ISSN 1681-3251
UNIONE EUROPEA
Comitato delle regioni
REGIONI
COMUNI
D’EUROPA
N E W S L E T T E R D E L C O M I TAT O D E L L E R E G I O N I
Dossier speciale: Investire nei giovani, in
nuove competenze e nuovi posti di lavoro
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Ramón Luis Valcárcel Siso: Il nostro obiettivo è chiaro: dare
un futuro alla nostra giovane generazione
Androulla Vassiliou: Senza investimenti immediati e sostenibili
per la crescita, rischiamo di perdere una generazione
László Andor: La nostra priorità è combattere
la disoccupazione giovanile
Anton Rombouts: Vorrei che si desse un maggiore rilievo
alla cultura e all’innovazione
N. 81 Gennaio-febbraio 2013
In questo numero troverete anche:
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Enda Kenny: La presidenza irlandese: portare avanti Europa 2020
Patrick McGowan: Una presidenza efficiente, efficace
e apprezzata
Mercedes Bresso: Quadro finanziario pluriennale:
gli enti territoriali hanno ancora qualche carta da giocare
Bas Verkerk: Il CdR chiede un bilancio UE pluriennale
credibile, che rappresenti uno strumento d’investimento
Programma di lavoro e priorità politiche per il 2013
Il Comitato delle regioni è l’assemblea dell’UE
dei rappresentanti regionali e locali
Editoriale
Il nostro obiettivo è chiaro:
dare un futuro alla nostra
giovane generazione
Ramón Luis Valcárcel Siso,
presidente del Comitato
delle regioni
Il 13 dicembre 2012 il Comitato delle regioni (CdR) ha
organizzato il primo di una serie di sette convegni dedicati alle sette iniziative faro per l’attuazione della strategia
Europa 2020: la strategia di crescita dell’Unione europea
(UE) per questo decennio. L’obiettivo dei convegni è
quello di fornire una valutazione dell’attuazione di questa
strategia sul terreno a partire proprio dal basso, e di stimolare il dibattito politico, la discussione, la creazione di reti
e la riflessione in ambito accademico. Le conclusioni che
ne scaturiranno andranno poi ad alimentare il contributo
del CdR alla valutazione intermedia della strategia Europa
2020, che sarà presentata nella primavera del 2014 nel
corso del sesto vertice europeo delle regioni e delle città
organizzato dal CdR. Sono particolarmente lieto del fatto
che, durante la preparazione di questa serie di convegni,
tutti i nostri relatori sui temi legati alla strategia Europa
2020, tutte le commissioni del CdR pertinenti, la piattaforma di monitoraggio Europa 2020 e i vari esperti in seno
al segretariato generale abbiano lavorato insieme, con il
sostegno dei gruppi politici, alla preparazione di un solido
contributo del CdR alla valutazione intermedia della strategia.
per il settore pubblico infranazionale. In secondo luogo,
perché le regioni e le città conoscono meglio di chiunque
altro la situazione che si trovano ad affrontare i giovani
di oggi e perché sono proprio le regioni e le città a progettare e definire programmi volti a far entrare i giovani
disoccupati nel mondo del lavoro. Gli enti locali e regionali
sono inoltre nella posizione ideale per rafforzare i legami
con le piccole e medie imprese e svolgono un ruolo centrale nell’identificare gli sfasamenti tra domanda e offerta
di competenze, fornendo una formazione professionale
adeguata e investimenti mirati per venire incontro alla
domanda del mercato del lavoro regionale. Gli enti locali
e regionali contribuiscono notevolmente a favorire la
mobilità dei lavoratori, soprattutto con azioni di informazione, consulenza e sensibilizzazione. È fondamentale che
le regioni lavorino insieme per promuovere la mobilità
dei giovani. Oltre a stimolare l’occupabilità migliorando le
competenze dei giovani, la cooperazione interregionale
può anche favorire il maturare di un vero senso di appartenenza all’Europa. Infine, le regioni e le città sono fondamentali per accrescere la visibilità delle azioni nel quadro
dell’iniziativa Youth on the Move.
Il nostro primo convegno non poteva essere organizzato
in un momento migliore, poiché si è concentrato sull’iniziativa Youth on the Move (Gioventù in movimento) e si è
svolto pochissimi giorni dopo l’adozione del pacchetto
per l’occupazione giovanile da parte della Commissione, le
cui proposte chiave — di una «garanzia per i giovani» e un
quadro UE in materia di tirocini di qualità — erano state
appoggiate dal CdR. Oggi, nell’Unione europea, 5,5 milioni
di giovani, vale a dire in media un giovane su quattro, sono
senza un posto di lavoro. In alcuni paesi, un giovane su due
al di sotto dei 25 anni è disoccupato. Tuttavia, è un segno
positivo che i giovani non abbiano perso interesse per la
politica in seguito alla crisi e siano, anzi, alla guida dei movimenti sociali in Europa e non solo. Nonostante la loro bassa
partecipazione alle elezioni (ad esempio, appena il 29 % dei
giovani tra i 18 e i 30 anni ha votato alle elezioni del Parlamento europeo del 2009), i giovani non sembrano provare,
in generale, particolare disincanto riguardo alle questioni
politiche. I risultati di un’indagine condotta da Eurobarometro nel 2011 confermano l’interesse dei giovani verso la
politica: il 78 % degli interpellati di età inferiore ai 30 anni ha
dichiarato di aver votato in una consultazione elettorale a
livello locale, regionale, nazionale o europeo negli ultimi tre
anni. Inoltre, nello scorso anno la metà dei giovani dell’UE
ha partecipato ad attività condotte da organizzazioni giovanili o associazioni ricreative e/o sportive, mentre un quarto
ha partecipato ad attività organizzate di volontariato.
La piattaforma di monitoraggio Europa 2020 del CdR,
composta di oltre 160 regioni e città, è uno strumento
prezioso per valutare il modo in cui la strategia Europa
2020 viene attuata sul campo. Due delle sue principali
raccomandazioni sottolineano che la strategia Europa
2020 potrà produrre i risultati attesi soltanto se: 1) sarà
adattata alle condizioni locali e regionali specifiche, il che
comporta anche il ricorso a indicatori regionalizzati; e 2)
sarà progettata e attuata in partenariato dalle parti sociali
e dalle autorità pubbliche. Ciò ne rafforzerebbe la titolarità da parte dei cittadini e di tutte le parti interessate.
Nella terza relazione di monitoraggio del CdR sulla strategia Europa 2020, pubblicata nell’ottobre di quest’anno, è
stato proposto, appunto, di elaborare un indicatore regionale di risultati, che possa fornire nuove indicazioni sul
raggiungimento degli obiettivi della strategia sul terreno.
Il ricorso a indicatori regionalizzati di risultati può anche
contribuire a una maggiore integrazione delle iniziative
faro nella politica di coesione.
Il nostro obiettivo è chiaro: dare un futuro alla nostra giovane generazione. Per il Comitato è indubbio che non
possiamo permetterci di lasciare che questa situazione
continui. I partner pubblici e privati a tutti i livelli di governo
devono agire insieme. Il coinvolgimento degli enti locali e
regionali nella lotta contro la disoccupazione giovanile è
una condizione imprescindibile. Per quale motivo? Perché
l’istruzione e la formazione sono la prima voce di bilancio
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Il futuro dell’Europa è adesso. Il programma di studio Erasmus dell’UE ci dimostra che l’opportunità di studiare in
un altro Stato membro ha consentito a milioni di europei
di sviluppare l’atteggiamento e le competenze interculturali necessari a svolgere un’attività all’estero. Oggi, i giovani alla ricerca di un primo impiego scoprono ben presto, tuttavia, che la piena mobilità nel campo del lavoro
non è ancora una realtà in Europa. E questo, per la «generazione digitale», è difficile da comprendere. Facendo in
modo che nel quadro dell’iniziativa faro Youth on the Move
si raggiungano dei risultati concreti, stiamo dimostrando
che «più Europa» offre anche le migliori garanzie di un
futuro migliore. Un’Europa fondata sulle sue regioni e città
è un’Europa che si preoccupa davvero per i suoi giovani,
ovunque essi scelgano di vivere e qualunque siano i loro
sogni.
La presidenza irlandese
La presidenza irlandese:
portare avanti Europa 2020
L’Irlanda attende con impazienza di assumere la presidenza
del Consiglio dell’Unione europea nel 2013, anno in cui ricorre
peraltro il 40° anniversario della sua adesione all’UE. Oggi l’Unione attraversa una crisi economica estremamente difficile,
che ha messo chiaramente in evidenza la forte interconnessione esistente fra le nostre economie. Provati dalle difficoltà
conosciute in questi anni, i cittadini di tutta Europa si attendono
ora, comprensibilmente, che i loro governi prendano in mano
la situazione per rilanciare la crescita e ridare stabilità all’economia. Per questo la presidenza irlandese pone ripresa economica
e creazione di posti di lavoro al centro del suo programma. La
storia ha dimostrato che l’UE sa dare risultati concreti, anche
grazie al mercato unico, e durante il nostro semestre di presidenza lavoreremo per introdurre cambiamenti utili ai cittadini.
La presidenza irlandese punterà al progresso in un ampio spettro di settori: mercato unico, economia digitale, ricerca e innovazione, tecnologie verdi e commercio esterno, con l’obiettivo
ultimo di promuovere una crescita economica sostenibile e
l’occupazione. Essa cercherà anche di portare avanti la strategia
Europa 2020 perché l’Unione rimanga competitiva in un mercato globale in rapida trasformazione. Si adopererà inoltre per
rafforzare le economie nazionali tramite misure di governance
economica che creino un ambiente più stabile per investitori,
consumatori e imprese a sostegno della crescita economica.
L’Irlanda è anche pronta a farsi carico delle eventuali azioni
che si rendano necessarie all’inizio del suo mandato per finalizzare con successo il futuro bilancio dell’UE e sostenere gli
investimenti in settori strategici dell’economia europea: dai
programmi per l’istruzione all’energia, dai trasporti e dalle infrastrutture delle telecomunicazioni fino ai programmi per potenziare le capacità dell’Unione in termini di ricerca e innovazione,
come Orizzonte 2020. La presidenza irlandese ha infine in programma una serie di eventi per promuovere una maggiore
partecipazione all’Anno europeo dei cittadini, in particolare al
livello regionale: un rapporto stretto, costante e intenso con i
cittadini è infatti un presupposto indispensabile per costruire
il futuro dell’Europa.
An Taoiseach Enda Kenny
T.D.
La storia dell’UE ha dimostrato che, quando gli Stati membri operano in stretta collaborazione tra loro, l’Unione può
compiere grandi progressi. L’attribuzione ai cittadini europei
del premio Nobel per la pace dà la misura dei risultati ottenuti dagli Stati membri grazie al dialogo e alla cooperazione.
Durante il suo semestre di presidenza, l’Irlanda cercherà di fare
in modo che l’impegno dell’Unione a offrire pace, prosperità e
progresso a tutti i cittadini europei continui a tradursi in risultati concreti.
Una presidenza efficiente, efficace
e apprezzata
Intervista a Patrick McGowan, presidente
della delegazione irlandese del CdR
Quali sono i principali obiettivi della
delegazione irlandese del Comitato delle
regioni?
Essenzialmente, la delegazione irlandese
punta a rappresentare e difendere gli interessi
degli enti locali irlandesi e più in generale gli
interessi dell’Irlanda nel processo decisionale
dell’UE. In subordine, c’è l’obiettivo di agire da
canale fra le istituzioni dell’UE e il livello locale
dell’Irlanda, contribuendo ad informare il processo decisionale a livello locale e regionale
e fornendo informazioni sulle opportunità di
collaborare con altre regioni su questioni di
comune interesse.
Quali sono le sue aspettative nei confronti
della presidenza irlandese?
È la settima volta che l’Irlanda esercita la presidenza di turno dell’UE, e questa volta prendiamo in mano le redini in un periodo molto
difficile della nostra storia recente. Questo ci
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013
dà però la possibilità di dimostrare l’impegno
dell’Irlanda nei confronti dell’Unione europea
e di fare in modo che il nostro paese sia al centro del processo decisionale europeo e venga
percepito come tale. La presidenza ci offre
anche l’opportunità di rafforzare i rapporti
con i partner europei e promuovere la nostra
immagine internazionale. Insomma, spero
e mi aspetto che nel suo semestre l’Irlanda
assicuri una presidenza efficiente, efficace e
apprezzata.
questo seguirò
le discussioni
sulle specifiche
disposizioni dei
regolamenti. È
nell’interesse
di tutti che la presidenza irlandese riesca a
portare a termine molti di questi negoziati,
in modo che il processo di programmazione
possa partire sul serio e che l’attuazione dei
programmi cominci come previsto, nel 2014.
Quali politiche dell’UE seguirà da vicino
durante la presidenza irlandese?
Il Suo messaggio per la presidenza?
L’Irlanda assume la presidenza in un momento
significativo per gran parte dei programmi
europei previsti nel periodo 2014-2020. C’è la
speranza che proprio mentre noi qui parliamo,
si arrivi a un accordo sul bilancio dell’UE, il che
a sua volta consentirà di prendere decisioni
sui regolamenti relativi a questi programmi.
La mia regione ha tratto grandi benefici dalla
politica regionale dell’UE, dal FESR, dall’FSE,
dai programmi di cooperazione territoriale
e, naturalmente, dal programma PEACE. Per
Anche se adesso l’Irlanda non beneficia più
come in passato della politica regionale
dell’UE, sono fiducioso che durante la sua
presidenza darà a questo settore d’azione la
priorità di cui ha bisogno, e che adotterà un
approccio aperto e inclusivo nei prossimi sei
mesi. Le regioni e le città d’Europa, le istituzioni europee, compreso il Comitato delle
regioni, e tanti altri soggetti contano sulla
presidenza irlandese affinché questi negoziati
arrivino a una conclusione accettabile, e io le
auguro pieno successo.
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Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro
Nella situazione attuale, in cui un giovane europeo su cinque non riesce
a trovare lavoro, l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro è
chiaramente diventata una priorità politica. Le regioni e le città d’Europa,
che guardano con interesse alle nuove iniziative adottate dalla Commissione
per evitare che la gioventù di oggi si trasformi in una nuova «generazione
perduta», hanno incontrato Androulla Vassiliou, commissaria europea
per l’Istruzione e la gioventù. Oltre alle nuove iniziative quali «Ripensare
l’istruzione», al nuovo paramento di riferimento linguistico e all’Alleanza
europea per gli apprendistati, la Commissione intende sviluppare programmi
di successo come Erasmus. «Il nuovo programma Erasmus per tutti consentirà
a più di 5 milioni di persone, quasi il doppio rispetto a oggi, di studiare,
seguire una formazione o fare volontariato all’estero. Inoltre, sosterrà e
potenzierà la cooperazione tra regioni, formatori e imprese», ha spiegato
Androulla Vassiliou. I fondi UE rimarranno un importante strumento
finanziario per promuovere l’occupazione giovanile negli Stati membri e
nelle regioni con i tassi di disoccupazione più elevati, grazie al sostegno della
Commissione per la riallocazione dei fondi inutilizzati. «L’obiettivo è quello di
utilizzare il denaro non stanziato dei fondi strutturali per finanziare misure di
lotta alla disoccupazione giovanile e aiutare le imprese ad accedere a prestiti
e sovvenzioni. Tramite questa iniziativa sono stati mobilitati circa
10,4 miliardi di euro dalle casse dell’Unione. Si prevede che a beneficiarne
saranno almeno 540 000 giovani e 56 000 PMI», ha concluso la commissaria.
Androulla Vassiliou: Senza investimenti
immediati e sostenibili per la crescita,
rischiamo di perdere una generazione
Prima dell’inizio dell’attuale crisi, i periodi di crescita o
di recessione economica influivano in modo piuttosto
simile sui livelli di disoccupazione di tutte le fasce d’età.
Dal 2008, invece, i dati dimostrano che per la prima volta,
a fronte dell’incremento della disoccupazione giovanile, i
posti di lavoro per le fasce d’età più elevate sono in realtà
aumentati. Secondo diversi commentatori, quindi, i giovani sono il gruppo più vulnerabile agli effetti della crisi.
Signora commissario, Lei cosa pensa della «generazione
perduta» d’Europa: è questo il rischio più grave per la
futura stabilità sociale e politica?
I giovani sono stati i più colpiti dagli effetti della crisi: devono
affrontare livelli di disoccupazione inauditi e sono più esposti
al rischio di esclusione sociale e di povertà. Senza investimenti
immediati e sostenibili per la crescita, rischiamo davvero di
perdere una generazione. L’istruzione e le politiche sociali
hanno un ruolo essenziale da svolgere. L’istruzione in particolare è il fondamento su cui si può basare l’apprendimento
delle capacità e delle competenze di cui l’Europa ha bisogno
per rimanere competitiva e garantire che vi siano le persone
qualificate per svolgere i lavori di domani. Dobbiamo creare
le condizioni per aiutare i giovani a essere attivi nella società
e ad avere un futuro. La massa critica necessaria per realizzare
questi obiettivi esiste.
Di recente la Commissione europea ha lanciato l’iniziativa
«Ripensare l’istruzione» per incoraggiare gli Stati membri e le
regioni a investire di più nell’istruzione e nella formazione e
a far in modo che la scuola e i sistemi di istruzione siano più
aperti, flessibili ed efficienti. Ovviamente è necessario che tutti
sappiano leggere, scrivere e far di conto, ma queste competenze di base non sono sufficienti per riuscire nella moderna
economia basata sulla conoscenza. Servono anche buone
competenze informatiche e imprenditoriali e bisogna cono-
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scere le lingue straniere. In futuro saranno meno numerosi i
lavoratori che manterranno lo stesso impiego o la stessa professione per tutta la loro vita lavorativa, e per questo diventano sempre più importanti le competenze che rendono più
versatili.
La Commissione sostiene gli Stati membri incoraggiando
lo scambio di buone pratiche e di idee e monitorando le
riforme nazionali. Ogni anno offriamo inoltre sovvenzioni a
oltre 400 000 giovani, dando loro la possibilità di migliorare
le loro competenze recandosi all’estero per studiare, ricevere
una formazione o lavorare come volontari nell’ambito del Programma di apprendimento permanente (Erasmus, Leonardo,
Comenius, Grundtvig) e di «Gioventù in azione». Per il periodo
2014-2020 abbiamo proposto di raddoppiare il numero di
queste sovvenzioni attraverso il nuovo programma Erasmus
per tutti. La Commissione promuove anche un sistema di
«garanzie per i giovani», volte a evitare il rischio che essi
rimangano esclusi dal lavoro o dall’istruzione troppo a lungo.
Riformare i sistemi di istruzione e formazione richiede tempo,
ragion per cui è essenziale che gli Stati membri e le regioni
(che sono di solito i livelli di governo responsabili di queste
materie) agiscano immediatamente, per garantire che i giovani di oggi non diventino una generazione perduta.
In Grecia, in Spagna e in altri paesi abbiamo assistito a
manifestazioni di protesta cui hanno partecipato tanto i
giovani «socialmente esclusi» quanto quelli «tecnologicamente integrati», accomunati dalla povertà relativa, dalla
mancanza di lavoro o dalla precarietà nonché, come ha
detto il docente universitario inglese Rodney Barker, da
«una cattiva istruzione». Sebbene queste manifestazioni
siano direttamente legate alla crisi, esistono anche rischi
a lungo termine derivanti dalle carenze dei sistemi di
istruzione e dalla mancanza di politiche innovative per i
Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro
giovani imprenditori. Secondo Lei, che cosa si dovrebbe
cambiare in quest’ambito, affinché i giovani possano
apprendere nuove competenze e trovare lavoro?
Sono d’accordo con quanto ha detto. I sistemi di istruzione e
formazione devono essere più efficaci nel trasmettere le competenze di cui c’è bisogno nel mercato del lavoro. «Una cattiva
istruzione», come ha detto il professor Barker, può essere il
risultato di sistemi di istruzione e formazione inadatti a preparare i giovani per i posti di lavoro che offre il mercato. È un
problema comune, purtroppo, a molti Stati membri. Per questo motivo la nostra iniziativa «Ripensare l’istruzione» esalta
l’importanza delle competenze «trasversali», come le TIC, le lingue straniere, la comunicazione e soprattutto le competenze
imprenditoriali, e sottolinea la necessità di migliorare in modo
significativo l’alfabetizzazione (anche numerica) di base.
«Ripensare l’istruzione» invoca un cambiamento radicale
nell’approccio all’istruzione, che deve essere più incentrato sui
«risultati dell’apprendimento», ossia la conoscenza, le capacità
e le competenze acquisite dagli studenti, perché il semplice
fatto di essere andati a scuola non è più sufficiente. Gli Stati
membri devono adottare forme di insegnamento innovative,
incentrate sugli studenti, e integrare più efficacemente nei
loro programmi l’uso delle TIC e delle risorse didattiche aperte.
Devono anche investire di più in sistemi di istruzione e formazione professionale di qualità, che offrano più opportunità di
apprendimento basato sul lavoro. È un modello che funziona
ottimamente in Germania, in Austria e nei paesi nordici, dove i
livelli di disoccupazione giovanile sono più bassi.
La Commissione assisterà gli Stati membri nell’introduzione
di queste novità. Per esempio, un nuovo parametro di riferimento linguistico incoraggerà gli Stati membri a investire
nell’apprendimento delle lingue straniere, mentre l’Alleanza
europea per gli apprendistati consentirà di migliorare l’offerta
e la qualità degli apprendistati negli Stati membri promuovendo partenariati basati sulla formazione professionale in
alternanza. La Commissione si adopererà inoltre per migliorare il riconoscimento delle competenze e dei risultati acquisiti
attraverso le attività extrascolastiche, come la partecipazione a
organizzazioni della gioventù o il volontariato.
In un periodo di crisi finanziaria e di forti tagli ai bilanci,
le politiche per l’istruzione e la gioventù costituiscono un
fattore essenziale della ripresa economica. Secondo Lei,
c’è il rischio che le nostre regioni non investano abbastanza o trascurino questi ambiti? Che cosa possono
aspettarsi nel 2013 i nostri rappresentanti regionali, sindaci e consiglieri comunali dalla Commissione europea,
in termini di nuove politiche e di sostegno finanziario?
È un errore trascurare gli investimenti nell’istruzione e nella
gioventù in periodi di ristrettezze di bilancio. Occorre dire
chiaramente agli Stati membri che hanno ridotto il bilancio
dell’istruzione che questi tagli non devono mettere in pericolo le riforme e i piani per la modernizzazione dei loro sistemi
di istruzione. Si tratta, peraltro, proprio di Stati membri che
devono investire con più urgenza che mai per un’istruzione
di qualità.
Quando si investe, inoltre, occorre farlo in modo efficiente.
«Ripensare l’istruzione» punta su nuove soluzioni di finanziamento e nuovi partenariati tra le autorità pubbliche, le
imprese, gli istituti di istruzione e altre parti interessate, compresi gli studenti. La Commissione lancerà un dibattito a livello
UE su questo tema con i partner interessati e continuerà
a monitorare e ad analizzare le misure adottate dagli Stati
membri. Il nuovo programma Erasmus per tutti consentirà a
un massimo di 5 milioni di persone, quasi il doppio rispetto al
numero attuale, di recarsi all’estero a fini di studio, formazione
o volontariato, e sosterrà, migliorandola, la cooperazione tra le
autorità regionali, gli istituti di istruzione e le imprese.
I fondi strutturali dell’UE continueranno a svolgere un ruolo
importante nell’istruzione e nella formazione. Su iniziativa del
presidente Barroso, e in collaborazione con le autorità nazionali, la Commissione ha lanciato le youth action teams per contrastare la disoccupazione giovanile negli Stati e nelle regioni
più colpiti dalla crisi. L’idea è di utilizzare le risorse inutilizzate
dei fondi strutturali per finanziare misure di lotta alla disoccupazione e aiutare le PMI ad accedere a prestiti e sovvenzioni.
L’iniziativa ha permesso di mobilitare circa 10,4 milioni di euro,
di cui potranno beneficiare almeno 540 000 giovani e
56 000 PMI.
La nostra priorità è combattere
la disoccupazione giovanile
In Europa, il tasso medio di disoccupazione giovanile è doppio rispetto a quello della popolazione totale in età da lavoro:
in Italia ha raggiunto il 35 %, in Spagna e in Grecia è arrivato
ormai al 50 %. È a rischio la possibilità per un’intera generazione di accedere al mercato del lavoro, vivere in condizioni
dignitose e contribuire ai sistemi di sicurezza sociale. Il prezzo
che i giovani, e la società nel suo complesso, pagano a causa
di disoccupazione e lavori precari è troppo alto: rischiamo
di creare una generazione perduta, un irrimediabile disastro
economico e sociale. Si calcola che il costo economico della
mancata integrazione dei giovani vada oltre i 150 miliardi di
euro l’anno: è l’1,2 % del PIL. Il vantaggio di un’azione volta ad
evitare questi costi di lungo termine supera di gran lunga le
spese di bilancio di breve termine necessarie a realizzare la
proposta di una garanzia per i giovani.
Non dobbiamo lasciar soli i giovani. L’UE prende molto sul
serio questi problemi e, nella sua azione di coordinamento
delle politiche occupazionali nazionali, ha adottato misure
concrete per rafforzare la governance e dare ai giovani le
opportunità cui hanno diritto. Le raccomandazioni per
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013
paese del 2012 adottate dal
Consiglio nel luglio scorso
illustrano le misure specifiche che gli Stati membri
devono adottare per combattere la disoccupazione
giovanile; del resto, fin
dall’inizio della crisi la Commissione ha stabilito dei
meccanismi per evitare che
si registrasse una ripresa
senza un corrispondente
aumento dell’occupazione.
In risposta ai tassi record di disoccupazione giovanile che si
registrano in tutta Europa, il 20 dicembre 2011 la Commissione ha adottato l’iniziativa «Opportunità per i giovani», con
l’obiettivo di combinare le azioni concrete degli Stati membri
e dell’UE in modo da dare un sostegno tempestivo ai giovani
disoccupati. L’iniziativa riguarda in particolare gli otto Stati
membri in cui la situazione dei giovani è più difficile, ossia
László Andor,
commissario europeo
responsabile per
l’Occupazione, gli affari sociali
e l’inclusione
5
Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro
Grecia, Spagna, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Portogallo e
Slovacchia. Finora, sono stati riassegnati circa 10,4 miliardi di
euro per programmi riguardanti la gioventù, e si prevede che
ne beneficeranno almeno 540 000 giovani e 56 000 PMI.
Lanciato dal Consiglio europeo del 29 giugno 2012, il pacchetto per l’occupazione giovanile che sarà presentato il
5 dicembre segnerà una nuova tappa nell’azione dell’UE
contro la disoccupazione giovanile. Il pacchetto farà in modo
che i giovani, entro i primi quattro mesi dalla fine della scuola
dell’obbligo, inizino a lavorare, a studiare in un istituto superiore oppure a seguire una formazione: si tratta in pratica di
diffondere in tutta l’UE i programmi di garanzia per i giovani
già realizzati da paesi come l’Austria, la Finlandia e la Svezia.
Il pacchetto per l’occupazione giovanile servirà anche a promuovere apprendistati e tirocini, garantendo un quadro di
qualità a questo settore. Tirocini di alta qualità possono infatti
aiutare i giovani ad acquisire le qualifiche professionali necessarie per trovare un primo lavoro. Il quadro di qualità chiarirà
le responsabilità di tutte le parti e definirà una serie di criteri
qualitativi, come un accordo effettivo tra il datore di lavoro e
il tirocinante che definisca gli obiettivi del tirocinio, il sistema
di tutoraggio del giovane, la sua remunerazione e gli aspetti
relativi alla sicurezza sociale e alla copertura assicurativa.
Investire nel capitale umano e nelle nuove qualifiche
Sappiamo tutti che il capitale umano (la forza lavoro) è il
nostro bene più prezioso ed è chiaro che una delle premesse
indispensabili per raggiungere gli obiettivi fissati è che i lavoratori dispongano di qualifiche adeguate. I posti di lavoro del
futuro avranno prevedibilmente un più alto contenuto di
conoscenza e richiederanno livelli di qualificazione più elevati. La Commissione europea prevede che gli impieghi riservati alle persone altamente qualificate nell’UE aumenteranno
di quasi 16 milioni di qui al 2020, mentre quelli detenuti da
lavoratori poco qualificati diminuiranno di circa 12 milioni.
Sappiamo che molte città e regioni sono riuscite a migliorare la situazione a livello locale. Nel 2012, una persona su
quattro nel totale dell’UE (per la fascia d’età 25-64) aveva una
qualifica di livello terziario, con un grande miglioramento
rispetto al 2000, quando la proporzione era inferiore a uno
su cinque. Diverse proiezioni relative al prossimo decennio
mostrano che il segmento più istruito della popolazione in
età da lavoro aumenterà ancora, in termini percentuali, in
gran parte delle città e delle regioni europee. Almeno sulla
carta sembra quindi che ci stiamo muovendo nella direzione
giusta, e in particolare che abbiamo giovani sempre più qualificati. Eppure, rimane una serie di problemi.
Anche se la qualificazione media dei giovani sta aumentando, non possiamo essere sicuri che avranno le qualifiche necessarie per i posti di lavoro del futuro: la scarsità di
manodopera qualificata in determinati settori e una disoccupazione elevata rischiano quindi di coincidere. Abbiamo
realizzato buoni progressi nell’anticipare la domanda di qualifiche e nel farla corrispondere meglio all’offerta, ma anche
mettendo in campo sistemi di questo tipo non basta schiacciare un bottone per dare alle persone le qualifiche giuste. È
per questo che, il 7 dicembre, presenteremo una panoramica
europea delle competenze che fungerà da punto centrale di
accesso per la distribuzione di informazioni sulle qualifiche in
tutta l’UE. Attualmente, questo genere di dati è sparpagliato
in sedi diverse, e per questo i singoli e le istituzioni incontrano
difficoltà ad informarsi sulle esigenze in materia di qualifiche
nell’UE. Il nostro obiettivo è utilizzare le tecnologie e i dati
disponibili per offrire un quadro paneuropeo.
6
Abbiamo anche proposto riforme per modernizzare e
migliorare EURES, la rete paneuropea per la ricerca di un
impiego, allo scopo di aumentare la mobilità dei lavoratori fra
gli Stati membri e di aprire la strada a un mercato del lavoro
veramente europeo. La riforma di EURES punta ad aiutare le
persone in cerca di impiego a contattare i datori di lavoro in
cerca di particolari qualifiche, e mira a dare particolare rilievo
ai settori e agli impieghi con scarsità di manodopera, nonché
a sostenere sistemi mirati di mobilità per i giovani.
Infine, il Fondo sociale europeo (FSE) è il nostro principale
strumento per investire nei giovani e aggiornare e potenziare
le loro qualifiche. Come ho già ricordato nel 2011, in occasione del dibattito organizzato dal Comitato delle regioni sui
patti territoriali, agli enti regionali e locali spetta un ruolo fondamentale nella realizzazione degli obiettivi di Europa 2020.
Vogliamo sfruttare al massimo gli strumenti della politica di
coesione per raggiungere gli obiettivi di Europa 2020, e per
questo dobbiamo anche trarre pieno profitto dalla governance multilivello. I contratti di partenariato fra la Commissione e gli Stati membri offriranno l’opportunità di rafforzare
la collaborazione tra il livello nazionale e quello regionale, e la
mia istituzione incoraggia la pianificazione degli investimenti
sulla base di strategie di sviluppo locali che tengano conto
del quadro generale. A tal fine, l’FSE può anche fornire un
sostegno all’istituzione e al miglioramento di sistemi finalizzati ad anticipare le esigenze in materia di qualifiche.
Le imprese sono partner d’importanza fondamentale
per le autorità pubbliche
Finora ho parlato soprattutto dell’azione del settore pubblico, ad esempio degli istituti educativi o dei servizi pubblici dell’occupazione, ma è anche molto importante trarre il
massimo dal contributo che può arrivare dal settore privato.
Le imprese sono sia utilizzatori che fornitori di competenze,
nonché i soggetti fondamentali dello sviluppo locale e regionale. Nel quadro della loro responsabilità sociale, esse possono contribuire allo sviluppo locale fornendo o agevolando
la formazione sotto varie angolature.
In primo luogo, possono finanziare la formazione professionale o sul luogo di lavoro, che a sua volta torna a vantaggio
dell’impresa, dell’organismo e della comunità locale, in collaborazione con un ente pubblico o un istituto educativo. In
secondo luogo, possono provvedere al tutoraggio o all’addestramento, in particolare dei giovani, sul luogo di lavoro
o durante visite alle scuole del posto. Queste visite possono
offrire un’importante opportunità di consigliare gli studenti
sulla loro carriera futura. In terzo luogo, le imprese possono
dare ai loro dipendenti la possibilità di impegnarsi in attività
di volontariato o di dedicarsi gratuitamente allo sviluppo
delle capacità nel quadro di gruppi tematici locali o a favore
di persone con esigenze speciali.
Vorrei quindi incoraggiare i soggetti locali e regionali, come
i membri del Comitato delle regioni, a occuparsi delle esigenze in termini di qualifiche nelle rispettive zone di provenienza. È importante considerare sia le implicazioni generali dell’economia della conoscenza sia il contesto locale, e
investire di conseguenza nelle qualifiche. Occorre stabilire
partenariati multilaterali per ridurre il divario tra competenze
offerte e richieste, ottenere un miglioramento su larga scala
del livello di qualificazione e promuovere l’occupazione in
tutte le regioni europee. L’impegno del settore pubblico e
privato e di tutti i livelli di governo porterà un beneficio a
ogni parte interessata.
Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro
Vorrei che si desse un maggiore
rilievo alla cultura e all’innovazione
Nell’autunno 2012, la disoccupazione giovanile ha raggiunto un livello record per l’Unione europea: il 23 %. In
veste di presidente della commissione Istruzione, gioventù, cultura e ricerca (EDUC) del CdR, il mio impegno
si concentra sullo sviluppo delle politiche giovanili, in un
momento in cui la crisi ha un forte impatto sulle nuove
generazioni. In quest’ottica, vorrei che si desse un maggiore rilievo alla cultura e all’innovazione. Nel mio prossimo parere «Valorizzare i settori culturali e creativi per
favorire la crescita e l’occupazione nell’UE», sottolineerò
che la conservazione e lo sviluppo della cultura, in tutte
le sue espressioni, sono esposte a un serio pericolo in
conseguenza dei tagli di bilancio. Dobbiamo ricordarci
che la cultura e la creatività sono importanti motori di
crescita nell’economia regionale e locale. Inoltre, dando
ai giovani l’opportunità di partecipare a eventi culturali,
si consente loro di ampliare i propri orizzonti e di liberarsi
dai pregiudizi in quello che rappresenta un passo importante verso una società più inclusiva, responsabile e
giusta. La cultura e l’innovazione, a mio modo di vedere,
sono quindi un elemento cruciale per creare posti di
lavoro e qualifiche per le nuove generazioni.
La Commissione europea ha avanzato numerose proposte nel settore delle politiche giovanili e dell’attivazione
lavorativa dei giovani: fra queste, la più recente è il pacchetto per l’occupazione giovanile. Il pacchetto figura
nel programma di lavoro della commissione EDUC per
il 2013, e faremo sì che gli enti locali e regionali possano
esprimere la propria opinione in proposito. Personalmente guardo con favore all’iniziativa Opportunità per i
giovani e alla consultazione relativa a un quadro di qualità per i tirocini proposte dalla Commissione europea:
queste misure, comprese nell’iniziativa faro Youth on
the Move della strategia Europa 2020, rappresentano
anche una priorità esplicita della presidenza irlandese
del Consiglio dei ministri. In molti Stati membri sono gli
enti locali e regionali ad avere la responsabilità principale
per la politica giovanile. Tenendo presente il principio di
sussidiarietà, cercheremo di sostenere tutte le proposte
che garantiranno ai giovani un passaggio agevole dal
mondo dell’istruzione a quello del lavoro.
Anton Rombouts (NL/PPE),
presidente della commissione
Istruzione, gioventù, cultura
e ricerca (EDUC) del CdR e
sindaco della città olandese di
’s-Hertogenbosch.
Uno dei principali obiettivi della politica giovanile e
dell’istruzione nella mia città, ’s-Hertogenbosch, consiste
nel ridurre il numero dei ragazzi che lasciano la scuola
senza aver prima acquisito delle qualifiche. Credo che
investimenti responsabili nella cultura e nello sport possano aiutare a promuovere la tolleranza e il rispetto reciproco, dando anche vita a una città sicura per tutti. Per
quanto riguarda i giovani, dobbiamo garantire loro un
accesso alle nuove qualifiche e al lavoro, sia attraverso
l’istruzione tradizionale che mediante attività fuori dalla
scuola.
«Competenze e occupazione» — Temi al centro di un convegno
a Dublino
La strategia Europa 2020 figura tra le
priorità politiche del Comitato delle
regioni nei prossimi anni anche perché essa fornisce delle indicazioni per
la revisione di tutta una serie di programmi UE in vista del nuovo quadro
finanziario pluriennale 2014-2020. In
questo contesto il CdR organizzerà una
serie di convegni dal titolo Conferenza
del CdR Europa 2020 — Le regioni e le
città attuano la strategia europea per la
crescita. Il 28 febbraio e il 1o marzo 2013
il Comitato delle regioni terrà un convegno sull’iniziativa faro «Un’agenda
per nuove competenze e per l’occupazione». Nel quadro della strategia
Europa 2020, l’UE si è impegnata a
raggiungere, entro il 2020, un livello di
occupazione del 75 % della sua forza
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013
lavoro (che nel 2011 era del 68,6 %). In
Europa, attualmente più di 23 milioni
di persone sono alla ricerca di un posto
di lavoro. I livelli di occupazione e delle
competenze in campo professionale
variano significativamente da una
regione europea all’altra. In molti Stati
membri, gli enti regionali e locali sono
in una certa misura responsabili della
politica in materia di occupazione e di
formazione. Spesso le città e le regioni
offrono servizi di orientamento professionale alle persone in cerca di lavoro,
finanziano programmi di formazione
e occupazione e investono nell’istruzione.
Gli eventi sono rivolti ai rappresentanti
degli enti regionali e locali e segui-
ranno, a titolo indicativo, il seguente
calendario:
• Una politica industriale per l’era della globalizzazione: 10 aprile 2013, Bruxelles
• Piattaforma europea contro la povertà:
29 maggio 2013, Bruxelles
• Agenda digitale: 2 luglio 2013, Bruxelles
• Un’Europa efficiente sotto il profilo delle
risorse: 6 settembre 2013, Vilnius
• Unione dell’innovazione: 26 novembre 2013, Bruxelles
Per ulteriori informazioni visitare il sito:
www.cor.europa.eu/europe2020
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Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro
Le regioni, i Länder o i dipartimenti svolgono un ruolo centrale nella
strategia dell’UE per la gioventù. Questa è anche l’opinione del
Comitato delle regioni (CdR) dell’Unione europea. Alin Adrian Nica
negli ultimi due anni e mezzo ha contribuito, in qualità di presidente
della commissione Istruzione, gioventù, cultura e ricerca (EDUC), alla
definizione delle priorità della politica per la gioventù. Intervista.
Alin Adrian Nica: la cooperazione
interregionale promuove la mobilità
dei giovani
Signor Nica, Lei è sindaco della cittadina rumena di
Dudeştii Noi e da alcuni anni membro del Comitato delle
regioni. Quali vantaggi traggono i cittadini e i giovani
della Sua città dall’essere rappresentati a livello europeo?
L’essere rappresentati a livello europeo permette ai cittadini
di influenzare e di modificare la legislazione che influisce sulla
loro vita quotidiana. Ne è un esempio il parere da me elaborato nel 2012 sul tema delle reti transeuropee nel settore delle
telecomunicazioni, che, tenuto conto del limitato accesso alle
reti veloci a banda larga in alcune zone della Romania e alle
opportunità di crescita economica di norma assicurate dall’esistenza della rete ad alta velocità, mira ad assicurare che il progetto garantisca la diffusione di Internet anche nelle regioni
remote della Romania, come nel resto dell’Europa. La mia
esperienza di ingegnere informatico mi ha certamente aiutato
moltissimo nell’elaborazione di questo parere.
Un altro esempio è il progetto Alaturi de Mine («Al mio fianco»)
di Dudestii Noi, per il quale sono stati richiesti finanziamenti a
titolo del programma Gioventù in azione. Alaturi de Mine, il cui
avvio è previsto per novembre 2012, dovrebbe permettere ai
giovani lavoratori dei diversi paesi europei di scambiarsi idee e
buone pratiche, nonché di lavorare in un ambiente multiculturale. Con o senza finanziamenti, il fatto che dei giovani lavoratori di questa regione si stiano impegnando e orientando
verso l’Europa dimostra certamente che le mie attività a livello
europeo ispirano altri a seguire il mio esempio.
Essere rappresentati a livello europeo è essenziale soprattutto
per i giovani. Prendiamo l’esempio del volontariato: il Servizio
volontario europeo offre ai giovani la possibilità di recarsi in
un altro paese, imparare nuove lingue, intraprendere nuovi
percorsi professionali e sviluppare le proprie competenze personali. Grazie al sostegno dell’Unione europea, Stati membri
come la Romania possono aiutare le organizzazioni di volontariato a superare numerosi ostacoli (ad esempio di natura
giuridica o finanziaria). L’UE promuove inoltre importanti
programmi di aiuto, come il Fondo sociale europeo e il programma Gioventù in azione, che offrono sostegno e consulenza alle organizzazioni nazionali, regionali e locali.
8
La partecipazione e integrazione dei giovani, in particolare attraverso l’istruzione, la formazione, il volontariato
e lo scambio di volontari sono fondamentali per aumentare l’occupazione, per rafforzare l’integrazione sociale e
per sviluppare la cittadinanza e l’identità europee. Qual è
il ruolo che possono svolgere gli enti regionali e locali a
questo proposito?
Gli enti regionali e locali possono facilitare il volontariato transfrontaliero, ad esempio sostenendo lo sviluppo delle organizzazioni di provenienza e di accoglienza e promuovendo iniziative locali per motivare i giovani a impegnarsi nel volontariato
internazionale.
Gli enti regionali e locali sono indispensabili per il successo
dell’iniziativa faro dell’UE Gioventù in movimento: grazie alla
loro vicinanza ai giovani, essi hanno infatti una migliore percezione della realtà e delle condizioni in cui vivono questi ultimi;
inoltre, sono in grado di creare strutture per la promozione
della mobilità nell’ambito dei programmi di istruzione e formazione professionale.
Possono motivare i giovani a impegnarsi nei processi decisionali a livello locale e a partecipare quindi più attivamente
alla vita economica, sociale e politica delle regioni. In tal modo
possono anche aiutare i giovani a diventare dei cittadini europei coscienziosi.
Il parere del CdR sul tema Promuovere la mobilità dei giovani per
l’apprendimento osserva che gli enti regionali e locali possono
contribuire significativamente al rafforzamento della mobilità
per l’apprendimento, soprattutto attraverso l’informazione,
l’orientamento e la sensibilizzazione ma, nella maggior parte
dei casi, anche assicurando la qualità e fornendo un sostegno
finanziario.
Non trova che le attività per i giovani dovrebbero essere
promosse nelle regioni, come opportunità di apprendimento non formale? A questo proposito ritiene che la
creazione di reti interregionali potrebbe contribuire a
valorizzare maggiormente tali attività a livello europeo?
Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro
Le associazioni sportive, i club giovanili o le associazioni che
offrono attività extrascolastiche operano generalmente a
livello locale e regionale, anche se non mancano naturalmente
le attività svolte a livello nazionale, sotto forma di attivismo
politico (attraverso le organizzazioni giovanili dei partiti politici
o i gruppi che difendono determinate cause), o a livello internazionale, mediante gli scambi giovanili. Ciononostante per
la maggior parte dei giovani le esperienze di apprendimento
non formale avvengono a livello locale. È quindi importante
promuovere le attività di apprendimento non formale nelle
regioni, perché queste possono facilmente entrare in contatto
con i giovani, conoscendo la realtà in cui essi vivono. In ogni
caso, i piccoli progetti di mobilità (a livello locale) sono spesso
quelli che hanno un impatto determinante e che contribuiscono a rafforzare la diffusione di una coscienza europea, incoraggiando in tal modo i cittadini a sostenere la democrazia e la
società civile. Anche in questo caso, gli enti regionali e locali si
occupano spesso di fornire informazioni e consulenza, oltre a
un consistente sostegno finanziario.
Ritiene che i giovani potrebbero trarre qualche vantaggio
dalla cooperazione interregionale tra enti locali e regionali e a quali condizioni?
Un ambito della politica per i giovani da cui trae maggiormente vantaggio la cooperazione interregionale è la mobilità.
La cooperazione tra regioni potrebbe rendere possibile (e
in molti casi ciò avviene effettivamente) l’organizzazione di
scambi di volontari grazie ai quali i giovani possono visitare
altre regioni e conoscere culture diverse. Posso citare l’esempio di VINE UK, una rete britannica di organizzazioni benefiche che organizza scambi di volontari tra regioni del Regno
Unito ma anche in altri paesi. Queste organizzazioni offrono ai
giovani un’opportunità a costi contenuti di lasciare la propria
regione per andare a scoprire altre culture.
Sono stati sviluppi incredibilmente dinamici. All’inizio del
2010 è stata varata la strategia Europa 2020 che si prefiggeva,
tra l’altro, i seguenti obiettivi: ridurre al 10 % la percentuale
di coloro che abbandonano gli studi e portare ad almeno il
40 % la quota delle persone di età compresa fra 30 e 34 anni
che hanno completato l’istruzione terziaria. Sono state quindi
realizzate diverse iniziative che stanno aiutando a cambiare la
vita di milioni di giovani: ad esempio, Gioventù in movimento,
che mira a ridurre significativamente il tasso di disoccupazione entro il 2020 mediante un più stretto coordinamento tra
istruzione e occupazione; il nuovo programma dell’UE per la
gioventù, l’istruzione e lo sport è stato, proposto allo scopo di
aumentare il numero di studenti che studiano all’estero.
Per quanto riguarda le future attività in materia di gioventù, il
Comitato sta organizzando una serie di convegni dedicati alle
sette iniziative faro della strategia Europa 2020 che si terranno
entro la fine del 2013 e i cui risultati serviranno ad alimentare
una valutazione intermedia della strategia Europa 2020 che il
CdR prevede di realizzare nella primavera 2014.
Interview by Ulrike Wisser,
Editor of “jugendpolitikineuropa.de”,
online-news of the German National Youth Agency
Nel suo parere sul tema Gioventù in movimento, il CdR raccomanda altresì alla Commissione di creare un portale online per
lo scambio di buone pratiche a livello locale e regionale per
l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro.
Nel suo parere sul tema Una strategia europea rinnovata: investire nella gioventù del luglio 2010, il CdR incoraggiava il coinvolgimento attivo degli enti regionali e
locali nelle strategie di apprendimento tra pari al fine di
migliorare il processo di definizione delle politiche, nonché la loro partecipazione all’applicazione e diffusione
dei migliori esempi di politiche per i giovani. Che cosa ha
fatto finora il Comitato da parte sua?
Dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona nel 2008, il CdR
deve essere consultato sui temi che riguardano la gioventù e
l’istruzione dalle tre istituzioni con poteri legislativi: Commissione, Consiglio e Parlamento europeo.
Ad esempio, su richiesta della Commissione europea, il CdR ha
contribuito all’organizzazione della Settimana europea della
gioventù nel maggio 2011, incentrata sui seguenti temi: la
dimensione giovanile della strategia Europa 2020, Gioventù in
movimento, l’attuazione della strategia dell’UE per la gioventù,
il dialogo strutturato e il programma Gioventù in azione. Il
Comitato ha inoltre organizzato un evento sul dialogo strutturato che ha riunito giovani, organizzazioni giovanili, rappresentanti delle presidenze del Consiglio dell’UE, il Forum europeo
della gioventù, i consigli nazionali della gioventù e le agenzie nazionali del programma Gioventù in azione. In sostanza,
mediante il dialogo i giovani possono influenzare il processo
decisionale politico in materia di gioventù a livello UE.
Dopo due anni e mezzo, Lei ha ceduto la presidenza della
commissione al Suo successore. Come descriverebbe gli
sviluppi che hanno interessato la politica per la gioventù
durante il Suo mandato?
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013
9
Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro
I nuovi centri di competenze per i giovani
sono validi strumenti per investire nei giovani,
nelle nuove competenze e nei posti di lavoro
Mia De Vits (BE/PSE),
membro del parlamento
fiammingo
Il forte aumento della disoccupazione giovanile, in gran parte
collegato all’attuale crisi economica e al conseguente calo della
creazione di posti di lavoro è dovuto anche alla mancanza di
corrispondenza tra l’offerta di competenze e i bisogni del mercato del lavoro. L’istruzione formale non è però l’unica soluzione
per trasmettere alle persone le competenze utili per trovare un
lavoro. Ecco perché è necessario riservare maggiore attenzione
ai risultati dell’apprendimento e alle conoscenze e competenze
acquisite nella pratica, in particolare tramite il riconoscimento
delle competenze precedentemente ottenute, anche in sedi di
apprendimento informali e non formali.
I centri di competenze per i giovani (JongerenCompetentieCentra — JCC) creati ad Anversa (Belgio) per orientare e incoraggiare i giovani a scoprire e sviluppare le loro competenze,
sono un esempio concreto di questo approccio. In questi centri,
osserviamo come le persone trascorrono il loro tempo libero
e quali sono le loro competenze informali. Aiutiamo i giovani a
scoprire i loro talenti e offriamo loro l’opportunità di utilizzarli
a livello professionale. I nostri cosiddetti tutor delle competenze
occupazionali lavorano con i giovani per individuare le loro
necessità quando si tratta di cercare un impiego o di scegliere
la formazione giusta.
Attualmente ad Anversa sono presenti tre JCC: de Branderij,
21N e Zappa. Il centro de Branderij, situato nel quartiere di Borgerhout, si concentra sull’attuazione di percorsi di competenze
integrate, come avviene per i nostri altri progetti di Anversa, con
particolare attenzione alla formazione manageriale e ai giovani.
Il centro 21N mira a entrare in contatto con il più ampio numero
possibile di giovani vulnerabili durante il loro tempo libero, con
l’obiettivo esplicito di migliorare le loro opportunità sul mercato
del lavoro. Infine, il centro Zappa, nel quartiere di Kiel, si propone di trasformare le competenze acquisite dai giovani nel
loro tempo libero in risorse concrete da utilizzare nel mercato
del lavoro. I JCC non sono certamente una soluzione universale
ma rappresentano comunque un importante passo avanti nella
direzione giusta.
Per il governo della regione Castilla y León la
crescita regionale passa per l’occupazione giovanile
Juan Vicente Herrera
Campo (ES/PPE),
presidente del governo
regionale di Castilla y León
La regione Castilla y León promuove l’applicazione e l’attuazione
della strategia Europa 2020. Ai fini dello sviluppo e della crescita
della regione e per controbilanciare gli effetti della crisi, come
l’alto tasso di disoccupazione giovanile che ha raggiunto livelli
record per l’Europa, è necessario facilitare la transizione tra gli
studi e l’accesso al mercato del lavoro. Per conseguire questo
obiettivo, la regione mette in pratica una serie di misure, come
il miglioramento dell’accesso dei giovani a programmi di formazione di qualità e rilevanza per il loro futuro professionale. Tra
le misure che meritano un’attenzione particolare figurano le
seguenti.
Collegata all’iniziativa della strategia Europa 2020 relativa all’occupazione giovanile, la piattaforma Aulaceei.com consente ai
giovani imprenditori di accedere a servizi di orientamento, consulenza e formazione al fine di avviare un’impresa. I suoi compiti
principali sono l’elaborazione di piani aziendali e la valorizzazione
dell’innovazione in campo imprenditoriale. La piattaforma offre
corsi i cui temi spaziano dalla concettualizzazione all’amministra-
zione, dall’innovazione al consolidamento di un’impresa. Essa
inoltre promuove la diffusione di una cultura imprenditoriale
attraverso l’organizzazione di seminari specifici e l’incontro tra
futuri imprenditori e rappresentanti del mondo accademico, per
uno scambio di conoscenze e un aggiornamento delle capacità.
Il governo regionale di Castilla y León ha pubblicato una guida
che elenca i profili professionali del futuro più interessanti per il
suo territorio in relazione con lo sviluppo tecnologico e l’innovazione in un mondo globalizzato. L’obiettivo principale è assicurare che le università regionali, che hanno preso parte allo studio,
adeguino i loro corsi e i loro programmi alle esigenze future del
settore privato industriale. Lo studio ha individuato 67 profili
chiave in sei grandi settori economici (agroalimentare; salute e
qualità della vita; risorse idriche, energia e ambiente; trasporti e
mobilità; tempo libero e turismo; processi industriali). Tali misure,
che saranno inserite nel pacchetto della Commissione europea
relativo all’occupazione giovanile, sono efficaci e aiutano i cittadini della nostra regione ad affrontare la crisi.
Nel comune di Ovanåker (Svezia) l’istruzione,
la gioventù, le nuove competenze e l’occupazione
sono priorità chiave
Yoomi Renström (SE/
PSE), membro del consiglio
comunale di Ovanåker
10
Per rilanciare la crescita e la creazione di posti di lavoro, l’UE deve
investire nell’istruzione. La crisi economica ha drasticamente
ridotto le prospettive occupazionali dei giovani, tanto che in
alcuni paesi la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli preoccupanti. È quindi evidente che, per realizzare la globalizzazione
e operare cambiamenti sistemici sul mercato del lavoro, occorre
ripensare in profondità l’istruzione, la formazione professionale
e l’apprendimento permanente. Troppi giovani abbandonano
gli studi prima di aver acquisito le conoscenze necessarie per
entrare e rimanere nel mercato del lavoro. Inoltre, l’accesso alla
formazione permanente rappresenta la condizione fondamentale per combattere la disoccupazione e l’esclusione sociale,
promuovere una cittadinanza attiva e favorire una democrazia
solida.
Nel mio comune, Ovanåker (Svezia), l’istruzione, i giovani, le
nuove competenze e l’occupazione costituiscono delle priorità chiave. l’Ufficio per l’occupazione e la gioventù coordina le
misure concernenti il mercato del lavoro a livello comunale e, in
collaborazione con i servizi di collocamento, offre servizi di consulenza ai giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Nel mio
comune si attribuisce inoltre molta importanza alla cooperazione
tra scuola, occupazione e impresa. Nel quadro di progetti finanziati dall’UE, le scuole partecipano a scambi con istituti di altri
Stati membri dell’UE. Consapevole del rapporto che intercorre tra
risultati scolastici insoddisfacenti ed esclusione socioeconomica,
nella pianificazione delle sue attività il comune di Ovanåker dà la
priorità ai gruppi vulnerabili. Esso ha inoltre lanciato una strategia
intesa a migliorare la qualità dell’istruzione allo scopo di aiutare
gli allievi della scuola primaria a ottenere risultati migliori.
Programma di lavoro e priorità politiche per il 2013
Ogni anno la Commissione europea presenta un programma di
lavoro corredato delle priorità politiche fondamentali della sua
azione. La crisi finanziaria e sociale ha messo in luce la necessità
di una crescita e di posti di lavoro sostenibili, capaci di assicurare
l’inserimento dei giovani e la coesione territoriale all’interno
dell’Unione europea. Abbiamo chiesto al presidente del CdR Ramón
Luis Valcárcel Siso di illustrarci le priorità del Comitato per il 2013 e
indicare quale ruolo specifico gli enti locali e regionali dovrebbero
svolgere per aiutare l’Unione e i cittadini europei a superare la crisi
in corso.
Valcárcel Siso: Il nostro obiettivo è promuovere la
crescita e l’occupazione nelle regioni e città europee
Secondo i dati Eurostat, nel settembre 2012 il tasso
di disoccupazione nell’UE a 27 era del 10,6 %, e ben
5,5 milioni di giovani sotto i 25 anni erano alla ricerca di
un primo lavoro. Che cosa propone per rimediare a queste
difficoltà?
Il 2013 sarà purtroppo un anno molto difficile per le regioni e le
città europee. Continueremo ad avvertire gli effetti della crisi del
debito pubblico, mentre la nostra agenda politica dovrà rimanere incentrata sulla disoccupazione e sui rimedi per migliorare la precaria situazione economica dei cittadini europei. La
prima indagine regionale di Eurobarometro, condotta dalla
Commissione su impulso del CdR, mostra infatti chiaramente
che si tratta di due preoccupazioni condivise da gran parte
della popolazione in ogni regione e città dell’UE. Malgrado ciò,
rimango ottimista. Sono convinto che conseguire gli obiettivi
di Europa 2020 sia ormai diventato davvero urgente per tutti
noi. È evidente però che ci riusciremo solo con un livello adeguato di partecipazione delle regioni e delle città all’attuazione
della strategia e un’effettiva condivisione delle buone pratiche.
Un secondo punto su cui insisto è che dobbiamo investire
meglio, visti i tagli di bilancio con cui tutti ci troviamo a dover
fare i conti. Non solo la politica di coesione ma anche la spesa
dell’UE in ricerca, innovazione e istruzione devono dare risultati migliori sul terreno. Sono inoltre un deciso fautore della
cosiddetta «riflessione collaborativa» (joined-up thinking). Gli
investitori pubblici e privati a tutti i livelli di governo dovrebbero favorire maggiori sinergie per realizzare concretamente
degli investimenti sostenibili e di qualità. Non vanno incentivate soltanto le sinergie tra ambiti d’intervento settoriali
diversi — energia, trasporti, ricerca e sostegno alle PMI — ma
anche quelle geografiche, che potrebbero garantire il potenziamento delle connessioni Nord-Sud e Est-Ovest. Dobbiamo
inoltre impiegare meglio i nuovi strumenti finanziari e valorizzare il ruolo della Banca europea per gli investimenti. Infine,
ma non è certo un aspetto meno importante, occorre sfruttare tutte le potenzialità del mercato unico europeo. Nel settore dell’istruzione il programma Erasmus funziona bene, ma
quando poi i giovani si mettono alla ricerca di un primo lavoro,
scoprono che l’Europa non è ancora riuscita a realizzare una
vera mobilità professionale. Per la generazione digitale europea
questo resta difficile da capire. Realizzare tutti questi obiettivi
servirebbe quindi anche a dimostrare che avere «più Europa» è
la migliore garanzia per l’avvenire.
A Suo avviso, quali sono gli strumenti e le iniziative più
idonei per attuare delle politiche a sostegno della crescita
economica e dell’occupazione?
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013
Ramón Luis Valcárcel Siso,
presidente del Comitato delle
regioni, con José Manuel
Barroso, presidente della
Commissione europea
Come ho già detto, gli enti locali e regionali devono essere
attori a pieno titolo della strategia Europa 2020 perché sia
possibile rafforzare l’efficienza e la competitività del nostro
mercato interno. L’UE e i suoi 500 milioni di cittadini hanno
bisogno del mercato interno come piattaforma di lancio per
competere a livello globale. Il Comitato vigilerà sull’attuazione
di Europa 2020 e valuterà la realizzazione delle sette iniziative
faro della strategia; aggiungo che sono senz’altro favorevole
ad adottare nuovi strumenti di comunicazione, ad esempio
un’edizione in formato elettronico del nostro «Manuale Europa
2020», che ci sarà utile per far conoscere strategie innovative
che si sono dimostrate vincenti nelle regioni e città europee.
Ritengo inoltre che il CdR dovrebbe essere presente in tutte
le fasi del semestre europeo: a partire dal nostro contributo
all’Analisi annuale della crescita della Commissione, passando
per il dialogo territoriale in vista del Consiglio europeo di primavera, per finire con una valutazione dei programmi nazionali di riforma sotto il profilo della governance. Sono convinto
che, oltre naturalmente al lavoro che già svolge nell’ambito dei
sette forum sulle iniziative faro e della piattaforma di monitoraggio Europa 2020, il Comitato possa aiutare le regioni e le
città a conseguire gli obiettivi della strategia nel modo più efficiente possibile.
Occorre inoltre garantire un’attuazione tempestiva della politica di coesione, traguardo che, a nostro avviso, potrà essere
davvero raggiunto unicamente sulla base del rispetto del
principio della governance multilivello non solo nell’elaborazione dei contratti di partenariato e dei programmi operativi,
ma anche nella definizione e nell’attuazione dei programmi
nazionali di riforma; il principio deve valere anche per il Patto
per la crescita e l’occupazione, messo a punto e attuato in collaborazione con le regioni e le città. Per finire, intendo appoggiare qualsiasi coordinamento delle politiche economiche e
di bilancio a livello UE che tenga in maggior considerazione
gli interessi locali e regionali. Con tutta evidenza, è necessario
un dibattito aperto sulle pressioni che gravano sulle finanze
pubbliche degli enti locali e regionali a causa della crisi, e una
valutazione dei potenziali effetti di un’Unione economica e
monetaria rafforzata. Come ultima considerazione, vorremmo
che alle città e alle regioni spettasse un ruolo più incisivo nel
futuro coordinamento delle politiche economiche e di bilancio
dell’UE e della zona euro.
Nel 2013 la Croazia diventerà il 28° Stato membro dell’Unione. Come pensa di promuovere la dimensione territoriale nell’ambito delle relazioni tra l’UE e i suoi partner
esterni?
11
Programma di lavoro e priorità politiche per il 2013
Il trattato di Lisbona conferisce all’UE un nuovo ruolo nelle relazioni esterne, e di recente è stata riveduta la politica europea
di vicinato. Il CdR si è dotato degli strumenti adatti per poter
intervenire in questi nuovi ambiti: il lavoro dell’ARLEM è utile
per approfondire le nostre relazioni con gli enti dei paesi del
Mediterraneo, mentre l’attività della Corleap è rivolta ai paesi
del partenariato orientale. Sono lieto di constatare che si osservano nuovi sviluppi anche per quanto riguarda la politica di
allargamento. Ci adopereremo affinché l’adesione della Croazia
nel 2013 e l’eventuale ingresso di nuovi Stati membri in futuro
diano risalto all’importanza del processo di decentramento e
della promozione di un approccio «dal basso» nei paesi candidati. Proprio alla luce di queste considerazioni abbiamo istituito
un nuovo comitato consultivo misto tra il CdR e gli enti locali
del Montenegro.
Nel campo degli aiuti allo sviluppo e della cooperazione decentrata il Comitato ha già conseguito risultati significativi. Siamo
partner attivi e rispettati della Commissione europea e di altri
interlocutori in questo importante ambito d’intervento, nel
quale abbiamo ormai un ruolo più incisivo grazie a strumenti di
nostra concezione, come il Portale della cooperazione decentrata e le Assise dedicate allo stesso tema. Sono certo che la
nostra fruttuosa cooperazione con tutti i soggetti interessati
proseguirà e che creeremo altri strumenti utili per gli enti locali
e regionali impegnati nel campo dello sviluppo non solo nel
2013, ma anche negli anni a venire.
Il gruppo PPE chiederà una politica europea forte
a favore degli investimenti e dello sviluppo
Michael Schneider (DE/PPE),
presidente del gruppo PPE
del CdR
Sta arrivando l’anno nuovo, e con il protrarsi della crisi il
rilancio delle economie di tutti i paesi d’Europa e il rafforzamento della fiducia dei cittadini nella nostra leadership politica devono continuare ad essere le nostre prime priorità. Il
gruppo PPE del Comitato delle regioni chiederà quindi una
politica europea forte a favore degli investimenti e dello sviluppo, sostenuta dai necessari finanziamenti. In quest’ottica
è particolarmente importante la politica di coesione, che
stimola la competitività nel rispetto dell’ambiente e contribuisce alla riduzione dei divari di sviluppo tuttora esistenti
tra le regioni, collegandole al mercato unico dell’UE. Il notevole effetto leva che questa politica esercita in termini di
aumento degli investimenti, unito a un’efficace attuazione
sul terreno, può costituire un vero e proprio motore per la
crescita e l’occupazione, al pari dei settori culturali e creativi.
Il 2013 dovrebbe essere anche un anno da dedicare a una
discussione approfondita sul futuro dell’Europa. Sulla base
dei dibattiti svoltisi in Consiglio alla fine del 2012, dovremo
definire la posizione e il ruolo degli enti locali e regionali in
un’unione politica, economica e monetaria più profonda. Il
gruppo PPE del CdR, da sempre in prima linea per difendere il principio di sussidiarietà e la governance multilivello,
insisterà per una corretta applicazione del «principio di partenariato» attraverso un più forte coinvolgimento diretto
degli enti locali e regionali nella definizione e nell’attuazione
delle politiche europee. Continueremo ad avanzare sulla
strada tracciata dal trattato di Lisbona, che ha conferito al
CdR più ampie responsabilità in materia di sussidiarietà. In
ultima analisi, ciò significa adottare e applicare le decisioni
al livello più appropriato e il più possibile vicino ai cittadini.
Avvicinare l’Europa a tutti i cittadini è per noi un compito
fondamentale. Dobbiamo impegnarci a collaborare con i
nostri amici del Parlamento europeo e della Commissione
affinché l’Anno europeo dei cittadini possa servire ad abbattere le barriere che ancora ostacolano la cittadinanza dell’Unione e a sensibilizzare i cittadini stessi sui vantaggi che ciò
comporta.
Il programma di lavoro solleva molte domande.
Per rispondervi almeno parzialmente, bisognerà
probabilmente attendere la campagna
per le elezioni europee del 2014
Karl-Heinz Lambertz
(BE/PSE), presidente del
gruppo PSE del CdR
Il programma di lavoro della Commissione per il 2013 riveste
indubbiamente un’importanza particolare: esso è infatti l’ultimo programma a coprire un intero anno di lavoro della Commissione europea prima delle elezioni europee del 2014 e,
pertanto, è anche l’ultimo programma di lavoro completo
del presidente Barroso, di cui per molti aspetti rappresenta il
lascito. Allo stesso tempo, esso è anche il primo programma
di lavoro a presentare le proposte legislative per il primo anno
successivo all’adozione dei regolamenti finanziari dei diversi
fondi e programmi. Esso fa quindi da cerniera tra il passato
e un nuovo inizio. Il gruppo dei socialdemocratici ritiene che
il programma di lavoro in quanto tale non ponga particolari
problemi, in quanto si tratta essenzialmente di un elenco di
promesse; dal nostro punto di vista è molto più preoccupante
quello che nel programma invece manca. Si rileva ad esempio
una mancanza di ambizioni nel settore della politica sociale.
Nel settore della governance economica tutto sembra essere
possibile. Si approvano una raffica di «two-packs», «six-packs»,
altri vari patti e accordi, e si decidono una serie di cooperazioni
rafforzate. Ma dov’è l’equilibrio? Perché la Commissione non
propone un patto sociale per il conseguimento degli obiettivi
12
sociali definiti nella strategia Europa 2020? Perché gli obiettivi
di Barcellona relativi alle strutture di custodia per i bambini
in età prescolare non vengono definiti in maniera più vincolante? Un servizio di questo tipo, capillare e di buona qualità, è un prerequisito fondamentale per portare più donne
nel mercato del lavoro, ricordando che, secondo le stime di
Goldmann-Sachs, un maggior tasso di attività delle donne,
potrebbe far crescere il PIL dell’11 %. Perché la Commissione
non dà seguito alla proposta del CdR di varare un’agenda nel
settore dell’edilizia residenziale sociale? Perché la direzione
generale Concorrenza continua a inasprire i requisiti per l’accesso agli alloggi sociali?
Non è inoltre indice di un atteggiamento schizofrenico il
fatto che l’UE fissi degli obiettivi per la lotta contro la povertà
e la dispersione scolastica nell’ambito della strategia Europa
2020, ma al contempo, sulla base delle disposizioni fissate
dalla troika, che opera in uno spazio non soggetto alle
regole democratiche, imponga, all’insegna dell’austerità,
severi tagli ai bilanci per l’istruzione degli Stati membri colpiti dalla crisi?
Programma di lavoro e priorità politiche per il 2013
Siamo determinati a continuare il nostro impegno
affinché il CdR abbia maggiore impatto
sulle attività legislative dell’UE
L’Alleanza dei liberali e democratici per l’Europa all’interno del
Comitato delle regioni inizia il 2013 con il fermo proposito di
continuare a impegnarsi per garantire al CdR un maggiore
impatto sulle attività legislative dell’UE. A tale riguardo svilupperemo ulteriormente il nostro programma inteso a dare sostegno
ai relatori dell’ALDE perché presentino le posizioni del CdR alle
altre istituzioni dell’UE, specialmente nella fase successiva all’adozione dei pareri nella plenaria del Comitato. Intendiamo poi
incoraggiare il Comitato delle regioni a rafforzare ulteriormente
il suo ruolo istituzionale specifico in tale ambito. In questi tempi
di severi vincoli di bilancio, inoltre, continueremo a mettere in
discussione, in maniera costruttiva, le decisioni del CdR in materia di bilancio, in modo che vengano compiute le scelte più efficaci per massimizzare i risultati ottenuti dall’istituzione.
Sul fronte legislativo e politico, l’ALDE proseguirà i lavori svolti
nel 2012 sulla transizione energetica e continuerà a sostenere
tale causa, in quanto fonte di nuovi posti di lavoro, nuove competenze e nuove attività imprenditoriali, ma anche come modo
per ridurre le emissioni di CO2 e contenere così i cambiamenti
climatici. L’ALDE intende anche concentrarsi sull’innovazione,
l’istruzione e la formazione, nonché, com’è naturale nell’Anno
della cittadinanza europea, su un’Europa per i cittadini. Infine, il
gruppo ALDE ospiterà la seconda riunione con i consiglieri liberali di Bruxelles, con l’obiettivo di rafforzare i nostri legami con
la città che ospita le istituzioni dell’UE, e alla fine dell’anno organizzeremo la terza edizione del concorso LeaDeR, che premia
il buon governo, l’impegno verso i cittadini e le azioni volte ad
avvicinare l’UE ai cittadini.
Bas Verkerk (NL/ALDE),
presidente del gruppo ALDE
del CdR
Nel 2013 l’UE deve produrre risultati concreti
Negli ultimi anni l’UE ha affrontato la crisi economica promuovendo l’austerità come la via da seguire. Tuttavia, molte delle
decisioni adottate nei vertici europei non sono state attuate pienamente, col risultato evidente che non hanno prodotto gli esiti
sperati. Il nostro gruppo vorrebbe quindi che l’UE si attivasse per
attuare una serie di iniziative che sono di fondamentale importanza per gettare le basi della crescita futura. In quest’ottica vorrei proporne in particolare cinque. In primo luogo occorre affrontare il gravissimo problema della disoccupazione giovanile. Ho
spesso dichiarato che, se non affrontiamo questa piaga, perderemo un’intera generazione e, sul lungo periodo, i costi sociali
ed economici per l’UE saranno enormi. Ritengo quindi che l’UE
debba studiare altre nuove iniziative nei campi dell’istruzione,
della formazione, della riqualificazione e dell’apprendistato.
Quanto già fatto non basta: bisogna fare di più.
In secondo luogo occorre investire nell’innovazione e nell’R&S.
Nel mio paese attribuiamo grande importanza alle nuove tecnologie IT, e credo che l’UE debba investire nell’innovazione, nell’R&S e nella «specializzazione intelligente». Una politica, questa,
che potrebbe anche diventare una priorità orizzontale in diverse
linee di bilancio. L’innovazione nel campo della produzione
energetica da fonti rinnovabili è cruciale anche per la crescita e
la sostenibilità energetica nelle nostre regioni e nelle nostre città.
In terzo luogo occorre riorientare la coesione verso la crescita. Da
molti anni, infatti, la politica di coesione viene percepita soltanto
come un aiuto per le regioni relativamente povere di tutta l’UE;
io, invece, sono convinto che si debba ripensare la nostra impostazione e fare dei fondi strutturali e del fondo di coesione uno
strumento chiave per creare posti di lavoro e un moltiplicatore
per le iniziative a favore dalla crescita in tutta l’UE.
In quarto luogo occorre garantire un migliore equilibrio tra la
dimensione urbana e quella rurale nelle politiche dell’UE. In tutto
il mondo, e l’UE non fa eccezione al riguardo, le persone tendono a spostarsi verso le città. Ciò, tuttavia, non significa che le
politiche UE debbano allora essere orientate esclusivamente alle
zone urbane. Riteniamo che realizzare un migliore equilibrio tra
zone rurali e urbane dell’UE recherà benefici a entrambe e incentiverà le persone a vivere e lavorare anche nelle zone rurali. Un
cambiamento di approccio, questo, assolutamente necessario.
Infine, nell’Anno europeo dei cittadini, dobbiamo instaurare un
processo di comunicazione nei due sensi con le regioni e con
coloro che vi abitano. Le istituzioni europee devono prestare
ascolto alle istanze dei cittadini; e il CdR, a mio avviso, si trova
nella situazione ideale per fungere da punto di autentico contatto coi cittadini e trasmetterne esigenze e interessi ai fini del
processo decisionale.
Uno Silberg (EE/AE),
presidente del gruppo
Alleanza europea del CdR
Il gruppo ALDE terrà una seconda riunione
con i consiglieri comunali liberali di Bruxelles
Sull’onda del successo della riunione del gennaio
2011 fra i membri del gruppo ALDE e i consiglieri
liberali dei comuni della regione di Bruxelles, nei
primi di febbraio 2013 si terrà una seconda riunione. L’idea iniziale si è tradotta in realtà grazie
all’aiuto di Françoise Schepmans, all’epoca primo
vicesindaco di Molenbeek e capogruppo dei liberali nel parlamento della Comunità francofona del
Belgio e attualmente, dal 16 ottobre scorso, sindaco di Molenbeek. Lo scopo di queste riunioni
non è solo rafforzare i legami tra un organo dell’UE
e la città che lo ospita, ma anche offrire un valido
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013
punto di riferimento sia per i membri del gruppo
ALDE che per i politici locali di Bruxelles.
La riunione dell’anno scorso, che ha visto la
partecipazione dei consiglieri comunali liberali
responsabili per gli affari economici e per l’istruzione, è stata una preziosa occasione di confronto
intorno ai modi migliori di ridurre la crescente
disoccupazione e creare spirito d’impresa a livello
locale — sfide, queste, che i politici locali si trovano ad affrontare quotidianamente. Dato che
quest’anno la transizione energetica rappresenta
per l’ALDE un tema prioritario, la riunione del pros-
simo febbraio si terrà tra i membri del gruppo ALDE
e i consiglieri comunali liberali di Bruxelles responsabili per l’energia. Tra gli argomenti da affrontare,
i modi migliori di attuare tale transizione, le possibilità che essa offre in termini di creazione di posti
di lavoro e crescita economica a livello locale, le
implicazioni politiche ed economiche della transizione stessa e i modi di incoraggiare i cittadini ad
adottare misure di efficienza energetica.
13
Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 (QFP)
Quadro finanziario pluriennale:
gli enti territoriali hanno ancora
qualche carta da giocare
Mercedes Bresso (IT/PSE),
prima vicepresidente del CdR
e relatrice sul QFP
È forte la tentazione di dichiarare il vertice europeo del 22 e
23 novembre un puro e semplice
fallimento. È vero che la rincorsa
ai veti nazionali, basati sulle considerazioni economicamente false della cosiddetta «giusta contropartita», che
per un «effetto a cascata» portano a opporre una politica dell’UE a un’altra, ha contribuito a tracciare un quadro ancora più fosco e deprimente di quello emerso dai
negoziati precedenti. È vero anche che l’ultima proposta
messa sul tappeto dal presidente del Consiglio europeo
prevedeva comunque, per la politica di coesione, una
riduzione di 60 miliardi di euro rispetto alla proposta
della Commissione, che il Comitato delle regioni considerava già una proposta limite. Né il mantenimento
del dispositivo in materia di condizionalità macroeconomica e della riserva di efficacia era un aspetto di cui
gli enti territoriali d’Europa potessero rallegrarsi. Senza
arrivare a dire che il bicchiere è mezzo pieno, occorre
tuttavia riconoscere che si intravede qualche barlume
di speranza. Le ultime proposte di Herman Van Rompuy
erano stabilizzate in termini di volume totale. Che si sia
finalmente arrestata la macchina dei tagli indiscriminati? Rispetto a proposte precedenti, la dotazione asse-
gnata alla politica di coesione sarebbe aumentata di
10 miliardi di euro, e si sarebbe mantenuto il concetto di
regioni in transizione. È una conferma di un’inversione
di tendenza?
Ovviamente, nulla può essere dato per scontato. Di certo
gli eletti degli enti territoriali devono adesso raddoppiare il loro lavoro di pressione, non soltanto a Bruxelles
ma soprattutto nelle rispettive capitali, per difendere un
bilancio degno dell’interesse generale e superiore europeo, e avvicinarsi alle posizioni del Parlamento europeo.
Questo significa anche che dobbiamo evitare di cadere
nella trappola delle scadenze. Non era affatto necessario, infatti, pervenire a tutti costi a un accordo entro la
fine del 2012. Era probabilmente più opportuno, date le
circostanze, lasciare un po’ di tempo al tradizionale «teatro» della procedura di bilancio per ottenere dei risultati
migliori, in particolare per quanto riguarda la politica
di coesione. Sarebbe il momento peggiore, infatti, per
privarsi dell’effetto leva che essa esercita su altri investimenti pubblici e privati e quindi del contributo che essa
offre alla ripresa della crescita e su cui, ancora nel giugno 2012, era unanime il consenso in seno al Consiglio
europeo.
Il CdR chiede un bilancio UE
pluriennale credibile, che
rappresenti uno strumento
d’investimento
Bas Verkerk (NL/ALDE),
presidente della commissione
temporanea ad hoc del CdR
sul bilancio UE
Il Comitato delle regioni (CdR)
nota con rammarico che il Consiglio europeo del 22 e 23 novembre 2012 non è riuscito a raggiungere un accordo sul nuovo quadro finanziario pluriennale
post-2013. Nonostante l’Europa debba chiaramente
affrontare una situazione economica delicata, gli Stati
membri non sembrano in grado di trovare un accordo, e
l’incertezza a proposito del futuro bilancio rischia di protrarsi a lungo. Questo provoca gravi problemi agli enti
regionali e locali, che hanno bisogno di iniziare a pianificare i loro programmi operativi nell’ambito dei fondi
strutturali per il periodo 2014-2020 affinché le risorse
possano essere utilizzate in modo efficiente e guidare la
ripresa economica.
Il CdR chiede un bilancio UE pluriennale credibile, che
rappresenti uno strumento d’investimento a servizio
degli interessi di tutti gli Stati membri dell’UE e delle loro
regioni e che sia per lo meno equivalente a quello adottato per il presente periodo di programmazione 20072013. La politica di coesione è una componente fondamentale del quadro finanziario e deve essere consolidata
e mantenuta. Contrariamente all’opinione generale, non
14
è vero che i fondi strutturali e di coesione finanziano
solo i progetti nei nuovi Stati membri. Praticamente tutti
gli enti regionali e locali dell’UE possono ottenere un
finanziamento a titolo, per esempio, del Fondo sociale
europeo, finalizzato a sostenere misure di formazione
e di qualificazione. Affinché tali risorse possano essere
spese con criterio ed efficienza, gli enti regionali e locali
hanno bisogno di certezze e sottolineano l’importanza
fondamentale di un finanziamento adeguato.
Per uscire dalla crisi economica c’è bisogno di un’Unione europea dinamica e attiva. Questo significa anche
inserire espressamente, tra le priorità del nuovo quadro
finanziario pluriennale, un maggiore finanziamento a
favore della ricerca e dell’innovazione. Il Comitato ritiene
che la politica agricola comune eserciti un impatto positivo sulle comunità rurali. I vantaggi di una moderna
amministrazione UE, il ruolo strategico svolto dalle reti
d’infrastruttura nell’assicurare l’inclusione delle zone
periferiche e un mercato unico digitale che sia al centro
della strategia Europa 2020 per la crescita e l’occupazione sono altri fattori cruciali per il futuro dell’Unione.
La prospettiva delle regioni
Piero Fassino: Torino
è determinata
a diventare una
città all’avanguardia
a livello mondiale
TrentinoAlto
Adige
Valle
d’Aosta
Lombardia
FriuliVenezia
Giulia
Veneto
Torino
onte
Piem
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
M
ar
ch
e
Umbria
Lazio
Roma
Il capoluogo della regione Piemonte
è famoso per le sue città d’arte, i suoi
incantevoli paesaggi alpini, le dolci colline,
l’eccellenza del vino e del cibo locale, il
lago Maggiore e il lago d’Orta, le sue vaste
pianure. Torino offre ai visitatori la nobile
e solenne piazza Castello, il suo centro
storico, gli squisiti sapori e l’atmosfera dei
suoi caffè storici: è impossibile resistere ai
riti cittadini, come una tazza di cioccolata
calda, eredità di un passato in cui la città era
la capitale di un regno, come testimoniato
dai palazzi reali nella città e nei dintorni, che
nel 1997 l’Unesco ha dichiarato patrimonio
mondiale dell’umanità. Per effetto del suo
ruolo, all’inizio come prima capitale del
Regno d’Italia e poi quale centro economico
e industriale, Torino è sempre stata una
città aperta ai giovani, alla cultura, allo
sport e al commercio internazionale. Oggi
questo profilo può essere sintetizzato in
qualche dato significativo: la provincia
di Torino è la terza in Italia per volume di
esportazioni, l’Università e il Politecnico
cittadini cooperano con oltre 400 università
di tutto il mondo e il Comune ha concluso
accordi di cooperazione e partenariato con
oltre 50 città di tutti i continenti. Inoltre, a
Torino hanno sede i consolati di 45 paesi e
molte importanti agenzie internazionali,
come il Centro internazionale di formazione
dell’Organizzazione internazionale del
lavoro (ITC/ILO), l’Istituto interregionale delle
Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la
giustizia (UNICRI), lo Staff college del sistema
delle Nazioni Unite (UNSSC) e la Fondazione
europea per la formazione professionale.
Sardegna
Abruzzo
lise
Mo
Ca
m
pa
ni
Pug
lia
Ba
sil
ica
a
ta
Calabria
100 000 studenti, compresi 15 000 studenti provenienti dall’estero. Inoltre Torino è diventata una
capitale della cultura ed è sempre più conosciuta
come sede di manifestazioni sportive. Le Olimpiadi
invernali del 2006 hanno rappresentato un’opportunità per
portare la città alla ribalta mondiale, permettendo così a tutti
coloro che conoscevano la città soltanto per la Fiat e la Juventus di vederla in una prospettiva completamente nuova.
Tutto lo sport italiano è nato a Torino: nel 1844 è sorta la
prima società italiana di ginnastica, con l’intento di trasmettere i valori dello sport ai giovani. A Torino sono nati il Club
alpino italiano (CAI), il primo campionato di calcio, il primo
circolo del tennis, la federazione italiana di canottaggio, il
primo club di sci, l’unione podistica italiana, l’Universiade
Sicilia
Piero Fassino,
sindaco di Torino
Questo processo di apertura al mondo si è accelerato negli
ultimi due decenni. Da città industriale e manifatturiera, una
vera città-stabilimento nota per la sua industria automobilistica, Torino è diventata una città dalle molteplici sfaccettature e vocazioni: rimane un importante centro industriale,
ma è anche una città di cultura, un centro di servizi finanziari
e la sede delle due principali banche italiane. È anche una
città universitaria, con due atenei prestigiosi cui sono iscritti
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013
15
La prospettiva delle regioni
estiva e la federazione italiana di arrampicata sportiva. Nel
1911, in occasione dell’Esposizione internazionale di Torino,
25 000 atleti presero parte al Concorso ginnastico federale
internazionale. Tutto ciò contribuisce a spiegare perché
Torino ospiterà, nel 2013, i World Master Games e perché
sia stata scelta dall’Associazione delle capitali europee dello
sport (ACES) come Capitale europea dello sport per il 2015.
Capitale europea dello sport nel 2015
L’ACES designa ogni anno la Capitale europea dello sport.
Nell’assegnare questo titolo, l’Associazione tiene conto di
valori quali responsabilità e comportamento etico, oltre al
ruolo dello sport per aumentare l’integrazione della società,
migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini e
colmare il divario tra classi sociali in condizioni difficili. L’ACES
collabora con la Commissione europea, il Comitato olimpico
internazionale, le città europee e gli Stati membri dell’UE. Il
titolo conferito dall’ACES rappresenta una buona opportunità per riconoscere ufficialmente l’impegno delle autorità
locali nel promuovere lo sport. «Il titolo di Capitale europea
dello sport 2015 rappresenta un riconoscimento dell’eccellenza di Torino per quanto riguarda sport e impianti sportivi, università e manifestazioni di livello mondiale. È per noi
motivo di orgoglio che l’ACES abbia assegnato questo titolo
alla città in cui è nato lo sport italiano», ha detto Piero Fassino,
sindaco di Torino e membro del Comitato delle regioni.
Questa bella notizia è stata accolta calorosamente anche
da Mercedes Bresso, primo vicepresidente del CdR ed ex
presidente della Regione Piemonte: «Sono lieta che la città
di Torino sia stata proclamata Capitale europea dello sport
per il 2015. Questo riconoscimento sottolinea l’importanza
degli impianti sportivi e dello sport quale strumento d’integrazione sociale, come io stessa ho avuto modo di constatare
durante i preparativi per le Olimpiadi invernali del 2006».
16
Una città all’avanguardia a livello mondiale
La città di Torino è impegnata nella promozione non solo
dello sport, ma anche di relazioni economiche internazionali
dinamiche. Il recente 150° anniversario dell’Unità d’Italia ha
rappresentato un’altra opportunità per mettere in mostra
la città a livello internazionale: è stata infatti visitata da oltre
100 delegazioni straniere e da centinaia di migliaia di turisti
provenienti da oltre frontiera. Inoltre, per effetto del cambiamento demografico, nel capoluogo piemontese è aumentata la popolazione immigrata, che adesso rappresenta il
15 % della popolazione totale, in linea con la sua natura
multiculturale, pluriconfessionale e multietnica. «È significativo che da giugno a dicembre 2011, durante i primi sei mesi
del mio mandato come sindaco, la città sia stata visitata da
40 ambasciatori e altri agenti diplomatici, con proposte di
cooperazione economica, culturale e scientifica tra università
che abbiamo accolto molto favorevolmente», ha aggiunto
Fassino.
Per rafforzare il suo continuo sviluppo quale centro culturale ed economico del Piemonte, Torino si sta preparando
a nuovi e importanti progetti per gli anni a venire: un protocollo sulla cooperazione culturale con i musei di New York,
San Pietroburgo, Gerusalemme e Madrid, la partecipazione
al progetto europeo Città intelligenti, la candidatura al titolo
di Capitale verde europea 2014 e la partecipazione all’Expo
Milano 2015 sul tema Nutrire il pianeta – Energia per la vita.
«Torino è determinata a diventare una città all’avanguardia
a livello mondiale, impegnata nello sviluppo sostenibile e
interessata a esplorare sino in fondo le nuove opportunità
offerte dalle tecnologie verdi, dallo sport, dalla cultura e dal
commercio. Cresce sempre più in noi la consapevolezza che
con un forte ruolo internazionale la città saprà attrarre nuovi
talenti, posti di lavoro, investimenti, crescita e prosperità», ha
concluso il sindaco.
La tribuna dei relatori
Gli aiuti di Stato a finalità regionale al servizio della
coesione, della crescita e dell’occupazione
La revisione degli orientamenti in materia di aiuti di Stato a
finalità regionale (ASFR) si inquadra nel processo di modernizzazione della politica dell’Unione europea relativa agli aiuti di
Stato. Gli ASFR, essendo destinati a territori in difficoltà e partecipando al loro sviluppo economico, derogano al principio
del divieto di aiuti di Stato previsto dai trattati. Il parere che
presento alla sessione plenaria rappresenta un’opportunità per
il Comitato delle regioni di difendere questa eccezione che, in
un contesto di austerità di bilancio, potrebbe essere applicata
in maniera sempre più limitata dalla Commissione europea. In
periodo di crisi economica e sociale, gli ASFR devono essere
decisamente al servizio dell’occupazione e della crescita, allo
scopo di contribuire allo sviluppo armonioso ed equilibrato dei
territori dell’Unione.
Oggi più che mai dobbiamo fare in modo che la Commissione
europea non limiti la possibilità di interventi pubblici a favore
degli attori economici. Poiché nel quadro strategico comune
il sostegno alla competitività delle imprese figura tra le priorità
dei fondi europei, sarebbe paradossale ridurre le possibilità per
i poteri pubblici di sostenere i progetti di sviluppo di queste
stesse imprese. Attraverso il meccanismo degli ASFR, la Commissione europea dispone dei mezzi necessari per prestare
aiuto ai territori in difficoltà e deve avvalersene. Tenuto conto
della gravità della situazione economica, ridurre in maniera arbitraria la percentuale della popolazione interessata dagli ASFR
sarebbe un errore. Invito altresì la Commissione a riconsiderare
le sue proposte di divieto di aiuti alle grandi imprese e a rivedere
la definizione delle piccole e medie imprese (PMI), che non può
applicarsi solamente a quelle con un organico non superiore a
250 dipendenti.
Gli ASFR sono essenzialmente uno strumento per la realizzazione degli obiettivi di coesione economica, sociale e territoriale. In periodo di crisi, i rischi di ritardo della crescita economica
di alcune regioni sono ancora più reali. Ecco perché raccomando alla Commissione europea di riconoscere la specificità
delle regioni in transizione nell’elaborazione della suddivisione
in zone per gli ASFR, come peraltro ha già fatto nel quadro delle
proposte legislative sui futuri fondi della politica regionale. La
invito inoltre a prevedere un trattamento particolare nei confronti delle regioni che presentano svantaggi naturali, geografici
o demografici, come le zone rurali, le regioni di montagna o le
regioni insulari.
Jean-Paul Denanot (FR/PSE),
presidente del Consiglio
regionale del Limosino
Gli enti regionali e locali sono i primi soggetti interessati dall’attuazione delle norme relative agli ASFR. Eppure, contrariamente
agli Stati membri, essi non sono stati consultati dalla Commissione europea. Il parere che presento aiuterà noi enti territoriali
a occupare il posto che ci spetta al tavolo dei negoziati per l’elaborazione degli orientamenti in materia di ASFR per il periodo
2014-2020.
Aspetti regionali di un’iniziativa politica a livello dell’UE
In numerose occasioni il Comitato delle regioni ha espresso il
proprio impegno per la promozione della cittadinanza dell’Unione, la sensibilizzazione in tale contesto e un più ampio
esercizio dei diritti elettorali dell’UE. Se dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee svolgessero un ruolo
primario nell’esprimere le opinioni dei cittadini nei processi
legislativi di livello europeo, tale prospettiva accrescerebbe
la qualità della democrazia rappresentativa europea e contribuirebbe a una più stretta integrazione tra gli Stati membri.
Riteniamo che una regolamentazione unica che oltrepassa i
contesti nazionali sviluppi un’opinione pubblica europea, faccia aumentare l’interesse dei cittadini per le elezioni europee
e rafforzi la legittimità democratica dell’Unione.
Consideriamo lo statuto unico europeo come un passo in
direzione di un’Europa unita politicamente, in quanto permette alle organizzazioni di registrarsi come partito politico
europeo o fondazione politica europea e in tal modo di acquisire uno status giuridico basato sul diritto unionale. Tuttavia
nella pratica, le organizzazioni politiche aventi uno statuto
europeo registrate in uno qualsiasi degli Stati membri sono
soggette alle differenti disposizioni nazionali in materia fiscale
e di diritto del lavoro. Confidiamo nell’adozione, in futuro, di
uno statuto europeo di portata generale, che garantisca condizioni pari a quelle delle altre istituzioni comunitarie.
Il fatto che tra i requisiti per la registrazione dei partiti politici
europei figuri la rappresentanza politica nei parlamenti regionali va considerato come un elemento autenticamente europeo nella democrazia locale. Molto opportunamente, questa
possibilità introduce, anche formalmente, l’Unione europea
nella politica regionale, attraverso i rappresentanti di tali partiti.
Non si tratta di una questione meramente giuridica o tecnica,
bensì anche del contenuto politico delle organizzazioni. Il fatto
che tra le condizioni specifiche per l’acquisizione o il mantenimento dello status giuridico europeo figuri il rispetto dei valori
che stanno alla base dell’UE è per noi un’importante questione
di fondo. Questo fattore ha costituito sinora un criterio di adesione per i paesi candidati, ma il regolamento in esame eleva
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013
i valori fondamentali dell’UE a criterio che può e deve essere
verificato nel quadro del monitoraggio politico. Riterremmo
appropriata tale disposizione, a condizione di prevedere il
coinvolgimento del CdR nella verifica, in particolare nei casi in
cui il partito oggetto della verifica sia rappresentato nel CdR.
È confortante il fatto che il Parlamento europeo assicurerà, a
carico del proprio bilancio, i quadri operativi di finanziamento,
senza chiedere finanziamenti aggiuntivi agli Stati membri.
Appare opportuno anche il fatto che la proposta della Commissione introduca una distinzione tra i criteri di acquisizione
dello status giuridico e quelli di ammissibilità a beneficiare dei
finanziamenti. Appare tuttavia discutibile la natura limitativa
del finanziamento, al quale vengono ammessi solo i partiti
politici che sono rappresentati da almeno un membro nel Parlamento europeo. Raccomandiamo di estendere tale ammissibilità anche ai partiti rappresentati da almeno tre membri nel
Comitato delle regioni.
István Sértő-Radics
(HU/ALDE), sindaco di Uszka
È evidente che i partiti politici europei, nel quadro della loro
attività, garantiranno un legame più diretto tra il livello politico europeo e quello locale e regionale e offriranno ai cittadini dell’Unione un accesso completo alle informazioni.
Grazie a partiti politici europei autenticamente sovranazionali
sarebbe possibile in futuro che nelle liste elettorali, anche
locali e regionali, di un tale partito figurino candidati che non
appartengono al partito locale che ha costituito il partito
europeo; in tal modo i rapporti diretti tra la politica europea e
quella locale e regionale diverranno più trasparenti. Ciò apre
la strada alla possibilità che il Consiglio nomini come membri
del CdR esponenti di partiti politici europei, e che questi ultimi
sarebbero quindi rappresentati direttamente nei gruppi politici del CdR. La presenza nel CdR di rappresentanti di partiti
europei renderebbe più visibile e vicina ai cittadini la relazione
che intercorre tra il processo decisionale di livello europeo e
quello di livello locale e regionale. Siamo convinti che il processo legislativo renderà disponibili le nuove regole già per
le elezioni del Parlamento europeo del 2014 e per la relativa
campagna elettorale.
17
La tribuna dei relatori
Il ruolo delle autorità locali e regionali
nel promuovere la crescita e rafforzare la creazione
di posti di lavoro
Maria Luisa Coppola (IT/EPP),
Consigliere regionale —
Assessore, Regione Veneto
In questo periodo di difficile crisi economica e di ripetuti
tentativi di ripresa, è fondamentale promuovere il ruolo
che l’UE può (e deve) avere per ritornare a crescere,
soprattutto grazie alle sue autorità locali e regionali.
Questo progetto di parere nasce a seguito della comunicazione della Commissione europea «Verso una ripresa
fonte di occupazione» e della riunione del Consiglio
europeo del 28 e 29 giugno, in cui si è siglato il «Patto
per la crescita e l’occupazione»; cioè quando le principali
istituzioni europee hanno finalmente riconosciuto l’importanza di tornare a parlare di crescita e di occupazione.
Il Comitato delle Regioni, perciò, non poteva esimersi dal
presentare un progetto di parere che, facendo sintesi
delle esperienze regionali, si potesse inserire con forza e
autorevolezza nel dibattito europeo, anche grazie all’impegno richiesto dalla presidenza cipriota.
L’opinione parte dalla coscienza che le disparità socio
economiche tra gli Stati membri e tra le varie regioni
europee sono aumentate anziché diminuire. La crisi
economica ha evidenziato che non è più possibile permettere una gestione inefficiente della spesa pubblica.
L’analisi delle proposte istituzionali e della situazione ha
portato alle seguenti conclusioni:
• l’importanza di rafforzare il mercato unico, ridurre la
complessità normativa, rafforzare la BEI e introdurre i
project bond (soprattutto in relazione al «Meccanismo
per collegare l’Europa») per finanziare misure rapide a
favore della crescita;
• la grave lentezza nell’attuazione delle decisioni da
parte degli Stati membri e l’auspicio di posizioni coerenti anche in fase di decisione del prossimo budget
2014-2020 dell’UE;
• il ruolo cruciale delle autorità locali e di un migliore utilizzo dei fondi FSE e FESR e di altri programmi europei
(Progress microfinanza e Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione);
• maggiore incentivazione dell’imprenditorialità, anche
grazie ad Erasmus per giovani imprenditori ed investimenti con camere di commercio e rete EEN;
• la promozione della CSR e dei marchi collettivi di
qualità (di proprietà pubblica o privata) per aiutare
e sostenere l’impiego e l’industria e il rafforzamento
del sostegno di una corretta formazione, dei tirocini e
dell’alternanza scuola-lavoro.
Con questo parere il Comitato delle regioni conferma il
suo impegno nel delineare una strada nuova di crescita
e di ripresa per l’Europa e continuerà a fare la sua parte
per sensibilizzare Consiglio e Parlamento nei confronti di
queste priorità.
Gli enti subnazionali europei svolgono un ruolo
decisivo nel sostenere gli investimenti pubblici
Da quando sono stato designato relatore del parere d’iniziativa sul tema Creare maggiori sinergie tra il bilancio
dell’UE e i bilanci nazionali e subnazionali, ho avuto incontri con esponenti politici, funzionari dell’UE e parti interessate a Bruxelles e in Galles, tra cui anche con il commissario UE al bilancio Jan Lewandowski, per procedere
in modo informato all’elaborazione del mio parere, la cui
adozione è prevista nella sessione plenaria di gennaio.
Rhodri Glyn Thomas (UK/AE),
relatore del parere d’iniziativa sul
tema «Creare maggiori sinergie
tra il bilancio dell’UE e i bilanci
nazionali e subnazionali»
Dato che il bilancio UE rappresenta solo l’1 % del PIL
totale dell’UE, un efficace allineamento dei bilanci e
degli investimenti pubblici è essenziale perché l’Europa
possa realizzare gli obiettivi fondamentali della strategia
Europa 2020 e recuperare la stabilità economica.
Gli enti subnazionali in Europa svolgono un ruolo decisivo nel sostenere gli investimenti pubblici contando per
oltre i due terzi del 7 % della spesa statale generale che
è destinato in media ogni anno in Europa alla spesa per
investimenti pubblici (incluse le infrastrutture), la grande
maggioranza dei quali riguarda settori prioritari cruciali
(istruzione, affari economici, edilizia abitativa e servizi alla
comunità e ambiente) per la realizzazione degli obiettivi
della strategia Europa 2020. Il bilancio UE, in particolare
attraverso i programmi dei fondi strutturali, può apportare un chiaro valore aggiunto in questo senso, fornendo
18
una fonte di finanziamenti stabile su un periodo di sette
anni e può essere usato per i) concentrare gli sforzi
locali e regionali sulle strategie d’investimento a lungo
termine e ii) creare un effetto moltiplicatore attraverso
l’allineamento dei finanziamenti locali e regionali per
conseguire queste priorità comuni.
Nel mio progetto di parere chiedo alla Commissione
europea di preparare un libro verde sulle sinergie
durante il 2013 che dovrebbe fissare una serie di principi
(rispetto per l’autonomia fiscale, partenariato, trasparenza, semplificazione delle procedure di bilancio) per
portare avanti tale agenda, nonché avanzare proposte
per affrontare le numerose strozzature che rendono
attualmente difficile realizzare nella pratica tali sinergie.
Sono convinto che nel quadro della più vasta discussione sul futuro dell’eurozona e della spinta verso una
più stretta unione economica e monetaria, compresa la
sorveglianza di bilancio per gli Stati membri, vi debba
essere un riconoscimento molto più chiaro delle responsabilità di bilancio degli enti subnazionali nel ciclo di
governance e del coinvolgimento di tutti i livelli di governance (compreso il Comitato delle regioni) in queste
discussioni.
La tribuna dei relatori
Rafforzare la cittadinanza dell’UE: promuovere
i diritti elettorali dei cittadini europei
L’Anno europeo dei cittadini 2013, di particolare importanza per
tutti noi, è incentrato sulla cittadinanza dell’Unione e offre fra l’altro reali possibilità di incoraggiare gli sforzi volti ad aumentare la
partecipazione alle elezioni. Ritengo che occorra realizzare, nel
quadro di una cooperazione a vasto raggio, progetti concreti
quali laboratori, conferenze, seminari, azioni di formazione, oltre
all’organizzazione di simulazioni di situazioni elettorali, al dialogo
interattivo e allo scambio di esperienze, per fare in modo che
tutti i cittadini dell’UE che hanno raggiunto l’età del voto acquisiscano una conoscenza responsabile dei loro diritti. Considero
particolarmente importanti i giovani e ritengo che, affinché
divengano cittadini elettori consapevoli, sia necessario spiegare
loro, in un linguaggio semplice, la sostanza e la posta in gioco del
voto espresso nelle elezioni.
l’iscrizione nei registri dei votanti, promuovendo lo scambio di
buone pratiche e contribuendo ad eliminare gli ostacoli all’iscrizione.
Ritengo che non basti sancire i diritti, e che occorra anche fare
in modo che i titolari di tali diritti possano fruirne senza difficoltà. A tal fine è anche necessario semplificare le procedure
relative all’attività elettorale, e in particolare quelle concernenti
Sarebbe inoltre opportuno avviare — conformemente al principio di sussidiarietà e secondo le decisioni, le scelte e le modalità
di applicazione degli Stati membri — una riflessione a lungo termine e prendere in considerazione la possibilità di legare, attraverso un processo graduale, il calendario delle elezioni degli enti
locali a quello delle elezioni europee. Occorrerebbe inoltre che
gli Stati membri valutassero nel quadro delle loro competenze,
rispettando la sovranità nazionale e ispirandosi alle migliori pratiche, la possibilità di introdurre nei loro sistemi elettorali mandati
di cinque anni e di allinearsi al calendario delle elezioni del Parlamento europeo. Ciò potrebbe contribuire a rimediare alla mancanza di interesse constatata finora e a rendere più comprensibile per gli interessati il sistema nel suo complesso e l’impatto
delle elezioni europee, locali e regionali sulla vita quotidiana dei
cittadini.
I membri del CdR chiedono
di concedere all’Albania
lo status di paese candidato
Prima riunione del neo-costituito comitato
consultivo misto (CCM) tra il Comitato delle
regioni e le autorità locali del Montenegro
Lo scorso 15 novembre, nel quadro del gruppo di lavoro Balcani occidentali, alcuni membri del Comitato delle regioni
hanno incontrato dei rappresentanti locali albanesi per discutere dello stato del processo di allargamento e degli ultimi
progressi compiuti dall’Albania a livello locale. I membri del
CdR hanno approvato i consistenti sforzi di riforma intrapresi
dal paese e si sono schierati con la Commissione, che ha raccomandato di concedere all’Albania lo status di paese candidato. La 12a riunione del gruppo di lavoro Balcani occidentali
è stata incentrata sulle riforme politiche e sociali in atto in
Albania dal punto di vista di una possibile candidatura all’adesione all’UE, come pure sulle questioni della trasparenza,
del buon governo e della responsabilità a livello locale. Il
dibattito si è svolto in un momento particolarmente propizio,
se si considera che la Commissione ha da poco raccomandato di concedere all’Albania lo status di paese candidato, a
condizione che il paese realizzi ulteriori riforme in settori quali
l’ordinamento giudiziario, la pubblica amministrazione e la
revisione del regolamento interno del parlamento.
Il neo-costituito comitato consultivo misto (CCM) tra il CdR e le autorità locali montenegrine ha tenuto
la sua prima riunione il 14 novembre 2012 a Bruxelles. Il CCM, che riunisce membri del CdR e rappresentanti locali del Montenegro, mira a garantire che le autorità locali montenegrine siano coinvolte nel processo di allargamento. La riunione inaugurale del CCM UE-Montenegro giunge in un
momento opportuno dell’agenda politica dell’UE, vale a dire a pochi mesi dall’avvenuta apertura dei
negoziati di adesione con il Montenegro e un mese dopo la presentazione della relazione sullo stato
di avanzamento dell’adesione del paese da parte della Commissione europea. Il CCM è stato creato
per integrare le altre strutture comuni nel quadro del processo di stabilizzazione e di associazione
volto a preparare la strada all’integrazione del Montenegro nell’Unione europea. Nell’aprire il dibattito,
Stanisław Szwabski (PL/AE), presidente del consiglio comunale di Gdynia e co-presidente del CCM,
ha sottolineato l’obiettivo alla base di questo nuovo organismo: «Il lavoro del CCM ha l’ambizione di
seguire da vicino il processo di allargamento e i negoziati di adesione che porteranno all’appartenenza
a pieno titolo del Montenegro all’Unione europea. Il CCM è una piattaforma che dovrebbe migliorare l’efficacia del dialogo tra il Montenegro e l’UE e preparare i rappresentanti delle autorità locali
di questo paese alla loro futura partecipazione al CdR. Il CCM dovrebbe anche contribuire in modo
concreto al processo di adesione in corso mettendo a disposizione le sue competenze». Nel suo intervento di apertura, Miomir Mugoša, co-presidente montenegrino del CCM e sindaco di Podgorica, ha
sottolineato che «l’Unione dei comuni del Montenegro e la città di Podgorica si stanno impegnando
a fondo per soddisfare i criteri di adesione dell’UE», ma ha fatto notare che si è soltanto all’inizio del
processo e che rimane ancora molto da fare. Mugoša ha tenuto anche a mettere in risalto la vera trasformazione, sia a livello visivo che in termini di qualità della vita, che le città del Montenegro, tra cui la
capitale Podgorica, stanno attraversando per effetto della prospettiva di adesione. I membri del CCM
hanno adottato il loro programma di lavoro per i prossimi due anni, che prevede tra i suoi principali
temi di attività l’utilizzo di fondi di preadesione, progressi in materia di decentramento e autonomia
locale, nonché di diritti fondamentali, giustizia, governance, trasparenza e lotta contro la corruzione, e
la promozione della cooperazione territoriale e transfrontaliera. Il CCM si riunirà due volte l’anno ed è
composto di otto membri del CdR e altrettanti rappresentanti locali del paese partner.
In apertura della riunione, Mia De Vits, membro del Parlamento fiammingo e nuova presidente del gruppo di lavoro,
ha sottolineato che, «anche in tempi difficili come questi, l’Unione europea deve suscitare aspirazioni positive e speranze.
Com’è stato riconosciuto quest’anno con il conferimento del
Premio Nobel per la pace, l’UE è sempre stata — e dovrebbe
restare — un simbolo di pace, stabilità e benessere. Al tempo
stesso, però, l’UE ha bisogno dell’entusiasmo e della fiducia
dei paesi candidati e, in particolare, dell’Albania, uno di quelli
in cui il sostegno all’UE raggiunge i livelli più elevati». Alla
luce dei notevoli progressi compiuti dall’Albania, De Vits ha
espresso pieno sostegno affinché al paese venga concesso
lo status di candidato all’adesione, riconoscendo al tempo
stesso che l’Albania ha ancora della strada da fare per soddisfare le condizioni dell’integrazione all’UE. A tale proposito
ha fatto rilevare «l’importanza di attuare ulteriori misure di
decentramento e di rafforzare la capacità amministrativa e
la sostenibilità finanziaria dei comuni albanesi, come presupposto necessario per una riuscita attuazione della strategia
nazionale per lo sviluppo e l’integrazione». Il gruppo di lavoro
Balcani occidentali si riunisce due volte l’anno ed è composto
di 11 membri del CdR e di rappresentanti locali e regionali
degli Stati della regione, il cui numero varia in funzione del
paese e degli argomenti all’ordine del giorno.
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013
György Gémesi (HU/PPE),
sindaco di Gödöllő
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La mia regione, il mio ambiente
Regioni e comuni d’Europa
n. 81
Direttore: Laurent Thieule,
direzione Comunicazione,
stampa ed eventi
Capo unità: Serafino Nardi,
unità Stampa, comunicazione interna
ed esterna
Caporedattore: Branislav Stanicek
Foto: Archivi del Comitato
delle regioni
Progetto grafico: Ufficio delle
pubblicazioni dell’Unione europea
(Lussemburgo)
Comitato delle regioni,
direzione Comunicazione,
stampa ed eventi
rue Belliard/Belliardstraat 99-101
1040 Bruxelles/Brussel
BELGIQUE/BELGIË
Tel. +32 22822211
Fax +32 22822085
Internet:
http://www.cor.europa.eu
«La mia regione, il mio ambiente», il concorso
per le scuole elementari presenta lavori di pittura
e disegno di bambini di tutta Europa
Molte, diverse e bellissime idee hanno trovato la loro espressione artistica grazie al concorso annuale per le scuole elementari del gruppo Alleanza europea e del Comitato delle
regioni che, giunto alla sua quinta edizione, aveva per tema
«La mia regione, il mio ambiente». Il concorso è stato concepito per dimostrare la varietà di idee proveniente dalle
diverse regioni, con lo scopo di permettere ai bambini di
vedere che effettivamente l’Europa è «unita nella diversità».
Il presidente del gruppo AE, Uno Silberg, si è detto felice di
constatare l’impegno con cui gli insegnanti, i giovani allievi e
i loro genitori hanno partecipato al concorso: «la discussione
sull’UE deve cominciare nelle scuole elementari e temi come
l’ambiente e la crescita verde contribuiscono a stimolare il
dibattito e guardando ai disegni premiati si può capire come
i bambini ritraggono l’ambiente in cui vivono».
I soggetti più comuni dei lavori dei bambini, indipendentemente dalla nazionalità e dall’età, sono la famiglia, le zone
verdi locali, come i parchi e le foreste, e i giochi con i loro
Regioni e comuni d’Europa è una
newsletter del CdR edita dalla
direzione Comunicazione,
stampa ed eventi.
amici. Olivia Kobiałka (7 anni) di Gdynia in Polonia pensa che
«l’ambiente è tutto quello che ci circonda. È il luogo in cui
viviamo, ci riposiamo e passiamo il nostro tempo libero. Sono
i cigni che nuotano nel mare quando i turisti e la gente del
posto dà loro da mangiare. Sono i pesci che vivono nel Baltico
e gli uccelli che volano tra le nuvole al tramonto. È il sole che
cambia di colore nel corso della giornata e le foglie, che sono
nel loro momento più bello in autunno». Caitlin Kelly, nove
anni, scozzese, ha rappresentato Carman Hill come un luogo
di divertimento: «Io e i miei amici ci andiamo a camminare. Il
paesaggio è meraviglioso e ci sono un sacco di cose da fare
all’aria aperta. Mi piace giocare con le mucche e a nascondino». Beatriče Mickute, lituana (9 anni) ha un punto di vista
differente. «potrei paragonare la mia regione alla mia scuola.
Molte persone diverse vivono qui e hanno passatempi differenti: scrivere, leggere, fare sport, cantare. Vedo un ambiente
bello e sono contenta perché è esso che ci permette a tutti
di vivere». L’opuscolo con tutti i dipinti e i disegni può essere
scaricato al seguente indirizzo: www.ea.cor.europa.eu.
«Io voglio bene alla
mia famiglia. Ho due
fratelli, Matej e Soňa,
mia madre Anka e mio
padre Vladimir. Abbiamo
anche una tartaruga
che si chiama Izzy. Mi
piace giocare con lei.
Dobbiamo cambiarle
l’acqua spesso perché
vogliamo che stia bene.
Gli animali, come le
persone, devono vivere
in un ambiente pulito e
sano», ha detto
Aneta Králová (11 anni),
slovacca.
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newsletter non rispecchia
necessariamente le opinioni
e i punti di vista delle istituzioni
dell’Unione europea. Né le istituzioni
né gli organi dell’Unione europea,
né chiunque agisca a loro nome
potranno essere considerati
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improprio delle informazioni qui
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Disponibile in sei lingue.
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d’Europa
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Gabija Sragauskaite (7 anni), Lituania
Eleanor Burton (10 anni), Regno Unito
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