AH
UE
cacia, nonostante le restrizioni di un tribunale militare sempre pronto a togliere
la parola ad un teste o addirittura ad esp'ellerlo quando questi cominciava a
sfiorare problemi troppo scottanti per il governo o · l'esercito), tuttavia si trattava anche di salvare dal carcere decine di imputati che rischiavano gravi
pene, per delitti che la coscienza morale non può riconoscere com~ t~l~, ma la
cui natura doveva essere contestata, su di un piano strettamente gmnd1co, per
poter costringere il tribunale a · non comminare pene· che complessivamente
avrebbero potuto superare le centinaia di anni!
Dopo questa prima fase ebbe inizio quella dell'interrogatorio degli imputati musulmani, importante perché costoro, dopo aver ricusato di essere giudicati da un tribunale francese, da essi ritenuto incompetente, (questo accade
sempre nei processi contro membri del FLN), giustificarono questo loro atteggiamento con dichiarazini di principio che vale la pena' di riportare in breve.
HA
EU
L'atteggiamento degli imputati .di fronte ai giudici
HA
EU
AH
U
E
del loro tempo, e alla nuova domarrda della difesa che rileva come il Codice di
Procedura penale conceda dieci giorni lJer questo genere di prove e chiede
il perché di tanta fretta, i due esperti rispondono testualmente: <<Era un affare di grande urgenza, il giudice istruttore ce l'aveva detto ».
La conclusione fu che i difensori fecero apparire colui che essi ritenevano essere il vero autore della lettera (che avrebbe portato ad una grave imputazione per Jeanine Caben), e suffragarono la propria affermazione non solo
con l'ammissione esplicita di Edouard Pfrimmer di aver steso di proprio pugno quel testo, ma anche con la spontanea offerta fatta al Tribunale di far controllare la veridicità del testimone. L'avv. Dumas - già << sospeso » una volta,.
all'inizio del dibattito, << per aver cercato d'intralciare il corso della giustizia t
- a questo punto concluse: « Questo mi è già costato una sanzione, ma dopo
quello che voi avete appena sentito, io -ripeto che questo affùe è stato istruito
in condizioni tali da 11on permettervi di giudicarlo» . Ci fu una sospensione deib
udienza; poi il Tribunale fece sapere che quella lettera (già giudicata impor·
tantissima!) in fondo non aveva grande importanza, e che perciò esso ab~an­
donava l'accusa su questo punto!
Di fatti come questo ne sono accaduti a dfecine, durante il proc·~ sso,
senza considerare il sistematic9 respingere da parte del Tribunale tutte le eccezioni procedurali sollevate dalla difesa, senza addurre spesso la benché minima giustificazione.
· Ma il comportamento del Tribunale non deve meravigliare : in effetti tutti
sapevano che nel caso specifico non si trattava di un processo, ma "i una scelta
fra due tesi politiche, scelta che il tribunale aveva già compiuta ancor prima
che s'iniziasse la fase istruttoria. Le condanne erano in gran parte scontate,
fin dall'inizio, e il dibattito non fu altro che una lotta fra il collegio di difesa e
gli imputati, da una parte, che cercavano di << far sapere » alla Francia, e H
pubblico ministero e i giudici militari, dall'altra, cut era assegnato il compito
esattamente contrario.
Del resto il breve esame che ora faremo delle fasi più importanti di questa triste esperienza giuridica della Francia «stile de Gaulle», crediamo confermerà la fondatezza della nostra opinione.
Tralasci.a mo per ragioni di spazio la complessa battaglia procedurale eh~
ha movimentato la prima parte del processo, e che ha portato a gravissimi incidenti (come la ricordata sospensione di due avvocati), soprattutto quando la
difesa poneva in luce con meticolosa insistenza, apparsa a taluni anche eccessiva, le manchevolezze, le imprecisioni e gli errori procedurali in cui incorreva la pubblica accusa. Riteniamo però che essa non sia stata inutile, ed anzi
sia servita a sottolineare la mancanza di lealtà e di buona volontà con cui il
tribunale si accingeva a compiere il proprio dovere. Oltre ·a tutto si trattava del
<< punto di forza» giuridico più importante per il collegio di difesa, abituato
ad impostare in questo modo, ormai da lungo tempo, la propria azione, quando
si tratti di difendere me:t;11bri del FLN, visto che Ja loro ·condanna è sempre
certa ancor prima che inizi il dibattito, soprattutto perché quelli che possono
essere efficaci motivi di giustificazione sul piano morale, non lo sono quasi mai
su quello giuridico, che è l'unico su cui si esplica l'azione processuale. La battaglia procedurale è dovunque quasi sempre l'unica arma .e fficace di cui possa
valersi la difesa in questi casi, per salvare il salvabile. Ed anche nel n ostro
gli avv. Dumas e Vergès, segnatamente (veterani ormai 9-i questo genere di processi), hanno adottato quella linea, che anche a noi sembra la più proficua. Certo, al grosso pubblico che seguiva appassionatamente la vicenda, essa poteva
risultare talora incomprensibile ed inspiegabile; da ciò il motivo di non infrequenti malumori e impazienze. Ma non bisogna dimenticare che se un tale processo offriva la possibilità di chiarire molti aspetti importanti della crisi politica che sta attraversando la Francia (e, alla fine, lo si è fatto con molta effi22 (442)
QUESTITALIA
Haddad Amada, capo fe9.erale del FLN nella metrÒpoli, ~n. un francese studiatamente perfetto (e il significato di questo fatt_o non sfu~g1ra ad. alcuno, che
rifletta sul .contenuto della sua dichiarazione): << Signor Presidente, 10 non po~so
fare a meno di dirvi che per noi Algerini, che ne abbiamo s~fferto e ~e soffna~
mo tuttora, il processo al colonialisJ?o è or~ai fatto. n. FLN e .un mo~1mefolto ~I
liberazione, una grande concentraziOne nazwna~e .. No1. non s1am.o ne de.1 razzisti nè degli sciovinisti e ancor meno dei fanatici. N_ot non nutnan.10 ·odiO per
n. popolo francese, ed io saluto fraternamente quel.h · che sono qm, al no~tro
fianco. Noi non dimenticheremo mai quello che ess1 banno fatto. Quando, l ~1geria sarà indipendente è il loro ricordo che noi conserveremo e n~n. l od1o
dei nostri oppressori. n loro coraggio di oggi sarà il pegno di una amictza eh~
questi pionieri avranno preparato ».
.
.
.
.
Le dichiarazioni degli altri imputati musulmam e s.op~attutt~ d1 Allouah
Daksi (che impressiona fortemente il Tr~bunal,e qua.ndo d1ch1ara d1 non. essere
un aisertore dal momento che egli entro nell esercito francese per o:dme del
FLN, per apprendervi bene l'uso delle anni) sono nella sostanza uguali a quelle
di Haddad Amada.
· d·
· ·
Per gli imputati metropolitani la cosa è diversa. ~lcum 1 ess1 SI pr?.clamano del tutto estranei al « réseau Jeanson :>, ma nafferm~no la. prol?n~
completa solidarietà· morale con quelli ~he vi .appa.rt~ngono. Dt quesh ulhm~,
alcuni contestano qualche aspetto matenale de1 deht.h che. veng.ono loro attn~
buiti altri invece fieramente dichiarano di esserne gh autorL e d1 non provarnc
alcu~ pentimento, ma anzi di esserne orgogliosi. . .
.
A questo punto si inserisce la famosa dep?s1z10ne. d1 Jean~Claude. Paupe.rt, soldato di seconda classe (l'unico fra i sette 1~putat~ .ascoltat~ quel gwrn?
ad essere stato in Algeria). La sua storia è semplice: militante di estrema SInistra in Francia, fu richiamato in Algeria e,, pefolsando. eh~. fos~e suo d_overe
aiutare i francesi che là si trovavano, vi ando. V1de de1 ~mhtan, c~me 1l ~uo
colonnello, a cui rende volentieri omaggio per .la su.a. le~lta ed ~nes~~· m_a vtde
anche gli Algerini musu]mani torturati, frustat~, um1hah da. altn m~htan ~ran- .
cesi: « Quesii nomini portavano la vostra umfo_~me, l~ m1~, e. no1 n.e Siamo
responsabili». Dopo quello a cui assistette laggm, decise d1 a.mtare Il .FLN ·
«Io mi dicevo, prima di andarvi, che non avevo nulla da d,1fendere m AI_geria. Avevo torto. Io so ora quello che c'era da difendere. E quello .che IDI
porta qui». Quanto alle ac~u.se, c'è ~el v:ro e del falso, ma quello che Importa
è. di - aver aiutato gli Algenm ed egh ne e fi ero.
QUESTITALIA
(443) 23
---~-
-
e te, non
( v · comprendcome « guer:a » algerina « o~
che non lo può
occupo, lasctare '?sare un termme . 'l residente
in licenza si arnver~bb~··· >~ -dcosi ~ ) Teitgen
subito rispondendogli gli ricor ava au
'
AH
U
E
I testimoni a carico erano quattro, e furono ben presto uditi (due di essi:
gli esperti grafologi di cui abbiamo sopr-a ricordatò il caso, furono inutilil.
Le testimonianze per la difesa furono molte, e tutte misero in risalto la
nobile personalità morale degli imputati, pur dichiarando, talora, di non condividerne le idee o di non approvarne pienamente l'op erato. Fu un duro colpo
per tutti coloro che dentro o fuori dell'aula del tribunale concentravano i propri sforzi quasi unicamente nel senso di coprire di fango gli accusati
(<<traditori», <<assassini », «sicari pr-ezzolati », erano le parole che più frequentemente ricorrevano).
'
HA
EU
Ma un colpo ancora più duro fu quello arrecato dalla deposizione sconvolgente di Paul Teitgen, vecchio segretario generale alla prefettura di Algeri,
congiunto del noto parlamentare del M.R.P., che non poteva essere certamente
messo fuori causa con la consueta calunnia di essere un comunista traditore o
un nemico della Francia. Le sue parole - e la reazione che suscitarono presso il
tribunale diedero modo di constatare quale abisso era giunta a toccare la cosidetta « giustizia militare francese ».
Schiacciati dalla franca lealtà di quest'uomo coraggioso che aveva dimustrato concretamente di saper servire il proprio paese nella giustizia e nell'onore,
e rifiutarsi di credere che un'azione vergognosa----per sè stessa potesse essere
considerata patriottica se compiuta per la << grandeur » nazionale, i componenti del tribunale militare non seppero far di meglio che cercare di tapparglt
la bocca quando le verità che egli veniva esponendo avrebbero potuto risultare
pregiudizievoli al prestigio dei propri padroni, o attaccarsi a disquisizioni filologico-giuridiche prive di ogni fondamento quando egli pronunciava parole
--.-
---------
mi è possibile, al posto eh~
essere legalmente. Di licenza
del tribunale, quando, come
tale termine veniva correo-
temente usato da~ Capo dello s:tto~. f tt ra di Alaeri fu citato come testimone
Il Segretario Generale de a re~ u r 'ncolpato a causa di alcuni scritti
dall'avv. N eveux, difensore di. Georges erge ' I
su episodi della guerra algerina.
· della Prefettura di Algeri
La sconvolgente testimonianza di Teitgen, Segretarw
.1 S ·
Georges Berger n è alcun altro
Teitgen esordi: « Io non conlosco ti c~1ge. so no stati trov~ti presso di lui
.
't .
to affare Io so so amen e
. d'
t'
Imputa o m ques
..
, . ,
zr Anch'io ho ricevuto alcum I ques l
degli esemplari del bolle~ti.no Ve~zte .r:oz . ebbe potuto essere sufficiente a farmi
esemplari, fremetti al pensier? c e CIO a~r
dello Stato. Non condivido, del
incolpare di attentato alla si.cure~za. es ern~sso resentirn·e le ragioni. Io ho
resto, le conclusioni di quesh scritt~.- ma ~
~ al 12 settembre 1957, le fun1
svolto, in effetti, ~d Algeri, dal me_se f t:gos ~i Al aeri più particolarmente per
zioni ~i. segretano ge?·e r.ale alla. prr~i:Oe%~ della ~egione di Algeri. Posso attela polizia generale del cmque dipa
t
. d la situazione non poteva non
stare sul mio onore che dur~nte q~es o. J?er~~o~aevo quèste funzioni me li sono
porre dei problemi. E nella misu~a m c~~:~ lasctato queste funzioni... (a questo
posti, dal momento che ho spon a~eam
d usa il termi~e « guerra d'Algeria»
questo punto T.eit~en riprend~ il ·~Isc~~so I~ credo dunque che gli sviluppi della
per cui viene ncluarr:ato dal r·e~I en e .'"
tato personalmente, hanno condotto
«situazione» d'Alg~ria, per aver o spe~~~::no ancora altre a porsi dei pr?ble~
un certo numero di. persone e ne c~n. generale della prefettura di Algen, di
1
mi. Mi è capit~to, m .q~~nto segre :: ~
uesta prefettura, essendone a con?ospitare nel miO domicilio. ~_>ersona .'
tq t
infermieri musulmani. Perche?
scenza le autorità ed. il .m~m~r~ ;f~d~ :' es~!eva il loro aiuto alla Casbah, sia
Perché erano persegtuta1I Sia a .. ' ,
o
n mese e mezzo. C'è in questo
· I r1 ho tenuti m casa per u
.
d elementi europei. o
d 1 _ I non ho agito senza pormi dei pro qualcosa di paradossale e di se:.~
1 0 0 os~;so~ale ci tenao a sottolinearlo, ma anblemi gravi e non sol~mepte a .
P 't
Nelle fo~me di combattjmento atche a titolo delle funzw.m c.he IO . eserci avot~to in un vicolo cieco. Poiché è un
tuale si è giunti a errori tali che han~~ por
e ed io voglio dar loro un nome
errore grave non chiamare le cos~ co oro e~~r:r~ che eccessi di polizia, che bivero. Dal momento c~e gli eccessi non sar Ùesto esercito un compito che non è
sogno si ha dell'esercito? Far svolger~ a
re E la gioventù chiamata sotto
il suo significa privar lo. della sua ragilo!l de e;iseco~a la si manda a fare laggiù...
le armi in questo esercito yotre~be c ue rd. 'd tutte le opinioni degli impu. . t'
d . coscienza lo non con IVI o
. Al
.
Nel
m Imo conto
e m di. quello che IO
. so e d'I quello che ho appreso m
gena,
tati, miO
ma tenuto
AH
UE
HA
EU
I giorni seguenti alla deposizione di Paupert furono animati da gravissimi incidenti, come quello scoppiato fra i giudici militari e il collegio di difesa che, in seguito al rifiuto del tribunale militare di ricusare due giudici che
erano stati visti stringere pubblicamente la mano di J acques Sidos (elemento
già appartenente ad un'organizz-azione sovversiva di estrema destra, razzista e
fascista, « Jeune Nation »), abbandonò il proprio ufficio dichiarando di non
aver più fiducia in quel tribunale.
I commenti della stampa francese su questo incidente, da Combat a
L'Aurore, da Le Figaro a L'Humanité a Le Monde, furono tutti concordi, per
diversi, spesso opposti motivi nel giudicare che assai meglio sarebbe stato se
il tribunale avesse accolto la richiesta della difesa, che non appariva del tutt0
infondata, vista l'esistenza di un articolo del codice di procedura penale ch0
impone al giudice di non manifestare la propria opinione. L'incidente ebbe
buon fine dopo che il Presidente ebbe rinominato d'ufficio - su proposta del
decano dell'ordine degli avvocati - il collegio di difesa e due giudici (i nomt
dei recusandi non erano stati fatti dalla difesa) chiesero istantaneamente di
essere esentati dal proprio compito, adducendo motivi insignificanti.
l
Tutto ciò può dare un 'idea del clima in cui si svolse il processo J eapson.
Commentanto la cosa, Jean-Marc Théolleyre, che seguiva la vicenda per conto del quotidiano Le Monde, non potè fare a meno di osservAre sulle colonne del giornale: « N o n è più un dibattito, è una battaglia. E' chiaro che ne scaturirà un giudizio di uomini e donne che, qualunque cosa abbiano commesso, per
quel che se ne pensi, avevano diritto a qualcosa di diverso ».
Un'altra fase estr-e mamente interessante del processo fu costituita dalla
deposizione dei testimoni e daiie aspre battagl~e verbali che si svilupparono
circa l'attendibilità di alcuni di essi, la necessità o meno di udirne degli altri,
la possibilità che essi manifestassero liberamente il proprio pensiero anche . su
problemi delicati o scottanti, senza che fosse loro tolta la parola dal Presidente
del tribunale, il quale, -a dir il vero, non si distingueva molto, quanto a parzia·lità e ad astio incontrollato verso il collegio di difesa, dal rappresentante dell'accusa.
-
195
0
1
t
d•
io li scuso». .
.
. iorni precedenti questa dichi-arazion.e
n commissariO
del governo D:e 1 g . . . d gl' imputati e i loro rifen. Al
t t t d.1 svalutare le deposiZIOlll e I
.
.
aveva spesso en a o
olizia e l'esercito commettono m
menti alla tortura ed agh ecc~SSI che la P f
mai stati in Algeria, e alla
0
geria, chiedendo loro - retonca~enie - se ~~!~: che quindi · laggiù tutto anloro risposta negativa cred~va di po er ~onc OJlle nel caso di Paupert - , si
dava nel miglio·r e dei modi; quan~o, poi -t te eramente ne controbatteva le
. f
t
che in Algeria c era s a o v
'
li p
trovava d1 ron e uno
d ll'imputato ( « traditore de a arivelazioni affermando che la figura m~ra 1e e ole L'avv Vergès non trovò
tria ») gli impediva di pre~tar fede \ e sued~a~o~missari.o del governo, che
modo migliore, per opporsi alla traco anza
1
_24 {444)
QUESTITALIA
QUESTITALIA
(445) 25
IL .« MANIFESTO DEl 121 »
Gli uonaini liberi eon. il popolo al9erinfJ
HA
EU
AH
UE
Un movimento molto importa11te si è sviluppato in Fr ancia ed è necessario che l'ooi~ione pubb lica fcancese e internazionale ne sia meglio informata al momento in cui la nuova svolta d ella · guerra d'Algeria deve
portarci a guarda re attentamente, e non già a dimenticare, la profonda crisi che si è aperta da sei anni a questa parte .
Di giorno in giorno è maggiore il numero dei francesi che sono perseguitati, imprigionati, condannati per
essers i rifiutati di partecipare a ,questa guerra o p.er eSS!"re venuti in aiuto ai co mbattent i algerini. Calunniati dai loro avversari ma anche adulati da quelli stessi che avrebbero il d ove re di difenderli, le loro ragioni restano generalmente incomprese. E' pertanto insufficiente dire che questa resiste nza a l pubblico potere
è rispettabile.
E' una protesta di uomini co lp iti nel loro onore e nella giusta idea che essi si fanno della verità , e per questo ha un significato che sorpassa le circostanze nell e quali è venuta affermandosi e che è importante riconfermare ,
quale che sia la piega che prendono gli avven i ment~.
AH
U
E
chiedere a Teitgen se di fronte alle asserzioni di Paupert riguardanti la tortura <:gli avrebbe potuto confermare o meno.
« Questi eccessi e queste torture sono state le ragioni p er cui io ho lasciato le mie funzioni », così Teitgen; ed ancora, in risposta ad un'altra domanda dell'avv. Vergès -intorno alla fondatezza o meno delle voci secondo cui
musulmani arrestati per essere interrogati non furono mai più ritrovati: «Sfortunatamente per il mio paese ed il suo onore, mi spiace dover confessare che
delle sparizioni sono giunte a mia conoscenza, e p er por re fine a dei ricordi che
per me sono intimamente penosi, io auspico ch e lo , stesso ri gore colpisca
egualmente quelli che sono qui e che hanno potuto perdere il filo della ragione
e coloro che infangano l'onore del mio paese e del suo esercito ». Alla richiesta
fattagli se giudicasse utile l'atteggiamento dei poteri pubblici, ostinati nel voler
soffocare certi scandali, si oppose con estrema energia il Presidente, dal che
scaturì un ennesimo violento incidente. Quando i clamori si furono un po' placati, si udì la voce di Teitgen continuare: « Quando io ero d-e portato in Germania c'era sul frontone del campo questa frase: « Recht oder Unrecht, me in
Vaterland » (giusto o ingius to, la mia patria). Io 'comprendo che un certo n pmero di persone come quelli che sono là, abbiano pottito commettere degli ~r­
rori. Ma ricordando ciò che vi ho detto testé, io chiedo una volta ancora alla
giustizia del mio paese di non lasciare loro la scelta fra una patria ingiusta ed
una patria -giusta. Io spero che i vostri giudizi non facciano dire che la mia pa- tria è ingiusta ».
Dopo Teitgen altri testimoniarono di aver personalmente assistito ad
orribili torture inflitte agli · algerini musulmani, ma il Presidente riusci a non
far rendere nessuna testimonianza completa ed esauriente su questo scottante
problema.
Altri gravi incidenti nacquero quando, essendosi il Presidente associato
al rifiuto del commissario del governo di udire la deposizione dei firmatari del
c manifesto dei 121 », gli avvocati . del collegio della difesa presentarono domanda di ricusare il Presidente. Naturalmente fu respinta. Si può immaginare ·
in qual_e . atmosfera si sia svolta la restante parte del processo. Il « manifesto
dei 121 » si inseriva così nel processo con tutto il peso di conseguenze e
di colpi di scena cui avrebbe portato.
Eventi attorno al processo: il "manifesto dei 121, e la lettera di Sartre
HA
EU
Il processo ormai aveva ampliato, decisamente, il proprio orizzonte: nell'aula di quel tribunale si trovavano idealmente presenti da una parte gli intellettuali più qualificati di Francia, che svolgevano una serrata critica allv
operato della · cricca politico-militare che dal 13 maggio governava, senza controlli di sorta, il paese; dall'altra la casta militare e la dittatura nata sotto H
patrocinio dei << paras » di Massu, che tentavano in tutti i modi di salV'are i!
~roprio potere, a qualunque costo.
Uno dei metodi più usati consisteva (e consiste tuttora) nel sequestr,)
metodwo di tutti gli organi di stampa della opposizione di sinistra, siano essi
di ispirazione socialista, radicale o dichiaràtamente cattolici: dall'Expres.ç a
France-Observateur, a Esprit a Témoignage Chrétien, ad altri, meno noti.
L'offensiva si scatenò così massiccia, dentro e fuori dell'aula d el tribunale, con rinnovata violenza, contro tutti gli oppositori del regime. Furono presi aspri· provvedimenti contro i firm atari del << manifesto ». Quelli fra di loro che
appartenevano all'amministrazione dello Stato furono temporaneamente sospési dalle loro funzioni e privati dello stip endio (un ottimo sistema per dissuadere, attraverso un ricatto vergognoso, molti altri professori ed insegnanti, che
26 (446)
QUESTITALIA-
Per gli algerini, la lotta che prosegue sia su un piano militare sia su un piano diplomatico non compo' ta eq u ivoc i di sorta. È una guerra di indipendenza nazionale. Ma quale ne è la natura per i francesi? Non
si tratta di una guerra straniera nè d ~al t ra parte è stato mai minacciato il territorio metropolitano francese. C'è
di più: essa è condotta contro d egl i uomjni che lo Stato ostenta di co nsiderare frances i, mentre q uesti lotta no
proprio per non esserlo più.
•
Non basta dire che si t ratta di una guerra di conquista. di una gu e rra impe r ial~sta, stimolata, per
sovrap più, dall 'odio di razza. Questo accade in tutte le guerre e l'equivoco pe rsiste.
.
In effett i, in seguito ad una decisione che costituisce un vero e proprio abuso. lo Stato ha prima di
tutto mobilitato inte re classi di cittadini con il saio scopo di realizzare un compito che esso stesso ha definito come d i polizia, contro una popolazione op p ressa, che si è ribellata unicamente per un eleme'ntare senso
della dig n ità dal momento che essa pretende di essere finalmente riconosciuta come una comunità indipendente .
Nè guerra di conquista, nè guerra d i d ifesa nazionale, nè guerra c iv ile , la ., guerra d 'A lge r ia è diventata poco a poco una ve ra e propr ia operazione dell 'eserci to e di una casta che rifiutano di cedere di
fronte a u na sollevazion e di cui lo stesso potere ci vile, rendendosi conto del crollo ge nerale deg li impe ri
colo n iali, se m bra pronto a ri conoscere il significato.
Oggi è soprattutto la volontà dell'Esercito che mantiene in atto questa guerra assurda e criminale ,
e questo Esercito, attraverso il ruolo politico che molti dei suo i più a lti rappresentanti gli fanno g ioca re, agisce
perfino apertamente e violentemente al di fuori della leg ali t à. t r..adendo i fini che il paese gli ha affidato. comp r omette e rischia di pervertire la stessa Nazione, forzando i cittadini a rende rsi complic i di una azione faziosa
e avvilente. Bisogna forse ricordare, a qùindici an n i di distanza dall a distruzione del regime hitleriano, che
il militarismo francese , in segui t o alle esigenze d i una tale guerra, è giunto a restaurare la tortura e a
farne nuovamente una istituzione in Europa?
E' in q ueste co nd iz ioni che molti fra ncesi hanno ri messo in dubbio il senso dei valori e d eg li obbli ghi trad iz ionali . Vi so no c ircost anze in cui il civismo non è più tale ma · d iventa una ve r gognosa sottom issio ne? Non v i sono de i cas i in cu i il rifiuto di obbedienza è un sacro dovere e il « tradime nto >> è coragg ioso rispetto d el la libertà? E quando a causa d el la volontà di quel li che l'uti lt'zzano come uno strurnento d i d o- _
min io razzista e i de~ l ogi c o l'Esercito si afferma in aperta o in latente rivolta contro le ist ituzioni democratiche,
la rivolta co ntro q uest o non prende fo rse u n nuovo significato? Il caso di coscienza. si è posto fino dagli inizi della guerra.
E' normale che al suo prolungarsi questo caso di coscienza si sia risolto concretamente in atti se mpre più
n u merosi di insubordinazione, di diserz ione oltre che di protezione e di aiuto ai combattenti algeri ni.
Movimenti liberi si sono sviluppati in margine a tutti i partiti ufficia li e senza il loro aiuto e , alla fine, malgrado le loro sconfessioni, ancora una volta è nata una << resistenza >> al di fuori dei qu adri e delle parole
d 'ordine prestabilite, attraverso una presa di coscienza spontanea, cercando ed inventando delle forme di azi one
e dei mezzi di _lotta in rapporto alla nuova situazione di cui i g ru pp i po litici e i giornali di opinion e hanno
preferito non riconoscere il se nso e le necessità reali, sia per inerzia sia per timidezza dottrina ria .
l firmata r i, consi de ra ndo che ciascuno deve pro nu nziars i su degli atti che è orm ai impossibile consi d erare
come avvent u r e individual i, co nsid erando che essi stessi, a l lo ro posto . e seco ndo le loro possib ilità. hanno il dovere di interveni re . non già per dar cons igli a degli uomini che si sono trovati a do ver decidere personalmente
di fronte a problemi tanto gravi, ma per domandare a quelli che li guidano di non lasciarsi prendere ne ll'equivoco de lle · parole e - dei valori, dichiarano:
Noi rispettiamo e giudichiamo giustificato il rifiuto di prendere le armi contro il popolo algerino.
Noi rispettiamo e giudichiamo giustificata la condotta di quei francesi che giudicano loro dove re portare
aiuto e protezione agli algerini oppressi in nome de l popolo francese.
La causa del popolo algerino che contribuisce in modo decisivo alla fine del sistema colon iale è la causa
di tutti gli uomini liberi.
QUESTITALIA
(447) 27
LA LETTERA DI J. P. SARTRE AL PROCESSO JEANSON
Essi rappresentano l'avvenire dello llt•ancio
HA
EU
28 (448)
QUESTITALIA
<< Trovandomi nell'impossibilità di venire all'udienza del tribunale militare, e ciò mi dispiace profondamente, desidero spiegarmi in modo un po' dettagliato a proposito del mio telegramma.
E' infatti poco affermare la mia « solidarietà totale » con gli accusati: rimane da dire perchè.
Non credo di aver mai incontrato Elena Cuenat, ma conosco abbastanza bene, per mezzo di Francis jeanso·n, le condizioni nelle quali lavorava la «rete di sostegno » di cui si fa oggi il processo.
Jeanson, io lo ricordo, fece parte a lungo dei miei co llaboratori, e se non fummo sempre d'acco rdo,
il che è normale, il problema algerino, in ogni caso, ci riunì. Ho seg~ito giorno per giorno i suoi sfo r zi,
che furono quelli della sinistra francese per trovare una 'spluzione a questo problema con mezzi legali. Ed
è soltanto di fronte allo scacco de i suoi sforzi, di fronte all'evidente impotenza: di questa sinistra, che egli si
è risolto ad entrare nell'azione clandestina per portare un a iuto concreto al popolo algerino in lotta per la sua
indipendenza. Ma conviene qui dissipare un equivoco: la solidarietà praticata con i· combattenti algerini non
gli era stata dettata soltanto da nobili principi o dalla volontà generale di combattere l'oppressione ovunque essa
SI manifesti; essa procedeva da una analisi politica della situazione esistente nella stessa Francia. L'indipendenza
dell'Algeria è infatti acquisita. Si realizzerà fra un anno o fra cinque, per accordo con la Francia o contro di
essa, dopo un referendum o per internazionalizzazione del conflitto, io non lo so, ma essa è già un fatto e lo
stesso genera le de Gaulle, portato al potere dai campioni dell'Algeria francese, si,_ vede oggi costretto a riconoscere: «Algerini, l'Algeria è vostra » . Ciò che non è certo, è l'avvenire · della democrazia in Francia.
Perché la guerra d'Alger ia ha imputridito questo paese. Il soffocamento progressivo della libertà, la scomparsa della vita politica, la generalizzazione della tortura, l'insurnizione permanente del potere militare contro
il potere civile, segnano una evoluzione che si può senza esagerazione defìnire fascista. Davanti a questa evoluzione la sinistra è impotente e lo resterà se non accetta di unire i suoi sforzi alla sola forza che lotta oggi
realmente contro il nemico comune della libertà algerina e della libertà francese. Questa forza è il F.L.N.
E' a questa conclusione che era giunto Francis jeanson, ed è quella alla quale io pure sono giunto.
Credo d i poter dire che sono oggi sempre più numerosi i Francesi, i giovani soprattutto, che hanno deciso di
tradurla in azioni. Si ha una migliore visione delle cose quando si prende .contatto, come faccio io ora in America
Latina, con Ì'opinione pubblica straniera. Coloro che la stampa di destra accusa di «tradimento>> e che una
Eerta sinistra esita a difendere come bisognerebbe, sono ben considerati all'estero come la speranza de) la Francia d i domani e il suo onore di oggi.
Non passa giorno senza che mi si interroghi su di loro, su quel che fanno e che sentono. l giornali sono
pronti a prestar loro le proprie colonne . l rappresentanti dei movimenti di « retractaire; » , «giovane resi stenza», sono invitati a congressi. La dichiarazione sul diritto all'insubordinazione nella guerra d'Algeria,
alla quale ho dato . la mia fìrma, ccsì come ce ntove nti altri universitari, scr ittori, artisti e · g iornat:sti, è
stata salutata come un risveglio de ll'intelligenza francese.
Insomma, è importante a mio avviso cogliere bene due punti che mi scuserete di formulare simultaneamente, ma è diffìcile in una deposizione simile andare a fondo delle cose. Da una parte, i Francesi che
aiutano il F.L.N. hon sono soltanto spinti da generosi sentimenti ne i riguard i di un popolo oppresso e non
si mettono al servizio di u na causa straniera, ma lavorano per se stessi , per la propr ia libertà e per il propr io avve ni re. Essi lavorano per l' inst aurazione d i una vera democraz ia in Francia. D'altra parte essi non sono
iso lati, ma benefìciano di a iuti sempre più numerosi, di una simpatia attiva o passiva che non cessa di crescere. Essi sono stati l'avanguardia di un movimento che avrà forse risvegliato la sinistra, insabbiata in una miserab ile prudenza; che avrà meglio pre parato quell' inevitabile prova di forza con l'eserc ito che è stata procrastinata da l maggio 1958.
« Mi è evide ntemente diffìcile immaginare alla distanza in cu i m i trovo, le domande che avrebbe potuto
pormi il tribunale militare. T uttavia suppongo che una di esse avrebbe avuto per oggetto l'intervista che ho
accordato a Francis Jeanson per il suo bollettino Vérité pour, e vi risponderò senza sotterfugi. Non ricordo
più la data esatta e i t ermini p recis i di quell' incon tro . Ma li r itroverete facilmente se quel t esto fìgura nel
d ossier. Quel che so, in cambio, .è c he jeanso n ve .1 ne a trovarmi in q Jali t à di ani.natore della «rete d
sosteg no » e d i q uel bollettino cl andestino che ne era l'o ~gano, e cr.e io l'ho r i:evuto con piena conoscenza di causa . Lo rividi poi a ·due o tre riprese. Egli non mi nascose quel che faceva e io l'approvai pienamente.
Non cred o che in q uest 'o pera ci siano compiti no bili e compiti volgari, attività riservate agli intellettuali e
altre indegne di loro. l professor i d e ll a Sorbona, durante la Resistenza, non esitava no a tras me ttere plid1i e a stab ilire
col legamenti. Se jeanson mi avesse chiesto di portare delle valigie o di al loggiare militant i algerin i, purc~.è avessi
potuto farlo senza r ischio per loro, l'avrei fatto senza esitare. Bisogna, io credo, che queste cose siano <;lette: perché si avvicina il momento in cui ~gnuno dovrà assumere le proprie responsabilità. Ora, proprio quelli che
sono più im pegnati nell'azione politica, -es itano a ncora a superare ce rt i limiti, per non so che rispetto della leg alità forma le . Sono i g iovani invece , che come in Corea, in Turch ia, in Giappone, cominciano a far scoppiare
le mistifìcaz ioni d i cui noi siamo vitt ime. Di q ui l' importanza eccezionale di questo processo . Per la prima
volta, a dispetto di tutti gli ostacoli . di tutti i pregiudizi, di tutte le prudenze, Algerini e Francesi, fraternamente uniti da una lotta comune, si ritrovano insieme al banco degli accusati. Ci si sforza i'n vano di separarli. Si tenta invano di presentare questi Francesi come dei fuorviati, dei disperati o dei romantici.. Noi
cominciamo ad averne abbastanza de lle false indulgenze e delle « giustifìcazioni ps icolog iche». Bisogna d ire mo lto
chiarame nte che q uest i uom in i e queste d onne non sono soli, che centinaia d'al t r i hanno già preso la consegna,
che migliaia d'altri sono pronti a farlo. Un destino contrario li ha provvisoriamente separati da noi, ma oso dire
che essi sono a questo banco come nostri delegati. Essi rappresen!ano l'avvenire della Francia, e il potere effìmero che si appresta a g iudicarli non rappresenta già più nulla.
AH
UE
HA
EU
AH
U
E
non avessero capitali propri_ con cui vivere dall'astenersi dal manifestare pub
blicamen te il proprio pensiero); così si colpivano più duramente i responsa·
bili, danneggiando le loro famiglie.
·
Gli altri, oltre alla generica imputazione di attentato alla sicurezza dello
Stato (così si chiama oggi in Francia, come durante il ventennio fascista in
Italia, la libera manifestazione del proprio pensiero), subirono boicottaggi e
soprusi di tutti i generi. Ma, nonostante queste rappresaglie, i firmatari aumentavano, ogni giorno, di numero, tanto che in breve tempo il <<manifesto d ei
121 » divenne quello « dei 200 » e poi ancor di più. Per i firmatari la pena ·prevista veniva, attraverso un'ordinanza del Consiglio dei ministri, aumentata no·
, tevolmente: ora si rischiavano da uno a tre anni di carcere e un'ammenda da
200 a 100.000 NF.
La drammatica situazion e di molti di essi, che svolgevano la missione
di educatori o di professori di discipline umanistiche fu appassionatamente
messa in luce dall'imputata Micheline Pouteau al processo del « réseau J eanson », durante la sua deposizione: « Io sono insegnante, professoressa d'ingl èse
al liceo di Neuilly, e in quanto professore · d evo insegnare non solamente .una
tecnica, ma un'etica morale a dei giovani francesi e inculcare loro certi p r in. cipi. Fra questi principi che s~no un a gloria della Francia c'è quello del rispetto per l'uomo, del diritto dei popoli a disporre di se stessi ed anche, io
credo, un certo ~inamismo rivoluzionario che è proprio del nostro paese ... 10
credo che il volto della Francia non si mostri oggi al popolo algerino nella
vera luce ... ». E la teS'timone per la difesa, signorina Delmas, offrendo la sua
. deposizione in tribunale, a favore della professoressa di cui abbiamo sopra
riportato le parole: « Gli « avvenjmenti » d'Algeria l'hanno sconvolta, come
del resto è accaduto a molti insegnanti. Era per noi tutti qualcosa di molto importante. Noi insegn_a mo che dopo Luigi XVI la tortura è stata abolita, sapendo quello che sappiamo. Ora ciò non è più po~sibile ... » ; a questo punto il
Presidente del Tribunale la interrompe affermando che parlare di torture è
cosa estranea al processo, e la tèste replica disperata: « Ma infine, noi non
siamo dei Tartufi! ». Ma il tribunale militare non è forse· composto di Tartufi,
o peggio? Al processo Jeanson depongono alcuni firmatari del «Manifesto dei
121 », fra cui valorosi esponenV della Resistenza francese, come Vercors e
Jean Bruller, i quali tutti assimilano l'azione degli imputati a quella della Resistenza (assimilazione valida, almeno tendenzialmente noi crediamo anche
se qualcuno fece notare che le due situazioni non pos~ono essere par~gonate,
non comprendendo che si trattava di un paragone, per così dire, morale).
Sartre, momentaneamente assente dalla Francia, invia al Tribunale una lettera
esplosiva, che qui a fianco integralmente riportiamo. La lettera suscitò lo
scandalo dei benpensanti, irritò visibilmente il tribunale, 'ed un deputato formulò per iscritto la proposta di perseguire penalmente Sartre.
A dire il vero non rimase mai celato, durante tutto il corso del processo, l'astio e l'acredine che i giudici militari nutrivano contro gli « intellettuali » in genere e quelli politicamente impegnati in ispecie. E' cosa vecchia,
tutti lo sanno, che certi · regimi dittatoriali non nutrono .eccessivo amore per·
'il << culturame », che troppo spesso tenta di romper loro le· uova nel paniere
ponendo « problemi'», e i militari di un certo tipo e i fascisti di ieri e di oggi,
si sa, sono costituzionalmente incapaci di averne o di tollerarne la presenza.
L'atteggiamento dei giudici contro la testimonianza di Sartre non era naturalmente occasionale.
L'imputato Paupert (soldato di seconda classe di cui ci siamo g1a occupati più sopra) ottiene a fatica che venga data lettura della lettera con cui il
suo colonnello Argoud (da lui invocato come teste per confermare }.a veridicità delle sue dichiarazioni sulla tortura e tutti gli altri eccessi commessi dall'esercito in Algeria) giustifica il fatto di n_on potersi presentare a deporre.
_l
QUESTITALIA
(449) 29
di un domani migliore. Sono uomini disposti a pagare di persona la fed e nella
bontà di ciò che vanno compiendo; che hanno saputo affrontare tutti i rischi
a cui va incontro ogni pioniere; che hanno temuto più che il giudizio di una
giustizia che, come ha detto Sartre, non rappresenta .ormai più niente, qu ello
delle generazioni future. Ci si perdoni quindi se ci permetterel!lo di citare con
molta larghezza le loro parole, ma p ensiamo ch e esse valgano da sole più
di ogni considerazione e di ogni commento.
Il processo ai giudici nella parola della difesa
HA
EU
30 (450)
QUESTITALIA
Avv. Claudine N ahori, in difesa della Signora France Binar d: « ... M 1
s1 e detto: In questo affare il caso dei musulmani è il meno scandaloso. Ma
quello dei metropolitani. .. ». Così si fa una differenza. Ma se gli Algerini erano
i Francesi che si dice, pe:rché si dovrebbe trovare il loro caso meno grave?
Questa reazione epidermica non è forse la. prova che l'Algeria non è la Francia? ... La lotta degli Algerini è giusta: è impossibile sostenere che l'aiuto portato ad una causa giusta possa essere antifrancese. Il signor Teitgen vi ha ricordato lo slogan nazista dei campi di concentramento « Giusto o ingiusto, la
mia patria », Ma Montesquieu ha scritto: « Il peggiore dei disordini è l'inghlstizia ». Allora non accettate di chiamare la patria ingiusta. Sarebbe un'abdicazione contraria a tutto ciò che è frances.e... Se voi giudicate e cond1Ulnate alcuni francesi più lucidi che altri, domani tutto il popolo in nome del quale
voi giudicate potrà chiedervi di rendergli conto».
Avv. Oussedik, algerino, nutrito di cultura francese: . « Si è voluto parlare di tradimento.Perché? Se in un Algerino nazionalista voi vedete un ne-mico, allora ditelo nel vostro giudizio. Noi ne tireremo le conseguenze necessarie ... Non lasciatevi prendere dal contesto attuale, dalle passioni politiche
che battono alle vostre porte. Gli uomini politici passano. I giudici restano, ed
_essi non hanno il diritto di sbagliarsi. Ci sono qui fianco a fianco gli Algerini di
domani ed i Francesi di domani. E voi ed io, noi JSiamo sorpassati, Signori!
Quello che io vi domando è un giudizio puro. Voi siete militari. Voi rispettate
il coraggio. Essi ne hanno. Questi francesi non sono al servizio del FLN. Sono
fianco a fianco ».
Avv. Courrégé: « ... I miei colleghi hanno patrocinato per i prosciolti
di domani, quelli che sono là per errore: Ma gli altri? I nostri censori non
comprendono che noi siamo con loro davanti ad un tribunale di guerra. Non
la personalità degli accusati è qui la preoccupazione principale, ma piuttosta
l'importanza politica e militare dei fatti che sono loro rimproverati. Un uomo
come Hannoun Said, che io difendo, cosa può chiedervi? Può· sperare di convincervi che egli ha ragione e voi torto? Che la vostra guerra è ingiusta e la
sua giusta? Vi è là una lotta senza speranza. Come non essere colpiti dall'inutilità e dalla vuotezza del nostro dibattito?». L'avv. Courrégé a conferma delle
proprie parole cita il caso di due imputati che già prima dell'inizio del processo manifestavano la certezza che sarebbero stati condannati in ogni caso,
a prescindere dalle loro resp~msabilità, perché ciò esigeva la posizione dei loro
giudici.
Avv. Pierre Gautherat: « ... Voi dovete comprendere che è mostruoso
chiedere a degli intellettuali di tradire i valori della cultura in nome della
patria, che non è che la manifestazione dei valori della cultura ... Un popolo è
quello che è. Bisognerà decretare, un giorno, p~r la storia, che la Francia ·non
ha collaborato. Egualmente ci sarà un giorno in cui bisognerà decretare che
vent'anni di guerre coloniali non erano delle annate francesi. Sarà forse necessaria una nuova epurazione per fondare un nuovo potere su principi più
AH
UE
HA
EU
AH
U
E
Il colonnello dice che per l'onore dell'esercito è meglio ch e egli non ven a':l.
Paupert: << Il Colonnello Argoud, di cui io chiesto la testimonianza giudica ed i
non dover venire per l'onore dell'Algeria e per l'onore dell'esercito. Iò dico
che l'onore di J ean-Claude Paupert, soldato di seconda classe esige che il colonnello Argoud venga qui! ». Il colonnello non verrà.
'
Nessuno dei testimoni assenti -verrà (così ha deciso il Presidente a cui
non sembrano necessari}. Dopotutto fra di loro c'è anche il ministro Malraux,
e sarebbe poco rispettoso metterlo in imbarazzo con domande intorno ai suoi
rapporti con Jeanson, prima del processq, visto che il ministro afferma di non
conoscere alcuno degli imputati. Alla fine però sarà concesso di udire uno d ei
testimon~ assenti, la cu_i impor~anza è del tutto insignificante ai fini del processo. SI vuoi~ rabbomre la difesa. Se non che questo teste (Hadj Ali) dice
· cose talmente « spiacevoli » che il Presidente lo fa espellere. Sembra incredibile, ma così in effetti si svolge il processo Je,anson. E' un triste indizio del
punto di involuzione a cui sono giunte tutte le istituzioni della V Repubblica. Nel frattempo nuove ordinanze limitano ulteriormente la libertà di stam.o.
pa ed inaspriscono le pene. da applicarsi nei confronti di chi eccita alla d i'·
serzione (le sanzioni sono ancor più severe qualora si tra.tti di funzionari)
estendendo notevolmente l'ambito entro cui si configura questo reato. Oramai
di libertà ai _francesi ~on resta c?e l~ p_arola scritta sul vocabolario. Si pensi
che uno degh avvocati del collegio di difesa al processo Jeanson è egli stesso
sotto inchiesta perché pende su di lui la ·m inaccia di vedersi incolpato di attentato alla sicurezza dello Stato.
Del resto il Pubblico Ministero in piena udienza accusò pubblicament~
tutti i difensori e gli imputati di non avere né onore né patria, che disse essere parole poco accessibili per chi come loro non aveva altro ' scopo che infangarle. Questa fu l'ultima ingiuria che egli rivolse al collegio di difesa prima di pronunciare la propria requisitoria, in cui si affannava a dimostrare
come la presenza dei francesi in Algeria fossé giusta e necessaria, e come i
musulmani dimostrassero di . essere degli ingrati e di non s-aper ricambiare a }i
sf?rzi che la F~a~ci?- ~a ~·ecenni andava conducendo in ·loro favore per ~i­
gl~or~e le ~ondiZIOlli d~ ~Ita. N~lle sue parole spendeva il fulgido eroismo patr_wthco de1 « parc:s », SI mneggiava al magnifico entusiasmo con cui i giovani
di tutt~ la Fr~nc1a. ~cco~revano sotto le armi per servire la patria, combattendo m. Algena; s1 m~e1va co~tro i t~ad~tori (cioè gli avvE;rsari del regime)
bollandoli con parole di fuoco, mfine SI ricordava loro come essi non fosser;)
in grado di pote.r dare lezioni di amore per la libertà a nessuno, tanto meno ai
militari, che del loro a~ore per la libertà avevano dato in passato ben concrete prove. La commedia però aveva bisogno del colpo di scena finale, e chi
ne fece le spese fu Paul Teitgen, a cui non era stato perdonato di aver avuto
il coraggio di d~re la ~erità sull':<\lgeria, _su qu~l~o che aveva visto là, su quello
c?e av~va s~puto. C~s1. dunque Il Pubblico Mm1stero espresse il proprio pensiero: 1 fath denunciati dal soldato Paupert sono evidentemente privi di ogni
fondamento, perché è assolutamente impensabile che un qualsiasi membro dell'esercito possa comportarsi men che onorevolmente, date le tradizioni ed il
r~go~e ~on _cui si. esercita la sorveglianza dei superiori; quanto alle dichiara- '
z~om d_I, Te1tgen, e deplqrevole che un uomo come lui, qualora abbia realmente
VIsto ciO che ha raccontato al .processo, non abbia immediatamente denunciato
la cosa alle competenti .autorità!
Il pr.ocesso ormai volge al termine, ma è proprio la sua fase finale che
si presenta come la più suggestiva ed inte ressante, in quanto offre una serie
di testimonianze di grande valore morale che trascendono gli stretti limiti di
una sePiplice, ultima ris posta della difesa, prima del verd etto finale , e si fanno
stor.ia, storia di u~ g~upp~ ~i uomini. che ha saputo vedere più lontano degli
altri, superare egoismi e vilta e compire una coraggiosa opera di preparazione
QUESTITALIA
(451) 31
umani. E se questo si chiama rivoluzione, ebbene, ci vorrà la rivoluzion e. Ora
ci si dice: dieci anni di prigione. Ma pensate voi che in due anni questo conflitto che li porta qui non sarà risolto? Al di là della guerra chi li punirà? ... »
Avv. IDumas: « ... Io vi chiedo di agire in modo che fra cen to o centocinquant'anni, quando si parlerà di loro si possa dire di voi: "Sono stati comprensivi senza che si possa sapere a qual sentimento abbiano obbedi,to, se
senso dell'onore o a quello della storia" ».
,
Ma i giudici militari comprensivi non si mostrarono di certo, e le condanne furono severissime: quasi un secolo e mezzo di prigione per quattordici
imputati. Ciò perché il tribunale volle deliberatamente · ignorare i motivi profondi da cui scaturì l'azione degli imputati, e limitò il proprio giudizio alia
considerazione materiale dei fatti. ,
Noi ci auguriamo che prima, molto prima che i condannati escano dal
carcere, la classe di uomini a cui appartengono coloro che li hanno giudicat i,
che mostra qui, per l'ennesima volta, se mai ce ne fosse bisogno, di non rappresentare più . nulla, venga definitivamente spazzata via dalla storia, e irrimediabilmente condannata dal giudizio · degli uomini.
/
Questo è stato il processo Jeanson, ma sarebbe un errore credere che con
il verdetto definitivo pronunciato presso il tribunale militare permanente de,1le
forze armate, a Parigi, sia finita anche la vicenda morale, spiritual·e, culturale
che ne era alla base: n processo Jeanson ha turbato l'opinione pubblica culturale, politica, religiosa di Francia, ha reso ancor più veloce il ritmo con cui
il paese apre gli occhi sulla realtà, giudica e sceglie, è stato insomma un contributo alla chiarificazione di molte cose. E non può non destare in noi grande
rispetto ed ammirazione il comportamento degli imputati più importantL, apparsi sempre molto più preoccupati di fare della loro persop.ale esperienza la
piattaforma su cui potessero incontrarsi tutte le forze vitali' della Francia democratica, il mezzo per poter finalmente «parlare » ai propri connazionali, c
far conoscere il proprio pensiero e denunciare e rivelare molte cose che da
troppo tempo erano tenute nascoste, piuttosto che di difendersi di front.e ai ·
giudici militari e cercare di risparmiare a se stessi qualche anno 1di carcere.
Per questo il processo Jeanson non è stato un processo come tutti gli
altri, con giudici · avvocati, imputati, ciascuno a svolgere il proprio ruolo. Si
è trattato piuttosto di un processo alla classe dirigente della Francia di oggi,
e l'accusa la sostennero quelli che per la legge erano gli .imputati, e furono i
giudici a difendersi e a d~fendere il gruppo che essi rappresentavano. Una
classe dirigente che ha paura, che sente il proprio potere minacciato, è sempre
crudele ed eccessiva, e i giudici, con la straordinaria severità delle loro condanne, hanno sostenuto in quell'aula la parte di quegli uomini che oggi deten-:
gono in Francia le redini del potere.
L'APPELLO DELL'UNIONE NAZIONALE STUDENTI FRANCESI
Eli'IRinore lo crisi elim.inorado lo gnerro
al
La guer ra d'Alger ia che, do po se i a nni, co rrode il Pa-;se, non è nè una o perazi o ne di
è stato detto, un seguito di guerriglie e di imboscate .
AH
UE
11 fallim en to de i negoziati di Melun e le acc resci ut e diffì co lt à d i rico nc ili azion e,_ ~ o n sono da addossa rsi
principalmente, come si vorrebbe far cred ere, all'intrans igenza de l F.L.N. La p·ol1t1ca d1 ~~vest1ment1 e d1 promozione delle genti mussulmane non risolve nè potrà r iso lvere anche quando sara effettiva :- il c o ~ ­
fl itto tanto che ne so no segui t i rastrellamenti, torture, deportazioni che nulla, neppure g l1 ~tte ~ tat 1 ,
potr~ bbero g iustificare, e tanto continua ad esse're negato, l'esercizio r iconosciuto all'autodetermmazoone
reale.
U n numero sempre crescente d i francesi hanno sentore della verità , e la ver ità è che no n . vi è altra
soluzi on e c he una pace negoziata ; quest e son o le formule avanzat e da parte del Governo: << pace d e i valorosi >>
_ autod et er m inaz ion e _ Alger ia come ent ità algerina. T utto ci? ha una_log 1ca , e porta ad una concl usi o ne
ch iara ment e v isibi le: non è più poss ibile una Alg e ria fra ncese , e nessuna pol1t1ca potrebbe · capovo lgere il co rso
attu ale d eg li eventi .
E
HA
EU
Vi è infine il fat to che la pressi o ne esercitata dagl i ultràs e da una parte d ell'esercito imped isce d i rag g-iungere la pace .
AH
U
HA
EU
L' àtt~ggiamento della Gerarchia ecclesiastica, degJi intellettuali e dell'opposizione
di sinistra nella crisi della .coscienza pubblica francese
Di fronte ad avvenimenti colpe il processo Jeanson o il << manifesto dt!i
121 », l'opinione politica, culturale e religiosa della Francia ba reagito in · vario
modo.
II PSU, pur dichiarando di non approvare i termini in cui gli uomini
del <<réseau » avevano posto il problema, rese pubblicamente omaggio al loro
disinteresse ed al loro cor-aggio, affermando che la giustizia militare, << organo
eminentemente parziale, semplice esecutivo politico del governo e dello stato
m;t ggiore, non ha alcun diritto morale né di ascoltarli, né d j} giudicarli nè di
C'Ondannarli ». In un senso simile si esprimevano gli intellettuali cattolici Ji sinistra, attraverso .i loro più qualificati organi di stampa. .La destra intanto era
32 (452)
QUESTI T ALIA
poli z ia, nè , come
Questa veri t à si è imposta, al di fuori d i tutti _gl i schemi pol itici e morali,
zi o nalismo algeri no, su lla natura del FLN e del regime instaurato In Francia.
11
pr ima del
dibattito sul
na-
Governo si ad o pera a d issim ul are , a falsificare i fatti .
Alcuni giornali vengon o sequestrati per aver rivelat o opinioni che imbarazzavano l'autorità e che loro
stessi non condividevano; alcurd argomenti poi so no pro ibiti in pa1·tenza .
Il gruppo d'avanguard ia dell'opinione pubblica si adatta a questo stato di cose: gli è che la sua opposizione
alla guerra, per viva che essa sia, non è che un fatto di pensiero.
Le gra ndi masse francesi poi subiscono tutti gli effetti della guerra sul piano morale, sociale_ ed .e.conomico, ma poichè no n hanno la gue r ra in casa, ,la verità che ess i intravvedon o no n div iene vo lonta polit iCa.
1 giovan i sono buttati nella g.uerra; e nella gue~ra la verità li attende, e co n la verità
il disordine , l'indur imento, la d egradazione, la crisi d i coscienza, o anche la rivolta.
Senza che essi abbian o in alcuna maniera la responsabil ità dei fatti, essi sono comp letamente esposti a delle
scelte cariche di conseguenze: certun i sono contagiati dal razzismo; altri, fatta l'espenenza, tentano d 1 di menticare; altri conoscono il disgusto ; altr i sop po rtano la r epresc i::>ne,_ in loc? e a ll'oscuro per aver nfiutat ~
di part ecipare ad azion i che ess i giudicano rip r ovevo li; altri preferiscono l1mpng1o namento ad andare 1n guerra,
a ltri infi ne scelgono l'insubordi naz ione.
.
1 firmatari di questa dichiaraz ione affermano che nella situazione descritta la crisi di cosc ienz~ e lo spi_rit~
d i r ivolta de i giovani sono inevitabili . Essi so no persuasi che non si a~rà altro che un aggravars i d ella CriS I
finchè non sarà eliminata la sua causa: la guerra stessa.
1 tribunali invocherànno invan o la· legittimità dello Stato quando il pot~re stes~o distrugge l'esercizi o dei
, dir itti democratic i, quando il disprezzo del le leggi è pa lese in una parte degl1 uffic1a l1.
La logica della situazione è !a pace; la log ica de l potere, dal momento _che
ave r La fatta spèrare, è la repressione. G ià q uesta si aggrava, come è test1mon1ato.
bertà che prendono pretesto da un recente man ifesto; ben tosto essa nsch1a d1
essa esp r ime se non l' insuccesso di una politica? che altro può fare per
luz ione necessaria?
esso se ~e a llontana do!)~
da1 nuov1 ~ttentat1 alle li generalizzarSI : Ma che cosa
tentare d1 ntardare la so-
0 es'sa si imporrà nelle agitaz ion i, nelle pegg iori condiz1on1 s1a in Franc ia che in Alger ia. Oppure essa
sarà ottenuta attraverso un negoziato senza esclus iva nè pregiudizial i.
L'eq u ivo~o e i malumor i nel quale ci fa v ivere una politica di dopoiezza si svelano:
g iovani diventa il problema .di tutt i, il problema della Nazione.
problema dei
Tutti noi siamo messi in condizione di optare fra le concez ioni degli u ltràs o degli uffìciali att ivist i, e
una volontà di pace senza equivoci e senza stratagemmi. Noi invitiamo tutti coloro che hanno fatto la nostra stessa
scelta a firmare questo appe llo.
(Questo documento è stato firmato dai d irigenti dei sindacati deg li insegnanti e dell'Unione Naz ionale
Studenti Frances i, oltre che da diverse persoralità, fra le quali il Direttor~ di ESPRIT, J. M. DOMENAC H).
· QUESTITALIA
(45}) ll
DALLA DICHIARAZIONE DELL'ASSEMBLEA DEl CARDINALI
E DEGLI ARCIVESCOVI DI FRANCIA
'Terroris'll'lo e tortura sono condannati da Dio
AH
UE
, L'Assemblea, dolorosamente cosciente delle sofferenze di ogni genere che comporta il prolungarsi della
guerra d'Algeria, si preoccupa di fronte allo smarrimento che invade molte coscienze, specialmente tra i giovani. Questi si domandano, nell'incertezza e talvolta nell 'ansietà, in che cosa consista il dovere.
Per r ispondere a q ueste perpless ità non si dovrebbe r icorrere all'insubordinazione militare e ad azio ni
sovvers ive: q uesto sarebbe sot trars i ai dover i che crea la solidarietà nazionale e l'amore di patria , seminare
l'anarchia, minare la presunzione di diritto di cui godono, ne i casi incerti , le decisioni dell'autorità legittima.
HA
EU
Tuttavia, bisogna che tutti si sforzino di comprendere le angosce dei giovani e di scoprire le cause profonde
de l travag lio delle coscienze rette per port arvi rimedio e cercare in tutta obiettività, e lungi dalle passioni part ig iane, i mezz i pacific i di soluzione del confl itto.
L'Assemblea r icorda che la condi zi one essenziale perché siano conosciute le vie della pace, è che tutti coloro, chiunque essi siano, che hanno delle responsabilità circa il protrarsi o meno di questa guerra fratricida, mettano al primo posto delle loro preoccupazioni le esigenze della morale naturale fissata da Dio. Da qualunque
parte vengano , gli atti di terrorismo, gli oltraggi alla persona umana, i procedimenti violenti per strappare le confessioni, le esecuzioni sommarie, le misu r e di repressione che colpiscono degli innocenti,
sono condannati da D'io. Inoltre, per far valere dei d ir itti legitt imi o per ass icurare il trio nfo d i una causa
che si ritiene giusta, non è assol utamente permesso rico r rere a mezzi intr-insecamente perversi, l'uso de i qua li,
degradando le coscienze, non ha per risultato certo che far ritardare senza posa l'ora della pace.
l
Bisogna aggiungere che tali atti compromettono l'esercizio dell'autorità responsabile e scuotono nelle
coscienze de i subqrdinati la legittimità de ll'autorità.
«Nessuna istanza super iore è abilitata a comandare un atto immora le. Non es iste alcun diritto, alc un
obbligo , alcun permesso pe r compiere un at to in sè immorale, anche se è comandato, anche se il rifiuto di agire
conduce ai peggiori danni personali>>. (Pio X li, Congresso internazionale di diritto penale, 3 ottobre 1953).
HA
EU
AH
U
E
in fermento, ed oppon eva al << manifes to » un ridicolo << contro manifesto »
sottoscritto dai rappresentanti di una sottocultura asservita al regime di turno,
di cui abbiamo avuto qualche triste esperienza anche no ~, ai tempi d el ventennio; manifestazioni, promosse d alle associazioni di estrema destra, facev ano
scendere in piazza ex-combattenti, studenti ed agitatori d i tutte le sp ~ cie, per
protestare contro le << ingiustificate offese arrecate all'eser cilto ed alla b-andiera».
In questa r abbiosa r eazione non poteva m ancare la voce dell'organizzazione clerico-fascista dei « Comitati Civici » che, attraver so il loro presidente
George Sauge, denunciavano « l'insolenza dei professori di diserzione che si .
fanno beffe d ella giustizia, de1l'esercito, dello stato, della· patria » e dichtaravano « intollerabile che alla presenza di un tribunale militare fl'ancese si m anif·e stasse in pien a luce la congiura delle intelligenze pervertite e de i tr aditori
di professione ».
Come abbiamo detto S!->pra, più che il pro,cesso, fu il m anifesto a :>uscitare nette prese di posizioni, assai importanti per la loro efficacia- tChiarificatrice.
If PSU dichiarava d i non approvare l'insubordinazione individuale, ma
esortava i _propri militanti a sv.olgere, in seno ai giovani arruolati, azione' di
convincimento e di persuasione sui reali fini del conflitto algerino, e su gli interessi che in Algeria essi erano effettivamente chiamati a difendere, e a rifiutarsi di prendere parte ad operazioni di repressione (rifiuto pubblico e collettivo di combattere in Algeria), adop erandosi per organizzare un.a efficiente reS!i stenza antifascista, in seno all'esercito.
Il PCF, pur riconfermando, anch'esso, la propria solidarietà con i firmatari del manifesto e con gli imputati del processo J e anso n, affermava di non
poter approvare « sotto qualsivoglia forma l'appello a.Il'insubordinazione e la
sua organizzazione: ciò per rag.ioni di principio... L'insubordinazione non~ è
mai stata una posizione del movimento operaio ... non è serio chiedere al partito di subordinare la sua azione ed i suoi obbièttivi di democrazia fr ancese all'azione ed agli obbiettivi del FLN, anche se noi abbiamo oggi un nemico comune ... »; e faceva notare come certi gesti, comprensibili, di disperazione, potessero essere facilmente utilizzati dagli « ultras » e dal r egime, e ri:mltassero,
in definitiva, controproducenti.
Intanto i lavoratori della RTF, attori, autori, scenografi, scioperav.ano e
protestavano vivacemente per le r appresaglie di tipo economico e morale che
avevano colpito alcuni loro colleghi, firmatari del manifesto, a cui era stato definitivamente interdetto, a seguito d el loro gesto, di poter ulteriormente prestar e la loro opera, in qualsiasi modo, per la RTF (sia attraverso rappresentazioni o trasmissioni sia comparendo in films teletr asmessi ecc.), e p er tutte
le compagnie teatrali e cin ematografiche sovvenzion ate d allo stato.
Questa decisione, presa dal Ministro d ell'informazione attraverso una
stretta interpretazione delle severissime disposizioni emanate dal gover i]O n ei
confronti d ei firmatari , ha provocato delle reazioni che lo stesso Capo dello·
Stato aveva sperato di evitare.
In effetti è accaduto spesso di assistere in Francia al fra tto che uomini
di cultura o di , scie nza chiaramente favorevoli a De Gaulle, si levino a protestare quando il regime,' per mantenere il proprio potere, è costretto a compiere
soprusi e violenz-e che essi credono di poter condannare. Quas i che da un regime di quella specie, appoggiato e sostenuto da un tal genere di forze, non
fosse da aspettarsi fin dall'inizio tutto ·q ue llo che costituisce la dolorosa cronaca quotidiana del soffocamento della libertà di Francia (1).
(l) Si veda al riguardo, in Questitalia n . 5-7 (ago sto-ottobre 1958), il nostro esame della Costituzione della V Repubblica voluta da De Gaulle ( « La Costituzione di
De Gaulle », pp. 32-37).
34 (454)
QUESTITALIA
Lo st atuto futuro dell'Algeria deve _essere consacrato dalla libera adesione de lla popolazione. Ma vi sono
delle esigenze che d ipendo no dalla giustizia e che non si possono far discendere dalla libera scelta deg l
uo m ini; esse dovranno esse re in ogn i caso r ispett ate; ricordarle appare necessario.
.
.
'
1) La popolazione de ll'A lgeria è cost itui t a dal la coabitazione di più comu nità ; questa coabitaz ione ra p
present a per l'Algeria la condizione di prosper ità per l'avvenire. l diritti delle comunità che costitu iscono la
la popolazione del l' Alger ia non sono opposti fra d i. loro , ma solidali. Bisogna dunque escludere tutte quelle
soluzioni che mirano a co mpromettere questa coabitazione, ed ogni misura deve essere presa perché in ogni
caso i d ir itt i de ll a dignità d i t utt i siano r ispettati senza alcuna distinz ione .
2) L'Alge ri a è un ce ntro di inco ntro di di verse cult ure e civi ltà. Pro muovere atti vament e l'armo nia
di tutt i q uesti valor i è un e lemento im port ante per la pace: così si troverà assicurata la pie na espansione
delle personalità nel r ispetto del lo ro essere e de ll a loro libertà, e nello stesso tempo sarà assicurata efficacemente la prosperità materiale del paese.
3) Al di sopra d i ogn i suscettibil ità rec iproca è indispensabi le assicurare in Algeria, pe r il bene deg li uomini che la abitano, per la prosperità del paese, per la pace della comun ità internaziona le, que lla « col laborazione cost r uttiva>> che Pi o X li deside rava ardentemente veder regnare tra l' Europa e il Continente africano (21 apri le 1957).
In conclusione noi desideriamo profondamente che una soluzione di saggezza, degna della Francia e del
nobile esempio di disinteresse che essa ha dato al mondo nei confronti delle giovani nazioni africane, porti
il più rapidamente possibi le all'Algeria una pace equa, rispettando tutte le legittime aspi razioni , diritti, interessi, e le tradiz ion i de lle d iverse comunità, perchè tutte insiem e possano lavorare per la prosperità de ll'A lge r ia infine pacificata.
QUESTITALIA
(455) 35
Opinioni
Diritto all' emigrazione
e diritto allo sviluppo
HA
EU
QUESTITALIA
Fin dallo scorso luglio l'Istituto Cattolico di Attività Sociali aveva dedicato
un intero numero della sua rivista mensile
(Orientamenti Sociali, n. 7) alla imminente Settimana Sociale dei Cattolici Italiani.
Ne aveva presentato il tema - « Le migrazioni - interne ed internazionali nel
mondo contemporaneo » - e il programma - undici l ez ioni di docenti universitari e di ordinari religiosi, con prolusione del Cardinal Siri - ed aveva contribuito con uno stimolante articolo di Gio-vanni Marra ( « Il problema delle migrazioni interne », p. 255) ad una prima chiarificazione dei t ermini socio-economici in
cui si pone il problema in Italia. Chiudeva il fascicolo una serie di citazioni messaggi, lettere, allocuzioni, discorsi,
quasi tutti di Pio XII e di Giovanni XXIII
- tendenti ad illustrare gli orientamenti
del magistero ecclesiastico in materia ùi
emigrazione.
La Settimana Socia le si è svolta a Reggio Calabria dal 25 settembre al l ottobre,
e in Orientamenti Sociali (ottobre 1960
n. 10), troviamo pubblicata una prima documentazione: la lettera della Segreterja
di Stato, il commento conclusivo del vicepresidente prof. Francesco . Vito, le conclusioni stesse, articolate in quattordici
punti. Mancano ancorà alla pubblicazione
i contributi più . interessanti, quelli cioè
che più puntualmente si riferiscono alla
situazione -italiana ; il programma della
XXXIII Settimana Sociale prometteva a lmeno nei titoli d elle lezioni - una trattazione organica ed esauriente, aperta a
valutazioni economiche, sociologiche, giuridiche, morali e religiose.
Il problema dell'emigrazione, soprattutto in Italia, merita certo d'essere affrontato - con corretta sensibilità - da
più angolazioni, sia per la tradizionale :ncidenza di questo fattore nella storia del
Paese, sia per i nuovi aspetti che esso è
venuto ad assumere negli ultimi decenni
in rapporto all'evoluzione economica italiana, sia per le proporz~oni che è destinato ad avere nella realizzazione del Mercato Comune Europeo. Il fatto che Torino
- per prendere un esempio di evidenza
immediata nella complessità delle tabelle
AH
UE
HA
EU
AH
U
E
Mancava solamente la presa di postz.wne delle autorità religiose, ed essa
è venuta, sia pure, com'è naturale, in forma indiretta (tale da dar adito a parecchie controverse interpretazioni di parte), sotto la specie di una dichiarazione,
che riportiamo a par:te, dei Cardinali ed Arcivescovi, riuniti dal 12 al 14 ottobre.
Essa non poteva non provocare le irritate reazioni della destra cattolica
e non, sì che un suo consueto portavoce, Georges Bidault, si esprimeva, in un improvvisato commento, .c on queste parole: << Lo Spirito Santo era in vacanza ;~.
In effetti la dichiarazione conteneva elementi più che .sufficienti per irntare i nazionalisti cattolici; innanzitutto essa imp'licitamente riconosceva la
realtà di fatti, come le torture, le sevizie e le stragi ingiustificate compiute dall'esercito e dalla polizia in Algeria, ·ponendole sullo stesso piano della atrocità
commesse dal FLN; in secondo luogo, la conclusione della dichiarazione fa
espressa menzione ad un diritto dell'Algeria a divenire indipendente, e ciò non
poteva essere tollerato da uomini come Haoul Salan, che considerano l' Alge·r ia
francese come l'ultima speranza per il mondo libero. Tant'è vero che sedici senatori cattolici indirizzarono pochi giorni dopo una lettera aperta al Cardinale
Liénart, presidente dell'assemblea dei Cardinali ed Arciv·e scovi francesi, in ' CUl
si trovano frasi come queste: « I nostri Vescovi ignorano forse che il dramma
interiore che lacera la Francia ha le sue origini profonde in una propaganda comunista che agisce in Francia come altrove in maniera tanto dissimulata quanto perfida? Ma il fatto più grave è che essa ragg,iunge presso di noi anche certi
ambienti cattolici, Vostra Eminenza ne ha avuto la prova con la ribellione di
numerosi preti-operai. Il pericolo è così grande che in un paese vicino (quale
sarà?) l'Episcopato ha creduto di dover mettere in guardia i fedeli « contro
quelle idee sovversive che vengono da oltre i monti », mentre esse sono diffus~
qui da noi alle porte delle chiese dai comitati di stampa c.a ttolici... Noi pensiamo che ogni francese debba essere fiero del coraggio e del valore del nostr'l
esercito. E' penoso leggere nel vostro comunicato delle insinuazioni che lo concernono ... Non credete, Eminenza, che il vostro comunicato rischi di far credere all'estero che il nostro esercito sia un esercito di torturatori ?... ».
Senonché non bastano le proteste e le smentite dei clerico-fascisti pet·
cancellare la realtà dei .fatti, e qualche giorno dopo l'Arcivescovo di Parigi
Card. Feltin, in una pastorale diretta alle forze armate, ribadiva i principi contenuti nella dichiarazione di cui abbiamo sopra discorso, ripetendo che se i
cattolici non hanno diritto di disertare il servizio militare, per nessun motivo,
essi devono tuttavia rifiutarsi, a costo di incorrere nelle più gravi sanzioni, di
usare, quale che ne sia il fine, mezzi, di lotta contrari ai principi della morale
cristiana, e in specie: la tortura, le violenze di qualsiasi genere alle popolazioni civili, la condanna senza processo, la mancata assistenza ai feriti, le rappresaglie, le esecuzioni sommarie, ecc.
·
Mentre scriviamo, la crisi politica francese si è ulteriormente aggravah,
e il Gen. De Gaulle si trova ·a dover subire sempre più pesantemente le pressioni ed i ricatti di quella destra politica ed economica che lo portò al potere,
il tredici maggio. Le sue speranze di poter servirsi di essa contro le sinistre,
moderandone, nel contempo, gli estremismi, sono andate finora deluse, ed egli
si trova ormai prigioniero di una situazione che non pres·enta alcuna. via di
uscita. «La collera crescente che si fa strada fra la gioventù francese e particolarmente fra gli studenti, porterà a nuove azioni a carattere « iJllegale » che
saranno· sostenute sempre più dalle forze liberali di Froncia, costringendo il
governo a prendere delle contromisure sempre più draconiane. Io non vedo
come tutto ciò finirà, ma la fine sarà amara »; questo esprimeva, il 3 ottobre,
Claude Bourdet, direttore di France-Observateur, in una lettera al New York
Times, commentando le sanzioni prese dal governo contro i firmatari del manifesto sull'insubordinazione: noi crediamo di poter condividere pienamente il
suo giudizio.
QUESTITALIA
statistiche - assorb a ogni anno quarantacinquemila immigrati da altre regioni
q'Italia (soprattutto dal Mezzogiorno e dal
Veneto) può dare la misura non solo dell:t
complessità di problemi giuridici, urbanistitci, sociali e morali che una gr.ande città industriale si trova ad affrontare, ma
può anche essere un indice della direzion e nuova assunta dall'emigrazione italiana: lo sviluppo industriale fortemente accentuato in alcune zone provoca un flu sso
di migrazione interna - legale o clandestin a, permanente o stagionale - relatiyamente superiore a quel che un tempo si
verificava nei riguardi di altri stati
europei o transoceanici. All'abbandono indiscriminato delle campagne - fattore di
p er sè a u spicabile ove all'alleggerimento
della popolazione agricola corrispondesse
un elevars i del reddito dovuto a sfruttam ento tecnicamente superiore della terra
si aggiungono problemi sorgenti dalle
numerose difficoltà di inserimento nel
tessuto urbano: una manovalanza gene-rica, pronta a qualunque lavoro per qualunque compenso, prima che « rendere più
equilibrata la distribuzione della popolazione nelle singole regioni » (Conclusione
n. 3), crea il fenomeno delle bidonville
e appesantisce alcuni settori del mercato
di lavoro. Accant o - e sopra - alla necessità di una « disciplina legale dello urbanesimo » (tema trattato dal Prof. Auletta), emerge la necessità di una « preparazione , generale e professionale alle migrazioni» (tema trattato dal prof. Palma)
e diremmo che innanzi tutto, almeno per
l'Italia, si pone la questione dell'industrializzazione del Mezzogiorno e delle aree depresse. Non pensiamo che l'industrializzazione, di per sé, costituisca la soluzione:
grossi problemi rimarrebbero, in parte gli
stessi, come quello della preparazione professionale e culturale. E andrebbero ugualmente affrontati, altrimenti si verificherebbe all'interno di regioni dello stesso
Paese, una s-ituazione di tipo coloniale, e
non cesserebbe forse l'attuale forzata « libertà di emigrazione». Con il termine «industrializzazione » si intende sempre più
la trasformazione globale di una situazione umana ed economica resa da secoli
refrattaria ad ogni intervento razionale,
ad ogni sblocco di un circolo passivo, più
che la pura e semplice immissione di qualche poderoso complesso di fabbriche.
Avremmo vbluto trovare nelle Conclu-
(lt57) 37
HA
EU
38 (458)
QUESTITALIA
nale con la proi:mncia, ormai nota, del 13
luglio di quest'anno: la sentenza della Corte (v. Questitalia, n. 28-30, pp. 92-93)
ha riconosciuto legittima la riserva allo
Stato dei servizi di radiotelevisione che,
presentando «caratteri di preminente interesse generale » sono esercitati «in più
favorevoli condizioni di obbiettività, di imparzialità, di completezza e di continuità
in tutto il territorio nazionale~: ma, deciso questo, la Corte ha riconosciuto il dovere di uno « Stato monopolista di un servizio destinato alla diffusione del pensiero » di assicurare « la possibilità potenziale di goderne a chi sia interessato » c
conseguentemente ha denunciato l'esigenza di « leggi destinate a disciplinare tale
possibilità potenziale e ad assicurare adeguate · garanzie di imparzialità nel vaglio
della istanza di ammissione all'utilizzazione del servizio, non contrastanti con.
l'ordinamento, con le esigenze tecniche e
con altri interessi degni di tutela». Questo · ultimo riconoscimento apre una prospettiva che, qualora affrontata ed attuata, può soddisfare nella maniera migliore
la esigenza di offrire a tutti i cittadini,
unità ed organizzazioni, la possibilità di
diffondere propri programmi e proprie
ideè attraverso la radiotelevisione, senza
incorrere nei pericoli che un sistema di
iniziativa privata potrebbe provocare. Ma
l'attuale inesistenza di un complesso di
norme che regoli più concretamente questa
facoltà di usufruire delle trasmissioni radiotelevisive, e la giustificata convinzione
che, sulla . difficoltà di promulgazione di un
corpo legislativo del genere, avranno gioco
facile ie procrastinazioni di attuazione di
un tale programma, ha suggerito a qualcuno l'atteggiamento, che abbiamo già definito di « messa in mora » del governo,
onde risconirarue le intenzioni di volontà
e di buona fede ed accelerarne l'azione.
L' A.D.E.S.S.P .I. (Associazione per la difesa
e lo sviluppo della scuola pubblica in Italia) ha portato a conoscenza che, nel giudizio di legittimità costituzionale concluso
con la sentenza del luglio scorso, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, della
Radiotelevisione italiana, del Ministero per
le Poste e Telecomunicazioni hanno dimostrato che la Radiotelevisione è pronta
ad assicurare a chiunque la possibilità di
diffondere le proprie idee col mezzo della
televisione, avendo essa assicurata solo Ja
concessione esclusiva «degli impianti e del
loro esercizio tecnico » e non del contenuto delle trasmissioni: e questo sarebbe
possibile senza l'esigenza di quelle disposizioni di legge previste dalla Corte Costituzionale. In questa premessa fondamen-
AH
UE
HA
EU
AH
U
E
dinamento e potenziamento dell'intera
sioni della Settimana Sociale, accanto alstn1ttura scolastica su basi di efficienza
l'affermazione tenace del diritto di emie di democraticità.
grazione ( « ... Il diritto di emigrazione e
di immigrazione è concreta applicazione
del principio di solidarietà tra popolazione a diverso livello di vita, in vista della
esigenza di ogni persona umana di trovare
La disponibilità pnbbliea
occupazione e di ricevere sufficienti garanzie per il proprio perfezionamento e
dei servizi
lo sviluppo della vita familiare ... »), una
altrettanto fervida difesa del diritto di
radiotelevisivi
ciascuno di trovare in patria i mezzi di
sostentamento e di perfezionamento, e del
dovere, caratteristico di ogni Stato moDa dodici anni, cioè dalla sua entrata
derno, di sfruttare nell'interesse della colin vigore, la Costituzione italiana costilettività il proprio capitale-lavoro. Se neltuisce ancora l'unico programma legislale relazioni particolari della Settimana
tivo che sembra raccogliere la incondiz,ioSociale si sarà certo fatto questo discorso,
nata adesione di tutte le forze ed u~ità
è per lo meno strano che nessun aperto
democratiche della comunità italiana, qua accenno ad esso si ritrovi nelle Conclulunque sia il loro orientamento politico1 ed
sioni e nel relativo commento del prof.
ideologico: è quasi una unità base di miVito. Si parla di «regioni agricole ad alsura della minor o maggior aderenza allo
to potenziale demografico », di «località
spirito di rinnovamento democratico delle
scarsamente dotate di risorse materiali »,
strutture sociali. Ma molte volte si è avuta
di « conflitto culturale fra chi difende h
e si ha la sensazione che il richiamo alla
persistenza della cosiddetta civiltà contadiposizione di adempimento costituzionale rina e chi propugna i modi della vita mosponda più ad un disegno di superficiale inderna, caratterizzati dalla civiltà indusegna reclamistica di organizzazioni parti.striale »: sembra quasi si voglia rifuggire; .tiche che ad un punto di passaggio obblianche nei termini, da una caratterizzagato del piano di sviluppo delle componenzione storica del problema. Da ciò forse
ti della vita statale, rappresentato dalla
certa impres sione di astrattezza che drCarta Costituzionale. La mancata attuaziocola fra le righe delle Conclusioni, anche
ne di determinati istituti, la incompleta re·laddove ci si orienta verso un discorso
golamentazi·one di altri, l'incongruente ed
economico-politico: « Per ovviare al deopportunistico criterio di formazione di alpauperamento delle zone di emigrazione
tri · ancora, creano il sospetto di un cooccorre contemperare lo spostamento di uostante orientamento conservatore della
mini col trasferimento di capitale verso le
classe dirigente italiana che considera il
località con lavoro sovrabbondante, meprogramma costituzionale più che un fine,
diante una politica di sviluppo accelerato,
uno strumento di politica sul piano delle
che trattenga e valorizzi sul posto energie
concessioni e dei compromessi costituenti
tecniche e professionali, nel decidere una
le sottost.rutture dell'attività dei partiti.
graduale riduzione della necessità dell'emi- · Questa denuncia si basa sulla constataziograzi-one » (Conclusione n. 1). « ... In vista
ne che, sovente, questo immobilismo è
delle particolari condizioni della maggior
stato ed è giustificato con il rilievo di un~
parte delle zone agricole suscettibili ·di libesfavorevole ed inopportuna congiuntura
rare mano d'opera, si manifesta con inpolitica, con il timore dell'eventuale imtensità l'esigenza dell'addestramento proprevedibile sfociare di un'innovazione che
fessionale e della preparazione cultura~e,
dovrebbe trovare invece, nella previsione
sociale e morale delle persone destinate
legislativa e nei principi che l'hanno ispiad emigrare » (Conclusione n. 4). Il fulcro
rata, la spinta definitiva; quest'azione tli
della questione ci sembra tutto qui, astemporeggiamento di fronte alle necessisai più che nell e pur felici osservazioni
tà di porre le tappe essenziali dell'ordinain merito · alla politica assistenziale nei
mento statale ha suggerito un tipo di reariguardi dell'emigrato. Attraverso la lente
zione che consiste nel « mettere in mora :.
di un problema ampio, ma settoriale, qual
il governo nella realizzazione di determiè quello affrontato dalla Settimana Socianate soluzioni riconosciute e concesse, male di Reggio Calabria, ricompaiono, ancora
gari per superarne altre di più profonèle
evidenziate, le necessità strutturali della
ed incisive. E' di uno di questi casi che
intendiamo occuparci ora, in riferimento
vita nazionale: studio e messa in opera
di una politica economica pianificata e
alla questione della libertà di televisione
affrontata e risolta dalla Corte Costituzioguidata a fini di interesse generale; rior-
QUESTITALIA
tale, l' A.D.E.S.S.P .l., in persona del suo
presidente prof. Carlo Ragghianti, ha inoltrato un'istanza alla Commissione parbmentare per la vigilanza sulle Radiodiffusioni, con la quale dichiara l'intenzioùe
« di avvalersi del diritto di cui· all'articolo
21 della Costituzione secondo l'interpretazione aute.ntica e definitiva espressa dalla
Corte Costituzionale » per cui tutti hanno
diritto di avvalersi, per manifestare il proprio pensiero·, oltre che della parola e dello
scritto, di ogni altro mezzo di diffusione:
pertanto « si rivolge all'organo per legge
proposto all'alta vigilanza sulle radiotelecomunicazioni, e cioè alla Commissione
Parlamentare per la vigilanza sulle radiodiffusioni, perché, conformente al D.L.C.
P .S. 3 aprile 194 7 n. 428 modificato col DL
23 agosto 1949 n ., 681 e precisamente al titolo Ilo articoli 11 e 13 ed in applicazione
del dettato costituzionale e della Sentenza
della Corte, nonché delle norme istituzionali e degli ordinamenti della Radiotelevisione Italiana; deliberi che sia messo
il servizio radiotelevisivo a disposizione
dell'Associazione richiedente, per modo che
H Presidente del Consiglio dei Ministri
impartisca al presidente dell'ente conce,:sionario le disposizioni necessarie per curarne l'esecuzione ».
Diciamo apertamente e, facendo appello
ad obbiettiva serenità, che la richiesta si
presenta più sotto l'aspetto di una po;emica dialettica, che di un approfondito
esame della situazione attuale: praticamente ci si avvale di affermazioni di difesa, fatte in un determinato momento, per
elevarle a confessione dell'attuale possibilità di regolare le istanze di ammissione
ad usufruire del mezzo televisivo per la
diffusione del pe~siero. Sotto tale aspett0,
la richiesta 1dell' A.D.E.S.S.P .l. vale più a
mettere in rilievo le incongruenze e le facilonerie di una mentalità, notoriamente
congenita, ormai, alle sfere . di-rigenti italiane, al punto che non c'è più necessità
di altri « atti di denuncia », ma rimane
anch'essa irretita dallo stesso sistema che
è quello del gioco di parole, non mirando
in·vece a raggiungere lo scopo fondamentale. E lo scopo è quello di vedere, al di
là delle affermazioni, se effettivamente sussista già quel connettivo di previsioni legislative che consenta l'attuazione concreta
di tutto il lavoro di cernita delle varie richieste di utilizzare il nuovo mezzo di
espressione, e, prima ancora, se siano fissati i criteri in base ai quali possa esse!'e
garantita la libertà di pronuncia per evitare che tutto sia sottoposto all'arbitrio ed
alla discrezione di organi che, avvalendosi
di criteri di . opportunità, porrebbero fin
(459) 39 '
40 (460)
Spunti
E
AH
U
QUESTITALIA
è
Roma, ottobre
AH
UE
L'onorevole Fanfani e il ministro del
commercio coll'estero Martinelli, di comune accordo, hanno dato disposizi<Oni al Palazzo della Farnesina di non prendere in
considerazione la richiesta del governo di
Bonn per un boicottaggio economico dei
paesi della NATO nei confronti della Germania Ori,e ntale. Il Palazzo della Farnesina ha quindi inviato istruzioni alla nostra rappresentanza permanente presso la
NATO di opporsi contro ogni decisione
della NATO ostile alla cooperazione economica col governo di Pankow. L'onorevole Fanfani. sostiene che le misure discriminatorie occidentali verso l'economia
della Germania Orientale irriterebbe i Tedeschi dell'Est, senza produrre danni di
portata tale di indurre Pankow a mostarsi più moderata sul problema di Berlino,
e che comunque una simile politica sarebbe dannosa per gli interessi immediati
dell'economia italiana.
*
Roma, ottobre
In merito all'arrivo di· alcuni contingenti militari della Germania Occidentale
in Sardegna, risulta che si tratta, sino a
questo mom·ento, comples'sivamente di 50
aerei a reazione e di circa 500 piloti. Questi uomini saranno gradualmente sostituiti con altri contingenti, che verranno inviati in Sardegna per corsi di addestramento. L'invio dei soldati tedeschi in Sardegna non è avvenuto in base ad accordi
bilaterali tra Bonn e Roma, ma secondo
le disposizioni' del comando della NATO,
che dispone in Sardegna di un campo di
addestramento e di tiro per l'aviazione.
*
Roma, ottobre
L'onorevole Ferdinando Tambroni pubblicherà prossimamente un volume di documenti, nel quale illustrerà le cause della
caduta del suo governo. Il « Libro bi·a nco ~
di Tambroni illustra in modo particolare
la rivalità tra diversi personaggi e varie
correnti della D.C., « documenta » i contatti che nell'estate scorsa alcuni uomini
dell'attuale governo Fanfani·, avevano stabilito con i partiti di sinistra .Il volume di
Tambroni è stato per ora battuto a macchina e inviato in copia confidenziale ad
alcuni alti personaggi vaticani e ad alcuni esponenti della destra democristiana.
Negli ambienti vicini all'onorevole Tarobroni si apprende che il volume, anche
dopo che sarà stampato, non sarà reso pub-
QUESTITALIA
appunti
blico, ma sarà distribuito almeno in un
primo tempo ad un ristrettissimo numero
di uomini politici.
dall'Italia
HA
EU
essere assicurate dall'ente concessionario;
ma , quale organo di vigilanza, la detta
Commissione non può essere, di per sé.
investita dei poteri di sindacare ed ammettere determinati programmi·. E' proprio
per questo che appare, pur da un sommario esame come il nostro, l'inesistenza di
organi previsti, la cui attività possa essere
ampliata al fine di comprendere facolt:ì.
diverse dalle originarie e che snaturereb ~
bero H loro stesso indirizzo: bisognerebbe
prima di tutto istituire un organo particolare, possibilmente che derivasse le sue
funzioni dal potere giurisdizionale, che po-nesse i criteri di massima ai quali dovrebbero attenersi le trasmissioni radiotelevisive: verrebbe cosi sottratto al Comitato
già esistente e pertanto al · potere e~ecu­
tivo (il Comitato è istituito presso i~ Ministero delle poste e delle telecomqnicazioni) il potere di indirizzare unilateralmente i programmi e contemporaneamente
si creerebbe un organo capace di sindacare,
in base ~d una interpretazione autentica, la
rispondenza delle singole iniziative ai requisiti di massima. Inoltre, dovrebbe essere legislati-vamente previsto un sistema
di funzionamento tale da compensare le
esigenze di programma e di organizzazione
dell'ente concessionario con quelle di informazione e di formazione alle quali deve
soddisfare la televisione: infine, dovrebbero·
essere fissati dei criteri tecnici in ordine
ai quaÙ giungere ad una scelta di preferenza dei lavori e delle opere o dei servizi
di cui si richieda la diffusione. E' un lavoro di previsione che è necessario fare,.
onde evitare il sorgere di fenomeni patologici che siano controproducenti al fine
che ci si propone: è un lavoro di legis lazio-ne necessario onde evitare il riscontro
di quelle lacune che, offrendo il fianco ad
interpretazioni arbitrarie, possano invalidare di per sé nn',iniziativ:;t.
HA
EU
dall'inizio le fondamenta di un controllo
unilaterale e senza garanzia di eguaglianza. Il problema sorge proprio dalla constatazione che l'iniziativa dell' A.D.E.S.S,
P.I. non resterà isolata e che pertanto difficile, se non regolarmente previsto, ed mdubbiamente incerto risulterebbe il processo di autorizzazione di determinati programmi.
Il -sistema attuale (D.L.C.P .S. 3-4-4 7)
prevede organi. di vigilanza e di emanazione delle direttive, ma non contempla organizzazioni investite di concreti e più particolari poteri: è costituito presso il Ministero delle poste e delle telecomunicazioni un comitato «per le direttive di massima culturali, artistiche, educative ec\!.
dei programmi di radiodiffusione circola :i
e per la vigilanza sulla loro attuazione » e
che pertanto formula, in linea gener'ca ed
astratta, determinati canoni ai quali si devono uniformare le trasmissioni di radi"diffusione, prescindendo dall'esame concreto e specifico, caso per caso, e svolgendo
un'attività a priori piuttosto che a posteriori. Il problema rimane tuttavia, perché
possiamo prevedere una quantità enorme
di programmi, le cui qualità culturali, ar-:tistiche, educative devono essere prese in
esame e commisurate ai criteri astratti formulati dal Comitato centrale: a quale organo può essere demandato un simile potere ed una così delicata funzione? Per il
momento non è possibile vedere, tra quelli
già esistenti, alcun organismo investito di
una cosi difficile ed onerosa funzione, non
potendo essa rientrare nei . poteri propri
della Commissione di parlamentari « avente il compito dell'alta vigilanza per assi~urare l'indipendenza e l'obbiettività informativa delle ra_d iodiffusioni ». Questa
commissione svolge a-n ch'essa un'attività
di massima, cioè un'attività di controllo
delle garanzie fondamentali che devono
*
Roma, ottobre
A Milano è stata creata nel mese di
settembre una « Banca Italo-Israeliana ».
Presidente della Banca è stato nominato
l'industriale tessile milanese Carlo Shapira.
Due terzi del capitale (che è di 300' milioni
di Lire) sono stati sottoscritti da ebrei milanesi, mentre il terzo gruppo di azioni,
per un valore d: 100 milioni di Lire, è stato sottoscritto. da alcuni cittadini d'Israele,
per conto del governo di Tel Aviv.
*
, Roma, ottobre
E' venuto in questi giorni in Vaticano,
convocato personalmente da Giovanni
XXIII, l'arcivescovo cattolico di Algeri,
monsignor Leone Stefano Duval. Egli ha
riferito alle autorità' della Santa Sede sugli ultimi sviluppi della situazione algerina. Monsignor Duval ha chiesto una mediazione confidenziale vaticana tra il governo algerino in esilio e il governo di
Parigi. Le sue consultazioni in Vaticano
hanno avuto luogo in vista di una visita
che do.vrebbe fare al Vaticano nel mese di
novembre il presidente del governo di Parigi, Debré.
*
Roma, ottobre
L'onorevole Fanfani ha invitato i membri del governo a reintegrare nelle loro
normali funzioni i funzi·o nari dello stato
che tuttora risultano addetti ad ex ministri. Risulta infatti che alcuni funzionari
ministeriaU sono tuttora addetti alle «segreterie personali » di vari ex ministri dei
governi passati, continuando a ricevere regolare stipendio mensile. Alcuni• funzionari governativi da anni prestano la loro
opera presso varie sedi particolari, senza
recarsi negli uffici dai quali dipendono nei
rispettivi ministeri. Fanfani ritiene che il
rientro di questi funzionari ai loro normali uffici- incrementerà il personale ministeriale di un centinaio di unità.
*
Roma, ottobre
L'onorevole Randolfo Pacciardi ha acconsentito alla richiesta del professor Luigi Gedda di collaborare nella stesura del
volume « La liberazione del socialcomunismo '>, il quale conterrà interventi, oltre che del professore Gedda e dell'onore-
(461) 41
Roma, ottobre
E' stato creato un nuovo partito politico, il Movimento Popolare Italiano, promosso dal generale Arcovaldo Bonaccorsi,
ex comandante delle truppe fasciste in Spagna. Il generale Bonaccorsi è commissario
nazionale dell'Associazione Nazionale Arditi d'Italia e dell'Associazi-o ne Nazionale
Combattenti di Spagna. Il nuovo partito
contiene nel , suo programma tra l'altro le
seguenti rivendicazioni: potenziare e valorizzare l'Esercito, la Polizia, i Carabinieri
e la Magistratura, « poiche .essi si devono
considerare la spina dorsale della Nazione»; riportare in seno alla Patria i territori perduti con· la seconda guerra mondiale; riconoscere la Religione Cattolica
religione di Stato, e il Concordato indissolubile a tutti gli effetti; creare uno Stato
f:orporativo; abolire la lotta.. di classe; vietare gli scioperi; abolire qualsiasi forma
di monopolio, specie quello statale; affidare tutto il patrimonio della Nazion~ alla
lil (462)
Roma, ottobre
E'. stato nei giorni scorsi a Roma Chu
Mao-Hsun, vice presidente della Società
Cinese di ·Pesca, inviato dal governo òi
Ciang Kai-Schek. Egli- ha preso contatti
con la direzione generale degli affari economici del Palazzo della Farnesina, e con
alcune irrdustrie italiane, in vista di nn
progetto di collaborazione italocinonazionalista nel campo della pesca. Il governo.
di Ciang Kai-Schek ha proposto che le industrie italiane costruiscano battelli da
pesca per la Cina nazionalista, e che il governo italiano autorizzi la vendita del pesce cinese nel mercato italiano, e che inoltre autorizzi i battelli da pesca della Cina
nazionalista a pescare nelle acque italiane
nel Mediterraneo. I benefici cosi1 ottenutidalla Cina servirebbero a pagare le spese
di acquisto dei pescherecci in Italia.
Roma, ottobre
L'onorevole Giuseppe Togni è tornato
a Roma dopo un soggiorno di circa un me-
QUESTITALIA
Roma, ottobre
Il governo di Costa Rica ha esautorato
il principe Giulio Pacelli, nipote -del defunto Pontefice, dall'incarico di ambasciatore costaricano in Vaticano. Il nuovo ambasciatore di Costa Rica, Franklin Aguilar
Alvarado, è giunto in questi giorni a Roma
ed ha consegnato immediatamente le sue
lettere credenziali a Giovanni XXIII. Sarebbe stato lo stesso Vaticano a suggerire
confidenzialmente al governo di Costa Rica di procedere alla nomina di un nuov ·)
ambasciatore. Il Principe Giulio Pacelli,
proprio in quanto ambasciatore di uno stato estero, era stato esentato dal pagamento
delle tasse in Italia.
AH
UE
HA
EU
Roma, ottobre
L'onorevole Giuseppe Caronia, pres'idente 'd ell'Opera Nazionale Maternità 1e
Infanzia, uno dei principali esponepti
della destra della DC, promotore dei· recenti convegni dei « Circoli di Don Luigi Sturzo », ha deciso la più · ferma opposizi'one
contro il ministro della Sanità, senatore
Camillo Giardina. Caronia sostiene che
Giardina sta proponendo all'approvazione
delle Camere una nuova legge sull'ONMI
che mira soprattutto a togl.iere al presidente dell'ente o·gni effettiva direzione,
sottoponendo l'Opera al controllo del ministro e del suo dicastero. Caronia ha annunciato che egli intende opporsi con tutte
le forze all'approvazione parlamentare del
nuovo progetto di Giardina relativo allo
ONMI, e che, se occorrerà, l'ONMI mobiliterà contro Giardina -i «Centri di Don Luigi Sturzo » e la destra della DC, chiedendo a Fanfani di nominare un nuove
tìtoìare del Ministero della Sanità.
E
Roma, ottobré
L'IRFIS (Istituto Regionale per il finanziamento delle industrie siciliane) ha
assegnato all'industria « Textiloses e Textile » un credito di un mHiardo di Lire per
la costruzione a Messina di un nuovo cotonificio. Lo stanziamento è stato assegnato
contro il parere del presidente del Banco
di Sicilia, dott. Bazan, il quale si è dimesso da consigliere dell'IRFIS. Secondo i
tecnici del Banco di Sicilia, il prestito concesso all'industria tessile è esagerato, poiché il nuovo stabilimento prevede di usare
soltanto 10 mila fusi. Recentemente al CotonHìcio Siciliano, che conta 30 mila fusi,
l'IRFIS aveva concesso un prestito di soli 750 milioni di Lire. Secondo gli esperti
del Bando di Sicilia, un cotonificio di LO
mila fusi· non dovrebbe in alcun caso costare più di 400 milioni di lire. L'opposizione del Banco di Sicilia contro questa
operazione è dovuta · anche al fatto che la
industria « Textiloses e Textile » opera
tramite la Banca Commerciale Italiana,
che agisce in concorrenza col Banco di" Sicilia.
se negli Stati Uniti. A nome dei deputati
tambroniani Togni ha avut:o a Washington
ri•p etuti incontri col capo del servizio segreto americano Allen Dulles, al quale ha
fornito informazioni sul « pericolo della
apertura a sinistra >> in Italia. Secondo
quanto Togni ha dichiarato dopo il suo ritorno a Roma a diversi parlamentari della
destra democristiana, Dulles ha in mente
di stringere i più stretti legami di collaborazione tra la destra americana e la corrente tambroniana in Italia.
AH
U
Roma, ottobre
La Sacra Congregazione dei Religiosi
ha completato in questi giorni un nuovo
censimento delle suore in Italia. Da questa inchiesta risulta che attualmente vi
sono in Italia complessivamente 152.312
Suore che abitano in 15678 conventi.
amministrazione degli Enti indipendenti;
abolire ai Senatori ed ai Deputati gli emolumenti di qualsiasi genere; abolire il regionalismo; abrogare le legge antifasciste;
stringere rapporti con le nazioni che diano
sicuro affidamento di combattere le teorie
del comunismo dilagante; bandire dalla
vita pubblica il partito comunista.
Il nuovo partito ha firmato immediatamente un patto d'unità d'azione con il
movimento «Socialismo Nazionale» del
generale Massimo Ivrea, e col Partito Nazionale del Lavoro del prof. Ernesto Massi,
nel quadro di un organismo di collegamento
intitolato « Raggruppamento Sociale Italiano».
HA
EU
vole Paeciardi, anche del sottosegretario
Scalfari e dell'esponente della destra democristiana onorevole Caronia. Il volume
uscirà dalle stampe fra qualche settimana,
e sarà distribuito a tutti i propagandisti
dei Comitati- Civici.
*'
Roma, ottobre
Ecco un piccolo notiziario preelettoralc
relativo alla battaglia per i· voti preferenziali svoltasi in alcuni centri siciliani.
L'onorevole Carmelo Santalco, sindaco
democristiano uscente del comune di Barcellona Pozzo di Gotto, nella provincia di
Messina, noto per il simulato caso di corruzione a proposito della Giunta Regionale
Siciliana, ha inviato il seguente telegramma al «cavalier» Genco Giuseppe Russo,
presso la sezione democristiana di Mussomeli: «Esprimo vivissime felicitazioni
per vostra inclusione lista candidati democristiani Mussomeli cui vostra presenza
conferisce larghissimo prestigio. Formulo
sentiti- auguri per vostra elezione sicura
garanzia efficace contributo comune lotta
per sane amministrazioni, moralizzazione
vita pubblica et difesa valori religione c
civiltà occidentale. Deferenti
ossequi.
Carmelo Santalco, sindaco uscente Barcellona ». Genco Russo ha risposto telegraficamente all'onorevole Santalco: «Onorevole Santalco, sindaco Barcellona. Grato
per tue gentili espressioni ricambio sentitamente auguri pieno successo. Causa dé. mocrazia et difesa religi·o ne contro minaccia bolscevica habet bisogno nostro insostituibile apporto. Amici MussoDJ.eli conoscono et apprezzano altamente tuoi trascorsi amministratore provinciale et comunale esempio per tutti candidati democristiani. Tentativo comunista infangare
nostra cristallina reputazione non prevarrà. Ti invio affettuosi saluti te et nostro
amato segretario regionale D'Angelo. Cavaliere Peppe Genco Russo ».
QUESTITALIA
Negli ultimi due giorni delia campagna elettorale a Palermo, il consigliere comunale uscente e candidato della DC, dott.
Alfredo La Rosa, ha recapitato a mezzo posta a qualche migliaio di elettori· un cartoncino che reca da una parte la foto del
candidato, mentre 'dall'altra porta il seguente testo: « Il Comitato Elettorale chiede vivamente la più attiva collaborazione
a tutti gli amici e a tutti coloro che conoscono l'ing. La Rosa per avere sostenuto
con lui gli esami per il conseguimento della
patente di guida; ricorda a tutti coloro che
hanno ricevuto fav..:>ri che, in questa occasione, possono, se lo ritengono opportuno,
dimostrare la· loro gratitudine».
Il candidato del PLI nelle elezi-oni comunali di Marsala, Antonio Giacomaro, ha
distribuito un volantino in cui si definisce « candidato liberale ed europeista
convinto, che si è ri·v elato, attraverso le
sue molteplici attività, un dinamico organizzatore oltre che della politica anche
dello sport e della mondanità ». Nell'autobiografia del candidato liberale leggiamo
che « da giornalista di-lettante ha trattato
argomenti di sport, di politica, di ippica,
d'arte ecc.», che « si può considerare il
fondatore del PLI a Marsala avendo firmato il primo verbale di fondazione ... da
europeista convinto, molti anni addietro
fondò il Movimento federalista europeista
e ne coprì la segreteria politica. Organizzò la Gioventù Federalista Europea e ad
intervalli la diresse insieme ad altri amici-,
con i quali costil.uì anche la Società Sportiva Europea... Alcune settimane addietro
fondò la società B. Croce, affidan'dola per
le sue cure organizzative e tecniche ad
esperti amici... unico organizzatore delle
serate mondane seppe inserire il locale del
Lido di Marinella (di sua proprietà) fra
i più noU della Provincia, e come se queste
attività non bastassero fondò la Polispol'tiva Tricolore, oggi diretta da lui con la
qualità di Presidente. A quest'ultima so ..
cietà ha dedicato tutte le sue ore migliori...»
A Palermo è stato costituito un « comitato elettorale del dott. Nino Di Leo» candidato della DC nelle elezioni comunali.
Tale Comitato ha inviato ad alcune decine di migliaia di cittadini di Palermo una
lettera del seguente contenuto: «Conoscendo i legami di amicizia che legano la S.\'.
Ill.ma con il nostro dott. Nino Di Leo, ci
permettiamo ricordarle che egli ripropone
_la sua candidatura alle prossime elezioni
ammini-strative. Ciò facciamo certi di compiere cosa a Lei gradita ~ .allo scopo u i
·consentire che Ella possa tempestivamente
impegnarsi. Sappiamo per altro che il
dott. Nino Di Leo desidera incontrarsi con
la S.V. per porgerle personalmente la Sua
preghiera ». Firmato: . Il Comitato. La
massima parte dei cittadini che hanno ricevuto questa lettera, non conoscevano affatto Nino Di Leo, non vantano alcun legame. di amicizia con lui, e non lo avevano mai visto prima.
(463) 43
•
Bonn, ottobre
. .Tra il governo di Bonn e quello di Parigi sono attualmente in corso negoziati
segreti per un accordo che dovrebbe regolare la cooperazione dei due governi contro il traffico clandestino delle armi destinate all'Africa del Nord. Il govern~ francese ha fatto presente che, in attesa che tale accordo sia raggiunto, le navi te'd esche
che si avvicinano al~a. costa algerina, dovranno essere perquisite.
•
Belgrado, ottobre
Hanno avuto inizio in questi giorni· trattative segrete tra l'Episcopato cattolico e
il gov:erno di Tito, per una migliot:e collaboraziOne tra le due parti. L'Episcopato
44 (464)
Londra, ottobre
In merito alla visita che il primate
della Chiesa Anglicana Goffrey Fisher
farà a Giovanni XXIII il 2 dicembre pros~
!iimo, si apprende che Fisher conferirà
col ~apa ~nche a nome del patriarca ecumen!co d1 çostantinopoli, Athenagoras,
che e la massima autorità delle Chiese Ortodosse nel mondo. Fisher incontrerà
;\thena~oras, in Turchia,. prima di· venire
ID :Vaticano. I colloqui tra .Fisher e il
Va~1cano non si limiteranno solo alla
ud1el!za pon.tificia. Il primate della Chiesa
Anghcan~ SI t~atter~ a .Roma tre gioQrni,
durante 1 quali avra dei colloqui con diversi dirigel!ti del.la ~anta Sede, specialmente con 1 cardiDah Bea Tisserant ed
Amleto Cicognani, oltre eh~ col cardinale
pomenico Tar~ini. E' previsto anche un
n~contro tra F1~her e il cardinale Agagia·D ian, durante Il quale sarà esaminato il
pr~blema di una collaborazione ti:a la
Chiesa Cattolica, la Chiesa Anglicana e
altre chiese cristiane nei paesi afroasiatici.
Tunisi, ottobre
AH
UE
Il principe ereditario del Marocco, Mulay Hassan, si è recato in questi giorni a
HA
EU
Londra, ottobre
Il governo inglese ha fatto presente
al generale De Gaulle il proprio mal contento per l'autorizzazione data dalla Francia .al ~overno di Bonn, ~i occupare alcune
basi di addestramento ID Francia, per i
soldati della Germania Occidentale. Il govern~ di Lo~dra ha. inoltre fatto presente
che, ID segm·t o al nfiuto delle autorità Ji
Bonn di ~ontribuir~ in dollari alle spese
delle. basi alleate ID Germania, lo Stato
Maggwre americano pensa 'd i ritirare alcune divisioni statunitensi· dal territorio
tedesco.
*
E
*
passato l'incarico di ambasciatore a Pangt e ad Ankara. Il · nuovo ambasciatore
d'Israele a Roma è stato negli ultimi anni·
ripetutamente incaricato per contatti confidenziali col Vaticano, e l a sua nomina a
Roma prelude ad una maggiore intensificazione dei contatti diplomatici· tra il governo d'Israele e la Santa Sede. Fischer è
stato infatti incaricato dal suo governo di
negoziare a Roma con le autorità vaticane
la normalizzazione dei rapporti diplomatici tra il Vaticano e Israele.
AH
U
Washinghton, ottobre
La grande stampa degli Stati Uniti ha
quasi completamente trascurato le tesi italian e sostenute dal ministro degli esteri Segni .all'ONU, in merito alla questione dell'Alto Adige. Il New York Times ha dedicato al punto di vista italiano e al discorso del mini stro Segn i· appena 40 righe:,
mentre un riassunto ancora più breve P.
stato pubblicato dal New York Herald Tribune. Altri importanti giornali americani
tra i quali il Journal American, il Mi.rror'
il Daily News, il World Telegraph, il Ne~
York Post, hanno completamente ignorato
il pu~to di vist~ ~taliano e il discorso pronunciato dal ffiiDI·stro Segni. Al suo ritorno a N ew Y ork, il ministro Segni ha chiesto ~n'ambasciatore Brosio di aprire una
inchiesta sull'efficienza dell'uffi,c io stampa
~ell'ambasciata. Brosio ha risposto al mini-stro degli esteri che l'ufficio dell'addetto
stampa a Washington è del tutto insufficiente a causa dell'assoluta mancanza dei
f?ndi; Brosio aveva offerto a diversi es perh del Palazzo della Farnesina di venire
a Washington a dirigere l'ufficio stampa
dell'ambasciata, e tutti avevano rifiutato
tale invito, per motivi finanziari.
ha presentato al governo le sue proposte
tramite un memoriale scritto che è stat~
conse~nato
dall'arcivescovo di Belgrado
mon.signor Giu~eppe Ujcic al capo dello
ufficiO go_ver~ahvo per l~ questioni religiose. DobnvoJe RadosavlJevic. Il testo del
docu~ento episcopale è stato portato confidenzialmente nei giorni• scorsi al Vaticano, t:amite il. vescovo di Segn, . monsignor V1ktor Bune, il quale è stao ricevuto dal Papa. Risulta tra l'altro che l'Episcopato? ~attolico jugoslavo è favorevole
alla ri~hiesta del governo di Belgrado di
trasfenre da Roma tutU. i preti dell'emigrazione fascista jugoslava, che da 15 anni
o~cupano il Collegio di S. Girolamo in
VIa. ~o.m~celli. Svuotato dagli attuali ospiti
politici, Il collegi·o dovrebbe essere destinato ai seminaristi jugoslavi che verranno ~ R.oma per frequentare le università
po~hficie. Una delegazione dell'episcopato
e I~fin~ partita per Roma, ed è composta
dell arciVescovo di Belgrado monsirg~or
Giuseppe Ujcic, dell'arcivescovo di Zagabria monsignor Francesco Seper e di tre
vescovi diocesani, i monsignori Bukatko
F_rani.c e Zvekanovic. I cinque prelati:
gmnh a Ro-m a per conferire con Giovanni
XXIII e con i dirigenti della Segreteria di
Stato in t;nerito ai negoziati in corso col
governo J.ugosl~vo, per raggiungere un
« modus vivendi » tra la Chiesa e lo Stato
in Jugosl~vi~, ~anno partecipato anche ad
alcune numon1 preparatorie delle varie
commissioni per il Concilio Ecumenico..
HA
EU
dall' Estero
•
Tel Aviv, ottobre
Nelle prossime settimane partirà per
Roma il nuovo ambasciatore d'Israele Maurice Fi·scher, attualmente vice diretto're gen~rale al ministero degli esteri di Tel Aviv.
Fisher, che ha 37 anni, ha ricoperto nel
OUESTITALIA
Londra in · missione segreta. Egli è stato
incaricato dal padre, il sultano Maometto
V, di chiedere l'appoggio inglese per l'inclusione della Mauritania sotto la sovranità del Marocco. Il presidente tuoisino Bourghiba si è schierato contemporaneamente pubblicamente contro la tesi marocchina, dichiarando che la Tunisia appoggia la tesi della indipendenza del territorio africano, cui la Francia riconoscerà
l'indipendenza il 28 novembre prossimo.
Il giovane primo ministro della Mauritania, Moktar Ould Daddah, ha informato
dal canto suo il governo tunisino che egH
intende combattere con tutti i mezzi contro i piani annessionistici del Marocco.
Moktar Ould Daddah ha informato il governo di Tunisi che egH intende chiedere
sin dal 28 novembre prossimo il riconoscimento dell'indipendenza del suo paese all'ONU, e l'ammissione nelle Nazioni Unite.
Egli ha accusato il governo del Marocco
di mirare alle miniere di rame e di ferro
~he si trovano in questo territorio africano. Il governo francese ha impegnato
tutti gli stati africani ex-colonie francesi,
che tuttora sono ispirati dalle fònti parigine, di appoggiare la tesi della indipendenza della Mauritania.
*
Vienna, ottobre
Un funzionario del servizio informativo
gesuita di Vienna è stato inviato nei giorni scorsi dal Vaticano a Budapest. Il gesuita austriaco, 'di cui si ignora il nome,
ha viaggiato in incognito. Scopo della sua
missione è stato quello di accertare l'attuale situazione dei vescovi cattolici monsignori Petery, di Vacz, e Badalik, di Veszprem, che sono tuttora detenuti dal governo. Il governo ungherese ha ultimamente soppresso i campi di concentramento, ma questi due vescovi, che vi erano stati rinchiusi, non sono tornati alle loro
diocesi. L'inviato gesuita ha potuto constatare che i due vescovi si trovano attualmente internati in due ville separate nell'interno del paese, ma non ha potuto mettersi in diretto contatto con es.s i.
QUESTITALIA
Tirana, ottobre
E' stato nei giorni scorsi in Albania
il generale della Cina comunista Chang
Tsung-Hsun, capo di stato maggiore aggiunto. Egli ha avuto lunghe conversazioni ·con il generale Bekir Balluku, ministro
della difesa albanese, al quale ha chiesto la · disponibilità di alcune basi in Albania, dove verrebbero addestrati i « volontari » cinesi destinati alla Algeria. Il governo di Tirana ha subordinato il proprio
nulla osta alla richiesta cinese a una pre. venti va consultazione con il governo dell'URSS e con lo Stato Maggiore del Patto
di Varsavia.
*
w ashington, ottobre
In 28.000 chiese degli Stati Uniti, appartenenti alla Lega Nazionale Evangelica,
alla quale aderiscono 38 diverse Chiese
protestanti, ha avuto luogo una « campagna religiosa contro Kennedy ». Durante le
cerimonie religiose sono stati distribuiti
ai fedeli protestanti opuscoli e volantini,
che invitavano la popolazione a votare
contro Kennedy, per evitare che un cattolico diventi il presidente degli Stati Uniti
e violi, secondo gli obblighi della sua coscienza religiosa, il principio della separazione tra la Chiesa e lo Stato.
*
Il Cairo, ottobre
Il servizio segreto francese ha ·preso dei
contatti confidenziali col governo algerino
in esilio. I contatti sono avvenuti ai primi di ottobre al Cairo. Il governo algerino ha fatto sapere che è disposto a discutere con la Francia la questione algerina,
ma a condizione che . tali trattative vengano fatte direttamente tra De Gaulle e
Ferhat Abbas, anche, se De Gaulle vuole,
in forma del tutto segreta. Il governo algerino ritiene che le trattative devono riguardare le modalità di referendum in Algria, ma non intende accettare il punto di
vista francese secondo il quale il referendum deve essere controllato dall' esercito
francese. Gli algerini chiedono il controllo
di una commissione mista composta dai
rappresentanti francesi e del FLN, o da
delegati dell'ONU. Nel caso che il referendum algerino determini l'indipendenza del
paese, il governo algerino è disposto a riconoscere alla Francia i diritti di sfruttamento petrolifero nel Sahara, il quale però deve passare sotto la sovranità algerina.
*
V arsa via, ottobre
Su richiesta del cardinale di Varsavia, Stefano Wiszinsky, verrà subito dato
inizio alla causa di b eatificazione del religioso polacco p. Massimiliano Kolbe, che è
stato ucciso dai nazisti nel 1941 nel carcere di Oswiecim. L'Episcopato cattolico
polacco intende anche far riconoscere che
(465) "'
l'occupazione nazista in Polonia, durante
uno stato arabo palestinese. Il governo della seconda guerra mondiale, aveva quale
la RA U sembra orientato a proclamare
unico scopo quello di sterminare i popoli
quale stato palestinese « confederato con
slavi e in modo particolare il popolo pola RA U » il territorio di Gaza, che è già
lacco, e che le vittime di tale politica hitcontrollato dalla RAU. In tal modo Nasser
leriana non erano soltanto i comunisti,
vorrebbe creare una base politica per le
ma anche i cattolici e persino il clero.
ulteriori rivendicazioni territoriali, sia
Il p. Kolbe era un missionario francesca- _ verso la Giordania sia verso Israele.
no, che tra le due guerre mondiali aveva
svo~to opera missionarià in Giappone. Per
disposizione dei suoi superiori religiosi
New York, ottobre
egli era tornato in Polonia poco prima
della seconda guerra mondiale, e nel 193.9
L' American Institute of Management »
fù arrestato dalla polizia nazista, e dopo
ha pubblicato in questi giorni a New
la deportazione in vari campi di concenYork l'annuale studio sulle maggiori imtramento si era trovato nel campo di
prese commerciali e affaristiche del monOswiecim. Quando, in occasione della fuga
do. Tale studio viene elaborato annualdi un prigioniero politico, i comandanti
mente dietro richiesta degli uomini d'affanazisti di tale campo avevano deciso di
ri americani, per facilitare i loro investiuccidere uno ogni dieci prigionieri detamenti nelle « imprese sicure » .dei diversi
nuti, il p. Kolbe si offerse di morire invepaesi del mondo. Il documento dell'« Amece di un giovane sottoufficiale polacco, parican Institute of Management » per questo
dre di numerosi figli. Il religioso morii il
anno pone al primo posto assoluto tra
14 agosto 1941 nella cella della morte, in
tutte le imprese del mondo il Vaticano,
seguito ad una· iniezione di acido fenico.
assegnandogli 9010 punti sui diecimila
Ad evitare che la beatificazione del p.
possibili, insieme ad industrie petrolifere
Kolbe assuma un significato antitedesco,
quali la Standard Oil della California e
essa avverrà contemporaneamente a quella
la Standard Oil del New Jersey. Seguono
del gesuita tedesco p. Rupert Mayer, una
poi la Generai Electric e la Generai Moaltra vittima della persecuzione nazista, ma
tors.
in Germania. Il p. Mayer era stato arrestato dai nazisti nel 1939, e deportato. nel
campo di concentramento d'OranieilburgOttawa, ottobre
Sac_h senhausen, nei preSsi di Berlino; nonostante le torture egli riuscì a sopravviLa notizia della creazione di un partito
vere e tornare a Monaco di Baviera dopo
nazista nel Canadà ha destato indignazioil crollo del nazismo, dove morì in seguito
ne e ira in tutti gli ambienti politici del
paese.
alle persecuzioni subite. La solenne cerimonia della beatificazione dei padri MasI can~desi sono r~masti colpiti nell'ap. similiano Kolbe e Rupert Mayer avverrà
prendere l'esistenza nel loro paese di un
nel 1961.
movimento nazista - ha scritto un giornale. Il Montreal Star ha dichiarato che
ogni canadese denuncerà questo movimento.
La stampa pubblica numerose lettere
Il Cairo, ottobre
di protesta. Leo Robak ha scritto sul MonIl governo della RAU ha formato spetreal Star che non ha parole per esprimeciali unità militari inquadrandole in una
re il suo orrore e la sua ira per l'intervi« armata · palestinese ». L'armata è stansta televisiva con coloro che si autodefiniziata nella regione di Gaza, ed è interascono leaders dei partiti nazisti degli Stati
mente equipaggiata con armi sovietiche. I
Uniti e del Canadà. Molte migliaia di tegoverni di Cairo e di Bagdad sono d'ac- - lespettatori sono rimaJ>ti colpiti nell'apcordo per la creazione di uno stato paleprendere che la liquidazione del regime
stinese arabo, ma non sono d'accordo sulnazista in Germania e l'esecuzione di alla forma e sull'entità territoriale di tale
cuni criminali di guerra nazisti non hanno
stato. I due progetti, tuttavia, si rassomiimpedito la ricomparsa di nuovi « Hitler»
gliano, e il governo della RA U spera che
nel Canadà e negli Stati Uniti.
l'lrak finirà per accettare H suo punto
Uno dei lettori del Toronto Daily Star
di vista. Il governo giordano invece ha coinvita - il _governo ad aprire un'inchiesta
municato ufficialmennte alla Lega Araba
sulle fonti di finanziamento del partito
di essere contrario a qualsiasi creazione di
na.zista canadese ed a porlo al bando.
Segnalib~i
HEINRICH ROMMEN: Lo Stato nel
pensiero cattolico (presentazione di F.
Battaglia); Milano, Giuffrè, 1959; pp.
323• L. 16oo.
46 (466)
HA
EU
AH
U
HA
EU
*
E
*
QUESTITALIA
Il Rommen, scrittore cattolico, ricco di
molta esperienza politica, è noto come studioso della dottrina cattolica sullo Stato
attraverso un autore centrale qual.'è Fran·c esco Suarez, e attraverso la elaborazione
del pensiero laico del Grozio.
Egli afferma che la Chiesa cattolica definisce lo Stato « una Società perfetta, che
realizza tutti i fini dell'uomo, ma con la
avvertenza che tali fini, essendo -naturali,
attendono di essere completati dalla soprannatura, alla loro volta inservono ai
fini soprannaturali, per cui l'uomo in essi
si appaga ma insieme si apre ad altre ansie e prospettive. Ne vie ne che, innanzitutto, l'individuo non si adagia compiutamente nello Stato, il quale non lo risolve
coincidentemente; ma che poi la Chiesa
non abbandona lo Stato a se stesso, anzi
ritiene nei secoli di· poter intervenire in
esso ... E si capisce, una volta che si ponga
un fine soprannaturale oltre il naturale,
e con esso il suo primato, in un ordine gerarchico e ascendente ». L'idea fondamentale di tutto il libro sta nella concezione
dello Stato come un organismo morale.
« A centro Ile è l'uomo, che è corpo ed
anima, che essendo anima è ragione, e soprattutto v olontà. Esso riassume la necessità senza esclusione di aspetti e la avvia alla libertà, appunto ne fa dei valori
precisi che reggono la vita sociale e politica, la coordinano, la orientano ». Nella
luce di questa dottrina, che ha risonanze
tomistiche (lo Stato assume l'uomo « sed
non totum ») ma anche idealistiche, il
Rommen discute le dottrine differenti da
essa; ed infine dichiara la sua posizione
rispetto alla Comunità Internazionale, che
egli definisce come « organismo m6rale
più alto di quello dello Stato nazionale:..
Il Battaglia, nella presentazione, fa alla
dottrina del Rommen, dopo molte lodi,
tre osservazioni critiche: non si salva
dalla sostanzializzazione dello Stato (ne fa
un ente e lo fa esistere idealmente prima
delle sue parti) ; ne esagera il valore (definendolo « la più bella, la più artistica c
la più alta produ.zione della natura sociale, nell'ordine dei valori sociali); mescola motivi derivati dalla prima e dalla
seconda Scolastica con motivi del romanticismo e in definitiva disposa tesi romantiche.
Sono censure di un critico molto benevolo. Infatti il Battaglia è un filosofo del
diritto che oggi si dichiara vicino alle
idee del Rommen, non soltanto in questa
presentazione, che egli intitola « Intorno
al pensiero cattolico sullo Stato », ma an-
AH
UE
•
QUESTITALIA
che nel recente articolo su « La concezione
speculativa dello Stato », pubblicato sulla
Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto . Egli ora scrive di avere abbandonato
la sua « tesi i·m manentistica affermante
che l ' individuo coincide con lo Stato in
quanto soggetto morale» (coincidente idealisticamente .con lo Stato etico) « nella luce di una nuova meditazione, che consuma nello -spiritualismo l'ori·g inaria impostazione immanentistica. Si può ben dire
- afferma ora il Battaglia - che proprio
il ritenere l'individuo portatore di un valore, che lo eccede, esclude che lo Stato
sia sullo stesso suo pi•a no, ne fa qualche
cosa di diverso ». Non è diverso abbastanza , quando la sua « forma è quella della
es senzial e giuridicità e il suo contenuto è
dato dall'ethos ».
Sono da lodare la grande cultura e la
buona intenzione del giurista tedesco e
di quello italiano, ma si deve chiedere se
sia giusto presentare come « pensiero cattolico » due· tentativi di fondere elementi
scolastici con elementi idealistici.
ALBERTO CARACCI OLO: Stato e soci età civile; Torino, Einaudi, 196o;
pp. 159. L. 1200.
Ecco un libro notevole non soltanto per
la storia del Risorgimento, ma anche per
la sociologia odierna. Del nostro Ri•sorgiinento il Caracciolo stu{lia, più che l'aspet- ·
to politico o quello economico già molto .
analizzati dagli storici, Io sviluppo civile
della società. · In tale prospettiva egli illumina alcuni fra i principali fattori della
formazione dello tato italiano moderno . .E'
vero che la so.vranità civile si afferma soprattutto attraverso !!intervento statale
nell'economia: intervento che diviene sempre pi-ù consapevole ed esplicito, come dimostra l'indagine sul Ministero di Agricolt ura e Coil1illercio da Cavour a Depretis;
però l'ingerenza stat11le ·si fa sentire in
molti altri vitali settori: quello dell'istruzione e della libertà dell'insegnamento,
quello della beneficenza e assistenza, quello igienico-sanitario, e nei più diversi
aspetti della vita sociale culturale e morale. L'unificazione parve esigere un rigoroso accentramento.
Il giovane autore, gi•à libero docente di
Storia del Risorgimento nell'Università di
Roma si era bene preparato a questo lavoro 'di sintesi, fondata su ampia e in
parte nuova documentazione, con molti
stu'di iniziati nel 1952 dal volume su «Il
movi~ento contadino nel Lazio: 1870•1922 ». Oltre al notevole valore storico, è
da lodare la prospettiva sociologica sulle
carattéristiche dello Stato moderno. L'autore si propone di studiare « quali furono
(467) 47
RUDIGER ALTMANN: Das Erbe Adenauers; Stuttgart, Seelwald, 1960; pp.
211, DM 14,6.
L'autore non è un avversario dell'attuale governo di Bonn; vorrebbe anzi conservare Io stato attuale dell'odierna struttura sociale. Appunto perciò egli si pone la
domanda: che cosa accadrà quando Aden auer non terrà più le redini della Repubblica Federale?
Altmann paragona la struttura del governo attuale alla struttura di un edificio:
all'esterno upa facciata di politica dei• pa~·­
titi, all'interno gruppi di interessi, dei quali Adenauer sa utilizzare l'influenza e dei
quali esaudisce i· desideri nella misura in
48 {468)
Rassegna delle riviste
SERGIO HESSEN: Scuola democratica
e sistemi scolastici; Roma, Avio, 1959;
pp. 358, L. 2000.
·E' la raccolta dei saggi separati che il
noto pedagcigista ha striUo in questi altimi anni, esaminando le più recenti concezioni pedagogiche, le nuove legislazioni
scolastiche, gli odierni esperimenti scolasticio. L'autore illumina efficacemente la diversità degli indiri·z zi e delle attuazioni
nelle condizioni storiche e ambientali dei
vari paesi. La caratteristica fondamentale,
che · egli ritrova dovunque, è il rapporto
scuola-democrazia. L'una e l'altra appaiono in crisi. La scuola ha percorso una
strada analoga a quella della democrazia;
e come la democrazia oggi non può chiudersi in una mentalità indifferente ri·spetto
alla vita sociale, cosi la scuola non può
oggi concepire la propria autonomia come
una vuota neutralità. Vengono esposti in
modo particolare gli ordinamenti scolasticio di Francia, Gran Bretagna, Cecoslova~­
chia, Polonia, Italia (dalla Riforma Gentile al 1959).
QUESTITALIA
.zione del progresso tecnico e della prospeNella ri vista DER MONAT , (aprile 1960),
che esce a Berlino, Karl Heinz Wocker , rità, le due sole cose lasci-ate come eredità
dagli ad ulti. E il profondo sentimento · di
pubblica uno studio coraggioso su « Una
colpevolezza della vecchia generazione fa
generazione senza volto ». Dopo un esasì che, invece di educare la gioventù con
m e ampio e sincero sui caratteri· della giole i stituzioni tradizionali
f a miglia,
ventù odierna nella Repubblica di Bonn,
egli constata che essa non è nè democra- . scuola, chiesa - es sa preferisce abbandonarne
l
a
cura
ai
mezzi
delle
comunicazioni
tica, nè comunista, nè nazionalista, nè eudi massa e della propaganda.
ropeista, nè pacifista, nè militarista, nè
materialista, nè idealista.. Egli la trova
Lo Stato realmente democratico è la pi-ù
« spaventevole »; e preferirebbe che essa
faticosa, la più fragile ' e la più complicata
avesse un pò d'odio contro qualche cosa,
di tutte le forme politiche, bisognosa dello
o che si mostrasse - di tempo in tempo
a iuto di tutti i cittadini, i quali devono es- radicale. L'odio «rappresenta» qualche
sere perciò educati a partecipare in mocosa; almeno si sa a quale punto ci trodo intelligente ed onesto alla vita politica.
viamo, e si può lottare contro quest'odio.
Questo periodo di transizione appare, alMa la gioventù germanica occidentale non
l'autore, estremamente d~fficile, poicht\ gli
è capace neppure di dò.
anziani sono prigionieri dei vecchi pregiudizi e i giovani sono troppo incuranti dei
Egli non fa questione di colpabilità.
problemi reali. Egli domanda alla giovenAggiunge però che, volendo trovare i retù di riflettere con impegno e di fare sesponsabili, non c'è che da cercarli tra c<!riam
ente le proprie esperienze, finché i
loro, i quali ier l'altro aiutavano senza r complici di ieri si tengono ancora nell'ommorsi il Fiihrer a conquistare i cuori debra e tentano di suggerire ai candidati
gli uomini e i paesi del mondo . intero,
della vita politica risposte false.
quali ieri pensavano che per r1parare 1
torti causati fosse sufficiente assicurare
alla gioventù una vita più agiata di quella
vissuta da loro, i quali oggi domandano a
· gran voce la risurrezione del « Servizio
I DOCUMENTS, rivista di Colonia di
del lavoro obbligatorio» per inculcare fiquestioni germaniche (maggio-giugno 1960),
nalmente i buoni costumi a questa giostampano un articolo di Bruno Lenz su «La
ventù che non ha neppure un poco d-i ricrisi delle Università». Egli scrive che,
spetto per i propri geni·t ori.
• mentre nel passato si diceva, non senza
In tale « vuoto », anche i tentativi di
ironia, che l'Assemblea Nazionale di Frauintegrazione politica europea e JDOndiale
coforte era il Parlamento dei professori,
non rappresentano niente per essa. L'anoggi il grande affiusso degli studenti e la
tore riconosce, d'altra parte, «che ciò che
penuria di giovani insegnanti- impediscono
si nasconde dietro la confusione dell'alfaai docenti di dedicarsi ·ad attività politiche
beto e della tavola di moltiplicazione eupratiche (viene spontaneo un confronto
ropea non è follemente attraente: C.E.E.,
con le Universi•t à italiane). Nelle UniverE.F.T.A., O.E.C.E., U.E.O., le Comunità dei
sità americane eminenti, la percentuale
Tre, dei Sei, dei Sette, dei Tredici, Jei
del personale insegnante in rapporto agli
Quindici o dei Diciotto, tutto ciò. non h.a
studenti è di l a 8; nell'Unione sovietica,
niente di appassionante per una 1mmag1è da l a lO; nella Repubblica Federale
nazione giovanile portata verso l'assoluto.
Tedesca è di l a 15, vale a dire l profesBisogna aver conosciuto l'impotenza di una
sore per 60 studenti. (Altro spontaneo con•
Europa dilaniata per apprezzare i tentati':i
fronto !). I professori e i· rettori si sforzadi comunità che oggi vengono abboz.zatl,
no di attirare i giovani e creare cattedre
sebbene siano assai modesti ».
di riserva; ma sono sovraccarichi di laQuesta generazione vuota di ogni penvoro e non hanno tempo di occuparsi sufsiero politico e sociale, che si cura unicaficientemente dei giovani. Tutto ciò non
mente del proprio benessere, non può nemrende attraente la carriera universitaria.
meno venir definita scettica. Essere scetMolti sono spaventati dalla lunga durata
tico significa distaccarsi da qualche cosa
della preparazione e dal basso livello degli
che si conosce bene, che si conosce tropstipendi.
po bene per poter accontentarsene. I gioL'autore cita quindi la conclusione che
vani di vent'anni non hanno una vera. coil prof. Miiller ha pubblicato sulla base
noscenza, né diretta né riflessa, dei grandi inchieste approfondite: « Se si giudica
dissimi ed urgentissimi problemi del. monin funzione dei bisogni futuri, condizionado odierno politico e sociale; « sono come
ti dalle esigenze della concorrenza nella
esseri non vaccinati che vivono in mezzo
economia mondiale, si può di•r e che il nnai malati .guariti ed ai malati cronici -..
mero degli studenti universitari è piuttoAnche il desiderio di indipendenza della
sto troppo piccolo che troppo grande. Ma
gioventù attuale si limita risolutamente !l!
se si giudica in funzione delle esigenze che
dominio della vita · quotidiana, è in funoggi si è in diritto di porre ad universi-tari
AH
UE
HA
EU
AH
U
E
cui que.sti non si urtano troppo con altri.
« L'indu stria vi ha la sua· abitazione, cattolici e protestanti vi f an no gara di parità,
l'ala sinistra lotta per ottenervi• un'abitazione in condominio, e l'agricoltura non
ha bi sogno di stare nel cortile. In breve, la
maggioranza parlamentare è un cong-lomerato complesso di interessi e di compromessi ·d'interessi ». E' un vero labirinto,
ma Adenauer lo cono sce e lo domina completamente. Viene riconosciuta storica la
opera del Cancelliere, ma si illumina continuamente il rovescio della medaglia.
«Nessuno dei suoi discorsi merita di venire stampato ... Nemmeno i biografi sembrano avere scoperto molti elementi che
superino il quadro di ciò che compie il
borgomastro d'una grande città... Tuttavia è, senza dubbio, una personalità ... Forse soltanto un tale vegliardo poteva dare
alla Germania la calma che le era più necessaria di una coscienza politica».
L'autore si dichi·a ra certo di una cosa:
l'uomo che ha dato il suo volto alla Repubblica Federale non lascerà dietro di sé
alcuna tradizione politica, alcuna dqttrina,
alcun discepolo; la sua eredità, concernente le idee politiche, sarà un grande vuoto,
che bisognerà colmare. E converrà concentrarsi sulle cose piuttosto che sulle persone. <( E' urgente che la nostra politica
sia meglio armata sul piano ideologico; che
noi abbiamo la volontà di mettere in pra:.
tica delle idee invece che contentarci di
fare degli affari ». Così conclude eautore,
aggiungendo che tutti dovranno far fronte
a tale necessità: non soltanto i• democristiani tedeschi, ma anche i socialdemocratici, il Parlamento, l'opinione pubblica, e
nessuno potrà non riconoscere questa eredità.
HA
EU
i rapporti dello Stato italiano col cittadino e con la società civile, quali di conseguenza l'efficienza e la natura sua. Problema non giuridico costituzionale, o almeno non prevalentemente giuridico, ma
di più ampio si·g nificato, che lo storico moderno, attento a distinguere fra strutture
politiche e vita degli uomini, dei gruppi,
delle classi sociali, avverte essenziale per
conoscere il signi•f icato di un'età e di un
sistema ». Su questo terreno
meno
esplorato dagli storici - l'esame dei nessi degli istituti politici con istituti e con
uomini• dell'amministrazione della cosa
pubblica e col progredire e l'aggrupparsi
della società civile dimostra quanto fosse
fragile il tessuto della società civile, cui
si chiedeva di esprimere una classe politica
ed uno Stato nuovo, con diverso livrello
di evoluzione sociale tra le componenti regionali del regno unitario e con squilibri
nel processo di accumulazi•one dei capitali
e nel maturarsi di una borghesia imprenditrice (difficoltà npn scomparse neppure
dopo cent'anni). Dimostra inoltre con quali caratteri lo sviluppo dello Stato• italiano
partecipa al grandioso e pericoloso fenomeno dell'incessante centralizzazione ed
accrescimento di funzioni dello Stato moderno.
Esistono caratteri comuni ad ogni Stato moderno, quale si viene conformando
nel sorgere della borghesia, del pensiero
razionalista, delle comunità nazionali, dell'economia mercantile fondata sull'industria e del diritto fondato sulle libertà
dell'imprenditore. Monarchie assolute o
illuminate in alcuni grandi paes,i 'd'Europa, Stati regionali in altri, prime repubbiiche in America, ancora giovani democrazie dell'Ottocento, imperi conservatori,
organismi federativi e repubbliche socialiste appaiono tutti « regimi » politici che
si svolgono lungo una direttrice analoga,
se considerati secondo il compito e la strutturazione dei pubblici poteri. E' uno Stato. onnipotente, nei suoi principi e nella
sua reale strutturazione, che si afferma in
ogni luogo, pur quando sono più opposte,
nella legge o nella coscienza degli uomini
le istituzioni.
<'
'
!
*
QUESTITALIA
(469) 49
"'o
0...
·;:;
HA
EU
L..
L..
"'
·;:;
c:
u
·o:;
AH
UE
"o
:8>
o.
M
M
-
::l
M
".....ro
_j
:J
>
(l}
u
'O
i:r.
....o
.!:(
5IQ)
-l
::;"'
o
·;:;
"'
1-
2
li
..,
u
..~
:J u
~
....c
111
a
o o
'ti
cn
c ...
.!!
....Gl
cn
....111
:0
<(
::>
t:
.!
E
111
I:T
oa..
111
0:::
<(
o
u
l-
_j
o
'O
u
w
o
....111o
o
c:
N
Gl
>
o:::
=
'i:i
V>
o
111
'ti
e ·o
c
u
~
w
111
"i
"'
c:
·;;
Q)
o
....c:
::l
Ol
'O
Q)
-~
-l
5IQ)
Cf
U)
Q)
....
;;
·;:;
·-
!E
IU
.a
:::1
-- ---- ----- -- ---
2
~
l!
~
·;;;;
·:;
u
<(
·=o
E
o
o
co
·c;,
:0
'O
cO
·;;
..c:
c:
u
_j
c:
..2 ~
"'
I:
1-
t:
o
'i:i
-;:;
(l}
(l}
E
~
c:
L..
L..
L..
c:
u
o
> uo
·;:;
o
E
c:
o
u
(l}
l
c:
ro
..
..o
"o
......
ro
·;;
....o
'O
Q)
o
....c:
::l
Ol
'O
o
.N
·:;:
o
L..
(l}
Vl
L..
w
-
_j
'O
t+=
o.
·M
M
u
-o
,....
M
o.
"'(;
.!!!
·-------- -------- ---- -
c:
"'
E
-~
Q)
SlQ)
~·
>
c:
i
Q)
.!:(
Q)
·v;
Q)
....
u
...
·;:
~
-o
o
·;:
g
~
.!!
o
..c
li
o
~
..,
2
..,li
,;
....f
u
o
...
:J u
(J ....111
c
:§
..2
o
co
111
cn
u
t:
g
1ft
~
..c:
~
:
-
o-
a-
zw
>
IU
-cl
IU
...J
&:
w
..
-cl
" ~•u
..2 ::
li u
oco ..,
•
c( >
(/)
CII
CII
..,
E
t:;.
-.....
11-
f
......
---- --- -------
l! o
·u :lc
ii:
c(
c(
c::r
e
.
..,
c:
"'
"'t:
::l
41
,. ~- --- -
2Qj
....o
Cii
~
>
li
~
...,o
"'o
-cl
..,lio :u..
:::"'
~
Cii
a:
"' ...!!!
..
o
u
Q
a
Q)
>
·;::;
u
Q)
·;;;
•
..,
CII
:0 ..2
'O
'O
u
E
t!
>
IU
..f..
:§
·q;
i
. 'O
o
0...
·c::l.
....111
Q.
"'(;
......
E c
'i:
o.
CII
:u
;
.2
Gl
...Gl
-a
.!!
..,
N
~
c
o
c
li
<(
u
M
ICI.
c c
111
..
8
""
g
o
w
u ~
:::> Cf ·;;o
M
M
....
Q)
....
u
...o
M
::l
odl
V)
o.
"'
zw
....... "'
i
Q)
E
~
N
w
~
....c:
Q)
!:!
Q)
>
~
'ti
~
li
~
> zw
.......
w
"'
....o
"'
t:
sc:
o
.O 'ti
-;
<(
o:::
z
'ti
~
V>
....J
>
~
:::1
:u
o
u" ..c
~
l-
Gl
111
~
~
<(
z
w
·; ...Gl
..
;;
o ·;:o
~
l-
E
""
:u
.. ..
'O
-.....J
111
....ò ....òc
i
•t:o
"i<
g
..2
o
co
g
l! · ~
~
cn
u
Ol
L..
(l}
V)
111
~.;
~
co
---- ---- --- ---------·1
_j
!E
1ft
(J
o= •
e
~
-..... >
1- =
1.;
...o
z
·:;
w
zw
o. w
"'
'O
N
(/)
•~ g
~
c(
M
-o
a-
1-·
l
> u111
""·
c:
~ ·uo !
-o
~
c(
Q)
>J
ro
>
c:
:;:"'
L..
(l}
u
o
111
Direttore responsabile: Wladimiro D origo - A rti Grafiche Fantoni e C. - Venezia
c:
(l}
E
o
s"'
o
......
c:
(l}
AH
U
Nella s tessa
(D OCUMENTS, luglio-ago sto 1960), Burkart Lutz pubblica nn
articolo su lla « Cogestione nella siderurgia ». E' u n bilancio con poco all'attivo e
molto al passi·vo. Grandi sp eranze aveva
su scitato la legge del 1951, regolando le
modalità dell'applicazione della cogestione,
che esisteva già fin dal 194 7 in un certo
nu mero di grandi indu strie siderurgiche.
L'illu sione n u trita d u rante la lotta del movimento operaio per ottenere la cogestione, era l'idea che la partecipazione dei salariati alla direzione dell'impresa p otesse
avere u n'importanza essenziale per trasformare la politica economica. La cogestione
ha certamente recato a d op erai e impiegati vantaggi con la ridu zione d el tempo
di lavoro e con q u elle forme di assistenza
"'(;
......
HA
EU
*
rivista
che vengono graziosamente chiamate «presa in carico sociale del personale ~: abitazioni, sport, col onie, ecc., vantaggi che
servivano, nello stesso tem po, gli interessi
diretti o almeno indiretti d ell'impresa. Ma
oggi è chiaro che, partendo da u na o più
imprese indi·v iduali, non si può influire
sull'orientamento della struttura e dello
sviluppo dell'economia nazionale.
Ogg i, le speranze pompose hanno lasciato il posto ad una confessata rassegnazione, che spesso ama rifu giarsi in u na interpretazione morale della crisi della cogesUone: come se altri uomini, occupanti
i posti chiave della cogestione, avessero
potuto, in circostanze analoghe, attuare
una politica radicalmente diversa. Dare
una spiegazione morale alla crisi d ella
cogestione è u n ripetere l'error e commesso
qu ando l a cogestione fu creata: è negare
l'antagonismo fonda mentale, in una società rimasta capitalistica, tra gli interessi
dell'impresa e q u elli del person ale; è non
riconoscere che soltanto una pressione dal
basso,· permanente, organizzata, orientata
verso obiettivi chiari•. e precisi, pu ò obbligare l a direzione .della impresa ad operare
modificazioni profonde, e non soltanto
marginali, nel sistema sociale dell'azienda.
L'autor.e, n_ella chiusa dell'articolo, si
domanda se, anche quando esistesse l a possibilità d i esercitare qu esta pressione d al
basso, sarebbe giudizioso m ettere questa
forza a servizio di una rinnovata formula di cogestione, o se non sareb be m eglio
- dal punto di vi·sta tattico, strategico e
pedagogico tracciare mete b en precise
e, segu endo il modello americano, ottenere direttamente le modificazioni indispensabili nell'impresa, quelle modificazioni che ci si immaginava di ottenere, senza rumore, con l a composizione paritaria
dei consigli d 'amministrazi one.
E
degni d i questo n ome, b isogna confessare
che le a u le delle Università sono troppo
aff oliate. N o n si pu ò dire: vi" sono troppi
stu denti u niversitar i, o trop p o pochi, Secondo ogni verosimiglianza, troppo pochi
stu denti presentano le con d izion i richieste,
e troppi non le presentano ». Più importante del numero dei professori è tuttavia
la qualità del loro insegnamento. L'Università dovrebbe aiutare gli stu denti a saper giudicare in una prosp ettiva d'insieme
e distinguere, nella realtà sociale, ciò che
ha un valore essenziale. Se molta gente
si cura soprattu tto dei segni esteriori del la ricchezza, l'élite non deve imitare que:..
sto snob ismo. Parecch i giovani universitari soccombono a tale tentazione. Ma oggi,
più che mai, gli insegnanti hanno il compito non solamente di trasmettere agli
alunni le conoscenze intellettu ali, ma anche q u ello di contrib u ire alla loro formazio e morale.
:0
'O
<(
OlU<lW"eSJ<lA l<lP a1-esn-e:> 'el o6Jal -e aJ-eJ!PUI
i
----- ----- -- ------ --·
..,~.. ·uo
.. ::E
~
t:
'
~
.., ..:::
..2 li
o
co
-- ---- -- ------- -----·
·::l
"'
Gl
"'
AH
UE
o
·o.. :o
..0
-~ -5
Q. ·E -o
~
Gl
L.
o
a.~
w
HA
EU
·=>
2 "'
N
Ee
N
z
"'
......
c
·•GI
w
Gl
"O
c
~
la;
E
w
AH
U
>
>
L.
Gl
c..
Gl
-;;;
Gl
01
-
-
~~
-g:g
.., a.
- --- - - --- - --_l 1=1 :;;
1=1 1=1 1=1 1=11-'
l)
~~
rl::>
l)
C,·;:;
o
o
Ll"l
~
....i
o c
... w
c ·-
.,...,
E
::1 o~
L. >
~~
.. ....,
&; -~
-o c
~ E
..
~ ~
>
8.o .!!.,a.
L.
"[s
V)~
_..-
..
·;:
:J
~
t:
o
Q.
- - - - -- - - - - - - -
-
..
eU
~ -;;;
c
o
o
-o
~
....i
o
-o
c6
Ll"l
o~
.
.S!
c:
c:
V'l
""iii
=
"'o
c:...
E
c:
o
"'
~
...0
..:
:;;
e
e
o
+.
""iii
=
o
o
o
N
""
....i
.,
""
....i
""iii
.,c..
.,
""iii
=
"'
:s.
.,
...ci
...ci
<
<
~
"t;
::....
~
"'
2c:
.,
<
<
"'
Ll"l
N
o
Ll"l
.......
....i
....i
...ci
...0
o
o
o·=
e
~
_g
~
....
::;-
...0
o
o
li
~o
V'l
o
o
~
...0
o
cn
""iii
~
...0
N
+ +
.. .
c:...
""iii
""iii
~
o
"'
c:
e
...0
...0
<
~
...ci
...0
<
g
"'
...ci
...0
<
.,c
c;:
.. o
·v
-o
o a:
o<
c
o
Q
c
o
,,
.
u
Gl
L.
...o
\j
N
~
o
~
"'
a.
>
L
E
i:
Gl
m
'~"
·"
"'
u
<+=
·;:
Qj .Q
<li
·;:
z
o
.~
::
u
•e
-o
ai
c
8 _oo_ ·-<li
c
"ii "ii
...,
.,
eG>.D
.D
Qj
·;;
-o
<li
8 .Q
N
L.
u
·;; m
L
c <li
.D
"'
:~ ·~.,
...,
·=., o..ec
- -- - --- . . ... - --t
·;:;
HA
EU
<(
=
o_
o
c
~
_j
<li
L
o_ "O
~
oo_
o
zo
-4.1
-------------
o
.....
c
o
u
-------------
AH
UE
EU
HA
E
AH
U
HA
EU
END
F
E
FORNASINI MICROFILM SERVICE:
ISO 9660
Scarica

Altiero Spinelli fonds