Chi torna da un viaggio non è mai la
stessa persona che è partita.
Proverbio cinese
Giornale autoprodotto senza scopo di lucro.
Etnomondi Dicembre 2007, Anno 11, n° 23, 3 euro / Mondi lontani Ed.
Tutte le foto hanno puro valore documentativo e i relativi Copyrights appartengono alle persone,
Case Editrici ed agenzie che ne detengono i diritti.
Redazione: Mamdouh e Willy.
SOMMARIO
EDITORIALE
P. 3
ERITREA P. 24
NEWS FROM…EL ALAM P. 5
HABIB ALI P. 25
ETNOSITI P. 7
ANIME GIAPPONESI: LUPIN III P. 26
BAB ZUWEILA: PAKISTAN P. 9
LO SBARCO DEI CLANDESTINI P. 28
LA LINGUA URDU PAKISTANA P. 11
LA FESTA DEL SACRIFICIO P. 29
AMITABH BACHCHAN P. 12
VOCI DAL NILO P. 31
RISTORANTI ETNICI P. 13
MOSTRE E RASSEGNE P. 33
DAL SOL LEVANTE: SUDOKU P. 16
METROPOLI MULTIETNICA P. 34
POESIA E LETTERATURA AFRICANA P. 17
IL FASCINO DEL MISTERO: OLODUMARE’- MARDUK P.
35
LE PORTE DELL’ORIENTE: TAILANDIA P. 18
RADIO KHAN EL KHALILI P. 36
BAB ZUWEILA: IRAN, LA PERSIA P. 19
I FIGLI DEGLI IMMIGRATI P. 21
ANIME GIAPPONESI: JEEG ROBOT D’ACCIAIO P. 22
TRACCE SULLA SABBIA P. 39
LO SCHERMO ETNICO: L’ETNICO IN TV E DVD P. 42
FIUMI DI VITA: IL MEKONG P. 43
La copertina “Verso la Cina” è di: Willy
http://etnomondi1.splinder.com
[email protected]
3
Editoriale
Cari lettori, il nostro unico vero sito http://etnomondi1.splinder.com è sempre più
visitato da tutte le parti del mondo e questo non può che renderci felici, grazie
a tutti. Torna da questo numero, dopo una lunghissima assenza, la Poesia,
questa volta dall’Africa. Doppio appuntamento per “Bab Zuweila” con la storia
dell’Iran e del Pakistan, e per “Anime giapponesi” con Jeeg Robot e Lupin III.
“Le porte dell’Oriente” si aprono sulla Tailandia e “Etnomondi” dedica un
articolo all’Eritrea. La lingua di questo numero è la pakistana urdu. L’articolo
del numero scorso “La Sicilia araba” il 20 Novembre è diventata una lunga
storia da raccontare dal sottoscritto su www.huda.it apprezzata nella chatroom. In regalo l’accendino di “Etnomondi”. Questo è l’ultimo numero del
2007, auguriamo a tutti i lettori un Buon Anno 2008, pieno di pace e
fratellanza fra tutti i popoli del mondo, di qualsiasi etnia.
Alla prossima e buona lettura!
Mamdouh
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NOTIZIE E CURIOSITA’ DAL MONDO
-Due genitori messicani di Tijuana, che si erano conosciuti sul web, hanno deciso di registrare
all’anagrafe il loro figlio col nome di Yahoo, come il celebre portale di internet!
-Mayo Basho è uno dei sei grandi tornei dell’anno di sumo, si svolge a maggio nel tempio mondiale
di questo sport, il Kokugikan Sumo Hall di Tokyo.
-Antichissimi strumenti della tradizione musicale cinese: il guzheng è uno strumento a corde simile
al sitar indiano, mentre il p’i-p’a è una sorta di liuto a quattro corde.
-Sheikh Muszaphar Shukor farà parte della missione russa Soyuz 15-S: sarà il primo astronauta
malese della storia ad andare nello spazio.
-Il Giappone e la Cina alla conquista dello spazio! Avviata un’ importante missione lunare
denominata Kaguya, nome di una principessa della Luna protagonista di un’antica fiaba del Sol
Levante. Lanciato anche Chang’e, il primo satellite cinese già nell’orbita lunare. Il nome è quello
dell’antica dea cinese che vive sul nostro satellite.
-“Non bastano tutti i cammelli del deserto per comprarti un amico” (Proverbio arabo).
-Cina: in tempi antichi si usava convalidare un atto pubblico con l’impronta del pollice.
-La hard rock band dei Black Sabbath si chiamò, agli esordi, “Polka Tulk Blues Band”, accorciato
poi in “Polka Tulk”, ispirandosi a un negozio indiano di vestiti dei sobborghi della loro città,
Birmingham.
-Il 24/9 è la festa nazionale della Guinea Bissau, stato dell’Africa Occidentale dichiaratosi
indipendente dal Portogallo nel 1973.
-Per un caffè che chiude nella Città Proibita (l’americano della catena Starbucks), un altro apre i
battenti: il più adatto Forbidden City Cafè, più tradizionale nello stile cinese.
-1893: la Nuova Zelanda è stato il primo paese della storia ad allargare il diritto di voto alle donne,
sebbene solo a quelle di origine europea.
-Tokyo: purtroppo non ha avuto vita lunga il primo museo cibernetico del mondo. Pochi i visitatori
nel primo anno di apertura, e il museo dei robot ha già chiuso: evidentemente la gente ha altro per la
testa.
-Il calciatore Younes Khalef ha vinto il Premio Facchetti: col suo gol nella finale all’Arabia
Saudita, ha fatto vincere la Coppa d’Asia all’Iraq, di grande valore simbolico in questo difficile
momento per la sua nazione.
6
-Chikungunya è, in lingua swahili, il nome di un virus tipico dei paesi africani delle isole
dell’Oceano Indiano e del sud est asiatico.
-Nel villaggio di Yevul (Israele, al confine con l’Egitto), si svolge ogni anno per 3 giorni, una
curiosa festa del pomodoro con tanto di bagno in una piscina piena di pomodori! Questa
manifestazione coincide con la festa del Sukkot, un pellegrinaggio ebraico di 8 giorni.
-Grande successo per il telefilm “Ugly Betty” con protagonista America Ferrera, attrice di origine
honduregna diventata simbolo delle segretarie bruttine ma intelligenti, recentemente eletta “donna
ispanica dell’anno”.
-Il mitico Orient Express iniziò il suo servizio il 4-10-1883. Era un treno passeggeri che collegava
Parigi a Istanbul, ma, a causa della concorrenza dei trasporti aerei, fu soppresso nel 1977. Oggi è
stato ripristinato per scopi puramente turistici.
-È morto per un incidente stradale presso Kawasaki, a soli 32 anni, il pilota
motociclista giapponese Norifumi Abe (foto a sinistra): era l’idolo delle donne,
figlio d’arte, un campione che ispirò persino il nostro Valentino Rossi, suo
grande fan.
-In un torneo tenutosi a Budapest, il giapponese Yu Nakajima è il nuovo
campione di cubo di Rubik: è riuscito a risolvere il rompicapo componendo il
cubo in soli 12,46 secondi! Ma il record assoluto è del francese Thibaut
Jacquinot (9,86 secondi).
-In aumento il numero degli italiani che si rivolge alla medicina cinese, complementare a alternativa
(oltre 9 milioni, più del 15% della popolazione).
-Gli siheyuan sono le antiche case tradizionali di Pechino con il tetto a pagoda e i portoni di legno
rosso decorato, quadrilateri ad un solo piano disposti intorno al cortile interno.
-Arpan Sharmad è un bambino indiano di 10 anni che conosce ben 11 lingue tra cui il lugandan, un
complicato dialetto ugandese. Il piccolo genio è autodidatta e si è servito soltanto di cd-rom!
-La Chiesa di Maradona esiste in Argentina da circa 10 anni: un folto gruppo di persone ha
addirittura deificato il calciatore creandogli intorno una religione con tanto di riti e matrimoni!
-Rinvenuti nelle Isole Fiji i resti di 60 scheletri risalenti a 3mila anni fa: potrebbero appartenere al
popolo dei Lapita.
-A San Paolo del Brasile i popolari “carteiros” (postini), stanno consegnando la posta scortati da
guardie armate, viste le continue, recenti aggressioni.
-Un hotel di lusso con due piani…sotto la superficie del lago! È in costruzione in Cina, nel parco
naturale di Sheshan, in un’enorme grotta della collina di Tianma, ma sinceramente non ne
sentivamo il bisogno!
7
-Robbie Williams è in Egitto; ha infatti preso la bizzarra decisione di incidere gran parte del suo
prossimo album “Let’s swing again” nella piramide di Cheope, nella Piana di Giza, per via
dell’eccezionale acustica.
-Indonesia: nel 1883, l’eruzione del vulcano Krakatoa distrusse l’isola di Rakata e alzò un’onda di
maremoto di 40 metri. Oggi l’Anak Krakatoa, vulcano poi formatosi in quel punto, ha iniziato ad
eruttare.
-Lo sapevate che l’origine del nome del Messico deriva dall’azteco “mexicas”? Gli aztechi si erano
autonominati così in onore a Mexitli, il dio della guerra. Invece il Paraguay prende il nome dal
fiume Paraná, che circonda il Paese.
-Bizzarrìe:integralisti in Arabia Saudita hanno bandito l’annuale, inutile, “concorso di bellezza per
dromedari”…come non dargli ragione? a Taipei (Taiwan) è nato l’inquietante....ristorante-toilette,
dove si consuma ai tavoli su sedie a forma di wc e i piatti si adeguano allo stile del locale. L’Iran ha
commissionato alla casa automobilistica malese Proton, la “macchina islamica” con tanto di bussola
per individuare la Mecca e con vani porta-Corano per il guidatore-fedele!
-Un treno per la pace verso la riunificazione? L’11 dicembre partirà il primo collegamento
ferroviario tra le due Coree, dopo la guerra degli anni ’50.
-Atolli tropicali delle Maldive a rischio a causa del riscaldamento globale: i capi di stato di 26 paesi
si sono incontrati per un vertice. L’innalzamento dei mari e l’inquinamento rischiano di
fare inghiottire queste sottili isole sabbiose.
-La censura turca colpisce Heidi: il personaggio della scrittrice svizzera Johanna
Spyri, diventato anche un famoso cartoon giapponese, è uno dei 100 libri
“raccomandati” dal ministero dell’educazione turco; il personaggio della Signora
Seseman, nonna dell’inferma Clara, potrebbe finire col velo, mentre Heidi è stata
censurata per le scene in cui corre perché s’intravedono gli slip!
ETNOSITI
http://cucinaorientale.splinder.com/
Interessante e ricchissimo blog sulla cucina dell’Oriente, di Rose Blue Dream, che si autodefinisce
una viandante alla ricerca di se’ stessa!
http://islamvero.splinder.com/ e http://www.multimodo.com/mondireligiosi/
Altri due blog, stavolta opera del nostro Mamdouh: vi invitiamo ancora visitarli per capire meglio la
religione islamica ma anche le altre religioni.
http://www.galaxymanga.it/
Se, come noi, siete appassionati nostalgici delle serie di anime giapponesi, non potete non visitarlo!
8
www.youtubeislam.com
Esiste da un pò di tempo anche la You tube islamica, in inglese, dove trovare di tutto
sull’argomento.
www.tigermaskiv.com
Sito in italiano veramente ben fatto dedicato alla quarta generazione del wrestler nipponico Tiger
Mask.
www.komuso.com
Sito-forum in inglese dedicato agli appassionati del flauto di bambù giapponese.
Concludiamo con alcuni siti di agenzie di viaggi:
www.amoloriente.it
www.nosytour.it (specializzato in “vacanze subacquee)
www.iviaggideldelfino.com
www.asiaholidays.it
www.passepartout.it
www.tours.it
9
Bab Zuweila: Pakistan
Il Pakistan confina con l’India, l’Iran, l’Afghanistan e la Cina, la capitale è Islamabad,
610.000 abitanti. Il clima è arido e secco. Il paese ha una tradizione culturale molto ricca,
che risale al 2800- 1800 a.C, alla civilizzazione della valle dell’Indo. Invasa e occupata in
passato dagli unni bianchi, i persiani, gli arabi, i turchi, i mongoli e diversi gruppi europei
oggi è una miscela di varie culture tra i diversi gruppi etnici: dai vestiti, al cibo, alla
religione. I film indiani di Bollywood sono molto seguiti in Pakistan. Lo sport più popolare è
il cricket –hanno vinto la coppa del mondo nel 1992- .
Il nome “Pakistan” è stato inventato e reso pubblico nel 1933 da Choudhary Rahmat Ali,
studente di Cambridge e nazionalista musulmano: P= Punjab, A= Afghania, K= Kashmìr,
S= Sindh e TAN= BelucisTAN, la I è stata aggiunta in seguito per semplificare la
pronuncia inglese, o come scrisse dopo Rahmat Ali nel suo libro “Pakistan: the Fatherland
of the Pak Nation” pubblicato nel 1947, la I sta per “Iran”, la T per “Turkharistan”, la A per
“Afghanistan” e la N per “BalochistaN”. Nacque così il nome Pakistan.
Il significato? Potrebbe essere anche “Terra del Puro”, prendendo l’aggettivo Urdu “Pak”,
che significa “puro”. Il Pakistan comprende 4 province, 2 territori e amministra anche parte
del Kashmir.
La maggior parte dei pakistani sono musulmani, con una minoranza di cristiani, indù,
buddisti e animisti. I pakistani parlano l’urdu e l’inglese, ma anche il punjabi, il sindhi, il
pashto e il balochi.
I gruppi etnici sono: i punjabi, i sindhi, i pashtun, i balochi e i muhajir.
L’Islam arrivò nel 711, quando gli omayyadi mandarono in Pakistan Muhammad bin Qasim
con i suoi compagni, ma fu soprattutto con l’impero dei Moghul dal 1526 al 1739 che
l’Islam ebbe un ruolo fondamentale per il paese.
Da quando il Pakistan si è separata dall’India? Dal 14 o 15 agosto 1947, quando
Muhammad Ali Jinnah convinse gli inglesi –dopo 180 mila morti- a dividere la regione in
due parti: il Pakistan musulmano e l’India indù.
10
Un vero bagno di sangue, tra musulmani che fuggivano dall’India e indù che fuggivano dal
Pakistan. Gli inglesi hanno gettato il seme di questa divisione, per i soliti interessi
economici e politici. Gandhi (1869/ 1948) e seguace della religione Jaina, tentò in tutti i
modi per fermare questa violenza, ormai deluso e triste, minacciò di lasciarsi morire di
fame, in questo modo fermò la popolazione di Delhi che voleva unirsi alla guerra. Voleva
la pace tra musulmani e indù così venne ucciso da un’estremista indù. “Il mio obiettivo è
l’amicizia con il mondo intero, e io sono capace di unire l’amore più grande alla più grande
opposizione al male”. Da allora la violenza si fermò.
Esisteva il Pakistan occidentale e il Pakistan orientale, fino al 1971, con l’aiuto di truppe
indiane, il Pakistan orientale –dopo essersi ribellato- diventò lo stato indipendente del
Bangladesh. Ancora oggi il Pakistan litiga con l’India sul territorio del Kashmir. L’India e il
Pakistan entrarono in guerra per i territori nel 1965 e nel 1971. Il Pakistan è pieno di
montagne è anche per questo che il terremoto dell’8 dicembre 2005 è stato disastroso, è
un paese affascinante con panorami stupendi. Pervez Musharaff si proclamò presidente
nel 2001.
Sotto la moschea a Islamabad e una montagna a nord del Pakistan
Sotto la moschea a Lahore
11
La lingua Urdu pakistana ‫اردو‬
I caratteri scritti della lingua urdu sembrano arabi, ma in
realtà un arabo non capirebbe nulla se dovesse leggere
l’urdu. All’ascolto l’urdu sembrerebbe per noi occidentali
simile all’indiano, ma in realtà non ha molto a che fare con
l’hindi. Un pakistano invece di dire “Namastè?” quando vede
qualcuno, saluta in modo islamico con “Assalamu aleikum”
poiché gran parte della popolazione è musulmana. “Come ti
chiami? si dice “Aapka nam kya heyh?” e “Mi chiamo
Moustafa” in urdu è “Mera nam Moustafa heyh” . Per
ringraziare “Shukria” e per salutare con un arrivederci
“Khuda hafiz”.
I pakistani parlano trecento dialetti e una dozzina di lingue.
Tutto è cominciato dalla prima invasione degli Arii, le lingue
pakistane provengono dal ramo persiano e indiano, come: il
pashto, il beluci –dal persiano- , il panjabi, il sindhi e l’urdu –
dall’indiano-. L’urdu è una lingua indoeuropea con influenze
persiane, turche e arabe al tempo del Sultano di Delhi e
dell’Impero Moghul (1200- 1800). È la lingua nazionale del
Pakistan e significa “accampamento”, nonostante che la
maggior parte della popolazione parla il panjabi. L’urdu è
usato nel Parlamento, dai mass media ed insegnato nelle
scuole. I pakistani parlano anche l’inglese, lingua della
colonizzazione. L’inglese è usato dal ceto alto, l’urdu dal ceto
medio e il panjabi dalla maggior parte della popolazione.
L’urdu si scrive da destra a sinistra, come l’arabo.
Mamdouh
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अमिताभ बच्चन
Amitabh Bachchan
È l’attore indiano più famoso nel mondo. Molto conosciuto soprattutto in Asia e nel mondo arabo.
Noi onestamente avevamo sentito spesso nominare il suo nome dai nostri amici indiani ed egiziani e
l’avevamo visto recitare in diversi film di Bollywood senza sapere chi fosse. È nato l’11 Ottobre
1942 in una città di Allahabad, in India. Ha ricevuto molti premi per la sua carriera. Il suo primo
film risale al 1969, dove debuttò nel ruolo di uno dei sette protagonisti di “Saat Hindustani”, vinse
così il suo primo premio National Film Award. Il grande successo però arriva con “Anand” nel
1970, seguito da film poco apprezzati dal pubblico come “Reshma Aur Shera” del 1971. Il successo
bussa di nuovo alle porte nel 1973 con “Zanjeer”, catapultando l’attore nello star system di
Bollywood. Amitabh Bachchan diventa così una super star! Indimenticabili al grande pubblico film
come “Chupke Chupke” del 1975, “Amar Akbar Anthony” del 1977 e “Namak Halaal del 1982. La
carriera dell’attore si ferma dopo la sua malattia che lo costringe a ritirarsi. Il pubblico prega per lui
ovunque. Il suo film “Coolie” del 1983 diventa così un successone nelle sale cinematografiche,
spinto dall’enorme amore del pubblico nei suoi confronti. Nel 1984 l’attore costretto a riposo
forzato per la sua malattia decide così di entrare in politica, sostenendo fortemente la famiglia di
Gandhi. La sua breve carriera politica, anche questa di successo, si ferma dopo qualche anno. Nel
1988 torna a recitare per il film “Shahenshah” che riconferma la sua enorme popolarità. Questo
momento “magico” dura solo qualche anno, con un film sulla mafia del 1990 “Agneepath” l’attore
vince il secondo National Film Award. Negli anni 90 torna nel dimenticatoio con altri lavori
cinematografici che si rivelano dei veri “flop”. Nel 2000 Amitabh Bachchan ci riprova con la
televisione presentando un programma simile al nostro “Chi vuole essere milionario?” dal titolo
“Kaun Banega Crorepati” per la KBC e il successo ritorna, questa volta come presentatore
televisivo, dopo i precedenti come attore e politico. Nel 2005 per l’attore torna il successo con
alcuni film, fino ad arrivare ad oggi con i suoi lavori più recenti. Nella vita e non solo nel mondo
dello spettacolo ci sono momenti positivi alternati ad altri negativi. Oggi sei una star di fama
mondiale, domani potresti perdere quella popolarità, per poi tornare famoso e ricadere di nuovo nel
dimenticatoio. La vita di Amitabh Bachchan ne è un esempio. Il suo nome però continua a brillare
nel firmamento dello star system. Se chiedete ad un indiano di lui subito viene ricordato per i suoi
film di successo, al contrario di Kabir Bedi “Sandokan” famoso soprattutto all’estero.
13
RISTORANTI ETNICI
*
EXOTIC GARDEN in Via Sirtori, 15 zona P.ta Venezia a Milano, propone cucina caraibica anche
dopocena, non è male, però manchiamo da diverso tempo, non sappiamo se esista ancora!
* SRI
LANKA RESTAURANT Il semplicistico nome non lascia dubbi sul tipo di cucina di questo nuovo
locale napoletano in Piazza Francese, 37, zona Molo Beverello. Saletta e tavoli all’aperto. La cucina è
saporita e un po’ piccante, e si puo’ bere anche il tè. Attenzione alla chiusura di mercoledì!
*
MY DÖNER KEBAP Gestito attualmente da un egiziano, era in precedenza turco, ecco spiegato il
solito nome e anche la...pizza turca (da provare) e le altre specialità, per fortuna non troppo pesanti da
digerire. In Viale Montenero, 25, zona P.ta Romana a Milano.
*
WASABI A Milano, da non confondere con l’omonimo di Torino del n°14, prende il nome dalla verde e
piccantissima salsa. Cucina giapponese, non costoso, la gestione è esperta, ed è aperto anche alla mattina
(!) In Via Solferino, 27 zona Garibaldi www.wasabimilano.it
*
LA COLLINA D’ORO Tutto rinnovato con design moderno questa ex trattoria cinese di Via Rubens,
24 zona Gambara/De Angeli a Milano. Trovate menù stile fusion e giapponesi, come va di moda oggi,
nonostante sia rimasta la vecchia gestione cinese.
*
CAPPADOCIA Solito nome, infatti non confondiamolo con l’omonimo già visitato sul n°17, questo
kebap turco si trova in zona P.ta Genova, Corso Colombo, 6 a Milano. Piatti unici, kebap e, cosa
insolita…gestione femminile (era ora!).
*
TOKYO Da non confondere con l’omonimo di Monza del n°21, questo giapponese di Milano in Via
Padova, 3 (zona Loreto) fa take away con consegna a domicilio gratuita nel raggio di 5 km. Molti i piatti,
specialmente le insalate e quelli a base di riso. Prezzi nella media.
*
KING KEBAB In zona Staz.Centrale a Milano (Via Vitruvio, 32): siamo stati in questo coloratissimo
locale gestito da una famiglia del Bangladesh con specialità indiane, pizza, kebab e patatine fritte. La tv
trasmette film di Bollywood e la clientela è, per la maggior parte, straniera o gente di passaggio.
*
AYASOPHIA Sbucano come funghi, questi kebab che segnaliamo per dovere di cronaca…In Via
Pellegrino Rossi, 43 a Milano, zona Imbonati, c’è questo kebap turco piuttosto economico adatto per un
pasto veloce.
*
LA PAGODA Cinese in Via Milano, 68, ci spostiamo in Liguria, a Diano Marina (IM). Nella media,
propone anche piatti da asporto.
*
KASHMIR Che sia la stessa gestione del vecchio Kashmir, indiano chiuso qualche anno fa e di cui
parlammo nel n°12? Questo nuovo ristorante con specialità tandoori e curry, è in Via Spallanzani 6 a Milano
(zona P.ta Venezia) e offre menù economici e consegna a domicilio
14
*
MEKAN Sembra il nome di un mecha-robot di un anime, in realtà un kebap turco, ci dicono tra i
migliori, anche se piccolo (si mangia in piedi o sui soliti sgabelli). Cibo non troppo pesante e abbondante. A
Milano in Viale Troya, 10, zona P.zza Napoli.
*
AL MADINA Ennesimo cambio di gestione per questa rosticceria-kebab, che stavolta si propone come
turco-marocchina. Solito standard: si mangia in piedi, su sgabelli o d’asporto. A Milano in P.zza Emilia.
*
OASI GIAPPONESE Ci dicono che è meglio prenotare in questo piccolo locale, però ancora poco
conosciuto. Giorno di chiusura: domenica, attenzione! Ha anche una sezione pasticceria (wagashi) e i piatti
d’asporto, oltre ai cibi finti avvolti nel cellophane e messi in vetrina da indicare al cameriere, come in
patria! Via Montecuccoli, 8, zona Primaticcio a Milano.
*
LITTLE DREAM Solito, piccante buffet cingalese solo per temerari e per chi vuole risparmiare
provando qualcosa di nuovo. Si mangia anche alla carta ed è sempre aperto da mezzogiorno all’una, nostop! A Milano in Via Rosmini, 3, zona Chinatown.
*Alcuni
locali a San Remo (IM): ASMARA non ci aspettavamo questo ristorante eritreo. Salone per
banchetti e matrimoni. Strada Solaro, 134. PECHINO è invece il classico ristorante cinese, in Via Gioberti,
57. ONDA MARINA Paninoteca e sushi bar, tutto preparato al momento. In Corso Cavallotti, 26. MAZZINI
PUB Il nome non invoglia, ma questo locale in Via Santo Stefano, 9 non è poi così fuori luogo, nel nostro
caso va visitato, però, solo ogni giovedì sera: cucina etnica eritrea. BUENA VISTA Ristorante di cucina
argentina con specialità pesce, si balla anche la salsa. In Corso Inglesi, 15.
*
THE KEBAP SALOON Ecco una kebabberia dal nome western, frequentata dagli studenti della vicina
Università Bocconi. La qualità è la solita, con cibi un po’ troppo unti e tutto consumato freneticamente:
meglio i ristoranti “più seri” ai take away, no? In Viale Bigny, 42 zona P.ta Romana. È anche macelleria e
mini market.
*
MOMIGI Ristorante giapponese e pizzeria (!) in Via Scarlatti, 22 (zona Caiazzo) a Milano. Due cose che
non c’entrano tra loro, ma da provare come etnico. Momigi significa “foglie rosse”.
*
DIXIELAND CAFÈ Corso Sempione, 76 a Milano. Locale in stile tipico cafè-saloon dei territori del
Dixie Land (Sud degli Stati Uniti): cucina texana, cajun-creola, messicana e tex mex, oltre a moltissime
bevande e cocktail.
*
EL SABOR LATINO V.le Tibaldi,10 Milano. Con un nome così, il locale è gestito da… cinesi! Solito,
piccolo posto così così che mescola vari tipi di cucine etniche.
*
LA TRANQUERA V.le Tibaldi,8 Milano. Ristorante argentino non lontano dai Navigli, zona Romolo, si
mangia bene, dicono, e propone anche aperitivi, cocktail, happy hour, ecc. Sapevamo che chiudeva per
ristrutturazione, avrà riaperto? www.latranquera.it
*
DRAGO D’ORO Cinese di recente apertura a Milano in Via Celio, 2 (zona Gambara/Via Novara). Fanno
servizio a domicilio gratuito e take away, e anche pizzeria e rosticceria.
15
*
NAMASTÉ Ha aperto questo Namasté, ristorante indiano del Nord e nepalese, assolutamente da
provare. In Via Ricciarelli, 12 a Milano, zona San Siro. C’è anche una zona fumatori.
www.ristorantenamaste.it
*
KYTO Ristorante giapponese a Milano, Corso Di Porta Ticinese, 104 zona Navigli. Menù fisso
economico a mezzogiorno e take away
*
Altri ristoranti giapponesi a Milano che sbucano come funghi: SHOKUJI TEI, P.zza Bande Nere, 9
(vende anche alimentari). Chiuso domenica e lunedì a pranzo. I YO in Via Piero Della Francesca, 74, zona
Sempione. Con cucina gipponese e fusion, TOKYO FISH Nuovissimo e piuttosto grande, questo locale che
vogliamo provare presto – ne parlano bene - in Via De Amicis, 36, al posto di un negozio di moto.
*
DEWALI Ristorante libanese di nuova apertura in Via Corrado Il Salico, 10 a Milano (zona V.le
Toscana) dove prima c’era il brasiliano Feijao (vedi). Si mangiano antipasti caldi e freddi (i mezzeh),agnello,
pollo,dolci.
*
FEIJAO Ristorante brasiliano trasferito in Via Pizzi per far posto al libanese Dewali (vedi). Piuttosto
rinomato per le sue carni, ci torneremo.
*
LON FON Cinese in Via Lazzaretto, 10 zona P.ta Venezia. Il nome significa “drago e fenice”, principio
maschile e femminile uniti, augurio di buona fortuna. Il cibo è squisito, abbiamo provato per la prima volta
in tutti questi anni un nuovo tipo di wanton fritti e la torta cinese, simile alla crêpe calda con dentro un tipo
di marmellata, molto buona. Il locale è frequentato da molti italiani e qualche cinese. L'arredamento crea
un ambiente intimista, con musica cinese moderna in sottofondo, addirittura una cover di “Maria” dei
Blondie in cinese! L'unica nota stonata è la preoccupazione del personale nell'apparire lavoratori veloci e
perfetti: i camerieri servono troppo velocemente i piatti - ci hanno cambiato in continuazione piatti e
bacchette cinesi in modo maniacale- e sparecchiano il tavolo troppo velocemente, del tipo “avanti il
prossimo". Troppo servili e tristi da metterci tristezza addosso prima di uscire. Preferiamo la tipica
tranquillità dei cinesi e la loro inconfondibile cordialità, seguita dai soliti e copiosi inchini che il modo veloce
di questi dipendenti. Un vero peccato, perchè si mangia bene.
*
SAKÈ BAR KUSHI Si tratta di un nuovo, davvero ambizioso locale stile bar-bistrot-ristorante di Tokyo, con
cucina contemporanea raffinata. Il personale è giovane e internazionale., il locale dicono sia il più grande di Milano tra
i giapponesi con 600 posti! In Via Morosini, 19 zona P.ta Vittoria.www.sakebarkushi.com
*
WARSA La cucina eritrea l’abbiamo un po’ snobbata in questi anni, anche se non era nostra intenzione: ci
ricorda, per alcune specialità come il sambusa, quella somala e quella indiana, il pane spugnoso un po’ quella somala,
la bamia, il cous cous e il dolce halawa invece esistono anche nella cucina araba. Il cibo eritreo è piccante e si mangia
con le mani, le posate non esistono. Questo locale “Warsa” o “Warsà” (“tipicità”, “tradizione”) è particolare, ben
arredato con mobili in legno intagliato provenienti dall’Eritrea, l’ambiente è suggestivo, raccolto e tranquillo. Le pareti
sono ricoperte di maschere, pellicce e bambù, per completare il tutto, solo chi lo desidera può mangiare su tavolini
tradizionali in vimini e seduti su sgabelli bassi. Da provare lo zighinì di carne, di verdura o pesce. La gentilezza e
simpatia del giovane Biniam non guasta, sempre pronto a scambiare due parole tra una portata e l’altra, con qualche
battuta e consiglio. Nel sito si autodefinisce “un piccolo spicchio eritreo nella grigia Milano”. In Via Melzo,16 (zona P.ta
Venezia). www.ristorantewarsa.it/
16
SUDOKU
Il sudoku è un rompicapo di logica matematica giapponese che va molto di moda
anche da noi. Negli ultimi anni si trovano spesso in edicola riviste specializzate, e
persino sui quotidiani il sudoku si è ritagliato, onnipresente, il suo spazio. Per non
parlare dei siti internet che offrono partite gratuite. Ma di che cosa si tratta? Siamo
incuriositi anche noi perché non ne sapevamo molto.
Definito “il cubo di Rubik del XXI secolo”, è un gioco di logica nel quale il giocatore si
trova davanti una griglia di 9×9 celle, ciascuna delle quali può contenere un numero
da 1 a 9, oppure può essere vuota; la griglia è suddivisa in 9 righe orizzontali, nove
colonne verticali e, da bordi in neretto, in 9 “sottogriglie”, dette regioni, di 3×3 celle
contigue. Le griglie proposte al giocatore presentano da 20 a 35 celle contenenti un
numero. Lo scopo di questo gioco è quello di riempire le caselle bianche con numeri
che vanno da 1 a 9, in modo tale che in ogni riga, colonna e riquadro o regione siano
presenti tutte le cifre da 1 a 9 e quindi, senza che ci siano ripetizioni. È un gioco che
ha successo perché è piuttosto semplice ma puo’ essere reso anche molto più
complesso con delle varianti.
Il primo campionato mondiale di sudoku si è svolto l’anno scorso proprio da noi, a
Lucca, vinto da Jana Tylova, della Repubblica Ceca.
Il sudoku è stato inventato da Nobuhiko Kanamoto e si è diffuso in patria negli anni
’80: Su doku è un nome composto dalle parole Su (numero) e Doku (solitario) e in
giapponese è 数独, sūdoku, nome completo: 数字は独身に限る Sūji wa dokushin ni
kagiru).
Il sudoku a cui siamo abituati noi è facilitato e presenta diverse caselle già piene,
salvo poi avere livelli di difficoltà, provate anche voi:
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poesia e letteratura africana
Affascinante la letteratura e la poesia
africana. La poesia è una contaminazione fra
la cultura poetica britannica e la tradizione
dei canti africani. È in lingua inglese. I poeti
sono nominati “autori della tradizione alternativa africana”. Il più importante è il
nigeriano Gabriel Okara, che trae alcuni
elementi della poesia romantica inglese per
introdurli nella cultura nigeriana. È l’autore
di “The Fisherman’s Invocation” pubblicato nel 1978. L’opera “Labyrints with Path
of Thunder” è più complessa, pubblicata nel 1971 e l’autore è Christopher Okigbo. Il
libro è stato pubblicato quattro anni dopo la sua morte. Le sue erano poesie
moderniste e folkloristiche, i temi erano: religiosi, culturali, psicologici e persino
politici. Altro autore da citare è J. P. Clark, tutti poeti nigeriani. Dal Malawai uno fra
i tanti poeti finiti in carcere per aver composto versi politici, il suo nome è Jack
Mapanje. C’è molta tristezza nelle poesie africane, molta sofferenza (vedi “Poeti
africani anti-Apartheid” n. 12 in “Voci dal Nilo”). Poesie sul razzismo, sulle guerre,
religioni, cultura, politica…. Più attento alla cultura ugandese e al suo folklore era
Okot p’Bitek. La letteratura africana è composta nelle innumerevoli lingue africane,
in inglese, francese e in portoghese, per via delle colonie. Venivano tramandate
oralmente e trascritte in seguito. I racconti popolari vedono come protagonisti gli
animali: la lepre, il ragno, la tartaruga, ecc. La letteratura dell’Africa occidentale è
stata molto influenzata dagli scritti islamici trasmessi dai nordafricani, soprattutto a
partire dal XVI secolo con le opere del sudanese Abd al- Rahman al- Sadi e del
ghanese Mahmud Kati. La poesia swahili deriva da quella araba, come “Il risveglio
dell’anima” di Sayyid Abdallah bin Nasir, quasi tutte le poesie religiose sono ispirate
al Profeta Muhammad. Il tema principale della letteratura dell’Africa meridionale è,
come abbiamo prima spiegato: il razzismo, il colonialismo ecc… Due sono gli autori
che spesso hanno trattato questi temi e provengono dal Zimbabwe: Charles Mungoshi
e Dambudzo Marechera. Ecco i versi della poesia “Il debole ama la ragione” di
Yandoko Leopold Manda: “Africa senza difesa, Africa della ragione, è la tua
bellezza a darti la ragione? È perché sei debole che preferisci la
ragione?...Amo la mia Africa e la sua ragione, la mia Africa senza difesa, la
mia debole Africa. Africa senza difesa, Africa così bramata, dove nascondere
la tua bellezza? Chi prenderà la tua difesa?...Africa che sceglie la ragione.
Qualè la ragione? Africa…Africa…Africa, piango la tua debolezza, ti amo Africa
mia”. Poesia cinese (n. 12) poesia giapponese (n. 12) poesia indiana (n. 13)
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LE PORTE DELL’ORIENTE
La Thailandia è molto amata e visitata per le spiagge, la natura incontaminata, per
l’arte, l’archeologia, la cultura e l’ospitalità della gente. Bangkok è la capitale,dal
fascino postmoderno. L’unico lato squallido e dolente di questo paese sono le località
più famose trasformate in luoghi di prostituzione: questo fenomeno è a livelli altissimi
purtroppo. Molte ragazze, spesso minorenni, sono costrette a prostituirsi e molti sono
gli occidentali e non, che si recano in Tailandia per questo. A parte ciò, il paese merita
davvero di essere visitato. Il vero nome della Tailandia è “Ratcha Anachak Thai” che
significa “Regno di Thailandia”; si trova nell’Asia Sudorientale e confina con Laos (vedi
n. 22) e Cambogia ad est, Golfo di Thailandia e Malesia a sud e con l’ex Birmania
(Myanmar) ad ovest. Fino al 1939 si chiamava ufficialmente “Siam”. “Thai” significa
“libero” e “Thailandia” vuol dire “Terra degli uomini liberi”. Thai è il nome della
popolazione che occupò il territorio nel XIII sec. Il paese, oggi ancora un regno, è
quasi interamente buddista dal 1438, i tailandesi vivono in pace anche con le altre
minoranze religiose (musulmana,cattolica,ecc.) Rama IV, che regnò dal 1851 al 1868
modernizzò il paese supportato da alcuni consiglieri europei.
La Thailandia è la 49esima nazione del mondo per estensione, come grandezza è
paragonabile alla Spagna. Il clima è tropicale. Come paese riserva molte sorprese e
mille sfaccettature, come vi abbiamo raccontato in questo articolo. Lo tsunami del 26
dicembre 2004 ha causato danni anche lì, raggiunse le coste e le isole tailandesi, fu un
vero disastro, molte furono le vittime.
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Bab Zuweila:Iran/La Persia
Se l’Iraq un tempo era la Mesopotamia, l’Iran era la Persia.
Il primo stato della Persia si chiamava:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
“Persia achemenide”, 648 a.C- 330 a.C. Seguì:
la Persia “ellenistica”, 330 a.C-150 a.C.
la Persia “partica”, 150 a.C- 226
la Persia “sasanide” 226-650
la Persia “islamica” 650-1219
la Persia “dei turchi” 1037-1219
la Persia “dei mongoli” 1219-1500
la Persia “dei safavidi” 1500-1722
la Persia “dell’Europa” 1722-1914
Ciro il Grande fu il fondatore della dinastia degli achemenidi (1), liberò i persiani dal
dominio dei medi, conquistò Babilonia (Mesopotamia) nel 539 a.C. senza
combattere. La dinastia achemenide collassò sotto i colpi di Alessandro Magno,
giovane re dei macedoni. L’impero Sasanide (4) finì dopo la guerra contro i romani e
nel 650 arrivò l’Islam (5) con la dinastia Omayyade. Lo zoroastrismo –presente
ancora oggi in Iran, India e Pakistan- fu sostituito dall’Islam sciita. Nel 750 gli
Omayyadi furono sostituiti dagli Abbasidi.
In Iran l’arrivo dell’Islam fu una liberazione, perché abolì le caste, per l’Islam il
servo e il padrone, l’ignorante e il saggio sono uguali davanti a Dio. Ali –nipote del
Profeta Muhammad- diventò Califfo (il 4°) nel 35esimo anno dell’Egira, ovvero il
656 e fu assassinato davanti alla moschea di Cufa tre anni dopo da un kharigita. Nel
660 ci fu la scissione dei musulmani, da una parte i sunniti, dall’altra gli sciiti, che
rifiutarono di riconoscere come Califfo Uthman – terzo califfo- poiché volevano
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Ali al suo posto. Questa divisione non è religiosa ma politica. Da allora l’ortodossia
musulmana si dichiara sunnita, il 90%, fedeli alla sunna del Profeta.
Sciita viene dall’arabo “Shi’a” in italiano “partito”, il partito di Ali. La tragedia di
Kerbela (Iraq) viene pianta tutti gli anni dai musulmani in tutto il mondo, perché
divise la comunità in due gruppi: sunniti e sciiti. Durante il trentennio dei califfi ben
guidati l’Islam si diffuse nel modo intero.
I 4 califfi ben guidati e compagni del Profeta sono:
1- Abu Bakr (dal 632 al 634)
2- Omar (dal 634 al 644)
3- Uthman (dal 644 al 656)
4- Ali (dal 656 al 659)
Lo scià Reza Pahlavi impose nel 1935 il nome Iran, il paese era ormai influenzato dai
britannici e dai russi sovietici.
I sovietici occuparono il nord del paese durante la seconda guerra mondiale, al sud si
stabilirono i britannici e gli statunitensi che obbligarono l’Iran a dichiarare guerra alla
Germania. Nel 1979 ci fu la Rivoluzione islamica con l’ayatollah Khomeini, che
dichiarò l’Iran come Repubblica Islamica, dopo aver rotto i rapporti con gli USA. Dal
1980 al 1988 il paese fu costretto a combattere l’Iraq di Saddam Hussein. Khomeini
morì nel 1989, Khamenei prese il suo posto, il presidente attuale è il tanto temuto
dall’occidente Mahmud Ahmadinejad.
L’Iran si divide in 28 province, la lingua ufficiale è il persiano, la maggior parte della
popolazione è musulmana sciita, il 4% sunnita. La Persia contribuì molto con la
cultura letteraria e scientifica. Anche nel campo dell’arte questo paese ha contribuito
molto, per esempio con lavori di arte islamica, su ceramica, con l’architettura, le
decorazioni alle moschee. Bellissimo è l’arco persiano decorato in ceramica blu che
si apre nella facciata della moschea del venerdì, a Natanz, è arte mongola iraniana,
risalente all’inizio del XIV sec., con motivi geometrici e versetti del Corano. I tappeti
persiani sono famosi anche in occidente per la loro bellezza.
Teheran è la capitale dell’Iran, con oltre 11 milioni di abitanti.
Nei numeri precedenti: Tunisia (n. 13) Siria (n. 14) Egitto (n. 15) Iraq (n. 16) Turchia (n. 17)
Marocco (n. 18) Yemen (n. 18), Palestina/ Israele (n. 19), Senegal (n. 20), Somalia (n. 20),
Bangladesh/ India (n. 21), Arabia Saudita (n. 22). Nei prossimi numeri: Afghanistan, Libano,
Giordania, Algeria, Libia…
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I figli degli immigrati
Molti sono i figli di immigrati nel nostro paese. Figli di cinesi, egiziani, marocchini, eritrei ecc,
arrivati in Italia anni fa con i genitori o nati qui da noi. Conoscono perfettamente la lingua italiana,
al tal punto di assumere persino i vari accenti. Così capita di incontrare per strada un indiano che
parla romano, un marocchino che parla napoletano, un egiziano che parla l’italiano con l’accento
milanese e così via. Fa uno strano effetto certamente, soprattutto se fermano per strada un
egiziano scambiandolo per extracomunitario clandestino chiedendogli i documenti o il permesso di
soggiorno come è successo. Il ragazzo risponde: “Sono italiano, non sono extracomunitario”. È
vero, il ragazzo è italiano, nato in Italia da genitori egiziani e ci rimane un po’ male soprattutto se è
fermato dalla polizia. Capita anche di trovare nei ristoranti cinesi ragazze orientali che parlano
l’italiano meglio di noi. Di solito i figli degli immigrati vanno meglio a scuola dei nostri figli, perché
capiscono i sacrifici dei genitori, vogliono riscattarli e riscattarsi agli occhi della gente. Per questo
hanno una marcia in più dei nostri figli “mammoni” difesi dai genitori per i voti scarsi incolpando gli
insegnanti “Se mio figlio va male a scuola è perché l’insegnante non è valido, non sa fare bene il
suo mestiere”. Spesso i figli degli immigrati conoscono perfettamente la lingua italiana ma non la
lingua delle origini. Hanno difficoltà di integrazione sia da noi, perché considerati stranieri, sia al
paese dei genitori quando vanno in vacanza. Anche lì sono considerati stranieri, si sentono un po’
senza patria: “Sono italiano, mi sento italiano, ma non vengo accettato completamente dagli
italiani, per loro sarò sempre un diverso, uno straniero e quando vado al paese dei miei mi trattano
altrettanto da straniero perché non parlo bene la loro lingua, sorridono per il mio accento strano, ci
scherzano sopra, perché non so pronunciare bene certe parole”. Non deve essere una vita facile
per loro. Ed allora cosa fanno per farsi accettare dagli italiani loro coetanei? Prendono i loro difetti,
accentuandoli. Si vestono come loro, alla moda, con quegli orribili pantaloni a vita bassa che fa
intravedere la pancia e gli indumenti intimi sotto ai pantaloni. Camminano, gesticolano e si
comportano in modo strano, innaturale, si vede che non fa parte di loro quel modo di essere.
Usano lo stesso linguaggio, farcito di parolacce dei loro coetanei italiani. Ascoltano musica hip
hop, portano la camicia col colletto alzato, i percing o i capelli ossigenati. Fanno tutto questo per
sentirsi uguali agli altri, in realtà, facendo così, si allontanano dalle tradizioni della famiglia. Non
tutti i figli di immigrati sono così, c’è chi riesce a vivere tranquillamente fra gli italiani e la gente del
paese d’origine, ma la maggior parte dei casi è il contrario.
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ANIME GIAPPNESI
JEEG ROBOT D’ACCIAIO 鋼鉄ジーグ
Finalmente, a grande richiesta ecco in “Anime giapponesi” il nostro “Jeeg Robot D’Acciaio” di Go
Nagai –vedi anche in “Schermo Etnico in Dvd” di questo numero-.
L’anime di Jeeg approdò sugli schermi delle emittenti private in Italia nel 1979, dopo “Il Grande
Mazinger”, ed entrò subito nei nostri cuori. Il titolo originale è “Kotetsu Jeeg” ed uscì in Giappone
nel 1975, 46 sono gli episodi. Ricordiamo che in Italia scoppiò la Jeeg-mania: figurine, poster
giganteschi che comprammo per tappezzare la nostra cameretta, ecc. Il poster era grande a
dimensione d’uomo. Recentemente in Giappone è uscito il seguito “Kotetsushin Jeeg” di soli 13
episodi, pilotato da Kenji Kusanagi, ma noi, come è successo per Mazinkaiser, che sarebbe il nuovo
Mazinga, preferiamo le versioni originali.
Non Kenji Kusanagi ma il mitico Hiroshi Shiba, che, per mezzo della campana di bronzo messa nel
suo petto dal padre per proteggerla dalla Regina Himika che voleva impossessarsi del mondo, si
trasformava – unendo i pugni sul petto- nella testa di Jeeg. L’assistente Miwa lanciava dal suo Bigshooter i pezzi rimanenti di Jeeg, che si agganciavano l’uno con l’altro per trasformarsi nel mitico
Jeeg Robot D’Acciaio, o, come era chiamato agli inizi “Jeeg Robot Uomo D’Acciaio”. Hiroshi era
un pilota di Formula Uno all’oscuro di tutto, scoprì la verità dal padre ormai in fin di vita, che rivelò
al figlio di essere stato aggredito dai soldati aniba, comandati dalla Regina Himika dell’impero
Yamatai, vissuto in letargo per millenni nel sottosuolo terrestre. La Regina è affiancata dai tre
ministri: Hikima, Amaso – stranamente sulla copertina del 45 giri al posto di Jeeg- e Mimashi e
verrà tradita ed uccisa dall’Imperatore Drago, affiancato da Flora, comandante supremo delle forze
d’attacco che sacrificherà la sua stessa vita per salvare Hiroshi, per il quale nutre un amore segreto
nel suo cuore. Il Prof. Senjiro Shiba lascia così la moglie Kikue, il figlio Hiroshi e la piccola
Mayumi, non del tutto però, poiché aveva previsto la sua morte riversò la sua coscienza in un
laboratorio elettronico nella Base Antiatomica per restare vicino al figlio con i suoi preziosissimi
consigli, Hiroshi è sempre avvisato del nemico tramite il ciondolo che porta al collo.
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Il dr. Dairi – collega del Prof. Shiba- diventa responsabile della Base Atomica. Jeeg naturalmente
sconfiggerà i nemici e porterà la pace sulla terra. Hiroshi all’inizio della serie ha un carattere
insopportabile, anti-eroe, egoista, scorbutico ed irriconoscente. Quindi più reale come personaggio
rispetto ai vari Actarus, Tetsuya e Koji. A differenza di loro però non è il pilota del robot ma è il
Robot. La verità che scoprirà dal padre gli sconvolgerà la vita, sarà un trauma per lui, una
grandissima responsabilità sulle spalle. Il suo carattere migliorerà col passare del tempo: più
sensibile e con una forza d’animo.
Jeeg Robot è alto 10 o 12 metri e pesa 25 tonnellate. Le sue armi sono: doppio maglio perforante,
raggio protonico, raggi delta, super neutroni, raggi gamma, missili perforanti, Bazooka spaziale,
scudi rotanti, ecc.. Il nome in inglese è Steel Jeeg e in spagnolo è El Vengador. Nella serie sono
presenti anche personaggi comici come Don Hiseki, Pancho e il piccolo Shorty. La sigla televisiva
–simile all’originale in giapponese- è di Fogus, vero nome Roberto Fogu, scomparso anni fa.
La popolarità di Jeeg è alla pari di Goldrake e dei due Mazinga. Quante volte noi, all’epoca
fanciulli, imitavamo Hiroshi unendo i due pugni sul petto con la speranza di trasformarci in Jeeg. E
il nuovo Jeeg? Il pilota non fa così, anche lui come Hiroshi guida una moto, che si trasforma nella
testa di Jeeg. Lotta contro la Regina Himika tornata in vita e i suoi mostri. Il giovane Kenji è
affiancato dall’enigmatico amico e rivale Kyou e dalla bella Tsubaki, nipote di Miwa. Al contrario
di Mazinkaiser che ripropone le due serie “Grande Mazinga” e “Mazinga Z” rivisitate, questo Jeeg è
il seguito di Jeeg Robot degli anni 70. Sinceramente non amiamo molto i nuovi Mazinga e Jeeg, gli
originali erano più rassicuranti, questi ci sembrano nell’apparenza troppo perfetti e più demoni che
robot, per essere dei paladini della giustizia.
“Un remake –spiega Go Nagai- rischia sempre di deludere molte delle persone che hanno amato
l’opera originale. Ecco perché come nel caso di Jeeg ho preferito dedicarmi non a un rifacimento,
ma a un seguito ambientato 50 anni dopo gli eventi del manga: ritorneranno molti personaggi della
vecchia serie e sarà molto più semplice capire il collegamento tra il vecchio e il nuovo Jeeg”.
Esistono due versioni Manga “fumetti” di Jeeg, la prima del 1975, pubblicata in Italia nel 2002 per
la Dynamic Italia, disegni di Tatsuya Yasuda, la seconda in un volume unico ed inedito in Italia,
disegnata da Megumu Matsumoto. I testi sono sempre dell’inimitabile Go Nagai. Ecco due siti
interessanti: http://www.droni.it/lordmurder/html/jeeg.htm e http://www.gonagai.it/jeeg/index.htm
Sotto il nuovo Jeeg!
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Eritrea
L’Eritrea è un paese multilingue e multiculturale, ha 2000 km di coste,
montagne, campagne e deserti. La capitale è Asmara. Le religioni
principali sono quattro: quella cristiana ortodossa, la cattolica, la
protestante e la musulmana. L’Animista è praticata da una minoranza.
Nove sono i gruppi etnici con diverse origini linguistiche: kuscitica,
semitica, nilotica e araba.
1. i tigrini (di origine semitica)
2. bileni (di origine kuscitica)
3. afar (di origine kuscitica)
4. hedareb (di origine kuscitica)
5. nara, o baria (di origine nilotica)
6. Kunama (di origine nilotica)
7. saho (di origine kuscitica)
8. tigrè (di origine semitica)
9. rashaida (di origine araba)
Gli eritrei hanno così origini Afro-Asiatiche e lo si intuisce anche dal
cibo: il cous cous, il dolce halawa e la bamia (provenienza araba) il
sambusa (somala e indiana). Il zighinì di carne, di verdure o di pesce è la
loro specialità. Il mar rosso divide l’Eritrea dall’Arabia Saudita e lo
Yemen. Sotto il paese si trova l’Etiopia, ed è tra il Sudan e la Somalia.
L’Eritrea ha vissuto anni di dominazione da parte dell’Italia, dal 1890 al
1941 circa, ed ha ottenuto l’indipendenza solo in tempi recenti, dal 1993.
Vi consigliamo il sito www.eritreaeritrea.com/
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Habib Ali
E’ con molto piacere che vi raccontiamo la sua storia. Habib Ali, nonostante il
suo aspetto molto religioso, che potrebbe incutere soggezione è un giovane
che dedica tutta la sua vita all’Islam. Studia ed insegna con il sorriso, dolce e
fanciullesco. Spiega la religione con una freschezza non comune. È nato a
Tarim, a sud dello Yemen, non sappiamo la sua età, non è riportata da
nessuna parte, nemmeno nel suo sito, potrebbe avere al massimo 35 anni.
Insegna nella sua città, al Dar al Mustafa school e tiene delle conferenze e
delle lezioni in giro per il mondo. È un maestro del Tasawwuf e studioso del
fiqh Shafi. È un discendente del Profeta Muhammad, lo apprendiamo dal suo
albero genealogico. Ha studiato per più di 20 anni nelle migliori scuole di
prestigio, è un educatore spirituale del più alto calibro. Le sue parole sono
frutto di una profonda conoscenza del Sacro Corano e della Sunnah del
Profeta Muhammad. Ha insegnato in Indonesia, Sri Lanka, Arabia Saudita,
Egitto, Inghilterra, Olanda e America a musulmani e non musulmani. È il
fondatore del Tabah Foundation for Islamic Studies and Research ed è
specializzato nello studio delle scienze islamiche. Partecipa spesso a
programmi radiofonici e televisivi, l’abbiamo visto anche su “Iqraa”.
Ecco il suo sito, in arabo e in inglese: www.alhabibali.org/english/
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ANIME GIAPPNESI LUPIN III
Buffo, scimmiesco, simpatico, divertente, svitato, dalla risata contagiosa ed astuto. È questo in
sintesi Lupin III. Un solo punto debole: le donne, soprattutto l’amata Fujiko Mine, conosciuta anche
come Margòt, che lo inganna come vuole. Solo in questi casi Lupin non capisce più niente e perde
quell’astuzia che lo aiuta a mettere in atto colpi ingegnosi in “barba” all’Ispettore Zenigata (detto
Zazà), il quale non riesce mai ad arrestarlo, o quasi. È un ladro gentiluomo, maestro nei
travestimenti e ricorda vagamente il nostro Diabolik, nato nel 1962 delle sorelle torinesi Angela e
Luciana Giussani. Forse il creatore di Lupin III si è ispirato anche a lui? Anche Diabolik ha una
compagna che lo aiuta nelle sue imprese, la mitica Eva Kant, che non è traditrice come Fujiko
Mine, in più l’eterno nemico di Diabolik è l’Ispettore Ginko, che non riesce mai a catturarlo
definitivamente, come avviene per Zenigata con Lupin. Zenigata, al contrario di Ginko è un
pasticcione rumoroso e persino comico, come Lupin del resto. Lupin, assieme a Fujiko, al braccio
destro Jigen (Daisuke Jigen) tiratore con il cappello nero calato sugli occhi, che ricorda “I Magnifici
sette” e il samurai Goemon (Goemon Ishikawa XIII) sono gli eroi delle tre serie di successo, noi
amiamo in particolare la prima, dove Lupin indossava una giacca verde. Nella seconda indossa una
giacca rossa e nella terza una rosa. La prima serie fu trasmessa di notte o la sera sul tardi in
emittenti private nel 1979. Era un cartone animato per adulti, con qualche scena di nudo, molte di
queste sono state tagliate in seguito. Le serie successive sono state trasmesse su Italia 1.
Come è nato Lupin? È stato inventato da Monkey Punch per il manga “Rupan Sensai” nel 1967, un
po’ più spinto dell’Anime, senza mai arrivare però al porno. “ Ai tempi della scuola media- spiega
l’autore- mi piaceva leggere ‘Arsenio Lupin’, per cui, quando fu inaugurata la rivista ‘Manga
Action’ nel 1967, mi venne in mente l’idea di fondere alcune caratteristiche del ladro gentiluomo
con quelle dell’agente 007, che all’epoca godeva di un successo incredibile”. Personaggio ispirato
quindi ad Arsèn Lupin (Arsenio Lupin) dei romanzi di Maurice Leblanc, nonno del nostro Lupin
III. La prima serie Tv è stata trasmessa in Giappone dal 1971 al 1972 e 23 sono gli episodi. La
seconda dal 1977 al 1980 (155 episodi) e la terza dal 1984 al 1985 (50 episodi). Molti sono i
lungometraggi d’animazione usciti anche in Dvd. Il nostro Lupin è diventato purtroppo nel tempo
un vero business. Un po’ come il suo nonno Arsenio Lupin, nato nel 1905 da Leblanc: oltre ai
numerosi romanzi, anche film e telefilm di produzione francese e fumetti.
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Dove è nato Lupin III? In Giappone, anche se afferma di “aver ricevuto il primo bagno nelle acque
gelide della Senna”. La sua età è sconosciuta, come per gli altri protagonisti, suoi compagni delle
tre serie. È di fisico asciutto, agile e di altezza media. Jigen è un pistolero infallibile ed un accanito
fumatore. È di poche parole e diffida delle donne, soprattutto di Fujiko. È giapponese come gli altri
protagonisti. Goemon è un abilissimo samurai shintoista, discendente da un’antica famiglia di
samurai e come tale è riflessivo, calmo ed introverso. Anche lui diffida di Fujiko, cerca sempre,
assieme a Jigen, di mettere in guardia Lupin sulla inaffidabilità della ragazza. La sua spada è
un’arma potente, taglia qualsiasi cosa. Fujiko è la classica ragazza egoista che usa il suo fascino per
ingannare gli uomini, Lupin per primo. Il suo unico scopo è quello di arricchirsi. Zenigata (di nome
Koichi) è ispettore dell’Interpol, ed acciuffare Lupin è l’unico scopo della sua vita. Lo insegue
dappertutto, a volte è riuscito ad arrestarlo, facendosi però scappare sotto il naso quel furbastro di
Lupin. Sarebbe disposto a catturarlo al costo della sua stessa vita, per poi sperare nella fuga del
ladro dalla prigione, inseguirlo di nuovo e riacciuffarlo, un pò come “Guardie e ladri” con Totò. È
questo il lato comico ed assurdo del personaggio. Ha ammesso che una volta arrestato Lupin
definitivamente, non avrebbe più uno scopo nella sua vita. Questi cinque personaggi sono la chiave
del successo dell’Anime e del Manga. L’autore Monkey Punch (vero nome Kazuhiko Katò) è nato
il 26 Maggio 1937 in Giappone. Nel 1965 pubblicò il suo primo Manga “Playboy Nyumon” che
significa “Come diventare un Playboy”. Il suo ultimo manga è “Senya Ichiya Monogatari” in
italiano “Le mille e una notte”. I film d’animazione di Lupin III sono: “La pietra della saggezza”
1978, “Il Castello di Cagliostro” 1979, “La leggenda dell’oro di Babilonia” 1985, “Le profezie di
Nostradamus” 1995 e “Dead or Alive” 1996. Molti sono gli OAV (Original Animated Video), i film
d’animazione per la televisione e i videogiochi. In Giappone non mancano prodotti con il volto di
Lupin, come: il rasoio di Lupin, la schiuma da barba, i bicchieri di vetro e in Italia le uova di Pasqua
con Lupin! Una curiosità: nell’episodio 100 –o 101- “Grande Amore a Versailles” dell’Anime
appare Lady Oscar, la quale avrà un duello con la spada contro Lupin, motivo? La corona del re di
Francia. Lupin vuole ottenerla per arricchirsi e Oscar solo perché vuole la pozione custodita in una
gemma che le permette di trasformarsi in statua accanto a quella del suo Andrè.Chi era l’antenato
del nostro beniamino? Arsenio Lupin, nonno di Lupin III era elegantissimo, rubava anche per gli
altri -al contrario del nipote-, era abile negli sport, soprattutto nelle arti marziali, intenditore d’arte e
prestigiatore. Come il nipote era ironico, amava le donne, il denaro ed era
abile nel travestimento. Leblanc sembra che si sia ispirato a sua volta alla vita
di Marius Jacob, anarchico francese e ladro geniale. Sei sono i film dedicati a
lui, il primo è del 1914 “Arsène Lupin” di Emile Chautard con Georges
Trèville nel ruolo di Lupin. Indimenticabile il telefilm delle due serie del
1971 e 1974 interpretate da Georges Descrières. Sono state realizzate anche
delle miniserie televisive. In Francia la serie di Lupin III ha avuto vita dura,
motivo? I diritti d’autore per il nome. In Francia Lupin III viene chiamato “The Wolf”, “Cliff
Hanger”, “Chaser Tracer” ecc. E Arsenio Lupin? nell’Anime si chiama “Edgar”, “Nonno Edgar” e
“Jett Marshall”, solo nell’edizione francese e italiana. Lupin III viene chiamato invece “Arsenico” e
non “Arsenio”. Questione di diritti…
Ecco il sito di Lupin III http://www.lupinthe3rd.net/ di Monkey Punch in giapponese
http://www.monkeypunch.com/ e di Arsenio Lupin in francese http://www.arsene-lupin.com/
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Lo sbarco dei clandestini
C’è chi è nato qui da genitori stranieri e chi invece tenta la fortuna rischiando la vita per
vivere nel nostro paese imbarcandosi nella nave o imbarcazioni inaffidabili. Un modo folle
e disperato per raggiungere l’Italia. Molti hanno perso la vita: uomini, bambini, donne. 200
o 300 immigrati, fra questi molti libanesi morirono tra Malta e la Sicilia il 25 Dicembre
1996. Il 28 Marzo 1997 circa 60 albanesi persero la vita, il 21 Novembre dello stesso anno
altri 16 albanesi. Altri morti il 9 Febbraio, 25 Ottobre e il 27 Novembre nel 1998. Stessa
sorte ad altri clandestini, l’anno successivo, nel 1999: il 27 Maggio, il 15, 16 Agosto, l’1
Novembre, il 30 e 31 Dicembre. E così anche nel 2000, il 4 Maggio, nel 2001 gli albanesi il
10 Giugno, e nel 2002: il 7 e l’11 Maggio, l’8 Giugno. Altri morti negli anni a seguire fino ad
arrivare al 28 Ottobre 2007. Si spezzò in Calabria un barcone di legno con 180 palestinesi
a bordo, -secondo altre fonti anche egiziani- tutti gli immigrati sono finiti in mare, molti
sono annegati. “Una tragedia immensa –dice il presidente della Regione Calabria, Agazio
Loiero- sconvolgente. Troppo spesso assistiamo impotenti a questi drammi, dobbiamo fare
qualcosa”.
Il Gran Mufti Alì Juma dell’Egitto condanna gli immigrati clandestini che viaggiano verso
l’Europa: “Gli egiziani annegati di fronte alle coste italiane, non sono martiri perché sono
morti per avidità di denaro. Con i soldi che si pagano per i viaggi della morte possono
iniziare attività commerciale in patria! Hanno sborsato 25 mila sterline egiziane”. Secondo
alcune fonti pari a settemila euro, per altri a 3100 euro. Questa Fatwa del Mufti è stata
riportata nei vari giornali il 7 Novembre 2007.
Perché gli immigrati rischiano la vita? Spesso abbiamo trattato questo argomento nelle
pagine di “Etnomondi”, perché credono di trovare tutto più facile qui da noi e spesso sono
delusi nel constatare che non era secondo le loro aspettative. Nei loro paesi non si
guadagna molto, c’è poco lavoro ma si può vivere ugualmente, si sopravvive più che altro.
Non tutti i clandestini sono delinquenti, come pensano erroneamente alcune persone, c’è
gente anche onesta fra questi. La cosa migliore è viaggiare non clandestinamente e non
per mare con imbarcazioni inaffidabili.
29
La festa del sacrificio
Ogni anno i musulmani vanno alla Mecca per il Pellegrinaggio, in quel periodo c’è la
festa del sacrificio del Profeta Abramo “Aid Al Adha”. Ecco la storia.
Abramo non poteva avere figli dalla prima moglie Sarah, sposò sotto il consiglio
della donna la serva Hajar dalla quale ebbe Ismaele. 13 anni dopo nacque Isacco da
Sarah. Allah ordinò al Profeta Abramo di emigrare con Hajar e il piccolo Ismaele
appena nato, verso la Mecca. Quando arrivò alla Mecca il posto era completamente
deserto, pieno di montagne, non c’era anima viva, e soprattutto mancava l’acqua.
Allah ordinò di lasciare lì la moglie e il figlio al quale teneva moltissimo. E’ stata una
prova di fede e fiducia totale in Dio. Abramo sapeva benissimo che i suoi cari non
erano completamente soli perché Dio non li avrebbe abbandonati. Quando il Profeta
se ne andò si complicò la situazione. Finì l’acqua e il cibo, il bimbo piangeva in
continuazione, Hajar era disperata, non sapeva cosa fare. Cominciò a cercare l’acqua
avanti ed indietro, tra Safa e Marwa, per ben 7 volte ed è da qui che i musulmani
hanno preso questo rito nel Pellegrinaggio alla Mecca. Perché? per capire la
sofferenza della donna e per accrescere la fede e riconoscenza verso Dio. Il Profeta
Abramo ogni anno tornava dalla Palestina per vedere il figlio Ismaele e la moglie
Hajar. Il figlio crebbe, aveva circa 14 anni, l’amore aumentò per lui, dopo tutto
questo Abramo sognò di sacrificare suo figlio. Una durissima prova, aspettò di avere
questo figlio per tanto tempo, e poi una volta cresciuto arrivò l’ordine di Dio di
prendere questo figlio e sacrificarlo. Questo ordine non arrivò come una Rivelazione
ma come un sogno. Qual è la differenza fra un sogno che proviene da Dio e una
Rivelazione di Dio? Una Rivelazione proviene tramite l’Arcangelo Gabriele mandato
da Dio al Profeta Abramo quando lui è sveglio, mai durante il sonno, che gli ordina di
sacrificare il figlio. Sarebbe stata un prova più facile, ma così non è stato, arrivò
l’ordine tramite un sogno, in un momento di riposo e tranquillità, che lo colse
impreparato, nel sogno vide che lui prese un coltello per sacrificare il figlio. È la
prova più difficile, più grande e più importante per il Profeta Abramo, il quale non
chiese nemmeno il motivo a Iddio L’Altissimo ed obbedì subito. Andò dal figlio per
rivelargli questo sogno, e gli chiese cosa ne pensasse, il giovane rispose di fare ciò
che Dio gli aveva ordinato. Arrivò il momento del sacrificio, Ismaele chiese: “Padre
mio per fare ciò mettimi con la fronte a terra, in modo che tu non possa guardarmi
negli occhi mentre esegui l’ordine di Iddio L’Altissimo, per non farti prendere in quel
momento dalla debolezza. Affila la lama del coltello nel miglior modo possibile, lega
le mie mani e piedi per eseguire l’ordine di Dio correttamente”.
30
In tutto questo c’è il vero significato dell’Islam, la sottomissione totale in Dio, che è
racchiuso nel Corano in questo versetto 103, della Sura As-Ssafàt “I Ranghi”:
“Quando poi entrambi si sottomisero, e lo ebbe disteso con la fronte a terra”. Tutto il
significato dell’Islam è in questo versetto.
In arabo dice proprio la parola Islam nel versetto: “Falamma Aslama watalahu
lilgiabììn”, Aslama significa che loro si sottomisero all’ordine di Dio. Ismaele
pronunciò le parole della Shahada “Attesto non c’è altra divinità all’infuori di Allah e
Muhammad è il Suo Messaggero e Profeta”. Il padre Abramo disse “Bismillah Allahu
Akbàr” ed eseguì l’ordine di Allah, ma il coltello non tagliava, insisteva diverse volte
senza ottenere risultati, accadde la stessa cosa come quando gettarono Abramo nel
fuoco, il Profeta non si bruciò, questa è la potenza di Iddio L’Altissimo, quando
decide una cosa essa è “Kon fayakùn”. Da questo è nata la pratica dei musulmani
prima di macellare un animale, ogni volta si dice “Bismillah Allahu Akbàr”. Sura
104-105 “Noi lo chiamammo: “O Abramo, hai realizzato il sogno. Così Noi
ricompensiamo quelli che fanno il bene”. Qui Dio chiamò il Profeta Abramo e disse:
“O Abramo hai superato la più grande prova di fede in Me, sei
stato sincero ed obbediente. Si è realizzato così lo scopo di questa
prova, quella di obbedire al tuo Signore. Avrai la più grande
ricompensa”. Una prova difficilissima, di più di quando gettarono
Abramo nel fuoco. Quando vide che stava sacrificando Ismaele,
Iddio L’Altissimo disse: “Va bene, tu hai seguito il mio ordine,
ma non uccidere tuo figlio, non voglio il suo sangue, volevo solo
metterti alla prova”. Arrivò il riscatto. Quando? Nel momento in
cui arrivò il coltello alla gola. Abramo sacrificò così l’ariete al
posto di Ismaele. È in ricordo del sacrificio di Ismaele che i musulmani celebrano la
festa del sacrificio ogni anno “Aid Al- Adha”, nel 10° giorno del mese del
pellegrinaggio alla Mecca. Ismaele quindi è il Figlio del Sacrificio, sostituito poi
dall’ariete, nella Bibbia ebraica e cristiana c’è scritto che è Isacco. Ismaele assieme a
suo padre edificò la Casa Sacra alla Mecca dove tutti i credenti vanno in
pellegrinaggio. Allah diede a loro questo compito glorioso. Avendo deciso che la
Ka’ba – la costruzione cubica al centro della Mecca- sarebbe stata eretta di nuovo
nello stesso luogo dove era stata precedentemente costruita dalle mani di Adamo,
volle che l’onore della costruzione definitiva appartenesse alla famiglia di Abramo.
Foto sopra musulmano in Pellegrinaggio alla Mecca
Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo
31
“Il coperchio del mare” di Banana
Yoshimoto, Feltrinelli, pagg.140, € 12. Esce
già un nuovo libro della prolifica autrice
giapponese: l’incontro tra Mari, ritornata a
vivere nel paese natale, e Hajime, una
ragazza con cui si ritroverà a condividere una
stretta amicizia.
“Un tè alla salvia per Salma” di Fadia Faqir,
Guanda, pagg. 266, € 15,50. Un romanzo di
un’ autrice giordana sulla storia di una donna
condannata a morte nel suo villaggio di
beduini, che si trasferisce in Inghilterra, ma
che poi non resiste al richiamo della sua
terra.
“La cucina color zafferano” di Yasmine
Crowther, Guanda, pagg.260, € 14,50. Dal
contenuto simile al romanzo precedente,
narra del ritorno di una donna da Londra nel
suo villaggio rurale iraniano.
“La casa del califfo” di Tahir Shah, Ponte
alle Grazie, pagg.336, € 16,50. Il complicato
impatto con la vita e la società marocchine
dopo un trasferimento da Londra alla grande
Dar Khalifa, la Casa del Califfo, dove Tahir si
trasferisce con la famiglia in un quartiere
popolare di Casablanca.
“C’era una volta in India…” di Graziella
Vigo, Electa Mondadori, pagg.232, € 50.
Fotografa di moda, devolve l’incasso di
questo libro di immagini in beneficenza a
Care & Share, per i bambini poveri indiani di
Vijayawada nello stato dell’Andhra Pradesh.
“Chi ha paura della Cina?” di Francesco
Sisci, Ponte Alle Grazie, pagg.260, € 13,50.
Un saggio sui dannosi luoghi comuni sulla
superpotenza economica cinese, scritto da
un esperto dell’argomento che spiega un
argomento molto sentito ed attuale.
“Mille anni di manga” di Brigitte Koyama
Richard,
Rizzoli,
pagg.257,
€
40.
Preziosissimo questo volumone ricco di
immagini, un saggio che va dalle radici dei
manga, in origine pitture murali che
decoravano i templi, e “emaki”, rotoli miniati
con storie comiche e fantastiche di animali
nel XII sec. Fino ai moderni fumetti che ben
conosciamo.
“Il cuore perduto dell’Asia” di Colin
Thubron, Ponte Alle Grazie, pagg. 400, €
18,60. Da un autore di molti classici della
letteratura di viaggio, l’autore intraprende un
lungo viaggio negli ex stati sovietici dell’Asia
centrale.
Nel boom di guide multietniche, segnaliamo
la nuovissima e coloratissima “Milano
multietnica”, ACTL, pagg. 384, € 9,90
dedicata ai ristoranti, prodotti e tradizioni dal
mondo, in inglese e italiano, ricca di foto, che
fa da concorrenza al più famoso
Pappamondo,
forse
superandolo.
Quest’ultimo, dal canto suo, festeggia il
decennale pubblicando “Pappamondo gold
2007”, Terre di Mezzo, pagg. 112, € 10 con
tanto di mappa di Milano suddivisa per zone
e segnalazione dettagliata dei vari ristoranti e
negozi, con tutte le novità.
32
“Londonstani”
di
Gautam
Malkani,
Guanda, pagg. 350, €
16.
Un
romanzo
metropolitano giovanile
e multietnico in salsa
sikh, ambientato a
seguisse gli insegnamenti del Profeta Muhammad
(Maometto), ha un rapporto diretto con Dio e
segue la parola del Signore, il Sacro Corano.
Allah è la traduzione araba di “Iddio”, anche i
cristiani arabi dicono “Allah” per parlare di Dio. Nel
libro troverete alcune spiegazioni anche sulla
Shariah, la “legge islamica” tanto discussa e
contestata dai mass- media.
Londra.
“Il sipario di giada” di Isaia Iannaccone,
Sonzogno, pagg.377, € 19. Un romanzo di
intrighi e lotte di potere nel 1760 nella Città
Proibita, con, sullo sfondo, il progetto di
portarvi un fastoso teatro con la più rinomata
opera drammatica occidentale, “La Cecchina”
di Goldoni.
“La viaggiatrice” di Karla Suárez, Guanda,
pagg.358,€ 16,50. Le storie di Lucìa e Circe,
due amiche cubane tra nostalgia e destini
incrociati. L’autrice, cubana, è nata nel 1969
e vive a Parigi.
“Chi ha paura di Tariq Ramadan?” di Nina
Zu Furstenberg, Marsilio, pagg. 198, € 10.
L’autrice, ricercatrice e studiosa svizzera,
analizza il controverso personaggio di origine
egiziana, teorico della nascita di una riforma
per creare un Islam europeo.
“Vijayânanda” di Jacques Vigne, MC Editrice, €
19,50. Diario di un medico francese in Himalaya e
del suo cammino di spiritualità indiana confrontata
con la scienza occidentale.
“La regina di Shangai” di Hong Ying, Garzanti,
pagg. 364, € 17,60. La storia di Yuegui,
diventata concubina di Chang Lixiong,
capo della Triade, che riuscirà a riscattarsi
e a diventare celebre nell’Opera di
Shangai. L’autrice in passato ha avuto
problemi giudiziari coi suoi romanzi in patria.
“A proposito dell’Islam” di Tariq Ramadan, Al
Hikma, collana Nuova Medina, pagg. 80, € 7,20.
Questo libro tascabile non è il solito sull’Islam ma
tenta di approfondire certi argomenti, a cominciare
dai soliti luoghi comuni, come il termine
“maomettani” e “Allah il Dio dei musulmani”. Al
contrario del rapporto tra cristianesimo e Cristo, il
musulmano non è “maomettano” nonostante
“Con il mio sposo… Guida islamica all’Islam”
di Ruqayyah Waris Maqsood, Al Hikma,
pagg.160, € 9. È del 2003 ed è il primo libro
italiano dedicato interamente al matrimonio
islamico. La scrittrice affronta l’argomento anche
in modo psicologico in questa guida preziosa per i
musulmani e per chi vuole conoscere meglio ed
approfondire la vita matrimoniale islamica.
Importante perché spiega anche argomenti
delicati
come
la
frigidità,
l’impotenza,
l’omosessualità, le mestruazioni.
“Il braccialetto di giada – Due racconti cinesi”
di Zijian Chi, Pisani, pagg.124, € 10. Uscito da noi
nel 2003 per la sconosciuta casa editrice Pisani,
la storia di due donne coraggiose in due racconti
amari. Delle stesse edizioni abbiamo scoperto
anche l’avventuroso e divertente “Hetun” di Xi
Yang, pagg. 126, € 14, del 2006. Due ragazzi
partono da Shangai per cercare un tesoro su
un’isola del Mar della Cina, posto tutt’altro che
tranquillo, ormai preso d’assalto da turisti e altri
scomodi personaggi.
“Il respiro della savana” di Tony Park, Tea,
pagg. 414, € 12. Da un autore australiano che
vive fra Sydney e il sud dell’ Africa, un bel
romanzone
d’avventura
che
descrive
minuziosamente il paesaggio africano, nella
specie del Mozambico.
“La storia del giogo d’oro” di Zhang Ailing,
Rizzoli, pagg. 138, € 8,60. Un’epopea al
femminile nella Cina d’inizio ‘900. Un
racconto tragico e disperato di una donna
costretta a difendersi da sola.
“Hotel Iris” di Yoko Ogawa, Marco Tropea
Editore, pagg. 159, € 13. Da una scrittrice regina
della letteratura giapponese contemporanea, poco
conosciuta da noi, una storia d’iniziazione di
un’adolescente all’amore, che inizia nel posto
dove lavora, l’hotel del titolo, che in originale è
“Hoteru Airisu”.
33
MOSTRE E RASSEGNE
“Attingendo
memorie”
Mostra delle migliaia di
dei
lavori
del
giapponese
Masao Okabe con tecnica
frottage, che, in alcuni
casi, l’artista ha realizzato
anche per alcune strade
della città, con l’aiuto dei
passanti! Si è tenuta
all’Istituto Giapponese di
l’Italia. Si possono anche
Oriental Art (Via Gesù, 17,
bere te’ verde o sakè e farsi
leggere il futuro secondo la
Milano)
tradizione orientale. Dal 6/11
“Vivo
al
24/12
allo
Spazio
Lattuada, Via Lattuada, 2,
spettacolo
di
dell’Accademia di
Milano.
Argentino
“Why Africa?” è una mostra
proposto spesso dalla Felix
Company a Milano. Il 10
evento dedicata alle opere
novembre è stato messo in
collezionate negli anni da 16
artisti appassionati di arte
scena
al
Teatro
Wagner.http://www.felixcom
africana.
pany.com/
Cultura di Roma fino al
20/10.
Okabe
era
presente
anche
alla
Biennale di Venezia.
“Tutankhamon and the
golden age of pharaohs”
Da vedere, se passate da
Londra
alla
Millenium
Dome
entro
l’agosto
2008: dopo 35 anni la
capitale inglese riapre le
porte
a
una
grande
mostra
sui
tesori
dell’Egitto e della Valle dei
Re. www.kingtut.org
shopping
artisti ma anche da anonimi
giapponese,
monaci vissuti tra il ‘700 e il
con prodotti importati e
spesso in esclusiva per
‘900. Dal 24/10 al 22/11 alla
Galleria
Renzo
Freschi
della
luoghi
dello
capitale
Alla
Pinacoteca
Agnelli, Lingotto, Via Nizza,
230, Torino, fino al 3/2/08.
“India arte oggi” Ancora
un
Tango
Tango
Milongueando
“Islam”
tre
incontri
con
per
questa
Milano (vedi numero scorso)
Umanisticadell’IncoronataSal
con
una
mostra
dal
17/10/07 al 3/2/08. L’India
one
degli
Archi,
C.so
Garibaldi, 116, Milano nei
contemporanea nell’arte tra
giorni 15 e 29/11 e 13/12
continuità e trasformazione
con opere dalla collezione
con ingresso libero.
della
“Shaolin & Wudang –
L’altro volto della Cina” al
National
Gallery
fotografi
è
uno
India allo Spazio Oberdan di
attorno
al
condottiero
dell’Impero più vasto del
mondo (X-XIV sec.) dal
20/10/07 al 4/5/08 alla
Casa dei Carraresi di
Treviso.
Tokyo”
è
religione dal punto di vista
cattolico.
Alla
Biblioteca
Modern Art di New Delhi.
piccolo expo, ricostruzione
tango”
confrontarsi
“Gengis Khan e il tesoro
dei mongoli” 368 reperti
archeologici della raffinata
civiltà che si sviluppo
“Spazio
di
of
Teatro
“Beijing
in
and
out”
Interessante
mostra
fotografica su Pechino: 10
dell’agenzia
“Contrasto” hanno esplorato
i vari aspetti della città per
un
anno,
a
turno.
Alla
Triennale Bovisa di Milano
dal 24/10 al 18/11.
Ciak
(nel
nuovo
spazio presso La Fabbrica
del Vapore) a Milano, dal
27/11
al
13/12,
è
uno
spettacolo
all’avanguardia
ispirato alla filosofia del
buddismo zen e alle tecniche
di
combattimento
e
meditazione
dei
maestri
shaolin
e
wudang,
due
“Dipinti zen” Antologia di 27
scuole cinesi. Per gli amanti
del misticismo e delle arti del
opere eseguite da famosi
combattimento.
34
PALESTRE: Funakoshi Club Palestra di vari tipi
di ginnastica e discipline orientali, ma anche
associazione sportiva e culturale. In P.le Nizza,
5. www.funakoshi.it
RELAX
&
BENESSERE:
Sono molte le
erboristerie cinesi in città, eccone alcune:
Huakang (Via G.Bruno, 16), Qian Qiu (Via
Messina, 17), Hui Chun (Via Morazzone, 10).
LOCALI & DISCOTECHE: Siete mai stati in una Discoteca – Carrozzeria ??? Provate a
entrare, se avete coraggio, in Via Padova 21, dove esiste questo strano ibrido, stando
all’insegna sopra al portone, scritta in italiano e in arabo: la traduzione è letterale, quindi non
c’è un nome vero e proprio.... A Chinatown siamo passati diverse volte davanti al Pegaso, un
oscuro “disco bar” (l’insegna indica così) da dove, peraltro, non abbiamo mai sentito uscire
una nota musicale: in Via Paolo Sarpi, 62. LeleBahia è un discobar tropicale con molte serate
latinoamericane. Sulla S.S. Nuova Valassina 346, Lissone (MI). www.lelebahia.com
Mangos -bello il nome- è un disco club latinoamericano con cucina a tema. Via
Valleambrosia, 5, Rozzano (MI). www.mangos.it Goiaba si definisce pizzeria-churrascheria e
propone cucina mediterranea, ma qui lo segnaliamo per le serate di discoteca
latinoamericana al giovedì e venerdì: in Via Novara, 342. www.goiaba.it
NEGOZI: Araysh e Buruq sono i nomi di due panifici-pasticcerie egiziani in Via Padova (il
primo al n.5, il secondo al n.38). Islamabad è il nome di un parrucchiere probabilmente
pakistano in Via Imbonati. Altromercato è il negozio del commercio equo e solidale di
prodotti realizzati nel rispetto dei lavoratori e dell’ambiente. Ha diversi punti vendita in città:
www.altromercato.it Emporio Internazionale è un negozietto di artigianato artistico etnico in
Via F.Sforza, 48. Da Rainbow trovate artigianato tipico etiope: Via P.Castaldi, 30. Ancora
artigianato etnico, arredamento e molto altro (stavolta da tutto il mondo) con i due grandi
magazzini Cose belle dal mondo (V.le Sabotino, 26 e V.le Cassala, 15).
www.cosebelledalmondo.com. Imperdibile alla Fiera di Milano, L’Artigiano in Fiera, terminato
il 9 Dicembre, con molti stand dedicati a i nostri Etnomondi: bigiotterie, tappeti ,sciarpe,
tovaglie, incensi, maschere ecc, da India, Iran, Sri Lanka, Cina, Tailandia, Uzbekistan ecc, il
tutto anche a poco prezzo. Si potevano persino gustare cibi preparati all'istante: cinesi e
libanesi. Per chi ha perso questa opportunità può rifarsi l'anno prossimo, sempre in questo
periodo.
RIVISTE: China News e Il tempo Europa Cina (www.ouhuaitaly.com) sono noti quotidiani
cinesi che si riescono a trovare anche in alcune edicole della città (vedi anche n° 22). Come
va? è il simpatico nome di un giornaletto gratuito distribuito da ben 14 anni in Italia e in
Giappone. Interamente in giapponese, è edito dalla società Nippon Club, dal cui sito si
accede anche alla versione on-line dell’opuscolo: www.nipponclub.it
35
ASSOCIAZIONI E CORSI: Segnaliamo Conoscere la perua-nità, associazione culturale
italo-peruviana di Viale Termopili, 28. www.peruan-ita.org. Encanto non è solo un locale, ma
anche una scuola di ballo latinoamericano. A Cusago, V.le Europa, 72. Intercultura è una
Onlus
che
favorisce
il
dialogo
interculturale
attraverso
gli scambi scolastici: www.intercultura.it. Informatevi presso le parrocchie che in Italia
aderiscono alle raccolte differenziate dei soli tappi di plastica (quelli di flaconi e bottiglie, fatti
di un altro tipo di plastica) a favore della costruzione di scuole, impianti idrici, ecc per
l’Africa, anche noi di Etnomondi partecipiamo!
VIDEOTECHE: Se cercate film in dvd etnici e non, praticamente introvabili (nuovi, non usati),
fate un salto al primo piano della fornitissima Edicola del Corso, in C.so Buenos Aires, 51.
Piccola Shangai è invece una videoteca cinese, vi aspetta in Via G.Bruno, 6.
OLODUMARÉ
Olodumaré (o Olorum o Ogus, o Yansan, o Olofin-Orun) è una divinità del culto
del candomblè brasiliano, caratteristico della zona di Bahia ed originario della
complessa religione detta Orisha della popolazione africana degli Yoruba (Africa
Occidentale). Olodumaré rappresenta il dio supremo, creatore dell’Universo, che, come
Zeus e gli
dei dell’antica Grecia, vive lontano dalla Terra, con una moltitudine di altri
dei, spesso,come lui, dispettosi e annoiati e dalle caratteristiche simili agli umani in una
sorta di Olimpo, l’ Orum, un luogo spirituale. Exù è invece il messaggero che fa da
tramite tra questi due mondi, come il Mercurio africano. Olodumaré è detto il “dio tutto
poderoso” "Il signore del cielo" (olo="signore" e orun= "cielo"). Per un
confronto vedi Etnomondi N.17 – il Voodoo.
MARDUK
Marduk (Mär'dook) è una potente divinità mesopotamica, dai 50 nomi
solenni; inizialmente nato come dio secondario e relegato al mondo agrario
e delle messi, acquistò importanza fino a soppiantare Enlil (il dio supremo)
prendendone il posto, e riuscendo a sconfiggere numerose divinità tra cui il potente Tiamat
(vedi numero scorso di Etnomondi) come è narrato nell’ Enuma Elish, il Poema della
Creazione. Creò il cielo, la terra e poi l’uomo per evitare agli dei di continuare a lavorare, e
fondò la città di Babilonia. Il suo pianeta è Giove e il suo simbolo è il Mushkhushu, un
serpente o drago a squame, con corna, lingua bifida, zampe anteriori di leone e zampe
posteriori d'aquila, con un pungiglione di scorpione. Il suo nome dovrebbe derivare da Amarutuk, cioè “giovane toro del sole”. Il tempio Esaghila di Babilonia è stato costruito per lui
dagli altri dei. La religione babilonese era politeista e di origine orientale, vedi anche lo
sterminato pantheon; la sua caratteristica è lo ziggurat, grande tempio a gradoni simile alle
piramidi, alla cui sommità i sacerdoti offrivano i sacrifici agli dei e scrutavano il cielo stellato,
per trarre poi gli auspici per gli uomini. L’alta costruzione significava la volontà dell’uomo di
avvicinarsi sempre di più al cielo, quindi al divino.
36
RADIO KHAN EL KHALILI
FEDERICO AUBELE “Panamericana” (Esl Music). Cantautore argentino al suo secondo
album, in spagnolo, ritorna alle radici di Buenos Aires con un omaggio ai popoli delle
Americhe. Tango, reggae, dub, elettronica e bolero.
CESARIA EVORA “Rogamar” (Sony). Per la prima volta parliamo della leggendaria cantante
folk di Capo Verde, Cesaria Evora, “Cize”, per gli amici, nota per esibirsi scalza. Ha
raggiunto piuttosto tardi il successo, ma si conferma autrice di gran classe con questo
ultimo album di 15 pezzi dalle forti ispirazioni brasiliane, complice la collaborazione con
Jacques Morelenbaum, già collaboratore di Sakamoto. Il titolo significa “preghiera al
mare”.
OLODUM “Pela vida” (Gal) Parliamo per la prima volta anche di questo storico ensemble di
Salvador De Bahia di oltre 20 artisti, nato come associazione culturale nel 1979 e tuttora
immerso nelle attività sociali e artistiche del proprio quartiere di Pelourinho (Pelô) e non
solo. Gli Olodum sono brasiliani (per il significato del nome, che è un’abbreviazione di
Olodumaré, vi rimandiamo al “Fascino del mistero” di questo numero). Musicalmente
mischiano samba e reggae a ritmi afro-brasiliani coi loro molti tamburi. Dal vivo sono
molto suggestivi, sono spesso passati in Italia al Festival Latinoamericando, e hanno
anche collaborato con Paul Simon, Daniela Mercury e Michael Jackson. Il loro ultimo disco,
come
sempre
autoprodotto,
è
“Pela
Vida”
del
2003,
di
15
brani.
http://olodum.uol.com.br/
RBD “Empezar desde Cero” (EMI) Gli RBD, popolare band messicana
lanciata dalla telenovela “Rebelde” (da qui il nome) e dall’attuale sitcom “La familia” dedicata al gruppo, torna col quarto, recentissimo
album in lingua latina. Da noi sono sconosciuti , ma sono gli idoli dei
teenagers sudamericani. I pezzi sono molto pop e sono stati
preceduti dal singolo “Inalcanzable”. Curiosamente sono stati accusati tempo fa di
nascondere messaggi satanici nelle loro canzoni, come successe per i Beatles e per Elvis,
le solite sciocchezze…
JENNIFER LOPEZ “Como ama una mujer” (Epic). Il penultimo album della Lopez, nota
cantante e attrice di origine portoricana, è, finalmente, interamente in spagnolo. Uscito il
37
23 marzo, conta di 11 pezzi, più sull’acustico rispetto agli album precedenti. Ma
è,consentiteci, solo per gli amanti del pop latino patinato e un po’ stucchevole….
VINICIUS CANTUARIA “Cymbals” (Naive). Parlammo di Vinicius sul N.13, ora il brasiliano
trapiantato a New York torna con un album ricco di nostalgia per il suo paese e per le
radici del continente sudamericano. Ci sono anche molte contaminazioni (jazz,funk,soul,
musica africana con la collaborazione di Angelique Kidjo in “Omnia”).
A.A.V.V. “Vinicius: trilha sonora do filme” (Biscoito Fino) Altro Vinicius, stavolta si tratta di
De Moraes, autore delle storiche “Garota de Ipanema”, “Tristeza” e “A felicidade”,
stranamente mancanti in questo tributo di artisti popolari brasiliani famosi e non,
colonna sonora per un documentario a lui dedicato.
D’ESPAIRS RAY “Mirror” (Gan Shin). Abbiamo faticato non poco per trovare il secondo,
nuovo album dei gothic-metallers del Sol Levante, ma ne è valsa la pena. I loro lavori
sono pressochè introvabili in Italia, meglio rivolgersi all’estero su internet, così abbiamo
fatto dopo una sfilza d’inutili richieste a stralunati commessi. 13 pezzi e due videoclip
presenti sul cd: chitarre pesanti, sperimentazioni e anche qualche suono orientalarabeggiante, ma anche melodia e intelligenza, i D’Espairs si stanno facendo conoscere,
con successo, anche all’estero.
RADIODERVISH “L’immagine di te” (Radio Fandango) Ritorna il duo italo-palestinese dei
Radiodervish (vedi Etnomondi N° 11 e 20), stavolta tutto o quasi è
preso in mano da Battiato, che produce e lascia il suo segno
inconfondibile. L’etno music si mescola a un pop elettronico
intellettuale.
GACKT “Diabolos” (Gan-Shin/Audioglobe). Come promesso sul N.17
parliamo ancora del cantante Gackt, “belloccio dal Sol Levante” ex
dei Malice Mizer, in occasione dell’uscita anche sul nostro mercato di questo suo cd del
2005. Qui ritmi sono sul metal, a tratti sinfonico e gotico, ma la cosa più interessante
sono gli spunti melodici che rimandano alla musica popolare giapponese. Un album di 10
brani al tempo stesso aggressivi e spensierati.
MOI DIX MOIS “Dixanadu” (Trisol). Uscito a marzo, anche in edizione LP e limited cd, è
l’ultimo lavoro dei nipponici Moi dix mois, progetto fondato nel 2002 da Mana, anche lei
ex Malice Mizer come Gackt. Virano più su un metal barocco, gotico e sinfonico con
campionature elettroniche: sinceramente dopo un po’ questi brani annoiano, anche se al
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recente concerto di Milano, seppure eccessivi nella loro immagine visual kei, si sono fatti
apprezzare dagli amanti del genere.
RATOS DE PORÃO
“Homem inimigo do
homem” (Deck Discos) Dal Brasile, stavolta
l’hardcore-punk con influenze “metallare”
dei Ratos De Porão (letteralmente “topi di
fogna”) di São Paulo. Attivi dal 1982, hanno
pubblicato una ventina di album, l’ultimo è
“Homem
nemico
inimigo
do
dell’uomo”)
homem”
del
2006,
(“l’uomo
con
cui
iniziano una nuova fase della loro carriera, con un nuovo bassista. I testi sono in
portoghese e trattano di argomenti sociali e politici della loro terra.
CIBELLE “Shine of dried electric leaves” (Crammed Discs/Materiali Sonori) La brasiliana
Cibelle vanta numerosi collaboratori, canta in inglese in stile etereo e quasi soul, si
cimenta con suoni acustici ed elettronici e anche con sperimentazioni di rumori di fondo.
14 i pezzi.
ORPHANED LAND “Mabool” (Profound Lore Records). Metal israeliano? Esiste anche quello,
e il nome più famoso è quello degli Orphaned Land di Petah
Tikva, attivi dal 1991 col loro doom-death metal atmosferico,
interessante per gli inserti di suoni tradizionali mediorientali arabi ed ebraici-. È un concept album che racconta la storia di
tre fratelli che cercano di salvare l'umanità da un’ imminente
punizione divina. Comprende canti tradizionali dello Yemen e
versi biblici. 12 i brani di questo ultimo album del 2004 (il
nuovo uscirà l’anno prossimo).
A.A.V.V. “Canti Islam, Nasheed” (El Dìn Ed.) Curato da Mamdouh, questo doppio cd è uscito ad
ottobre. 20 sono i Nashìd di artisti vari, la prima raccolta in assoluto di questo tipo in Italia. Fra
questi Sami Yusuf, Zain Bhikha ecc, compresa la nuova versione di Mamdouh “L’Islàm è amore,
Islàm is love” registrata appositamente per questo cd –esiste anche il video su You Tube-.
A.A.V.V. “Corano” e “Corano vol. 2” (El Dìn Ed.). A Settembre e Ottobre sono usciti due cd sempre
a cura di Mamdouh, con le recitazioni del Corano di diversi sheikh, tutti in un unico cd. È una cosa
inusuale poiché il Corano nei cd in commercio è recitato di solito solo da uno sheikh, non da più
persone. Ognuno in questi cd recita una Sura, fra questi lo sheikh AbdEl Basset.
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Sono sempre tanti i film che vogliamo inserire in questo spazio, questa volta
forse privilegiamo di più pellicole poco conosciute e del passato, rispetto alle
nuove uscite. Sempre tanti anche i festival, difficile seguirli tutti: a Milano al
Circolo Familiare di Unità Proletaria passano diverse rassegne etniche come
“Non solo geishe e samurai”, al Cinema Gnomo il “Festival Latino Americano”
e la rassegna sul “Brasile contemporaneo” e a Firenze il “River to River”
dedicato all’India: http://www.rivertoriver.it/ Inoltre lo Spazio8 di Milano ha
ospitato una breve rassegna a dicembre (dal 13 al 16) sui film iracheni
“Offline: Baghdad (not just another film festival)”. Segnaliamo anche se già
passata da mesi: “Colori,visioni,voci dell’Iran” a Pistoia, rassegna
cinematografica ma anche mostra e incontri.
IL CIBO DELL’ANIMA (Il cibo dell’anima), documentario, Italia, 2006, di
Piero Cannizzaro, dur.: 105’. Distr.: Emme Audiovisivi. Interessante documentario
in 4 parti sullo stretto rapporto tra bisogni spirituali e corporali visti da differenti confessioni religiose nel nostro paese:
islamica, buddista, cattolica e valdese.
CITY OF GOD (Cidade de Deus), dramm., Bra/Fra/U.S.A., 2002, di Katia Lund e Fernando Meirelles, dur.:
130’. Con: Matheus Nachtergaele, Seu Jorge. Distr.:Mikado. Film politico-sociale di buon successo ma sopravvalutato,
girato con attori non professionisti, narra le vicende parallele di Buscapé e Dadinho, diversissimi ma cresciuti insieme
nella favela di Cidade de Deus, che dà il titolo al film.
MONGOL (Mongol), storico, Kazakhstan/Germ/Russia., 2007, di Sergei Bodrov,
dur.: 125’. Con: Aliya, Tegen Ao, Tadanobu Asano, Ying Bai. Distr.: BIM. Film
epico e biografico, dalla nascita al potere, di Gengis Khan
(vero nome: Temudzhin), visto dalla prospettiva mongola,
non come sanguinario conquistatore e devastatore ma
come unificatore di una nazione moderna. Interessante
anche perché mette in primo piano la figura della moglie.
DRAKULA ISTANBUL’DA (Drakula Istanbul’da),
horror, Turchia, 1953, di Mehmet Muhtar, dur.: ?. Con:
Atif Kaptan, Annie Ball, Bülent Oran. Distr.: And Film.
Sapevate dell’esistenza di una versione turca di Dracula?
Abbastanza fedele al romanzo di Bram Stoker –qui
semplificato e trasportato nella Istanbul degli anni ’50- con un Conte Dracula pelato come
quello tedesco di Nosferatu, interpretato da Atif Kaptan, veterano dell’horror turco, genere
che ignoravamo! Il film è stato girato con un budget in megaeconomia, e, curiosità nella curiosità: non vengono
mostrati crocifissi, vista la produzione in un paese islamico.
UN TIPO CATTIVO (Nabbeun namja),dramm.,Corea del Sud, 2001, di Kim Ki-Duk, durata: 100'. Con: JaeHyeon Jo. Distr.: Tube Entertainment. Han-ki, boss della malvita del quartiere a luci rosse, si vendica della studentessa
Han-ki, che lo ha respinto, ingannandola e facendola diventare una prostituta. Duro, teso e violento, ha anche messaggi
di sensibilità e amore. Noto anche col titolo inglese “Bad guy”.
I RACCONTI DELLA LUNA PALLIDA D’AGOSTO (Ugetsu monogatari), dramm., Giappone, 1953, di
Kenji Mizoguchi, dur.: 94’. Con: Masayuki Mori, Machiko Kyô. Distr.: Globe. Leone d’Argento alla Mostra di
Venezia ’53 ex-aequo con altri film, è fiabesco e parla di avidità e caduta in disgrazia, con una morale finale.
Ambientato nel medioevo delle guerre feudali del 1500, tra contadini e samurai, incontri con fantasmi di donne sia
benevole che malvagie. Tratto da due novelle, è un film d’altri tempi che affascinò anche l’Occidente.
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MASUMIYET (Masumiyet), dramm., Turchia, 1997, di Zeki Demirkubuz, dur.: 110’. Con: Haluk Bilginer, Derya
Alabora. Inedito da noi e visto al Festival di Venezia ‘ 97. Una metafora sulla crisi della società turca vista attraverso le
peripezie di un ex detenuto in un film minimalista .
I DURI DI HONG KONG (The dragon and tiger), avventura, Hong Kong,, 1976, di Li Kuan Chang , dur.:
90’. Con: Chan Chiao, Tang Mei Fong . Distr: Indipendenti Regionali. Solito film di moda negli anni ’70, mix di arti
marziali, sentimenti e vendette del solito ragazzotto ingenuo vittima di soprusi, che diventa un maestro di karatè per
combattere lo zio assassino. Oggi sono datate e dimenticate, ma all’epoca queste pellicole riempivano le sale. Per gli
amanti di Bruce Lee & co.
SUKIYAKI WESTERN DJANGO (Sukiyaki western Django), western, Giappone, 2007, di Takashi Miike,
dur.: 121’. Con: Hideaki Ito, Koichi Sato. Distr.: Dentsu. Presentato a Venezia, ecco l’improbabile…western
giapponese! Uscirà anche da noi? Miike, già autore di ben 70 pellicole, alcune che mescolano vari generi (Gozu, Izo,
Zebraman ecc), con l’aiuto di Quentin Tarantino, qui anche attore, si cimenta con un maccheroni-western (in Oriente gli
“spaghetti western” sono chiamati così). Un misterioso straniero senza nome dall’oscuro passato finisce in una guerra
tra clan rivali che persiste da più di cento anni in un villaggio giapponese: da che parte si schiererà? Niente di nuovo
come idee in questo polpettone violento e paradossale, che cita e omaggia apertamente i film di Leone e Corbucci, ma
che si colloca nel Giappone medioevale creando un fracassone epic-western con cowboy armati sia di pistole che di
spade katana che parlano un ridicolo inglese nipponico, e saloon con tetti in forma di pagoda! Il sukiyaki del titolo è un
popolare piatto di carne, tofu e verdure. Tutto è eccessivo e bizzarro, ma funziona.
DOSTI – FRIENDS FOREVER (Dosti – Friends forever), commedia, India, 2005, di Suneel Darshan, dur.:
131’. Con: Akshay Kumar, Bobby Deol, Kareena Kapoor. Distr.: Shree Krishna
International. Inedito da noi, lo abbiamo trovato nei soliti negozietti indiani, sebbene
queste copie siano spesso scadenti come immagini; è una pellicola di buoni sentimenti
sull’amicizia di due ragazzi, uno ricco e l’altro povero, nell’India di oggi. Per noi
occidentali è un po’ prevedibile e ingenuo, con i soliti intermezzi musicali, è pero’ un
film simpatico che si lascia vedere, più sulla commedia scanzonata nella prima parte,
per poi sfociare nello strappalacrime nella seconda!
PREM ROG (Prem rog), dramm., India, 1982, di Raj Kapoor, dur.: 171’ Con: Shammi Kapoor, Nanda, Tanuja.
Distr.: K.R.Films. Un film sulle caste e le culture praticate in alcune parti dell’India. Un uomo si innamora della “donna
sbagliata”: una vedova appartenente ad una casta superiore. Un film di passione e amore con un importante messaggio
sociale. Inedito da noi, è il classico “polpettone bollywoodyano di tre ore” da vedere con pazienza. Famosa in patria la
colonna sonora: a questo link un video musicale tratto dal film in una famosa scena tra i tulipani:
http://dailymotion.alice.it/video/x2yr52_movie0002_music
TABU’ – GOHATTO (Gohatto), dramm., Giappone,1999, di Nagisa Oshima, dur.:100’. Con: Takeshi Kitano,
Ryûhei Matsuda, Shinji Takeda, Tadanobu Asano. Distr.: BIM. Dal romanzo di Ryotaro Shira, con musiche di
Sakamoto, è ambientato -quasi sempre di notte- in una scuola in declino per aspiranti samurai nel 1865. Gelosie e
tensioni in un contesto unicamente maschile: si tocca anche il tema dell’omosessualità. Il regista è discendente di una
famiglia di samurai e questo film segna il suo ritorno dietro la macchina da presa dopo anni di malattia.
TERRORISMO E KEBAB (Al-Irhab wal kabab), commedia, Egitto, 1993, di Sherif Arafa, dur.: 105’. Con: Adel
Imam, Ahmed Rateb. Inedito da noi ma conosciutissimo dai nostri immigrati egiziani che da anni ne fanno uno dei
successi maggiormente noleggiati. Questo film divide gli spettatori: da una parte un certo tipo di pubblico egiziano che
considera questo film un divertente b-movie del filone che ironizza sul fondamentalismo. Dall’altra parte gli egiziani
più religiosi che lo considerano offensivo e di pessimo gusto. Noi il film l’abbiamo visto con gli egiziani. L’attore in
realtà ha un po’ esagerato nel rappresentare il musulmano religioso in un certo modo. Le tragicomiche vicende kafkiane
di Ahmed nell’odierna Cairo: prima viene scambiato per un pericoloso terrorista, e, nella trattative con la polizia
dichiara un improbabile: “kebab per tutti!”. Poi diventa un eroe! Per questo film Adel Imam è stato minacciato di
morte…
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DESERTO FELIZ (Deserto feliz), dramm., Brasile/Germ,2007, di Paulo Caldas, dur.: 92’. Con: Hermila Guedes,
Peter Ketnath. Visto nei vari festival latinoamericani e inedito da noi, è il duro, quasi distaccato e in stile
documentaristico, ritratto di una giovane prostituta coinvolta nel fenomeno del turismo sessuale. Pochi dialoghi, molti
silenzi malinconici…Il regista è al suo terzo lungometraggio.
LANTERNE ROSSE (Da hong deng long gao gao gua), dramm., Cina, 1991, di Zhang Yimou, dur.: 126’. Con:
Gong Li, He Caifei He, Ma Jingwu. Distr.: Mikado. Grandissimo successo per questo film (premio Oscar, David di
Donatello e Leone d`argento a Venezia) che ha fatto conoscere in Occidente il grande Yimou e la brava e bella Gong Li
nella parte triste della moglie in declino di un signorotto nella Cina degli anni ’20. Stranamente finora non ne avevamo
mai parlato, un film passato alla storia, da rivedere o da scoprire per chi non lo conosce.
IL 7°VIAGGIO DI SINBAD (The 7th Voyage of Sinbad), avv./fantasy, U.S.A.,1958, di Nathan Juran,
dur.: 91’. Con: Kerwin Mathews, Kathryn Grant. Distr.: Ceiad. Indimenticabili questi vecchi film con gli effetti in
dynarama del premio Oscar Ray
Harryhausen, tutti fatti a mano: mitici i viaggi esotici del marinaio
Sinbad verso Bagdad tra creature mitologiche di varie culture e il famoso duello con lo scheletro, che all’epoca (non
c’erano i computer!) lasciava a bocca aperta. Le avventure del personaggio di Sinbad sono ispirate dalle “Mille e una
notte”.
L’ ULTIMO COMBATTIMENTO DI CHEN (Game of death), azione, Hong Kong/U.S.A., 1978, di Robert
Clouse, dur.: 100’. Con: Bruce Lee, Sammo Hung, Colleen Camp. Distr. Titanus. Girato a Hong Kong e Macao,è,
tristemente, il film postumo del grande Bruce, che lo aveva sceneggiato e lo doveva dirigere: solo tre delle sue scene
sono qui inserite, per il resto è stato riscritto e interpretato successivamente da sosia attorno al poco materiale che egli
aveva lasciato,con trucchi e con l`aggiunta di scarti di altri film. Billy Lo, campione di arti marziali e attore, si finge
assassinato per vendicarsi della mafia. Bruce Lee intendeva realizzare un film personale e filosofico, ma qui di suo
rimane ben poco. Vedi Etnomondi N. 4.
RELIGION TODAY FILM FESTIVAL
Abbiamo seguito questo festival itinerante nato 10 anni fa a Trento, quindi alla sua decima edizione, la
prima a Milano. Le altre città interessate
quest'anno: Trento, Roma, Gerusalemme,Bolzano,
San
Paolo,Ferrara,
Nomadelfia (una comunità cristiana formata da famiglie e laici non sposati in provincia di Grosseto), Dhaka e Tione.
Interessante fare un festival dedicato a tutte le religioni per promuovere la cultura tra il dialogo e la pace. Il messaggio
del Religion Today è proprio il proporre un ideale di incontro che valorizzi le differenze per combattere i luoghi comuni
e dimostrare che la convivenza è possibile. Tantissimi i filmati visti, molti in forma di
documentario, altri serie tv oltre ai corto e lungometraggi da ogni nazione e continente: Israele,
Italia, Iran, Afghanistan, Bulgaria, Indonesia, ecc ecc. Raramente questi filmati sono visibili se
non nei festival, quindi l’occasione è stata unica, nonostante il quasi sempre scarso afflusso a
Milano, mentre - ci hanno detto i ragazzi del personale - nelle altre città, ad esempio quelle un
po’ più di provincia come Trento e Ferrara, c’era sempre il pienone e una maggiore attenzione
del pubblico, a differenza della "distratta Milano”, dove, peraltro, la rassegna è stata relegata in
una densissima settimana: troppa roba in pochi giorni, oltretutto un po’ boicottata e forzata e con conferenze negli stessi
orari delle proiezioni in una sala attigua al Cinema Gnomo. Nell’ambito del festival ci sono stati anche seminari di
studio di livello internazionale, mostre artistiche, eventi e spettacoli, incontri di approfondimento e percorsi didattici per
le scuole. Peccato, e speriamo che l’anno prossimo vada meglio, visto che l’idea è veramente unica ed è piaciuta.
Divertente il folle spettatore straniero che si è sorbito sveglissimo circa dodici ore ininterrotte di film una domenica e
che chiedeva all’ingresso lo sconto per…extracomunitari! Il vincitore dei lungometraggi, per la cronaca, è stato il
danese “Le mele di Adamo”. Avete notato la somiglianza del loro poster di quest’anno col nostro di “Tracce”? ma…ci
hanno copiato???! http://www.religionfilm.com/
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LO SCHERMO ETNICO
L’ETNICO IN TV E IN DVD
TV. Surfing Favela su National Geographic Adventure, parla di una scuola di surf nata per i ragazzi delle
favelas di Rocinha, Rio De Janeiro. Le frontiere dello spirito, alla 21ª edizione, è una rubrica che spesso
tratta il dialogo tra le varie culture religiose: va in onda la domenica mattina su Canale 5.
School rumble è un nuovo anime di ambientazione scolastica trasmesso su Cartoon Network. I toni sono
romantici ma anche cattivelli e paradossali, non solo per teenagers. Pare che vedremo anche in Italia The
legend of Bruce Lee, la nuovissima serie tv di 50 puntate – un vero kolossal - dedicata all’immortale
campione, prodotta dalla China Central Television e interpretata dall’astro nascente Danny Chan. Pronta nel
2008, verrà trasmessa durante i Giochi Olimpici di Pechino e poi da noi.
DVD Lady Oscar Story, uscito nel 2002, in occasione del ventennale di Lady Oscar in Italia. L’unica cosa
ad impreziosire questo Dvd di 95 min. sono gli extra con una lunga intervista ai Cavalieri del Re, capitanati
da Riccardo Zara, interpreti della sigla televisiva di Lady Oscar, dove raccontano il successo del 45 giri e del
33, oltre naturalmente alla loro storia di musicisti per sigle di cartoni animati e telefilm per ragazzi, fanatici
dei Beatles e della musica anni 60. Cinque sono i brani che hanno composto per Lady Oscar. Negli extra
troverete anche una breve storia dei personaggi dell’Anime. Il Dvd è della Storm Dvd, e -extra a parte- è
piuttosto deludente. Sottotitoli solo in spagnolo, audio non eccellente, con una parte della storia di Lady
Oscar. Certo, in 95 minuti non si può pretendere di poter assistere a tutta la storia della nostra beniamina,
però perché privarci del suo ballo con Fersen, unica volta in cui indossa gli abiti femminili? E poi manca la
Rivoluzione francese, la fine della Regina Maria Antonietta e di Re Luigi. Certo, c’è la presa della Bastiglia,
la morte di Lady Oscar, ma il resto? Per il resto vi consigliamo i 10 volumi singoli (o in cofanetto) pubblicati
dalla Yamato Video, che contengono tutti gli episodi (40) della serie televisiva, ognuno di 92 minuti circa, in
italiano ed anche in lingua originale giapponese con sottotitoli in italiano. Certo, la voce originale di Oscar in
giapponese non rende come la voce penetrante italiana di Cinzia De Carolis, perfetta per il personaggio, però
vale la pena ugualmente di seguire la serie anche in lingua originale. Inoltre troverete la sigla italiana e
giapponese, le schede dei personaggi, l’albero genealogico. Autore: Riyoko Ikeda. Musica: Koji Magaino.
Jeeg Robot contro i mostri di roccia della Stormovie –forse la stessa di Lady Oscar qui sopra?- in versione
rimasterizzata, non ripropone tutta la storia di Jeeg (46 episodi), solo alcuni della serie Tv. È il
lungometraggio uscito in Italia nel 1979, conosciuto anche con il titolo di “La più grande vittoria di Jeeg
Robot”. Il dvd è di 82 minuti, in italiano con sottotitoli in italiano, ed è uscito nel 2006. Contiene 60 minuti
di extra, con l’intervista a Franco Martin che esegue la sigla televisiva negli shows in giro per l’Italia, la sua
voce è simile all’originale di Fogus, che interpretò anche “Ryu, il ragazzo delle caverne”, morto anni fa,
confuso spesso con Piero Pelù ex Litfiba. La seconda intervista è a Douglas Meakin dei Superobots
(Mazinga) e Rockin Horse (Candy Candy) che ha inciso anni fa la seconda versione della sigla di Jeeg, meno
efficace di quella di Fogus, ed in più l’intervista ai doppiatori. Il Dvd è prezioso solo per essere l’unico o uno
dei pochissimi in circolazione su Jeeg Robot, un vero peccato. Il Dvd è stato criticato dai fans più sfegatati
ed etichettato come “lungometraggio di 10, 15 puntate spezzettate, con diversi tagli e una storia inesistente”.
Autore: Go Nagai. Musiche: Michiaki Watanabe.
Lupin III- La prima serie (box verde) è un prezioso cofanetto di 5 dvd che contengono tutti i 23 episodi della
prima mitica serie di Lupin, in italiano e giapponese, quella della giacca verde e della Fiat 500. Sigle
originali giapponesi, pilot film in giapponese con sottotitoli in italiano, tutto a soli 63 euro. Il cofanetto è
distribuito dalla Yamato Video. Imperdibile!
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È arrivata anche da noi ad ottobre questa serie
tv tedesca. Pluripremiata in Germania e in altri
paesi, dove è stata un successone, è distribuita
da Polivideo e trasmessa in Italia da MTV.
Kebab for breakfast (titolo originale: Türkisch
für Anfänger, letteralmente “turco per principianti”) è la storia di una famiglia interraziale e
multietnica allargata, metà tedesca, metà turca, nella Berlino di oggi, la città più “turca” della
Germania. Quattro ragazzi di una famiglia multietnica tentano di superare le barriere sociali:
Doris Schneider , madre di un maschio (Nils) e di una femmina (Lena) s’innamora e va a
convivere con Metin Öztürk, poliziotto turco padre anche lui di un maschio (Cem) e di una
femmina (Yağmur) avuti dal precedente matrimonio: questi quattro adolescenti molto diversi
culturalmente, dopo un inizio di diffidenza reciproca cercano di andare d’accordo e di costruirsi
un futuro in questa società, ormai sempre più “mista”. Il confronto più difficile sarà quello tra
Yağmur, fin troppo ligia alle usanze della sua terra e religione, e chiusa nel suo mondo di
paure, e Lena, troppo esuberante e abituata a una vita di libertà: due estremi opposti, come al
solito. I genitori, un po’ spaesati e in difficoltà, sono più o meno una via di mezzo. Nella serie
ci sono le differenze culturali, i piccoli problemi quotidiani di una famiglia, le crisi religiose, e i
primi amori adolescenziali, anche tra componenti della famiglia stessa, e anche il problema del
raggiungimento del matrimonio tra i due protagonisti adulti. Un contributo ironico alla
convivenza dei popoli: situazioni molto ironiche e stupidotte, certo, a volte viste con
leggerezza, magari più adatte ad adolescenti e famiglie, ma utili per capire i problemi di
convivenza con gli stranieri.Dopo due serie, è in produzione la terza.
http://www.daserste.de/tuerkischfueranfaenger/
FIUMI DI VITA : IL MEKONG
Il Mekong (Mê Kông) è il più importante fiume indocinese e uno dei principali dell’Asia, il dodicesimo al
mondo per lunghezza. Passa in numerosi paesi: è chiamato dai Vietnamiti Cửu Long, dai Tibetani Dzachu, dai Cinesi Lan-ts'ang Chiang (湄公河), e dai Tailandesi Mae Nam Khong (
). È navigabile dal
Laos al Vietnam, per il resto è poco navigabile se non da chiatte o barche di piccole dimensioni. Nasce nel
Tibet orientale (altopiano Qinghai) per sfociare, dopo circa 4500 Km, nel Mar Cinese Meridionale
(provincia Yuannan) dove è conosciuto come Lancangjiang o “Fiume Turbolento”.
Il grandioso delta del fiume Mekong è qualcosa di spettacolare e dà vita a magnifici scenari, con dolci
panorami in cui l’acqua e la terra si confondono.E’ assolutamente consigliabile percorrere almeno un suo
tratto con la barca, proprio come usano fare da secoli i vietnamiti e fermarsi ad osservare il lento scorrere
dei paesaggi sulle sue rive, i contadini nelle risaie intenti a guidare gli aratri trainati dai bufali, e i piccoli
villaggi che si affacciano sulle sue acque circondate da una ricchissima vegetazione tropicale.
Gli argomenti dei numeri scorsi
Etnomondi 22:
L'Arte peruviana, la lingua cinese, la Sicilia araba, la storia dell'Arabia Saudita, la Bolivia,
la Lingua coreana, l'inizio del Ramadan, Kimba il leone bianco....
Etnomondi 21:
Il significato dei colori, il galateo arabo a tavola, la storia del Bangladesh, del Fiume Nilo,
le bacchette cinesi...
Etnomondi 20:
Il romanzo di Hiroshi Kumar e il suo viaggio in Asia, la storia del Senegal, della Somalia,
l'esercito di terra cotta, il lottatore Sumo, Kyashan e Polimar...
Etnomondi 19:
I Tuareg, la storia della Palestina e Israele, del Venezuela, del fiume Rio delle Amazzoni,
Capitan Harlock...
Etnomondi 18:
La storia del Marocco, dello Yemen, di Brasilia, del velo islamico, dell'elefante africano e
asiatico, i Maori, Lady Oscar...
Etnomondi 17:
Le isole Cayman, il popolo del ghiaccio, le monete etniche, la storia della Turchia e del
caffè turco...
Etnomondi 16:
I Samurai, il panda, La storia dell'Iraq, il Chupacabra...
Etnomondi (Mondi lontani) dal 12 al 15:
L'Arte giapponese, cinese, islamica, Il Pellegrinaggio alla Mecca, i canguri australiani, i
canali televisivi etnici, la cucina araba e indiana, i cammelli, la Grande Muraglia cinese, i
cavalli arabi, il football egiziano, Pelè, La Saga di Mazinga, la dolce Candy Candy, la storia
dell'Egitto, della Siria, della Tunisia...
Etnomondi (Mondi lontani) dall'1 all'11:
Le Arti marziali, Bruce Lee, l'Arredamento giapponese, L'Isola di Pasqua, L'Eldorado, le
linee di Nazca, lo Sri Lanka, le spezie...
Tutte le rubriche di Etnomondi:
1. News from...Al Alam (le notizie)
2. Etnositi (i siti)
3. Tracce sulla sabbia (i film)
4. Ristoranti etnici
5. Anime giapponesi (i cartoni animati giapponesi)
6. Intervistando... (le interviste agli stranieri e non solo)
7. Dal Sol Levante (curiosità sul Giappone)
8. Voci dal Nilo (i libri)
9. Bab Zuweila (le storie dei paesi arabi, africani ed asiatici)
10. Le porte dell'Oriente (storie dei paesi orientali)
11. Mostre e Rassegne
12. Metropoli multietnica (locali...)
13. Il Fascino del mistero (misteri irrisolti)
14. Radio Khan el Khalili (i cd)
15. Lo schermo etnico (dvd, programmi...)
16. Fiumi di vita (storie dei fiumi)
‫اتنوـموندى‬
‫اردو‬
अमिताभ बच्चन
鋼鉄ジーグ
ราชอาณาจักรไทย
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