ANNO XXV ORGANO dal quartiere alla regione per una Comunità europea federale - N. 12 - Dicembre 1977 MENSILE D E L L ' A I C C E , ASSOCIAZIONE UNITARIA DI COMUNI, PROVINCE, REGIONI dichrarazioni a l l a nostra r i v i s t a di Zaccagnini, Berlinguer, C r a x i , Romita,Biasini,Zanone, Gorla, R i z , Pannella e d e i responsabili della C g i l , C i s l , U i l . dicembre 1977 COMUNI D'EUROPA più difficile. In ogni caso una c e r t a spoliticizzazione del t e m a deriva dalla caren7.a dei contrasti, c h e altrove costringono gli europeisti non solo a maggiori approfondimenti, ma a ben altri rischi. In Italia un partito politico classico non rischia la s p a c c a t u r a s u prospettive cui-opee: anzi non si preoccupa neanche, generalmente, di dedicare p a r t e cong r u a di un congresso ordinario o un intero congresso s t r a o r d i n a r i o ai problemi europei, c o m e succede altrove. Ma gli antieuropei ci sono, viceversa, un po' i.n t u t t e le nostre case politiche: non sono, di solito, anticuropei dichiarati e si limitano, col loro t r a s p a r e n t e scetticismo, a i n d u r r e i rispettivi partiti a non perdere t r o p p o t e m p o con l'Europa e a dedicare il meglio delle loro energie alle cose serie » - clie sono, ovvianiente, quelle nazionali viste s o t t o I'ombrello della ragion di s t a t o Che poi questo s t a t o non sia la patria - la patria di t u t t i , privilegiati ed emarginati -, m a u n a confezione di interessi costituiti, d u r i a niorire, ì. un'altra cosa. I n questo senso Ic dichiarazioni dei leuclcrs, c h e qui riportiamo, sono LIII incoraggiamento f o r m a l e a svolgere la n o s t r a parte, c h e è quella di militanti nel Consiglio dei Comuni d'Europa e di federalisti europei, i quali dcbbono denunciare le incoerenze, c e r c a r di chiarire le titubanze, m o s t r a r e I'inagibilità delle alternative, stimolare Ic iniziative: e noi l i ringraziamo per le dichiarazioni rilasciateci, c h e sono un a t t o di fiducia c una c a r t a di credito. Cerchiamo d u n q u e di analizzare, molto sinteticamente, Ic iiiotivazioni -- consapevo- di fondo i. quello dell'anarchia internazioiiale. La politica dcll'equilibrio fine a s e stessa o s t r u m e n t a l e per d a r t e m p o alla propria p a r t e - p a r t e ideologica o geopolitica di prevalere (con le buone o con le cattive maniere) non può non essere ragionatamente respinta nelllì:ra c h e c h i a m e r e m o per comodità K atomica ( m a che d à la piena disponibilità p e r la guerra di t u t t a la sofisticata e accessibile cucina della tecnologia del quasi-2000). Uscendo dal clima di N g u e r r a cli religioni D, si vede c o m e si deve utilizzare l'equilibrio internazionale con lo scopo di avvicinare i sistemi (regimi) e gestire la coesistcnza in m o d o d a darle u n a s t r u t t u r a portante (accettabile in prospettiva dai diversi C blocchi » e d a i diversi assetti regionali - continentali o sub-continentali -) e sboccare nella irrinunciabile s o v r a s t r u t t u i-a sovranazionalc (Governo mondiale). I pacifisti e i a non violenti » sono stati e sono senza dubbio dei grandi educatori: i federalisti, tuttavia, p u r rendendosi c o n t o c h e la pace i11 s é e per SC deve r e s t a r e la preoccupazione di ogni n o s t r o istante, sostengono c h e essa deve basarsi su solide istituzioni sovr-anazionali e c h e queste non possono essere l'automatica conseguenza dell'affermazione (che quincli non dovrà esser più << prioritaria D) del liberalismo o del socialismo. In q ~ i a l c h cmoclo essi a s s u m o n o la convinzione di H a n s Kelsen (espressa nel 1934) sul dogma dclla sovranità (nazionale): K q u e s t o massinio s t r u m e n t o dell'ideologia irnpcrialistica diretta c o n t r o i l d i r i t t o internazionale ),. Occorr e una g r a n d e peneirazione per le a buonc, intenzioni degli altri » (enciclica Pacem i i i Terris n: 1963) e occorre anche convenire coraggiosamente s u alcuni punti fermi comuiii o che tutti dcbbono accettare: le liberià ci\.ili e politiche, il I:ivoro p e r tutti. il S I I - Vladimir Uljanov Lenin Franklin Delano Koosevelt li o m e n o - c h e potrebbero trattenere da un pieno e coerente impegno nella presente battaglia per l'Europa unita, al di là, ovviamente, dell'incapacità pura e semplice di vinccre la forza d'inerzia degli interessi costituiti e delle cattive abitudini. p e r a m e n t o dell'imperialismo (lo scambio iiiegualc), la tutela dcll'ccosistcma planctar.io. il p r i m a t o clella politica sull'economia ( e q u e s t a non ì: una scelta a priori di c a m p o , m a i l riconoscimento clie l'ordine internazionale non può dipendere dalla logica del profitto - sia del capitalismo privato che di quello di s t a t o -, m a dalla u realisation ot' a i m s whosc formulation lies outside Economics D - realizzazione di disegni la cui formulazione non si deduce dall'economia -. Riflettendoci sopra, 4;on coerenza di Umberto Serafini Riportiamo in q u e s t o n u m e r o di Comuni d ' E u r o p a » dichiarazioni, importanti e rappresentative di un a m p i o a r c o politico e sociale, a noi rese specificamente sull'elerione a suffragio d i r e t t o del Parlamento europco: esse sono s t a t e raccolte in un lasso di t e m p o a cavallo del vertice europeo di dicembre (Parigi) c dell'approvazione alla Camera dei Comuni dclla legge - b a s a t a su collegi uninominali senza ballottabg' 7 10, seconclo la tradizione dell'isola - p e r la partecipazione britannica all'elezionc stessa. Queste dichiarazioni sono quindi s t a t e Fatte in momenti, c h e possono a v e r presentato problemi tattici diversi: m a di ciò noi non ci preoccupiamo, q u e s t a volta, perché sono Ic posizioni in qualche modo destinate a d u r a r e , strategiche, c h e vogliamo ricavare d a ciascuna dichiarazione. Come sanno, infatti, coloro c h e ci seguono e come risulterà d a q u e s t a nota e d a t u t t a la p a r t e redazionale di questo numero, noi pensiamo c h e le elezioni europee a suffragio universale d i r e t t o i-apprescntinp un ponte dell'asino, m a a n c h e un ponte obbligato dclla lotta p e r l'unità e u r o p e a - un ponte c h e porta a un nuovo quadi-o politico e a un nuovo tipo d'azione -, così come la lotta per l'unità europea ì: per noi un m o m e n t o obbligato dclla lotta per l'ordine democratico internazionale e per la organizzazione della pace. S u ciò ci interessava confrontarci e confrontare il movimento europeo delle autonomie con uomini così rappresentativi e responsabili degli s t r u menti pii1 consistenti della n o s t r a dcmocrazia. In realth dalle premesse europeistiche assunte, con ben s c a r s e riserve, dall'intcra classe politica italiana - e in q u e s t o caso c r e d o ci sia lecito parlare con solo a p p a r e n ie genericità di K classe politica - assai; spesso non discende una politica del nostro Paese pienamente coerente, n é una iniziativa europea adeguata. Peggio: si ha talvolta la sensazione che all'curopeismo si aderisca c o m e ad un obiettivo sacrale, cui è di rito l'omaggio, secondo un ricorso, simile a quello degli avverroisti del secolo XV, alla tormula dclla doppia verità, cioè sottintend e n d o c h e poi l'autentica politica in cui si crede come a cosa reale ì: la politica nazionale n. I n s o m m a , c o m u n q u e sia, non si porta avanti la politica nazionale in funzione degli sviluppi del processo di integrazione europea ovvero non si riesce a ved e r e la politica europea c o m e un f a t t o di politica interna o c o m e i l p u n t o di riferim e n t o necessario dclla politica interna. Rim a n e n d o fermi all'argomcnto a cui si dedica prevalentemente q u e s t o n u m e r o di Comuni d ' E u r o p a - le elezioni europee ciò dipende da riserve mentali sullo stesso obiettivo dell'unità e u r o p e a ? d a alternative ritenute possibili, se non augurabili ( r a p p o r t o bilaterale privilegiato con gli USA o con I'URSS, socialismo povero n dei Paesi mediterranei, ecc.)? o d a perplessità s u quel che offre il medio termine comunitario (ferm o rimanendo i l convinto assenso all'obiettivo di f o n d o ) ? o d a sottovalutazione dellt, elezioni europee ( « p e r un Parlamento senza poteri »), in base a perplessità c h e ufficialm e n t e sono s t a t e s u p e r a t e ? Certo ì: c h e in un Paese ove t u t t a ( o quasi t u t t a ) la classe dirigente si professa europeista, la battaglia è più facile e , insieme. <( )) (( (( )) (< --. L'anarchia internazionale Anzitutto, p r i m a ancorai dell'Europa unita, il problema sul quale occorre fare una scelta COMUNI D'EUROPA dicembre 1977 per ripetere le lapidarie parole di Lionel Robbins in Economic planning a n d international o r d e r >, del 1937). I n conclusione p r i m a della scelta e u r o p e a è la scelta federalista, c h e bisogna fare: parlo agli autentici progressisti, cioè a coloro che lottano per il bene degli uomini, non a quegli intellettuali crudeli (molti si travestono d a politici), c h e non esitano a vagheggiare ecatombi d i vittime per l'attuazione rigorosa D delle loro idee astratte. Lenin e Roosevelt Ciò premesso - e chi non accetta la premessa & già tuori della battaglia democratica per l'unità europea: d o b b i a m o sgombrar e subito il terreno dal nazionalismo europeo, c h e non è conciliabile con I'iniziativri d r a N a t h Roy, già c a p o del dipartin-iento orientale del Comintern e fondatore del p a r t i t o comunista messicano, r u p p e con l'internazionale comunista d o p o il VI Congress o - 1928 -, considerandolo espressione d i u n a politica egoisticamente e s t r e m i s t a d i K pur i s m o rosso » e sei.taria) e a l m e n o fino a Hiros h i m a (6 agosto :1945). Poi f u un Paese dell'Europa occidentale - la Gran Bretagna, ove e r a n o arrivati al potere i laburisti - c h e compì il p r i m o griande a t t o d i decolonizzazione pacifica, d a n d o l'indipendenza alllIndia: m a è a n c h e vero c h e l'Unione indiana (Bhar a t ) e il Pakistan a'derirono a l Commonwealth, q u a n d o q u e s t o ultimo o r m a i mostrava la s u a incapacità di sviluippo, d o p o c h e a lungo non aveva s a p u t o trasformarsi in u n a Federazione e a ciò avevano Fatto ostacolo - malgrado precise richieste periferiche - inter.essi costituiti e privilegi insuperati. In realtà, quale che sia il definitivo giudizio della storia sulle origini lontane e meno lontane della K s u e r r a Fredda », sulla maggiore o minore buona fede di Roosevelt nel cercare u n m o n d o c h e non poggiasse SLI sfere di influenza e sul p u r o equilibrio delIc forze m a su una organizzazione mondiale alla quale tutti gli s t a t i possono partecipar-e (proponendo u n a riforrnismo » d i cui i. incerto il possiblilismo, cioè se arrivasse o no a d a m m e t t c r c le riforme d i s t r u t t u r a della società capitalistica e il passaggio graduale, q u a n t o meno, a d una s o c i e t i pianificala in base a obiettivi dettati dalla ragion e c non dalla lo-ica del capitale - ferma e incrollabile r i m a n e n d o la difesa di t u t t e quale che e q u a t t r o Ic l a m i ~ s e libertà -1; sia il definitivo giudizio sulla capacità delI'URSS « a regime monolitico » di riprendere, a scopi non pii1 contingenti m a strategici, gli obiettivi chc: f u r o n o del VI1 congresso del Comintern e dei « fronti popolari ,, ( e ins o m m a la capacità del c o m u n i s m o di mettersi, coi socialisti d i sinistra e riformatori e coi democratic~i radicali, a costruire seii7.a m i r e egcrnoniche - u n a nuova società); quali c h e siario q u e s t e a l t r e componen-. ti del quatlro, r i m a n e giusta l'affermazione di Adriano Guerra ( a Gli aprii del Cominform » [Milano 19771) che, d u r a n t e l'ultimo conflitto mondiale, a milioni di persone pensavano di costruire, d o p o la vittoria, u n m o n d o nuovo, b a s a t o anche s u un nuovo sistema d i relazioni internazionali. con le stesse forze c h e avevano s a p u t o trovare la s t r a d a dell'intesa per b a t t e r e Hitlern. Il realismo » d i Kissinger - c h e senza d u b b i o h a a v u t o il merito, c o n t r o ogni velleitario spirito d i crociata, d i offrire alla riconsiderazione della politica alcuni « d a t i indiscutibili e d u r i - non h a poi a v u t o la capacità (spesso u n conservatore a n c h e intelligente ha d e n t r o di sk il d e m o n e della reazione) di comprenclcre che gli S t a t i , in definitiva, servono agli uomini e d a questi s o n o condizionati ( e così cleve esserc): o r a quel c h e era sentito c o m e nccessai-io d a milioni d i uomini d u r a n t e l'ultimo conflitto, oggi ì: sentito d a altrettanti e più milioni c o m e u r s e n t e . Nuovi e decisivi argomenti si sono fatti avanti p e r m e t t e r e al p r i m o posto f r a le istanze politiche - a c e r t e coridizioni minime, m a irrini~nciabili - quella di u n a organizzazione della pace, della sovrastrutt u r a politica c h e gestisca le interdipendenze e gli interessi planetari: la b o m b a atomica, si è detto, m a si puì) aggiungere la constatazione che gli iriiquinamenti di ogni genere se nc infischiano idei gollisti d i qualsiasi co<( )) il m a h a t m a (;aiitlhi e u r o p e a . quella di segno iiitcrnazionalista -, occorre poi chiarirci ancora una volta il perchC della scelta europea. Anzi: della scelta europea occidentale. Vediamo. Assai p r i m a c h e la grigia atmosfera tlel consumismo europeo postmarshalliano fosse rotta d a i lampi della mitologia cinese (e mi sono s e m p r e d o m a n d a t o cosa pensasse delle nostre c~hirzoi.scrie.s politiche quel li;iissimo rivoluzionario. c h e e r a Ciu en-Lai, conoscitore perfetto e profondo del m o n d o occidentale), q u a n d o e r a n o giovani gli uomini politici, c h e f r a gli a n n i '50 e i '60 si s o n o trovati alla ribalta nei nostri Paesi, d u e eventi ;ivevario suscitato la passione e acceso le speranze di d u e generazioni ( u n a incalzava l'altra) d i europei: la rivoluzione russa del '17 e il Nelil Deul rooseveltiano. Direi - senza diminuire l'enorme p o r t a t a dei d u e eventi - che in cssi contava forse a n c o r a più i l parere dell'cssere: ci interessa specificam e n t e , al di là delle riserve c h e si possono - e a mio avviso si debbono - f a r e sulla filosofia d i S t a t o e rivoluzione » e sulla coerenza t r a il disegno generalc e i singoli atti della prassi rooseveltiana, la profonda influenza c h e essi h a n n o esercitato sulla coscienza europea e mondiale. C e r t o è, per chi - c o m e chi scrive - ha soggiornato a lungo nel Terzo Mondo negli anni dell'ultima g u e r r a , c h e se l'unione Sovietica ha contribuito potentemente a mettere in crisi il sistema imperialistico occidentale, molti dei q u a d r i B dei mo\'imenti d i liberazione nazionale dei Paesi e m e r s e n t i si sono formati in America o hanno g u a r d a t o a lungo alla ,\merita - a u n a c e r t a America - proprio ;i partire dagli anni '30 (l'indiano Manven- >) I SOMMARIO f>ug Riflettendoci s o p r a , con coerenza, di L'ii~herto Serufirri . . . . . 2 La storia delle elezioni dirette europee, a c u r a d i Pier Virgilio Dustoli, Edmondo Pnolini, Argo . . 5 le forze politiche: Benigno Zaccagnini . . . . . 14 . Bettino Craxi . . . Pier Luigi Romita . Oddo Biasini . . . . . . . Enrico Berlinguer . . . . . . . . . . . . 14 15 16 17 . . . . . . . 19 Valerio Zanone Massimo . .' Gorla Roland Riz . . . . . . . . . . . 19 . . . . . . . . 20 . . . . . . . 20 Marco Pannella le l'or-zc del lavoi.o: Aldo Bonaccini Luigi Mzicario . . . . . . . 23 . . . . . . . 23 Giorgio Benvenuto . . . . . . 25 i federalisti: . . . . . . . 26 Mario Albertini . . . . . . . 26 Altiero Spinelli Mario Bastianetto Andrea Chiti-Batelli Giuseppe Petrilli . . . . . . 28 . . . . . 29 . . . . . . 30 Alcuni giudizi d i Paesi non com u n i t a r i , di Liiigi 7'roiuiii . . . 31 Bibliografia, di uhhiccì . . . . . 33 Schede sul P a r l a m e n t o europeo, a c u r a cli Pier Virgilio Dustoli: n. 1: composizione e organizzazione . . . . . . . . . 7 n. 2: i gruppi p a r l a m e n t a r i . . 10 n. 3: la delegazione italiana . . 11 n. 4: competenze e poteri . . . 12 n. 5: relazioni esterne . . . . 14 n. 6: s t a t o delle ratifiche n. 7: ripartizione dei seggi . . . 16 . . 18 n. 8: i risultati di alcuni sondaggi demoscopici . . . . . 22 COMUNI D'EUIROPA scista (noi giovani studenti, se antil'ascisti K spontanei », generalmente non sapevamo niente di Rosselli: Forst. un po' più di Trotzky). Ma, da allora, non solo i l nazifascismo è caduto: I'URSS ha rotto, tutto sommato, l'assedio capitalistico - almeno quello che premeva alle sue frontiere -, gli USA sono usciti definitivamente dall'isolazionismo e sono divenuti una Superpotenza cgemone. Yalta - su cui la storiogialia più recente e avvertita, senza distinzione di schieramenti, va operandi~ talune revisioni di giudizio - può essere presa come punto di riferimento di due prospettive: cioè lo obiettivo Fronteggiarsi di due forze mondiali anche nel cuore dell'Europa (non si tratta di una congiura, ma di una realtà), che da La scelta europea una parte, sotto specie di Macl?rpolitik e di Questa lunga, ma inevitabile, premessa guerra l'redcla, rende l'Europa oggetto (non serviva per l'ornire un quadro a tiitto il più soggetto) di storia, ma che dall'altra, nostro discorso, nel senso che il passaggio come tappa di un'alleanza di guerra dcstida un vago internazionalismo - l'atto di spo- nata a continuare in tempo di pace e a sviradiche solidarietà e di molte manifestazio- lupparsi (teniamoci al Roosevelt delle quatni verbali - a un concreto federalismc* tro libertà e della Carta Atlantica - strusovranazionale - basato, certamente, sulla mentale per il << realista » Churchill - e ai conoscen7.a delle obiettive differenze, che Soviet di Medvedev), si clonfida che prepari mettono oggi i campi N gli uni contro gli un nuovo assetto - un ordine, non un precaaltri - implica un severo riorientamento rio equilibrio - del mondo. Nella seconda della gerarchia dei valori politici e dà il prospettiva l'unità europea, democratica, asuo primo e fondamentale signilicato alla vrebbe un suo preciso ruo~lo,non strumentalotta per gli Stati Uniti d'Europa, in sé e le ma creativo: tanto più in quanto la decoper il condizionamento che deve trasmette- lonizzazione si compia, come si è in effetti re, in ogni momento, alla nostra politica formalmente compiuta, e l'Europa più indunazionale, come termine prioritario di rife- strializzata poggi il suo sviluppo, anzi la sua rimerito della politica interna D - ripetiam c - di ciascuno dei Paesi coinvolti. Ecco: non escludiamo che, al momento in cui le elezioni europee rendono noi, i militanti dei nostri partiti e i nostri abituali elettori tutti protagonisti del processo di integrazione europea, si scopra che questa stessa premessa non sia stata interamente e in ogni caso digerita (a cominciare, naturalmente, da quegli europeisti che sono tali non per creare qualcosa ma coritro qualcosa - come l'anacronistica Europa di Churchill, lo statista che insultava Gandhi -, oltre che dai nazionalisti europei, per i quali si tratta solo di mutare definitivamente l'equilibrio mondiale da bipolare a multipolare, dando alllEuropa un nuovo peso). Ma se la premessa è accettata, perché allora proprio per l'unità democratica dell'Europa - anzi: dell'Europa occidentale - deAltiero Spinelli negli ainni del confino ve passare un nostro efficace contributo al superamento dell'anarchia internazionale? Direi che gli argomenti sono più solidi oggi vita quotidiana, su una economia di trasfordi quando qualcuno di noi federalisti comin- mazione, che la leghi (assai più di grandi aree ciò la battaglia. Quarantadue anni orsono, relativamente autarchiche come gli USA e alle avvisaglie della guerra etiopica, si co- gli URSS) alle Nazioni emergenti. Qui le riminciavano a delineare i legami internazio- serve (anzi l'ostilità) di Lenin verso la panali del fascismo e una nuova stagione di rola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa (in guerre, e comunque la Società delle Nazio- quanto avrebbe rinforzato la centrale del coni mostrava chiaramente di essere nata lonialismo) perde il più della sua motivamale (oltre che di avvicinarsi all'ultimo re- zione: soprattutto se l'Europa in formaziospiro), giustificando le critiche di Luigi Ei- ne, spostando il suo baricentro più a sud, naudi. Ricordo che a chi scrive, studente comprenda i sindacati tedeschi e inglesi liceale - al « 'Tasso » di Roma avevamo e il Mezzogiorno, Henri Brugmans e Andreas professore di storia e filosofia Aldo Ferrari, Papandreu, Heinrich Bd1 e Yannis Ritsos, riformista bissolatiano p) e federalista (ci cioè sia capace di una dialettica interna parlava di Cattaneo, ma anche della « Pa- alla classe lavoratrice - lavoratori agiati e regioni sottosviluppate - e a un ampio spetce perpetua di Kant) -, pareva che, da rinviare ormai come inattuale l'obiettivo tro culturale. Non solo l'Europa unita nasce di una diversa ed efficace società delle na- in un certo contesto internazionale, ma vi si zioni, si ponesse, per evitare nuove guer- colloca così in funzione della sua struttura re civili continentali, il traguardo degli societaria e della sua ricchezza culturale, Stati Uniti d'Europa: i quali poco dopo di- che comprende le radici sia dell'esperienza vennero l'alternativa polemica all'unità che sovietica che di quella americana, indipensi profilava sotto il tallone di ferro nazifa- dentemente dalle loro deformazioni. lore, così come la crescita esponenziale della popolazione mondiale non è un fatto di interesse locale, come non lo è lo spreco delle materie prime. D'altro canto, se I'atfermarsi degli eserciti nazionali e della milizia K non prol'essionale ,>non ha fatto sparire (al contrario!) le guerre, vediamo che a ciò non approda neanche la socializzazione dei mezzi di produzione (o, perlomeno, il passaggio dal capitalismo privato a quello di stato e a una pi-inia Fase di collettivismo), nel scnso che fra due stati che abbiano imboccato la lunga strada del socialismo può insorgcrc - e di l'atto sovente insorge la guerra. <( dicembre 1977 Non si tratta di destabilizzare l'equilibrio del terrore, ma di togliere spazio ai consèrvatori e ai dogmatici dei due blocchi. Si tratta anche di superare qui in casa il complesso di decadenza e le tentazioni irrazionalistiche, che hanno fatto seguito alla morte dell'eurocentrismo: si può tornare alla ragione e vincere le frustrazioni attraverso l'onesta tendenza a una iniziativa internazionale, di carattere politico, correlata agli stessi problemi posti dal l'economia di trasformazione. Si tratta nel contempo di giustilìcare 1'inii.iativa internazionale con un modello di società e di istituzioni dcmocratiche sovi-anazionali europee di carattere eseinplare. Non è un obiettivo facile, è la proposta di una I-ivoluzione: pacifica, ma rivoluzione. La seconda prospettiva, inlatti, che può ril'arsi al mito di Yalta, quella positiva (la prospettiva di una continuazione e uno sviluppo in tempo di pace dell'alleanza di guerI-a fra i l Paese di Lenin e il Paese del Neil, Decil, come componenti inevitabili di un nuovo ordine planetario), non può implicare una sintesi eclettica di due processi mentali e di due ideologie così distanti e così contrastanti. Guerra fredda a parte, si puì) dire che lino ad ora la coesistenza pacifica tutto ha offerto fuorché il confronto - come avrebbe dovuto - tra le autocritiche di due regimi. La democrazia europea, la riorgani7.zazione che essa può operare a livello sovranazionale di forze politiche capaci nello statii qtio - al massimo - di revisioni di posizioni ideologiche nate in un altro mond o » (ormai è il caso di dire così), potrà c dovrà affrontare anzitutto i nodi irrisolti di una società a rilevante industrializzazione neotecnica, e in generale di un mondo in cui, fra gli altri, i problemi sono non pii1 di produrre molto, ma di produrre le cose che servono, sapere (decidere) quali sono le cose che servono, stabilire chi decide (e come) le cose che servono, evitare - oltre alla guerra - i disastri che lasciano prevedere la bomba demografica, il superamento del punto critico dell'ecosistema planetario e quella che Roberto Vacca (in M,.-lio Evo prossimo venturo ») ha ricordato come a crisi dei sistemi (intendendo per sistemi reti di meccanismi in uso per servizi indispensabili all'uomo, suscettibili di rottura o di impasses e prive di alternative manuali immediate), costruire città dove si possa vivere senza impazzire, organizzare per tutti (dai bambini nel girello alla crcscente popolazione senile e agli handicappati) la possibilità di una occupazione « con gioia D. Tempi nuovi, problemi nuovi e (perché no?) nuove ideologie. In ogni modo difficilmente la esegesi di vecchi testi ci risolverà la questione del rapporto tra pianificazione e mercato, tra autogestione (e partecipazione) e pianificazione, tra programmazione economica e pianificazione del territorio; o ci permetterà di stabilire le conseguenze dell'informatica sulla libertà dell'uomo; o di prendere una posizione « democratica D sulle modificazioni genetiche artificiali. Ma fare 1'Europa e caricarla dei valori, che esige il ruolo anzidetto, vuol dire fare del processo unitario un motore di una grande tensione ideale di tutta la nazione; vuol dire altresì comporre il conflitto interno (perché fingere di non vederlo?) alla classe lavoratrice e convogliare tutte le energie della gente che non possiede verso un urto frontale ((~onli?iiraa pag. 341 dicembre 1977 COMUNI D'EUROPA 5. La storia delle elezioni dirette europee ( a cura di P i e r Virgilio Dastoli, E d m o n d o Paolini, Argo) sticne subito che occorre << prevenirla ». Due la g u e r r a , alla critica del d o g m a della sovraLa storia delle elezioni dirette non p u ò non nità nazionale, alla individuazione (Greavcs) rifei-irsi alla storia del pi-ocesso di integra- anni d o p o (nel 19.35) Kossclli ì: convirito che delle contraddizioni delle soluzioni scmplizione, dalle p r i m e proposte a favore dcll'uni- I'abcrrante eccitazione fascista e nazista si p u ò solo c o m b a t t e r e con una idea-forza ceinente conlederali c non rigorosamente tà politica alle i - ~ a l i z z a ~ i o nconcrete, i con federalistc. Accanto a loro si dcvc anche ( e un grande obiettivo positivo n ) , unire 1'Eututto il a bagaglio » d i incongruenxc e di i-opa. La sinistra europea deve farc s u o il farc i l nome dcll'austriaco H a n s Kelsen speranze deluse p o r t a t o lino a d oggi dalle t e m a : N popolariz7arlo fra le masse; prospet(emigrato nel 1940 negli S t a t i Uniti), che nel istituzioni comunitarie. 1934 (in Reitre Recllislellrc) scrisse: « L.a La crescita dell'industrialisn~o e , p e r co- t a r e loro sin d'ora la convocazione di una dissoluzioric teoretica del dogma della sosì dire, I'impiccolimento del m o n d o aveva- iisseinhleu ezrropeu, composta di dclcrati vi-anità, di q u e s t o massimo s t r u m e n t o della no reso non utopistico il discoi-so sull'uni- eletti (lui popoli che in assoluta parità di tà cui-opea allc soglie del I conflitto mon- cliritti e di do\reri elabori la p r i m a costi- ideologia iniperialistica diretta conti-o il ditu7ione federale europea, nomini i l primo ritto internazionale. coslituiscc u n o dei ridiale. Kautsky nel 191 1 parla di Stati Uniti d'Europa nel q u a d r o di un possibile q u a - go\,crno curopeo, fissi i priiicipi fonclamen- sultati più importanti della dottrina p u r a d r o politico opei-ati1.o. D'altra p a r t c I'appro- tali della convi\.cn.m europea, svalor-izzi Cron- del diritto n. tiei-e e dogane, oi-gatiizzi una forza al scrPer a l t r o subito prima del seconclo confondimento del discorso sull'autodeterminavizio del nuovo d i r i t t o europeo, e dia vita f l i t t o mondiale i l m a s s i m o impulso al dibatzione dei popoli e i l pi-olilarsi di una crisi agli Stati Uniti d'Europa D. to lederalista fu dato. t r a le d u e sponde dell'impero austro-unyarico procurarono una Un capitolo a p a r t e spetta al fcdci-alismo de11'Atlantico e anche nel Commonwealth avanzata in c a m p o politico dellc idee fede(Jawaharlal Nchi-u se ne intet-essò dal s u o ralistc a d opei-a degli austro-marsisti. Lo anglosassone. Già iicll'ottocento il mito degli osservatorio indiano), dal libro (1938) di u n scoppio e i l protrarsi del conflitto niondia- Stati Uniti d'Amc,rica a\.cva esercitalo un s u o fascino suyli europei. Q u a n d o la Gi-an ~ i o r n a l i s t aamericano. « Uiiion now » di Clale vedono nuove prese in considerazione rcrice K. Streit: d a t o il falliniento della Sodel lederalismo europeo nelle opposte spon- Bretagna ha imboccato la via K liberale n d e socialista e libei-ale. I n quella si verifi- nei rapporti con le colonie, nei rlo1tiii1iori.s cietà delle Nazioni e i l crescere delle poca la controversia ti-a Lenin ( d o p o un mo- si sono cominciate a d affermai-e s i r u t t u r c tenze totalitarie c ~ u c r r a f o n d a i e ,si insistcmento di attesa circa a la parola d'ordine degli S t a t i Uniti d'Europa D, nettamente contrario) c Trotzkj (favorevole); nella second a sponcla si può ricordare i l significativo opuscolo dcll'industrialc Giovanni Agnelli e dell'econoinista (liberale) Attilio Cabiati Federazione europea o lega delle nazioni? a (la cui pi-cfazionc i: d a t a t a agosto 1918). Dopo il conflitto i l discorso continua con un riterimcnto realc, i l precario c a m m i n o rlella appena nata Società delle Nazioni: niemorabili le critiche, d a un p u n t o di vi\ t a lederalista, di Luigi Einaudi. Quindi i l sorgere sii terreno austriaco del movim e n t o pancuropco di Coudenhove-Kalergi e I'orientaniento europeo di d u e grandi statisti, Briand e S t r c s e m a n n : m:\ t r a la Francia e la Repubblica di Weiinar non si realizzò allora u n a intesa comunitai-ia e il più ambizioso ( m a generico e contraddittorio) piano Briand non e b b e la fortuna del tiituro piano funzionalista » di Kobei-t Schuman (ispirato d a Jean Monnet), anche a causa di u n contesto che vedeva la ti-iplicc ostilità dell'URSS, dell'Italia tascista (ovviam e n t e ) c della Gran Bretagna isolazionista. I1 fallito a s s e t t o europeo e l'avvento di Hitlci-, m e n t r e risultano s e m p r e pii1 e ~ i denti gli aspetti internazionali del fascismo, inducono a p r o p o r r e il rovesciamento dell'unità delle f o r ~ ereazionarie con la lotta per l'obiettivo degli Stati Uniti d ' E u r o p a , c l ~ c la redazione della rivista W Non mollare n i n urla foto dell'ottobre 1925: ( d a sinistra) Trapuò diventare per la prima volta u n obietq u a n d i , Ramorino, Carlo Rosselli, Rossi, E m e r y e Nello Rosselli tivo popolare. Kossclli e Trotzkj (ancora una volta Trotzkj) ne d à n n o clue interpretazioni ispirate alle loro d u e rispettive concezioni federali; successivamente alla stessa India ira sull'urgcntc necessità che le dcmoci.a/ic politico-ideologiche, ma in qualche modo con- s a r a n n o proposte soluzioni istituzionali fc- occidentali si unissero in u n a Federazione. vergenti. Ti-otzkj esclama nella « Rivoluzio- dei-ali. Ma il Cotr7irroiii~~eulr/i britannico, mal- Q u a n t o agli inglesi in quel torno di t e m p o ne tradita (che i: del 1937) - d o p o aver grado insistenze di qualche ex-colonia e di- prese consistcnz;~la Fcrlerul I!triorl, un gruposservato che << non i. s o t t o la bandiera del- segni valici-giati d a alcuni scrittori inglc- p o di intellettuali e di uomini politici - di lo srurlr q110 che gli operai europei e i po- si. non si t r a s f o r m a in u n a federazione: a n - cui forse il pii1 noto i: Williani Bcveridge -, poli delle colonie possono levarsi c o n t r o zi, c o n t r a r i a m e n t e alle apparenze. non rea- che diffuse i suoi K tracts x a livello degli I'iniperialismo e c o n t r o la guerra che deve lizza neanche urla iunione economica, e I'ege- operatori politici e della più av\zcriita opiscoppiare >,- « S t a t u q u o ? No! S i a t i Uniti monia del Regno Unito vi r i m a n e - sino nione pubblica: dai progetti intcrcontine~id'Europa! D. Carlo Rosselli all'arri\w al po- alla sua pratica dissoluzione - l'autentico tali di Streit ci si orientava prevalentcmentere d i Hitler intuisce fulmineamcnte che cemento. Tuttavia t r a i l primo e il secondo te sulla prospettiva degli S t a t i Uniti d'Euconflitto mondiale i federalisti inzlesi d a n n o << la guerra torna D. c o n t r o le illusioni di p* ropa. E' tenenclo presente q u e s t o hirlrerlai7il c i f s t i , borgliesi e no, e le interpretazioni de- un grande contributo teorico alla diagnosi che va meglio valutata la proposta, fatta vianti dcll'Intcrnazionale comunista. r so- dell'anarchia internialionalc c delle cause del- it7 extreiiiis da Churchill (1940). di una fedi:)) dicembre 1977 COMUNI D'EUROPA razione franco-britannica (ma già dietro le quinte opera i l gran suggeritore, il francese Jean Monnei, allora nel Regno Unito). Mentre i l discorso continua in Gran Bretapna durante la guerra (cfr. per es. Studies in federa1 planning n, Londra 1943, con firme conle quelle di Lord Lothian, Wheare, Joad, Lionel Robbins, Norman Bentwich, Greaves, Barbara Wootton, Zilliacus, ecc.), nel continente, sia nei Paesi nazifascisti sia nei Paesi occupali - particolarmente in Fi-ailcia, in Italia. in Germania, in Olanda, in Belgio -, la Resistenza offre una larghissima serie di prese di posizione cc:ntro ogni fornia di nai.ionalisnio (la sovranità nazionale illiriliiata) e in favore di una Federazione cui.opea. Vi partecipano. meno i comunisti (oscillanti di regola fra la logica del Ieninisnio. con le particolari interpretazioni staliniste, e quella giacobina), tutti i gruppi politici cc classici ,,. qualc piu quale meno, tlai lihi.rali ai socialisti. con un i-ilcvantc Jean Bareth uno dei fondatori e dei princlpali animatori del CCE apporto dei diversi gruppi crisiiani (moderati o di sinistra): ma anche molti gruppi democratici di formazione spontanea, senza legami coi passato. Ci limiteremo a ricordare numerosi « piccoli » nuclei tedeschi (si tenga presente l'annullamento fisico di tanta parte - specie socialdemocratici e comunisti - dei quadri politici dei periodo weiniab-ianoi, spesso di ispirazione cristiana, di tendenza vagamente socialista, lautori nello stesso tempo di autonomie locaii e di uno '<sovranila europea (lo storica più impegnato nella difficiic !-icostruzionc di questa storia 6 W. Liptrcns); i l movimento Francesrt -. i,:bkl-cr i.: /ic!t:rrr (ma u n aniniatorc ne l'i-si.iie i!a!iano Si~\-ioT'reniin:, cil,: irlcludz socialisii c ca;ro!ic: c: iia ciil~uraimen?,;una iipir-a~i:i:ie prouL:lior~iaria(aicuni suc~izidepti ir:fiiicri;,.i:r.aiiiiu ]-.<:i i l 1 quaiclic~ rnoci:? ~ i r i ; deiitr coniponelili iriizizii - quella Franccs ue: Consiy:i<, clci Comuni d'Europa); i l h.L. nifcstu di Ventotene n di Ernesto Koss Altiero Spinelii (e con la coiiaborazionc di Eugenio Colorni), che i. uno dei documenti di più ampio respiro e più rigorosi (specie tramite Ernesto Rossi esso si ricollega alla matrice rosselliana e tiene anche presente 'la lezione di Luigi Einaudiì. Potremmo anche ricordare talune reazioni spontanee in senso federalista europeo - indici di uno stato d'animo latente - sorte, pià all'inizio della guerra, nel contatto fra militari italiani antifascisti e militari tedeschi antinazisti (taluni studenti nutriti di comuni testi illuministici e arigosciati per I'abbandono della ragione, lettori di Kant - abba1: stanza diffuso nei licei italiani -, estimatori della democrazia anglosassone). Nell'immediato dopoguerra, le azioni delle pattuglie di federalisti, sparse in tutta Europa, si muovono in parallelo con realizzazioni concrete sul piano istituzionale. Nel dicenihre 15346 si <:ostituisce ufficialmente, a Parigi, I'Union (:uropCenne des féd2i-alistes (UEF), che riunisce alcuni movimenti provenienti da vari paesi d'Europa, fra i quali il Movimento federalista europeo, fondato clandestinamente da Spinelli i l 27 e 28 agosto 1943 a Milano, insieme a Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, Leone Ginzburg, Vittorio Foa, Ursula Hirschmann, Guglielmo Jervis, Manlio Rossi Doria, Guglielmo Usellini, Franco Venturi, Enrico Giussani, Arialdo Banfi, Ada Rossi, Dini:, Roberti, Gigliola Spinelli, Vindice Cavallera, Gioi-gio Braccialarghe, Arturo Buleghin. Il primo congresso dell'UEF si svolge a Montreus nell'ug».sto I947 con la pariecipazione di 37 Movimenti la cui azione fu coordinata d a uri ComitC de Liaison che organizzò i i primo srande congresso delI'A,ia (7-10 ni<cmi» 1946'). ILe mozioni conclusive, insieme ai N mcssag;gio asli europei a, vengono inviate ai governi francese, inglesc. belga. oianciese e del Lussemburgo con I'invilo a convocare un'Asscmblea pariamentare europea. ma. per opposizione dell'lrighilterrz, ia proposta cadc a Lavorc di un; pii] mocierata cia cui nasciera. a Lonura, un anno dopo. il Consiglicr r-i'Europs. Nell'orrohrc. 1948 i i Comitato di coordinamento decide di dar-si una struttura permanenie, dando viàu al Miovimenta Europeo, ne! cui àmbito. perii I'UtlF. con il i;ongrccso di Roma delio stesso anno, riafierma ia sua auronornia e unir&. Nei ?rimi mesi dei 195'0 i tederalisti iaiiciano un; petizione » per la creazione di una organizzazione fcdera.ìe tra gii Stati europei che raccoglie numerose l i m e (450.000 solo in Italia). Il Y muggio 1950, ii ministro degli esteri francese Robert Schuman pronuncia ia Dichiarazione D che segna nascita dellz C e munità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA). = Questa proposta ... costituirà i i primo nucleo concreto dli una Federazione Europea indispensabiie al mantenimento delta pace I i I' ottobre 1950 si c'ostituisce a Seelisberg, in Svizzera, il « Comitato d'iniziativa » dei Consiglio dei Comurii d'Europa. I1 comune denominatore degli iniziatori del Consigiirj dr:i Comuni d'Curoipa fi.! che la coinurii:b ierritoria!e local::. n misur2. d'uomo, è i! vero cardine della deniocrazia e dei i i k .. i-o cserciz:u cici ciiritii e delle iiberia Conclamenlali cieìir: persona umana, i. cne uunc!ur ia c'ii:esa comune delle libertà iocali ;ossc essenziale prr la libertà dcll'Europ2 (ci:. ,"a. Sasser, C,enzeiizdeireii~eit uls Hert~ing i:liropu.s - II ed. Base1 1947). L'Assemblea costitutiva del CCE si tienme a Ginevra dal 28 al 30 gennaio 1951: i costituenti erano sessanta sindaci e altri amminiistratori locali, urbanisti, sociologi, giuristi, di Belgio, Danimarca, Francia, Germania occ., Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Saar e Svizzera. Un messaggio di Serat'ini alllAssemblea di Ginevra - concordato sotto questo aspetto con Adriano Olivetti, uno dei promotori dell'incontro di Seelisberg -- sottolinea che la democrazia sovranazionale europea si dovrà basare sulle forze delle autonomie locali, del lavoro e della cultura; Serafini. d'altra par- .. te, vi anticipa la logica di una aggregazione (un nuovo a blocco storico ») ai federalisti europei degli autonomisti e della cultura K urbanistica (la città dell'uomoì. I1 26 fehhruio I951 il governo trancese, già deciso il riarmo della Germania, invita gli Stati europei del Patto Atlantico e la Repubblica federale tedesca, ad una conferenza per la costituzione della Comunità Europea di Difesa (CED). Il Belgio, la Germania, i l Lussemburgo e l'Italia aderiscono immediatamente. Gli altri governi inviano degli osservatori. In un secondo tempo aderisce l'Olanda. Alla Conkerenza internazionale dei federalisti, tenuta a Lugano dal I8 al 20 aprile 1951, un comitato internazionale elabora un progetto di trattato per la convocazione dell'Assemblea costituente: al termine dei lavori viene lanciato un appello a tutte le organizzazioni lederaliste alfinchC si impegnino a fondo per far trionfare questa politica. Il 27 lrrglio 1951 le delezazioni dei paesi partecipanti alla Conferenza per la CED. giudicando di essere ormai pervenute ad un progetto accettabile di « esercito europeo », inviano ai loro governi un rapporto provvisorio che costituisce praticamente una bozza di trattato. Nello stesso inese di luglio, i l MFE italiano rivolge ai governo un promemoria sul rapuoi-to provvisorio, redatto da Altiero Sprneli:. Concludendo i i uromemoria, Spinelii osservava chc. l'organo in grado di redipcrc il testo dci trattato non poteva esscrc chc un'Assembiea costituente, <, cne dovrchbt nascere a a ur. voto diretto dei cittadini, m2. cne. per ragioni di r a ~ i d i t i ic ci: convenieeza, puu essere eletta ua! Parlamenti, chc sono i àepositari dciia sovranità popolare Le indicazioni ai Spinelli vengono riprcse da Uc Gasperi chc. alla riunione dei Ministri degli Esteri del8'11 dicembre 195!, ricsce 2% f a r accettare il suo punto di vista sulla comunira politica. l! 26-2? getriiuiu 19.52 si svoipe a Roma i l Convegno costitutivo deI1'Associazione itaiiana ner il Consiglio dei Comuni d'Europa. L'Associazione - si dicc nelio Statuio « hu. per scopo di organizzare in Italia una azione europea, in coliaboraziont: cor? ie associazionj interessate dei diversi paesi 2 particolarmente con il Consiglio dei Comuni d'Europa, al line di... (li promuovere nei Comuni e nelle altre coliettività locaii unu azione diretta a sostenere ia costituzionz Ci . . un2 Federazione degli siati europei r>a.sa~n sulle autonomie !oca!i; e ) assicurare ia i>2rtecipaziopc dei comg;ii 3 &]le ;.li2 ccjl:c.t. tività iocali nesli organismi c'-t;c?gc; in. tcrnai.ionaìi; j ) integrare con I'Assemb!':a rappresentativa delle Comunità locaii ie :I-iture istituzioni europee a. I1 27 muggio 1952 i sei paesi membri della CECA (Francia, Italia, Germania fcderale, Lussemburgo, Belgio, Olanda) firmano il trattato istitutivo della Comunità europea di difesa: all'articolo 38 vengono indicati i compiti della costituenda Assemblea, eletta su base democratica e cioè le moditiche al trattato, relative alle altre istituzioni della Comunità, allo scopo di garantire una rappresentanza appropriata degli stati. I1 primo atto della CECA - 10 settenihre 1952 - t; invece il conferimento alla Assemblea (denominata A.s.setnbleu ud h o c ) dell'incarico di studiare ed elaborare un progetto di trattato per creare una comunità europea. L'Assemblea presenta nel me), X. COMUNI D'EUROPA dicembre 1977 s e di m a r z o 1953 u n progetto d i Comunità europea. Dal 30 geiiriuio ul 1"ehhi-ctio 1953 si svolge a Palermo u n a riunione fondamentale dello Esecutivo sovranazionalc del CCE in cui si comincia a chiarire chi p r e v a r r à nelle diverse componenti interne. I federalisti francesi, italiani, tedeschi, belgi prendono le distanze dalla componente anarco-muriicipalis t a (rappresentata s o p r a t t u t t o dalla Alida Dc Jaeger, svizzera d i origine olandese, u n o dei fondatori del CCE). A sua volta Serafini, c h e tiene a Palermo la relazione « Costituzione europea e libertà locali » e c h e è s t a t o l'italiano che d o p o Seelisberg, h a concorso alla fondazione del CCE, si distingue dai K federalisti integrali n, i quali prevalgono nella sezione francese, e dall'ala moderata, sviluppando il concetto dello s t r e t t o legame fra lo sviluppo delle libertà locali e l'attuazione di u n a costituzione europea: gli S t a t i nazionali (e i loro governi) sono sovente u n impedimento del processo, non il passaggio unico c fondamentale dell'approccio al17Europa; occorre d u n q u e creare, per Sci-afini. u n potere europeo e la parola d'ordine deve essere quella della Costituente europea. Bisogna c r e a r e quindi una alleanza organica tra nutonomisti e federalisti sovranazionali, in u n processo dinamico: egli critica la concezione statica dei federalisti integrali n e il loro tendcnziale corporativismo. I1 18 oflohre 19.53 si svolyono a Vcrsaillcs i primi S t a t i generali del Consiglio dei Comuni d'Europa. I n quell'occasionc mille sindaci europei proclamano la « C a r t a curopca delle libertà locali n N s t r u m e n t o d i lotta unitaria di amministratori c di cittadini cli t u t t o il continente n. Anche a Vcrsailles Scratini prosegue la polemica c o n t r o i federalisti integrali » Francesi (A. Voisin e i l g r u p p o di « La FCd8ration n) e l'ala moderata del CCE, accus a n d o quei collcghi di gradualismo vicino alla stasi e di autoriomismo a s t r a t t o e illuministico, cioì: di scarsa sensibilità p e r il problema della forza politica adeguata al raggiungimento degli obiettivi. La difesa delle libertà locali al di s o p r a delle frontierc e la volontà (gemcllaggi - inventati d a Jean Barcth - e loro G giuramento D) di non più tollerare la g u e r r a f r a paesi europei non p u ò prescindere, osserva Serafini, d a un contesto istituzionale europeo, cioì: d a u n a azione concreta e immediata per limit a r c le sovranità nazionali e c r e a r e un pot e r e europeo. A causa della fui-ma presa dagli eventi. ciot: d a l lepame t r a CED e Comunità politica, d o p o Ic ratifiche del Belgio, dclla Germania, del Lussemburgo e dcll'Olanda, la CED viene respinta all'Assemblea nazionale francese, il 30 ugosto 1954 (sulla base di 7 7 1 Scheda n. 1: composizione e organizzazione Il Parlaniento europeo (assemblea politica delle t r e Cornunità: Ceca, Cee E u r a t o m ) si compone a t t u a l m e n t e di 198 m e m b r i , che rappresentano circa 260 milioni d i europei. I m e m b r i s o n o designati dai rispettivi parlamenti nazionali, sulla base dei seggi ottenuti nelle elezioni dai vari raggruppamenti politici (11. scheda il. 2). Come si p u ò rilevare dalla composizione dei gruppi politici, i 198 membri appartengono a partiti nazionali e s o n o designati d a I5 assemblee parlamentari dei 9 stati m e m b r i della Comunità europea. I n a u l a i deputati europei sono raggruppati, secondo le rispettive appartenenze politiche, in gruppi parlamentari i quali votano di volta in volta seguendo u n a certa disciplina o con libertà di voto. La presenza d i gruppi politici transnazionali caratticrizza il Parlamento europeo, svolgendo u n a funzione d e t e r m i n a n t e negli oricntarnenti politici dell'Assemblea. L'attività del P a r l a m e n t o ed i suoi diversi organi s o n o diretti dal Presidente ( a t t u a l m e n t e l'italiano Emilio Colombo), assistito d a dodici vicepresidenti. Prcsidente e vicepresidenti costituiscono I'UfIicio d i Presidenza, eletto nella sessione d i marzo e per la d u r a t a di u n anno. 11 Parlam'ento europeo ha costituito 12 commissioni permanenti (politica, giuridica, economica e monetaria, bilanci, alfari sociali, agricoltura, politica regionale e traspo~rti, sanità pubblica, energia, a l f a r i culturali, relazioni economiche esterne, sviluppo, associazioni, regolamento), composte - t r a n n e l'ultima - di 35 m e m b r i , che rispecchiano le tendenze politiche presenti in aula. Il Parlamento europeo tiene u n a sessione annuale, c h e inizia il secondo m a r tedì di marzo. L'Assemblea si riunisce u n a volta a l mese. in sessioni che d u r a n o clal lunedì al venerdì. (( Isslingen u n a « q ~ i e s t i o n preuluhle n, posta d a l gcneralc Aumeran) d a u n a maggioranza nella quale tiguravano con i nazionalisti irriducibili e i colonialisti sparsi ovunque, i gollisti, i comunisti 12 una metà circa dei socialisti. Già meno di d u e mesi d o p o la c a d u t a della CED, il CCE rilancia, i l I9 o(tohi-e 1954 (Secondi S t a t i gen~crali),l'idea di u n a comuriità politica sovrainazionale, con poteri limitati m a reali. Oltre mille sindaci europei votano all'unanimità una risoluzione politica nella quale diclhiarano che il p r i m o scopo clella loro azione ì: N la istituzione d i u n a Comunità politica europea con poteri limitati m a i-cali. sui piani politico, economico e sociale, e sottoposta a d un controllo dcmocratico cmanaritc dal suffragio univcrsale d i r e t t o n. Sviluppando pochi mesi dopo Ic conclusioni degli S t a t i generali di Venezia, il massimo o r g a n o politico del CCE lancia (geiiiirrio 1955) a tutti i poteri locali l ' a Appello di Esslingen D, in cui fra l'altro si a f f e r m a : è necessario c h e ogni organismo locale clivenga u n c e n t r o di attiva propaganda fetleralista, in m o d o che al pii1 presto le popolazioni costringano i governi nazionali a convocare l'Assemblea costituente D. La c a d u t a della CED crea per i federalisti la necessità di ripensare la loro strategia che si e r a basata lino a quel m o m e n t o hu urla politica d i vertice, cioè di pressione sulle forze politiche nazionali, per passare ad u n a mobilitazio.ne popolare (che pensa di ~potcrsirichiamare, a u n c e r t o momento, alla cspei-ienza indiana del Partito del Congresso C dclla pacifica rivoluzione gandhista). I1 nuovo corso », proposto dalla c o r r e n t e pii1 i.adicale al congresso dell'UEF a Parigi, nel ecnnaio 19i5, ha anzitutto bisogno di f a r precedere asli obiettivi p u r a m e n t e istituzionali u n approfondlimento del << perché D si vuole I'Europa unita ( « p e r che f a r e »): d a qui I'impostazionc della relazione congressualc, di Alfred Mo~zere s o p r a t t u t t o le « Tesi r di Altiero Spinelli, c h e delineano alcune politiche d i progresso. di siustizia e d i pace, c h e non potrà non f a r sue l'Europa autenticamente fedci-ata (il '55 s a r à I'ann o della Conferenza di Bandung; le N Tesi N di Spinelli trovano alcuni antecedenti, in Italia nclla « Dichiarazione politica: tenipi nuovi. metodi nuovi D - 1953 - del Moviment o Comunità, socialista personalista e federalista, f i r m a t a d a Adriano Olivetti, Serai'ini, Ludovico Ouaroni, Riccardo Musatti c altri). Il K nuovo corso d à vita al Comitat o d'iniziativa per il Congrcsso del Popcilo europeo: i federalisti si rivolsero ai cittadini europei, invitandoli a eleggere propri delegati (con u n a sorta di « primarie » c f r . l'esperienza americana - su listc tli cittadini appartenenti e n o al Movimento federalista) al Congrcsso del Popolo curopco, avente pei- line la convocazione dclla Assemblea costituente europea. Dalle p r i m e clezioiii, cui partecipano 72.000 cittadini, si arriva al mezzo milione della q u a r t a sessione del CPE d i Osterida, nel 1960. I n ogni tornata elettorale si rivela i m p o r t a n t e I'alIcanza fra I'IJEI.' e Comuni aderenti al Consiglio dei Comuni d'Europa, che si metton o a disposizione per la facilitazione tccnica dell'operazione. Tuttavia, d o p o cinque anni, a n c h e q u e s t a esperienza federalista e n t r a in crisi s o p r a t t u t t o per le grandi dil'ficoltà organizzative. L.'azione popolare rim a r r à così prerogativa del Consiglio dei Comuni d'Europa che non trascura anche azione di pressione, c o m e avviene d u r a n t e la preparazione dei T r a t t a t i d i Roma. I1 I"i~~giio 19.55 si svolge a Messina la Conferenza dei Ministri degli Esteri dei Sci: essi affidano a u n comitato di esperti la redazione di iin i-apporto, c h e viene prescntato a i governi i l 21 uprile 1956. Sulla base di questo r a p p o r t o , c h e prevedeva la creazione d i un Mercato c o m u n e e di una Co. munità per l'energia a t o m i c a , si iniziano i negoziati che, d o p o laboriose vicende, port a n o alla Firma dei t r a t t a t i di Roma per la Comunità economica europea e I'Euratoin (25 nlurzo 19.57). F r a t t a n t o dalla fine del 1955 l'illuminismo di J e a n Monnet aveva spostnt o realisticamente i l tiro, esercitando I'ope- COMUNI D'EUIROPA 1-21 di C g r a n suggeritore D non più sui governi q u a n t o s ~ i i1ecitler.s dei pai-tiii ( o , almeno. dei partiti disponibili in scnso curopcista) e dei sindacati tlci lavoratori (iclcni): K i inilitanti e ~ i r o p c in, coinmciitcrà piìi tardi Monnet iici a Mi.nioircs D, K avevano la sinccrità, nia non clispoiicvano eli potei-e; le oi-ganizzazioni eli claturi di lavoro (lcs ol-,qtriri.strfioiis p c ~ ~ r o ~ ~ c ~ r li i~c't.t~c v) a n o i 1010 grandi n i c / . ~ i al servizio dcllc i ~ i i p r e s e pi.i\,atc di C L I ~csercitav;iiio il i i i ; i ~ i ( l ~ I»o ( e per q ~ i c s t o cyli Ic escluse). E r a nato così i l C Comitato cl'a~iuiic per gli Stati Uriiti d ' E u r o p a n, c h e sposta I'azioric di persuasione dai vci-tici di govcriio iii vci-tici di p a r t i t o c sindacali, coi limiti - oltre qucllo clcl \ci-ticisnio causati anche cla una gestione sciiipre meno moiiolitica c persoiiale, c h c i i i quel perioclo si sta vcril'icando proprio iicllc organizza/ioni dcriioci-aticlic, iioiicliC dalla necessità tli nicdiazionc coiitiiilia c quintli tli pei-(lita cli iiicisività c incapacità eli proriiuoverc, sia pure iiidircttaiiicntc, uii iiiovimcnto di massii. T~iit:ivi:i i l Coiiiitiito Moiiriet svolge, uri per i-isolvcrli uri i-rictoclo insullicicnte, anzi sbagliato (olt re clic un contesto intcrnazionalc ambiguo: incoerente scriz'altro con le conseguenze clic si d o v e ~ a n otirare dal congresso dcll'UEF del 19.55), perverrà a provocare draniniatichc e salutari contraddizioni, c h e finiranno p e r porre - c o m c i l CCE h a continuato u insistere in ogni monieiito - i l ti-agliardo dcll'unith politica alI'oi-dine clcl giorno clclla società eur-opca. Si t r a t t a - loi.se con qualche perdita di rigore, ina con niag9iore intiiizioiic pecl~ipozicn - di utilizzare sciiz:i indugio i Trattati coiiic struiiiciito per trnsfoi.in:irc una lotta elitaria - e tale i-iiiiaiic iiicvitabilmente i l Conzresso del popolo c ~ i r o p c o ,c o m c i-iniarrà il « censimento voloritai-io » lederalista, c h e gli Sai-8 scguito - in uiia lotta (li inassa. L'AICCE ti-uva seiiza clubbio difricoltii iicl CCE c iicl s u o stesso seiio pci- la piena attuazioiie clclla s u a strategia: m a si può dire c h e continui a prevalere - c in q u e s t o scnso il CCE ti.ovii Fra i suoi lecitlc,r.> coerenti i l segretario 'liropci:) Jcan Bareili. 01.- Alexaiider Huiiiilton Pierre-Joseph t'roudhon compito iniportaiiic iicl fai. sì che i Trattati di R o m a siano i incrio cattivi possibile e contengano nel loro s e n o alcuni esplosivi a scoppio ritardato. Mentre si niuovono i primi passi dcllc realizzazioni conci-cte, sul piano istituzionale, clclla f u t u r a Comunità europea, si precisa i l pensiero e l'azione tlci federalisti sui nuovi avvenimenti e sulle prospettive. I feclcralisti raggruppati a t t o r n o a Spinelli e poi a Mario Albertini preferiscono, nel pcriodo di rctlazione e all'entrata in vigore dei T r a t t a t i di Roma, di svolgere un'opera d i chiarimento circa I'inipossibilità che dalla unione economica scaturisca l'unità politica, sottolineando a n c h e (giustamente: i fatti h a n n o d a t o loro I-agionc) c h e la stessa unione economica c monetaria non p u b p r e n d e r e le mosse che cla irrinunciabili premesse politiche e istituzionali; e si dcdican o altresì a p r e p a r a r e i nuovi « q u a d r i » i'ederalisti per i l m o m e n t o della cr-isi n, c h e arriverà. Il CCE, m a più par-ticolarmente I'AICCE vedono piuttosto nei T r a t t a t i di Roma, t u t t o s o m m a t o , lo st rurnento che, costringendo a por-i-e i problemi economici c sociali e a n c h e politici nella giusta diriiensione (quella e u r o p e a ) , m a proponenelo niai vicino iille tesi di <;ci-afirii, e i l presidente dclla sezione tedt:sca, Engel, borgom a s t r o di Darmstadt - l'idea di un'allcanza organica c dinamica dei Poteri locali col fcdcralismo sovranazionalc ( i Potcri locali costringeranno a qualche compromesso, m a s o n o migliaia c decine d i migliaia c h a n n o radici prolonclc nclla sc~cietà e u r o p e a ) . Il nemico C scniprc s t a t o ( e r i m a n e ) comune: qucllo S t a t o nazionalc clic difende arroganteniente certi privilegi e un regime sostanzialmente corporativo. Già p r i m a della firma clci T r a t t a t i di Roma nel (SCE si e r a delineata la esigenza dclla torrna;cione di un f r o n t e del popolo cur-opco ( « E' p e r t a n t o neccssario che, r o m p e n d o i l guscio nazionale », scriveva Serafini nella relazione politica ai 111 Stati generali, n Francoforte sul Meno ncll'ottobre 1956, « i i-apprcscntanti clelle comunità locali europee, i rappresentanti dei lavoratori, gli esponenti della c u l t u r a si unis c a n o direttamente s u scala sopranazionale, si abituino a pensare senz'altro in termini europei, si preparino a diventare la class-e dirigente europea, propongano le istituzioni europee a t t r a v e r s o le quali d o v r a n n o esprimersi efficacemente D). Durante la redazione dei T r a t t a t i di R o m a dicembre 1977 il CCE si b a t t e , affinchE il principio del s u l fragio universale d i r e t t o e u r o p e o vi sia i i i eluso senza riserve c I'AICCE o p e r a una notevole pressione specifica sul negoziatore italiano ( i l Ministro ciegli Esteri e r a il liberale (;actrino Mai-tino), pei.chC migliori I'articolo clcl T r a t t a t o di Pai-igi (istitutii,o clclla Coniuiiit8 carbosidcrurgic:~ o CECA), c h e prcvcclc la possibilità di tali elezioni, i r i articoli c h e includano viceversa un preciso obbligo i11 tal senso. Nella elisputa s e privilcgiare - a p a r t c I'astrattczza del pori-e rigiclanicntc una tale alternativri - I'acquisizione di concreti poteri d a p a r t c clcl Pai-lamcnto europeo o la s u a elezione diretta, i l CCE ha scnipi.e o p t a t o coerciitemenlc per I'clcLione, non c e r t o pei- iliotivi di N Icgittiniazione ), m a pcrchi. così i l P a r l a m e n t o cui-opco si lega alla crescita del u f r o n t c del popolo europeo D , nicntrc i poteri a prcsciiicicrc clallc elezioni debboiio essere chiesti al negozialo iiitergoveriiativo e , ovviamciitc verranno a concessi » col contagoccc. I1 3 tlic~'riihrr 1957, a conclusioiic del 111 C'origrcsso nazionale dcll'AICCE svoltosi a Frascati, vicric ~ i p p r o v a i a una risoluzione, riella quale si a cspi.imc i l convincimento c h e gli articoli clei T r a t t a t i della Coniliiiità ccoiiomica europea c dcli'Euratom non sarziriiio sul'ricicnti per realizzare un'autciit ica politica economica europea. s e dietro a cluc41i articoli non ci s a r 8 una classe politica cLii.opca i-calmcnte clccisa a c a m m i n a r e vcrs o la Federazione. Dcll'csistciiza di q u e s t a classe I'~inic:i prova tangibile c a r i la sua volontà eli pci-venire al piii presto allc istituzioni politiche sovranazioriali, coii potei-c reale, al govcrrio, al Parlamento e alla Corte di giustiziri cui.opci, c di con\#ocai-c ii clucsto scopo I'Asscniblca cosliluciitc. euroPCLI ». Negli stessi gioi-ni (clal 6 (111'8 tlic.criil)rc, 19-57) si riunisce a Torino i l Congresso del popolo europeo, eletto nel mese di iiovenibre d;i 75 inila cittadini europei, c h e a p p r o va un;i dichiarazione politica, nella qualc si aftei-ma, I'ra l'altro, c h e ( ( g l i Stati i i a ~ i o n a l i dc\,orio csscrc chiamati a riconoscere I:i iiecessità dclla Federazione, la loro propria incapacità in materia c il diritto clcl popolo e u r o p e o a costruii-r esso stesso tale Federazione. Per conseguenza essi devono esser e portati ad a p p r o v a r e un t r a t t a t o c h e convochi un'Assemblea costituente europea n. Il I' geiiiiuio 1958 e n t r a n o i n t a n t o in vigor e i T r a t t a t i di R o m a e d inizia la s u a attività a n c h e la nuova Assemblea europea c h e fa seguito all'Asscmblca della CECA. costituita nel 1954. I1 10 api-ilc 19.58, I'AICCE, in occasione delle elezioni politiche italiane, I-ivolge un appello ai candidati c allc foi-inazioni politiche affinchi. conducano t u t t a IL] battaglia nella prospettiva dell'unità cui-opea, impegnandosi ad una politica conseguente. I1 prossimo Parlamento italiano - a f f e r m a I'AICCE -, si troverà eli lroiitc ad u n o storico compito (in pai-ticolare, t1.tl.r.) ... prep a r a r e l'atto solenne c h e dovrà s e p a r a r e i l m a n d a t o nazionalc dal mandrito europeo, conduceiiclo a d elezioni europee, clircttc c a suffragio universale, all'Asscinblea costituente europea; alla redazione della Costiiuzionc degli S t a t i Uniti d'Europa D. I IV Stati generali del CCE (Liegi, 3-6 luglio 1958) attaccano la tecnocrazia, sottolirieano l'esigenza eli f a r partecipare, attivarncnie e clalla base, i cittadini alla evoluzione clelln vita democratic~a, ribadiscono f'ei.. dicembre 1977 mamente ( N primo scopo del CCE D) quanto si chiede dagli Stati generali di Venezia ( a l'istituzione di una Comunità politica europea, con poteri limitati ma reali e sottoposta a un controllo democratico, che emani dalla volontà popolare espressa direttamente e tramite le comunità locali, regionali e nazionali »), ricordando che il CCE ha già ripetutamente invitato ... i governi a concludere un accordo al fine di creare lo strumento necessario per redigere la Costituzione di questa Comunità politica ». Serafini lancia a Liegi il bullon d'essui della Costituente integrata ( f i f t y - f i f t y ) per redigere la costituzione degli Stati Uniti d'Europa: cioè l'Assemblea parlamentare europea, eletta a suffragio diretto come previsto dai Trattati comunitari e integrata al cinquanta per cento (a maggior garanzia di coloro che temono i colpi di mano giacobini D) coi rappresentanti dei Parlamenti na~ i o n a l i c delle comunità territoriali locali (cfr. il Senato francese e il Biindesrut tedesco). Fin dalla sua costituzione (marzo 1958), la Commissione per gli affari politici del Parlamento europeo rivolge la sua attenzione al mandato che i Trattati di Roma avevano aflidato all'Assemblea, per la presentazione di proposte concrete concernenti la sua elezione a suffragio universale e diretto. I risultati del lavoro effettuato da un Iruppo di esperti viene approvato dalla Commissione politica nel tnurzo 1960. Nel tnurzo 1960 il Consiglio dei Comuni d'Europa, durante i V Stati generali, approva una risoluzione politica nella quale si afferma che a l'integrazione europea deve progredire parallelamente sul piano politico e sul piano economico e che il raggiungimento di una politica comunitaria in Europa postula la creazione urgente: di un esecutivo, di un Parlamento, di una Corte di giustizia D. I1 17 rnaggio 1960 il Parlamento eiiropeo approva un progetto definitivo di convenzione, composto di 23 articoli, progetto che viene trasmesso al Consiglio i l 23 giugno 1960. Dopo la proposta di unione politica europea, fatta dal generale De Gaulle nella conferenza stampa del 5 dicetnhre 1960, la prima conferenza dei capi di governo della Comunità (Parigi, 10-11 febbraio 1961) decide di incaricare una commissione di studio di presentare proposte concrete in materia. Tale commissione elabora un progetto di relazionc nel quale si dice, fra l'altro, a cinque delegazioni ritengono possibile che i capi di governo prendano già ora la decisione di studiare il seguito da dare alle proposte formulate dall'Assemblea parla mentare europea in merito alle elezioni dell'Assemblea stessa, mediante suffragio universale diretto. La delegazione francese è del parere che i tempi non siano ancora maturi ». Il Bureau europeo del Consiglio dei Comuni d'Europa, riunito a Milano il 22-23 uprile 1961, rivolge ai capi di governo della Comunità (che si preparano al vertice di Bonn del luglio successivo) un appello nel quale si afferma tra l'altro « I governi nazionali debbono applicare lealmente il 3" comma art. 138 CEE, che prevede l'elezione a suffragio universale e diretto del Parlamento europeo: a tal fine si chiede ai governi di adottare il progetto presentato dallo stesso Parlamento europeo D. a E' ne- COMLINI D'EUROPA cessario - afferrna inoltre la dichiarazione del CCE - che i governi interessati stipulino una convenzione, che conferirà all'Assemblea parlameritare così eletta i l mandato di redigere lo statuto politico delllEuropa, statuto che sarà sottoposto a un referendum popolare in ciascuno dei paesi della Comunità e che potrà essere sottoposto a qualunque altro paese democratico europeo, disposto ad accettare questa leggc comune n. Riuniti a Bonn il 18 luglio 1961, i capi di governo incaricano una Commissione di studio di esaminare lo statuto dell'unione politica. I1 2 tioi~criibre la Comniissione presenta un primo progetto, nel quale il problema dell'elezione del Parlamento europeo non e trattato. Al progetto presentato dalla Commissione, le delegazioni dei paesi membri, esclusa la Francia, oppongono una relazione che presenta notevoli divergenze. I1 15 tliurzo 1962, dopo varie riunioni della Commissione si constata la persicstenza del disaccordo fra cinque delegazioni e la Francia. Mentre questo paese non intende parlare del problema dell'elezione del F'arlamento europeo, il testo presentato dagli altri cinque paesi comportava all'art. 20 le seguenti disposizioni: alla data del passaggio dalla seconda alla terza tappa prevkta dal trattato, esso sarà sottoposto ad una revisione generale ... che avrà segnatamente per oggetto I'associazione più stretta delllAssemblea parlamentare alla definizione dclla politica comune e la messa in atto dell'impegno sancito dall'art. 138 CEE di procedere all'elezione delllAssemblea mediante suffragio universale diretto D. I1 27 giligno 1963, in una risoluzione sulle proprie competenze e poteri, il Parlamento europeo sottolinea che l'elezione diretta dei membri dell'Assemblca è elemento indispensabile per democratizzare la Comunità » e chiede al Consigllio dei ministri e ai governi ( ( d i assumere le responsabilità che a loro spettano in base al Trattato per una rapida applicazione del progetto di convenzione elaborato dal Parlamento ». Al consiglio dei ministri dclla Comunità del 24-25 febbraio 1'964, il ministro degli esteri italiano Saragat presenta una proposta di rilancio europeo che prevede I'organizzazione per tappe clell'elezione diretta. I1 28 novenibre il goveriio italiano ripresenta questa proposta sotto forma di un progetto di dichiarazione, che non viene comunque accolto dal Consiglio. I1 1964 è un anrio particolarmente importante per i federalisti europei, che tengono alcune riunioni fondamentali per il futuro della loro azione, che si richiama alla necessità di creare un fronte democratico di tutte le forze vive europee. Anzitutto si è delineato un processo di riunificazione dei federalisti: dall'UEF, infatti, si era scissa agli inizi del << nuovo corso n, un'ala moderata (Azione europea federalista: AEF), estremamente possibilista e morbida; alla fine clel 1963 (ottobre, Conferenza di Lussemburgo) I'AEF già mostra una certa disponibilità a riprendere contatti e iniziative comuni coi federalisti radicali, sulla base dell'idea di un fronte delle forze democratiche (lanciata dal CCE). Nel 1964 fanno poi spicco 1;ì sessione di Parigi (20-21 marzo) del Consiglio internazionale del Movimento Europeo (che è il vecchio consorzio delle forze e democratiche ed europeiste ») - passa una m o ~ i o n eBareth-Serafini firma- 9 ta anche da Nobili (DC italiano), da sindacalisti, ecc., sul << fronte democratico europeo » (e quindi su una prospettiva di decisivo cambiamento di rotta del M.E., rimasto poi a mezz'aria) -; il congresso di Montreux (10 12 aprile) del Movimento Federalista Europeo (l'ala radicale dei fedcralisti); il congresso di Darmstadt (fine agosto) dell'Associution Europeerine des En.seigtzants (AEDE: conclude che << la collaborazione permanente e fiduciosa dell1AEDE e del CCE dovrebbe dare l'esempio, a tutti i livelli, di un coordi- Gaetano Martino nanicnto stretto e costruttivo di tutte Ic forze vive europee, per realizzare questo fronte democratico europeo, che si dimostra ogni giorno più necessario N); e infine i VI1 Stati generali del CCE (Roma, 15-18 ottobre). Il X Congresso del Movimento fcderalista europeo, svoltosi a Montreux l'l1 e 12 apriCarta federalista » e tre le, approva la risoluzioni: una risoluzione politica generale (basata sulle indicazioni della cc Carta » e insieme sull'idea del fronte democratico europeo) e due risoluzioni delle correnti di minoranza, quella di autonomia federalista, guidata da Mario Albertini (che propone il ricordato « censimento ») e quella del Partito federalista europeo, facente capo ad Alberto Cabella. I1 giorno precedente il congresso, il 10 aprile, si era tenuta una N Conferenza federalista D a cui avev.ano partecipato federalisti del MFE, dell'AEF, esponenti di altre organizzazioni, fra le quali il CCE, nonché alcuni federalisti indipendenti. La « Carta federalista n, approvata a maggioranza dai partecipanti, vorrcbbe richiamare i motivi di fondo (cfr. il Congresso di Parigi del '55 dclllUEF) per cui si vuole la Federazione europea: nobile obiettivo mancato, osserva Serafini, che ne fa una critica serrata, non tralasciando di attaccarne alcuni aspetti corporativistici, che egli non ha mai perdonato al proudhonismo anche più illuminato (in questa sintesi abbiamo ricordato agli inizi Silvio Trentin) e che vanno in senso contrario di quel federalismo integrale, che egli intende in senso dinamico ( « blocco storico » tra federalisti sovranazionali e autonomisti) e da cui pensa di dar vita a un autentico « fronte democratico europeo n. Concesso agli amici di a autonomia federalista n che è irrinunciabile un movimento federalista autonomo dalle forze politiche tradizionali, organizzato sovranazionalmente, disciplinato, sostanzialmente <( COMUNI D'EUROPA 10 dicembre 1977 Scheda n. 2: i gruppi parlamentari I gruppi parlamentari rappresentano i centri i11 cui si forma la volontà politica: la composizione trasnazionale dei gruppi comporta la necessità del superamento dei punti cli vista e degli interessi nazionali, attraverso il raggiungimento di soluzioni comuni. Il numero minimo attualmente richiesto per la costituzione di un gruppo è di 14 deputati o 10 appartenenti ad almeno tre stati membri. Il Parlamento europeo t: suddiviso in sei gruppi politici: - socirrlistn, coli 63 membri appai-tenenti a 12 partiti (SPD, PvDA, Socialisti danesi, laburisti inglesi, PSDI, PSI, PSF, BSP. PSB, POSL); - deiiiocrutico-cristiano, con 52 membi-i, appartenenti a 12 partiti (CSU, DC, CDU, Partito Cristiano Belga, SVP, UCDP, Fine Gael. PSC, K\IP, AR, CHU, PCS); - liberale, con 24 membi-i appartenenti a 15 partiti (FDP, VVD, RCDS, RI, RG, P.VV., RIAS, liberali inglesi, danesi e belgi, RV, PD, RDS, PLI, PRI); - deiiiocrritici eriropri del progresso, con 19 membri appartenenti a 3 partiti (RPK, FF, FRP); - coriservatorr con 18 membri appartenenti a due partiti (conservatori inglesi e partiti dcl centro danese); - corn~ir7isti,con 17 membri appartenenti a quattro partiti (PCI, PCF, CPN, SF): - noi1 iscritti, con 3 membri. (< A B B R E V I A Z I O N I B.S.P. P.S.B. C.V.P. P.S.C. F.D.F.-R.W. P.V.V. P.I..P. Belgische Socialistische P a r t i , Pai-ti sucialiste hcigc Christclijhc Volkspartii Parti social-chréticn Front dCmocratiquc d c s i'rancopliones - Rasaemblemcnt wallon p..iitij . . . voor vrijheid c n vuui-uitgang l':irti d e la liber-tc c t dii p i o g r c s CD FRP KF UV S SF V Centr-iiiii-Dcmokraternc Fi-cniakridtspartiet Dct k o n x r v a t i v c lolkcparti Dct Radikalc vcnsirc Socialdemokratict Socialihtibk lolkcparti Vcnstre. D a n m a r k s liberale p a r t i CDU CSU FDP SPD Christlich-Dcrnokratischc Union Cliristlich-Soziale Union Fi-cic Demokratischc P ~ r t e i So/.ialdemokratische Pai-tei Dcutschlandh P.C.S. P.D. P.O.S.L. Pai-ti chrktien social Parti d é m o c r a t i q u e Parti ouvrier w c i a l i s t e luxembouigeois G.D. P.C.F. P.S. R.C.D.S. Gniiche démocraiiquc. Parti c o n ~ m u n i \ t c t r a n ~ a i s Parti socialiste Rélormateurs dcs centristrs e t dtinoci-atea sociaus Mo~ivcincnt d e s rudicaux dc gziuche RCt'ormatcurs c t dgrnocrates aociaux RCpuhlic;iins i n d é p e n d a n t s Rénuhlicains i n d é n e n d a n t s d'..iLtron . ' sociale Ilnionc centristc clcs dCrnocratci d e progri-s R a a s ~ . n ~ b l c m e npt o u r la Rép~ihliquc A.R. C.H.U. D'66 K.V.P. P.v.d.A. P.P.R. V.V.D. Anti-revolutionair-e p a r t i j Christelijk Hiatorische Unir Deniuhr-aten 66 Kathulieke Volkspurtij Partii van d e Arbeid Politickc Partij Radikalcn Volkspartij voor Vrijheid e n Democratie Cons. Lab. Lib. SN P Conservative and Unionist Partv Labour Party Liberal Partv Scottish National Pari\' L)u:frrfurk R.G. I I R.D.S. R.I. R.I.A.S. U.C.D.P. R.P.U. rivoluzionario (cosa chc egli non ha aspettato il <inuovo corso per sostenerla), ha poi difeso l'esigenza di metterlo alla prova proprio sul problema del u fronte » (prova che non L: prematura, anzi urge) e ha attaccato chi sottovaluta o respinge le elezioni a suffragio diretto dell'attuale Parlamento (il suo interesse europeo « scnza poteri va più alle elezioni europee che al Parlamento eletto). Nello stesso tempo Serafini ha sollevato alcune riserve anche sugli amici che sostengono il K fronte » (una corrente composita che vede i l proudhoniano Marc e, sopraggiunto, I'hamiltoniano Spinelli) - irnplicitamente insoddisfatto del relatore di maggioranza Rifflet -, poiché il « fronte non può essere, con formula miniinalista, un hrain trust di federalisti con contorno di de- F.F. F.G. Lab. Fianna Fail Party Fine Gael P;ii.tr. Lahour P;irty D.C. I n d . Sin. D.N. P.C.I. P.L.I. P.R.I. P.S.I. P.S.D.I. Democrazia c r i ~ j t i a n a Indinendente di S i n i a t ~ i Democraria nazionale Partito conlunista italiano Partito liberale italiano Partito repubblicano italiano p.a i.t i' t o socialisla italiano Partito Socialisla Democratico italiano Sudtirulcr Volkspartei (Partitu popolare sudtir-olese) /luliu S.V.P. politica europea, costituita da un esecutivo comune e fondata su un Parlamento dai poteri allargati, eletto a suffragio universale D, lavorando per un fronte democratico europeo, cioì: un fronte (come chiarito nella relazione politica della storica manifestazione) che accanto ai sindacati dei lavoratori (e la Confederazione europea sindacale ora sta lentamente sconfiggendo, sia pure con fatica, le posizioni nazionalistiche di alcune sue componenti e le remoi-e settoriali), ai Poteri locali (e regionali) e alla cultura più avvertita deve schierare i ceti medi, i produttori che non si basino su posizioni di privilegio o settoriali (stessa musica che per i sindacati), la scuola, i giovani D. Nella risoluzione politica, vengono riaffermati i principi dell'organizzazione federale europea, della programmazione economica, dell'aiuto al terzo mondo. del controllo democratico « esercitato da un parlamento, di cui una Camera deve essere eletta a suffragio universale diretto dall'insieme degli europei n. I1 tema del fronte democratico europeo viene ripreso da Serafini dopo le elezioni presidenziali francesi ( « Comuni d'Europa m , dicembre IY65), in cui si insiste sulla necessità di inserire le forze vive da selezionare in funzione della loro effettiva vocazione sovranazionale D. In occasione del decimo anniversario della firma dei Trattati di Ronia, i capi di governo della Comunità europea si riuniscono g i o nelle discusa Roma il 29-30 ~ r ~ ~ ~ g1967: sioni sullo sviluppo della Comunità il problema delle elezioni dirette non viene affrontato: in una risoluzione approvata il 21 gi~cg11o 1967, il Parlamento europeo ricorda ai capi di governo che « la costruzione della unità europea non potrà essere compiuta senza la partecipazione attiva dei popoli c scnza il concorso dei loro rappresentanti c che pertanto sempre più si impone il riconoscimento delle funzioni e del ruolo che il Parlamento europeo deve poter svolgere nella Comunità n. Sempre sul tema del Fronte democratico europeo torna Serafini in un editoriale del febbraio 1968, per denunciai-e la mancata utilizzazione del Movimento europeo, intitolato appunto Fronte democratico europeo o cimitero degli elefanti ». Nel numero di marzo 1968 cc Comuni d'Europa » affronta decisamente il problema delle inadempienze dell'Italia nei confronti della Comunità europea, fra cui la più scandalosa risulta quella del mancato rinnovo della delegazione italiana al Parlamento curopeo: nella prima pagina del periodico le foto di 6 parlamentari deceduti (uno da oltre sette anni) e non sostituiti. La campagna, che solleva grande impressione (soprattutto quando, dopo le elezioni politiche del maggio 1968, viene documentato che su 36 membri italiani solo I I possono sedere a pieno titolo sui banchi di Strasburgo, e di questi, successivamente, uno viene nominato ministro e tre sottosegretari), contribuisce notevolmente alla nomina e composizione della delegazione (di cui fanno parte per la prima volta i comunisti) che fa i l suo ingresso ufficiale alla sessione di marzo del 1969. Alla fine del 1968 parte in Italia un'iriiziativa della Commissione italiana del Movimento federalista europeo per dare avvio (con un progetto di legge di iniziativa po- I mocratici non conformisti, ma deve rappresentare l'indice della reale <<crisi di quad r o » delle forze politiche e sociali degli Stati nazionali. in sommi^ i l « fronte » deve raccogliere la sfida dellt. contraddi~ioni patenti sollevate dal MEC, bisogna lavorare deiltro i partiti e i sindacati, del resto molto più duramente e crealivamente di quanto abbiano fatto [in qui la sinistra europea, le Nouvelles equipes Internationales (cristiane), il Movimento liberale per l'Europa unita. Dal 15 al 17 ottobre 1964 si svolgono a Roma i VI1 Stati generali del Consiglio dei Comuni d'Europa: nella dichiarazione generale i cinquemila rappresentanti dei poteri locali si impegnano ad a appoggiare ogni iniziativa che tenda a creare un'autorità dicembre 1977 CONIUNI D'EUROPA - - - bedue le manifestazioni attendono un impolare) a elezioni al Parlamento europeo a pegno che i capi di governo dovrebbero prensuffragio diretto su scala italiana. dere nel vertice di ottobre. Alla vigilia del vertice dell'Aja. I'AICCE Dal 19 al 21 ottobre 1972, i capi di goverlancia un Manifesto » indirizzato ai capi di governo e particolarmente al governo ita- no dei paesi membri, riuniti a Parigi per la liano (ottobre 1969): « nei riguardi del Par- prima volta nella Comunità allargata a Gran lamento europeo - afferma I'AICCE - è Bretagna, Irlanda e Danimarca, affermano arrivato il momento di chiedere finalmen- il proposito di trasformare, entro la fine del te il rispetto della lettera e dello spirito decennio in corso, l'insieme dei loro rapdei Trattati: quale paura illiberale trattie- porti in un'unione europea ». La conferenza al vertice ignora invece ancora una volta ne ancora dall'interrogare direttamente il il problema delle elezioni dirette. I1 20 ottopopolo europeo? D. I1 7-8 novembre 1969 si riunisce quindi a bre a Parigi, in concomitanza del Vertice, Rouen i l Bureau sovranazionale del CCE. si riunisce un controvertice, cioè un'AssemNella risoluzione finale si rivolge un appel- blea di forze popolari, democratiche e progressiste europee, promossa dalle organizzalo ai capi di governo perché si impegnino zioni federaliste: vi partecipano diversi diricoraggiosamente t rapidamente sulla via dell'unità politica dell'Europa. « 11 Parla- genti del CCE e alcuni leuders della Resimento europeo - si afferma - non dispor- stenza spagnola (Galvan), portoghese (Soarez) e greca. I1 Parlamento europeo, in una rà dell'autorità necessaria che quando sarà eletto a suffragio universale e diretto D. risoluzione del 1.5 rioi~enihre 1972 deplora Al termine della Conferenza al vertice eu- G che non sia stata presa alcuna decisione ropea, tenutasi all'Aja il I' e 2 dicembre 1969, per quanto concerne il rafforzamento delle i capi di governo convengono « ... di raffor- strutture democratiche dclla Comunità; e che zare i poteri di bilancio del Parlamento per l'attuazione delle elezioni dei membri del europeo. Il problema del meccanismo della Parlamento europeo non solo non siano elezione diretta - si legge nel comunicato state stabilite daite precise, ma non siano finale - continuerà ad essere esaminato stati nemmeno conferiti mandati concreti dal Consiglio dei Ministri D. per risolvere le difficoltà esistenti ». Dal 16 al l8 l~iglio1970 si svolgono a LonInizia in questo periodo una intensa attidra i IX Stati generali del CCE. Nella di- vità di elaboraziolne istituzionale, sia a lichiarazione finale i rappresentanti dei po- vello delle istituzioni comunitarie, sia a literi locali considerano che la futura fede- vello federalista o di esperti. Per quel che razione europea dovrà avere: « unlAssem- riguarda la Comunità essa vede in sostanza blea europea direttamente eletta dal popo- e per rapidi cenni: lo; un governo investito e controllato da u ) l'elaborazioile di un rapporto, redatquesta Assemblea; un'istituzione rappresen- to da un gruppo di esperti per conto della tativa degli Stati nazionali; una Corte di Commissione europea e presieduto dal frangiustizia europea ». cese Vedel, sui problemi attinenti alle comFra l'aprile e il giuglio I972 si svolgono in petenze del Parlamento europeo e all'evoluFrancia due avvenimenti importanti sul pia- zione istituzionale della Comunità; no dell'azione europea: il congresso di riub) la nomina di un nuovo relatore, I'onificazione delle organizzazioni federaliste, i l Movimento Federalista europeo (MFE) e landese Patijn, del Parlamento europeo per i l Centro d'azione europea federalista (AEF), la convenzione sulle elezioni dirette; :i Nancy e i X Stati generali del CCE a NizC) la preparazione delle relazioni sulla za (vi prende la parola uno dei Capi della unione europea da parte delle istituzioni coResistenza greca, Andreas Papandreuì. Am- munitarie. Scheda n. 3: la delegazione italiana Camera dei Deputati e Senato della Repubblica hanno nominato il 6 ottobre 1976 la delegazione italiana che rimarrà in carica fino all'elezione dirctta del Parlamento europeo. I 36 membri, ripartiti per gruppo politico, sono: - democristiani (1 5): Giovanni Bersaili, Peter Bruggcr, Maria Luisa Cassanmagnago, Emilio Colombo, Mario Fioret, Luigi Granelli, Giosuè Liggios, Mario Martinelli, Luigi Noh, Ferruccio Pisoni, Ernesto Pucci, Camillo Ripamonti, Rolando Riz, Mario Scelba, Vincenzo Vcrnaschi; - cotn~~tiisti (12): Giorgio Amendola, Carlo Galluzzi, Nilde Iotti, Silvio Leonardi, Andrea Mascagni, Aldo Masullo, Michele Pistillo, Renato Sandri, Altiero Spinclli, Vera Squarcialupi, Giuseppe Vitale, Protogene Veronesi; - .sociulisti (5): Aldo Aiello, Francesco Albertini, Giuseppe Amadei, Pietro Lezzi, Mario Zagari; - liberali (2): Enzo Bettiza, Michele Cifarelli; - costit~ier7tedi destru (2): Alfredo Covelli, Armando Plebe. - Nel frattempo si intensifica l'azione dei movimenti federalisti c del CCE. I1 Movimento federalista, a seguito dellc decisioni votate a Nancv, realizzano al congresso di Bruxelles del 13, 14 e 15 uprile 1973 la nascita dell'unione Europea dei Federalisti (UEF), sorta dalla fusione tra il MFE e I'AEF, coronando così la lunga marcia di avvicinamento intrapresa soprattutto ad iniziativa della Commissione italiana del MFE e dell'Etrropri Urrioi7 tedesca (i nuclei principali delle organizzazioni federaliste). Il mese dopo, il 28 e 29 irluggio, si riunisce a Montecatini Termi l'Assemblea dei delegati del CCE che. oltre ad approvare una risoluzione politica nella quale sono espresse le gravi inquictudini per i ritardi nella costruzione sovranazionale, discute a lungo le responsabilità del CCE nella lotta per la Federazione europea c la sua coopcrazione con le altre: organiz7.azioni politiche. Nel frattempo decine e decine di regioni ed altri enti locali italiani rispondono all'appello lanciato dalla Direzione nazionale delI'AlCCE per una campagna in favore della elezione unilaterale a suffragio universale e diretto dei delegati italiani al Parlamento europeo, campagna indetta dal Movimento federalista per sollecitare l'impegno del governo italiano sul fondamentale problema. Eguale rispondenza degli enti locali si regipetizione postra nell'approvazione dclla polare per i poleri costituenti al Parlamento curopeo » (piano Spinelli, ciok il mandato al Parlamento europeo di redigere subito lo statuto politico della Comunità) nello spirito della risolu~ioneapprovata a Montecntini. La necessità di tale collaborazione. ribadita in un incontro fra una delegazione delI'UEF e una del CCE a Neu Isenburg (Gei-rnania Federale), il I9 nlurzo 1974, e le ragioi patlri dell'Europa carbo-siderurgica: Schuman, I)e Gasperi, Stikker, van Zeeland, Ade- ni dell'appoggio al piano Spinelli vengono esposte da Serafini anche nella relazione nauer, Bech <( dicembre 1977 COMUNI D'EUROPA 12 Scheda n. 4: competenze e poteri Il Parlamento europeo dispone, in base ai trattati e alle modifiche successivamente intervenute, di determinate competenze nel processo decisionale della Comunità, che vengono esercitate insieme alle altre istituzioni, in primo luogo Consiglio e Con~missione. In particolare il Parlamento esercita: - ~ioferidi cotitrollo nei conlronti della Commissione, con la mozione di censura sul suo operato, votata a maggioranza dei due terzi. In caso di approvazione, la Commissione deve rassegnare le dimissioni dinanzi al Parlamento e al Consiglio; nei confronti di Consiglio e Commissione, attraverso lo strumento delle interrogazioni scritte, oi-ali (senza o con discussione) e nell'ora riservata alle interrogazioni peiciascuna tornata. - poteri irl rtiriteria (li hilnricio: dal 25 niarzo 1957 hanno subito un'evoluzione progressiva, in particolare attraverso i trattati 22 aprile 1970 e 122 luglio 1975. I poteri riguardano la creazione delle entrate e delle spese, I'ultiii~a parola del Parlamento sulle spese non obbligatorie (in particolare nei settori della politica sociale, regionale, industriale e della ricerca), i l controllo delle entrate e delle spese, la concertazione con il Consiglio su tutti i prov\redimenti con incidenze finanziarie. - poteri rli corls~iltciziotle.Esiste una consultazione obbligatoria o Facoltativa del Parlamento da parte del Consiglio. L'Assemblea puì, inoltre attribuirsi di propria iniziativa l'esame di un problema. E' prevista infine una consultazione obbligatoria in caso di revisione dei trattati. « l'Unione europea e la lotta per la Ragione u predisposta per gli Stati generali di Vienna, previsti per il 1974, ma rinviati al 1975. Anche all'Assemblea dei delegati del CCE di Bruges (27-28 gi~cgtio1974 - dove peraltro viene approvata la N Dichiarazione di principio del CCE sui problemi dell'ambiente (politica ecologica) -, la risoluzione politica generale: K riafferma solennemente l'urgenza di allai-gare i poteri del Parlamento europeo e di ristabilire il ruolo politico che il Trattato ha attribuito alla Commissione; crede ,fermamente che l'estensione dell'integrazione europea a nuovi campi non si può attuare che con il progressivo allargamento delle competenze delle Istituzioni e nel rispetto delle procedure previste dai Ti-attati, evitando ogni giustapposizione di nuovi organismi alle strutture esistenti; ritiene che non vi sarà Unione europea senza una costituzione federale che preveda un governo europeo responsabile di fronte a un Parlamento eletto a suffragio universale e diretto. A questo fine. essa offre tutto I'appoggio al piano d'azione formulato da Altiero Spinelli, che mira a dare al più presto mandato al Parlamento europeo di elaborare tale costituzione ». Al Vertice di Parigi del 9-10 ~licet?il)re1974, i capi di governo constatano che << l'obiettivo fissato dal trattato relativo all'elezione a suffragio universale del Parlamento curopeo, dovrebbe essere realizzato il più presto possibile ... essi attendono con interesse le proposte dell'Assemblea, sulle quali auspicano che i l consiglio decida nel corso del 1976. In quest'ipotesi, l'elezione a suffragio universale diretto dovrebbe essere effettuata a partire clal 1978 )>. Il 14 genr~aio l975 il Parlamento europeo approva, su i-elazione del socialista olandese Schelto Patijn, il progetto di convenzione sull'introduzione di elezioni a suffragio universale diretto dell'Assemblea. Dal 3 al 5 aprile si svolgono a Vienna gli XI Stati generali del CCE che costit~iiscono un momento determinante nella storia dell'Unione europea nel momento in cui il pri- I mo ministro belga Tindemans si accinge a redigere una sintesi » progettuale sull'unione stessa. Oltre a formulare una netta presa di posizione sulla csig~mzadi far convergere la missione Tindernans e le elezioni europee a suffragio universale e diretto nella trasformazione del Parlamento europeo in Assemblea costituente, i delegati del CCE affrontano in un ampio dibattito e condensano nelle risoluzioni votate alcuni principi fondamentali per lo svil~ippoin senso federale della costruzione europea; in particolare: l'interesse generale vuole che le politiche economica, monetaria, sociale, i-egionale, estera iormino un tutto inscindibile: necessita quindi un autentico governo europeo; Comuni, Province, Dipartimenti, Regioni riuniti nella lotta per una pianificazione del territorio simultanea alla programmazione economica; un fronte democratico europeo per l'autonomia e la libertà eflettiva dell'Europa federata; un progetto globale e democratico di cooperazione coi paesi in via di sviluppo. Al vertice di Bruxelles del 16-17 luglio 1975, i capi di governo invitano i l Consiglio ad esaminare il probleina dell'elezione del Parlamento europeo, tenendo conto del progetto predisposto dall'Assemblea, in modo da presentare un i-apporto entro l'anno a. Un pressante appello ai governi e ai parlamenti nazionali dei nove Paesi della Comunità europea, affinché stabiliscano senza tardare, in applicazione clell'art. 138 del Trattato di Roma (CEE), le disposizioni che permettano di organizzare le elezioni del Parlamento europeo a suffragio universale diretto e perché questa elc.zione si svolga conformemente agli impegni presi dalla Conferenza al vertice di Parigi » viene lanciato dall'Assemblea dei delegati del CCE, i-iunita ad Avignone i l 23 e 24 offohre in vista dello svolgin~entoclel Consigliso europeo di Roma. Al Consiglio europeo di Rorna del 1-2 rlicct71hre 1975, i capi di ;governo convengono che l'elezione del Parlamento europeo abbia luogo ad una data unica nel periodo maggio-giugno 1978 D. Il VI1 Congresso nazionale delllAICCE, riunito a Napoli dal 23 a1 25 getitzaio 1976, sta. bilito che G le elezioni europee previste per il 1978... offrono un quadro politico alla lotta dei partiti democratici e popolari e dovranno rappresentare un fattore di mobilitazione della partecipazione di base, forzando nello stesso tempo I'acquisizione di poteri reali da parte del Parlamento europeo ed esaltando l'esigenza di dare a questo un interlocutore responsabile, cioè un autentico esecutivo comunitario D collega a questo momento fondamentale quello della integrazione, a livello europeo, dei sindacati dei lavoratori e quello della lotta per le autonomie locali e regionali, determinanti per la formazione del « fronte democratico europeo N. Il vertice di Lussemburgo del 1"-2 aprile 1976 si chiude con un nulla di fatto a causa dei contrasti sul numero dei d c ~ u t a t ie sulla loro ripartizione Tra i nove paesi membri. Vista l'impossibilità di un accordo. i capi di governo incaricano i miiiistri degli esteri di approfondire il problema con la intesa che al Consiglio europeo di luglio verrà comunque presa una decisione definitiva. Dal 22 (i1 24 aprile 1976 si svolge a Torino, promosso dalla Regione Piemonte, un convegno internazionale su « Le Regioni italiane e l'Europa D, che ascolta l'olandese Patijn sulle elezioni dirette. Serafini vi sottolinea che le elezioni dirette capovolgono i l processo di integrazione europea e offrono I'iniziat iva alla base popolare: attraverso esse si dcvc coagulare i l fronte deniocratico europeo. I1 12-13 l~rglio 1976, superando posizioni preconcette ed ostacoli pregiudiziali dci-ivanti nella magigor parte dei casi da difticili situazioni nazionali, il Consiglio europeo a Bruxelles ratifica l'accordo raggiunto fra i ministri degli esteri circa i l numero dei deputati e la loro ripartizione nazionale. L'accordo G sottoposto i l 20 .settrrtil)re 1976 all'approvazione formale del Consiglio dei ministri degli esteri della Comunità, che sottoscrivono una dichiarazione comune e l'atto relativo alla Convenzione per le elezioni del Parlamento europeo. Conformeniente ad una proposta dell'E~4ropa Utziotz, nell'o[fohre vari governi dei Lander designano, nella Repubblica Federale Tedesca, un membro di governo come responsabile della pi-eparazione delle elezioni dirette. L'Europa ~t7ion'proponeanche la creazione di a Comitati elezioni europee 1978 a livello federale, regionale e cittadino. I comitati dovrebbei-o comprendere membri eminenti di tutti i partiti, dei sindacati, delle federazioni dei datori di lavoro. delle chiese e delle associazioni. I1 30 tzovemhre si svolge all'Assemblea dell'UE0, sulla base di un rapporto Bruyne, un dibattito sulle elezioni dirette. E' adottata una risoluzione con 46 voti favorevoli. 2 contrari e 7 astensioni. I presidenti dell'unione dei Partiti socialisti della Cee, del Partito popolare europeo e della Federazione dei partiti liberali e democratici si incontrano il 13 rlice17rh r r a Bruxelles per discutere della preparazione delle elezioni dirette: i leaders dei partiti europei discutono dello statuto giuridico dei partiti, del tinanziamento della campagna di informazione, dell'organizzazione di programmi europei trasmessi dalle televisioni nazionali. Jean Paul Sartre tirma i l 1.3 rlicetti- dicembre 1977 hre u n manifesto contro l'elezione diretta del Parlamento europeo, facendo u n appello per una campagna di massa. I l bureau nazionale del Movimento per l'indipendenza delllEuropa, riunito il 16 dicetnbre sotto la presidenza di Guichard, adotta una dichiarazione nella quale pone delle condizioni per l'elezione diretta. Secondo il MIE « sarebbe inaccettabile che, in violazione del trattato, alcuni stati procedano all'elezione diretta e altri n o ». La dichiarazione ricorda che deve essere impedito qualunque accrescimento di poteri del1'Assemblca. I1 MIE propone infine l'adozione di u n sistema proporzionale sia su liste nazionali, sia per 4-5 circoscrizioni. Parlando a Strasburgo il 17 dicembre, Chirac dichiara che il raggruppamento gollista esige una dichiarazione solenne del governo, secondo la quale i n nessun caso la Francia accetterà negoziati che tendano ad allargare le competenze dell'Assemblea. Miche1 Debré costituisce il l 8 dicembre u n Comitato per l'indipendenza e l'unità della Francia. I1 5 ge~lnaio il segretario europeo della Conferleration Générale d u Travail (CCT) diffonde una presa di posizione molto dura contro 1'elez.ione diretta del Parlamento europeo, che accusa il governo Crancese di accentuare la campagna in favore di questa elezione. La dichiarazione a f f e r m a che « la invocazione della democrazia per giustificare l'operazione fa seguito all'alibi sociale che era servito a costituire il Mercato Comune. In realtà si tratterebbe di soddisfare le nuove esigenze dei monopoli, di trasferire a livello europeo poteri di decisione che mettono in causa la sovranità nazionale e di ritardare l'ora dei cambiamenti fondamentali D. N L'integrazionc europea - continua la dichiarazione è l'espressione di una coalizione di interessi capitalistici, strumento di dominio politico al servizio delle grandi feudalità industriali e finanziarie. L'idea di una sopranazionalità darebbe al club europeo delle multinazionali delle nuove possibilità di dominio contro la sovranità dei popoli. La CGT - conclude la dichiarazione - opporrà a questo disegno la solidarietà internazionale dei lavoratori per unlEuropa indipendente, democratica e progressista ». I 1 Comitato Federale dell'UEF, riunito il 23 gennuio a Bruxelles, adotta all'unanimità una risoluzione secondo la quale i federalisti non presenteranno proprie liste alle elezioni europee del 1978. L'Unione Sovietica protesta I'S febbraio per la partecipazione di Berlino Ovest alle elezioni europee. Radio Mosca ha parlat o di a gioco audace » e di « provocazione ». Secondo I'URSS lo statuto speciale di Berlino Ovest dovrebbe impedire a questa città la possibilità di essere sottoposta alle autorità comunitarie e inserita nel processo di integrazione politica fra gli stati delllEuropa occidentale. I 1 30 murzo, l'Associazione dei Giornalisti ( N Appello Europei lancia u n appello dei Mille n) all'opinione pubblica, per sottolineare l'importanza delle elezioni dirette. I1 Governo inglese pubblica il 31 marzo u n libro bianco sulle elezioni europee. I1 documento non suggerisce le modalità di scrutinio, limitandosi a raccomandare la proporzionale per i 3 deputati delllIrlanda del Nord (la minoranza potrà così avere u n proprio rappresentante). Gli 81 deputati sa- CONIUNI D'EUROPA ranno ripartiti in: 66 inghilterra, 8 Scozia, 4 Galles e 3 Irlanda del Nord. I 1 l 9 uprile il comitato esecutivo della Federazione dei Partiti liberali e democratici della Comuiiità adotta il progetto di programma elettorale, che sarà approvato definitivamente al congresso di novembre. I l 27 aprile il gruppo Tribune (che riunisce circa 70 parlamentari della sinistra laburista inglese) lancia u n appello al primo ministro Callaghan perché depositi u n preavviso di L2 mesi che annunci il ritiro della Gran Bi-etagna dalla CEE. I1 28 uprile la Confederazione europea dei sindacati ( C E S ) dirama una propria risoluzione favorevole alle elezioni europee. I l bureau dei Partiti socialisti della CEE approva nello stesso giorno u n progetto di programma per le elezioni europee. L'Ufficio politico ed il comitato esecutivo del Partito Popolare Europeo si riuniscono a Bruxelles il 4-5 maggio 1977, sotto la presidenza di Leo Tiindemans e Alfred Bertrand. L'ufficio politico adotta le grandi linee del progetto di programma per le elezioni europee. I1 comitato esecutivo si pronuncia invece a favore dell'esercizio del diritto di voto dei lavoratori migranti e sottolinea la necessità di mantenere ferma la data della primavera 1978, poiché u n ritardo sarebbe intollerabile agli occhi dell'opinione pubblica e dei cittadini della Comunità n. I l tema dell'elezione europea domina i X I I Stati generali del CCE, che si svolgono a Losanna da11'8 ull"l1 giugno 1977: nella risoluzione politica, a f f e r m a t o che a l'elezione europea a suffragio diretto rappresenta una misura essenziale di democratizzazione della costruzione europea », si auspica che la campagna elettorale divenga l'occasione per u n dibattito di fondo sui problemi che costituiscono i temi essenziali di interesse per le popolazioni. A Losanna si stabilisce anche di lanciare una campagna per ottenere una massiccia partecipazione delle popolazioni al voto in m o d o che ogni cittadino si senta corresponsabile della riuscita dell'unificazione europea. A tal fine viene prevista la presentazione di una piattaforma comune delle autonomie degli Enti locali e regionali aderenti al CCE per esporre le ragioni essenziali che giustifichino e stimolino il loro impegno e per assicurare la piena riuscita di questa elezione, nonché l'organizzazione di ampi confronti di eletti locali sui grandi t e m i della costruzione europea, la mobilitazione delle città gemellate e la creazione, nei nove paesi della Comunità, di parecchie centinaia . 13 di centri di diffusione e di informazione europea sostenuti dagli enti locali e regionali. I tre alleati occidentali (Usa, Gran Bretagna e Francia) danno, il 1" settembre il loro assenso per l'invio di deputati berlinesi al Parlamento europeo; questi parlamentari saranno designati dalla Dieta di Berlino Ovest e non eletti a suffragio universale. La Groenlandia disporrà di u n seggio al Parlamento europeo, sui 16 assegnati alla Danimarca. Così decide il Consiglio nazionale, sottolineando che questo non significa adesione definitiva alla CEE. Coerentemente alle $onclusioni degli Stati generali di Losanna, il Bureau politico del CCE, riunito a Parigi il 18-19 ottobre discute e approva u n « Appello per I'elezione diretta del Parlamento europeo n, che, d i f f u s o in centinaia di migliaia di copie, propone al dibattito dei Consigli comunali, regionali e degli Enti intermedi aderenti al CCE. L'UEF, riunita a Bruxelles dal 4 al 6 novembre, adotta all'unanimità u n manifesto al termine del suo congresso ordinario. Nel corso del congresso i federalisti approvano i rapporti di tre gruppi di lavoro: campagna per le elezioni europee; unione economica e monetaria; unione europea e allargamento della CEE. I l bureau di coordinamento delle organizzazioni internazionali della gioventù (BECO) si riunisce a Bruxelles il 14 noi~etubre per prendere posizione sulla politica europea e in particolare sulla democratizzazione della Comunità attraverso le elezioni dirette. I l Parlamento europeo, nella riunione del 16 novenzbre prendendo spunto da analoghe iniziative dei socialisti e dei liberali, chiede al Consiglio europeo di fissare la data delle elezioni. Dal 18 al 20 novembre si svolge a Bruxelles il congresso della Federazione dei Partiti liberali e democratici della Comunità, che approva il programma per le elezioni europee. La sezione internazionale del partito laburista inglese respinge il 7 dicembre la proposta di u n manifesto della Federazione europea dei partiti socialisti per le elezioni europee. I1 portavoce della CDU dichiara il 12 dic e m b r e che rappresentanti dei partiti democratici-cristiani e conservatori d'Europa hanno deciso a Vienna di istituire, nel l'aprile 1978, una « Unione democratica europea D, che si impegnerebbe nella campagna elettorale a fianco del partito popolare europeo. 25 inarzo 1957: si firmano a Roma i Trattati per la CEE e I'Euratom (in primo plano, a sinistra, Henry Spaak, l'artefice del rilancio comunitario) dicembre 1977 COMUNI D'EUROPA 14 forze politiche (le iizterviste soizo u czlru d i Pier Virgilio Dustoli e Lziigi Troiuizi). Benigno Zaccagnini democrazia cristiana Europa e Regioni: tra questi poli la via italiana n. Con questo titolo il « Popolo » sintetizzava il discorso di apertura del seminario di studi parlamentari della Democrazia cristiana pronunciato dall'on. Galloni. Non era un titolo ad effetto, una trovata giornalistica: era l'esatta traduzione di una linea politica che il nostro partito ha sempre coerentemente seguito, anche in momenti in cui da altre forze oggi impegnate in uiio sforzo comune in questa stessa direzi:,;.=, venivano assunti atteggiamenti riservati o apertamente ostili alla costruzione di uno Stato regionale e all'avvio di un pr ucesso di unificazione sovranazionale europea. Ho quindi accolto con particolare piacere l'invito ad esprimere qualche rapida considerazione sulle colonne della rivista K Comuni d'Europa » che dal 1952, senza interruzione, svolge il suo compito di canalizzare tra gli eletti comunali, provinciali e regionali del nostro Paese, gli ideali del federalismo. La duplice battaglia, autonomistica ed europeistica, che caratterizza l'azione del Consiglio dei Comuni d'Europa non può che trovare la Democrazia cristiana pienamente dispoilibile ed impegnata perché essa corrisponde a due elementi portanti della sua ispirazione e della sua azione politica. La prospettiva di elezioni europee arricchisce questa ispirazione e questa azione di contenuti più concreti e stimolanti. Ci troviamo di fronte ad un traguardo preciso della cui rilevanza politica e pratica dobbiamo tutti essere pienamente consapevoli. Non siamo più in una vaga atmosfera europeista, ma di fronte a scelte precise quali la partecipazione dei cittadini - e quindi delle forze politiche - alla costruzione curopea, i compiti del nuovo Parlamento europeo eletto, la sua collocazione e il suo ruolo in un processo di innovazione e di rafforzamento istituzionale della Comunità nella sua progressiva trasformazione in una vera Unione politica. Nel momento in cui siamo tutti impegnati in una difficile ma necessaria azione di consolidamento democratico delle nostre istituzioni secondo gli orientamenti costituzionali, Ic elezioni dirette del Parlamento europeo ci offrono l'occasione per inserire la dimensione europea in queste istituzioni noil come sovrastruttura forzata ed artificiosa, ma coine parte integrante e decisiva del nostro modo di essere Stato. I partiti devono affrontare con grande responsabilità queste elezioni europee: non solo e non tanto perchk il fatto elettorale è sempre il momento di verifica delle scel- te e dei programmi delle forze politiche e del consenso che esse sanilo mobilitare, ma perchb queste elezioni sono e « debbono essere diverse da quelle che riguardano la realtà nazionale, anche se con essa costantemente collegate. Sono diverse per l'istituzione che si deve eleggere, per il contesto in cui si colloca, per le tematiche che saranno dibattute nella campagna elettorale, per il particolare sforzo d'informazione che esse richiederanno, per i requisiti cui dovranno rispondere i candidati proiettati in urla realtà così diversa e complessa, per le intese che si dovranno ricercare tra partiti di diversi Paesi che si richiamai10 ad una comune ispirazione od ideologia. La Democrazia cristiana ha già portato il suo convinto e costruttito contributo alla creazione di una Federazione dei partiti di ispirazione democratico-cristiana che operano nei Paesi membri della Comunità europea: ne è nato il Partito popolare europeo (PPE) che presenterà al suo prossimo congresso la sua piattaforma politica, quadro di riferimento necessario per l'impostazione della campagna elettorale dei democratici cristiani europei nei singoli Stati. Partiti che Scheda n. 5: relazioni esterne I1 Parlamento maniliene un'ampia rete di contatti con Ic assemblee di numerosi paesi. Regolari incontri hanno luogo con delegazioili del Congresso degli Stati Uniti, del Parlamento canadese e dei parlamenti dell'Americii Latina. In seguito agli accordi di associazione stabiliti dalla Comunità con i paesi mediterranei sorio state create commissioni parlamentari miste CeeGrecia e Cee-Turchia. Anche gli accordi di associazione con Malta e Cipro prevedono contatti a livello parlamentare tra i partners. I1 Parlamento europco partecipa direttarrieiile alla cooperazione commerciale, economica e finanziaria tra la Comunità e 47 paesi dcll1Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP), sulla base della Convenzione di Lomè del 28 febbraio 1975. La Convenzione prevede un'assemblea cons~iltiva incaricata di discutere la relazione annuale del Consiglio dei Ministri e di esaminare gli altri problemi che interessano i due partners. In previsione dell'alliirgamento della Cce a Portogallo, Spagna e Grecia, oltre alla ricordata corrimissione parlamentare mista Cee-Grecia, il Parlamento europeo ha esaminato la possibilità di consultazioni periodiche con le assemblee parlamentari dei paesi aderenti, iri attesa del loro inserimento a pieno titolo nelle istituzioni della Comunità. hanno una loro storia, una loro cultura, una loro tradizione spesso assai diverse, ricercano le fonti comuni della loro ispirazione ideale e politica, i valori da promuovere, l'immagine di una società europea politicamente unita, i mezzi per realizzarla. Questo processo, talvolta non facile e certamente destinato a continuare anche oltre le elezioni europee, caratterizza del resto - e non potrebbe essere diversamente - le analoghe iniziative di altre formazioni politiche di ispirazione socialista e liberal-democratica che si stanno aggregando sul piano europeo. Nessuna delle singole forze politiche può pretendere di identificarsi con il volto della futura Unione europea: l'Europa è cosa t r o p po complessa, troppo ricca di apporti diversi per ignorare, anche nel suo processo di integrazione, il suo connaturato pluralismo. In questo contesto ogni forza politica farà, democraticamente, il suo gioco, senza confusioni ideologiche: ma solo dall'impcgno di tutti, dalla loro coerenza federalista possiamo attenderci un'Europa democratica in grado di rispondere efficacemente, nella libertà, alle sfide interne ed esterne, e di assumere le responsabilità che le incombono per costruire un mondo più piusto e più umano. I Enrico Berlinguer pai-lito comuni\ta italiano D. - li1 che rapporto si pongono le elezioizi u szrffrugio diretto del Purluinento europeo coi1 il qriudro gerzerale dell'evolzizio~ie coii?~riziturin? R. - Uno dei vizi di origine della Comunità C stato la mancanza di un.inipegno diretto c di una larga partecipazione delle grandi masse lavoratrici e popolari. Anche così si spiegano inolte delle carenze registrate nell'attuazione dei Trattati di Roma. Le elezioni europee possono stabilire un giusto rapporto tra costruzione europea, situazione europea e masse popolari. Per quanto riguarda il peso che il Parlamento potrà avere sugli sviluppi del processo di integrazione, bisogna innanzitutto osservar-e che queste elezioni, d a sole, non sono sufficienti ad assicurare la democratizzazione della Comunità. La dcmocratizzazione deve infatti investire anche altre realtà: la Commissione, il Consiglio, la partecipazione dei sindacati, delle organizzazioni democratiche, culturali, etc. I1 Parlamento elello, pur nei limiti dei poteri previsti, sarà però un'occasione permanente di dibattito e di partccipazione popolare, che lo renderà capace di influire sullo sviluppo e sulle caratteristiche del processo di integrazione. D. - Uiz gi~tdizio in sostunzu fuvorevole al priizcipio tielle elezioiii, qltiiidi, rlé pote- dicembre 1977 va essere altrimenti. Ma su queste elezioni, quale è la i ~ o s t r uopinione? Siete soddisfatti per c o m e i Paesi della Com~iriitàstarlno uvvicinandosi alla scadenza elettorale? R. - Ci preoccupa l'eventualità che le elezioni siano rinviate, e non di qualche mese o di un anno, ma sine die. D. - Ma perché l'aggiornamento? Dipend e forse da u n conflitto latente tra destra e sinistra in Europa, o soiio le consuete distorsiorii legate agli interessi dello S t a t o nazionale sovrano? R. - Più che un conflitto tra destra e sinistra, giocano le questioni nazionali, insieme a problemi apparentemente tecnici, come l'andamento delle ratifiche e controversie sulle leggi elettorali nazionali. Si aggiunga che in Europa vi è una situazione di generale instabilità. Un forte impegno popolare può contribuire a sbloccare la situazione. Certo è che ogni rinvio fa perdere credibilità alla CEE, perché la Comunità è alla vigilia di importanti decisioni (allargamento, politica energetica, politica economica comune, PAC, etc.). Non fare le elezioni significa lasciare le decisioni su queche hanno questioni a vertici già mostrato ampiamente di possedere capacità adeguate per compierle. D. - ~e ~ o l e n z i c h eintorno alla bozza mi~ ~ i s t e r i a l de i regolatnetztaziorle del sistema elettorale itc~liano,si sono c~ppitrltatein malti osservatori e politici non solo verso la DC nza aiiche nei c o n f r o n t i del PCI. Il suo partito avrebbe cercato, iti pratica, d i garantire d'accordo col7 la DC gli interessi dei partiti pii1 forti, con ilri sistema le.7ii10 del rifolo delle forze intermedie. R. 6 su questione abbiamo sostenuto fin dall'inizio due pregiudiziali: nessuno sbarramento, nessun tetto, ma sistema proporzionale puro. Inoltre, ci siamo dichiarati tendenzialmente favorevoli al collegio unico nazionale per I'utilizzazione dei resti, e all'espressione delle preferenze, pus restando aperti ad altre soluzioni. Come vede, il PCI è favorevole a che nel Parlamento europeo siano presenti tutte le forze democratiche, grandi e piccole. D. - Nel futilro Parlamento, str!tlte il rapporto d i forzcc tra le varie correnti ideologiche etrropee, il PCI dovrebbe trovarsi piuttosto isolato, sia per la debolezza delle forze comuniste nell'Europa occidentale, sia per la diversitu, in alcuni casi radicale, del prog r a m m a del PCI rispetto ad altri PC probabilmente rappresentati nel Parlamento europeo. T r a l'altro il PCF, che tra questi partiti è il piìi vicino al PCI da u n puizto d i vista progranzmatico, è tuttora piirttosto tiepido S L L t~e m i dell'integrazione europea. T u t t o ciò non crea delle difficoltà al ruolo del PCI nel f u t u r o I'arlanzento? COMUNI D'EUROPA 15 forze all'interno del raggruppamento liberalconservatore. Ciò signifiica che in Europa i1 effettivamente (difficile realizzare orientamenti omogenei, e se si costringono le realt a entro schemi si rischiano spaccature. Riteniamo che a livello europeo debba crearsi una dialettica tra le forze politiche più ampia di quella esistente nei Parlamenti nazionali: e questo, in verità, si verifica in larga misura già nell'attuale Parlamento. Da parte nostra cerchiamo e cercheremo un collegamento con tutta l'area della sinistra europea e anche con la Democrazia cristiana, o almeno con quelle forze della Democrazia cristiana ch,e non si muovono in base a preclusioni ideologiche. L'apertura nostra è verso tutte le forze che vogliono il rinnovamento e scelte chiare sui temi specifici, ma di grande impegno. Stanno qui le gaiaiizie per il successo degli sforzi diretti alla formazione di convergenze e di alleanze. D. - Quale è il progetto d i Europa che oggi il PCI propone e per il qitale presenterà suoi candidati alle elezioni? R. - E! impossibile riassumere in poche righe il programma al quale stiamo lavorando e ancora prima della campagna elettorale, sottoporremo a un'ampia discussione popolare. i n sintesi, si può dire che, per noi, l'essenziale è che il processo di integrazione (e quinidi anche il coordinamento delle politiche economiche nonché di certi aspetti della poliitica estera) si svolga Su basi pienamente democratiche e dia luogo a una vera e profonda democratizzazione della Comunità. D. - Nel chiedere il v o t o all'elettorato esporrete argofnentazioni a ; così largo respiro, o terrete piirttosto presen,: la realtà interna del inornerito e la p o l e m i ~ a politica R. La nostra sarà un'impostazione di largo respiro, che discende dalla concezione che noi abbiani0 del ruolo mondiale del movimento operaio e democratico dell'Europa occidentale. Ovviamente, se si vuole coinvolgere I'elettc~rato,non si potrà astrarre dai problemi del momento in cui si svolgeranno le elezioni. Credo che l'asse di fondo della nostra campagna elettorale consisterà nel mettere in luce il collegamento stretto che c'è fra la nostra strategia democratica e unitaria per risolvere i problemi nazionali, attraver:jo un rinnovamento della società italiana in direzione del socialismo e la situazione delllEuropa occidentale, i suoi problemi maggiori e le soluzioni che essi richiedono. Questa. è la tematica di fondo, che poi si articolerà su questioni molto concrete. - D. - L'ultima questione, i ~ ~ l u t a m e n prote vocatoria. Qiranto sin q u i detto, in che nlod o può essere ricondotto al p a t r i r n o n i ~ della storia del comunistno ilaliano? I n clie senper qiresto programma può R. - La diversità tra le nostre imposta- s o ~ciOt.l zioni e di altri partiti comunisti eui'oto Iti defitlitiva, ropei sui temi dell'integrazione comunitaria ro~eis7?10 Italia è, Per bagaglio comporta effettivamente qualche difficoltà. piuttosto d i formazioni politiche che Bisogna però tener presente che forze meglio collegate sul piano europeo, non vanno R. - L'europeismo di altre forze è stato nella pratica oltre un coordinamento for- spesso puramente retorico e di facciata, e, male. Tra Strauss e la DC italiana, per fare in ogni caso, ha condotto a imprimere al un esempio, c'è una differenza profonda, processo di integrazione un carattere viziacosì come vi sono differenze fra i vari par- to da profonde clontraddizioni e sul quale titi socialisti e socialdemocratici e fra le hanno avuto peso prevalente gli interessi Ileu- delle grandi concentrazioni monopolistiche e degli Stati più forti. Per correggere questa situazione è necessario uno spostamento di potere a vantaggio delle forze lavoratrici nel quadro di un rapporto unitario tra i partiti democratici. Sta qui la forza e la novità dell'impegno europeistico di una forza come la nostra: contribuire a far sentire in tutto il processo d'integrazione il peso delle masse lavoratrici. D. - Qital'è il rltolo che il partito socialista italiano assegna alle elezioni dirette, nell'atnbito della sua politica europea? R. - Nel suo impegno europeista il PSI ha sempre considerato la democratizzazione delle istituzioni della CEE come una condizione essenziale per la realizzazione dell'Unità europea. Perciò esso ha sostenuto con convinzione e costanza l'elezione diretta di un Parlamento europeo dotato di poteri legislativi e di iniziativa politica. E' dunque evidente che i socialisti italiani si sentano impegnati direttamente nella battaglia per l'elezione a suffragio universale e diretto del parlamento europeo nella sta. denza indicata nell'accoido del Consiglio europeo del luglio dello scorso anno. D. - I critici delle elezioni dirette afferm a n o che, dinanzi ad una nzanifestazioiie d i si igflOrano i probledemocrazia mi politici legati ''l0 crazia sostanziale a ques t a tesi? ''I ''I R. - Noi riteniamo intanto che solo un Parlamento europeo eletto direttamente può gettare le basi per la creazione di quella Europa dei popoli che consideriamo come l'unica Europa possibile. Con ciò intendiamo dire che l'unità europea sarà tale solo quando realizzerà l'unità politica dell'Europa. L'integrazione economica è soltanto un momento, sia pure importante, che non può mai portare da sola all'unità. Oltre tutto ciò è stato confermato nel modo più chiaro da anni dall'esperienza. D. - Fino ad oru l'unione europea è arldatu avanti in m o d o fran~nzentario ed insoddi"facente... R. - Infatti se fino ad oggi Iravanzata l'unità europea è stata lenta e faticosa è dipeso dal fatto che l'integrazione si è sviluppata principahente SUI terreno economico, sovente sotto il segno conservatore, scatenando anche conflitti e contraddizioni che hanno impedito e sostanzialmente indebolito gli sforzi diretti a realizzare una autentica unità dei paesi europei. D. - Perché l'utzione politica? R. - In quanto socialisti noi siamo profondamente interessati a questo processo di unità politica europea. dicembre 1977 COMUNI D'EUROPA In primo luogo perché l'unità costituisce l'unica alternativa per uscire dall'attuale crisi economica che attanaglia tutti i paesi europei e particolarmente il nostro. In secondo luogo percl-ié sappiamo che il movimento socialista europeo è ormai una componente maggioritaria nell'intera Europa e pertanto l'unità politica avrebbe un'impronta nettamente socialista. I1 che significa una sicura partecipazione dei lavoratori europei alla gestione della Comunità europea, che costituisce una condizione indispensabile pei- battere il soffocante potere dei monopoli e delle società multinazionali contro i quali la lotta a livello nazionale ì: ormai insutIicientc. In terzo luogo perchk l'unità politica dell'Europa è l'unico mezzo per contrastare la egemonia delle super potenze e la premessa perché il nostro continente possa svolgere un ruolo autonomo e determinante non soltanto nelle scelte internazionali ma anche, e soprattutto, nella lotta in difesa della pace e della distensione internazionale. D. - S111 piutio cotnunitario, democratici cristiani e iiherali hatino costit~litogià nel 1976 dile raggrltppatneliti federati, i comunis t i si rni~oilo~io coli tiotevole difficoltà nel ' q ~ l a d r odel c.d. " eirrocomtlui.slno". E i socialisti? R. - Com'è noto i Partiti socialisti europei hanno costituito 20 anni o r sono proprio a Roma un'organizzazione di coordinamento e di collaborazione, ciot: l'lunione dei Partiti socialisti della CEE. Essi hanno già preparato un progetto di piattaforma comune per le elezioni del Parlamento europeo che sarà discusso ed approvato dal Congresso delllUnione previsto per il 6-7 aprile. Ad esso il P.S.I. attraverso i suoi rappresentanti nelle commission~idi lavoro ha dato un primo importante ~contributo. Naturalmente tale programma sarà affiancato dai programmi na.cionali dei singoli partiti i quali dovranno cogliere l'occasione delle elezioni dirette del Parlamento europeo per far entrare la classe lavoratrice nelle istituzioni e renderla più che partecipe, protagonista dell'unit,ii europea. D. - Qzlale influetiza può avere il ris~lltato delle eleziotii dirette sul partito socialista italiano e sillla szlu collocaziotie nel quadro politico italiatio? R. - Attraverso una stretta collaborazione con i partiti socialisti della CEE noi speria- mo di realizzare nelle elezioni che affrontcremo con consapevole coscienza, un forte rilancio del nostro Partito nel Paese. Sono certo, che gli elettori italiani si renderanno conto che una forte r a p p r e s e n t a n ~ a socialista al Parlamento europeo è indispensabile agli interessi del Paese proprio perché i naturali interlocutori del nostro parti?. sono i Partiti socialisti che rappresentano d a soli negli altri otto paesi della Comunità oltre il 3S0h dell'elettorato europeo e che sono alla guida del governo in due tcr7i clell'Europa comunitaria. Romita pai-lito socialista democratico italiano Il pervenire alle elezioni dirette a suffragio universale per la determinazione della composizione di un organismo decisionale euro- Scheda n. 6: stato delle ratifiche DESCRIZIONE DELLO STATO DI RATIFICA DELL'ATTO DEL 20 SETTEMBRE 1976 E DELL'ATTUAI-E STADIO DI ELABORAZIONE DELLE LEGGI ELETTORALI RELATIVE ALLE ELEZIONI EUROPEE DEL 1978 (Situaiioiie al 31 diceiiibrc RATIFICA 1977) LEGGI ELETTORALI Data d i presi:ntazione del progetto di legge al Parlamenlo Stadio d i svlluppo a p p r o v a ~ i o r i e1'8 dicernhre 1977 con 122 voti lavorevoli e 2 astensioni (coniuniatiì Novembre del 1977 Proposta governativa: 13 seggi per i Fizimminghi e Il per i Valloni: 3 collegi elettorali in base alle regioni linguistiche: liamniinga, francese e teclesca. La discussione è rinviata all'll gennaio D i a c u i i o n e in pi-irna lettura: 20 ottobre 1977 6 ottobre 1977; 1 aeggio per la Groenlandia. I5 seggi siil collegio unico naiionale; liste <li partito; diritto di voto per i Danesi residenti negli Stati membri della CEE Diacuasiune in primri lettura: 20 ottobre 1977 Appi-ovnzioric i l 2 dicemh1.e 1977 REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANI4 Approvarione unanime del Bundeatag: I6 giugno 1977; assenso del Bundesi-nt: 21 yiugno 1977 30 r n a r m 1977 (liste ria/.ionali. regola di almeno S U h di voti per i partiti); respinto dal Bundcarat c h e pieleri\,;i liate in base ai Lander Diacusaioiii tra i partiti sulle liste narionali ovvero in ha\e ai I.inder FRANCIA Appiova/ione senza votazione d a parte dcll'Asaemblca nazionale (art. 49, par. 3 Costiturionc): 16 giugno 1977; del Senato: 21 giugno 1977 25 maggio 1977. Liste na/.ionali; sistema prow r ~ i o n a l e ; diritto di voto per i Francesi non residenti nel territorio naiionrile Appi-ovarionc con eniendarncnti d a par-te delI'Asscniblea iia/.ionalc: 21 giugiio 1977; del Senato: 29 giugno 1977. Delinitivamente a p provalo il 30 giugno 1977 dalla Cornmissione congiunta (J.O. 3579 dc11'8.7.1977) IRLANDA Costituzione del giugno 1977 Progetto di Ii'ggc modificato: 14 ottohrc 1977; siatenia di \ o t o unico trasieribile in 4 collegi. 1 cittadini della CEE hanno diritto di voto I n linea di massima discussione in seconda lettiira: 26-27 ottobre ITALIA Appi.ova/ionc della Camera dei dcputati con 384 voti lavorcvoli e 16 contrari: 17 febbraio 1977; approvazion e ~ i n a n i r n e del Senato: 24 m a w o LIiSSEMBURGO Approvrizione della Camera con 54 voli lavorcvoli e 5 contrari, il 5 lugli0 1977 PAESI Appi-ovazione per ;icclamazionc della seconda Camera il 23 giugno e della prima Camera il 28 giugno 1977 BASSI REGNO UNITO nuovo governo: 16 In corao di elabora/ione al miniatero degli Interni previa discusiione con i partiti politici 12 dicenihi-e 1977: aiatcina p r o p o r ~ i o i i a l econ Linn iola circoici-iiione elettorale In corso di discussione tra i gruppi politici Propoila del Coiiaiglio cletlorale; circoacrizionc nazioiiale unica; siatema proporzionrile; diritto di voto ai cittadini CEE residenti i i i Olaiidn 10 novembre 1977 Appi-ovadionc il 13 dicenibre 1977 del sistema inaggioritai-io a un turno. Il aistcrna propor/ionale. raccomandato dal govcrrio. é stato reapiiito con 319 voti ~ < : ~ : + r222 <; a favore dicembre 1977 pco, avrebbe dovuto tradursi in questi mesi nella posa in cantiere di molte attività pron~ozionali dell'idea europea, restituendo entusiasmo e fervore di iniziativa agli europeisti di sempre. Le elezioni europee si stanno avvicinando in un clima ambiguo di indifferenza e di inerzia, che passa attraverso i singoli partiti nazionali e le singole nazioni europee, e che le sporadiche iniziative predisposte dalle organizzazioni e dai movimenti europeistici non riescono a dissipare. Ritengo che alla basc ' questo clima siano in egual misura cii\ '. ~ i n z eoggettive e circostanze contingenti. Tra le circostanze oggettive va tenuto conto del particolare momento economico che travaglia il mondo e, per la sua parte, l'Europa. Il pericolo di una recessione generalizzata, che solo da qualche tempo si it tradotto in pericolo di recessione limitata solo ad alcuni paesi, ed i contemporanei meccanismi inflattivi che si sono innescati un po' ovunque in Europa, anziché costituire un elcmento di coagulo delllUnità europea ha allentato la solidarietà che si stava realizzando tra le nazioni europee, rendendo più difficili i processi di integrazione e di unità in corso. L'emergere di fronte alle difficoltà economiche di vocazioni protezionistiche e di spinte autarchiche non hanno certamente agevolato l'idea dell'Europa, e della sua unità. Lo stesso rapporto Tindemans, nella misura in cui ha ipotizzato un modello di sviluppo differito tra il Nord ed il Sud dell'Europa, realizzando un tentativo di demarcazione tra le K nazioni ricche e le « nazioni povere D, non ha contribuito a rinsaldare i legami interni tra le varie realtà nazionali europee, alimentando polemiche non certo giovevoli al rafforzarsi del sentimento europeo tra le popolazioni dei Paesi interessati al compimento del .processo. Un'altra circostanza oggettiva è costituita dalla diversa intensità con la quale la prospettiva dell'unità europea è stata vissuta dalle singole realtà nazionali. Appartiene ad una cronaca che è recente la polemica che ha accompagnato il compimento dei referendum nel Regno Unito e nei Paesi scandinavi, sull'aderire o meno alla CEE e, con essa, al processo di formazione di strutture politiche unitarie nelllEuropa occidentale. Ed ancor più recenti sono le trattative, non disgiunte da preoccupazioni, circa l'ingresso di Spagna, Portogallo e Grecia nella Comunità Economica Europea. Ne è conseguito, da questi fatti, l'innestarsi di motivi contingenti di politica economica sul divenire del processo di integrazione europea, con correlative ripercussioni sui tempi di attuazione di quel processo. A queste circostanze oggettive altre se ne aggiungono, di natura contingente, ma non meno influenti. Basti pensare che lo stesso meccanismo legislativo di indizione delle elezioni, e di fissazione delle modalità che le devono contraddistinguere, si sta determinando con tempi estremamente lenti, con un notevole ritardo, e con risultati non sempre ottimali. A tal proposito va rilevato come anche l'Italia si appresti a predisporre il proprio meccanismo legislativo di partecipazione alle elezioni europee, meccanismo che, stando alle anticipazioni che sono state divulgate, non sembra interpretare fedelmente lo spirito europeistico che, pure, dovrebbe sovraintendervi. COIMUNI D'EUROPA Si propone, infatti, di dividere il Paese in tre circoscrizioni elettorali, e di effettuare il computo dei seggi ricorrendo ad un sistema, già in uso in Italia, che premia i partiti più consistenti elettoralmentc. E' evidente la distorsi~oneche si annida in un consimile meccanisimo: quella di procedere al mantenimento di tutte le prerogative dello Stato nazionale, evitando, come a noi socialdemocratici sembrava e sembra &ere più opportuno, di votare in un unico collegio nazionale e di computare i seggi applicando la proporzionale pura. Ma qui entriamo nell'antica question~:europeistica, se l'unità dell'Europa debba essere unità degli Stati o unità dei popoli. e la nostra opzione in favore della seconda ipotesi troverà occasione in sede di dibattito parlamentare di manifestarsi compiutannente nella direzione prima indicata. contingente, di notevoUn'altra ~ircos~tanza le importanza, è determinata dalla coincidenza di date che stanno emergendo tra i turni elettorali nazionali e la elezione del Parlamento europeo. A primavera 1978 si svolgeranno in Francia le elezioni generali politiche; alla stessa data il governo italiano si appresta a rinviare un importante turno di elezioni amministrative, importante pcrchh interessa oltre 4 milioni di elettori: ì' evidente che tali coincidenze influiranno, e non posi tivamente, sulla possibilità di tenere le elezioni europee alla data a suo tempo stabilita, ed ì? anche per questo motivo che il PSDI ha operato per mantenere le elezioni amministraitive italiane alla normale scadenza elettorale di novembre. Queste circostanze, oggettive e contingenti, fanno disperare ohe le elezioni europee possano effettivameirite aver luogo nella prossima primavera, e rendono sempre più attendibile l'ipotesi che le stesse debbano subire uno slittannento di almeno qualche mese. Quanto sia insisdiosa l'ipotesi del rinvio è altrettanto eviderite. E non già per il rinvio in se stesso, quanto per il momento molto delicato in cui esso cadrebbe. Esistono molti fattori frenanti del proccsso di integrazione politica delllEuropa, per superare i quali le forze europeistiche hanno dovuto faticare non poco: la stessa data della primavera 11978 per l'elezione a suffragio universale del Parlamento europeo rappresentava una conquista dell'europeismo sulle forze frenariti del processo. Non si è, ad esempio, riusciti a determinare una comune presenza politica europea in seno alla Conferenza di Belgrado, con il risultato che in quella sede l'Europa svolge un ruolo di comprimario rispetto al dialogo e al confronto che oppongono o uniscono gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Tale fatto non è casuali-. In realtà una presenza omogenea della futura Europa unita nelle assisi e negli organismi internazionali non ha avuto ancora occasione di manifestarsi. E quanto ciò indcbolisca la reale possibilità del futuro Parlaniento europeo, eletto a suffragio universale, di predisporre un ulteriore passo in avariti sulla via del completamento del processo di unità politica dell'Europa, ì: cosa che anche l'uomo della strada riesce a percepire. Ci siamo resi :;ollecitatori, in seno allfIntcrnazionale soci;ilista ed al gruppo parlamentare dei partiti socialisti e socialdemocratici al Parlamento europeo, di iniziative idonee a recupera.re nei tempi più brevi pos- sibili tale doverosa omogeneità. Ma i motivi che ho innanzi espresso mi inducono a ritenere che non sia sufìiciente la sola iniziativa della socialdemocrazia europea per recuperare il molto tempo perduto. Occorre che ad essa si aggiunga una permanente pressione dell'opinione pubblica sugli Stati, per iniziare a realizzare una mentalità nuova nelle singole realtà nazionali nell'affrontare problemi che troverebbero soluzione più adeguata nel contesto di un comune discorso europeo. Occorre, infine, accelerare i tempi di omogeneizzazione delle legislazioni nazionali nei settori più importanti di organizzazione della collettività, quali quello del lavoro, della previdenza, dell'assistenza sanitaria, della scuola. L'omogeneizzazione delle legislazioni nazionali rappresenta infatti lo strumento più adeguato per abbattere le barriere che ancora si frappongono al compimento del processo di integrazione politica dell'Europa. E' questo lo spirito che deve ispirare la nostra iniziativa nei prossimi mesi: operare per il mantenimento delle elezioni europee pur avendo cognizione di tutte le difficoltà che sono sorte; sollecitare gli Stati a determinare per quanto possibile atteggiamenti comuni in sede internazionale; lavorare per avvicinare tra loro le legislazioni nazionali sui più delicati problemi della vita collettiva. Nella direzione che ho indicato ritengo possibile avere ragione degli ultimi ostacoli che ancora si frappongono, e rendere più agevole, ma anche più rapido, il realizzarsi dell'unità europea. I " i. partito rcpubblicnno D. - Che ritolo assegna il suo partito alle elezioni a suffragio rtriii~ersaledel Parlamento europeo, nella cornice del più generale rlisegr~o della costruzione dell'i~nione europea? R. - Queste elezioni costituiscono una svolta storica, perché si passa dagli organismi eletti con designazione indiretta ad organismi eletti direttamente: ci auguriamo che il prestigio che ne deriverà al Parlamento consenta una svolta anche nel senso della creazione dell'unità politica europea. Non ci nascondiamo le difficoltà che ancora si frappongono al suo conseguimento, ma per noi questo resta l'obiettivo verso cui tendere. La scadenza elettorale ripeto, segna in questo senso una svolta storica. D. - Ha parlato d i scadenza elettorale. In realtà è prevedibile a questo punto che le elezioni slittino nel tempo. Che tipo d i slittanzento può essere accettato dagli europeisti, e quale slittamento invece dovrebbe far porre sotto accusa i Governi dei noiw d i fronte all'opinione pithblicu ertropeu? R. - Se dipcndcsse da noi repubblicani non accetteremmo nessuno slittamento, pro- dicembre 1977 COMUNI D'EUROPA 18 prio perché i! contesto europeo L: precario e moltc forze ancora riluttano di fronte al processo politico di unificazionc. Lo scivolamento di qucsta scadenza potrebbe condurci ad una situazione molto diversa dall'attuale e rendere più dillicile il compimento di questo disegno. Se vi sarh scivolamento, dovremo accettarlo, per ragioni di forza maggiore, ma l'idealc per noi sarebbe che le elezioni si svolgessero puntualmente alla data lissata. ti. Stavolta mancava anche la giustificazione apparente addotta talvolta in Italia con riferimento ai rapporti di forza che si vanno ad instaurar-e tra questo e quel blocco. Questa non C mai una giiustificazione, ma un pretesto: tanto più in quest'occasione. Trattandosi di eleggere il Par-lamento curopco non si vede perché non si sarebbe dovuto adottare un sistema che favorisse una presenza parlamentare proporzionata alla reale presenza nel paese cli tutte le forze intermedie. Fortunatamente pare che si sia ora arrivati ad una conclu:jione diversa: la D. - Alciiiii critici rlu sinistrcc tlelle elezioiii elezione sarà fondata sulla proporzionale per il Purluii~eii/oeitropco so.sleiigoi?o che pura, ed è un tatto che giludichiamo soddicliiesle co.s/i/itirchhero ~ r i i privilegiure, rlu sfacente. D'altronde ricordo che lo stesso purlc tlcgli ciiropeisli, la rleinocruziu i.sli1tisegretario della DC on. Zaccagnini in una zioilule-luriiiulc, ii7eilrre l'iriipcgi7o ui~rehhe intervista al giornale del suo partito pro~ I o ~ ~ i essere ilo prolii.so ilc,r.so i iiioi.nei7ti delclamava l'intenzione di una legge elettorale lu rleii7ocruzi« .so.s/uiizictle di citi Iri Coi77~iiiifondata sulla proporzionale, e ad una richie/Li è /or/eriicri/e ccirei7lc. Qircile è iti proposta di chiarimen:i dell'intervistatore riguarsilo la siru opiiiioiic? dante il tipo di proporzioriale gradita, Zaccagnini precisava: K propor:~ionalepura, perR. - Mi assurdo e inconcepibile definire democrazia ~orl,lalc scelta =hc ché la corretta non t: più .proporzionale linisce per coinvolgere dii-ettamcnte masse di elettori di tutti i paesi interessati. E' un D. - E riguarrlo ul tipo d i collegio. qitulc fatto rilcvantc dal punto di vista politico 2 la posiiiorie del pcirtito i.epithhlicctrro? concreto, e n-ii pare che in questo senso R. - E' evidente che siamo per un collegio debba essei-c valutato. Certo che ci sono unico nazionale, se possibile. E' rispondente istituti coniunitari che restano, chc manteragli interessi delle forze iintermcdie. ranno Ic loro funzioni, ma i l coinvolgimento di grandi masse di elettori :ì estremamente D. - Lei ha so.stctzit/o che Iu cuinpugrlu clerpusitivo e ritengo possa essere una spinta al conceguimcnto degli obiettivi che ci prc- torule sarà ~lii'occu.siol7e per coii?volgere le lorze popolari i7el progrummu eirropeo. Noi7 liggiamo. le chiedo ~ii7'unricipuzioriesiillo slogui7 cletlorule del PRI per le elt~zioili; i i 7 ( i , corlie D. - Per- pri.s.scrre ri prohleirii di polilicu iilteiide il siio purtilo riir.sr,ire u coinvolgere spiccioln, irln pure iiiiporluiili. Forti polcrili- s ~ t il e m i eiiropei potenziali eletlori? Si lrutclre 11-u i purrili iluliuni, Iiriiri~o ccirullericzu- tu (li itr7u espcriei7zc~elettorale t i ~ t o iaiwlie ~~ to receir/cineir/c il rlihn(ti/o polilico ir7- per gli iillici elclloruli (lei purliri. /oriio ullc elezioili europee. Ciò irnrnediuR. - Lasciamo da parte ;;li aspetti storicoluiiicZi~lcdopo lu plrhhlicuzioiie della bozza riiirri.sleriale rigitur(lui11c l'uspelto del sisle- sentimentali, la nostra coerenza nel tempo sugli obiettivi della democrazia italiana ed iiiu elellornle italiano per le clczioi7i del 1978. A ~iolciiiizzarc soiio slati soprutt~tl1o europea. Ccnché voglia qui ricordare che siamo il partito storico della democrazia il PSI c il s ~ t oparlilo. L'iiicidei~ic rei77hra italiana e della fciderazione europea, e che oru riciilrulo. E' così? l'Europa unita era uno degli obiettivi del R. - Siamo rimasti estremamente sorpr-esi nostro risorgimento, comlpreso ovviamente dalla prescnlazione tlella prima bozza del Giuseppe Mazzini. La crea.zione dell'Europa progetto per Ic clczioni europee, pci-chk per politicamente unita è un obiettivo esaltante opera dei partili grossi, DC e PCI. si spre- e politicamente iiidispensabile anche per la cavano cla tempo le dicliiaraz.ioni di sostegno risoluzione di problemi esistenti all'interno delle forze intcriiiedic. Arrivati alla prova del nostro paese. Il rapporto tra le l'orze concreta, si :ì inizialmciite proposta una politiche, ad esempio, in rifcriniento sopratproporzionale spuria, corretta, col metodo tutto alla presenza del PCI, si porrebbe in Hondt, che sacriticava ancoi-a una volta maniera ben diver-sa un domani nelllEuropa le torze piccole e privilegiava i grossi partiunita. Verrebbe a rcalizzzirsi I'aggaricio deJ,. I I Scheda n. 7: ripartizione dei seggi Totale 198 355 410 100.0 100.0 Nclla pi-iiiin ci~luiina c il nuriici-o dcgli atluali niciiihri clel PE. nella sccor~d;i i l iiiliiic.ro pi-cvi\to iicl progetto t'.itiiii. ricllo tema i r:ippi-cscritanti naae-nati a ciasciiri pacsc drill:~ convcntiorir 'li B~.i~rcllcs, riclla qi~ni-1:)!:i pci-cciitii:ilc clci vari paesi :ill'iritci'no del Iiitiiro Parlniiicmto, nc,lln qiiiiila In pcrccntiialc iiazionnlc ii\[ictlo alla poliolazioric ciiropca. finitivo delllItalia all'Europa autentica, la riuscita di quello che La Malfa diceva: « I1 tentativo di arrampicarsi sulle Alpi D, evitando di ripiombare nel Mediterraneo, indicato come una sorta di zona grigia in cui si smarriscono gli orientamenti delinitivi della politica estera del paese. La nostra propaganda elettorale sarà impostata ncl senso di sottolineare lo stretto aggancio tra i problemi delllItalia e dell'Europa oggi comunitaria, domani (se possibile) unita. Riteniamo la tematica che il partito repubblicano t: venuto elaborando in questi quindici anni di polemica assidua soprattutto riguardo alla struttura dello Stato, ai diritti civili e alla politica economica, sia una politica che strettamente si inquadra con le parti più avanzate dclla democrazia europea. Non siamo socialisti, ma sul piano della politica estera siamo vicini più noi chc altri partiti socialisti alle posizioni dei laburisti inglesi; non siamo socialisti ma indubbiamente la politica cconomica di rigore che la social democrazia tedesca viene svolgendo ì. una politica strettamente coincidente con le impostazioni del partito repubblicano. Intendo sottolineare con questo discorso che le nostre impostazioni programmatiche hanno un rcspiro e una connotazione europea. Abbiamo superato i l provincialismo culturale di certe altre formazioni politiche, abbiamo dato a tutte le nostre impostazioni culturali e politiche un respii-o sovranazionale, europeo che, e lo dico con molta umiltà, ci autorizza a par-lare con una certa autorith ne. gran concerto delle voci europee. D. - Da 1111to ci<j si piro d e d ~ l r r cc.17e vi presei7terelc coi7 i r ~ i g l i o r i cur7rlirlali alle elezioiii ... R. - Indubbiamente presenteremo candidat i cui, per- così dii-c non pensiamo di dover dare dei « compensi ),, ma che siano in grado di portare avanti una battaglia che abbiamo ini7iato ancora nel risorgimento e che ha poi iscritto nella storia italiana i nomi di Carlo Sforza e di Ugo La Malfa. D. Lei sostieiie coi7 vigur-e che il suo è u c~tlltlrucirropeu. Reslu però iri7 /allo: l'eitro.soci(?lisi71o 6 molto c~ltivo, I'eiirocoi7iilrii.snio /(i parlare di sé, meiitrr i purtiti con.serilulori e ccitlristi rlu l e m p o lavoruilo od ~riiapiultuforrnu eletlorule cornllile. I,u qlteslior1e (lei rupporli lrcc forze omoger7ee su sculu eirropeu si pone evirlenterricrzte uilche i~ell'otticu delle ulleai1ze clu conihiiiure nel f i i t ~ ~ r Parlan1enl0 o eilroped. Il s ~ t o partito noil le sembra i l i l po' isolalo, rispel/ o c~lri1eiloagli esempi q ~ t icituli? - ~ i i iprirlito R. - Ci siamo trovati in una situazione di una certa difFicoltà, pereh6 non essendoci una Internazionale dei partiti democratici, avevamo la scelta o di presentarci isolati, o di aderire ad una delle Internazionali chc esistono oggi, quella liberale e quella socialista. Oppure, ed è la scelta che abbiamo operato, cercare di dar vita ad una federazione dei partiti che hanno una loro affinità ideologica, culturale e politica; & in questo senso che si è dato vita alla Federazione dei partiti democratici e liberali che comprende 14 partiti fra cui i partiti liberali, il radicale di Fabre, i giscardiani, e che avrà peso rilevante nel Parlamento europeo. E' chiaro che questa adesione non vincola Ic nostre scelte n6 per quel che riguarda i dicembre 1977 candidati e le liste, n6 per le impostazioni programmatichc, perche in un quadro di accordo in senso generale faremo valere la nostra connotazione che k tipicamente di sinistra democratica. D'altronde k una caratteristica di questa Fcdera7ione una certa varietà di orientamenti, D. - Cosa si aspetta per se! il partito re. pubblicano da queste elezioni? R. - Modestamente ritengo che potrà guadagnare in prestigio nel momento in cui gli sarà dato, più che non nel passato, di confrontare le sue posizioni con quelle di tutte le forze politiche europee. Il Partito liberale italiano rivendica una ininterrotta e costruttiva tradizione in tema di unità europea. L'opcra curopeistica di Gaetano Martino, segnata dalla conferenza di Messina e dai successivi Trattati di Roma, è una grande testimonianza di fede e di concreta attività politica. Il successivo lavoro svolto dal P.L.I. in vista della costituzione della Federa~ioneeuropea dei Partiti Liberali e Democratici, per opera precipua di Giovanili Malagodi, individua la volontà di integrare la costruzione diplomatica con l'impegno delle forze politiche. In vent'anni di storia comunitaria le ombre predominano, obiettivamente, sulle luci. 1-a Comunità europea si è caratterizzata più come un luogo diplomatico di conciliazione dei conflitti fra gli interessi nazionali, che come momento unificante verso obiettivi federativi. Lo stesso profilo economico del problema europeo, pur avendo portato consistenti benefici alle economie nazionali, presenta scompensi significativi e di difficile correzione, specie in quei settori in cui il processo di unificazione ha avuto il maggiore impulso. Tipico è il caso dell'agricoltura e delle sue attuali difficoltà. Tenuto conto delle tendenze centrifughe insite, ad esempio, nella disorganizzazione del sistema monetario internazionale, un salto di qualità si impone a tempi ravvicinati. L'elezione a suffragio universale del Parlamento europeo, è quindi una scelta di capitale importanza per tutti i paesi aderenti. L'avviamento di una struttura realmente sovranazionale legittimata da una delegazione di potere democraticamente conferita può mutare Ic cose, specie se tutti sapremo trarne le dovute deduzioni, senza ipotesi riduttive n6 riserve micntali quali ancora oggi sono sul tappeto. Il fascino del tema inviterebbe ad ampliarne l'esame per indicare tutte le conseguenze istituzionali, economiche e sociali che ci vorrebbe veder ascendere da que. sto momento di rinnovamento della politica europea; sembra però opportuno, al momento, limitarsi ad esaminare i prelimi- COMUNI D'EUROPA nari: come arrivare all'elezionc del Parlamento nel migliore dei modi, come riempire di significati democratici e popolari queste elezioni, comme sensibilizzarc l'opinione pubblica. Occorre obiettivamente riconoscere che, allo stato dei fatti, l'cc Ideale Europa » rischia di essere largamente condiviso più per la sua generalità e per la sua ciistanza dai problemi che affliggono l'Italia contemporanea, che non per la reale natura dei suoi contenuti. L'obiettivo deve essere quindi quello di promuovere una adeguata informazione-formazione dei cittadini su questo tema, mettendo in evidcriza i vantaggi che I'unificazionc può portare alla nostra società ma anche. e soprattuitto, i doveri da assolvere perché I'Italia possa trovarsi al centro del concerto europeo e non ai suoi margini come potrebbe succedere se importanti scelte politiche non mtuteranno di segno. I1 compito di (questa sensibilizzazione spetta in primo luogo ai partiti ed alle forze sociali. I partiti stanno collegandosi in organismi internazionali di tipo confederale o federale: verso la fine dell'anno si avranno i programmi ei~ropei comuni; fra questi, quello liberale è in stato di avanzata elaborazione. La forniulazione di programmi europei costituisce, ad avviso dei liberali, una strada giusta, un approccio corretto ed oricntato a sprovinci:alizzare l'elezione. La struttura organizzativa e la rappresentanza politica degli enti locali possono favorire largamente l'accostarsi dei cittadini al problema delle elezioni europee svolgendo un'opera cositruttiva e capillare. In questo senso sono da apprezzarsi, fra le altre, le inizia.tive europeistiche della Regione Piemonte. Le regioni dovranno essere le naturali destiriatarie di quella politica rcgionale di sviluppo che troverà impulso nella nuova Europa e che dovrà caratterizzarsi attraverso un reale trasferimento di risorse da Stato a Stato così come più volte è stato indicato dal Vice Cancelliere della Germania Federale, il liberale Genscher. L'obiettivo dei programmi europei, riferito alla realtà ii.aliana, deve essere quello di agevolare in ogni modo la integrazione nel sistema. Si impone perciò una inversione di tendenze rispetto alle politiche centrifughe che il Paese si è dato in questi anni, politiche che minacciano la stessa presenza dell'ltalia nel contesto europeo. In particolare saranno significative le scelte economiche: imprenditorialità o assistenzialismo, apertura o autarchia, sviluppo o ristagno. Il ruolo europeo dell'Italia si gioca in casa compiendo scelte coerenti e dandovi corso con determinazione. Nel breve periodo una tale politica può richiedere sacrifici ma nel lungo periodo p'otrà ottenersi un salto di qualità premiante per tutti. Se non porremo in atto contenuti significativi l'elezione europea potrà ridursi ad un gesto Formale. Se non modificheremo i nostri comportamenti amministrativi non potremo aspirare ai benefici di una -politica regionale a favore delle aree depresse, alla quale siamo fra i più interessati. Il programma europeo della federazione dei partiti liberal!i e democratici è un testo ampio, che comprende i diversi settori politici visti in una ottica europea: i diritti umani e civili, le istituzioni, la politica agricola, l'unione economica e monetaria, la politica regionale, la politica estera e la sicurezza, l'ambiente, la piccola e media impre- sa, gli affari sociali, l'educazione C la giw ventì~, l'energia. L'ottica generale L: quella di un programma che nel rispetto dclla più limpida tradizione liberale, affronta i temi della giustizia sociale, della redistribuzione della ricche~za,del rilancio delle aree depresse, della utili7zazione sociale dei benefici derivanti dall'integra~ionedelle economie nazionali. D. - Il gruppo d i dernocraziu proletaria è stato l'unico, fra le forze politiche rappresentate in Parlamento, a votare contro il disegno di legge d i ratifica della Convenzione d i Bruxelles. Nella tila dichiarazione d i v o t o hai precisato che non si trattava d i u n iwto « corltro » il pritzcipio delle elezioni dirette. Puoi precisare meglio la posizione del t u o gruppo? R. - Infatti. In occasione del voto sulla Convenzione di Bruxelles precisai che il nostro voto contrario non si riferiva tanto alla proposta di ratifica, ma agli indirizzi generali della politica del nostro paese in merito alla concezione di Europa, alle scelte generali di politica internazionale. Non siamo per nulla disinteressati ad una battaglia politica sui contenuti; non solo, ma riteniamo che debba essere fatta e che ci vedrà partecipi. Questo significa anche che. nell'eventualità di un'elezione di deputati al Parlamento europeo, noi intendiamo partecipare a questa campagna, sostenendo i nostri principi. Il nostro voto contrario non è quindi un voto di chiusura, ma di apertura agli ambiti di confronto che si possono creare. D. - Qual'è la vostra .scelta politica dinanzi all'Europu comi<tzitariu? R. - Io credo che si debba parlare innanzitut to di indirizzo generale della politica estera italiana e della collocazione del nostro paese. In contrasto con le linee seguite coerentemente dal governo italiano, noi rifiutiamo alcuni cardini di queste scelte. Abbiamo rifiutato la collocazione dell'Italia nell'Alleanza Atlantica; al carro di un'egemonia esercitata dall'imperialismo americano e, per quanto riguarda l'Europa, dei suoi subagenti e cioè la Repubblica Federale Tedesca. Da questa scelta ne derivano tante altre di dettaglio, che sono riferite alllEuropa e non solo alllEuropa. Mentre, rispetto ad alcune zone del mondo, c'è stata una certa tendenza a rendere autonoma la posizione politica dell'Italia e della Cee (Medio Oriente ed Africa), per quanto riguarda il fronte europeo ed i rapporti Est-Ovest il discorso non t: stato sensibilmente modificato. In positivo noi sosteniamo una collocazione dell'Italia che marchi i tratti dell'indi- COMUNI D'EUFIOPA pendenza nazionale e quindi dell'autonomia e dcll'iniziativa di politica estera, a tutti i livelli. Noi riteniamo che l'Italia debba uscire dai vincoli dell'Alleanza Atlantica e, d'altra parte, dai vincoli posti dalla stessa Comunità europea. Noi pensiamo che qucst'autoriomia politica debba signilicare la nostra collocazione in una zona di non-allineamento tra i due blocchi, con risvolti di carattere economico e di collaborazione con altre zone del mondo. Occorre arrivare ad una maggiore differen7.iazione del peso specifico delle nostre relazioni economiche e dei nostri rapporti di dipendenza Era le diverse aree geogral'ico-politiche. sione nella nuova sinistra per sciogliere questo nodo. Sarebbe inolto importante se, in occasione delle elezioni europee, si delineasse a livello europeo non iin fronte, ma un insieme di punti di riferimento relativamente omogenei all'interno dellla strategia della sinistra. Non dimentichiamo che le elezioni europee, pur avendo un'importanza obiettiva sul piano nazionale, dovranno portare necessariamente i temi del dibattuto sui problemi centrali della politica estera e della nostra collocazione internazionale. D. - Qiresto sigtli/ica per l'ltcclia uscire clalla Cee o cigire per itrzu stta r i f o r m a globale? R. - Penso che, a livello politico immediaio, una parola d'ordine come quella della uscita dalla Cee abbia scarse possibilità di praticabilità politica, con un solo valore di testimonianza. Ci.edo invece che, all'inier-no della Cee, vada fatta una battaglia politica molto dura, prima di tutto per sottrarre il nostro paese a quelli che sono i vincoli che più concretamente gravano sulla nostra libertà politica ed economica. Ad esempio abbiamo richiesto (in occasione del dibattito alla Camera sulla politica agricola r1.ci.r.) una sospensione dei trattati per quanto riguarda il settore agricolo comunitario. Va comunque rimesso in discussione tutto il senso della nostra appartenenza alla Cee, proprio nel momento in cui si fanno discorsi di allargamenlo della Comunità a paesi del Mediterraneo. D. - 112 qite.sto qitudro, CIIL' tipo d i collegcciizerzto alvete r<ttituto o irztendete attuare coi2 le altre forze eli sinistra iri Ectropu? R. - Se consideriamo la situazione sotlo il profilo delle elezioni europee, vediamo che all'interno dell'area della nuova sinistra esistono posizioni differenziate sull'opportunità di impcgnarsi in una battaglia politicoelettorale a questa scadenza. Questo rende diiticile una risposta precisa e quindi un collegamento. Quello che è certo è che noi stiamo attuando un confronto, una discus- - monti e boschi z&z= LPERA R M S T A LAi RINASCITA DELLA MONTAGNA direttore respwisabile Giuseppe Piazzoni direttorecomitato scientifico Prof Lucio Susrnel direzione e redazione Roma- 116 Viale Castro Retorio -Telefono 464683 , 1 amministnzione e abbwiamenti GRUPPO GIORNALISTICO EDAGRICOLE Bologna- 31 Eriiilia Levante - C C p 8132028 bbonamentoannuo, L 10000 la 1 I i 1 1 1 l dicembre 1977 siglio dei Cotnltni cl'E~tropa,a favore delle mii~oraizze- etrzidie e ling~tistiche- e per l'uffermazioiie (li itiz maggior rttolo dei Poteri locali i11 Eitropa. Qituli sono i priizcipi fonclamei~tali (li qiresr'azioize, in particolare clel CCE, (1u cui I'E~tropa cotnunitaria pirò trarre ispirazioi~e? R. - Io parto dalla premessa che 1'Europa non puo essere l'Europa degli Stati, ma l'Europa delle regioni. Sono pienamente d'accordo con quelle iniziative che, ad esempio all'ultimo convegno di Bordeaux, si sono fatte sentire chiaramente; di queste regioni si dovrà tener conto nell'ambito di una seconda camera rappresentativa dei Poteri locali, che sono la base fondamentale per lo sviluppo dell'Europa. Tutta l'iniziativa che è stata portata avanli dai Comuni d'Europa e dalle Regioni su questa strada credo sia stata determinante, ai fini anche del pensiero europeo. D. - Quale sarù la vostra collocazione i ~ e l l u campagna elettorale e a q ~ t a l i forze politiche europee fate riferimento? D. - Le lorze politiche iialiai~e,quusi alla tti~aizimitù ( c o n l'esclusione dei soli (lei?zoproletari) si sono dichiarate favorei~oli al principio delle elezioni dirette ciel Parlrzment o europeo. I teriiziizi ciel ciihattito si sono qitindi spostuti sulla priorità clel rilarzcio economico o clel rafforzurnlento delle istituzioni. Qitule è il sito giitdizio e qttello ciella SVP. R. - Noi riteniamo che occorra rilanciare contemporaneamente sia l'unione economica e monetaria che l'unione ]politica. In questi ultimi anni abbiamo visto che basando I'idea dell'unione europea premirientemente sul rilancio economico e monetario si va avanti troppo lentamente. Solo l'idea e la previsione di una unione politica trova l'entusiasmo popolare ed è capace a rimuovere gli ostacoli che si frappongono ad un'Europa anche politicamente unita. D. - Iiz rutti i paesi della Coi~iirnitùvi son o delle forrize, piìt o m e n o forti, d i tutela delle minoraizze etniche. (Che cosa è stato fatto fino ad ora a livello ~cornuizitarioe che cosa si dovrù fare nella futitra itnione europea? R. - Ritengo che finora in Europa sia stato fatto troppo poco per la tutela e lo sviluppo delle minoranze etniche e linguistiche. Certo, in unlEuropa unita la problematica diventerà molto meno accentuata. Le nazionalità tenderanno a sparire: tutti i problemi nazionali dovranno sottostare ad un'idea primaria che i: quella eurcipea. Un particolare aspetto della tutela delle minoranze etniche - e precisamente lla tutela linguistica - sarà quindi largamente assicurata con la realizzazione dell'idea stessa di unione europea. Ciò nondimeno, anche nell'ambito di una Europa unita, si dovranno tutelare le minoranze etniche con particolari norme. Ci vorranno cioè norme e misure eccezionali per garantire il mantenimento e lo sviluppo delle minoranze stesse. D. - Da oltre vetzt'antii lei svolge u n a costante attività ai vari livelli ciell'azione politica e parlamentare e ai'l'iiiterno del Con- R. - La SVP ì: un partito di raccolta N, ma che al suo fondo si ricollega ad una matrice di ispirazione cristiana. Noi ovviamente chiediamo di poter essere presenti al Parlamento europeo, anche nella considerazione che la SVP ha portato avanti a livello europeo un'azione particolarmente innovatrice per quanto riguarda la tutela delle minoranze ed è stata sempre in prima linea per lo sviluppo del pensiero regionalista. .Marco Pannella ~';irtiIo i.ntlicslc D. - Corile .$i pone il partito rrtrlicale rispetto al progetto tli costriiziotze c o m ~ t n i t c ~ ria, in particolare per qttarzto concerne il superamento della trudiziorze dello stato tzazionale in Europcc? R. - I1 partito radicale non è un partito con posizioni ideologiche e di « pensiero delegato n. Posso esprimere solo la mia pcrsonale posizione che ritengo, però, appartenga alla stragrande maggioranza dei radicali. Si tratta di posizioni implicite nella nostra azione, derivate dal nostro retroterra politico e culturale e non, ad esempio, da mozioni - o altre deliberazioni. Lo stato nazionale non corrisponde minimamente alle esigenze e alle realtà che ci interessano, ma a interessi storici di classe, oggi necessariamente illiberali. Lo stato nazionale è esso stesso un dato illiberalc rispetto alle tradizioni, alle nazionalità, ai territori che esistono; momento di violenza, quindi di disordine e di caos, nel medio come nel lungo termine. I1 reale scontro per la costruzione di una società diversa, con prospettive socialiste e libertarie trascende l'ambito nazionale. Sot- dicembre 1977 i o il profilo economico, se penso a un triangolo indusirialc - e s o n o venti, trent'anni che lo diciamo - penso a un triangolo Dusscldorf-Nord della Francia-Taranto (o in termini pii1 tradizionali Genova). Come partit o l'estrema attenzione che p o r t i a m o alle minoranze etniche linguistiche culturali politiche, la configurazione stessa del n o s t r o Funzionamento sulla base di u n o s t a t u t o Ceder-ativo e federalista del P.R. dice q u a n t o s i a m o istituzionalmente d e n t r o le battaglie per il s u p e r a m e n t o dello s t a t o nazionale. D. - Della tradiziolie europeistrr del purtito rarlicule qiti richiatlirrra f a p a r t e l'impegtlo fetlerali.sra rli littiga dura di Mnrco P a r ~ t ~ e l l aChe . piiò p e r ~ s u r e iln vecchio federali.sru, rrrdicrile. riella recente scoperta delI'Eitropa rii i i r r po' tiitre le forze politiche itrrliatie? E' zitzu tliodo, iina forinillu d e m a gogica, o rrl cotitrcrrio iridica l'approdo cicl iirru diiilet~sioneInetzo proitinciale e leifrrntiII(A del tio.stro .\isteinrr politico? R. - Dopo trent'anni - così c o m e viene alla luce la n a t u r a idcologica neo-concorclataria di t u t t a la nostra classe politica dirigente, DC, PCI e partitini, una classe c h e c r e d e solamente nel potere - a p p a r e c h e il q u a d r o nazionale it q u a d r o necessario di impotenza e di violenza. L'esistenza e la potenza delle multinazionali, a d esempio, è oggi nozione c o r r e n t e e non consentirebbe più, n e m m e n o vergognandocene, alla leadership comunista di parlare di via nazionale » al socialismo conle senza vergogna lo h a f a t t o q u a n d o già ci-a culturalmente, ideologicam e n t e indecoroso proporla: propoi-re alla fine degli anni '50 la dimensione dello s t a t o nazionale come dimensione socialista e democratica e r a una imbecillità o una truffa. Trattandosi d i u n a classe dirigente non incolta, solo malafede o ragion di p a r t i t o poss o n o spiegare quell'atteggiamento. Perciò non h solo u n a m o d a il dichiararsi oggi federalista o europeista, m a u n a o p p o r t u n i t à e una nccessità. Ma q u a n d o p e r trent'anni si è vissuto I'europeismo e il federalismo in m o d o passivo e proclamatorio, funzionale ad esigenze taitiche, evidentemente non si è poi molto credibili. L'europeismo e il federalismo divengono o r a , per la nostra classe dirigente, la c o p e r t u r a necessaria alla difesa degli stessi interessi p r i m a difesi s o t t o coperture nazionalistiche, statalistiche e capitalistiche: si prosegue nelle stesse mistitica7ioni. COMIJNI D'EUROPA 21 MODAL~ITÀ PER L'ADESIONE ALL'AICCE - LA GIUNTA (municipale o provinciale o regionale) esamina l'opportunità dell'adesione, sulla base dellle finalità statutarie dell'AICCE (rafforzamento attraverso gli Enti locali e regionali dello spirito europeo. promozione di una azione diretta alla costruzione di una Federazione europea fondata sulle autonomie locali. partecipazione e rappresentanza degli Enti negli organismi europei ed internazionali, difesa di una effettiva autonomia delle comunità territoriali locali e regionali, facilitazione della gestione amministrativa. mediante la conoscenza reciproca e diretta delle modalità del governo locale nei vari paesi europei. la promozione di studi comparativi. la conoscenza aggiornata delle incidenze dell'integrazione europea sulla situazione locale, l'utilizzo di strumenti finanziari comunitari, la promozione di ,, gemellaggi ,, e scambi tra Enti locali di diversi paesi europei. ecc.]. - LA GIUNTA (municipale o provinciale o regionale) investe i l Consiglio (comunale o provinciale o regionale) della formale deliberazione di adesione, sulla base della seguente delibera tipo N che potrà essere ovviamente integrata a seguito del dibattito consiliare. Visto lo Statuto dell'Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e dei Poteri locali d'Europa, i cui fini si compendiano nella difesa e nel rafforzamento dell'autonomia degli Enti locali territoriali, in iniziative di studi comparativi e per una maggiore conoscenza reciproca e diretta circa le modalità del governo locale nei varii paesi europei, nella promozione pre.sso i Comuni e le altre comunità territoriali d'Italia di una azione diretta a preparare la costituzione di una Federazione di Stati europei, nei termini previsti dalI'art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana. nella quale siano salvaguardati e potenziati l'autonomia e il ruolo degli Enti locali e regionali elettivi nell'aggiornata conoscenza delle incidenze dell'integrazione europea sulle collettività locali e la loro gestione. nell'organizzazione di gemellaggi n e scambi tra Enti locali e regionali di diversi paesi europei: delibera di aderire all'Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e dei Poteri locali d'Europa, e fa voti per la realizzazione dei suoi fini statutari. Dà incarico all'ufficio Ragioneria di iscrivere nel bilancio dell'anno in corso e successivi di questo Ente la relativa spesa annuale per quota associativa. - Le QUOTE ANNUE, approvate dalla Direzione nazionale del 13-11-1975 ai seiisi delI'art. 26 dello Statuto, sono le seguenti: COMUNI Popolazione Importo fino a 6.000 abitanti da 6.001 a 10.000 da 10.001 a 20.000 da 20.001 a 50.000 oltre 50.000 L. 4.000 . 10.000 20.000 = 40.000 2,00 per abitante D. - Oril clre s i rlediice c h e la catnpugtla p e r le eleziorii no?? dovrebbe avere t t r l elevato tono e ~ t r o p e i s t a , tzor~ risitlrando credibile la gruli pcirte d e i canriidati. In definitiva bel, più coerenti s i sono m o s t r a t i quei parl a n ~ e n t a r iitiglesi c h e hat~llo,con il loro voto, causcito il rinvio delle elezioni. R. - S o n o c o n t r a r i o a l rinvio delle elezioni. Abbiamo perfino studiato, c o m e g r u p p o parlamentare radicale, la possibilità tecnica di presentai-e una mozione che permettesse anche s o l t a n t o all'Italia di effettuarle. Com u n q u e , s e e q u a n d o le elezioni si faranno, s e si consentirà u n a seria c a m p a g n a elettorale, poco credibili in senso europeista sar a n n o i partiti d i regime, non le elezioni. Anche il m e n o europeista dei candidati dovrà cavalcare la tigre del federalismo o , q u a n t o meno, dell'europeismo. Penso c h e esi- PROVINCE L. 1.00 per abitante REGIONI L. 2.50 per abitante ALTRI ENTI: Quota da definirsi con un minimo di L. 30.000 annue. N.B. - Tutti i versamenti a favore dell'AICCE. effettuati a qualsiasi titolo, vanno fatti sul conto corrente postale n. 35588003 intestato all'lstituto Bancario San Paolo Sede di Roma - Via della Stamperia n. 64 00187 Roma oppure di Toririo mediante accreditamento sul conto bancario n. 14643. intestato all'Associazione italiana per il Consiglio dei Comuni d'Europa, presso l'Istituto Bancario San Paolo di Torino - Sede di Roma. - - dicembre 1977 COMUNI D'EIJROPA 22 D. - E per qilesto il purlito radicale perle sa c h e riuscirci ad iiii~iare s ~ w ircippreserttuiiti (1 S t r u s h ~ r r g o . Cosci si uspelta il purriro radicale dalla situ presenza nel Parlai7leiito e ~ l r o p e o ?Iii defit7itii~u,u parte sporadici cotirutri coii i gruppi ecologisti frciiic,esi, il pnrrito ratlicale è risiilraro s e m p r e piirtro.sto i.soluto sirllri scetiu errroperi. Scheda n. 8: i risultati di alcuni sondaggi demoscopici PRO O CONTRO L'ELEZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO (Insieme della setlenibre 1973 l' - " P i u i t o s i i ~ contro A ~ ~ o l u t n i i i i ~ i coiilvi> itc I2 Y II 9 - 23 63 64 -- 18 - 34 38 38 69 - II 10 - 18 l'" 31 62 -- 10 8 - u $1 I, 28 34 2~i 3'1 apr.-mag. 1977 novembre 1976 - 72 8 8 6 21 14 - -- 23 19 111 17 17 15 I O0 100 100 100 I00 1O 0 N o n i-ispondoriu Totale - magglo 1976 "" 27 36 54 A SUFFRAC;lO UNIVIZ.RSALE DIRETTO 11) 4 011.-nov. 1975 magglo 1975 o 24 30 Assolutanicnte pio Piiiito\to pro Comiinitiì) 13 ( I ) Escliirri I'Ii'lan<ta (le1 nord per i l 1973 L ' I M P O R T A N Z A DI ANDARE A VOTARE ALLE ELEZIONI EUROPEE B DK D F IRL I L N UK CE (Il Totale 100 100 100 100' LA STRATEGIA DEI PARTITI POLITICI B DK I' I, lJ4, D F 100 100 100 PER LA C A M P A G N A IRL I 100 100 100 UK CE ELETTORALE L N 11) I In - ~xiititipolilici ,l u~, "I, "8, C I u ~ , O ,, del- \ichha idcn (lovi-i.l>hero irnir\i pci. criricliidci-c I;) cainIxipna clct~ornle 111. \icrnc nci piichi nienibri 57 23 47 52 14 66 49 54 38 5I partito 11;i<lovi-i,bhc\ coii<lirri.c 121 camp;igna clctioralc con il proprio sinibolo 21 47 32 30 50 22 79 37 48 33 -77 30 ?I I8 h I2 12 Y 14 I6 Ci;isciiri rionalc - Niin i-isponcliirio ( I ) Media pori(lcr-ala. s t a n o oggi delle ragioni oggettive p e r cui anche coloro c h e nella loro soggettività erano superliciali o menzogneri nel qualificarsi europeisti e tcderalisti dovranno nella realtà impegnarsi sii questa direttrice o s t o pi,it.si. i lettori inei7o a t t e r ~ t i delle croi7ache europee. R. - E ciò spiega !'europeismo italiano. Non è u n paradosso. Ariche perché la gent e in Italia non conosce c o m e funzionano le attuali istituzioni europee è europeista. D. - L'opiiiiotle prrhblica, conlrltlyue, seni- L'albero non gli nasconde la foresta. S e le hrcr più uiuiiti d e i partiti. I ~ o i ~ t l a g gderrioi conoscesse probabilmente lo sarebbe meno. .scopici ef{etr~ici/idalla C E E dicono c h e il Ma non dimentichiamo che q u e s t o è u n paecittadiiio eiiropeo piìc fai~oreilolealla c o s t r ~ r - se infinitamente più avanzato della sua clasz i o ~ l e ~ o i i i i ~ i ~ ~ t uè r I'ituliu~io. iu C'è però da s e dirigente e dei suoi organi di informazioriirzurcure c h e proprio l'itc~liuiio risultcr tra ne e disinformazione. R. - Apparteniamo sicui-amcnte a d u n a area di sinistra, socialista. A S t r a s b u r g o lavoreremo, se ne s a r à d a t a la possibilità tecnica, per d a r vita a u n g r u p p o parlam e n t a r e di socialisti autogestionari, antimilitaristi, s o p r a t t u t t o antinucleari nel civile e nel militare. Con Br-ice Lalonde c i gruppi degli « Amis d e la t e r r e », belgi, olandesi, danesi, francesi e italiani lottiamo per l'equilibrio tra gli ccosistemi, una concezione in c o n t r a p p o s t o con quella classica della er:onomia. In Italia a b b i n e r e m o i due sim'>oli: pugno con la rosa e sole antinucleare. Diamo in ciò ragione a d E r n e s t o Rossi che, avendo con Spinelli concepito Ventotene, q u a n d o Spinelli ed altri ritennero che i principi del e Manifesto >, potess e r o venir realizzati a t t r a v e r s o il lavoro di consiglieri dei vari De Gasperi, di %ruppi di pressione sui poteri nazionali o sul potere sovranazionale della Chiesa, si rese c o n t o del grottesco rispetto al progetto e alle idealità politiche di Ventotene, s m e t t e n d o di s e m b r a re e d a p p a r i r e europeista e federalista, cosa che al c o n t r a r i o rimase sino alla line. L'idea di u n europeismo basato sulla scelta nucleare e sul consumismo c o m p o r t a necessariamente una società fortemente militarizzata, delle s t r u t t u r e di potere ancora più a c c e n t r a t e e sofisticate, d u r e . Chi caldeggia qucsta Europa p u 0 essere, c e r t o , nella s u a soggettività, u n federalista. Ma tende a ripetere nell'Europa i vizi delle società nazionali. I fedcralisti che conosco risultano per metà golliani (con il loro sogno di potenza, esteso s u territorio più a m p i o ) e per metà nipponici (con il loro sogno di conquista dei mercati). Per noi non p u ò darsi E u r o p a c h e non si fondi sulla sovranità dei comuni, delle regioni delle comunità nazionali nel senso più rigoroso, culturale, della pai-ola. )), D. - Il Parlun7etiro europeo i ~ e r r e h h rapplrr7to a costituire 1117 rnon7enlo {ondameiitale d i gcirui7zici per qilesii rnggr~rppainet7ti e , più iii gerlerule, per ogni 1nit70rui7zu. V i è .s1afo però chi i n Itulicr, ei1idetirer~?ei7te hltsarit1o.si S L , t ~ r f t ' t r l t r uii7?po.staziot7e itleologicci, ha presetztato t r i i progetto (li s i s f e i n a elettorale c h e i7egciizu rappre.setltai7zcr crlle {orze 177ir1ori.Quel progetto seri~bru rlefinitii~urnerlte rieiltrcrto, heiiché trfficiulniei7re izoir si srippitr ui7corci coi1 c h e c,o.su i ~ e r r ùs o s t i t ~ r i t o . Q ~ r u l eè la po.sizio17e radicale .su yicestu 1% cerida? R. - Sosteniamo la proporzionale pura sia chiaro, m a non s i a m o t r a i pregiudizialmente c o n t r a r i a un'eventuale soglia del i p e r cento. Riguardo ai collegi, mi s e m b r a i m p o r t a n t e c h e esista una lista nazionale, com u n q u e la si voglia congegnare. 11 progetto Cossiga risultava interessante anche perchk, mi pare all'art. 32, impediva di tenere referendum ilell'epoca delle elezioni europee: una disposizione d i r e t t a a d evitare s u r rettiziamente i nostri referendum e a colpire questo istituto. E' u n f a t t o che mi conf e r m a come la bozza di dccreto sia s t a t a concordata con i comunisti. COMIINI D'EUROPA dicembre 1977 23 le forze del lavoro Aldo Bonaccini inicrriaziunnle CGIL Mentre si avvicina la data che era stata prevista per le elezioni del Parlamento europeo a suffragio universale diretto, il quadro politico per l'unità europea diventa sempre più impreciso e indeterminato. Importanti mutamenti sono certo intervenuti nella vita politica francese sul tema delllEuropa, ma il Parlamento della vicina Repubblica ha preferito ratificare « irrrplicilurirerrte n la convenzione sul Parlamento europeo, tanto apparivano problematici e pericolosi un aperto dibattito e una aperta votazione su di essa. Novità apparentemente più positive sembrano venire dalla Gran Bretagna; dalle posizioni assunte e fatte affermare da Callaghan appare ancora lontana la soluzione del complesso problema della legge elettorale. Oggi sono appunto queste due serie di avvenimenti, più che altre ben più radicate e stagionate fondamenta europeistc, a fornire il quadro nel quale si dovrebbero svolgere le elezioni. Esse si faranno certo, ma nulla consente di ritenere che ciò possa itvvcnire alla scadenza prevista: un ritardo di 6-12 mesi sembra a questo punto scontato. Ma l'aspetto più serio non è sintetizzato certo dagli spostamenti di calendario che appaiono ormai inevitabili. I1 fatto è che la scadenza politica delle elezioni è vissuta nei singoli paesi della Comunità in modi non coincidenti o addirittura contraddittori. Occorre riconoscere a ~ u e s t alunga vigilia elettorale il merito di trarre a tutta evidenza l'insieme delle ambiguità e delle non brillanti mediazioni attraverso le quali si è venuto deteriorando l'obiettivo della unità politica e della unita economica e monetaria delllEuropa. Vengono a galla le contraddizioni insanabili tra l'orientamento originario per una Europa federata, struttura sovrastatale, e la pratica affermatasi nell'ultimo quinquennio, per una Europa nella quale i singoli stati non si sono preoccupati tanto di agire per superare la loro piena sovranità e per dar progressivamente vita ad un nuovo potere sovranazionale, quanto per rafforzare invece la loro sovranità e per allontanare nel tempo e nello spazio politici, appunto, la nascita della attesa realtà sovranazionale. Questo tema della sovranità assoluta dei governi e dei parlamenti nazionali è infatti il punto di partenza della migliore disponibilità di Francia e Gran Bretagna verso i problemi della Europa unita: il ribadimento cioit di volere fare della Comunità una struttura politico-giuridica interstatale e intergovernativa, in luogo di quella costruzione unitaria che era, nelle ipotesi, alla sua base. Ma ciò detto e con molte sottolineature di rammarico per un processo che troppo potenti ~ a t r o n a t inazionali e di classe non hanno consentito si sviluppasse secon- do la logica politica unitaria, appare opportuno considerare la non trascurabile importanza del nuovo atteggiamento britannico maturato in seno al congresso del partito laburista. L'esistenza1 di velocità diverse verso l'integrazione e l'unità dell'Europa era già stata constatata « ti//iciulnzenie» nel rapporto Tindemans, dopo essersi affermata nella pratica in seguito alla lunga crisi che ha travagliato la Coniunità al termine del periodo transitorio. Accenti nazionali eccessivi e incapacità di aissicurare agli orientamenti della CEE una ispirazione dotata di un equilibrio sociale più avanzato, hanno cristallizzato quella crisi, cui si sono aggiunti le conseguenze poirtate dalla caduta dell'ordine economico e monetario in cui la Comunità era sorta, l'esplodere degli effetti del meccanismo inflazionistico alla base del mercato agricolo comune e le richieste di allargamento degli interventi comunitari, grazie alla domanda di adesione di Grecia, Spagna e Portogallo, ed ai sempre più vasti accordi internazionali di essa con un crescente numero di paesi. In un contesto così dato, e nella condizione di impotenza nella quale è la Comunità, la base polii:ica affermatasi nel congresso laburista (che respinge la pregiudiziale di una radicale e immediata riforma di tutta la normativa e liquida la suggestione della uscita dalla Comunità) offre I'opportunità di negoziati per riforme parziali, cui sono interessati il nostro paese, i lavoratori italiani e la stessai Confederazione europea dei sindacati (it quest'ultimo il caso della costosissima politica agricola comune e delle contraddizioni di natura inflazionistica che essa introduce tra la protezione dei consumatori e i sostegni alla produzione) e apre con decisione la p,orta all'ingresso delle tre nazioni meridionali a occidente ed oriente della penisola italiana. Una fase ulterioire di transizione e di rimessa in ordine e in efficienza delle strutture comunitarie appare certo utile e rincresce che non sia stata afferrata dai laburisti britannici l'importanza strategica del problema degli squilibri regionali e del Mezzogiorno italiano in specie, tanto più che I'ingresso dei nuovi partners rilancia questo tema con molta forza. Le opportunità aperte da varie parti dalla proposta britannica non fanno ne dimenticare, né condividere la filosofia che rimane alla base del comp~ortamentobritannico. Essa si annuncia aspramente nel ruolo del tutto subordinato che si vorrebbe riservare al Parlamento europeo e, nella sostanza, non dissimile da quellci sinora esercitato. Certo lo stacco nei confronti della ipotesi di un Parlamento pienamente sovrano è forte, ma esso sconta il grad'o di pressioni cui è stata sottoposta l'istituzione comunitaria. Ma se la soluzione prospettata appare in una qualche misura e per particolari aspetti comprensibile ed anclhe forse opportuna nel breve periodo, improponibile sarebbe invece la sua prospettazione per il periodo lungo della vita e della evoluzione unitaria della Europa, che ne risulterebbero forse più armoniche, ma inguaribilmente paralizzate. Ecco perché nel Parlamento di prossima elezione devono prevalere gli elementi di co- struzione della volontà politica unitaria, nei confronti di quelli del semplice controllo democratico degli affari comunitari. Ciò è indispensabile soprattutto per le classi lavoratrici dei vari paesi europei che, in mancanza di questa prospettiva sovranazionale e democratica, vedrebbero la loro pressione per trasformazioni di tipo socialista continuamente mortificata da altre ben più armate pressioni internazionali, oppure contenuta nell'ossigeno insufliciente di paesi privi del tutto o quasi di materie prime e risorse energetiche e, quindi, trasformatori che possono e debbono vivere solo in un mercato aperto, nel quale gli spunti di progresso sociale sono inevitabilmente e fortemente condizionati da crescita della produttività e della competitività del sistema economico. L'incapacità della Comunità di fornire in questi ultimi anni un efficace punto di riferimento ai complessi problemi venuti alla ribalta nella situazione di crisi, che costringe alla disoccupazione circa 6 milioni di lavoratori e un così elevato numero di giovani, e di assicurare un equilibrato e unitario sbocco nella scelta fra inflazione e pieno impiego, non ha ancora avuto una risposta adeguata e forzante da parte della organizzazione sindacale europea, malgrado i notevolissimi passi in avanti compiuti nella definizione di un programma comune. Nel rinnovare l'impegno dei sindacati per assicurare alle elezioni europee la piena partecipazione dei lavoratori dei nove paesi, l'Esecutivo della Confederazione europea ha definito gli obiettivi di fondo della nuova fase democratica della vita comunitaria, che deve appunto essere caratterizzata dalla forte limitazione dei poteri delle società multinazionali e dell'accrescimento delle possibilità di controllo democratico da parte dei lavoratori. 11 movimento sindacale italiano si sente particolarmente impegnato su questa linea di comportamento, destinata a creare le condizioni sociali di base per fare del Par. lamento un reale e decisivo protagonista della futura Unione europea. Luigi Macario segretario generale CISL In occasione dell'avvicinarsi delle elezioni a suffragio diretto del Parlamento europeo, previste per il 1978, si it aperto nel nostro paese un ampio dibattito, al quale il movimento sindacale non vuole e non può sottrarsi. I protagonisti sono certamente i partiti politici ma il punto di vista dei sindacati, soprattutto se presenteranno come per le elezioni politiche nazionali una posizione unitaria, non potrà essere sottovalutato anche per dare sostanza e concretezza a quanti sostengono che si deve costituire l'Europa dei Lavoratori. Chiamare alle urnc i cittadini europei per COMIJNI D'EUROPA scegliere, sulle liste presentate dai partiti i loro diretti rappresentanti al Parlamento di Strasburgo comporta secondo noi non soltanto sollecitare la partecipazione attiva dell'elettorato ad un appuntamento democratico, ma indicare quale significato assume l'avvenimento e formulare nostre precise proposte per il rinnovamento dell'Europa comunitaria. L'indebolimento progressivo del processo comunitario si manifesta nel .ridotto ruolo delle istituzioni, nei modi di formazione della volontà politica e nella scarsa democratizzazione di cui tuttora le istituzioni europee soffrono. Un rapido esame del peso e del ruolo delle istituzioni ci fa constatare che la Commissione, a distanza di poco più di un anno dall'inizio del suo ultimo mandato e nonostante l'impegno c il vigore con il quale il Presidente Jenkins aveva impostato il lavoro, non riesce a presentare progetti globali per l'unione econonlica e monetaria, per la politica energetica, per la politica industriale. Questa debolezza intrinseca della Commissione non è dovuta soltanto al conflitto di opinioni tra i vari Commissari, alla rigidità delle competenze, ma soprattutto si deve ricondurre alla realtà di un Governo europeo che 6 costituito dal Consiglio dei Ministri e non da un Esecutivo che sia soltanto ed effettivamente europeo. Questa situazione mortifica la Commissione esecutiva e l'assoggetta alla volontà degli Stati membri che non manifestano negli ultimi anni l'impegno necessario per il rilancio europeo. Se esaminiamo il ruolo e le competenze del Parlamento europeo attuale, constatiamo anche in questo caso che, a parte il potere di censurare la Commissione e di esprimersi sul bilancio comunitario (le due competenze più significative) il suo ruolo è di diritto ma anche di fatto sen-iplicemente consultivo. Se poi inline ci soffermiamo per un momento ad esaminare la cosiddetta N partecipazione dei partners sociali al processo comunitario » constatiamo che si tratta di una consultazione sistematica nel Comitato economico e sociale, ormai rituale anche nel Comitato dell'occupazione e nelle Conferenze tripartite, che non riesce a tradursi in una partecipazione reale alla elaborazione delle decisioni, come invece avviene su scala nazionale dove i sindacati condizionano effettivamente decisioni ed impegni dei Governi. Il gravissimo indebolimento delle istitiizioni più significative della Comunità e la scarsa democratizzazione di tutto il processo, che d'altronde ha caratterizzato il ventennio europeo, è dovuto a nostro avviso a quel metodo cosiddetto « dell'Europa a piccoli passi » sulla base del quale si riteneva che con un processo lineare si potesse progressivamente passare dall'unione doganale alla unione economica e alla unione politica. Noi abbiamo ripetuto più volte che il Trattato di Roma affidava alla volontà politica degli Stati membri le ulteriori tappe per la costruzione effettiva dell'Europa comunitaria, volontà che può trovare la sua base nei Governi degli Stati membri, dei partiti politici, delle forze economiche e sociali, dei sindacati, e non su meccanismi automatici che il Trattato non prevede. La elezione a suffragio diretto del Parlamento europeo dovrebbe e può rappresentare un rilancio delle istituzioni e di tutto il meccanismo europeo, nella misura in cui mobilitando 180 milioni di cittadini (tanti sono gli elettori sui 250 milioni di abitanti nella Comunità) per eleggere e quindi affidare a diretti rappresentanti parlamentari le proprie esigenze, si compie forse un passo qualitativamente innovalore che consentirà al nuovo Parlamento di esercitare una pressione effettiva e di sollecitare e sostenere la Commissione europea affinché essa divenga veran-iente il Governo dell'Europa. Nel fare un rapido bilancio dei 20 anni di realtà europea dobbiamo esporre con franchezza gli aspetti positivi ma anche le gravi deficienze constatate e più volte rilevate da noi. Questo bilancio ci trova in sostanza insoddisfatti ed in particolare noi, la CISL, che abbiamo dato fino dall'inizio un pieno appoggio all'Eilropa. Siamo e siamo sempre stati convinti che il nostro paese, vitalmente inserito riell'area politica ed economica dell'Occidenti:, 6 e deve essere parte integrante della Comunità europea. Ma se l'Europa è vitale come noi sosteniamo, per lo sviluppo economico e sociale dell'Ita- Inflazione contro democrazia l'inflazione è causa di deperimento e di morte delle strutture e particolarmente dei giornali democratici; abbonatevi, dunque, a << Comuni d'Europa n, se lo ricevete in omaggio; procurateci un abbonamento sostenitore o benemerito, se già siete abbonati ordinari: ci aiuterete a resistere all'inflazione, e aiuterete la battaglia per le elezioni europee. lia e dei Iavoratoi-i italiani, si ha il diritto di pretendere impegno e non lamentele, negoziato più che protesta, ma anche il dovere di farsi carico dei problemi e, io insisto, dei problemi dei lavoratori italiani e europei ben più di quanto t: stato fatto nel passato. La crisi econon~icamondiale del 1973, che ha sconvolto tutti i Paesi, ha trovato 1'Europa del tutto impreparata ad affrontarla. Infatti la Comunità si era in qualche modo abbandonata al rapido ritmo di crescita dell'economia dei paesi industrializzati che ha avuto inizio a partire dagli anni '60 con l'aumento degli scambi interni ed esterni all'area, adagiandosi nel ruolo di prima potenza commerciale del mondo e fidando sul suo meccanisn-io di sviluppo sorretto dalle libere forze del mercato, su una politica agricola chc garantiva i livelli dei prezzi dei prodotti europei protetti dalla concorrenza esterna, su una tecnocrazia che puntualmente applicava le norme stabilite dal Trattato istitutivo della CEE nei vari campi. Nulla è stato fatto nel decennio d'oro e ciot: a partire dagli anni '60 per creare fondamenta solide alla costruzione europea intervenendo sulle strutture agricole ad esempio, sulla base di una politica agricola non soltanto protezionista e a tutela dei prezzi dei mercati ma strutturalmente innovativa e modernizzata. Nulla è stato fatto per promuovere una politica industriale coordinata, al fine di ammodernare I'industi-ia europea, di renderla competitiva con le aree più avanzate nei settori di punta e di modificare le produzioni tradizionali aggredite dall'avanzata dei paesi emergenti. Nella assoluta mancan:za di fonti enei-getiche proprie, non si è provveduto a impostare e realizzare una politica dell'energia dicembre 1977 basata sia sulla ricerca di fonti alternative sia su rapporti di cooperazione con i paesi produttori di petrolio. Infine, ed è stato il limite più grave della Comunità, nessuno sforzo reale è stato compiuto allora, quando era più facile, per riequilibrare dal punto di vista territoriale e sociale i profondi squilibri esistenti. La politica sociale ha sempre avuto un carattere assistenziale e così pure la concezione iniziale di politica regionale. Tutti questi limiti del coraggio e della volontà politica degli Stati membri hanno reso l'Europa estremamente fragile di fronte alla tempesta della crisi. Non dobbiamo infatti dimenticare che siamo esposti d a un lato alla competitività di paesi come gli Stati Uniti e ad una reale soggezione nei settori di punta, dall'altro lato alla ormai n-iassiccia avanzata degli Stati emergenti nel processo di industrializzazione. E tutto ciò senza poter usufruire come altre aree del mondo, ad esempio gli USA e I'UKSS, di fonti energetiche e di materie prime proprie, o non avendo come il Giappone livelli tecnologici e di produttività che consentano una presenza commercialmente aggressiva sulla scena mondiale. I tempi sono ormai stretti. Sei milioni di disoccupati in Europa non consentono alcun rinvio, né riteniamo possibili e praticabili le vie nazionali che sottintendano comunque forme di protezionismo. L'Europa ha assecondato negli ultimi anni l'altalena dello stop and go » che ha caratterizzato la politica economica degli Stati membri mentre avrebbe tlovuto affrontare in un quadro organico di programmazione economica la riconversione della sua economia e decidere che l'obiettivo del pieno impiego doveva considerarsi prioritario, per inantenere le sue caratteristiche di arca politicamente avanzata nel mondo. Abbiamo sempre riconosciuto alla CEE I'impoi-tante merito di aver costantemente difeso i principi della libertà nella democrazia pluralistica che sono alla base della stessa costruzione europea. Questi principi sono stati difesi sia rifiutando l'adesione della Spagna franchista, che congelando la associazione con la Grecia dei colonnelli e questo atteggiamento ha certamente contribuito al ritorno alla democrazia della Grecia, della Spagna e del Portogallo. Nella stessa logica di difesa dei valori di base della CEE i sindacati italiani sono favorevoli all'apertura della Comunità verso questi nuovi paesi perché ritengono che la appartenenza alla CEE darebbe maggior vigore e garanzia ai nuovi regimi democratici. Ma il problema della recessione e degli effetti che essa provoca e che ci trova oggi confrontati con ben 6 milioni di disoccupati richiedono soluzioni coraggiose e proposte non rinviabili se si vuole veramente mantenere l'Europa occidentale, di cui la Comunità costituisce il centro motore, in un regime di libertà e di democrazia. Noi indichiamo due linec direttrici che si completano fra di loro. La prima consiste in una programmazione europea che atiidi alla Comunità il compito di coordinare le politiche economiche e i progetti di riconversione in atto in un quadro globale di ristrutturazione e con uri intervento ed una responsabilità decisiva dei Governi. Senza trascurare il ruolo che le forze del mercato possono assumere, esse devono essere ricondotte a questo quadro progran-imatico. La COMUNI D'EUROPA dicembre 1977 'leconda indicazione consiste nel ralforzare gli accordi ed i trattati nord-sud tra la CEE e i paesi sottosviluppati, in particolare la Convenzione di Lomi. alla quale aderiscono ormai oltre 50 paesi ACP, gli accordi di cooperazione con i paesi mediterranei, il dialogo euro-arabo, i rapporti con tutti i paesi del terzo mondo attraverso gli strumenti già in atto. In questo modo, noi riteniamo di poter contribuire anche allo stabilirsi di un nuovo ordine economico internazionale che può essere definito e realizzato sia da accordi di cooperazione interregionali come quelli citati, che nel quadro del dialogo nord sud, consentendo una collaborazione tra paesi industrializzati e paesi produttori di materie prime. Sempre in questo quadro e tenuto conto di queste realtà, l'Europa deve fare il suo programma economico, sviluppare nuovi settori produttivi legati a nuovi mercati, rinnovare la sua agricoltura, intervenire per il miglioramento delle infrastrutture sociali per compensare il rallentamento dei redditi individuali in atto. Per fare avanzare queste proposte le Organizzazioni sindacali italiane stanno già operando in tre direzioni: 1) rafforzare la Confederazione europea dei sindacati e contribuire a trasformarla in una organizzazione di pressione effettiva, di azione e di lotta. Le difficoltà comuni possono oggi favorire, se sostenute da una volontà europeista, la azione unitaria dei sindacati europei; 2) sollecitare le forze politiche del nostro paese ad un impegno sempre più significativo nei riguardi della dimensione europea dei problemi nazionali; 3) contribuire con una adeguata mobilitazione dei lavoratori italiani a far si che il momento dell'elezione a suffragio diretto del Parlamento europeo assuma il signilicato politico di una svolta concreta per l'avvio della realizzazione di una Europa dei lavoratori. Giorgio Benvenuto scgrciario gcnci'nlc IJI L In vista delle elezioni del Parlamento europeo, che tutti considerano a ragione una occasione storica per i nove stati europei, il problema di fondo è se si riuscirà a dar veramente vita ad un'assemblea rappresentativa. L.a Comunità attualmente non prevedc alcuna forma di partecipazione dei cittadini alle istituzioni europee. Perciò queste elezioni potranno essere un'occasione per darle un'ell'ettiva base popolare. In effetti lo stato attuale della CEE comporta considerazioni, che. in ultima analisi, investono lo stesso modo di essere della Comunità. Attualmente, infatti, la CEE è in crisi per rivalità tra Stati impegnati nella difesa gelosa delle loro prerogative e, anche, degli stessi interessi delle grandi concentrazioni economiche e finanziarie rispetto agli interessi generali della Comunità. Gli ostacoli sono ancora assai rilevanti sulla strada dell'integrazione economica: la mancanza di organiche politiche comunitarie induce a denunciare il progressivo scadimento di ruolo della CEE che - qualificandosi sempre più comt: momento di rigido confronto di interessi particolari e nazionali non rientra certo in una ottica tesa alla costruzione di un'Europa unita politicamente oltre che ecoriomicamente. Nei fatti, nelle scelte di politica economica, si è ormai consolidata una divisione tra paesi economicamente forti e paesi deboli, mentre pesanti risultano le intcrferenze e i condizionarnenti di quanti vedrebbero intaccato il proprio potere dalla nascita di una forte entità economica e politica comunitaria. La CE,E ha preferito rinunciare a svolgere un suo ruolo che, soprattutto, muoveva da una più congiunta ed autonoma visione del ruolo delllEuropa. In sostanza la CEE non si è mai qualificata - nel corso delle più irnportanti e gravi crisi degli ultimi anni -- come un'entità politica omogenea capace di operare in maniera nuova e credibile sulla scena mondiale. E' in questo quadro, caratterizzato dall'evidente prevalere dei singoli Stati membri e degli interessi nazionali rispetto al dato comunitario - pure da tutti teoricamente ritenuto essenziale per il futuro dell'Europa e contraddistinto dallo scarso peso politico dei paesi e degli interessi europei -, che va inserito il problema della elezione a suffragio del Par1ament.o europeo. Dal quadro di generale scollamento della situazione politica ed economica della CEE emerge la necessità di un riesame critico di tutto il modo di essere del processo comunitario. Ciò però possibile solo a patto di assumere quale base di una rinnovata politica comunitaria le istanze ed i bisogni reali di cui sono portatori i lavoratori, i sindacati e le forze democratiche. E' dunque essenziale rivitalizzare l'azione del sindacato europeo. Non possiamo trascurare l'esperienza critica del passato, il mancato peso del sindacato a livello europeo di fronte ai problemi esistenti, la scarsa rilevanza negli organismi stessi della CEE, il mancato raccordo tra lotte nazionali e sovranazionali. E' questa una presa di coscienza presente nella odierna Confederazione europea dei sindacati: l'appoggio della CES alle elezioni del Parlamento europeo è anche consapevolezza che l'attuale crisi rischia di portare l'Europa occidentale ad un irreparabile declino della sua funzione storica, economica e sociale. Occorre realizzare e coagulare l'unità sindacale europea nell'interesse delle masse lavoratrici, dclla democratiz.zazione dello sviluppo europeo, della lotta per un nuovo e diverso modello di sviluppo della CEE. Da questa esigenza deve nascere una ricon'siderazione dei grandi problemi sociali ed economici, civili, occupazionali dei lavoratori europei, oltre agli stessi problemi della sic:urezza e cooperazione europea. Occorre raccogliere la sfida che la crisi economica ha po!jto. I1 discorso implica il ruolo dell'Europa e quello nelllEuropa del movimento. Le politiche comunitarie non si attueranno mai nella misura in cui mancherà il contesto nel quale inserirle. Questo contesto riguarda le istituzioni comunitarie, i poteri, le compi:tenze, il ruolo interno ed internazionale della CEE. Il problema della identità è, oggi, il problema numero uno delllEuropa. Ma esso è legato a quello della identità interna delllEuropa stessa. E' infatti evidente che le risposte che saranno date sui grandi temi dipendono direttamente dagli sviluppi della costruzione europea nel suo assetto interno. E' quanto emerso in occasione del dibattito svoltosi nelle varie sedi in occasione della relazione Tindemans sullo stato di sviluppo della unione europea: l'unica via praticabile per far avanzare il progetto è la democratizzazione delle istituzioni. La legittimità democratica alla costruzione europea verrà anche da queste elezioni. La via verso l'integrazione sarà lenta ma l'unione europea si può costruire più che sul principio della solidarietà su quello della sovranazionalità. L'attuale Parlamento ha solo funzione consultiva, non ha poteri di controllo e di intervento. Il problema è se il nuovo Parlamento avrà e saprà conquistarsi poteri reali, credibilità ed autorevolezza. Per tornare al ruolo del sindacato, bisogna dire con chiarezza che la modificazione della condizione operaia nelllEuropa occidentale e comunitaria, la difesa e conquista di nuovi livelli di occupazione cui è anche, forse, legata la stessa salvaguardia dellc istituzioni democratiche non è realizzabile solo con una lotta sindacale a livello nazionale: è invece un problema politico che i lavoratori sono interessati a risolvere dentro gli organismi comunitari, nello stesso Parlamento europeo rinnovato. Certo il Parlamento europeo nascerà da discutibili leggi elettorali nazionali, del resto non ancora definite. L'elezione però non potrà non essere una svolta nello sviluppo, sinora troppo paralizzato delle istituzioni europee: essa, di certo, determinerà una rinnovata presa di coscienza politica degli europei come tali; la presa di coscienza del superamento degli stati nazionali come tali e della loro insufficienza. In prospettiva un Parlamento europeo eletto a suffragio universale potrebbe configurarsi come un'assemblea costituente confederale. Forse il disegno federale è troppo avveniristico. Certo è che l'obiettivo di una Europa unita, liberata dalla tutela americana, dipenderà soprattutto dalla volontà pubblica di un Parlamento che sarà, certamente, condizionato dai programmi dei partiti e dall'ampiezza del consenso popolare. Se, in passato, il disegno europeo è stato patrimonio delle forze moderate, è oggi compito della sinistra, assumerlo come obiettivo teso ad evitare la paralisi comunitaria. Le prospettive di una Europa, con un suo ruolo, verso le aree del mondo: in particolare mediterraneo (dialogo euro-arabo), sottosviluppo e paesi in via di sviluppo, Terzo e Quarto mondo, tutti richiedono nuove forme di collaborazione. Infine occorre riflettere a cosa avverrebbe in Europa se la Comunità si decomponesse, e se l'attuale costruzione - con tutti i limiti - andasse in rovina. Occorrerà in ultima analisi per il nuovo Parlamento un largo consenso e partecipazione delle lorze politiche e sociali. La lotta per le nuove Istituzioni dclla Comuriità t anche legata alla lotta per i contenuti delle politiche che essa dovrà sviluppare. L'idea del Parlamento europeo funzionante è dunque legata anche all'idea di un governo europeo, capace di imporre le sue direttive sugli Stati membri. E, dunque, prima o poi all'idea di una costituente europea. COMUNI D'EUROPA dicembre 1977 - P - P europeo vero e proprio sta per entrare in gioco. Si tratta dunque di valutarne la consistenza, per cercare di stabilire fino a qual punto si possa ormai elaborare una strategia europea sulla base non della inesistenza, m a dell'esistenza, di un potere europeo. E va osservato che è proprio questa la prima questione da discutere per adeguare la azione ai nucvi aspetti dell'integrazione europea; e per cercare di risolvere la crisi della Comunit;i. Va detto su8,ito che il quadro di riferimento indisper sabile per questa discussione è quello ccstituzionale. Tutti i fatti in gioco hanno q ~ c s t ocarattere. Ha carattere costituzionale i, riconoscimento del diritto di voto degli 1:uropei; ha carattere costituzionale il problema dei poteri del Parlamento europco; e a partire da queste osservazioni indubbi; si potrà finalmente capire che hanno un rilievo costituzionale tutti i problemi a t t u d i dell'integrazione europea: rafforzamento della Comniissione, rilancio dell'unione economico-monetaria, allargamento, Unione eu.opea e via dicendo. Ma proprio questo irsicme di fatti - che di per SC stessi mostrano che ci troviamo già nel cuore di un xocesso costituente - comporta un peric.olo. Il pensiero costituzionale è anche un pensiero giuridico, ma non è soltanto un pi:nsiero giuridico. La nozione di politica cc stituzionale D; e quella, ancora più chiara, dell'« aspetto costituzionale » di tutti i fatti politici, non sono più ignorate. Tuttavia i: facile, nei casi costituzionali, fare del riduzionismo giuridico, anche pcrché l'aspetto giuridico (superficiale), e quello apparente esteriore, facilmente visibile, coincidono. Ci sono, ad esempio, degli europeisti, che giungono proprio per questa ragicne sino ad una specie di verbalismo. Se trovano, nei discorsi circa il rilancio europeo, le parole « costituente » e « costituzionale », va tutto bene, altrimenti va tutto male. In queste critiche non si vede alcuna traccia del problema vero: che cosa è una costituente e che cosa può essere una costituente europea (comunque diversa dai casi costituenti classici perché non si tratta più di dare una forma nuova ad uno Stato che c'è già). Vorrei fare subito un esempio storico, per ancorare le idee alla realtà: quello della Convenzione di Filadelfia del 1787. Giuridicamente non era una assemblea costituente, e non fu convocata con uno scopo costituente esplicito, ma grazie ad un espediente politico. Tuttavia il primo Stato federale della storia viene da quell'Assemblea, da quel fatto politico, da quella lotta politica che si manifestò anche a Filadelfia, e che evidentemente ubbidiva a criteri politici prima che giuridici. Proviamo dunque a dire quanto segue: la costituente è un fatto politico con un rilievo giuridico non necessariamente esplicito; e un fatto o fattore politico che, pur dando luogo a eventi tipici (le costituenti, formali o no), è sempre presente come un aspetto costante di tutti i momenti della vita politica. Altrimenti non si capirebbe come si giunga ad un evento costituente né come si manifestino sempre sviluppi costituzionali di costituzioni già esistenti. E' con questo criterio che si può cercare di stabilire in qual modo si possano ormai impostare, sul fronte dell'azione europea, i rapporti tra i partiti e i movimenti europeistici e federalistici (non si va al fondo di una questione costituzionale seriza prendere in esame la condotta delle forze coinvolte). Ed L' opportuno richiamare le vicende del M.F.E., che sviluppò nel modo più chiaro (costiituzionalmente) la richiesta pregiudiziale del potere europeo con una opposizione « di governo, di regime, e di comunità » (di governo, contro una strategia europea senza il potere europeo; di regime, contro la concezione unitaria dello Stato; di comunità, contro l'Italia come Stato nazionale esclusivo). Come t noto, il M.F.E. si batte da qualche anno - nel contesto di un giudizio sul carattere della fase dello equilibrio mondiale attualmente in corso per l'elezione europea, cioè per un obiettivo ABBONATEVI A COMUNI D'EUROPA il 1978 è il 26" anno di rigorosa e libera battaglia per gli Stati Uniti d'Europa che non lo divide: più, strategicamente, dai partiti. Ciò si deve al fatto che il M.F.E. ritiene che, sulla base dell'elezione europea, sia finalmente possibile (possibile, non certa) una vera politica europea, cioè non asservita a finalità nazionali (in pratica delle politiche comuni » efficaci nel quadro del rilancio dell'unione economico-monetaria); ed è vero il corollario, cioè che il M.F.E., nei confronti delle forze politiche che accettano l'elezione europea, fa ciò che si può chiamare una collaborazione critica o una opposizione costruttiva (quando non perseguono ciò che pur dicono di volere). Ma è vero solo questo. Non si può trovare una riga - nelle posizioni (del M.F.E. - che ammetta la possibilità di una vera politica europea senza l'elezione europea (se non con malizia, con citazioni isolate dal contesto, ecc.). La questione sta dunque nell'importanza che si attribuisce all'elezione europea, e prccisamente al rapporto tra i l fatto dell'elezione europea e il problema della fondazione dello Stato europeo. I1 M.F.E. (la grandissima maggioranza del M.F.E.) attribuisce molta importanza a questa elezione, tanto da ritenere possibile, sulla base della situazione di potere creata dalla elezione, una vera politica europea; mentre chi indu1g.e al riduzionismo giuridico attribuisce a questa elezione - salvo il caso di un esplicito mandato costituente o, nella versione più grezza, di un immediato conferimento formale di poteri al Parlamcnto - poca importanza, tanto da ritenere impossibile, su questa base, una vera politica europea. A me pare che, precisando così i termini della questione, si vede con chiarezza che nel caso europeo si presenta effettivamente il rischio di confondere il potere - nel senso politico ed empirico del termine - con le definizioni giuridiche del potere. Siamo di fronte all'ipotesi della Comunità così com'è, ma con I'elezione. Da una parte c'è dunque l'elezione - il trasferimento nel quadro eui-opeo della partecipazione diretta del popolo alle grandi scelte politiche - dall'altra, strumenti imperfettissimi di presa di decisioni esecutive. Bene, c'k chi non attribuisce praticamente nessuna importanza alla partecipazione diretta del popolo (al fatto politico, al potere come situazio(( ne di fatto) e molta alle imperfezioni giuridiche della Comunità. Per noi, è l'esatto contrario. Molti giudicano I'elezione solo in funzione del fatto che i l Parlamento europeo non ha poteri (nel senso giuridico del termine); il M.F.E. pensa invece che il primo, il più grande, e forse l'unico, potere sostanziale dei Parlamenti moderni stia nel fatto stesso che sono eletti direttamente, ciot nel potere di far vivere e far valere l'orientamento del popolo, e di collegarlo con il governo (il governare, che non dipende solo dall'avere un governo giuridicamente perfetto). E va da sé che il potere si può esercitare o no. Le competenze (giuridicamente intese) si usano o no a seconda della volontà politica (I'Italia è uno Stato compiuto ma è sempre veramente governata?). Ciò comporta che, a partire dal momento in cui esiste la possibilità empirica di governare, il governare davvero dipende più dalla volontà politica, dalla lotta, dai contenuti sociali e culturali, che dalla perfezione e dalla imperfezione delle istituzioni. Essere istituzionalisti, come sono e restano i federalisti nel senso che rifiutano certe istituzioni nazionali (lo Stato nazionale esclusivo) e perciò vogliono istituzioni europee, non significa scambiare le istituzioni con il perfezionismo istituzionale. Detto tutto ciò, posso venire al punto che a me sembra fondamentale. A me pare pro prio che solo un giurista della tendenza formalistica o una persona influenzata direttamente o indirettamente da questa cultura giuridica (come i più sul continente), può pensare che la Comunità dopo l'elezione non sia uno Stato: uno Stato, molto debole, molto imperfetto ma questo è un altro discorso. Nessuno Stato nasce perfetto, compiuto e forte, e va anche detto che se chiamiamo Stato solo ciò che il pregiudizio giuridico chiama « Stato », dovremmo anche concludere che gli « Stati n, nella storia, sono veramente rari. A mio parere, c'è uno Stato dove c'è la f o r m a ~ i o n edi una volontà generale. Io non vedo che cosa sia l'elezione se non t la formazione democratica della volontà gerierale; e quindi non vedo che cosa possa essere la Comunità con l'elezione se non uno Stato (il primo manifestarsi di uno Stato, e, bisogna aggiungere, di uno Stato federale, ciot nel contempo uno Stato - quello europeo - e un'Associazione di Stati - quell i nazionali). I1 fatto, essendo nuovo, va in prima istanza valutato empiricamente, senza idee già fatte. Abbiamo la Comunità, una associazione di Stati con I'elezione solo a livello degli Stati membri, dunque una confederazione - aggiungiamo I'elezione anche al livello dell'associazione; constatiamo che non si può certo ascrivere alle confederazioni una associazione di Stati con l'elezione diretta al livello dell'associazione, ed infine prendiamo atto del fatto che empiricamente non ci sarebbe alcuna paratia stagna tra cittadino (elettore), Parlamento (partiti in Parlamento) e Commissione (e perciò, sempre empiricamente, anche Consiglio dei Ministri e Consiglio europeo). Oltre al rapporto di fatto c'è persino, già formulato, un rapporto giuridico (censura': e sono proprio gli oppositori francesi intelligenti che affermano che a partii-e dalla censura può essere avocato tutto il potere. Andiamo avanti. Se ciò che ho detto è attendibile, dopo l'elezione il problema non è COMUNI D'EUIROPA 28 quello di fare lo Stato, ma di rafforzarlo. Si tratta dunque di stabilire se la debolezza o imperfezione di questo Stato (o Comunità) stia nella mancanza di una costituzione scritta e di prerogative formali del Parlamento e dell'Esecutivo, o nella mancanza del « braccio secolare >,,la borsa e la spada. Io penso che la debolezza stia in questa mancanza, e pensano come me tutti coloro che si pongono sin da ora il problema della moneta (almeno nel senso di stabilire subito una data e di impostare un periodo di u pre-unione » economico-monetaria). Solo con la prospettiva della moneta (« preunione » e data) si potranno legare alla Comunità - o Stato appena formato - i cit.. tadini e le masse dando risposte concrete alle richieste sociali con le « politiche comuni » (altrimenti soffocate dalle sovranità monetarie nazionali, dai vincoli della bilancia dei pagamenti, ecc.). I1 problema si pose in questi termini anche per Hamilton, che cercò proprio di rafforzare lo Stato americano - appena formato, e perciò fragile ed esposto al rischio di essere travolto - con una politica economica e la creazione di una Banca centrale. Bisogna pur chiedersi che cosa sarebbe accaduto se invece di puntare su questi fattori economico-sociali, Hamilton si fosse messo in mente di perseguire subito qualche perfezionamento costituzionale formale. Ma vorrei ribadire i termini del problema facendo osservare che si tratta di una questione operativa, non di una questione oziosa. Se si pensa - come molti - che la Comunità con la elezione non sia una prima forma di Stato, la conseguenza strategica è la lotta per la costituente (ma dovrebbe essere la costituente davvero, cioè con l'attribuzione della moneta e dell'esercito alla costituzione europea, non la follia, di cui pur si parla, di una costituzione formale europea senza moneta ed esercito). Non sembra una posizione vincente. Non sembra che ci siano forze disponibili per questa impresa. Se invece si pensa che la Comunità con la elezione sia già uno Stato, si tratta di rafforzarlo. E questa può essere una posizione vincente. Di fatto le forze politiche e sociali non si chiederanno quale sia la natura della Comunità dopo l'elezione. ma potranno essere interessate a rafforzarla, in funzione di bisogni sociali concreti e di interessi politici concreti (anche quelli dei deputati europei interessati alla rielezione, ma la cosa è molto più seria e vasta). Ancora una osservazione, per evitare fraintendimenti. Io non scarto, con questo orientamento, la politica costituzionale, sia per quanto riguarda i poteri, sia per quanto riguarda la loro definizione anche formale e scritta. Ci sarebbero molte cose da dire e molte teorie da utilizzare (anche quella dei « poteri impliciti ») a questo riguardo, e nell'ottica di una costituente davvero permanente e per fasi (che ho cercato di analizzare in testi per l'U.E.F. e altrove). Ma ciò che vorrei ancora sottolineare ì: che in questa prospettiva la crescita costituzionale andrà di pari passo con la crescita politica e sociale della Comunità, superando lo stadio delle costituzioni octrovee.~dalla classe politica ai cittadini. Ed L' per questo, io credo, che siamo davvero di fronte ad un compito federalistico, per affrontare il quale i partiti e gli osservatori dovranno decidersi a prendere conoscenza del federalismo e a studiarlo. Mario Bcistianetto Fra le istituzioni comuilitarie che fornirono al Signor Tindemans i suggerimenti di cui egli doveva servirsi per redigere il rapporto del 29 dicembre 1975, soltanto il Parlamento europeo (per iniziativa - perché non dirlo? - del gruppo socialista) indicò la necessità di una politica comunitaria dell'istruzione. Per la verità il primo ministro belga dedicò all'argomento unicarriente il secondo paragrafo della sezione B della IV parte, vale a dire neppure una delle 74 pagine dell'edizione originale. E per dire cosa, poi? Che bisogna incrementare gli scambi di studenti, e quindi dare una soluzione pragmatica alla questione delicata » dell'equivalenza dei diplomi e periodi di studio, favorendo gli accordi bilaterali a fra università e istituti dell'educazione », e attribuendo « a tali accordi un valore giuridico ». Tutto qui, né cambia nulla quando, più avanti, Tindemans accenna all'opportunità della creazione di una Fondazione europea, di carattere privato m a finanziata parzialmente dalla Comu nità e dagli Stati. Sarebbe oltremodo difficile ravvisare nelle indicazioni del rapporto l'avvio di una vera e propria politica coinunitaria dell'istruzione, e forse si saranrio compiaciuti coloro che, con varie argomentazioni, negano la legittimità o anche l'opportunità di una politica del genere. Tempo fa il giornalista Ruggero Orlando, ricordando alla televisione il lancio del primo sputnik, rievocò il dirizzone impresso dalle autorità federali americane ai programmi scolastici, allo scopo di colmare il divario USA-URSS anche con l'incremento degli studi scientifico-tecnologici; Orlando non aggiunse che in quell'occasione le autorità federali decisero d'incrementare anche lo studio delle lingue straniere, e particolarmente di quella russa, ]per meglio seguire gli articoli delle riviste scientifiche. Costruire l'Europa, a mio giudizio, è molto più arduo del lancio di un satellite artificiale, e non si vede perche la scuola debba essere esclusa dall'imprecia. Qualcuno ha osservato che per fare l'Europa non si tratta di promuovere uno « stato d'animo D, ma uno Stato. A me pare che questa sia una considerazione di tipo, per così dire, demiurgico, non di tipo popolare: vorrei proprio sapere qual è il significato del concetto di a Europa dei popoli cui tutti fanno riferimento, e vorrei sapere in qual modo i popoli possano costruire la loro Europa, lo « Stato senza un loro specitico stato d'animo. Naturalmente la promozionc di tale stato d'animo non è riservata esclusivamente alla scuola (ci mancherebbe!), e tuttavia è innegabile che la scuola abbia la sua parte da svolgere: si tratta di individuarla. e poi di )>, dicembre 1977 elaborare una conseguente politica di sostegno. Dando per scontato che a scuola si fa sempre politica e che non esistono materie » neutrali (al punto che persino gli sforzi per presentarle come tali non hanno nulla di neutrale), se ne deduce la legittimità di qualsiasi onesta (nel senso di esplicita, motivata criticamente, aperta al dibattito, non partitica, non intollerante), di qualsiasi onesta, dicevo, impostazione dell'insegnamento. Nessuno può pretendere, ad esempio, che il docente di orientamento liberale debba travestirsi per apparire diverso da quello che è, o che altrettanto debba fare il docente di orientamento socialista, fermo restando - per entrambi - il diritto-dovere di operare sul piano culturale e non su quello pubblicitario. Ma proprio per questo, per questa esigenza di cultura, il liberalismo del primo e il socialismo del secondo non possono fare a meno di assumere una diinensione europea in un quadro addirittura mondiale. Intendiamoci: nulla di trionfalistico o pubblicitario neppure per la dimensione europea, la quale, anzi, dovrà caratterizzarsi per un impegno critico ancor più intransigente. Proprio ii-i virtù della dimensione europea si favorisce una sufficiente armonizzazione dei programmi scolastici dei nostri Paesi, e proprio I'armoi-iizzazione consente l'adozione di un sistema generalizzato di riconoscimento dei titoli e clei periodi di studio, e proprio questo sistema generalizzato consente la mobilità dei docenti e degli studenti su tutto il territorio comunitario. Non si tratta, dunque, di una promozione dell'uniformismo, giustamente avversato da quanti avvertono il nesso tra uniformismo e nazionalisn-io, e che non sono disponibili per un eventuale turgore nazionalistico europeo. Ogni Paese, ogni regione dovrà avere la sua scuola su misura, ma in nessuna scuola dovrà mancare la dimensione europea, perché nessun Paese, nessuna regione possono fare a meno dell'Europa. In termini più generali si tratta di applicare il fcderalismo anche al piano scolastico, stabilendo competenze e spazi di livello substatale, statale e federale. Se si accetta la legittimità di questi tre livelli, poi non si può respingere una forma di organizzazione strutturale ad essi corrispondente, ossia la messa in atto di opportune istituzioni scolastiche. Quelle di livello europeo sono ancora da inventare, anche se l1AEDE, e fin dal 1968, ha indicato un coiisiglio stlperiore europeo dell'edlrcuziotze; ma non ne facciamo un caso da.prendere o lasciare, perch6 tutte lc istituzioni, scolastiche o no, sono strumenti, perfettibili, per il raggiungimento di determinati scopi. Siamo altresì convinti che la sclerosi burocratica sopravvenga proprio quando i fini si dissolvono, e eli strumenti si stravolgono in fini. Per tornare al discorso iniziale, dunque, e tenuto conto della sensibilità per i problemi educativi manifestata dall'attuale Parlamento europeo formato da deputati designati dai legislativi nazionali, pare legittimo guardare con fiducia al futuro Parlamento direttamente eletto. Qualcuno (ma sarà vero?) può anche infastidirsi, può sostenere che si vogliono troppe cose dal nuovo Parlamento, che i piatti forti concernono la politica economica e monetaria, e che non conviene re- COMUNI D'EUROPA dicembre 1977 clamar-e, lin dall'inizio, anche il cafft' con lo schizzo. Qui ci sarebbero molte cose da dire: non ci sfugge davvero l'importanza della politica economica e monetaria, perche i giovani senza avvenire non sono per noi una astrazione. trovandoceli davanti tutti i giorni e sperimentando di continuo la disperazione di alcuni di loro, ma non vorremmo si ricascasse ancora una volta nel mito economicistico comunitario. Le Comunità sono nate. come scrive Petrilli, per sviluppare i vincoli trasnazionali tra i maggiori operatori ecoiiomici », nella convinzione che poi si sarebbe compiuto il gran passo politico. Invece questo salto non t' stato fatto: per colpa di chi? Secondo la relazione Fiat al convegno sulla Unione economica e il problema della moiieta europea (Roma, 17-18 giugno 1977) gli industriali accettarono la sfida europea, mentre le gestioni politiche restarono nazionali: « Lo sviluppo delle forze produttive europee (...) incontra ancora un limite invalicabile nell'organizzazione su base nazionale del potere politico D. La colpa, dunque, ricadrebbe sulla classe politica, per cui, aggiunge la Fiat, « Solo un governo europeo responsabile di fronte ad un'opinione pubblica e ad orga~iizzuziorri politiche eilropee sarebbe indotto ad adottare ~ v i s u r eeuropee N. Ma è mai possibile che la classe politica abbia perseguito una strada non dico senza ricevere ordini, ma almeno senza consultarsi con i colossi del tipo Fiat? E se adesso la posizione di questi colossi è cambiata, qual è il vero motivo di fondo? (( )> d Andrea Chiti-Batelli 1. - L'ebpressione secoiido cui vi sono elezioni che hanno segnato non la nascita, ma la morte della democrazia non è farina clel mio sacco: C di Altiero Spinelli, al Congresso Europeo di Bruxelles del febbraio 1976. Io vorrei soltanto C glossare D telegraficamente questa tesi spinelliana, dando il succo di quanto più volte, e più diffusamente, ho scritto in proposito altrove: e segnatamente in Comuni d'Europa » dell'ottobrc 1976, in « Sinistra Europea » dell'aprile-maggio 1977 e soprattutto nel volume, di prossima pubblicazione da parte del Servizio Studi del Senato, L'Uniorze politica eziropeu. Proposte - Svilzlppi istitziziotzuli - Eleziotii dirette. (( 2. - Diciamo subito a quali condizioni le elezioni europee non giovcranno alla causa federalista, anzi serviranno solo - dopo una breve fiammata di entusiasmo - a gettare il discredito, in seguito alla delusione che ad esse terrà dietro, tanto sull'idea europea come su quella democratica. Così avverrà se i l Parlamento europeo - organo quasi solo consultivo e privo di ogni influenza nell'attuale « balance of powers D comunitaria - interpreterà il suo nuovo compito, e lo interpreteranno le forze in esso rappresentate, come quello di un progressivo rafforzamento della sua capacità, oggi quasi nulla, di farsi ascoltare nell'àmbito dei suoi minimi poteri e del presente equilibrio istituzionale della CEE: o piuttosto squilibrio, tutto essendo - funzione di governo come potere legislativo nelle mani degli Esecutivi nazionali, tramite il Consiglio Europeo n. In condizioni normali, tale operazione poteva andare sotto il nome di « razionalizzazione e u legittimazione » dell'integrazione europea: mirare cioè a dare ad essa una parvenza di deniocraticità, e un qualche maggior impulso,, mantenendo però tutto, nella sostanza, come adesso. Ed è, in fondo, con tale obiettivo che le elezioni europee sono state firialmente accettate e volute dai nove governi. Ma nella situazione attuale di crisi generale e permanente - e di conseguente, progressiva degradazione comunitaria - quell'obiettivo limitato è illusorio. Se non ci sarà salto qualitativo, la degradazione continuerà, inarrestabile, e i rischi di ritorno a un generalizzato protezionismo si faranno sempre più gravi e imminenti. Donde la delusione, la perdita di credibilità che dicevo, il passo indietro dell'europeismo che fatalmente conseguirà a queste elezioni europee. 3. - Come concepire. allora, quel salto qualitativo, che consenta di superare tale impasse.? Non abbiamo bisogno di dirlo noi: lo hanno già detto gli europeisti, lo ha detto Altiero Spinelli, lo ha completato il Movimento federalista europeo: occorre che una autorità europea svolga un'effettiva politica economica comune, capace di far convergere le economie clei Nove, oggi sempre più divergenti, far rientrare l'inflazione, d a r vita a tal line a una moneta europea. Quello che, invece, nessuno dice, è che i poteri comunitari per svolgere una tale azione sono ir?eszstenti. Le Comunità si reggono infatti secondo una formula ben nota agli addetti ai lavori, ma poche volite chiarita - et pour culise - al gran pubblico, che sopra abbiamo sinteticamente anticipato. Tutte le grandi (o piccole) decisioni politiche vengono prese dai Nove all'unanimità, e addirittura tramite un organo che non è nemmeno previsto dai Trattati: il Consiglio europeo dei capi di Stato e di Governo. Di comunitario, qui, non c'è neppur l'ombra. Solo a livello dell'esecuzione, una volta stabilite certe disposizioni, funziona un sistema giuridico comune, che dà l'illusione della sovranazion:alità. E' ormai dimoistrato che un tale sistema. congiuntura aiutando, ha potuto servir a realizzare, sia pur parzialmente, quella che John Pindcr ha ichiamato integrazione negativa »: ad abbatter, almeno in qualche misura, Ic barriere doganali. E' del tutto insutficiente, invece, a realizzar politiche cotnuni, anche modeste. A maggior ragione C insufficiente ad attuare quel piano di rilancio economico europeo di cui sopra, che con piena ragione i federalisti propongono come unica via d'uscita alla crisi: avendo però il non meno pieno torto di non considerare che tale piano. nelle mani delle ai- 29 tuali istituzioni comunitarie, non ha una sola probabilità di funzionare, anzi solo di « démarrer », come dicono i francesi (e che le elezioni europee, di per sé, non cambiutzo nzllla u tale iriefficienzu e a.s.serizu di poteri). I1 problema preliminare da risolvere e dal quale non si deve in alcun modo lasciarsi fuorviare, con la posizione di falsi problemi o con illusorie fughe in avanti è dunque quello di ottenere una revisione dei Trattati istitutivi delle Comunità Europee tale da realizzare una modifica qualitutiva nell'equilibrio istituzionale comunitario. Dar vita cioè a un embrione, almeno, di Esecutivo europeo che decida esso, e non i Goiterrzi, sulle grundi opzioni di politica ecotiornica: e, appunto giovandosi di tali poteri (oggi inesistenti), faccia funzionare quel piano di rilancio dell'integrazione che si diceva. E anche il problema dell'unione monetaria non può essere visto se non in tale optique se non si vuole ricadere in un illusorio e sterile funzionalismo, comunque lo si mascheri e ribattezzi. 4. - Porre tuttavia la questione in questi termini, che sono i soli corretti, significa prospettare le difficoltà, davvero immense, di una simile revisione istituzionale. Quella modifica dei Trattati, intanto, non è indolore, n6 di dettaglio. E' capitale, e non realizzabile per gradi. Vi sarà una tensione politica sufficiente per volerla, imporla. mantenerla? Il Parlamento europeo, in secondo luogo, non avrà, anche eletto, nessun potere per dar forza di legge a quella modifica, anzi vera e propria rifondazione delle istituzicni comunitarie. Potrà tuttavia forte del peso che gli verrà dalla elezione, e sempre che sia sostenuto da un'opinione pubblica consapevole e pugnace - esercitare una pressione effettiva in tal senso. Di essa i Governi non potranno disinteressarsi: dovranno, anzi, tenerne necessariamente conto, se quell'appoggio dell'opinione pubblica e delle forze politiche ci sarà davvero. Perche però quella pressione da parte dell'Assemblea comunitaria non sia vaga, senza oggetto e finalmente sterile e priva di sbocchi, occorre che il progetto di rifondazione istituzionale sia chiaro, preciso, uniE se no, no », diceva Mazvoco, serio. zini. Occorre cioè che qualcuno si metta - con umiltà e al tempo stesso con competenza, ma soprattutto con tenacia - a elaborarlo, e poi a trovargli adesioni e consensi. Come? Anche qui non occorre inventare I'ombrello. Una situazione analoga si presentò infatti nel 1952-53, al tempo dell'Assemblea ud hoc. Allora i federalisti non si baloccarono a suggerire questa o quella politica economica o monetaria per la futura Comunità politica - à chayue jour suflit su peine, fu i l loro motto -; ma proposero a detta Assemblea un preciso schema istituzionale. elaborato da un apposito Comitato di cui Spaak e Spinelli Furono mugtru purs: schema che l'Assemblea ad hoc accettò in gran parte. Naturalmente, anche così i giochi sarebbero - oggi come ieri - ben lungi dall'esser fatti. Resterebbe il più: persuadere opinione pubblica, rnuss media, partiti, sindacati della bontà di quel progetto, e farlo approvare: prima dal Parlamento europeo, - . COMUNI D'ELIROPA poi dai singoli Stati, se possibile direttamente tramite referendum. Le difficoltà anche di tale procedura sono dunque pii1 che manifeste: ma ci si sarebbe posti, almeno. su una via costruttiva, entro i l cui solco tutti gli altri problemi economici e sociali sul tappeto troverebbero naturale collocazione. S. - Questa esperienza preziosa, invece, appare del tutto dimenticata dai federalisti, i quali oggi si perdono a porre il carro avant i ai buoi, e parlano solo di Unione monetaria: non di rado dottamente, ma quasi sempre illudendosi che essa possa esser gestita e condotta in porto da un organo così spennacchiato, imbelle e finito », come la Commissione CEE (cosi Velo e Montani, nel Federalista » del marzo 1977, e così tutto il Convegno ora organizzato sull'argomento dal Movimento Europeo ncll'estate 1977), a cui fin d'ora la mera spes di elezioni europee - di quelle elezioni, di cui abbiamo visto i limiti - basterebbe a ridar fiato e ossigeno (I). Perciò le mie previsioni sulle elezioni europee sono, tendenzialmente almeno, scettiche. Non dico che sia troppo tardi perché si lanci quel progetto di Costituzione europea, all'insegna della formula coniata un quarto di secolo fa dal massimo federalista britannico, Ronald Mackay: « competenze limitate, ma poteri reali n. Dico però che è ormai gran tempo, e che nulla lascia trasparire che vi sia l'intenzione di porsi sulla stessa strada su cui - molto più saggiamente - ci si pose alla vigilia della convocazione dell'Assemblea ad hoc. Giuseppe Petrilli Le vicende dcll'Europa si presentano, o?gi più che mai, sotto il segno della contraddizione. Una fase del processo integrativo sta finendo, un'altra C ancora in gestazione e, come suole accadere, l'attenzione dei più è attratta in modo esclusivo da ciò che muore, mentre pochi scorgono le virtualità implicite in ciò che faticosamente nasce, i segni del futuro. Una cosa è certa per tutti: la strada percorsa finora non è più a lungo praticabile e lo sgretolamento della compagine comunitaria è sempre più manifesto. Incalzati dalla crisi, gli Stati membri procedono in ordine sparso, obbedendo a'lla sola logica dell'interesse nazionale, e la stessa propaganda dei Governi risuona non di rado di accenti apertamente neo-protezionistici, nientre le procedure comunitarie sono trascu6. - Conosco l'obiezione che può esser rate o ridotte a uno stanco rituale, alla sanrivolta a chi. come me, ragiona così. L'ele- zione formale di decisioni assunte senza ririone europea, si dice, obbligherà pur sem- ferimento a una prospettiva comune. Sul pre i partiti a darsi dei programmi euro- terreno monetario, gli ultimi sviluppi estivi pei; a riconoscere, poi, che quei program- hanno dimostrato a qual punto di logorami sono inattuabili senza un potere euro- mento sia giunto quanto rimane del cosidpeo; a chiedere finalmente tale potere essi detto serpente, confermando nuovamente stessi, nel Parlamento europeo come in come l'ipotesi di lavoro effettiva degli uoquelli nazionali. mini di governo europei sia ormai una poliEbbene, questo superficiale ottimismo mi- tica di rientro dell'inflazione condotta entro sconosce le leggi più elementari della socio- l'ambito nazionale e in funzione della difelogia dei partiti, anzi di ogni ente sociale, sa esclusiva delle parità nazionali. Sul terche ha come primo obiettivo quello di so- reno economico, l'ultima riunione londinese pravvivere, di perseverare nel proprio esse- del Consiglio europeo ha provato ancora re. Non c'c bisogno di scomodare l'ombra una volta la sostanziale indisponibilità dei di Robert Michels per capire che i partiti Governi nazionali all'avvio di una politica tendono anzitutto al potere, e che a tal fine industriale comune, dotata di mezzi finanziaseguono una politica che ha, in genere, solo ri adeguati alla gravità e complcssith dei vaghe parentele con l'ideologia conclamata e problemi di ristrutturazione sollevati dalla crisi. Infine. i l deteriorannento del sistema « affichée u. comunitario si traduce iin una indebolita Il salto nel buio » della Federazione Europea, di un nuovo Stato europeo è per- presenza internazionale dell'Europa, come C apparso dcl tutto evidente dall'atteggiamenciò da essi assai più temuto che voluto: gli equilibri nazionali a cui si C adusi e le to imbarazzato ed elusivo di alcuni dei maggiori Paesi membri di fronte ai passi posizioni di forza acquisite, sarebbero poste in discussione: i nuovi, futuri equilibri eu- compiuti dal nuovo Governo spagnolo in ropei ancora incerti e mal prevedibili. Per vista dell'adesionc alla Clomunità. Conviene aggiungere a quest'ultimo iiguarquesto senza un catalizzatore esterno » le spinte federaliste che talvolta nei partiti si do che i discorsi recentt?mentc ripresi da manifestano non si coaguleranno mai, al taluni ambienti intorno ai rischi di disgremomento della verità, in scelte decisive e gazione del sistema comunitario derivanti irreversibili. Ora, dov'è oggi un tale cataliz. dall'apertura a nuovi Paesi tcrzi non sono di per sé privi di fondamento. Nelle sue zatore? attuali condizioni di estrema fragilità istitu« Non è mai tardi per andar più oltre ,, zionale, questa Comunità non può darsi ca- diceva I)'Annunzio, buon'anima, standosene poi in panciolle a Gardone. - Ma in. rico dei problemi di terzi, perché non basta neppure a sé skssa. Proprio per questo, tanto nessuno si muove. tuttavia, l'allargamento della Comunità non ( I l L'argomento nii w m b r a coai irriportantc. che mi costituisce un'alternativa I-ispetto ad un suo permetto di riiiviai-c alla mia comunicazione. che a p p a reale rafforzamento politi.co, ma al contrarirà negli atti. di prossinia pubb1ic;izionr. di quel Conrio potrebbe esserne l'occasione. Vale infatvegno, nel \.uluriie del Mo\linienio Eiiropco ( R o m a ) , ti anche qui quanto si è notato altra volta L'llriionr rcortoniir.~e il prol~letnu drllu tnonrtu r u r u p r u . dicembre 1977 a proposito della vecchia qrrerelle tra monetaristi ed economisti. Se è vero che nessun sostanziale trasferimento di reddito tra i Paesi membri conccpibile in assenza di una politica comune realmente vincolante, è altrettanto vero che nessuna politica comune può essere realizzata quando ne manchino le condizioni istituzionali. 11 problema dunque è globale e la sua soluzione non è possibile nella costanza dell'attuale quadro politico. Nella stessa prospettiva, è certamente vero che nuove adesioni aggraverebbero le contraddizioni già presenti in molti settori della realtà comunitaria, a cominciare da quello agricolo, ma è anche vero che senza una vera crescita istituzionale la Comunità appare ormai condannata a un progressivo disfacimento. Il pessin~ismo innecabilmente diffuso nell'opinione pubblica, proprio in un momento in cui la classe politica, almeno in Italia, appare maggiormente sensibile al problema europeo trova in realtà la sua giustificazione nella crisi economica, che ha distrutto in radice l'illusione, tenacemente coltivata per molti anni, di una unione europea raggiungibile quale coronamento pressoché spontaneo dei rapporti di interdipendenza posti in essere dall'integrazione di mercato. Sappiamo viceversa, sulla base di una ormai lunga esperienza storica, che l'integrazione europea progrcdisce realmente proprio nei momenti di crisi, quando la prosperità e la sicurezza dei nostri Paesi appaiono direttamente in causa. Ciò puì) dirsi anche in riferimento alle tensioni che ci manifestano in alcuni Paesi membri, quando l'ordine pubblico sembri gravemente minacciato, come è accaduto in Italia e più di recente nella Repubblica federale. La risposta giusta LI queste tensioni non sta nelle rampogne o addirittura negli anatemi di chiara intonazione nazionalistica che taluni settori della opinione pubblica italiana e tedesca si sono scambiati in tali circostanze, indulgendo ad una assurda caccia alle streghe, ma nella consapevolezza che, anche a questo riguardo, una decisa ripresa dell'integrazione politico-istituzionale è l'unico antidoto valido alla debolezza e alla relativa instabilità delle istituzioni nazionali. Il discorso dell'elezione europea acquista un senso preciso alla luce di queste considerazioni. Indipendentemente dalla limitatezza dci poteri che attualmente gli sono riconosciuti ed anche senza coltivare illusioni circa l'automatismo di una sua auspicabile funzione costituente, un Parlamento dotato di una diretta investitura popolare è l'unico possibile punto di rottura dell'attuale involuzione c l'unica occasione concreta di crescita politica del sistema comunitario. Lo provano tanto il rilievo senza precedenti che i l problema dcll'elezione ha assunto nel dibattito politico franccsc, quanto la circostanza che gli stessi avversari dell'integrazionc non abbiano osato in Gran Bretagna opporsi al principio dell'elezione europea come talc. Il Parlamento europeo è infatti la sola scde nella quale i contrasti insorgenti per la diversità degli interessi nazionali possano trovare un confronto ed un arbitrato. Deve essere chiaro comunque che I'elezione europea non avrà di per sé altra virtù che quella d i ' aprire uno spazio al di là dell'attuale crisi. Nello spazio cosi aperto si potrà faticosamente procedere verso la costruzione di uno Stato federale, ma nessuno può dire a priori quanto la strada sa- COMUNI D'EUROPA dicembre 1977 rà lunga. Se l'elezione europea rappresenterà per le forze politiche l'occasione di approfondire i legami che le uniscono a livello comunitario. la vera contrapposizione passerà verosimilmente attraverso le frontiere partitiche, opponendo i gruppi più conseguentemente europei, certo minoritari almeno in una prima fase, ad una maggioranza moderata o conservatrice. In questa 31 situazione, il Movimento europeo e le forze che, come i Comuni d'Europa, hanno maggiormente contribuito a determinarne I'orientamento federalista hanno di fronte a sé una funzione insostituibile di coagulo, di stimolo e di riferimento. E' bene che esse si apprestino fin d'c~ra,attraverso la riflessione e il dibattito, ad affrontare i compiti nuovi dell'Europa post-elettorale. Alcuni giudizi di Paesi non comunitari C-,' di ~~~~i ~ Le elezioni per il Parlamento europeo segnano un importante momento dell'evoluzione comunitaria. Consentendo per la prima volta l'intervento diretto dei cittadini della CEE nella designazione dei responsabili della Comunità, ne mutano in qualche modo l'attuale natura, rafforzandone la qualità di strumento per I'unificazione politica del continente. Prendere in csame I'atteggiamento dei paesi non comunitari verso le elezioni significa quindi percepire come essi si pongano nei confronti del progetto di federazione europea torit cotirt. Più dell'abbattimento delle barriere doganali, della centralizzazione della politica commerciale e di altre fasi della costruzione comunitaria, le elezioni a suffragio universale si qualificano come test primario, per la valenza politica loro attribuita dalla partecipazione diretta dei popoli europei. Si prende qui in esame l'attitudine verso le elezioni per il Parlamento di Unione Sovietica, Stati Uniti, Cina, Chiesa cattolica. Evidenti considerazioni spingono all'interesse verso la posizione delle tre maggiori potenze internazionali. Per quanto riguarda la Chiesa, la sua caratteristica di prima potenza spirituale organizzata del pianeta, la sua cattolicità (universalità), nonché gli stretti legami storici che conserva con la cultura europea, si sono mostrate buone ragioni per inserirla in questa disamina. Del tutto assente dal dibattito sulle elezioni la voce dci paesi del terzo inondo. Stati Uniti In un'intervista concessa a Corni~tiid'Europa un anno fa Stanley Hoffmann, professore del Center / o r Etrropean Stiidies di Harvard, diceva: « Credo che il Parlamento europeo eletto a suffragio universale r popolare godrà certamente di un prestigio maggiore dell'attuale. Però non sarà in grado di mutare la situazione di stasi del processo d'integrazione europea. Lo Stato resta il nucleo essenziale, l'obiettivo degli interessi dei governanti dei paesi europei n. Vi è qui una evidente incapacità di percezionc dell'impatto diretto dei popoli della Comunità sulle strutture istituzionali, insieme all'esplicito rammarico per la continuata trammentazione del ruolo europeo sulla sceria internazionale. La politica statunitense sulla questione dell'unità europea si è sempre mossa su questo binomio. Conseguenzialmente guarda con favore alle elezioni dirette per il Parliimvnto, in quanto ulteriore passo verso ~ l'unificazione. Ma, come la storia dei rapporti euro-americani del dopoguerra ha sottolineato a più rilprese, l'intcrlocutore atlantico non è in grado di cogliere ed apprezzare nella giusta misura l'azione delle forze dinamiche nella realtà europea. Il progetto americano permane ancorato alla creazione di una Comunità fortemente caratterizzata in senso atlantico, che può essere garantita soltanto dalle forze della conservazione. Per questo nel mentre si salutano le elezioni come un ulteriore passo verso I'integrazione, se ne temono le implicazioni in grado di rafforzare il ruolo autonomo dell'Europa sullo scenario internazionale. Inoltre la futura maggioranza del Parlamento europeo, secondo le prospezioni elettorali più attendibili, dovrebbe costituirsi sulle componenti socialiste socialdemocratiche e laburiste, forze che fondano il proprio comportamento politico su presupposti ideologici contrastanti con quelli cui si ispira la potenza americana. La !aro presenza in quanto « partiti » all'interno delle istituzioni comunitarie potrebbe creare imbarazzo agli Stati Uniti, benché la storia dei rapporti tra le socialdemocrazie al governo e gli Stati Uniti annulli eccessivi timori. Più delicato il problema del ruolo nella Comunità dei partiti comunisti. Gli Stati Uniti vedono con comprensibile preoccupazione la progressiva immissione dei PC negli organi comunitari. L'elezione a suffragio popolare di deputati comunisti darà ulteriore legittimità alla loro azione nel Parlamento europeo, sia autonomamente che attraverso un raccordo semi-istituzionalizzato col gruppo socialista. Dichiarazioni comuniste sul Parlamerito europeo, come quella rilasciata da Giorgio Amendola presidente del gruppo parlamentare comunista a Strasburgo - un foro che aiuta l'Europa ad evolvere, attraverso istituzioni democratiche, in un blocco neutrale distinto dagli Stati Uniti e dalllUnione sovietica » - non sono certo conformi agli interessi di Washington. Non si hanno comunque, sino a questo momento, comportamenti americani che possano far pensare ad eventuali discriminazioni. L'approccio è di carattere pragmatico e tiene conto della sostanziale accettazione da parte della Comunità del ruolo comunista. Ciò si riscontra, ad esempio, negli incontri periodici che il Congresso ha con i parlamentari di Strasburgo. Gli incontri si svolgono con cadenza semestrale dall'inizio degli anni '70 e i conlunisti vi prendono parte regolarmente. L'obiettivo degli incontri interparlamentari è la ricerca di formule di cooperazione in materie legislative di mutuo interesse. Ad esempio si sta lavorando attualmente alla complessa questione delle imprese multinazionali. Altre misure all'ordine del giorno riguardano il protezionismo commerciale e i diritti dell'uomo. Dopo l'elezione a suffragio universale e diretto i parlamentari europei avranno verso i parlamentari statunitensi più potere contrattuale di adesso. Benché presso i parlamentari statunitensi non sia mai mancata « comprensione » per gli omologhi europei. A parte ogni altra considerazione, osservava di recente il senatore repubblicano Sam Gibbons: Al senato degli s t a t i uniti sono occorsi più di 100 anni per arrivare alle elezioni dirette, mentre il Parlamento vi~ giunge ~ i europeo ~ i a solo venti anni dalla sua creazione N. Un elemento che contribuisce a convogliare l'attenzione americana sulle elezioni è la annunciata partecipazione di leaders di spicco come Brandt, Mitterrand, Gianni Agnelli. E' un fatto che lascia immaginare come il Parlamento possa acquisire una statura maggiore fino a giocare un ruolo di rilievo negli affari internazionali. Ai commentatori americani non è mai sfuggito il peso che l'Europa ha assunto per quanto concerne lo sviluppo della democrazia: la politica seguita dalla Comunità verso i regimi autoritari in Grecia, Spagna e Portogallo è stata spesso misurata con quella del governo degli Stati Uniti. Molti commentatori ritengono che il futuro Parlamento accentuerà ulteriormente tale caratteristica della Comunità e (vedasi Anthony Lewis sull'lnternational Herald Tribune del 5 luglio) non esitano ad invitare l'amministrazione Carter - se davvero intende farsi alfiere della difesa dei diritti dell'uomo - ad ampliare i propri r a p porti su questa base con la Comunità che simile politica va conducendo da decenni. Unione Sovietica Se nel governo americano l'approssimarsi della scadenza elettorale non sembra in grado di risvegliare una specifica politica verso la Comunità, sta accadendo il contrario nel governo dell'altra superpotenza, l'Unione Sovietica. Verso l'istituzione comunitaria I'Urss ha mantenuto sempre un atteggiamento diffidente, portato sino alle estreme conseguenze del rifiuto di ogni rapporto con la Comunità in quanto tale, come equivalente della negazione della sua esistenza. Da qualche tempo il quadro di relazioni va modificandosi per via di considerazioni di realismo politico: la Comunità, nonostante i molti problemi che la minano e la stagnazione del processo d'avanzamento verso l'Unione, continua a promuovere l'integrazione fra i paesi membri. A livello di politica estera, ciò si va traducendo in tutta una serie di iniziative e di prese di posizione espresse dalla Comunità in quanto tale. Si aggiunga il mutato giudizio dei partiti comunisti dei paesi membri verso l'Istituzione comunitaria, in particolare del partito comunista italiano. Una divaricazione di giudizio su materia tanto importante sarebbe motivo di ulteriore imbarazzo verso i partiti K fratelli D dell'Europa occidentale. Inoltre dopo la firma dell'atto finale della conferenza di Helsinki risulta chiaro anche a Mosca che 1'Europa comunitaria non ha nessuna intenione di promuovere politiche revisioniste dell'attuale assetto europeo, come più volte I'Urss aveva detto in passato. ~ - - - - COMUNI D'EUROPA I1 contenzioso sulla pesca è stata I'occasione per verificare la disponibilità sovietica a rivedere la propria politica verso la Comunità. L'inizio della trattativa risale al fcbbraio 77. Fu significativo che all'epoca la delegazione sovietica motivasse la richiesta del visto d'ingresso a Bruxelles citando I'occasione del negoziato con la Commissione esecutiva della CEE. Le elezioni nella Comunità riguardano I'tirss a due livelli. Esse sottolineano la crescita politica dell'Europa occidentale: la contiguità geografica obbliga il blocco d'inlluenza sovietico a tenerne conto, assumendo a compenso la maggiore stabilità della regione. Corollari significativi potrebbero pervenire dall'inizio di una vera autonomia dagli Stati Uniti e, implicitamente, di una politica più aperta versG I'Urss. I1 secondo livello riguarda le ripercussioni che la partecipazione a un Parlamento eletto a suffragio universale può produrre sui partiti comunisti dell'Europa occidentale; quindi sui rapporti di potere al loro interno, con i governi dei loro paesi e degli Stati Uniti, con il blocco dei partiti dell'Est. La partecipazione attiva comunista nell'Assemblea di Strasburgo, ove si accompagnasse ad una accresciuta legittimazione » di questi partiti per conto del sistema politico-istituzionale occidentale non potrebbe che aggiungere ulteriori spunti al contenzioso con il blocco orientale. I partiti comunisti dell'ovest verrebbero con evidenza a porsi come autorevoli punti di riferimento per molta parte del dissenso dell'Est. Anche così si spiega la virulenza di certi attacchi della stampa sovietica alle elezioni europee, e implicitamente a quei PC - ad esempio l'italiano - a quellc elezioni favorevoli. La Pravda del 28 dicembre '76 accusava implicitamente il PCI per la sua apertura elettorale, citando « i l PC francese, una parte del vecchio partito di de Gaulle, e il partito laburista al potere in Gran Bretagna come uniche forze contrarie alle elezioni. Secondo l'articolo della Pravda le elezioni comportercbbero la violazione diretta della sovranità nazionale, a profitto dell'egemonia americana e tedesco-occidentale. Esse sarebbero una iniziativa diretta a K dividere le forze di sinistra ». Se 1'Urss supererà la presente fase di freddezza nei confronti delle scelte dei partiti comunisti dell1Occidente europeo, muterà anche l'attitudine verso il Parlamento europec! e l'insieme della costruzione dell'unione. Segni in questo senso appaiono infatti in concomitanza con la ripresa di un certo dialogo tra Mosca e i partiti comunisti occidentali. Il problema non è tanto ideologico, e riguarda l'attitudine di potenza dell'unione sovietica di fronte all'incremento dei rapporti istituzionali tra i Nove. E' una constatazione ben documentata da un articolo comparso sulla Pravda in agosto. Il linguaggio prescelto dall'agenzia ufficiale sovietica ricorda il tono degli attacchi alla Cina e, ad esempio, si discosta dai formulari adoperati nell'analisi dei fatti politici americani. Scrive la T a s s : Nove paesi europei della NATO sono sulla soglia di una decisione la cui attuazione segnerà un passo verso l'alleanLa politico-militare con un meccanismo sovranazionale che, per logica delle cose, diverrà una filiale di questa organizza~ione aggressiva n. Ci si può chiedere il perché di una tanto radicale divergenza d'opinione con le forze della sinistra eu1.o-occidentale riguardo ai risultati delle elezioni per il Parlamento. Non è un mistero che- proprio nelle elezioni queste vedono un modo per rafforzare il ruolo politico della Comunità in chiave di maggiore aut'onomia dagli USA. E' il timqre dell'urss riguardante qualsiasi alterazione degli equilibri nel continente europeo - ora fondato su stati indipendenti e sovrani - che si traduce nella « preoccupazione » di cui si fa carico la Pravda su ogni fase del meccanismo integrativo comunitario, definito « un meccanismo di ingerenza negli affari interni dei paesi soci ». Cn'attitudine che, vista la politica seguita dall'unione sovietica verso i paesi dell'Est europeo, va assunta per quella che è: il timore di una grande potenza a fronte dclla evoluzione di una grossa realtà economica in realtà politica. su uno spazio territoriale contiguo. La durezza con cui I'URSS si oppone all'elezione di deputaiti berlinesi a Stra. sburgo ne è la riprova. Cina Sulla medesima percezione dei contenuti politici delle elezioni, come tappa fondamentale verso l'integrazione europea, si motivano le prese di posizione cinesi sulla presente fase comunitaria. L'apertura all'Europa comunitaria e non, it una delle caratteristiche dominanti della diplomazia cinese negli anni '70, anche prima della svolta cc tecnocratico-realista » del dopo-Mao. Tra l'altro non è la causa ultima del raffreddamento delle relazioni con l'Albania, paese dogmaticamente contrario al « coinplotto capitalistico in corso nei paesi dell'Europa occidentale attraverso 11integra7ione economica ». I rapporti con la Jugoslavi.3, riallacciati a livello diplomatico all'inizio degli anni '50, e rafforzati dalla recente visita di Tito a Pechino, sono uno dei tramiti di questo disegno realistico » di maggior coinvolgimento negli affari europei. Visti i rapporti tra Hoxa e Tito il significato dell'approccio con la Jugoslavia è una scelta di campo a favore del paese comunista che per primo in Europa ha inteso allacciare buone relazioni con gli Stati Uniti e la Comunità. Sono soprattutto considerazioni strategiche a dettare alla Cina di considerare con favore l'eventualità di urla riduzione della pressione sovietica alle sue frontiere occidentali, per via della maggiore consistenza politico-militare dell1Europa occidentale, nonché degli eventuali effetti dell'influenza dei partiti comunisti d'occidente. Non mancano comunque valutazioni economico-commerciali, visto che la Comunità è, dopo il Giappone, il più grosso partizer commerciale cinese. Le trattative tra Cina e CEE si muovono ora attorno alla domanda cinese per un trattato commerciale cluinquennale; il 28 settembre la Commissione ha chiesto formalmente ai Nove l'autorizzazione ad aprire conversazioni su questa materia, possibilmente entro l'anno. La creazione di una commissione mista fornirà, come è accaduto in passato per altre siituazioni, l'opportuna sede per la promozione oltre la sfera commerciale dei rapporti tra i Nove e !a Cina. La Chiesa La Chiesa cattolica è ~iggi pronta ad accettare tutte le implicazioni derivanti dalla tornata elettorale comunitaria. dandone uri dicembre 1977 giudizio positivo. A questa conclusione è giunta attraverso un processo di graduale avvicinamento che ha visto talvolta in contrasto la Santa sede e le Chiese nazionali. Lo Stato della Città del Vaticano non ha perso occasione per riaffermare il suo favorc alla costruzione europea; mantiene un rap. presentante permanente con lo statirs di osservatore presso il Consiglio d'Europa e un Nunzio presso la CEE. Più timido in generale l'approccio alla questione europea da parte delle chiese nazionali. Un primo segnale di superamento di questa dicotomia si ha nel 1971, con la costituzione del « Consiglio delle conferenze episcopali europee n, riconosciuto dalla Santa Sede. Ma bisogna attendere il novembre '76 per avere un documento organico sulla questione dell'integrazione d a parte di una Chiesa nazionale. Spetta ai vescovi belgi richiamare i cristiani, attraverso la pubblicazione di un testo sulla vocazione delllEuropa », ad adoperarsi per la promozione dei valori umani ed evangelici in unlEuropa alla ricerca della sua unità. In seguito, su iniziativa dei vescovi della Repubblica federale tedesca e dellPAustria, si c' posta mano alla redazione di un documento comune di tutto I'episcopato continentale. L'Europa, vi si afferma, si è formata basandosi sul cristianesimo. E il cristianesimo non può essere assente dal tentativo di ristabilire l'antica integrazione. I1 giudizio che si esprime sull'obiettivo dell'unione è positivo: sarebbe in grado di giocare un ruolo stabilizzatore e pacificatore nel concerto mondiale, soprattutto rispetto alla riduzione degli armamenti e allo sviluppo del terzo mondo. La richiesta di fondo del documento dei vescovi europei c' che si superi l'ottica economicista nella costruzione delllEuropa, che si abbandonino gli « egoismi » della dipendenza dalla tecnologia, che si lavori alla costruzione di una società più a giusta dove economia e tecnica siano al servizio dell'uomo ». Pubblicata nel corso del '77 la lettera è stata sottoscritta da quindici conferenze 'episcopali: Belgio, Gran Bretagna, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Spagna, Scandinavia, Jugoslavia, RFT. Le conferenze episcopali di Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria, oltre ai vescovi della RDT, ne sono state informate ma, secondo il portavoce della conferenza il vescovo di Essen Franz Hengsbach, « non hanno potuto assorciarsi per motivi politici evidenti D. Nessun esplicito riferimento viene fatto dal documento alle elezioni per il Parlamento europeo. I1 documento dei vescovi belgi è stato invece ricco di spunti sulla questione. C Il potere deve essere redistribuito. Vanno ricercate nuove forme di democrazia e di partecipazione »: da simili presupposti, l'allusione esplicita alle elezioni. Se ne sottolinea la portata storica, come occasione perché i popoli d'Europa possano superare gli egoismi nazionali e ispirarsi a un più articolato modo di cooperazione. A questo fine i vescovi belgi sollecitano una campagna d'informazione e di formazione, allo avvicinarsi della scadenza elettorale. La Chiesa sembra comunque intenzionata ad esprimersi in prima persona sulla vicen- COMUNI D'EUROPA dicembre 1977 da del Parlamento: mons. Hengsbach ha promesso ulteriori prese di posizione per urientarc l'elettorato. Possono già individuarsi due linec all'interno della Chiesa. In un convegno organizzato a Ottobeuren in Bavaria, in settembre, per studiare una comune strategia di cattolici c cristiani sia religiosi che laici in vista delle clezioni europee. tali linec sono state espresse in t ~ i t t a la loro chiarezza. Il card. Benelli, ad esempio, :la sottolineato la necessità che l'Europa unita si faccia sulla base della tradizione cristiana, pur riaflermando che nessuna ambizione vicnc avanzata dalla Chiesa per un proprio specifico ruolo nelle questioni europee. Voci contrarie all'attitudine cc intcrtrcntista » non sono mancate in quel convegno: soprattutto confessioni cristiane non cattoliche hanrio rifiutato ogni idcntificazione con i partiti a scopo elettoralistico. Conclusioni In genere C documentato uno scarso intcrersc dell'opinione pubblica internazionale verso le elezioni, soprattutto da parte dei governi. Con l'avvicinarsi della scadenza elettorale quest'attitudine tenderà a modificai-si; i. evidente come le titubanze di certi governi europei verso le clezioni e la tiepidczza dei mezzi d'informazione dei paesi comunitari lascino ritenere, fuori della CEE. che nessun mutamento sostanziale verrà a prodursi con le clezioni dirette, in assenza di volontà politica nei governi dei paesi membri di affl,dare al Parlamento eletto competenze sovranazionali significative. Al di là della celebraizione del fatto formale, le elezioni non sarebbero in grado di rimuovcre nessuno degli ostacoli reali che si frapponpoiio all'unilicazionc politica. 33 lettino del Movimento europeo « Unieuropa n c anche in « Comuni d'Europa N (per esempio nell'articolo di DARIOVELO,apparso nel numero di ottobre 1977, 1978: elezioni euro- pee, rnonetu europea governo europeo). C) ... e dei partiti italiani Il punto di vista dei vari partiti italiani sulle elezioni europee è stato sinteticamcnte espresso dai rappresentanti nei numeri di <C Comuni d'Europa » del 1976 nn. 5, 7-8 e 11 (si aggiunga, per il PCI, R. V r ~ z z r ,Il difficile cunznzino clclla CEE, <<Politicaed Economia », novembre-dicembre 1975) ed esaminato criticamente nei ricordati scritti per il Convegno della << Sidi CIIITI-BATFLLI nistra europea ». Esso è svi' .,r>ato e aggiornato alle pp. 14 seg. di questo numero. d ) Opere straniere piil importut~ti Nella letteraturu di altri Puesi sulle elezioni europee dirette sono da segnalare soprattutto: per la Francia: gli articoli di LOVISBUReAs, e segnatamente quelli apparsi nella C Revue du Marché Commun » del febbraio 1972 e del novembre 1975, nei Cahiers de droit européen », 1975, n. 4 e nella K Revue Francaise de Science Politique », giugno 1977 (ma soprattutto la sua tesi, ciclostilata, L'Electiotz du Purlenzent ertropeen uu suffrage ~lniverseldirect, Paris, 1972); due articoli, di RAYMOND LEGRAND LANEin « Etudes », giugno 1976. e . di lui in collaborazione con ELI~NA BUBBA, riella « Revue du Marché Com1 - Parlaniento europeo CI:RCA l i IJEI-I.A IJOCI..UENT,I%IONE I ) I ~ L P,IRLAA,IENmun », maggio 1970 (di quest'ultima si veTO EUKOI>CO, Elezioi ii del Parlurrietito europeo dano anche le pagine 77-90 del suo citato u suffrugio z ~ ~ i v e r s u l ediretto, luglio 1977, volume sul Parlamento europeo); infine, fra a ) Bihliogrcrfiu si.\teniutic'u 163 pp. (reperibile presso l'ufficio d'infor- gli scritti più recenti, JEAN-PIERRE QUENTIN, Una bibliografia sistematica sul Parlame11- mazione per l'Italia del Parlamento europeo, L'électior! di1 Parletnent ellropéen uu sufto curopco, sulla sua natura e sui suoi pro- Roma, Via Poli, 29). fruge universel clirect, « Problèmes Politiques blemi e un'ampia discussione di questi, si Un'analisi sintetica in R. L I G U O RL'elezioI, et Sociaux 1" aprile 1977. (Si vedano anpuò trovare nei due volumi di ANDREACIIITI- ne clel Parluniento europeo u suff rugio tltli- che, pussit~i le riviste « L'Europe en formaBATI:I.I.I:Les A.s.setnhlées etrropéetitles - hi- i3ersu1e, « Comunità Internazionale », 1976, tion » e « Les Problkmes de 1'Europe hliogrupl~ie uttcilytiqile, Roma, Istituto Af- n. 4, nonché nei due volumi della Ro~I.AN~:I.quest'ultima peraltro edita a Roma - spe1.1 e del Sisrri.? citati sopra. fari internazionali I (1968) e I1 (1970). cie nelle ultime annate). Un'ampia discuijsione nella ricordata BiPer la Gerniutiiu: il numero speciale del b) Stirtli pii1 i,tiliortut~ti hliogruphie ancllyi'iqire di ANI)RI:A C I ~ I T I - B Agiugno 1976, dedicato alle elezioni europee, rrri.i.1, ora aggiornata, con una trattazione della n Zeitschrift fur Parlementsfragen »; il L'essenziale in un'opera di ENRLCO VINCI: nei suoi sistematica di tutto il problema volume di MARTINBANGEMANN e ROLAND i l I~urlun7eirtoeuropeo, Milano, Ciuffi-t: 1968, antecedenti storici e nella sua attuale porta, Direktivuhl - Sackgasse oder Chunda correggere, per l'importanza politica ec- ta politica - nel volume dello stesso L'U- B i r e i ? ~Die cessiva che attribuisce al Parlamento curo- tiione politicu europeu. Proposte - Sviluppi ce fur Europa?, Baden-Baden, Nomos, 1976: GII.ma soprattutto il volume di GUNTHER pco con: Uc;o DR~IETTA, il Parlunietzto euroisiiticzionuli - Elezio~ii dirette, di imminente LESSI'N (tradotto anche in italiano e che copeo, nel I11 volume del Trattuto istitutivo pubblicazione presso i l Servizio studi del siituisce un'ottima introduzione politica a rlellu CEE: cotnttieiitclrio, diretto da R. QUA- Senato della Repubblica. sarà corre- tutto i l problema delle clezioni europce, inD R I , R. MOXICO e A. T R A H ~ C CMilano, III, Giuf- dato, per la parte relativaEsso alle elezioni di- tese come premessa a sviluppi costituzionafrE 4 voll., 1965 (si veda di lui anche Il Pur- rette, di circa 2.50Ci pagine di documentazione li nel senso di una unione politica sovranalattletlto europeo e le sue tetzdetlze evolicti- su storia, dottrina. commenti di stampa e di zionale), Sieben Argutnente fur Europu, ve, ciclostilato, Milano 1970); TIie Europeutl uomini politici, posizioni dei partiti ecc. Bonn, Europa Union » 1976 (traduzione Purlianient: the greut leap forti-ard, articolo Questo studio e gli altri del CHITI-BATEI-LIitaliana: Sette urgometiti per l'Europa, a anonimo, i11 « Common Market D, luglio 1965; (fra cui ricordianio: Cinqite condiriotzi per e con introduzione di ANDREA CHITIH. E. API:I., Die Rolle cles etrropaischeti Pureleziot~idirette, Comuni d'Europa » ot- cura BATELLI, Roma, Centro italiano di rormaziolatnei~tsbei cier Integrution E~rropus,« Ham- le tobre 1976; Le elezioni europée, relazione ne europea, febbraio 1977). Si vedano anche, burger Jahrbuch fur Wirtschafts -und Ge- presentata al convegno in argomento della pussin?, le due riviste Europa Archiv » e sellschaftspolitik n, 1962 pp. 267-276; ELENA Sinistra europea », Roma 30 marzo 1976, I C Europa Union », specie nelle ultime anBUBUA.Mission di1 Purlement européen, - I diversi utteggiomenti delle forze politiche nate. U.G.A., Heule, Bruxelles, Namur, 1972; nonche [li frotzte ull'eleziotie europeo nei vuri Paesi Per la Gran Bretugna: il volume, edito con le considerazioni svolte da CI~ITI-BATELI.~ della Con1~triità,presso l'autore, e I1 - Il pronelle , sue Crotiache delle Asseniblee euro- blema italia>io dei'lu pctrtecipuzione alle ele- dalla Sezione britannica del Movimento euDirect Electiotis to ropeo, di BEN PATTERSON, pee, in Comuni d'Europa » tra il 1962 e zioni europee, « Sinistra europea aprile- the Europeatl Parliament, Londra, 1974, e il 1975 (e anche, tra il 1970 e il 1975, in « Si- maggio 1977; Per ~ l t ~strategia a federalista nistra europea »), nonché nei capitoli a lui della sinistra itali,ana, estratto da Altcrna- anche Electing the European Parliunzent, Lonaffidati della Storiu del federalisrno eilropeo, tive D, giugno e dicembre 1976; Unct strate- dori, Federa1 Trust, 1972, nonché MICHAEI. a cura di EDMONDO PAOI.INI, Roma, Edizioni gia europea per le forze liberali e laiche, STEAD,T h e Sigt7ificunce o f Direct Election, Government and Opposition », autunno Radio Italiana, 1973, che possono servire Roma, presso l'autore, dicembre 1976) proda inquadramento politico generale di tut- spettano il punto di vista federalista critico, 1971. (Si veda anche, pussitn, la rivista « European Review », specie nelle ultime to il problema e insieme fornire, con le in- quale ì: più sinteticamente esposto dallo annate. troduzioni alle varir parti dello stesso PAO- stesso CHITI-BATEI-LI anche nel breve artiPer il Belgio: Istitut d'Etudes Juridiques 1 . 1 ~ 1 , la bibliografia relativa. colo contenuto in questo numero, e che è, curopeennes de I'UniversitC de Liège, Le sostanzialmente, anche quello di ALTIERO Parlemetzt eitropéen. Pouvoirs. Election R6c) Opere piN aggiortiate S ~ l ~ r ~ 1 . 1(particolarmente ~1 importante, di le filtur (atti), Liegi, 1976. Le due opere più recenti e aggiornate sul quest'ultimo, l'intervento alla Camera dei ~ e p u t a t iin sede di dibattito sulla ratifica Parlamcntu europeo apparse in Italia sono: e) Singole questioni della convenzione relativa alle elezioni diPIETROSIMLLA,Il Parlamento europeo e la rette, resoconto stenografico del 10 febbraio Per altri problemi particolari si vedano legittimaziotle democraticu dellu Cotnunitù i seguenti tre scritti di ANDREA CHJTI-BAeuropea, Università di Sassari, 1976, e CARLA 1977). ~~1.1.1:Sistemi elettorali nazionuli e sisteROMANEI.I.I, I1 Parlutiietito europeo, Padova, ttiu elettorale europeo, estratto dal BolletCEDAM, 1977. b) La po.siziot7e clel M.F.E. ... tino dell'Istituto di studi europei Alcide de Il putito di vistu tlfficiule ciel Mollinzetzto Gasperi n (Roma), 1977, n. 2; Lu verificu dei federultstu ettropeo - che è invece di accet- poteri in un Parlamento eletto riir~rtnntente 2 - Elezioni dirette tuztone e s c l ~ t ~ i i ~ ce i senza ri5erve delle estratto da a Diritto euro:>eo , Roma, 1976, e i~i:~gruziot~t' elezioni europee - può trovarsi sprcsso 11. 4; Minoratize 1ing~tistic:~e a ) Docttt~ietltuzionee.s.setizieile, hihliogrrrfiu e nelle annate, ec mt'o da W Aggiornamenti / e sisgnatamente nrll? ultime, eitroref sttrcli critici .4ktilel », rivista della Regione Trentinodei tre periodici (del Moviw mto redcralista ."'to Adige, 1977. nn. 1-2. Il Federalista », Unitl europea n La documentazione essenziale nella pub- europeo c << Federalismo militante D), nonché nel bol(;IINPR.II.t' DEI.1.A H1abblcci blicazione della DIRI:%IONI: )), )) [( (C( dicembre 1977 COMUNI D'EIUROPA 34 Riflettendoci sopra, con coerenza contro interessi costituiti e gruppi di potere, locali e apolidi, che sono arroccati nella difesa delle sovranità nazionali e non vogliono, a ragion veduta, la federazione europea. E' in questo senso e con questa tensione che le forze politiche e sociali italiane sono attualmente impegnate? Le occasioni mancate Una risposta può essere che non è facile impegnarsi per quanto è scritto nel libro dei sogni. In realtà ci si offre non I'Europa, ma la sola Europa occidentale (al più con la coda mediterranea); e non una federazione i17 fieri quanto il MEC: cioè quello che finora è stato « u n fattore potente di accelerazione delle concentrazioni monopolistiche, di sviluppo di società internazionali e multinazionali ... di cui si è limitato a registrare ed avallare le scelte come recita un ottimo Dizionario di politica economica », ., Jean Monnet che presenta delle limpide K schede di politica economica, ai non specialisti ed è stato coordinato (1974) da un uomo politico (Luciano Barca) che si batte per l'Europa. Il quale prosegue: « Il risultato [del MEC] è stato un accresciuto divario fra zone industrializzate e zone depresse e I'emarginazionc di intere regioni e di vasti strati sociali ». Tutto vero. Ma se si sono accettate le premesse n f losofiche » del nostro discorso e si t: avvertito tutto il loro peso, il dubbio verterà nel domandarci: si poteva o si può imboccare un'altra strada per arrivare alla federazione, magari ricominciando daccapo, ovvero realisticamente non C'? un'alternativa al partire dalla Comunità europea e dalla sua crisi? ». Il problema del partire male - per cui la stessa ratifica dei Trattati di Roma trovò ostilità o riserve fra alcuni dei partiti classici, oltre che fra una parte dei federalisti europei - ha origini che, per quanto abbiamo osservato fin qui, si collocano nel quadro della guerra fredda: e ne subiranno ancora, inevitabilmente, le conseguenze. Ora non ci interessa riandare alle responsabilità americane e sovietiche ncll'entrata in crisi dell'« alleanza di guerra » quanto alle possibilità, che si sono presentate alle forze politiche e agli Stati d'Europa di dar vita a una iniziativa comune e a un processo di unificazione. Nell'agosto 1946 Laski, presidente del partito laburista ormai al potere, si incontrava con Stalin a Mosca, a capo di una delegazione del Lubour Puriy i: allo scopo di sviluppare maggiormente l'intesa anglo-sovietica. Non solo Laski personalmente aveva un grande interesse per I'IJRSS, ma in quel tempo classe lavoratrice, larga parte dei ceti medi, intellettuali britainnici vivevano una stagione di prorompente simpatia per l'ei-oico alleato. Rientrato in patria Laski scrive un articolo a Incontro con Stalin D, nel quale dà del « dittature » (anzi lo chiama: dittatore condizionato ») e in qualche modo del regime sovietico una valutazione in undici punti. In sintesi egli è convinto che Stalin cerca un modccs vii~erltiicon I'occidente e vuole evitare una guerra, ma non ha cognizioni esatte c sutììi:ientemente approfondite cli politica interinazionale; gli anni dell'assedio capitalistico alla Russia comunista hanno lasciato una traccia profonda in Stalin, e comunque Stalin a ha una profon(Stato da stima della potenza come tale forte, uomo forte, forza in se stessa). La canalizzazione che il diti.atot-e adopera per allargare le sue conoscenze (la burocrazia del Ministero degli esteri sovietico) è angusta e confusionaria. Sost;inzialmente: Stalin dice di non credere che il metodo russo rappresenti una formula universale per arrivare al socialismo, ma K non si lascia facilmente convincere ... della superiore validità della democrazia ' classic;a ' nella sua forma parlamentare occidentale. in funzione di veicolo, mediante il quale cambiamenti fondamentali vengono facilmenite accettati »; viceversa « non ha dubbi di sorta su l'urgenza di difendere I'esperimenio russo, e questa urgenza non si limita al campo nazionale »: benché Laski dubiti che Stalin K posseg-ga la visione cosmopolita di Lenin, il suo sguardo va al di là dei confini della Russia stessa, mantenendo !la convinzione che il socialismo è un'idea ui-iiversale, la salvezza del quale dipende dalla sua capacità di ottenere una espression.e internazionale D. Questa la valutazione di Laski. In definitiva l'impressione che ricavavano in quel tempo non solo gli intellettuali e gli uomini della sinisti-a politica europea, ma gli stessi militanti aperti alla comprensione storica della rivoluzione di ottobre e tuttavia decisi a non rinunciare allo sviliuppo di una « democrazia proletaria e socialista » (per usare le parole di Medvedev in « Lo stalinismo » [Verona-Milano 1972]), era che il regime staliniano non volesse o non fosse capace di andare al di là del VI1 congresso del Comintcrn (1935): da questo ci si era avviati alla tattica dei « fronti popolari n, ma non si erano prese le mosse per un superamento di fondo delle divergenze fra leninisnio e socialismo riforniatore - al di là dello schema di Stato e rivoluzione n -. Insomma, lasciando da parte tutto il discorso sugli vi-t-ori del regime staliniano (le insensate purghe del 1937-38 non erano certo sconosciute alla sinistra europea) e l'incalzante zdanovismo culturale. credo occorra far nostro il rilievo di Manveridra Nath Roy (in 'The Russian Revolution », uscito a Calcutta nel 1949), che cioè Stalin poteva presentarsi all'Europa come li<( . beratore, sol che avesse avuto fiducia nella libertà e consapevolezza dello stesso ruolo profondo che poteva giuocare lo Stato sovietico. Egli, secondo Roy, poteva cooperare a una ricostruzione democratica dell'Europa indipendente dall'America e, in ogni caso, favorire la nascita di una Comunità europea autonoma e « progressista »: ma non doveva paventare gli hurnui? righrs (oggi è di moda parlare di pluralismo) e i loro rischi. Prevaleva invece nello stalinismo a un radicato pessimismo sulla possibilità di nuovi e reali passi avanti del socialismo nel mondo, al di là delle frontiere del 1945, attraverso lo sviluppo della lotta democratica ), (come osserva Adriano Guerra nel libro già citato). Inoltre i partiti comunisti dcll'Europa occidentale non sconfessavano questi errori, e ciò impediva loro di inserirsi in una comune lotta contro la restaurazione, che era, per quel che ci riguarda, una restaurazione dei supporti strutturali del nazionalismo. La Gran Bretagna laburista finì col volgersi verso l'America (naturalmente molti motivi ve la spingevano, in una situazione in cui la transizione » al socialismo era nella sua fase aurorale ed incerta: ma nessuno la incoraggiò verso altro cammino, non certo Stalin) t: l'Europa perse una grande occasione per un tentativo di democrazia sociale (non necessarianiente di monopolio marxista: a parte il pragmatismo inglese. ricordiamo in quegli anni la rivoluzione personalista e comunitaria ipotizzata dal cattolico francese Mounier). Tutto ciò non t: la storia dei se » e dei a ma D: è semplicemente la constatazione di una disponibilità dcll'Europn, e in particolare della cosiddetta Europa occidentale, annullata dal bonapartismo rosso » di Stalin e dal sistema che lo sopportava. Non vorremmo qui gettare in un calderone la genesi clel titoismo e lo scetticismo D stalinista verso Mao prima della rottura -: ci pare più signifcativo, per il nostro discorso sulle responsabilità della guerra fredda, il disprezzo per Gandhi (questo « fakiro » detestato anche dall'imperialista Churchill) e l'ostilità per Nehru, che sarà uno dei leaders dei non allineati. Certo che la proposta di più stret. ti vincoli, di un'alleanza particolare, fatta da Stalin al Governo laburista nel '47, nel quadro di una evidente non apertura della dittatura sovietica a esperienze di democrazia « proletaria » e circolazione culturale, poteva sembrai-e quasi provocatoria a un « socialista britannico D, solo che ripensasse all'atteggiamento singolare dell'Unione Sovietica alla fine del '44, quando Churchill ordino il fuoco contro la sinistra greca e Stalin rifiutò ogni appoggio, sia pure solo morale, ai greci « progressisti », laddove insorgevano contro il reazionario Chur-chill la stampa americana e i giornali inglesi di orientamento liberale. Se mai Yalta aveva significato la spartizione dell'Europa in sfere d'influenza, la « svolta da Roosevelt a Truman non basta certo a spiegare da sola l'inizio della guerra fredda, mentre la linea sovietica è, viceversa, sufficiente a spiegare - con alcune eccezioni paradossali: Rodolfo Morandi nel socialismo italiano - la rinuncia delle sinistre non comuniste al dialogo col leninismo. Ciil non giustifica l'atteggiamento delle democrazie nazionali dell'Europa occidentale, subito dopo, di tronte al piano Marshall: ci06 di fronte alla seconda occasione che si t presentata per Far guadagnare alllEuropa una sua autonomia nell'unità. COMIUNI D'EUROPA dicembre 1977 35 l'America - potesse lasciarsi guidare dalla ragion di Stato (cf. R. M., « La politica unitaria », 1948-'55, Torino 1961, nei « Reprints » 1975). Se mi sono attardato su Morandi è perché mi accingevo a capovolgere le sue accuse, anzi a capovolgere l'intero discorso. tentando di riportarlo coi piedi per terra. Gli americani lanciano una politica di aiuti n alllEuropa che, malgrado la consistenza di due forti partiti comunisti occidentali (il PCI e il PCF), viene accettata - e non poteva, bongré malgré, esser diversamente - dai Paesi delllEuropa fuori dell'influenza sovietica. Senonché fra il giugno e I'ottobre 1947 (in agosto I'Union européet~tiedes fédéralisres aveva tenuto il suo congresso a Montreux) i governi di sedici Paesi europei non seppero elaborare un programma economico comune: qui ebbero origine le dimissioni di William Clayton, sottosegretario americano agli esteri per gli affari economici. Clayton aveva seguito passo passo la Conferenza dei sedici ed era delle idee di Fullbright, ma non si era vista accettata dal governo americano, divenuto «. realista » (un giorno lo sarà anche Henry Kissinger), la sua proposta di respingere il rapporto inconcludente, uscito dalla cosiddetta Conferenza di Parigi, e di invitare i Paesi europei a una nuova Conferenza. Mi sento qui di ripetere quello che scrivevo poco menc di quindici anni fa: « L e storie posteriori dell'ERP e dell'OECE possono essere variala Germania europea mente valutate, ma nessuno potrà negare che ormai ci si trovava di fronte a un'Euprcsenta quel tanto di flone rooseveltiano, effettivamente, a posizioni di potere - le ropa ove dopo un grande scacco per la deche prosegue, contraddittorio, anche duran- uniche che, a prima vista, potevano impres- mocrazia, cominciava a manifestarsi la spinte la gestione di Truman. Anche il rifor- sionare Morandi, iiomo tormentato e fragile ta alla rinascita dei nazionalismi ». E le colmismo » di Roosevelt era anticomunista, nel sempre in cerca della forza alternativa >, pe non vanno attribuite genericamente ai senso che riteneva ii regirrie sovietico in con- (la su2 << unità di classe » sembra une te- governi nazionali quanto, equamente, alle trasto con :t: « quattro libertà »: ma non pen- rapia contro i compiessi psicologici) - destre, ai moderati e alle sinistre non comusava al contenimento delllURSS né ali'« uti- ma certamente formavano un gruppo di niste dei diversi Paesi, con poche ecceziolizzazione » dei reazionari contro ii pericolo pressione intellettuale di notevole presti- ni. Altiero Spinelli aveva già previsto lucirosso ,>; al contrario pensava di accettare la gio. Ma per Morandi era « precipitato nel- damente. al di là delle critiche « ideologisfida e di favorire un C progressismo 0 alter- la follia » Riccarclo Lombardi, che si era che fi a una ipotesi di integrazione europea, nativo. Ora la matrice del piano Marshall si permesso di parlare di « pressione milita- gli interessi privilegiati e corporativi che si vede molto bene nel discorso di Fullbright al re ... e politica delllUnione Sovietica D, insom- sarebbero irrobustiti con una utilizzazione Congresso del 7 aprile 1947, quando il sena- ma che pensava che Stalin - e non soltanto framrnentaria e per singole nazioni disintore democratico delllArkansas illustrò il progetto suo e del senatore Thomas delI'u~-ah, affinché si favorisse la creazione degli Stati Uniti d'Europa nell'ambito delle Nazioni Unite. Certo. la politica di « aiuti a americani all'Europa non era volta alla creazione del socialismo e in essa non erano assenti altresi compromessi di politica interna {con favori a determinati rami della produzionr USA:: ma l'idea rii coliegare gli aic:s a un wrcicesso di unificaziorie d e l l l E ~ rapa nun -%.:I vt:;iuiri in un quadro mitologi. co ;ad resto Fullbrigh: avevu i suoi noti in1erloculoi.i e ispiratori europei, fra cui il wragmatico Jean Monneti. In un discorso al Senato della Repubblica, del marzo '49. Rodolfo Morandi, un galantuomo di grande cultura ma non di altrettanto spirito critico, dirà: « La allocuzione del generale Marshall risale al 5 giugno 1947. Prima di allora nessun governo si era mosso ad organizzare l'Europa, prendendo ispirazione dalle teorie federaliste, che erano rimaste su per giù alle posizioni di pensiero di Emmanuele Kant D. Morandi finge di scordare che durante la Resistenza non c'era stato solo il Manifesto di Ventotene - a cui, accanto a Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, aveva dato una mano anche il socialista Eugenio C o lorni e che egli, per rispettabilissimi motivi, papa Glovannl e la pace su questa terra Sul piano Marshall si ripetono da parte di un settore eterogeneo della storiografia di sinistra e di destra nazionalistica - valutazioni a nostro avviso errate. Esso non è un figlio, puro e semplice, della politica americana di Hiroshima, ma viceversa rap- (< si era rifiutato di1 far suo -, ma si erano verificate in Francia, in Belgio, in Olanda, in Germania tutta una lunga serie di prese di posizioni federaliste; e che i federalisti europei dei diversi Paesi si erano cercati e trovati tra il '45 e il '47, non pervenendo, 36 COMUNI D'EIUROPA dicembre 1977 Quel che ci aspetta e quel che ci spetta L'Italia, si suole ripetere, serve all'Europa e l'Europa serve all'Italia: al di là dell'aforisma occorre tuttavia precisare meglio che cosa ciò possa significare sul momento. Non tutti sembrano infatti rendersi interamente conto di quel che ne deriva come immediata ed inevitabile conseguenza. Nella Comunità europea, malgrado la sua crisi più che evidente, sussiste f r a i Paesi consociati una situazione di interdipendenza politica, ambientale ed economica, che viene sottovalutata quando si tratta di compiere il previsto cc salto di qualità » sul terreno dell'integrazione sovranazionale. L'intcrdipendenza politica c'è nei fatti e ne è riconosciuto o intuito i l peso dalla maggior parte dei partiti democratici (cosa sarebbz della democrazia italiana e della democrazia tedesca o della d e m o c r a ~ i a francese al di fuori del quadr-o prospettico dell'integrazione europea?), ma deve ancora trovare le istituzioni sovranazionali idonee per stabilizzarsi e esprimersi (e quella ambientale - che i: di moda chiamare ecologica - deve ancoLuigi Einaudi ed Ernesto Rossi ra incamminarsi verso una coerente politica comune). L'interdipendenza economica tegrate del piano Marshall: previde poi le tra le avanguardie fedeiraliste e le masse, prima delle istituzioni anzidette e al di fuoconseguenze, inevitabili. della rottura della anche attraverso le speranze che ha susci- ri dell'unione monetaria ed economica (petato e le drammatiche contraddizioni che K alleanza di guerra V (USA-URSS), sino al raltro prescritta dai Trattati di Roma) riarmo della Germania. In un articolo, che ha determinato nell'economia, nella politica, tende (dal 1970-1972 e poi in maniera più può far testo ancora oggi, del 22 gennaio nella società. Operata la scelta europea. biso- preoccupante dopo il 1973) ad attenuarsi: 1949 ( ~ P a xamericana o federazione euro- gna dunque portarla avanti nelle uniche con- specie da parte dei Paesi economicamente forti - a cominciare dalla Germania federapea ») egli scrisse: K La garanzia di assisten- dizioni oggi possibili: I'iimportante è che si za militare all'Europa è, in ogni caso, una abbia chiarezza sugli obi~cttivi(l'Europa per le - nei riguardi dei Paesi economicamente necessità. Anche se non fosse preventiva- che fare?) e altrettanta chiarezza - sempre piu deboli o in crisi della Comunità. Mi mente assicurata, in caso di conflitto I'as- che si sia sul terreno di una ipotesi demo- spiego: l'Italia è notoriamente, e a ciò non sistenza militare ci sarebbe ugualmente, co- cratica - sulla inconsistenza di alternative stata estranea la costituzione della unione me hanno dimostrato la prima e la secon- di breve, medio e lungo termine. Questo doganale. il terzo mercato mondiale della da guerra mondiale. Chc essa sia solenne- vale per le forze politiche e sociali dei Pae- Germania; lo continucrà ad essere? si della Comunità; questo vale particolarmente promessa può allontanare il pericolo Qui occorre dir subito che la lucida, redi guerra e costituire per l'Europa un ele- mente - dalle dichiarazioni dei loro leaders cente proposta di Roy Jenkins, in favore di una politica monetaria comune, non va vista mento di minore incertezza riguardo all'av- abbiamo preso le mosse per questa nostra riflessione - per le forze politiche e socia- come una nuova proposta - di stile inglevenire; ma pone pure l'Europa dinnanzi al se - di approccio funzionalc. ma come un netto dilcmma: o diventare una federazio- li italiane. ne indipendente, pacifica e rispettabile, o trasformarsi in una dipendenza americana D. Ma aggiunse: E' quanto mai caratteristico dello stato di decomposizione spirituale di quelli che furono gli orgogliosi Stati curopei. il fatto che, mentre questi Stati sono estremamente diffidenti verso la prospettiva federalista, e mettono innanzi difficoltà di ogni genere per non fare questo passo, che potrebbe salvare la loro indipendenza, viceversa vanno a gara nel ruere in servitiutn, chiedendo ad alta voce il protettorato americano ». In ogni modo Stalin non volle o non seppe essere il liberatore d'Europa (il che non toglie che milioni di morti sovietici abbiai ~ oimpedito a Hitler di creare l'unità nazista dell'Europa); e i partiti democratici » europei non seppero evitai-e che il piano Marshall contribuisse a ristabilire alcune premesse strutturali dei nazionalismi europei. Successivamente costruire l'Europa unita è diventato agibile in una area più ristretta di quanto permetteva l ' s i t o del conflitto mondiale e ha incontrato (c incontra) gli ostacoli di una ricostruzione postbellica realizzata su basi anacronistiche. Di qui la lune, sotto molti aspetti, illogica storia delle si raccolgono le firme per l'elezione unilaterale a suffragio universale diretto dei delegati Comunità europee, gli impossibili tentativi italiani al Parlamento euiropeo: come a Genova (nella foto il presidente del19AICCE Piomfunzionali, la pretesa di f a r seguire l'unione bino ad uno dei tavoli) in tutte le città italiane ed europee si dimostra indispensabile, per politica all'unione economica: ma questa la riuscita delle campagne, la collaborazione fra il Movimento federalista ed il CCE che lunga storia è servita ad api-ire un dialogo offre i suoi quadri politici e le sue strutture amministrative dicembre 1977 iiiomento di una rapida evoluzione politica, nel quadro delle elezioni europee. Ha ragione o torto il ministro tedesco delle finanze, Hans Apcl, che osserva (da ciò ricavandone precisc perplessità nei riguardi della proposta di Jenkins) che non ci può essere moneta europea senza limitazione delle aulonomic nazionali nelle decisioni economiche? Ha certamente ragione, ma non per avversare la proposta: in realtà una limitazione allc autonomie nazionali, e rilevante. è stata già imposta dalla unione doganale, che, malgrado trasgressioni non infrequenti dei consociati. ha tuttavia tolto ai singoli Paesi uno strumento molto importante della sovranità nazionale, e precisamente nel governo dell'cconomia, sottraendo loro ogni manovra unilaterale dei dazi doganali. Di conseguenza la Formazione di una moneta europea continuerebbe coerentemente sulla stessa strada e non potrebbe permettere certo un godimento da parte dell'Inghilterra di particolari riserve di pesca o, unilateralmente, del petrolio del Mare del Nord, se essa vuol dire, come deve, un trasferimento di riserve monetarie dai Paesi comunitari più ricchi » alla Comunità in quanto tale. Una moneta europea dovrebbe in pari tempo significare la piena legittimità - si badi: in concomitanza della elezione diretta del Parlamento europeo - dell'intervento comunitario in tutti quei settori dell'economia italiana che fossero ritenuti parassitari o scarsamente produttivi, direttamente o indirettamente, di valore aggiunto: è evidente che in questo caso, piaccia o dispiaccia a quegli uomini delle caverne che sono oggi i nazionalisti, il Parlamento europeo eletto finirebbe per assumere inevitabilmente il carattere - già previsto da Willy Brandt - di Costituente permanente, attribuendosi su questi interventi comunitari il pieno controllo democratico e in definitiva il controllo democratico, preciso e puntuale, dell'Esecutivo comunitario, che dovrebbe diventare ad esso responsabile di ogni sua mossa. Tornando al problema dell'interdipendenza economica, si è sottolineato con allarme che si sta producendo sostanzialmente e malauguratamente un lento processo di disaggregazione. Ci conforta invece, proprio in vista delle elezioni europee, che si sia sviluppato ovvero abbia preso maggior consistenza un processo - senza dubbio ancora insufficiente - di aggregazione comunitaria delle forze politiche - che peraltro, senza una data fissa delle elezioni, tenderebbe ad attenuarsi - e un processo di aggregazione sindacale: quest'ultimo ha avuto un particolare impulso dal quadro politico europeo, che è l'implicazione fondamentale delle elezioni dirette, talché si profila non più un accostamento teorico, ma un'azione comune dei sindacati europei e perfino uno sciopero comunitario. E' stato osservato più volte nel CCE che per un europeismo troppo freddo o troppo pigro non c'è sempre, come deterrente, la piena coscienza di quella che sarebbe I'alternativa all'unità europea (né c'è del resto la piena coscienza di quel che realmente avviene nell'àmbito comunitario). Per quanto attiene alllItalia, se essa fosse fuori del MEC e continuasse a produrre industrialmente a 415 dollari l'ora - e pare difficile ipotizzare un diverso livello di remunerazione -, non reggerebbe alla concorrenza coi Paesi di nuovo sviluppo in tutte le industrie, che purtroppo non fanno difetto alla realtà ita- COMUNI D'EUROPA 37 una delle manifestazioni di massa del CCE: gli Stati generali di Londra liana, a scarso impatto tecnologico, mentre certo da sola non potrebbe rincorrere le industrie grandi e sofisticate dei Paesi più forti. Qui pare superfluo osservare di passaggio che - a meno di un regime militare e anche molto crudele - non può ipotizzarsi l'Italia ridotta a Paese a economia esclusivamente agro-pastorale e che, dunque, essa, sia pure con correzione e con nuovo e più moderno impegno nel settore agricolo, non può non mandare avanti un'economia di trasformazione, necessariamente tributaria dell'acquisto di miaterie prime, ivi incluse quelle che servono per la creazione di energia, da Paesi esterni. D'altro canto il mutamento della politica agricola comune (che senza dubbio dovrà diventare una politica prevalentemente stirutturale, più che rivolta, in sede comunitari.a, alla garaniza di certi prezzi) e l'entrata nella Comunità europea della Grecia, del Portogallo e della Spagna che giustamente noli chiediamo, per i motivi sopra indicati, ma dalla quale occorre tirare tutte le conseguenze - postulano la realizzazione di una politica industriale comune e, più in generalle, di una globale politica economica comune: questa non può non passare per l'unione monetaria ed economica e dunque richiede l'impegno pieno delllItalia, in ogni suo aspetto e prima di ogni altra cosa, nella problematica dell'integrazione europea. In ogni modo è forse utile ricordare che, se l'unione doganale ha certamente aiutato più i Paesi ricchi che i poveri della Comunità, oggi come oggi protegge dall'assalto esterno certi settori produttivi deboli, che ci interessano, e circa i quali operiamo con vantaggio nel movimento commerciale infracomunitario (iion è necessario che io richiami qui, ad esempio. i tessili): che succederebbe da una disaggregazione rapida? o totale? In conclusione, plena il tracollo economico italiano e una disoc~cupazioneassai più drammatica, al limite della tragedia (e/o un abbassamento al limite dell'incredibile del nostro livello di vita medio), noi dobbiamo portare avanti un patto nazionale non tanto al fine di pervenire da soli a livelli produttivi europei quanto per bloccare I'attenuazione dell'interdipe~idenzacomunitaria e per renderci disponibili pienamente all'integrazione economica e politica. Sono note le nurnerose inadempienze for- mali delllItalia verso la Comunità europea, sono note altre accuse che frequentemente ci vengono rivolte dai nostri partners, talvolta anche a torto: ma sta senza dubbio a noi di aumentare e di molto, con tutte le nostre forze, la nostra integrabilità e la nostra credibilità. Si tratta di trasformare radicalmente, portando a livelli minimi di modernità e di efficienza, l'amministrazione pubblica, centrale e periferica - Poteri locali e regionali faranno senza dubbio del loro meglio -, si tratta di dire coraggiosamente no a tutte le strutture e sovrastrutture parassitarie e corporative, si tratta di migliorare i servizi sociali soprattutto in quanto da essi può di- Ai lettori di « Comuni d'Europa » Comuni d'Europa ormai al suo XXVI anno di vita, senz'altro una delle decane tra le riviste federaliste che si stampano in Europa. Con la sua rilevante penetrazione capillare e con i suoi 11 numeri l'anno, u Comuni d'Europa » vuole restare un giornale soprattutto stimolante, di lotta e di ripensamento della problematica federalista. La sua caratteristica fondamentale consiste nell'essere il tramite diretto fra tutti i centri decisionali della battaglia comunitaria ed europeista e le popolazioni di ogni regione, i giovani e coloro che sono trascurati dall'oligopolio dell'informazione, in piena indipendenza. Proprio per questa sua funzione, nonostante gli aumenti vertiginosi dei costi della carta e tipografici, u Comuni d'Europa » continua a conservare relativamente stabile il suo prezzo. Naturalmente questa situazione potrà essere mantenuta solo se gli abbonati e gli inserzionisti, cui va il nostro più vivo ringraziamento, continueranno a sostenerci e se altri lettori vorranno portare il loro contributo sottoscrivendo abbonamenti. COMUNI D'EUROPA pendere un minore costo medio del lavoro, si tratta di curare più efficacemente la preparazione degli uomini (la nostra scuola è inadeguata - qui non si parla dei metodi, che è ancora il meno - negli impianti e nella selezione del personale docente), si tratta di portarci a tutti i livelli a un'adeguata capacità di rnarlagenient, si tratta di compiere uno sforzo nazionale fino allo spasimo per realizzare le infrastrutture di reale e prima necessità (gli acquedotti - che servono insieme agli uomini, ai campi e alle fabbriche -, le summenzionate scuole, i mezzi per condurre una politica del suolo, che non viene solo richiesta dai rari geologi al servizio dello Stato e delle Regioni, ma dalla imperiosa logica della natura). Spesso ci viene rimproverata in sede europea una spesa pubblica troppo vasta: oserei dire che è più grave una spesa pubblica cattiva, cioè non creatrice di effetti pratici, gerarchicamente prioritari e produttivi, che non una spesa troppo vasta. Su queste premesse il patto nazionale dovrà portarci ad avere tutta la forza morale e politica, che è necessaria per darci il peso negoziale e la possibilità anche di iniziative europee di risonanza popolare, che conducano all'unione economica e monetaria e alla sua premessa (qui si tratta di una premessa logica, perché i due eventi si dovranno realizzare simultaneamente) che è l'unità politica. Da ciò e soltanto da ciò può dipendere la correzione dell'attuale modello di sviluppo europeo. Jenkins ha insistito sulla moneta europea con argomenti ben diversi dall'usuale monetarismo, riferendosi alla moneta come perno inevitabile dell'unione economica: parlo qui della moneta reale e non di quella, se mi è permesso di citarmi, che dicembre 1977 ho più volte chiamato lai « moneta dell'unione doganale D (cambi fissi infracomunitari o piccole oscillazioni - il famoso « serpente -). L'unione economica e monetaria è la conditi0 sine qua non per il superamento dell'unione doganale e di un mercato comune, affidato - come potrebbe essere altrimenti? - alle manovre di oligopoli e di gruppi di potere di ogni genere, e per l'avvio a una ragionevole programmazione comunitaria: questa implica realisticamente un ventaglio ampio, completo di politiche comuni, un loro coordinamento e una loro avanzata anche in funzione di uno sviluppo interregionale equilibrato, nonché una assoluta e completa « equità ecologica » (a tutti è nota la disputa sul tasso di biossido di titanio che possono recepire rispettivamente - a detta di taluni esperti e dei politici che zd essi si rifanno - l'Atlantico e il Mediterraneo). Qui forse è bene sottolineare anche che l'unica politica comune finora realizzata non è in realtà una politica che possa a buon diritto e tecnicamente chiamarsi N comune n, cioè quella agricola: una politica comune, infatti, non può tollerare guerre interne a se stessa (per esempio la guerra dei vini), ma implica una strategia comune e sovranazionale: l'attuale politica agricola comunitaria è semplicemente ciò che serviva per realizzare un mercato comune agricolo, che come tutte le cose dell'agricoltura non può seguire i metodi dello scambio dei prodotti industriali, ma deve sottostare a certe sue « regole S . Fermiamoci qui e domandiamoci: stiamo veramente realizzando tutto quanto è possibile per fare delle elezioni europee il fattore coagulante del « fronte democratico europeo n? O ancora una volta qualcuno di noi attende una occasione << migliore » o più « concreta » per compiere il salto di qualità verso la democrazia europea - verso gli Stati Uniti d'Europa - e con esso dare un contributo non velleitario all'edificazione della pace? Umberto Serafid C O M U N I D ' E U R O P A Organo del1'A.I.C.C.E. ANNO XXV - N. 12 - DICEMBRE 1977 Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI Redattore capo: EDMONDO PAOLINI DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Piazza di Trevi, 86 - Roma e 6.784.556 6.795.712 Indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma Abbonamento annuo L. 3.500 - Abbonamento annuo estero L. 4.000 - Abbonamento annuo per Enti L. 15.000 - Una copia L. 300 (arretrata L. 600) Abbonamento sostenitore L. 200.000 Abbonamento benemerito L. 400.000. 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Roma n. 4696 dell'll-6-1955 m hssociato all'USP1 Unione Stampa Periodica Italiana Iitotlpografia rugantlno ronia al tuo servkio dove vivie lavori Cassa di Risparmio ifondi patrim oniali al 30/4/7976 L. 33.347.790.754 tutti i servizi di banca per l'Italia e per l'Estero operazioni di Leasing e di Factoring Uffici di Rappresentanza a Francoforte sul Meno, Londra, New York elementi costruttivi in acciaio per leedilizia industrializzata gruppo finsider iri italsider dalmine terni s.a.i.p. rnorteo-so refin c.m.f. c.s.m. ponteggi- almine sidercomit 8 Una risposta globale soIuzIon1 SU misura per il trattamerito dell'informazione a ogni livello per accrescere rendimento e competitività I prodotti Olivetti sono nel mondo. Ecco alcuni dati esemplificativi: 330 mila macchine contabili, 140 mila sistemi di elaborazione dati e persona1 minicomputer, 65 mila terminali e apparecchiature per raccolta dati, 150 mila telescriventi e apparecchiature per telecomunic:azioni.