Oasi “Montagna di Sopra” Comune di Pannarano (BN) Provincia di Benevento PIANO DI GESTIONE GENERALE NAPOLI Marzo 2004 INDICE PREMESSA IL WWF A COSA SERVONO I PARCHI? LA FUNZIONE DELLE OASI DEL WWF NELLA PROTEZIONE DELLA NATURA PIANO DI GESTIONE CARATTERISTICHE DELL’HABITAT ASPETTI AMBIENTALI OBIETTIVI IDEALI DI GESTIONE PRIMI INTERVENTI URGENTI CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA Realizzazione a cura di Costantino Tedeschi, Fabrizio Canonico. Si ringrazia Maurizio Balletta per la collaborazione prestata. 2 PREMESSA L’Oasi della “Montagna di Sopra”, sulla base di uno studio di fattibilità donato dal WWF al Comune di Pannarano, fu istituita con deliberazione del Consiglio Comunale di Pannarano n° 14 del 20/03/1992. Successivamente su proposta del WWF il demanio montano comunale fu dichiarato, ai sensi della legislazione in materia di protezione della fauna selvatica, “Oasi di protezione della fauna” con deliberazione della Giunta Regionale della Campania n° 2844 del 02/06/1992, con conseguente imposizione del divieto assoluto di esercitarvi l’attività venatoria. Quando ormai sembrava del tutto compromessa la possibilità di rendere l’Oasi una realtà tangibile, con deliberazione del Consiglio comunale n. 21 del 19/06/1998, venne approvato uno schema di convenzione tra il Comune di Pannarano, la Celidonia S.c.r.l. e il WWF Italia per l’attivazione concreta e la gestione triennale. La suddetta convenzione venne stipulata in data 25/01/2000 con scadenza 25/01/2003. Nel 2003, scaduta la convenzione triennale tra Comune di Pannarano, Celidonia S.c.r.l. e WWF Italia, è stata riscritta e firmata, in data 20 maggio 2003, una nuova convenzione triennale tra il Comune di Pannarano e il WWF Italia che si occuperà della gestione dell’area. L’area rientra integralmente nel perimetro del Parco Naturale Regionale del Partenio (zona A e B), ed include buona parte del Sito di Importanza Comunitaria (SIC) denominato “Dorsale dei Monti del Partenio” cod. IT 8040006. L’Oasi WWF “Montagna di Sopra” di Pannarano ha lo scopo di tutelare una porzione del territorio, che offre caratteristiche di particolare pregio ambientale; di promuovere e diffondere, presso la popolazione, una più consapevole sensibilità verso i problemi ambientali; di ricreare e mantenere le condizioni ottimali per la tutela e l'incremento di specie animali e vegetali. 3 La gestione dell’area sarà attuata mediante l’applicazione di un Piano di Gestione Generale. Di seguito segue la Prima Bozza di tale piano, che redatto dal WWF, viene inviato per le osservazioni all’Amministrazione Comunale di Pannarano, nel cui territorio insiste l’Oasi. 4 IL WWF Il World Wildlife Fund WWF - Fondo Mondiale per la Natura - è una Associazione internazionale nata nel 1961, senza scopo di lucro, aconfessionale e apolitica e svolge la sua attività nel campo della protezione dell’ambiente, dell’educazione, istruzione e ricerca scientifica. Nel 1966 a conclusione di sondaggi ed incontri preliminari condotti dall’allora direttore generale del WWF Internazionale, Fritz Vollmar, si costituì in Italia un piccolo gruppo di persone, il cui compito fu quello di organizzare il WWF Italia, che nacque ufficialmente nella seconda metà del 1966. Si decise di organizzare il WWF Italia come Associazione in piena autonomia rispetto all’organizzazione internazionale, ma strettamente collegata ad essa dall’idealità degli scopi e da un preciso accordo di collaborazione. In quanto Associazione il WWF Italia fu subito caratterizzato dal particolare rilievo che in esso venivano ad avere i soci, e lo statuto, tuttora in vigore, ha istituzionalizzato in un modo inequivocabile la fondamentale partecipazione del socio ad ogni momento decisivo della vita dell’Associazione. Si può anzi dire che di tutte le organizzazioni nazionali del WWF la nostra sia, fuor di dubbio, la più aperta all’apporto ed al controllo dei propri membri. Riconosciuto Ente Morale con D.P.R. del 4/4/1974 n° 493 il WWF si propone all’Art. 3 del suo statuto di “assistere nel progettare, produrre e rendere accessibile materiale per mostre, corsi di insegnamento e campagne appositamente organizzate per aiutare la crescita e lo sviluppo del movimento di conservazione su scala nazionale e mondiale.....”. La scelta vincente del WWF è stata quella di acquisire e proteggere delle aree naturali minacciate. Sono così nate le Oasi del WWF, che sono state e sono la risposta concreta alle aspettative dei soci. Attualmente l’Associazione gestisce, in tutta Italia, 134 Oasi nelle quali si svolgono attività educative, di ricerca e di conservazione. La 5 gestione di questi ambienti naturali ha fatto del WWF l’Associazione con più esperienza in questo campo. 6 A COSA SERVONO I PARCHI? Molti potrebbero chiedersi se mettere da parte risorse ambientali e naturali così vaste ed importanti come quelle dei Parchi Nazionali abbia un senso, in un mondo sempre più afflitto da tensioni, bisogni e sperequazioni d’ogni genere. Vi sono all’interno delle Aree protette diverse ricchezze: minerali, acque, foreste, animali pregiati. Perché non sfruttarle? E’ giusto lasciar scorrere i torrenti senza imbrigliarli e raccoglierli? E non è uno spreco veder alberi plurisecolari marcire al suolo, disfacendosi per cause naturali, senza che nessuno ne raccolga il legname? L’eterno conflitto tra il bisogno immediato e la conservazione lungimirante, tra le esigenze produttive e le più ampie ed elevate finalità di tutela si ripropone qui, effettivamente, in tutta la sua drammaticità ed attualità. E benché in teoria molti riconoscono che consumando indiscriminatamente ogni propria risorsa la società contemporanea va sempre più verso un destino di povertà e squallore privo di “qualità” ambientale, è molto difficile nella pratica affermare le priorità della conservazione dell’ambiente naturale persino in quelle zone particolari e circoscritte dove, nell’interesse dell’intera umanità, sono stati istituiti dei parchi Nazionali. Eppure l’importanza e l’utilità dei Parchi costituisce ormai un fatto così evidente e dimostrato, che non dovrebbe neppure più essere discusso. A parte i molti, validissimi argomenti positivi di carattere pratico, specialmente sul piano economico, di cui si dirà oltre, i benefici più importanti e diffusi che un Parco può offrire sono proprio quelli difficilmente quantificabili. Tra questi benefici si debbono considerare anzitutto quelli di ordine culturale, per il significato di evoluzione ed elevazione che la stessa presenza della natura protetta irradia sull’uomo che ne gode; di ordine sociale, per la possibilità di sano impiego del tempo libero, con effetto ineguagliabile di distensione psicofisica; di ordine igienicosanitario, per la salute derivante dalle attività ricreative; di ordine urbanistico, per il valore di esempio, modello e fattore di riequilibrio sull’assetto territoriale di un Paese 7 civile; di ordine scientifico, per il campo illimitato aperto alla indagine, sperimentazione ed osservazione della ricerca pura o applicata; di ordine educativo, per l’enorme riflesso formativo ed informativo, a favore soprattutto delle giovani generazioni. Di conseguenza, si possono sintetizzare chiaramente le finalità dei Parchi Nazionali in questi tre semplici scopi, tutti di enorme importanza per la società umana. Il primo è quello della conservazione in se stessa, che rispondendo ad una necessità obiettiva dell’ambiente naturale e ad un bisogno soggettivo dell’uomo, costituisce dunque un fondamentale traguardo da raggiungere. Il secondo è quello dell’educazione del pubblico al valore e significato della natura, al quale vanno indirizzate anche tutte le attività cosiddette ricreative e turistiche, da consentire e svolgere nei Parchi soprattutto con finalità educative. Il terzo è quello della ricerca scientifica, per la quale i Parchi costituiscono un avamposto di indagine e sperimentazione a tutti i livelli ed un vero e proprio laboratorio scientifico universale all’aria aperta. L’ordine logico in cui queste finalità sono state elencate stabilisce, evidentemente, anche un certo grado di priorità. Ma è pur vero che, accanto ai Parchi Nazionali, sorti essenzialmente in funzione della conservazione dei più importanti ambienti naturali, vi sono altre categorie di Aree protette con diversa intonazione: come i Parchi Naturali Regionali, dove è esaltato piuttosto l’aspetto educativo, ricreativo e turistico, oppure le Riserve Naturali, in cui appare senz’altro dominante l’aspetto scientifico. Né si può negare che vi siano strette e profonde interconnessioni tra le varie finalità. La conservazione non avrebbe grande significato, né garanzia di stabilità, se non fosse utilizzata anche allo scopo di trasmettere un fondamentale “messaggio” educativo: né potrebbe svolgersi correttamente senza una ricerca scientifica sostanziale, che ne indirizzasse in modo appropriato le scelte. Ma l’educazione, che pure si deve fondare sui dati dell’indagine scientifica, non risulterebbe convincente senza l’esempio della conservazione in atto, come modello da sviluppare e diffondere sempre più largamente. E la stessa ricerca scientifica, se non è lecito si spinga oltre i 8 limiti in cui scalfirebbe la stessa conservazione, dovrebbe nelle Aree protette perseguire, oltre all’indagine “pura”, anche quella applicativa alle esigenze concrete ivi presenti, nell’ottica di una “scienza della conservazione” che è ancora ai primi passi nel nostro Paese. La risposta più profonda e completa al quesito sull’utilità dei Parchi è dunque anche la più semplice, e riguarda la stessa visione morale del mondo e dell’uomo. La terra deve essere conservata, almeno nelle sue espressioni più importanti e tipiche, a beneficio dell’intera umanità e delle future generazioni. Si tratta d’un patrimonio ambientale prezioso ed insostituibile, che non abbiamo alcun diritto di sacrificare al nostro egoismo, ma dobbiamo tramandare ai posteri intatto, come ci è stato lasciato dai nostri predecessori. E i Parchi appunto sono un validissimo mezzo - anche se non l’unico - per cercare di conseguire questa altissima finalità. 9 LA FUNZIONE DELLE OASI DEL WWF NELLA PROTEZIONE DELLA NATURA La storia delle Oasi coincide sostanzialmente con la storia del WWF Italia per il quale, fin dalla sua fondazione, queste hanno avuto un peso determinante non solo per la crescita dell’Associazione ma anche per la sua essenza culturale. In anni in cui l’ecologia era interesse di pochi e tutta la politica si muoveva su modelli di sviluppo incentrati sul consumo “senza remore” di risorse e territorio, aver affermato un concetto di salvaguardia attraverso la tutela diretta (e quindi la gestione) di habitat e di specie, ha significato esprimere una cultura innovativa ed in contro-tendenza rispetto alle tendenze degli anni ’60 e ’70. Nel nostro scenario nazionale, ancora povero ed inadeguato sul tema della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio naturale, le Oasi del WWF hanno rappresentato, e continuano a rappresentare, le quasi uniche esperienze di conservazione attiva in Italia soprattutto per il livello qualitativo della gestione e degli interventi. La tutela della natura svolta dallo Stato era limitata ai Parchi Nazionali del Gran Paradiso e d’Abruzzo, anche se già allora molto si discuteva di una legge quadro sulle aree protette oltre che della necessità di creare tempestivamente i parchi in alcune zone particolarmente rilevanti quali il Gennargentu o il Delta del Po. Per la legge quadro dovevano passare oltre venti anni e per questi parchi non è bastata neppure la legge quadro, ma ciò nonostante il WWF (che ha battagliato per ottenere la legge e per realizzare i parchi) ha costantemente rappresentato con le sue Oasi la concretezza del pensiero teorico della conservazione in Italia e, soprattutto, ha dimostrato la possibilità di un modello di gestione di riserve che non necessariamente dovevano configurarsi con le dimensioni di un parco. Come dimostrato da recenti indagini, le Oasi, come pure le attività di educazione nelle scuole, hanno consentito al WWF di consolidare in Italia una immagine di associazione di grande concretezza ed efficacia di azione nell’opinione pubblica che 10 ha certamente contribuito sensibilmente al successo dell’organizzazione nel nostro Paese. Quest’esperienza, assolutamente nuova in Italia, ha contribuito ad aprire un dibattito che aveva due obiettivi: individuare, al di là dei parchi nazionali, le aree di pregio naturalistico del nostro territorio, realizzare sul piano legislativo un sistema di tutela che anticipasse la legge quadro. Questo nel concreto ha fatto sì che alcune regioni, negli anni ’80, deliberassero normative proprie per la tutela delle principali aree regionali; ha inoltre innescato un processo per il quale lo Stato, più specificatamente l’Ex Ministero Agricoltura e Foreste e dopo il 1986 il Ministero dell’Ambiente, con appositi decreti potessero creare riserve, mettere vincoli, ed affidare a terzi la gestione di questi territori. Essendo allora il WWF l’unico soggetto ad avere maturato in Italia capacità di gestione di questi territori, le Oasi hanno dunque rappresentato un modello da imitare, un’esperienza da riprodurre. Il WWF, d’altro canto, è stato per lungo tempo l’interlocutore unico degli Enti Pubblici per la gestione delle aree protette sino a diventare in molteplici casi il soggetto privato che per conto della Pubblica Amministrazione gestiva questi territori. Oggi circa i quattro quinti dei territori gestiti dal WWF sono di proprietà pubblica dell’Associazione. Questo conferma il ruolo leader che l’Associazione svolge in questo campo. Da sottolineare, inoltre, che la gestione delle Oasi non ha rappresentato solo un esempio di gestione delle riserve naturali, ma anche un nuovo e moderno modello di gestione dell’educazione ambientale. Le Oasi sono infatti strutturate in modo da facilitare l’apprendimento dei concetti elementari dell’ecologia, oltre che della diversità biologica. Un’educazione ed una sensibilizzazione, fortemente stanziata sotto il profilo scientifico, ma che muove da dati emozionali quali la bellezza dei luoghi o il fascino delle specie animali. Alla luce di queste considerazioni, sarebbe comunque un errore considerare le Oasi come una serie di corpi isolati tra loro; non solo perché tutte le Oasi sono e vanno gestite sempre più con criteri analoghi, ma anche per la varietà dei siti e la molteplicità delle specie protette, le Oasi del WWF Italia devono essere considerate a tutti gli effetti come un sistema omogeneo. 11 Un sistema che per quanto detto deve essere considerato una parte integrante e strutturale della strategia dell’Associazione per il raggiungimento dei fini statutari e quindi deve essere rafforzato ottimizzando l’attuale gestione e prevedere un aumento calibrato dei territori gestiti intervenendo soprattutto laddove la Pubblica Amministrazione ha difficoltà (per inefficienza o inedia) a sviluppare un’efficace rete di tutela, al fine di far crescere il senso di responsabilità dello Stato, delle Amministrazioni e della gente nei confronti della natura e dell’ambiente. 12 PIANO DI GESTIONE CARATTERISTICHE DELL’HABITAT Le principali caratteristiche geografiche dell’Oasi “Montagna di Sopra” sono le seguenti: Localizzazione Località: Comune di Pannarano, Provincia di Benevento. Descrizione Altitudine: 800 - 1598 m. s.l.m. Superficie: 312 Ha. Tutela dell’habitat Status: Parco Naturale Regionale del Partenio zona A e B, Sito di Importanza Comunitaria (SIC) denominato “Dorsale dei Monti del Partenio” cod. IT 8040006, vincolo idrogeologico. Istituzione: 2000 Ente gestore: Associazione Italiana per il WWF a seguito di convenzione con l’Amministrazione Comunale di Pannarano. Cenni Storici Si discuteva ormai da più di 15 anni della proposta lanciata dal “Circolo Duns Scoto di Roccarainola” di istituire un Parco naturale sui monti del Partenio quando, nell’agosto del 1988, il WWF organizzò un convegno a Pannarano in cui propose di proteggere il comprensorio montuoso mediante la creazione di una rete di Oasi che di fatto avrebbero consentito un’efficace tutela del patrimonio ambientale nell’attesa della auspicata nascita del Parco. La proposta del WWF fu accolta da tutti i partecipanti al convegno che individuarono l’area demaniale dei monti di Pannarano per istituirvi la prima area protetta. 13 L’Oasi della “Montagna di Sopra”, sulla base di uno studio di fattibilità donato dal WWF al Comune di Pannarano, fu istituita con deliberazione del Consiglio Comunale di Pannarano n° 14 del 20/03/1992. Intanto, mentre lo stato di dissesto economico-finanziario del Comune non consentiva la concreta attivazione dell’area protetta, su proposta del WWF il demanio montano comunale fu dichiarato, ai sensi della legislazione in materia di protezione della fauna selvatica, “Oasi di protezione della fauna” con deliberazione della Giunta Regionale della Campania n° 2844 del 02/06/1992, con conseguente imposizione del divieto assoluto di esercitarvi l’attività venatoria. Il Comune, con deliberazione consiliare n° 35 del 14/09/1992, approvò uno schema di convenzione con il WWF che non portò all’attivazione concreta dell’area a causa della carenza di fondi. La necessità di reperire idonei finanziamenti portò, nel 1993, i parlamentari Annamaria Procacci, Luongo e Parisi Vittorio a presentare, in sede di discussione del Bilancio pluriennale dello Stato 1994-1996, una apposita mozione alla 13° Commissione del Senato della Repubblica con la quale si impegnava il Governo a stornare una quota di stanziamento del Ministro dell’Ambiente al fine di consentire l’immediata attivazione dell’Oasi della “Montagna di Sopra” (Senato della Repubblica, XI Legislatura, 13° Commissione, atto del 28/09/1993). Il problema finanziario sembrò risolto quando, con deliberazione del Consiglio Generale n° 11 del 04/01/1994, la Comunità Montana del Partenio concesse un contributo annuo di £ 15.000.000 per 25 anni al fine di sostenere la gestione dell’area protetta e approvò uno schema di convenzione con il WWF. Tuttavia, l’entrata in vigore della L.R. 31/94, recante il nuovo ordinamento delle Comunità Montane in Campania, assegnò il Comune di Pannarano alla Comunità Montana Zona del Taburno-Camposauro, causando, di fatto, l’impossibilità di erogare il contributo concesso. Intanto, nonostante la qualificazione del massiccio del Partenio come area prioritaria di reperimento per l’istituzione di un futuro parco regionale ai sensi dell’art. 34, lett. 14 G., della legge quadro sulle aree naturali protette n. 349/91, e nonostante l’effettiva istituzione del Parco Regionale ai sensi dell’art. 5 L.R. 33/93, non un solo metro di territorio del massiccio è risultato effettivamente protetto a causa di lentezze politico amministrative che ne ritardano l’insediamento degli organi dell’Ente Parco. Da tale considerazione è scaturita l’idea di attivare l’Oasi “Montagna di Sopra” quale struttura di conservazione della natura trainante verso la concreta attivazione dell’area protetta regionale. Attivare l’Oasi in vista del Parco non significava solamente assicurare la tutela ambientale ad un’area montana di prioritario valore scientifico-naturalistico, bensì attivare il primo progetto di sviluppo economico ecosostenibile nella Provincia di Benevento. Fu così che, con deliberazione della Giunta comunale n. 315 del 22/10/1997, venne approvato, ai sensi dell’art. 1 del D. Legs. n. 280 del 7/8/1997, un progetto di lavori di pubblica utilità per l’attivazione e la gestione dell’Oasi della “Montagna di Sopra”, affidando i servizi relativi alla Cooperativa Celidonia S.c.r.l. Successivamente, con deliberazione del Consiglio comunale n. 21 del 19/6/1998, venne approvato lo schema di convenzione tra il Comune di Pannarano, la Celidonia S.c.r.l. e il WWF Italia per l’attivazione concreta e la gestione triennale, mediante l’impiego di lavoratori di pubblica utilità, del progetto “Oasi della Montagna di Sopra”, affidando al WWF Italia la direzione tecnico-scientifica e naturalistica dell’area e prevedendo anche l’impegno del WWF di inserire l’Oasi della Montagna di Sopra nel “Sistema nazionale delle Oasi, Rifugi e Riserve del WWF Italia”. La suddetta convenzione venne stipulata in data 25/01/2000 con scadenza 25/01/2003. Nel corso di questi tre anni il WWF Italia, pur tra mille difficoltà derivanti soprattutto dalla esiguità dei fondi a disposizione ma anche da problematiche di carattere naturale (il verificarsi di una frana di enormi dimensioni che ha, di fatto, interrotto la strada che da Pannarano porta in montagna) sopraggiunte sull’area, ha adempiuto a tutti gli impegni assunti in convenzione, inserendo l’area nel proprio sistema nazionale di Oasi, Rifugi e Riserve, stampato opuscoli promozionali e una brochure dell’Oasi (con il contributo della Comunità Montana del Taburno), promosso 15 mediante i propri siti Web l’immagine dell’area, attivato campagne di visite guidate, didattiche e naturalistiche, con la partecipazione di scolaresche provenienti anche da altre province (nel corso del 2002, in collaborazione con l’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Benevento, è stata realizzata la campagna “ciambientiamo” che ha permesso a circa 800 ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado della provincia di Benevento di visitare l’Oasi, gratuitamente e con il supporto delle guide WWF), apposto cartelli perimetrali con il proprio logo, mantenuto i sentieri e le altre strutture presenti, allestito un moderno sentiero natura per le scolaresche. Il WWF ha anche garantito la presenza di una sua guardia nell’area che, nel periodo considerato, ha provveduto, non solo ad accompagnare i visitatori ma anche alla manutenzione suddetta dell’Oasi e alla tempestiva segnalazione delle varie problematiche susseguitesi nel tempo, ha attivato un Centro visite nell’abitato di Pannarano (quest’ultimo è stato successivamente chiuso causa la necessità, da parte del Comune di Pannarano, di reperire locali per poter permettere agli alunni della scuola elementare, resasi inagibile, di seguire le lezioni). Nel frattempo, con deliberazione della Giunta regionale della Campania n. 1405 del 12/4/2002, l’area compresa nell’Oasi della “Montagna di Sopra” è stata inserita, ai sensi ella L.R. 33/93, nel perimetro del Parco Naturale Regionale del Partenio (Zona A e B) ed è rientrata nel Sito di interesse Comunitario cod. IT 8040006 denominato “Dorsale Monti del Partenio”, sottoposto a tutela ai sensi della direttiva 92/43/CEE. Nel 2003, scaduta la convenzione triennale tra Comune di Pannarano, Celidonia S.c.r.l. e WWF Italia, è stata riscritta e firmata, in data 20 maggio 2003, una nuova convenzione triennale tra il comune di Pannarano e il WWF Italia. Nell’ambito di questa nuova convenzione il WWF Italia si impegna a continuare nella gestione dell’area e il Comune di Pannarano provvede a riconoscere allo stesso WWF Italia, per la realizzazione delle attività previste dalla convenzione, un contributo annuo variabile a partire da € 7000,00 (settemila). Nel corso dell’anno 2003 tra gli eventi e le attività più significative succedutesi, sono da menzionare la realizzazione della Giornata delle Oasi (6 aprile 2003), che ha visto 16 la partecipazione di circa 100 persone provenienti anche da fuori regione (Puglia), con escursioni, liberazione di rapaci feriti e curati presso i C.R.A.S. del WWF Italia, “lancio dei pensieri sulla natura” (scritti dai ragazzi delle scuole elementare e media di Pannarano), la partecipazione, presso la Mostra d’Oltremare di Napoli, a “Parchinmostra”, evento per la promozione delle Aree Protette della Campania organizzato dalla Regione Campania. Nel periodo compreso tra il mese di aprile e il mese di novembre 2003 l’Oasi “Montagna di Sopra” di Pannarano ha visto la presenza di circa 5000-5500 visitatori di cui circa 1500 hanno usufruito dei vari sentieri (soprattutto del percorso natura) realizzati nell’Oasi. Nel 2003, scaduta la convenzione triennale tra Comune di Pannarano, Celidonia S.c.r.l. e WWF Italia, è stata riscritta e firmata, in data 20 maggio 2003, una nuova convenzione triennale tra il comune di Pannarano e il WWF Italia. Nell’ambito di questa nuova convenzione il WWF Italia si impegnava a continuare nella gestione dell’area e il Comune di Pannarano provvedeva a riconoscere allo stesso WWF Italia, per la realizzazione delle attività previste dalla convenzione, un contributo annuo. Nel corso del 2004 è continuata l’attività di vigilanza dell’area. La presenza della guardia nell’Oasi è stata quasi quotidiana nel periodo compreso da fine giugno a settembre. Rappresenta questo il periodo più delicato dell’anno, causa l’elevato rischio di incendi e l’afflusso massiccio di migliaia di visitatori (soprattutto nel mese di agosto si verificano vere e proprie invasioni di vacanzieri, i cui comportamenti non sempre sono in sintonia con gli equilibri naturali dell’Oasi). La presenza continua della guardia sul territorio dell’Oasi, ha permesso al Comune di Pannarano di essere informato, in tempo reale, su situazioni di emergenza che si sono verificate nel corso dell’anno e che hanno interessato il demanio comunale (frane, pascolo abusivo, atti di vandalismo, situazioni di pericolo per l’incolumità dei cittadini, ecc). 17 La rinnovata collaborazione con la Stazione del C.F.S. di San Giovanni di Ceppaloni (che ha competenza sull’area) e con quelle limitrofe ha garantito un controllo maggiore dell’area, scongiurando il verificarsi di eventi disastrosi (incendi, tagli abusivi, bracconaggio, ecc). L’Oasi è stata presente, presso la Mostra d’Oltremare di Napoli, a “Parchinmostra”, evento per la promozione delle Aree Protette della Campania organizzato dalla Regione Campania. Nel corso di questa manifestazione, che ha visto l’afflusso di migliaia di visitatori, è stato distribuito, in uno stand allestito dal WWF Campania, materiale promozionale dell’Oasi. Un altro evento molto importante ci ha dato la possibilità di promuovere il territorio dell’Oasi e il paese di Pannarano. Su invito della Provincia di Benevento e in collaborazione con l’Assessorato al Turismo della Provincia di Benevento siamo stati presenti e ben visibili (con pannelli, brochure e altro materiale informativo) alla importante “kermesse” sul turismo denominata “Borsa Verde”, che si è svolta a Vallo della Lucania (SA) L’evento più importante è coinciso con la Giornata delle Oasi del 2 maggio. E’ stato un grande successo sia per il numero e la provenienza dei visitatori, sia per il gradimento espresso dagli stessi. Centinaia di escursionisti e visitatori provenienti da tutta la Campania hanno percorso il sentiero natura accompagnati dagli agenti del CFS di San Giovanni ed hanno assistito alla liberazione di una poiana. Dopo esserci trasferiti a Pannarano e dopo aver assaporato un piatto di pasta e degustato prodotti tipici locali, sono stati nominati i primi “Piccoli Guardiani dell’Oasi”. E’stato, anche, ideato, stampato e distribuito (presso le scuole di Pannarano, gli esercizi commerciali di Pannarano, i Comuni di Pannarano e Pietrastornina, la CMT, il Parco del Partenio, la Comunità Montana del Partenio, ecc.) un bollettino informativo sull’Oasi dal titolo: “L’Oasi e il Parco”. Questo giornalino ha avuto lo scopo di suscitare interesse e curiosità intorno all’Oasi. Al suo interno sono presenti schede tecniche su animali e piante del territorio, curiosità, un’agenda degli appuntamenti a breve termine, riflessioni, ecc. 18 Nel corso del 2005, accanto alle normali attività di monitoraggio, visite guidate, censimento e manutenzione delle strutture e dei sentieri, sono stati realizzati dei progetti che hanno coinvolto centinaia di visitatori e hanno permesso all’Oasi un grande rilancio dal punto di vista promozionale. E’ iniziata, anche, una stretta collaborazione con il Parco Regionale del Partenio, con la partecipazione alla ideazione di un progetto, poi approvato, inserito in: “Eventi in Campania”. L’Oasi è stata protagonista, anche alla II Festa della Provincia di Benevento con esposizione di pannelli didattici e proiezioni. Ad agosto, in collaborazione con il Comune di Pannarano è partito il progetto: “L’Oasi e la civiltà contadino - montanara di Pannarano. Dalla conservazione la via per lo sviluppo sostenibile”. Il primo evento realizzato nell’ambito del progetto è stato: “Sui monti dell’Oasi aspettando le stelle cadenti”. Nel corso della serata e della nottata sono state effettuate visite guidate lungo il percorso natura, degustazione di prodotti locali, e osservazione delle stelle con le spiegazioni di un astronomo. Altro appuntamento è stata la partecipazione a “Per antichi vicoli e piazze” con escursioni, liberazione di rapaci, proiezioni di immagini dell’Oasi e stand nella piazza di Pannarano. A settembre si è tenuta, nel cuore dell’Oasi, la prima edizione del: “Mountain Day” con visite guidate, un convegno sulle Aree Protette (il convegno, tenutosi a 1170 m. di quota, ha visto la partecipazione del Presidente del Parco, di amministratori locali e di esponenti del WWF Italia) e degustazione di prodotti tipici locali. Sempre nell’ambito del progetto sono state effettuate visite guidate ai ragazzi delle scuole di Pannarano. 19 ASPETTI AMBIENTALI Il clima: inverni freddi e nevosi, estati asciutte e fresche. Alla formazione del territorio, in tutti i suoi elementi, molto ha contribuito l’andamento climatico. Situato a poca distanza dal mare e variando da 800 a 1598 metri di altitudine, il territorio è sottoposto ad una discreta variabilità climatica. Il territorio comprendente l’Oasi “Montagna di Sopra” è caratterizzato, essenzialmente, da un clima di tipo Appenninico-Continentale. Il discorso del clima è comunque un discorso in divenire, nel senso che le variazioni legate al fenomeno dei mutamenti climatici del pianeta si fanno sentire anche in questa zona. Il progressivo ridimensionamento delle stagioni, con diminuzione delle fasi intermedie, e l’andamento bipolare verso una stagione fredda ed una calda, con assottigliamento dei climi più freschi, sta apportando modifiche sulle abitudini vegetative e sociali di flora e fauna. La piovosità: La maggiore piovosità si ha da Novembre a Febbraio, o con punte consistenti, anche nel mese di Aprile, mentre da Maggio ad Agosto si hanno minori precipitazioni. Per quanto riguarda l’intensità delle precipitazioni si passa da circa 2200 mm. annui della parte alta (Monti d’Avella) a circa 1100 mm. annui della parte più bassa. La neve, che nelle zone di bassa quota è presente per pochi giorni all’anno, permane per tre-quattro mesi sui rilievi montuosi (Monti d’Avella), con spessori che superano il metro. Le temperature: nelle zone di alta quota si passa dalle medie di + 18° C di luglioagosto ai circa + 0,5° C di gennaio con temperature che raggiungono minimi vicino ai - 20° C, mentre più a valle si passa dai + 26° C dei mesi più caldi ai + 6° C di quelli più freddi. La geologia 20 La struttura geologica dei monti del Partenio fa parte della piattaforma carbonatica dell’Appennino che, formatasi per sedimentazioni successive nell’Era secondaria sul fondo di un golfo della Tetide, è stata poi spaccata, sollevata ed è emersa dal mare in epoche successive grazie all’azione di forze tettoniche (analogamente a quanto accaduto per i massicci del Matese e del Taburno – schema evolutivo dell’Appennino meridionale). La dorsale, posta in direzione Est – Ovest, si configura come un continuum di creste di altezza variabile fino a 1598 m s.l.m. del Ciesco Bianco; un netto declivio scosceso, in gran parte roccioso verso il sottostante vallone di Avella a Sud e un sistema di declivi, a volte più dolci, di contrafforti e di valloni degradanti verso la Valle Caudina a Nord. L’architettura e la struttura del complesso è costituita da calcare bianco, grigio, e in parte con venature e sfumature di colore rossiccio dovute alla presenza di ossido di ferro. Più dettagliatamente la successione carbonatica risulta costituita, dal basso verso l’alto, da : • Dolomie, calcari dolomitici e calcari oolitici e pseudoolitici; • Calcari dolomitici e calcari, localmente intercalati a marne; • Calcari con intercalazioni dolomitiche Su tale complesso autoctono si sono depositati banchi e strati di materiale alloctono di origine piroclastica, provenienti dai vicini centri vulcanici dell’Archiflegreo e del Somma-Vesuvio. I materiali vulcanici spesso contribuiscono ampiamente alla costruzione del paesaggio anche in aree molto lontane dai centri eruttivi, fornendo substrato per la genesi dei suoli. L’area dei monti del Partenio è stata interessata dalla deposizione di prodotti piroclastici derivanti soprattutto dal Somma–Vesuvio. Dagli studi effettuati sulle caratteristiche morfologiche, mineralogiche e chimiche di tali suoli si è visto che le piroclastici hanno formato un ambiente pedogenetico unico, senza contributo dei materiali carbonatici che costituiscono il rilievo montuoso. Il sequum superiore, in 21 particolare, risulta essere formato dalle pomici dell’eruzione di Avellino (3750 anni fa) che si sovrappongono ad un suolo di colore giallastro. La degradazione fisico-chimica delle piroclastici ha dato luogo alla formazione di un suolo molto fertile, ricco di microelementi ma nello stesso tempo facilmente erodibile a causa degli agenti atmosferici che inducono un’ alterazione di tali materiali; si è ipotizzato che per ogni eruzione del Vesuvio si siano deposti circa 1.0 m di materiale vulcanico. Tale situazione ha dato luogo, nei tempi geologici, alla formazione di piccole vallate intercalate ai rilievi calcarei, soprattutto nella parte settentrionale (Piana del Fieno, Piana Rapillo, Campo S. Giovanni, Campo Maggiore), mentre nella parte meridionale si è verificato un progressivo denudamento della roccia madre; oggi la stessa situazione determina una certa instabilità in concomitanza di eventi pluviometrici eccezionali associati ad una cattiva gestione dei territori montani. La struttura geologica permeabile del massiccio del Partenio tende a favorire l’infiltrazione delle acque piuttosto che il loro ruscellamento. Infatti, i valloni (c.d. “canali”) portano acque ruscellanti solo nel periodo di massima piovosità. Comunque, soprattutto a causa dell’estesa copertura vegetale del territorio, non si sono sviluppati sistemi ipogei di grosse dimensioni (Capolongo).Vanno segnalate le grotte di “Mattiuccio” tra la località “Costa Vecchia” e il “Tuppo dei Fogli” a circa 900 mt. di quota. Biologia (Ambiente, Flora e Fauna) Il territorio montano demaniale del Comune di Pannarano (BN) si estende per circa 312 ettari nel cuore del massiccio del Partenio e confina a sud con i Comuni di Avella, Summonte e Sperone, ad est con il Comune di Pietrastornina, ad ovest con il Comune di San Martino Valle Caudina ed a nord con un castagneto privato in agro dello stesso Comune di Pannarano. Il territorio è coperto da una foresta caducifoglia montana tipica dell’Appennino in cui domina il faggio (Fagus sylvatica) cui si associa nei siti più freschi e ombrosi il 22 tasso (Taxus baccata) e nei luoghi più umidi e meno elevati l’ontano napoletano (Alnus cordata). In situazioni particolari sono sporadicamente presenti il carpino nero (Ostrya carpinifolia), vari aceri, e nelle zone più degradate la roverella (Quercus pubescens). Sui costoni rocciosi più assolati ed esposti a meridione è frequente il leccio (Quercus ilex). Nel sottobosco è ancora abbastanza comune l’agrifoglio (Ilex aquifolium) nonostante le eccessive raccolte natalizie. Il complesso boscato è uno dei rarissimi esempi, sul Partenio, di bosco non sottoposto di recente a taglio e si caratterizza per la presenza di una fustaia transitoria. L’ultimo intervento di esbosco, infatti, risale al 1976, epoca in cui fu sottoposto a taglio la sezione boschiva denominata “Traverse”. Sul confine meridionale (quota 1300-1598) è possibile ammirare una fustaia di faggio puro ben conservata in cui la natura si rigenera senza alcun intervento di taglio. Fino al 1950 questo bosco era governato a ceduo matricinato ed il legno prelevato veniva utilizzato per la produzione di traversine ferroviarie, carbone vegetale e legna da riscaldamento per le abitazioni. La produzione di carbone vegetale, comunque, era privilegiata in quanto comportava minori spese per il trasporto. Infatti, essendo necessari 5 quintali di legna per produrre un solo quintale di carbone, il costo del trasporto, che avveniva esclusivamente con animali da soma attraverso una mulattiera ancora oggi percorribile in parte, era notevolmente ridotto. Dopo il 1950 il mercato del legno si orientò verso nuove produzioni (tronchi e tronchetti da lavoro) che richiedevano l’impiego di mezzi meccanici per il trasporto e l’inesistenza di piste camionabili impose la sospensione dei tagli. Questo “abbandono” della montagna ha avuto un effetto benefico sul bosco poiché ha consentito un certo periodo di riposo colturale consentendo il recupero ed il rinvigorimento dei soprassuoli. 23 E’ noto che l’ecosistema forestale trae vantaggio dalla sospensione dell’attività dei consumatori nella fattispecie rappresentati dalle azioni umane di prelievo, essendo necessari alla propria conservazione e sviluppo solo i produttori, le piante verdi, ed i decompositori, i microrganismi, i funghi , gli insetti ecc. (F. Bussotti e R. Gellini). Il periodo di “abbandono” che dura da decenni ha fatto in modo che questo bosco sia oggi in età per essere tagliato e ciò ha risvegliato gli interessi di molti, dalle imprese di esbosco al Comune che non ha esitato a chiedere, negli anni passati, agli organi competenti l’assoggettamento al taglio di 49,22 ettari (Deliberazione G.M. n. 53 del 06/02/1989). Al momento non esistono studi per determinare eventuali patologie di questo bosco soprattutto in riferimento alla c.d. “moria del bosco”, una malattia causata dall’inquinamento atmosferico che attacca non solo gli alberi ma l’intero ecosistema forestale incidendo sulle componenti biotiche e abiotiche delle quali altera rapporti ecologici. Lo stesso si dica per lo studio degli effetti delle “piogge acide” che sicuramente precipitano anche in questa zona abbastanza lontana dalle fonti di emissione degli inquinanti e scaricando sul bosco un’enorme quantità di metalli pesanti e vari composti chimici. E' necessario premettere che i dati a disposizione per l'analisi delle caratteristiche della flora e della vegetazione del Partenio non sono del tutto adeguati per una trattazione esaustiva. Per quanto incompleti i dati disponibili consentono, tuttavia, di tracciare un utile quadro indicativo della flora e della vegetazione del Partenio e dell’Oasi “Montagna di Sopra” di Pannarano. Le caratteristiche generali del massiccio, tra cui la posizione centrale nell'ambito del territorio campano, l’estensione lungo un asse NW-SE della dorsale principale del rilievo, la varietà della natura dei suoli, l'escursione altimetrica del territorio concorrono a determinare una ricca diversità di ambienti e di condizioni climatiche, che si traducono in una marcata varietà di forme vegetali, alcune delle quali di grande interesse fitogeografico. 24 Tutto ciò contribuisce a definire l'esistenza di numerosi biotopi interessanti dal punto di vista naturalistico e degni di tutela. Gli studi floristici hanno portato alla catalogazione di c.a 1200 specie, di cui 67 endemiche (La Valva e Moraldo, 1989). La varietà dello spettro corologico, conferma la ricchezza floristica del Partenio che annovera specie floristiche legate sia ad un ambiente di tipo mediterraneo che di tipo appenninico. Un’ulteriore conferma dell'importanza del massiccio del Partenio, come territorio ricco di caratteri floristici peculiari e capace di esprimere tutti i valori tipici di un'area montana inserita in un contesto mediterraneo, deriva dall’analisi dello spettro biologico. Da esso si evince che dominano le Emicriptofite (38,9%), notoriamente prevalenti negli ambienti montani elevati, e sono numerose anche le Terofite (29,7%), in genere, prevalenti negli orizzonti xerofili, tipici degli ambienti mediterranei. Specie rare o di elevato interesse fitogeografico La ricchezza floristica del Partenio è completata dalla presenza di un buon numero entità rare e di spiccato interesse fitogeografico, alcune delle quali inserite nel “Libro rosso delle piante d’Italia” (1992). Ad esempio, il pino laricio (Pinus laricio) è presente in Campania soltanto sul Partenio, ed in particolare sui Monti d’Avella tra i 1100 ed i 1200 m, mentre il giglio martagone (Lilium martagon) si rinviene nelle faggete e nelle radure tra i boschi d’alta quota (1200 – 1600 m). Sono, inoltre, da menzionare: Rumex amplexicaulis, presente in Italia solo sul territorio campano, e Rumex patientia, che compare solo in Campania, Puglia e Sicilia. A queste si aggiungono numerose specie rare ed inserite come: l’aglio globoso (Allium saxatile), l’euforbia di Séguier (Euphorbia seguierana), la campanula di Scheuchzer (Campanula scheuchzeri), il fiordaliso maltese (Centaurea melitensis) e varie Orchidaceae. Le specie endemiche 25 Le specie endemiche rappresentano il 6% dell'intera flora del luogo. Tale valore è superato, in Campania, solo dal massiccio dei Picentini, dove gli endemismi costituiscono il 7,3% della flora totale. Tra le specie endemiche ve ne sono alcune d’estremo interesse fitogeografico poichè appartengono a diverse sottocategorie corologiche nell'ambito del gruppo degli endemismi dell'Appennino meridionale (Pignatti, 1984; La Valva, 1992). La finocchiella amalfitana Seseli polyphyllum (fam. Umbelliferae) e la stellina di Capri Asperula crassifolia (fam. Rubiaceae) appartengono al gruppo degli endemismi dell'Appennino meridionale altamente localizzati o disgiunti, essendo specie con un areale puntiforme. La violacciocca appenninica Erysimum pseudorhaeticum (fam. Cruciferae) ed il garofano del Vulture Dianthus vulturius (fam. Caryophillaceae) rientrano di diritto nel gruppo degli endemismi dell'Appennino centrale che raggiungono il Matese. Si tratta di entità il cui centro di diffusione è imperniato sui rilievi dell'Appennino centrale con prolungamenti fino ed oltre i monti del Matese. La sassifraga del Gran Sasso Saxifraga ampullacea e la sassifraga porosa Saxifraga porophylla (fam. Saxifragaceae) appartengono al gruppo detto degli endemismi dell'Appennino centro-meridionale, con areali in equilibrio tra i rilievi dell'Appennino centrale e quelli dell'Appennino meridionale. La viola dell’Etna Viola aethnensis splendida, (fam. Violaceae) rientra nel gruppo degli endemismi calabro-peloritani, con areale meridionale limitato a nord dai rilievi della Sila e del Pollino. In particolare, Viola aethnensis rappresenta un tipico esempio di vicarianza multipla in quanto le sue tre sottospecie (splendida, messanensis ed aethnensis), si sostituiscono lungo un continuum di ambienti geografici che differiscono tra loro per caratteri particolari. La peverina tormentosa Cerastium tomentosum, (fam. Caryophillaceae), la campanula graminifolia Edraianthus graminifolius graminifolius ed Edraianthus graminifolius siculus, (fam. Campanulaceae), il laserpizio del Meridione Laserpitium garganicum garganicum var. stabiana, (fam. Umbelliferae) sono da 26 ascrivere al gruppo degli endemismi diffusi sull'Appennino centrale e meridionale e nella Sicilia settentrionale, con spiccate caratteristiche di mediterraneità. In particolare le due specie di Edraianthus graminifolius si trovano tra i 1200 ed i 1500 m d’altitudine, nelle zone rocciose tra i monti di Avella. La digitale appenninica (Digitalis micrantha-fam. Scrophulariaceae), la radicchiella laziale (Crepis lacera), il fiordaliso cicalino (Centaurea deusta) (fam. Compositae), l’avena abruzzese Avenula praetutiana (fam. Gramineae), la dentaria minore Cardamine bulbifera var. garganica (fam. Cruciferae), la vedovina meridionale Scabiosa uniseta (fam. Dipsacaceae) ed il semprevivo maggiore Sempervivum tectorum var. clusianum (fam. Crassulaceae) fanno parte delle endemiche Pan-Peninsulari, con areale più o meno continuo dall'Appennino settentrionale a quello meridionale. La vegetazione: caratteri generali Per quel che riguarda la vegetazione, l'analisi della carta fitosociologica e della naturalità consente di conoscere la distribuzione sul territorio delle più importanti associazioni vegetali ed evidenzia le conseguenze dell’azione antropica sull’ambiente naturale. Per quanto l’intervento umano sia stato rilevante, la struttura e la successione delle associazioni vegetali lungo le pendici dell’Oasi “Montagna di Sopra” sono ancora più o meno ben individuabili e non si discostano dall'andamento classico delle regioni appenniniche. La vegetazione, infatti, cambia lungo un ideale transetto altitudinale, dal piano basale fino alle cime più elevate dei rilievi. E’ possibile, in tal modo, individuare delle fasce altitudinali, ciascuna caratterizzata da particolari associazioni vegetali, che manifestano l’influenza dei fattori climatici ed edafici locali. La fascia mediterranea Giunge a circa 500 metri di quota (è esterna all’Oasi ma merita una menzione particolare in quanto alcune specie le ritroviamo anche a quote più elevate) e rappresenta la fascia più degradata in cui maggiormente si avverte l’influenza antropica sull'ambiente. Fanno parte integrante della vegetazione della fascia 27 mediterranea numerose specie, tra cui: il lentisco (Pistacia lentiscus), il caprifoglio mediterraneo (Lonicera implexa), il mirto (Myrtus communis), la salsapariglia (Smilax aspera), i cisti (Cistus incanus e C. salvifolius), l’oleastro (Olea sativa var. oleaste)r, le filliree (Phyllirea latifoglia e P. angustifolia), la coronilla (Coronilla emerus), la ginestra comune (Spartium junceum), la ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius) l’euforbia arborescente (Euphorbia dendroides), la ferula comune (Ferula communis), ed altre specie tipiche di ambienti a macchia mediterranea e gariga. Sul Partenio alcune aree della macchia mediterranea assumono spesso aspetti degradanti verso la macchia-gariga o la macchia bassa, in cui dominano gli arbusti di Cystus ed Euphorbia ed i cespuglieti a Rubus, Stellaria e Potentilla. Passando ad un orizzonte più elevato, sempre nell’ambito della fascia mediterranea, troviamo le specie tipiche della lecceta, tra cui, oltre al leccio (Quercus ilex), si possono segnalare l’asplenio maggiore (Asplenium onopteris), la roverella (Quercus pubescens), l’erica arborea (Erica arborea), il timo (Tamus communis), l’edera (Hedera helix), enula baccherina (Inula conyza) ed altre in comune con la macchia mediterranea e la gariga. Sul Partenio il Leccio tende a colonizzare ambienti rupestri, raggiungendo anche i 1000 m di quota. La fascia sannitica La fascia del bosco misto di latifoglie decidue, compresa tra i 500 e gli 800-900 m di quota, rappresenta una zona di transizione tra i settori inferiori più caldi e gli orizzonti mesofili superiori, con inevitabili variazioni locali dovute a fattori microclimatici ed edafici. A far parte di questa vegetazione troviamo sia specie mediterranee sia montane, ma prevalentemente specie arboree come i carpini (Carpinus betulus e C. orientalis), la carpinella (Ostrya carpinifolia), l’orniello (Fraxinus ornus), il nocciolo (Corylus avellana), varie specie di pioppi e salici (Populus sp. e Salix sp.), il castagno (Castanea sativa), il cerro (Quercus cerris), l’olmo di montagna (Ulmus glabra), l’ontano napoletano (Alnus cordata), il biancospino (Crataegus monogina), gli aceri (Acer campestre, A. lobelii ed A. 28 neapolitanum), gli ultimi due endemici dell’Italia meridionale. A queste specie arboree si accompagnano numerose altre specie del sottobosco, tra cui molte aromatiche ed officinali: il pungitopo (Ruscus aculeatus), le rose (Rosa sempervirens e R. canina), il ciclamino (Cyclamen hederifolium), la fragola (Fragaria vesca), la salvia (Salvia glutinosa), l’achillea (Achillea millefolium), la belladonna (Atropa belladonna), l’anemone dell’Appennino (Anemone appennina), la sassifraga (Saxifraga rotundifolia), l’angelica (Angelica sylvestris), l’alliaria (Alliaria petiolata), la stellaria (Stellaria media e S.holostea), l’aquilegia (Aquilegia vulgaris), la viola (Viola odorata), l’euforbia (Euphorbia amygdaloides), la festuca (Festuca heterophilla e F. drymeja), l’aristolochia (Aristolochia pallida), il geranio (Geranium brutium e G. robertianum), la polmonaria (Polmonaria vallarsae), il polipolio (Polypodium interjectum e P. vulgare), l’agrimonia (Agrimonia eupatoria), la potentilla (Potentilla micrantha), l’elleboro (Helleboro foetidus), la poa (Poa silvicola), Felci quali l’erba ruggine (Ceterach officinalis) e la felce aquilina (Pteridium aquilinum), la scilla (Scilla bifolia), il giglio rosso (Lilium croceum), , fragola (Fragaria vesca), ecc. La fascia atlantica Oltre gli 800-900 metri di quota domina il faggio. Questo albero popola la fascia compresa tra gli 800 ed i 1600 metri. Boschi ben conservati ed esemplari di una certa portata si trovano tra i 1000 e i 1300 metri. Infatti intorno agli 800 metri il faggio si trova ancora frammisto ad esemplari di castagno, mentre oltre i 1300 metri il clima e i venti forti non ne permettono una crescita estesa. La faggeta sul Partenio e nell’Oasi compare nella sua espressione più termofila, rappresentata dall'associazione dell'Aquifolio-Fagetum. Oltre al faggio (Fagus sylvatica) ed all’agrifoglio (Ilex aquifolium) sono presenti gli aceri (Acer lobelii ed A. pseudoplatanus), il castagno (Castanea sativa), l’ontano napoetano (Alnus cordata), il tasso (Taxus baccata), l’olmo di montagna (Ulmus glabra), la roverella (Quercus pubescens), il corniolo (Cornus sanguinea). Tra le entità del sottobosco, con fiore evidente, si riscontrano l’anemone (Anemone apennina), la verga d’oro (Solidago virgaurea), la viola 29 (Viola reichembachiana), il bucaneve (Galanthus nivalis), le campanule (Campanula foliosa e C. trichocalicyna), l’epilobio (Epilobium montano), il doronico (Doronicum orientale), il bucaneve (Galanthus nivalis), il giglio martagone (Lilium martagon) che rappresenta il simbolo dell’Oasi, il geranio rustico (Geranium versicolor), la viola (Viola reichenbachiana), la sassifraga (Saxifraga rotundifolia), l’alliaria (Alliaria petiolata), l’aglio orsino (Allium ursinum), il crescione dei prati (Cardamine bulbifera), la dafne (Dafne laureola). Tra le Felci troviamo la felce femmina (Athyrium filix-foemina), la felce maschio (Dryopteris filix-mas), il polistico (Polystichum lonchitis) e la lingua cervina (Phillitis scolopendrium). L’Agrifoglio compare nei boschi di faggio di tutta l’Oasi con individui isolati, che adulti raggiungono belle forme ovoidali. La fascia mediterraneo-altomontana Alle quote più elevate il faggio lascia spazio alle praterie ed ai pascoli di vetta, con la caratteristica flora dei Brometi e Mesobrometi appenninici dove prevalgono le specie rupestri dei generi Sedum e Saxifraga, e molte Graminacee dei generi Brachypodium, Bromus e Festuca. Tra i pascoli ed i cespuglieti sono presenti entità endemiche come il garofano selvatico (Dianthus vulturius), la viola dell’Etna (Viola aethnensis subsp. Splendida), la radicchiella laziale (Crepis lacera), lo spillone del Cilento (Armeria macropoda) e numerose specie appartenenti alla famiglia delle Orchidaceae. La vegetazione ripariale o dei suoli umidi In vicinanza dei torrenti, dei corsi d’acqua, lungo le forre si trovano le specie adatte a suoli umidi come i pioppi (Populus nigra, P. alba e P. tremula), i salici (Salix purpurea, S. alba, S. capraea), l’olmo di montagna (Ulmus glabra) e gli equiseti (Equisetum telmateja ed E. arvense). La vegetazione rupestre Gli ambienti rupestri di vetta, oltre i 1500 m di quota, assolvono al ruolo importante di ospitare numerose specie endemiche tra le quali: la sassifraga del Gran Sasso (Saxifraga ampullacea) e la sassifraga alpina (Saxifraga paniculata subsp. 30 Stabiana), il semprevivo mggiore (Sempervivum tectorum), la campanula graminifolia (Edraianthus graminifolius subsp. graminifolius e subsp. Siculus), la campanula napoletana (Campanula fragilis subsp. Fragilis) ed il fiordaliso cicalino (Centaurea deusta subsp. Deusta). I rimboschimenti A cavallo tra fascia sannitica e fascia subatlantica, sono stati condotti diversi rimboschimenti di dubbio significato naturalistico per l’utilizzo di specie forestali estranee alla vegetazione locale. Si tratta quasi esclusivamente di Conifere come Pinus nigra, Abies alba, Pinus strobus, Pinus pinea, Cupressus sempervirens. Il patrimonio faunistico Analogamente alla flora ed alla vegetazione, i dati disponibili relativi alla fauna del Partenio sono molto scarsi e si riferiscono in gran parte ad aree limitate del massiccio. D'altronde, le indagini faunistiche presentano difficoltà oggettive, superiori rispetto a quelle floristiche, soprattutto quando si tratta di animali elusivi come alcuni Rettili e Mammiferi. Per quanto riguarda il territorio compreso nell’Oasi si può delineare il quadro che segue. Gli Anfibi Gli Anfibi, in particolare, rappresentano uno dei gruppi di Vertebrati più meritevole di protezione, perché in generale regressione e rarefazione e per la presenza di specie endemiche. Hanno, in generale, un areale di distribuzione molto limitato, poiché il loro habitat, legato alla presenza dell’acqua, è spesso soggetto a distruzione da parte dell’attività antropica. All'ordine degli Urodeli appartiene la salamandra pezzata appenninica (Salamandra salamandra gigliolii)i, che è un endemismo dell’Appennino, in via di rarefazione su tutto quello centro-meridionale a causa della sempre crescente antropizzazione degli habitat e della riduzione dei boschi di latifoglie. Il Partenio, invece in controtendenza, rappresenta un’area in cui tale specie non è in regressione. Ha, infatti, una buona diffusione presso i ruscelli nelle zone 31 forestali ancora intatte fino a 1000 m di quota. Sempre tra gli Urodeli, da segnalare la presenza di due specie di tritoni: il tritone italico (Triturus italicus), ed il tritone volgare (Triturus vulgaris meridionalis), diffusi in ambienti d’acqua stagnante. Tra gli Anuri (anfibi privi di coda allo stadio adulto) interessante è l'ululone dal ventre giallo (Bombina variegata pachypus), un piccolo rospo grigiastro con accese macchia gialle sulle parti inferiori del corpo, endemico dell’Appennino. Comuni sono le rane verdi (Rana lessonae, R. ridibunda e R. esculenta complex), ed il rospo comune (Bufo bufo). Il rospo smeraldino (Bufo viridis), per quanto raro per la sua elusività, è presente nelle pozze dei ruscelli che scorrono tra Petrastornina e Pannarano. La rana greca (Rana graeca italica), si rinviene nelle stesse località dei precedenti Anuri. Tale specie ha un elevato valore biogeografico, in quanto essendo diffusa prevalentemente nei Balcani, per cui sugli Appennini viene a trovarsi al margine più occidentale del suo areale di distribuzione. La raganella (Hyla arborea) vive tra cespugli degli ambienti umidi. I Rettili I Rettili sono presenti con diverse specie, alcune delle quali rare ed interessanti per la loro valenza ecologica. Il ritrovamento di un esemplare di testuggine d’acqua (Emys orbicularis) lungo il torrente Cerretello ha fatto supporre la sua presenza nell’Oasi. Tra i Lacertidi, la specie di dimensioni maggiori è il ramarro (Lacerta viridis), che compare in diversi ambienti, dalla collina alla media montagna. Altre Lucertole sono la lucertola campestre (Podarcis sicula) e la lucertola muraiola (Podarcis muralis); la prima diffusa ovunque, la seconda, più rara e localizzata in aree ad alta quota, è stata individuata nei pressi della sorgente di “Acqua delle Vene” ed in località “Quattro Vie-Scalandrone”. La lucertola muraiola, sui monti del Partenio, è stata oggetto di una approfondita ricerca da parte del dott. Caputo dell’Università degli studi di Napoli che ha messo in evidenza come le popolazioni di questa specie siano estremamente rare e localizzate in quota. 32 Ciò è dovuto soprattutto alla rivalità con la più aggressiva lucertola campestre che, però, si è ormai stabilizzata anche in quota (ad esempio in località “Acqua delle Vene” a m. 1173 d’altitudine) favorita dalla antropizzazione del territorio (Caputo V.). Sempre all'ordine degli Squamati appartiene la luscengola (Chalcides chalcides), con corpo allungato ed arti ridottissimi, presente negli ambienti prativi fino a 500 m di quota. L'orbettino (Anguis fragilis), molto più raro, è presente sul Partenio sul versante nord - occidentale e nelle campagne tra Pietrastornina e Pannarano. Nell’Oasi sono presenti 6 serpenti, appartenenti all’ordine degli Ofidi, di cui 5 Colubridi ed un Viperide. Il biacco (Coluber vìridiflavus) è la specie più diffusa; si rinviene anche nei centri abitati. Molto frequente è anche la biscia dal collare (Natrix natrix), osservabile in tutti gli ambienti umidi; più rari sono il colubro liscio (Coronella austriaca), il cervone (Elaphe quatuorlineata) ed il saettone (Elaphe longissima), tutti non velenosi ed abituati alla vita in aree boschive o ai margini rocciosi di esse. Anche la vipera (Vipera aspis), l'unico serpente velenoso della zona, è abbastanza diffusa nelle aree più assolate, sia nelle zone a valle che in montagna. Gli Uccelli L’avifauna dell’Oasi comprende diverse specie interessanti come il falco pellegrino (Falco peregrinus), il gufo reale (Bubo bubo), il corvo imperiale (Corvus corax), il gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), il passero solitario (Monticola solitarius), tutte a loro agio tra le rupi e gli ambienti rocciosi. Tra le 70 specie segnalate come nidificanti (probabili o certi) nel comprensorio del Partenio (Fraissinet e Kalby, 1989), sono sicuramente presenti nell’Oasi: rapaci notturni come l'allocco (Stryx aluco), l'assiolo (Otus scops), il barbagianni (Tyto alba), la civetta (Athene noctua), alcuni picchi come il picchio verde (Picus viridis), il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), il picchio muratore (Sitta europea) il torcicollo (Jinx torquilla), rapaci diurni come la poiana (Buteo buteo), il gheppio (Falco tinnunculus), lo sparviere (Accipiter nisus), l’astore (Accipiter gentilis) ed altri tra Corvidi e Passeriformi. 33 La nidificazione di tutte queste specie è resa possibile dalla grande varietà di ambienti e nicchie ecologiche, che assicura, evidentemente, una buona disponibilità di cibo per gli individui in riproduzione con una relativamente bassa competizione intraspecifica ed interspecifica, condizioni ideali per affrontare il periodo più delicato dell'anno. Tale varietà di ambienti si concretizza con centri abitati di tipo rurale, ampie campagne, boschi di diverso tipo e composizione specifica, aree umide, pascoli ed ambienti rupestri. Tra gli Uccelli estinti si ricordano la coturnice (Alectoris greca) e la starna (Perdix perdix) la cui scomparsa risale agli anni 1955-60 (per quanto riguarda la starna è da rilevare che negli ultimi anni sono stati effettuati, sul territorio di Pannarano, ripopolamenti con esemplari da allevamento). I Mammiferi L'ordine dei Mammiferi è quello su cui è più difficile indagare, data l'elusività della maggior parte delle specie che hanno spesso abitudini notturne. Il numero ridotto di osservazioni consente di sapere che la specie è presente sul Partenio, ma non è sufficiente per definirne la distribuzione. Ad ogni modo sono circa 30 le specie di mammiferi del Partenio e buona parte di queste presenti anche nel territorio dell’Oasi. Tra i più piccoli per dimensione troviamo alcuni Roditori insettivori che vivono nella fitta vegetazione: il toporagno comune (Sorex araneus), il toporagno nano (Sorex minutus), il toporagno appenninico (Sorex samniticus), la crocidura a ventre bianco (Crocidura leucodon), la crocidura minore (Crocidura suaveolens) ed il mustiolo (Suncus etruscus). Un altro insettivoro molto diffuso, da valle fino ad 800 m di quota, è il riccio (Erinaceus europaeus). La Talpa è presente con due specie: la talpa romana (Talpa romana). e la talpa cieca (Talpa caeca). I Chirotteri, ossia i Pipistrelli, sono rappresentati da 8 specie: il rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), il rinolofo euriale (R. euryale), il rinolofo minore (R. hypposideros), il vespertilio di Capaccini (Myotis capaccinii), il vespertilio di 34 Blyth (M. blythi oxygnatus), il miniottero (Miniopterus schreibersi), il pipistrello albolimbato (Pipistrellus khuli), l’orecchione meridionale (Plecotus austriacus). Un loro importante sito di ricovero è la grotta di “Mattiuccio”, situata nell’Oasi. Sulla montagna e nelle faggete vivono: il ghiro (Myoxus glis), il moscardino (Miscardinus avellanarius) ed il topo quercino (Eliomys quercinus). Gli ambienti più antropizzati e le campagne sono popolate da molti Roditori, come: l’arvicola comune (Arvicola terrestris), l’arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus), il topo nero (Rattus rattus), il surmolotto (Rattus norvegicus), il topo domestico (Mus musculus), il topo selvatico (Apodemus sylvaticus). Il topo selvatico dal collo giallo (Apodemus flavicollis), molto raro in Campania e da proteggere per il suo valore naturalistico; è stato osservato presso il Campo Maggiore ed il Campo S. Giovanni (Summonte), non distante dal territorio dell’Oasi. La lepre (Lepus capensis) ed il cinghiale (Sus scrofa) sono due specie, immesse a scopo venatorio, che si sono adattate all’ambiente ed hanno popolato le zone boschive. La lepre (Lepus capensis), in particolare, è oggetto di indiscriminati ripopolamenti effettuati da parte del Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Provinciale di Benevento e di Avellino e negli ultimi anni anche da parte degli Ambiti territoriali di Caccia (questi ultimi effettuano i ripopolamenti nelle zone aperte alla caccia, anche, limitrofe all’area protetta). Va, comunque, rilevato che le lepri “lanciate”, per il passato, erano di provenienza esteuropea ed appartenenti ad una razza alloctona, attualmente provengono da allevamenti italiani. Come per la lepre, anche per il cinghiale i ripopolamenti venatori sono stati attuati mediante l’immissione di capi appartenenti a specie non autoctone (Sus scrofa scrofa) che si differenziano anche nell’aspetto dalle popolazioni originarie (Sus scrofa majori) soprattutto a causa delle maggiori dimensioni. Per quanto rignarda i Carnivori, i dati parlano di presenza incerta della puzzola (Mustela putorius), che sembra essere stata osservata ai bordi della strada lungo il torrente Cerretello tra San Martino Valle Caudina e Pannarano. 35 Il tasso (Meles meles) è raro, per quanto la sua presenza sia ormai accertata. Sono presenti la volpe (Vulpes vulpes), donnola (Mustela nivalis), martora (Martes martes) e faina (Martes foina). Notizie incerte riguardano, invece, il gatto selvatico (Felis silvestris) Il lupo (Canis lupus italicus), negli ultimi anni, è tornato a frequentare le zone più alte dell’Oasi e del parco. Per quanto riguarda il lupo, gli studiosi sostengono che, un tempo presente sia oggi estinto nell'area del Partenio anche se nel 1993 e negli anni successivi siano stati avvistati alcuni individui erratici provenienti dalle circostanti aree del Sannio o dei Picentini. E’ presumibile, quindi, che sia tornato, sporadicamente, a frequentare le zone più alte e impervie del massiccio montuoso. Sono sicuramente scomparsi dal Partenio l’istrice (Hystrix cristata), l'orso (Ursus arctos), la lontra (Lutra lutra), il cervo (Cervus elaphus) e il capriolo (Capreolus capreolus); da accertare la presenza dello scoiattolo (Sciurus vulgaris). Reperti osteologici del capriolo e del cervo sono stati rinvenuti lungo il corso del torrente Serroncello in Comune di Avella (Carboni, Ragni 1986) La naturalità delle associazioni vegetali Alle associazioni vegetali presenti sul territorio può essere assegnato un grado diverso di naturalità. Uno schema può essere il seguente (Italtecna, 1989): Naturalità molto elevata • Vegetazione rupestre con abbondanti felci e specie rupicole Naturalità elevata • Fustaia di faggio su morfotipie acclivi o rupestri di quota • Faggete pressoché monospecifiche ubicate in prossimità dei pianori e dei campi carsici di quota • Cedui di faggio con frequenti ingressioni di specie mesofite dei querceti, boschi misti e castagneti • Vegetazione ripariale 36 Naturalità media • Castagneti cedui e da frutto • Popolamenti a Leccio su morfotipie rupestri ubicati per lo più nella fascia pedemontana di pertinenza dei castagneti • Cespuglieti a Ginestra dei carbonai e Felce aquilina e cespuglieti misti • Pascoli serici del piano montano e del piano basale • Pascoli a cotico continuo dei pianori e campi carsici Naturalità bassa • Impianti artificiali di conifere. Tale classificazione, per quanto semplice ed utile, presenta dei limiti in quanto non tiene conto dello status in cui versano le associazioni vegetali nelle differenti aree. E’ quindi auspicabile un aggiornamento della carta fitosociologica e di un’analisi più approfondita dello status delle singole associazioni vegetali. Le emergenze naturalistiche Sulla base dei dati disponibili circa la flora e la fauna presenti sul Partenio e dei suggerimenti esposti da coloro che hanno operato sul territorio (Caputo, 1989; La Valva e Moraldo, 1989; Eremita, 1994), sono state individuate delle aree considerate prioritarie per le esigenze di protezione delle specie endemiche e rare, sia vegetali sia animali, oppure per quelle ritenute vulnerabili perché legate ad ambienti minacciati per la loro fragilità ecologica. Bisogna precisare che, la mancanza di dati fitosociologici dettagliati non permette di distinguere con adeguata precisione la distribuzione dei vari ambienti ecologici. Di conseguenza, non è possibile, attraverso estrapolazioni, individuare delle aree in cui, pur non essendovi segnalazioni specifiche di specie animali, è ragionevole ipotizzarne la presenza in relazione al proprio habitat d’elezione. Ad ogni modo, sono senza dubbio da tutelare, come habitat di particolari specie vegetali ed animali: • Le faggete • La vegetazione ad alto indice di naturalità (boschi misti non degradati ecc.) 37 • I castagneti • Le sorgenti • La vegetazione ripariale • Le grotte La tutela ed il miglioramento di questi ambienti permetteranno da un lato il rafforzamento e la ricostituzione delle popolazioni delle specie già presenti, dall'altro renderanno il territorio in grado di accogliere specie oggi assenti. Ad esempio, l'area del Partenio e l’Oasi stessa possono rappresentare un territorio importante per la creazione di un “ponte” tra le aree dell'Appennino centro-meridionale occupate dal Lupo Canis lupus italicus. Tale specie, infatti, tra le più importanti dal punto di vista ecologico, è segnalato sui monti del Matese e sui Picentini. Apparizioni d’individui erratici sui monti del Sannio e del Partenio sono riportate da Boitani (1986), Caputo (1989) ed Eremita (1994). La possibilità di stabilire un continuum tra le popolazioni dell’Appennino gioverebbe per la sopravvivenza di questa specie. OBIETTIVI IDEALI DI GESTIONE TIPI DI HABITAT DELL'ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA HABITAT 9210 *Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex *Habitat prioritario 6210 8310 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (* stupenda fioritura di orchidee) Grotte non ancora sfruttate a livello turistico 1. Habitat originario non compromesso dall’azione dell’uomo. Vegetazione (Fagus sylvatica, Ilex aquifolium,Taxus baccata, Acer spp. ecc.) con un buon grado di naturalità. Prati d’altura (1500-1598 m.) e cespuglietti con un elevato grado di naturalità. Vegetazione: Brachypodium spp., Bromus spp.,e Festuca spp. Dianthus spp. ecc. Presenza di Chirotteri: Rhinolophus ferrumequinum,R. hypposideros,R. euryale,Myotis capaccinii,M. blythi oxygnatus,Miniopterus schreibersi, Pipistrellus khuli,Plecotus austriacus. Sorveglianza e custodia. Dovrà essere incrementato il servizio di vigilanza, per tutelare l’ambiente naturale ed il patrimonio floro-faunistico 38 dell’area, subordinato alle disponibilità economiche che l’Associazione acquisisce. 2. Regolamentazione. In considerazione del delicato equilibrio ecologico dell’Oasi la fruizione potrà essere solo guidata e accompagnata dal personale autorizzato. 3. Raccolta dei funghi e della flora spontanea. La raccolta dei funghi si può conciliare con la gestione naturalistica dell’area, a condizione che la stessa attività sia regolamentata d’intesa con il Comune di Pannarano e l’Ente Parco del Partenio e nel rispetto della natura dei luoghi. In assenza di regolamentazione nessuna attività di raccolta funghi e flora spontanea può essere consentita. 4. Pascolo. Esso è vietato nell’Oasi in quanto l’area è ricompressa in zona A del Parco del Partenio, inoltre il Comune non ci risulta abbia concesso autorizzazioni in zona B del Parco. Attualmente esistono problemi per il contenimento del pascolo bovino esercitato nelle aree limitrofe e che tende ad occupare abusivamente spazi dell’Oasi. 5. Accesso all’Area. L’accesso libero è vietato, se al di fuori di attività diversamente regolamentate, i visitatori dovranno fruire obbligatoriamente di Visite Guidate (gratuite per i cittadini di Pannarano). Ulteriori restrizioni potranno aversi per ragioni di sicurezza e per motivi di tutela naturalistica. 6. Visite guidate. E’ istituito per i visitatori il servizio di visite guidate, per permettere una migliore conoscenza floro-faunistica dell’area da parte dei cittadini, e anche per sensibilizzare ed educare al rispetto del nostro patrimonio ambientale. Le visite saranno gratuite per tutti gli abitanti di Pannarano, mentre saranno a pagamento per tutti gli altri visitatori, secondo le tariffe disposte a livello nazionale dal WWF. Il WWF stabilisce il numero massimo di visitatori che potranno accedere all’oasi, con tetti massimi giornalieri. 39 7. Percorso didattico. Il percorso natura “la cincia mora” dovrà essere risistemato e migliorato con l’apposizione di nuova cartellonistica esplicativa, bacheche sulla flora e la fauna, realizzazione di una aula didattica all’aperto (il cui progetto, realizzato dalla Cooperativa Celidonia e trasmesso al Comune di Pannarano, ha già ottenuto le autorizzazioni previste), realizzazione della “carbonaia” e della “neviera”. Il percorso natura così realizzato permetterà, ai visitatori e alle Scolaresche, in modo particolare, da un lato di approfondire le conoscenze sugli aspetti naturalistici e sugli antichi mestieri legati alla montagna e, dall’altro attraverso il coinvolgimento diretto lato di scoprire sul posto e in attività di laboratorio (aula didattica all’aperto) le meraviglie della natura. 8. Percorsi escursionistici. I diversi sentieri esistenti (“Costa VecchiaAcqua delle Vene”, “Acqua delle Vene-Quattro Vie”, “Quattro Vie-Piano di Lauro”, sentiero lungo la cresta dei monti d’Avella) dovranno essere risistemati e meglio segnalati al fine di consentire una migliore percorribilità. L’accesso a tali sentieri dovrà essere appositamente regolamentato e consentito sia con accompagnamento sia in maniera libera. 9. Rifugio. Per una corretta gestione dell’area è necessario ristrutturare il rifugio esistente in località “Acqua delle Vene” con struttura in legno e pietra locale. Il rifugio potrà avere anche le funzioni di Centro Visita, punto di ristoro e di esposizione dei prodotti tipici locali. 10. Piano di Gestione Naturalistica. In considerazione dell’importanza naturalistica dell’area è fondamentale prevedere la realizzazione dettagliata di un Piano di Gestione specifico per gli aspetti Naturalistici. Per la realizzazione di tale Piano sarà necessario accedere ad un finanziamento che ne consenta la totale stesura. 11. Progetti di Conservazione. In considerazione del fatto che alcune specie erano storicamente presenti e che con l’istituzione del Parco del Partenio 40 l’area protetta è oggi molto più estesa rispetto al passato, è possibile realizzare dei progetti di reintroduzione sulla Coturnice, Cervo e Capriolo. 12. Progetto Lupo. E’ necessario avviare uno studio per accertare la presenza/assenza del lupo ed eventualmente avviare azioni per favorirne la presenza e/o creare le condizioni per il ritorno della specie. 13. Segnaletica. Miglioramento della segnaletica stradale turistica, è necessario installare tabelle indicatrici dell’Oasi a partire dalle uscite delle due autostrade A1 NA-RM Caserta Sud e A 16 Avellino Ovest, per consentire facilmente l’individuazione della stessa. 14. Promozione. Si dovrà potenziare la campagna di interessare e informare sul turismo promozionale al fine maggiormente il turista. Molto si dovrà puntare religioso relativo al vicino Santuario di Montevergine (meta di milioni di pellegrini e turisti) e stringere, con lo stesso, collaborazione e di interscambio con la presenza rapporti di un di punto informativo nei locali o presso i punti di ristorazioni attigui al Santuario e la realizzazione di inoltre pacchetti turistici naturalistico-religiosi. Bisogna, inserirsi nei filoni turistici già esistenti in provincia di Benevento, ma anche e soprattutto attingere dal bacino extraregionale. Inoltre, si dovrà produrre interessare anche flussi dovrà essere napoletano ed materiale in lingua, al fine di turistici stranieri. L’attività di promozione realizzata attraverso la stampa di una nuova brochure aggiornata, guide, opuscoli, internet e almeno una iniziativa/festa locale abbinando natura-cultura- enogastronomia. Inoltre, si dovranno prendere accordi con i tour operator che già operano in provincia di Benevento. Sarà necessario interagire maggiormente con gli imprenditori locali al fine di creare le condizioni per lo sviluppo di un “sistema di ospitalità diffusa”. 15. Ricerca Scientifica.Si dovranno promuovere iniziative e pubblicazioni finalizzate all’incremento della ricerca scientifica 41 presso l’Oasi, in particolare sull’avifauna e sulla flora spontanea. Anche attraverso accordi con le Università finalizzati alla realizzazione di Tesi Universitarie. 16.Integrazione della pianificazione. Tutti i piani che saranno realizzati sull’area in questione dovranno caratterizzarsi per la tutela e la valorizzazione del sito. L’ente che realizza il Piano informerà e coinvolgerà il WWF nella stesura e supervisione dello stesso, in particolare per quei piani che interessano gli aspetti naturalistici ed ambientali. 42 PRIMI INTERVENTI URGENTI In base alle informazioni acquisite, tramite constatazione diretta e presenza quotidiana, durante la prima fase di gestione è indispensabile attivare i seguenti interventi urgenti: 1. Regolamentazione dell’accesso all’Oasi e della sosta nell’area attrezzata in località “Acqua delle Vene” nei periodi di Giugno-Luglio-Agosto-Settembre; 2. Il reperimento di locali, nel centro abitato di Pannarano, da destinare a Centro Visite; 3. Ristrutturazione del rifugio in località “Acqua delle Vene”; 4. Rimozione dei rifiuti abbandonati in alcune aree (lungo la strada che da Pannarano porta in montagna, in località “Traverse” e “Scalandrone”); 5. Regolamentare il transito veicolare nell’Oasi per evitare il ripetersi di fenomeni legati all’abbandono di rifiuti; Tali interventi, onde evitare danni peggiori, devono essere affrontati nell’immediato, con l’accordo dell’Amministrazione Comunale di Pannarano e degli altri Enti interessati (Ente Parco del Partenio, Comunità Montana del Taburno, Amministrazione Provinciale di Benevento). La proposta del WWF è che gli interventi urgenti vengano stralciati dal presente Piano e affrontati in un incontro specifico tra tutti gli Enti. 43 CONCLUSIONI Il presente piano detta le linee guida per la tutela e lo sviluppo dell’Oasi “Montagna di Sopra” di Pannarano. Esso potrà essere applicato totalmente o attraverso singoli progetti in base alla loro priorità. Ovviamente la completa attuazione del presente piano consentirà l’effettiva valorizzazione dell’area sia a fini della tutela, che didattico-turistico. In questo modo, l’applicazione del presente Piano, potrebbe far divenire l’Oasi “Montagna di Sopra” di Pannarano un modello a cui ispirarsi per la gestione di aree protette a scala regionale. Per raggiungere tutti gli obiettivi gestionali enunciati sarà sicuramente necessaria una forte sinergia con l’Ente Parco, l’Amministrazione Comunale di Pannarano, la Comunità Montana del Taburno, l’Amministrazione Provinciale di Benevento ecc., al fine di trovare tutte le risorse economiche necessarie all’implementazione del presente Piano. 44 Bibliografia Capolongo D., 1979 Fraissinet M. Kalby M., 1979 Eremita P., 1994 Aspetti naturalistici del Partenio. Avella:appunti e note, 13 ottobre 1979 Atlante degli uccelli nidificanti in Campania (1963-1987) Partenio Natura. Flora e Fauna Appenninica Italtekna, 1989 Caputo V., 1989 La Valva V. Moraldo B., 1989 La Valva V., 1992 La Flora dei Monti del Partenio Piante endemiche o rare dell’Italia meridionale Pignatti S., 1982 Banfi E. Consolino F., 1998 Arnold E. N. Burton J.A., 1985 Witt R. 1989 Flora d’Italia Alberi Guida dei rettili e degli anfibi d’Europa Cespugli e arbusti selvatici Jahns H.M., 1992 Felci, muschi, licheni d’Europa Brunn B. Singer A., 1991 Uccelli d’Europa Peterson R., Mountfort G. Hollom P.A.D., 1988 Guida degli uccelli d’Europa Brown R.,Ferguson M., Lawrence M. Lees D., 1989 Tracce e segni degli uccelli d’Europa Corbert G. Ovenden D., 1985 Guida dei mammiferi d’Europa AA. VV. WWF Italia, 1998 Libro Rosso degli Animali d’Italia - Vertebrati AA. VV. WWF Italia, 1996 Ecosistema Italia 45