NABA Nuova Accademia di Belle Arti di Milano
Diploma accademico di 1° livello del corso di
Graphic Design and Art Direction
OGNI COSA È SOSTENIBILMENTE ILLUMINATA
Illuminazione pubblica sostenibile
Docente referente: Patrizia Melli
Martina Favini 2157C
a.a. 2009-2010
SOMMARIO
PAGINE
INTRODUZIONE SULL’ILLUMINAZIONE
PUBBLICA SOSTENIBILE
STORIA DELL’ILLUMINAZIONE PUBBLICA
NORME CHE REGOLANO GLI IMPIANTI DI
ILLUMINAZIONE PUBBLICA
ILLUMINOTECNICA PUBBLICA
INQUINAMENTO LUMINOSO
ESEMPLIFICAZIONI DI ILLUMINAZIONE
PUBBLICA EFFICIENTE E A MINOR IMPATTO
AMBIENTALE
ILLUMINAZIONE PUBBLICA COME ARTE
FESTIVALS OF LIGHT
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
PRESENTAZIONE DELL’AZIENDA LUMIA
INGEGNERIA ILLUMINOTECNICA
CORPORATE
DEPLIANT
SITO INTERNET, DUE PROPOSTE
NOTE
BIBLIOGRAFIA, SITOGRAFIA E ALTRE FONTI
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INTRODUZIONE SULL’ILLUMINAZIONE
PUBBLICA SOSTENIBILE
Le nostre case, le nostre città sono piene di luci; la nostra stessa vita è permeata di luce; tuttavia, la luce non è
conosciuta, è uno strumento che la gente non conosce.
Edison ha inventato la lampadina e subito dopo, paradossalmente, è stato utilizzato il paralume, quasi a proteggersi dal potere della luce artificiale. Tutto questo
sembrava naturale fino a quando non ci si è accorti che
il paralume costava molto.
La necessità, come si dice, sviluppa l’intelligenza. Ora in
piena crisi energetica, la ricerca si occupa molto di illuminazione e studia principalmente soluzioni per metterci al “ri -paro“ ma questa volta dai costi.
Da diversi anni si è sviluppata una nuova disciplina “l’illuminotecnica”; recentemente si sta sviluppando uno
specifico settore di illuminotecnica pubblica.
Fra gli interventi per l’efficienza energetica quello dell’illuminazione è uno dei principali, sia perché, nel caso
dell’illuminazione pubblica, rappresenta spesso la prima
voce di spesa dei comuni, sia perché un’illuminazione
efficace garantisce un miglioramento sostanziale dello
stile di vita delle persone.
La luce, infatti, contribuisce a rendere più piacevoli, fruibili e meno affaticanti gli ambienti interni e migliora la
sicurezza e la visibilità notturna di quelli esterni.
Il settore dell’illuminazione è quello caratterizzato
dall’evoluzione tecnologica più accentuata negli ultimi
anni, con la messa a riposo delle lampade a incandescenza tradizionali, la diffusione delle fluorescenti e
l’avvio dei LED (Light Emitting Diode) che potrebbero
mandare in soffitta, prossimamente, anche le lampade
alogene. Ciò apre nuovi scenari per l’efficienza energetica, oltre che per l’illuminotecnica, ma pone anche delle
sfide in termini normativi e di valutazione dei risparmi
conseguibili, soprattutto nel campo dei LED, che si trovano nel pieno della curva di crescita.
Dall’illuminazione pubblica a quella privata, il sistema
d’illuminazione più innovativo assicura, rispetto ai sistemi tradizionali, una soluzione eco-sostenibile ad altissimo rendimento.
Minima spesa, massima resa. E’ questo l’obiettivo più
inseguito quando si parla d’innovazione energetica, con
l’ambizioso proposito di ottenere le più elevate efficienze
energetiche ai più bassi costi di funzionamento possibili.
Tutto questo è reso possibile nella fase progettuale del
sistema di illuminazione, dall’eliminazione di quella parte di energia che non viene percepita dall’occhio umano
e che viene inutilmente sprecata.
Mentre le lampade a incandescenza trasformano l’energia assorbita dall’alimentazione elettrica in una notevole
quantità di onde elettromagnetiche che vengono recepite dall’occhio solo in minima parte, le sorgenti LED,
tendono ad emettere onde solo dove serve, trasformando il più possibile l’energia assorbita in uno spettro
compatibile con l’occhio umano. Ciò fa sì che la luce LED
sia stata fatta per adattarsi all’occhio umano, con il vantaggio, oltre a quello di produrre una luce molto simile
a quella naturale, di rappresentare un sistema a basso
voltaggio e ad altissima luminanza.
Illuminazione stradale a
L.E.D.
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Se il ricorso per l’illuminazione stradale delle lampade al
sodio ad alta pressione, insieme ai regolatori di flusso,
rappresenta una soluzione ormai diffusa, i LED cominciano ad affacciarsi in questo settore con applicazioni
di rilievo. L’evoluzione tecnologica dei diodi li rende una
soluzione privilegiata per parcheggi, guide di luce e altre
installazioni ad altezza media, oltre che per la segnaletica.
Il settore dell’Illuminazione Pubblica rappresenta, in sintesi, un punto di partenza ideale per una politica di risparmio energetico mirata a contenere gli sprechi attraverso la sostituzione di complessi illuminanti a eccessivo
consumo, con altri a maggior efficienza. I sistemi innovativi di Illuminazione pubblica basati su tecnologia LED
rappresentano per le pubbliche amministrazioni una riduzione significativa dei costi, consentendo, almeno in
parte di affrontare le criticità derivanti dalle ristrettezze
presenti e future dei conti pubblici.
Dai dati presentati da Enel Sole in Italia “ circa 500 Comuni, tra cui Arezzo, Vasto, Alessandria, Erba, Lodi hanno scelto i nuovi impianti di illuminazione a LED per un
totale di 50.000 apparecchi illuminanti venduti, che in
termini di minor impatto ambientale si traduce in un
risparmio energetico a regime di 14,5 GWh, equivalente al consumo energetico medio annuale di quasi 6.000
famiglie. Per comprendere il forte risparmio energetico
ottenuto, basti pensare che il progetto LED ha portato ad
una riduzione di CO2 immessa nell’atmosfera di 10.000
tonnellate,stessa quantità che si otterrebbe piantando
1 milione di alberi” dice Micaela Ancora nella Rivista
Gestione Energia.
Archiele, lampione a L.E.D.
creato da Enel Sole.
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STORIA DELL’ILLUMINAZIONE PUBBLICA
E’ solo con il ‘700 che, nelle vie e piazze delle città, si può
disporre di un sistema di illuminazione pubblica. Si tratta quindi di una conquista recente. Durante tutta l’era
medioevale, il buio sovrasta le città di notte.
Anche se poco si conosce dell’illuminazione di vie e
piazze nell’epoca romana, si può ipotizzare che almeno
le strade principali, sino a una certa ora, fossero illuminate dalla luce dei lumi posti davanti alle case private,
ai negozi e alle taverne. In via dell’Abbondanza a Pompei si contano lampade poste a intervalli regolari, 285 in
500 metri; nella via maestra per Stabia si trovano in un
tratto di 700 metri ben 500 lampade. La regolarità della
distanza tra l’una e l’altra fa pensare a un vero e proprio
sistema di illuminazione.
Nell’età romana, lumi sono posti davanti alle statue degli dei e agli altari domestici agli angoli delle vie.
Chi è costretto a uscire di notte usa le fiaccole; i più facoltosi si fanno accompagnare da schiavi che portano torce e
che per questo vengono chiamati laternarii o lampadarii .
C’è un disinteresse generale per l’illuminazione nelle strade.
Diversa è la realtà del territorio medio orientale, dove
attorno al VI secolo l’illuminazione notturna è diffusa in
gran parte dei grandi centri come Alessandria, Gerusalemme, Antiochia.
Secondo le testimonianze dello storico Marcellino del IV
secolo ad Antiochia esiste un impianto di illuminazione
che suscita la meraviglia degli stessi romani.
E’ proprio con il Medioevo che le città sprofondano nel
buio della notte.
La città medievale è come una grande casa ben serrata
dalle mura e il passaggio dal giorno alla notte viene segnato dalla chiusura delle porte della città, preannunciata da suoni di campane o trombe o “pifferi”. La struttura
stessa degli abitati non si adatta all’installazione di un
sistema di illuminazione; inoltre le case sono di legno e
alto sarebbe il rischio di incendio.
Nel X secolo si utilizza di maggiormente la pietra per costruire le abitazioni, ma la struttura portante è ancora in legno.
espresso l’esigenza di illuminare le strade dopo il tramonto.
Per tutto il medioevo e per buona parte dell’età moderna
unica fonte di qualche chiarore notturno erano le lampade
votive. A Venezia nel XII secolo il doge Michiel impone ai
parroci di tenere accesi, davanti alle immagini sacre, “appositi fanali detti casendeli, dal latino cicindela (lucciola)”
L’età romana
Le luci dell’oriente
Il buio Medioevo
A Rouen tra il 1200 e 1225 avvengono sei incendi, a Firenze tra il 1331 e il 1347 addirittura 32 incendi.
All’origine dei numerosi incendi è la struttura stessa della città medioevale: il grande utilizzo del legno, le case
sono addossate, le strade sono strette con rari spazi liberi e diffusissimo è l’uso domestico di lanterne, torce,
candele, bracieri.
Alcuni rimedi sono introdotti per prevenire gli incendi:
la pulizia dei camini, la manutenzione dei pozzi, l’obbligo
di tenere in casa una corda per potersi calare di fuori in
caso di pericolo, il divieto (come nel caso della vicentina
Quarona nel 1384) di portare fuoco da una casa all’altra.
Le potenti corporazioni medievali, per salvaguardare la
qualità del prodotto e per rispettare la quiete della città di notte, vietano il lavoro notturno e non hanno mai
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Citta Medioevale
Le corporazioni ed il
divieto del lavoro notturno
Firenze è la città dei 100 tabernacoli e ancora oggi uno di
questi è chiamato “delle cinque lampade”, per il numero
dei lumi che l’adornavano. All’incrocio tra via de’ Cerchi e
via de’ Cimatori c’è un’edicola che, meglio di altre, esemplifica la funzione assunta dalle lampade votive “quest’ultima infatti non pende dinnanzi all’immagine, ma è spostata
verso il quadrivio in modo da essere scorta da tutte le direzioni e da illuminare l’incrocio delle vie“.
Nel corso del XIII secolo hanno avvio alcuni provvedimenti
che riguardano l’illuminazione nelle strade.
A Siena nel 1255 vengono emanate disposizioni per
mantenere una qualche forma di illuminazione, in alcuni
punti della città.
A Firenze, nel XIV secolo, sono le “Arti della Lana e di Calimala” che provvedono alle luci notturne, dividendosi le
zone da illuminare.
Le lucciole votive
A Venezia il rischio di cadere in acqua suggerisce di appostare alcune lanterne per illuminare le adiacenze di Rialto.
Gli abitanti della città medioevale tuttavia non amano il
buio. Nell’epoca medioevale la luce è sentita come un
bene superiore, come espressione della vicinanza a Dio.
Le chiese si riempiono di splendide vetrate.
Nella cultura medioevale si respira un netto dualismo
tra bene e male, tra luce e tenebra, tra giorno e notte.
La notte e il buio sono situazioni che favoriscono la criminalità, perciò sono spesso accompagnati da un sentimento di maggior fragilità e paura.
“Questo malessere generato negli uomini, al calar della
notte, spiega gli sforzi della civiltà urbana di prolungare
il giorno con l’illuminazione artificiale”.
Funzione dei primi esperimenti d’illuminazione pubblica sarà quella di rendere più facile il controllo sulla vita
della città nelle ore in cui è maggiore la tentazione di
violare la legge.
Tuttavia, la mancanza di un’autorità che imponga il rispetto della legge vanifica questa potenzialità e spiega
l’immobilismo di anni in questo campo.
Di contro, il rafforzamento dell’apparato statale e una
sua maggior capacità di intervento a favore della pubblica sicurezza vedrà, in parallelo, i primi progressi nel
campo dell’illuminazione stradale a cominciare dalla
Francia del XVII secolo.
Prima di questo periodo le iniziative per contrastare la
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L’aspirazione alla luce del
mondo medioevale
La luce come contrasto
alla criminalità
criminalità sono di diversa natura.
Si creano reti di solidarietà con grida di allarme per avvisare in caso di pericolo; si creano anche veri e propri
servizi di custodia notturna.
Molto diffusi furono i divieti di circolare di notte o l’obbligo di andare muniti di lume.
Più che l’esigenza d’illuminare le vie e le piazze, prevale
ancora l’idea di dotare di un suo mezzo di illuminazione
chi ha necessità di muoversi di notte.
Il lume è visto come strumento non tanto per vedere, ma
per farsi vedere, per testimoniare che non si è malfattori.
Con quest’obbligo, le fiaccole e le torce più comuni continuano ad essere quelle portatili, costruite con un fascio di giunchi o bastone avvolto nella stoppa ed il tutto
imbevuto di pece, di olio o di grasso. Le torce a vento o
da carrozza si realizzano intingendo un lucignolo di canapa o di stoppa in pece fusa e facendo passare per una
trafila, per dare alla fiaccola una forma cilindrica e liscia.
Alle torce si affiancano anche le lanterne, meno pericolose. L’autorità regola l’uso delle lanterne (come a Piacenza nel 1618). Sono vietate le lanterne da birri perché
fatte in modo da tenere in ombra il viso di chi le porta. È
multato chi va di notte senza lume.
A Parigi invitano, senza successo, a usare la lanterna di
notte; a Londra nel XV secolo diventa un obbligo e come
pena è previsto anche il carcere. Ad Amsterdam
c’è l’obbligo di lume, dopo il suono della campana dei
ladri. Anche in Italia, numerosi sono i Comuni che emettono provvedimenti di obbligo del lume.
Dopo il mille, le Grida del Lume sono una costante molto
diffusa. Questi provvedimenti vengono ripetuti di anno in
anno e ciò significa che non sono efficaci e che non vengono
rispettati anche se le pene si inaspriscono ulteriormente.
Perché quest’ obbligo viene spesso non osservato?
L’onesto cittadino teme che la luce su di lui attragga i
malviventi. Anziché portare luci si usano i rumori per
dare segnali di identificazione nel buio (i fischi, le battute con metallo sul selciato significano pericolo).
Alcune bande garantiscono scorta e protezione a pagamento.
Le grida del lume
Inefficacia delle Grida
Tuttavia il lume è utile per scansare gli ostacoli presenti
in strada, fattore molto importante se si pensa che gli
escrementi sono regolarmente gettati fuori dalle finestre. In alcuni posti, come a Creta, appositi provvedimenti indicano le ore di notte quando è possibile farlo.
Alla fine del 1300 il superamento della frammentarietà del
potere politico contrassegna il tramonto dell’età feudale.
Si crea una struttura burocratica statale che si occupa,
prevalentemente, di finanze e giustizia e si assiste alla
nascita dello “stato macchina”, un’autorità dotata di apparato di governo, controllo e repressione.
Conseguentemente, anche le strutture urbane sono modificate. In Italia nel 400, con il Rinascimento, nasce un
nuovo ideale di bellezza che si estende anche all’aspetto
e alla struttura della città. Si recuperano canoni estetici
classici; i luoghi del potere, quali il palazzo del principe,
la zecca, la prigione devono rappresentare, anche con
la loro rinnovata struttura fisica, l’esistenza di un più
ampio rinnovamento del potere dello stato. Migliorano
anche le strade principali che diventano ampie e diritte.
Nel 1413, Siena sistema piazza del campo, Piacenza, Milano, Parigi migliorano il selciato. Sorgono Magistrature
per la tutela delle strade, dei monumenti, dei ponti. A
Milano nel 1541 nasce il Giudice delle strade.
Lo stato chiede ai cittadini dei grandi centri di appendere le lanterne fuori, per illuminare la propria parte di
strada; contemporaneamente è attivato un sistema di
sorveglianza per verificare che gli editti siano rispettati.
Nei diversi centri, si chiede ai proprietari di case di illuminare le finestre per motivi diversi: per evitare le zuffe notturne; a Siena per rincuorare i senesi e sostenerli
nella ribellione contro il dominio spagnolo; a Napoli a
metà del XV secolo i lumi vengono accesi per facilitare i
naviganti e nel 1467 viene istituito lo jus lanternae.
A Londra nel 1415 è imposto l’obbligo di lanterne alla porta,
nelle notti d’inverno senza luna e solo per le case dei ricchi.
Nel 1524 in Francia viene emesso un decreto che obbliga a
mettere luci alle finestre per contrastare le bande criminali.
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Si rafforza lo stato e
tramonta l’era feudale
La città cambia e diviene
simbolo del rinnovato
potere politico
I lumi sui davanzali a
Venezia, a Pisa e a Roma
L’illuminazione è ancora
un obbligo privato
Nel XVI secolo il compito di illuminare resta un obbligo privato; lo Stato detta le imposizioni e sorveglia.
A Parigi nel 1558 lo Stato installa a ogni angolo delle vie
principali i falois accesi dalle dieci di sera alle quattro del
mattino e per questo si introduce una nuova tassa e si
attivano uomini di sorveglianza con fuoco, lume e campanella per avvisare del pericolo. Questo sistema fallisce
e viene interrotto.
Ad Amsterdam è dato obbligo alle osterie di accendere i
lumi fuori ed è istituita una ronda.
Diversamente dall’Occidente, le città orientali sono ben illuminate, soprattutto per volere e interesse dei mercanti
che non potendo vendere tutto il giorno, per l’eccessivo,
caldo possono tenere aperte le botteghe anche di notte.
In Italia e in Europa comincia ad affermarsi la necessità,
per il potere dominante, di crescere in prestigio abbellendo le città. La città deve essere degna capitale dello stato.
Luigi XIV affida a Colbert, sovrintendente alle costruzioni,
l’opera di risanamento di Parigi. Sono realizzati i boulevards,
le radiali alberate che dal centro si protendono verso l’esterno.
Colbert evidenzia tra le carenze di Parigi l’assenza di un’illuminazione pubblica, la scarsa vigilanza, la presenza di
molti vagabondi, la sporcizia della città.
Il primo provvedimento è il rafforzamento del sistema poliziesco: La Rejnie è nominato luogotenente generale di
polizia con compiti specifici di ordine pubblico (cacciare i
vagabondi). Finanziato da un’apposita tassa inizia un primitivo sistema di raccolta della nettezza urbana.
Inoltre nel 1666 si sperimenta a Parigi il primo sistema
d’illuminazione. Si usano lanterne con candele di sego e
mille sono i punti luce. Le lanterne sono sospese a una
fune e governate tramite una carrucola. L’illuminazione
notturna è attivata solo nel periodo invernale. L’accensione e lo spegnimento sono in carico agli abitanti del quartiere. Ciò avviene loro malgrado; appositi commissari sorvegliano che le lampade vengano accese.
Nel 1673 Madame de Sévigné scrive alla figlia attestando che finalmente “si può andare per vie”.
Luigi XIV conia per l’occasione una medaglia e Parigi ac-
Le prime sperimentazioni
d’illuminazione pubblica
L’abbellimento della città
conferisce prestigio al
principe e al re
“La ville lumière”
quista meritatamente il titolo di “ville lumière”.
L’illuminazione cambia la città. Parigi è città aperta, non
sono più le mura l’emblema della sua identità territoriale.
La difesa dal pericolo esterno non è più affidata ai soli
cittadini; essendo il territorio molto ampio è il governo
che tutela la città dal potenziale nemico.
All’interno della città, rispetto alla realtà medioevale,
si allentano le forme di solidarietà. La vecchia città medioevale con la sua grande capacità di integrare le realtà sociali più diverse è destinata a scomparire. Con i
poveri la società medioevale aveva sempre convissuto.
Tramite l’elemosina si bilanciava la fortuna dei ricchi.
Con il sistema dei doni e delle elargizioni la povertà
trovava un suo posto in città.
“Con i nuovi valori tipici della società borghese, cambia
radicalmente il modo di sentire la povertà. La povertà
perde quell’aura di santità di cui Cristianesimo l’aveva
rivestita e diventa invece una colpa “
Ora la presenza dei poveri e dei vagabondi contraddice l’idea di una città rinnovata e dieci anni prima della
realizzazione dell’illuminazione pubblica si assiste a un
vero fenomeno di pulizia della città e di reclusione degli
“ultimi” nell’Hopital Général di Parigi, fondato nel 1656.
Il fenomeno di vagabondaggio viene represso in tutta
l’Europa e anche in italia; i castighi per i vagabondi sono
sempre più pesanti (dall’espulsione, la gogna, lavoro coatto, e taglio dell’orecchio come marchio infamante).
In ogni capitale europea, si assiste alla realizzazione
dell’illuminazione pubblica: ad Amsterdam nel 1668, a
Berlino nel 1679, a Vienna nel 1686, a Bruxelles nel 1703
ma qui poi il servizio é interrotto.
E’ imposta generalmente una tassa straordinaria e contro l’illuminazione insorgono lamentele.
Sempre in Francia è emanato un editto per estendere,
a tutte le città del regno, il servizio d’illuminazione pubblica, per rendere più efficace l’azione di controllo sul
territorio. Non sono più tollerate le zone d’ombra.
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La luce rischia di
illuminare i lati “bui”
della società
La reclusione dei poveri e
dei vagabondi
L’illuminazione pubblica
conquista l’Europa
Non sono più tollerati gli atti vandalici: per chi danneggia i fanali è prevista persino la pena di morte.
A Londra, l’incendio del 1666 aveva distrutto la città;
pertanto la priorità era la ricostruzione e la realizzazione
dell’illuminazione pubblica è avvenuta in ritardo rispetto alle altre parti di Europa.
Torino è la prima città in Italia, che realizza un sistema di
illuminazione con la posa di lampioni.
E’ nel settecento che l’illuminazione pubblica diventa
servizio per garantire la sicurezza e il controllo sociale.
I grandi centri europei si espandono grazie anche alla
nascente industria. Grandi masse di poveri sono attratte
dalle città. Nelle prime grandi indusrie manifatturiere lo
sfruttamento degli occupati è notevole: le giornate di lavoro sono di 15 ore e così diventa necessario che la sera
sia illuminata per consentire ai negozi di restare aperti.
Si lavora di notte, anche nelle case e le locande sono
aperte giorno e notte.
I fenomeni di urbanizzazione e di concentrazione produttiva modificano l’assetto cittadino. Emergono due realtà
contrapposte: lo spazio dei privilegiati e isole nella città
vecchia e quartieri periferici, dove vive il proletariato.
All’inizio dell’800 anche l’illuminazione è diversa nelle diverse zone; le zone povere sono scarsamente illuminate
e qui gli interventi di illuminazione sono finalizzati principalmente a mantenere il controllo dell’ordine pubblico.
È previsto l’arresto per chi mendica dopo il tramonto ed è
vietato dormire di notte sotto i portici. Prende corpo un
controllo sociale tramite gli schedari dei devianti.
L’illuminazione serve per garantire l’ordine pubblico,
per dare prestigio al contesto urbano, rende comodo
l’andare di notte, ma è anche utile per prolungare l’animazione delle città: passeggiare, vedere le vetrine, fare
acquisti. I negozianti sollecitano l’illuminazione e anche
gli alberghi, i caffè, i ristoranti e i teatri.
Alla fine del 700 con Murdoch in Inghilterra e Lebon in
Francia si sperimenta la distillazione del litantrace in
modo da ottenere il gas adatto all’illuminazione.
Le luci diventano uno
strumento per il controllo
dei poveri.
Si lavora di giorno e di
notte e l’illuminazione
diventa una realtà
necessaria alla
produzione industriale.
Iniziano anche i primi esperimenti di illuminazione a gas.
Nel 1794 Lebon illumina l’interno dell’edificio in cui abita e brevetta la “termolampada” ma di lì a poco morirà.
Nel 1797 Murdoch sperimenta l’illuminazione a gas sulla facciata della fabbrica in cui lavora.
Nel 1805 in Inghilterra Clegg realizza un grande impianto in un cotonificio. L’illuminazione a gas contribuisce
alla diffusione dell’industria nell’intera Europa e prima
che nelle vie è utilizzata nelle fabbriche.
Nell’illuminazione a gas il “ punto luce” diventa l’ultimo
anello di una catena che, per essere realizzata, presuppone una filosofia impiantistica nuova. Impegnativa è
la messa in opera della rete di distribuzione, che deve
tener presente sia i bisogni dell’oggi sia quelli potenziali
del futuro. Richiede una fitta rete di tubazioni che portano il gas nelle case e nelle strade.
Splendori e degrado nella
città
La luce artificiale
favorisce la vita notturna
della città
I continui progressi
scientifici sui combustibili
Servono notevoli capitali, capacità tecniche e gestionali.
Nel 1804 a Londra é istituita la Società Nazionale per la
luce e calore. L’iniziativa ottiene successo ma incontra
anche avversioni perché ritenuta pericolosa. Si diffondono, in tutta l’Inghilterra, le imprese produttive di realizzazione degli impianti a gas. Permangono, tuttavia,
14
L’illuminazione pubblica
a gas
difficoltà economiche perché il costo dell’impianto è
oneroso. A metà secolo comunque i progressi sono davvero grandi: si fanno insieme fognature, tubazioni del
gas e dell’acqua.
Dopo Londra è Parigi che sviluppa questo sistema.
A Parigi la rete di canalizzazioni è lunga 140 km. Luigi
XVIII aiuta l’industria del gas finanziandola.
Nel 1820 la luce a gas è realtà a Parigi; nonostante il successo, la Compagnia del gas chiude il bilancio in pareggio solo dopo cinque anni di attività.
Si espande successivamente il servizio in tutta la Germania.
La realizzazione degli impianti a gas in Italia è complicata
dall’assenza d’industrie metallurgiche in grado di produrre
tubi adatti a questo scopo. Pertanto, nelle prime sperimentazioni, si comprano le tubature a Londra.
Sono singoli privati i primi che sperimentano l’illuminazione a gas a Milano: casa Lambertenghi e il teatro Carcano
nel 1818 e Galleria de Cristoforis nel 1832.
Sono gli intellettuali, quali Confalonieri a Milano e Ridolfi e
Carlotti in Toscana, a promuovere e a sostenere lo sviluppo
di un sistema d’illuminazione in rete, quale supporto necessario per modernizzare la città.
Nonostante questi sforzi, in Italia non sembra ancora
giunto il momento per introdurre in modo sistematico la
nuova rivoluzionaria tecnica dell’illuminazione. I turbamenti politici sono pesanti e impegnano tante energie
sia materiali sia di pensiero e non consentono di investire risorse nell’ammodernamento delle infrastrutture
cittadine. Conferma implicita di ciò, è che Torino, dove
gli assetti politici sono più stabili, è la prima città italiana
ad accordare a una società del gas la concessione per la
posa di una canalizzazione nel sottosuolo. Fattore decisivo è l’elevata integrazione economica, nata con il commercio della seta, tra il Piemonte e la regione di Lione.
Questo forte legame d’interessi consente l’affluire in
Piemonte dei capitali francesi necessari per la realizzazione nel 1837 di una “Compagnia d’illuminazione a gas
per la città di Torino”. Queste risorse sono, però, ben
presto integrate da quelle di finanziatori piemontesi e il
L’illuminazione pubblica a
gas in Italia
Difficoltà tecniche e
politiche per l’avvio
dell’illuminazione a gas
coinvolgimento di soggetti locali, sicuramente, ha rafforzato molto l’impresa del gas. Nel 1846 l’amministrazione comunale si convenziona con la società del gas.
Nel 1839 a Napoli è realizzata un’officina del gas che serve,
però, solo alcune zone; il suo sviluppo sarà molto lento.
Registrata dalla stampa locale (La gazzetta) è la festa del
1843 a Venezia per la nuova illuminazione.
“Con l’istinto della vaga farfalla, che corre ove è la luce,
la gente s’affollava di fuori agli ardenti splendori de’ magazzini del signor Caron sotto le Procuratie e in Merceria: essi sfavillavano come una gemma; il tempio della
Moda s’era mutato nella reggia del sole”.
Dopo qualche timore iniziale a Venezia, cresce il desiderio di illuminare tutto il Sestriere S. Marco.
L’espandersi dell’illuminazione pubblica a gas è comunque lenta, anche perché il materiale va importato dalla
Francia e i costi del servizio rimangono alti. Tuttavia lo
sviluppo dell’illuminazione a gas è inarrestabile.
Verso la metà dell’800 in Italia la diffusione dell’illuminazione a gas,unita a quella degli altri servizi in rete
(fognatura e acqua), rivoluziona e cambia il volto di un
numero sempre maggiore di città.
Il grande successo raggiunto fa sì che il gas diventi uno
degli elementi più caratteristici della società che cambia.
Il lampione a gas diventa soggetto di vignette sui giornali
umoristici, e cartoline. Compaiono anche le pubblicità.
Torino è la prima città
a convenzionarsi per il
servizio di illuminazione
15
Le reazioni a Venezia
Diffusione
dell’illuminazione a gas
pubblicità dell’illuminazione
a gas.
E’ comunque innegabile che l’affermarsi delle imprese del gas abbia sollecitato e stimolato, soprattutto in
Piemonte e in Lombardia, lo sviluppo di altre imprese
industriali che hanno prodotto merci collegate all’illuminazione quali ad esempio i fanali in ferro.
Bisogna attendere la fine dell’800 perché il servizio
dell’illuminazione a gas, realizzato prima esclusivamente nelle città, sia esteso ai centri minori.
Contemporaneamente all’affermarsi dell’illuminazione
a gas si approfondiscono gli studi e le sperimentazioni
che ne porteranno al superamento. L’inglese Davy nei
primi anni dell’800 riesce ad ottenere in laboratorio,
sfruttando le possibilità della pila di Volta, un arco voltaico e con esso una breve ma splendida luce. Mette due
carboni, tra i quali l’arco è scoccato, in un’ampolla di vetro
sottovuoto; in questo modo la luce dura qualche minuto.
Il primo esperimento di uno spazio esterno illuminato fu
nel 1844, quando una lampada ad arco, alimentata da
pile, viene accesa a Parigi in Place de la Concorde.
Nel 1855 a Lione e a Parigi incominciano i primi tentativi
di illuminazione pubblica a luce elettrica.
A Londra si illumina il castello di Winsor, a Madrid l’area
di passeggio dei giardini del Prado, a Roma il Colosseo,
a Milano nel 1877 é illuminata piazza del Duomo. Parallelamente a queste esperienze, procede lo studio e
le sperimentazioni per realizzare una lampada ad incandescenza che presenta maggiori possibilità di impiego.
E’ il 21 ottobre 1879 quando Edison riesce a tenere accesa una lampada di questo tipo per oltre quaranta ore.
Contemporaneamente cerca di produrre energia elettrica in quantità considerevoli e in un luogo diverso da
quello di utilizzo. Nel 1880 realizza l’impianto di illuminazione del piroscafo Columbia.
Successivamente elabora un progetto per una prima
rete di produzione e di distribuzione in un centro urbano. Nel 1882 entra in funzione un impianto che illumina la zona finanziaria di Manhattan che gravita su Wall
Street (circa un chilometro quadrato).
La luce elettrica
Nello stesso anno in Italia è il foyer del Teatro alla Scala
di Milano a essere illuminato con lampade elettriche,
oltre che i portici e i negozi dell’edificio Thonet; per
quest’ultimo utilizzo l’energia è fornita da due dinamo
collocate nel teatro di Santa Redegonda, presso cui si
realizza la prima centrale elettrica italiana, la seconda al
mondo dopo quella di Pearl Street.
Da questa centrale si sviluppa una rete di distribuzione
che cresce con il passare del tempo.
A Torino nel 1884 sono illuminati gli spazi interni e esterni della grande Esposizione internazionale, la stazione
ferroviaria e il piazzale sottostante.
A Roma si applica per la prima volta la corrente alternata grazie a due alternatori installati nella periferia della capitale.
Nel 1887 si realizzano impianti a luce elettrica a Palermo, a Treviso, a Terni.
A Firenze si accende il primo impianto di luce elettrica
per inaugurare la nuova facciata del Duomo.
Nel 1890 sono illuminati con nuova luce, il centro di Venezia e quello di Napoli.
L’Exposition Universelle di Parigi nel 1900 conferma la
supremazia della luce elettrica alternata. A fianco della
Torre Eiffel coperta da migliaia di lampadine, viene eretto il Palazzo dell’elettricità, su cui si legge, scritta a lettere di fuoco, la storia della nuova energia.
Inizia così il XX secolo e l’elettricità, con le sue molteplici
applicazioni, ne diviene uno dei simboli più importanti.
Le prime sperimentazioni
La scoperta di Edison
Sopra Piazza San Marco,
Venezia.
A destra l’accensione del
lume.
16
17
NORME CHE REGOLANO GLI IMPIANTI DI
ILLUMINAZIONE PUBBLICA
In materia di illuminazione,parallelamente al progresso tecnologico, anche lo sviluppo normativo ha subito, un salto
qualitativo notevole.
In questa tabella sono riportate le principali normative UNI
che regolano l’illuminazione artificiale di interni e di esterni.
Oggetto
Normativa
Illuminazione dei posti di UNI EN 12464-1
lavoro in interni
Illuminazione stradale
UNI EN 13201
Illuminazione di
installazione sportive
UNI EN 12193
Illuminazione delle
gallerie
UNI EN 11095
In materia d’illuminazione il Legislatore è intervenuto su più
livelli (regionale, nazionale e dell’Unione)
Gianni Dresdati, Presidente dell’Associazione Italiana di Illuminazione, sottolinea come non sempre queste normative siano sufficientemente armonizzate tra loro e con altre
normative generali. “Occorre porre in evidenza una serie
d’implicazioni legate alla classificazione delle strade, che
deve essere in linea con il Codice della Strada, alle normative federali che regolano le attività sportive che si svolgono
all’aperto ed alle Leggi Regionali sul Risparmio Energetico e
sull’inquinamento luminoso della volta celeste.”
“Un discorso particolare va fatto per la problematica legata
all’inquinamento luminoso.
Questa competenza lasciata alle singole regioni rischia di
creare una frammentazione di regole che non rende affatto
semplice l’attuazione delle stesse,con il rischio di vederne disattese le aspettative.”
Il numero e i contenuti delle normative armonizzate in sede
europea sono destinati a crescere, anche perché alcune importanti ambientazioni, non sono ancora regolate quali ad
Tabella 1 delle norme che
regolano l’illuminazione
esempio aree verdi, giardini e monumenti.
Inoltre, “l’impatto ambientale (IA) dell’illuminazione non è
limitato alla sola fase di utilizzo, su cui si è concentrata molto
la ricerca e la legislazione, ma si estende a tutte le fasi del ciclo di vita della fonte illuminante, che devono essere, quindi,
valutate con l’analisi del ciclo di vita (Il Life Cycle Assessment
- LCA)1 “
Secondo Alberto G .Pincherle (Presidente sezione giovani
AIEE) “Nell’ottica LCA sono molto importanti due strumenti per le fonti illuminanti:gli ecolabel, marchi che basandosi
sull’intero LCA certificano i prodotti con migliori qualità ambientali, ed il sistema RAEE, entrato in vigore nel 2008, che si
occupa dello smaltimento, fase finale del ciclo di vita”.
L’Unione Europea ha introdotto il proprio Ecolabel nel
1992. Nel definire i criteri Ecolabel di un prodotto si tiene conto, anche della sua attitudine all’uso per cui è stato creato: la sua durata nel tempo, la probabilità di una
sua fine prematura o il rischio di incendio. In pratica si
certifica sia la qualità intrinseca del prodotto che i suoi
impatti ambientali. Quest’aspetto è essenziale nel promuovere le nuove tecnologie, poiché rassicura l’acquirente che si appresta a un investimento, anche elevato,
come nel caso dei LED.
L’illuminazione di strade, autostrade e altri luoghi pubblici contribuisce al benessere collettivo da più punti di
vista. Una buona illuminazione partecipa alla sicurezza di
automobilisti, motociclisti, ciclisti e pedoni aumentando
la visibilità dei percorsi così riducendo le possibilità di incidenti. Oltre ad assicurare una maggiore sicurezza negli
spostamenti, permette di scongiurare atti di microcriminalità e contribuisce al senso di sicurezza e di benessere
di ognuno. Infatti, nelle ore notturne è molto più gradevole passeggiare e soffermarsi nei luoghi che sono bene
illuminati. Per questa stessa ragione molte aree coperte,
come i centri commerciali, sono illuminati “a giorno”.
Tuttavia, in un ottica di risparmio energetico, ossia di risparmio di risorse sia ambientali che economiche, è indispensabile verificare se e quanto è necessario illuminare
20
Analisi del ciclo di vita
secondo la direttiva
2005/32/CE
La normativa sulla
classificazione delle
strade rispetto alle
necessità di illuminazione.
una determinata strada o un luogo pubblico. Infatti, non
sono rari i casi di strade e piazzali illuminati pienamente
per tutta la notte senza ragione (ad esempio, le strade
che anticipano uno sviluppo urbanistico non realizzato o
i piazzali di parcheggio vuoti nelle ore notturne).
La classificazione delle strade – le cui regole sono definite dal nuovo Codice della strada (Dl. 285 del 30 aprile
1992), dal Decreto del Ministero delle Infrastrutture e
dei Trasporti n. 6792 del 5 novembre 2001, e dalle norme UNI 10439 e EN 13201 – fornisce i criteri sui quali i
responsabili dell’illuminazione pubblica possono basarsi
per decidere quale sia la luminosità necessaria. Si tratta
di una materia abbastanza complessa che comprende
fattori come la velocità consentita ai veicoli, il tipo di
utenza oppure il mix di utenti, la tipologia delle zone dette
“di conflitto”, l’importanza del flusso di traffico, il livello di
uniformità della sede stradale, il fabbisogno di illuminazione delle parti limitrofe alla strada, le esigenze dei pedoni.
La gestione dell’illuminazione pubblica è di competenza
dei comuni, sia quando l’impianto è di proprietà pubblica che quando è di proprietà privata, come nel caso
delle insegne pubblicitarie. Ma la forma in cui si esprime
questa competenza varia da una regione all’altra sulla
base delle leggi regionali sulla riduzione dell’inquinamento luminoso e per il risparmio energetico.
In alcune regioni i comuni devono produrre veri e propri
piani regolatori dell’illuminazione detti PRIC – Piano regolatore dell’illuminazione comunale, oppure Piani per
il risparmio energetico e la riduzione dell’inquinamento
luminoso – che sono poi integrati nei Piani urbanistici
generali (Pug), o Piani regolatori generali, Piani strutturali, Piani urbanistici esecutivi (Pue), Piani Particolareggiati e Piani di Recupero. In altre regioni non vige alcun
obbligo di programmazione comunale, ma i comuni devono promuovere regolamenti e sottoporre ad autorizzazione le nuove installazioni di illuminazione pubblica,
o richiedere certificazioni di conformità. Solitamente, il
regolamento dell’illuminazione viene integrato nel regolamento edilizio.
Criteri di classificazione
delle strade pubbliche
In assenza di uno specifico piano per l’illuminazione, la
classificazione delle strade è definita dal Piano Urbano
del Traffico (previsto a livello nazionale dal nuovo Codice della strada per tutti i Comuni con popolazione superiore a 30 mila). In questo caso l’indice illuminotecnico
delle strade è facilmente identificabile sulla base della
norma UNI 10349 e della norma europea EN 13201.
Quando mancano completamente i piani locali, rientra
nelle responsabilità del progettista dell’impianto il compito di sviluppare una classificazione delle necessità di
illuminazione del territorio in accordo con il comune.
Infine va ricordato che l’orario di riduzione dell’illuminazione pubblica notturna è stabilito dall’amministrazione
comunale sulla base della classificazione delle strade.
Il margine di manovra dei
comuni
21
ILLUMINOTECNICA PUBBLICA
In materia di illuminazione sostenibile numerose sono
le documentazioni pubblicate nell’ambito della ricerca
applicata, sostenuta dai produttori di corpi illuminanti.
Interessanti sviluppi sono stati promossi dal più importante gestore di energia in Italia, l’Enel e più precisamente da Enel Sole che si occupa della progettazione e
manutenzione degli impianti di illuminazione pubblica
ed artistica. Importanti contributi scientifici per la promozione di sistemi di illuminazione efficienti (risparmio
energetico) e di minor impatto ambientale sono offerti
anche dai siti internet di orientamento ambientalistico, quali ad esempio Nextville (www.nextville.it) sito
appartenente al network di Edizioni Ambiente (www.
edizioniambiente.it) sito specificamente dedicato alle
pubblicazioni della casa editrice, che gestisce anche il
portale reteambiente.it, nextville.it e il sito verdenero.
it e Cielobuio (cielobuio.org) associazione che dal 1997
opera per la salvaguardia del cielo notturno, promuovendo campagne di sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento luminoso.
Siti per promuovere
l’efficienza energetica
L’illuminazione di strade, piazzole, aree di smistamento, parcheggi, centri commerciali, stazioni e aeroporti
richiede notevoli quantità di energia.
L’illuminazione stradale genera tra il 15% e il 25 % dei
costi energetici di un comune. Il consumo di energia
elettrica che deriva dall’illuminazione pubblica è stato
stimato in circa il 2% dei consumi nazionali (Indagine
Legambiente 2004). Ciò corrisponde a 5.917 milioni di
kWh annui, che a loro volta equivalgono a circa il 3%
delle emissioni che il nostro Paese deve abbattere per
raggiungere gli obiettivi di Kyoto.
Intervenendo sugli impianti di illuminazione esistenti,
oppure realizzandone di nuovi più efficienti, si possono
ridurre i consumi e realizzare economie considerevoli. Ciò
permette un abbassamento delle emissioni di gas effetto
serra e può anche diminuire le emissioni luminose, contribuendo così alla riduzione dell’inquinamento luminoso,
come richiesto dalle norme adottate da alcune regioni.
Consumi di energia per
l’illuminazione pubblica
Di seguito riportiamo, ripresi dal sito Nextville.it, i principali criteri suggeriti per l’ideazione di un impianto di illuminazione pubblica efficiente e rispettoso dell’ambiente.
Per effettuare una corretta progettazione (o riprogettazione) di un impianto di illuminazione pubblica, prima di
tutto è necessario valutare dove l’illuminazione è realmente necessaria. Solo quando si è chiaramente stabilito
questo elemento, si passa a esaminare gli aspetti tecnici
e le modalità di funzionamento del sistema di illuminazione.
A. La scelta della lampada per l’illuminazione pubblica
Diversi tipi di lampade vengono utilizzate nell’illuminazione stradale: ai vapori di mercurio ad alta pressione,
ai vapori di sodio ad alta e bassa pressione, fino ai più
recenti LED, utilizzati in applicazioni speciali. Ogni tipo di
lampada si differenzia dalle altre in quanto ha una propria efficienza luminosa, cioè produce una diversa quantità di luce a parità di elettricità consumata. Sotto presentiamo sia le lampade da utilizzare per l’illuminazione
pubblica sia le lampade totalmente inadatte, a questo
scopo, proprio perché vengono spesso utilizzate erroneamente2. Le lampade a vapori di sodio rappresentano
oggi la migliore soluzione per l’illuminazione pubblica e
stanno via via sostituendo le lampade a vapori di mercurio ancora molto diffuse, che hanno prestazioni inferiori e che presentano l’ulteriore difetto di rientrare,
una volta dismesse, nella categoria dei rifiuti speciali. Le
lampade a vapori di sodio ad alta pressione consentono
risparmi che raggiungono il 40-50%. Sono preferite alle
ancora più efficienti lampade a vapori di sodio a bassa
pressione perché hanno una migliore resa cromatica,
cioè permettono di percepire meglio i colori. Infatti le
lampade al sodio a bassa pressione producono solo una
luce giallo-arancione (detta mono-cromatica): non sono
idonee ad illuminare strade normali, ma vengono utilizzate dove è necessario aumentare l’acuità visiva, ossia
la capacità dell’occhio di percepire i dettagli fini di un
oggetto, come nelle gallerie.
24
I punti fondamentali per
il risparmio energetico
nell’illuminazione
pubblica
La tabella sottostante permette di confrontare i risparmi
conseguibili per un analogo livello di luce prodotta (calcolato sulla base di un costo/kilowattora di 0.15 euro e
4100 ore di accensione all’anno)
Tipo di lampada
Potenza
in Watt
luce
prodotta
In lumenn
Costo
annuo
in euro
250
12700
153,75
(100%)
Vapori di sodio ad alta pressione
150
14500
92,25
(60%)
Vapori di sodio a bassa pressione
90
13000
55,35
(36%)
Vapori di mercurio
Nella successiva tabella sono indicate per ogni tipo di
lampada la durata di vita.
Tipo di lampada
Vapori di mercurio
Vapori di sodio ad alta pressione
Alogenuri metallici
Fluorescente compatta
Incandescenza
Durata di
vita
Adatta per
+++
++++
++
+++
+
strade,piazze
strade, piazze
percorsi pedonali,
sottopassaggi
Lampade idonee illuminazione pubblica:
• Lampade ai vapori di sodio
• Lampade fluorescenti compatte
• LED
Lampade idonee impianti sportivi:
• Lampade ioduri metallici
Lampade da evitare:
• Lampade ai vapori di mercurio
• Lampade fluorescenti tubolari
• Lampade a incandescenza
Strategie combinate
I migliori risultati si ottengono adottando tutti gli accorgimenti combinati possibili, e cioè:
• sostituzione delle lampade con analoghe di minore
potenza e di maggiore efficienza
Ad esempio una lampada ai vapori di mercurio da
80W può essere sostituita con una lampada ai vapori
di sodio da 50W, oppure una vecchia lampada ai vapori di sodio da 150W può essere sostituita con una nuova lampada sempre ai vapori di sodio da 50-70-100W
• sostituzione delle apparecchiature ad esclusivo uso
pedonale e limitata efficacia (sfere, funghi, ecc.) con apparecchi ad alte prestazioni e minore potenza installata
Ad esempio lampade a ioduri metallici a bruciatore ceramico da 20-35W invece di lampade a 70-100-150W
sodio alta pressione
• sostituzione dei semafori a lampada classica con
semafori a LED
• riduzione degli assorbimenti degli alimentatori
delle lampade
• riduzione del flusso di corrente durante le ore notturne
• negli impianti di illuminazione molto estesi, si può realizzare un ulteriore guadagno di efficienza se, agli accorgimenti
appena descritti, si aggiunge un sistema di telecontrollo.
25
B.Scelta dell’alimentatore
Le lampade utilizzate nell’illuminazione pubblica richiedono l’uso di un dispositivo, chiamato alimentatore, che
permetta di controllare (e modificare secondo necessità) la corrente che le alimenta. Infatti, prima di tutto, per
essere avviate queste lampade richiedono un maggiore
potenziale elettrico (600 volt) rispetto a quello normalmente fornito dalla rete (220-230 volts). In compenso,
una volta avviate, le lampade offrono pochissima resistenza al passaggio dell’elettricità per cui diventa necessario “frenare” il passaggio della corrente che altrimenti
distruggerebbe la lampada.
Per immaginare l’effetto di un alimentatore basta immaginare un secchio, poi una sottile pellicola di film plastico (identico a quello utilizzato per avvolgere gli alimenti)
che ricopra il secchio e, infine, un rubinetto dell’acqua.
Immaginiamo quindi di volere riempire il secchio d’acqua senza poter agire sulla pellicola di plastica che lo
ricopre in altro modo che con il getto d’acqua del rubinetto. Se il getto è troppo debole, è facile che l’acqua
scorra sulla pellicola e finisca irrecuperabilmente intorno al secchio. Se il getto d’acqua è molto molto forte,
è quasi certo che la pellicola si squarcerà. Ma a questo
punto, a causa della forza del getto, l’acqua rimbalzerà
sul fondo del secchio finendo inesorabilmente intorno al
secchio (inzuppando lo sperimentatore). Un immaginario “alimentatore” per rubinetto, che in questo caso potremmo chiamare spruzzatore, ci permetterebbe, in un
primo tempo, di aumentare la forza del getto per poter
rompere la pellicola di plastica posta sul secchio e, in un
secondo tempo, di ridurre il getto in modo da riempire
il secchio d’acqua senza che questa rimbalzi sul fondo.
Fino agli anni 90, l’alimentazione di ogni lampada stradale veniva eseguita da un reattore specifico, dotato,
nel suo nucleo, di un trasformatore elettromagnetico.
In pratica con l’alimentatore tradizionale era necessario
dotare ogni lampada di un alimentatore calibrato sulle
caratteristiche della lampada stessa.
L’alimentatore
tradizionale
Gli inconvenienti principali dell’apparecchio tradizionale sono due:
• l’alimentatore non può fare nulla contro gli sbalzi di tensione della rete, che accorciano la durata di vita della lampada.
Gli sbalzi sono dovuti agli improvvisi picchi o cali di domanda (ad esempio all’avvio o alla chiusura i grandi impianti industriali generano una forte richiesta oppure
una forte disponibilità di elettricità). Questi sbalzi vengono trasmessi direttamente dall’alimentatore alla lampada, pregiudicandone la durata.
• l’alimentatore elettromagnetico incide notevolmente
sui consumi poiché il suo stesso funzionamento assorbe
una quantità rilevante di energia: è stato valutato che il
consumo sia pari a circa il 15% di quello della lampada
(per cui, ad esempio, una lampada da 100 W ai vapori
di sodio ad alta pressione, che per poter funzionare usa
questo tipo di alimentatore, consuma in realtà 115W).
Proseguendo nella metafora che abbiamo proposto più
in alto, in cui, per riempire un secchio coperto da una
membrana di plastica, abbiamo pensato all’alimentatore tradizionale come ad uno spruzzatore inserito sul
nostro rubinetto immaginario. In un primo tempo, lo
spruzzatore concentra il getto d’acqua in modo da forare
la pellicola e poi, una volta rotta la pellicola, riaggiusta
il getto d’acqua ad un livello conveniente per riempire il
secchio d’acqua. In questo modo non è necessario agire sul rubinetto per aumentare o diminuire la pressione
dell’acqua. Tuttavia lo spruzzatore non è comunque in
grado di contrastare i cambiamenti di pressione dell’acqua dovuti ai diversi prelievi fatti sulla rete di distribuzione. Pur essendo stato fatto appositamente per quel
tipo di rubinetto, questo spruzzatore alla vecchia maniera provoca molte perdite d’acqua.
L’alimentatore elettronico svolge la stessa funzione
dell’apparecchio elettromagnetico, ma il funzionamento
è completamente diverso.
Grazie ad un circuito elettronico, infatti, la corrente alternata che proviene dalla rete elettrica viene prima
livellata con un condensatore in modo da diventare
26
L’alimentatore elettronico
corrente continua. A questo punto un oscillatore genera una corrente alternata ad alta frequenza. L’insieme
condensatore-oscillatore costituisce il trasformatore
elettronico. La corrente viene poi stabilizzata tramite un
dispositivo di misurazione della tensione di uscita. Se
questa risulta troppo alta viene ridotta l’energia inviata
dall’oscillatore al trasformatore, se invece la tensione è
troppo bassa viene aumentato il flusso di energia. Il sistema è completato dalla presenza di sistemi di protezione
contro sovraccarichi e cortocircuiti, e da filtri necessari
per evitare che il segnale ad alta frequenza si propaghi
verso la lampada oppure ritorni verso la rete elettrica.
Gli alimentatori elettronici sono assai più efficienti perché agendo direttamente sulla corrente elettrica consentono di trasformarne le caratteristiche dell’elettricità
disperdendo pochissima energia.
Vi sono altri vantaggi dell’alimentatore elettronico rispetto all’elettromagnetico. Esso infatti:
• assorbe gli sbalzi di tensione della rete e quindi protegge la lampada da questi sbalzi e ne estende la vita utile
• può variare, e quindi regolare, la quantità di corrente distribuita alla lampada, e quindi permettere di ridurre i
consumi nei periodi in cui si ha meno necessità di illuminare
• ha minore ingombro e minor peso a parità di potenza
Gli svantaggi sono dati:
• dal costo iniziale - maggiore rispetto a quello di un alimentatore tradizionale
• dalla delicatezza del cablaggio interno
• dall’affidabilità dei componenti elettronici. Se, infatti
è molto raro che un trasformatore elettromagnetico si
guasti, capita più facilmente che un componente elettronico possa rivelarsi difettoso.
Da alcuni anni, in particolare da quando si sono diffusi i dispositivi di illuminazione pubblica ed è aumentata l’attenzione per il risparmio energetico, è diventato
evidente che non è necessario mantenere lo stesso livello di illuminazione in tutte le ore della notte. Questa
nuova sensibilità è stata accolta dalla norma UNI 10439
del 2001 che consente di ridurre i livelli di illuminazione
quando il traffico risulti inferiore al 50% .
Oggi sono presenti sul mercato alimentatori elettronici
che permettono di programmare l’intensità della corrente da distribuire alle lampade nei diversi orari. Gli alimentatori provvisti di questa funzione possono essere
programmati singolarmente oppure venir controllati a
distanza tramite un sistema di telecontrollo.
Esistono poi alimentatori con prestazioni particolari,
come Dibawatt, che può essere applicato a lampioni esistenti, senza necessità di rifacimento dell’intero impianto.
27
Alimentatori e lampioni
INQUINAMENTO LUMINOSO
Molte fonti luminose illuminano anche zone dove non vi
è necessità di luce. Gli svantaggi sono almeno tre: da un
lato le emissioni luminose indesiderate comportano un
elevato consumo di energia, dall’altro un’ampia quota di
queste emissioni disturba il mondo animale e il ciclo naturale del sonno dell’uomo e, infine, impediscono di vedere la volta celeste sia per diletto che per professione.
Per questa ultima ragione si è costituita l’associazione
Cielo buio, che raccoglie astronomi professionisti e non,
scienziati, professionisti dell’illuminazione e cittadini
che sostengono le azioni legislative orientate a contrastare in modo “corretto” il fenomeno dell’inquinamento
luminoso, ossia applicando al meglio i criteri, le norme e
le tecnologie di illuminotecnica.
Secondo i curatori del sito cielobuio.org, l’errore più comune è quello di classificare in modo improprio le strade urbane locali (oltre il 60% delle strade) definendole
genericamente “strade urbane di quartiere”. In questo
modo si raddoppiano i valori degli indici di illuminazione
necessari e di conseguenza i costi di esercizio.
Come precisa il Dm 6792/2001, infatti, dovrebbero essere considerate strade urbane di quartiere esclusivamente le strade provinciali, statali o extraurbane secondarie
che entrano nel centro urbano.
La definizione del Dm è infatti: “strade della rete secondaria di penetrazione che svolgono funzione di collegamento tra le strade urbane locali (facenti parte della
rete locale, di accesso) e, qualora esistenti, le strade urbane di scorrimento (rete principale, di distribuzione)”.
Tutta la luce che non colpisce gli oggetti e le superfici da
illuminare rimane inutilizzata (inquinamento luminoso)
ed opera sostanzialmente in due modi:
l’emissione di luce orizzontale è la luce maggiormente responsabile dell’inquinamento luminoso poiché è
quella che può propagarsi più a lungo attraverso l’atmosfera (fino a 200-300 km) prima di raggiungere il limite
dovuto alla curvatura dell’atmosfera.
Lungo questo percorso orizzontale la diffusione del raggio luminoso agisce molto efficacemente perché il raggio di luce incontra polveri e particelle che ne deviano il
corso. Per meglio capire ciò che avviene possiamo pensare al raggio di luce come ad un involucro di energia
luminosa. Ogni volta che esso incontra un ostacolo, si
frantuma in una serie di altri pacchetti di luce che si diffondono in tutte le direzioni. A loro volta questi pacchetti incontrano nuovi ostacoli e si frantumano di nuovo,
oppure semplicemente cambiano direzione o rimbalzano. Per chi osserva il cielo, l’effetto complessivo di tutti
questi cambi di direzione e di rimbalzi della luce definisce la luminosità artificiale del fondo del cielo.
L’emissione di luce verticale è la luce diretta verticalmente alla sorgente e finisce per disperdersi nello spazio. Anche questa emissione è sottoposta a diffusione
(soprattutto entro la troposfera, ossia nei primi 8-17 km
dell’atmosfera) generando inquinamento luminoso essenzialmente locale.
Per essere rigorosi nel descrivere le fonti di inquinamento luminoso è necessario menzionare anche l’emissione
di luce riflessa, ossia la luce che rimbalza dalle superfici
colpite dall’illuminazione (strade, marciapiedi, piazzole,
ecc.). In pratica una parte della luce utile diventa per
forza di cose luce riflessa contribuendo così all’inquinamento luminoso locale. Per questa ragione è molto importante illuminare solo ciò che è necessario.
Per massimizzare la luce utile, e per ridurre al minimo
l’inquinamento luminoso, il fattore di cui si deve maggiormente tener conto è il cono di luce utile generato
da ogni particolare soluzione, e la sua compatibilità con
il tipo di strada da illuminare.
Il numero dei punti luce e i coni di luce che producono
devono infatti soddisfare le necessità proprie al tipo di
strada, incrocio o piazzola. Variando il numero dei punti
luci e la loro disposizione (laterale o centrale), modulando la lunghezza e l’inclinazione del braccio del lampione,
si ottiene l’uniformità necessaria a soddisfare i requisiti di
visibilità e sicurezza. Per ottenere il risultato voluto sarà
quindi necessario scegliere una struttura di sostegno e
un lampione (chiamato anche “armatura”) che, in modo
combinato, evitino al massimo le dispersioni inutili.
Le strutture di sostegno si compongono di pali provvisti
o non provvisti di braccio, di bracci a muro, di cavi di
sospensione e, in casi più rari, di fari e torri a faro.
Per quello che riguarda il lampione, la soluzione più
funzionale è quella detta a schermo totale (full cut-off).
E’ costituita da un’armatura montata orizzontalmente,
nella quale è incassata la lampada.
L’armatura è costituita da un guscio di protezione, dal
supporto della lampada e da un sistema ottico composto da un riflettore (una piastra di metallo cromato, o
comunque riflettente, che ha il compito di rimandare
verso terra i raggi luminosi diretti verso l’alto) e da un
vetro di protezione trasparente.
A seconda di come è progettato, il sistema ottico riesce a sagomare il cono di luce in modo preciso verso
l’area da illuminare. Il vetro di protezione, che è completamente incassato nell’armatura, può essere piano
oppure curvo. Entrambi questi vetri presentano vantaggi e inconvenienti. Il vetro curvo permette di avere un
cono di luce di maggiore ampiezza ma proprio per questo consente ad una parte della luce che lo attraversa di
disperdersi verso l’orizzonte, inducendo abbagliamento.
Infatti i raggi di luce che attraversano un vetro subiscono sempre una deviazione - in base al fenomeno della
rifrazione - e causano una certa dispersione della luce in
tutte le direzioni.
flusso illuminazione pubblica
Il vetro piano evita le dispersioni orizzontali, riducendo
l’abbagliamento e l’inquinamento luminoso ma causa
invece una leggera perdita di efficienza dovuta ad una
maggiore riflessione della luce. Infatti la luce che attraversa una superficie di vetro in verticale, viene più facilmente riflessa: ciò significa che invece di colpire l’esterno, torna verso l’interno, rimbalzando avanti e indietro
dal riflettore al vetro.
Tuttavia, fino a pochi anni fa, il maggiore inconveniente
30
31
Struttura di sostegno,
armatura e sistema ottico
del lampione a vetro piano era quello di ridurre l’ampiezza del cono di luce utile. Ciò costringeva i progettisti ad utilizzare un maggiore numero di lampioni per
raggiungere un risultato equivalente a quello ottenuto
con i lampioni a vetro curvo. Oggi le migliorie apportate al design dei lampioni a schermo totale e a vetro
piano non richiedono più la diminuzione della distanza
tra i pali che precedentemente serviva a compensare il
minore cono di luce prodotto.
Infine, una particolare attenzione va data all’illuminazione di parcheggi, piazzali, impianti sportivi, snodi stradali
e autostradali tramite dispositivi molto potenti che, generando coni di luce molto ampi, permettono di illuminare aree molto vaste.
Proprio a causa della potenza e dell’ampiezza della luce
emessa, questi sistemi sono chiamati fari o torri a faro.
Questi si caratterizzano anche per l’altezza cui sono poste
le sorgenti di luce che permettono appunto di proiettare
coni di illuminazione molto vasti. Se non sono installati
correttamente, è molto facile che contribuiscano all’abbagliamento degli utenti e all’inquinamento luminoso.
L’illuminazione di ampi spazi viene effettuata sia con fari
simmetrici che con fari asimmetrici. Questi ultimi sono
da preferire a quelli simmetrici, specie se sono montati
correttamente, in quanto sono capaci di illuminare vaste aree con poche dispersioni.
32
33
ESEMPLIFICAZIONI DI ILLUMINAZIONE PUBBLICA
EFFICIENTE E A MINOR IMPATTO AMBIENTALE
Un esempio particolarmente virtuoso è quello del Comune di Trezzano Rosa (MI) con circa 4 mila abitanti.
Senza alcuna spesa il Comune ha fatto rifare l’impianto di illuminazione stradale, aumentando la luminosità
del 5% e rispettando i limiti di legge sull’inquinamento
luminoso, attraverso il meccanismo del Finanziamento
Tramite Terzi (FTT).
A fine 2001 è stata indetta la gara di appalto, aggiudicata
dalla Tiesco, società di Novegro di Segrate (Mi).
Il contratto (firmato nel 2002) durerà 15 anni, in cui Tiesco finanzierà ogni aspetto, dalla realizzazione alla manutenzione, dell’impianto. I risparmi generati andranno
divisi a metà con il Comune.
Il risultato è stato un risparmio complessivo del 35% (cioè
oltre 250 mila euro in 15 anni) e l’istituzione di un fondo
ambientale nel quale il Comune reinvestirà i risparmi.
Per questo Progetto è stato assegnato al Comune un premio ambito: il GreenLight Awards 2003, che l’Unione Europea riconosce a quei soggetti pubblici e privati che sviluppano progetti di risparmio energetico nell’illuminazione.
Nel 2003 ne sono stati consegnati cinque in tutti gli Stati
dell’Ue, e il Comune di Trezzano Rosa è stata l’unica amministrazione pubblica a ricevere il premio.
Il Premio Comuni Amici delle Stelle di Legambiente, è
rivolto ai Comuni che si sono distinti per l’attuazione di
politiche e/o iniziative caratterizzate da alta sostenibilità energetica nell’ambito del settore dell’illuminazione
pubblica e nella lotta all’inquinamento luminoso.
Gli obiettivi del premio sono principalmente:
incentivare attraverso una sana competizione scelte di
risparmio energetico fra gli Enti Locali, per indurre effetti di trascinamento, e di emulazione;
favorire la creazione di processi virtuosi tra i soggetti
pubblici per diffondere maggiormente la conoscenza di
progetti di successo già implementati sul territorio per
la lotta all’inquinamento luminoso;
sensibilizzare la pianificazione e la programmazione da
parte delle Amministrazioni Pubbliche di azioni concrete sul territorio volte al risparmio e all’efficienza energe-
Il comune di Trezzano
Rosa
Il premio comuni amici
delle stelle
tica nell’illuminazione pubblica.
Il Premio Comuni Amici delle Stelle 2006 ha visto come
categoria premiata i Comuni che hanno adeguato gli impianti d’illuminazione pubblica alla LR 17/00 – 38/04,
con ottimi risultati in termini di risparmio energetico.
L’Edizione 2006 ha posto in evidenza l’impegno significativo da parte di alcuni Enti Locali della Regione Lombardia che hanno scelto di impiegare risorse per dotarsi
di tecnologie moderne al fine di ridurre la propria dipendenza dalle fonti fossili e i propri sprechi energetici.
Otto i Comuni premiati che, adeguando la rete di illuminazione pubblica ai dettami della Legge Regionale 17/00
(integrata dalla Legge Regionale 38/04), hanno ottenuto
il doppio risultato di ridurre l’inquinamento luminoso
del nostro cielo, e di aumentare l’efficienza energetica
dell’impianto d’illuminazione pubblica, con ottimi risultati intermini di risparmio energetico.
Di seguito sono riportati in elenco i comuni premiati
Comune di Darfo Boario Terme (BS): per aver definito
un piano ed intrapreso una campagna d’intervento che
a fine 2006 ha adeguato alle disposizioni di legge l’intero parco lampade del territorio comunale (1450 punti
luce), con un risparmio energetico complessivo del 19%
ed un incremento del illuminazione a terra del 23%.
Comune di Cologno Monzese (MI): per aver riqualificato
l’intero parco lampade comunali (800 punti luce) con un
risparmio energetico complessivo del 5% e superiore al
30% se calcolato in base ai soli adeguamenti legati alle
sostituzioni degli apparecchi luminosi.
Comune di Erba (CO): per l’impegno e l’attenzione dedicata nella riqualificazione e adeguamento del parco
lampade del territorio comunale, con risparmi energetici medi del 21% ed un incremento del flusso luminoso
installato del 68%.
Comune di Schivenoglia (MN): per aver adeguato il 90%
del parco lampade comunale (270 punti luce) con un
risparmio energetico complessivo del 25% ed un incre-
36
mento del flusso luminoso sulle superfici da illuminare
del 45%.
Comune di Bonate Sotto (BG): per aver adeguato il 90% del
parco lampade comunale (900 punti luce) a criteri antinquinamento luminoso con risparmi energetici medi del 15%.
Comune di Orsenigo (CO): per aver adeguato il 33% del parco lampade comunali (100 punti luce) con l’impegno che
l’intero parco lampade verrà adeguato con gli stessi criteri
antinquinamento luminoso e di risparmio energetico.
Comune di Alzate Brianza (CO): per aver adeguato oltre
100 punti luce (pari al 17% del parco lampade comunali)
con risparmi energetici del 5% e incrementi del flusso
luminoso del 90%, nella speranza che questo premio incentivi il perseguimento da parte del comune di ulteriori migliori risultati di risparmio energetico nell’adeguamento dell’intero territorio comunale.
Comune di Colere (BG): per aver adeguato il 20% del
parco lampade comunali a criteri di risparmio energetico, nella speranza che si intervenga anche sulla restante
parte utilizzando gli stessi criteri antinquinamento luminoso, avendo come obiettivo un consistente aumento
dell’efficienza energetica.
Il progetto “strade in buona luce “effettuato a mestre
ha previsto in tre importanti vie del centro ( via manin,
via mestrina e via olivi) l’installazione di tecnologie efficienti e innovative delle illuminazione pubblica e delle
vetrine e insegne delle attività commerciali. Il progetto
ha coinvolto le associazioni di categoria e i diversi settori del comune di Venezia; si presenta interessante non
solo per la tecnologia utilizzata, ma soprattutto per il
lavoro di promozione/educativo realizzato.
Obiettivi:
risparmio energetico: risparmio di emissioni di anidride
carbonica pari a 79,74 tonnellate annue e risparmio di
costi di 29.066,67 l’anno
contenimento inquinamento luminoso
sicurezza dei cittadini e confort visivo
valorizzazione delle vie
Sono state installate delle sorgenti luminose ad alta efficienza: in Via Olivi e Via Manin
lampade a LED, in Via Mestrina è stata installata la lampada Master CityWhite adatta per l’illuminazione di
centri storici. Si tratta di una lampada a scarica agli ioduri metallici con bruciatore ceramico e bulbo ellissoidale.
La lampada permette la regolazione del flusso luminoso
con proporzionali efficienze nei consumi.
Interessante in questo progetto è la proposta di interventi per il risparmio energetico nell’illuminazione di vetrine
e insegne dei negozi. L’agenzia AGIRE (Agenzia Veneziana
per l’energia) che ha ideato e gestito il progetto ha fornito ad ogni esercente un calcolo del possibile risparmio
attuabile e un elenco di ditte specializzate che avrebbero
offerto prezzi scontati.Ipotesi di risparmio per un negozio
tipo: è stato ipotizzato per un negozio di circa 80mq. Una
riduzione dei consumi da 17.164kWh a 10.944 kWh con
un minor costo di circa mille euro l’anno.
Nella via sono posizionati Totem che riportano i risparmi
energetici. E’ stato diffuso tra i negozianti materiale informativo e assegnato il bollino di riconoscimento “strade in buona luce” ai negozi “ virtuosi”.
Mestre
Il progetto “strade in
buona luce “- Mestre
(Venezia)
37
ILLUMINAZIONE PUBBLICA COME ARTE
“la luce che brilla il doppio dura la metà”
Jimi Hendrix
“Un mio grande maestro diceva che lo spazio è l’illusione che se ne da. Ora per avere spazio vuol dire avere
luce. Se non c’è luce non c’è spazio.”- ha detto Dante Benini (architetto) il 22 dicembre 2010 in un’intervista per
“Il bello,il brutto e il cattivo” su Rai 5.
L’illuminazione è quindi un elemento assolutamente
fondamentale e di grande importanza per valorizzare gli
spazi e le architetture nel contesto urbano.
“Se non c’è luce
non c’è spazio.”
Il rapporto tra luce e città non può che essere molto personalizzato e individualizzato. Non può essere copiato
un modello d’illuminazione e trasferito da un contesto
all’altro perché cambia completamente il risultato che
si ottiene. Non è vero che qualsiasi lampada vada bene
dovunque. L’ambiente della città influisce sui colori e sulla natura della luce artificiale, la luce cambia in ragione
dell’ambiente e di ciò che illumina e nello stesso tempo
la luce artificiale cambia ciò che illumina; tra la città e la
luce c’è quindi una relazione viva, unica e irripetibile.
“Lo stesso tipo di colore ha una percezione differente a
seconda della luce esterna che si ha. Se prendiamo un
colore a Milano ha una certa riflessione, una certa immagine a Londra un’ altra e a Miami dove c’è una luce
bianchissima ne ha ancora un’altra”.
Giulio Cappellini, architetto e designer.
“La luce intelligente
rispecchia la storia
della città, la sua
vocazione, i suoi caratteri
distintivi primi fra tutti
quelli cromatici.”
La luce artificiale,come anche quella naturale, è così determinante che va anche dosata esattamente a seconda
degli stati d’animo, delle situazioni, delle circostanze,
delle esposizioni solari.
Sono assolutamente importanti le luci calde, le luci che
valorizzano gli oggetti, le luci che fanno sentire bene e
questo vale non solo per gli ambienti privati ma anche
per quelli pubblici.
In questa direzione la nuova tecnologia si sta muovendo in maniera molto veloce. […] La luce sta facendo dei
progressi straordinari non solo nei centri storici o negli
spazi residenziali, ma anche negli spazi commerciali o
negli spazi pubblici come ristoranti e alberghi.
L’illuminazione pubblica richiede quindi non solo grande tecnologia ma anche grande capacità di cogliere le
caratteristiche della relazione tra un luogo e la luce: si
richiede di trovare quella particolare luce che si “sposa”
con quel luogo.
Una bella strada, un bell’edificio illuminato male perde
immediatamente il suo valore estetico.
Giochi di luce che
stabiliscono un tempo e
formano un ricordo.
Fontana di cristallo, Piazza
Fontana, L.E.D. 2010, Milano
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L’illuminazione artificiale rappresenta infatti un elemento essenziale del paesaggio della città; la sua esistenza
influisce fortemente sulla percezione degli spazi urbani
non solo nelle ore serali e notturne ma anche nelle ore
diurne, in quanto agisce attraverso la presenza fisica degli elementi di arredo urbano.
“..illuminazione come
elemento del paesaggio
urbano…”
Luce che plasma architettura e palazzi strade e fiumi
così come dipinge l’interno delle nostre case. Luce che
plasma e ridisegna le città. Ogni metropoli e ogni casa
acquista carattere e identità con la luce
“Superata l’idea di uno standard tecnologico la sfida
oggi è sulla creazione di soluzioni modulate secondo la
specificità di ogni luogo:dall’impianto funzionale alla
illuminazione ambientale come estetica dell’ombra. La
luce come dispositivo critico e selettivo,capace di identificare spazi,luoghi e architetture.”-Micaela Aurora
Dall’illuminazione pubblica alla promozione urbana-Gestione energia 3/2010.
La luce di notte nelle città è quindi frequentemente utilizzata per esaltare le potenzialità espressive del patrimonio culturale e architettonico urbano.
Intorno a questo obiettivo sta emergendo una metodologia multidisciplinare che si qualifica come “illuminazione artistica”. Ogni progetto di illuminazione “artistica” generalmente si avvale di competenze complesse e
differenti offerte per esempio da illuminotecnici, ingegneri, , architetti, energy managers, esperti di restauro,
storici dell’arte.
“…ogni luogo acquista
identità con la luce..”
Französischer Dom, Festival
of light 2010, Berlinoerlino
41
Di seguito presentiamo tre schede di Enel Sole, che illustrano le caratteristiche tecniche e le modalità esecutive
di tre progetti da loro gestiti e realizzati di illuminazione
pubblica come valorizzazione artistica.
Illuminazione di Piazza
Cavalli a Piacenza
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Illuminazione di Piazza
Duomo a Piacenza
Illuminazione dei Giardini
del Quirinale
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FESTIVALS OF LIGHT
La luce è un elemento che oltre alle sue finalità pratiche,
ancestralmente ha sempre attratto e affascinato l’uomo; la
luce, come peraltro il suo esatto opposto “il buio”, hanno
acquisito da sempre valori simbolici, mitici, fantastici.
La luce, oltre alle sue caratteristiche di immaterialità, di irradiazione, declinazione in colori diversi e al processo/principio chimico o fisico che la scaturisce, è inoltre da sempre
strumento espressivo per gli artisti e fonte d’ispirazione.
Arte e luce rappresentano un binomio inscindibile sia
per chi si accosta all’opera d’arte sia per l’artista.
Molte delle emozioni o sensazioni che riceviamo mentre ammiriamo un capolavoro, ci vengono trasmesse
anche dalla luce; la luce emanata dall’opera e mescolata
alle sue ombre ci invia messaggi misteriosi che parlano al nostro subconscio. La luce, è un elemento molto
importante per la realizzazione di un opera d’ arte. Molti artisti hanno realizzato delle opere in cui l’ elemento
espressivo principale, è proprio la luce con tutte le sue
caratteristiche. La luce costituisce un mezzo espressivo
di grande efficacia, può evidenziare il volume di un oggetto, può accentuare o potenziare l’ effetto di profondità spaziale di un ambiente rappresentato.
Da sempre nella pittura la luce, nei suoi vari aspetti (naturalistico, simbolico, emotivo ecc.), è un importante
mezzo di comunicazione visiva e di espressività.
Lo sviluppo delle tecnologie ha influenzato e modificato
la concezione di luce nell’arte: la combinazione di sviluppi scientifici e tecnologici nel XX secolo ha portato a
una nuova comprensione della luce, provocando cambiamenti significativi nell’arte. La luce si è fatta materia,
strumento di espressione e di comunicazione.
dalle luminarie di Natale a vere e proprie opere d’arte
a cielo aperto. Così l’arte non è più esposta solo in
spazi chiusi e privati ma è resa visibile e fruibile a un
pubblico più ampio, in spazi aperti e pubblici.
Si è tenuto a Londra, nel mese di settembre 2010 il London Design Festival durante il quale in Trafalgar Square
è stata collocata “Outrace”, l’installazione di Clemens
Weisshaar e Reed Kram, realizzata da AUDI. L’installazione è composta da otto bracci meccanici che possono
essere pilotati dal pubblico tramite un sito web oppure
direttamente in loco. Non appena viene scritto un messaggio via web o tramite postazione in loco lo stesso
viene scritto nell’aria tramite questi tentacoli che terminano con delle luci a LED. Tutto è poi filmato da videocamere in alta definizione e reso fruibile via web.
London Festival Design
Outrace, Clemens Weisshaar
e Reed Kram, Trafalgar
Square, Londra
Numerose sono le grandi città europee e italiane che
si trasformano nell’incontro innovativo e creativo con
la luce; Torino, Berlino, Londra, Roma. Bologna, Lione,
Milano sperimentano l’arte e la scienza della luce e il
Natale rappresenta un’occasione quasi obbligata per
questo tipo di ricerca. Con questi festival si è passati
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L’autunno a Berlino è stato più luminoso del solito.
Per due settimane (dal 13 al 24 ottobre 2010) Berlino
si è coperta di luci con più di sessanta installazioni
sparse per la città.
La sera migliaia di luci e colori hanno illuminato la Porta di Brandeburgo, la torre della TV in Alexanderplatz e
quella della radio nel quartiere fieristico, il monumentale Berliner Dom e molti altri angoli della città.
Assai ricco il programma che ha accompagnato il festival e che prevedeva concerti di jazz nei giardini dei ministeri, manifestazioni culturali d’ogni tipo, spettacoli di
fuochi d’artificio e persino matrimoni a mezzanotte.
Contemporaneamente alle installazioni principali nella
porta di Brandeburgo e sulla torre della radio e della televisione si sono svolte svariate attività che ruotavano
attorno al concetto di luce.
Zander & partner per primi nel 2005 creano e sponsorizzano questo evento che anno dopo anno ha preso piede
e ha portato nuovi partner e sempre più visitatori.
Al termine del sesto festival of lights di Berlino, già si
parla del prossimo, programmato per ottobre 2011.
Il Festival of Lights è ormai diventato negli anni un appuntamento davvero importante per i berlinesi e non
solo. Giunta nel 2010 alla sua 6° edizione questa manifestazione si conferma ancora molto attuale rendendo la
città di Berlino ancora di più meta di giovani viaggiatori
che vivono la notte. Le passeggiate notturne in questi
dodici giorni sono particolarmente interessanti, passare sotto una Porta di Brandeburgo dai mille colori è
un’emozione unica. Anche salire la Torre della Televisione e ammirare la città dall’alto è uno spettacolo da non
perdere. La città inoltre per l’evento mette a disposizione anche autobus speciali e battelli per ammirare la città e i suoi colori. L’organizzazione del festival, infatti, in
partnership con altri servizi mette a disposizione mezzi
pubblici e guide turistiche per compiere un vero e proprio tour delle installazioni sparse per la città.
Festival of light. Berlino.
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Fotografie del “Festival of
light” 2010 di Berlino
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Di tutti gli eventi che ogni anno, punteggiano e animano
la vita della città di Lione, la “Fête des Lumières”, che si
è tenuta dall’8 all’11 dicembre 2010, è senza dubbio la
più preziosa e la più importante agli occhi dei visitatori.
Nel 1850, il clero lancia una competizione per la realizzazione di una statua come simbolo religioso da mettere
in cima alla collina Fourvière. L’anno seguente lo scultore lionese Fabish vince la competizione e l’8 settembre 1852 viene scelta come data per l’inaugurazione
del suo lavoro. In agosto però il fiume straripa e invade anche la zona dove la statua doveva essere posta.
L’inaugurazione viene quindi spostata l’8 dicembre per
festeggiare l’immacolata. Il giorno stesso i giornali scrivono dell’evento e l’intera città si prepara. Poche persone decidono anche di aggiungere luci alle facciate delle
proprie abitazioni con candele e lumini. Il cattivo tempo
causa però un ulteriore spostamento dell’evento al 12
dicembre; quel giorno alle 6 di pomeriggio appaiono
le prime luci e alle otto di sera l’intera città è illuminata dalle candele. Da quel giorno nasce la festa dei lumi
di Lione celebrata sino a diventar e un evento artistico
quale, quello attuale.
Oggi il festival conta 4 milioni di visitatori e 80 istallazioni che usufruiscono delle innovazioni tecniche nel settore della luce.
La creazione effimera delle opere si basa su un po’ di fantasia, di audacia e un pizzico di humour. I creatori ricordano che la luce può essere uno strumento di creazione
ludica a Place des Terreaux, Place des Jacobins, Place Bellecour oppure sulla facciata dell’Hôtel-Dieu.
Altre scenografie permettono di scoprire o riscoprire il
patrimonio o la storia singolare di alcuni luoghi emblematici della Città come l’Opéra, la chiesa Saint-Nizier, la
collina di Fourvière, l’Hôtel-Dieu, ecc.
Ogni anno, ci sono nuovi luoghi da visitare… Nel 2006, il
cortile interno del Municipio veniva aperto al pubblico:
il visitatore poteva «trabouler» (passeggiare) dalla Place
Louis Pradel alla Place des Terreaux per raggiungere la
salita della Grande Côte.
Fête des Lumières. Lyon.
Una segnaletica luminosa, realizzata nel 2005 dalla Direzione dell’illuminazione pubblica del Comune di Lione,
guida il visitatore per giungere fino all’inizio della Presqu’île. Durante 4 sere, si scoprono più di 70 progetti di
luce attraverso Lione.
La Festa delle Luci mette in risalto il patrimonio architettonico di Lione, nonché i suoi fiumi e luoghi caratteristici, in maniera sorprendente e poetica.
L’8 dicembre, il visitatore è invitato a partecipare alla
realizzazione di un affresco gigante di lumicini per aiutare un’associazione caritativa. In questo modo il lumicino, in un gesto solidale e generoso, ritrova il suo
posto al centro della festa, com’era in origine.
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Fotografie della “Fête des
Lumières” 2010 di Lione
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Da tredici anni le installazioni luminose di grandi artisti tra cui Merz, Casorati, Horn, Buren e De Maria,
tracciano un percorso ideale tra musei e gallerie e,
illuminando piazze e vie del centro, offrono a cittadini e turisti la possibilità di entrare in contatto diretto
con l’arte contemporanea.
Illuminare Torino, coinvolgendo artisti torinesi e non, è
un progetto che risale al 1997, quando Fiorenzo Alfieri,
allora Assessore al commercio e alla promozione della
Città, propose all’artista genovese Emanuele Luzzati di
creare un intervento di forte impatto scenografico nei
Giardini Sambuy di fronte alla Stazione di Porta Nuova.
Venne così ideato e realizzato il Presepio, rappresentazione della Natività.
L’idea di illuminare la Città nasceva da un’esigenza concreta: una richiesta di aiuto al Comune da parte del
mondo del commercio, il soggetto storicamente responsabile dell’illuminazione decorativa in occasione
del Natale. La richiesta era appunto quella di ricevere
un sostegno maggiore da parte dell’istituzione locale,
poiché il servizio svolto dai commercianti poteva a tutti
gli effetti essere considerato un bene di tipo pubblico,
un servizio alla cittadinanza. L’amministrazione raccolse
tale richiesta e diede il suo consenso a intervenire purché questa fosse l’occasione per un innalzamento della
qualità delle luci natalizie.
Il progetto raccolse da subito l’approvazione e l’apprezzamento non solo dei commercianti, ma anche dei cittadini e dei turisti.
Vennero coinvolti, infatti, ben 14 artisti di diverse scuole
e tendenze attive in città, che concepirono ovviamente
l’illuminazione natalizia non come una semplice decorazione ma come un’opera d’arte a cielo aperto.
Fu solo l’inizio di una rassegna in continua crescita sia
per il numero e per il grande impatto scenografico delle
opere sia per la notorietà degli artisti coinvolti: 28 di cui
21 italiani e 7 stranieri provenienti da Belgio (Jan Vercruysse), Danimarca (Jeppe Hein), Francia (Daniel Buren), Germania (Rebecca Horn), Stati Uniti (Jenny Holzer
Luci d’artista. Torino.
e Joseph Kosuth) e Cina (Qingyun Ma).
La peculiarità dell’evento era, ed è tuttora, quella di utilizzare o di interagire con spazi non canonici ma accessibili a tutti, quali vie e piazze di Torino, con allestimenti
d’arte realizzati con la luce.
Dal 2001 Luci d’Artista diventa l’evento di punta di un
programma dedicato all’arte contemporanea concentrato nel mese di novembre, che nelle edizioni successive
amplierà la propria durata fino a gennaio. In questo periodo si fa confluire il meglio dell’offerta in ambito artistico, coinvolgendo anche dal 2001 al 2005 i galleristi d’arte
moderna e contemporanea con un progetto di opere in
formato manifesto collocate sui palazzi della città.
Luci d’Artista, rinnovandosi a ogni edizione, continua ad
accrescere il ruolo di spicco che Torino gioca nell’arte
contemporanea.
La Collezione di Luci d’Artista nelle varie edizioni ha
compreso le opere di: Mario Airò, Vasco Are, Carlo Bernardini, Enrica Borghi, Daniel Buren, Francesco Casorati,
Nicola De Maria, Enrico Tommaso De Paris, Richi Ferrero, Marco Gastini, Carmelo Giammello, Jeppe Hein,
Jenny Holzer, Rebecca Horn, Joseph Kosuth, Emanuele
Luzzati, Qingyun Ma, Luigi Mainolfi, Mario Merz, Mario
Molinari, Luigi Nervo, Mimmo Paladino, Domenico Luca
Pannoli, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Tobias
Rehberger, Luigi Stoisa, Francesco Tabusso, Jan Vercruysse e Gilberto Zorio. L’edizione 2010-2011 prevede
il riallestimento con collocazioni diverse di 20 opere.
Tre sono le novità: la realizzazione di My Noon, la nuova opera ideata dall’artista tedesco Tobias Rehberger,
Bwindi Light Masks l’installazione di Richi Ferrero con la
quale ha partecipato alla Luminale 2010 di Francoforte e
la Cristallizzazione sospesa di Carlo Bernardini.
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Dopo il grande successo della Prima Edizione, la seconda edizione del festival di Milano fa brillare la metropoli attraverso installazioni, allestimenti, opere luminose
d’arte e design. Dal 4 dicembre sessanta installazioni,
progetti d’arte e allestimenti a cielo aperto trasformano
la città di Milano. Installazioni anche alla Stazione Centrale, al Castello Sforzesco e sulle vetrate del Duomo.
Come per la prima edizione, LED ha coinvolto le eccellenze dell’intero sistema creativo, formativo e produttivo della metropoli allargando, per la Seconda Edizione,
il circuito espositivo in una logica di evento diffuso che
possa coinvolgere la città a 360°. Piazze, fontane, viali
alberati e parchi, monumenti storici e palazzi, si accendono per coinvolgere i cittadini in un affascinante itinerario. Circa 60 installazioni di luci in città per 40 giorni
di esposizione “open air”: dalla Triennale al Duomo, dai
grattacieli della New City al centro storico, dal quadrilatero della moda a piazza Scala, dai Navigli ai quartieri
più decentrati.
LED è una grande competizione tra i giovani talenti delle
più importanti Scuole e Accademie della città e un invito
speciale ai designer più affermati della scena contemporanea, che hanno il compito di trasformare la città in un
laboratorio di idee e sperimentazione per dar vita a un palcoscenico a cielo aperto di installazioni di luce, proiezioni,
allestimenti scenografici di design e arte contemporanea.
Questa idea di internazionalità si scontra con i pregiudizi, con la chiusura, con le spinte localistiche che rifiutano le luminarie con le scritte “Buon Natale” (come in via
Padova) in tutte le lingue del mondo, compreso l’arabo.
Fotografie dell’evento
“Luci d’artista” 2010 di
Torino
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L.E.D. Light exibition
design. Milano.
53
Fotografie del “L.E.D.
Light exibition design”
2010 di Milano.
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il progetto di tesi prevede la promozione di un’immaginaria azienda di illuminotecnica pubblica, mediante l’
individuazione della sua identità visiva (logo e immagine
coordinata) e la cura dei suoi strumenti di comunicazione quali il sito aziendale e il dèpliant.
Il nome dell’azienda è Lùmia.
Ciò che mi ha condotto nella ricerca del nome è stato il
concetto di luce, di lumi, di “lumi della ragione”. L’illuminotecnica non è forse l’uso razionale e rispettoso della
luce e delle risorse?
Così nasce LUMIA che si avvicina alla parola latina
“lumina”(plurale di lumen e luminis) che significa luci o lumi;
Lùmia, foneticamente richiama subito il concetto di luce3.
Nel predisporre il progetto grafico l’idea che mi ha ispirato
inizialmente è quella della luce, della sua luminosità, del suo
calore, dei suoi colori, delle sue diverse tipologie e delle sue
diverse applicazioni. In questa realtà invasa dalle luci si rischia di non notare più la loro presenza o di non considerarla
importante e fondamentale. Io stessa, tramite questa tesi,
sono divenuta più consapevole della relazione vitale tra l’uomo e la luce, del rapporto con il buio e dell’importanza, non
solo funzionale, di avere, nella notte, un lume vicino.
56
Così ho guardato la luce. All’inizio ho guardato le luci
naturali nella notte, le stelle, le costellazioni, poi le scie
di luci fissate nelle fotografie. La traccia che la luce in
movimento crea al suo passaggio davanti alla macchina fotografica. È un istante che produce linee, percorsi,
segni e disegni. Dopo essermi orientata sui fasci di luce
ho scelto tra i diversi tipi di scie: quelle lasciate dai fari
delle auto, quelle dei lanci dei razzi spaziali, tra i graffiti
di luce, le scie lasciate dalle luci degli aerei appena decollati nel cielo notturno. Frammentando le immagini
della luce ho trovato il segno per il logo.
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È una scia di luce nel cielo. È la scia lasciata nel cielo dai
lanci spaziali. La luce che va alla ricerca di un futuro migliore? Di nuove scoperte? Di nuove soluzioni?
Questo frammento di luce che va nel futuro mi è sembrata l’immagine perfetta per una azienda di illuminotecnica pubblica.
Le scelte successive sono risultate poi più semplici.
Per comprendere quale poteva essere l’attività di
un’azienda, che si occupa di illuminazione pubblica mi
sono recata all’Eco Fiera di Rimini. Lì mi sono resa conto
che la ricerca di una illuminazione pubblica efficiente e
rispettosa delle risorse e del buio necessario alla natura
è in Italia una realtà che ha preso lentamente radici ma
che è in grande trasformazione.
Questo contatto diretto con il mondo economico e con
le imprese del settore mi ha consentito di comprendere
anche gli aspetti innovativi su cui puntare nella campagna di comunicazione dell’azienda Lumia.
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PRESENTAZIONE DELL’AZIENDA
LUMIA
INGEGNERIA ILLUMINOTECNICA
Lumia effettua progetti di riqualificazione dell’illuminazione pubblica con risparmio energetico tramite utilizzo
di tecnologie di illuminazione e di controllo ad alta efficienza. Promozione ed educazione al risparmio energetico presso gli esercenti commerciali e i privati cittadini.
Lumia è un’ azienda che progetta sistemi di Illuminotecnica pubblica sostenibile. Dal 1998, Lumia offre esperienza e competenza nel campo dell’illuminotecnica
pubblica. La sua attività si basa sul rispetto dell’ambiente, attraverso un uso razionale dell’energia elettrica e
una riduzione dell’inquinamento luminoso assicurando
un risparmio economico.
Obbiettivo dei progetti:
Garantire il risparmio energetico.
Contenimento dei fenomeni d’inquinamento luminoso.
Sicurezza dei cittadini.
Comfort visivo.
Qualità della vita sociale nella vita notturna.
Lumia ha realizzato in collaborazione con i comuni, il
Piano Regolatore dell’illuminazione Comunale per molte città italiane tra i quali quelli di Roma, Milano, Torino,
Piacenza, Mantova.
Ha eseguito importanti interventi di illuminazione
d’ambiente pubblico ponendo maggior attenzione alla
valorizzazione degliedifici storici.
Progetti d’illuminazione d’ ambiente pubblico con valorizzazione di edifici storici di maggior rilievo. Con utilizzo
di tecnologia ad alta efficienza e a risparmio energetico.
L’ideazione prevede studi preliminari di analisi storica
del bene, studio del contesto territoriale urbano, rilettura degli elementi da valorizzare., verifica e condivisione
del progetto con gli enti coinvolti.
Obbiettivi del progetto:
Valorizzazione del patrimonio storico artistico
Promozione turistica.
Ausilio allo sviluppo culturale e economico del territorio.
Resa cromatica dell’illuminazione che garantisca comfort visivo.
Ottimizzazione dei flussi luminosi per evitare dispersione di luce.
Rispetto del principio di non intrusività.
Lumia detiene la certificazione UNI EN ISO 9001:2000
che garantisce lo svolgimento delle attività in conformità al manuale della qualità ed alle procedure gestionali e possiede l’attestazione SOA per la categoria OG 10
(impianti di illuminazione) con importo illimitato. Tali
criteri di qualità sono garantiti per le attività di Lumia
così come per quelle dei suoi fornitori.
La nostra azienza ha aderito al progetto volontario, della Commissione Europea, “GreenLigth” per favorire la riduzione del consumo di energia per l’illuminazione ed è
associata a AIDI, Associazione Italiana di Illuminazione.
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CORPORATE
Logo a colori su sfondo
bianco e su sfondo nero.
Logo in bianco e nero
su sfondo bianco e su
sfondo nero.
66
67
Colori istituzionali
Costruzione del logo.
Proporzioni e margini.
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Rounded England Regular
Dimensioni
Primo carattere
istituzionale
ABCDEFGHIJLLMNOPQRSTUVWXYZ
abcdefghijklmnopqrstuvwxyz
1234567890
.:,;?!&()
Secondo carattere
istituzionale
Eurostile Regular
ABCDEFGHIJLLMNOPQRSTUVWXYZ
abcdefghijklmnopqrstuvwxyz
1234567890
.:,;?!&()
Dimensione minima
Eurostile Bold
ABCDEFGHIJLLMNOPQRSTUVWXYZ
abcdefghijklmnopqrstuvwxyz
1234567890
.:,;?!&()
70
71
Applicazioni sbagliate
del logo
Logo su sfondi colorati
72
73
Prima e seconda proposta
per la busta
Carta intestata
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75
Biglietto da visita
Terza proposta per la
busta
76
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DEPLIANT
Depliant, formato 29,7
x 21 cm, ripiegato in tre
parti.
Bianca
Copertina depliant
Volta
80
81
Depliant aperto.
Interno depliant
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83
SITO INTERNET,
DUE PROPOSTE
Grafica 1: home page
Grafica1: chi siamo
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Grafica 1: servizi,
riqualificazione
dell’illuminazione
pubblica
Grafica 1: servizi,
illuminazione d’ambiente
pubblico
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Grafica 1: progetti,
illuminazione stradale
urbana, illuminazione di
Piazza San Carlo a Torino
Grafica 1: progetti,
illuminazione stradale
urbana, illuminazione di
Piazza Vittorio a Torino
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Grafica 1: Contatti
Grafica 2: home page
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Grafica 2: Azienda
Grafica 2: servizi,
riqualificazione
dell’illuminazione
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Grafica 2:
progetti,illuminazione
stradale urbana, Piazza
Vittorio, Totino
Grafica 2: servizi,
illuminaizone d’ambiente
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Grafica 2: progetti,
illuminazione stradale
urbana, Piazza San Carlo,
Totino
Grafica 2: contatti
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NOTE
1 - Il Life Cycle Assessment (Valutazione del Ciclo di Vita)
rappresenta uno degli strumenti fondamentali per l’attuazione di una Politica Integrata dei Prodotti, nonché
il principale strumento operativo del “Life Cycle Thinking”: si tratta di un metodo oggettivo di valutazione e
quantificazione dei carichi energetici ed ambientali e degli impatti potenziali associati ad un prodotto/processo/
attività lungo l’intero ciclo di vita, dall’acquisizione delle
materie prime al fine vita (“dalla Culla alla Tomba”).
La rilevanza di tale tecnica risiede principalmente nel
suo approccio innovativo che consiste nel valutare tutte
le fasi di un processo produttivo come correlate e dipendenti.
2- A questo proposito, si fa presente che i regolamenti
adottati dalla Commissione Europea il 18 marzo 2009
prevedono la progressiva eliminazione delle lampade ad
incandescenza entro il 2012, oltre ad una serie di requisiti per alcune altre tipologie di lampade.
3- Lumia a livello semantico è il nome di un frutto simile al limone che solitamente viene ripreso dall’inglese
lime.
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BIBLIOGRAFIA, SITOGRAFIA E ALTRE
FONTI
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Pietro Palladino (2005) “Manuale di Illuminazione”. Como. Tecniche nuove.
Giorgio Davini (2008) “Gli impianti elettrici civili”. Tecniche nuove.
Daniele Pillan (1997) Tesi “L’evoluzione della pubblica illuminazione a Venezia”
Jeremy Rifkin (2001 “L’era dell’accesso”. Oscar Mondadori
Chiara Fagone (2007) “Icone lucenti”. Diffusio design edizioni
Edward A. Shanken (2009) “Art and electronic media”. Phaidon
“Il castello di Formigine, il museo multimediale”. Silvana Editoriale
Focus “Illuminazione Pubblica” rivista “Gestione Energia”. Anno XI marzo 2010
Articolo “Le stelle cadenti. Il cielo spento, inquinamento luminoso. E un deisderio di
Corea del Nord” rivista “D La Repubblica” Anno 15° del 7 agosto 2010
Articolo “La ripresa in verde della Cina” quotidiano “Metro” di venerdì 3 dicembre
2009
Articolo “Tecnologia verde per fare business” quotidiano “Metro” di venerdì 3 dicembre 2009
Articolo “Paesi emergenti, fedeli a Kyoto” quotidiano “Metro” di venerdì 11 dicembre
2009
Opuscolo di Enel Sole “La nostra illuminazione vuol bene alla natura”
Opuscolo di Enel Sole “Archilede. Qui l’intelligenza si spreca, l’energia no.”
Opuscolo di Enel Sole “La luce che diffonde la cultura” settembre 2010
Opuscolo di Aura “Vi eco-illuminiamo”
Opuscolo di Wissenlux “Wissenlux®: sistemi di illuminazione a LED” ottobre 2010
www.nextville.it
cielobuio.org
www.edizioniambiente.it
http://www.yelp.co.uk/biz/light-art-on-southwark-street-london
http://www.psfk.com/2010/05/pics-robotic-octopus-to-take-over-trafalgar-square.
html
http://www.wired.com/underwire/2010/02/kinetica-art-fair/
www.londondesignfestival.com/
http://www.berlin.de/kultur-und-tickets/fotos/1306697-59547.gallery.html?page=1
ttp://www.ilturista.info/blog/6090-Berlino_Festa_delle_luci_2010_%28Festival_of_
Lights%29_dal_13_al_24_ottobre/
http://www.festival-of-lights.de/en/
http://www.fetedeslumieres.lyon.fr/galerie-photos?page=Accueil
http://thestar.com.my/lifestyle/story.asp?sec=lifetravel&file=/2010/5/4/lifetravel/20100504152505
http://vividsydney.com/
Luci D’Artista di Torino
L.E.D. Light Exibition Design Milano
Eco Fiera di Rimini
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