LA PAROLA AI GRUPPI
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La lava, risorsa nobile
per l’edilizia
rima della comparsa
del cemento, il materiale costruttivo degli
edifici catanesi, di
Catania e della provincia etnea, era fornito dal vulcano, dalla
sua lava.
Zoccolatura o paraste o stipiti o
gradini o elementi portanti murari o
intonaci per le facciate o lo stesso
impasto delle malte: tutto era lava.
Una miniera di ingegnosa abilità
per gli scalpellini che trasformavano la
lava della distruzione in pietra da
costruzione: lastroni squadrati o blocchi irregolari o polvere di sabbia (l’azolo grigio o rosa, lava cioè di superficie o
sotterranea), sculture o argini, chiese e case,
volte o selciato, statue o basamenti, mascheroni o archi di volta d’ingresso, pozzi sull’aia,
macine, canalette e vasche di palmenti, forni e
terrazzamenti di vigne, giare e muretti poderali divisori, basolate di cortili, di strade, abbeveratoi e cisterne d’acqua, le gebbie,ruote da
macinatoio e “pagghiari”.
Abbinata alla pietra calcarea bianca, la
lava imponeva il suo colore, inconfondibile,
alla città, ai comuni, alle campagne etnee.
Di lava è il simbolo per eccellenza della
P
città: l’elefante del Duomo.
Ha rappresentato una voce ricca tra
i beni d’esportazione a Malta, in
Germania, in Francia e, ora, in Giappone.
Imprenditori di Belpasso, Piano
Tavola, Biancavilla, Nicolosi, Bronte,
Adrano Giarre, Paternò tengono in vita
“’a pirrera”.
Cinquanta aziende disseminate
nel territorio etneo lavorano la lava che
sembra in ripresa, nonostante il ricorso
al cemento e ai marmi che provengono
da altri luoghi.
Qualche pittore, come Francesco
Toraldo, ne fa uso per la mescola dei
colori a cui dare l’asprezza del carattere
del paesaggio, degli umori e dei colori
della nostra terra.
Scultori, come Nino Valenziano Santangelo, ricavano con sapienti e lievi interventi sui
massi lavici forme e figure straordinarie della
letteratura siciliana e della mitologia greca e
latina che pare vogliano ricordarci come le
nostre fantasie e il nostro passato siano incorporati e custoditi dalla lava.
Alle “Ciminiere” il restauro delle antiche
fabbriche di zolfo ruota attorno ad un enorme
ciottolo di lava, levigato dal mare, che racchiude, come un uovo, un complesso di luoghi
d’incontro e di scambio culturali, di teatri, di
gallerie, di sale espositive, di laboratori sperimentali disposti attorno ad un’area di sale
sovrapposte destinate ad ospitare concerti e
convegni.
La lava, fredda, dopo avere capricciosamente distrutto tutto quello che le si para
davanti risarcisce artigiani, cavatori, scalpellini,
industriali e trasportatori. E’ una risorsa. Si
potrebbe fare una legge che fiscalmente invogli
i costruttori ad un uso più diffuso nelle loro
attività. Daremo più occasioni di lavoro e
restaureremo i colori perduti del paesaggio edificato etneo.
Mimmo Galvagno
Partito popolare italiano
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LA PAROLA AI GRUPPI
Il cittadino e la gestione dei rifiuti
rmai da anni sentiamo parlare di “sviluppo compatibile”
e politiche per la salvaguardia
ambientale, non solo del
nostro territorio, ma dell’intero pianeta. Oggi una politica dello sviluppo che
non ponga fra i costi dei beni e dei servizi una
quota di ammortamento degli oneri collegati alla
gestione ed allo smaltimento dei rifiuti ad essi
conseguenti, sembra improponibile: salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini dai danni che
spesso gli derivano dalla produzione e dalla fruizione di prodotti che contribuiscono al nostro
benessere non è un optional, ma una necessità.
Il recupero o l’abbandono dei materiali di
scarto dei nostri consumi è uno dei problemi
economicamente più onerosi e complessi per la
nostra società. L’Unione Europea ha emanato
delle direttive, a cui tutti i paesi membri debbono
attenersi per una razionale gestione dei rifiuti e
che lo Stato italiano ha recepito nel Decreto
Legislativo 22 del 5 febbraio 1997, comunemente
conosciuto come “Decreto Ronchi”.
In questa legge quadro che disciplina tutte
le normative nazionali in materia, non casualmente si parla di “gestione dei rifiuti” e non semplicemente di “smaltimento”, poiché lo smaltimento è da considerarsi come una fase residuale
di un processo più generale, all’interno del quale
si deve accordare assoluta priorità alla “prevenzione e riduzione della produzione di rifiuti”,
mediante lo sviluppo di tecnologie pulite, la sensibilizzazione dei consumatori, l’adozione di marchi ecologici per le valutazioni dell’impatto di specifici prodotti sull’ambiente ed altri strumenti
similari. In secondo luogo la legge impone la
riduzione dello smaltimento finale dei rifiuti in
discarica, attraverso il reimpiego, il riciclaggio ed
altre forme di recupero per ottenere materie prime
dai rifiuti stessi. Le problematiche che attengono
alla concreta realizzazione delle disposizioni previste dalle normative nazionali e regionali sono
rilevanti, anche se si possono riassumere nel
duplice obbiettivo di ottenere una politica di contenimento dei rifiuti e di separazione dei flussi.
Mentre si sta avviando lentamente la raccolta differenziata nel nostro territorio, non mi
risulta un adeguato sviluppo di impianti per il
recupero energetico sulla frazione residuale indifferenziata, tramite la produzione di combustibile
derivato dai rifiuti, che oltretutto trasformerebbe
O
in un’operazione produttiva, quello che fino ad
oggi è stato un onere passivo per le nostre amministrazioni, e potrebbe dar luogo alla creazione di
energia pulita, in un ambito di piena garanzia per
l’ambiente. Io però reputo che per quanto
Comuni e Province si adoperino per il raggiungimento degli scopi fissati dalla legge, difficilmente
si potranno centrare gli obiettivi, se non si procederà, in forma propedeutica, ad una massiccia
opera di educazione del cittadino alla collaborazione attiva nella gestione dei rifiuti.
Oggi la gente quando sente parlare di inquinamento e di insostenibilità dello sviluppo, pensa
solamente alle discariche industriali, alle automobili o alla deforestazione: nessuno gli ha inculcato l’idea che ciascuno di noi, nel momento in cui
consuma produce uno scarto, un materiale di
rifiuto della cui gestione è esso stesso il primo
responsabile, in una catena che si fa via via sempre più grande, fino alla fase finale che è di pubblica pertinenza. Con indifferenza i nostri concittadini guardano ai cassonetti per la raccolta differenziata, che si accumulano l’uno accanto all’altro
per le vie della città, e solo in pochissimi si sentono coinvolti nell’operazione di separazione dei
rifiuti già nella loro casa. C’è una pigrizia mentale
e una forma di incredulità che impedisce a tante
persone di impiegare un po’ del proprio tempo in
un’operazione semplicissima com’è quella di mettere una bottiglia di plastica in un contenitore
diverso da quello in cui ne depone una di vetro od
in cui mette i resti del proprio pasto.
Per questa ragione sostengo che una istituzione come la Provincia Regionale dovrebbe farsi
carico di un piano di sensibilizzazione dei cittadini alle problematiche connesse alla gestione dei
rifiuti, sia tramite la pubblicazione e distribuzione
di opuscoli informativi per tutti, che tramite le
scuole, con una vera e propria azione pedagogica
sulle nuove generazioni, affinché abbiano ben
chiaro che per dirsi ambientalisti, non basta solo
andare a piantare alberelli nei parchi pubblici, ma
anche curarsi di dove si lascia la lattina della bibita appena bevuta o il contenitore di plastica delle
patatine. Investire in forme di pubblicità su queste tematiche per una corretta educazione civica
di grandi e piccoli, è gia un buon punto di partenza per una sana politica di gestione dei rifiuti.
Agata Consoli
Consigliere di Alleanza Nazionale
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Anno europeo del disabile: diritti delle
persone in situazione di handicap
l convegno sull’handicap, organizzato dal gruppo dei Democratici di
Sinistra, svoltosi recentemente a
Gravina, con la partecipazione di
un numeroso e qualificato pubblico, ha posto una serie di interrogativi in merito alle norme vigenti sulla materia.
Le più importanti norme che riguardano i
servizi, gli interventi ed ogni altra attività a
favore delle persone portatrici di handicap
sono: la L.r. n. 68/81, la L.r. n. 16/86 (piano
triennale per l’handicap) la L.r. n. 22/86 (riordino dei servizi socio assistenziali) la L. n.
104/92 (legge quadro sull’assistenza, integrazione sociale e diritti delle persone handicappate), la L. n. 328/00 (norme per l’integrazione dei servizi socio sanitari), direttive applicative della Regione Sicilia pubblicate nel
novembre del 2002.
L’articolo 1 della legge n. 328/00 codifica
chiaramente gli obbiettivi che lo Stato si pone
per assicurare alle persone ed alle famiglie un
sistema integrato di interventi e servizi sociali,
onde garantire una dignitosa qualità della vita
e pari opportunità. Le novità riguardano: la
prevenzione, quindi la ricerca, la partecipazione attiva dei cittadini, l’apporto delle associazioni, il metodo della programmazione per la
realizzazione degli interventi in forma integrata. La riduzione dell’autonomia personale del
disabile richiede infatti interventi globali, con
prestazioni anche personalizzate, e con una
programmazione che eviti gli sprechi e renda
oltremodo produttivi ed efficienti gli interventi; interventi che non si limitino all’assistenza
ma anzi tendano al recupero delle persone con
handicap mediante l’inserimento o il reinserimento nella vita e nel tessuto sociale.
Le funzioni della Provincia sono quelle
codificate nell’articolo 7 e cioè: un ruolo centrale, di coordinamento, di monitoraggio e di
promozione nel territorio di appartenenza.
Fra le iniziative che la Provincia potrebbe
promuovere, riteniamo proporre un Ufficio
informativo che metta gli interessati nelle
migliori condizioni di accedere ai servizi.
Una vera e propria task –force, composta
da personale dell’amministrazione provinciale,
I
delle ASL, da esperti, da esponenti del volontariato, che avvalendosi di apposite postazioni
operative (numero verde, fax, linee telefoniche, indirizzo di posta elettronica, collegamento a banche dati) abbia come principale
obiettivo quello di fornire risposte tempestive
sui problemi che le persone disabili incontrano
nella vita di ogni giorno (conoscenza delle
norme, riabilitazioni, cure sanitarie, accertamenti diagnostici, inserimento lavorativo, barriere architettoniche, opportunità per lo sport
ed il tempo libero).
Un servizio nella sostanza che faciliti un
po’ la vita alle persone già abbondantemente
colpite dal disagio fisico ed alle loro famiglie.
Un’altra ipotesi di intervento potrebbe
intravedersi nel cofinanziamento di case famiglia, con il coinvolgimento dei Comuni anche
mediante l’affidamento alla Provincia di strutture abitative sequestrate alla malavita organizzata, per essere ristrutturate e messe a disposizioni dei disabili.
E’ auspicabile che il 2003, anno per le
persone con disabilità, sia l’occasione per sensibilizzare i cittadini europei al problema.
Noi italiani abbiamo una legislazione
avanzata sulla materia, ma purtroppo una lentezza burocratica, una carenza di fonti di
finanziamento e una coscienza sociale ancora
non vastamente diffusa che rendono comunque problematica la soluzione dei problemi
dell’handicap. Il 2003 sia quindi l’occasione
che faccia cambiare rotta; vengano coinvolte le
associazioni; i portatori di handicap – cittadini con pari diritti degli altri – non vengano discriminati, usufruiscano delle pari opportunità,
non siano destinatari di carità, vengano integrati in ambienti sociali senza le barriere fisiche e sociali, con il pieno controllo della loro
vita e con una consapevolezza sempre più
grande. La disabilità possa essere un fenomeno “naturale” che consenta ai soggetti interessati una vita per quanto possibile normale, tra
persone normali e nella piena parità di diritti
ed opportunità.
Giuseppe Bellomo
consigliere dei Democratici di sinistra
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