LA PAROLA AI GRUPPI 31 La lava, risorsa nobile per l’edilizia rima della comparsa del cemento, il materiale costruttivo degli edifici catanesi, di Catania e della provincia etnea, era fornito dal vulcano, dalla sua lava. Zoccolatura o paraste o stipiti o gradini o elementi portanti murari o intonaci per le facciate o lo stesso impasto delle malte: tutto era lava. Una miniera di ingegnosa abilità per gli scalpellini che trasformavano la lava della distruzione in pietra da costruzione: lastroni squadrati o blocchi irregolari o polvere di sabbia (l’azolo grigio o rosa, lava cioè di superficie o sotterranea), sculture o argini, chiese e case, volte o selciato, statue o basamenti, mascheroni o archi di volta d’ingresso, pozzi sull’aia, macine, canalette e vasche di palmenti, forni e terrazzamenti di vigne, giare e muretti poderali divisori, basolate di cortili, di strade, abbeveratoi e cisterne d’acqua, le gebbie,ruote da macinatoio e “pagghiari”. Abbinata alla pietra calcarea bianca, la lava imponeva il suo colore, inconfondibile, alla città, ai comuni, alle campagne etnee. Di lava è il simbolo per eccellenza della P città: l’elefante del Duomo. Ha rappresentato una voce ricca tra i beni d’esportazione a Malta, in Germania, in Francia e, ora, in Giappone. Imprenditori di Belpasso, Piano Tavola, Biancavilla, Nicolosi, Bronte, Adrano Giarre, Paternò tengono in vita “’a pirrera”. Cinquanta aziende disseminate nel territorio etneo lavorano la lava che sembra in ripresa, nonostante il ricorso al cemento e ai marmi che provengono da altri luoghi. Qualche pittore, come Francesco Toraldo, ne fa uso per la mescola dei colori a cui dare l’asprezza del carattere del paesaggio, degli umori e dei colori della nostra terra. Scultori, come Nino Valenziano Santangelo, ricavano con sapienti e lievi interventi sui massi lavici forme e figure straordinarie della letteratura siciliana e della mitologia greca e latina che pare vogliano ricordarci come le nostre fantasie e il nostro passato siano incorporati e custoditi dalla lava. Alle “Ciminiere” il restauro delle antiche fabbriche di zolfo ruota attorno ad un enorme ciottolo di lava, levigato dal mare, che racchiude, come un uovo, un complesso di luoghi d’incontro e di scambio culturali, di teatri, di gallerie, di sale espositive, di laboratori sperimentali disposti attorno ad un’area di sale sovrapposte destinate ad ospitare concerti e convegni. La lava, fredda, dopo avere capricciosamente distrutto tutto quello che le si para davanti risarcisce artigiani, cavatori, scalpellini, industriali e trasportatori. E’ una risorsa. Si potrebbe fare una legge che fiscalmente invogli i costruttori ad un uso più diffuso nelle loro attività. Daremo più occasioni di lavoro e restaureremo i colori perduti del paesaggio edificato etneo. Mimmo Galvagno Partito popolare italiano 32 LA PAROLA AI GRUPPI Il cittadino e la gestione dei rifiuti rmai da anni sentiamo parlare di “sviluppo compatibile” e politiche per la salvaguardia ambientale, non solo del nostro territorio, ma dell’intero pianeta. Oggi una politica dello sviluppo che non ponga fra i costi dei beni e dei servizi una quota di ammortamento degli oneri collegati alla gestione ed allo smaltimento dei rifiuti ad essi conseguenti, sembra improponibile: salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini dai danni che spesso gli derivano dalla produzione e dalla fruizione di prodotti che contribuiscono al nostro benessere non è un optional, ma una necessità. Il recupero o l’abbandono dei materiali di scarto dei nostri consumi è uno dei problemi economicamente più onerosi e complessi per la nostra società. L’Unione Europea ha emanato delle direttive, a cui tutti i paesi membri debbono attenersi per una razionale gestione dei rifiuti e che lo Stato italiano ha recepito nel Decreto Legislativo 22 del 5 febbraio 1997, comunemente conosciuto come “Decreto Ronchi”. In questa legge quadro che disciplina tutte le normative nazionali in materia, non casualmente si parla di “gestione dei rifiuti” e non semplicemente di “smaltimento”, poiché lo smaltimento è da considerarsi come una fase residuale di un processo più generale, all’interno del quale si deve accordare assoluta priorità alla “prevenzione e riduzione della produzione di rifiuti”, mediante lo sviluppo di tecnologie pulite, la sensibilizzazione dei consumatori, l’adozione di marchi ecologici per le valutazioni dell’impatto di specifici prodotti sull’ambiente ed altri strumenti similari. In secondo luogo la legge impone la riduzione dello smaltimento finale dei rifiuti in discarica, attraverso il reimpiego, il riciclaggio ed altre forme di recupero per ottenere materie prime dai rifiuti stessi. Le problematiche che attengono alla concreta realizzazione delle disposizioni previste dalle normative nazionali e regionali sono rilevanti, anche se si possono riassumere nel duplice obbiettivo di ottenere una politica di contenimento dei rifiuti e di separazione dei flussi. Mentre si sta avviando lentamente la raccolta differenziata nel nostro territorio, non mi risulta un adeguato sviluppo di impianti per il recupero energetico sulla frazione residuale indifferenziata, tramite la produzione di combustibile derivato dai rifiuti, che oltretutto trasformerebbe O in un’operazione produttiva, quello che fino ad oggi è stato un onere passivo per le nostre amministrazioni, e potrebbe dar luogo alla creazione di energia pulita, in un ambito di piena garanzia per l’ambiente. Io però reputo che per quanto Comuni e Province si adoperino per il raggiungimento degli scopi fissati dalla legge, difficilmente si potranno centrare gli obiettivi, se non si procederà, in forma propedeutica, ad una massiccia opera di educazione del cittadino alla collaborazione attiva nella gestione dei rifiuti. Oggi la gente quando sente parlare di inquinamento e di insostenibilità dello sviluppo, pensa solamente alle discariche industriali, alle automobili o alla deforestazione: nessuno gli ha inculcato l’idea che ciascuno di noi, nel momento in cui consuma produce uno scarto, un materiale di rifiuto della cui gestione è esso stesso il primo responsabile, in una catena che si fa via via sempre più grande, fino alla fase finale che è di pubblica pertinenza. Con indifferenza i nostri concittadini guardano ai cassonetti per la raccolta differenziata, che si accumulano l’uno accanto all’altro per le vie della città, e solo in pochissimi si sentono coinvolti nell’operazione di separazione dei rifiuti già nella loro casa. C’è una pigrizia mentale e una forma di incredulità che impedisce a tante persone di impiegare un po’ del proprio tempo in un’operazione semplicissima com’è quella di mettere una bottiglia di plastica in un contenitore diverso da quello in cui ne depone una di vetro od in cui mette i resti del proprio pasto. Per questa ragione sostengo che una istituzione come la Provincia Regionale dovrebbe farsi carico di un piano di sensibilizzazione dei cittadini alle problematiche connesse alla gestione dei rifiuti, sia tramite la pubblicazione e distribuzione di opuscoli informativi per tutti, che tramite le scuole, con una vera e propria azione pedagogica sulle nuove generazioni, affinché abbiano ben chiaro che per dirsi ambientalisti, non basta solo andare a piantare alberelli nei parchi pubblici, ma anche curarsi di dove si lascia la lattina della bibita appena bevuta o il contenitore di plastica delle patatine. Investire in forme di pubblicità su queste tematiche per una corretta educazione civica di grandi e piccoli, è gia un buon punto di partenza per una sana politica di gestione dei rifiuti. Agata Consoli Consigliere di Alleanza Nazionale 33 Anno europeo del disabile: diritti delle persone in situazione di handicap l convegno sull’handicap, organizzato dal gruppo dei Democratici di Sinistra, svoltosi recentemente a Gravina, con la partecipazione di un numeroso e qualificato pubblico, ha posto una serie di interrogativi in merito alle norme vigenti sulla materia. Le più importanti norme che riguardano i servizi, gli interventi ed ogni altra attività a favore delle persone portatrici di handicap sono: la L.r. n. 68/81, la L.r. n. 16/86 (piano triennale per l’handicap) la L.r. n. 22/86 (riordino dei servizi socio assistenziali) la L. n. 104/92 (legge quadro sull’assistenza, integrazione sociale e diritti delle persone handicappate), la L. n. 328/00 (norme per l’integrazione dei servizi socio sanitari), direttive applicative della Regione Sicilia pubblicate nel novembre del 2002. L’articolo 1 della legge n. 328/00 codifica chiaramente gli obbiettivi che lo Stato si pone per assicurare alle persone ed alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi sociali, onde garantire una dignitosa qualità della vita e pari opportunità. Le novità riguardano: la prevenzione, quindi la ricerca, la partecipazione attiva dei cittadini, l’apporto delle associazioni, il metodo della programmazione per la realizzazione degli interventi in forma integrata. La riduzione dell’autonomia personale del disabile richiede infatti interventi globali, con prestazioni anche personalizzate, e con una programmazione che eviti gli sprechi e renda oltremodo produttivi ed efficienti gli interventi; interventi che non si limitino all’assistenza ma anzi tendano al recupero delle persone con handicap mediante l’inserimento o il reinserimento nella vita e nel tessuto sociale. Le funzioni della Provincia sono quelle codificate nell’articolo 7 e cioè: un ruolo centrale, di coordinamento, di monitoraggio e di promozione nel territorio di appartenenza. Fra le iniziative che la Provincia potrebbe promuovere, riteniamo proporre un Ufficio informativo che metta gli interessati nelle migliori condizioni di accedere ai servizi. Una vera e propria task –force, composta da personale dell’amministrazione provinciale, I delle ASL, da esperti, da esponenti del volontariato, che avvalendosi di apposite postazioni operative (numero verde, fax, linee telefoniche, indirizzo di posta elettronica, collegamento a banche dati) abbia come principale obiettivo quello di fornire risposte tempestive sui problemi che le persone disabili incontrano nella vita di ogni giorno (conoscenza delle norme, riabilitazioni, cure sanitarie, accertamenti diagnostici, inserimento lavorativo, barriere architettoniche, opportunità per lo sport ed il tempo libero). Un servizio nella sostanza che faciliti un po’ la vita alle persone già abbondantemente colpite dal disagio fisico ed alle loro famiglie. Un’altra ipotesi di intervento potrebbe intravedersi nel cofinanziamento di case famiglia, con il coinvolgimento dei Comuni anche mediante l’affidamento alla Provincia di strutture abitative sequestrate alla malavita organizzata, per essere ristrutturate e messe a disposizioni dei disabili. E’ auspicabile che il 2003, anno per le persone con disabilità, sia l’occasione per sensibilizzare i cittadini europei al problema. Noi italiani abbiamo una legislazione avanzata sulla materia, ma purtroppo una lentezza burocratica, una carenza di fonti di finanziamento e una coscienza sociale ancora non vastamente diffusa che rendono comunque problematica la soluzione dei problemi dell’handicap. Il 2003 sia quindi l’occasione che faccia cambiare rotta; vengano coinvolte le associazioni; i portatori di handicap – cittadini con pari diritti degli altri – non vengano discriminati, usufruiscano delle pari opportunità, non siano destinatari di carità, vengano integrati in ambienti sociali senza le barriere fisiche e sociali, con il pieno controllo della loro vita e con una consapevolezza sempre più grande. La disabilità possa essere un fenomeno “naturale” che consenta ai soggetti interessati una vita per quanto possibile normale, tra persone normali e nella piena parità di diritti ed opportunità. Giuseppe Bellomo consigliere dei Democratici di sinistra