Presidente V. Presidente Assessori Giancarlo Fabio Sante Renato Giancarlo Marialuisa Marino Massimo Raffaele Antonio Floriano Ermanno Raffaele Galan Gava Bressan Chisso Conta Coppola Finozzi Giorgetti Grazia Padoin Pra Serrajotto Zanon Segretario Antonio Menetto 7^ legislatura Deliberazione della Giunta n. 3846 del 3 DIC. 2004 OGGETTO: Pianificazione Triennale della 2005-2007 - Approvazione. Prevenzione Il Vice Presidente - Assessore alle Politiche Sanitarie - Avv. Fabio Gava, riferisce quanto segue. Con le deliberazioni di Giunta regionale di seguito elencate sono stati approvati i Piani indicati a lato di ciascuna: - DGR n. 2093 del 2 agosto 2002 “Piano Triennale Servizi di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) afferenti ai Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende ULSS del Veneto”; - DGR n. 2224 del 9 agosto 2002 “Piano triennale per la Sicurezza Alimentare”; - DGR n. 2200 del 9 agosto 2002 “Approvazione Piano triennale 2002-2004 di prevenzione e promozione della salute negli ambienti di lavoro”; - DGR n. 3932 del 30 dicembre 2002 “Piano triennale regionale di Sanità animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche per la sorveglianza epidemiologica”; Dalla documentazione allegata al presente provvedimento, in particolare nella parte relativa alla presentazione sintetica dell’attività svolta nel periodo 2002-2004 , appaiono evidenti i risultati, in termini di efficienza ed efficacia, conseguiti in ciascuno dei settori pianificati. Alcuni obiettivi previsti dalla precedente pianificazione hanno una scansione temporale che prevede uno sviluppo ed una conclusione nei prossimi anni. Si rende pertanto necessario proseguire il processo di pianificazione mantenendo l’assetto organizzativo in essere. Tale pianificazione riguarda per la prima volta, congiuntamente e con la medesima impostazione, l’intero settore della Prevenzione. L’analisi, le priorità, gli obiettivi, gli strumenti e gli indicatori di risultato dei Piani 2005-2007 sono illustrati nell’allegato al presente provvedimento. Per coordinare le linee di azione a sviluppo interpiano, si costituisce un Comitato Scientifico per composto dai Dirigenti della Direzione per la Prevenzione e dai Direttori scientifici dei Piani. Ad essi potranno essere affiancati altri componenti individuati con decreto della Dirigente regionale della Direzione per la Prevenzione. Con lo stesso decreto verranno definiti modalità di funzionamento e compiti del Comitato. Mod. b - copia Per l’attuazione di ciascun Piano la Regione assegna per il triennio 2005-2007 un finanziamento con importo annuo di 350.000,00. Tale finanziamento, per ragioni di continuità scientifica e di assetto organizzativo, è destinato ai medesimi soggetti, di seguito indicati, che hanno gestito i Piani precedenti: - Azienda ULSS 7 Pieve di Soligo - “Piano Triennale dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica delle Aziende ULSS del Veneto 2005-2007”; - Azienda ULSS 20 Verona - “Piano Triennale dei Servizi di Prevenzione Igiene e Sicurezza in Ambienti di Lavoro delle Aziende ULSS del Veneto 2005-2007”; - Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie - Centro Regionale di Epidemiologia Veterinaria (CREV) – “Piano Triennale per la Sicurezza Alimentare 2005-2007”; - Azienda ULSS 17 Este - “Piano Triennale di Sanità Animale ed Igiene degli allevamenti e delle produzioni Zootecniche delle Aziende ULSS del Veneto 2005-2007”. Il Vice Presidente - Assessore alle Politiche Sanitarie - avv. Fabio Gava, conclude la propria relazione e propone all’approvazione della Giunta regionale il presente provvedimento. LA GIUNTA REGIONALE UDITO il relatore Vice Presidente – Assessore alle Politiche Sanitarie – avv. Fabio Gava, incaricato dell’istruttoria dell’argomento in questione ai sensi dell’articolo 33, secondo comma dello Statuto il quale dà atto che la struttura competente ha attestato l’avvenuta regolare istruttoria della pratica, in ordine alla compatibilità con la vigente legislazione regionale e statale. VISTE le: DGR n. 2093 del 2 agosto 2002; DGR n. 2224 del 9 agosto 2002; DGR n. 2200 del 9 agosto 2002; DGR n. 3932 del 30 dicembre 2002. DELIBERA 1. di approvare, per le motivazioni espresse in premessa, l’allegato documento di “Pianificazione Triennale della Prevenzione (2005-2007)” (ALL.A), che costituisce parte integrante del presente provvedimento; 2. di affidare la gestione amministrativa e contabile dei Piani ai seguenti soggetti: - Azienda ULSS 7 Pieve di Soligo - “Piano Triennale dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica delle Aziende ULSS del Veneto 2005-2007”; - Azienda ULSS 20 Verona - “Piano Triennale dei Servizi di Prevenzione Igiene e Sicurezza in Ambienti di Lavoro delle Aziende ULSS del Veneto 2005-2007”; - Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie - Centro Regionale di Epidemiologia Veterinaria (CREV) - “Piano Triennale per la Sicurezza Alimentare 2005-2007”; - Azienda ULSS 17 Este - “Piano Triennale di Sanità Animale ed Igiene degli allevamenti e delle produzioni Zootecniche delle Aziende ULSS del Veneto 2005-2007”; 3. di prevedere, per l’attuazione di ciascun Piano per il triennio 2005-2007, un finanziamento annuo pari ad 350.000,00 da assegnare ai soggetti indicati al precedente punto 2) del presente provvedimento; 4. di costituire il Comitato Scientifico per le linee di azione a sviluppo interpiano, secondo quanto indicato in premessa, demandandone la nomina, le modalità di funzionamento e la definizione dei compiti a successivi decreti della Dirigente regionale della Direzione per la Prevenzione; 5. di demandare, altresì, a successivi provvedimenti della Dirigente regionale della Direzione per la Prevenzione, l’assunzione degli impegni di spesa per il triennio 2005-2007, nonché la definizione di tutte le modalità amministrative-contabili relative alla gestione del finanziamento regionale. Sottoposto a votazione il presente provvedimento risulta approvato con voti unanimi e palesi. IL SEGRETARIO - Dott. Antonio Menetto - IL PRESIDENTE - On. Dott. Giancarlo Galan - PIANIFICAZIONE TRIENNALE della PREVENZIONE 2005-2007 DIREZIONE REGIONALE PER LA PREVENZIONE Dirigente responsabile: Dott.ssa Giancarla Niero PIANIFICAZIONE TRIENNALE 2005-2007 PIANO TRIENNALE DEI SERVIZI DI IGIENE E SANITA’ PUBBLICA DELLE AZIENDE ULSS DEL VENETO 2005-2007 DIRETTORE SCIENTIFICO DEL PIANO Dr. Sandro Cinquetti Direttore Dipartimento di Prevenzione Az. ULSS7 - Pieve di Soligo Via Lubin 16, Pieve di Soligo (Treviso) tel. 0438.664398 e-mail [email protected] fax 0438.664434 DIRIGENTI REGIONALI DI RIFERIMENTO Dr. Antonio Ferro, Servizio Sanità Pubblica, Direzione Regionale per la Prevenzione Dorsoduro, 3493 - Venezia tel. 041.2791354 e-mail [email protected] fax 041.2791330 Dott.ssa Giovanna Frison, Servizio Igiene Pubblica, Direzione Regionale per la Prevenzione Dorsoduro, 3493 - Venezia tel. 041.2791315 e-mail [email protected] fax 041.2791330 PRESENTAZIONE SINTETICA DELL’ATTIVITA’ SVOLTA PERIODO 2002-2004 Con atto deliberativo n. 3045 del 16 novembre 2001 (ad oggetto “Servizio di Igiene e Sanità Pubblica afferente al Dipartimento di Prevenzione delle Aziende ULSS del Veneto. Pianificazione triennale delle attività, programma di formazione del personale e percorso di miglioramento della qualità”), la Giunta Regionale ha affidato alla Direzione Regionale per la Prevenzione ed al Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda ULSS 7 - Pieve di Soligo (TV) rispettivamente il coordinamento strategico e la conduzione delle azioni concernenti la definizione e l’avvio del Piano triennale 2002-2004 dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica del Veneto, finalizzato a rinnovarne metodologia, aree di attività ed organizzazione. Attraverso l’analisi dei LEA ed il Tariffario Regionale, sono state identificate le attività erogate dai SISP e, attraverso un percorso tecnico-professionale per la verifica di appropriatezza ed efficacia, classificate in 3 tipologie: attività innovative da sviluppare, attività efficaci da standardizzare e attività obsolete da dismettere. Il piano ha inoltre identificato cinque macroaree di intervento (1. Epidemiologia e profilassi delle malattie infettive - 2. Prevenzione delle malattie non infettive - 3. Igiene urbana ed ambientale - 4. Medicina legale e necroscopica - 5. Tutela della salute nelle attività sportive), venti schede tecniche specifiche (riguardanti i principali ambiti di attività dei SISP) e tre schede trasversali (concernenti rispettivamente: il rapporto con l' utente; il sistema informativo SISP; la formazione), indicando i rispettivi referenti tecnico-scientifici, i membri dei relativi gruppi di lavoro e le categorie di programmazione cui afferiscono le attività professionali specifiche (DGR n. 2093 del 2 agosto 2002). Con successivo atto deliberativo (DGR n. 3015 del 10 ottobre 2003) sono state approvate le 23 schede del Piano ed è ora in atto la fase di implementazione locale delle stesse da parte di tutti i SISP del Veneto. Di queste, le azioni riferite ai temi “prevenzione traumi da 2 traffico”, “prevenzione incidenti domestici”, “fumo di tabacco” hanno come riferimento i piani speciali per la parte operativa intersecante con il Piano triennale SISP. Altre linee di lavoro speciali, che vedono coinvolti i SISP del Veneto, riguardano i seguenti temi: “piscine”, “radiazioni ionizzanti in ambito sanitario”, “fitosanitari- ambiente e salute”. Ad oggi è possibile effettuare un primo “bilancio delle attività” che complessivamente è stato conseguito dai Servizi di Igiene e Sanità Pubblica del Veneto e dai Servizi afferenti alla Direzione regionale per la Prevenzione in relazione ai principali obiettivi del Piano: 1) Epidemiologia e profilassi delle malattie infettive Il sistema di profilassi vaccinale della Regione del Veneto ha ulteriormente migliorato negli ultimi anni i già elevati risultati che pongono il Veneto ad essere un punto di riferimento per l’Italia e rappresentano un sistema che si pone ai primi posti nel contesto internazionale dei Paesi industrializzati. Per quanto riguarda le vaccinazioni dell’infanzia, i livelli di copertura vaccinale medi raggiunti nella nostra regione sono molto elevati (Tab 1): in particolare per poliomielite, difterite-tetano, epatite B, si è superato il valore del 97%, ma anche per le vaccinazioni raccomandate i livelli di protezione raggiunti sono molto soddisfacenti, soprattutto per la pertosse e per le malattie invasive da Hib. Tab. 1: Regione Veneto anno 2003: indicatori di sintesi delle coperture vaccinali ottenute dalle diverse Az.ULSS Vaccinazione Media Regionale Minimo Massimo Polio 97.8 93.4 99.6 DT 97.6 90.9 99.6 Pertosse 96.5 90.4 99.6 Epatite B 97.1 92.4 99.4 HIB 94.4 89.1 99.2 Morbillo 91 81.1 96.2 Tra le vaccinazioni raccomandate il morbillo presenta un valore di copertura media regionale del 91%, pur con ampie variazioni locali, ed un valore minimo di copertura registrato che appare particolarmente insufficiente (81,1%). Il Piano nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia, cui il Veneto ha aderito (DGR n. 1366 del 7 maggio 2004 al “Piano Nazionale per l’eliminazione del Morbillo e della Rosolia Congenita 2003-2007”), prevede come obiettivo per i Servizi di elevare la copertura per la 1^ dose al 95%, operando nel contempo un recupero dei soggetti mai vaccinati prima e introducendo di routine la somministrazione delle seconde dosi. Per quanto riguarda la copertura vaccinale regionale per pertosse, questa è progressivamente aumentata fino a assestarsi nella metà degli anni 90 a livelli attorno al 80%. Dal 1997 con la disponibilità del vaccino acellulare, i livelli di copertura hanno raggiunto progressivamente valori superiori al 96 %; negli ultimi 3 anni si osservano solo piccole oscillazioni, che non incidono globalmente sul livello di protezione raggiunto. I bambini vengono attualmente vaccinati contro nove malattie: la poliomielite, la difterite, il tetano, l’epatite B, la pertosse, il morbillo, la parotite, la rosolia e le forme invasive da Hib. Sotto il coordinamento della Direzione Regionale per la Prevenzione, la Regione ha fornito le indicazioni per dare omogenea attuazione al nuovo calendario regionale, previsto dalla 3 DGR n. 2154 del 16 luglio 2003. Le principali novità del calendario vaccinale adottato sono riassunte di seguito: • richiamo vaccinale antidifterite-tetano-pertosse offerto a 5-6 anni e a 14-15 anni Per gli adolescenti verrà effettuato con chiamata attiva dei ragazzi che indicativamente frequentano la 3^ media; • vaccinazione antivaricella in età adolescenziale. La varicella è la malattia che attualmente provoca il numero più elevato di ricoveri ospedalieri tra quelle esantematiche infantili oltre a dar luogo alle complicanze da Herpes Zoster nell’età adulta; • vaccinazione antimorbillo-parotite-rosolia, effettuata finora nel 15°, è anticipata al 13 ° mese per poter essere effettuata assieme alla 3^ dose delle altre vaccinazioni; • vaccinazione antipnemococcica e antimeningococcica C per i bambini che frequentano le comunità della prima infanzia in quanto popolazione maggiormente esposta a questi agenti infettivi a rischio di sviluppare, in seguito ad infezione, una malattia invasiva con severe complicanze e disabilità. Per migliorare l’adesione alle vaccinazioni e impedire l’aumento del numero di accessi vaccinali per ciascun bambino, le vaccinazioni saranno preferibilmente eseguite in associazione tra di loro. Continua purtroppo a crescere il numero di bambini i cui genitori sono contrari alle vaccinazioni. Gli “inadempienti” sono saliti nella nostra regione a 497, pari al 1,2% dei bambini residenti nati nel 2001. La distribuzione percentuale per ULSS si presenta abbastanza omogenea, tranne in 4 aziende in cui si osserva un picco piuttosto importante. I bambini che invece non sono stati vaccinati per la presenza di reali controindicazioni, continuano ad essere un numero molto più contenuto: 31 bambini pari allo 0,1%. Per quanto riguarda il monitoraggio delle complicanze da vaccinazione, rispetto all' incidenza attesa dei casi di AFP non polio nella popolazione tra 0-14 anni (1 per 100.000), l' incidenza osservata nel 2003 nel Veneto è di 0,84 per 100.000. Influenza Nel corso della campagna di vaccinazione contro l’influenza condotta dalle ULSS del Veneto nella stagione 2002 – 2003, sono state vaccinate quasi 740.000 persone, con un incremento rispetto al biennio precedente di circa 60 mila persone, pari al 10%. Il confronto tra 2002 e 2003 mostra tassi di copertura in aumento dal 73.9 al 74.3%. L’epidemia influenzale si verifica ogni anno e provoca un aumento dei ricoveri ospedalieri (stimabili in media ogni anno nella nostra Regione in 4000) e del numero di decessi (in media 450 per inverno). Tubercolosi Il numero complessivo di casi di TBC notificati nel Veneto è passato da 659 nel 1994 a 527 nel 2001, con una diminuzione del 20% ed un trend in costante diminuzione. La rete di centri che eseguono il controllo degli esiti del trattamento mediante apposita scheda è stata ampliata. La sorveglianza della malattia è stata rafforzata ed ogni ASL attualmente compila, insieme con la scheda di notifica per le malattie di classe 3°, un’ulteriore scheda denominata di “flusso speciale”, contenente più dettagliate informazioni riguardanti i fattori di rischio di tipo medico e sociale del soggetto affetto dalla malattia. Nel 2002 dall’integrazione di queste due fonti di dati sono risultati 520 casi. Malattie sessualmente trasmesse incluso HIV/AIDS Il Veneto è la sesta regione italiana per numero complessivo di casi di AIDS con un’incidenza annuale di 1,7 casi ogni 100.000 abitanti in calo, mentre l’incidenza delle restanti malattie sessualmente trasmesse (MTS) non è conosciuta nella sua reale entità. Per 4 ridurre la trasmissione di patogeni, quali l’HIV e i virus delle epatiti B e C, che frequentemente cronicizzano e possono evolvere in neoplasie o cirrosi, è stato effettuato un intervento formativo obbligatorio per operatore di tatuaggio e piercing. Profilassi delle malattie infettive per viaggiatori Negli ultimi anni si è osservato un continuo e costante incremento di viaggi internazionali, specie in aree tropicali, per motivi di lavoro o di turismo con conseguente aumento dei casi di malattia (i casi di malaria notificati tra il 1993 ed il 2001 sono 1963. I ceppi isolati sono stati: Pl. Falciparum nel 78% dei casi, Pl. Vivax nell’11%, Pl. Ovale 4%, Pl. Malariae 3%; non specificato 6%). In tutte le Az. ULSS del Veneto è stato attivato un ambulatorio specialistico di profilassi internazionale con personale ad elevato livello di competenza. Profilassi delle malattie infettive per migranti Le malattie infettive, in particolare la tubercolosi, le malattie sessualmente trasmesse, le parassitosi intestinali e cutanee, epatite B, rappresentano uno dei maggior problemi di salute dell’immigrato. E’ stato avviato un benchmark tra Az.ULSS per il miglioramento organizzativo degli ambulatori per immigrati. Il censimento ha fornito i seguenti risultati: 44% delle Az. ULSS dispone di un ambulatorio dedicato per extracomunitari. Le attività principalmente svolte negli ambulatori per immigrati sono risultate le cure primarie (22%) ed il protocollo preventivo (22%), seguite dalla profilassi delle malattie infettive e dalla consulenza vaccinale (19%), dalla notifica delle malattie infettive (11%) e dalla cura della salute materno-infantile (11%). Vigilianza igienica sulle attività di disinfezione, disinfestazione e derattizzazione Nel campo della disinfestazione è in corso la condivisione di linee guida regionali e la definizione del percorso normativo di applicazione e atto di intesa “tipo” tra Azienda ULSS e Comuni e del percorso tecnico di applicazione e capitolato di appalto “tipo”. 2) Prevenzione delle malattie non infettive Prevenzione dei traumi stradali La prevenibilità dei traumi da traffico ha portato la Giunta Regionale del Veneto, prima in Italia, a definire uno specifico programma preventivo rivolto alla popolazione generale, che ha trovato specifica collocazione nel Piano Triennale SISP. Le principali attività realizzate includono: - campagna di marketing sociale; - azioni di comunità (150 comuni ufficialmente aderenti ad un protocollo di intesa con le Az.ULSS, scuole, associazioni; con la collaborazione delle Prefetture e Forze dell’Ordine per intensificare l' azione repressiva ed a raccogliere i dati in merito alle sanzioni comminate per infrazioni all' art. 172 del Codice della Strada); - attività formativa con autisti delle Aziende ULSS; - attività educativa nelle scuole finalizzate al rilascio del patentino per ciclomotori; - rilevazioni su strada dell’uso cinture di sicurezza e seggiolini per bambini (l' uso delle cinture di sicurezza e dei seggiolini per bambini viene monitorato con periodiche rilevazioni su strada condotte da personale dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende ULSS del Veneto); - corso regionale per vigili urbani. La proporzione di passeggeri e guidatori di autoveicoli che usa cinture di sicurezza è aumentato sostanzialmente negli ultimi 3 anni da valori intorno al 40% al 70% ed è passato dal 29% al 43% il numero di bambini assicurati in auto con seggiolino. 5 Prevenzione dei traumi da incidenti domestici Nel mese di ottobre 2004 è stata varata la campagna di social marketing finalizzata alla riduzione degli incidenti domestici tra le casalinghe nell’area test della provincia di Treviso. Per il miglioramento delle conoscenze epidemiologiche sul tema è stato avviato un accordo con ISPESL e ISS (progetto SINIACA) con il coinvolgimento dei Servizi di Pronto Soccorso della Regione. Fumo di tabacco Le attività realizzate includono: 1) formazione dei tecnici per la prevenzione (TdP) relativamente alla normativa antifumo che è entrata in vigore il 13 gennaio 2004 in previsione di un loro coinvolgimento attivo nell' attività di vigilanza; 2) organizzazione di ricerca campionaria sull' esposizione al fumo passivo in soggetti di età pediatrica; 3) organizzazione dell' attività di counselling breve da parte delle ASV; Si è inoltre stabilita la partecipazione formale (ovvero con nota del referente aziendale “fumo di tabacco”) del referente SISP, al tavolo aziendale di controllo del tabagismo. I dati di prevalenza di fumo nel Veneto mostrano una diminuzione che porta la nostra Regione nel 2003 a essere l’area con la diffusione più bassa di questo fattore di rischio. Alcol E’ in via di definizione un protocollo per identificare i problem-drinkers nel corso dell’attività ordinaria dei SISP con particolare riferimento alla attività certificativa (certificazione di idoneità alla guida, porto d’armi, idoneità al lavoro e certificazione di invalidità civile). 3) Igiene urbana ed ambientale Igiene urbana Predisposizione criteri omogenei a valenza sanitaria per la valutazione e/o stesura degli strumenti urbanistici, quali piani regolatori e regolamenti edilizi, e per la elaborazione di regolamenti regionali relativamente a strutture ad uso collettivo per anziani (case di cura, case di riposo ecc.) e per bambini. Per l’esame degli edifici produttivi si costituisce all’interno del Dipartimento di Prevenzione di singola Az. ULSS un gruppo multidisciplinare ed interservizi per una visione integrata delle problematiche (parere unico per edilizia complessa). Piscine Dopo aver contribuito in modo determinante alla fase preparatoria e alla stipula dell’“Accordo Stato, Regioni, PP.AA. sugli aspetti igienico–sanitari concernenti la costruzione, la manutenzione e la vigilanza delle piscine ad uso natatorio”, il Gruppo di lavoro regionale sta elaborando disposizioni tecniche, ha costituito una banca dati delle piscine ed è in fase di redazione un opuscolo ed il corso di formazione per operatori. Igiene ambientale, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti Gas Radon La Regione Veneto ha formulato e adottato una strategia di controllo del radon le cui caratteristiche essenziali sono le seguenti: • stabilisce una soglia al di sopra della quale si consiglia ai cittadini di bonificare un edificio pari a 200 Bqm3. Tale valore soglia corrisponde al limite inferiore raccomandato dall’Unione Europea; • rappresenta un elemento della prevenzione primaria dei tumori e parte integrante del Piano Oncologico Regionale; 6 • • • • rappresenta un’opportunità per creare consapevolezza riguardo la neoplasia polmonare e le sue cause e promuovere la cessazione del fumo coinvolgendo soprattutto i medici di medicina generale e perciò evidenzia nella comunicazione che il radon è la seconda causa di neoplasia polmonare e che la cessazione del fumo costituisce la più efficace misura per ridurre il rischio di tumore polmonare in individui esposti o meno al gas; coinvolge i medici soprattutto quelli di medicina generale, che rappresentano la fonte di informazione più credibile riguardo la salute per la maggior parte del pubblico; offre gratuitamente la misurazione ed eventuale bonifica delle scuole ed asili, affidando ad ARPAV il compito di avviare la campagna di monitoraggio presso 500 scuole ubicate nelle aree già individuate come ad alto potenziale di radon; costituisce, più in generale, un’opportunità per informare i cittadini sulle origini del cancro e sulle misure appropriate per prevenirlo. Accanto alla strategia di controllo, è stato inoltre approntato un Progetto di ricerca radon, per l’individuazione delle principali tecniche di misurazione del gas, per la definizione di linee guida per la bonifica degli edifici esistenti e per le nuove costruzioni, e per l’avvio di una campagna di comunicazione del rischio. Particolare attenzione è stata infine posta alla tutela dei lavoratori nei confronti dei rischi da esposizione a sorgenti di radon e linee guida per le misure di concentrazione di radon in aria nei luoghi di lavoro sotterranei sono state formulate e formalmente recepite dalla Giunta regionale. Radiazioni ionizzanti Il Piano Regionale Triennale per la Radioprotezione in Ambito Sanitario prevede concreti obiettivi volti al miglioramento della protezione degli operatori e dei pazienti non solo dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti, ma anche dall’esposizione a quelle metodiche che fanno ricorso a radiazioni non ionizzanti (laser, radarterapia, risonanza magnetica) e ad ultrasuoni (ecografi). Sono state elaborate linee guida per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Radiazioni non ionizzanti Sono state elaborate delle "Linee guida per la valutazione del rischio sanitario determinato dalle fonti di inquinamento ambientale". Sono inoltre state sviluppate attività di ricognizione sull’applicazione delle leggi regionali in materia di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici generati rispettivamente dalle alte e basse frequenze (linee elettriche ad alta tensione, emittenti radio, emittenti televisive e telefonia mobile) e gestiti procedimenti sanzionatori a carico delle emittenti radio-tv e delle stazioni radiobase per la telefonia cellulare. Inoltre il coordinamento dell’attività di censimento degli spazi dedicati all’infanzia situati in prossimità di linee elettriche ad alta tensione è svolta dall’ARPAV. 4) Medicina legale e necroscopica Accertamento dell’invalidità civile, delle condizioni di handicap e della disabilità Attraverso lo Sportello Unico per l’Invalidità l’iter amministrativo è stato semplificato con l’integrazione amministrativa sia interna alle aziende che con le Unità Operative provinciali, Direzioni Regionali, INPS e Centro per l’impiego ottenendo una riduzione dei tempi di attesa, anche se non omogenea, in quasi tutte le Az. ULSS. I tempi di attesa (giorni intercorrenti tra la domanda e la risposta della Commissione invalidi nelle singole ULSS anno 2003) variano dai 54 giorni dell’Az. ULSS 4 ai 215 dell’Az. ULSS 22 con una mediana di circa 120 giorni; le aziende sotto i 100 giorni sono 6, delle quali 4 comprendenti capoluoghi di provincia. 7 Idoneità psico-fisica all’uso delle armi E’ stato elaborato un documento del gruppo tecnico interregionale riguardo i “Requisiti minimi per il rilascio ed il rinnovo dell’autorizzazione al porto di fucile per uso di caccia e al porto d’armi per uso di difesa personale (marzo 2004). Legge Regionale 41/03 – Disposizioni di riordino e semplificazione normativa collegato alla legge finanziaria 2003 in materia di prevenzione, sanità, servizi sociali e sicurezza pubblica Tale legge, tra le altre disposizioni, prevede che gli accertamenti sanitari e la relativa certificazione, previsti dall' art. 14 della legge 30 aprile 1962, n.283 e degli artt. 37, 39 e 40 del DPR 26 marzo 1980, n.327 in materia di disciplina igienica di produzione e vendita di sostanze alimentari e bevande siano sostituiti da misure di autocontrollo, formazione e informazione. In data 2 febbraio u.s. la Giunta Regionale ha deliberato l' entrata in vigore dell' art.1 della Legge stabilendo: i criteri per la predisposizione delle misure di autocontrollo, formazione e informazione; le modalità di monitoraggio e sorveglianza sull' attuazione delle misure sopra dette; i criteri per la predisposizione del sistema di controllo degli episodi e dei casi delle malattie a trasmissione alimentare (Delibera Regionale n.140/2004). Polizia mortuaria Sono in corso di predisposizione protocolli operativi uniformi con relativa modulistica a livello regionale da adottare da parte di tutti i Comuni della Regione per razionalizzare e uniformare la prassi operativo-gestionale delle attività di polizia mortuaria. 5) Tutela della salute nelle attività sportive. Attività motoria. Sono stati stipulati accordi con la Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Verona e il Corso di laurea in Scienze Motorie di Padova e l’Associazione diabetici per l’avvio di corsi di attività motoria dei diabetici a Padova e Verona (due corsi per sede). Corsi specifici sono in programmazione per referenti ULSS e insegnanti di educazione fisica per promuovere l’attività fisica nell’anziano e nel diabetico. PIANIFICAZIONE 2005-2007 OBIETTIVI GENERALI L’obiettivo di salute del piano triennale è costituito dal miglioramento dello stato di salute della popolazione veneta, attraverso attività preventive e di promozione della salute quali le vaccinazioni, la profilassi delle malattie infettive, lo screening oncologico (citologico, mammografico, FOBT), il controllo dei fattori di rischio ambientali, la modifica degli stili di vita nocivi. A tal fine, la pianificazione regionale prosegue il percorso professionale e amministrativo finalizzato a rinnovare gli ambiti di attività, la metodologia di lavoro e l’organizzazione dei SISP per dare un servizio di maggior qualità (efficace, efficiente, appropriato e gradito) ai cittadini del Veneto. L’attuazione del Piano triennale SISP prevede quindi un triennio di consolidamento ed ulteriore sviluppo delle attività previste per una sua messa a regime in tutte le Aziende ULSS del Veneto. 8 OBIETTIVI SPECIFICI Stesura in dettaglio del piano triennale 2005-2007 con definizione di: 1) Linee di lavoro da completare Le attività già previste nell’area 4 del Piano SISP 2002-2004 relative alla medicina legale vanno al completamento secondo il precedente piano e non richiedono ulteriore sviluppo progettuale. 2) Linee di lavoro da proseguire In relazione al recente documento “Prevenzione attiva” del Ministero della Salute, che impegna le strutture del SSN ad attivare specifiche attività ad alto impatto sulla salute pubblica, screening oncologici e vaccinazioni, indicati nel documento, sono linee di lavoro già considerate nella pianificazione 2002-2004 e come tali da proseguire recependo le indicazioni ministeriali. In particolare, con l’adesione della Regione del Veneto al Piano nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita, tale impegno costituisce il principale obiettivo vaccinale dei SISP. L’allargamento dell’offerta vaccinale, già prefigurata nel primo piano e nel nuovo calendario (con riferimento a gruppi selezionati), con la pianificazione 2005-2007 sarà strutturata in una logica di popolazione generale e di offerta ampia (varicella, meningococco, pneumococco). Lo sviluppo delle conoscenze epidemiologiche e della valutazione d’impatto delle misure preventive adottate dal SSR, necessita l’aggiornamento del sistema informativo dell’igiene pubblica ed un suo collegamento alle diverse fonti dei dati utilizzate dai Servizi dei Dipartimenti di Prevenzione come prefigurato nel piano 2002-2004. La strategia di comunicazione con l’utente/utenza organizzata e la formazione generale degli operatori dei SISP saranno definiti in documenti specifici. L’area 5 “Lotta alla sedentarietà” e la scheda di progetto 2.4 “Fumo di tabacco” saranno sviluppate in coerenza al documento ministeriale “Prevenzione attiva” in relazione alla strategia di controllo del rischio cardiovascolare e prevenzione delle complicanze del diabete. Per i progetti “piscine”, “radiazioni ionizzanti” e “fitosanitari –ambiente e salute (FAS)” vanno sviluppati nel tempo gli aspetti legati alla formazione, alla implementazione delle banche dati, ai rapporti con l’Istituto Superiore di Sanità per i piani triennali di indagine epidemiologica. 3) Linee di lavoro innovative da inserire nella pianificazione 2005-2007 In relazione al documento “Prevenzione attiva” del Ministero della Salute, due linee di lavoro innovative vengono inserite nella pianificazione SISP 2005-2007: - controllo del rischio cardiovascolare; - controllo delle complicanze del diabete. Tali linee di lavoro considerate prioritarie da citato documento impongono una riorganizzazione delle attività correlate alla prevenzione di tali patologie già considerate nella precedente pianificazione (con particolare riferimento alla prevenzione delle patologie fumo correlate e alla lotta alla sedentarietà) sviluppando un modello organizzativo tipo “screening oncologici” che prevede la costruzione di rete con la clinica per quanto di competenza e la messa a disposizione del know how di sanità pubblica: management gestione grandi numeri di 9 popolazione, analisi epidemiologica e valutazione degli interventi, attività di tipo educativo/promotive, sviluppo di percorsi secondo logica di clinical governance. 4) Linee di azione a sviluppo interpiano I Servizi afferenti ai Dipartimenti di Prevenzione del Veneto, nell’ambito della pianificazione 2002-2004, hanno colto l’importanza di orientare la propria operatività su temi innovativi ad alto impatto sulla salute pubblica. Tali temi possono essere meglio affrontati in una logica dipartimentale interservizi, coordinando sinergicamente attività e professionalità. Nello specifico i seguenti temi saranno affrontati in modo coordinato tra i piani indicati tra parentesi: 1. prevenzione traumi da traffico (SISP – SPISAL); 2. prevenzione incidenti domestici (SISP – SPISAL); 3. prevenzione patologie fumo correlate (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare); 4. prevenzione patologie alcol correlate (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare); 5. lotta alla sedentarietà (SISP – SPISAL – SIAN); 6. valutazione progettualità edilizia complessa (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 7. valutazione piani urbanistici (SISP – SPISAL); 8. vigilanza per ambiti (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 9. emergenze terroristiche (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 10. sorveglianza malattie umane di origine alimentare e idrica (Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche – SISP); 11. integrazioni con il progetto FitoSanitari e Ambiente (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare - Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 12. sviluppo di un sistema informativo/informatico integrato (SISP, SPISAL, Sicurezza Alimentare, Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche). L’operatività legata alle azioni a sviluppo interpiano sopra definite è garantita a livello delle singole Aziende Sanitarie dal Direttore del Dipartimento di Prevenzione che, a tal fine, attiverà i servizi del Dipartimento di volta in volta coinvolti. STRATEGIE E METODI In generale, come sinteticamente annunciato in premessa, i principi ispiratori e le strategie operative a sostegno della metodologia utilizzata sono codificati nell’ambito di: - Promozione della salute; - Miglioramento Continuo della Qualità; - Medicina basata sulle prove di efficacia (Evidence Based Medicine - EBM e, in particolare, la sua articolazione in Evidence Based Prevention – EBP). In particolare essi sono: - analisi e visione epidemiologica dei problemi di salute; - reperimento delle pratiche migliori, più efficaci e più efficienti per il trasferimento della ricerca nella pratica dei Servizi oggetto di miglioramento; - valutazione degli esiti e dei processi, prevalentemente attraverso percorsi di audit sia interni che esterni; - lavoro per progetti; - lavoro di gruppo; 10 - intersettorialità; identificazione e coinvolgimento del cliente interno ed esterno; sviluppo e cura della comunicazione interna ed esterna; formazione continua del personale; responsabilizzazione e collaborazione di tutti gli operatori coinvolti nelle singole attività; utilizzo del sistema premiante. PRINCIPALI INDICATORI Area 1.0 Epidemiologia e profilassi delle malattie infettive Progetto Indicatore Standard atteso 1.1 Controllo delle Tasso di copertura - a fine 2007 il 95% delle Az. ULSS ha un tasso malattie prevenibili vaccinale MPR a 24 del 93% con vaccinazione mesi Tasso di copertura - a fine 2007 il 95% delle Az. ULSS ha un tasso vaccinale prima dose dell’90% DTP entro il 90° giorno di vita Tasso di copertura - a fine 2007 il 95% delle Az. ULSS ha un tasso vaccinale contro del 75% l’influenza della popolazione anziana (>65 anni) Incidenza morbillo - entro il 2007 l’incidenza è < 1/100.000 nella popolazione generale Incidenza rosolia - nessun caso nel triennio congenita (casi di rosolia congenita e/o infezione rubeolica in donne gravide, confermati laboratoristicamente) Area 2.0 Prevenzione delle malattie non infettive Progetto Indicatore Standard atteso 2.1 Prevenzione dei Prevalenza d’uso - a fine 2007 il 95% delle Az. ULSS ha i seguenti traumi da traffico cinture di sicurezza e tassi d’uso di dispositivi di trattenuta: seggiolini per - cinture anteriori 85% bambini - cinture posteriori 50% - seggiolini per bambini 70% 2.3 Prevenzione Tasso di adesione per - a fine 2007 nel Veneto si hanno i seguenti tassi di patologie screening ca. adesione: oncologiche: mammario e ca. - screening citologico 70% screening cervice uterina - screening mammografico 80% - screening CCR 60% 11 Area 3.0 Igiene Urbana e ambientale Progetto Indicatore 3.1 Igiene urbana ed Sviluppo linee guida per il edilizia rilascio di parericertificati 3.2 La tutela della collettività dai rischi sanitari connessi all’inquinamento ambientale: igiene ambientale ed interfaccia ARPAV Presenza di specifica competenza specialistica Area 4.0 Medicina legale e necroscopica Progetto Indicatore 4.3 Organizzazione Tempi di attesa accertamento per visita di dell’invalidità civile, invalidità civile delle condizioni di handicap e della disabilità Standard atteso - a fine 2007 il 95% delle Az. ULSS ha adottato le linee guida - il 95% delle Az.ULSS ha definito formalmente un referente qualificato per la materia Standard atteso - a fine 2007 l’80% delle Az. ULSS ha un tempo di attesa non superiore a 60 giorni Area 5.0 Tutela della salute nelle attività sportive Progetto Indicatore Standard atteso 5.1 Tutela della salute Percentuale di - aumento del 15% a fine 2007 nelle attività fisiche e/o diabetici che sportive, lotta alla praticano sedentarietà regolarmente attività fisicosportiva nel tempo libero 12 PRINCIPALI FASI/AZIONI DI SVILUPPO DEL PIANO FASI/AZIONI DATA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. I° semestre 2005 definizione progetti specifici consolidamento attività pianificazione 2002-2004 delibera Regionale di recepimento progetti specifici pianificazione 2005-7 avvio azioni innovative I° monitoraggio II° monitoraggio valutazione di processo e di efficacia Luglio 2005 Luglio 2005 Dicembre 2005 Dicembre 2006 Dicembre 2007 RISORSE (Servizi o Uffici coinvolti, personale, materiali) e COSTI Strutture coinvolte • Servizio Programmi Regionali di Sanità Pubblica – Dipartimento di Prevenzione Az. ULSS 7 Pieve di Soligo; • SISP del Veneto; Materiali/formazione • materiali inventariabili; • materiali educativi/comunicativi; • formazione esterna; • partecipazione a convegni/congressi; Costi Totale 350.000,00 per anno per tre anni (2005-2006-2007). 13 DIREZIONE REGIONALE PER LA PREVENZIONE Dirigente responsabile: Dott.ssa Giancarla Niero PIANIFICAZIONE TRIENNALE 2005-2007 PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE E LA PROMOZIONE DELLA SALUTE NEGLI AMBIENTI DI LAVORO 2005-2007 DIRETTORE SCIENTIFICO DEL PIANO Dr. Luciano Marchiori Responsabile SPISAL, Az. ULSS 20 Verona Via Salvo D’Acquisto 7, Verona tel. 045.8075017 e-mail [email protected] fax 045.8075013 DIRIGENTE REGIONALE DI RIFERIMENTO Dott.ssa Maria Lovison, Servizio per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, Direzione Regionale per la Prevenzione Dorsoduro, 3493 – Venezia Tel 041.2791315 e-mail [email protected] fax 041.2791330 PRESENTAZIONE SINTETICA DELL’ATTIVITA’ SVOLTA PERIODO 1999-2004 Le politiche di prevenzione negli ambienti di lavoro adottate dalla Direzione per la Prevenzione con la pianificazione regionale 1999 – 2004 si sono ispirate agli indirizzi della Commissione dell’U.E. e si sono riferite alla situazione epidemiologica regionale in materia di infortuni e di malattie professionali. La metodologia di lavoro ha previsto lo sviluppo del network regionale degli Spisal e del lavoro in rete, l’omogeneizzazione delle pratiche di lavoro, la condivisione degli obiettivi e delle attività, l’attivazione di tavoli di confronto sociale e di coordinamento istituzionale. I risultati conseguiti sul piano strategico, evidenziati oggettiva esterna, sono stati: • • • • • attraverso una valutazione l’affermazione della politica regionale di prevenzione negli ambienti di lavoro definita da obiettivi, metodologie, strumenti di lavoro e sistemi di verifica dei risultati per il miglioramento (DGRV 5083 del 28.12.98); l’impegno per una maggiore omogeneità degli interventi SPISAL con la diminuzione delle differenze territoriali nei comportamenti delle singole Az. ULSS attraverso lo sviluppo del lavoro in rete e su comparti: network regionale degli SPISAL; la partecipazione delle Parti sociali ai processi di prevenzione in atto con la garanzia del controllo sociale sui Servizi, sulle priorità di intervento, sulle metodologie di lavoro e sui risultati, secondo il principio della trasparenza della P.A; lo sviluppo di linee di lavoro innovative orientate alle problematiche emergenti quali: l’ergonomia, la prevenzione degli infortuni derivanti da traffico stradale, la valutazione dell’organizzazione aziendale del sistema di gestione della sicurezza, lo stress ed il mobbing; la progettazione di un sistema integrato e partecipato di promozione della salute negli ambienti di lavoro, attraverso la strutturazione ed il mantenimento di un sistema sinergico coinvolgente tutti i soggetti impegnati nella tutela della salute 14 nel mondo del lavoro (Az.ULSS, Direzione del Lavoro del Ministero del Lavoro, INAIL, INPS, ARPAV, Direzioni Regionali del Lavoro e della Formazione, dell’Agricoltura e dei Lavori Pubblici, dell’Ambiente e delle attività produttive, Associazioni Datoriali, Organizzazioni Sindacali, Centro di Riferimento Regionale per la Prevenzione, Centro di Riferimento Regionale per la Promozione della Salute, Servizio Epidemiologico Regionale, Dipartimento di Medicina Ambientale e Sanità Pubblica – Sede di Medicina del Lavoro dell’Università di Padova); Sul piano operativo, attraverso la realizzazione di oltre 25 progetti, sono stati raggiunti i seguenti risultati significativi. Riorientamento delle linee di lavoro tradizionali Attraverso l’avvio di 7 progetti le attività di lavoro consolidato degli SPISAL sono state orientate, sulla base dell’evidenza epidemiologica e dell’efficacia (EBP), sui principali problemi di sicurezza e salute. I progetti di lavoro sono stati finalizzati alla definizione e condivisione delle metodologie d’intervento e pratiche di lavoro tra gli operatori e le forze sociali ed alle conseguenti azioni di formazione e sviluppo di strumenti. I progetti hanno riguardato interventi di prevenzione a livello regionale nei principali comparti produttivi a maggior rischio (metalmeccanica, edilizia, agricoltura, trasporti, legno) e l’avvio di interventi di promozione dell’organizzazione e della gestione della sicurezza in azienda (progetti: monitoraggio 626, lavoro sicuro e sistemi di gestione della sicurezza, sbagliando s’impara ed inchieste infortuni). L’esame delle attività svolte dagli SPISAL nel periodo1999 – 2003 indica come, a parità di risorse, il sistema sia stato riorientato su obiettivi di salute riducendo le attività di minore valenza preventiva (visite agli apprendisti e ai minori). PRODUTTIVITÀ SPISAL Attività Indagini infortuni Con verbale di prescrizione Indagini malattie professionali Interventi di prevenzione in aziende Controllo cantieri Visite di Minori/Apprendisti Verbali con prescrizione art. 20 D.Lgs. 758/94 ANNO 1999 5552 2038 2619 2166 34912 2407 2000 3377 620 2028 3961 2597 32891 2589 2001 3448 613 2056 5970 2367 27871 2573 2002 3661 612 1962 5919 2289 24745 2804 2003 3736 644 1843 6702 2925 23016 2655 Particolarmente impegnativo è stato l’intervento nell’industria metalmeccanica, innovativo anche per la metodologia di coinvolgimento delle parti sociali, come riconosciuto dall’Agenzia Europea per la Sicurezza sul Lavoro che ha attribuito un premio ufficiale al progetto. In totale sono state contattate 13.037 aziende metalmeccaniche, pari al 71% del totale regionale. Di queste, 4219 (33%) sono intervenute ad incontri illustrativi organizzati dagli SPISAL, 2312 sono state oggetto di ispezione (13%) del totale regionale. A fine 2004 le ditte contattate per l’informazione saranno 17.000 mentre si supereranno le 3.000 aziende ispezionale. La metodologia informativa e partecipativa seguita per il comparto metalmeccanica nel 2004 è stata estesa al comparto del legno (17 SPISAL), allo stato attuale sono iniziati gli incontri informativi ed è stato predisposto il materiale da consegnare alle aziende ed ai soggetti della prevenzione (8.000 CD). 15 Sperimentazione di un modello di sistema di sorveglianza e di assistenza sanitaria ai lavoratori con pregresse esposizioni professionali a cancerogeni Con questo progetto, parzialmente finanziato dal 1998 dal Ministero della Sanità, l’Assessorato alla Sanità della Regione Veneto è intervenuto sulla delicata materia della sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti a cancerogeni: amianto e cloruro di vinile monomero [DGR n. 5094 del 28 dicembre 1998; DGR 3241 del 6 ottobre 2000; DGR 397 del 1 marzo 2000]. Linea Amianto È stata valutata la fattibilità di un programma di screening per la diagnosi precoce di cancro polmonare negli ex-esposti ad amianto, usando la TAC spirale come test di screening. Dei 1165 soggetti esaminati, 375 (32.2%) mostravano placche pleuriche; noduli polmonari furono osservati in 242 soggetti (20.8%); inoltre, 338 soggetti (29.0%) furono ripetutamente esaminati con TAC per individuare eventuale progressione di lesioni sospette polmonari o pleuriche. Furono riscontrati 7 casi di cancro polmonare durante lo screening (tutti fumatori o ex-fumatori); 3/260 e 4/905 in lavoratori con esposizione inferiore o superiore a 200 fibre/ml×anni, rispettivamente. Il rischio relativo di 2.60 indica che solo i fumatori o exfumatori esposti a più di 200 fibre/ml×anni dovrebbero essere sottoposti a screening con TAC spirale. Linea Cloruro di Vinile Monomero (CVM) Sono stati esaminati 889 ex-esposti a CVM, i segni ecografici di epatopatia diffusa, le alterazioni di AST, ALT, gGT, fosfatasi alcalina, sideremia, e ferritinemia non erano correlati alla pregressa esposizione cumulativa a CVM. I casi di epatocarcinoma erano 3/271 e 2/619 nei soggetti con esposizione cumulativa a CVM superiore o inferiore a 1000 ppm×anni, rispettivamente; il rischio relativo era 3.4. I casi di tumore polmonare erano 7/213 e 1/676 negli insaccatori e non-insaccatori di poli-vinilcloruro, rispettivamente; il rischio relativo era 21.9. Lo screening dovrebbe continuare solo nei soggetti esposti a CVM >1000 ppm×anni e negli insaccatori con più di 3 anni di lavoro, usando come test di screening l’ecografia o la TAC spirale, rispettivamente. Il costo della sorveglianza per un singolo soggetto ex-esposto ad amianto è stato pari a circa 1066 euro, così suddiviso: per esami 44%; per il personale 43%; per le attività organizzative 13%. Il costo della sorveglianza per un singolo soggetto ex-esposto a CVM è stato pari a 492 euro, così suddiviso: per esami 32%; per il personale 48%; per le attività organizzative 20%. In conclusione lo studio ha permesso di definire i protocolli più adeguati alla sorveglianza sanitaria sviluppando metodologie, strumenti e criteri di indagine secondo i principi dell’evidenza. In tale maniera sarà possibile garantire la continuazione dello screening, estendendolo a tutti i lavoratori ex esposti individuati ad alto rischio, rispettando criteri di economia e di etica. [Prosecuzione sorveglianza sanitaria sugli ex esposti a CVM e AMIANTO - DGR 4033 del 19 dicembre 2003]. Epidemiologia Occupazionale I progetti di Epidemiologia Occupazionale e quello relativo al registro regionale dei casi di mesotelioma, avviati con il piano 1999 – 2001, sono stati strutturati con DGRV n. 4078 del 30 dicembre 2003 attivando il COREO – Centro Operativo Regionale per l’Epidemiologia Occupazionale. I progetti hanno permesso di delineare il quadro epidemiologico regionale relativo alle principali patologie occupazionali. Infortuni Nel decennio 1990 – 2000 in Veneto vi è stata una riduzione del 13 % del numero degli infortuni “definiti” dall’INAIL per tutti i settori produttivi. Se si esclude la quota di infortuni accaduti a seguito di incidente stradale la riduzione nel periodo indicato è pari al 16 23,4 %. Tuttavia, il trend positivo è avvenuto soprattutto nel primo periodo in quanto dal 1997 l’andamento è sostanzialmente stazionario. I dati relativi agli infortuni “denunciati” all’INAIL, escludendo gli infortuni in itinere, cioè quelli avvenuti recandosi o tornando dal lavoro, evidenziano per gli anni più recenti, periodo 1999 – 2003, una riduzione del 13%. Tale dato appare ancora più significativo se si considera che il numero dei lavoratori assicurati è progressivamente aumentato negli anni. I comparti maggiormente interessati dal fenomeno sono la metalmeccanica, l’edilizia, i trasporti e del legno. Circa 1/6 degli infortuni denunciati riguarda lavoratori extracomunitari ( 20.991 eventi nel 2003). Gli infortuni mortali denunciati all’INAIL nel periodo 1999 – 2003 in Veneto si sono ridotti di una quota pari all’ 8%, ma escludendo quelli in itinere, la riduzione in Veneto sale al 19.4%. Circa il 60% degli eventi mortali accade “…alla guida di” o “a bordo di…” a dimostrazione del ruolo ormai giocato dalla sicurezza stradale più in generale. Infortuni mortali denunciati all’INAIL dal 1999 al 2003 negli addetti all’industria, commercio, servizi, agricoltura (Fonte: Sito web INAIL); tra parentesi sono indicati gli infortuni in itinere. Italia Nord Est Veneto 1999 2000 2001 2002 2003 1.438 (99) 370 154 (25) 1.412 (134) 390 148 (25) 1549 (270) 366 (82) 120 (28) 1.481 (363) 385(109) 136 (45) 1.394 (309) 362 (96) 142 (38) Il confronto con le altre regioni evidenzia come il Veneto, per indice di frequenza, occupi la sesta posizione, superiore al dato medio nazionale, mentre per gravità si colloca al tredicesimo posto. Malattie professionali E’ di seguito riportato, l’andamento delle malattie professionali segnalate agli Spisal in Veneto, dal 1990. 2800 2600 2711 2400 2527 2200 2346 2268 2514 2278 2192 2000 2107 2074 2028 1800 2056 1962 1843 1600 1400 1617 1200 1000 19 9 0 91 92 93 94 95 96 97 98 99 2000 2001 2002 2003 L’ipoacusia da rumore rappresenta ancora la patologia professionale maggiormente rappresentata (80%) anche se in calo. Seguono la patologia cutanea (5%), la patologia articolare da sovraccarico funzionale (2.3%) e le neoplasie (2%). Da segnalare che negli ultimi anni vi è stato un aumento delle segnalazioni di neoplasie e delle malattie da amianto, ciò anche a seguito dello specifico progetto regionale di sorveglianza degli ex esposti ad amianto e CMV. Mesotelioma pleurico Le province del Veneto a maggiore frequenza di questa patologia maligna da amianto sono quelle di Venezia e di Padova. L’andamento in Veneto nel periodo 1988 - 2002 è 17 indicato nella figura di seguito dove vengono raggruppati i nuovi casi di mesotelioma insorti e segnalati al Registro mesoteliomi. Nuovi casi di m esoteliom a insorti in residenti del Veneto (Fonte: Registro regionale veneto dei casi di m esoteliom a, ottobre 2004) 90 numero dei nuovi casi 80 70 60 50 40 30 20 10 0 1988-90 1991-93 1994-96 1997-99 2000-02 Anno di diagnosi Nell’82.3% dei soggetti affetti da mesotelioma viene rilevata una pregressa esposizione ad amianto (lavorativa o ambientale), percentuale che risulta maggiore nei maschi tra i quali è prevalente il peso di esposizioni lavorative ad amianto. Nelle donne emerge una presenza consistente di esposizioni ad amianto dovute ad esposizioni ambientali o familiari. Aver lavorato alla costruzione o riparazione di mezzi ferroviari, nella cantieristica navale, nella costruzione e manutenzione di impianti industriali di Marghera, al porto commerciale di Venezia o all’estero rappresentano la causa più frequente di una esposizione lavorativa ad amianto che determina un mesotelioma. Oltre ai casi di mesotelioma certamente dovuti ad amianto, esiste il grosso problema dei casi di neoplasia polmonare in soggetti che sono stati esposti all’amianto; il Registro mesoteliomi finora ha individuato ben 481 casi di tumore polmonare nelle coorti di esposti al minerale. Progetto "Prevenzione degli infortuni da incidenti stradali" Questo progetto è parte del programma più generale di prevenzione dei traumatismi stradali e ne costituisce la parte dedicata al mondo del lavoro e alla prevenzione degli infortuni che accadono sulla strada (circa 60% dei mortali). Nell' ambito del progetto si è attivato il monitoraggio del fenomeno infortunistico autostradale, diffusione del protocollo di sicurezza dei cantieri autostradali prodotto in collaborazione con la Società Autostrade BS/PD, il miglioramento della sicurezza dei mezzi utilizzati dai portalettere su tutto il territorio nazionale, la sperimentazione di percorsi gestionali di sicurezza per le ditte di autotrasporto (23 aziende veronesi per complessivi 110 dipendenti formati), corsi di “guida sicura” per autisti di autotreni e di autoambulanze. Il progetto è stato rinforzato da iniziative promosse da e con Enti ed Associazioni esterne alle ULSS a seguito dell' attuazione del progetto (tra cui CNA, UPA, INAIL Regionale, Cattolica Assicurazioni). Il know – how sviluppato ha permesso di elaborare un CD per l’ISPESL “Profili di rischio nell’autotrasporto”. 18 Progetto "Prevenzione e promozione della sicurezza e della salute nelle strutture sanitarie" Nell' ambito di questo progetto è stata svolta un’indagine sullo stato di attuazione del D. Lgs. 626/94: Le principali azioni realizzate hanno riguardato: - convegno dedicato alle strutture sanitarie pubbliche e private del Veneto; - strutturazione del coordinamento regionale dei responsabili del servizio di prevenzione e protezione delle strutture sanitarie pubbliche; - corsi di formazione in materia di sicurezza per lavoratori, RLS, addetti all’emergenza, con finanziamenti FSE ed INAIL per un totale di 4.000 operatori formati; - definizione di linee guida inerenti: la valutazione dei rischi, la sorveglianza sanitaria, la progettazione di percorsi formativi, l’organizzazione e la gestione della sicurezza in azienda; - strutturazione del coordinamento regionale dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza delle aziende Ulss ed Aziende Ospedaliere del Veneto; - realizzazione di un progetto di formazione integrata (Fad ed aula) rivolto a 150 dei rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza delle aziende Ulss ed Aziende Ospedaliere del Veneto; - sperimentazione di un corso Fad, accreditato ECM, per 350 operatori sanitari delle aree chirurgiche e dell’emergenza. Ergonomia Occupazionale Il Progetto di Ergonomia Occupazionale è stato strutturato con la DGRV n. 1397 del 16 maggio 2003, che ha istituito il CRREO – Centro di Riferimento Regionale per l’Ergonomia Occupazionale. Il progetto ha permesso di attivare in ogni provincia dei gruppi di lavoro dedicati e la sperimentazione di interventi di ergonomia in aziende di diversi comparti: macellazione carni avicole, abbigliamento, assemblaggio lampadari, legatoria, servizi di lavanderia, assemblaggio ferri da stiro, occhialeria, con conseguenti interventi di miglioramento delle condizioni lavorative. Il Centro Regionale curerà quindi l’implementazione del know-how sviluppato nei servizi, oltre che ulteriori esperienze. Formazione Nell’ambito del piano formazione sono state sviluppate cinque linee di lavoro: qualità della formazione, formazione interna (sistema SPISAL), formazione esterna (soggetti non appartenenti al sistema SPISAL), comunicazione e linea editoriale. Le attività svolte nel corso del biennio 2002-2004 sono: - corsi di formazione personale SPISAL: 190 operatori area vigilanza con formazione d’aula e 100 in formazione integrata fad-aula, 34 operatori area promozione con formazione d’aula e 28 in formazione integrata fad-aula; - corsi di formazione esterna: 28 tecnici delle associazioni di categoria sul tema delle polveri di legno duro; 25 medici competenti sull’utilizzo di strumenti per la rilevazione delle problematiche di promozione della salute dei lavoratori. Circa 40.000 lavoratori nel biennio 2002-2003, datori di lavoro, RLS, consulenti ed altri formati dagli SPISAL in progetti del Dipartimento di Prevenzione ed in progetti in collaborazione con altri (es. organizzazioni Sindacali, Associazioni datoriali); - qualità della formazione: collaborazioni con la Direzione Regionale per la Formazione del Veneto e con il coordinamento delle regioni, nel gruppo di lavoro dedicato alla formazione dell’RSPP a seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs. 195/2003 e nel gruppo di lavoro dedicato alla formazione degli addetti al primo soccorso, redazione linee guida per la formazione alla sicurezza; 19 - partecipazione alla fiera agricola internazionale di Verona e realizzazione di interventi di comunicazione nell’ambito della Settimana Europea per la Sicurezza a partire dall’anno 2000; linea editoriale: realizzazione e diffusione di materiale informativo dedicato al comparto legno, servizi (attività di carico e scarico) ed agricoltura ed alle problematiche correlate al consumo di alcol in ambiente di lavoro in collaborazione con il Ser.T dell’Az. ULSS 20. Promozione della salute Nel mercato del lavoro si assiste a una diversificazione crescente delle forme di occupazione con l’espansione dei rapporti di lavoro temporanei. Il tipo di contratto e l’anzianità nell’impresa presentano una correlazione negativa con la salute sul luogo di lavoro. I cambiamenti nell’organizzazione del lavoro, in particolare le modalità più flessibili di organizzazione dell’orario di lavoro e una gestione delle risorse umane più individuale e maggiormente orientata al risultato hanno un’incidenza profonda sui problemi legati alla salute sul luogo di lavoro o, più in generale, sul benessere sul luogo di lavoro. Le malattie considerate emergenti quali lo stress, la depressione o l’ansia, nonché la violenza sul luogo di lavoro, le molestie e l’intimidazione rappresentano ben il 18% dei problemi di salute legati al lavoro. Il piano di promozione della salute 2002-2004 (DGRV n. 3723 del 19.12.2003) ha inteso affrontare i nuovi problemi del lavoro, tipici dei paesi più avanzati economicamente, promuovendo, come suggerisce l’OIL, “la salute ed il benessere sul luogo di lavoro”. Sono stati sperimentati modelli di intervento relativamente a: - Disability Management: comprensivo di azioni di promozione sulle tematiche alcol, fumo, rischi psicosociali, inserimento disabili; - la rete regionale delle scuole; - lavoro flessibile. La prima azione del piano promozione è stata la formazione del personale Spisal da investire in queste nuove linee di lavoro. Tale azione è stata attuata con uno stage residenziale ed ora in ogni ulss vi sono uno o più operatori finalizzati ad assistere le aziende e d i lavoratori su progetti di promozione della salute. Il progetto Azienda Sana ha promosso l’avvio di pratiche di promozione della salute nell’ambiente di lavoro, in collaborazione con le Parti Sociali, tramite un concorso regionale finalizzato ad evidenziare le eccellenze realizzate dalle aziende in ambito formativo e di promozione della salute. Nell’anno di sviluppo del Piano di promozione della salute si è concordato con il Centro Regionale di Riferimento Promozione della Salute (CRRPS) di sviluppare sinergie di lavoro nell’ambito di linee di lavoro comuni e di assistenza metodologica e formativa. La rete della promozione della salute ha coinvolto Enti ed Istituzioni aventi competenza rispetto alle tematiche del Piano stesso. A partire dalle Parti Sociali per la condivisione del progetto sono in essere collaborazioni e accordi con l’Università (Medicina del Lavoro, Psichiatria, Psicologia del Lavoro, Giurisprudenza), l’ISPESL - capo fila della Rete Nazionale della WHP- i S.I.L. ed i Ser.T. delle Aziende ULSS ed il Centro Regionale per la Prevenzione (CRP). Progetto "SPISALNET" Lo sviluppo nei Servizi dell’innovazione tecnologica ed informatica Intenet-based per la condivisione delle conoscenze, la diffusione delle informazioni nella rete (Knowledge management) ha comportato lo sviluppo della piattaforma telelematica di comunicazione (prevenzioneveneto) e di un software gestionale delle attività SPISAL. La piattaforma prevenzioenveneto è stata utilizzata dai Servizi della Direzione Regionale fino al 2002, poi è stata sostituita dal sito istituzionale della Regione Veneto. Come piattaforma dedicata al piano SPISAL per il Knowledge management interno, la pianificazione e la gestione dei flussi informativi, lo sviluppo di percorsi di formazione a distanza (FAD), oltre che per la 20 comunicazione con la rete esterna dei soggetti operanti nell’ambito della sicurezza (oltre 2000 iscritti) si sono sviluppate le piattaforme www.safetynet.it e la piattaforma www.prevenzionecantieri.it dedicata all’informazione, formazione e comunicazione specifica per la sicurezza nel settore edile. Il software spisalnet, finalizzato alla gestione delle attività dei Servizi, dell’archivio ditte CERVED è stato utilizzato dai Servizi che per le maggiori dimensioni necessitavano di strumenti informatici di gestione dedicati. L’esperienza sviluppata permette ora di pianificare un sistema di gestione regionale integrato con i Servizi del Dipartimento e con ARPAV. Progetto di cooperazione sanitaria: “Prevenzione dei rischi per la salute nel settore tessile delle maquilas” Il progetto di cooperazione sanitaria internazionale è finalizzato alla prevenzione dei rischi per la salute dei lavoratori del Nicaragua, con particolare riguardo al settore delle Maquilas. L' obiettivo generale persegue il miglioramento delle condizioni di salute della popolazione lavorativa del Nicaragua, in particolare delle lavoratrici delle “maquilas”, attraverso il rafforzamento delle istituzioni locali coinvolte nella ricerca, nella formazione sanitaria e nella tutela della salute dei lavoratori. Il progetto finora ha realizzato gli obiettivi specifici previsti: • la realizzazione della rete di lavoro: OPS/OMS (Organizzazione Panamericana della Salute,UNAN Università di Leòn e Managua, MINSA (Ministero della Salute), MITRAB (Ministero del Lavoro) INSS (Istituto Nazionale di Sicurezza Sociale), MEC e due ONG (Organizzazioni non Governative), MLAL (Movimento Laico America Latina) e Movimondo; • la formazione dei medici e altre figure professionali dei Dipartimenti di Medicina Preventiva dell’Universita’ di Leòn e Managua, Diplomado in Salud Occupacional; • la formazione delle lavoratrici delle Maquilas, circa 1.000 e delle loro rappresentanti; • presenza nel 2003 e 2004 presso l' Università di Leòn di uno specializzando in medicina del lavoro dell’Università di Verona. OBIETTIVI GENERALI DEL PIANO 2005- 2007 − Contribuire con azioni a livello culturale e strutturale, attraverso strategie integrate di promozione della salute e di vigilanza, al miglioramento dello stato di benessere psicofisico della popolazione lavorativa secondo criteri di priorità e di efficacia e, attraverso l’applicazione delle norme, favorire il vantaggio competitivo ed il valore etico del sistema produttivo regionale; − integrare le strategie del sistema regionale della prevenzione negli ambienti di lavoro con le politiche della Regione Veneto, delle altre istituzioni competenti in materia di sicurezza e igiene del lavoro e delle parti sociali e consolidare, su base regionale, le pratiche di lavoro in qualità. OBIETTIVI SPECIFICI 1. Pianificare le attività di vigilanza e di promozione della salute negli ambienti di lavoro della Direzione per la Prevenzione, secondo i L.E.A., governando e coordinando l’azione degli SPISAL attraverso la capitalizzazione e lo sviluppo dell’esperienza dei Piani di prevenzione 1999 – 2001, 2002 – 2004 e degli altri progetti svolti (PRAV, ex esposti a cancerogeni , progetti ISPESL); 21 2. implementare ed informatizzare un sistema di gestione dell’attività assicurandone il supporto strategico ed il coordinamento operativo; 3. promuovere nelle aziende l’implementazione di sistemi di gestione della sicurezza e della salute, ivi compresa la certificazione etica; 4. integrare le attività della Direzione per la prevenzione con le altre strutture della Regione gli organismi interregionali, nazionali e internazionali operanti nel settore; 5. garantire l’elaborazione e la comunicazione esterna ed interna al sistema di informazioni ed iniziative relative alla salute e sicurezza negli ambienti di lavoro utili alla programmazione regionale e alle istanze sociali ed economiche interessate. PRINCIPALI FASI/AZIONI DI SVILUPPO DEL PIANO 1. Pianificazione e coordinamento delle attività SPISAL a) programmazione e coordinamento su base regionale delle attività di vigilanza e promozione con particolare riferimento ai comparti legno, trasporto, chimica, agricoltura, metalmeccanica e edilizia, garantendo i L.E.A.; b) programmazione di interventi di vigilanza e promozione in comparti a livello locale sulla base dell’evidenza dei dati; c) capitalizzare e sviluppare linee progettuali dedicate a tutela delle categorie lavorative più a rischio (lavoratori immigrati e /o con contratto di lavoro flessibile), al benessere organizzativo negli ambienti di lavoro, ai rischi psico-sociali (mobbing, stress), alla prevenzione delle neoplasie professionali e delle patologie da movimenti ripetitivi e del rachide; d) sviluppare e consolidare le reti provinciali delle scuole “sicure”. 2. Implementazione del sistema di gestione SPISAL a) completare l’analisi dei processi di lavoro, la stesura delle relative procedure degli indicatori quantitativi e qualitativi e degli standard; b) costruire un sistema informatico governato a livello regionale congruente con i sistemi informatici degli altri Servizi del Dipartimento e di ARPAV; c) esercitare le funzioni di governo del sistema tramite lo svolgimento delle attività burocratiche e amministrative di competenza della Direzione Regionale (rapporti con la Giunta, istruttoria contenzioso, interpretazione di norme e leggi, pareri, linee guide e indicazioni operative, ecc…); d) consolidamento di un sistema di monitoraggio periodico basato su indicatori e standard di riferimento per la verifica del raggiungimento dell’obiettivo previsto. 3. Promozione dei Sistemi di Gestione della Sicurezza nelle aziende a) sviluppo di iniziative promozionali (concorsi premio, incentivi, formazione) finalizzati all’implementazione di sistemi aziendali di gestione della sicurezza (SGSA), compresa la certificazione etica SA 8000; b) orientare l’attività degli SPISAL sulla valutazione degli SGSA in base alle Linee Guida nazionali UNI – INAIL. 4. Networking istituzionale a) istituire tavoli di coordinamento con le altre strutture della Regione (Direzione lavoro e Formazione, Direzione Statistica, Direzione Ambiente Direzione per i Servizi 22 b) c) d) e) f) g) Sociali ….) per ricercare sinergie negli aspetti di attività attinenti alla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro; mantenere il costante coordinamento operativo con le parti sociali e con le altre istituzioni operanti nel settore (INAIL, ISPESL, Direzione Lavoro,…) tramite i tavoli regionali e provinciali; rendere operativo il comitato di coordinamento ex art. 27 del D.Lgs. 626/94 nella sua articolazione regionale; partecipare alle attività del coordinamento interregionale sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro; mantenere il costante allineamento con le direttive dell’Agenzia Europea di Bilbao e partecipare a progetti di cooperazione internazionale; istituire una collaborazione/sinergia con il CRRPS (Centro di Riferimento Regionale di Promozione della Salute) per azioni di promozione della salute negli ambienti di lavoro con particolare attenzione ai lavoratori immigrati e quale riferimento per la documentazione in materia; istituire collaborazioni con strutture regionali e di Az.ULSS per lo sviluppo o la partecipazione a progetti di cooperazione internazionale in tema di salute del lavoro. 5. Knowledge Management interno ed esterno a) consolidare l’utilizzo delle piattaforme telematiche per garantire la circolazione delle informazioni entro il sistema (intranet) e fuori dallo stesso (internet) e per erogare formazione a distanza (e-learning); b) mantenere il COREO (Centro Operativo Regionale per l’Epidemiologia Occupazionale) e il CRREO (Centro di Riferimento Regionale per l’Ergonomia Occupazionale) quali strumenti operativi dell’azione di prevenzione del sistema regionale; c) avvalersi del supporto di altre strutture regionali (CRP – Centro di Riferimento Regionale per la Prevenzione, SER – Servizio Epidemiologico Regionale) orientate alla prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro. Linee di azione a sviluppo interpiano I Servizi afferenti ai Dipartimenti di Prevenzione del Veneto, nell’ambito della pianificazione 2002-2004, hanno colto l’importanza di orientare la propria operatività su temi innovativi ad alto impatto sulla salute pubblica. Tali temi possono essere meglio affrontati in una logica dipartimentale interservizi, coordinando sinergicamente attività e professionalità. Nello specifico i seguenti temi saranno affrontati in modo coordinato tra i piani indicati tra parentesi: 1. prevenzione traumi da traffico (SISP – SPISAL); 2. prevenzione incidenti domestici (SISP – SPISAL); 3. prevenzione patologie fumo correlate (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare); 4. prevenzione patologie alcol correlate (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare); 5. lotta alla sedentarietà (SISP – SPISAL – SIAN); 6. valutazione progettualità edilizia complessa (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 7. valutazione piani urbanistici (SISP – SPISAL); 8. vigilanza per ambiti (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 9. integrazioni con il progetto FitoSanitari e Ambiente (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare - Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 10. sistema informativo-informatico dipartimentale e strumenti di comunicazione internet e di e-learning; 23 11. sviluppo di un sistema informativo/informatico integrato (SISP, SPISAL, Sicurezza Alimentare, Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche). L’operatività legata alle azioni a sviluppo interpiano sopra definite è garantita a livello delle singole Aziende Sanitarie dal Direttore del Dipartimento di Prevenzione che, a tal fine, attiverà i servizi del Dipartimento di volta in volta coinvolti. STRATEGIE E METODI L’indicazione più importante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla promozione della salute è quella contenuta nella carta di Ottawa, dove viene fissato quale obiettivo principale della promozione della salute il cambiamento sociale ed economico delle condizioni in cui vivono gli individui. Per realizzare questo obiettivo è stato proposto di aumentare il controllo sui fattori determinanti della salute da parte di gruppi ed individui (Carta di Ottawa per la promozione della salute, 1986). Tre sono le strategie riconosciute internazionalmente per ottenere il miglioramento della salute dei lavoratori e che risultano essere applicabili anche nel piano regionale: • sicurezza e protezione della salute; • promozione della salute attraverso l’acquisizione di stili di vita salubri (Educazione alla salute); • promozione della salute attraverso il controllo dei determinanti di salute. La Sicurezza e protezione della salute si realizza principalmente attraverso la vigilanza per il rispetto delle normative sulla sicurezza negli ambienti lavorativi. Per ridurre i rischi questa strategia prevede di sviluppare azioni coordinate con diversi attori che hanno competenze o interessi nella protezione della salute (ispettorato del lavoro, associazioni di categoria, sindacati). Le evidenze empiriche di efficacia nel ridurre gli incidenti e gli infortuni fanno di questa strategia un elemento fondamentale del piano. La Promozione della salute attraverso l’acquisizione di stili di vita salubri (Educazione alla salute) si prefigge di incoraggiare comportamenti individuali più salubri miranti a ridurre il rischio di malattia e compromissione della salute in senso lato. La realizzazione di questo scopo viene perseguita attraverso l’utilizzo di campagne mirate di informazione o di sostegno al cambiamento dello stile di vita e in qualche caso con veri e propri programmi per lo sviluppo di abilità sociali (controllo dello stress, stress management, assertività,modificazione comportamentale). In questo ambito trovano quindi spazio di applicazione programmi finalizzati al miglioramento dell’attività fisica, al miglioramento della nutrizione, controllo del peso, riduzione dello stress e interruzione dell’abitudine al fumo. La Promozione della salute attraverso il controllo dei determinanti di salute, che è anche la più aderente alle indicazioni della Carta di Ottawa, si focalizza invece sul diretto coinvolgimento dei lavoratori e delle parti sociali per definire priorità e obiettivi delle azioni che dovrebbero essere implementate sul piano organizzativo e sulle condizioni sociali per ridurre l’impatto psicosociale del lavoro. Questa strategia mira ad integrare aspetti di cambiamento organizzativo, partecipazione sociale e tradizionali programmi di promozione della salute. Tra i metodi legati a questa strategia vi sono il lavoro basato su un ampio consenso sociale e organizzativo, identificazione dei problemi di salute che sono una priorità per i lavoratori piuttosto che decisi su base puramente epidemiologica, coinvolgimento diretto di tutte le componenti della azienda nel valutare gli effetti e l’appropriatezza dei programmi implementati. La promozione della salute negli ambienti di lavoro è pertanto un’azione posta in capo anche ai vari soggetti del mondo produttivo, datori di lavoro, lavoratori e loro rappresentanze 24 sociali. Si tratta quindi di soggetti che intervengono nel processo di miglioramento generale delle condizioni di sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro. La politica di promozione della salute si articola operativamente nei Dipartimenti di Prevenzione e nell’integrazione tra Servizi come metodologia di lavoro orientata alla promozione della salute del cittadino intesa come benessere fisico e psicologico. Il modello definito è rappresentabile come “Agenzia Leggera”, ove al governo centrale della Direzione della Prevenzione corrispondono i Servizi delle Az. ULSS come strumenti operativi orientati al raggiungimento degli obiettivi di prevenzione definiti dalla programmazione regionale. La definizione di Aree Vaste sovra ULSS, a dimensione provinciale, permetterà di meglio governare la rete degli SPISAL da parte della Direzione per la Prevenzione attraverso referenti di Area Vasta, rappresentativi delle varie Az. ULSS. Anche le parti sociali e le Istituzioni Pubbliche, di norma organizzate su bacini provinciali, potranno più facilmente interloquire, avendo un unico referente provinciale, garantendo quindi maggiore omogeneità ed uniformità degli interventi. L’esperienza di apprendimento organizzativo attuato con la pianificazione regionale 1999 –04 ha permesso di giungere alla condivisione di obiettivi e pratiche di lavoro condivise su base regionale, la pianificazione 2005 –07 prevede pertanto la capitalizzazione del knowhow sviluppato in linee di lavoro consolidate governate dalla Direzione per la Prevenzione secondo priorità obiettivi, indicatori e standard. Oltre ad azioni di vigilanza per il controllo e contrasto dei rischi occupazionali più gravi, si prevede anche lo sviluppo di azioni per la comunicazione, il knowledge management esterno, la condivisione delle decisioni ed il coinvolgimento con ruolo attivo di Parti Sociali, Enti ed Istituzioni. L’obiettivo è di promuovere e facilitare la formazione di RETI attive ed indipendenti nel campo della prevenzione negli ambienti di lavoro: rete delle associazioni imprenditoriali, sindacati, rete degli RSPP, RLS, MC, rete delle scuole, delle strutture sanitarie e delle Aziende sane. Tra i soggetti pubblici con i quali sviluppare sinergie, si evidenziano in particolare le Direzioni Regionale per la Formazione e del Lavoro, l’Università oltre che altri enti pubblici quali ISPESL, INAIL, ARPAV, VVF, Servizio di Ispezione sul Lavoro. Il governo della promozione della salute attraverso il network regionale richiede lo sviluppo di un’azione di Knowledge Management (gestione delle conoscenze) interno per la condivisione delle informazioni e del sapere a livello di tutto il personale dei Servizi. Strumenti per il Knowledge Management sono: CRREO, COREO, le piattaforme Safetynet e Prevenzionecantieri, il sito istituzionale della Regione, i piani di lavoro ed i progetti specifici. PRINCIPALI INDICATORI FASI/AZIONI 1. Pianificazione e coordinamento delle attività SPISAL, secondo L.E.A. 1)Individuazione, accertamento e controllo dei fattori di nocività, pericolosità e deterioramento negli ambienti di lavoro anche attraverso la formulazione di mappe di rischio. 2)Determinazione qualitativa e quantitativa e controllo dei fattori di rischio di tipo chimico, fisico, biologico ed organizzativo presenti negli ambienti di lavoro. INDICATORI definizione di piani annuali di attività monitoraggi o annuale delle attività e delle risorse impiegate 25 STANDARD ATTESO interventi completi di prevenzione/anno in aziende industriali, artigianali, edili, agricole, terziario pari alla media degli ultimi tre anni pesata per SPISAL secondo il numero di operatori equivalenti addetti alla vigilanza 2500 cantieri controllati/anno(id.) inchieste infortuni semplici e complesse/anno pari alla media degli ultimi tre anni pesata per SPISAL secondo il numero di operatori equivalenti addetti alla vigilanza indagini malattie professionali nel 100% dei casi refertati 100% NIP pervenuti effettuazione di tutti gli interventi di prevenzione secondo procedura piano vigilanza per metalmecc., agricoltura, legno, trasporti, chimica, 3)Controllo della sicurezza e delle caratteristiche ergonomiche e di igiene di ambienti, macchine, impianti e prestazioni di lavoro. 4)Indicazione delle misure idonee all' eliminazione dei fattori di rischio ed al risanamento degli ambienti di lavoro. 5)Attuazione dei compiti di vigilanza relativi alle aziende con rischi di incidenti rilevanti 6)Indagini per infortuni e malattie professionali. 7)Controllo sull' utilizzo delle radiazioni ionizzanti in ambiente di lavoro finalizzato alla tutela della salute dei lavoratori. 8)Verifica della compatibilità dei progetti di insediamento industriale e di attività lavorative e in genere con le esigenze di tutela della salute dei lavoratori. 2. Implementazione del sistema di gestione SPISAL edilizia garantire la sorveglianza sanitaria attiva e passiva dei lavoratori ex esposti a cancerogeni secondo le procedure regionali, garantendo gli adempimenti medico legali per malattia professionale e tumore (negli SPISAL individuati) almeno un intervento di natura ergonomica per Spisal nel triennio (supporto CRREO) Banca regionale delle buone pratiche ergonomiche (CRREO) almeno 1 intervento di assistenza per ogni intervento di prevenzione completo un intervento di promozione della salute in almeno 1 azienda/SPISAL nel primo anno del piano, 2 aziende nel secondo e 4 aziende nel terzo mappatura dei processi realizzazion e del sistema informatico attivazione del sistema regionale informatizzato per la registrazione dell’attività nel 100% degli spisal entro i l terzo anno definizione dei processi spisal nel 100% delle prestazioni LEA (aree: vigilanza, assistenza, sorveglianza sanitaria, promozione della salute) rilevazione in tutti gli SPISAL delle malattie professionali secondo software dedicato (COREO) report annuale sugli infortuni regionali e per ULSS (COREO) report annuale sui casi di mesotelioma regionali e per ULSS (COREO) definizione del registro regionale degli ex esposti a cancerogeni e sorveglianza sanitaria passiva con SERV 3. Promozione di Sistemi di Gestione della Sicurezza nelle aziende attivazione iniziative di promozione promozione SGS nel 80% degli interventi di prevenzione completi in aziende con più di 50 addetti 4. Networking istituzionale Enti/Istituzio ni/altri soggetti coinvolti attivazione azioni sinergiche a livello Nazionale, Regionale e Provinciale con Istituzioni ed Enti di riferimento attivazione comitato regionale ex. art. 27/626 attivazione di almeno 2 progetti di cooperazione internazionale 26 PRINCIPALI FASI/AZIONI DI SVILUPPO DEL PIANO FASI/AZIONI DATA 8. Dettagli piano 9. Delibera di recepimento 10. Avvio azioni 11. Monitoraggio 12. Monitoraggio 13. Valutazione Maggio 2005 Giugno2005 Luglio 2005 Dicembre 2005 Dicembre 2006 Dicembre 2007 RISORSE (Servizi o Uffici coinvolti, personale, materiali) e COSTI Strutture coinvolte • • Servizio Regionale per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro; SPISAL del Veneto, COREO, CRREO; La tabella mostra la distribuzione del personale degli SPISAL nel 2001, in funzione della qualifica e del ruolo. TABELLA. Organico regionale degli SPISAL Dirigenti medici 75 Dirigenti tecnici 20 Tecnici della prevenzione 133 ASV 55 Amministrativi 30 Altre figure 6 Totale personale SPISAL 319 Materiali/formazione • materiali inventariabili; • materiali educativi/comunicativi; • formazione interna/esterna; • partecipazione convegni/congressi; • consulenze/collaborazioni professionali: uno psicologo del lavoro, un ingegnere gestionale, un educatore professionale, uno/due esperti in formazione e comunicazione, un web editor, un amministrativo, ecc. Costi Totale 350.000,00 per anno per tre anni (2005-2006-2007). 27 DIREZIONE REGIONALE PER LA PREVENZIONE Dirigente responsabile: Dott.ssa Giancarla Niero PIANIFICAZIONE TRIENNALE 2005-2007 PIANO TRIENNALE PER LA SICUREZZA ALIMENTARE DIRETTORE SCIENTIFICO DEL PIANO Dr. Piero Vio Dirigente del Servizio di Igiene degli alimenti e della Nutrizione, Direzione Regionale per la Prevenzione Dorsoduro, 3493 - Venezia tel. 041.2791325 e-mail [email protected] fax 041.2791330-1 PRESENTAZIONE SINTETICA DELL’ATTIVITA’ SVOLTA PERIODO 2002-2004 Con Deliberazione del 09.08.2002, n.2224, avente per oggetto ”Piano Triennale per la Sicurezza Alimentare”, la Giunta Regionale ha affidato alla Direzione Regionale per la Prevenzione, Servizio Igiene degli alimenti e della nutrizione, “…la conduzione delle azioni necessarie…” finalizzate, sulla base di un approccio organico e analitico, a fornire una risposta adeguata e una corretta informazione al consumatore, contribuendo alla effettiva razionalizzazione degli interventi da parte delle competenti autorità sanitarie e migliorandone, quindi, l’efficacia. L’analisi del contesto scientifico, tecnologico e produttivo e l’approfondimento dell’allora emanando Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio (Regolamento CE n.178/2002) che ha istituito l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ha ispirato il nostro approccio al problema “sicurezza alimentare”, in coerenza ai seguenti principi di riferimento: • il primo soggetto tenuto a dare garanzie igienico sanitarie sull’alimento esitato al consumo è il produttore attraverso l’autocontrollo; • il solo controllo sul prodotto finito ha un costo unitario molto elevato per la Sanità Pubblica ed un significato sanitario molto limitato; • la sicurezza alimentare va perseguita attraverso il controllo dell’intero processo produttivo (controllo di filiera); • la sicurezza alimentare va garantita utilizzando la metodologia dell’analisi del rischio (RA), attraverso un percorso di Valutazione (Risk assessment), Gestione (Risk management) e Comunicazione del rischio (Risk communication); • la fase di gestione del rischio non può prescindere dalla messa a punto di strumenti atti a garantire la partecipazione delle parti interessate, attraverso meccanismi di governance che coinvolgano tutti gli attori del processo, e primariamente i consumatori e i produttori, oltre che le strutture deputate alla tutela della salute pubblica; • una sinergia di intenti deve esser ottenuta fra tutte le entità e/o strutture sia pubbliche che private, afferenti alla sicurezza alimentare (programmazione regionale delle Politiche Sanitarie, delle Politiche Agricole, delle Politiche per l’Ambiente, osservatori epidemiologici regionali, strutture di controllo sanitario pubblico e privato, Università, nella loro componente igienistico-nutrizionale e medico-veterinaria, associazioni di produttori e di consumatori). 28 Ogni attività è stata portata avanti per progetti, ricomprendendo pure quelle già avviate precedentemente al Piano, attraverso un percorso tecnico-professionale che ha attuato l’analisi del rischio e la verifica dell’appropriatezza e dell’efficacia dell’attività istituzionale. Si è operato in un’ottica di miglioramento del rapporto costo beneficio e di ridefinizione delle priorità sanitarie alla luce del Piano Sanitario Nazionale e del citato regolamento comunitario. A livello di Comunità Europea, infatti, la sicurezza microbiologica degli alimenti viene sempre più collegata alla valutazione di un “livello accettabile” di rischio per gli individui di contrarre malattie di origine alimentare: per questo il nostro impegno è stato rivolto alla conoscenza dell’effettivo livello di rischio dell’alimento esitabile al consumo. Sulla base di detta “conoscenza”, si è proceduto alla individuazione di strumenti di prevenzione orientati verso specifici obiettivi di sanità pubblica, basati sull' analisi e gestione del rischio, piuttosto che su limitati elementi “istituzionali” prescrittivi di salubrità. In questo logica, pertanto, sono state sviluppate azioni tese a intercettare i problemi nel prodotto alimentare prima che si manifestino sulla tavola del consumatore, anche attraverso il coinvolgimento e coordinamento di tutte le strutture afferenti la filiera produttiva degli alimenti. Il piano, quindi, nel considerare principalmente questi gruppi di rischio: • rischio biologico, • rischio chimico; • rischio nutrizionale. Ha individuato nove macroambiti di intervento identificati in altrettanti gruppi di lavoro, in cui è stata riorganizzata la attività già avviata o sono state sviluppate azioni “trasversali”, progettate in collaborazione con altri piani regionali; sono stati inoltre attivati specifici programmi integrativi di monitoraggio, i più significativi indirizzati alla ricerca di: - Aflatossine nel latte, attraverso un piano straordinario conoscitivo negli stabilimenti di produzione e lavorazione del latte alimentare (D.D.R.n.460/2003); - Diossine e PCB negli alimenti prodotti nel Veneto, definendo un monitoraggio dei livelli di contaminazione ai fini della valutazione del rischio dovuto al consumo di alimenti di origine animale; - Encefaliti Spongiformi Trasmissibili - BSE e Scrapie: è stato predisposto un sistema di sorveglianza passiva sugli animali con sintomi e un sistema di sorveglianza attiva con test rapidi su tutti i bovini sopra i 24 mesi di età e su un numero variabile di ovicaprini sopra i 18 mesi (dal 2001 al 2003 sono stati eseguiti circa 40.000 test rapidi all’anno su bovini e circa 500 all’anno su ovicaprini); - patogeni alimentari nelle popolazioni animali del territorio regionale, dando applicazione alla più recente normativa comunitaria sul controllo delle zoonosi (Direttiva n.2003/99/CE e Regolamento n.2160/2003/CE). Sulla base dei risultati ottenuti e dello sviluppo di un concreto confronto/collegamento tra i vari operatori all’interno dei gruppi di lavoro, base questa per la costruzione di una solida rete non autoreferenziale di rapporti, è stato possibile sviluppare il processo di valutazione delle priorità di intervento; processo, questo, in piena fase di realizzazione. Si è proseguito nel progetto di informatizzazione generale della Regione, attualmente in fase di sperimentazione presso i competenti servizi territoriali di alcune Az.ULSS, per permettere la gestione dell’ anagrafe, delle attività di vigilanza ed ispezione istituzionale, della tariffazione delle prestazioni svolte dai servizi territoriali; (D.G.R. n.3044/2001). Il primo “bilancio delle attività” che è possibile effettuare dopo questi quasi tre anni in relazione ai principali obiettivi del Piano è il seguente: 29 Analisi del rischio E’ stata messa a punto la metodologia dell’analisi del rischio secondo le indicazioni del Regolamento CE n.178/2002, che richiama la necessità di affiancare, in tutte le attività volte a valutare il rischio alimentare, la componente tecnica di definizione e quantificazione di specifici rischi a processi mirati a garantire la trasparenza, l’accesso alle informazioni e la corretta comunicazione del rischio verso tutte le parti interessate. Tale approccio è stato applicato ad uno specifico settore (Progetto ARSIS: analisi del rischio di salmonellosi da insaccati di origine suina), al fine di valutare la fattibilità di un processo di questo tipo e di individuare le principali lacune che necessitano di essere colmate per poter creare uno strumento (in termini di risorse umane, strumentali e di conoscenza) utilizzabile nei diversi settori in cui debba essere effettuata l’analisi del rischio. Armonizzazione interventi controllo ufficiale laboratori privati E’ stato predisposto il testo dell’Accordo Stato-Regioni relativo ai requisiti minimi e criteri per il riconoscimento dei laboratori di analisi non annessi alle industrie alimentari ai fini dell’autocontrollo ed è in fase di elaborazione il protocollo per l’effettuazione dei circuiti di calibrazione interlaboratorio e per le verifiche dei laboratori. Armonizzazione interventi controllo ufficiale alimenti Notevoli risorse sono state impegnate in questo settore poiché uno dei principali Obiettivi Generali del Piano 2002-2004 era la riorganizzazione delle attività istituzionali di monitoraggio sulla base anche della conoscenza dei dati dell’autocontrollo. L’attività di monitoraggio ha portato alla definizione della prevalenza di infezione relativamente ai principali patogeni alimentari nelle popolazioni animali del territorio regionale, e quindi alla individuazione, attraverso il confronto con i dati generati dall’attività routinaria di controllo degli alimenti di origine animale e con i risultati della sorveglianza di laboratorio delle malattie a trasmissione alimentare nell’uomo, di situazioni che, per caratteristiche di particolare rischio o di carenza di informazioni, necessitano di ulteriore approfondimento. Tali valutazioni hanno rappresentato la base su cui è stato predisposto il primo Piano regionale Campionamento Alimenti 2004 (DDR 06.04.2004, n.109) che è in corso di valutazione e adeguamento al fine di predisporre, già dal prossimo anno, dei Piani regionali Campionamento Alimenti, con cadenza annuale, elaborati sulla base delle capacità analitiche dei laboratori Ufficiali, della realtà produttiva e, soprattutto, della analisi del rischio, con l’obiettivo finale di ottimizzare le esigue risorse disponibili. Autocontrollo Sono attualmente in corso di sperimentazione, presso i servizi SIAN e Veterinari di tredici diverse Az.ULSS, i protocolli per la verifica, da parte del Servizio Sanitario, dell’autocontrollo predisposto dalle aziende (Stabilimenti lavorazione carni rosse, Stabilimenti lavorazione carni avicole, Ristorazione, Grande distribuzione organizzata, prodotti ittici e molluschi). Una volta conclusa la sperimentazione detti protocolli utilizzati da tutti i competenti servizi delle Az.ULSS del Veneto e, opportunamente modificati/integrati, verranno sviluppati anche per le altre tipologie produttive e, infine, verranno integrati nei protocolli, anch’essi in via di predisposizione, per la vigilanza istituzionale negli impianti di produzione, lavorazione, deposito, distribuzione e somministrazione degli alimenti. Formazione E’ stato elaborato il Piano di Formazione per il personale, dirigente e non dirigente, dei SIAN, dei Servizi Veterinari (afferenti sia al Piano Sicurezza Alimentare che al Piano Sanità Animale e Sorveglianza Epidemiologica) e, stante la ristrettezza dei tempi per l’accreditamento ECM, sono stati avviati i primi tre corsi (che si realizzeranno entro il 2004) di interesse comune ai SIAN e Servizi Veterinari. 30 Sistema di sorveglianza delle malattie trasmissibili e delle tossinfezioni alimentari; elaborate procedure per la gestioni delle tossinfezioni alimentari E’ in corso di sperimentazione, presso i Medici di Medicina Generale, i Pediatri di libera scelta, i SIAN, i Servizi Veterinari, i SISP e i Pronto Soccorso di sette Az.ULSS del Veneto, i protocolli di Segnalazione di sospetto di tossinfezione alimentare, di Indagine per caso singolo e di Relazione per focolaio epidemico di malattia a trasmissione alimentare. Detta sperimentazione consentirà di tarare i protocolli al fine di associare la massima semplicità redazionale all’indispensabile approfondimento epidemiologico (parte medica e parte veterinaria). Si sono inoltre poste le basi per la riorganizzazione dell’attività regionale di sorveglianza di laboratorio delle malattie a trasmissione alimentare, e delle infezioni da salmonella in particolare, considerando che questo patogeno rappresenta in Veneto, come in tutto il territorio nazionale, il primo agente di tossinfezione alimentare. Tale riorganizzazione, tuttora in fase di sperimentazione, è stata basata sulla scelta di accentrare l’attività di tipizzazione degli isolati di Salmonella spp. di origine umana, alimentare ed animale in un unico laboratorio, in modo da migliorare la possibilità di rintraccio delle fonti di infezione e quindi l’evidenziazione dei punti critici su cui basare le attività di prevenzione. Comunicazione ed Analisi Rischio La metodologia dell’analisi del rischio è stata sperimentata nell’ambito del progetto ARSIS, che ha prodotto il risultato atteso da un punto di vista tecnico/scientifico, ma ha anche permesso di standardizzare, in un’ottica di gestione per progetti, la documentazione prodotta, i metodi di controllo delle attività (piano delle attività, stato avanzamento lavori, richieste di modifica, ecc), la comunicazione nell’ambito del team di progetto, la rendicontazione. E’ stato inoltre sperimentato l’utilizzo di Internet come mezzo per garantire la trasparenza e l’accesso alle informazioni. Sulla base di interviste effettuate su campioni statisticamente rappresentativi della popolazione veneta è stato elaborato il Piano regionale di Comunicazione per la sicurezza alimentare (giugno 2004). In esso vengono individuati i destinatari della comunicazione, gli argomenti di pubblico interesse, i tempi e le modalità di comunicazione. Controllo Acque E’ stato predisposto il documento di lavoro contenente il censimento degli approvvigionamenti idrici (tipologia e qualità) per gli anni 2002 e 2003; sono state predisposte le Linee Guida regionali su controllo acqua in recepimento del D.Lgs.n.31/01, al cui interno sono state inoltre sviluppate le procedure relative a: giudizio idoneità acqua in relazione alle varie tipologie di attingimento, gestione delle risultanze analitiche, operazioni di campionamento, modalità di informazione alla popolazione, autocontrollo degli Enti gestori di acquedotti e delle imprese alimentari; è stata rielaborata la proposta di decreto relativo alle apparecchiature per il trattamento delle acque ad uso domestico ed in esercizi pubblici. Nutrizione Sulla base della sperimentazione effettuata sul territorio regionale e in accordo con la successiva L.R.n.6/2002, sono state riorganizzate le Linee Guida in materia di ristorazione scolastica (D.G.R. n.3883/2001 e D.D.R. n. 517/2003), strumento necessario per la armonizzazione degli appalti di fornitura delle mense scolastiche e di indirizzo per gli aspetti dietetico nutrizionali dei menù, nonchè di promozione di profili alimentari salutari. E’ in corso l’elaborazione delle Linee guida per la ristorazione nelle case di riposo Sono in esecuzione le attività di comunicazione previste dalla L.R. 6/2002 (D.G.R.n.2202/2002) sui possibili rischi derivanti dall’introduzione nell’alimentazione di alimenti contenenti OGM (o prodotti derivati) e di alimenti contenenti Sostanze indesiderate. Fra gli interventi di prevenzione nutrizionale sono stati avviati di concerto con la Direzione 31 Politiche Agroalimentari e per le Imprese programmi integrati di educazione alimentare nelle scuole Nell’ambito degli interventi di sorveglianza nutrizionale è’ stata realizzata una rilevazione dello Stato nutrizionale della popolazione infantile (D.G.R.n.3723/2002). Tale studio, effettuato con metodo statistico su un campione significativo di popolazione in età scolare (8 e 10 anni), condotto attraverso la rilevazione dell’IMC (indice di massa corporea: peso/altezza) consentirà, con adeguata scadenza pluriennale, di rilevare in modo sistematico dati antropometrici per valutare la prevalenza di sovrappeso ed obesità nel tempo ed individuare, così come previsto dal Piano Sanitario Nazionale, adeguati strumenti di programmazione per la prevenzione di alcune malattie croniche (NCD) correlate a fattori di rischio dietetico nutrizionali e supportare lo sviluppo di una rete di sorveglianza nutrizionale. E’ già stato programmato per gennaio 2005 un percorso formativo destinato al personale dei SIAN sulla promozione del counselling nutrizionale e dell’attività fisica come strumento di educazione e promozione alla salute da implementare nei SIAN. Molluschicoltura e prodotti dell’acquicoltura Poiché nel Veneto viene prodotto circa l’80% della molluschicoltura nazionale ed il 35% dell’acquacoltura e in accordo con il citato Regolamento comunitario n.178/2002, si è reso indispensabile procedere alla verifica e ridefinizione della documentazione sanitaria (D.G.R. n.4034/2003) e alla regolamentazione dell’utilizzo dei pontili-capanni e pontoni nella molluschicoltura (D.G.R.n.2831/2001) per poter rafforzare il concetto della rintracciabilità dei prodotti esitati al consumo umano, evitando la potenziale immissione in commercio di prodotto proveniente da zone inidonee. Inoltre, in linea con le prescrizioni comunitarie di settore, si sta concludendo il monitoraggio sui livelli di contaminazione di diossina e PCB sulle vongole veraci e sedimento della Laguna di Venezia (D.G.R. n. 2012/2001) e sullo stato di sanità dei molluschi del Veneto (D.G.R. n.4058/2000), tale mappatura consentirà di poter definire, entro il 2004, il nuovo provvedimento regionale di classificazione delle aree di produzione e stabulazione dei molluschi permettendo, al contempo, l’organizzazione del monitoraggio, in continuo, della sanità delle produzioni. PIANIFICAZIONE 2005-2007 OBIETTIVI GENERALI L’obiettivo generale è costituito dal proseguimento del percorso tecnico culturale già intrapreso, finalizzato a rimodulare le attività secondo principi di priorità ed efficacia, assicurando l’efficienza dell’attività codificata da norme cogenti e adeguate risposte sanitarie ai reali bisogni della collettività, basate sulla Analisi del Rischio (Risk Analysis). L’attuazione del Piano triennale per la Sicurezza Alimentare prevede, quindi, un triennio di consolidamento ed ulteriore sviluppo delle attività intraprese con taratura dei sistemi di sorveglianza e monitoraggio predisposti sulla base dei relativi risultati ottenuti e messa a regime delle azioni di prevenzione, secondo le priorità individuate, in tutte le Aziende ULSS del Veneto. OBIETTIVI SPECIFICI Sulla base delle attività svolte e dei risultati ottenuti nel corso del Piano 2005-2007, si ritiene necessario mantenere operativi i gruppi di lavoro già attivati ricalibrandone, tuttavia, 32 gli obiettivi alla luce delle indicazioni ottenute dalla sperimentazione effettuata e dai dati analitici ottenuti. In particolare, si reputa opportuno sviluppare ulteriormente le linee di lavoro già avviate, mentre, si valuta indispensabile attivarne alcune poiché rilevanti per le ricadute operative. Si conferma, inoltre, l’opportunità di elaborare il nuovo Piano triennale di concerto con gli Assessorati regionali per le Politiche Agricole e per le Politiche Ambientali, secondo la articolazione di seguito specificata. 1) Linee di lavoro da lavoro da completare Le attività già previste nel Precedente Piano triennale vanno al completamento secondo modalità prestabilite e non richiedono ulteriore sviluppo progettuale. In particolare il percorso teso ad armonizzare la metodologia di ispezione e controllo nelle strutture di pertinenza, ha già prodotto alcune linee guida generali; queste dovranno trovare debita sperimentazione sul campo e una loro successiva operatività su tutto il territorio della nostra regione. L’attività di campionamento ed analisi degli alimenti verrà pianificata tenendo conto della necessità di avere a disposizione dati utilizzabili nell’ambito dell’analisi del rischio, nonché delle situazioni di rischio o di carenza di informazioni evidenziate in seguito all’elaborazione periodica dei risultati delle indagini di laboratorio. Questo approccio permetterà di gestire l’attività routinaria di sorveglianza secondo criteri di efficienza, coerenza scientifica ed economicità. 2) Linee di lavoro da proseguire Anche per il prossimo triennio si ha intenzione di proseguire nell’attività di gruppo, in funzione di precisi e omogenee aree di intervento. La armonizzazione dell’operatività nel territorio sarà perseguita per tutti gli ambiti di competenza, attraverso la formulazione di linee guida per le singole attività. Si proseguirà nell’attività di monitoraggio dei patogeni alimentari nelle popolazioni animali, con l’obiettivo di valutare l’efficacia dell’applicazione di specifiche misure di controllo. Essendo infatti stata stimata la prevalenza attraverso l’attività svolta negli anni precedenti, è ora necessario, ai sensi del Regolamento 2160/2003, mettere in atto specifiche misure di controllo, e misurarne in modo preciso l’impatto, in modo da poter garantire il raggiungimento degli obiettivi comunitari di riduzione della prevalenza. Tale attività verrà svolta in primis nei riproduttori Gallus gallus e nelle galline ovaiole, essendo le prime due categorie per le quali verranno fissati gli obiettivi. Si valuteranno inoltre le possibilità operative nel settore della suinicoltura; la metodologia dell’analisi del rischio verrà applicata ai diversi settori in cui tale approccio si renda necessario, perfezionando e rendendo pienamente operativa una struttura di riferimento in quest’ambito, che funga da supporto sia per quanto riguarda la parte tecnico/scientifica (messa a punto dei piani di campionamento, elaborazione dei dati analitici, applicazione dei modelli matematici) che per le attività di gestione (processi di partecipazione, garanzia della trasparenza) e comunicazione (studi sulla percezione del rischio, messa a punto di campagne informative) del rischio alimentare; verrà sviluppata l’armonizzazione degli interventi di controllo ufficiale: o sui laboratori privati mediante: la definizione del provvedimento regionale di recepimento Accordo Stato-Regioni, la realizzazione dei circuiti di calibrazione interlaboratorio e l’avvio della attività di verifica dei laboratori privati; o sugli alimenti e sull’acqua mediante: l’adeguamento/integrazione del Piano regionale Campionamento Alimenti (in fase di test), verifica delle capacità strutturali di analisi dei laboratori ufficiali; 33 o sulla verifica dell’autocontrollo mediante: l’approvazione delle procedure regionali di verifica dell’autocontrollo (in fase di test) e la definizione, sperimentazione e approvazione delle procedure, per filiera, di vigilanza e controllo ufficiale nelle imprese alimentari; o sulla sanità dei prodotti della molluschicoltura e della pesca destinati/esitati al consumo umano, verifica dei sistemi ufficiali di controllo sulla rintracciabilità; la strategia di comunicazione e formazione degli operatori sanitari, del consumatore e degli operatori economici sarà perseguita attraverso corsi e documenti specifici; verrà consolidato il sistema di sorveglianza delle malattie trasmissibili e delle tossinfezioni alimentari con l’obiettivo derivato di mantenere in rete e, quindi, in rapporto le varie strutture sanitarie (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, SIAN, Servizi Veterinari, SISP e Pronto Soccorso). Verrà inoltre data struttura definitiva all’attività di sorveglianza di laboratorio; verranno consolidate le attività sulla matrice acqua, in particolare: attuazione alle Linee Guida regionali su controllo acqua; monitoraggio acque per uso irriguo; promozione informazione su uso corretto della risorsa acqua; armonizzazione procedure e interventi sulla gestione dei contaminanti idrici; implementazione sistema di sorveglianza sanitaria su malattie di origine idrica; verrà consolidata l’attività di formazione e informazione di cui alla L.R.n.6/2002; verifica delle linee guida per la ristorazione nelle Case di Riposo; definizione, sperimentazione e approvazione delle linee guida per la ristorazione ospedaliera; valutazione dei risultati dello studio multicentrico effettuato sulla popolazione scolastica e definizione sia della frequenza pluriennale di rilevazione che di altri strumenti ed indicatori di sorveglianza nutrizionale, per indagare profili alimentari (consumi ed abitudini alimentari); formazione sulle tecniche di counselling nutrizionale; lo sviluppo delle conoscenze epidemiologiche e della valutazione dell’impatto dei diversi problemi evidenziati sulla salute, necessita l’aggiornamento del sistema informativo ed un suo collegamento alle diverse fonti dei dati utilizzate dai diversi Servizi dei Dipartimenti di Prevenzione al fine di consentire la gestione di: anagrafica, attività di vigilanza ed ispezione istituzionale e tariffazione delle prestazioni svolte dai servizi territoriali nelle strutture che producono, trasformano, distribuiscono e somministrano alimenti; D.G.R.n.3044/2001); l’attività svolta ha permesso di evidenziare la scarsa efficacia del Piano Nazionale Residui, nella matrice alimentare, come unico elemento di presenza di trattamenti illeciti. Detti campionamenti verranno proseguiti in un contesto più ampio, capace di interpretare anche gli indicatori indiretti. 3) Linee di lavoro innovative da inserire nella pianificazione 2005-2007 messa a punto di strumenti avanzati per l’analisi del rischio, e loro applicazione su specifiche filiere; adeguamento delle attività di monitoraggio ufficiale sugli alimenti, sulla base dell’analisi del rischio; controllo Acque: sorveglianza sanitaria da esposizione al consumo di acqua, procedure condivise su contaminanti idrici e gestione del rischio; nutrizione: definizione della frequenza di rilevazione di dati antropometrici (IMC) in bambini in età scolare; definizione di strumenti tecnici ed indicatori per indagini sui consumi ed abitudini alimentari per l’implementazione di una rete di sorveglianza nutrizionale; nutrizione: definizione della frequenza della verifica dello stato staturo/ponderale dei bambini in età scolastica; prevenzione delle patologie alimentazione correlate; sulla base dell’utilizzo delle linee guida regionali per la valutazioni di caratteri morfologici e funzionali, definite all’interno del Sanità Animale e Igiene degli 34 allevamenti e delle produzioni zootecniche, individuazione, a livello di macello, di indici di possibili trattamenti illeciti; molluschicoltura e prodotti della pesca: approfondimento del rapporto ambiente/alimento (in particolare, ad esempio, possibili ricadute sanitarie derivanti dall’utilizzo del “M.O.S.E.” nella laguna di Venezia). 4) Linee di azione a sviluppo interpiano I Servizi afferenti ai Dipartimenti di Prevenzione del Veneto, nell’ambito della pianificazione 2002-2004, hanno colto l’importanza di orientare la propria operatività su temi innovativi ad alto impatto sulla salute pubblica. Tali temi possono essere meglio affrontati in una logica dipartimentale tra i singoli servizi, coordinando le attività e le professionalità. Nello specifico i seguenti temi saranno affrontati in modo coordinato tra i piani indicati tra parentesi: 1. prevenzione diffusione patogeni emergenti come Coli verocitotossici e prevenzione dei trattamenti anabolizzanti e ad effetto anabolizzante (Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 2. sorveglianza BSE (Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 3. monitoraggio principali patogeni alimentari come la Salmonella, Listeria, Compylobacter (Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 4. sorveglianza malattie umane di origine alimentare e idrica (Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche - SISP); 5. prevenzione patologie correlate al fumo (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare); 6. prevenzione patologie alcol correlate (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare); 7. emergenze terroristiche (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 8. integrazioni con il progetto FitoSanitari e Ambiente (FAS) (SISP - SIAN – SPISAL – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 9. valutazione progettualità edilizia complessa (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 10. vigilanza per ambiti (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 11. sviluppo di un sistema informativo/informatico integrato (SISP, SPISAL, Sicurezza Alimentare, Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche). L’operatività legata alle azioni a sviluppo interpiano sopra definite è garantita a livello delle singole Aziende Sanitarie dal Direttore del Dipartimento di Prevenzione che, a tal fine, attiverà i servizi del Dipartimento di volta in volta coinvolti. STRATEGIE E METODI Come in parte anticipato in premessa, i principi ispiratori e le strategie operative a sostegno della metodologia utilizzata sono rispettivamente: il miglioramento continuo della Qualità, ovvero la continua ricerca delle pratiche migliori, più efficaci e più efficienti; il controllo sull’intero processo produttivo e non più sul solo prodotto finito, in quanto limitato indicatore di salubrità; 35 il produttore come principale garante del proprio prodotto, attraverso l’utilizzo dell’autocontrollo; il coinvolgimento attivo del consumatore e la partecipazione delle parti interessate (associazioni di categoria); la responsabilizzazione e collaborazione di tutti gli operatori di diverso ruolo e profilo coinvolti nelle singole attività; la formazione continua del personale; la sicurezza alimentare analizzata attraverso un percorso di analisi del rischio (Regolamento CE n.178/2002): o valutazione del rischio o gestione del rischio o comunicazione del rischio; il lavoro per progetti; l’intersettorialità; il lavoro di gruppo secondo temi specifici; la valutazione dei processi e degli esiti, attraverso percorsi di audit, sia interni che esterni; lo sviluppo e la cura della comunicazione interna ed esterna; l’armonizzazione e utilizzo di strumenti comuni all’interno dei gruppi tematici e dei diversi piani regionali (scheda progetto, modalità valutazione, reportistica,...); il rafforzamento delle attività di coordinamento, attraverso adeguamento della dotazione organica e specificazione dei criteri di funzionamento e gestione. PRINCIPALI INDICATORI Rischio Microbiologico Progetto Indicatore Armonizzazione Prevalenza di controllo alimenti Salmonella spp. nei polli Standard atteso - definizione prevalenza e trend a fine 2004; - definizione obiettivi di riduzione (marzo 2005); - messa a punto di piani di controllo e raggiungimento degli obiettivi prefissati (piano triennale) Armonizzazione Utilizzo linee guida per - a fine 2005: > 30% dei laboratori censiti laboratori privati attività di controllo - a fine 2006: > 60% dei laboratori censiti - a fine 2007: > 90% dei laboratori censiti Controlli ufficiali Riduzione del numero - a fine 2005: diminuzione ≥ 5% del numero degli alimenti di campioni di campioni esaminati/anno per attività routinaria Controllo degli Utilizzo linee guida per - a fine 2005: > 90% degli stabilimenti di autocontrolli attività di autocontrollo macellazione - a fine 2006: > 90% dei laboratori di sezionamento - a fine 2007: > 60% delle attività soggette al SIAN Acque Utilizzo di procedure condivise per 5 - a fine 2007: 80% delle Az.ULSS patogeni 36 Rischio Chimico Progetto Indicatore Standard atteso Latte - M1 nel latte a fine 2004: definizione del livello di contaminazione definizione obiettivi di riduzione (marzo 2005); messa a punto di piani di controllo e raggiungimento degli obiettivi prefissati (piano triennale) a fine 2006 90% del n° controlli previsti dal Decreto 31/01 a fine 2006: realizzazione mappe cartografiche di isoconcentrazione a fine 2007: 80% delle Az. ULSS Acque Frequenza controlli - prevalenza Arsenico - Utilizzo di procedure condivise per 10 contaminanti - Rischio nutrizionale Progetto Indicatore Interventi predisposizione o nutrizionali verifica o controllo ristorazione tabelle dietetiche collettiva menù/anno - Fine 2005: 25% delle richieste per Fine 2006: 50% delle richieste per Fine 2007:75% delle richieste per - l’aggiornamento di operatori cucina ed addetti servizio mensa frequentanti; - % corsi di aggiornamento-formazione. Rilevazione dati antropometrici (IMC) per fasce d’età - Prevalenza sovrappeso ed obesità (% sulla popolazione). Indagine consumi ed abitudini alimentari - Realizzazione strumenti d’indagine. Interventi di informazione ed educazione alimentare - Interventi per aggiornamento del personale di strutture di ristorazione collettiva/anno Sorveglianza nutrizionale Prevenzione nutrizionale Standard atteso - Fine 2005: 25% delle Fine 2006: 50% delle Fine 2007:75% delle - strutture (refettori) scuole e asili nido e utenti interessati; - strutture (refettori) case di riposo e utenti interessati; - strutture (refettori) altro e utenti interessati. Fine 2005: 25% delle richieste di Fine 2006: 50% delle richieste di Fine 2007:75% delle richieste di - plessi scolastici, insegnanti, studenti coinvolti; - altri soggetti (riferito a target di popolazione) 37 PRINCIPALI FASI/AZIONI DI SVILUPPO DEL PIANO FASI/AZIONI 14. 15. 16. 17. 18. 19. DATA Dettagli Piano Delibera di recepimento avvio azioni monitoraggio monitoraggio valutazione Maggio 2005 Giugno2005 Dicembre 2005 Dicembre 2006 Dicembre 2007 Dicembre 2007 RISORSE (Servizi o Uffici coinvolti, personale, materiali) e COSTI Strutture coinvolte • Servizio Regionale Igiene Alimenti e Nutrizione della Direzione regionale per la Prevenzione; • Aziende ULSS; • ARPAV; • I.Z.S. delle Venezie; • Centro Regionale di Epidemiologia Veterinaria; • Servizio Epidemiologico Regionale; • Veneto Agricoltura; • Università degli Studi; Personale Personale delle strutture sopraspecificate e specifiche collaborazioni professionali. Costi 350.000,00 per anno per tre anni (2005 – 2006 – 2007). 38 DIREZIONE REGIONALE PER LA PREVENZIONE Dirigente responsabile: Dott.ssa Giancarla Niero PIANIFICAZIONE TRIENNALE 2005-2007 PIANO TRIENNALE DI SANITÀ ANIMALE ED IGIENE DEGLI ALLEVAMENTI E DELLE PRODUZIONI ZOOTECNICHE DELLE AZIENDE ULSS DEL VENETO 2005-2007 DIRETTORE SCIENTIFICO DEL PIANO Dr. Giorgio Zuanon Direttore Dipartimento di Prevenzione Az.ULSS 17 – Este (PD) P.zza XX Settembre 1, Conselve (PD) tel. 049.9598602 mail [email protected] fax 049.5352844 DIRIGENTE REGIONALE DI RIFERIMENTO Dr. Giovanni Vincenzi, Servizio Sanità Animale ed Igiene degli allevamenti e produzioni zootecniche, Direzione Regionale per la Prevenzione Dorsoduro, 3493 – 30123 Venezia Tel. 041.2791315 e-mail [email protected] fax 041.2791330 PRESENTAZIONE SINTETICA DELL’ATTIVITA’ SVOLTA PERIODO 2002-2004 Con atto deliberativo n. 3932 del 30 dic 2002 (ad oggetto “Piano triennale regionale di Sanità animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche per la sorveglianza epidemiologica”), la Giunta Regionale ha affidato alla Direzione Regionale per la Prevenzione il coordinamento strategico e al Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda ULSS 17 - Este (PD) la conduzione tecnico sanitaria delle azioni concernenti la definizione e l’avvio del Piano triennale 2003-2005 dei Servizi di Sanità animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche del Veneto. Il compito assegnato è quello di indurre i servizi Veterinari e a lavorare in sinergica fra loro, in particolare in sintonia con quanto programmato dal piano di sicurezza alimentare, e dagli altri piani triennali, rinnovando e migliorando le modalità di lavoro. Il contesto di riferimento Il Piano, varato in un contesto economico e produttivo in rapida evoluzione (globalizzazione del commercio mondiale anche nei consumi alimentari e negli scambi di animali, rischio di introduzione di malattie esotiche per cambiamenti climatici e per flussi migratori) e in uno scenario sociale e politico in continuo mutamento, rappresenta il primo tentativo per poter gestire in maniera organizzata le attività di prevenzione relative alla Sanità animale ed Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche su tutto il territorio regionale. L’approfondimento del contesto scientifico, tecnico, socioeconomico e produttivo, ha individuato la necessità di rafforzare l’efficacia delle azioni, adeguandole alle mutate esigenze, per dare più efficaci risposte di salute al consumatore. Recuperando anche i percorsi innovativi attivati in precedenza, si vuole convogliare le varie attività programmatorie in un unico piano. Secondo gli indirizzi del PSN, è stata attivata una cooperazione fra i diversi livelli di responsabilità, per: - trasformare gli obiettivi in progetti specifici ed attuarli; - investire nella qualificazione delle risorse umane; 39 - individuare soluzioni organizzative e gestionali innovative ed efficaci; - adeguare gli standard quantitativi e qualitativi; - garantire i Livelli Essenziali di Assistenza su tutto il territorio. Il percorso intrapreso in questo primo anno, ha già visto un miglioramento del contesto generale di sanità e di salubrità, in cui vengono allevati gli animali, facilitando un efficace percorso di sicurezza alimentare, contribuendo alla prevenzione delle zoonosi e al controllo del rischio di epidemie negli animali. Altri aspetti che la progettualità in corso sta perseguendo, sono: l' utilizzo più razionale ed equo delle risorse, l' omogeneità dei livelli di prestazione e la capacità di interpretare meglio la domanda e i bisogni sanitari. Sono stati fatti propri i principi ispiratori del piano “Sicurezza alimentare” e sono state cercate le indispensabili sinergie delle varie entità e/o strutture sia pubbliche che private, interessate alle problematiche veterinarie (Programmazione regionale delle Politiche Sanitarie, delle Politiche Agricole, delle Politiche per l’Ambiente, gli Osservatori epidemiologici regionali, le Strutture di controllo sanitario pubblico, le Università, nella loro componente igienisticonutrizionale e medico-veterinaria, le Strutture private e le Associazioni dei consumatori). Principi e metodi di lavoro L’attività è orientata ai principi di pianificazione per obiettivi e lavoro per progetti. I percorsi già avviati al di fuori del piano, sono stati ricondotti al loro interno. Si sta verificando l’appropriatezza e l’efficacia dell’attività istituzionale obbligatoria, al fine di ottimizzare il rapporto costo beneficio e ridefinire le priorità sanitarie, anche alla luce del Piano Sanitario Nazionale e della normativa comunitaria. Azioni In questo logica sono state individuate una serie di azioni capaci di minimizzare l’insorgenza di problemi legati al consumo di prodotti alimentari di origine animale, agendo su tutti i livelli della filiera produttiva. È stato ripreso il percorso di individuazione delle prestazioni, in corso di revisione e riclassificazione alla luce dei LEA e del Tariffario Regionale. Il piano ha identificato tre macroaree di intervento: - sottopiano 1: sistema informativo veterinario; - sottopiano 2: rete di sorveglianza epidemiologica; - sottopiano 3: monitoraggio e gestione del rischio, con 9 schede tecniche specifiche, riguardanti i principali ambiti di attività dei Servizi Sanità animale ed igiene delle produzioni zootecniche e 2 percorsi trasversali, concernenti l’attività informativo, gestionale dei servizi. All’interno sono stati individuati i rispettivi referenti tecnico-scientifici, i componenti dei relativi gruppi di lavoro e le categorie di programmazione a cui afferiscono le attività professionali specifiche (Decreto n. 0094 del 26 marzo 2004). Sono stati attivati specifici programmi integrativi di monitoraggio. Fra questi, i più significativi sono quelli relativi al controllo: - dei trattamenti illeciti con promotori di crescita, attraverso l’utilizzo di indicatori indiretti; - delle Aflatossine nel latte; - delle salmonellosi del suino in allevamento e al macello; - della brucellosi attraverso un piano di monitoraggio degli eventi abortigeni; - della tubercolosi con la ricerca di nuovi indicatori di rischio; - del benessere degli animali con l’elaborazione di protocolli di verifica; - del randagismo attraverso l’elaborazione di procedure standardizzate e condivise a servizio degli enti interessati; - delle Encefaliti Spongiformi Trasmissibili: BSE e Scrapie; 40 - della West Nile Disease; - della Blue Tongue; - dell’influenza aviaria. Risultati Lo sviluppo del collegamento e il confronto tra i vari operatori all’interno dei gruppi di lavoro sta attivando una rete di rapporti che favorisce la crescita di tutto il “Sistema Veterinario”. Sulla base delle prime indicazioni emerse, si potrà procedere alla definizione delle priorità di intervento. Anche se il piano è partito solamente lo scorso anno, si può già effettuare un primo bilancio delle attività in relazione ai principali obiettivi del Piano e sulla base del lavoro dei gruppi attivati. Si stanno migliorando le strategie per l’eradicazione delle malattie tradizionali e per la prevenzione delle malattie infettive emergenti. Si vanno consolidando i percorsi volti ad assicurare la tracciabilità, la riduzione dell’impatto del farmaco veterinario, il benessere animale, le nuove tecnologie per lo smaltimento delle carcasse di animali morti. Di seguito vengono descritte in breve le attività realizzate su alcuni problemi prioritari di Sanità animale. Encefaliti Spongiformi Trasmissibili - BSE e Scrapie È stato predisposto a livello regionale un sistema di sorveglianza passiva sugli animali con sintomatologia nervosa,della specie bovina e ovi-caprina, basato sull’evidenziazione di tutti i sintomi nervosi, riconducibili a tale patologia. È stato potenziato il sistema di sorveglianza attiva con test rapidi su tutti i bovini sopra i 24 mesi di età e su un numero variabile di ovicaprini sopra i 18 mesi. Sono stati eseguiti oltre 70.000 test rapidi su bovini e ovicaprini, rilevando due focolai di BSE e due di scrapie. Influenza aviaria Nel periodo 2000-2003 il territorio regionale è stato interessato da tre differenti ceppi di influenza aviaria che hanno determinato tre distinti episodi di malattia. Le ripercussioni economiche nel settore avicolo sono state a devastanti, basti pensare che il primo episodio di influenza ad alta patogenicità (dicembre 1999 – aprile 2000) ha comportato un costo economico di oltre 53 milioni i Euro per il solo indennizzo degli animali abbattuti a seguito di focolaio di influenza aviaria nella Regione Veneto. Per fronteggiare l’emergenza nel corso degli anni sono state adottate rigorose misure di contenimento ed eradicazione della malattia. Sono stati inoltre predisposti, due programmi sperimentali di vaccinazione che hanno ottenuto una specifica approvazione dalla Commissione Europea. Successivamente con DGR n. 2884 del 3 ottobre 2003 è stato adottato il “Piano regionale per la rigenerazione e lo sviluppo della filiera avicola”, quale progetto finalizzato a ristrutturare il comparto produttivo, ad elevare la qualità delle produzioni avicole e a ridurre le possibilità di insorgenza di epidemie su larga scala. Il suddetto Piano prevede l’adozione di alcune misure che, se attuate in maniera coordinata, concorrono tutte al pieno ottenimento dei risultati attesi: - fermo programmato dell’allevamento del tacchino; - misura di prepensionamento; - misure di diversificazione della specie allevata; - adeguamento strutturale dell’attività di allevamento; - misure dotazionali e strutturali di carattere ambientale; - possibili norme specifiche in materia urbanistica; - tracciabilità di filiera e certificazione dei sistemi di qualità ; - iniziative formative per gli allevatori avicoli. 41 Profilassi della tubercolosi bovina, della brucellosi bovina e ovicaprina, della leucosi bovina enzootica e della rinotracheite bovina infettiva Sono stati adottate nuove strategie per il controllo della tubercolosi bovina, della brucellosi bovina e ovicaprina, della leucosi bovina enzootica, della rinotracheite bovina infettiva. Rimane l’obiettivo di ottenere, da parte della Commissione Europea, la qualifica di Regione ufficialmente indenne. A tale scopo è stato approvato il Piano Regionale triennale che attraverso l’introduzione di particolarità innovative garantirà il controllo dei punti critici e nello stesso tempo snellirà la procedura burocratica, in particolare nel caso di movimentazioni animali. Allo scopo sono stati attivati n°2 progetti che prevedono il monitoraggio degli eventi abortigeni in collaborazione con i veterinari L.P. e gli allevatori, nonché un piano di monitoraggio delle lesioni tubercolari nel suino al macello allo scopo di verificare la reale possibilità di questa specie di mantenere o trasmettere la malattia. Encefalomielite di tipo West Nile In seguito al piano di sorveglianza di questa malattia predisposto dal Ministro della Salute, sono state individuate le azioni per la gestione del problema, con l’emanazione di linee guida per disciplinare l' attuazione dei controlli. Sono cosi stati pianificati ed eseguiti esami entomologici (12 campionamenti con cadenza quindicinale), sierologici su polli (400 campioni) e su cavalli (160), che hanno portato alla conoscenza di alcuni aspetti epidemiologici essenziali per la gestione di questa zoonosi esotica. Blue Tongue Anche per questa malattia sono già stati effettuati approfondimenti epidemiologici. Sulla scorta delle informazioni del monitoraggio entomologico e sierologico, in sintonia con le indicazioni del gruppo di lavoro nazionale, sono state definite ed adottate particolari regole sulla movimentazione degli animali dalle aree dove la malattia è presente. Questa infezione rappresenta un problema emergente a livello nazionale e richiede ulteriori impegni nella futura progettualità, così come tutte le altre malattie esotiche veicolate da vettori. Miglioramento della produzione di carne bovina È stato predisposto un progetto teso a migliorare la produzione di carne bovina, che è stato recentemente adottato come provvedimento regionale (DGR n. 1708 del 18 giugno 2004). Sono state così attivate strategie innovative per l’effettuazione di un monitoraggio durante tutta la filiera di produzione ed individuati i percorsi atti alla soluzione del “problema anabolizzanti”. Il progetto è basato sull’individuazione di indicatori indiretti capaci di identificare gli effetti morfologici e funzionali di organi e apparati, modificati dall’uso illecito di anabolizzanti. Si tratta di un’azione fortemente innovativa, capace di trovare ampia condivisione nelle altre Regioni del Nord Italia, dove è concentrato l’allevamento del bovino da carne, nonché in ambito Ministeriale. La prima fase di monitoraggio è già stato avviato in quattro Regioni. Diossine e PCB negli alimenti prodotti nel Veneto È stato predisposto ed eseguito un monitoraggio per la verifica, dei livelli di contaminazione, al fine di valutare il rischio dovuto al consumo di alimenti di origine animale. Micotossine nel latte e suoi derivati A seguito del riscontro di un numero elevato di positività per aflatossine, sono stati definiti ed attivati interventi straordinari di vigilanza e di controllo, da parte del Servizio Veterinario territoriale. Sono state predisposte varie attività di informazione dei produttori, nelle aziende agricole, negli stabilimenti di produzione e di lavorazione del latte alimentare. L’attività, che ha permesso di governare l’emergenza, sta ora divenendo sistematica a seguito dell’attivazione di uno specifico progetto, in sintonia con il Piano di Sicurezza Alimentare. 42 OGM nelle coltivazioni di mais A seguito del riscontro dell’utilizzo di sementi contenenti OGM, è stato predisposto, in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato, il fermo cautelativo delle coltivazioni di mais interessate e il prelevamento di opportuni campioni. Successivamente il mais è stato stoccato in un deposito della provincia di Verona. Sono in corso contatti con la ditta interessata per la sua distruzione. Anche questa problematica viene affrontata con un nuovo progetto specifico, portato avanti in sintonia e collaborazione con il Piano di Sicurezza Alimentare. Tutto il materiale sequestrato è stato, previa accordi con le autorità competenti, inviato in Austria per la sua utilizzazione a scopi non alimentari. Sottoprodotti di origine animale (SOA) non destinati al consumo umano È stata affrontata in forma organica la gestione sanitaria del settore SOA non destinati al consumo umano. Questo in funzione soprattutto del monitoraggio e gestione del rischio di malattie infettive, del controllo dell’impatto ambientale derivante dalla gestione dei SOA e del miglioramento della sicurezza alimentare. È stato predisposto un progetto, per studiare tecnologie innovative per la produzione di compost da avicoli morti e pollina. che è stato recentemente adottato come provvedimento regionale (DGR n. 4079 del 30 dicembre). Anagrafe Bovina E’ stata realizzata la banca dati regionale (BDR) delle attività produttive, non solo degli allevamenti bovini, come previsto dalla norma nazionale, ma di tutte le altre tipologie della filiera. E’ stato realizzato un web-service che permette il collegamento in tempo reale con la banca dati nazionale (BDN). Sono state stipulate convenzioni con le Organizzazioni agricole, cui sono state distribuite le smart card per arrivare all’inserimento diretto dei dati nella BDR. Vigilanza e controlli sanitari sull’alimentazione degli animali È stato attivato un piano regionale di utilizzo del medicinale veterinario “zincobacitracina” per la terapia dell’enterocolite enzootica del coniglio. Sono state definite le modalità per un uso controllato del farmaco. Riconoscimento e registrazione di impianti per la produzione di alimenti zootecnici. Sono state adottate le procedure e le linee guida già messe a punto dal Servizio Regionale. Questo ha permesso il “riconoscimento “ di 823 impianti e la “registrazione” di 74 impianti. inseriti nel database regionale. Sia il riconoscimento che la registrazione degli stabilimenti che utilizzano additivi nell’alimentazione animale, sono provvedimenti autorizzativi di pertinenza della Regione. Benessere animale Sono state sviluppate linee guida per l’applicazione della normativa europea in particolare in materia di trasporto, allevamenti di vitelli, suini e galline ovaiole. Sono state predisposte le relative “Check list” di rilevazioni dei dati. Allo scopo di gestire il problema dell’emoglobina nel vitello con competenza, indirizzando la produzione al rispetto della norma specifica, è stato attivato un progetto in collaborazione con l’IZS, l’Università, la veterinaria pubblica e privata, nonché con la produzione, che individuerà sistemi condivisi di autocontrollo e procedure di verifica semplici ed efficaci. Ciò consentirà di governare il sistema, nel pieno rispetto della norma specifica, con un risparmio di risorse. Molluschicoltura e prodotti dell’acquicoltura Si è collaborato con il Piano di Sicurezza Alimentare all’armonizzazione della documentazione sanitaria che consente di tracciare detti prodotti destinati al consumo umano 43 (D.G.R. n. 4034/2003). Si è compiuta un’azione di monitoraggio dei livelli di contaminazione di diossina e di PCB sulle vongole veraci e sul sedimento della Laguna di Venezia. Tale mappatura consentirà di poter conoscere il grado di diffusione della contaminazione, evitando l’immissione in commercio di prodotti provenienti da zone inidonee. Prevenzione del randagismo e anagrafe canina È stato facilitato il percorso per l’identificazione dei cani, creando linee guida per l’applicazione dei microchip ai fini dell’identificazione dei cani. È in via di completamento la banca dati dell’anagrafe canina regionale. Sono già collegati 18 servizi veterinari su 21 presenti nel territorio regionale. Per incentivare questa attività, sono stati attribuiti ai singoli Servizi veterinari delle Aziende ULSS, gli importi necessari per l’acquisto e la successiva distribuzione gratuita di 100.000 microchip. Al fine di agevolare i servizi veterinari delle Az.ULSS, i comuni e gli enti interessati, è stato predisposto un progetto che prevede l’elaborazione di linee guida per affrontare con maggior tranquillità i problemi legati al randagismo e agli animali pericolosi. E’ in corso l’elaborazione di una modulistica e di procedure condivise. Formazione È stato elaborato congiuntamente al Piano Sicurezza Alimentare, un Piano di Formazione per il personale dirigente e non dirigente. Già entro il 2004 saranno svolti i primi corsi accreditati ECM. Legge Regionale 41/03 – Disposizioni di riordino e semplificazione normativa collegato alla legge finanziaria 2003 in materia di prevenzione, sanità, servizi sociali e sicurezza pubblica Tale legge, tra le altre disposizioni, prevede che gli accertamenti sanitari per animali morsicatori non sia effettuata solamente se la valutazione del rischio lo suggerisce, prevede che i controlli periodici per la verifica dei parametri di conformità del latte crudo destinato alla utilizzazione per la produzione di latte fresco pastorizzato di alta qualità, non siano fatte direttamente dai servizi veterinari ma sotto il controllo del servizio stesso, così come nella lotta e profilassi della mixomatosi dei conigli. PIANIFICAZIONE 2005-2007 OBIETTIVI GENERALI Il Piano ha l’obiettivo di: 1. ridurre l’impatto delle zoonosi e delle malattie diffusive nelle popolazioni degli animali domestici: - riducendo i rischi derivanti dal consumo degli alimenti di O. A.; - assicurando alti livelli di sicurezza igienico-sanitaria; 2. creare un sistema informativo gestionale e documentale che supporti la programmazione della sanità pubblica assicurando misurabilità e verifica dell’attività e dei risultati sanitari. Verrà proseguito il percorso di “rilettura” delle attività codificate da norme cogenti, secondo principi di priorità ed efficacia. Verranno consolidati i percorsi innovativi intrapresi con il precedente piano, per assicurare risposte sanitarie adeguate agli effettivi bisogni della collettività e per creare un vantaggio competitivo del sistema zootecnico regionale. 44 È previsto, in un triennio, l’attivazione del sistema di rete di sorveglianza epidemiologica, monitoraggio e gestione del rischio, di un sistema informativo gestionale e la messa a regime in modo organico (sistemico /pianificato) delle azioni di prevenzione, secondo le priorità individuate in tutte le Aziende ULSS del Veneto. OBIETTIVI SPECIFICI Stesura del nuovo Piano triennale che completi il percorso iniziato nel piano 2003-2005 con definizione di: 1) Linee di lavoro da completare e consolidare Il piano 2002 – 2005 ha finora definito compiutamente due percorsi: - “Studio di tecnologie innovative applicate al trattamento delle carcasse di alcune specie animali d’allevamento, non derivanti da mortalità soggetta a provvedimenti di polizia veterinaria, al fine di valutarne l’applicabilità”; (DGR n. 3932 del 30 dicembre 2002); - “Piano di monitoraggio per il miglioramento della produzione di carne bovina in Veneto” (DGR. n. 1708 del 18 giugno 2004). Sono percorsi innovativi da perseguire con determinazione, anche perché gli obiettivi sanitari si contrappongono con quelli economici dei produttori. 2) Linee di lavoro da proseguire e sviluppare Questo raggruppamento comprende la maggior parte degli obiettivi specifici, in particolare: 2.1. Reti epidemiologiche 2.1.1. ottimizzazione dei programmi di sorveglianza epidemiologica già attivati in ambito regionale a supporto dei piani nazionali di eradicazione di alcune malattie infettive ad impatto zooeconomico e di sanità pubblica quali: Tubercolosi bovina e suina, Brucellosi bovina e ovicaprina, Encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSE), Influenza aviaria; revisione e miglioramento dei relativi sistemi informativi; 2.1.2. avvio di un sistema organico di monitoraggio e sorveglianza sulle zoonosi, rivolto alle tossinfezioni, con coordinamento e integrazione fra interventi in allevamento (Sanità animale) e le attività negli impianti di produzione e lavorazione degli alimenti di origine animale (Igiene degli alimenti). Tale sistema s’interfaccerà anche con i servizi di Igiene Pubblica per l’avvio di un sistema attivo di controllo globale di tali patologie. Scopo sarà l’individuazione dei patogeni alimentari prevalenti negli alimenti e dei processi produttivi a maggior rischio, con messa a regime di interventi di controllo da effettuare, in via prioritaria, negli allevamenti, macelli, ecc.; 2.1.3. validazione delle procedure già attivate in ambito regionale per l’organizzazione delle azioni dei Servizi Veterinari, nel corso delle emergenze sanitarie (epidemiche e non epidemiche). Predisposizione/revisione di protocolli per la raccolta ed analisi dei dati epidemiologici e la messa in atto delle misure di eradicazione in caso di focolai di malattie della lista A dell’Ufficio Internazionale delle Epizoozie; 2.1.4. valutazione delle problematiche inerenti il sistema di allevamento industriale e relative condizioni di benessere in cui gli animali sono allevati, finalizzato alla messa a punto di programmi di gestione sanitaria delle aziende che consentano di ottimizzare l’efficienza 45 produttiva degli animali e la qualità delle derrate alimentari da essi prodotte; 2.1.5. Individuazione di nuove strategie che coinvolgano il cittadino, gli enti pubblici e privati nella gestione del problema del randagismo, allo scopo di migliorare la relazione uomo/animale e ridurre i costi a carico della collettività. Motivi: Uno dei compiti principali del Servizio Veterinario è l’organizzazione e la gestione, a livello regionale, di piani di sorveglianza a supporto dei programmi nazionali di controllo ed eradicazione delle malattie infettive e contagiose degli animali; Le azioni già intraprese dal Piano triennale per la sicurezza alimentare, mirate all’implementazione dell’attività di monitoraggio e sorveglianza sui processi produttivi degli alimenti di origine animale, devono essere necessariamente accompagnate al rafforzamento delle azioni da avviare nel settore della sanità e del benessere animale, con la finalità di costruire un sistema di rilevazione dati armonicamente esteso all’intera filiera produttiva degli alimenti. La costituzione di tale sistema è, infatti, presupposto indispensabile per la corretta individuazione, nei vari processi produttivi, dei punti critici di contaminazione dei prodotti di origine animale sui quali concentrare gli interventi del servizio veterinario, che devono esser volti al miglioramento della qualità degli alimenti destinati all’uomo. 2.2. Monitoraggio e gestione del rischio 2.2.1 ridurre i fattori di rischio delle malattie alimentari nel latte e nei prodotti a base di latte, in particolare attivando interventi razionali di vigilanza delle ULSS nelle aziende da latte e negli stabilimenti di prodotti a base di latte. La frequenza degli interventi sarà stabilita in base a criteri di analisi del rischio e regolata da linee guida regionali; 2.2.2 garantire al consumatore, prodotti di origine animale proveniente da animali non trattati con sostanze ad effetto anabolizzante; 2.2.3 diminuire i rischi per l’uomo e gli animali, legati al cattivo uso di molecole farmacologicamente attive; assicurare la rintracciabilità dei trattamenti mediante registrazioni sistematiche; 2.2.4 rilevare, valutare e gestire gli effetti collaterali negativi (ADR = avverse drug reaction) e il corretto utilizzo del farmaco al di fuori delle indicazioni (off label); prevenire l’impiego improprio o illecito a compensazione di mancato rispetto del benessere animale (metafilassi delle patocenosi); 2.2.5 promuovere e garantire qualità e la sicurezza igienico sanitaria degli alimenti per animali; assicurare la rintracciabilità dei mangimi; assicurare la riduzione dell’utilizzo di sostanze illecite nella preparazione dei mangimi; ottenere la riduzione delle contaminazioni di tipo chimico, fisico e biologico; 2.2.6 prevenire il rischio di malattie infettive tradizionali ed emergenti (zoonosi e non) derivanti dall’utilizzo di sottoprodotti di origine animale e dalle rispettive attività di trasformazione, adottando un sistema integrato ed omogeneo per una corretta gestione e controllo, anche dell’impatto ambientale, dei SOA; 2.2.7 individuare e promuovere nuove tecnologie per lo smaltimento delle carcasse degli animali morti; (DGR n. 3932 del 30-12-02). Motivi: La globalizzazione dei mercati e la stipula di accordi nell' ambito dell' Organizzazione Mondiale del Commercio hanno modificato la tradizionale impostazione della gestione della sicurezza igienico-sanitaria. 46 Il Piano Sanitario Nazionale prevede espressamente che i metodi e l' organizzazione dei controlli devono rinnovarsi ed adeguarsi continuamente alla realtà del mercato e dei bisogni che cambiano con notevole rapidità. Indica inoltre la necessità che i controlli non devono più essere indirizzati sul prodotto, ma devono essere distribuiti lungo tutto il processo di produzione “dall' aratro al piatto” e le garanzie sulla salubrità e sicurezza dell’alimento devono essere fornite dalle azioni di vigilanza ed ispezione del servizio pubblico in sinergia con l’attività di controllo del produttore. La garanzia sulla sicurezza alimentare è determinante non solo per la salute del consumatore, ma anche per lo sviluppo economico. In particolare per le imprese agro-alimentari italiane, che trasformano materie prime nazionali e di importazione in prodotti apprezzati in tutto il mondo, è fondamentale non perdere la fiducia del consumatore. Fatti che inducono nel consumatore sfiducia sulla sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti comportano sempre sconvolgimenti profondi del mercato agro-alimentare. Uno dei compiti principali del Servizio Veterinario è l’organizzazione e la gestione, a livello regionale, di piani di sorveglianza a supporto dei programmi nazionali mirati ad estendere la gestione del rischio lungo tutta la filiera produttiva, Le azioni già intraprese a livello regionale (Piano triennale per la sicurezza alimentare – DGRV n.2224 del 9.7.03), troveranno in questo Sottopiano l’indispensabile complemento 2.3. Sistema informativo veterinario 2.3.1. promuovere l’evoluzione del sistema informativo dei Servizi Veterinari, attraverso l’integrazione e l’ampliamento dei dati disponibili e lo sviluppo dell’accesso agli stessi, con una produzione diffusa di conoscenze; 2.3.2. assicurare il monitoraggio delle prestazioni erogate per potenziare il sistema dei controlli, evidenziando fenomeni di improprio assorbimento di risorse, consentendo le idonee rettifiche; 2.3.3. implementare l’integrazione orizzontale e verticale del sistema azienda, capace di fornire al cittadino tutte le informazioni sui servizi disponibili e permettere una continuità assistenziale, su tutti i livelli sanitari offerti dal Sistema Regionale; 2.3.4. attivare l’archivio regionale delle prestazioni dei Servizi Veterinari, e un suo modulo gestionale per: - la razionale gestione delle attività veterinarie; - la creazione di adeguati mezzi di pianificazione e governo delle attività; - la rapida individuazione di idonee strategie operative, anche in situazioni di emergenza; - l’agevole ed uniforme rendicontazione dell’attività svolta dai Servizi Veterinari territoriali nei confronti della Direzione Regionale per la Prevenzione e di altri organismi centrali. Motivi: Parallelamente a quanto fatto nell’ambito dell’archivio anagrafico delle strutture di interesse veterinario, occorre definire, con criteri standardizzati e condivisi, la base informativa per la gestione delle attività svolte dai Servizi Veterinari territoriali e ricollocare l’esperienza già avviata dalla Direzione Regionale per la Prevenzione di definizione delle prestazioni erogate e gli standard per la loro catalogazione, utilizzando, come riferimento iniziale, l’archivio normativo e documentale delle prestazioni erogate elaborato dal Servizio Veterinario dall’AzULSS 4 di Thiene. La base informativa è già stata rivista e ampliata, in relazione alle esigenze dell’intero territorio regionale, individuate da specifici gruppi di lavoro, che hanno rivisto l’architettura del sistema. 47 In ambito regionale, per quanto attiene ai Servizi Veterinari territoriali, è stata definita la base informativa relativa agli insediamenti zootecnici ed alle strutture di interesse veterinario. Di tale base (informativa) è stata avviata l’informatizzazione e, ad oggi, i Servizi Veterinari delle Az.ULSS del Veneto usufruiscono di uno stesso software per la gestione e/o consultazione degli archivi relativi a: - anagrafe insediamenti produttivi di interesse veterinario e dei singoli capi bovini; - piani di controllo di tubercolosi, brucellosi, leucosi bovina enzootica e IBR; - anagrafe canina, - piano regionale per il controllo sanitario del latte vaccino, ai sensi del DPR 54/96. Questo sistema è caratterizzato da un marcato dinamismo, ma per garantirne la gestione e l’ aggiornamento è indispensabile: - individuare correttamente le singole fasi operative; - creare l’infrastruttura deputata alla manutenzione e sviluppo del sistema; - disegnare i corretti flussi informativi. 3) Linee di azione a sviluppo interpiano I Servizi afferenti ai Dipartimenti di Prevenzione del Veneto, nell’ambito della pianificazione 2002-2004, hanno colto l’importanza di orientare la propria operatività su temi innovativi ad alto impatto sulla salute pubblica. Tali temi possono essere meglio affrontati in una logica dipartimentale interservizi, coordinando sinergicamente attività e professionalità. Nello specifico i seguenti temi saranno affrontati in modo coordinato tra i piani indicati tra parentesi: 1. lotta ai trattamenti ad azione anabolizzante (SVIA – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 2. corretto uso dei trattamenti farmacologici (SVIA – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 3. prevenzione della diffusione patologie da BSE (SVIA – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 4. riduzione incidenza delle patologie alimentari sostenute da Salmonella e da Campilobacteriosi (SVIA – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 5. prevenzione patologie alcol correlate (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare); 6. valutazione progettualità edilizia complessa (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 7. vigilanza per ambiti (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche); 8. emergenze terroristiche (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche) ; 9. sviluppo di un sistema informativo/informatico integrato (SISP, SPISAL, Sicurezza Alimentare, Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche). L’operatività legata alle azioni a sviluppo interpiano sopra definite è garantita a livello delle singole Aziende Sanitarie dal Direttore del Dipartimento di Prevenzione che, a tal fine, attiverà i servizi del Dipartimento di volta in volta coinvolti. STRATEGIE E METODI I criteri di fondo su cui è basata la scelta degli obiettivi del piano sono: la loro coerenza con i principali obiettivi di salute; la loro capacità di garantire i diritti e i livelli essenziali di assistenza; 48 - la loro capacità di cogliere le opportunità dell’innovazione; la coerenza con il quadro organizzativo e con le risorse disponibili; la loro capacità di concorrere al perseguimento della qualità di sistema. I principi ispiratori e le strategie operative a sostegno della metodologia utilizzata sono: • il miglioramento continuo della Qualità; • il controllo esteso sull’intero processo produttivo; • il lavoro per obiettivi e per progetti; • il lavoro di gruppo; • l’intersettorialità; • la formazione continua del personale; • la responsabilità sanitaria non è più del solo proprietario, ma anche del detentore degli animali; l’introduzione del veterinario “riconosciuto”; • il benessere animale, come prerequisito di qualità; • il diffuso l’utilizzo della ricerca epidemiologica; • la tracciabilità; • l’identificazione di tutta la popolazione animale domestica. PRINCIPALI INDICATORI Sottopiano 1 –Sistema informativo veterinario Progetto Indicatore Standard atteso Sistema informativo Numero Ulss che - a fine 2007 il 70% dei servizi delle ULSS Gestionale hanno adottato il hanno adottato il sistema informativo sistema informativo gestionale base regionale (anagrafe gestionale base insediamenti produttivi e reti regionale epidemiosorveglianza, piani nazionali e regionali e rendicontazione dell’attività) Sistema documentale Numero Ulss che per - a fine 2007 il 50% dei servizi delle ULSS l’esecuzione delle hanno adottato il sistema gestione delle attività e prestazioni, prestazioni standard regionale utilizzeranno la documentazione messa a disposizione e che collaboreranno per migliorarla e tenerla aggiornata secondo una logica comune e condivisa. Sottopiano 2 - Rete di sorveglianza epidemiologica Progetto Indicatore Standard atteso Piano di eradicazione -qualifica sanitaria -consolidamento e mantenimemento dello status della tubercolosi, sanitario raggiunto brucellosi e leucosi - a fine 2007 riconoscimento dello status di bovina regione ufficialmente indenne per tubercolosi brucellosi bovina, leucosi bovina e brucellosi ovicaprina -recupero risorse - rimodulazione dei piani di controllo e di economiche eradicazione con riduzione del 10% del tempo impiegato nelle attività di monitoraggio a livello territoriale 49 Salmonellosi aviarie e del suino Benessere animale protocollo sperimentale per la verifica dell’emoglobina nel vitello a carne bianca Prevalenza di infezione a) entro il 30/06/2005 individuazione della prevalenza di infezione nei riproduttori gallus gallus , nelle ovaiole e nei suini b) entro il 31/12/2005 elaborazione di possibili strategie di controllo, in accordo con i Servizi Veterinari della Regione, le ASL ed i produttori c) entro il 31/12/2006 adozione di un programma regionale di risanamento d) entro il 31/12/2007 riduzione del 10% della prevalenza delle infezioni da salmonella negli allevamenti aderenti al programma di risanamento a) verifica della a) entro il 31/12/2005 definizione di metodi di affidabilità del test al verifica del valore di emoglobina semplici ed macello. efficaci applicati in sede di macellazione b) modello di autocontrollo aziendale Settore Igiene Urbana e Lotta al Randagismo Organizzazione sistema di sorveglianza b) entro il 31/12/2006 approvazione di un piano di autocontrollo aziendale c) entro il 31/12/2007 adozione del piano di autocontrollo aziendale nel 70% degli allevamenti intensivi a) approvazione di a) entro il 31/12/2006 adozione della una modulistica modulistica condivisa su base regionale nell’ regionale 80% delle ULSS b) elaborazione di b) entro il 31/12/2007recepimento e del un regolamento di regolamento nel 70% dei comuni igiene urbana c) linee guida c) entro il 31/12/2007 recepimento nel 90% regionali per delle ULSS del Veneto delle linee guida l’import/export di regionali animali da compagnia e la gestione di animali pericolosi rete di sorveglianza epidemiologica -entro il 31/12/2007 definizione del modello di sorveglianza epidemiologica -riprogrammazione dell’attività nell’80% delle ULSS Sottopiano 3 -Monitoraggio e gestione del rischio Progetto Indicatore Standard atteso Settore Anabolizzanti Prevalenza delle - a fine 2007 Diminuzione del 50% (rispetto positività agli alla prevalenza riscontrata nel monitoraggio indicatori indiretti di effettuato in conformità alla DGR 1708/2004) trattamento a scopo delle positività agli indicatori indiretti di anabolizzante trattamento a scopo anabolizzante nei bovino adulto; 50 Settore Latte e Prodotti a M1 nel latte Base di Latte Settore Sottoprodotti o.a./imp.amb Entro il 31/12/2007 riduzione del 10% del tasso medio di M1 nel latte pel l’alimentazione diretta prodotto nel Veneto Materiale Specifico a entro il 31/12/2006 adozione nel 80% delle ULSS Rischio, di protocolli regionali standard di verifica, validati da almeno 5 ispezioni a livello regionale da parte di un nucleo ispettivo esterno. Entro il 31/12/2007, riscontro favorevole nel 90% delle verifiche effettuate. PRINCIPALI FASI/AZIONI DI SVILUPPO DEL PIANO FASI/AZIONI 1. 2. 3. 4. 5. 6. DATA Dettagli Piano Delibera di recepimento avvio azioni monitoraggio monitoraggio valutazione Maggio 2005 Giugno2005 Dicembre 2005 Dicembre 2006 Dicembre 2007 Dicembre 2007 RISORSE (Servizi o Uffici coinvolti, personale, materiali) e COSTI Strutture coinvolte Servizio regionale Sanità Animale e Igiene delle Produzioni Zootecniche: - Istituto Zooprofilattico; - CREV; - Università degli studi – Facoltà di medicina Veterinaria; - CONIVE; - Veneto Agricoltura; - CSQA; - CSA. Personale - Esperto sanitario D3; - Collaboratore Amministrativo B 1-5 o Istruttore Amministrativo C1-6. Costi Totale 350.000,00 per anno per tre anni (2005-2006-2007). 51