Oasi “Montagna di Sopra”
Comune di Pannarano (BN)
Provincia di Benevento
PIANO DI GESTIONE
GENERALE
NAPOLI
Marzo 2004
INDICE
PREMESSA
IL WWF
A COSA SERVONO I PARCHI?
LA FUNZIONE DELLE OASI DEL WWF
NELLA PROTEZIONE DELLA NATURA
PIANO DI GESTIONE
CARATTERISTICHE DELL’HABITAT
ASPETTI AMBIENTALI
OBIETTIVI IDEALI DI GESTIONE
PRIMI INTERVENTI URGENTI
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA
Realizzazione a cura di Costantino Tedeschi, Fabrizio Canonico.
Si ringrazia Maurizio Balletta per la collaborazione prestata.
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PREMESSA
L’Oasi della “Montagna di Sopra”, sulla base di uno studio di fattibilità donato dal
WWF al Comune di Pannarano, fu istituita con deliberazione del Consiglio
Comunale di Pannarano n° 14 del 20/03/1992. Successivamente su proposta del
WWF il demanio montano comunale fu dichiarato, ai sensi della legislazione in
materia di protezione della fauna selvatica, “Oasi di protezione della fauna” con
deliberazione della Giunta Regionale della Campania n° 2844 del 02/06/1992, con
conseguente imposizione del divieto assoluto di esercitarvi l’attività venatoria.
Quando ormai sembrava del tutto compromessa la possibilità di rendere l’Oasi una
realtà tangibile, con deliberazione del Consiglio comunale n. 21 del 19/06/1998,
venne approvato uno schema di convenzione tra il Comune di Pannarano, la
Celidonia S.c.r.l. e il WWF Italia per l’attivazione concreta e la gestione triennale. La
suddetta convenzione venne stipulata in data 25/01/2000 con scadenza 25/01/2003.
Nel 2003, scaduta la convenzione triennale tra Comune di Pannarano, Celidonia
S.c.r.l. e WWF Italia, è stata riscritta e firmata, in data 20 maggio 2003, una nuova
convenzione triennale tra il Comune di Pannarano e il WWF Italia che si occuperà
della gestione dell’area.
L’area rientra integralmente nel perimetro del Parco Naturale Regionale del Partenio
(zona A e B), ed include buona parte del Sito di Importanza Comunitaria (SIC)
denominato “Dorsale dei Monti del Partenio” cod. IT 8040006.
L’Oasi WWF “Montagna di Sopra” di Pannarano ha lo scopo di tutelare una porzione
del territorio, che offre caratteristiche di particolare pregio ambientale; di promuovere
e diffondere, presso la popolazione, una più consapevole sensibilità verso i problemi
ambientali; di ricreare e mantenere le condizioni ottimali per la tutela e l'incremento
di specie animali e vegetali.
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La gestione dell’area sarà attuata mediante l’applicazione di un Piano di Gestione
Generale. Di seguito segue la Prima Bozza di tale piano, che redatto dal WWF, viene
inviato per le osservazioni all’Amministrazione Comunale di Pannarano, nel cui
territorio insiste l’Oasi.
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IL WWF
Il World Wildlife Fund WWF - Fondo Mondiale per la Natura - è una Associazione
internazionale nata nel 1961, senza scopo di lucro, aconfessionale e apolitica e svolge
la sua attività nel campo della protezione dell’ambiente, dell’educazione, istruzione e
ricerca scientifica.
Nel 1966 a conclusione di sondaggi ed incontri preliminari condotti dall’allora
direttore generale del WWF Internazionale, Fritz Vollmar, si costituì in Italia un
piccolo gruppo di persone, il cui compito fu quello di organizzare il WWF Italia, che
nacque ufficialmente nella seconda metà del 1966. Si decise di organizzare il WWF
Italia
come
Associazione
in
piena
autonomia
rispetto
all’organizzazione
internazionale, ma strettamente collegata ad essa dall’idealità degli scopi e da un
preciso accordo di collaborazione.
In quanto Associazione il WWF Italia fu subito caratterizzato dal particolare rilievo
che in esso venivano ad avere i soci, e lo statuto, tuttora in vigore, ha
istituzionalizzato in un modo inequivocabile la fondamentale partecipazione del socio
ad ogni momento decisivo della vita dell’Associazione. Si può anzi dire che di tutte le
organizzazioni nazionali del WWF la nostra sia, fuor di dubbio, la più aperta
all’apporto ed al controllo dei propri membri.
Riconosciuto Ente Morale con D.P.R. del 4/4/1974 n° 493 il WWF si propone
all’Art. 3 del suo statuto di “assistere nel progettare, produrre e rendere accessibile
materiale per mostre, corsi di insegnamento e campagne appositamente organizzate
per aiutare la crescita e lo sviluppo del movimento di conservazione su scala
nazionale e mondiale.....”.
La scelta vincente del WWF è stata quella di acquisire e proteggere delle aree naturali
minacciate. Sono così nate le Oasi del WWF, che sono state e sono la risposta
concreta alle aspettative dei soci. Attualmente l’Associazione gestisce, in tutta Italia,
134 Oasi nelle quali si svolgono attività educative, di ricerca e di conservazione. La
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gestione di questi ambienti naturali ha fatto del WWF l’Associazione con più
esperienza in questo campo.
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A COSA SERVONO I PARCHI?
Molti potrebbero chiedersi se mettere da parte risorse ambientali e naturali così vaste
ed importanti come quelle dei Parchi Nazionali abbia un senso, in un mondo sempre
più afflitto da tensioni, bisogni e sperequazioni d’ogni genere. Vi sono all’interno
delle Aree protette diverse ricchezze: minerali, acque, foreste, animali pregiati.
Perché non sfruttarle? E’ giusto lasciar scorrere i torrenti senza imbrigliarli e
raccoglierli? E non è uno spreco veder alberi plurisecolari marcire al suolo,
disfacendosi per cause naturali, senza che nessuno ne raccolga il legname?
L’eterno conflitto tra il bisogno immediato e la conservazione lungimirante, tra le
esigenze produttive e le più ampie ed elevate finalità di tutela si ripropone qui,
effettivamente, in tutta la sua drammaticità ed attualità. E benché in teoria molti
riconoscono che consumando indiscriminatamente ogni propria risorsa la società
contemporanea va sempre più verso un destino di povertà e squallore privo di
“qualità” ambientale, è molto difficile nella pratica affermare le priorità della
conservazione dell’ambiente naturale persino in quelle zone particolari e circoscritte
dove, nell’interesse dell’intera umanità, sono stati istituiti dei parchi Nazionali.
Eppure l’importanza e l’utilità dei Parchi costituisce ormai un fatto così evidente e
dimostrato, che non dovrebbe neppure più essere discusso.
A parte i molti, validissimi argomenti positivi di carattere pratico, specialmente sul
piano economico, di cui si dirà oltre, i benefici più importanti e diffusi che un Parco
può offrire sono proprio quelli difficilmente quantificabili. Tra questi benefici si
debbono considerare anzitutto quelli di ordine culturale, per il significato di
evoluzione ed elevazione che la stessa presenza della natura protetta irradia
sull’uomo che ne gode; di ordine sociale, per la possibilità di sano impiego del tempo
libero, con effetto ineguagliabile di distensione psicofisica; di ordine igienicosanitario, per la salute derivante dalle attività ricreative; di ordine urbanistico, per il
valore di esempio, modello e fattore di riequilibrio sull’assetto territoriale di un Paese
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civile; di ordine scientifico, per il campo illimitato aperto alla indagine,
sperimentazione ed osservazione della ricerca pura o applicata; di ordine educativo,
per l’enorme riflesso formativo ed informativo, a favore soprattutto delle giovani
generazioni.
Di conseguenza, si possono sintetizzare chiaramente le finalità dei Parchi Nazionali
in questi tre semplici scopi, tutti di enorme importanza per la società umana.
Il primo è quello della conservazione in se stessa, che rispondendo ad una necessità
obiettiva dell’ambiente naturale e ad un bisogno soggettivo dell’uomo, costituisce
dunque un fondamentale traguardo da raggiungere.
Il secondo è quello dell’educazione del pubblico al valore e significato della natura,
al quale vanno indirizzate anche tutte le attività cosiddette ricreative e turistiche, da
consentire e svolgere nei Parchi soprattutto con finalità educative.
Il terzo è quello della ricerca scientifica, per la quale i Parchi costituiscono un
avamposto di indagine e sperimentazione a tutti i livelli ed un vero e proprio
laboratorio scientifico universale all’aria aperta.
L’ordine logico in cui queste finalità sono state elencate stabilisce, evidentemente,
anche un certo grado di priorità. Ma è pur vero che, accanto ai Parchi Nazionali, sorti
essenzialmente in funzione della conservazione dei più importanti ambienti naturali,
vi sono altre categorie di Aree protette con diversa intonazione: come i Parchi
Naturali Regionali, dove è esaltato piuttosto l’aspetto educativo, ricreativo e turistico,
oppure le Riserve Naturali, in cui appare senz’altro dominante l’aspetto scientifico.
Né si può negare che vi siano strette e profonde interconnessioni tra le varie finalità.
La conservazione non avrebbe grande significato, né garanzia di stabilità, se non
fosse utilizzata anche allo scopo di trasmettere un fondamentale “messaggio”
educativo: né potrebbe svolgersi correttamente senza una ricerca scientifica
sostanziale, che ne indirizzasse in modo appropriato le scelte. Ma l’educazione, che
pure si deve fondare sui dati dell’indagine scientifica, non risulterebbe convincente
senza l’esempio della conservazione in atto, come modello da sviluppare e diffondere
sempre più largamente. E la stessa ricerca scientifica, se non è lecito si spinga oltre i
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limiti in cui scalfirebbe la stessa conservazione, dovrebbe nelle Aree protette
perseguire, oltre all’indagine “pura”, anche quella applicativa alle esigenze concrete
ivi presenti, nell’ottica di una “scienza della conservazione” che è ancora ai primi
passi nel nostro Paese.
La risposta più profonda e completa al quesito sull’utilità dei Parchi è dunque anche
la più semplice, e riguarda la stessa visione morale del mondo e dell’uomo. La terra
deve essere conservata, almeno nelle sue espressioni più importanti e tipiche, a
beneficio dell’intera umanità e delle future generazioni. Si tratta d’un patrimonio
ambientale prezioso ed insostituibile, che non abbiamo alcun diritto di sacrificare al
nostro egoismo, ma dobbiamo tramandare ai posteri intatto, come ci è stato lasciato
dai nostri predecessori.
E i Parchi appunto sono un validissimo mezzo - anche se non l’unico - per cercare di
conseguire questa altissima finalità.
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LA FUNZIONE DELLE OASI DEL WWF
NELLA PROTEZIONE DELLA NATURA
La storia delle Oasi coincide sostanzialmente con la storia del WWF Italia per il
quale, fin dalla sua fondazione, queste hanno avuto un peso determinante non solo
per la crescita dell’Associazione ma anche per la sua essenza culturale. In anni in cui
l’ecologia era interesse di pochi e tutta la politica si muoveva su modelli di sviluppo
incentrati sul consumo “senza remore” di risorse e territorio, aver affermato un
concetto di salvaguardia attraverso la tutela diretta (e quindi la gestione) di habitat e
di specie, ha significato esprimere una cultura innovativa ed in contro-tendenza
rispetto alle tendenze degli anni ’60 e ’70. Nel nostro scenario nazionale, ancora
povero ed inadeguato sul tema della salvaguardia e della valorizzazione del
patrimonio naturale, le Oasi del WWF hanno rappresentato, e continuano a
rappresentare, le quasi uniche esperienze di conservazione attiva in Italia soprattutto
per il livello qualitativo della gestione e degli interventi. La tutela della natura svolta
dallo Stato era limitata ai Parchi Nazionali del Gran Paradiso e d’Abruzzo, anche se
già allora molto si discuteva di una legge quadro sulle aree protette oltre che della
necessità di creare tempestivamente i parchi in alcune zone particolarmente rilevanti
quali il Gennargentu o il Delta del Po.
Per la legge quadro dovevano passare oltre venti anni e per questi parchi non è
bastata neppure la legge quadro, ma ciò nonostante il WWF (che ha battagliato per
ottenere la legge e per realizzare i parchi) ha costantemente rappresentato con le sue
Oasi la concretezza del pensiero teorico della conservazione in Italia e, soprattutto, ha
dimostrato la possibilità di un modello di gestione di riserve che non necessariamente
dovevano configurarsi con le dimensioni di un parco.
Come dimostrato da recenti indagini, le Oasi, come pure le attività di educazione
nelle scuole, hanno consentito al WWF di consolidare in Italia una immagine di
associazione di grande concretezza ed efficacia di azione nell’opinione pubblica che
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ha certamente contribuito sensibilmente al successo dell’organizzazione nel nostro
Paese. Quest’esperienza, assolutamente nuova in Italia, ha contribuito ad aprire un
dibattito che aveva due obiettivi: individuare, al di là dei parchi nazionali, le aree di
pregio naturalistico del nostro territorio, realizzare sul piano legislativo un sistema di
tutela che anticipasse la legge quadro. Questo nel concreto ha fatto sì che alcune
regioni, negli anni ’80, deliberassero normative proprie per la tutela delle principali
aree regionali; ha inoltre innescato un processo per il quale lo Stato, più
specificatamente l’Ex Ministero Agricoltura e Foreste e dopo il 1986 il Ministero
dell’Ambiente, con appositi decreti potessero creare riserve, mettere vincoli, ed
affidare a terzi la gestione di questi territori. Essendo allora il WWF l’unico soggetto
ad avere maturato in Italia capacità di gestione di questi territori, le Oasi hanno
dunque rappresentato un modello da imitare, un’esperienza da riprodurre. Il WWF,
d’altro canto, è stato per lungo tempo l’interlocutore unico degli Enti Pubblici per la
gestione delle aree protette sino a diventare in molteplici casi il soggetto privato che
per conto della Pubblica Amministrazione gestiva questi territori.
Oggi circa i quattro quinti dei territori gestiti dal WWF sono di proprietà pubblica
dell’Associazione. Questo conferma il ruolo leader che l’Associazione svolge in
questo campo. Da sottolineare, inoltre, che la gestione delle Oasi non ha
rappresentato solo un esempio di gestione delle riserve naturali, ma anche un nuovo e
moderno modello di gestione dell’educazione ambientale. Le Oasi sono infatti
strutturate in modo da facilitare l’apprendimento dei concetti elementari
dell’ecologia, oltre che della diversità biologica. Un’educazione ed una
sensibilizzazione, fortemente stanziata sotto il profilo scientifico, ma che muove da
dati emozionali quali la bellezza dei luoghi o il fascino delle specie animali. Alla luce
di queste considerazioni, sarebbe comunque un errore considerare le Oasi come una
serie di corpi isolati tra loro; non solo perché tutte le Oasi sono e vanno gestite
sempre più con criteri analoghi, ma anche per la varietà dei siti e la molteplicità delle
specie protette, le Oasi del WWF Italia devono essere considerate a tutti gli effetti
come un sistema omogeneo.
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Un sistema che per quanto detto deve essere considerato una parte integrante e
strutturale della strategia dell’Associazione per il raggiungimento dei fini statutari e
quindi deve essere rafforzato ottimizzando l’attuale gestione e prevedere un aumento
calibrato dei territori gestiti intervenendo soprattutto laddove la Pubblica
Amministrazione ha difficoltà (per inefficienza o inedia) a sviluppare un’efficace rete
di tutela, al fine di far crescere il senso di responsabilità dello Stato, delle
Amministrazioni e della gente nei confronti della natura e dell’ambiente.
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PIANO DI GESTIONE
CARATTERISTICHE DELL’HABITAT
Le principali caratteristiche geografiche dell’Oasi “Montagna di Sopra” sono le
seguenti:
Localizzazione
Località: Comune di Pannarano, Provincia di Benevento.
Descrizione
Altitudine: 800 - 1598 m. s.l.m.
Superficie: 312 Ha.
Tutela dell’habitat
Status: Parco Naturale Regionale del Partenio zona A e B, Sito di Importanza
Comunitaria (SIC) denominato “Dorsale dei Monti del Partenio” cod. IT 8040006,
vincolo idrogeologico.
Istituzione: 2000
Ente gestore: Associazione Italiana per il WWF a seguito di convenzione con
l’Amministrazione Comunale di Pannarano.
Cenni Storici
Si discuteva ormai da più di 15 anni della proposta lanciata dal “Circolo Duns Scoto
di Roccarainola” di istituire un Parco naturale sui monti del Partenio quando,
nell’agosto del 1988, il WWF organizzò un convegno a Pannarano in cui propose di
proteggere il comprensorio montuoso mediante la creazione di una rete di Oasi che di
fatto avrebbero consentito un’efficace tutela del patrimonio ambientale nell’attesa
della auspicata nascita del Parco.
La proposta del WWF fu accolta da tutti i partecipanti al convegno che individuarono
l’area demaniale dei monti di Pannarano per istituirvi la prima area protetta.
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L’Oasi della “Montagna di Sopra”, sulla base di uno studio di fattibilità donato dal
WWF al Comune di Pannarano, fu istituita con deliberazione del Consiglio
Comunale di Pannarano n° 14 del 20/03/1992.
Intanto, mentre lo stato di dissesto economico-finanziario del Comune non consentiva
la concreta attivazione dell’area protetta, su proposta del WWF il demanio montano
comunale fu dichiarato, ai sensi della legislazione in materia di protezione della fauna
selvatica, “Oasi di protezione della fauna” con deliberazione della Giunta Regionale
della Campania n° 2844 del 02/06/1992, con conseguente imposizione del divieto
assoluto di esercitarvi l’attività venatoria.
Il Comune, con deliberazione consiliare n° 35 del 14/09/1992, approvò uno schema
di convenzione con il WWF che non portò all’attivazione concreta dell’area a causa
della carenza di fondi.
La necessità di reperire idonei finanziamenti portò, nel 1993, i parlamentari
Annamaria Procacci, Luongo e Parisi Vittorio a presentare, in sede di discussione del
Bilancio pluriennale dello Stato 1994-1996, una apposita mozione alla 13°
Commissione del Senato della Repubblica con la quale si impegnava il Governo a
stornare una quota di stanziamento del Ministro dell’Ambiente al fine di consentire
l’immediata attivazione dell’Oasi della “Montagna di Sopra” (Senato della
Repubblica, XI Legislatura, 13° Commissione, atto del 28/09/1993).
Il problema finanziario sembrò risolto quando, con deliberazione del Consiglio
Generale n° 11 del 04/01/1994, la Comunità Montana del Partenio concesse un
contributo annuo di £ 15.000.000 per 25 anni al fine di sostenere la gestione dell’area
protetta e approvò uno schema di convenzione con il WWF.
Tuttavia, l’entrata in vigore della L.R. 31/94, recante il nuovo ordinamento delle
Comunità Montane in Campania, assegnò il Comune di Pannarano alla Comunità
Montana Zona del Taburno-Camposauro, causando, di fatto, l’impossibilità di
erogare il contributo concesso.
Intanto, nonostante la qualificazione del massiccio del Partenio come area prioritaria
di reperimento per l’istituzione di un futuro parco regionale ai sensi dell’art. 34, lett.
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G., della legge quadro sulle aree naturali protette n. 349/91, e nonostante l’effettiva
istituzione del Parco Regionale ai sensi dell’art. 5 L.R. 33/93, non un solo metro di
territorio del massiccio è risultato effettivamente protetto a causa di lentezze politico
amministrative che ne ritardano l’insediamento degli organi dell’Ente Parco.
Da tale considerazione è scaturita l’idea di attivare l’Oasi “Montagna di Sopra” quale
struttura di conservazione della natura trainante verso la concreta attivazione
dell’area protetta regionale. Attivare l’Oasi in vista del Parco non significava
solamente assicurare la tutela ambientale ad un’area montana di prioritario valore
scientifico-naturalistico, bensì attivare il primo progetto di sviluppo economico ecosostenibile nella Provincia di Benevento.
Fu così che, con deliberazione della Giunta comunale n. 315 del 22/10/1997, venne
approvato, ai sensi dell’art. 1 del D. Legs. n. 280 del 7/8/1997, un progetto di lavori
di pubblica utilità per l’attivazione e la gestione dell’Oasi della “Montagna di Sopra”,
affidando i servizi relativi alla Cooperativa Celidonia S.c.r.l.
Successivamente, con deliberazione del Consiglio comunale n. 21 del 19/6/1998,
venne approvato lo schema di convenzione tra il Comune di Pannarano, la Celidonia
S.c.r.l. e il WWF Italia per l’attivazione concreta e la gestione triennale, mediante
l’impiego di lavoratori di pubblica utilità, del progetto “Oasi della Montagna di
Sopra”, affidando al WWF Italia la direzione tecnico-scientifica e naturalistica
dell’area e prevedendo anche l’impegno del WWF di inserire l’Oasi della Montagna
di Sopra nel “Sistema nazionale delle Oasi, Rifugi e Riserve del WWF Italia”. La
suddetta convenzione venne stipulata in data 25/01/2000 con scadenza 25/01/2003.
Nel corso di questi tre anni il WWF Italia, pur tra mille difficoltà derivanti soprattutto
dalla esiguità dei fondi a disposizione ma anche da problematiche di carattere
naturale (il verificarsi di una frana di enormi dimensioni che ha, di fatto, interrotto la
strada che da Pannarano porta in montagna) sopraggiunte sull’area, ha adempiuto a
tutti gli impegni assunti in convenzione, inserendo l’area nel proprio sistema
nazionale di Oasi, Rifugi e Riserve, stampato opuscoli promozionali e una brochure
dell’Oasi (con il contributo della Comunità Montana del Taburno), promosso
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mediante i propri siti Web l’immagine dell’area, attivato campagne di visite guidate,
didattiche e naturalistiche, con la partecipazione di scolaresche provenienti anche da
altre province (nel corso del 2002, in collaborazione con l’Assessorato all’Ambiente
della Provincia di Benevento, è stata realizzata la campagna “ciambientiamo” che ha
permesso a circa 800 ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado della provincia di
Benevento di visitare l’Oasi, gratuitamente e con il supporto delle guide WWF),
apposto cartelli perimetrali con il proprio logo, mantenuto i sentieri e le altre strutture
presenti, allestito un moderno sentiero natura per le scolaresche.
Il WWF ha anche garantito la presenza di una sua guardia nell’area che, nel periodo
considerato, ha provveduto, non solo ad accompagnare i visitatori ma anche alla
manutenzione suddetta dell’Oasi e alla tempestiva segnalazione delle varie
problematiche susseguitesi nel tempo, ha attivato un Centro visite nell’abitato di
Pannarano (quest’ultimo è stato successivamente chiuso causa la necessità, da parte
del Comune di Pannarano, di reperire locali per poter permettere agli alunni della
scuola elementare, resasi inagibile, di seguire le lezioni).
Nel frattempo, con deliberazione della Giunta regionale della Campania n. 1405 del
12/4/2002, l’area compresa nell’Oasi della “Montagna di Sopra” è stata inserita, ai
sensi ella L.R. 33/93, nel perimetro del Parco Naturale Regionale del Partenio (Zona
A e B) ed è rientrata nel Sito di interesse Comunitario cod. IT 8040006 denominato
“Dorsale Monti del Partenio”, sottoposto a tutela ai sensi della direttiva 92/43/CEE.
Nel 2003, scaduta la convenzione triennale tra Comune di Pannarano, Celidonia
S.c.r.l. e WWF Italia, è stata riscritta e firmata, in data 20 maggio 2003, una nuova
convenzione triennale tra il comune di Pannarano e il WWF Italia.
Nell’ambito di questa nuova convenzione il WWF Italia si impegna a continuare
nella gestione dell’area e il Comune di Pannarano provvede a riconoscere allo stesso
WWF Italia, per la realizzazione delle attività previste dalla convenzione, un
contributo annuo variabile a partire da € 7000,00 (settemila).
Nel corso dell’anno 2003 tra gli eventi e le attività più significative succedutesi, sono
da menzionare la realizzazione della Giornata delle Oasi (6 aprile 2003), che ha visto
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la partecipazione di circa 100 persone provenienti anche da fuori regione (Puglia),
con escursioni, liberazione di rapaci feriti e curati presso i C.R.A.S. del WWF Italia,
“lancio dei pensieri sulla natura” (scritti dai ragazzi delle scuole elementare e media
di Pannarano), la partecipazione, presso la Mostra d’Oltremare di Napoli,
a
“Parchinmostra”, evento per la promozione delle Aree Protette della Campania
organizzato dalla Regione Campania.
Nel periodo compreso tra il mese di aprile e il mese di novembre 2003 l’Oasi
“Montagna di Sopra” di Pannarano ha visto la presenza di circa 5000-5500 visitatori
di cui circa 1500 hanno usufruito dei vari sentieri (soprattutto del percorso natura)
realizzati nell’Oasi.
Nel 2003, scaduta la convenzione triennale tra Comune di Pannarano, Celidonia
S.c.r.l. e WWF Italia, è stata riscritta e firmata, in data 20 maggio 2003, una nuova
convenzione triennale tra il comune di Pannarano e il WWF Italia.
Nell’ambito di questa nuova convenzione il WWF Italia si impegnava a continuare
nella gestione dell’area e il Comune di Pannarano provvedeva a riconoscere allo
stesso WWF Italia, per la realizzazione delle attività previste dalla convenzione, un
contributo annuo.
Nel corso del 2004 è continuata l’attività di vigilanza dell’area.
La presenza della guardia nell’Oasi è stata quasi quotidiana nel periodo compreso da
fine giugno a settembre. Rappresenta questo il periodo più delicato dell’anno, causa
l’elevato rischio di incendi e l’afflusso massiccio di migliaia di visitatori (soprattutto
nel mese di agosto si verificano vere e proprie invasioni di vacanzieri, i cui
comportamenti non sempre sono in sintonia con gli equilibri naturali dell’Oasi).
La presenza continua della guardia sul territorio dell’Oasi, ha permesso al Comune di
Pannarano di essere informato, in tempo reale, su situazioni di emergenza che si sono
verificate nel corso dell’anno e che hanno interessato il demanio comunale (frane,
pascolo abusivo, atti di vandalismo, situazioni di pericolo per l’incolumità dei
cittadini, ecc).
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La rinnovata collaborazione con la Stazione del C.F.S. di San Giovanni di Ceppaloni
(che ha competenza sull’area) e con quelle limitrofe ha garantito un controllo
maggiore dell’area, scongiurando il verificarsi di eventi disastrosi (incendi, tagli
abusivi, bracconaggio, ecc).
L’Oasi è stata presente, presso la Mostra d’Oltremare di Napoli, a “Parchinmostra”,
evento per la promozione delle Aree Protette della Campania organizzato dalla
Regione Campania. Nel corso di questa manifestazione, che ha visto l’afflusso di
migliaia di visitatori, è stato distribuito, in uno stand allestito dal WWF Campania,
materiale promozionale dell’Oasi.
Un altro evento molto importante ci ha dato la possibilità di promuovere il territorio
dell’Oasi e il paese di Pannarano. Su invito della Provincia di Benevento e in
collaborazione con l’Assessorato al Turismo della Provincia di Benevento siamo stati
presenti e ben visibili (con pannelli, brochure e altro materiale informativo) alla
importante “kermesse” sul turismo denominata “Borsa Verde”, che si è svolta a Vallo
della Lucania (SA)
L’evento più importante è coinciso con la Giornata delle Oasi del 2 maggio. E’ stato
un grande successo sia per il numero e la provenienza dei visitatori, sia per il
gradimento espresso dagli stessi. Centinaia di escursionisti e visitatori provenienti da
tutta la Campania hanno percorso il sentiero natura accompagnati dagli agenti del
CFS di San Giovanni ed hanno assistito alla liberazione di una poiana. Dopo esserci
trasferiti a Pannarano e dopo aver assaporato un piatto di pasta e degustato prodotti
tipici locali, sono stati nominati i primi “Piccoli Guardiani dell’Oasi”. E’stato,
anche, ideato, stampato e distribuito (presso le scuole di Pannarano, gli esercizi
commerciali di Pannarano, i Comuni di Pannarano e Pietrastornina, la CMT, il Parco
del Partenio, la Comunità Montana del Partenio, ecc.) un bollettino informativo
sull’Oasi dal titolo: “L’Oasi e il Parco”. Questo giornalino ha avuto lo scopo di
suscitare interesse e curiosità intorno all’Oasi. Al suo interno sono presenti schede
tecniche su animali e piante del territorio, curiosità, un’agenda degli appuntamenti a
breve termine, riflessioni, ecc.
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Nel corso del 2005, accanto alle normali attività di monitoraggio, visite guidate,
censimento e manutenzione delle strutture e dei sentieri, sono stati realizzati dei
progetti che hanno coinvolto centinaia di visitatori e hanno permesso all’Oasi un
grande rilancio dal punto di vista promozionale.
E’ iniziata, anche, una stretta collaborazione con il Parco Regionale del Partenio, con
la partecipazione alla ideazione di un progetto, poi approvato, inserito in: “Eventi in
Campania”.
L’Oasi è stata protagonista, anche alla II Festa della Provincia di Benevento con
esposizione di pannelli didattici e proiezioni.
Ad agosto, in collaborazione con il Comune di Pannarano è partito il progetto:
“L’Oasi e la civiltà contadino - montanara di Pannarano. Dalla conservazione la
via per lo sviluppo sostenibile”. Il primo evento realizzato nell’ambito del progetto è
stato: “Sui monti dell’Oasi aspettando le stelle cadenti”. Nel corso della serata e della
nottata sono state effettuate visite guidate lungo il percorso natura, degustazione di
prodotti locali, e osservazione delle stelle con le spiegazioni di un astronomo.
Altro appuntamento è stata la partecipazione a “Per antichi vicoli e piazze” con
escursioni, liberazione di rapaci, proiezioni di immagini dell’Oasi e stand nella piazza
di Pannarano.
A settembre si è tenuta, nel cuore dell’Oasi, la prima edizione del: “Mountain Day”
con visite guidate, un convegno sulle Aree Protette (il convegno, tenutosi a 1170 m.
di quota, ha visto la partecipazione del Presidente del Parco, di amministratori locali e
di esponenti del WWF Italia) e degustazione di prodotti tipici locali. Sempre
nell’ambito del progetto sono state effettuate visite guidate ai ragazzi delle scuole di
Pannarano.
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ASPETTI AMBIENTALI
Il clima: inverni freddi e nevosi, estati asciutte e fresche.
Alla formazione del territorio, in tutti i suoi elementi, molto ha contribuito
l’andamento climatico.
Situato a poca distanza dal mare e variando da 800 a 1598 metri di altitudine, il
territorio è sottoposto ad una discreta variabilità climatica.
Il
territorio
comprendente l’Oasi
“Montagna
di Sopra” è caratterizzato,
essenzialmente, da un clima di tipo Appenninico-Continentale.
Il discorso del clima è comunque un discorso in divenire, nel senso che le variazioni
legate al fenomeno dei mutamenti climatici del pianeta si fanno sentire anche in
questa zona. Il progressivo ridimensionamento delle stagioni, con diminuzione delle
fasi intermedie, e l’andamento bipolare verso una stagione fredda ed una calda, con
assottigliamento dei climi più freschi, sta apportando modifiche sulle abitudini
vegetative e sociali di flora e fauna.
La piovosità: La maggiore piovosità si ha da Novembre a Febbraio, o con punte
consistenti, anche nel mese di Aprile, mentre da Maggio ad Agosto si hanno minori
precipitazioni. Per quanto riguarda l’intensità delle precipitazioni si passa da circa
2200 mm. annui della parte alta (Monti d’Avella) a circa 1100 mm. annui della parte
più bassa.
La neve, che nelle zone di bassa quota è presente per pochi giorni all’anno, permane
per tre-quattro mesi sui rilievi montuosi (Monti d’Avella), con spessori che superano
il metro.
Le temperature: nelle zone di alta quota si passa dalle medie di + 18° C di luglioagosto ai circa + 0,5° C di gennaio con temperature che raggiungono minimi vicino
ai - 20° C, mentre più a valle si passa dai + 26° C dei mesi più caldi ai + 6° C di
quelli più freddi.
La geologia
20
La struttura geologica dei monti del Partenio fa parte della piattaforma carbonatica
dell’Appennino che, formatasi per sedimentazioni successive nell’Era secondaria sul
fondo di un golfo della Tetide, è stata poi spaccata, sollevata ed è emersa dal mare in
epoche successive grazie all’azione di forze tettoniche (analogamente a quanto
accaduto per i massicci del Matese e del Taburno – schema evolutivo dell’Appennino
meridionale).
La dorsale, posta in direzione Est – Ovest, si configura come un continuum di creste
di altezza variabile fino a 1598 m s.l.m. del Ciesco Bianco; un netto declivio
scosceso, in gran parte roccioso verso il sottostante vallone di Avella a Sud e un
sistema di declivi, a volte più dolci, di contrafforti e di valloni degradanti verso la
Valle Caudina a Nord.
L’architettura e la struttura del complesso è costituita da calcare bianco, grigio, e in
parte con venature e sfumature di colore rossiccio dovute alla presenza di ossido di
ferro.
Più dettagliatamente la successione carbonatica risulta costituita, dal basso verso
l’alto, da :
• Dolomie, calcari dolomitici e calcari oolitici e pseudoolitici;
• Calcari dolomitici e calcari, localmente intercalati a marne;
• Calcari con intercalazioni dolomitiche
Su tale complesso autoctono si sono depositati banchi e strati di materiale alloctono
di origine piroclastica, provenienti dai vicini centri vulcanici dell’Archiflegreo e del
Somma-Vesuvio.
I materiali vulcanici spesso contribuiscono ampiamente alla costruzione del
paesaggio anche in aree molto lontane dai centri eruttivi, fornendo substrato per la
genesi dei suoli. L’area dei monti del Partenio è stata interessata dalla deposizione di
prodotti piroclastici derivanti soprattutto dal Somma–Vesuvio. Dagli studi effettuati
sulle caratteristiche morfologiche, mineralogiche e chimiche di tali suoli si è visto che
le piroclastici hanno formato un ambiente pedogenetico unico, senza contributo dei
materiali carbonatici che costituiscono il rilievo montuoso. Il sequum superiore, in
21
particolare, risulta essere formato dalle pomici dell’eruzione di Avellino (3750 anni
fa) che si sovrappongono ad un suolo di colore giallastro.
La degradazione fisico-chimica delle piroclastici ha dato luogo alla formazione di un
suolo
molto fertile, ricco di microelementi
ma nello stesso tempo facilmente
erodibile a causa degli agenti atmosferici che inducono un’ alterazione di tali
materiali; si è ipotizzato che per ogni eruzione del Vesuvio si siano deposti circa 1.0
m di materiale vulcanico. Tale situazione ha dato luogo, nei tempi geologici, alla
formazione di piccole vallate intercalate ai rilievi calcarei, soprattutto nella parte
settentrionale (Piana del Fieno, Piana Rapillo, Campo S. Giovanni, Campo
Maggiore), mentre nella parte meridionale si è verificato un progressivo
denudamento della roccia madre; oggi la stessa situazione
determina una certa
instabilità in concomitanza di eventi pluviometrici eccezionali associati ad una cattiva
gestione dei territori montani.
La struttura geologica permeabile del massiccio del Partenio tende a favorire
l’infiltrazione delle acque piuttosto che il loro ruscellamento. Infatti, i valloni (c.d.
“canali”) portano acque ruscellanti solo nel periodo di massima piovosità.
Comunque, soprattutto a causa dell’estesa copertura vegetale del territorio, non si
sono sviluppati sistemi ipogei di grosse dimensioni (Capolongo).Vanno segnalate le
grotte di “Mattiuccio” tra la località “Costa Vecchia” e il “Tuppo dei Fogli” a circa
900 mt. di quota.
Biologia (Ambiente, Flora e Fauna)
Il territorio montano demaniale del Comune di Pannarano (BN) si estende per circa
312 ettari nel cuore del massiccio del Partenio e confina a sud con i Comuni di
Avella, Summonte e Sperone, ad est con il Comune di Pietrastornina, ad ovest con il
Comune di San Martino Valle Caudina ed a nord con un castagneto privato in agro
dello stesso Comune di Pannarano.
Il territorio è coperto da una foresta caducifoglia montana tipica dell’Appennino in
cui domina il faggio (Fagus sylvatica) cui si associa nei siti più freschi e ombrosi il
22
tasso (Taxus baccata) e nei luoghi più umidi e meno elevati l’ontano napoletano
(Alnus cordata).
In situazioni particolari sono sporadicamente presenti il carpino nero (Ostrya
carpinifolia), vari aceri, e nelle zone più degradate la roverella (Quercus pubescens).
Sui costoni rocciosi più assolati ed esposti a meridione è frequente il leccio (Quercus
ilex).
Nel sottobosco è ancora abbastanza comune l’agrifoglio (Ilex aquifolium) nonostante
le eccessive raccolte natalizie.
Il complesso boscato è uno dei rarissimi esempi, sul Partenio, di bosco non sottoposto
di recente a taglio e si caratterizza per la presenza di una fustaia transitoria.
L’ultimo intervento di esbosco, infatti, risale al 1976, epoca in cui fu sottoposto a
taglio la sezione boschiva denominata “Traverse”.
Sul confine meridionale (quota 1300-1598) è possibile ammirare una fustaia di faggio
puro ben conservata in cui la natura si rigenera senza alcun intervento di taglio.
Fino al 1950 questo bosco era governato a ceduo matricinato ed il legno prelevato
veniva utilizzato per la produzione di traversine ferroviarie, carbone vegetale e legna
da riscaldamento per le abitazioni.
La produzione di carbone vegetale, comunque, era privilegiata in quanto comportava
minori spese per il trasporto.
Infatti, essendo necessari 5 quintali di legna per produrre un solo quintale di carbone,
il costo del trasporto, che avveniva esclusivamente con animali da soma attraverso
una mulattiera ancora oggi percorribile in parte, era notevolmente ridotto.
Dopo il 1950 il mercato del legno si orientò verso nuove produzioni (tronchi e
tronchetti da lavoro) che richiedevano l’impiego di mezzi meccanici per il trasporto e
l’inesistenza di piste camionabili impose la sospensione dei tagli.
Questo “abbandono” della montagna ha avuto un effetto benefico sul bosco poiché ha
consentito un certo periodo di riposo colturale consentendo il recupero ed il
rinvigorimento dei soprassuoli.
23
E’ noto che l’ecosistema forestale trae vantaggio dalla sospensione dell’attività dei
consumatori nella fattispecie rappresentati dalle azioni umane di prelievo, essendo
necessari alla propria conservazione e sviluppo solo i produttori, le piante verdi, ed i
decompositori, i microrganismi, i funghi , gli insetti ecc. (F. Bussotti e R. Gellini).
Il periodo di “abbandono” che dura da decenni ha fatto in modo che questo bosco sia
oggi in età per essere tagliato e ciò ha risvegliato gli interessi di molti, dalle imprese
di esbosco al Comune che non ha esitato a chiedere, negli anni passati, agli organi
competenti l’assoggettamento al taglio di 49,22 ettari (Deliberazione G.M. n. 53 del
06/02/1989).
Al momento non esistono studi per determinare eventuali patologie di questo bosco
soprattutto in riferimento alla c.d. “moria del bosco”, una malattia causata
dall’inquinamento atmosferico che attacca non solo gli alberi ma l’intero ecosistema
forestale incidendo sulle componenti biotiche e abiotiche delle quali altera rapporti
ecologici.
Lo stesso si dica per lo studio degli effetti delle “piogge acide” che sicuramente
precipitano anche in questa zona abbastanza lontana dalle fonti di emissione degli
inquinanti e scaricando sul bosco un’enorme quantità di metalli pesanti e vari
composti chimici.
E' necessario premettere che i dati a disposizione per l'analisi delle caratteristiche
della flora e della vegetazione del Partenio non sono del tutto adeguati per una
trattazione esaustiva. Per quanto incompleti i dati disponibili consentono, tuttavia, di
tracciare un utile quadro indicativo della flora e della vegetazione del Partenio e
dell’Oasi “Montagna di Sopra” di Pannarano.
Le caratteristiche generali del massiccio, tra cui la posizione centrale nell'ambito del
territorio campano, l’estensione lungo un asse NW-SE della dorsale principale del
rilievo, la varietà della natura dei suoli, l'escursione altimetrica del territorio
concorrono a determinare una ricca diversità di ambienti e di condizioni climatiche,
che si traducono in una marcata varietà di forme vegetali, alcune delle quali di grande
interesse fitogeografico.
24
Tutto ciò contribuisce a definire l'esistenza di numerosi biotopi interessanti dal punto
di vista naturalistico e degni di tutela.
Gli studi floristici hanno portato alla catalogazione di c.a 1200 specie, di cui 67
endemiche (La Valva e Moraldo, 1989). La varietà dello spettro corologico, conferma
la ricchezza floristica del Partenio che annovera specie floristiche legate sia ad un
ambiente di tipo mediterraneo che di tipo appenninico.
Un’ulteriore conferma dell'importanza del massiccio del Partenio, come territorio
ricco di caratteri floristici peculiari e capace di esprimere tutti i valori tipici di un'area
montana inserita in un contesto mediterraneo, deriva dall’analisi dello spettro
biologico. Da esso si evince che dominano le Emicriptofite (38,9%), notoriamente
prevalenti negli ambienti montani elevati, e sono numerose anche le Terofite
(29,7%), in genere, prevalenti negli orizzonti xerofili, tipici degli ambienti
mediterranei.
Specie rare o di elevato interesse fitogeografico
La ricchezza floristica del Partenio è completata dalla presenza di un buon numero
entità rare e di spiccato interesse fitogeografico, alcune delle quali inserite nel “Libro
rosso delle piante d’Italia” (1992).
Ad esempio, il pino laricio (Pinus laricio) è presente in Campania soltanto sul
Partenio, ed in particolare sui Monti d’Avella tra i 1100 ed i 1200 m, mentre il giglio
martagone (Lilium martagon) si rinviene nelle faggete e nelle radure tra i boschi
d’alta quota (1200 – 1600 m). Sono, inoltre, da menzionare: Rumex amplexicaulis,
presente in Italia solo sul territorio campano, e Rumex patientia, che compare solo in
Campania, Puglia e Sicilia. A queste si aggiungono numerose specie rare ed inserite
come: l’aglio globoso (Allium saxatile), l’euforbia di Séguier (Euphorbia
seguierana), la campanula di Scheuchzer (Campanula scheuchzeri), il fiordaliso
maltese (Centaurea melitensis) e varie Orchidaceae.
Le specie endemiche
25
Le specie endemiche rappresentano il 6% dell'intera flora del luogo. Tale valore è
superato, in Campania, solo dal massiccio dei Picentini, dove gli endemismi
costituiscono il 7,3% della flora totale.
Tra le specie endemiche ve ne sono alcune d’estremo interesse fitogeografico poichè
appartengono a diverse sottocategorie corologiche nell'ambito del gruppo degli
endemismi dell'Appennino meridionale (Pignatti, 1984; La Valva, 1992).
La finocchiella amalfitana Seseli polyphyllum (fam. Umbelliferae) e la stellina di
Capri Asperula crassifolia (fam. Rubiaceae) appartengono al gruppo degli
endemismi dell'Appennino meridionale altamente localizzati o disgiunti, essendo
specie con un areale puntiforme.
La violacciocca appenninica Erysimum pseudorhaeticum (fam. Cruciferae) ed il
garofano del Vulture Dianthus vulturius (fam. Caryophillaceae) rientrano di diritto
nel gruppo degli endemismi dell'Appennino centrale che raggiungono il Matese. Si
tratta di entità il cui centro di diffusione è imperniato sui rilievi dell'Appennino
centrale con prolungamenti fino ed oltre i monti del Matese.
La sassifraga del Gran Sasso Saxifraga ampullacea e la sassifraga porosa
Saxifraga porophylla (fam. Saxifragaceae) appartengono al gruppo detto degli
endemismi dell'Appennino centro-meridionale, con areali in equilibrio tra i rilievi
dell'Appennino centrale e quelli dell'Appennino meridionale.
La viola dell’Etna Viola aethnensis splendida, (fam. Violaceae) rientra nel gruppo
degli endemismi calabro-peloritani, con areale meridionale limitato a nord dai rilievi
della Sila e del Pollino. In particolare, Viola aethnensis rappresenta un tipico esempio
di vicarianza multipla in quanto le sue tre sottospecie (splendida, messanensis ed
aethnensis), si sostituiscono lungo un continuum di ambienti geografici che
differiscono tra loro per caratteri particolari.
La peverina tormentosa Cerastium tomentosum, (fam. Caryophillaceae), la
campanula graminifolia Edraianthus graminifolius graminifolius ed Edraianthus
graminifolius siculus, (fam. Campanulaceae), il laserpizio del Meridione
Laserpitium garganicum garganicum var. stabiana, (fam. Umbelliferae) sono da
26
ascrivere al gruppo degli endemismi diffusi sull'Appennino centrale e meridionale e
nella Sicilia settentrionale, con spiccate caratteristiche di mediterraneità. In
particolare le due specie di Edraianthus graminifolius si trovano tra i 1200 ed i 1500
m d’altitudine, nelle zone rocciose tra i monti di Avella.
La
digitale
appenninica
(Digitalis
micrantha-fam.
Scrophulariaceae),
la
radicchiella laziale (Crepis lacera), il fiordaliso cicalino (Centaurea deusta) (fam.
Compositae), l’avena abruzzese Avenula praetutiana (fam. Gramineae), la dentaria
minore Cardamine bulbifera var. garganica (fam. Cruciferae), la vedovina
meridionale Scabiosa uniseta (fam. Dipsacaceae) ed il semprevivo maggiore
Sempervivum tectorum var. clusianum (fam. Crassulaceae) fanno parte delle
endemiche Pan-Peninsulari, con areale più o meno continuo dall'Appennino
settentrionale a quello meridionale.
La vegetazione: caratteri generali
Per quel che riguarda la vegetazione, l'analisi della carta fitosociologica e della
naturalità consente di conoscere la distribuzione sul territorio delle più importanti
associazioni vegetali ed evidenzia le conseguenze dell’azione antropica sull’ambiente
naturale. Per quanto l’intervento umano sia stato rilevante, la struttura e la
successione delle associazioni vegetali lungo le pendici dell’Oasi “Montagna di
Sopra” sono ancora più o meno ben individuabili e non si discostano dall'andamento
classico delle regioni appenniniche. La vegetazione, infatti, cambia lungo un ideale
transetto altitudinale, dal piano basale fino alle cime più elevate dei rilievi. E’
possibile, in tal modo, individuare delle fasce altitudinali, ciascuna caratterizzata da
particolari associazioni vegetali, che manifestano l’influenza dei fattori climatici ed
edafici locali.
La fascia mediterranea
Giunge a circa 500 metri di quota (è esterna all’Oasi ma merita una menzione
particolare in quanto alcune specie le ritroviamo anche a quote più elevate) e
rappresenta la fascia più degradata in cui maggiormente si avverte l’influenza
antropica sull'ambiente. Fanno parte integrante della vegetazione della fascia
27
mediterranea numerose specie, tra cui: il lentisco (Pistacia lentiscus), il caprifoglio
mediterraneo (Lonicera implexa), il mirto (Myrtus communis), la salsapariglia
(Smilax aspera), i cisti (Cistus incanus e C. salvifolius), l’oleastro (Olea sativa var.
oleaste)r, le filliree (Phyllirea latifoglia e P. angustifolia), la coronilla (Coronilla
emerus), la ginestra comune (Spartium junceum), la ginestra dei carbonai (Cytisus
scoparius) l’euforbia arborescente (Euphorbia dendroides), la ferula comune
(Ferula communis), ed altre specie tipiche di ambienti a macchia mediterranea e
gariga.
Sul Partenio alcune aree della macchia mediterranea assumono spesso aspetti
degradanti verso la macchia-gariga o la macchia bassa, in cui dominano gli arbusti di
Cystus ed Euphorbia ed i cespuglieti a Rubus, Stellaria e Potentilla.
Passando ad un orizzonte più elevato, sempre nell’ambito della fascia mediterranea,
troviamo le specie tipiche della lecceta, tra cui, oltre al leccio (Quercus ilex), si
possono segnalare l’asplenio maggiore (Asplenium onopteris), la roverella
(Quercus pubescens), l’erica arborea (Erica arborea), il timo (Tamus communis),
l’edera (Hedera helix), enula baccherina (Inula conyza) ed altre in comune con la
macchia mediterranea e la gariga. Sul Partenio il Leccio tende a colonizzare ambienti
rupestri, raggiungendo anche i 1000 m di quota.
La fascia sannitica
La fascia del bosco misto di latifoglie decidue, compresa tra i 500 e gli 800-900 m di
quota, rappresenta una zona di transizione tra i settori inferiori più caldi e gli
orizzonti mesofili superiori, con inevitabili variazioni locali dovute a fattori
microclimatici ed edafici. A far parte di questa vegetazione troviamo sia specie
mediterranee sia montane, ma prevalentemente specie arboree come i carpini
(Carpinus betulus e C. orientalis), la carpinella (Ostrya carpinifolia), l’orniello
(Fraxinus ornus), il nocciolo (Corylus avellana), varie specie di pioppi e salici
(Populus sp. e Salix sp.), il castagno (Castanea sativa), il cerro (Quercus cerris),
l’olmo di montagna (Ulmus glabra), l’ontano napoletano (Alnus cordata), il
biancospino (Crataegus monogina), gli aceri (Acer campestre, A. lobelii ed A.
28
neapolitanum), gli ultimi due endemici dell’Italia meridionale. A queste specie
arboree si accompagnano numerose altre specie del sottobosco, tra cui molte
aromatiche ed officinali: il pungitopo (Ruscus aculeatus), le rose (Rosa
sempervirens e R. canina), il ciclamino (Cyclamen hederifolium), la fragola
(Fragaria vesca), la salvia (Salvia glutinosa), l’achillea (Achillea millefolium), la
belladonna (Atropa belladonna), l’anemone dell’Appennino (Anemone appennina),
la sassifraga (Saxifraga rotundifolia), l’angelica (Angelica sylvestris), l’alliaria
(Alliaria petiolata), la stellaria (Stellaria media e S.holostea), l’aquilegia (Aquilegia
vulgaris), la viola (Viola odorata), l’euforbia (Euphorbia amygdaloides), la festuca
(Festuca heterophilla e F. drymeja), l’aristolochia (Aristolochia pallida), il geranio
(Geranium brutium e G. robertianum), la polmonaria (Polmonaria vallarsae), il
polipolio (Polypodium interjectum e P. vulgare), l’agrimonia (Agrimonia
eupatoria), la potentilla (Potentilla micrantha), l’elleboro (Helleboro foetidus), la
poa (Poa silvicola), Felci quali l’erba ruggine (Ceterach officinalis) e la felce
aquilina (Pteridium aquilinum), la scilla (Scilla bifolia), il giglio rosso (Lilium
croceum), , fragola (Fragaria vesca), ecc.
La fascia atlantica
Oltre gli 800-900 metri di quota domina il faggio. Questo albero popola la fascia
compresa tra gli 800 ed i 1600 metri. Boschi ben conservati ed esemplari di una certa
portata si trovano tra i 1000 e i 1300 metri. Infatti intorno agli 800 metri il faggio si
trova ancora frammisto ad esemplari di castagno, mentre oltre i 1300 metri il clima e
i venti forti non ne permettono una crescita estesa. La faggeta sul Partenio e nell’Oasi
compare nella sua espressione più termofila, rappresentata dall'associazione
dell'Aquifolio-Fagetum. Oltre al faggio (Fagus sylvatica) ed all’agrifoglio (Ilex
aquifolium) sono presenti gli aceri (Acer lobelii ed A. pseudoplatanus), il castagno
(Castanea sativa), l’ontano napoetano (Alnus cordata), il tasso (Taxus baccata),
l’olmo di montagna (Ulmus glabra), la roverella (Quercus pubescens), il corniolo
(Cornus sanguinea). Tra le entità del sottobosco, con fiore evidente, si riscontrano
l’anemone (Anemone apennina), la verga d’oro (Solidago virgaurea), la viola
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(Viola reichembachiana), il bucaneve (Galanthus nivalis), le campanule
(Campanula foliosa e C. trichocalicyna), l’epilobio (Epilobium montano), il
doronico (Doronicum orientale), il bucaneve (Galanthus nivalis), il giglio
martagone (Lilium martagon) che rappresenta il simbolo dell’Oasi, il geranio
rustico (Geranium versicolor), la viola (Viola reichenbachiana), la sassifraga
(Saxifraga rotundifolia), l’alliaria (Alliaria petiolata), l’aglio orsino (Allium
ursinum), il crescione dei prati (Cardamine bulbifera), la dafne (Dafne laureola).
Tra le Felci troviamo la felce femmina (Athyrium filix-foemina), la felce maschio
(Dryopteris filix-mas), il polistico (Polystichum lonchitis) e la lingua cervina
(Phillitis scolopendrium). L’Agrifoglio compare nei boschi di faggio di tutta l’Oasi
con individui isolati, che adulti raggiungono belle forme ovoidali.
La fascia mediterraneo-altomontana
Alle quote più elevate il faggio lascia spazio alle praterie ed ai pascoli di vetta, con la
caratteristica flora dei Brometi e Mesobrometi appenninici dove prevalgono le specie
rupestri dei generi Sedum e Saxifraga, e molte Graminacee dei generi Brachypodium,
Bromus e Festuca. Tra i pascoli ed i cespuglieti sono presenti entità endemiche come
il garofano selvatico (Dianthus vulturius), la viola dell’Etna (Viola aethnensis
subsp. Splendida), la radicchiella laziale (Crepis lacera), lo spillone del Cilento
(Armeria macropoda) e numerose specie appartenenti alla famiglia delle
Orchidaceae.
La vegetazione ripariale o dei suoli umidi
In vicinanza dei torrenti, dei corsi d’acqua, lungo le forre si trovano le specie adatte a
suoli umidi come i pioppi (Populus nigra, P. alba e P. tremula), i salici (Salix
purpurea, S. alba, S. capraea), l’olmo di montagna (Ulmus glabra) e gli equiseti
(Equisetum telmateja ed E. arvense).
La vegetazione rupestre
Gli ambienti rupestri di vetta, oltre i 1500 m di quota, assolvono al ruolo importante
di ospitare numerose specie endemiche tra le quali: la sassifraga del Gran Sasso
(Saxifraga ampullacea) e la sassifraga alpina (Saxifraga paniculata subsp.
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Stabiana), il semprevivo mggiore (Sempervivum tectorum), la campanula
graminifolia (Edraianthus graminifolius subsp. graminifolius e subsp. Siculus), la
campanula napoletana (Campanula fragilis subsp. Fragilis) ed il fiordaliso
cicalino (Centaurea deusta subsp. Deusta).
I rimboschimenti
A cavallo tra fascia sannitica e fascia subatlantica, sono stati condotti diversi
rimboschimenti di dubbio significato naturalistico per l’utilizzo di specie forestali
estranee alla vegetazione locale. Si tratta quasi esclusivamente di Conifere come
Pinus nigra, Abies alba, Pinus strobus, Pinus pinea, Cupressus sempervirens.
Il patrimonio faunistico
Analogamente alla flora ed alla vegetazione, i dati disponibili relativi alla fauna del
Partenio sono molto scarsi e si riferiscono in gran parte ad aree limitate del massiccio.
D'altronde, le indagini faunistiche presentano difficoltà oggettive, superiori rispetto a
quelle floristiche, soprattutto quando si tratta di animali elusivi come alcuni Rettili e
Mammiferi. Per quanto riguarda il territorio compreso nell’Oasi si può delineare il
quadro che segue.
Gli Anfibi
Gli Anfibi, in particolare, rappresentano uno dei gruppi di Vertebrati più meritevole
di protezione, perché in generale regressione e rarefazione e per la presenza di specie
endemiche. Hanno, in generale, un areale di distribuzione molto limitato, poiché il
loro habitat, legato alla presenza dell’acqua, è spesso soggetto a distruzione da parte
dell’attività antropica. All'ordine degli Urodeli appartiene la salamandra pezzata
appenninica
(Salamandra
salamandra
gigliolii)i,
che
è
un
endemismo
dell’Appennino, in via di rarefazione su tutto quello centro-meridionale a causa della
sempre crescente antropizzazione degli habitat e della riduzione dei boschi di
latifoglie. Il Partenio, invece in controtendenza, rappresenta un’area in cui tale specie
non è in regressione. Ha, infatti, una buona diffusione presso i ruscelli nelle zone
31
forestali ancora intatte fino a 1000 m di quota. Sempre tra gli Urodeli, da segnalare la
presenza di due specie di tritoni: il tritone italico (Triturus italicus), ed il tritone
volgare (Triturus vulgaris meridionalis), diffusi in ambienti d’acqua stagnante. Tra
gli Anuri (anfibi privi di coda allo stadio adulto) interessante è l'ululone dal ventre
giallo (Bombina variegata pachypus), un piccolo rospo grigiastro con accese macchia
gialle sulle parti inferiori del corpo, endemico dell’Appennino.
Comuni sono le rane verdi (Rana lessonae, R. ridibunda e R. esculenta complex), ed
il rospo comune (Bufo bufo). Il rospo smeraldino (Bufo viridis), per quanto raro per
la sua elusività, è presente nelle pozze dei ruscelli che scorrono tra Petrastornina e
Pannarano. La rana greca (Rana graeca italica), si rinviene nelle stesse località dei
precedenti Anuri. Tale specie ha un elevato valore biogeografico, in quanto essendo
diffusa prevalentemente nei Balcani, per cui sugli Appennini viene a trovarsi al
margine più occidentale del suo areale di distribuzione. La raganella (Hyla arborea)
vive tra cespugli degli ambienti umidi.
I Rettili
I Rettili sono presenti con diverse specie, alcune delle quali rare ed interessanti per la
loro valenza ecologica.
Il ritrovamento di un esemplare di testuggine d’acqua (Emys orbicularis) lungo il
torrente Cerretello ha fatto supporre la sua presenza nell’Oasi.
Tra i Lacertidi, la specie di dimensioni maggiori è il ramarro (Lacerta viridis), che
compare in diversi ambienti, dalla collina alla media montagna. Altre Lucertole sono
la lucertola campestre (Podarcis sicula) e la lucertola muraiola (Podarcis
muralis); la prima diffusa ovunque, la seconda, più rara e localizzata in aree ad alta
quota, è stata individuata nei pressi della sorgente di “Acqua delle Vene” ed in
località “Quattro Vie-Scalandrone”. La lucertola muraiola, sui monti del Partenio, è
stata oggetto di una approfondita ricerca da parte del dott. Caputo dell’Università
degli studi di Napoli che ha messo in evidenza come le popolazioni di questa specie
siano estremamente rare e localizzate in quota.
32
Ciò è dovuto soprattutto alla rivalità con la più aggressiva lucertola campestre che,
però, si è ormai stabilizzata anche in quota (ad esempio in località “Acqua delle
Vene” a m. 1173 d’altitudine) favorita dalla antropizzazione del territorio (Caputo
V.).
Sempre all'ordine degli Squamati appartiene la luscengola (Chalcides chalcides), con
corpo allungato ed arti ridottissimi, presente negli ambienti prativi fino a 500 m di
quota. L'orbettino (Anguis fragilis), molto più raro, è presente sul Partenio sul
versante nord - occidentale e nelle campagne tra Pietrastornina e Pannarano.
Nell’Oasi sono presenti 6 serpenti, appartenenti all’ordine degli Ofidi, di cui 5
Colubridi ed un Viperide. Il biacco (Coluber vìridiflavus) è la specie più diffusa; si
rinviene anche nei centri abitati. Molto frequente è anche la biscia dal collare
(Natrix natrix), osservabile in tutti gli ambienti umidi; più rari sono il colubro liscio
(Coronella austriaca), il cervone (Elaphe quatuorlineata) ed il saettone (Elaphe
longissima), tutti non velenosi ed abituati alla vita in aree boschive o ai margini
rocciosi di esse. Anche la vipera (Vipera aspis), l'unico serpente velenoso della zona,
è abbastanza diffusa nelle aree più assolate, sia nelle zone a valle che in montagna.
Gli Uccelli
L’avifauna dell’Oasi comprende diverse specie interessanti come il falco pellegrino
(Falco peregrinus), il gufo reale (Bubo bubo), il corvo imperiale (Corvus corax), il
gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), il passero solitario (Monticola
solitarius), tutte a loro agio tra le rupi e gli ambienti rocciosi.
Tra le 70 specie segnalate come nidificanti (probabili o certi) nel comprensorio del
Partenio (Fraissinet e Kalby, 1989), sono sicuramente presenti nell’Oasi: rapaci
notturni come l'allocco (Stryx aluco), l'assiolo (Otus scops), il barbagianni (Tyto
alba), la civetta (Athene noctua), alcuni picchi come il picchio verde (Picus viridis),
il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), il picchio muratore (Sitta
europea) il torcicollo (Jinx torquilla), rapaci diurni come la poiana (Buteo buteo), il
gheppio (Falco tinnunculus), lo sparviere (Accipiter nisus), l’astore (Accipiter
gentilis) ed altri tra Corvidi e Passeriformi.
33
La nidificazione di tutte queste specie è resa possibile dalla grande varietà di ambienti
e nicchie ecologiche, che assicura, evidentemente, una buona disponibilità di cibo per
gli individui in riproduzione con una relativamente bassa competizione intraspecifica
ed interspecifica, condizioni ideali per affrontare il periodo più delicato dell'anno.
Tale varietà di ambienti si concretizza con centri abitati di tipo rurale, ampie
campagne, boschi di diverso tipo e composizione specifica, aree umide, pascoli ed
ambienti rupestri.
Tra gli Uccelli estinti si ricordano la coturnice (Alectoris greca) e la starna (Perdix
perdix) la cui scomparsa risale agli anni 1955-60 (per quanto riguarda la starna è da
rilevare che negli ultimi anni sono stati effettuati, sul territorio di Pannarano,
ripopolamenti con esemplari da allevamento).
I Mammiferi
L'ordine dei Mammiferi è quello su cui è più difficile indagare, data l'elusività della
maggior parte delle specie che hanno spesso abitudini notturne. Il numero ridotto di
osservazioni consente di sapere che la specie è presente sul Partenio, ma non è
sufficiente per definirne la distribuzione. Ad ogni modo sono circa 30 le specie di
mammiferi del Partenio e buona parte di queste presenti anche nel territorio dell’Oasi.
Tra i più piccoli per dimensione troviamo alcuni Roditori insettivori che vivono nella
fitta vegetazione: il toporagno comune (Sorex araneus), il toporagno nano (Sorex
minutus), il toporagno appenninico (Sorex samniticus), la crocidura a ventre
bianco (Crocidura leucodon), la crocidura minore (Crocidura suaveolens) ed il
mustiolo (Suncus etruscus).
Un altro insettivoro molto diffuso, da valle fino ad 800 m di quota, è il riccio
(Erinaceus europaeus).
La Talpa è presente con due specie: la talpa romana (Talpa romana). e la talpa
cieca (Talpa caeca).
I Chirotteri, ossia i Pipistrelli, sono rappresentati da 8 specie: il rinolofo maggiore
(Rhinolophus ferrumequinum), il rinolofo euriale (R. euryale), il rinolofo minore
(R. hypposideros), il vespertilio di Capaccini (Myotis capaccinii), il vespertilio di
34
Blyth (M. blythi oxygnatus), il miniottero (Miniopterus schreibersi), il pipistrello
albolimbato (Pipistrellus khuli), l’orecchione meridionale (Plecotus austriacus).
Un loro importante sito di ricovero è la grotta di “Mattiuccio”, situata nell’Oasi.
Sulla montagna e nelle faggete vivono: il ghiro (Myoxus glis), il moscardino
(Miscardinus avellanarius) ed il topo quercino (Eliomys quercinus).
Gli ambienti più antropizzati e le campagne sono popolate da molti Roditori, come:
l’arvicola comune (Arvicola terrestris), l’arvicola rossastra (Clethrionomys
glareolus), il topo nero (Rattus rattus), il surmolotto (Rattus norvegicus), il topo
domestico (Mus musculus), il topo selvatico (Apodemus sylvaticus). Il topo
selvatico dal collo giallo (Apodemus flavicollis), molto raro in Campania e da
proteggere per il suo valore naturalistico; è stato osservato presso il Campo Maggiore
ed il Campo S. Giovanni (Summonte), non distante dal territorio dell’Oasi.
La lepre (Lepus capensis) ed il cinghiale (Sus scrofa) sono due specie, immesse a
scopo venatorio, che si sono adattate all’ambiente ed hanno popolato le zone
boschive. La lepre (Lepus capensis), in particolare, è oggetto di indiscriminati
ripopolamenti effettuati da parte del Comitato Tecnico Faunistico Venatorio
Provinciale di Benevento e di Avellino e negli ultimi anni anche da parte degli
Ambiti territoriali di Caccia (questi ultimi effettuano i ripopolamenti nelle zone
aperte alla caccia, anche, limitrofe all’area protetta).
Va, comunque, rilevato che le lepri “lanciate”, per il passato, erano di provenienza
esteuropea ed appartenenti ad una razza alloctona, attualmente provengono da
allevamenti italiani.
Come per la lepre, anche per il cinghiale i ripopolamenti venatori sono stati attuati
mediante l’immissione di capi appartenenti a specie non autoctone (Sus scrofa
scrofa) che si differenziano anche nell’aspetto dalle popolazioni originarie (Sus
scrofa majori) soprattutto a causa delle maggiori dimensioni.
Per quanto rignarda i Carnivori, i dati parlano di presenza incerta della puzzola
(Mustela putorius), che sembra essere stata osservata ai bordi della strada lungo il
torrente Cerretello tra San Martino Valle Caudina e Pannarano.
35
Il tasso (Meles meles) è raro, per quanto la sua presenza sia ormai accertata.
Sono presenti la volpe (Vulpes vulpes), donnola (Mustela nivalis), martora (Martes
martes) e faina (Martes foina).
Notizie incerte riguardano, invece, il gatto selvatico (Felis silvestris)
Il lupo (Canis lupus italicus), negli ultimi anni, è tornato a frequentare le zone più
alte dell’Oasi e del parco.
Per quanto riguarda il lupo, gli studiosi sostengono che, un tempo presente sia oggi
estinto nell'area del Partenio anche se nel 1993 e negli anni successivi siano stati
avvistati alcuni individui erratici provenienti dalle circostanti aree del Sannio o dei
Picentini. E’ presumibile, quindi, che sia tornato, sporadicamente, a frequentare le
zone più alte e impervie del massiccio montuoso.
Sono sicuramente scomparsi dal Partenio l’istrice (Hystrix cristata), l'orso (Ursus
arctos), la lontra (Lutra lutra), il cervo (Cervus elaphus) e il capriolo (Capreolus
capreolus); da accertare la presenza dello scoiattolo (Sciurus vulgaris).
Reperti osteologici del capriolo e del cervo sono stati rinvenuti lungo il corso del
torrente Serroncello in Comune di Avella (Carboni, Ragni 1986)
La naturalità delle associazioni vegetali
Alle associazioni vegetali presenti sul territorio può essere assegnato un grado
diverso di naturalità. Uno schema può essere il seguente (Italtecna, 1989):
Naturalità molto elevata
• Vegetazione rupestre con abbondanti felci e specie rupicole
Naturalità elevata
• Fustaia di faggio su morfotipie acclivi o rupestri di quota
• Faggete pressoché monospecifiche ubicate in prossimità dei pianori e dei
campi carsici di quota
• Cedui di faggio con frequenti ingressioni di specie mesofite dei querceti,
boschi misti e castagneti
• Vegetazione ripariale
36
Naturalità media
•
Castagneti cedui e da frutto
•
Popolamenti a Leccio su morfotipie rupestri ubicati per lo più nella fascia
pedemontana di pertinenza dei castagneti
•
Cespuglieti a Ginestra dei carbonai e Felce aquilina e cespuglieti misti
•
Pascoli serici del piano montano e del piano basale
•
Pascoli a cotico continuo dei pianori e campi carsici
Naturalità bassa
• Impianti artificiali di conifere.
Tale classificazione, per quanto semplice ed utile, presenta dei limiti in quanto non
tiene conto dello status in cui versano le associazioni vegetali nelle differenti aree. E’
quindi auspicabile un aggiornamento della carta fitosociologica e di un’analisi più
approfondita dello status delle singole associazioni vegetali.
Le emergenze naturalistiche
Sulla base dei dati disponibili circa la flora e la fauna presenti sul Partenio e dei
suggerimenti esposti da coloro che hanno operato sul territorio (Caputo, 1989; La
Valva e Moraldo, 1989; Eremita, 1994), sono state individuate delle aree considerate
prioritarie per le esigenze di protezione delle specie endemiche e rare, sia vegetali sia
animali, oppure per quelle ritenute vulnerabili perché legate ad ambienti minacciati
per la loro fragilità ecologica.
Bisogna precisare che, la mancanza di dati fitosociologici dettagliati non permette di
distinguere con adeguata precisione la distribuzione dei vari ambienti ecologici. Di
conseguenza, non è possibile, attraverso estrapolazioni, individuare delle aree in cui,
pur non essendovi segnalazioni specifiche di specie animali, è ragionevole
ipotizzarne la presenza in relazione al proprio habitat d’elezione.
Ad ogni modo, sono senza dubbio da tutelare, come habitat di particolari specie
vegetali ed animali:
• Le faggete
• La vegetazione ad alto indice di naturalità (boschi misti non degradati ecc.)
37
• I castagneti
• Le sorgenti
• La vegetazione ripariale
• Le grotte
La tutela ed il miglioramento di questi ambienti permetteranno da un lato il
rafforzamento e la ricostituzione delle popolazioni delle specie già presenti, dall'altro
renderanno il territorio in grado di accogliere specie oggi assenti. Ad esempio, l'area
del Partenio e l’Oasi stessa possono rappresentare un territorio importante per la
creazione di un “ponte” tra le aree dell'Appennino centro-meridionale occupate dal
Lupo Canis lupus italicus. Tale specie, infatti, tra le più importanti dal punto di vista
ecologico, è segnalato sui monti del Matese e sui Picentini. Apparizioni d’individui
erratici sui monti del Sannio e del Partenio sono riportate da Boitani (1986), Caputo
(1989) ed Eremita (1994). La possibilità di stabilire un continuum tra le popolazioni
dell’Appennino gioverebbe per la sopravvivenza di questa specie.
OBIETTIVI IDEALI DI GESTIONE
TIPI DI HABITAT DELL'ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA HABITAT
9210
*Faggeti degli Appennini con Taxus e
Ilex
*Habitat prioritario
6210
8310
Formazioni erbose secche seminaturali e
facies coperte da cespugli su substrato
calcareo
(Festuco-Brometalia)
(*
stupenda fioritura di orchidee)
Grotte non ancora sfruttate a livello
turistico
1.
Habitat
originario
non
compromesso
dall’azione dell’uomo.
Vegetazione
(Fagus
sylvatica,
Ilex
aquifolium,Taxus baccata, Acer spp. ecc.) con
un buon grado di naturalità.
Prati d’altura (1500-1598 m.) e cespuglietti
con un elevato grado di naturalità.
Vegetazione: Brachypodium spp., Bromus
spp.,e Festuca spp. Dianthus spp. ecc.
Presenza di Chirotteri: Rhinolophus
ferrumequinum,R. hypposideros,R.
euryale,Myotis capaccinii,M. blythi
oxygnatus,Miniopterus schreibersi,
Pipistrellus khuli,Plecotus austriacus.
Sorveglianza e custodia. Dovrà essere incrementato il servizio di
vigilanza, per tutelare l’ambiente naturale ed il patrimonio floro-faunistico
38
dell’area, subordinato alle disponibilità economiche che l’Associazione
acquisisce.
2.
Regolamentazione. In considerazione del delicato equilibrio ecologico
dell’Oasi la fruizione potrà essere solo guidata e accompagnata dal
personale autorizzato.
3.
Raccolta dei funghi e della flora spontanea. La raccolta dei funghi si
può conciliare con la gestione naturalistica dell’area, a condizione che la
stessa attività sia regolamentata d’intesa con il Comune di Pannarano e
l’Ente Parco del Partenio e nel rispetto della natura dei luoghi. In assenza di
regolamentazione nessuna attività di raccolta funghi e flora spontanea può
essere consentita.
4.
Pascolo. Esso è vietato nell’Oasi in quanto l’area è ricompressa in zona A
del Parco del Partenio, inoltre il Comune non ci risulta abbia concesso
autorizzazioni in zona B del Parco. Attualmente esistono problemi per il
contenimento del pascolo bovino esercitato nelle aree limitrofe e che tende
ad occupare abusivamente spazi dell’Oasi.
5.
Accesso all’Area. L’accesso libero è vietato, se al di fuori di attività
diversamente regolamentate, i visitatori dovranno fruire obbligatoriamente
di Visite Guidate (gratuite per i cittadini di Pannarano). Ulteriori restrizioni
potranno aversi per ragioni di sicurezza e per motivi di tutela naturalistica.
6.
Visite guidate. E’ istituito per i visitatori il servizio di visite guidate, per
permettere una migliore conoscenza floro-faunistica dell’area da parte dei
cittadini, e anche per sensibilizzare ed educare al rispetto del nostro
patrimonio ambientale. Le visite saranno gratuite per tutti gli abitanti di
Pannarano, mentre saranno a pagamento per tutti gli altri visitatori, secondo
le tariffe disposte a livello nazionale dal WWF. Il WWF stabilisce il
numero massimo di visitatori che potranno accedere all’oasi, con tetti
massimi giornalieri.
39
7.
Percorso didattico. Il percorso natura “la cincia mora” dovrà essere
risistemato
e migliorato con l’apposizione di nuova cartellonistica
esplicativa, bacheche sulla flora e la fauna, realizzazione di una aula
didattica all’aperto (il cui progetto, realizzato dalla Cooperativa Celidonia e
trasmesso al Comune di Pannarano, ha già ottenuto le autorizzazioni
previste), realizzazione della “carbonaia” e della “neviera”.
Il percorso natura così realizzato permetterà, ai visitatori e alle
Scolaresche, in modo particolare, da un lato di approfondire le
conoscenze sugli aspetti naturalistici e sugli antichi mestieri
legati alla montagna e, dall’altro
attraverso il coinvolgimento diretto
lato di scoprire sul posto e
in attività di laboratorio
(aula didattica all’aperto) le meraviglie della natura.
8.
Percorsi escursionistici. I diversi sentieri esistenti (“Costa VecchiaAcqua delle Vene”, “Acqua delle Vene-Quattro Vie”, “Quattro Vie-Piano di
Lauro”, sentiero lungo la cresta dei monti d’Avella) dovranno essere
risistemati e meglio segnalati al fine di consentire una migliore
percorribilità. L’accesso a tali sentieri dovrà essere appositamente
regolamentato e consentito sia con accompagnamento sia in maniera libera.
9.
Rifugio. Per una corretta gestione dell’area è necessario ristrutturare il
rifugio esistente in località “Acqua delle Vene” con struttura in legno e
pietra locale. Il rifugio potrà avere anche le funzioni di Centro Visita, punto
di ristoro e di esposizione dei prodotti tipici locali.
10. Piano di Gestione Naturalistica. In considerazione dell’importanza
naturalistica dell’area è fondamentale prevedere la realizzazione dettagliata
di un Piano di Gestione specifico per gli aspetti Naturalistici. Per la
realizzazione di tale Piano sarà necessario accedere ad un finanziamento
che ne consenta la totale stesura.
11. Progetti di Conservazione. In considerazione del fatto che alcune specie
erano storicamente presenti e che con l’istituzione del Parco del Partenio
40
l’area protetta è oggi molto più estesa rispetto al passato, è possibile
realizzare dei progetti di reintroduzione sulla Coturnice, Cervo e Capriolo.
12.
Progetto Lupo. E’ necessario avviare uno studio
per accertare la
presenza/assenza del lupo ed eventualmente avviare azioni per favorirne la
presenza e/o creare le condizioni per il ritorno della specie.
13. Segnaletica. Miglioramento della segnaletica stradale turistica, è
necessario installare tabelle indicatrici dell’Oasi a partire dalle uscite delle
due autostrade A1 NA-RM Caserta Sud e A 16 Avellino Ovest,
per
consentire facilmente l’individuazione della stessa.
14. Promozione. Si dovrà potenziare la campagna
di interessare e informare
sul turismo
promozionale al fine
maggiormente il turista. Molto si dovrà puntare
religioso relativo al vicino Santuario di Montevergine (meta
di milioni di pellegrini e turisti) e stringere, con lo stesso,
collaborazione e di interscambio con la presenza
rapporti
di
un
di
punto
informativo nei locali o presso i punti di ristorazioni attigui al Santuario e
la realizzazione di
inoltre
pacchetti turistici naturalistico-religiosi. Bisogna,
inserirsi nei filoni turistici già esistenti in provincia di
Benevento, ma anche e soprattutto attingere dal bacino
extraregionale. Inoltre, si dovrà produrre
interessare anche flussi
dovrà essere
napoletano
ed
materiale in lingua, al fine di
turistici stranieri. L’attività di promozione
realizzata attraverso la stampa di una nuova brochure
aggiornata, guide, opuscoli, internet e almeno una
iniziativa/festa locale
abbinando natura-cultura- enogastronomia. Inoltre, si dovranno prendere
accordi con i
tour operator che già operano in provincia di Benevento.
Sarà necessario interagire maggiormente con gli imprenditori locali al fine
di creare le condizioni per lo sviluppo di un “sistema di ospitalità diffusa”.
15. Ricerca Scientifica.Si dovranno promuovere iniziative e pubblicazioni
finalizzate all’incremento della ricerca scientifica
41
presso
l’Oasi,
in
particolare sull’avifauna e sulla
flora spontanea. Anche attraverso accordi
con le Università finalizzati alla realizzazione di Tesi Universitarie.
16.Integrazione della pianificazione. Tutti i piani che saranno realizzati
sull’area in questione dovranno caratterizzarsi per la tutela e la
valorizzazione del sito. L’ente che realizza il Piano informerà e coinvolgerà
il WWF nella stesura e supervisione dello stesso, in particolare per quei
piani che interessano gli aspetti naturalistici ed ambientali.
42
PRIMI INTERVENTI URGENTI
In base alle informazioni acquisite, tramite constatazione diretta e presenza
quotidiana, durante la prima fase di gestione è indispensabile attivare i seguenti
interventi urgenti:
1. Regolamentazione dell’accesso all’Oasi e della sosta nell’area attrezzata in
località “Acqua delle Vene” nei periodi di Giugno-Luglio-Agosto-Settembre;
2. Il reperimento di locali, nel centro abitato di Pannarano, da destinare a Centro
Visite;
3. Ristrutturazione del rifugio in località “Acqua delle Vene”;
4. Rimozione dei rifiuti abbandonati in alcune aree (lungo la strada che da
Pannarano porta in montagna, in località “Traverse” e “Scalandrone”);
5. Regolamentare il transito veicolare nell’Oasi per evitare il ripetersi di
fenomeni legati all’abbandono di rifiuti;
Tali interventi, onde evitare danni peggiori, devono essere affrontati nell’immediato,
con l’accordo dell’Amministrazione Comunale di Pannarano e degli altri Enti
interessati
(Ente
Parco
del
Partenio,
Comunità
Montana
del
Taburno,
Amministrazione Provinciale di Benevento).
La proposta del WWF è che gli interventi urgenti vengano stralciati dal presente
Piano e affrontati in un incontro specifico tra tutti gli Enti.
43
CONCLUSIONI
Il presente piano detta le linee guida per la tutela e lo sviluppo dell’Oasi “Montagna
di Sopra” di Pannarano. Esso potrà essere applicato totalmente o attraverso singoli
progetti in base alla loro priorità. Ovviamente la completa attuazione del presente
piano consentirà l’effettiva valorizzazione dell’area sia a fini della tutela, che
didattico-turistico. In questo modo, l’applicazione del presente Piano, potrebbe far
divenire l’Oasi “Montagna di Sopra” di Pannarano un modello a cui ispirarsi per la
gestione di aree protette a scala regionale.
Per raggiungere tutti gli obiettivi gestionali enunciati sarà sicuramente necessaria una
forte sinergia con l’Ente Parco, l’Amministrazione Comunale di Pannarano, la
Comunità Montana del Taburno, l’Amministrazione Provinciale di Benevento ecc., al
fine di trovare tutte le risorse economiche necessarie all’implementazione del
presente Piano.
44
Bibliografia
Capolongo D., 1979
Fraissinet M.
Kalby M., 1979
Eremita P., 1994
Aspetti naturalistici del Partenio.
Avella:appunti e note, 13 ottobre 1979
Atlante degli uccelli nidificanti in
Campania
(1963-1987)
Partenio Natura. Flora e Fauna
Appenninica
Italtekna, 1989
Caputo V., 1989
La Valva V.
Moraldo B., 1989
La Valva V., 1992
La Flora dei Monti del Partenio
Piante endemiche o rare dell’Italia
meridionale
Pignatti S., 1982
Banfi E.
Consolino F., 1998
Arnold E. N.
Burton J.A., 1985
Witt R. 1989
Flora d’Italia
Alberi
Guida dei rettili e degli anfibi d’Europa
Cespugli e arbusti selvatici
Jahns H.M., 1992
Felci, muschi, licheni d’Europa
Brunn B.
Singer A., 1991
Uccelli d’Europa
Peterson R., Mountfort G.
Hollom P.A.D., 1988
Guida degli uccelli d’Europa
Brown R.,Ferguson M.,
Lawrence M. Lees D., 1989
Tracce e segni degli uccelli d’Europa
Corbert G.
Ovenden D., 1985
Guida dei mammiferi d’Europa
AA. VV. WWF Italia, 1998
Libro Rosso degli Animali d’Italia - Vertebrati
AA. VV. WWF Italia, 1996
Ecosistema Italia
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Scarica

Oasi “Montagna di Sopra” - Centro Studi Naturalistici ONLUS