Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita. Proverbio cinese Giornale autoprodotto senza scopo di lucro. Etnomondi Dicembre 2007, Anno 11, n° 23, 3 euro / Mondi lontani Ed. Tutte le foto hanno puro valore documentativo e i relativi Copyrights appartengono alle persone, Case Editrici ed agenzie che ne detengono i diritti. Redazione: Mamdouh e Willy. SOMMARIO EDITORIALE P. 3 ERITREA P. 24 NEWS FROM…EL ALAM P. 5 HABIB ALI P. 25 ETNOSITI P. 7 ANIME GIAPPONESI: LUPIN III P. 26 BAB ZUWEILA: PAKISTAN P. 9 LO SBARCO DEI CLANDESTINI P. 28 LA LINGUA URDU PAKISTANA P. 11 LA FESTA DEL SACRIFICIO P. 29 AMITABH BACHCHAN P. 12 VOCI DAL NILO P. 31 RISTORANTI ETNICI P. 13 MOSTRE E RASSEGNE P. 33 DAL SOL LEVANTE: SUDOKU P. 16 METROPOLI MULTIETNICA P. 34 POESIA E LETTERATURA AFRICANA P. 17 IL FASCINO DEL MISTERO: OLODUMARE’- MARDUK P. 35 LE PORTE DELL’ORIENTE: TAILANDIA P. 18 RADIO KHAN EL KHALILI P. 36 BAB ZUWEILA: IRAN, LA PERSIA P. 19 I FIGLI DEGLI IMMIGRATI P. 21 ANIME GIAPPONESI: JEEG ROBOT D’ACCIAIO P. 22 TRACCE SULLA SABBIA P. 39 LO SCHERMO ETNICO: L’ETNICO IN TV E DVD P. 42 FIUMI DI VITA: IL MEKONG P. 43 La copertina “Verso la Cina” è di: Willy http://etnomondi1.splinder.com [email protected] 3 Editoriale Cari lettori, il nostro unico vero sito http://etnomondi1.splinder.com è sempre più visitato da tutte le parti del mondo e questo non può che renderci felici, grazie a tutti. Torna da questo numero, dopo una lunghissima assenza, la Poesia, questa volta dall’Africa. Doppio appuntamento per “Bab Zuweila” con la storia dell’Iran e del Pakistan, e per “Anime giapponesi” con Jeeg Robot e Lupin III. “Le porte dell’Oriente” si aprono sulla Tailandia e “Etnomondi” dedica un articolo all’Eritrea. La lingua di questo numero è la pakistana urdu. L’articolo del numero scorso “La Sicilia araba” il 20 Novembre è diventata una lunga storia da raccontare dal sottoscritto su www.huda.it apprezzata nella chatroom. In regalo l’accendino di “Etnomondi”. Questo è l’ultimo numero del 2007, auguriamo a tutti i lettori un Buon Anno 2008, pieno di pace e fratellanza fra tutti i popoli del mondo, di qualsiasi etnia. Alla prossima e buona lettura! Mamdouh 5 NOTIZIE E CURIOSITA’ DAL MONDO -Due genitori messicani di Tijuana, che si erano conosciuti sul web, hanno deciso di registrare all’anagrafe il loro figlio col nome di Yahoo, come il celebre portale di internet! -Mayo Basho è uno dei sei grandi tornei dell’anno di sumo, si svolge a maggio nel tempio mondiale di questo sport, il Kokugikan Sumo Hall di Tokyo. -Antichissimi strumenti della tradizione musicale cinese: il guzheng è uno strumento a corde simile al sitar indiano, mentre il p’i-p’a è una sorta di liuto a quattro corde. -Sheikh Muszaphar Shukor farà parte della missione russa Soyuz 15-S: sarà il primo astronauta malese della storia ad andare nello spazio. -Il Giappone e la Cina alla conquista dello spazio! Avviata un’ importante missione lunare denominata Kaguya, nome di una principessa della Luna protagonista di un’antica fiaba del Sol Levante. Lanciato anche Chang’e, il primo satellite cinese già nell’orbita lunare. Il nome è quello dell’antica dea cinese che vive sul nostro satellite. -“Non bastano tutti i cammelli del deserto per comprarti un amico” (Proverbio arabo). -Cina: in tempi antichi si usava convalidare un atto pubblico con l’impronta del pollice. -La hard rock band dei Black Sabbath si chiamò, agli esordi, “Polka Tulk Blues Band”, accorciato poi in “Polka Tulk”, ispirandosi a un negozio indiano di vestiti dei sobborghi della loro città, Birmingham. -Il 24/9 è la festa nazionale della Guinea Bissau, stato dell’Africa Occidentale dichiaratosi indipendente dal Portogallo nel 1973. -Per un caffè che chiude nella Città Proibita (l’americano della catena Starbucks), un altro apre i battenti: il più adatto Forbidden City Cafè, più tradizionale nello stile cinese. -1893: la Nuova Zelanda è stato il primo paese della storia ad allargare il diritto di voto alle donne, sebbene solo a quelle di origine europea. -Tokyo: purtroppo non ha avuto vita lunga il primo museo cibernetico del mondo. Pochi i visitatori nel primo anno di apertura, e il museo dei robot ha già chiuso: evidentemente la gente ha altro per la testa. -Il calciatore Younes Khalef ha vinto il Premio Facchetti: col suo gol nella finale all’Arabia Saudita, ha fatto vincere la Coppa d’Asia all’Iraq, di grande valore simbolico in questo difficile momento per la sua nazione. 6 -Chikungunya è, in lingua swahili, il nome di un virus tipico dei paesi africani delle isole dell’Oceano Indiano e del sud est asiatico. -Nel villaggio di Yevul (Israele, al confine con l’Egitto), si svolge ogni anno per 3 giorni, una curiosa festa del pomodoro con tanto di bagno in una piscina piena di pomodori! Questa manifestazione coincide con la festa del Sukkot, un pellegrinaggio ebraico di 8 giorni. -Grande successo per il telefilm “Ugly Betty” con protagonista America Ferrera, attrice di origine honduregna diventata simbolo delle segretarie bruttine ma intelligenti, recentemente eletta “donna ispanica dell’anno”. -Il mitico Orient Express iniziò il suo servizio il 4-10-1883. Era un treno passeggeri che collegava Parigi a Istanbul, ma, a causa della concorrenza dei trasporti aerei, fu soppresso nel 1977. Oggi è stato ripristinato per scopi puramente turistici. -È morto per un incidente stradale presso Kawasaki, a soli 32 anni, il pilota motociclista giapponese Norifumi Abe (foto a sinistra): era l’idolo delle donne, figlio d’arte, un campione che ispirò persino il nostro Valentino Rossi, suo grande fan. -In un torneo tenutosi a Budapest, il giapponese Yu Nakajima è il nuovo campione di cubo di Rubik: è riuscito a risolvere il rompicapo componendo il cubo in soli 12,46 secondi! Ma il record assoluto è del francese Thibaut Jacquinot (9,86 secondi). -In aumento il numero degli italiani che si rivolge alla medicina cinese, complementare a alternativa (oltre 9 milioni, più del 15% della popolazione). -Gli siheyuan sono le antiche case tradizionali di Pechino con il tetto a pagoda e i portoni di legno rosso decorato, quadrilateri ad un solo piano disposti intorno al cortile interno. -Arpan Sharmad è un bambino indiano di 10 anni che conosce ben 11 lingue tra cui il lugandan, un complicato dialetto ugandese. Il piccolo genio è autodidatta e si è servito soltanto di cd-rom! -La Chiesa di Maradona esiste in Argentina da circa 10 anni: un folto gruppo di persone ha addirittura deificato il calciatore creandogli intorno una religione con tanto di riti e matrimoni! -Rinvenuti nelle Isole Fiji i resti di 60 scheletri risalenti a 3mila anni fa: potrebbero appartenere al popolo dei Lapita. -A San Paolo del Brasile i popolari “carteiros” (postini), stanno consegnando la posta scortati da guardie armate, viste le continue, recenti aggressioni. -Un hotel di lusso con due piani…sotto la superficie del lago! È in costruzione in Cina, nel parco naturale di Sheshan, in un’enorme grotta della collina di Tianma, ma sinceramente non ne sentivamo il bisogno! 7 -Robbie Williams è in Egitto; ha infatti preso la bizzarra decisione di incidere gran parte del suo prossimo album “Let’s swing again” nella piramide di Cheope, nella Piana di Giza, per via dell’eccezionale acustica. -Indonesia: nel 1883, l’eruzione del vulcano Krakatoa distrusse l’isola di Rakata e alzò un’onda di maremoto di 40 metri. Oggi l’Anak Krakatoa, vulcano poi formatosi in quel punto, ha iniziato ad eruttare. -Lo sapevate che l’origine del nome del Messico deriva dall’azteco “mexicas”? Gli aztechi si erano autonominati così in onore a Mexitli, il dio della guerra. Invece il Paraguay prende il nome dal fiume Paraná, che circonda il Paese. -Bizzarrìe:integralisti in Arabia Saudita hanno bandito l’annuale, inutile, “concorso di bellezza per dromedari”…come non dargli ragione? a Taipei (Taiwan) è nato l’inquietante....ristorante-toilette, dove si consuma ai tavoli su sedie a forma di wc e i piatti si adeguano allo stile del locale. L’Iran ha commissionato alla casa automobilistica malese Proton, la “macchina islamica” con tanto di bussola per individuare la Mecca e con vani porta-Corano per il guidatore-fedele! -Un treno per la pace verso la riunificazione? L’11 dicembre partirà il primo collegamento ferroviario tra le due Coree, dopo la guerra degli anni ’50. -Atolli tropicali delle Maldive a rischio a causa del riscaldamento globale: i capi di stato di 26 paesi si sono incontrati per un vertice. L’innalzamento dei mari e l’inquinamento rischiano di fare inghiottire queste sottili isole sabbiose. -La censura turca colpisce Heidi: il personaggio della scrittrice svizzera Johanna Spyri, diventato anche un famoso cartoon giapponese, è uno dei 100 libri “raccomandati” dal ministero dell’educazione turco; il personaggio della Signora Seseman, nonna dell’inferma Clara, potrebbe finire col velo, mentre Heidi è stata censurata per le scene in cui corre perché s’intravedono gli slip! ETNOSITI http://cucinaorientale.splinder.com/ Interessante e ricchissimo blog sulla cucina dell’Oriente, di Rose Blue Dream, che si autodefinisce una viandante alla ricerca di se’ stessa! http://islamvero.splinder.com/ e http://www.multimodo.com/mondireligiosi/ Altri due blog, stavolta opera del nostro Mamdouh: vi invitiamo ancora visitarli per capire meglio la religione islamica ma anche le altre religioni. http://www.galaxymanga.it/ Se, come noi, siete appassionati nostalgici delle serie di anime giapponesi, non potete non visitarlo! 8 www.youtubeislam.com Esiste da un pò di tempo anche la You tube islamica, in inglese, dove trovare di tutto sull’argomento. www.tigermaskiv.com Sito in italiano veramente ben fatto dedicato alla quarta generazione del wrestler nipponico Tiger Mask. www.komuso.com Sito-forum in inglese dedicato agli appassionati del flauto di bambù giapponese. Concludiamo con alcuni siti di agenzie di viaggi: www.amoloriente.it www.nosytour.it (specializzato in “vacanze subacquee) www.iviaggideldelfino.com www.asiaholidays.it www.passepartout.it www.tours.it 9 Bab Zuweila: Pakistan Il Pakistan confina con l’India, l’Iran, l’Afghanistan e la Cina, la capitale è Islamabad, 610.000 abitanti. Il clima è arido e secco. Il paese ha una tradizione culturale molto ricca, che risale al 2800- 1800 a.C, alla civilizzazione della valle dell’Indo. Invasa e occupata in passato dagli unni bianchi, i persiani, gli arabi, i turchi, i mongoli e diversi gruppi europei oggi è una miscela di varie culture tra i diversi gruppi etnici: dai vestiti, al cibo, alla religione. I film indiani di Bollywood sono molto seguiti in Pakistan. Lo sport più popolare è il cricket –hanno vinto la coppa del mondo nel 1992- . Il nome “Pakistan” è stato inventato e reso pubblico nel 1933 da Choudhary Rahmat Ali, studente di Cambridge e nazionalista musulmano: P= Punjab, A= Afghania, K= Kashmìr, S= Sindh e TAN= BelucisTAN, la I è stata aggiunta in seguito per semplificare la pronuncia inglese, o come scrisse dopo Rahmat Ali nel suo libro “Pakistan: the Fatherland of the Pak Nation” pubblicato nel 1947, la I sta per “Iran”, la T per “Turkharistan”, la A per “Afghanistan” e la N per “BalochistaN”. Nacque così il nome Pakistan. Il significato? Potrebbe essere anche “Terra del Puro”, prendendo l’aggettivo Urdu “Pak”, che significa “puro”. Il Pakistan comprende 4 province, 2 territori e amministra anche parte del Kashmir. La maggior parte dei pakistani sono musulmani, con una minoranza di cristiani, indù, buddisti e animisti. I pakistani parlano l’urdu e l’inglese, ma anche il punjabi, il sindhi, il pashto e il balochi. I gruppi etnici sono: i punjabi, i sindhi, i pashtun, i balochi e i muhajir. L’Islam arrivò nel 711, quando gli omayyadi mandarono in Pakistan Muhammad bin Qasim con i suoi compagni, ma fu soprattutto con l’impero dei Moghul dal 1526 al 1739 che l’Islam ebbe un ruolo fondamentale per il paese. Da quando il Pakistan si è separata dall’India? Dal 14 o 15 agosto 1947, quando Muhammad Ali Jinnah convinse gli inglesi –dopo 180 mila morti- a dividere la regione in due parti: il Pakistan musulmano e l’India indù. 10 Un vero bagno di sangue, tra musulmani che fuggivano dall’India e indù che fuggivano dal Pakistan. Gli inglesi hanno gettato il seme di questa divisione, per i soliti interessi economici e politici. Gandhi (1869/ 1948) e seguace della religione Jaina, tentò in tutti i modi per fermare questa violenza, ormai deluso e triste, minacciò di lasciarsi morire di fame, in questo modo fermò la popolazione di Delhi che voleva unirsi alla guerra. Voleva la pace tra musulmani e indù così venne ucciso da un’estremista indù. “Il mio obiettivo è l’amicizia con il mondo intero, e io sono capace di unire l’amore più grande alla più grande opposizione al male”. Da allora la violenza si fermò. Esisteva il Pakistan occidentale e il Pakistan orientale, fino al 1971, con l’aiuto di truppe indiane, il Pakistan orientale –dopo essersi ribellato- diventò lo stato indipendente del Bangladesh. Ancora oggi il Pakistan litiga con l’India sul territorio del Kashmir. L’India e il Pakistan entrarono in guerra per i territori nel 1965 e nel 1971. Il Pakistan è pieno di montagne è anche per questo che il terremoto dell’8 dicembre 2005 è stato disastroso, è un paese affascinante con panorami stupendi. Pervez Musharaff si proclamò presidente nel 2001. Sotto la moschea a Islamabad e una montagna a nord del Pakistan Sotto la moschea a Lahore 11 La lingua Urdu pakistana اردو I caratteri scritti della lingua urdu sembrano arabi, ma in realtà un arabo non capirebbe nulla se dovesse leggere l’urdu. All’ascolto l’urdu sembrerebbe per noi occidentali simile all’indiano, ma in realtà non ha molto a che fare con l’hindi. Un pakistano invece di dire “Namastè?” quando vede qualcuno, saluta in modo islamico con “Assalamu aleikum” poiché gran parte della popolazione è musulmana. “Come ti chiami? si dice “Aapka nam kya heyh?” e “Mi chiamo Moustafa” in urdu è “Mera nam Moustafa heyh” . Per ringraziare “Shukria” e per salutare con un arrivederci “Khuda hafiz”. I pakistani parlano trecento dialetti e una dozzina di lingue. Tutto è cominciato dalla prima invasione degli Arii, le lingue pakistane provengono dal ramo persiano e indiano, come: il pashto, il beluci –dal persiano- , il panjabi, il sindhi e l’urdu – dall’indiano-. L’urdu è una lingua indoeuropea con influenze persiane, turche e arabe al tempo del Sultano di Delhi e dell’Impero Moghul (1200- 1800). È la lingua nazionale del Pakistan e significa “accampamento”, nonostante che la maggior parte della popolazione parla il panjabi. L’urdu è usato nel Parlamento, dai mass media ed insegnato nelle scuole. I pakistani parlano anche l’inglese, lingua della colonizzazione. L’inglese è usato dal ceto alto, l’urdu dal ceto medio e il panjabi dalla maggior parte della popolazione. L’urdu si scrive da destra a sinistra, come l’arabo. Mamdouh 12 अमिताभ बच्चन Amitabh Bachchan È l’attore indiano più famoso nel mondo. Molto conosciuto soprattutto in Asia e nel mondo arabo. Noi onestamente avevamo sentito spesso nominare il suo nome dai nostri amici indiani ed egiziani e l’avevamo visto recitare in diversi film di Bollywood senza sapere chi fosse. È nato l’11 Ottobre 1942 in una città di Allahabad, in India. Ha ricevuto molti premi per la sua carriera. Il suo primo film risale al 1969, dove debuttò nel ruolo di uno dei sette protagonisti di “Saat Hindustani”, vinse così il suo primo premio National Film Award. Il grande successo però arriva con “Anand” nel 1970, seguito da film poco apprezzati dal pubblico come “Reshma Aur Shera” del 1971. Il successo bussa di nuovo alle porte nel 1973 con “Zanjeer”, catapultando l’attore nello star system di Bollywood. Amitabh Bachchan diventa così una super star! Indimenticabili al grande pubblico film come “Chupke Chupke” del 1975, “Amar Akbar Anthony” del 1977 e “Namak Halaal del 1982. La carriera dell’attore si ferma dopo la sua malattia che lo costringe a ritirarsi. Il pubblico prega per lui ovunque. Il suo film “Coolie” del 1983 diventa così un successone nelle sale cinematografiche, spinto dall’enorme amore del pubblico nei suoi confronti. Nel 1984 l’attore costretto a riposo forzato per la sua malattia decide così di entrare in politica, sostenendo fortemente la famiglia di Gandhi. La sua breve carriera politica, anche questa di successo, si ferma dopo qualche anno. Nel 1988 torna a recitare per il film “Shahenshah” che riconferma la sua enorme popolarità. Questo momento “magico” dura solo qualche anno, con un film sulla mafia del 1990 “Agneepath” l’attore vince il secondo National Film Award. Negli anni 90 torna nel dimenticatoio con altri lavori cinematografici che si rivelano dei veri “flop”. Nel 2000 Amitabh Bachchan ci riprova con la televisione presentando un programma simile al nostro “Chi vuole essere milionario?” dal titolo “Kaun Banega Crorepati” per la KBC e il successo ritorna, questa volta come presentatore televisivo, dopo i precedenti come attore e politico. Nel 2005 per l’attore torna il successo con alcuni film, fino ad arrivare ad oggi con i suoi lavori più recenti. Nella vita e non solo nel mondo dello spettacolo ci sono momenti positivi alternati ad altri negativi. Oggi sei una star di fama mondiale, domani potresti perdere quella popolarità, per poi tornare famoso e ricadere di nuovo nel dimenticatoio. La vita di Amitabh Bachchan ne è un esempio. Il suo nome però continua a brillare nel firmamento dello star system. Se chiedete ad un indiano di lui subito viene ricordato per i suoi film di successo, al contrario di Kabir Bedi “Sandokan” famoso soprattutto all’estero. 13 RISTORANTI ETNICI * EXOTIC GARDEN in Via Sirtori, 15 zona P.ta Venezia a Milano, propone cucina caraibica anche dopocena, non è male, però manchiamo da diverso tempo, non sappiamo se esista ancora! * SRI LANKA RESTAURANT Il semplicistico nome non lascia dubbi sul tipo di cucina di questo nuovo locale napoletano in Piazza Francese, 37, zona Molo Beverello. Saletta e tavoli all’aperto. La cucina è saporita e un po’ piccante, e si puo’ bere anche il tè. Attenzione alla chiusura di mercoledì! * MY DÖNER KEBAP Gestito attualmente da un egiziano, era in precedenza turco, ecco spiegato il solito nome e anche la...pizza turca (da provare) e le altre specialità, per fortuna non troppo pesanti da digerire. In Viale Montenero, 25, zona P.ta Romana a Milano. * WASABI A Milano, da non confondere con l’omonimo di Torino del n°14, prende il nome dalla verde e piccantissima salsa. Cucina giapponese, non costoso, la gestione è esperta, ed è aperto anche alla mattina (!) In Via Solferino, 27 zona Garibaldi www.wasabimilano.it * LA COLLINA D’ORO Tutto rinnovato con design moderno questa ex trattoria cinese di Via Rubens, 24 zona Gambara/De Angeli a Milano. Trovate menù stile fusion e giapponesi, come va di moda oggi, nonostante sia rimasta la vecchia gestione cinese. * CAPPADOCIA Solito nome, infatti non confondiamolo con l’omonimo già visitato sul n°17, questo kebap turco si trova in zona P.ta Genova, Corso Colombo, 6 a Milano. Piatti unici, kebap e, cosa insolita…gestione femminile (era ora!). * TOKYO Da non confondere con l’omonimo di Monza del n°21, questo giapponese di Milano in Via Padova, 3 (zona Loreto) fa take away con consegna a domicilio gratuita nel raggio di 5 km. Molti i piatti, specialmente le insalate e quelli a base di riso. Prezzi nella media. * KING KEBAB In zona Staz.Centrale a Milano (Via Vitruvio, 32): siamo stati in questo coloratissimo locale gestito da una famiglia del Bangladesh con specialità indiane, pizza, kebab e patatine fritte. La tv trasmette film di Bollywood e la clientela è, per la maggior parte, straniera o gente di passaggio. * AYASOPHIA Sbucano come funghi, questi kebab che segnaliamo per dovere di cronaca…In Via Pellegrino Rossi, 43 a Milano, zona Imbonati, c’è questo kebap turco piuttosto economico adatto per un pasto veloce. * LA PAGODA Cinese in Via Milano, 68, ci spostiamo in Liguria, a Diano Marina (IM). Nella media, propone anche piatti da asporto. * KASHMIR Che sia la stessa gestione del vecchio Kashmir, indiano chiuso qualche anno fa e di cui parlammo nel n°12? Questo nuovo ristorante con specialità tandoori e curry, è in Via Spallanzani 6 a Milano (zona P.ta Venezia) e offre menù economici e consegna a domicilio 14 * MEKAN Sembra il nome di un mecha-robot di un anime, in realtà un kebap turco, ci dicono tra i migliori, anche se piccolo (si mangia in piedi o sui soliti sgabelli). Cibo non troppo pesante e abbondante. A Milano in Viale Troya, 10, zona P.zza Napoli. * AL MADINA Ennesimo cambio di gestione per questa rosticceria-kebab, che stavolta si propone come turco-marocchina. Solito standard: si mangia in piedi, su sgabelli o d’asporto. A Milano in P.zza Emilia. * OASI GIAPPONESE Ci dicono che è meglio prenotare in questo piccolo locale, però ancora poco conosciuto. Giorno di chiusura: domenica, attenzione! Ha anche una sezione pasticceria (wagashi) e i piatti d’asporto, oltre ai cibi finti avvolti nel cellophane e messi in vetrina da indicare al cameriere, come in patria! Via Montecuccoli, 8, zona Primaticcio a Milano. * LITTLE DREAM Solito, piccante buffet cingalese solo per temerari e per chi vuole risparmiare provando qualcosa di nuovo. Si mangia anche alla carta ed è sempre aperto da mezzogiorno all’una, nostop! A Milano in Via Rosmini, 3, zona Chinatown. *Alcuni locali a San Remo (IM): ASMARA non ci aspettavamo questo ristorante eritreo. Salone per banchetti e matrimoni. Strada Solaro, 134. PECHINO è invece il classico ristorante cinese, in Via Gioberti, 57. ONDA MARINA Paninoteca e sushi bar, tutto preparato al momento. In Corso Cavallotti, 26. MAZZINI PUB Il nome non invoglia, ma questo locale in Via Santo Stefano, 9 non è poi così fuori luogo, nel nostro caso va visitato, però, solo ogni giovedì sera: cucina etnica eritrea. BUENA VISTA Ristorante di cucina argentina con specialità pesce, si balla anche la salsa. In Corso Inglesi, 15. * THE KEBAP SALOON Ecco una kebabberia dal nome western, frequentata dagli studenti della vicina Università Bocconi. La qualità è la solita, con cibi un po’ troppo unti e tutto consumato freneticamente: meglio i ristoranti “più seri” ai take away, no? In Viale Bigny, 42 zona P.ta Romana. È anche macelleria e mini market. * MOMIGI Ristorante giapponese e pizzeria (!) in Via Scarlatti, 22 (zona Caiazzo) a Milano. Due cose che non c’entrano tra loro, ma da provare come etnico. Momigi significa “foglie rosse”. * DIXIELAND CAFÈ Corso Sempione, 76 a Milano. Locale in stile tipico cafè-saloon dei territori del Dixie Land (Sud degli Stati Uniti): cucina texana, cajun-creola, messicana e tex mex, oltre a moltissime bevande e cocktail. * EL SABOR LATINO V.le Tibaldi,10 Milano. Con un nome così, il locale è gestito da… cinesi! Solito, piccolo posto così così che mescola vari tipi di cucine etniche. * LA TRANQUERA V.le Tibaldi,8 Milano. Ristorante argentino non lontano dai Navigli, zona Romolo, si mangia bene, dicono, e propone anche aperitivi, cocktail, happy hour, ecc. Sapevamo che chiudeva per ristrutturazione, avrà riaperto? www.latranquera.it * DRAGO D’ORO Cinese di recente apertura a Milano in Via Celio, 2 (zona Gambara/Via Novara). Fanno servizio a domicilio gratuito e take away, e anche pizzeria e rosticceria. 15 * NAMASTÉ Ha aperto questo Namasté, ristorante indiano del Nord e nepalese, assolutamente da provare. In Via Ricciarelli, 12 a Milano, zona San Siro. C’è anche una zona fumatori. www.ristorantenamaste.it * KYTO Ristorante giapponese a Milano, Corso Di Porta Ticinese, 104 zona Navigli. Menù fisso economico a mezzogiorno e take away * Altri ristoranti giapponesi a Milano che sbucano come funghi: SHOKUJI TEI, P.zza Bande Nere, 9 (vende anche alimentari). Chiuso domenica e lunedì a pranzo. I YO in Via Piero Della Francesca, 74, zona Sempione. Con cucina gipponese e fusion, TOKYO FISH Nuovissimo e piuttosto grande, questo locale che vogliamo provare presto – ne parlano bene - in Via De Amicis, 36, al posto di un negozio di moto. * DEWALI Ristorante libanese di nuova apertura in Via Corrado Il Salico, 10 a Milano (zona V.le Toscana) dove prima c’era il brasiliano Feijao (vedi). Si mangiano antipasti caldi e freddi (i mezzeh),agnello, pollo,dolci. * FEIJAO Ristorante brasiliano trasferito in Via Pizzi per far posto al libanese Dewali (vedi). Piuttosto rinomato per le sue carni, ci torneremo. * LON FON Cinese in Via Lazzaretto, 10 zona P.ta Venezia. Il nome significa “drago e fenice”, principio maschile e femminile uniti, augurio di buona fortuna. Il cibo è squisito, abbiamo provato per la prima volta in tutti questi anni un nuovo tipo di wanton fritti e la torta cinese, simile alla crêpe calda con dentro un tipo di marmellata, molto buona. Il locale è frequentato da molti italiani e qualche cinese. L'arredamento crea un ambiente intimista, con musica cinese moderna in sottofondo, addirittura una cover di “Maria” dei Blondie in cinese! L'unica nota stonata è la preoccupazione del personale nell'apparire lavoratori veloci e perfetti: i camerieri servono troppo velocemente i piatti - ci hanno cambiato in continuazione piatti e bacchette cinesi in modo maniacale- e sparecchiano il tavolo troppo velocemente, del tipo “avanti il prossimo". Troppo servili e tristi da metterci tristezza addosso prima di uscire. Preferiamo la tipica tranquillità dei cinesi e la loro inconfondibile cordialità, seguita dai soliti e copiosi inchini che il modo veloce di questi dipendenti. Un vero peccato, perchè si mangia bene. * SAKÈ BAR KUSHI Si tratta di un nuovo, davvero ambizioso locale stile bar-bistrot-ristorante di Tokyo, con cucina contemporanea raffinata. Il personale è giovane e internazionale., il locale dicono sia il più grande di Milano tra i giapponesi con 600 posti! In Via Morosini, 19 zona P.ta Vittoria.www.sakebarkushi.com * WARSA La cucina eritrea l’abbiamo un po’ snobbata in questi anni, anche se non era nostra intenzione: ci ricorda, per alcune specialità come il sambusa, quella somala e quella indiana, il pane spugnoso un po’ quella somala, la bamia, il cous cous e il dolce halawa invece esistono anche nella cucina araba. Il cibo eritreo è piccante e si mangia con le mani, le posate non esistono. Questo locale “Warsa” o “Warsà” (“tipicità”, “tradizione”) è particolare, ben arredato con mobili in legno intagliato provenienti dall’Eritrea, l’ambiente è suggestivo, raccolto e tranquillo. Le pareti sono ricoperte di maschere, pellicce e bambù, per completare il tutto, solo chi lo desidera può mangiare su tavolini tradizionali in vimini e seduti su sgabelli bassi. Da provare lo zighinì di carne, di verdura o pesce. La gentilezza e simpatia del giovane Biniam non guasta, sempre pronto a scambiare due parole tra una portata e l’altra, con qualche battuta e consiglio. Nel sito si autodefinisce “un piccolo spicchio eritreo nella grigia Milano”. In Via Melzo,16 (zona P.ta Venezia). www.ristorantewarsa.it/ 16 SUDOKU Il sudoku è un rompicapo di logica matematica giapponese che va molto di moda anche da noi. Negli ultimi anni si trovano spesso in edicola riviste specializzate, e persino sui quotidiani il sudoku si è ritagliato, onnipresente, il suo spazio. Per non parlare dei siti internet che offrono partite gratuite. Ma di che cosa si tratta? Siamo incuriositi anche noi perché non ne sapevamo molto. Definito “il cubo di Rubik del XXI secolo”, è un gioco di logica nel quale il giocatore si trova davanti una griglia di 9×9 celle, ciascuna delle quali può contenere un numero da 1 a 9, oppure può essere vuota; la griglia è suddivisa in 9 righe orizzontali, nove colonne verticali e, da bordi in neretto, in 9 “sottogriglie”, dette regioni, di 3×3 celle contigue. Le griglie proposte al giocatore presentano da 20 a 35 celle contenenti un numero. Lo scopo di questo gioco è quello di riempire le caselle bianche con numeri che vanno da 1 a 9, in modo tale che in ogni riga, colonna e riquadro o regione siano presenti tutte le cifre da 1 a 9 e quindi, senza che ci siano ripetizioni. È un gioco che ha successo perché è piuttosto semplice ma puo’ essere reso anche molto più complesso con delle varianti. Il primo campionato mondiale di sudoku si è svolto l’anno scorso proprio da noi, a Lucca, vinto da Jana Tylova, della Repubblica Ceca. Il sudoku è stato inventato da Nobuhiko Kanamoto e si è diffuso in patria negli anni ’80: Su doku è un nome composto dalle parole Su (numero) e Doku (solitario) e in giapponese è 数独, sūdoku, nome completo: 数字は独身に限る Sūji wa dokushin ni kagiru). Il sudoku a cui siamo abituati noi è facilitato e presenta diverse caselle già piene, salvo poi avere livelli di difficoltà, provate anche voi: 17 poesia e letteratura africana Affascinante la letteratura e la poesia africana. La poesia è una contaminazione fra la cultura poetica britannica e la tradizione dei canti africani. È in lingua inglese. I poeti sono nominati “autori della tradizione alternativa africana”. Il più importante è il nigeriano Gabriel Okara, che trae alcuni elementi della poesia romantica inglese per introdurli nella cultura nigeriana. È l’autore di “The Fisherman’s Invocation” pubblicato nel 1978. L’opera “Labyrints with Path of Thunder” è più complessa, pubblicata nel 1971 e l’autore è Christopher Okigbo. Il libro è stato pubblicato quattro anni dopo la sua morte. Le sue erano poesie moderniste e folkloristiche, i temi erano: religiosi, culturali, psicologici e persino politici. Altro autore da citare è J. P. Clark, tutti poeti nigeriani. Dal Malawai uno fra i tanti poeti finiti in carcere per aver composto versi politici, il suo nome è Jack Mapanje. C’è molta tristezza nelle poesie africane, molta sofferenza (vedi “Poeti africani anti-Apartheid” n. 12 in “Voci dal Nilo”). Poesie sul razzismo, sulle guerre, religioni, cultura, politica…. Più attento alla cultura ugandese e al suo folklore era Okot p’Bitek. La letteratura africana è composta nelle innumerevoli lingue africane, in inglese, francese e in portoghese, per via delle colonie. Venivano tramandate oralmente e trascritte in seguito. I racconti popolari vedono come protagonisti gli animali: la lepre, il ragno, la tartaruga, ecc. La letteratura dell’Africa occidentale è stata molto influenzata dagli scritti islamici trasmessi dai nordafricani, soprattutto a partire dal XVI secolo con le opere del sudanese Abd al- Rahman al- Sadi e del ghanese Mahmud Kati. La poesia swahili deriva da quella araba, come “Il risveglio dell’anima” di Sayyid Abdallah bin Nasir, quasi tutte le poesie religiose sono ispirate al Profeta Muhammad. Il tema principale della letteratura dell’Africa meridionale è, come abbiamo prima spiegato: il razzismo, il colonialismo ecc… Due sono gli autori che spesso hanno trattato questi temi e provengono dal Zimbabwe: Charles Mungoshi e Dambudzo Marechera. Ecco i versi della poesia “Il debole ama la ragione” di Yandoko Leopold Manda: “Africa senza difesa, Africa della ragione, è la tua bellezza a darti la ragione? È perché sei debole che preferisci la ragione?...Amo la mia Africa e la sua ragione, la mia Africa senza difesa, la mia debole Africa. Africa senza difesa, Africa così bramata, dove nascondere la tua bellezza? Chi prenderà la tua difesa?...Africa che sceglie la ragione. Qualè la ragione? Africa…Africa…Africa, piango la tua debolezza, ti amo Africa mia”. Poesia cinese (n. 12) poesia giapponese (n. 12) poesia indiana (n. 13) 18 LE PORTE DELL’ORIENTE La Thailandia è molto amata e visitata per le spiagge, la natura incontaminata, per l’arte, l’archeologia, la cultura e l’ospitalità della gente. Bangkok è la capitale,dal fascino postmoderno. L’unico lato squallido e dolente di questo paese sono le località più famose trasformate in luoghi di prostituzione: questo fenomeno è a livelli altissimi purtroppo. Molte ragazze, spesso minorenni, sono costrette a prostituirsi e molti sono gli occidentali e non, che si recano in Tailandia per questo. A parte ciò, il paese merita davvero di essere visitato. Il vero nome della Tailandia è “Ratcha Anachak Thai” che significa “Regno di Thailandia”; si trova nell’Asia Sudorientale e confina con Laos (vedi n. 22) e Cambogia ad est, Golfo di Thailandia e Malesia a sud e con l’ex Birmania (Myanmar) ad ovest. Fino al 1939 si chiamava ufficialmente “Siam”. “Thai” significa “libero” e “Thailandia” vuol dire “Terra degli uomini liberi”. Thai è il nome della popolazione che occupò il territorio nel XIII sec. Il paese, oggi ancora un regno, è quasi interamente buddista dal 1438, i tailandesi vivono in pace anche con le altre minoranze religiose (musulmana,cattolica,ecc.) Rama IV, che regnò dal 1851 al 1868 modernizzò il paese supportato da alcuni consiglieri europei. La Thailandia è la 49esima nazione del mondo per estensione, come grandezza è paragonabile alla Spagna. Il clima è tropicale. Come paese riserva molte sorprese e mille sfaccettature, come vi abbiamo raccontato in questo articolo. Lo tsunami del 26 dicembre 2004 ha causato danni anche lì, raggiunse le coste e le isole tailandesi, fu un vero disastro, molte furono le vittime. 19 Bab Zuweila:Iran/La Persia Se l’Iraq un tempo era la Mesopotamia, l’Iran era la Persia. Il primo stato della Persia si chiamava: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. “Persia achemenide”, 648 a.C- 330 a.C. Seguì: la Persia “ellenistica”, 330 a.C-150 a.C. la Persia “partica”, 150 a.C- 226 la Persia “sasanide” 226-650 la Persia “islamica” 650-1219 la Persia “dei turchi” 1037-1219 la Persia “dei mongoli” 1219-1500 la Persia “dei safavidi” 1500-1722 la Persia “dell’Europa” 1722-1914 Ciro il Grande fu il fondatore della dinastia degli achemenidi (1), liberò i persiani dal dominio dei medi, conquistò Babilonia (Mesopotamia) nel 539 a.C. senza combattere. La dinastia achemenide collassò sotto i colpi di Alessandro Magno, giovane re dei macedoni. L’impero Sasanide (4) finì dopo la guerra contro i romani e nel 650 arrivò l’Islam (5) con la dinastia Omayyade. Lo zoroastrismo –presente ancora oggi in Iran, India e Pakistan- fu sostituito dall’Islam sciita. Nel 750 gli Omayyadi furono sostituiti dagli Abbasidi. In Iran l’arrivo dell’Islam fu una liberazione, perché abolì le caste, per l’Islam il servo e il padrone, l’ignorante e il saggio sono uguali davanti a Dio. Ali –nipote del Profeta Muhammad- diventò Califfo (il 4°) nel 35esimo anno dell’Egira, ovvero il 656 e fu assassinato davanti alla moschea di Cufa tre anni dopo da un kharigita. Nel 660 ci fu la scissione dei musulmani, da una parte i sunniti, dall’altra gli sciiti, che rifiutarono di riconoscere come Califfo Uthman – terzo califfo- poiché volevano 20 Ali al suo posto. Questa divisione non è religiosa ma politica. Da allora l’ortodossia musulmana si dichiara sunnita, il 90%, fedeli alla sunna del Profeta. Sciita viene dall’arabo “Shi’a” in italiano “partito”, il partito di Ali. La tragedia di Kerbela (Iraq) viene pianta tutti gli anni dai musulmani in tutto il mondo, perché divise la comunità in due gruppi: sunniti e sciiti. Durante il trentennio dei califfi ben guidati l’Islam si diffuse nel modo intero. I 4 califfi ben guidati e compagni del Profeta sono: 1- Abu Bakr (dal 632 al 634) 2- Omar (dal 634 al 644) 3- Uthman (dal 644 al 656) 4- Ali (dal 656 al 659) Lo scià Reza Pahlavi impose nel 1935 il nome Iran, il paese era ormai influenzato dai britannici e dai russi sovietici. I sovietici occuparono il nord del paese durante la seconda guerra mondiale, al sud si stabilirono i britannici e gli statunitensi che obbligarono l’Iran a dichiarare guerra alla Germania. Nel 1979 ci fu la Rivoluzione islamica con l’ayatollah Khomeini, che dichiarò l’Iran come Repubblica Islamica, dopo aver rotto i rapporti con gli USA. Dal 1980 al 1988 il paese fu costretto a combattere l’Iraq di Saddam Hussein. Khomeini morì nel 1989, Khamenei prese il suo posto, il presidente attuale è il tanto temuto dall’occidente Mahmud Ahmadinejad. L’Iran si divide in 28 province, la lingua ufficiale è il persiano, la maggior parte della popolazione è musulmana sciita, il 4% sunnita. La Persia contribuì molto con la cultura letteraria e scientifica. Anche nel campo dell’arte questo paese ha contribuito molto, per esempio con lavori di arte islamica, su ceramica, con l’architettura, le decorazioni alle moschee. Bellissimo è l’arco persiano decorato in ceramica blu che si apre nella facciata della moschea del venerdì, a Natanz, è arte mongola iraniana, risalente all’inizio del XIV sec., con motivi geometrici e versetti del Corano. I tappeti persiani sono famosi anche in occidente per la loro bellezza. Teheran è la capitale dell’Iran, con oltre 11 milioni di abitanti. Nei numeri precedenti: Tunisia (n. 13) Siria (n. 14) Egitto (n. 15) Iraq (n. 16) Turchia (n. 17) Marocco (n. 18) Yemen (n. 18), Palestina/ Israele (n. 19), Senegal (n. 20), Somalia (n. 20), Bangladesh/ India (n. 21), Arabia Saudita (n. 22). Nei prossimi numeri: Afghanistan, Libano, Giordania, Algeria, Libia… 21 I figli degli immigrati Molti sono i figli di immigrati nel nostro paese. Figli di cinesi, egiziani, marocchini, eritrei ecc, arrivati in Italia anni fa con i genitori o nati qui da noi. Conoscono perfettamente la lingua italiana, al tal punto di assumere persino i vari accenti. Così capita di incontrare per strada un indiano che parla romano, un marocchino che parla napoletano, un egiziano che parla l’italiano con l’accento milanese e così via. Fa uno strano effetto certamente, soprattutto se fermano per strada un egiziano scambiandolo per extracomunitario clandestino chiedendogli i documenti o il permesso di soggiorno come è successo. Il ragazzo risponde: “Sono italiano, non sono extracomunitario”. È vero, il ragazzo è italiano, nato in Italia da genitori egiziani e ci rimane un po’ male soprattutto se è fermato dalla polizia. Capita anche di trovare nei ristoranti cinesi ragazze orientali che parlano l’italiano meglio di noi. Di solito i figli degli immigrati vanno meglio a scuola dei nostri figli, perché capiscono i sacrifici dei genitori, vogliono riscattarli e riscattarsi agli occhi della gente. Per questo hanno una marcia in più dei nostri figli “mammoni” difesi dai genitori per i voti scarsi incolpando gli insegnanti “Se mio figlio va male a scuola è perché l’insegnante non è valido, non sa fare bene il suo mestiere”. Spesso i figli degli immigrati conoscono perfettamente la lingua italiana ma non la lingua delle origini. Hanno difficoltà di integrazione sia da noi, perché considerati stranieri, sia al paese dei genitori quando vanno in vacanza. Anche lì sono considerati stranieri, si sentono un po’ senza patria: “Sono italiano, mi sento italiano, ma non vengo accettato completamente dagli italiani, per loro sarò sempre un diverso, uno straniero e quando vado al paese dei miei mi trattano altrettanto da straniero perché non parlo bene la loro lingua, sorridono per il mio accento strano, ci scherzano sopra, perché non so pronunciare bene certe parole”. Non deve essere una vita facile per loro. Ed allora cosa fanno per farsi accettare dagli italiani loro coetanei? Prendono i loro difetti, accentuandoli. Si vestono come loro, alla moda, con quegli orribili pantaloni a vita bassa che fa intravedere la pancia e gli indumenti intimi sotto ai pantaloni. Camminano, gesticolano e si comportano in modo strano, innaturale, si vede che non fa parte di loro quel modo di essere. Usano lo stesso linguaggio, farcito di parolacce dei loro coetanei italiani. Ascoltano musica hip hop, portano la camicia col colletto alzato, i percing o i capelli ossigenati. Fanno tutto questo per sentirsi uguali agli altri, in realtà, facendo così, si allontanano dalle tradizioni della famiglia. Non tutti i figli di immigrati sono così, c’è chi riesce a vivere tranquillamente fra gli italiani e la gente del paese d’origine, ma la maggior parte dei casi è il contrario. 22 ANIME GIAPPNESI JEEG ROBOT D’ACCIAIO 鋼鉄ジーグ Finalmente, a grande richiesta ecco in “Anime giapponesi” il nostro “Jeeg Robot D’Acciaio” di Go Nagai –vedi anche in “Schermo Etnico in Dvd” di questo numero-. L’anime di Jeeg approdò sugli schermi delle emittenti private in Italia nel 1979, dopo “Il Grande Mazinger”, ed entrò subito nei nostri cuori. Il titolo originale è “Kotetsu Jeeg” ed uscì in Giappone nel 1975, 46 sono gli episodi. Ricordiamo che in Italia scoppiò la Jeeg-mania: figurine, poster giganteschi che comprammo per tappezzare la nostra cameretta, ecc. Il poster era grande a dimensione d’uomo. Recentemente in Giappone è uscito il seguito “Kotetsushin Jeeg” di soli 13 episodi, pilotato da Kenji Kusanagi, ma noi, come è successo per Mazinkaiser, che sarebbe il nuovo Mazinga, preferiamo le versioni originali. Non Kenji Kusanagi ma il mitico Hiroshi Shiba, che, per mezzo della campana di bronzo messa nel suo petto dal padre per proteggerla dalla Regina Himika che voleva impossessarsi del mondo, si trasformava – unendo i pugni sul petto- nella testa di Jeeg. L’assistente Miwa lanciava dal suo Bigshooter i pezzi rimanenti di Jeeg, che si agganciavano l’uno con l’altro per trasformarsi nel mitico Jeeg Robot D’Acciaio, o, come era chiamato agli inizi “Jeeg Robot Uomo D’Acciaio”. Hiroshi era un pilota di Formula Uno all’oscuro di tutto, scoprì la verità dal padre ormai in fin di vita, che rivelò al figlio di essere stato aggredito dai soldati aniba, comandati dalla Regina Himika dell’impero Yamatai, vissuto in letargo per millenni nel sottosuolo terrestre. La Regina è affiancata dai tre ministri: Hikima, Amaso – stranamente sulla copertina del 45 giri al posto di Jeeg- e Mimashi e verrà tradita ed uccisa dall’Imperatore Drago, affiancato da Flora, comandante supremo delle forze d’attacco che sacrificherà la sua stessa vita per salvare Hiroshi, per il quale nutre un amore segreto nel suo cuore. Il Prof. Senjiro Shiba lascia così la moglie Kikue, il figlio Hiroshi e la piccola Mayumi, non del tutto però, poiché aveva previsto la sua morte riversò la sua coscienza in un laboratorio elettronico nella Base Antiatomica per restare vicino al figlio con i suoi preziosissimi consigli, Hiroshi è sempre avvisato del nemico tramite il ciondolo che porta al collo. 23 Il dr. Dairi – collega del Prof. Shiba- diventa responsabile della Base Atomica. Jeeg naturalmente sconfiggerà i nemici e porterà la pace sulla terra. Hiroshi all’inizio della serie ha un carattere insopportabile, anti-eroe, egoista, scorbutico ed irriconoscente. Quindi più reale come personaggio rispetto ai vari Actarus, Tetsuya e Koji. A differenza di loro però non è il pilota del robot ma è il Robot. La verità che scoprirà dal padre gli sconvolgerà la vita, sarà un trauma per lui, una grandissima responsabilità sulle spalle. Il suo carattere migliorerà col passare del tempo: più sensibile e con una forza d’animo. Jeeg Robot è alto 10 o 12 metri e pesa 25 tonnellate. Le sue armi sono: doppio maglio perforante, raggio protonico, raggi delta, super neutroni, raggi gamma, missili perforanti, Bazooka spaziale, scudi rotanti, ecc.. Il nome in inglese è Steel Jeeg e in spagnolo è El Vengador. Nella serie sono presenti anche personaggi comici come Don Hiseki, Pancho e il piccolo Shorty. La sigla televisiva –simile all’originale in giapponese- è di Fogus, vero nome Roberto Fogu, scomparso anni fa. La popolarità di Jeeg è alla pari di Goldrake e dei due Mazinga. Quante volte noi, all’epoca fanciulli, imitavamo Hiroshi unendo i due pugni sul petto con la speranza di trasformarci in Jeeg. E il nuovo Jeeg? Il pilota non fa così, anche lui come Hiroshi guida una moto, che si trasforma nella testa di Jeeg. Lotta contro la Regina Himika tornata in vita e i suoi mostri. Il giovane Kenji è affiancato dall’enigmatico amico e rivale Kyou e dalla bella Tsubaki, nipote di Miwa. Al contrario di Mazinkaiser che ripropone le due serie “Grande Mazinga” e “Mazinga Z” rivisitate, questo Jeeg è il seguito di Jeeg Robot degli anni 70. Sinceramente non amiamo molto i nuovi Mazinga e Jeeg, gli originali erano più rassicuranti, questi ci sembrano nell’apparenza troppo perfetti e più demoni che robot, per essere dei paladini della giustizia. “Un remake –spiega Go Nagai- rischia sempre di deludere molte delle persone che hanno amato l’opera originale. Ecco perché come nel caso di Jeeg ho preferito dedicarmi non a un rifacimento, ma a un seguito ambientato 50 anni dopo gli eventi del manga: ritorneranno molti personaggi della vecchia serie e sarà molto più semplice capire il collegamento tra il vecchio e il nuovo Jeeg”. Esistono due versioni Manga “fumetti” di Jeeg, la prima del 1975, pubblicata in Italia nel 2002 per la Dynamic Italia, disegni di Tatsuya Yasuda, la seconda in un volume unico ed inedito in Italia, disegnata da Megumu Matsumoto. I testi sono sempre dell’inimitabile Go Nagai. Ecco due siti interessanti: http://www.droni.it/lordmurder/html/jeeg.htm e http://www.gonagai.it/jeeg/index.htm Sotto il nuovo Jeeg! 24 Eritrea L’Eritrea è un paese multilingue e multiculturale, ha 2000 km di coste, montagne, campagne e deserti. La capitale è Asmara. Le religioni principali sono quattro: quella cristiana ortodossa, la cattolica, la protestante e la musulmana. L’Animista è praticata da una minoranza. Nove sono i gruppi etnici con diverse origini linguistiche: kuscitica, semitica, nilotica e araba. 1. i tigrini (di origine semitica) 2. bileni (di origine kuscitica) 3. afar (di origine kuscitica) 4. hedareb (di origine kuscitica) 5. nara, o baria (di origine nilotica) 6. Kunama (di origine nilotica) 7. saho (di origine kuscitica) 8. tigrè (di origine semitica) 9. rashaida (di origine araba) Gli eritrei hanno così origini Afro-Asiatiche e lo si intuisce anche dal cibo: il cous cous, il dolce halawa e la bamia (provenienza araba) il sambusa (somala e indiana). Il zighinì di carne, di verdure o di pesce è la loro specialità. Il mar rosso divide l’Eritrea dall’Arabia Saudita e lo Yemen. Sotto il paese si trova l’Etiopia, ed è tra il Sudan e la Somalia. L’Eritrea ha vissuto anni di dominazione da parte dell’Italia, dal 1890 al 1941 circa, ed ha ottenuto l’indipendenza solo in tempi recenti, dal 1993. Vi consigliamo il sito www.eritreaeritrea.com/ 25 Habib Ali E’ con molto piacere che vi raccontiamo la sua storia. Habib Ali, nonostante il suo aspetto molto religioso, che potrebbe incutere soggezione è un giovane che dedica tutta la sua vita all’Islam. Studia ed insegna con il sorriso, dolce e fanciullesco. Spiega la religione con una freschezza non comune. È nato a Tarim, a sud dello Yemen, non sappiamo la sua età, non è riportata da nessuna parte, nemmeno nel suo sito, potrebbe avere al massimo 35 anni. Insegna nella sua città, al Dar al Mustafa school e tiene delle conferenze e delle lezioni in giro per il mondo. È un maestro del Tasawwuf e studioso del fiqh Shafi. È un discendente del Profeta Muhammad, lo apprendiamo dal suo albero genealogico. Ha studiato per più di 20 anni nelle migliori scuole di prestigio, è un educatore spirituale del più alto calibro. Le sue parole sono frutto di una profonda conoscenza del Sacro Corano e della Sunnah del Profeta Muhammad. Ha insegnato in Indonesia, Sri Lanka, Arabia Saudita, Egitto, Inghilterra, Olanda e America a musulmani e non musulmani. È il fondatore del Tabah Foundation for Islamic Studies and Research ed è specializzato nello studio delle scienze islamiche. Partecipa spesso a programmi radiofonici e televisivi, l’abbiamo visto anche su “Iqraa”. Ecco il suo sito, in arabo e in inglese: www.alhabibali.org/english/ 26 ANIME GIAPPNESI LUPIN III Buffo, scimmiesco, simpatico, divertente, svitato, dalla risata contagiosa ed astuto. È questo in sintesi Lupin III. Un solo punto debole: le donne, soprattutto l’amata Fujiko Mine, conosciuta anche come Margòt, che lo inganna come vuole. Solo in questi casi Lupin non capisce più niente e perde quell’astuzia che lo aiuta a mettere in atto colpi ingegnosi in “barba” all’Ispettore Zenigata (detto Zazà), il quale non riesce mai ad arrestarlo, o quasi. È un ladro gentiluomo, maestro nei travestimenti e ricorda vagamente il nostro Diabolik, nato nel 1962 delle sorelle torinesi Angela e Luciana Giussani. Forse il creatore di Lupin III si è ispirato anche a lui? Anche Diabolik ha una compagna che lo aiuta nelle sue imprese, la mitica Eva Kant, che non è traditrice come Fujiko Mine, in più l’eterno nemico di Diabolik è l’Ispettore Ginko, che non riesce mai a catturarlo definitivamente, come avviene per Zenigata con Lupin. Zenigata, al contrario di Ginko è un pasticcione rumoroso e persino comico, come Lupin del resto. Lupin, assieme a Fujiko, al braccio destro Jigen (Daisuke Jigen) tiratore con il cappello nero calato sugli occhi, che ricorda “I Magnifici sette” e il samurai Goemon (Goemon Ishikawa XIII) sono gli eroi delle tre serie di successo, noi amiamo in particolare la prima, dove Lupin indossava una giacca verde. Nella seconda indossa una giacca rossa e nella terza una rosa. La prima serie fu trasmessa di notte o la sera sul tardi in emittenti private nel 1979. Era un cartone animato per adulti, con qualche scena di nudo, molte di queste sono state tagliate in seguito. Le serie successive sono state trasmesse su Italia 1. Come è nato Lupin? È stato inventato da Monkey Punch per il manga “Rupan Sensai” nel 1967, un po’ più spinto dell’Anime, senza mai arrivare però al porno. “ Ai tempi della scuola media- spiega l’autore- mi piaceva leggere ‘Arsenio Lupin’, per cui, quando fu inaugurata la rivista ‘Manga Action’ nel 1967, mi venne in mente l’idea di fondere alcune caratteristiche del ladro gentiluomo con quelle dell’agente 007, che all’epoca godeva di un successo incredibile”. Personaggio ispirato quindi ad Arsèn Lupin (Arsenio Lupin) dei romanzi di Maurice Leblanc, nonno del nostro Lupin III. La prima serie Tv è stata trasmessa in Giappone dal 1971 al 1972 e 23 sono gli episodi. La seconda dal 1977 al 1980 (155 episodi) e la terza dal 1984 al 1985 (50 episodi). Molti sono i lungometraggi d’animazione usciti anche in Dvd. Il nostro Lupin è diventato purtroppo nel tempo un vero business. Un po’ come il suo nonno Arsenio Lupin, nato nel 1905 da Leblanc: oltre ai numerosi romanzi, anche film e telefilm di produzione francese e fumetti. 27 Dove è nato Lupin III? In Giappone, anche se afferma di “aver ricevuto il primo bagno nelle acque gelide della Senna”. La sua età è sconosciuta, come per gli altri protagonisti, suoi compagni delle tre serie. È di fisico asciutto, agile e di altezza media. Jigen è un pistolero infallibile ed un accanito fumatore. È di poche parole e diffida delle donne, soprattutto di Fujiko. È giapponese come gli altri protagonisti. Goemon è un abilissimo samurai shintoista, discendente da un’antica famiglia di samurai e come tale è riflessivo, calmo ed introverso. Anche lui diffida di Fujiko, cerca sempre, assieme a Jigen, di mettere in guardia Lupin sulla inaffidabilità della ragazza. La sua spada è un’arma potente, taglia qualsiasi cosa. Fujiko è la classica ragazza egoista che usa il suo fascino per ingannare gli uomini, Lupin per primo. Il suo unico scopo è quello di arricchirsi. Zenigata (di nome Koichi) è ispettore dell’Interpol, ed acciuffare Lupin è l’unico scopo della sua vita. Lo insegue dappertutto, a volte è riuscito ad arrestarlo, facendosi però scappare sotto il naso quel furbastro di Lupin. Sarebbe disposto a catturarlo al costo della sua stessa vita, per poi sperare nella fuga del ladro dalla prigione, inseguirlo di nuovo e riacciuffarlo, un pò come “Guardie e ladri” con Totò. È questo il lato comico ed assurdo del personaggio. Ha ammesso che una volta arrestato Lupin definitivamente, non avrebbe più uno scopo nella sua vita. Questi cinque personaggi sono la chiave del successo dell’Anime e del Manga. L’autore Monkey Punch (vero nome Kazuhiko Katò) è nato il 26 Maggio 1937 in Giappone. Nel 1965 pubblicò il suo primo Manga “Playboy Nyumon” che significa “Come diventare un Playboy”. Il suo ultimo manga è “Senya Ichiya Monogatari” in italiano “Le mille e una notte”. I film d’animazione di Lupin III sono: “La pietra della saggezza” 1978, “Il Castello di Cagliostro” 1979, “La leggenda dell’oro di Babilonia” 1985, “Le profezie di Nostradamus” 1995 e “Dead or Alive” 1996. Molti sono gli OAV (Original Animated Video), i film d’animazione per la televisione e i videogiochi. In Giappone non mancano prodotti con il volto di Lupin, come: il rasoio di Lupin, la schiuma da barba, i bicchieri di vetro e in Italia le uova di Pasqua con Lupin! Una curiosità: nell’episodio 100 –o 101- “Grande Amore a Versailles” dell’Anime appare Lady Oscar, la quale avrà un duello con la spada contro Lupin, motivo? La corona del re di Francia. Lupin vuole ottenerla per arricchirsi e Oscar solo perché vuole la pozione custodita in una gemma che le permette di trasformarsi in statua accanto a quella del suo Andrè.Chi era l’antenato del nostro beniamino? Arsenio Lupin, nonno di Lupin III era elegantissimo, rubava anche per gli altri -al contrario del nipote-, era abile negli sport, soprattutto nelle arti marziali, intenditore d’arte e prestigiatore. Come il nipote era ironico, amava le donne, il denaro ed era abile nel travestimento. Leblanc sembra che si sia ispirato a sua volta alla vita di Marius Jacob, anarchico francese e ladro geniale. Sei sono i film dedicati a lui, il primo è del 1914 “Arsène Lupin” di Emile Chautard con Georges Trèville nel ruolo di Lupin. Indimenticabile il telefilm delle due serie del 1971 e 1974 interpretate da Georges Descrières. Sono state realizzate anche delle miniserie televisive. In Francia la serie di Lupin III ha avuto vita dura, motivo? I diritti d’autore per il nome. In Francia Lupin III viene chiamato “The Wolf”, “Cliff Hanger”, “Chaser Tracer” ecc. E Arsenio Lupin? nell’Anime si chiama “Edgar”, “Nonno Edgar” e “Jett Marshall”, solo nell’edizione francese e italiana. Lupin III viene chiamato invece “Arsenico” e non “Arsenio”. Questione di diritti… Ecco il sito di Lupin III http://www.lupinthe3rd.net/ di Monkey Punch in giapponese http://www.monkeypunch.com/ e di Arsenio Lupin in francese http://www.arsene-lupin.com/ 28 Lo sbarco dei clandestini C’è chi è nato qui da genitori stranieri e chi invece tenta la fortuna rischiando la vita per vivere nel nostro paese imbarcandosi nella nave o imbarcazioni inaffidabili. Un modo folle e disperato per raggiungere l’Italia. Molti hanno perso la vita: uomini, bambini, donne. 200 o 300 immigrati, fra questi molti libanesi morirono tra Malta e la Sicilia il 25 Dicembre 1996. Il 28 Marzo 1997 circa 60 albanesi persero la vita, il 21 Novembre dello stesso anno altri 16 albanesi. Altri morti il 9 Febbraio, 25 Ottobre e il 27 Novembre nel 1998. Stessa sorte ad altri clandestini, l’anno successivo, nel 1999: il 27 Maggio, il 15, 16 Agosto, l’1 Novembre, il 30 e 31 Dicembre. E così anche nel 2000, il 4 Maggio, nel 2001 gli albanesi il 10 Giugno, e nel 2002: il 7 e l’11 Maggio, l’8 Giugno. Altri morti negli anni a seguire fino ad arrivare al 28 Ottobre 2007. Si spezzò in Calabria un barcone di legno con 180 palestinesi a bordo, -secondo altre fonti anche egiziani- tutti gli immigrati sono finiti in mare, molti sono annegati. “Una tragedia immensa –dice il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero- sconvolgente. Troppo spesso assistiamo impotenti a questi drammi, dobbiamo fare qualcosa”. Il Gran Mufti Alì Juma dell’Egitto condanna gli immigrati clandestini che viaggiano verso l’Europa: “Gli egiziani annegati di fronte alle coste italiane, non sono martiri perché sono morti per avidità di denaro. Con i soldi che si pagano per i viaggi della morte possono iniziare attività commerciale in patria! Hanno sborsato 25 mila sterline egiziane”. Secondo alcune fonti pari a settemila euro, per altri a 3100 euro. Questa Fatwa del Mufti è stata riportata nei vari giornali il 7 Novembre 2007. Perché gli immigrati rischiano la vita? Spesso abbiamo trattato questo argomento nelle pagine di “Etnomondi”, perché credono di trovare tutto più facile qui da noi e spesso sono delusi nel constatare che non era secondo le loro aspettative. Nei loro paesi non si guadagna molto, c’è poco lavoro ma si può vivere ugualmente, si sopravvive più che altro. Non tutti i clandestini sono delinquenti, come pensano erroneamente alcune persone, c’è gente anche onesta fra questi. La cosa migliore è viaggiare non clandestinamente e non per mare con imbarcazioni inaffidabili. 29 La festa del sacrificio Ogni anno i musulmani vanno alla Mecca per il Pellegrinaggio, in quel periodo c’è la festa del sacrificio del Profeta Abramo “Aid Al Adha”. Ecco la storia. Abramo non poteva avere figli dalla prima moglie Sarah, sposò sotto il consiglio della donna la serva Hajar dalla quale ebbe Ismaele. 13 anni dopo nacque Isacco da Sarah. Allah ordinò al Profeta Abramo di emigrare con Hajar e il piccolo Ismaele appena nato, verso la Mecca. Quando arrivò alla Mecca il posto era completamente deserto, pieno di montagne, non c’era anima viva, e soprattutto mancava l’acqua. Allah ordinò di lasciare lì la moglie e il figlio al quale teneva moltissimo. E’ stata una prova di fede e fiducia totale in Dio. Abramo sapeva benissimo che i suoi cari non erano completamente soli perché Dio non li avrebbe abbandonati. Quando il Profeta se ne andò si complicò la situazione. Finì l’acqua e il cibo, il bimbo piangeva in continuazione, Hajar era disperata, non sapeva cosa fare. Cominciò a cercare l’acqua avanti ed indietro, tra Safa e Marwa, per ben 7 volte ed è da qui che i musulmani hanno preso questo rito nel Pellegrinaggio alla Mecca. Perché? per capire la sofferenza della donna e per accrescere la fede e riconoscenza verso Dio. Il Profeta Abramo ogni anno tornava dalla Palestina per vedere il figlio Ismaele e la moglie Hajar. Il figlio crebbe, aveva circa 14 anni, l’amore aumentò per lui, dopo tutto questo Abramo sognò di sacrificare suo figlio. Una durissima prova, aspettò di avere questo figlio per tanto tempo, e poi una volta cresciuto arrivò l’ordine di Dio di prendere questo figlio e sacrificarlo. Questo ordine non arrivò come una Rivelazione ma come un sogno. Qual è la differenza fra un sogno che proviene da Dio e una Rivelazione di Dio? Una Rivelazione proviene tramite l’Arcangelo Gabriele mandato da Dio al Profeta Abramo quando lui è sveglio, mai durante il sonno, che gli ordina di sacrificare il figlio. Sarebbe stata un prova più facile, ma così non è stato, arrivò l’ordine tramite un sogno, in un momento di riposo e tranquillità, che lo colse impreparato, nel sogno vide che lui prese un coltello per sacrificare il figlio. È la prova più difficile, più grande e più importante per il Profeta Abramo, il quale non chiese nemmeno il motivo a Iddio L’Altissimo ed obbedì subito. Andò dal figlio per rivelargli questo sogno, e gli chiese cosa ne pensasse, il giovane rispose di fare ciò che Dio gli aveva ordinato. Arrivò il momento del sacrificio, Ismaele chiese: “Padre mio per fare ciò mettimi con la fronte a terra, in modo che tu non possa guardarmi negli occhi mentre esegui l’ordine di Iddio L’Altissimo, per non farti prendere in quel momento dalla debolezza. Affila la lama del coltello nel miglior modo possibile, lega le mie mani e piedi per eseguire l’ordine di Dio correttamente”. 30 In tutto questo c’è il vero significato dell’Islam, la sottomissione totale in Dio, che è racchiuso nel Corano in questo versetto 103, della Sura As-Ssafàt “I Ranghi”: “Quando poi entrambi si sottomisero, e lo ebbe disteso con la fronte a terra”. Tutto il significato dell’Islam è in questo versetto. In arabo dice proprio la parola Islam nel versetto: “Falamma Aslama watalahu lilgiabììn”, Aslama significa che loro si sottomisero all’ordine di Dio. Ismaele pronunciò le parole della Shahada “Attesto non c’è altra divinità all’infuori di Allah e Muhammad è il Suo Messaggero e Profeta”. Il padre Abramo disse “Bismillah Allahu Akbàr” ed eseguì l’ordine di Allah, ma il coltello non tagliava, insisteva diverse volte senza ottenere risultati, accadde la stessa cosa come quando gettarono Abramo nel fuoco, il Profeta non si bruciò, questa è la potenza di Iddio L’Altissimo, quando decide una cosa essa è “Kon fayakùn”. Da questo è nata la pratica dei musulmani prima di macellare un animale, ogni volta si dice “Bismillah Allahu Akbàr”. Sura 104-105 “Noi lo chiamammo: “O Abramo, hai realizzato il sogno. Così Noi ricompensiamo quelli che fanno il bene”. Qui Dio chiamò il Profeta Abramo e disse: “O Abramo hai superato la più grande prova di fede in Me, sei stato sincero ed obbediente. Si è realizzato così lo scopo di questa prova, quella di obbedire al tuo Signore. Avrai la più grande ricompensa”. Una prova difficilissima, di più di quando gettarono Abramo nel fuoco. Quando vide che stava sacrificando Ismaele, Iddio L’Altissimo disse: “Va bene, tu hai seguito il mio ordine, ma non uccidere tuo figlio, non voglio il suo sangue, volevo solo metterti alla prova”. Arrivò il riscatto. Quando? Nel momento in cui arrivò il coltello alla gola. Abramo sacrificò così l’ariete al posto di Ismaele. È in ricordo del sacrificio di Ismaele che i musulmani celebrano la festa del sacrificio ogni anno “Aid Al- Adha”, nel 10° giorno del mese del pellegrinaggio alla Mecca. Ismaele quindi è il Figlio del Sacrificio, sostituito poi dall’ariete, nella Bibbia ebraica e cristiana c’è scritto che è Isacco. Ismaele assieme a suo padre edificò la Casa Sacra alla Mecca dove tutti i credenti vanno in pellegrinaggio. Allah diede a loro questo compito glorioso. Avendo deciso che la Ka’ba – la costruzione cubica al centro della Mecca- sarebbe stata eretta di nuovo nello stesso luogo dove era stata precedentemente costruita dalle mani di Adamo, volle che l’onore della costruzione definitiva appartenesse alla famiglia di Abramo. Foto sopra musulmano in Pellegrinaggio alla Mecca Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo 31 “Il coperchio del mare” di Banana Yoshimoto, Feltrinelli, pagg.140, € 12. Esce già un nuovo libro della prolifica autrice giapponese: l’incontro tra Mari, ritornata a vivere nel paese natale, e Hajime, una ragazza con cui si ritroverà a condividere una stretta amicizia. “Un tè alla salvia per Salma” di Fadia Faqir, Guanda, pagg. 266, € 15,50. Un romanzo di un’ autrice giordana sulla storia di una donna condannata a morte nel suo villaggio di beduini, che si trasferisce in Inghilterra, ma che poi non resiste al richiamo della sua terra. “La cucina color zafferano” di Yasmine Crowther, Guanda, pagg.260, € 14,50. Dal contenuto simile al romanzo precedente, narra del ritorno di una donna da Londra nel suo villaggio rurale iraniano. “La casa del califfo” di Tahir Shah, Ponte alle Grazie, pagg.336, € 16,50. Il complicato impatto con la vita e la società marocchine dopo un trasferimento da Londra alla grande Dar Khalifa, la Casa del Califfo, dove Tahir si trasferisce con la famiglia in un quartiere popolare di Casablanca. “C’era una volta in India…” di Graziella Vigo, Electa Mondadori, pagg.232, € 50. Fotografa di moda, devolve l’incasso di questo libro di immagini in beneficenza a Care & Share, per i bambini poveri indiani di Vijayawada nello stato dell’Andhra Pradesh. “Chi ha paura della Cina?” di Francesco Sisci, Ponte Alle Grazie, pagg.260, € 13,50. Un saggio sui dannosi luoghi comuni sulla superpotenza economica cinese, scritto da un esperto dell’argomento che spiega un argomento molto sentito ed attuale. “Mille anni di manga” di Brigitte Koyama Richard, Rizzoli, pagg.257, € 40. Preziosissimo questo volumone ricco di immagini, un saggio che va dalle radici dei manga, in origine pitture murali che decoravano i templi, e “emaki”, rotoli miniati con storie comiche e fantastiche di animali nel XII sec. Fino ai moderni fumetti che ben conosciamo. “Il cuore perduto dell’Asia” di Colin Thubron, Ponte Alle Grazie, pagg. 400, € 18,60. Da un autore di molti classici della letteratura di viaggio, l’autore intraprende un lungo viaggio negli ex stati sovietici dell’Asia centrale. Nel boom di guide multietniche, segnaliamo la nuovissima e coloratissima “Milano multietnica”, ACTL, pagg. 384, € 9,90 dedicata ai ristoranti, prodotti e tradizioni dal mondo, in inglese e italiano, ricca di foto, che fa da concorrenza al più famoso Pappamondo, forse superandolo. Quest’ultimo, dal canto suo, festeggia il decennale pubblicando “Pappamondo gold 2007”, Terre di Mezzo, pagg. 112, € 10 con tanto di mappa di Milano suddivisa per zone e segnalazione dettagliata dei vari ristoranti e negozi, con tutte le novità. 32 “Londonstani” di Gautam Malkani, Guanda, pagg. 350, € 16. Un romanzo metropolitano giovanile e multietnico in salsa sikh, ambientato a seguisse gli insegnamenti del Profeta Muhammad (Maometto), ha un rapporto diretto con Dio e segue la parola del Signore, il Sacro Corano. Allah è la traduzione araba di “Iddio”, anche i cristiani arabi dicono “Allah” per parlare di Dio. Nel libro troverete alcune spiegazioni anche sulla Shariah, la “legge islamica” tanto discussa e contestata dai mass- media. Londra. “Il sipario di giada” di Isaia Iannaccone, Sonzogno, pagg.377, € 19. Un romanzo di intrighi e lotte di potere nel 1760 nella Città Proibita, con, sullo sfondo, il progetto di portarvi un fastoso teatro con la più rinomata opera drammatica occidentale, “La Cecchina” di Goldoni. “La viaggiatrice” di Karla Suárez, Guanda, pagg.358,€ 16,50. Le storie di Lucìa e Circe, due amiche cubane tra nostalgia e destini incrociati. L’autrice, cubana, è nata nel 1969 e vive a Parigi. “Chi ha paura di Tariq Ramadan?” di Nina Zu Furstenberg, Marsilio, pagg. 198, € 10. L’autrice, ricercatrice e studiosa svizzera, analizza il controverso personaggio di origine egiziana, teorico della nascita di una riforma per creare un Islam europeo. “Vijayânanda” di Jacques Vigne, MC Editrice, € 19,50. Diario di un medico francese in Himalaya e del suo cammino di spiritualità indiana confrontata con la scienza occidentale. “La regina di Shangai” di Hong Ying, Garzanti, pagg. 364, € 17,60. La storia di Yuegui, diventata concubina di Chang Lixiong, capo della Triade, che riuscirà a riscattarsi e a diventare celebre nell’Opera di Shangai. L’autrice in passato ha avuto problemi giudiziari coi suoi romanzi in patria. “A proposito dell’Islam” di Tariq Ramadan, Al Hikma, collana Nuova Medina, pagg. 80, € 7,20. Questo libro tascabile non è il solito sull’Islam ma tenta di approfondire certi argomenti, a cominciare dai soliti luoghi comuni, come il termine “maomettani” e “Allah il Dio dei musulmani”. Al contrario del rapporto tra cristianesimo e Cristo, il musulmano non è “maomettano” nonostante “Con il mio sposo… Guida islamica all’Islam” di Ruqayyah Waris Maqsood, Al Hikma, pagg.160, € 9. È del 2003 ed è il primo libro italiano dedicato interamente al matrimonio islamico. La scrittrice affronta l’argomento anche in modo psicologico in questa guida preziosa per i musulmani e per chi vuole conoscere meglio ed approfondire la vita matrimoniale islamica. Importante perché spiega anche argomenti delicati come la frigidità, l’impotenza, l’omosessualità, le mestruazioni. “Il braccialetto di giada – Due racconti cinesi” di Zijian Chi, Pisani, pagg.124, € 10. Uscito da noi nel 2003 per la sconosciuta casa editrice Pisani, la storia di due donne coraggiose in due racconti amari. Delle stesse edizioni abbiamo scoperto anche l’avventuroso e divertente “Hetun” di Xi Yang, pagg. 126, € 14, del 2006. Due ragazzi partono da Shangai per cercare un tesoro su un’isola del Mar della Cina, posto tutt’altro che tranquillo, ormai preso d’assalto da turisti e altri scomodi personaggi. “Il respiro della savana” di Tony Park, Tea, pagg. 414, € 12. Da un autore australiano che vive fra Sydney e il sud dell’ Africa, un bel romanzone d’avventura che descrive minuziosamente il paesaggio africano, nella specie del Mozambico. “La storia del giogo d’oro” di Zhang Ailing, Rizzoli, pagg. 138, € 8,60. Un’epopea al femminile nella Cina d’inizio ‘900. Un racconto tragico e disperato di una donna costretta a difendersi da sola. “Hotel Iris” di Yoko Ogawa, Marco Tropea Editore, pagg. 159, € 13. Da una scrittrice regina della letteratura giapponese contemporanea, poco conosciuta da noi, una storia d’iniziazione di un’adolescente all’amore, che inizia nel posto dove lavora, l’hotel del titolo, che in originale è “Hoteru Airisu”. 33 MOSTRE E RASSEGNE “Attingendo memorie” Mostra delle migliaia di dei lavori del giapponese Masao Okabe con tecnica frottage, che, in alcuni casi, l’artista ha realizzato anche per alcune strade della città, con l’aiuto dei passanti! Si è tenuta all’Istituto Giapponese di l’Italia. Si possono anche Oriental Art (Via Gesù, 17, bere te’ verde o sakè e farsi leggere il futuro secondo la Milano) tradizione orientale. Dal 6/11 “Vivo al 24/12 allo Spazio Lattuada, Via Lattuada, 2, spettacolo di dell’Accademia di Milano. Argentino “Why Africa?” è una mostra proposto spesso dalla Felix Company a Milano. Il 10 evento dedicata alle opere novembre è stato messo in collezionate negli anni da 16 artisti appassionati di arte scena al Teatro Wagner.http://www.felixcom africana. pany.com/ Cultura di Roma fino al 20/10. Okabe era presente anche alla Biennale di Venezia. “Tutankhamon and the golden age of pharaohs” Da vedere, se passate da Londra alla Millenium Dome entro l’agosto 2008: dopo 35 anni la capitale inglese riapre le porte a una grande mostra sui tesori dell’Egitto e della Valle dei Re. www.kingtut.org shopping artisti ma anche da anonimi giapponese, monaci vissuti tra il ‘700 e il con prodotti importati e spesso in esclusiva per ‘900. Dal 24/10 al 22/11 alla Galleria Renzo Freschi della luoghi dello capitale Alla Pinacoteca Agnelli, Lingotto, Via Nizza, 230, Torino, fino al 3/2/08. “India arte oggi” Ancora un Tango Tango Milongueando “Islam” tre incontri con per questa Milano (vedi numero scorso) Umanisticadell’IncoronataSal con una mostra dal 17/10/07 al 3/2/08. L’India one degli Archi, C.so Garibaldi, 116, Milano nei contemporanea nell’arte tra giorni 15 e 29/11 e 13/12 continuità e trasformazione con opere dalla collezione con ingresso libero. della “Shaolin & Wudang – L’altro volto della Cina” al National Gallery fotografi è uno India allo Spazio Oberdan di attorno al condottiero dell’Impero più vasto del mondo (X-XIV sec.) dal 20/10/07 al 4/5/08 alla Casa dei Carraresi di Treviso. Tokyo” è religione dal punto di vista cattolico. Alla Biblioteca Modern Art di New Delhi. piccolo expo, ricostruzione tango” confrontarsi “Gengis Khan e il tesoro dei mongoli” 368 reperti archeologici della raffinata civiltà che si sviluppo “Spazio di of Teatro “Beijing in and out” Interessante mostra fotografica su Pechino: 10 dell’agenzia “Contrasto” hanno esplorato i vari aspetti della città per un anno, a turno. Alla Triennale Bovisa di Milano dal 24/10 al 18/11. Ciak (nel nuovo spazio presso La Fabbrica del Vapore) a Milano, dal 27/11 al 13/12, è uno spettacolo all’avanguardia ispirato alla filosofia del buddismo zen e alle tecniche di combattimento e meditazione dei maestri shaolin e wudang, due “Dipinti zen” Antologia di 27 scuole cinesi. Per gli amanti del misticismo e delle arti del opere eseguite da famosi combattimento. 34 PALESTRE: Funakoshi Club Palestra di vari tipi di ginnastica e discipline orientali, ma anche associazione sportiva e culturale. In P.le Nizza, 5. www.funakoshi.it RELAX & BENESSERE: Sono molte le erboristerie cinesi in città, eccone alcune: Huakang (Via G.Bruno, 16), Qian Qiu (Via Messina, 17), Hui Chun (Via Morazzone, 10). LOCALI & DISCOTECHE: Siete mai stati in una Discoteca – Carrozzeria ??? Provate a entrare, se avete coraggio, in Via Padova 21, dove esiste questo strano ibrido, stando all’insegna sopra al portone, scritta in italiano e in arabo: la traduzione è letterale, quindi non c’è un nome vero e proprio.... A Chinatown siamo passati diverse volte davanti al Pegaso, un oscuro “disco bar” (l’insegna indica così) da dove, peraltro, non abbiamo mai sentito uscire una nota musicale: in Via Paolo Sarpi, 62. LeleBahia è un discobar tropicale con molte serate latinoamericane. Sulla S.S. Nuova Valassina 346, Lissone (MI). www.lelebahia.com Mangos -bello il nome- è un disco club latinoamericano con cucina a tema. Via Valleambrosia, 5, Rozzano (MI). www.mangos.it Goiaba si definisce pizzeria-churrascheria e propone cucina mediterranea, ma qui lo segnaliamo per le serate di discoteca latinoamericana al giovedì e venerdì: in Via Novara, 342. www.goiaba.it NEGOZI: Araysh e Buruq sono i nomi di due panifici-pasticcerie egiziani in Via Padova (il primo al n.5, il secondo al n.38). Islamabad è il nome di un parrucchiere probabilmente pakistano in Via Imbonati. Altromercato è il negozio del commercio equo e solidale di prodotti realizzati nel rispetto dei lavoratori e dell’ambiente. Ha diversi punti vendita in città: www.altromercato.it Emporio Internazionale è un negozietto di artigianato artistico etnico in Via F.Sforza, 48. Da Rainbow trovate artigianato tipico etiope: Via P.Castaldi, 30. Ancora artigianato etnico, arredamento e molto altro (stavolta da tutto il mondo) con i due grandi magazzini Cose belle dal mondo (V.le Sabotino, 26 e V.le Cassala, 15). www.cosebelledalmondo.com. Imperdibile alla Fiera di Milano, L’Artigiano in Fiera, terminato il 9 Dicembre, con molti stand dedicati a i nostri Etnomondi: bigiotterie, tappeti ,sciarpe, tovaglie, incensi, maschere ecc, da India, Iran, Sri Lanka, Cina, Tailandia, Uzbekistan ecc, il tutto anche a poco prezzo. Si potevano persino gustare cibi preparati all'istante: cinesi e libanesi. Per chi ha perso questa opportunità può rifarsi l'anno prossimo, sempre in questo periodo. RIVISTE: China News e Il tempo Europa Cina (www.ouhuaitaly.com) sono noti quotidiani cinesi che si riescono a trovare anche in alcune edicole della città (vedi anche n° 22). Come va? è il simpatico nome di un giornaletto gratuito distribuito da ben 14 anni in Italia e in Giappone. Interamente in giapponese, è edito dalla società Nippon Club, dal cui sito si accede anche alla versione on-line dell’opuscolo: www.nipponclub.it 35 ASSOCIAZIONI E CORSI: Segnaliamo Conoscere la perua-nità, associazione culturale italo-peruviana di Viale Termopili, 28. www.peruan-ita.org. Encanto non è solo un locale, ma anche una scuola di ballo latinoamericano. A Cusago, V.le Europa, 72. Intercultura è una Onlus che favorisce il dialogo interculturale attraverso gli scambi scolastici: www.intercultura.it. Informatevi presso le parrocchie che in Italia aderiscono alle raccolte differenziate dei soli tappi di plastica (quelli di flaconi e bottiglie, fatti di un altro tipo di plastica) a favore della costruzione di scuole, impianti idrici, ecc per l’Africa, anche noi di Etnomondi partecipiamo! VIDEOTECHE: Se cercate film in dvd etnici e non, praticamente introvabili (nuovi, non usati), fate un salto al primo piano della fornitissima Edicola del Corso, in C.so Buenos Aires, 51. Piccola Shangai è invece una videoteca cinese, vi aspetta in Via G.Bruno, 6. OLODUMARÉ Olodumaré (o Olorum o Ogus, o Yansan, o Olofin-Orun) è una divinità del culto del candomblè brasiliano, caratteristico della zona di Bahia ed originario della complessa religione detta Orisha della popolazione africana degli Yoruba (Africa Occidentale). Olodumaré rappresenta il dio supremo, creatore dell’Universo, che, come Zeus e gli dei dell’antica Grecia, vive lontano dalla Terra, con una moltitudine di altri dei, spesso,come lui, dispettosi e annoiati e dalle caratteristiche simili agli umani in una sorta di Olimpo, l’ Orum, un luogo spirituale. Exù è invece il messaggero che fa da tramite tra questi due mondi, come il Mercurio africano. Olodumaré è detto il “dio tutto poderoso” "Il signore del cielo" (olo="signore" e orun= "cielo"). Per un confronto vedi Etnomondi N.17 – il Voodoo. MARDUK Marduk (Mär'dook) è una potente divinità mesopotamica, dai 50 nomi solenni; inizialmente nato come dio secondario e relegato al mondo agrario e delle messi, acquistò importanza fino a soppiantare Enlil (il dio supremo) prendendone il posto, e riuscendo a sconfiggere numerose divinità tra cui il potente Tiamat (vedi numero scorso di Etnomondi) come è narrato nell’ Enuma Elish, il Poema della Creazione. Creò il cielo, la terra e poi l’uomo per evitare agli dei di continuare a lavorare, e fondò la città di Babilonia. Il suo pianeta è Giove e il suo simbolo è il Mushkhushu, un serpente o drago a squame, con corna, lingua bifida, zampe anteriori di leone e zampe posteriori d'aquila, con un pungiglione di scorpione. Il suo nome dovrebbe derivare da Amarutuk, cioè “giovane toro del sole”. Il tempio Esaghila di Babilonia è stato costruito per lui dagli altri dei. La religione babilonese era politeista e di origine orientale, vedi anche lo sterminato pantheon; la sua caratteristica è lo ziggurat, grande tempio a gradoni simile alle piramidi, alla cui sommità i sacerdoti offrivano i sacrifici agli dei e scrutavano il cielo stellato, per trarre poi gli auspici per gli uomini. L’alta costruzione significava la volontà dell’uomo di avvicinarsi sempre di più al cielo, quindi al divino. 36 RADIO KHAN EL KHALILI FEDERICO AUBELE “Panamericana” (Esl Music). Cantautore argentino al suo secondo album, in spagnolo, ritorna alle radici di Buenos Aires con un omaggio ai popoli delle Americhe. Tango, reggae, dub, elettronica e bolero. CESARIA EVORA “Rogamar” (Sony). Per la prima volta parliamo della leggendaria cantante folk di Capo Verde, Cesaria Evora, “Cize”, per gli amici, nota per esibirsi scalza. Ha raggiunto piuttosto tardi il successo, ma si conferma autrice di gran classe con questo ultimo album di 15 pezzi dalle forti ispirazioni brasiliane, complice la collaborazione con Jacques Morelenbaum, già collaboratore di Sakamoto. Il titolo significa “preghiera al mare”. OLODUM “Pela vida” (Gal) Parliamo per la prima volta anche di questo storico ensemble di Salvador De Bahia di oltre 20 artisti, nato come associazione culturale nel 1979 e tuttora immerso nelle attività sociali e artistiche del proprio quartiere di Pelourinho (Pelô) e non solo. Gli Olodum sono brasiliani (per il significato del nome, che è un’abbreviazione di Olodumaré, vi rimandiamo al “Fascino del mistero” di questo numero). Musicalmente mischiano samba e reggae a ritmi afro-brasiliani coi loro molti tamburi. Dal vivo sono molto suggestivi, sono spesso passati in Italia al Festival Latinoamericando, e hanno anche collaborato con Paul Simon, Daniela Mercury e Michael Jackson. Il loro ultimo disco, come sempre autoprodotto, è “Pela Vida” del 2003, di 15 brani. http://olodum.uol.com.br/ RBD “Empezar desde Cero” (EMI) Gli RBD, popolare band messicana lanciata dalla telenovela “Rebelde” (da qui il nome) e dall’attuale sitcom “La familia” dedicata al gruppo, torna col quarto, recentissimo album in lingua latina. Da noi sono sconosciuti , ma sono gli idoli dei teenagers sudamericani. I pezzi sono molto pop e sono stati preceduti dal singolo “Inalcanzable”. Curiosamente sono stati accusati tempo fa di nascondere messaggi satanici nelle loro canzoni, come successe per i Beatles e per Elvis, le solite sciocchezze… JENNIFER LOPEZ “Como ama una mujer” (Epic). Il penultimo album della Lopez, nota cantante e attrice di origine portoricana, è, finalmente, interamente in spagnolo. Uscito il 37 23 marzo, conta di 11 pezzi, più sull’acustico rispetto agli album precedenti. Ma è,consentiteci, solo per gli amanti del pop latino patinato e un po’ stucchevole…. VINICIUS CANTUARIA “Cymbals” (Naive). Parlammo di Vinicius sul N.13, ora il brasiliano trapiantato a New York torna con un album ricco di nostalgia per il suo paese e per le radici del continente sudamericano. Ci sono anche molte contaminazioni (jazz,funk,soul, musica africana con la collaborazione di Angelique Kidjo in “Omnia”). A.A.V.V. “Vinicius: trilha sonora do filme” (Biscoito Fino) Altro Vinicius, stavolta si tratta di De Moraes, autore delle storiche “Garota de Ipanema”, “Tristeza” e “A felicidade”, stranamente mancanti in questo tributo di artisti popolari brasiliani famosi e non, colonna sonora per un documentario a lui dedicato. D’ESPAIRS RAY “Mirror” (Gan Shin). Abbiamo faticato non poco per trovare il secondo, nuovo album dei gothic-metallers del Sol Levante, ma ne è valsa la pena. I loro lavori sono pressochè introvabili in Italia, meglio rivolgersi all’estero su internet, così abbiamo fatto dopo una sfilza d’inutili richieste a stralunati commessi. 13 pezzi e due videoclip presenti sul cd: chitarre pesanti, sperimentazioni e anche qualche suono orientalarabeggiante, ma anche melodia e intelligenza, i D’Espairs si stanno facendo conoscere, con successo, anche all’estero. RADIODERVISH “L’immagine di te” (Radio Fandango) Ritorna il duo italo-palestinese dei Radiodervish (vedi Etnomondi N° 11 e 20), stavolta tutto o quasi è preso in mano da Battiato, che produce e lascia il suo segno inconfondibile. L’etno music si mescola a un pop elettronico intellettuale. GACKT “Diabolos” (Gan-Shin/Audioglobe). Come promesso sul N.17 parliamo ancora del cantante Gackt, “belloccio dal Sol Levante” ex dei Malice Mizer, in occasione dell’uscita anche sul nostro mercato di questo suo cd del 2005. Qui ritmi sono sul metal, a tratti sinfonico e gotico, ma la cosa più interessante sono gli spunti melodici che rimandano alla musica popolare giapponese. Un album di 10 brani al tempo stesso aggressivi e spensierati. MOI DIX MOIS “Dixanadu” (Trisol). Uscito a marzo, anche in edizione LP e limited cd, è l’ultimo lavoro dei nipponici Moi dix mois, progetto fondato nel 2002 da Mana, anche lei ex Malice Mizer come Gackt. Virano più su un metal barocco, gotico e sinfonico con campionature elettroniche: sinceramente dopo un po’ questi brani annoiano, anche se al 38 recente concerto di Milano, seppure eccessivi nella loro immagine visual kei, si sono fatti apprezzare dagli amanti del genere. RATOS DE PORÃO “Homem inimigo do homem” (Deck Discos) Dal Brasile, stavolta l’hardcore-punk con influenze “metallare” dei Ratos De Porão (letteralmente “topi di fogna”) di São Paulo. Attivi dal 1982, hanno pubblicato una ventina di album, l’ultimo è “Homem nemico inimigo do dell’uomo”) homem” del 2006, (“l’uomo con cui iniziano una nuova fase della loro carriera, con un nuovo bassista. I testi sono in portoghese e trattano di argomenti sociali e politici della loro terra. CIBELLE “Shine of dried electric leaves” (Crammed Discs/Materiali Sonori) La brasiliana Cibelle vanta numerosi collaboratori, canta in inglese in stile etereo e quasi soul, si cimenta con suoni acustici ed elettronici e anche con sperimentazioni di rumori di fondo. 14 i pezzi. ORPHANED LAND “Mabool” (Profound Lore Records). Metal israeliano? Esiste anche quello, e il nome più famoso è quello degli Orphaned Land di Petah Tikva, attivi dal 1991 col loro doom-death metal atmosferico, interessante per gli inserti di suoni tradizionali mediorientali arabi ed ebraici-. È un concept album che racconta la storia di tre fratelli che cercano di salvare l'umanità da un’ imminente punizione divina. Comprende canti tradizionali dello Yemen e versi biblici. 12 i brani di questo ultimo album del 2004 (il nuovo uscirà l’anno prossimo). A.A.V.V. “Canti Islam, Nasheed” (El Dìn Ed.) Curato da Mamdouh, questo doppio cd è uscito ad ottobre. 20 sono i Nashìd di artisti vari, la prima raccolta in assoluto di questo tipo in Italia. Fra questi Sami Yusuf, Zain Bhikha ecc, compresa la nuova versione di Mamdouh “L’Islàm è amore, Islàm is love” registrata appositamente per questo cd –esiste anche il video su You Tube-. A.A.V.V. “Corano” e “Corano vol. 2” (El Dìn Ed.). A Settembre e Ottobre sono usciti due cd sempre a cura di Mamdouh, con le recitazioni del Corano di diversi sheikh, tutti in un unico cd. È una cosa inusuale poiché il Corano nei cd in commercio è recitato di solito solo da uno sheikh, non da più persone. Ognuno in questi cd recita una Sura, fra questi lo sheikh AbdEl Basset. 39 Sono sempre tanti i film che vogliamo inserire in questo spazio, questa volta forse privilegiamo di più pellicole poco conosciute e del passato, rispetto alle nuove uscite. Sempre tanti anche i festival, difficile seguirli tutti: a Milano al Circolo Familiare di Unità Proletaria passano diverse rassegne etniche come “Non solo geishe e samurai”, al Cinema Gnomo il “Festival Latino Americano” e la rassegna sul “Brasile contemporaneo” e a Firenze il “River to River” dedicato all’India: http://www.rivertoriver.it/ Inoltre lo Spazio8 di Milano ha ospitato una breve rassegna a dicembre (dal 13 al 16) sui film iracheni “Offline: Baghdad (not just another film festival)”. Segnaliamo anche se già passata da mesi: “Colori,visioni,voci dell’Iran” a Pistoia, rassegna cinematografica ma anche mostra e incontri. IL CIBO DELL’ANIMA (Il cibo dell’anima), documentario, Italia, 2006, di Piero Cannizzaro, dur.: 105’. Distr.: Emme Audiovisivi. Interessante documentario in 4 parti sullo stretto rapporto tra bisogni spirituali e corporali visti da differenti confessioni religiose nel nostro paese: islamica, buddista, cattolica e valdese. CITY OF GOD (Cidade de Deus), dramm., Bra/Fra/U.S.A., 2002, di Katia Lund e Fernando Meirelles, dur.: 130’. Con: Matheus Nachtergaele, Seu Jorge. Distr.:Mikado. Film politico-sociale di buon successo ma sopravvalutato, girato con attori non professionisti, narra le vicende parallele di Buscapé e Dadinho, diversissimi ma cresciuti insieme nella favela di Cidade de Deus, che dà il titolo al film. MONGOL (Mongol), storico, Kazakhstan/Germ/Russia., 2007, di Sergei Bodrov, dur.: 125’. Con: Aliya, Tegen Ao, Tadanobu Asano, Ying Bai. Distr.: BIM. Film epico e biografico, dalla nascita al potere, di Gengis Khan (vero nome: Temudzhin), visto dalla prospettiva mongola, non come sanguinario conquistatore e devastatore ma come unificatore di una nazione moderna. Interessante anche perché mette in primo piano la figura della moglie. DRAKULA ISTANBUL’DA (Drakula Istanbul’da), horror, Turchia, 1953, di Mehmet Muhtar, dur.: ?. Con: Atif Kaptan, Annie Ball, Bülent Oran. Distr.: And Film. Sapevate dell’esistenza di una versione turca di Dracula? Abbastanza fedele al romanzo di Bram Stoker –qui semplificato e trasportato nella Istanbul degli anni ’50- con un Conte Dracula pelato come quello tedesco di Nosferatu, interpretato da Atif Kaptan, veterano dell’horror turco, genere che ignoravamo! Il film è stato girato con un budget in megaeconomia, e, curiosità nella curiosità: non vengono mostrati crocifissi, vista la produzione in un paese islamico. UN TIPO CATTIVO (Nabbeun namja),dramm.,Corea del Sud, 2001, di Kim Ki-Duk, durata: 100'. Con: JaeHyeon Jo. Distr.: Tube Entertainment. Han-ki, boss della malvita del quartiere a luci rosse, si vendica della studentessa Han-ki, che lo ha respinto, ingannandola e facendola diventare una prostituta. Duro, teso e violento, ha anche messaggi di sensibilità e amore. Noto anche col titolo inglese “Bad guy”. I RACCONTI DELLA LUNA PALLIDA D’AGOSTO (Ugetsu monogatari), dramm., Giappone, 1953, di Kenji Mizoguchi, dur.: 94’. Con: Masayuki Mori, Machiko Kyô. Distr.: Globe. Leone d’Argento alla Mostra di Venezia ’53 ex-aequo con altri film, è fiabesco e parla di avidità e caduta in disgrazia, con una morale finale. Ambientato nel medioevo delle guerre feudali del 1500, tra contadini e samurai, incontri con fantasmi di donne sia benevole che malvagie. Tratto da due novelle, è un film d’altri tempi che affascinò anche l’Occidente. 40 MASUMIYET (Masumiyet), dramm., Turchia, 1997, di Zeki Demirkubuz, dur.: 110’. Con: Haluk Bilginer, Derya Alabora. Inedito da noi e visto al Festival di Venezia ‘ 97. Una metafora sulla crisi della società turca vista attraverso le peripezie di un ex detenuto in un film minimalista . I DURI DI HONG KONG (The dragon and tiger), avventura, Hong Kong,, 1976, di Li Kuan Chang , dur.: 90’. Con: Chan Chiao, Tang Mei Fong . Distr: Indipendenti Regionali. Solito film di moda negli anni ’70, mix di arti marziali, sentimenti e vendette del solito ragazzotto ingenuo vittima di soprusi, che diventa un maestro di karatè per combattere lo zio assassino. Oggi sono datate e dimenticate, ma all’epoca queste pellicole riempivano le sale. Per gli amanti di Bruce Lee & co. SUKIYAKI WESTERN DJANGO (Sukiyaki western Django), western, Giappone, 2007, di Takashi Miike, dur.: 121’. Con: Hideaki Ito, Koichi Sato. Distr.: Dentsu. Presentato a Venezia, ecco l’improbabile…western giapponese! Uscirà anche da noi? Miike, già autore di ben 70 pellicole, alcune che mescolano vari generi (Gozu, Izo, Zebraman ecc), con l’aiuto di Quentin Tarantino, qui anche attore, si cimenta con un maccheroni-western (in Oriente gli “spaghetti western” sono chiamati così). Un misterioso straniero senza nome dall’oscuro passato finisce in una guerra tra clan rivali che persiste da più di cento anni in un villaggio giapponese: da che parte si schiererà? Niente di nuovo come idee in questo polpettone violento e paradossale, che cita e omaggia apertamente i film di Leone e Corbucci, ma che si colloca nel Giappone medioevale creando un fracassone epic-western con cowboy armati sia di pistole che di spade katana che parlano un ridicolo inglese nipponico, e saloon con tetti in forma di pagoda! Il sukiyaki del titolo è un popolare piatto di carne, tofu e verdure. Tutto è eccessivo e bizzarro, ma funziona. DOSTI – FRIENDS FOREVER (Dosti – Friends forever), commedia, India, 2005, di Suneel Darshan, dur.: 131’. Con: Akshay Kumar, Bobby Deol, Kareena Kapoor. Distr.: Shree Krishna International. Inedito da noi, lo abbiamo trovato nei soliti negozietti indiani, sebbene queste copie siano spesso scadenti come immagini; è una pellicola di buoni sentimenti sull’amicizia di due ragazzi, uno ricco e l’altro povero, nell’India di oggi. Per noi occidentali è un po’ prevedibile e ingenuo, con i soliti intermezzi musicali, è pero’ un film simpatico che si lascia vedere, più sulla commedia scanzonata nella prima parte, per poi sfociare nello strappalacrime nella seconda! PREM ROG (Prem rog), dramm., India, 1982, di Raj Kapoor, dur.: 171’ Con: Shammi Kapoor, Nanda, Tanuja. Distr.: K.R.Films. Un film sulle caste e le culture praticate in alcune parti dell’India. Un uomo si innamora della “donna sbagliata”: una vedova appartenente ad una casta superiore. Un film di passione e amore con un importante messaggio sociale. Inedito da noi, è il classico “polpettone bollywoodyano di tre ore” da vedere con pazienza. Famosa in patria la colonna sonora: a questo link un video musicale tratto dal film in una famosa scena tra i tulipani: http://dailymotion.alice.it/video/x2yr52_movie0002_music TABU’ – GOHATTO (Gohatto), dramm., Giappone,1999, di Nagisa Oshima, dur.:100’. Con: Takeshi Kitano, Ryûhei Matsuda, Shinji Takeda, Tadanobu Asano. Distr.: BIM. Dal romanzo di Ryotaro Shira, con musiche di Sakamoto, è ambientato -quasi sempre di notte- in una scuola in declino per aspiranti samurai nel 1865. Gelosie e tensioni in un contesto unicamente maschile: si tocca anche il tema dell’omosessualità. Il regista è discendente di una famiglia di samurai e questo film segna il suo ritorno dietro la macchina da presa dopo anni di malattia. TERRORISMO E KEBAB (Al-Irhab wal kabab), commedia, Egitto, 1993, di Sherif Arafa, dur.: 105’. Con: Adel Imam, Ahmed Rateb. Inedito da noi ma conosciutissimo dai nostri immigrati egiziani che da anni ne fanno uno dei successi maggiormente noleggiati. Questo film divide gli spettatori: da una parte un certo tipo di pubblico egiziano che considera questo film un divertente b-movie del filone che ironizza sul fondamentalismo. Dall’altra parte gli egiziani più religiosi che lo considerano offensivo e di pessimo gusto. Noi il film l’abbiamo visto con gli egiziani. L’attore in realtà ha un po’ esagerato nel rappresentare il musulmano religioso in un certo modo. Le tragicomiche vicende kafkiane di Ahmed nell’odierna Cairo: prima viene scambiato per un pericoloso terrorista, e, nella trattative con la polizia dichiara un improbabile: “kebab per tutti!”. Poi diventa un eroe! Per questo film Adel Imam è stato minacciato di morte… 41 DESERTO FELIZ (Deserto feliz), dramm., Brasile/Germ,2007, di Paulo Caldas, dur.: 92’. Con: Hermila Guedes, Peter Ketnath. Visto nei vari festival latinoamericani e inedito da noi, è il duro, quasi distaccato e in stile documentaristico, ritratto di una giovane prostituta coinvolta nel fenomeno del turismo sessuale. Pochi dialoghi, molti silenzi malinconici…Il regista è al suo terzo lungometraggio. LANTERNE ROSSE (Da hong deng long gao gao gua), dramm., Cina, 1991, di Zhang Yimou, dur.: 126’. Con: Gong Li, He Caifei He, Ma Jingwu. Distr.: Mikado. Grandissimo successo per questo film (premio Oscar, David di Donatello e Leone d`argento a Venezia) che ha fatto conoscere in Occidente il grande Yimou e la brava e bella Gong Li nella parte triste della moglie in declino di un signorotto nella Cina degli anni ’20. Stranamente finora non ne avevamo mai parlato, un film passato alla storia, da rivedere o da scoprire per chi non lo conosce. IL 7°VIAGGIO DI SINBAD (The 7th Voyage of Sinbad), avv./fantasy, U.S.A.,1958, di Nathan Juran, dur.: 91’. Con: Kerwin Mathews, Kathryn Grant. Distr.: Ceiad. Indimenticabili questi vecchi film con gli effetti in dynarama del premio Oscar Ray Harryhausen, tutti fatti a mano: mitici i viaggi esotici del marinaio Sinbad verso Bagdad tra creature mitologiche di varie culture e il famoso duello con lo scheletro, che all’epoca (non c’erano i computer!) lasciava a bocca aperta. Le avventure del personaggio di Sinbad sono ispirate dalle “Mille e una notte”. L’ ULTIMO COMBATTIMENTO DI CHEN (Game of death), azione, Hong Kong/U.S.A., 1978, di Robert Clouse, dur.: 100’. Con: Bruce Lee, Sammo Hung, Colleen Camp. Distr. Titanus. Girato a Hong Kong e Macao,è, tristemente, il film postumo del grande Bruce, che lo aveva sceneggiato e lo doveva dirigere: solo tre delle sue scene sono qui inserite, per il resto è stato riscritto e interpretato successivamente da sosia attorno al poco materiale che egli aveva lasciato,con trucchi e con l`aggiunta di scarti di altri film. Billy Lo, campione di arti marziali e attore, si finge assassinato per vendicarsi della mafia. Bruce Lee intendeva realizzare un film personale e filosofico, ma qui di suo rimane ben poco. Vedi Etnomondi N. 4. RELIGION TODAY FILM FESTIVAL Abbiamo seguito questo festival itinerante nato 10 anni fa a Trento, quindi alla sua decima edizione, la prima a Milano. Le altre città interessate quest'anno: Trento, Roma, Gerusalemme,Bolzano, San Paolo,Ferrara, Nomadelfia (una comunità cristiana formata da famiglie e laici non sposati in provincia di Grosseto), Dhaka e Tione. Interessante fare un festival dedicato a tutte le religioni per promuovere la cultura tra il dialogo e la pace. Il messaggio del Religion Today è proprio il proporre un ideale di incontro che valorizzi le differenze per combattere i luoghi comuni e dimostrare che la convivenza è possibile. Tantissimi i filmati visti, molti in forma di documentario, altri serie tv oltre ai corto e lungometraggi da ogni nazione e continente: Israele, Italia, Iran, Afghanistan, Bulgaria, Indonesia, ecc ecc. Raramente questi filmati sono visibili se non nei festival, quindi l’occasione è stata unica, nonostante il quasi sempre scarso afflusso a Milano, mentre - ci hanno detto i ragazzi del personale - nelle altre città, ad esempio quelle un po’ più di provincia come Trento e Ferrara, c’era sempre il pienone e una maggiore attenzione del pubblico, a differenza della "distratta Milano”, dove, peraltro, la rassegna è stata relegata in una densissima settimana: troppa roba in pochi giorni, oltretutto un po’ boicottata e forzata e con conferenze negli stessi orari delle proiezioni in una sala attigua al Cinema Gnomo. Nell’ambito del festival ci sono stati anche seminari di studio di livello internazionale, mostre artistiche, eventi e spettacoli, incontri di approfondimento e percorsi didattici per le scuole. Peccato, e speriamo che l’anno prossimo vada meglio, visto che l’idea è veramente unica ed è piaciuta. Divertente il folle spettatore straniero che si è sorbito sveglissimo circa dodici ore ininterrotte di film una domenica e che chiedeva all’ingresso lo sconto per…extracomunitari! Il vincitore dei lungometraggi, per la cronaca, è stato il danese “Le mele di Adamo”. Avete notato la somiglianza del loro poster di quest’anno col nostro di “Tracce”? ma…ci hanno copiato???! http://www.religionfilm.com/ 42 LO SCHERMO ETNICO L’ETNICO IN TV E IN DVD TV. Surfing Favela su National Geographic Adventure, parla di una scuola di surf nata per i ragazzi delle favelas di Rocinha, Rio De Janeiro. Le frontiere dello spirito, alla 21ª edizione, è una rubrica che spesso tratta il dialogo tra le varie culture religiose: va in onda la domenica mattina su Canale 5. School rumble è un nuovo anime di ambientazione scolastica trasmesso su Cartoon Network. I toni sono romantici ma anche cattivelli e paradossali, non solo per teenagers. Pare che vedremo anche in Italia The legend of Bruce Lee, la nuovissima serie tv di 50 puntate – un vero kolossal - dedicata all’immortale campione, prodotta dalla China Central Television e interpretata dall’astro nascente Danny Chan. Pronta nel 2008, verrà trasmessa durante i Giochi Olimpici di Pechino e poi da noi. DVD Lady Oscar Story, uscito nel 2002, in occasione del ventennale di Lady Oscar in Italia. L’unica cosa ad impreziosire questo Dvd di 95 min. sono gli extra con una lunga intervista ai Cavalieri del Re, capitanati da Riccardo Zara, interpreti della sigla televisiva di Lady Oscar, dove raccontano il successo del 45 giri e del 33, oltre naturalmente alla loro storia di musicisti per sigle di cartoni animati e telefilm per ragazzi, fanatici dei Beatles e della musica anni 60. Cinque sono i brani che hanno composto per Lady Oscar. Negli extra troverete anche una breve storia dei personaggi dell’Anime. Il Dvd è della Storm Dvd, e -extra a parte- è piuttosto deludente. Sottotitoli solo in spagnolo, audio non eccellente, con una parte della storia di Lady Oscar. Certo, in 95 minuti non si può pretendere di poter assistere a tutta la storia della nostra beniamina, però perché privarci del suo ballo con Fersen, unica volta in cui indossa gli abiti femminili? E poi manca la Rivoluzione francese, la fine della Regina Maria Antonietta e di Re Luigi. Certo, c’è la presa della Bastiglia, la morte di Lady Oscar, ma il resto? Per il resto vi consigliamo i 10 volumi singoli (o in cofanetto) pubblicati dalla Yamato Video, che contengono tutti gli episodi (40) della serie televisiva, ognuno di 92 minuti circa, in italiano ed anche in lingua originale giapponese con sottotitoli in italiano. Certo, la voce originale di Oscar in giapponese non rende come la voce penetrante italiana di Cinzia De Carolis, perfetta per il personaggio, però vale la pena ugualmente di seguire la serie anche in lingua originale. Inoltre troverete la sigla italiana e giapponese, le schede dei personaggi, l’albero genealogico. Autore: Riyoko Ikeda. Musica: Koji Magaino. Jeeg Robot contro i mostri di roccia della Stormovie –forse la stessa di Lady Oscar qui sopra?- in versione rimasterizzata, non ripropone tutta la storia di Jeeg (46 episodi), solo alcuni della serie Tv. È il lungometraggio uscito in Italia nel 1979, conosciuto anche con il titolo di “La più grande vittoria di Jeeg Robot”. Il dvd è di 82 minuti, in italiano con sottotitoli in italiano, ed è uscito nel 2006. Contiene 60 minuti di extra, con l’intervista a Franco Martin che esegue la sigla televisiva negli shows in giro per l’Italia, la sua voce è simile all’originale di Fogus, che interpretò anche “Ryu, il ragazzo delle caverne”, morto anni fa, confuso spesso con Piero Pelù ex Litfiba. La seconda intervista è a Douglas Meakin dei Superobots (Mazinga) e Rockin Horse (Candy Candy) che ha inciso anni fa la seconda versione della sigla di Jeeg, meno efficace di quella di Fogus, ed in più l’intervista ai doppiatori. Il Dvd è prezioso solo per essere l’unico o uno dei pochissimi in circolazione su Jeeg Robot, un vero peccato. Il Dvd è stato criticato dai fans più sfegatati ed etichettato come “lungometraggio di 10, 15 puntate spezzettate, con diversi tagli e una storia inesistente”. Autore: Go Nagai. Musiche: Michiaki Watanabe. Lupin III- La prima serie (box verde) è un prezioso cofanetto di 5 dvd che contengono tutti i 23 episodi della prima mitica serie di Lupin, in italiano e giapponese, quella della giacca verde e della Fiat 500. Sigle originali giapponesi, pilot film in giapponese con sottotitoli in italiano, tutto a soli 63 euro. Il cofanetto è distribuito dalla Yamato Video. Imperdibile! 43 È arrivata anche da noi ad ottobre questa serie tv tedesca. Pluripremiata in Germania e in altri paesi, dove è stata un successone, è distribuita da Polivideo e trasmessa in Italia da MTV. Kebab for breakfast (titolo originale: Türkisch für Anfänger, letteralmente “turco per principianti”) è la storia di una famiglia interraziale e multietnica allargata, metà tedesca, metà turca, nella Berlino di oggi, la città più “turca” della Germania. Quattro ragazzi di una famiglia multietnica tentano di superare le barriere sociali: Doris Schneider , madre di un maschio (Nils) e di una femmina (Lena) s’innamora e va a convivere con Metin Öztürk, poliziotto turco padre anche lui di un maschio (Cem) e di una femmina (Yağmur) avuti dal precedente matrimonio: questi quattro adolescenti molto diversi culturalmente, dopo un inizio di diffidenza reciproca cercano di andare d’accordo e di costruirsi un futuro in questa società, ormai sempre più “mista”. Il confronto più difficile sarà quello tra Yağmur, fin troppo ligia alle usanze della sua terra e religione, e chiusa nel suo mondo di paure, e Lena, troppo esuberante e abituata a una vita di libertà: due estremi opposti, come al solito. I genitori, un po’ spaesati e in difficoltà, sono più o meno una via di mezzo. Nella serie ci sono le differenze culturali, i piccoli problemi quotidiani di una famiglia, le crisi religiose, e i primi amori adolescenziali, anche tra componenti della famiglia stessa, e anche il problema del raggiungimento del matrimonio tra i due protagonisti adulti. Un contributo ironico alla convivenza dei popoli: situazioni molto ironiche e stupidotte, certo, a volte viste con leggerezza, magari più adatte ad adolescenti e famiglie, ma utili per capire i problemi di convivenza con gli stranieri.Dopo due serie, è in produzione la terza. http://www.daserste.de/tuerkischfueranfaenger/ FIUMI DI VITA : IL MEKONG Il Mekong (Mê Kông) è il più importante fiume indocinese e uno dei principali dell’Asia, il dodicesimo al mondo per lunghezza. Passa in numerosi paesi: è chiamato dai Vietnamiti Cửu Long, dai Tibetani Dzachu, dai Cinesi Lan-ts'ang Chiang (湄公河), e dai Tailandesi Mae Nam Khong ( ). È navigabile dal Laos al Vietnam, per il resto è poco navigabile se non da chiatte o barche di piccole dimensioni. Nasce nel Tibet orientale (altopiano Qinghai) per sfociare, dopo circa 4500 Km, nel Mar Cinese Meridionale (provincia Yuannan) dove è conosciuto come Lancangjiang o “Fiume Turbolento”. Il grandioso delta del fiume Mekong è qualcosa di spettacolare e dà vita a magnifici scenari, con dolci panorami in cui l’acqua e la terra si confondono.E’ assolutamente consigliabile percorrere almeno un suo tratto con la barca, proprio come usano fare da secoli i vietnamiti e fermarsi ad osservare il lento scorrere dei paesaggi sulle sue rive, i contadini nelle risaie intenti a guidare gli aratri trainati dai bufali, e i piccoli villaggi che si affacciano sulle sue acque circondate da una ricchissima vegetazione tropicale. Gli argomenti dei numeri scorsi Etnomondi 22: L'Arte peruviana, la lingua cinese, la Sicilia araba, la storia dell'Arabia Saudita, la Bolivia, la Lingua coreana, l'inizio del Ramadan, Kimba il leone bianco.... Etnomondi 21: Il significato dei colori, il galateo arabo a tavola, la storia del Bangladesh, del Fiume Nilo, le bacchette cinesi... Etnomondi 20: Il romanzo di Hiroshi Kumar e il suo viaggio in Asia, la storia del Senegal, della Somalia, l'esercito di terra cotta, il lottatore Sumo, Kyashan e Polimar... Etnomondi 19: I Tuareg, la storia della Palestina e Israele, del Venezuela, del fiume Rio delle Amazzoni, Capitan Harlock... Etnomondi 18: La storia del Marocco, dello Yemen, di Brasilia, del velo islamico, dell'elefante africano e asiatico, i Maori, Lady Oscar... Etnomondi 17: Le isole Cayman, il popolo del ghiaccio, le monete etniche, la storia della Turchia e del caffè turco... Etnomondi 16: I Samurai, il panda, La storia dell'Iraq, il Chupacabra... Etnomondi (Mondi lontani) dal 12 al 15: L'Arte giapponese, cinese, islamica, Il Pellegrinaggio alla Mecca, i canguri australiani, i canali televisivi etnici, la cucina araba e indiana, i cammelli, la Grande Muraglia cinese, i cavalli arabi, il football egiziano, Pelè, La Saga di Mazinga, la dolce Candy Candy, la storia dell'Egitto, della Siria, della Tunisia... Etnomondi (Mondi lontani) dall'1 all'11: Le Arti marziali, Bruce Lee, l'Arredamento giapponese, L'Isola di Pasqua, L'Eldorado, le linee di Nazca, lo Sri Lanka, le spezie... Tutte le rubriche di Etnomondi: 1. News from...Al Alam (le notizie) 2. Etnositi (i siti) 3. Tracce sulla sabbia (i film) 4. Ristoranti etnici 5. Anime giapponesi (i cartoni animati giapponesi) 6. Intervistando... (le interviste agli stranieri e non solo) 7. Dal Sol Levante (curiosità sul Giappone) 8. Voci dal Nilo (i libri) 9. Bab Zuweila (le storie dei paesi arabi, africani ed asiatici) 10. Le porte dell'Oriente (storie dei paesi orientali) 11. Mostre e Rassegne 12. Metropoli multietnica (locali...) 13. Il Fascino del mistero (misteri irrisolti) 14. Radio Khan el Khalili (i cd) 15. Lo schermo etnico (dvd, programmi...) 16. Fiumi di vita (storie dei fiumi) اتنوـموندى اردو अमिताभ बच्चन 鋼鉄ジーグ ราชอาณาจักรไทย