cultura e storia L IL CONVEGNO-SFIDA DEL 1901 E LA PROPAGANDA DEI DEMOCRATICI CRISTIANI NEL VARESOTTO a crisi dell'intransigentismo cattolico sul finire dell'Ottocento eÁ solo in parte imputabile ai luttuosi eventi del 1898, alla dura dispersione, a Milano e in altre cittaÁ, delle manifestazioni di protesta contro il rincaro del pane, che coinvolse anche le organizzazioni intransigenti e socialiste, provocando l'arresto e la condanna di noti esponenti. Scontato un anno di detenzione, don Davide Albertario, gravemente prostrato, lascioÁ al suo collaboratore Filippo Meda la direzione dell'``Osservatore Cattolico'': il settimanale milanese assunse subito un indirizzo e toni piuÁ concilianti 1. Nel circondario, fu particolarmente presa di mira Azzate, dal 1890 centro propulsore dell'azione dei cattolici varesini. Fu sciolta la SocietaÁ Federativa di mutuo soccorso, presente in una decina di centri; fu bloccata perfino l'attivitaÁ della Cassa rurale, costituita a norma di legge. Invano il parroco don Luigi Redaelli chiese la revoca dell'illegale provvedimento: il sottoprefetto di Varese respinse il ricorso senza motivazioni di sorta 2. Non la `bufera di maggio', tuttavia, ma cause strutturali affrettavano il declino degli intransigenti vecchio stile. Affollate, composte, le celebrazioni giubilari del 1900 avevano rivelato la ripresa del fervore religioso e l'attenuarsi dell'anticlericalismo piuÁ aggressivo. Sul versante politico, quel primo anno santo dopo la presa di Roma costituõÁ ``un'utile occasione di contatto e di collaborazione tra governo italiano e Vaticano'' 3. In particolare, evolveva rapidamente la mentalitaÁ della giovane generazione che un trentennio ormai separava da quanti erano stati emotivamente coinvolti e sdegnati dalla fine del potere temporale. I giovani non capivano quasi piuÁ l'atteggiamento di rifiuto della soluzione unitaria risorgimentale da parte degli anziani: essa appariva loro immodificabile se non a patto di trasformarla dall'interno. Pertanto ``sempre piuÁ numerosi, sempre meno reticenti..., si mescolavano coi liberali nelle festivitaÁ patriottiche''. Ancora esclusi dalle elezioni politiche dal divieto pontificio o non expedit, ma elettori atLOMBARDIA NORD-OVEST Il convegno organizzato dalla Sezione Giovani del Comitato diocesano di Milano al Sacro Monte di Varese nel 1901 rappresentoÁ un momento importante sotto il profilo ideologico e aggregativo del movimento cattolico. Dagli interventi delle personalitaÁ intervenute, a cominciare da Filippo Meda, scaturirono le direttive per la nascita di una Federazione lontana dall'intransigentismo cattolico e autonoma dall'Opera dei Congressi: un organismo che nel difficile frangente politico d'inizio secolo riaffermasse l'impegno dei giovani democratici cristiani nella societaÁ italiana. Gianni Perna 49 2/2002 La prima pagina dell'``Osservatore Cattolico'' del 7-8 ottobre 1901 dedicata al convegno di Varese promosso dalla Sezione giovani del Comitato diocesano milanese. tivi e passivi nelle amministrative, collaboravano non di rado con i consiglieri liberali, ``operavano al coperto delle aule consiliari, per gli stessi obiettivi, per la difesa degli stessi interessi'' 4. Sempre meno confusamente avvertivano che l'assunzione di piuÁ ampie responsabilitaÁ esigeva di ``utilizzare il tradizionale programma cattolico come elemento rinnovatore e radicalmente innovatore dell'intero sistema'' 5. E alle soglie del nuovo secolo, quando il concetto di `democrazia cristiana', teorizzato dall'autorevole Giuseppe Toniolo, fu tradotto poi a Torino in un concreto `programma' sociale e politico (era il 15 maggio 1899) i giovani lo accolsero con entusiasmo, lo trasfusero operativamente in un movimento, in associazioni di varia finalitaÁ, nei fasci democratico-cristiani e nelle leghe di lavoro in particolare. Il contrasto di opinioni rischiava di compromettere la stabilitaÁ dell'Opera dei Congressi, la tradizionale, unica organizzazione dei cattolici italiani che, da un venticinquennio ormai, presieduta dal conte veneziano Giambattista Paganuzzi, cercava di comporre unitariamente orientamenti e attivitaÁ. Leone XIII intervenne; nell'enciclica Graves de communi (18 gennaio 1901) approvoÁ sõÁ la `democrazia cristiana' come principio ispiratore, ma in un ambito esclusivamente sociale. La definõÁ infatti un'azione benefica dei cristiani svolta a favore del popolo, privandola di ogni implicazione politica 6. La festa del Rosario, ricorrente in quella prima domenica del mese (era il 6 ottobre 1901), richiamava i pellegrini al santuario del Sacro Monte. E solo religioso fu il primo raccogliersi dei trecento giovani del Fascio milanese e delle delegazioni di alcune regioni del Nord attorno all'altare. L'assistente della Sezione Giovani del Comitato diocesano di Milano, promotrice ufficiale della manifestazione, era il celebrante. Con monsignor Cesare Viola, al termine del rito, il folto gruppo ridiscese sollecitamente e con animazione alla chiesetta dell'Annunciazione, prossima all'arco d'ingresso al viale delle Cappelle: il convegno ebbe inizio. Nessun accenno sulla stampa cittadina, nemmeno polemico. Anche nelle settimane seguenti non fu recepita la risonanza dell'accaduto, allorche il nome di Varese tout court destava entusiasmo ben al di laÁ dei confini lombardi. Un mese dopo, ad esempio, si leggeva in una breve corrispondenza da Scandiano sulla festa delle associazioni giovanili reggiane: ``Scandiano fu la nostra Varese'' 7. Messaggi, attestazioni di plauso avevano raggiunto la redazione dell'``Osservatore''; il resoconto del convegno, pubblicato l'indomani, fu ristampato integralmente in un opuscolo a fini di propaganda. Furono aggiunte in appendice testimonianze di assenso, una lettera aperta di Meda, il telegramma di A. Canavero, Albertario Davide, voce in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, vol. II, I protagonisti, Casale Monferrato, Marietti, 1982, pp. 9-16; con Albertario, nel reclusorio di Finalborgo, erano detenuti i repubblicani Federici e Chiesi e i socialisti Valeri e Lazzari: ivi, p. 15; G. De Rosa, Filippo Meda e l'etaÁ liberale, Firenze, Le Monnier, 1959, pp. 35-38; A. Canavero, Meda Filippo, voce in I protagonisti, cit., p. 356. 2 G. Perna, L'``Olona'': un periodico cattolico nella crisi di fine Ottocento, in ``Calandari d'ra Famiglia Bosina par or 2000'', (Varese), pp. 177 e 181; la Cassa rurale sorse il 5 febbraio 1895: Archivio del Tribunale di Varese, Sez. Commerciale, n. 1264-4853 di repertorio: Atto costitutivo della Cassa rurale di prestiti di San Benigno d'Azzate... 3 L. Scaraffia, Il giubileo, Bologna, Il Mulino, 1999, p. 101. 4 G. Spadolini, L'opposizione cattolica da Porta Pia al '98, Milano, Mondadori, 1976, pp. 452-453. 5 A. Canavero, I cattolici nella societaÁ italiana. Dalla metaÁ dell'800 al Concilio Vaticano II, Brescia, La Scuola, 1991, p. 109. 6 Sulle origini della democrazia cristiana, su Toniolo, sull'enciclica: L. Ambrosoli, Il primo movimento democratico-cristiano in Italia (1897-1904), Roma, Edizioni 5 Lune, 1958; sulla genesi del `programma di Torino': G. Valente, Aspetti e momenti dell'azione sociale dei cattolici in Italia (1892-1926), a cura di F. Malgeri, Roma, Edizioni 5 Lune, 1978, pp. 20-29; il testo integrale del `programma' in S. Tramontin, CaritaÁ o giustizia? Idee ed esperienze dei cattolici sociali italiani dell'800, Torino, Marietti, 1973, pp. 135-138. 7 Si veda ``L'Osservatore Cattolico'', 13-14 novembre 1901. LA FEDERAZIONE 1 2/2002 50 LOMBARDIA NORD-OVEST don Albertario. Malato, prossimo alla fine, il fiero campione dell'intransigentismo salutava commosso dalla natia Filighera, gli ``amici raccolti al Sacro Monte [...], per studiare con giovanile audacia indirizzi sociali e doveri dell'ora presente'' 8. La cittaÁ prealpina intanto viveva intensamente la fase conclusiva della terza Esposizione regionale: ne era stata prorogata la chiusura, grazie al clima favorevole, al 20 ottobre. Nel darne l'annuncio, il settimanale dei repubblicani varesini sottolineava con ironia l'assenza del re in tale circostanza e la delusione degli organizza- tori, sicuri che Vittorio Emanuele non sarebbe mancato. Il ``Cacciatore delle Alpi'' dava pure voce al malcontento degli espositori: l'apposita giuria, infatti, tardava a proclamare i vincitori e l'elenco dei premiati non era ancora apparso sul giornale di Bagaini. In un numero successivo, i lettori ricevevano in omaggio un opuscolo di riflessioni sul congresso nazionale del Partito Repubblicano, appena celebratosi ad Ancona 9. La ``Cronaca Prealpina'', dal canto suo, dava rilievo al convegno dei reduci della seconda guerra d'indipendenza, giunti in cittaÁ in visita all'Esposizione. L'oratore ufficiale, il senatore Il convegno giovanile di Varese, in ``L'Osservatore Cattolico'', 7-8 ottobre 1901; Sezione Giovani del Comitato diocesano milanese (a cura della), Primo convegno giovanile cattolico milanese [...], Milano, 1901, p. 28: si veda De Rosa, Filippo Meda, cit., p. 28. Salvo diversa indicazione, le citazioni o le notizie sul convegno sono riconducibili a tale opuscolo; la numerazione delle pagine compare direttamente nel testo. La copia utilizzata eÁ conservata tra le Carte Filippo Meda, Inverigo. 9 La proroga. Il re, in ``Cacciatore delle Alpi'', 13 ottobre 1901; F. Bolchini, Per un partito Repubblicano-Sociale. Note in occasione del Congresso [...], allegato al ``Cacciatore delle Alpi'', 3 novembre 1901. Il congresso si era svolto dal 19 al 21 ottobre. 8 2/2002 52 LOMBARDIA NORD-OVEST Scorci dell'VIII Cappella del Sacro Monte e del borgo di Santa Maria in due fotografie pubblicate nella Guida al Santuario della Madonna del Monte sopra Varese, Varese, Tipografia Galli, 1877. ne l'azione, le associazioni giovanili attive in diocesi: ``Ci manca un consiglio ± osservava ± nel quale siano studiate e [...] raccomandate le forme migliori dell'azione giovanile [...], non essendo i centri maggiori dell'Opera dei Congressi indicati per questo, ma per altri scopi.'' (p. 6), Meda, nel discorso d'apertura appena concluso, aveva definito ``pratico'' il convegno, radunato non per ``costruire disegni arditi sulla base di retoriche aspirazioni...'' (p. 3). Si voleva invece applicare un metodo sperimentale: l'azione svolta doveva essere giudicata e migliorata sulla base delle concrete esperienze vissute: l'oratore rivelava il pragmatismo a lui proprio, la sua notevole persuasivitaÁ. Ribadita ``la fedeltaÁ rigorosa alla Chiesa nei principi fondamentali della dottrina'', e riconosciuto ai cattolici il merito di averla adeguata ai mutamenti storici, concludeva: ``L'evoluzione logica della resistenza dei cattolici integri al liberalismo ha condotto noi ad essere molto innanzi, ad essere cioeÁ Giulio Adamoli, presidente del comitato esecutivo, era l'autore di un volume di ricordi. Vi aveva rievocato anche la propria partecipazione di volontario diciottenne alla cruenta battaglia di San Martino 10. Esattamente informati invece, don Enrico Baggioli, coadiutore di San Vittore, e i soci delle due leghe maschile e femminile varesine, da lui promosse in quei mesi. A sera, avrebbero accolto Meda e i suoi giovani all'oratorio cittadino Veratti, per un festoso momento di amicizia. Stipati nella chiesetta dell'Annunciata, i convegnisti ascoltavano la relazione di Paolo Arcari; si era appena costituito l'ufficio di presidenza, presieduto da Meda. Il relatore sosteneva la necessitaÁ di coordinare tra loro, per potenziar10 Il convegno a Varese dei superstiti del 1859, in ``Cronaca Prealpina'', 4 ottobre 1901; G. Adamoli, Da San Martino a Mentana. Ricordi di un volontario, Milano, Fratelli Treves, 1892. LOMBARDIA NORD-OVEST 53 2/2002 riore dell'albergo `Camponovo' era stato approntato il banchetto. RiuscõÁ ``vivacissimo'' (p. 12): la vitalitaÁ dei commensali rende piuÁ che verosimile il giudizio. Sul finire del pranzo, in un'atmosfera festosa, un po' eccitata, si colloca l'episodio che destoÁ entusiasmi e critiche anche aspre, punto di convergenza quasi obbligato della posteriore valutazione storiografica. Per primo Meda elevoÁ un breve indirizzo di omaggio a Leone XIII; monsignor Viola lesse quindi una lettera del cardinal Ferrari ai convegnisti, d'intonazione tutta religiosa. Si levarono applausi; al papa, all'arcivescovo si inviarono telegrammi augurali. Terzo brindoÁ Arcari. Si dichiaroÁ consapevole di iniziare un'usanza consueta ai cattolici di altre nazioni, sconosciuta a quelli italiani. Intorno a lui si era fatto un silenzio intenso. Egli elevava ``un pensiero augurale alla patria [...] alta idealitaÁ superiore alle parti politiche''; era tempo ± aggiunse ± ``che i cattolici non si prestino piuÁ al gioco liberale di considerare in blocco il risorgimento nazionale, ma rivendichino a se il diritto di celebrarne le pagine veramente gloriose'' (p. 13). Non era l'esternazione estemporanea e ad effetto di un isolato: in quel raduno, giudicato ``pietra miliare nello sviluppo del movimento della democrazia cristiana'', Arcari rifletteva il pensiero di Meda, di molti altri esponenti democratici cristiani milanesi. L'attento biografo dell'avvocato milanese appena ricordato si richiama a un suo articolo del 1894: giaÁ allora Meda distingueva nel Risorgimento ``la parte che vi ebbe il popolo... [per il quale] eÁ innegabile, quelle furono imprese sante, tendenti al risorgimento politico d'Italia, mediante la conquista dell'indipendenza...'' e la parte di pensiero e di azione dei protagonisti per i quali ``quelle non furono che mezzi per ottenere il trionfo dei principi liberali'' 11. Simili distinzioni tra il fatto e il principio erano affatto estranee alla mentalitaÁ degli intransigenti anziani. Per primo Eugenio Sacchet- democratici cristiani, a non temere ne la libertaÁ ne la giustizia...'' (p. 4). Vivamente applaudito, Meda aveva dato riconoscimento all'atteggiamento degli intransigenti; ma con logica ineccepibile e convincente aveva presentato la democrazia cristiana come la risultante piuÁ recente della loro opposizione allo Stato liberale. Lo scopo di Arcari, ``pratico'' sõÁ, ma denso di conseguenze, era stato reso piuÁ agevole. La realtaÁ del momento infatti imponeva la costituzione di una Federazione milanese al di fuori della tradizionale struttura dei cattolici italiani. Ne si trattava di una semplice innovazione organizzativa; in realtaÁ ai giovani interessava soprattutto gestire autonomamente il loro molteplice impegno associativo, senza i condizionamenti e le remore frapposti al loro agire dalla mentalitaÁ e dall'autoritaÁ degli anziani intransigenti e dirigenti dell'Opera dei Congressi. Lo conferma l'approvazione unanime, senza alcun dibattito preliminare, della proposta Arcari. Furono invece discussi e approvati alcuni articoli statutari, necessari alla piena funzionalitaÁ della neonata Federazione. Pochi giorni dopo, gli Oblati Missionari di Rho comunicarono la loro adesione, giunta per prima, autorevole e stimolante, cosõÁ da essere subito resa nota nell'appendice dell'opuscolo. I Padri definivano la Federazione ``provvidenziale istituzione, rispondente ad una vera necessitaÁ del momento'', confermando cosõÁ la linea emersa al Sacro Monte. E si dichiaravano fiduciosi ``di poter raccogliere numerose reclute'' recandosi a predicare le missioni nelle parrocchie della diocesi. Al primo posto come firmatario, il superiore, padre Eugenio Tosi, futuro arcivescovo di Milano (p. 29). AL `CAMPONOVO' Di lassuÁ Varese sembrava sospesa, immersa nella limpidezza dell'aria. Nel verde delle Prealpi sfumava il luminoso meriggio ottobrino, si confondeva con la placiditaÁ tersa dei laghi, perdendosi lontano, nell'indefinito della pianura. I giovani si erano nuovamente diretti verso l'alto, godevano una pausa distensiva: nel salone infe2/2002 11 Il giudizio sul convegno in De Rosa, Filippo Meda, cit., p. 20; sull'articolo di Meda: ivi, p. 19 e n. 2. 54 LOMBARDIA NORD-OVEST Ritratto dell'avvocato milanese Filippo Meda (1869-1939), presidente del convegno giovanile varesino (da G. De Rosa, Filippo Meda e l'etaÁ liberale, Firenze, Le Monnier, 1959). ti sull'``UnitaÁ Cattolica'' da lui diretta, manifestoÁ pesanti riserve su tali tesi 12. Meda replicoÁ in una lettera aperta sul suo quotidiano del 1718 ottobre, poi riproposta a conclusione dell'opuscolo. Nel difendere il brindisi di Arcari, ribadiva tra l'altro che non la ``condanna in blocco del risorgimento'', propria degli intransigenti della vecchia guardia, ma ``l'esaltazione delle sue pagine veramente gloriose aveva ``il valore che le viene dall'essere rispondenti alla veritaÁ storica'' (p. 30). Il brindisi di Arcari fu lo spartiacque fra la trattazione dei temi `pratici' del mattino e quella sulle tematiche ideali e politiche del pomeriggio. Vico Necchi svolse al `Camponovo' un'ampia relazione sul pensiero politico-sociale. Con simpatia ± affermoÁ ± i cattolici considerano ``gli sforzi ascensionali delle classi piuÁ laboriose'', condannando le ``meschine paure di certi reazionari [...] che si rifugiano, timidamente feroci, in assurdi sogni di repressioni, di regimi eccezionali...'' (p. 14): il ricordo del 1898 era ancora cocente. PiuÁ accalorato che persuasivo, lontano dal distacco logico, incalzante di Meda, il relatore deploroÁ ``le tendenze malsane che usurpano il nome di conservatrici, senza aver nulla di comune con lo spirito di conservazione alto e illuminato'', che ritengono compito della religione anche quello ``di tenere [...] quieto il popolo e di tutelare l'ordine pubblico'' (p. 15). A questi ``rappresentanti del passato'' Necchi contrappose il socialismo. Ne respinse l'ideologia materialistica e talune manifestazioni anticlericali, ma lo giudicoÁ proiettato verso il futuro. Grazie alla loro ``potente organizzazione'', i socialisti formavano ``un esercito numeroso ed agguerrito'', contro il quale i giovani dovevano battersi con coraggio: ``la democrazia del domani saraÁ cristiana o non saraÁ'' (p. 17). Avviandosi alla conclusione, Necchi volle sfatare il pregiudizio ``che la democrazia cristiana vera non debba occuparsi di politica [...] Noi additiamo come unica politica sanamente nazionale ± sostenne con foga ± quella che si proponga di continuare la storica missione d'Italia di fronte al papato ed alla Chiesa...'' (p. 18). Espressioni vaghe le sue, perfino ambigue, comunque sconcertanti: l'ordine del giorno Necchi suscitoÁ perplessitaÁ, esitazioni. Intervenne Meda con risolutezza: ``Noi non possiamo essere sospetti di dimenticare la causa del papa, ma vogliamo si sappia che essa eÁ per noi inseparabile da quella dell'Italia...'' (p. 19). L'approvazione fu unanime. Si faceva tardi, le ombre risalivano giaÁ dense i pendii. Le relazioni ancora previste si tennero in tempi ristretti: avevano carattere organizzativo. Concluse don Giandomenico Pini con un'ampia relazione sulla cultura, alquanto scontata, accademica. Il termine di quell'intensa giornata si avvicinava rapidamente. All'approssimarsi della chiusura del convegno, ciascuno avvertiva salda la convinzione di aver intrapreso una strada ancora sconosciuta, esaltante... A. Lazzarini, Sacchetti Giuseppe, voce in I protagonisti, cit., pp. 565-568; ``L'UnitaÁ Cattolica'', giornale intransigente, si pubblicava a Firenze; ivi, p. 568. 12 LOMBARDIA NORD-OVEST 55 2/2002 Don Enrico Baggioli, fondatore dell'oratorio e animatore dei giovani democratici cristiani di Varese. decisivo per la sopravvivenza stessa dell'istituzione. Accanto a quella del presidente, la firma del segretario e fondatore: Arturo Castiglioni. Al convegno, egli aveva brevemente illustrato un'iniziativa attuata nel Fascio milanese di cui era socio per incrementare la stampa di propaganda (p. 20). ``Tutti noi [...] ± aveva osservato Meda nel discorso d'apertura ± non siamo nuovi al lavoro; chi piuÁ chi meno abbiamo recato il nostro contributo nelle opere di propaganda e di organizzazione...'' (p. 3). Castiglioni nell'aprile 1901 si era rivolto a contadini e operai che gremivano la chiesetta di Sant'Eusebio, una delle piuÁ antiche del Varesotto, presso Casciago. Il parroco don Vito Gallidabino ± lo ricorda nel diario parrocchiale ± l'aveva invitato nell'ambito di alcuni incontri finalizzati a far adottare piuÁ moderni ed efficaci metodi di coltivazione, cosõÁ da elevare le condizioni dei contadini. Allo stesso scopo, Castiglioni parloÁ a Casbeno, nel gennaio successivo 14. In quei primi anni del secolo, i nomi di Castiglioni appunto, di Cavazzeni, Ghisola, Scevola, propagandisti del Fascio milanese, ma anche di Arcari e Necchi, relatori al Sacro Monte, ricorrono nei diari e nei documenti parrocchiali come nelle cronache e nelle corrispondenze della ``Battaglia'' e del ``Domani d'Italia'', vivaci fogli milanesi. ``I giovani democratici cristiani'' ± rileva un autorevole studioso dei rapporti tra azione dei cattolici e societaÁ civile in Italia ± ``svilupparono il movimento in maniera autonoma rispetto all'Opera [dei Congressi]...: si moltiplicarono i gruppi e i fasci, che costituirono in taluni centri dei nuclei assai attivi e influenti nella vita sociale e amministrativa'' 15. Milano fu anche in questo senso all'avanguardia: i soci NEL CIRCONDARIO Ci colloca nel vivo delle vertenze di lavoro un documento d'archivio, una lettera. Strappati all'astrattezza un po' enfatica della relazione Necchi su cattolici e socialisti, tocchiamo con mano l'asprezza di uno sciopero proclamato a distanza di non molti mesi a Luino. Balza in primo piano il contrasto, alla fine negativo per tutti, che spinge drammaticamente gli uni contro gli altri operai della stessa fabbrica, ma di diverso orientamento. Sullo sfondo, l'inesorabile, disumana logica del profitto degli imprenditori, il pesante disagio degli operai, delle famiglie: la disoccupazione imposta, il venir meno del salario, di ogni altro sussidio. ``Proclamato lo sciopero nella filatura Teof. Hussy e C.i da solo un terzo di operai addetti a questo stabilimento ed organizzati nella Camera del Lavoro, la interrottura [sic] nella trafila di lavorazione e le perpetrate e minacciate violenze alla libertaÁ di lavoro indussero la Ditta alla chiusura dello stabilimento, che avvenne l'otto del corr. mese. CosõÁ l'insipienza ed intolleranza camerista hanno forzato a non desiderato riposo piuÁ che cento tra operaie ed operai ascritti alla Lega Cattolica, mettendo a repentaglio la vitalitaÁ di questa nostra istituzione, giovane ancora e di fresco uscita dalla crisi finanziaria del glorioso sciopero di Tessitura'' 13. La presidenza della Lega di Luino chiedeva urgente aiuto, fidando nella generositaÁ del clero e dei parrocchiani di Besozzo in quel frangente, 2/2002 13 Ivi, p. 568. Archivio prepositurale di Besozzo: lettera del 17 luglio 1902, da Luino, della presidenza della Lega cattolica del Lavoro al prevosto di Besozzo, don Francesco Vedani (in originale). 14 Archivio parrocchiale di Casciago, Liber Chronicus, aprile 1901; Archivio parrocchiale di Casbeno, Liber Chronicus, 19 gennaio 1902: la nota eÁ del parroco, don Angelo Del Frate. 15 P. Scoppola, Dal neoguelfismo alla democrazia cristiana, Roma, Ed. Studium, 1979, p. 91. 56 LOMBARDIA NORD-OVEST Il frontespizio del volume di don Luigi Mari pubblicato nel 1907. Parroco di Brebbia dal 1900 al 1916, fu tra le maggiori figure del movimento cattolico negli anni del primo Novecento. del Fascio agirono in diocesi. Nella zona che da Varese e dintorni si stende fino alla `sponda magra' del Verbano e a Luino, fondarono organizzazioni sociali adatte ai tempi, rinvigorirono quelle esistenti. Eloquente quanto accadde a Luino. Guidata dal solerte segretario, la Lega superoÁ l'amara esperienza del 1902, si consolidoÁ, articolandosi in sei sezioni nei dintorni e avvalendosi di una cassa di previdenza interna. Una pubblicazione statistica documenta che il numero dei soci d'ambo i sessi si decuplicoÁ; in un quinquennio l'istituzione intervenne in tredici vertenze. I rapporti di forza con la Camera del Lavoro, sorta come la Lega nell'autunno del 1901, divennero paritari proprio quando si passava dall'agricoltura all'industria, in una congiuntura favorevole in Italia e nel circondario, specie nei poli di sviluppo di Varese, di Varano, di Luino 16. Deposti i contrasti, socialisti e cattolici affrontarono unitariamente lo sciopero dell'estate del 1906. Il successo ripagoÁ le maestranze di tutte le industrie tessili della zona, con la riduzione a dieci ore dell'orario di lavoro e miglioramenti salariali. In un numero unico, la Lega pose in grande risalto la lettera della Camera del Lavoro che l'invitava a un'azione concorde: la situazione del 1902 appariva ribaltata 17. Altre leghe frattanto operavano in concorrenza con i socialisti: lungo il Verbano, come a Germignaga e ad Angera, ma anche in zone depresse: a Dumenza, ad esempio, a Molin d'Anna. A Dumenza, la Lega si affiancoÁ alla Latteria sociale, attiva dal 1891 e di grande vantaggio per gli abitanti, come quella sorta a Porto Ceresio due anni dopo, nota per le efficienti attrezzature e per i prodotti caseari di qualitaÁ 18. I propagandisti trovarono in genere valido appoggio nel clero locale. A Varese, don Enrico Baggioli affiancoÁ alle due leghe da lui promosse la fondazione di un fascio locale, che peroÁ avvenne dopo la sua nomina a parroco di Azzate nel 1908. Arcari accompagnoÁ in Svizzera e in Germania il prevosto di Angera, don Giuseppe Cavanna; verificarono le condizioni di vita e di lavoro degli emigranti. Per assisterli, nel 1900 era sorto il Consorzio San Carlo, la presidenza del quale era stata affidata al prevosto, promotore di valide iniziative in parrocchia e direttore del ``Resegone'' di Lecco, il settimanale cattolico diocesano 19. L'operositaÁ di Castiglioni aveva avuto preziosi presupposti nel prevosto di Luino, don Enrico Montonati, animatore dell'oratorio, nato nel 1897 con un circolo popolare, che gestiva anche un servizio di istruzione gratuita per gli analfabeti 20. A parte si collocano la figura e l'opera di don Luigi Mari. Parroco a Brebbia, aprõÁ agli emigranti stagionali specifiche scuole; nel 1903 istituõÁ la seconda Cassa rurale del circondario, vitale per alcuni decenni. Il suo nome peroÁ eÁ le- S. Bassi - G. Molteni, Le opere di previdenza nella diocesi milanese, Milano, 1906, tav. XIII, ``Leghe di Lavoro'', pp. 46-47. 17 ``L'azione della lega cattolica della plaga luinese [...]'', 8 settembre 1906, numero unico, in L. Ambrosoli, I periodici operai e socialisti di Varese dal 1860 al 1926. Bibliografia e storia, SugarCo Ed., Milano, 1975, p. 85. 18 Bassi-Molteni, Le opere di previdenza, cit., tav. XIII, cit., pp. 46-47 e tav. V, ``Latterie sociali'', p. 54; Latteria Sociale di Porto Ceresio, in ``Rassegna mensile'', 16 dicembre 1893, p. 710: fu istituita dal parroco don Emilio Crugnola, al di fuori del movimento cattolico. 19 A.C. Ferrari, Lettera pastorale del 10 agosto 1900, Milano, 1900; Consorzio San Carlo per la tutela degli emigranti. Statuto provvisorio, Milano, 1900. 20 Nella solenne inaugurazione del salone per l'Oratorio Maschile [...], Luino, 1897, p. 12. 16 LOMBARDIA NORD-OVEST 57 2/2002 Testimonianza dell'intensa attivitaÁ pubblicistica di don Luigi Mari fu il giornale locale ``Corriere del Popolo''. SFIDA VINCENTE gato a un volumetto, tra le prime opere della storiografia nazionale del movimento cattolico, che pure Meda elogioÁ 21. Sostenitore dell'importanza della stampa ed egli stesso giornalista, don Mari fondoÁ e diresse in zona due fogli: ``Luce'' e in seguito il ``Corriere del Popolo''. I numerosi periodici di ambito locale, di varia durata e diffusione, e i numeri unici costituiscono una prova della maturitaÁ acquisita da cattolici e socialisti, sollecitata anche dalla piuÁ estesa, sebbene inadeguata, istruzione. Pur con modalitaÁ diverse e frequenti difficoltaÁ nella gestione economica e redazionale, furono insostituibile strumento per la propaganda dei giovani milanesi. Oggi sono una fonte di documentazione prioritaria sulle tendenze politiche, sulle iniziative e sul processo di elevazione, nel suo complesso, di operai e contadini tra Ottocento e Novecento nel circondario varesino 22. ``Vogliamo lo sport che educhi, che innalzi moralmente e fisicamente'' (p. 11). EÁ la sintesi della relazione di Gaetano Ronzoni, l'ultima del mattino di quel 6 ottobre 1901 all'Annunciata, che pure riguardava un tema `pratico': l'educazione fisica e lo sport, ``un campo [fino a quel momento] se non nuovo, certo poco esplorato'' nel mondo cattolico. Rari infatti i centri sportivi attivi o in formazione, una dozzina soltanto nel Nord, prova di una ``vitalitaÁ [...] piuÁ che meschina, degna di pietaÁ'' (p. 9). Di contro il liberalismo aveva fatto dell'educazione fisica un'arma ``di abili lotte e facili conquiste [...] l'anima informatrice di numerose societaÁ [...] piene purtroppo di spensieratezza goliardica [ma] spogliate del carattere educativo'' (pp. 8-9). Occorreva agire con prontezza: l'ordine del giorno approvato demandoÁ a una sezione speciale della neonata Federazione il compito di promuovere societaÁ ginnastiche e sportive. Assoluta novitaÁ sul piano organizzativo, la sezione diede rapidamente i suoi frutti. Nell'agosto 1905 si inauguroÁ a Varese la societaÁ ginnastica `Robur et Fides'. Alla sfilata, alle gare a premio individuali e a squadre svoltesi all'oratorio Veratti, parteciparono associazioni di piccoli centri: l'`Olona' di Castellanza, la `Ceresio' di Arcisate, la `Virtus in fide' di Cerro Maggiore e altre ancora, accanto a quelle di Milano, di Monza, di Como, di altri centri maggiori. Fondata come la `Robur' varesina un anno prima, era pure presente la `Leonina' di Luino, affidate entrambe al ``maestro insegnante'' o istruttore Giuseppe Cajelli, varesino. In anni recenti, risorta dopo la seconda guerra mondiale, la societaÁ di Varese ha conseguito notevoli affermazioni in competizioni a carattere nazionale 23. 21 L. Mari, Dopo quindici anni di azione cattolica pratica, Milano, Tipografia S. Giuseppe, 1907. 22 In ``Luce'' e ``Corriere del Popolo''; Ambrosoli, I periodici, cit., pp. 104-107. Un elenco, pur limitato ai fogli piuÁ significativi, sarebbe arido. Rimandiamo al citato repertorio di Ambrosoli, utilissimo sia per le precise notizie redazionali sia per una prima informazione sugli orientamenti e sugli argomenti trattati su periodici e numeri unici. 23 Statuto della SocietaÁ cattolica di Ginnastica e Sport ``Leonina'', Luino, Tip. Sociale, 1904; SocietaÁ di ginnastica e sport ``Robur et Fides'' Varese. Statuto, Varese, La Tipografica Varese, 1945: lo statuto originario della `Robur' eÁ irreperibile; La Festa della ``Robur et Fides'', in ``Cronaca Prealpina'', 8 agosto 1905. 2/2002 58 LOMBARDIA NORD-OVEST Il frontespizio dello Statuto della SocietaÁ cattolica di Ginnastica e Sport ``Leonina'' Luino, 1904. La prima pagina dello statuto della SocietaÁ varesina di ginnastica `Robur et Fides' approvato nel 1945. La SocietaÁ fu inaugurata nel 1905 e l'anno precedente venne approvato il suo primo statuto. La molteplice attivitaÁ dei democratici cristiani nel circondario, attuata con identico impegno in altre aree del Nord, traduceva nel concreto sociale gli orientamenti, le deliberazioni del convegno. Il raduno giovanile del 1901 assume cosõÁ i lineamenti di una sfida all'accelerata evoluzione dei tempi, nella consapevolezza che le generazioni del secolo al suo inizio sarebbero state assai piuÁ lontane e diverse [...] ± rispetto a quelle dell'Ottocento ± di quello che l'ordinaria distanza degli anni non lascerebbe credere'' (p. 3). CosõÁ Meda, nel discorso d'apertura. Sfida, quindi, sul piano organizzativo anzitutto. Le critiche abbastanza scoperte e la costituzione della Federazione assestarono un duro colpo all'Opera dei Congressi: l'annosa struttura stava ormai stretta ai giovani. La Federazione invece accrebbe, nel circondario e altrove, il loro slancio propagandistico, nella fierezza della raggiunta autonomia d'azione. Si profilava inevitabile lo scioglimento dell'organizzazione di Paganuzzi. Pio X, successo a papa Pecci, pose fine ai contrasti, lo decise nel luglio 1904. Nell'ambito politico, il contestato ordine del giorno Necchi, approvato dopo il risoluto intervento di Meda, comprendeva ``parole di decisa rottura con il passato'', secondo la definizione dello storico varesino Luigi Ambrosoli 24. Necchi sosteneva che i giovani cattolici dovevano ``partecipare ad ogni occasione al movimento politico, amministrativo e sociale per ottenere la diffusione delle idee cristiane di libertaÁ, di ordine e di giustizia, in antitesi a quelle del liberalismo dottrinario e del socialismo materialista...'' (p. 19). Nell'infervorata discussione, monsignor Viola, preoccupato, fece inserire nell'ordine del giorno l'emendamento ``in conformitaÁ agli indirizzi pontifici'' dopo le parole ``per ottenere'' (p. 20). Non era questione di stile. Necchi infatti `scavalcava' il veto pontificio ai cattolici di partecipare alle elezioni politiche; l'assistente voleva reintrodurlo. Nel febbraio successivo, in una lettera a Meda, monsignor Viola ritornoÁ sull'intervento piuttosto confusamente, con talune contraddizioni. Lo scritto rivela smarrimento, desiderio di uscire al piuÁ presto da una situazione imbarazzante. La sera prima, ``coll'autoritaÁ che mi daÁ lo statuto della Sezione, ho messo il veto alla 24 L. Ambrosoli, Profilo del movimento cattolico milanese nell'Ottocento, in ``Rivista storica del socialismo'', a. III, 1960, p. 720; sul convegno: ivi, pp. 719-721. LOMBARDIA NORD-OVEST 59 2/2002 distribuzione di d.o opuscolo'', cioeÁ di quello piuÁ volte citato. Egli era presente a Varese nella veste di assistente della Sezione Giovani del Comitato diocesano, di un'articolazione quindi dell'Opera dei Congressi, promotrice ufficiale del convegno. Ma i soci del Fascio milanese avevano caratterizzato il raduno con dichiarazioni e atteggiamenti per lui affatto imprevedibili, che l'opuscolo ancora propagandava. Di qui la preghiera a Meda di impedirne la diffusione. La vera motivazione affiora al centro della lettera: ``In altra delle adunanze [...] del mese di Novembre il sottoscritto rese edotta la Sezione della lettera del Card. Rampolla [...], nell'intento di far conoscere ai giovani della Sezione che aprisse [sic] agli indirizzi della S. Sede in materia politica...'' 25. Trascorsi appena quindici giorni dal convegno, infatti, il segretario di Stato, cardinal Rampolla, comunicava all'arcivescovo di Milano, cardinal Ferrari, il rincrescimento di Leone XIII: ``Assai frequentemente [...] alcuni cattolici [...] in discorsi o brindisi pronunziati in pubbliche riunioni [...] parlano della Patria italiana e anche della unitaÁ nazionale senza alcuna riserva...'' riguardante il potere temporale 26. Alla ribadita conferma del non expedit monsignor Viola intendeva ottemperare con la sua impacciata lettera, ora che il brindisi di Arcari era stato ufficialmente deplorato. L'autorevole intervento pontificio tuttavia rinvioÁ appena la decisione sul tanto dibattuto divieto, messo ormai in forse. La tesi di Necchi infatti si affermoÁ parzialmente nel 1904. Pio X, a discrezione dei vescovi, concesse una tacita abrogazione del non expedit in alcuni collegi (Varese fu tra essi). Il divieto cadde del tutto cinque anni dopo e Meda inizioÁ la sua lunga esperienza parlamentare: fu eletto deputato nel collegio di Rho 27. Sfida vincente quindi quella lanciata sulla montagna varesina, dove gli interventi di Meda, la sua abile regia presidenziale diedero esatta misura della sua capacitaÁ di interpretare i segni dei tempi e di adeguarsi ad essi con razionale determinazione. In pochi anni il pragmatismo, il gradualismo riformistico che gli erano propri si imposero sul generoso integralismo di don Romolo Murri, l'altro grande esponente della democrazia cristiana. Il sacerdote marchigiano avrebbe voluto ``trasferire sul piano politico i temi religiosi e morali senza la necessaria mediazione [...] della concreta situazione storica...''. L'avvocato milanese invece aveva profuso le proprie energie affinche ``i cattolici conquistassero alcune posizioni di potere, al fine di contribuire alla riforma dello Stato in senso popolare e cristiano...'' 28. Dall'intransigentismo puro, attraverso la mediazione della democrazia cristiana sostenuta da Meda, si pervenne cosõÁ al clericomoderatismo. 25 Carte Filippo Meda, Inverigo, cart. 35: lettera da Milano, dell'8 febbraio 1902, di monsignor Cesare Viola a Filippo Meda (in originale). 26 Ambrosoli, Profilo, cit., pp. 720-721: riporta quasi integralmente il testo della lettera, ripreso da F. Olgiati, La storia dell'Azione cattolica in Italia (1886-1904), Milano, Vita e Pensiero, 1922, pp. 223-224. 27 De Rosa, Filippo Meda, cit., pp. 137-138; Ambrosoli, Profilo, cit., p. 721. 28 M. Guasco, Murri Romolo, voce in I protagonisti, cit., pp. 414-422; Canavero, I cattolici, cit., p. 110. 2/2002 60 LOMBARDIA NORD-OVEST