ISSN 1681-3251 UNIONE EUROPEA Comitato delle regioni REGIONI COMUNI D’EUROPA N E W S L E T T E R D E L C O M I TAT O D E L L E R E G I O N I Dossier speciale: Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro ● ● ● ● Ramón Luis Valcárcel Siso: Il nostro obiettivo è chiaro: dare un futuro alla nostra giovane generazione Androulla Vassiliou: Senza investimenti immediati e sostenibili per la crescita, rischiamo di perdere una generazione László Andor: La nostra priorità è combattere la disoccupazione giovanile Anton Rombouts: Vorrei che si desse un maggiore rilievo alla cultura e all’innovazione N. 81 Gennaio-febbraio 2013 In questo numero troverete anche: ● ● ● ● ● Enda Kenny: La presidenza irlandese: portare avanti Europa 2020 Patrick McGowan: Una presidenza efficiente, efficace e apprezzata Mercedes Bresso: Quadro finanziario pluriennale: gli enti territoriali hanno ancora qualche carta da giocare Bas Verkerk: Il CdR chiede un bilancio UE pluriennale credibile, che rappresenti uno strumento d’investimento Programma di lavoro e priorità politiche per il 2013 Il Comitato delle regioni è l’assemblea dell’UE dei rappresentanti regionali e locali Editoriale Il nostro obiettivo è chiaro: dare un futuro alla nostra giovane generazione Ramón Luis Valcárcel Siso, presidente del Comitato delle regioni Il 13 dicembre 2012 il Comitato delle regioni (CdR) ha organizzato il primo di una serie di sette convegni dedicati alle sette iniziative faro per l’attuazione della strategia Europa 2020: la strategia di crescita dell’Unione europea (UE) per questo decennio. L’obiettivo dei convegni è quello di fornire una valutazione dell’attuazione di questa strategia sul terreno a partire proprio dal basso, e di stimolare il dibattito politico, la discussione, la creazione di reti e la riflessione in ambito accademico. Le conclusioni che ne scaturiranno andranno poi ad alimentare il contributo del CdR alla valutazione intermedia della strategia Europa 2020, che sarà presentata nella primavera del 2014 nel corso del sesto vertice europeo delle regioni e delle città organizzato dal CdR. Sono particolarmente lieto del fatto che, durante la preparazione di questa serie di convegni, tutti i nostri relatori sui temi legati alla strategia Europa 2020, tutte le commissioni del CdR pertinenti, la piattaforma di monitoraggio Europa 2020 e i vari esperti in seno al segretariato generale abbiano lavorato insieme, con il sostegno dei gruppi politici, alla preparazione di un solido contributo del CdR alla valutazione intermedia della strategia. per il settore pubblico infranazionale. In secondo luogo, perché le regioni e le città conoscono meglio di chiunque altro la situazione che si trovano ad affrontare i giovani di oggi e perché sono proprio le regioni e le città a progettare e definire programmi volti a far entrare i giovani disoccupati nel mondo del lavoro. Gli enti locali e regionali sono inoltre nella posizione ideale per rafforzare i legami con le piccole e medie imprese e svolgono un ruolo centrale nell’identificare gli sfasamenti tra domanda e offerta di competenze, fornendo una formazione professionale adeguata e investimenti mirati per venire incontro alla domanda del mercato del lavoro regionale. Gli enti locali e regionali contribuiscono notevolmente a favorire la mobilità dei lavoratori, soprattutto con azioni di informazione, consulenza e sensibilizzazione. È fondamentale che le regioni lavorino insieme per promuovere la mobilità dei giovani. Oltre a stimolare l’occupabilità migliorando le competenze dei giovani, la cooperazione interregionale può anche favorire il maturare di un vero senso di appartenenza all’Europa. Infine, le regioni e le città sono fondamentali per accrescere la visibilità delle azioni nel quadro dell’iniziativa Youth on the Move. Il nostro primo convegno non poteva essere organizzato in un momento migliore, poiché si è concentrato sull’iniziativa Youth on the Move (Gioventù in movimento) e si è svolto pochissimi giorni dopo l’adozione del pacchetto per l’occupazione giovanile da parte della Commissione, le cui proposte chiave — di una «garanzia per i giovani» e un quadro UE in materia di tirocini di qualità — erano state appoggiate dal CdR. Oggi, nell’Unione europea, 5,5 milioni di giovani, vale a dire in media un giovane su quattro, sono senza un posto di lavoro. In alcuni paesi, un giovane su due al di sotto dei 25 anni è disoccupato. Tuttavia, è un segno positivo che i giovani non abbiano perso interesse per la politica in seguito alla crisi e siano, anzi, alla guida dei movimenti sociali in Europa e non solo. Nonostante la loro bassa partecipazione alle elezioni (ad esempio, appena il 29 % dei giovani tra i 18 e i 30 anni ha votato alle elezioni del Parlamento europeo del 2009), i giovani non sembrano provare, in generale, particolare disincanto riguardo alle questioni politiche. I risultati di un’indagine condotta da Eurobarometro nel 2011 confermano l’interesse dei giovani verso la politica: il 78 % degli interpellati di età inferiore ai 30 anni ha dichiarato di aver votato in una consultazione elettorale a livello locale, regionale, nazionale o europeo negli ultimi tre anni. Inoltre, nello scorso anno la metà dei giovani dell’UE ha partecipato ad attività condotte da organizzazioni giovanili o associazioni ricreative e/o sportive, mentre un quarto ha partecipato ad attività organizzate di volontariato. La piattaforma di monitoraggio Europa 2020 del CdR, composta di oltre 160 regioni e città, è uno strumento prezioso per valutare il modo in cui la strategia Europa 2020 viene attuata sul campo. Due delle sue principali raccomandazioni sottolineano che la strategia Europa 2020 potrà produrre i risultati attesi soltanto se: 1) sarà adattata alle condizioni locali e regionali specifiche, il che comporta anche il ricorso a indicatori regionalizzati; e 2) sarà progettata e attuata in partenariato dalle parti sociali e dalle autorità pubbliche. Ciò ne rafforzerebbe la titolarità da parte dei cittadini e di tutte le parti interessate. Nella terza relazione di monitoraggio del CdR sulla strategia Europa 2020, pubblicata nell’ottobre di quest’anno, è stato proposto, appunto, di elaborare un indicatore regionale di risultati, che possa fornire nuove indicazioni sul raggiungimento degli obiettivi della strategia sul terreno. Il ricorso a indicatori regionalizzati di risultati può anche contribuire a una maggiore integrazione delle iniziative faro nella politica di coesione. Il nostro obiettivo è chiaro: dare un futuro alla nostra giovane generazione. Per il Comitato è indubbio che non possiamo permetterci di lasciare che questa situazione continui. I partner pubblici e privati a tutti i livelli di governo devono agire insieme. Il coinvolgimento degli enti locali e regionali nella lotta contro la disoccupazione giovanile è una condizione imprescindibile. Per quale motivo? Perché l’istruzione e la formazione sono la prima voce di bilancio 2 Il futuro dell’Europa è adesso. Il programma di studio Erasmus dell’UE ci dimostra che l’opportunità di studiare in un altro Stato membro ha consentito a milioni di europei di sviluppare l’atteggiamento e le competenze interculturali necessari a svolgere un’attività all’estero. Oggi, i giovani alla ricerca di un primo impiego scoprono ben presto, tuttavia, che la piena mobilità nel campo del lavoro non è ancora una realtà in Europa. E questo, per la «generazione digitale», è difficile da comprendere. Facendo in modo che nel quadro dell’iniziativa faro Youth on the Move si raggiungano dei risultati concreti, stiamo dimostrando che «più Europa» offre anche le migliori garanzie di un futuro migliore. Un’Europa fondata sulle sue regioni e città è un’Europa che si preoccupa davvero per i suoi giovani, ovunque essi scelgano di vivere e qualunque siano i loro sogni. La presidenza irlandese La presidenza irlandese: portare avanti Europa 2020 L’Irlanda attende con impazienza di assumere la presidenza del Consiglio dell’Unione europea nel 2013, anno in cui ricorre peraltro il 40° anniversario della sua adesione all’UE. Oggi l’Unione attraversa una crisi economica estremamente difficile, che ha messo chiaramente in evidenza la forte interconnessione esistente fra le nostre economie. Provati dalle difficoltà conosciute in questi anni, i cittadini di tutta Europa si attendono ora, comprensibilmente, che i loro governi prendano in mano la situazione per rilanciare la crescita e ridare stabilità all’economia. Per questo la presidenza irlandese pone ripresa economica e creazione di posti di lavoro al centro del suo programma. La storia ha dimostrato che l’UE sa dare risultati concreti, anche grazie al mercato unico, e durante il nostro semestre di presidenza lavoreremo per introdurre cambiamenti utili ai cittadini. La presidenza irlandese punterà al progresso in un ampio spettro di settori: mercato unico, economia digitale, ricerca e innovazione, tecnologie verdi e commercio esterno, con l’obiettivo ultimo di promuovere una crescita economica sostenibile e l’occupazione. Essa cercherà anche di portare avanti la strategia Europa 2020 perché l’Unione rimanga competitiva in un mercato globale in rapida trasformazione. Si adopererà inoltre per rafforzare le economie nazionali tramite misure di governance economica che creino un ambiente più stabile per investitori, consumatori e imprese a sostegno della crescita economica. L’Irlanda è anche pronta a farsi carico delle eventuali azioni che si rendano necessarie all’inizio del suo mandato per finalizzare con successo il futuro bilancio dell’UE e sostenere gli investimenti in settori strategici dell’economia europea: dai programmi per l’istruzione all’energia, dai trasporti e dalle infrastrutture delle telecomunicazioni fino ai programmi per potenziare le capacità dell’Unione in termini di ricerca e innovazione, come Orizzonte 2020. La presidenza irlandese ha infine in programma una serie di eventi per promuovere una maggiore partecipazione all’Anno europeo dei cittadini, in particolare al livello regionale: un rapporto stretto, costante e intenso con i cittadini è infatti un presupposto indispensabile per costruire il futuro dell’Europa. An Taoiseach Enda Kenny T.D. La storia dell’UE ha dimostrato che, quando gli Stati membri operano in stretta collaborazione tra loro, l’Unione può compiere grandi progressi. L’attribuzione ai cittadini europei del premio Nobel per la pace dà la misura dei risultati ottenuti dagli Stati membri grazie al dialogo e alla cooperazione. Durante il suo semestre di presidenza, l’Irlanda cercherà di fare in modo che l’impegno dell’Unione a offrire pace, prosperità e progresso a tutti i cittadini europei continui a tradursi in risultati concreti. Una presidenza efficiente, efficace e apprezzata Intervista a Patrick McGowan, presidente della delegazione irlandese del CdR Quali sono i principali obiettivi della delegazione irlandese del Comitato delle regioni? Essenzialmente, la delegazione irlandese punta a rappresentare e difendere gli interessi degli enti locali irlandesi e più in generale gli interessi dell’Irlanda nel processo decisionale dell’UE. In subordine, c’è l’obiettivo di agire da canale fra le istituzioni dell’UE e il livello locale dell’Irlanda, contribuendo ad informare il processo decisionale a livello locale e regionale e fornendo informazioni sulle opportunità di collaborare con altre regioni su questioni di comune interesse. Quali sono le sue aspettative nei confronti della presidenza irlandese? È la settima volta che l’Irlanda esercita la presidenza di turno dell’UE, e questa volta prendiamo in mano le redini in un periodo molto difficile della nostra storia recente. Questo ci REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013 dà però la possibilità di dimostrare l’impegno dell’Irlanda nei confronti dell’Unione europea e di fare in modo che il nostro paese sia al centro del processo decisionale europeo e venga percepito come tale. La presidenza ci offre anche l’opportunità di rafforzare i rapporti con i partner europei e promuovere la nostra immagine internazionale. Insomma, spero e mi aspetto che nel suo semestre l’Irlanda assicuri una presidenza efficiente, efficace e apprezzata. questo seguirò le discussioni sulle specifiche disposizioni dei regolamenti. È nell’interesse di tutti che la presidenza irlandese riesca a portare a termine molti di questi negoziati, in modo che il processo di programmazione possa partire sul serio e che l’attuazione dei programmi cominci come previsto, nel 2014. Quali politiche dell’UE seguirà da vicino durante la presidenza irlandese? Il Suo messaggio per la presidenza? L’Irlanda assume la presidenza in un momento significativo per gran parte dei programmi europei previsti nel periodo 2014-2020. C’è la speranza che proprio mentre noi qui parliamo, si arrivi a un accordo sul bilancio dell’UE, il che a sua volta consentirà di prendere decisioni sui regolamenti relativi a questi programmi. La mia regione ha tratto grandi benefici dalla politica regionale dell’UE, dal FESR, dall’FSE, dai programmi di cooperazione territoriale e, naturalmente, dal programma PEACE. Per Anche se adesso l’Irlanda non beneficia più come in passato della politica regionale dell’UE, sono fiducioso che durante la sua presidenza darà a questo settore d’azione la priorità di cui ha bisogno, e che adotterà un approccio aperto e inclusivo nei prossimi sei mesi. Le regioni e le città d’Europa, le istituzioni europee, compreso il Comitato delle regioni, e tanti altri soggetti contano sulla presidenza irlandese affinché questi negoziati arrivino a una conclusione accettabile, e io le auguro pieno successo. 3 Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro Nella situazione attuale, in cui un giovane europeo su cinque non riesce a trovare lavoro, l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro è chiaramente diventata una priorità politica. Le regioni e le città d’Europa, che guardano con interesse alle nuove iniziative adottate dalla Commissione per evitare che la gioventù di oggi si trasformi in una nuova «generazione perduta», hanno incontrato Androulla Vassiliou, commissaria europea per l’Istruzione e la gioventù. Oltre alle nuove iniziative quali «Ripensare l’istruzione», al nuovo paramento di riferimento linguistico e all’Alleanza europea per gli apprendistati, la Commissione intende sviluppare programmi di successo come Erasmus. «Il nuovo programma Erasmus per tutti consentirà a più di 5 milioni di persone, quasi il doppio rispetto a oggi, di studiare, seguire una formazione o fare volontariato all’estero. Inoltre, sosterrà e potenzierà la cooperazione tra regioni, formatori e imprese», ha spiegato Androulla Vassiliou. I fondi UE rimarranno un importante strumento finanziario per promuovere l’occupazione giovanile negli Stati membri e nelle regioni con i tassi di disoccupazione più elevati, grazie al sostegno della Commissione per la riallocazione dei fondi inutilizzati. «L’obiettivo è quello di utilizzare il denaro non stanziato dei fondi strutturali per finanziare misure di lotta alla disoccupazione giovanile e aiutare le imprese ad accedere a prestiti e sovvenzioni. Tramite questa iniziativa sono stati mobilitati circa 10,4 miliardi di euro dalle casse dell’Unione. Si prevede che a beneficiarne saranno almeno 540 000 giovani e 56 000 PMI», ha concluso la commissaria. Androulla Vassiliou: Senza investimenti immediati e sostenibili per la crescita, rischiamo di perdere una generazione Prima dell’inizio dell’attuale crisi, i periodi di crescita o di recessione economica influivano in modo piuttosto simile sui livelli di disoccupazione di tutte le fasce d’età. Dal 2008, invece, i dati dimostrano che per la prima volta, a fronte dell’incremento della disoccupazione giovanile, i posti di lavoro per le fasce d’età più elevate sono in realtà aumentati. Secondo diversi commentatori, quindi, i giovani sono il gruppo più vulnerabile agli effetti della crisi. Signora commissario, Lei cosa pensa della «generazione perduta» d’Europa: è questo il rischio più grave per la futura stabilità sociale e politica? I giovani sono stati i più colpiti dagli effetti della crisi: devono affrontare livelli di disoccupazione inauditi e sono più esposti al rischio di esclusione sociale e di povertà. Senza investimenti immediati e sostenibili per la crescita, rischiamo davvero di perdere una generazione. L’istruzione e le politiche sociali hanno un ruolo essenziale da svolgere. L’istruzione in particolare è il fondamento su cui si può basare l’apprendimento delle capacità e delle competenze di cui l’Europa ha bisogno per rimanere competitiva e garantire che vi siano le persone qualificate per svolgere i lavori di domani. Dobbiamo creare le condizioni per aiutare i giovani a essere attivi nella società e ad avere un futuro. La massa critica necessaria per realizzare questi obiettivi esiste. Di recente la Commissione europea ha lanciato l’iniziativa «Ripensare l’istruzione» per incoraggiare gli Stati membri e le regioni a investire di più nell’istruzione e nella formazione e a far in modo che la scuola e i sistemi di istruzione siano più aperti, flessibili ed efficienti. Ovviamente è necessario che tutti sappiano leggere, scrivere e far di conto, ma queste competenze di base non sono sufficienti per riuscire nella moderna economia basata sulla conoscenza. Servono anche buone competenze informatiche e imprenditoriali e bisogna cono- 4 scere le lingue straniere. In futuro saranno meno numerosi i lavoratori che manterranno lo stesso impiego o la stessa professione per tutta la loro vita lavorativa, e per questo diventano sempre più importanti le competenze che rendono più versatili. La Commissione sostiene gli Stati membri incoraggiando lo scambio di buone pratiche e di idee e monitorando le riforme nazionali. Ogni anno offriamo inoltre sovvenzioni a oltre 400 000 giovani, dando loro la possibilità di migliorare le loro competenze recandosi all’estero per studiare, ricevere una formazione o lavorare come volontari nell’ambito del Programma di apprendimento permanente (Erasmus, Leonardo, Comenius, Grundtvig) e di «Gioventù in azione». Per il periodo 2014-2020 abbiamo proposto di raddoppiare il numero di queste sovvenzioni attraverso il nuovo programma Erasmus per tutti. La Commissione promuove anche un sistema di «garanzie per i giovani», volte a evitare il rischio che essi rimangano esclusi dal lavoro o dall’istruzione troppo a lungo. Riformare i sistemi di istruzione e formazione richiede tempo, ragion per cui è essenziale che gli Stati membri e le regioni (che sono di solito i livelli di governo responsabili di queste materie) agiscano immediatamente, per garantire che i giovani di oggi non diventino una generazione perduta. In Grecia, in Spagna e in altri paesi abbiamo assistito a manifestazioni di protesta cui hanno partecipato tanto i giovani «socialmente esclusi» quanto quelli «tecnologicamente integrati», accomunati dalla povertà relativa, dalla mancanza di lavoro o dalla precarietà nonché, come ha detto il docente universitario inglese Rodney Barker, da «una cattiva istruzione». Sebbene queste manifestazioni siano direttamente legate alla crisi, esistono anche rischi a lungo termine derivanti dalle carenze dei sistemi di istruzione e dalla mancanza di politiche innovative per i Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro giovani imprenditori. Secondo Lei, che cosa si dovrebbe cambiare in quest’ambito, affinché i giovani possano apprendere nuove competenze e trovare lavoro? Sono d’accordo con quanto ha detto. I sistemi di istruzione e formazione devono essere più efficaci nel trasmettere le competenze di cui c’è bisogno nel mercato del lavoro. «Una cattiva istruzione», come ha detto il professor Barker, può essere il risultato di sistemi di istruzione e formazione inadatti a preparare i giovani per i posti di lavoro che offre il mercato. È un problema comune, purtroppo, a molti Stati membri. Per questo motivo la nostra iniziativa «Ripensare l’istruzione» esalta l’importanza delle competenze «trasversali», come le TIC, le lingue straniere, la comunicazione e soprattutto le competenze imprenditoriali, e sottolinea la necessità di migliorare in modo significativo l’alfabetizzazione (anche numerica) di base. «Ripensare l’istruzione» invoca un cambiamento radicale nell’approccio all’istruzione, che deve essere più incentrato sui «risultati dell’apprendimento», ossia la conoscenza, le capacità e le competenze acquisite dagli studenti, perché il semplice fatto di essere andati a scuola non è più sufficiente. Gli Stati membri devono adottare forme di insegnamento innovative, incentrate sugli studenti, e integrare più efficacemente nei loro programmi l’uso delle TIC e delle risorse didattiche aperte. Devono anche investire di più in sistemi di istruzione e formazione professionale di qualità, che offrano più opportunità di apprendimento basato sul lavoro. È un modello che funziona ottimamente in Germania, in Austria e nei paesi nordici, dove i livelli di disoccupazione giovanile sono più bassi. La Commissione assisterà gli Stati membri nell’introduzione di queste novità. Per esempio, un nuovo parametro di riferimento linguistico incoraggerà gli Stati membri a investire nell’apprendimento delle lingue straniere, mentre l’Alleanza europea per gli apprendistati consentirà di migliorare l’offerta e la qualità degli apprendistati negli Stati membri promuovendo partenariati basati sulla formazione professionale in alternanza. La Commissione si adopererà inoltre per migliorare il riconoscimento delle competenze e dei risultati acquisiti attraverso le attività extrascolastiche, come la partecipazione a organizzazioni della gioventù o il volontariato. In un periodo di crisi finanziaria e di forti tagli ai bilanci, le politiche per l’istruzione e la gioventù costituiscono un fattore essenziale della ripresa economica. Secondo Lei, c’è il rischio che le nostre regioni non investano abbastanza o trascurino questi ambiti? Che cosa possono aspettarsi nel 2013 i nostri rappresentanti regionali, sindaci e consiglieri comunali dalla Commissione europea, in termini di nuove politiche e di sostegno finanziario? È un errore trascurare gli investimenti nell’istruzione e nella gioventù in periodi di ristrettezze di bilancio. Occorre dire chiaramente agli Stati membri che hanno ridotto il bilancio dell’istruzione che questi tagli non devono mettere in pericolo le riforme e i piani per la modernizzazione dei loro sistemi di istruzione. Si tratta, peraltro, proprio di Stati membri che devono investire con più urgenza che mai per un’istruzione di qualità. Quando si investe, inoltre, occorre farlo in modo efficiente. «Ripensare l’istruzione» punta su nuove soluzioni di finanziamento e nuovi partenariati tra le autorità pubbliche, le imprese, gli istituti di istruzione e altre parti interessate, compresi gli studenti. La Commissione lancerà un dibattito a livello UE su questo tema con i partner interessati e continuerà a monitorare e ad analizzare le misure adottate dagli Stati membri. Il nuovo programma Erasmus per tutti consentirà a un massimo di 5 milioni di persone, quasi il doppio rispetto al numero attuale, di recarsi all’estero a fini di studio, formazione o volontariato, e sosterrà, migliorandola, la cooperazione tra le autorità regionali, gli istituti di istruzione e le imprese. I fondi strutturali dell’UE continueranno a svolgere un ruolo importante nell’istruzione e nella formazione. Su iniziativa del presidente Barroso, e in collaborazione con le autorità nazionali, la Commissione ha lanciato le youth action teams per contrastare la disoccupazione giovanile negli Stati e nelle regioni più colpiti dalla crisi. L’idea è di utilizzare le risorse inutilizzate dei fondi strutturali per finanziare misure di lotta alla disoccupazione e aiutare le PMI ad accedere a prestiti e sovvenzioni. L’iniziativa ha permesso di mobilitare circa 10,4 milioni di euro, di cui potranno beneficiare almeno 540 000 giovani e 56 000 PMI. La nostra priorità è combattere la disoccupazione giovanile In Europa, il tasso medio di disoccupazione giovanile è doppio rispetto a quello della popolazione totale in età da lavoro: in Italia ha raggiunto il 35 %, in Spagna e in Grecia è arrivato ormai al 50 %. È a rischio la possibilità per un’intera generazione di accedere al mercato del lavoro, vivere in condizioni dignitose e contribuire ai sistemi di sicurezza sociale. Il prezzo che i giovani, e la società nel suo complesso, pagano a causa di disoccupazione e lavori precari è troppo alto: rischiamo di creare una generazione perduta, un irrimediabile disastro economico e sociale. Si calcola che il costo economico della mancata integrazione dei giovani vada oltre i 150 miliardi di euro l’anno: è l’1,2 % del PIL. Il vantaggio di un’azione volta ad evitare questi costi di lungo termine supera di gran lunga le spese di bilancio di breve termine necessarie a realizzare la proposta di una garanzia per i giovani. Non dobbiamo lasciar soli i giovani. L’UE prende molto sul serio questi problemi e, nella sua azione di coordinamento delle politiche occupazionali nazionali, ha adottato misure concrete per rafforzare la governance e dare ai giovani le opportunità cui hanno diritto. Le raccomandazioni per REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013 paese del 2012 adottate dal Consiglio nel luglio scorso illustrano le misure specifiche che gli Stati membri devono adottare per combattere la disoccupazione giovanile; del resto, fin dall’inizio della crisi la Commissione ha stabilito dei meccanismi per evitare che si registrasse una ripresa senza un corrispondente aumento dell’occupazione. In risposta ai tassi record di disoccupazione giovanile che si registrano in tutta Europa, il 20 dicembre 2011 la Commissione ha adottato l’iniziativa «Opportunità per i giovani», con l’obiettivo di combinare le azioni concrete degli Stati membri e dell’UE in modo da dare un sostegno tempestivo ai giovani disoccupati. L’iniziativa riguarda in particolare gli otto Stati membri in cui la situazione dei giovani è più difficile, ossia László Andor, commissario europeo responsabile per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione 5 Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro Grecia, Spagna, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Portogallo e Slovacchia. Finora, sono stati riassegnati circa 10,4 miliardi di euro per programmi riguardanti la gioventù, e si prevede che ne beneficeranno almeno 540 000 giovani e 56 000 PMI. Lanciato dal Consiglio europeo del 29 giugno 2012, il pacchetto per l’occupazione giovanile che sarà presentato il 5 dicembre segnerà una nuova tappa nell’azione dell’UE contro la disoccupazione giovanile. Il pacchetto farà in modo che i giovani, entro i primi quattro mesi dalla fine della scuola dell’obbligo, inizino a lavorare, a studiare in un istituto superiore oppure a seguire una formazione: si tratta in pratica di diffondere in tutta l’UE i programmi di garanzia per i giovani già realizzati da paesi come l’Austria, la Finlandia e la Svezia. Il pacchetto per l’occupazione giovanile servirà anche a promuovere apprendistati e tirocini, garantendo un quadro di qualità a questo settore. Tirocini di alta qualità possono infatti aiutare i giovani ad acquisire le qualifiche professionali necessarie per trovare un primo lavoro. Il quadro di qualità chiarirà le responsabilità di tutte le parti e definirà una serie di criteri qualitativi, come un accordo effettivo tra il datore di lavoro e il tirocinante che definisca gli obiettivi del tirocinio, il sistema di tutoraggio del giovane, la sua remunerazione e gli aspetti relativi alla sicurezza sociale e alla copertura assicurativa. Investire nel capitale umano e nelle nuove qualifiche Sappiamo tutti che il capitale umano (la forza lavoro) è il nostro bene più prezioso ed è chiaro che una delle premesse indispensabili per raggiungere gli obiettivi fissati è che i lavoratori dispongano di qualifiche adeguate. I posti di lavoro del futuro avranno prevedibilmente un più alto contenuto di conoscenza e richiederanno livelli di qualificazione più elevati. La Commissione europea prevede che gli impieghi riservati alle persone altamente qualificate nell’UE aumenteranno di quasi 16 milioni di qui al 2020, mentre quelli detenuti da lavoratori poco qualificati diminuiranno di circa 12 milioni. Sappiamo che molte città e regioni sono riuscite a migliorare la situazione a livello locale. Nel 2012, una persona su quattro nel totale dell’UE (per la fascia d’età 25-64) aveva una qualifica di livello terziario, con un grande miglioramento rispetto al 2000, quando la proporzione era inferiore a uno su cinque. Diverse proiezioni relative al prossimo decennio mostrano che il segmento più istruito della popolazione in età da lavoro aumenterà ancora, in termini percentuali, in gran parte delle città e delle regioni europee. Almeno sulla carta sembra quindi che ci stiamo muovendo nella direzione giusta, e in particolare che abbiamo giovani sempre più qualificati. Eppure, rimane una serie di problemi. Anche se la qualificazione media dei giovani sta aumentando, non possiamo essere sicuri che avranno le qualifiche necessarie per i posti di lavoro del futuro: la scarsità di manodopera qualificata in determinati settori e una disoccupazione elevata rischiano quindi di coincidere. Abbiamo realizzato buoni progressi nell’anticipare la domanda di qualifiche e nel farla corrispondere meglio all’offerta, ma anche mettendo in campo sistemi di questo tipo non basta schiacciare un bottone per dare alle persone le qualifiche giuste. È per questo che, il 7 dicembre, presenteremo una panoramica europea delle competenze che fungerà da punto centrale di accesso per la distribuzione di informazioni sulle qualifiche in tutta l’UE. Attualmente, questo genere di dati è sparpagliato in sedi diverse, e per questo i singoli e le istituzioni incontrano difficoltà ad informarsi sulle esigenze in materia di qualifiche nell’UE. Il nostro obiettivo è utilizzare le tecnologie e i dati disponibili per offrire un quadro paneuropeo. 6 Abbiamo anche proposto riforme per modernizzare e migliorare EURES, la rete paneuropea per la ricerca di un impiego, allo scopo di aumentare la mobilità dei lavoratori fra gli Stati membri e di aprire la strada a un mercato del lavoro veramente europeo. La riforma di EURES punta ad aiutare le persone in cerca di impiego a contattare i datori di lavoro in cerca di particolari qualifiche, e mira a dare particolare rilievo ai settori e agli impieghi con scarsità di manodopera, nonché a sostenere sistemi mirati di mobilità per i giovani. Infine, il Fondo sociale europeo (FSE) è il nostro principale strumento per investire nei giovani e aggiornare e potenziare le loro qualifiche. Come ho già ricordato nel 2011, in occasione del dibattito organizzato dal Comitato delle regioni sui patti territoriali, agli enti regionali e locali spetta un ruolo fondamentale nella realizzazione degli obiettivi di Europa 2020. Vogliamo sfruttare al massimo gli strumenti della politica di coesione per raggiungere gli obiettivi di Europa 2020, e per questo dobbiamo anche trarre pieno profitto dalla governance multilivello. I contratti di partenariato fra la Commissione e gli Stati membri offriranno l’opportunità di rafforzare la collaborazione tra il livello nazionale e quello regionale, e la mia istituzione incoraggia la pianificazione degli investimenti sulla base di strategie di sviluppo locali che tengano conto del quadro generale. A tal fine, l’FSE può anche fornire un sostegno all’istituzione e al miglioramento di sistemi finalizzati ad anticipare le esigenze in materia di qualifiche. Le imprese sono partner d’importanza fondamentale per le autorità pubbliche Finora ho parlato soprattutto dell’azione del settore pubblico, ad esempio degli istituti educativi o dei servizi pubblici dell’occupazione, ma è anche molto importante trarre il massimo dal contributo che può arrivare dal settore privato. Le imprese sono sia utilizzatori che fornitori di competenze, nonché i soggetti fondamentali dello sviluppo locale e regionale. Nel quadro della loro responsabilità sociale, esse possono contribuire allo sviluppo locale fornendo o agevolando la formazione sotto varie angolature. In primo luogo, possono finanziare la formazione professionale o sul luogo di lavoro, che a sua volta torna a vantaggio dell’impresa, dell’organismo e della comunità locale, in collaborazione con un ente pubblico o un istituto educativo. In secondo luogo, possono provvedere al tutoraggio o all’addestramento, in particolare dei giovani, sul luogo di lavoro o durante visite alle scuole del posto. Queste visite possono offrire un’importante opportunità di consigliare gli studenti sulla loro carriera futura. In terzo luogo, le imprese possono dare ai loro dipendenti la possibilità di impegnarsi in attività di volontariato o di dedicarsi gratuitamente allo sviluppo delle capacità nel quadro di gruppi tematici locali o a favore di persone con esigenze speciali. Vorrei quindi incoraggiare i soggetti locali e regionali, come i membri del Comitato delle regioni, a occuparsi delle esigenze in termini di qualifiche nelle rispettive zone di provenienza. È importante considerare sia le implicazioni generali dell’economia della conoscenza sia il contesto locale, e investire di conseguenza nelle qualifiche. Occorre stabilire partenariati multilaterali per ridurre il divario tra competenze offerte e richieste, ottenere un miglioramento su larga scala del livello di qualificazione e promuovere l’occupazione in tutte le regioni europee. L’impegno del settore pubblico e privato e di tutti i livelli di governo porterà un beneficio a ogni parte interessata. Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro Vorrei che si desse un maggiore rilievo alla cultura e all’innovazione Nell’autunno 2012, la disoccupazione giovanile ha raggiunto un livello record per l’Unione europea: il 23 %. In veste di presidente della commissione Istruzione, gioventù, cultura e ricerca (EDUC) del CdR, il mio impegno si concentra sullo sviluppo delle politiche giovanili, in un momento in cui la crisi ha un forte impatto sulle nuove generazioni. In quest’ottica, vorrei che si desse un maggiore rilievo alla cultura e all’innovazione. Nel mio prossimo parere «Valorizzare i settori culturali e creativi per favorire la crescita e l’occupazione nell’UE», sottolineerò che la conservazione e lo sviluppo della cultura, in tutte le sue espressioni, sono esposte a un serio pericolo in conseguenza dei tagli di bilancio. Dobbiamo ricordarci che la cultura e la creatività sono importanti motori di crescita nell’economia regionale e locale. Inoltre, dando ai giovani l’opportunità di partecipare a eventi culturali, si consente loro di ampliare i propri orizzonti e di liberarsi dai pregiudizi in quello che rappresenta un passo importante verso una società più inclusiva, responsabile e giusta. La cultura e l’innovazione, a mio modo di vedere, sono quindi un elemento cruciale per creare posti di lavoro e qualifiche per le nuove generazioni. La Commissione europea ha avanzato numerose proposte nel settore delle politiche giovanili e dell’attivazione lavorativa dei giovani: fra queste, la più recente è il pacchetto per l’occupazione giovanile. Il pacchetto figura nel programma di lavoro della commissione EDUC per il 2013, e faremo sì che gli enti locali e regionali possano esprimere la propria opinione in proposito. Personalmente guardo con favore all’iniziativa Opportunità per i giovani e alla consultazione relativa a un quadro di qualità per i tirocini proposte dalla Commissione europea: queste misure, comprese nell’iniziativa faro Youth on the Move della strategia Europa 2020, rappresentano anche una priorità esplicita della presidenza irlandese del Consiglio dei ministri. In molti Stati membri sono gli enti locali e regionali ad avere la responsabilità principale per la politica giovanile. Tenendo presente il principio di sussidiarietà, cercheremo di sostenere tutte le proposte che garantiranno ai giovani un passaggio agevole dal mondo dell’istruzione a quello del lavoro. Anton Rombouts (NL/PPE), presidente della commissione Istruzione, gioventù, cultura e ricerca (EDUC) del CdR e sindaco della città olandese di ’s-Hertogenbosch. Uno dei principali obiettivi della politica giovanile e dell’istruzione nella mia città, ’s-Hertogenbosch, consiste nel ridurre il numero dei ragazzi che lasciano la scuola senza aver prima acquisito delle qualifiche. Credo che investimenti responsabili nella cultura e nello sport possano aiutare a promuovere la tolleranza e il rispetto reciproco, dando anche vita a una città sicura per tutti. Per quanto riguarda i giovani, dobbiamo garantire loro un accesso alle nuove qualifiche e al lavoro, sia attraverso l’istruzione tradizionale che mediante attività fuori dalla scuola. «Competenze e occupazione» — Temi al centro di un convegno a Dublino La strategia Europa 2020 figura tra le priorità politiche del Comitato delle regioni nei prossimi anni anche perché essa fornisce delle indicazioni per la revisione di tutta una serie di programmi UE in vista del nuovo quadro finanziario pluriennale 2014-2020. In questo contesto il CdR organizzerà una serie di convegni dal titolo Conferenza del CdR Europa 2020 — Le regioni e le città attuano la strategia europea per la crescita. Il 28 febbraio e il 1o marzo 2013 il Comitato delle regioni terrà un convegno sull’iniziativa faro «Un’agenda per nuove competenze e per l’occupazione». Nel quadro della strategia Europa 2020, l’UE si è impegnata a raggiungere, entro il 2020, un livello di occupazione del 75 % della sua forza REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013 lavoro (che nel 2011 era del 68,6 %). In Europa, attualmente più di 23 milioni di persone sono alla ricerca di un posto di lavoro. I livelli di occupazione e delle competenze in campo professionale variano significativamente da una regione europea all’altra. In molti Stati membri, gli enti regionali e locali sono in una certa misura responsabili della politica in materia di occupazione e di formazione. Spesso le città e le regioni offrono servizi di orientamento professionale alle persone in cerca di lavoro, finanziano programmi di formazione e occupazione e investono nell’istruzione. Gli eventi sono rivolti ai rappresentanti degli enti regionali e locali e segui- ranno, a titolo indicativo, il seguente calendario: • Una politica industriale per l’era della globalizzazione: 10 aprile 2013, Bruxelles • Piattaforma europea contro la povertà: 29 maggio 2013, Bruxelles • Agenda digitale: 2 luglio 2013, Bruxelles • Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse: 6 settembre 2013, Vilnius • Unione dell’innovazione: 26 novembre 2013, Bruxelles Per ulteriori informazioni visitare il sito: www.cor.europa.eu/europe2020 7 Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro Le regioni, i Länder o i dipartimenti svolgono un ruolo centrale nella strategia dell’UE per la gioventù. Questa è anche l’opinione del Comitato delle regioni (CdR) dell’Unione europea. Alin Adrian Nica negli ultimi due anni e mezzo ha contribuito, in qualità di presidente della commissione Istruzione, gioventù, cultura e ricerca (EDUC), alla definizione delle priorità della politica per la gioventù. Intervista. Alin Adrian Nica: la cooperazione interregionale promuove la mobilità dei giovani Signor Nica, Lei è sindaco della cittadina rumena di Dudeştii Noi e da alcuni anni membro del Comitato delle regioni. Quali vantaggi traggono i cittadini e i giovani della Sua città dall’essere rappresentati a livello europeo? L’essere rappresentati a livello europeo permette ai cittadini di influenzare e di modificare la legislazione che influisce sulla loro vita quotidiana. Ne è un esempio il parere da me elaborato nel 2012 sul tema delle reti transeuropee nel settore delle telecomunicazioni, che, tenuto conto del limitato accesso alle reti veloci a banda larga in alcune zone della Romania e alle opportunità di crescita economica di norma assicurate dall’esistenza della rete ad alta velocità, mira ad assicurare che il progetto garantisca la diffusione di Internet anche nelle regioni remote della Romania, come nel resto dell’Europa. La mia esperienza di ingegnere informatico mi ha certamente aiutato moltissimo nell’elaborazione di questo parere. Un altro esempio è il progetto Alaturi de Mine («Al mio fianco») di Dudestii Noi, per il quale sono stati richiesti finanziamenti a titolo del programma Gioventù in azione. Alaturi de Mine, il cui avvio è previsto per novembre 2012, dovrebbe permettere ai giovani lavoratori dei diversi paesi europei di scambiarsi idee e buone pratiche, nonché di lavorare in un ambiente multiculturale. Con o senza finanziamenti, il fatto che dei giovani lavoratori di questa regione si stiano impegnando e orientando verso l’Europa dimostra certamente che le mie attività a livello europeo ispirano altri a seguire il mio esempio. Essere rappresentati a livello europeo è essenziale soprattutto per i giovani. Prendiamo l’esempio del volontariato: il Servizio volontario europeo offre ai giovani la possibilità di recarsi in un altro paese, imparare nuove lingue, intraprendere nuovi percorsi professionali e sviluppare le proprie competenze personali. Grazie al sostegno dell’Unione europea, Stati membri come la Romania possono aiutare le organizzazioni di volontariato a superare numerosi ostacoli (ad esempio di natura giuridica o finanziaria). L’UE promuove inoltre importanti programmi di aiuto, come il Fondo sociale europeo e il programma Gioventù in azione, che offrono sostegno e consulenza alle organizzazioni nazionali, regionali e locali. 8 La partecipazione e integrazione dei giovani, in particolare attraverso l’istruzione, la formazione, il volontariato e lo scambio di volontari sono fondamentali per aumentare l’occupazione, per rafforzare l’integrazione sociale e per sviluppare la cittadinanza e l’identità europee. Qual è il ruolo che possono svolgere gli enti regionali e locali a questo proposito? Gli enti regionali e locali possono facilitare il volontariato transfrontaliero, ad esempio sostenendo lo sviluppo delle organizzazioni di provenienza e di accoglienza e promuovendo iniziative locali per motivare i giovani a impegnarsi nel volontariato internazionale. Gli enti regionali e locali sono indispensabili per il successo dell’iniziativa faro dell’UE Gioventù in movimento: grazie alla loro vicinanza ai giovani, essi hanno infatti una migliore percezione della realtà e delle condizioni in cui vivono questi ultimi; inoltre, sono in grado di creare strutture per la promozione della mobilità nell’ambito dei programmi di istruzione e formazione professionale. Possono motivare i giovani a impegnarsi nei processi decisionali a livello locale e a partecipare quindi più attivamente alla vita economica, sociale e politica delle regioni. In tal modo possono anche aiutare i giovani a diventare dei cittadini europei coscienziosi. Il parere del CdR sul tema Promuovere la mobilità dei giovani per l’apprendimento osserva che gli enti regionali e locali possono contribuire significativamente al rafforzamento della mobilità per l’apprendimento, soprattutto attraverso l’informazione, l’orientamento e la sensibilizzazione ma, nella maggior parte dei casi, anche assicurando la qualità e fornendo un sostegno finanziario. Non trova che le attività per i giovani dovrebbero essere promosse nelle regioni, come opportunità di apprendimento non formale? A questo proposito ritiene che la creazione di reti interregionali potrebbe contribuire a valorizzare maggiormente tali attività a livello europeo? Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro Le associazioni sportive, i club giovanili o le associazioni che offrono attività extrascolastiche operano generalmente a livello locale e regionale, anche se non mancano naturalmente le attività svolte a livello nazionale, sotto forma di attivismo politico (attraverso le organizzazioni giovanili dei partiti politici o i gruppi che difendono determinate cause), o a livello internazionale, mediante gli scambi giovanili. Ciononostante per la maggior parte dei giovani le esperienze di apprendimento non formale avvengono a livello locale. È quindi importante promuovere le attività di apprendimento non formale nelle regioni, perché queste possono facilmente entrare in contatto con i giovani, conoscendo la realtà in cui essi vivono. In ogni caso, i piccoli progetti di mobilità (a livello locale) sono spesso quelli che hanno un impatto determinante e che contribuiscono a rafforzare la diffusione di una coscienza europea, incoraggiando in tal modo i cittadini a sostenere la democrazia e la società civile. Anche in questo caso, gli enti regionali e locali si occupano spesso di fornire informazioni e consulenza, oltre a un consistente sostegno finanziario. Ritiene che i giovani potrebbero trarre qualche vantaggio dalla cooperazione interregionale tra enti locali e regionali e a quali condizioni? Un ambito della politica per i giovani da cui trae maggiormente vantaggio la cooperazione interregionale è la mobilità. La cooperazione tra regioni potrebbe rendere possibile (e in molti casi ciò avviene effettivamente) l’organizzazione di scambi di volontari grazie ai quali i giovani possono visitare altre regioni e conoscere culture diverse. Posso citare l’esempio di VINE UK, una rete britannica di organizzazioni benefiche che organizza scambi di volontari tra regioni del Regno Unito ma anche in altri paesi. Queste organizzazioni offrono ai giovani un’opportunità a costi contenuti di lasciare la propria regione per andare a scoprire altre culture. Sono stati sviluppi incredibilmente dinamici. All’inizio del 2010 è stata varata la strategia Europa 2020 che si prefiggeva, tra l’altro, i seguenti obiettivi: ridurre al 10 % la percentuale di coloro che abbandonano gli studi e portare ad almeno il 40 % la quota delle persone di età compresa fra 30 e 34 anni che hanno completato l’istruzione terziaria. Sono state quindi realizzate diverse iniziative che stanno aiutando a cambiare la vita di milioni di giovani: ad esempio, Gioventù in movimento, che mira a ridurre significativamente il tasso di disoccupazione entro il 2020 mediante un più stretto coordinamento tra istruzione e occupazione; il nuovo programma dell’UE per la gioventù, l’istruzione e lo sport è stato, proposto allo scopo di aumentare il numero di studenti che studiano all’estero. Per quanto riguarda le future attività in materia di gioventù, il Comitato sta organizzando una serie di convegni dedicati alle sette iniziative faro della strategia Europa 2020 che si terranno entro la fine del 2013 e i cui risultati serviranno ad alimentare una valutazione intermedia della strategia Europa 2020 che il CdR prevede di realizzare nella primavera 2014. Interview by Ulrike Wisser, Editor of “jugendpolitikineuropa.de”, online-news of the German National Youth Agency Nel suo parere sul tema Gioventù in movimento, il CdR raccomanda altresì alla Commissione di creare un portale online per lo scambio di buone pratiche a livello locale e regionale per l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro. Nel suo parere sul tema Una strategia europea rinnovata: investire nella gioventù del luglio 2010, il CdR incoraggiava il coinvolgimento attivo degli enti regionali e locali nelle strategie di apprendimento tra pari al fine di migliorare il processo di definizione delle politiche, nonché la loro partecipazione all’applicazione e diffusione dei migliori esempi di politiche per i giovani. Che cosa ha fatto finora il Comitato da parte sua? Dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona nel 2008, il CdR deve essere consultato sui temi che riguardano la gioventù e l’istruzione dalle tre istituzioni con poteri legislativi: Commissione, Consiglio e Parlamento europeo. Ad esempio, su richiesta della Commissione europea, il CdR ha contribuito all’organizzazione della Settimana europea della gioventù nel maggio 2011, incentrata sui seguenti temi: la dimensione giovanile della strategia Europa 2020, Gioventù in movimento, l’attuazione della strategia dell’UE per la gioventù, il dialogo strutturato e il programma Gioventù in azione. Il Comitato ha inoltre organizzato un evento sul dialogo strutturato che ha riunito giovani, organizzazioni giovanili, rappresentanti delle presidenze del Consiglio dell’UE, il Forum europeo della gioventù, i consigli nazionali della gioventù e le agenzie nazionali del programma Gioventù in azione. In sostanza, mediante il dialogo i giovani possono influenzare il processo decisionale politico in materia di gioventù a livello UE. Dopo due anni e mezzo, Lei ha ceduto la presidenza della commissione al Suo successore. Come descriverebbe gli sviluppi che hanno interessato la politica per la gioventù durante il Suo mandato? REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013 9 Investire nei giovani, in nuove competenze e nuovi posti di lavoro I nuovi centri di competenze per i giovani sono validi strumenti per investire nei giovani, nelle nuove competenze e nei posti di lavoro Mia De Vits (BE/PSE), membro del parlamento fiammingo Il forte aumento della disoccupazione giovanile, in gran parte collegato all’attuale crisi economica e al conseguente calo della creazione di posti di lavoro è dovuto anche alla mancanza di corrispondenza tra l’offerta di competenze e i bisogni del mercato del lavoro. L’istruzione formale non è però l’unica soluzione per trasmettere alle persone le competenze utili per trovare un lavoro. Ecco perché è necessario riservare maggiore attenzione ai risultati dell’apprendimento e alle conoscenze e competenze acquisite nella pratica, in particolare tramite il riconoscimento delle competenze precedentemente ottenute, anche in sedi di apprendimento informali e non formali. I centri di competenze per i giovani (JongerenCompetentieCentra — JCC) creati ad Anversa (Belgio) per orientare e incoraggiare i giovani a scoprire e sviluppare le loro competenze, sono un esempio concreto di questo approccio. In questi centri, osserviamo come le persone trascorrono il loro tempo libero e quali sono le loro competenze informali. Aiutiamo i giovani a scoprire i loro talenti e offriamo loro l’opportunità di utilizzarli a livello professionale. I nostri cosiddetti tutor delle competenze occupazionali lavorano con i giovani per individuare le loro necessità quando si tratta di cercare un impiego o di scegliere la formazione giusta. Attualmente ad Anversa sono presenti tre JCC: de Branderij, 21N e Zappa. Il centro de Branderij, situato nel quartiere di Borgerhout, si concentra sull’attuazione di percorsi di competenze integrate, come avviene per i nostri altri progetti di Anversa, con particolare attenzione alla formazione manageriale e ai giovani. Il centro 21N mira a entrare in contatto con il più ampio numero possibile di giovani vulnerabili durante il loro tempo libero, con l’obiettivo esplicito di migliorare le loro opportunità sul mercato del lavoro. Infine, il centro Zappa, nel quartiere di Kiel, si propone di trasformare le competenze acquisite dai giovani nel loro tempo libero in risorse concrete da utilizzare nel mercato del lavoro. I JCC non sono certamente una soluzione universale ma rappresentano comunque un importante passo avanti nella direzione giusta. Per il governo della regione Castilla y León la crescita regionale passa per l’occupazione giovanile Juan Vicente Herrera Campo (ES/PPE), presidente del governo regionale di Castilla y León La regione Castilla y León promuove l’applicazione e l’attuazione della strategia Europa 2020. Ai fini dello sviluppo e della crescita della regione e per controbilanciare gli effetti della crisi, come l’alto tasso di disoccupazione giovanile che ha raggiunto livelli record per l’Europa, è necessario facilitare la transizione tra gli studi e l’accesso al mercato del lavoro. Per conseguire questo obiettivo, la regione mette in pratica una serie di misure, come il miglioramento dell’accesso dei giovani a programmi di formazione di qualità e rilevanza per il loro futuro professionale. Tra le misure che meritano un’attenzione particolare figurano le seguenti. Collegata all’iniziativa della strategia Europa 2020 relativa all’occupazione giovanile, la piattaforma Aulaceei.com consente ai giovani imprenditori di accedere a servizi di orientamento, consulenza e formazione al fine di avviare un’impresa. I suoi compiti principali sono l’elaborazione di piani aziendali e la valorizzazione dell’innovazione in campo imprenditoriale. La piattaforma offre corsi i cui temi spaziano dalla concettualizzazione all’amministra- zione, dall’innovazione al consolidamento di un’impresa. Essa inoltre promuove la diffusione di una cultura imprenditoriale attraverso l’organizzazione di seminari specifici e l’incontro tra futuri imprenditori e rappresentanti del mondo accademico, per uno scambio di conoscenze e un aggiornamento delle capacità. Il governo regionale di Castilla y León ha pubblicato una guida che elenca i profili professionali del futuro più interessanti per il suo territorio in relazione con lo sviluppo tecnologico e l’innovazione in un mondo globalizzato. L’obiettivo principale è assicurare che le università regionali, che hanno preso parte allo studio, adeguino i loro corsi e i loro programmi alle esigenze future del settore privato industriale. Lo studio ha individuato 67 profili chiave in sei grandi settori economici (agroalimentare; salute e qualità della vita; risorse idriche, energia e ambiente; trasporti e mobilità; tempo libero e turismo; processi industriali). Tali misure, che saranno inserite nel pacchetto della Commissione europea relativo all’occupazione giovanile, sono efficaci e aiutano i cittadini della nostra regione ad affrontare la crisi. Nel comune di Ovanåker (Svezia) l’istruzione, la gioventù, le nuove competenze e l’occupazione sono priorità chiave Yoomi Renström (SE/ PSE), membro del consiglio comunale di Ovanåker 10 Per rilanciare la crescita e la creazione di posti di lavoro, l’UE deve investire nell’istruzione. La crisi economica ha drasticamente ridotto le prospettive occupazionali dei giovani, tanto che in alcuni paesi la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli preoccupanti. È quindi evidente che, per realizzare la globalizzazione e operare cambiamenti sistemici sul mercato del lavoro, occorre ripensare in profondità l’istruzione, la formazione professionale e l’apprendimento permanente. Troppi giovani abbandonano gli studi prima di aver acquisito le conoscenze necessarie per entrare e rimanere nel mercato del lavoro. Inoltre, l’accesso alla formazione permanente rappresenta la condizione fondamentale per combattere la disoccupazione e l’esclusione sociale, promuovere una cittadinanza attiva e favorire una democrazia solida. Nel mio comune, Ovanåker (Svezia), l’istruzione, i giovani, le nuove competenze e l’occupazione costituiscono delle priorità chiave. l’Ufficio per l’occupazione e la gioventù coordina le misure concernenti il mercato del lavoro a livello comunale e, in collaborazione con i servizi di collocamento, offre servizi di consulenza ai giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Nel mio comune si attribuisce inoltre molta importanza alla cooperazione tra scuola, occupazione e impresa. Nel quadro di progetti finanziati dall’UE, le scuole partecipano a scambi con istituti di altri Stati membri dell’UE. Consapevole del rapporto che intercorre tra risultati scolastici insoddisfacenti ed esclusione socioeconomica, nella pianificazione delle sue attività il comune di Ovanåker dà la priorità ai gruppi vulnerabili. Esso ha inoltre lanciato una strategia intesa a migliorare la qualità dell’istruzione allo scopo di aiutare gli allievi della scuola primaria a ottenere risultati migliori. Programma di lavoro e priorità politiche per il 2013 Ogni anno la Commissione europea presenta un programma di lavoro corredato delle priorità politiche fondamentali della sua azione. La crisi finanziaria e sociale ha messo in luce la necessità di una crescita e di posti di lavoro sostenibili, capaci di assicurare l’inserimento dei giovani e la coesione territoriale all’interno dell’Unione europea. Abbiamo chiesto al presidente del CdR Ramón Luis Valcárcel Siso di illustrarci le priorità del Comitato per il 2013 e indicare quale ruolo specifico gli enti locali e regionali dovrebbero svolgere per aiutare l’Unione e i cittadini europei a superare la crisi in corso. Valcárcel Siso: Il nostro obiettivo è promuovere la crescita e l’occupazione nelle regioni e città europee Secondo i dati Eurostat, nel settembre 2012 il tasso di disoccupazione nell’UE a 27 era del 10,6 %, e ben 5,5 milioni di giovani sotto i 25 anni erano alla ricerca di un primo lavoro. Che cosa propone per rimediare a queste difficoltà? Il 2013 sarà purtroppo un anno molto difficile per le regioni e le città europee. Continueremo ad avvertire gli effetti della crisi del debito pubblico, mentre la nostra agenda politica dovrà rimanere incentrata sulla disoccupazione e sui rimedi per migliorare la precaria situazione economica dei cittadini europei. La prima indagine regionale di Eurobarometro, condotta dalla Commissione su impulso del CdR, mostra infatti chiaramente che si tratta di due preoccupazioni condivise da gran parte della popolazione in ogni regione e città dell’UE. Malgrado ciò, rimango ottimista. Sono convinto che conseguire gli obiettivi di Europa 2020 sia ormai diventato davvero urgente per tutti noi. È evidente però che ci riusciremo solo con un livello adeguato di partecipazione delle regioni e delle città all’attuazione della strategia e un’effettiva condivisione delle buone pratiche. Un secondo punto su cui insisto è che dobbiamo investire meglio, visti i tagli di bilancio con cui tutti ci troviamo a dover fare i conti. Non solo la politica di coesione ma anche la spesa dell’UE in ricerca, innovazione e istruzione devono dare risultati migliori sul terreno. Sono inoltre un deciso fautore della cosiddetta «riflessione collaborativa» (joined-up thinking). Gli investitori pubblici e privati a tutti i livelli di governo dovrebbero favorire maggiori sinergie per realizzare concretamente degli investimenti sostenibili e di qualità. Non vanno incentivate soltanto le sinergie tra ambiti d’intervento settoriali diversi — energia, trasporti, ricerca e sostegno alle PMI — ma anche quelle geografiche, che potrebbero garantire il potenziamento delle connessioni Nord-Sud e Est-Ovest. Dobbiamo inoltre impiegare meglio i nuovi strumenti finanziari e valorizzare il ruolo della Banca europea per gli investimenti. Infine, ma non è certo un aspetto meno importante, occorre sfruttare tutte le potenzialità del mercato unico europeo. Nel settore dell’istruzione il programma Erasmus funziona bene, ma quando poi i giovani si mettono alla ricerca di un primo lavoro, scoprono che l’Europa non è ancora riuscita a realizzare una vera mobilità professionale. Per la generazione digitale europea questo resta difficile da capire. Realizzare tutti questi obiettivi servirebbe quindi anche a dimostrare che avere «più Europa» è la migliore garanzia per l’avvenire. A Suo avviso, quali sono gli strumenti e le iniziative più idonei per attuare delle politiche a sostegno della crescita economica e dell’occupazione? REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013 Ramón Luis Valcárcel Siso, presidente del Comitato delle regioni, con José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea Come ho già detto, gli enti locali e regionali devono essere attori a pieno titolo della strategia Europa 2020 perché sia possibile rafforzare l’efficienza e la competitività del nostro mercato interno. L’UE e i suoi 500 milioni di cittadini hanno bisogno del mercato interno come piattaforma di lancio per competere a livello globale. Il Comitato vigilerà sull’attuazione di Europa 2020 e valuterà la realizzazione delle sette iniziative faro della strategia; aggiungo che sono senz’altro favorevole ad adottare nuovi strumenti di comunicazione, ad esempio un’edizione in formato elettronico del nostro «Manuale Europa 2020», che ci sarà utile per far conoscere strategie innovative che si sono dimostrate vincenti nelle regioni e città europee. Ritengo inoltre che il CdR dovrebbe essere presente in tutte le fasi del semestre europeo: a partire dal nostro contributo all’Analisi annuale della crescita della Commissione, passando per il dialogo territoriale in vista del Consiglio europeo di primavera, per finire con una valutazione dei programmi nazionali di riforma sotto il profilo della governance. Sono convinto che, oltre naturalmente al lavoro che già svolge nell’ambito dei sette forum sulle iniziative faro e della piattaforma di monitoraggio Europa 2020, il Comitato possa aiutare le regioni e le città a conseguire gli obiettivi della strategia nel modo più efficiente possibile. Occorre inoltre garantire un’attuazione tempestiva della politica di coesione, traguardo che, a nostro avviso, potrà essere davvero raggiunto unicamente sulla base del rispetto del principio della governance multilivello non solo nell’elaborazione dei contratti di partenariato e dei programmi operativi, ma anche nella definizione e nell’attuazione dei programmi nazionali di riforma; il principio deve valere anche per il Patto per la crescita e l’occupazione, messo a punto e attuato in collaborazione con le regioni e le città. Per finire, intendo appoggiare qualsiasi coordinamento delle politiche economiche e di bilancio a livello UE che tenga in maggior considerazione gli interessi locali e regionali. Con tutta evidenza, è necessario un dibattito aperto sulle pressioni che gravano sulle finanze pubbliche degli enti locali e regionali a causa della crisi, e una valutazione dei potenziali effetti di un’Unione economica e monetaria rafforzata. Come ultima considerazione, vorremmo che alle città e alle regioni spettasse un ruolo più incisivo nel futuro coordinamento delle politiche economiche e di bilancio dell’UE e della zona euro. Nel 2013 la Croazia diventerà il 28° Stato membro dell’Unione. Come pensa di promuovere la dimensione territoriale nell’ambito delle relazioni tra l’UE e i suoi partner esterni? 11 Programma di lavoro e priorità politiche per il 2013 Il trattato di Lisbona conferisce all’UE un nuovo ruolo nelle relazioni esterne, e di recente è stata riveduta la politica europea di vicinato. Il CdR si è dotato degli strumenti adatti per poter intervenire in questi nuovi ambiti: il lavoro dell’ARLEM è utile per approfondire le nostre relazioni con gli enti dei paesi del Mediterraneo, mentre l’attività della Corleap è rivolta ai paesi del partenariato orientale. Sono lieto di constatare che si osservano nuovi sviluppi anche per quanto riguarda la politica di allargamento. Ci adopereremo affinché l’adesione della Croazia nel 2013 e l’eventuale ingresso di nuovi Stati membri in futuro diano risalto all’importanza del processo di decentramento e della promozione di un approccio «dal basso» nei paesi candidati. Proprio alla luce di queste considerazioni abbiamo istituito un nuovo comitato consultivo misto tra il CdR e gli enti locali del Montenegro. Nel campo degli aiuti allo sviluppo e della cooperazione decentrata il Comitato ha già conseguito risultati significativi. Siamo partner attivi e rispettati della Commissione europea e di altri interlocutori in questo importante ambito d’intervento, nel quale abbiamo ormai un ruolo più incisivo grazie a strumenti di nostra concezione, come il Portale della cooperazione decentrata e le Assise dedicate allo stesso tema. Sono certo che la nostra fruttuosa cooperazione con tutti i soggetti interessati proseguirà e che creeremo altri strumenti utili per gli enti locali e regionali impegnati nel campo dello sviluppo non solo nel 2013, ma anche negli anni a venire. Il gruppo PPE chiederà una politica europea forte a favore degli investimenti e dello sviluppo Michael Schneider (DE/PPE), presidente del gruppo PPE del CdR Sta arrivando l’anno nuovo, e con il protrarsi della crisi il rilancio delle economie di tutti i paesi d’Europa e il rafforzamento della fiducia dei cittadini nella nostra leadership politica devono continuare ad essere le nostre prime priorità. Il gruppo PPE del Comitato delle regioni chiederà quindi una politica europea forte a favore degli investimenti e dello sviluppo, sostenuta dai necessari finanziamenti. In quest’ottica è particolarmente importante la politica di coesione, che stimola la competitività nel rispetto dell’ambiente e contribuisce alla riduzione dei divari di sviluppo tuttora esistenti tra le regioni, collegandole al mercato unico dell’UE. Il notevole effetto leva che questa politica esercita in termini di aumento degli investimenti, unito a un’efficace attuazione sul terreno, può costituire un vero e proprio motore per la crescita e l’occupazione, al pari dei settori culturali e creativi. Il 2013 dovrebbe essere anche un anno da dedicare a una discussione approfondita sul futuro dell’Europa. Sulla base dei dibattiti svoltisi in Consiglio alla fine del 2012, dovremo definire la posizione e il ruolo degli enti locali e regionali in un’unione politica, economica e monetaria più profonda. Il gruppo PPE del CdR, da sempre in prima linea per difendere il principio di sussidiarietà e la governance multilivello, insisterà per una corretta applicazione del «principio di partenariato» attraverso un più forte coinvolgimento diretto degli enti locali e regionali nella definizione e nell’attuazione delle politiche europee. Continueremo ad avanzare sulla strada tracciata dal trattato di Lisbona, che ha conferito al CdR più ampie responsabilità in materia di sussidiarietà. In ultima analisi, ciò significa adottare e applicare le decisioni al livello più appropriato e il più possibile vicino ai cittadini. Avvicinare l’Europa a tutti i cittadini è per noi un compito fondamentale. Dobbiamo impegnarci a collaborare con i nostri amici del Parlamento europeo e della Commissione affinché l’Anno europeo dei cittadini possa servire ad abbattere le barriere che ancora ostacolano la cittadinanza dell’Unione e a sensibilizzare i cittadini stessi sui vantaggi che ciò comporta. Il programma di lavoro solleva molte domande. Per rispondervi almeno parzialmente, bisognerà probabilmente attendere la campagna per le elezioni europee del 2014 Karl-Heinz Lambertz (BE/PSE), presidente del gruppo PSE del CdR Il programma di lavoro della Commissione per il 2013 riveste indubbiamente un’importanza particolare: esso è infatti l’ultimo programma a coprire un intero anno di lavoro della Commissione europea prima delle elezioni europee del 2014 e, pertanto, è anche l’ultimo programma di lavoro completo del presidente Barroso, di cui per molti aspetti rappresenta il lascito. Allo stesso tempo, esso è anche il primo programma di lavoro a presentare le proposte legislative per il primo anno successivo all’adozione dei regolamenti finanziari dei diversi fondi e programmi. Esso fa quindi da cerniera tra il passato e un nuovo inizio. Il gruppo dei socialdemocratici ritiene che il programma di lavoro in quanto tale non ponga particolari problemi, in quanto si tratta essenzialmente di un elenco di promesse; dal nostro punto di vista è molto più preoccupante quello che nel programma invece manca. Si rileva ad esempio una mancanza di ambizioni nel settore della politica sociale. Nel settore della governance economica tutto sembra essere possibile. Si approvano una raffica di «two-packs», «six-packs», altri vari patti e accordi, e si decidono una serie di cooperazioni rafforzate. Ma dov’è l’equilibrio? Perché la Commissione non propone un patto sociale per il conseguimento degli obiettivi 12 sociali definiti nella strategia Europa 2020? Perché gli obiettivi di Barcellona relativi alle strutture di custodia per i bambini in età prescolare non vengono definiti in maniera più vincolante? Un servizio di questo tipo, capillare e di buona qualità, è un prerequisito fondamentale per portare più donne nel mercato del lavoro, ricordando che, secondo le stime di Goldmann-Sachs, un maggior tasso di attività delle donne, potrebbe far crescere il PIL dell’11 %. Perché la Commissione non dà seguito alla proposta del CdR di varare un’agenda nel settore dell’edilizia residenziale sociale? Perché la direzione generale Concorrenza continua a inasprire i requisiti per l’accesso agli alloggi sociali? Non è inoltre indice di un atteggiamento schizofrenico il fatto che l’UE fissi degli obiettivi per la lotta contro la povertà e la dispersione scolastica nell’ambito della strategia Europa 2020, ma al contempo, sulla base delle disposizioni fissate dalla troika, che opera in uno spazio non soggetto alle regole democratiche, imponga, all’insegna dell’austerità, severi tagli ai bilanci per l’istruzione degli Stati membri colpiti dalla crisi? Programma di lavoro e priorità politiche per il 2013 Siamo determinati a continuare il nostro impegno affinché il CdR abbia maggiore impatto sulle attività legislative dell’UE L’Alleanza dei liberali e democratici per l’Europa all’interno del Comitato delle regioni inizia il 2013 con il fermo proposito di continuare a impegnarsi per garantire al CdR un maggiore impatto sulle attività legislative dell’UE. A tale riguardo svilupperemo ulteriormente il nostro programma inteso a dare sostegno ai relatori dell’ALDE perché presentino le posizioni del CdR alle altre istituzioni dell’UE, specialmente nella fase successiva all’adozione dei pareri nella plenaria del Comitato. Intendiamo poi incoraggiare il Comitato delle regioni a rafforzare ulteriormente il suo ruolo istituzionale specifico in tale ambito. In questi tempi di severi vincoli di bilancio, inoltre, continueremo a mettere in discussione, in maniera costruttiva, le decisioni del CdR in materia di bilancio, in modo che vengano compiute le scelte più efficaci per massimizzare i risultati ottenuti dall’istituzione. Sul fronte legislativo e politico, l’ALDE proseguirà i lavori svolti nel 2012 sulla transizione energetica e continuerà a sostenere tale causa, in quanto fonte di nuovi posti di lavoro, nuove competenze e nuove attività imprenditoriali, ma anche come modo per ridurre le emissioni di CO2 e contenere così i cambiamenti climatici. L’ALDE intende anche concentrarsi sull’innovazione, l’istruzione e la formazione, nonché, com’è naturale nell’Anno della cittadinanza europea, su un’Europa per i cittadini. Infine, il gruppo ALDE ospiterà la seconda riunione con i consiglieri liberali di Bruxelles, con l’obiettivo di rafforzare i nostri legami con la città che ospita le istituzioni dell’UE, e alla fine dell’anno organizzeremo la terza edizione del concorso LeaDeR, che premia il buon governo, l’impegno verso i cittadini e le azioni volte ad avvicinare l’UE ai cittadini. Bas Verkerk (NL/ALDE), presidente del gruppo ALDE del CdR Nel 2013 l’UE deve produrre risultati concreti Negli ultimi anni l’UE ha affrontato la crisi economica promuovendo l’austerità come la via da seguire. Tuttavia, molte delle decisioni adottate nei vertici europei non sono state attuate pienamente, col risultato evidente che non hanno prodotto gli esiti sperati. Il nostro gruppo vorrebbe quindi che l’UE si attivasse per attuare una serie di iniziative che sono di fondamentale importanza per gettare le basi della crescita futura. In quest’ottica vorrei proporne in particolare cinque. In primo luogo occorre affrontare il gravissimo problema della disoccupazione giovanile. Ho spesso dichiarato che, se non affrontiamo questa piaga, perderemo un’intera generazione e, sul lungo periodo, i costi sociali ed economici per l’UE saranno enormi. Ritengo quindi che l’UE debba studiare altre nuove iniziative nei campi dell’istruzione, della formazione, della riqualificazione e dell’apprendistato. Quanto già fatto non basta: bisogna fare di più. In secondo luogo occorre investire nell’innovazione e nell’R&S. Nel mio paese attribuiamo grande importanza alle nuove tecnologie IT, e credo che l’UE debba investire nell’innovazione, nell’R&S e nella «specializzazione intelligente». Una politica, questa, che potrebbe anche diventare una priorità orizzontale in diverse linee di bilancio. L’innovazione nel campo della produzione energetica da fonti rinnovabili è cruciale anche per la crescita e la sostenibilità energetica nelle nostre regioni e nelle nostre città. In terzo luogo occorre riorientare la coesione verso la crescita. Da molti anni, infatti, la politica di coesione viene percepita soltanto come un aiuto per le regioni relativamente povere di tutta l’UE; io, invece, sono convinto che si debba ripensare la nostra impostazione e fare dei fondi strutturali e del fondo di coesione uno strumento chiave per creare posti di lavoro e un moltiplicatore per le iniziative a favore dalla crescita in tutta l’UE. In quarto luogo occorre garantire un migliore equilibrio tra la dimensione urbana e quella rurale nelle politiche dell’UE. In tutto il mondo, e l’UE non fa eccezione al riguardo, le persone tendono a spostarsi verso le città. Ciò, tuttavia, non significa che le politiche UE debbano allora essere orientate esclusivamente alle zone urbane. Riteniamo che realizzare un migliore equilibrio tra zone rurali e urbane dell’UE recherà benefici a entrambe e incentiverà le persone a vivere e lavorare anche nelle zone rurali. Un cambiamento di approccio, questo, assolutamente necessario. Infine, nell’Anno europeo dei cittadini, dobbiamo instaurare un processo di comunicazione nei due sensi con le regioni e con coloro che vi abitano. Le istituzioni europee devono prestare ascolto alle istanze dei cittadini; e il CdR, a mio avviso, si trova nella situazione ideale per fungere da punto di autentico contatto coi cittadini e trasmetterne esigenze e interessi ai fini del processo decisionale. Uno Silberg (EE/AE), presidente del gruppo Alleanza europea del CdR Il gruppo ALDE terrà una seconda riunione con i consiglieri comunali liberali di Bruxelles Sull’onda del successo della riunione del gennaio 2011 fra i membri del gruppo ALDE e i consiglieri liberali dei comuni della regione di Bruxelles, nei primi di febbraio 2013 si terrà una seconda riunione. L’idea iniziale si è tradotta in realtà grazie all’aiuto di Françoise Schepmans, all’epoca primo vicesindaco di Molenbeek e capogruppo dei liberali nel parlamento della Comunità francofona del Belgio e attualmente, dal 16 ottobre scorso, sindaco di Molenbeek. Lo scopo di queste riunioni non è solo rafforzare i legami tra un organo dell’UE e la città che lo ospita, ma anche offrire un valido REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013 punto di riferimento sia per i membri del gruppo ALDE che per i politici locali di Bruxelles. La riunione dell’anno scorso, che ha visto la partecipazione dei consiglieri comunali liberali responsabili per gli affari economici e per l’istruzione, è stata una preziosa occasione di confronto intorno ai modi migliori di ridurre la crescente disoccupazione e creare spirito d’impresa a livello locale — sfide, queste, che i politici locali si trovano ad affrontare quotidianamente. Dato che quest’anno la transizione energetica rappresenta per l’ALDE un tema prioritario, la riunione del pros- simo febbraio si terrà tra i membri del gruppo ALDE e i consiglieri comunali liberali di Bruxelles responsabili per l’energia. Tra gli argomenti da affrontare, i modi migliori di attuare tale transizione, le possibilità che essa offre in termini di creazione di posti di lavoro e crescita economica a livello locale, le implicazioni politiche ed economiche della transizione stessa e i modi di incoraggiare i cittadini ad adottare misure di efficienza energetica. 13 Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 (QFP) Quadro finanziario pluriennale: gli enti territoriali hanno ancora qualche carta da giocare Mercedes Bresso (IT/PSE), prima vicepresidente del CdR e relatrice sul QFP È forte la tentazione di dichiarare il vertice europeo del 22 e 23 novembre un puro e semplice fallimento. È vero che la rincorsa ai veti nazionali, basati sulle considerazioni economicamente false della cosiddetta «giusta contropartita», che per un «effetto a cascata» portano a opporre una politica dell’UE a un’altra, ha contribuito a tracciare un quadro ancora più fosco e deprimente di quello emerso dai negoziati precedenti. È vero anche che l’ultima proposta messa sul tappeto dal presidente del Consiglio europeo prevedeva comunque, per la politica di coesione, una riduzione di 60 miliardi di euro rispetto alla proposta della Commissione, che il Comitato delle regioni considerava già una proposta limite. Né il mantenimento del dispositivo in materia di condizionalità macroeconomica e della riserva di efficacia era un aspetto di cui gli enti territoriali d’Europa potessero rallegrarsi. Senza arrivare a dire che il bicchiere è mezzo pieno, occorre tuttavia riconoscere che si intravede qualche barlume di speranza. Le ultime proposte di Herman Van Rompuy erano stabilizzate in termini di volume totale. Che si sia finalmente arrestata la macchina dei tagli indiscriminati? Rispetto a proposte precedenti, la dotazione asse- gnata alla politica di coesione sarebbe aumentata di 10 miliardi di euro, e si sarebbe mantenuto il concetto di regioni in transizione. È una conferma di un’inversione di tendenza? Ovviamente, nulla può essere dato per scontato. Di certo gli eletti degli enti territoriali devono adesso raddoppiare il loro lavoro di pressione, non soltanto a Bruxelles ma soprattutto nelle rispettive capitali, per difendere un bilancio degno dell’interesse generale e superiore europeo, e avvicinarsi alle posizioni del Parlamento europeo. Questo significa anche che dobbiamo evitare di cadere nella trappola delle scadenze. Non era affatto necessario, infatti, pervenire a tutti costi a un accordo entro la fine del 2012. Era probabilmente più opportuno, date le circostanze, lasciare un po’ di tempo al tradizionale «teatro» della procedura di bilancio per ottenere dei risultati migliori, in particolare per quanto riguarda la politica di coesione. Sarebbe il momento peggiore, infatti, per privarsi dell’effetto leva che essa esercita su altri investimenti pubblici e privati e quindi del contributo che essa offre alla ripresa della crescita e su cui, ancora nel giugno 2012, era unanime il consenso in seno al Consiglio europeo. Il CdR chiede un bilancio UE pluriennale credibile, che rappresenti uno strumento d’investimento Bas Verkerk (NL/ALDE), presidente della commissione temporanea ad hoc del CdR sul bilancio UE Il Comitato delle regioni (CdR) nota con rammarico che il Consiglio europeo del 22 e 23 novembre 2012 non è riuscito a raggiungere un accordo sul nuovo quadro finanziario pluriennale post-2013. Nonostante l’Europa debba chiaramente affrontare una situazione economica delicata, gli Stati membri non sembrano in grado di trovare un accordo, e l’incertezza a proposito del futuro bilancio rischia di protrarsi a lungo. Questo provoca gravi problemi agli enti regionali e locali, che hanno bisogno di iniziare a pianificare i loro programmi operativi nell’ambito dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020 affinché le risorse possano essere utilizzate in modo efficiente e guidare la ripresa economica. Il CdR chiede un bilancio UE pluriennale credibile, che rappresenti uno strumento d’investimento a servizio degli interessi di tutti gli Stati membri dell’UE e delle loro regioni e che sia per lo meno equivalente a quello adottato per il presente periodo di programmazione 20072013. La politica di coesione è una componente fondamentale del quadro finanziario e deve essere consolidata e mantenuta. Contrariamente all’opinione generale, non 14 è vero che i fondi strutturali e di coesione finanziano solo i progetti nei nuovi Stati membri. Praticamente tutti gli enti regionali e locali dell’UE possono ottenere un finanziamento a titolo, per esempio, del Fondo sociale europeo, finalizzato a sostenere misure di formazione e di qualificazione. Affinché tali risorse possano essere spese con criterio ed efficienza, gli enti regionali e locali hanno bisogno di certezze e sottolineano l’importanza fondamentale di un finanziamento adeguato. Per uscire dalla crisi economica c’è bisogno di un’Unione europea dinamica e attiva. Questo significa anche inserire espressamente, tra le priorità del nuovo quadro finanziario pluriennale, un maggiore finanziamento a favore della ricerca e dell’innovazione. Il Comitato ritiene che la politica agricola comune eserciti un impatto positivo sulle comunità rurali. I vantaggi di una moderna amministrazione UE, il ruolo strategico svolto dalle reti d’infrastruttura nell’assicurare l’inclusione delle zone periferiche e un mercato unico digitale che sia al centro della strategia Europa 2020 per la crescita e l’occupazione sono altri fattori cruciali per il futuro dell’Unione. La prospettiva delle regioni Piero Fassino: Torino è determinata a diventare una città all’avanguardia a livello mondiale TrentinoAlto Adige Valle d’Aosta Lombardia FriuliVenezia Giulia Veneto Torino onte Piem Liguria Emilia-Romagna Toscana M ar ch e Umbria Lazio Roma Il capoluogo della regione Piemonte è famoso per le sue città d’arte, i suoi incantevoli paesaggi alpini, le dolci colline, l’eccellenza del vino e del cibo locale, il lago Maggiore e il lago d’Orta, le sue vaste pianure. Torino offre ai visitatori la nobile e solenne piazza Castello, il suo centro storico, gli squisiti sapori e l’atmosfera dei suoi caffè storici: è impossibile resistere ai riti cittadini, come una tazza di cioccolata calda, eredità di un passato in cui la città era la capitale di un regno, come testimoniato dai palazzi reali nella città e nei dintorni, che nel 1997 l’Unesco ha dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità. Per effetto del suo ruolo, all’inizio come prima capitale del Regno d’Italia e poi quale centro economico e industriale, Torino è sempre stata una città aperta ai giovani, alla cultura, allo sport e al commercio internazionale. Oggi questo profilo può essere sintetizzato in qualche dato significativo: la provincia di Torino è la terza in Italia per volume di esportazioni, l’Università e il Politecnico cittadini cooperano con oltre 400 università di tutto il mondo e il Comune ha concluso accordi di cooperazione e partenariato con oltre 50 città di tutti i continenti. Inoltre, a Torino hanno sede i consolati di 45 paesi e molte importanti agenzie internazionali, come il Centro internazionale di formazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ITC/ILO), l’Istituto interregionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia (UNICRI), lo Staff college del sistema delle Nazioni Unite (UNSSC) e la Fondazione europea per la formazione professionale. Sardegna Abruzzo lise Mo Ca m pa ni Pug lia Ba sil ica a ta Calabria 100 000 studenti, compresi 15 000 studenti provenienti dall’estero. Inoltre Torino è diventata una capitale della cultura ed è sempre più conosciuta come sede di manifestazioni sportive. Le Olimpiadi invernali del 2006 hanno rappresentato un’opportunità per portare la città alla ribalta mondiale, permettendo così a tutti coloro che conoscevano la città soltanto per la Fiat e la Juventus di vederla in una prospettiva completamente nuova. Tutto lo sport italiano è nato a Torino: nel 1844 è sorta la prima società italiana di ginnastica, con l’intento di trasmettere i valori dello sport ai giovani. A Torino sono nati il Club alpino italiano (CAI), il primo campionato di calcio, il primo circolo del tennis, la federazione italiana di canottaggio, il primo club di sci, l’unione podistica italiana, l’Universiade Sicilia Piero Fassino, sindaco di Torino Questo processo di apertura al mondo si è accelerato negli ultimi due decenni. Da città industriale e manifatturiera, una vera città-stabilimento nota per la sua industria automobilistica, Torino è diventata una città dalle molteplici sfaccettature e vocazioni: rimane un importante centro industriale, ma è anche una città di cultura, un centro di servizi finanziari e la sede delle due principali banche italiane. È anche una città universitaria, con due atenei prestigiosi cui sono iscritti REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013 15 La prospettiva delle regioni estiva e la federazione italiana di arrampicata sportiva. Nel 1911, in occasione dell’Esposizione internazionale di Torino, 25 000 atleti presero parte al Concorso ginnastico federale internazionale. Tutto ciò contribuisce a spiegare perché Torino ospiterà, nel 2013, i World Master Games e perché sia stata scelta dall’Associazione delle capitali europee dello sport (ACES) come Capitale europea dello sport per il 2015. Capitale europea dello sport nel 2015 L’ACES designa ogni anno la Capitale europea dello sport. Nell’assegnare questo titolo, l’Associazione tiene conto di valori quali responsabilità e comportamento etico, oltre al ruolo dello sport per aumentare l’integrazione della società, migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini e colmare il divario tra classi sociali in condizioni difficili. L’ACES collabora con la Commissione europea, il Comitato olimpico internazionale, le città europee e gli Stati membri dell’UE. Il titolo conferito dall’ACES rappresenta una buona opportunità per riconoscere ufficialmente l’impegno delle autorità locali nel promuovere lo sport. «Il titolo di Capitale europea dello sport 2015 rappresenta un riconoscimento dell’eccellenza di Torino per quanto riguarda sport e impianti sportivi, università e manifestazioni di livello mondiale. È per noi motivo di orgoglio che l’ACES abbia assegnato questo titolo alla città in cui è nato lo sport italiano», ha detto Piero Fassino, sindaco di Torino e membro del Comitato delle regioni. Questa bella notizia è stata accolta calorosamente anche da Mercedes Bresso, primo vicepresidente del CdR ed ex presidente della Regione Piemonte: «Sono lieta che la città di Torino sia stata proclamata Capitale europea dello sport per il 2015. Questo riconoscimento sottolinea l’importanza degli impianti sportivi e dello sport quale strumento d’integrazione sociale, come io stessa ho avuto modo di constatare durante i preparativi per le Olimpiadi invernali del 2006». 16 Una città all’avanguardia a livello mondiale La città di Torino è impegnata nella promozione non solo dello sport, ma anche di relazioni economiche internazionali dinamiche. Il recente 150° anniversario dell’Unità d’Italia ha rappresentato un’altra opportunità per mettere in mostra la città a livello internazionale: è stata infatti visitata da oltre 100 delegazioni straniere e da centinaia di migliaia di turisti provenienti da oltre frontiera. Inoltre, per effetto del cambiamento demografico, nel capoluogo piemontese è aumentata la popolazione immigrata, che adesso rappresenta il 15 % della popolazione totale, in linea con la sua natura multiculturale, pluriconfessionale e multietnica. «È significativo che da giugno a dicembre 2011, durante i primi sei mesi del mio mandato come sindaco, la città sia stata visitata da 40 ambasciatori e altri agenti diplomatici, con proposte di cooperazione economica, culturale e scientifica tra università che abbiamo accolto molto favorevolmente», ha aggiunto Fassino. Per rafforzare il suo continuo sviluppo quale centro culturale ed economico del Piemonte, Torino si sta preparando a nuovi e importanti progetti per gli anni a venire: un protocollo sulla cooperazione culturale con i musei di New York, San Pietroburgo, Gerusalemme e Madrid, la partecipazione al progetto europeo Città intelligenti, la candidatura al titolo di Capitale verde europea 2014 e la partecipazione all’Expo Milano 2015 sul tema Nutrire il pianeta – Energia per la vita. «Torino è determinata a diventare una città all’avanguardia a livello mondiale, impegnata nello sviluppo sostenibile e interessata a esplorare sino in fondo le nuove opportunità offerte dalle tecnologie verdi, dallo sport, dalla cultura e dal commercio. Cresce sempre più in noi la consapevolezza che con un forte ruolo internazionale la città saprà attrarre nuovi talenti, posti di lavoro, investimenti, crescita e prosperità», ha concluso il sindaco. La tribuna dei relatori Gli aiuti di Stato a finalità regionale al servizio della coesione, della crescita e dell’occupazione La revisione degli orientamenti in materia di aiuti di Stato a finalità regionale (ASFR) si inquadra nel processo di modernizzazione della politica dell’Unione europea relativa agli aiuti di Stato. Gli ASFR, essendo destinati a territori in difficoltà e partecipando al loro sviluppo economico, derogano al principio del divieto di aiuti di Stato previsto dai trattati. Il parere che presento alla sessione plenaria rappresenta un’opportunità per il Comitato delle regioni di difendere questa eccezione che, in un contesto di austerità di bilancio, potrebbe essere applicata in maniera sempre più limitata dalla Commissione europea. In periodo di crisi economica e sociale, gli ASFR devono essere decisamente al servizio dell’occupazione e della crescita, allo scopo di contribuire allo sviluppo armonioso ed equilibrato dei territori dell’Unione. Oggi più che mai dobbiamo fare in modo che la Commissione europea non limiti la possibilità di interventi pubblici a favore degli attori economici. Poiché nel quadro strategico comune il sostegno alla competitività delle imprese figura tra le priorità dei fondi europei, sarebbe paradossale ridurre le possibilità per i poteri pubblici di sostenere i progetti di sviluppo di queste stesse imprese. Attraverso il meccanismo degli ASFR, la Commissione europea dispone dei mezzi necessari per prestare aiuto ai territori in difficoltà e deve avvalersene. Tenuto conto della gravità della situazione economica, ridurre in maniera arbitraria la percentuale della popolazione interessata dagli ASFR sarebbe un errore. Invito altresì la Commissione a riconsiderare le sue proposte di divieto di aiuti alle grandi imprese e a rivedere la definizione delle piccole e medie imprese (PMI), che non può applicarsi solamente a quelle con un organico non superiore a 250 dipendenti. Gli ASFR sono essenzialmente uno strumento per la realizzazione degli obiettivi di coesione economica, sociale e territoriale. In periodo di crisi, i rischi di ritardo della crescita economica di alcune regioni sono ancora più reali. Ecco perché raccomando alla Commissione europea di riconoscere la specificità delle regioni in transizione nell’elaborazione della suddivisione in zone per gli ASFR, come peraltro ha già fatto nel quadro delle proposte legislative sui futuri fondi della politica regionale. La invito inoltre a prevedere un trattamento particolare nei confronti delle regioni che presentano svantaggi naturali, geografici o demografici, come le zone rurali, le regioni di montagna o le regioni insulari. Jean-Paul Denanot (FR/PSE), presidente del Consiglio regionale del Limosino Gli enti regionali e locali sono i primi soggetti interessati dall’attuazione delle norme relative agli ASFR. Eppure, contrariamente agli Stati membri, essi non sono stati consultati dalla Commissione europea. Il parere che presento aiuterà noi enti territoriali a occupare il posto che ci spetta al tavolo dei negoziati per l’elaborazione degli orientamenti in materia di ASFR per il periodo 2014-2020. Aspetti regionali di un’iniziativa politica a livello dell’UE In numerose occasioni il Comitato delle regioni ha espresso il proprio impegno per la promozione della cittadinanza dell’Unione, la sensibilizzazione in tale contesto e un più ampio esercizio dei diritti elettorali dell’UE. Se dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee svolgessero un ruolo primario nell’esprimere le opinioni dei cittadini nei processi legislativi di livello europeo, tale prospettiva accrescerebbe la qualità della democrazia rappresentativa europea e contribuirebbe a una più stretta integrazione tra gli Stati membri. Riteniamo che una regolamentazione unica che oltrepassa i contesti nazionali sviluppi un’opinione pubblica europea, faccia aumentare l’interesse dei cittadini per le elezioni europee e rafforzi la legittimità democratica dell’Unione. Consideriamo lo statuto unico europeo come un passo in direzione di un’Europa unita politicamente, in quanto permette alle organizzazioni di registrarsi come partito politico europeo o fondazione politica europea e in tal modo di acquisire uno status giuridico basato sul diritto unionale. Tuttavia nella pratica, le organizzazioni politiche aventi uno statuto europeo registrate in uno qualsiasi degli Stati membri sono soggette alle differenti disposizioni nazionali in materia fiscale e di diritto del lavoro. Confidiamo nell’adozione, in futuro, di uno statuto europeo di portata generale, che garantisca condizioni pari a quelle delle altre istituzioni comunitarie. Il fatto che tra i requisiti per la registrazione dei partiti politici europei figuri la rappresentanza politica nei parlamenti regionali va considerato come un elemento autenticamente europeo nella democrazia locale. Molto opportunamente, questa possibilità introduce, anche formalmente, l’Unione europea nella politica regionale, attraverso i rappresentanti di tali partiti. Non si tratta di una questione meramente giuridica o tecnica, bensì anche del contenuto politico delle organizzazioni. Il fatto che tra le condizioni specifiche per l’acquisizione o il mantenimento dello status giuridico europeo figuri il rispetto dei valori che stanno alla base dell’UE è per noi un’importante questione di fondo. Questo fattore ha costituito sinora un criterio di adesione per i paesi candidati, ma il regolamento in esame eleva REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013 i valori fondamentali dell’UE a criterio che può e deve essere verificato nel quadro del monitoraggio politico. Riterremmo appropriata tale disposizione, a condizione di prevedere il coinvolgimento del CdR nella verifica, in particolare nei casi in cui il partito oggetto della verifica sia rappresentato nel CdR. È confortante il fatto che il Parlamento europeo assicurerà, a carico del proprio bilancio, i quadri operativi di finanziamento, senza chiedere finanziamenti aggiuntivi agli Stati membri. Appare opportuno anche il fatto che la proposta della Commissione introduca una distinzione tra i criteri di acquisizione dello status giuridico e quelli di ammissibilità a beneficiare dei finanziamenti. Appare tuttavia discutibile la natura limitativa del finanziamento, al quale vengono ammessi solo i partiti politici che sono rappresentati da almeno un membro nel Parlamento europeo. Raccomandiamo di estendere tale ammissibilità anche ai partiti rappresentati da almeno tre membri nel Comitato delle regioni. István Sértő-Radics (HU/ALDE), sindaco di Uszka È evidente che i partiti politici europei, nel quadro della loro attività, garantiranno un legame più diretto tra il livello politico europeo e quello locale e regionale e offriranno ai cittadini dell’Unione un accesso completo alle informazioni. Grazie a partiti politici europei autenticamente sovranazionali sarebbe possibile in futuro che nelle liste elettorali, anche locali e regionali, di un tale partito figurino candidati che non appartengono al partito locale che ha costituito il partito europeo; in tal modo i rapporti diretti tra la politica europea e quella locale e regionale diverranno più trasparenti. Ciò apre la strada alla possibilità che il Consiglio nomini come membri del CdR esponenti di partiti politici europei, e che questi ultimi sarebbero quindi rappresentati direttamente nei gruppi politici del CdR. La presenza nel CdR di rappresentanti di partiti europei renderebbe più visibile e vicina ai cittadini la relazione che intercorre tra il processo decisionale di livello europeo e quello di livello locale e regionale. Siamo convinti che il processo legislativo renderà disponibili le nuove regole già per le elezioni del Parlamento europeo del 2014 e per la relativa campagna elettorale. 17 La tribuna dei relatori Il ruolo delle autorità locali e regionali nel promuovere la crescita e rafforzare la creazione di posti di lavoro Maria Luisa Coppola (IT/EPP), Consigliere regionale — Assessore, Regione Veneto In questo periodo di difficile crisi economica e di ripetuti tentativi di ripresa, è fondamentale promuovere il ruolo che l’UE può (e deve) avere per ritornare a crescere, soprattutto grazie alle sue autorità locali e regionali. Questo progetto di parere nasce a seguito della comunicazione della Commissione europea «Verso una ripresa fonte di occupazione» e della riunione del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, in cui si è siglato il «Patto per la crescita e l’occupazione»; cioè quando le principali istituzioni europee hanno finalmente riconosciuto l’importanza di tornare a parlare di crescita e di occupazione. Il Comitato delle Regioni, perciò, non poteva esimersi dal presentare un progetto di parere che, facendo sintesi delle esperienze regionali, si potesse inserire con forza e autorevolezza nel dibattito europeo, anche grazie all’impegno richiesto dalla presidenza cipriota. L’opinione parte dalla coscienza che le disparità socio economiche tra gli Stati membri e tra le varie regioni europee sono aumentate anziché diminuire. La crisi economica ha evidenziato che non è più possibile permettere una gestione inefficiente della spesa pubblica. L’analisi delle proposte istituzionali e della situazione ha portato alle seguenti conclusioni: • l’importanza di rafforzare il mercato unico, ridurre la complessità normativa, rafforzare la BEI e introdurre i project bond (soprattutto in relazione al «Meccanismo per collegare l’Europa») per finanziare misure rapide a favore della crescita; • la grave lentezza nell’attuazione delle decisioni da parte degli Stati membri e l’auspicio di posizioni coerenti anche in fase di decisione del prossimo budget 2014-2020 dell’UE; • il ruolo cruciale delle autorità locali e di un migliore utilizzo dei fondi FSE e FESR e di altri programmi europei (Progress microfinanza e Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione); • maggiore incentivazione dell’imprenditorialità, anche grazie ad Erasmus per giovani imprenditori ed investimenti con camere di commercio e rete EEN; • la promozione della CSR e dei marchi collettivi di qualità (di proprietà pubblica o privata) per aiutare e sostenere l’impiego e l’industria e il rafforzamento del sostegno di una corretta formazione, dei tirocini e dell’alternanza scuola-lavoro. Con questo parere il Comitato delle regioni conferma il suo impegno nel delineare una strada nuova di crescita e di ripresa per l’Europa e continuerà a fare la sua parte per sensibilizzare Consiglio e Parlamento nei confronti di queste priorità. Gli enti subnazionali europei svolgono un ruolo decisivo nel sostenere gli investimenti pubblici Da quando sono stato designato relatore del parere d’iniziativa sul tema Creare maggiori sinergie tra il bilancio dell’UE e i bilanci nazionali e subnazionali, ho avuto incontri con esponenti politici, funzionari dell’UE e parti interessate a Bruxelles e in Galles, tra cui anche con il commissario UE al bilancio Jan Lewandowski, per procedere in modo informato all’elaborazione del mio parere, la cui adozione è prevista nella sessione plenaria di gennaio. Rhodri Glyn Thomas (UK/AE), relatore del parere d’iniziativa sul tema «Creare maggiori sinergie tra il bilancio dell’UE e i bilanci nazionali e subnazionali» Dato che il bilancio UE rappresenta solo l’1 % del PIL totale dell’UE, un efficace allineamento dei bilanci e degli investimenti pubblici è essenziale perché l’Europa possa realizzare gli obiettivi fondamentali della strategia Europa 2020 e recuperare la stabilità economica. Gli enti subnazionali in Europa svolgono un ruolo decisivo nel sostenere gli investimenti pubblici contando per oltre i due terzi del 7 % della spesa statale generale che è destinato in media ogni anno in Europa alla spesa per investimenti pubblici (incluse le infrastrutture), la grande maggioranza dei quali riguarda settori prioritari cruciali (istruzione, affari economici, edilizia abitativa e servizi alla comunità e ambiente) per la realizzazione degli obiettivi della strategia Europa 2020. Il bilancio UE, in particolare attraverso i programmi dei fondi strutturali, può apportare un chiaro valore aggiunto in questo senso, fornendo 18 una fonte di finanziamenti stabile su un periodo di sette anni e può essere usato per i) concentrare gli sforzi locali e regionali sulle strategie d’investimento a lungo termine e ii) creare un effetto moltiplicatore attraverso l’allineamento dei finanziamenti locali e regionali per conseguire queste priorità comuni. Nel mio progetto di parere chiedo alla Commissione europea di preparare un libro verde sulle sinergie durante il 2013 che dovrebbe fissare una serie di principi (rispetto per l’autonomia fiscale, partenariato, trasparenza, semplificazione delle procedure di bilancio) per portare avanti tale agenda, nonché avanzare proposte per affrontare le numerose strozzature che rendono attualmente difficile realizzare nella pratica tali sinergie. Sono convinto che nel quadro della più vasta discussione sul futuro dell’eurozona e della spinta verso una più stretta unione economica e monetaria, compresa la sorveglianza di bilancio per gli Stati membri, vi debba essere un riconoscimento molto più chiaro delle responsabilità di bilancio degli enti subnazionali nel ciclo di governance e del coinvolgimento di tutti i livelli di governance (compreso il Comitato delle regioni) in queste discussioni. La tribuna dei relatori Rafforzare la cittadinanza dell’UE: promuovere i diritti elettorali dei cittadini europei L’Anno europeo dei cittadini 2013, di particolare importanza per tutti noi, è incentrato sulla cittadinanza dell’Unione e offre fra l’altro reali possibilità di incoraggiare gli sforzi volti ad aumentare la partecipazione alle elezioni. Ritengo che occorra realizzare, nel quadro di una cooperazione a vasto raggio, progetti concreti quali laboratori, conferenze, seminari, azioni di formazione, oltre all’organizzazione di simulazioni di situazioni elettorali, al dialogo interattivo e allo scambio di esperienze, per fare in modo che tutti i cittadini dell’UE che hanno raggiunto l’età del voto acquisiscano una conoscenza responsabile dei loro diritti. Considero particolarmente importanti i giovani e ritengo che, affinché divengano cittadini elettori consapevoli, sia necessario spiegare loro, in un linguaggio semplice, la sostanza e la posta in gioco del voto espresso nelle elezioni. l’iscrizione nei registri dei votanti, promuovendo lo scambio di buone pratiche e contribuendo ad eliminare gli ostacoli all’iscrizione. Ritengo che non basti sancire i diritti, e che occorra anche fare in modo che i titolari di tali diritti possano fruirne senza difficoltà. A tal fine è anche necessario semplificare le procedure relative all’attività elettorale, e in particolare quelle concernenti Sarebbe inoltre opportuno avviare — conformemente al principio di sussidiarietà e secondo le decisioni, le scelte e le modalità di applicazione degli Stati membri — una riflessione a lungo termine e prendere in considerazione la possibilità di legare, attraverso un processo graduale, il calendario delle elezioni degli enti locali a quello delle elezioni europee. Occorrerebbe inoltre che gli Stati membri valutassero nel quadro delle loro competenze, rispettando la sovranità nazionale e ispirandosi alle migliori pratiche, la possibilità di introdurre nei loro sistemi elettorali mandati di cinque anni e di allinearsi al calendario delle elezioni del Parlamento europeo. Ciò potrebbe contribuire a rimediare alla mancanza di interesse constatata finora e a rendere più comprensibile per gli interessati il sistema nel suo complesso e l’impatto delle elezioni europee, locali e regionali sulla vita quotidiana dei cittadini. I membri del CdR chiedono di concedere all’Albania lo status di paese candidato Prima riunione del neo-costituito comitato consultivo misto (CCM) tra il Comitato delle regioni e le autorità locali del Montenegro Lo scorso 15 novembre, nel quadro del gruppo di lavoro Balcani occidentali, alcuni membri del Comitato delle regioni hanno incontrato dei rappresentanti locali albanesi per discutere dello stato del processo di allargamento e degli ultimi progressi compiuti dall’Albania a livello locale. I membri del CdR hanno approvato i consistenti sforzi di riforma intrapresi dal paese e si sono schierati con la Commissione, che ha raccomandato di concedere all’Albania lo status di paese candidato. La 12a riunione del gruppo di lavoro Balcani occidentali è stata incentrata sulle riforme politiche e sociali in atto in Albania dal punto di vista di una possibile candidatura all’adesione all’UE, come pure sulle questioni della trasparenza, del buon governo e della responsabilità a livello locale. Il dibattito si è svolto in un momento particolarmente propizio, se si considera che la Commissione ha da poco raccomandato di concedere all’Albania lo status di paese candidato, a condizione che il paese realizzi ulteriori riforme in settori quali l’ordinamento giudiziario, la pubblica amministrazione e la revisione del regolamento interno del parlamento. Il neo-costituito comitato consultivo misto (CCM) tra il CdR e le autorità locali montenegrine ha tenuto la sua prima riunione il 14 novembre 2012 a Bruxelles. Il CCM, che riunisce membri del CdR e rappresentanti locali del Montenegro, mira a garantire che le autorità locali montenegrine siano coinvolte nel processo di allargamento. La riunione inaugurale del CCM UE-Montenegro giunge in un momento opportuno dell’agenda politica dell’UE, vale a dire a pochi mesi dall’avvenuta apertura dei negoziati di adesione con il Montenegro e un mese dopo la presentazione della relazione sullo stato di avanzamento dell’adesione del paese da parte della Commissione europea. Il CCM è stato creato per integrare le altre strutture comuni nel quadro del processo di stabilizzazione e di associazione volto a preparare la strada all’integrazione del Montenegro nell’Unione europea. Nell’aprire il dibattito, Stanisław Szwabski (PL/AE), presidente del consiglio comunale di Gdynia e co-presidente del CCM, ha sottolineato l’obiettivo alla base di questo nuovo organismo: «Il lavoro del CCM ha l’ambizione di seguire da vicino il processo di allargamento e i negoziati di adesione che porteranno all’appartenenza a pieno titolo del Montenegro all’Unione europea. Il CCM è una piattaforma che dovrebbe migliorare l’efficacia del dialogo tra il Montenegro e l’UE e preparare i rappresentanti delle autorità locali di questo paese alla loro futura partecipazione al CdR. Il CCM dovrebbe anche contribuire in modo concreto al processo di adesione in corso mettendo a disposizione le sue competenze». Nel suo intervento di apertura, Miomir Mugoša, co-presidente montenegrino del CCM e sindaco di Podgorica, ha sottolineato che «l’Unione dei comuni del Montenegro e la città di Podgorica si stanno impegnando a fondo per soddisfare i criteri di adesione dell’UE», ma ha fatto notare che si è soltanto all’inizio del processo e che rimane ancora molto da fare. Mugoša ha tenuto anche a mettere in risalto la vera trasformazione, sia a livello visivo che in termini di qualità della vita, che le città del Montenegro, tra cui la capitale Podgorica, stanno attraversando per effetto della prospettiva di adesione. I membri del CCM hanno adottato il loro programma di lavoro per i prossimi due anni, che prevede tra i suoi principali temi di attività l’utilizzo di fondi di preadesione, progressi in materia di decentramento e autonomia locale, nonché di diritti fondamentali, giustizia, governance, trasparenza e lotta contro la corruzione, e la promozione della cooperazione territoriale e transfrontaliera. Il CCM si riunirà due volte l’anno ed è composto di otto membri del CdR e altrettanti rappresentanti locali del paese partner. In apertura della riunione, Mia De Vits, membro del Parlamento fiammingo e nuova presidente del gruppo di lavoro, ha sottolineato che, «anche in tempi difficili come questi, l’Unione europea deve suscitare aspirazioni positive e speranze. Com’è stato riconosciuto quest’anno con il conferimento del Premio Nobel per la pace, l’UE è sempre stata — e dovrebbe restare — un simbolo di pace, stabilità e benessere. Al tempo stesso, però, l’UE ha bisogno dell’entusiasmo e della fiducia dei paesi candidati e, in particolare, dell’Albania, uno di quelli in cui il sostegno all’UE raggiunge i livelli più elevati». Alla luce dei notevoli progressi compiuti dall’Albania, De Vits ha espresso pieno sostegno affinché al paese venga concesso lo status di candidato all’adesione, riconoscendo al tempo stesso che l’Albania ha ancora della strada da fare per soddisfare le condizioni dell’integrazione all’UE. A tale proposito ha fatto rilevare «l’importanza di attuare ulteriori misure di decentramento e di rafforzare la capacità amministrativa e la sostenibilità finanziaria dei comuni albanesi, come presupposto necessario per una riuscita attuazione della strategia nazionale per lo sviluppo e l’integrazione». Il gruppo di lavoro Balcani occidentali si riunisce due volte l’anno ed è composto di 11 membri del CdR e di rappresentanti locali e regionali degli Stati della regione, il cui numero varia in funzione del paese e degli argomenti all’ordine del giorno. REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ GENNAIO-FEBBRAIO 2013 György Gémesi (HU/PPE), sindaco di Gödöllő 19 La mia regione, il mio ambiente Regioni e comuni d’Europa n. 81 Direttore: Laurent Thieule, direzione Comunicazione, stampa ed eventi Capo unità: Serafino Nardi, unità Stampa, comunicazione interna ed esterna Caporedattore: Branislav Stanicek Foto: Archivi del Comitato delle regioni Progetto grafico: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea (Lussemburgo) Comitato delle regioni, direzione Comunicazione, stampa ed eventi rue Belliard/Belliardstraat 99-101 1040 Bruxelles/Brussel BELGIQUE/BELGIË Tel. +32 22822211 Fax +32 22822085 Internet: http://www.cor.europa.eu «La mia regione, il mio ambiente», il concorso per le scuole elementari presenta lavori di pittura e disegno di bambini di tutta Europa Molte, diverse e bellissime idee hanno trovato la loro espressione artistica grazie al concorso annuale per le scuole elementari del gruppo Alleanza europea e del Comitato delle regioni che, giunto alla sua quinta edizione, aveva per tema «La mia regione, il mio ambiente». Il concorso è stato concepito per dimostrare la varietà di idee proveniente dalle diverse regioni, con lo scopo di permettere ai bambini di vedere che effettivamente l’Europa è «unita nella diversità». Il presidente del gruppo AE, Uno Silberg, si è detto felice di constatare l’impegno con cui gli insegnanti, i giovani allievi e i loro genitori hanno partecipato al concorso: «la discussione sull’UE deve cominciare nelle scuole elementari e temi come l’ambiente e la crescita verde contribuiscono a stimolare il dibattito e guardando ai disegni premiati si può capire come i bambini ritraggono l’ambiente in cui vivono». I soggetti più comuni dei lavori dei bambini, indipendentemente dalla nazionalità e dall’età, sono la famiglia, le zone verdi locali, come i parchi e le foreste, e i giochi con i loro Regioni e comuni d’Europa è una newsletter del CdR edita dalla direzione Comunicazione, stampa ed eventi. amici. Olivia Kobiałka (7 anni) di Gdynia in Polonia pensa che «l’ambiente è tutto quello che ci circonda. È il luogo in cui viviamo, ci riposiamo e passiamo il nostro tempo libero. Sono i cigni che nuotano nel mare quando i turisti e la gente del posto dà loro da mangiare. Sono i pesci che vivono nel Baltico e gli uccelli che volano tra le nuvole al tramonto. È il sole che cambia di colore nel corso della giornata e le foglie, che sono nel loro momento più bello in autunno». Caitlin Kelly, nove anni, scozzese, ha rappresentato Carman Hill come un luogo di divertimento: «Io e i miei amici ci andiamo a camminare. Il paesaggio è meraviglioso e ci sono un sacco di cose da fare all’aria aperta. Mi piace giocare con le mucche e a nascondino». Beatriče Mickute, lituana (9 anni) ha un punto di vista differente. «potrei paragonare la mia regione alla mia scuola. Molte persone diverse vivono qui e hanno passatempi differenti: scrivere, leggere, fare sport, cantare. Vedo un ambiente bello e sono contenta perché è esso che ci permette a tutti di vivere». L’opuscolo con tutti i dipinti e i disegni può essere scaricato al seguente indirizzo: www.ea.cor.europa.eu. «Io voglio bene alla mia famiglia. Ho due fratelli, Matej e Soňa, mia madre Anka e mio padre Vladimir. Abbiamo anche una tartaruga che si chiama Izzy. Mi piace giocare con lei. Dobbiamo cambiarle l’acqua spesso perché vogliamo che stia bene. Gli animali, come le persone, devono vivere in un ambiente pulito e sano», ha detto Aneta Králová (11 anni), slovacca. Il contenuto della presente newsletter non rispecchia necessariamente le opinioni e i punti di vista delle istituzioni dell’Unione europea. Né le istituzioni né gli organi dell’Unione europea, né chiunque agisca a loro nome potranno essere considerati responsabili di un eventuale uso improprio delle informazioni qui contenute. Disponibile in sei lingue. Disponibile anche online in formato PDF sul sito: http://www.cor.europa.eu > Stampa > Regioni e comuni d’Europa © Unione europea, 2013 Printed in Belgium @EU_CoR Gabija Sragauskaite (7 anni), Lituania Eleanor Burton (10 anni), Regno Unito QG-AA-12-081-IT-C Le vostre reazioni/i vostri commenti: [email protected]