FONDAZIONE MARIANO RUMOR CENTRO DI STUDI STORICI SOCIALI ECONOMICI POLITICI – VICENZA www.fondazionerumor.it BIOGRAFIA DI MARIANO RUMOR (Vicenza, 16 giugno 1915 - Vicenza, 22 gennaio 1990) di Ermenegildo Reato Attinse dal padre Giuseppe un forte attaccamento al movimento cattolico e sociale, di cui il nonno Giacomo era stato un appassionato promotore con la creazione di società operaie, cooperative e casse rurali e con la fondazione della Banca Cattolica Vicentina (poi del Veneto) e del settimanale popolare “L’Operaio cattolico” (1889-1981) che, col quotidiano “Il Berico” (1876-1915), era stampato nella tipografia familiare. Dalla madre Tina Nardi, sorella dello scrittore Pietro Nardi, ereditò una felice predisposizione alle lettere, rivelatasi con la sua tesi di laurea su Giacosa, pubblicata dall’Università di Padova (1937) e con un saggio inedito di critica zanelliana, ma trasparente pure dalla cura meticolosa da lui dedicata ai suoi scritti e dallo stile delle sue Memorie. Educato in un ambiente legato alla più rigorosa tradizione religiosa e impegnato nelle attività dell’Ac e della Fuci vicentina assieme a Dino Penazzato (futuro Presidente nazionale delle Acli) e a Vittorio Veronese (futuro Presidente generale dell’Aci), Rumor avvertì ben presto l’incompatibilità di quella tradizione con l’utopia totalitaria del regime fascista. Fu così che - all’indomani dell’8 settembre 1943 - dopo una fuga fortunosa da Sabaudia, dove si trovava in servizio militare e dopo cinque mesi di ritiro a Tonezza del Cimone “per non servire, neppure come insegnante di Liceo, la repubblica di Mussolini” e quel “fascismo redivivo, becero, incattivito, servo dei tedeschi”, Rumor decise di abbracciare la causa della Resistenza, alla quale avevano già aderito numerosi e qualificati giovani dell’Ac vicentina e veneta. Assunse così la direzione del periodico clandestino “Il momento” e nell’estate 1944 collaborò con Uberto Breganze, Giuseppe Cadore, Igino Fanton, Quintino Gleria, Nevio Quattrin, Gavino Sabbadin e Giuliano Ziggiotti alla redazione dell’opuscolo Essenza e programma della Democrazia Cristiana, Edizione per Vicenza, stampato e diffuso clandestinamente nell’autunno seguente. Si tratta di uno dei testi politici più completi tra quelli elaborati durante la Resistenza, analogo - per il preciso impegno sociale che vi si riscontra - a quello redatto, con il consiglio di don Franco Costa, da P. E. Taviani. Ancora negli ultimi giorni dell’occupazione tedesca, Rumor con don Giuseppe Arena, l’antico animatore delle leghe bianche, e con un qualificato gruppo di giovani cattolici, fondò le Acli vicentine, di cui fu per un decennio presidente, assicurando al movimento operaio cattolico una consistente ed incisiva presenza nei conflitti sociali del dopoguerra in una provincia, come quella vicentina, già fortemente industrializzata. Nel 1948, all’indomani dell’attentato a Togliatti, Rumor presiedette il Congresso delle Acli che deliberò la creazione della Libera Cgil (poi Cisl). Nel frattempo il ritorno dell’Italia alla vita democratica maturò in Rumor la sua vocazione politica, seguita con lucidità e determinazione dapprima sui banchi del Consiglio comunale e dell’Assemblea Costituen- BIOGRAFIA di Mariano Rumor pagina 1 di 8 te (1946), quindi alla Camera dei Deputati (1948-1979) e successivamente al Senato della Repubblica e al Parlamento europeo, sempre con largo consenso di suffragi elettorali. Ma fu proprio in questa successione di esperienze politiche che egli, pur investito di un mandato parlamentare di lotta aperta al comunismo, alla scuola di Alcide De Gasperi prese coscienza della necessità di non confondere la lotta politica con l’impegno religioso e cominciò ad apprezzare nella stessa politica di Togliatti “l’acuta sensibilità di non rompere con ciò che nella società italiana rappresentava la Dc”. Chiamato a far parte della Commissione lavoro della Camera, Rumor esordì nella sua carriera parlamentare con una relazione sul “Piano Fanfani”, il 28 luglio 1948. Fu questo l’inizio di una solida amicizia con De Gasperi, destinata a svilupparsi e a maturare, se non sempre nelle vedute, sicuramente in una crescente condivisione di fiducia e di impegno politico. Così l’anno seguente, su proposta dello stesso De Gasperi, gli fu affidata la relazione sui Problemi attuali del lavoro italiano in vista del III Congresso della Dc (Venezia, giugno 1949). Sul tema di scottante attualità per la massiccia disoccupazione esistente, il relatore puntò sull’incremento della produzione industriale e agricola attraverso l’equilibrio tra iniziativa privata e intervento dello Stato, al quale affidava l’onere di un programma economico atto a sanare gli squilibri del paese: era in sostanza un discorso in linea con le tesi interventiste e keynesiane di Dossetti e di Gronchi. L’intervento di Rumor, in un congresso diviso fra un robusto notabilato popolare e una vivace istanza riformista della nuova generazione, si caratterizzò come un ponte mirante a legare con vicendevole fiducia due generazioni. In effetti il risultato politico non fu così sereno perché De Gasperi, col suo realismo trentino, precisò i ruoli del partito (“stimolare e preparare”) e del governo (“eseguire”) e non risparmiò le sue critiche alle impazienze dei giovani: ma si erano create le premesse per una sempre più incisiva presenza di Rumor tra le due anime destinate a convivere all’interno della Dc. Nel 1950, in seguito alle dimissioni di Taviani dalla segreteria del partito e alla successione di Gonella, Mariano Rumor, che già dall’anno precedente faceva parte del Consiglio nazionale, fu chiamato con Dossetti al ruolo di vicesegretario. Egli si impegnò subito con energia ad una “campagna di vitalizzazione del partito” mirante “a fare della Dc una realtà viva ed operante in tutte le espressioni dell’attività e dell’organizzazione sociale”. Il Consiglio nazionale della Dc, all’indomani delle elezioni amministrative del 1951, maturò in Dossetti la decisione di sciogliere il proprio gruppo e di abbandonare la politica. Confidò questo progetto a Rumor il quale, dopo un’immediata reazione di solidarietà nella sconfitta, fu investito da Dossetti stesso del ruolo di continuatore del suo programma: “Tu devi scordarti di Vicenza e di Zanella. Il tuo posto è qui, accanto a De Gasperi: ora è solo e sarà sempre più solo. La tua vocazione è la politica”. Fu così che nacque per iniziativa di Rumor, con l’appoggio di Taviani e di Fanfani e con l’adesione di Ardigò, Colombo, Galloni, Moro, Russo, Scalfaro e Zaccagnini e di altri qualificati esponenti della Dc, il gruppo di “Iniziativa democratica” come espressione della seconda generazione del partito, leale nei confronti di De Gasperi, ma sensibile anche alla lezione di Dossetti e perciò insofferente della politica economica di Pella e del monolitismo della segreteria di Gonella. L’articolo programmatico di Rumor nel primo numero di “Prospettive”, il loro giornale, esprimeva chiaramente l’esigenza di dare concretezza alla democrazia facendone uno “strumento capace di interpretare e di riflettere le esigenze del popolo”, pur nella rigorosa opposizione al comunismo teorico e pratico, nella fedeltà alla linea atlantica e in piena lealtà con De Gasperi. L’immediata fortuna del periodico indusse Gonella a sollecitare da De Gasperi un intervento repressivo. Il gruppo per disciplina accolse la richiesta, affermando peraltro nell’articolo di commiato di Rumor (Due generazioni) che la generazione nuova rivendicava il diritto a non essere “né respinta, né sospettata di faciloneria e di ingenuità” e affermava di aver maturato “l’esperienza del nostro tempo verso la quale si muove la storia e a cui [...] arrivano [...] anche gli uomini meBIOGRAFIA di Mariano Rumor pagina 2 di 8 no esperti e meno attenti”. In effetti la soppressione del giornale non impedì al gruppo un’intensa propaganda, in piene consonanza con De Gasperi, specialmente in occasione dell’“operazione Sturzo”. Nel Consiglio nazionale di Anzio (giugno 1952), che rivelò la crisi della vecchia maggioranza e l’avvicinamento del gruppo a De Gasperi, Rumor sottoscrisse con Taviani un ordine del giorno mirante ad una riforma elettorale caratterizzata da un adeguato premio di maggioranza. Il IV Congresso della Dc (Roma 1952) segnò un ulteriore avvicinamento di “Iniziativa” a De Gasperi con l’elezione del nuovo Consiglio con lista unica e aperta. Fu così che l’inserimento di alcuni giovani, caldeggiato da Rumor con Taviani e Fanfani, riconciliò De Gasperi con la seconda generazione. A Napoli, nel giugno 1954, poche settimane prima della morte dello statista trentino, il V Congresso della Dc segnava la crisi del centrismo, l’elezione alla segreteria di Fanfani e la nomina di Rumor a vicesegretario: era in sostanza la netta affermazione di “Iniziativa” che apriva nel partito una fase di forte impegno organizzativo e di emancipazione progressiva dalle organizzazioni ecclesiastiche. A Rumor venne confermata la direzione della Spes (Studi, propaganda e stampa) che doveva diventare “uno strumento di direzione politica, di guida e di orientamento della coscienza popolare”. In effetti egli si dedicò con passione al nuovo ruolo intrecciando con la periferia della Dc un rapporto vivace e dinamico, proprio mentre la compattezza del partito appariva incrinata dalle correnti di minoranza. La traumatica elezione di Giovanni Gronchi alla Presidenza della Repubblica rivelò apertamente la crisi di un partito diviso tra una forte aspirazione al rinnovamento sociale e una compatta diffidenza nei confronti di un Psi in bilico tra autonomismo e solidarietà delle sinistre. Le ripercussioni del dibattito socialista segnarono profondamente la vita della Dc. Al congresso di Trento (1956) Rumor intervenne criticando l’immagine di una Dc “a significato polivalente” e immobilista. Ma la sollecitazione di Fanfani all’apertura verso i socialisti non trovò facili consensi al Consiglio nazionale di Vallombrosa (luglio 1957). Rimasto silenzioso in occasione di quel consiglio, Rumor, all’indomani delle elezioni politiche del 1958, si dichiarò apertamente favorevole al progetto fanfaniano (“Progresso senza avventure”) per un monocolore appoggiato dai socialisti. L’esplosione in Sicilia del caso Milazzo e l’apparizione in Parlamento dei franchi tiratori bruciarono in breve tempo il Governo Fanfani, il quale si dimise pure dalla segreteria. Toccò allora a Rumor, con l’appoggio di Zoli, Piccioni e Gui, gestire la doppia crisi, la quale si risolse con l’incarico governativo a Segni e l’elezione di Moro alla segreteria. Ma le conseguenze di queste vicende emersero il 14 marzo 1959 alla Domus Mariae dove “Iniziativa democratica” si divise in due correnti: i “fanfaniani” rimasti fedeli all’antico leader e i “dorotei” i quali votarono compatti per la segreteria Moro. Rumor, pur astenendosi nel voto per Moro, aderì alla sua corrente, che avrebbe portato l’intera Dc all’incontro con i socialisti. Lasciata la vicesegreteria per assumere il Ministero dell’agricoltura (1959-63), e poi quello degli Interni (1963), Rumor chiudeva un’altra importante fase della sua vita politica nella quale la Dc “si trasformò da partito prevalentemente di opinione in partito fortemente e capillarmente organizzato, vitale e autonomo”. Per la verità all’agricoltura era già stato sottosegretario nel VII Governo De Gasperi e in quello di Pella (1951-54). In tale veste egli aveva applicato la legge stralcio di riforma agraria e quella per gli interventi straordinari per il Mezzogiorno. Quindi, in qualità di ministro nei governi di Segni, Tambroni e Fanfani (1959-63), elaborò e promosse il “Piano verde” per lo sviluppo dell’agricoltura, che prevedeva una spesa di 550 miliardi di lire, tra interventi governativi e facilitazioni creditizie, per frenare la “fuga dai campi”. BIOGRAFIA di Mariano Rumor pagina 3 di 8 Ma l’interesse predominante di Rumor era la Dc, sempre più frammentata in gruppi e correnti. Al Congresso di Firenze (ottobre 1959) ribadì la necessità di una linea coerente con le scelte di Napoli e di Trento. Nel Consiglio nazionale nel maggio 1960 aderì alla mozione favorevole al centro-sinistra. L’argomento era allora oggetto di vivaci dibattiti nel mondo cattolico e di severi richiami delle gerarchie ecclesiastiche e dell’Or. Ma sarà il Congresso di Napoli (gennaio 1962) a sollecitare l’incontro delle forze governative con il Psi e a rivendicare ai cattolici democratici “la responsabilità e il rischio” di una “testimonianza dei valori cristiani nella vita sociale” (Moro). E su questa linea si pronunciò pure Rumor. In effetti quel Congresso aprì la strada al IV Governo Fanfani il quale, grazie all’astensione socialista, realizzò una serie di significative riforme. Le elezioni politiche del 1963 e le difficoltà insorte nel Psi resero necessaria la “pausa balneare di Giovanni Leone”, ma nel novembre Segni poté assegnare ad Aldo Moro l’incarico per il primo governo organico di centro-sinistra. L’incarico governativo di Moro aprì a Rumor la strada della segreteria della Dc: nel Consiglio nazionale del 24 gennaio 1964 egli venne eletto con 127 voti e 10 schede bianche. Ma il partito era travagliato da profonde divisioni interne e dal crescente dinamismo dei gruppi di sinistra, che emergerà nel IX Congresso (Roma, 1964) mettendo in minoranza (46,6%) il gruppo dirigente. Quelle divisioni si ripresenteranno puntualmente nel dicembre successivo durante l’elezione presidenziale di Saragat, contrastata fino all’ultimo da ben tre candidati Dc. La ricomposizione dell’unità del partito fu perseguita con impegno e intelligenza da Rumor il quale, nel febbraio 1965, diede vita ad una direzione unitaria (la quale peraltro durò poco) e ad importanti iniziative politiche (Assemblea di Sorrento, novembre 1965) e culturali (Convegno di Lucca, aprile 1967), miranti al superamento della logica correntizia. Al X Congresso della DC (Milano, 1967) Rumor giunse con una robusta maggioranza (70%: dorotei, scelbiani, fanfaniani e morotei), ma avvertì le difficoltà insorte tra i socialisti e denunciò il rischio di liquidazione dei partiti popolari e il loro svuotamento politico determinato dai tesseramenti truccati. Fu rieletto segretario con il 64% dei voti congressuali e scelse come vicesegretari Arnaldo Forlani e Flaminio Piccoli. Le elezioni politiche del maggio 1968 migliorarono le posizioni della Dc, ma segnarono una flessione del Psu e di conseguenza il suo ritiro dal governo. Ancora una volta Leone fu chiamato a guidare un governo-ponte. Ma proprio in quell’estate calda vennero a galla molte tensioni esistenti all’interno della Dc: le Acli e la Cisl dichiararono concluso il loro collateralismo col partito, i gruppi di sinistra (“Base” e “Forze Nuove”) davano segni di insofferenza, mentre Aldo Moro prendeva vistosamente le distanze dalla direzione dorotea in vista di un rinnovamento del partito e in funzione di una risposta adeguata alle tensioni sociali crescenti nel paese. In questa fase critica per gli equilibri politici dentro e fuori la Dc, Rumor decise di lasciare la segreteria ormai non più sorretta dall’opera di mediazione di Moro, mentre Leone concludeva positivamente la sua nuova esperienza governativa. Frattanto la ricomposizione dei socialisti attorno alla segreteria di Francesco De Martino indusse Saragat ad affidare proprio a Rumor l’incarico per un nuovo governo di centro-sinistra. Iniziò così, nel dicembre 1968, un’altra fase del suo impegno politico; salvo la parentesi al Ministero degli Interni nei Governi Colombo e Andreotti (luglio 1970-giugno 1973), Rumor fu alla guida di cinque ministeri ispirati dalla linea di centrosinistra sorretti dalla collaborazione instabile dei socialisti. L’attività governativa di Rumor fu scandita da numerosi provvedimenti di interesse sociale. Iniziata con la riforma del sistema pensionistico, dovette affrontare l’autunno caldo del 1969, senza l’appoggio dei socialisti nuovamente divisi, mentre la Dc nel suo XI Congresso (Roma, 1969) registrava la crisi della segreteria Piccoli. L’attentato di Piazza Fontana (Milano, 12 dicembre BIOGRAFIA di Mariano Rumor pagina 4 di 8 1969) lo indusse allora a provocare, con le proprie dimissioni, un più deciso sostegno al suo terzo governo che approvò lo Statuto dei lavoratori, avviò la riforma universitaria, promosse le Regioni a statuto ordinario e le relative elezioni (7 giugno 1970), nonché la legge sul referendum secondo gli impegni assunti in rapporto alla legge Baslini-Fortuna sul divorzio. Ritornato alla testa del governo nel 1973, Rumor fu chiamato ad affrontare una difficile congiuntura economica determinata dall’aumento dei prezzi del greggio e delle sue ripercussioni. Nel suo quarto ministero Rumor poté attuare una severa politica di austerità, non senza scontrarsi con le rivendicazioni socialiste in materia di riforme e con la politica deflazionistica sostenuta da La Malfa, che provocò una nuova crisi di governo. In quello successivo (marzo-ottobre 1974) Rumor adottò importanti provvedimenti finanziari, come l’aumento del tasso di sconto e il doppio mercato della lira per evitare manovre speculative. L’ultimo suo impegno come Presidente del Consiglio fu il referendum sul divorzio, voluto da Fanfani da poco ritornato alla segreteria Dc. L’esito della consultazione favorevole al divorzio, il dilagare del terrorismo e i contrasti riemersi tra gli alleati Psdi e Psi indussero Rumor a porre fine al suo quinto ministero. In quello successivo, guidato da Moro, Rumor in qualità di Ministro degli Esteri presiedette al Consiglio della Cee che deliberò l’elezione del Parlamento europeo, firmò il trattato di Osimo con la Jugoslavia e partecipò alla preparazione e allo svolgimento della Conferenza di Helsinki. Le elezioni regionali del giugno 1975, segnate da una forte flessione della Dc (35,7%) e da un avanzamento del Pci (33,4%) seguite dalle dimissioni di Fanfani, parvero riportare Rumor alla guida del partito col sostegno di Moro. Ma la decisa opposizione di Antonio Bisaglia, suo primo vicesegretario, con un forte gruppo di dorotei, fecero svanire questa prospettiva. Rumor, amareggiato da questa defezione e dai risvolti dello scandalo Lockheed – sebbene ne fosse poi scagionato dalla Commissione inquirente – lasciò la sua corrente, pur conservando nella Dc ampi consensi. Nel 1978 fu riconfermato Presidente dell’Unione mondiale Dc, dopo essere stato dal 1965 Presidente dell’analoga Unione europea. Nel 1979 fu eletto senatore per il collegio di Vicenza e deputato al Parlamento europeo dove partecipò alla Commissione per gli affari istituzionali e presiedette quella politica. Come senatore capeggiò la delegazione italiana presso la Nato e quindi al Comitato atlantico. Rieletto senatore nel 1983 e nel 1989, dedicò buona parte delle sue energie alla Dc vicentina e veneta. Nella sua Vicenza, dove amava rifugiarsi per riprendere energie, Rumor ricoprì prestigiosi incarichi come Presidente dell’Accademia Olimpica (dal 1969) e dell’Istituto per le ricerche di storia sociale e religiosa (dal 1975). BIOGRAFIA di Mariano Rumor pagina 5 di 8 Fonti e bibliografia L’archivio privato di Rumor è ancora in fase di riordino. Contiene circa 250 buste di appunti, tracce e bozze di discorsi in parte inediti, un ricchissimo epistolario, una collezione di “Echi della stampa”. Per i suoi discorsi politici e parlamentari, alcuni dei quali ristampati in opuscoli, si rinvia agli Atti ufficiali della Dc e del Parlamento. Tra le sue pubblicazioni segnaliamo G. Giacosa. Saggio, R. Università di Padova-Cedam, Padova 1940 e Memorie 1943-1970, a cura di E. Reato – F. Malgeri, introduzione di G. De Rosa, Neri Pozza, Vicenza 1991. Manca a tutt’oggi una biografia esauriente su Rumor. Esistono tuttavia i profili giornalistici di G. Ghirotti, Rumor, Longanesi, Milano 1970; E. Cutolo, M. Rumor, Napoli 1972; I. Montanelli, Rumor visto da Montanelli, Neri Pozza, Vicenza 1977. Essenziale rimane il suaccennato profilo introduttivo de G. De Rosa (Una storia d’uomo e di un paese) alle sue Memorie. Discorsi e testimonianze celebrative in occasione delle sue esequie furono raccolti da P. Sbalchiero, in Grazie, Rumor, Quaderni de “Il momento vicentino” 1, Vicenza 1990. Sull’ambiente sociale e sul Mc da cui Rumor proveniva cfr. E. Reato, Le origini del movimento cattolico a Vicenza (1860-91), Accademia Olimpica, Vicenza 1971; Id., I cattolici vicentini dall’opposizione al governo (1866-1968), in F. Barbieri – G. De Rosa (a cura di), Storia di Vicenza, IV/1, l’Età contemporanea, Neri Pozza, Vicenza 1991, pp. 287-321; Id., Pensiero e azione sociali dei cattolici vicentini e veneti dalla “Rerum Novarum” al fascismo (1891-1922), Nuovo Progetto, Vicenza 1991; Autori vari, Movimento cattolico e sviluppo capitalistico, Marsilio, Venezia 1974; G. De Rosa, Una banca cattolica fra cooperazione e capitalismo. La Banca Cattolica del Veneto, Laterza, Bari 1991; N. Furegon-G. Castaman, I cattolici vicentini e il Partito Popolare, Nuovo Progetto, Vicenza 1988; Autori vari, Cattolici nella Resistenza. La resistenza vicentina e padovana, Cinque Lune, Roma 1968; G. Sabbadin, La resistenza veneta, Marton, Treviso 1980; M. Spagnolo, I giorni e le opere. “Storia” delle Acli vicentine (1945-1972), Stocchiero, Vicenza 1984; P. Contin, Realtà cattolica e Dc. Vicenza 1960-1970: un approccio sociologico al collateralismo democristiano, Nuovo Progetto, Vicenza 1992. Ermenegildo Reato* * Dizionario storico del movimento cattolico. Aggiornamento 1980-1995, Genova, Marietti 1820, 1997, pp. 431-436. BIOGRAFIA di Mariano Rumor pagina 6 di 8 Biografia essenziale di Mariano Rumor La biografia è stata appuntata dallo stesso Rumor sino al 1989 1915 1921-1937 1928-1945 1941-1943 1943-1945 1945-1946 1948 1949 1950-1951 1951-1954 1952 1954-1959 1959 1959-1963 1963 1964 1964 1965 1967 1968 Il 16 giugno nasce a Vicenza da Giuseppe e Tina Nardi. Frequenta le scuole elementari del Patronato Leone XIII e successivamente il Ginnasio-Liceo “A. Pigafetta” di Vicenza. Nel 1937 consegue la laurea in Lettere presso l’Università di Padova con una tesi su Giuseppe Giacosa, con la distinzione della lode e la proposta di pubblicazione. Svolge un’intensa attività nell’Azione cattolica diocesana. Presta il servizio militare come allievo ufficiale, poi come sottotenente di artiglieria a Mantova, Sabaudia, L’Aquila e Cecina. Partecipa alla Resistenza come esponente della Democrazia cristiana e dirige il giornale clandestino “Il Momento”. Viene eletto consigliere comunale e deputato alla Costituente. Fonda a Vicenza le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani. Viene eletto deputato della Democrazia cristiana. Dopo l’attentato a Togliatti presiede il Congresso delle Acli che decide la costituzione della Libera Cgil, poi Cisl. Al III congresso della Dc svolge la relazione “Problemi vitali del lavoro italiano”, che segna l’inizio della sua amicizia con De Gasperi. Vicesegretario nazionale della Dc con Giuseppe Dossetti; Guido Gonella è segretario nazionale. Sottosegretario all’Agricoltura nel VII governo De Gasperi e nel governo Pella. Con Amintore Fanfani e Paolo Emilio Taviani dà vita a “Iniziativa democratica”. Vicesegretario della Dc: Fanfani è segretario politico. In seguito alle dimissioni di Fanfani dalla segreteria del partito e dal governo, dopo una reggenza provvisoria di Zoli, Rumor, Gui e Piccioni, nasce da “Iniziativa democratica” il gruppo dei “Dorotei”. È eletto presidente della Accademia Olimpica di Vicenza. Ministro dell’Agricoltura con Segni, Tambroni, Fanfani. Elabora e promuovere il “Piano Verde”. Rieletto deputato, entra nel governo di Leone come ministro dell’Interno. Succede ad Aldo Moro nella segreteria politica della Dc. Presiede alle trattative per la formazione del nuovo governo MoroNenni-Saragat. Viaggi politici in Venezuela, Perù, Cile, Argentina. A Bruxelles è eletto presidente della Unione europea dei democratici cristiani (Uedc). A Milano presiede il X Congresso nazionale della Dc con una ridefinizione organica dell’ideologia del partito. A dicembre è eletto presidente della Unione mondiale democratico- cristiana (Umdc). Formazione del suo primo governo con una coalizione di centro-sinistra (12-23 dicembre). BIOGRAFIA di Mariano Rumor pagina 7 di 8 1969 1970 1972 1973-1975 1975 1976 1979 1980 1983-1989 1990 Riceve il presidente Nixon in visita a Roma (27 febbraio). Il 1° aprile interviene a Washington ai funerali di Eisenhower ed è ricevuto da Nixon alla Casa Bianca. Ai primi di luglio, in seguito alla scissione socialista, Rumor presenta le dimissioni e, falliti i tentativi per altri incarichi, accetta da Saragat il compito di formare un governo monocolore Dc appoggiato dall’esterno dai partiti della precedente coalizione. “Autunno caldo” per le agitazioni sindacali e per le rivendicazioni studentesche. Disordini a Milano. Strage alla Banca Nazionale della Agricoltura (12 dicembre). Dà vita al terzo governo. Statuto dei Lavoratori. Riforma universitaria. Elezioni regionali ed amministrative. Dimissioni a luglio. Ministro dell’Interno nel governo Andreotti. Quarto e quinto governo Rumor, con una coalizione di centro sinistra. Presidente onorario dell’Uedc e presidente dell’Umdc. Ministro degli Esteri nel governo Moro, presiede il Consiglio dei ministri degli Esteri della Cee che delibera la elezione del Parlamento europeo a suffragio universale; firma il trattato di Osimo con la Jugoslavia e partecipa alla preparazione e allo svolgimento della Conferenza di Helsinki. È eletto presidente dell’Istituto per le ricerche di storia sociale e religiosa di Vicenza. È rieletto presidente dell’Umdc. Viene eletto senatore per il collegio di Vicenza e deputato al Parlamento europeo, dove fa parte della commissione per gli Affari Costituzionali. Presidente della Commissione politica del Parlamento europeo; successivamente della Delegazione parlamentare italiana nella Assemblea della Nato e quindi del Comitato Atlantico. Rieletto senatore per il collegio di Vicenza. Il 22 gennaio, dopo una breve crisi cardiaca, muore all’ospedale civile di Vicenza Governi presieduti da Mariano Rumor V legislatura Governo Rumor I : 12 dicembre 1968 - 5 agosto 1969 coalizione : Dc, Psi, Psdi, Pri Governo Rumor II : 5 agosto 1969 - 27 marzo 1970 coalizione : Dc Governo Rumor III : 27 marzo 1970 - 6 agosto 1970 coalizione : Dc, Psi, Psdi, Pri VI legislatura Governo Rumor IV : 7 luglio 1973 - 14 marzo 1974 coalizione : Dc, Psi, Psdi, Pri Governo Rumor V : 14 marzo 1974 - 23 novembre 1974 coalizione : Dc, Psi, Psdi BIOGRAFIA di Mariano Rumor pagina 8 di 8