COMUNE DI BADIA POLESINE
PIANO DI PROTEZIONE
CIVILE COMUNALE
PPCC
Relazione Generale
AGGIORNAMENTO PIANO MARZO 2014
RESPONSABILE DEL SETTORE TECNICO
RESPONSABILE U.O.
Geom. Iginio BENDIN
Luca TRAINA
SINDACO
DIRETTORE GENERALE
Paolo MENEGHIN
Dott. Gianfranco TIENGO
GEB s.r.l. – Strategie per il territorio
Sede Legale: Via S. Alberto, 69 – 45021 Badia Polesine
tel. +39(0)425 590 685 - fax +39(0)425 590 002
www.egeb.it - [email protected]
SOSTITUISCE
COMPILATORE
Geb s.r.l.
MODIFICA N°
CODICE
4118/05
DIRETTORE TECNICO
dr. geol.
Roberto Cavazzana
FILE
PROGETTISTA
dr. geol.
Roberto Cavazzana
DATA REDAZIONE
Luglio 2008
PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE
INDICE
Parte
Schemi
Settore
Argomento
Revisioni e aggiornamenti
0.1
Glossario
0.2
Allegati
Rubrica
Rubrica telefonica
0.7
1. Introduzione
2. Schema organizzativo del
Piano
Definizione ed obiettivi del Piano
Impostazione del Piano e modalità di
aggiornamento
1.1
2.1
3. Interrelazioni di Piano
Piani esistenti ed eventuali relazioni
3.1
4. Attività di prevenzione
4.1 Interventi strutturali
4.1
4.2 Interventi non strutturali
4.2
5.1 Tempi di aggiornamento
5.1
5.2 Esercitazioni di protezione civile
5.2
6.1 Normativa Regionale
6.1
6.2 Normativa Nazionale
6.1
7.1 Descrizione generale del
Comune
Inquadramento geografico del Comune
7.1
7.2 Inquadramento Fisico
7.2.1 Geologia ed Idrogeologia
7.5
7.2.2 Inquadramento climatico
7.2.3 Idrografia principale
7.7
7.9
7.2.4 Caratteristiche antropiche
7.10
7.2.5 Le vie di comunicazione
7.13
7.2.6 Edifici ed impianti sensibili
7.15
7.2.7 Beni storici architettonici
7.15
Elenco persone non autosufficienti
Elenco edifici strategici, rilevanti ed
elementi sensibili.
PD
scheda
ES. A
ES. B
ES. C
schede
Introduzione
5. Validità ed efficienza
6. Inquadramento Normativo
Caratteristiche
Territoriali
A Scuole - B strutture - C Allevamenti
QN
QT
Elenco beni immobili tutelati
BI
scheda
Popolazione residente
CA
scheda
8.1 Il concetto di rischio
Descrizione del rischio
8.1
8.2 Valutazione dei rischi
Individuazione dei rischi per il comune
8.3
8.3 Rischio Idraulico
8.3.1 Aspetti generali
8.5
8.3.2 Mappa generale del rischio
8.6
8.3.3 Norme di autoprotezione
8.26
8.4.1 Aspetti generali
8.27
8.4.2 Mappa generale del rischio
8.29
8.4.3 Norme di autoprotezione
8.33
8.5.1 Aspetti generali
8.35
8.5.2 Mappa generale del rischio
8.36
8.5.3 Norme di autoprotezione
8.39
8.6.1 Trombe d’aria
8.41
8.6.2 Forti nevicate
8.43
8.6.3 Grandine
8.47
8.6.4 Raffiche di Vento
8.49
8.7.1 Aspetti generali
8.52
8.7.2 Mappa generale del rischio
8.54
8.7.3 Norme di comportamento
8.58
8.8.1 Aspetti generali
8.60
8.8.2 Mappa generale del rischio
8.61
8.8.3 Norme di autoprotezione
8.63
8.4 Rischio Sismico
8.5 Rischio Bolle di Calore
Individuazione
dei rischi
Pag.
8.6 Rischio Eventi Meteorici
Intensi
8.7 Rischio Idropotabile
8.8 Rischio Trasporto Merci
Pericolose
MR
8.9 Rischio Black Out Elettrico
8.9.1 Aspetti generali
8.64
8.9.2 Mappa generale del rischio
8.64
8.9.3 Norme di autoprotezione
8.68
8.10.1 Aspetti generali
8.70
8.10.2 Mappa generale del rischio
8.71
8.10.3 Norme di autoprotezione
8.77
8.11.1 Aspetti generali
8.79
8.11.2 Mappa generale del rischio
8.82
8.11.3 Norme di autoprotezione
8.84
9.1 Sistema di comando e
controllo
9.1.1 Struttura Operativa C.O.C.
9.1.2 Compiti della funzioni di
supporto
9.3
9.5
9.2 Sistema di Comunicazione
Modalità di comunicazione
9.15
9.3 Sistema di Informazione
alla popolazione
Modalità di informazione alla
popolazione
9.17
9.4 Risorse
9.4.1 Aree di Emergenza
9.4.2 Aree di attesa della popolazione
9.20
9.21
9.4.3 Aree di ricovero
9.21
9.4.4 Aree di ammassamento dei
soccorritori e delle risorse
9.24
9.5.1 Classificazione dell’emergenza
9.5.2 Diramazione dell’allerta
9.25
9.26
8.10 Rischio Ordigni Bellici
8.11 Rischio Emergenza
Sanitaria
Organizzazione
del sistema
9.5 Sistema di Allerta
comunale di
Protezione
Centro Operativo Comunale –
Civile
Sala Decisioni
Sala Operativa – Funzioni di
Supporto
COC.1 Scheda
COC.2 Scheda
Sistemi di comunicazione
Modulo dei mezzi utilizzabili dalla PC
per la comunicazione di emergenza
SC
Scheda
Sistema di informazione alla
popolazione
Aree di Emergenza
Modulo dei mezzi utilizzabili dalla PC
per l’informazione alla popolazione
Modulo con indicazione delle aree di
emergenza
Modulo con indicazione dei veicoli
comunali e attrezzature
IP
Scheda
AE
Scheda
MM
Scheda
Mezzi (Veicoli)
10.1 Procedure di Emergenza
Modello
d’Intervento
Generale
Modulo con indicazione dei facenti
parte la Sala Decisioni del COC
Modulo con indicazione dei referenti
delle Funzioni di Supporto
OR
10.1.1 Evento con preavviso
10.3
10.1.2 Evento imprevisto
10.10
10.2 Vie di Fuga
10.3 Modulistica generale
Itinerari per l’evacuazione
Moduli per le comunicazioni
10.14
10.17
10.4. Comunicati alla
popolazione
Rischio Black-Out
Scheda
Rischio Bolle di Calore
Scheda
Rischio Idropotabile
Rischio Ordigni Bellici
Scheda
Scheda
Rischio Emergenza Sanitaria
Scheda
Schede
Opuscolo Informativo
Elaborati
Grafici
Tavola 1
Tavola 2
Caratteristiche Territoriali
Tavola
Rischio Black-Out Elettrico
Tavola
Tavola 3
Rischio Bolle di Calore
Tavola
Tavola 4
Tavola 5
Rischio Ordigni Bellici
Tavola
Rischio Idraulico Fiume Adige
Tavola
Tavola 6
Rischio Idraulico Fiume Po
Tavola
Tavola 7
Rischio Sismico
Tavola
Tavola 8
Tavola 9
Rischio Allagamenti
Rischio Eventi Meteorici intensi
Tavola
Tavola
Tavola 10
Rischio Idropotabile
Tavola
Tavola 11
Tavola 12
Rischio Trasporto Merci Pericolose
Mappa Generale dei Rischi
Tavola
Tavola
Tavola 13
Rischio Emergenza Sanitaria
Tavola
MI
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Piano Generale
REVISIONI E AGGIORNAMENTI
OR
QT MR
MI
pag. 0.1
TABELLA DELLE REVISIONI E AGGIORNAMENTI
Rev. n.
Data
Descrizione
0
21.01.2008
Redazione Piano – Prima emissione
1
08.07.2008
Redazione Piano – Seconda emissione
2
25.05.2012
Aggiornamento C. C. Delibera n. 12 del 25.05.2012
3
01.08.2012
Integrazione Agg. del C. C. Delibera n. 12 del 25.05.2012
4
14.02.2013
Aggiornamento marzo 2013 Prot. n.4834 del 22.03.2013
5
31.03.2014
Aggiornamento marzo 2014 Prot. n.5532 del 31.03.2014
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pag. 0.2
Piano Generale
GLOSSARIO
GLOSSARIO
Stato di attività del sistema di protezione civile dovuto allo stato di
Allerta
rischio connesso con l’evolversi di un fenomeno calamitoso.
Aree destinate, in caso di emergenza, ad uso di protezione civile.
In particolare le aree di attesa sono luoghi di prima accoglienza per la
popolazione
Aree di
emergenza
immediatamente
dopo
l’evento;
le
aree
di
ammassamento dei soccorritori e delle risorse rappresentano i centri
di raccolta di uomini e mezzi per il soccorso della popolazione; le
aree di ricovero della popolazione sono i luoghi in cui saranno
installati i primi insediamenti abitativi e le strutture in cui si potrà
alloggiare la popolazione colpita.
Attivazioni in
emergenza
Attività
addestrativa
Rappresentano le immediate predisposizioni che dovranno essere
attivate dai centri operativi.
Consiste nella formazione degli operatori di protezione civile e
della popolazione tramite corsi ed esercitazioni.
E’ un evento naturale o legato ad azione umana nel quale tutte le
strutture fondamentali della società risultano distrutte o inagibili su un
Calamità
ampio tratto del territorio. Da tale accadimento conseguono effetti
dannosi per una pluralità di persone, con riferimento alla loro vita e ai
loro beni.
Punti obbligati di passaggio per ogni mezzo di soccorso,
particolarmente se provenienti da territori confinanti, per la verifica
Cancello
dell’equipaggiamento e l’assegnazione della zona d’operazioni. Sono
presidiati preferibilmente da uomini delle forze di polizia (Locali o
dello Stato) eventualmente con operatori del soccorso sanitario, ma
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pag. 0.3
Piano Generale
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GLOSSARIO
comunque in collegamento con le centrali operative (es. 118) o le
strutture di coordinamento della Protezione Civile attivate localmente
( C.C.S., C.O.M., C.O.C.).
E’ un evento provocato sia da cause naturali che da azioni umane,
nel quale però le strutture fondamentali della società rimangono nella
quasi totalità intatte, efficienti ed agibili. Essa produce un’improvvisa
Catastrofe
e grave sproporzione tra richiesta di soccorso e risorse disponibili,
destinata a perdurare nel tempo; ed è tale da dover essere
fronteggiato con mezzi e poteri straordinari (L.225/92, art.2 lett.c).
È uno dei centri operativi del modello integrato della Protezione
Civile (Metodo Augustus) in aree di emergenza definite a rischio e
preventivamente individuate nel territorio nazionale. Il C.C.S. viene
costituito presso tutte le Prefetture una volta accertata la sussistenza
di una situazione di pubblica calamità: insediato in una sala
Centro
Coordinamento
Soccorsi
(C.C.S.)
attrezzata con apparecchi telefonici, telematici e radio ricetrasmittenti
sintonizzabili su frequenze utili, provvede alla direzione ed al
coordinamento
degli
interventi
di
Protezione
Civile
in
sede
Provinciale. Il C.C.S. fa parte dei centri operativi provinciali e
coordina
i
C.O.M.;
provvede
alla
direzione
dei
soccorsi
e
all’assistenza della popolazione del singolo comune con i C.O.C. (che
sono presieduti dal sindaco locale).
È, in fase di emergenza, l’organo di coordinamento delle strutture
di protezione civile sul territorio colpito. E’ costituito da un’Area
Strategia (Sala Decisioni), nella quale afferiscono i soggetti preposti a
Centro
operativo
prendere decisioni, e da una Sala Operativa, strutturata in funzioni di
supporto. Il C.C.S. (Centro Coordinamento Soccorsi) gestisce gli
interventi a livello provinciale attraverso il coordinamento dei C.O.M.
(Centri Operativi Misti) che operano sul territorio di più comuni in
supporto all’attività dei sindaci. Il C.O.C. (Centro Operativo
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Piano Generale
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GLOSSARIO
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pag. 0.4
Comunale) presieduto dal sindaco, provvede alla direzione dei
soccorsi e dell’assistenza alla popolazione del comune.
È uno dei centri operativi del modello integrato della Protezione
Civile (Metodo Augustus) in aree di emergenza definite a rischio e
preventivamente individuate nel territorio nazionale. Il C.O.C. viene
Centro
Operativo
Comunale
(C.O.C.)
creato dal singolo sindaco, in qualità di autorità comunale di
Protezione Civile, al verificarsi dell’emergenza, nell’ambito del
territorio comunale. Se ne avvale per la direzione ed il coordinamento
dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione colpita. Il
C.O.C. dovrà essere ubicato in un edificio non vulnerabile ed in
un’area di facile accesso.
È uno dei centri operativi del modello integrato della Protezione
Civile (Metodo Augustus) in aree di emergenza definite a rischio e
preventivamente individuate sul territorio nazionale. Il C.O.M. è una
struttura operativa decentrata il cui responsabile dipende dal C.C.S.
(Centro Coordinamento Soccorsi); vi partecipano i rappresentanti dei
Centro
Operativo
Misto (C.O.M.)
Comuni e delle strutture operative. Può essere istituito presso i
comuni a cura del Prefetto competente per territorio. I compiti del
C.O.M. sono quelli di favorire il coordinamento dei servizi di
emergenza organizzati a livello provinciale con gli interventi dei
sindaci appartenenti al C.O.M. stesso. L’ubicazione del C.O.M. deve
essere baricentrica rispetto ai comuni coordinati e localizzata in locali
non vulnerabili.
Popolazione, animali, proprietà, attività economiche, inclusi i
Elemento a
rischio
servizi pubblici, a rischio in una data area (UNESCO, 1984; in inglese
Emergenza
Ogni attività di soccorso posta in essere al verificarsi d’eventi
calamitosi e finalizzata al loro contenimento.
element at risk E).
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GLOSSARIO
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pag. 0.5
Fenomeno di origine naturale o antropica in grado di arrecare
danno alla popolazione, alle attività, alle strutture e infrastrutture, al
territorio. Gli eventi ai fini dell’attività di protezione civile, si
distinguono in (L.225/92, art.2):
•
eventi naturali o connessi all’attività dell’uomo che possono
essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e
amministrazioni competenti in via ordinaria
Evento
•
eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che per loro
natura ed estensione comportano l’intervento coordinato di più
enti e amministrazioni competenti in via ordinaria
•
calamità naturali, catastrofi o altri eventi che per intensità ed
estensione devono essere fronteggiati con mezzi e poteri
straordinari
Consiste in linee guida per la pianificazione d’emergenza, utilizzate
Metodo
Augustus
per uniformare gli indirizzi, i protocolli ed i termini, tali da rendere più
efficaci i soccorsi che si pongono in essere in un sistema complesso.
Consiste nell’assegnazione delle responsabilità nei vari livelli di
comando e controllo per la gestione delle emergenze, nella
Modello
d’intervento
realizzazione del costante scambio d’informazioni nel sistema
centrale e periferico di protezione civile, nell’utilizzazione delle risorse
in maniera razionale. Rappresenta il coordinamento di tutti i centri
operativi dislocati sul territorio.
E’ la probabilità che un fenomeno di una determinata intensità si
Pericolosità
verifichi in un dato periodo di tempo ed in una data area (UNESCO
1972).
Consiste nelle attività volte ad evitare o ridurre al minimo la
Prevenzione
probabilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi calamitosi
anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività
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Piano Generale
GLOSSARIO
QT MR
OR MI
pag. 0.6
di previsione.
Consiste nelle attività dirette allo studio ed alla determinazione
Previsione
delle cause dei fenomeni calamitosi, all’identificazione dei rischi ed
all’individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi stessi.
E’ il valore atteso delle perdite umane, dei feriti, dei danni alle
proprietà e delle perturbazioni alle attività economiche dovuti al
verificarsi di un particolare fenomeno di una data intensità. Gli eventi
Rischio
che determinano i rischi si suddividono in prevedibili (idrogeologico,
vulcanico) e non prevedibili (sismico, chimico-industriale, incendi
boschivi). (UNESCO 1972).
E’ l’area del centro operativo, organizzata in funzioni di supporto,
Sala Operativa da cui partono tutte le operazioni di intervento, soccorso e assistenza
nel territorio colpito dall’evento.
Scenario
dell’evento
atteso
Stato di
calamità
E’ la valutazione preventiva del danno a persone e cose che si
avrebbe al verificarsi di un evento atteso.
Prevede il ristoro dei danni causati da qualsiasi tipo di evento, alle
attività produttive e commerciali.
E’ il grado di perdita prodotto su un certo elemento o gruppo di
elementi esposti a rischio risultante dal verificarsi di un fenomeno di
Vulnerabilità
una data intensità. E’ espressa in scala da 0 (nessuna perdita) a 1
(perdita totale) ed è in funzione dell’intensità del fenomeno e della
tipologia di elemento a rischio (UNESCO 1972).
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Piano Generale
INTRODUZIONE
QT MR
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pag. 1.1
1 INTRODUZIONE
Con l’art. 1 della Legge 24 febbraio 1992 n. 225, viene istituito il Servizio Nazionale di
Protezione Civile il cui fine è quello di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e
l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da
eventi calamitosi. Tale servizio è coordinato dal Presidente del Consiglio dei Ministri
attraverso il Dipartimento di Protezione Civile, ed è composto dalle amministrazioni dello
stato centrali e periferiche, dalle regioni, dalle province, dai comuni e dalle comunità
montane, dagli enti pubblici nazionali e territoriali e da ogni altra istituzione/organizzazione
pubblica/privata presente sul territorio nazionale.
I compiti della protezione civile (art. 3) possono essere così riassunti:
-
previsione delle ipotesi di rischio: consiste nelle attività dirette allo studio e
alla determinazione delle cause dei fenomeni calamitosi, alla identificazione dei
rischi e alla individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi stessi;
-
prevenzione: consiste nelle attività volte ad evitare o ridurre al minimo le
possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi sopra elencati anche
sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione;
-
soccorso della popolazione sinistrate: consiste nell’attuare gli interventi
diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi calamitosi ogni forma di
prima assistenza;
-
superamento dell’emergenza: consiste nell’attuare le iniziative necessarie ed
indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni
di vita;
A livello Comunale l’autorità competente per la protezione civile è il Sindaco, che
organizza le risorse comunali secondo piani prestabiliti per fronteggiare i rischi specifici del
suo territorio; il Piano di Protezione Civile Comunale (PPCC) è quindi uno strumento di
pianificazione basato su specifiche conoscenze riguardanti i rischi del territorio comunale,
finalizzato a minimizzare i danni possibili e a fronteggiare le emergenze innescate dallo
sviluppo di fenomeni generatori di rischio. Alla base del Piano deve quindi esserci una
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INTRODUZIONE
QT MR
OR MI
pag. 1.2
approfondita analisi delle tipologie di rischio che possono interessare il territorio e,
soprattutto, dei possibili scenari di rischio che possono presentarsi per ogni tipologia di
evento calamitoso naturale e/o connesso all’attività dell’uomo.
Al verificarsi di un evento generatore di rischio, è di fondamentale importanza
predisporre di un piano di semplice consultazione che stabilisca in modo univoco e senza
lasciare dubbio alcuno quali siano le azioni da compiere, chi le deve compiere e in che
modo, quante persone e quali strutture e servizi saranno coinvolti e/o danneggiati, quali
sono le risorse a disposizione per far fronte all’evento. Risulta inoltre importante che il
Piano Comunale sia in grado di dialogare con i Piani di livello superiore, quali provinciali e
regionali, uniformandone i linguaggi e le procedure di stesura.
Il seguente Piano di Protezione Civile Comunale è conforme alla Delibera della Giunta
Regionale del Veneto del 10 marzo 2003 n. 573 recante “Protezione Civile. Linee guida per
la
Pianificazione
dell’emergenza”.
comunale
di
Protezione
Civile
con
riferimento
alla
gestione
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Piano Generale
SCHEMA ORGANIZZATIVO DEL PIANO
QT MR
OR MI
pag. 2.1
2 SCHEMA ORGANIZZATIVO E AGGIORNAMENTO DEL PIANO
Il PPCC è strutturato in modo tale da poter gestire efficacemente la materia, reperire
velocemente le informazioni ricercate e consentire un agevole aggiornamento delle
informazioni. In particolare, il Piano di Protezione Civile del Comune di Badia Polesine si
suddivide nelle seguenti sezioni:
Quadro territoriale
Descrive le caratteristiche generali sotto gli aspetti fisici, politici ed
infrastrutturali del territorio comunale.
Descrive in modo sintetico i rischi esistenti sul territorio e li
rappresenta con una mappa generale di sintesi.
Organizzazione
Descrive l’organizzazione generale degli organismi e delle risorse
messe a disposizione a livello comunale per fronteggiare le
emergenze
Analizza la successione in fasi della risposta operativa per
Modello di
Intervento generale
emergenze generiche o non prevedibili.
Allegati
In allegato al piano sono stati riportati tutti quei documenti ritenuti
utili per la gestione del piano (la messaggistica, i moduli, gli avvisi
per la popolazione, un opuscolo informativo).
Allegati
Cartografici
In allegato al Piano Generale sono riportati a livello cartografico tutti
i dati attinenti le risorse, le possibili fonti di rischio; è stata redatta
una legenda che utilizza colori diversi per caratterizzare le differenti
tipologie di rischio e simboli rappresentativi che distinguono le
diverse strutture a rischio o di emergenza ed i servizi sul territorio.
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Piano Generale
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SCHEMA ORGANIZZATIVO DEL PIANO
QT MR
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pag. 2.2
Ciascuna sezione è formata da più argomenti che consentono di fornire un quadro
completo ed organico; inoltre tale tipo di organizzazione è predisposta per agevolare gli
aggiornamenti dei vari singoli argomenti. Inoltre, al termine di ciascuna sezione sono state
inserite le SCHEDE relative alle informazioni attinenti il Comune di Badia Polesine.
Struttura del PPCC
Quadro
Organizzazione
Territoriale
Modello di Intervento
generale
Piani di Emergenza
Inquadramento
Territoriale
Sistema di comando e
controllo
Modello base
Instabilità pregressa
Mappa generale
dei rischi
Sistema di
comunicazione
Procedure tipo
Scenari di Evento
Informazione alla
Popolazione
Scenari di Rischio
Sistema di Allerta
Organizzazione in
base al rischio
Risorse
Modello di intervento
specifico del rischio
PEa, PEb,
PEn
Infatti, l’aggiornamento periodico e programmato del Piano è necessario per consentire
di gestire l’emergenza nel modo migliore: il Piano è uno strumento dinamico e modificabile
in conseguenza dei cambiamenti che il sistemi territoriale, sociale e politico- organizzativo
subisce nel tempo.
Il Piano Comunale di Protezione Civile di Badia Polesine è strutturato in modo tale da
consentire un agevole aggiornamento delle informazioni.
Nella seguente tabella si riportano le modalità di aggiornamento del presente piano di
protezione civile.
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Piano Generale
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SCHEMA ORGANIZZATIVO DEL PIANO
QT MR
OR MI
pag. 2.3
Come fare per…
AZIONE
Aggiornare l’elenco degli edifici
strategici,rilevanti ed elementi sensibili
Aggiornare i file ”05_A scuole .doc , 05_B
strutture .doc, 05_C allevamenti .doc” e
sostituirli a pag. ES.1_A, ES.1_B e ES.1_C
nella sezione QT
Aggiornare il numero degli abitanti
Aggiornare il file
“07_Caratteristicheantropiche.doc” e
sostituirlo a pag. CA.1 nella sezione QT
Aggiornare l’elenco dei mezzi a
disposizione del comune
Aggiornare il file “12_Mezzi.doc” e sostituirlo
a pag. MM.1 nella sezione OR
Aggiornare l’elenco delle persone non
autosufficienti
Aggiornare il file “04_Disabili.doc” e sostituirlo
a pag. PD.1 nella sezione QT
Aggiornare i nominativi o i recapiti
telefonici dei componenti del C.O.C.
Aggiornare il file “08_C.O.C.doc” e sostituirlo
a pag. COC.1 nella sezione OR
Aggiornare schede Compiti Funzioni di
Supporto
Aggiornare il file “09_Organizzazione.doc” da
pag 9.5 a pag 9.14 nella sezione OR
Aggiornare i nominativi o i recapiti dei
referenti delle Funzioni di Supporto
Aggiornare il file “08_C.O.C.doc” e sostituirlo
a pag. COC.2 nella sezione OR
Aggiornare i mezzi e/o le relative
caratteristiche impiegati per il Sistema di
Comunicazione
Aggiornare il file
“09_Sistema_Comunicazione.doc” e
sostituirlo a pag. SC.1 nella sezione OR
Aggiornare i mezzi e/o le relative
caratteristiche impiegati per l’Informazione
alla Popolazione
Aggiornare il file
“10_Informazione_Popolazione.doc” e
sostituirlo a pag. IP.1 nella sezione OR
Aggiornare le aree di emergenza
Aggiornare il file
“11_Aree_di_Emergenza.doc” e sostituirlo a
pag. AE.1 nella sezione OR
Rubrica telefonica
Aggiornare il file “03_Rubrica.doc” e
sostituirlo a pag. 0.7
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Piano Generale
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INTERRELAZIONI DI PIANO
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pag. 3.1
3 INTERRELAZIONI DI PIANO
Il Piano comunale di protezione civile è uno strumento mirato alla pianificazione delle
attività ed interventi di emergenza, che devono essere attuati in occasione del verificarsi di
eventi che condizionano il normale andamento delle attività antropiche. Tale strumento è
quindi orientato, principalmente, alla salvaguardia della vita umana, animale e,
secondariamente, alla protezione dei beni.
Considerando il Piano di Protezione Civile in un’ottica di più ampio raggio, senza
soffermarsi solamente a quello che è la sua funzione di salvaguardia dell’incolumità degli
individui e dei beni presenti sul territorio dai potenziali eventi calamitosi, ci si può rendere
conto di come esso diventi uno strumento propedeutico agli strumenti di pianificazione
territoriale. Ad esempio, qualora nell’analisi degli eventi calamitosi fossero individuate delle
particolari zone del territorio con elevati fattori di rischio, tali informazioni potrebbero essere
di valido supporto ai vari Piani urbanistici consentendo la definizione di norme e vincoli
nell’ambito dello sviluppo urbano. Allo stesso modo, in riferimento al rischio idraulico legato
alla presenza di corsi d’acqua, potrebbe fornire utili indicazioni per
gli eventuali
aggiornamenti dei Piani di Bacino. Esiste quindi un rapporto di “dare e avere” tra il Piani di
Protezione Civile e gli altri Piani quali PRG, PAT (Piani di Assetto Territoriale), PAI, PTPC,
ecc.
Altro aspetto da considerare è che nessun evento calamitoso rispetta i confini
amministrativi comunali, provinciali e regionali, pertanto è indispensabile, durante la stesura
del Piano di Protezione Civile Comunale, prevedere delle relazioni con altri Piani di
Protezione dei Comuni limitrofi e, a maggior ragione, con quelli a livello Provinciale e
Regionale.
Per quanto sopra scritto, il Piano di Protezione Civile Comunale di Badia Polesine
recepisce le disposizioni indicate nelle linee guida regionali per la Pianificazione Comunale
di Protezione Civile con riferimento alla gestione dell’emergenza redatte dalla Regione
Veneto. Inoltre, tiene conto delle indicazioni contenute in:
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•
Piano Generale
INTERRELAZIONI DI PIANO
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pag. 3.2
Piano Provinciale di Emergenza per il Rischio Idraulico da Fiume Po, redatto dalla
Provincia di Rovigo (Sezione Protezione Civile)
•
PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) del Fiume Adige, redatte dalla rispettiva
Autorità di Bacino
•
PAI della via navigabile Fissero-Tartaro-Canalbianco, redatte dalla rispettiva
Autorità di Bacino
•
Programma di Previsione e Prevenzione, redatto dalla Provincia di Rovigo
(Sezione Protezione Civile)
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ATTIVITA’ DI PREVENZIONE
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pag. 4.1
4 ATTIVITA’ DI PREVENZIONE
Per Prevenzione si intende l’insieme delle attività volte ad evitare o ridurre al minimo la
possibilità che si verifichino danni a seguito degli eventi calamitosi individuati nella
previsione.
I programmi di prevenzione sono attuati soprattutto a livello regionale o provinciale,
potendo, queste strutture, agire sui loro organi tecnici e controllando la gestione del
territorio.
In particolare, la prevenzione può agire sui fattori urbanistici e territoriali, sviluppando
politiche rigorose di protezione e conoscenza del territorio e dei suoi rischi, sviluppando la
cultura della Protezione civile e la formazione a tutti i livelli, dai corsi di base e di
aggiornamento alle esercitazioni e simulazioni di evento.
Inoltre, è possibile progettare e realizzare opere di difesa del suolo, di monitoraggio dei
rischi e di ingegneria naturalistica, per mitigare il rischio in modo concreto, nonché
sviluppare la Pianificazione di Emergenza a livello locale.
Le misure di prevenzione sono indirizzate alla riduzione del rischio nelle aree vulnerabili
e si concretizzano attraverso interventi strutturali per ridurre la probabilità che accada un
evento ed interventi non strutturali per ridurre il danno.
4.1 INTERVENTI STRUTTURALI
Con il termine interventi strutturali si intende la riduzione della pericolosità attraverso
interventi sulle cause e sugli effetti del rischio. In particolare, il comune di Badia Polesine
prevede di effettuare le attività indicate nei seguenti regolamenti comunali:
•
Regolamento Comunale Gestione ciclo rifiuti
•
Regolamento Comunale di Igiene e Sanità
•
Regolamento Comunale di Polizia Urbana
•
Regolamento Comunale di Polizia Rurale
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ATTIVITA’ DI PREVENZIONE
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pag. 4.2
•
Regolamento comunale per la difesa dell’assetto idraulico del territorio
•
Convenzione tra il Comune di Badia Polesine e la locale Casa di Riposo per la
fornitura di servizi agli anziani legati al verificarsi di eventuali situazioni di
“emergenza caldo”
Inoltre:
•
Predisposizione e manutenzione delle aree di emergenza
•
Controllo e manutenzione della sala operativa comunale
4.2 INTERVENTI NON STRUTTURALI
Con il termine interventi non strutturali si intende la mitigazione del danno potenziale
attraverso interventi sulla vulnerabilità e sugli elementi a rischio.
In particolare il comune di Badia prevede le seguenti attività:
•
Informazione alla popolazione mediante distribuzione di opuscoli informativi e/o
pubblicazioni sul sito internet del comune.
•
Organizzazione di esercitazioni al fine di verificare l’efficacia del piano.
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VALIDITA’ ED EFFICIENZA
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pag. 5.1
VALIDITA’ ED EFFICIENZA DEL PIANO
5.1 TEMPI DI AGGIORNAMENTO
L’aggiornamento periodico del Piano è necessario per consentire di gestire l’emergenza
nel modo migliore: il Piano è uno strumento dinamico e modificabile in conseguenza dei
cambiamenti che i sistemi territoriali, sociale e politico- organizzativo subiscono nel tempo.
La Valutazione e il Controllo dell’operatività del Piano seguono uno schema ben preciso:
♦ Redazione di procedure standard: nel piano di Protezione Civile sono state
visualizzate tramite tabelle nelle quali sono stati assegnati ad ogni attore della PC dei
compiti ben precisi.
♦ Addestramento: attività necessaria affinché tutte le strutture operative facenti parte
del sistema siano messe al corrente delle procedure pianificate nel Piano, e risultino
pronte ad applicare quanto previsto
♦ Applicazione: il Piano viene messo realmente alla prova quando viene applicato nella
realtà, potendone avere un riscontro dell’efficacia e, misurandone i limiti, si potranno
effettuare adattamenti in corso d’opera
♦ Correzione: dopo il momento di revisione critica, la procedura viene corretta ed
approvata ufficialmente.
Di conseguenza, la durata del Piano è illimitata, nel senso che non può essere stabilita
una durata predeterminata, ma che obbligatoriamente si deve rivedere e aggiornare il
Piano almeno una volta all’anno.
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VALIDITA’ ED EFFICIENZA
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pag. 5.2
5.2 ESERCITAZIONI DI PROTEZIONE CIVILE
Le esercitazioni di protezione civile devono mirare a verificare, nelle condizioni più
estreme e diversificate, la capacità di risposta di tutte le strutture operative interessate e
facenti parte del modello di intervento, così come previsto dal Piano.
Si sottolinea come le esercitazioni siano ritenute uno strumento indispensabile per
mettere a punto ed aggiornare le procedure che costituiscono i piani di emergenza di
protezione civile e garantire conseguentemente l’efficacia e l’efficienza delle operazioni
nelle fasi di soccorso ed emergenza.
Le esercitazioni, in generale, servono a verificare ciò che non va nella pianificazione.
Un’esercitazione riuscita evidenzierà le caratteristiche negative del sistema/soccorso che
necessitano di aggiustamenti e rimedi. Infatti, il soccorso alla popolazione non può non
andare incontro ad una serie di variabili difficili da prevedere nel processo di pianificazione
dell’emergenza.
Le esercitazioni dovranno, perciò,
essere verosimili, tendere il più possibile alla
simulazione della realtà e degli scenari pianificati.
L’organizzazione di un’esercitazione dovrà considerare in maniera chiara gli obiettivi (
verifica dei tempi di attivazione, dei materiali e mezzi, delle modalità di informazione alla
popolazione, delle aree di emergenza, ecc.), gli scenari previsti, le strutture operative
coinvolte, ecc..
Il comune di Badia Polesine procederà ad effettuare le esercitazioni necessarie per
garantire e verificare la corretta applicazione del Piano.
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6
Piano Generale
INQUADRAMENTO NORMATIVO
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pag. 6.1
INQUADRAMENTO NORMATIVO
6.1
NORMATIVA REGIONALE IN MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE
• Legge Regionale 27 novembre 1984, n° 58:
"Disciplina degli interventi regionali in materia di protezione civile."
• Legge Regionale n.4 del 1997
"Interventi a favore delle popolazioni colpite da calamità naturali"
• Legge Regionale n.17 del 1998
“Modifiche della legge regionale 27 novembre 1984, n. 58 “disciplina degli interventi regionali in materia di
protezione civile”
• Legge Regionale n.11 del 2001
"Conferimento di funzioni e compiti amministrativi alle autonomie locali in attuazione del decreto legislativo 31
marzo 1998, n. 112"
6.2
NORMATIVA NAZIONALE IN MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE
•
L. 24 febbraio 1992 n. 225 e successive modifiche ed integrazioni
•
D.P.C.M. 22 ottobre 1992
•
D.LGS. 31 marzo 1998 n. 112
“Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile”
“Costituzione e funzionamento del Comitato Operativo della Protezione Civile”
“Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti Locali, in attuazione del
capo I della L. 15 marzo 1997 n. 59 – Legge Bassanini”
•
D.LGS. 18 agosto 2000 n. 267
“Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”
•
D.P.R. 08 febbraio 2001 n. 194
“Regolamento recante norme concernenti la partecipazione delle associazioni di volontariato nelle attività di
Protezione Civile”
•
L. 09 novembre 2001 n. 401
•
D.P.C.M. 12 dicembre 2001
•
D.P.C.M. 02 marzo 2002
“Conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 7 settembre 2001 n. 343 recante disposizioni urgenti per
assicurare coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di Protezione Civile”
“Organizzazione del Dipartimento della Protezione Civile”
“Costituzione del Comitato Operativo della Protezione Civile”
•
D.P.C.M. 28 marzo 2002
“Integrazione della composizione del Comitato Operativo di Protezione Civile”
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•
INQUADRAMENTO NORMATIVO
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pag. 6.2
Circolare del 30 settembre 2002 n. 5114
“Ripartizione delle competenze amministrative in materia di Protezione Civile”
•
D.M. 13 febbraio 2003
“Adozione dei Criteri di massima per l’organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi”
•
L. 06 novembre 2003 n. 300
“Conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 10 settembre 2003 n. 253 recante disposizioni urgenti per
incrementare la funzionalità dell’Amministrazione della pubblica sicurezza e della Protezione Civile”
• Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 (supp. g.u. n. 59 dell’11
marzo 2004)
“Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale
per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”
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CARATTERISTICHE TERRITORIALI
7
CARATTERISTICHE TERRITORIALI
7.1
DESCRIZIONE GENERALE DEL COMUNE
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pag. 7.1
Il Comune di Badia Polesine sorge in un’area pianeggiante in sponda destra del Fiume
Adige nella zona Nord-Ovest del territorio provinciale di Rovigo (Alto Polesine); esso
confina a Nord con i Comuni di Castelbaldo, Masi, Piacenza d’Adige (PD) e Terrazzo (VR),
ad Est con il Comune di Lendinara, a Sud con quelli di Canda e Trecenta, a Sud-Ovest con
il Comune di Giacciano con Baruchella e ad Ovest con quello di Castagnaro (VR). Il
territorio comunale ha una forma irregolare con distanze tra i punti estremi in direzione
Nord-Sud di circa 8 km e in direzione Est-Ovest di 12 km; complessivamente occupa
un’area di 44,5 km2. Il comune è compreso nel foglio IGM 1:100.000 n° 63 Quadrante II
Tavoletta 1:25.000 NE, 64 III NO e 64 III SO. Per l’inquadramento territoriale si rimanda alla
Tavola 1 allegata al Piano.
Fig. 7.1 - Inquadramento territoriale con indicazione dei comuni limitrofi
Il territorio comunale di Badia Polesine, da un punto di vista altimetrico si presenta
abbastanza omogeneo, con quote generalmente comprese tra 7 e 11 m. sul livello del mare
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CARATTERISTICHE TERRITORIALI
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pag. 7.2
medio. Sul confine Nord del comune scorre il fiume Adige, di tipo pensile; la quota
dell’argine è mediamente pari a 19 m. s.l.m.
Inoltre è presente un’arteria viaria importante, detta Transpolesana, la quale taglia il
comune da Nord-Ovest verso Sud-Est; essa è collocata su rilevato mediamente alto 2 m
rispetto al piano campagna circostante. Infine sono presenti diversi tre rilevati alti 5 – 6 m
da piano campagna, in particolare:
•
Cavalcavia della Transpolesana sulla SR 482, rotatoria nei pressi del Centro
Commerciale il Faro, in comune di Giacciano con Baruchella;
•
Cavalcavia della SP 1 sulla Transpolesana, in località Crocetta;
•
Cavalcavia della SP 1 sulla linea ferroviaria Rovigo-Dossobuono;
•
Cavalcavia di Via Barchetta sulla Transpolesana, in località Barchetta.
La popolazione residente, corrispondente ad una densità abitativa di circa 242 ab/km2, è
dislocata nella città di Badia Polesine e nelle quattro frazioni principali: Crocetta, Salvaterra,
Villa d’Adige e Villafora. Altre località sono Barchetta e Colombano. Badia Polesine si
classifica quindi come terzo Comune più densamente popolato dell’Alto Polesine, come
quinto del territorio provinciale di Rovigo (vedi fig. 7.2).
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Alto Polesine
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CARATTERISTICHE TERRITORIALI
Medio Polesine
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pag. 7.3
Basso Polesine
Fig. 7.2 - Grafico estratto da: Piano Provinciale di Emergenza per il Rischio Idraulico da Fiume Po
Oltre alla popolazione residente, bisogna tenere presente del flusso naturale e del flusso
migratorio. All’anno 2003 (fonte ISTAT), il saldo Naturale (differenza tra il numero delle
nascite e quello dei decessi) è stato di -60 con un tasso di incremento naturale pari a -5,7,
mentre il saldo migratorio (differenza tra il numero di iscrizioni all’ufficio anagrafe e quello
delle cancellazioni) è stato di 188 con un tasso d’incremento migratorio del 18,0. Questi dati
denotano una minima tendenza all’aumento della popolazione residente dovuto all’aumento
del flusso migratorio verso il territorio comunale di qualche decina di unità all’anno, anche
se dai dati ISTAT relativi ai censimenti demografici risulta che negli ultimi 30 anni la
popolazione residente si è mantenuta sostanzialmente stabile.
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CARATTERISTICHE TERRITORIALI
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pag. 7.4
Assieme a Lendinara, Badia Polesine costituisce uno dei poli industriali più sviluppati
dell’Alto Polesine. In particolare, sono presenti diversi settori industriali: dall’artigianato del
mobile all’industria meccanica ed elettromeccanica, da quella alimentare a quella
farmaceutica; inoltre, sono presenti nel territorio badiense oltre 350 aziende agricole per
allevamento avicolo, di bovini, ovini, equini, caprini, suini, di conigli e di struzzi.
Infine, all’interno del territorio comunale non sono localizzate industrie del tipo “a rischio
incidente rilevante” ai sensi del D.Lgs. n. 334/99 (Direttiva Seveso).
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CARATTERISTICHE TERRITORIALI
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pag. 7.5
7.2 INQUADRAMENTO FISICO
7.2.1 GEOLOGIA ED IDROGEOLOGIA
Il comune di Badia Polesine si colloca in un ambiente geologico di pianura alluvionale. Si
tratta di una stretta fascia compresa fra i Fiumi Adige e Po, formatasi in seguito a numerose
esondazioni e divagazioni dei corsi d’acqua attuali e recenti. L’area presenta diversi
paleoalvei intrecciati ed anastomizzati in seguito al ripetersi, nel tempo, di rotte e
cambiamenti di percorso.
Fig. 7.3 - Particolare della Carta Geomorfologica della Pianura Padana redatta in scala
1:250.000 a cura del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica
Il sistema idrogeologico della stretta fascia compresa fra il Po e l’Adige è legato alla
natura dei sedimenti alluvionali di questi due fiumi e ai loro rapporti di sedimentazione.
Questa situazione determina un complesso di falde acquifere sovrapposte, tutte e quasi
ovunque in pressione, all’interno di depositi permeabili prevalentemente sabbiosi intercalati
a livelli impermeabili.
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pag. 7.6
Piano Generale
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CARATTERISTICHE TERRITORIALI
Direzione di deflusso
Badia Polesine
4
5
3
2
1
Fig. 7.4 - Particolare della Carta Isofreatica redatta a cura della Regione Veneto in base ai rilevamenti
del dicembre 1983 Linee isofreatiche equidistanti 1 metro sul livello medio del mare
Direzione di deflusso
Badia Polesine
5
4
3
2
1
Fig. 7.5 - Particolare della Carta Piezometrica redatta a cura della Regione Veneto in base ai rilevamenti
del dicembre 1983. Linee isopieze equidistanti 1 metro sul livello medio del mare.
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CARATTERISTICHE TERRITORIALI
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pag. 7.7
L’assetto idrogeologico locale è caratterizzato da litologie sciolte a granulometria
variabile sia verticalmente che orizzontalmente, in conseguenza dell’energia deposizionale
di origine fluviale o gravitativa.
L’idrografia è costituita da una rete di canali e scoline per la bonifica e l’irrigazione
regolati idraulicamente dal Consorzio di Bonifica Polesine Adige Canalbianco e dal
Consorzio di Bonifica Medio Valli Veronesi.
La permeabilità primaria, per porosità, dei terreni ha valori medi ed oscilla a seconda
della litologia puntuale tra 10-4 m/s per sabbie medio-fini a 10-8 m/s per depositi di limo ±
argilloso-sabbioso.
La circolazione idrica sotterranea, nella copertura quaternaria insatura, è di tipo verticale
e deriva dall’infiltrazione delle precipitazioni e dall’irrigazione. Lo spessore insaturo oscilla
mediamente, a seconda del periodo stagionale, da circa 1.5 a 2.5 m. Possibili oscillazioni
della superficie freatica, stimate attorno a 1.0 m, sono da attribuirsi alle variazioni delle
condizioni meteoclimatiche locali e stagionali.
Le curve isofreatiche hanno direzione generale NE–SW, con locali orientazioni W–E e
N–S. Il deflusso idrico ha direzione verso E, secondo l’andamento dei corsi d’acqua
superficiali, ma sono possibili locali assi di drenaggio diretti a S per la presenza di collettori
di bonifica. Il gradiente idraulico locale è pari a 0.2 ‰. Le curve delle isopieze presentano
analoga direzione di deflusso.
7.2.2 INQUADRAMENTO CLIMATICO
Il clima del comune di Badia Polesine è caratterizzato da un regime pluviometrico tipico
di gran parte dell’Italia Settentrionale e Centrale, con due massimi, in primavera ed
autunno, e due minimi nelle altre due stagioni. Si tratta, quindi, di un clima fra l’oceanico
(massimo in inverno e minimo in estate) e il continentale con massimo in estate e minimo
invernale. Le precipitazioni nel territorio comunale non presentano variazioni importanti da
zona a zona, che d’altro canto appare climaticamente omogenea. L’altezza pluviometrica
media annua per il territorio comunale di Badia Polesine è di poco superiore ai 700 mm
come indicato nella carta sotto riportata, con un numero di giorni piovosi medi di 138.
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CARATTERISTICHE TERRITORIALI
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pag. 7.8
Fig. 7.6 - Fonte: ARPAV – Centro Meteorologico di Teolo
La temperatura media annua a Badia Polesine risulta di circa 13° C, con un minimo
durante il mese di gennaio, paria 1.7° C, ed un massimo nel mese di luglio, dove la
temperatura media raggiunge i 24° C circa. Gli inverni risultano piuttosto rigidi con
temperature medie del periodo prossime allo zero termico, mentre durante la stagione
estiva i valori si aggirano fra i 21 e 25° C.
Il gioco dei venti a Badia Polesine presenta le caratteristiche della Val Padana. Questa,
durante la stagione fredda, forma un bacino d’aria relativamente fredda, che si muove
verso un centro di convergenza posto sul medio Adriatico. Durante la stagione estiva, il
movimento delle masse d’aria è invertito. Infatti, la provincia è invasa da correnti orientali
provenienti da un centro di divergenza posto sempre sull’Adriatico; ciò nonostante risente di
alcune alterazioni dovute all’irruzione della bora nell’Alto Adriatico.
La direzione dei venti a Badia Polesine è caratterizzata dalla prevalenza di venti con
provenienza N–E durante tutto l’anno, salvo per i mesi di dicembre e gennaio, nei quali
prevalgono quelli provenienti da N–W. Durante il periodo estivo ai venti nord-orientali si
affiancano quelli dei quadranti occidentali, mentre le frequenze minime si registrano nel
periodo invernale con provenienza S-E e durante l’estate con provenienza S–W.
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CARATTERISTICHE TERRITORIALI
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pag. 7.9
7.2.3 IDROGRAFIA PRINCIPALE
Le principali aste idrografiche presenti sul territorio comunale di Badia sono:
1. Il Fiume Adige che costituisce il confine tra il territorio provinciale di Rovigo e
quello di Padova, ed in particolare separa il Comune di Badia da quelli di
Castebaldo, Masi, Piacenza d’Adige e Terrazzo;
2. Il Naviglio Adigetto che, staccandosi dal Fiume Adige, attraversa l’intero centro
cittadino di Badia andando ad interessare la frazione di Salvaterra;
3. Il Canale della Rosta che separa il territorio comunale di Badia Polesine da
quello di Castagnaro;
4. Lo Scolo Ceresolo che staccandosi dall’Adigetto poco prima del centro cittadino
attraversa la zona Nord-Est del territorio comunale interessando la frazione di
Villafora;
5. Lo Scolo Valdentro che interessa la zona Sud del territorio comunale, in
particolare le frazioni di Crocetta (da dove ha origine) e di Salvaterra;
6. Il Canale Malopera che partendo dal Fiume Adige ad Ovest del centro cittadino di
Badia attraversa da Nord a Sud il territorio comunale, immettendosi poi nella
Fossa Maestra.
Colombano
1
Villa d’Adige
3
Villafora
4
Badia Polesine
Barchetta
2
Salvaterra
6
Crocetta
5
Fig. 57.7 - Localizzazione dell’ idrografia principali del territorio comunale
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L’individuazione
CARATTERISTICHE TERRITORIALI
della
rete
idrografica
principale
è
riportata
QT MR
OR
MI
pag. 7.10
nella
Tavola
1
(Inquadramento territoriale) allegata al Piano.
7.2.4 CARATTERISTICHE ANTROPICHE
Le caratteristiche antropiche di un territorio riguardano tutti quegli aspetti legati alla
presenza e all’attività dell’uomo sul territorio stesso. Come già detto nella fase introduttiva
del Piano, compito della protezione civile è quello di salvaguardare la vita umana e, se
possibile, i beni presenti sul territorio; in tal senso, nella seguente sezione si intende fornire
una descrizione del territorio comunale dal punto di vista antropico, ovvero quali sono le
principali vie di comunicazione, dove è localizzata principalmente la popolazione, quali
siano i beni storici, artistici e naturali presenti sul territorio comunale
Dati sulla popolazione
Il territorio comunale di Badia Polesine appare oggi strutturato con caratterizzazioni
analoghe a quelle degli altri comuni del suo intorno e, più in generale, dell’intero Polesine.
La popolazione residente si raccoglie attorno al Capoluogo, ed a numerose ed in genere
piccole Frazioni; costituisce a volte piccoli nuclei urbani isolati.
Esiste poi una importante edificazione distribuita lungo il percorso delle vie di
comunicazione minori le quali, spesso, a loro volta si organizzano in adiacenza al corso dei
numerosi corsi d’acqua che, come si è già osservato, si distribuiscono in maniera
significativa all’interno del territorio comunale.
All’interno delle Frazioni e dei Nuclei abitati, su circa 3.350 abitanti censiti (dati 1996)
ben 1.856, pari ad oltre il 55% erano residenti all’esterno del pur piccolo nucleo urbano:
erano e sono organizzati in termini, cioè, di case sparse.
Lo stesso Capoluogo, articolato nella sua porzione centrale attorno all’Adigetto, si
prolunga poi, verso Ovest e verso Est lungo il percorso della S.R. 88 “Rodigina” dando così
luogo ad un continuo urbanizzato lungo quasi 5 km..
Il comune di Badia Polesine ha una popolazione, come indicata nell’apposita scheda
“Caratteristiche Antropiche” (circa 10.700 abitanti) modulo CA.1 sezione QT, localizzata
nel centro principale di Badia Polesine (capoluogo con circa 7.200 abitanti) e nei sei centri
abitati principali: Barchetta, Colombano, Crocetta, Salvaterra, Villa d’Adige e Villafora.
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CARATTERISTICHE TERRITORIALI
QT MR
OR
MI
pag. 7.11
POPOLAZIONE RESIDENTE NEL COMUNE
Maschi
Femmine
Totale
0 – 17
838
754
1592
18 – 74
4079
4005
8084
> 74
399
802
1201
Popolazione totale
5316
5561
10877
Popolazione
per fasce
d’età
Fig. 7.8 - Localizzazione del centro di Badia Polesine e dei principali centri abitati
all’interno del territorio comunale. Fonte: Sito web comune di Badia Polesine.
Come mostrato dal grafico sotto riportato, dai censimenti ISTAT sull’evoluzione
demografica della popolazione residente nel territorio di Badia Polesine, risulta, negli ultimi
30 anni, una tendenza alla stabilità.
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CARATTERISTICHE TERRITORIALI
QT MR
OR
MI
pag. 7.12
Fig. 7.9 - Evoluzione demografica del territorio comunale di Badia
Polesine: Fonte ISTAT
Aspetto importante nella redazione di un piano di protezione civile è la conoscenza delle
persone che, in caso di emergenza, necessitano di particolari cure e attenzioni; è questo il
caso di persone non autosufficienti. L’elenco delle persone in tali condizioni che vivono
nel territorio comunale badiense è riportato nel modulo PD, all’interno della Sezione QT
(Quadro Territoriale) (circa 65 persone).
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CARATTERISTICHE TERRITORIALI
QT MR
OR
MI
pag. 7.13
7.2.5 LE VIE DI COMUNICAZIONE
Le principali vie di comunicazione presenti sul territorio comunale di Badia sono:
1. SS 434 “Transpolesana”: attraversa il territorio secondo una diagonale OvestSud passando in corrispondenza della frazione di Crocetta.
2. SR 88 “Rodigina”: attraversa il territorio secondo una retta Est-Ovest passando
per il centro di Badia Polesine; successivamente si dirige verso la frazione di Villa
d’Adige assumendo i nomi di via Fratelli Rosselli e via Bovazecchino prima e via
Verdi dopo.
3. SR 482 “Alto Polesana”: si diparte dalla SR 88, prendendo nome “via
Cappuccini” e “ via Malopera Nord” fino alla SS 434, proseguendo poi per i
centri abitati di Giacciano con Baruchella e Castelmassa.
4. SP 1 “ via Martiri di Villamarzana”: congiunge la SR 88 poco prima di entrare nel
centro di Badia Polesine alla SS 434 in località Crocetta e poi verso Pissatola.
5. SP 12: collega la frazione di Crocetta al centro abitato di Canda
6. SP 15: si diparte dalla SR 88 (all’altezza del centro di Rasa) e si dirige in località
Canda, tagliando la punta Sud-Est del territorio comunale
7. SP 42 che si diparte dalla SR 88 subito dopo l’abitato di Badia Polesine e si dirige
in località Masi (PD)
8. Strada comunale “via Rettilineo Salvaterra” che, conduce alla frazione di
Salvaterra
9. Strada comunale “via Colombano” che collega il centro di Badia alla località di
Colombano, divenendo poi “via Maggiore” fino alla frazione di Villafora
10. Linea ferroviaria Rovigo - Dossobuono.
11. Via navigabile fiume Adige.
Ai fini di protezione civile anche i ponti e/o sottopassi rivestono una notevole importanza in
quanto potrebbero non risultare agibili durante l’evento calamitoso. Nel comune di Badia
Polesine sono presenti le seguenti principali strutture:
•
Ponte ex-Ospedale
•
Ponte Fiume Adige (collegamento tra Badia Polesine e Masi(PD)
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•
CARATTERISTICHE TERRITORIALI
QT MR
OR
MI
pag. 7.14
Ponte Nuovo (collegamento tra Riviera Pace e Rivera Balzan, centro abitato di
Badia Pol.)
•
Ponte Rampa (collegamento tra Riviera Miani e Riviera Balzan, centro abitato di
Badia Pol.)
•
Ponte sul Naviglio Adigetto in località Salvaterra
•
Cavalcavia della SP 1 sulla Transpolesana, in località Crocetta;
•
Cavalcavia della SP 1 sulla linea ferroviaria Rovigo-Dossobuono.
•
Cavalcavia di Via Barchetta sulla Transpolesana, in località Barchetta
•
Sottopasso ciclopedonale sulla SP 1 Via Martiri di Villamarzana (collegamento tra
la palestra dell’Istituto “Balzan” e i Nuovi Impianti Sportivi).
9
7
11
Colombano
Villa d’Adige
Villafora
2
10
Badia Polesine
3
8
Barchetta
4
1
Salvaterra
6
Crocetta
5
Fig. 7.10 - Localizzazione delle principali vie di comunicazione del territorio comunale
L’individuazione della rete di comunicazione principale è riportata nella Tavola 1
(inquadramento territoriale) allegata.
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CARATTERISTICHE TERRITORIALI
QT MR
OR
MI
pag. 7.15
7.2.6 EDIFICI ED IMPIANTI SENSIBILI
Per edifici sensibili si intendono quelle strutture pubbliche presenti sul territorio comunale
che rivestono una certa importanza in quanto sono luoghi di riunione, di ricovero e di
aggregazione della popolazione; si tratta in particolare di scuole, ospedali, case di cura, di
riposo e impianti sportivi che possono essere considerate sia delle risorse da poter
utilizzare in caso di emergenza (aree di emergenza per accogliere la popolazione
evacuata) sia degli edifici vulnerabili da proteggere.
Sono invece impianti sensibili le strutture come le discariche, i depuratori e le aziende a
rischio di incidente rilevante, che possono causare giustificato allarme in caso di evento
calamitoso. Infatti potrebbero essere fonti di rischio indotto nel caso fossero esposte ad una
inondazione dato che potrebbe essere immediato l’inquinamento di terreni ed acque con
conseguente danno alla salute pubblica e all’ambiente.
L’elenco degli impianti e degli edifici sensibili è riportato nel modulo ES, all’interno della
sezione QT (Quadro Territoriale).
Gli elementi sensibili possono assumere il ruolo di bersaglio o risorsa a seconda
dell’evento calamitoso considerato.
7.2.7 BENI STORICI – ARCHITETTONICI
Nel territorio Badiense esistono vari palazzi che, per la loro storia e bellezza, fanno parte
del patrimonio storico-architettonico del Comune di Badia Polesine. In particolare, gli
immobili tutelati privati e di proprietà comunale sono contenuti nel modulo BI, all’interno
della sezione QT (Quadro Territoriale).
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CARATTERISTICHE ANTROPICHE
OR
QT MR
MI
CA.1
CARATTERISTICHE ANTROPICHE
POPOLAZIONE RESIDENTE NELCOMUNE
Comune
Badia Polesine
Regione
Veneto
Provincia
Rovigo
Popolazione
per fasce
d’età
Maschi
Femmine
Totale
0–4
233
178
411
5–9
244
213
457
10 – 14
219
217
436
15 – 19
261
229
490
20 – 24
236
254
490
25 – 29
291
289
580
30 – 34
336
328
664
35 – 39
418
377
795
40 – 44
452
435
887
45 – 49
406
465
871
50 – 54
444
440
884
55 – 59
396
361
757
60 – 64
370
367
737
65 – 69
269
307
576
70 – 74
243
277
520
75 – 79
177
237
414
80 – 84
128
249
377
85 – 89
81
213
294
90 – 94
24
95
119
95 – 99
4
12
16
100-104
0
5
5
5232
5548
10.780
Popolazione totale
al 31.12.2013
Popolazione non
autosufficiente
75
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CARATTERISTICHE ANTROPICHE
OR
QT MR
MI
CA.2
POPOLAZIONE RESIDENTE NELLE FRAZIONI E LOCALITA’ al 31/12/2013
Maschi
Femmine
Totale
Colombano
56
52
108
Bovazecchino
150
167
317
Villa d’Adige
641
653
1294
Salvaterra
374
371
745
Villafora
314
299
613
Crocetta
230
217
447
Badia Polesine
3467
3789
7256
Popolazione
residente al
31/12/2013
5232
5548
10.780
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QT
Piano Generale
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MI
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8
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.1
INDIVIDUAZIONE DEI RISCHI
8.1
IL CONCETTO DI RISCHIO
All’art. 3 comma 1 della Legge 24 febbraio 1992 n. 225, recante indicazioni sulle attività
e sui compiti della protezione civile, si legge che: “Sono attività di protezione civile quelle
volte alla previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio …”; in questo contesto si
intende definire il concetto di rischio connesso al verificarsi di un evento calamitoso e,
soprattutto, di come una corretta attività di previsione e di prevenzione svolta dalla
protezione civile sia necessaria alla mitigazione dei rischi stessi.
Il rischio “R” è la combinazione tra la probabilità di accadimento di un determinato evento
calamitoso “P” (pericolosità) e il valore esposto dell’area soggetta a pericolo ”V”
(vulnerabilità):
R=PxV
La conoscenza della probabilità che un fenomeno di una determinata intensità si verifichi
in un dato periodo di tempo e in una data area del territorio, ovvero la conoscenza della
pericolosità di quel determinato evento, è strettamente collegata all’attività di previsione
dell’evento stesso. In particolare, l’attività di previsione svolta ai fini della protezione civile è
mirata alla determinazione delle tipologie dei fenomeni calamitosi che interessano il
territorio in esame anche attraverso l’analisi storica degli eventi che lo hanno colpito,
all’identificazione delle zone maggiormente esposte all’evento e al grado di rischio per
quelle particolari zone. È quindi chiaro come una accurata indagine del territorio dal punto
di vista ambientale (clima, geomorfologia, idrografia, ecc) e antropico (popolazione
residente, vie di comunicazione, beni e servizi presenti sul territorio, ecc) rappresenti una
solida base di partenza per la corretta stesura del Piano di Protezione Civile.
Una volta individuati i possibili eventi generatori di rischio che interessano o potrebbero
interessare il territorio in esame, è compito della Protezione Civile attuare tutte quelle
disposizioni volte ad evitare o ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni in
seguito al manifestarsi dei singoli eventi, ovvero volte alla mitigazione del rischio; è questa
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.2
la fase di prevenzione, che si concretizza in interventi di tipo strutturali mirati alla riduzione
della pericolosità, e interventi non strutturali, mirati alla riduzione della vulnerabilità. Com’è
ovvio, la fase di prevenzione risulterà tanto più accurata quanto più lo sarà quella di
previsione.
La prevenzione non strutturale è perseguita anche mediante una corretta pianificazione
territoriale, che rispetti l’equilibrio idrogeologico e che eviti le aree naturalmente pericolose;
in questo caso, però, si tratta di obiettivi propri dell’urbanistica più che della Protezione
Civile. Infatti, la prevenzione che spetta al Servizio Protezione Civile è l’insieme di quattro
elementi:
-
la pianificazione di emergenza
-
le esercitazioni, con le quali si deve verificare la capacità di risposta da parte di tutte
le strutture coinvolte
-
la formazione, mediante corsi di base e specialistici rivolti ai vari operatori coinvolti
-
l’informazione ai cittadini per far conoscere i rischi del territorio nel quale vivono ed i
comportamenti da tenere.
In sostanza si tratta di attività di preparazione all’emergenza, cioè di attività volte a
diffondere nei cittadini e negli operatori specializzati la consapevolezza della necessità di
convivere con il rischio, di definire quale sia il rischio accettabile, e di sviluppare
comportamenti sociali e organizzativi che minimizzino il rischio, cioè il danno atteso.
In questa sezione si intende analizzare le tipologie di rischio a cui il territorio comunale di
Badia Polesine può essere assoggettato, fornendo per ciascuna di esse una breve
descrizione (Aspetti Generali), in che modo può interessare il territorio comunale (Mappa
generale del rischio) e le eventuali norme comportamentali che la popolazione dovrebbe
tenere nell’eventualità che si verifiche un determinato fenomeno calamitoso (Norme
generali di Autoprotezione).
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8.2
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.3
VALUTAZIONE DEI RISCHI
In tale sezione è ricostruita una mappa tecnica a carattere generale che riporta in modo
schematico la localizzazione e l’estensione dei vari tipi di rischio che interessano il territorio
comunale di Badia Polesine.
Per ciascun tipo di rischio che coinvolge il Comune verrà effettuata una breve
descrizione dei fenomeni che lo generano e delle norme generali di autoprotezione che è
bene rendere note alla popolazione.
L’obiettivo della mappa generale dei rischi è quello di fornire non solo un quadro
generale della vulnerabilità del comune ma anche una base di programmazione della
prevenzione dei rischi secondo criteri di priorità.
Esistono diverse tipologie di rischi che possono interessare l’ambito comunale,
provocando danni di diversa entità alla popolazione, agli animali, alle attività, alle strutture e
al territorio e che si distinguono in eventi di tipo naturale ed eventi causati dall’uomo.
Solo in pochi casi più “fortunati” tali eventi sono prevedibili, ovvero esistono dei segnali
precursori che li annunciano, come ad esempio l’evento meteorologico o l’alluvione, in
quanto fenomeni costantemente monitorati e i cui dati indicano l’avvicinarsi dell’evento.
In altri casi – evento non prevedibile – l’avvicinarsi dell’evento non è preceduto da alcun
fenomeno che ne consenta la previsione o i precursori sono temporaneamente così
ravvicinati all’accadere dell’evento che non si possono attuare misure preventive. Questo è
il caso dei terremoti, degli incendi e dell’incidente industriale.
Di seguo si riporta una tabella della tipologia di rischi che possono interessare il comune
di Badia Polesine.
Si fa presente che sulla base dei dati acquisiti per la redazione del Piano di Protezione
Civile e delle informazioni disponibili non si è a conoscenza nei territori dei comuni
confinanti con Badia Polesine della presenza di fenomeni generatori di rischio che possano
coinvolgere il territorio comunale di Badia Polesine.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
Tipologia di rischio
Rischio Idraulico
Rischio Sismico
Rischio Bolle di calore
Rischio Eventi meteorici Intensi
Rischio Idropotabile
Rischio Trasporto merci
pericolose
Rischio Black-out elettrico
Rischio Ordigni bellici
Rischio Emergenza Sanitaria
Tab. 8.1 – Tipologie di Rischi presenti nel comune di Badia Polesine
pag. 8.4
MR
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8.3
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.5
RISCHIO IDRAULICO (ELABORATI GRAFICI N. 5, 6, 8)
8.3.1 ASPETTI GENERALI
Per rischio idraulico si intende la probabilità di subire conseguenze dannose a persone,
beni materiali e attività economiche a seguito del verificarsi dell’esondazione di un corso
d’acqua. Tale fenomeno si verifica generalmente in due modalità:
-
per tracimazione, quando gli argini del corso d’acqua non sono in grado di contenere
l’onda di piena in arrivo;
-
per rottura arginale, quando si verifica un cedimento più o meno esteso del corpo
arginale, in concomitanza al verificarsi di un evento di piena;
La zona territoriale investita dalla massa d’acqua viene definita “area alluvionata”.
Nei territori di pianura l’evolversi dei fenomeni idraulici avviene con una certa lentezza,
tale da permettere di prevedere con sufficiente anticipo l’arrivo dell’onda di piena in una
determinata sezione di controllo del corso d’acqua, e quindi di stabilire se si possa
verificare o meno il sormonto arginale. Effetti di tipo impulsivo, caratterizzati da una
notevole energia, si manifestano solo nel caso di cedimenti arginali; anche in questi casi si
hanno spesso dei segnali premonitori dell’evento negativo, quale ad esempio l’insorgere di
fontanazzi.
I danni provocati all’area alluvionata sono differenti per le due tipologie di esondazione;
infatti, mentre nel caso di esondazione per tracimazione il volume d’acqua investe il
territorio con un’energia modesta, generalmente non distruttiva nei confronti degli edifici
interessati dall’evento, nel caso di rottura arginale sia i volumi d’acqua effluenti dalla rotta
sia l’energia con cui viene investita l’area adiacente al punto di rotta, sono notevolmente
maggiori, e quindi maggiori saranno i danni provocati a cose e persone.
Una sottotipologia di rischio idraulico è rappresentata dall’allagamento di aree urbane
e/o periferiche dovute all’inefficienza delle reti di drenaggio quali fognature, fossi e scoli. In
questo caso la zona interessata dall’evento viene definita “area allagata”. Generalmente
tali eventi non hanno una natura tale da provocare ingenti danni ai beni, non comportano
un pericolo di vita per le persone ma possono creare disagi alla popolazione, interruzione
per inagibilità delle via di comunicazione stradali, danni parziali o totali ai raccolti da
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.6
semina. La durata dell’evento è breve, esaurendosi e consentendo il ritorno alle normali
condizioni di vita tipicamente dopo alcuni giorni dalla cessazione dell’evento meteorico che
lo ha provocato.
Il rischio idraulico dipende essenzialmente da due fattori:
-
dall’intensità dell’evento meteorico, legata a sua volta al periodo di ritorno; in
particolare, gli eventi di maggiore intensità sono quelli relativi a precipitazioni
infraorarie e, a parità di durata di precipitazione, a periodi di ritorno più elevati
-
dal grado di vulnerabilità della area alluvionata o allagata, a sua volta legata al grado
di antropizzazione
8.3.2 MAPPA GENERALE DEL RISCHIO
I corsi d’acqua che possono essere generatori di rischio idraulico per il territorio
comunale di Badia Polesine sono:
-
Fiume Adige: Il Fiume Adige sgorga da una sorgente a quota 1550 m s.l.m. vicino
al lago di Resia, in provincia di Bolzano, e dopo un percorso di circa 410 km sfocia
nel mare Adriatico a Porto Fossone; il suo bacino imbrifero è di circa 12.100 km2, e
interessa aree comprese nel Trentino-Alto Adige e nel Veneto. Dalla Val Lagarina
l’Adige assume la conformazione di fiume di pianura fino alla località di Albaredo
(sezione di chiusura del bacino); da qui fino al mare, e quindi nella zona riguardante
il territorio badiense, l’Adige diventa un fiume di tipo pensile. L’Ente Genio Civile,
Unità Periferica di Rovigo, è competente della gestione, della sicurezza e della tutela
idraulica dell’argine destro del Fiume Adige in tutto il tratto ricadente nella provincia
di Rovigo.
-
Fiume Po: Il Fiume Po nasce ai piedi del Monviso ad una quota di 2022 m s.l.m. e
dopo un percorso di oltre 650 km termina la sua corsa nel mare Adriatico con una
foce a delta, diramandosi nelle cinque bocche principali: Po della Maestra, Po di
Pila, Po di Tolle, Po della Gnocca e Po di Goro. Il suo bacino imbrifero è di 71.000
km2 interessando le regioni Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Liguria,
Emilia Romagna e la Provincia Autonoma di Trento. Su scala provinciale, il pericolo
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MR
pag. 8.7
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
da inondazione del Fiume Po è proporzionale alla distanza del Comune dal fiume
stesso (Badia Polesine dista mediamente circa 11 – 13 km dal fiume Po), con
massimo valore per i Comuni rivieraschi e limitrofi direttamente esposti agli effetti di
inondazione dovuta a rottura arginale.
-
Fissero-Tartaro-Canalbianco: L’idrovia Fissero-Tartaro-Canalbianco-Po di Levante
collega Mantova al Mare con un percorso di 135 km sostanzialmente parallelo al Po;
il suo bacino ha un’estensione di 2885 km2 e interessa le regioni Lombardia e
Veneto. L’Ente competente della gestione, della sicurezza e della tutela Idraulica per
il corso d’acqua in esame è l’Autorità di Bacino del Fissero-Tartaro-Canal Bianco,
istituita dalle Regioni Veneto e Lombardia con apposita intesa approvata da
entrambi i consigli Regionali (deliberazioni n. 1024 del 24/11/1994 e n. V/1129 del
26/07/1994).
Fiume Adige
Fissero-TartaroCanalbianco
Fiume Po
Comune di Badia Polesine
Fig. 8.1 -
Indicazione dei corsi d’acqua generatori di
rischio
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.8
RISCHIO IDRAULICO DA FIUME ADIGE
Prevedibilità
Gli eventi calamitosi si possono distinguere in due grandi famiglie; quelli prevedibili e
quelli imprevisti. A distinguerle vi è l’esistenza o meno di fenomeni naturali, detti precursori
d’evento, che possono annunciare l’accadimento permettendo l’attuazione in tempo utile
delle azioni preventive per la salvaguardia dell’incolumità delle persone e dei beni. È questo
il caso del rischio idraulico per sormonto o rottura arginale.
In linea di massima, le condizioni che permettono di vigilare sull’evolvere dello stato di
attenzione e di valutare il peggioramento (o il miglioramento) della situazione, sono:
1. Condizioni meteorologiche
2. I livelli idrici del corso d’acqua
Per quanto riguarda le condizioni meteorologiche, i dati vengono ricavati dalle stazioni
meteo, mentre i dati utili al monitoraggio dello stato del corso d’acqua, vengono ottenuti da
apposite stazioni di misura del tipo pluviometriche (da cui si ottengono i dati di
precipitazione) e idrometriche (da cui si ottengono i livelli idrici).
Inoltre, quando il fiume è pensile rispetta rispetto alla campagna circostante, come nel
caso dell’Adige, un precursore da tenere in considerazione è l‘insorgere di “fontanazzi” che
costituiscono il maggior pericolo per una eventuale alluvione per collassamento arginale.
Poiché, come si dirà in seguito, le arginature del Fiume Adige sono in grado di contenere
una evento di piena con tempo di ritorno di 200 anni, il rischio idraulico che ne consegue è
legato essenzialmente al crollo arginale, pertanto, viste anche le conseguenze che un
eventuale evento negativo avrebbero sul territorio Comunale di Badia, si ritiene
indispensabile un particolare approfondimento del fenomeno dei fontanazzi, in merito alla
loro natura, al modo di manifestarsi e a quello di gestirli durante un fenomeno di piena
(chiusura del fontanazzo).
EVENTO
Rischio Idraulico
Fiume Adige
PREVEDIBILITA’
Prevedibile
PRECURSORI
•
•
•
Condizioni Meteo
Livelli idrici
Fontanazzi
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.9
Fontanazzi
L’acqua presente nel sottosuolo si muove attraverso gli strati di ghiaia e sabbie
alluvionali dirigendosi verso i mari o incanalandosi nelle correnti dei fiumi. In caso di piena,
all’aumentare del livello idrico del corso d’acqua, si genera un flusso delle acqua
sotterranee contrario a quello naturale; tale flusso, se riesce ad incanalarsi in falde
costituite da sabbie e ghiaie che affiorano sul territorio, genera il fenomeno del fontanazzo.
Si tratta di uno zampillio di acqua torbida visibile sul piano campagna, che trascina con se
la sabbia della falda depositandola sul terreno circostante.
Il pericolo di questo fenomeno è rappresentato dal fatto che l’acqua, trascinando con se
la sabbia, allarga il canale preferenziale nel quale scorre, provocando il cedimento arginale
e la conseguente inondazione della pianura circostante. I fontanazzi più pericolosi sono
quelli addossati o sorti nelle immediate vicinanza dell’argine.
Fig. 8.2 -
Origine del fontanazzo
Il sistema utilizzato per fermare questo fenomeno è quello dell’arginatura con muri di
sacchi di terra o sabbia disposti a cerchio attorno al punto di zampillio. Affinché tale tecnica
abbia successo occorre seguire alcune regole fondamentali:
a. Prima di procedere alla realizzazione del muro di sacchi, verificare sempre se il
fontanazzo butta sabbia in modo copioso; se ciò non avviene ma fuoriesce solo un
piccolo zampillio di acqua, spesso non è necessario procedere alla sua chiusura.
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b. Non mettere i sacchi di sabbia direttamente sopra allo zampillio; infatti la pressione
dell’acqua sotterranea e le dimensioni della falda affiorante tenderebbero a generare
altri zampillii attorno ai sacchi appena posati, allargando l’area del fontanazzo stesso.
c. Saggiare sempre il terreno per verificare l’ampiezza dell’affioramento della falda
freatica dalla quale è emerso il fontanazzo.
d. Il diametro del mura di sacchi che deve racchiudere il fontanazzo deve avere un
diametro di almeno 4 metri.
e. La disposizione a cerchio del muro è quella preferibile rispetto a qualsiasi altra
disposizione (quadrato o rettangolo) per due motivi: è quella in grado di racchiudere la
massima superficie con il minimo perimetro, ed inoltre una superficie curva sopporta
meglio la pressione di una colonna d’acqua rispetto ad una parete diritta.
È utile ricordare che la chiusura di un fontanazzo non deve avere la pretesa di arrestare
il flusso d’acqua attraverso il foro, ma quello di bloccare il trasporto di sabbia di falda verso
la superficie. Un fontanazzo si potrà definire ben arginato quando lo zampillio sarà
rallentato di quel tanto che basta per interrompere l’uscita di sabbia.
Fenomeni verificatisi recentemente nel territorio Comunale di Badia Polesine riguardo
l’insorgere di fontanazzi, si sono avuti in data 27/11/2002 in via Argine Bova. Nell’immagine
sotto riportata viene indicata l’ubicazione del fontanazzo rispetto al centro di Badia Polesine
e alla frazione di Villa d’Adige.
Infine, la gestione e il monitoraggio dei fontanazzi è di competenza del Genio Civile
territorialmente competente.
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Fig. 8.3 -
Ubicazione del fontanazzo del 27/11/2002
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Scenario di evento
Con il termine “scenario” si intende una descrizione sintetica, accompagnata da una
cartografia esplicativa, dei possibili effetti sull’uomo o sulle infrastrutture presenti sul
territorio dovuti a fenomeni naturali, incidenti industriali o di veicoli recanti sostanze
pericolose. La creazione degli scenari si basa sia su acquisizione di dati in campo sia su
elaborazioni a tavolino, soprattutto per quanto riguarda l’analisi dei fenomeni generatori di
rischio e della loro dinamica di manifestazione.
Nel caso del rischio Idraulico da Fiume Adige, l’Autorità di Bacino Fiume Adige
competente ha provveduto alla classificazione del Rischio Idraulico basandosi sulla
determinazione delle aree a diversa pericolosità e del loro grado di vulnerabilità; di seguito
si riportano due tabelle relative alle classi di pericolosità e di vulnerabilità considerate.
Pericolosità
Condizioni Idrauliche
Molto elevata
Aree allagate in occasione dell’evento di piena con un tempo di ritorno di 30 anni,
nelle quali risulti la presenza di una lama d’acqua sul piano campagna superiore ad
1 m oppure una velocità massima di trasferimento superiore ad 1 m/s
Elevata
Aree allagate in occasione di un evento di piena con tempo di ritorno di 30 anni e
condizioni di lama d’acqua massima raggiungibile sul piano campagna compresa tra
50 cm e 1m, oppure da un evento di piena con tempo di ritorno 100 anni e condizioni
di lama d’acqua sul piano campagna superiore ad 1 m o velocità di trasferimento
superiore ad 1 m/s
Media
Aree allagate in occasione di un evento di piena con tempo di ritorno di 100 anni e
condizioni di lama d’acqua massima raggiungibile sul piano campagna compresa tra
0 cm e 1m
Moderata
Aree allagate in occasione di un evento di piena con tempo di ritorno di 200 anni in
qualunque condizione di lama d’acqua o velocità di trasferimento
Tab.8.2 -
Definizione delle classi di pericolosità idraulica per il Fiume Adige
Vulnerabilità
Elementi a rischio
Grave
Centri urbani, beni architettonici, storici, artistici, insediamenti produttivi, principali
infrastrutture viarie, servizi di elevato valore sociale
Medio
Aree a vincolo ambientale o paesaggistico, aree attrezzate di interesse comune,
infrastrutture viarie secondarie
Moderato
Basso
Aree agricole di elevato pregio (vigneti, frutteti)
Seminativi
Tab.8.3 - Definizione delle classi di vulnerabilità idraulica per il Fiume Adige
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pag. 8.13
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
La sovrapposizione delle classi di pericolosità con quelle di vulnerabilità, ha permesso di
definire quattro classi di rischio idraulico
Vulnerabilità
RISCHIO
IDRAULICO
Pericolosità
Molto elevata
Elevata
Media
Moderata
Grave
R4
R4
R2
R2
Medio
R3
R3
R2
R1
Moderato
R2
R2
R1
R1
Basso
R1
R1
R1
R1
Tab.8.4 - Definizione classi di Rischio idraulico per il Fiume Adige
Classe
Rischio
Descrizione
R1
Moderato
R2
Medio
Possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio
ambientale che non pregiudicano l’incolumità delle persone,
l’agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche
R3
Elevato
Possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali
agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli
stessi, interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e
danni rilevanti al patrimonio ambientale
R4
Molto Elevato
Possibile perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni
gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale,
distruzione di attività socio-economiche
Danni sociali, economici e ambientali marginali
Tab.8.5 - Descrizione del rischio idraulico per inondazione da Fiume Adige
È da tenere presente che dai risultati ottenuti dalla simulazione matematica compiuta
dall’Autorità di Bacino Fiume Adige, le arginature nel tratto compreso nella Provincia di
Rovigo sono in grado di contenere la piena bi-centenaria, anche se non è rispettato in ogni
punto il franco di 1 m, mentre le piene con tempo di ritorno 500 anni comportano il
sormonto arginale in corrispondenza delle località di Cavarzare e Cavanella d’Adige e a
pochi chilometri dalla foce. Inoltre, un eventuale pericolo di esondazione viene mitigato
dalla presenza dello scolmatore di Torbole, la cui completa apertura è in grado di far
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defluire una portata massima di 500 m3/sec dal Fiume Adige al Lago di Garda. La
competenza dell’apertura dello scolmatore spetta alla Provincia Autonoma di Trento.
Dalle indicazioni sopra riportate, si evince che il rischio idraulico derivante dal Fiume
Adige per il territorio Comunale di Badia Polesine, non è rappresentato dal sormonto delle
arginature da parte dell’onda di piena, quanto dai problemi di cedimento arginale.
RISCHIO IDRAULICO DA FIUME
ADIGE
Fig. 8.4 -
Territorio Comunale di Badia Polesine: Rischio Idraulico da Fiume Adige ELEVATO
EVENTO
PERICOLOSITA’
ZONA INTERRESSATA
Rischio Idraulico da
Fiume Adige
MOLTO ELEVATA (*)
Tutto il territorio
(*) Fonte: Piano Stralcio per la tutela del Rischio Idrogeologico – Autorità di Bacino Nazionale del Fiume
Adige
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Scenario di rischio
Lo scenario di rischio quantifica il danno atteso al manifestarsi dell’evento di una certa
intensità. La sua individuazione presuppone:
a) L’individuazione dell’evento di riferimento, nello specifico l’evento idraulico
b) Lo studio degli effetti locali
c) La conoscenza della vulnerabilità dei beni esposti
d) La conoscenza dell’esposizione
Come già accennato nella parte generale del Piano di Protezione Civile e nel paragrafo
precedente, il rischio idraulico derivante dal Fiume Adige per il territorio Comunale di Badia
Polesine consiste nell’eventualità di un cedimento della struttura arginale. Ciò comporta:
i.
un pericolo di vita per l’intera popolazione, soprattutto per quella che risiede nelle
immediate vicinanze al punto di rotta, di conseguenza, dopo una attenta valutazione
del fenomeno in corso, con particolare riferimento all’insorgere dei fontanazzi, è
indispensabile procedere ad una tempestiva evacuazione degli abitanti
ii.
i beni storici e artistici, gli insediamenti abitativi e produttivi, sono soggetti a seri
danni strutturali fino anche al crollo per quelli direttamente investiti dall’acqua
fuoriuscente dalla breccia arginale
iii.
viene impedita la distribuzione dei servizi essenziali quali energia elettrica, metano e
acqua potabile
iv.
è interrotta qualsiasi attività socio-economica del Comune.
EVENTO
Rischio Idraulico da
Fiume Adige
VULNERABILITA’
•
•
•
•
Intera popolazione
Tutte le strutture e infrastrutture
presenti sul territorio
Beni storici-architettonici e naturali
Allevamenti zootecnici
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RISCHIO IDRAULICO DA FIUME PO
Per quanto riguarda il rischio idraulico derivante dal Fiume Po, il maggiore dei corsi
d’acqua italiani, le proporzioni di un eventuale evento calamitoso sono certamente tali da
rientrare all’interno della categoria b) o c) della classificazione di cui all’art. 2 della legge 24
febbraio 1992, n. 225. In tal senso il Piano Comunale di Protezione Civile risulta essere
subordinato a piani di interesse maggiore quale il Piano Provinciale di Emergenza per il
Rischio Idraulico da Fiume Po.
Prevedibilità
Gli eventi calamitosi si possono distinguere in due grandi famiglie; quelli prevedibili e
quelli imprevisti. A distinguerle vi è l’esistenza o meno di fenomeni naturali, detti precursori
d’evento, che possono annunciare l’accadimento permettendo l’attuazione in tempo utile
delle azioni preventive per la salvaguardia dell’incolumità delle persone e dei beni. È questo
il caso del rischio idraulico per sormonto o rottura arginale.
In linea di massima, le condizioni che permettono di vigilare sull’evolvere dello stato di
attenzione e di valutare il peggioramento (o il miglioramento) della situazione, sono:
•
Condizioni meteorologiche
•
I livelli idrici del corso d’acqua
Per quanto riguarda le condizioni meteorologiche, i dati vengono ricavati dalle stazioni
meteo, mentre i dati utili al monitoraggio dello stato del corso d’acqua, vengono ottenuti da
apposite stazioni di misura del tipo pluviometriche (da cui si ottengono i dati di
precipitazione) e idrometriche (da cui si ottengono i livelli idrici).
Inoltre, quando il fiume è pensile rispetta rispetto alla campagna circostante, come nel
caso del Po, un precursore da tenere in considerazione è l‘insorgere di “fontanazzi” che
costituiscono il maggior pericolo per una eventuale alluvione per collassamento arginale.
Una volta stabiliti quali siano i precursori d’evento, per poter definire le diverse fasi di
allertamento, occorre individuare dei valori di soglia al verificarsi dei quali si ha il passaggio
da una fase di emergenza alla successiva. Si riporta di seguito una tabella tratta dal Piano
Provinciale di Emergenza per il Rischio Idraulico da Fiume Po in cui vengono riportati i
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
profili di piena di riferimento e l’indicazione dei livelli di guardia, per alcune sezioni del corso
d’acqua.
Prog.
Riferimento
[km]
Sez. Brioschi
Profili di piena(*)
SIMPO ‘82
1994
‘94+’51
Zero
idrometrico
Livello di
guardia
515,940
57 – Castelmassa
18,38
16,31
18,62
0,00
13,03
548,805
65 – Pontelagoscuro
14,24
12,33
14,57
8,18
9,18
564,440
69 – Polesella
12,60
10,84
12,89
0,00
7,73
77 - Cavanella
-
-
-
0,00
3,40
(*) Chiarimenti sui profili di piena possono essere ottenuti consultando il Piano Provinciale di Emergenza per il Rischio
Idraulico da Fiume Po
Profili di riferimento e indicazione dei livelli di guardia
EVENTO
Rischio Idraulico
Fiume Po
PREVEDIBILITA’
Prevedibile
PRECURSORI
•
•
•
Condizioni Meteo
Livelli idrici
Fontanazzi
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Scenario di evento
Con il termine “scenario” si intende una descrizione sintetica, accompagnata da una
cartografia esplicativa, dei possibili effetti sull’uomo o sulle infrastrutture presenti sul
territorio dovuti a fenomeni naturali, incidenti industriali o di veicoli recanti sostanze
pericolose. La creazione degli scenari si basa sia su acquisizione di dati in campo sia su
elaborazioni a tavolino, soprattutto per quanto riguarda l’analisi dei fenomeni generatori di
rischio e della loro dinamica di manifestazione.
Dallo studio condotto a cura della Provincia di Rovigo per la redazione del Piano
Provinciale di Emergenza per il Rischio Idraulico da Fiume Po, appare che l’intero territorio
provinciale è interessato dal pericolo di inondazione in caso di rotte arginali, ed inoltre che
tale rischio sia proporzionale alla distanza del Comune d’interesse dal Fiume.
Sempre dallo studio sopra citato, i Comuni Provinciali sono stati raggruppati in tre classi
di rischio, ripartendoli secondo i criteri riportati nella seguente tabella:
Classe
Rischio
Descrizione
R1
Basso
I possibili danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono
marginali
Medio
Sono possibili danni minori agli edifici, alle strutture e al patrimonio
ambientale che non pregiudichino l’incolumità delle persone,
l’agibilità degli edifici ed il regolare andamento delle attività socio
economiche
Alto
Sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni
funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità
degli stessi, l’interruzione delle attività socio-economiche e danni
rilevanti al patrimonio ambientale e culturale
R2
R3
Classificazione del rischio idraulico per inondazione da Fiume Po
Secondo tale classificazione, il territorio Comunale di Badia Polesine, ricade nella fascia
R1, a Basso rischio idraulico.
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RISCHIO IDRAULICO DA FIUME PO
Fig. 8.5 -
Territorio Comunale di Badia Polesine: Rischio Idraulico da Fiume Po BASSO
EVENTO
PERICOLOSITA’
Rischio Idraulico da
Fiume Po
Bassa (*)
Danni sociali, economici e al
patrimonio ambientale marginali
ZONA INTERRESSATA
Tutto il territorio
(*) Fonte: Piano Provinciale di Emergenza per il Rischio Idraulico da Fiume Po. Provincia di Rovigo –
Servizio Protezione Civile
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Scenario di rischio
Lo scenario di rischio quantifica il danno atteso al manifestarsi dell’evento di una certa
intensità. La sua individuazione presuppone:
e) L’individuazione dell’evento di riferimento, nello specifico l’evento idraulico
f) Lo studio degli effetti locali
g) La conoscenza della vulnerabilità dei beni esposti
h) La conoscenza dell’esposizione
L’individuazione di uno scenario di rischio idraulico da Fiume Po, non è un compito facile
in quanto vi sono molteplici aspetti da tenere in considerazione. Innanzitutto, dipende da
dove si può manifestare la rottura arginale, cosa che, pur potendo individuare zone più a
rischio, è un’eventualità continua su tutta l’asta fluviale compresa nel territorio Provinciale di
Rovigo. Inoltre, trattandosi di un fiume pensile, tutta l’intera Provincia è soggetto ai livelli di
piena e un’eventuale esondazione può coprire molti chilometri di territorio in pochi giorni.
Basandosi sui dati storici delle alluvioni causate dal Po per rottura arginale, è ad ogni
modo possibile descrivere un ipotetico scenario di rischio a partire dal presupposto che
Badia Polesine rientra nella classe a basso rischio. I danni attesi a livello socio-economico
e al patrimonio ambientali sono ritenuti solo marginali; in particolare si può ipotizzare che
possano essere interrotte le attività socio-economiche del territorio e, nei casi più gravi,
l’erogazione di servizi quali energia elettrica, acqua e gas. Le strutture e le infrastrutture
non sono soggette a danni strutturali, ma, al limite, solo funzionali.
EVENTO
VULNERABILITA’
•
Rischio Idraulico da
Fiume Po
•
•
Possibile interruzione delle attività
socio-ecomomiche del territorio
Danni funzionali e non strutturali degli
edifici
Nei casi più gravi, possibile interruzione
dei servizi quali luce, acqua, gas.
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RISCHIO ALLAGAMENTI
L’allagamento di una porzione più o meno estesa di territorio può essere causato
dall’esondazione di un corso d’acqua (tracimazione o rottura arginale) insistente su quel
territorio, oppure da una condizione di abbondanti precipitazioni tali da mettere in crisi i
sistemi di smaltimento delle acque meteoriche quali fognature urbane, reti di bonifica, fossi
e scoli.
Nel primo caso, in riferimento all’esondazione da corsi d’acqua, il problema assume
proporzioni tali da meritare una trattazione specifica, relativa al corso d’acqua d’interesse,
in appositi piani di emergenza (rischio idraulico); in questa sede, si analizzerà pertanto il
rischio allagamenti relativo ad eventi di precipitazione intense o prolungate.
Nei periodi piovosi possono generarsi portate meteoriche che solo entro certi limiti
vengono accolte, convogliate e scaricate dalla rete di drenaggio; tra i vari aspetti che
concorrono a definire questo limite, vi è senza dubbio quello legato alle caratteristiche
dimensionali dei collettori (rete fognaria urbana, collettori di bonifica) di smaltimento delle
acque meteoriche che, anche se commisurati ad eventi rilevanti, risultano statisticamente
limitati ed insufficienti nei confronti degli eventi più rari ed intensi. In tali casi, l’acqua
meteorica che il sistema di drenaggio non riesce a smaltire si trasforma in deflusso
superficiale verso le zone più depresse del territorio, generando così situazioni locali di
allagamenti.
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Prevedibilità
Gli eventi calamitosi si possono distinguere in due grandi famiglie; quelli prevedibili e
quelli imprevisti. A distinguerle vi è l’esistenza o meno di fenomeni naturali, detti precursori
d’evento, che possono annunciare l’accadimento permettendo l’attuazione in tempo utile
delle azioni preventive per la salvaguardia dell’incolumità delle persone e dei beni. È questo
il caso del rischio allagamenti.
In linea di massima, le condizioni che permettono di vigilare sull’evolvere dello stato di
attenzione e di valutare il peggioramento (o il miglioramento) della situazione, sono:
•
Bollettini delle condizioni meteorologiche
EVENTO
PREVEDIBILITA’
Rischio Allagamenti
Prevedibile
PRECURSORI
•
Eventi meteorici
intensi o prolungati
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Scenario di evento
Con il termine “scenario” si intende una descrizione sintetica, accompagnata da una
cartografia esplicativa, dei possibili effetti sull’uomo o sulle infrastrutture presenti sul
territorio, dovuti a fenomeni naturali, incidenti industriali o di veicoli recanti sostanze
pericolose. La creazione degli scenari si basa sia su acquisizione di dati in campo sia su
elaborazioni a tavolino, soprattutto per quanto riguarda l’analisi dei fenomeni generatori di
rischio e della loro dinamica di manifestazione.
Su segnalazione dei Consorzi di Bonifica e del PAI del Fissero-Tartaro-Canalbianco,
sono state individuate alcune zone del territorio Comunale di Badia Polesine
particolarmente soggette al rischio allagamenti, come riportato in figura 6.6.
RISCHIO ALLAGAMENTI
Fig. 8.6 -
Scenario di Evento per il Rischio Allagamenti
Il regime pluviometrico che interessa buona parte della Pianura Padana a sinistra del Po
e nel Veneto,
è di tipo sublitoraneo alpino con presenza di un massimo principale di
precipitazione in autunno ed uno secondario in primavera (o viceversa) e un minimo
principale in inverno. La precipitazione totale annua è compresa tra i 500 e i 1000 mm.
Oltre alle precipitazioni prolungate, possono generare problemi di allagamenti anche quelle
brevi ma intense che si verificano tipicamente nei periodi estivi; infatti, in alcuni casi, i
sistemi drenanti si trovano a dover smaltire una portata di tipo impulsiva elevata, con
conseguente entrata in crisi.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.24
Pertanto, il rischio allagamenti si può presentare tanto nel periodo primaverile e
autunnale a causa di piogge non molto intense ma prolungate nel tempo, quanto nel
periodo estivo a causa di forti scrosci di pioggia caratterizzati da una elevata intensità.
Determinare il pericolo di manifestazione dell’allagamento del territorio rimane
comunque un’operazione di difficile valutazione in quanto dipende da molti fattori tra loro
collegati (intensità di precipitazione, manifestazioni di precipitazioni ravvicinate, eventi
meteorici di riferimento per il dimensionamento dei sistemi di smaltimento, ecc).
EVENTO
PERICOLOSITA’
ZONA INTERRESSATA
Rischio Allagamenti
Di difficile valutazione
Parziale interesse del
territorio
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pag. 8.25
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
Scenario di rischio
Lo scenario di rischio quantifica il danno atteso al manifestarsi dell’evento di una certa
intensità.
L’allagamento è un fenomeno che generalmente non comporta pericolo di vita per la
popolazione, ma causa forti disagi al normale svolgimento delle attività umane.
Dalle indicazioni ottenute dai Consorzi di Bonifica riguardo le aree allagabili del territorio
Comunale di Badia Polesine, si evince che non sono interessati, se non marginalmente, i
centri abitati. È quindi ipotizzabile che, a fronte di un evento negativo, i danni relativi alle
abitazioni non siano di tipo strutturale, ma solo di tipo funzionale; in particolare sono
possibili allagamenti di scantinati o garage interrati e, al limite, dei piani terra.
Non sono prevedibili danni alle vie di comunicazione, se non legati alla loro temporanea
impraticabilità. Allo stesso modo non sono prevedibili interruzioni dei servizi di rete quali
acqua, luce, gas-metano, se non per eventuali interruzioni programmate dagli enti gestori
per effettuare operazioni di verifica e controllo.
Possono verificarsi danni alle colture da semina.
EVENTO
VULNERABILITA’
•
Rischio Allagamenti
•
•
Eventuali
danni
funzionali
abitazioni
Inagibilità di strade
Danni alle colture da semina
alle
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.26
8.3.3 NORME GENERALI DI AUTOPROTEZIONE
La popolazione deve essere informata sul comportamento da tenere in caso di
emergenza:
-
allontanarsi preventivamente e tempestivamente dalle possibili zone alluvionabili,
soprattutto dalle zone adiacenti al punto di rotta, recandosi nelle aree di emergenza;
-
nel caso non sia possibile allontanarsi dalle zone colpite in tempo utile, recarsi ai
piani più alti delle abitazioni e attendere l’arrivo dei soccorsi;
-
portare ai piani più alti delle abitazioni eventuali sostanze inquinanti;
-
portare i beni di prima necessità (viveri) ai piani più alti delle abitazioni;
-
non collegare elettrodomestici alle rete elettrica nelle zone colpite dall’alluvione;
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8.4
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.27
RISCHIO SISMICO (ELABORATO GRAFICO N. 7)
8.4.1 ASPETTI GENERALI
Il terremoto è un fenomeno connesso ad una improvvisa rottura di equilibrio all'interno
della crosta terrestre che provoca un brusco rilascio di energia; questa si propaga in tutte le
direzioni sotto forma di vibrazioni elastiche (onde sismiche) che si manifestano in superficie
con una serie di rapidi scuotimenti del suolo.
Il punto in cui le onde sismiche hanno origine è detto ipocentro ed è situato a profondità
variabili all'interno della crosta terrestre; invece l'epicentro corrisponde al punto della
superficie terrestre situato sulla verticale dell'ipocentro e nel cui intorno (area epicentrale) si
osservano i maggiori effetti del terremoto.
I terremoti vengono classificati attraverso criteri che consentono di valutare l'intensità
dell'evento, misurata mediante le cosiddette scale macrosismiche. Esse stabiliscono una
graduazione di intensità in base agli effetti e ai danni prodotti dal terremoto: quanto più
gravi sono i danni osservati tanto più elevato risulta il grado di intensità della scossa. La più
utilizzata di tali scale macrosismiche è la Scala Mercalli - Cancani - Sieberg (MCS),
suddivisa in 12 gradi di intensità.
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pag. 8.28
Grado
Scossa
1
strumentale
avvertito solo dagli strumenti di rilevazione
2
leggerissima
avvertito solo da persone in quiete, principalmente nei piani alti degli edifici;
gli oggetti sospesi possono oscillare lievemente
3
leggera
avvertito notevolmente da persone al chiuso, soprattutto ai piani alti; le
automobili ferme possono oscillare leggermente
4
mediocre
in ore diurne, avvertito da molti all'interno di edifici e all'esterno da pochi; in
ore notturne, alcuni si svegliano; le automobili ferme oscillano notevolmente
5
forte
avvertito quasi da tutti, molti si svegliano nel sonno; crepe nei rivestimenti,
oggetti rovesciati; possibile scuotimento di alberi e pali
6
molto forte
avvertito da tutti, molti spaventati corrono all'aperto; mobili pesanti vengono
spostati; caduta di intonaco e danni ai camignoli; danni lievi
7
fortissima
tutti fuggono all'aperto; danni trascurabili a edifici di buona progettazione e
costruzione, da lievi a moderati per strutture ordinarie ben costruite;
avvertito da persone alla guida di automobili
8
rovinosa
danni lievi a strutture costruite secondo criteri antisismici; crolli parziali in
edifici ordinari; caduta di ciminiere, monumenti, colonne; ribaltamento di
mobili pesanti, variazioni dell'acqua dei pozzi
9
disastrosa
danni a strutture antisismiche; perdita di verticalità in strutture portanti ben
congegnate; edifici spostati rispetto alle fondazioni; fessurazione del suolo;
rottura di cavi sotterranei
10
Descrizione del sisma
distruzione della maggior parte delle struttura in muratura; notevole
disastrosissima fessurazione del suolo; rotaie piegate; frane notevoli in argini fluviali o ripidi
pendii
11
catastrofica
poche strutture in muratura restano in piedi; distruzione di ponti; ampie
fessure nel terreno; condutture sotterranee fuori uso; sprofondamenti e
slittamenti del terreno in suoli molli
12
grande
catastrofe
danneggiamento totale; onde sulla superficie del suolo; distorsione delle
linee di vista e di livello; oggetti lanciati in aria
Tab 8.6 – Scala Mercalli Cancani Sieberg (MCS)
La scala MCS, tuttavia, ha una correlazione molto vaga con l'energia liberata da un certo
terremoto. La stessa quantità di energia sismica può produrre danni assai diversi in
funzione delle caratteristiche dei manufatti coinvolti e della situazione geologicomorfologica locale. La valutazione dell'energia effettivamente liberata da un terremoto,
prescindendo dagli effetti, è invece possibile con la Scala Richter o della Magnitudo (M).
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
Magnitudo
MR
pag. 8.29
Energia (joule)
< 3.5
< 1.6 × 107
3.5
1.6 × 107
4.2
7.5 × 108
4.5
2.1 × 108
4.8
2.1 × 1010
5.4
5.7 × 1011
6.1
2.8 × 1013
6.5
2.5 × 1014
6.9
2.3 × 1015
7.3
2.1 × 1016
8.1
> 1.7 × 1018
≥ 8.1
→∞
Tab 8.7 – Scala Richter
Essa si basa sulla misura sperimentale dell'ampiezza massima di spostamento di un
punto del suolo situato ad una distanza prefissata dall'epicentro. Tale scala è concepita in
modo che, passando da un grado al successivo, l'ampiezza delle oscillazioni del punto sul
suolo aumenti di dieci volte. E' suddivisa in valori che variano da 0 a oltre 9 (senza un limite
superiore).
Tuttavia la misura più significativa di un terremoto dal punto di vista strutturale e quindi
degli effetti sui manufatti è rappresentata dall'accelerazione del suolo e, in particolare, del
suo valore massimo. L'intensità dell'accelerazione è indipendente dall'energia liberata dal
terremoto ma è legata alle condizioni geologico-morfologiche locali; questo valore si
esprime in g, che rappresenta il valore dell'accelerazione di gravità pari a 9,81 m/s2.
8.4.2 MAPPA GENERALE DEL RISCHIO
Il territorio comunale di Badia Polesine è inserito nell’elenco delle località sismiche
italiane di cui all’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 Marzo
2003 e s.m.i. con grado di sismicità 4 (zona 4, bassa sismicità), alla quale corrisponde
un’accelerazione al suolo pari a 0,05g.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.30
Prevedibilità
In genere un terremoto è un evento naturale imprevedibile. Occorre però fare una
distinzione tra la previsione in senso di conoscenza di quando si verificherà l’evento in
termini di giorno, ora e minuti, di intensità e di luogo e la previsione approssimata che ci
indica l’intervallo di tempo, di spazio e di magnitudo entro i quali si può verificare con
maggiore probabilità l’evento sismico. Infatti, nel primo caso è impossibile effettuare una
previsione, mentre nel secondo si può fare affidamento ai cosiddetti “precursori sismici”,
ovvero a quelle anomalie geofisiche che si verificano prima di alcuni terremoti. Esempi di
precursori sismici sono: la “quiescenza sismica” ovvero l'assenza di terremoti per un
determinato periodo di tempo in un'area considerata sismica, la variazioni nel contenuto di
gas radon nelle acque di pozzi profondi, i mutamenti nel livello delle acque di fiumi e di
laghi, i movimenti crostali. Si tratta comunque di previsioni approssimative che non possono
essere utilizzate per dare un allarme alla popolazione in quanto gli esperimenti e le prove
finora condotte hanno dato risultati spesso deludenti e contraddittori: si sono registrati casi
in cui alcuni segni ritenuti premonitori non hanno dato seguito ad alcun terremoto, e altri in
cui si è verificato un evento sismico di forte intensità senza che lo stesso sia stato
preceduto da alcun segno premonitore.
Allo stato attuale, la difesa dai terremoti è quindi affidata a due fattori di fondamentale
importanza:
•
alla prevenzione attraverso l’applicazione di norme antisismiche da osservare
scrupolosamente
•
alla creazione di una cultura del terremoto tra la popolazione, intesa come
capacità di convivere con questa manifestazione della natura senza drammi e
catastrofismi.
EVENTO
PREVEDIBILITA’
Sismico
Non Prevedibile
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.31
Scenario di evento
Con il termine “scenario” si intende una descrizione sintetica, accompagnata da una
cartografia esplicativa, dei possibili effetti sull’uomo o sulle infrastrutture presenti sul
territorio dovuti a fenomeni naturali, incidenti industriali o di veicoli recanti sostanze
pericolose. La creazione degli scenari si basa sia su acquisizione di dati in campo sia su
elaborazioni a tavolino, soprattutto per quanto riguarda l’analisi dei fenomeni generatori di
rischio e della loro dinamica di manifestazione.
Il rischio sismico è omogeneamente distribuito sul territorio comunale di Badia Polesine,
inserito, a seguito dell’ Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20
Marzo 2003 e s.m.i, nell’elenco delle località sismiche italiane con grado di sismicità 4
(zona 4, bassa sismicità), alla quale corrisponde un’accelerazione al suolo pari a 0,05g.
RISCHIO SISMICO
Classificazione sismica ai sensi della OPCM n. 3274/03
Zona 1
Rischio Alto
Zona 2
Rischio Medio
Zona 3
Rischio Medio-Basso
Zona 4
Rischio Basso
Fig. 8.7 -
Territorio Comunale di Badia Polesine: Rischio Sismico BASSO
Le scosse sismiche che si possono verificare nel territorio comunale di Badia Polesine,
hanno generalmente una intensità tale da non comportare gravi danni a cose, persone e
animali.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
EVENTO
PERICOLOSITA’
Sismico
Accelerazione al suolo: 0,05g
MR
pag. 8.32
ZONA INTERESSATA
Bassa
Grado scala MCS: massimo 5
(*)
Tutto il territorio
Grado scala Richter: 4.8
(*)
Fonte: Modello Sismotettonico dell’Italia Nord-Orientale. CNR-G.N.D.T, Trieste 1987
Scenario di rischio
Lo scenario di rischio quantifica il danno atteso al manifestarsi dell’evento di una certa
intensità. La sua individuazione presuppone:
a) L’individuazione dell’evento di riferimento
b) Lo studio degli effetti locali, ovvero le condizioni geomorfologiche che possono far
variare i parametri del terremoto
c) La conoscenza della vulnerabilità dei beni esposti
d) La conoscenza dell’esposizione
Allo stato attuale, non tutti gli elementi necessari alla valutazione di dettaglio sono noti;
peraltro, come già evidenziato all’interno del paragrafo precedente, il territorio Comunale di
Badia Polesine risulta in una zona a basso rischio sismico, pertanto difficilmente potranno
verificarsi sismi con forza tale da comportare danni ingenti a cose e persone, ovvero sismi
che necessitano di un intervento da parte della Protezione Civile. Nel paragrafo riguardante
lo scenario di evento, si è ipotizzato che si possa verificare una scossa del 5° grado della
scala MCS; secondo tale scala, un terremoto di tale intensità (forte) comporta:
• Avvertito quasi da tutti, molti si svegliano nel sonno;
• Crepe nei rivestimenti, oggetti rovesciati;
• Possibile scuotimento di alberi e pali
Nel territorio di Badia Polesine questo potrebbe provocare danni a livello non strutturale,
come distacchi di pezzi di intonaco, di cornicioni, ecc, negli edifici più vetusti quali chiese,
cimiteri, l’Abbazia della Vangadizza, l’Oratorio della B.V. della Salute, Palazzi storici
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.33
(Picinali, Mulinelli, Basi, ecc). Punti critici per la viabilità sono rappresentati dai ponti,
cavalcavia e dalle passerelle pedonali, anche se non si dovrebbero registrare danni di tipo
strutturale; è comunque consigliabile una verifica di agibilità. Per scosse di tale intensità, la
popolazione non risulta soggetta a pericolo di vita, al limite possono esserci feriti causati dai
crolli dei rivestimenti degli edifici.
EVENTO
VULNERABILITA’
•
Sismico
Popolazione maggiormente esposta:
over 75, persone con difficoltà motorie
o non autosufficienti, bambini.
• Strutture maggiormente esposti: quelli
più vetusti, o costruiti non nel pieno
rispetto delle norme antisismiche, i
ponti e le passerelle pedonali.
8.4.3 NORME GENERALI DI AUTOPROTEZIONE
Un terremoto è un evento di cui è impossibile stabilire quando e dove potrà verificarsi e
soprattutto con quale intensità. Per le scosse più forti (5° grado e superiori della scala
MCS) è di fondamentale importanza che la popolazione sia a conoscenza di alcune
semplici norme comportamentali di autoprotezione, al fine di ridurre il più possibile i danni
provocati dal sisma.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
Durante la scossa
• Non farsi prendere dal panico (la calma ed il
comportamento disciplinato aumentano le
possibilità di salvarsi)
• Non precipitarsi per le scale verso le uscite
• Ripararsi sotto architravi, in mancanza
addossarsi ai muri maestri o a strutture in
cemento armato;
• Evitare di sostare nel centro del pavimento
• Evitare la vicinanza di mobili alti (armadi,
librerie), di specchi, di vetri, quadri, lampadari,
suppellettili, televisori, finestre
• Evitare di mettersi sul balcone
MR
pag. 8.34
Dopo la scossa
• Radunare i familiari
• Non usare fiammiferi (candele) durante o
subito dopo la scossa: esiste il pericolo di
fughe di gas e di conseguenza di
deflagrazione e di incendio
• Chiudere il rubinetto del gas e dell’acqua,
staccare la corrente, spegnere fornelli
• Raccogliere l’essenziale in borse capaci, ma
senza eccedere nel peso e nel numero
• Sistemare a terra ciò che è in bilico se ostativo
all’esodo
• Non usare il telefono se non per segnalare la
necessità di soccorsi urgenti
• Abbandonare l’abitazione con calma, avendo
cura di chiudere la porta di ingresso e
raggiungere il più velocemente possibile l’area
di attesa per la popolazione prevista dal piano
comunale
• Nell’uscire dai portoni dare uno sguardo in alto
per verificare cadute di cornicioni, tegole,
comignoli, ecc
• Evitare di passare da strade strette
• Non circolare in automobile se non per
trasportare eventuali feriti
• Tenersi aggiornati sulla situazione per potersi
regolare per il rientro di familiari (bambini a
scuola), in particolare tenere accesa la radio
locale per ascoltare il succedersi degli
avvenimenti ed eventuali comunicati e tenere i
contatti con l’area di attesa dove saranno
diramate le informazioni specifiche
• Aspettarsi scosse secondarie
• Rinchiudere gli animali impauriti
Tab. 8.8 – Rischio Sismico; Norme generali di autoprotezione
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8.5
MR
pag. 8.35
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
RISCHIO BOLLE DI CALORE (ELABORATO GRAFICO N. 3)
8.5.1 ASPETTI GENERALI
A livello internazionale, è ormai largamente accettata l’evidenza che l’atmosfera terrestre
si sta riscaldando. Una conseguenza immediata di questo fenomeno è l’intensificarsi della
frequenza con cui le ondate di calore potranno interessare le nostre latitudini. I dati raccolti
negli ultimi anni dimostrano, infatti, che le ondate di calore hanno effetti tali sulla mortalità
da costituire un rilevante problema di Sanità Pubblica.
Esistono
numerose
definizioni
dell’espressione
“ondata
di
calore”.
Secondo
l’Organizzazione meteorologica mondiale si tratta di: “un riscaldamento importante dell’aria
per un periodo caratterizzato da temperature elevate o di un arrivo di anomale onde d’aria
calda”. Nell’estate 2003 in Italia si è osservato come l’onda di calore patologica per la
salute umana fosse “un periodo di almeno tre giorni con temperatura massima dell’aria
superiore a 30 °C”.
Durante i mesi caldi le elevate temperature che si manifestano nelle ore centrali della
giornata, unite ad una condizione di elevato contenuto di umidità nell’aria e da assenza di
ventilazione, possono generare condizioni afose in cui il calore percepito dal corpo umano
è maggiore di quello reale; tali condizioni possono provocare seri problemi alle persone
affette da malattie respiratorie e asma, alle persone oltre i 65 anni e ai bambini. La difficoltà
di respirazione è legata al fatto che la termoregolazione corporea, che avviene tramite la
sudorazione, è impedita dall’elevato contenuto di umidità presente nell’atmosfera di
conseguenza aumenta la quantità di vapore espulso tramite la respirazione, rendendola più
gravosa.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.36
8.5.2 MAPPA GENERALE DEL RISCHIO
Tutto il territorio comunale risulta soggetto a tale tipo di rischio, con particolare
riferimento ai centri abitati di Badia Polesine e alle sei frazioni e località principali.
Tra i possibili effetti che un’ondata di caldo può avere sulla popolazione, si hanno:
effetto
descrizione
colpi di calore
Dovuti ad una incapacità dell’organismo di regolare la propria temperatura
corporea; è particolarmente pericoloso in quanto può provocare danni permanenti
all’organismo e, nei casi più gravi, può provocare la morte dell’individuo. I sintomi
avvertiti sono: elevata temperatura corporea (anche fino a 40 °C), arrossamento
della pelle, battito cardiaco accelerato, mal di testa palpitante, vertigini, nausea e
persino stato di incoscienza
stress da calore
Si manifesta per esposizioni prolungare ad alte temperature senza una adeguata
reidratazione. I sintomi dello stress da calore sono: sudorazione abbondante,
crampi muscolari, pallore, stanchezza, mal di testa, nausea e svenimenti. Occorre
prestare particolare attenzione allo stress da calore in quanto può essere causa
d’infarto
crampi da
calore
Si manifestano nelle persone che con l’esercizio fisico intenso disidratando
l’organismo. I sintomi sono: spasmi e dolori muscolari dopo aver fatto esercizio
fisico. Occorre prestare attenzione ai crampi da calore in quanto possono causare
lo stress da calore fino a provocare l’infarto
scottature
Dovute ad una esposizione diretta ed eccessiva al sole. Non provoca danni
particolarmente gravi alle persone
infiammazioni
da calore
Dovute ad un eccesso di sudorazione, colpiscono più frequentemente i bambini.
Nel caso in cui un individuo sia colpito da infiammazione è sufficiente utilizzare del
talco, evitando unguenti e creme che umidificando la pelle possono peggiorare la
situazione
Tab. 8.9 – Effetti di un’ondata di calore
Prevedibilità
Gli eventi calamitosi si possono distinguere in due grandi famiglie; quelli prevedibili e
quelli imprevisti. A distinguerle vi è l’esistenza o meno di fenomeni naturali, detti precursori
d’evento, che possono annunciare l’accadimento permettendo l’attuazione in tempo utile
delle azioni preventive per la salvaguardia dell’incolumità delle persone e dei beni. È questo
il caso del rischio bolle di calore.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.37
In linea di massima, le condizioni che permettono di vigilare sull’evolvere dello stato di
attenzione e di valutare il peggioramento (o il miglioramento) della situazione, sono:
• Bollettino delle condizioni meteorologiche
• Informazioni sulle previsioni delle ondate di calore trasmesse dalla Tv, radio e
giornali
EVENTO
PREVEDIBILITA’
PRECURSORI
•
Rischio Bolle di
Calore
Prevedibile
•
Temperatura
massima dell’aria
Percentuale di
umidità
Scenario di evento
Con il termine “scenario” si intende una descrizione sintetica, accompagnata da una
cartografia esplicativa, dei possibili effetti sull’uomo o sulle infrastrutture presenti sul
territorio, dovuti a fenomeni naturali, incidenti industriali o di veicoli recanti sostanze
pericolose. La creazione degli scenari si basa sia su acquisizione di dati in campo sia su
elaborazioni a tavolino, soprattutto per quanto riguarda l’analisi dei fenomeni generatori di
rischio e della loro dinamica di manifestazione.
Per quanto riguarda il rischio bolle di calore tutto il territorio comunale risulta soggetto a
tale tipo di rischio, con particolare riferimento ai centri abitati di Badia Polesine e alle cinque
frazioni principali (vedi figura 8.8).
Il rischio bolle di calore può manifestarsi solo in alcuni periodi dell’anno, in particolare
nei caldi mesi estivi e nelle ore centrali della giornata, dove le temperature sono
maggiormente elevate (generalmente tra 1 giugno e 31 agosto).
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Fig. 8.8 -
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.38
Scenario di Evento per il Rischio Bolle di Calore
EVENTO
PERIODO
ZONA INTERRESSATA
Rischio Bolle di
Calore
Periodo di riferimento:
1 giugno – 31 agosto
Tutto il territorio
Scenario di rischio
Lo scenario di rischio quantifica il danno atteso al manifestarsi dell’evento di una certa
intensità.
I dati scientifici risultanti dagli studi epidemiologici compiuti in diversi Paesi del mondo a
seguito delle ondate di calore, e anche in Italia dopo l’estate 2003, hanno permesso di
verificare quale parte della popolazione è più soggetta a soccombere agli effetti del caldo
estremo. In particolare si identificano come più vulnerabili le persone con età compresa tra
0 e 4 anni e quelle oltre i 65 anni di età, le persone affette da patologie cardiovascolari e
respiratorie, quelle con disagi mentali, dipendenze da alcol e droghe, gli individui non
autosufficienti che dipendono da altri per azioni di vita quotidiana. In molti casi, soprattutto
nei bambini e negli anziani, il problema principale è l’incapacità da parte del corpo di
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MR
pag. 8.39
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
termoregolarsi efficacemente e quindi di rispondere in modo adeguato alle variazioni
estreme di temperatura.
Nell’ambito delle conseguenze sulla salute umana delle ondate di calore l’elemento
centrale è l’effetto “isola di calore urbana”. In condizioni di elevata temperatura e umidità, le
persone che vivono nelle grandi città (n° abitanti > di 200.000) hanno un rischio maggiore di
mortalità rispetto a coloro che vivono in ambiente suburbano o rurale.
EVENTO
VULNERABILITA’
•
•
•
Bolle di Calore
•
•
•
•
Bambini tra 0 e 4 anni
Anziani oltre i 65 anni
Persone
affette
da
cardiovascolari
Persone con disagi mentali
Persone diabetiche
Persone non autosufficienti
Persone ipertese
malattie
8.5.3 NORME GENERALI DI AUTOPROTEZIONE
Il modo più concreto per affrontare il pericolo delle bolle di calore è quello di attuare una
campagna informativa sui rischi per la salute e sui comportamenti precauzionali da adottare
in caso di temperature elevate. In particolare, i comportamenti individuali da tenere sono:
-
evitare di esporsi al sole e di svolgere attività fisiche nelle ore più calde della
giornata, in particolare nella fascia che va dalle 12 alle 17, soprattutto per le persone
che soffrono di problemi respiratori
-
soggiornare in ambienti rinfrescati da ventilatore o climatizzatore con deumidificatore
e comunque mantenere la differenza di temperatura tra l’ambiente climatizzata e
quello esterno contenuto entro i 3 - 4 °C
-
bere molti liquidi (almeno 2 litri al giorno) senza aspettare di aver sete, evitando
bevande troppo fredde, gassate, che contengano zuccheri o alcoliche
-
nelle ore più calde, in assenza di un condizionatore, fare delle docce extra o recarsi
in luoghi vicini dotati di climatizzazione
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-
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.40
evitare l’esposizione diretta al sole; se ciò non fosse possibile utilizzare cappelli a
tesa larga
-
vestirsi con abiti leggeri, di colore chiaro e possibilmente non attillati
-
limitare le attività sportive all’aperto alle ore mattutine e serali
-
fare pasti leggeri, consumando soprattutto frutta e verdura
-
rinfrescare la propria casa nelle ore notturne lasciando aperte le finestre
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8.6
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.41
RISCHIO EVENTI METEORICI INTENSI
(ELABORATO GRAFICO N. 9)
In questa sezione vengono descritti brevemente quegli eventi meteorici che possono
provocare danni alle persone e alle cose in quanto caratterizzati da una notevole intensità.
In particolare, si analizzano:
-
Trombe d’aria
-
Forti nevicate
-
Grandine
-
Raffiche di vento
-
Periodi siccitosi
8.6.1 TROMBE D’ARIA
ASPETTI GENERALI
Le trombe d’aria sono dei vortici depressionari di piccole estensioni che si generano
quando si rompe l’equilibrio tra una massa di aria fredda sovrapposta ad una calda e
umida; venendo a mancare l’equilibrio tra i due fronti, l’aria calda viene bruscamente
aspirata verso l’alto e fatta ruotare dalle correnti fredde che si trovano in alta quota, dando
origine così al vortice.
I venti hanno una rotazione ciclonica (nell’emisfero nord di senso antiorario) e, all’interno
del vortice d’aria, raggiungono velocità che vanno dai 100 km/h fino anche a 400-500 km/h.
Il diametro della tromba varia da qualche decina a qualche centinaio di metri, ma in casi
eccezionali possono arrivare anche a diametri di 2,5 km; oltre tale valore si parla di tornado.
Il ciclo di vita di una tromba d’aria varia generalmente dai 10 ai 30 minuti, e in tale
periodo percorrono distanze di alcune decine di chilometri seguendo traiettorie
imprevedibili.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.42
MAPPA GENERALE DEL RISCHIO
Proprio perché le trombe d’aria sono fenomeni improvvisi che possono formarsi e
svilupparsi in qualsiasi punto del territorio, tutto il comune di Badia Polesine può essere
soggetto al rischio connesso a tale tipo di evento, anche se, secondo i dati ARPAV, nel
periodo 1978-2003 il territorio comunale non è stato interessato da tromba d’aria.
Fig. 8.9 -
Trombe d’aria nel Veneto nel Periodo 1978 – 2003. Fonte: ARPA regione
Veneto
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MR
pag. 8.43
NORME GENERALI DI AUTOPROTEZIONE
Data la rapidità con cui tale fenomeno si verifica, il loro manifestarsi non è prevedibile
con largo anticipo; tuttavia, essendo note le condizioni adatte alla loro formazione, i servizi
meteorologici possono emettere dei bollettini di preallarme. Per tali eventi l’unica
prevenzione possibile è una campagna di informazione sui comportamenti individuali:
-
Alle prime manifestazione della tromba d’aria, evitare di rimanere in zone aperte
-
Se la persona sorpresa dalla tromba d’aria dovesse trovarsi nelle vicinanze di piante
ad alto fusto, allontanarsi da queste.
-
Qualora nella zona aperta interessata dalla tromba d’aria dovessero essere presenti
dai fossati o buche è opportuno ripararsi in questi, o in fabbricati di solida
costruzione presenti nelle vicinanze.
-
Se si è in casa, non uscire e barricare porte e finestre; mettersi in ascolto di radio o
televisori per tenersi informati sull’evolversi dell’evento. Usare il telefono solo per le
urgenze.
-
Trovandosi in un ambiente chiuso, porsi lontano da finestre, porte o da qualunque
altra area dove sono possibili cadute di vetri, arredi, ecc.
-
Prima di uscire da uno stabile interessato dall’evento, accertarsi che l’ambiente
esterno e le vie di fuga siano prive di elementi sospesi o in procinto di caduta.
-
Se si è alla guida di una vettura, raggiungere un’area protetta evitando le pozze
d’acqua i cui schizzi potrebbero bagnare l’impianto elettrico e bloccare il veicolo.
8.6.2 FORTI NEVICATE
ASPETTI GENERALI
Dagli Annali Idrologici editi dall’Ufficio Idrografico del Magistrato delle Acque di Venezia,
risulta che nel decennio 1985-1994 il numero medio annuale di giorni nevosi nelle zone più
interne della provincia di Rovigo è pari a circa 2, e tale dato non sembra avere una
tendenza all’aumento; si ritiene pertanto che la neve non rappresenti un evento
meteorologico problematico per il territorio provinciale rodigino.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.44
Gli eventuali effetti negativi connessi al verificarsi di forti nevicate sono principalmente:
-
isolamento di località
-
interruzione di linee telefoniche ed elettriche conseguenti al danneggiamento delle
linee aeree
-
disagi alla viabilità causati dal rallentamento della circolazione e alle operazioni di
sgombero neve
-
nel caso di abbondanti nevicate, eventuali cedimenti delle coperture di edifici e
capannoni dovuti al sovraccarico
MAPPA GENERALE DEL RISCHIO
L’intero territorio Comunale è soggetto al rischio legato a precipitazioni nevose
abbondanti.
Prevedibilità
Gli eventi calamitosi si possono distinguere in due grandi famiglie; quelli prevedibili e
quelli imprevisti. A distinguerle vi è l’esistenza o meno di fenomeni naturali, detti precursori
d’evento, che possono annunciare l’accadimento permettendo l’attuazione in tempo utile
delle azioni preventive per la salvaguardia dell’incolumità delle persone e dei beni.
Il rischio eventi meteorici eccezionali è prevedibile o quanto meno è presagibile
l’instaurarsi delle condizioni meteorologiche che possono favorire un aumento della
probabilità di accadimento di tali fenomeni.
In linea di massima, le condizioni che permettono di vigilare sull’evolvere dello stato di
attenzione e di valutare il peggioramento (o il miglioramento) della situazione, sono:
•
Bollettini delle condizioni meteorologiche
EVENTO
Rischio Eventi
Meteorici Eccezionali
PREVEDIBILITA’
PRECURSORI
•
Prevedibile
Condizioni
meteorologiche
intense o
prolungate
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.45
Scenario di evento
Con il termine “scenario” si intende una descrizione sintetica, accompagnata da una
cartografia esplicativa, dei possibili effetti sull’uomo o sulle infrastrutture presenti sul
territorio, dovuti a fenomeni naturali, incidenti industriali o di veicoli recanti sostanze
pericolose. La creazione degli scenari si basa sia su acquisizione di dati in campo sia su
elaborazioni a tavolino, soprattutto per quanto riguarda l’analisi dei fenomeni generatori di
rischio e della loro dinamica di manifestazione.
Per quanto riguarda il rischio eventi meteorici intensi tutto il territorio comunale risulta
soggetto a tale tipo di rischio (vedi figura 8.10).
Fig. 8.10 -
Scenario di Evento per il Rischio Eventi Meteorici Intensi
Per quanto riguarda la distribuzione dei temporali nel corso dell’anno occorre segnalare
che la stagione temporalesca si protrae in genere da maggio a settembre mentre rarissimi
sono i temporali a dicembre, gennaio e febbraio. I mesi con maggiore frequenza di
temporali sono giugno, luglio ed agosto. La distribuzione giornaliera dei fenomeni vede un
massimo nelle ore centrali del giorno (dalle 13 alle 17) ed un minimo al mattino.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.46
Per quanto riguarda invece la distribuzione delle nevicate nel corso dell’anno occorre
segnalare che la stagione nevosa, in generale, si protrae da dicembre a febbraio, mentre
rarissime sono le nevicate in novembre ed in marzo.
EVENTO
PERICOLOSITA’
ZONA INTERRESSATA
Rischio Eventi
Meteorici Intensi
bassa
Tutto il territorio
Scenario di rischio
Lo scenario di rischio quantifica il danno atteso al manifestarsi dell’evento di una certa
intensità.
Nevicate abbondanti
Nevicate abbondanti possono determinare l’instaurarsi del seguente scenario di rischio:
• problemi di mobilità causati da rallentamenti della circolazione e dallo svolgimento
delle operazioni di sgombero neve
• interruzione di fornitura di servizi, per danni alle linee aeree di distribuzione dovuti al
sovraccarico della neve
• isolamento temporaneo di località
• cedimento delle coperture di edifici e capannoni
Forti Temporali
Fenomeni di precipitazione molto intensa, ai quali associare forti raffiche di vento,
grandine e fulminazioni, sviluppatisi in limitati intervalli di tempo, su ambiti territoriali
localizzati, possono determinare il seguente scenario di rischio:
•
locali allagamenti ad opera di rii e sistemi fognari, con coinvolgimento in locali
interrati e sottopassi stradali
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•
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.47
problemi alla viabilità, alla fornitura di servizi e danni a persone o cose cagionati
dalla rottura di rami o alberi o dal sollevamento parziale o totale della copertura degli
edifici in relazione a forti raffiche di vento
•
danni alle coltivazioni causati da grandine
•
incendi, danni a persone o cose, causati da fulmini
EVENTO
Fenomeni
Meteorologici Intensi
VULNERABILITA’
•
•
•
•
viabilità
fornitura di servizi pubblici
coltivazioni
coperture edifici e capannoni
NORME GENERALI DI AUTOPROTEZIONE
Le norme generali di autoprotezione dal rischio di precipitazioni nevose abbondanti sono
sostanzialmente legate all’uso del buon senso; ad esempio evitare di uscire di casa se non
strettamente necessario; evitare di prendere la macchina e se proprio necessario utilizzare
catene o gomme da neve, in ogni caso procedere a bassissime velocità.
8.6.3 GRANDINE
ASPETTI GENERALI
La grandine è un tipo di precipitazione solida che prende origine da nubi di dimensioni
imponenti, dette cumulonembi. Al loro interno i cristalli di ghiaccio vengono assoggettati a
delle correnti verticali, sia ascendenti che discendenti, che li costringono a dei cicli di sali e
scendi passando da una zona bassa in cui il cristallo si ricarica di acqua ad una zona alta,
caratterizzata da temperature di molto inferiori allo 0 (°C), dove l’acqua caricata dal cristallo
si solidifica. Quando il peso del chicco è tale da vincere la forza della corrente verticale
presente all’interno del cumulonembo, si ha la sua precipitazione al suolo. Maggiore è
quindi la forza della corrente verticale e maggiore sarà la dimensione del chicco.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.48
MAPPA GENERALE DEL RISCHIO
Nella regione Veneto i fenomeni temporaleschi associati alla precipitazione di grandine
sono abbastanza frequenti; secondo i dati ottenuti da MeteoTriveneto, nel periodo 19782003 il territorio comunale di Badia Polesine è stato colpito da 22-28 eventi grandinigeni,
come indica la carta tematica sotto riportata.
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Fig. 8.11 -
Eventi grandinigeni nel Veneto nel Periodo 1978 – 2003. Fonte:
MeteoTrentino
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.49
NORME GENERALI DI AUTOPROTEZIONE
Le grandinate non comportano un pericolo per l’incolumità della popolazione comunale,
quanto un danno alle colture e, nel caso di grandinate più intense, a beni realizzati in
materiale leggero (quali automobili) e alle coperture delle abitazioni.
Generalmente si tratta di un evento non prevedibile e difficilmente contrastabile; i mezzi
conosciuti per difendersi dalla grandine sono tipicamente quattro:
1) frantumazione del chicco mediante onde sonore prodotte al suolo con cannoni
detonanti
2) frantumazione del chicco mediante onde sonore prodotte dentro la nube con razzi
esplodenti
3) Inseminazione artificiale delle nubi con particelle microscopiche di ioduro d’argento
4) Utilizzo di reti antigrandine
Alcuni enti (tra cui l’UCEA - Ufficio Centrale di Ecologia Agraria) hanno dimostrato come
l’utilizzo di onde sonore, sia prodotte al suolo sia all’interno della nube, siano
sostanzialmente inefficaci per la difesa contro la grandine. Risultano inoltre modesti i
risultati per la difesa contro la grandine adottando l’inseminazione con ioduro d’argento, che
avrebbe il compito di ridurre notevolmente le dimensioni dei chicchi in modo tale da
comportare la loro fusione durante la caduta al suolo. L’unico metodo che si è mostrato
efficace, a protezione delle colture, è l’utilizzo delle reti antigrandine.
8.6.4 RAFFICHE DI VENTO
ASPETTI GENERALI
Le raffiche di vento non costituiscono generalmente una fonte di pericolo per l’incolumità
della popolazione, però possono provocare disagi alla viabilità, in quanto forti bordate
laterali possono essere causa di incidenti, alle coltivazioni e alle strutture leggere.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.50
MAPPA GENERALE DEL RISCHIO
Nel territorio di Badia Polesine, i venti prevalenti provengono da Nord-Est (23,2%),
seguiti da quelli provenienti da Est-Nord-Est (19%) e da quelli da Ovest (13%); dall’esame
dei dati relativi al periodo 1999-2003, la velocità media giornaliera massima del vento si
aggira attorno ai 22 km/h. Come mostra la carta sotto riportata, il territorio comunale è
soggetto a raffiche di vento; quella di maggiore intensità, registrata nel periodo 09/08/2003
23/11/2003, è di 56 km/h.
Generalmente tali tipi di eventi non richiedono interventi della protezione civile se non
collegati ad altri tipi di eventi di intensità maggiore, come nel caso di trombe d’aria.
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Fig. 8.12 -
Venti impetuosi nel Veneto nel Periodo 1978 – 2003. Fonte: ARPA regione
Veneto
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pag. 8.51
NORME GENERALI DI AUTOPROTEZIONE
Le norme generali di autoprotezione dalle raffiche di vento sono sostanzialmente legate
all’uso del buon senso; ad esempio moderare la velocità se si è alla guida di un’auto;
evitare di circolare con mezzi telonati; evitare di percorrere a piedi o con velocipedi strade
soggette a grosse folate di vento.
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8.7
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.52
RISCHIO IDROPOTABILE (ELABORATO GRAFICO N. 10)
8.7.1 ASPETTI GENERALI
Per rischio idropotabile si intende la possibilità di interruzione o riduzione del servizio di
distribuzione di acqua potabile a causa del verificarsi di eventi naturali, quali sismi,
inondazioni, dissesti idrogeologici, periodi siccitosi, e/o incidentali, quali lo sversamento
accidentale di sostanze inquinanti nel corpo idrico di approvvigionamento.
Il rischio idropotabile si può manifestare sotto tre forme distinte:
1) Riduzione della quantità d’acqua erogata
2) Peggioramento della qualità dell’acqua erogata
3) Diminuzione sia della quantità sia della qualità dell’acqua erogata
La riduzione della quantità d’acqua, fino al caso estremo di sospensione del servizio,
può essere dovuta ad un disservizio temporaneo della rete di distribuzione per
manutenzione o per ripristino di un tratto di rete, oppure, nel caso più grave, ad un
razionamento della stessa in caso di siccità. Più problematico risulta essere la sospensione
del servizio di distribuzione d’acqua potabile per peggioramento della qualità a causa di
inquinamento del corpo di approvvigionamento; infatti, mentre la riduzione della quantità si
può protrarre per un periodo di tempo limitato, l’inquinamento della fonte può protrarsi
anche per periodi di tempo piuttosto lunghi.
Per la valutazione del rischio bisogna considerare il sistema di distribuzione dell’acqua
potabile nei suoi singoli elementi costituenti, analizzando per ciascuno di essi le probabili
fonti di disservizio. Un impianto di distribuzione dell’acqua potabile è generalmente
costituito dai seguenti elementi:
-
corpo idrico di approvvigionamento; le fonti convenzionali di approvvigionamento
idrico si dividono in acque sotterranee (di falda superficiale o profonda) e acque
superficiali (corsi d’acqua e laghi)
-
sistema di captazione; opere atte a prelevare l’acqua dalla fonte e convogliarla
all’impianto di depurazione
-
opera di accumulo; zone per lo stoccaggio di acqua da potabilizzare o già
potabilizzata
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-
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.53
rete di adduzione; rete utilizzata per trasportare l’acqua prelevata dal corpo idrico di
adduzione per mezzo del sistema di captazione all’impianto di potabilizzazione o alle
opere di accumulo
-
impianto di potabilizzazione;
-
rete di distribuzione; rete utilizzata per convogliare alle utenze l’acqua potabile
In caso di totale sospensione del servizio acquedottistico, per supplire al mancato
servizio di erogazione di acqua potabile, occorre provvedere alla distribuzione di acqua alla
popolazione mediante autobotti o serbatoi mobili posizionati in punti strategici del territorio.
Il fabbisogno idrico medio giornaliero pro capite in caso di emergenza, viene stimato
basandosi sulla seguente tabella:
FABBISOGNO IDRICO MEDIO GIORNALIERO
PRO CAPITE (in caso di emergenza)
Litri
Uso
2
Potabile
5
Preparazione cibi
10
Lavaggio Stoviglie
20
Igiene personale
10
Lavaggio biancheria
30
Scarichi WC
77
TOTALE
A ciascun abitante presente sul territorio comunale deve essere quindi garantita una
quantità d’acqua pari circa 80 l/gg, in accordo con quanto stabilito dall’OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità) che fissa come valore di riferimento del fabbisogno
idrico pro capite la quantità di circa 100 l/gg e come soglia minima, al disotto della quale si
parla di sofferenza idrica, il valore di 50 l/gg. Individuati i punti strategici di distribuzione del
territorio, si può risalire al numero di abitanti serviti per ciascuna zona e quindi al volume
d’acqua necessario da fornire giornalmente.
In caso di riduzione della quantità d’acqua erogata a causa di una condizione di siccità,
la quantità d’acqua da distribuire alla popolazione deve essere stimata caso per caso,
determinandone i volumi nel modo sopra descritto. Infine, nel caso di peggioramento della
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pag. 8.54
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
qualità dell’acqua tale da impedirne solo l’uso potabile e affini (cottura cibi e lavaggio
stoviglie), il fabbisogno idrico potabile da garantire a ciascun abitante del territorio
comunale ammonta a circa 20 l/gg.
Si può quindi riassumere i quantitativi di acqua potabile da fornire alla popolazione nelle
diverse situazioni di crisi idrica, attraverso la seguente tabella:
FABBISOGNO IDRICO MEDIO GIORNALIERO PRO CAPITE
Situazione di emergenza
l/ab·gg
Peggioramento qualità d’acqua, tale da
impedirne l’uso potabile
20
Peggioramento qualità d’acqua, tale da
impedirne totalmente l’uso
80
Riduzione erogazione acqua potabile
Sospensione totale del servizio di
erogazione acqua potabile
Da stabilire caso per caso
80
Il servizio di distribuzione di acqua potabile per il territorio Comunale di Badia Polesine è
gestito dalla Polesine Acque; l’adduzione avviene dal Fiume Adige mediante una centrale
situata nelle vicinanze dell’abitato di Badia. Dagli ultimi dati disponibili (risalenti al 2003), il
volume erogato dalla centrale è stato di 5.997.884 mc/anno, destinato ad una popolazione
di 52.000 abitanti (Comuni: Badia Pol., Bagnolo Po, Canda, Giacciano con Baruchella,
Fratta Pol., Castelguglielmo, Gaiba, Lendinara, Lusia, Salara, Trecenta, Villanova del
Ghebbo e Castagnaro), corrispondente ad un fabbisogno idrico giornaliero pro capite di
circa 316 l/ab·gg.
8.7.2 MAPPA GENERALE DEL RISCHIO
Gli eventi calamitosi si possono distinguere in due grandi famiglie; quelli prevedibili e
quelli imprevisti. A distinguerle vi è l’esistenza o meno di fenomeni naturali, detti precursori
d’evento, che possono annunciare l’accadimento permettendo l’attuazione in tempo utile
delle azioni preventive per la salvaguardia dell’incolumità delle persone e dei beni; è questo
il caso del rischio idropotabile legato ad una condizione siccitosa. Se invece leghiamo il
rischio idropotabile ad una situazione di inquinamento accidentale della fonte idrica di
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
approvvigionamento, nel caso di Badia Polesine il Fiume Adige, tale rischio assumerà
l’aspetto di un evento imprevisto.
EVENTO
Rischio
Idropotabile
CAUSA
PREVEDIBILITA’
Siccità
Prevedibile
Inquinamento
accidentale
Imprevisto
PRECURSORI
•
Prolungata assenza
di precipitazioni
Scenario di evento
Con il termine “scenario” si intende una descrizione sintetica, accompagnata da una
cartografia esplicativa, dei possibili effetti sull’uomo o sulle infrastrutture presenti sul
territorio dovuti a fenomeni naturali, incidenti industriali o di veicoli recanti sostanze
pericolose. La creazione degli scenari si basa sia su acquisizione di dati in campo sia su
elaborazioni a tavolino, soprattutto per quanto riguarda l’analisi dei fenomeni generatori di
rischio e della loro dinamica di manifestazione.
La probabilità di manifestazione del rischio idropotabile legato a condizioni siccitose, è
maggiore nei mesi estivi in cui si registra una assenza prolungata di precipitazioni, o
precipitazioni intense ma molto brevi, mentre è nullo nel restante periodo dell’anno.
Per quanto riguarda invece la probabilità di crisi idrica legata all’inquinamento della fonte
di approvvigionamento, questa è uniformemente distribuita durante tutto l’anno.
Il rischio idropotabile, deve essere valutato attraverso un’analisi degli elementi costituenti
il sistema di distribuzione acquedottistico, costituito da:
•
Fonte di approvvigionamento; nel caso di Badia Polesine è rappresentata dal
Fiume Adige
•
Sistema di captazione, di trasporto e di accumulo dell’acqua
•
Impianto di potabilizzazione
•
Rete di distribuzione
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pag. 8.56
Il sistema di distribuzione viene dunque visto come un insieme di sottosistemi funzionali
interdipendenti ciascuno dotato di una propria vulnerabilità. Si può quindi capire come la
valutazione della pericolosità sia un’operazione complessa legata a molti fattori, quali la
vetustà dell’impianto di adduzione e di distribuzione, il suo stato di manutenzione, la
probabilità di accadimento di fenomeni naturali e antropici che possono generare
disfunzioni (sisma, alluvioni, black out elettrico, inquinamento accidentale, ecc), il regime
idrologico della zona con i suoi periodi siccitosi e non, ecc.
RISCHIO IDROPOTABILE
Fig. 8.13 -
Territorio Comunale di Badia Polesine: Rischio Idropotabile
EVENTO
PERICOLOSITA’
ZONA INTERRESSATA
Rischio Idropotabile
Difficilmente valutabile
Tutto il territorio
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Fig. 8.14 -
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pag. 8.57
Rete principale acquedottistica di distribuzione. Fonte: Polesine
Acque SpA
L’Ente gestore del servizio acquedottistico per il territorio comunale di Badia Polesine è
la “Polesine Acque S.p.A.”; l’acqua per scopo potabile viene prelevata dal Fiume Adige,
mediante due punti presa, dalla centrale di Badia Polesine e distribuita alle utenze dopo
averla sottoposta al ciclo di depurazione indicato nello schema seguente:
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
PRELIEVO
CHIARIFLOCCULAZIONE
DECANTAZIONE
L’acqua viene prelevata dal
Fiume Adige mediante
pompe di sollevamento
Vengono aggiunte sostanze chimiche
flocculanti all’acqua per favorire la
sedimentazione di sostanze solide
(terriccio, sabbia)
Viene atteso che le sostanze
solide contenute nell’acqua si
depositino per effetto del loro
peso
STOCCAGGIO
L’acqua è accumulata
in apposite vasche, per
fronteggiare i momenti
di maggior consumo
FILTRAZIONE SU
CARBONI ATTIVI
FILTRAZIONE SU
SABBIA E GHIAIA
L’acqua viene filtrata su strati di
carbone attivo per trattenere
eventuali sostanze microinquinanti,
completando così la depurazione
Particolari filtri costituiti da strati di
sabbia e ghiaia trattengono i fiocchi
più leggeri che non sono precipitati
nella fase di decantazione
CLORAZIONE
Prima di essere immessa nelle
reti distributrici, l’acqua viene
protetta
da
eventuali
contaminazioni esterne con
l’aggiunta di biossido di cloro
Fig. 8.15 -
RETE DI
DISTRIBUZIONE
Descrizione del ciclo di depurazione dell’acqua ad uso potabile
8.7.3 NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO
Di seguito si riporta un utile vademecum per consentire di ridurre i consumi superflui e gli
sprechi in un periodo d’emergenza di siccità d’acqua.
•
Chiudere il rubinetto mentre si fa lo shampoo, si lavano i denti, o ci si rade.
•
Controllare se i rubinetti o la cassetta del water hanno una perdita.
•
Utilizzare uno scarico del water che permette di regolare il flusso dell'acqua.
L'installazione di una cassetta di scarico dotata di doppio tasto, o di un regolatore di
flusso, capace di erogare una quantità d'acqua diversa, secondo il bisogno,
consente di risparmiare litri di acqua.
•
Usare sempre lavatrice e lavastoviglie a pieno carico. In questo modo si
consumeranno meno acqua e meno energia.
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pag. 8.59
Alle piante servono molte cure non molta acqua. Innaffiare il giardino con parsimonia
e sempre verso sera. Al calar del sole l'acqua evapora più lentamente e non viene
sprecata ma assorbita dalla terra. Quando e' possibile raccogliamo l'acqua piovana.
•
Montare un semplice frangigetto. I frangigetto sono semplici dispositivi che
diminuiscono la quantità di acqua in uscita dal rubinetto senza diminuire la resa
lavante.
•
Per lavare piatti o verdure riempire un contenitore ed usare l'acqua corrente solo per
il risciacquo.
•
Ricordarsi di chiudere l'acqua mentre ci si insapona durante la doccia.
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RISCHIO TRASPORTO MERCI PERICOLOSE
(ELABORATO GRAFICO N. 11)
8.8.1 ASPETTI GENERALI
Questo tipo di rischio è legato al trasporto di sostanze e materiali pericolosi che, nel caso
di incidente stradale, ferroviario, navale o aereo possono generare condizioni di pericolo
per le persone e/o all’ambiente. In particolare, si intendono per materiali e sostanze
pericolose i liquidi e i solidi infiammabili, le sostanze corrosive, i gas in pressione, gli agenti
ossidanti, le sostanze tossiche e radioattive, gli esplosivi e i prodotti petroliferi e chimici.
I mezzi adibiti al trasporto di materiale pericoloso devono essere muniti, sui fianchi e sul
retro, di due targhe: una prima rettangolare di colore arancione (misure cm 40 x 30) ed una
seconda romboidale (misure cm.30 x 30). La targa rettangolare contiene due codici
numerici; il primo numero (numero Kemler) è identificativo del pericolo e può essere
formato da due o tre cifre, mentre il secondo (numero ONU) è identificativo della materia
trasportata ed è costituito da quattro cifre, mentre la targa romboidale fornisce una
rappresentazione grafica della pericolosità.
Infine, si fa presente che nel dicembre 1999 è stato siglato un verbale di accordo tra il
Comando VV.F. di Rovigo, la Provincia di Rovigo, l’ARPAV ed i Comuni della Provincia
(compreso il comune di Badia Polesine), riguardante la gestione delle situazioni di
emergenza derivanti da piccoli – medi inquinamenti di corsi d’acqua per versamenti di
materiali oleosi, piccoli – medi inquinamenti su strade causati da incidenti, piccoli medi –
inquinamenti sul territorio comunale.
La gestione delle emergenze sarà condotta nel seguente modo:
a) I VV.F. intervengono operativamente per il soccorso tecnico urgente;
b) L’ARPAV (Dipartimento Provinciale di Rovigo) interviene per il monitoraggio e la
verifica della situazione inquinante, suggerendo le indicazioni tecnico-operative da
eseguire nell’intervento;
c) La Provincia di Rovigo anticipa i materiali necessari per l’intervento;
d) Il Comune predispone eventuali atti amministrativi, ad esempio Ordinanze;
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8.8.2 MAPPA GENERALE DEL RISCHIO
Gli eventi calamitosi si possono distinguere in due grandi famiglie; quelli prevedibili e
quelli imprevisti. A distinguerle vi è l’esistenza o meno di fenomeni naturali, detti precursori
d’evento, che possono annunciare l’accadimento permettendo l’attuazione in tempo utile
delle azioni preventive per la salvaguardia dell’incolumità delle persone e dei beni. Nel caso
del rischio trasporto merci pericolose l’evento calamitoso è di tipo non prevedibile.
EVENTO
PREVEDIBILITA’
Rischio Trasporto
Merci Pericolose
Non Prevedibile
Con il termine “scenario” si intende una descrizione sintetica, accompagnata da una
cartografia esplicativa, dei possibili effetti sull’uomo o sulle infrastrutture presenti sul
territorio dovuti a fenomeni naturali, incidenti industriali o di veicoli recanti sostanze
pericolose. La creazione degli scenari si basa sia su acquisizione di dati in campo sia su
elaborazioni a tavolino, soprattutto per quanto riguarda l’analisi dei fenomeni generatori di
rischio e della loro dinamica di manifestazione.
Il rischio legato alla viabilità stradale risulta prevalentemente distribuito a ridosso delle
principali vie di comunicazione. In particolare, nel territorio comunale di Badia Polesine, le
principali vie di comunicazione a rischio di incidente sono:
1. la SS 434 “Transpolesana”;
2. la SR 88 “Rodigina”
3. la SP 1 “via Martiri di Villamarzana” e tratto verso Canda
4. Via Capuccini, Via Malopera Nord e la S.R. n° 482 “Alto Polesana”
5. la tratta ferroviaria “Rovigo - Dossobuono”
6. la via navigabile Fiume Adige
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pag. 8.62
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
6
2
3
5
4
1
Fig. 8.16 -
Individuazione delle vie di comunicazione a rischio
incidente materiali pericolosi
EVENTO
PERICOLOSITA’
ZONA INTERRESSATA
Trasporto Merci
Pericolose
Di difficile
valutazione
Copertura parziale del
territorio
MR
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.63
Scenario di rischio
Lo scenario di rischio quantifica il danno atteso al manifestarsi dell’evento di una certa
intensità.
Nel caso del rischio trasporto di merci pericolose gli episodi più frequenti sono
ovviamente legati agli incidenti stradali, con danni generalmente relativi all’inquinamento
delle acque superficiali o del suolo, in seguito a sversamento diretto di sostanze o a
dilavamento delle medesime dalle carreggiate stradali. Si può considerare a rischio la
fascia di territorio a destra e a sinistra dei tratti di strada o ferrovia interessati da traffico di
vettori di sostanze pericolose.
EVENTO
Trasporto Merci
Pericolose
VULNERABILITA’
•
•
•
Acque superficiali
Acque sotterranee
Suolo
8.8.3 NORME GENERALI DI AUTOPROTEZIONE
Al verificarsi di un incidente in cui siano coinvolti mezzi che trasportano sostanze
pericolose, i comportamenti di autoprotezione che la popolazione deve adottare per ridurre
il più possibili i danni che ne conseguono, sono:
-
Non avvicinarsi
-
Portarsi, rispetto al carro o alla cisterna, sopravvento
-
Non fumare
-
Non provocare fiamme né scintille
-
Non toccare l'eventuale prodotto fuoriuscito
-
Non portare alla bocca mani o oggetti "contaminati"
-
Non camminare nelle pozze del prodotto liquido disperso
-
Contattare subito il 115 (Vigili del Fuoco)
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8.9
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.64
RISCHIO BLACK-OUT ELETTRICO (ELABORATO GRAFICO N. 2)
8.9.1 ASPETTI GENERALI
Per Black-out elettrico si intende una improvvisa e prolungata cessazione della fornitura
di energia elettrica alle utenze. Le cause possono essere dovute a:
-
eventi calamitosi, quali terremoti, inondazioni, ecc, nel qual caso gli interventi di
protezione civile rientrano in un quadro più ampio di emergenza
-
incidente/danneggiamento alla rete di trasporto o alle centrali di distribuzione
-
consumi eccezionali di energia
-
distacchi programmati dal gestore
I disagi provocati alla popolazione riguardano la mancanza di luce, di riscaldamento e
del rifornimento idrico.
La protezione civile deve intervenire nei casi di Black-out energetico quando il fenomeno
ha effetti tali da non poter essere fronteggiato secondo le modalità di intervento che
competono agli enti gestori del servizio. In tal caso, il servizio di protezione civile dovrà
reperire le risorse necessarie per l’alimentazione elettrica alla popolazione, con precedenza
alle aree più vulnerabili, come ospedali, strutture socio-assistenziali, pazienti in terapia
domiciliare che necessitano di apparecchiature elettromedicali, ecc.
8.9.2 MAPPA GENERALE DEL RISCHIO
È soggetto a tale rischio l’intero territorio comunale di Badia Polesine.
Prevedibilità
Gli eventi calamitosi si possono distinguere in due grandi famiglie; quelli prevedibili e
quelli imprevisti. A distinguerle vi è l’esistenza o meno di fenomeni naturali, detti precursori
d’evento, che possono annunciare l’accadimento permettendo l’attuazione in tempo utile
delle azioni preventive per la salvaguardia dell’incolumità delle persone e dei beni. Nel caso
del rischio black-out elettrico, l’evento calamitoso è di tipo non prevedibile.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
EVENTO
PREVEDIBILITA’
Rischio Black Out
Elettrico
Non Prevedibile
MR
pag. 8.65
Analisi dell’instabilita’ pregressa
E’ interessante, in generale, notare che molti degli eventi calamitosi che si verificano sul
territorio comunale sono nuove manifestazioni di fenomeni già avvenuti in passato. E’
quindi molto importante analizzare gli eventi storici per meglio caratterizzare la pericolosità
dei fenomeni al momento attuale. Infatti, le notizie raccolte, definendo i tipi di fenomeni che
più frequentemente colpiscono la zona, individuano le aree maggiormente esposte e
quantificano i danni che già sono stati prodotti in occasione di eventi calamitosi passati.
Quest’ultima informazione deve essere presa con cautela: il danno atteso in caso di
evento calamitoso non potrà essere uguale ad uno già prodotto in passato perché nel
tempo potrebbero essere intervenuti dei cambiamenti in difesa della zona in questione.
In epoca recente si è verificato nel territorio comunale di Badia Polesine un black out
elettrico di notevoli proporzioni.
Tra sabato 28 e domenica 29 febbraio 2004 oltre 20 centimetri di neve hanno ricoperto
la provincia di Rovigo, colpendo in modo particolare la zona del Polesine, nella quale
migliaia di persone sono rimaste senza corrente elettrica. L’eccezionale nevicata ha
provocato la caduta a terra dei pali della luce e dei tralicci della media ed alta tensione.
In molte zone della provincia di Rovigo, tra cui Badia Polesine, il black out ha avuto una
durata di sessanta ore con danni gravosi subiti dai cittadini e dalle aziende impossibilitate a
svolgere il proprio lavoro.
Nella mattina di domenica 29 febbraio 2004, nella sola provincia di Rovigo, 30.000
persone erano senza luce, senza riscaldamento e con serie difficoltà nel reperimento di
acqua potabile. I danni maggiori sono stati causati dalla mancanza di riscaldamento e luce
nelle abitazioni, nei fabbricati pubblici, nelle fabbriche, nelle scuole, negli ospedali, nelle
case di riposo, nelle infrastrutture dei sistemi idraulici di protezione ambientale e nella rete
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.66
dell’acqua potabile. E’ stato necessario predisporre la chiusura delle scuole in diversi
Comuni.
Scenario di evento
Con il termine “scenario” si intende una descrizione sintetica, accompagnata da una
cartografia esplicativa, dei possibili effetti sull’uomo o sulle infrastrutture presenti sul
territorio dovuti a fenomeni naturali, incidenti industriali o di veicoli recanti sostanze
pericolose. La creazione degli scenari si basa sia su acquisizione di dati in campo sia su
elaborazioni a tavolino, soprattutto per quanto riguarda l’analisi dei fenomeni generatori di
rischio e della loro dinamica di manifestazione.
Per quanto riguarda il rischio black out elettrico l’intero territorio comunale di Badia
Polesine è soggetto a tale tipo di rischio.
Fig. 8.17 -
Scenario di Evento per Rischio Black Out Elettrico
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pag. 8.67
EVENTO
PERICOLOSITA’
ZONA INTERRESSATA
Black Out Elettrico
Di difficile
valutazione
Tutto il territorio
Scenario di rischio
Lo scenario di rischio quantifica il danno atteso al manifestarsi dell’evento di una certa
intensità.
In caso di interruzione non programmata di energia elettrica i soggetti e le strutture
maggiormente a rischio risultano essere gli ospedali, le strutture socio-assistenziali, le
scuole dell’infanzia, gli uffici pubblici, le aree mercatali, i pazienti in terapia con impiego di
apparecchiature elettromedicali, i pazienti in terapia domiciliare, ecc…
EVENTO
VULNERABILITA’
Black Out Elettrico
• ospedale
• strutture socio-assistenziali
• scuole dell’infanzia
• gli uffici pubblici
• aree mercatali
• pazienti in terapia con impiego di
apparecchiature elettromedicali
• pazienti in terapia domiciliare
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
MR
pag. 8.68
8.9.3 NORME DI AUTOPROTEZIONE
In generale non si tratta di un evento che comporta un pericolo di vita per le persone o di
danneggiamento per i beni presenti sul territorio, ma causa forti disagi alla popolazione,
specialmente quando il black-out si protrae per tempi molto lunghi, anche dell’ordine di
giorni. In genere basta attenersi a norme comportamentali generate dal buon senso, quale,
ad esempio, l’evitare di utilizzare ascensori prima che sia diramata la comunicazione di
ripristino delle reti elettriche, in quanto momentanee erogazioni di energia possono essere
dovute alle operazioni di ripristino della rete.
•
Usare la torcia elettrica, non usare mai le candele
•
Chiudere tutte le apparecchiature elettriche che si stanno utilizzando al momento del
Black-out
•
Evitare di aprire frigorifero e congelatore
•
Non avviare un generatore all'interno della casa e del garage e non connettere mai il
generatore all'impianto elettrico generale. Connettere le apparecchiature che vuoi
riavviare direttamente all'attacco del generatore.
Tenere sempre pronto un kit contenente:
•
Torcia elettrica
•
batterie
•
Radio portatile
•
Un paio di litri di acqua
•
Una piccola scorta di cibo
•
Se si ha spazio nel congelatore, preparare dei contenitori di plastica contenenti
acqua lasciando due dita di spazio tra l'acqua e la chiusura del contenitore stesso
perché, una volta congelata, l'acqua si espande. Sistemare i contenitori nel
congelatore (o nel freezer). Quest'acqua congelata (o refrigerata) aiuterà a
mantenere il cibo fresco per diverse ore in caso di blackout, senza bisogno di
ulteriori refrigerazioni.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.69
Cosa si deve fare durante un Black-out?
•
Chiudere e scollegare tutte le apparecchiature elettriche, gli impianti (come il
condizionatore) e le apparecchiature elettroniche che si stanno utilizzando al
momento del Black-out. Al ritorno dell'energia, può essere che si verifichino dei
sovraccarichi o de guizzi di corrente che possono danneggiare le apparecchiature
elettroniche come i computer ma anche quelle che utilizzano sistemi elettronici per
funzionare come i condizionatori d'aria, gli scaldabagni elettrici e le caldaie
•
Lasciare una luce accesa così da capire quando la corrente ritorna
•
Lasciare la porta del congelatore e del frigorifero chiusa per mantenere il cibo il più
fresco possibile
•
Usare il telefono solo per le emergenze
•
Ascolta le informazioni alla radio portatile
•
Cancellare tutti i viaggi non strettamente necessari, specialmente quelli in macchina:
i semafori si spengono durante i Black-out provocando inevitabili congestioni del
traffico.
•
Durante i Black-out non si devono mai usare gli ascensori.
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pag. 8.70
8.10 RISCHIO ORDIGNI BELLICI (ELABORATO GRAFICO N. 4)
8.10.1 ASPETTI GENERALI
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, RAF e USAF sganciarono complessivamente
un milione di bombe sull'Italia (piu` di 350 000 tonnellate di esplosivo). Le aree con
importanti obiettivi strategici quali ponti e linee ferroviarie vennero ripetutamente attaccate,
ma molte bombe non esplosero come previsto ed una frazione consistente (10%) non
esplose del tutto. Nel migliore dei casi, una bomba su quattro potrebbe essere ancora da
recuperare, per un totale di 25.000 ordigni inesplosi presenti sul territorio nazionale.
Nel sottosuolo possono quindi trovarsi, a varie profondità, ordigni bellici inesplosi. Alcuni
tra questi, potrebbero essere particolarmente pericolose in quanto potrebbero esplodere se
riattivati da vibrazioni indotte nel terreno per attività antropiche.
Il rinvenimento di una bomba inesplosa provoca spesso gravi disagi alla popolazione e,
frequentemente, interruzioni alle linee di comunicazione. Il privato cittadino che ritrovasse
un ordigno, dovrà rivolgersi al più vicino posto di polizia per darne comunicazione.
Successivamente la Prefettura – Ufficio territoriale del Governo, provvederà ad attivare
la procedura per il disinnesco. Gli organi locali di Protezione Civile dovranno fornire la loro
completa collaborazione e tutto il supporto possibile per la manovra di rimozione e
successivo brillamento dell’ordigno.
Il ritrovamento di residuati bellici, evento non raro, è molto spesso casuale: infatti, quasi
sempre questi ordigni tornano alla luce durante gli scavi per la costruzione di edifici, strade
e sottoservizi.
E’ importante sottolineare come all’atto del ritrovamento di un qualsiasi oggetto di dubbia
forma, ordigni o proiettili di vario tipo e calibro, sia assolutamente sconsigliato toccarli o,
peggio, rimuoverli; tali azioni equivalgono di fatto a esporsi a rischi tanto grossi, quanto
inutili. Tali compiti sono di competenza degli artificieri che adottano, a seconda del caso, le
procedure di disinnesco più idonee.
Per ordigni bellici si intendono: mine, bombe, proiettili, ordigni esplosivi e residuati bellici
di qualsiasi natura.
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pag. 8.71
8.10.2 MAPPA GENERALE DEL RISCHIO
È soggetto a tale tipo di rischio l’intero territorio comunale di Badia Polesine, con
particolare riferimento a quelle zone ritenute strategiche durante la seconda guerra
mondiale, vale a dire strade di comunicazione di rilevante importanza, linee ferroviarie e
ponti.
Gli eventi calamitosi si possono distinguere in due grandi famiglie; quelli prevedibili e
quelli imprevisti. A distinguerle vi è l’esistenza o meno di fenomeni naturali, detti precursori
d’evento, che possono annunciare l’accadimento permettendo l’attuazione in tempo utile
delle azioni preventive per la salvaguardia dell’incolumità delle persone e dei beni. Nel caso
del rischio ordigni bellici l’evento calamitoso è di tipo non prevedibile.
EVENTO
PREVEDIBILITA’
Rischio Ordigni
Bellici
Non Prevedibile
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pag. 8.72
Analisi dell’instabilita’ pregressa
E’ interessante, in generale, notare che molti degli eventi calamitosi che si verificano sul
territorio comunale sono nuove manifestazioni di fenomeni già avvenuti in passato. E’
quindi molto importante analizzare gli eventi storici per meglio caratterizzare la pericolosità
dei fenomeni al momento attuale. Infatti, le notizie raccolte, definendo i tipi di fenomeni che
più frequentemente colpiscono la zona, individuano le aree maggiormente esposte e
quantificano i danni che già sono stati prodotti in occasione di eventi calamitosi passati.
Quest’ultima informazione deve essere presa con cautela: il danno atteso in caso di
evento calamitoso non potrà essere uguale ad uno già prodotto in passato perché nel
tempo potrebbero essere intervenuti dei cambiamenti in difesa della zona in questione.
In passato nel territorio comunale di Badia Polesine sono stati ritrovati alcuni ordigni
bellici. In particolare, nel Dicembre 2005, in via Bronziero nei pressi della Stazione
Ferroviaria del centro abitato, è stato rinvenuto, durante i lavori di posizionamento di nuove
tubature per la rete fognaria in detta zona, un ordigno bellico inesploso risalente alla
Seconda Guerra Mondiale (bomba d’aereo di 500 lbs AN-M64). L’esatta ubicazione è
riportata in figura 8.18.
La Prefettura di Rovigo, in collaborazione con le Forze dell’Ordine, le Autorità Militari
competenti, la Provincia e tutti gli Enti interessati e con il supporto logistico
dell’Amministrazione Comunale di Badia Polesine ha gestito le operazioni di disinnesco e
brillamento dell’ordigno bellico; per tale operazione si è resa indispensabile l’evacuazione di
circa 200 persone.
La fase di brillamento è stata preceduta dalla realizzazione di un muro di contenimento
con 3.000 sacchi di sabbia forniti dal Comune di Badia Polesine; il muro, a forma di ferro di
cavallo con altezza 2,20 m e base 1,50 m, è stato eretto secondo le indicazioni fornite dagli
artificieri dell’Esercito Italiano, dal Gruppo Volontari coordinati della Provincia. Il successivo
brillamento, ad opera degli stessi artificieri, è avvenuto in una zona disabilitata nel territorio
Sud-Est del Comune; l’area di sicurezza aveva un raggio di 500 metri dal punto di fuoco
(vedi fig. 8.18bis).
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
Fig. 8.18 -
Punto di ritrovamento ordigno bellico
Fig. 8.18 - Area per operazioni di disinnesco ordigno bellico
pag. 8.73
MR
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
Fig. 8.18bis - Area per operazioni di brillamento ordigno bellico
pag. 8.74
MR
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.75
Scenario di evento
Con il termine “scenario” si intende una descrizione sintetica, accompagnata da una
cartografia esplicativa, dei possibili effetti sull’uomo o sulle infrastrutture presenti sul
territorio, dovuti a fenomeni naturali, incidenti industriali o di veicoli recanti sostanze
pericolose. La creazione degli scenari si basa sia su acquisizione di dati in campo sia su
elaborazioni a tavolino, soprattutto per quanto riguarda l’analisi dei fenomeni generatori di
rischio e della loro dinamica di manifestazione.
Per quanto riguarda il rischio ordigni bellici l’intero territorio comunale di Badia Polesine
è soggetto a tale tipo di rischio, con particolare riferimento a quelle zone ritenute
strategiche durante la seconda guerra mondiale, vale a dire strade di comunicazione di
rilevante importanza, linee ferroviarie e ponti.
Fig. 8.19 -
Scenario di Evento per il Rischio Ordigni Bellici
EVENTO
PERICOLOSITA’
ZONA INTERRESSATA
Rischio Ordigni
Bellici
Di difficile valutazione
Tutto il territorio
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pag. 8.76
Scenario di rischio
Lo scenario di rischio quantifica il danno atteso al manifestarsi dell’evento di una certa
intensità.
In estrema sintesi gli effetti che l’esplosione di un ordigno può comportare sono:
•
effetto di proiezione di schegge nelle vicinanze dell’ordigno
•
effetto dovuto all’onda d’urto propagatesi nell’aria
•
effetto di propagazione delle onde sismiche attraverso il sottosuolo con
ripercussione sulle strutture interrate e, conseguentemente, sulle strutture in
elevazione.
Si sottolinea nuovamente che il calcolo dell’area di danno e di attenzione deve essere
condotto in riferimento al tipo e allo stato di ordigno rinvenuto, nonché al tipo di operazione
di disinnesco effettuata.
EVENTO
Ordigni Bellici
VULNERABILITA’
•
•
•
principali vie di comunicazione
linee ferroviarie
ponti strategici
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.77
8.10.3 NORME DI AUTOPROTEZIONE
Generalmente si tratta di un evento che, nonostante la possibilità di provocare danni a
cose e persone, se affrontata da persone esperte e qualificate si traduce in un disagio alla
popolazione per la possibile interruzione delle normali attività socio-economiche (se non
altro dell’area interessata dal ritrovamento dell’ordigno) e delle vie di comunicazione e per
la possibile evacuazione dall’area, per un periodo di tempo limitato dalle normali procedure
di disinnesco.
Alle persone che devono abbandonare le abitazioni si ricorda di portare con sé:
¾ Farmaci abituali
¾ Chiavi di casa
¾ Telefono cellulare
¾ Cose indispensabili per i bambini(ricambi, pannolini, giochi poco ingombranti
¾ Denaro e preziosi
¾ Occhiali da vista e protesi acustiche
¾ Documenti di identità
¾ Qualcosa da leggere
Inoltre:
¾ Indossare un abbigliamento adeguato alle condizioni meteo
¾ Provvedere alla sicurezza e all’alimentazione degli animali domestici
¾ Controllare la chiusura ermetica dei congelatori e dei frigoriferi (si può mettere un
nastro di adesivo)
¾ Controllare la chiusura dei rubinetti dell’acqua
¾ Tenere a portata di mano una torcia elettrica a batteria
¾ Non lasciare oggetti fragili esposti su ripiani e mensole
¾ Mettere a terra oggetti, quadri, specchi e cornici appesi alle pareti
¾ Portare all’interno delle abitazioni, dei balconi o delle terrazze fioriere e/o vasi
pensili.
¾ Sarà possibile portare con sé animali domestici di piccola taglia a condizione che:
i gatti siano posti in apposite gabbie; i cani abbiano il guinzaglio e la museruola.
¾ Chiudere la porta di casa
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.78
¾ Si consiglia di tenere chiusi balconi, scuri, tapparelle e simili purché non di vetro.
¾ Entro il raggio di 1 Km dalla bomba (distanza da definire per ogni emergenza),
tutte le finestre e le porte vetrate delle abitazioni dovranno essere lasciate aperte
per evitare l’eventuale rottura dei vetri in caso di esplosione non controllata della
bomba.
¾ Nel caso non si possano lasciare aperte, i vetri delle porte e delle finestre
dovranno essere nastrate con nastri adesivi.
Acqua, luce e gas
Prima di uscire
•
Chiudere i rubinetti del gas.
Uscendo di casa
•
Ricordarsi di spegnere tutte le luci
•
Chiudere il rubinetto del contatore del gas
Rientrando a casa
•
Riaprire il rubinetto del contatore del gas
•
Non accendere le luci e verificare annusando se vi sono fughe di gas
•
Se si sente odore di gas non azionare gli interruttori elettrici, arieggiare la casa
aprendo porte e finestre e chiamare il tecnico del gas
•
Verificare se c’è l’energia elettrica accendendo la luce ma evitando di aprire il
frigorifero.
•
In caso di mancanza di corrente verificare gli interruttori interni, il salvavita e
l’interruttore esterno.
•
Nel caso non vi fosse corrente avvisare l’ENEL
•
Riaprire i rubinetti dei singoli apparecchi
•
Verificare che le fiammelle spia non si spengano a causa di sacche formatesi
nell’impianto del gas.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.79
8.11 RISCHIO EMERGENZA SANITARIA
8.11.1 ASPETTI GENERALI
Si considera in questo paragrafo il rischio derivante dalla diffusione di malattie
particolarmente contagiose che possono coinvolgere un gran numero di persone. Viene
analizzato, più precisamente, il rischio derivante dalla diffusione di una epidemia di
influenza che, nelle nostre zone, secondo le indicazioni del Ministero della Salute, risulta
essere quello con maggiori probabilità di accadimento, anche in base agli eventi verificatisi
nel secolo scorso.
L'influenza è una malattia respiratoria acuta dovuta all'infezione da virus influenzali, che
si manifesta prevalentemente nel periodo invernale. Costituisce un rilevante problema di
sanità pubblica a causa della sua ubiquità e contagiosità, per l'esistenza di serbatoi animali
e per le possibili complicanze.
Il virus responsabile dell'influenza penetra nell'organismo attraverso l'apparato
respiratorio ed è altamente contagioso. Si verificano nel nostro Paese epidemie di influenza
che causano, mediamente, 5 milioni di malati.
Una peculiarità dei virus influenzali è la marcata tendenza a variare in modo tale da
poter aggirare la barriera protettiva costituita dalle difese immunitarie presenti nella
popolazione. Questo comporta che le difese messe a punto contro il virus dell'influenza che
circola nel corso di una determinata stagione possono non essere più efficaci per il virus
che circola nel corso dell'anno successivo. Per questo motivo la composizione del vaccino
contro l'influenza deve essere aggiornata tutti gli anni e la sorveglianza del sistema
sanitario è fondamentale per preparare il vaccino adatto alla stagione successiva.
Per pandemia di influenza si intende la diffusione di un nuovo virus influenzale tra la
popolazione di una vasta area geografica o, a volte, di tutto il mondo. Trattandosi di un
virus nuovo esso può diffondersi rapidamente, poiché nessuno ha ancora sviluppato
specifiche difese immunitarie. Le pandemie si sviluppano ad intervalli di tempo
imprevedibili. Nel secolo scorso pandemie si sono verificate nel 1918 (Spagnola), nel 1957
(Asiatica) e nel 1968 (Hong Kong). In caso di pandemia, le Autorità sanitarie informano
puntualmente la popolazione tramite radio, televisione e giornali, indicando le misure da
adottare per difendere la salute dei cittadini.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.80
Vaccinarsi, soprattutto per i soggetti a rischio, è il modo migliore di prevenire e
combattere l'influenza per 2 motivi:
1) perché si riducono notevolmente le probabilità di contrarre la malattia;
2) perché in caso di sviluppo di sintomi influenzali questi sono meno gravi e viene ridotto
il rischio di complicanze.
L'evento pandemia comporta un forte impatto sulla popolazione, in particolare su quella
definita "a rischio", ma potrebbe presentarsi con una aumentata incidenza anche nelle
fasce giovani. La pandemia differisce dalle influenze stagionali: mentre queste ultime sono
generate da sottotipi di virus influenzali già esistenti, le pandemie sono causate da sottotipi
virali nuovi o che non circolano nella popolazione da molto tempo. Le passate pandemie di
influenza hanno comportato numeri elevatissimi in termini di malati, ricoveri, decessi, con
gravi implicazioni socio sanitarie ed economiche. È opportuno sottolineare che la comparsa
di un virus influenzale completamente diverso da quelli precedenti, non è di per sé
sufficiente per dire che si è verificata una pandemia. Occorre anche che il nuovo virus sia
capace di trasmettersi da uomo a uomo in modo efficace.
Le pandemie del passato
Nello scorso secolo la comparsa di nuovi sottotipi di virus influenzali di tipo A ha causato
3 pandemie, che si sono diffuse in tutto il mondo entro un anno dalla scoperta.
1918-19, l'epidemia spagnola [A (H1N1)]. Così chiamata perché sembra si sia sviluppata
a partire da un decesso avvenuto nella casa reale spagnola, causò il più elevato numero di
morti per influenza mai registrato, anche se i dati sono molto incerti e variano da 20 fino a
40-50 milioni di persone in tutto il mondo. Molti decessi avvennero nell'arco di pochi giorni
dall'infezione, altri per complicanze successive. Circa la metà si riscontrò tra giovani adulti
in buona salute. I virus dell'influenza A di sottotipo H1N 1, dopo un periodo di assenza di
circolazione nell’uomo (dal 1958 al 1977), sono ricomparsi e continuano a diffondersi nella
popolazione umana.
1957-58, influenza asiatica [A (H2N2)], causò 70 mila morti negli Stati Uniti. Il virus,
identificato per la prima volta in Cina nel febbraio del 1957, si diffuse a giugno dello stesso
anno in America e nel resto del mondo.
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.81
1968-69, influenza di Hong Kong [A (H3N2)], responsabile di circa 34.000 decessi negli
Stati Uniti, il virus venne identificato per la prima volta a Hong Kong agli inizi del 1968 e si è
diffuso più tardi in America. Anche questo sottotipo è ancora in circolazione.
Gli interventi del Ministero della Salute
Il Ministero della Salute ha predisposto una serie di misure preventive per contrastare la
diffusione dell'influenza ed uno specifico piano pandemico multifase per rispondere
adeguatamente e tempestivamente ad una eventuale emergenza sanitaria per pandemia. È
stata prevista la costituzione di una task-force costituita da rappresentanti dello stesso
Ministero della Salute, del Ministero della Difesa (Sanità Militare), della Protezione Civile,
dei Medici di Medicina Generale, dell'Università, dell'Istituto Superiore di Sanità, delle
Regioni e dell'Agenzia Italiana del Farmaco. Questa squadra ha il compito di coordinare le
operazioni previste per bloccare l'ingresso del virus e la sua diffusione nel nostro Paese.
Per prima cosa è stato previsto un aumento dei controlli umani e veterinari alle frontiere, in
modo da isolare preventivamente possibili focolai e bloccare così la diffusione del virus. Le
due ordinanze Ministeriali (del 26.8.2005 e del 10.10.2005) stabiliscono misure di carattere
preventivo nel settore degli allevamenti e della veterinaria tra i quali: l'obbligo di
registrazione delle aziende in cui si allevano volatili da cortile presso le ASL e l'obbligo di
etichettatura delle carni avicole. Con una serie di altri provvedimenti specifici sono state
previste misure di restrizione e intensificazione dei controlli alle importazioni da Paesi terzi
sui prodotti di origine animale delle specie sensibili alle infezioni. Con il decreto legge del
1.10.2005 il governo ha approvato un pacchetto di misure urgenti per fronteggiare
l'influenza aviaria e le emergenze zoosanitarie e assicurare anche idonee scorte di farmaci
antivirali, oltre che il potenziamento delle strutture sanitarie. Il decreto prevede, tra l'altro,
l'istituzione di un centro nazionale di lotta ed emergenza contro le malattie degli animali e di
un dipartimento per la sanità veterinaria, la nutrizione, la sicurezza degli alimenti.
Altre importanti iniziative di prevenzione:
•
Rafforzamento del sistema di sorveglianza dell'influenza, INFLUNET, basato su una
rete di medici sentinella di Medicina Generale e di Pediatri. Sono già stati individuati
15 laboratori su tutto il territorio nazionale e allertate 256 Unità Sanitarie Locali.
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•
MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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Reperimento delle risorse necessarie per potenziare lo stock di farmaci antivirali
attualmente disponibili, ammontanti a 15.000 cicli di prodotto pronto per l'uso e a
circa 150.000 cicli disponibili come principio attivo.
•
Stipula di appositi contratti con ditte produttrici per garantire maggiore disponibilità di
vaccino sia epidemico che pandemico e la prelazione del vaccino prodotto in caso di
pandemia.
•
Migliorare l'operatività interna tramite la costituzione di un gruppo di lavoro ad hoc
sull'influenza.
8.11.2 MAPPA GENERALE DEL RISCHIO
È soggetto a tale rischio l’intero territorio comunale di Badia Polesine.
Prevedibilità
Gli eventi calamitosi si possono distinguere in due grandi famiglie; quelli prevedibili e
quelli imprevisti. A distinguerle vi è l’esistenza o meno di fenomeni naturali, detti precursori
d’evento, che possono annunciare l’accadimento permettendo l’attuazione in tempo utile
delle azioni preventive per la salvaguardia dell’incolumità delle persone e dei beni. Nel caso
del rischio emergenza sanitaria, l’evento calamitoso è generalmente di tipo non prevedibile.
EVENTO
PREVEDIBILITA’
Rischio Emergenza
Sanitaria
Non Prevedibile
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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Scenario di evento
Con il termine “scenario” si intende una descrizione sintetica, accompagnata da una
cartografia esplicativa, dei possibili effetti sull’uomo o sulle infrastrutture presenti sul
territorio dovuti a fenomeni naturali, incidenti industriali o di veicoli recanti sostanze
pericolose. La creazione degli scenari si basa sia su acquisizione di dati in campo sia su
elaborazioni a tavolino, soprattutto per quanto riguarda l’analisi dei fenomeni generatori di
rischio e della loro dinamica di manifestazione.
Per quanto riguarda il rischio emergenza sanitaria l’intero territorio comunale di Badia
Polesine è soggetto a tale tipo di rischio.
EVENTO
PERICOLOSITA’
ZONA INTERRESSATA
Emergenza Sanitaria
Di difficile
valutazione
Tutto il territorio
Scenario di rischio
Lo scenario di rischio quantifica il danno atteso al manifestarsi dell’evento di una certa
intensità.
In caso di emergenze sanitarie la popolazione, con particolare riguardo ai luoghi di
ammassamento di persone (ad esempio uffici pubblici, cinema, discoteche, teatri, centri
commerciali, chiese, impianti sportivi, ecc...) risulta particolarmente vulnerabile.
EVENTO
VULNERABILITA’
La popolazione, con particolare riguardo ai
luoghi di ammassamento di persone (ad
Emergenza sanitaria
esempio uffici pubblici, cinema, discoteche,
teatri, centri commerciali, chiese, impianti
sportivi, ecc...)
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MAPPA GENERALE DEI RISCHI
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pag. 8.84
8.11.3 NORME DI AUTOPROTEZIONE
Le autorità italiane e internazionali (OMS, Unione Europea ... ) hanno stabilito piani di
azione dettagliati per fronteggiare una eventuale pandemia. Le iniziative variano a seconda
del grado di diffusione dell'influenza. La cittadinanza dovrà essere avvertita per tempo nel
caso fossero necessarie misure speciali: è fondamentale non farsi prendere dal panico!
Anche quando i mezzi di comunicazione diffondono notizie allarmistiche che, spesso,
possono risultare prive di fondamento scientifico.
CONSULTARE IL MEDICO DI BASE O IL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE DELLA
ASL> Per avere informazioni attendibili e aggiornate sulla vaccinazione e sulla malattia
SEGUIRE SCRUPOLOSAMENTE LE INDICAZIONI DELLE AUTORITÀ SANITARIE>
Perché in caso di pandemia potrebbero essere necessarie misure speciali per la sicurezza
della popolazione
SE LA PERSONA PRESENTA I SINTOMI RIVOLGERSI SUBITO AL MEDICO> Una
pronta diagnosi aiuta la guarigione e riduce il rischio di contagio per gli altri
RICORRERE ALLA VACCINAZIONE SOLO DOPO AVERE CONSULTATO IL MEDICO
O LA
ASL> La vaccinazione protegge dal virus, ma per alcuni soggetti può essere
sconsigliata
PRATICARE UNA CORRETTA IGIENE PERSONALE E DEGLI AMBIENTI DOMESTICI
E DI VITA> Per ridurre il rischio di contagio
CONSULTARE I SITI WEB E SEGUIRE I COMUNICATI UFFICIALI DELLE
ISTITUZIONI > Per essere aggiornati correttamente sulla situazione
SE E’ PRESENTE UNA PERSONA MALATA IN CASA, EVITARE LA CONDIVISIONE
DI OGGETTI PERSONALI> Per evitare il contagio
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ORGANIZZAZIONE
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pag. 9.1
9 ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA COMUNALE DI
PROTEZIONE CIVILE
Per intervenire in modo efficace al manifestarsi di una condizione di emergenza, è
indispensabile che il sistema di comando e le risorse disponibili sul territorio siano
organizzate in modo tale da delineare con precisione i ruoli e le competenze di ciascun
operatore di protezione civile.
Nella seguente sezione si intende fornire una descrizione generale del Sistema
Comunale di Protezione Civile, di come è costituito e quali sono i suoi compiti principali.
9.1
SISTEMA DI COMANDO E CONTROLLO
Il sistema di comando e controllo identifica gli organismi di protezione civile esistenti a
livello comunale, definendone i compiti ed il tipo di organizzazione con la quale operano. La
struttura di comando è formata da diversi organismi e forze ai quali sono attribuiti compiti
ben precisi secondo la catena di comando di seguito riportata:
SINDACO
L’art. 15, comma 3, della legge del 24 febbraio 1992 n. 225, istitutiva del
Servizio Nazionale della Protezione Civile, stabilisce che il Sindaco è
autorità comunale di Protezione Civile.
Al verificarsi dell’emergenza nell’ambito del territorio comunale, il Sindaco,
per quanto di sua competenza, nel limite delle risorse umane e tecniche a
disposizione, assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di
soccorso ed assistenza alla popolazione e provvede agli interventi
necessari dandone immediata comunicazione al Prefetto ed al Presidente
della Giunta Regionale. Quando la calamità naturale o l’evento non
possono essere fronteggiati con i soli mezzi a disposizione del Comune, il
Sindaco chiede l’intervento di altre forze e strutture al Prefetto, il quale
adotta i provvedimenti di competenza coordinandoli con quelli dell’Autorità
comunale di Protezione civile (art.15 comma 4).
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ORGANIZZAZIONE
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pag. 9.2
COMITATO
Il comitato comunale di protezione civile è il massimo organo di
COMUNALE DI
coordinamento delle attività di protezione civile a livello comunale. Detto
PROTEZIONE
comitato si compone come segue:
CIVILE
- Sindaco , che lo presiede
- Assessore di Protezione Civile
- Segretario comunale
- Responsabile del Settore a cui compete la Protezione Civile
- Responsabile dell’Unità Operativa di Protezione Civile
- Comandante Polizia Locale
- Rappresentante del Volontariato di Protezione Civile
Il comitato comunale di protezione civile ha compiti di programmazione,
pianificazione ed indirizzo. Inoltre, sovrintende e coordina i servizi e le
attività di protezione civile nell’ambito delle competenze assegnate al
Comune dalla normativa vigente.
CENTRO
Il Sindaco, al verificarsi dell’emergenza nell’ambito del territorio Comunale,
OPERATIVO
si avvale, per la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di
COMUNALE DI
assistenza alla popolazione colpita, del Centro Operativo Comunale
PROTEZIONE
(C.O.C.). In situazione di emergenza, il C.O.C. è l'organo di coordinamento
CIVILE
delle strutture di Protezione Civile sul territorio colpito, ed è costituito da
(C.O.C.)
una sezione strategia (Sala Decisioni) nella quale afferiscono i soggetti
preposti a prendere decisioni e da una sezione operativa (Sala Operativa)
strutturata in funzioni di supporto.
UFFICIO
Al fine di coordinare le attività del Servizio Comunale di Protezione Civile
COMUNALE DI
nelle attività di previsione, prevenzione, soccorso alla popolazione e
PROTEZIONE
superamento delle emergenze così come descritte nell'Art.3 della L.225/92,
CIVILE E
si costituisce, sotto la direzione e la responsabilità del Responsabile del
STRUTTURA
Settore Tecnico, l'Ufficio Comunale di Protezione Civile.
COMUNALE
Tutti i settori ed i servizi del comune devono possedere un’organizzazione
flessibile in modo che, in caso di emergenza, sia possibile apportare un
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ORGANIZZAZIONE
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pag. 9.3
valido aiuto nelle operazioni di protezione civile senza creare difficoltà
organizzative e poter quindi favorire il corretto sviluppo delle attività di
soccorso.
9.1.1 STRUTTURA OPERATIVA C.O.C.
Il Sindaco, in qualità di Autorità comunale di protezione Civile, al verificarsi
dell’emergenza, nell’ambito del territorio comunale si avvale del Centro Operativo
Comunale (C.O.C.) per la direzione ed il coordinamento dei Servizi di soccorso e di
assistenza alla popolazione colpita.
Il COC è formato dalla Sala Decisioni e dalla Sala Operativa.
La Sala Decisioni è la sede della gestione coordinata dell’emergenza dove operano le
funzioni di comando e di informazione alla popolazione.
Nella Sala Decisioni sono presenti:
• Sindaco , che lo presiede
• Assessore di Protezione Civile
• Segretario comunale
• Responsabile del Settore a cui compete la Protezione Civile
• Responsabile dell’Unità Operativa di Protezione Civile
• Comandante Polizia Locale
• Rappresentante del Volontariato di Protezione Civile
Il Sindaco può, di volta in volta, convocare presso la Sala Decisioni esperti o
rappresentanti di enti ed organizzazioni che abbiano un ruolo importante durante una
specifica fase dell’emergenza.
Nella Sala Operativa sono presenti le diverse funzioni di supporto, ed è il luogo dove
devono confluire tutte le informazioni riguardanti l’emergenza. A livello Comunale, le
funzioni di supporto di base sono:
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pag. 9.4
ORGANIZZAZIONE
1. Funzione Tecnica e di Pianificazione
2. Funzione Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria
4. Funzione Volontariato
5. Funzione Risorse di Mezzi e di Materiali
7. Funzione Telecomunicazioni
8. Funzione Servizi Essenziali
9. Funzione Censimento danni
10. Funzione Strutture Operative Locali e Viabilità
13. Funzione Assistenza alla Popolazione
15. Funzione Gestione Amministrativa
Per ogni funzione di supporto è individuato un responsabile che, in situazione di pace,
collabora con il Servizio Protezione civile del Comune per l’aggiornamento dei dati e delle
procedure, mentre, in emergenza, coordina l'intervento della Sala Operativa relativamente
al proprio settore di competenza. I responsabili delle funzioni di supporto sono individuati e
nominati dal Sindaco con decreto e successiva comunicazione delle generalità e
responsabilità al Servizio Provinciale di Protezione Civile.
CENTRO OPERATIVO COMUNALE (C.O.C.)
Luogo
Indirizzo
piano primo Palazzo Municipale
Piazza Vittorio Emanuele II
45021 BADIA POLESINE (RO)
SALA DECISIONI
SALA OPERATIVA
Ufficio del Sindaco
Sala Consiliare
Tab 9.1:
Ubicazione del C.O.C
I nominativi con i relativi recapiti telefonici dei componenti la Sala Decisioni e i dei
referenti delle Funzioni di Supporto, sono riportati nei moduli COC.1 e COC.2, all’interno
della sezione OR (Organizzazione).
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ORGANIZZAZIONE
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pag. 9.5
9.1.2 COMPITI DELLE FUNZIONI DI SUPPORTO
FUNZIONE 1: TECNICA E PIANIFICAZIONE
Il Responsabile della Funzione Tecnica e di Pianificazione dovrà mantenere e coordinare
tutti i rapporti tra le varie componenti scientifiche e tecniche.
FASE
COMPITI
Tempo di
pace
• Gestisce e cura la pianificazione di protezione civile.
• Mantiene e coordina tutti i rapporti tra le varie componenti scientifiche
tecniche in fase di pianificazione del Piano Comunale di Emergenza;
• Concorre alla redazione ed all’aggiornamento del Piano Comunale di
Protezione Civile per la parte attinente i rischi incombenti sul territorio;
• Individua dal Piano di protezione civile le aree di emergenza e ne cura la
progettazione (aree ammassamento soccorritori, aree di attesa, aree di
ricovero per tendopoli, aree di ricovero, magazzini di raccolta)
Tempo di
emergenza
• Gestisce la pianificazione di emergenza
• Mantiene e coordina tutti i rapporti tra le varie componenti scientifiche e
tecniche durante le operazioni di soccorso;
• Fornisce pareri tecnico/scientifici attinenti all’emergenza in atto con riguardo
ai rischi ed alla degenerazione degli stessi.
• Coordina i rapporti con le varie componenti scientifiche e tecniche per
l’interpretazione fisica del fenomeno e dei dati forniti dalle reti di monitoraggio
• Raccoglie e fornisce la cartografia necessaria
• Tiene sotto continuo monitoraggio l’evolversi dell’evento e le conseguenze
che si producono sul territorio. Verifica/stima la popolazione, i beni e i servizi
coinvolti nell’evento
• Individua la necessità di evacuare la popolazione facendo diramare l’allarme
dalla Funzione 10, Strutture Operative e Viabilità
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ORGANIZZAZIONE
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FUNZIONE 2: SANITA’, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA
La funzione sanità, assistenza sociale e veterinaria pianifica e gestisce tutte le
problematiche relative agli aspetti socio – sanitari dell’emergenza. Al responsabile della
funzione spetta anche il compito di coordinare il censimento dei danni alle persone.
FASE
Tempo di
pace
COMPITI
• Censisce gli inabili residenti nel Comune
• Censisce le strutture sanitarie e ospedaliere
• Si raccorda con gli ospedali e con la pianificazione sanitaria dell’A.S.L. per
pianificare le attività coordinate in emergenza
• Il responsabile si impegna a mantenere aggiornati i dati acquisiti
• Coordina l’attività d’intervento delle strutture sanitarie e delle associazioni di
volontariato a carattere sanitario
• Si informa presso gli ospedali per avere la situazione delle disponibilità di
posti letto
• Verifica la presenza di inabili tra la popolazione colpita e provvede al loro
aiuto, con particolare riferimento alla presenza di persone con patologie a
rischio (cardiopatici, asmatici, psichiatrici, diabetici,…)
• Si raccorda con l’A.S.L. per:
Tempo di
emergenza
o l’istituzione, se necessario, di un Posto Medico Avanzato (PMA)
o l’apertura h 24 di una farmacia e la presenza di un medico autorizzato a
prescrivere farmaci
o l’assistenza veterinaria e l’eventuale infossamento delle carcasse di animali
• Controlla le possibilità di ricovero della popolazione eventualmente da
evacuare, comunicando le eventuali carenze alla Prefettura e specificando
anche le esigenze di trasporto, con particolare riguardo ai disabili
• Coordina le attività di disinfezione e disinfestazione, smaltimento rifiuti
speciali, e il controllo sulle acque potabili, attività di carattere veterinario
• Organizza le attività necessarie al riconoscimento delle vittime e
all’infossamento dei cadaveri
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ORGANIZZAZIONE
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pag. 9.7
FUNZIONE 4: VOLONTARIATO
La funzione volontariato si occupa di redigere un quadro sinottico delle risorse di mezzi,
materiali, uomini e professionalità, in relazione alla specificità delle attività svolte dalle
associazioni locali di volontariato, al fine di supportare le operazioni di soccorso ed
assistenza in coordinamento con le altre funzioni di supporto.
FASE
Tempo di
pace
Tempo di
emergenza
COMPITI
• Individua le associazioni di volontariato, le relative risorse (mezzi, materiali,
attrezzature) ed i tempi d’intervento
• Il responsabile si impegna a mantenere aggiornati i dati acquisiti
• Si coordina con le altre funzioni di supporto per l’impiego dei volontari
• Predispone e coordina l’invio di squadre di volontari nelle aree di emergenza
per garantire la prima assistenza alla popolazione;
• Predispone l’invio di squadre di volontari per le esigenze delle altre funzioni
di supporto.
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FUNZIONE 5: RISORSE MEZZI E MATERIALI
La funzione materiali e mezzi è essenziale e primaria per fronteggiare un’emergenza di
qualunque tipo ed ha lo scopo di fornire un quadro costantemente aggiornato delle
risorse disponibili nelle diverse situazioni di emergenza, attraverso il censimento dei
materiali e dei mezzi appartenenti ad enti locali, volontariato, privati convenzionati con il
Comune ed altre amministrazioni presenti sul territorio.
FASE
COMPITI
Tempo di
pace
• Individua i mezzi di proprietà del Comune
• Stipula convenzioni per la fornitura di mezzi e materiali in emergenza
• Individua i mezzi di ditte private convenzionate con il Comune stabilendone i
tempi d’intervento
• Individua le ditte detentrici di prodotti utili (Catering, ingrossi alimentari, sale
per le strade, …).
• Il responsabile si impegna a mantenere aggiornati i dati acquisiti
Tempo di
emergenza
• Tiene i rapporti con la Regione, Provincia e con la Prefettura per le richieste
di materiali in accordo con la Funzione 1, Tecnica e Pianificazione
• Coordina l’utilizzo dei mezzi comunali impiegati;
• Verifica le esigenze e le disponibilità dei materiali e dei mezzi necessari
all’assistenza alla popolazione e dispone l’invio degli stessi presso le aree di
ricovero;
• Esegue i lavori di allestimento delle aree individuate per la sistemazione di
roulottes, containers e tende
• Cura gli interventi di manutenzione all’interno dei campi
• Aggiorna un elenco dei mezzi in attività e di quelli in deposito ancora
disponibili
• Allerta le ditte che dispongono di materiali e mezzi utili organizzando il loro
intervento
• Di concerto con il Dirigente del servizio di protezione civile, valuta la quantità
ed il tipo di risorse umane operative-tecniche-amministrative necessarie a
fronteggiare l’emergenza e si adopera per la ricerca e l’impiego nel territorio
• Organizza le turnazioni del personale operativo, tecnico e amministrativo
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pag. 9.9
FUNZIONE 7: TELECOMUNICAZIONI
Il responsabile della funzione di telecomunicazioni, dovrà coordinare le attività svolte
dalle società di telecomunicazione presenti sul territorio e dalle associazioni di
volontariato dei radioamatori che hanno il compito, in periodo d’emergenza, e se il caso
lo richiede, di organizzare una rete di telecomunicazione alternativa.
FASE
Tempo di
pace
Tempo di
emergenza
COMPITI
• Garantisce l’efficienza e la funzionalità della strumentazione della Sala
Operativa;
• Provvede a far collegare i PC dei componenti del C.O.C. tramite una rete
“client-server”
• Accerta la totale copertura del segnale radio nel territorio comunale e
segnala le zone non raggiunte dal servizio
• Organizza esercitazioni per verificare l’efficienza dei collegamenti radio ed
effettua prove di collegamento all’esterno
• Il responsabile si impegna a mantenere aggiornati i dati acquisiti
• Il coordinatore di questa funzione deve, di concerto con il responsabile
territoriale del Servizio Rete Telefonica, il responsabile provinciale P.T., con il
rappresentante dell’associazione radioamatori presenti sul territorio,
organizzare una rete di telecomunicazioni efficiente anche in caso di calamità
• Attiva le strutture di intervento per il ripristino delle reti di telecomunicazioni
fisse e mobili
• Provvede all’allestimento del C.O.C. dal punto di vista tecnico-operativo e dei
collegamenti: prende contatti con le persone per il trasporto e la messa in
opera dei materiali individuati per l’allestimento del C.O.C.; contatta la
Telecom per richiedere l’installazione delle linee telefoniche necessarie
• Garantisce i contatti radio tra il C.O.C. e le squadre esterne
• Si occupa dei problemi legati alla radiofonia
• Mantiene efficiente la strumentazione della Sala Operativa
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FUNZIONE 8: SERVIZI ESSENZIALI
Il responsabile di tale funzione avrà mansioni di coordinamento dei rappresentanti di tutti
i servizi essenziali erogati sul territorio comunale per provvedere ad immediati interventi
sulla rete, al fine di garantirne l’efficienza, anche in situazioni di emergenza. In
particolare, il responsabile si occupa di assicurare la presenza presso la Sala Operativa
dei rappresentanti degli enti e delle società eroganti i servizi primari ovvero di mantenere
i contatti con gli stessi, affinché siano in grado di inviare sul territorio i tecnici e loro
collaboratori per verificare la funzionalità e la messa in sicurezza delle reti dei servizi
comunali. Inoltre, si occupa, per quanto possibile, di garantire la continuità del servizio
scolastico in tempo di emergenza.
FASE
COMPITI
Tempo di
pace
• Mantiene i rapporti con i responsabili delle ditte erogatrici di servizi essenziali
(acqua, luce, gas, fognature)
• Individua gli alunni ed il personale docente e non presso le scuole comunali
• Il responsabile si impegna a mantenere aggiornati i dati acquisiti
Tempo di
emergenza
• Si occupa dell’eventuale ripristino di infrastrutture a rete dei servizi essenziali
danneggiati (acqua, luce, gas, fognatura), e dell’installazione dei collegamenti
con le reti principali nelle aree di emergenza.
• In caso di danneggiamento degli edifici scolastici, si adopera per rendere
possibile lo svolgimento delle attività scolastiche presso edifici sostitutivi.
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pag. 9.11
FUNZIONE 9: CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE
L’attività di censimento dei danni a persone e alle cose riveste particolare importanza
nella valutazione della situazione complessiva determinatasi a seguito dell’evento ed in
ordine all’aggiornamento degli scenari, al fine di rilevare puntualmente il danno alle
persone, agli edifici ed altre strutture, di valutarne l’agibilità e stabilire gli interventi urgenti
da predisporre.
FASE
Tempo di
pace
Tempo di
emergenza
COMPITI
• Censisce gli edifici pubblici strategici, gli edifici di interesse storico-artistico
• Individua i professionisti disponibili ad intervenire in caso di emergenza per la
rilevazione dei danni
• Provvede alla creazione di un’adeguata modulistica semplice, immediata e
modificabile per il rilevamento dei danni sulle diverse casistiche (ad esempio
sisma, dissesto idrologico, incidente industriale, incendio boschivo)
• Effettua una zonizzazione delle aree e relativa organizzazione teorica
preventiva di squadre di rilevamento danni, composte da due o tre persone
comprese tra tecnici del Comune, della Regione e/o Provincia, VV.F,
professionisti
• Il responsabile si impegna a mantenere aggiornati i dati acquisiti
• Si coordina con le funzioni 2 e 4 Sanità, Assistenza Sociale e Volontariato per
stimare il numero delle persone evacuate, ferite, disperse e decedute
• Predispone i provvedimenti amministrativi per garantire la pubblica e privata
incolumità
• Dispone controlli immediati su scuole ed edifici pubblici strategici per
verificarne l’agibilità
• Accoglie le richieste di sopralluoghi provenienti dai cittadini
• Contatta e mantiene i rapporti con i professionisti
• Organizza le squadre per effettuare i sopralluoghi
N.B.: I sopralluoghi, saranno finalizzati alla compilazione di schede di
rilevamento, che dovranno contenere informazioni riguardanti la
proprietà dell’immobile, l’ubicazione (rif. catastale) ed il tipo di danno
riportato. Sulla base delle schede prodotte saranno programmati gli
interventi per il superamento dell’emergenza
• Predispone delle schede riepilogative dei risultati, con riferimento a: persone,
edifici pubblici e privati, impianti industriali, servizi essenziali, attività
produttive, beni architettonici, infrastrutture pubbliche, animali, agricoltura e
zootecnia anche avvalendosi di esperti nel settore sanitario, industriale,
commerciale e professionisti volontari
• Rende noti i dati sui danni accertati relativamente agli edifici pubblici, privati,
attività produttive e commerciali, agricoltura, animali, zootecnia ed edifici di
rilevanza storico – artistica
• Provvede alla istruttoria e alla liquidazione di eventuali contributi a favore di
privati riconosciuti, per danni causati da calamità naturali.
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ORGANIZZAZIONE
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pag. 9.12
FUNZIONE 10: STRUTTURE OPERATIVE LOCALI E VIABILITA’
Il responsabile di questa funzione dovrà coordinare le varie componenti locali preposte
alla viabilità, regolamentando localmente i trasporti, inibendo il traffico nelle aree a
rischio, indirizzando e regolando gli afflussi dei soccorsi.
FASE
Tempo di
pace
Tempo di
emergenza
COMPITI
• Individua le caratteristiche delle strade principali indicando la presenza di
sottopassi e ponti con le relative misure
• Individua preventivamente la posizione dei posti di blocco (cancelli) per i vari
tipi di rischio ed ipotizza gli itinerari alternativi
• Predispone una pianificazione della viabilità d’emergenza a seconda delle
diverse casistiche
• Richiede e gestisce l’intervento e l’arrivo delle strutture operative (VV.F.,
Polizia Locale, Carabinieri, Forze Armate, Volontariato)
• Effettua una prima ricognizione subito dopo l’evento con l’aiuto di eventuale
personale dislocato in sedi periferiche, per verificare la tipologia, l’entità ed il
luogo dell’evento. Qualora occorresse una ricognizione aerea si può
richiedere alla Prefettura l’invio dell’esercito
• Dà le disposizioni per delimitare le aree a rischio tramite l’istituzione di posti
di blocco (cancelli) sulle reti di viabilità, allo scopo di regolamentare la
circolazione in entrata ed in uscita dall’area a rischio; la predisposizione dei
posti di blocco dovrà essere attuata in corrispondenza dei nodi viari, per
favorire manovre e deviazioni
• Predispone la vigilanza degli accessi interdetti delle aree inagibili;
• Attività di controllo dei flussi di traffico lungo le vie di fuga e dell’accesso ai
mezzi di soccorso
• Predispone il servizio di antisciacallaggio
• Garantisce un costante collegamento e contatto con la Prefettura e gli altri
Organi di Polizia
• Individua i punti critici del sistema viario e predispone gli interventi necessari
al ripristino della viabilità
• Coordina le attività di diramazione dell’allerta e della diffusione delle
informazioni alla popolazione e le operazioni di evacuazione
• Si occupa di diffondere l’ordine di evacuazione alla popolazione tramite
altoparlanti sulle autovetture.
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ORGANIZZAZIONE
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pag. 9.13
FUNZIONE 13: ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE
Il responsabile della funzione assistenza alla popolazione avrà il compito di predisporre
un quadro delle disponibilità di alloggiamento di immobili o aree di emergenza e di fornire
l’assistenza alla popolazione in tali aree.
FASE
COMPITI
Tempo di
pace
• Individuazione delle strutture pubbliche e private idonee al ricovero di nuclei
familiari evacuati
• Il responsabile si impegna a mantenere aggiornati i dati acquisiti
Tempo di
emergenza
• Garantisce l’assistenza alla popolazione nelle aree di attesa e nelle aree di
ricovero
• Attiva il personale incaricato per il censimento della popolazione nelle aree di
ricovero
• Gestisce i posti letto dei campi e degli alberghi
• Assicura una mensa da campo
• Gestisce la distribuzione degli aiuti nei campi
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ORGANIZZAZIONE
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pag. 9.14
FUNZIONE 15: GESTIONE AMMINISTRATIVA
Il responsabile della funzione gestione amministrativa avrà il compito di organizzare,
gestire e aggiornare gli atti amministrativi emessi durante la fase di emergenza al fine di
garantire la continuità amministrativa del Comune.
FASE
Tempo di
pace
Tempo di
emergenza
COMPITI
• gestisce la normale attività amministrativa del Comune.
• organizza, gestisce e aggiorna gli atti amministrativi emessi durante la fase di
emergenza al fine di garantire la continuità amministrativa del Comune
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9.2
ORGANIZZAZIONE
MR
pag. 9.15
SISTEMA DI COMUNICAZIONE
Al verificarsi di una condizione di emergenza è di fondamentale importanza disporre di
un sistema di comunicazione in grado di individuare, in relazione alla situazione di pericolo:
•
i destinatari delle comunicazioni
•
le modalità di trasmissione
•
il contenuto
I destinatari della comunicazione in ordine di priorità sono:
•
il Sindaco e/o i Sindaci del territorio comunale che possono essere interessati
dall'evento
•
gli Enti competenti ad intervenire in via ordinaria
•
gli Enti che concorrono all'emergenza
La scelta delle modalità di trasmissione dipende principalmente:
•
dalla stima del tempo disponibile affinché il messaggio sia utilmente ricevuto
•
dal momento in cui il messaggio viene diramato (giorno/notte, orario di
apertura/chiusura degli uffici)
•
dalla funzionalità delle reti di comunicazione
In generale i messaggi vanno inoltrati telefonicamente, a mezzo fonogramma e telefax,
ai recapiti preventivamente indicati da ciascun destinatario. L'orario di trasmissione e
ricezione deve essere appositamente annotato, unitamente - e per i soli fonogrammi - alle
generalità del trasmittente e del ricevente. È fondamentale quindi che il Servizio di
Protezione Civile Comunale sia dotato dei mezzi necessari all’invio e alla ricezione di tale
comunicati; in particolare, è utile disporre di apparecchi telefonici e di fax destinati
esclusivamente al Servizio di Protezione, di moduli prestabiliti da impiegare per la
diramazione dei comunicati, di operatori informati su come e chi informare nei vari casi di
emergenza. Considerata la possibilità di danneggiamento delle linee telefoniche a causa di
particolari eventi calamitosi, è opportuno dotarsi anche di apparecchi radio autorizzati
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ORGANIZZAZIONE
MR
pag. 9.16
maneggiati da personale qualificato, da utilizzare nel caso in cui sia impossibile trasmettere
via telefono o fax.
Nel caso in cui l’evento calamitoso abbia estensioni tali da coinvolgere più Comuni, il
messaggio deve pervenire al Comune sede di Centro Operativo Misto il quale ha il
conseguente obbligo di diramazione ai comuni di competenza. Al termine della
trasmissione, ciascun Comune sede di Centro Operativo Misto dovrà inviare alla Prefettura
l'apposito modello di avvenuto inoltro e ricezione. Eventuali difficoltà devono essere
immediatamente segnalate alla Prefettura.
In caso di interruzione dei collegamenti telefonici, la Prefettura disporrà l'inoltro dei
messaggi attraverso gli organi di Polizia o altri organismi della Protezione Civile.
Per quanto riguarda il contenuto del messaggio, questo deve essere formulato in forma
sintetica e deve consentire al destinatario di conoscere, seppure per linee generali, l'evento
cui si riferisce e la fase della presunta pianificazione che si vuole attivare.
Il Comune di Badia Polesine è dotato degli strumenti di comunicazione indicati nel
modulo SC, all’interno della sezione OR (Organizzazione).
Infine, ma non per ultima, vi è l’informazione alla popolazione secondo le modalità
indicate nel paragrafo successivo.
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9.3
ORGANIZZAZIONE
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pag. 9.17
SISTEMA DI INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE
L’efficacia e la funzionalità del Piano di protezione Civile sono fortemente correlate ad
alcune attività il cui sviluppo è essenziale per ottenere una effettiva mitigazione degli effetti;
una di tali attività è senza dubbio l’informazione alla popolazione sia in periodi di pace
(informazione preventiva), sia in situazioni di emergenza (informazione in emergenza).
Infatti, il sistema territoriale, inteso come l’insieme dei sistemi naturale, sociale e politico,
risulta essere più vulnerabile rispetto ad un determinato evento quanto più basso è il livello
di conoscenza della popolazione riguardo alla fenomenologia dell’evento stesso, al suo
modo di manifestarsi e alle azioni necessarie per mitigarne gli effetti. L’informazione alla
popolazione rappresenta quindi uno degli obiettivi principali da raggiungere nell’ambito di
una concreta prevenzione del rischio. Essa non dovrà limitarsi solo alla spiegazione
scientifica, che risulta spesso incomprensibile alla maggior parte della popolazione, ma
dovrà fornire anche indicazioni precise sui comportamenti da tenere prima, durante e dopo
l’evento.
Un’adeguata informazione alla popolazione deve mirare a:
•
determinare l’incremento della soglia di rischio accettabile o, equivalentemente,
ridurre il grado di vulnerabilità
•
generare comportamenti di autoprotezione che devono essere adottati dalla
popolazione stessa durante il verificarsi di un evento.
In questo senso, è di primaria importanza ridurre le false aspettative che spesso sono
riposte nelle sole attività adottate per il controllo dei fenomeni naturali (gestione del territorio
nella fase di prevenzione), ma è fondamentale anche che si sviluppi una cultura della
convivenza con il rischio di fenomeni naturali.
L’informazione del rischio alla popolazione, si sviluppa in tre momenti:
1) Informazione preventiva
2) Informazione in emergenza
3) Informazione post-emergenza
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ORGANIZZAZIONE
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pag. 9.18
L’informazione preventiva ha lo scopo di rendere consapevole ciascun individuo dei
tipi di rischi potenziali a cui è esposto, di riconoscere i segnali di allertamento per ciascun
evento e per ciascun grado di allarme, e di sapere quali sono i corretti comportamenti di
autoprotezione da assumere in fase di emergenza. Essa deve contenere indicazioni
relative a:
•
Natura del rischio e possibili conseguenze alla popolazione, sul territorio e
sull’ambiente
•
Messaggi e segnali di emergenza e loro provenienza
•
Norme comportamentali di autoprotezione
•
Procedure di soccorso
L’informazione in emergenza tende ad assicurare l’attivazione di comportamenti da
parte della popolazione al manifestarsi di condizioni che denunciano un’emergenza
prevedibile (fase di preallarme) o al verificarsi dell’emergenza (fase di allarme). Essa deve
contenere indicazioni relative a:
•
Comportamenti da adottare dalla popolazione
•
Fenomeno in atto o previsto
•
Misure particolari di autoprotezione da adottare
•
Autorità ed enti a cui rivolgersi per informazioni, assistenza e soccorso
Infine, l’informazione post-emergenza ha lo scopo di informare la popolazione del
ritorno allo stato di normalità attraverso segnali di cessato allarme.
L’informazione preventiva può essere effettuata mediante l’invio di opuscoli alle famiglie
del Comune, in cui si descrive in modo semplice le finalità della Protezione Civile, i possibili
rischi che intessano il territorio, le principali norme di autoprotezione da attuare nei vari
casi, e di quali sono le modalità di preallarme e allarme. Possono essere inoltre
organizzate, in collaborazione con gli istituti di istruzione pubblica e privata, dei corsi di
Protezione Civile da tenersi durante l’orario scolastico da personale qualificato.
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ORGANIZZAZIONE
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pag. 9.19
L’informazione di emergenza (preallarme, allarme) può essere effettuata con mezzi in
grado di emettere dei segnali sonori (sirene, campane), differenti per tipologia di suono e
durata, a seconda che si tratti della fase di preallarme e di allarme, e con impianti di
megafonia mobile per dare una indicazione breve e diretta alla popolazione del tipo di
evento in corso. Allo stesso modo può avvenire l’informazione di post-emergenza.
Il Comune di Badia Polesine è dotato degli strumenti di comunicazione per la
diramazione dell’emergenza alla popolazione indicati nel modulo IP, all’interno della
sezione OR. (Organizzazione).
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9.4
ORGANIZZAZIONE
MR
pag. 9.20
RISORSE
Per risorse si intende l’insieme di persone, mezzi, materiali e infrastrutture che possono
essere utilizzate per far fronte ad una situazione di emergenza. Le risorse di persone, a
livello comunale, si riferiscono agli operatori del Corpo di Polizia Locale, ai volontari di
protezione civile, nonché al personale dell’Amministrazione Comunale.
Le risorse
materiali e mezzi comprendono le dotazioni organiche dell’Amministrazione comunale, del
Corpo di Polizia Locale, delle Strutture di supporto e la disponibilità offerte dalle
organizzazioni di volontariato e del mercato privato. Infine, le infrastrutture, che
costituiscono il necessario supporto logistico alle attività di protezione civile, riguardano le
strutture scolastiche, ospedaliere, allogiative, gli impianti sportivi, le aree di emergenza
(attesa, ricovero e ammassamento), la stazioni di collegamento, i parchi e i giardini.
9.4.1 AREE DI EMERGENZA
Le Aree di Emergenza sono spazi e strutture che in caso di emergenza sono destinate
ad uso di protezione civile per la popolazione colpita e per le risorse destinate al soccorso e
al superamento dell’emergenza.
E’ necessario individuare sul territorio tre tipologie differenti di aree di emergenza:
•
aree di attesa della popolazione;
•
aree di ricovero della popolazione;
•
aree di ammassamento soccorritori e risorse.
In particolare le aree di attesa sono luoghi di primo ritrovo in cui la popolazione deve
dirigersi immediatamente dopo l’evento; le aree di ricovero sono luoghi in cui saranno
installati i primi insediamenti abitativi o le strutture in cui alloggiare la popolazione senza
tetto; le aree di ammassamento dei soccorritori e delle risorse rappresentano i centri di
raccolta di uomini e mezzi per il soccorso della popolazione.
Sono di seguito riportati i criteri che devono supportare la scelta delle aree di emergenza
differenziate per tipologia.
L’elenco delle aree di emergenza individuate all’interno del territorio comunale è riportato
nel modulo AE, all’interno della sezione OR (Organizzazione)
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pag. 9.21
9.4.2 AREE DI ATTESA DELLA POPOLAZIONE
Le aree di attesa della popolazione sono aree di prima accoglienza in piazze o luoghi
aperti sicuri, ove la popolazione riceverà le prime informazioni sull’evento e i primi generi di
conforto in attesa dell’allestimento delle aree di ricovero con tende e roulottes.
Le aree di attesa sono i luoghi “sicuri” in cui la popolazione si raccoglie in occasione di
evacuazioni preventive o successive al verificarsi di un evento calamitoso.
La pianificazione di questi siti deriva dalla necessità di ridurre la confusione che si
genera in situazioni di emergenza, con l’aumento del rischio potenziale per la popolazione
che assume comportamenti errati.
L’individuazione delle aree di attesa è subordinata agli stessi criteri indicati per le altre
tipologie di aree, ma in più deve prevedere:
- l’analisi degli scenari di rischio; infatti giova ricordare che MAI la popolazione deve
essere evacuata attraverso le aree colpite; i percorsi indicati dovranno essere scelti
in modo da aggirare le aree coinvolte dagli eventi calamitosi;
- l’analisi del tragitto, solitamente pedonale, che deve essere percorso per giungervi;
- la predisposizione di uno schema di evacuazione che preveda la suddivisione
dell’ambito comunale in differenti zone, ognuna con una propria area di attesa.
Queste aree devono essere indicate con precisione e chiarezza alla popolazione, anche
mediante esercitazioni e la divulgazione di materiale informativo.
Per quanto riguarda la tipologia di area, si potranno prendere in considerazione piazze,
slarghi della viabilità, parcheggi, cortili e spazi pubblici e privati che rispondano ai
requisiti indicati.
9.4.3 AREE DI RICOVERO DELLA POPOLAZIONE
Sono le aree in cui verrà sistemata la popolazione costretta ad abbandonare la propria
casa, per periodi più o meno lunghi, a seconda del tipo di emergenza (da pochi giorni, a
mesi).
Tali aree devono essere dimensionate per accogliere almeno, una tendopoli per 500
persone (circa 6.000 mq servizi campali compresi), facilmente collegabili con i servizi
essenziali (luce, acqua, fognature, etc.) e non soggette a rischi incombenti.
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pag. 9.22
Inoltre, tali aree devono essere poste in prossimità di un nodo viario o, comunque,
facilmente raggiungibili anche da mezzi di grandi dimensioni. Inoltre, è preferibile che le
aree abbiano nelle immediate adiacenze spazi liberi ed idonei per un eventuale
ampliamento.
Si possono distinguere tre tipologie di aree di accoglienza:
•
strutture di accoglienza
•
tendopoli
•
insediamenti abitativi di emergenza
Strutture di accoglienza
Si tratta di edifici destinati ad altri scopi che in caso di necessità possono accogliere la
popolazione (palestre, scuole, capannoni, alberghi, centri sportivi, etc.);
In caso di permanenza prolungata al di fuori delle proprie abitazioni sarà necessario
prevedere delle soluzioni alternative, quali l’affitto o l’assegnazione di altre abitazioni,
oppure la costruzione di insediamenti di emergenza.
Tendopoli
L’allestimento di tendopoli in emergenza è solitamente la scelta prioritaria, dati i tempi
relativamente brevi necessari alla preparazione dei campi.
Nel caso si scelgano aree esistenti adibite normalmente ad altri scopi, si sottolinea che i
campi sportivi sono solitamente luoghi privilegiati, poiché caratterizzati da:
- dimensioni sufficienti e standardizzate
- opere di drenaggio
- collegamenti con le reti idrica, elettrica e fognaria
- vie di accesso solitamente comode
- presenza di aree adiacenti (parcheggi) per un’eventuale espansione del campo.
Naturalmente il requisito fondamentale dovrà essere la localizzazione in zone
sicure.
Se la pianificazione di emergenza prevede invece di lasciare la scelta del sito in tempi
successivi al verificarsi di un evento calamitoso, bisognerà operare la scelta sulla base
della valutazione del rischio residuo, considerando i seguenti aspetti:
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ORGANIZZAZIONE
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pag. 9.23
- esistenza di pericolo di crollo di infrastrutture (tralicci, ciminiere, antenne, gru,
cornicioni, comignoli);
- vicinanza di elettrodotti, gasdotti, oleodotti, acquedotti, industrie a rischio, magazzini
con merci pericolose, depositi di carburante di ogni tipo;
- caratteristiche geologiche dell’area circostante e del terreno scelto (recente aratura,
bonifica di discariche di ogni tipo);
- esposizione agli agenti meteorici.
Sarà utile, oltre che evitare le possibili zone di atterraggio di elicotteri e di parcheggio dei
mezzi operativi, tenere separati i magazzini di stoccaggio dei materiali e gli insediamenti dei
soccorritori da quelli della popolazione colpita.
Il raggiungimento delle aree scelte dovrà essere agevole anche per mezzi di grandi
dimensioni e possibilmente le vie di accesso dovranno essere protette da materiali che
impediscano lo sprofondamento dei mezzi stessi.
Dovranno poi essere previste tutte le operazioni necessarie all’urbanizzazione
temporanea delle aree individuate, considerando la possibilità di allacciare le reti idrica,
elettrica e fognaria.
Infine è necessario dare alcuni dati di massima sulle dimensioni standard degli
insediamenti di tendopoli: un campo per 500 persone con i servizi necessari (gabinetti,
servizi igienici, cucine) occupa indicativamente una superficie di 7.500 mq, ma bisogna
tener conto che molte funzioni interne ad una tendopoli (aree di parcheggio e di stoccaggio
delle merci) non sono standardizzabili e possono inoltre essere riviste in caso di esigenze
particolari che dovessero obbligare l’allestimento in aree limitate.
Insediamenti abitativi di emergenza
Sono insediamenti di emergenza che divengono necessari nel momento in cui sorge
l’esigenza di raccogliere nuclei abitativi dispersi (per esempio in frazioni) senza spostarli dai
luoghi di residenza.
Le dimensioni di questi campi variano normalmente da 40 a 500 persone (da 8 a 120
moduli abitativi).
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MR
pag. 9.24
ORGANIZZAZIONE
9.4.4 AREE DI AMMASSAMENTO DEI SOCCORRITORI E DELLE RISORSE
Le aree di ammassamento soccorritori e risorse garantiscono un razionale impiego dei
soccorritori e delle risorse nelle zone di intervento. Esse rappresentano il primo
orientamento e contatto dei soccorritori con il Comune.
Tali aree devono essere ubicate in zone non soggette a rischio e facilmente raggiungibili
anche da mezzi di grandi dimensioni, in prossimità di risorse idriche, elettriche e ricettive
per lo smaltimento delle acque reflue. Tali aree devono avere dimensioni sufficienti (intorno
a 6.000 mq) per accogliere un campo base.
Le aree di ammassamento dei soccorritori e risorse possono essere utilizzate per un
periodo di tempo compreso tra poche settimane e qualche mese.
Il Comune di Badia Polesine è dotato delle aree di emergenza indicate nell’apposita
scheda
“Aree
di
(Organizzazione).
Emergenza”,
modulo
AE.1,
all’interno
della
sezione
OR.
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9.5
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pag. 9.25
ORGANIZZAZIONE
SISTEMA DI ALLERTA
Il sistema di allerta descrive le reazioni da attuare al verificarsi di un determinato evento,
secondo modalità già predisposte. Occorre precisare il tipo di allerta per ogni fase di
emergenza, le modalità di attivazione e di diramazione.
9.5.1 CLASSIFICAZIONE DELL’EMERGENZA
Qualora un determinato evento prevedibile evolva in tempi non improvvisi, si dovranno
prestabilire
determinate
fasi
(e
quindi
procedure
di
intervento)
da
adottare
progressivamente con la gravità e l’evoluzione dell’evento stesso. Relativamente a tali
eventi, le procedure di attivazione stabiliscono l’organizzazione preventiva della risposta del
Sistema Comunale di Protezione Civile. Tale evoluzione è suddivisa in tre livelli di allerta, al
fine di delineare l’insieme delle azioni di protezione civile da attuare per fronteggiare un
evento in corso. In particolare:
•
Fase di Attenzione
•
Fase di Pre-Allarme
•
Fase di Allarme-Emergenza
La Fase di Attenzione scatta normalmente quando si verificano una o più delle ipotesi
sotto elencate:
•
al Comune giunge una segnalazione generale di pericolo;
•
viene diramato, ad esempio, il bollettino di condizioni meteorologiche avverse;
•
al Comune arriva, a mezzo telefono e/o fax, una segnalazione di pericolo da parte
delle strutture preposte (Provincia, Regione, Prefettura, ecc..);
•
al raggiungimento dei livelli di guardia dei corsi d’acqua;
•
in qualunque altra circostanza con la quale viene ravvisato un pericolo.
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ORGANIZZAZIONE
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pag. 9.26
Se, valutata la situazione, viene riscontrato realmente il potenziale pericolo, oppure
qualora si verifichi un peggioramento delle condizioni meteo, o ancora se la situazione per
diversi motivi facesse presumere un’evoluzione non più fronteggiabile con le risorse a
disposizione del Comune, il Sindaco dichiara il passaggio alla Fase di Preallarme.
Qualora la situazione si presentasse sotto controllo, oppure fosse comunicato un
miglioramento delle previsioni meteo, il Sindaco revoca lo stato di preallarme e può stabilire
di ritornare alla fase di attenzione, informandone gli enti a suo tempo interessati.
Nel caso contrario di ulteriore peggioramento sia delle condizioni meteo sia della
situazione generale, oppure nel caso di stazionamento di una situazione non più
fronteggiabile con le risorse a disposizione, il Sindaco dichiara la Fase di Allarme –
Emergenza.
9.5.2 DIRAMAZIONE DELL’ALLERTA
Le modalità ed i mezzi di comunicazione per la diramazione dello stato di allerta sono
diversi a seconda che si tratti di emergenza prevedibile o di emergenza imprevista; occorre
inoltre distinguere tra allarme trasmessi a singoli individui o a gruppi omogenei di persone.
Nel caso di emergenza prevedibile con possibilità di diffusione di allarme
individuali, il sistema più idoneo alla diramazione dell’allerta è la trasmissione telefonica di
un messaggio preregistrato. Nel caso in cui vi sia un gran numero di utenti da contattare, si
potrà far ricorso a sistemi di megafonia mobile. Risulta inoltre utile la diffusione dell’allarme
attraverso segnali acustici (campane, sirena, ecc) precodificato e riconoscibile dalla
popolazione.
Nel caso di emergenza prevedibile e diffusione a gruppi omogenei di persone, se
l’evento ha un’evoluzione tale da lasciare un adeguato margine di tempo per la diramazione
preventiva dell’emergenza, il sistema più idoneo alla diffusione dell’allerta è quello di
messaggi scritti che non diano adito a dubbi, diramati a mezzo di emittenti radio-televisive,
organi di stampa e manifesti.
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Aggiornato al:
ORGANIZZAZIONE
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pag. 9.27
Nel caso di emergenza immediata sia nel caso di trasmissione a singoli individui sia a
gruppi omogenei, per la diramazione dell’allerta è opportuno ricorrere a segnali acustici
differenziati da quelli di preallarme e ad un impiego massiccio di sistemi di megafonia
mobile. Si riporta di seguito una tabella riassuntiva:
MODALITÀ DI DIRAMAZIONE DELL’ALLERTA
- trasmissione telefonica
Singole persone
- megafonia mobile
- segnalazione acustica
EMERGENZA
- messaggi scritti
PREVEDIBILE
Gruppi di persone
- Telegiornali
- manifesti
- comunicati stampa
EMERGENZA
IMPREVISTA
Singole persone
Gruppi di persone
Tab 9.2:
- segnalazione acustica
- megafonia mobile
Diramazione dell’allerta
È necessario individuare e preparare gli operatori che dovranno effettuare la
diramazione dell’allarme; sarà anche necessario predisporre l’uso di adeguate attrezzature
quali fax, radio, cellulari, ecc. che dovranno essere sempre disponibili e funzionanti.
I diffusori acustici per l’avviso alla popolazione devono possedere un’adeguata efficienza
audio in funzione della zona da servire, e devono soprattutto essere posizionati in punti
strategici valutando eventuali barriere naturali o artificiali che potrebbero ostacolare la
percezione dei suoni.
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Aggiornato: Marzo 2013
Piano Generale
SALA DECISIONI
QT MR
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COC.1
CENTRO OPERATIVO COMUNALE – C.O.C.
SALA DECISIONI
Referente
Sindaco
Assessore Protezione Civile
Segretario Comunale
Responsabile del Settore a cui compete la
Protezione Civile
Responsabile Unità Operativa Protezione
Civile
Comandante Polizia Locale
Rappresentante del Volontariato di
Protezione Civile
Nominativo
Recapiti
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Aggiornato: Marzo 2013
Piano Generale
SALA DECISIONI
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COC.2
CENTRO OPERATIVO COMUNALE – C.O.C.
SALA OPERATIVA – FUNZIONI DI SUPPORTO
Funzione di
supporto
Referente
1) Tecnica e di
Pianificazione
Responsabile
Settore Servizio di
Protezione Civile
2) Sanità,
Assistenza Sociale e
Veterinaria
Responsabile
Settore Servizi alla
Persona
4) Volontariato
Responsabile U.O.
Protezione Civile
5) Risorse di Mezzi e
Materiali
Sorvegliante
Tecnico
7)Telecomunicazioni
Sorvegliante
Tecnico
8) Servizi Essenziali
Responsabile
Lavori Pubblici
9) Censimento
Danni
Responsabile
U.O. Urbanistica
10) Strutture
Operative Locali e
Viabilità
Comandante
Polizia Locale
13) Assistenza alla
Popolazione
Responsabile
Settore Servizi alla
Persona
15) Gestione
Amministrativa
Settore
Amministrativo
Nominativo
Recapiti
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QN
Piano Generale
Compilato il: 21.01.2008
Aggiornato al:Marzo 2014
OR
RISORSE
SISTEMA DI COMUNICAZIONE
Mezzi
Caratteristiche
Telefoni fissi
SI
TeleFax
SI
Cellulari
SI
radio rice-trasmittenti
SI Comando Polizia Locale
Antenna per
radiocomunicazione
Dotata di alimentatore AC-DC 220/13.8 V, 30 A
QT MR
MI
SC.1
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QN
Piano Generale
Compilato il: 21.01.2008
Aggiornato al: Marzo 2014
OR
RISORSE
QT
MI
IP.1
SISTEMA DI INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE
Mezzi
Quantità
Caratteristiche
Megafono a mano
1
potenza 25 W
Impianto di
amplificazione mobile
1
per auto
Impianto di
amplificazione fisso
2
su auto Polizia Locale
Televisioni Locali
Radio Locali
Avvisi alla
popolazione
Opuscolo informativo
4
•
•
•
•
Avviso per Rischio Black-Out Elettrico
Avviso per Rischio Bolle di Calore
Avviso per Rischio Idropotabile
Avviso per Rischio Ordigni Bellici
Opuscolo da distribuire alla popolazione
MR
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IN
CT
Piano Generale
Compilato il: 21.01.2012
MI
OR
Aggiornato al: 25.05.2012
IR
AE.1
AREE DI EMERGENZA
AREE DI EMERGENZA - CAPOLUOGO
Tipologia
Attesa
Ricovero
Soccorritori
Ubicazione area
Nuovi Impianti
Sportivi
Via Martiri di
Villamarzana n. 1095
(SP 1) Badia
Polesine
(con annesso
Palazzetto Comunale
collegato da
sottopasso)
Caratteristiche
Destinazione d’uso:
Nuovi Impianti Sportivi
Strade di accesso:
Via Martiri di Villamarzana (SP 1)
Superficie totale:
126.675 mq
Superficie a parcheggio
14.600 mq
Tipo pavimentazione
Superficie a verde
sportivo
Superficie coperta:
Asfalto
Circa 110.000 mq
648 mq (tribune) 715 mq (spogliatoi)
Riferimento telefonico:
Comune
0425 53671 fax 0425 53678
Enel:
si (ENEL)
Acqua potabile:
si (Polesine Acque S.p.A.)
Gas:
si (ITALGAS)
Acque reflue:
si (Polesine Servizi)
Altro:
Area Rugby
Infermeria con bagno
Servizi igienici
Area Calcio
Infermeria con bagno
Servizi igienici
54 WC – 68 docce – 38 lavandini
Palazzetto Comunale
Via A. Manzoni 86/b
20 mq
10 (144 mq)
15 mq
7 (108 mq)
Sup. piano terra: 1622 mq
Sup. piano primo: 172 mq
Tribuna: 340 posti
Area gioco: 803 mq
Infermeria + bagno (35 mq)
Servizi igienici:
P.T.: 6 (105 mq)
P.P.: 7 (59 mq)
Docce: 12
PER LE EMERGENZE GESTITE A LIVELLO COMUNALE, IL COMUNE SI RISERVA DI UTILIZZARE LE AREE
INDIVIDUATE IN BASE ALLA TIPOLOGIA DI EMERGENZA.
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IN
CT
Piano Generale
Compilato il: 21.01.2012
MI
OR
Aggiornato al: 25.05.2012
IR
AE.2
AREE DI EMERGENZA
AREE DI EMERGENZA - CAPOLUOGO
Tipologia
Ubicazione area
Caratteristiche
Riferimento telefonico: Comune 0425 53671 fax 0425 53678
Enel:
si (ENEL)
Acqua potabile:
Gas:
Acque reflue:
si (Polesine Acque S.p.A.)
si (ITALGAS)
si (Polesine Servizi)
Scuola Media
“G. Ghirardini”
Via Masetti n. 3
Scuola
Attesa
Ricovero
Soccorritori
Palestra
Sup. piano terra: 1924 mq
Servizi igienici: 13 (78 mq)
Sup. piano primo: 1924 mq
Servizi igienici: 13 (78 mq)
------------------------------------Gradinata: 150 posti
Area gioco: 241 mq
Infermeria + bagno (19 mq)
Servizi igienici: 10 (54 mq)
Riferimento telefonico: Provincia
Enel:
Acqua potabile:
Gas:
Acque reflue:
Liceo Scientifico
“E. Balzan”
Via Manzoni n. 191
In attesa dati definitivi dalla
Provincia di Rovigo
PER LE EMERGENZE GESTITE A LIVELLO COMUNALE, IL COMUNE SI RISERVA DI UTILIZZARE LE AREE
INDIVIDUATE IN BASE ALLA TIPOLOGIA DI EMERGENZA.
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CT
Piano Generale
Compilato il: 21.01.2012
MI
OR
Aggiornato al: 25.05.2012
AE.3
AREE DI EMERGENZA
AREE DI EMERGENZA – VILLA D’ADIGE
Tipologia
Ubicazione area
Attesa
Caratteristiche
Destinazione d’uso:
Piazza
Strade di accesso:
via Felice Chieregato
Superficie totale:
800 mq.
Superficie coperta:
n.d.
Tipo pavimentazione:
pavimentata
Piazza S. Costanzo
Riferimento telefonico:
di Villa d’Adige
Comune
0425 53671 fax 0425 53678
Enel:
si (ENEL)
Acqua potabile:
si (Polesine Acque S.p.A.)
Gas:
si (ITALGAS)
Acque reflue:
si (Polesine Servizi)
Altro:
AREE DI EMERGENZA - VILLAFORA
Tipologia
Ubicazione area
Attesa
Campo Sportivo
Comunale di
Villafora
Caratteristiche
Destinazione d’uso:
Campo calcio
Strade di accesso:
via Maggiore
Superficie totale:
6.200 mq
Superficie coperta:
190 mq (spogliatoi)
Tipo pavimentazione:
erbosa
Riferimento telefonico:
Comune
0425 53671 fax 0425 53678
Enel:
si (ENEL)
Acqua potabile:
si (Polesine Acque S.p.A.)
Gas:
si (ITALGAS)
Acque reflue:
si (Polesine Servizi)
Altro:
IR
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Piano Generale
Compilato il: 28.04.2008
Aggiornato al:
10
MODELLO DI INTERVENTO
QT MR
OR
MI
pag. 10.1
MODELLO DI INTERVENTO GENERALE
Il modello di intervento è un complesso di procedure che codifica la sequenza di azioni
da attuare in occasione di un evento che può causare danni alle persone, cose e animali.
In sostanza esso descrive la successione in fasi della risposta operativa al verificarsi di
una qualsiasi emergenza, secondo quanto di seguito indicato:
•
allertamento ed attività ricognitiva
•
attivazione dell’apparato di comando e controllo
•
definizione della situazione
•
emanazione delle disposizioni
Il modello di intervento si differenzia a seconda che il tipo di fenomeno sia prevedibile o
non prevedibile.
Per i fenomeni prevedibili le azioni si possono articolare in tre fasi successive di allarme
che iniziano ancor prima che il fenomeno raggiunga la sua massima intensità, basandosi su
segni precursori. Tali fasi sono:
•
Attenzione
•
Preallarme
•
Allarme
Al verificarsi di fenomeni improvvisi, si devono invece attuare immediatamente tutte le
misure per l’emergenza con avvio delle operazioni di soccorso alla popolazione. L’azione di
soccorso si articola in tre fasi distinte:
•
Acquisizione dei dati
•
Valutazione dell’evento
•
Adozione dei provvedimenti
L’art. 2 della Legge 24 febbraio 1992 n. 225 stabilisce tre tipologie di evento, riassunte
nella seguente tabella:
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QT MR
OR
MI
pag. 10.2
Piano Generale
Compilato il: 28.04.2008
Aggiornato al:
MODELLO DI INTERVENTO
Tipologie di evento
Classe
Descrizione
Competenze
Eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo
A
che
possono
interventi
essere
attuabili
fronteggiati
dai
singoli
mediante
Enti
Comune
e
amministrazioni competenti in via ordinaria
Eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo
B
Prefettura
che per la loro natura ed estensione comportano
l’intervento
coordinato
di
più
Enti
Provincia
o
Regione
amministrazioni competenti in via ordinaria
Calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per
C
intensità
ed
estensione
debbono
Organi dello Stato
essere (Dipartimento di Protezione
fronteggiati con mezzi e poteri straordinari
Civile, Prefettura)
Tab 10.1: Tipologie di evento
Per ciascuna di queste tipologie di evento è prevista una competenza di coordinamento;
per gli eventi di tipo “a” la responsabilità del coordinamento delle attività di protezione civile
è affidata al Sindaco del Comune colpito; per gli interventi del tipo “b” , il coordinamento
dell’attività di protezione civile viene svolto a livello Provinciale o Regionale; infine, per gli
eventi di tipo “c” sarà il Dipartimento di Protezione Civile e/o la Prefettura a gestire le attività
di coordinamento.
Al verificarsi di un evento calamitoso, qualunque sia la sua natura e la sua estensione,
sarà comunque il livello amministrativo locale (Comune) il primo a dover fronteggiare la
situazione
di
emergenza,
affidandosi
eventualmente
all’Ente
di
Coordinamento
Sovracomunale (Centro Operativo Misto coordinato dalla Prefettura) qualora non disponga
delle risorse sufficienti per affrontare da solo la situazione di crisi. È evidente quindi come
occorra disporre di un Piano a livello Comunale in grado di comunicare a tutti i livelli di
competenza superiori, uniformandone i linguaggi e le procedure con quelli Provinciali e
Regionali. A tale scopo per la stesura del Modello d’Intervento del presente piano e delle
sue applicazioni a casi specifici di rischio (Piani di Emergenza), si fa riferimento alle linee
guida per la Pianificazione Comunale di Protezione Civile della Regione Veneto.
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Aggiornato al:
MODELLO DI INTERVENTO
QT MR
OR
MI
pag. 10.3
10.1 PROCEDURE DI EMERGENZA
Con il termine procedure di emergenza si intendono tutte le azioni che ogni persona
coinvolta in attività di protezione civile deve effettuare in base alla situazione in atto, al fine
di rispondere con chiarezza alla domanda “chi fa che cosa”.
Occorre però distinguere le procedure da seguire nei casi di evento con preavviso ed
evento improvviso. È inoltre necessario tenere in considerazione intensità ed estensione
del fenomeno in atto, in base alle quali si va a definire, ai sensi dell’art. 2 della Legge 24
febbraio 1992 n. 225, la categoria (A, B o C) dell’evento e, di conseguenza, la relativa
competenza.
10.1.1 EVENTO CON PREAVVISO
Qualora un evento si evolva in tempi non improvvisi, si dovranno attuare prestabilite
procedure in base all’evoluzione della gravità dell’evento stesso. Tali procedure sono
relative alle fasi successive di emergenza indicate nel grafico sotto riportato:
Fase 0
Fase 1
Fase 2
Fase 3
Condizione di pace
Attenzione
Preallarme
Allarme
Si riportano di seguito le operazioni da compiere al manifestarsi di un evento generico, a
partire dalla “Fase 0” fino alla “Fase 3”
Fase 0: Condizione di Pace
► Normale svolgimento delle attività sociali ed economiche della popolazione
► Le funzioni di supporto svolgono le operazioni indicate al paragrafo 7.1.3 “Compiti delle
funzioni di supporto”.
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MODELLO DI INTERVENTO
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MI
pag. 10.4
Qualora accada una delle ipotesi sotto riportate, scatta la fase successiva di emergenza:
•
Al Comune giunge una segnalazione generale di pericolo
•
Viene diramato il bollettino di condizioni meteorologiche avverse
•
Al Comune arriva, a mezzo telefonata o fax, una segnalazione di pericolo da parte
delle strutture preposte (Provincia, Regione, Prefettura)
•
Al raggiungimento dei livelli di guardia dei corsi d’acqua
•
In qualunque altra circostanza con la quale viene ravvisato un pericolo
Fase 1: Attenzione
All’arrivo della comunicazione, il referente Comunale di Protezione Civile deve:
► Valutare l’attendibilità della comunicazione in considerazione della sua gravità e delle
conseguenze che l’evento potrebbe avere sul territorio
► Se lo ritiene opportuno organizza un sopralluogo con il personale comunale
► In caso di evento meteorico contatta l’ARPAV di Teolo
► Se lo ritiene opportuno avvisa il Sindaco
SITUAZIONE 1:
Nel caso in cui la situazione sia fronteggiabile con i mezzi e le risorse a disposizione del
Comune e si preveda un miglioramento delle condizioni generatrici di rischio, il referente
comunale deve:
► Attendere conferma del miglioramento delle condizioni generatrici di rischio
► Gestire il ritorno alle condizioni normali di vita
SI ritorna quindi alla “Fase 0: Condizioni di Pace”.
SITUAZIONE 2:
Qualora l’evento evolva pericolosamente, il referente comunale deve avvisare il Sindaco, il
quale dichiara il passaggio alla fase successiva di preallarme.
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Compilato il: 28.04.2008
Aggiornato al:
Piano Generale
MODELLO DI INTERVENTO
QT MR
OR
MI
pag. 10.5
Se, inoltre, l’evoluzione delle condizioni di rischio mostrasse chiaramente che la situazione
non può essere affrontata coi mezzi a disposizione del Comune, ma che richiede invece
l’intervento coordinato di più Enti, o di mezzi e poteri straordinari, si evidenzierebbe una
condizione potenzialmente relativa ad un evento rientrante nelle classi B o C (art. 2, Legge
24 febbraio 1992 n. 225). È pertanto necessario che il Sindaco chieda l’intervento di altre
forze e strutture al Sistema Provinciale di Protezione Civile, il quale si basa sul principio di
collaborazione tra gli enti territoriali e sul concorso, quando necessario, dei poteri prefettizi
nella gestione dell’emergenza. Il Sindaco provvede inoltre ad avvisare e mantenere un
contatto col Prefetto, con la Provincia e con la Regione del Veneto.
Al verificarsi di un evento effettivamente riconosciuto dagli organi competenti, ai sensi
della Legge 24 febbraio 1992 n. 225, come rientrante nelle classi B o C di cui all’art. 2, il
referente comunale, il Sindaco, e tutti gli organismi comunali di Protezione Civile seguono
le procedure definite dalla stessa Legge. In particolare, ai sensi degli artt. 5 e 14, l’attività
comunale di Protezione Civile deve, in questi casi, seguire il coordinamento del Prefetto,
Provincia e Regione o Dipartimento Nazionale di Protezione Civile.
Fase 2: Preallarme
In questo caso il Sindaco deve:
► Preallertare e attivare la reperibilità delle strutture operative locali di Protezione Civile e
dei componenti il C.O.C.
► Impostare la Pianificazione dell’Emergenza sulla base delle “Funzioni di Supporto”
ritenute opportune
► Garantire la sua reperibilità, quella del referente comunale e di eventuali altri soggetti
che ritiene opportuno
► Istituire il presidio operativo continuativo (H24) presso la sala operativa
► Verificare la gravità dell’evoluzione del fenomeno in corso, avvalendosi della Funzione 1,
Tecnica e Pianificazione. In caso di eventi meteorologici contatta il Centro Regionale di
Meteorologia di Teolo
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Piano Generale
Compilato il: 28.04.2008
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MODELLO DI INTERVENTO
QT MR
OR
MI
pag. 10.6
► Predispone la messa in sicurezza delle persone disabili e/o non autosufficienti,
avvalendosi della Funzione 2: Sanità – Assistenza Sociale e Veterinaria
► Emette cautelativamente l’ordinanza di chiusura delle scuole presenti sul territorio
comunale e delle strutture di interesse pubblico quali musei e biblioteche, ecc...
► Ordina l’annullamento di tutte le manifestazioni a carattere pubblico che si devono
svolgere (nel breve termine) sul territorio comunale. Le manifestazioni in oggetto
riguardano feste, mercati ambulanti, attività sportive, spettacoli vari, ecc.
► Verifica le attività da svolgere nella fase successiva di emergenza
► Informa l’Ufficio di Protezione Civile della Regione Veneto, la Provincia e la Prefettura di
Rovigo delle sopra citate attività
SITUAZIONE 1:
Qualora la situazione si presentasse sottocontrollo o fosse comunicato il miglioramento
delle condizioni meteo, il Sindaco revoca lo stato di preallarme ritornando alla fase si
attenzione, informandone gli enti interessati.
SITUAZIONE 2:
Se prosegue il peggioramento dell’evento generatore di rischio, il Sindaco dichiara il
passaggio alla fase successiva di allarme.
Se, inoltre, l’evoluzione delle condizioni mostrasse chiaramente che la situazione non può
essere affrontata coi mezzi a disposizione del Comune, ma che richiede invece l’intervento
coordinato di più Enti, o di mezzi e poteri straordinari, si evidenzierebbe una condizione
potenzialmente relativa ad un evento rientrante nelle classi B o C (art. 2, Legge 24 febbraio
1992 n. 225). È pertanto necessario che il Sindaco chieda l’intervento di altre forze e
strutture al Sistema Provinciale di Protezione Civile, il quale si basa sul principio di
collaborazione tra gli enti territoriali e sul concorso, quando necessario, dei poteri prefettizi
nella gestione dell’emergenza. Il Sindaco provvede inoltre ad avvisare e mantenere un
contatto col Prefetto, con la Provincia e con la Regione del Veneto.
Al verificarsi di un evento effettivamente riconosciuto dagli organi competenti, ai sensi
della Legge 24 febbraio 1992 n. 225, come rientrante nelle classi B o C di cui all’art. 2, il
referente comunale, il Sindaco, e tutti gli organismi comunali di Protezione Civile seguono
le procedure definite dalla stessa Legge. In particolare, ai sensi degli artt. 5 e 14, l’attività
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Piano Generale
MODELLO DI INTERVENTO
QT MR
OR
MI
pag. 10.7
comunale di Protezione Civile deve, in questi casi, seguire il coordinamento del Prefetto, o
dei commissari delegati del Presidente del Consiglio dei Ministri o, per sua delega, del
Ministro per il coordinamento della protezione civile.
Fase 3: Allarme
In questo caso il Sindaco deve:
► Completare l’attivazione del C.O.C., attivando tutte le funzioni di supporto
► Ordinare la chiusura al transito delle strade, impedendo l’accesso ai ponti nelle zone
strategiche del territorio individuate.
► Curare il funzionamento della rete delle comunicazioni mantenendo costanti
collegamenti con le aree interessate dall’evento; per fare ciò si avvale della Funzione 7:
Telecomunicazioni
► Emanare i provvedimenti per garantire la pubblica incolumità e se possibile la
salvaguardia dei beni
► Disporre l’allontanamento della popolazione dalle aree a rischio
► Disporre le ricognizioni nelle zone a rischio a mezzo dei VV. F., delle Forze dell’Ordine e
del Volontariato avvalendosi della Funzione 10: Strutture Operative Locali e Viabilità
► Se necessario, effettuare la stima del fabbisogno di personale e mezzi da inviare per
rinforzo nella zona a rischio, avvalendosi della Funzione 5: Materiali Mezzi e Risorse
Umane
► Attuare la messa in sicurezza delle persone disabili e/o non autosufficienti avvalendosi
della Funzione 2: Sanità – Assistenza Sociale e Veterinaria
► Richiedere l’invio di squadre operative dei VV.F. per le operazioni di soccorso
► Qualora disponibili, coordinare l’impiego delle forze di volontariato avvalendosi della
Funzione 4: Volontariato
► Richiedere, alla Prefettura, dove necessario, l’intervento di FF.AA. attraverso la
Funzione 10: Strutture Operative Locali e Viabilità
► Attivare e mantenere costantemente in funzione, presso la sede del C.O.C., un ufficio
stampa o centro di informazione per la cittadinanza e per i mass media
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Piano Generale
MODELLO DI INTERVENTO
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pag. 10.8
► Mantenere costantemente informate la Prefettura e la Provincia avvalendosi della
Funzione 10: Strutture Operative Locali e Viabilità
► Proseguire nell’opera di monitoraggio mobilitando tutto il personale e le ditte
convenzionate per gli interventi necessari, avvalendosi della Funzione 1: Tecnica e
Pianificazione
► Accertare la percorribilità degli itinerari di evacuazione e degli itinerari di soccorso,
avvalendosi della Funzione 10: Strutture operative e viabilità
► Disporre le attività di contrasto a possibili episodi di sciacallaggio nelle zone evacuate
avvalendosi della Funzione 10: Strutture Operative e Viabilità
► Provvedere all’immediato censimento di eventuali morti, feriti o dispersi, avvalendosi
della Funzione 2: Sanità – Assistenza Sociale e Veterinaria e della Funzione 9: Censimento
Danni
► Accertare la disponibilità delle strutture di ricovero, avvalendosi della Funzione 1:
Tecnica e Pianificazione e Funzione 13: Assistenza alla popolazione
► Distribuire ai sinistrati i ricoveri provvisori, organizzando e provvedendo alla
sistemazione alloggiativa di eventuali sfollati, avvalendosi della Funzione 13: Assistenza
alla Popolazione
► Aggiornare le richieste, ed i conseguenti interventi di assistenza , di ordine pubblico, di
traffico delle strade, ecc, avvalendosi della Funzione 9: Censimento Danni e della Funzione
13: Assistenza alla Popolazione
► Organizzare, gestire e aggiornare gli atti amministrativi emessi durante la fase di
emergenza al fine di garantire la continuità amministrativa del Comune, avvalendosi della
Funzione 15: Gestione Amministrativa
La procedura da seguire al manifestarsi di un evento con preavviso, avente caratteri tali
da rientrare nella classe A definita dall’art. 2 della Legge 24 febbraio 1992 n. 225 (eventi
che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli Enti e
amministrazioni competenti in via ordinaria), viene riportata nel seguente grafico:
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pag. 10.9
Piano Generale
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MODELLO DI INTERVENTO
Condizione di pace
- Al Comune giunge una segnalazione generale di
pericolo
- Viene diramato il bollettino di condizioni meteo avverse
- Al Comune arriva una segnalazione di pericolo da parte
di strutture preposte
- Al raggiungimento dei livelli di guardia dei corsi d’acqua
- Quando viene ravvisato un pericolo
Ripristino normali
condizioni di vita
Fase di Attenzione
Il Referente Comunale deve:
- Valutare l’attendibilità della comunicazione
- (Se opportuno) organizza un sopralluogo
con il personale comunale
- (evento meteorico) Contatta l’ARPAV di
Teolo
- Avvisa il Sindaco
SI
L’evento è fronteggiabile
con i soli mezzi e risorse
comunali ?
NO
Fase di Pre-Allarme
La gestione dell’emergenza diventa di
competenza del Sindaco, il quale attiva il
Centro Operativo Comunale (C.O.C.)
costituito dalla Sala Decisioni e dalla
Sala Operativa. Nello svolgimento delle
attività di Protezione Civile si avvale delle
Funzioni di Supporto.
Revoca fase di
Pre-allarme
SI
La situazione si presenta
sottocontrollo ?
NO
Fase di Allarme
Revoca fase
di Allarme
SI
Il Sindaco procede nelle
operazioni di Protezione Civile,
rendendo nota la situazione
agli altri enti
La situazione si presenta
sottocontrollo ?
NO
Intervento Provincia,
Regione, Prefettura
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MODELLO DI INTERVENTO
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pag. 10.10
10.1.2 EVENTO IMPREVISTO
Al verificarsi di un evento improvviso o non prevedibile o a causa dell’evoluzione
estremamente rapida di un fenomeno meteorologico, si attuano le misure per l’emergenza
con l’avvio immediato delle operazioni di soccorso, l’attivazione del C.O.C. e della Funzioni
di Supporto.
Fase 0
Fase 3
Condizione di pace
Allarme
L’azione di soccorso alla popolazione si compone di tre distinte fasi. La prima fase di
acquisizione dei dati, ha lo scopo di realizzare un quadro completo della situazione in
modo da:
•
Limitare l’area coinvolta dall’evento
•
Valutare l’entità dei danni e le conseguenze sulla popolazione, sulle beni, sui
servizi essenziali e sulle vie di comunicazione
•
Definire i fabbisogni più immediati
In tale fase il Sindaco si avvale della Funzione 1, Tecnica e Pianificazione, e della
Funzione 6, Censimento Danni
La fase successiva all’acquisizione dei dati, è quella di valutazione dell’evento nelle
sue reali dimensioni, definendone l’effettiva portata. Infine, la fase finale è quella
dell’adozione dei provvedimenti.
Si riporta di seguito le operazioni da compiere al manifestarsi di un evento imprevisto
generico, considerando quindi solo la “Fase 0” e la “Fase 3”
Fase 0: Condizione di Pace
► Normale svolgimento delle attività sociali ed economiche della popolazione
► Le funzioni di supporto svolgono le operazioni indicate al paragrafo 7.1.3 “Compiti delle
funzioni di supporto” (in tempo di pace).
Al verificarsi di un evento imprevisto, scatta immediatamente la fase di Allarme
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Piano Generale
MODELLO DI INTERVENTO
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pag. 10.11
Fase 3: Allarme
In questo caso il Sindaco deve:
► Ordinare la chiusura al transito delle strade, impedendo l’accesso ai ponti nelle zone
strategiche del territorio individuate.
► Curare il funzionamento della rete delle comunicazioni mantenendo costanti
collegamenti con le aree interessate dall’evento; per fare ciò si avvale della Funzione 7:
Telecomunicazioni
► Disporre le ricognizioni nelle zone a rischio a mezzo dei VV. F., delle Forze dell’Ordine e
del Volontariato avvalendosi della Funzione 10: Strutture Operative Locali e Viabilità
► Se necessario, effettuare la stima del fabbisogno di personale e mezzi da inviare per
rinforzo nella zona a rischio, avvalendosi della Funzione 5: Materiali Mezzi e Risorse
Umane
► Attuare la messa in sicurezza delle persone disabili e/o non autosufficienti avvalendosi
della Funzione 2: Sanità – Assistenza Sociale e Veterinaria
► Richiede l’invio di squadre operative dei VV.F. per le operazioni di soccorso
► Qualora disponibili, coordinare l’impiego delle forze di volontariato avvalendosi della
Funzione 4: Volontariato
► Richiedere, dove necessario, l’intervento di FF.AA. attraverso la Funzione 10: Strutture
Operative Locali e Viabilità
► Attivare e mantenere costantemente in funzione, presso la sede del C.O.C., un ufficio
stampa o centro di informazione per la cittadinanza e per i mass media
► Mantenere costantemente informate Provincia e Prefettura delle attività di Protezione
Civile attraverso la Funzione 10: Strutture Operative Locali e Viabilità
► Proseguire nell’opera di monitoraggio mobilitando tutto il personale e le ditte
convenzionate per gli interventi necessari, avvalendosi della Funzione 1: Tecnica e
Pianificazione
► Disporre le attività di contrasto a possibili episodi di sciacallaggio nelle zone evacuate
avvalendosi della Funzione 10: Strutture Operative Locali e Viabilità
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► Provvedere all’immediato censimento di eventuali morti, feriti o dispersi, avvalendosi
della Funzione 2: Sanità – Assistenza Sociale e Veterinaria e della Funzione 9: Censimento
Danni
► Distribuire ai sinistrati i ricoveri provvisori, organizzando e provvedendo alla
sistemazione alloggiativa di eventuali sfollati, avvalendosi della Funzione 13: Assistenza
alla Popolazione
► Aggiornare le richieste, ed i conseguenti interventi di assistenza , di ordine pubblico, di
traffico delle strade, ecc, avvalendosi della Funzione 9: Censimento Danni e della Funzione
13: Assistenza alla Popolazione
► Organizzare, gestire e aggiornare gli atti amministrativi emessi durante la fase di
emergenza al fine di garantire la continuità amministrativa del Comune, avvalendosi della
Funzione 15: Gestione Amministrativa
Se la situazione mostrasse chiaramente di non poter essere affrontata coi mezzi a
disposizione del Comune, ma di richiedere l’intervento coordinato di più Enti, o di mezzi e
poteri straordinari, si evidenzierebbe una condizione relativa ad un evento rientrante nelle
classi B o C (art. 2, Legge 24 febbraio 1992 n. 225). È pertanto necessario che il Sindaco
chieda l’intervento di altre forze e strutture al Sistema Provinciale di Protezione Civile, il
quale si basa sul principio di collaborazione tra gli enti territoriali e sul concorso, quando
necessario, dei poteri prefettizi nella gestione dell’emergenza. Il Sindaco provvede inoltre
ad avvisare e mantenere un contatto col Prefetto, con la Provincia e con la Regione del
Veneto.
Al verificarsi di un evento effettivamente riconosciuto dagli organi competenti, ai sensi
della Legge 24 febbraio 1992 n. 225, come rientrante nelle classi B o C di cui all’art. 2, il
referente comunale, il Sindaco, e tutti gli organismi comunali di Protezione Civile seguono
le procedure definite dalla stessa Legge. In particolare, ai sensi degli artt. 5 e 14, l’attività
comunale di Protezione Civile deve, in questi casi, seguire il coordinamento del Prefetto, o
dei commissari delegati del Presidente del Consiglio dei Ministri o, per sua delega, del
Ministro per il coordinamento della protezione civile.
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La procedura da seguire al manifestarsi di un evento imprevisto, avente caratteri tali da
rientrare nella classe A definita dall’art. 2 della Legge 24 febbraio 1992 n. 225 (eventi che
possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli Enti e amministrazioni
competenti in via ordinaria), viene riportata nel seguente grafico:
Condizione di pace
Si manifesta un evento imprevisto
Fase di Allarme
Revoca fase
di Allarme
Il Sindaco procede nelle
operazioni di Protezione Civile,
rendendo nota la situazione
agli altri enti
SI
La situazione si presenta
sottocontrollo ?
NO
Intervento Provincia,
Regione, Prefettura
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10.2 VIE DI FUGA
Per “vie di fuga” si intendono tutte quelle direttrici di traffico che consentono alla
popolazione ed al bestiame da allevamento di allontanarsi dalla zona a rischio, per
raggiungere luoghi sicuri.
Gli itinerari di evacuazione della popolazione devono considerare alcune caratteristiche
del sistema viario che qui elenchiamo sommariamente:
• Classificazione della strada (comunale, provinciale, regionale e statale);
• Caratteristiche geometriche (numero corsie);
• Tipologia sezione della strada (trincea o rilevato);
• Elevazione rispetto al piano campagna;
• Presenza di strettoie o ponti;
• Presenza di sottopassaggi.
Inoltre il percorso deve essere tale da configurarsi:
• minimo per raggiungere località sicure;
• allontanarsi velocemente dalla zona di maggior pericolo.
Nella definizione degli itinerari si è considerata la capacità di traffico che un’arteria può
sostenere e si è attuata una distribuzione della popolazione nelle diverse direzioni per non
creare sovraccarico lungo qualche direttrice di fuga.
La pianificazione delle vie di fuga nel caso di emergenza dovuta a rischio idraulico nel
Comune di Badia Polesine deve tenere in considerazione quale sia il fiume dal quale deriva
la causa della condizione di rischio.
Vie di fuga rischio idraulico fiume Adige. L’Adige segna tutto il confine settentrionale del
Comune, e interessa in maniera diretta tutte le frazioni e le località del Comune. Nel caso di
tracimazione del fiume, o di rottura degli argini, il territorio comunale verrebbe
immediatamente interessato dall’onda di piena, per cui un piano di sicurezza non può
prevedere la predisposizione di aree di emergenza all’interno del territorio comunale. La
pianificazione delle vie di fuga riguarda pertanto la sola definizione di percorsi sicuri e veloci
per garantire a tutta la popolazione la possibilità di evacuare il territorio comunale.
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Inoltre, il territorio comunale è stato suddiviso in cinque zone; la popolazione residente in
tali aree dovranno seguire preferibilmente le vie di fuga indicate all’interno di ciascuna
zona.
In particolare, le vie di fuga previste possono essere così sommariamente definite:
•
Per quanto concerne la parte di territorio ad est del tracciato della nuova Autostrada
A31 “Valdastico”, l’evacuazione avviene verso est e sud est, lungo la SP 15.
•
Dalla parte ad ovest del tracciato autostradale, in particolare dal capoluogo,
l’evacuazione avviene verso sud, lungo le SP 1 e 12, e la SR 482 “Alto Polesana”.
Anche dalle località di Villa d’Adige e Barchetta, collocate all’estremità occidentale
del territorio comunale, l’evacuazione dovrà avvenire lungo queste arterie, che
possono essere agevolmente raggiunte attraverso la rete viabilistica locale.
Vie di fuga rischio idraulico fiume Po. Il fiume Po si colloca relativamente lontano dal
territorio di Badia Polesine, ed è possibile prevedere la collocazione di alcune aree di
emergenza nel territorio comunale, da utilizzare nei casi di rischio minore, o nei primi
momenti dell’emergenza. La pianificazione delle vie di fuga deve pertanto tenere in
considerazione la necessità di raggiungere le aree di emergenza, e quella di evacuare il
territorio comunale, o parte di esso, nelle situazioni di rischio più elevato.
Si sono previste tre aree d’attesa per la popolazione, collocate presso i nuovi impianti
sportivi del capoluogo, e nelle frazioni di Villa d’Adige e Villafora. Presso gli impianti sportivi
del capoluogo si collocano anche l’area
di ricovero per la popolazione, e l’area di
ammassamento dei soccorritori.
Le vie di fuga per il raggiungimento delle aree di attesa per la popolazione sono
pianificate in modo da permettere agli abitanti di raggiungere, attraverso la viabilità locale,
l’area più vicina. Le zone circostanti le frazioni di Villa d’Adige e Villafora fanno riferimento
alle rispettive aree d’emergenza. La popolazione residente nelle altre parti del territorio
comunale farà riferimento all’area d’attesa collocata negli impianti sportivi siti a sud del
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capoluogo, lungo la SP 1 – Via Martiri di Villamarzana. L’area è facilmente raggiungibile
attraverso la SP 1 e la viabilità locale.
Le vie di fuga previste possono essere così sommariamente definite:
•
La popolazione che gravita attorno alla frazione di Villa d’Adige può evacuare
verso ovest, lungo il tracciato della SR 88 “Rodigina”.
•
La popolazione proveniente dalla restante parte del territorio comunale deve
evacuare verso nord, attraverso il ponte sull’Adige della SP 91, collocato a nord
del capoluogo.
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