“Why doesn’t capital flow from
rich to poor countries?”
Di Robert E. Lucas jr.
IL MODELLO NEOCLASSICO
Ipotesi:
- 2 paesi che producono lo stesso bene
- hanno la stessa funzione di produzione
- i rendimenti di scala sono costanti
- assenza di tecnologia
se la produzione procapite differisce nei 2 paesi, il motivo è
da ricercare nei diversi livelli di capitale per lavoratore
LAW OF DIMINISHING RETURNS
Il prodotto marginale del capitale è alto nelle
economie meno produttive.
Quindi se il commercio di beni intensivi in
capitale è libero e concorrenziale, si
verificheranno nuovi investimenti nelle
economie povere.
Supponiamo che la funzione di produzione
di entrambi i paesi sia di tipo CobbDouglas:
-1y=Axβ
y=reddito procapite
A=tecnologia
x=capitale procapite
β=quota di capitale
Allora il prodotto marginale del capitale è
r= Aβxβ-1 in termini di capitale per lavoratore
-2r=βA1/βy(β-1)/β in termini di produzione per lavoratore
-3-
Esempio di Summers e Heston
- La produzione procapite negli Usa è circa
15 volte quella indiana
- β=0.4 (media delle quote di capitale Usa e
India) per i 2 paesi
La formula -3- implica che il prodotto
marginale del capitale in India debba
essere 58 volte quello degli Usa
Se rIndia=58 rUsa allora gli investimenti
dovrebbero andare dagli Usa verso l’India.
Ma nella realtà questo non succede.
Quindi le supposizioni standard
neoclassiche sul flusso di capitali sono
sbagliate.
QUALI IPOTESI POSSONO RIMPIAZZARE
QUELLE ERRATE?
È questa la domanda centrale per la quale
Lucas propone 4 possibili risposte.
1- Differenze sul capitale umano
2- benefici esterni del capitale umano
3- imperfezioni di mercato
3.1-rischio politico
3.2-monopolio
1-DIFFERENZE SUL CAPITALE
UMANO
Il modello neoclassico non prende in considerazione le differenze sulla
qualità del lavoro.
Per poter correggere questo errore Lucas utilizza i dati derivanti dallo
studio di Krueger.
Questo metodo si basa sulla combinazione di informazioni sui
lavoratori di una nazione riguardo:
-educazione,
-età,
-settore di impiego
rispetto ai dati americani, studiando in che modo questi fattori
influenzino la produttività del lavoratore, come misura dei guadagni
relativi.
Le sue misurazioni si basano sui dati del 1950.
Lucas modifica l’esempio iniziale con le stime sulle
differenze di capitale umano di Krueger:
- Un lavoratore Usa o canadese è produttivo
quanto 5 indiani o ghanesi,
- La y delle equazioni 1 e 3 sarà il reddito effettivo
del lavoratore,
- la produzione procapite degli Usa diventa 3
volte quella dell’India invece di 15,
- il tasso di profitto del capitale indiano è 5 volte
quello americano invece di 58.
…..questa è la sostanziale revisione che
comunque lascia il paradosso originale
attivo.
Con rendimenti costanti,uguali rendimenti di
capitale implicano
stessi salari per stesse capacità lavorative.
Quindi non dovrebbero esserci motivi
economici per i flussi di capitale e i flussi
di lavoro.
Ma la realtà dimostra il contrario
Fenomeno dell’immigrazione dai paesi
poveri a quelli ricchi.
2-BENEFICI ESTERNI DEL
CAPITALE UMANO
Nuova funzione di produzione
y=Axβhγ -4y=reddito effettivo per lavoratore
A=livello di tecnologia
x=capitale effettivo per lavoratore
β=quota di capitale
h=capitale umano per lavoratore
hγ=esternalità del capitale umano
Allora il prodotto marginale del capitale è
r=βA1/βy(β-1)/ βhγ/ β -5rispetto alla produzione effettiva per lavoratore.
È necessario stimare il parametro γ.
Lucas propone di stimarlo usando i dati di Denison della produttività
Usa per il periodo 1909-1959, e anche quelli di Krueger sopracitati.
CONCLUSIONI DI DENISON:
- Il tasso di crescita di h è attribuito interamente alla crescita della
scolarizzazione,
- un aumento del 10% della qualità media del capitale comporta un
aumento della produttività del 3.6% .
Prendendo in considerazione gli effetti
esterni del capitale umano
il prodotto marginale del capitale indiano
diventa 1.4 volte quello americano
eliminando interamente il differenziale dei
profitti predetto.
“ …I am surprised how well it works…”
Lucas sottolinea che le esternalità di
conoscenza tra i confini nazionali sono
assunte pari a 0,
quindi ne possono trarre vantaggio solo i
produttori all’interno del paese.
La realtà suggerisce che alcuni benefici
esterni sono locali e altri mondiali.
Lucas non si sofferma su questo aspetto a
causa della mancanza della scala reale di
questi effetti.
Dalle prime 2 sezioni emerge che:
Il rapporto dei profitti previsti fra paesi ricchi
e paesi poveri si riduce da 58 a 5 se si
prendono in considerazione i differenziali
di capitale umano e arriva fino all’unità se
si considerano le esternalità delle
conoscenze.
3.1- RISCHIO POLITICO
IPOTESI:
- un solo bene
- 2 paesi: A paese avanzato, B paese arretrato
- i flussi sono contratti di prestito: i paesi poveri acquisiscono capitale
dai ricchi in cambio della promessa di flussi futuri di beni nella
direzione opposta.
2 FASI
1- il flusso di beni va da A a B
2- il flusso va da B a A sotto forma di pagamenti di interessi o profitti
rimpatriati, questa fase durerà per sempre.
Per far si che questo modello sia in equilibrio
concorrenziale
è necessario un meccanismo effettivo che rinforzi
gli accordi internazionali di prestito.
In caso contrario il paese B guadagnerebbe nel
terminare la relazione con A alla fine della prima
fase,
e vedendo ciò il paese A non presterà mai per
primo.
Questa imperfezione del mercato dei capitali
è riassunta con il termine
“POLITICAL RISK”
La presenza di rischio politico dipende
dall’inefficacia degli accordi politici attuali
fra paesi ricchi e poveri.
E questa è una delle cause
dell’inadeguatezza dei flussi di capitale.
3.2- MONOPOLIO
IPOTESI
-
Consideriamo una potenza imperiale i cui investitori hanno accesso
al capitale ad un tasso di profitto equo,
l’imperialista ha controllo esclusivo del commercio verso e dalle
colonie,
il mercato del lavoro nella colonia è libero,
La colonia non ha capitale proprio e non ha capacità di accumularlo,
Il capitale per lavoratore “x” nella colonia può essere scelto
dall’imperialista, e l’intero reddito rimpatriato.
Funzione di produzione
y=f(x)
-6-
L’imperialista deve scegliere “x” in modo da massimizzare
la seguente funzione:
f(x)-[f(x)-xf’(x)]-rx
-7-
Dove
f(x)= produzione totale
[f(x)-xf’(x)]= pagamenti dei salari
rx= costo opportunità del capitale
La prima condizione di questo problema è:
f’(x)=r-xf”(x)
-8-
Dove
f’(x)= prodotto marginale del capitale della colonia
r=tasso di profitto mondiale
xf”(x)= derivata del salario reale della colonia rispetto al capitale per
lavoratore
La politica ottimale dell’imperialista è di ritardare i flussi di
capitale in modo da mantenere i salari reali ad un livello
artificialmente basso.
Se la funzione di produzione fosse di tipo Cobb-Douglas la
formula 8 diventerebbe
r= β2x β-1= βf’(x)
-9Il profitto del capitale nella colonia dovrebbe essere 2,5
volte quello europeo.
Questa rendita è di per sé importante e l’interesse è
rafforzato dalle caratteristiche istituzionali dell’era
coloniale:
-sfruttamento del Terzo Mondo da parte delle potenze
europee,
-i diritti esclusivi di commercio delle imprese
monopolistiche.
La restrizione dei flussi di capitali è dovuta:
- dalle politiche dell’imperialista di
mantenere salari reali bassi,
- dalla composizione del capitale delle
colonie,
- dalla sfiducia degli stranieri,
- dalla riluttanza a far andare lo sviluppo
troppo veloce.
CONCLUSIONI
L’idea centrale di tutte le politiche di sviluppo postbelliche è di
stimolare i trasferimenti di beni intensivi in capitale dai paesi
ricchi a quelli poveri.
-
-
-
-
Se le ipotesi della sezione 1 e 2 sono accurate, tali trasferimenti
saranno completamente controbilanciati dalla riduzione degli
investimenti privati stranieri nei paesi poveri.
Nella misura in cui i profitti del capitale non sono uguali,ma dove i
differenziali di profitto sono mantenuti allo scopo di mettere al sicuro
le rendite monopolistiche, i trasferimenti di capitale ai paesi poveri
saranno completamente controbilanciati dalle riduzioni degli
investimenti privati.
Nella misura in cui il rischio politico è un importante fattore nel
limitare i flussi di capitale, possiamo aspettarci trasferimenti di
capitale per velocizzare l’uguaglianza internazionale del fattore
prezzo.
In un mondo dove il lavoro non è trasferibile, le politiche incentrate
sull’accumulazione di capitale umano hanno maggior potenziale.
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