2014).
• Veglia di Pentecoste organizzata dalla Pastorale giovanile (Venerdì 6
giugno 2014).
5.b PASTORALE LITURGICA
• Attuazione degli Orientamenti di pastorale liturgica già presentati nell’incontro diocesano con i diversi operatori, in attesa di poterli pubblicare con testo scritto.
• Iniziare, a partire dal tempo di Quaresima-Pasqua, a curare le monizioni (introduzione alla celebrazione della Messa, introduzione all’ascolto della Parola di Dio) per la celebrazione eucaristica domenicale,
istituendo la figura del “Commentatore”.
• Celebrazione della Via Crucis animata dai ragazzi e dai giovani presso
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i luoghi della “fragilità”: Ospedali, Case di Cura, Strutture di accoglienza
di anziani, Case-famiglia, Centri per disabili…
5.c PASTORALE FAMILIARE
• In questo tempo liturgico si svolgono la maggior parte degli Itinerari
di preparazione al matrimonio, aggancio propizio per annunciare
l’amore cristiano e il vangelo della famiglia.
• Celebrazioni particolari per i gruppi di fidanzati che partecipano agli
itinerari.
5.d PASTORALE VOCAZIONALE
• Scuola di preghiera degli adolescenti.
• Week-end vocazionali mensili.
• Settimane vocazionali parrocchiali.
• Avvio della “comunità stabile di discernimento” nel Seminario diocesano.
5.e PASTORALE DELLA CARITÀ
• Formazione degli operatori Caritas per l’attuazione dei cinque Centri
da avviare nella Zona pastorale di Aquino.
• Attivazione di un Centro di accoglienza dei Rifugiati, in acccordo con
la Prefettura di Frosinone.
La Liturgia delle Ceneri, con la quale la Chiesa inizia un percorso intenso
di grazia, sia segno sacramentale della nostra reale “conversione pastorale e
missionaria”, per una Chiesa che annunci con rinnovato slancio la luce della
fede (lumen fidei), e testimoni con ritrovato ardore la gioia del vangelo (evangelii gaudium).
“Il Dio della pace, …il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene,
perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito
per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. La
grazia sia con tutti voi (Ebr 13).
Vi benedico con tutto il cuore.
Sora, 16 febbraio 2014
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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PELLEgRINAggIO REgIONALE AD ASSISI 4 OTTObRE 2014
Prot. n. 66/14
Signor Sindaco,
ho il piacere di comunicarLe che nei giorni 3 - 4 ottobre 2014 si terrà il pellegrinaggio regionale francescano del Lazio ad Assisi, con l’offerta dell’olio
per la lampada che arde sulla tomba di San Francesco. Ogni anno, dalla proclamazione di San Francesco e di Santa Caterina da Siena a patroni d’Italia nel
1939, a turno le diverse regioni italiane rinnovano l’offerta dell’olio a nome
dell’intero Paese.
Il Lazio ha già compiuto il pellegrinaggio regionale ad Assisi nel 1956, nel
1974 e nel 1994, sempre con larghissima partecipazione di pellegrini, accompagnati dai Vescovi e dalle Autorità della Regione, delle Province e dei Comuni, con i rispettivi gonfaloni.
Il IV pellegrinaggio francescano del Lazio ci offre l’opportunità di approfondire la conoscenza della figura e della spiritualità di San Francesco che ha avuto
uno speciale rapporto con la nostra regione, testimoniato nel tempo da numerose
e significative presenze francescane diffuse su tutto il territorio. Un apposito Comitato Regionale, in via di costituzione, è incaricato di animare la preparazione
dell’evento con appropriate iniziative spirituali e culturali, per riproporre nella
maniera più larga possibile il messaggio francescano, che continua ad attrarre
tutti, ed in maniera sorprendente sa interpretare l’interesse e i desideri dei giovani.
Non mancheranno iniziative anche a livello diocesano, per le quali già chiedo la
Sua collaborazione e la presenza delle Istituzioni del territorio.
Nel pellegrinaggio ad Assisi ci ha preceduto il Vescovo di Roma, Papa Francesco, che il 4 ottobre scorso ha voluto onorare San Francesco presentandone
a tutti, ed in particolare all’Italia, la ricchezza di umanità, la tensione spirituale
e la carità evangelica.
Sono sicuro che la presente comunicazione e l’invito, a cui certamente farà
seguito quello del Comune di Assisi, troveranno in Lei e nel Consiglio di codesto Comune, convinta accoglienza, e che non mancherà nelle prossime celebrazioni francescane la presenza e l’attiva partecipazione della Sua comunità.
Ringraziandola per l’attenzione, Le chiedo di accogliere il mio cordiale saluto che desidero estendere ai Suoi collaboratori e a tutti i componenti l’Amministrazione della città e il Consiglio Comunale.
Sora, 22 febbraio 2014
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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Prot. 69 /2014
Carissimi Sacerdoti, Diaconi, Consacrati,
Operatori pastorali e fedeli Laici,
il percorso pastorale dell’anno è nella fase decisiva del suo svolgimento
concreto e capillare. In questo periodo ogni Zona pastorale sta attuando una
verifica intermedia dell’attuazione del Progetto, un evento più che salutare sia
per l’edificazione della comunione e convergenza pastorale, sia per il potenziamento dell’azione evangelizzatrice delle Comunità parrocchiali.
Nel testo degli Orientamenti pastorali dell’anno 2013-2014 abbiamo fissato, tra i diversi altri, quello di raggiungere gli adulti con un rinnovato slancio
nell’annuncio della fede. Molti di loro restano sulla soglia della comunità cristiana, riconoscendosi soltanto nella “comunità dei battezzati”, ma molto raramente partecipi della “comunità eucaristica” segnata da una vita cristiana più
regolare e convinta.
Abbiamo scritto nel testo del Progetto diocesano: “La Parola di Dio è Gesù
Cristo, Cristo crocifisso e risorto, amore rivelato e donato dal Padre, proposta e risposta alle domande di senso, di vita dell’uomo di oggi. A Lui l’uomo
risponde con la fede, adesione di amore ad una Persona viva e fonte di rigenerazione, di una «vita nuova nello Spirito» resa possibile dalla grazia donata
dai sacramenti. La sequenza logica della vita cristiana è: fede (suscitata dall’ascolto) – sacramento (celebrazione della fede) – vita nuova (sequela di Cristo). E’ necessario che ogni comunità, ogni parrocchia, ogni Consiglio
pastorale si domandi: la nostra Comunità sta annunciando, nelle varie forme
e attraverso le varie sue attività, Gesù crocifisso e risorto, quindi il Vangelo,
o sta facendo solo devozioni e celebrazioni sterili, abitudinarie, stantie?” (“La
tua fede ti ha salvato”, pag. 15).
Al fine di approfondire e rilanciare l’obiettivo della conversione pastorale
e missionaria verso gli Adulti, invito tutti a partecipare al
I Seminario teologico-pastorale
“IL SECONDO ANNUNCIO, PER IL RISVEGLIO DELLA FEDE
NELL’ETÀ ADULTA”
Il seminario si svolgerà nella chiesa di s. Carlo, Isola del Liri, dal 10 al 12
marzo 2014, dalle ore 18.00 alle ore 20.00. Sarà guidato da fra Enzo Biemmi,
una delle figure più rilevanti tra gli esperti a livello europeo.
Sono particolarmente invitati i Consigli pastorali diocesano, Zonali e Parrocchiali, le Aggregazioni Laicali, gli Operatori pastorali e i Fedeli Laici più
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partecipi e sensibili al cammino ecclesiale. Tutti sapremo cogliere la preziosità
formativa di questo evento.
Vi benedico con tutto il cuore, invocando su ciascuna Comunità una speciale carezza spirituale di Maria, la Vergine Bruna di Canneto.
Sora, 22 febbraio 2014
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
N. B. - Gli Atti del Seminario sono pubblicati nella collana “Doctor Angelicus”, n. 2/2014
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ELEzIONI AMMINISTRATIVE
Prot. n. 138/14
Carissimi Sacerdoti,
approssimandosi la data delle Elezioni Amministrative in diversi Comuni
della nostra Diocesi, desidero richiamare il documento emanato della Congregazione della Dottrina della fede «Su alcune questioni riguardanti l’impegno
e il comportamento dei cattolici nella vita politica» (24 novembre 2002), dove
si afferma, tra l’altro, che l’aiuto di ogni sacerdote consiste nell’illuminare il
fedele sul dovere della cittadinanza attiva e responsabile, soprattutto nel momento in cui è chiamato a esprimere da cristiano il suo compito di elettore.
Ritengo anche opportuno offrire alcune concrete indicazioni, al fine di garantire quell’unità e correttezza di comportamento, nel segno del rispetto per
tutti, che anche in questi momenti è necessario assicurare.
1. Ogni sacerdote ha il dovere di esprimere verso le Istituzioni civili rispetto,
dialogo e fattiva collaborazione per il bene delle persone. E’ necessario osservare con chiarezza la distinzione tra la sfera dei rapporti personali, e quella
pubblica e istituzionale, improntata sempre alla cordialità e stima, per un proficuo e reciproco dialogo.
2. È doveroso per ogni sacerdote restare completamente al di fuori del dibattito pre-elettorale, rimanendo assolutamente estranei a qualsiasi partito,
schieramento politico, o singoli candidati. Questa esigenza è fondata sulla natura stessa del nostro ministero, «infatti pur essendo queste cose buone in se
stesse tuttavia sono aliene dallo stato clericale in quanto possono costituire
un grave pericolo di rottura della comunione ecclesiale … Ogni fedele deve
poter accedere al sacerdote senza sentirsi escluso per alcuna ragione” (Congregazione per il clero, “Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri”, 33).
3. Per tutto il periodo ufficiale della campagna elettorale è proibito dare in
uso qualunque locale di proprietà della parrocchia o di altri enti ecclesiastici
(Confraternite, Pie Associazioni, Comunità religiose...), anche quelli concessi
in comodato d’uso, a rappresentanti di partito o raggruppamento politico, sindacale o associativo, per lo svolgimento di attività elettorali, anche per incontri/dibattiti in cui siano parimenti rappresentate tutte le parti politiche.
4. È ugualmente proibito dare in uso locali di proprietà della parrocchia o
di altri enti ecclesiastici, anche quelli concessi in comodato d’uso, a persone
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aventi incarichi istituzionali (deputati, senatori, assessori regionali e provinciali, etc…), al fine di presentare programmi e proposte, per sostenere più o
meno apertamente la campagna elettorale di una parte politica.
5. Sarà inoltre cura di ogni Sacerdote vigilare a che all’interno dei locali
annessi alle parrocchie, e/o ad altro ente ecclesiastico, non si faccia volantinaggio, affissione di manifesti o comunque qualunque altra forma di propaganda elettorale da parte di chiunque, né si utilizzino a questo scopo i bollettini
parrocchiali e simili.
6. Nel caso in cui un laico impegnato in qualche servizio parrocchiale o
diocesano decida di candidarsi in una lista, a partire dall’apertura ufficiale della
competizione elettorale fino alla sua conclusione, dovrà sospendere il suo impegno pastorale in parrocchia o in diocesi. Nel caso in cui dovesse risultare
eletto, dovrà dimettersi dallo stesso incarico pastorale per tutta la durata del
suo mandato amministrativo.
7. Tutti gli operatori pastorali parrocchiali che intendono partecipare attivamente allo svolgimento della campagna elettorale, lo faranno a titolo personale, conservando assolutamente distinti i due ambiti di impegno, quello civile
e quello ecclesiale, perché non ci siano motivi di interferenze e strumentalizzazioni. Ogni sacerdote è chiamato a istruire ciascun operatore pastorale sulla
necessaria distinzione, e a vigilare perché sia garantito il comportamento corretto di tutti e il sereno rapporto tra tutti.
8. Conclusa la competizione elettorale, è bene che il Parroco esprima, a
nome dell’intera comunità parrocchiale, un messaggio augurale di buon lavoro
al Sindaco eletto e al nuovo Consiglio comunale (composto dalla maggioranza
e dall’opposizione), con i quali si dovrà instaurare, in ogni caso, un rapporto
di fattiva collaborazione.
Sono certo che prenderete nella dovuta considerazione queste riflessioni e
indicazioni, offerte a tutti in spirito di servizio.
Sora, 19 marzo 2014
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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MISSIONE IN VAL COMINO
Carissimi Sacerdoti e Fedeli laici,
mi piace richiamare un’espressione molto bella della Bibbia, con la quale
desidero condividere il progetto della Missione in Val di Comino”: “La gioia
del Signore è la vostra forza”,parole rivolte da Neemia al popolo di Israele,
per incoraggiarlo in un momento di dura prova (Ne 8,10).
Questa frase indica innanzitutto la gioia del Signore verso di noi. La
Missione in Val di Comino vuole annunciare che Dio è felice di noi, è contento
di averci creato, è felice di essere vicino a ciascuno,ha fiducia in noi, ci vuole
bene, ci tratta bene, e non possiamo sentirci soli, né abbandonati, perché Lui
non si dimentica mai di noi: siamo disegnati sulle palme delle sue mani (cfr. Is
49).
La Missione vuole dimostrare anche la nostra gioia verso il Signore.
Annuncia a tutti la nostra gioia di credere nel Signore, la gioia per i segni della
sua bontà e provvidenza, la gioia del battesimo che ci ha inseriti nella famiglia
della Chiesa, la gioia dei Sacramenti con cui Dio alimenta e sostiene la nostra
amicizia con Gesù Cristo Risorto.
La vera gioia è contagiosa, quindi è missionaria! E’ la gioia, la forza
della Missione in Val di Comino: vogliamo contagiare con la luce gioiosa della
fede, vogliamo contagiare con la gioia incontenibile del Vangelo, che ci rende
cristiani felici.
Auguro a tutti i Missionari, sacerdoti e fedeli laici, di essere forti di questa
gioia, per rendere felici tanti fratelli e sorelle che incontrerete lungo le strade
delle nostre periferie.
Vi accompagno con la mia speciale benedizione.
Sora, 25 marzo 2014, Annunciazione del Signore
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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LETTERA AI SACERDOTI PER LA S. MESSA CRISMALE
16 aprile 2014
Carissimi sacerdoti,
nell’intimità spirituale della celebrazione della Messa Crismale, mi sento
cordialmente vicino a ciascuno, per ringraziarvi per la profonda solidarietà che
ci unisce nella nostra amicizia fraterna e nel nostro ministero, con le sue radici
e motivazioni nella comune partecipazione al sacerdozio di Cristo Gesù.
Con il rito della Messa Crismale rinnoviamo il nostro sincero e gioioso “Sì,
lo voglio”, in purezza di coscienza, i sacri impegni del nostro ministero. Celebreremo “ la memoria annuale del giorno in cui Cristo Signore comunicò agli
apostoli e a noi il suo sacerdozio” (Messa crismale). Nel vivo ricordo della nostra ordinazione sacra, ci sentiremo ancora una volta afferrati dalla misericordia
del Signore, che rigenera la nostra missione rinnovando la sua fiducia, la sua
amicizia, il suo amore di predilezione per noi. Anche le nostre braccia amorevoli devono sostenere il cammino di ogni fratello presbitero.
Sento crescere ogni giorno di più il mio affetto spirituale per voi, riconoscendo in voi i “collaboratori di cui abbiamo bisogno per l’esercizio del sacerdozio apostolico” (Rito di ordinazione). Lasciatemi esprimere l’apprezzamento
per la fedeltà e la generosità del vostro cuore, quali “fedeli dispensatori dei misteri di Dio” (Messa crismale). Senza mai perdere la giusta consapevolezza
dei nostri limiti, siamo sicuri, noi per primi, che il Signore non ci salva al centro
delle nostre presunte sicurezze, ma nella periferia delle nostre debolezze.
Non vi manchi mai questa serena e confortante fiducia: il vostro Vescovo è
la persona più vicina alle vostre gioie, ma anche ai dispiaceri, alle delusioni,
alle solitudini, agli ostacoli di ogni genere. Ma vi chiedo di non dimenticate
che anche il vostro Vescovo non è immune da queste prove, e non è il superuomo con la soluzione pronta per ogni problema, imperturbabile nelle avversità. E allora “pregate anche per me…perché diventi ogni giorno di più
immagine viva e autentica del Cristo sacerdote, buon pastore, maestro e servo
di tutti” (Messa crismale).
L’olio della Messa crismale è il frutto di una severa macinatura, e grazie a
questa “sofferenza” cui è sottoposto, può sprigionare la fragranza delle sue
proprietà odorifere e la forza terapeutica dei suoi poteri. Così la nostra vita,
spremuta sotto il torchio del sacrificio e della rinuncia, è come l’alabastro che
si lascia frantumare nel dono di sè, per espandere il prezioso profumo (Mc
14,3-4) della misercordia salvifica del Signore Gesù su tutti coloro che ci sono
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affidati. Il Signore ci vuole servi della sua compassione per l’umanità.
Vi auguro di vivere intensamente la gioia del Triduo pasquale, sostenendo
il nostro ministero con l’abbondanza della preghiera personale, del raccoglimento interiore, della fraternità sacerdotale.
Il segno della mia benedizione confermi il reciproco affetto, nel quale condividere sinceramente le grazie spirituali del nostro ministero.
Sora, 16 aprile 2014, S. Messa Crismale
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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COMMISSIONE PER LA PEREgRINATIO MARIANA
Prot. n. 166/14
Carissimo/a
la nostra Diocesi dedicherà l’intero anno pastorale 2014-2015, a partire dal
prossimo Convegno diocesano di Giugno (18-20 giugno 2014) al tema “Educare alla vita. Vivere è rispondere”, allo scopo di promuovere una diffusa e
coinvolgnte riflessione educativa sul valore della vita e sulla responsabilità di
ciascuno di fronte a questo dono di Dio. La provvidenza di Dio ha voluto che
il Sommo Pontefice dedicasse l’anno 2014-2015 alla Vita Consacrata, in occasione del cinquantesimo anniversario dalla pubblicazione del decreto conciliare Perfectae Caritatis.
A sostegno spirituale di questo progetto diocesano, intendo promuovere una
Peregrinatio mariana straordinaria del vetusto simulacro della Vergine Bruna
di Canneto tra le parrocchie della nostra Diocesi, al fine di contemplare la
Madre di Dio come il modello esemplare di una vita accolta, amata, e messa
al servizio dell’iniziativa di Dio con l’obbediente risposta della fede: Eccomi!
A tal proposito ho nominato una Commissione Diocesana per organizzare
al meglio l’evento. Sono lieto di comunicare che la S. V. è invitata a far parte
della suddetta Commissione, il cui incontro preliminare è stato stabilito per il
7 maggio 2014 alle ore 21.00, nei locali del Seminario di Sora.
Un saluto affettuoso, con l’augurio di una felice e santa Pasqua.
Sora, 20 aprile 2014
Pasqua di Risurrezione
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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DIOCESI DI SORA-AQUINO-PONTECORVO
LA VITA COME VOCAZIONE – VIVERE E’ RISPONDERE
“Ogni vocazione, pur nella pluralità delle strade, richiede sempre un esodo
da se stessi per centrare la propria esistenza su Cristo e sul suo Vangelo. Sia
nella vita coniugale, sia nelle forme di consacrazione religiosa, sia nella vita
sacerdotale, occorre superare i modi di pensare e di agire non conformi alla
volontà di Dio. Non dobbiamo avere paura. Dio segue con passione e perizia
l’opera uscita dalle sue mani, in ogni stagione della vita. Non ci abbandona
mai! Ha a cuore la realizzazione del suo progetto su di noi e, tuttavia, intende
conseguirlo con il nostro assenso e la nostra collaborazione”. (Papa Francesco,
Messaggio per la Giornata mondiale delle Vocazioni 2014).
CONVEGNO PASTORALE DIOCESANO
18-20 GIUGNO 2014 CHIESA S. CARLO – ISOLA DEL LIRI
dalle ore 18,00 alle ore 20,00
Ai Sacerdoti, Diaconi, Consacrati, Operatori pastorali e Fedeli Laici
Il percorso pastorale diocesano guarda al progetto decennale della Chiesa
italiana”Educare alla vita buona del Vangelo”, e si lascia provocare dalla bellezza della vita – quale dono di Dio – e dalla gioia di favorire la risposta al
Suo progetto, pensato per la felicità di ciascuno.
Pertanto, invito tutti a partecipare al prossimo Convegno programmatico
che svilupperà le seguenti tematiche:
• La vita: dono, stupore e gratitudine
mercoledì 18 giugno Domenico Sigalini Vescovo di Palestrina
• Ricerca di senso, tra paura e fiducia
giovedì 19 giugno Pina Del Core Preside della Pontificia Facoltà
di Scienze dell’Educazione ‘Auxilium’- Roma
• Scelte e criteri di discernimento
venerdì 20 giugno Giuseppe Roggia Direttore del Corso per Formatori - Università Salesiana - Roma
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La comunione ecclesiale si edifica anche con la condivisione degli obiettivi pastorali, sui quali la nostra Chiesa particolare intende riflettere e progettare. Invito con entusiasmo ad una corale partecipazione, incoraggio in modo
particolare i giovani quali privilegiati interlocutori.
A tutti il mio fraterno abbraccio e la mia paterna benedizione.
Sora, 19 maggio 2014
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
N. B. - Gli Atti del Convegno sono pubblicati nella collana “Doctor Angelicus” n. 3/ 2014.
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MESSAggI
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IL SIgNORE è VERAMENTE RISORTO!
Messaggio per la s. Pasqua
20 aprile 2014
La festa della Pasqua mi è propizia per rivolgere il vivo e cordiale augurio
a tutti: ai rappresentanti delle Istituzioni Civili e Militari, delle Forze dell’Ordine, delle Associazioni di categoria e di Volontariato, delle Strutture sanitarie
e di Accoglienza della disabilità e degli Anziani, agli Immigrati di ogni razza
e religione, accolti sul nostro territorio.
Un’attenzione cordiale a quanti non vivono la fede cristiana, e a quanti non
si professano cristiani: sappiate ascoltare le aspirazioni del cuore, è lì che Dio
vi parla e vi infonde una nostalgia di Lui. Sappiate passare dalla nostalgia alla
ricerca, e dalla ricerca all’incontro. Il Signore risorto ci precede, e ci aspetta
sui crocevia dei nostri dubbi, delle nostre sofferenze, delle nostre disarmate
rassegnazioni alla tristezza. E’ Lui che risveglia la Vita!
Un pensiero particolare al prezioso pianeta giovanile, nel quale ritrovo una
miniera di energie e di potenzialità; carissimi giovani, se saprete riscoprire la
gioia della fede nell’incontro con Gesù risorto, potrete recuperare la vivacità
di una speranza più operosa e intraprendente. Siate gli artefici e i protagonisti
del vostro presente, per essere anche la speranza del futuro!
A tutti i credenti esprimo la mia concreta vicinanza, chiedendo a ciascuno
di ravvivare la bella testimonianza del Signore risorto, centro e cuore della nostra fede cristiana. Ditelo a tutti: il Signore è veramente risorto. Ditelo in
Chiesa, ma gridatelo anche nelle campagne, nei casolari, nel mondo del lavoro,
negli ambienti della cultura, nel cuore delle Istituzioni, nei luoghi della sofferenza e della disperazione, nelle periferie umane della povertà, del degrado sociale e morale.
Maria, la Madre di Gesù, è stata la prima testimone della tomba vuota, e ha
annunciato agli apostoli che il Signore era veramente risorto. La Vergine Bruna
di Canneto vegli sulla nostra fede sia per noi sorgente di speranza e di gioia,
continuando a donarci la presenza salvifica di Gesù Risorto. Annuncio con
grande gioia spirituale che la presenza spirituale e materna di Maria ci assisterà
soprattutto con la Peregrinatio mariana che inizierà alla fine di settembre 2014.
La statua lignea della Madonna di Canneto visiterà tutte le parrocchie della nostra Diocesi: sarà un evento spirituale che accompagnerà il cammino pastorale
dell’anno 2014-2015, durante il quale la Chiesa di Sora-Aquino-Pontecorvo
rifletterà sul tema “Educare alla vita. Vivere è rispondere”. Maria, la Vergine
Bruna di Canneto, ci insegnerà a riscoprire la bellezza del dono della vita e ad
offrire con entusiasmo la nostra risposta ai progetti di Dio. Lei è la prima dei
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chiamati, e con la sua obbedienza alle parole dell’angelo Gabriele, permette a
Dio di realizzare il grande progetto dell’Incarnazione di Cristo, morto e risorto
per noi. Ci insegnerà a far diventare grande e importante la nostra vita, grazie
alla risposta che ciascuno offre alla chiamata di Dio.
Vi raggiunga il mio fraterno abbraccio augurale, con una speciale benedizione per tutti.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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ARTICOLI
INTERVENTI
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INTERVENTO ALL’ASSEMbLEA DIOCESANA ELETTIVA
DI AzIONE CATTOLICA
14 marzo 2014
Il peculiare significato dell’Assemblea diocesana dell’Azione Cattolica lo
potremmo formulare in tre termini: riflessione, revisione, rilancio.
• Riflessione sul cammino associativo compiuto.
• Revisione dei percorsi attuati: rilettura, alla luce della Parola di Dio, del
Magistero della Chiesa e delle finalità dell’ACI, dei passi compiuti.
• Rilancio del cammino, segno di speranza, scommessa sulla sfida educativa
dell’Associazione. Ho già chiesto ai vari settori e agli assistenti di promuovere
la presenza dell’ACI a partire dall’ACR in tutte le parrocchie.
Quale il valore dell’ACI?
In un’intervista di qualche giorno fa, il presidente nazionale Franco Miano,
affermava: “Associarsi non è un fatto semplicemente metodologico, ma sostanziale; c’è una modalità che diventa anche contenuto e scelte: quando scelgo
di associarmi, faccio un’esperienza di condivisione, di discernimento comunitario, di esercizio concreto di corresponsabilità, sperimento direttamente il valore della vita democratica, creo legami, sperimento un esercizio e una
dimensione continua di partecipazione”. Aderire all’Azione Cattolica non è un
fatto formale, come aderire ad una qualunque associazione di volontariato; ma
è la risposta ad una vocazione laicale da spendere “nella” e “per” la Chiesa.
Indico, pertanto, alcune scommesse formative, raccolte anche dal confronto
con alcune realtà associative parrocchiali:
1) La partecipazione all’Eucaristia domenicale.
La Celebrazione Eucaristica è l’evento centrale della vita in Cristo di una
comunità, non è accettabile che un socio di AC anzi, un cristiano, si permetta
di mancarvi. Allo stesso tempo però, una fede che è solo mera appartenenza
esteriore, pura ritualità, quasi un adempimento burocratico non può interessarci. Il cammino formativo dell’AC non è mai fine a se stesso, ma è il modo
per sostenere questa grande attenzione, che è propria di ogni credente, nel mettere insieme la fede con la vita.
2) La preghiera quotidiana.
Dovremmo riservare uno spazio quotidiano, anche se breve, di preghiera
all’inizio e alla conclusione della giornata per offrire al Signore le nostre azioni,
ringraziarlo di quanto ci ha dato e chiedergli aiuto.
3) La formazione permanente.
Formazione circa il metodo specifico dell’ACI e formazione riguardo ai
contenuti proposti dal progetto formativo annuale.
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Ogni aderente è chiamato ad avere grande attenzione per la propria formazione personale, attraverso una partecipazione piena alla vita dell’Associazione, alla vita della comunità parrocchiale, e alle iniziative formative e di
aggregazione promosse dalla diocesi.
Questo impegno per la formazione si collega al titolo dell’assemblea che si
svolgerà ad aprile “Persone nuove in Cristo Gesù”, dove troviamo un riferimento al prossimo convegno ecclesiale del 2015 a Firenze:“In Gesù Cristo il
nuovo umanesimo”. Per noi vuol dire una presa di posizione culturale, ma
anche l’idea di una novità di vita che nasce dall’incontro con il Signore e dall’interazione tra fede e vita; il compito dell’AC è di essere persone nuove, sforzarsi di diventarlo, e creare le condizioni perché ci possano essere esperienze
di novità nella vita della Chiesa e del paese.
5) La corresponsabilità laicale a servizio della Chiesa, a partire dalla propria
parrocchia.
Tale corresponsabilità sarà tanto più piena quanto più sarà capace di fare
strada con i sacerdoti, coltivando un rapporto di collaborazione e di stima reciproca che tenga conto della specificità delle diverse vocazioni. Va riconosciuta l’importanza del servizio educativo che l’Associazione svolge
soprattutto con i ragazzi e i giovani; e l’augurio è quello di lavorare insieme,
sempre di più, con spirito di servizio per il bene di tutti, anche con le altre realtà
presenti in parrocchia.
6) La comunione ecclesiale all’interno dell’Associazione, all’interno delle
Aggregazioni laicali, all’interno della parrocchia. Solo la comunione, che non
è mera capacità organizzativa, edifica la Chiesa.
7) L’impegno per l’evangelizzazione. E’ connaturale all’essere cristiano,
all’essere in Associazione, all’essere nella Chiesa.
Il compito di evangelizzazione, l’AC lo esprime con questa modalità di vita
condivisa: ogni membro si sente corresponsabile dell’indifferenza, delle difficoltà di vita delle persone, e della mia incapacità di stare al loro fianco. Evangelizzare dovrà significare essere corresponsabili della gioia di vivere: da qui
deriva l’intento di una testimonianza cristiana che sa farsi provocazione per il
bene comune, cioè per il bene di tutti gli altri.
Buon lavoro.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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COMMISSIONE REgIONALE
PER L’ECUMENISMO E IL DIALOgO
Convegno regionale:
“ La risposta cristiana alla violenza”
Intervento del Vescovo Presidente
La gratitudine
Rivolgo volentieri il mio cordiale benvenuto a tutti i Convegnisti. Un particolare e grato saluto ai Relatori. Alcuni dei quali rappresentano diverse Confessioni cristiane, e accompagneranno il nostro percorso di studio e di
confronto sul tema “La risposta cristiana alla violenza”, illuminando la lettura
multilaterale di un dramma che infiltra nelle più disparate situazioni di vita,
dalle micro-realtà sociali (quali l’amicizia gruppale, la famiglia, la scuola, il
lavoro …) alle macro-realtà nazionali e internazionali (conflitti di potere, tensioni sociali, terrorismo …).
La comunione fraterna tra le diverse confessioni cristiane, si radica nella
condivisione dell’ascolto della Parola di Dio, dalla quale attingere sapienza
spirituale, per testimoniare una salutare convergenza nel contrastare una criticità altamente cancerogena per l’intero tessuto sociale.
Papa Francesco nell’ Evangelii gaudium afferma che “i segni di divisione
tra cristiani in Paesi che già sono lacerati dalla violenza, aggiungono altra
violenza da parte di coloro che dovrebbero essere un attivo fermento di pace.
Sono tante e tanto preziose le cose che ci uniscono! E se realmente crediamo
nella libera e generosa azione dello Spirito, quante cose possiamo imparare
gli uni dagli altri! (n. 246).
La nostra coscienza di fronte alla violenza
La violenza lacera quotidianamente la società, assedia la nostra vita, interpella la nostra coscienza, sollecita la nostra reazione morale, culturale, politica,
religiosa. Odio e amore, violenza e pace: due poli che, pur essendo di segno
opposto, non si attraggono mai. La violenza che sembra dominare il mondo,
in forma latente è in agguato in ognuno di noi: “… il peccato è accovacciato
alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai” (Gn 4,7).
La violenza si manifesta nelle più svariate forme e la forza scatenante a
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volte è la sete di potere, altre volte bisogno di denaro, e altre ancora semplice
pazzia, bisogno di sfogare i propri istinti repressi, le proprie angosce.
Anche laddove non sono in corso guerre o rivoluzioni, nelle metropoli industrializzate come nei piccoli centri rurali, la violenza è quotidianamente presente. Impossibile vedere un telegiornale o sfogliare un quotidiano e non
apprendere episodi di violenza. Abbiamo paura di camminare per le strade
delle nostre città quando è buio; ma anche in pieno giorno la micro delinquenza
può colpire la povera vecchietta che ha appena ritirato la pensione o la ragazzina innocente che si lascia avvicinare senza troppe remore. Tuttavia la violenza spesso dimora già nelle case: genitori inaffidabili che sfogano i loro istinti
su creature innocenti e incapaci di ribellarsi. Spesso non si riesce ad arrivare
in tempo e a strappare un bambino dall’inferno della sua famiglia.
La cronaca che ogni giorno i media ci propinano, ci parla di aggressioni, di
omicidi, di violenze, spesso attribuibili a motivi futili. Per i media (televisione,
carta stampata, internet), la violenza quotidiana è occasione di spettacolarizzazione e di lucro. L’approccio dei mezzi di comunicazione di massa alla violenza è ambiguo: da un lato promuovono la discussione e la riflessione,
dall’altro indugiano morbosamente sui particolari più macabri e truculenti delle
vicende rappresentate. Violenza e religione
L’urto detestabile della violenza non conosce esclusioni o isole felici: contamina e avvelena il settore politico, sociale, familiare, culturale, e perfino
quello religioso. Radici di violenza le rintracciamo, purtroppo, nella stessa appartenenza religiosa, assunta come motivo di conflitto piuttosto che di incontro.
Si produce violenza in nome di Dio! La guerra di religione, come la guerra alla
religione, sono due forme dell’identica perversione. Il recentissimo documento
della Commissione teologica internazionale (“Dio Trinità, unità degli uomini.
Il monoteismo cristiano contro la violenza”) invita i cristiani a porre l’attenzione - a partire dalla verità di Gesù Cristo - sul rapporto fra rivelazione di Dio
e umanesimo non violento, prendendo anche in esame le cosiddette «pagine
difficili» della Scrittura, quelle cioè che proprio per via di parole e gesti violenti
«rimangono anche per noi credenti molto impressionanti e molto difficili da
decifrare»: dalla distruzione di Sodoma e Gomorra alle piaghe d’Egitto, dalle
forme di violenza sacrificale allo sterminio del nemico che segue la vittoria.
Già nell’Antico Testamento «il senso ultimo dell’alleanza di Dio con l’antico popolo rimane la rivelazione della sua misericordia e della sua giustizia».
«L’amore della potenza - si legge nel documento - non è mai stata neppure la
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prima parola di Dio. È stata la parola, invece, della tentazione e del delirio di
onnipotenza del primo Adamo, che rimosse l’evidenza della creazione, e contaminò per sempre - ma non insuperabilmente - il linguaggio dell’umana teologia».
Tutto questo diventa poi ancora più chiaro nella figura di Gesù che nel disegno della salvezza diviene via per il superamento della violenza: “Gesù disinnesca radicalmente il conflitto violento che egli stesso potrebbe
incoraggiare, in difesa dell’autentica rivelazione di Dio”, scrivono i teologi.
Papa Francesco afferma che “non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace”.
E all’Angelus del 18 agosto 2013: “Il Vangelo “non autorizza affatto l’uso
della forza per diffondere la fede. E’ proprio il contrario: la vera forza del cristiano è la forza della verità e dell’amore, che comporta rinunciare ad ogni
violenza. Fede e violenza sono incompatibili. Gesù è la nostra pace, è riconciliazione, ma questa pace non è la pace dei sepolcri, non è neutralità, non è
compromesso a tutti i costi..Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede
sacrificio e rinuncia ai propri interessi”.
Homo homini lupus?
A pagare il doloroso prezzo del clima brutale in cui viviamo sono quasi
sempre i più deboli : i bambini, i vecchi, gli stranieri, le donne, i poveri. La
spregiudicatezza, l’arroganza, la prepotenza, l’affermazione incondizionata di
se stessi sembrano oggi diventate delle virtù da ammirare e da coltivare. L’orgoglio individualista e arrogante non nutre nessuna pietà per le vittime, per gli
ultimi. Chi non ce la fa, chi è in difficoltà, perde, e merita soltanto il nostro disprezzo o la nostra indifferenza. Dobbiamo forse rassegnarsi ai rigurgiti riprovevoli dell’antico adagio latino:
Homo homini lupus?
L’espressione, il cui precedente più antico si legge nel commediografo latino Plauto, è stata ripresa e discussa nel XVII secolo dal filosofo inglese Thomas Hobbes. Secondo Hobbes, la natura umana è fondamentalmente egoistica,
e a determinare le azioni dell’uomo sono soltanto l’istinto di sopravvivenza e
quello di sopraffazione. Egli nega che l’uomo possa sentirsi spinto ad avvicinarsi al suo simile in virtù di un amore naturale. Nello stato di natura, cioè uno
stato in cui non esista alcuna legge, ciascun individuo, mosso dal suo più intimo
istinto, cerca di danneggiare gli altri e di eliminare chiunque sia di ostacolo al
soddisfacimento dei suoi desideri. Ognuno vede nel prossimo un nemico. Da
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ciò deriva che un tale stato si trovi in una perenne conflittualità interna, in un
continuo bellum omnium contra omnes (letteralmente “guerra di tutti contro
tutti”), nel quale non esiste il torto o la ragione che solo la legge può distinguere, ma solo il diritto di ciascuno su ogni cosa, anche sulla vita altrui.
La risposta cristiana
L’11 gennaio 1992, Tonino Bello scrive su Avvenire: i pacifisti “non hanno
smesso di gridare che la guerra è sempre sporca e non c’è aspersorio, laico o
clericale, che possa purificarla, che le armi sono fisiologicamente inadatte a
partorire la pace, che non ci sono mai cause di forza maggiore che possano
legittimare l’uccisione di una sola vita umana, che la distruzione di tutte le
chiese [ciò che stava avvenendo in Jugoslavia] è un delitto che non pareggia
la gravità dell’annientamento di un uomo soltanto; che vanno incoraggiate
tutte le madri che, in Serbia o in Croazia, implorano i figli a deporre le armi»
(Scr. A.B., vol. 1, p. 115). Dunque, la vita di una qualunque persona vale più
di una chiesa, come afferma anche la tradizione islamica riguardo alla moschea della Mecca. E le madri che invitano i figli a disertare la guerra sono
da lodare”.
Quale risposta cristiana alla violenza? Nelle sue parole di Gesù Cristo e
del suo Vangelo troviamo indicate chiaramente le cause della violenza: “Ciò
che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti,
cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi,
adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia,
stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro
l’uomo” (Mc 7,20-23).
La risposta cristiana alla violenza parte dall’evangelica “metànoia”, ed esige
la rieducazione del cuore e della mente, a favore del rispetto inviolabile di ogni
persona umana, per l’accesso di ciascuno ai diritti umani più elementari e inalienabili.
La risposta cristiana contro ogni forma di violenza si costruisce, in definitiva, intorno al paradosso della Croce. La sapientia crucis è scuola di riconciliazione e di pace, è storia di alleanza. La sapientia crucis bonifica il cuore e
lo dispone alla redenzione di ogni forma di ingiustizia e di violenza.
Grazie e buon lavoro a tutti.
Sacrofano, 20 marzo 2014
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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RESPICE STELLAM, VOCA MARIAM
Bollettino del Santuario di Canneto, aprile 2014
L’invito “Guarda la stella, invoca Maria” risale ad un’antica e bellissima
preghiera di s. Bernardo alla Madonna. La pietà popolare dei cristiani ha sempre vissuto intensamente questo legame tra la vita concreta, quotidiana, e l’affidamento alla protezione di Maria, luce e guida nei percorsi esistenziali.
Lo riconosce la Chiesa, quando riflette su questo legame inscindibile tra la
vita delle gente e l’amore alla Madre di Dio: “La pietà popolare verso la beata
Vergine, varia nelle sue espressioni e profonda nelle sue motivazioni, è un fatto
ecclesiale rilevante e universale. Essa sgorga dalla fede e dall’amore del popolo
di Dio verso Cristo, Redentore del genere umano, e dalla percezione della missione salvifica che Dio ha affidato a Maria di Nazaret, per cui la Vergine non
è solo la Madre del Signore e del Salvatore ma anche, sul piano della grazia,
la Madre di tutti gli uomini” (Direttorio pietà popolare, 183).
S. Bernardo traduce in forma di preghiera quello che l’esperienza dei credenti ha sempre dimostrato con l’intensità degli affetti spirituali. La fiducia
dell’orante ha sempre riconosciuto in Maria un particolare amore materno di
custodia e di protezione nelle vicende della vita. Spigolando nella letteratura
mariana, nella maggior parte dei riferimenti alla “stella”, si parla di Maria come
“stella del mare”. Perché Maria è la stella polare della Chiesa, ma anche il
mare delle grazie di Dio: “Dio Padre ha radunato tutte le acque e le ha chiamate
mare, ha radunato tutte le grazie e le ha chiamate Maria” (Luigi Grignon de
Montfort, Trattato della vera Devozione, 23). Ma il mare è anche evocazione
di pericoli, di minacce e di tragedie. Il mare nasconde insidie e rischi, fatiche
e incertezze. Nel mare bisogna contrastare venti contrari e minacciosi, e tenere
la rotta nelle tempeste.
Da questa tradizione trae ispirazione anche l’inno Ave maris stella. Questo
inno mariano invoca la Vergine Maria come piena di grazia e stella del mare,
faro di luce che illumina la traversata notturna e indica il cielo come meta finale
del cammino (felix coeli porta). Si può intravedere in questo fatto artistico una
chiara attestazione del sentimento di venerazione per la Vergine Maria nutrita
da una numerosissima schiera di uomini e donne che riconoscono in lei una
splendida luce che brilla nella notte e indica la rotta del cammino.
I fedeli invocano Maria come Madre, guardano a lei come fulgida stella e
ricorrono a lei come a sicuro rifugio (cfr. Prefazio). Ammaestrati dalla celebre
preghiera di san Bernardo (Respice stellam), si rivolgono a lei in ogni circo-
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stanza; sperimentano la forza e la dolcezza del suo nome, e attingono consolazione e fiducia nell’affrontare le difficoltà della vita. Così invita s. Bernardo
nella sua preghiera: “Non distogliere lo sguardo da questa stella, se non vuoi
essere travolto dalle tempeste. Se insorgeranno i venti delle tentazioni, se incorrerai negli scogli delle tribulazioni, guarda la stella, invoca Maria”.
La luce della stella brilla agli occhi del navigante soltanto quando è buio.
Così nella nostra vita: più fitte sono le tenebre dell’errore, della fragilità, della
desolazione, della solitudine e dello smarrimento, più ancora brilla la luminosità della presenza di Maria nel cielo delle nostre invocazioni e speranze. Nelle
tribolazioni bisogna saper alzare lo sguardo per vedere la stella brillare e sperimentare la certezza che “se Lei ti tiene, non cadrai, se Lei ti protegge, non
avrai paura, se Lei ti guida, non ti stancherai, se Lei ti è propizia, giungerai
alla meta” (S. Bernardo).
La pietà popolare mariana educa il cuore alla fiducia totale in Maria: se noi
ci abbandoniamo a Lei, Lei non può abbandonarci! E’ l’abbandono tra le mani
della più tenera tra le madri. Perciò il cristiano rivolge il suo sguardo a Lei,
Stella sicura che indica la rotta del cammino tra le tempeste del mondo, per
condurci al porto sospirato delle nostre vittorie. Sappiamo, però, che con l’arrivo del giorno, le stelle non riusciamo più a vederle. E quando non vedremo
più brillare questa stella speciale nel cielo delle nostre invocazioni, Maria non
ci avrà abbandonato, escludendoci dalla sua luce. Vorrà dire che finalmente si
è fatto giorno, e l’aurora (Maria) lascia il posto al sorgere del Sole, Cristo Gesù,
luce del mondo.
La luce di Maria, stella del mare, non ci sottrae all’amore del suo Figlio: se
Lei indica la rotta, è perché ci vuole condurre al porto sicuro; se brilla di notte,
è perché ci accompagna nei flutti del mare in tempesta; se scompare al mattino,
è perché sorge Colui che si è rivelato “luce del mondo”.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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UN ANNO DI EPISCOPATO
(Intervista di Gianni Fabrizio, 20 aprile 2014)
Uomo di dialogo, di confronto, di preghiera. Un anno fa il 21 aprile 2013
mons. Gerardo Antonazzo faceva il suo ingresso ufficiale nella Diocesi di
Sora,Aquino e Pontecorvo. In questi 365 giorni “don Gerardo” è riuscito a tradurre in maniera semplice, immediata, comunicativa e convinta il proprio rapporto con la realtà ecclesiale e locale. Sta conoscendo molto bene il nostro
territorio e le sue molteplici realtà. Delle tre Valli, di Roveto, di Comino e del
Liri sta fotografando, con la mente e con il cuore, i problemi, le difficoltà, i
disagi, le povertà, le attese, le speranze, le potenzialità. Lo abbiamo intervistato.
Camminiamo insieme sul grande terrazzo dell’Episcopio che si affaccia su
piazza Indipendenza. Il panorama della Città, da quassù, é splendido. Una suggestiva distesa di tetti, con i comignoli che ancora fumano, e fra loro i tanti
campanili delle chiese sorane, ci fanno compagnia.
Ci può raccontare come ha saputo della Sua nomina e le emozioni di quei
momenti?
“Nominato Rettore-Parroco del Santuario di S. Maria di Leuca da appena
un anno, il 1° gennaio 2012, ero alle prese con una prima conoscenza della realtà complessa e particolare del Santuario mariano, situato
sulle propaggini della penisola salentina, nel punto di confluenza del Mare
Ionio e del Mare Adriatico. Un sito religioso che ormai contava più di un milione di pellegrini nell’anno, e per me un’esperienza sacerdotale molto bella
perché inedita, la cui singolarità iniziava ad arricchire il mio ministero sacerdotale di alcune caratteristiche e peculiarità che nei precedenti incarichi pastorali non avevo vissuto. E questo per me significava nuove sfide, percorsi da
inventare, stili pastorali differenti da quelli di una qualsiasi parrocchia. Mi
trovavo nel vivo di questo lavorio interiore, agli inizi di nuovi entusiasmi e
progetti, mentre cominciavo a guardare oltre, a sognare, ad immaginare che
cosa questo luogo, affascinante per l’habitat naturale di incantevole bellezza,
e preziosa meta di approdo di molti cercatori di Dio, potesse diventare nel
tempo per offrire servizi pastorali sempre più qualificati e rispondenti alle attese
dei pellegrini. Tutto questo si è bruscamente interrotto il 22 dicembre 2013,
quando sono stato invitato a recarmi a Roma per un colloquio in Nunziatura”.
Cosa ha provato nel momento di quell’annuncio?
“Quando mi è stata comunicata la volontà del santo Padre, Benedetto XVI,
di affidarmi la guida pastorale della Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, ho
provato solo un senso di smarrimento e di confusione. L’invito di recarmi in
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Nunziatura non lasciava molti margini di pensiero riguardo al possibile argomento che sarebbe stato trattato, ma nel momento in cui mi è stata comunicata
concretamente la volontà della Chiesa, tutto improvvisamente è cambiato nella
mia vita. Ho percepito immediatamente che questa volta non mi veniva richiesto
di cambiare parrocchia, come nelle precedenti convocazioni da parte dei miei
amati vescovi diocesani, né di cambiare semplicemente diocesi per qualsiasi legittimo motivo, bensì di cambiare radicalmente vita. E così è stato, già a partire
dal momento in cui ho scritto al Papa la mia sofferta accettazione. La diocesi di
Sora-Aquino-Pontecorvo ha avuto spesso Vescovi provenienti da altre regioni,
ma forse non da tanto lontano, “de finibus terrae”. Anche Papa Francesco, in
concomitanza con la mia elezizone, dichiarava di essere stato chiamato pure lui
“quasi alla fine del mondo”. La coincidenza mi ha in parte confortato! Immagino
la sorpresa e la reazione dei sacerdoti e delle comunità parrocchiali alla notizia
di un nuovo vescovo assolutamente sconosciuto. Nel tempo, tutto questo l’ho
valorizzato come una particolare grazia spirituale. Perché? Mi ha collocato in
uno stato di totale libertà interiore nell’abbracciare la nuova famiglia spirituale
che mi veniva affidata dal Signore, senza conoscere nulla e nessuno, senza
pregiudizi e resistenze, senza riserve o condizionamenti”.
Ci vuole descrivere i primi incontri con una parte della sua nuova diocesi?
“Il primo incontro con una parte della diocesi l’ho vissuto in concomitanza
con la mia ordinazione episcopale, l’8 aprile 2013, sul piazzale antistante la
Basilica di S. Maria di Leuca. E’ stato il primo abbraccio tra le due comunità
diocesane, come l’abbraccio cristallino dei due mari. Sintonia di affetti, incrocio di commozioni, prime battute di conoscenza, strette di mano e alleanze di
cordiale complicità. Il secondo incontro è avvenuto a Sora, per l’insediamento
in diocesi, il 21 aprile 2013. Ancora una volta le due comunità diocesane, in
spirito di straordinaria amicizia, sugellata da medesimo calore ed estroversa
esultanza, si sono abbracciate nella comune commozione della preghiera, del
canto e della gratitudine al Signore. Il mio ministero episcopale in Diocesi ha
dovuto misurarsi con una comunità nella quale mancava il Vescovo ormai da
più di un anno. Il buon lavoro dell’Amministratore diocesano, mons. Antonio
Lecce, ha favorito il cammino ordinario della vita ecclesiale, in attesa del nuovo
pastore. Ho incontrato sin dai primi passi una Chiesa ricca di menti e di cuori,
che ha manifestato nei confronti del suo nuovo Vescovo accoglienza sincera e
gioia operosa, che ho potuto leggere nella cordialità dei fratelli sacerdoti, religiose e religiosi, sia nell’animo e nei volti dei molti laici che si sono dimostrati
coinvolti e disponibili, giovani e meno giovani”. Credo di essere una persona
realista, e non mi lascio trascinare né da facili entusiasmi, né da mortifere
lagnanze. Ero consapevole di incontrare una comunità ecclesiale, come
qualunque altra, ricca di risorse intellettuali, morali, spirituali e pastorali, e allo
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stesso tempo segnata anche da ferite, ritardi, lentezze e scoraggiamenti. Tutto
rientra nella logica della vita concreta e reale, nella quale bisogna fare i conti
con le fatiche e le difficoltà, sapendo però mettere a frutto le risorse migliori
di cui disponiamo. Avere svolto anch’io l’ufficio di Amministratore diocesano
mi ha aiutato non poco a trattare più direttamente le questioni pastorali, amministrative e giuridiche di una comunità diocesana”.
Quali sono stati i suoi primi obiettivi?
“Uno degli obiettivi primari del mio ministero in Diocesi è stato quello di
aprire sin da subito una rete di relazioni a tutto campo, da quello propriamente
ecclesiale a quello sociale, favorendo la conoscenza e il dialogo con tutte le
istituzioni civili e militari, dalle Amministrazioni comunali, alle Associazioni
Culturali, di Volontariato, e Sportive, alle Scuole, alle Forze dell’Ordine, alle
Organizzazioni di categoria, alle Case di Cura, agli Ospedali e Distretti Sanitari,
nel segno del reciproco rispetto e della mutua collaborazione per il bene delle
persone”.
Può già tirare delle somme?
“Un anno di ministero episcopale è poco, e sarebbe indebito pretendere di
“tirare le somme”. L’azione pastorale svolta dalla Chiesa, Laici e Pastori insieme, è opera di Dio, e non può essere sottoposta a controlli matematici. Ricordiamo l’episodio biblico del re David, quando fu punito da Dio per aver
voluto fare il “censimento” del popolo di Israele come prova di forza. Dobbiamo farci carico della vocazione di seminatori e non di mietitori. E’ solo Dio
che fa crescere quel seme che Lui mette nelle nostre mani perché sia seminato
nel terreno delle comunità e delle coscienze dei singoli credenti e non credenti.
Prima delle idee e dei progetti ci sono le persone e le loro relazioni. Pertanto,
ho desiderato offrire da parte mia la possibilità di incontrare tutti, di parlare
con tutti, di stringere la mano a chiunque per attestare il mio affetto di pastore
senza pregiudizi e senza esclusioni. E ho trovato una risposta entusiasmante:
gente buona, semplice, cordiale e affettuosa, desiderosa di vedere e sentire
prima di tutto la presenza fisica del proprio Vescovo in mezzo a tutti. Gli interventi più significativi in questo mesi si sono rivolti ai diversi ambiti, a partire
dalla priorità dell’azione squisitamente pastorale, cercando di accompagnare
il cammino della Chiesa diocesana secondo un progetto organico, scandito
nelle sue tappe, ben delineato nelle sue finalità, con un metodo di lavoro sistematico e puntuale. Ho dichiarato sin da subito il mio impegno prioritario per
la pastorale vocazionale, trovando consenso e collaborazione in tutti i sacerdoti.
Il Seminario diocesano è già diventato un luogo di primo discernimento per
giovani che si preparano ad intraprendere un possibile percorso vocazionale
nel Seminario Maggiore. Abbiamo un buon clero, formato solo in parte da pres-
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biteri originari della diocesi; per più della metà, si tratta di sacerdoti che
provengono da varie parti d’Italia, e non pochi anche dall’estero”.
Come sono i suoi rapporti con il clero diocesano?
“Con i sacerdoti, primi collaboratori del Vescovo e i primi amati dal
Vescovo, viviamo una relazione di affetto, di accoglienza incondizionata, di
ascolto reciproco, di vicinanza a quanti sono più avanti negli anni e o vivono
difficoltà di salute. Un altro settore nel quale era importante intervenire è stato
il riordino e il potenziamento delle Uffici della Curia diocesana, cercando di
valorizzare le risorse umane disponibili e le competenze qualificate, per i vari
settori. Questo comporta senza dubbio un motivo di arrichimento culturale, ma
anche il bisogno di maggiore integrazione. Nell’area amministrativa abbiamo
risolto solo in parte alcune questioni non facili, altre sono al vaglio di possibili
valutazioni e risposte risolutive. Stiamo monitorando alcune parrocchie in situazioni di sofferenza a causa dei mutui contratti con la Regione Lazio, altre parrocchie vengono assistite perché realizzino opere di restauro o ristrutturazione
di chiese, case canoniche, oratori parrocchiali”.
Oggi, quali sono i progetti della diocesi?
“I progetti della diocesi sono in piena sintonia con quelli della Chiesa italiana e con quanto la Chiesa universale sta vivendo sotto la guida carismatica
di Papa Francesco. La sfida urgente che oggi chiama tutti in causa è la trasmissione della fede, soprattutto agli adulti che hanno abbandonato la pratica religiosa ordinaria. La grande partecipazione che ho visto nella ricorrenza delle
feste religiose annuali in tutte le parrocchie, se da un lato infonde consolazione
e fiducia, dall’altra mi lascia il sospetto che forse troppa gente rischia di riversare e manifestare in queste occasioni tutto il proprio sentimento religioso, per
poi vivere nell’aridità spirituale pressoché totale il resto dell’anno. Se così
fosse, l’assenza di una vita cristiana ordinaria a mio parere sarebbe una questione abbastanza seria”.
Come vede il futuro della Chiesa di Sora - Aquino - Pontecorvo?
“Guardiamo al futuro con fiducia, conoscendo le sfide più urgenti che ci
interpellano, senza illusioni e senza rassegnazioni, ma sempre attenti alla voce
dello Spirito che soffia l’alito della Verità, e annuncia alla mente e al cuore
della nostra Chiesa diocesana, come alle Sette Chiese dell’Apocalisse, le conferme e le smentite, le lodi e i biasimi, le ombre del peccato e la luce della
grazia, le cadute e le vittorie, ma soprattutto la certezza che il Signore Risorto
non abbandona mai la sua Comunità, impegnata nelle contraddizioni e nei tormenti della storia con l’audacia della sua coerente testimonianza”.
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PREfAzIONE*
L’Archivio storico è lo scrigno della ricca e preziosa vita di una Diocesi.
Oltre che testimonianza viva della fede e delle opere che nel corso dei secoli
hanno caratterizzato e illuminato i percorsi della Chiesa diocesana, l’Archivio
è fonte di conoscenza e di comprensione di vicende e problemi che, avendo la
loro radice nel passato, si ripercuotono tuttora sulla vita delle nostre comunità
cristiane.
L’Archivio Diocesano è per sua natura strumento e memoria dell’attività
dei Vescovi e della loro Curia, e col tempo, diviene un bene culturale. Esso
rappresenta la collezione documentaria più significativa. All’Archivio diocesano è affidato il compito primario di salvaguardare e promuovere la cura e lo
studio del patrimonio storico-documentario della diocesi. In particolare di conservare e rendere accessibili i fondi antichi, e offrire la necessaria assistenza
agli studiosi, ai ricercatori, e all’ampio pubblico interessato alla ricerca storica
e archivistica, per la consultazione del materiale inventariato. L’auspicio, a suo
tempo espresso, di poter disporre, dopo le pubblicazioni riguardanti l’Inventario della Biblioteca e l’Inventario dell’Archivio del Monastero di Santa Chiara
di Sora, anche dell’Inventario dell’Archivio storico diocesano, diventa finalmente realtà, grazie alla tenace applicazione della professoressa Giovanna Coppola, che con diuturna passione di studiosa, si è dedicata all’intelligente
ricostruzione e riordino di un ingente materiale riguardante il tessuto storico,
culturale e religioso plurisecolare del nostro territorio.
Con la presente pubblicazione è possibile mettere a disposizione dei ricercatori la consultazione di un vasto materiale di eccezionale portata e interesse
contenutistico. E’ mio vivo desiderio che questo lavoro possa incentivare e coordinare anche il riordino degli archivi parrocchiali, spesso depositari di interessanti elementi materici. Il lavoro di riordinamento e di inventariazione
operato dalla professoressa Coppola, è stato certamente molto complesso, reso
difficoltoso dalle molteplici dispersioni dovute, come scrive la stessa autrice
del presente lavoro, ad eventi calamitosi e a sottrazioni che l’Archivio ha subito
nel corso dei secoli. Oltretutto, i precedenti tentativi di riordino non solo non
sono stati eseguiti in modo appropriato, ma hanno creato purtroppo ulteriori
elementi di confusione. Che il lavoro della professoressa Coppola sia un’intelligente operazione culturale è facilmente rilevabile dalla mole dei dati, riordinati con pazienza certosina, raccolti nelle quattro sezioni, indicate come
Archivio della Diocesi di Sora, Archivio della Diocesi di Aquino, Archivio
della Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, Archivi aggregati.
Prefazione al Volume “Archivio storico della Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo. Inventario
1505-2001.”- Vol. I, a cura di Giovanna Coppola, Sora 2014.
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Il riordino dell’Archivio diocesano permette una rilettura documentata della
storia della Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo. A. Manzoni nell’Introduzione
ai Promessi Sposi scrive che “l’Historia si può veramente definire una guerra
illustre contro il tempo, perché togliendoli di mano gl’ anni suoi prigionieri,
anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di
nuovo in battaglia”. Per questo la storia possiamo considerarla come realtà
viva e dinamica. In effetti, dalle fonti archivistiche ogni ricercatore attinge il
patrimonio del passato, dal quale emerge la composizione progressiva del volto
di una Chiesa che è in grado di rileggere e interpretare gli eventi dai quali far
riemergere la propria particolare identità.
Mentre esprimo la più viva gratitudine alla professoressa Coppola, rivolgo
ai lettori l’invito a non lasciarsi ingannare dall’apparente aridità del lavoro
scientificamente elaborato, ma di entrare, attraverso i riferimenti archivistici,
nella complessità dei dati e dei fatti che costituiscono la viva e vivace evoluzione socio-religiosa dell’intero territorio.
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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AgENDA PASTORALE
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AgENDA PASTORALE DEL VESCOVO
gENNAIO
1 11.00 SORA - CATTEDRALE: Pontificale per la Solennità di Maria SS.
ma Madre di Dio
2 10.00 CIVITELLA ROVETO: Festa cittadina dello Sport e Convegno dei
giovani della Valle Roveto
4 10.30 Consiglio direttivo UNITALSI
5 10,00 VICALVI: S. Messa
6 10,00 PONTECORVO– Concattedrale: Pontificale Epifania del Signore
7 09,30 SORA – Seminario: Ritiro del clero
8 18.30 AQUINO- Suore Missionarie della fede: Celebrazione S. Messa
9 10,00 UDIENZE
10 10,00 SORA- Seminario: Consiglio Presbiterale
11 10,30 UDIENZE
17.00 ARPINO: Conferenza al Convegno Ass. Ex-Alunni del Tulliano
12 10,30 SORA- S. Maria Porta Coeli: S. Messa
15.30 ALVITO: Incontro di preghiera presso l’Oasi mariana Betania
16,00 SORA- Seminario: Scuola di preghiera Adolescenti
17,00 SORA– Cattedrale: S. Messa con i Ministri istituiti
13 10,00 UDIENZE
19.30 Centro pastorale s. Luca: Riunione Consulta Aggregazioni Laicali
14 09.30 SORA- Seminario: Incontro di formazione del Clero
15.00 Incontro di don Paolo Gentili con gli Operatori di pastorale familiare
18,30 Consiglio di amministrazione Istituto diocesano sost. del Clero
15 15,30 PONTECORVO – S. Oliva: S. Messa per festa S. Oliva - Processione
16 10,00 UDIENZE
18.30 ARCE: Incontro con gli Immigrati
17 21.00 SORA- Chiesa S. Spirito: Scuola di preghiera dei Giovani (Zona Nord)
18 10,30 UDIENZE
16,00 Seminario diocesano: Week-end vocazionale
18.30 ISOLA DEL LIRI- Chiesa Evangelica Battista: Incontro ecumenico
di preghiera
19 09,00 Ritiro delle Religiose
10.00 ARCE: S. Messa
12.00 S. GIOVANNI INCARICO: Campo di Reparto Zonale – AGESCI
16.00 SORA- Centro pastorale s. Luca: Convegno Giornata Migranti
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20 10.00 Conferenza episcopale del Lazio
18,00 SORA – Chiesa S. Spirito : S. Messa per festa s. Sebastiano (Polizia Locale)
21 18,00 GAETA: Celebrazione per la Settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani
22 11,00 S. VINCENZO V.R. – S. Messa festa patronale
17.00 SORA- s. Domenico: S. Messa per festa di s. Domenico Abate
18.30 SORA- s. Silvestro: S. Messa per festa di s. Domenico Abate
23 10,00 UDIENZE
18.00 SORA- Centro pastorale s. Luca: Consiglio Pastorale Diocesano
24 21.00 CASTROCIELO- Oratorio: Scuola diocesana di preghiera dei Giovani (Zona Sud)
25 10,30 UDIENZE
18.30 SORA -Cattedrale: Celebrazione Ecumenica
26 09.00 SORA- Centro pastorale s. Luca: S. Messa assemblea
dell’UNITALSI
11,00 AQUINO – Concattedrale: S. Messa per la Festa della Pace A.C.I
16.00 CIVITELLA ROVETO: Convegno “Giornata della Memoria”
27 10,00 UDIENZE
17.00 SORA- Chiesa di s. Giuliano: S. Messa per la festa di s. Giuliano
28 17.30 BALSORANO- S. Messa – Assemblea parrocchiale
29 16.00 SORA- Parr. S. Giuseppe artigiano: Incontro operatori pastorali
18.30 BROCCOSTELLA- Oratorio: Incontro diocesano operatori liturgici (Zona Nord)
30 10,00 UDIENZE
17.30 ROCCASECCA- Parr. S. Margherita: S. Messa – Assemblea
parrocchiale
31 18,30 CASTROCIELO- Oratorio: Incontro diocesano operatori liturgici
(Zona Sud)
fEbbRAIO
1
2
3
17.00 CARNELLO: S. Messa – Assemblea parrocchiale
10,00 PONTECORVO – S. Messa Santuario Madonna delle Grazie e
Visita anziani della Casa di Riposo
17.00 PONTECORVO- Suore Sacro Cuore: Celebrazione della Giornata
della Vita e Giornata della Vita consacrata
10,00 UDIENZE
15,30 SORA – Curia Vescovile: Consiglio diocesano AA.EE.
17.30 AQUINO: S. Messa – Assemblea parrocchiale
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21
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23
24
27
141
10,00 SORA – Seminario: Ritiro del Clero
09.30 SORA – Cento pastorale s. Luca: Consiglio Episcopale
10.15 Continua Consiglio Episcopale e Uffici pastorali diocesani
17.00 SORA – Cattedrale: S. Messa – Assemblea parrocchiale
10,30 UDIENZE
17.00 CASTROCIELO: S. Messa e Assemblea parrocchiale - Inaugurazione Mostra
10.00 Preghiera di apertura Assemblea diocesana Azione Cattolica
11.00 CASTELLIRI: S. Messa
17.00 SORA- Istituto Teologico: Commissione diocesana missionaria
10,00 UDIENZE
18.30 PONTECORVO- Parr. s. Nicola: Convegno sulla Venerabile Suor
Teresina Zonfrilli
10,00 BROCCOSTELLA : Formazione preti giovani
18.00 SORA-s. Restituta: Celebrazione s. Messa per la Giornata del
malato
10.00 ROMA- Vicariato: Commissione Regionale Ecumenismo
17.30 ALVITO: S. Messa - Assemblea parrocchiale (Comunità parrocchiali di Alvito, Castello e s. Onofrio)
10,00 SORA- Istituto professionale (IPSIA): S. Messa e incontro con
gli studenti
10,00 UDIENZE
10,00 VILLA S. LUCIA : S. Messa
11,30 PIUMAROLA: S. Messa
16,00 SORA- Seminario: Scuola di preghiera adolescenti
10,00 UDIENZE
19,00 SORA- Seminario: Incontro Centro diocesano Vocazioni
10,00 SORA- Episcopio: Incontro con il Prefetto di Frosinone
11,15 SORA- Incontro con gli studenti dell’Istituto superiore “Einaudi”
18,00 SORA- Chiesa S. Spirito: S. Messa per i Sette Venerdì dell’Addolorata
21,00 Scuola di preghiera dei giovani (Sora e Castrocielo)
10,30 UDIENZE
11,30 SORA- Biblioteca comunale: Incontro Culturale
17,30 CASALATTICO: S. Messa e Assemblea parrocchiale
11,00 ESPERIA – Parr. S. Maria Magg.: S. Messa per 50° sacerdozio
P. Bruno Palazzo
17,00 PONTECORVO- Concattedrale: S. Messa per festa s. Bernardino
10,00 UDIENZE
10,00 UDIENZE
11.15 SORA - Liceo Scientifico: Incontro con gli studenti
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18.00 SORA- PP. Passionisti: S. Messa per la festa di s. Gabriele dell’Addolorata
28 09.30 SORA- Seminario: Ritiro del Clero
18.00 ARPINO- Chiesa s. Michele: Incontro Operatori pastorali per
la Quaresima
MARzO
1
2
3
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
19.00 ROMA- Seminario Romano: Celebrazione Vespro Festa della
Madonna della Fiducia
9.30 S. VINCENZO SUP. – S. Messa e Assemblea parrocchiale
16.30 POSTA FIBRENO – Vespri e Assemblea parrocchiale
10.00 UDIENZE
11.15 SORA – Incontro con gli studenti del Liceo “C. Baronio”
SORA – Cattedrale: S. Messa per l’inizio della Quaresima
10.00 UDIENZE
16.30 SORA- Istituto s. Tommaso: Conferenza stampa per celebrazioni
in onore di s. Tommaso d’Aquino
10.00 ROCCASECCA :S. Messa per festa s. Tommaso con Card.
Elio Sgreccia
17.30 AQUINO :S. Messa per festa s. Tommaso con Card. Elio Sgreccia
10.30 UDIENZE
15.30 AQUINO: Premio s. Tommaso
09,45 CASTRONOVO: S Messa
11,00 RENDINARA : S. Messa
16,00 SORA- Centro pastorale s. Luca: Conferenza sui nuovi media (ACI)
20,00 S. VINCENZO V.R.: Incontro coppie itinerario zonale preparazione
matrimonio
10,00 UDIENZE
18,00 ISOLA DEL LIRI- Chiesa S. Carlo: I° Seminario Teologico
Pastorale
09,30 SORA- Seminario: Incontro di Formazione del Clero
18,00 ISOLA DEL LIRI- Chiesa S. Carlo: I° Seminario Teologico
Pastorale
10,00 ROMA- Vicariato: Commissione Regionale Ecumenismo e Dialogo
18,00 ISOLA DEL LIRI- Chiesa s. Carlo: I° Seminario Teologico
Pastorale
10,00 UDIENZE
18.00 MORINO: S. Messa e Assemblea parrocchie di Morino e Grancia
21,00 SORA e ROCCASECCA: Scuola di preghiera dei Giovani
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15 10,30 UDIENZE
16,00 SORA- Seminario: Week-end vocazionale
17,30 ROCCASECCA: Premio s. Tommaso a mons. Lorenzo Chiarinelli
16 09,00 ISOLA DEL LIRI- Ritiro delle Religiose
11,00 CARNELLO: S. Messa
18,00 CIVITELLA ROVETO: S. Messa per inizio Settimana Vocazionale
della Valle Roveto; Assemblea parrocchiale
17 10,00 UDIENZE
18.30 PESCOCANALE: S. Messa e Assemblea parrocchiale
18 10,00 SORA- Episcopio: Collegio dei Consultori
11,30 SORA- Episcopio :Consiglio Episcopale
18,00 S. GIOVANNI VECCHIO: S. Messa e Assemblea parrocchiale
20,30 RIDOTTI: S. Messa e Assemblea parrocchiale
19 15,30 CARNELLO – Suore Operaie di Gesù – S. Messa per festa s.
Giuseppe
18,30 CASTELLIRI – Chiesa di s. Maria Salome: S. Messa per festa
s. Giuseppe
20 ROMA- Sacrofano: Convegno Regionale sull’Ecumenismo: “La risposta cristiana alla violenza”
21 17,00 CIVITA D’ANTINO: S. Messa e Assemblea parrocchiale
18,30 S. RESTITUTA- LE ROSCE: S. Messa e Assemblea parrocchiale
22 10,30 UDIENZE
18,00 ARPINO- Presentazione libro: “Chiesa s. Maria di Civita”
23 10,15 CANISTRO Inf.: Assemblea interparrocchiale (Canistro Sup. e
Canistro Inf.)
11,15 CANISTRO Sup.: S. Messa interparrocchiale (Canistro Sup. e
Canistro Inf.)
16,00 SORA- Seminario : Scuola di preghiera degli adolescenti
18,30 ARCE: Incontro Fidanzati dell’Itinerario formativo prematrimoniale
24 - 29 Il Vescovo è in viaggio missionario in Burundi, nella diocesi di Rutana.
APRILE
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2
3
4
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09.30 SORA- Seminario: Ritiro del Clero
18,00 S. GIOVANNI INCARICO: S. Messa e Assemblea parrocchiale
18,30 SORA- Centro pastorale s. Luca:: Equipe diocesana di Pastorale
familiare
10,00 UDIENZE
18,00 S. VINCENZO NUOVO: S. Messa e Assemblea parrocchiale
18.30 SORA- Centro pastorale s. Luca: Presidenza del CPD e Presidenza
CDAL
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21,00 SORA- Pastorale Giovanile – VIA CRUCIS DEI GIOVANI
5 10,30 UDIENZE
18,00 Centro pastorale s. Luca : Consiglio diocesano dell’ACI
6 09,45 SORA- Chiesa del Buon Consiglio: S. Messa
11,00 FONTANA LIRI INF.: S. Messa
16.00 SORA – Seminario: Scuola di preghiera adolescenti
16,30 COLLECARINO – S. Messa e Assemblea parrocchiale
19,00 POSTA FIBRENO: Adorazione Eucaristica–Inizio missione popolare
7 10,00 UDIENZE
18,30 SORA- Centro pastorale: s. Luca : Equipe preparazione Convegno
Firenze
8 09,30 CANISTRO INF. : Incontro formazione preti giovani
18,00 SORA: Consiglio dell’IDSC
9 11,00 CASTELLIRI – “Pasqua degli operai” presso fabbrica CEA
10 10,00 UDIENZE
11 11,00 SORA- S. Restituta: “Pasqua “ per i militari Interforze
18,30 CIVITELLA ROVETO – Incontro dei Sindaci e dei Parroci della
Valle Roveto
21.00 SORA E ROCCASECCA: Scuola di Preghiera dei Giovani
12 17,00 TERELLE- S. Messa per la riapertura della Chiesa madre
13 11,00 SORA – Cattedrale: S. Messa delle Palme
17,00 PONTECORVO – Parr. S. Oliva: S. Messa delle Palme
14 12,00 UDIENZA DEL S. PADRE FRANCESCO AL SEMINARIO
REGIONALE DI ANAGNI
18.30 SORA: Confessioni nella chiesa Cattedrale
16 18,00 SORA- Cattedrale: S. Messa Crismale
19.30 Seminario : Cena con tutti i Sacerdoti
17 -21 A Supersano per la morte della sorella Ada
25 17,00 ROCCAVIVI: Cresime
18,30 ROCCA D’ARCE : Cresime
20,30 SORA- Tofaro: Celebrazione del Vespro e incontro con la Comunità
26 10,00 UDIENZE
17,00 MONTE S. GIOVANNI CAMPANO – S. Messa per festa Madonna del Suffragio
27 09,30 PONTECORVO – Concattedrale: Cresime
11,30 CARNELLO : Cresime
17,00 PONTECORVO – SS. ma Annunziata : Cresime
18,30 ROCCASECCA SCALO: Inaugurazione Centro Pastorale “Giovanni Paolo II”
28 10,00 UDIENZE
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18,00 SORA-Cattedrale: S. Messa di suffragio per la sorella del Vescovo
19,00 SORA-Seminario: Incontro di formazione dei preti giovani
29 09,30 CONFERENZA EPISCOPALE LAZIALE
18,30 ARPINO- Chiesa di s. Michele: Introduzione al Tempo pasquale
30 18,00 POSTA FIBRENO: S. Messa per la riapertura del Santuario
“Madonna della Vittoria”
MAggIO
1
06,30 SORA- Santuario Madonna delle Grazie: S. Messa
11,00 SANTUARIO DI CANNETO: S. Messa solenne
2 - 4 Pellegrinaggio Diocesano dell’UNITALSI a Lourdes
5 10,00 UDIENZE
18,30 Centro pastorale s. Luca: Consulta Ufficio Evangelizzazione e
Catechesi
6 09,30 SORA – Seminario: Ritiro del clero
18,00 ISOLA DEL LIRI – S. Messa per riapertura chiesa s. Antonio
7 20,30 SORA- Seminario: Comitato diocesano per la Peregrinatio mariana
8 10,00 UDIENZE
18,30 BROCCOSTELLA: S. Messa festa s. Michele – Processione
9 15,30 AQUINO- Chiesa della Libera: Convegno Geriatria
10 10,00 Incontro con i Commercialisti della diocesi
17,00 ASCOLI PICENO: Inizio ministero episcopale di mons. G. D’Ercole
11 08,00 PONTECORVO –: S. Messa per festa s. Giovanni Battista
10,30 PICO – Parr. S. Antonino – Cresime
18,00 SORA- Cattedrale: Celebrazione per la benedizione di due monache benedettine del Monastero di Arpino
12 10,00 UDIENZE
18,00 SORA- Centro pastorale s. Luca: Comitato per il Convegno di Firenze
13 09,00 SORA – Seminario: Incontro di formazione del Clero - Firma del
documento di Cooperazione missionaria con la diocesi di Rutana (Burundi)
17,00 ROMA-Basilica s. Giovanni in Laterano: S. Messa per il 25° di
episcopato e 50° di sacerdozio del card. A. Vallini
15 10,00 UDIENZE
20,00 ZONE PASTORALI: Incontro dell’Equipe del Seminario Regionale di Anagni per le Missioni popolari
16 17,30 PESCOCANALE: Benedizione della Croce dei Giovani
21,00 SORA E ROCCASECCA: Scuola diocesana di preghiera dei Giovani
17 17,00 SORA – Parr. S. Restituta : Cresime
19,00 BROCCOSTELLA – Parr. S. Maria della Stella : Cresime
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20,30 SORA- Centro pastorale s. Luca: Incontro diocesano dei fidanzati degli Itinerari di preparazione al matrimonio
18 09,00 S. DONATO V.C. – Parr. S. Maria e S. Marcello :Cresime
11,00 MORINO – Parr. S. Maria : Cresime
18,00 ARCE – Parr. Ss. Pietro e Paolo: Cresime
19 10,00 UDIENZE
17,00 ROMA: Inizio dell’Assemblea generale della CEI
19-22 Roma – Assemblea Generale della CEI
23 14,00 SORA- Ospedale: Convegno di Nefrologia
15,30 SORA- Curia: Consiglio diocesano affari economici
20,00 AQUINO- Chiesa Madonna della Libera: Ordinazione Diaconale
di Tomas Jerez
24 18,30 SORA – Par. s. Bartolomeo: Cresime
25 SORA – Giornata Diocesana Ministranti
11,00 SORA – Parr. s. Domenico :Cresime
17,00 CASTROCIELO: Incontro con la Protezione Civile
19,00 PIEDIMONTE S. GERMANO Sup. Parr. S. Maria Assunta: Cresime
26 10,00 UDIENZE
20,00 SORA -Chiesa s. Restituta: Vespri per festa s. Restituta - Processione
27 11,00 SORA -Chiesa s. Restituta: Pontificale per festa s. Restituta
28 18,30 ALVITO – Chiesa s. Rocco :S. Messa per il 40° ordinaz. d. Alberto
Mariani
29 10,00 UDIENZE
18,30 PONTECORVO: S. Messa Suore Sacro Cuore
30 18,00 ESPERIA: Parr. S. Maria Maggiore e s. Filippo Neri: S. Messa per
festa S. Clino
31 10,30 UDIENZE
18,00 FONTECHIARI - Parr. Ss. Giovanni B. e Ev.: Cresime
21,00 SORA- Parr. s. Restituta: Fiaccolata per la chiusura mese di maggio
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ATTI DEGLI UFFICI
ORGANISMI E
CENTRI PASTORALI
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IL VICARIO GENERALE
Prot. n. 5/14
Ai Direttori e responsabili
degli Uffici e Organismi diocesani
LORO SEDI
La comunicazione e la circolarità delle idee e proposte pastorali è una condizione preliminare e uno dei requisiti necessari perché l’operato dei singoli
uffici sia improntato alla collegialità e alla corresponsabilità.
Invito i Direttori e responsabili degli Uffici e Organismi diocesani a tener
conto delle seguenti indicazioni:
Le Lettere con cui un Ufficio o Organismo diocesano comunica le proprie
iniziative, siano mandate sempre per conoscenza (p.c.) al Vescovo e al Vicario
Generale;
Le iniziative che abbracciano più Uffici è necessario che siano programmate
preventivamente con il Vescovo. Le Lettere con cui si porta a conoscenza di
tali iniziative, siano mandate sempre per conoscenza (p. c.) al Vescovo e al
Vicario Generale.
Nello spirito di fraterna condivisione del compito ecclesiale affidatoci, saluto con tanta cordialità.
Sora, 11 gennaio 2014
Il Moderatore della Curia diocesana
Mons. Antonio Lecce
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UFFICIO DEL VICARIO GENERALE
Prot. n. 143/14
Ai Rev. mi Parroci, Sacerdoti e Diaconi,
Ai membri del Consiglio Pastorale Diocesano,
Ai membri della Consulta Diocesana aggregazioni laicali,
Ai consiglieri dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero,
Alle comunità religiose,
Alle comunità parrocchiali,
Alle associazioni, gruppi, movimenti ecclesiali,
LORO SEDI
OGGETTO: S. Messa crismale - Chiesa Cattedrale di Sora
16 aprile 2014 - Ore 18.00
“Epifania della Chiesa, corpo di Cristo”: questa è la fisionomia delineata
dalla liturgia della S. Messa crismale rinnovata dal Concilio Vaticano II. In
essa il Corpo di Cristo, organicamente strutturato nei vari ministeri e carismi,
esprime i doni nuziali di Cristo alla sua sposa pellegrina nel mondo. E’ perciò
con grande gioia ed esultanza nello Spirito che rivolgo alla Chiesa di Dio che
vive in Sora-Aquino-Pontecorvo l’invito a convenire in unum nella Chiesa
Cattedrale di Sora mercoledì 16 aprile, alle ore 18.00.
Per il nostro Vescovo sarà la prima volta che presiederà la solenne concelebrazione con tutti i presbiteri e il santo popolo che Dio ha affidato al suo
cuore di Pastore e Padre. La celebrazione, infatti, si pone tra l’anniversario
della Ordinazione episcopale (8 aprile) e l’anniversario dell’inizio del suo ministero episcopale (21 aprile). La rinnovazione delle promesse sacerdotali nelle
sue mani e la corale partecipazione dei fedeli esprimeranno mirabilmente
l’unità del sacerdozio ministeriale all’interno del popolo sacerdotale, profetico
e regale.
L’invito è particolarmente rivolto ai membri degli Organismi collegiali di
partecipazione : Consiglio Pastorale Diocesano, Consulta Diocesana delle aggregazioni laicali, Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero. Sono invitati a partecipare anche i giovani dai 16 anni in su, impegnati nell’itinerario
di preparazione al Sacramento della Confermazione.
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In attesa di incontrarvi per la festa di Cristo “Sommo Sacerdote dei beni
futuri”, vi saluto con tanta cordialità.
Sora, 25 marzo 2014
Il Vicario Generale
(Mons. Antonio Lecce)
P.S.: Al termine della Celebrazione il Vescovo consegnerà le ampolle degli Oli
consacrati ai Vicari delle Zone pastorali. Nella mattinata del Giovedì Santo i
Parroci provvederanno a ritirare dalla Chiesa-Madre dei Vicari gli Oli per l’accoglienza, da parte delle comunità, nella Messa vespertina della Cena del Signore.
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SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL
SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA
Prot. n. 160/14
- Rev. mi Parroci;
- Incaricati per la Promozione del sostegno economico alla Chiesa;
- Sigg. Commercialisti e Consulenti del lavoro;
- Mons. Donato Piacentini, Presidente I. D. S. C.;
- Prof. Claudio Basile, Economo Diocesano;
e, p.c., - S. E. Mons. Gerardo Antonazzo, Vescovo Diocesano;
OGGETTO: incontro promozionale 10.05.2014
Ogni anno, per la prima Domenica di maggio, la C.E.1. rivolge un pressante
invito alle comunità sparse sul territorio nazionale per il reperimento delle risorse necessarie alle molteplici attività della Chiesa Cattolica in Italia. Quest’anno il 4 maggio è la Domenica della XXV giornata Nazionale di
sensibilizzazione dell’8xmille alla Chiesa Cattolica.
Diventa sempre più difficile, infatti, mettere in atto in modo efficace una
rete di informazione e assistenza nella compilazione dei Modelli, specialmente i CUD dei pensionati.
Per meglio indirizzare e coordinare l’opera di sensibilizzazione nella nostra
Diocesi, sono convocati i responsabili dell’azione promozionale ad un incontro
per sabato 10.05.2014, alle ore 10.00, presso la Sala Mons. Facchini del Centro Pastorale S. Luca in Sora.
Sora, 12 aprile 2014
Il Vicario Generale
(Mons. Antonio Lecce)
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IL VICARIO GENERALE
Comunicato stampa
All’alba di oggi,17 aprile, la diletta sorella del nostro Vescovo Gerardo è
stata chiamata all’abbraccio del Padre nella celeste Gerusalemme. La cara esistenza di Addolorata, affettuosamente chiamata Ada, segnata sempre dalla sofferenza e dal dolore, ora viene affidata a Cristo Buon Pastore, che la porta
sulle spalle ai pascoli della vita eterna.
Il rito di commiato avverrà domani mattina 18 aprile presso la Chiesa-madre
di Supersano (LE), in attesa della liturgia pasquale della Resurrezione.
La comunità diocesana, unitamente alle istituzioni civili e militari, fa sentire
la vicinanza affettuosa e orante al Vescovo Gerardo, perché sia forte la sua fede
nella resurrezione e il suo dolore sia confortato dalla solidarietà e dall’amicizia
dell’intera popolazione.
Appena possibile, la comunità diocesana farà memoria di Ada con la celebrazione dell’Eucaristia presso la Cattedrale di Sora.
Sora, 17 aprile 2014
Il Vicario Generale
Mons. Antonio Lecce
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gIUbILEI SACERDOTALI
65°
Don Giovanni Di Costanzo, Diocesano
ordinato il 14.08.1949
50°
P. Bruno Palazzo, Trinitario
ordinato il 22.02.1964
50°
Don Antonio Ricci, Diocesano
ordinato il 05.07.1964
25°
P. Sante Bianchi, Cistercense
ordinato il 14.05.1989
25°
Don Domenico Buffone, Diocesano
ordinato il 20.05.1989
25°
Don Natalino Manna, Diocesano
ordinato il 20.05.1989
25°
Don Xavier Jean Ignace Razanadahy, Diocesano
ordinato il 16.07.1989
25°
Don Nicola Tocci, Diocesano
ordinato il 02.09.1989
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VERBALI DEL CONSIGLIO DEI VICARI
I – 7 febbraio
Il giorno 7 febbraio 2014, alle ore 09.30, presso il Centro San Luca, sotto
la presidenza di S.E. Mons. Gerardo Antonazzo, il Vicario Generale, i Vicari
di Zona ed i direttori degli uffici si sono incontrati in Consiglio: Mons. Antonio
Lecce, Mons. Alfredo Di Stefano, Mons. Giandomenico Valente. Don Antonio
Di Lorenzo, Don Natalino Manna, Don Torna Akuino Teofilo, Don Alexander
Moreno, il Rettore del Santuario di Canneto Don Antonio Molle, il Rettore
del Seminario Don Giovanni De Ciantis, il Direttore dell’Ufficio Evangelizzazione e Catechesi Don Mario Zeverini.
Dopo il saluto ed il ringraziamento di sua Eccellenza Mons. Gerardo Antonazzo, si è aperta la discussione, arrivando alle seguenti conclusioni:
1 . Missione popolare.
Una premessa fondamentale nella programmazione è quella di avere
una visione d’insieme, ben articolata, in modo che sia un vero sviluppo del
cammino pastorale diocesano, e come ogni programma che si prepara o che si
realizza, si rende sempre necessario verificare l’azione durante il percorso e,
se necessario, rilanciarla.
Come si è già deciso, entro il mese di settembre, si terrà la missione popolare
guidata dal seminario di Anagni, la missione durerà otto giorni. Alla fine della
missione inizia il pellegrinaggio con l’Immagine della Madonna di Canneto.
Il primo passo della missione è la costituzione di un comitato che prepara,
accompagna e guida sia la missione che il pellegrinaggio. Questo gruppo è formato da: Vescovo, Vicario Generale, Don Giovanni De Ciantis, Don Antonio
Molle, Don Giandomenico Valente, Don Silvano Casciotti, Michelangelo Restaino, Maria Luisa Rosati, Antonietta Greco, Mauro Natalia.
Durante la settimana della missione, nelle mattine, i seminaristi visiteranno
le scuole superiori, poi, nelle zone, seguirà uno schema di missione, che partendo da una parrocchia referente andrà verso le periferie.
2. Pellegrinaggio della Madonna di Canneto
Il comitato preparerà un calendario con i giorni che sosterrà la Madonna di
Canneto in ogni zona.
Ogni parrocchia deve preparare l’accoglienza della Madonna nei giorni precedenti, e dopo la partenza continuare facendo altre iniziative.
Ogni vicario dovrebbe preparare un programma per la zona tenendo conto
del territorio, e lì dove ci sono più parrocchie sceglierne una come referente.
Si deve cercare di formare e costituire compagnie della Madonna di Canneto che mantengano vivo il culto e l’amore per il Santuario diocesano. Ricor-
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dando che il cammino che fanno le compagnie è anche un’ occasione per
l’Evangelizzazione.
3. Settimana vocazionale
I vicari devono promuovere nella propria zona la settimana di vocazione,
dove la equipe di promozione vocazionale incontri i ragazzi, i giovani, le famiglie. Si faccia una adorazione e si concluda con la celebrazione dell ‘Eucaristia la domenica.
4. Assemblea Zonale
Si ricorda che entro il mese di febbraio le zone pastorali sono esortate a tenere una prima valutazione ed un confronto sul progetto pastorale diocesano.
Per la fine del mese di febbraio si deve consegnare al vescovo una relazione.
6. Seminario teologico pastorale
Nei giorni 10-11-12 marzo si terrà il seminario teologico pastorale sul tema:
“Secondo annuncio nell’età adulta per risvegliare la fede”. Il seminario sarà
tenuto da Fra Enzo Biemmi, esperto della catechesi agli adulti.
L’obiettivo è formare gli operatori per la missione, poi, si potrebbe formare
nelle zone pastorali, un gruppo di laici, che dopo una formazione, comincino
a fare attività missionaria nelle parrocchie.
7. Convegno di giugno
I giorni 18-19-20 giugno si terrà il convegno diocesano, che avrà come tema
“Educare alla vita”. Si è pensato ad avere un unico relatore che segua un filo
logico, e sviluppi la dimensione vocazionale della vita..
8. Esercizi Spirituali
Nel mese di novembre, dal 9 al 14, si terranno gli esercizi spirituali per il
clero. Si è proposto di invitare a tenerli Mons. Marco Frisina.
9. Uffici Pastorali
Tutti gli uffici, (Pastorale giovanile, pastorale famigliare, pastorale liturgica,
pastorale dell’Evangelizzazione, pastorale vocazionale, pastorale della carità),
hanno presentato il lavoro fatto e le iniziative per la prossima quaresima e Pasqua, per fare un coordinamento e rendere più efficaci le attività. I rispettivi
calendari saranno dati a Mons. Vescovo.
Si è tenuto un confronto sulle iniziative per avere una visione d’insieme, come
calendario ma anche come contenuti, per evitare sovrapposizioni e doppioni.
. Alle ore 12.25 si è concluso l’incontro.
Don Alexander Moreno
Segretario
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II - 18 marzo 2014
Il giorno 18 marzo 2014, alle ore 11.30, presso l’episcopio, sotto la presidenza di S.E. Mons. Gerardo Antonazzo, il Vicario Generale, i Vicari di Zona
ed i direttori degli uffici si sono incontrati in Consiglio: Mons. Antonio Lecce,
Mons. Alfredo Di Stefano, Mons. Giandomenico Valente, Don Antonio Di Lorenzo, Don Natalino Manna, Don Torna Akuino Teofilo, Don Alexander Moreno. Dopo il saluto ed il ringraziamento di sua Eccellenza Mons. Gerardo
Antonazzo, si è aperta la discussione, arrivando alle seguenti conclusioni:
1. Verifica intermedia
Nello svolgimento della verifica intermedia nelle zone pastorali, c’è stata
una positiva partecipazione che ha permesso un proficuo confronto nella serena
condivisione delle esperienze, evidenziando il carattere ecclesiale che lentamente sta crescendo nella mentalità dei fedeli.
Qualcuno sottolineava le difficoltà, frutto dallo scoraggiamento di qualche
persona, e il sentire di tanti che nulla ancora è cambiato nella pastorale. Inoltre,
si faceva presente che sono frequentemente assenti alcuni sacerdoti, mentre
altri non informano le comunità delle attività e degli incontri, perdendosi così
il contatto con alcune comunità parrocchiali.
Si esortava a far capire alle comunità e specialmente ai laici, le prerogative
del loro impegno e la testimonianza che sono chiamati a dare, inseriti concretamente nell’itinerario diocesano che deve concretizzarsi nelle iniziative della
pastorale ordinaria delle parrocchie.
Una grande risorsa sta nel lavoro con il Consiglio Pastorale parrocchiale e
zonale, con le aggregazioni laicali, formando i formatori e rendendoli capaci
di vivere in stato di missione, attraverso la catechesi dei giovani adulti.
È auspicabile che ogni zona pastorale possa formare un gruppo di laici preparati per fare catechesi agli adulti, dato che “una fede che non annunciata è
destinata a morire”. A tal fine, l’Ufficio catechistico potrebbe strutturare degli
itinerari per formare i formatori.
2. Programmazione dei ritiri del clero per l’anno 2014-2015
Per l’anno pastorale 2014-2015 sarà invitato a tenere i ritiri del clero padre Ottavio De Bertolis, che svilupperà la sua riflessione sul progetto pastorale diocesano
“la vita come vocazione”, lettura spirituale e pastorale sulla figura di Pietro.
3. Bozza ipotesi accorpamento parrocchie
Ogni vicario episcopale è sollecitato a fare un’ipotesi di accorpamento di parrocchie, per creare una forma di collaborazione interparrocchiale. Parrocchie che
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possano fare insieme delle iniziative in tutti i campi della pastorale ordinaria.
Questa deve essere una forma d’incoraggiamento dei sacerdoti in modo da non
farli sentire soli nelle difficoltà e nelle sfide dei continui cambiamenti.
4. Incontro del Vescovo con le comunità
E’ necessario promuovere nelle comunità parrocchiali le assemblee parrocchiali con il Vescovo, dato che questo momento fraterno ha dato dei risultati
positivi per il dialogo e per i chiarimenti.
5. Convegno di Firenze
Si deve costituire un gruppo di lavoro finalizzato al convegno di Firenze. Il
Consiglio di presidenza del Consiglio pastorale diocesano, il Consiglio di presidenza delle aggregazioni laicali si possono costituire come gruppo di lavoro.
6. Missione popolare vocazionale
Ci sarà l’incontro con il seminario per concretizzare tutti gli appuntamenti
per la missione popolare che avrà luogo dal 21 al 27 settembre 2014 e il cui
tema è la “vita come vocazione”. A conclusione della missione inizierà il pellegrinaggio della Madonna di Canneto. Tutti i seminaristi del seminario di Anagni faranno la missione in contemporanea nelle sei zone pastorali della diocesi.
7. Indicazioni per il convegno di giugno
Si svolgerà dal 18 al 20 giugno 2014, dalle 18.00 alle 20.00, ad Isola del
Liri e i temi che affronterà sono: “Educare alla vita. La vita come vocazione.
Vivere è rispondere”.
I relatori saranno Mons. Domenico Sigalini, che presenterà ” La Vita come
dono”; Suor Pina Del Core, che presenterà “La Vita come scelta, ricerca di
senso”; infine Don Giuseppe Roggia, che presenterà “Discernimento – Criteri”.
Si propone di invitare gli adolescenti e i giovani, gli operatori pastorali, i
genitori, gli insegnanti ed educatori. Alla fine del convegno tutte le Relazioni
saranno pubblicate.
8. Elezioni amministrative
Si è data lettura del testo preparato dal Vescovo per le prossime elezioni
amministrative, che verrà consegnato a tutti i sacerdoti in occasione del ritiro
spirituale. Il testo è stato discusso e sono state consigliate al vescovo alcune
modifiche, prima di farlo conoscere alle comunità.
Alle ore 13,20 si è concluso l’incontro.
Don Alexander Moreno
Segretario
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III – 16 maggio 2014
Il giorno 16 maggio 2014, alle ore 09:30, presso l’Episcopio, sotto la presidenza di S.E. Mons. Gerardo Antonazzo, il Vicario Generale e i Vicari di
Zona si sono incontrati in Consiglio: Mons. Antonio Lecce, Mons. Giandomenico Valente, Don Antonio Di Lorenzo, Don Natalino Manna, Don Torna
Akuino Teofilo, Don Alexander Moreno, Don Francesco Cancelli rappresentante del Vicario della Zona di Sora, Mons. Alfredo Di Stefano, assente..
Dopo il saluto ed il ringraziamento di sua Eccellenza Mons. Gerardo Antonazzo, si è aperto il dialogo fraterno, nel quale ogni vicario ha esposto quanto
fatto nelle zone sull’incontro con i seminaristi e la presentazione della missione nelle zone. Alla fine della discussione si è arrivati alle seguenti conclusioni:
1. Riunioni zonali per la missione
La missione dovrebbe essere un nuovo rilancio della vita pastorale, un ravvivare la fede nelle comunità parrocchiali e nella vita della diocesi, ma come
ogni progetto può avere dei limiti, per cui non si deve caricare di eccesive
aspettative. Attualmente si nota purtroppo una mancata diffusione delle notizie
nelle comunità e, la poca conoscenza genera nei fedeli poca partecipazione.
Qui, il ruolo del sacerdote diventa fondamentale nella comunità, perché deve
formare alla corresponsabilità ed alla comunione, favorendo continuamente
occasioni per la comunione.
Uno degli obiettivi principali della missione è quello di imprimere nelle comunità l’impronta missionaria e far scorgere in tutti i fedeli il bisogno urgente
di vivere in uno stato permanente di missione, per rendersi più vicini a chi è
presente e poter raggiunger chi per diverse ragioni si è allontanato dalla vita
ecclesiale. Se non ci sarà un cambiamento nelle parrocchie si rischia l’abbandono totale dei fedeli, per cui se qualcosa non cambia è inutile ciò che si fa.
La missione ha due obiettivi: far lavorare le persone insieme e rilanciare
l’idea dei missionari itineranti.
I missionari saranno tutti gli operatori pastorali e il seminario di Anagni
sarà di supporto. I laici, però, devono essere formati e qualificati, in grado di
poter portare l’annuncio ed aprire un dialogo. Da ricordare che i laici hanno il
compito, non facile, di comunicare, prima invitando e dopo continuando la
missione, e, se necessario, attivando anche i luoghi non liturgici per raggiungere il più possibile le persone fuori di chiesa.
La missione deve portare l’annuncio del valore della vita, della chiamata e
della responsabilità davanti a questo dono. I destinatari principali sono i giovani, i quali sono anche la più grande risorsa che va valorizzata e sostenuta.
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Uno dei momenti più importanti sono i centri di ascolto, fatti in famiglia,
in luoghi strategici che consentano la partecipazione a tutti.
2. Peregrinatio Mariana
Una forma di continuità della missione sarà la Peregrinatio Mariana con
l’Immagine della Madonna di Canneto. Ogni comunità parrocchiale farà una
preparazione nei giorni precedenti l’arrivo e nei giorni che segueno la partenza,
senza ridurre il tutto ad un fatto devozionale, ma come momento provvidenziale per approfondire le tematiche della missione. La commissione preparerà
il materiale per le diverse attività da svolgersi nei giorni della Peregrinatio.
Calendario della Peregrinatio:
Zona pastorale Valle Roveto
Zona pastorale Sora
Zona pastorale Valle del Liri
Zona pastorale Pontecorvo
Zona pastorale Aquino
Cassino
Isernia
Zona pastorale Valle Comino
28 settembre – 30 ottobre 2014
30 ottobre - 11 dicembre 2014
11 dicembre – 28 gennaio 2015
28 gennaio - 12 marzo 2015
12 marzo - 3 maggio 2015
3 maggio - 3 giugno 2015
3 giugno - 18 giugno 2015
18 giugno - 25 luglio
Il 25 luglio ci sarà il rientro della Madonna a Canneto, e parteciperanno
tutte le comunità della Diocesi come ringraziamento del dono di grazia della
peregrinatio.
3. Scuola di evangelizzazione
Per rendere i laici capaci di adempiere all’impegno della missione, dovranno essere formati adeguatamente, fornendo loro l’identità, il contenuto e
il metodo. Questa sarà la scuola di Evangelizzazione, che si terrà nella Chiesa
San Carlo ad Isola del Liri, nei giorni 1-2, 8-9, 15-16 settembre 2014, dalle
ore 19.00 alle ore 20.30.
4. Convegno pastorale di giugno
Il convegno affronterà la tematica “Educare alla vita – La vita come vocazione – Vivere è rispondere”. Si sollecita a moltiplicare le energie per invitare
a partecipare al convegno soprattutto i giovani, che sono i principali destinatari
della riflessione sualla vita, almeno alla prima serata. I relatori saranno: Mons.
Domenico Sigalini, Suor Pina Del Core e Don Giuseppe Roggia.
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5. Aggiornamento del clero 2014-2015
Seguendo il percorsos già fatto sulla famiglia, e visti i risultati positivi
dell’aggiornamento 2014, si continuerà con lo stesso metodo, riflettendo su
“L’unità pastorale e la pastorale integrata nella parrocchia e tra parrocchie”,
per cominciare ad operare una vera conversione pastorale.
I vicari sono stati invitati a presentare al vescovo ipotesi di unità tra parrocchie vicine o quelle guidate dallo stesso parroco. L’obiettivo fondamentale
è generare una mentalità di comunione, attraverso azioni comuni, momenti di
studio e percorsi pastorale rivolti all’unità e al mutuo sostegno tra parrocchie.
Si chiede ai vicari di promuovere tra i presbiteri della zona momenti settimanali
di fraternità e di preghiera.
L’incontro si è concluso alle ore 11.30.
Don Alexander Moreno
Segretario
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CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO
Verbale n. 1
L’anno 2014, il giorno 24 del mese di gennaio, alle ore 18,00, in Sora presso
il Centro Pastorale San Luca – sala Mons. Facchini- si è riunito l Consiglio
Pastorale Diocesano, convocato da S.E. Mons. Vescovo con nota del 13 gennaio 2014. Sono presenti:
1) S. E. Mons. Vescovo Gerardo Antonazzo 2) Mons. Antonio Lecce – Vicario Generale 3) Mons. Ruggero Martini – Delegato Consulta dei Laici 4)
Mons. Alfredo Di Stefano – Direttore Ufficio Liturgico e Vicario Zona Pastorale di Sora 5) Mons. Giandomenico Valente – Vicario Zona Pastorale Aquino
6) Don Natalino Manna – Vicario Zona Pastorale Pontecorvo 7) Don Alexander
Moreno Infante – Vicario Zona Pastorale Valle Roveto 8) Don Akuino Teofilo
Tomas – Direttore Caritas Diocesana e Vicario Zona Pastorale Valle Comino
9) Don Antonio Di Lorenzo – Vicario Zona Pastorale Valle del Liri 10) Don
Mario Zeverini – Direttore Ufficio Evangelizzazione 11) Don Giovanni De
Ciantis – Rettore del Seminario 12) Diac. Gianni Urbini – Rappresentante dei
Diaconi Permanenti 13) Sr. Caterina Di Antonio – Rappresentante delle Religiose 14) Dr. Maria Luisa Rosati – Presidente Consulta dei Laici 15) Sig. Michelangelo Restaino – Segretario Consulta dei Laici 16) Sig. Antonio Accettola
– Presidente A. C. I. e Membro Consulta dei Laici 17) Sig. Anna Lancia –
Membro Consulta dei Laici 18) Sig. Barbara Marzilli – Membro Consulta dei
Laici 19) Avv. Rino Troiani – Rappresentante laico Zona Pastorale Sora 20)
Sig. Bruno Mastronicola - Rappresentante laico Zona Pastorale Aquino 21)
Sig. Fernando Secondi - Rappresentante laico Zona Pastorale Pontecorvo 22)
Sig. Fabio Sili - Rappresentante laico Zona Pastorale Valle del Liri 23) Sig.
Antonina Petitta - Rappresentante laico Zona Pastorale Valle Comino.
Risulta assente giustificato: Sig. Giuseppe De Vecchis, rappresentante laico
Zona Pastorale Valle Roveto. Dopo la preghiera iniziale, si passa alla discussione dei seguenti punti posti all’ o.d.g.:
1) Statuto e Regolamento del CPD; 2) Composizione del CPD; 3) Composizione del Consiglio di Presidenza; 4) Progetto Pastorale dell’anno: verifica
immediata; 5) Meta pastorale anno 2014 2015; 6) Seminario teologico-pastorale: 10-12 marzo 2014; 7) Comunicazione del Presidente.
1) Statuto e Regolamento del CPD
S. E. Mons. Vescovo dà lettura di tutti gli articoli che formano lo Statuto
del CPD. Sulla base degli interventi e richieste di chiarimenti, vengono suggerite alcune integrazioni che saranno riportate nella stesura ultima dello stesso.
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Al termine, lo Statuto viene approvato con le integrazioni proposte. Allo stesso
modo viene data lettura del Regolamento sul quale, come per lo Statuto, i membri fanno commenti ed espongono giudizi. Vengono proposte alcune modifiche
che verranno riportate nella stesura ultima dello stesso. Al termine il Regolamento viene approvato con le integrazioni proposte.
2) Composizione del CPD
Mons. Vescovo illustra la composizione del Consiglio Pastorale Diocesano che, nei suoi componenti, rappresenta tutta la Chiesa locale. Ne fanno
parte: il Vescovo, alcuni presbiteri rappresentanti degli Uffici Diocesani, i
sei Vicari delle Zone Pastorali, il rappresentante dei Diaconi permanenti, il rappresentante dei Religiosi, la rappresentante delle Religiose, il Consiglio di
Presidenza della Consulta dei Laici ed i rappresentanti dei laici impegnati nelle
sei Zone pastorali.
Mons. Vescovo richiama ai presenti quanto Papa Francesco scrive nella sua
Esortazione apostolica “Evangelii gaudium” a proposito dei laici. I laici – afferma chiaramente il Magistero della Chiesa– per loro vocazione, cercano il
Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio; vivono
nel secolo, cioè implicati in tutti e singoli doveri e affari del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale di cui la loro esistenza è come
intessuta. Sono da Dio chiamati a contribuire nella vita ecclesiale quasi come
fermento e partecipano alla santificazione del mondo mediante l’ esercizio del
proprio ufficio e sotto la guida dello Spirito evangelico, manifestando agli altri
Cristo principalmente con la testimonianza della stessa loro vita e con il fulgore
della propria fede, della loro speranza, della loro carità. “A loro servizio –
scrive Papa Francesco – ci sono i ministri ordinati”, i quali li aiutano nella crescita organica del Corpo di Cristo che è la Chiesa.
3) Composizione del Consiglio di Presidenza
Ai sensi dell’art. 7 dello Statuto del CPD, il Consiglio di Presidenza è costituito da: il Presidente nella persona del Vescovo, dal Vicario generale, da
un Vicario di Zona designato dagli altri Vicari, da due laici designati dall’Assemblea e dal Segretario. Per il Consiglio di Presidenza del CPD, i Vicari di
Zona presenti designano don Antonio Di Lorenzo come loro rappresentante;
l’Assemblea designa i due laici nelle persone di Accettola Antonio e Rosati
Maria Luisa. Mons. Vescovo propone come Segretario il Diacono Gianni Urbini e l’Assemblea approva all’unanimità. Quindi il Consiglio di Presidenza del
CPD risulta così composto: 1) S.E. Mons. Vescovo Gerardo Antonazzo 2)
Mons. Antonio Lecce – Vicario Generale 3) Don Antonio Di Lorenzo – Vicario
di Zona 4) Sig. Antonio Accettola – Rappresentate dei Laici 5) Dr. Maria
Luisa Rosati – Rappresentante dei Laici 6) Diac. Gianni Urbini – Segretario.
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4) Progetto pastorale dell’anno: verifica immediata
Mons. Vescovo propone che, entro la metà del prossimo mese di febbraio,
ciascuna parrocchia faccia una verifica sull’andamento e sull’attuazione del progetto pastorale per l’anno in corso “La tua fede ti ha salvato”, consegnato alla
Chiesa locale nel settembre 2013. Gli impegni e le priorità che ciascuna parrocchia avrebbe dovuto assumere per la trasmissione della fede riguardano in
primo luogo la Liturgia. Occorre verificare in parrocchia se intorno ai segni
della liturgia e alle modalità con le quali essa si rappresenta ci sia stato un aggiornamento e un miglioramento tanto da indurre il popolo di Dio ad incontrare
il proprio Signore in modo più consapevole, senza, però, degenerare nella spettacolarità, nel moltiplicare le celebrazioni e le attività di culto, ma promuovendo
una vera educazione alla fede e, conseguentemente, al cambiamento di vita.
Sul tema della catechesi per i ragazzi, sono intervenuti molti membri del
Consiglio per ribadire che educare i ragazzi alla fede sia la missione pastorale
che la Chiesa attua in vari modi. E’ necessario, quindi, strutturare il percorso
della catechesi secondo questo progetto in modo da essere recepito dai bambini
delle elementari, dai ragazzi delle Medie e dai giovanissimi degli Istituti superiori con metodo e continuità, anche per evitare quei tempi vuoti tra un sacramento e l’altro che vanifica tutto il cammino educativo.
Circa la preparazione dei genitori che chiedono il Sacramento del
Battesimo per i propri figli, il Vescovo ha riferito quanto è stato messo in atto in
alcune comunità parrocchiali. La nascita di un figlio è un evento meraviglioso,
ma ciò che Dio sta per fare in lui con il Battesimo è qualcosa di ancora più prodigioso: Egli vuole che il bambino nasca alla vita divina. Nato come figlio degli
uomini, egli diventa, con il Battesimo, figlio di Dio che ha donato alla creatura
la vita attraverso i genitori e, con il Sacramento, vuole donargli la fede. E’ con il
Battesimo che i nostri bambini entrano a far parte della Chiesa; è nel Battesimo
che si fa di lui un cristiano; è nella Chiesa, fatta di persone vive, che Gesù è presente e fa sorgere una umanità nuova, santa, fraterna, portatrice di Dio nel mondo.
I catechisti incontrano i genitori e, possibilmente, i padrini e le madrine, al fine
di prepararsi, insieme, adeguatamente al Sacramento, per poter partecipare attivamente e responsabilmente all’evento, assumendo, davanti a Dio e alla sua
Chiesa, gli impegni derivanti dalla fede e dalla missione di educatori.
Gli itinerari di preparazione al Sacramento del Matrimonio nelle nostre comunità sono una realtà ampiamente diffusa e coralmente accettata. Pur nella
loro brevità essi devono essere un vero itinerario di fede, che abbia al centro il
progetto che Dio ha sulla coppia, la sua Parola, la preghiera, accanto a momenti
di riflessione e di confronto sul rapporto uomo-donna, sul rapporto personale
e di coppia con Dio, sul senso dell’amore coniugale, sulla maternità e paternità
responsabile, sui diritti e doveri dei coniugi. Non va trascurata, laddove è ne-
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cessaria, la rieducazione alla vita liturgica e sacramentale intrecciata a concrete
esperienze di carità.
Buoni passi in avanti si vanno compiendo nell’ambito della pastorale giovanile, la cui “nuova creatura” è la Scuola di preghiera per i giovani, che si
terrà a cadenza mensile, da gennaio a maggio, il venerdì sera, per la zona nord
a Sora, presso la chiesa di S. Spirito e per la zona sud a Castrocielo nella chiesa
Madonna di Loreto.
Nel campo vocazionale è stato programmato un week end per ragazzi delle
scuole medie ed uno per giovani delle scuole superiori, non solo per vedere
quanti vogliono diventare preti ma – come ha scritto uno di loro – per costruire
la propria vita da buoni cristiani ed onesti cittadini. Un cammino vocazionale,
quindi, non solo indirizzato al sacerdozio, ma a qualsiasi altra scelta di vita
che renda felici e responsabili.
Ciascuna parrocchia è sollecitata a convocare il Consiglio Pastorale Parrocchiale per riflettere insieme sul Progetto pastorale diocesano, evidenziando
quanto è riuscita a realizzare senza nascondere le difficoltà incontrate, riconoscente verso quelle persone che si sono attivate per attuare e portare a termine
una parte del Progetto.
Tra i prossimi impegni diocesani, sono previsti due incontri di formazione
per gli animatori della liturgia e per i referenti delle Scholae cantorum, mercoledì 29 gennaio a Broccostella per le Zone pastorali di Sora, Valle di Comino,
Valle Roveto e Valle del Liri e venerdì 31 gennaio a Castrocielo per le Zone di
Aquino e Pontecorvo.
5) Comunicazioni del Presidente
Mons. Vescovo riferisce che dal 18 al 20 giugno si terrà il Convegno Pastorale diocesano per progettare il nuovo anno pastorale 2014/2015 sul
tema: “Educare alla vita. Vivere è rispondere”.
Sono seguiti vari interventi a proposito.
Mons. Vescovo riferisce, infine, che dal 10 al 12 marzo 2014 nella Chiesa
di San Carlo in Isola del Liri si svolgerà il I° Seminario di riflessione e studio,
sul tema “Secondo annuncio: il risveglio della fede nell’età adulta”. Le riflessioni saranno guidate da fra Enzo Biemmi.
Terminata la trattazione degli argomenti posti all’o.d.g., la seduta viene
sciolta alle ore 20,00.
Diac. Gianni Urbini
Segretario
X Gerardo Antonazzo
Vescovo
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ATTIVITÀ DEL SEMINARIO DIOCESANO
1. SCUOLA DI PREGHIERA (1 volta al mese)
Una proposta che ha visto coinvolti adolescenti e alcuni giovani che una
domenica pomeriggio al mese si sono ritrovati in Seminario per vivere un momento di comunione, fraternità e preghiera. In equipe educativa sono stati coinvolti il Seminario, il Centro Diocesano Vocazioni, la Pastorale Giovanile,
l’Azione Cattolica, l’Agesci e il gruppo giovani della parrocchia dell’Immacolata Concezione di Isola del Liri. Si sono offerti ai ragazzi gli strumenti necessari per vivere concretamente un tempo - personale e comunitario - di
discernimento e di raccoglimento in un’età in cui essi sono particolarmente
“sensibili” all’orientamento da dare alla propria vita a partire dall’ascolto della
Parola di Dio e dalla possibilità di accostarsi all’accompagnamento spirituale.
2. ADORAZIONE EUCARISTICA CON PIE ZELATRICI
“La preghiera costante e profonda fa crescere la fede della comunità cristiana, nella certezza sempre rinnovata che Dio mai abbandona il suo popolo
e che lo sostiene suscitando vocazioni speciali, al sacerdozio e alla vita consacrata, perché siano segni di speranza per il mondo” (Benedetto XVI, Messaggio
50a Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni). Prendendo a riferimento
questo pensiero le Zelatrici del Seminario hanno collaborato alla formazione
delle vocazioni al sacerdozio sostenendo spiritualmente ed economicamente
l’attività del Seminario. Buona parte dell’attività è avvenuta nel silenzio e nella
quotidianità della vita di parrocchia. Il corposo gruppo si è riunito in Seminario
una volta al mese per vivere dei momenti di adorazione e di preghiera.
3. WEEK-END VOCAZIONALI
È stata una proposta che ha visto la partecipazione di ragazzi e giovani che
si sono posti l’interrogativo vocazionale e stanno discernendo il progetto di
Dio sulla propria vita. Sono divenuti Amici del Seminario. Nella condivisione
del tempo, della preghiera, di attività di discernimento e giochi, abbiamo vissuto un’esperienza di confronto e crescita umana e spirituale.
4. GRUPPO VOCAZIONALE
Ha assunto un’identità sempre più chiara il gruppo vocazionale con ragazzi
e giovani che hanno deciso di verificare il progetto di Dio sulla propria vita.
Ogni ragazzo ha un padre spirituale che lo segue personalmente nel corso dell’anno e ognuno ha partecipato alle attività della “Scuola di preghiera” e ai
Campi Vocazionali.
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5. CRESIMANDI
Il Seminario ha accolto alcuni gruppi di Cresimandi della Diocesi per incontri formativi e ritiri spirituali. In particolare, hanno vissuto questa esperienza
le realtà della Parrocchia di Santa Maria Porta del Cielo (Sora) e di San Lorenzo
M. (Isola del Liri) accompagnate dai loro sacerdoti e catechisti.
6. ALTRE ATTIVITÀ
Nel corso di questa parte dell’anno pastorale, con il gruppo vocazionale e
con gli amici del Seminario abbiamo organizzato diverse uscite e visite in luoghi significativi della nostra fede. Particolarmente significativa è stata l’esperienza vissuta presso l’Eremo di S. Angelo a Balsorano: passeggiata, preghiera,
fraternità anche con altri pellegrini.
Don Giovanni De Ciantis
Rettore
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UFFICIO PER L’EVANGELIZAZIONE E LA CATECHESI - IRC
Nel primo semestre 2014 per i catechisti non sono stati organizzati incontri
particolari, tuttavia abbiamo sollecitato la partecipazione ai due Eventi organizzai della Diocesi. Il Seminario sul Secondo Annuncio a metà marzo ed il Convegno pastorale a metà giugno. Per il tempo della quaresima don Giuseppe
Siciliano, come negli anni precedenti, ha lavorato presso il nostro Ufficio per
predisporre il sussidio pastorale per l’annuncio e la catechesi del Tempo di Quaresima. Mons. Vescovo ha chiesto che nell’opuscolo fossero inseriti interventi
anche degli altri Uffici Pastorali e così diventare SUSSIDIO DIOCESANO
Il Vice Direttore ed il Direttore hanno mantenuto rapporti occasionali o sistematici con alcuni gruppi parrocchiali per sostenerli soprattutto nella loro
formazione; hanno preso parte a diversi incontri regionali per il settore e anche
al Convegno Nazionale che si è tenuto a Bari.
IRC E PASTORALE SCOLASTICA
L’Ufficio, visto i continui impegni degli Insegnanti anche nei pomeriggi,
ha ridotto al massimo le attività per la formazione permanente Ha conservato
i due incontri di spiritualità; nel periodo natalizio e nella settimana santa, una
“tre giorni” a fine agosto, e l’invito a partecipare ai momenti formativi proposti
dalla Diocesi (il Seminario teologico pastorale di marzo, il Convegno pastorale
di giugno). A fine giugno ci siamo incontrati per il previsto incontro dei settori
per la verifica didattico-contenutistica.
Qua e là ci sono iniziative di pastorale scolastica l’Ufficio sostiene e supporta soprattutto quella delle Superiori. Quest’anno it tema, trattato in modo
interdisciplinare, è stato “La BIBBIA e la SOFFERENZA”.
Nei mesi di Marzo - Maggio abbiamo realizzato due corsi di aggiornamento,
uno per coloro che fanno domanda a questo Ufficio per eventuali supplenze IRC,
e il secondo - tenutosi a Isola del Liri-San Carlo - per la decina di insegnanti di
classe che non ancora chiedono di insegnare religione nella propria classe.
Molta pazienza ci vuole nei mesi di Giugno - Luglio per raccogliere i dati
sulla disponibilità delle ore per l’IRC, per il disbrigo di diversi adempimenti
con l’USR, e soprattutto per proporre le conferme le sistemazioni, tenendo
conto della configurazione del nostro territorio e quindi la difficoltà di creare
cattedre di facile raggiungimento.
La nostra situazione per la disponibilità delle ore di insegnamento è favorevole per la scuola Primaria; mentre per la scuola Secondaria abbiamo ancora
una insegnante perdente posto, e un’altra a cui mancano alcune ore per rientrare
nella regolarità; comunque siamo riusciti a non licenziare nessuno e a soddisfare quasi tutte le richieste di sistemazione.
Don Mario Zeverini
Direttore
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UFFICIO LITURGICO
Incontro del Vescovo con gli animatori della
liturgia, della musica e del canto.
Agli animatori della liturgia,
della musica e del canto,
ed ai referenti delle Scholae cantorum
Carissimi,
tutti coloro che nelle nostre comunità preparano e mettono in atto una celebrazione, sono invitati a partecipare ad un momento di riflessione e di confronto, insieme con il nostro Vescovo, per individuare alcuni orientamenti,
perché al di là delle buone intenzioni, l’animazione, la musica e il canto, diventino sempre meglio parte integrante e necessaria di ogni celebrazione.
Con tale incontro ci si propone di favorire, incrementare, una celebrazione
preparata e cantata, preparata e cantata bene, con il giusto apporto di tutta l’assemblea.
Nell’attendervi fiduciosi, vi comunichiamo i luoghi e l’orario dei giorni,
ringraziandovi di cuore per tutto quello che già fate con dedizione e generosità
per le nostre celebrazioni.
Sora, 13 gennaio 2014
Don Alfredo Di Stefano
Direttore
P.S. :
* Zone Pastorali di Sora,Val Comino, Valle Roveto, Valle del Liri:
mercoledì 29 gennaio, ore 18.30, BROCCOSTELLA;
* Zone Pastorali di Aquino e di Pontecorvo:
venerdì 31 gennaio,ore 18.30, CASTROCIELO
(Sala oratorio presso Madonna di Loreto)
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UFFICIO PER LA PASTORALE FAMILIARE
Su precise indicazioni del vescovo Gerardo, si è provveduto per prima cosa a
rivedere l’organizzazione dell’Ufficio che attualmente è strutturato in forma
piramidale con a capo, ovviamente, il vescovo. Un secondo livello è rappresentato dall’ufficio propriamente detto con la coppia dei direttori responsabili
ed il presbitero delegato vescovile. Il piano intermedio è costituito dall’equipe
diocesana della pastorale così composta:
Ulderico Rosa e Maria Vittoria - Direttori Ufficio diocesano
Tel. 340/3372153 - 348/7950076 - e-mail: [email protected]
Don Emanuele Secondi - Delegato Vescovile
Tel. 333/3622703 - e-mail: [email protected]
Diana Carnevale - Referente per il servizio di consulenza
Tel. 333/8636886 - 0776/890609 - e-mail: [email protected]
Maria Luisa Rosati (Oasi) - Referente per i Metodi naturali
Tel. 0776/510248 - 328/6237199 - e-mail: [email protected]
Angelo ferri e Maria grazia - Referenti per gli itinerari di preparazione
matrimonio
Tel. 328/1542350 - 320/1810893 - e-mail: [email protected]
mariagraziacarbonarovirgilio.it
Paolo Conte e Anna Maria - Referenti per gli itinerari di preparazione
dei genitori al battesimo dei figli
Tel. 0776/892051 - 393/7458008 - e-mail: [email protected]
Don giovanni De Ciantis - Stefano Iannucci - Referenti progetto di
educazione all’amore parrocchie e scuole
Tel. 333/3403527 - e-mail: [email protected]
La base, infine, la “consulta”, comprende il presbitero e la coppia referenti
per ciascuna delle sei zone della diocesi; i rappresentanti delle associazioni riconosciute; gli operatori pastorali che comunque partecipano ad itinerari di accompagnamento di fidanzati, coppie e famiglie.
Tale struttura, disegnata dal Vescovo Gerardo, permette una maggiore valorizzazione delle risorse e delle competenze presenti sul territorio, una mi-
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gliore cooperazione e collaborazione fra tutti gli operatori ed una più semplice
procedura in materia di progettazione, programmazione ed attuazione di iniziative pastorali per la famiglia.
Per quanto concerne ciò che è stato realizzato in quest’anno, anche in collaborazione con altri uffici come è giusto che sia, segnaliamo:
“La vita consacrata a servizio della vita”: il 2 febbraio presso l’istituto
del Sacro Cuore a Pontecorvo con la presenza del vescovo, incontro di due vocazioni, vista la coincidenza fra la giornata per la vita e la giornata della vita
consacrata. Nel corso della celebrazione liturgica per “la candelora” momenti
di riflessione e testimonianze di famiglie e consacrati.
“La gioia del si per sempre”: il giorno di San Valentino in Piazza San Pietro Papa Francesco incontra i fidanzati di tutto il mondo che celebreranno le
nozze nel 2014. La nostra diocesi è presente con oltre quaranta coppie di fidanzati e con alcuni operatori che li accompagneranno negli itinerari di preparazione al sacramento del matrimonio.
“La gioia del si per sempre” in diocesi: presso il centro San Luca a Sora
il 17 maggio il Vescovo Gerardo incontra i fidanzati che partecipano agli itinerari di fede nel 2014. L’evento è stato organizzato in collaborazione con la
parrocchia di Santa Maria Assunta e con gli operatori che hanno guidato i fidanzati della parrocchia stessa, i quali, per l’occasione fra l’altro hanno messo
in scena una gradita rappresentazione teatrale.
Gli ambiti presenti nell’equipe diocesana, anche in cooperazione con altri
uffici, sono impegnati in vari progetti riguardanti gli itinerari di preparazione
al sacramento del matrimonio o percorsi di accompagnamento alle coppie che
chiedono i sacramenti di iniziazione cristiana per i propri figli. Tre giovani
coppie della diocesi si sono iscritte e frequentano il corso per l’apprendimento
e la divulgazione dei metodi naturali presso il policlinico A. Gemelli di Roma.
Il team dei consulenti familiari sta lavorando, guidato dalla referente del
settore, per portare a conoscenza dei più di quanto l’essere “esperti” nell’ascolto empatico, nell’accoglienza e nell’accettazione incondizionata possa
essere utile per provare a sanare non solo le ferite della psiche ma anche, e soprattutto, le ferite della vita e quindi quanto possa essere di aiuto il loro servizio
proprio nella pastorale familiare nella quale non si può prescindere, a qualsiasi
livello, da relazioni sane.
Questo è quanto siamo riusciti a realizzare; “servizi inutili” e “pellegrini in
cammino ed in cerca” così come abbiamo saputo ascoltare e rispondere alla
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chiamata. Certo occorre più fervore e più audacia e confidiamo di acquisirle
con la preghiera più costante e intensa, con il fuoco di una Pentecoste continua,
con la protezione ed il sostegno di Maria, madre attenta e premurosa, con la
misericordia del Padre Celeste che non si stanza mai di perdonarci e sa attenderci sempre a braccia aperte.
Restiamo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento. Un affettuoso e familiare abbraccio.
Ufficio di Pastorale Familiare
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CARITAS DIOCESANA - MIGRANTES
EVENTI
19 gennaio Convegno Diocesano dell’Immigrazione dal titolo “Migranti e
rifugiati: verso un mondo migliore” in occasione della 100° Giornata Mondiale
del Migrante e del Rifugiato
26 gennaio Giornata mondiale dei malati di lebbra dell’Aifo
28 gennaio Save the date - Convegno salute Rom - Roma
30 gennaio Presentazione XXIII Rapporto Immigrazione 2013 dal titolo
“Immigrazione, tra crisi e diritti umani” - Roma
Zona pastorale Sora
6 gennaio Chiesa del Divino Amore, arrivo della befana
8 marzo Colletta alimentare
Zona pastorale Aquino
16 gennaio Cena di fraternità (nell’ambito della 100° Giornata del Migrante
e del Rifugiato)
Zona pastorale Pontecorvo
27 marzo Cena di beneficenza a sostegno delle attività del centro Caritas
FORMAZIONE
14 gennaio Delegazione Regionale con Migrantes Regionale
24 gennaio Re.p.i.s.
6 febbraio Delegazione Regionale
10/12 febbraio Coordinamento Nazionale Immigrazione
21 febbraio Re.p.i.s.
21/24 Corso di Formazione SPRAR nell’ambito della rete Re.p.i.s.
24 febbraio Formazione operatori Caritas Diocesana su Ospoweb
20 marzo Re.p.i.s.
21 marzo Corso ECM-FCO dal titolo Accoglienza, accompagnamento, integrazione sociale e lavorativa degli immigrati
31 marzo/3 aprile 37° Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane a Cagliari
9 aprile Migrantes Regionale
18 aprile Corso ECM-FCO dal titolo Accoglienza, accompagnamento, integrazione sociale e lavorativa degli immigrati
24 aprile Re.p.i.s.
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5/7 maggio Coordinamento Nazionale Immigrazione
16 maggio Delegazione Regionale incontro gruppo Identità Caritas
21 maggio Delegazione Regionale
23 maggio Corso ECM-FCO dal titolo Accoglienza, accompagnamento, integrazione sociale e lavorativa degli immigrati
24 maggio Re.p.i.s.
27 maggio Delegazione Regionale incontro gruppo Coordinamento Immigrazione
Zona pastorale Aquino
Febbraio/maggio Incontri di formazione relativi al progetto Caritas diocesana “Disseminare carità”
Zona pastorale Valle Roveto
Aprile/maggio Incontri di formazione a cura dell’equipe diocesana
Zona pastorale della Valle di Comino
Febbraio/aprile Incontri di formazione a cura dell’equipe diocesana
Centro Servizi Caritas (CSC)
All’interno del CSC diocesano ci sono diverse realtà:
- l’Emporio, gestito dalla Zona Pastorale di Sora;
- il Centro d’Accoglienza Medici diocesano, in cui si alternano 3 medici: il
dott. Ulderico Rosa, la dott.ssa Anna Orofino e la dott.ssa Silvana Di Vona,
che visita e ascolta circa 10 persone al mese. Il Centro è aperto il lunedi e mercoledi mattina e il giovedi pomeriggio ed i suoi utenti sono, principalmente,
assistiti dell’Emporio, del settore abbigliamento e della mensa. Inoltre, il 7
maggio è stato staccato il primo ricettario bianco del Centro personalizzato;
- il settore abbigliamento diocesano, curato dai nostri volontari: Maria Rosaria Taglione, Assunta Ferri, Isungi Bineta e Milena Bleta;
- il dormitorio, che ha all’incirca 20 posti, la cui responsabile è Catia Coletti;
- la mensa, che può ospitare fino a circa 40 persone, la cui responsabile è
sempre Catia Coletti.
Infine, dal 17 maggio, il dormitorio ospita 8 ragazzi, uomini e donne, provenienti dall’Eritrea e dalla Guinea Bissau, inseriti nel progetto di accoglienza
di rifugiati e richiedenti asilo.
CASA “AENEAS”
La Casa di prima accoglienza “Aeneas”, il cui nome latino rimanda alla lingua liturgica della Chiesa cattolica e ad Enea – emblema del migrante forzato
per eccellenza, si trova nel comune di Isola del Liri (FR) ed è stata inaugurata
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lo scorso aprile in seguito alla stipula di una convenzione tra la Diocesi di Sora
– Aquino – Pontecorvo e la Prefettura Utg di Frosinone relativa all’accoglienza
di cittadini stranieri temporaneamente presenti sul nostro territorio.
Dal dieci aprile 2014 – data di inaugurazione della struttura - sono state accolte un totale di centoquarantanove persone, tra cui uomini, donne e bambini,
in prevalenza di nazionalità eritrea.
Attualmente la casa ospita trentasei persone, tutti uomini singoli di età, compresa tra i diciotto e i quaranta anni, provenienti da Mali, Senegal, Guinea,
Gambia, Camerun, Repubblica Centrafricana e Nigeria. Tutti hanno già completato la procedura di richiesta di protezione internazionale e sono in attesa
di essere auditi dalla Commissione Territoriale di Roma.
INTERVENTI
Oggi esiste il dramma dell’individuo, di non poter più garantire a sé e agli
altri una dignitosa qualità di vita, per mancanza di un lavoro, da cui poter trarre
mezzi di sostentamento per sé e i familiari. A questo si aggiunga la riduzione di
prodotti alimentari da distribuire agli indigenti, che contrasta con l’aumento del
numero degli indigenti stessi. Anche l’Emporio non ha potuto sopperire a queste
richieste, per una drastica diminuzione di derrate alimentari.
Emporio della
Solidarietà
Sora – S.
Bartolomeo
Z.P. Aquino
Z.P. Pontecorvo
Z.P. Valle Roveto
Z.P. Valle del Liri
Z.P. Valle di
Comino
Caritas Diocesana
NUCLEI
FAMILIARI
460
NUMERO
PERSONE
1337
INTERVENTI
ALIMENTARI
5520
INTERVENTI
ECONOMICI
33
225
663
1350
70
351
339
186
449
262
1384
1099
413
1495
839
5255
1122
344
6216
1391
25
44
42
60
23
52
202
1040
89
Nella Caritas Diocesana sono stati effettuati, inoltre, 141 interventi lavorativi.
ANTIUSURA
Gli aiuti economici messi a disposizione delle famiglie in difficoltà da parte
dell’ufficio antiusura della Caritas Diocesana sono stati diversificati in base
alle esigenze. Rispetto agli anni precedenti si nota, tristemente, un numero
sempre più elevato di interventi, eseguiti soprattutto per pagare debiti che non
si è più in grado di fronteggiare, per le variazioni economiche, legate alla crisi.
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FONDO ANTIUSURA DIOCESANO
Gli interventi, nei primi sei mesi del 2014, sono stati effettuati a favore di
8 famiglie della nostra Diocesi per un totale di € 28.500,00.
FONDAZIONE INTERDIOCESANA ANTIUSURA GOEL
Nelle riunioni del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Interdiocesana Antiusura “Goel” tenutesi nei giorni 11 febbraio, 14 maggio, si
sono discusse ed approvate 10 pratiche per un totale erogato di € 181.110,00,
di cui le pratiche della nostra Diocesi sono state 6 per un totale di € 101.710,00.
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S. ANDREA APOSTOLO
S. GIOVANNI BATTISTA
S. MARIA DELLA FONTICELLA
S. MARIA DELLA PACE E S. BARBATO
SS. GIOVANNI BATTISTA ED EVANGELISTA
S. MARIA DELLE GRAZIE E S. PIETRO
S. MARIA DELLE ROSE
S. CROCE
S. LUCIA VERGINE E MARTIRE
S. STEFANO PROTOMARTIRE
S. LIDANO ABATE
S. GIOVANNI BATTISTA
SS. TRINITA'
S. GIUSEPPE E S. GAETANO
S. MARIA ASSUNTA E S. GIUSEPPE
S. MAGNO VESCOVO E MARTIRE
CAMPOLI APPENNINO
CANISTRO
CANISTRO
CASALATTICO
CASALVIERI
CASALVIERI (Purgatorio)
CASALVIERI (Roselli)
CASTELLIRI
CASTROCIELO
CIVITA D'ANTINO
CIVITA D'ANTINO -PERO DEI SANTI
CIVITELLA ROVETO
CIVITELLA ROVETO (Meta)
COLFELICE
COLFELICE - VILLA FELICE
COLLE SAN MAGNO
S. M. DELLA STELLA E S. MICHELE
BROCCOSTELLA
SI
S. ROCCO
BALSORANO
SS. TRINITA'
S. MICHELE ARCANGELO
ARPINO
S. MARIA DEI SASSI
S. MARIA DI CIVITA FALCONARA
ARPINO
BALSORANO
S. MARIA DEL CARMINE
ARPINO
BALSORANO (Ridotti)
SI
S. ANDREA APOSTOLO E S. VITO
ARPINO
PRESENZA CARITAS
PARROCCHIALE
NO
NO
SI
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
SI
SI
NO
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
NO
SI
S. MARIA DELLA VITTORIA
ARCE - ISOLETTA
SI
S. COSTANZO VESCOVO E S. TOMMASO
SS. PIETRO E PAOLO
AQUINO
ARCE
SI
SI
S. SIMEONE PROFETA - SS. GIOVANNI BATTISTA ED EVANGELISTA
S. MARIA ASSUNTA
ALVITO
SI
S. ONOFRIO
PARROCCHIA
ALVITO (Castello)
ALVITO
PAESE
25,00
50,00
85,00
107,00
92,00
200,00
80,00
48,00
74,00
100,00
AVVENTO DI FRATERNITA' 2013
40,00
150,00
125,00
90,00
144,00
105,00
95,00
200,00
25,00
250,00
245,00
QUARESIMA DI CARITA' 2014
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AVVENTO DI FRATERNITA’ 2013 - QUARESIMA DI CARITA’ 2014
S. MARIA MAGGIORE
S. BARBARA VERGINE E MARTIRE - S. STEFANO PROTOMARTIRE
SS. GIOVANNI BATTISTA ED EVANGELISTA
S. NICOLA E S. LEONARDO
MARIA SS. IMMACOLATA
S. LORENZO MARTIRE
S. MARIA DEI FIORI
S. MARIA
S. MARIA DELLA STELLA
S. GIOVANNI BATTISTA
S. MICHELE ARCANGELO
SS. GIOVANNI BATT. ED EVANGELISTA
MARIA SS. DI POMPEI
S. GIUSEPPE E S. GENNARO - S. LORENZO MARTIRE
S. ANTONINO MARTIRE
S. MARIA ASSUNTA
S. MARIA ASSUNTA
S. BARTOLOMEO APOSTOLO
S. ERMETE E S. GRIMOALDO
S. MARCO EVANGELISTA E S. MARIA DI PORTA
S. NICOLA DI PORTA
S. OLIVA VERGINE E MARTIRE
S. PAOLO APOSTOLO
SS. ANNUNZIATA E S. BIAGIO
S. MARIA ASSUNTA
S. MARIA ASSUNTA E S. BERNARDO
S. MARGHERITA VERGINE E MARTIRE
S. MARGHERITA - CHIESA S. ROCCO
ESPERIA - MONTICELLI
FONTANALIRI
FONTECHIARI
GALLINARO
ISOLA DEL LIRI
ISOLA DEL LIRI
ISOLA DEL LIRI
MORINO
MORINO (Grancia)
MORINO - RENDINARA
PESCOCANALE
PESCOSOLIDO
PESCOSOLIDO - FORCELLA
PICINISCO
PICO
PIEDIMONTE S. G. INF.
PIEDIMONTE S. G. SUP.
PONTECORVO
PONTECORVO
PONTECORVO
PONTECORVO
PONTECORVO
PONTECORVO
PONTECORVO
POSTAFIBRENO
ROCCADARCE
ROCCASECCA
ROCCASECCA
SS. ANNUNZIATA
S. PIETRO IN CURULIS
ESPERIA
ROCCASECCA (Castello)
S. MARIA MAGGIORE E S. FILIPPO NERI
PARROCCHIA
ESPERIA
PAESE
NO
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
NO
SI
SI
SI
SI
SI
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
NO
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
SI
SI
SI
SI
NO
SI
PRESENZA CARITAS
PARROCCHIALE
42,00
400,00
120,00
450,00
140,00
42,00
100,00
300,00
100,00
60,00
120,00
155,00
AVVENTO DI FRATERNITA' 2013
21,00
100,00
150,00
350,00
50,00
100,00
210,00
100,00
53,00
QUARESIMA DI CARITA' 2014
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178
179
CHIESA S. FRANCESCO
CHIESA S. SPIRITO
SORA
COLFELICE
M.F.
CENTRO D'ASCOLTO INTERPARROCCHIALE ARPINO-SANTOPADRE
S. GIACOMO APOSTOLO
SORA
S. ANTONIO DI PADOVA E S. RESTITUTA
S. MARIA ASSUNTA
SORA - CARNELLO
TERELLE
VILLA S. LUCIA - PIUMAROLA
SI
S. SILVESTRO PAPA
SORA
SS. GIOVANNI BATTISTA ED EVANGELISTA
S. RESTITUTA VERGINE E MARTIRE
SORA
S. LUCIA VERGINE E MARTIRE
S. MARIA PORTA COELI
SORA
VICALVI
S. MARIA DI VALLERADICE
SORA
VILLA SANTA LUCIA
NO
S. MARIA ASSUNTA (CATTEDRALE)
SORA
SI
NO
NO
SI
SI
NO
SI
SI
SI
SI
S. GIOVANNI BATT. E S. GIULIANO M.
S. GIUSEPPE ARTIGIANO
SORA
SI
SI
SI
SI
SI
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
SI interparrocchiale
SORA
S. CIRO E S. RESTITUTA
S. BARTOLOMEO APOSTOLO
SORA
S. DOMENICO ABATE
S. MICHELE ARCANGELO
SETTEFRATI - PIETRAFITTA
SORA
S. STEFANO PROTOMARTIRE
SORA
S. FOLCO PELLEGRINO
SANTOPADRE
SETTEFRATI
SI interparrocchiale
S. RESTITUTA E S. MICHELE
S. NICOLA
S.VINCENZO V.R. - CASTRONOVO
S. MARIA ASSUNTA
S. GIOVANNI NUOVO - CHIESA S. GIOACCHINO
SAN VINCENZO V. ROVETO
S.VINCENZO V.R. - MORREA
S. ROCCO E S. GIOVANNI
SAN VINCENZO V. ROVETO
S.VINCENZO V.R. -ROCCAVIVI
SI interparrocchiale
S. MARIA
SAN VINCENZO V. ROVETO
SI
NO
S. MARIA E S. MARCELLO
S. GIOVANNI BATTISTA
NO
SI
PRESENZA CARITAS
PARROCCHIALE
SAN GIOVANNI INCARICO
S. MARIA DELLE GRAZIE
ROCCASECCA - CAPRILE
PARROCCHIA
SAN DONATO VAL COMINO
S. MARIA ASSUNTA
ROCCASECCA (Scalo)
PAESE
960,51
25,00
60,00
105,00
100,00
150,00
300,00
50,00
80,00
250,00
50,00
40,00
20,00
300,00
AVVENTO DI FRATERNITA' 2013
25,00
1.000,00
90,00
100,00
120,00
100,00
50,00
50,00
250,00
300,00
QUARESIMA DI CARITA' 2014
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AZIONE CATTOLICA DIOCESANA
L’inizio del 2014, oltre che nelle varie attività diocesane e parrocchiali, ha
visto l’AC impegnata nel cammino assembleare, iniziato nelle parrocchie e
conclusosi il 9 febbraio, presso il centro S. Luca, con l’Assemblea elettiva. Il
momento assembleare non si esaurisce nell’elezione del nuovo Consiglio diocesano (si possono consultare gli atti e gli eletti sul sito www.azionecattolicasora.it), ma è anche occasione di incontro, confronto e programmazione,
attraverso l’approvazione del documento programmatico triennale. Con il saluto iniziale del nostro vescovo Gerardo, del delegato nazionale, il dott. Michele Panajotti (amministratore nazionale) e di quello regionale, Melania
Marrocco (incaricata regionale per il Settore Giovani) e dopo le relazioni del
Presidente e dei Settori, prima delle operazioni di voto, il centro diocesano ha
voluto condividere con tutte le delegazioni parrocchiali il pranzo. Insomma un
bel momento di festa, fraternità, responsabilità e democraticità: un bel momento di Chiesa! Concluso il cammino assembleare a livello diocesano, le delegazioni della nostra associazione, hanno partecipato al Consiglio regionale
elettivo svoltosi il 23 Marzo, presso villa Campitelli a Frascati (nella quale Daniela Lecce, nostra responsabile dell’Articolazione A.C.R., è stata eletta come
incaricata regionale per l’articolazione stessa) e alla XV Assemblea Nazionale,
tenutasi a Roma nella Domus Pacis, dal 30 Aprile al 3 Maggio.
Come da consolidata tradizione, l’apertura dell’anno è stata affidata alla
Festa diocesana della Pace, svoltasi questa volta ad Aquino, nella parrocchia
di S. Costanzo e S. Tommaso, il 26 di Gennaio. Ancora una volta bambini, ragazzi, giovani e adulti, guidati dallo slogan “La Pace soffia forte!”, si sono incontrati per fare festa nelle piazze e nelle strade delle nostre città. Spronati dal
messaggio di papa Francesco, per la giornata mondiale della Pace, in nome
della fraternità, l’associazione diocesana ha pregato, celebrato l’Eucarestia con
mons. Gerardo, riflettuto, cantato, giocato, gioito ma soprattutto è stata insieme
nel nome del Signore, Gesù Cristo.
Momento particolarmente emozionante di questo semestre, è stato senz’altro l’incontro con papa Francesco, il 3 Maggio, nell’aula Paolo VI, in occasione
della chiusura della XV Assemblea nazionale di AC. Insieme alle delegazioni
diocesane di AC, provenienti da tutta Italia, ma anche dall’estero, attraverso il
F.I.A.C. (Forum Internazionale di Azione Cattolica), i Presidenti e gli Assistenti
parrocchiali, hanno avuto la possibilità di incontrare il Santo Padre, che in questa occasione ha consegnato a tutta l’Associazione (la nostra era presente con
una sessantina di persone circa) tre verbi: “rimanere” in e con Gesù, “andare”
ad annunciare l’amore di Dio e “gioire” dell’incontro con il Signore. Molto
graditi anche gli interventi di Franco Miano, Presidente nazionale uscente,
mons. Mansueto Bianchi, nuovo assistente generale e del cardinal Angelo Ba-
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gnasco, Presidente della C.E.I.
Altro appuntamento a carattere diocesano ed unitario, entrato ormai nella
consuetudine della programmazione annuale, è stata la Festa della Famiglia,
svoltasi come negli anni passati presso il Santuario diocesano della Madonna
di Canneto, l’11 Maggio. Una sessantina di persone, appartenenti a diversi nuclei famigliari di AC, ma anche semplici “simpatizzanti”, hanno vissuto insieme la preghiera a Maria, la riflessione sul proprio ruolo all’interno della
propria casa, lo spezzare il Pane nell’Eucarestia, ma anche il gioco e il pranzo.
Insieme, si è trovata la “Giusta direzione per l’armonia”.
Molto importanti per la vita dell’Associazione diocesana, sono stati gli incontri del Consiglio diocesano e dei Presidenti parrocchiali (neo eletti) con il
vescovo Gerardo, il 5Aprile ad Arce, presso la parrocchia dei SS. Pietro e
Paolo, e il Consiglio diocesano allargato ai Consigli parrocchiali, del 15 Giugno
a S. Giovanni Incarico, nel centro “suor Teresina Zonfrilli”. Momenti di verifica e condivisione delle esperienze per poter affrontare il cammino nelle parrocchie e nella nostra Chiesa particolare.
Per quanto riguarda i Settori, gli Adulti e l’A.C.R. si sono incontrati in Quaresima, per vivere un momento di preghiera in preparazione alla Pasqua: l’8
Marzo a S. Giovanni Incarico (centro “suor Teresina Zonfrilli”) e il 15 Marzo
nella parrocchia di S. Antonio e S. Restituta a Carnello (Sora). In particolare,
ai genitori dei ragazzi dell’ACR, si è data la possibilità ai genitori di poter usufruire di un momento in stile AC per “sperimentare” come viene proposto il
messaggio cristiano ai figli.Il tema, ricalcava infatti quello dell’invito alla Festa
di Nozze (il brano del Vangelo scelto dall’AC come filo conduttore per l’anno
2013-2014) ed è stato chiesto loro di riflettere su quali fossero le loro vesti per
la Festa. I bambini e i ragazzi invece, nella “via Crucis”, hanno fatto esperienza
dell’incontro con Gesù sulla via della croce. Il settore Giovani, ha partecipato
e animato le iniziative di carattere diocesano, come il campo di Spiritualità
proposto dalla Pastorale Giovanile (28-30 Marzo, S. Giovanni Incarico).
Infine, per quanto riguarda la formazione degli educatori ed animatori dei
gruppi parrocchiali, è stato organizzato un mini cammino di tre appuntamenti
(12 gennaio 2014: la motivazione al servizio; 23 febbraio 2014: la spiritualità;
23 marzo 2014: la gratuità al servizio - la missionarietà) con sede a S. Giovanni Incarico, dal titolo “Nessuno può dare quello che non ha!”.
La Presidenza Diocesana
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PER LA STORIA
RELIgIOSA DELLA DIOCESI
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“LAUDATIO PRESBITERALIS” (I) : Don Dante Gemmiti
Isola del Liri, Chiesa S. Carlo, 30.06.2013
Leggiamo nel libro del Siracide: “Un amico fedele è una protezione potente,
chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele, non c’è prezzo, non c’è peso
per il suo valore. Un amico fedele è un balsamo di vita lo troveranno quanti
temono il Signore. Chi teme il Signore è costante nella sua amicizia, perché
come uno è, così sarà il suo amico”. (6,5-17)
Posso garantire che tu, Don Dante, hai trovato in me un amico fedele e questa è la ragione se divento audace e oso questa sera, sfidando la cultura, l’erudizione, l’oratoria di quanti sono qui ad ascoltare, prendere la parola e dirti
quel che sento per te. Qualsiasi altro avrebbe potuto fare meglio di me, però
quanto sto per dirti sale spontaneo dal cuore e mi fa esprimere con quella sincerità, che deriva proprio dalla forte amicizia.
Ti ho sempre stimato, don Dante, da quando ancora eri studente liceale e in
tutto l’itinerario della tua missione e della tua carriera. Questa amicizia si è
consolidata quando un giorno, in un incontro quasi fortuito, tu mi invitasti a
visitare la nuova Chiesa, questa Chiesa dove oggi si svolgono le stupende celebrazioni.
Rimasi ammirato e non trovavo parole per complimentarmi. Quella circostanza però mi costrinse in una riunione del Clero a pronunciare quella frase
che poi, riferita a te, Don Dante, apportò tanta consolazione: “Chi S. Carlo non
vede, paradiso non crede”. Qui c’è tutto il cuore, anzi l’anima di Don Dante,
che non ha risparmiato sacrifici, tempo e occupazioni, per rendere questo tempio il più funzionale della Diocesi, il più ricco di opere, il più accogliente , il
più completo. Qui Don Dante ha messo tutto il suo impegno e le più premurose
cure e chiunque nel vederlo può rendersi conto che in quel che affermo non
c’è nessuna esagerazione. A questo punto vorrei invocare il genio dei migliori
oratori per poter esternare un elogio, che sicuramente si appanna con le mie
povere parole.
S. Paolo nella II lettera ai Corinzi afferma “E se anche sono un profano
nell’arte del parlare, non lo sono però nella dottrina …” In verità quanto alla
dottrina, ha parlato in maniera perfetta e completa il nostro amatissimo Pastore,
a me è servito solo raccogliere le notizie della molteplice attività di un grande
apostolo, di uno storico appassionato, di un insigne professore, di un personaggio leale e sereno, attivo e geniale, sincero e affettuoso, il carissimo Don
Dante Gemmiti.
Don Dante Gemmiti è nato ad Isola del Liri il 27-05-1939 da Loreto, chiamato Vincenzino, e Iolanda Fanone da Settefrati. Ha compiuto le scuole elementari e la prima media ad Isola Liri e nel 1951, insieme ad altri 25 ragazzi,
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dei quali solo Don Dante è arrivato al Sacerdozio, entrò nel Seminario Minore
di Sora che allora contava 70 seminaristi e vi rimase fino al terzo Liceo classico
nell’anno 1956. Negli anni 1956-1958 frequentò il terzo liceo classico e il
quarto anno propedeutico di filosofia nel Seminario regionale di Anagni sotto
la guida del Rettore gesuita P. Adolfo Bachelet, fratello del Prof. Vittorio Bachelet, assassinato dalle Brigate Rosse.
Con il consenso del Vescovo Biagio Musto, che gli aveva promesso di fargli
continuare gli studi accademici, nel 1959 fu il primo seminarista della Diocesi
di Sora ad essere ammesso nel Pontificio Seminario Campano per continuare
gli studi presso la Facoltà Teologica di Posillipo. Furono i suoi anni più sereni
e formativi. Qui la vita di Seminario era basata sull’autogestione di diversi
gruppi, dai corsi di teologia tenuti da professori gesuiti di alto spessore culturale, dalla vita liturgica vissuta nel Duomo di Napoli nelle maggiori festività,
dalla partecipazione a cicli culturali tenuti nelle varie Accademie e nel teatro
San Carlo, dalle attività sportive, specialmente il calcio, poiché si era formata
una squadra di cui Don Dante era il “portiere nazionale” che affrontava mensilmente altre squadre di giovani napoletani.
Un ricordo sempre vivo nel suo cuore, la visita settimanale che faceva nel
carcere riformatorio minorile di Nisida e nell’istituto “Martuscelli” per non vedenti al Vomero di Napoli. Mel 1963 conseguì la Licenza in Sacra Teologia e
il 29 giugno dello stesso anno fu ordinato sacerdote nella Cattedrale di Sora
dal Vescovo Biagio Musto insieme a Don Nazareno D’Antonio, Don Mario
Milanese, Don Riccardo Stallocca e Don Loffreda (religioso). Celebrò la S.
Messa il 30 giugno nella Parrocchia S. Maria dei Fiori, dove era cresciuto sotto
la guida saggia e amorevole del parroco Don Antonio Palombo come chierichetto e responsabile dell’ACR. Erano presenti alla messa oltre Don Antonio,
Don Federico Mazza, Don Domenico Cardi, Don Enzo Tavernese, P. Tommaso
Natalizia, redentorista, P. Umberto Schimperna, priore di S. Domenico di Sora.
Seguì i consigli del Parroco Don Antonio e continuò a studiare pur dedicandosi
all’attività pastorale. Conseguì la Laurea in S. Teologia presso ‘Università Lateranense discutendo una tesi su “ Itinerario spirituale di Antonio Rosmini”, la
laurea in lettere classiche presso l’Università di Napoli discutendo una tesi sui
Papiri di alcune opere di Lisia” e la Laurea in Filosofia presentando un lavoro
su “Abelardo e lo Scito teipsum”; tutte e tre le lauree furono conseguite con il
massimo dei voti e la lode.
Appena ordinato sacerdote fu nominato dal vescovo Mons. Biagio Musto
vice rettore del Convitto di Villa Angelina e contemporaneamente insegnante
di musica nel Seminario di Sora. Nel 1965 vi fu l’ultimo Concorso canonico
per le Parrocchie di Settefrati e Castrocielo. Insieme a Don Dante si presenta-
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rono otto sacerdoti. Risultò vincitore e il Vescovo, su desiderio di Don Dante,
lo nominò Arciprete Parroco di Settefrati. Nella sua prima esperienza parrocchiale riuscì ad animare la comunità con iniziative coinvolgenti ed innovative:
la ricostruzione del tetto dell’Arcipretura, il restauro del quadro della “pastorella” che sovrastava l’altare maggiore, l’impianto di riscaldamento e di amplificazione, la formazione di “cantieri operai” per la riparazione delle chiese
e della casa canonica, l’istituzione di una orchestra musicale composta di ragazzi e giovani, un centro di ascolto ed aiuto per tutte le persone anziane ed
analfabete per il disbrigo di pratiche burocratiche e la corrispondenza con i parenti residenti in America, la visita ai Settefratesi degli Stati Uniti, del Canada
e del Venezuela, la stampa della rivista “La voce di Settefrati”, e la realizzazione presso il centro discografico RCA di Roma di 5.000 copie del disco con
la “Evviva Maria” che si canta solo a Settefrati perché, dopo un’attenta ricerca,
ha scoperto che l’origine di questo canto era un’antica “Ave Maris Stella” gregoriana già cantata nel Medioevo. Si adoperò per il progetto e la costruzione
del nuovo Santuario di Canneto che però fu realizzato dopo molti anni.
Nel 1969, il Vescovo Biagio Musto lo inviò parroco nella sua parrocchia di
origine, S. Maria dei Fiori, in sostituzione del suo parroco Don Antonio Palombo ammalato. Fu un vero dono del Signore poter convivere insieme a Don
Antonio quasi come padre e figlio, ad edificazione di tutta la comunità. Nel
giorno del possesso canonico disse al popolo: “io sono il vostro parroco, don
Antonio è il nostro parroco”. Don Dante regalò una foto ricordo dell’abbraccio
in occasione dell’investitura da parroco e scrisse: “Filius per evangelium, sacerdos per divinum amorem et tuum”. Qui continuò la sua opera di socializzazione e nuova evangelizzazione con la costituzione di Gruppi parrocchiali
quali “Parola e Vita”, “Amici del Cenacolo”, “Movimento per la pace”, “Comitato cittadino per il lavoro”, “Libera associazione collaboratori sociali”, “Circolo dei Fiori”, oltre i gruppi di azione cattolica e catechisti, il “Coro S. Carlo”,
“La Università della età matura”, e la nuova costituzione della Confraternita
della Madonna dei Fiori. La rivista “La Vedetta” e la stampa del giornalino dei
“D. D. Boys” (i ragazzi di Don Dante). Nel 1984 si adoperò e partecipò alle
manifestazioni ed ai cortei di protesta contro la chiusura delle Cartiere Meridionali e contro il licenziamento di 431 operai.
Vi furono diversi incontri di studi e preghiere con la Comunità Evangelica
Battista di Isola del Liri. Negli anni 1980, cominciò un lento e difficile lavoro
diplomatico di preparazione per la costruzione di una nuova Chiesa parrocchiale, già desiderata e promessa nel 1933 all’atto di insediamento come parroco di Don Antonio Palombo. Questo sogno è stato realizzato nel 2000 con
la posa della prima pietra e nel 2007 con la Dedicazione e Consacrazione
del Nuovo Complesso San Carlo. Inutile dire tutte le difficoltà, gli ostacoli e
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le lotte interne ed esterne per questa costruzione. Vi è stato il contributo della
CEI, del popolo e gran parte delle spese a carico di Don Dante specialmente
per le infrastrutture, il campanile, l’arredo liturgico, il mosaico, le vetrate Dalles, l’illuminazione, il Battistero, le Icone, il monoblocco ligneo della Madonna
dei Fiori, opera degli artisti di Ortisei, le aule catechistiche, il salone comunitario, la cappella feriale, la casa canonica, il concerto di 5 campane (sono pronte
altre due campane da collocare sul nuovo campanile, come previsto dal progetto originario e che sarà alto 25 metri) e infine la prima fontana in aria detta
“fontana del villaggio” nel paese chiamato ”Città delle acque”.
Oltre all’intensa attività pastorale, svolta nel silenzio e nel contatto personale con le famiglie e i parrocchiani, ha operato anche nel campo scolastico
ed accademico. Dal 1966 ha insegnato religione nell’Istituto Tecnico Industriale di Isola del Liri fino al 1972. Dopo aver conseguito l’abilitazione divenne di ruolo per l’insegnamento di materie letterarie fino al 1974 quando,
per concorso, divenne assistente universitario presso cattedra di Storia della
filosofia della Università “La Sapienza” di Roma, e vi rimase fino al 1984
quando divenne professore ordinario per il posto in Cattedra di Storia Religiosa dell’Oriente Cristiano. Ivi insegnò fino al 2010 quando fu quiescenza, cioè andò in pensione.
Durante questi anni ha tenuto corsi di antropologia criminale presso la
Scuola di Perfezionamento dell’Istituto Superiore della Polizia di Stato. E’ stato
membro del Comitato Regionale per lo studio del fenomeno del terrorismo nel
Lazio presieduto dal magistrato Severino Santiapichi. E’ stato insignito del
“Premio della cultura” dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e della
onorificenza di “Cavaliere al merito della Repubblica”.Dal 1996 è Accademico Ordinario della Accademia Angelica Costantiniana di Lettere e Scienze.
Ha pubblicato 40 opere scientifiche su temi letterari, filosofici, soprattutto
di Storia del Cristianesimo ed in modo particolare dell’Oriente Cristiano, con
la presentazione di illustri studiosi, tra i tanti: il Cardinale Vincenzo Fagiolo.
Delle sue opere ha avuto varie recensioni su riviste scientifiche nazionali ed
internazionali. Ha partecipato a vari convegni tenendo conferenze e relazioni
in Italia e all’estero su temi della sua specializzazione.
Carissimo Don Dante, sono qui per dirti tutta la mia ammirazione per quello
che hai fatto, per quello che hai intenzione di fare, ma soprattutto per quello
che sei. Ho sempre riscontrato in te delle doti che ti rendono prezioso e che tu
hai manifestato nelle varie mansioni svolte nella tua vita. Intanto sei un degno
Sacerdote. Pensa al dono ricevuto, alla predilezione di Colui che ti ha scelto.
E chi è Colui che ti ha scelto e chiamato! Quel “sì” generoso e totale pronunciato cinquanta anni fa è stato sempre un faro luminoso che ha guidato tutta la
tua vita sacerdotale. Quella chiamata che ti investiva dei più grandi poteri su
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questa terra, è stata impreziosita da una risposta esemplare permeata di umiltà,
di disponibilità, di obbedienza, di generosità. Dovunque hai lavorato hai portato
la carica del tuo zelo e hai seminato a larghe mani semi di opere grandi e meravigliose.
Dovunque sei stato hai attirato la simpatia più sincera e affettuosa e, oggi,
dopo lunghi anni, raccogli i frutti. abbondanti. Il tuo campo di lavoro è stato
vastissimo. Tu, a guisa dei servi che ricevettero i talenti, i tuoi non li hai sotterrati, bensì li hai trafficati e te ne sei servito per guadagnare anime a Cristo
e dare a Dio la maggiore gloria. Certo il tuo gioiello, tra le tante gemme della
tua eccentrica attività, rimane il bel tempio dedicato a S. Carlo. Qui ci sono lacrime e sacrifici, spine e rose, profumo d’incenso ma anche tanti aromi che ti
hanno caricato il cuore di sofferenze.
Però, ricordalo sempre: nelle varie imprese, più c’è sacrificio, maggiore poi
è la consolazione e il gaudio. Infatti ora è il fiore all’occhiello e tu lo guardi
con l’ammirazione che non conosce stanchezza, tu l’osservi con il gusto del
cibo prelibato e ancora oggi programmi nuove aggiunte per rendere l’opera
d’arte sempre più splendida e attraente.
Don Dante, tu non vuoi adulazione, però una cosa te la devo dire: “Sei
grande”. E il mio augurio lo desumo guardando quel ramoscello di rose che tu
hai voluto mettere nelle mani della Madonna dei Fiori, espressione della devozione e dell’amore di tutta la Parrocchia alla Madre Celeste. Ebbene la rosa
più preziosa sei tu, carissimo Don Dante, che ti sei impegnato ad amare la Madonna come l’ha amata il Suo Figlio Gesù, e certamente questo ti merita di essere al centro del Cuore di Maria Vergine. E questa, sono certo, è la ricompensa
più bella che tu ti aspetti dopo aver lavorato nella Vigna del Signore dalla prima
ora, senza nessuna interruzione, con grande alacrità e fervore.
Voglio concludere dicendoti semplicemente: Ad multos annos!
Mons. Franco Geremia
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MOMENTI
DI VITA DIOCESANA
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I dati dell’Osservatorio della Caritas di Pontecorvo denunciano una situazione di grave e diffuso disagio per i singoli e le famiglie, italiane e straniere,
a causa della mancanza di lavoro e della precarietà economica che si allarga
alla sfera dei rapporti sociali e dei sentimenti, rendendo difficile anche la possibilità di aiuto.
Nel pomeriggio del 6 gennaio la Befana è arrivata nella Chiesa della Madonna del Divino Amore a Sora per portare i doni ai bambini delle comunità
di Pontrinio, Valleradice e S.Vincenzo Ferreri, guidate dal parroco don Francesco Cancelli e dal vice don Lorenzo Vallone. La manifestazione, alla sua II
edizione, è stata allietata dalle Corali parrocchiali “Armonie” e “Friends in Armony” e dal coro delle Voci bianche.
Tanti gli appuntamenti di gennaio per la città di Sora a partire dal 99° anniversario del terremoto della Marsica, che la mattina del 13 gennaio 1915
causò immani danni e gravi lutti al territorio, che il tempo ha ormai sanato. A
seguire il 17 la festa di S.Antonio Abate, la cui statua è ancora nella chiesa di
S.Restituta e nello stesso giorno la cena dello scarpone da parte del Club Alpino Italiano; quindi, il 20, i Vigili urbani hanno festeggiato il loro protettore,
S.Sebastiano; il 22 l’Abbazia di S. Domenico ha celebrato il suo Santo; il 24
gli operatori della comunicazione ed i giornalisti hanno ricordato S.francesco
di Sales; il 27 si è fatta festa per S. giuliano ed il 31 per S.Ciro nelle due
omonime chiese sorane.
L’11 gennaio il Monastero di S.Andrea apostolo in Arpino ha ospitato l’Associazione ex alunni e amici del Liceo Tulliano della città per ricordare Tonino
Incani, docente di religione e redattore di Avvenire. Dopo il momento di accoglienza da parte dell’Abbadessa Madre Cristina Pirro, il Vescovo Mons. Antonazzo ha offerto la sua meditazione sul testo di Mons. Chiarinelli “Spazi di
memoria, finestre di futuro” ed amici e colleghi hanno ricordato la figura di
Incani. La manifestazione si è chiusa con la proiezione del video di Leonardo
Forte “Iter Arpinas”.
“Nessuno può dare quello che non ha!”: questo il titolo del percorso formativo proposto dall’Azione Cattolica diocesana per gli educatori ACR e gli
animatori dei gruppi giovani e adulti, che si sono ritrovati in tanti domenica
12 gennaio presso il Centro di spiritualità “Suor Teresina Zonfrilli” a S.giovanni Incarico per il 1° incontro sul tema “La motivazione al servizio”, condotto da Giulia Spalvieri. I successivi appuntamenti, a ritmo mensile, hanno
affrontato i temi della spiritualità, della gratuità e della missionarietà nel cammino di Azione Cattolica.
Venerdì 17 gennaio, a Sora presso la Chiesa di S.Spirito e il 24 gennaio a
Castrocielo presso la Chiesa della Madonna di Loreto, alle ore 21.00, si è te-
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nuto il 1° incontro della Scuola di preghiera per i giovani, voluta dal Vescovo
e organizzata dalla Consulta diocesana dei giovani. La richiesta “Insegnaci a
pregare”, rivolta dai discepoli a Gesù, è divenuta il leit-motiv dell’incontro,
incentrato sull’Adorazione eucaristica e la recita del Vespro, componente fondamentale della Liturgia delle Ore.
Sabato 18 gennaio le due corali di S. Restituta di Sora, guidate da Gianluigi Serapiglia, hanno animato una celebrazione eucaristica nella Basilica di
S. Pietro.
Il 18 e il 25 gennaio, in occasione della Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani, si sono svolte due celebrazioni presso la Chiesa Evangelica Battista di Isola del Liri e nella Cattedrale di Sora, guidati ambedue dal Vescovo
Mons. Antonazzo e dal Pastore evangelico Lino Gabbiano sul testo del profeta
Michea.
Il 19 gennaio in occasione della 100° Giornata mondiale del Migrante e
del Rifugiato, presso il Centro pastorale S. Luca a Sora si è tenuto un Convegno sul tema “Migranti e rifugiati. Verso un mondo migliore”, con il responsabile di Caritas Italiana per l’immigrazione, Oliviero Forte, presenti il Vescovo
ed il sindaco della città.
18, 21, 24 e 31 gennaio sono le quattro date degli incontri culturali promossi
dal Centro Studi sorani “V.Patriarca” sui seguenti argomenti: “Msungu addio.
Storie di patate, masai e canti africani” di Bernardette Fraioli; “La medicina
e l’arte” di Filippo Pericoli Ridolfini; “Come si abbatte una democrazia. Tecniche di colpi di Stato nell’Atene antica” di Cinzia Bearzot, per concludere
con la visita guidata al Castello di Ladislao di Arpino.
Il 22 gennaio nella Sala Gioia della parrocchia di S.Restituta a Sora si è
svolto un incontro di tutte le realtà associative, economiche ed imprenditoriali
del territorio per reperire fondi necessari al restauro della Chiesa della Madonna delle grazie, danneggiata dal terremoto.
Domenica 26 gennaio la città di Aquino ha ospitato la festa diocesana
della Pace organizzata dall’Azione Cattolica sul tema “La Pace soffia forte”,
ispirato alle parole di Papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata della
Pace 2014 e simboleggiato dai tanti aquiloni nelle mani dei partecipanti. Dopo
l’accoglienza dei gruppi provenienti dalle diverse parrocchie della diocesi e
un primo momento di festa nella piazza S.Tommaso con la comunità, il Vescovo ha presieduto la concelebrazione eucaristica invitando tutti a farsi promotori di pace. Quindi si è dato spazio alle varie attività di gruppo e nel
pomeriggio si sono svolti i “Giochi di pace… senza frontiere”, contrassegnati
dai doni dello Spirito che soffia dove e come vuole.
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Per la 61° Giornata mondiale per i malati di lebbra, domenica 26 gennaio,
anche in alcune piazze della nostra Diocesi sono stati venduti i vasetti del
“miele della solidarietà” a favore dei progetti socio-sanitari dell’Aifo (Associazione italiana Amici Raoul Follereau).
Con il Triduo di preghiere nei giorni 23-25 gennaio, si è aperta la festa in
onore di S.giuliano, compatrono di Sora, il cui corpo riposa da 400 anni nella
Chiesa Cattedrale di Sora. Domenica 26 si è svolta la processione con la statua
del Santo scortata dai Legionari a cavallo, mentre la solenne concelebrazione
eucaristica di lunedì 27, giorno della festa del martire sorano, venerato anche
in Campania, Puglia e Basilicata, è stata presieduta dal vescovo Mons. Gerardo
Antonazzo.
Il 26 gennaio a Sora, presso il Centro S. Luca, si è svolta l’Assemblea ordinaria dei volontari dell’UNITALSI, provenienti da Civitella Roveto, Campoli Appennino, S.Donato, Aquino, Castrocielo, Pontecorvo, Pico, Arce, Rocca
d’Arce, Arpino, Fontana Liri, Isola del Liri, Castelliri e Sora. Dopo la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo, si è proceduto alla verifica del lavoro
svolto e alla programmazione delle attività per l’anno 2014: i pellegrinaggi, la
Giornata di fraternità, la Giornata del Malato, l’Estate sorana del diversamente
abile ed il soggiorno estivo nel Rione S. Rocco a Sora. A ciò si aggiunge il
cammino di formazione, l’11 di ogni mese, e la preparazione di uno spettacolo
teatrale sulla vita di S. Bernardette.
Mercoledì 29 e venerdì 31 gennaio il Vescovo ha incontrato rispettivamente a broccostella e a Castrocielo i Responsabili parrocchiali dell’animazione liturgica per un confronto aperto ed una riflessione comune sul ruolo
della musica e del canto nella liturgia.
Due ore di gioia e di comunione sono state vissute sabato 1 febbraio dagli
anziani della Casa di riposo “Trinitas” di Esperia grazie alla visita di un gruppo
di giovani della città accompagnati dai ragazzi dell’Azione Cattolica di Aquino,
che hanno partecipato alla celebrazione eucaristica in ricordo del fondatore Padre
Salvatore Buccarello, morto 25 anni fa, ed hanno portato una ventata di freschezza tra gli ospiti con la musica e i canti, il sorriso e la simpatia.
La felice coincidenza della giornata per la Vita consacrata con la giornata per la Vita, domenica 2 febbraio, ha dato la possibilità di aprire occhi
e cuore su un pù ampio orizzonte espresso bene dal tema scelto dal Vescovo
“La vita consacrata al servzio della vita” ed il luogo dell’incontro diocesano,
l’Istituto delle Suore del S. Cuore a Pontecorvo, che ha visto la bella testimonianza di una suora delle Piccole Figlie della Sacra Famiglia di Castrocielo e
di una giovane coppia di sposi di Isola del Liri con i loro tre bimbi. “Tenerezza
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e carezza dell’Eucaristia” così sono state definite dal Vescovo la vocazione
alla vita consacrata e la vocazione alla vita familiare, ambedue segno della presenza di Dio nella vita dell’uomo.
Si è aperta il 2 febbraio e resterà aperta fino al 23 settembre la Mostra allestita nella ex casa canonica della parrocchia di Castrocielo per ricordare e
far conoscere una figlia spirituale di Padre Pio, Antonietta Vona, nata a Castrocielo nel 1886 e morta a S.Giovanni Rotondo nel 1949.
Nella mattinata di venerdì 7 febbraio il Vescovo ha incontrato presso il
Centro S. Luca a Sora i Vicari ed i Direttori degli Uffici pastorali diocesani
per programmare insieme il Tempo liturgico della Quaresima e di Pasqua,
segno concreto di comunione e di servizio alla Chiesa.
La serata di beneficenza del 7 febbraio, organizzata a Sora presso l’Hotel
Valentino dal dott. Augusto Vinciguerra a favore dell’Uganda con il sostegno
degli Amici degli Scouts Agesci e con la collaborazione dello Slow Food di
Sora e dell’Istituto Alberghiero, oltre alla generosità di tante ditte ed esercizi
commerciali, ha visto la partecipazione di oltre 250 persone e la presenza del
prefetto di Frosinone Emilia Zarrilli e di altre autorità locali.
Gli “Amici del Malawi” in campo per l’Africa sollecitano a donare il
5xmille per permettere la costruzione di nuove aule scolastiche.
Per continuare ad aiutare l’Emilia Romagna a rialzarsi dal dramma del terremoto, la Caritas diocesana prosegue nell’iniziativa di vendita di Parmigiano reggiano della Cooperativa casearia di Castelnuovo Rangone, nel
modenese.
Domenica 9 febbraio si è riunita presso il Seminario di Sora la Commissione diocesana missionaria, presente il Vescovo ed il direttore del Centro
missionario, don Pasqualino Porretta, per discutere dell’animazione e del problema missionario in diocesi.
L’Assemblea diocesana dell’Azione Cattolica, riunita il 9 febbraio nel
Centro S.Luca a Sora, ha eletto il nuovo Consiglio diocesano ed ha deliberato
obiettivi e programma per il prossimo triennio. Dopo il saluto del Vescovo e
l’intervento dell’Amministratore nazionale di AC, Michele Panajotti, e della
Delegata regionale Giovani, Melania Marrocco, il Presidente diocesano
uscente, Antonio Accettola, ha letto la relazione del triennio trascorso, gettando
le basi per il nuovo. Nel pomeriggio è stato approvato il Documento programmatico per il 2014/2017 e si è proceduto alla votazione dei nuovi membri del
Consiglio diocesano.
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Lunedì 10 febbraio nella Sala Consiliare del Comune di Sora si è celebrato
il “Giorno del ricordo” per fare memoria della tragedia delle foibe e del
dramma degli sfollati dall’Istria. All’incontro con lo scrittore Davide Conti,
autore del libro “L’occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito
della brava gente (1940-1943)”, sono stati invitati gli alunni del 5° anno degli
Istituti superiori di Sora.
Per la XXII Giornata mondiale del malato, l’11 febbraio, ricorrenza della
1° apparizione di Nostra Signora di Lourdes a S. Bernardette Soubirous, nella
Chiesa di S. Restituta a Sora il Vescovo ha celebrato l’Eucaristia ed ha impartito l’unzione degli infermi agli anziani ed ai malati presenti. Dopo l’accensione
dei ceri e i canti alla Madonna, è stato consegnato il Messaggio del Santo
Padre, che invita a riconoscere la presenza di Cristo nei sofferenti e in chi sta
accanto a loro con amore e dedizione.
Mercoledì 12 febbraio i sacerdoti ed i religiosi della zona pastorale di
Pontecorvo si sono riuniti a Pico per confrontarsi su alcune indicazioni del
Progetto pastorale “La tua fede ti ha salvato”, quali le risorse educative della
liturgia, gli itinerari di catechesi e la preparazione al matrimonio cristiano.
Il 14 febbraio, per la festa di S.Valentino, il Papa ha voluto incontrare i fidanzati in Piazza S.Pietro, un momento di festa e di riflessione sul tema “La
gioia del sì per sempre”, vissuto pienamente anche dalle 50 coppie della nostra
diocesi, accompagnate dai responsabili dell’Ufficio Famiglia, don Emanuele
Secondi, Maria Vittoria e Ulderico Rosa.
Il 16 febbraio si è svolta a Sora la 1° edizione della San Casto Sky Trail,
organizzata dal CAI -sezione di Sora- con la collaborazione dell’Atina Trail
Running: accanto alla corsa in montagna per un circuito di 11,8 km, si è avuta
una escursione guidata sul colle e castello di S.Casto e la premiazione del
concorso artistico-letterario sul tema “La mia montagna” riservato agli studenti
del II Istituto Comprensivo di Sora.
giovedì 20 febbraio a Pontecorvo si è svolta l’Assemblea zonale aperta
a tutti gli operatori pastorali delle diverse comunità parrocchiali.
Sono giunte a Sora, venerdì 21 febbraio, le statue dei Pastorelli di Fatima
con le reliquie e l’immagine della Madonna pellegrina, su iniziativa del Movimento mariano del Messaggio di Fatima in Italia. Accolte ancora una volta
nella parrocchia del Divino Amore, a Sora, sono state oggetto di preghiere, celebrazioni, adorazione eucaristica, prima di ripartire alla volta del Portogallo.
Nella Chiesa di S.Spirito a Sora venerdì 21 febbraio Il Vescovo ha aperto
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i Venerdì dell’Addolorata, di cui ricorre quest’anno il centenario dell’incoronazione.
Sabato 22 febbraio Padre Bruno Palazzo, Trinitario, ha festeggiato 50 anni
di ordinazione sacerdotale nella parrocchia di S.Maria Maggiore e S.Filippo
Neri ad Esperia, presente il Vescovo diocesano.
Per un rinnovato e convinto impulso ecclesiale alla pastorale vocazionale,
fortemente appoggiato dal Vescovo, è nato il Centro Diocesano Vocazioni, che
ha Don Silvano Casciotti come direttore e vede coinvolti rappresentanti di realtà diverse, come il direttore del Seminario diocesano, un diacono permanente,
una religiosa e un religioso, un missionario, i rappresentanti dell’Ufficio di pastorale familiare e del Servizio di pastorale giovanile.
Con il Triduo di preghiere iniziato lunedì 24 febbraio presso il Convento
di S.Maria degli Angeli a Sora, i Padri Passionisti hanno aperto i festeggiamenti in onore di S.gabriele dell’Addolarata, patrono dei giovani, la cui festa
liturgica ha visto la presenza di S. Ecc. Mons. Vescovo nella solenne concelebrazione di giovedì 27 febbraio. I festeggiamenti sono continuati domenica
2 marzo con la processione e la S.Messa mattutina, domenica 9 marzo con il
pellegrinaggio al Santuario di S.Gabriele in Abruzzo e domenica 16 marzo
con la gara di mountain bike per il 5° Trofeo S. Gabriele.
La seconda metà del mese di febbraio è stata dedicata dal Vescovo ad una
serie di incontri sulla cultura del dialogo quale via per la pace, con gli studenti
degli Istituti superiori del territorio. Tali incontri – il 13 con l’ITIS di Isola
del Liri, il 15 con l’ITAS, il 21 con l’Einaudi, il 25 con il Baronio ed il 27 con
il Da Vinci di Sora - coordinati dall’Ufficio Scuola diocesano, diretto da don
Mario Zeverini, sono tappe importanti per la missione educativa della Chiesa
e per il cammino di comunione con Famiglia e Scuola.
Da sabato 1° marzo il Centro operativo dell’Associazione “Amici del Malawi”, guidata dalla prof. Mirella Conflitti, ha ripreso in pieno la sua attività a
Sora per raccogliere, insieme con le offerte, derrate alimentari, materiale scolastico, detersivi, arredamento per l’ambulatorio sanitario e altro materiale per
ristrutturare quattro aule. Ha lanciato inoltre l’idea dei “cuori di solidarietà”,
da donare a tutti coloro che contribuiscono alla raccolta o da regalare in occasione di feste e ricorrenze particolari.
Il direttivo dell’Associazione Medici Cattolici della diocesi ha rivolto il
suo saluto alla prof. Isabella Mastrobuono per il suo incarico di direttore generale della ASL di Frosinone in un momento di forte criticità.
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Il 5 marzo, mercoledì delle Ceneri, nella Zona pastorale di Sora si è svolta
una Statio e la processione penitenziale presieduta dal vescovo Gerardo con partenza dalla Chiesa di S.Francesco ed arrivo alla Cattedrale di S.Maria Assunta.
giovedì 6 marzo nella Sala S.Tommaso d’Aquino a Sora il Vescovo Mons.
Gerardo Antonazzo, il Presidente della Banca popolare del Cassinate e Tommaso di Ruzza, presidente del Circolo S.Tommaso d’Aquino, hanno presentato
in conferenza stampa il Premio internazionale ed il Concorso Veritas et Amor,
promossi per le celebrazioni in onore del Santo aquinate.
Il Premio Internazionale Tommaso d’Aquino 2014 è stato assegnato a JeanPierre Torrell, tomista di fama mondiale, autore di una delle più importanti
biografie del Santo “Tommaso d’Aquino, Amico della Verità”. La cerimonia,
aperta con una lectio magistralis dello stesso autore su “Il vero volto di S.Tommaso d’Aquino”, presenti Mons. Georg Gaenswein e Card. Giovanni Battista
Re, si è svolta l’8 marzo presso la Chiesa della Madonna della Libera ad
Aquino ed ha visto anche la premiazione dei vincitori del Concorso Internazionale Veritas et Amor.
Tanti i volontari che sabato 8 marzo hanno contribuito alla raccolta di generi di prima necessità presso molti supermercati di Sora, per rispondere al
bisogno di quanti vivono nell’emergenza e che si rivolgono sempre più numerosi all’Emporio Caritas sito in Via Trecce.
Domenica 9 marzo, il Centro pastorale S.Luca a Sora ha ospitato un Seminario “Internet è un dono di Dio-Impariamo a comunicare in Rete”, con la
dott. Roberta Palmieri, sull’utilizzo dei social network e dei nuovi mezzi di
comunicazione per far conoscere e diffondere la Parola di Dio.
Dal 10 al 12 marzo si è tenuto nella Chiesa di S.Carlo a Isola del Liri il
Seminario teologico-pastorale per il risveglio della fede nell’età adulta, sotto
la guida di fratel Enzo Biemmi, membro della Consulta nazionale per la Catechesi e presidente dell’Equipe europea dei Catechisti. Il Religioso, appartenente
alla Congregazione dei Fratelli della Sacra Famiglia, nelle prime due sere ha
invitato ad abbandonare la pastorale di conservazione per aprirsi ad una coraggiosa scommessa missionaria.
Nel suo messaggio per la Quaresima il Vescovo ha sollecitato a declinare
la parola conversione secondo le regole della grammatica del Vangelo, in ambito religioso, morale e spirituale, come gli insegnamenti della donna cirenea,
del paralitico di Betsaida e dell’apostolo Paolo.
Dall’11 al 31 marzo il dott. Augusto Vinciguerra, appoggiato dall’Associazione Amici degli Scouts di Sora e da tanti volontari, si è recato per la 4°
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volta in Uganda per la conclusione dei due progetti socio-sanitari portati avanti
in questi anni: la scuola primaria di Kibubbu nella diocesi di Lugazi, che è
stata fornita di cucina per assicurare un pasto al giorno agli alunni ed il Bishop
Asili Hospital di Luweero, la cui sala operatoria è stata dotata di attrezzature
sanitarie e necessita di ulteriori garanzie per il Laboratorio di analisi e per il
reparto di Maternità.
Dal pomeriggio di sabato 15 marzo fino alle ore 14 dell’indomani si è tenuto presso il Seminario dell’Immacolata a Sora un week end vocazionale
per ragazzi e ragazze dalla 3° media in su per aiutarli a discernere il progetto
di Dio sulla loro vita.
Domenica 16 marzo, presso l’Oasi mariana Betania di Alvito il dott. Pasquale Riccardi ha tenuto il 1° di una serie di incontri per le famiglie.
Il Vescovo, Mons. Gerardo Antonazzo, ha confermato Antonio Accettola,
della parrocchia S.Bartolomeo in Sora, presidente diocesano dell’Azione Cattolica per il nuovo triennio 2014/2017. Daniela Lecce, della stessa parrocchia,
già responsabile diocesana dell’ACR, ha avuto l’incarico di Delegata regionale ACR.
Dal 16 al 23 marzo nella parrocchia S.Giovanni Battista a Civitella Roveto
si è svolta una Settimana di preghiera per le vocazioni, voluta dal Rettore
del Seminario vescovile, don Giovanni De Ciantis e aperta dal Vescovo Gerardo, che dopo la celebrazione eucaristica ha incontrato le famiglie della Zona.
Tra le varie attività in programma vanno ricordate la festa dei ministranti a
Balsorano, l’incontro con i cresimandi a Civitella Roveto e con i giovani di
S.Vincenzo Valle Roveto e la Via Crucis realizzata dai giovani di Canistro.
Il 22 marzo nella Sala Clementina in Vaticano il Papa ha incontrato i componenti dell’Associazione Corallo, tra cui le emittenti locali Radio Gioventù
e Radio SoRa e le imprese radiofoniche e televisive di Sora, I.T.R. e Nuova
Rete, invitando tutti a cercare verità, bontà e bellezza, rifuggendo dalla disinformazione, dalla calunnia e dalla diffamazione.
“Martyria” è stato il tema della XXII Giornata di preghiera e digiuno in
onore dei missionari martiri, fissata per il 24 marzo, organizzata dalla Fondazione Missio della CEI.
Dal 26 al 29 marzo il Vescovo, accompagnato da don Pasqualino Porretta
e da don Alexander Moreno Infante e raggiunto dal dott. Augusto Vinciguerra
già in terra d’Africa, si è recato in viaggio missionario in burundi, presso la
giovane diocesi di Rutana per avviare un progetto di reciprocità ecclesiale, ove
convogliare risorse umane e aiuti umanitari.
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Il Servizio di pastorale giovanile della Diocesi con la collaborazione dell’Azione Cattolica, della Consulta dei giovani di Pico e del Centro Vocazioni
ha organizzato dal 28 al 30 marzo a S. giovanni Incarico presso il Centro di
spiritualità “Suor Teresina Zonfrilli” un Campo di spiritualità per i giovani
sul tema della gioia, seguendo come testo-guida l’Evangelii Gaudium di Papa
Francesco.
Domenica 30 marzo nella Sala Convegni della Villa Grancassa a S. Donato
Val Comino l’Associazione di promozione sociale Genesi ha presentato il 2°
album fotografico “S.Donato 1920-1960. Immagini fotografiche del prof.
Luigi Cucchi”, curato da Domenico Cedrone e Tonino Bernardelli.
Si è svolto a Quartu S. Elena in Sardegna dal 31 marzo al 3 aprile il 37°
Convegno nazionale Caritas sul tema “Con il Vangelo nelle periferie esistenziali” ed ha visto la presenza di una delegazione diocesana, formata da don
Akuino Toma Teofilo, don Ruggero Martini, Luigi Mancini, Armando Iafrate
e Claudia Farina, tra i 700 partecipanti, chiamati ad ascoltare il grido dei poveri
e degli ultimi, sempre più numerosi.
“Chiesa Collegiata di S. Maria Assunta. Notizie storico-religiose-artisticoculturali” è il titolo dell’ultimo libro del professore Nino Natalizia, che mette in
luce, anche con l’ausilio di un ricco corredo fotografico curato da Piero Luigi
Albery la storia della comunità cristiana e dell’intera città di Arpino.
Nel tempo di Quaresima si sono intensificati gli incontri del Vescovo con
le comunità parrocchiali, condividendo l’Eucaristia feriale e l’ascolto reciproco
in Assemblea
Tante le iniziative messe in atto dal Comitato per reperire i fondi necessari
al restauro della Chiesa della Madonna delle grazie a Sora, dalla partita di
calcio tra la Nazionale Attori e le vecchie glorie del calcio del Sora, all’asta
pubblica dei dipinti del maestro Gino Paradisi; dalla incisione del maestro Antonio Notari alla serata di beneficenza dei Sorani residenti a Toronto in Canadà.
Venerdì 4 aprile con l’adorazione della Croce nella zona di Pontrinio, si è
svolta a Sora la tradizionale Via Crucis cittadina, pensata alcuni anni fa dalla
pastorale giovanile zonale per coinvolgere i giovani della città e del comprensorio.
Dal 4 al 6 aprile i giovani del Gruppo Giovanni Paolo II di Pontecorvo si
sono ritrovati presso il Centro di spiritualità “Suor Teresina Zonfrilli” a S.giovanni Incarico per prepararsi e preparare bene le loro attività estive.
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Dal 6 all’11 aprile nella parrocchia di Posta fibreno in onore della Madonna della Vittoria, di cui si celebra il 50° anniversario della sua incoronazione, si è svolta la 1° parte della Missione popolare, che ha visto protagonisti
i giovani e le famiglie.
L’8 aprile, in occasione del 1° anniversario dell’ordinazione episcopale,
l’intera Chiesa locale ha espresso i suoi sentimenti di gratitudine a Dio per il
dono di Mons. Gerardo Antonazzo a guida della diocesi.
“Toccata e… fuga” è quanto ha fatto il gruppo di donne e bambini eritrei
approdati martedì 8 aprile nella Casa di accoglienza Aeneas, approntata dalla
Caritas diocesana ad Isola del Liri d’accordo con le Istituzioni, che per fronteggiare il difficile fenomeno delle migrazioni di massa su natanti di fortuna
nel Mediterraneo, ha dislocato nel territorio diversi piccoli Centri di prima accoglienza.
giovedì 10 aprile gli studenti del Liceo Scientifico di Sora “Leonardo Da
Vinci” nalla Sala S.Tommaso hanno animato la proposta interculturale
“Ascolta, i giovani incontrano la Bibbia”, confrontandosi sul tema “Sofferenza, mistero dell’uomo, mistero di Dio”. Dopo il saluto del Vescovo, gli
alunni, guidati dai proff. Carlo Giovannone e Sandra Pantanella, hanno letto
brani di autori e passi del Libro di Giobbe; quindi, è stato toccato l’aspetto filosofico ed artistico con la filosofia di Pareyson e l’analisi di un dipinto di Dalì,
per concludersi con don Giovanni De Ciantis, che ha presentato la prospettiva
cristiana della sofferenza.
Sabato 12 aprile si è svolta la prima iniziativa promossa dal Comitato promotore al fine di reperire fondi per il restauro della Madonna delle grazie: il
coro “Voci dell’anima” si è esibito nella Chiesa S. Restituta a Sora nella spettacolo “Viaggio di un’anima”, intrecciando musica, immagini e racconti.
La sera del 13 aprile, domenica delle Palme, a Pontecorvo si è svolta la
33° rappresentazione della Passione vivente, partendo dal Battesimo di Gesù
sulle sponde del fiume Liri per concludersi dopo l’ultima cena e la preghiera
nell’orto, con la crocefissione in uno scenario naturale che ben si adatta ai momenti della passione di Gesù e aiuta la meditazione.
Nella stessa sera balsorano ha ripetuto con la solenne Via Crucis cittadina
il cammino compiuto da Gesù dal Pretorio al Golgota, partendo dal Convento
di S.Francesco fino alla parrocchia della SS.Trinità.
Il Vescovo ha celebrato la Domenica delle Palme la mattina a Sora in Cattedrale e nel pomeriggio nella parrocchia S.Oliva a Pontecorvo.
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Lunedì 14 aprile i Superiori, i docenti ed i seminaristi del Pontificio Collegio Leoniano di Anagni -fondato da Papa Leone XIII nel 1897 e che dal
1914 accoglie ragazzi e giovani di 12 diocesi del Lazio sud- sono stati ricevuti
in udienza particolare da Papa francesco, che nel suo intervento si è soffermato sui quattro pilastri della formazione dei futuri preti: preghiera, studio,
fraternità e vita apostolica. Insieme al Vescovo erano presenti all’incontro don
Domenico Buffone, in qualità di vicerettore, Mons. Alfredo Di Stefano, Filippo
Carcione ed Angelo Molle, rispettivamente docenti di Liturgia, Patrologia e
Storia della Chiesa.
Mercoledì 16 aprile nella Cattedrale di Sora il Vescovo ha presieduto la
Messa crismale, “Epifania della Chiesa, corpo di Cristo”, con il rinnovo
delle promesse sacerdotali e la consegna degli Olii consacrati ai Vicari delle
Zone pastorali.
La comunità diocesana si è stretta intorno al suo Vescovo per la morte della
sorella Ada, venuta a mancare all’alba del 17 aprile a Supersano e ne ha fatto
memoria con una celebrazione eucaristica nella Cattedrale di Sora.
Nel suo Messaggio per la Pasqua il Vescovo ha richiamato il mistero della
resurrezione di Cristo, centro e cuore della fede cristiana, ed ha annunciato la
Peregrinatio Mariana di settembre, quando la Vergine bruna di Canneto visiterà tutte le parrocchie della Diocesi, invitate a riflettere sul tema del nuovo
anno pastorale “Educare alla vita. Vivere è rispondere”.
Il 21 aprile, lunedì dell’Angelo, nela ricorrenza del 1° anniversario del suo
ingresso in Diocesi, il Vescovo ha celebrato la Messa sul Monte Asprano,
dove le due comunità gemelle di Castrocielo e Colle S.Magno si incontrano
ogni anno per il tradizionale Bacio delle Madonne.
Con una bella cerimonia è stata riconsegnata alla città di Sora la Croce
posta in Piazza Risorgimento, ricordo della missione dei Padri Passionisti nella
parrocchia della Cattedrale sul finire del sec. XIX.
La domenica della Divina Misericordia, il 27 aprile, il Centro pastorale
della parrocchia S.Maria Assunta in Roccasecca Scalo è stato intitolato a Giovanni Paolo II, proprio nel giorno della sua canonizzazione. Il Vescovo ha presieduto la cerimonia, al termine della quale è stata inaugurata una grande statua
del Papa Santo.
“La buona notizia dell’amore misericordioso di Dio” è il tema scelto dai
Neocatecumenali di S.Maria Assunta in Roccasecca e S.Domenico Abate in
Sora per la catechesi in piazza S.Restituta a Sora nelle cinque domeniche del
tempo di Pasqua, dal 27 aprile al 25 maggio, coinvolgendo i passanti con la
preghiera, il canto e la danza per annunciare loro la Parola di Dio.
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Il presidente dell’AC diocesana, Antonio Accettola, e tre consiglieri, Stefania
Schettino, Agostino Errico e Orietta Sarracini, hanno preso parte alla XV Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica Italiana che si è svolta a Roma dal
30 aprile al 3 maggio sul tema “Persone nuove in Cristo. Corresponsabili della
gioia di vivere”. Una ricca rappresentanza di presidenti e consiglieri diocesani
e parrocchiali della nostra Diocesi ha partecipato nell’Aula Paolo VI all’udienza
con Papa Francesco, che ha consegnato all’AC tre verbi: “rimanere” in Gesù e
con Gesù, “andare” per le strade e “gioire” nel Signore, sempre.
L’antica tradizione di recarsi a Canneto il 1° maggio si è ripetuta anche
quest’anno nel fervore della fede e dell’amore per Maria. I numerosissimi fedeli, venuti anche da altre Diocesi, si sono accostati al Sacramento della Riconciliazione, hanno partecipato alla solenne Concelebrazione eucaristica
presieduta dal Vescovo, si sono fermati in preghiera davanti al SS. Sacramento
per l’Adorazione eucaristica pomeridiana e con il canto dei Vespri hanno concluso il loro pellegrinaggio.
Sabato 3 maggio, nella Chiesa del Monastero S.Lorenzo martire in Arpino,
Alessandra Carrafelli, della località Vallone, ha emesso la professione perpetua dei voti nella Congregazione dei Missionari Identes, che quest’anno celebrano i 30 anni di presenza ad Arpino. Alla concelebrazione presieduta dal
Presidente generale degli Identes, Padre Jesus Fernandez Hernandez con il superiore della Delegazione di Arpino, Padre Juan Lujan, erano presenti anche i
missionari di Roma, ove la giovane vive ed opera.
Come ogni anno, la prima domenica di maggio, il 4, la CEI ha rivolto un
pressante invito per l’8xmille, come sostegno alla Chiesa cattolica e sabato 10
maggio nella Sala Mons. Facchini del Centro pastorale S.Luca a Sora si è
svolto un incontro, presieduto dal Vescovo, per meglio coordinare l’opera di
sensibilizzazione e di promozione per il reperimento delle risorse necessarie
alle molteplici attività della Chiesa Cattolica in Italia.
Sabato 10 maggio molti alunni della nostra Diocesi, accompagnati da docenti e familiari, si sono recati a Roma per l’incontro con Papa Francesco nella
giornata dedicata al mondo della scuola, una vera festa con oltre 300.000 persone, che hanno occupato Piazza S.Pietro, via della Conciliazione e strade limitrofe. Il Papa, dopo aver rivolto un pensiero a don Lorenzo Milani, ha
ribadito l’importanza della scuola, che è luogo di incontro, educa al vero, al
bello e al bene e va amata, sempre.
Domenica 11 maggio presso lo Stadio Tomei di Sora, preceduta da un’esibizione dei ballerini delle Scuole Felix Factory Dancing e Hip Hop Accademy
si è svolta “La partita del cuore” tra una rappresentativa locale “Uniti per il
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restauro” e la Nazionale Italiana Attori, allo scopo di raccogliere fondi per il
restauro della Chiesa della Madonna delle grazie. Il calcio d’inizio è stato
dato dal Vescovo Gerardo e la partita si è conclusa con il risultato di due a uno
per la squadra ospite, che ha conqusitato il cuore degli spettatori.
“Permesso, grazie, scusa”. Le parole del Papa hanno ispirato il tema della
festa diocesana della famiglia, che l’Azione Cattolica ha organizzato a Canneto domenica 11 maggio, indicando la “giusta direzione dell’armonia” mediante attività e giochi con i più piccoli, confronti e riflessioni, condivisione
dei lavori e del pranzo per concludere la giornata con la celebrazione eucaristica, presieduta dall’Assistente unitario don Arcangelo D’Anastasio e dall’Assistente Giovani, don Fabrizio Caucci.
Nella seconda domenica di maggio, l’11, la Piazza M.T.Cicerone di Carnello ha ospitato la tradizionale festa della Mamma, promossa dal Laboratorio
“Effetto Teatro”, una delle attività dell’Officina della cultura, che da anni opera
in questa località ove confluiscono i tre Comuni, Arpino, Sora ed Isola del Liri.
Dal 12 al 15 maggio la nostra Diocesi ha vissuto un 2° momento di fraternità con la Diocesi di Rutana nel Burundi: il Vescovo Mons. Bonaventura
Nahimana e padre Abbe Nyandwi Felix, venuti in Italia per la visita ad limina,
sono stati ospiti del nostro Vescovo ed è stato stilato un accordo di collaborazione nello spirito missionario per sostenere i 120 seminaristi, ripristinare luoghi di culto, avviare attività sanitarie in un clima di comunione, fraternità,
solidarietà ed interscambio tra le due Chiese particolari.
Il Monastero benedettino S. Andrea apostolo di Arpino ha vissuto momenti di festa e di preghiera per Suor Myriam Ioja e Suor Cristiana Cosa, in
preparazione della loro professione solenne. Le due giovani monache romene
del Monastero Mater Unitatis di Piatra Neamt, ospiti delle consorelle ad Arpino, hanno ricevuto domenica 11 maggio la benedizione da parte del vescovo
diocesano nella Cattedrale di Sora e domenica 18 il Vescovo Paolo De Nicolò,
che da sempre ha seguito e incoraggiato la costruzione del monastero in Romania, ha celebrato l’Eucaristia ad Arpino.
giovedì 22 maggio, nella Chiesa S. Maria Assunta a Roccasecca si è tenuta
una veglia di preghiera vocazionale, aperta soprattutto ai giovani, per accompagnare Tomas Horatio Jerez a ricevere il ministero del diaconato. L’indomani,
infatti, nella Chiesa della Madonna della Libera ad Aquino il Vescovo lo ha
ordinato Diacono, chiamandolo al servizio dell’altare vivente che è Cristo.
Santopadre ha festeggiato il 22 maggio il suo Santo protettore, S.Folco
pellegrino, uno dei quattro santi inglesi, evangelizzatori della Valle del Liri nel
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XII secolo: Dom Ugo Tagni, abate emerito di Casamari, ne ha celebrato la
memoria, sottolineandone la forte fede e la carità.
Sabato 25 maggio le coppie di fidanzati che si stanno preparando al matrimonio sono state invitate presso il Centro S.Luca a Sora per un incontro di
festa, conoscenza, scambio di testimonianze e momenti di riflessione. La serata, aperta con un ricco buffet e la preghiera, è stata allietata dallo spettacolo
teatrale “Vista da vicino nessuna coppia è normale… fedeli comunque”, allestito da cinque coppie di fidanzati che hanno percorso l’itinerario di fede nella
Parrocchia S.Maria Assunta di Sora.
Martedì 27 maggio, festa di S. Restituta, patrona di Sora e della Diocesi,
si è ricordato un momento drammtico, vissuto 70 anni fa in località Ponte
Olmo, a Sora, con la strage di un’intera famiglia per mano di due soldati tedeschi in ritirata. A ricordo di questo tragico fatto, in cui persero la vita Giuseppe
La Posta con la moglie e le due giovani figlie, è stato innalzato un monumento
presso il Parco fluviale S.Domenico.
giovedì 29 maggio nella Chiesa di S. Michele ad Arpino il Vescovo ha
incontrato per la terza volta i sacerdoti e gli operatori pastorali di Arpino e Santopadre, rivolgendo loro una catechesi sul senso e contenuti del Tempo pasquale, provocando in loro il bisogno di rinnovarsi continuamente e mettersi
sempre in discussione. Per l’occasione è stato presentato il 3° volumetto che
raccoglie le omelie del parroco di Arpino, don Antonio Di Lorenzo.
Il 30 e 31 maggio si è svolto l’XI convegno su “Le epigrafi della Valle di
Comino”, organizzato dall’associazione “Genesi” di S. Donato Val Comino
in collaborazione con il Centro Studi sorani “V. Patriarca”. La dott. Bellini,
della Soprintendenza Archeologica per il Lazio, e il dott. Matteo Zagarola
hanno presentato l’iscrizione ritrovata il 18 gennaio 2013 nella chiesa S. Marciano ad Atina, ove si attesta la presenza di cristiani fin dal IV secolo.
Sabato 31 maggio in occasione del 70° anniversario della liberazione di
Sora dall’occupazione tedesca, prwesso la Sala consiliare della città, è stato
presentato il libro, curato da Romina Rea e Lucio Meglio “La Seconda Guerra
Mondiale a Sora. Memorie di Padre Francesco Jannucci”, un passionista del
Ritiro S.Maria degli Angeli di Sora.
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RECENSIONI
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P. FRANCESCO DI S. SOSIO, La seconda guerra mondiale a Sora. Memorie di Padre Francesco Jannucci c.p. In appendice Martirologio di Sora e
note storiche 1943-1944 di Vincenzo Alonzi., a cura di Romina Rea e Lucio
Meglio. Sora 2012.
Il 30 maggio 2014, in coincidenza con il 70° anniversario della liberazione
della città di Sora dall’occupazione tedesca, è stato presentato il libro La seconda guerra mondiale a Sora. Memorie di Padre Francesco Jannucci c.p. In
appendice Martirologio di Sora e note storiche 1943-1944 di Vincenzo Alonzi,
a cura di Romina Rea e Lucio Meglio.
Il libro è la trascrizione di un memoriale di guerra, trovato dai curatori nel
Ritiro di S. Maria degli Angeli di Sora, scritto dal padre passionista Francesco
di San Sosio, al secolo Tommaso Jannucci, membro della congregazione sorana. Il religioso tratta principalmente i fatti di Sora all’indomani dell’armistizio, ma non manca di inquadrarli nel più ampio contesto della Seconda Guerra
mondiale, di cui sono riportati gli episodi salienti. In più nel manoscritto si trovano notizie sugli altri paesi della provincia di Frosinone, su Roma e sui Ritiri
passionisti della penisola.
Per la ricchezza delle informazioni, il diario è un prezioso documento storico, ma la narrazione accorata, che può fare solo chi è stato protagonista e vittima di quei tragici eventi, ci offre soprattutto un documento umano. Il
commovente racconto, testimoniando una volta di più la barbarie della guerra,
induce a riflettere sui conflitti che ancora affliggono molti paesi e sulla necessità di operare più fattivamente a favore della pace.
È lo stesso padre Francesco a fornirci la giusta chiave di lettura del suo memoriale, quando scrive: Nella storia dell’umanità non si dovrebbero scrivere
certe pagine per i posteri, ovvero trovandole scritte, non si dovrebbero leggere,
le si dovrebbero lacerare, poiché tali pagine suonano insulto atroce all’umanità […] ma purtroppo è vero che la storia è maestra di vita, e quindi necessaria alla sua integrità, e gli uomini devono ascoltarne le sublimi lezioni, per
migliorare, dirigere se stessi, e fare del bene agli altri.
Il memoriale, tuttavia, se è resoconto di sofferenza, è anche messaggio di
speranza, soprattutto per gli episodi di solidarietà espressi nei confronti del
compaesano come dello sfollato, del connazionale come del nemico, a riprova
che nel dolore comune non esistono campanilismo, differenze sociali, né divise
di diverso colore.
L’autore di questo straordinario documento, dopo l’ordinazione, si dedicò
prevalentemente all’insegnamento e a Sora si prodigò in mille modi per il bene
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di tutti, al punto che il giorno della sua morte fu per la città “giorno di lutto
universale”, come si legge nel necrologio. Notizie sulla sua vita si potranno
leggere nella preziosa Introduzione di padre Giuseppe Comparelli.
Il volume si chiude con un’appendice di Vincenzo Alonzi, in cui per la
prima volta viene stilato l’elenco completo delle vittime civili. Il Martirologio
contiene anche notizie inedite sui bombardamenti subiti dalla città di Sora, sui
rifugi antiaerei e sui luoghi di sfollamento. Particolare risalto è dato all’attività
dell’Ospedale civile e alle numerose infermerie tedesche presenti in città, dal
momento che Sora era stata dichiarata ufficialmente “città ospedaliera”.
(Romina Rea)
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NINO NATALIZIA, Chiesa collegiata di S. Maria Assunta. Notizie storico-religiose-artistico-culturali, Arpino 2013.
Questa pubblicazione sul Santuario di Santa Maria di Civita è frutto di
un’appassionata ricerca durata molti anni e condotta dall’autore insieme con
Piero Luigi Albery, al quale si deve il ricco corredo fotografico. Il primo merito
dell’autore è l’offerta fatta alle comunità di riappropriarsi di un vasto patrimonio di cultura, di trazioni, di storia civile e religiosa racchiuso in opere d’arte
sottratte all’attenzione a causa del degrado o, a dir poco, delle condizioni caotiche in cui essere erano state abbandonate. Vale la pena ricordare che il libro,
al di là del valore intrinseco, è un prezioso strumento che consente di rintracciare un’eccezionale documentazione della storia della nostra comunità e della
nostra città. Infatti, a qualunque epoca o contesto socio-culturale appartenga,
l’arte, al di là della sua materialità, dell’estetica, del valore decorativo, della
fama delle molteplici “botteghe d’arte” che l’hanno prodotta, è un’insostituibile testimonianza della vicenda esistenziale di un popolo, delle sue virtù e
delle sue contraddizioni, della sua identità e del suo divenire nel variare delle
epoche e dei contesti sociali, culturali e religiosi. Architettura, pietre, affreschi,
dipinti, sculture, pergamene, registri, ecc …, esposti in questo libro parlano,
raccontano, riportano in maniera visiva la vita e la fede della nostra gente, intrecciate, a volte in modo efficace e altre in modo discutibile, con la realtà
socio-politico-culturale ed economica del territorio nel suo continuo susseguirsi
fino ai nostri giorni. Un dato incontestabile e affatto trascurabile, se vogliamo
capire da dove veniamo, chi siamo e come progettare il nostro avvenire.
Questa pubblicazione stimolerà l’interesse dei fedeli e degli studiosi di storia locale. Una provocazione: fino a quando una città prestigiosa come Arpino,
nota oltre i confini nazionali per la sua cultura e per la ricchezza delle sue risorse umane e professionali, potrà ancora ignorare che anche tutte le nostre
parrocchie sono depositarie di un patrimonio artistico non meno rilevante di
quello rinvenuto qui, ma purtroppo anch’esso poco conosciuto e poco valorizzato?
( A. D. L.)
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GRAZIANO DI ROCCO, Due lampi nella notte. Dramma, in cinque atti,
con musiche e canti, Balsorano 2014.
Si tratta di un piccolo libretto, semplice, leggero, sincero. Si può leggere
in un’ora e mezza circa. Si può meditare. Si deve meditare attentamente
per un giorno intero. E’ un dramma: il dramma di due giovani appena
ventenni, il dramma di una buona famiglia borghese, il dramma del borgo
Meta di Civitella Roveto, il dramma di diverse generazioni di giovani di
tutto il mondo, il dramma di una nazione, l’Italia, piombata nel buio assoluto della lunga notte, della tragica lunga notte, dall’8 settembre 1943
al 10 maggio 1945, fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa. Venti
mesi di ferro e fuoco da parte dei nazifascisti e dei bombardamenti e
delle devastazioni materiali, civili e morali degli eserciti alleati.
Due lampi nella notte è un dramma con monologhi nel prologo e nell’epilogo, scritto da Graziano Di Rocco ( socio del Circolo Pensionati di
Balsorano e amico del Centro di Studi Sorani V. Patriarca ) per gli studenti delle scuole medie superiori. E’ una lezione di vita per la vita. I
nostri giovani, i giovani di tutto il mondo, devono conoscere e ricordare
sempre le sofferenze del popolo italiano e di tanti altri popoli innocenti
coinvolti in quel tragico periodo storico. I giovani devono sapere e ricordare sempre che la pace, la libertà individuale e collettiva, la democrazia non sono doni naturali gratuiti. Esse sono un bene prezioso che
si conquista e si difende, con tanti sacrifici, lavorando, studiando ed esercitando tutte le virtù morali e civili, in particolare la “ carità “ , fino a
donare la vita per i propri fratelli come hanno fatto Mario e Bruno Durante, personaggi principali del dramma. Questi due giovani eroi hanno
sacrificato la loro giovane esistenza, nel bel sole di maggio e nell’età
più bella dell’amore, per salvare il fratello minore Faustino e per non
condannare il borgo Meta alle atroci repressioni dei nazifascisti.
(G. D. R.)
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DIONIGI ANTONELLI, L’antica Chiesa parrocchiale e collegiata di S.
Maria Assunta di Picinisco. Tempio di stile romanico. Studi dal 1110 al 2000,
Arti grafiche Pasquarelli, Picinisco 2013, 192 pp.
Un libro di storia locale, esemplare per ricerca e metodologia, scritto da
mons. Dionigi Antonelli con l’intento della comunicazione conoscitiva ed educativa, dedicato “al popolo di Picinisco... affinché conservi perennemente viva
nel cuore la fede degli Avi... ed accresca l’amore per questa vetusta chiesa di
S. Maria sacrario delle memorie più care... e che tra le glorie del passato custodisce i resti mortali dei nostri amati congiunti, che qui riposano sotto lo
sguardo materno della Vergine Assunta in Cielo in attesa della Risurrezione”.
Il titolo dell’opera annuncia già il carattere interdisciplinare della ricerca
che coniuga storia, religione e storia dell’arte, anche se, esplorando le pagine,
il lettore potrà notare che il novero delle materie trattate si allarga dalla musica
alle tradizioni popolari, dall’archeologia all’epigrafia. Ne emerge un lavoro
che conferma la preparazione enciclopedica dell’autore.
In undici capitoli, mons. Dionigi Antonelli ripercorre in ordine cronologico
la storia della chiesa si S. Maria Assunta in Picinisco, la cui prima notizia documentata si ricava dalla Bolla del papa Pasquale II dettata in data 9 febbraio
1110 al vescovo Goffrido di Sora per la conferma dei confini della Diocesi governata dal destinatario. Dall’elenco delle chiese inglobate nei suddetti confini,
la Chiesa di S. Maria di Picinisco, inizialmente a navata unica, di stile romanico, figura al quarto posto tra le dieci della Val Comino espressamente menzionate e poiché si parla a tal proposito di “diritto di proprietà del vescovo”, si
è indotti a pensare che detta chiesa sia stata di fondazione vescovile e non monastica. Chiesa primaria e parrocchiale del paese per tutto il Basso Medioevo,
con il crescere della popolazione e con l’erezione di nuove chiese, essa cominciò a perdere gradualmente il suo antico prestigio a vantaggio della chiesa di
S. Lorenzo, posta nel centro dell’abitato e quindi più accessibile a tutti. Nonostante ciò non è mai venuto meno il suo ruolo di chiesa cimiteriale, continuando
il popolo di Picinisco a celebrarvi le esequie dei propri cari defunti e a inumarvi
le loro spoglie mortali. E’ così che nel 1845, in seguito alla disciplina cimiteriale maturata tra l’editto napoleonico di Saint Cloud e il decreto regio del sovrano Borbonico Fernando I, si volle posizionare proprio qui, al lato della
chiesa, il cimitero cittadino. I restauri, effettuati nel corso del XX secolo, hanno
reso la struttura un gioiello architettonico della Val Comino.
La trattazione si conclude con un’Appendice di “Antiche canzoncine popolari alla Madonna”, indimenticabili ricordi d’infanzia che l’autore ha trascritto sul pentagramma. L’apparato critico è notevole, giacché ogni capitolo
è corredato da una media di 30 note: ciò a voler sottolineare che ogni affermazione è basata su fonti storiche, spesso inedite, o approfondita con bibliografia
selezionata di alta qualità investigativa.
(Angelo Molle)
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Quaderni del Santuario di Canneto. Temi di riflessione mariana, 10 (2014),
Arte Stampa, Roccasecca, 160 pp.
Termina con questo numero la prima serie dei “Quaderni”, che per un decennio ha avuto, come filo conduttore degli articoli ospitati, “temi di riflessione
mariana”, cercando, attraverso una serie di iniziative, il dialogo costante tra le
realtà ecclesiali di base e il mondo accademico della ricerca scientifica, al fine
di ottimizzare la sinergia tra fides et ratio, nell’orizzonte di un’educazione permanente dei fedeli ad uno stile di vita tradotto operosamente in caritas.
Su questi registri si muove magistralmente, a felice sintesi dell’obiettivo
perseguito, l’articolo d’apertura del presente numero a firma del nuovo vescovo, mons. Gerardo Antonazzo. Sulla scia di una blasonata tradizione patristica, l’odierno pastore di Sora-Aquino-Pontecorvo, a celebrazione della
chiusura dell’Anno della Fede (2012-2013) proclamato da Benedetto XVI, ripropone l’icona spirituale di Maria come “mensa intellettuale della parola”,
puntualizzandola, attraverso ricche spigolature attinte dal più recente Magistero, quale massimo modello ideale del fedele dinanzi al mistero di Dio che
chiama generosamente tutti al dialogo con Lui, per sollecitare ciascuno responsabilmente ad una risposta sincera e matura della mente e del cuore.
Ma l’anno appena trascorso ha vissuto un altro evento d’incidenza capitale
nella storia della Chiesa contemporanea: l’avvicendamento di Papa Francesco
sulla cattedra di Pietro. Non poteva, dunque, mancare un intervento, affidato
per la circostanza alla penna di don Giuseppe Basile, sullo straordinario rapporto del nuovo Pontefice con la Vergine Madre di Dio, rapporto che, a sviluppo implicito del tema precedente, fonde mirabilmente la profondità
intellettuale del teologo esperto con la devozione di chi interpreta nel modo
più genuino il senso della pietà popolare: il tutto con la sapiente e avvincente
comunicazione di un’anima eletta, quotidiana incarnazione vivente del “Magnificat”, che capovolge le umane convenzioni, testimoniando un Dio, che «ha
rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili».
Alle celebrazioni di respiro universale, il Consiglio Redazionale ha voluto
affiancare la memoria di ricorrenze caratterizzanti la coordinata locale, in particolare la storia recente del nostro Santuario, e specificamente il primo quinquennio al traguardo dalla prima programmazione del Piano di Protezione
Sanitaria per l’annuale festa della Madonna di Canneto e i 30 anni dalla solenne
riapertura dell’edificio al culto, dopo l’ultima ristrutturazione globale progettata
a suo tempo dal compianto vescovo mons. Carlo Minchiatti. Del primo evento
attesta le dinamiche del decollo e gli sviluppi successivi quel protagonista di
primo piano, che è stato e continua ad essere il prof. Luigi Di Cioccio. È consegnata, invece, a don Mario Zeverini la rievocazione dell’altro evento, che lo
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stesso assaporò con la trepidazione e l’entusiasmo propri di tutto il clero diocesano dell’epoca: la sua testimonianza, segno di avvicendamenti generazionali, è rinviata alle ultime pagine che chiudono questa prima serie dei
“Quaderni”, lasciando il cantiere aperto all’apporto di nuove energie per il necessario aggiornamento della missione dopo una stagione decennale.
Il complesso degli articoli, in base ad un impegno preso dal Consiglio Redazionale nel precedente numero dei “Quaderni”, si esaurisce con la pubblicazione della seconda parte del saggio offerto dalla prof. Daniela De Rosa per
ricordare il VI Centenario dalla dedicazione della chiesa fiorentina di S. Maria
del Fiore, parte che, proseguendo sullo sfondo storico della pietà mariana nel
capoluogo toscano, inizia con un paragrafo sulle società caritative e oranti avviate localmente nel nome della Vergine sotto l’impulso spirituale di Pietro da
Verona, felice coincidenza con i 760 anni dalla sua canonizzazione.
Chiude, come sempre, il Rettore, curando la Documentazione che, quasi a
catena ideale con l’esordio dell’ultimo articolo, s’avvia per la circostanza con
una scheda biografica del prof. Filippo Carcione sul Martire domenicano [29
aprile 2013], titolare di una sua fortuna cultuale anche in varie comunità della
nostra Diocesi. Seguono una lezione del prof. Angelo Molle sul significato del
Rosario [23 luglio 2013], all’inizio di un campo-scuola organizzato nella Valle
di Canneto dalla Parrocchia roccaseccana di S. Maria del Carmine in S. Margherita per la formazione permanente dei propri giovani, e la presentazione
della prof. Clelia Giona riguardante il IX numero dei “Quaderni” [11 agosto
2011], durante l’annuale Giornata di Studi promossa dal Santuario.
(Angelo Molle)
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Quaderni del Santuario di Canneto. Temi di riflessione mariana, 1-10
(2005-2014), Arte Stampa, Roccasecca
Il Santuario di Canneto, per il decennio 2005-2014, ha voluto affiancare al
già collaudato “Bollettino”, con cui notifica quadrimestralmente la propria attività, una prima serie di “Quaderni” (in tutto dieci numeri), con un duplice
scopo: 1) far crescere di qualità la comunicazione del messaggio spirituale, al
fine di edificare un sempre più maturo popolo di Dio; 2) valorizzare la memoria
storica, che costituisce la carta d’identità per la Chiesa di Sora-AquinoPontecorvo e diviene “accidente proprio” di quel messaggio.
La materia trattata, infatti, ha mirato a coniugare in un quadro d’insieme,
organicamente legato dal “leit motiv” mariano, contributi speculativi su questioni di respiro universale con indagini d’interesse territoriale, suggerendo
prospetti aventi ricaduta anzitutto sulla formazione degli operatori pastorali
ma, al tempo stesso, utili a promuovere sempre più lo studio del nostro ieri,
che, quanto più si conosce, tanto più prepara a vincere le sfide dell’oggi, per
la costruzione di un domani migliore.
L’attività dei Quaderni ha sperato di incarnare anzitutto in proprio i messaggi ecclesiali di cui era latrice, sollecitando senza sosta una comunione delle
energie, dalle parrocchie alle Università, che, con le loro diverse esperienze,
anche non confessionali come le agenzie statali, potevano qualificare e arricchire i lavori in corso, stimolando lo studio, la ricerca e la formazione reciproca
attraverso il dialogo tra le parti costante e incisivo. Ci si è mossi, dunque, in
un orizzonte, che, partendo dalle risorse della Chiesa locale, chiamasse a raccolta il territorio interregionale, cui si riferisce il Santuario, lasciando ovviamente fluidi i confini per popolazioni, che, tra l’altro, hanno impiantato nel
tempo significative colonie agli angoli più remoti della terra. La statistica autorizza a godere di qualche dato. In tutto sui Quaderni sono stati ospitati 96
contributi tra editoriali, articoli e documentazione. Risultano aver collaborato
in primo luogo i quattro Vescovi succedutosi alla guida della Diocesi di SoraAquino-Pontecorvo (mons. Lorenzo Chiarinelli, mons. Luca Brandolini, mons.
Filippo Iannone, mons. Gerardo Antonazzo) e, con essi, ben 19 sacerdoti afferenti alla medesima realtà diocesana. Al clero locale i numeri allegano complessivamente un vescovo, mons. Antonio Santucci, e 10 sacerdoti di altre
realtà ecclesiali, con variabile geografica che va dalla limitrofa Abbazia di
Montecassino alla più lontana diocesi di Bergamo, e con impegno differenziato,
che parte dalla pastorale di base per arrivare ai più alti livelli nazionali, come
testimonia la firma di don Domenico Pompili, sottosegretario della Conferenza
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Episcopale Italiana. Nell’impresa si è, poi, riusciti a coinvolgere voci di ben 6
strutture universitarie, e cioè: a) l’Università “La Sapienza” di Roma; b) la
Pontificia Università Gregoriana; c) la Pontificia Università Lateranense; d) la
II Università di Roma-Tor Vergata; e) la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia
Meridionale; f) l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, che nel tempo
ha offerto ai Quaderni la partecipazione più consistente con 11 unità tra docenti
e dottori di ricerca. Agli Atenei si aggiungano ancora, con speciale attestato di
merito, altre due istituzioni accademiche che hanno seguito e sostenuto con
assiduità l’iniziativa fin dal principio: a) l’Istituto Teologico Leoniano di Anagni, ove la Diocesi è al momento attiva con quattro docenti; b) l’Istituto Superiore di Scienze Religiose «S. Roberto Bellarmino» di Capua.
Non è mancato, inoltre, l’apporto fecondo del laicato diocesano più attivo
nel mondo della cultura e delle professioni: così il prof. Luigi Di Cioccio, Presidente Nazionale dei Geriatri Ospedalieri, responsabile del presidio sanitario
a soccorso dei pellegrini nei giorni della grande festa; così il Preside Luigi
Gulia, espressione autorevole di un mondo scolastico servito con una lunga e
onorata carriera terminata come dirigente del Liceo Scientifico di Sora, studioso ben noto alla comunità scientifica internazionale per l’eccellente lavoro
svolto attraverso il Centro Studi Sorani “Vincenzo Patriarca”.
Anche la quota rosa lascia, infine, il suo segno, con 6 autrici: per la cronaca,
due docenti universitarie, una ricercatrice, un dirigente scolastico, una professoressa di liceo e una suora appartenente a quelle gloriose Figlie della Carità,
storiche interpreti di un prezioso servizio al Santuario.
Il tutto si deve alla guida sapiente del rettore don Antonio Molle e all’impegno costante del Consiglio Redazionale: mons. Dionigi Antonelli, prof. Filippo Carcione, prof. Giovanni Mancini, prof. Angelo Molle, mons. Vincenzo
Tavernese († 21 dicembre 2012).
(Angelo Molle)
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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE
Lettera alle famiglie
Come si diventa sacerdote
Discorso di Papa Francesco alla CEI
Congregatio de cultu divino et disciplina sacramentorum
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- OMELIE
Omelia per la solennità di Maria Santissima Madre di Dio
Omelia per la solennità dell’Epifania del Signore
Omelia per la celebrazione ecumenica
Omelia per la Giornata della Vita e Giornata per la Vita consacrata
Omelia per la Festa della Madonna della Fiducia
Omelia per la celebrazione delle Ceneri
Omelia per il precetto pasquale dei Militari e Interforze
Omelia per la Domenica delle Palme
Omelia per la Messa Crismale
Omelia per il Giovedi Santo
Omelia per la S. Messa in suffragio della sorella Ada
Omelia per la benedizione delle monache benedettine
Omelia per l’ordinazione diaconale di Tomas Jerez
Omelia per la solennità di Santa Restituta
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- DECRETI
Statuto del Consiglio Pastorale Diocesano
Regolamento del Consiglio Pastorale Diocesano
Nomine
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DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA
Conferenza Episcopale Italiana - Consiglio Permanente
Roma 27-28 gennaio 2014 - Comunicato Finale (estratto)
Conferenza Episcopale Italiana - Consiglio Permanente
Roma 24-26 marzo 2014 - Comunicato Finale (estratto)
66ª Assemblea Generale
Roma 19-22 maggio 2014 - Comunicato Finale
ATTI DEL VESCOVO
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- LETTERE
Ai membri del Consiglio Pastorale Diocesano
Al Vicario Generale - Ai Vicari episcopali zonali
Ai Direttori Uffici pastorali diocesani
Per una conversione pastorale e missionaria
Pellegrinaggio regionale ad Assisi 4 ottobre 2014
Carissimi Sacerdoti, Diaconi, Consacrati,
Operatori Pastoralie Fedeli Laici
Elezioni Amministrative
Missione in Val Comino
Lettera ai sacerdoti per la S. Messa Crismale
Commissione per la Peregrinatio Mariana
La vita come vocazione - vivere e rispondere
Convegno Pastorale Diocesano
- MESSAggI
Messaggio per la S. Pasqua
- ARTICOLI - INTERVENTI
Intervento all’Assemblea Diocesana Elettiva di Azione Cattolica
Commissione Regionale per l’Ecumenismo e il Dialogo
Respice Stellam, Voca Mariam
Un anno di episcopato (Intervista di Gianni Fabrizio)
Prefazione al libro “Archivio storico della Diocesi di
Sora-Aquino-Pontecorvo”
- AgENDA PASTORALE
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ATTI DEgLI UffICI E CENTRI PASTORALI
Il Moderatore della Curia Diocesana
Santa Messa Crismale - Chiesa Cattedrale di Sora
Servizio per la promozione del sostegno economico alla chiesa
Comunicato stampa
Giubilei sacerdotali
Verbali del Consiglio dei Vicari
Consiglio Pastorale Diocesano
Attività del Seminario Diocesano
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Ufficio per l’Evangelizzazione e la Catechesi - IRC
Ufficio Liturgico
Ufficio Pastorale Familiare
Caritas Diocesana - Migrantes
Avvento di fraternità 2013 - Quaresima di carità 2014
Azione Cattolica Diocesana
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PER LA STORIA DELLA DIOCESI
“Laudatio Presbiteralis” (I): Don Dante Gemmiti
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MOMENTI DI VITA DIOCESANA
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RECENSIONI
P. Francesco di S. Sosio “La seconda guerra mondiale a Sora”
Nino Natalizia “Chiesa Collegiata di S. MAria Assunta”
G. Di Rocco “Due lampi della notte”
Dionigi Antonelli“L’antica Chiesa parrocchiale e collegiata
di S. Maria Assunta di Picinisco”
“Quaderni del Santuario di Canneto” - 10
“Quaderni del Santuario di Canneto” - 1-10
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RES ET ACTA
DOCUMENTAZIONE DI VITA DIOCESANA
Direzione - Redazione - Amministrazione
Curia Vescovile - Sora
Tel. 0776/831082 - fax 0776/820160 - www.diocesisora.it
E-mail: [email protected]
Da conservarsi nell’archivio parrocchiale
Stampato in proprio
In copertina:
Francesco Villamena (1564 circa–1624),
particolare Ritratto del cardinale Cesare Baronio (1538-1607)
Grafica di Gabriele Pescosolido
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Bollettino I° semestre 2014 - DIOCESI di Sora Cassino Aquino