Università degli Studi di Padova Facoltà di Medicina e Chirurgia CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN TECNICHE DELLA PREVENZIONE NELL’AMBIENTE E NEI LUOGHI DI LAVORO TESI DI LAUREA ZANZARA TIGRE (AEDES ALBOPICTUS): PRESENZA NEL TERRITORIO DELL’AZIENDA ULSS 4 “ALTO VICENTINO” – THIENE (VI). L’INFORMAZIONE E LA FORMAZIONE PER PREVENIRE LA DIFFUSIONE RELATORE: PROF.SSA TIZIANA MAGRO LAUREANDO: SANTACATTERINA FRANCO MATRICOLA 570141 ANNO ACCADEMICO 2006 - 2007 -2- INTRODUZIONE Questo studio prende spunto dal fatto che, a distanza di diciotto anni dalla comparsa della zanzara tigre (Aedes albopictus) in Italia, nel territorio dell’Azienda ULSS 4 “Alto Vicentino”, gli sforzi per coinvolgere attivamente i cittadini nella lotta contro la sua diffusione non hanno portato a soddisfacenti risultati ed anzi alcuni comportamenti spesso risultano ancor oggi palesemente scorretti. Tale situazione può costituire un pericolo per la salute pubblica, come ha dimostrato l’epidemia di chikungunya sviluppatasi nell’ estate 2007 in Emilia Romagna; da quel momento Aedes albopictus non è più solo un “fastidioso” insetto. A dimostrazione che è invece possibile evitare la presenza della “zanzara tigre”, verranno illustrate le metodologie di lotta attivate nei due presidi ospedalieri di Schio e Thiene, dove non è mai stata segnalata la presenza di Aedes albopictus. Partendo da questo stato di fatto, analizzeremo i dati disponibili sulla presenza della “zanzara tigre” nell’ULSS 4, nel Veneto, in Italia ed in Europa correlando il suo ciclo biologico con i possibili metodi di lotta. Nell’illustrare la strategia di diffusione sul territorio, cercheremo inoltre di evidenziare i principali mutamenti del suo comportamento, conseguenti all’adattamento al suo nuovo ambiente. Metteremo poi in luce le recenti problematiche sanitarie connesse al rischio di diffusione di malattie infettive. La panoramica sulla normativa di riferimento, regionale e nazionale, servirà a chiarire la competenze dei vari Enti coinvolti nella lotta per limitare la presenza di Aedes albopictus nelle aree in cui si è diffusa. -3- Il lavoro proporrà poi l’analisi degli strumenti organizzativi e dei principali interventi di informazione, comunicazione e formazione realizzati nell’Azienda ULSS 4 “Alto Vicentino” e di altre esperienze attuate nel corso di vari anni in Veneto ed Emilia Romagna. Il cuore della tesi si prefigge però di analizzare i meccanismi che sorreggono le decisioni delle persone, investigare gli automatismi della persuasione nonché approfondire i concetti della comunicazione efficace. L’analisi è stata condotta prevalentemente in relazione alla necessità di individuare metodologie di informazione-comunicazione capaci di incidere in modo più efficace, rispetto a quanto fatto finora, sui comportamenti delle persone e al fine di dare attuazione alle normative che “impongono” alla Pubblica Amministrazione di sviluppare e strutturare una corretta comunicazione. Nelle conclusioni verranno proposte le possibili strategie degli interventi di informazione, comunicazione e formazione dell’Azienda ULSS 4 “Alto Vicentino” presentando delle proposte operative per il coinvolgimento più attivo della popolazione nella lotta per limitare la presenza di Aedes albopictus. -4- INDICE CAPITOLO 1 LA “ZANZARA TIGRE” (AEDES ALBOPICTUS): GENERALITA’, PROBLEMATICHE EMERSE ED EMERGENTI pag. -1.1 Da dove viene e diffusione in Italia 1.1.1 L’origine 1.1.2 La progressiva diffusione - 1.2 Cenni di biologia e ciclo di riproduzione - 1.3 Metodi di controllo 1.3.1 Riduzione dei focolai larvali 1.3.2 Interventi larvicidi 1.3.3 Interventi adulticidi - 1.4 Evoluzione delle conoscenze nel tempo 1.4.1 Processo di adattamento 1.4.2 Processo di infestazione - 1.5 Aspetti sanitari 7 7 7 8 10 10 11 11 12 12 13 14 15 15 16 17 1.5.1 Malattie infettive: generalità 1.5.2 Epidemia di Chikungunya 1.5.3 Potenziali rischi sanitari CAPITOLO 2 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO 19 - 2.1 I Livelli Essenziali di Assistenza ( LEA) - 2.2 I provvedimenti regionali - 2.3 Il protocollo Chikungunya 20 21 24 CAPITOLO 3 AZIENDA ULSS 4 “ALTO VICENTINO”: LA PRESENZA DI AEDES ALBOPICTUS E GLI STRUMENTI PER IL CONTENIMENTO DELLA DIFFUSIONE – ESPERIENZE DI INFORMAZIONE E FORMAZIONE - 3.1 Provvedimenti Azienda ULSS-Comuni per il contenimento 3.1.1 L’Atto di Intesa 3.1.2 Il Regolamento per la gestione delle segnalazioni di disturbo-disagio causato dalla detenzione di animali e dalla presenza di animali infestanti 3.1.3 Emergenza Chikungunya: l’Ordinanza - 3.2 Esperienze di informazione e formazione 3.2.1 Comuni 3.2.2 Comunità – Scuola 3.2.3 Cittadinanza 3.2.4 Progetto “Santo” 3.2.5 Sito WEB - 3.3 Strutture Azienda ULSS 25 25 25 27 28 29 29 31 31 33 35 35 35 3.3.1 Il caso dei presidi ospedalieri -5- CAPITOLO 4 INFORMAZIONE E FORMAZIONE: ESPERIENZE IN ALTRE REALTA’ - 4.1 Interventi nel Veneto 4.1.1 Attività di porta a porta a Montegrotto Terme 4.1.2 Esperienza di lotta a Castelfranco Veneto 4.1.3 Lotta alle zanzare e strategie mediatiche - 4.2 Interventi in Emilia Romagna 4.2.1 Il volontariato collegato ai Comuni 4.2.2 Il porta a porta con Guardie Ecologiche Volontarie a Forlì 4.2.3 I focus group per accrescere le conoscenze dei cittadini 4.2.4 La comunicazione in emergenza - 4.3 L’esperienza francese pag. 39 40 40 41 42 43 43 45 46 47 48 CAPITOLO 5 INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE AUTENTICA 51 - 5.1 La Pubblica Amministrazione 51 51 52 54 5.1.1 Breve storia della Pubblica Amministrazione 5.1.2 La normativa e i principi della comunicazione pubblica 5.1.3 Le modalità comunicative - 5.2 La comunicazione autentica 5.2.1 Definizioni e postulati della comunicazione 5.2.2 Tecniche di comunicazione 56 56 57 CAPITOLO 6 DECIDERE E PERSUADERE 61 - 6.1 Decidere 61 61 62 6.1.1 Le regole 6.1.2 Aspetti psicologici che inducono le decisioni - 6.2 Persuadere 6.2.1 Principio di reciprocità o di contraccambio 6.2.2 Principio dell’impegno e della coerenza 6.2.3 Principio della riprova sociale 6.2.4 Principio della simpatia 6.2.5 Principio dell’autorità 6.2.6 Principio di scarsità - 6.3 Sintesi finale 64 65 66 67 68 68 69 70 CAPITOLO 7 CONCLUSIONI 71 7.1 Comuni 7.2 Comunità – Scuola 7.3 Cittadinanza 7.4 Progetto “Santo” 7.5 Sito WEB 72 BIBLIOGRAFIA 81 SITOGRAFIA 83 ALLEGATI 84 73 74 77 78 -6- CAPITOLO 1 LA “ZANZARA TIGRE” (AEDES ALBOPICTUS): PROBLEMATICHE EMERSE ED EMERGENTI GENERALITA’, Nel capitolo, dopo una breve descrizione dei luoghi di origine della “zanzara tigre”, vengono proposti i dati della sua attuale diffusione. Le indicazioni sul ciclo biologico risultano indispensabili per illustrare i metodi di lotta per limitarne la presenza; nell’evidenziare come, dal suo arrivo in Italia nel 1990, la “zanzara tigre” ha mutato alcuni comportamenti, descriveremo la strategia di colonizzazione dei territori. L’ultima parte del capitolo è riservata all’inquadramento delle problematiche sanitarie alla luce dell’epidemia di chikungunya che ha colpito alcuni paesi della costa romagnola, nell’estate del 2007. 1.1 Da dove viene e diffusione in Italia 1.1.1 L’origine Nel mondo esistono circa 3200 specie di zanzare1 diffuse a tutte le latitudini dai climi più caldi fino al polo nord. Sono comprese nell’ordine dei ditteri; in Italia sono presenti una settantina di specie di cui solamente dieci pungono l’uomo. La “zanzara tigre” (Aedes albopictus) è originaria delle giungle dell’estremo Oriente nella quale i focolai2 tipici dell’ambiente forestale di origine sono costituiti dalle cavità che si formano nel tronco degli alberi ad alto fusto, ma anche dagli incavi delle ascelle fogliari di alcune piante, dalle cavità dei bambù abbattuti o tagliati e da piccole pozze tra le rocce3. La sua grande capacità di adattamento la ha poi portata a colonizzare le aree rurali adiacenti e quindi gli ambienti sub-urbani ed urbani circostanti. 1 Venturelli C., Mascali Zeo S. (2007) “La zanzara che venne dal caldo” SNOP Rivista della società nazionale degli operatori della prevenzione n° 73 pag. 7 2 FOCOLAI - Si intendono le raccolte d’acqua dove la zanzara depone le uova. Si possono suddividere in: - rimovibili: sono tutti i manufatti che possono riempirsi d’acqua (tappi, sottovasi, copertoni, bidoni, giochi…). la loro attenta eliminazione rende impossibile la riproduzione del dittero. - permanenti: sono raccolte di acqua ineliminabili (es. fontane, caditoie stradali). Devono essere “messi in sicurezza” introducendo dei pesci rossi oppure trattati mediante l’impiego di insetticidi. 3 Romi R., Di Luca M., Severini F., Toma L. Istituto Superiore di Sanità (2002) Linee guida per la sorveglianza e il controllo della “zanzara tigre” Aedes albopictus Roma Pag. 9 -7- 1.1.2 La progressiva diffusione Dalla metà dello secolo scorso, in concomitanza con l’aumento dei traffici commerciali, Aedes albopictus inizia il suo spostamento verso altri continenti: Africa, Americhe, Australia, mentre il primo avvistamento in Europa risale al 1988 in Albania. Questa straordinaria abilità di diffusione è legata alla indiscriminata capacità di utilizzare, per deporre le uova, tutto ciò che può contenere acqua; pertanto la riproduzione può avvenire in qualsivoglia contenitore: scatolette, sottovasi, vecchi secchi, contenitori abbandonati, tombini stradali ecc., anche se il più efficiente mezzo di diffusione delle uova si è rivelato essere il commercio dei copertoni d’auto. L’arrivo in Italia è datato 1990 al porto di Genova assieme ad un carico di pneumatici usati proveniente dagli Stati Uniti d’America. Negli anni immediatamente successivi, 1991-1993, la sua presenza si diffonde ad altre regioni “seguendo” la rotta del commercio dei copertoni; in alcune aree la sua presenza risulterà essere stabile (Lombardia e Veneto) in altre, in un primo momento, la “zanzara tigre” viene eradicata (Trentino, Toscana, Sardegna). Da quel momento il dittero inizia una lenta, ma incessante colonizzazione che lo porta ad invadere praticamente la totalità del nostro Paese come dimostrano le successive cartine della figura 1. 1997 2003 2000 2006 Figura 1 – progressiva diffusione (in ROSSO) in Italia (fonte Regione Veneto Piano Regionale di lotta alla “zanzara tigre” e di prevenzione della chikungunya) Focalizzando l’attenzione sulla nostra Regione si ha conferma che, nel corso degli anni, la progressiva diffusione ha portato la “zanzara tigre” ad essere presente in tutte e sette le province venete (figura 2). -8- figura 2 (fonte Regione Veneto Piano Regionale di lotta alla “zanzara tigre” e di prevenzione della chikungunya) In figura è individuata con un cerchio l’Azienda ULSS 4 “Alto Vicentino”. Se invece allarghiamo il nostro orizzonte all’Europa (figura 3), possiamo notare come Aedes albopictus sia sostanzialmente presente in modo esteso solamente in Italia; tale situazione ci pone nello sgradito ruolo di possibili diffusori del dittero agli altri paesi con i rischi, anche sanitari, che ciò comporta. figura 3 – diffusione di Aedes albopictus in Europa (fonte ECDC European Centre for Disease Prevention and Control – “Consultation on vector-related risk for chikungunya virus transmission in Europe”) -9- 1.2 Cenni di biologia e ciclo di riproduzione L’eccezionale capacità diffusiva di Aedes albopictus è dovuta principalmente al trasporto passivo delle uova4 che vengono normalmente deposte appena sopra il pelo dell’acqua. Esse sono dotate di una particolare struttura che consente loro di resistere al disseccamento anche per parecchi mesi. Il periodo autunno-invernale, sfavorevole per la riproduzione, viene superato sottoforma di uova: quelle deposte dalle femmine dell’ultima generazione stagionale, sono in grado di ibernare attraverso una diapausa embrionale indotta dal fotoperiodo5. Per la loro schiusa è essenziale che vengano sommerse dall’acqua, ma anche che siano presenti altri fattori concomitanti tra cui la durata del fotoperiodo giornaliero (almeno 12 ore di luce) ed una temperatura media di almeno 10° C. Dalla schiusa delle uova si sviluppano delle larve che attraverso quattro stadi di crescita, e quattro mute, si trasformano in pupa. Dopo 48 ore “sfarfalla” la zanzara adulta. Trascorse altre 48 ore può avvenire l’accoppiamento, la femmina è quindi in grado di compiere il pasto di sangue indispensabile alla maturazione delle uova, 40-80 per pasto di sangue, che verranno successivamente deposte. La durata dell’intero ciclo riproduttivo varia dai 10 giorni a più settimane ed è essenzialmente funzione della temperatura. La vita delle femmine adulte in laboratorio si prolunga fino a 4-6 settimane che si riducono a circa la metà in natura. 1.3 Metodi di controllo I metodi di controllo sono essenzialmente riconducibili: - alla riduzione dei focolai larvali; 4 Romi R., Di Luca M., Severini F., Toma L. Istituto Superiore di Sanità (2002) Linee guida per la sorveglianza e il controllo della “zanzara tigre” Aedes albopictus Roma Pag. 10 5 Romi R., Di Luca M., Severini F., Toma L. Istituto Superiore di Sanità (2002) Linee guida per la sorveglianza e il controllo della “zanzara tigre” Aedes albopictus Roma Pag. 10 - 10 - - agli interventi larvicidi; - agli interventi adulticidi. 1.3.1 Riduzione dei focolai larvali La prima strategia di lotta appare scontata: avendo la “zanzara tigre” necessità di acqua per il ciclo riproduttivo… basterà non fargliela trovare. Spesso infatti la “zanzara tigre” che infesta il nostro giardino l’alleviamo noi stessi. Questo perché Aedes albopictus, come già scritto, riesce a colonizzare tutte le raccolte di acqua, piccole o grandi che siano, che le lasciamo a disposizione: dal vasetto abbandonato accidentalmente, al bidone dell’acqua per innaffiare l’orto, la fontana, il pozzetto di scarico della grondaia come evidenziato in figura 4. In realtà l’applicazione di questo tipo di controllo è molto più complicato di quello che si pensi; alle volte anche interventi che rivelano la buona volontà delle persone possono dare origine ad ulteriori focolai di riproduzione come mostra l’immagine del bidone coperto con un telo sopra il quale si è formata una piccola raccolta d’acqua ideale per la riproduzione della zanzara. Figura 4 – potenziali focolai (fonte Archivio Servizio Igiene e Sanità Pubblica - Ufficio Disinfestazione - Azienda ULSS 4) 1.3.2 Interventi larvicidi Nei focolai permanenti o in cui non è possibile utilizzare altre forme di lotta, ad esempio la “messa in sicurezza” delle fontane mediante l’introduzione dei pesci rossi ottimi divoratori di larve, devono essere impiegati insetticidi larvicidi. Il controllo delle forme larvali consente un’ottima efficacia con minori conseguenze ambientali; questo è il metodo utilizzato per trattare i tombini. Gli insetticidi solidi - in pastiglie o granuli - o liquidi sono impiegati indicativamente da aprile ad ottobre cioè durante il periodo in cui sono - 11 - presenti le condizioni meteo-climatiche che consentono la riproduzione del dittero. La metodologia d’uso e la periodicità dell’intervento varierà in base al tipo di formulato commerciale usato; ad ogni buon conto dovranno essere seguite tutte le indicazioni riportate sull’etichetta che accompagna il prodotto. Un aspetto importante da tenere presente è che più metodicamente vengono applicati i larvicidi tanto minore sarà il ricorso agli insetticidi adulticidi, mentre un limite dell’applicazione di questi preparati è la necessità di ripetere i trattamenti nel caso di forti piogge che comportano il dilavamento della sostanza attiva. 1.3.3 Interventi adulticidi Come indica il nome stesso, si tratta di una procedura di lotta che mira ad abbattere la popolazione adulta presente. Spesso questa prassi garantisce risultati temporanei ed insoddisfacenti. Inoltre ha un notevole impatto ambientale, andando a colpire indistintamente tutti gli insetti presenti nell’area di trattamento. Si ritiene debba essere impiegata in situazioni di emergenza per ridurre rapidamente la popolazione di zanzare, riportando la densità entro limiti sopportabili ed avendo cura, prima, di ricercare e rimuovere i focolai di infestazione. 1.4 Evoluzione delle conoscenze nel tempo La caratteristica che ha portato agli onori delle cronache Aedes albopictus è sicuramente l’aggressività: la sua presenza comporta il disagio-fastidio provocato dalle punture e causa l’impossibilità di usufruire in libertà degli spazi esterni delle abitazioni o dei giardini pubblici. Le conoscenze che hanno accompagnato l’inizio dell’infestazione in Italia caratterizzavano la “zanzara tigre” come una specie con spiccata attività diurna - 12 - ed enofila, cioè prevalentemente esterna alle abitazioni, impossibilitata a volare fino ad altezze elevate, dotata di una scarsa capacità di spostamento dal luogo di riproduzione tanto che nei primi anni di presenza la colonizzazione delle città era “a macchia di leopardo”; il suo habitat era associato a luoghi freschi e, soprattutto, umidi. Relativamente alla possibilità di colonizzare il sud Italia si pensava che: “a latitudini più meridionali invece, le condizioni ambientali determinate dalle temperature medie più elevate e dalla scarsità di precipitazioni durante i mesi estivi, rendono l’ambiente meno favorevole alla colonizzazione da parte di Ae. Albopictus o comunque limitato il suo sviluppo massivo6. 1.4.1 Processo di adattamento Alcune di queste caratteristiche sono state mantenute nel tempo; per altre si è notato un mutamento. La capacità di spostamento dal luogo di riproduzione, all’inizio minima, è stato dimostrato abbia raggiunto il chilometro, anche se i dati sono contrastanti. Si riproduce molto efficacemente anche in luoghi fortemente assolati e poco umidi come, ad esempio, i parcheggi delle città o delle zone artigianali-industriali. Il fatto poi che essa abbia attività solamente diurna, enofila e che non sia in grado di salire ai piani alti delle abitazioni è contraddetto non solo da studi sperimentali, ma anche dall’esperienza quotidiana dei cittadini residenti nelle città infestate. Infine, non possiamo non ricordare che le previsioni di una difficile “discesa” verso l’Italia meridionale sono state sconfessate totalmente (figura 1); per quest’aspetto c’è piuttosto da segnalare quanto riferito dal Dr. Andrea Drago7 nel corso dell’incontro avvenuto a Legnaro il 16/10/08 nella fase di raccolta di materiale ed informazioni per la stesura della tesi: a Roma, dopo l’inizio della colonizzazione caratterizzata da una improvvisa e massiccia presenza, sembra che, a distanza di qualche anno, la densità si attesti a livelli più modesti. 6 Romi R.– (2001) “Aedes albopictus in Italia: un problema sanitario sottovalutato” Annali Istituto Superiore di Sanità – Vol. 37, n° 2 pag. 242 7 Entomologo di Entostudio snc Brugine (PD) - 13 - 1.4.2 Processo di infestazione Contro una così perfetta “macchina da guerra” poco sono valse le Ordinanze emesse da molte amministrazioni pubbliche. Questo anche in virtù della subdola strategia di infestazione adottata dal dittero, di cui i cittadini segnalano la presenza quando oramai l’unico obiettivo possibile della lotta è il contenimento, ma non certo l’eradicazione. Durante la prima fase dell’infestazione infatti i focolai sono in numero limitato ed anche la densità delle zanzare è bassa tanto da passare inosservata. Poi un po’ alla volta gli adulti si diffondono sul territorio circostante attraverso il volo nella direzione dei venti dominanti o grazie al “trasporto passivo” degli adulti (e in questo caso termine mai si è rivelato più adatto) che spesso avviene dentro le auto che partono dalle zone infestate. Con l’aumento del numero di zanzare aumentano anche i focolai utilizzati per la riproduzione; comincia la colonizzazione dei tombini e la presenza diventa evidente agli abitanti. La conferma di questa strategia di infestazione e la descrizione puntuale della stessa si possono ritrovare in uno studio, unico nel suo genere, che ha coinvolto la città di Rovereto nell’ambito del quale è stato seguito il processo di infestazione a partire dal 1996 anno di rilevazione della presenza di Aedes albopictus in una fabbrica di copertoni usati. Le conseguenze, riportate nelle conclusioni sono che l’eradicazione non è più un obiettivo possibile, che i provvedimenti per limitare la diffusione di Aedes albopictus sono sembrati inefficaci rispetto alla capacità della “zanzara tigre” di colonizzare il territorio, che oramai è perseguibile solo la riduzione della molestia ed il rallentamento della diffusione ottenibili, peraltro, solo attraverso una reale ed attiva partecipazione dei cittadini. - 14 - Di fronte a tale situazione diventa sempre più presente il rischio di rassegnazione e di impotenza dei cittadini che andrà contrastato soprattutto tenendo presenti i rischi sanitari che la presenza di “zanzara tigre” comporta. 1.5 Aspetti sanitari Finora, abbiamo più volte associato la presenza di Aedes albopictus al disturbodisagio provocato dal fatto di non poter usufruire degli spazi esterni e peggio dalle conseguenze della sue punture che in qualche caso ha comportato la necessità di ricorrere al Pronto Soccorso del presidio ospedaliero, al Medico di Medicina Generale o ai consigli del farmacista. In tal senso il Dr. Claudio Venturelli8, e il Prof. Federico Maggioli9 riportano i dati tratti dall’elaborazione di un questionario somministrato ad alcuni abitanti di due quartieri del cesenate: il 3,3% infatti degli intervistati autodichiarano di essersi rivolti al Pronto soccorso a causa delle punture di questo insetto, il 5,7% al proprio medico di base e il 2,4% al farmacista10. In realtà occupandoci di problematiche sanitarie collegate alla presenza di “zanzara tigre” non possiamo non tener presente gli aspetti legati alla competenza di tale vettore nel trasmettere malattie infettive. 1.5.1 Malattie infettive: generalità Le malattie infettive sono ancora la principale causa di morte del genere umano anche se ciò non vale per i paesi industrializzati dove, di fatto, sono scomparse grazie al miglioramento delle condizioni igieniche sia all’applicazione di efficaci campagne di vaccinazione. Per alcune la trasmissione non è diretta, ma avviene attraverso veicoli (inanimati) o vettori (animati). Quest’ultimi “sono rappresentati 8 Dipartimento Sanità Pubblica AUSL di Cesena 9 Dipartimento di Scienze Biomediche Comparate Fac. Med. Veterinaria Università di Teramo 10 Venturelli C., Maggioli F. (2007) “Caratteristiche degli ambienti e presenza di zanzara tigre: indagine sui diversi ambiti insediativi nel territorio urbano” Verso una strategia di lotta integrata alla zanzara tigre. Atti del convegno. Cesena 23 febbraio 2006 pag. 32 - 15 - da esseri viventi, per la maggior parte insetti, che dopo aver assunto i parassiti dalla sorgente li disperdono nel mondo esterno o li inoculano direttamente in un organismo sano11. Proprio per quest’aspetto preoccupa la presenza di “zanzara tigre” che risulta essere efficiente vettore di arbovirus: è stata dimostrata la sua competenza a trasmettere 23 arbovirus. Nel continente di origine è vettore del virus della dengue. A tal proposito R. Romi12 nel 2003 scriveva: l’entità del problema è spesso sottostimata dalle Autorità competenti, col risultato che la specie può raggiungere localmente densità preoccupanti. Tutto questo contribuisce a determinare una situazione di rischio sanitario che non può essere ignorata. Infatti, anche se in Italia il rischio che la zanzara tigre possa trasmettere arbovirus è attualmente solo teorico, non si può comunque del tutto escludere un evento accidentale legato alla temporanea importazione di serbatoi di infezione13. 1.5.2 Epidemia di Chikungunya La previsione del dott. Romi ha trovato esatta conferma nell’estate 2007 con l’epidemia di questa malattia tropicale in un’area della costa romagnola tra Castiglione di Cervia e Castiglione di Ravenna. Chikungunya ovvero “l’uomo che cammina piegato”, proprio perché, oltre alla febbre che scompare dopo qualche giorno, la sintomatologia caratteristica è il forte dolore alle articolazioni che rende difficile la deambulazione anche per lungo tempo; il decorso è assai raramente fatale. L’epidemia, come riscontrato dall’indagine epidemiologica, è stata causata dalla presenza di una persona infetta giunta in Italia, per visitare alcuni parenti, da un’area dell’India in cui tale malattia è endemica. Questo fatto unitamente 11 Marin Prof.ssa Valeria - Laurea triennale in Tecniche della Prevenzione (percorso straordinario) Corso integrato di Igiene e medicina del lavoro Dispense Insegnamento Epidemiologia delle malattie infettive 12 R. Romi laboratorio di parassitologia Istituto Superiore di Sanità 13 Romi R. (2003) “Diffusione di Aedes albopictus in Italia e analisi del rischio sanitario” SNOP Rivista della società nazionale degli operatori della prevenzione n° 61 pag. 26 - 16 - all’altissima densità di “zanzara tigre” (vettore) riscontrata nell’area in questione ha reso possibile l’epidemia che ha colpito circa 200 persone. 1.5.3 Potenziali rischi sanitari Quanto successo deve suonare come un campanello dall’allarme in quanto, se chikungunya è di fatto una patologia benigna, Aedes albopictus è vettore di malattie infettive ben più gravi i cui esiti, nel caso di complicanze, possono essere fatali come ad esempio la già citata dengue. L’aumento del rischio sanitario è legato a cause difficilmente controllabili quali l’incremento degli spostamenti delle persone, l’amplificazione dei commerci di materiali e merci o ai cambiamenti climatici (“Vengono confermati per i periodo 1956-2004, anche a livello locale, trend globali che descrivono le precipitazioni in diminuzione e le temperature in aumento”14). Accanto a questi fattori, altri ancora devono essere oggetto di attenzione da parte delle Autorità che non possono, almeno, non tentare di governare tali variabili: appare infatti certo dalle indagini svolte in Emilia Romagna che, determinante per lo sviluppo dell’epidemia di chikungunya, è stata l’elevata densità di “zanzara tigre” presente nell’area. E’ quindi necessario intervenire sistematicamente attraverso una capillare opera di informazione e formazione dei cittadini perché diventino necessariamente attori attivi della prevenzione al fine di rendere possibile l’obiettivo di ridurre la densità di questo dittero che non risulta più solo fastidioso. 14 www.arpa.veneto.it Barbi A., Chiaudani A., Delillo I., Borin M., Berti A. “Andamenti agroclimatici nella regione Veneto nel periodo 1956-2004 accesso 19/10/2008 - 17 - - 18 - CAPITOLO 2 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO Nel capitolo dopo un’analisi generica sulle numerose normative nazionali e regionali che riguardano più o meno specificatamente la lotta ad Aedes albopictus si approfondisce la problematica circa le competenze dei vari Enti coinvolti (Regione, Azienda ULSS, Comuni) al fine di definire il quadro attualmente in vigore nella regione Veneto. In relazione alle problematiche inerenti alla lotta ad Aedes albopictus nelle due tabelle (1 e 2) sono riportate le principali normative di riferimento promulgate nel corso degli anni. Provvedimenti STATALI Circolare n° 13 Ministero della Sanità Circolare n° 42 Ministero della Sanità Direttiva 98/8/UE 16/02/1998 Decreto Legislativo n°174 25/02/2000 Decreto Presidente Consiglio dei Ministri Nota Ministero della salute Data Titolo 19/07/91 25/10/93 relativa all’immissione sul mercato dei biocidi Attuazione della direttiva 98/8/CE in materia di immissione sul mercato di biocidi 29/11/2001 Livelli Essenziali di Assistenza LEA 2006 Sorveglianza della chikungunya Provvedimento REGIONALI Legge Regionale 5 Data 03/02/96 Delibera Giunta Regionale 1481 22/04/1997 Delibera Giunta Regionale 936 20/04/2001 Delibera Giunta Regionale 2093 02/08/2002 Delibera Giunta Regionale 2204 09/08/2002 Delibera Giunta Regionale 3015 10/10/2003 Delibera Giunta Regionale 3846 03/12/2004 Delibera Giunta Regionale 324 12/02/2006 Delibera Giunta Regionale 2178 08/08/2008 Titolo Piano socio sanitario regionale 1996-98 programma di sorveglianza e controllo Aedes albopictus e la conduzione dell'indagine sui culicidi antropofili delle aree litoranee … sperimentazione triennale programma di sorveglianza e controllo Aedes albopictus … Piano triennale Servizi Igiene e Sanità Pubblica afferenti ai Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende ULSS del veneto – approvazione impegno di spesa Secondo programma di sorveglianza e controllo regionale della diffusione di Aedes albopictus (zanzara tigre) e altri culicidi antropofili Piano triennale dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) afferenti ai Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende ULSS del Veneto - schede tecniche specifiche e trasversali - approvazione Pianificazione triennale della prevenzione 2005-2007 - approvazione Linee guida per l'organizzazione e la gestione delle attività di disinfezione e disinfestazione da ratti e zanzare Programma per l’organizzazione e la gestione delle attività di disinfezione e disinfestazione da zanzara tigre - impegno di spesa Tabella 1 Tabella 2 Come si può notare alcune normative sono essenzialmente di programmazione sanitaria: i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) o il Piano socio-sanitario - 19 - regionale del 1996, il quale anche se datato è attualmente in vigore, o i Piani Triennali dei Servizi Igiene e Sanità Pubblica. Altre sono state emanate proprio in funzione della crescente diffusione della “zanzara tigre” nel Paese: citiamo le prime circolari del Ministero della Sanità del 1991 e 1993, nonché le numerose Delibere di Giunta Regionale che si sono susseguite a partire dal 1997. Nella sostanza tutte sono servite per delineare azioni di controllo e studio dell’infestante, nonché per pianificare l’attività degli Enti interessati. Diverse norme invece non riguardano direttamente Aedes albopictus, ma la loro applicazione ha influenzato le metodologie adottate per il suo contenimento: per tutte segnaliamo la Direttiva 98/8/UE “Biocidi” e il collegato Decreto Legislativo 174/00 di recepimento. L’applicazione di tali provvedimenti ha comportato la revoca di molte sostanze attive usate nella disinfestazione civile. La ricaduta pratica è stato il ritiro dal commercio di numerosi Presidi Medico Chirurgici ampiamente utilizzati, sia per il loro basso costo sia per la loro efficacia, nella lotta larvicida e adulticida al dittero. L’obiettivo del lavoro non è certo quello di analizzare ognuna delle norme che ci serviranno invece per illustrare e delineare il quadro delle competenze previsto nella Regione Veneto in tema di lotta alla “zanzara tigre”. 2.1 I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) Le basi di qualsivoglia provvedimento regionale di programmazione sanitaria non possono essere che i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Con apposito Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) lo Stato, di concerto con le Regioni, stabilisce le prestazioni garantite e tutti i cittadini dal Sistema Sanitario Nazionale. - 20 - Attualmente, si deve far riferimento al DPCM del 2001 in quanto quello dell’aprile scorso è stato ritirato anche se pare sia in via di definizione un nuovo decreto. Ad ogni buon conto non pare verrà stravolta l’impostazione data nel 2001 per quanto riguarda la “Prevenzione collettiva e sanità pubblica”, che comprende le attività e le prestazioni volte a tutelare la salute e la sicurezza della comunità da rischi infettivi, ambientali, legati alle condizioni di lavoro, correlati agli stili di vita. L’area di intervento entro cui ricadono le iniziative per il contenimento della “zanzara tigre” fa riferimento alla sorveglianza, prevenzione e controllo delle malattie infettive. Nella sostanza il Servizio Sanitario Nazionale (quindi le Aziende ULSS) dovrebbe garantire le attività di vigilanza igienica (e non esecuzione) sugli interventi di disinfezione e disinfestazione, l’attività di coordinamento tra gli Enti e le Amministrazioni coinvolte e la periodica comunicazione con i cittadini. 2.2 I provvedimenti regionali All’interno del solco tracciato dai LEA deve quindi muoversi la programmazione regionale anche nel campo specifico della disinfestazione. Il vecchio piano socio-sanitario approvato nel 1996, ma ancora in vigore, prevedeva all’art. 12 la razionalizzazione delle risorse dell’Azienda ULSS e degli Enti locali, definendo le funzioni di vigilanza igienico sanitaria di specifica competenza: - ai Comuni spettano le verifiche di I° livello, attinenti al Regolamento Comunale di Igiene - al Dipartimento di Prevenzione (Azienda ULSS) competono le verifiche di II° livello. Inoltre il Piano riconosce alla municipalità locale la funzione di conoscenza e gestione del proprio territorio. - 21 - Questa linea operativa ha trovato conferma nelle Delibere di Giunta Regionale (DGR) n° 2093/02 (Piano triennale dei Servizi Igiene e Sanità Pubblica 20022004), n° 3015/03 (piano triennale dei Servizi Igiene e Sanità Pubblica) e n° 3846/04 (Pianificazione triennale della prevenzione 2005-2007). Di più, in relazione alle attività di disinfezione e disinfestazione nella premessa la DGR n° 324 del 14/02/2006 “Linee guida per l’organizzazione e la gestione delle attività di disinfezione e disinfestazione da ratti e zanzare” specifica che, sulla base della DGR n° 2093/02, venne costituito un gruppo di lavoro con esperti di varie Aziende ULSS con l’obiettivo di valutare, ridefinire ed orientare l’impegno dei soggetti a vario titolo coinvolti nelle attività di disinfezione e disinfestazione da ratti e zanzare e che, in relazione alla DGR n° 3015/03, viene prevista la predisposizione di linee guida aventi lo scopo di determinare le linee entro cui le Amministrazioni (Regione, Aziende ULSS, Comuni) ed altri Enti dovranno operare per la progettazione, esecuzione e gestione dei servizi di lotta agli infestanti sul suolo pubblico. Inoltre con la scheda tecnica 1.5 “Vigilanza igienica sulle attività di disinfezione, disinfestazione e derattizzazione” (allegato 5 alla DGR n° 3015/03) vennero già individuati compiti, competenze e prospettive di lavoro e, al punto relativo agli “Aspetti di comunicazione e coinvolgimento dell’utente”, precisato che tale ruolo spetta ai Servizi Igiene e Sanità Pubblica. La conclusione del processo organizzativo vede la luce con l’approvazione della già citata Delibera Giunta Regionale n° 324/06. In riferimento a tale norma si riportano le conclusioni relative ai di compiti Regione, Azienda ULSS e Comuni presentate dal Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda ULSS 4 “Alto Vicentino” durante il Convegno: Disinfestazione urbana metodi e strumenti nuove proposte, che si è tenuto il 20/02/2007 a Montecchio Precalcino (VI): Compiti della Regione: - sorveglianza epidemiologica malattie trasmissibili - predisposizione di linee guida - monitoraggio generale dei programmi di lotta e verifica loro efficacia - 22 - - supporto alle attività di informazione alla popolazione - supporto alle attività di formazione agli operatori Compiti delle Aziende ULSS evoluzione da intervento diretto a ruolo di coordinamento: - ricercare alleanze e offrire una attività di coordinamento agli Enti e Amministrazioni a vario titolo coinvolte; - mettere a disposizione il personale tecnico specializzato per l’attività di coordinamento e le azioni di supporto alle attività di disinfestazione condotte dai Comuni; - proporre il capitolato speciale ed individuare i livelli di attività in riferimento alle esigenze del territorio; (Collaborare con gli Enti e Amministrazioni a vario titolo coinvolte, per la stesura del capitolato) - effettuare la vigilanza igienico sanitaria (valutazione della sicurezza, verifica dei principi attivi, etc.); - valutare l’efficacia delle campagne di disinfestazione anche ai fini di un riordinamento dei programmi di intervento; - predisporre per il gruppo tecnico di coordinamento una relazione annuale Compiti dei Comuni: - partecipare alle iniziative coordinate tra Enti (per es. attività di formazione) - censire le aree oggetto di infestazione - approvare eventuale capitolato d’appalto e i livelli di attività - individuare le aree da sottoporre a disinfestazione - finanziare gli interventi di disinfestazione - verificare le attività in conformità al capitolato Inoltre, sono state illustrate altre attività di competenza dell’azienda ULSS 4: - effettuare campagne mirate per particolari infestazioni con osservatorio della problematica - 23 - - effettuare la disinfestazione per le strutture dell’AULSS - assicurare il compito formativo/informativo sulle tematiche della disinfezione, disinfestazione e derattizzazione - effettuare la sorveglianza epidemiologica delle patologie infettive in cui vi siano dei vettori potenziali 2.3 Il protocollo Chikungunya A seguito dell’epidemia di questa malattia “tropicale” che ha colpito la vicina costa romagnola nell’estate 2007, la regione Veneto, nell’emanare la recente Delibera Giunta Regionale n° 2178 del 08/08/2008, ha confermato l’impostazione che prevede un’evoluzione dei compiti della Azienda ULSS da “esecutrice” a “coordinatrice”. Il Piano regionale di lotta alla zanzara tigre e di prevenzione della chikungunya infatti nello stabilire come obiettivi di piano la riduzione e il mantenimento a bassi livelli dell’infestazione di “zanzara tigre” nonchè l’individuazione precoce dei casi della malattia, ha anche precisato che, in caso di allerta, spettino al Servizio Igiene e Sanità Pubblica il compito di coordinamento, mentre al Sindaco l’esecuzione di aspetti più pratici tra i quali l’individuazione della Ditta di disinfestazione e l’esecuzione dei trattamenti. - 24 - CAPITOLO 3 AZIENDA ULSS 4 “ALTO VICENTINO”: LA PRESENZA DI AEDES ALBOPITUS E GLI STRUMENTI PER IL CONTENIMENTO DELLA DIFFUSIONE – ESPERIENZE DI INFORMAZIONE E FORMAZIONE Nella prima parte del capitolo si presenteranno gli strumenti predisposti dall’Azienda ULSS 4 ed i Comuni del territorio di competenza per organizzare le attività di disinfestazione e di vigilanza. Nella seconda parte vengono invece brevemente descritte le iniziative di informazione e comunicazione attuate dal Servizio Igiene e Sanità Pubblica con un breve valutazione dei risultati ottenuti. 3.1 Provvedimenti Azienda ULSS–Comuni per il contenimento Anticipando di qualche anno le previsioni regionali, il Servizio Igiene e Sanità Pubblica, afferente al Dipartimento di Prevenzione, ha proposto alla Conferenza dei Sindaci due documenti che governano i rapporti tra le Amministrazioni in merito all’organizzazione delle attività di disinfestazione. 3.1.1 L’Atto di Intesa Il documento risale al 2002 e fu messo a punto espressamente al fine di ricercare una forma organizzativa stabile tra le amministrazioni in relazione alla problematica “zanzara tigre”. L’Atto, prendendo spunto dalla progressiva estensione dell’infestazione di Aedes albopictus nel territorio di competenza (figura 5) e del fatto che in Aziende ULSS limitrofe la presenza del dittero stava comportando notevoli disagi alla popolazione soprattutto in termini di usufruibilità delle aree esterne (giardini privati, ma anche parchi gioco), si poneva l’obiettivo di contenere la presenza di “zanzara tigre” e diminuire i fastidi alle persone. - 25 - 1998 2001 Schio Schio Thiene Thiene figura 5: ROSSO aree infestate; AZZURRO area eradicata (fonti : 1998 Regione Veneto Piano sorveglianza e controllo della diffusione di Aedes albopictus e dei culicidi antropofili delle aree litoranee - 2001 Servizio Igiene e Sanità Pubblica - Ufficio Disinfestazione - Azienda ULSS 4 ) I punti salienti proponevano: Azienda ULSS: - ruolo di coordinamento e consulenza circa gli aspetti tecnici dell’attuazione della lotta larvicida – formazione del personale dei Comuni - effettuazione delle verifiche di efficacia dei trattamenti eseguiti - relazione alle Amministrazioni interessate sull’andamento del progetto - presenza ad eventuali incontri con la popolazione - fornitura di materiale informativo (manifesti e volantini) per la popolazione forniti dalla regione o predisposti direttamente - vigilanza sulle ditte di gommisti - attività di front-office verso i cittadini nel caso di telefonate - collocazione a tempo, praticamente pieno, di un operatore di riferimento Comuni: Furono suddivisi in quattro categorie, sulla base delle conoscenze disponibili, in funzione del fatto di essere infestati, potenzialmente infestabili, a basso o nullo rischio di infestazione. I compiti assegnati furono: - individuazione di un responsabile-referente delle azioni e dei rapporti con le ditte, la popolazione e l’Azienda ULSS - 26 - - effettuazione dei trattamenti nei focolai non rimovibili presenti nelle aree pubbliche (nella sostanza le caditoie stradali) con assunzione degli oneri economici - mettere a disposizione e distribuire materiale informativo ai cittadini - organizzare eventuali incontri con la popolazione - attività di front-office verso i cittadini L’accordo tra la direzione Aziendale ULSS 4 e l’Esecutivo dei Sindaci fu formalizzato alle amministrazioni con la nota prot. 13011 del 20/06/2002 a firma del Presidente della Conferenza dei Sindaci (allegato 1). 3.1.2 Il Regolamento per la gestione delle segnalazioni di disturbo-disagio causato dalla detenzione di animali e dalla presenza di animali infestanti (allegato 2 estratto) Alla luce della positiva esperienza avviata con l’Atto di Intesa in relazione alla fattiva collaborazione tra le amministrazioni, nel 2004 si giunse all’approvazione del Regolamento in questione nella seduta della Conferenza dei Sindaci del 24 marzo. Il documento ha certamente un “respiro” più generale rispetto all’Atto di Intesa ed è stato predisposto per dare attuazione al dettato dei Livelli Essenziali di Assistenza del 2001 e al Piano Socio-Sanitario della regione Veneto del 1996. Infatti all’art. 18 precisa nel dettaglio i compiti dei Comuni ed dell’Azienda Sanitaria, in relazione alle verifiche di I° e II° livello al fine di una razionalizzazione delle risorse; per la disinfestazione all’art. 17 propone delle Schede Tecniche (di cui due specifiche per le zanzare) sulla corretta esecuzione di trattamenti di disinfestazione che, come previsto dal Regolamento stesso, sono già state aggiornate un paio di volte; ultima lo scorso mese. Pur in presenza di questi due strumenti organizzativi, di una sempre più efficiente pianificazione dei trattamenti larvicidi da parte dei Comuni e di una costante collaborazione tra il Servizio Igiene e Sanità Pubblica e i referenti - 27 - 2007 2004 Schio Schio Thiene Thiene figura 6: ROSSO aree infestate (fonti : 2004 Annali di igiene - 2007 Servizio Igiene e Sanità Pubblica - Ufficio Disinfestazione - Azienda ULSS 4 ) comunali, la presenza di Aedes albopictus si è progressivamente estesa ha tutte le zone pianeggianti del territorio dell’Azienda ULSS 4 (figura 6). 3.1.3 Emergenza Chikungunya: l’Ordinanza Come già ampiamente spiegato, l’epidemia di chikungunya ha fatto scattare un campanello di allarme circa i potenziali rischi sanitari che la presenza di “zanzara tigre” può comportare. Proprio per questo, nel corso del corrente anno, il Servizio Igiene e Sanità Pubblica in collaborazione con alcuni referenti comunali ha proposto il testo di un’Ordinanza (allegato 3) quale ulteriore strumento, per la riduzione della densità di Aedes albopictus; l’atto amministrativo è stato adottato da ventotto Sindaci su trentadue e questo permette ora d’avere uno strumento omogeneo, su tutto il territorio di competenza, per il controllo. - 28 - 3.2 Esperienze di informazione e formazione Parallelamente all’attività di coordinamento, il Servizio Igiene e Sanità Pubblica ha cercato di lavorare alacremente sul piano dell’informazione e formazione dei cittadini e del personale dei Comuni. Per poter gestire al meglio tali attività il Servizio ha curato nel corso degli anni la formazione del proprio personale, non lesinando risorse per far partecipare i tecnici ai corsi organizzati dalla Regione Veneto nell’ambito dei Piani triennali, ma anche a convegni, mostre, incontri organizzati da Enti, società nel Veneto o in altre Regioni. 3.2.1 Comuni Fin dall’inizio dell’infestazione di “zanzara tigre”, nel corso dei primi anni ’90, il personale del Servizio ha sempre fornito supporto tecnico-pratico alle amministrazioni. Questo compito è divenuto via via più impellente con la progressiva diffusione ed intensificazione della presenza del dittero che ha imposto ai Comuni la necessità di effettuare i trattamenti di disinfestazione, con l’impiego di operai comunali o ricorrendo a Ditte di disinfestazione. Proprio per permettere ai tecnici dei comuni di poter condurre al meglio le nuove incombenze e tenuto anche conto del passaggio di competenze formalizzato con l’approvazione del Regolamento citato (il Comune svolge le verifiche di I° livello), il Servizio ha proposto due corsi di formazione negli anni 2004 e 2005. Il primo è stato tenuto da personale dell’Ufficio Disinfestazione (allegato 4 il programma), ha riguardato essenzialmente la lotta alla “zanzara tigre” ed ai ratti, vi hanno partecipato una trentina tra tecnici ed operai comunali. Accanto alla trattazione teorica in aula si è affiancata una simulazione pratica che ha permesso di veder attuati gli interventi proposti in aula. - 29 - Obiettivo del secondo corso è stato fornire un’ampia panoramica sia degli infestanti urbani sia dei problemi connessi all’uso di prodotti chimici (allegato 5 il programma). Le relazioni sono state svolte da figure professionali interne al Dipartimento di Prevenzione e dal Dr. Simone Martini15 referente regionale per la disinfestazione. Il corso ha visto la partecipazione di oltre quaranta tra tecnici ed operai comunali. Con questi due momenti di formazione si pensa d’aver fornito le conoscenze di base perché i Comuni possano gestire i compiti a loro affidati e per garantire l’omogeneità di intervento. Sempre per dar compimento al coordinamento il Servizio Igiene e Sanità Pubblica convoca periodiche riunioni (otto a partire dal 200216) di confronto e aggiornamento con le Amministrazioni a cui vengono invitati, oltre ai referenti comunali per le attività di disinfestazione, Sindaci ed Assessori all’ecologia. Altri momenti di formazione del personale dei Comuni possono venire attuati mediante l’esecuzione di sopralluoghi congiunti nel caso di segnalazioni di disagio da parte dei cittadini. Come già precisato la normativa pone a carico dei Comuni le verifiche di I° livello che consistono nella verifica della situazione di disturbo segnalata e del rispetto dei Regolamenti Comunali vigenti. E’ prassi che almeno per i primi controlli, su richiesta del comune interessato, le verifiche “in campo” vengano effettuate anche da personale dell’Ufficio Disinfestazione e dell’amministrazione. Questo consente di rendere il personale comunale, nel giro di breve tempo, più autonomo. 15 Entomologo di Entostudio snc - Brugine (PD) 16 Dato: Servizio Igiene e Sanità Pubblica Azienda ULSS 4 “Alto Vicentino” - 30 - 3.2.2 Comunità – Scuola Un altro ambito in cui si è cercato di diffondere informazioni sono state le comunità intese come scuole, asili nido e case di riposo in quanto a più riprese erano giunte segnalazioni di massicce infestazioni di “zanzara tigre” tanto da rendere problematico poter usufruire degli spazi esterni di alcune strutture. In questo caso il Servizio Igiene e Sanità Pubblica ha segnalato ai Comuni il fenomeno e predisposto delle indicazioni (allegato 6) la cui notifica è stata demandata ai Sindaci in quanto hanno periodici contatti con queste realtà che, alle volte, gestiscono. Pare che questa semplice iniziativa sia stata efficace in quanto le segnalazioni all’Ufficio Disinfestazione sono ora rare. In relazione ad interventi di formazione nelle scuole il Servizio non ha al momento strutturato alcun progetto pur avendo preparato alla fine 2003 una giuda didattica per insegnanti (allegato 7 - la copertina) che accompagnava una video-cassetta predisposta dalla Regione Veneto. Anche in questo caso si è demandato al personale dei Comuni il coinvolgimento delle scuole poste sul loro territorio. Si è peraltro verificato che, in alcuni casi, il materiale è stato semplicemente fatto pervenire alle scuole, mentre in altre Amministrazioni il personale si è recato in alcune classi tenendo alcune ore di lezione. 3.2.3 Cittadinanza L’Ufficio disinfestazione ha cercato di attuare varie iniziative spesso più di informazione che di comunicazione verso l’utenza. Ricordiamo la diffusione di manifesti e pieghevoli informativi, in collaborazione con i Comuni, realizzati dalla Regione Veneto (2002), prodotti dall’Azienda sanitaria (2003), nonché l’ultima campagna del 2008 per divulgare - 31 - informazioni anche sui i possibili rischi sanitari dovuti alla capacità della “zanzara tigre” di trasmettere malattie infettive. Nella scorsa primavera il manifesto e i volantini sono stati inviati anche ai Medici di Medicina Generale, ai pediatri, ai Farmacisti ritenendoli i soggetti “più vicini” ai cittadini e, quindi, in grado fornir loro informazioni. Al fine di verificare l’efficacia di questi canali informativi, il Servizio Igiene e Sanità Pubblica ha somministrato un questionario (allegato 8), nel corso di una riunione di aggiornamento, a medici, pediatri e, telefonicamente, ad un campione casuale di quattordici farmacisti. Le risposte sono state elaborate e i risultati sono riportati in tabella 3. Medici e Pediatri QUESITO Farmacisti SI NO SI NO Ha ricevuto tale materiale? 92 5 14 0 Lo ha esposto? 89 5 14 0 Qualche paziente le ha chiesto notizie? 34 62 9 5 Gli utenti hanno ritirato i pieghevoli? 79 12 14 0 Ritiene adeguata la sua conoscenza … 23 75 3 11 Ci indichi le modalità con cui vorrebbe ricevere approfondimenti lettera Corso lezione Non interessa Medici e Pediatri 40 28 22 5 Farmacisti 12 3 1 1 Tabella 3 (fonte Servizio Igiene e Sanità Pubblica - Ufficio Disinfestazione - Azienda ULSS 4) Appare chiaro che, se a livello di informazione l’iniziativa è stata positiva (il materiale è stato ritirato dai cittadini), a livello di comunicazione emerge qualche perplessità in più nel definire efficace il progetto (pochi hanno chiesto notizie); ma quello che più ha colpito è la richiesta di aggiornamento specifico in quanto la preparazione sulle malattie trasmesse da zanzara è stata autogiudicata non adeguata. Per quanto riguarda la comunicazione con gli utenti, le metodologie sono invece riconducibili all’attività di front-office durante la quale vengono fornite le indicazioni sulle corrette tecniche di lotta alla zanzara tigre (rimozione dei - 32 - focolai, trattamenti larvicidi) e agli incontri con la popolazione organizzatati abitualmente dalle amministrazioni comunali, al fine di cercare di favorire la collaborazione dei cittadini nella lotta. Purtroppo, in quest’ultimo caso la partecipazione è risultata quasi sempre molto scarsa, anche in presenza di massicce infestazioni di “zanzara tigre” (tabella 4). Comune Popolazione1 Thiene Thiene 22145 Thiene S.Vito di L.2 3620 Data Persone Comune Fara Vic.no Popolazione1 Data Persone 22 lug 03 35 3954 22 lug 07 1 27 apr 04 15 Schio3 38661 12 giu 06 4 12 mag 04 25 Chiappano 2635 31 mag 07 40 21 apr 05 50 Tabella 4 (fonte Servizio Igiene e Sanità Pubblica - Ufficio Disinfestazione - Azienda ULSS 4) 1 fonte Ufficio Piani di Zona - Azienda ULSS 4 – popolazione al 31 dic 06 2 congiuntamente al problema delle zecche 3 organizzato da privato Appare evidente che gli esiti delle attività attuate siano al momento “deludenti” tenuto conto del risultato pratico vista l’incessante diffusione di Aedes albopictus sul territorio. 3.2.4 Progetto “Santo” Proprio riflettendo sullo scarso coinvolgimento dei cittadini, nel THIENE 2006 il Servizio Igiene e Sanità Pubblica ha proposto al Comune di Thiene ed attuato con la sua collaborazione il Progetto “Santo” SANTO dal nome della frazione (figura 7) in cui è stato sperimentato. Figura 7 La presentazione dei risultati è avvenuta durante il Convegno: Disinfestazione urbana metodi e strumenti nuove proposte, tenutosi il 20/02/2007 a Montecchio Precalcino (VI). - 33 - Il progetto ha impegnato due operatori del Servizio che si sono fatti carico dei contatti con l’Amministrazione comunale per la stesura di una lettera di presentazione (allegato 9), dell’organizzazione pratica, stabilendo compiti e tempi di esecuzione nonché di tutte le verifiche presso le abitazioni interessate. Lo sforzo è stato notevole sia in termini di tempo dedicato (138 ore complessive) sia di disponibilità ad operare al di fuori del consueto orario di servizio (tardo pomeriggio e al sabato) al fine di trovare in casa le persone (187 nuclei familiari) alle quali veniva lasciato un verbale della visita con le indicazioni per colmare eventuali lacune riscontrate (allegato 10). L’iniziativa ha peraltro consentito di accumulare una notevole mole di dati e notizie che potranno essere utili per calibrare altre iniziative. Anche attraverso questo progetto si è avuta la conferma della difficoltà di far partecipare le persone agli incontri serali: l’adesione si è limitata al 17% dei nuclei familiari interessati; l’attuazione dei suggerimenti da parte dei cittadini è stata diversa anche in relazione alla zona di residenza e comunque il 20% non le ha messe in pratica, inoltre si è potuto constatare che la comunicazione non funziona neppure tra condomini: le indicazioni suggerimenti forniti nel corso della visita erano disattese dagli altri residenti perché non ne erano stati informati. In merito alla possibile riproposta di interventi nella sostanza simili, ma con modalità operative diverse (es. impiego di volontari) dovrà esserci una attenta valutazione tenendo conto anche delle esperienze di altri Enti che descriveremo nel capitolo successivo. - 34 - 3.2.5 Sito WEB Attualmente l’Ufficio Disinfestazione ha fatto pubblicare sul sito aziendale17: - il 22/05/06 le Schede Tecniche per una corretta disinfestazione allegate al Regolamento sulla gestione delle segnalazioni di cui si è accennato in precedenza; gli accessi sono stati 949 - il 09/07/08 manifesto ed il volantino della campagna informativa 2008 sull’emanazione dell’Ordinanza sindacale e sui rischi di trasmissione di malattie infettive; gli accessi sono stati 928 Al momento non c’è una pagina che raccolga tutte le notizie relative all’attività dell’ufficio disinfestazione, anzi anche i due documenti citati sono inseriti nella pagina iniziale assieme ad altre informazioni di tutt’altro genere. Certamente questo strumento, sempre più usato dai cittadini per reperire informazioni, andrà potenziato e sfruttato meglio anche per diffondere rapidamente notizie; condizione essenziale sarà la possibilità di mantenerlo aggiornato continuamente. 3.3 Strutture Azienda ULSS L’Ufficio Disinfestazione ha l’incarico di evitare la presenza di animali infestanti (esempio roditori, zanzare, blatte) al fine di garantire la piena usufruibilità delle strutture dell’Azienda ULSS da parte di dipendenti ed utenti. A tale scopo sono stati predisposti dei piani di intervento che sono eseguiti dal personale dell’Ufficio oppure, per comodità, demandati a maestranze ben individuate che lavorano all’interno delle varie strutture; in quest’ultimo caso il Servizio Disinfestazione svolge attività di coordinamento, supporto e verifica. 3.3.1 Il caso dei presidi ospedalieri Si può con buona ragione parlare di caso. 17 www.ulss4.veneto.it accesso 29/10/08 - 35 - L’allegato 11, riporta per i due presidi ospedalieri i dati dell’attività di prevenzione contro Aedes albopictus svolta nei vari anni da personale ULSS o da Ditte esterne e la pianta planimetrica degli stessi con individuate le caditoie stradali presenti e le superfici su sui si sviluppano. Al solo colpo d’occhio si evidenzia la difficoltà di gestire efficacemente la lotta contro “zanzara tigre” soprattutto tenendo a mente la facilità con cui sfrutta per la riproduzione tutti i focolai a disposizione siano essi permanenti o rimovibili. Ebbene, in queste due strutture non è mai stata segnalata la presenza di questo dittero. Nel particolare si è trattato di eseguire nel corso degli anni una puntuale lotta preventiva: eliminazione o la messa in sicurezza tutti i potenziali focolai o ristagni di acqua (figura 8) e il trattamento dei focolai permanenti (caditoie stradali). Per gli interventi con insetticidi eseguiti dal Servizio Disinfestazione vengono impiegati prodotti chimici (Presidi Medico Chirurgici) autorizzati dal Mistero della Salute conservati in un apposito magazzino in gestione al Servizio stesso. Figura 8 - esempi di riduzione dei focolai presso i presidi ospedalieri (fonte Archivio Servizio Igiene e Sanità Pubblica - Ufficio Disinfestazione - Azienda ULSS 4) Un problema rilevante s’è rivelato essere l’abbandono all’aperto di contenitori, a causa dell’imperizia di qualche operatore-visitatore, i quali riempiendosi d’acqua si trasformano in efficienti focolai di riproduzione. A questo proposito molto tempo è stato dedicato all’attività di formazione del personale, al fine di renderlo edotto sulle poche, ma essenziali regole da seguire per evitare la proliferazione della “zanzara tigre”. - 36 - Di tutta l’attività è sempre stata informata la Direzione Sanitaria che, a sua volta, ha impartito le disposizioni a tutti gli operatori. Nel giugno 2007 è stato nominato, da parte della Dirigenza Ospedaliera, un Responsabile per ognuno dei presidi ospedalieri che viene contattato in caso di necessità; questo ha permesso di dare attuazione alle prescrizioni impartite in tempi assai più rapidi degli anni precedenti. L’ottimo risultato ottenuto nella lotta alla “zanzara tigre” va ascritto all’operatore tecnico Luca Terzo che da sempre “presidia” i due ospedali con puntuale e tempestiva competenza. Ciò è anche la dimostrazione che la lotta ad Aedes albopictus può essere efficace. - 37 - - 38 - CAPITOLO 4 INFORMAZIONE E FORMAZIONE : ESPERIENZE IN ALTRE REALTA’ Nel capitolo si illustrano alcuni interventi di informazione, comunicazione e formazione per il coinvolgimento dei cittadini attuati nel corso degli anni in aree del Veneto e dell’Emilia Romagna. Si cercherà di mettere il luce i punti di forza e di debolezza dei vari progetti che è possibile ricavare dalla lettura degli articoli selezionati, ma anche dalle notizie raccolte direttamente da alcuni degli autori. Alla fine viene presentato succintamente, il metodo di lotta alle zanzare adottato in Francia che indirettamente ha permesso, fino ad oggi, di mantenere sostanzialmente indenne la nazione anche dalla presenza di Aedes albopictus. Verranno di seguito illustrati interventi di informazione, comunicazione e formazione della cittadinanza avviati al fine di limitare la diffusione della “zanzara tigre”, estrapolando dagli stessi gli aspetti tecnico-organizzativi ritenuti più interessanti per questo lavoro di tesi. Scorrendo questa panoramica si potrà anche notare il fatto che nei primi anni di infestazione l’obiettivo che i progetti si prefiggevano era l’eradicazione del dittero mentre con il passare del tempo le aspettative si sono ridimensionate tanto che oggi si punta a raggiungere la riduzione della densità del fastidioso infestante. Del resto il solo abbassamento del numero di zanzare può essere un efficace mezzo per ridurre il rischio di diffusione di malattie infettive. La scelta di illustrare alcuni lavori svolti in Veneto ed Emilia Romagna è motivata dal fatto che la prima è la nostra regione, ma rare sono le occasioni di condividere le esperienze, mentre in Emilia Romagna l’organizzazione sociale e l’intuizione delle Autorità sanitarie hanno permesso il coinvolgimento delle Associazioni e dei cittadini in modo strutturato già da qualche anno e perché, l’epidemia di chikungunya, ha costretto gli Enti coinvolti ad un salto di qualità nel coordinamento degli interventi, ma anche nell’informazione-comunicazione con il cittadino. - 39 - 4.1 Interventi nel Veneto I lavori presentati hanno visto tutti coinvolto il Dr. Andrea Drago che ho incontrato il 16 ottobre scorso a Legnaro (PD) durante il lavoro di raccolta di notizie per la stesura della tesi. Pertanto quanto riportato è tratto dagli articoli citati in bibliografia ed anche da quanto riferitomi durante l’intervista. 4.1.1 Attività di porta a porta a Montegrotto Terme Il progetto rientrava nel Piano di sorveglianza e controllo della diffusione di Aedes albopictus e dei culicidi antropofili delle aree litoranee, finanziato dalla Regione Veneto e condotto dall’Istituto di Entomologia Agraria dell’Università di Padova nel 1997-1998. L’obiettivo del lavoro era l’eradicazione della “zanzara tigre” che non fu raggiunto anche a causa delle continue reinfestazioni dalle zone confinanti con l’area di progetto. L’esecuzione pratica del progetto ha visto coinvolti tre tecnici con il compito di visitare ogni 10 gg. le abitazioni ricadenti nella zona di progetto al fine di trattare i focolai permanenti e rimuovere i nuovi focolai. I residenti al di fuori del territorio di studio potevano invece richiedere una verifica per la valutazione della loro situazione e per avere precise indicazioni per un’efficace lotta. Quello che permise di mettere in luce l’attività fu che, con l’andar del tempo, la “qualità” dei controlli eseguiti dai tecnici tendeva a ridursi; le cause principali di ciò sono da ricercare nelle difficoltà fisiche di dover operare per molte ore all’esterno, in presenza di elevate temperature, ma anche nella necessità di doversi continuamente rapportare con lo scetticismo di alcuni privati che poco collaboravano con l’iniziativa. Le conseguenze possono consistere in verifiche eseguite in modo “superficiale” ed la mancata rimozione dei nuovi focolai. - 40 - Anche l’opportunità fornita ai cittadini non rientranti nella zona sperimentale di richiedere un sopralluogo dette esiti contraddittori se non negativi: alle volte la visita fu effettuata da cittadini già sensibili al problema e che mettevano in atto comportamenti corretti, spesso pressi residenti a cui la verifica serviva per lamentarsi del comportamento del vicino. 4.1.2 Esperienza di lotta a Castelfranco Veneto In questo Comune l’infestazione è diventata evidente nel settembre del 2000. Il piano messo a punto l’anno successivo dal Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’Azienda ULSS 8 e dall’Amministrazione Comunale prevedeva: l’accurata pulizia delle caditoie stradali (circa 8000); l’attività di informazione dei cittadini che fu attuata attraverso comunicati stampa e l’invio di una lettera a tutte e famiglie; la comunicazione con la cittadinanza fu demandata ad un successivo incontro pubblico nonché all’attivazione di un recapito telefonico presso l’Ufficio Ecologia del Comune; si tentò anche il coinvolgimento delle farmacie per la vendita dei prodotti larvicidi. Parallelamente a questa parte progettuale venne ovviamente attivato un piano di disinfestazione di tutte le caditoie poste sul suolo pubblico. Gli esiti dell’esperienza consentirono di formulare una prima conclusione: che la presenza della “zanzare tigre”, comunque lamentata dai cittadini a partire dal mese di agosto, fosse imputabile soprattutto alla permanenza di focolai nelle aree private. Questo è documentato dal fatto che i campionamenti casuali delle caditoie in aree pubbliche hanno fornito praticamente sempre esito negativo (cioè non si è riscontrata al loro interno la presenza di larve) a comprova che i trattamenti eseguiti dal Comune erano stati efficaci. Nel caso specifico, il “disinteresse” dei cittadini può anche essere motivato dalla difficoltà di reperire gli insetticidi larvicidi sul mercato; infatti il coinvolgimento - 41 - delle farmacie fallì proprio la difficoltà di quest’ultime di approvvigionarsi di questi preparati. La “zanzara tigre” arrivò prima che il mercato fosse in grado di mettere a disposizione dei cittadini mezzi di lotta adeguati. 4.1.3 Lotta alle zanzare e strategie mediatiche Nell’articolo a firma del Dr. A. Drago, che risale al 2003, si affrontano alcune problematiche circa la informazione e comunicazione per far partecipi i cittadini nella lotta alla “zanzara tigre”. La probabilità di coinvolgere le persone è legata ad una comunicazione efficace; quindi risulta importante come il messaggio viene “veicolato” e la strategia vincente potrebbe venire dal percorrere “strade diverse” dalle tradizionali. Infatti, se è indiscutibile che a ripetitività dei messaggi è importante, c’è da rilevare, ad esempio, che i manifesti dovrebbero essere in grado di attirare l’attenzione, emozionare e, quindi, fornire le informazioni. In relazione agli incontri con la popolazione viene evidenziata la scarsa partecipazione, ma anche un altro problema, quando convocarli: per ottenere un efficace lotta dovrebbero essere svolti in primavera, prima cioè che il problema delle punture sia “sentito”, ma ciò si scontra con il fatto che se non c’è emergenza … il cittadino ancor meno partecipa. Se invece li si convoca in estate, quando il numero di zanzare presenti è molto elevato, il rischio concreto è che l’adozione tardiva dei comportamenti corretti non comporti un reale beneficio per i cittadini che, presi da sconforto, pensano sia tutto inefficace. Un’alternativa proposta è la presenza di chioschi informativi durante le manifestazioni più importanti del paese o del quartiere dove poter colloquiare con i cittadini. Dalle esperienze svolte pare poter dire che questa modalità consente comunque di contattare molte più persone che nell’ambito di un incontro serale. - 42 - Un altro campo di lavoro è quello delle scuole dove, però, la proposta andrebbe differenziata a seconda dell’età dei bambini: per i più piccoli colorare dei disegni, mentre per i più grandicelli potrebbe essere previsto un ruolo più attivo. 4.2 Interventi in Emilia Romagna Anche per questa parte del capitolo, per i lavori pubblicati dal Dr. Claudio Venturelli e dalla Dr.ssa Roberta Colonna18 le notizie riportate sono tratte dagli articoli citati in bibliografia e dalle informazioni raccolte durante l’intervista realizzata a Cesena il 14 ottobre scorso. 4.2.1 Il volontariato collegato ai Comuni Uno dei progetti è stato attuato nel 2005 a Riolo Terme. I trattamenti di disinfestazione negli spazi pubblici sono stati appaltati dall’Amministrazione ad una Ditta specializzata, mentre nel privato sono intervenuti i volontari col compito di comunicare con le persone, rimuovere i focolai ed eseguire anche i trattamenti periodici, con un prodotto larvicida messo a disposizione dal Comune. La presenza di Aedes albopictus è stata monitorata mediante una rete di ovitrappole19 poste nei medesimi siti dell’anno precedente. La prima fase del progetto è servita per il reclutamento dei volontari, dodici, tra persone impegnate nel sociale e quindi conosciute, per la loro formazione, la delimitazione del territorio a loro affidato, che s’è cercato corrispondesse al loro 18 Centro Agricoltura Ambiente “G. Nicoli” Crevalcore (BO) 19 Romi R., Di Luca M., Severini F., Toma L. Istituto Superiore di Sanità (2002) – Linee guida per la sorveglianza e il controllo della “zanzara tigre” Aedes albopictus – Roma - Pag. 23: OVITRAPPOLA – consente la ricerca, sorveglianza di Aedes albopictus. E’ costituita da un contenitore nero di circa 750-1000 ml in cui viene versata dell’acqua (che deve essere sempre presente) e nel cui centro viene fissata un asticella di legno in parte emersa. La “zanzara tigre” attirata dall’acqua e dal colore scuro deporrà le uova sul legnetto. La loro conta, in laboratorio, consente di avere notizie sul grado di infestazione di una certa area. - 43 - quartiere, ma attenzione è stata riservata anche alla pubblicizzazione dell’iniziativa per la cittadinanza con la distribuzione porta a porta di un depliant e la pubblicazione di un articolo sul bollettino comunale. Una volta iniziata la parte operativa del progetto, i sopralluoghi venivano ripetuti circa ogni 25 giorni, in caso di assenza dei residenti veniva lasciato un avviso con cui si raccomandava l’esecuzione del trattamento; i casi più “problematici” erano segnalati al Comune. Nelle conclusioni oltre ad evidenziare gli aspetti positivi, dagli autori viene proposta anche una analisi critica del progetto. Essenzialmente gli aspetti positivi sono così riassumibili: i cittadini hanno dimostrato interesse, le segnalazioni spontanee sono passate da 100 a 20, il numero di uova “contate” sulle ovitrappole che è calato drasticamente, tanto che qualcuna è risultata negativa (nessun uovo deposto) per tutta la stagione. Le criticità sono invece riconducibili al fatto che l’esperimento viene ritenuto “ripetibile” solo in comuni dalle dimensioni piccole o medie e a condizione che esista un volontariato ben radicato e integrato con l’Amministrazione comunale. Inoltre, l’entità dei fondi a disposizione diventa un aspetto fondamentale in quanto il remunerare adeguatamente lo sforzo dei volontari aumenta la certezza che il loro lavoro venga svolto fino al termine in modo capillare. Essendo questo un aspetto sempre più attuale vengono suggerite due diverse strategie nel caso si dovesse operare con scarse risorse finanziarie: - aumentare il numero di volontari in modo che i sopralluoghi siano meno gravosi - nel comune di Castel Bolognese avendo, oltre a risorse finanziarie scarse, anche un limitato numero di volontari è stato eseguito un unico sopralluogo all’inizio della primavera durane il quale sono stati rimossi i focolai, formati i residenti sulle metodologie di lotta e lasciato l’insetticida da utilizzare nel - 44 - corso dell’annata; solo le situazioni ritenute più critiche sono state oggetto di un’ulteriore visita. C’è purtroppo da evidenziare come i controlli successivi a segnalazioni per la presenza di Aedes albopictus hanno confermato la scarsa costanza dei cittadini a seguire i consigli forniti. 4.2.2 Il porta a porta con Guardie Ecologiche Volontarie a Forlì L’esperimento si è svolto nel 2003 ed è interessante perché coinvolge una grande città (circa 90.000 abitanti), probabilmente gli esiti del lavoro risentono di questa particolarità. Le fasi preliminari non sono diverse dall’esperienza di Riolo Terme: in questo caso i volontari appartengono alle Guardie Ecologiche, la loro formazione prevede tre ore teoriche e una formazione sul campo; parallelamente viene informata la popolazione dell’iniziativa ed emanata un’apposita ordinanza. Operativamente il porta a porta viene attivato nelle aree più critiche e nella loro attività le Guardie Ecologiche cercano di coinvolgere anche il cittadino nella ricerca dei propri focolai domestici; nel caso non fossero rimovibili, lo si invitava a provvedere al loro trattamento spiegando metodi e periodicità. Nel caso di necessità di informazioni particolari era a disposizione un esperto come consulente dei volontari; gli stessi periodicamente si ritrovavano in incontri di coordinamento. L’intervento ha interessato il 12% del territorio di Forlì concentrato nel centro città. Le ovitrappole, con le quali si è monitorata la situazione che si veniva a creare hanno evidenziato un calo del numero delle uova deposte e del numero di siti positivi. - 45 - Il fatto di aver usufruito dei volontari ha permesso di effettuare i sopralluoghi con maggiore flessibilità di orario contribuendo a ridurre i casi in cui il cittadino era assente (dal 25% al 10%); il 1,5% ha rifiutato la visita mentre nel 5% dei casi non si sono rilevati focolai. L’analisi dei risultati conferma che i focolai domestici più frequenti sono: tombini, sottovasi, secchi, ciotole, innaffiatoi, bidoni. Un problema segnalato circa i volontari coinvolti è il loro turn-over. Questo implica una possibile riduzione di accuratezza e omogeneità nelle verifiche; è un aspetto da tener presente monitorare continuamente. Nelle conclusioni gli autori dichiarano che già l’anno successivo, i pur piccoli segnali positivi, erano scomparsi. Probabilmente nella grande città, ancor più dei piccoli centri, esiste difficoltà a modificare i comportamenti dei cittadini. 4.2.3 I focus group per accrescere le conoscenze dei cittadini Il progetto prende lo spunto dal fatto che la promozione della salute e del benessere deve vedere coinvolte attivamente le persone e che il grado di infestazione di un territorio è influenzato per circa il 70% da focolai che si trovano in aree private (dati rilevati direttamente)20. Gli obiettivi dell’intervento sono di formare dei cittadini efficaci, in grado di mantenere comportamenti corretti, coscienti delle proprie capacità e quindi in grado di diffondere, con il loro linguaggio, ad altri cittadini le informazioni sulla lotta alla “zanzara tigre”. Si tratta quindi di riservare un ruolo attivo ai cittadini nell’intento di “passare” dal prestare cure alla comunità, alla comunità che si prende cura di se stessa. Nell’intervento di formazione è apparso fondamentale che tutti i “peer”, anche se di estrazione sociale diversa, condividessero gli scopi del progetto e la disponibilità a sapere-imparare. 20 Venturelli C., Palazzi M., Bakken E., Baldassarri E. (2007) “Il progetto di peer education: l’esperienza dei focus group per accrescere le competenze e le conoscenze dei cittadini” Verso una strategia di lotta integrata alla zanzara tigre. Atti del convegno. Cesena 23 febbraio 2006 pag. 115 - 46 - 4.2.4 La comunicazione in emergenza L’Emilia Romagna è stata la prima regione italiana a dover affrontare un’emergenza sanitaria dovuta ad una epidemia di malattia infettiva “tropicale”: Chikungunya. Fare il punto sull’esperienza, concentrando l’attenzione sugli aspetti della informazione-comunicazione e sull’organizzazione necessaria, può essere di valido stimolo per tutte le organizzazioni sanitarie che si potrebbero trovare nella medesima situazione. Il primo insegnamento è che la comunicazione va gestita in modo preventivo: prendendo in prestito la metafora di David Heymann dell’Organizzazione mondiale della sanità, la comunicazione del rischio in situazioni di emergenza è come <<costruire una barca e doverci navigare allo stesso tempo>>. Se un servizio non ha già preparato per tempo la propria barca e non ha istruito il proprio equipaggio, è probabile che in frangenti come questi vada in contro al naufragio”21. E’ stato necessario creare una task-force a tempo pieno curando la formazione del personale interessato in itinere. Erano già attivati i canali di informazione attraverso una costante collaborazione con i media locali, ma anche con la possibilità di aggiornare rapidamente il sito web aziendale. In merito a quest’aspetto si precisa che il sito web dell’AUSL di Cesena per l’aspetto riguardante la “zanzara tigre” è il riferimento di tutta la regione Emilia Romagna e la gestione, aggiornamento è finanziata dall’Ente regionale. E’stato individuato come portavoce del Dipartimento di Prevenzione, punto di riferimento, un esperto credibile ed autorevole, nelle comunicazioni. Ogni giorno è stato emesso un comunicato stampa ed il sito web è stato costantemente aggiornato. 21 M. Palazzi (2007) “Quando la bussola è la comunicazione” SNOP Rivista della società nazionale degli operatori della prevenzione n° 73 pag. 6 - 47 - Un aspetto critico, emerso nel corso dell’epidemia, è quello delle comunicazioni informali che i dipendenti mettono in atto fuori dall’orario di lavoro: il rischio è la diffusione di notizie imprecise e contraddittorie. Per evitare ciò è stato predisposto un documento con le più frequenti domande e le relative risposte divulgato a tutti i dipendenti, ma anche ai Medici di Medicina Generale, Pediatri, Farmacisti. Nel contempo si è data la massima disponibilità a partecipare ad incontri pubblici o trasmissioni radio-televisive. Un altro dato confermato dall’emergenza e che è importante dare ascolto alle “paure” dei cittadini; per questo motivo è stato sempre disponibile un recapito telefonico a cui potevano rivolgersi. 4.3 L’esperienza francese Come anticipato nella premessa, a titolo informativo, viene qui riportato a titolo informativo il metodo di lotta alle zanzare adottato nel Paese transalpino che ha consentito finora di mantenere sotto controllo anche Aedes albopictus (in alcuni casi anche eradicarla). Come confermato dal Dr. A. Drago nell’incontro del 16 ottobre u.s. questa resta una modalità di intervento assolutamente unica. In alcune aree del territorio la lotta alle zanzare è gestita da organismi pubblici gli Entente Interdépartementale pour la Démoustication (EID); il più grande è il Mediterranée sorto per prevenire le infestazioni di altre specie di zanzare (Aedes caspius e Culex pipiens) che proliferano a causa di peculiari aspetti agronomici legati alla coltivazione del riso; per questo motivo controlla un territorio la cui superficie è paragonabile a quella della Valle d’Aosta. Le persone che operano sono 160, di cui un centinaio tecnici di campo, i trattamenti sono effettuati con due aerei alternando le sostanze attive per evitare fenomeni di resistenza. - 48 - L’alto costo è giustificato dalla soddisfazione della popolazione, dalla maggiore attività turistica dell’area e dal fatto di operare sempre con un numero così elevato di tecnici. Gli altri due EID sono di più piccole dimensioni e dispongono di meno personale, combattono anche altre specie di zanzare che, nelle zone dove operano, proliferano per altri motivi: - l’EID Atlantique (700-800 ettari – una cinquantina di persone) limita la proliferazioni dei ditteri dovuta alle maree oceaniche e al bestiame allevato allo stato brado il cui calpestio crea sul terreno innumerevoli affossamenti che se riempiti d’acqua si trasformano in efficienti focolai; - l’EID Rhône Alpes (25 Kmq - un dipendente più vari stagionali) si occupa dei focolai dovuti allo scioglimento delle nevi, agli allagamenti dovuti alle precipitazioni atmosferiche e agli innalzamenti del livello del Reno. - 49 - - 50 - CAPITOLO 5 INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE AUTENTICA Nella prima parte del capitolo si affronta la problematica della comunicazione nelle pubbliche amministrazioni. Dopo una rapida analisi storica, viene fornito un breve inquadramento legislativo di cui si illustrano i motivi ispiratori; successivamente si propongono i caratteri ed i principi essenziali di una comunicazione di qualità per individuare infine alcune possibili modalità comunicative. La seconda parte del capitolo è dedicata ad illustrare i fondamenti e i meccanismi che sono alla base di una comunicazione autentica ed efficace mentre poi si commenteranno i vari tipi e tecniche di comunicazione. 5.1 La Pubblica Amministrazione Una Pubblica Amministrazione efficiente è chiamata ad essere al servizio del cittadini; non sempre ciò è avvenuto ed ancora oggi alcune volte non avviene. Spesso l’impressione è che essa sia estranea ai problemi, alle persone e che il rapporto con i cittadini tenda ad essere gerarchico. Per superare questa situazione la Pubblica Amministrazione è chiamata a fare un rapido salto di qualità nella comunicazione col cittadino; del resto oggi la società lo pretende, ma ciò è necessario anche perché alcune leggi lo impongono. 5.1.1 Breve storia della Pubblica Amministrazione Non solo da oggi la Pubblica Amministrazione è “accusata” di non far parte del processo evolutivo della società civile. Prima dell’unità di Italia, essa aveva caratteri marcatamente gerarchici nell’ambito dei diversi Stati di cui si componeva il nostro Paese e successivamente una burocrazia farraginosa inizia ad esserne parte integrante. Lo sviluppo industriale di inizio ‘900 impone un aumento di organici ed … un ulteriore appesantimento burocratico, tanto che, già dopo la prima guerra mondiale viene istituita una commissione per la riforma dei servizi pubblici. - 51 - Nel ventennio fascista, l’organizzazione assume invece i caratteri dell’autoritarismo. Anche la nascita della Repubblica è un’occasione persa: la Pubblica Amministrazione rimane “distante” dai grandi cambiamenti in atto nel Paese, tanto che nel 1948 la Presidenza del Consiglio registra in una propria ricerca una “sostanziale estraneità della burocrazia alle istanze di modernizzazione”22. Altri tentativi di riforma prendono avvio e falliscono nel corso degli anni successivi, anche se la nascita delle regioni nel 1970, muta lo scenario amministrativo, determinando un primo processo di decentramento. Il decennio successivo per la Pubblica Amministrazione è segnato da una grande frammentazione e da una crescente complessità. Finalmente, all’inizio degli anni novanta del secolo scorso, vengono emanati una serie di provvedimenti legislativi con lo scopo di inquadrare la Pubblica Amministrazione all’interno di una visione europea con l’introduzione di modelli di tipo privatistico e che le “impongono” di comunicare con il cittadino per renderlo consapevole e partecipe al fine di consentirgli di decidere. 5.1.2 La normativa e i principi della comunicazione pubblica Se la normativa di riforma è di “recente” promulgazione, non può essere certo dimenticato il dettato dell’art. 3 della Carta Costituzionale da cui si evince che un corretto rapporto con i cittadini è un passo obbligato per la Pubblica Amministrazione al fine di garantire a tutte le persone l’accesso ai servizi e alle risorse che lo Stato offre. Nello specifico invece si possono così riassumere i capisaldi delle normative in tema di comunicazione23: 22 Rovinetti A. (2006) Comunicazione pubblica: sapere e fare Il Sole 24 Ore libri pag. 3 23 Rovinetti A. (2006) Comunicazione pubblica: sapere e fare Il Sole 24 Ore libri pag. 5 - 52 - - Legge 142 del 1990 ho il diritto di essere informato e quindi di conoscere - Legge 241 del 1990 ho diritto di accedere e quindi di partecipare - Decreto Legislativo 29 del 1993 ho il dovere di scegliere e di decidere - Legge 150 del 2000 legittimazione e ruolo dell’informazione e comunicazione Questa produzione legislativa in realtà non fa altro che integrare la Pubblica Amministrazione nel più ampio processo evolutivo della società che vede il cittadino, autonomo nelle scelte, divenire il protagonista della promozione della salute nella ricerca del suo benessere. E’ un passaggio epocale che presuppone che la Pubblica Amministrazione sia imparziale, quindi trasparente, quindi comunicativa. Diventa altrettanto essenziale una trasformazione della comunicazione da propaganda, che vedeva il cittadino come soggetto passivo e dava un’immagine della Pubblica Amministrazione virtuale, ad una comunicazione di servizio che si fa capire e cerca di capire la gente e i suoi bisogni: fondamentalmente si tratta di passare da una comunicazione per pochi ad una largamente diffusa. Inoltre, è necessario che dall’informazione, processo gerarchico e individuale, si arrivi alla comunicazione, processo circolare, in cui il feed-back consente di capire chi è, cosa vuole e cosa pensa il cittadino. Se poi si vuole inquadrare questi aspetti nella prospettiva della “comunicazione & salute” diventa importante che i messaggi siano coerenti e adeguati tenendo conto dei destinatari: che stimolino la comunità a divenire attiva, che siano attenti alle disuguaglianze sociali e pertanto in grado di raggiungere anche i più deboli tenendo presente che spesso proprio le fasce meno istruite sono le più esposte a stili di vita non virtuosi. - 53 - In questo contesto altrettanto importante è la capacità di comunicare anche aspetti che il cittadino difficilmente accetta, come, ad esempio, il paradigma secondo il quale in sanità il rischio zero non esiste per quanto efficaci siano gli interventi. Spesso nell’illustrare i progetti non si evidenzia questo aspetto, che invece è essenziale divenga consapevolezza condivisa da tutti. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo un altro aspetto è decisivo. La comunicazione pubblica non può essere pensata come appendice di altre discipline, ma deve essere vista come disciplina autonoma: un sistema complesso e in continua evoluzione destinato a verificare il rapporto tra il cittadino e l’Ente, a semplificare le procedure, gli iter e le norme, a modernizzare i servizi e gli apparati24. 5.1.3 Le modalità comunicative E’ sotto gli occhi di tutti lo stravolgimento tecnologico avvenuto negli ultimi anni che consente di scambiare informazioni in modo rapido, veloce, a distanza. Solo vent’anni fa sarebbe stato impensabile; basti ricordare qual’era la dotazione di personal computer nei nostri uffici. Tutto ciò, se da un lato facilita la comunicazione, dall’altro richiede competenze specifiche e l’impiego di strumenti complessi e sofisticati. In più, esiste il rischio di esserne “travolti” e quindi … rimanere isolati; è sufficiente pensare alle numerose e-mail che ci giungono quotidianamente e che non leggiamo o cancelliamo. Diventa quindi essenziale, oltre ad una organizzazione specifica, anche aver chiare le modalità comunicative di cui la Pubblica Amministrazione può disporre. Preliminarmente appare necessario giusto chiarire la linea distintiva tra l’informazione (comunicazione indiretta) e la comunicazione diretta (circolare). 24 Rovinetti A. (2006) Comunicazione pubblica: sapere e fare Il Sole 24 Ore libri pag. 27 - 54 - La prima si distingue per essere indifferenziata, cioè raggiunge un pubblico generico a cui fornire informazioni di ampia portata. La seconda è relazione con la persona. In questo caso diventa preponderante il ruolo dell’operatore perché questo contatto diretto si trasformi in comunicazione autentica (oggetto della seconda parte del capitolo). Si elencano a titolo esemplificativo alcune forme di informazione e comunicazione: - Brochuristica: consente di diffondere messaggi precisi su un servizio. E’ molto sfruttata e la riuscita dell’iniziativa è indissolubilmente legata al modo con cui il prodotto raggiunge il cittadino: consegna diretta, invio postale, allegato ad un periodico. Sono solo alcune delle modalità possibili che possono fornire esiti molto diversi. - Periodici: sono sempre più spesso on-line. Possono consentire un costante aggiornamento su argomenti specifici. - Fiere e mostre: la differenza la fa il contatto diretto con i cittadini. Permettono di tastare “il polso della situazione” sugli argomenti pubblicizzati. - Convegni: fondamentali in ambito pubblico consentono di coinvolgere specifici gruppi di cittadini o soggetti istituzionali. Consentono lo scambio di informazioni, notizie, esperienze. - Comunicazione sociale: trasmette, tramite i cittadini facenti parte di quel gruppo-associazione, le conoscenze. Il punto di forza è il cittadino che comunica con i suoi pari con il loro stesso linguaggio. - Impiego delle tecnologie: questi strumenti, lo si ricordava all’inizio, consentono di veicolare numerose notizie o di “far accedere” alle informazioni numerosi utenti. Le tecniche possono essere di comunicazione uno-a-uno (es. e-mail, newletter, sms) oppure uno-a-tanti (es. sito web dell’uffcio, web forum con esperti, download di modulistica). Non si può certo dire che gli strumenti manchino. Devono però sempre essere ricordate alcune regole della comunicazione perché possa essere efficace. - 55 - Essa dev’essere: - obiettiva: non esprime contenuti di parte, non è percepita come propaganda. - credibile: comunica ciò che è realmente. - accessibile: chiara, corredata di testi semplici. - tempestiva: rapida nella diffusione. - persuasiva: convince, suggerendo comportamenti e non imponendoli. 5.2 La comunicazione autentica Abbiamo appena descritto le caratteristiche che la comunicazione della Pubblica Amministrazione deve avere e individuato nella comunicazione diretta una forma di relazione con la persona. Cercheremo ora di definire alcuni aspetti che trasformano la comunicazione in comunicazione autentica introducendo l’argomento con alcune definizioni del termine comunicazione: è qualsiasi strategia o metodo che permetta di capirecomprendere; è condivisione; è relazione tra almeno due soggetti. 5.2.1 Definizioni e postulati della comunicazione Vale la pena di condividere anche delle definizioni relative ad alcuni aspetti generali della comunicazione: - Emittente: colui che ”lancia” il messaggio. - Ricevente: il destinatario della comunicazione. - Messaggio: è il contenuto; è ciò che si comunica. Può essere un dato, una notizia, ma anche una sensazione. - Contesto-ambiente: è il luogo fisico o sociale dove avviene la comunicazione. Può favorirla (una stanza) o renderla difficoltosa (un luogo rumoroso). - Codifica: processo svolto dall’emittente per trasformare quello che vuol esprimere in un messaggio comunicabile. - 56 - - Decodifica: processo inverso al precedente, svolto dal ricevente, che trasforma il messaggio ricevuto in idee, concetti, sensazioni, immagini. - Canale: il sistema scelto per inviare il messaggio. Può essere un segno, l’utilizzo di una tecnologia (telefono, fax, personal computer), un mezzo sensoriale (udito, vista). - Feed-back: interscambio tra ricevente ed emittente che permette a quest’ultimo di capire se il messaggio è stato interpretato correttamente. Altri elementi certi ed inconfutabili della comunicazione sono alcuni suoi postulati: - Non si può non comunicare. - Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto (cosa voglio dire) e di relazione (come la dico). - La comunicazione avviene su tre livelli (o sfruttando tre tecniche): verbale, paraverbale e non verbale; perché il comunicare sia efficace devono essere contemporaneamente coerenti. - La gerarchia nella comunicazione. Alle volte è fondamentale chi dice le cose: “Andremo in vacanza negli Stati Uniti” è diverso che lo annunci un genitore o il figlio di dieci anni. - La decodifica. Mi consente di ricordare il messaggio in un certo modo: mi arriva una comunicazione dal Responsabile che penso essere una “stupidaggine”, se il giorno dopo ho una riunione di lavoro … tenderò a trascinarmi dietro una sensazione negativa nei suoi riguardi con il rischio di decodificare come “stupidaggini” anche le nuove comunicazioni. - Il feed-back. Se manca la comunicazione diventa informazione. 5.2.2 Tecniche di comunicazione Nella comunicazione conta il risultato e cioè che l’ascoltatore capisca realmente quello che l’emittente voleva dirgli. E’ però comprovato che l’uso esclusivo di uno dei diversi livelli di comunicazione (verbale, paraverbale e non verbale), - 57 - l’impiego in associazione o ancora affiancare queste tecniche a modalità diverse di presentazione del messaggio, portano a percentuali di apprendimento molto diverse. Pur con tutti i limiti che le semplificazioni comportano, quanto sopra può essere riassunto nella tabella 5: Tecniche Verbale Grafica\icona gestuale Mista Mista Mista+sperimentazione Canale percezione Solo udito Solo vista Udito+vista Udito+vista+discussione Udito+vista+discussione+uso\prova % apprendimento 20 30 50 70 90 Tabella 5 Va da sé che se così fosse, non ci sarebbero dubbi sul come svolgere i corsi, gli incontri, le riunioni che organizziamo nel nostro lavoro. Altri dubbi verrebbero spazzati via anche vedendo i dati riportati nella prossima tabella 6 che ribaltano completamente il pensiero di molte persone circa i tipi di comunicazione che realmente siamo soliti utilizzare: Tipologia Verbale Paraverbale Non verbale Modo Volume - pause - tono - ritmo Sguardi - postura - espressione - gesti % uso 10 30 60 Tabella 6 In realtà l’apprendimento e quindi l’efficacia della comunicazione è influenzato anche da molte altre variabili alcune delle quali “governate” esclusivamente dall’emittente o dal ricevente. Per fare alcuni esempi possiamo dire che per l’emittente diventa fondamentale oltre alla chiarezza espositiva anche la chiarezza intellettuale: essere convinto di ciò che sto dicendo, evitando che chi ascolta pensi … ma dove vuole andare a parare? Nel ruolo del ricevente diviene importante la disponibilità ad ascoltare, il non dare nulla per scontato ed il riuscire a mettersi in sintonia con l’emittente. - 58 - Forse risulta interessante ricordare che non tutto ciò che compone il messaggio viene detto e che di ciò che perviene al ricevente non tutto viene ricordato. Ricorrendo ad una ulteriore semplificazione possiamo così riassumere : l’emittente vuol comunicare dice solo il ricevente può sentire solo capisce ricorda 100 80 50 30 20 Tabella 7 Quando poi si comunica, e non si informa, preoccupazione primaria dell’emittente dovrebbe essere quella di verificare se il ricevente ha interpretato correttamente il messaggio (il feed-back). Appare intuitivo che quest’ultimo processo non potrà essere efficace se le comunicazioni sono troppo lunghe o troppi gli argomenti esposti, se è basato sulle impressioni o se viene completato il giorno successivo. Perché il feed-back sia un efficace misura della nostra capacità comunicativa risulta quindi importante, oltre a non commettere gli errori sopra menzionati, che esso sia diretto e costruttivo. - 59 - - 60 - CAPITOLO 6 DECIDERE E PERSUADERE Nella prima parte del capitolo si espongono le regole e gli aspetti psicologici che portano alle decisioni cercando di proporre semplici esempi per meglio comprenderne i meccanismi e per evidenziare che questo modo di decidere accompagna la nostra quotidianità. La parte del capitolo dedicata alla persuasione illustra invece i sei principi psicologici che la controllano. Anche in questo caso per ognuno si illustrano i meccanismi che consentono di attivarlo e le situazioni nelle quali il principio si potenzia. 6.1 Decidere Per poter decidere devo essere di fronte ad almeno due alternative. Di fatto è un procedimento con il quale assumo dei rischi e la decisione viene presa in funzione della probabilità di … non sbagliare. Nel decidere, contrariamente a quel che si pensa, raramente la nostra scelta è ponderata. Anzi si può tranquillamente affermare che la quasi totalità delle decisioni siano automatiche: al supermercato più che scegliere un prodotto, lo riconosciamo. L’attivazione di questo automatismo è fondamentale perchè ci permette di risparmiare energie e spesso consente, basandosi sull’esperienza, di fare le scelte più azzeccate. 6.1.1 Le regole Ho già ricordato che le decisioni ponderate sono rare; quelle “importanti”, che richiedono cioè giorni di riflessione, rarissime e sono comunque basate sulla scala dei valori che ognuno di noi possiede. Ad esempio, per l’acquisto del medesimo bene sono diverse le caratteristiche che ogni persona ritiene importanti e valuta. Il risultato è l’acquisto di modelli diversi di quel bene. Ma quali sono alcuni dei percorsi che attiviamo per giungere a scelte perlomeno soddisfacenti ? - 61 - - la regola congiuntiva: nella scelta di un prodotto si fissano dei paletti, non superabili, per ogni caratteristica che si ritiene importante. Esemplificando: nella scelta di un viaggio posso decidere che non deve durare più di un certo numero giorni, deve avere un costo inferiore ad una certa cifra e che la lingua del Paese dove mi reco dev’essere il francese. La scelta cadrà su una delle alternative che rispetta queste tre condizioni. Un rischio è di restare senza alternative e dover rivedere i criteri di scelta. - Eliminazione per aspetti: fissata la caratteristica, per me, più importante di un prodotto, scarto tutte le alternative che non la rispettano. Il rischio è di dover comunque accettare una decisione che non mi soddisfa. - Decidere per esclusione: progressivamente non tengo più conto delle alternative che non rispettano una delle caratteristiche che ritengo importanti. Adottando questa tecnica alla fine si ha in mano prodotto non ottimale, ma soddisfacente. 6.1.2 Aspetti psicologici che inducono le decisioni In rapida sequenza cercheremo di evidenziare alcuni aspetti psicologici che condizionano le nostre decisioni. Quest’ultime sono alle volte pilotate dai ricordi; con il rischio che gli aspetti emotivi a questi legati ci portino alla distorsione del giudizio. Spesso poi la decisione è basata più sull’esito desiderato che sulle informazioni disponibili. Ad esempio, se deve essere nominato un nuovo Responsabile e le ultime a ricoprire quell’incarico sono state donne in molti penseranno che verrà nominato un uomo. Questo tipo di modalità decisionali contraddistingue anche la cosiddetta “fallacia dello scommettitore” che molti avranno provato: giocando a testa o croce, dopo quattro volte che è uscita testa si scommetterà più facilmente sull’uscita di croce anche se razionalmente tutti sanno che le probabilità che esca l’uno o l’altro, ad ogni lancio, sono sempre uguali. - 62 - Il credere di essere in grado di “governare gli eventi” è un’altra caratteristica che condiziona il nostro modo di decidere: basiamo tutto sulla nostra abilità anche quando sono puramente casuali. In questo ambito rientra la convinzione, specie dei ragazzi, di essere immortali e quindi di poter adottare comportamenti a rischio in quanto … io posso fermarmi quando voglio oppure … vuoi che ‘sta cosa capiti proprio a me? Sarà poi capitato a molti di provare la difficoltà di adottare atteggiamenti diversi. Il motivo per cui le persone difficilmente cambiano i comportamenti (quante volte lo abbiamo toccato con mano sul lavoro) è dovuto al fatto che siamo “ancorati” a conoscenze pregresse e a decisioni già prese in passato. Di fatto siamo conservatori e difficilmente ci schiodiamo dalle nostre posizioni. Altrettanto interessante per la nostra professione che ci porta a tenere corsi in pubblico è la “sindrome della prima impressione”; se sbagliamo l’approccio … Del resto un’esemplificazione di questo meccanismo l’abbiamo probabilmente sperimentata durante la nostra carriera scolastica: quanta fatica di far cambiare l’opinione all’insegnante se il primo compito andava male. Una componente importante nel decidere sono le “emozioni”. Può essere importante saper sfruttare quest’aspetto psicologico per cercare di far adottare quanto proposto. Diventa essenziale far notare che se decido per quella o l’altra cosa sarò felice, avrò quindi un vantaggio. L’emozionare può essere altrettanto strategico per suscitare un conflitto decisionale nel caso gli atteggiamenti non siano coerenti con i pensieri; questo può indurre la revisione dei criteri di scelta-comportamento. A proposito di coerenza bisognerà però prestare attenzione a non far scattare il cosiddetto meccanismo del “salvare la faccia”, indotto da passate decisioni. - 63 - Questo alle volte innesca un automatismo irrazionale che porta al rifiuto di una proposta anche se palesemente valida. Del resto eventi, comportamenti, scelte del passato determinano spesso le decisioni per il futuro di solito in modo direttamente proporzionale al “costo” già pagato. Insomma decidere è difficile, ma bisogna anche tener contro del fatto che una buona decisione, cioè una decisione che produce gli effetti prefissati, non dipende esclusivamente dal fatto che la decisione sia presa correttamente25. 6.2 Persuadere Convincere, indurre una persona ad agire in un determinato modo. Ottenere consenso, ispirare fiducia. Questa è la definizione di persuadere nel vocabolario Treccani. Un'altra articolazione dello stesso termine venne messa in luce dopo la fine della seconda guerra mondiale in una ricerca all’università di Yale: un processo di influenza che si attua in un contesto di comunicazione tra una fonte e un ricevente, attraverso un messaggio che va dal primo al secondo26. Sei sono i meccanismi psicologici che ci “persuadono” a prendere o non prendere una determinata decisione: il principio di reciprocità o di contraccambio, il principio di impegno e coerenza, il principio della riprova sociale, il principio della simpatia, il principio dell’autorità, il principio della scarsità. Seppur brevemente li illustreremo tutti per poter disporre di più frecce possibili per il nostro arco nel comunicare con i cittadini. 25 Rumiati R. (2000) Decidere Il Mulino Bologna pag. 110 26 Cavazza N. (1997) Comunicazione e persuasione Il Mulino Bologna pag. 20 - 64 - 6.2.1 Principio di reciprocità o di contraccambio E’ una delle armi più potenti della persuasione. Ti chiedo qualcosa in cambio del favore che ti ho già fatto; anzi … io ti do qualcosa perché tu mi hai gia dato qualcos’altro. Un aspetto importante che merita menzione: questo è un comportamento ubiquitario, comune a tutte le culture del mondo, del resto è anche il comportamento che consente la convivenza. Gli esempi riconducibili a questo principio possono essere molteplici. Quante volte abbiamo comperato i biglietti della lotteria perché chi li vende aveva acquistato i nostri! La cosa straordinaria, che dimostra la forza di questo principio e che funziona anche se chi ci vende i biglietti ci è antipatico. Se poi il “dono” è inatteso, il contraccambio potrà essere di “valore” molto più alto. Di fatto dopo aver ricevuto qualcosa siamo nelle mani degli altri, perdiamo la nostra indipendenza aspetto ben noto anche al donatore. In questo meccanismo che fa scattare la trappola non è tanto il regalo, ma il condizionamento sociale che considera “buoni cittadini” coloro che restituiscono il favore/bene. La pressione psicologica, a cui siamo sottoposti dopo aver ricevuto qualcosa, ci impedisce di a fare a meno di restituire anche quando sappiamo di essere in perdita. Un evoluzione di questa regola è la tecnica del “ripiegamento dopo il rifiuto”: propongo qualcosa che so essere inaccettabile, di fronte al rifiuto abbasso le pretese e normalmente l’interlocutore accetta. Molte trattative, se non tutte, sono basate su questa regola che si può sintetizzare in: testa vinco io, croce perdi tu27. 27 Cialdini R.B.– (2005) – Le armi della persuasione – Giunti – Firenze – pag. 59 - 65 - Il potenziamento di questa tecnica è dovuto al fatto che la persona la quale accetta la seconda proposta, è convinta d’aver partecipato attivamente alla soluzione. 6.2.2 Principio dell’impegno e della coerenza Essere coerenti, come per il contraccambio è apprezzato dalla società. Il chimico inglese Faraday riferiva di come l’essere coerenti riscuota comunemente approvazione, forse più ancora che l’essere nel giusto28. Questo meccanismo attacca il programma automatico di risposta tanto che il voler essere coerenti a tutti i costo, con quanto precedentemente espresso, manifestato, comunicato, può anche portarci ad essere in torto. Ma proprio per non avere questa consapevolezza ci rifiutiamo di pensare. Il “trucco” per far scattare questo meccanismo è di per sé semplice: far prendere un impegno piccolo, modesto. L’atto magico che aumenta ulteriormente la potenza di questo principio e far sottoscrivere l’impegno preso, magari facendolo scrivere direttamente a chi lo assume. La sottoscrizione dell’impegno, inoltre, può essere mostrata ad altri a conferma dell’adesione. Inoltre tanto più sarà faticoso far parte del “patto”, tanto maggiore sarà la coerenza nel portare avanti l’impegno. Un altro aspetto da ricordare è che la partecipazione all’impegno dev’essere “carpita” senza farla sembrare un obbligo (con poca pressione esterna) in modo che le persona la viva come frutto della propria volontà. Al rovescio lo stesso principio può essere sfruttato, come già accennato nei processi che guidano le decisioni, anche quando una persona si dimostra restia al cambiamento per rispettare (essere coerente) decisioni già maturate. 28 Cialdini R.B. (2005) Le armi della persuasione Giunti Firenze pag. 74 - 66 - In questo caso può essere d’aiuto la citazione di Ralph Waldo Emerson : una sciocca coerenza è lo spauracchio delle piccole menti29. Si dovrà far emergere il fatto che cambiare non solo si può, ma che alle volte si deve. 6.2.3 Principio della riprova sociale Spesso quando dobbiamo decidere, cerchiamo di capire cosa farebbero o cosa considerano più giusto gli altri. L’aumento della potenza di questo meccanismo si ha se il riferimento a cui tendere è simile a noi. Ecco spiegate, almeno in parte, le pubblicità in cui tentano di persuaderci … persone normali, che ci assomigliano; questo meccanismo funziona per tutte le fasce di età. E’ il motivo per cui l’educazione tra pari può essere più efficace di lezioni tenute da esperti e quindi perché una persona cambia improvvisamente il suo comportamento: Andrea ha paura di andare sullo scivolo, ma dopo un pomeriggio passato ai giardini con un amichetto molto pratico con questo gioco, c’è il serio rischio di vedere Andrea divertirsi su questo impianto per giornate intere. Ben più drammatica è invece l’esperienza, statisticamente provata, dell’aumento dei suicidi dopo la pubblicazione di un evento simile che ha visto coinvolto un personaggio famoso. Altro aspetto da tener presente è che il principio viene attivato anche dalla visione di filmati: la sperimentazione dimostra che per bambini un po’ isolati funziona la pratica di far osservare immagini in cui, un bimbo spesso solo, si unisce agli amici per giocare. 29 Cialdini R.B. (2005) Le armi della persuasione Giunti Firenze pag. 120 - 67 - 6.2.4 Principio della simpatia Acconsentiamo maggiormente a proposte-richieste di persone che ci piacciono o che ci sono simpatiche. L’espediente, in cui ci saremo sicuramente trovati invischiati sta alla base delle vendite a cui si partecipa perché invitati dalla padrona di casa o della maggiore efficacia del volontariato praticato dal vicino di casa. L’influenza nella decisione aumenta considerevolmente se la proposta viene accompagnata dalla bellezza, da complimenti (anche banali) o, per tornare ad un concetto appena visto, da persone a noi simili quindi, vestite come noi o con i nostri stessi interessi. Il tutto si basa sul fatto che pensiamo di avere un alleato che lavora per noi. 6.2.5 Principio dell’autorità Siamo deferenti verso l’autorità. Il solo simbolismo fa scattare la risposta automatica; di fronte ad una persona che la dimostra a causa dei suoi vestiti, ornamenti o titoli ci sciogliamo come neve al sole. Probabilmente il tutto nasce dal fatto che fin da piccoli siamo educati al rispetto dell’autorità (genitori, maestri) e pertanto se ci troviamo di fronte qualcuno che pensiamo ne sappia più di noi ci adeguiamo alla sua volontà. In ambito sanitario ci sono studi quantomeno preoccupanti che dimostrano la potenza di questo meccanismo: anche di fronte a palesi errori nelle prescrizioni di farmaci da parte del medico, l’infermiere li somministra; ciò accade anche nel caso il personale infermieristico sia esperto. Siamo di fronte alla totale disattivazione delle proprie competenze. - 68 - 6.2.6 Principio di scarsità E’ strettamente collegato all’idea di poter possedere qualcosa di raro e soprattutto che è disponibile per pochi. La regola d’oro che lo fa scattare è la paura di perdere questa possibilità. A questo aspetto psicologico è legato il fatto che le persone paiono indotte ad agire più dal timore di una perdita che dalla speranza di un guadagno: è più efficace il messaggio che invita le donne ai controlli per prevenire il tumore al seno se sottolinea i pericoli che consente di evitare piuttosto che i benefici che si ottengono; nel caso della “zanzara tigre” sarà ad esempio più opportuno proporre il messaggio dicendo: se metti in pratica questi suggerimenti “eviti di prendere le punture” piuttosto che “previeni le punture dell’insetto”. Altro aspetto che potenzia il principio è il poco tempo per decidere, il non far pensare ad alternative possibili, il dover decider su due piedi. Inoltre il far coincidere il principio di scarsità con il fatto che il non possedere limita la nostra libertà ci induce ad essere più propensi a decidere in fretta pur di non perdere la proposta. Il fatto poi che la perdita di libertà concorra a farci perdere qualcosa che abbiamo sempre avuto a disposizione (es. la possibilità di usufruire del giardino perchè invaso da Aedes albopictus) aumenta la nostra frustrazione in particolar modo se gli altri continuano a poterne usufruire e quindi faremo di tutto per riappropriarcene. Spiegati i sei principi pare importante aggiungere che secondo W. McGuire: “la persuasione si attua in sei fasi: presentazione del messaggio, attenzione, comprensione dei contenuti, accettazione della posizione sostenuta - 69 - da questo, memorizzazione della nuova opinione, comportamento”30, catena che deve essere ininterrotta pena il fallimento di tutto il processo. 6.3 Sintesi finale Alla conclusione del capitolo tentiamo una breve sintesi: spesso decidiamo o ci facciamo persuadere secondo programmi di risposta automatici. In realtà queste scorciatoie, spesso ci consentono di risparmiare “energia” ed azzeccare la scelte, ma sempre più nascondono un disagio. Negli ultimi anni la possibilità di conoscere ed accedere alle informazioni è cresciuta a dismisura. Questa opportunità, però, si sta trasformando in un boomerang: invece di renderci più consapevoli nel decidere, ci rende più insicuri perché non riusciamo a gestire tutti gli input (che alle volte sono contradditori). Si può concludere dicendo che la velocità dell’evoluzione tecnologica è troppo elevata per la nostra capacità di adattamento, col rischio che siano altri che decidono per noi. 30 Cavazza N. (1997) Comunicazione e persuasione Il Mulino Bologna pag. 25 - 70 - CAPITOLO 7 CONCLUSIONI L’informazione e la comunicazione sono arti complicate. Questa è certamente la prima conclusione che si trae dal lavoro svolto e, proprio perché complicate, non possono essere né improvvisate né tanto meno gestite da “apprendisti stregoni”; questo presuppone un salto di qualità anche per cercare di dare pienamente corso alle previsioni normative. Un altro aspetto di cui prendere coscienza è che la comunicazione autentica crea un rapporto tra emittente e ricevente e quindi gli esiti di un progetto sono condizionati da chi lo gestisce. Non esiste in linea di principio, a priori, un progetto “buono o cattivo”. Appare dunque evidente che un buon comunicatore deve “sentirsi dentro” questo ruolo, deve aver la voglia di imparare, deve essere umile e confrontarsi con altre esperienze, deve essere disponibile a condividere le sue conoscenze. Tutti gli operatori perciò dovrebbero perlomeno avere una seppur generica formazione sull’argomento che partendo dalla conoscenza delle leggi, approfondisca le conoscenze circa le strategie, gli strumenti di lavoro perché gli interventi siano progettati in modo efficace. Fatta questa premessa generale, proviamo a illustrare nel dettaglio un’ipotesi circa la riformulazione da parte dell’azienda ULSS 4 “Alto Vicentino” dei suoi interventi di informazione e comunicazione sul tema della “zanzara tigre”. L’obiettivo primo è certamente quello di coinvolgere maggiormente i cittadini, le associazioni, le amministrazioni in modo che sia la comunità stessa a prendersi cura di se stessa al fine di garantirsi un benessere diffuso. Gli ambiti su cui verranno formulate le successive proposte, per comodità di esposizione rimangono gli stessi della seconda parte del capitolo 3. - 71 - 7.1 Comuni L’organizzazione attuale che l’Azienda ULSS 4 si è data nel corso degli anni, rispetta le indicazioni della normativa nazionale e regionale per quanto attiene ai controlli e all’esecuzione della lotta ad Aedes albopictus negli ambiti pubblici; si dovrà consolidarla. Questo potrà avvenire rafforzando la “sensazione” di tutti i tecnici e operai comunali, a vario titolo coinvolti nella problematica, di far parte di un gruppo. Per alimentare questo sentire comune la rete di comunicazione tra i vari uffici dovrà sempre più servire a condividere soluzioni, esperienze, iniziative che possono consentire alle Amministrazioni di dare risposta alle richieste dei loro abitanti. Inoltre da parte dell’Azienda sanitaria sarà importante riuscire ad ascoltare le necessità delle Amministrazioni cercando di individuare le priorità comuni e quindi mettere in atto iniziative condivise in grado di dare le risposte attese. Relativamente ai nuovi rischi sanitari legati alla possibile diffusione di malattie infettive, dovranno essere partecipate le decisioni circa i protocolli da attuare in emergenza, in modo da poter intervenire in maniera efficace rispetto al rischio epidemico, ma soprattutto per calare nella realtà locale le indicazioni regionali. In linea con quanto appena espresso si dovrà coinvolgere a pieno titolo anche il personale dei Consorzi di Vigilanza Urbana (che spesso esegue i controlli di I° livello) e probabilmente anche della Protezione Civile. Più in generale dovranno essere programmati dei percorsi di formazione specifica su Aedes albopictus e sul rischio sanitario. Accanto a questi aspetti tecnico-organizzativi prioritario per il Servizio Igiene e Sanità Pubblica sarà anche condividere con i “politici” le nuove problematiche sanitarie e le strategie necessarie per affrontarle. - 72 - 7.2 Comunità – Scuola Focalizzeremo l’attenzione sui possibili interventi di informazione-formazione su “zanzara tigre” nelle scuole. La proposta dell’Azienda sanitaria al momento si limita all’intervento già descritto (predisposizione di un opuscolo per gli insegnanti unitamente ad una video-cassetta regionale) la cui attuazione è stata, tra l’altro, demandata ai Comuni. Al contrario di ciò, l’ULSS 4 lavora da molti anni col mondo della scuola proponendo vari progetti (dall’educazione stradale alla prevenzione del tabagismo, dalla corretta nutrizione alla prevenzione dei comportamenti a rischio) e da queste esperienze si potranno estrapolare le migliori strategie per proporre gli interventi su Aedes albopictus. Un aspetto importante da mettere in rilievo sia nella proposta ai Dirigenti sia nel negli incontri con gli insegnanti è che il lavoro non deve essere inteso come “un qualcosa in più da fare”, ma come un opportunità per spiegare ad esempio il ciclo biologico degli insetti, facendo riferimento a quello della “zanzara tigre”. Oltre a ciò si dovranno evidenziare i pericoli sanitari che la presenza del dittero comporta al fine di far crescere la consapevolezza che le azioni intraprese favoriscono anche la salute pubblica. Si pensa che un progetto di questo tipo possa essere proposto dalle scuole materne alle secondarie di primo grado. In linea di massima, una prima differenziazione dei progetti la si avrà a seconda che siano destinati alla formazione degli insegnanti o che vedano coinvolti anche gli scolari. Nel primo caso sarà necessario rivedere i contenuti dell’opuscolo già predisposto, alla luce delle conoscenze maturate ne corso degli anni; questo permetterà di disporre di un adeguato strumento didattico-informativo. Si - 73 - potranno poi organizzare degli interventi di formazione in aula al fine di fornire ai docenti le notizie basilari e, soprattutto, costruire assieme dei percorsi didattici per gli alunni. Disporre di schede di lavoro permetterà infatti di poter valutare l’impegno richiesto per attuare il progetto e trovare eventualmente i migliori correttivi. La partecipazione degli insegnanti alla formazione sopra descritta è da considerarsi propedeutica per poter attivare un progetto che veda il coinvolgimento attivo degli scolari. In questo caso potrà essere necessario anche pensare ad un intervento diretto del personale tecnico dell’azienda sanitaria nelle scuole, almeno per i primi anni della proposta. Ad ogni buon conto si ritiene che i percorsi dovranno essere differenziati a seconda della scuola. Solo a titolo esemplificativo potrà essere proposto: - alle materne l’obiettivo potrà essere far conoscere la “zanzara tigre” e i focolai domestici colorando le loro immagini. - Nelle scuole primarie di primo grado accanto al medesimo percorso, potrà essere prevista, per i più grandi, l’individuazione dei focolai nelle proprie abitazioni e quindi una produzione scritta della “caccia al tesoro”. Vale la pena di evidenziare che in questa proposta potranno essere coinvolti nel suo svolgimento maestri titolari di varie competenze: lingua italiana, immagine, scienze. 7.3 Cittadinanza In questo caso i tentativi, perlomeno di informare i cittadini, sono stati molteplici e spesso messi in atto con la collaborazione dei Comuni; purtroppo i risultati sono ancora scarsi tanto che ancor oggi molte persone, oltre a non - 74 - attuare alcuna forma di lotta larvicida, mantengono anche altri comportamenti scorretti; la cosa è preoccupante considerato che la responsabilità della presenza di Aedes albopictus è normalmente da imputare quasi esclusivamente a focolai presenti nelle aree private. Si ritiene comunque che le campagne informative attraverso la stampa di pieghevoli, manifesti, volantini andranno comunque messe in atto perché forme di informazione diffusa; si tratterà piuttosto di trovare canali di diffusione diversificati in modo da raggiungere le varie fasce della popolazione. In tal senso l’esperienza di quest’estate che ha coinvolto i Medici di Medicina Generale, Pediatri, Farmacisti nella diffusione del materiale informativo è stata senza dubbio positiva; di contro le risposte di tali soggetti al questionario somministrato impegnano il Servizio Igiene e Sanità Pubblica a dar corso alla loro richiesta di essere formati sui specifici rischi di diffusione di malattie infettive trasmesse da zanzare. Certamente, anche se laboriosa, si dovrà anche cercare di privilegiare la consegna diretta. Questo consente di comunicare con il cittadino, dare risposte alle sue domande cercando di “persuaderlo” ad assumere atteggiamenti corretti evidenziando, se necessario, che la presenza di Aedes albopictus spesso limita la sua libertà di usufruire degli spazi aperti. Altresì dovranno essere rivisti i contenuti dei messaggi per cercare di “toccare” qualche corda emotiva del lettore: invece della classica foto con in primo piano la zanzara, si potrà inserire immagini di vita domestica (foto di bimbi che giocano all’aperto, di anziani nei giardini, o di un giardino … vuoto); le frasi che li accompagnano dovranno sottolineare i “rischi evitati” piuttosto che “quelli prevenuti” nel mettere in atto comportamenti corretti. Un altro sforzo andrà poi fatto nell’iniziare a diffondere le informazioni anche nelle lingue parlate dalle comunità straniere presenti sul territorio. - 75 - Come ampiamente dimostrato, gli incontri serali con la cittadinanza non sono partecipati! Andrà comunque messo in atto un tentativo di variare strategia comunicativa. Potranno essere pubblicizzati con la promessa che verranno distribuiti gratuitamente insetticidi per il trattamento dei focolai domestici, si potrà far firmare la presenza e raccogliere dei dati per poter ricontattare i presenti (esempio disporre dell’indirizzo e-mail consente di far pervenire loro notizie sulla “zanzara tigre”). Altri mutamenti dovranno essere introdotti nella gestione degli incontri: all’inizio della riunione si potrà chiedere ai partecipanti le loro conoscenze su Aedes albopictus; la classica lezione frontale dovrà essere arricchita con brevi filmati ad esempio sulla ricerca dei focolai domestici, la loro rimozione, il trattamento o la messa in sicurezza di quelli non rimovibili. Considerate le difficoltà di far partecipare la cittadinanza agli incontri dovrà essere progettato il tentativo di andare verso la gente. Una delle ipotesi potrebbe essere quella di partecipare a mercati o feste paesane. Le modalità potrebbero essere quelle descritte per gli incontri arricchendole con l’esposizione di pannelli informativi. Un’altra possibilità potrebbe consistere nel partecipare alle riunioni delle Associazioni del volontariato sociale coinvolgendo l’Amministrazione Comunale nel compito di contattare le Associazioni del territorio e organizzare l’incontro. In tutte le assemblee si potrà far presente ai partecipanti il “privilegio” di avere a disposizione degli esperti che possono … fargli riconquistare il giardino di casa. Inoltre al fine di farli sentire attori di una cittadinanza attiva queste persone potranno essere invitate, consegnando loro una lista di controllo, a ricercare presso le loro abitazioni i focolai di riproduzione e a informare i pari delle conoscenze acquisite durante l’incontro. - 76 - Dal punto di vista psicologico sarà però importante non dimenticare, ogni volta che se ne presenta l’opportunità, di mettere in evidenza gli ottimi risultati raggiunti nei nostri due presidi ospedalieri e quindi che combattere la zanzara tigre è possibile; andrà anche sottolineato il fatto, facendo riflettere le persone, che se ci riusciamo in un contesto così complesso (numerose caditoie da trattare e superfici molto ampie da tenere sotto controllo) possono tranquillamente farcela anche casa loro. 7.4 Progetto “Santo” Come spiegato nel capitolo 3, questo è stato l’unico intervento di porta-a-porta effettuato dalla nostra Azienda sanitaria. E’ stata un’ottima sperimentazione che ha dato esiti positivi; il tempo di cui disporre è considerevole tanto che si era pensato di riproporlo in altri ambiti, affidandone però i compiti di controllo a volontari. Le esperienze maturate in altri contesti hanno però dimostrato la difficoltà di gestire un progetto con i volontari direttamente coinvolti nella vigilanza sia in relazione alle risorse economiche necessarie per compensarli sia per mantenerli motivati nel tempo. Potrebbe quindi essere plausibile che ha svolgere i controlli siano i tecnici dell’ULSS congiuntamente con il personale del Comune mentre ai volontari, che comunque dovrebbero essere conosciuti nella zona in cui si esplica il progetto, sarebbero demandati compiti di supporto, quali, ad esempio, la distribuzione della lettera di presentazione dell’iniziativa, curare la partecipazione delle persone alla serata informativa, contattare i residenti non trovati in casa per fissare un appuntamento ecc. Solo nel caso manifestassero la volontà di effettuare qualche controllo, potrebbero svolgerlo dopo opportuna formazione teorico-pratica. - 77 - Questo permetterebbe di consolidare le conoscenze in un gruppo di cittadini di riferimento per l’area di progetto e nel contempo li si libererebbe dai compiti più gravosi. 7.5 Sito WEB Finora si sono poco sfruttate le potenzialità di questo straordinario strumento di trasmissione dell’informazione. Però proprio in questo periodo è in atto un progetto per la realizzazione del portale del Dipartimento di Prevenzione: uno spazio “dedicato”, all’interno del sito aziendale. La Direzione Generale ha concordato che per il Servizio Igiene e Sanità Pubblica la sperimentazione sarà a carico dell’Ufficio Disinfestazione. Quale occasione migliore per poter tentare di fare un salto di qualità sia come informazioni diffuse sia per rendere semplice l’accesso per l’utente alle stesse? Oltre alle poche notizie pubblicate che riguardano la disinfestazione, in merito alla specifica problematica riguardante la “zanzara tigre”, potrebbe essere importante poter inserire dei filmati, gli stessi preparati per gli incontri con i cittadini, mettere in rete le notizie su Aedes albopictus (esempio luogo, data ed ora degli incontri), oppure mettere a disposizione delle attività interattive come ad esempio dei test con i quali il visitatore potrà auto-valutare le sue conoscenze sul dittero. Un fattore determinante sarà individuare il Responsabile degli aggiornamenti in considerazione del fatto che la tempestività diventa fondamentale per poter sfruttare al meglio questo strumento. - 78 - Molte sono le azioni possibili. Forse quello qui proposto può sembrare un libro dei sogni. In realtà si tratta di crederci e condividere un percorso nuovo di comunicazione verso il cittadino che potrà anche servire quale sperimentazione per altri ambiti di attività del Servizio Igiene e Sanità Pubblica. Una possibilità concreta di attuarlo è quella di siglare “un’intesa” con un Comune pilota dove attuare le varie attività proposte per poter poi verificare quali siano le più efficaci e quelle realizzabili. E’ veramente una sfida quella che abbiamo dinnanzi che però, se vinta, può restituire all’Azienda sanitaria dei tecnici più motivati, più competenti e preparati a gestire anche la comunicazione con i cittadini, elemento fondamentale per una Pubblica Amministrazione moderna che voglia colloquiare con i suoi utenti e che sia disponibile a mettersi in discussione. In fondo si tratta di andare “oltre la norma”; di aver voglia di provare a condividere, di progettare qualcosa di nuovo facendo tesoro degli errori e dei risultati concreti del passato ricordando sempre, e l’epidemia di chikungunya lo sta a dimostrare, che il mondo è in vorticoso cambiamento. Quindi non è pensabile non aggiornarsi o lavorare con tecniche mai rinnovate per poter far fronte alle nuove competenze che ci vengono richieste dai mutati scenari, ma anche dal continuo aggiornamento legislativo. - 79 - - 80 - BIBLIOGRAFIA Angelici R., Carola Finarelli A., Angelini P. (2007) “Pronto? Emergenza” SNOP Rivista della società nazionale degli operatori della prevenzione n° 73 pagg. 4-5 Cassone A. (intervista) (2008) “Epidemia di chikungunya in Italia” Notiziario dell’istituto Superiore di Sanità Vol. 21, n° 2 pagg. 15-17 Cavazza N. (1997) Comunicazione e persuasione Il Mulino Bologna Cialdini R.B. (2005) Le armi della persuasione.Come e perché si finisce col dire di sì Giunti Firenze Drago A. (1999) “Porta a porta a Montegrotto Terme” (allegato B) Università degli studi di Padova Istituto di Entomologia Agraria Diffusione della zanzara tigre in Veneto 1998 Relazione sul Piano di sorveglianza e controllo della diffusione di Aedes albopictus e dei culicidi antropofili delle aree litoranee Regione Veneto Drago A. (2003) “Lotta alle zanzare e strategie medianiche” Igiene Alimenti Disinfestazione & Igiene Ambientale Maggio/Giugno 2003 pagg. 1-4 Drago A., Martini S., Lustro G. (2003) “Zanzare, un’esperienza in Francia” Igiene Alimenti Disinfestazione & Igiene Ambientale Gennaio/Febbraio 2003 pagg. 1-4 Fabbri C., Ferrari R. (2007) “Il volontariato collegato ai comuni (auser, protezione civile, ecc): l’esperienza di Riolo Terme” Verso una strategia di lotta integrata alla zanzara tigre. Atti del convegno. Cesena 23 febbraio 2006 pagg. 59-64 Istituto della Enciclopedia Italiana (2003) Il Vocabolario Treccani Il Treccani Istituto della Enciclopedia Italiana Roma Lustro G. (2005) Linee guida per l’organizzazione e la gestione delle attività di disinfestazione da ratti e zanzara” Annali di Igiene medicina preventiva e di comunità Società Editrice Universo Roma Suppl. 2 al Fasc. 3 Vol. 17 Magro Prof.ssa Tiziana Laurea triennale in Tecniche della Prevenzione (percorso straordinario) Dispense Corso integrato di Psicologia generale Maistro S. (2007) Il ruolo dell'azienda sanitaria nell'attività di disinfestazione (presentazione power point) 20/02/2007 Montecchio Precalcino (VI) Convegno: Disinfestazione urbana metodi e strumenti nuove proposte. Marin Prof.ssa Valeria Laurea triennale in Tecniche della Prevenzione (percorso straordinario) Corso integrato di Igiene e medicina del lavoro Dispense Insegnamento Epidemiologia delle malattie infettive. Martini S., Drago A., Bizzotto G. (2002) “Aedes albopictus a Castefranco Veneto: una esperienza di lotta” Igiene Alimenti Disinfestazione & Igiene Ambientale Marzo/Aprile 2002 pagg. 3-8 Palazzi M. (2007) “Quando la bussola è la comunicazione” SNOP Rivista della società nazionale degli operatori della prevenzione n° 73 pagg. 6-7 Regione Veneto DGR n° 324 del 14 febbraio 2006 “Linee guida per l’organizzazione e la gestione delle attività di disinfezione e disinfestazione da ratti e zanzare”. - 81 - Regione Veneto - DGR n° 2178 del 08/08/2008 – “Regione Veneto Piano Regionale di lotta alla “zanzara tigre” e di prevenzione della chikungunya”. Romi R. (2001) “Aedes albopictus in Italia: un problema sanitario sottovalutato” Annali Istituto Superiore di Sanità Vol. 37, n° 2 pagg. 241-247 Romi R. (2003) “Diffusione di Aedes albopictus in Italia e analisi del rischio sanitario” SNOP Rivista della società nazionale degli operatori della prevenzione n° 61 pagg. 23-27 Romi R., Di Luca M., Severini F., L. Toma Istituto Superiore di Sanità (2002) Linee guida per la sorveglianza e il controllo della “zanzara tigre” Aedes albopictus Roma. Rovinetti A. (2006) Comunicazione pubblica: sapere e fare 1° capitolo Il Sole 24 Ore libri Rumiati R. (2000) Decidere Il Mulino Bologna Santacatterina F. (2007) Il progetto Santo (Thiene) aspetti organizzativi (presentazione power point) 20/02/2007 Montecchio Precalcino (VI) Convegno: Disinfestazione urbana metodi e strumenti nuove proposte Santacatterina F. (2007) Tesina: “Limitazione della diffusione di malattie infettive da animali infestanti. Definizione di Regolamento Interno dell’attività di disinfestazione nel nuovo polo unico ospedaliero di Santorso (VI)” Laurea triennale in Tecniche della Prevenzione (percorso straordinario) Corso integrato di Ingegneria applicata e protezionistica 1° Insegnamento Ingegneria sanitaria e ambientale docente Olivi Prof. Giuseppe Sarpellini P., Flamini S., Colonna R. (2007) “Educazione porta a porta con il coinvolgimento del volontariato delle Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) nel comune di Forlì” Verso una strategia di lotta integrata alla zanzara tigre. Atti del convegno. Cesena 23 febbraio 2006 pagg. 65-70 Tola E., Formica Blu srl (2007) “La zanzara tigre in Italia: questione di comunicazione” Verso una strategia di lotta integrata alla zanzara tigre. Atti del convegno. Cesena 23 febbraio 2006 pagg. 13-17 Università degli studi di Padova Istituto di Entomologia Agraria (1999) Diffusione della zanzara tigre in Veneto 1998 Relazione sul Piano sorveglianza e controllo della diffusione di Aedes albopictus e dei culicidi antropofili delle aree litoranee Regione Veneto Venturelli C., Maggioli F. (2007) “Caratteristiche degli ambienti e presenza di zanzara tigre: indagine sui diversi ambiti insediativi nel territorio urbano” Verso una strategia di lotta integrata alla zanzara tigre. Atti del convegno. Cesena 23 febbraio 2006 pagg. 29-41 Venturelli C., Mascali Zeo S. (2007) “La zanzara che venne dal caldo” SNOP Rivista della società nazionale degli operatori della prevenzione n° 73 pagg. 7-8 Venturelli C., Palazzi M., Bakken E., Baldassarri E. (2007) “Il progetto di peer education: l’esperienza dei focus group per accrescere le competenze e le - 82 - conoscenze dei cittadini” Verso una strategia di lotta integrata alla zanzara tigre. Atti del convegno. Cesena 23 febbraio 2006 pagg. 115-119 SITOGRAFIA www.arpa.veneto.it Barbi A., Chiaudani A., Delillo I., Borin M., Berti A. “Andamenti agroclimatici nella regione Veneto nel periodo 1956-2004 accesso 19/10/2008 www.consiglioveneto.it Regione Veneto “Leggi regionali a testo vigente 1996” accesso 29/10/2008 www.ecdc.europa.eu ECDC European Centre for Disease Prevention and Control “Consultation on vector-related risk for chikungunya virus transmission in Europe” pubblicazione 22/10/07 accesso 16/10/08 www.museocivico.rovereto.tn.it U. Ferrarese “Monitoraggio di aedes albopictus (skuse) (diptera, culicidae) attorno ad un focolaio nel comune di Rovereto (Trento)” Annali Museo Civico Rovereto sezione: archeologia, storia, scienze naturali volume 19 (2003) pagg. 281-295 accesso 07/10/08 www.museocivico.rovereto.tn.it U. Ferrarese “La diffusione della zanzara tigre aedes albopictus (skuse) a Rovereto nel 2005” Annali Museo Civico Rovereto sezione: archeologia, storia, scienze naturali - volume 21 (2005) - pagg. 261-269 accesso 07/10/08 www.ulss4.veneto.it Ufficio Disinfestazione SISP “Insetti e roditori. Cosa fare.” 22/05/2006 accesso 29/10/2008 www.ulss4.veneto.it Ufficio Relazioni con il Pubblico “Campagna contro la zanzara tigre” 09/07/2008 accesso 29/10/2008 - 83 - ALLEGATI Allegato 1 SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE - REGIONE VENETO U.L.SS. n. 4 "ALTO VICENTINO" AZIENDA ex DD.Leg.vi 502/92 e 517/93 Codice U.L.SS. 050/004 - c.f. e p.i. 00913490249 DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE [email protected] Thiene, 20 giugno 2002 Ufficio del Direttore Dpre Prot. n. 13011 / 70.01.99 Risposta a nota n. del Egr. Sigg. SINDACI Oggetto: Infestazione zanzara tigre L’infestazione da zanzara tigre si sta rapidamente diffondendo nel nostro territorio: risultano stabilmente colonizzati i Comuni di Breganze, Marano Vicentino, Thiene, Sarcedo, Villaverla, Schio, Montecchio Precalcino, notevole è la possibilità di interessamento anche di Piovene Rocchette, Santorso, Zanè, Zugliano, Carrè, Malo, San Vito di Leguzzano, Monte di Malo, Torrebelvicino, Lugo di Vicenza, Chiuppano, Fara Vicentino, (Salcedo e Cogollo del Cengio). Già molte Amministrazioni hanno organizzato una risposta al problema; vi può essere però la reinfestazione dei territori confinanti, la non partecipazione dei cittadini, un uso improprio di antiparassitarii, ecc. Nella ricerca di un coordinamento l’Esecutivo dei Sindaci dell’ULSS 4 ha discusso l’argomento con la Direzione Aziendale: obiettivo immediato è una risposta organizzata dei singoli Comuni con la collaborazione dell’ULSS; verrà studiata una forma organizzativa stabile fra le amministrazioni Comunali per contrastare l’infestazione. Si propone quindi l’intervento in base al rischio di infestazione: Rischio nullo di infestazione (comuni di Valli del Pasubio, Posina, Laghi, Arsiero, Lastebasse, Pedemonte, Valdastico, Tonezza del Cimone, Velo d’Astico, Caltrano, Calvene) comunicare il problema della zanzara tigre, la cui presenza si sta espandendo nel nostro territorio e di conseguenza i comuni interessati sono impegnati a promuovere degli interventi per limitare la diffusione. Affermare che i comuni in elenco non sono a rischio perché, sulla base delle conoscenze scientifiche attuali, hanno una situazione microclimatica che non consente la riproduzione della zanzara tigre. Va da sé che nel caso venisse individuata la sua presenza la cosa dovrà essere tempestivamente segnalata al Dipartimento di Prevenzione. Fornire comunque del materiale informativo (manifesti) in cui siano evidenziati i comportamenti a rischio che possono favorire lo sviluppo del dittero. Rischio basso di infestazione (territorio pianeggiante di: Cogollo del Cengio, Lugo di Vicenza, Salcedo) sono i comuni dell’alta fascia pedemontana i cui territori a sud possono essere infestati sia per caratteristiche climatiche intrinseche che per la presenza nei comuni confinanti. Anche per queste amministrazioni oltre al materiale di cui sopra si forniranno dei pieghevoli da porre in distribuzione presso i locali aperti al pubblico. - 84 - Il Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS effettuerà il monitoraggio dei punti a rischio. I Comuni vieteranno il deposito di pneumatici all’esterno. Potenzialmente infestati: Torrebelvicino, Monte di Malo, Malo, Santorso, Piovene Rocchette, Chiuppano, Carrè, Zanè, Zugliano, Fara Vicentino, S. Vito di Leguzzano, sono i comuni da cui non sono pervenute segnalazioni nel corso del 2001, ma che sono stati infestati negli anni precedenti o comunque presentano caratteristiche climatiche ancor più accentuate per favorire la presenza del dittero o sono contermini con comuni già infestati. Oltre agli interventi già descritti (monitoraggio, pneumatici, ecc.) è opportuna la raccolta delle segnalazioni dei cittadini individuando un apposito ufficio/numero telefonico comunale per i contatti con il pubblico e il rapporto con il Dipartimento di Prevenzione. L’informazione alla popolazione tramite depliant e manifesti può essere personalizzata dal singolo Comune (l’ULSS fornisce il modello regionale informatizzato). Le farmacie, in base ad accordi regionali e locali forniranno informazioni sull’argomento e un antiparassitario a prezzo controllato per il trattamento di caditoie, raccolte d’acqua stagnante non eliminabili, ecc. Il personale del dipartimento di prevenzione si renderà disponibile per incontri con la popolazione o altre modalità di informazione (dal prossimo anno anche con la scuola). Il Comune dovrebbe rispondere tempestivamente (caditoie stradali e aree interessate, rinforzo dell’informazione alla popolazione) all’eventualità di segnalazione di infestazione, verificata dall’ULSS. Infestati (Schio, Marano Vicentino, Thiene, Sarcedo, Breganze, Montecchio Precalcino, Villaverla) sono i comuni da cui sono arrivate le segnalazioni di presenza del dittero nel 2001, per cui si presume l’infestazione anche quest’anno. In aggiunta a quanto riportato nei punti precedenti sono indicati gli interventi di disinfestazione antilarvale dei pozzetti stradali con periodicità quindicinale, la loro pulizia, l’eliminazione e il rischio dovuto alle raccolte d’acqua stagnante nel suolo pubblico, la disinfestazione del verde pubblico attrezzato. Se i trattamenti sono effettuati da personale dovrà essere curata la preparazione dello stesso, se da ditta esterna, è opportune verificare l’efficienza dell’azione, in ogni caso l’ULSS verifica l’efficacia. Importante è l’individuazione di un responsabile/referente delle azioni per i rapporti con le ditte, la popolazione e l’ULSS. E’ auspicabile per soddisfare la domanda dei cittadini, predisporre l’intervento di ditte per la disinfestazione in ambiti privati, a prezzi calmierati e con metodologia di intervento concordata. Distinti saluti. Conferenza dei Sindaci Il Presidente (Zaccaria dr. Ermenegildo) GB/sz - 85 - Allegato 2 Regolamento per la gestione delle segnalazioni di disturbo e\o disagio causato dalla detenzione di animali e dalla presenza di animali infestanti - 86 - ARTICOLO 17 1. I luoghi infestati da animali o insetti indesiderati devono essere bonificati con interventi a il cui costo è a carico del Responsabile. 2. Al presente Regolamento sono allegate delle Schede in cui vengono precisate le metodologie da seguire per attuare una corretta disinfestazione relativamente: A. alle zecche (Scheda 1) B. alle zanzare (Schede 2 e 3) C. al contenimento dei piccioni (Scheda 4) D. alla derattizzazione (Scheda 5) Tali schede verranno costantemente aggiornate* *Nel corso degli anni oltre agli aggiornamenti sono state aggiunte le schede relative a: - Blatte - Vespe\calabroni (imenotteri) - Pulci ARTICOLO 18 1. Il Comune effettuerà la valutazione di 1° livello dell’inconveniente segnalato. 2. A tal fine istruirà la pratica verificando: A. la presenza di precedenti in archivio e/o di segnalazioni analoghe nelle vicinanze B. eventuali provvedimenti richiesti, verificandone l’osservanza C. il rispetto del PRG e di eventuali norme comunali, compreso il presente Regolamento D. disporrà, tramite proprio personale o quello di vigilanza urbana un sopralluogo di verifica La violazione di norme comunali e /o precedenti prescrizioni comporterà automaticamente l’emissione di un provvedimento. 3. Il comune potrà richiedere ad altro Ente o Istituzione (es. Vigili del Fuoco, ARPAV, ULSS) un accertamento di 2° livello secondo le disposizioni fornite da questi. 4. L’Azienda ULSS potrà essere attivata in presenza di: E. numerose segnalazioni sulla stessa problematica in un’area circoscritta del territorio comunale (es. aumento cospicuo di mosche nelle abitazioni); F. inconvenienti in cui sia già accertato il rispetto di precedenti prescrizioni e di Norme comunali (Regolamento edilizio, NTA, Regolamento smaltimento rifiuti, competenza civilistica /Regolamento condominiale, Regolamento fognatura, presente Regolamento ecc.). - 87 - Allegato 3 OGGETTO: provvedimento per la prevenzione ed il controllo delle malattie trasmesse da insetti vettori ed in particolare dalla zanzara tigre (Aedes albopictus). IL SINDACO - Vista la necessità di intervenire a tutela della salute ed igiene pubblica per prevenire e controllare malattie infettive trasmissibili all’uomo attraverso le punture di animali vettori; - Considerato che il sistema di sorveglianza e monitoraggio ha dimostrato la presenza nel territorio comunale della zanzara tigre; - Considerato che occorre provvedere, per contenerne la diffusione, ad una campagna di prevenzione su tutto il territorio comunale, da estendere tassativamente anche nelle aree di proprietà privata al fine di garantire l’efficacia della campagna stessa; - Rilevato che le larve di zanzara si sviluppano in acque stagnanti o a lento deflusso ove depongono le uova; - Considerata la necessità di disporre di misure che si rivolgano alla generalità della popolazione nonché alle imprese ed ai responsabili di aree particolarmente critiche ai fini della proliferazione del fenomeno quali: gommisti, florovivaisti, aziende agricole, cantieri, aree dimesse, piazzali di deposito, parcheggi, aree condominiali e altre attività produttive che possano dar luogo anche a piccole raccolte d’acqua; - Dato atto che, congiuntamente all’adozione del presente provvedimento, il Comune provvede alla messa in atto di apposite iniziative, in collaborazione con l’azienda ULSS, volte ad informare, sensibilizzare, sui corretti comportamenti da adottare; - Visto il RD n° 1265 del 27 luglio 1934 (T.U.LL.SS.) - Vista la L n° 833 del 23 dicembre 1978 - Visto il DLgs n° 267 del 18 agosto 2000 art. 50 e successive modifiche ed integrazioni - Vista la L n° 689 del 24 novembre 1981 - Vista la DGR n° 324 del 06 marzo 2006 - Visti i Regolamenti Comunali vigenti ORDINA a tutte le persone sul territorio comunale 1. ELIMINARE LE RACCOLTE DI ACQUA STAGNANTE CHE FAVORISCANO LA PROLIFERAZIONE DELLA ZANZARA TIGRE 2. NEL CASO NON SIA POSSIBILE L’ELIMINAZIONE DELLE RACCOLTE DI ACQUA STAGNANTE DOVRANNO ESSERE ADOTTATI IDONEI SISTEMI DI LOTTA PER EVITARE LA RIPRODUZIONE DELLA ZANZARA TIGRE 3. DI NON ADOTTARE COMPORTAMENTI CHE POSSANO FORMAZIONE DI RISTAGNI D’ACQUA INCONTROLLATI - 88 - FAVORIRE LA Quanto sopra prescritto/raccomandato non si applica alle eventuali ovitrappole presenti sul territorio comunale ed inserite nel sistema regionale di monitoraggio. PRESCRIVE/RACCOMANDA A TITOLO ESEMPLIFICATIVO L’ADOZIONE DELLE SEGUENTI BUONE PRATICHE • Trattare l’acqua presente in tombini, griglie di scarico, pozzetti di raccolta ricorrendo a prodotti larvicidi autorizzati a tale scopo. La periodicità di tali operazioni dev’essere congruente alla tipologia del prodotto usato secondo le indicazioni riportate in etichetta. Indipendentemente dalla periodicità prevista, il trattamento va ripetuto entro le 72 ore successive ad una precipitazione meteorica. In alternativa applicare ai tombini, griglie, pozzetti, una “zanzariera” in rete metallica da mantenere costantemente integra. • Evitare l’abbandono definitivo o temporaneo negli spazi scoperti di contenitori di qualsivoglia capacità e natura nei quali possa raccogliersi acqua piovana ed evitare qualsiasi raccolta di acqua stagnante anche temporanea. • Procedere, per i contenitori sotto il controllo dei proprietari o di chi ne ha l’uso effettivo, allo svuotamento dell’acqua in essi contenuta e alla loro sistemazione in modo da evitare accumuli di acqua meteorica; diversamente, procedere alla loro chiusura con zanzariera, coperchio a tenuta o sistemi similari evitando soluzioni che permettono l’accumulo di acqua nel caso di piogge (esempio la loro copertura con telo impermeabile fissato e ben teso). • In alternativa si potrà procedere allo svuotamento delle raccolte dopo ogni pioggia. • Assicurare, nei riguardi di tutti i materiali stoccati all’aperto in cui si possa accumulare acqua e per i quali non sia possibile l’eliminazione o la protezione (come sopra consigliato), l’esecuzione di trattamenti di disinfestazione. La periodicità di tali operazioni dev’essere congruente alla tipologia del prodotto usato secondo le indicazioni riportate in etichetta; indipendentemente dalla periodicità prevista, la disinfestazione andrà ripetuta entro 3 giorni dalla precipitazione meteorica. • Tenere sgombri i cortili e le aree scoperte da erbacce, sterpi provvedendo alla rimozione dei rifiuti di ogni genere, in modo da evitare accumuli di acque non controllati effettuando il taglio periodico dell’erba (almeno 4 volte da maggio ad ottobre). • Mantenere le scarpate ferroviarie, i cigli stradali, gli argini dei corsi d’acqua liberi da rifiuti o altri materiali che possano favorire accumuli di acque stagnanti. • Eseguire l’annaffiatura diretta tramite pompa o contenitore da riempire di volta in volta e da svuotare completamente dopo l’uso. • Chiudere appropriatamente e stabilmente le aperture dei serbatoti di acqua. • Provvedere ad un rapido smaltimento di pneumatici stoccati all’aperto avendo cura di svuotarli periodicamente da eventuali residui di acqua al loro interno e prima di consegnarli alle imprese di smaltimento, rigenerazione e commercializzazione. • Stoccare i copertoni, dopo averli svuotati di eventuali raccolte d’acqua, al coperto o, se all’aperto, proteggerli con teli impermeabili tesi o con teli tipo “zanzariera” in rete, da mantenere costantemente integri. - 89 - • Non utilizzare copertoni per la copertura dei silos-mais per l’alimentazione del bestiame. • Sistemare i materiali necessari alle attività di cantiere e quelli di risulta in modo tale da evitare raccolte d’acqua. • Provvedere in caso di sospensione dell’attività del cantiere, alla sistemazione di tutti i materiali presenti in modo da evitare il formarsi di raccolte di acqua stagnante. • Curare lo stato di efficienza di tutti gli impianti idrici per irrigazione, compresi quelli sparsi in campagna, al fine di evitare il formarsi di raccolte d’acqua stagnante non controllati. All’interno dei CIMITERI si raccomanda di evitare comportamenti che possano favorire lo sviluppo della zanzara tigre in particolare non mantenere acqua nei sottovasi. In caso di utilizzo di fiori finti il vaso dovrà essere riempito di sabbia\ghiaino, se collocato all’aperto. AVVERTE l’inosservanza delle disposizioni contenute nel presente provvedimento comporta l’applicazione delle sanzioni previste dai Regolamenti Comunali o dal DLgs n° 267 del 18 agosto 2000 art. 50 e successive modifiche ed integrazioni nel rispetto di quanto previsto dalla L n° 689 del 24 novembre 1981 DISPONE • che all’esecuzione sull’osservanza delle disposizioni contenute nella presente ordinanza provvedano per quanto di competenza la Polizia Municipale, il personale del Comune appositamente formato attraverso specifici incontri organizzati dall’azienda ULSS, l’azienda ULSS, ogni altro agente o ufficiale di polizia giudiziaria nonché tutti i pubblici ufficiali dipendenti dell’Amministarzione comunale; • che all’irrogazione delle sanzioni previste provvedano per quanto di competenza la Polizia Locale\Municipale, il personale del Dipartimento di Prevenzione dell’azienda ULSS, ogni altro agente o ufficiale di polizia giudiziaria: • il ritiro di ogni precedente atto amministrativo in contrasto con la presente ordinanza o del medesimo oggetto • ai sensi dell’art. 3 comma quarto della L 241/90, avverso la presente ordinanza è ammesso ricorso giurisdizionale, per incompetenza, eccesso di potere o violazione della legge, davanti al Tribunale Amministrativo Regionale, entro 60 giorni dalla data di pubblicazione o, in via straordinaria, entro 120 giorni al Presidente della Repubblica (L n° 1034 del 06 dicembre 1971) dalla stessa data. • ai sensi art. 5 comma terzo della L 241/90 l’Ufficio competente è _____________ ed il responsabile del procedimento è __________________________ IL SINDACO - 90 - Allegato 4 PROGRAMMA ore 08,30 registrazione dei partecipanti ore 08,45 saluti ai partecipanti o Dr.Sandro Caffi Direttore Generale dell’Azienda ULSS o Dr.Gianferruccio Righetto Direttore Dipartimento Prevenzione ore 09,10 La DERATTIZZAZIONE o Biologia essenziale delle specie del nostro territorio o Aspetti sanitari: cenni o L’organizzazione di una campagna di derattizzazione o Metodologia di intervento o Prodotti chimici o Mezzi fisici o Attrezzature e protezione dell’operatore ore 10,00 pausa ore 10,20 Ia lotta alla ZANZARA TIGRE o Biologia essenziale delle specie del nostro territorio o Metodi di lotta e di prevenzione o Il campionamento larvale o Prodotti chimici o Mezzi fisici o Metodologia di intervento o Attrezzature e protezione dell’operatore ore 10,50 Simulazione pratica N.B. Il personale dovrà essere in possesso di giacca ad alta visibilità, guanti, stivali o scarponcini al fine di poter effettuare le esercitazioni pratiche. - 91 - Allegato 5 PROGRAMMA ore 08,30 Registrazione degli iscritti. ore 09,00 Saluto ai partecipanti. Dr.Sandro Caffi Direttore Generale dell’Azienda ULSS. ore 09,15 La normativa sulla disinfestazione: attualità e prospettive. Dr.G. Righetto Direttore Dipartimento Prevenzione. ore 09,30 Prodotti chimici per la disinfestazione - derattizzazione: indicazioni tecniche e metodiche di applicazione. ore 10,20 Il punto sulla lotta a mosche e zanzare. ore 11,20 Pausa ore 11,40 Zecche e imenotteri: prevenzione e controllo. ore 12,20 Ratti e topi: prevenzione e lotta. ore 13,00 Discussione. ore 13,30 Pranzo ore 14,15 Gli insetti striscianti: Blatte, pulci e formiche. ore 14,45 Il piccione selvatico – Columba livia. Dr. Gugliemo Simonato – Servizio Veterinario ULSS. ore 15,45 Discussione. Gli interventi, salvo dove indicato diversamente, saranno a curati dal Dr. Simone Martini – Referente regionale per la disinfestazione – coadiuvato da Medici e tecnici dell’Azienda Sanitaria. - 92 - Allegato 6 Progetto “Aedes Albopictus” OGGETTO: Presenza di zanzare nelle aree di comunità. Provvedimenti da adottare per prevenire la diffusione.- Dai sopralluoghi eseguiti negli anni scorsi presso le strutture in oggetto (scuole materne, asili nido, case di riposo ecc.), si è constatato che la presenza di zanzare, in particolare della zanzara tigre (Aedes Albopictus) è provocata essenzialmente da comportamenti scorretti di ospiti e\o operatori che, involontariamente, favoriscono la proliferazione dei ditteri. In relazione a ciò, è obbligo premettere che tutte le specie di zanzare, per chiudere il proprio ciclo biologico (uovo, larva, pupa, insetto adulto o alato) hanno necessità di acqua stagnante, e che la vegetazione (parchi, alberi, siepi, ecc..), presente in queste strutture, non è la causa della presenza di zanzare, però risulta essere il luogo ideale per il riparo dell’insetto adulto. Considerata la difficoltà, e qualche volta l’impossibilità, di eseguire interventi di disinfestazione contro gli insetti adulti nelle strutture in oggetto, diventa essenziale un’efficace azione di prevenzione al fine di prevenire l’ovodeposizione e la conseguente diffusione di zanzare. Nella pratica si devono pertanto osservare SCRUPOLOSAMENTE le seguenti indicazioni: 1) non lasciare all’esterno recipienti di nessun tipo e capienza con acqua stagnante o che si possano riempire durante le precipitazioni meteoriche: bottiglie, vasetti, tappi, giochi per bambini, ecc. 2) rimuovere tutti i sottovasi; 3) smaltire tutti gli eventuali pneumatici presenti; in caso del loro utilizzo come gioco, provvedere a riempirli di sabbia o terra, oppure forarli, in modo tale da evitare ristagni d’acqua; 4) nelle fontanelle o vasche d’acqua, devono essere introdotti dei pesci larvicidi (es. con il comune pesce rosso); 5) proteggere con retine a maglia fine (1 mm) tutti i tombini\caditoie, con acqua pluviale stagnante. Solo se tale operazione risulta inattuabile si potrà prevedere il loro trattamento con specifico prodotto insetticida antilarvale (deltametrina e/o temephos). Evidentemente trattandosi di operazioni da eseguirsi con prodotti chimici, dovranno essere seguite le indicazioni dell’etichetta (diluizione, periodicità dei trattamenti ecc.) ponendo la massima attenzione alla corretta protezione dell’operatore che esegue il trattamento. Inoltre bisogna tener presente che dopo precipitazioni atmosferiche il trattamento deve essere comunque ripetuto. Si fa presente infine che, in assenza degli accorgimenti di cui sopra, nel contesto di queste strutture, le zanzare trovano un habitat ideale arrecando notevoli disagi sia agli ospiti ed operatori delle strutture che ai residenti nelle zone limitrofe. Lo scrivente rimane a disposizione per qualsiasi chiarimento in merito e con l’occasione porge distinti saluti - 93 - Allegato 7 Azienda ULSS n° 4 “Alto Vicentino” Conferenza dei Sindaci Zanzara TIGRE… il sangue donalo a qualcun altro OPUSCOLO DIDATTICO per insegnanti delle scuole elementari e medie inferiori - 94 - Allegato 8 SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE - REGIONE VENETO AZIENDA U.L.SS. n. 4 “ALTO VICENTINO” Via Rasa, 9 - 36016 THIENE - Tel.0445/389111- Fax 0445/370457 DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE IL SERVIZIO IGIENE E SANITA’ PUBBLICA QUESTA ESTATE HA DIVULGATO DEL MATERIALE INFORMATIVO RELATIVO ALLA ZANZARA TIGRE E ALLA TRASMISSIONE DI INFEZIONI ATTRAVERSO LA SUA PUNTURA. ABBIAMO BISOGNO DEL SUO GIUDIZIO ! 1. Nel mese di giugno 2008 le sono stati spediti dei manifesti e pieghevoli sulla lotta alla zanzara tigre. Ha ricevuto tale materiale? SI [ ] NO [ ] Lo ha esposto? SI [ ] NO [ ] Qualche paziente le ha chiesto notizie? SI [ ] NO [ ] Gli utenti hanno ritirato i pieghevoli? SI [ ] NO [ ] 2. Ritiene adeguata la sua conoscenza rispetto alle malattie trasmesse da zanzare, come Febbre Dengue, West Nile e Chikungunya....? SI [ ] NO [ ] Ci indichi le modalità con cui vorrebbe ricevere approfondimenti: [ ] [ ] lettera corso specifico [ ] [ ] lezione frontale non mi interessa Grazie per la collaborazione - 95 - Allegato 9 AZIENDA U.L.S.S. n. 4 “ALTO VICENTINO” Dipartimento di Prevenzione Servizio Igiene e Sanità Pubblica in collaborazione con CITTA’ DI THIENE Settore Lavori Pubblici Servizio Ecologia – Ambiente Oggetto: progetto pilota per la “Lotta integrata alla zanzara tigre” in loc. Santo – THIENE La zanzara tigre, nome scientifico Aedes Albopictus, è oramai radicata da vari anni anche nel nostro territorio. Importata dall’Asia, con il commercio di pneumatici usati, ha trovato un habitat idoneo al suo sviluppo. Grazie alla sua versatilità, la zanzara tigre è riuscita a superare barriere ambientali notevoli: le uova autunnali, resistono in ambienti asciutti e poco luminosi (es. tombini stradali), a inverni anche rigidi. Il ciclo riprende quando aumentano le ore di luce, la temperatura sale oltre i 10 gradi e le uova vengono sommerse dall’acqua; con la presenza contemporanea di questi fattori le uova schiudono dando origine a larve e quindi a zanzare adulte. La colonizzazione del territorio avviene secondo un andamento “a focolaio”, cioè in modo non continuo e disomogeneo. Nonostante le campagne di disinfestazione adottate ogni anno dai vari Comuni mediante il trattamento di tombini stradali e delle caditoie in aree pubbliche i risultati non sono stati quelli attesi, anche perchè la maggior parte dei ristagni d’acqua si trova ubicata nelle proprietà private (tombini, sottovasi, pneumatici, teli di nylon, bidoni per la raccolta dell’acqua piovana ecc.) dove spesso non viene posta in atto una lotta sistematica. Scopo del progetto L’individuazione dei focolai attivi e/o potenziali e l’aumento delle conoscenze delle persone: è importante infatti che il cittadino prenda coscienza del ruolo essenziale che riveste nella lotta contro la zanzara. Pochi e semplici accorgimenti limitano il fastidio che questi insetti producono durante i mesi primaverili ed estivi e migliorano le condizioni di vivibilità nostre e di chi ci circonda. Verificare la fattibilità dell’indagine in altri comuni, investendo magari del ruolo di informatori\controllori le associazioni di cittadini. - 96 - Obiettivi • informare ogni singolo cittadino sulle condizioni favorenti lo sviluppo della zanzara tigre all’interno della propria abitazione; • consigliare le varie metodologie utilizzabili in ambito privato, per limitare e ostacolare la proliferazione della zanzara; • rimuovere tutti i focolai larvali e/o potenziali nell’ambito privato; • responsabilizzare ogni cittadino ad una maggiore partecipazione nella lotta contro le infestazioni della zanzara tigre. Area di intervento: Località Santo Metodologia di intervento: I tecnici dell’Azienda Sanitaria nr. 4 “Alto Vicentino”, dalla fine di maggio effettueranno sopralluoghi in tutte le proprietà private site nell’area del progetto pilota. Oltre alle indicazioni sugli interventi da adottare verrà compilata una scheda per ogni residenza di cui una copia resterà alla famiglia. Nel mese di agosto, a campione, verranno effettuati ulteriori sopralluoghi per verificare la situazione e l’adozione dei comportamenti corretti prescritti durante la prima visita. Certi di un favorevole accoglimento dell’iniziativa si coglie l’occasione per porgere distinti saluti. Il Direttore S.I.S.P. Dott. Edoardo Chiesa L’Assessore all’Ecologia Dott. Angelo Rossi - 97 - Allegato 10 ULSS N° 4 "Alto Vicentino" Comune di Thiene DIPARTIMENTO di PREVENZIONE UFFICIO ECOLOGIA SORVEGLIANZA E CONTROLLO DIFFUSIONE DI AEDES ALBOPICTUS PROGETTO: Santo [ ] verifica focolaio [ ] verifica prescrizioni ultimo trattamento …….…………... prodotto ……………………………. DATA …………….……… Sig. …………………………………………………………………………………………………… Via ..……………………………………………………………….………Tel …….…….………… REPERIMENTO LARVE [ ] PUPE [ ] ADULTI [ ] SUOLO PRIVATO: Giardino[ ] Viale [ ] Altro [ ] Vasca [ ] Copertone [ ] LUOGO: Tombino [ ] TIPO E QUALITÀ DELL’ACQUA: Piovana [ ] Permanente [ ] …………... Altro [ ] ………………….. Scolo [ ] Periodica [ ] Fontana [ ] Episodica [ ] PRESCRIZIONI: Firma persona presente al sopralluogo Firma personale Azienda U.L.SS. Informativa ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 196/2003 “Codice Privacy” L’azienda U.L.SS. n°4 Alto Vicentino, titolare del trattamento, informa che i Suoi dati personali sono trattati anche tramite strumenti informatizzati al fine di svolgere questo progetto pilota che rientra nelle attività istituzionali dell’azienda U.L.SS. quale igiene ambientale. I dati saranno comunicati al comune di Thiene, collaborante con l’azienda U.L.SS. ai fini di questo progetto. Il titolare del trattamento dei dati è l’azienda U.L.SS. n°4 Alto Vicentino – Via Rasa, 9 – Thiene(VI). Il responsabile del trattamento dei dati è il dr. Silvano Maistro – Direttore del Dipartimento di Prevenzione. In qualità di interessato del trattamento, in ogni momento Lei potrà esercitare i Suoi diritti nei confronti del titolare, ai sensi dell’art. 7 del D.Lgs. 196/2003. in particolare il diritto di accedere ai propri dati personali, di chiederne la rettifica, l’aggiornamento e la cancellazione, se incompleti, erronei o raccolti in violazione della legge, nonché di opporsi al loro trattamento per motivi legittimi. Concento che i miei dati personali siano trattati per informarmi di future iniziative dell’Azienda U.L.SS. n° 4 Alto Vicentino. Firma - 98 - Allegato 11 Presidio Ospedaliero di SCHIO PERSONALE ULSS DITTE ESTERNE INTERVENTI DI DISINFESTAZIONE ANTILARVALI INTERVENTI DI DISINFESTAZIONE ADULTICIDI CAMPIONI CADITOIE E ALTRI INTERVENTI INTERVENTI DI DISINFESTAZIONE ANTILARVALI INTERVENTI DI DISINFESTAZIONE ADULTICIDI CAMPIONAMENTI CADITOIE E ALTRI INTERVENTI 2001 6 0 0 0 0 0 2002 6 0 3 0 0 0 2003 3 2 11 0 3* 1* 2004 7 1 4 0 3* 0 2005 5 0 5 0 5* 1* 2006 11 0 7 0 4* 0 2007 5 0 5 0 5* 0 *in collaborazione con personale U.O. Disinfestazione 239 caditoie FONTE DATI: Caditoie SISP – Ufficio Disinfestazione Azienda ULSS 4 Planimetria Ufficio Tecnico Azienda ULSS 4 - 99 - Presidio Ospedaliero di THIENE PERSONALE ULSS DITTE ESTERNE INTERVENTI DI DISINFESTAZIONE ANTILARVALI INTERVENTI DI DISINFESTAZIONE ADULTICIDI CAMPIONI CADITOIE E ALTRI INTERVENTI INTERVENTI DI DISINFESTAZIONE ANTILARVALI INTERVENTI DI DISINFESTAZIONE ADULTICIDI CAMPIONAMENTI CADITOIE E ALTRI INTERVENTI 2001 5 0 1 0 0 0 2002 4 0 3 0 0 0 2003 4 0 1 0 0 0 2004 6 0 0 0 0 0 2005 4 1 7 0 0 0 2006 6 0 13 0 0 0 2007 6 0 7 0 0 0 86 caditoie fontana FONTE DATI: Caditoie SISP – Ufficio Disinfestazione Azienda ULSS 4 Planimetria Ufficio Tecnico Azienda ULSS 4 - 100 -