Università degli Studi di Padova
Facoltà di Medicina e Chirurgia
CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN TECNICHE DELLA
PREVENZIONE NELL’AMBIENTE E NEI LUOGHI DI LAVORO
TESI DI LAUREA
ZANZARA TIGRE (AEDES ALBOPICTUS): PRESENZA NEL
TERRITORIO DELL’AZIENDA ULSS 4 “ALTO VICENTINO” –
THIENE (VI). L’INFORMAZIONE E LA FORMAZIONE PER
PREVENIRE LA DIFFUSIONE
RELATORE: PROF.SSA TIZIANA MAGRO
LAUREANDO: SANTACATTERINA FRANCO
MATRICOLA 570141
ANNO ACCADEMICO 2006 - 2007
-2-
INTRODUZIONE
Questo studio prende spunto dal fatto che, a distanza di diciotto anni dalla
comparsa della zanzara tigre (Aedes albopictus) in Italia, nel territorio
dell’Azienda ULSS 4 “Alto Vicentino”, gli sforzi per coinvolgere attivamente i
cittadini nella lotta contro la sua diffusione non hanno portato a soddisfacenti
risultati ed anzi alcuni comportamenti spesso risultano ancor oggi palesemente
scorretti.
Tale situazione può costituire un pericolo per la salute pubblica, come ha
dimostrato l’epidemia di chikungunya sviluppatasi nell’ estate 2007 in Emilia
Romagna; da quel momento Aedes albopictus non è più solo un “fastidioso”
insetto.
A dimostrazione che è invece possibile evitare la presenza della “zanzara tigre”,
verranno illustrate le metodologie di lotta attivate nei due presidi ospedalieri di
Schio e Thiene, dove non è mai stata segnalata la presenza di Aedes albopictus.
Partendo da questo stato di fatto, analizzeremo i dati disponibili sulla presenza
della “zanzara tigre” nell’ULSS 4, nel Veneto, in Italia ed in Europa correlando
il suo ciclo biologico con i possibili metodi di lotta. Nell’illustrare la strategia di
diffusione sul territorio, cercheremo inoltre di evidenziare i principali
mutamenti del suo comportamento, conseguenti all’adattamento al suo nuovo
ambiente.
Metteremo poi in luce le recenti problematiche sanitarie connesse al rischio di
diffusione di malattie infettive.
La panoramica sulla normativa di riferimento, regionale e nazionale, servirà a
chiarire la competenze dei vari Enti coinvolti nella lotta per limitare la presenza
di Aedes albopictus nelle aree in cui si è diffusa.
-3-
Il lavoro proporrà poi l’analisi degli strumenti organizzativi e dei principali
interventi di informazione, comunicazione e formazione realizzati nell’Azienda
ULSS 4 “Alto Vicentino” e di altre esperienze attuate nel corso di vari anni in
Veneto ed Emilia Romagna.
Il cuore della tesi si prefigge però di analizzare i meccanismi che sorreggono le
decisioni delle persone, investigare gli automatismi della persuasione nonché
approfondire i concetti della comunicazione efficace.
L’analisi è stata condotta prevalentemente in relazione alla necessità di
individuare metodologie di informazione-comunicazione capaci di incidere in
modo più efficace, rispetto a quanto fatto finora, sui comportamenti delle
persone e al fine di dare attuazione alle normative che “impongono” alla
Pubblica
Amministrazione
di
sviluppare
e
strutturare
una
corretta
comunicazione.
Nelle conclusioni verranno proposte le possibili strategie degli interventi di
informazione, comunicazione e formazione
dell’Azienda ULSS 4 “Alto
Vicentino” presentando delle proposte operative per il coinvolgimento più
attivo della popolazione nella lotta per limitare la presenza di Aedes albopictus.
-4-
INDICE
CAPITOLO 1
LA “ZANZARA TIGRE” (AEDES ALBOPICTUS): GENERALITA’,
PROBLEMATICHE EMERSE ED EMERGENTI
pag.
-1.1 Da dove viene e diffusione in Italia
1.1.1 L’origine
1.1.2 La progressiva diffusione
- 1.2 Cenni di biologia e ciclo di riproduzione
- 1.3 Metodi di controllo
1.3.1 Riduzione dei focolai larvali
1.3.2 Interventi larvicidi
1.3.3 Interventi adulticidi
- 1.4 Evoluzione delle conoscenze nel tempo
1.4.1 Processo di adattamento
1.4.2 Processo di infestazione
- 1.5 Aspetti sanitari
7
7
7
8
10
10
11
11
12
12
13
14
15
15
16
17
1.5.1 Malattie infettive: generalità
1.5.2 Epidemia di Chikungunya
1.5.3 Potenziali rischi sanitari
CAPITOLO 2
QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
19
- 2.1 I Livelli Essenziali di Assistenza ( LEA)
- 2.2 I provvedimenti regionali
- 2.3 Il protocollo Chikungunya
20
21
24
CAPITOLO 3
AZIENDA ULSS 4 “ALTO VICENTINO”: LA PRESENZA DI AEDES ALBOPICTUS
E GLI STRUMENTI PER IL CONTENIMENTO DELLA DIFFUSIONE – ESPERIENZE
DI INFORMAZIONE E FORMAZIONE
- 3.1 Provvedimenti Azienda ULSS-Comuni per il contenimento
3.1.1 L’Atto di Intesa
3.1.2 Il Regolamento per la gestione delle segnalazioni di disturbo-disagio causato dalla
detenzione di animali e dalla presenza di animali infestanti
3.1.3 Emergenza Chikungunya: l’Ordinanza
- 3.2 Esperienze di informazione e formazione
3.2.1 Comuni
3.2.2 Comunità – Scuola
3.2.3 Cittadinanza
3.2.4 Progetto “Santo”
3.2.5 Sito WEB
- 3.3 Strutture Azienda ULSS
25
25
25
27
28
29
29
31
31
33
35
35
35
3.3.1 Il caso dei presidi ospedalieri
-5-
CAPITOLO 4
INFORMAZIONE E FORMAZIONE: ESPERIENZE IN ALTRE REALTA’
- 4.1 Interventi nel Veneto
4.1.1 Attività di porta a porta a Montegrotto Terme
4.1.2 Esperienza di lotta a Castelfranco Veneto
4.1.3 Lotta alle zanzare e strategie mediatiche
- 4.2 Interventi in Emilia Romagna
4.2.1 Il volontariato collegato ai Comuni
4.2.2 Il porta a porta con Guardie Ecologiche Volontarie a Forlì
4.2.3 I focus group per accrescere le conoscenze dei cittadini
4.2.4 La comunicazione in emergenza
- 4.3 L’esperienza francese
pag. 39
40
40
41
42
43
43
45
46
47
48
CAPITOLO 5
INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE AUTENTICA
51
- 5.1 La Pubblica Amministrazione
51
51
52
54
5.1.1 Breve storia della Pubblica Amministrazione
5.1.2 La normativa e i principi della comunicazione pubblica
5.1.3 Le modalità comunicative
- 5.2 La comunicazione autentica
5.2.1 Definizioni e postulati della comunicazione
5.2.2 Tecniche di comunicazione
56
56
57
CAPITOLO 6
DECIDERE E PERSUADERE
61
- 6.1 Decidere
61
61
62
6.1.1 Le regole
6.1.2 Aspetti psicologici che inducono le decisioni
- 6.2 Persuadere
6.2.1 Principio di reciprocità o di contraccambio
6.2.2 Principio dell’impegno e della coerenza
6.2.3 Principio della riprova sociale
6.2.4 Principio della simpatia
6.2.5 Principio dell’autorità
6.2.6 Principio di scarsità
- 6.3 Sintesi finale
64
65
66
67
68
68
69
70
CAPITOLO 7
CONCLUSIONI
71
7.1 Comuni
7.2 Comunità – Scuola
7.3 Cittadinanza
7.4 Progetto “Santo”
7.5 Sito WEB
72
BIBLIOGRAFIA
81
SITOGRAFIA
83
ALLEGATI
84
73
74
77
78
-6-
CAPITOLO 1
LA “ZANZARA TIGRE” (AEDES ALBOPICTUS):
PROBLEMATICHE EMERSE ED EMERGENTI
GENERALITA’,
Nel capitolo, dopo una breve descrizione dei luoghi di origine della “zanzara tigre”,
vengono proposti i dati della sua attuale diffusione.
Le indicazioni sul ciclo biologico risultano indispensabili per illustrare i metodi di lotta
per limitarne la presenza; nell’evidenziare come, dal suo arrivo in Italia nel 1990, la
“zanzara tigre” ha mutato alcuni comportamenti, descriveremo la strategia di
colonizzazione dei territori.
L’ultima parte del capitolo è riservata all’inquadramento delle problematiche sanitarie
alla luce dell’epidemia di chikungunya che ha colpito alcuni paesi della costa
romagnola, nell’estate del 2007.
1.1 Da dove viene e diffusione in Italia
1.1.1 L’origine
Nel mondo esistono circa 3200 specie di zanzare1 diffuse a tutte le latitudini dai
climi più caldi fino al polo nord. Sono comprese nell’ordine dei ditteri; in Italia
sono presenti una settantina di specie di cui solamente dieci pungono l’uomo.
La “zanzara tigre” (Aedes albopictus) è originaria delle giungle dell’estremo
Oriente nella quale i focolai2 tipici dell’ambiente forestale di origine sono costituiti
dalle cavità che si formano nel tronco degli alberi ad alto fusto, ma anche dagli incavi
delle ascelle fogliari di alcune piante, dalle cavità dei bambù abbattuti o tagliati e da
piccole pozze tra le rocce3. La sua grande capacità di adattamento la ha poi portata
a colonizzare le aree rurali adiacenti e quindi gli ambienti sub-urbani ed urbani
circostanti.
1
Venturelli C., Mascali Zeo S. (2007) “La zanzara che venne dal caldo” SNOP Rivista della società nazionale degli
operatori della prevenzione n° 73 pag. 7
2
FOCOLAI - Si intendono le raccolte d’acqua dove la zanzara depone le uova. Si possono suddividere in:
- rimovibili: sono tutti i manufatti che possono riempirsi d’acqua (tappi, sottovasi, copertoni, bidoni, giochi…). la
loro attenta eliminazione rende impossibile la riproduzione del dittero.
- permanenti: sono raccolte di acqua ineliminabili (es. fontane, caditoie stradali). Devono essere “messi in sicurezza”
introducendo dei pesci rossi oppure trattati mediante l’impiego di insetticidi.
3
Romi R., Di Luca M., Severini F., Toma L. Istituto Superiore di Sanità (2002) Linee guida per la sorveglianza e il
controllo della “zanzara tigre” Aedes albopictus Roma Pag. 9
-7-
1.1.2 La progressiva diffusione
Dalla metà dello secolo scorso, in concomitanza con l’aumento dei traffici
commerciali, Aedes albopictus inizia il suo spostamento verso altri continenti:
Africa, Americhe, Australia, mentre il primo avvistamento in Europa risale al
1988 in Albania.
Questa straordinaria abilità di diffusione è legata alla indiscriminata capacità di
utilizzare, per deporre le uova, tutto ciò che può contenere acqua; pertanto la
riproduzione può avvenire in qualsivoglia contenitore: scatolette, sottovasi,
vecchi secchi, contenitori abbandonati, tombini stradali ecc., anche se il più
efficiente mezzo di diffusione delle uova si è rivelato essere il commercio dei
copertoni d’auto.
L’arrivo in Italia è datato 1990 al porto di Genova assieme ad un carico di
pneumatici usati proveniente dagli Stati Uniti d’America. Negli anni
immediatamente successivi, 1991-1993, la sua presenza si diffonde ad altre
regioni “seguendo” la rotta del commercio dei copertoni; in alcune aree la sua
presenza risulterà essere stabile (Lombardia e Veneto) in altre, in un primo
momento, la “zanzara tigre” viene eradicata (Trentino, Toscana, Sardegna).
Da quel momento il dittero inizia una lenta, ma incessante colonizzazione che
lo porta ad invadere praticamente la totalità del nostro Paese come dimostrano
le successive cartine della figura 1.
1997
2003
2000
2006
Figura 1 – progressiva diffusione (in ROSSO) in Italia
(fonte Regione Veneto Piano Regionale di lotta alla “zanzara tigre” e di prevenzione della chikungunya)
Focalizzando l’attenzione sulla nostra Regione si ha conferma che, nel corso
degli anni, la progressiva diffusione ha portato la “zanzara tigre” ad essere
presente in tutte e sette le province venete (figura 2).
-8-
figura 2
(fonte Regione Veneto Piano Regionale di
lotta alla “zanzara tigre” e di prevenzione
della chikungunya)
In figura è individuata con un cerchio
l’Azienda ULSS 4 “Alto Vicentino”.
Se invece allarghiamo il nostro orizzonte all’Europa (figura 3), possiamo notare
come Aedes albopictus sia sostanzialmente presente in modo esteso solamente
in Italia; tale situazione ci pone nello sgradito ruolo di possibili diffusori del
dittero agli altri paesi con i rischi, anche sanitari, che ciò comporta.
figura 3 – diffusione di Aedes albopictus in Europa
(fonte ECDC European Centre for Disease Prevention and Control – “Consultation on vector-related risk for
chikungunya virus transmission in Europe”)
-9-
1.2 Cenni di biologia e ciclo di riproduzione
L’eccezionale capacità diffusiva di Aedes albopictus è dovuta principalmente al trasporto
passivo delle uova4 che vengono normalmente deposte appena sopra il pelo
dell’acqua. Esse sono dotate di una particolare struttura che consente loro di
resistere al disseccamento anche per parecchi mesi.
Il periodo autunno-invernale, sfavorevole per la riproduzione, viene superato
sottoforma di uova: quelle deposte dalle femmine dell’ultima generazione stagionale,
sono in grado di ibernare attraverso una diapausa embrionale indotta dal fotoperiodo5.
Per la loro schiusa è essenziale che vengano sommerse dall’acqua, ma anche che
siano presenti altri fattori concomitanti tra cui la durata del fotoperiodo
giornaliero (almeno 12 ore di luce) ed una temperatura media di almeno 10° C.
Dalla schiusa delle uova si sviluppano delle larve che attraverso quattro stadi di
crescita, e quattro mute, si trasformano in pupa. Dopo 48 ore “sfarfalla” la
zanzara adulta.
Trascorse altre 48 ore può avvenire l’accoppiamento, la
femmina è quindi in grado di compiere il pasto di sangue indispensabile alla
maturazione
delle
uova,
40-80
per
pasto
di
sangue,
che
verranno
successivamente deposte.
La durata dell’intero ciclo riproduttivo varia dai 10 giorni a più settimane ed è
essenzialmente funzione della temperatura.
La vita delle femmine adulte in laboratorio si prolunga fino a 4-6 settimane che
si riducono a circa la metà in natura.
1.3 Metodi di controllo
I metodi di controllo sono essenzialmente riconducibili:
- alla riduzione dei focolai larvali;
4
Romi R., Di Luca M., Severini F., Toma L. Istituto Superiore di Sanità (2002) Linee guida per la sorveglianza e il controllo
della “zanzara tigre” Aedes albopictus Roma Pag. 10
5
Romi R., Di Luca M., Severini F., Toma L. Istituto Superiore di Sanità (2002) Linee guida per la sorveglianza e il controllo
della “zanzara tigre” Aedes albopictus Roma Pag. 10
- 10 -
- agli interventi larvicidi;
- agli interventi adulticidi.
1.3.1 Riduzione dei focolai larvali
La prima strategia di lotta appare scontata: avendo la “zanzara tigre” necessità
di acqua per il ciclo riproduttivo… basterà non fargliela trovare.
Spesso infatti la “zanzara tigre” che infesta il nostro giardino l’alleviamo noi
stessi. Questo perché Aedes albopictus, come già scritto, riesce a colonizzare
tutte le raccolte di acqua, piccole o grandi che siano, che le lasciamo a
disposizione: dal vasetto abbandonato accidentalmente, al bidone dell’acqua
per innaffiare l’orto, la fontana, il pozzetto di scarico della grondaia come
evidenziato in figura 4.
In realtà l’applicazione di questo tipo di controllo è molto più complicato di
quello che si pensi; alle volte anche interventi che rivelano la buona volontà
delle persone possono dare origine ad ulteriori focolai di riproduzione come
mostra l’immagine del bidone coperto con un telo sopra il quale si è formata
una piccola raccolta d’acqua ideale per la riproduzione della zanzara.
Figura 4 – potenziali focolai (fonte Archivio Servizio Igiene e Sanità Pubblica - Ufficio Disinfestazione - Azienda ULSS 4)
1.3.2 Interventi larvicidi
Nei focolai permanenti o in cui non è possibile utilizzare altre forme di lotta, ad
esempio la “messa in sicurezza” delle fontane mediante l’introduzione dei pesci
rossi ottimi divoratori di larve, devono essere impiegati insetticidi larvicidi.
Il controllo delle forme larvali consente un’ottima efficacia con minori
conseguenze ambientali; questo è il metodo utilizzato per trattare i tombini.
Gli insetticidi solidi - in pastiglie o granuli - o liquidi sono impiegati
indicativamente da aprile ad ottobre cioè durante il periodo in cui sono
- 11 -
presenti le condizioni meteo-climatiche che consentono la riproduzione del
dittero.
La metodologia d’uso e la periodicità dell’intervento varierà in base al tipo di
formulato commerciale usato; ad ogni buon conto dovranno essere seguite tutte
le indicazioni riportate sull’etichetta che accompagna il prodotto.
Un aspetto importante da tenere presente è che più metodicamente vengono
applicati i larvicidi tanto minore sarà il ricorso agli insetticidi adulticidi, mentre
un limite dell’applicazione di questi preparati è la necessità di ripetere i
trattamenti nel caso di forti piogge che comportano il dilavamento della
sostanza attiva.
1.3.3 Interventi adulticidi
Come indica il nome stesso, si tratta di una procedura di lotta che mira ad
abbattere la popolazione adulta presente. Spesso questa prassi garantisce
risultati temporanei ed insoddisfacenti. Inoltre ha un notevole impatto
ambientale, andando a colpire indistintamente tutti gli insetti presenti nell’area
di trattamento.
Si ritiene debba essere impiegata in situazioni di emergenza per ridurre
rapidamente la popolazione di zanzare, riportando la densità entro limiti
sopportabili ed avendo cura, prima, di ricercare e rimuovere i focolai di
infestazione.
1.4 Evoluzione delle conoscenze nel tempo
La caratteristica che ha portato agli onori delle cronache Aedes albopictus è
sicuramente l’aggressività: la sua presenza comporta il disagio-fastidio
provocato dalle punture e causa l’impossibilità di usufruire in libertà degli
spazi esterni delle abitazioni o dei giardini pubblici.
Le conoscenze che hanno accompagnato l’inizio dell’infestazione in Italia
caratterizzavano la “zanzara tigre” come una specie con spiccata attività diurna
- 12 -
ed enofila, cioè prevalentemente esterna alle abitazioni, impossibilitata a volare
fino ad altezze elevate, dotata di una scarsa capacità di spostamento dal luogo
di riproduzione tanto che nei primi anni di presenza la colonizzazione delle
città era “a macchia di leopardo”; il suo habitat era associato a luoghi freschi e,
soprattutto, umidi. Relativamente alla possibilità di colonizzare il sud Italia si
pensava che: “a latitudini più meridionali invece, le condizioni ambientali determinate
dalle temperature medie più elevate e dalla scarsità di precipitazioni durante i mesi
estivi, rendono l’ambiente meno favorevole alla colonizzazione da parte di Ae.
Albopictus o comunque limitato il suo sviluppo massivo6.
1.4.1 Processo di adattamento
Alcune di queste caratteristiche sono state mantenute nel tempo; per altre si è
notato un mutamento. La capacità di spostamento dal luogo di riproduzione,
all’inizio minima, è stato dimostrato abbia raggiunto il chilometro, anche se i
dati sono contrastanti. Si riproduce molto efficacemente anche in luoghi
fortemente assolati e poco umidi come, ad esempio, i parcheggi delle città o
delle zone artigianali-industriali. Il fatto poi che essa abbia attività solamente
diurna, enofila e che non sia in grado di salire ai piani alti delle abitazioni è
contraddetto non solo da studi sperimentali, ma anche dall’esperienza
quotidiana dei cittadini residenti nelle città infestate.
Infine, non possiamo non ricordare che le previsioni di una difficile “discesa”
verso l’Italia meridionale sono state sconfessate totalmente (figura 1); per
quest’aspetto c’è piuttosto da segnalare quanto riferito dal Dr. Andrea Drago7
nel corso dell’incontro avvenuto a Legnaro il 16/10/08 nella fase di raccolta di
materiale ed informazioni per la stesura della tesi: a Roma, dopo l’inizio della
colonizzazione caratterizzata da una improvvisa e massiccia presenza, sembra
che, a distanza di qualche anno, la densità si attesti a livelli più modesti.
6
Romi R.– (2001) “Aedes albopictus in Italia: un problema sanitario sottovalutato” Annali Istituto Superiore di Sanità –
Vol. 37, n° 2 pag. 242
7
Entomologo di Entostudio snc Brugine (PD)
- 13 -
1.4.2 Processo di infestazione
Contro una così perfetta “macchina da guerra” poco sono valse le Ordinanze
emesse da molte amministrazioni pubbliche. Questo anche in virtù della
subdola strategia di infestazione adottata dal dittero, di cui i cittadini segnalano
la presenza quando oramai l’unico obiettivo possibile della lotta è il
contenimento, ma non certo l’eradicazione.
Durante la prima fase dell’infestazione infatti i focolai sono in numero limitato
ed anche la densità delle zanzare è bassa tanto da passare inosservata.
Poi un po’ alla volta gli adulti si diffondono sul territorio circostante attraverso
il volo nella direzione dei venti dominanti o grazie al “trasporto passivo” degli
adulti (e in questo caso termine mai si è rivelato più adatto) che spesso avviene
dentro le auto che partono dalle zone infestate.
Con l’aumento del numero di zanzare aumentano anche i focolai utilizzati per
la riproduzione; comincia la colonizzazione dei tombini e la presenza diventa
evidente agli abitanti.
La conferma di questa strategia di infestazione e la descrizione puntuale della
stessa si possono ritrovare in uno studio, unico nel suo genere, che ha coinvolto
la città di Rovereto nell’ambito del quale è stato seguito il processo di
infestazione a partire dal 1996 anno di rilevazione della presenza di Aedes
albopictus in una fabbrica di copertoni usati.
Le conseguenze, riportate nelle conclusioni sono che l’eradicazione non è più
un obiettivo possibile, che i provvedimenti per limitare la diffusione di Aedes
albopictus sono sembrati inefficaci rispetto alla capacità della “zanzara tigre” di
colonizzare il territorio, che oramai è perseguibile solo la riduzione della
molestia ed il rallentamento della diffusione ottenibili, peraltro, solo attraverso
una reale ed attiva partecipazione dei cittadini.
- 14 -
Di fronte a tale situazione diventa sempre più presente il rischio di
rassegnazione e di impotenza dei cittadini che andrà contrastato soprattutto
tenendo presenti i rischi sanitari che la presenza di “zanzara tigre” comporta.
1.5 Aspetti sanitari
Finora, abbiamo più volte associato la presenza di Aedes albopictus al disturbodisagio provocato dal fatto di non poter usufruire degli spazi esterni e peggio
dalle conseguenze della sue punture che in qualche caso ha comportato la
necessità di ricorrere al Pronto Soccorso del presidio ospedaliero, al Medico di
Medicina Generale o ai consigli del farmacista. In tal senso il Dr. Claudio
Venturelli8, e il Prof. Federico Maggioli9 riportano i dati tratti dall’elaborazione
di un questionario somministrato ad alcuni abitanti di due quartieri del
cesenate: il 3,3% infatti degli intervistati autodichiarano di essersi rivolti al Pronto
soccorso a causa delle punture di questo insetto, il 5,7% al proprio medico di base e il
2,4% al farmacista10.
In realtà occupandoci di problematiche sanitarie collegate alla presenza di
“zanzara tigre” non possiamo non tener presente gli aspetti legati alla
competenza di tale vettore nel trasmettere malattie infettive.
1.5.1 Malattie infettive: generalità
Le malattie infettive sono ancora la principale causa di morte del genere umano
anche se ciò non vale per i paesi industrializzati dove, di fatto, sono scomparse
grazie al miglioramento delle condizioni igieniche sia all’applicazione di efficaci
campagne di vaccinazione. Per alcune la trasmissione non è diretta, ma avviene
attraverso veicoli (inanimati) o vettori (animati). Quest’ultimi “sono rappresentati
8
Dipartimento Sanità Pubblica AUSL di Cesena
9
Dipartimento di Scienze Biomediche Comparate Fac. Med. Veterinaria Università di Teramo
10
Venturelli C., Maggioli F. (2007) “Caratteristiche degli ambienti e presenza di zanzara tigre: indagine sui diversi
ambiti insediativi nel territorio urbano” Verso una strategia di lotta integrata alla zanzara tigre. Atti del convegno. Cesena
23 febbraio 2006 pag. 32
- 15 -
da esseri viventi, per la maggior parte insetti, che dopo aver assunto i parassiti dalla
sorgente li disperdono nel mondo esterno o li inoculano direttamente in un organismo
sano11.
Proprio per quest’aspetto preoccupa la presenza di “zanzara tigre” che risulta
essere efficiente vettore di arbovirus: è stata dimostrata la sua competenza a trasmettere
23 arbovirus. Nel continente di origine è vettore del virus della dengue.
A tal proposito R. Romi12 nel 2003 scriveva:
l’entità del problema è spesso sottostimata dalle Autorità competenti, col risultato che la
specie può raggiungere localmente densità preoccupanti. Tutto questo contribuisce a
determinare una situazione di rischio sanitario che non può essere ignorata. Infatti,
anche se in Italia il rischio che la zanzara tigre possa trasmettere arbovirus è
attualmente solo teorico, non si può comunque del tutto escludere un evento accidentale
legato alla temporanea importazione di serbatoi di infezione13.
1.5.2 Epidemia di Chikungunya
La previsione del dott. Romi ha trovato esatta conferma nell’estate 2007 con
l’epidemia di questa malattia tropicale in un’area della costa romagnola tra
Castiglione di Cervia e Castiglione di Ravenna.
Chikungunya ovvero “l’uomo che cammina piegato”, proprio perché, oltre alla
febbre che scompare dopo qualche giorno, la sintomatologia caratteristica è il
forte dolore alle articolazioni che rende difficile la deambulazione anche per
lungo tempo; il decorso è assai raramente fatale.
L’epidemia, come riscontrato dall’indagine epidemiologica, è stata causata dalla
presenza di una persona infetta giunta in Italia, per visitare alcuni parenti, da
un’area dell’India in cui tale malattia è endemica. Questo fatto unitamente
11
Marin Prof.ssa Valeria - Laurea triennale in Tecniche della Prevenzione (percorso straordinario) Corso integrato di
Igiene e medicina del lavoro Dispense Insegnamento Epidemiologia delle malattie infettive
12
R. Romi laboratorio di parassitologia Istituto Superiore di Sanità
13
Romi R. (2003) “Diffusione di Aedes albopictus in Italia e analisi del rischio sanitario” SNOP Rivista della società
nazionale degli operatori della prevenzione n° 61 pag. 26
- 16 -
all’altissima densità di “zanzara tigre” (vettore) riscontrata
nell’area in
questione ha reso possibile l’epidemia che ha colpito circa 200 persone.
1.5.3 Potenziali rischi sanitari
Quanto successo deve suonare come un campanello dall’allarme in quanto, se
chikungunya è di fatto una patologia benigna, Aedes albopictus è vettore di
malattie infettive ben più gravi i cui esiti, nel caso di complicanze, possono
essere fatali come ad esempio la già citata dengue.
L’aumento del rischio sanitario è legato a cause difficilmente controllabili quali
l’incremento degli spostamenti delle persone, l’amplificazione dei commerci di
materiali e merci o ai cambiamenti climatici (“Vengono confermati per i periodo
1956-2004, anche a livello locale, trend globali che descrivono le precipitazioni in
diminuzione e le temperature in aumento”14).
Accanto a questi fattori, altri ancora devono essere oggetto di attenzione da
parte delle Autorità che non possono, almeno, non tentare di governare tali
variabili: appare infatti certo dalle indagini svolte in Emilia Romagna che,
determinante per lo sviluppo dell’epidemia di chikungunya, è stata l’elevata
densità di “zanzara tigre” presente nell’area. E’ quindi necessario intervenire
sistematicamente attraverso una capillare opera di informazione e formazione
dei cittadini perché diventino necessariamente attori attivi della prevenzione al
fine di rendere possibile l’obiettivo di ridurre la densità di questo dittero che
non risulta più solo fastidioso.
14 www.arpa.veneto.it Barbi A., Chiaudani A., Delillo I., Borin M., Berti A. “Andamenti agroclimatici nella regione
Veneto nel periodo 1956-2004 accesso 19/10/2008
- 17 -
- 18 -
CAPITOLO 2
QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
Nel capitolo dopo un’analisi generica sulle numerose normative nazionali e regionali
che riguardano più o meno specificatamente la lotta ad Aedes albopictus si
approfondisce la problematica circa le competenze dei vari Enti coinvolti (Regione,
Azienda ULSS, Comuni) al fine di definire il quadro attualmente in vigore nella
regione Veneto.
In relazione alle problematiche inerenti alla lotta ad Aedes albopictus nelle due
tabelle (1 e 2) sono riportate le principali normative di riferimento promulgate
nel corso degli anni.
Provvedimenti STATALI
Circolare n° 13 Ministero della
Sanità
Circolare n° 42 Ministero della
Sanità
Direttiva 98/8/UE
16/02/1998
Decreto Legislativo n°174
25/02/2000
Decreto Presidente Consiglio
dei Ministri
Nota Ministero della salute
Data
Titolo
19/07/91
25/10/93
relativa all’immissione sul mercato dei biocidi
Attuazione della direttiva 98/8/CE in materia di immissione sul
mercato di biocidi
29/11/2001
Livelli Essenziali di Assistenza LEA
2006
Sorveglianza della chikungunya
Provvedimento REGIONALI
Legge Regionale 5
Data
03/02/96
Delibera Giunta Regionale 1481
22/04/1997
Delibera Giunta Regionale 936
20/04/2001
Delibera Giunta Regionale 2093
02/08/2002
Delibera Giunta Regionale 2204
09/08/2002
Delibera Giunta Regionale 3015
10/10/2003
Delibera Giunta Regionale 3846
03/12/2004
Delibera Giunta Regionale 324
12/02/2006
Delibera Giunta Regionale 2178
08/08/2008
Titolo
Piano socio sanitario regionale 1996-98
programma di sorveglianza e controllo Aedes albopictus e la
conduzione dell'indagine sui culicidi antropofili delle aree litoranee …
sperimentazione triennale
programma di sorveglianza e controllo Aedes albopictus …
Piano triennale Servizi Igiene e Sanità Pubblica afferenti ai
Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende ULSS del veneto –
approvazione impegno di spesa
Secondo programma di sorveglianza e controllo regionale della
diffusione di Aedes albopictus (zanzara tigre) e altri culicidi antropofili
Piano triennale dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) afferenti ai
Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende ULSS del Veneto - schede
tecniche specifiche e trasversali - approvazione
Pianificazione triennale della prevenzione 2005-2007 - approvazione
Linee guida per l'organizzazione e la gestione delle attività di
disinfezione e disinfestazione da ratti e zanzare
Programma per l’organizzazione e la gestione delle attività di
disinfezione e disinfestazione da zanzara tigre - impegno di spesa
Tabella 1
Tabella 2
Come si può notare alcune normative sono essenzialmente di programmazione
sanitaria: i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) o il Piano socio-sanitario
- 19 -
regionale del 1996, il quale anche se datato è attualmente in vigore, o i Piani
Triennali dei Servizi Igiene e Sanità Pubblica.
Altre sono state emanate proprio in funzione della crescente diffusione della
“zanzara tigre” nel Paese: citiamo le prime circolari del Ministero della Sanità
del 1991 e 1993, nonché le numerose Delibere di Giunta Regionale che si sono
susseguite a partire dal 1997.
Nella sostanza tutte sono servite per delineare azioni di controllo e studio
dell’infestante, nonché per pianificare l’attività degli Enti interessati.
Diverse norme invece non riguardano direttamente Aedes albopictus, ma la
loro applicazione ha influenzato le metodologie adottate per il suo
contenimento: per tutte segnaliamo la Direttiva 98/8/UE “Biocidi” e il collegato
Decreto Legislativo 174/00 di recepimento. L’applicazione di tali provvedimenti
ha comportato la revoca di molte sostanze attive usate nella disinfestazione
civile. La ricaduta pratica è stato il ritiro dal commercio di numerosi Presidi
Medico Chirurgici ampiamente utilizzati, sia per il loro basso costo sia per la
loro efficacia, nella lotta larvicida e adulticida al dittero.
L’obiettivo del lavoro non è certo quello di analizzare ognuna delle norme che
ci serviranno invece per illustrare e delineare il quadro delle competenze
previsto nella Regione Veneto in tema di lotta alla “zanzara tigre”.
2.1 I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)
Le basi di qualsivoglia provvedimento regionale di programmazione sanitaria
non possono essere che i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Con apposito
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) lo Stato, di concerto
con le Regioni, stabilisce le prestazioni garantite e tutti i cittadini dal Sistema
Sanitario Nazionale.
- 20 -
Attualmente, si deve far riferimento al DPCM del 2001 in quanto quello
dell’aprile scorso è stato ritirato anche se pare sia in via di definizione un
nuovo decreto.
Ad ogni buon conto non pare verrà stravolta l’impostazione data nel 2001 per
quanto riguarda la “Prevenzione collettiva e sanità pubblica”, che comprende le
attività e le prestazioni volte a tutelare la salute e la sicurezza della comunità da
rischi infettivi, ambientali, legati alle condizioni di lavoro, correlati agli stili di
vita.
L’area di intervento entro cui ricadono le iniziative per il contenimento della
“zanzara tigre” fa riferimento alla sorveglianza, prevenzione e controllo delle
malattie infettive.
Nella sostanza il Servizio Sanitario Nazionale (quindi le Aziende ULSS)
dovrebbe garantire le attività di vigilanza igienica (e non esecuzione) sugli
interventi di disinfezione e disinfestazione, l’attività di coordinamento tra gli
Enti e le Amministrazioni coinvolte e la periodica comunicazione con i cittadini.
2.2 I provvedimenti regionali
All’interno
del
solco
tracciato
dai
LEA
deve
quindi
muoversi
la
programmazione regionale anche nel campo specifico della disinfestazione.
Il vecchio piano socio-sanitario approvato nel 1996, ma ancora in vigore,
prevedeva all’art. 12 la razionalizzazione delle risorse dell’Azienda ULSS e
degli Enti locali, definendo le funzioni di vigilanza igienico sanitaria di specifica
competenza:
- ai Comuni spettano le verifiche di I° livello, attinenti al Regolamento
Comunale di Igiene
- al Dipartimento di Prevenzione (Azienda ULSS) competono le verifiche di
II° livello.
Inoltre il Piano riconosce alla municipalità locale la funzione di conoscenza e
gestione del proprio territorio.
- 21 -
Questa linea operativa ha trovato conferma nelle Delibere di Giunta Regionale
(DGR) n° 2093/02 (Piano triennale dei Servizi Igiene e Sanità Pubblica 20022004), n° 3015/03 (piano triennale dei Servizi Igiene e Sanità Pubblica) e n°
3846/04 (Pianificazione triennale della prevenzione 2005-2007).
Di più, in relazione alle attività di disinfezione e disinfestazione nella premessa
la DGR n° 324 del 14/02/2006 “Linee guida per l’organizzazione e la gestione
delle attività di disinfezione e disinfestazione da ratti e zanzare” specifica che,
sulla base della DGR n° 2093/02, venne costituito un gruppo di lavoro con esperti di
varie Aziende ULSS con l’obiettivo di valutare, ridefinire ed orientare l’impegno dei
soggetti a vario titolo coinvolti nelle attività di disinfezione e disinfestazione da ratti e
zanzare e che, in relazione alla DGR n° 3015/03, viene prevista la predisposizione di
linee guida aventi lo scopo di determinare le linee entro cui le Amministrazioni
(Regione, Aziende ULSS, Comuni) ed altri Enti dovranno operare per la progettazione,
esecuzione e gestione dei servizi di lotta agli infestanti sul suolo pubblico. Inoltre con
la scheda tecnica 1.5 “Vigilanza igienica sulle attività di disinfezione,
disinfestazione e derattizzazione” (allegato 5 alla DGR n° 3015/03) vennero già
individuati compiti, competenze e prospettive di lavoro e, al punto relativo agli
“Aspetti di comunicazione e coinvolgimento dell’utente”, precisato che tale
ruolo spetta ai Servizi Igiene e Sanità Pubblica.
La conclusione del processo organizzativo vede la luce con l’approvazione della
già citata Delibera Giunta Regionale n° 324/06.
In riferimento a tale norma si riportano le conclusioni relative ai di compiti
Regione, Azienda ULSS e Comuni presentate dal Direttore del Dipartimento di
Prevenzione dell’Azienda ULSS 4 “Alto Vicentino” durante il Convegno:
Disinfestazione urbana metodi e strumenti nuove proposte, che si è tenuto il
20/02/2007 a Montecchio Precalcino (VI):
Compiti della Regione:
- sorveglianza epidemiologica malattie trasmissibili
- predisposizione di linee guida
- monitoraggio generale dei programmi di lotta e verifica loro efficacia
- 22 -
- supporto alle attività di informazione alla popolazione
- supporto alle attività di formazione agli operatori
Compiti delle Aziende ULSS evoluzione da intervento diretto a ruolo di
coordinamento:
- ricercare alleanze e offrire una attività di coordinamento agli Enti e
Amministrazioni a vario titolo coinvolte;
- mettere a disposizione il personale tecnico specializzato per l’attività di
coordinamento e le azioni di supporto alle attività di disinfestazione condotte
dai Comuni;
- proporre il capitolato speciale ed individuare i livelli di attività in riferimento
alle esigenze del territorio; (Collaborare con gli Enti e Amministrazioni a vario
titolo coinvolte, per la stesura del capitolato)
- effettuare la vigilanza igienico sanitaria (valutazione della sicurezza, verifica
dei principi attivi, etc.);
- valutare l’efficacia delle campagne di disinfestazione anche ai fini di un
riordinamento dei programmi di intervento;
- predisporre per il gruppo tecnico di coordinamento una relazione annuale
Compiti dei Comuni:
- partecipare alle iniziative coordinate tra Enti (per es. attività di formazione)
- censire le aree oggetto di infestazione
- approvare eventuale capitolato d’appalto e i livelli di attività
- individuare le aree da sottoporre a disinfestazione
- finanziare gli interventi di disinfestazione
- verificare le attività in conformità al capitolato
Inoltre, sono state illustrate altre attività di competenza dell’azienda ULSS 4:
- effettuare campagne mirate per particolari infestazioni con osservatorio della
problematica
- 23 -
- effettuare la disinfestazione per le strutture dell’AULSS
- assicurare il compito formativo/informativo sulle tematiche della disinfezione,
disinfestazione e derattizzazione
- effettuare la sorveglianza epidemiologica delle patologie infettive in cui vi
siano dei vettori potenziali
2.3 Il protocollo Chikungunya
A seguito dell’epidemia di questa malattia “tropicale” che ha colpito la vicina
costa romagnola nell’estate 2007, la regione Veneto, nell’emanare la recente
Delibera Giunta Regionale n° 2178 del 08/08/2008,
ha confermato
l’impostazione che prevede un’evoluzione dei compiti della Azienda ULSS da
“esecutrice” a “coordinatrice”. Il Piano regionale di lotta alla zanzara tigre e di
prevenzione della chikungunya infatti nello stabilire come obiettivi di piano la
riduzione e il mantenimento a bassi livelli dell’infestazione di “zanzara tigre”
nonchè l’individuazione precoce dei casi della malattia, ha anche precisato che,
in caso di allerta, spettino al Servizio Igiene e Sanità Pubblica il compito di
coordinamento, mentre al Sindaco l’esecuzione di aspetti più pratici tra i quali
l’individuazione della Ditta di disinfestazione e l’esecuzione dei trattamenti.
- 24 -
CAPITOLO 3
AZIENDA ULSS 4 “ALTO VICENTINO”: LA PRESENZA DI AEDES
ALBOPITUS E GLI STRUMENTI PER IL CONTENIMENTO DELLA
DIFFUSIONE – ESPERIENZE DI INFORMAZIONE E FORMAZIONE
Nella prima parte del capitolo si presenteranno gli strumenti predisposti dall’Azienda
ULSS 4 ed i Comuni del territorio di competenza per organizzare le attività di
disinfestazione e di vigilanza.
Nella seconda parte vengono invece brevemente descritte le iniziative di informazione
e comunicazione attuate dal Servizio Igiene e Sanità Pubblica con un breve valutazione
dei risultati ottenuti.
3.1 Provvedimenti Azienda ULSS–Comuni per il contenimento
Anticipando di qualche anno le previsioni regionali, il Servizio Igiene e Sanità
Pubblica, afferente al Dipartimento di Prevenzione, ha proposto alla
Conferenza dei Sindaci due documenti che governano i rapporti tra le
Amministrazioni in merito all’organizzazione delle attività di disinfestazione.
3.1.1 L’Atto di Intesa
Il documento risale al 2002 e fu messo a punto espressamente al fine di ricercare
una forma organizzativa stabile tra le amministrazioni in relazione alla
problematica “zanzara tigre”.
L’Atto, prendendo spunto dalla progressiva estensione dell’infestazione di
Aedes albopictus nel territorio di competenza (figura 5) e del fatto che in
Aziende ULSS limitrofe la presenza del dittero stava comportando notevoli
disagi alla popolazione soprattutto in termini di usufruibilità delle aree esterne
(giardini privati, ma anche parchi gioco), si poneva l’obiettivo di contenere la
presenza di “zanzara tigre” e diminuire i fastidi alle persone.
- 25 -
1998
2001
Schio
Schio
Thiene
Thiene
figura 5: ROSSO aree infestate; AZZURRO area eradicata
(fonti : 1998 Regione Veneto Piano sorveglianza e controllo della diffusione di Aedes albopictus e dei culicidi
antropofili delle aree litoranee - 2001 Servizio Igiene e Sanità Pubblica - Ufficio Disinfestazione - Azienda ULSS 4 )
I punti salienti proponevano:
Azienda ULSS:
- ruolo di coordinamento e consulenza circa gli aspetti tecnici dell’attuazione
della lotta larvicida – formazione del personale dei Comuni
- effettuazione delle verifiche di efficacia dei trattamenti eseguiti
- relazione alle Amministrazioni interessate sull’andamento del progetto
- presenza ad eventuali incontri con la popolazione
- fornitura di materiale informativo (manifesti e volantini) per la popolazione
forniti dalla regione o predisposti direttamente
- vigilanza sulle ditte di gommisti
- attività di front-office verso i cittadini nel caso di telefonate
- collocazione a tempo, praticamente pieno, di un operatore di riferimento
Comuni:
Furono suddivisi in quattro categorie, sulla base delle conoscenze disponibili, in
funzione del fatto di essere infestati, potenzialmente infestabili, a basso o nullo
rischio di infestazione. I compiti assegnati furono:
- individuazione di un responsabile-referente delle azioni e dei rapporti con le
ditte, la popolazione e l’Azienda ULSS
- 26 -
- effettuazione dei trattamenti nei focolai non rimovibili presenti nelle aree
pubbliche (nella sostanza le caditoie stradali) con assunzione degli oneri
economici
- mettere a disposizione e distribuire materiale informativo ai cittadini
- organizzare eventuali incontri con la popolazione
- attività di front-office verso i cittadini
L’accordo tra la direzione Aziendale ULSS 4 e l’Esecutivo dei Sindaci fu
formalizzato alle amministrazioni con la nota prot. 13011 del 20/06/2002 a firma
del Presidente della Conferenza dei Sindaci (allegato 1).
3.1.2 Il Regolamento per la gestione delle segnalazioni di disturbo-disagio
causato dalla detenzione di animali e dalla presenza di animali infestanti
(allegato 2 estratto)
Alla luce della positiva esperienza avviata con l’Atto di Intesa in relazione alla
fattiva
collaborazione
tra
le
amministrazioni,
nel
2004
si
giunse
all’approvazione del Regolamento in questione nella seduta della Conferenza
dei Sindaci del 24 marzo.
Il documento ha certamente un “respiro” più generale
rispetto all’Atto di
Intesa ed è stato predisposto per dare attuazione al dettato dei Livelli Essenziali
di Assistenza del 2001 e al Piano Socio-Sanitario della regione Veneto del 1996.
Infatti all’art. 18 precisa nel dettaglio i compiti dei Comuni ed dell’Azienda
Sanitaria, in relazione alle verifiche di I° e II° livello al fine di una
razionalizzazione delle risorse; per la disinfestazione all’art. 17 propone delle
Schede Tecniche (di cui due specifiche per le zanzare) sulla corretta esecuzione
di trattamenti di disinfestazione che, come previsto dal Regolamento stesso,
sono già state aggiornate un paio di volte; ultima lo scorso mese.
Pur in presenza di questi due strumenti organizzativi, di una sempre più
efficiente pianificazione dei trattamenti larvicidi da parte dei Comuni e di una
costante collaborazione tra il Servizio Igiene e Sanità Pubblica e i referenti
- 27 -
2007
2004
Schio
Schio
Thiene
Thiene
figura 6: ROSSO aree infestate
(fonti : 2004 Annali di igiene - 2007 Servizio Igiene e Sanità Pubblica - Ufficio Disinfestazione - Azienda ULSS 4 )
comunali, la presenza di Aedes albopictus si è progressivamente estesa ha tutte
le zone pianeggianti del territorio dell’Azienda ULSS 4 (figura 6).
3.1.3 Emergenza Chikungunya: l’Ordinanza
Come già ampiamente spiegato, l’epidemia di chikungunya ha fatto scattare un
campanello di allarme circa i potenziali rischi sanitari che la presenza di
“zanzara tigre” può comportare.
Proprio per questo, nel corso del corrente anno, il Servizio Igiene e Sanità
Pubblica in collaborazione con alcuni referenti comunali ha proposto il testo di
un’Ordinanza (allegato 3) quale ulteriore strumento, per la riduzione della
densità di Aedes albopictus; l’atto amministrativo è stato adottato da ventotto
Sindaci su trentadue e questo permette ora d’avere uno strumento omogeneo,
su tutto il territorio di competenza, per il controllo.
- 28 -
3.2 Esperienze di informazione e formazione
Parallelamente all’attività di coordinamento, il Servizio Igiene e Sanità Pubblica
ha cercato di lavorare alacremente sul piano dell’informazione e formazione dei
cittadini e del personale dei Comuni.
Per poter gestire al meglio tali attività il Servizio ha curato nel corso degli anni
la formazione del proprio personale, non lesinando risorse per far partecipare i
tecnici ai corsi organizzati dalla Regione Veneto nell’ambito dei Piani triennali,
ma anche a convegni, mostre, incontri organizzati da Enti, società nel Veneto o
in altre Regioni.
3.2.1 Comuni
Fin dall’inizio dell’infestazione di “zanzara tigre”, nel corso dei primi anni ’90,
il personale del Servizio ha sempre fornito supporto tecnico-pratico alle
amministrazioni.
Questo compito è divenuto via via più impellente con la progressiva diffusione
ed intensificazione della presenza del dittero che ha imposto ai Comuni la
necessità di effettuare i trattamenti di disinfestazione, con l’impiego di operai
comunali o ricorrendo a Ditte di disinfestazione.
Proprio per permettere ai tecnici dei comuni di poter condurre al meglio le
nuove incombenze e tenuto anche conto del passaggio di competenze
formalizzato con l’approvazione del Regolamento citato (il Comune svolge le
verifiche di I° livello), il Servizio ha proposto due corsi di formazione negli
anni 2004 e 2005.
Il primo è stato tenuto da personale dell’Ufficio Disinfestazione (allegato 4 il
programma), ha riguardato essenzialmente la lotta alla “zanzara tigre” ed ai
ratti, vi hanno partecipato una trentina tra tecnici ed operai comunali.
Accanto alla trattazione teorica in aula si è affiancata una simulazione pratica
che ha permesso di veder attuati gli interventi proposti in aula.
- 29 -
Obiettivo del secondo corso è stato fornire un’ampia panoramica sia degli
infestanti urbani sia dei problemi connessi all’uso di prodotti chimici (allegato 5
il programma).
Le relazioni sono state svolte da figure professionali interne al Dipartimento di
Prevenzione
e
dal
Dr.
Simone
Martini15
referente
regionale
per
la
disinfestazione.
Il corso ha visto la partecipazione di oltre quaranta tra tecnici ed operai
comunali.
Con questi due momenti di formazione si pensa d’aver fornito le conoscenze di
base perché i Comuni possano gestire i compiti a loro affidati e per garantire
l’omogeneità di intervento.
Sempre per dar compimento al coordinamento il Servizio Igiene e Sanità
Pubblica convoca periodiche riunioni (otto a partire dal 200216) di confronto e
aggiornamento con le Amministrazioni a cui vengono invitati, oltre ai referenti
comunali per le attività di disinfestazione, Sindaci ed Assessori all’ecologia.
Altri momenti di formazione del personale dei Comuni possono venire attuati
mediante l’esecuzione di sopralluoghi congiunti nel caso di segnalazioni di
disagio da parte dei cittadini. Come già precisato la normativa pone a carico dei
Comuni le verifiche di I° livello che consistono nella verifica della situazione di
disturbo segnalata e del rispetto dei Regolamenti Comunali vigenti.
E’ prassi che almeno per i primi controlli, su richiesta del comune interessato, le
verifiche “in campo” vengano effettuate anche da personale dell’Ufficio
Disinfestazione e dell’amministrazione.
Questo consente di rendere il personale comunale, nel giro di breve tempo, più
autonomo.
15
Entomologo di Entostudio snc - Brugine (PD)
16
Dato: Servizio Igiene e Sanità Pubblica Azienda ULSS 4 “Alto Vicentino”
- 30 -
3.2.2 Comunità – Scuola
Un altro ambito in cui si è cercato di diffondere informazioni sono state le
comunità intese come scuole, asili nido e case di riposo in quanto a più riprese
erano giunte segnalazioni di massicce infestazioni di “zanzara tigre” tanto da
rendere problematico poter usufruire degli spazi esterni di alcune strutture.
In questo caso il Servizio Igiene e Sanità Pubblica ha segnalato ai Comuni il
fenomeno e predisposto delle indicazioni (allegato 6) la cui notifica è stata
demandata ai Sindaci in quanto hanno periodici contatti con queste realtà che,
alle volte, gestiscono.
Pare che questa semplice iniziativa sia stata efficace in quanto le segnalazioni
all’Ufficio Disinfestazione sono ora rare.
In relazione ad interventi di formazione nelle scuole il Servizio non ha al
momento strutturato alcun progetto pur avendo preparato alla fine 2003 una
giuda didattica per insegnanti (allegato 7 - la copertina) che accompagnava una
video-cassetta predisposta dalla Regione Veneto.
Anche in questo caso si è demandato al personale dei Comuni il coinvolgimento
delle scuole poste sul loro territorio. Si è peraltro verificato che, in alcuni casi, il
materiale è stato semplicemente fatto pervenire alle scuole, mentre in altre
Amministrazioni il personale si è recato in alcune classi tenendo alcune ore di
lezione.
3.2.3 Cittadinanza
L’Ufficio disinfestazione ha cercato di attuare varie iniziative spesso più di
informazione che di comunicazione verso l’utenza.
Ricordiamo
la
diffusione
di
manifesti
e
pieghevoli
informativi,
in
collaborazione con i Comuni, realizzati dalla Regione Veneto (2002), prodotti
dall’Azienda sanitaria (2003), nonché l’ultima campagna del 2008 per divulgare
- 31 -
informazioni anche sui i possibili rischi sanitari dovuti alla capacità della
“zanzara tigre” di trasmettere malattie infettive.
Nella scorsa primavera il manifesto e i volantini sono stati inviati anche ai
Medici di Medicina Generale, ai pediatri, ai Farmacisti ritenendoli i soggetti
“più vicini” ai cittadini e, quindi, in grado fornir loro informazioni.
Al fine di verificare l’efficacia di questi canali informativi, il Servizio Igiene e
Sanità Pubblica ha somministrato un questionario (allegato 8), nel corso di una
riunione di aggiornamento, a medici, pediatri e, telefonicamente, ad un
campione casuale di quattordici farmacisti.
Le risposte sono state elaborate e i risultati sono riportati in tabella 3.
Medici e
Pediatri
QUESITO
Farmacisti
SI
NO
SI
NO
Ha ricevuto tale materiale?
92
5
14
0
Lo ha esposto?
89
5
14
0
Qualche paziente le ha chiesto notizie?
34
62
9
5
Gli utenti hanno ritirato i pieghevoli?
79
12
14
0
Ritiene adeguata la sua conoscenza …
23
75
3
11
Ci indichi le modalità con cui vorrebbe ricevere approfondimenti
lettera
Corso
lezione
Non
interessa
Medici e Pediatri
40
28
22
5
Farmacisti
12
3
1
1
Tabella 3 (fonte Servizio Igiene e Sanità Pubblica - Ufficio Disinfestazione - Azienda ULSS 4)
Appare chiaro che, se a livello di informazione l’iniziativa è stata positiva (il
materiale è stato ritirato dai cittadini), a livello di comunicazione emerge
qualche perplessità in più nel definire efficace il progetto (pochi hanno chiesto
notizie); ma quello che più ha colpito è la richiesta di aggiornamento specifico
in quanto la preparazione sulle malattie trasmesse da zanzara è stata autogiudicata non adeguata.
Per quanto riguarda la comunicazione con gli utenti, le metodologie sono
invece riconducibili all’attività di front-office durante la quale vengono fornite
le indicazioni sulle corrette tecniche di lotta alla zanzara tigre (rimozione dei
- 32 -
focolai, trattamenti larvicidi) e agli incontri con la popolazione organizzatati
abitualmente dalle amministrazioni comunali, al fine di cercare di favorire la
collaborazione dei cittadini nella lotta. Purtroppo, in quest’ultimo caso la
partecipazione è risultata quasi sempre molto scarsa, anche in presenza di
massicce infestazioni di “zanzara tigre” (tabella 4).
Comune
Popolazione1
Thiene
Thiene
22145
Thiene
S.Vito di
L.2
3620
Data
Persone
Comune
Fara
Vic.no
Popolazione1
Data
Persone
22 lug 03
35
3954
22 lug 07
1
27 apr 04
15
Schio3
38661
12 giu 06
4
12 mag 04
25
Chiappano
2635
31 mag 07
40
21 apr 05
50
Tabella 4 (fonte Servizio Igiene e Sanità Pubblica - Ufficio Disinfestazione - Azienda ULSS 4)
1 fonte Ufficio Piani di Zona - Azienda ULSS 4 – popolazione al 31 dic 06
2 congiuntamente al problema delle zecche
3 organizzato da privato
Appare evidente che gli esiti delle attività attuate siano al momento “deludenti”
tenuto conto del risultato pratico vista l’incessante diffusione di Aedes
albopictus sul territorio.
3.2.4 Progetto “Santo”
Proprio
riflettendo
sullo
scarso
coinvolgimento dei cittadini, nel
THIENE
2006 il Servizio Igiene e Sanità
Pubblica ha proposto al Comune di
Thiene
ed
attuato
con
la
sua
collaborazione il Progetto “Santo”
SANTO
dal nome della frazione (figura 7) in
cui è stato sperimentato.
Figura 7
La presentazione dei risultati è avvenuta durante il Convegno: Disinfestazione
urbana metodi e strumenti nuove proposte, tenutosi il 20/02/2007 a Montecchio
Precalcino (VI).
- 33 -
Il progetto ha impegnato due operatori del Servizio che si sono fatti carico dei
contatti con l’Amministrazione comunale per la stesura di una lettera di
presentazione (allegato 9), dell’organizzazione pratica, stabilendo compiti e
tempi di esecuzione nonché di tutte le verifiche presso le abitazioni interessate.
Lo sforzo è stato notevole sia in termini di tempo dedicato (138 ore
complessive) sia di disponibilità ad operare al di fuori del consueto orario di
servizio (tardo pomeriggio e al sabato) al fine di trovare in casa le persone (187
nuclei familiari) alle quali veniva lasciato un verbale della visita con le
indicazioni per colmare eventuali lacune riscontrate (allegato 10).
L’iniziativa ha peraltro consentito di accumulare una notevole mole di dati e
notizie che potranno essere utili per calibrare altre iniziative.
Anche attraverso questo progetto si è avuta la conferma della difficoltà di far
partecipare le persone agli incontri serali: l’adesione si è limitata al 17% dei
nuclei familiari interessati; l’attuazione dei suggerimenti da parte dei cittadini è
stata diversa anche in relazione alla zona di residenza e comunque il 20% non le
ha messe in pratica, inoltre si è potuto constatare che la comunicazione non
funziona neppure tra condomini: le indicazioni suggerimenti forniti nel corso
della visita erano disattese dagli altri residenti perché non ne erano stati
informati.
In merito alla possibile riproposta di interventi nella sostanza simili, ma con
modalità operative diverse (es. impiego di volontari) dovrà esserci una attenta
valutazione tenendo conto anche delle esperienze di altri Enti che descriveremo
nel capitolo successivo.
- 34 -
3.2.5 Sito WEB
Attualmente l’Ufficio Disinfestazione ha fatto pubblicare sul sito aziendale17:
- il 22/05/06 le Schede Tecniche per una corretta disinfestazione allegate al
Regolamento sulla gestione delle segnalazioni di cui si è accennato in
precedenza; gli accessi sono stati 949
- il 09/07/08 manifesto ed il volantino della campagna informativa 2008
sull’emanazione dell’Ordinanza sindacale e sui rischi di trasmissione di
malattie infettive; gli accessi sono stati 928
Al momento non c’è una pagina che raccolga tutte le notizie relative all’attività
dell’ufficio disinfestazione, anzi anche i due documenti citati sono inseriti nella
pagina iniziale assieme ad altre informazioni di tutt’altro genere.
Certamente questo strumento, sempre più usato dai cittadini per reperire
informazioni, andrà potenziato e sfruttato meglio anche per diffondere
rapidamente notizie; condizione essenziale sarà la possibilità di mantenerlo
aggiornato continuamente.
3.3 Strutture Azienda ULSS
L’Ufficio Disinfestazione ha l’incarico di evitare la presenza di animali
infestanti
(esempio roditori, zanzare, blatte) al fine di garantire la piena
usufruibilità delle strutture dell’Azienda ULSS da parte di dipendenti ed utenti.
A tale scopo sono stati predisposti dei piani di intervento che sono eseguiti dal
personale dell’Ufficio oppure, per comodità, demandati a maestranze ben
individuate che lavorano all’interno delle varie strutture; in quest’ultimo caso il
Servizio Disinfestazione svolge attività di coordinamento, supporto e verifica.
3.3.1 Il caso dei presidi ospedalieri
Si può con buona ragione parlare di caso.
17
www.ulss4.veneto.it accesso 29/10/08
- 35 -
L’allegato 11, riporta per i due presidi ospedalieri i dati dell’attività di
prevenzione contro Aedes albopictus svolta nei vari anni da personale ULSS o
da Ditte esterne e la pianta planimetrica degli stessi con individuate le caditoie
stradali presenti e le superfici su sui si sviluppano. Al solo colpo d’occhio si
evidenzia la difficoltà di gestire efficacemente la lotta contro “zanzara tigre”
soprattutto tenendo a mente la facilità con cui sfrutta per la riproduzione tutti i
focolai a disposizione siano essi permanenti o rimovibili.
Ebbene, in queste due strutture non è mai stata segnalata la presenza di questo
dittero.
Nel particolare si è trattato di eseguire nel corso degli anni una puntuale lotta
preventiva: eliminazione o la messa in sicurezza tutti i potenziali focolai o
ristagni di acqua (figura 8) e il trattamento dei focolai permanenti (caditoie
stradali).
Per gli interventi con insetticidi eseguiti dal Servizio Disinfestazione vengono
impiegati prodotti chimici (Presidi Medico Chirurgici) autorizzati dal Mistero
della Salute conservati in un apposito magazzino in gestione al Servizio stesso.
Figura 8 - esempi di riduzione dei focolai presso i presidi ospedalieri
(fonte Archivio Servizio Igiene e Sanità Pubblica - Ufficio Disinfestazione - Azienda ULSS 4)
Un problema rilevante s’è rivelato essere l’abbandono all’aperto di contenitori,
a causa dell’imperizia di qualche operatore-visitatore, i quali riempiendosi
d’acqua si trasformano in efficienti focolai di riproduzione.
A questo proposito molto tempo è stato dedicato all’attività di formazione del
personale, al fine di renderlo edotto sulle poche, ma essenziali regole da seguire
per evitare la proliferazione della “zanzara tigre”.
- 36 -
Di tutta l’attività è sempre stata informata la Direzione Sanitaria che, a sua
volta, ha impartito le disposizioni a tutti gli operatori. Nel giugno 2007 è stato
nominato, da parte della Dirigenza Ospedaliera, un Responsabile per ognuno
dei presidi ospedalieri che viene contattato in caso di necessità; questo ha
permesso di dare attuazione alle prescrizioni impartite in tempi assai più rapidi
degli anni precedenti.
L’ottimo risultato ottenuto nella lotta alla “zanzara tigre” va ascritto
all’operatore tecnico Luca Terzo che da sempre “presidia” i due ospedali con
puntuale e tempestiva competenza.
Ciò è anche la dimostrazione che la lotta ad Aedes albopictus può essere
efficace.
- 37 -
- 38 -
CAPITOLO 4
INFORMAZIONE E FORMAZIONE : ESPERIENZE IN ALTRE REALTA’
Nel capitolo si illustrano alcuni interventi di informazione, comunicazione e
formazione per il coinvolgimento dei cittadini attuati nel corso degli anni in aree del
Veneto e dell’Emilia Romagna. Si cercherà di mettere il luce i punti di forza e di
debolezza dei vari progetti che è possibile ricavare dalla lettura degli articoli
selezionati, ma anche dalle notizie raccolte direttamente da alcuni degli autori.
Alla fine viene presentato succintamente, il metodo di lotta alle zanzare adottato in
Francia che indirettamente ha permesso, fino ad oggi, di mantenere sostanzialmente
indenne la nazione anche dalla presenza di Aedes albopictus.
Verranno di seguito illustrati interventi di informazione, comunicazione e
formazione della cittadinanza avviati al fine di limitare la diffusione della
“zanzara tigre”, estrapolando dagli stessi gli aspetti tecnico-organizzativi
ritenuti più interessanti per questo lavoro di tesi. Scorrendo questa panoramica
si potrà anche notare il fatto che nei primi anni di infestazione l’obiettivo che i
progetti si prefiggevano era l’eradicazione del dittero mentre con il passare del
tempo le aspettative si sono ridimensionate tanto che oggi si punta a
raggiungere la riduzione della densità del fastidioso infestante. Del resto il solo
abbassamento del numero di zanzare può essere un efficace mezzo per ridurre
il rischio di diffusione di malattie infettive.
La scelta di illustrare alcuni lavori svolti in Veneto ed Emilia Romagna è
motivata dal fatto che la prima è la nostra regione, ma rare sono le occasioni di
condividere le esperienze, mentre in Emilia Romagna l’organizzazione sociale e
l’intuizione delle Autorità sanitarie hanno permesso il coinvolgimento delle
Associazioni e dei cittadini in modo strutturato già da qualche anno e perché,
l’epidemia di chikungunya, ha costretto gli Enti coinvolti ad un salto di qualità
nel coordinamento degli interventi, ma anche nell’informazione-comunicazione
con il cittadino.
- 39 -
4.1 Interventi nel Veneto
I lavori presentati hanno visto tutti coinvolto il Dr. Andrea Drago che ho
incontrato il 16 ottobre scorso a Legnaro (PD) durante il lavoro di raccolta di
notizie per la stesura della tesi. Pertanto quanto riportato è tratto dagli articoli
citati in bibliografia ed anche da quanto riferitomi durante l’intervista.
4.1.1 Attività di porta a porta a Montegrotto Terme
Il progetto rientrava nel Piano di sorveglianza e controllo della diffusione di
Aedes albopictus e dei culicidi antropofili delle aree litoranee, finanziato dalla
Regione Veneto e condotto dall’Istituto di Entomologia Agraria dell’Università
di Padova nel 1997-1998.
L’obiettivo del lavoro era l’eradicazione della “zanzara tigre” che non fu
raggiunto anche a causa delle continue reinfestazioni dalle zone confinanti con
l’area di progetto.
L’esecuzione pratica del progetto ha visto coinvolti tre tecnici con il compito di
visitare ogni 10 gg. le abitazioni ricadenti nella zona di progetto al fine di
trattare i focolai permanenti e rimuovere i nuovi focolai.
I residenti al di fuori del territorio di studio potevano invece richiedere una
verifica per la valutazione della loro situazione e per avere precise indicazioni
per un’efficace lotta.
Quello che permise di mettere in luce l’attività fu che, con l’andar del tempo, la
“qualità” dei controlli eseguiti dai tecnici tendeva a ridursi; le cause principali
di ciò sono da ricercare nelle difficoltà fisiche di dover operare per molte ore
all’esterno, in presenza di elevate temperature, ma anche nella necessità di
doversi continuamente rapportare con lo scetticismo di alcuni privati che poco
collaboravano con l’iniziativa. Le conseguenze possono consistere in verifiche
eseguite in modo “superficiale” ed la mancata rimozione dei nuovi focolai.
- 40 -
Anche l’opportunità fornita ai cittadini non rientranti nella zona sperimentale
di richiedere un sopralluogo dette esiti contraddittori se non negativi: alle volte
la visita fu effettuata da cittadini già sensibili al problema e che mettevano in
atto comportamenti corretti, spesso pressi residenti a cui la verifica serviva per
lamentarsi del comportamento del vicino.
4.1.2 Esperienza di lotta a Castelfranco Veneto
In questo Comune l’infestazione è diventata evidente nel settembre del 2000. Il
piano messo a punto l’anno successivo dal Servizio Igiene e Sanità Pubblica
dell’Azienda ULSS 8 e dall’Amministrazione Comunale prevedeva: l’accurata
pulizia delle caditoie stradali (circa 8000); l’attività di informazione dei cittadini
che fu attuata attraverso comunicati stampa e l’invio di una lettera a tutte e
famiglie; la comunicazione con la cittadinanza fu demandata ad un successivo
incontro pubblico nonché all’attivazione di un recapito telefonico presso
l’Ufficio Ecologia del Comune; si tentò anche il coinvolgimento delle farmacie
per la vendita dei prodotti larvicidi.
Parallelamente a questa parte progettuale venne ovviamente attivato un piano
di disinfestazione di tutte le caditoie poste sul suolo pubblico.
Gli esiti dell’esperienza consentirono di formulare una prima conclusione: che
la presenza della “zanzare tigre”, comunque lamentata dai cittadini a partire
dal mese di agosto, fosse imputabile soprattutto alla permanenza di focolai
nelle aree private. Questo è documentato dal fatto che i campionamenti casuali
delle caditoie in aree pubbliche hanno fornito praticamente sempre esito
negativo (cioè non si è riscontrata al loro interno la presenza di larve) a
comprova che i trattamenti eseguiti dal Comune erano stati efficaci.
Nel caso specifico, il “disinteresse” dei cittadini può anche essere motivato dalla
difficoltà di reperire gli insetticidi larvicidi sul mercato; infatti il coinvolgimento
- 41 -
delle farmacie fallì proprio la difficoltà di quest’ultime di approvvigionarsi di
questi preparati.
La “zanzara tigre” arrivò prima che il mercato fosse in grado di mettere a
disposizione dei cittadini mezzi di lotta adeguati.
4.1.3 Lotta alle zanzare e strategie mediatiche
Nell’articolo a firma del Dr. A. Drago, che risale al 2003, si affrontano alcune
problematiche circa la informazione e comunicazione per far partecipi i cittadini
nella lotta alla “zanzara tigre”.
La probabilità di coinvolgere le persone è legata ad una comunicazione efficace;
quindi risulta importante come il messaggio viene “veicolato” e la strategia
vincente potrebbe venire dal percorrere “strade diverse” dalle tradizionali.
Infatti, se è indiscutibile che a ripetitività dei messaggi è importante, c’è da
rilevare, ad esempio, che i manifesti dovrebbero essere in grado di attirare
l’attenzione, emozionare e, quindi, fornire le informazioni.
In relazione agli incontri con la popolazione viene evidenziata la scarsa
partecipazione, ma anche un altro problema, quando convocarli: per ottenere
un efficace lotta dovrebbero essere svolti in primavera, prima cioè che il
problema delle punture sia “sentito”, ma ciò si scontra con il fatto che se non c’è
emergenza … il cittadino ancor meno partecipa. Se invece li si convoca in
estate, quando il numero di zanzare presenti è molto elevato, il rischio concreto
è che l’adozione tardiva dei comportamenti corretti non comporti un reale
beneficio per i cittadini che, presi da sconforto, pensano sia tutto inefficace.
Un’alternativa proposta è la presenza di chioschi informativi durante le
manifestazioni più importanti del paese o del quartiere dove poter colloquiare
con i cittadini. Dalle esperienze svolte pare poter dire che questa modalità
consente comunque di contattare molte più persone che nell’ambito di un
incontro serale.
- 42 -
Un altro campo di lavoro è quello delle scuole dove, però, la proposta andrebbe
differenziata a seconda dell’età dei bambini: per i più piccoli colorare dei
disegni, mentre per i più grandicelli potrebbe essere previsto un ruolo più
attivo.
4.2 Interventi in Emilia Romagna
Anche per questa parte del capitolo, per i lavori pubblicati dal Dr. Claudio
Venturelli e dalla Dr.ssa Roberta Colonna18 le notizie riportate sono tratte dagli
articoli citati in bibliografia e dalle informazioni raccolte durante l’intervista
realizzata a Cesena il 14 ottobre scorso.
4.2.1 Il volontariato collegato ai Comuni
Uno dei progetti è stato attuato nel 2005 a Riolo Terme.
I trattamenti di disinfestazione negli spazi pubblici sono stati appaltati
dall’Amministrazione ad una Ditta specializzata, mentre nel privato sono
intervenuti i volontari col compito di comunicare con le persone, rimuovere i
focolai ed eseguire anche i trattamenti periodici, con un prodotto larvicida
messo a disposizione dal Comune.
La presenza di Aedes albopictus è stata monitorata mediante una rete di
ovitrappole19 poste nei medesimi siti dell’anno precedente.
La prima fase del progetto è servita per il reclutamento dei volontari, dodici, tra
persone impegnate nel sociale e quindi conosciute, per la loro formazione, la
delimitazione del territorio a loro affidato, che s’è cercato corrispondesse al loro
18
Centro Agricoltura Ambiente “G. Nicoli” Crevalcore (BO)
19
Romi R., Di Luca M., Severini F., Toma L. Istituto Superiore di Sanità (2002) – Linee guida per la sorveglianza e il
controllo della “zanzara tigre” Aedes albopictus – Roma - Pag. 23:
OVITRAPPOLA – consente la ricerca, sorveglianza di Aedes albopictus. E’ costituita da un contenitore nero di circa
750-1000 ml in cui viene versata dell’acqua (che deve essere sempre presente) e nel cui centro viene fissata un
asticella di legno in parte emersa. La “zanzara tigre” attirata dall’acqua e dal colore scuro deporrà le uova sul
legnetto. La loro conta, in laboratorio, consente di avere notizie sul grado di infestazione di una certa area.
- 43 -
quartiere, ma attenzione è stata riservata anche alla pubblicizzazione
dell’iniziativa per la cittadinanza con la distribuzione porta a porta di un
depliant e la pubblicazione di un articolo sul bollettino comunale.
Una volta iniziata la parte operativa del progetto, i sopralluoghi venivano
ripetuti circa ogni 25 giorni, in caso di assenza dei residenti veniva lasciato un
avviso con cui si raccomandava l’esecuzione del trattamento; i casi più
“problematici” erano segnalati al Comune.
Nelle conclusioni oltre ad evidenziare gli aspetti positivi, dagli autori viene
proposta anche una analisi critica del progetto.
Essenzialmente gli aspetti positivi sono così riassumibili: i cittadini hanno
dimostrato interesse, le segnalazioni spontanee sono passate da 100 a 20, il
numero di uova “contate” sulle ovitrappole che è calato drasticamente, tanto
che qualcuna è risultata negativa (nessun uovo deposto) per tutta la stagione.
Le criticità sono invece riconducibili al fatto che l’esperimento viene ritenuto
“ripetibile” solo in comuni dalle dimensioni piccole o medie e a condizione che
esista un volontariato ben radicato e integrato con l’Amministrazione
comunale.
Inoltre, l’entità dei fondi a disposizione diventa un aspetto fondamentale in
quanto il remunerare adeguatamente lo sforzo dei volontari aumenta la
certezza che il loro lavoro venga svolto fino al termine in modo capillare.
Essendo questo un aspetto sempre più attuale vengono suggerite due diverse
strategie nel caso si dovesse operare con scarse risorse finanziarie:
- aumentare il numero di volontari in modo che i sopralluoghi siano meno
gravosi
- nel comune di Castel Bolognese avendo, oltre a risorse finanziarie scarse,
anche un limitato numero di volontari è stato eseguito un unico sopralluogo
all’inizio della primavera durane il quale sono stati rimossi i focolai, formati i
residenti sulle metodologie di lotta e lasciato l’insetticida da utilizzare nel
- 44 -
corso dell’annata; solo le situazioni ritenute più critiche sono state oggetto di
un’ulteriore visita. C’è purtroppo da evidenziare come i controlli successivi a
segnalazioni per la presenza di Aedes albopictus hanno confermato la scarsa
costanza dei cittadini a seguire i consigli forniti.
4.2.2 Il porta a porta con Guardie Ecologiche Volontarie a Forlì
L’esperimento si è svolto nel 2003 ed è interessante perché coinvolge una
grande città (circa 90.000 abitanti), probabilmente gli esiti del lavoro risentono
di questa particolarità.
Le fasi preliminari non sono diverse dall’esperienza di Riolo Terme: in questo
caso i volontari appartengono alle Guardie Ecologiche, la loro formazione
prevede tre ore teoriche e una formazione sul campo; parallelamente viene
informata la popolazione dell’iniziativa ed emanata un’apposita ordinanza.
Operativamente il porta a porta viene attivato nelle aree più critiche e nella loro
attività le Guardie Ecologiche cercano di coinvolgere anche il cittadino nella
ricerca dei propri focolai domestici; nel caso non fossero rimovibili, lo si
invitava a provvedere al loro trattamento spiegando metodi e periodicità.
Nel caso di necessità di informazioni particolari era a disposizione un esperto
come consulente dei volontari; gli stessi periodicamente si ritrovavano in
incontri di coordinamento.
L’intervento ha interessato il 12% del territorio di Forlì concentrato nel centro
città.
Le ovitrappole, con le quali si è monitorata la situazione che si veniva a creare
hanno evidenziato un calo del numero delle uova deposte e del numero di siti
positivi.
- 45 -
Il fatto di aver usufruito dei volontari ha permesso di effettuare i sopralluoghi
con maggiore flessibilità di orario contribuendo a ridurre i casi in cui il cittadino
era assente (dal 25% al 10%); il 1,5% ha rifiutato la visita mentre nel 5% dei casi
non si sono rilevati focolai.
L’analisi dei risultati conferma che i focolai domestici più frequenti
sono:
tombini, sottovasi, secchi, ciotole, innaffiatoi, bidoni.
Un problema segnalato circa i volontari coinvolti è il loro turn-over. Questo
implica una possibile riduzione di accuratezza e omogeneità nelle verifiche; è
un aspetto da tener presente monitorare continuamente.
Nelle conclusioni gli autori dichiarano che già l’anno successivo, i pur piccoli
segnali positivi, erano scomparsi. Probabilmente nella grande città, ancor più
dei piccoli centri, esiste difficoltà a modificare i comportamenti dei cittadini.
4.2.3 I focus group per accrescere le conoscenze dei cittadini
Il progetto prende lo spunto dal fatto che la promozione della salute e del
benessere deve vedere coinvolte attivamente le persone e che il grado di
infestazione di un territorio è influenzato per circa il 70% da focolai che si trovano in
aree private (dati rilevati direttamente)20.
Gli obiettivi dell’intervento sono di formare dei cittadini efficaci, in grado di
mantenere comportamenti corretti, coscienti delle proprie capacità e quindi in
grado di diffondere, con il loro linguaggio, ad altri cittadini le informazioni
sulla lotta alla “zanzara tigre”.
Si tratta quindi di riservare un ruolo attivo ai cittadini nell’intento di “passare”
dal prestare cure alla comunità, alla comunità che si prende cura di se stessa.
Nell’intervento di formazione è apparso fondamentale che tutti i “peer”, anche
se di estrazione sociale diversa, condividessero gli scopi del progetto e la
disponibilità a sapere-imparare.
20
Venturelli C., Palazzi M., Bakken E., Baldassarri E. (2007) “Il progetto di peer education: l’esperienza dei focus
group per accrescere le competenze e le conoscenze dei cittadini” Verso una strategia di lotta integrata alla zanzara
tigre. Atti del convegno. Cesena 23 febbraio 2006 pag. 115
- 46 -
4.2.4 La comunicazione in emergenza
L’Emilia Romagna è stata la prima regione italiana a dover affrontare
un’emergenza sanitaria dovuta ad una epidemia di malattia infettiva
“tropicale”: Chikungunya.
Fare il punto sull’esperienza, concentrando l’attenzione sugli aspetti della
informazione-comunicazione e sull’organizzazione necessaria, può essere di
valido stimolo per tutte le organizzazioni sanitarie che si potrebbero trovare
nella medesima situazione.
Il primo insegnamento è che la comunicazione va gestita in modo preventivo:
prendendo in prestito la metafora di David Heymann dell’Organizzazione mondiale
della sanità, la comunicazione del rischio in situazioni di emergenza è come <<costruire
una barca e doverci navigare allo stesso tempo>>. Se un servizio non ha già preparato
per tempo la propria barca e non ha istruito il proprio equipaggio, è probabile che in
frangenti come questi vada in contro al naufragio”21.
E’ stato necessario creare una task-force a tempo pieno curando la formazione
del personale interessato in itinere.
Erano già attivati i canali di informazione attraverso una costante
collaborazione con i media locali, ma anche con la possibilità di aggiornare
rapidamente il sito web aziendale. In merito a quest’aspetto si precisa che il sito
web dell’AUSL di Cesena per l’aspetto riguardante la “zanzara tigre” è il
riferimento di tutta la regione Emilia Romagna e la gestione, aggiornamento è
finanziata dall’Ente regionale.
E’stato individuato come portavoce del Dipartimento di Prevenzione, punto di
riferimento, un esperto credibile ed autorevole, nelle comunicazioni. Ogni
giorno è stato emesso un comunicato stampa ed il sito web è stato
costantemente aggiornato.
21
M. Palazzi (2007) “Quando la bussola è la comunicazione” SNOP Rivista della società nazionale degli operatori della
prevenzione n° 73 pag. 6
- 47 -
Un aspetto critico, emerso nel corso dell’epidemia, è quello delle comunicazioni
informali che i dipendenti mettono in atto fuori dall’orario di lavoro: il rischio è
la diffusione di notizie imprecise e contraddittorie. Per evitare ciò è stato
predisposto un documento con le più frequenti domande e le relative risposte
divulgato a tutti i dipendenti, ma anche ai Medici di Medicina Generale,
Pediatri, Farmacisti.
Nel contempo si è data la massima disponibilità a partecipare ad incontri
pubblici o trasmissioni radio-televisive.
Un altro dato confermato dall’emergenza e che è importante dare ascolto alle
“paure” dei cittadini; per questo motivo è stato sempre disponibile un recapito
telefonico a cui potevano rivolgersi.
4.3 L’esperienza francese
Come anticipato nella premessa, a titolo informativo, viene qui riportato a titolo
informativo il metodo di lotta alle zanzare adottato nel Paese transalpino che ha
consentito finora di mantenere sotto controllo anche Aedes albopictus (in alcuni
casi anche eradicarla).
Come confermato dal Dr. A. Drago nell’incontro del 16 ottobre u.s. questa resta
una modalità di intervento assolutamente unica.
In alcune aree del territorio la lotta alle zanzare è gestita da organismi pubblici
gli Entente Interdépartementale pour la Démoustication (EID); il più grande è il
Mediterranée sorto per prevenire le infestazioni di altre specie di zanzare
(Aedes caspius e Culex pipiens) che proliferano a causa di peculiari aspetti
agronomici legati alla coltivazione del riso; per questo motivo controlla un
territorio la cui superficie è paragonabile a quella della Valle d’Aosta. Le
persone che operano sono 160, di cui un centinaio tecnici di campo, i
trattamenti sono effettuati con due aerei alternando le sostanze attive per
evitare fenomeni di resistenza.
- 48 -
L’alto costo è giustificato dalla soddisfazione della popolazione, dalla maggiore
attività turistica dell’area e dal fatto di operare sempre con un numero così
elevato di tecnici.
Gli altri due EID sono di più piccole dimensioni e dispongono di meno
personale, combattono anche altre specie di zanzare che, nelle zone dove
operano, proliferano per altri motivi:
- l’EID Atlantique (700-800 ettari – una cinquantina di persone) limita la
proliferazioni dei ditteri dovuta alle maree oceaniche e al bestiame allevato
allo stato brado il cui calpestio crea sul terreno innumerevoli affossamenti
che se riempiti d’acqua si trasformano in efficienti focolai;
- l’EID Rhône Alpes (25 Kmq - un dipendente più vari stagionali) si occupa dei
focolai dovuti allo scioglimento delle nevi, agli allagamenti dovuti alle
precipitazioni atmosferiche e agli innalzamenti del livello del Reno.
- 49 -
- 50 -
CAPITOLO 5
INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE AUTENTICA
Nella prima parte del capitolo si affronta la problematica della comunicazione nelle
pubbliche amministrazioni. Dopo una rapida analisi storica, viene fornito un breve
inquadramento legislativo di cui si illustrano i motivi ispiratori; successivamente si
propongono i caratteri ed i principi essenziali di una comunicazione di qualità per
individuare infine alcune possibili modalità comunicative.
La seconda parte del capitolo è dedicata ad illustrare i fondamenti e i meccanismi che
sono alla base di una comunicazione autentica ed efficace mentre poi si
commenteranno i vari tipi e tecniche di comunicazione.
5.1 La Pubblica Amministrazione
Una Pubblica Amministrazione efficiente è chiamata ad essere al servizio del
cittadini; non sempre ciò è avvenuto ed ancora oggi alcune volte non avviene.
Spesso l’impressione è che essa sia estranea ai problemi, alle persone e che il
rapporto con i cittadini tenda ad essere gerarchico.
Per superare questa situazione la Pubblica Amministrazione è chiamata a fare
un rapido salto di qualità nella comunicazione col cittadino; del resto oggi la
società lo pretende, ma ciò è necessario anche perché alcune leggi lo
impongono.
5.1.1 Breve storia della Pubblica Amministrazione
Non solo da oggi la Pubblica Amministrazione è “accusata” di non far parte del
processo evolutivo della società civile.
Prima dell’unità di Italia, essa aveva caratteri marcatamente gerarchici
nell’ambito dei diversi Stati di cui si componeva il nostro Paese e
successivamente una burocrazia farraginosa inizia ad esserne parte integrante.
Lo sviluppo industriale di inizio ‘900 impone un aumento di organici ed … un
ulteriore appesantimento burocratico, tanto che, già dopo la prima guerra
mondiale viene istituita una commissione per la riforma dei servizi pubblici.
- 51 -
Nel
ventennio
fascista,
l’organizzazione
assume
invece
i
caratteri
dell’autoritarismo.
Anche la nascita della Repubblica è un’occasione persa: la Pubblica
Amministrazione rimane “distante” dai grandi cambiamenti in atto nel Paese,
tanto che nel 1948 la Presidenza del Consiglio registra in una propria ricerca una
“sostanziale estraneità della burocrazia alle istanze di modernizzazione”22.
Altri tentativi di riforma prendono avvio e falliscono nel corso degli anni
successivi, anche se la nascita delle regioni nel 1970, muta lo scenario
amministrativo, determinando un primo processo di decentramento.
Il decennio successivo per la Pubblica Amministrazione è segnato da una
grande frammentazione e da una crescente complessità.
Finalmente, all’inizio degli anni novanta del secolo scorso, vengono emanati
una serie di provvedimenti legislativi con lo scopo di inquadrare la Pubblica
Amministrazione all’interno di una visione europea con l’introduzione di
modelli di tipo privatistico e che le “impongono” di comunicare con il cittadino
per renderlo consapevole e partecipe al fine di consentirgli di decidere.
5.1.2 La normativa e i principi della comunicazione pubblica
Se la normativa di riforma è di “recente” promulgazione, non può essere certo
dimenticato il dettato dell’art. 3 della Carta Costituzionale da cui si evince che
un corretto rapporto con i cittadini è un passo obbligato per la Pubblica
Amministrazione al fine di garantire a tutte le persone l’accesso ai servizi e alle
risorse che lo Stato offre.
Nello specifico invece si possono così riassumere i capisaldi delle normative in
tema di comunicazione23:
22
Rovinetti A. (2006) Comunicazione pubblica: sapere e fare Il Sole 24 Ore libri pag. 3
23
Rovinetti A. (2006) Comunicazione pubblica: sapere e fare Il Sole 24 Ore libri pag. 5
- 52 -
- Legge 142 del 1990
ho il diritto di essere informato e quindi di
conoscere
- Legge 241 del 1990
ho diritto di accedere e quindi di partecipare
- Decreto Legislativo 29 del 1993
ho il dovere di scegliere e di decidere
- Legge 150 del 2000
legittimazione e ruolo dell’informazione e
comunicazione
Questa produzione legislativa in realtà non fa altro che integrare la Pubblica
Amministrazione nel più ampio processo evolutivo della società che vede il
cittadino, autonomo nelle scelte, divenire il protagonista della promozione della
salute nella ricerca del suo benessere.
E’ un passaggio epocale che presuppone che la Pubblica Amministrazione sia
imparziale, quindi trasparente, quindi comunicativa.
Diventa altrettanto essenziale una trasformazione della comunicazione da
propaganda, che vedeva il cittadino come soggetto passivo e dava un’immagine
della Pubblica Amministrazione virtuale, ad una comunicazione di servizio che
si fa capire e cerca di capire la gente e i suoi bisogni: fondamentalmente si tratta
di passare da una comunicazione per pochi ad una largamente diffusa.
Inoltre, è necessario che dall’informazione, processo gerarchico e individuale, si
arrivi alla comunicazione, processo circolare, in cui il feed-back consente di
capire chi è, cosa vuole e cosa pensa il cittadino.
Se poi si vuole inquadrare questi aspetti nella prospettiva della “comunicazione
& salute” diventa importante che i messaggi siano coerenti e adeguati tenendo
conto dei destinatari: che stimolino la comunità a divenire attiva, che siano
attenti alle disuguaglianze sociali e pertanto in grado di raggiungere anche i più
deboli tenendo presente che spesso proprio le fasce meno istruite sono le più
esposte a stili di vita non virtuosi.
- 53 -
In questo contesto altrettanto importante è la capacità di comunicare anche
aspetti che il cittadino difficilmente accetta, come, ad esempio, il paradigma
secondo il quale in sanità il rischio zero non esiste per quanto efficaci siano gli
interventi.
Spesso nell’illustrare i progetti non si evidenzia questo aspetto, che invece è
essenziale divenga consapevolezza condivisa da tutti.
Per raggiungere questo ambizioso obiettivo un altro aspetto è decisivo. La
comunicazione pubblica non può essere pensata come appendice di altre
discipline, ma deve essere vista come disciplina autonoma: un sistema complesso
e in continua evoluzione destinato a verificare il rapporto tra il cittadino e l’Ente, a
semplificare le procedure, gli iter e le norme, a modernizzare i servizi e gli apparati24.
5.1.3 Le modalità comunicative
E’ sotto gli occhi di tutti lo stravolgimento tecnologico avvenuto negli ultimi
anni che consente di scambiare informazioni in modo rapido, veloce, a distanza.
Solo vent’anni fa sarebbe stato impensabile; basti ricordare qual’era la
dotazione di personal computer nei nostri uffici.
Tutto ciò, se da un lato facilita la comunicazione, dall’altro richiede competenze
specifiche e l’impiego di strumenti complessi e sofisticati. In più, esiste il rischio
di esserne “travolti” e quindi … rimanere isolati; è sufficiente pensare alle
numerose e-mail che ci giungono quotidianamente e che non leggiamo o
cancelliamo.
Diventa quindi essenziale, oltre ad una organizzazione specifica, anche aver
chiare le modalità comunicative di cui la Pubblica Amministrazione può
disporre.
Preliminarmente appare necessario giusto chiarire la linea distintiva tra
l’informazione (comunicazione indiretta) e la comunicazione diretta (circolare).
24
Rovinetti A. (2006) Comunicazione pubblica: sapere e fare Il Sole 24 Ore libri pag. 27
- 54 -
La prima si distingue per essere indifferenziata, cioè raggiunge un pubblico
generico a cui fornire informazioni di ampia portata.
La seconda è relazione con la persona. In questo caso diventa preponderante il
ruolo
dell’operatore
perché
questo
contatto
diretto
si
trasformi
in
comunicazione autentica (oggetto della seconda parte del capitolo).
Si elencano a titolo esemplificativo alcune forme di informazione e
comunicazione:
- Brochuristica: consente di diffondere messaggi precisi su un servizio. E’
molto sfruttata e la riuscita dell’iniziativa è indissolubilmente legata al modo
con cui il prodotto raggiunge il cittadino: consegna diretta, invio postale,
allegato ad un periodico. Sono solo alcune delle modalità possibili che
possono fornire esiti molto diversi.
- Periodici: sono sempre più spesso on-line. Possono consentire un costante
aggiornamento su argomenti specifici.
- Fiere e mostre: la differenza la fa il contatto diretto con i cittadini. Permettono
di tastare “il polso della situazione” sugli argomenti pubblicizzati.
- Convegni: fondamentali in ambito pubblico consentono di coinvolgere
specifici gruppi di cittadini o soggetti istituzionali. Consentono lo scambio di
informazioni, notizie, esperienze.
- Comunicazione sociale: trasmette, tramite i cittadini facenti parte di quel
gruppo-associazione, le conoscenze. Il punto di forza è il cittadino che
comunica con i suoi pari con il loro stesso linguaggio.
- Impiego delle tecnologie: questi strumenti, lo si ricordava all’inizio,
consentono di veicolare numerose notizie o di “far accedere” alle
informazioni numerosi utenti. Le tecniche possono essere di comunicazione
uno-a-uno (es. e-mail, newletter, sms) oppure uno-a-tanti (es. sito web
dell’uffcio, web forum con esperti, download di modulistica).
Non si può certo dire che gli strumenti manchino. Devono però sempre essere
ricordate alcune regole della comunicazione perché possa essere efficace.
- 55 -
Essa dev’essere:
- obiettiva: non esprime contenuti di parte, non è percepita come propaganda.
- credibile: comunica ciò che è realmente.
- accessibile: chiara, corredata di testi semplici.
- tempestiva: rapida nella diffusione.
- persuasiva: convince, suggerendo comportamenti e non imponendoli.
5.2 La comunicazione autentica
Abbiamo appena descritto le caratteristiche che la comunicazione della Pubblica
Amministrazione deve avere e individuato nella comunicazione diretta una
forma di relazione con la persona.
Cercheremo ora di definire alcuni aspetti che trasformano la comunicazione in
comunicazione autentica introducendo l’argomento con alcune definizioni del
termine comunicazione: è qualsiasi strategia o metodo che permetta di capirecomprendere; è condivisione; è relazione tra almeno due soggetti.
5.2.1 Definizioni e postulati della comunicazione
Vale la pena di condividere anche delle definizioni relative ad alcuni aspetti
generali della comunicazione:
- Emittente: colui che ”lancia” il messaggio.
- Ricevente: il destinatario della comunicazione.
- Messaggio: è il contenuto; è ciò che si comunica. Può essere un dato, una
notizia, ma anche una sensazione.
- Contesto-ambiente: è il luogo fisico o sociale dove avviene la comunicazione.
Può favorirla (una stanza) o renderla difficoltosa (un luogo rumoroso).
- Codifica: processo svolto dall’emittente per trasformare quello che vuol
esprimere in un messaggio comunicabile.
- 56 -
- Decodifica: processo inverso al precedente, svolto dal ricevente, che
trasforma il messaggio ricevuto in idee, concetti, sensazioni, immagini.
- Canale: il sistema scelto per inviare il messaggio. Può essere un segno,
l’utilizzo di una tecnologia (telefono, fax, personal computer), un mezzo
sensoriale (udito, vista).
- Feed-back: interscambio tra ricevente ed emittente che permette a
quest’ultimo di capire se il messaggio è stato interpretato correttamente.
Altri elementi certi ed inconfutabili della comunicazione sono alcuni suoi
postulati:
- Non si può non comunicare.
- Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto (cosa voglio dire) e di
relazione (come la dico).
- La comunicazione avviene su tre livelli (o sfruttando tre tecniche): verbale,
paraverbale e non verbale; perché il comunicare sia efficace devono essere
contemporaneamente coerenti.
- La gerarchia nella comunicazione. Alle volte è fondamentale chi dice le cose:
“Andremo in vacanza negli Stati Uniti” è diverso che lo annunci un genitore
o il figlio di dieci anni.
- La decodifica. Mi consente di ricordare il messaggio in un certo modo: mi
arriva una comunicazione dal Responsabile che penso essere una
“stupidaggine”, se il giorno dopo ho una riunione di lavoro … tenderò a
trascinarmi dietro una sensazione negativa nei suoi riguardi con il rischio di
decodificare come “stupidaggini” anche le nuove comunicazioni.
- Il feed-back. Se manca la comunicazione diventa informazione.
5.2.2 Tecniche di comunicazione
Nella comunicazione conta il risultato e cioè che l’ascoltatore capisca realmente
quello che l’emittente voleva dirgli. E’ però comprovato che l’uso esclusivo di
uno dei diversi livelli di comunicazione (verbale, paraverbale e non verbale),
- 57 -
l’impiego in associazione o ancora affiancare queste tecniche a modalità diverse
di presentazione del messaggio, portano a percentuali di apprendimento molto
diverse.
Pur con tutti i limiti che le semplificazioni comportano, quanto sopra può
essere riassunto nella tabella 5:
Tecniche
Verbale
Grafica\icona gestuale
Mista
Mista
Mista+sperimentazione
Canale percezione
Solo udito
Solo vista
Udito+vista
Udito+vista+discussione
Udito+vista+discussione+uso\prova
% apprendimento
20
30
50
70
90
Tabella 5
Va da sé che se così fosse, non ci sarebbero dubbi sul come svolgere i corsi, gli
incontri, le riunioni che organizziamo nel nostro lavoro.
Altri dubbi verrebbero spazzati via anche vedendo i dati riportati nella
prossima tabella 6 che ribaltano completamente il pensiero di molte persone
circa i tipi di comunicazione che realmente siamo soliti utilizzare:
Tipologia
Verbale
Paraverbale
Non verbale
Modo
Volume - pause - tono - ritmo
Sguardi - postura - espressione - gesti
% uso
10
30
60
Tabella 6
In realtà l’apprendimento e quindi l’efficacia della comunicazione è influenzato
anche da molte altre variabili alcune delle quali “governate” esclusivamente
dall’emittente o dal ricevente.
Per fare alcuni esempi possiamo dire che per l’emittente diventa fondamentale
oltre alla chiarezza espositiva anche la chiarezza intellettuale: essere convinto di
ciò che sto dicendo, evitando che chi ascolta pensi … ma dove vuole andare a
parare?
Nel ruolo del ricevente diviene importante la disponibilità ad ascoltare, il non
dare nulla per scontato ed il riuscire a mettersi in sintonia con l’emittente.
- 58 -
Forse risulta interessante ricordare che non tutto ciò che compone il messaggio
viene detto e che di ciò che perviene al ricevente non tutto viene ricordato.
Ricorrendo ad una ulteriore semplificazione possiamo così riassumere :
l’emittente vuol comunicare
dice solo
il ricevente può sentire solo
capisce
ricorda
100
80
50
30
20
Tabella 7
Quando poi si comunica, e non si informa, preoccupazione primaria
dell’emittente dovrebbe essere quella di verificare se il ricevente ha interpretato
correttamente il messaggio (il feed-back).
Appare intuitivo che quest’ultimo processo non potrà essere efficace se le
comunicazioni sono troppo lunghe o troppi gli argomenti esposti, se è basato
sulle impressioni o se viene completato il giorno successivo.
Perché il feed-back sia un efficace misura della nostra capacità comunicativa
risulta quindi importante, oltre a non commettere gli errori sopra menzionati,
che esso sia diretto e costruttivo.
- 59 -
- 60 -
CAPITOLO 6
DECIDERE E PERSUADERE
Nella prima parte del capitolo si espongono le regole e gli aspetti psicologici che
portano alle decisioni cercando di proporre semplici esempi per meglio comprenderne
i meccanismi e per evidenziare che questo modo di decidere accompagna la nostra
quotidianità.
La parte del capitolo dedicata alla persuasione illustra invece i sei principi psicologici
che la controllano. Anche in questo caso per ognuno si illustrano i meccanismi che
consentono di attivarlo e le situazioni nelle quali il principio si potenzia.
6.1 Decidere
Per poter decidere devo essere di fronte ad almeno due alternative. Di fatto è un
procedimento con il quale assumo dei rischi e la decisione viene presa in
funzione della probabilità di … non sbagliare.
Nel decidere, contrariamente a quel che si pensa, raramente la nostra scelta è
ponderata. Anzi si può tranquillamente affermare che la quasi totalità delle
decisioni siano automatiche: al supermercato più che scegliere un prodotto, lo
riconosciamo.
L’attivazione di questo automatismo è fondamentale perchè ci permette di
risparmiare energie e spesso consente, basandosi sull’esperienza, di fare le
scelte più azzeccate.
6.1.1 Le regole
Ho già ricordato che le decisioni ponderate sono rare; quelle “importanti”, che
richiedono cioè giorni di riflessione, rarissime e sono comunque basate sulla
scala dei valori che ognuno di noi possiede. Ad esempio, per l’acquisto del
medesimo bene sono diverse le caratteristiche che ogni persona ritiene
importanti e valuta. Il risultato è l’acquisto di modelli diversi di quel bene.
Ma quali sono alcuni dei percorsi che attiviamo per giungere a scelte perlomeno
soddisfacenti ?
- 61 -
- la regola congiuntiva: nella scelta di un prodotto si fissano dei paletti, non
superabili, per ogni caratteristica che si ritiene importante. Esemplificando:
nella scelta di un viaggio posso decidere che non deve durare più di un certo
numero giorni, deve avere un costo inferiore ad una certa cifra e che la lingua
del Paese dove mi reco dev’essere il francese. La scelta cadrà su una delle
alternative che rispetta queste tre condizioni. Un rischio è di restare senza
alternative e dover rivedere i criteri di scelta.
- Eliminazione per aspetti: fissata la caratteristica, per me, più importante di
un prodotto, scarto tutte le alternative che non la rispettano. Il rischio è di
dover comunque accettare una decisione che non mi soddisfa.
- Decidere per esclusione: progressivamente non tengo più conto delle
alternative che non rispettano una delle caratteristiche che ritengo
importanti. Adottando questa tecnica alla fine si ha in mano prodotto non
ottimale, ma soddisfacente.
6.1.2 Aspetti psicologici che inducono le decisioni
In rapida sequenza cercheremo di evidenziare alcuni aspetti psicologici che
condizionano le nostre decisioni. Quest’ultime sono alle volte pilotate dai
ricordi; con il rischio che gli aspetti emotivi a questi legati ci portino alla
distorsione del giudizio.
Spesso poi la decisione è basata più sull’esito desiderato che sulle informazioni
disponibili. Ad esempio, se deve essere nominato un nuovo Responsabile e le
ultime a ricoprire quell’incarico sono state donne in molti penseranno che verrà
nominato un uomo.
Questo tipo di modalità decisionali contraddistingue anche la cosiddetta
“fallacia dello scommettitore” che molti avranno provato: giocando a testa o
croce, dopo quattro volte che è uscita testa si scommetterà più facilmente
sull’uscita di croce anche se razionalmente tutti sanno che le probabilità che
esca l’uno o l’altro, ad ogni lancio, sono sempre uguali.
- 62 -
Il credere di essere in grado di “governare gli eventi” è un’altra caratteristica
che condiziona il nostro modo di decidere: basiamo tutto sulla nostra abilità
anche quando sono puramente casuali.
In questo ambito rientra la convinzione, specie dei ragazzi, di essere immortali
e quindi di poter adottare comportamenti a rischio in quanto … io posso
fermarmi quando voglio oppure … vuoi che ‘sta cosa capiti proprio a me?
Sarà poi capitato a molti di provare la difficoltà di adottare atteggiamenti
diversi. Il motivo per cui le persone difficilmente cambiano i comportamenti
(quante volte lo abbiamo toccato con mano sul lavoro) è dovuto al fatto che
siamo “ancorati” a conoscenze pregresse e a decisioni già prese in passato. Di
fatto siamo conservatori e difficilmente ci schiodiamo dalle nostre posizioni.
Altrettanto interessante per la nostra professione che ci porta a tenere corsi in
pubblico è la “sindrome della prima impressione”; se sbagliamo l’approccio …
Del resto un’esemplificazione di questo meccanismo l’abbiamo probabilmente
sperimentata durante la nostra carriera scolastica: quanta fatica di far cambiare
l’opinione all’insegnante se il primo compito andava male.
Una componente importante nel decidere sono le “emozioni”. Può essere
importante saper sfruttare quest’aspetto psicologico per cercare di far adottare
quanto proposto.
Diventa essenziale far notare che se decido per quella o l’altra cosa sarò felice,
avrò quindi un vantaggio.
L’emozionare può essere altrettanto strategico per suscitare un conflitto
decisionale nel caso gli atteggiamenti non siano coerenti con i pensieri; questo
può indurre la revisione dei criteri di scelta-comportamento.
A proposito di coerenza bisognerà però prestare attenzione a non far scattare il
cosiddetto meccanismo del “salvare la faccia”, indotto da passate decisioni.
- 63 -
Questo alle volte innesca un automatismo irrazionale che porta al rifiuto di una
proposta anche se palesemente valida.
Del resto eventi, comportamenti, scelte del passato determinano spesso le
decisioni per il futuro di solito in modo direttamente proporzionale al “costo”
già pagato.
Insomma decidere è difficile, ma bisogna anche tener contro del fatto che una
buona decisione, cioè una decisione che produce gli effetti prefissati, non dipende
esclusivamente dal fatto che la decisione sia presa correttamente25.
6.2 Persuadere
Convincere, indurre una persona ad agire in un determinato modo. Ottenere
consenso, ispirare fiducia. Questa è la definizione di persuadere nel vocabolario
Treccani.
Un'altra articolazione dello stesso termine venne messa in luce dopo la fine
della seconda guerra mondiale in una ricerca all’università di Yale: un processo
di influenza che si attua in un contesto di comunicazione tra una fonte e un ricevente,
attraverso un messaggio che va dal primo al secondo26.
Sei sono i meccanismi psicologici che ci “persuadono” a prendere o non
prendere una determinata decisione: il principio di reciprocità o di
contraccambio, il principio di impegno e coerenza, il principio della riprova
sociale, il principio della simpatia, il principio dell’autorità, il principio della
scarsità.
Seppur brevemente li illustreremo tutti per poter disporre di più frecce possibili
per il nostro arco nel comunicare con i cittadini.
25
Rumiati R. (2000) Decidere Il Mulino Bologna pag. 110
26
Cavazza N. (1997) Comunicazione e persuasione Il Mulino Bologna pag. 20
- 64 -
6.2.1 Principio di reciprocità o di contraccambio
E’ una delle armi più potenti della persuasione. Ti chiedo qualcosa in cambio
del favore che ti ho già fatto; anzi … io ti do qualcosa perché tu mi hai gia dato
qualcos’altro.
Un aspetto importante che merita menzione: questo è un comportamento
ubiquitario, comune a tutte le culture del mondo, del resto è anche il
comportamento che consente la convivenza.
Gli esempi riconducibili a questo principio possono essere molteplici. Quante
volte abbiamo comperato i biglietti della lotteria perché chi li vende aveva
acquistato i nostri! La cosa straordinaria, che dimostra la forza di questo
principio e che funziona anche se chi ci vende i biglietti ci è antipatico.
Se poi il “dono” è inatteso, il contraccambio potrà essere di “valore” molto più
alto.
Di fatto dopo aver ricevuto qualcosa siamo nelle mani degli altri, perdiamo la
nostra indipendenza aspetto ben noto anche al donatore.
In questo meccanismo che fa scattare la trappola non è tanto il regalo, ma il
condizionamento
sociale
che
considera
“buoni
cittadini”
coloro
che
restituiscono il favore/bene.
La pressione psicologica, a cui siamo sottoposti dopo aver ricevuto qualcosa, ci
impedisce di a fare a meno di restituire anche quando sappiamo di essere in
perdita.
Un evoluzione di questa regola è la tecnica del “ripiegamento dopo il rifiuto”:
propongo qualcosa che so essere inaccettabile, di fronte al rifiuto abbasso le
pretese e normalmente l’interlocutore accetta. Molte trattative, se non tutte,
sono basate su questa regola che si può sintetizzare in: testa vinco io, croce perdi
tu27.
27
Cialdini R.B.– (2005) – Le armi della persuasione – Giunti – Firenze – pag. 59
- 65 -
Il potenziamento di questa tecnica è dovuto al fatto che la persona la quale
accetta la seconda proposta, è convinta d’aver partecipato attivamente alla
soluzione.
6.2.2 Principio dell’impegno e della coerenza
Essere coerenti, come per il contraccambio è apprezzato dalla società. Il chimico
inglese Faraday riferiva di come l’essere coerenti riscuota comunemente
approvazione, forse più ancora che l’essere nel giusto28.
Questo meccanismo attacca il programma automatico di risposta tanto che il
voler essere coerenti a tutti i costo, con quanto precedentemente espresso,
manifestato, comunicato, può anche portarci ad essere in torto. Ma proprio per
non avere questa consapevolezza ci rifiutiamo di pensare.
Il “trucco” per far scattare questo meccanismo è di per sé semplice: far prendere
un impegno piccolo, modesto.
L’atto magico che aumenta ulteriormente la potenza di questo principio e far
sottoscrivere l’impegno preso, magari facendolo scrivere direttamente a chi lo
assume.
La sottoscrizione dell’impegno, inoltre, può essere mostrata ad altri a conferma
dell’adesione.
Inoltre tanto più sarà faticoso far parte del “patto”, tanto maggiore sarà la
coerenza nel portare avanti l’impegno.
Un altro aspetto da ricordare è che la partecipazione all’impegno dev’essere
“carpita” senza farla sembrare un obbligo (con poca pressione esterna) in modo
che le persona la viva come frutto della propria volontà.
Al rovescio lo stesso principio può essere sfruttato, come già accennato nei
processi che guidano le decisioni, anche quando una persona si dimostra restia
al cambiamento per rispettare (essere coerente) decisioni già maturate.
28
Cialdini R.B. (2005) Le armi della persuasione Giunti Firenze pag. 74
- 66 -
In questo caso può essere d’aiuto la citazione di Ralph Waldo Emerson : una
sciocca coerenza è lo spauracchio delle piccole menti29.
Si dovrà far emergere il fatto che cambiare non solo si può, ma che alle volte si
deve.
6.2.3 Principio della riprova sociale
Spesso quando dobbiamo decidere, cerchiamo di capire cosa farebbero o cosa
considerano più giusto gli altri.
L’aumento della potenza di questo meccanismo si ha se il riferimento a cui
tendere è simile a noi.
Ecco spiegate, almeno in parte, le pubblicità in cui tentano di persuaderci …
persone normali, che ci assomigliano; questo meccanismo funziona per tutte le
fasce di età.
E’ il motivo per cui l’educazione tra pari può essere più efficace di lezioni
tenute da esperti e quindi perché una persona cambia improvvisamente il suo
comportamento: Andrea ha paura di andare sullo scivolo, ma dopo un
pomeriggio passato ai giardini con un amichetto molto pratico con questo
gioco, c’è il serio rischio di vedere Andrea divertirsi su questo impianto per
giornate intere.
Ben
più
drammatica
è
invece
l’esperienza,
statisticamente
provata,
dell’aumento dei suicidi dopo la pubblicazione di un evento simile che ha visto
coinvolto un personaggio famoso.
Altro aspetto da tener presente è che il principio viene attivato anche dalla
visione di filmati: la sperimentazione dimostra che per bambini un po’ isolati
funziona la pratica di far osservare immagini in cui, un bimbo spesso solo, si
unisce agli amici per giocare.
29
Cialdini R.B. (2005) Le armi della persuasione Giunti Firenze pag. 120
- 67 -
6.2.4 Principio della simpatia
Acconsentiamo maggiormente a proposte-richieste di persone che ci piacciono
o che ci sono simpatiche.
L’espediente, in cui ci saremo sicuramente trovati invischiati sta alla base delle
vendite a cui si partecipa perché invitati dalla padrona di casa o della maggiore
efficacia del volontariato praticato dal vicino di casa.
L’influenza nella decisione aumenta considerevolmente se la proposta viene
accompagnata dalla bellezza, da complimenti (anche banali) o, per tornare ad
un concetto appena visto, da persone a noi simili quindi, vestite come noi o con
i nostri stessi interessi.
Il tutto si basa sul fatto che pensiamo di avere un alleato che lavora per noi.
6.2.5 Principio dell’autorità
Siamo deferenti verso l’autorità.
Il solo simbolismo fa scattare la risposta automatica; di fronte ad una persona
che la dimostra a causa dei suoi vestiti, ornamenti o titoli ci sciogliamo come
neve al sole.
Probabilmente il tutto nasce dal fatto che fin da piccoli siamo educati al rispetto
dell’autorità (genitori, maestri) e pertanto se ci troviamo di fronte qualcuno che
pensiamo ne sappia più di noi ci adeguiamo alla sua volontà.
In ambito sanitario ci sono studi quantomeno preoccupanti che dimostrano la
potenza di questo meccanismo: anche di fronte a palesi errori nelle prescrizioni
di farmaci da parte del medico, l’infermiere li somministra; ciò accade anche nel
caso il personale infermieristico sia esperto.
Siamo di fronte alla totale disattivazione delle proprie competenze.
- 68 -
6.2.6 Principio di scarsità
E’ strettamente collegato all’idea di poter possedere qualcosa di raro e
soprattutto che è disponibile per pochi.
La regola d’oro che lo fa scattare è la paura di perdere questa possibilità.
A questo aspetto psicologico è legato il fatto che le persone paiono indotte ad
agire più dal timore di una perdita che dalla speranza di un guadagno: è più
efficace il messaggio che invita le donne ai controlli per prevenire il tumore al
seno se sottolinea i pericoli che consente di evitare piuttosto che i benefici che si
ottengono; nel caso della “zanzara tigre” sarà ad esempio più opportuno
proporre il messaggio dicendo: se metti in pratica questi suggerimenti “eviti di
prendere le punture” piuttosto che “previeni le punture dell’insetto”.
Altro aspetto che potenzia il principio è il poco tempo per decidere, il non far
pensare ad alternative possibili, il dover decider su due piedi.
Inoltre il far coincidere il principio di scarsità con il fatto che il non possedere
limita la nostra libertà ci induce ad essere più propensi a decidere in fretta pur
di non perdere la proposta.
Il fatto poi che la perdita di libertà concorra a farci perdere qualcosa che
abbiamo sempre avuto a disposizione (es. la possibilità di usufruire del
giardino perchè invaso da Aedes albopictus) aumenta la nostra frustrazione in
particolar modo se gli altri continuano a poterne usufruire e quindi faremo di
tutto per riappropriarcene.
Spiegati i sei principi pare importante aggiungere che secondo W. McGuire:
“la persuasione si attua in sei fasi: presentazione del messaggio, attenzione,
comprensione dei contenuti, accettazione della posizione sostenuta
- 69 -
da questo,
memorizzazione della nuova opinione, comportamento”30,
catena che deve essere ininterrotta pena il fallimento di tutto il processo.
6.3 Sintesi finale
Alla conclusione del capitolo tentiamo una breve sintesi: spesso decidiamo o ci
facciamo persuadere secondo programmi di risposta automatici. In realtà
queste scorciatoie, spesso ci consentono di risparmiare “energia” ed azzeccare
la scelte, ma sempre più nascondono un disagio.
Negli ultimi anni la possibilità di conoscere ed accedere alle informazioni è
cresciuta a dismisura. Questa opportunità, però, si sta trasformando in un
boomerang: invece di renderci più consapevoli nel decidere,
ci rende più
insicuri perché non riusciamo a gestire tutti gli input (che alle volte sono
contradditori).
Si può concludere dicendo che la velocità dell’evoluzione tecnologica è troppo
elevata per la nostra capacità di adattamento, col rischio che siano altri che
decidono per noi.
30
Cavazza N. (1997) Comunicazione e persuasione Il Mulino Bologna pag. 25
- 70 -
CAPITOLO 7
CONCLUSIONI
L’informazione e la comunicazione sono arti complicate.
Questa è certamente la prima conclusione che si trae dal lavoro svolto e, proprio
perché complicate, non possono essere né improvvisate né tanto meno gestite
da “apprendisti stregoni”; questo presuppone un salto di qualità anche per
cercare di dare pienamente corso alle previsioni normative.
Un altro aspetto di cui prendere coscienza è che la comunicazione autentica
crea un rapporto tra emittente e ricevente e quindi gli esiti di un progetto sono
condizionati da chi lo gestisce. Non esiste in linea di principio, a priori, un
progetto “buono o cattivo”.
Appare dunque evidente che un buon comunicatore deve “sentirsi dentro”
questo ruolo, deve aver la voglia di imparare, deve essere umile e confrontarsi
con altre esperienze, deve essere disponibile a condividere le sue conoscenze.
Tutti gli operatori perciò dovrebbero perlomeno avere una seppur generica
formazione sull’argomento che partendo dalla conoscenza delle leggi,
approfondisca le conoscenze circa le strategie, gli strumenti di lavoro perché gli
interventi siano progettati in modo efficace.
Fatta questa premessa generale, proviamo a illustrare nel dettaglio un’ipotesi
circa la riformulazione da parte dell’azienda ULSS 4 “Alto Vicentino” dei suoi
interventi di informazione e comunicazione sul tema della “zanzara tigre”.
L’obiettivo primo è certamente quello di coinvolgere maggiormente i cittadini,
le associazioni, le amministrazioni in modo che sia la comunità stessa a
prendersi cura di se stessa al fine di garantirsi un benessere diffuso.
Gli ambiti su cui verranno formulate le successive proposte, per comodità di
esposizione rimangono gli stessi della seconda parte del capitolo 3.
- 71 -
7.1 Comuni
L’organizzazione attuale che l’Azienda ULSS 4 si è data nel corso degli anni,
rispetta le indicazioni della normativa nazionale e regionale per quanto attiene
ai controlli e all’esecuzione della lotta ad Aedes albopictus negli ambiti
pubblici; si dovrà consolidarla.
Questo potrà avvenire rafforzando la “sensazione” di tutti i tecnici e operai
comunali, a vario titolo coinvolti nella problematica, di far parte di un gruppo.
Per alimentare questo sentire comune la rete di comunicazione tra i vari uffici
dovrà sempre più servire a condividere soluzioni, esperienze, iniziative che
possono consentire alle Amministrazioni di dare risposta alle richieste dei loro
abitanti.
Inoltre da parte dell’Azienda sanitaria sarà importante riuscire ad ascoltare le
necessità delle Amministrazioni cercando di individuare le priorità comuni e
quindi mettere in atto iniziative condivise in grado di dare le risposte attese.
Relativamente ai nuovi rischi sanitari legati alla possibile diffusione di malattie
infettive, dovranno essere partecipate le decisioni circa i protocolli da attuare in
emergenza, in modo da poter intervenire in maniera efficace rispetto al rischio
epidemico, ma soprattutto per calare nella realtà locale le indicazioni regionali.
In linea con quanto appena espresso si dovrà coinvolgere a pieno titolo anche il
personale dei Consorzi di Vigilanza Urbana (che spesso esegue i controlli di I°
livello) e probabilmente anche della Protezione Civile.
Più in generale dovranno essere programmati dei percorsi di formazione
specifica su Aedes albopictus e sul rischio sanitario.
Accanto a questi aspetti tecnico-organizzativi prioritario per il Servizio Igiene e
Sanità Pubblica sarà anche condividere con i “politici” le nuove problematiche
sanitarie e le strategie necessarie per affrontarle.
- 72 -
7.2 Comunità – Scuola
Focalizzeremo l’attenzione sui possibili interventi di informazione-formazione
su “zanzara tigre” nelle scuole.
La proposta dell’Azienda sanitaria al momento si limita all’intervento già
descritto (predisposizione di un opuscolo per gli insegnanti unitamente ad una
video-cassetta regionale) la cui attuazione è stata, tra l’altro, demandata ai
Comuni.
Al contrario di ciò, l’ULSS 4 lavora da molti anni col mondo della scuola
proponendo vari progetti (dall’educazione stradale alla prevenzione del
tabagismo, dalla corretta nutrizione alla prevenzione dei comportamenti a
rischio) e da queste esperienze si potranno estrapolare le migliori strategie per
proporre gli interventi su Aedes albopictus.
Un aspetto importante da mettere in rilievo sia nella proposta ai Dirigenti sia
nel negli incontri con gli insegnanti è che il lavoro non deve essere inteso come
“un qualcosa in più da fare”, ma come un opportunità per spiegare ad esempio
il ciclo biologico degli insetti, facendo riferimento a quello della “zanzara tigre”.
Oltre a ciò si dovranno evidenziare i pericoli sanitari che la presenza del dittero
comporta al fine di far crescere la consapevolezza che le azioni intraprese
favoriscono anche la salute pubblica.
Si pensa che un progetto di questo tipo possa essere proposto dalle scuole
materne alle secondarie di primo grado.
In linea di massima, una prima differenziazione dei progetti la si avrà a seconda
che siano destinati alla formazione degli insegnanti o che vedano coinvolti
anche gli scolari.
Nel primo caso sarà necessario rivedere i contenuti dell’opuscolo già
predisposto, alla luce delle conoscenze maturate ne corso degli anni; questo
permetterà di disporre di un adeguato strumento didattico-informativo. Si
- 73 -
potranno poi organizzare degli interventi di formazione in aula al fine di fornire
ai docenti le notizie basilari e, soprattutto, costruire assieme dei percorsi
didattici per gli alunni.
Disporre di schede di lavoro permetterà infatti di poter valutare l’impegno
richiesto per attuare il progetto e trovare eventualmente i migliori correttivi.
La partecipazione degli insegnanti alla formazione sopra descritta è da
considerarsi propedeutica per poter attivare un progetto che veda il
coinvolgimento attivo degli scolari.
In questo caso potrà essere necessario anche pensare ad un intervento diretto
del personale tecnico dell’azienda sanitaria nelle scuole, almeno per i primi anni
della proposta.
Ad ogni buon conto si ritiene che i percorsi dovranno essere differenziati a
seconda della scuola. Solo a titolo esemplificativo potrà essere proposto:
- alle materne l’obiettivo potrà essere far conoscere la “zanzara tigre” e i
focolai domestici colorando le loro immagini.
- Nelle scuole primarie di primo grado accanto al medesimo percorso, potrà
essere prevista, per i più grandi, l’individuazione dei focolai nelle proprie
abitazioni e quindi una produzione scritta della “caccia al tesoro”.
Vale la pena di evidenziare che in questa proposta potranno essere coinvolti nel
suo svolgimento maestri titolari di varie competenze: lingua italiana, immagine,
scienze.
7.3 Cittadinanza
In questo caso i tentativi, perlomeno di informare i cittadini, sono stati
molteplici e spesso messi in atto con la collaborazione dei Comuni; purtroppo i
risultati sono ancora scarsi tanto che ancor oggi molte persone, oltre a non
- 74 -
attuare alcuna forma di lotta larvicida, mantengono anche altri comportamenti
scorretti; la cosa è preoccupante considerato che la responsabilità della presenza
di Aedes albopictus è normalmente da imputare quasi esclusivamente a focolai
presenti nelle aree private.
Si ritiene comunque che le campagne informative attraverso la stampa di
pieghevoli, manifesti, volantini andranno comunque messe in atto perché forme
di informazione diffusa; si tratterà piuttosto di trovare canali di diffusione
diversificati in modo da raggiungere le varie fasce della popolazione.
In tal senso l’esperienza di quest’estate che ha coinvolto i Medici di Medicina
Generale, Pediatri, Farmacisti nella diffusione del materiale informativo è stata
senza dubbio positiva; di contro le risposte di tali soggetti al questionario
somministrato impegnano il Servizio Igiene e Sanità Pubblica a dar corso alla
loro richiesta di essere formati sui specifici rischi di diffusione di malattie
infettive trasmesse da zanzare.
Certamente, anche se laboriosa, si dovrà anche cercare di privilegiare la
consegna diretta. Questo consente di comunicare con il cittadino, dare risposte
alle sue domande cercando di “persuaderlo” ad assumere atteggiamenti corretti
evidenziando, se necessario, che la presenza di Aedes albopictus spesso limita
la sua libertà di usufruire degli spazi aperti.
Altresì dovranno essere rivisti i contenuti dei messaggi per cercare di “toccare”
qualche corda emotiva del lettore: invece della classica foto con in primo piano
la zanzara, si potrà inserire immagini di vita domestica (foto di bimbi che
giocano all’aperto, di anziani nei giardini, o di un giardino … vuoto); le frasi
che li accompagnano dovranno sottolineare i “rischi evitati” piuttosto che
“quelli prevenuti” nel mettere in atto comportamenti corretti.
Un altro sforzo andrà poi fatto nell’iniziare a diffondere le informazioni anche
nelle lingue parlate dalle comunità straniere presenti sul territorio.
- 75 -
Come ampiamente dimostrato, gli incontri serali con la cittadinanza non sono
partecipati! Andrà comunque messo in atto un tentativo di variare strategia
comunicativa.
Potranno essere pubblicizzati con la promessa che verranno distribuiti
gratuitamente insetticidi per il trattamento dei focolai domestici, si potrà far
firmare la presenza e raccogliere dei dati per poter ricontattare i presenti
(esempio disporre dell’indirizzo e-mail consente di far pervenire loro notizie
sulla “zanzara tigre”). Altri mutamenti dovranno essere introdotti nella
gestione degli incontri: all’inizio della riunione si potrà chiedere ai partecipanti
le loro conoscenze su Aedes albopictus; la classica lezione frontale dovrà essere
arricchita con brevi filmati ad esempio sulla ricerca dei focolai domestici, la loro
rimozione, il trattamento o la messa in sicurezza di quelli non rimovibili.
Considerate le difficoltà di far partecipare la cittadinanza agli incontri dovrà
essere progettato il tentativo di andare verso la gente.
Una delle ipotesi potrebbe essere quella di partecipare a mercati o feste
paesane. Le modalità potrebbero essere quelle descritte per gli incontri
arricchendole con l’esposizione di pannelli informativi.
Un’altra possibilità potrebbe consistere nel partecipare alle riunioni delle
Associazioni
del
volontariato
sociale
coinvolgendo
l’Amministrazione
Comunale nel compito di contattare le Associazioni del territorio e organizzare
l’incontro.
In tutte le assemblee si potrà far presente ai partecipanti il “privilegio” di avere
a disposizione degli esperti che possono … fargli riconquistare il giardino di
casa. Inoltre al fine di farli sentire attori di una cittadinanza attiva queste
persone potranno essere invitate, consegnando loro una lista di controllo, a
ricercare presso le loro abitazioni i focolai di riproduzione e a informare i pari
delle conoscenze acquisite durante l’incontro.
- 76 -
Dal punto di vista psicologico sarà però importante non dimenticare, ogni volta
che se ne presenta l’opportunità, di mettere in evidenza gli ottimi risultati
raggiunti nei nostri due presidi ospedalieri e quindi che combattere la zanzara
tigre è possibile; andrà anche sottolineato il fatto, facendo riflettere le persone,
che se ci riusciamo in un contesto così complesso (numerose caditoie da trattare
e superfici molto ampie da tenere sotto controllo) possono tranquillamente
farcela anche casa loro.
7.4 Progetto “Santo”
Come spiegato nel capitolo 3, questo è stato l’unico intervento di porta-a-porta
effettuato dalla nostra Azienda sanitaria. E’ stata un’ottima sperimentazione
che ha dato esiti positivi; il tempo di cui disporre è considerevole tanto che si
era pensato di riproporlo in altri ambiti, affidandone però i compiti di controllo
a volontari.
Le esperienze maturate in altri contesti hanno però dimostrato la difficoltà di
gestire un progetto con i volontari direttamente coinvolti nella vigilanza sia in
relazione alle risorse economiche necessarie per compensarli sia per mantenerli
motivati nel tempo.
Potrebbe quindi essere plausibile che ha svolgere i controlli siano i tecnici
dell’ULSS congiuntamente con il personale del Comune mentre ai volontari,
che comunque dovrebbero essere conosciuti nella zona in cui si esplica il
progetto, sarebbero demandati compiti di supporto, quali, ad esempio, la
distribuzione
della
lettera
di
presentazione
dell’iniziativa,
curare
la
partecipazione delle persone alla serata informativa, contattare i residenti non
trovati in casa per fissare un appuntamento ecc.
Solo nel caso manifestassero la volontà di effettuare qualche controllo,
potrebbero svolgerlo dopo opportuna formazione teorico-pratica.
- 77 -
Questo permetterebbe di consolidare le conoscenze in un gruppo di cittadini di
riferimento per l’area di progetto e nel contempo li si libererebbe dai compiti
più gravosi.
7.5 Sito WEB
Finora si sono poco sfruttate le potenzialità di questo straordinario strumento di
trasmissione dell’informazione.
Però proprio in questo periodo è in atto un progetto per la realizzazione del
portale del Dipartimento di Prevenzione: uno spazio “dedicato”, all’interno del
sito aziendale.
La Direzione Generale ha concordato che per il Servizio Igiene e Sanità Pubblica
la sperimentazione sarà a carico dell’Ufficio Disinfestazione. Quale occasione
migliore per poter tentare di fare un salto di qualità sia come informazioni
diffuse sia per rendere semplice l’accesso per l’utente alle stesse?
Oltre alle poche notizie pubblicate che riguardano la disinfestazione, in merito
alla specifica problematica riguardante la “zanzara tigre”, potrebbe essere
importante poter inserire dei filmati, gli stessi preparati per gli incontri con i
cittadini, mettere in rete le notizie su Aedes albopictus (esempio luogo, data ed
ora degli incontri), oppure mettere a disposizione delle attività interattive come
ad esempio dei test con i quali il visitatore potrà auto-valutare le sue
conoscenze sul dittero.
Un fattore determinante sarà individuare il Responsabile degli aggiornamenti
in considerazione del fatto che la tempestività diventa fondamentale per poter
sfruttare al meglio questo strumento.
- 78 -
Molte sono le azioni possibili. Forse quello qui proposto può sembrare un libro
dei sogni.
In realtà si tratta di crederci e condividere un percorso nuovo di comunicazione
verso il cittadino che potrà anche servire quale sperimentazione per altri ambiti
di attività del Servizio Igiene e Sanità Pubblica.
Una possibilità concreta di attuarlo è quella di siglare “un’intesa” con un
Comune pilota dove attuare le varie attività proposte per poter poi verificare
quali siano le più efficaci e quelle realizzabili.
E’ veramente una sfida quella che abbiamo dinnanzi che però, se vinta, può
restituire all’Azienda sanitaria dei tecnici più motivati, più competenti e
preparati a gestire anche la comunicazione con i cittadini, elemento
fondamentale per una Pubblica Amministrazione moderna che voglia
colloquiare con i suoi utenti e che sia disponibile a mettersi in discussione.
In fondo si tratta di andare “oltre la norma”; di aver voglia di provare a
condividere, di progettare qualcosa di nuovo facendo tesoro degli errori e dei
risultati concreti del passato ricordando sempre, e l’epidemia di chikungunya lo
sta a dimostrare, che il mondo è in vorticoso cambiamento. Quindi non è
pensabile non aggiornarsi o lavorare con tecniche mai rinnovate per poter far
fronte alle nuove competenze che ci vengono richieste dai mutati scenari, ma
anche dal continuo aggiornamento legislativo.
- 79 -
- 80 -
BIBLIOGRAFIA
Angelici R., Carola Finarelli A., Angelini P. (2007) “Pronto? Emergenza” SNOP
Rivista della società nazionale degli operatori della prevenzione n° 73 pagg. 4-5
Cassone A. (intervista) (2008) “Epidemia di chikungunya in Italia” Notiziario
dell’istituto Superiore di Sanità Vol. 21, n° 2 pagg. 15-17
Cavazza N. (1997) Comunicazione e persuasione Il Mulino Bologna
Cialdini R.B. (2005) Le armi della persuasione.Come e perché si finisce col dire di sì
Giunti Firenze
Drago A. (1999) “Porta a porta a Montegrotto Terme” (allegato B) Università
degli studi di Padova Istituto di Entomologia Agraria Diffusione della zanzara
tigre in Veneto 1998 Relazione sul Piano di sorveglianza e controllo della
diffusione di Aedes albopictus e dei culicidi antropofili delle aree litoranee
Regione Veneto
Drago A. (2003) “Lotta alle zanzare e strategie medianiche” Igiene Alimenti
Disinfestazione & Igiene Ambientale Maggio/Giugno 2003 pagg. 1-4
Drago A., Martini S., Lustro G. (2003) “Zanzare, un’esperienza in Francia” Igiene
Alimenti Disinfestazione & Igiene Ambientale Gennaio/Febbraio 2003 pagg. 1-4
Fabbri C., Ferrari R. (2007) “Il volontariato collegato ai comuni (auser,
protezione civile, ecc): l’esperienza di Riolo Terme” Verso una strategia di lotta
integrata alla zanzara tigre. Atti del convegno. Cesena 23 febbraio 2006 pagg. 59-64
Istituto della Enciclopedia Italiana (2003) Il Vocabolario Treccani Il Treccani
Istituto della Enciclopedia Italiana Roma
Lustro G. (2005) Linee guida per l’organizzazione e la gestione delle attività di
disinfestazione da ratti e zanzara” Annali di Igiene medicina preventiva e di
comunità Società Editrice Universo Roma Suppl. 2 al Fasc. 3 Vol. 17
Magro Prof.ssa Tiziana Laurea triennale in Tecniche della Prevenzione
(percorso straordinario) Dispense Corso integrato di Psicologia generale
Maistro S. (2007) Il ruolo dell'azienda sanitaria nell'attività di disinfestazione
(presentazione power point) 20/02/2007 Montecchio Precalcino (VI) Convegno:
Disinfestazione urbana metodi e strumenti nuove proposte.
Marin Prof.ssa Valeria Laurea triennale in Tecniche della Prevenzione (percorso
straordinario) Corso integrato di Igiene e medicina del lavoro Dispense
Insegnamento Epidemiologia delle malattie infettive.
Martini S., Drago A., Bizzotto G. (2002) “Aedes albopictus a Castefranco
Veneto: una esperienza di lotta” Igiene Alimenti Disinfestazione & Igiene
Ambientale Marzo/Aprile 2002 pagg. 3-8
Palazzi M. (2007) “Quando la bussola è la comunicazione” SNOP Rivista della
società nazionale degli operatori della prevenzione n° 73 pagg. 6-7
Regione Veneto DGR n° 324 del 14 febbraio 2006 “Linee guida per l’organizzazione
e la gestione delle attività di disinfezione e disinfestazione da ratti e zanzare”.
- 81 -
Regione Veneto - DGR n° 2178 del 08/08/2008 – “Regione Veneto Piano Regionale
di lotta alla “zanzara tigre” e di prevenzione della chikungunya”.
Romi R. (2001) “Aedes albopictus in Italia: un problema sanitario sottovalutato”
Annali Istituto Superiore di Sanità Vol. 37, n° 2 pagg. 241-247
Romi R. (2003) “Diffusione di Aedes albopictus in Italia e analisi del rischio
sanitario” SNOP Rivista della società nazionale degli operatori della prevenzione n° 61
pagg. 23-27
Romi R., Di Luca M., Severini F., L. Toma Istituto Superiore di Sanità (2002)
Linee guida per la sorveglianza e il controllo della “zanzara tigre” Aedes albopictus
Roma.
Rovinetti A. (2006) Comunicazione pubblica: sapere e fare 1° capitolo Il Sole 24 Ore
libri
Rumiati R. (2000) Decidere Il Mulino Bologna
Santacatterina F. (2007) Il progetto Santo (Thiene) aspetti organizzativi
(presentazione power point) 20/02/2007 Montecchio Precalcino (VI) Convegno:
Disinfestazione urbana metodi e strumenti nuove proposte Santacatterina F. (2007) Tesina: “Limitazione della diffusione di malattie
infettive da animali infestanti. Definizione di Regolamento Interno dell’attività
di disinfestazione nel nuovo polo unico ospedaliero di Santorso (VI)” Laurea
triennale in Tecniche della Prevenzione (percorso straordinario) Corso integrato
di Ingegneria applicata e protezionistica 1° Insegnamento Ingegneria sanitaria e
ambientale docente Olivi Prof. Giuseppe
Sarpellini P., Flamini S., Colonna R. (2007) “Educazione porta a porta con il
coinvolgimento del volontariato delle Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) nel
comune di Forlì” Verso una strategia di lotta integrata alla zanzara tigre. Atti del
convegno. Cesena 23 febbraio 2006 pagg. 65-70
Tola E., Formica Blu srl (2007) “La zanzara tigre in Italia: questione di
comunicazione” Verso una strategia di lotta integrata alla zanzara tigre. Atti del
convegno. Cesena 23 febbraio 2006 pagg. 13-17
Università degli studi di Padova Istituto di Entomologia Agraria (1999)
Diffusione della zanzara tigre in Veneto 1998 Relazione sul Piano sorveglianza e
controllo della diffusione di Aedes albopictus e dei culicidi antropofili delle
aree litoranee Regione Veneto
Venturelli C., Maggioli F. (2007) “Caratteristiche degli ambienti e presenza di
zanzara tigre: indagine sui diversi ambiti insediativi nel territorio urbano” Verso
una strategia di lotta integrata alla zanzara tigre. Atti del convegno. Cesena 23 febbraio
2006 pagg. 29-41
Venturelli C., Mascali Zeo S. (2007) “La zanzara che venne dal caldo” SNOP
Rivista della società nazionale degli operatori della prevenzione n° 73 pagg. 7-8
Venturelli C., Palazzi M., Bakken E., Baldassarri E. (2007) “Il progetto di peer
education: l’esperienza dei focus group per accrescere le competenze e le
- 82 -
conoscenze dei cittadini” Verso una strategia di lotta integrata alla zanzara tigre.
Atti del convegno. Cesena 23 febbraio 2006 pagg. 115-119
SITOGRAFIA
www.arpa.veneto.it Barbi A., Chiaudani A., Delillo I., Borin M., Berti A.
“Andamenti agroclimatici nella regione Veneto nel periodo 1956-2004 accesso
19/10/2008
www.consiglioveneto.it Regione Veneto “Leggi regionali a testo vigente 1996”
accesso 29/10/2008
www.ecdc.europa.eu ECDC European Centre for Disease Prevention and
Control “Consultation on vector-related risk for chikungunya virus
transmission in Europe” pubblicazione 22/10/07 accesso 16/10/08
www.museocivico.rovereto.tn.it U. Ferrarese “Monitoraggio di aedes
albopictus (skuse) (diptera, culicidae) attorno ad un focolaio nel comune di
Rovereto (Trento)” Annali Museo Civico Rovereto sezione: archeologia, storia,
scienze naturali volume 19 (2003) pagg. 281-295 accesso 07/10/08
www.museocivico.rovereto.tn.it U. Ferrarese “La diffusione della zanzara tigre
aedes albopictus (skuse) a Rovereto nel 2005” Annali Museo Civico Rovereto
sezione: archeologia, storia, scienze naturali - volume 21 (2005) - pagg. 261-269 accesso 07/10/08
www.ulss4.veneto.it Ufficio Disinfestazione SISP “Insetti e roditori. Cosa fare.”
22/05/2006 accesso 29/10/2008
www.ulss4.veneto.it Ufficio Relazioni con il Pubblico “Campagna contro la
zanzara tigre” 09/07/2008 accesso 29/10/2008
- 83 -
ALLEGATI
Allegato 1
SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE - REGIONE VENETO
U.L.SS. n. 4 "ALTO VICENTINO"
AZIENDA ex DD.Leg.vi 502/92 e 517/93
Codice U.L.SS. 050/004 - c.f. e p.i. 00913490249
DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE
[email protected]
Thiene, 20 giugno 2002
Ufficio del Direttore Dpre
Prot. n. 13011 / 70.01.99
Risposta a nota n.
del
Egr. Sigg. SINDACI
Oggetto: Infestazione zanzara tigre
L’infestazione da zanzara tigre si sta rapidamente diffondendo nel nostro territorio:
risultano stabilmente colonizzati i Comuni di Breganze, Marano Vicentino, Thiene, Sarcedo,
Villaverla, Schio, Montecchio Precalcino, notevole è la possibilità di interessamento anche di
Piovene Rocchette, Santorso, Zanè, Zugliano, Carrè, Malo, San Vito di Leguzzano, Monte di
Malo, Torrebelvicino, Lugo di Vicenza, Chiuppano, Fara Vicentino, (Salcedo e Cogollo del
Cengio).
Già molte Amministrazioni hanno organizzato una risposta al problema; vi può essere però la
reinfestazione dei territori confinanti, la non partecipazione dei cittadini, un uso improprio di
antiparassitarii, ecc. Nella ricerca di un coordinamento l’Esecutivo dei Sindaci dell’ULSS 4 ha
discusso l’argomento con la Direzione Aziendale: obiettivo immediato è una risposta
organizzata dei singoli Comuni con la collaborazione dell’ULSS; verrà studiata una forma
organizzativa stabile fra le amministrazioni Comunali per contrastare l’infestazione.
Si propone quindi l’intervento in base al rischio di infestazione:
Rischio nullo di infestazione (comuni di Valli del Pasubio, Posina, Laghi, Arsiero, Lastebasse,
Pedemonte, Valdastico, Tonezza del Cimone, Velo d’Astico, Caltrano, Calvene) comunicare il
problema della zanzara tigre, la cui presenza si sta espandendo nel nostro territorio e di
conseguenza i comuni interessati sono impegnati a promuovere degli interventi per limitare la
diffusione.
Affermare che i comuni in elenco non sono a rischio perché, sulla base delle conoscenze
scientifiche attuali, hanno una situazione microclimatica che non consente la riproduzione della
zanzara tigre. Va da sé che nel caso venisse individuata la sua presenza la cosa dovrà essere
tempestivamente segnalata al Dipartimento di Prevenzione.
Fornire comunque del materiale informativo (manifesti) in cui siano evidenziati i
comportamenti a rischio che possono favorire lo sviluppo del dittero.
Rischio basso di infestazione (territorio pianeggiante di: Cogollo del Cengio, Lugo di Vicenza,
Salcedo) sono i comuni dell’alta fascia pedemontana i cui territori a sud possono essere infestati
sia per caratteristiche climatiche intrinseche che per la presenza nei comuni confinanti.
Anche per queste amministrazioni oltre al materiale di cui sopra si forniranno dei pieghevoli da
porre in distribuzione presso i locali aperti al pubblico.
- 84 -
Il Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS effettuerà il monitoraggio dei punti a rischio. I
Comuni vieteranno il deposito di pneumatici all’esterno.
Potenzialmente infestati: Torrebelvicino, Monte di Malo, Malo, Santorso, Piovene Rocchette,
Chiuppano, Carrè, Zanè, Zugliano, Fara Vicentino, S. Vito di Leguzzano, sono i comuni da cui
non sono pervenute segnalazioni nel corso del 2001, ma che sono stati infestati negli anni
precedenti o comunque presentano caratteristiche climatiche ancor più accentuate per favorire
la presenza del dittero o sono contermini con comuni già infestati.
Oltre agli interventi già descritti (monitoraggio, pneumatici, ecc.) è opportuna la raccolta delle
segnalazioni dei cittadini individuando un apposito ufficio/numero telefonico comunale per i
contatti con il pubblico e il rapporto con il Dipartimento di Prevenzione.
L’informazione alla popolazione tramite depliant e manifesti può essere personalizzata dal
singolo Comune (l’ULSS fornisce il modello regionale informatizzato).
Le farmacie, in base ad accordi regionali e locali forniranno informazioni sull’argomento e un
antiparassitario a prezzo controllato per il trattamento di caditoie, raccolte d’acqua stagnante
non eliminabili, ecc.
Il personale del dipartimento di prevenzione si renderà disponibile per incontri con la
popolazione o altre modalità di informazione (dal prossimo anno anche con la scuola).
Il Comune dovrebbe rispondere tempestivamente (caditoie stradali e aree interessate, rinforzo
dell’informazione alla popolazione) all’eventualità di segnalazione di infestazione, verificata
dall’ULSS.
Infestati (Schio, Marano Vicentino, Thiene, Sarcedo, Breganze, Montecchio Precalcino,
Villaverla) sono i comuni da cui sono arrivate le segnalazioni di presenza del dittero nel 2001,
per cui si presume l’infestazione anche quest’anno.
In aggiunta a quanto riportato nei punti precedenti sono indicati gli interventi di
disinfestazione antilarvale dei pozzetti stradali con periodicità quindicinale, la loro pulizia,
l’eliminazione e il rischio dovuto alle raccolte d’acqua stagnante nel suolo pubblico, la
disinfestazione del verde pubblico attrezzato.
Se i trattamenti sono effettuati da personale dovrà essere curata la preparazione dello stesso, se
da ditta esterna, è opportune verificare l’efficienza dell’azione, in ogni caso l’ULSS verifica
l’efficacia.
Importante è l’individuazione di un responsabile/referente delle azioni per i rapporti con le
ditte, la popolazione e l’ULSS.
E’ auspicabile per soddisfare la domanda dei cittadini, predisporre l’intervento di ditte per la
disinfestazione in ambiti privati, a prezzi calmierati e con metodologia di intervento concordata.
Distinti saluti.
Conferenza dei Sindaci
Il Presidente
(Zaccaria dr. Ermenegildo)
GB/sz
- 85 -
Allegato 2
Regolamento per la
gestione delle segnalazioni
di disturbo e\o disagio
causato dalla detenzione di
animali e dalla presenza di
animali infestanti
- 86 -
ARTICOLO 17
1.
I luoghi infestati da animali o insetti indesiderati devono essere bonificati con interventi a il
cui costo è a carico del Responsabile.
2.
Al presente Regolamento sono allegate delle Schede in cui vengono precisate le
metodologie da seguire per attuare una corretta disinfestazione relativamente:
A. alle zecche (Scheda 1)
B. alle zanzare (Schede 2 e 3)
C. al contenimento dei piccioni (Scheda 4)
D. alla derattizzazione (Scheda 5)
Tali schede verranno costantemente aggiornate*
*Nel corso degli anni oltre agli aggiornamenti sono state aggiunte le schede relative a:
- Blatte
- Vespe\calabroni (imenotteri)
- Pulci
ARTICOLO 18
1.
Il Comune effettuerà la valutazione di 1° livello dell’inconveniente segnalato.
2.
A tal fine istruirà la pratica verificando:
A.
la presenza di precedenti in archivio e/o di segnalazioni analoghe nelle vicinanze
B.
eventuali provvedimenti richiesti, verificandone l’osservanza
C.
il rispetto del PRG e di eventuali norme comunali, compreso il presente Regolamento
D.
disporrà, tramite proprio personale o quello di vigilanza urbana un sopralluogo di
verifica
La violazione di norme comunali e /o precedenti prescrizioni comporterà automaticamente
l’emissione di un provvedimento.
3.
Il comune potrà richiedere ad altro Ente o Istituzione (es. Vigili del Fuoco, ARPAV, ULSS)
un accertamento di 2° livello secondo le disposizioni fornite da questi.
4.
L’Azienda ULSS potrà essere attivata in presenza di:
E. numerose segnalazioni sulla stessa problematica in un’area circoscritta del territorio
comunale (es. aumento cospicuo di mosche nelle abitazioni);
F. inconvenienti in cui sia già accertato il rispetto di precedenti prescrizioni e di Norme
comunali (Regolamento edilizio, NTA, Regolamento smaltimento rifiuti, competenza
civilistica /Regolamento condominiale, Regolamento fognatura, presente Regolamento
ecc.).
- 87 -
Allegato 3
OGGETTO:
provvedimento per la prevenzione ed il controllo delle malattie trasmesse da
insetti vettori ed in particolare dalla zanzara tigre (Aedes albopictus).
IL SINDACO
-
Vista la necessità di intervenire a tutela della salute ed igiene pubblica per prevenire e
controllare malattie infettive trasmissibili all’uomo attraverso le punture di animali vettori;
-
Considerato che il sistema di sorveglianza e monitoraggio ha dimostrato la presenza nel
territorio comunale della zanzara tigre;
-
Considerato che occorre provvedere, per contenerne la diffusione, ad una campagna di
prevenzione su tutto il territorio comunale, da estendere tassativamente anche nelle aree di
proprietà privata al fine di garantire l’efficacia della campagna stessa;
-
Rilevato che le larve di zanzara si sviluppano in acque stagnanti o a lento deflusso ove
depongono le uova;
-
Considerata la necessità di disporre di misure che si rivolgano alla generalità della
popolazione nonché alle imprese ed ai responsabili di aree particolarmente critiche ai fini
della proliferazione del fenomeno quali: gommisti, florovivaisti, aziende agricole, cantieri,
aree dimesse, piazzali di deposito, parcheggi, aree condominiali e altre attività produttive
che possano dar luogo anche a piccole raccolte d’acqua;
-
Dato atto che, congiuntamente all’adozione del presente provvedimento, il Comune
provvede alla messa in atto di apposite iniziative, in collaborazione con l’azienda ULSS,
volte ad informare, sensibilizzare, sui corretti comportamenti da adottare;
-
Visto il RD n° 1265 del 27 luglio 1934 (T.U.LL.SS.)
-
Vista la L n° 833 del 23 dicembre 1978
-
Visto il DLgs n° 267 del 18 agosto 2000 art. 50 e successive modifiche ed integrazioni
-
Vista la L n° 689 del 24 novembre 1981
-
Vista la DGR n° 324 del 06 marzo 2006
-
Visti i Regolamenti Comunali vigenti
ORDINA
a tutte le persone sul territorio comunale
1.
ELIMINARE LE RACCOLTE DI ACQUA STAGNANTE CHE FAVORISCANO LA
PROLIFERAZIONE DELLA ZANZARA TIGRE
2.
NEL CASO NON SIA POSSIBILE L’ELIMINAZIONE DELLE RACCOLTE DI ACQUA
STAGNANTE DOVRANNO ESSERE ADOTTATI IDONEI SISTEMI DI LOTTA PER
EVITARE LA RIPRODUZIONE DELLA ZANZARA TIGRE
3.
DI NON ADOTTARE COMPORTAMENTI CHE POSSANO
FORMAZIONE DI RISTAGNI D’ACQUA INCONTROLLATI
- 88 -
FAVORIRE
LA
Quanto sopra prescritto/raccomandato non si applica alle eventuali ovitrappole presenti sul territorio
comunale ed inserite nel sistema regionale di monitoraggio.
PRESCRIVE/RACCOMANDA A TITOLO ESEMPLIFICATIVO L’ADOZIONE DELLE
SEGUENTI BUONE PRATICHE
• Trattare l’acqua presente in tombini, griglie di scarico, pozzetti di raccolta ricorrendo a
prodotti larvicidi autorizzati a tale scopo. La periodicità di tali operazioni dev’essere
congruente alla tipologia del prodotto usato secondo le indicazioni riportate in
etichetta. Indipendentemente dalla periodicità prevista, il trattamento va ripetuto entro
le 72 ore successive ad una precipitazione meteorica.
In alternativa applicare ai tombini, griglie, pozzetti, una “zanzariera” in rete metallica
da mantenere costantemente integra.
• Evitare l’abbandono definitivo o temporaneo negli spazi scoperti di contenitori di
qualsivoglia capacità e natura nei quali possa raccogliersi acqua piovana ed evitare
qualsiasi raccolta di acqua stagnante anche temporanea.
• Procedere, per i contenitori sotto il controllo dei proprietari o di chi ne ha l’uso effettivo,
allo svuotamento dell’acqua in essi contenuta e alla loro sistemazione in modo da
evitare accumuli di acqua meteorica; diversamente, procedere alla loro chiusura con
zanzariera, coperchio a tenuta o sistemi similari evitando soluzioni che permettono
l’accumulo di acqua nel caso di piogge (esempio la loro copertura con telo
impermeabile fissato e ben teso).
• In alternativa si potrà procedere allo svuotamento delle raccolte dopo ogni pioggia.
• Assicurare, nei riguardi di tutti i materiali stoccati all’aperto in cui si possa accumulare
acqua e per i quali non sia possibile l’eliminazione o la protezione (come sopra
consigliato), l’esecuzione di trattamenti di disinfestazione. La periodicità di tali
operazioni dev’essere congruente alla tipologia del prodotto usato secondo le
indicazioni riportate in etichetta; indipendentemente dalla periodicità prevista, la
disinfestazione andrà ripetuta entro 3 giorni dalla precipitazione meteorica.
• Tenere sgombri i cortili e le aree scoperte da erbacce, sterpi provvedendo alla rimozione
dei rifiuti di ogni genere, in modo da evitare accumuli di acque non controllati
effettuando il taglio periodico dell’erba (almeno 4 volte da maggio ad ottobre).
• Mantenere le scarpate ferroviarie, i cigli stradali, gli argini dei corsi d’acqua liberi da
rifiuti o altri materiali che possano favorire accumuli di acque stagnanti.
• Eseguire l’annaffiatura diretta tramite pompa o contenitore da riempire di volta in volta e
da svuotare completamente dopo l’uso.
• Chiudere appropriatamente e stabilmente le aperture dei serbatoti di acqua.
• Provvedere ad un rapido smaltimento di pneumatici stoccati all’aperto avendo cura di
svuotarli periodicamente da eventuali residui di acqua al loro interno e prima di
consegnarli alle imprese di smaltimento, rigenerazione e commercializzazione.
• Stoccare i copertoni, dopo averli svuotati di eventuali raccolte d’acqua, al coperto o, se
all’aperto, proteggerli con teli impermeabili tesi o con teli tipo “zanzariera” in rete, da
mantenere costantemente integri.
- 89 -
• Non utilizzare copertoni per la copertura dei silos-mais per l’alimentazione del bestiame.
• Sistemare i materiali necessari alle attività di cantiere e quelli di risulta in modo tale da
evitare raccolte d’acqua.
• Provvedere in caso di sospensione dell’attività del cantiere, alla sistemazione di tutti i
materiali presenti in modo da evitare il formarsi di raccolte di acqua stagnante.
•
Curare lo stato di efficienza di tutti gli impianti idrici per irrigazione, compresi quelli
sparsi in campagna, al fine di evitare il formarsi di raccolte d’acqua stagnante non
controllati.
All’interno dei CIMITERI
si raccomanda di evitare comportamenti che possano favorire lo sviluppo della zanzara tigre in
particolare non mantenere acqua nei sottovasi. In caso di utilizzo di fiori finti il vaso dovrà
essere riempito di sabbia\ghiaino, se collocato all’aperto.
AVVERTE
l’inosservanza delle disposizioni contenute nel presente provvedimento comporta
l’applicazione delle sanzioni previste dai Regolamenti Comunali o dal DLgs n° 267 del 18
agosto 2000 art. 50 e successive modifiche ed integrazioni nel rispetto di quanto previsto dalla L
n° 689 del 24 novembre 1981
DISPONE
•
che all’esecuzione sull’osservanza delle disposizioni contenute nella presente ordinanza
provvedano per quanto di competenza la Polizia Municipale, il personale del Comune
appositamente formato attraverso specifici incontri organizzati dall’azienda ULSS,
l’azienda ULSS, ogni altro agente o ufficiale di polizia giudiziaria nonché tutti i pubblici
ufficiali dipendenti dell’Amministarzione comunale;
•
che all’irrogazione delle sanzioni previste provvedano per quanto di competenza la Polizia
Locale\Municipale, il personale del Dipartimento di Prevenzione dell’azienda ULSS, ogni
altro agente o ufficiale di polizia giudiziaria:
•
il ritiro di ogni precedente atto amministrativo in contrasto con la presente ordinanza o del
medesimo oggetto
•
ai sensi dell’art. 3 comma quarto della L 241/90, avverso la presente ordinanza è ammesso
ricorso giurisdizionale, per incompetenza, eccesso di potere o violazione della legge,
davanti al Tribunale Amministrativo Regionale, entro 60 giorni dalla data di pubblicazione
o, in via straordinaria, entro 120 giorni al Presidente della Repubblica (L n° 1034 del 06
dicembre 1971) dalla stessa data.
•
ai sensi art. 5 comma terzo della L 241/90 l’Ufficio competente è _____________ ed il
responsabile del procedimento è __________________________
IL SINDACO
- 90 -
Allegato 4
PROGRAMMA
ore 08,30 registrazione dei partecipanti
ore 08,45 saluti ai partecipanti
o Dr.Sandro Caffi Direttore Generale dell’Azienda ULSS
o Dr.Gianferruccio Righetto Direttore Dipartimento Prevenzione
ore 09,10 La DERATTIZZAZIONE
o Biologia essenziale delle specie del nostro territorio
o Aspetti sanitari: cenni
o L’organizzazione di una campagna di derattizzazione
o Metodologia di intervento
o Prodotti chimici
o Mezzi fisici
o Attrezzature e protezione dell’operatore
ore 10,00 pausa
ore 10,20 Ia lotta alla ZANZARA TIGRE
o Biologia essenziale delle specie del nostro territorio
o Metodi di lotta e di prevenzione
o Il campionamento larvale
o Prodotti chimici
o Mezzi fisici
o Metodologia di intervento
o Attrezzature e protezione dell’operatore
ore 10,50 Simulazione pratica
N.B.
Il personale dovrà essere in possesso di giacca ad alta visibilità,
guanti, stivali o scarponcini al fine di poter effettuare le
esercitazioni pratiche.
- 91 -
Allegato 5
PROGRAMMA
ore 08,30 Registrazione degli iscritti.
ore 09,00 Saluto ai partecipanti.
Dr.Sandro Caffi Direttore Generale dell’Azienda ULSS.
ore 09,15
La normativa sulla disinfestazione: attualità e prospettive.
Dr.G. Righetto Direttore Dipartimento Prevenzione.
ore 09,30
Prodotti chimici per la disinfestazione - derattizzazione:
indicazioni tecniche e metodiche di applicazione.
ore 10,20 Il punto sulla lotta a mosche e zanzare.
ore 11,20
Pausa
ore 11,40 Zecche e imenotteri: prevenzione e controllo.
ore 12,20 Ratti e topi: prevenzione e lotta.
ore 13,00 Discussione.
ore 13,30
Pranzo
ore 14,15 Gli insetti striscianti: Blatte, pulci e formiche.
ore 14,45 Il piccione selvatico – Columba livia.
Dr. Gugliemo Simonato – Servizio Veterinario ULSS.
ore 15,45 Discussione.
Gli interventi, salvo dove indicato diversamente, saranno a curati dal Dr.
Simone Martini – Referente regionale per la disinfestazione – coadiuvato da
Medici e tecnici dell’Azienda Sanitaria.
- 92 -
Allegato 6
Progetto “Aedes Albopictus”
OGGETTO: Presenza di zanzare nelle aree di comunità.
Provvedimenti da adottare per prevenire la diffusione.-
Dai sopralluoghi eseguiti negli anni scorsi presso le strutture in oggetto (scuole materne, asili nido, case di
riposo ecc.), si è constatato che la presenza di zanzare, in particolare della zanzara tigre (Aedes
Albopictus) è provocata essenzialmente da comportamenti scorretti di ospiti e\o operatori che,
involontariamente, favoriscono la proliferazione dei ditteri.
In relazione a ciò, è obbligo premettere che tutte le specie di zanzare, per chiudere il proprio ciclo
biologico (uovo, larva, pupa, insetto adulto o alato) hanno necessità di acqua stagnante, e che la
vegetazione (parchi, alberi, siepi, ecc..), presente in queste strutture, non è la causa della presenza di
zanzare, però risulta essere il luogo ideale per il riparo dell’insetto adulto.
Considerata la difficoltà, e qualche volta l’impossibilità, di eseguire interventi di disinfestazione
contro gli insetti adulti nelle strutture in oggetto, diventa essenziale un’efficace azione di prevenzione al
fine di prevenire l’ovodeposizione e la conseguente diffusione di zanzare.
Nella pratica si devono pertanto osservare SCRUPOLOSAMENTE le seguenti
indicazioni:
1) non lasciare all’esterno recipienti di nessun tipo e capienza con acqua stagnante o che si possano
riempire durante le precipitazioni meteoriche: bottiglie, vasetti, tappi, giochi per bambini, ecc.
2) rimuovere tutti i sottovasi;
3) smaltire tutti gli eventuali pneumatici presenti; in caso del loro utilizzo come gioco, provvedere a
riempirli di sabbia o terra, oppure forarli, in modo tale da evitare ristagni d’acqua;
4) nelle fontanelle o vasche d’acqua, devono essere introdotti dei pesci larvicidi (es. con il comune pesce
rosso);
5) proteggere con retine a maglia fine (1 mm) tutti i tombini\caditoie, con acqua pluviale stagnante. Solo
se tale operazione risulta inattuabile si potrà prevedere il loro trattamento con specifico prodotto
insetticida antilarvale (deltametrina e/o temephos). Evidentemente trattandosi di operazioni da
eseguirsi con prodotti chimici, dovranno essere seguite le indicazioni dell’etichetta (diluizione,
periodicità dei trattamenti ecc.) ponendo la massima attenzione alla corretta protezione dell’operatore
che esegue il trattamento.
Inoltre bisogna tener presente che dopo precipitazioni atmosferiche il trattamento deve essere
comunque ripetuto.
Si fa presente infine che, in assenza degli accorgimenti di cui sopra, nel contesto di queste
strutture, le zanzare trovano un habitat ideale arrecando notevoli disagi sia agli ospiti ed operatori delle
strutture che ai residenti nelle zone limitrofe.
Lo scrivente rimane a disposizione per qualsiasi chiarimento in merito e con l’occasione porge
distinti saluti
- 93 -
Allegato 7
Azienda ULSS n° 4 “Alto Vicentino”
Conferenza dei Sindaci
Zanzara TIGRE… il sangue
donalo a qualcun altro
OPUSCOLO DIDATTICO
per insegnanti delle
scuole elementari
e medie inferiori
- 94 -
Allegato 8
SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE - REGIONE VENETO
AZIENDA U.L.SS. n. 4 “ALTO VICENTINO”
Via Rasa, 9 - 36016 THIENE - Tel.0445/389111- Fax 0445/370457
DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE
IL SERVIZIO IGIENE E SANITA’ PUBBLICA QUESTA ESTATE HA
DIVULGATO DEL MATERIALE INFORMATIVO RELATIVO ALLA ZANZARA
TIGRE E ALLA TRASMISSIONE DI INFEZIONI
ATTRAVERSO LA SUA PUNTURA.
ABBIAMO BISOGNO DEL SUO GIUDIZIO !
1. Nel mese di giugno 2008 le sono stati spediti dei manifesti e pieghevoli sulla
lotta alla zanzara tigre.
Ha ricevuto tale materiale?
SI [ ]
NO [ ]
Lo ha esposto?
SI [ ]
NO [ ]
Qualche paziente le ha chiesto notizie?
SI [ ]
NO [ ]
Gli utenti hanno ritirato i pieghevoli?
SI [ ]
NO [ ]
2. Ritiene adeguata la sua conoscenza rispetto alle malattie trasmesse da zanzare,
come Febbre Dengue, West Nile e Chikungunya....?
SI [ ]
NO [ ]
Ci indichi le modalità con cui vorrebbe ricevere approfondimenti:
[ ]
[ ]
lettera
corso specifico
[ ]
[ ]
lezione frontale
non mi interessa
Grazie per la collaborazione
- 95 -
Allegato 9
AZIENDA U.L.S.S. n. 4 “ALTO VICENTINO”
Dipartimento di Prevenzione
Servizio Igiene e Sanità Pubblica
in collaborazione con
CITTA’ DI THIENE
Settore Lavori Pubblici
Servizio Ecologia – Ambiente
Oggetto: progetto pilota per la “Lotta integrata alla zanzara tigre” in loc. Santo – THIENE
La zanzara tigre, nome scientifico Aedes Albopictus, è oramai radicata da vari anni anche nel
nostro territorio. Importata dall’Asia, con il commercio di pneumatici usati, ha trovato un
habitat idoneo al suo sviluppo.
Grazie alla sua versatilità, la zanzara tigre è riuscita a superare barriere ambientali notevoli: le
uova autunnali, resistono in ambienti asciutti e poco luminosi (es. tombini stradali), a inverni
anche rigidi. Il ciclo riprende quando aumentano le ore di luce, la temperatura sale oltre i 10
gradi e le uova vengono sommerse dall’acqua; con la presenza contemporanea di questi fattori
le uova schiudono dando origine a larve e quindi a zanzare adulte. La colonizzazione del
territorio avviene secondo un andamento “a focolaio”, cioè in modo non continuo e
disomogeneo.
Nonostante le campagne di disinfestazione adottate ogni anno dai vari Comuni mediante il
trattamento di tombini stradali e delle caditoie in aree pubbliche i risultati non sono stati quelli
attesi, anche perchè la maggior parte dei ristagni d’acqua si trova ubicata nelle proprietà private
(tombini, sottovasi, pneumatici, teli di nylon, bidoni per la raccolta dell’acqua piovana ecc.)
dove spesso non viene posta in atto una lotta sistematica.
Scopo del progetto
L’individuazione dei focolai attivi e/o potenziali e l’aumento delle conoscenze delle persone: è
importante infatti che il cittadino prenda coscienza del ruolo essenziale che riveste nella lotta
contro la zanzara. Pochi e semplici accorgimenti limitano il fastidio che questi insetti producono
durante i mesi primaverili ed estivi e migliorano le condizioni di vivibilità nostre e di chi ci
circonda.
Verificare la fattibilità dell’indagine in altri comuni, investendo magari del ruolo di
informatori\controllori le associazioni di cittadini.
- 96 -
Obiettivi
•
informare ogni singolo cittadino sulle condizioni favorenti lo sviluppo della zanzara
tigre all’interno della propria abitazione;
•
consigliare le varie metodologie utilizzabili in ambito privato, per limitare e ostacolare
la proliferazione della zanzara;
•
rimuovere tutti i focolai larvali e/o potenziali nell’ambito privato;
•
responsabilizzare ogni cittadino ad una maggiore partecipazione nella lotta contro le
infestazioni della zanzara tigre.
Area di intervento:
Località Santo
Metodologia di intervento:
I tecnici dell’Azienda Sanitaria nr. 4 “Alto Vicentino”, dalla fine di maggio effettueranno
sopralluoghi in tutte le proprietà private site nell’area del progetto pilota. Oltre alle indicazioni
sugli interventi da adottare verrà compilata una scheda per ogni residenza di cui una copia
resterà alla famiglia.
Nel mese di agosto, a campione, verranno effettuati ulteriori sopralluoghi per verificare la
situazione e l’adozione dei comportamenti corretti prescritti durante la prima visita.
Certi di un favorevole accoglimento dell’iniziativa si coglie l’occasione per porgere distinti
saluti.
Il Direttore S.I.S.P.
Dott. Edoardo Chiesa
L’Assessore all’Ecologia
Dott. Angelo Rossi
- 97 -
Allegato 10
ULSS N° 4 "Alto Vicentino"
Comune di Thiene
DIPARTIMENTO di PREVENZIONE
UFFICIO ECOLOGIA
SORVEGLIANZA E CONTROLLO DIFFUSIONE DI AEDES ALBOPICTUS
PROGETTO: Santo
[ ]
verifica focolaio
[ ]
verifica prescrizioni
ultimo trattamento …….…………...
prodotto …………………………….
DATA …………….………
Sig. ……………………………………………………………………………………………………
Via ..……………………………………………………………….………Tel …….…….…………
REPERIMENTO
LARVE [ ]
PUPE [ ]
ADULTI [ ]
SUOLO PRIVATO:
Giardino[ ]
Viale [ ]
Altro [ ]
Vasca [ ]
Copertone [ ]
LUOGO:
Tombino [ ]
TIPO E QUALITÀ DELL’ACQUA:
Piovana
[ ]
Permanente [ ]
…………...
Altro [ ] …………………..
Scolo
[ ]
Periodica [ ]
Fontana [ ]
Episodica [ ]
PRESCRIZIONI:
Firma persona presente al sopralluogo
Firma personale Azienda U.L.SS.
Informativa ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 196/2003 “Codice Privacy”
L’azienda U.L.SS. n°4 Alto Vicentino, titolare del trattamento, informa che i Suoi dati personali sono trattati anche tramite strumenti
informatizzati al fine di svolgere questo progetto pilota che rientra nelle attività istituzionali dell’azienda U.L.SS. quale igiene ambientale.
I dati saranno comunicati al comune di Thiene, collaborante con l’azienda U.L.SS. ai fini di questo progetto.
Il titolare del trattamento dei dati è l’azienda U.L.SS. n°4 Alto Vicentino – Via Rasa, 9 – Thiene(VI).
Il responsabile del trattamento dei dati è il dr. Silvano Maistro – Direttore del Dipartimento di Prevenzione.
In qualità di interessato del trattamento, in ogni momento Lei potrà esercitare i Suoi diritti nei confronti del titolare, ai sensi dell’art. 7 del
D.Lgs. 196/2003. in particolare il diritto di accedere ai propri dati personali, di chiederne la rettifica, l’aggiornamento e la cancellazione, se
incompleti, erronei o raccolti in violazione della legge, nonché di opporsi al loro trattamento per motivi legittimi.
Concento che i miei dati personali siano trattati per informarmi di future iniziative dell’Azienda U.L.SS. n° 4 Alto Vicentino.
Firma
- 98 -
Allegato 11
Presidio Ospedaliero di SCHIO
PERSONALE ULSS
DITTE ESTERNE
INTERVENTI DI
DISINFESTAZIONE
ANTILARVALI
INTERVENTI DI
DISINFESTAZIONE
ADULTICIDI
CAMPIONI
CADITOIE E ALTRI
INTERVENTI
INTERVENTI DI
DISINFESTAZIONE
ANTILARVALI
INTERVENTI DI
DISINFESTAZIONE
ADULTICIDI
CAMPIONAMENTI
CADITOIE E ALTRI
INTERVENTI
2001
6
0
0
0
0
0
2002
6
0
3
0
0
0
2003
3
2
11
0
3*
1*
2004
7
1
4
0
3*
0
2005
5
0
5
0
5*
1*
2006
11
0
7
0
4*
0
2007
5
0
5
0
5*
0
*in collaborazione con personale U.O. Disinfestazione
239 caditoie
FONTE DATI:
Caditoie SISP – Ufficio Disinfestazione Azienda ULSS 4
Planimetria Ufficio Tecnico Azienda ULSS 4
- 99 -
Presidio Ospedaliero di THIENE
PERSONALE ULSS
DITTE ESTERNE
INTERVENTI DI
DISINFESTAZIONE
ANTILARVALI
INTERVENTI DI
DISINFESTAZIONE
ADULTICIDI
CAMPIONI
CADITOIE E
ALTRI
INTERVENTI
INTERVENTI DI
DISINFESTAZIONE
ANTILARVALI
INTERVENTI DI
DISINFESTAZIONE
ADULTICIDI
CAMPIONAMENTI
CADITOIE E ALTRI
INTERVENTI
2001
5
0
1
0
0
0
2002
4
0
3
0
0
0
2003
4
0
1
0
0
0
2004
6
0
0
0
0
0
2005
4
1
7
0
0
0
2006
6
0
13
0
0
0
2007
6
0
7
0
0
0
86 caditoie
fontana
FONTE DATI:
Caditoie SISP – Ufficio Disinfestazione Azienda ULSS 4
Planimetria Ufficio Tecnico Azienda ULSS 4
- 100 -
Scarica

PDF - Formazione e Sicurezza