ANNO XXV
ORGANO
dal quartiere alla regione
per una Comunità europea federale
- N. 12 - Dicembre 1977
MENSILE
D E L L ' A I C C E , ASSOCIAZIONE
UNITARIA
DI COMUNI,
PROVINCE,
REGIONI
dichrarazioni a l l a nostra r i v i s t a di
Zaccagnini, Berlinguer, C r a x i , Romita,Biasini,Zanone, Gorla, R i z ,
Pannella e d e i responsabili della C g i l , C i s l , U i l .
dicembre 1977
COMUNI D'EUROPA
più difficile. In ogni caso una c e r t a spoliticizzazione del t e m a deriva dalla caren7.a dei
contrasti, c h e altrove costringono gli europeisti non solo a maggiori approfondimenti, ma
a ben altri rischi. In Italia un partito politico classico non rischia la s p a c c a t u r a s u
prospettive cui-opee: anzi non si preoccupa
neanche, generalmente, di dedicare p a r t e cong r u a di un congresso ordinario o un intero
congresso s t r a o r d i n a r i o ai problemi europei,
c o m e succede altrove. Ma gli antieuropei ci
sono, viceversa, un po' i.n t u t t e le nostre
case politiche: non sono, di solito, anticuropei dichiarati e si limitano, col loro t r a s p a r e n t e scetticismo, a i n d u r r e i rispettivi
partiti a non perdere t r o p p o t e m p o con
l'Europa e a dedicare il meglio delle loro
energie alle cose serie » - clie sono, ovvianiente, quelle nazionali viste s o t t o I'ombrello della ragion di s t a t o
Che poi questo
s t a t o non sia la patria - la patria di t u t t i ,
privilegiati ed emarginati -, m a u n a confezione di interessi costituiti, d u r i a niorire, ì. un'altra cosa.
I n questo senso Ic dichiarazioni dei leuclcrs,
c h e qui riportiamo, sono LIII incoraggiamento
f o r m a l e a svolgere la n o s t r a parte, c h e è
quella di militanti nel Consiglio dei Comuni d'Europa e di federalisti europei, i quali
dcbbono denunciare le incoerenze, c e r c a r di
chiarire le titubanze, m o s t r a r e I'inagibilità
delle alternative, stimolare Ic iniziative: e
noi l i ringraziamo per le dichiarazioni rilasciateci, c h e sono un a t t o di fiducia c una
c a r t a di credito.
Cerchiamo d u n q u e di analizzare, molto
sinteticamente, Ic iiiotivazioni -- consapevo-
di fondo i. quello dell'anarchia internazioiiale. La politica dcll'equilibrio fine a s e stessa
o s t r u m e n t a l e per d a r t e m p o alla propria
p a r t e - p a r t e ideologica o geopolitica di prevalere (con le buone o con le cattive
maniere) non può non essere ragionatamente respinta nelllì:ra c h e c h i a m e r e m o per comodità K atomica ( m a che d à la piena disponibilità p e r la guerra di t u t t a la sofisticata e accessibile cucina della tecnologia del
quasi-2000). Uscendo dal clima di N g u e r r a
cli religioni D, si vede c o m e si deve utilizzare
l'equilibrio internazionale con lo scopo di
avvicinare i sistemi (regimi) e gestire la
coesistcnza in m o d o d a darle u n a s t r u t t u r a portante (accettabile in prospettiva dai
diversi C blocchi » e d a i diversi assetti regionali - continentali o sub-continentali -)
e sboccare nella irrinunciabile s o v r a s t r u t t u i-a sovranazionalc (Governo mondiale). I pacifisti e i a non violenti » sono stati e sono
senza dubbio dei grandi educatori: i federalisti, tuttavia, p u r rendendosi c o n t o c h e
la pace i11 s é e per SC deve r e s t a r e la preoccupazione di ogni n o s t r o istante, sostengono
c h e essa deve basarsi su solide istituzioni
sovr-anazionali e c h e queste non possono essere l'automatica conseguenza dell'affermazione (che quincli non dovrà esser più << prioritaria D) del liberalismo o del socialismo. In
q ~ i a l c h cmoclo essi a s s u m o n o la convinzione
di H a n s Kelsen (espressa nel 1934) sul dogma
dclla sovranità (nazionale): K q u e s t o massinio s t r u m e n t o dell'ideologia irnpcrialistica diretta c o n t r o i l d i r i t t o internazionale ),. Occorr e una g r a n d e peneirazione per le a buonc,
intenzioni degli altri » (enciclica Pacem i i i
Terris n: 1963) e occorre anche convenire coraggiosamente s u alcuni punti fermi comuiii
o che tutti dcbbono accettare: le liberià
ci\.ili e politiche, il I:ivoro p e r tutti. il S I I -
Vladimir Uljanov Lenin
Franklin Delano Koosevelt
li o m e n o - c h e potrebbero trattenere da un
pieno e coerente impegno nella presente battaglia per l'Europa unita, al di là, ovviamente, dell'incapacità pura e semplice di vinccre la forza d'inerzia degli interessi costituiti
e delle cattive abitudini.
p e r a m e n t o dell'imperialismo (lo scambio iiiegualc), la tutela dcll'ccosistcma planctar.io.
il p r i m a t o clella politica sull'economia ( e
q u e s t a non ì: una scelta a priori di c a m p o ,
m a i l riconoscimento clie l'ordine internazionale non può dipendere dalla logica del profitto - sia del capitalismo privato che di
quello di s t a t o -, m a dalla u realisation ot'
a i m s whosc formulation lies outside Economics D - realizzazione di disegni la cui formulazione non si deduce dall'economia -.
Riflettendoci sopra, 4;on coerenza
di Umberto Serafini
Riportiamo in q u e s t o n u m e r o di Comuni d ' E u r o p a » dichiarazioni, importanti e rappresentative di un a m p i o a r c o politico e
sociale, a noi rese specificamente sull'elerione a suffragio d i r e t t o del Parlamento europco: esse sono s t a t e raccolte in un lasso
di t e m p o a cavallo del vertice europeo di
dicembre (Parigi) c dell'approvazione alla
Camera dei Comuni dclla legge - b a s a t a
su collegi uninominali senza ballottabg'
7 10, seconclo la tradizione dell'isola - p e r la partecipazione britannica all'elezionc stessa.
Queste dichiarazioni sono quindi s t a t e Fatte
in momenti, c h e possono a v e r presentato
problemi tattici diversi: m a di ciò noi non
ci preoccupiamo, q u e s t a volta, perché sono
Ic posizioni in qualche modo destinate a
d u r a r e , strategiche, c h e vogliamo ricavare d a
ciascuna dichiarazione. Come sanno, infatti,
coloro c h e ci seguono e come risulterà d a
q u e s t a nota e d a t u t t a la p a r t e redazionale
di questo numero, noi pensiamo c h e le elezioni europee a suffragio universale d i r e t t o
i-apprescntinp un ponte dell'asino, m a a n c h e
un ponte obbligato dclla lotta p e r l'unità
e u r o p e a - un ponte c h e porta a un nuovo
quadi-o politico e a un nuovo tipo d'azione -, così come la lotta per l'unità europea
ì: per noi un m o m e n t o obbligato dclla lotta per l'ordine democratico internazionale
e per la organizzazione della pace. S u ciò ci
interessava confrontarci e confrontare il movimento europeo delle autonomie con uomini
così rappresentativi e responsabili degli s t r u menti pii1 consistenti della n o s t r a dcmocrazia. In realth dalle premesse europeistiche
assunte, con ben s c a r s e riserve, dall'intcra
classe politica italiana - e in q u e s t o caso
c r e d o ci sia lecito parlare con solo a p p a r e n ie genericità di K classe politica
- assai;
spesso non discende una politica del nostro
Paese pienamente coerente, n é una iniziativa europea adeguata. Peggio: si ha talvolta la sensazione che all'curopeismo si aderisca c o m e ad un obiettivo sacrale, cui è di rito l'omaggio, secondo un ricorso, simile a
quello degli avverroisti del secolo XV, alla
tormula dclla doppia verità, cioè sottintend e n d o c h e poi l'autentica politica in cui si
crede come a cosa reale ì: la politica nazionale n. I n s o m m a , c o m u n q u e sia, non si
porta avanti la politica nazionale in funzione degli sviluppi del processo di integrazione europea ovvero non si riesce a ved e r e la politica europea c o m e un f a t t o di
politica interna o c o m e i l p u n t o di riferim e n t o necessario dclla politica interna. Rim a n e n d o fermi all'argomcnto a cui si dedica prevalentemente q u e s t o n u m e r o di Comuni d ' E u r o p a - le elezioni europee
ciò dipende da riserve mentali sullo stesso
obiettivo dell'unità e u r o p e a ? d a alternative
ritenute possibili, se non augurabili ( r a p p o r t o bilaterale privilegiato con gli USA o
con I'URSS, socialismo povero n dei Paesi
mediterranei, ecc.)? o d a perplessità s u quel
che offre il medio termine comunitario (ferm o rimanendo i l convinto assenso all'obiettivo di f o n d o ) ? o d a sottovalutazione dellt,
elezioni europee ( « p e r un Parlamento senza
poteri »), in base a perplessità c h e ufficialm e n t e sono s t a t e s u p e r a t e ?
Certo ì: c h e in un Paese ove t u t t a ( o quasi
t u t t a ) la classe dirigente si professa europeista, la battaglia è più facile e , insieme.
<(
))
((
((
))
(<
--.
L'anarchia internazionale
Anzitutto, p r i m a ancorai dell'Europa unita,
il problema sul quale occorre fare una scelta
COMUNI D'EUROPA
dicembre 1977
per ripetere le lapidarie parole di Lionel
Robbins in Economic planning a n d international o r d e r >, del 1937). I n conclusione
p r i m a della scelta e u r o p e a è la scelta federalista, c h e bisogna fare: parlo agli autentici progressisti, cioè a coloro che lottano
per il bene degli uomini, non a quegli intellettuali crudeli (molti si travestono d a politici), c h e non esitano a vagheggiare ecatombi d i vittime per l'attuazione rigorosa D
delle loro idee astratte.
Lenin e Roosevelt
Ciò premesso - e chi non accetta la premessa & già tuori della battaglia democratica per l'unità europea: d o b b i a m o sgombrar e subito il terreno dal nazionalismo europeo, c h e non è conciliabile con I'iniziativri
d r a N a t h Roy, già c a p o del dipartin-iento
orientale del Comintern e fondatore del
p a r t i t o comunista messicano, r u p p e con l'internazionale comunista d o p o il VI Congress o - 1928 -, considerandolo espressione d i
u n a politica egoisticamente e s t r e m i s t a d i K pur i s m o rosso » e sei.taria) e a l m e n o fino a Hiros h i m a (6 agosto :1945). Poi f u un Paese dell'Europa occidentale - la Gran Bretagna, ove
e r a n o arrivati al potere i laburisti - c h e
compì il p r i m o griande a t t o d i decolonizzazione pacifica, d a n d o l'indipendenza alllIndia:
m a è a n c h e vero c h e l'Unione indiana (Bhar a t ) e il Pakistan a'derirono a l Commonwealth,
q u a n d o q u e s t o ultimo o r m a i mostrava la s u a
incapacità di sviluippo, d o p o c h e a lungo non
aveva s a p u t o trasformarsi in u n a Federazione e a ciò avevano Fatto ostacolo - malgrado precise richieste periferiche - inter.essi costituiti e privilegi insuperati.
In realtà, quale che sia il definitivo giudizio della storia sulle origini lontane e meno lontane della K s u e r r a Fredda », sulla
maggiore o minore buona fede di Roosevelt
nel cercare u n m o n d o c h e non poggiasse SLI
sfere di influenza e sul p u r o equilibrio delIc forze m a su una organizzazione mondiale alla quale tutti gli s t a t i possono partecipar-e (proponendo u n a riforrnismo » d i cui
i. incerto il possiblilismo, cioè se arrivasse o
no a d a m m e t t c r c le riforme d i s t r u t t u r a
della società capitalistica e il passaggio graduale, q u a n t o meno, a d una s o c i e t i pianificala in base a obiettivi dettati dalla ragion e c non dalla lo-ica del capitale - ferma
e incrollabile r i m a n e n d o la difesa di t u t t e
quale che
e q u a t t r o Ic l a m i ~ s e libertà -1;
sia il definitivo giudizio sulla capacità delI'URSS « a regime monolitico » di riprendere, a scopi non pii1 contingenti m a strategici, gli obiettivi chc: f u r o n o del VI1 congresso
del Comintern e dei « fronti popolari ,, ( e ins o m m a la capacità del c o m u n i s m o di mettersi, coi socialisti d i sinistra e riformatori
e coi democratic~i radicali, a costruire seii7.a m i r e egcrnoniche - u n a nuova società); quali c h e siario q u e s t e a l t r e componen-.
ti del quatlro, r i m a n e giusta l'affermazione
di Adriano Guerra ( a Gli aprii del Cominform » [Milano 19771) che, d u r a n t e l'ultimo
conflitto mondiale, a milioni di persone pensavano di costruire, d o p o la vittoria, u n
m o n d o nuovo, b a s a t o anche s u un nuovo
sistema d i relazioni internazionali. con le
stesse forze c h e avevano s a p u t o trovare la
s t r a d a dell'intesa per b a t t e r e Hitlern. Il
realismo » d i Kissinger - c h e senza d u b b i o
h a a v u t o il merito, c o n t r o ogni velleitario
spirito d i crociata, d i offrire alla riconsiderazione della politica alcuni « d a t i indiscutibili e d u r i - non h a poi a v u t o la capacità
(spesso u n conservatore a n c h e intelligente
ha d e n t r o di sk il d e m o n e della reazione)
di comprenclcre che gli S t a t i , in definitiva,
servono agli uomini e d a questi s o n o condizionati ( e così cleve esserc): o r a quel c h e
era sentito c o m e nccessai-io d a milioni d i
uomini d u r a n t e l'ultimo conflitto, oggi ì:
sentito d a altrettanti e più milioni c o m e
u r s e n t e . Nuovi e decisivi argomenti si sono fatti avanti p e r m e t t e r e al p r i m o posto
f r a le istanze politiche - a c e r t e coridizioni
minime, m a irrini~nciabili - quella di u n a
organizzazione della pace, della sovrastrutt u r a politica c h e gestisca le interdipendenze
e gli interessi planetari: la b o m b a atomica,
si è detto, m a si puì) aggiungere la constatazione che gli iriiquinamenti di ogni genere
se nc infischiano idei gollisti d i qualsiasi co<(
))
il m a h a t m a (;aiitlhi
e u r o p e a . quella di segno iiitcrnazionalista -,
occorre poi chiarirci ancora una volta il perchC della scelta europea. Anzi: della scelta
europea occidentale. Vediamo.
Assai p r i m a c h e la grigia atmosfera tlel
consumismo europeo postmarshalliano fosse
rotta d a i lampi della mitologia cinese (e mi
sono s e m p r e d o m a n d a t o cosa pensasse delle
nostre c~hirzoi.scrie.s politiche quel li;iissimo
rivoluzionario. c h e e r a Ciu en-Lai, conoscitore perfetto e profondo del m o n d o occidentale), q u a n d o e r a n o giovani gli uomini politici, c h e f r a gli a n n i '50 e i '60 si s o n o trovati alla ribalta nei nostri Paesi, d u e eventi
;ivevario suscitato la passione e acceso le
speranze di d u e generazioni ( u n a incalzava
l'altra) d i europei: la rivoluzione russa del
'17 e il Nelil Deul rooseveltiano. Direi - senza diminuire l'enorme p o r t a t a dei d u e eventi - che in cssi contava forse a n c o r a più
i l parere dell'cssere: ci interessa specificam e n t e , al di là delle riserve c h e si possono - e a mio avviso si debbono - f a r e
sulla filosofia d i S t a t o e rivoluzione » e sulla coerenza t r a il disegno generalc e i singoli atti della prassi rooseveltiana, la profonda influenza c h e essi h a n n o esercitato
sulla coscienza europea e mondiale. C e r t o è,
per chi - c o m e chi scrive - ha soggiornato
a lungo nel Terzo Mondo negli anni dell'ultima g u e r r a , c h e se l'unione Sovietica ha contribuito potentemente a mettere in crisi il
sistema imperialistico occidentale, molti dei
q u a d r i B dei mo\'imenti d i liberazione nazionale dei Paesi e m e r s e n t i si sono formati
in America o hanno g u a r d a t o a lungo alla
,\merita - a u n a c e r t a America - proprio
;i partire dagli anni '30 (l'indiano Manven-
>)
I
SOMMARIO
f>ug
Riflettendoci s o p r a , con coerenza,
di L'ii~herto Serufirri . . . . .
2
La storia delle elezioni dirette europee, a c u r a d i Pier Virgilio Dustoli, Edmondo Pnolini, Argo . .
5
le forze politiche:
Benigno Zaccagnini
. . . . . 14
.
Bettino Craxi . . .
Pier Luigi Romita .
Oddo Biasini . . .
.
.
.
.
Enrico Berlinguer
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
14
15
16
17
. . . . . . . 19
Valerio Zanone
Massimo
. .'
Gorla
Roland Riz
.
.
.
.
. . . . . . . 19
. . . . . . . . 20
. . . . . . . 20
Marco Pannella
le l'or-zc del lavoi.o:
Aldo Bonaccini
Luigi Mzicario
. . . . . . . 23
. . . . . . . 23
Giorgio Benvenuto . . . . . . 25
i federalisti:
. . . . . . . 26
Mario Albertini . . . . . . . 26
Altiero Spinelli
Mario Bastianetto
Andrea Chiti-Batelli
Giuseppe Petrilli
. . . . . . 28
. . . . . 29
. . . . . .
30
Alcuni giudizi d i Paesi non com u n i t a r i , di Liiigi 7'roiuiii . . . 31
Bibliografia, di uhhiccì . . . . . 33
Schede sul P a r l a m e n t o europeo, a
c u r a cli Pier Virgilio Dustoli:
n. 1: composizione e organizzazione . . . . . . . . .
7
n. 2: i gruppi p a r l a m e n t a r i . . 10
n. 3: la delegazione italiana
. .
11
n. 4: competenze e poteri . . . 12
n. 5: relazioni esterne
. . . . 14
n. 6: s t a t o delle ratifiche
n. 7: ripartizione dei seggi
. . .
16
. .
18
n. 8: i risultati di alcuni sondaggi demoscopici . . . . . 22
COMUNI D'EUIROPA
scista (noi giovani studenti, se antil'ascisti
K spontanei »,
generalmente non sapevamo
niente di Rosselli: Forst. un po' più di
Trotzky). Ma, da allora, non solo i l nazifascismo è caduto: I'URSS ha rotto, tutto
sommato, l'assedio capitalistico - almeno
quello che premeva alle sue frontiere -,
gli USA sono usciti definitivamente dall'isolazionismo e sono divenuti una Superpotenza cgemone. Yalta - su cui la storiogialia
più recente e avvertita, senza distinzione di
schieramenti, va operandi~ talune revisioni
di giudizio - può essere presa come punto
di riferimento di due prospettive: cioè lo
obiettivo Fronteggiarsi di due forze mondiali anche nel cuore dell'Europa (non si tratta
di una congiura, ma di una realtà), che da
La scelta europea
una parte, sotto specie di Macl?rpolitik e di
Questa lunga, ma inevitabile, premessa
guerra l'redcla, rende l'Europa oggetto (non
serviva per l'ornire un quadro a tiitto il
più soggetto) di storia, ma che dall'altra,
nostro discorso, nel senso che il passaggio
come tappa di un'alleanza di guerra dcstida un vago internazionalismo - l'atto di spo- nata a continuare in tempo di pace e a sviradiche solidarietà e di molte manifestazio- lupparsi (teniamoci al Roosevelt delle quatni verbali - a un concreto federalismc* tro libertà e della Carta Atlantica - strusovranazionale - basato, certamente, sulla
mentale per il << realista » Churchill - e ai
conoscen7.a delle obiettive differenze, che Soviet di Medvedev), si clonfida che prepari
mettono oggi i campi N gli uni contro gli un nuovo assetto - un ordine, non un precaaltri - implica un severo riorientamento rio equilibrio - del mondo. Nella seconda
della gerarchia dei valori politici e dà il prospettiva l'unità europea, democratica, asuo primo e fondamentale signilicato alla vrebbe un suo preciso ruo~lo,non strumentalotta per gli Stati Uniti d'Europa, in sé e le ma creativo: tanto più in quanto la decoper il condizionamento che deve trasmette- lonizzazione si compia, come si è in effetti
re, in ogni momento, alla nostra politica
formalmente compiuta, e l'Europa più indunazionale, come termine prioritario di rife- strializzata poggi il suo sviluppo, anzi la sua
rimerito della politica interna D - ripetiam c - di ciascuno dei Paesi coinvolti. Ecco:
non escludiamo che, al momento in cui le
elezioni europee rendono noi, i militanti dei
nostri partiti e i nostri abituali elettori
tutti protagonisti del processo di integrazione europea, si scopra che questa stessa
premessa non sia stata interamente e in
ogni caso digerita (a cominciare, naturalmente, da quegli europeisti che sono tali
non per creare qualcosa ma coritro qualcosa - come l'anacronistica Europa di Churchill, lo statista che insultava Gandhi -,
oltre che dai nazionalisti europei, per i
quali si tratta solo di mutare definitivamente l'equilibrio mondiale da bipolare a multipolare, dando alllEuropa un nuovo peso).
Ma se la premessa è accettata, perché allora proprio per l'unità democratica dell'Europa - anzi: dell'Europa occidentale - deAltiero Spinelli negli ainni del confino
ve passare un nostro efficace contributo al
superamento dell'anarchia internazionale?
Direi che gli argomenti sono più solidi oggi vita quotidiana, su una economia di trasfordi quando qualcuno di noi federalisti comin- mazione, che la leghi (assai più di grandi aree
ciò la battaglia. Quarantadue anni orsono, relativamente autarchiche come gli USA e
alle avvisaglie della guerra etiopica, si co- gli URSS) alle Nazioni emergenti. Qui le riminciavano a delineare i legami internazio- serve (anzi l'ostilità) di Lenin verso la panali del fascismo e una nuova stagione di
rola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa (in
guerre, e comunque la Società delle Nazio- quanto avrebbe rinforzato la centrale del coni mostrava chiaramente di essere nata
lonialismo) perde il più della sua motivamale (oltre che di avvicinarsi all'ultimo re- zione: soprattutto se l'Europa in formaziospiro), giustificando le critiche di Luigi Ei- ne, spostando il suo baricentro più a sud,
naudi. Ricordo che a chi scrive, studente comprenda i sindacati tedeschi e inglesi
liceale - al « 'Tasso » di Roma avevamo e il Mezzogiorno, Henri Brugmans e Andreas
professore di storia e filosofia Aldo Ferrari, Papandreu, Heinrich Bd1 e Yannis Ritsos,
riformista
bissolatiano p) e federalista (ci cioè sia capace di una dialettica interna
parlava di Cattaneo, ma anche della « Pa- alla classe lavoratrice - lavoratori agiati e
regioni sottosviluppate - e a un ampio spetce perpetua
di Kant) -, pareva che, da
rinviare ormai come inattuale l'obiettivo
tro culturale. Non solo l'Europa unita nasce
di una diversa ed efficace società delle na- in un certo contesto internazionale, ma vi si
zioni, si ponesse, per evitare nuove guer- colloca così in funzione della sua struttura
re civili
continentali, il traguardo degli
societaria e della sua ricchezza culturale,
Stati Uniti d'Europa: i quali poco dopo di- che comprende le radici sia dell'esperienza
vennero l'alternativa polemica all'unità che sovietica che di quella americana, indipensi profilava sotto il tallone di ferro nazifa- dentemente dalle loro deformazioni.
lore, così come la crescita esponenziale della popolazione mondiale non è un fatto di
interesse locale, come non lo è lo spreco
delle materie prime. D'altro canto, se I'atfermarsi degli eserciti nazionali e della milizia K non prol'essionale ,>non ha fatto sparire (al contrario!) le guerre, vediamo che
a ciò non approda neanche la socializzazione dei mezzi di produzione (o, perlomeno, il
passaggio dal capitalismo privato a quello di
stato e a una pi-inia Fase di collettivismo),
nel scnso che fra due stati che abbiano imboccato la lunga strada del socialismo può
insorgcrc - e di l'atto sovente insorge la guerra.
<(
dicembre 1977
Non si tratta di destabilizzare l'equilibrio
del terrore, ma di togliere spazio ai consèrvatori e ai dogmatici dei due blocchi. Si
tratta anche di superare qui in casa il complesso di decadenza e le tentazioni irrazionalistiche, che hanno fatto seguito alla morte dell'eurocentrismo: si può tornare alla
ragione e vincere le frustrazioni attraverso
l'onesta tendenza a una iniziativa internazionale, di carattere politico, correlata agli stessi problemi posti dal l'economia di trasformazione. Si tratta nel contempo di giustilìcare 1'inii.iativa internazionale con un modello di società e di istituzioni dcmocratiche sovi-anazionali europee di carattere eseinplare. Non è un obiettivo facile, è la proposta di una I-ivoluzione: pacifica, ma rivoluzione.
La seconda prospettiva, inlatti, che può ril'arsi al mito di Yalta, quella positiva (la
prospettiva di una continuazione e uno sviluppo in tempo di pace dell'alleanza di guerI-a fra i l Paese di Lenin e il Paese del Neil,
Decil, come componenti inevitabili di un nuovo ordine planetario), non può implicare
una sintesi eclettica di due processi mentali e di due ideologie così distanti e così contrastanti. Guerra fredda a parte, si puì) dire che lino ad ora la coesistenza pacifica tutto ha offerto fuorché il confronto - come
avrebbe dovuto - tra le autocritiche di due
regimi. La democrazia europea, la riorgani7.zazione che essa può operare a livello sovranazionale di forze politiche capaci nello
statii qtio - al massimo - di revisioni di
posizioni ideologiche nate in un altro mond o » (ormai è il caso di dire così), potrà c
dovrà affrontare anzitutto i nodi irrisolti
di una società a rilevante industrializzazione
neotecnica, e in generale di un mondo in
cui, fra gli altri, i problemi sono non pii1
di produrre molto, ma di produrre le cose
che servono, sapere (decidere) quali sono
le cose che servono, stabilire chi decide (e
come) le cose che servono, evitare - oltre
alla guerra - i disastri che lasciano prevedere la bomba demografica, il superamento
del punto critico dell'ecosistema planetario
e quella che Roberto Vacca (in M,.-lio Evo
prossimo venturo ») ha ricordato come a crisi dei sistemi (intendendo per sistemi reti
di meccanismi in uso per servizi indispensabili all'uomo, suscettibili di rottura o di impasses e prive di alternative manuali immediate), costruire città dove si possa vivere
senza impazzire, organizzare per tutti (dai
bambini nel girello alla crcscente popolazione senile e agli handicappati) la possibilità di una occupazione « con gioia D. Tempi
nuovi, problemi nuovi e (perché no?) nuove ideologie. In ogni modo difficilmente la
esegesi di vecchi testi ci risolverà la questione del rapporto tra pianificazione e mercato, tra autogestione (e partecipazione) e
pianificazione, tra programmazione economica e pianificazione del territorio; o ci permetterà di stabilire le conseguenze dell'informatica sulla libertà dell'uomo; o di prendere una posizione « democratica D sulle modificazioni genetiche artificiali. Ma fare 1'Europa e caricarla dei valori, che esige il ruolo anzidetto, vuol dire fare del processo
unitario un motore di una grande tensione
ideale di tutta la nazione; vuol dire altresì
comporre il conflitto interno (perché fingere di non vederlo?) alla classe lavoratrice
e convogliare tutte le energie della gente
che non possiede verso un urto frontale
((~onli?iiraa pag.
341
dicembre 1977
COMUNI D'EUROPA
5.
La storia delle elezioni dirette europee
( a cura di P i e r Virgilio Dastoli, E d m o n d o Paolini, Argo)
sticne subito che occorre << prevenirla ». Due
la g u e r r a , alla critica del d o g m a della sovraLa storia delle elezioni dirette non p u ò non
nità nazionale, alla individuazione (Greavcs)
rifei-irsi alla storia del pi-ocesso di integra- anni d o p o (nel 19.35) Kossclli ì: convirito che
delle contraddizioni delle soluzioni scmplizione, dalle p r i m e proposte a favore dcll'uni- I'abcrrante eccitazione fascista e nazista si
p u ò solo c o m b a t t e r e con una idea-forza ceinente conlederali c non rigorosamente
tà politica alle i - ~ a l i z z a ~ i o nconcrete,
i
con
federalistc. Accanto a loro si dcvc anche
( e un grande obiettivo positivo n ) , unire 1'Eututto il a bagaglio » d i incongruenxc e di
i-opa. La sinistra europea deve farc s u o il
farc i l nome dcll'austriaco H a n s Kelsen
speranze deluse p o r t a t o lino a d oggi dalle
t e m a : N popolariz7arlo fra le masse; prospet(emigrato nel 1940 negli S t a t i Uniti), che nel
istituzioni comunitarie.
1934 (in Reitre Recllislellrc) scrisse: « L.a
La crescita dell'industrialisn~o e , p e r co- t a r e loro sin d'ora la convocazione di una
dissoluzioric teoretica del dogma della sosì dire, I'impiccolimento del m o n d o aveva- iisseinhleu ezrropeu, composta di dclcrati
vi-anità, di q u e s t o massimo s t r u m e n t o della
no reso non utopistico il discoi-so sull'uni- eletti (lui popoli che in assoluta parità di
tà cui-opea allc soglie del I conflitto mon- cliritti e di do\reri elabori la p r i m a costi- ideologia iniperialistica diretta conti-o il ditu7ione federale europea, nomini i l primo
ritto internazionale. coslituiscc u n o dei ridiale. Kautsky nel 191 1 parla di Stati Uniti
d'Europa nel q u a d r o di un possibile q u a - go\,crno curopeo, fissi i priiicipi fonclamen- sultati più importanti della dottrina p u r a
d r o politico opei-ati1.o. D'altra p a r t c I'appro- tali della convi\.cn.m europea, svalor-izzi Cron- del diritto n.
tiei-e e dogane, oi-gatiizzi una forza al scrPer a l t r o subito prima del seconclo confondimento del discorso sull'autodeterminavizio del nuovo d i r i t t o europeo, e dia vita
f l i t t o mondiale i l m a s s i m o impulso al dibatzione dei popoli e i l pi-olilarsi di una crisi
agli Stati Uniti d'Europa D.
to lederalista fu dato. t r a le d u e sponde
dell'impero austro-unyarico procurarono una
Un capitolo a p a r t e spetta al fcdci-alismo de11'Atlantico e anche nel Commonwealth
avanzata in c a m p o politico dellc idee fede(Jawaharlal Nchi-u se ne intet-essò dal s u o
ralistc a d opei-a degli austro-marsisti. Lo anglosassone. Già iicll'ottocento il mito degli
osservatorio indiano), dal libro (1938) di u n
scoppio e i l protrarsi del conflitto niondia- Stati Uniti d'Amc,rica a\.cva esercitalo un
s u o fascino suyli europei. Q u a n d o la Gi-an ~ i o r n a l i s t aamericano. « Uiiion now » di Clale vedono nuove prese in considerazione
rcrice K. Streit: d a t o il falliniento della Sodel lederalismo europeo nelle opposte spon- Bretagna ha imboccato la via K liberale n
d e socialista e libei-ale. I n quella si verifi- nei rapporti con le colonie, nei rlo1tiii1iori.s cietà delle Nazioni e i l crescere delle poca la controversia ti-a Lenin ( d o p o un mo- si sono cominciate a d affermai-e s i r u t t u r c tenze totalitarie c ~ u c r r a f o n d a i e ,si insistcmento di attesa circa a la parola d'ordine
degli S t a t i Uniti d'Europa D, nettamente contrario) c Trotzkj (favorevole); nella second a sponcla si può ricordare i l significativo
opuscolo dcll'industrialc Giovanni Agnelli e
dell'econoinista (liberale) Attilio Cabiati Federazione europea o lega delle nazioni? a (la
cui pi-cfazionc i: d a t a t a agosto 1918).
Dopo il conflitto i l discorso continua con
un riterimcnto realc, i l precario c a m m i n o
rlella appena nata Società delle Nazioni:
niemorabili le critiche, d a un p u n t o di vi\ t a lederalista, di Luigi Einaudi. Quindi
i l sorgere sii terreno austriaco del movim e n t o pancuropco di Coudenhove-Kalergi e
I'orientaniento europeo di d u e grandi statisti, Briand e S t r c s e m a n n : m:\ t r a la Francia e la Repubblica di Weiinar non si realizzò allora u n a intesa comunitai-ia e il
più ambizioso ( m a generico e contraddittorio) piano Briand non e b b e la fortuna del
tiituro piano funzionalista » di Kobei-t Schuman (ispirato d a Jean Monnet), anche a
causa di u n contesto che vedeva la ti-iplicc
ostilità dell'URSS, dell'Italia tascista (ovviam e n t e ) c della Gran Bretagna isolazionista.
I1 fallito a s s e t t o europeo e l'avvento di
Hitlci-, m e n t r e risultano s e m p r e pii1 e ~ i denti gli aspetti internazionali del fascismo,
inducono a p r o p o r r e il rovesciamento dell'unità delle f o r ~ ereazionarie con la lotta
per l'obiettivo degli Stati Uniti d ' E u r o p a , c l ~ c
la redazione della rivista W Non mollare n i n urla foto dell'ottobre 1925: ( d a sinistra) Trapuò diventare per la prima volta u n obietq u a n d i , Ramorino, Carlo Rosselli, Rossi, E m e r y e Nello Rosselli
tivo popolare. Kossclli e Trotzkj (ancora una
volta Trotzkj) ne d à n n o clue interpretazioni
ispirate alle loro d u e rispettive concezioni
federali; successivamente alla stessa India
ira sull'urgcntc necessità che le dcmoci.a/ic
politico-ideologiche, ma in qualche modo con- s a r a n n o proposte soluzioni istituzionali fc- occidentali si unissero in u n a Federazione.
vergenti. Ti-otzkj esclama nella « Rivoluzio- dei-ali. Ma il Cotr7irroiii~~eulr/i
britannico, mal- Q u a n t o agli inglesi in quel torno di t e m p o
ne tradita
(che i: del 1937) - d o p o aver
grado insistenze di qualche ex-colonia e di- prese consistcnz;~la Fcrlerul I!triorl, un gruposservato che << non i. s o t t o la bandiera del- segni valici-giati d a alcuni scrittori inglc- p o di intellettuali e di uomini politici - di
lo srurlr q110 che gli operai europei e i po- si. non si t r a s f o r m a in u n a federazione: a n - cui forse il pii1 noto i: Williani Bcveridge -,
poli delle colonie possono levarsi c o n t r o zi, c o n t r a r i a m e n t e alle apparenze. non rea- che diffuse i suoi K tracts x a livello degli
I'iniperialismo e c o n t r o la guerra che deve
lizza neanche urla iunione economica, e I'ege- operatori politici e della più av\zcriita opiscoppiare >,- « S t a t u q u o ? No! S i a t i Uniti
monia del Regno Unito vi r i m a n e - sino nione pubblica: dai progetti intcrcontine~id'Europa! D. Carlo Rosselli all'arri\w al po- alla sua pratica dissoluzione - l'autentico
tali di Streit ci si orientava prevalentcmentere d i Hitler intuisce fulmineamcnte che
cemento. Tuttavia t r a i l primo e il secondo te sulla prospettiva degli S t a t i Uniti d'Euconflitto mondiale i federalisti inzlesi d a n n o
<< la guerra torna D. c o n t r o le illusioni di p*
ropa. E' tenenclo presente q u e s t o hirlrerlai7il
c i f s t i , borgliesi e no, e le interpretazioni de- un grande contributo teorico alla diagnosi
che va meglio valutata la proposta, fatta
vianti dcll'Intcrnazionale comunista. r so- dell'anarchia internialionalc c delle cause del- it7 extreiiiis da Churchill (1940). di una fedi:))
dicembre 1977
COMUNI D'EUROPA
razione franco-britannica (ma già dietro le
quinte opera i l gran suggeritore, il francese
Jean Monnei, allora nel Regno Unito).
Mentre i l discorso continua in Gran Bretapna durante la guerra (cfr. per es. Studies
in federa1 planning n, Londra 1943, con firme conle quelle di Lord Lothian, Wheare,
Joad, Lionel Robbins, Norman Bentwich,
Greaves, Barbara Wootton, Zilliacus, ecc.),
nel continente, sia nei Paesi nazifascisti sia
nei Paesi occupali - particolarmente in
Fi-ailcia, in Italia. in Germania, in Olanda, in
Belgio -, la Resistenza offre una larghissima
serie di prese di posizione cc:ntro ogni fornia di nai.ionalisnio (la sovranità nazionale
illiriliiata) e in favore di una Federazione
cui.opea. Vi partecipano. meno i comunisti
(oscillanti di regola fra la logica del Ieninisnio. con le particolari interpretazioni staliniste, e quella giacobina), tutti i gruppi
politici cc classici ,,. qualc piu quale meno,
tlai lihi.rali ai socialisti. con un i-ilcvantc
Jean Bareth uno dei fondatori e dei princlpali animatori del CCE
apporto dei diversi gruppi crisiiani (moderati o di sinistra): ma anche molti gruppi
democratici di formazione spontanea, senza
legami coi passato. Ci limiteremo a ricordare numerosi « piccoli » nuclei tedeschi (si
tenga presente l'annullamento fisico di tanta parte - specie socialdemocratici e comunisti - dei quadri politici dei periodo weiniab-ianoi, spesso di ispirazione cristiana, di
tendenza vagamente socialista, lautori nello
stesso tempo di autonomie locaii e di uno
'<sovranila europea (lo storica più impegnato nella difficiic !-icostruzionc di questa
storia 6 W. Liptrcns); i l movimento Francesrt
-.
i,:bkl-cr i.: /ic!t:rrr (ma u n aniniatorc ne
l'i-si.iie i!a!iano Si~\-ioT'reniin:, cil,: irlcludz
socialisii c ca;ro!ic: c: iia ciil~uraimen?,;una
iipir-a~i:i:ie prouL:lior~iaria(aicuni suc~izidepti
ir:fiiicri;,.i:r.aiiiiu ]-.<:i i l 1 quaiclic~ rnoci:? ~ i r i ;
deiitr coniponelili iriizizii - quella Franccs ue: Consiy:i<, clci Comuni d'Europa); i l h.L.
nifcstu di Ventotene n di Ernesto Koss
Altiero Spinelii (e con la coiiaborazionc di
Eugenio Colorni), che i. uno dei documenti
di più ampio respiro e più rigorosi (specie
tramite Ernesto Rossi esso si ricollega alla
matrice rosselliana e tiene anche presente
'la lezione di Luigi Einaudiì. Potremmo anche ricordare talune reazioni spontanee in
senso federalista europeo - indici di uno
stato d'animo latente - sorte, pià all'inizio
della guerra, nel contatto fra militari italiani antifascisti e militari tedeschi antinazisti (taluni studenti nutriti di comuni testi illuministici e arigosciati per I'abbandono della ragione, lettori di Kant - abba1:
stanza diffuso nei licei italiani -, estimatori della democrazia anglosassone).
Nell'immediato dopoguerra, le azioni delle pattuglie di federalisti, sparse in tutta
Europa, si muovono in parallelo con realizzazioni concrete sul piano istituzionale.
Nel dicenihre 15346 si <:ostituisce ufficialmente, a Parigi, I'Union (:uropCenne des féd2i-alistes (UEF), che riunisce alcuni movimenti provenienti da vari paesi d'Europa, fra
i quali il Movimento federalista europeo, fondato clandestinamente da Spinelli i l 27 e 28
agosto 1943 a Milano, insieme a Ernesto
Rossi, Eugenio Colorni, Leone Ginzburg, Vittorio Foa, Ursula Hirschmann, Guglielmo
Jervis, Manlio Rossi Doria, Guglielmo Usellini, Franco Venturi, Enrico Giussani, Arialdo Banfi, Ada Rossi, Dini:, Roberti, Gigliola
Spinelli, Vindice Cavallera, Gioi-gio Braccialarghe, Arturo Buleghin.
Il primo congresso dell'UEF si svolge a
Montreus nell'ug».sto I947 con la pariecipazione di 37 Movimenti la cui azione fu
coordinata d a uri ComitC de Liaison che
organizzò i i primo srande congresso delI'A,ia (7-10 ni<cmi» 1946'). ILe mozioni conclusive, insieme ai N mcssag;gio asli europei a,
vengono inviate ai governi francese, inglesc. belga. oianciese e del Lussemburgo con
I'invilo a convocare un'Asscmblea pariamentare europea. ma. per opposizione dell'lrighilterrz, ia proposta cadc a Lavorc di un;
pii] mocierata cia cui nasciera. a Lonura, un
anno dopo. il Consiglicr r-i'Europs.
Nell'orrohrc. 1948 i i Comitato di coordinamento decide di dar-si una struttura permanenie, dando viàu al Miovimenta Europeo,
ne! cui àmbito. perii I'UtlF. con il i;ongrccso di Roma delio stesso anno, riafierma ia
sua auronornia e unir&.
Nei ?rimi mesi dei 195'0 i tederalisti iaiiciano un;
petizione » per la creazione di
una organizzazione fcdera.ìe tra gii Stati europei che raccoglie numerose l i m e (450.000
solo in Italia).
Il Y muggio 1950, ii ministro degli esteri
francese Robert Schuman pronuncia ia Dichiarazione D che segna
nascita dellz C e
munità Europea del Carbone e dell'Acciaio
(CECA). = Questa proposta ... costituirà i i
primo nucleo concreto dli una Federazione
Europea indispensabiie al mantenimento delta pace
I i I' ottobre 1950 si c'ostituisce a Seelisberg, in Svizzera, il « Comitato d'iniziativa »
dei Consiglio dei Comurii d'Europa. I1 comune denominatore degli iniziatori del Consigiirj dr:i Comuni d'Curoipa fi.! che la coinurii:b ierritoria!e local::. n misur2. d'uomo, è
i! vero cardine della deniocrazia e dei i i k ..
i-o cserciz:u cici ciiritii e delle iiberia Conclamenlali cieìir: persona umana, i. cne uunc!ur ia c'ii:esa comune delle libertà iocali
;ossc essenziale prr la libertà dcll'Europ2
(ci:. ,"a. Sasser, C,enzeiizdeireii~eit uls Hert~ing
i:liropu.s - II ed. Base1 1947). L'Assemblea costitutiva del CCE si tienme a Ginevra dal 28
al 30 gennaio 1951: i costituenti erano sessanta sindaci e altri amminiistratori locali, urbanisti, sociologi, giuristi, di Belgio, Danimarca, Francia, Germania occ., Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Saar e Svizzera. Un
messaggio di Serat'ini alllAssemblea di Ginevra - concordato sotto questo aspetto
con Adriano Olivetti, uno dei promotori dell'incontro di Seelisberg -- sottolinea che la
democrazia sovranazionale europea si dovrà
basare sulle forze delle autonomie locali, del
lavoro e della cultura; Serafini. d'altra par-
..
te, vi anticipa la logica di una aggregazione
(un nuovo a blocco storico ») ai federalisti
europei degli autonomisti e della cultura
K urbanistica
(la città dell'uomoì.
I1 26 fehhruio I951 il governo trancese,
già deciso il riarmo della Germania, invita
gli Stati europei del Patto Atlantico e la
Repubblica federale tedesca, ad una conferenza per la costituzione della Comunità
Europea di Difesa (CED). Il Belgio, la Germania, i l Lussemburgo e l'Italia aderiscono
immediatamente. Gli altri governi inviano
degli osservatori. In un secondo tempo aderisce l'Olanda.
Alla Conkerenza internazionale dei federalisti, tenuta a Lugano dal I8 al 20 aprile
1951, un comitato internazionale elabora un
progetto di trattato per la convocazione dell'Assemblea costituente: al termine dei lavori viene lanciato un appello a tutte le organizzazioni lederaliste alfinchC si impegnino
a fondo per far trionfare questa politica.
Il 27 lrrglio 1951 le delezazioni dei paesi
partecipanti alla Conferenza per la CED.
giudicando di essere ormai pervenute ad
un progetto accettabile di « esercito europeo », inviano ai loro governi un rapporto
provvisorio che costituisce praticamente una
bozza di trattato.
Nello stesso inese di luglio, i l MFE italiano rivolge ai governo un promemoria sul
rapuoi-to provvisorio, redatto da Altiero Sprneli:. Concludendo i i uromemoria, Spinelii
osservava chc. l'organo in grado di redipcrc
il testo dci trattato non poteva esscrc chc
un'Assembiea costituente, <, cne dovrchbt
nascere a a ur. voto diretto dei cittadini, m2.
cne. per ragioni di r a ~ i d i t i ic ci: convenieeza, puu essere eletta ua! Parlamenti, chc
sono i àepositari dciia sovranità popolare
Le indicazioni ai Spinelli vengono riprcse da Uc Gasperi chc. alla riunione dei
Ministri degli Esteri del8'11 dicembre 195!,
ricsce 2% f a r accettare il suo punto di vista
sulla comunira politica.
l! 26-2? getriiuiu 19.52 si svoipe a Roma i l
Convegno costitutivo deI1'Associazione itaiiana ner il Consiglio dei Comuni d'Europa.
L'Associazione - si dicc nelio Statuio « hu. per scopo di organizzare in Italia una
azione europea, in coliaboraziont: cor? ie associazionj interessate dei diversi paesi 2
particolarmente con il Consiglio dei Comuni
d'Europa, al line di... (li promuovere nei
Comuni e nelle altre coliettività locaii unu
azione diretta a sostenere ia costituzionz Ci
. .
un2 Federazione degli siati europei r>a.sa~n
sulle autonomie !oca!i; e ) assicurare ia i>2rtecipaziopc dei comg;ii 3 &]le ;.li2 ccjl:c.t.
tività iocali nesli organismi c'-t;c?gc;
in.
tcrnai.ionaìi; j ) integrare con I'Assemb!':a
rappresentativa delle Comunità locaii ie :I-iture istituzioni europee a.
I1 27 muggio 1952 i sei paesi membri della CECA (Francia, Italia, Germania fcderale, Lussemburgo, Belgio, Olanda) firmano il
trattato istitutivo della Comunità europea
di difesa: all'articolo 38 vengono indicati i
compiti della costituenda Assemblea, eletta su base democratica e cioè le moditiche
al trattato, relative alle altre istituzioni della Comunità, allo scopo di garantire una
rappresentanza appropriata degli stati.
I1 primo atto della CECA - 10 settenihre 1952 - t; invece il conferimento alla
Assemblea (denominata A.s.setnbleu ud h o c )
dell'incarico di studiare ed elaborare un
progetto di trattato per creare una comunità europea. L'Assemblea presenta nel me),
X.
COMUNI D'EUROPA
dicembre 1977
s e di m a r z o 1953 u n progetto d i Comunità
europea.
Dal 30 geiiriuio ul 1"ehhi-ctio 1953 si svolge
a Palermo u n a riunione fondamentale dello
Esecutivo sovranazionalc del CCE in cui si
comincia a chiarire chi p r e v a r r à nelle diverse componenti interne. I federalisti francesi, italiani, tedeschi, belgi prendono le distanze dalla componente anarco-muriicipalis t a (rappresentata s o p r a t t u t t o dalla Alida
Dc Jaeger, svizzera d i origine olandese, u n o
dei fondatori del CCE). A sua volta Serafini, c h e tiene a Palermo la relazione « Costituzione europea e libertà locali » e c h e è
s t a t o l'italiano che d o p o Seelisberg, h a concorso alla fondazione del CCE, si distingue
dai K federalisti integrali n, i quali prevalgono nella sezione francese, e dall'ala moderata, sviluppando il concetto dello s t r e t t o
legame fra lo sviluppo delle libertà locali
e l'attuazione di u n a costituzione europea:
gli S t a t i nazionali (e i loro governi) sono
sovente u n impedimento del processo, non
il passaggio unico c fondamentale dell'approccio al17Europa; occorre d u n q u e creare,
per Sci-afini. u n potere europeo e la parola
d'ordine deve essere quella della Costituente europea. Bisogna c r e a r e quindi una alleanza organica tra nutonomisti e federalisti sovranazionali, in u n processo dinamico: egli
critica la concezione statica dei federalisti
integrali n e il loro tendcnziale corporativismo.
I1 18 oflohre 19.53 si svolyono a Vcrsaillcs
i primi S t a t i generali del Consiglio dei Comuni d'Europa. I n quell'occasionc mille sindaci europei proclamano la « C a r t a curopca delle libertà locali n N s t r u m e n t o d i lotta unitaria di amministratori c di cittadini
cli t u t t o il continente n.
Anche a Vcrsailles Scratini prosegue la
polemica c o n t r o i
federalisti integrali »
Francesi (A. Voisin e i l g r u p p o di « La FCd8ration n) e l'ala moderata del CCE, accus a n d o quei collcghi di gradualismo vicino
alla stasi e di autoriomismo a s t r a t t o e illuministico, cioì: di scarsa sensibilità p e r il
problema della forza politica adeguata al
raggiungimento degli obiettivi. La difesa
delle libertà locali al di s o p r a delle frontierc e la volontà (gemcllaggi - inventati
d a Jean Barcth - e loro G giuramento D) di
non più tollerare la g u e r r a f r a paesi europei
non p u ò prescindere, osserva Serafini, d a
un contesto istituzionale europeo, cioì: d a
u n a azione concreta e immediata per limit a r c le sovranità nazionali e c r e a r e un pot e r e europeo.
A causa della fui-ma presa dagli eventi.
ciot: d a l lepame t r a CED e Comunità politica, d o p o Ic ratifiche del Belgio, dclla Germania, del Lussemburgo e dcll'Olanda, la
CED viene respinta all'Assemblea nazionale francese, il 30 ugosto 1954 (sulla base di
7
7
1
Scheda n. 1: composizione e organizzazione
Il Parlaniento europeo (assemblea politica delle t r e Cornunità: Ceca, Cee
E u r a t o m ) si compone a t t u a l m e n t e di 198 m e m b r i , che rappresentano circa 260
milioni d i europei.
I m e m b r i s o n o designati dai rispettivi parlamenti nazionali, sulla base dei
seggi ottenuti nelle elezioni dai vari raggruppamenti politici (11. scheda il. 2).
Come si p u ò rilevare dalla composizione dei gruppi politici, i 198 membri
appartengono a partiti nazionali e s o n o designati d a I5 assemblee parlamentari
dei 9 stati m e m b r i della Comunità europea.
I n a u l a i deputati europei sono raggruppati, secondo le rispettive appartenenze politiche, in gruppi parlamentari i quali votano di volta in volta seguendo
u n a certa disciplina o con libertà di voto. La presenza d i gruppi politici transnazionali caratticrizza il Parlamento europeo, svolgendo u n a funzione d e t e r m i n a n t e
negli oricntarnenti politici dell'Assemblea.
L'attività del P a r l a m e n t o ed i suoi diversi organi s o n o diretti dal Presidente
( a t t u a l m e n t e l'italiano Emilio Colombo), assistito d a dodici vicepresidenti. Prcsidente e vicepresidenti costituiscono I'UfIicio d i Presidenza, eletto nella sessione
d i marzo e per la d u r a t a di u n anno.
11 Parlam'ento europeo ha costituito 12 commissioni permanenti (politica, giuridica, economica e monetaria, bilanci, alfari sociali, agricoltura, politica regionale e traspo~rti, sanità pubblica, energia, a l f a r i culturali, relazioni economiche
esterne, sviluppo, associazioni, regolamento), composte - t r a n n e l'ultima - di 35
m e m b r i , che rispecchiano le tendenze politiche presenti in aula.
Il Parlamento europeo tiene u n a sessione annuale, c h e inizia il secondo m a r tedì di marzo. L'Assemblea si riunisce u n a volta a l mese. in sessioni che d u r a n o
clal lunedì al venerdì.
((
Isslingen
u n a « q ~ i e s t i o n preuluhle n, posta d a l gcneralc Aumeran) d a u n a maggioranza nella
quale tiguravano con i nazionalisti irriducibili e i colonialisti sparsi ovunque, i gollisti, i comunisti 12 una metà circa dei socialisti.
Già meno di d u e mesi d o p o la c a d u t a
della CED, il CCE rilancia, i l I9 o(tohi-e 1954
(Secondi S t a t i gen~crali),l'idea di u n a comuriità politica sovrainazionale, con poteri limitati m a reali. Oltre mille sindaci europei
votano all'unanimità una risoluzione politica nella quale diclhiarano che il p r i m o scopo clella loro azione ì: N la istituzione d i u n a
Comunità politica europea con poteri limitati m a i-cali. sui piani politico, economico
e sociale, e sottoposta a d un controllo dcmocratico cmanaritc dal suffragio univcrsale d i r e t t o n. Sviluppando pochi mesi dopo Ic conclusioni degli S t a t i generali di
Venezia, il massimo o r g a n o politico del
CCE lancia (geiiiirrio 1955) a tutti i poteri
locali l ' a Appello di Esslingen D, in cui fra
l'altro si a f f e r m a :
è necessario c h e ogni
organismo locale clivenga u n c e n t r o di attiva propaganda fetleralista, in m o d o che al
pii1 presto le popolazioni costringano i governi nazionali a convocare l'Assemblea costituente D.
La c a d u t a della CED crea per i federalisti la necessità di ripensare la loro strategia che si e r a basata lino a quel m o m e n t o
hu urla politica d i vertice, cioè di pressione
sulle forze politiche nazionali, per passare
ad u n a mobilitazio.ne popolare (che pensa di
~potcrsirichiamare, a u n c e r t o momento, alla
cspei-ienza indiana del Partito del Congresso
C dclla pacifica rivoluzione gandhista). I1
nuovo corso », proposto dalla c o r r e n t e pii1
i.adicale al congresso dell'UEF a Parigi, nel
ecnnaio 19i5, ha anzitutto bisogno di f a r
precedere asli obiettivi p u r a m e n t e istituzionali u n approfondlimento del << perché D si
vuole I'Europa unita ( « p e r che f a r e »): d a
qui I'impostazionc della relazione congressualc, di Alfred Mo~zere s o p r a t t u t t o le « Tesi r di Altiero Spinelli, c h e delineano alcune politiche d i progresso. di siustizia e d i
pace, c h e non potrà non f a r sue l'Europa
autenticamente fedci-ata (il '55 s a r à I'ann o della Conferenza di Bandung; le N Tesi N
di Spinelli trovano alcuni antecedenti, in Italia nclla « Dichiarazione politica: tenipi nuovi. metodi nuovi D - 1953 - del Moviment o Comunità, socialista personalista e federalista, f i r m a t a d a Adriano Olivetti, Serai'ini, Ludovico Ouaroni, Riccardo Musatti c
altri). Il K nuovo corso d à vita al Comitat o d'iniziativa per il Congrcsso del Popcilo
europeo: i federalisti si rivolsero ai cittadini europei, invitandoli a eleggere propri
delegati (con u n a sorta di « primarie » c f r . l'esperienza americana - su listc tli
cittadini appartenenti e n o al Movimento
federalista) al Congrcsso del Popolo curopco, avente pei- line la convocazione dclla
Assemblea costituente europea. Dalle p r i m e
clezioiii, cui partecipano 72.000 cittadini, si
arriva al mezzo milione della q u a r t a sessione del CPE d i Osterida, nel 1960. I n ogni
tornata elettorale si rivela i m p o r t a n t e I'alIcanza fra I'IJEI.' e Comuni aderenti al Consiglio dei Comuni d'Europa, che si metton o a disposizione per la facilitazione tccnica dell'operazione. Tuttavia, d o p o cinque
anni, a n c h e q u e s t a esperienza federalista
e n t r a in crisi s o p r a t t u t t o per le grandi dil'ficoltà organizzative. L.'azione popolare rim a r r à così prerogativa del Consiglio dei
Comuni d'Europa che non trascura anche
azione di pressione, c o m e avviene d u r a n t e
la preparazione dei T r a t t a t i d i Roma.
I1 I"i~~giio 19.55 si svolge a Messina la
Conferenza dei Ministri degli Esteri dei Sci:
essi affidano a u n comitato di esperti la
redazione di iin i-apporto, c h e viene prescntato a i governi i l 21 uprile 1956. Sulla base
di questo r a p p o r t o , c h e prevedeva la creazione d i un Mercato c o m u n e e di una Co.
munità per l'energia a t o m i c a , si iniziano i
negoziati che, d o p o laboriose vicende, port a n o alla Firma dei t r a t t a t i di Roma per
la Comunità economica europea e I'Euratoin
(25 nlurzo 19.57). F r a t t a n t o dalla fine del 1955
l'illuminismo di J e a n Monnet aveva spostnt o realisticamente i l tiro, esercitando I'ope-
COMUNI D'EUIROPA
1-21 di C g r a n suggeritore D non più sui governi q u a n t o s ~ i i1ecitler.s dei pai-tiii ( o , almeno.
dei partiti disponibili in scnso curopcista)
e dei sindacati tlci lavoratori (iclcni): K i inilitanti e ~ i r o p c in, coinmciitcrà piìi tardi Monnet iici a Mi.nioircs D, K avevano la sinccrità, nia non clispoiicvano eli potei-e; le oi-ganizzazioni eli claturi di lavoro (lcs ol-,qtriri.strfioiis p c ~ ~ r o ~ ~ c ~
r li i~c't.t~c v) a n o i 1010 grandi
n i c / . ~ i al servizio dcllc i ~ i i p r e s e pi.i\,atc di
C L I ~csercitav;iiio il i i i ; i ~ i ( l ~ I»o ( e per q ~ i c s t o
cyli Ic escluse). E r a nato così i l C Comitato
cl'a~iuiic per gli Stati Uriiti d ' E u r o p a n, c h e
sposta I'azioric di persuasione dai vci-tici
di govcriio iii vci-tici di p a r t i t o c sindacali,
coi limiti - oltre qucllo clcl \ci-ticisnio causati anche cla una gestione sciiipre meno moiiolitica c persoiiale, c h c i i i quel perioclo si sta vcril'icando proprio iicllc organizza/ioni dcriioci-aticlic, iioiicliC dalla necessità
tli nicdiazionc coiitiiilia c quintli tli pei-(lita
cli iiicisività c incapacità eli proriiuoverc, sia
pure iiidircttaiiicntc, uii iiiovimcnto di massii. T~iit:ivi:i i l Coiiiitiito Moiiriet svolge, uri
per i-isolvcrli uri i-rictoclo insullicicnte, anzi
sbagliato (olt re clic un contesto intcrnazionalc ambiguo: incoerente scriz'altro con le
conseguenze clic si d o v e ~ a n otirare dal congresso dcll'UEF del 19.55), perverrà a provocare draniniatichc e salutari contraddizioni, c h e finiranno p e r porre - c o m c i l
CCE h a continuato u insistere in ogni monieiito - i l ti-agliardo dcll'unith politica alI'oi-dine clcl giorno clclla società eur-opca. Si
t r a t t a - loi.se con qualche perdita di rigore, ina con niag9iore intiiizioiic pecl~ipozicn
- di utilizzare sciiz:i indugio i Trattati coiiic struiiiciito per trnsfoi.in:irc una lotta elitaria - e tale i-iiiiaiic iiicvitabilmente i l
Conzresso del popolo c ~ i r o p c o ,c o m c i-iniarrà il « censimento voloritai-io » lederalista,
c h e gli Sai-8 scguito - in uiia lotta (li inassa. L'AICCE ti-uva seiiza clubbio difricoltii
iicl CCE c iicl s u o stesso seiio pci- la piena
attuazioiie clclla s u a strategia: m a si può
dire c h e continui a prevalere - c in q u e s t o
scnso il CCE ti.ovii Fra i suoi lecitlc,r.> coerenti i l segretario 'liropci:) Jcan Bareili. 01.-
Alexaiider Huiiiilton
Pierre-Joseph t'roudhon
compito iniportaiiic iicl fai. sì che i Trattati di R o m a siano i incrio cattivi possibile
e contengano nel loro s e n o alcuni esplosivi a scoppio ritardato.
Mentre si niuovono i primi passi dcllc
realizzazioni conci-cte, sul piano istituzionale, clclla f u t u r a Comunità europea, si precisa i l pensiero e l'azione tlci federalisti sui
nuovi avvenimenti e sulle prospettive. I feclcralisti raggruppati a t t o r n o a Spinelli e
poi a Mario Albertini preferiscono, nel pcriodo di rctlazione e all'entrata in vigore dei
T r a t t a t i di Roma, di svolgere un'opera d i
chiarimento circa I'inipossibilità che dalla
unione economica scaturisca l'unità politica, sottolineando a n c h e (giustamente: i fatti h a n n o d a t o loro I-agionc) c h e la stessa
unione economica c monetaria non p u b
p r e n d e r e le mosse che cla irrinunciabili premesse politiche e istituzionali; e si dcdican o altresì a p r e p a r a r e i nuovi « q u a d r i » i'ederalisti per i l m o m e n t o della cr-isi n, c h e
arriverà. Il CCE, m a più par-ticolarmente
I'AICCE vedono piuttosto nei T r a t t a t i di
Roma, t u t t o s o m m a t o , lo st rurnento che,
costringendo a por-i-e i problemi economici
c sociali e a n c h e politici nella giusta diriiensione (quella e u r o p e a ) , m a proponenelo
niai vicino iille tesi di <;ci-afirii, e i l presidente dclla sezione tedt:sca, Engel, borgom a s t r o di Darmstadt - l'idea di un'allcanza
organica c dinamica dei Poteri locali col fcdcralismo sovranazionalc ( i Potcri locali costringeranno a qualche compromesso, m a
s o n o migliaia c decine d i migliaia c h a n n o
radici prolonclc nclla sc~cietà e u r o p e a ) . Il
nemico C scniprc s t a t o ( e r i m a n e ) comune:
qucllo S t a t o nazionalc clic difende arroganteniente certi privilegi e un regime sostanzialmente corporativo. Già p r i m a della firma
clci T r a t t a t i di Roma nel (SCE si e r a delineata
la esigenza dclla torrna;cione di un f r o n t e
del popolo cur-opco ( « E' p e r t a n t o neccssario che, r o m p e n d o i l guscio nazionale », scriveva Serafini nella relazione politica ai 111
Stati generali, n Francoforte sul Meno ncll'ottobre 1956, « i i-apprcscntanti clelle comunità locali europee, i rappresentanti dei
lavoratori, gli esponenti della c u l t u r a si unis c a n o direttamente s u scala sopranazionale, si abituino a pensare senz'altro in termini europei, si preparino a diventare la class-e dirigente europea, propongano le istituzioni europee a t t r a v e r s o le quali d o v r a n n o
esprimersi efficacemente D).
Durante la redazione dei T r a t t a t i di R o m a
dicembre 1977
il CCE si b a t t e , affinchE il principio del s u l fragio universale d i r e t t o e u r o p e o vi sia i i i eluso senza riserve c I'AICCE o p e r a una notevole pressione specifica sul negoziatore italiano ( i l Ministro ciegli Esteri e r a il liberale
(;actrino Mai-tino), pei.chC migliori I'articolo clcl T r a t t a t o di Pai-igi (istitutii,o clclla
Coniuiiit8 carbosidcrurgic:~ o CECA), c h e
prcvcclc la possibilità di tali elezioni, i r i articoli c h e includano viceversa un preciso obbligo i11 tal senso. Nella elisputa s e privilcgiare - a p a r t c I'astrattczza del pori-e rigiclanicntc una tale alternativri - I'acquisizione di concreti poteri d a p a r t c clcl Pai-lamcnto europeo o la s u a elezione diretta, i l CCE
ha scnipi.e o p t a t o coerciitemenlc per I'clcLione, non c e r t o pei- iliotivi di N Icgittiniazione ), m a pcrchi. così i l P a r l a m e n t o cui-opco si lega alla crescita del u f r o n t c del popolo europeo D , nicntrc i poteri a prcsciiicicrc clallc elezioni debboiio essere chiesti
al negozialo iiitergoveriiativo e , ovviamciitc
verranno a concessi » col contagoccc.
I1 3 tlic~'riihrr 1957, a conclusioiic del 111
C'origrcsso nazionale dcll'AICCE svoltosi a
Frascati, vicric ~ i p p r o v a i a una risoluzione,
riella quale si a cspi.imc i l convincimento
c h e gli articoli clei T r a t t a t i della Coniliiiità
ccoiiomica europea c dcli'Euratom non sarziriiio sul'ricicnti per realizzare un'autciit ica
politica economica europea. s e dietro a cluc41i articoli non ci s a r 8 una classe politica
cLii.opca i-calmcnte clccisa a c a m m i n a r e vcrs o la Federazione. Dcll'csistciiza di q u e s t a
classe I'~inic:i prova tangibile c a r i la sua
volontà eli pci-venire al piii presto allc istituzioni politiche sovranazioriali, coii potei-c
reale, al govcrrio, al Parlamento e alla Corte di giustiziri cui.opci, c di con\#ocai-c ii
clucsto scopo I'Asscniblca cosliluciitc. euroPCLI ».
Negli stessi gioi-ni (clal 6 (111'8 tlic.criil)rc,
19-57) si riunisce a Torino i l Congresso del
popolo europeo, eletto nel mese di iiovenibre d;i 75 inila cittadini europei, c h e a p p r o va un;i dichiarazione politica, nella qualc si
aftei-ma, I'ra l'altro, c h e ( ( g l i Stati i i a ~ i o n a l i
dc\,orio csscrc chiamati a riconoscere I:i
iiecessità dclla Federazione, la loro propria
incapacità in materia c il diritto clcl popolo
e u r o p e o a costruii-r esso stesso tale Federazione. Per conseguenza essi devono esser e portati ad a p p r o v a r e un t r a t t a t o c h e convochi un'Assemblea costituente europea n.
Il I' geiiiiuio 1958 e n t r a n o i n t a n t o in vigor e i T r a t t a t i di R o m a e d inizia la s u a attività a n c h e la nuova Assemblea europea c h e
fa seguito all'Asscmblca della CECA. costituita nel 1954.
I1 10 api-ilc 19.58, I'AICCE, in occasione
delle elezioni politiche italiane, I-ivolge un
appello ai candidati c allc foi-inazioni politiche affinchi. conducano t u t t a IL] battaglia
nella prospettiva dell'unità cui-opea, impegnandosi ad una politica conseguente.
I1
prossimo Parlamento italiano - a f f e r m a
I'AICCE -, si troverà eli lroiitc ad u n o storico compito (in pai-ticolare, t1.tl.r.) ... prep a r a r e l'atto solenne c h e dovrà s e p a r a r e i l
m a n d a t o nazionalc dal mandrito europeo,
conduceiiclo a d elezioni europee, clircttc c a
suffragio universale, all'Asscinblea costituente europea; alla redazione della Costiiuzionc
degli S t a t i Uniti d'Europa D.
I IV Stati generali del CCE (Liegi, 3-6 luglio 1958) attaccano la tecnocrazia, sottolirieano l'esigenza eli f a r partecipare, attivarncnie e clalla base, i cittadini alla evoluzione clelln vita democratic~a, ribadiscono f'ei..
dicembre 1977
mamente ( N primo scopo del CCE D) quanto
si chiede dagli Stati generali di Venezia
( a l'istituzione di una Comunità politica europea, con poteri limitati ma reali e sottoposta a un controllo democratico, che emani dalla volontà popolare espressa direttamente e tramite le comunità locali, regionali e nazionali »), ricordando che il CCE
ha già ripetutamente invitato ... i governi a
concludere un accordo al fine di creare lo
strumento necessario per redigere la Costituzione di questa Comunità politica ». Serafini lancia a Liegi il bullon d'essui della
Costituente integrata ( f i f t y - f i f t y ) per redigere la costituzione degli Stati Uniti d'Europa: cioè l'Assemblea parlamentare europea, eletta a suffragio diretto come previsto dai Trattati comunitari e integrata al
cinquanta per cento (a maggior garanzia di
coloro che temono i colpi di mano giacobini D) coi rappresentanti dei Parlamenti na~ i o n a l i c delle comunità territoriali locali
(cfr. il Senato francese e il Biindesrut tedesco).
Fin dalla sua costituzione (marzo 1958), la
Commissione per gli affari politici del Parlamento europeo rivolge la sua attenzione
al mandato che i Trattati di Roma avevano
aflidato all'Assemblea, per la presentazione
di proposte concrete concernenti la sua elezione a suffragio universale e diretto. I risultati del lavoro effettuato da un Iruppo
di esperti viene approvato dalla Commissione politica nel tnurzo 1960.
Nel tnurzo 1960 il Consiglio dei Comuni
d'Europa, durante i V Stati generali, approva una risoluzione politica nella quale si
afferma che a l'integrazione europea deve
progredire parallelamente sul piano politico e sul piano economico e che il raggiungimento di una politica comunitaria in Europa postula la creazione urgente: di un
esecutivo, di un Parlamento, di una Corte
di giustizia D.
I1 17 rnaggio 1960 il Parlamento eiiropeo
approva un progetto definitivo di convenzione, composto di 23 articoli, progetto che
viene trasmesso al Consiglio i l 23 giugno
1960.
Dopo la proposta di unione politica europea, fatta dal generale De Gaulle nella conferenza stampa del 5 dicetnhre 1960, la prima conferenza dei capi di governo della
Comunità (Parigi, 10-11 febbraio 1961) decide di incaricare una commissione di studio di presentare proposte concrete in materia. Tale commissione elabora un progetto di relazionc nel quale si dice, fra l'altro,
a cinque delegazioni ritengono possibile che
i capi di governo prendano già ora la decisione di studiare il seguito da dare alle
proposte formulate dall'Assemblea parla
mentare europea in merito alle elezioni dell'Assemblea stessa, mediante suffragio universale diretto. La delegazione francese è
del parere che i tempi non siano ancora
maturi ».
Il Bureau europeo del Consiglio dei Comuni d'Europa, riunito a Milano il 22-23
uprile 1961, rivolge ai capi di governo della
Comunità (che si preparano al vertice di
Bonn del luglio successivo) un appello nel
quale si afferma tra l'altro « I governi nazionali debbono applicare lealmente il 3"
comma art. 138 CEE, che prevede l'elezione
a suffragio universale e diretto del Parlamento europeo: a tal fine si chiede ai governi di adottare il progetto presentato
dallo stesso Parlamento europeo D. a E' ne-
COMLINI D'EUROPA
cessario - afferrna inoltre la dichiarazione
del CCE - che i governi interessati stipulino una convenzione, che conferirà all'Assemblea parlameritare così eletta i l mandato di redigere lo statuto politico delllEuropa, statuto che sarà sottoposto a un referendum popolare in ciascuno dei paesi della
Comunità e che potrà essere sottoposto a
qualunque altro paese democratico europeo,
disposto ad accettare questa leggc comune n.
Riuniti a Bonn il 18 luglio 1961, i capi di
governo incaricano una Commissione di studio di esaminare lo statuto dell'unione politica. I1 2 tioi~criibre la Comniissione presenta un primo progetto, nel quale il problema dell'elezione del Parlamento europeo
non e trattato.
Al progetto presentato dalla Commissione,
le delegazioni dei paesi membri, esclusa la
Francia, oppongono una relazione che presenta notevoli divergenze. I1 15 tliurzo 1962,
dopo varie riunioni della Commissione si
constata la persicstenza del disaccordo fra
cinque delegazioni e la Francia. Mentre questo paese non intende parlare del problema
dell'elezione del F'arlamento europeo, il testo presentato dagli altri cinque paesi comportava all'art. 20 le seguenti disposizioni:
alla data del passaggio dalla seconda alla
terza tappa prevkta dal trattato, esso sarà
sottoposto ad una revisione generale ... che
avrà segnatamente per oggetto I'associazione più stretta delllAssemblea parlamentare
alla definizione dclla politica comune e la
messa in atto dell'impegno sancito dall'art.
138 CEE di procedere all'elezione delllAssemblea mediante suffragio universale diretto D.
I1 27 giligno 1963, in una risoluzione sulle
proprie competenze e poteri, il Parlamento
europeo sottolinea che
l'elezione diretta
dei membri dell'Assemblca è elemento indispensabile per democratizzare la Comunità »
e chiede al Consigllio dei ministri e ai governi ( ( d i assumere le responsabilità che a loro spettano in base al Trattato per una rapida applicazione del progetto di convenzione elaborato dal Parlamento ».
Al consiglio dei ministri dclla Comunità
del 24-25 febbraio 1'964, il ministro degli esteri italiano Saragat presenta una proposta
di rilancio europeo che prevede I'organizzazione per tappe clell'elezione diretta. I1 28
novenibre il goveriio italiano ripresenta questa proposta sotto forma di un progetto
di dichiarazione, che non viene comunque
accolto dal Consiglio.
I1 1964 è un anrio particolarmente importante per i federalisti europei, che tengono
alcune riunioni fondamentali per il futuro
della loro azione, che si richiama alla necessità di creare un fronte democratico di
tutte le forze vive europee.
Anzitutto si è delineato un processo di
riunificazione dei federalisti: dall'UEF, infatti, si era scissa agli inizi del << nuovo corso n, un'ala moderata (Azione europea federalista: AEF), estremamente possibilista e
morbida; alla fine clel 1963 (ottobre, Conferenza di Lussemburgo) I'AEF già mostra una certa disponibilità a riprendere contatti e iniziative comuni coi federalisti radicali, sulla
base dell'idea di un fronte delle forze
democratiche (lanciata dal CCE). Nel 1964
fanno poi spicco 1;ì sessione di Parigi (20-21
marzo) del Consiglio internazionale del Movimento Europeo (che è il vecchio consorzio
delle forze e democratiche ed europeiste »)
- passa una m o ~ i o n eBareth-Serafini firma-
9
ta anche da Nobili (DC italiano), da sindacalisti, ecc., sul << fronte democratico europeo »
(e quindi su una prospettiva di decisivo
cambiamento di rotta del M.E., rimasto poi
a mezz'aria) -; il congresso di Montreux (10
12 aprile) del Movimento Federalista Europeo
(l'ala radicale dei fedcralisti); il congresso
di Darmstadt (fine agosto) dell'Associution
Europeerine des En.seigtzants (AEDE: conclude che << la collaborazione permanente e
fiduciosa dell1AEDE e del CCE dovrebbe dare l'esempio, a tutti i livelli, di un coordi-
Gaetano Martino
nanicnto stretto e costruttivo di tutte Ic
forze vive europee, per realizzare questo
fronte democratico europeo, che si dimostra
ogni giorno più necessario N); e infine i VI1
Stati generali del CCE (Roma, 15-18 ottobre).
Il X Congresso del Movimento fcderalista
europeo, svoltosi a Montreux l'l1 e 12 apriCarta federalista » e tre
le, approva la
risoluzioni: una risoluzione politica generale (basata sulle indicazioni della cc Carta » e
insieme sull'idea del fronte democratico europeo) e due risoluzioni delle correnti di
minoranza, quella di autonomia federalista,
guidata da Mario Albertini (che propone il
ricordato « censimento ») e quella del Partito
federalista europeo, facente capo ad Alberto
Cabella. I1 giorno precedente il congresso, il
10 aprile, si era tenuta una N Conferenza federalista D a cui avev.ano partecipato federalisti del MFE, dell'AEF, esponenti di altre
organizzazioni, fra le quali il CCE, nonché
alcuni federalisti indipendenti.
La « Carta federalista n, approvata a maggioranza dai partecipanti, vorrcbbe richiamare i motivi di fondo (cfr. il Congresso
di Parigi del '55 dclllUEF) per cui si vuole
la Federazione europea: nobile obiettivo mancato, osserva Serafini, che ne fa una critica
serrata, non tralasciando di attaccarne alcuni aspetti corporativistici, che egli non
ha mai perdonato al proudhonismo anche
più illuminato (in questa sintesi abbiamo ricordato agli inizi Silvio Trentin) e che vanno in senso contrario di quel federalismo
integrale, che egli intende in senso dinamico ( « blocco storico » tra federalisti sovranazionali e autonomisti) e da cui pensa di
dar vita a un autentico « fronte democratico europeo n. Concesso agli amici di a autonomia federalista n che è irrinunciabile un
movimento federalista autonomo dalle forze politiche tradizionali, organizzato sovranazionalmente, disciplinato, sostanzialmente
<(
COMUNI D'EUROPA
10
dicembre 1977
Scheda n. 2: i gruppi parlamentari
I gruppi parlamentari rappresentano i centri i11 cui si forma la volontà politica: la composizione trasnazionale dei gruppi comporta la necessità del superamento dei punti cli vista e degli interessi nazionali, attraverso il raggiungimento di soluzioni comuni.
Il numero minimo attualmente richiesto per la costituzione di un gruppo è
di 14 deputati o 10 appartenenti ad almeno tre stati membri.
Il Parlamento europeo t: suddiviso in sei gruppi politici:
- socirrlistn, coli 63 membri appai-tenenti a 12 partiti (SPD, PvDA, Socialisti danesi, laburisti inglesi, PSDI, PSI, PSF, BSP. PSB, POSL);
- deiiiocrutico-cristiano, con 52 membi-i, appartenenti a 12 partiti (CSU,
DC, CDU, Partito Cristiano Belga, SVP, UCDP, Fine Gael. PSC, K\IP, AR, CHU,
PCS);
- liberale, con 24 membi-i appartenenti a 15 partiti (FDP, VVD, RCDS, RI,
RG, P.VV., RIAS, liberali inglesi, danesi e belgi, RV, PD, RDS, PLI, PRI);
- deiiiocrritici eriropri del progresso, con 19 membri appartenenti a 3
partiti (RPK, FF, FRP);
- coriservatorr con 18 membri appartenenti a due partiti (conservatori
inglesi e partiti dcl centro danese);
- corn~ir7isti,con 17 membri appartenenti a quattro partiti (PCI, PCF, CPN,
SF):
- noi1 iscritti, con 3 membri.
(<
A B B R E V I A Z I O N I
B.S.P.
P.S.B.
C.V.P.
P.S.C.
F.D.F.-R.W.
P.V.V.
P.I..P.
Belgische Socialistische P a r t i ,
Pai-ti sucialiste hcigc
Christclijhc Volkspartii
Parti social-chréticn
Front dCmocratiquc d c s i'rancopliones - Rasaemblemcnt wallon
p..iitij
. . . voor vrijheid c n vuui-uitgang
l':irti d e la liber-tc c t dii p i o g r c s
CD
FRP
KF
UV
S
SF
V
Centr-iiiii-Dcmokraternc
Fi-cniakridtspartiet
Dct k o n x r v a t i v c lolkcparti
Dct Radikalc vcnsirc
Socialdemokratict
Socialihtibk lolkcparti
Vcnstre. D a n m a r k s liberale p a r t i
CDU
CSU
FDP
SPD
Christlich-Dcrnokratischc Union
Cliristlich-Soziale Union
Fi-cic Demokratischc P ~ r t e i
So/.ialdemokratische Pai-tei Dcutschlandh
P.C.S.
P.D.
P.O.S.L.
Pai-ti chrktien social
Parti d é m o c r a t i q u e
Parti ouvrier w c i a l i s t e
luxembouigeois
G.D.
P.C.F.
P.S.
R.C.D.S.
Gniiche démocraiiquc.
Parti c o n ~ m u n i \ t c t r a n ~ a i s
Parti socialiste
Rélormateurs dcs centristrs
e t dtinoci-atea sociaus
Mo~ivcincnt d e s rudicaux
dc gziuche
RCt'ormatcurs c t dgrnocrates
aociaux
RCpuhlic;iins i n d é p e n d a n t s
Rénuhlicains i n d é n e n d a n t s
d'..iLtron
. ' sociale
Ilnionc centristc clcs dCrnocratci
d e progri-s
R a a s ~ . n ~ b l c m e npt o u r la
Rép~ihliquc
A.R.
C.H.U.
D'66
K.V.P.
P.v.d.A.
P.P.R.
V.V.D.
Anti-revolutionair-e p a r t i j
Christelijk Hiatorische Unir
Deniuhr-aten 66
Kathulieke Volkspurtij
Partii van d e Arbeid
Politickc Partij Radikalcn
Volkspartij voor Vrijheid e n
Democratie
Cons.
Lab.
Lib.
SN P
Conservative and Unionist Partv
Labour Party
Liberal Partv
Scottish National Pari\'
L)u:frrfurk
R.G.
I
I
R.D.S.
R.I.
R.I.A.S.
U.C.D.P.
R.P.U.
rivoluzionario (cosa chc egli non ha aspettato il <inuovo corso per sostenerla), ha
poi difeso l'esigenza di metterlo alla prova
proprio sul problema del u fronte » (prova
che non L: prematura, anzi urge) e ha attaccato chi sottovaluta o respinge le elezioni
a suffragio diretto dell'attuale Parlamento
(il suo interesse
europeo « scnza poteri
va più alle elezioni europee che al Parlamento eletto). Nello stesso tempo Serafini
ha sollevato alcune riserve anche sugli amici che sostengono il K fronte » (una corrente
composita che vede i l proudhoniano Marc e,
sopraggiunto, I'hamiltoniano Spinelli) - irnplicitamente insoddisfatto del relatore di
maggioranza Rifflet -, poiché il « fronte
non può essere, con formula miniinalista, un
hrain trust di federalisti con contorno di de-
F.F.
F.G.
Lab.
Fianna Fail Party
Fine Gael P;ii.tr.
Lahour P;irty
D.C.
I n d . Sin.
D.N.
P.C.I.
P.L.I.
P.R.I.
P.S.I.
P.S.D.I.
Democrazia c r i ~ j t i a n a
Indinendente di S i n i a t ~ i
Democraria nazionale
Partito conlunista italiano
Partito liberale italiano
Partito repubblicano italiano
p.a i.t i' t o socialisla italiano
Partito Socialisla Democratico
italiano
Sudtirulcr Volkspartei
(Partitu popolare sudtir-olese)
/luliu
S.V.P.
politica europea, costituita da un esecutivo comune e fondata su un Parlamento dai
poteri allargati, eletto a suffragio universale D, lavorando per un fronte democratico
europeo, cioì: un fronte (come chiarito
nella relazione politica della storica manifestazione) che
accanto ai sindacati dei
lavoratori (e la Confederazione europea sindacale ora sta lentamente sconfiggendo, sia
pure con fatica, le posizioni nazionalistiche
di alcune sue componenti e le remoi-e settoriali), ai Poteri locali (e regionali) e alla
cultura più avvertita deve schierare i ceti
medi, i produttori che non si basino su posizioni di privilegio o settoriali (stessa musica che per i sindacati), la scuola, i giovani D.
Nella risoluzione politica, vengono riaffermati i principi dell'organizzazione federale europea, della programmazione economica, dell'aiuto al terzo mondo. del controllo democratico « esercitato da un parlamento, di cui una Camera deve essere eletta a suffragio universale diretto dall'insieme degli europei n.
I1 tema del fronte democratico europeo
viene ripreso da Serafini dopo le elezioni
presidenziali francesi ( « Comuni d'Europa m ,
dicembre IY65), in cui si insiste sulla necessità di inserire le forze vive da selezionare in funzione della loro effettiva vocazione sovranazionale D.
In occasione del decimo anniversario della firma dei Trattati di Ronia, i capi di governo della Comunità europea si riuniscono
g i o nelle discusa Roma il 29-30 ~ r ~ ~ ~ g1967:
sioni sullo sviluppo della Comunità il problema delle elezioni dirette non viene affrontato: in una risoluzione approvata il 21 gi~cg11o 1967, il Parlamento europeo ricorda ai
capi di governo che « la costruzione della
unità europea non potrà essere compiuta
senza la partecipazione attiva dei popoli c
scnza il concorso dei loro rappresentanti c
che pertanto sempre più si impone il riconoscimento delle funzioni e del ruolo che
il Parlamento europeo deve poter svolgere
nella Comunità n.
Sempre sul tema del Fronte democratico
europeo torna Serafini in un editoriale del
febbraio 1968, per denunciai-e la mancata utilizzazione del Movimento europeo, intitolato
appunto Fronte democratico europeo o cimitero degli elefanti ».
Nel numero di marzo 1968 cc Comuni d'Europa » affronta decisamente il problema delle inadempienze dell'Italia nei confronti della Comunità europea, fra cui la più scandalosa risulta quella del mancato rinnovo della delegazione italiana al Parlamento curopeo: nella prima pagina del periodico le foto di 6 parlamentari deceduti (uno da oltre
sette anni) e non sostituiti. La campagna,
che solleva grande impressione (soprattutto
quando, dopo le elezioni politiche del maggio 1968, viene documentato che su 36 membri italiani solo I I possono sedere a pieno
titolo sui banchi di Strasburgo, e di questi,
successivamente, uno viene nominato ministro e tre sottosegretari), contribuisce notevolmente alla nomina e composizione della delegazione (di cui fanno parte per la
prima volta i comunisti) che fa i l suo ingresso ufficiale alla sessione di marzo del
1969.
Alla fine del 1968 parte in Italia un'iriiziativa della Commissione italiana del Movimento federalista europeo per dare avvio
(con un progetto di legge di iniziativa po-
I
mocratici non conformisti, ma deve rappresentare l'indice della reale <<crisi di quad r o » delle forze politiche e sociali degli
Stati nazionali. in sommi^ i l « fronte » deve
raccogliere la sfida dellt. contraddi~ioni patenti sollevate dal MEC, bisogna lavorare
deiltro i partiti e i sindacati, del resto molto più duramente e crealivamente di quanto
abbiano fatto [in qui la sinistra europea, le
Nouvelles equipes Internationales (cristiane), il Movimento liberale per l'Europa
unita.
Dal 15 al 17 ottobre 1964 si svolgono a
Roma i VI1 Stati generali del Consiglio dei
Comuni d'Europa: nella dichiarazione generale i cinquemila rappresentanti dei poteri locali si impegnano ad a appoggiare ogni
iniziativa che tenda a creare un'autorità
dicembre 1977
CONIUNI D'EUROPA
-
-
-
bedue le manifestazioni attendono un impolare) a elezioni al Parlamento europeo a
pegno che i capi di governo dovrebbero prensuffragio diretto su scala italiana.
dere nel vertice di ottobre.
Alla vigilia del vertice dell'Aja. I'AICCE
Dal 19 al 21 ottobre 1972, i capi di goverlancia un
Manifesto » indirizzato ai capi
di governo e particolarmente al governo ita- no dei paesi membri, riuniti a Parigi per la
liano (ottobre 1969): « nei riguardi del Par- prima volta nella Comunità allargata a Gran
lamento europeo - afferma I'AICCE - è Bretagna, Irlanda e Danimarca, affermano
arrivato il momento di chiedere finalmen- il proposito di trasformare, entro la fine del
te il rispetto della lettera e dello spirito decennio in corso, l'insieme dei loro rapdei Trattati: quale paura illiberale trattie- porti in un'unione europea ». La conferenza
al vertice ignora invece ancora una volta
ne ancora dall'interrogare direttamente il
il problema delle elezioni dirette. I1 20 ottopopolo europeo? D.
I1 7-8 novembre 1969 si riunisce quindi a bre a Parigi, in concomitanza del Vertice,
Rouen i l Bureau sovranazionale del CCE. si riunisce un controvertice, cioè un'AssemNella risoluzione finale si rivolge un appel- blea di forze popolari, democratiche e progressiste europee, promossa dalle organizzalo ai capi di governo perché si impegnino
zioni federaliste: vi partecipano diversi diricoraggiosamente t rapidamente sulla via
dell'unità politica dell'Europa. « 11 Parla- genti del CCE e alcuni leuders della Resimento europeo - si afferma - non dispor- stenza spagnola (Galvan), portoghese (Soarez) e greca. I1 Parlamento europeo, in una
rà dell'autorità necessaria che quando sarà
eletto a suffragio universale e diretto D.
risoluzione del 1.5 rioi~enihre 1972 deplora
Al termine della Conferenza al vertice eu- G che non sia stata presa alcuna decisione
ropea, tenutasi all'Aja il I' e 2 dicembre 1969, per quanto concerne il rafforzamento delle
i capi di governo convengono « ... di raffor- strutture democratiche dclla Comunità; e che
zare i poteri di bilancio del Parlamento
per l'attuazione delle elezioni dei membri del
europeo. Il problema del meccanismo della
Parlamento europeo non solo non siano
elezione diretta - si legge nel comunicato state stabilite daite precise, ma non siano
finale - continuerà ad essere esaminato
stati nemmeno conferiti mandati concreti
dal Consiglio dei Ministri D.
per risolvere le difficoltà esistenti ».
Dal 16 al l8 l~iglio1970 si svolgono a LonInizia in questo periodo una intensa attidra i IX Stati generali del CCE. Nella di- vità di elaboraziolne istituzionale, sia a lichiarazione finale i rappresentanti dei po- vello delle istituzioni comunitarie, sia a literi locali considerano che la futura fede- vello federalista o di esperti. Per quel che
razione europea dovrà avere: « unlAssem- riguarda la Comunità essa vede in sostanza
blea europea direttamente eletta dal popo- e per rapidi cenni:
lo; un governo investito e controllato da
u ) l'elaborazioile di un rapporto, redatquesta Assemblea; un'istituzione rappresen- to da un gruppo di esperti per conto della
tativa degli Stati nazionali; una Corte di
Commissione europea e presieduto dal frangiustizia europea ».
cese Vedel, sui problemi attinenti alle comFra l'aprile e il giuglio I972 si svolgono in petenze del Parlamento europeo e all'evoluFrancia due avvenimenti importanti sul pia- zione istituzionale della Comunità;
no dell'azione europea: il congresso di riub) la nomina di un nuovo relatore, I'onificazione delle organizzazioni federaliste,
i l Movimento Federalista europeo (MFE) e landese Patijn, del Parlamento europeo per
i l Centro d'azione europea federalista (AEF), la convenzione sulle elezioni dirette;
:i Nancy e i X Stati generali del CCE a NizC) la preparazione delle relazioni sulla
za (vi prende la parola uno dei Capi della
unione europea da parte delle istituzioni coResistenza greca, Andreas Papandreuì. Am- munitarie.
Scheda n. 3: la delegazione italiana
Camera dei Deputati e Senato della
Repubblica hanno nominato il 6 ottobre 1976 la delegazione italiana che rimarrà in carica fino all'elezione dirctta del Parlamento europeo.
I 36 membri, ripartiti per gruppo
politico, sono:
- democristiani (1 5): Giovanni
Bersaili, Peter Bruggcr, Maria Luisa
Cassanmagnago, Emilio Colombo, Mario Fioret, Luigi Granelli, Giosuè Liggios, Mario Martinelli, Luigi Noh, Ferruccio Pisoni, Ernesto Pucci, Camillo
Ripamonti, Rolando Riz, Mario Scelba, Vincenzo Vcrnaschi;
- cotn~~tiisti
(12): Giorgio Amendola, Carlo Galluzzi, Nilde Iotti, Silvio
Leonardi, Andrea Mascagni, Aldo Masullo, Michele Pistillo, Renato Sandri,
Altiero Spinclli, Vera Squarcialupi,
Giuseppe Vitale, Protogene Veronesi;
- .sociulisti (5): Aldo Aiello, Francesco Albertini, Giuseppe Amadei, Pietro Lezzi, Mario Zagari;
- liberali (2): Enzo Bettiza, Michele Cifarelli;
- costit~ier7tedi destru (2): Alfredo Covelli, Armando Plebe.
-
Nel frattempo si intensifica l'azione dei
movimenti federalisti c del CCE.
I1 Movimento federalista, a seguito dellc
decisioni votate a Nancv, realizzano al congresso di Bruxelles del 13, 14 e 15 uprile 1973
la nascita dell'unione Europea dei Federalisti (UEF), sorta dalla fusione tra il MFE e
I'AEF, coronando così la lunga marcia di avvicinamento intrapresa soprattutto ad iniziativa della Commissione italiana del MFE e
dell'Etrropri Urrioi7 tedesca (i nuclei principali delle organizzazioni federaliste).
Il mese dopo, il 28 e 29 irluggio, si riunisce
a Montecatini Termi l'Assemblea dei delegati del CCE che. oltre ad approvare una risoluzione politica nella quale sono espresse
le gravi inquictudini per i ritardi nella costruzione sovranazionale, discute a lungo le
responsabilità del CCE nella lotta per la
Federazione europea c la sua coopcrazione
con le altre: organiz7.azioni politiche. Nel
frattempo decine e decine di regioni ed altri enti locali italiani rispondono all'appello lanciato dalla Direzione nazionale delI'AlCCE per una campagna in favore della
elezione unilaterale a suffragio universale e
diretto dei delegati italiani al Parlamento
europeo, campagna indetta dal Movimento
federalista per sollecitare l'impegno del governo italiano sul fondamentale problema.
Eguale rispondenza degli enti locali si regipetizione postra nell'approvazione dclla
polare per i poleri costituenti al Parlamento
curopeo » (piano Spinelli, ciok il mandato al
Parlamento europeo di redigere subito lo
statuto politico della Comunità) nello spirito
della risolu~ioneapprovata a Montecntini.
La necessità di tale collaborazione. ribadita in un incontro fra una delegazione delI'UEF e una del CCE a Neu Isenburg (Gei-rnania Federale), il I9 nlurzo 1974, e le ragioi patlri dell'Europa carbo-siderurgica: Schuman, I)e Gasperi, Stikker, van Zeeland, Ade- ni dell'appoggio al piano Spinelli vengono
esposte da Serafini anche nella relazione
nauer, Bech
<(
dicembre 1977
COMUNI D'EUROPA
12
Scheda n. 4: competenze e poteri
Il Parlamento europeo dispone, in base ai trattati e alle modifiche successivamente intervenute, di determinate competenze nel processo decisionale della
Comunità, che vengono esercitate insieme alle altre istituzioni, in primo luogo Consiglio e Con~missione.
In particolare il Parlamento esercita:
- ~ioferidi cotitrollo
nei conlronti della Commissione, con la mozione di censura sul suo operato,
votata a maggioranza dei due terzi. In caso di approvazione, la Commissione
deve rassegnare le dimissioni dinanzi al Parlamento e al Consiglio; nei confronti di Consiglio e Commissione, attraverso lo strumento delle interrogazioni
scritte, oi-ali (senza o con discussione) e nell'ora riservata alle interrogazioni peiciascuna tornata.
- poteri irl rtiriteria (li hilnricio: dal 25 niarzo 1957 hanno subito un'evoluzione
progressiva, in particolare attraverso i trattati 22 aprile 1970 e 122 luglio 1975.
I poteri riguardano la creazione delle entrate e delle spese, I'ultiii~a parola del
Parlamento sulle spese non obbligatorie (in particolare nei settori della politica
sociale, regionale, industriale e della ricerca), i l controllo delle entrate e delle
spese, la concertazione con il Consiglio su tutti i prov\redimenti con incidenze
finanziarie.
- poteri rli corls~iltciziotle.Esiste una consultazione obbligatoria o Facoltativa del
Parlamento da parte del Consiglio. L'Assemblea puì, inoltre attribuirsi di propria iniziativa l'esame di un problema.
E' prevista infine una consultazione obbligatoria in caso di revisione dei
trattati.
« l'Unione europea e la lotta per la Ragione u predisposta per gli Stati generali di Vienna, previsti per il 1974, ma rinviati al 1975.
Anche all'Assemblea dei delegati del CCE
di Bruges (27-28 gi~cgtio1974 - dove peraltro
viene approvata la N Dichiarazione di principio del CCE sui problemi dell'ambiente
(politica ecologica) -, la risoluzione politica generale: K riafferma solennemente l'urgenza di allai-gare i poteri del Parlamento
europeo e di ristabilire il ruolo politico che
il Trattato ha attribuito alla Commissione;
crede ,fermamente che l'estensione dell'integrazione europea a nuovi campi non si può
attuare che con il progressivo allargamento
delle competenze delle Istituzioni e nel rispetto delle procedure previste dai Ti-attati, evitando ogni giustapposizione di nuovi
organismi alle strutture esistenti; ritiene che
non vi sarà Unione europea senza una costituzione federale che preveda un governo
europeo responsabile di fronte a un Parlamento eletto a suffragio universale e diretto. A questo fine. essa offre tutto I'appoggio al piano d'azione formulato da Altiero
Spinelli, che mira a dare al più presto
mandato al Parlamento europeo di elaborare tale costituzione ».
Al Vertice di Parigi del 9-10 ~licet?il)re1974,
i capi di governo constatano che << l'obiettivo fissato dal trattato relativo all'elezione
a suffragio universale del Parlamento curopeo, dovrebbe essere realizzato il più presto possibile ... essi attendono con interesse le proposte dell'Assemblea, sulle quali auspicano che i l consiglio decida nel corso del
1976. In quest'ipotesi, l'elezione a suffragio
universale diretto dovrebbe essere effettuata a partire clal 1978 )>.
Il 14 genr~aio l975 il Parlamento europeo
approva, su i-elazione del socialista olandese Schelto Patijn, il progetto di convenzione
sull'introduzione di elezioni a suffragio universale diretto dell'Assemblea.
Dal 3 al 5 aprile si svolgono a Vienna gli
XI Stati generali del CCE che costit~iiscono
un momento determinante nella storia dell'Unione europea nel momento in cui il pri-
I
mo ministro belga Tindemans si accinge a
redigere una sintesi » progettuale sull'unione stessa. Oltre a formulare una netta presa di posizione sulla csig~mzadi far convergere la missione Tindernans e le elezioni
europee a suffragio universale e diretto nella trasformazione del Parlamento europeo
in Assemblea costituente, i delegati del CCE
affrontano in un ampio dibattito e condensano nelle risoluzioni votate alcuni principi
fondamentali per lo svil~ippoin senso federale della costruzione europea; in particolare: l'interesse generale vuole che le politiche economica, monetaria, sociale, i-egionale, estera iormino un tutto inscindibile:
necessita quindi un autentico governo europeo; Comuni, Province, Dipartimenti, Regioni riuniti nella lotta per una pianificazione del territorio simultanea alla programmazione economica; un fronte democratico
europeo per l'autonomia e la libertà eflettiva dell'Europa federata; un progetto globale e democratico di cooperazione coi paesi
in via di sviluppo.
Al vertice di Bruxelles del 16-17 luglio
1975, i capi di governo invitano i l Consiglio
ad esaminare il probleina dell'elezione del
Parlamento europeo, tenendo conto del progetto predisposto dall'Assemblea, in modo
da presentare un i-apporto entro l'anno a.
Un pressante appello ai governi e ai parlamenti nazionali dei nove Paesi della Comunità europea, affinché stabiliscano senza
tardare, in applicazione clell'art. 138 del Trattato di Roma (CEE), le disposizioni che permettano di organizzare le elezioni del Parlamento europeo a suffragio universale diretto e perché questa elc.zione si svolga conformemente agli impegni presi dalla Conferenza al vertice di Parigi » viene lanciato
dall'Assemblea dei delegati del CCE, i-iunita ad Avignone i l 23 e 24 offohre in vista dello
svolgin~entoclel Consigliso europeo di Roma.
Al Consiglio europeo di Rorna del 1-2 rlicct71hre 1975, i capi di ;governo convengono
che l'elezione del Parlamento europeo abbia luogo ad una data unica nel periodo
maggio-giugno 1978 D.
Il VI1 Congresso nazionale delllAICCE, riunito a Napoli dal 23 a1 25 getitzaio 1976, sta.
bilito che G le elezioni europee previste per
il 1978... offrono un quadro politico alla lotta dei partiti democratici e popolari e dovranno rappresentare un fattore di mobilitazione della partecipazione di base, forzando
nello stesso tempo I'acquisizione di poteri
reali da parte del Parlamento europeo ed
esaltando l'esigenza di dare a questo un interlocutore responsabile, cioè un autentico
esecutivo comunitario D collega a questo momento fondamentale quello della integrazione, a livello europeo, dei sindacati dei lavoratori e quello della lotta per le autonomie
locali e regionali, determinanti per la formazione del « fronte democratico europeo N.
Il vertice di Lussemburgo del 1"-2 aprile
1976 si chiude con un nulla di fatto a causa
dei contrasti sul numero dei d c ~ u t a t ie sulla loro ripartizione Tra i nove paesi membri. Vista l'impossibilità di un accordo. i
capi di governo incaricano i miiiistri degli
esteri di approfondire il problema con la
intesa che al Consiglio europeo di luglio
verrà comunque presa una decisione definitiva.
Dal 22 (i1 24 aprile 1976 si svolge a Torino,
promosso dalla Regione Piemonte, un convegno internazionale su « Le Regioni italiane e l'Europa D, che ascolta l'olandese Patijn sulle elezioni dirette. Serafini vi sottolinea che le elezioni dirette capovolgono i l
processo di integrazione europea e offrono
I'iniziat iva alla base popolare: attraverso
esse si dcvc coagulare i l fronte deniocratico
europeo.
I1 12-13 l~rglio 1976, superando posizioni
preconcette ed ostacoli pregiudiziali dci-ivanti nella magigor parte dei casi da difticili situazioni nazionali, il Consiglio europeo
a Bruxelles ratifica l'accordo raggiunto fra
i ministri degli esteri circa i l numero dei
deputati e la loro ripartizione nazionale.
L'accordo G sottoposto i l 20 .settrrtil)re
1976 all'approvazione formale del Consiglio
dei ministri degli esteri della Comunità, che
sottoscrivono una dichiarazione comune e
l'atto relativo alla Convenzione per le elezioni del Parlamento europeo.
Conformeniente ad una proposta dell'E~4ropa Utziotz, nell'o[fohre vari governi dei
Lander designano, nella Repubblica Federale Tedesca, un membro di governo come
responsabile della pi-eparazione delle elezioni dirette. L'Europa ~t7ion'proponeanche
la creazione di a Comitati elezioni europee
1978 a livello federale, regionale e cittadino. I comitati dovrebbei-o comprendere
membri eminenti di tutti i partiti, dei sindacati, delle federazioni dei datori di lavoro.
delle chiese e delle associazioni.
I1 30 tzovemhre si svolge all'Assemblea
dell'UE0, sulla base di un rapporto Bruyne,
un dibattito sulle elezioni dirette. E' adottata una risoluzione con 46 voti favorevoli.
2 contrari e 7 astensioni.
I presidenti dell'unione dei Partiti socialisti della Cee, del Partito popolare europeo e della Federazione dei partiti liberali
e democratici si incontrano il 13 rlice17rh r r a Bruxelles per discutere della preparazione delle elezioni dirette: i leaders dei
partiti
europei
discutono
dello
statuto giuridico dei partiti, del tinanziamento
della campagna di informazione, dell'organizzazione di programmi europei trasmessi dalle televisioni nazionali.
Jean Paul Sartre tirma i l 1.3 rlicetti-
dicembre 1977
hre u n manifesto contro l'elezione diretta
del Parlamento europeo, facendo u n appello per una campagna di massa.
I l bureau nazionale del Movimento per
l'indipendenza delllEuropa, riunito il 16 dicetnbre sotto la presidenza di Guichard,
adotta una dichiarazione nella quale pone
delle condizioni per l'elezione diretta. Secondo il MIE « sarebbe inaccettabile che, in
violazione del trattato, alcuni stati procedano all'elezione diretta e altri n o ». La dichiarazione ricorda che deve essere impedito qualunque accrescimento di poteri del1'Assemblca. I1 MIE propone infine l'adozione di u n sistema proporzionale sia su
liste nazionali, sia per 4-5 circoscrizioni.
Parlando a Strasburgo il 17 dicembre,
Chirac dichiara che il raggruppamento gollista esige una dichiarazione solenne del governo, secondo la quale i n nessun caso la
Francia accetterà negoziati che tendano ad
allargare le competenze dell'Assemblea.
Miche1 Debré costituisce il l 8 dicembre
u n Comitato per l'indipendenza e l'unità della Francia.
I1 5 ge~lnaio il segretario europeo della
Conferleration Générale d u Travail (CCT)
diffonde una presa di posizione molto dura contro 1'elez.ione diretta del Parlamento
europeo, che accusa il governo Crancese di
accentuare la campagna in favore di questa
elezione. La dichiarazione a f f e r m a che « la
invocazione della democrazia per giustificare l'operazione fa seguito all'alibi sociale che era servito a costituire il
Mercato Comune. In realtà si tratterebbe di soddisfare le nuove esigenze dei
monopoli, di trasferire a livello europeo poteri di decisione che mettono in causa la
sovranità nazionale e di ritardare l'ora dei
cambiamenti fondamentali D. N L'integrazionc europea - continua la dichiarazione è l'espressione di una coalizione di interessi capitalistici, strumento di dominio politico al servizio delle grandi feudalità industriali e finanziarie. L'idea di una sopranazionalità darebbe al club europeo delle multinazionali delle nuove possibilità di dominio contro la sovranità dei popoli. La CGT
- conclude la dichiarazione - opporrà a
questo disegno la solidarietà internazionale
dei lavoratori per unlEuropa indipendente,
democratica e progressista ».
I 1 Comitato Federale dell'UEF, riunito il
23 gennuio a Bruxelles, adotta all'unanimità una risoluzione secondo la quale i
federalisti non presenteranno proprie liste
alle elezioni europee del 1978.
L'Unione Sovietica protesta I'S febbraio
per la partecipazione di Berlino Ovest
alle elezioni europee. Radio Mosca ha parlat o di a gioco audace » e di « provocazione ».
Secondo I'URSS lo statuto speciale di Berlino Ovest dovrebbe impedire a questa città la possibilità di essere sottoposta alle
autorità comunitarie e inserita nel processo
di integrazione politica fra gli stati delllEuropa occidentale.
I 1 30 murzo, l'Associazione dei Giornalisti
( N Appello
Europei
lancia u n appello
dei Mille n) all'opinione pubblica, per sottolineare l'importanza delle elezioni dirette.
I1 Governo inglese pubblica il 31 marzo
u n libro bianco sulle elezioni europee. I1
documento non suggerisce le modalità di
scrutinio, limitandosi a raccomandare la
proporzionale per i 3 deputati delllIrlanda
del Nord (la minoranza potrà così avere u n
proprio rappresentante). Gli 81 deputati sa-
CONIUNI D'EUROPA
ranno ripartiti in: 66 inghilterra, 8 Scozia,
4 Galles e 3 Irlanda del Nord.
I 1 l 9 uprile il comitato esecutivo della
Federazione dei Partiti liberali e democratici della Comuiiità adotta il progetto di
programma elettorale, che sarà approvato
definitivamente al congresso di novembre.
I l 27 aprile il gruppo Tribune (che riunisce circa 70 parlamentari della sinistra laburista inglese) lancia u n appello al
primo ministro Callaghan perché depositi
u n preavviso di L2 mesi che annunci il ritiro della Gran Bi-etagna dalla CEE.
I1 28 uprile la Confederazione europea dei
sindacati ( C E S ) dirama una propria risoluzione favorevole alle elezioni europee.
I l bureau dei Partiti socialisti della CEE
approva nello stesso giorno u n progetto di
programma per le elezioni europee.
L'Ufficio politico ed il comitato esecutivo
del Partito Popolare Europeo si riuniscono
a Bruxelles il 4-5 maggio 1977, sotto la presidenza di Leo Tiindemans e Alfred Bertrand.
L'ufficio politico adotta le grandi linee del
progetto di programma per le elezioni europee.
I1 comitato esecutivo si pronuncia invece
a favore dell'esercizio del diritto di voto dei
lavoratori migranti e sottolinea la necessità di mantenere ferma la data della primavera 1978, poiché u n ritardo sarebbe intollerabile agli occhi dell'opinione pubblica e
dei cittadini della Comunità n.
I l tema dell'elezione europea domina i
X I I Stati generali del CCE, che si svolgono a
Losanna da11'8 ull"l1 giugno 1977: nella risoluzione politica, a f f e r m a t o che a l'elezione
europea a suffragio diretto rappresenta una
misura essenziale di democratizzazione della costruzione europea », si auspica che la
campagna elettorale divenga l'occasione per
u n dibattito di fondo sui problemi che costituiscono i temi essenziali di interesse per
le popolazioni. A Losanna si stabilisce anche
di lanciare una campagna per ottenere una
massiccia partecipazione delle popolazioni al
voto in m o d o che ogni cittadino si senta corresponsabile della riuscita dell'unificazione
europea. A tal fine viene prevista la presentazione di una piattaforma comune delle autonomie degli Enti locali e regionali aderenti al CCE per esporre le ragioni essenziali
che giustifichino e stimolino il loro impegno
e per assicurare la piena riuscita di questa
elezione, nonché l'organizzazione di ampi
confronti di eletti locali sui grandi t e m i
della costruzione europea, la mobilitazione
delle città gemellate e la creazione, nei nove
paesi della Comunità, di parecchie centinaia
.
13
di centri di diffusione e di informazione europea sostenuti dagli enti locali e regionali.
I tre alleati occidentali (Usa, Gran Bretagna e Francia) danno, il 1" settembre il loro assenso per l'invio di deputati berlinesi
al Parlamento europeo; questi parlamentari
saranno designati dalla Dieta di Berlino
Ovest e non eletti a suffragio universale.
La Groenlandia disporrà di u n seggio al
Parlamento europeo, sui 16 assegnati alla
Danimarca. Così decide il Consiglio nazionale, sottolineando che questo non significa adesione definitiva alla CEE.
Coerentemente alle $onclusioni degli Stati
generali di Losanna, il Bureau politico del
CCE, riunito a Parigi il 18-19 ottobre discute
e approva u n « Appello per I'elezione diretta del Parlamento europeo n, che, d i f f u s o in
centinaia di migliaia di copie, propone al
dibattito dei Consigli comunali, regionali e
degli Enti intermedi aderenti al CCE.
L'UEF, riunita a Bruxelles dal 4 al 6 novembre, adotta all'unanimità u n manifesto al termine del suo congresso ordinario.
Nel corso del congresso i federalisti approvano i rapporti di tre gruppi di lavoro:
campagna per le elezioni europee; unione
economica e monetaria; unione europea e
allargamento della CEE.
I l bureau di coordinamento delle organizzazioni internazionali della gioventù (BECO)
si riunisce a Bruxelles il 14 noi~etubre per
prendere posizione sulla politica europea e
in particolare sulla democratizzazione della
Comunità attraverso le elezioni dirette.
I l Parlamento europeo, nella riunione del
16 novenzbre prendendo spunto da analoghe
iniziative dei socialisti e dei liberali, chiede
al Consiglio europeo di fissare la data delle
elezioni.
Dal 18 al 20 novembre si svolge a Bruxelles il congresso della Federazione dei Partiti liberali e democratici della Comunità,
che approva il programma per le elezioni
europee.
La sezione internazionale del partito laburista inglese respinge il 7 dicembre la proposta di u n manifesto della Federazione europea dei partiti socialisti per le elezioni
europee.
I1 portavoce della CDU dichiara il 12 dic e m b r e che rappresentanti dei partiti democratici-cristiani e conservatori d'Europa
hanno deciso a Vienna di istituire, nel
l'aprile 1978, una « Unione democratica europea D, che si impegnerebbe nella campagna elettorale a fianco del partito popolare
europeo.
25 inarzo 1957: si firmano a Roma i Trattati per la CEE e I'Euratom (in primo plano, a sinistra, Henry Spaak, l'artefice del rilancio comunitario)
dicembre 1977
COMUNI D'EUROPA
14
forze politiche
(le iizterviste soizo u czlru d i Pier Virgilio
Dustoli e Lziigi Troiuizi).
Benigno
Zaccagnini
democrazia cristiana
Europa e Regioni: tra questi poli la via
italiana n. Con questo titolo il « Popolo »
sintetizzava il discorso di apertura del
seminario di studi parlamentari della Democrazia cristiana pronunciato dall'on. Galloni. Non era un titolo ad effetto, una trovata giornalistica: era l'esatta traduzione di
una linea politica che il nostro partito ha
sempre coerentemente seguito, anche in momenti in cui da altre forze oggi impegnate
in uiio sforzo comune in questa stessa direzi:,;.=, venivano assunti atteggiamenti riservati o apertamente ostili alla costruzione di uno Stato regionale e all'avvio di un
pr ucesso di unificazione sovranazionale europea.
Ho quindi accolto con particolare piacere
l'invito ad esprimere qualche rapida considerazione sulle colonne della rivista K Comuni d'Europa » che dal 1952, senza interruzione, svolge il suo compito di canalizzare
tra gli eletti comunali, provinciali e regionali del nostro Paese, gli ideali del federalismo. La duplice battaglia, autonomistica
ed europeistica, che caratterizza l'azione del
Consiglio dei Comuni d'Europa non può che
trovare la Democrazia cristiana pienamente
dispoilibile ed impegnata perché essa corrisponde a due elementi portanti della sua
ispirazione e della sua azione politica.
La prospettiva di elezioni europee arricchisce questa ispirazione e questa azione di
contenuti più concreti e stimolanti. Ci troviamo di fronte ad un traguardo preciso della
cui rilevanza politica e pratica dobbiamo tutti essere pienamente consapevoli. Non siamo
più in una vaga atmosfera europeista, ma di
fronte a scelte precise quali la partecipazione
dei cittadini - e quindi delle forze politiche
- alla costruzione curopea, i compiti del nuovo Parlamento europeo eletto, la sua collocazione e il suo ruolo in un processo di innovazione e di rafforzamento istituzionale
della Comunità nella sua progressiva trasformazione in una vera Unione politica.
Nel momento in cui siamo tutti impegnati in una difficile ma necessaria azione di
consolidamento democratico delle nostre
istituzioni secondo gli orientamenti costituzionali, Ic elezioni dirette del Parlamento
europeo ci offrono l'occasione per inserire
la dimensione europea in queste istituzioni
noil come sovrastruttura forzata ed artificiosa, ma coine parte integrante e decisiva
del nostro modo di essere Stato.
I partiti devono affrontare con grande
responsabilità queste elezioni europee: non
solo e non tanto perchk il fatto elettorale
è sempre il momento di verifica delle scel-
te e dei programmi delle forze politiche e
del consenso che esse sanilo mobilitare, ma
perchb queste elezioni sono e « debbono essere diverse da quelle che riguardano la
realtà nazionale, anche se con essa costantemente collegate.
Sono diverse per l'istituzione che si deve
eleggere, per il contesto in cui si colloca,
per le tematiche che saranno dibattute nella
campagna elettorale, per il particolare sforzo d'informazione che esse richiederanno,
per i requisiti cui dovranno rispondere i
candidati proiettati in urla realtà così diversa e complessa, per le intese che si dovranno ricercare tra partiti di diversi Paesi che si richiamai10 ad una comune ispirazione od ideologia.
La Democrazia cristiana ha già portato il
suo convinto e costruttito contributo alla
creazione di una Federazione dei partiti di
ispirazione democratico-cristiana che operano nei Paesi membri della Comunità europea: ne è nato il Partito popolare europeo
(PPE) che presenterà al suo prossimo congresso la sua piattaforma politica, quadro di
riferimento necessario per l'impostazione della campagna elettorale dei democratici cristiani europei nei singoli Stati. Partiti che
Scheda n. 5: relazioni esterne
I1 Parlamento maniliene un'ampia
rete di contatti con Ic assemblee di
numerosi paesi.
Regolari incontri hanno luogo con
delegazioili del Congresso degli Stati
Uniti, del Parlamento canadese e dei
parlamenti dell'Americii Latina.
In seguito agli accordi di associazione stabiliti dalla Comunità con i
paesi mediterranei sorio state create
commissioni parlamentari miste CeeGrecia e Cee-Turchia. Anche gli accordi di associazione con Malta e Cipro
prevedono contatti a livello parlamentare tra i partners.
I1 Parlamento europco partecipa direttarrieiile alla cooperazione commerciale, economica e finanziaria tra la
Comunità e 47 paesi dcll1Africa, dei
Caraibi e del Pacifico (ACP), sulla base della Convenzione di Lomè del 28
febbraio 1975. La Convenzione prevede un'assemblea cons~iltiva incaricata
di discutere la relazione annuale del
Consiglio dei Ministri e di esaminare
gli altri problemi che interessano i
due partners.
In previsione dell'alliirgamento della
Cce a Portogallo, Spagna e Grecia, oltre alla ricordata corrimissione parlamentare mista Cee-Grecia, il Parlamento europeo ha esaminato la possibilità di consultazioni periodiche con
le assemblee parlamentari dei paesi
aderenti, iri attesa del loro inserimento a pieno titolo nelle istituzioni della Comunità.
hanno una loro storia, una loro cultura, una
loro tradizione spesso assai diverse, ricercano
le fonti comuni della loro ispirazione ideale e
politica, i valori da promuovere, l'immagine
di una società europea politicamente unita, i
mezzi per realizzarla. Questo processo, talvolta non facile e certamente destinato a
continuare anche oltre le elezioni europee,
caratterizza del resto - e non potrebbe essere diversamente - le analoghe iniziative
di altre formazioni politiche di ispirazione
socialista e liberal-democratica che si stanno aggregando sul piano europeo.
Nessuna delle singole forze politiche può
pretendere di identificarsi con il volto della
futura Unione europea: l'Europa è cosa t r o p
po complessa, troppo ricca di apporti diversi per ignorare, anche nel suo processo di
integrazione, il suo connaturato pluralismo.
In questo contesto ogni forza politica farà,
democraticamente, il suo gioco, senza confusioni ideologiche: ma solo dall'impcgno di
tutti, dalla loro coerenza federalista possiamo attenderci un'Europa democratica in
grado di rispondere efficacemente, nella libertà, alle sfide interne ed esterne, e di assumere le responsabilità che le incombono per
costruire un mondo più piusto e più umano.
I
Enrico
Berlinguer
pai-lito comuni\ta
italiano
D. - li1 che rapporto si pongono le elezioizi u szrffrugio diretto del Purluinento europeo coi1 il qriudro gerzerale dell'evolzizio~ie
coii?~riziturin?
R. - Uno dei vizi di origine della Comunità C stato la mancanza di un.inipegno diretto c di una larga partecipazione delle
grandi masse lavoratrici e popolari. Anche
così si spiegano inolte delle carenze registrate nell'attuazione dei Trattati di Roma.
Le elezioni europee possono stabilire un giusto rapporto tra costruzione europea, situazione europea e masse popolari. Per quanto
riguarda il peso che il Parlamento potrà
avere sugli sviluppi del processo di integrazione, bisogna innanzitutto osservar-e che
queste elezioni, d a sole, non sono sufficienti ad assicurare la democratizzazione della
Comunità. La dcmocratizzazione deve infatti investire anche altre realtà: la Commissione, il Consiglio, la partecipazione dei
sindacati, delle organizzazioni democratiche,
culturali, etc. I1 Parlamento elello, pur nei
limiti dei poteri previsti, sarà però un'occasione permanente di dibattito e di partccipazione popolare, che lo renderà capace
di influire sullo sviluppo e sulle caratteristiche del processo di integrazione.
D. - Uiz gi~tdizio in sostunzu fuvorevole
al priizcipio tielle elezioiii, qltiiidi, rlé pote-
dicembre 1977
va essere altrimenti. Ma su queste elezioni,
quale è la i ~ o s t r uopinione? Siete soddisfatti
per c o m e i Paesi della Com~iriitàstarlno uvvicinandosi alla scadenza elettorale?
R. - Ci preoccupa l'eventualità che le elezioni siano rinviate, e non di qualche mese
o di un anno, ma sine die.
D. - Ma perché l'aggiornamento? Dipend e forse da u n conflitto latente tra destra e
sinistra in Europa, o soiio le consuete distorsiorii legate agli interessi dello S t a t o nazionale sovrano?
R. - Più che un conflitto tra destra e sinistra, giocano le questioni nazionali, insieme a problemi apparentemente tecnici, come l'andamento delle ratifiche e controversie sulle leggi elettorali nazionali. Si aggiunga che in Europa vi è una situazione
di generale instabilità. Un forte impegno
popolare può contribuire a sbloccare la situazione. Certo è che ogni rinvio fa perdere
credibilità alla CEE, perché la Comunità
è alla vigilia di importanti decisioni (allargamento, politica energetica, politica economica comune, PAC, etc.). Non fare le elezioni significa lasciare le decisioni su queche hanno
questioni a vertici
già mostrato ampiamente di
possedere capacità adeguate per compierle.
D. - ~e ~ o l e n z i c h eintorno alla bozza mi~ ~ i s t e r i a l de i regolatnetztaziorle del sistema
elettorale itc~liano,si sono c~ppitrltatein malti osservatori e politici non solo verso la DC
nza aiiche nei c o n f r o n t i del PCI. Il suo partito avrebbe cercato, iti pratica, d i garantire
d'accordo col7 la DC gli interessi dei partiti
pii1 forti, con ilri sistema le.7ii10 del rifolo
delle forze intermedie.
R. 6
su
questione
abbiamo sostenuto fin dall'inizio due pregiudiziali: nessuno sbarramento, nessun tetto,
ma sistema proporzionale puro. Inoltre, ci
siamo dichiarati tendenzialmente favorevoli
al collegio unico nazionale per I'utilizzazione dei resti, e all'espressione delle preferenze, pus restando aperti ad altre soluzioni.
Come vede, il PCI è favorevole a che nel
Parlamento europeo siano presenti tutte le
forze democratiche, grandi e piccole.
D. - Nel futilro Parlamento, str!tlte il rapporto d i forzcc tra le varie correnti ideologiche etrropee, il PCI dovrebbe trovarsi piuttosto isolato, sia per la debolezza delle forze comuniste nell'Europa occidentale, sia per
la diversitu, in alcuni casi radicale, del prog r a m m a del PCI rispetto ad altri PC probabilmente rappresentati nel Parlamento europeo. T r a l'altro il PCF, che tra questi partiti è il piìi vicino al PCI da u n puizto d i vista
progranzmatico, è tuttora piirttosto tiepido
S L L t~e m i dell'integrazione europea. T u t t o ciò
non crea delle difficoltà al ruolo del PCI
nel f u t u r o I'arlanzento?
COMUNI D'EUROPA
15
forze all'interno del raggruppamento liberalconservatore. Ciò signifiica che in Europa
i1 effettivamente (difficile realizzare orientamenti omogenei, e se si costringono le realt a entro schemi si rischiano spaccature. Riteniamo che a livello europeo debba crearsi
una dialettica tra le forze politiche più ampia di quella esistente nei Parlamenti nazionali: e questo, in verità, si verifica in larga misura già nell'attuale Parlamento. Da
parte nostra cerchiamo e cercheremo un
collegamento con tutta l'area della sinistra
europea e anche con la Democrazia cristiana, o almeno con quelle forze della Democrazia cristiana ch,e non si muovono in base
a preclusioni ideologiche. L'apertura nostra
è verso tutte le forze che vogliono il rinnovamento e scelte chiare sui temi specifici,
ma di grande impegno. Stanno qui le gaiaiizie per il successo degli sforzi diretti
alla formazione di convergenze e di alleanze.
D. - Quale è il progetto d i Europa che
oggi il PCI propone e per il qitale presenterà
suoi candidati alle elezioni?
R. - E! impossibile riassumere in poche
righe il programma al quale stiamo lavorando e
ancora prima della campagna
elettorale, sottoporremo a un'ampia discussione popolare. i n sintesi, si può dire che,
per noi, l'essenziale è che il processo di integrazione (e quinidi anche il coordinamento
delle politiche economiche nonché di certi
aspetti della poliitica estera) si svolga Su
basi pienamente democratiche e dia luogo
a una vera e profonda democratizzazione
della Comunità.
D. - Nel chiedere il v o t o all'elettorato
esporrete argofnentazioni a ; così largo respiro, o terrete piirttosto presen,: la realtà
interna del inornerito e la p o l e m i ~ a politica
R.
La nostra sarà un'impostazione di
largo respiro, che discende dalla concezione che noi abbiani0 del ruolo mondiale del
movimento operaio e democratico dell'Europa occidentale. Ovviamente, se si vuole
coinvolgere I'elettc~rato,non si potrà astrarre dai problemi del momento in cui si svolgeranno le elezioni. Credo che l'asse di fondo della nostra campagna elettorale consisterà nel mettere in luce il collegamento
stretto che c'è fra la nostra strategia democratica e unitaria per risolvere i problemi
nazionali, attraver:jo un rinnovamento della
società italiana in direzione del socialismo
e la situazione delllEuropa occidentale, i suoi
problemi maggiori e le soluzioni che essi
richiedono. Questa. è la tematica di fondo,
che poi si articolerà su questioni molto concrete.
-
D. - L'ultima questione, i ~ ~ l u t a m e n prote
vocatoria. Qiranto sin q u i detto, in che nlod o può essere ricondotto al p a t r i r n o n i ~ della storia del comunistno ilaliano? I n clie senper qiresto programma può
R. - La diversità tra le nostre imposta- s o ~ciOt.l
zioni e
di altri partiti comunisti eui'oto
Iti defitlitiva,
ropei sui temi dell'integrazione comunitaria
ro~eis7?10 Italia è, Per
bagaglio
comporta effettivamente qualche difficoltà. piuttosto d i
formazioni politiche che
Bisogna però tener presente che forze meglio collegate sul piano europeo, non vanno
R. - L'europeismo di altre forze è stato
nella pratica oltre un coordinamento for- spesso puramente retorico e di facciata, e,
male. Tra Strauss e la DC italiana, per fare in ogni caso, ha condotto a imprimere al
un esempio, c'è una differenza profonda, processo di integrazione un carattere viziacosì come vi sono differenze fra i vari par- to da profonde clontraddizioni e sul quale
titi socialisti e socialdemocratici e fra le hanno avuto peso prevalente gli interessi
Ileu-
delle grandi concentrazioni monopolistiche e
degli Stati più forti. Per correggere questa
situazione è necessario uno spostamento di
potere a vantaggio delle forze lavoratrici nel
quadro di un rapporto unitario tra i partiti democratici. Sta qui la forza e la novità dell'impegno europeistico di una forza
come la nostra: contribuire a far sentire in
tutto il processo d'integrazione il peso delle masse lavoratrici.
D. - Qital'è il rltolo che il partito socialista
italiano assegna alle elezioni dirette, nell'atnbito della sua politica europea?
R. - Nel suo impegno europeista il PSI ha
sempre considerato la democratizzazione delle istituzioni della CEE come una condizione essenziale per la realizzazione dell'Unità
europea. Perciò esso ha sostenuto con convinzione e costanza l'elezione diretta di un
Parlamento europeo dotato di poteri legislativi e di iniziativa politica.
E' dunque evidente che i socialisti italiani
si sentano impegnati direttamente nella battaglia per l'elezione a suffragio universale e
diretto del parlamento europeo nella sta.
denza indicata nell'accoido del Consiglio europeo del luglio dello scorso anno.
D. - I critici delle elezioni dirette afferm a n o che, dinanzi ad una nzanifestazioiie d i
si igflOrano i probledemocrazia
mi politici legati ''l0
crazia sostanziale
a ques t a tesi?
''I
''I
R. - Noi riteniamo intanto che solo un Parlamento europeo eletto direttamente può gettare le basi per la creazione di quella Europa dei popoli che consideriamo come l'unica
Europa possibile. Con ciò intendiamo dire
che l'unità europea sarà tale solo quando
realizzerà l'unità politica dell'Europa.
L'integrazione economica è soltanto un
momento, sia pure importante, che non può
mai portare da sola all'unità. Oltre tutto
ciò è stato confermato nel modo più chiaro
da anni dall'esperienza.
D. - Fino ad oru l'unione europea è arldatu avanti in m o d o fran~nzentario ed insoddi"facente...
R. - Infatti se fino ad oggi Iravanzata
l'unità europea è stata lenta e faticosa è dipeso dal fatto che l'integrazione si è sviluppata principahente SUI terreno economico, sovente sotto il segno conservatore,
scatenando anche conflitti e contraddizioni
che hanno impedito e sostanzialmente indebolito gli sforzi diretti a realizzare una autentica unità dei paesi europei.
D. - Perché l'utzione politica?
R. - In quanto socialisti noi siamo profondamente interessati a questo processo di
unità politica europea.
dicembre 1977
COMUNI D'EUROPA
In primo luogo perché l'unità costituisce
l'unica alternativa per uscire dall'attuale crisi economica che attanaglia tutti i paesi europei e particolarmente il nostro.
In secondo luogo percl-ié sappiamo che il
movimento socialista europeo è ormai una
componente maggioritaria nell'intera Europa
e pertanto l'unità politica avrebbe un'impronta nettamente socialista. I1 che significa una sicura partecipazione dei lavoratori
europei alla gestione della Comunità europea, che costituisce una condizione indispensabile pei- battere il soffocante potere
dei monopoli e delle società multinazionali
contro i quali la lotta a livello nazionale ì:
ormai insutIicientc.
In terzo luogo perchk l'unità politica dell'Europa è l'unico mezzo per contrastare la
egemonia delle super potenze e la premessa
perché il nostro continente possa svolgere
un ruolo autonomo e determinante non soltanto nelle scelte internazionali ma anche, e
soprattutto, nella lotta in difesa della pace
e della distensione internazionale.
D. - S111 piutio cotnunitario, democratici
cristiani e iiherali hatino costit~litogià nel
1976 dile raggrltppatneliti federati, i comunis t i si rni~oilo~io
coli tiotevole difficoltà nel
'
q ~ l a d r odel c.d. " eirrocomtlui.slno". E i socialisti?
R. - Com'è noto i Partiti socialisti europei
hanno costituito 20 anni o r sono proprio a
Roma un'organizzazione di coordinamento e
di collaborazione, ciot: l'lunione dei Partiti
socialisti della CEE.
Essi hanno già preparato un progetto di
piattaforma comune per le elezioni del Parlamento europeo che sarà discusso ed approvato dal Congresso delllUnione previsto
per il 6-7 aprile.
Ad esso il P.S.I. attraverso i suoi rappresentanti nelle commission~idi lavoro ha dato un primo importante ~contributo.
Naturalmente tale programma sarà affiancato dai programmi na.cionali dei singoli
partiti i quali dovranno cogliere l'occasione delle elezioni dirette del Parlamento europeo per far entrare la classe lavoratrice
nelle istituzioni e renderla più che partecipe, protagonista dell'unit,ii europea.
D. - Qzlale influetiza può avere il ris~lltato
delle eleziotii dirette sul partito socialista
italiano e sillla szlu collocaziotie nel quadro
politico italiatio?
R. - Attraverso una stretta collaborazione
con i partiti socialisti della CEE noi speria-
mo di realizzare nelle elezioni che affrontcremo con consapevole coscienza, un forte
rilancio del nostro Partito nel Paese.
Sono certo, che gli elettori italiani si renderanno conto che una forte r a p p r e s e n t a n ~ a
socialista al Parlamento europeo è indispensabile agli interessi del Paese proprio
perché i naturali interlocutori del nostro
parti?. sono i Partiti socialisti che rappresentano d a soli negli altri otto paesi della
Comunità oltre il 3S0h dell'elettorato europeo e che sono alla guida del governo in
due tcr7i clell'Europa comunitaria.
Romita
pai-lito socialista
democratico italiano
Il pervenire alle elezioni dirette a suffragio
universale per la determinazione della composizione di un organismo decisionale euro-
Scheda n. 6: stato delle ratifiche
DESCRIZIONE DELLO STATO DI RATIFICA DELL'ATTO DEL 20 SETTEMBRE 1976
E DELL'ATTUAI-E STADIO DI ELABORAZIONE DELLE LEGGI ELETTORALI
RELATIVE ALLE ELEZIONI EUROPEE DEL 1978
(Situaiioiie al 31 diceiiibrc
RATIFICA
1977)
LEGGI ELETTORALI
Data d i presi:ntazione del progetto di legge
al Parlamenlo
Stadio d i svlluppo
a p p r o v a ~ i o r i e1'8 dicernhre 1977 con 122
voti lavorevoli e 2 astensioni (coniuniatiì
Novembre del 1977
Proposta governativa: 13 seggi per i Fizimminghi e Il per i Valloni: 3 collegi elettorali in base alle regioni linguistiche:
liamniinga, francese e teclesca.
La discussione è rinviata all'll gennaio
D i a c u i i o n e in pi-irna lettura: 20 ottobre 1977
6 ottobre 1977; 1 aeggio per la Groenlandia.
I5 seggi siil collegio unico naiionale; liste
<li partito; diritto di voto per i Danesi residenti negli Stati membri della CEE
Diacuasiune in primri lettura: 20 ottobre 1977
Appi-ovnzioric i l 2 dicemh1.e 1977
REPUBBLICA FEDERALE
DI GERMANI4
Approvarione unanime del Bundeatag:
I6 giugno 1977; assenso del Bundesi-nt: 21 yiugno 1977
30 r n a r m 1977 (liste ria/.ionali. regola di almeno S U h di voti per i partiti); respinto
dal Bundcarat c h e pieleri\,;i liate in base
ai Lander
Diacusaioiii tra i partiti sulle liste narionali
ovvero in ha\e ai I.inder
FRANCIA
Appiova/ione senza votazione d a parte dcll'Asaemblca nazionale (art. 49,
par. 3 Costiturionc): 16 giugno 1977;
del Senato: 21 giugno 1977
25 maggio 1977. Liste na/.ionali; sistema prow r ~ i o n a l e ; diritto di voto per i Francesi
non residenti nel territorio naiionrile
Appi-ovarionc con eniendarncnti d a par-te delI'Asscniblea iia/.ionalc: 21 giugiio 1977; del
Senato: 29 giugno 1977. Delinitivamente a p provalo il 30 giugno 1977 dalla Cornmissione congiunta (J.O. 3579 dc11'8.7.1977)
IRLANDA
Costituzione del
giugno 1977
Progetto di Ii'ggc modificato: 14 ottohrc 1977;
siatenia di \ o t o unico trasieribile in 4
collegi. 1 cittadini della CEE hanno diritto di voto
I n linea di massima discussione in seconda
lettiira: 26-27 ottobre
ITALIA
Appi.ova/ionc della Camera dei dcputati con 384 voti lavorcvoli e 16 contrari: 17 febbraio 1977; approvazion e ~ i n a n i r n e del Senato: 24 m a w o
LIiSSEMBURGO
Approvrizione della Camera con 54 voli lavorcvoli e 5 contrari, il 5 lugli0 1977
PAESI
Appi-ovazione per ;icclamazionc della
seconda Camera il 23 giugno e della prima Camera il 28 giugno 1977
BASSI
REGNO UNITO
nuovo governo:
16
In corao di elabora/ione al miniatero degli
Interni previa discusiione con i partiti politici
12 dicenihi-e 1977: aiatcina p r o p o r ~ i o i i a l econ
Linn iola circoici-iiione elettorale
In corso di discussione tra i gruppi politici
Propoila del Coiiaiglio cletlorale; circoacrizionc nazioiiale unica; siatema proporzionrile;
diritto di voto ai cittadini CEE residenti
i i i Olaiidn
10 novembre 1977
Appi-ovadionc il 13 dicenibre 1977 del sistema
inaggioritai-io a un turno. Il aistcrna propor/ionale. raccomandato dal govcrrio. é
stato reapiiito con 319 voti ~ < : ~ : + r222
<; a
favore
dicembre 1977
pco, avrebbe dovuto tradursi in questi mesi
nella posa in cantiere di molte attività pron~ozionali dell'idea europea, restituendo entusiasmo e fervore di iniziativa agli europeisti di sempre.
Le elezioni europee si stanno avvicinando in un clima ambiguo di indifferenza e di
inerzia, che passa attraverso i singoli partiti nazionali e le singole nazioni europee, e
che le sporadiche iniziative predisposte dalle organizzazioni e dai movimenti europeistici non riescono a dissipare.
Ritengo che alla basc ' questo clima siano in egual misura cii\ '. ~ i n z eoggettive e
circostanze contingenti.
Tra le circostanze oggettive va tenuto
conto del particolare momento economico
che travaglia il mondo e, per la sua parte,
l'Europa. Il pericolo di una recessione generalizzata, che solo da qualche tempo si it
tradotto in pericolo di recessione limitata
solo ad alcuni paesi, ed i contemporanei
meccanismi inflattivi che si sono innescati
un po' ovunque in Europa, anziché costituire
un elcmento di coagulo delllUnità europea ha
allentato la solidarietà che si stava realizzando tra le nazioni europee, rendendo più
difficili i processi di integrazione e di unità
in corso. L'emergere di fronte alle difficoltà
economiche di vocazioni protezionistiche e
di spinte autarchiche non hanno certamente agevolato l'idea dell'Europa, e della sua
unità. Lo stesso rapporto Tindemans, nella
misura in cui ha ipotizzato un modello di
sviluppo differito tra il Nord ed il Sud dell'Europa, realizzando un tentativo di demarcazione tra le K nazioni ricche e le « nazioni povere D, non ha contribuito a rinsaldare i legami interni tra le varie realtà nazionali europee, alimentando polemiche non
certo giovevoli al rafforzarsi del sentimento
europeo tra le popolazioni dei Paesi interessati al compimento del .processo.
Un'altra circostanza oggettiva è costituita
dalla diversa intensità con la quale la prospettiva dell'unità europea è stata vissuta
dalle singole realtà nazionali. Appartiene ad
una cronaca che è recente la polemica che
ha accompagnato il compimento dei referendum nel Regno Unito e nei Paesi scandinavi, sull'aderire o meno alla CEE e, con
essa, al processo di formazione di strutture
politiche unitarie nelllEuropa occidentale.
Ed ancor più recenti sono le trattative, non
disgiunte da preoccupazioni, circa l'ingresso
di Spagna, Portogallo e Grecia nella Comunità Economica Europea. Ne è conseguito,
da questi fatti, l'innestarsi di motivi contingenti di politica economica sul divenire del
processo di integrazione europea, con correlative ripercussioni sui tempi di attuazione
di quel processo.
A queste circostanze oggettive altre se ne
aggiungono, di natura contingente, ma non
meno influenti. Basti pensare che lo stesso
meccanismo legislativo di indizione delle
elezioni, e di fissazione delle modalità che le
devono contraddistinguere, si sta determinando con tempi estremamente lenti, con un
notevole ritardo, e con risultati non sempre
ottimali.
A tal proposito va rilevato come anche
l'Italia si appresti a predisporre il proprio meccanismo legislativo di partecipazione alle elezioni europee, meccanismo che, stando alle anticipazioni che sono state divulgate, non sembra interpretare
fedelmente lo spirito europeistico che, pure, dovrebbe sovraintendervi.
COIMUNI D'EUROPA
Si propone, infatti, di dividere il Paese in
tre circoscrizioni elettorali, e di effettuare
il computo dei seggi ricorrendo ad un sistema, già in uso in Italia, che premia i
partiti più consistenti elettoralmentc. E' evidente la distorsi~oneche si annida in un consimile meccanisimo: quella di procedere al
mantenimento di tutte le prerogative dello
Stato nazionale, evitando, come a noi socialdemocratici sembrava e sembra &ere più
opportuno, di votare in un unico collegio
nazionale e di computare i seggi applicando
la proporzionale pura. Ma qui entriamo nell'antica question~:europeistica, se l'unità dell'Europa debba essere unità degli Stati o unità dei popoli. e la nostra opzione in favore
della seconda ipotesi troverà occasione in
sede di dibattito parlamentare di manifestarsi compiutannente nella direzione prima
indicata.
contingente, di notevoUn'altra ~ircos~tanza
le importanza, è determinata dalla coincidenza di date che stanno emergendo tra i
turni elettorali nazionali e la elezione del
Parlamento europeo. A primavera 1978 si
svolgeranno in Francia le elezioni generali
politiche; alla stessa data il governo italiano si appresta a rinviare un importante
turno di elezioni amministrative, importante
pcrchh interessa oltre 4 milioni di elettori:
ì' evidente che tali coincidenze influiranno,
e non posi tivamente, sulla possibilità di tenere le elezioni europee alla data a suo tempo stabilita, ed ì? anche per questo motivo
che il PSDI ha operato per mantenere le elezioni amministraitive italiane alla normale
scadenza elettorale di novembre.
Queste circostanze, oggettive e contingenti,
fanno disperare ohe le elezioni europee possano effettivameirite aver luogo nella prossima primavera, e rendono sempre più attendibile l'ipotesi che le stesse debbano subire uno slittannento di almeno qualche
mese.
Quanto sia insisdiosa l'ipotesi del rinvio è
altrettanto eviderite. E non già per il rinvio
in se stesso, quanto per il momento molto
delicato in cui esso cadrebbe.
Esistono molti fattori frenanti del proccsso di integrazione politica delllEuropa, per
superare i quali le forze europeistiche hanno dovuto faticare non poco: la stessa data
della primavera 11978 per l'elezione a suffragio universale del Parlamento europeo rappresentava una conquista dell'europeismo
sulle forze frenariti del processo.
Non si è, ad esempio, riusciti a determinare una comune presenza politica europea in
seno alla Conferenza di Belgrado, con il risultato che in quella sede l'Europa svolge
un ruolo di comprimario rispetto al dialogo
e al confronto che oppongono o uniscono
gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Tale fatto non è casuali-. In realtà una presenza
omogenea della futura Europa unita nelle
assisi e negli organismi internazionali non
ha avuto ancora occasione di manifestarsi.
E quanto ciò indcbolisca la reale possibilità
del futuro Parlaniento europeo, eletto a suffragio universale, di predisporre un ulteriore passo in avariti sulla via del completamento del processo di unità politica dell'Europa, ì: cosa che anche l'uomo della strada
riesce a percepire.
Ci siamo resi :;ollecitatori, in seno allfIntcrnazionale soci;ilista ed al gruppo parlamentare dei partiti socialisti e socialdemocratici al Parlamento europeo, di iniziative
idonee a recupera.re nei tempi più brevi pos-
sibili tale doverosa omogeneità. Ma i motivi
che ho innanzi espresso mi inducono a ritenere che non sia sufìiciente la sola iniziativa
della socialdemocrazia europea per recuperare il molto tempo perduto.
Occorre che ad essa si aggiunga una permanente pressione dell'opinione pubblica sugli Stati, per iniziare a realizzare una mentalità nuova nelle singole realtà nazionali
nell'affrontare problemi che troverebbero
soluzione più adeguata nel contesto di un
comune discorso europeo.
Occorre, infine, accelerare i tempi di omogeneizzazione delle legislazioni nazionali nei
settori più importanti di organizzazione della collettività, quali quello del lavoro, della
previdenza, dell'assistenza sanitaria, della
scuola. L'omogeneizzazione delle legislazioni
nazionali rappresenta infatti lo strumento
più adeguato per abbattere le barriere che
ancora si frappongono al compimento del
processo di integrazione politica dell'Europa.
E' questo lo spirito che deve ispirare la
nostra iniziativa nei prossimi mesi: operare
per il mantenimento delle elezioni europee
pur avendo cognizione di tutte le difficoltà
che sono sorte; sollecitare gli Stati a determinare per quanto possibile atteggiamenti comuni in sede internazionale; lavorare
per avvicinare tra loro le legislazioni nazionali sui più delicati problemi della vita
collettiva.
Nella direzione che ho indicato ritengo
possibile avere ragione degli ultimi ostacoli
che ancora si frappongono, e rendere più
agevole, ma anche più rapido, il realizzarsi
dell'unità europea.
I
"
i.
partito rcpubblicnno
D. - Che ritolo assegna il suo partito alle
elezioni a suffragio rtriii~ersaledel Parlamento europeo, nella cornice del più generale
rlisegr~o della costruzione dell'i~nione europea?
R. - Queste elezioni costituiscono una svolta storica, perché si passa dagli organismi
eletti con designazione indiretta ad organismi eletti direttamente: ci auguriamo che
il prestigio che ne deriverà al Parlamento
consenta una svolta anche nel senso della
creazione dell'unità politica europea. Non
ci nascondiamo le difficoltà che ancora si
frappongono al suo conseguimento, ma per
noi questo resta l'obiettivo verso cui tendere. La scadenza elettorale ripeto, segna
in questo senso una svolta storica.
D. - Ha parlato d i scadenza elettorale. In
realtà è prevedibile a questo punto che le
elezioni slittino nel tempo. Che tipo d i slittanzento può essere accettato dagli europeisti, e quale slittamento invece dovrebbe far
porre sotto accusa i Governi dei noiw d i
fronte all'opinione pithblicu ertropeu?
R. - Se dipcndcsse da noi repubblicani
non accetteremmo nessuno slittamento, pro-
dicembre 1977
COMUNI D'EUROPA
18
prio perché i! contesto europeo L: precario
e moltc forze ancora riluttano di fronte al
processo politico di unificazionc. Lo scivolamento di qucsta scadenza potrebbe condurci ad una situazione molto diversa dall'attuale e rendere più dillicile il compimento
di questo disegno. Se vi sarh scivolamento,
dovremo accettarlo, per ragioni di forza
maggiore, ma l'idealc per noi sarebbe che
le elezioni si svolgessero puntualmente alla
data lissata.
ti. Stavolta mancava anche la giustificazione
apparente addotta talvolta in Italia con riferimento ai rapporti di forza che si vanno ad instaurar-e tra questo e quel blocco.
Questa non C mai una giiustificazione, ma
un pretesto: tanto più in quest'occasione.
Trattandosi di eleggere il Par-lamento curopco non si vede perché non si sarebbe dovuto adottare un sistema che favorisse una
presenza parlamentare proporzionata alla
reale presenza nel paese cli tutte le forze
intermedie. Fortunatamente pare che si sia
ora arrivati ad una conclu:jione diversa: la
D. - Alciiiii critici rlu sinistrcc tlelle elezioiii
elezione sarà fondata sulla proporzionale
per il Purluii~eii/oeitropco so.sleiigoi?o che
pura, ed è un tatto che giludichiamo soddicliiesle co.s/i/itirchhero ~ r i i privilegiure, rlu
sfacente. D'altronde ricordo che lo stesso
purlc tlcgli ciiropeisli, la rleinocruziu i.sli1tisegretario della DC on. Zaccagnini in una
zioilule-luriiiulc, ii7eilrre l'iriipcgi7o ui~rehhe
intervista al giornale del suo partito pro~ I o ~ ~ i essere
ilo
prolii.so ilc,r.so i iiioi.nei7ti delclamava l'intenzione di una legge elettorale
lu rleii7ocruzi« .so.s/uiizictle di citi Iri Coi77~iiiifondata sulla proporzionale, e ad una richie/Li è /or/eriicri/e ccirei7lc. Qircile è iti proposta di chiarimen:i dell'intervistatore riguarsilo la siru opiiiioiic?
dante il tipo di proporzioriale gradita, Zaccagnini precisava: K propor:~ionalepura, perR. - Mi
assurdo e inconcepibile
definire democrazia ~orl,lalc
scelta =hc ché la corretta non t: più .proporzionale
linisce per coinvolgere dii-ettamcnte masse
di elettori di tutti i paesi interessati. E' un
D. - E riguarrlo ul tipo d i collegio. qitulc
fatto rilcvantc dal punto di vista politico
2 la posiiiorie del pcirtito i.epithhlicctrro?
concreto, e n-ii pare che in questo senso
R. - E' evidente che siamo per un collegio
debba essei-c valutato. Certo che ci sono
unico nazionale, se possibile. E' rispondente
istituti coniunitari che restano, chc manteragli interessi delle forze iintermcdie.
ranno Ic loro funzioni, ma i l coinvolgimento
di grandi masse di elettori :ì estremamente
D. - Lei ha so.stctzit/o che Iu cuinpugrlu clerpusitivo e ritengo possa essere una spinta
al conceguimcnto degli obiettivi che ci prc- torule sarà ~lii'occu.siol7e per coii?volgere le
lorze popolari i7el progrummu eirropeo. Noi7
liggiamo.
le chiedo ~ii7'unricipuzioriesiillo slogui7 cletlorule del PRI per le elt~zioili; i i 7 ( i , corlie
D. - Per- pri.s.scrre ri prohleirii di polilicu
iilteiide il siio purtilo riir.sr,ire u coinvolgere
spiccioln, irln pure iiiiporluiili. Forti polcrili- s ~ t il e m i eiiropei potenziali eletlori? Si lrutclre 11-u i purrili iluliuni, Iiriiri~o ccirullericzu- tu (li itr7u espcriei7zc~elettorale t i ~ t o iaiwlie
~~
to receir/cineir/c il rlihn(ti/o polilico ir7- per gli iillici elclloruli (lei purliri.
/oriio ullc elezioili europee. Ciò irnrnediuR. - Lasciamo da parte ;;li aspetti storicoluiiicZi~lcdopo lu plrhhlicuzioiie della bozza
riiirri.sleriale rigitur(lui11c l'uspelto del sisle- sentimentali, la nostra coerenza nel tempo
sugli obiettivi della democrazia italiana ed
iiiu elellornle italiano per le clczioi7i del
1978. A ~iolciiiizzarc soiio slati soprutt~tl1o europea. Ccnché voglia qui ricordare che
siamo il partito storico della democrazia
il PSI c il s ~ t oparlilo. L'iiicidei~ic rei77hra
italiana e della fciderazione europea, e che
oru riciilrulo. E' così?
l'Europa unita era uno degli obiettivi del
R. - Siamo rimasti estremamente sorpr-esi nostro risorgimento, comlpreso ovviamente
dalla prescnlazione tlella prima bozza del Giuseppe Mazzini. La crea.zione dell'Europa
progetto per Ic clczioni europee, pci-chk per
politicamente unita è un obiettivo esaltante
opera dei partili grossi, DC e PCI. si spre- e politicamente iiidispensabile anche per la
cavano cla tempo le dicliiaraz.ioni di sostegno risoluzione di problemi esistenti all'interno
delle forze intcriiiedic. Arrivati alla prova
del nostro paese. Il rapporto tra le l'orze
concreta, si :ì inizialmciite proposta una
politiche, ad esempio, in rifcriniento sopratproporzionale spuria, corretta, col metodo
tutto alla presenza del PCI, si porrebbe in
Hondt, che sacriticava ancoi-a una volta
maniera ben diver-sa un domani nelllEuropa
le torze piccole e privilegiava i grossi partiunita. Verrebbe a rcalizzzirsi I'aggaricio deJ,.
I
I
Scheda n. 7: ripartizione dei seggi
Totale
198
355
410
100.0
100.0
Nclla pi-iiiin ci~luiina c il nuriici-o dcgli atluali niciiihri clel PE. nella sccor~d;i i l iiiliiic.ro pi-cvi\to iicl
progetto t'.itiiii.
ricllo tema i r:ippi-cscritanti naae-nati a ciasciiri pacsc drill:~ convcntiorir 'li B~.i~rcllcs,
riclla qi~ni-1:)!:i pci-cciitii:ilc clci vari paesi :ill'iritci'no del Iiitiiro Parlniiicmto, nc,lln qiiiiila In pcrccntiialc
iiazionnlc ii\[ictlo alla poliolazioric ciiropca.
finitivo delllItalia all'Europa autentica, la
riuscita di quello che La Malfa diceva: « I1
tentativo di arrampicarsi sulle Alpi D, evitando di ripiombare nel Mediterraneo, indicato
come una sorta di zona grigia in cui si
smarriscono gli orientamenti delinitivi della
politica estera del paese. La nostra propaganda elettorale sarà impostata ncl senso di
sottolineare lo stretto aggancio tra i problemi delllItalia e dell'Europa oggi comunitaria, domani (se possibile) unita. Riteniamo la tematica che il partito repubblicano
t: venuto elaborando in questi quindici anni
di polemica assidua soprattutto riguardo
alla struttura dello Stato, ai diritti civili e
alla politica economica, sia una politica che
strettamente si inquadra con le parti più
avanzate dclla democrazia europea. Non siamo socialisti, ma sul piano della politica
estera siamo vicini più noi chc altri partiti
socialisti alle posizioni dei laburisti inglesi;
non siamo socialisti ma indubbiamente la
politica cconomica di rigore che la social
democrazia tedesca viene svolgendo ì. una
politica strettamente coincidente con le impostazioni del partito repubblicano. Intendo
sottolineare con questo discorso che le nostre impostazioni programmatiche hanno un
rcspiro e una connotazione europea. Abbiamo superato i l provincialismo culturale di
certe altre formazioni politiche, abbiamo
dato a tutte le nostre impostazioni culturali
e politiche un respii-o sovranazionale, europeo che, e lo dico con molta umiltà, ci autorizza a par-lare con una certa autorith ne.
gran concerto delle voci europee.
D. - Da 1111to ci<j si piro d e d ~ l r r cc.17e vi
presei7terelc coi7 i r ~ i g l i o r i cur7rlirlali alle
elezioiii ...
R. - Indubbiamente presenteremo candidat i cui, per- così dii-c non pensiamo di dover
dare dei « compensi ),, ma che siano in
grado di portare avanti una battaglia che
abbiamo ini7iato ancora nel risorgimento e
che ha poi iscritto nella storia italiana i
nomi di Carlo Sforza e di Ugo La Malfa.
D.
Lei sostieiie coi7 vigur-e che il suo è
u c~tlltlrucirropeu. Reslu però iri7
/allo: l'eitro.soci(?lisi71o 6 molto c~ltivo, I'eiirocoi7iilrii.snio /(i parlare di sé, meiitrr i purtiti con.serilulori e ccitlristi rlu l e m p o lavoruilo od ~riiapiultuforrnu eletlorule cornllile.
I,u qlteslior1e (lei rupporli lrcc forze omoger7ee su sculu eirropeu si pone evirlenterricrzte
uilche i~ell'otticu delle ulleai1ze clu conihiiiure nel f i i t ~ ~ r Parlan1enl0
o
eilroped. Il s ~ t o
partito noil le sembra i l i l po' isolalo, rispel/ o c~lri1eiloagli esempi q ~ t icituli?
-
~ i i iprirlito
R. - Ci siamo trovati in una situazione di
una certa difFicoltà, pereh6 non essendoci
una Internazionale dei partiti democratici,
avevamo la scelta o di presentarci isolati, o
di aderire ad una delle Internazionali chc
esistono oggi, quella liberale e quella socialista. Oppure, ed è la scelta che abbiamo
operato, cercare di dar vita ad una federazione dei partiti che hanno una loro affinità ideologica, culturale e politica; & in
questo senso che si è dato vita alla Federazione dei partiti democratici e liberali che
comprende 14 partiti fra cui i partiti liberali, il radicale di Fabre, i giscardiani, e che
avrà peso rilevante nel Parlamento europeo.
E' chiaro che questa adesione non vincola
Ic nostre scelte n6 per quel che riguarda i
dicembre 1977
candidati e le liste, n6 per le impostazioni
programmatichc, perche in un quadro di accordo in senso generale faremo valere la
nostra connotazione che k tipicamente di
sinistra democratica. D'altronde k una caratteristica di questa Fcdera7ione una certa
varietà di orientamenti,
D. - Cosa si aspetta per se! il partito re.
pubblicano da queste elezioni?
R. - Modestamente ritengo che potrà guadagnare in prestigio nel momento in cui gli
sarà dato, più che non nel passato, di confrontare le sue posizioni con quelle di tutte
le forze politiche europee.
Il Partito liberale italiano rivendica una
ininterrotta e costruttiva tradizione in tema
di unità europea. L'opcra curopeistica di
Gaetano Martino, segnata dalla conferenza
di Messina e dai successivi Trattati di Roma, è una grande testimonianza di fede e di
concreta attività politica. Il successivo lavoro svolto dal P.L.I. in vista della costituzione della Federa~ioneeuropea dei Partiti
Liberali e Democratici, per opera precipua
di Giovanili Malagodi, individua la volontà
di integrare la costruzione diplomatica con
l'impegno delle forze politiche. In vent'anni
di storia comunitaria le ombre predominano, obiettivamente, sulle luci.
1-a Comunità europea si è caratterizzata
più come un luogo diplomatico di conciliazione dei conflitti fra gli interessi nazionali,
che come momento unificante verso obiettivi federativi. Lo stesso profilo economico
del problema europeo, pur avendo portato
consistenti benefici alle economie nazionali,
presenta scompensi significativi e di difficile correzione, specie in quei settori in cui
il processo di unificazione ha avuto il maggiore impulso. Tipico è il caso dell'agricoltura e delle sue attuali difficoltà.
Tenuto conto delle tendenze centrifughe
insite, ad esempio, nella disorganizzazione
del sistema monetario internazionale, un
salto di qualità si impone a tempi ravvicinati.
L'elezione a suffragio universale del Parlamento europeo, è quindi una scelta di capitale importanza per tutti i paesi aderenti.
L'avviamento di una struttura realmente
sovranazionale legittimata da una delegazione di potere democraticamente conferita può
mutare Ic cose, specie se tutti sapremo trarne le dovute deduzioni, senza ipotesi riduttive n6 riserve micntali quali ancora oggi sono sul tappeto.
Il fascino del tema inviterebbe ad ampliarne l'esame per indicare tutte le conseguenze istituzionali, economiche e sociali
che ci vorrebbe veder ascendere da que.
sto momento di rinnovamento della politica europea; sembra però opportuno, al momento, limitarsi ad esaminare i prelimi-
COMUNI D'EUROPA
nari: come arrivare all'elezionc del Parlamento nel migliore dei modi, come riempire di significati democratici e popolari queste elezioni, comme sensibilizzarc l'opinione
pubblica. Occorre obiettivamente riconoscere che, allo stato dei fatti, l'cc Ideale Europa » rischia di essere largamente condiviso
più per la sua generalità e per la sua ciistanza dai problemi che affliggono l'Italia
contemporanea, che non per la reale natura
dei suoi contenuti.
L'obiettivo deve essere quindi quello di
promuovere una adeguata informazione-formazione dei cittadini su questo tema, mettendo in evidcriza i vantaggi che I'unificazionc può portare alla nostra società ma anche. e soprattuitto, i doveri da assolvere
perché I'Italia possa trovarsi al centro del
concerto europeo e non ai suoi margini come potrebbe succedere se importanti scelte
politiche non mtuteranno di segno.
I1 compito di (questa sensibilizzazione spetta in primo luogo ai partiti ed alle forze
sociali. I partiti stanno collegandosi in organismi internazionali di tipo confederale o
federale: verso la fine dell'anno si avranno
i programmi ei~ropei comuni; fra questi,
quello liberale è in stato di avanzata elaborazione. La forniulazione di programmi europei costituisce, ad avviso dei liberali, una
strada giusta, un approccio corretto ed oricntato a sprovinci:alizzare l'elezione.
La struttura organizzativa e la rappresentanza politica degli enti locali possono favorire largamente l'accostarsi dei cittadini
al problema delle elezioni europee svolgendo un'opera cositruttiva e capillare.
In questo senso sono da apprezzarsi, fra
le altre, le inizia.tive europeistiche della Regione Piemonte. Le regioni dovranno essere
le naturali destiriatarie di quella politica rcgionale di sviluppo che troverà impulso nella nuova Europa e che dovrà caratterizzarsi attraverso un reale trasferimento di
risorse da Stato a Stato così come più volte
è stato indicato dal Vice Cancelliere della
Germania Federale, il liberale Genscher.
L'obiettivo dei programmi europei, riferito alla realtà ii.aliana, deve essere quello
di agevolare in ogni modo la integrazione
nel sistema. Si impone perciò una inversione di tendenze rispetto alle politiche centrifughe che il Paese si è dato in questi anni,
politiche che minacciano la stessa presenza
dell'ltalia nel contesto europeo. In particolare saranno significative le scelte economiche: imprenditorialità o assistenzialismo,
apertura o autarchia, sviluppo o ristagno.
Il ruolo europeo dell'Italia si gioca in casa
compiendo scelte coerenti e dandovi corso
con determinazione. Nel breve periodo una
tale politica può richiedere sacrifici ma nel
lungo periodo p'otrà ottenersi un salto di
qualità premiante per tutti. Se non porremo
in atto contenuti significativi l'elezione europea potrà ridursi ad un gesto Formale. Se
non modificheremo i nostri comportamenti amministrativi non potremo aspirare ai
benefici di una -politica regionale a favore
delle aree depresse, alla quale siamo fra i
più interessati.
Il programma europeo della federazione
dei partiti liberal!i e democratici è un testo
ampio, che comprende i diversi settori politici visti in una ottica europea: i diritti
umani e civili, le istituzioni, la politica agricola, l'unione economica e monetaria, la politica regionale, la politica estera e la sicurezza, l'ambiente, la piccola e media impre-
sa, gli affari sociali, l'educazione C la giw
ventì~, l'energia. L'ottica generale L: quella
di un programma che nel rispetto dclla più
limpida tradizione liberale, affronta i temi
della giustizia sociale, della redistribuzione
della ricche~za,del rilancio delle aree depresse, della utili7zazione sociale dei benefici
derivanti dall'integra~ionedelle economie nazionali.
D. - Il gruppo d i dernocraziu proletaria è
stato l'unico, fra le forze politiche rappresentate in Parlamento, a votare contro il disegno di legge d i ratifica della Convenzione d i Bruxelles. Nella tila dichiarazione d i
v o t o hai precisato che non si trattava d i u n
iwto « corltro » il pritzcipio delle elezioni dirette. Puoi precisare meglio la posizione del
t u o gruppo?
R. - Infatti. In occasione del voto sulla
Convenzione di Bruxelles precisai che il nostro voto contrario non si riferiva tanto
alla proposta di ratifica, ma agli indirizzi
generali della politica del nostro paese in
merito alla concezione di Europa, alle
scelte generali di politica internazionale. Non
siamo per nulla disinteressati ad una battaglia politica sui contenuti; non solo, ma
riteniamo che debba essere fatta e che ci
vedrà partecipi. Questo significa anche che.
nell'eventualità di un'elezione di deputati al
Parlamento europeo, noi intendiamo partecipare a questa campagna, sostenendo i nostri principi. Il nostro voto contrario non è
quindi un voto di chiusura, ma di apertura
agli ambiti di confronto che si possono
creare.
D. - Qual'è la vostra .scelta politica dinanzi all'Europu comi<tzitariu?
R. - Io credo che si debba parlare innanzitut to di indirizzo generale della politica
estera italiana e della collocazione del nostro paese. In contrasto con le linee seguite coerentemente dal governo italiano, noi
rifiutiamo alcuni cardini di queste scelte.
Abbiamo rifiutato la collocazione dell'Italia nell'Alleanza Atlantica; al carro di un'egemonia esercitata dall'imperialismo americano e, per quanto riguarda l'Europa, dei suoi
subagenti e cioè la Repubblica Federale
Tedesca.
Da questa scelta ne derivano tante altre
di dettaglio, che sono riferite alllEuropa e
non solo alllEuropa.
Mentre, rispetto ad alcune zone del mondo, c'è stata una certa tendenza a rendere
autonoma la posizione politica dell'Italia e
della Cee (Medio Oriente ed Africa), per
quanto riguarda il fronte europeo ed i rapporti Est-Ovest il discorso non t: stato sensibilmente modificato.
In positivo noi sosteniamo una collocazione dell'Italia che marchi i tratti dell'indi-
COMUNI D'EUFIOPA
pendenza nazionale e quindi dell'autonomia
e dcll'iniziativa di politica estera, a tutti i
livelli. Noi riteniamo che l'Italia debba uscire dai vincoli dell'Alleanza Atlantica e, d'altra parte, dai vincoli posti dalla stessa Comunità europea.
Noi pensiamo che qucst'autoriomia politica debba signilicare la nostra collocazione
in una zona di non-allineamento tra i due
blocchi, con risvolti di carattere economico
e di collaborazione con altre zone del mondo. Occorre arrivare ad una maggiore differen7.iazione del peso specifico delle nostre
relazioni economiche e dei nostri rapporti
di dipendenza Era le diverse aree geogral'ico-politiche.
sione nella nuova sinistra per sciogliere questo nodo. Sarebbe inolto importante se, in
occasione delle elezioni europee, si delineasse a livello europeo non iin fronte, ma un
insieme di punti di riferimento relativamente omogenei all'interno dellla strategia della
sinistra.
Non dimentichiamo che le elezioni europee, pur avendo un'importanza obiettiva sul
piano nazionale, dovranno portare necessariamente i temi del dibattuto sui problemi
centrali della politica estera e della nostra
collocazione internazionale.
D. - Qiresto sigtli/ica per l'ltcclia uscire
clalla Cee o cigire per itrzu stta r i f o r m a globale?
R. - Penso che, a livello politico immediaio, una parola d'ordine come quella della
uscita dalla Cee abbia scarse possibilità di
praticabilità politica, con un solo valore di
testimonianza. Ci.edo invece che, all'inier-no
della Cee, vada fatta una battaglia politica
molto dura, prima di tutto per sottrarre il
nostro paese a quelli che sono i vincoli
che più concretamente gravano sulla nostra
libertà politica ed economica. Ad esempio
abbiamo richiesto (in occasione del dibattito alla Camera sulla politica agricola r1.ci.r.)
una sospensione dei trattati per quanto riguarda il settore agricolo comunitario.
Va comunque rimesso in discussione tutto
il senso della nostra appartenenza alla Cee,
proprio nel momento in cui si fanno discorsi di allargamenlo della Comunità a paesi del Mediterraneo.
D. - 112 qite.sto qitudro, CIIL' tipo d i collegcciizerzto alvete r<ttituto o irztendete attuare
coi2 le altre forze eli sinistra iri Ectropu?
R. - Se consideriamo la situazione sotlo
il profilo delle elezioni europee, vediamo
che all'interno dell'area della nuova sinistra
esistono posizioni differenziate sull'opportunità di impcgnarsi in una battaglia politicoelettorale a questa scadenza. Questo rende
diiticile una risposta precisa e quindi un
collegamento. Quello che è certo è che noi
stiamo attuando un confronto, una discus-
-
monti e
boschi
z&z=
LPERA R M S T A LAi
RINASCITA
DELLA MONTAGNA
direttore respwisabile Giuseppe Piazzoni
direttorecomitato scientifico Prof Lucio Susrnel
direzione e redazione
Roma- 116 Viale Castro Retorio -Telefono 464683
,
1
amministnzione e abbwiamenti
GRUPPO GIORNALISTICO EDAGRICOLE
Bologna- 31 Eriiilia Levante - C C p 8132028
bbonamentoannuo, L 10000
la
1
I
i
1
1
1
l
dicembre 1977
siglio dei Cotnltni cl'E~tropa,a favore delle
mii~oraizze- etrzidie e ling~tistiche- e per
l'uffermazioiie (li itiz maggior rttolo dei Poteri locali i11 Eitropa. Qituli sono i priizcipi
fonclamei~tali (li qiresr'azioize, in particolare
clel CCE, (1u cui I'E~tropa cotnunitaria pirò
trarre ispirazioi~e?
R. - Io parto dalla premessa che 1'Europa non puo essere l'Europa degli Stati, ma
l'Europa delle regioni. Sono pienamente
d'accordo con quelle iniziative che, ad esempio all'ultimo convegno di Bordeaux, si sono fatte sentire chiaramente; di queste regioni si dovrà tener conto nell'ambito di una
seconda camera rappresentativa dei Poteri
locali, che sono la base fondamentale per
lo sviluppo dell'Europa. Tutta l'iniziativa che
è stata portata avanli dai Comuni d'Europa e dalle Regioni su questa strada credo
sia stata determinante, ai fini anche del pensiero europeo.
D. - Quale sarù la vostra collocazione
i ~ e l l u campagna elettorale e a q ~ t a l i forze
politiche europee fate riferimento?
D. - Le lorze politiche iialiai~e,quusi alla
tti~aizimitù ( c o n l'esclusione dei soli (lei?zoproletari) si sono dichiarate favorei~oli al
principio delle elezioni dirette ciel Parlrzment o europeo. I teriiziizi ciel ciihattito si sono
qitindi spostuti sulla priorità clel rilarzcio
economico o clel rafforzurnlento delle istituzioni. Qitule è il sito giitdizio e qttello ciella SVP.
R. - Noi riteniamo che occorra rilanciare
contemporaneamente sia l'unione economica
e monetaria che l'unione ]politica. In questi
ultimi anni abbiamo visto che basando I'idea
dell'unione europea premirientemente sul rilancio economico e monetario si va avanti
troppo lentamente. Solo l'idea e la previsione di una unione politica trova l'entusiasmo popolare ed è capace a rimuovere
gli ostacoli che si frappongono ad un'Europa anche politicamente unita.
D. - Iiz rutti i paesi della Coi~iirnitùvi son o delle forrize, piìt o m e n o forti, d i tutela
delle minoraizze etniche. (Che cosa è stato
fatto fino ad ora a livello ~cornuizitarioe che
cosa si dovrù fare nella futitra itnione europea?
R. - Ritengo che finora in Europa sia stato fatto troppo poco per la tutela e lo sviluppo delle minoranze etniche e linguistiche.
Certo, in unlEuropa unita la problematica
diventerà molto meno accentuata. Le nazionalità tenderanno a sparire: tutti i problemi nazionali dovranno sottostare ad un'idea
primaria che i: quella eurcipea. Un particolare aspetto della tutela delle minoranze etniche - e precisamente lla tutela linguistica - sarà quindi largamente assicurata con
la realizzazione dell'idea stessa di unione
europea.
Ciò nondimeno, anche nell'ambito di una
Europa unita, si dovranno tutelare le minoranze etniche con particolari norme. Ci vorranno cioè norme e misure eccezionali per
garantire il mantenimento e lo sviluppo delle
minoranze stesse.
D. - Da oltre vetzt'antii lei svolge u n a costante attività ai vari livelli ciell'azione politica e parlamentare e ai'l'iiiterno del Con-
R. - La SVP ì: un partito di raccolta N,
ma che al suo fondo si ricollega ad una matrice di ispirazione cristiana.
Noi ovviamente chiediamo di poter essere
presenti al Parlamento europeo, anche nella
considerazione che la SVP ha portato avanti a livello europeo un'azione particolarmente innovatrice per quanto riguarda la tutela
delle minoranze ed è stata sempre in prima
linea per lo sviluppo del pensiero regionalista.
.Marco
Pannella
~';irtiIo
i.ntlicslc
D. - Corile .$i pone il partito rrtrlicale rispetto al progetto tli costriiziotze c o m ~ t n i t c ~ ria, in particolare per qttarzto concerne il
superamento della trudiziorze dello stato tzazionale in Europcc?
R. - I1 partito radicale non è un partito
con posizioni ideologiche e di « pensiero
delegato n. Posso esprimere solo la mia pcrsonale posizione che ritengo, però, appartenga alla stragrande maggioranza dei radicali.
Si tratta di posizioni implicite nella nostra
azione, derivate dal nostro retroterra politico e culturale e non, ad esempio, da mozioni - o altre deliberazioni. Lo stato nazionale non corrisponde minimamente
alle esigenze e alle realtà che ci interessano, ma a interessi storici di classe, oggi necessariamente illiberali. Lo stato nazionale è
esso stesso un dato illiberalc rispetto alle
tradizioni, alle nazionalità, ai territori che
esistono; momento di violenza, quindi di disordine e di caos, nel medio come nel lungo termine.
I1 reale scontro per la costruzione di una
società diversa, con prospettive socialiste
e libertarie trascende l'ambito nazionale. Sot-
dicembre 1977
i o il profilo economico, se penso a un triangolo indusirialc - e s o n o venti, trent'anni
che lo diciamo - penso a un triangolo Dusscldorf-Nord della Francia-Taranto (o in termini pii1 tradizionali Genova). Come partit o l'estrema attenzione che p o r t i a m o alle
minoranze etniche linguistiche culturali politiche, la configurazione stessa del n o s t r o
Funzionamento sulla base di u n o s t a t u t o
Ceder-ativo e federalista del P.R. dice q u a n t o
s i a m o istituzionalmente
d e n t r o le battaglie per il s u p e r a m e n t o dello s t a t o nazionale.
D. - Della tradiziolie europeistrr del purtito rarlicule qiti richiatlirrra f a p a r t e l'impegtlo fetlerali.sra rli littiga dura di Mnrco
P a r ~ t ~ e l l aChe
.
piiò p e r ~ s u r e iln vecchio federali.sru, rrrdicrile. riella recente scoperta delI'Eitropa rii i i r r po' tiitre le forze politiche
itrrliatie? E' zitzu tliodo, iina forinillu d e m a gogica, o rrl cotitrcrrio iridica l'approdo cicl
iirru diiilet~sioneInetzo proitinciale e leifrrntiII(A del tio.stro .\isteinrr politico?
R. - Dopo trent'anni - così c o m e viene
alla luce la n a t u r a idcologica neo-concorclataria di t u t t a la nostra classe politica dirigente, DC, PCI e partitini, una classe c h e
c r e d e solamente nel potere - a p p a r e c h e
il q u a d r o nazionale it q u a d r o necessario di
impotenza e di violenza. L'esistenza e la potenza delle multinazionali, a d esempio, è oggi
nozione c o r r e n t e e non consentirebbe più,
n e m m e n o vergognandocene, alla leadership
comunista di parlare di via nazionale » al
socialismo conle senza vergogna lo h a f a t t o
q u a n d o già ci-a culturalmente, ideologicam e n t e indecoroso proporla: propoi-re alla fine degli anni '50 la dimensione dello s t a t o
nazionale come dimensione socialista e democratica e r a una imbecillità o una truffa.
Trattandosi d i u n a classe dirigente non incolta, solo malafede o ragion di p a r t i t o poss o n o spiegare quell'atteggiamento. Perciò
non h solo u n a m o d a il dichiararsi oggi federalista o europeista, m a u n a o p p o r t u n i t à
e una nccessità. Ma q u a n d o p e r trent'anni
si è vissuto I'europeismo e il federalismo in
m o d o passivo e proclamatorio, funzionale
ad esigenze taitiche, evidentemente non si
è poi molto credibili. L'europeismo e il federalismo divengono o r a , per la nostra classe
dirigente, la c o p e r t u r a necessaria alla difesa degli stessi interessi p r i m a difesi s o t t o
coperture nazionalistiche, statalistiche e capitalistiche: si prosegue nelle stesse mistitica7ioni.
COMIJNI D'EUROPA
21
MODAL~ITÀ PER L'ADESIONE ALL'AICCE
-
LA GIUNTA (municipale o provinciale o regionale) esamina l'opportunità dell'adesione,
sulla base dellle finalità statutarie dell'AICCE (rafforzamento attraverso gli Enti locali e
regionali dello spirito europeo. promozione di una azione diretta alla costruzione di una
Federazione europea fondata sulle autonomie locali. partecipazione e rappresentanza degli
Enti negli organismi europei ed internazionali, difesa di una effettiva autonomia delle
comunità territoriali locali e regionali, facilitazione della gestione amministrativa. mediante la conoscenza reciproca e diretta delle modalità del governo locale nei vari paesi
europei. la promozione di studi comparativi. la conoscenza aggiornata delle incidenze
dell'integrazione europea sulla situazione locale, l'utilizzo di strumenti finanziari comunitari, la promozione di ,, gemellaggi ,, e scambi tra Enti locali di diversi paesi europei. ecc.].
- LA
GIUNTA (municipale o provinciale o regionale) investe i l Consiglio (comunale o
provinciale o regionale) della formale deliberazione di adesione, sulla base della seguente
delibera tipo N che potrà essere ovviamente integrata a seguito del dibattito consiliare.
Visto lo Statuto dell'Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e dei Poteri locali
d'Europa, i cui fini si compendiano nella difesa e nel rafforzamento dell'autonomia degli
Enti locali territoriali, in iniziative di studi comparativi e per una maggiore conoscenza
reciproca e diretta circa le modalità del governo locale nei varii paesi europei, nella
promozione pre.sso i Comuni e le altre comunità territoriali d'Italia di una azione diretta
a preparare la costituzione di una Federazione di Stati europei, nei termini previsti dalI'art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana. nella quale siano salvaguardati e
potenziati l'autonomia e il ruolo degli Enti locali e regionali elettivi nell'aggiornata conoscenza delle incidenze dell'integrazione europea sulle collettività locali e la loro gestione.
nell'organizzazione di
gemellaggi n e scambi tra Enti locali e regionali di diversi
paesi europei:
delibera di aderire all'Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e dei Poteri
locali d'Europa, e fa voti per la realizzazione dei suoi fini statutari.
Dà incarico all'ufficio Ragioneria di iscrivere nel bilancio dell'anno in corso e successivi
di questo Ente la relativa spesa annuale per quota associativa.
- Le QUOTE ANNUE, approvate dalla Direzione nazionale del 13-11-1975 ai seiisi delI'art. 26 dello Statuto, sono le seguenti:
COMUNI
Popolazione
Importo
fino a 6.000 abitanti
da 6.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
da 20.001 a 50.000
oltre 50.000
L.
4.000
. 10.000
20.000
= 40.000
2,00 per abitante
D. - Oril clre s i rlediice c h e la catnpugtla
p e r le eleziorii no?? dovrebbe avere t t r l elevato tono e ~ t r o p e i s t a , tzor~ risitlrando credibile la gruli pcirte d e i canriidati. In definitiva
bel, più coerenti s i sono m o s t r a t i quei parl a n ~ e n t a r iitiglesi c h e hat~llo,con il loro voto, causcito il rinvio delle elezioni.
R. - S o n o c o n t r a r i o a l rinvio delle elezioni. Abbiamo perfino studiato, c o m e g r u p p o
parlamentare radicale, la possibilità tecnica
di presentai-e una mozione che permettesse
anche s o l t a n t o all'Italia di effettuarle. Com u n q u e , s e e q u a n d o le elezioni si faranno, s e si consentirà u n a seria c a m p a g n a elettorale, poco credibili in senso europeista sar a n n o i partiti d i regime, non le elezioni.
Anche il m e n o europeista dei candidati dovrà cavalcare la tigre del federalismo o ,
q u a n t o meno, dell'europeismo. Penso c h e esi-
PROVINCE
L. 1.00 per abitante
REGIONI
L. 2.50 per abitante
ALTRI ENTI: Quota da definirsi con un minimo di L. 30.000 annue.
N.B.
- Tutti
i versamenti a favore dell'AICCE. effettuati a qualsiasi titolo, vanno fatti
sul conto corrente postale n. 35588003 intestato all'lstituto Bancario San Paolo
Sede di Roma - Via della Stamperia n. 64 00187 Roma oppure
di Toririo
mediante accreditamento sul conto bancario n. 14643. intestato all'Associazione
italiana per il Consiglio dei Comuni d'Europa, presso l'Istituto Bancario San
Paolo di Torino - Sede di Roma.
-
-
dicembre 1977
COMUNI D'EIJROPA
22
D. - E per qilesto il purlito radicale perle
sa c h e riuscirci ad iiii~iare s ~ w ircippreserttuiiti (1 S t r u s h ~ r r g o . Cosci si uspelta il purriro radicale dalla situ presenza nel Parlai7leiito e ~ l r o p e o ?Iii defit7itii~u,u parte sporadici cotirutri coii i gruppi ecologisti frciiic,esi, il pnrrito ratlicale è risiilraro s e m p r e
piirtro.sto i.soluto sirllri scetiu errroperi.
Scheda n. 8: i risultati di alcuni sondaggi demoscopici
PRO O CONTRO L'ELEZIONE DEL
PARLAMENTO EUROPEO
(Insieme della
setlenibre
1973
l'
-
"
P i u i t o s i i ~ contro
A ~ ~ o l u t n i i i i ~ i coiilvi>
itc
I2
Y
II
9
-
23
63
64
--
18
-
34
38
38
69
-
II
10
-
18
l'"
31
62
--
10
8
-
u
$1 I,
28
34
2~i
3'1
apr.-mag.
1977
novembre
1976
-
72
8
8
6
21
14
-
--
23
19
111
17
17
15
I O0
100
100
100
I00
1O 0
N o n i-ispondoriu
Totale
-
magglo
1976
""
27
36
54
A SUFFRAC;lO UNIVIZ.RSALE DIRETTO
11) 4
011.-nov.
1975
magglo
1975
o
24
30
Assolutanicnte pio
Piiiito\to pro
Comiinitiì)
13
( I ) Escliirri I'Ii'lan<ta (le1 nord per i l 1973
L ' I M P O R T A N Z A DI ANDARE A VOTARE ALLE ELEZIONI EUROPEE
B
DK
D
F
IRL
I
L
N
UK
CE
(Il
Totale
100
100
100
100'
LA STRATEGIA DEI PARTITI POLITICI
B
DK
I' I,
lJ4,
D
F
100
100
100
PER LA C A M P A G N A
IRL
I
100
100
100
UK
CE
ELETTORALE
L
N
11)
I
In
-
~xiititipolilici
,l
u~,
"I,
"8,
C
I
u ~ ,
O
,,
del-
\ichha
idcn (lovi-i.l>hero irnir\i pci.
criricliidci-c I;) cainIxipna clct~ornle 111.
\icrnc
nci
piichi
nienibri
57
23
47
52
14
66
49
54
38
5I
partito 11;i<lovi-i,bhc\
coii<lirri.c 121 camp;igna clctioralc con
il proprio sinibolo
21
47
32
30
50
22
79
37
48
33
-77
30
?I
I8
h
I2
12
Y
14
I6
Ci;isciiri
rionalc
- Niin
i-isponcliirio
( I ) Media pori(lcr-ala.
s t a n o oggi delle ragioni oggettive p e r cui
anche coloro c h e nella loro soggettività erano superliciali o menzogneri nel qualificarsi
europeisti e tcderalisti dovranno nella realtà impegnarsi sii questa direttrice o s t o pi,it.si.
i lettori inei7o a t t e r ~ t i delle croi7ache europee.
R. - E ciò spiega !'europeismo italiano.
Non è u n paradosso. Ariche perché la gent e in Italia non conosce c o m e funzionano
le attuali istituzioni europee è europeista.
D. - L'opiiiiotle prrhblica, conlrltlyue, seni- L'albero non gli nasconde la foresta. S e le
hrcr più uiuiiti d e i partiti. I ~ o i ~ t l a g gderrioi
conoscesse probabilmente lo sarebbe meno.
.scopici ef{etr~ici/idalla C E E dicono c h e il
Ma non dimentichiamo che q u e s t o è u n paecittadiiio eiiropeo piìc fai~oreilolealla c o s t r ~ r - se infinitamente più avanzato della sua clasz i o ~ l e ~ o i i i i ~ i ~ ~ t uè r I'ituliu~io.
iu
C'è però da
s e dirigente e dei suoi organi di informazioriirzurcure c h e proprio l'itc~liuiio risultcr tra
ne e disinformazione.
R. - Apparteniamo sicui-amcnte a d u n a
area di sinistra, socialista. A S t r a s b u r g o lavoreremo, se ne s a r à d a t a la possibilità
tecnica, per d a r vita a u n g r u p p o parlam e n t a r e di socialisti autogestionari, antimilitaristi, s o p r a t t u t t o antinucleari nel civile e nel militare. Con Br-ice Lalonde c i
gruppi degli « Amis d e la t e r r e », belgi, olandesi, danesi, francesi e italiani lottiamo per
l'equilibrio tra gli ccosistemi, una concezione in c o n t r a p p o s t o con quella classica della
er:onomia. In Italia a b b i n e r e m o i due sim'>oli: pugno con la rosa e sole antinucleare. Diamo in ciò ragione a d E r n e s t o
Rossi che, avendo con Spinelli concepito
Ventotene, q u a n d o Spinelli ed altri ritennero che i principi del e Manifesto >, potess e r o venir realizzati a t t r a v e r s o il lavoro di
consiglieri dei vari De Gasperi, di %ruppi di
pressione sui poteri nazionali o sul potere
sovranazionale della Chiesa, si rese c o n t o del
grottesco rispetto al progetto e alle idealità
politiche di Ventotene, s m e t t e n d o di s e m b r a re e d a p p a r i r e europeista e federalista, cosa
che al c o n t r a r i o rimase sino alla line. L'idea
di u n europeismo basato sulla scelta nucleare
e sul consumismo c o m p o r t a necessariamente una società fortemente militarizzata, delle s t r u t t u r e di potere ancora più a c c e n t r a t e
e sofisticate, d u r e . Chi caldeggia qucsta
Europa p u 0 essere, c e r t o , nella s u a soggettività, u n federalista. Ma tende a ripetere nell'Europa i vizi delle società nazionali. I fedcralisti che conosco risultano per metà golliani (con il loro sogno di potenza, esteso s u
territorio più a m p i o ) e per metà nipponici
(con il loro sogno di conquista dei mercati).
Per noi non p u ò darsi E u r o p a c h e non si fondi sulla sovranità dei comuni, delle regioni
delle comunità
nazionali
nel senso più
rigoroso, culturale, della pai-ola.
)),
D. - Il Parlun7etiro europeo i ~ e r r e h h rapplrr7to a costituire 1117 rnon7enlo {ondameiitale d i gcirui7zici per qilesii rnggr~rppainet7ti
e , più iii gerlerule, per ogni 1nit70rui7zu. V i è
.s1afo però chi i n Itulicr, ei1idetirer~?ei7te hltsarit1o.si S L , t ~ r f t ' t r l t r uii7?po.staziot7e itleologicci, ha presetztato t r i i progetto (li s i s f e i n a elettorale c h e i7egciizu rappre.setltai7zcr crlle {orze 177ir1ori.Quel progetto seri~bru rlefinitii~urnerlte rieiltrcrto, heiiché trfficiulniei7re izoir si
srippitr ui7corci coi1 c h e c,o.su i ~ e r r ùs o s t i t ~ r i t o .
Q ~ r u l eè la po.sizio17e radicale .su yicestu 1%
cerida?
R. - Sosteniamo la proporzionale pura
sia chiaro, m a non s i a m o t r a i pregiudizialmente c o n t r a r i a un'eventuale soglia del i
p e r cento. Riguardo ai collegi, mi s e m b r a
i m p o r t a n t e c h e esista una lista nazionale, com u n q u e la si voglia congegnare. 11 progetto
Cossiga risultava interessante anche perchk, mi pare all'art. 32, impediva di tenere
referendum ilell'epoca delle elezioni europee: una disposizione d i r e t t a a d evitare s u r rettiziamente i nostri referendum e a colpire questo istituto. E' u n f a t t o che mi conf e r m a come la bozza di dccreto sia s t a t a
concordata con i comunisti.
COMIINI D'EUROPA
dicembre 1977
23
le forze del lavoro
Aldo
Bonaccini
inicrriaziunnle CGIL
Mentre si avvicina la data che era stata
prevista per le elezioni del Parlamento europeo a suffragio universale diretto, il quadro
politico per l'unità europea diventa sempre
più impreciso e indeterminato. Importanti
mutamenti sono certo intervenuti nella vita
politica francese sul tema delllEuropa, ma il
Parlamento della vicina Repubblica ha preferito ratificare « irrrplicilurirerrte n la convenzione sul Parlamento europeo, tanto apparivano
problematici e pericolosi un aperto dibattito
e una aperta votazione su di essa. Novità apparentemente più positive sembrano venire
dalla Gran Bretagna; dalle posizioni assunte
e fatte affermare da Callaghan appare ancora lontana la soluzione del complesso problema della legge elettorale.
Oggi sono appunto queste due serie di
avvenimenti, più che altre ben più radicate
e stagionate fondamenta europeistc, a fornire il quadro nel quale si dovrebbero svolgere le elezioni. Esse si faranno certo, ma
nulla consente di ritenere che ciò possa
itvvcnire alla scadenza prevista: un ritardo
di 6-12 mesi sembra a questo punto scontato. Ma l'aspetto più serio non è sintetizzato
certo dagli spostamenti di calendario che appaiono ormai inevitabili. I1 fatto è che la
scadenza politica delle elezioni è vissuta nei
singoli paesi della Comunità in modi non
coincidenti o addirittura contraddittori. Occorre riconoscere a ~ u e s t alunga vigilia elettorale il merito di trarre a tutta evidenza
l'insieme delle ambiguità e delle non brillanti mediazioni attraverso le quali si è venuto
deteriorando l'obiettivo della unità politica
e della unita economica e monetaria delllEuropa. Vengono a galla le contraddizioni insanabili tra l'orientamento originario per una
Europa federata, struttura sovrastatale, e la
pratica affermatasi nell'ultimo quinquennio,
per una Europa nella quale i singoli stati non
si sono preoccupati tanto di agire per superare la loro piena sovranità e per dar progressivamente vita ad un nuovo potere sovranazionale, quanto per rafforzare invece
la loro sovranità e per allontanare nel tempo e nello spazio politici, appunto, la nascita
della attesa realtà sovranazionale.
Questo tema della sovranità assoluta dei
governi e dei parlamenti nazionali è infatti
il punto di partenza della migliore disponibilità di Francia e Gran Bretagna verso
i problemi della Europa unita: il ribadimento cioit di volere fare della Comunità una
struttura politico-giuridica interstatale e intergovernativa, in luogo di quella costruzione unitaria che era, nelle ipotesi, alla sua
base. Ma ciò detto e con molte sottolineature di rammarico per un processo che
troppo potenti ~ a t r o n a t inazionali e di classe non hanno consentito si sviluppasse secon-
do la logica politica unitaria, appare opportuno considerare la non trascurabile importanza del nuovo atteggiamento britannico
maturato in seno al congresso del partito laburista. L'esistenza1 di velocità diverse verso
l'integrazione e l'unità dell'Europa era già
stata constatata « ti//iciulnzenie» nel rapporto Tindemans, dopo essersi affermata nella
pratica in seguito alla lunga crisi che ha
travagliato la Coniunità al termine del periodo transitorio. Accenti nazionali eccessivi e incapacità di aissicurare agli orientamenti della CEE una ispirazione dotata di un
equilibrio sociale più avanzato, hanno cristallizzato quella crisi, cui si sono aggiunti
le conseguenze poirtate dalla caduta dell'ordine economico e monetario in cui la Comunità era sorta, l'esplodere degli effetti del
meccanismo inflazionistico alla base del mercato agricolo comune e le richieste di allargamento degli interventi comunitari, grazie
alla domanda di adesione di Grecia, Spagna
e Portogallo, ed ai sempre più vasti accordi
internazionali di essa con un crescente numero di paesi.
In un contesto così dato, e nella condizione di impotenza nella quale è la Comunità, la base polii:ica affermatasi nel congresso laburista (che respinge la pregiudiziale di una radicale e immediata riforma di
tutta la normativa e liquida la suggestione
della uscita dalla Comunità) offre I'opportunità di negoziati per riforme parziali, cui
sono interessati il nostro paese, i lavoratori
italiani e la stessai Confederazione europea
dei sindacati (it quest'ultimo il caso della
costosissima politica agricola comune e delle contraddizioni di natura inflazionistica che
essa introduce tra la protezione dei consumatori e i sostegni alla produzione) e apre
con decisione la p,orta all'ingresso delle tre
nazioni meridionali a occidente ed oriente
della penisola italiana.
Una fase ulterioire di transizione e di rimessa in ordine e in efficienza delle strutture comunitarie appare certo utile e rincresce che non sia stata afferrata dai laburisti britannici l'importanza strategica del problema degli squilibri regionali e del Mezzogiorno italiano in specie, tanto più che I'ingresso dei nuovi partners rilancia questo
tema con molta forza.
Le opportunità aperte da varie parti dalla
proposta britannica non fanno ne dimenticare, né condividere la filosofia che rimane
alla base del comp~ortamentobritannico. Essa si annuncia aspramente nel ruolo del tutto subordinato che si vorrebbe riservare al
Parlamento europeo e, nella sostanza, non
dissimile da quellci sinora esercitato. Certo
lo stacco nei confronti della ipotesi di un
Parlamento pienamente sovrano è forte, ma
esso sconta il grad'o di pressioni cui è stata
sottoposta l'istituzione comunitaria. Ma se
la soluzione prospettata appare in una qualche misura e per particolari aspetti comprensibile ed anclhe forse opportuna nel
breve periodo, improponibile sarebbe invece
la sua prospettazione per il periodo lungo
della vita e della evoluzione unitaria della
Europa, che ne risulterebbero forse più
armoniche, ma inguaribilmente paralizzate.
Ecco perché nel Parlamento di prossima elezione devono prevalere gli elementi di co-
struzione della volontà politica unitaria, nei
confronti di quelli del semplice controllo
democratico degli affari comunitari. Ciò è
indispensabile soprattutto per le classi lavoratrici dei vari paesi europei che, in mancanza di questa prospettiva sovranazionale e democratica, vedrebbero la loro pressione per
trasformazioni di tipo socialista continuamente mortificata da altre ben più armate
pressioni internazionali, oppure contenuta
nell'ossigeno insufliciente di paesi privi del
tutto o quasi di materie prime e risorse
energetiche e, quindi, trasformatori che possono e debbono vivere solo in un mercato
aperto, nel quale gli spunti di progresso
sociale sono inevitabilmente e fortemente
condizionati da crescita della produttività
e della competitività del sistema economico. L'incapacità della Comunità di fornire
in questi ultimi anni un efficace punto di riferimento ai complessi problemi venuti alla
ribalta nella situazione di crisi, che costringe alla disoccupazione circa 6 milioni di lavoratori e un così elevato numero di giovani, e di assicurare un equilibrato e unitario sbocco nella scelta fra inflazione e pieno impiego, non ha ancora avuto una risposta adeguata e forzante da parte della organizzazione sindacale europea, malgrado i notevolissimi passi in avanti compiuti nella
definizione di un programma comune.
Nel rinnovare l'impegno dei sindacati per
assicurare alle elezioni europee la piena
partecipazione dei lavoratori dei nove paesi, l'Esecutivo della Confederazione europea
ha definito gli obiettivi di fondo della nuova fase democratica della vita comunitaria,
che deve appunto essere caratterizzata dalla forte limitazione dei poteri delle società
multinazionali e dell'accrescimento delle possibilità di controllo democratico da parte dei
lavoratori. 11 movimento sindacale italiano si
sente particolarmente impegnato su questa
linea di comportamento, destinata a creare
le condizioni sociali di base per fare del Par.
lamento un reale e decisivo protagonista
della futura Unione europea.
Luigi
Macario
segretario generale CISL
In occasione dell'avvicinarsi delle elezioni
a suffragio diretto del Parlamento europeo,
previste per il 1978, si it aperto nel nostro
paese un ampio dibattito, al quale il movimento sindacale non vuole e non può sottrarsi. I protagonisti sono certamente i partiti politici ma il punto di vista dei sindacati, soprattutto se presenteranno come per
le elezioni politiche nazionali una posizione
unitaria, non potrà essere sottovalutato anche per dare sostanza e concretezza a quanti
sostengono che si deve costituire l'Europa
dei Lavoratori.
Chiamare alle urnc i cittadini europei per
COMIJNI D'EUROPA
scegliere, sulle liste presentate dai partiti
i loro diretti rappresentanti al Parlamento
di Strasburgo comporta secondo noi non soltanto sollecitare la partecipazione attiva dell'elettorato ad un appuntamento democratico, ma indicare quale significato assume
l'avvenimento e formulare nostre precise
proposte per il rinnovamento dell'Europa
comunitaria.
L'indebolimento progressivo del processo
comunitario si manifesta nel .ridotto ruolo
delle istituzioni, nei modi di formazione
della volontà politica e nella scarsa democratizzazione di cui tuttora le istituzioni europee soffrono. Un rapido esame del peso
e del ruolo delle istituzioni ci fa constatare
che la Commissione, a distanza di poco più
di un anno dall'inizio del suo ultimo mandato e nonostante l'impegno c il vigore con il
quale il Presidente Jenkins aveva impostato il lavoro, non riesce a presentare progetti globali per l'unione econonlica e monetaria, per la politica energetica, per la politica
industriale. Questa debolezza intrinseca della Commissione non è dovuta soltanto al
conflitto di opinioni tra i vari Commissari,
alla rigidità delle competenze, ma soprattutto si deve ricondurre alla realtà di un
Governo europeo che 6 costituito dal Consiglio dei Ministri e non da un Esecutivo che
sia soltanto ed effettivamente europeo.
Questa situazione mortifica la Commissione
esecutiva e l'assoggetta alla volontà degli
Stati membri che non manifestano negli
ultimi anni l'impegno necessario per il rilancio europeo.
Se esaminiamo il ruolo e le competenze
del Parlamento europeo attuale, constatiamo anche in questo caso che, a parte il potere di censurare la Commissione e di esprimersi sul bilancio comunitario (le due competenze più significative) il suo ruolo è di
diritto ma anche di fatto sen-iplicemente consultivo. Se poi inline ci soffermiamo per un
momento ad esaminare la cosiddetta N partecipazione dei partners sociali al processo
comunitario » constatiamo che si tratta di
una consultazione sistematica nel Comitato
economico e sociale, ormai rituale anche
nel Comitato dell'occupazione e nelle Conferenze tripartite, che non riesce a tradursi
in una partecipazione reale alla elaborazione delle decisioni, come invece avviene su
scala nazionale dove i sindacati condizionano effettivamente decisioni ed impegni dei
Governi.
Il gravissimo indebolimento delle istitiizioni più significative della Comunità e la scarsa democratizzazione di tutto il processo, che
d'altronde ha caratterizzato il ventennio europeo, è dovuto a nostro avviso a quel metodo cosiddetto « dell'Europa a piccoli passi » sulla base del quale si riteneva che con
un processo lineare si potesse progressivamente passare dall'unione doganale alla unione economica e alla unione politica.
Noi abbiamo ripetuto più volte che il
Trattato di Roma affidava alla volontà politica degli Stati membri le ulteriori tappe
per la costruzione effettiva dell'Europa comunitaria, volontà che può trovare la sua
base nei Governi degli Stati membri, dei
partiti politici, delle forze economiche e
sociali, dei sindacati, e non su meccanismi
automatici che il Trattato non prevede.
La elezione a suffragio diretto del Parlamento europeo dovrebbe e può rappresentare un rilancio delle istituzioni e di tutto
il meccanismo europeo, nella misura in cui
mobilitando 180 milioni di cittadini (tanti
sono gli elettori sui 250 milioni di abitanti
nella Comunità) per eleggere e quindi affidare a diretti rappresentanti parlamentari le
proprie esigenze, si compie forse un passo
qualitativamente innovalore che consentirà
al nuovo Parlamento di esercitare una pressione effettiva e di sollecitare e sostenere
la Commissione europea affinché essa divenga veran-iente il Governo dell'Europa.
Nel fare un rapido bilancio dei 20 anni
di realtà europea dobbiamo esporre con
franchezza gli aspetti positivi ma anche le
gravi deficienze constatate e più volte rilevate da noi. Questo bilancio ci trova in
sostanza insoddisfatti ed in particolare noi,
la CISL, che abbiamo dato fino dall'inizio
un pieno appoggio all'Eilropa. Siamo e siamo sempre stati convinti che il nostro paese, vitalmente inserito riell'area politica ed
economica dell'Occidenti:, 6 e deve essere
parte integrante della Comunità europea. Ma
se l'Europa è vitale come noi sosteniamo,
per lo sviluppo economico e sociale dell'Ita-
Inflazione contro democrazia
l'inflazione è causa di deperimento e di
morte delle strutture e particolarmente
dei giornali democratici;
abbonatevi, dunque, a << Comuni d'Europa n, se lo ricevete in omaggio; procurateci un abbonamento sostenitore o benemerito, se già siete abbonati ordinari: ci
aiuterete a resistere all'inflazione, e aiuterete la battaglia per le elezioni europee.
lia e dei Iavoratoi-i italiani, si ha il diritto
di pretendere impegno e non lamentele, negoziato più che protesta, ma anche il dovere
di farsi carico dei problemi e, io insisto, dei
problemi dei lavoratori italiani e europei
ben più di quanto t: stato fatto nel passato.
La crisi econon~icamondiale del 1973, che
ha sconvolto tutti i Paesi, ha trovato 1'Europa del tutto impreparata ad affrontarla.
Infatti la Comunità si era in qualche modo
abbandonata al rapido ritmo di crescita
dell'economia dei paesi industrializzati che
ha avuto inizio a partire dagli anni '60 con
l'aumento degli scambi interni ed esterni
all'area, adagiandosi nel ruolo di prima potenza commerciale del mondo e fidando sul
suo meccanisn-io di sviluppo sorretto dalle
libere forze del mercato, su una politica
agricola chc garantiva i livelli dei prezzi
dei prodotti europei protetti dalla concorrenza esterna, su una tecnocrazia che puntualmente applicava le norme stabilite dal
Trattato istitutivo della CEE nei vari campi.
Nulla è stato fatto nel decennio d'oro e
ciot: a partire dagli anni '60 per creare fondamenta solide alla costruzione europea intervenendo sulle strutture agricole ad esempio, sulla base di una politica agricola non
soltanto protezionista e a tutela dei prezzi
dei mercati ma strutturalmente innovativa e
modernizzata. Nulla è stato fatto per promuovere una politica industriale coordinata,
al fine di ammodernare I'industi-ia europea,
di renderla competitiva con le aree più avanzate nei settori di punta e di modificare le
produzioni tradizionali aggredite dall'avanzata dei paesi emergenti.
Nella assoluta mancan:za di fonti enei-getiche proprie, non si è provveduto a impostare e realizzare una politica dell'energia
dicembre 1977
basata sia sulla ricerca di fonti alternative
sia su rapporti di cooperazione con i paesi
produttori di petrolio. Infine, ed è stato il
limite più grave della Comunità, nessuno
sforzo reale è stato compiuto allora, quando
era più facile, per riequilibrare dal punto
di vista territoriale e sociale i profondi squilibri esistenti. La politica sociale ha sempre
avuto un carattere assistenziale e così pure
la concezione iniziale di politica regionale.
Tutti questi limiti del coraggio e della
volontà politica degli Stati membri hanno
reso l'Europa estremamente fragile di fronte alla tempesta della crisi. Non dobbiamo
infatti dimenticare che siamo esposti d a un
lato alla competitività di paesi come gli Stati Uniti e ad una reale soggezione nei settori
di punta, dall'altro lato alla ormai n-iassiccia avanzata degli Stati emergenti nel processo di industrializzazione. E tutto ciò senza
poter usufruire come altre aree del mondo,
ad esempio gli USA e I'UKSS, di fonti energetiche e di materie prime proprie, o non
avendo come il Giappone livelli tecnologici
e di produttività che consentano una presenza commercialmente aggressiva sulla scena
mondiale.
I tempi sono ormai stretti. Sei milioni di
disoccupati in Europa non consentono alcun rinvio, né riteniamo possibili e praticabili le vie nazionali che sottintendano comunque forme di protezionismo. L'Europa
ha assecondato negli ultimi anni l'altalena
dello stop and go » che ha caratterizzato
la politica economica degli Stati membri
mentre avrebbe tlovuto affrontare in un
quadro organico di programmazione economica la riconversione della sua economia e
decidere che l'obiettivo del pieno impiego
doveva considerarsi prioritario, per inantenere le sue caratteristiche di arca politicamente avanzata nel mondo.
Abbiamo sempre riconosciuto alla CEE
I'impoi-tante merito di aver costantemente
difeso i principi della libertà nella democrazia pluralistica che sono alla base della
stessa costruzione europea. Questi principi
sono stati difesi sia rifiutando l'adesione
della Spagna franchista, che congelando la
associazione con la Grecia dei colonnelli e
questo atteggiamento ha certamente contribuito al ritorno alla democrazia della Grecia, della Spagna e del Portogallo.
Nella stessa logica di difesa dei valori di
base della CEE i sindacati italiani sono favorevoli all'apertura della Comunità verso
questi nuovi paesi perché ritengono che la
appartenenza alla CEE darebbe maggior vigore e garanzia ai nuovi regimi democratici.
Ma il problema della recessione e degli
effetti che essa provoca e che ci trova oggi
confrontati con ben 6 milioni di disoccupati
richiedono soluzioni coraggiose e proposte
non rinviabili se si vuole veramente mantenere l'Europa occidentale, di cui la Comunità costituisce il centro motore, in un regime di libertà e di democrazia.
Noi indichiamo due linec direttrici che si
completano fra di loro. La prima consiste
in una programmazione europea che atiidi
alla Comunità il compito di coordinare le
politiche economiche e i progetti di riconversione in atto in un quadro globale di ristrutturazione e con uri intervento ed una
responsabilità decisiva dei Governi. Senza
trascurare il ruolo che le forze del mercato
possono assumere, esse devono essere ricondotte a questo quadro progran-imatico. La
COMUNI D'EUROPA
dicembre 1977
'leconda indicazione consiste nel ralforzare
gli accordi ed i trattati nord-sud tra la CEE
e i paesi sottosviluppati, in particolare la
Convenzione di Lomi. alla quale aderiscono
ormai oltre 50 paesi ACP, gli accordi di cooperazione con i paesi mediterranei, il dialogo euro-arabo, i rapporti con tutti i paesi
del terzo mondo attraverso gli strumenti
già in atto. In questo modo, noi riteniamo
di poter contribuire anche allo stabilirsi di
un nuovo ordine economico internazionale
che può essere definito e realizzato sia da
accordi di cooperazione interregionali come
quelli citati, che nel quadro del dialogo nord
sud, consentendo una collaborazione tra paesi industrializzati e paesi produttori di materie prime.
Sempre in questo quadro e tenuto conto
di queste realtà, l'Europa deve fare il suo
programma economico, sviluppare nuovi settori produttivi legati a nuovi mercati, rinnovare la sua agricoltura, intervenire per
il miglioramento delle infrastrutture sociali
per compensare il rallentamento dei redditi
individuali in atto.
Per fare avanzare queste proposte le Organizzazioni sindacali italiane stanno già operando in tre direzioni: 1) rafforzare la Confederazione europea dei sindacati e contribuire a trasformarla in una organizzazione
di pressione effettiva, di azione e di lotta.
Le difficoltà comuni possono oggi favorire,
se sostenute da una volontà europeista, la
azione unitaria dei sindacati europei; 2) sollecitare le forze politiche del nostro paese
ad un impegno sempre più significativo nei
riguardi della dimensione europea dei problemi nazionali; 3) contribuire con una adeguata mobilitazione dei lavoratori italiani a
far si che il momento dell'elezione a suffragio diretto del Parlamento europeo assuma il signilicato politico di una svolta concreta per l'avvio della realizzazione di una
Europa dei lavoratori.
Giorgio
Benvenuto
scgrciario gcnci'nlc IJI L
In vista delle elezioni del Parlamento europeo, che tutti considerano a ragione una
occasione storica per i nove stati europei, il
problema di fondo è se si riuscirà a dar
veramente vita ad un'assemblea rappresentativa. L.a Comunità attualmente non prevedc alcuna forma di partecipazione dei cittadini alle istituzioni europee. Perciò queste
elezioni potranno essere un'occasione per
darle un'ell'ettiva base popolare.
In effetti lo stato attuale della CEE comporta considerazioni, che. in ultima analisi,
investono lo stesso modo di essere della
Comunità. Attualmente, infatti, la CEE è in
crisi per rivalità tra Stati impegnati nella
difesa gelosa delle loro prerogative e, anche, degli stessi interessi delle grandi concentrazioni economiche e finanziarie rispetto agli interessi generali della Comunità. Gli
ostacoli sono ancora assai rilevanti sulla
strada dell'integrazione economica: la mancanza di organiche politiche comunitarie induce a denunciare il progressivo scadimento
di ruolo della CEE che - qualificandosi
sempre più comt: momento di rigido confronto di interessi particolari e nazionali non rientra certo in una ottica tesa alla
costruzione di un'Europa unita politicamente oltre che ecoriomicamente.
Nei fatti, nelle scelte di politica economica, si è ormai consolidata una divisione
tra paesi economicamente forti e paesi deboli, mentre pesanti risultano le intcrferenze e i condizionarnenti di quanti vedrebbero
intaccato il proprio potere dalla nascita
di una forte entità economica e politica comunitaria. La CE,E ha preferito rinunciare
a svolgere un suo ruolo che, soprattutto,
muoveva da una più congiunta ed autonoma visione del ruolo delllEuropa. In sostanza la CEE non si è mai qualificata - nel
corso delle più irnportanti e gravi crisi degli ultimi anni -- come un'entità politica
omogenea capace di operare in maniera nuova e credibile sulla scena mondiale. E' in
questo quadro, caratterizzato dall'evidente
prevalere dei singoli Stati membri e degli
interessi nazionali rispetto al dato comunitario - pure da tutti teoricamente ritenuto essenziale per il futuro dell'Europa e contraddistinto dallo scarso peso politico dei
paesi e degli interessi europei -, che va inserito il problema della elezione a suffragio del Par1ament.o europeo.
Dal quadro di generale scollamento della
situazione politica ed economica della CEE
emerge la necessità di un riesame critico
di tutto il modo di essere del processo
comunitario. Ciò però possibile solo a patto di assumere quale base di una rinnovata
politica comunitaria le istanze ed i bisogni
reali di cui sono portatori i lavoratori, i
sindacati e le forze democratiche.
E' dunque essenziale rivitalizzare l'azione
del sindacato europeo. Non possiamo trascurare l'esperienza critica del passato, il
mancato peso del sindacato a livello europeo di fronte ai problemi esistenti, la scarsa
rilevanza negli organismi stessi della CEE,
il mancato raccordo tra lotte nazionali e sovranazionali. E' questa una presa di coscienza presente nella odierna Confederazione
europea dei sindacati: l'appoggio della CES
alle elezioni del Parlamento europeo è anche consapevolezza che l'attuale crisi rischia
di portare l'Europa occidentale ad un irreparabile declino della sua funzione storica,
economica e sociale. Occorre realizzare e coagulare l'unità sindacale europea nell'interesse delle masse lavoratrici, dclla democratiz.zazione dello sviluppo europeo, della lotta per un nuovo e diverso modello di sviluppo della CEE. Da questa esigenza deve
nascere una ricon'siderazione dei grandi problemi sociali ed economici, civili, occupazionali dei lavoratori europei, oltre agli stessi
problemi della sic:urezza e cooperazione europea.
Occorre raccogliere la sfida che la crisi
economica ha po!jto. I1 discorso implica il
ruolo dell'Europa e quello nelllEuropa del
movimento. Le politiche comunitarie non
si attueranno mai nella misura in cui mancherà il contesto nel quale inserirle. Questo
contesto riguarda le istituzioni comunitarie,
i poteri, le compi:tenze, il ruolo interno ed
internazionale della CEE. Il problema della
identità è, oggi, il problema numero uno
delllEuropa. Ma esso è legato a quello della
identità interna delllEuropa stessa. E' infatti evidente che le risposte che saranno date
sui grandi temi dipendono direttamente dagli sviluppi della costruzione europea nel suo
assetto interno.
E' quanto emerso in occasione del dibattito
svoltosi nelle varie sedi in occasione della
relazione Tindemans sullo stato di sviluppo
della unione europea: l'unica via praticabile per far avanzare il progetto è la democratizzazione delle istituzioni. La legittimità
democratica alla costruzione europea verrà
anche da queste elezioni. La via verso l'integrazione sarà lenta ma l'unione europea
si può costruire più che sul principio della
solidarietà su quello della sovranazionalità.
L'attuale Parlamento ha solo funzione consultiva, non ha poteri di controllo e di intervento. Il problema è se il nuovo Parlamento avrà e saprà conquistarsi poteri reali, credibilità ed autorevolezza.
Per tornare al ruolo del sindacato, bisogna dire con chiarezza che la modificazione
della condizione operaia nelllEuropa occidentale e comunitaria, la difesa e conquista
di nuovi livelli di occupazione cui è anche,
forse, legata la stessa salvaguardia dellc
istituzioni democratiche non è realizzabile
solo con una lotta sindacale a livello nazionale: è invece un problema politico che i
lavoratori sono interessati a risolvere dentro
gli organismi comunitari, nello stesso Parlamento europeo rinnovato.
Certo il Parlamento europeo nascerà da
discutibili leggi elettorali nazionali, del resto non ancora definite. L'elezione però non
potrà non essere una svolta nello sviluppo,
sinora troppo paralizzato delle istituzioni europee: essa, di certo, determinerà una rinnovata presa di coscienza politica degli europei come tali; la presa di coscienza del
superamento degli stati nazionali come tali
e della loro insufficienza.
In prospettiva un Parlamento europeo
eletto a suffragio universale potrebbe configurarsi come un'assemblea costituente confederale. Forse il disegno federale è troppo
avveniristico. Certo è che l'obiettivo di una
Europa unita, liberata dalla tutela americana, dipenderà soprattutto dalla volontà pubblica di un Parlamento che sarà, certamente,
condizionato dai programmi dei partiti e
dall'ampiezza del consenso popolare. Se, in
passato, il disegno europeo è stato patrimonio delle forze moderate, è oggi compito
della sinistra, assumerlo come obiettivo teso ad evitare la paralisi comunitaria. Le
prospettive di una Europa, con un suo ruolo, verso le aree del mondo: in particolare
mediterraneo (dialogo euro-arabo), sottosviluppo e paesi in via di sviluppo, Terzo e
Quarto mondo, tutti richiedono nuove forme
di collaborazione. Infine occorre riflettere
a cosa avverrebbe in Europa se la Comunità si decomponesse, e se l'attuale costruzione - con tutti i limiti - andasse in
rovina.
Occorrerà in ultima analisi per il nuovo
Parlamento un largo consenso e partecipazione delle lorze politiche e sociali. La
lotta per le nuove Istituzioni dclla Comuriità t anche legata alla lotta per i contenuti
delle politiche che essa dovrà sviluppare.
L'idea del Parlamento europeo funzionante
è dunque legata anche all'idea di un governo
europeo, capace di imporre le sue direttive
sugli Stati membri. E, dunque, prima o poi
all'idea di una costituente europea.
COMUNI D'EUROPA
dicembre 1977
-
P
-
P
europeo vero e proprio sta per entrare in
gioco. Si tratta dunque di valutarne la consistenza, per cercare di stabilire fino a qual
punto si possa ormai elaborare una strategia europea sulla base non della inesistenza, m a dell'esistenza, di un potere europeo.
E va osservato che è proprio questa la prima questione da discutere per adeguare la
azione ai nucvi aspetti dell'integrazione europea; e per cercare di risolvere la crisi
della Comunit;i.
Va detto su8,ito che il quadro di riferimento indisper sabile per questa discussione è quello ccstituzionale. Tutti i fatti in
gioco hanno q ~ c s t ocarattere. Ha carattere
costituzionale i, riconoscimento del diritto
di voto degli 1:uropei; ha carattere costituzionale il problema dei poteri del Parlamento europco; e a partire da queste osservazioni indubbi; si potrà finalmente capire
che hanno un rilievo costituzionale tutti i
problemi a t t u d i dell'integrazione europea:
rafforzamento della Comniissione, rilancio
dell'unione economico-monetaria, allargamento, Unione eu.opea e via dicendo. Ma proprio questo irsicme di fatti - che di per
SC stessi mostrano che ci troviamo già nel
cuore di un xocesso costituente - comporta un peric.olo. Il pensiero costituzionale è anche un pensiero giuridico, ma non è
soltanto un pi:nsiero giuridico. La nozione
di politica cc stituzionale D; e quella, ancora più chiara, dell'« aspetto costituzionale »
di tutti i fatti politici, non sono più ignorate. Tuttavia i: facile, nei casi costituzionali, fare del riduzionismo giuridico, anche pcrché l'aspetto giuridico (superficiale), e quello apparente esteriore, facilmente visibile,
coincidono. Ci sono, ad esempio, degli europeisti, che giungono proprio per questa ragicne sino ad una specie di verbalismo. Se
trovano, nei discorsi circa il rilancio europeo, le parole « costituente » e « costituzionale », va tutto bene, altrimenti va tutto male. In queste critiche non si vede alcuna
traccia del problema vero: che cosa è una
costituente e che cosa può essere una costituente europea (comunque diversa dai casi costituenti classici perché non si tratta
più di dare una forma nuova ad uno Stato
che c'è già).
Vorrei fare subito un esempio storico, per
ancorare le idee alla realtà: quello della
Convenzione di Filadelfia del 1787. Giuridicamente non era una assemblea costituente,
e non fu convocata con uno scopo costituente esplicito, ma grazie ad un espediente politico. Tuttavia il primo Stato federale
della storia viene da quell'Assemblea, da
quel fatto politico, da quella lotta politica
che si manifestò anche a Filadelfia, e che
evidentemente ubbidiva a criteri politici prima che giuridici. Proviamo dunque a dire
quanto segue: la costituente è un fatto politico con un rilievo giuridico non necessariamente esplicito; e un fatto o fattore politico che, pur dando luogo a eventi tipici
(le costituenti, formali o no), è sempre
presente come un aspetto costante di tutti
i momenti della vita politica. Altrimenti non
si capirebbe come si giunga ad un evento
costituente né come si manifestino sempre sviluppi costituzionali di costituzioni
già esistenti.
E' con questo criterio che si può cercare di stabilire in qual modo si possano ormai impostare, sul fronte dell'azione europea, i rapporti tra i partiti e i movimenti
europeistici e federalistici (non si va al
fondo di una questione costituzionale seriza prendere in esame la condotta delle forze coinvolte). Ed L' opportuno richiamare le
vicende del M.F.E., che sviluppò nel modo
più chiaro (costiituzionalmente) la richiesta
pregiudiziale del potere europeo con una opposizione « di governo, di regime, e di comunità » (di governo, contro una strategia europea senza il potere europeo; di regime,
contro la concezione unitaria dello Stato; di
comunità, contro l'Italia come Stato nazionale esclusivo). Come t noto, il M.F.E. si
batte da qualche anno - nel contesto di
un giudizio sul carattere della fase dello
equilibrio mondiale attualmente in corso per l'elezione europea, cioè per un obiettivo
ABBONATEVI A
COMUNI D'EUROPA
il 1978 è il 26" anno di rigorosa e libera battaglia per gli
Stati Uniti d'Europa
che non lo divide: più, strategicamente, dai
partiti. Ciò si deve al fatto che il M.F.E.
ritiene che, sulla base dell'elezione europea,
sia finalmente possibile (possibile, non certa) una vera politica europea, cioè non asservita a finalità nazionali (in pratica delle
politiche comuni » efficaci nel quadro del
rilancio dell'unione economico-monetaria);
ed è vero il corollario, cioè che il M.F.E., nei
confronti delle forze politiche che accettano
l'elezione europea, fa ciò che si può chiamare una collaborazione critica o una opposizione costruttiva (quando non perseguono
ciò che pur dicono di volere). Ma è vero
solo questo. Non si può trovare una riga
- nelle posizioni (del M.F.E. - che ammetta
la possibilità di una vera politica europea
senza l'elezione europea (se non con malizia,
con citazioni isolate dal contesto, ecc.). La
questione sta dunque nell'importanza che
si attribuisce all'elezione europea, e prccisamente al rapporto tra i l fatto dell'elezione europea e il problema della fondazione
dello Stato europeo.
I1 M.F.E. (la grandissima maggioranza del
M.F.E.) attribuisce molta importanza a questa elezione, tanto da ritenere possibile, sulla base della situazione di potere creata
dalla elezione, una vera politica europea;
mentre chi indu1g.e al riduzionismo giuridico attribuisce a questa elezione - salvo il
caso di un esplicito mandato costituente o,
nella versione più grezza, di un immediato
conferimento formale di poteri al Parlamcnto - poca importanza, tanto da ritenere
impossibile, su questa base, una vera politica europea. A me pare che, precisando
così i termini della questione, si vede con
chiarezza che nel caso europeo si presenta
effettivamente il rischio di confondere il
potere - nel senso politico ed empirico del
termine - con le definizioni giuridiche del
potere. Siamo di fronte all'ipotesi della Comunità così com'è, ma con I'elezione. Da una
parte c'è dunque l'elezione - il trasferimento nel quadro eui-opeo della partecipazione
diretta del popolo alle grandi scelte politiche - dall'altra, strumenti imperfettissimi
di presa di decisioni esecutive. Bene, c'k chi
non attribuisce praticamente nessuna importanza alla partecipazione diretta del popolo
(al fatto politico, al potere come situazio((
ne di fatto) e molta alle imperfezioni giuridiche della Comunità. Per noi, è l'esatto
contrario.
Molti giudicano I'elezione solo in funzione del fatto che i l Parlamento europeo non
ha poteri (nel senso giuridico del termine);
il M.F.E. pensa invece che il primo, il più
grande, e forse l'unico, potere sostanziale dei
Parlamenti moderni stia nel fatto stesso che
sono eletti direttamente, ciot nel potere di
far vivere e far valere l'orientamento del
popolo, e di collegarlo con il governo (il governare, che non dipende solo dall'avere un
governo giuridicamente perfetto). E va da
sé che il potere si può esercitare o no. Le
competenze (giuridicamente intese) si usano
o no a seconda della volontà politica (I'Italia è uno Stato compiuto ma è sempre veramente governata?). Ciò comporta che, a
partire dal momento in cui esiste la possibilità empirica di governare, il governare
davvero dipende più dalla volontà politica,
dalla lotta, dai contenuti sociali e culturali,
che dalla perfezione e dalla imperfezione
delle istituzioni. Essere istituzionalisti, come sono e restano i federalisti nel senso
che rifiutano certe istituzioni nazionali (lo
Stato nazionale esclusivo) e perciò vogliono
istituzioni europee, non significa scambiare
le istituzioni con il perfezionismo istituzionale.
Detto tutto ciò, posso venire al punto che
a me sembra fondamentale. A me pare pro
prio che solo un giurista della tendenza formalistica o una persona influenzata direttamente o indirettamente da questa cultura
giuridica (come i più sul continente), può
pensare che la Comunità dopo l'elezione non
sia uno Stato: uno Stato, molto debole, molto imperfetto ma questo è un altro discorso. Nessuno Stato nasce perfetto, compiuto e forte, e va anche detto che se chiamiamo Stato solo ciò che il pregiudizio giuridico
chiama « Stato », dovremmo anche concludere che gli « Stati n, nella storia, sono veramente rari.
A mio parere, c'è uno Stato dove c'è la
f o r m a ~ i o n edi una volontà generale. Io non
vedo che cosa sia l'elezione se non t la
formazione democratica della volontà gerierale; e quindi non vedo che cosa possa
essere la Comunità con l'elezione se non uno
Stato (il primo manifestarsi di uno Stato,
e, bisogna aggiungere, di uno Stato federale, ciot nel contempo uno Stato - quello
europeo - e un'Associazione di Stati - quell i nazionali). I1 fatto, essendo nuovo, va in
prima istanza valutato empiricamente, senza idee già fatte. Abbiamo la Comunità, una
associazione di Stati con I'elezione solo a livello degli Stati membri, dunque una confederazione - aggiungiamo I'elezione anche al
livello dell'associazione; constatiamo che non
si può certo ascrivere alle confederazioni una
associazione di Stati con l'elezione diretta al
livello dell'associazione, ed infine prendiamo atto del fatto che empiricamente non ci
sarebbe alcuna paratia stagna tra cittadino
(elettore), Parlamento (partiti in Parlamento) e Commissione (e perciò, sempre empiricamente, anche Consiglio dei Ministri e Consiglio europeo). Oltre al rapporto di fatto
c'è persino, già formulato, un rapporto giuridico (censura': e sono proprio gli oppositori francesi intelligenti che affermano che
a partii-e dalla censura può essere avocato
tutto il potere.
Andiamo avanti. Se ciò che ho detto è attendibile, dopo l'elezione il problema non è
COMUNI D'EUIROPA
28
quello di fare lo Stato, ma di rafforzarlo.
Si tratta dunque di stabilire se la debolezza o imperfezione di questo Stato (o Comunità) stia nella mancanza di una costituzione scritta e di prerogative formali del Parlamento e dell'Esecutivo, o nella mancanza
del « braccio secolare >,,la borsa e la spada.
Io penso che la debolezza stia in questa
mancanza, e pensano come me tutti coloro
che si pongono sin da ora il problema della moneta (almeno nel senso di stabilire
subito una data e di impostare un periodo
di u pre-unione » economico-monetaria). Solo con la prospettiva della moneta (« preunione » e data) si potranno legare alla Comunità - o Stato appena
formato - i cit..
tadini e le masse dando risposte concrete
alle richieste sociali con le « politiche comuni » (altrimenti soffocate dalle sovranità monetarie nazionali, dai vincoli della bilancia
dei pagamenti, ecc.).
I1 problema si pose in questi termini anche per Hamilton, che cercò proprio di rafforzare lo Stato americano - appena formato, e perciò fragile ed esposto al rischio
di essere travolto - con una politica economica e la creazione di una Banca centrale. Bisogna pur chiedersi che cosa sarebbe accaduto se invece di puntare su questi
fattori economico-sociali, Hamilton si fosse
messo in mente di perseguire subito qualche perfezionamento costituzionale formale.
Ma vorrei ribadire i termini del problema
facendo osservare che si tratta di una
questione operativa, non di una questione
oziosa. Se si pensa - come molti - che la
Comunità con la elezione non sia una prima
forma di Stato, la conseguenza strategica è
la lotta per la costituente (ma dovrebbe essere la costituente davvero, cioè con l'attribuzione della moneta e dell'esercito alla costituzione europea, non la follia, di cui pur
si parla, di una costituzione formale europea senza moneta ed esercito). Non sembra
una posizione vincente. Non sembra che ci
siano forze disponibili per questa impresa.
Se invece si pensa che la Comunità con la
elezione sia già uno Stato, si tratta di rafforzarlo. E questa può essere una posizione
vincente. Di fatto le forze politiche e sociali non si chiederanno quale sia la natura
della Comunità dopo l'elezione. ma potranno
essere interessate a rafforzarla, in funzione
di bisogni sociali concreti e di interessi politici concreti (anche quelli dei deputati europei interessati alla rielezione, ma la cosa
è molto più seria e vasta).
Ancora una osservazione, per evitare fraintendimenti. Io non scarto, con questo orientamento, la politica costituzionale, sia per
quanto riguarda i poteri, sia per quanto riguarda la loro definizione anche formale e
scritta. Ci sarebbero molte cose da dire e
molte teorie da utilizzare (anche quella dei
« poteri impliciti ») a questo riguardo, e nell'ottica di una costituente davvero permanente e per fasi (che ho cercato di analizzare in testi per l'U.E.F. e altrove). Ma ciò
che vorrei ancora sottolineare ì: che in questa prospettiva la crescita costituzionale andrà di pari passo con la crescita politica
e sociale della Comunità, superando lo stadio delle costituzioni octrovee.~dalla classe
politica ai cittadini. Ed L' per questo, io
credo, che siamo davvero di fronte ad un
compito federalistico, per affrontare il quale i partiti e gli osservatori dovranno decidersi a prendere conoscenza del federalismo
e a studiarlo.
Mario
Bcistianetto
Fra le istituzioni comuilitarie che fornirono al Signor Tindemans i suggerimenti di
cui egli doveva servirsi per redigere il rapporto del 29 dicembre 1975, soltanto il Parlamento europeo (per iniziativa - perché
non dirlo? - del gruppo socialista) indicò
la necessità di una politica comunitaria dell'istruzione.
Per la verità il primo ministro belga dedicò all'argomento unicarriente il secondo paragrafo della sezione B della IV parte, vale
a dire neppure una delle 74 pagine dell'edizione originale. E per dire cosa, poi? Che
bisogna incrementare gli scambi di studenti, e quindi dare una soluzione pragmatica
alla questione
delicata » dell'equivalenza
dei diplomi e periodi di studio, favorendo
gli accordi bilaterali a fra università e istituti dell'educazione », e attribuendo « a tali accordi un valore giuridico ». Tutto qui, né
cambia nulla quando, più avanti, Tindemans
accenna all'opportunità della creazione di
una Fondazione europea, di carattere privato m a finanziata parzialmente dalla Comu
nità e dagli Stati.
Sarebbe oltremodo difficile ravvisare nelle indicazioni del rapporto l'avvio di una
vera e propria politica coinunitaria dell'istruzione, e forse si saranrio compiaciuti coloro che, con varie argomentazioni, negano
la legittimità o anche l'opportunità di una
politica del genere.
Tempo fa il giornalista Ruggero Orlando,
ricordando alla televisione il lancio del primo sputnik, rievocò il dirizzone impresso
dalle autorità federali americane ai programmi scolastici, allo scopo di colmare il
divario USA-URSS anche con l'incremento
degli studi scientifico-tecnologici; Orlando
non aggiunse che in quell'occasione le autorità federali decisero d'incrementare anche
lo studio delle lingue straniere, e particolarmente di quella russa, ]per meglio seguire
gli articoli delle riviste scientifiche.
Costruire l'Europa, a mio giudizio, è molto più arduo del lancio di un satellite artificiale, e non si vede perche la scuola debba
essere esclusa dall'imprecia. Qualcuno ha osservato che per fare l'Europa non si tratta
di promuovere uno « stato d'animo D, ma uno
Stato. A me pare che questa sia una considerazione di tipo, per così dire, demiurgico, non di tipo popolare: vorrei proprio sapere qual è il significato del concetto di
a Europa dei popoli
cui tutti fanno riferimento, e vorrei sapere in qual modo i popoli possano costruire la loro Europa, lo « Stato senza un loro specitico stato d'animo.
Naturalmente la promozionc di tale stato
d'animo non è riservata esclusivamente alla
scuola (ci mancherebbe!), e tuttavia è innegabile che la scuola abbia la sua parte da
svolgere: si tratta di individuarla. e poi di
)>,
dicembre 1977
elaborare una conseguente politica di sostegno.
Dando per scontato che a scuola si fa
sempre politica e che non esistono materie » neutrali (al punto che persino gli sforzi per presentarle come tali non hanno
nulla di neutrale), se ne deduce la legittimità di qualsiasi onesta (nel senso di esplicita, motivata criticamente, aperta al dibattito, non partitica, non intollerante), di qualsiasi onesta, dicevo, impostazione dell'insegnamento. Nessuno può pretendere, ad esempio, che il docente di orientamento liberale
debba travestirsi per apparire diverso da
quello che è, o che altrettanto debba fare
il docente di orientamento socialista, fermo
restando - per entrambi - il diritto-dovere di operare sul piano culturale e non su
quello pubblicitario.
Ma proprio per questo, per questa esigenza di cultura, il liberalismo del primo e il
socialismo del secondo non possono fare a
meno di assumere una diinensione europea
in un quadro addirittura mondiale.
Intendiamoci: nulla di trionfalistico o pubblicitario neppure per la dimensione europea, la quale, anzi, dovrà caratterizzarsi
per un impegno critico ancor più intransigente.
Proprio ii-i virtù della dimensione europea
si favorisce una sufficiente armonizzazione
dei programmi scolastici dei nostri Paesi, e
proprio I'armoi-iizzazione consente l'adozione
di un sistema generalizzato di riconoscimento dei titoli e clei periodi di studio, e proprio questo sistema generalizzato consente
la mobilità dei docenti e degli studenti su
tutto il territorio comunitario.
Non si tratta, dunque, di una promozione
dell'uniformismo, giustamente avversato da
quanti avvertono il nesso tra uniformismo e
nazionalisn-io, e che non sono disponibili per
un eventuale turgore nazionalistico europeo.
Ogni Paese, ogni regione dovrà avere la sua
scuola su misura, ma in nessuna scuola dovrà mancare la dimensione europea, perché
nessun Paese, nessuna regione possono fare a meno dell'Europa.
In termini più generali si tratta di applicare il fcderalismo anche al piano scolastico,
stabilendo competenze e spazi di livello substatale, statale e federale. Se si accetta la
legittimità di questi tre livelli, poi non si
può respingere una forma di organizzazione strutturale ad essi corrispondente, ossia
la messa in atto di opportune istituzioni
scolastiche. Quelle di livello europeo sono
ancora da inventare, anche se l1AEDE, e fin
dal 1968, ha indicato un coiisiglio stlperiore
europeo dell'edlrcuziotze; ma non ne facciamo un caso da.prendere o lasciare, perch6
tutte lc istituzioni, scolastiche o no, sono
strumenti, perfettibili, per il raggiungimento
di determinati scopi. Siamo altresì convinti
che la sclerosi burocratica sopravvenga proprio quando i fini si dissolvono, e eli strumenti si stravolgono in fini.
Per tornare al discorso iniziale, dunque, e
tenuto conto della sensibilità per i problemi educativi manifestata dall'attuale Parlamento europeo formato da deputati designati dai legislativi nazionali, pare legittimo
guardare con fiducia al futuro Parlamento
direttamente eletto.
Qualcuno (ma sarà vero?) può anche infastidirsi, può sostenere che si vogliono
troppe cose dal nuovo Parlamento, che i
piatti forti concernono la politica economica e monetaria, e che non conviene re-
COMUNI D'EUROPA
dicembre 1977
clamar-e, lin dall'inizio, anche il cafft' con
lo schizzo.
Qui ci sarebbero molte cose da dire: non
ci sfugge davvero l'importanza della politica economica e monetaria, perche i giovani senza avvenire non sono per noi una
astrazione. trovandoceli davanti tutti i giorni e sperimentando di continuo la disperazione di alcuni di loro, ma non vorremmo
si ricascasse ancora una volta nel mito economicistico comunitario. Le Comunità sono
nate. come scrive Petrilli, per sviluppare i
vincoli trasnazionali tra i maggiori operatori ecoiiomici », nella convinzione che poi
si sarebbe compiuto il gran passo politico.
Invece questo salto non t' stato fatto: per
colpa di chi? Secondo la relazione Fiat al
convegno sulla Unione economica e il problema della moiieta europea (Roma, 17-18
giugno 1977) gli industriali accettarono la
sfida europea, mentre le gestioni politiche
restarono nazionali: « Lo sviluppo delle forze produttive europee (...) incontra ancora un
limite invalicabile nell'organizzazione su base nazionale del potere politico D. La colpa,
dunque, ricadrebbe sulla classe politica, per
cui, aggiunge la Fiat, « Solo un governo europeo responsabile di fronte ad un'opinione
pubblica e ad orga~iizzuziorri politiche eilropee sarebbe indotto ad adottare ~ v i s u r eeuropee N.
Ma è mai possibile che la classe politica
abbia perseguito una strada non dico senza ricevere ordini, ma almeno senza consultarsi con i colossi del tipo Fiat? E se
adesso la posizione di questi colossi è cambiata, qual è il vero motivo di fondo?
((
)>
d
Andrea
Chiti-Batelli
1. - L'ebpressione secoiido cui vi sono elezioni che hanno segnato non la nascita, ma
la morte della democrazia non è farina
clel mio sacco: C di Altiero Spinelli, al
Congresso Europeo di Bruxelles del febbraio 1976. Io vorrei soltanto C glossare D
telegraficamente questa tesi spinelliana,
dando il succo di quanto più volte, e più
diffusamente, ho scritto in proposito altrove: e segnatamente in Comuni d'Europa » dell'ottobrc 1976, in « Sinistra Europea »
dell'aprile-maggio 1977 e soprattutto nel volume, di prossima pubblicazione da parte
del Servizio Studi del Senato, L'Uniorze politica eziropeu. Proposte - Svilzlppi istitziziotzuli - Eleziotii dirette.
((
2. - Diciamo subito a quali condizioni
le elezioni europee non giovcranno alla causa federalista, anzi serviranno solo - dopo
una breve fiammata di entusiasmo - a gettare il discredito, in seguito alla delusione
che ad esse terrà dietro, tanto sull'idea europea come su quella democratica.
Così avverrà se i l Parlamento europeo
- organo quasi solo consultivo e privo di
ogni influenza nell'attuale « balance of powers D comunitaria - interpreterà il suo
nuovo compito, e lo interpreteranno le forze in esso rappresentate, come quello di un
progressivo rafforzamento della sua capacità, oggi quasi nulla, di farsi ascoltare
nell'àmbito dei suoi minimi poteri e del
presente equilibrio istituzionale della CEE:
o piuttosto squilibrio, tutto essendo - funzione di governo come potere legislativo nelle mani degli Esecutivi nazionali, tramite
il Consiglio Europeo n.
In condizioni normali, tale operazione poteva andare sotto il nome di « razionalizzazione e u legittimazione » dell'integrazione
europea: mirare cioè a dare ad essa una
parvenza di deniocraticità, e un qualche
maggior impulso,, mantenendo però tutto,
nella sostanza, come adesso. Ed è, in fondo, con tale obiettivo che le elezioni europee sono state firialmente accettate e volute
dai nove governi.
Ma nella situazione attuale di crisi generale e permanente - e di conseguente, progressiva degradazione comunitaria - quell'obiettivo limitato è illusorio. Se non ci sarà salto qualitativo, la degradazione continuerà, inarrestabile, e i rischi di ritorno a
un generalizzato protezionismo si faranno
sempre più gravi e imminenti. Donde la delusione, la perdita di credibilità che dicevo,
il passo indietro dell'europeismo che fatalmente conseguirà a queste elezioni europee.
3. - Come concepire. allora, quel salto
qualitativo, che consenta di superare tale
impasse.?
Non abbiamo bisogno di dirlo noi: lo
hanno già detto gli europeisti, lo ha detto
Altiero Spinelli, lo ha completato il Movimento federalista europeo: occorre che una
autorità europea svolga un'effettiva politica
economica comune, capace di far convergere le economie clei Nove, oggi sempre più
divergenti, far rientrare l'inflazione, d a r vita a tal line a una moneta europea.
Quello che, invece, nessuno dice, è che
i poteri comunitari per svolgere una tale
azione sono ir?eszstenti.
Le Comunità si reggono infatti secondo
una formula ben nota agli addetti ai lavori, ma poche volite chiarita - et pour culise - al gran pubblico, che sopra abbiamo
sinteticamente anticipato. Tutte le grandi (o
piccole) decisioni politiche vengono prese dai
Nove all'unanimità, e addirittura tramite un
organo che non è nemmeno previsto dai
Trattati: il Consiglio europeo dei capi di
Stato e di Governo. Di comunitario, qui,
non c'è neppur l'ombra.
Solo a livello dell'esecuzione, una volta
stabilite certe disposizioni, funziona un sistema giuridico comune, che dà l'illusione
della sovranazion:alità.
E' ormai dimoistrato che un tale sistema.
congiuntura aiutando, ha potuto servir a
realizzare, sia pur parzialmente, quella che
John Pindcr ha ichiamato integrazione negativa »: ad abbatter, almeno in qualche misura, Ic barriere doganali. E' del tutto insutficiente, invece, a realizzar politiche cotnuni, anche modeste. A maggior ragione C
insufficiente ad attuare quel piano di rilancio economico europeo di cui sopra, che con
piena ragione i federalisti propongono come unica via d'uscita alla crisi: avendo però il non meno pieno torto di non considerare che tale piano. nelle mani delle ai-
29
tuali istituzioni comunitarie, non ha una sola probabilità di funzionare, anzi solo di
« démarrer », come dicono i francesi (e che
le elezioni europee, di per sé, non cambiutzo nzllla u tale iriefficienzu e a.s.serizu di
poteri).
I1 problema preliminare da risolvere e dal quale non si deve in alcun modo lasciarsi fuorviare, con la posizione di falsi
problemi o con illusorie fughe in avanti è dunque quello di ottenere una revisione
dei Trattati istitutivi delle Comunità Europee tale da realizzare una modifica qualitutiva nell'equilibrio istituzionale comunitario. Dar vita cioè a un embrione, almeno,
di Esecutivo europeo che decida esso, e non
i Goiterrzi, sulle grundi opzioni di politica
ecotiornica: e, appunto giovandosi di tali
poteri (oggi inesistenti), faccia funzionare
quel piano di rilancio dell'integrazione che
si diceva. E anche il problema dell'unione
monetaria non può essere visto se non in
tale optique se non si vuole ricadere in un
illusorio e sterile funzionalismo, comunque
lo si mascheri e ribattezzi.
4. - Porre tuttavia la questione in questi
termini, che sono i soli corretti, significa
prospettare le difficoltà, davvero immense,
di una simile revisione istituzionale.
Quella modifica dei Trattati, intanto, non
è indolore, n6 di dettaglio. E' capitale, e non
realizzabile per gradi. Vi sarà una tensione
politica sufficiente per volerla, imporla.
mantenerla?
Il Parlamento europeo, in secondo luogo,
non avrà, anche eletto, nessun potere per
dar forza di legge a quella modifica, anzi
vera e propria rifondazione delle istituzicni comunitarie. Potrà tuttavia
forte del
peso che gli verrà dalla elezione, e sempre
che sia sostenuto da un'opinione pubblica
consapevole e pugnace - esercitare una
pressione effettiva in tal senso. Di essa i
Governi non potranno disinteressarsi: dovranno, anzi, tenerne necessariamente conto, se quell'appoggio dell'opinione pubblica
e delle forze politiche ci sarà davvero.
Perche però quella pressione da parte dell'Assemblea comunitaria non sia vaga, senza oggetto e finalmente sterile e priva di
sbocchi, occorre che il progetto di rifondazione istituzionale sia chiaro, preciso, uniE se no, no », diceva Mazvoco, serio.
zini.
Occorre cioè che qualcuno si metta - con
umiltà e al tempo stesso con competenza,
ma soprattutto con tenacia - a elaborarlo,
e poi a trovargli adesioni e consensi. Come?
Anche qui non occorre inventare I'ombrello.
Una situazione analoga si presentò infatti
nel 1952-53, al tempo dell'Assemblea ud hoc.
Allora i federalisti non si baloccarono a suggerire questa o quella politica economica
o monetaria per la futura Comunità politica - à chayue jour suflit su peine, fu
i l loro motto -; ma proposero a detta
Assemblea un preciso schema istituzionale.
elaborato da un apposito Comitato di cui
Spaak e Spinelli Furono mugtru purs: schema che l'Assemblea ad hoc accettò in gran
parte.
Naturalmente, anche così i giochi sarebbero - oggi come ieri - ben lungi dall'esser fatti. Resterebbe il più: persuadere
opinione pubblica, rnuss media, partiti, sindacati della bontà di quel progetto, e farlo
approvare: prima dal Parlamento europeo,
-
.
COMUNI D'ELIROPA
poi dai singoli Stati, se possibile direttamente tramite referendum. Le difficoltà anche
di tale procedura sono dunque pii1 che manifeste: ma ci si sarebbe posti, almeno. su
una via costruttiva, entro i l cui solco tutti
gli altri problemi economici e sociali sul
tappeto troverebbero naturale collocazione.
S. - Questa esperienza preziosa, invece,
appare del tutto dimenticata dai federalisti,
i quali oggi si perdono a porre il carro avant i ai buoi, e parlano solo di Unione monetaria: non di rado dottamente, ma quasi sempre illudendosi che essa possa esser gestita
e condotta in porto da un organo così spennacchiato, imbelle e
finito », come la
Commissione CEE (cosi Velo e Montani, nel
Federalista » del marzo 1977, e così tutto
il Convegno ora organizzato sull'argomento
dal Movimento Europeo ncll'estate 1977),
a cui fin d'ora la mera spes di elezioni europee - di quelle elezioni, di cui abbiamo
visto i limiti - basterebbe a ridar fiato e
ossigeno (I).
Perciò le mie previsioni sulle elezioni europee sono, tendenzialmente almeno, scettiche. Non dico che sia troppo tardi perché
si lanci quel progetto di Costituzione europea, all'insegna della formula coniata un
quarto di secolo fa dal massimo federalista
britannico, Ronald Mackay: « competenze
limitate, ma poteri reali n. Dico però che è
ormai gran tempo, e che nulla lascia trasparire che vi sia l'intenzione di porsi sulla
stessa strada su cui - molto più saggiamente - ci si pose alla vigilia della convocazione dell'Assemblea ad hoc.
Giuseppe
Petrilli
Le vicende dcll'Europa si presentano, o?gi più che mai, sotto il segno della contraddizione. Una fase del processo integrativo
sta finendo, un'altra C ancora in gestazione
e, come suole accadere, l'attenzione dei più
è attratta in modo esclusivo da ciò che
muore, mentre pochi scorgono le virtualità
implicite in ciò che faticosamente nasce, i
segni del futuro.
Una cosa è certa per tutti: la strada percorsa finora non è più a lungo praticabile
e lo sgretolamento della compagine comunitaria è sempre più manifesto. Incalzati
dalla crisi, gli Stati membri procedono in ordine sparso, obbedendo a'lla sola logica dell'interesse nazionale, e la stessa propaganda dei Governi risuona non di rado di accenti apertamente neo-protezionistici, nientre le procedure comunitarie sono trascu6. - Conosco l'obiezione che può esser
rate o ridotte a uno stanco rituale, alla sanrivolta a chi. come me, ragiona così. L'ele- zione formale di decisioni assunte senza ririone europea, si dice, obbligherà pur sem- ferimento a una prospettiva comune. Sul
pre i partiti a darsi dei programmi euro- terreno monetario, gli ultimi sviluppi estivi
pei; a riconoscere, poi, che quei program- hanno dimostrato a qual punto di logorami sono inattuabili senza un potere euro- mento sia giunto quanto rimane del cosidpeo; a chiedere finalmente tale potere essi detto serpente, confermando nuovamente
stessi, nel Parlamento europeo come in come l'ipotesi di lavoro effettiva degli uoquelli nazionali.
mini di governo europei sia ormai una poliEbbene, questo superficiale ottimismo mi- tica di rientro dell'inflazione condotta entro
sconosce le leggi più elementari della socio- l'ambito nazionale e in funzione della difelogia dei partiti, anzi di ogni ente sociale, sa esclusiva delle parità nazionali. Sul terche ha come primo obiettivo quello di so- reno economico, l'ultima riunione londinese
pravvivere, di perseverare nel proprio esse- del Consiglio europeo ha provato ancora
re. Non c'c bisogno di scomodare l'ombra
una volta la sostanziale indisponibilità dei
di Robert Michels per capire che i partiti
Governi nazionali all'avvio di una politica
tendono anzitutto al potere, e che a tal fine
industriale comune, dotata di mezzi finanziaseguono una politica che ha, in genere, solo ri adeguati alla gravità e complcssith dei
vaghe parentele con l'ideologia conclamata e problemi di ristrutturazione sollevati dalla
crisi. Infine. i l deteriorannento del sistema
« affichée u.
comunitario si traduce iin una indebolita
Il
salto nel buio » della Federazione
Europea, di un nuovo Stato europeo è per- presenza internazionale dell'Europa, come C
apparso dcl tutto evidente dall'atteggiamenciò da essi assai più temuto che voluto:
gli equilibri nazionali a cui si C adusi e le to imbarazzato ed elusivo di alcuni dei
maggiori Paesi membri di fronte ai passi
posizioni di forza acquisite, sarebbero poste
in discussione: i nuovi, futuri equilibri eu- compiuti dal nuovo Governo spagnolo in
ropei ancora incerti e mal prevedibili. Per vista dell'adesionc alla Clomunità.
Conviene aggiungere a quest'ultimo iiguarquesto senza un catalizzatore esterno » le
spinte federaliste che talvolta nei partiti si do che i discorsi recentt?mentc ripresi da
manifestano non si coaguleranno mai, al taluni ambienti intorno ai rischi di disgremomento della verità, in scelte decisive e gazione del sistema comunitario derivanti
irreversibili. Ora, dov'è oggi un tale cataliz. dall'apertura a nuovi Paesi tcrzi non sono
di per sé privi di fondamento. Nelle sue
zatore?
attuali condizioni di estrema fragilità istitu« Non è mai tardi per andar più oltre ,,
zionale, questa Comunità non può darsi ca- diceva I)'Annunzio, buon'anima, standosene poi in panciolle a Gardone. - Ma in. rico dei problemi di terzi, perché non basta
neppure a sé skssa. Proprio per questo,
tanto nessuno si muove.
tuttavia, l'allargamento della Comunità non
( I l L'argomento nii w m b r a coai irriportantc. che mi
costituisce un'alternativa I-ispetto ad un suo
permetto di riiiviai-c alla mia comunicazione. che a p p a reale rafforzamento politi.co, ma al contrarirà negli atti. di prossinia pubb1ic;izionr. di quel Conrio potrebbe esserne l'occasione. Vale infatvegno, nel \.uluriie del Mo\linienio Eiiropco ( R o m a ) ,
ti anche qui quanto si è notato altra volta
L'llriionr rcortoniir.~e il prol~letnu drllu tnonrtu r u r u p r u .
dicembre 1977
a proposito della vecchia qrrerelle tra monetaristi ed economisti. Se è vero che nessun
sostanziale trasferimento di reddito tra i
Paesi membri
conccpibile in assenza di
una politica comune realmente vincolante,
è altrettanto vero che nessuna politica comune può essere realizzata quando ne manchino
le condizioni istituzionali. 11 problema dunque è globale e la sua soluzione non è possibile nella costanza dell'attuale quadro politico. Nella stessa prospettiva, è certamente
vero che nuove adesioni aggraverebbero le
contraddizioni già presenti in molti settori
della realtà comunitaria, a cominciare da
quello agricolo, ma è anche vero che senza
una vera crescita istituzionale la Comunità
appare ormai condannata a un progressivo
disfacimento.
Il pessin~ismo innecabilmente diffuso nell'opinione pubblica, proprio in un momento in cui la classe politica, almeno in Italia,
appare maggiormente sensibile al problema
europeo trova in realtà la sua giustificazione nella crisi economica, che ha distrutto in
radice l'illusione, tenacemente coltivata per
molti anni, di una unione europea raggiungibile quale coronamento pressoché spontaneo dei rapporti di interdipendenza posti in
essere dall'integrazione di mercato. Sappiamo viceversa, sulla base di una ormai lunga esperienza storica, che l'integrazione europea progrcdisce realmente proprio nei momenti di crisi, quando la prosperità e la sicurezza dei nostri Paesi appaiono direttamente in causa. Ciò puì) dirsi anche in riferimento alle tensioni che ci manifestano in
alcuni Paesi membri, quando l'ordine pubblico sembri gravemente minacciato, come
è accaduto in Italia e più di recente nella
Repubblica federale. La risposta giusta LI
queste tensioni non sta nelle rampogne o
addirittura negli anatemi di chiara intonazione nazionalistica che taluni settori della
opinione pubblica italiana e tedesca si sono
scambiati in tali circostanze, indulgendo ad
una assurda caccia alle streghe, ma nella
consapevolezza che, anche a questo riguardo, una decisa ripresa dell'integrazione politico-istituzionale è l'unico antidoto valido
alla debolezza e alla relativa instabilità delle istituzioni nazionali.
Il discorso dell'elezione europea acquista
un senso preciso alla luce di queste considerazioni. Indipendentemente dalla limitatezza dci poteri che attualmente gli sono riconosciuti ed anche senza coltivare illusioni
circa l'automatismo di una sua auspicabile
funzione costituente, un Parlamento dotato
di una diretta investitura popolare è l'unico
possibile punto di rottura dell'attuale involuzione c l'unica occasione concreta di crescita politica del sistema comunitario. Lo
provano tanto il rilievo senza precedenti che
i l problema dcll'elezione ha assunto nel
dibattito politico franccsc, quanto la circostanza che gli stessi avversari dell'integrazionc non abbiano osato in Gran Bretagna
opporsi al principio dell'elezione europea come talc. Il Parlamento europeo è infatti la
sola scde nella quale i contrasti insorgenti
per la diversità degli interessi nazionali possano trovare un confronto ed un arbitrato.
Deve essere chiaro comunque che I'elezione europea non avrà di per sé altra virtù
che quella d i ' aprire uno spazio al di là
dell'attuale crisi. Nello spazio cosi aperto
si potrà faticosamente procedere verso la
costruzione di uno Stato federale, ma nessuno può dire a priori quanto la strada sa-
COMUNI D'EUROPA
dicembre 1977
rà lunga. Se l'elezione europea rappresenterà per le forze politiche l'occasione di approfondire i legami che le uniscono a livello comunitario. la vera contrapposizione
passerà verosimilmente attraverso le frontiere partitiche, opponendo i gruppi più conseguentemente europei, certo minoritari almeno in una prima fase, ad una maggioranza moderata o conservatrice. In questa
31
situazione, il Movimento europeo e le forze
che, come i Comuni d'Europa, hanno maggiormente contribuito a determinarne I'orientamento federalista hanno di fronte a sé
una funzione insostituibile di coagulo, di stimolo e di riferimento. E' bene che esse si
apprestino fin d'c~ra,attraverso la riflessione e il dibattito, ad affrontare i compiti
nuovi dell'Europa post-elettorale.
Alcuni giudizi di Paesi non comunitari
C-,'
di ~~~~i ~
Le elezioni per il Parlamento europeo segnano un importante momento dell'evoluzione comunitaria. Consentendo per la prima
volta l'intervento diretto dei cittadini della CEE nella designazione dei responsabili
della Comunità, ne mutano in qualche modo l'attuale natura, rafforzandone la qualità
di strumento per I'unificazione politica del
continente. Prendere in csame I'atteggiamento dei paesi non comunitari verso le elezioni significa quindi percepire come essi si
pongano nei confronti del progetto di federazione europea torit cotirt. Più dell'abbattimento delle barriere doganali, della
centralizzazione della politica commerciale
e di altre fasi della costruzione comunitaria,
le elezioni a suffragio universale si qualificano come test primario, per la valenza politica loro attribuita dalla partecipazione
diretta dei popoli europei.
Si prende qui in esame l'attitudine verso
le elezioni per il Parlamento di Unione Sovietica, Stati Uniti, Cina, Chiesa cattolica.
Evidenti considerazioni spingono all'interesse verso la posizione delle tre maggiori potenze internazionali. Per quanto riguarda la
Chiesa, la sua caratteristica di prima potenza spirituale organizzata del pianeta, la sua
cattolicità (universalità), nonché gli stretti
legami storici che conserva con la cultura
europea, si sono mostrate buone ragioni per
inserirla in questa disamina. Del tutto assente dal dibattito sulle elezioni la voce
dci paesi del terzo inondo.
Stati Uniti
In un'intervista concessa a Corni~tiid'Europa un anno fa Stanley Hoffmann, professore del Center / o r Etrropean Stiidies di
Harvard, diceva: « Credo che il Parlamento europeo eletto a suffragio universale r popolare godrà certamente di un
prestigio maggiore dell'attuale. Però non sarà in grado di mutare la situazione di stasi
del processo d'integrazione europea. Lo Stato resta il nucleo essenziale, l'obiettivo degli
interessi dei governanti dei paesi europei n.
Vi è qui una evidente incapacità di percezionc dell'impatto diretto dei popoli della Comunità sulle strutture istituzionali, insieme
all'esplicito rammarico per la continuata
trammentazione del ruolo europeo sulla sceria internazionale.
La politica statunitense sulla questione
dell'unità europea si è sempre mossa su
questo binomio. Conseguenzialmente guarda
con favore alle elezioni dirette per il Parliimvnto, in quanto ulteriore passo verso
~
l'unificazione. Ma, come la storia dei rapporti euro-americani del dopoguerra ha sottolineato a più rilprese, l'intcrlocutore atlantico non è in grado di cogliere ed apprezzare nella giusta misura l'azione delle forze dinamiche nella realtà europea. Il progetto americano permane ancorato alla creazione di una Comunità fortemente caratterizzata in senso atlantico, che può essere garantita soltanto dalle forze della conservazione. Per questo nel mentre si salutano le elezioni come un ulteriore passo verso I'integrazione, se ne temono le implicazioni in
grado di rafforzare il ruolo autonomo dell'Europa sullo scenario internazionale. Inoltre la futura maggioranza del Parlamento
europeo, secondo le prospezioni elettorali
più attendibili, dovrebbe costituirsi sulle componenti socialiste socialdemocratiche e laburiste, forze che fondano il proprio comportamento politico su presupposti ideologici contrastanti con quelli cui si ispira la
potenza americana. La !aro presenza in quanto « partiti » all'interno delle istituzioni comunitarie potrebbe creare imbarazzo agli
Stati Uniti, benché la storia dei rapporti tra
le socialdemocrazie al governo e gli Stati
Uniti annulli eccessivi timori.
Più delicato il problema del ruolo nella
Comunità dei partiti comunisti. Gli Stati
Uniti vedono con comprensibile preoccupazione la progressiva immissione dei PC negli organi comunitari. L'elezione a suffragio
popolare di deputati comunisti darà ulteriore legittimità alla loro azione nel Parlamento europeo, sia autonomamente che attraverso un raccordo semi-istituzionalizzato
col gruppo socialista. Dichiarazioni comuniste sul Parlamerito europeo, come quella
rilasciata da Giorgio Amendola presidente
del gruppo parlamentare comunista a Strasburgo - un foro che aiuta l'Europa ad
evolvere, attraverso istituzioni democratiche, in un blocco neutrale distinto dagli Stati Uniti e dalllUnione sovietica » - non sono certo conformi agli interessi di Washington. Non si hanno comunque, sino a questo
momento, comportamenti americani che possano far pensare ad eventuali discriminazioni. L'approccio è di carattere pragmatico e
tiene conto della sostanziale accettazione da
parte della Comunità del ruolo comunista.
Ciò si riscontra, ad esempio, negli incontri
periodici che il Congresso ha con i parlamentari di Strasburgo. Gli incontri si svolgono con cadenza semestrale dall'inizio degli
anni '70 e i conlunisti vi prendono parte
regolarmente.
L'obiettivo degli incontri interparlamentari è la ricerca di formule di cooperazione
in materie legislative di mutuo interesse.
Ad esempio si sta lavorando attualmente
alla complessa questione delle imprese multinazionali. Altre misure all'ordine del giorno riguardano il protezionismo commerciale e i diritti dell'uomo. Dopo l'elezione a
suffragio universale e diretto i parlamentari
europei avranno verso i parlamentari statunitensi più potere contrattuale di adesso.
Benché presso i parlamentari statunitensi
non sia mai mancata « comprensione » per
gli omologhi europei. A parte ogni altra considerazione, osservava di recente il senatore
repubblicano Sam Gibbons: Al senato degli s t a t i uniti sono occorsi più di 100 anni
per arrivare alle elezioni dirette, mentre il
Parlamento
vi~ giunge
~
i europeo
~
i a solo venti
anni dalla sua creazione N.
Un elemento che contribuisce a convogliare l'attenzione americana sulle elezioni è la
annunciata partecipazione di leaders di spicco come Brandt, Mitterrand, Gianni Agnelli. E' un fatto che lascia immaginare come
il Parlamento possa acquisire una statura
maggiore fino a giocare un ruolo di rilievo
negli affari internazionali. Ai commentatori
americani non è mai sfuggito il peso che
l'Europa ha assunto per quanto concerne
lo sviluppo della democrazia: la politica seguita dalla Comunità verso i regimi autoritari in Grecia, Spagna e Portogallo è stata
spesso misurata con quella del governo degli Stati Uniti. Molti commentatori ritengono che il futuro Parlamento accentuerà ulteriormente tale caratteristica della Comunità e (vedasi Anthony Lewis sull'lnternational
Herald Tribune del 5 luglio) non esitano ad
invitare l'amministrazione Carter - se davvero intende farsi alfiere della difesa dei
diritti dell'uomo - ad ampliare i propri r a p
porti su questa base con la Comunità che
simile politica va conducendo da decenni.
Unione Sovietica
Se nel governo americano l'approssimarsi
della scadenza elettorale non sembra in grado di risvegliare una specifica politica verso la Comunità, sta accadendo il contrario
nel governo dell'altra superpotenza, l'Unione
Sovietica. Verso l'istituzione comunitaria
I'Urss ha mantenuto sempre un atteggiamento diffidente, portato sino alle estreme conseguenze del rifiuto di ogni rapporto con la
Comunità in quanto tale, come equivalente
della negazione della sua esistenza. Da qualche tempo il quadro di relazioni va modificandosi per via di considerazioni di realismo politico: la Comunità, nonostante i molti problemi che la minano e la stagnazione
del processo d'avanzamento verso l'Unione,
continua a promuovere l'integrazione fra i
paesi membri. A livello di politica estera,
ciò si va traducendo in tutta una serie di
iniziative e di prese di posizione espresse
dalla Comunità in quanto tale. Si aggiunga
il mutato giudizio dei partiti comunisti dei
paesi membri verso l'Istituzione comunitaria, in particolare del partito comunista italiano. Una divaricazione di giudizio su materia tanto importante sarebbe motivo di ulteriore imbarazzo verso i partiti K fratelli D
dell'Europa occidentale. Inoltre dopo la firma dell'atto finale della conferenza di Helsinki risulta chiaro anche a Mosca che 1'Europa comunitaria non ha nessuna intenione di promuovere politiche revisioniste
dell'attuale assetto europeo, come più volte
I'Urss aveva detto in passato.
~
-
- -
-
COMUNI D'EUROPA
I1 contenzioso sulla pesca è stata I'occasione per verificare la disponibilità sovietica
a rivedere la propria politica verso la Comunità. L'inizio della trattativa risale al fcbbraio 77. Fu significativo che all'epoca la
delegazione sovietica motivasse la richiesta
del visto d'ingresso a Bruxelles citando I'occasione del negoziato con la Commissione
esecutiva della CEE.
Le elezioni nella Comunità riguardano
I'tirss a due livelli. Esse sottolineano la crescita politica dell'Europa occidentale: la
contiguità geografica obbliga il blocco d'inlluenza sovietico a tenerne conto, assumendo a compenso la maggiore stabilità della
regione. Corollari significativi potrebbero pervenire dall'inizio di una vera autonomia dagli Stati Uniti e, implicitamente, di una politica più aperta versG I'Urss. I1 secondo livello riguarda le ripercussioni che la partecipazione a un Parlamento eletto a suffragio universale può produrre sui partiti comunisti
dell'Europa occidentale; quindi sui rapporti
di potere al loro interno, con i governi dei
loro paesi e degli Stati Uniti, con il blocco
dei partiti dell'Est. La partecipazione attiva comunista nell'Assemblea di Strasburgo,
ove si accompagnasse ad una accresciuta
legittimazione » di questi partiti per conto del sistema politico-istituzionale occidentale non potrebbe che aggiungere ulteriori
spunti al contenzioso con il blocco orientale. I partiti comunisti dell'ovest verrebbero
con evidenza a porsi come autorevoli punti
di riferimento per molta parte del dissenso
dell'Est.
Anche così si spiega la virulenza di certi
attacchi della stampa sovietica alle elezioni
europee, e implicitamente a quei PC - ad
esempio l'italiano - a quellc elezioni favorevoli. La Pravda del 28 dicembre '76 accusava implicitamente il PCI per la sua apertura elettorale, citando « i l PC francese,
una parte del vecchio partito di de Gaulle,
e il partito laburista al potere in Gran Bretagna come uniche forze contrarie alle elezioni. Secondo l'articolo della Pravda le elezioni comportercbbero la violazione diretta
della sovranità nazionale, a profitto dell'egemonia americana e tedesco-occidentale. Esse
sarebbero una iniziativa diretta a K dividere
le forze di sinistra ». Se 1'Urss supererà la
presente fase di freddezza nei confronti delle
scelte dei partiti comunisti dell1Occidente
europeo, muterà anche l'attitudine verso il
Parlamento europec! e l'insieme della costruzione dell'unione. Segni in questo senso appaiono infatti in concomitanza con la ripresa di un certo dialogo tra Mosca e i partiti comunisti occidentali.
Il problema non è tanto ideologico, e riguarda l'attitudine di potenza dell'unione
sovietica di fronte all'incremento dei rapporti istituzionali tra i Nove. E' una constatazione ben documentata da un articolo
comparso sulla Pravda in agosto. Il linguaggio prescelto dall'agenzia ufficiale sovietica
ricorda il tono degli attacchi alla Cina e, ad
esempio, si discosta dai formulari adoperati
nell'analisi dei fatti politici americani. Scrive la T a s s : Nove paesi europei della NATO sono sulla soglia di una decisione la cui
attuazione segnerà un passo verso l'alleanLa politico-militare con un meccanismo sovranazionale che, per logica delle cose, diverrà una filiale di questa organizza~ione
aggressiva n. Ci si può chiedere il perché
di una tanto radicale divergenza d'opinione
con le forze della sinistra eu1.o-occidentale
riguardo ai risultati delle elezioni per il
Parlamento. Non è un mistero che- proprio
nelle elezioni queste vedono un modo per
rafforzare il ruolo politico della Comunità
in chiave di maggiore aut'onomia dagli USA.
E' il timqre dell'urss riguardante qualsiasi
alterazione degli equilibri nel continente europeo - ora fondato su stati indipendenti
e sovrani - che si traduce nella « preoccupazione » di cui si fa carico la Pravda su
ogni fase del meccanismo integrativo comunitario, definito « un meccanismo di ingerenza negli affari interni dei paesi soci ».
Cn'attitudine che, vista la politica seguita
dall'unione sovietica verso i paesi dell'Est
europeo, va assunta per quella che è: il timore di una grande potenza a fronte dclla
evoluzione di una grossa realtà economica
in realtà politica. su uno spazio territoriale
contiguo. La durezza con cui I'URSS si oppone all'elezione di deputaiti berlinesi a Stra.
sburgo ne è la riprova.
Cina
Sulla medesima percezione dei contenuti
politici delle elezioni, come tappa fondamentale verso l'integrazione europea, si motivano le prese di posizione cinesi sulla presente fase comunitaria. L'apertura all'Europa
comunitaria e non, it una delle caratteristiche dominanti della diplomazia cinese negli anni '70, anche prima della svolta cc tecnocratico-realista » del dopo-Mao. Tra l'altro
non è la causa ultima del raffreddamento
delle relazioni con l'Albania, paese dogmaticamente contrario al « coinplotto capitalistico in corso nei paesi dell'Europa occidentale attraverso 11integra7ione economica ». I
rapporti con la Jugoslavi.3, riallacciati a livello diplomatico all'inizio degli anni '50, e
rafforzati dalla recente visita di Tito a Pechino, sono uno dei tramiti di questo disegno realistico » di maggior coinvolgimento
negli affari europei. Visti i rapporti tra Hoxa
e Tito il significato dell'approccio con la
Jugoslavia è una scelta di campo a favore
del paese comunista che per primo in Europa ha inteso allacciare buone relazioni con
gli Stati Uniti e la Comunità.
Sono soprattutto considerazioni strategiche a dettare alla Cina di considerare con
favore l'eventualità di urla riduzione della
pressione sovietica alle sue frontiere occidentali, per via della maggiore consistenza
politico-militare dell1Europa occidentale, nonché degli eventuali effetti dell'influenza dei
partiti comunisti d'occidente. Non mancano
comunque valutazioni economico-commerciali, visto che la Comunità è, dopo il Giappone, il più grosso partizer commerciale cinese. Le trattative tra Cina e CEE si muovono ora attorno alla domanda cinese per
un trattato commerciale cluinquennale; il 28
settembre la Commissione ha chiesto formalmente ai Nove l'autorizzazione ad aprire conversazioni su questa materia, possibilmente entro l'anno. La creazione di una
commissione mista fornirà, come è accaduto in passato per altre siituazioni, l'opportuna sede per la promozione oltre la sfera
commerciale dei rapporti tra i Nove e !a
Cina.
La Chiesa
La Chiesa cattolica è ~iggi pronta ad accettare tutte le implicazioni derivanti dalla
tornata elettorale comunitaria. dandone uri
dicembre 1977
giudizio positivo. A questa conclusione è
giunta attraverso un processo di graduale avvicinamento che ha visto talvolta in contrasto la Santa sede e le Chiese nazionali. Lo
Stato della Città del Vaticano non ha perso
occasione per riaffermare il suo favorc
alla costruzione europea; mantiene un rap.
presentante permanente con lo statirs di osservatore presso il Consiglio d'Europa e un
Nunzio presso la CEE. Più timido in generale l'approccio alla questione europea da parte delle chiese nazionali.
Un primo segnale di superamento di questa dicotomia si ha nel 1971, con la costituzione del « Consiglio delle conferenze episcopali europee n, riconosciuto dalla Santa
Sede. Ma bisogna attendere il novembre '76
per avere un documento organico sulla questione dell'integrazione d a parte di una Chiesa nazionale. Spetta ai vescovi belgi richiamare i cristiani, attraverso la pubblicazione di un testo sulla
vocazione delllEuropa », ad adoperarsi per la promozione dei
valori umani ed evangelici in unlEuropa alla
ricerca della sua unità. In seguito, su iniziativa dei vescovi della Repubblica federale
tedesca e dellPAustria, si c' posta mano alla
redazione di un documento comune di tutto
I'episcopato continentale.
L'Europa, vi si afferma, si è formata basandosi sul cristianesimo. E il cristianesimo non può essere assente dal tentativo
di ristabilire l'antica integrazione. I1 giudizio che si esprime sull'obiettivo dell'unione è positivo: sarebbe in grado di giocare un ruolo stabilizzatore e pacificatore
nel concerto mondiale, soprattutto rispetto
alla riduzione degli armamenti e allo sviluppo del terzo mondo. La richiesta di fondo
del documento dei vescovi europei c' che si
superi l'ottica economicista nella costruzione delllEuropa, che si abbandonino gli
« egoismi » della dipendenza dalla tecnologia, che si lavori alla costruzione di una
società più a giusta dove economia e tecnica siano al servizio dell'uomo ».
Pubblicata nel corso del '77 la lettera è
stata sottoscritta da quindici conferenze 'episcopali: Belgio, Gran Bretagna, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Spagna, Scandinavia, Jugoslavia, RFT. Le conferenze episcopali di
Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria, oltre ai
vescovi della RDT, ne sono state informate
ma, secondo il portavoce della conferenza
il vescovo di Essen Franz Hengsbach, « non
hanno potuto assorciarsi per motivi politici
evidenti D.
Nessun esplicito riferimento viene fatto
dal documento alle elezioni per il Parlamento europeo. I1 documento dei vescovi belgi
è stato invece ricco di spunti sulla questione. C Il potere deve essere redistribuito. Vanno ricercate nuove forme di democrazia e di partecipazione »: da simili presupposti, l'allusione esplicita alle elezioni. Se
ne sottolinea la portata storica, come occasione perché i popoli d'Europa possano superare gli egoismi nazionali e ispirarsi a un
più articolato modo di cooperazione. A questo fine i vescovi belgi sollecitano una campagna d'informazione e di formazione, allo
avvicinarsi della scadenza elettorale.
La Chiesa sembra comunque intenzionata
ad esprimersi in prima persona sulla vicen-
COMUNI D'EUROPA
dicembre 1977
da del Parlamento: mons. Hengsbach ha
promesso ulteriori prese di posizione per
urientarc l'elettorato. Possono già individuarsi due linec all'interno della Chiesa. In un
convegno organizzato a Ottobeuren in Bavaria, in settembre, per studiare una comune strategia di cattolici c cristiani sia religiosi che laici in vista delle clezioni europee.
tali linec sono state espresse in t ~ i t t a la
loro chiarezza. Il card. Benelli, ad esempio,
:la sottolineato la necessità che l'Europa
unita si faccia sulla base della tradizione
cristiana, pur riaflermando che nessuna ambizione vicnc avanzata dalla Chiesa per un
proprio specifico ruolo nelle questioni europee. Voci contrarie all'attitudine cc intcrtrcntista » non sono mancate in quel convegno: soprattutto confessioni cristiane non
cattoliche hanrio rifiutato ogni idcntificazione con i partiti a scopo elettoralistico.
Conclusioni
In genere C documentato uno scarso intcrersc dell'opinione pubblica internazionale
verso le elezioni, soprattutto da parte dei
governi. Con l'avvicinarsi della scadenza elettorale quest'attitudine tenderà a modificai-si; i. evidente come le titubanze di certi
governi europei verso le clezioni e la tiepidczza dei mezzi d'informazione dei paesi comunitari lascino ritenere, fuori della CEE.
che nessun mutamento sostanziale verrà
a prodursi con le clezioni dirette, in assenza di volontà politica nei governi dei paesi membri di affl,dare al Parlamento eletto
competenze sovranazionali significative. Al
di là della celebraizione del fatto formale, le
elezioni non sarebbero in grado di rimuovcre nessuno degli ostacoli reali che si frapponpoiio all'unilicazionc politica.
33
lettino del Movimento europeo « Unieuropa n
c anche in « Comuni d'Europa N (per esempio nell'articolo di DARIOVELO,apparso nel
numero di ottobre 1977, 1978: elezioni euro-
pee, rnonetu europea governo europeo).
C)
... e dei partiti italiani
Il punto di vista dei vari partiti italiani
sulle elezioni europee è stato sinteticamcnte espresso dai rappresentanti nei numeri
di <C Comuni d'Europa » del 1976 nn. 5, 7-8
e 11 (si aggiunga, per il PCI, R. V r ~ z z r ,Il
difficile cunznzino clclla CEE, <<Politicaed
Economia », novembre-dicembre 1975) ed esaminato criticamente nei ricordati scritti
per il Convegno della << Sidi CIIITI-BATFLLI
nistra europea ». Esso è svi' .,r>ato e aggiornato alle pp. 14 seg. di questo numero.
d ) Opere straniere piil importut~ti
Nella letteraturu di altri Puesi sulle elezioni europee dirette sono da segnalare soprattutto:
per la Francia: gli articoli di LOVISBUReAs, e segnatamente quelli apparsi nella
C Revue
du Marché Commun » del febbraio
1972 e del novembre 1975, nei Cahiers de
droit européen », 1975, n. 4 e nella K Revue
Francaise de Science Politique », giugno
1977 (ma soprattutto la sua tesi, ciclostilata,
L'Electiotz du Purlenzent ertropeen uu suffrage ~lniverseldirect, Paris, 1972); due articoli, di RAYMOND
LEGRAND
LANEin « Etudes »,
giugno 1976. e . di lui in collaborazione con
ELI~NA
BUBBA, riella « Revue du Marché Com1 - Parlaniento europeo
CI:RCA l i IJEI-I.A IJOCI..UENT,I%IONE I ) I ~ L P,IRLAA,IENmun », maggio 1970 (di quest'ultima si veTO EUKOI>CO, Elezioi ii del Parlurrietito europeo
dano anche le pagine 77-90 del suo citato
u suffrugio z ~ ~ i v e r s u l ediretto, luglio 1977, volume sul Parlamento europeo); infine, fra
a ) Bihliogrcrfiu si.\teniutic'u
163 pp. (reperibile presso l'ufficio d'infor- gli scritti più recenti, JEAN-PIERRE
QUENTIN,
Una bibliografia sistematica sul Parlame11- mazione per l'Italia del Parlamento europeo, L'électior! di1 Parletnent ellropéen uu sufto curopco, sulla sua natura e sui suoi pro- Roma, Via Poli, 29).
fruge universel clirect, « Problèmes Politiques
blemi e un'ampia discussione di questi, si
Un'analisi sintetica in R. L I G U O RL'elezioI,
et Sociaux
1" aprile 1977. (Si vedano anpuò trovare nei due volumi di ANDREACIIITI- ne clel Parluniento europeo u suff rugio tltli- che, pussit~i le riviste « L'Europe en formaBATI:I.I.I:Les A.s.setnhlées etrropéetitles - hi- i3ersu1e, « Comunità Internazionale », 1976, tion » e « Les Problkmes de 1'Europe hliogrupl~ie uttcilytiqile, Roma, Istituto Af- n. 4, nonché nei due volumi della Ro~I.AN~:I.quest'ultima peraltro edita a Roma - spe1.1 e del Sisrri.? citati sopra.
fari internazionali I (1968) e I1 (1970).
cie nelle ultime annate).
Un'ampia discuijsione nella ricordata BiPer la Gerniutiiu: il numero speciale del
b) Stirtli pii1 i,tiliortut~ti
hliogruphie ancllyi'iqire di ANI)RI:A
C I ~ I T I - B Agiugno
1976, dedicato alle elezioni europee,
rrri.i.1,
ora
aggiornata,
con
una
trattazione
della n Zeitschrift fur Parlementsfragen »; il
L'essenziale in un'opera di ENRLCO
VINCI:
nei
suoi
sistematica
di
tutto
il
problema
volume di MARTINBANGEMANN
e ROLAND
i l I~urlun7eirtoeuropeo, Milano, Ciuffi-t: 1968,
antecedenti storici e nella sua attuale porta, Direktivuhl - Sackgasse oder Chunda correggere, per l'importanza politica ec- ta politica - nel volume dello stesso L'U- B i r e i ? ~Die
cessiva che attribuisce al Parlamento curo- tiione politicu europeu. Proposte - Sviluppi ce fur Europa?, Baden-Baden, Nomos, 1976:
GII.ma soprattutto il volume di GUNTHER
pco con: Uc;o DR~IETTA,
il Parlunietzto euroisiiticzionuli - Elezio~ii dirette, di imminente LESSI'N (tradotto anche in italiano e che copeo, nel I11 volume del Trattuto istitutivo pubblicazione
presso i l Servizio studi del
siituisce un'ottima introduzione politica a
rlellu CEE: cotnttieiitclrio, diretto da R. QUA- Senato della Repubblica.
sarà corre- tutto i l problema delle clezioni europce, inD R I , R. MOXICO
e A. T R A H ~ C CMilano,
III,
Giuf- dato, per la parte relativaEsso
alle elezioni di- tese come premessa a sviluppi costituzionafrE 4 voll., 1965 (si veda di lui anche Il Pur- rette, di circa 2.50Ci pagine di documentazione
li nel senso di una unione politica sovranalattletlto europeo e le sue tetzdetlze evolicti- su
storia, dottrina. commenti di stampa e di zionale), Sieben Argutnente fur Europu,
ve, ciclostilato, Milano 1970); TIie Europeutl
uomini
politici,
posizioni
dei
partiti
ecc.
Bonn,
Europa Union » 1976 (traduzione
Purlianient: the greut leap forti-ard, articolo
Questo studio e gli altri del CHITI-BATEI-LIitaliana: Sette urgometiti per l'Europa, a
anonimo, i11 « Common Market D, luglio 1965; (fra
cui ricordianio: Cinqite condiriotzi per
e con introduzione di ANDREA CHITIH. E. API:I., Die Rolle cles etrropaischeti Pureleziot~idirette, Comuni d'Europa » ot- cura
BATELLI,
Roma, Centro italiano di rormaziolatnei~tsbei cier Integrution E~rropus,« Ham- le
tobre 1976; Le elezioni europée, relazione
ne europea, febbraio 1977). Si vedano anche,
burger Jahrbuch fur Wirtschafts -und Ge- presentata al convegno in argomento della
pussin?, le due riviste Europa Archiv » e
sellschaftspolitik n, 1962 pp. 267-276; ELENA Sinistra europea », Roma 30 marzo 1976, I
C Europa
Union », specie nelle ultime anBUBUA.Mission di1 Purlement européen, - I diversi utteggiomenti delle forze politiche
nate.
U.G.A., Heule, Bruxelles, Namur, 1972; nonche [li frotzte ull'eleziotie europeo nei vuri Paesi
Per la Gran Bretugna: il volume, edito
con le considerazioni svolte da CI~ITI-BATELI.~
della Con1~triità,presso l'autore, e I1 - Il pronelle , sue Crotiache delle Asseniblee euro- blema italia>io dei'lu pctrtecipuzione alle ele- dalla Sezione britannica del Movimento euDirect Electiotis to
ropeo, di BEN PATTERSON,
pee, in Comuni d'Europa » tra il 1962 e zioni europee, « Sinistra europea
aprile- the Europeatl Parliament, Londra, 1974, e
il 1975 (e anche, tra il 1970 e il 1975, in « Si- maggio 1977; Per ~ l t ~strategia
a
federalista
nistra europea »), nonché nei capitoli a lui
della sinistra itali,ana, estratto da Altcrna- anche Electing the European Parliunzent, Lonaffidati della Storiu del federalisrno eilropeo, tive D, giugno e dicembre 1976; Unct strate- dori, Federa1 Trust, 1972, nonché MICHAEI.
a cura di EDMONDO
PAOI.INI,
Roma, Edizioni gia europea per le forze liberali e laiche, STEAD,T h e Sigt7ificunce o f Direct Election,
Government and Opposition », autunno
Radio Italiana, 1973, che possono servire Roma, presso l'autore, dicembre 1976) proda inquadramento politico generale di tut- spettano il punto di vista federalista critico, 1971. (Si veda anche, pussitn, la rivista
« European Review », specie nelle ultime
to il problema e insieme fornire, con le in- quale ì: più sinteticamente esposto dallo
annate.
troduzioni alle varir parti dello stesso PAO- stesso CHITI-BATEI-LI
anche nel breve artiPer il Belgio: Istitut d'Etudes Juridiques
1 . 1 ~ 1 , la bibliografia
relativa.
colo contenuto in questo numero, e che è, curopeennes de I'UniversitC de Liège, Le
sostanzialmente, anche quello di ALTIERO Parlemetzt eitropéen. Pouvoirs. Election R6c) Opere piN aggiortiate
S ~ l ~ r ~ 1 . 1(particolarmente
~1
importante, di
le filtur (atti), Liegi, 1976.
Le due opere più recenti e aggiornate sul quest'ultimo, l'intervento alla Camera dei
~ e p u t a t iin sede di dibattito sulla ratifica
Parlamcntu europeo apparse in Italia sono:
e) Singole questioni
della convenzione relativa alle elezioni diPIETROSIMLLA,Il Parlamento europeo e la
rette,
resoconto
stenografico
del
10
febbraio
Per altri problemi particolari si vedano
legittimaziotle democraticu dellu Cotnunitù
i seguenti tre scritti di ANDREA
CHJTI-BAeuropea, Università di Sassari, 1976, e CARLA 1977).
~~1.1.1:Sistemi elettorali nazionuli e sisteROMANEI.I.I,
I1 Parlutiietito europeo, Padova,
ttiu elettorale europeo, estratto dal BolletCEDAM, 1977.
b) La po.siziot7e clel M.F.E. ...
tino dell'Istituto di studi europei Alcide de
Il putito di vistu tlfficiule ciel Mollinzetzto Gasperi n (Roma), 1977, n. 2; Lu verificu dei
federultstu ettropeo - che è invece di accet- poteri in un Parlamento eletto riir~rtnntente
2 - Elezioni dirette
tuztone e s c l ~ t ~ i i ~ ce i senza ri5erve delle estratto da a Diritto euro:>eo , Roma, 1976,
e i~i:~gruziot~t'
elezioni
europee - può trovarsi sprcsso 11. 4; Minoratize 1ing~tistic:~e
a ) Docttt~ietltuzionee.s.setizieile, hihliogrrrfiu e nelle annate,
ec mt'o
da
W Aggiornamenti /
e sisgnatamente nrll? ultime, eitroref
sttrcli critici
.4ktilel », rivista della Regione Trentinodei tre periodici (del Moviw mto redcralista
."'to Adige, 1977. nn. 1-2.
Il Federalista », Unitl europea n
La documentazione essenziale nella pub- europeo
c << Federalismo militante D), nonché nel bol(;IINPR.II.t' DEI.1.A H1abblcci
blicazione della DIRI:%IONI:
)),
))
[(
(C(
dicembre 1977
COMUNI D'EIUROPA
34
Riflettendoci sopra, con coerenza
contro interessi costituiti e gruppi di potere, locali e apolidi, che sono arroccati nella
difesa delle sovranità nazionali e non vogliono, a ragion veduta, la federazione europea.
E' in questo senso e con questa tensione che
le forze politiche e sociali italiane sono attualmente impegnate?
Le occasioni mancate
Una risposta può essere che non è facile
impegnarsi per quanto è scritto nel libro
dei sogni. In realtà ci si offre non I'Europa, ma la sola Europa occidentale (al più
con la coda mediterranea); e non una federazione i17 fieri quanto il MEC: cioè quello
che finora è stato « u n fattore potente di
accelerazione delle concentrazioni monopolistiche, di sviluppo di società internazionali
e multinazionali ... di cui si è limitato a registrare ed avallare le scelte come recita un
ottimo Dizionario di politica economica »,
.,
Jean Monnet
che presenta delle limpide K schede di politica economica, ai non specialisti ed è stato
coordinato (1974) da un uomo politico (Luciano Barca) che si batte per l'Europa. Il
quale prosegue: « Il risultato [del MEC] è
stato un accresciuto divario fra zone industrializzate e zone depresse e I'emarginazionc di intere regioni e di vasti strati sociali ». Tutto vero. Ma se si sono accettate
le premesse n f losofiche » del nostro discorso e si t: avvertito tutto il loro peso, il dubbio verterà nel domandarci: si poteva o si
può imboccare un'altra strada per arrivare
alla federazione, magari ricominciando daccapo, ovvero realisticamente non C'? un'alternativa al partire dalla Comunità europea
e dalla sua crisi? ».
Il problema del partire male - per cui
la stessa ratifica dei Trattati di Roma trovò ostilità o riserve fra alcuni dei partiti
classici, oltre che fra una parte dei federalisti europei - ha origini che, per quanto abbiamo osservato fin qui, si collocano
nel quadro della guerra fredda: e ne subiranno ancora, inevitabilmente, le conseguenze. Ora non ci interessa riandare alle responsabilità americane e sovietiche ncll'entrata in
crisi dell'« alleanza di guerra » quanto alle
possibilità, che si sono presentate alle forze politiche e agli Stati d'Europa di dar
vita a una iniziativa comune e a un processo di unificazione.
Nell'agosto 1946 Laski, presidente del partito laburista ormai al potere, si incontrava
con Stalin a Mosca, a capo di una delegazione del Lubour Puriy i: allo scopo di sviluppare maggiormente l'intesa anglo-sovietica. Non solo Laski personalmente aveva un
grande interesse per I'IJRSS, ma in quel
tempo classe lavoratrice, larga parte dei ceti medi, intellettuali britainnici vivevano una
stagione di prorompente simpatia per l'ei-oico alleato. Rientrato in patria Laski scrive
un articolo a Incontro con Stalin D, nel quale dà del « dittature » (anzi lo chiama:
dittatore condizionato ») e in qualche modo
del regime sovietico una valutazione in undici punti. In sintesi egli è convinto che
Stalin cerca un modccs vii~erltiicon I'occidente e vuole evitare una guerra, ma non ha
cognizioni esatte c sutììi:ientemente approfondite cli politica interinazionale; gli anni
dell'assedio capitalistico alla Russia comunista hanno lasciato una traccia profonda in
Stalin, e comunque Stalin a ha una profon(Stato
da stima della potenza come tale
forte, uomo forte, forza in se stessa). La
canalizzazione che il diti.atot-e adopera per
allargare le sue conoscenze (la burocrazia
del Ministero degli esteri sovietico) è angusta e confusionaria. Sost;inzialmente: Stalin
dice di non credere che il metodo russo
rappresenti una formula universale per arrivare al socialismo, ma K non si lascia facilmente convincere ... della superiore validità
della democrazia ' classic;a ' nella sua forma
parlamentare occidentale. in funzione di veicolo, mediante il quale cambiamenti fondamentali vengono facilmenite accettati »; viceversa « non ha dubbi di sorta su l'urgenza
di difendere I'esperimenio russo, e questa
urgenza non si limita al campo nazionale »: benché Laski dubiti che Stalin K posseg-ga la visione cosmopolita di Lenin, il suo
sguardo va al di là dei confini della Russia stessa, mantenendo !la convinzione che
il socialismo è un'idea ui-iiversale, la salvezza del quale dipende dalla sua capacità di
ottenere una espression.e internazionale D.
Questa la valutazione di Laski. In definitiva
l'impressione che ricavavano in quel tempo
non solo gli intellettuali e gli uomini della
sinisti-a politica europea, ma gli stessi militanti aperti alla comprensione storica della rivoluzione di ottobre e tuttavia decisi a
non rinunciare allo sviliuppo di una « democrazia proletaria e socialista » (per usare
le parole di Medvedev in « Lo stalinismo »
[Verona-Milano 1972]), era che il regime staliniano non volesse o non fosse capace di
andare al di là del VI1 congresso del
Comintcrn (1935): da questo ci si era avviati alla tattica dei « fronti popolari n,
ma non si erano prese le mosse per
un superamento di fondo delle divergenze fra leninisnio e socialismo riforniatore - al di là dello schema di
Stato e
rivoluzione n -. Insomma, lasciando da parte tutto il discorso sugli vi-t-ori del regime
staliniano (le insensate purghe del 1937-38
non erano certo sconosciute alla sinistra europea) e l'incalzante zdanovismo culturale.
credo occorra far nostro il rilievo di Manveridra Nath Roy (in 'The Russian Revolution », uscito a Calcutta nel 1949), che cioè
Stalin poteva presentarsi all'Europa come li<(
.
beratore, sol che avesse avuto fiducia nella
libertà e consapevolezza dello stesso ruolo
profondo che poteva giuocare lo Stato sovietico. Egli, secondo Roy, poteva cooperare a
una ricostruzione democratica dell'Europa
indipendente dall'America e, in ogni caso,
favorire la nascita di una Comunità europea autonoma e « progressista »: ma non
doveva paventare gli hurnui? righrs (oggi è
di moda parlare di pluralismo) e i loro rischi. Prevaleva invece nello stalinismo a un
radicato pessimismo sulla possibilità di nuovi e reali passi avanti del socialismo nel
mondo, al di là delle frontiere del 1945, attraverso lo sviluppo della lotta democratica ),
(come osserva Adriano Guerra nel libro già
citato). Inoltre i partiti comunisti dcll'Europa occidentale non sconfessavano questi errori, e ciò impediva loro di inserirsi in una
comune lotta contro la restaurazione, che
era, per quel che ci riguarda, una restaurazione dei supporti strutturali del nazionalismo. La Gran Bretagna laburista finì col
volgersi verso l'America (naturalmente molti motivi ve la spingevano, in una situazione
in cui la transizione » al socialismo era nella sua fase aurorale ed incerta: ma nessuno
la incoraggiò verso altro cammino, non certo Stalin) t: l'Europa perse una grande occasione per un tentativo di democrazia sociale (non necessarianiente di monopolio
marxista: a parte il pragmatismo inglese.
ricordiamo in quegli anni la rivoluzione
personalista e comunitaria ipotizzata dal
cattolico francese Mounier). Tutto ciò non
t: la storia dei se » e dei a ma D: è semplicemente la constatazione di una disponibilità dcll'Europn, e in particolare della cosiddetta Europa occidentale, annullata dal bonapartismo rosso » di Stalin e dal sistema
che lo sopportava. Non vorremmo qui gettare in un calderone la genesi clel titoismo
e lo scetticismo D stalinista verso Mao prima della rottura -: ci pare più signifcativo, per il nostro discorso sulle responsabilità della guerra fredda, il disprezzo
per Gandhi (questo « fakiro » detestato anche dall'imperialista Churchill) e l'ostilità
per Nehru, che sarà uno dei leaders dei non
allineati. Certo che la proposta di più stret.
ti vincoli, di un'alleanza particolare, fatta
da Stalin al Governo laburista nel '47, nel
quadro di una evidente non apertura della
dittatura sovietica a esperienze di democrazia
« proletaria » e circolazione culturale, poteva
sembrai-e quasi provocatoria a un « socialista
britannico D, solo che ripensasse all'atteggiamento singolare dell'Unione Sovietica alla
fine del '44, quando Churchill ordino il fuoco
contro la sinistra greca e Stalin rifiutò ogni
appoggio, sia pure solo morale, ai greci « progressisti », laddove insorgevano contro il reazionario Chur-chill la stampa americana e i
giornali inglesi di orientamento liberale.
Se mai Yalta aveva significato la spartizione dell'Europa in sfere d'influenza, la
« svolta
da Roosevelt a Truman non basta
certo a spiegare da sola l'inizio della guerra fredda, mentre la linea sovietica è, viceversa, sufficiente a spiegare - con alcune
eccezioni paradossali: Rodolfo Morandi nel
socialismo italiano - la rinuncia delle sinistre non comuniste al dialogo col leninismo.
Ciil non giustifica l'atteggiamento delle democrazie nazionali dell'Europa occidentale,
subito dopo, di tronte al piano Marshall: ci06
di fronte alla seconda occasione che si t
presentata per Far guadagnare alllEuropa una
sua autonomia nell'unità.
COMIUNI D'EUROPA
dicembre 1977
35
l'America - potesse lasciarsi guidare dalla
ragion di Stato (cf. R. M., « La politica unitaria », 1948-'55, Torino 1961, nei « Reprints »
1975).
Se mi sono attardato su Morandi è perché mi accingevo a capovolgere le sue
accuse, anzi a capovolgere l'intero discorso.
tentando di riportarlo coi piedi per terra. Gli americani lanciano una politica di
aiuti n alllEuropa che, malgrado la consistenza di due forti partiti comunisti occidentali (il PCI e il PCF), viene accettata - e
non poteva, bongré malgré, esser diversamente - dai Paesi delllEuropa fuori dell'influenza sovietica. Senonché fra il giugno e I'ottobre 1947 (in agosto I'Union européet~tiedes
fédéralisres aveva tenuto il suo congresso a
Montreux) i governi di sedici Paesi europei
non seppero elaborare un programma economico comune: qui ebbero origine le dimissioni di William Clayton, sottosegretario
americano agli esteri per gli affari economici. Clayton aveva seguito passo passo
la Conferenza dei sedici ed era delle idee di
Fullbright, ma non si era vista accettata
dal governo americano, divenuto «. realista »
(un giorno lo sarà anche Henry Kissinger),
la sua proposta di respingere il rapporto
inconcludente, uscito dalla cosiddetta Conferenza di Parigi, e di invitare i Paesi europei a una nuova Conferenza. Mi sento qui
di ripetere quello che scrivevo poco menc
di quindici anni fa: « L e storie posteriori
dell'ERP e dell'OECE possono essere variala Germania europea
mente valutate, ma nessuno potrà negare
che ormai ci si trovava di fronte a un'Euprcsenta quel tanto di flone rooseveltiano, effettivamente, a posizioni di potere - le ropa ove dopo un grande scacco per la deche prosegue, contraddittorio, anche duran- uniche che, a prima vista, potevano impres- mocrazia, cominciava a manifestarsi la spinte la gestione di Truman. Anche il rifor- sionare Morandi, iiomo tormentato e fragile ta alla rinascita dei nazionalismi ». E le colmismo » di Roosevelt era anticomunista, nel sempre in cerca della forza
alternativa >, pe non vanno attribuite genericamente ai
senso che riteneva ii regirrie sovietico in con- (la su2 << unità di classe » sembra une te- governi nazionali quanto, equamente, alle
trasto con :t: « quattro libertà »: ma non pen- rapia contro i compiessi psicologici) - destre, ai moderati e alle sinistre non comusava al contenimento delllURSS né ali'« uti- ma certamente formavano un gruppo di niste dei diversi Paesi, con poche ecceziolizzazione » dei reazionari contro ii pericolo pressione intellettuale di notevole presti- ni. Altiero Spinelli aveva già previsto lucirosso ,>; al contrario pensava di accettare la gio. Ma per Morandi era « precipitato nel- damente. al di là delle critiche « ideologisfida e di favorire un C progressismo 0 alter- la follia » Riccarclo Lombardi, che si era che fi a una ipotesi di integrazione europea,
nativo. Ora la matrice del piano Marshall si permesso di parlare di « pressione milita- gli interessi privilegiati e corporativi che si
vede molto bene nel discorso di Fullbright al re ... e politica delllUnione Sovietica D, insom- sarebbero irrobustiti con una utilizzazione
Congresso del 7 aprile 1947, quando il sena- ma che pensava che Stalin - e non soltanto framrnentaria e per singole nazioni disintore democratico delllArkansas illustrò il
progetto suo e del senatore Thomas delI'u~-ah, affinché si favorisse la creazione
degli Stati Uniti d'Europa nell'ambito delle
Nazioni Unite. Certo. la politica di « aiuti a
americani all'Europa non era volta alla creazione del socialismo e in essa non erano
assenti altresi compromessi di politica interna {con favori a determinati rami della
produzionr USA:: ma l'idea rii coliegare gli
aic:s a un wrcicesso di unificaziorie d e l l l E ~ rapa nun -%.:I vt:;iuiri in un quadro mitologi.
co ;ad resto Fullbrigh: avevu i suoi noti
in1erloculoi.i e ispiratori europei, fra cui il
wragmatico Jean Monneti. In un discorso
al Senato della Repubblica, del marzo '49.
Rodolfo Morandi, un galantuomo di grande
cultura ma non di altrettanto spirito critico, dirà: « La allocuzione del generale Marshall risale al 5 giugno 1947. Prima di allora
nessun governo si era mosso ad organizzare l'Europa, prendendo ispirazione dalle teorie federaliste, che erano rimaste su per giù
alle posizioni di pensiero di Emmanuele
Kant D. Morandi finge di scordare che durante la Resistenza non c'era stato solo il Manifesto di Ventotene - a cui, accanto a Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, aveva dato
una mano anche il socialista Eugenio C o
lorni e che egli, per rispettabilissimi motivi,
papa Glovannl e la pace su questa terra
Sul piano Marshall si ripetono da parte
di un settore eterogeneo della storiografia di sinistra e di destra nazionalistica - valutazioni a nostro avviso errate. Esso non è
un figlio, puro e semplice, della politica
americana di Hiroshima, ma viceversa rap-
(<
si era rifiutato di1 far suo -, ma si erano
verificate in Francia, in Belgio, in Olanda,
in Germania tutta una lunga serie di prese
di posizioni federaliste; e che i federalisti
europei dei diversi Paesi si erano cercati e
trovati tra il '45 e il '47, non pervenendo,
36
COMUNI D'EIUROPA
dicembre 1977
Quel che ci aspetta e quel che ci spetta
L'Italia, si suole ripetere, serve all'Europa
e l'Europa serve all'Italia: al di là dell'aforisma occorre tuttavia precisare meglio che
cosa ciò possa significare sul momento. Non
tutti sembrano infatti rendersi interamente
conto di quel che ne deriva come immediata
ed inevitabile conseguenza.
Nella Comunità europea, malgrado la sua
crisi più che evidente, sussiste f r a i Paesi
consociati una situazione di interdipendenza
politica, ambientale ed economica, che viene
sottovalutata quando si tratta di compiere
il previsto cc salto di qualità » sul terreno
dell'integrazione sovranazionale. L'intcrdipendenza politica c'è nei fatti e ne è riconosciuto o intuito i l peso dalla maggior
parte dei partiti democratici (cosa sarebbz
della democrazia italiana e della democrazia
tedesca o della d e m o c r a ~ i a francese al di
fuori del quadr-o prospettico dell'integrazione europea?), ma deve ancora trovare le istituzioni sovranazionali idonee per stabilizzarsi e esprimersi (e quella ambientale - che
i: di moda chiamare ecologica - deve ancoLuigi Einaudi ed Ernesto Rossi
ra incamminarsi verso una coerente politica comune). L'interdipendenza economica tegrate del piano Marshall: previde poi le tra le avanguardie fedeiraliste e le masse, prima delle istituzioni anzidette e al di fuoconseguenze, inevitabili. della rottura della anche attraverso le speranze che ha susci- ri dell'unione monetaria ed economica (petato e le drammatiche contraddizioni che
K alleanza
di guerra V (USA-URSS), sino al
raltro prescritta dai Trattati di Roma) riarmo della Germania. In un articolo, che ha determinato nell'economia, nella politica, tende (dal 1970-1972 e poi in maniera più
può far testo ancora oggi, del 22 gennaio
nella società. Operata la scelta europea. biso- preoccupante dopo il 1973) ad attenuarsi:
1949 ( ~ P a xamericana o federazione euro- gna dunque portarla avanti nelle uniche con- specie da parte dei Paesi economicamente
forti - a cominciare dalla Germania federapea ») egli scrisse: K La garanzia di assisten- dizioni oggi possibili: I'iimportante è che si
za militare all'Europa è, in ogni caso, una
abbia chiarezza sugli obi~cttivi(l'Europa per
le - nei riguardi dei Paesi economicamente
necessità. Anche se non fosse preventiva- che fare?) e altrettanta chiarezza - sempre piu deboli o in crisi della Comunità. Mi
mente assicurata, in caso di conflitto I'as- che si sia sul terreno di una ipotesi demo- spiego: l'Italia è notoriamente, e a ciò non
sistenza militare ci sarebbe ugualmente, co- cratica - sulla inconsistenza di alternative stata estranea la costituzione della unione
me hanno dimostrato la prima e la secon- di breve, medio e lungo termine. Questo doganale. il terzo mercato mondiale della
da guerra mondiale. Chc essa sia solenne- vale per le forze politiche e sociali dei Pae- Germania; lo continucrà ad essere?
si della Comunità; questo vale particolarmente promessa può allontanare il pericolo
Qui occorre dir subito che la lucida, redi guerra e costituire per l'Europa un ele- mente - dalle dichiarazioni dei loro leaders cente proposta di Roy Jenkins, in favore di
una politica monetaria comune, non va vista
mento di minore incertezza riguardo all'av- abbiamo preso le mosse per questa nostra
riflessione - per le forze politiche e socia- come una nuova proposta - di stile inglevenire; ma pone pure l'Europa dinnanzi al
se - di approccio funzionalc. ma come un
netto dilcmma: o diventare una federazio- li italiane.
ne indipendente, pacifica e rispettabile, o
trasformarsi in una dipendenza americana D.
Ma aggiunse:
E' quanto mai caratteristico
dello stato di decomposizione spirituale di
quelli che furono gli orgogliosi Stati curopei.
il fatto che, mentre questi Stati sono estremamente diffidenti verso la prospettiva federalista, e mettono innanzi difficoltà di ogni
genere per non fare questo passo, che potrebbe salvare la loro indipendenza, viceversa vanno a gara nel ruere in servitiutn,
chiedendo ad alta voce il protettorato americano ».
In ogni modo Stalin non volle o non seppe essere il liberatore d'Europa (il che non
toglie che milioni di morti sovietici abbiai ~ oimpedito a Hitler di creare l'unità nazista dell'Europa); e i partiti
democratici »
europei non seppero evitai-e che il piano Marshall contribuisse a ristabilire alcune premesse strutturali dei nazionalismi europei.
Successivamente costruire l'Europa unita è
diventato agibile in una area più ristretta
di quanto permetteva l ' s i t o del conflitto
mondiale e ha incontrato (c incontra) gli
ostacoli di una ricostruzione postbellica realizzata su basi anacronistiche. Di qui la lune, sotto molti aspetti, illogica storia delle
si raccolgono le firme per l'elezione unilaterale a suffragio universale diretto dei delegati
Comunità europee, gli impossibili tentativi
italiani al Parlamento euiropeo: come a Genova (nella foto il presidente del19AICCE Piomfunzionali, la pretesa di f a r seguire l'unione
bino ad uno dei tavoli) in tutte le città italiane ed europee si dimostra indispensabile, per
politica all'unione economica: ma questa la riuscita delle campagne, la collaborazione fra il Movimento federalista ed il CCE che
lunga storia è servita ad api-ire un dialogo
offre i suoi quadri politici e le sue strutture amministrative
dicembre 1977
iiiomento di una rapida evoluzione politica,
nel quadro delle elezioni europee. Ha ragione o torto il ministro tedesco delle finanze, Hans Apcl, che osserva (da ciò ricavandone precisc perplessità nei riguardi della
proposta di Jenkins) che non ci può essere
moneta europea senza limitazione delle aulonomic nazionali nelle decisioni economiche?
Ha certamente ragione, ma non per avversare la proposta: in realtà una limitazione
allc autonomie nazionali, e rilevante. è stata già imposta dalla unione doganale, che,
malgrado trasgressioni non infrequenti dei
consociati. ha tuttavia tolto ai singoli Paesi
uno strumento molto importante della sovranità nazionale, e precisamente nel governo
dell'cconomia, sottraendo loro ogni manovra
unilaterale dei dazi doganali. Di conseguenza la Formazione di una moneta europea
continuerebbe coerentemente sulla stessa
strada e non potrebbe permettere certo un
godimento da parte dell'Inghilterra di particolari riserve di pesca o, unilateralmente,
del petrolio del Mare del Nord, se essa vuol
dire, come deve, un trasferimento di riserve
monetarie dai Paesi comunitari più ricchi »
alla Comunità in quanto tale. Una moneta
europea dovrebbe in pari tempo significare
la piena legittimità - si badi: in concomitanza della elezione diretta del Parlamento
europeo - dell'intervento comunitario in
tutti quei settori dell'economia italiana che
fossero ritenuti parassitari o scarsamente
produttivi, direttamente o indirettamente, di
valore aggiunto: è evidente che in questo
caso, piaccia o dispiaccia a quegli uomini
delle caverne che sono oggi i nazionalisti,
il Parlamento europeo eletto finirebbe per
assumere inevitabilmente il carattere - già
previsto da Willy Brandt - di Costituente
permanente, attribuendosi su questi interventi comunitari il pieno controllo democratico e in definitiva il controllo democratico,
preciso e puntuale, dell'Esecutivo comunitario, che dovrebbe diventare ad esso responsabile di ogni sua mossa.
Tornando al problema dell'interdipendenza
economica, si è sottolineato con allarme
che si sta producendo sostanzialmente e malauguratamente un lento processo di disaggregazione. Ci conforta invece, proprio in
vista delle elezioni europee, che si sia sviluppato ovvero abbia preso maggior consistenza un processo - senza dubbio ancora
insufficiente - di aggregazione comunitaria
delle forze politiche - che peraltro, senza
una data fissa delle elezioni, tenderebbe ad
attenuarsi - e un processo di aggregazione
sindacale: quest'ultimo ha avuto un particolare impulso dal quadro politico europeo,
che è l'implicazione fondamentale delle elezioni dirette, talché si profila non più un
accostamento teorico, ma un'azione comune dei sindacati europei e perfino uno sciopero comunitario.
E' stato osservato più volte nel CCE che
per un europeismo troppo freddo o troppo
pigro non c'è sempre, come deterrente, la
piena coscienza di quella che sarebbe I'alternativa all'unità europea (né c'è del resto la
piena coscienza di quel che realmente avviene nell'àmbito comunitario). Per quanto attiene alllItalia, se essa fosse fuori del MEC
e continuasse a produrre industrialmente a
415 dollari l'ora - e pare difficile ipotizzare
un diverso livello di remunerazione -, non
reggerebbe alla concorrenza coi Paesi di
nuovo sviluppo in tutte le industrie, che
purtroppo non fanno difetto alla realtà ita-
COMUNI D'EUROPA
37
una delle manifestazioni di massa del CCE: gli Stati generali di Londra
liana, a scarso impatto tecnologico, mentre
certo da sola non potrebbe rincorrere le industrie grandi e sofisticate dei Paesi più
forti. Qui pare superfluo osservare di passaggio che - a meno di un regime militare
e anche molto crudele - non può ipotizzarsi
l'Italia ridotta a Paese a economia esclusivamente agro-pastorale e che, dunque, essa,
sia pure con correzione e con nuovo e più
moderno impegno nel settore agricolo, non
può non mandare avanti un'economia di
trasformazione, necessariamente tributaria
dell'acquisto di miaterie prime, ivi incluse
quelle che servono per la creazione di energia, da Paesi esterni. D'altro canto il mutamento della politica agricola comune (che
senza dubbio dovrà diventare una politica
prevalentemente stirutturale, più che rivolta,
in sede comunitari.a, alla garaniza di certi
prezzi) e l'entrata nella Comunità europea
della Grecia, del Portogallo e della Spagna che giustamente noli chiediamo, per i motivi
sopra indicati, ma dalla quale occorre tirare tutte le conseguenze - postulano la realizzazione di una politica industriale comune e, più in generalle, di una globale politica
economica comune: questa non può non passare per l'unione monetaria ed economica
e dunque richiede l'impegno pieno delllItalia, in ogni suo aspetto e prima di ogni altra
cosa, nella problematica dell'integrazione europea.
In ogni modo è forse utile ricordare che,
se l'unione doganale ha certamente aiutato
più i Paesi ricchi che i poveri della Comunità, oggi come oggi protegge dall'assalto
esterno certi settori produttivi deboli, che
ci interessano, e circa i quali operiamo
con vantaggio nel movimento commerciale
infracomunitario (iion è necessario che io
richiami qui, ad esempio. i tessili): che succederebbe da una disaggregazione rapida?
o totale?
In conclusione, plena il tracollo economico
italiano e una disoc~cupazioneassai più drammatica, al limite della tragedia (e/o un abbassamento al limite dell'incredibile del nostro livello di vita medio), noi dobbiamo
portare avanti un patto nazionale non tanto
al fine di pervenire da soli a livelli produttivi europei quanto per bloccare I'attenuazione dell'interdipe~idenzacomunitaria e per
renderci disponibili pienamente all'integrazione economica e politica.
Sono note le nurnerose inadempienze for-
mali delllItalia verso la Comunità europea,
sono note altre accuse che frequentemente
ci vengono rivolte dai nostri partners, talvolta
anche a torto: ma sta senza dubbio a noi
di aumentare e di molto, con tutte le nostre
forze, la nostra integrabilità e la nostra credibilità. Si tratta di trasformare radicalmente, portando a livelli minimi di modernità e
di efficienza, l'amministrazione pubblica, centrale e periferica - Poteri locali e regionali
faranno senza dubbio del loro meglio -,
si tratta di dire coraggiosamente no a tutte
le strutture e sovrastrutture parassitarie e
corporative, si tratta di migliorare i servizi
sociali soprattutto in quanto da essi può di-
Ai lettori di
«
Comuni d'Europa »
Comuni d'Europa ormai al suo
XXVI anno di vita, senz'altro una delle decane tra le riviste federaliste che
si stampano in Europa.
Con la sua rilevante penetrazione
capillare e con i suoi 11 numeri l'anno, u Comuni d'Europa » vuole restare
un giornale soprattutto stimolante, di
lotta e di ripensamento della problematica federalista. La sua caratteristica fondamentale consiste nell'essere il
tramite diretto fra tutti i centri decisionali della battaglia comunitaria ed
europeista e le popolazioni di ogni regione, i giovani e coloro che sono trascurati dall'oligopolio dell'informazione, in piena indipendenza.
Proprio per questa sua funzione, nonostante gli aumenti vertiginosi dei
costi della carta e tipografici, u Comuni d'Europa » continua a conservare
relativamente stabile il suo prezzo.
Naturalmente questa situazione potrà
essere mantenuta solo se gli abbonati
e gli inserzionisti, cui va il nostro più
vivo ringraziamento, continueranno a
sostenerci e se altri lettori vorranno
portare il loro contributo sottoscrivendo abbonamenti.
COMUNI D'EUROPA
pendere un minore costo medio del lavoro,
si tratta di curare più efficacemente la preparazione degli uomini (la nostra scuola è
inadeguata - qui non si parla dei metodi, che
è ancora il meno - negli impianti e nella
selezione del personale docente), si tratta
di portarci a tutti i livelli a un'adeguata
capacità di rnarlagenient, si tratta di compiere uno sforzo nazionale fino allo spasimo per
realizzare le infrastrutture di reale e prima
necessità (gli acquedotti - che servono insieme agli uomini, ai campi e alle fabbriche -, le summenzionate scuole, i mezzi per
condurre una politica del suolo, che non
viene solo richiesta dai rari geologi al servizio dello Stato e delle Regioni, ma dalla
imperiosa logica della natura). Spesso ci
viene rimproverata in sede europea una spesa pubblica troppo vasta: oserei dire che è
più grave una spesa pubblica cattiva, cioè
non creatrice di effetti pratici, gerarchicamente prioritari e produttivi, che non una
spesa troppo vasta.
Su queste premesse il patto nazionale dovrà portarci ad avere tutta la forza morale e
politica, che è necessaria per darci il peso
negoziale e la possibilità anche di iniziative
europee di risonanza popolare, che conducano all'unione economica e monetaria e alla
sua premessa (qui si tratta di una premessa
logica, perché i due eventi si dovranno realizzare simultaneamente) che è l'unità politica. Da ciò e soltanto da ciò può dipendere
la correzione dell'attuale modello di sviluppo europeo. Jenkins ha insistito sulla moneta europea con argomenti ben diversi dall'usuale monetarismo, riferendosi alla moneta come perno inevitabile dell'unione economica: parlo qui della moneta reale e non
di quella, se mi è permesso di citarmi, che
dicembre 1977
ho più volte chiamato lai « moneta dell'unione doganale D (cambi fissi infracomunitari o
piccole oscillazioni - il famoso « serpente -). L'unione economica e monetaria è
la conditi0 sine qua non per il superamento
dell'unione doganale e di un mercato comune, affidato - come potrebbe essere altrimenti? - alle manovre di oligopoli e di
gruppi di potere di ogni genere, e per l'avvio a una ragionevole programmazione comunitaria: questa implica realisticamente un
ventaglio ampio, completo di politiche comuni, un loro coordinamento e una loro avanzata anche in funzione di uno sviluppo interregionale equilibrato, nonché una assoluta e completa « equità ecologica » (a tutti è
nota la disputa sul tasso di biossido di titanio che possono recepire rispettivamente
- a detta di taluni esperti e dei politici che
zd essi si rifanno - l'Atlantico e il Mediterraneo). Qui forse è bene sottolineare anche
che l'unica politica comune finora realizzata
non è in realtà una politica che possa a buon
diritto e tecnicamente chiamarsi N comune n,
cioè quella agricola: una politica comune,
infatti, non può tollerare guerre interne a
se stessa (per esempio la guerra dei vini),
ma implica una strategia comune e sovranazionale: l'attuale politica agricola comunitaria è semplicemente ciò che serviva per
realizzare un mercato comune agricolo, che
come tutte le cose dell'agricoltura non può
seguire i metodi dello scambio dei prodotti
industriali, ma deve sottostare a certe sue
« regole S .
Fermiamoci qui e domandiamoci: stiamo
veramente realizzando tutto quanto è possibile per fare delle elezioni europee il fattore
coagulante del « fronte democratico europeo n? O ancora una volta qualcuno di noi
attende una occasione << migliore » o più
« concreta » per compiere il salto di qualità
verso la democrazia europea - verso gli
Stati Uniti d'Europa - e con esso dare un
contributo non velleitario all'edificazione
della pace?
Umberto Serafid
C O M U N I D ' E U R O P A
Organo del1'A.I.C.C.E.
ANNO XXV - N. 12
-
DICEMBRE 1977
Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI
Redattore capo: EDMONDO PAOLINI
DIREZIONE,
REDAZIONE
E
AMMINISTRAZIONE
Piazza di Trevi, 86 - Roma
e
6.784.556
6.795.712
Indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma
Abbonamento annuo L. 3.500 - Abbonamento annuo estero L. 4.000 - Abbonamento annuo per Enti L. 15.000
- Una copia L. 300 (arretrata L. 600) Abbonamento sostenitore L. 200.000 Abbonamento benemerito L. 400.000.
I versarnertti debborio essere effettuati sril c / c postale n. 35588003 intestat o a:
Istituto Bancario San Paolo di Torlno,
Sede di Roma - Via dellu Stunzperiu,
11. 64 - Roma (tesoriere delllAICCE),
oppure u nzezzo assegno circolare
- non trasferibile - i~iiestato a
« AICCE m, specificarido sernpre la
car~sale del versamento.
Aut. Trib. Roma n. 4696 dell'll-6-1955
m
hssociato all'USP1
Unione Stampa
Periodica Italiana
Iitotlpografia rugantlno ronia
al tuo servkio
dove vivie lavori
Cassa
di Risparmio
ifondi patrim oniali al 30/4/7976 L. 33.347.790.754
tutti i servizi di banca per l'Italia e per l'Estero
operazioni di Leasing e di Factoring
Uffici di Rappresentanza a
Francoforte sul Meno, Londra, New York
elementi costruttivi
in acciaio
per leedilizia
industrializzata
gruppo
finsider iri
italsider dalmine terni s.a.i.p.
rnorteo-so refin c.m.f. c.s.m.
ponteggi- almine sidercomit
8
Una risposta globale
soIuzIon1 SU misura
per il trattamerito dell'informazione a ogni livello
per accrescere rendimento e competitività
I prodotti Olivetti sono nel mondo.
Ecco alcuni dati esemplificativi:
330 mila macchine contabili,
140 mila sistemi di elaborazione dati e persona1 minicomputer,
65 mila terminali e apparecchiature per raccolta dati,
150 mila telescriventi e apparecchiature per telecomunic:azioni.
Scarica

Anno XXV Numero 12 - renatoserafini.org