Presidente
V. Presidente
Assessori
Giancarlo
Fabio
Sante
Renato
Giancarlo
Marialuisa
Marino
Massimo
Raffaele
Antonio
Floriano
Ermanno
Raffaele
Galan
Gava
Bressan
Chisso
Conta
Coppola
Finozzi
Giorgetti
Grazia
Padoin
Pra
Serrajotto
Zanon
Segretario
Antonio
Menetto
7^ legislatura
Deliberazione della Giunta
n. 3846 del 3 DIC. 2004
OGGETTO: Pianificazione
Triennale della
2005-2007 - Approvazione.
Prevenzione
Il Vice Presidente - Assessore alle Politiche Sanitarie - Avv. Fabio Gava, riferisce quanto
segue.
Con le deliberazioni di Giunta regionale di seguito elencate sono stati approvati i Piani
indicati a lato di ciascuna:
- DGR n. 2093 del 2 agosto 2002 “Piano Triennale Servizi di Igiene e Sanità Pubblica (SISP)
afferenti ai Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende ULSS del Veneto”;
- DGR n. 2224 del 9 agosto 2002 “Piano triennale per la Sicurezza Alimentare”;
- DGR n. 2200 del 9 agosto 2002 “Approvazione Piano triennale 2002-2004 di prevenzione e
promozione della salute negli ambienti di lavoro”;
- DGR n. 3932 del 30 dicembre 2002 “Piano triennale regionale di Sanità animale e Igiene
degli allevamenti e delle produzioni zootecniche per la sorveglianza epidemiologica”;
Dalla documentazione allegata al presente provvedimento, in particolare nella parte relativa
alla presentazione sintetica dell’attività svolta nel periodo 2002-2004 , appaiono evidenti i risultati,
in termini di efficienza ed efficacia, conseguiti in ciascuno dei settori pianificati. Alcuni obiettivi
previsti dalla precedente pianificazione hanno una scansione temporale che prevede uno sviluppo ed
una conclusione nei prossimi anni. Si rende pertanto necessario proseguire il processo di
pianificazione mantenendo l’assetto organizzativo in essere.
Tale pianificazione riguarda per la prima volta, congiuntamente e con la medesima
impostazione, l’intero settore della Prevenzione.
L’analisi, le priorità, gli obiettivi, gli strumenti e gli indicatori di risultato dei Piani 2005-2007
sono illustrati nell’allegato al presente provvedimento.
Per coordinare le linee di azione a sviluppo interpiano, si costituisce un Comitato Scientifico
per composto dai Dirigenti della Direzione per la Prevenzione e dai Direttori scientifici dei Piani.
Ad essi potranno essere affiancati altri componenti individuati con decreto della Dirigente
regionale della Direzione per la Prevenzione. Con lo stesso decreto verranno definiti modalità di
funzionamento e compiti del Comitato.
Mod. b - copia
Per l’attuazione di ciascun Piano la Regione assegna per il triennio 2005-2007 un
finanziamento con importo annuo di 350.000,00.
Tale finanziamento, per ragioni di continuità scientifica e di assetto organizzativo, è destinato
ai medesimi soggetti, di seguito indicati, che hanno gestito i Piani precedenti:
- Azienda ULSS 7 Pieve di Soligo - “Piano Triennale dei Servizi di Igiene e Sanità
Pubblica delle Aziende ULSS del Veneto 2005-2007”;
- Azienda ULSS 20 Verona - “Piano Triennale dei Servizi di Prevenzione Igiene e
Sicurezza in Ambienti di Lavoro delle Aziende ULSS del Veneto 2005-2007”;
- Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie - Centro Regionale di Epidemiologia
Veterinaria (CREV) – “Piano Triennale per la Sicurezza Alimentare 2005-2007”;
- Azienda ULSS 17 Este - “Piano Triennale di Sanità Animale ed Igiene degli allevamenti e
delle produzioni Zootecniche delle Aziende ULSS del Veneto 2005-2007”.
Il Vice Presidente - Assessore alle Politiche Sanitarie - avv. Fabio Gava, conclude la propria
relazione e propone all’approvazione della Giunta regionale il presente provvedimento.
LA GIUNTA REGIONALE
UDITO il relatore Vice Presidente – Assessore alle Politiche Sanitarie – avv. Fabio Gava,
incaricato dell’istruttoria dell’argomento in questione ai sensi dell’articolo 33, secondo comma
dello Statuto il quale dà atto che la struttura competente ha attestato l’avvenuta regolare istruttoria
della pratica, in ordine alla compatibilità con la vigente legislazione regionale e statale.
VISTE le: DGR n. 2093 del 2 agosto 2002; DGR n. 2224 del 9 agosto 2002; DGR n. 2200 del 9
agosto 2002; DGR n. 3932 del 30 dicembre 2002.
DELIBERA
1. di approvare, per le motivazioni espresse in premessa, l’allegato documento di
“Pianificazione Triennale della Prevenzione (2005-2007)” (ALL.A), che costituisce parte
integrante del presente provvedimento;
2. di affidare la gestione amministrativa e contabile dei Piani ai seguenti soggetti:
- Azienda ULSS 7 Pieve di Soligo - “Piano Triennale dei Servizi di Igiene e Sanità
Pubblica delle Aziende ULSS del Veneto 2005-2007”;
- Azienda ULSS 20 Verona - “Piano Triennale dei Servizi di Prevenzione Igiene e
Sicurezza in Ambienti di Lavoro delle Aziende ULSS del Veneto 2005-2007”;
- Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie - Centro Regionale di Epidemiologia
Veterinaria (CREV) - “Piano Triennale per la Sicurezza Alimentare 2005-2007”;
- Azienda ULSS 17 Este - “Piano Triennale di Sanità Animale ed Igiene degli allevamenti e
delle produzioni Zootecniche delle Aziende ULSS del Veneto 2005-2007”;
3. di prevedere, per l’attuazione di ciascun Piano per il triennio 2005-2007, un finanziamento
annuo pari ad 350.000,00 da assegnare ai soggetti indicati al precedente punto 2) del
presente provvedimento;
4. di costituire il Comitato Scientifico per le linee di azione a sviluppo interpiano, secondo
quanto indicato in premessa, demandandone la nomina, le modalità di funzionamento e la
definizione dei compiti a successivi decreti della Dirigente regionale della Direzione per la
Prevenzione;
5. di demandare, altresì, a successivi provvedimenti della Dirigente regionale della Direzione
per la Prevenzione, l’assunzione degli impegni di spesa per il triennio 2005-2007, nonché la
definizione di tutte le modalità amministrative-contabili relative alla gestione del
finanziamento regionale.
Sottoposto a votazione il presente provvedimento risulta approvato con voti unanimi e palesi.
IL SEGRETARIO
- Dott. Antonio Menetto -
IL PRESIDENTE
- On. Dott. Giancarlo Galan -
PIANIFICAZIONE
TRIENNALE della PREVENZIONE
2005-2007
DIREZIONE REGIONALE PER LA PREVENZIONE
Dirigente responsabile: Dott.ssa Giancarla Niero
PIANIFICAZIONE TRIENNALE 2005-2007
PIANO TRIENNALE DEI SERVIZI DI IGIENE E SANITA’ PUBBLICA DELLE
AZIENDE ULSS DEL VENETO 2005-2007
DIRETTORE SCIENTIFICO DEL PIANO
Dr. Sandro Cinquetti
Direttore Dipartimento di Prevenzione Az. ULSS7 - Pieve di Soligo
Via Lubin 16, Pieve di Soligo (Treviso)
tel. 0438.664398
e-mail [email protected]
fax 0438.664434
DIRIGENTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
Dr. Antonio Ferro, Servizio Sanità Pubblica, Direzione Regionale per la Prevenzione
Dorsoduro, 3493 - Venezia
tel. 041.2791354
e-mail [email protected]
fax 041.2791330
Dott.ssa Giovanna Frison, Servizio Igiene Pubblica, Direzione Regionale per la Prevenzione
Dorsoduro, 3493 - Venezia
tel. 041.2791315
e-mail [email protected]
fax 041.2791330
PRESENTAZIONE SINTETICA DELL’ATTIVITA’ SVOLTA PERIODO 2002-2004
Con atto deliberativo n. 3045 del 16 novembre 2001 (ad oggetto “Servizio di Igiene e
Sanità Pubblica afferente al Dipartimento di Prevenzione delle Aziende ULSS del Veneto.
Pianificazione triennale delle attività, programma di formazione del personale e percorso di
miglioramento della qualità”), la Giunta Regionale ha affidato alla Direzione Regionale per la
Prevenzione ed al Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda ULSS 7 - Pieve di Soligo (TV)
rispettivamente il coordinamento strategico e la conduzione delle azioni concernenti la
definizione e l’avvio del Piano triennale 2002-2004 dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica del
Veneto, finalizzato a rinnovarne metodologia, aree di attività ed organizzazione.
Attraverso l’analisi dei LEA ed il Tariffario Regionale, sono state identificate le
attività erogate dai SISP e, attraverso un percorso tecnico-professionale per la verifica di
appropriatezza ed efficacia, classificate in 3 tipologie: attività innovative da sviluppare,
attività efficaci da standardizzare e attività obsolete da dismettere. Il piano ha inoltre
identificato cinque macroaree di intervento (1. Epidemiologia e profilassi delle malattie
infettive - 2. Prevenzione delle malattie non infettive - 3. Igiene urbana ed ambientale - 4.
Medicina legale e necroscopica - 5. Tutela della salute nelle attività sportive), venti schede
tecniche specifiche (riguardanti i principali ambiti di attività dei SISP) e tre schede trasversali
(concernenti rispettivamente: il rapporto con l'
utente; il sistema informativo SISP; la
formazione), indicando i rispettivi referenti tecnico-scientifici, i membri dei relativi gruppi di
lavoro e le categorie di programmazione cui afferiscono le attività professionali specifiche
(DGR n. 2093 del 2 agosto 2002).
Con successivo atto deliberativo (DGR n. 3015 del 10 ottobre 2003) sono state
approvate le 23 schede del Piano ed è ora in atto la fase di implementazione locale delle stesse
da parte di tutti i SISP del Veneto. Di queste, le azioni riferite ai temi “prevenzione traumi da
2
traffico”, “prevenzione incidenti domestici”, “fumo di tabacco” hanno come riferimento i
piani speciali per la parte operativa intersecante con il Piano triennale SISP. Altre linee di
lavoro speciali, che vedono coinvolti i SISP del Veneto, riguardano i seguenti temi: “piscine”,
“radiazioni ionizzanti in ambito sanitario”, “fitosanitari- ambiente e salute”.
Ad oggi è possibile effettuare un primo “bilancio delle attività” che
complessivamente è stato conseguito dai Servizi di Igiene e Sanità Pubblica del Veneto e dai
Servizi afferenti alla Direzione regionale per la Prevenzione in relazione ai principali obiettivi
del Piano:
1) Epidemiologia e profilassi delle malattie infettive
Il sistema di profilassi vaccinale della Regione del Veneto ha ulteriormente migliorato
negli ultimi anni i già elevati risultati che pongono il Veneto ad essere un punto di riferimento
per l’Italia e rappresentano un sistema che si pone ai primi posti nel contesto internazionale
dei Paesi industrializzati.
Per quanto riguarda le vaccinazioni dell’infanzia, i livelli di copertura vaccinale
medi raggiunti nella nostra regione sono molto elevati (Tab 1): in particolare per poliomielite,
difterite-tetano, epatite B, si è superato il valore del 97%, ma anche per le vaccinazioni
raccomandate i livelli di protezione raggiunti sono molto soddisfacenti, soprattutto per la
pertosse e per le malattie invasive da Hib.
Tab. 1: Regione Veneto anno 2003: indicatori di sintesi delle coperture vaccinali ottenute dalle diverse Az.ULSS
Vaccinazione
Media Regionale
Minimo
Massimo
Polio
97.8
93.4
99.6
DT
97.6
90.9
99.6
Pertosse
96.5
90.4
99.6
Epatite B
97.1
92.4
99.4
HIB
94.4
89.1
99.2
Morbillo
91
81.1
96.2
Tra le vaccinazioni raccomandate il morbillo presenta un valore di copertura media
regionale del 91%, pur con ampie variazioni locali, ed un valore minimo di copertura
registrato che appare particolarmente insufficiente (81,1%). Il Piano nazionale di eliminazione
del morbillo e della rosolia, cui il Veneto ha aderito (DGR n. 1366 del 7 maggio 2004 al
“Piano Nazionale per l’eliminazione del Morbillo e della Rosolia Congenita 2003-2007”),
prevede come obiettivo per i Servizi di elevare la copertura per la 1^ dose al 95%, operando
nel contempo un recupero dei soggetti mai vaccinati prima e introducendo di routine la
somministrazione delle seconde dosi. Per quanto riguarda la copertura vaccinale regionale
per pertosse, questa è progressivamente aumentata fino a assestarsi nella metà degli anni 90 a
livelli attorno al 80%. Dal 1997 con la disponibilità del vaccino acellulare, i livelli di
copertura hanno raggiunto progressivamente valori superiori al 96 %; negli ultimi 3 anni si
osservano solo piccole oscillazioni, che non incidono globalmente sul livello di protezione
raggiunto.
I bambini vengono attualmente vaccinati contro nove malattie: la poliomielite, la difterite,
il tetano, l’epatite B, la pertosse, il morbillo, la parotite, la rosolia e le forme invasive da Hib.
Sotto il coordinamento della Direzione Regionale per la Prevenzione, la Regione ha fornito le
indicazioni per dare omogenea attuazione al nuovo calendario regionale, previsto dalla
3
DGR n. 2154 del 16 luglio 2003. Le principali novità del calendario vaccinale adottato sono
riassunte di seguito:
• richiamo vaccinale antidifterite-tetano-pertosse offerto a 5-6 anni e a 14-15 anni Per
gli adolescenti verrà effettuato con chiamata attiva dei ragazzi che indicativamente
frequentano la 3^ media;
• vaccinazione antivaricella in età adolescenziale. La varicella è la malattia che
attualmente provoca il numero più elevato di ricoveri ospedalieri tra quelle
esantematiche infantili oltre a dar luogo alle complicanze da Herpes Zoster nell’età
adulta;
• vaccinazione antimorbillo-parotite-rosolia, effettuata finora nel 15°, è anticipata al 13
° mese per poter essere effettuata assieme alla 3^ dose delle altre vaccinazioni;
• vaccinazione antipnemococcica e antimeningococcica C per i bambini che frequentano
le comunità della prima infanzia in quanto popolazione maggiormente esposta a questi
agenti infettivi a rischio di sviluppare, in seguito ad infezione, una malattia invasiva
con severe complicanze e disabilità.
Per migliorare l’adesione alle vaccinazioni e impedire l’aumento del numero di accessi
vaccinali per ciascun bambino, le vaccinazioni saranno preferibilmente eseguite in
associazione tra di loro.
Continua purtroppo a crescere il numero di bambini i cui genitori sono contrari alle
vaccinazioni. Gli “inadempienti” sono saliti nella nostra regione a 497, pari al 1,2% dei
bambini residenti nati nel 2001. La distribuzione percentuale per ULSS si presenta abbastanza
omogenea, tranne in 4 aziende in cui si osserva un picco piuttosto importante. I bambini che
invece non sono stati vaccinati per la presenza di reali controindicazioni, continuano ad essere
un numero molto più contenuto: 31 bambini pari allo 0,1%.
Per quanto riguarda il monitoraggio delle complicanze da vaccinazione, rispetto all'
incidenza
attesa dei casi di AFP non polio nella popolazione tra 0-14 anni (1 per 100.000), l'
incidenza
osservata nel 2003 nel Veneto è di 0,84 per 100.000.
Influenza
Nel corso della campagna di vaccinazione contro l’influenza condotta dalle ULSS del
Veneto nella stagione 2002 – 2003, sono state vaccinate quasi 740.000 persone, con un
incremento rispetto al biennio precedente di circa 60 mila persone, pari al 10%. Il confronto
tra 2002 e 2003 mostra tassi di copertura in aumento dal 73.9 al 74.3%. L’epidemia
influenzale si verifica ogni anno e provoca un aumento dei ricoveri ospedalieri (stimabili in
media ogni anno nella nostra Regione in 4000) e del numero di decessi (in media 450 per
inverno).
Tubercolosi
Il numero complessivo di casi di TBC notificati nel Veneto è passato da 659 nel 1994
a 527 nel 2001, con una diminuzione del 20% ed un trend in costante diminuzione. La rete di
centri che eseguono il controllo degli esiti del trattamento mediante apposita scheda è stata
ampliata. La sorveglianza della malattia è stata rafforzata ed ogni ASL attualmente compila,
insieme con la scheda di notifica per le malattie di classe 3°, un’ulteriore scheda denominata
di “flusso speciale”, contenente più dettagliate informazioni riguardanti i fattori di rischio di
tipo medico e sociale del soggetto affetto dalla malattia. Nel 2002 dall’integrazione di queste
due fonti di dati sono risultati 520 casi.
Malattie sessualmente trasmesse incluso HIV/AIDS
Il Veneto è la sesta regione italiana per numero complessivo di casi di AIDS con
un’incidenza annuale di 1,7 casi ogni 100.000 abitanti in calo, mentre l’incidenza delle
restanti malattie sessualmente trasmesse (MTS) non è conosciuta nella sua reale entità. Per
4
ridurre la trasmissione di patogeni, quali l’HIV e i virus delle epatiti B e C, che
frequentemente cronicizzano e possono evolvere in neoplasie o cirrosi, è stato effettuato un
intervento formativo obbligatorio per operatore di tatuaggio e piercing.
Profilassi delle malattie infettive per viaggiatori
Negli ultimi anni si è osservato un continuo e costante incremento di viaggi
internazionali, specie in aree tropicali, per motivi di lavoro o di turismo con conseguente
aumento dei casi di malattia (i casi di malaria notificati tra il 1993 ed il 2001 sono 1963. I
ceppi isolati sono stati: Pl. Falciparum nel 78% dei casi, Pl. Vivax nell’11%, Pl. Ovale 4%,
Pl. Malariae 3%; non specificato 6%). In tutte le Az. ULSS del Veneto è stato attivato un
ambulatorio specialistico di profilassi internazionale con personale ad elevato livello di
competenza.
Profilassi delle malattie infettive per migranti
Le malattie infettive, in particolare la tubercolosi, le malattie sessualmente trasmesse,
le parassitosi intestinali e cutanee, epatite B, rappresentano uno dei maggior problemi di
salute dell’immigrato. E’ stato avviato un benchmark tra Az.ULSS per il miglioramento
organizzativo degli ambulatori per immigrati. Il censimento ha fornito i seguenti risultati:
44% delle Az. ULSS dispone di un ambulatorio dedicato per extracomunitari. Le attività
principalmente svolte negli ambulatori per immigrati sono risultate le cure primarie (22%) ed
il protocollo preventivo (22%), seguite dalla profilassi delle malattie infettive e dalla
consulenza vaccinale (19%), dalla notifica delle malattie infettive (11%) e dalla cura della
salute materno-infantile (11%).
Vigilianza igienica sulle attività di disinfezione, disinfestazione e derattizzazione
Nel campo della disinfestazione è in corso la condivisione di linee guida regionali e la
definizione del percorso normativo di applicazione e atto di intesa “tipo” tra Azienda ULSS e
Comuni e del percorso tecnico di applicazione e capitolato di appalto “tipo”.
2) Prevenzione delle malattie non infettive
Prevenzione dei traumi stradali
La prevenibilità dei traumi da traffico ha portato la Giunta Regionale del Veneto,
prima in Italia, a definire uno specifico programma preventivo rivolto alla popolazione
generale, che ha trovato specifica collocazione nel Piano Triennale SISP.
Le principali attività realizzate includono:
- campagna di marketing sociale;
- azioni di comunità (150 comuni ufficialmente aderenti ad un protocollo di intesa con le
Az.ULSS, scuole, associazioni; con la collaborazione delle Prefetture e Forze dell’Ordine
per intensificare l'
azione repressiva ed a raccogliere i dati in merito alle sanzioni
comminate per infrazioni all'
art. 172 del Codice della Strada);
- attività formativa con autisti delle Aziende ULSS;
- attività educativa nelle scuole finalizzate al rilascio del patentino per ciclomotori;
- rilevazioni su strada dell’uso cinture di sicurezza e seggiolini per bambini (l'
uso delle
cinture di sicurezza e dei seggiolini per bambini viene monitorato con periodiche
rilevazioni su strada condotte da personale dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende
ULSS del Veneto);
- corso regionale per vigili urbani.
La proporzione di passeggeri e guidatori di autoveicoli che usa cinture di sicurezza è
aumentato sostanzialmente negli ultimi 3 anni da valori intorno al 40% al 70% ed è passato
dal 29% al 43% il numero di bambini assicurati in auto con seggiolino.
5
Prevenzione dei traumi da incidenti domestici
Nel mese di ottobre 2004 è stata varata la campagna di social marketing finalizzata
alla riduzione degli incidenti domestici tra le casalinghe nell’area test della provincia di
Treviso. Per il miglioramento delle conoscenze epidemiologiche sul tema è stato avviato un
accordo con ISPESL e ISS (progetto SINIACA) con il coinvolgimento dei Servizi di Pronto
Soccorso della Regione.
Fumo di tabacco
Le attività realizzate includono:
1) formazione dei tecnici per la prevenzione (TdP) relativamente alla normativa antifumo che
è entrata in vigore il 13 gennaio 2004 in previsione di un loro coinvolgimento attivo
nell'
attività di vigilanza;
2) organizzazione di ricerca campionaria sull'
esposizione al fumo passivo in soggetti di età
pediatrica;
3) organizzazione dell'
attività di counselling breve da parte delle ASV;
Si è inoltre stabilita la partecipazione formale (ovvero con nota del referente aziendale “fumo
di tabacco”) del referente SISP, al tavolo aziendale di controllo del tabagismo.
I dati di prevalenza di fumo nel Veneto mostrano una diminuzione che porta la nostra Regione
nel 2003 a essere l’area con la diffusione più bassa di questo fattore di rischio.
Alcol
E’ in via di definizione un protocollo per identificare i problem-drinkers nel corso
dell’attività ordinaria dei SISP con particolare riferimento alla attività certificativa
(certificazione di idoneità alla guida, porto d’armi, idoneità al lavoro e certificazione di
invalidità civile).
3) Igiene urbana ed ambientale
Igiene urbana
Predisposizione criteri omogenei a valenza sanitaria per la valutazione e/o stesura
degli strumenti urbanistici, quali piani regolatori e regolamenti edilizi, e per la elaborazione di
regolamenti regionali relativamente a strutture ad uso collettivo per anziani (case di cura, case
di riposo ecc.) e per bambini.
Per l’esame degli edifici produttivi si costituisce all’interno del Dipartimento di Prevenzione
di singola Az. ULSS un gruppo multidisciplinare ed interservizi per una visione integrata
delle problematiche (parere unico per edilizia complessa).
Piscine
Dopo aver contribuito in modo determinante alla fase preparatoria e alla stipula
dell’“Accordo Stato, Regioni, PP.AA. sugli aspetti igienico–sanitari concernenti la
costruzione, la manutenzione e la vigilanza delle piscine ad uso natatorio”, il Gruppo di
lavoro regionale sta elaborando disposizioni tecniche, ha costituito una banca dati delle
piscine ed è in fase di redazione un opuscolo ed il corso di formazione per operatori.
Igiene ambientale, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti
Gas Radon
La Regione Veneto ha formulato e adottato una strategia di controllo del radon le cui
caratteristiche essenziali sono le seguenti:
• stabilisce una soglia al di sopra della quale si consiglia ai cittadini di bonificare un
edificio pari a 200 Bqm3. Tale valore soglia corrisponde al limite inferiore
raccomandato dall’Unione Europea;
• rappresenta un elemento della prevenzione primaria dei tumori e parte integrante del
Piano Oncologico Regionale;
6
•
•
•
•
rappresenta un’opportunità per creare consapevolezza riguardo la neoplasia polmonare
e le sue cause e promuovere la cessazione del fumo coinvolgendo soprattutto i medici
di medicina generale e perciò evidenzia nella comunicazione che il radon è la seconda
causa di neoplasia polmonare e che la cessazione del fumo costituisce la più efficace
misura per ridurre il rischio di tumore polmonare in individui esposti o meno al gas;
coinvolge i medici soprattutto quelli di medicina generale, che rappresentano la fonte
di informazione più credibile riguardo la salute per la maggior parte del pubblico;
offre gratuitamente la misurazione ed eventuale bonifica delle scuole ed asili,
affidando ad ARPAV il compito di avviare la campagna di monitoraggio presso 500
scuole ubicate nelle aree già individuate come ad alto potenziale di radon;
costituisce, più in generale, un’opportunità per informare i cittadini sulle origini del
cancro e sulle misure appropriate per prevenirlo.
Accanto alla strategia di controllo, è stato inoltre approntato un Progetto di ricerca radon, per
l’individuazione delle principali tecniche di misurazione del gas, per la definizione di linee
guida per la bonifica degli edifici esistenti e per le nuove costruzioni, e per l’avvio di una
campagna di comunicazione del rischio. Particolare attenzione è stata infine posta alla tutela
dei lavoratori nei confronti dei rischi da esposizione a sorgenti di radon e linee guida per le
misure di concentrazione di radon in aria nei luoghi di lavoro sotterranei sono state formulate
e formalmente recepite dalla Giunta regionale.
Radiazioni ionizzanti
Il Piano Regionale Triennale per la Radioprotezione in Ambito Sanitario prevede
concreti obiettivi volti al miglioramento della protezione degli operatori e dei pazienti non
solo dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti, ma anche dall’esposizione a quelle metodiche
che fanno ricorso a radiazioni non ionizzanti (laser, radarterapia, risonanza magnetica) e ad
ultrasuoni (ecografi). Sono state elaborate linee guida per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi.
Radiazioni non ionizzanti
Sono state elaborate delle "Linee guida per la valutazione del rischio sanitario
determinato dalle fonti di inquinamento ambientale". Sono inoltre state sviluppate attività di
ricognizione sull’applicazione delle leggi regionali in materia di esposizione della
popolazione ai campi elettromagnetici generati rispettivamente dalle alte e basse frequenze
(linee elettriche ad alta tensione, emittenti radio, emittenti televisive e telefonia mobile) e
gestiti procedimenti sanzionatori a carico delle emittenti radio-tv e delle stazioni radiobase per
la telefonia cellulare. Inoltre il coordinamento dell’attività di censimento degli spazi dedicati
all’infanzia situati in prossimità di linee elettriche ad alta tensione è svolta dall’ARPAV.
4) Medicina legale e necroscopica
Accertamento dell’invalidità civile, delle condizioni di handicap e della disabilità
Attraverso lo Sportello Unico per l’Invalidità l’iter amministrativo è stato semplificato
con l’integrazione amministrativa sia interna alle aziende che con le Unità Operative
provinciali, Direzioni Regionali, INPS e Centro per l’impiego ottenendo una riduzione dei
tempi di attesa, anche se non omogenea, in quasi tutte le Az. ULSS. I tempi di attesa (giorni
intercorrenti tra la domanda e la risposta della Commissione invalidi nelle singole ULSS anno 2003) variano dai 54 giorni dell’Az. ULSS 4 ai 215 dell’Az. ULSS 22 con una mediana
di circa 120 giorni; le aziende sotto i 100 giorni sono 6, delle quali 4 comprendenti
capoluoghi di provincia.
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Idoneità psico-fisica all’uso delle armi
E’ stato elaborato un documento del gruppo tecnico interregionale riguardo i
“Requisiti minimi per il rilascio ed il rinnovo dell’autorizzazione al porto di fucile per uso di
caccia e al porto d’armi per uso di difesa personale (marzo 2004).
Legge Regionale 41/03 – Disposizioni di riordino e semplificazione normativa collegato
alla legge finanziaria 2003 in materia di prevenzione, sanità, servizi sociali e sicurezza
pubblica
Tale legge, tra le altre disposizioni, prevede che gli accertamenti sanitari e la relativa
certificazione, previsti dall'
art. 14 della legge 30 aprile 1962, n.283 e degli artt. 37, 39 e 40 del
DPR 26 marzo 1980, n.327 in materia di disciplina igienica di produzione e vendita di
sostanze alimentari e bevande siano sostituiti da misure di autocontrollo, formazione e
informazione.
In data 2 febbraio u.s. la Giunta Regionale ha deliberato l'
entrata in vigore dell'
art.1 della
Legge stabilendo: i criteri per la predisposizione delle misure di autocontrollo, formazione e
informazione; le modalità di monitoraggio e sorveglianza sull'
attuazione delle misure sopra
dette; i criteri per la predisposizione del sistema di controllo degli episodi e dei casi delle
malattie a trasmissione alimentare (Delibera Regionale n.140/2004).
Polizia mortuaria
Sono in corso di predisposizione protocolli operativi uniformi con relativa modulistica
a livello regionale da adottare da parte di tutti i Comuni della Regione per razionalizzare e
uniformare la prassi operativo-gestionale delle attività di polizia mortuaria.
5) Tutela della salute nelle attività sportive. Attività motoria.
Sono stati stipulati accordi con la Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Verona
e il Corso di laurea in Scienze Motorie di Padova e l’Associazione diabetici per l’avvio di
corsi di attività motoria dei diabetici a Padova e Verona (due corsi per sede). Corsi specifici
sono in programmazione per referenti ULSS e insegnanti di educazione fisica per promuovere
l’attività fisica nell’anziano e nel diabetico.
PIANIFICAZIONE 2005-2007
OBIETTIVI GENERALI
L’obiettivo di salute del piano triennale è costituito dal miglioramento dello stato di
salute della popolazione veneta, attraverso attività preventive e di promozione della salute
quali le vaccinazioni, la profilassi delle malattie infettive, lo screening oncologico (citologico,
mammografico, FOBT), il controllo dei fattori di rischio ambientali, la modifica degli stili di
vita nocivi.
A tal fine, la pianificazione regionale prosegue il percorso professionale e amministrativo
finalizzato a rinnovare gli ambiti di attività, la metodologia di lavoro e l’organizzazione dei
SISP per dare un servizio di maggior qualità (efficace, efficiente, appropriato e gradito) ai
cittadini del Veneto.
L’attuazione del Piano triennale SISP prevede quindi un triennio di consolidamento ed
ulteriore sviluppo delle attività previste per una sua messa a regime in tutte le Aziende ULSS
del Veneto.
8
OBIETTIVI SPECIFICI
Stesura in dettaglio del piano triennale 2005-2007 con definizione di:
1) Linee di lavoro da completare
Le attività già previste nell’area 4 del Piano SISP 2002-2004 relative alla medicina legale
vanno al completamento secondo il precedente piano e non richiedono ulteriore sviluppo
progettuale.
2) Linee di lavoro da proseguire
In relazione al recente documento “Prevenzione attiva” del Ministero della Salute, che
impegna le strutture del SSN ad attivare specifiche attività ad alto impatto sulla salute
pubblica, screening oncologici e vaccinazioni, indicati nel documento, sono linee di lavoro già
considerate nella pianificazione 2002-2004 e come tali da proseguire recependo le indicazioni
ministeriali.
In particolare, con l’adesione della Regione del Veneto al Piano nazionale di eliminazione del
morbillo e della rosolia congenita, tale impegno costituisce il principale obiettivo vaccinale
dei SISP. L’allargamento dell’offerta vaccinale, già prefigurata nel primo piano e nel nuovo
calendario (con riferimento a gruppi selezionati), con la pianificazione 2005-2007 sarà
strutturata in una logica di popolazione generale e di offerta ampia (varicella, meningococco,
pneumococco).
Lo sviluppo delle conoscenze epidemiologiche e della valutazione d’impatto delle misure
preventive adottate dal SSR, necessita l’aggiornamento del sistema informativo dell’igiene
pubblica ed un suo collegamento alle diverse fonti dei dati utilizzate dai Servizi dei
Dipartimenti di Prevenzione come prefigurato nel piano 2002-2004.
La strategia di comunicazione con l’utente/utenza organizzata e la formazione generale degli
operatori dei SISP saranno definiti in documenti specifici.
L’area 5 “Lotta alla sedentarietà” e la scheda di progetto 2.4 “Fumo di tabacco” saranno
sviluppate in coerenza al documento ministeriale “Prevenzione attiva” in relazione alla
strategia di controllo del rischio cardiovascolare e prevenzione delle complicanze del diabete.
Per i progetti “piscine”, “radiazioni ionizzanti” e “fitosanitari –ambiente e salute (FAS)”
vanno sviluppati nel tempo gli aspetti legati alla formazione, alla implementazione delle
banche dati, ai rapporti con l’Istituto Superiore di Sanità per i piani triennali di indagine
epidemiologica.
3) Linee di lavoro innovative da inserire nella pianificazione 2005-2007
In relazione al documento “Prevenzione attiva” del Ministero della Salute, due linee di lavoro
innovative vengono inserite nella pianificazione SISP 2005-2007:
- controllo del rischio cardiovascolare;
- controllo delle complicanze del diabete.
Tali linee di lavoro considerate prioritarie da citato documento impongono una
riorganizzazione delle attività correlate alla prevenzione di tali patologie già considerate nella
precedente pianificazione (con particolare riferimento alla prevenzione delle patologie fumo
correlate e alla lotta alla sedentarietà) sviluppando un modello organizzativo tipo “screening
oncologici” che prevede la costruzione di rete con la clinica per quanto di competenza e la
messa a disposizione del know how di sanità pubblica: management gestione grandi numeri di
9
popolazione, analisi epidemiologica e valutazione degli interventi, attività di tipo
educativo/promotive, sviluppo di percorsi secondo logica di clinical governance.
4) Linee di azione a sviluppo interpiano
I Servizi afferenti ai Dipartimenti di Prevenzione del Veneto, nell’ambito della pianificazione
2002-2004, hanno colto l’importanza di orientare la propria operatività su temi innovativi ad
alto impatto sulla salute pubblica. Tali temi possono essere meglio affrontati in una logica
dipartimentale interservizi, coordinando sinergicamente attività e professionalità.
Nello specifico i seguenti temi saranno affrontati in modo coordinato tra i piani indicati tra
parentesi:
1. prevenzione traumi da traffico (SISP – SPISAL);
2. prevenzione incidenti domestici (SISP – SPISAL);
3. prevenzione patologie fumo correlate (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare);
4. prevenzione patologie alcol correlate (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare);
5. lotta alla sedentarietà (SISP – SPISAL – SIAN);
6. valutazione progettualità edilizia complessa (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare –
Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche);
7. valutazione piani urbanistici (SISP – SPISAL);
8. vigilanza per ambiti (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene
degli allevamenti e delle produzioni zootecniche);
9. emergenze terroristiche (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e
Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche);
10. sorveglianza malattie umane di origine alimentare e idrica (Sicurezza Alimentare – Sanità
Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche – SISP);
11. integrazioni con il progetto FitoSanitari e Ambiente (SISP – SPISAL – Sicurezza
Alimentare - Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche);
12. sviluppo di un sistema informativo/informatico integrato (SISP, SPISAL, Sicurezza
Alimentare, Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche).
L’operatività legata alle azioni a sviluppo interpiano sopra definite è garantita a livello delle
singole Aziende Sanitarie dal Direttore del Dipartimento di Prevenzione che, a tal fine,
attiverà i servizi del Dipartimento di volta in volta coinvolti.
STRATEGIE E METODI
In generale, come sinteticamente annunciato in premessa, i principi ispiratori e le
strategie operative a sostegno della metodologia utilizzata sono codificati nell’ambito di:
- Promozione della salute;
- Miglioramento Continuo della Qualità;
- Medicina basata sulle prove di efficacia (Evidence Based Medicine - EBM e, in
particolare, la sua articolazione in Evidence Based Prevention – EBP).
In particolare essi sono:
- analisi e visione epidemiologica dei problemi di salute;
- reperimento delle pratiche migliori, più efficaci e più efficienti per il trasferimento della
ricerca nella pratica dei Servizi oggetto di miglioramento;
- valutazione degli esiti e dei processi, prevalentemente attraverso percorsi di audit sia
interni che esterni;
- lavoro per progetti;
- lavoro di gruppo;
10
-
intersettorialità;
identificazione e coinvolgimento del cliente interno ed esterno;
sviluppo e cura della comunicazione interna ed esterna;
formazione continua del personale;
responsabilizzazione e collaborazione di tutti gli operatori coinvolti nelle singole attività;
utilizzo del sistema premiante.
PRINCIPALI INDICATORI
Area 1.0 Epidemiologia e profilassi delle malattie infettive
Progetto
Indicatore
Standard atteso
1.1 Controllo delle
Tasso di copertura
- a fine 2007 il 95% delle Az. ULSS ha un tasso
malattie prevenibili vaccinale MPR a 24
del 93%
con vaccinazione
mesi
Tasso di copertura
- a fine 2007 il 95% delle Az. ULSS ha un tasso
vaccinale prima dose
dell’90%
DTP entro il 90°
giorno di vita
Tasso di copertura
- a fine 2007 il 95% delle Az. ULSS ha un tasso
vaccinale contro
del 75%
l’influenza della
popolazione anziana
(>65 anni)
Incidenza morbillo
- entro il 2007 l’incidenza è < 1/100.000
nella popolazione
generale
Incidenza rosolia
- nessun caso nel triennio
congenita (casi di
rosolia congenita e/o
infezione rubeolica in
donne gravide,
confermati
laboratoristicamente)
Area 2.0 Prevenzione delle malattie non infettive
Progetto
Indicatore
Standard atteso
2.1 Prevenzione dei Prevalenza d’uso
- a fine 2007 il 95% delle Az. ULSS ha i seguenti
traumi da traffico
cinture di sicurezza e
tassi d’uso di dispositivi di trattenuta:
seggiolini per
- cinture anteriori 85%
bambini
- cinture posteriori 50%
- seggiolini per bambini 70%
2.3 Prevenzione
Tasso di adesione per - a fine 2007 nel Veneto si hanno i seguenti tassi di
patologie
screening ca.
adesione:
oncologiche:
mammario e ca.
- screening citologico 70%
screening
cervice uterina
- screening mammografico 80%
- screening CCR 60%
11
Area 3.0 Igiene Urbana e ambientale
Progetto
Indicatore
3.1 Igiene urbana ed
Sviluppo linee
guida per il
edilizia
rilascio di parericertificati
3.2 La tutela della
collettività dai rischi
sanitari connessi
all’inquinamento
ambientale: igiene
ambientale ed
interfaccia ARPAV
Presenza di
specifica
competenza
specialistica
Area 4.0 Medicina legale e necroscopica
Progetto
Indicatore
4.3 Organizzazione
Tempi di attesa
accertamento
per visita di
dell’invalidità civile,
invalidità civile
delle condizioni di
handicap e della
disabilità
Standard atteso
- a fine 2007 il 95% delle Az. ULSS ha adottato le
linee guida
- il 95% delle Az.ULSS ha definito formalmente un
referente qualificato per la materia
Standard atteso
- a fine 2007 l’80% delle Az. ULSS ha un tempo di
attesa non superiore a 60 giorni
Area 5.0 Tutela della salute nelle attività sportive
Progetto
Indicatore
Standard atteso
5.1 Tutela della salute
Percentuale di
- aumento del 15% a fine 2007
nelle attività fisiche e/o diabetici che
sportive, lotta alla
praticano
sedentarietà
regolarmente
attività fisicosportiva nel tempo
libero
12
PRINCIPALI FASI/AZIONI DI SVILUPPO DEL PIANO
FASI/AZIONI
DATA
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
I° semestre 2005
definizione progetti specifici
consolidamento attività pianificazione 2002-2004
delibera Regionale di recepimento progetti specifici pianificazione 2005-7
avvio azioni innovative
I° monitoraggio
II° monitoraggio
valutazione di processo e di efficacia
Luglio 2005
Luglio 2005
Dicembre 2005
Dicembre 2006
Dicembre 2007
RISORSE (Servizi o Uffici coinvolti, personale, materiali) e COSTI
Strutture coinvolte
• Servizio Programmi Regionali di Sanità Pubblica – Dipartimento di Prevenzione Az.
ULSS 7 Pieve di Soligo;
• SISP del Veneto;
Materiali/formazione
• materiali inventariabili;
• materiali educativi/comunicativi;
• formazione esterna;
• partecipazione a convegni/congressi;
Costi
Totale
350.000,00 per anno per tre anni (2005-2006-2007).
13
DIREZIONE REGIONALE PER LA PREVENZIONE
Dirigente responsabile: Dott.ssa Giancarla Niero
PIANIFICAZIONE TRIENNALE 2005-2007
PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE E LA PROMOZIONE DELLA
SALUTE NEGLI AMBIENTI DI LAVORO 2005-2007
DIRETTORE SCIENTIFICO DEL PIANO
Dr. Luciano Marchiori
Responsabile SPISAL, Az. ULSS 20 Verona
Via Salvo D’Acquisto 7, Verona
tel. 045.8075017
e-mail [email protected]
fax 045.8075013
DIRIGENTE REGIONALE DI RIFERIMENTO
Dott.ssa Maria Lovison, Servizio per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, Direzione
Regionale per la Prevenzione
Dorsoduro, 3493 – Venezia
Tel 041.2791315
e-mail [email protected]
fax 041.2791330
PRESENTAZIONE SINTETICA DELL’ATTIVITA’ SVOLTA PERIODO 1999-2004
Le politiche di prevenzione negli ambienti di lavoro adottate dalla Direzione per la
Prevenzione con la pianificazione regionale 1999 – 2004 si sono ispirate agli indirizzi della
Commissione dell’U.E. e si sono riferite alla situazione epidemiologica regionale in materia
di infortuni e di malattie professionali.
La metodologia di lavoro ha previsto lo sviluppo del network regionale degli Spisal e
del lavoro in rete, l’omogeneizzazione delle pratiche di lavoro, la condivisione degli obiettivi
e delle attività, l’attivazione di tavoli di confronto sociale e di coordinamento istituzionale.
I risultati conseguiti sul piano strategico, evidenziati
oggettiva esterna, sono stati:
•
•
•
•
•
attraverso una valutazione
l’affermazione della politica regionale di prevenzione negli ambienti di lavoro
definita da obiettivi, metodologie, strumenti di lavoro e sistemi di verifica dei
risultati per il miglioramento (DGRV 5083 del 28.12.98);
l’impegno per una maggiore omogeneità degli interventi SPISAL con la
diminuzione delle differenze territoriali nei comportamenti delle singole Az.
ULSS attraverso lo sviluppo del lavoro in rete e su comparti: network regionale
degli SPISAL;
la partecipazione delle Parti sociali ai processi di prevenzione in atto con la
garanzia del controllo sociale sui Servizi, sulle priorità di intervento, sulle
metodologie di lavoro e sui risultati, secondo il principio della trasparenza della
P.A;
lo sviluppo di linee di lavoro innovative orientate alle problematiche emergenti
quali: l’ergonomia, la prevenzione degli infortuni derivanti da traffico stradale, la
valutazione dell’organizzazione aziendale del sistema di gestione della sicurezza,
lo stress ed il mobbing;
la progettazione di un sistema integrato e partecipato di promozione della salute
negli ambienti di lavoro, attraverso la strutturazione ed il mantenimento di un
sistema sinergico coinvolgente tutti i soggetti impegnati nella tutela della salute
14
nel mondo del lavoro (Az.ULSS, Direzione del Lavoro del Ministero del Lavoro,
INAIL, INPS, ARPAV, Direzioni Regionali del Lavoro e della Formazione,
dell’Agricoltura e dei Lavori Pubblici, dell’Ambiente e delle attività produttive,
Associazioni Datoriali, Organizzazioni Sindacali, Centro di Riferimento
Regionale per la Prevenzione, Centro di Riferimento Regionale per la Promozione
della Salute, Servizio Epidemiologico Regionale, Dipartimento di Medicina
Ambientale e Sanità Pubblica – Sede di Medicina del Lavoro dell’Università di
Padova);
Sul piano operativo, attraverso la realizzazione di oltre 25 progetti, sono stati raggiunti i
seguenti risultati significativi.
Riorientamento delle linee di lavoro tradizionali
Attraverso l’avvio di 7 progetti le attività di lavoro consolidato degli SPISAL sono
state orientate, sulla base dell’evidenza epidemiologica e dell’efficacia (EBP), sui principali
problemi di sicurezza e salute. I progetti di lavoro sono stati finalizzati alla definizione e
condivisione delle metodologie d’intervento e pratiche di lavoro tra gli operatori e le forze
sociali ed alle conseguenti azioni di formazione e sviluppo di strumenti. I progetti hanno
riguardato interventi di prevenzione a livello regionale nei principali comparti produttivi a
maggior rischio (metalmeccanica, edilizia, agricoltura, trasporti, legno) e l’avvio di interventi
di promozione dell’organizzazione e della gestione della sicurezza in azienda (progetti:
monitoraggio 626, lavoro sicuro e sistemi di gestione della sicurezza, sbagliando s’impara ed
inchieste infortuni). L’esame delle attività svolte dagli SPISAL nel periodo1999 – 2003 indica
come, a parità di risorse, il sistema sia stato riorientato su obiettivi di salute riducendo le
attività di minore valenza preventiva (visite agli apprendisti e ai minori).
PRODUTTIVITÀ SPISAL
Attività
Indagini infortuni
Con verbale di prescrizione
Indagini malattie professionali
Interventi di prevenzione in aziende
Controllo cantieri
Visite di Minori/Apprendisti
Verbali con prescrizione art. 20 D.Lgs. 758/94
ANNO
1999
5552
2038
2619
2166
34912
2407
2000
3377
620
2028
3961
2597
32891
2589
2001
3448
613
2056
5970
2367
27871
2573
2002
3661
612
1962
5919
2289
24745
2804
2003
3736
644
1843
6702
2925
23016
2655
Particolarmente impegnativo è stato l’intervento nell’industria metalmeccanica,
innovativo anche per la metodologia di coinvolgimento delle parti sociali, come riconosciuto
dall’Agenzia Europea per la Sicurezza sul Lavoro che ha attribuito un premio ufficiale al
progetto. In totale sono state contattate 13.037 aziende metalmeccaniche, pari al 71% del
totale regionale. Di queste, 4219 (33%) sono intervenute ad incontri illustrativi organizzati
dagli SPISAL, 2312 sono state oggetto di ispezione (13%) del totale regionale. A fine 2004 le
ditte contattate per l’informazione saranno 17.000 mentre si supereranno le 3.000 aziende
ispezionale.
La metodologia informativa e partecipativa seguita per il comparto metalmeccanica
nel 2004 è stata estesa al comparto del legno (17 SPISAL), allo stato attuale sono iniziati gli
incontri informativi ed è stato predisposto il materiale da consegnare alle aziende ed ai
soggetti della prevenzione (8.000 CD).
15
Sperimentazione di un modello di sistema di sorveglianza e di assistenza sanitaria ai
lavoratori con pregresse esposizioni professionali a cancerogeni
Con questo progetto, parzialmente finanziato dal 1998 dal Ministero della Sanità,
l’Assessorato alla Sanità della Regione Veneto è intervenuto sulla delicata materia della
sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti a cancerogeni: amianto e cloruro di vinile
monomero [DGR n. 5094 del 28 dicembre 1998; DGR 3241 del 6 ottobre 2000; DGR 397 del
1 marzo 2000].
Linea Amianto
È stata valutata la fattibilità di un programma di screening per la diagnosi precoce di
cancro polmonare negli ex-esposti ad amianto, usando la TAC spirale come test di screening.
Dei 1165 soggetti esaminati, 375 (32.2%) mostravano placche pleuriche; noduli polmonari
furono osservati in 242 soggetti (20.8%); inoltre, 338 soggetti (29.0%) furono ripetutamente
esaminati con TAC per individuare eventuale progressione di lesioni sospette polmonari o
pleuriche. Furono riscontrati 7 casi di cancro polmonare durante lo screening (tutti fumatori o
ex-fumatori); 3/260 e 4/905 in lavoratori con esposizione inferiore o superiore a 200
fibre/ml×anni, rispettivamente. Il rischio relativo di 2.60 indica che solo i fumatori o exfumatori esposti a più di 200 fibre/ml×anni dovrebbero essere sottoposti a screening con TAC
spirale.
Linea Cloruro di Vinile Monomero (CVM)
Sono stati esaminati 889 ex-esposti a CVM, i segni ecografici di epatopatia diffusa, le
alterazioni di AST, ALT, gGT, fosfatasi alcalina, sideremia, e ferritinemia non erano correlati
alla pregressa esposizione cumulativa a CVM. I casi di epatocarcinoma erano 3/271 e 2/619
nei soggetti con esposizione cumulativa a CVM superiore o inferiore a 1000 ppm×anni,
rispettivamente; il rischio relativo era 3.4. I casi di tumore polmonare erano 7/213 e 1/676
negli insaccatori e non-insaccatori di poli-vinilcloruro, rispettivamente; il rischio relativo era
21.9. Lo screening dovrebbe continuare solo nei soggetti esposti a CVM >1000 ppm×anni e
negli insaccatori con più di 3 anni di lavoro, usando come test di screening l’ecografia o la
TAC spirale, rispettivamente.
Il costo della sorveglianza per un singolo soggetto ex-esposto ad amianto è stato pari a circa
1066 euro, così suddiviso: per esami 44%; per il personale 43%; per le attività organizzative
13%. Il costo della sorveglianza per un singolo soggetto ex-esposto a CVM è stato pari a 492
euro, così suddiviso: per esami 32%; per il personale 48%; per le attività organizzative 20%.
In conclusione lo studio ha permesso di definire i protocolli più adeguati alla
sorveglianza sanitaria sviluppando metodologie, strumenti e criteri di indagine secondo i
principi dell’evidenza. In tale maniera sarà possibile garantire la continuazione dello
screening, estendendolo a tutti i lavoratori ex esposti individuati ad alto rischio, rispettando
criteri di economia e di etica. [Prosecuzione sorveglianza sanitaria sugli ex esposti a CVM e
AMIANTO - DGR 4033 del 19 dicembre 2003].
Epidemiologia Occupazionale
I progetti di Epidemiologia Occupazionale e quello relativo al registro regionale dei
casi di mesotelioma, avviati con il piano 1999 – 2001, sono stati strutturati con DGRV n.
4078 del 30 dicembre 2003 attivando il COREO – Centro Operativo Regionale per
l’Epidemiologia Occupazionale.
I progetti hanno permesso di delineare il quadro
epidemiologico regionale relativo alle principali patologie occupazionali.
Infortuni
Nel decennio 1990 – 2000 in Veneto vi è stata una riduzione del 13 % del numero
degli infortuni “definiti” dall’INAIL per tutti i settori produttivi. Se si esclude la quota di
infortuni accaduti a seguito di incidente stradale la riduzione nel periodo indicato è pari al
16
23,4 %. Tuttavia, il trend positivo è avvenuto soprattutto nel primo periodo in quanto dal
1997 l’andamento è sostanzialmente stazionario.
I dati relativi agli infortuni “denunciati” all’INAIL, escludendo gli infortuni in
itinere, cioè quelli avvenuti recandosi o tornando dal lavoro, evidenziano per gli anni più
recenti, periodo 1999 – 2003, una riduzione del 13%. Tale dato appare ancora più
significativo se si considera che il numero dei lavoratori assicurati è progressivamente
aumentato negli anni. I comparti maggiormente interessati dal fenomeno sono la
metalmeccanica, l’edilizia, i trasporti e del legno. Circa 1/6 degli infortuni denunciati
riguarda lavoratori extracomunitari ( 20.991 eventi nel 2003). Gli infortuni mortali denunciati
all’INAIL nel periodo 1999 – 2003 in Veneto si sono ridotti di una quota pari all’ 8%, ma
escludendo quelli in itinere, la riduzione in Veneto sale al 19.4%. Circa il 60% degli eventi
mortali accade “…alla guida di” o “a bordo di…” a dimostrazione del ruolo ormai giocato
dalla sicurezza stradale più in generale.
Infortuni mortali denunciati all’INAIL dal 1999 al 2003 negli addetti all’industria, commercio, servizi, agricoltura
(Fonte: Sito web INAIL); tra parentesi sono indicati gli infortuni in itinere.
Italia
Nord Est
Veneto
1999
2000
2001
2002
2003
1.438 (99)
370
154 (25)
1.412 (134)
390
148 (25)
1549 (270)
366 (82)
120 (28)
1.481 (363)
385(109)
136 (45)
1.394 (309)
362 (96)
142 (38)
Il confronto con le altre regioni evidenzia come il Veneto, per indice di frequenza,
occupi la sesta posizione, superiore al dato medio nazionale, mentre per gravità si colloca al
tredicesimo posto.
Malattie professionali
E’ di seguito riportato, l’andamento delle malattie professionali segnalate agli Spisal
in Veneto, dal 1990.
2800
2600
2711
2400
2527
2200
2346
2268
2514
2278
2192
2000
2107
2074
2028
1800
2056
1962
1843
1600
1400
1617
1200
1000
19 9 0
91
92
93
94
95
96
97
98
99
2000
2001
2002
2003
L’ipoacusia da rumore rappresenta ancora la patologia professionale maggiormente
rappresentata (80%) anche se in calo. Seguono la patologia cutanea (5%), la patologia
articolare da sovraccarico funzionale (2.3%) e le neoplasie (2%). Da segnalare che negli
ultimi anni vi è stato un aumento delle segnalazioni di neoplasie e delle malattie da amianto,
ciò anche a seguito dello specifico progetto regionale di sorveglianza degli ex esposti ad
amianto e CMV.
Mesotelioma pleurico
Le province del Veneto a maggiore frequenza di questa patologia maligna da amianto
sono quelle di Venezia e di Padova. L’andamento in Veneto nel periodo 1988 - 2002 è
17
indicato nella figura di seguito dove vengono raggruppati i nuovi casi di mesotelioma insorti e
segnalati al Registro mesoteliomi.
Nuovi casi di m esoteliom a insorti in residenti del Veneto
(Fonte: Registro regionale veneto dei casi di m esoteliom a, ottobre 2004)
90
numero dei nuovi casi
80
70
60
50
40
30
20
10
0
1988-90
1991-93
1994-96
1997-99
2000-02
Anno di diagnosi
Nell’82.3% dei soggetti affetti da mesotelioma viene rilevata una pregressa
esposizione ad amianto (lavorativa o ambientale), percentuale che risulta maggiore nei maschi
tra i quali è prevalente il peso di esposizioni lavorative ad amianto. Nelle donne emerge una
presenza consistente di esposizioni ad amianto dovute ad esposizioni ambientali o familiari.
Aver lavorato alla costruzione o riparazione di mezzi ferroviari, nella cantieristica navale,
nella costruzione e manutenzione di impianti industriali di Marghera, al porto commerciale di
Venezia o all’estero rappresentano la causa più frequente di una esposizione lavorativa ad
amianto che determina un mesotelioma.
Oltre ai casi di mesotelioma certamente dovuti ad amianto, esiste il grosso problema
dei casi di neoplasia polmonare in soggetti che sono stati esposti all’amianto; il Registro
mesoteliomi finora ha individuato ben 481 casi di tumore polmonare nelle coorti di esposti al
minerale.
Progetto "Prevenzione degli infortuni da incidenti stradali"
Questo progetto è parte del programma più generale di prevenzione dei traumatismi
stradali e ne costituisce la parte dedicata al mondo del lavoro e alla prevenzione degli
infortuni che accadono sulla strada (circa 60% dei mortali). Nell'
ambito del progetto si è
attivato il monitoraggio del fenomeno infortunistico autostradale, diffusione del protocollo di
sicurezza dei cantieri autostradali prodotto in collaborazione con la Società Autostrade
BS/PD, il miglioramento della sicurezza dei mezzi utilizzati dai portalettere su tutto il
territorio nazionale, la sperimentazione di percorsi gestionali di sicurezza per le ditte di
autotrasporto (23 aziende veronesi per complessivi 110 dipendenti formati), corsi di “guida
sicura” per autisti di autotreni e di autoambulanze.
Il progetto è stato rinforzato da iniziative promosse da e con Enti ed Associazioni esterne alle
ULSS a seguito dell'
attuazione del progetto (tra cui CNA, UPA, INAIL Regionale, Cattolica
Assicurazioni). Il know – how sviluppato ha permesso di elaborare un CD per l’ISPESL
“Profili di rischio nell’autotrasporto”.
18
Progetto "Prevenzione e promozione della sicurezza e della salute nelle strutture
sanitarie"
Nell'
ambito di questo progetto è stata svolta un’indagine sullo stato di attuazione del
D. Lgs. 626/94:
Le principali azioni realizzate hanno riguardato:
- convegno dedicato alle strutture sanitarie pubbliche e private del Veneto;
- strutturazione del coordinamento regionale dei responsabili del servizio di prevenzione e
protezione delle strutture sanitarie pubbliche;
- corsi di formazione in materia di sicurezza per lavoratori, RLS, addetti all’emergenza, con
finanziamenti FSE ed INAIL per un totale di 4.000 operatori formati;
- definizione di linee guida inerenti: la valutazione dei rischi, la sorveglianza sanitaria, la
progettazione di percorsi formativi, l’organizzazione e la gestione della sicurezza in
azienda;
- strutturazione del coordinamento regionale dei Rappresentanti dei Lavoratori per la
Sicurezza delle aziende Ulss ed Aziende Ospedaliere del Veneto;
- realizzazione di un progetto di formazione integrata (Fad ed aula) rivolto a 150 dei
rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza delle aziende Ulss ed Aziende Ospedaliere
del Veneto;
- sperimentazione di un corso Fad, accreditato ECM, per 350 operatori sanitari delle aree
chirurgiche e dell’emergenza.
Ergonomia Occupazionale
Il Progetto di Ergonomia Occupazionale è stato strutturato con la DGRV n. 1397 del
16 maggio 2003, che ha istituito il CRREO – Centro di Riferimento Regionale per
l’Ergonomia Occupazionale.
Il progetto ha permesso di attivare in ogni provincia dei gruppi di lavoro dedicati e la
sperimentazione di interventi di ergonomia in aziende di diversi comparti: macellazione carni
avicole, abbigliamento, assemblaggio lampadari, legatoria, servizi di lavanderia,
assemblaggio ferri da stiro, occhialeria, con conseguenti interventi di miglioramento delle
condizioni lavorative. Il Centro Regionale curerà quindi l’implementazione del know-how
sviluppato nei servizi, oltre che ulteriori esperienze.
Formazione
Nell’ambito del piano formazione sono state sviluppate cinque linee di lavoro: qualità
della formazione, formazione interna (sistema SPISAL), formazione esterna (soggetti non
appartenenti al sistema SPISAL), comunicazione e linea editoriale.
Le attività svolte nel corso del biennio 2002-2004 sono:
- corsi di formazione personale SPISAL: 190 operatori area vigilanza con formazione
d’aula e 100 in formazione integrata fad-aula, 34 operatori area promozione con
formazione d’aula e 28 in formazione integrata fad-aula;
- corsi di formazione esterna: 28 tecnici delle associazioni di categoria sul tema delle
polveri di legno duro; 25 medici competenti sull’utilizzo di strumenti per la rilevazione
delle problematiche di promozione della salute dei lavoratori. Circa 40.000 lavoratori nel
biennio 2002-2003, datori di lavoro, RLS, consulenti ed altri formati dagli SPISAL in
progetti del Dipartimento di Prevenzione ed in progetti in collaborazione con altri (es.
organizzazioni Sindacali, Associazioni datoriali);
- qualità della formazione: collaborazioni con la Direzione Regionale per la Formazione del
Veneto e con il coordinamento delle regioni, nel gruppo di lavoro dedicato alla
formazione dell’RSPP a seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs. 195/2003 e nel gruppo di
lavoro dedicato alla formazione degli addetti al primo soccorso, redazione linee guida per
la formazione alla sicurezza;
19
-
partecipazione alla fiera agricola internazionale di Verona e realizzazione di interventi di
comunicazione nell’ambito della Settimana Europea per la Sicurezza a partire dall’anno
2000;
linea editoriale: realizzazione e diffusione di materiale informativo dedicato al comparto
legno, servizi (attività di carico e scarico) ed agricoltura ed alle problematiche correlate al
consumo di alcol in ambiente di lavoro in collaborazione con il Ser.T dell’Az. ULSS 20.
Promozione della salute
Nel mercato del lavoro si assiste a una diversificazione crescente delle forme di
occupazione con l’espansione dei rapporti di lavoro temporanei. Il tipo di contratto e
l’anzianità nell’impresa presentano una correlazione negativa con la salute sul luogo di
lavoro. I cambiamenti nell’organizzazione del lavoro, in particolare le modalità più flessibili
di organizzazione dell’orario di lavoro e una gestione delle risorse umane più individuale e
maggiormente orientata al risultato hanno un’incidenza profonda sui problemi legati alla
salute sul luogo di lavoro o, più in generale, sul benessere sul luogo di lavoro. Le malattie
considerate emergenti quali lo stress, la depressione o l’ansia, nonché la violenza sul luogo di
lavoro, le molestie e l’intimidazione rappresentano ben il 18% dei problemi di salute legati al
lavoro.
Il piano di promozione della salute 2002-2004 (DGRV n. 3723 del 19.12.2003) ha
inteso affrontare i nuovi problemi del lavoro, tipici dei paesi più avanzati economicamente,
promuovendo, come suggerisce l’OIL, “la salute ed il benessere sul luogo di lavoro”.
Sono stati sperimentati modelli di intervento relativamente a:
- Disability Management: comprensivo di azioni di promozione sulle tematiche alcol, fumo,
rischi psicosociali, inserimento disabili;
- la rete regionale delle scuole;
- lavoro flessibile.
La prima azione del piano promozione è stata la formazione del personale Spisal da
investire in queste nuove linee di lavoro. Tale azione è stata attuata con uno stage
residenziale ed ora in ogni ulss vi sono uno o più operatori finalizzati ad assistere le aziende e
d i lavoratori su progetti di promozione della salute.
Il progetto Azienda Sana ha promosso l’avvio di pratiche di promozione della salute
nell’ambiente di lavoro, in collaborazione con le Parti Sociali, tramite un concorso regionale
finalizzato ad evidenziare le eccellenze realizzate dalle aziende in ambito formativo e di
promozione della salute.
Nell’anno di sviluppo del Piano di promozione della salute si è concordato con il
Centro Regionale di Riferimento Promozione della Salute (CRRPS) di sviluppare sinergie di
lavoro nell’ambito di linee di lavoro comuni e di assistenza metodologica e formativa.
La rete della promozione della salute ha coinvolto Enti ed Istituzioni aventi
competenza rispetto alle tematiche del Piano stesso. A partire dalle Parti Sociali per la
condivisione del progetto sono in essere collaborazioni e accordi con l’Università (Medicina
del Lavoro, Psichiatria, Psicologia del Lavoro, Giurisprudenza), l’ISPESL - capo fila della
Rete Nazionale della WHP- i S.I.L. ed i Ser.T. delle Aziende ULSS ed il Centro Regionale
per la Prevenzione (CRP).
Progetto "SPISALNET"
Lo sviluppo nei Servizi dell’innovazione tecnologica ed informatica Intenet-based per
la condivisione delle conoscenze, la diffusione delle informazioni nella rete (Knowledge
management) ha comportato lo sviluppo della piattaforma telelematica di comunicazione
(prevenzioneveneto) e di un software gestionale delle attività SPISAL. La piattaforma
prevenzioenveneto è stata utilizzata dai Servizi della Direzione Regionale fino al 2002, poi è
stata sostituita dal sito istituzionale della Regione Veneto. Come piattaforma dedicata al piano
SPISAL per il Knowledge management interno, la pianificazione e la gestione dei flussi
informativi, lo sviluppo di percorsi di formazione a distanza (FAD), oltre che per la
20
comunicazione con la rete esterna dei soggetti operanti nell’ambito della sicurezza (oltre 2000
iscritti) si sono sviluppate le
piattaforme www.safetynet.it e la piattaforma
www.prevenzionecantieri.it dedicata all’informazione, formazione e comunicazione specifica
per la sicurezza nel settore edile.
Il software spisalnet, finalizzato alla gestione delle attività dei Servizi, dell’archivio
ditte CERVED è stato utilizzato dai Servizi che per le maggiori dimensioni necessitavano di
strumenti informatici di gestione dedicati. L’esperienza sviluppata permette ora di pianificare
un sistema di gestione regionale integrato con i Servizi del Dipartimento e con ARPAV.
Progetto di cooperazione sanitaria: “Prevenzione dei rischi per la salute nel settore
tessile delle maquilas”
Il progetto di cooperazione sanitaria internazionale è finalizzato alla prevenzione dei
rischi per la salute dei lavoratori del Nicaragua, con particolare riguardo al settore delle
Maquilas.
L'
obiettivo generale persegue il miglioramento delle condizioni di salute della popolazione
lavorativa del Nicaragua, in particolare delle lavoratrici delle “maquilas”, attraverso il
rafforzamento delle istituzioni locali coinvolte nella ricerca, nella formazione sanitaria e nella
tutela della salute dei lavoratori.
Il progetto finora ha realizzato gli obiettivi specifici previsti:
• la realizzazione della rete di lavoro: OPS/OMS (Organizzazione Panamericana della
Salute,UNAN Università di Leòn e Managua, MINSA (Ministero della Salute),
MITRAB (Ministero del Lavoro) INSS (Istituto Nazionale di Sicurezza Sociale),
MEC e due ONG (Organizzazioni non Governative), MLAL (Movimento Laico
America Latina) e Movimondo;
• la formazione dei medici e altre figure professionali dei Dipartimenti di Medicina
Preventiva dell’Universita’ di Leòn e Managua, Diplomado in Salud Occupacional;
• la formazione delle lavoratrici delle Maquilas, circa 1.000 e delle loro rappresentanti;
• presenza nel 2003 e 2004 presso l'
Università di Leòn di uno specializzando in
medicina del lavoro dell’Università di Verona.
OBIETTIVI GENERALI DEL PIANO 2005- 2007
− Contribuire con azioni a livello culturale e strutturale, attraverso strategie integrate di
promozione della salute e di vigilanza, al miglioramento dello stato di benessere psicofisico della popolazione lavorativa secondo criteri di priorità e di efficacia e, attraverso
l’applicazione delle norme, favorire il vantaggio competitivo ed il valore etico del
sistema produttivo regionale;
− integrare le strategie del sistema regionale della prevenzione negli ambienti di lavoro
con le politiche della Regione Veneto, delle altre istituzioni competenti in materia di
sicurezza e igiene del lavoro e delle parti sociali e consolidare, su base regionale, le
pratiche di lavoro in qualità.
OBIETTIVI SPECIFICI
1. Pianificare le attività di vigilanza e di promozione della salute negli ambienti di lavoro
della Direzione per la Prevenzione, secondo i L.E.A., governando e coordinando
l’azione degli SPISAL attraverso la capitalizzazione e lo sviluppo dell’esperienza dei
Piani di prevenzione 1999 – 2001, 2002 – 2004 e degli altri progetti svolti (PRAV, ex
esposti a cancerogeni , progetti ISPESL);
21
2. implementare ed informatizzare un sistema di gestione dell’attività assicurandone il
supporto strategico ed il coordinamento operativo;
3. promuovere nelle aziende l’implementazione di sistemi di gestione della sicurezza e
della salute, ivi compresa la certificazione etica;
4. integrare le attività della Direzione per la prevenzione con le altre strutture della
Regione gli organismi interregionali, nazionali e internazionali operanti nel settore;
5. garantire l’elaborazione e la comunicazione esterna ed interna al sistema di
informazioni ed iniziative relative alla salute e sicurezza negli ambienti di lavoro utili
alla programmazione regionale e alle istanze sociali ed economiche interessate.
PRINCIPALI FASI/AZIONI DI SVILUPPO DEL PIANO
1. Pianificazione e coordinamento delle attività SPISAL
a) programmazione e coordinamento su base regionale delle attività di vigilanza e
promozione con particolare riferimento ai comparti legno, trasporto, chimica,
agricoltura, metalmeccanica e edilizia, garantendo i L.E.A.;
b) programmazione di interventi di vigilanza e promozione in comparti a livello locale
sulla base dell’evidenza dei dati;
c) capitalizzare e sviluppare linee progettuali dedicate a tutela delle categorie lavorative
più a rischio (lavoratori immigrati e /o con contratto di lavoro flessibile), al benessere
organizzativo negli ambienti di lavoro, ai rischi psico-sociali (mobbing, stress), alla
prevenzione delle neoplasie professionali e delle patologie da movimenti ripetitivi e
del rachide;
d) sviluppare e consolidare le reti provinciali delle scuole “sicure”.
2. Implementazione del sistema di gestione SPISAL
a) completare l’analisi dei processi di lavoro, la stesura delle relative procedure degli
indicatori quantitativi e qualitativi e degli standard;
b) costruire un sistema informatico governato a livello regionale congruente con i
sistemi informatici degli altri Servizi del Dipartimento e di ARPAV;
c) esercitare le funzioni di governo del sistema tramite lo svolgimento delle attività
burocratiche e amministrative di competenza della Direzione Regionale (rapporti con
la Giunta, istruttoria contenzioso, interpretazione di norme e leggi, pareri, linee guide
e indicazioni operative, ecc…);
d) consolidamento di un sistema di monitoraggio periodico basato su indicatori e
standard di riferimento per la verifica del raggiungimento dell’obiettivo previsto.
3. Promozione dei Sistemi di Gestione della Sicurezza nelle aziende
a) sviluppo di
iniziative promozionali (concorsi premio, incentivi, formazione)
finalizzati all’implementazione di sistemi aziendali di gestione della sicurezza
(SGSA), compresa la certificazione etica SA 8000;
b) orientare l’attività degli SPISAL sulla valutazione degli SGSA in base alle Linee
Guida nazionali UNI – INAIL.
4. Networking istituzionale
a) istituire tavoli di coordinamento con le altre strutture della Regione (Direzione lavoro
e Formazione, Direzione Statistica, Direzione Ambiente Direzione per i Servizi
22
b)
c)
d)
e)
f)
g)
Sociali ….) per ricercare sinergie negli aspetti di attività attinenti alla sicurezza e
salute nei luoghi di lavoro;
mantenere il costante coordinamento operativo con le parti sociali e con le altre
istituzioni operanti nel settore (INAIL, ISPESL, Direzione Lavoro,…) tramite i tavoli
regionali e provinciali;
rendere operativo il comitato di coordinamento ex art. 27 del D.Lgs. 626/94 nella sua
articolazione regionale;
partecipare alle attività del coordinamento interregionale sulla sicurezza e salute nei
luoghi di lavoro;
mantenere il costante allineamento con le direttive dell’Agenzia Europea di Bilbao e
partecipare a progetti di cooperazione internazionale;
istituire una collaborazione/sinergia con il CRRPS (Centro di Riferimento Regionale
di Promozione della Salute) per azioni di promozione della salute negli ambienti di
lavoro con particolare attenzione ai lavoratori immigrati e quale riferimento per la
documentazione in materia;
istituire collaborazioni con strutture regionali e di Az.ULSS per lo sviluppo o la
partecipazione a progetti di cooperazione internazionale in tema di salute del lavoro.
5. Knowledge Management interno ed esterno
a) consolidare l’utilizzo delle piattaforme telematiche per garantire la circolazione delle
informazioni entro il sistema (intranet) e fuori dallo stesso (internet) e per erogare
formazione a distanza (e-learning);
b) mantenere
il COREO (Centro Operativo Regionale per l’Epidemiologia
Occupazionale) e il CRREO (Centro di Riferimento Regionale per l’Ergonomia
Occupazionale) quali strumenti operativi dell’azione di prevenzione del sistema
regionale;
c) avvalersi del supporto di altre strutture regionali (CRP – Centro di Riferimento
Regionale per la Prevenzione, SER – Servizio Epidemiologico Regionale) orientate
alla prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro.
Linee di azione a sviluppo interpiano
I Servizi afferenti ai Dipartimenti di Prevenzione del Veneto, nell’ambito della pianificazione
2002-2004, hanno colto l’importanza di orientare la propria operatività su temi innovativi ad
alto impatto sulla salute pubblica. Tali temi possono essere meglio affrontati in una logica
dipartimentale interservizi, coordinando sinergicamente attività e professionalità. Nello
specifico i seguenti temi saranno affrontati in modo coordinato tra i piani indicati tra
parentesi:
1. prevenzione traumi da traffico (SISP – SPISAL);
2. prevenzione incidenti domestici (SISP – SPISAL);
3. prevenzione patologie fumo correlate (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare);
4. prevenzione patologie alcol correlate (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare);
5. lotta alla sedentarietà (SISP – SPISAL – SIAN);
6. valutazione progettualità edilizia complessa (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare –
Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche);
7. valutazione piani urbanistici (SISP – SPISAL);
8. vigilanza per ambiti (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene
degli allevamenti e delle produzioni zootecniche);
9. integrazioni con il progetto FitoSanitari e Ambiente (SISP – SPISAL – Sicurezza
Alimentare - Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche);
10. sistema informativo-informatico dipartimentale e strumenti di comunicazione internet e di
e-learning;
23
11. sviluppo di un sistema informativo/informatico integrato (SISP, SPISAL, Sicurezza
Alimentare, Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche).
L’operatività legata alle azioni a sviluppo interpiano sopra definite è garantita a livello delle
singole Aziende Sanitarie dal Direttore del Dipartimento di Prevenzione che, a tal fine,
attiverà i servizi del Dipartimento di volta in volta coinvolti.
STRATEGIE E METODI
L’indicazione più importante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla
promozione della salute è quella contenuta nella carta di Ottawa, dove viene fissato quale
obiettivo principale della promozione della salute il cambiamento sociale ed economico delle
condizioni in cui vivono gli individui. Per realizzare questo obiettivo è stato proposto di
aumentare il controllo sui fattori determinanti della salute da parte di gruppi ed individui
(Carta di Ottawa per la promozione della salute, 1986).
Tre sono le strategie riconosciute internazionalmente per ottenere il miglioramento
della salute dei lavoratori e che risultano essere applicabili anche nel piano regionale:
• sicurezza e protezione della salute;
• promozione della salute attraverso l’acquisizione di stili di vita salubri (Educazione
alla salute);
• promozione della salute attraverso il controllo dei determinanti di salute.
La Sicurezza e protezione della salute si realizza principalmente attraverso la vigilanza
per il rispetto delle normative sulla sicurezza negli ambienti lavorativi. Per ridurre i rischi
questa strategia prevede di sviluppare azioni coordinate con diversi attori che hanno
competenze o interessi nella protezione della salute (ispettorato del lavoro, associazioni di
categoria, sindacati). Le evidenze empiriche di efficacia nel ridurre gli incidenti e gli infortuni
fanno di questa strategia un elemento fondamentale del piano.
La Promozione della salute attraverso l’acquisizione di stili di vita salubri (Educazione
alla salute) si prefigge di incoraggiare comportamenti individuali più salubri miranti a ridurre
il rischio di malattia e compromissione della salute in senso lato. La realizzazione di questo
scopo viene perseguita attraverso l’utilizzo di campagne mirate di informazione o di sostegno
al cambiamento dello stile di vita e in qualche caso con veri e propri programmi per lo
sviluppo di abilità sociali (controllo dello stress, stress management, assertività,modificazione
comportamentale). In questo ambito trovano quindi spazio di applicazione programmi
finalizzati al miglioramento dell’attività fisica, al miglioramento della nutrizione, controllo
del peso, riduzione dello stress e interruzione dell’abitudine al fumo.
La Promozione della salute attraverso il controllo dei determinanti di salute, che è
anche la più aderente alle indicazioni della Carta di Ottawa, si focalizza invece sul diretto
coinvolgimento dei lavoratori e delle parti sociali per definire priorità e obiettivi delle azioni
che dovrebbero essere implementate sul piano organizzativo e sulle condizioni sociali per
ridurre l’impatto psicosociale del lavoro. Questa strategia mira ad integrare aspetti di
cambiamento organizzativo, partecipazione sociale e tradizionali programmi di promozione
della salute. Tra i metodi legati a questa strategia vi sono il lavoro basato su un ampio
consenso sociale e organizzativo, identificazione dei problemi di salute che sono una priorità
per i lavoratori piuttosto che decisi su base puramente epidemiologica, coinvolgimento diretto
di tutte le componenti della azienda nel valutare gli effetti e l’appropriatezza dei programmi
implementati.
La promozione della salute negli ambienti di lavoro è pertanto un’azione posta in capo
anche ai vari soggetti del mondo produttivo, datori di lavoro, lavoratori e loro rappresentanze
24
sociali. Si tratta quindi di soggetti che intervengono nel processo di miglioramento generale
delle condizioni di sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro.
La politica di promozione della salute si articola operativamente nei Dipartimenti di
Prevenzione e nell’integrazione tra Servizi come metodologia di lavoro orientata alla
promozione della salute del cittadino intesa come benessere fisico e psicologico.
Il modello definito è rappresentabile come “Agenzia Leggera”, ove al governo
centrale della Direzione della Prevenzione corrispondono i Servizi delle Az. ULSS come
strumenti operativi orientati al raggiungimento degli obiettivi di prevenzione definiti dalla
programmazione regionale.
La definizione di Aree Vaste sovra ULSS, a dimensione provinciale, permetterà di
meglio governare la rete degli SPISAL da parte della Direzione per la Prevenzione attraverso
referenti di Area Vasta, rappresentativi delle varie Az. ULSS. Anche le parti sociali e le
Istituzioni Pubbliche, di norma organizzate su bacini provinciali, potranno più facilmente
interloquire, avendo un unico referente provinciale, garantendo quindi maggiore omogeneità
ed uniformità degli interventi.
L’esperienza di apprendimento organizzativo attuato con la pianificazione regionale
1999 –04 ha permesso di giungere alla condivisione di obiettivi e pratiche di lavoro condivise
su base regionale, la pianificazione 2005 –07 prevede pertanto la capitalizzazione del knowhow sviluppato in linee di lavoro consolidate governate dalla Direzione per la Prevenzione
secondo priorità obiettivi, indicatori e standard.
Oltre ad azioni di vigilanza per il controllo e contrasto dei rischi occupazionali più
gravi, si prevede anche lo sviluppo di azioni per la comunicazione, il knowledge management
esterno, la condivisione delle decisioni ed il coinvolgimento con ruolo attivo di Parti Sociali,
Enti ed Istituzioni. L’obiettivo è di promuovere e facilitare la formazione di RETI attive ed
indipendenti nel campo della prevenzione negli ambienti di lavoro: rete delle associazioni
imprenditoriali, sindacati, rete degli RSPP, RLS, MC, rete delle scuole, delle strutture
sanitarie e delle Aziende sane. Tra i soggetti pubblici con i quali sviluppare sinergie, si
evidenziano in particolare le Direzioni Regionale per la Formazione e del Lavoro, l’Università
oltre che altri enti pubblici quali ISPESL, INAIL, ARPAV, VVF, Servizio di Ispezione sul
Lavoro.
Il governo della promozione della salute attraverso il network regionale richiede lo
sviluppo di un’azione di Knowledge Management (gestione delle conoscenze) interno per la
condivisione delle informazioni e del sapere a livello di tutto il personale dei Servizi.
Strumenti per il Knowledge Management sono: CRREO, COREO, le piattaforme Safetynet e
Prevenzionecantieri, il sito istituzionale della Regione, i piani di lavoro ed i progetti specifici.
PRINCIPALI INDICATORI
FASI/AZIONI
1. Pianificazione e
coordinamento delle attività
SPISAL, secondo L.E.A.
1)Individuazione, accertamento
e controllo dei fattori di
nocività,
pericolosità
e
deterioramento negli ambienti
di lavoro anche attraverso la
formulazione di mappe di
rischio.
2)Determinazione qualitativa e
quantitativa e controllo dei
fattori di rischio di tipo
chimico, fisico, biologico ed
organizzativo presenti negli
ambienti di lavoro.
INDICATORI
definizione
di
piani
annuali
di
attività
monitoraggi
o
annuale
delle attività
e
delle
risorse
impiegate
25
STANDARD ATTESO
interventi completi di prevenzione/anno in aziende
industriali, artigianali, edili, agricole, terziario pari
alla media degli ultimi tre anni pesata per SPISAL
secondo il numero di operatori equivalenti addetti
alla vigilanza
2500 cantieri controllati/anno(id.)
inchieste infortuni semplici e complesse/anno pari
alla media degli ultimi tre anni pesata per SPISAL
secondo il numero di operatori equivalenti addetti
alla vigilanza
indagini malattie professionali nel 100% dei casi
refertati
100% NIP pervenuti
effettuazione di tutti gli interventi di prevenzione
secondo
procedura piano vigilanza per
metalmecc., agricoltura, legno, trasporti, chimica,
3)Controllo della sicurezza e
delle
caratteristiche
ergonomiche e di igiene di
ambienti, macchine, impianti e
prestazioni di lavoro.
4)Indicazione delle misure
idonee all'
eliminazione dei
fattori di rischio ed al
risanamento degli ambienti di
lavoro.
5)Attuazione dei compiti di
vigilanza relativi alle aziende
con rischi di incidenti rilevanti
6)Indagini per infortuni e
malattie professionali.
7)Controllo sull'
utilizzo delle
radiazioni ionizzanti in
ambiente di lavoro finalizzato
alla tutela della salute dei
lavoratori.
8)Verifica della compatibilità
dei progetti di insediamento
industriale e di attività
lavorative e in genere con le
esigenze di tutela della salute
dei lavoratori.
2. Implementazione del
sistema di gestione SPISAL
edilizia
garantire la sorveglianza sanitaria attiva e passiva
dei lavoratori ex esposti a cancerogeni secondo le
procedure regionali, garantendo gli adempimenti
medico legali per malattia professionale e tumore
(negli SPISAL individuati)
almeno un intervento di natura ergonomica per
Spisal nel triennio (supporto CRREO)
Banca regionale delle buone pratiche ergonomiche
(CRREO)
almeno 1 intervento di assistenza per ogni
intervento di prevenzione completo
un intervento di promozione della salute in almeno
1 azienda/SPISAL nel primo anno del piano, 2
aziende nel secondo e 4 aziende nel terzo
mappatura
dei processi
realizzazion
e del sistema
informatico
attivazione del sistema regionale informatizzato
per la registrazione dell’attività nel 100% degli
spisal entro i l terzo anno
definizione dei processi spisal nel 100% delle
prestazioni LEA (aree: vigilanza, assistenza,
sorveglianza sanitaria, promozione della salute)
rilevazione in tutti gli SPISAL delle malattie
professionali secondo software dedicato (COREO)
report annuale sugli infortuni regionali e per ULSS
(COREO)
report annuale sui casi di mesotelioma regionali e
per ULSS (COREO)
definizione del registro regionale degli ex esposti a
cancerogeni e sorveglianza sanitaria passiva con
SERV
3. Promozione di Sistemi di
Gestione della Sicurezza nelle
aziende
attivazione
iniziative di
promozione
promozione SGS nel 80% degli interventi di
prevenzione completi in aziende con più di 50
addetti
4. Networking istituzionale
Enti/Istituzio
ni/altri
soggetti
coinvolti
attivazione azioni sinergiche a livello Nazionale,
Regionale e Provinciale con Istituzioni ed Enti di
riferimento
attivazione comitato regionale ex. art. 27/626
attivazione di almeno 2 progetti di cooperazione
internazionale
26
PRINCIPALI FASI/AZIONI DI SVILUPPO DEL PIANO
FASI/AZIONI
DATA
8. Dettagli piano
9. Delibera di recepimento
10. Avvio azioni
11. Monitoraggio
12. Monitoraggio
13. Valutazione
Maggio 2005
Giugno2005
Luglio 2005
Dicembre 2005
Dicembre 2006
Dicembre 2007
RISORSE (Servizi o Uffici coinvolti, personale, materiali) e COSTI
Strutture coinvolte
•
•
Servizio Regionale per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro;
SPISAL del Veneto, COREO, CRREO;
La tabella mostra la distribuzione del personale degli SPISAL nel 2001, in funzione della
qualifica e del ruolo.
TABELLA. Organico regionale degli SPISAL
Dirigenti medici
75
Dirigenti tecnici
20
Tecnici della prevenzione
133
ASV
55
Amministrativi
30
Altre figure
6
Totale personale SPISAL
319
Materiali/formazione
• materiali inventariabili;
• materiali educativi/comunicativi;
• formazione interna/esterna;
• partecipazione convegni/congressi;
• consulenze/collaborazioni professionali: uno psicologo del lavoro, un ingegnere
gestionale, un educatore professionale, uno/due esperti in formazione e
comunicazione, un web editor, un amministrativo, ecc.
Costi
Totale 350.000,00 per anno per tre anni (2005-2006-2007).
27
DIREZIONE REGIONALE PER LA PREVENZIONE
Dirigente responsabile: Dott.ssa Giancarla Niero
PIANIFICAZIONE TRIENNALE 2005-2007
PIANO TRIENNALE PER LA SICUREZZA ALIMENTARE
DIRETTORE SCIENTIFICO DEL PIANO
Dr. Piero Vio
Dirigente del Servizio di Igiene degli alimenti e della Nutrizione, Direzione Regionale per la
Prevenzione
Dorsoduro, 3493 - Venezia
tel. 041.2791325
e-mail [email protected]
fax 041.2791330-1
PRESENTAZIONE SINTETICA DELL’ATTIVITA’ SVOLTA PERIODO 2002-2004
Con Deliberazione del 09.08.2002, n.2224, avente per oggetto ”Piano Triennale per la
Sicurezza Alimentare”, la Giunta Regionale ha affidato alla Direzione Regionale per la
Prevenzione, Servizio Igiene degli alimenti e della nutrizione, “…la conduzione delle azioni
necessarie…” finalizzate, sulla base di un approccio organico e analitico, a fornire una
risposta adeguata e una corretta informazione al consumatore, contribuendo alla effettiva
razionalizzazione degli interventi da parte delle competenti autorità sanitarie e migliorandone,
quindi, l’efficacia.
L’analisi del contesto scientifico, tecnologico e produttivo e l’approfondimento
dell’allora emanando Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio (Regolamento CE
n.178/2002) che ha istituito l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ha ispirato il
nostro approccio al problema “sicurezza alimentare”, in coerenza ai seguenti principi di
riferimento:
• il primo soggetto tenuto a dare garanzie igienico sanitarie sull’alimento esitato al consumo
è il produttore attraverso l’autocontrollo;
• il solo controllo sul prodotto finito ha un costo unitario molto elevato per la Sanità
Pubblica ed un significato sanitario molto limitato;
• la sicurezza alimentare va perseguita attraverso il controllo dell’intero processo produttivo
(controllo di filiera);
• la sicurezza alimentare va garantita utilizzando la metodologia dell’analisi del rischio
(RA), attraverso un percorso di Valutazione (Risk assessment), Gestione (Risk
management) e Comunicazione del rischio (Risk communication);
• la fase di gestione del rischio non può prescindere dalla messa a punto di strumenti atti a
garantire la partecipazione delle parti interessate, attraverso meccanismi di governance
che coinvolgano tutti gli attori del processo, e primariamente i consumatori e i
produttori, oltre che le strutture deputate alla tutela della salute pubblica;
• una sinergia di intenti deve esser ottenuta fra tutte le entità e/o strutture sia pubbliche che
private, afferenti alla sicurezza alimentare (programmazione regionale delle Politiche
Sanitarie, delle Politiche Agricole, delle Politiche per l’Ambiente, osservatori
epidemiologici regionali, strutture di controllo sanitario pubblico e privato, Università,
nella loro componente igienistico-nutrizionale e medico-veterinaria, associazioni di
produttori e di consumatori).
28
Ogni attività è stata portata avanti per progetti, ricomprendendo pure quelle già avviate
precedentemente al Piano, attraverso un percorso tecnico-professionale che ha attuato l’analisi
del rischio e la verifica dell’appropriatezza e dell’efficacia dell’attività istituzionale. Si è
operato in un’ottica di miglioramento del rapporto costo beneficio e di ridefinizione delle
priorità sanitarie alla luce del Piano Sanitario Nazionale e del citato regolamento comunitario.
A livello di Comunità Europea, infatti, la sicurezza microbiologica degli alimenti viene
sempre più collegata alla valutazione di un “livello accettabile” di rischio per gli individui di
contrarre malattie di origine alimentare: per questo il nostro impegno è stato rivolto alla
conoscenza dell’effettivo livello di rischio dell’alimento esitabile al consumo.
Sulla base di detta “conoscenza”, si è proceduto alla individuazione di strumenti di
prevenzione orientati verso specifici obiettivi di sanità pubblica, basati sull'
analisi e gestione
del rischio, piuttosto che su limitati elementi “istituzionali” prescrittivi di salubrità.
In questo logica, pertanto, sono state sviluppate azioni tese a intercettare i problemi nel
prodotto alimentare prima che si manifestino sulla tavola del consumatore, anche attraverso il
coinvolgimento e coordinamento di tutte le strutture afferenti la filiera produttiva degli
alimenti.
Il piano, quindi, nel considerare principalmente questi gruppi di rischio:
• rischio biologico,
• rischio chimico;
• rischio nutrizionale.
Ha individuato nove macroambiti di intervento identificati in altrettanti gruppi di lavoro,
in cui è stata riorganizzata la attività già avviata o sono state sviluppate azioni “trasversali”,
progettate in collaborazione con altri piani regionali; sono stati inoltre attivati specifici
programmi integrativi di monitoraggio, i più significativi indirizzati alla ricerca di:
- Aflatossine nel latte, attraverso un piano straordinario conoscitivo negli stabilimenti di
produzione e lavorazione del latte alimentare (D.D.R.n.460/2003);
- Diossine e PCB negli alimenti prodotti nel Veneto, definendo un monitoraggio dei
livelli di contaminazione ai fini della valutazione del rischio dovuto al consumo di
alimenti di origine animale;
- Encefaliti Spongiformi Trasmissibili - BSE e Scrapie: è stato predisposto un sistema di
sorveglianza passiva sugli animali con sintomi e un sistema di sorveglianza attiva con
test rapidi su tutti i bovini sopra i 24 mesi di età e su un numero variabile di ovicaprini
sopra i 18 mesi (dal 2001 al 2003 sono stati eseguiti circa 40.000 test rapidi all’anno su
bovini e circa 500 all’anno su ovicaprini);
- patogeni alimentari nelle popolazioni animali del territorio regionale, dando
applicazione alla più recente normativa comunitaria sul controllo delle zoonosi
(Direttiva n.2003/99/CE e Regolamento n.2160/2003/CE).
Sulla base dei risultati ottenuti e dello sviluppo di un concreto confronto/collegamento
tra i vari operatori all’interno dei gruppi di lavoro, base questa per la costruzione di una solida
rete non autoreferenziale di rapporti, è stato possibile sviluppare il processo di valutazione
delle priorità di intervento; processo, questo, in piena fase di realizzazione.
Si è proseguito nel progetto di informatizzazione generale della Regione, attualmente in
fase di sperimentazione presso i competenti servizi territoriali di alcune Az.ULSS, per
permettere la gestione dell’ anagrafe, delle attività di vigilanza ed ispezione istituzionale,
della tariffazione delle prestazioni svolte dai servizi territoriali; (D.G.R. n.3044/2001).
Il primo “bilancio delle attività” che è possibile effettuare dopo questi quasi tre anni in
relazione ai principali obiettivi del Piano è il seguente:
29
Analisi del rischio
E’ stata messa a punto la metodologia dell’analisi del rischio secondo le indicazioni
del Regolamento CE n.178/2002, che richiama la necessità di affiancare, in tutte le attività
volte a valutare il rischio alimentare, la componente tecnica di definizione e quantificazione di
specifici rischi a processi mirati a garantire la trasparenza, l’accesso alle informazioni e la
corretta comunicazione del rischio verso tutte le parti interessate. Tale approccio è stato
applicato ad uno specifico settore (Progetto ARSIS: analisi del rischio di salmonellosi da
insaccati di origine suina), al fine di valutare la fattibilità di un processo di questo tipo e di
individuare le principali lacune che necessitano di essere colmate per poter creare uno
strumento (in termini di risorse umane, strumentali e di conoscenza) utilizzabile nei diversi
settori in cui debba essere effettuata l’analisi del rischio.
Armonizzazione interventi controllo ufficiale laboratori privati
E’ stato predisposto il testo dell’Accordo Stato-Regioni relativo ai requisiti minimi e
criteri per il riconoscimento dei laboratori di analisi non annessi alle industrie alimentari ai
fini dell’autocontrollo ed è in fase di elaborazione il protocollo per l’effettuazione dei circuiti
di calibrazione interlaboratorio e per le verifiche dei laboratori.
Armonizzazione interventi controllo ufficiale alimenti
Notevoli risorse sono state impegnate in questo settore poiché uno dei principali
Obiettivi Generali del Piano 2002-2004 era la riorganizzazione delle attività istituzionali di
monitoraggio sulla base anche della conoscenza dei dati dell’autocontrollo.
L’attività di monitoraggio ha portato alla definizione della prevalenza di infezione
relativamente ai principali patogeni alimentari nelle popolazioni animali del territorio
regionale, e quindi alla individuazione, attraverso il confronto con i dati generati dall’attività
routinaria di controllo degli alimenti di origine animale e con i risultati della sorveglianza di
laboratorio delle malattie a trasmissione alimentare nell’uomo, di situazioni che, per
caratteristiche di particolare rischio o di carenza di informazioni, necessitano di ulteriore
approfondimento.
Tali valutazioni hanno rappresentato la base su cui è stato predisposto il primo Piano
regionale Campionamento Alimenti 2004 (DDR 06.04.2004, n.109) che è in corso di
valutazione e adeguamento al fine di predisporre, già dal prossimo anno, dei Piani regionali
Campionamento Alimenti, con cadenza annuale, elaborati sulla base delle capacità analitiche
dei laboratori Ufficiali, della realtà produttiva e, soprattutto, della analisi del rischio, con
l’obiettivo finale di ottimizzare le esigue risorse disponibili.
Autocontrollo
Sono attualmente in corso di sperimentazione, presso i servizi SIAN e Veterinari di
tredici diverse Az.ULSS, i protocolli per la verifica, da parte del Servizio Sanitario,
dell’autocontrollo predisposto dalle aziende (Stabilimenti lavorazione carni rosse,
Stabilimenti lavorazione carni avicole, Ristorazione, Grande distribuzione organizzata,
prodotti ittici e molluschi). Una volta conclusa la sperimentazione detti protocolli utilizzati da
tutti i competenti servizi delle Az.ULSS del Veneto e, opportunamente modificati/integrati,
verranno sviluppati anche per le altre tipologie produttive e, infine, verranno integrati nei
protocolli, anch’essi in via di predisposizione, per la vigilanza istituzionale negli impianti di
produzione, lavorazione, deposito, distribuzione e somministrazione degli alimenti.
Formazione
E’ stato elaborato il Piano di Formazione per il personale, dirigente e non dirigente,
dei SIAN, dei Servizi Veterinari (afferenti sia al Piano Sicurezza Alimentare che al Piano
Sanità Animale e Sorveglianza Epidemiologica) e, stante la ristrettezza dei tempi per
l’accreditamento ECM, sono stati avviati i primi tre corsi (che si realizzeranno entro il 2004)
di interesse comune ai SIAN e Servizi Veterinari.
30
Sistema di sorveglianza delle malattie trasmissibili e delle tossinfezioni alimentari;
elaborate procedure per la gestioni delle tossinfezioni alimentari
E’ in corso di sperimentazione, presso i Medici di Medicina Generale, i Pediatri di
libera scelta, i SIAN, i Servizi Veterinari, i SISP e i Pronto Soccorso di sette Az.ULSS del
Veneto, i protocolli di Segnalazione di sospetto di tossinfezione alimentare, di Indagine per
caso singolo e di Relazione per focolaio epidemico di malattia a trasmissione alimentare.
Detta sperimentazione consentirà di tarare i protocolli al fine di associare la massima
semplicità redazionale all’indispensabile approfondimento epidemiologico (parte medica e
parte veterinaria).
Si sono inoltre poste le basi per la riorganizzazione dell’attività regionale di sorveglianza di
laboratorio delle malattie a trasmissione alimentare, e delle infezioni da salmonella in
particolare, considerando che questo patogeno rappresenta in Veneto, come in tutto il
territorio nazionale, il primo agente di tossinfezione alimentare. Tale riorganizzazione, tuttora
in fase di sperimentazione, è stata basata sulla scelta di accentrare l’attività di tipizzazione
degli isolati di Salmonella spp. di origine umana, alimentare ed animale in un unico
laboratorio, in modo da migliorare la possibilità di rintraccio delle fonti di infezione e quindi
l’evidenziazione dei punti critici su cui basare le attività di prevenzione.
Comunicazione ed Analisi Rischio
La metodologia dell’analisi del rischio è stata sperimentata nell’ambito del progetto
ARSIS, che ha prodotto il risultato atteso da un punto di vista tecnico/scientifico, ma ha anche
permesso di standardizzare, in un’ottica di gestione per progetti, la documentazione prodotta, i
metodi di controllo delle attività (piano delle attività, stato avanzamento lavori, richieste di
modifica, ecc), la comunicazione nell’ambito del team di progetto, la rendicontazione. E’
stato inoltre sperimentato l’utilizzo di Internet come mezzo per garantire la trasparenza e
l’accesso alle informazioni.
Sulla base di interviste effettuate su campioni statisticamente rappresentativi della
popolazione veneta è stato elaborato il Piano regionale di Comunicazione per la sicurezza
alimentare (giugno 2004). In esso vengono individuati i destinatari della comunicazione, gli
argomenti di pubblico interesse, i tempi e le modalità di comunicazione.
Controllo Acque
E’ stato predisposto il documento di lavoro contenente il censimento degli
approvvigionamenti idrici (tipologia e qualità) per gli anni 2002 e 2003; sono state
predisposte le Linee Guida regionali su controllo acqua in recepimento del D.Lgs.n.31/01, al
cui interno sono state inoltre sviluppate le procedure relative a: giudizio idoneità acqua in
relazione alle varie tipologie di attingimento, gestione delle risultanze analitiche, operazioni di
campionamento, modalità di informazione alla popolazione, autocontrollo degli Enti gestori
di acquedotti e delle imprese alimentari; è stata rielaborata la proposta di decreto relativo alle
apparecchiature per il trattamento delle acque ad uso domestico ed in esercizi pubblici.
Nutrizione
Sulla base della sperimentazione effettuata sul territorio regionale e in accordo con la
successiva L.R.n.6/2002, sono state riorganizzate le Linee Guida in materia di ristorazione
scolastica (D.G.R. n.3883/2001 e D.D.R. n. 517/2003), strumento necessario per la
armonizzazione degli appalti di fornitura delle mense scolastiche e di indirizzo per gli aspetti
dietetico nutrizionali dei menù, nonchè di promozione di profili alimentari salutari. E’ in
corso l’elaborazione delle Linee guida per la ristorazione nelle case di riposo
Sono in esecuzione le attività di comunicazione previste dalla L.R. 6/2002
(D.G.R.n.2202/2002) sui possibili rischi derivanti dall’introduzione nell’alimentazione di
alimenti contenenti OGM (o prodotti derivati) e di alimenti contenenti Sostanze indesiderate.
Fra gli interventi di prevenzione nutrizionale sono stati avviati di concerto con la Direzione
31
Politiche Agroalimentari e per le Imprese programmi integrati di educazione alimentare nelle
scuole
Nell’ambito degli interventi di sorveglianza nutrizionale è’ stata realizzata una rilevazione
dello Stato nutrizionale della popolazione infantile (D.G.R.n.3723/2002). Tale studio,
effettuato con metodo statistico su un campione significativo di popolazione in età scolare (8
e 10 anni), condotto attraverso la rilevazione dell’IMC (indice di massa corporea:
peso/altezza) consentirà, con adeguata scadenza pluriennale, di rilevare in modo sistematico
dati antropometrici per valutare la prevalenza di sovrappeso ed obesità nel tempo ed
individuare, così come previsto dal Piano Sanitario Nazionale, adeguati strumenti di
programmazione per la prevenzione di alcune malattie croniche (NCD) correlate a fattori di
rischio dietetico nutrizionali e supportare lo sviluppo di una rete di sorveglianza nutrizionale.
E’ già stato programmato per gennaio 2005 un percorso formativo destinato al personale dei
SIAN sulla promozione del counselling nutrizionale e dell’attività fisica come strumento di
educazione e promozione alla salute da implementare nei SIAN.
Molluschicoltura e prodotti dell’acquicoltura
Poiché nel Veneto viene prodotto circa l’80% della molluschicoltura nazionale ed il
35% dell’acquacoltura e in accordo con il citato Regolamento comunitario n.178/2002, si è
reso indispensabile procedere alla verifica e ridefinizione della documentazione sanitaria
(D.G.R. n.4034/2003) e alla regolamentazione dell’utilizzo dei pontili-capanni e pontoni nella
molluschicoltura (D.G.R.n.2831/2001) per poter rafforzare il concetto della rintracciabilità
dei prodotti esitati al consumo umano, evitando la potenziale immissione in commercio di
prodotto proveniente da zone inidonee.
Inoltre, in linea con le prescrizioni comunitarie di settore, si sta concludendo il monitoraggio
sui livelli di contaminazione di diossina e PCB sulle vongole veraci e sedimento della Laguna
di Venezia (D.G.R. n. 2012/2001) e sullo stato di sanità dei molluschi del Veneto (D.G.R.
n.4058/2000), tale mappatura consentirà di poter definire, entro il 2004, il nuovo
provvedimento regionale di classificazione delle aree di produzione e stabulazione dei
molluschi permettendo, al contempo, l’organizzazione del monitoraggio, in continuo, della
sanità delle produzioni.
PIANIFICAZIONE 2005-2007
OBIETTIVI GENERALI
L’obiettivo generale è costituito dal proseguimento del percorso tecnico culturale già
intrapreso, finalizzato a rimodulare le attività secondo principi di priorità ed efficacia,
assicurando l’efficienza dell’attività codificata da norme cogenti e adeguate risposte sanitarie
ai reali bisogni della collettività, basate sulla Analisi del Rischio (Risk Analysis).
L’attuazione del Piano triennale per la Sicurezza Alimentare prevede, quindi, un triennio di
consolidamento ed ulteriore sviluppo delle attività intraprese con taratura dei sistemi di
sorveglianza e monitoraggio predisposti sulla base dei relativi risultati ottenuti e messa a
regime delle azioni di prevenzione, secondo le priorità individuate, in tutte le Aziende ULSS
del Veneto.
OBIETTIVI SPECIFICI
Sulla base delle attività svolte e dei risultati ottenuti nel corso del Piano 2005-2007, si
ritiene necessario mantenere operativi i gruppi di lavoro già attivati ricalibrandone, tuttavia,
32
gli obiettivi alla luce delle indicazioni ottenute dalla sperimentazione effettuata e dai dati
analitici ottenuti.
In particolare, si reputa opportuno sviluppare ulteriormente le linee di lavoro già avviate,
mentre, si valuta indispensabile attivarne alcune poiché rilevanti per le ricadute operative.
Si conferma, inoltre, l’opportunità di elaborare il nuovo Piano triennale di concerto con gli
Assessorati regionali per le Politiche Agricole e per le Politiche Ambientali, secondo la
articolazione di seguito specificata.
1) Linee di lavoro da lavoro da completare
Le attività già previste nel Precedente Piano triennale vanno al completamento
secondo modalità prestabilite e non richiedono ulteriore sviluppo progettuale.
In particolare il percorso teso ad armonizzare la metodologia di ispezione e controllo nelle
strutture di pertinenza, ha già prodotto alcune linee guida generali; queste dovranno trovare
debita sperimentazione sul campo e una loro successiva operatività su tutto il territorio della
nostra regione.
L’attività di campionamento ed analisi degli alimenti verrà pianificata tenendo conto della
necessità di avere a disposizione dati utilizzabili nell’ambito dell’analisi del rischio, nonché
delle situazioni di rischio o di carenza di informazioni evidenziate in seguito all’elaborazione
periodica dei risultati delle indagini di laboratorio. Questo approccio permetterà di gestire
l’attività routinaria di sorveglianza secondo criteri di efficienza, coerenza scientifica ed
economicità.
2) Linee di lavoro da proseguire
Anche per il prossimo triennio si ha intenzione di proseguire nell’attività di gruppo, in
funzione di precisi e omogenee aree di intervento.
La armonizzazione dell’operatività nel territorio sarà perseguita per tutti gli ambiti di
competenza, attraverso la formulazione di linee guida per le singole attività.
Si proseguirà nell’attività di monitoraggio dei patogeni alimentari nelle popolazioni
animali, con l’obiettivo di valutare l’efficacia dell’applicazione di specifiche misure di
controllo. Essendo infatti stata stimata la prevalenza attraverso l’attività svolta negli anni
precedenti, è ora necessario, ai sensi del Regolamento 2160/2003, mettere in atto
specifiche misure di controllo, e misurarne in modo preciso l’impatto, in modo da poter
garantire il raggiungimento degli obiettivi comunitari di riduzione della prevalenza. Tale
attività verrà svolta in primis nei riproduttori Gallus gallus e nelle galline ovaiole,
essendo le prime due categorie per le quali verranno fissati gli obiettivi. Si valuteranno
inoltre le possibilità operative nel settore della suinicoltura;
la metodologia dell’analisi del rischio verrà applicata ai diversi settori in cui tale
approccio si renda necessario, perfezionando e rendendo pienamente operativa una
struttura di riferimento in quest’ambito, che funga da supporto sia per quanto riguarda la
parte tecnico/scientifica (messa a punto dei piani di campionamento, elaborazione dei dati
analitici, applicazione dei modelli matematici) che per le attività di gestione (processi di
partecipazione, garanzia della trasparenza) e comunicazione (studi sulla percezione del
rischio, messa a punto di campagne informative) del rischio alimentare;
verrà sviluppata l’armonizzazione degli interventi di controllo ufficiale:
o sui laboratori privati mediante: la definizione del provvedimento regionale di
recepimento Accordo Stato-Regioni, la realizzazione dei circuiti di calibrazione
interlaboratorio e l’avvio della attività di verifica dei laboratori privati;
o sugli alimenti e sull’acqua mediante: l’adeguamento/integrazione del Piano
regionale Campionamento Alimenti (in fase di test), verifica delle capacità strutturali di
analisi dei laboratori ufficiali;
33
o sulla verifica dell’autocontrollo mediante: l’approvazione delle procedure
regionali di verifica dell’autocontrollo (in fase di test) e la definizione, sperimentazione
e approvazione delle procedure, per filiera, di vigilanza e controllo ufficiale nelle
imprese alimentari;
o sulla sanità dei prodotti della molluschicoltura e della pesca destinati/esitati al
consumo umano, verifica dei sistemi ufficiali di controllo sulla rintracciabilità;
la strategia di comunicazione e formazione degli operatori sanitari, del consumatore e
degli operatori economici sarà perseguita attraverso corsi e documenti specifici;
verrà consolidato il sistema di sorveglianza delle malattie trasmissibili e delle
tossinfezioni alimentari con l’obiettivo derivato di mantenere in rete e, quindi, in rapporto
le varie strutture sanitarie (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, SIAN,
Servizi Veterinari, SISP e Pronto Soccorso). Verrà inoltre data struttura definitiva
all’attività di sorveglianza di laboratorio;
verranno consolidate le attività sulla matrice acqua, in particolare: attuazione alle
Linee Guida regionali su controllo acqua; monitoraggio acque per uso irriguo;
promozione informazione su uso corretto della risorsa acqua; armonizzazione procedure
e interventi sulla gestione dei contaminanti idrici; implementazione sistema di
sorveglianza sanitaria su malattie di origine idrica;
verrà consolidata l’attività di formazione e informazione di cui alla L.R.n.6/2002;
verifica delle linee guida per la ristorazione nelle Case di Riposo; definizione,
sperimentazione e approvazione delle linee guida per la ristorazione ospedaliera;
valutazione dei risultati dello studio multicentrico effettuato sulla popolazione scolastica
e definizione sia della frequenza pluriennale di rilevazione che di altri strumenti ed
indicatori di sorveglianza nutrizionale, per indagare profili alimentari (consumi ed
abitudini alimentari); formazione sulle tecniche di counselling nutrizionale;
lo sviluppo delle conoscenze epidemiologiche e della valutazione dell’impatto dei
diversi problemi evidenziati sulla salute, necessita l’aggiornamento del sistema
informativo ed un suo collegamento alle diverse fonti dei dati utilizzate dai diversi
Servizi dei Dipartimenti di Prevenzione al fine di consentire la gestione di: anagrafica,
attività di vigilanza ed ispezione istituzionale e tariffazione delle prestazioni svolte dai
servizi territoriali nelle strutture che producono, trasformano, distribuiscono e
somministrano alimenti; D.G.R.n.3044/2001);
l’attività svolta ha permesso di evidenziare la scarsa efficacia del Piano Nazionale
Residui, nella matrice alimentare, come unico elemento di presenza di trattamenti illeciti.
Detti campionamenti verranno proseguiti in un contesto più ampio, capace di interpretare
anche gli indicatori indiretti.
3) Linee di lavoro innovative da inserire nella pianificazione 2005-2007
messa a punto di strumenti avanzati per l’analisi del rischio, e loro applicazione su
specifiche filiere;
adeguamento delle attività di monitoraggio ufficiale sugli alimenti, sulla base
dell’analisi del rischio;
controllo Acque: sorveglianza sanitaria da esposizione al consumo di acqua, procedure
condivise su contaminanti idrici e gestione del rischio;
nutrizione: definizione della frequenza di rilevazione di dati antropometrici (IMC) in
bambini in età scolare; definizione di strumenti tecnici ed indicatori per indagini sui
consumi ed abitudini alimentari per l’implementazione di una rete di sorveglianza
nutrizionale;
nutrizione: definizione della frequenza della verifica dello stato staturo/ponderale dei
bambini in età scolastica; prevenzione delle patologie alimentazione correlate;
sulla base dell’utilizzo delle linee guida regionali per la valutazioni di caratteri
morfologici e funzionali, definite all’interno del Sanità Animale e Igiene degli
34
allevamenti e delle produzioni zootecniche, individuazione, a livello di macello, di indici
di possibili trattamenti illeciti;
molluschicoltura e prodotti della pesca: approfondimento del rapporto
ambiente/alimento (in particolare, ad esempio, possibili ricadute sanitarie derivanti
dall’utilizzo del “M.O.S.E.” nella laguna di Venezia).
4) Linee di azione a sviluppo interpiano
I Servizi afferenti ai Dipartimenti di Prevenzione del Veneto, nell’ambito della
pianificazione 2002-2004, hanno colto l’importanza di orientare la propria operatività su temi
innovativi ad alto impatto sulla salute pubblica. Tali temi possono essere meglio affrontati in
una logica dipartimentale tra i singoli servizi, coordinando le attività e le professionalità.
Nello specifico i seguenti temi saranno affrontati in modo coordinato tra i piani indicati tra
parentesi:
1. prevenzione diffusione patogeni emergenti come Coli verocitotossici e prevenzione
dei trattamenti anabolizzanti e ad effetto anabolizzante (Sicurezza Alimentare – Sanità
Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche);
2. sorveglianza BSE (Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti
e delle produzioni zootecniche);
3. monitoraggio principali patogeni alimentari come la Salmonella, Listeria,
Compylobacter (Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e
delle produzioni zootecniche);
4. sorveglianza malattie umane di origine alimentare e idrica (Sicurezza Alimentare –
Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche - SISP);
5. prevenzione patologie correlate al fumo (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare);
6. prevenzione patologie alcol correlate (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare);
7. emergenze terroristiche (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e
Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche);
8. integrazioni con il progetto FitoSanitari e Ambiente (FAS) (SISP - SIAN – SPISAL –
Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche);
9. valutazione progettualità edilizia complessa (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare
– Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche);
10. vigilanza per ambiti (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e
Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche);
11. sviluppo di un sistema informativo/informatico integrato (SISP, SPISAL, Sicurezza
Alimentare, Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni
zootecniche).
L’operatività legata alle azioni a sviluppo interpiano sopra definite è garantita a livello delle
singole Aziende Sanitarie dal Direttore del Dipartimento di Prevenzione che, a tal fine,
attiverà i servizi del Dipartimento di volta in volta coinvolti.
STRATEGIE E METODI
Come in parte anticipato in premessa, i principi ispiratori e le strategie operative a
sostegno della metodologia utilizzata sono rispettivamente:
il miglioramento continuo della Qualità, ovvero la continua ricerca delle pratiche
migliori, più efficaci e più efficienti;
il controllo sull’intero processo produttivo e non più sul solo prodotto finito, in quanto
limitato indicatore di salubrità;
35
il produttore come principale garante del proprio prodotto, attraverso l’utilizzo
dell’autocontrollo;
il coinvolgimento attivo del consumatore e la partecipazione delle parti interessate
(associazioni di categoria);
la responsabilizzazione e collaborazione di tutti gli operatori di diverso ruolo e profilo
coinvolti nelle singole attività;
la formazione continua del personale;
la sicurezza alimentare analizzata attraverso un percorso di analisi del rischio
(Regolamento CE n.178/2002):
o valutazione del rischio
o gestione del rischio
o comunicazione del rischio;
il lavoro per progetti;
l’intersettorialità;
il lavoro di gruppo secondo temi specifici;
la valutazione dei processi e degli esiti, attraverso percorsi di audit, sia interni che
esterni;
lo sviluppo e la cura della comunicazione interna ed esterna;
l’armonizzazione e utilizzo di strumenti comuni all’interno dei gruppi tematici e dei
diversi piani regionali (scheda progetto, modalità valutazione, reportistica,...);
il rafforzamento delle attività di coordinamento, attraverso adeguamento della
dotazione organica e specificazione dei criteri di funzionamento e gestione.
PRINCIPALI INDICATORI
Rischio Microbiologico
Progetto
Indicatore
Armonizzazione Prevalenza di
controllo alimenti Salmonella spp. nei
polli
Standard atteso
- definizione prevalenza e trend a fine 2004;
- definizione obiettivi di riduzione (marzo
2005);
- messa a punto di piani di controllo e
raggiungimento degli obiettivi prefissati
(piano triennale)
Armonizzazione Utilizzo linee guida per - a fine 2005: > 30% dei laboratori censiti
laboratori privati attività di controllo
- a fine 2006: > 60% dei laboratori censiti
- a fine 2007: > 90% dei laboratori censiti
Controlli ufficiali Riduzione del numero - a fine 2005: diminuzione ≥ 5% del numero
degli alimenti
di campioni
di campioni
esaminati/anno per
attività routinaria
Controllo degli
Utilizzo linee guida per - a fine 2005: > 90% degli stabilimenti di
autocontrolli
attività di autocontrollo
macellazione
- a fine 2006: > 90% dei laboratori di
sezionamento
- a fine 2007: > 60% delle attività soggette al
SIAN
Acque
Utilizzo di procedure
condivise per 5
- a fine 2007: 80% delle Az.ULSS
patogeni
36
Rischio Chimico
Progetto
Indicatore
Standard atteso
Latte
-
M1 nel latte
a fine 2004: definizione del livello di
contaminazione
definizione obiettivi di riduzione (marzo
2005);
messa a punto di piani di controllo e
raggiungimento degli obiettivi prefissati
(piano triennale)
a fine 2006 90% del n° controlli previsti dal
Decreto 31/01
a fine 2006: realizzazione mappe
cartografiche di isoconcentrazione
a fine 2007: 80% delle Az. ULSS
Acque
Frequenza controlli
-
prevalenza Arsenico
-
Utilizzo di procedure
condivise per 10
contaminanti
-
Rischio nutrizionale
Progetto
Indicatore
Interventi
predisposizione o
nutrizionali
verifica o controllo
ristorazione
tabelle dietetiche
collettiva
menù/anno
-
Fine 2005: 25% delle richieste per
Fine 2006: 50% delle richieste per
Fine 2007:75% delle richieste per
- l’aggiornamento di operatori cucina ed
addetti servizio mensa frequentanti;
-
% corsi di aggiornamento-formazione.
Rilevazione dati
antropometrici (IMC)
per fasce d’età
-
Prevalenza sovrappeso ed obesità (% sulla
popolazione).
Indagine consumi ed
abitudini alimentari
-
Realizzazione strumenti d’indagine.
Interventi di
informazione ed
educazione alimentare
-
Interventi per
aggiornamento del
personale di strutture
di ristorazione
collettiva/anno
Sorveglianza
nutrizionale
Prevenzione
nutrizionale
Standard atteso
- Fine 2005: 25% delle
Fine 2006: 50% delle
Fine 2007:75% delle
- strutture (refettori) scuole e asili nido e
utenti interessati;
- strutture (refettori) case di riposo e
utenti interessati;
- strutture (refettori) altro e utenti
interessati.
Fine 2005: 25% delle richieste di
Fine 2006: 50% delle richieste di
Fine 2007:75% delle richieste di
- plessi scolastici, insegnanti, studenti
coinvolti;
- altri soggetti (riferito a target di popolazione)
37
PRINCIPALI FASI/AZIONI DI SVILUPPO DEL PIANO
FASI/AZIONI
14.
15.
16.
17.
18.
19.
DATA
Dettagli Piano
Delibera di recepimento
avvio azioni
monitoraggio
monitoraggio
valutazione
Maggio 2005
Giugno2005
Dicembre 2005
Dicembre 2006
Dicembre 2007
Dicembre 2007
RISORSE (Servizi o Uffici coinvolti, personale, materiali) e COSTI
Strutture coinvolte
• Servizio Regionale Igiene Alimenti e Nutrizione della Direzione regionale per la
Prevenzione;
• Aziende ULSS;
• ARPAV;
• I.Z.S. delle Venezie;
• Centro Regionale di Epidemiologia Veterinaria;
• Servizio Epidemiologico Regionale;
• Veneto Agricoltura;
• Università degli Studi;
Personale
Personale delle strutture sopraspecificate e specifiche collaborazioni professionali.
Costi
350.000,00 per anno per tre anni (2005 – 2006 – 2007).
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DIREZIONE REGIONALE PER LA PREVENZIONE
Dirigente responsabile: Dott.ssa Giancarla Niero
PIANIFICAZIONE TRIENNALE 2005-2007
PIANO TRIENNALE DI SANITÀ ANIMALE ED IGIENE DEGLI ALLEVAMENTI E
DELLE PRODUZIONI ZOOTECNICHE DELLE AZIENDE ULSS DEL VENETO
2005-2007
DIRETTORE SCIENTIFICO DEL PIANO
Dr. Giorgio Zuanon
Direttore Dipartimento di Prevenzione Az.ULSS 17 – Este (PD)
P.zza XX Settembre 1, Conselve (PD)
tel. 049.9598602
mail [email protected]
fax 049.5352844
DIRIGENTE REGIONALE DI RIFERIMENTO
Dr. Giovanni Vincenzi, Servizio Sanità Animale ed Igiene degli allevamenti e produzioni
zootecniche, Direzione Regionale per la Prevenzione
Dorsoduro, 3493 – 30123 Venezia
Tel. 041.2791315
e-mail [email protected]
fax 041.2791330
PRESENTAZIONE SINTETICA DELL’ATTIVITA’ SVOLTA PERIODO 2002-2004
Con atto deliberativo n. 3932 del 30 dic 2002 (ad oggetto “Piano triennale regionale
di Sanità animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche per la
sorveglianza epidemiologica”), la Giunta Regionale ha affidato alla Direzione Regionale per
la Prevenzione il coordinamento strategico e al Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda
ULSS 17 - Este (PD) la conduzione tecnico sanitaria delle azioni concernenti la definizione e
l’avvio del Piano triennale 2003-2005 dei Servizi di Sanità animale e Igiene degli allevamenti
e delle produzioni zootecniche del Veneto.
Il compito assegnato è quello di indurre i servizi Veterinari e a lavorare in sinergica fra
loro, in particolare in sintonia con quanto programmato dal piano di sicurezza alimentare, e
dagli altri piani triennali, rinnovando e migliorando le modalità di lavoro.
Il contesto di riferimento
Il Piano, varato in un contesto economico e produttivo in rapida evoluzione
(globalizzazione del commercio mondiale anche nei consumi alimentari e negli scambi di
animali, rischio di introduzione di malattie esotiche per cambiamenti climatici e per flussi
migratori) e in uno scenario sociale e politico in continuo mutamento, rappresenta il primo
tentativo per poter gestire in maniera organizzata le attività di prevenzione relative alla Sanità
animale ed Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche su tutto il territorio
regionale.
L’approfondimento del contesto scientifico, tecnico, socioeconomico e produttivo, ha
individuato la necessità di rafforzare l’efficacia delle azioni, adeguandole alle mutate
esigenze, per dare più efficaci risposte di salute al consumatore.
Recuperando anche i percorsi innovativi attivati in precedenza, si vuole convogliare le varie
attività programmatorie in un unico piano.
Secondo gli indirizzi del PSN, è stata attivata una cooperazione fra i diversi livelli di
responsabilità, per:
- trasformare gli obiettivi in progetti specifici ed attuarli;
- investire nella qualificazione delle risorse umane;
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- individuare soluzioni organizzative e gestionali innovative ed efficaci;
- adeguare gli standard quantitativi e qualitativi;
- garantire i Livelli Essenziali di Assistenza su tutto il territorio.
Il percorso intrapreso in questo primo anno, ha già visto un miglioramento del contesto
generale di sanità e di salubrità, in cui vengono allevati gli animali, facilitando un efficace
percorso di sicurezza alimentare, contribuendo alla prevenzione delle zoonosi e al controllo
del rischio di epidemie negli animali.
Altri aspetti che la progettualità in corso sta perseguendo, sono: l'
utilizzo più razionale ed
equo delle risorse, l'
omogeneità dei livelli di prestazione e la capacità di interpretare meglio la
domanda e i bisogni sanitari.
Sono stati fatti propri i principi ispiratori del piano “Sicurezza alimentare” e sono state cercate
le indispensabili sinergie delle varie entità e/o strutture sia pubbliche che private, interessate
alle problematiche veterinarie (Programmazione regionale delle Politiche Sanitarie, delle
Politiche Agricole, delle Politiche per l’Ambiente, gli Osservatori epidemiologici regionali, le
Strutture di controllo sanitario pubblico, le Università, nella loro componente igienisticonutrizionale e medico-veterinaria, le Strutture private e le Associazioni dei consumatori).
Principi e metodi di lavoro
L’attività è orientata ai principi di pianificazione per obiettivi e lavoro per progetti. I
percorsi già avviati al di fuori del piano, sono stati ricondotti al loro interno. Si sta verificando
l’appropriatezza e l’efficacia dell’attività istituzionale obbligatoria, al fine di ottimizzare il
rapporto costo beneficio e ridefinire le priorità sanitarie, anche alla luce del Piano Sanitario
Nazionale e della normativa comunitaria.
Azioni
In questo logica sono state individuate una serie di azioni capaci di minimizzare
l’insorgenza di problemi legati al consumo di prodotti alimentari di origine animale, agendo
su tutti i livelli della filiera produttiva.
È stato ripreso il percorso di individuazione delle prestazioni, in corso di revisione e
riclassificazione alla luce dei LEA e del Tariffario Regionale.
Il piano ha identificato tre macroaree di intervento:
- sottopiano 1: sistema informativo veterinario;
- sottopiano 2: rete di sorveglianza epidemiologica;
- sottopiano 3: monitoraggio e gestione del rischio,
con 9 schede tecniche specifiche, riguardanti i principali ambiti di attività dei Servizi Sanità
animale ed igiene delle produzioni zootecniche e 2 percorsi trasversali, concernenti l’attività
informativo, gestionale dei servizi.
All’interno sono stati individuati i rispettivi referenti tecnico-scientifici, i componenti dei
relativi gruppi di lavoro e le categorie di programmazione a cui afferiscono le attività
professionali specifiche (Decreto n. 0094 del 26 marzo 2004).
Sono stati attivati specifici programmi integrativi di monitoraggio. Fra questi, i più
significativi sono quelli relativi al controllo:
- dei trattamenti illeciti con promotori di crescita, attraverso l’utilizzo di indicatori indiretti;
- delle Aflatossine nel latte;
- delle salmonellosi del suino in allevamento e al macello;
- della brucellosi attraverso un piano di monitoraggio degli eventi abortigeni;
- della tubercolosi con la ricerca di nuovi indicatori di rischio;
- del benessere degli animali con l’elaborazione di protocolli di verifica;
- del randagismo attraverso l’elaborazione di procedure standardizzate e condivise a servizio
degli enti interessati;
- delle Encefaliti Spongiformi Trasmissibili: BSE e Scrapie;
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- della West Nile Disease;
- della Blue Tongue;
- dell’influenza aviaria.
Risultati
Lo sviluppo del collegamento e il confronto tra i vari operatori all’interno dei gruppi di
lavoro sta attivando una rete di rapporti che favorisce la crescita di tutto il “Sistema
Veterinario”. Sulla base delle prime indicazioni emerse, si potrà procedere alla definizione
delle priorità di intervento. Anche se il piano è partito solamente lo scorso anno, si può già
effettuare un primo bilancio delle attività in relazione ai principali obiettivi del Piano e sulla
base del lavoro dei gruppi attivati. Si stanno migliorando le strategie per l’eradicazione delle
malattie tradizionali e per la prevenzione delle malattie infettive emergenti.
Si vanno consolidando i percorsi volti ad assicurare la tracciabilità, la riduzione dell’impatto
del farmaco veterinario, il benessere animale, le nuove tecnologie per lo smaltimento delle
carcasse di animali morti.
Di seguito vengono descritte in breve le attività realizzate su alcuni problemi prioritari di
Sanità animale.
Encefaliti Spongiformi Trasmissibili - BSE e Scrapie
È stato predisposto a livello regionale un sistema di sorveglianza passiva sugli animali
con sintomatologia nervosa,della specie bovina e ovi-caprina, basato sull’evidenziazione di
tutti i sintomi nervosi, riconducibili a tale patologia.
È stato potenziato il sistema di sorveglianza attiva con test rapidi su tutti i bovini sopra i 24
mesi di età e su un numero variabile di ovicaprini sopra i 18 mesi. Sono stati eseguiti oltre
70.000 test rapidi su bovini e ovicaprini, rilevando due focolai di BSE e due di scrapie.
Influenza aviaria
Nel periodo 2000-2003 il territorio regionale è stato interessato da tre differenti ceppi
di influenza aviaria che hanno determinato tre distinti episodi di malattia. Le ripercussioni
economiche nel settore avicolo sono state a devastanti, basti pensare che il primo episodio di
influenza ad alta patogenicità (dicembre 1999 – aprile 2000) ha comportato un costo
economico di oltre 53 milioni i Euro per il solo indennizzo degli animali abbattuti a seguito di
focolaio di influenza aviaria nella Regione Veneto. Per fronteggiare l’emergenza nel corso
degli anni sono state adottate rigorose misure di contenimento ed eradicazione della malattia.
Sono stati inoltre predisposti, due programmi sperimentali di vaccinazione che hanno ottenuto
una specifica approvazione dalla Commissione Europea.
Successivamente con DGR n. 2884 del 3 ottobre 2003 è stato adottato il “Piano regionale per
la rigenerazione e lo sviluppo della filiera avicola”, quale progetto finalizzato a ristrutturare il
comparto produttivo, ad elevare la qualità delle produzioni avicole e a ridurre le possibilità di
insorgenza di epidemie su larga scala.
Il suddetto Piano prevede l’adozione di alcune misure che, se attuate in maniera coordinata,
concorrono tutte al pieno ottenimento dei risultati attesi:
- fermo programmato dell’allevamento del tacchino;
- misura di prepensionamento;
- misure di diversificazione della specie allevata;
- adeguamento strutturale dell’attività di allevamento;
- misure dotazionali e strutturali di carattere ambientale;
- possibili norme specifiche in materia urbanistica;
- tracciabilità di filiera e certificazione dei sistemi di qualità ;
- iniziative formative per gli allevatori avicoli.
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Profilassi della tubercolosi bovina, della brucellosi bovina e ovicaprina, della leucosi
bovina enzootica e della rinotracheite bovina infettiva
Sono stati adottate nuove strategie per il controllo della tubercolosi bovina, della
brucellosi bovina e ovicaprina, della leucosi bovina enzootica, della rinotracheite bovina
infettiva. Rimane l’obiettivo di ottenere, da parte della Commissione Europea, la qualifica di
Regione ufficialmente indenne. A tale scopo è stato approvato il Piano Regionale triennale
che attraverso l’introduzione di particolarità innovative garantirà il controllo dei punti critici e
nello stesso tempo snellirà la procedura burocratica, in particolare nel caso di movimentazioni
animali. Allo scopo sono stati attivati n°2 progetti che prevedono il monitoraggio degli eventi
abortigeni in collaborazione con i veterinari L.P. e gli allevatori, nonché un piano di
monitoraggio delle lesioni tubercolari nel suino al macello allo scopo di verificare la reale
possibilità di questa specie di mantenere o trasmettere la malattia.
Encefalomielite di tipo West Nile
In seguito al piano di sorveglianza di questa malattia predisposto dal Ministro della
Salute, sono state individuate le azioni per la gestione del problema, con l’emanazione di linee
guida per disciplinare l'
attuazione dei controlli. Sono cosi stati pianificati ed eseguiti esami
entomologici (12 campionamenti con cadenza quindicinale), sierologici su polli (400
campioni) e su cavalli (160), che hanno portato alla conoscenza di alcuni aspetti
epidemiologici essenziali per la gestione di questa zoonosi esotica.
Blue Tongue
Anche per questa malattia sono già stati effettuati approfondimenti epidemiologici.
Sulla scorta delle informazioni del monitoraggio entomologico e sierologico, in sintonia con
le indicazioni del gruppo di lavoro nazionale, sono state definite ed adottate particolari regole
sulla movimentazione degli animali dalle aree dove la malattia è presente. Questa infezione
rappresenta un problema emergente a livello nazionale e richiede ulteriori impegni nella
futura progettualità, così come tutte le altre malattie esotiche veicolate da vettori.
Miglioramento della produzione di carne bovina
È stato predisposto un progetto teso a migliorare la produzione di carne bovina, che è
stato recentemente adottato come provvedimento regionale (DGR n. 1708 del 18 giugno
2004). Sono state così attivate strategie innovative per l’effettuazione di un monitoraggio
durante tutta la filiera di produzione ed individuati i percorsi atti alla soluzione del “problema
anabolizzanti”.
Il progetto è basato sull’individuazione di indicatori indiretti capaci di identificare gli effetti
morfologici e funzionali di organi e apparati, modificati dall’uso illecito di anabolizzanti. Si
tratta di un’azione fortemente innovativa, capace di trovare ampia condivisione nelle altre
Regioni del Nord Italia, dove è concentrato l’allevamento del bovino da carne, nonché in
ambito Ministeriale. La prima fase di monitoraggio è già stato avviato in quattro Regioni.
Diossine e PCB negli alimenti prodotti nel Veneto
È stato predisposto ed eseguito un monitoraggio per la verifica, dei livelli di contaminazione,
al fine di valutare il rischio dovuto al consumo di alimenti di origine animale.
Micotossine nel latte e suoi derivati
A seguito del riscontro di un numero elevato di positività per aflatossine, sono stati
definiti ed attivati interventi straordinari di vigilanza e di controllo, da parte del Servizio
Veterinario territoriale. Sono state predisposte varie attività di informazione dei produttori,
nelle aziende agricole, negli stabilimenti di produzione e di lavorazione del latte alimentare.
L’attività, che ha permesso di governare l’emergenza, sta ora divenendo sistematica a seguito
dell’attivazione di uno specifico progetto, in sintonia con il Piano di Sicurezza Alimentare.
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OGM nelle coltivazioni di mais
A seguito del riscontro dell’utilizzo di sementi contenenti OGM, è stato predisposto, in
collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato, il fermo cautelativo delle coltivazioni di
mais interessate e il prelevamento di opportuni campioni. Successivamente il mais è stato
stoccato in un deposito della provincia di Verona. Sono in corso contatti con la ditta
interessata per la sua distruzione.
Anche questa problematica viene affrontata con un nuovo progetto specifico, portato
avanti in sintonia e collaborazione con il Piano di Sicurezza Alimentare. Tutto il materiale
sequestrato è stato, previa accordi con le autorità competenti, inviato in Austria per la sua
utilizzazione a scopi non alimentari.
Sottoprodotti di origine animale (SOA) non destinati al consumo umano
È stata affrontata in forma organica la gestione sanitaria del settore SOA non destinati
al consumo umano. Questo in funzione soprattutto del monitoraggio e gestione del rischio di
malattie infettive, del controllo dell’impatto ambientale derivante dalla gestione dei SOA e del
miglioramento della sicurezza alimentare.
È stato predisposto un progetto, per studiare tecnologie innovative per la produzione di
compost da avicoli morti e pollina. che è stato recentemente adottato come provvedimento
regionale (DGR n. 4079 del 30 dicembre).
Anagrafe Bovina
E’ stata realizzata la banca dati regionale (BDR) delle attività produttive, non solo
degli allevamenti bovini, come previsto dalla norma nazionale, ma di tutte le altre tipologie
della filiera. E’ stato realizzato un web-service che permette il collegamento in tempo reale
con la banca dati nazionale (BDN). Sono state stipulate convenzioni con le Organizzazioni
agricole, cui sono state distribuite le smart card per arrivare all’inserimento diretto dei dati
nella BDR.
Vigilanza e controlli sanitari sull’alimentazione degli animali
È stato attivato un piano regionale di utilizzo del medicinale veterinario
“zincobacitracina” per la terapia dell’enterocolite enzootica del coniglio. Sono state definite le
modalità per un uso controllato del farmaco.
Riconoscimento e registrazione di impianti per la produzione di alimenti zootecnici.
Sono state adottate le procedure e le linee guida già messe a punto dal Servizio
Regionale. Questo ha permesso il “riconoscimento “ di 823 impianti e la “registrazione” di 74
impianti. inseriti nel database regionale. Sia il riconoscimento che la registrazione degli
stabilimenti che utilizzano additivi nell’alimentazione animale, sono provvedimenti
autorizzativi di pertinenza della Regione.
Benessere animale
Sono state sviluppate linee guida per l’applicazione della normativa europea in
particolare in materia di trasporto, allevamenti di vitelli, suini e galline ovaiole. Sono state
predisposte le relative “Check list” di rilevazioni dei dati. Allo scopo di gestire il problema
dell’emoglobina nel vitello con competenza, indirizzando la produzione al rispetto della
norma specifica, è stato attivato un progetto in collaborazione con l’IZS, l’Università, la
veterinaria pubblica e privata, nonché con la produzione, che individuerà sistemi condivisi di
autocontrollo e procedure di verifica semplici ed efficaci. Ciò consentirà di governare il
sistema, nel pieno rispetto della norma specifica, con un risparmio di risorse.
Molluschicoltura e prodotti dell’acquicoltura
Si è collaborato con il Piano di Sicurezza Alimentare all’armonizzazione della
documentazione sanitaria che consente di tracciare detti prodotti destinati al consumo umano
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(D.G.R. n. 4034/2003). Si è compiuta un’azione di monitoraggio dei livelli di contaminazione
di diossina e di PCB sulle vongole veraci e sul sedimento della Laguna di Venezia. Tale
mappatura consentirà di poter conoscere il grado di diffusione della contaminazione, evitando
l’immissione in commercio di prodotti provenienti da zone inidonee.
Prevenzione del randagismo e anagrafe canina
È stato facilitato il percorso per l’identificazione dei cani, creando linee guida per
l’applicazione dei microchip ai fini dell’identificazione dei cani. È in via di completamento la
banca dati dell’anagrafe canina regionale. Sono già collegati 18 servizi veterinari su 21
presenti nel territorio regionale. Per incentivare questa attività, sono stati attribuiti ai singoli
Servizi veterinari delle Aziende ULSS, gli importi necessari per l’acquisto e la successiva
distribuzione gratuita di 100.000 microchip. Al fine di agevolare i servizi veterinari delle
Az.ULSS, i comuni e gli enti interessati, è stato predisposto un progetto che prevede
l’elaborazione di linee guida per affrontare con maggior tranquillità i problemi legati al
randagismo e agli animali pericolosi. E’ in corso l’elaborazione di una modulistica e di
procedure condivise.
Formazione
È stato elaborato congiuntamente al Piano Sicurezza Alimentare, un Piano di
Formazione per il personale dirigente e non dirigente. Già entro il 2004 saranno svolti i primi
corsi accreditati ECM.
Legge Regionale 41/03 – Disposizioni di riordino e semplificazione normativa collegato
alla legge finanziaria 2003 in materia di prevenzione, sanità, servizi sociali e sicurezza
pubblica
Tale legge, tra le altre disposizioni, prevede che gli accertamenti sanitari per animali
morsicatori non sia effettuata solamente se la valutazione del rischio lo suggerisce, prevede
che i controlli periodici per la verifica dei parametri di conformità del latte crudo destinato
alla utilizzazione per la produzione di latte fresco pastorizzato di alta qualità, non siano fatte
direttamente dai servizi veterinari ma sotto il controllo del servizio stesso, così come nella
lotta e profilassi della mixomatosi dei conigli.
PIANIFICAZIONE 2005-2007
OBIETTIVI GENERALI
Il Piano ha l’obiettivo di:
1. ridurre l’impatto delle zoonosi e delle malattie diffusive nelle popolazioni degli
animali domestici:
- riducendo i rischi derivanti dal consumo degli alimenti di O. A.;
- assicurando alti livelli di sicurezza igienico-sanitaria;
2. creare un sistema informativo gestionale e documentale che supporti la
programmazione della sanità pubblica assicurando misurabilità e verifica dell’attività
e dei risultati sanitari.
Verrà proseguito il percorso di “rilettura” delle attività codificate da norme cogenti, secondo
principi di priorità ed efficacia.
Verranno consolidati i percorsi innovativi intrapresi con il precedente piano, per assicurare
risposte sanitarie adeguate agli effettivi bisogni della collettività e per creare un vantaggio
competitivo del sistema zootecnico regionale.
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È previsto, in un triennio, l’attivazione del sistema di rete di sorveglianza epidemiologica,
monitoraggio e gestione del rischio, di un sistema informativo gestionale e la messa a regime
in modo organico (sistemico /pianificato) delle azioni di prevenzione, secondo le priorità
individuate in tutte le Aziende ULSS del Veneto.
OBIETTIVI SPECIFICI
Stesura del nuovo Piano triennale che completi il percorso iniziato nel piano 2003-2005 con
definizione di:
1) Linee di lavoro da completare e consolidare
Il piano 2002 – 2005 ha finora definito compiutamente due percorsi:
- “Studio di tecnologie innovative applicate al trattamento delle carcasse di alcune specie
animali d’allevamento, non derivanti da mortalità soggetta a provvedimenti di polizia
veterinaria, al fine di valutarne l’applicabilità”; (DGR n. 3932 del 30 dicembre 2002);
- “Piano di monitoraggio per il miglioramento della produzione di carne bovina in Veneto”
(DGR. n. 1708 del 18 giugno 2004).
Sono percorsi innovativi da perseguire con determinazione, anche perché gli obiettivi sanitari
si contrappongono con quelli economici dei produttori.
2) Linee di lavoro da proseguire e sviluppare
Questo raggruppamento comprende la maggior parte degli obiettivi specifici, in particolare:
2.1. Reti epidemiologiche
2.1.1. ottimizzazione dei programmi di sorveglianza epidemiologica già
attivati in ambito regionale a supporto dei piani nazionali di
eradicazione di alcune malattie infettive ad impatto zooeconomico e di
sanità pubblica quali: Tubercolosi bovina e suina, Brucellosi bovina e
ovicaprina, Encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSE), Influenza
aviaria; revisione e miglioramento dei relativi sistemi informativi;
2.1.2. avvio di un sistema organico di monitoraggio e sorveglianza sulle
zoonosi, rivolto alle tossinfezioni, con coordinamento e integrazione fra
interventi in allevamento (Sanità animale) e le attività negli impianti di
produzione e lavorazione degli alimenti di origine animale (Igiene degli
alimenti). Tale sistema s’interfaccerà anche con i servizi di Igiene
Pubblica per l’avvio di un sistema attivo di controllo globale di tali
patologie. Scopo sarà l’individuazione dei patogeni alimentari
prevalenti negli alimenti e dei processi produttivi a maggior rischio, con
messa a regime di interventi di controllo da effettuare, in via prioritaria,
negli allevamenti, macelli, ecc.;
2.1.3. validazione delle procedure già attivate in ambito regionale per
l’organizzazione delle azioni dei Servizi Veterinari, nel corso delle
emergenze
sanitarie
(epidemiche
e
non
epidemiche).
Predisposizione/revisione di protocolli per la raccolta ed analisi dei dati
epidemiologici e la messa in atto delle misure di eradicazione in caso di
focolai di malattie della lista A dell’Ufficio Internazionale delle
Epizoozie;
2.1.4. valutazione delle problematiche inerenti il sistema di allevamento
industriale e relative condizioni di benessere in cui gli animali sono
allevati, finalizzato alla messa a punto di programmi di gestione
sanitaria delle aziende che consentano di ottimizzare l’efficienza
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produttiva degli animali e la qualità delle derrate alimentari da essi
prodotte;
2.1.5. Individuazione di nuove strategie che coinvolgano il cittadino, gli enti
pubblici e privati nella gestione del problema del randagismo, allo
scopo di migliorare la relazione uomo/animale e ridurre i costi a carico
della collettività.
Motivi: Uno dei compiti principali del Servizio Veterinario è l’organizzazione e la
gestione, a livello regionale, di piani di sorveglianza a supporto dei programmi
nazionali di controllo ed eradicazione delle malattie infettive e contagiose degli
animali;
Le azioni già intraprese dal Piano triennale per la sicurezza alimentare, mirate
all’implementazione dell’attività di monitoraggio e sorveglianza sui processi
produttivi degli alimenti di origine animale, devono essere necessariamente
accompagnate al rafforzamento delle azioni da avviare nel settore della sanità e del
benessere animale, con la finalità di costruire un sistema di rilevazione dati
armonicamente esteso all’intera filiera produttiva degli alimenti. La costituzione di
tale sistema è, infatti, presupposto indispensabile per la corretta individuazione, nei
vari processi produttivi, dei punti critici di contaminazione dei prodotti di origine
animale sui quali concentrare gli interventi del servizio veterinario, che devono esser
volti al miglioramento della qualità degli alimenti destinati all’uomo.
2.2.
Monitoraggio e gestione del rischio
2.2.1 ridurre i fattori di rischio delle malattie alimentari nel latte e nei
prodotti a base di latte, in particolare attivando interventi razionali di
vigilanza delle ULSS nelle aziende da latte e negli stabilimenti di
prodotti a base di latte. La frequenza degli interventi sarà stabilita in
base a criteri di analisi del rischio e regolata da linee guida regionali;
2.2.2 garantire al consumatore, prodotti di origine animale proveniente da
animali non trattati con sostanze ad effetto anabolizzante;
2.2.3 diminuire i rischi per l’uomo e gli animali, legati al cattivo uso di
molecole farmacologicamente attive; assicurare la rintracciabilità dei
trattamenti mediante registrazioni sistematiche;
2.2.4 rilevare, valutare e gestire gli effetti collaterali negativi (ADR = avverse
drug reaction) e il corretto utilizzo del farmaco al di fuori delle
indicazioni (off label); prevenire l’impiego improprio o illecito a
compensazione di mancato rispetto del benessere animale (metafilassi
delle patocenosi);
2.2.5 promuovere e garantire qualità e la sicurezza igienico sanitaria degli
alimenti per animali; assicurare la rintracciabilità dei mangimi;
assicurare la riduzione dell’utilizzo di sostanze illecite nella
preparazione dei mangimi; ottenere la riduzione delle contaminazioni di
tipo chimico, fisico e biologico;
2.2.6 prevenire il rischio di malattie infettive tradizionali ed emergenti
(zoonosi e non) derivanti dall’utilizzo di sottoprodotti di origine
animale e dalle rispettive attività di trasformazione, adottando un
sistema integrato ed omogeneo per una corretta gestione e controllo,
anche dell’impatto ambientale, dei SOA;
2.2.7 individuare e promuovere nuove tecnologie per lo smaltimento delle
carcasse degli animali morti; (DGR n. 3932 del 30-12-02).
Motivi: La globalizzazione dei mercati e la stipula di accordi nell'
ambito
dell'
Organizzazione Mondiale del Commercio hanno modificato la tradizionale
impostazione della gestione della sicurezza igienico-sanitaria.
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Il Piano Sanitario Nazionale prevede espressamente che i metodi e l'
organizzazione
dei controlli devono rinnovarsi ed adeguarsi continuamente alla realtà del mercato e
dei bisogni che cambiano con notevole rapidità. Indica inoltre la necessità che i
controlli non devono più essere indirizzati sul prodotto, ma devono essere distribuiti
lungo tutto il processo di produzione “dall'
aratro al piatto” e le garanzie sulla
salubrità e sicurezza dell’alimento devono essere fornite dalle azioni di vigilanza ed
ispezione del servizio pubblico in sinergia con l’attività di controllo del produttore.
La garanzia sulla sicurezza alimentare è determinante non solo per la salute del
consumatore, ma anche per lo sviluppo economico. In particolare per le imprese
agro-alimentari italiane, che trasformano materie prime nazionali e di importazione
in prodotti apprezzati in tutto il mondo, è fondamentale non perdere la fiducia del
consumatore.
Fatti che inducono nel consumatore sfiducia sulla sicurezza igienico-sanitaria degli
alimenti comportano sempre sconvolgimenti profondi del mercato agro-alimentare.
Uno dei compiti principali del Servizio Veterinario è l’organizzazione e la gestione, a
livello regionale, di piani di sorveglianza a supporto dei programmi nazionali mirati
ad estendere la gestione del rischio lungo tutta la filiera produttiva, Le azioni già
intraprese a livello regionale (Piano triennale per la sicurezza alimentare – DGRV
n.2224 del 9.7.03), troveranno in questo Sottopiano l’indispensabile complemento
2.3.
Sistema informativo veterinario
2.3.1. promuovere l’evoluzione del sistema informativo dei Servizi Veterinari,
attraverso l’integrazione e l’ampliamento dei dati disponibili e lo
sviluppo dell’accesso agli stessi, con una produzione diffusa di
conoscenze;
2.3.2. assicurare il monitoraggio delle prestazioni erogate per potenziare il
sistema dei controlli, evidenziando fenomeni di improprio assorbimento
di risorse, consentendo le idonee rettifiche;
2.3.3. implementare l’integrazione orizzontale e verticale del sistema azienda,
capace di fornire al cittadino tutte le informazioni sui servizi disponibili
e permettere una continuità assistenziale, su tutti i livelli sanitari offerti
dal Sistema Regionale;
2.3.4. attivare l’archivio regionale delle prestazioni dei Servizi Veterinari, e
un suo modulo gestionale per:
- la razionale gestione delle attività veterinarie;
- la creazione di adeguati mezzi di pianificazione e governo delle
attività;
- la rapida individuazione di idonee strategie operative, anche in
situazioni di emergenza;
- l’agevole ed uniforme rendicontazione dell’attività svolta dai
Servizi Veterinari territoriali nei confronti della Direzione
Regionale per la Prevenzione e di altri organismi centrali.
Motivi: Parallelamente a quanto fatto nell’ambito dell’archivio anagrafico delle
strutture di interesse veterinario, occorre definire, con criteri standardizzati e
condivisi, la base informativa per la gestione delle attività svolte dai Servizi Veterinari
territoriali e ricollocare l’esperienza già avviata dalla Direzione Regionale per la
Prevenzione di definizione delle prestazioni erogate e gli standard per la loro
catalogazione, utilizzando, come riferimento iniziale, l’archivio normativo e
documentale delle prestazioni erogate elaborato dal Servizio Veterinario dall’AzULSS 4 di Thiene. La base informativa è già stata rivista e ampliata, in relazione alle
esigenze dell’intero territorio regionale, individuate da specifici gruppi di lavoro, che
hanno rivisto l’architettura del sistema.
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In ambito regionale, per quanto attiene ai Servizi Veterinari territoriali, è stata
definita la base informativa relativa agli insediamenti zootecnici ed alle strutture di
interesse veterinario. Di tale base (informativa) è stata avviata l’informatizzazione e,
ad oggi, i Servizi Veterinari delle Az.ULSS del Veneto usufruiscono di uno stesso
software per la gestione e/o consultazione degli archivi relativi a:
- anagrafe insediamenti produttivi di interesse veterinario e dei singoli capi bovini;
- piani di controllo di tubercolosi, brucellosi, leucosi bovina enzootica e IBR;
- anagrafe canina,
- piano regionale per il controllo sanitario del latte vaccino, ai sensi del DPR 54/96.
Questo sistema è caratterizzato da un marcato dinamismo, ma per garantirne la
gestione e l’ aggiornamento è indispensabile:
- individuare correttamente le singole fasi operative;
- creare l’infrastruttura deputata alla manutenzione e sviluppo del sistema;
- disegnare i corretti flussi informativi.
3) Linee di azione a sviluppo interpiano
I Servizi afferenti ai Dipartimenti di Prevenzione del Veneto, nell’ambito della pianificazione
2002-2004, hanno colto l’importanza di orientare la propria operatività su temi innovativi ad
alto impatto sulla salute pubblica. Tali temi possono essere meglio affrontati in una logica
dipartimentale interservizi, coordinando sinergicamente attività e professionalità. Nello
specifico i seguenti temi saranno affrontati in modo coordinato tra i piani indicati tra
parentesi:
1. lotta ai trattamenti ad azione anabolizzante (SVIA – Sanità Animale e Igiene degli
allevamenti e delle produzioni zootecniche);
2. corretto uso dei trattamenti farmacologici (SVIA – Sanità Animale e Igiene degli
allevamenti e delle produzioni zootecniche);
3. prevenzione della diffusione patologie da BSE (SVIA – Sanità Animale e Igiene degli
allevamenti e delle produzioni zootecniche);
4. riduzione incidenza delle patologie alimentari sostenute da Salmonella e da
Campilobacteriosi (SVIA – Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni
zootecniche);
5. prevenzione patologie alcol correlate (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare);
6. valutazione progettualità edilizia complessa (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare –
Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche);
7. vigilanza per ambiti (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e Igiene
degli allevamenti e delle produzioni zootecniche);
8. emergenze terroristiche (SISP – SPISAL – Sicurezza Alimentare – Sanità Animale e
Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche) ;
9. sviluppo di un sistema informativo/informatico integrato (SISP, SPISAL, Sicurezza
Alimentare, Sanità Animale e Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche).
L’operatività legata alle azioni a sviluppo interpiano sopra definite è garantita a livello delle
singole Aziende Sanitarie dal Direttore del Dipartimento di Prevenzione che, a tal fine,
attiverà i servizi del Dipartimento di volta in volta coinvolti.
STRATEGIE E METODI
I criteri di fondo su cui è basata la scelta degli obiettivi del piano sono:
la loro coerenza con i principali obiettivi di salute;
la loro capacità di garantire i diritti e i livelli essenziali di assistenza;
48
-
la loro capacità di cogliere le opportunità dell’innovazione;
la coerenza con il quadro organizzativo e con le risorse disponibili;
la loro capacità di concorrere al perseguimento della qualità di sistema.
I principi ispiratori e le strategie operative a sostegno della metodologia utilizzata sono:
• il miglioramento continuo della Qualità;
• il controllo esteso sull’intero processo produttivo;
• il lavoro per obiettivi e per progetti;
• il lavoro di gruppo;
• l’intersettorialità;
• la formazione continua del personale;
• la responsabilità sanitaria non è più del solo proprietario, ma anche del detentore degli
animali; l’introduzione del veterinario “riconosciuto”;
• il benessere animale, come prerequisito di qualità;
• il diffuso l’utilizzo della ricerca epidemiologica;
• la tracciabilità;
• l’identificazione di tutta la popolazione animale domestica.
PRINCIPALI INDICATORI
Sottopiano 1 –Sistema informativo veterinario Progetto
Indicatore
Standard atteso
Sistema informativo
Numero Ulss che
- a fine 2007 il 70% dei servizi delle ULSS
Gestionale
hanno adottato il
hanno adottato il sistema informativo
sistema informativo
gestionale base regionale (anagrafe
gestionale base
insediamenti produttivi e reti
regionale
epidemiosorveglianza, piani nazionali e
regionali e rendicontazione dell’attività)
Sistema documentale
Numero Ulss che per - a fine 2007 il 50% dei servizi delle ULSS
l’esecuzione delle
hanno adottato il sistema gestione delle
attività e prestazioni,
prestazioni standard regionale
utilizzeranno la
documentazione
messa a disposizione
e che collaboreranno
per migliorarla e
tenerla aggiornata
secondo una logica
comune e condivisa.
Sottopiano 2 - Rete di sorveglianza epidemiologica
Progetto
Indicatore
Standard atteso
Piano di eradicazione
-qualifica sanitaria
-consolidamento e mantenimemento dello status
della tubercolosi,
sanitario raggiunto
brucellosi e leucosi
- a fine 2007 riconoscimento dello status di
bovina
regione ufficialmente indenne per tubercolosi
brucellosi bovina, leucosi bovina e brucellosi
ovicaprina
-recupero risorse
- rimodulazione dei piani di controllo e di
economiche
eradicazione con riduzione del 10% del tempo
impiegato nelle attività di monitoraggio a
livello territoriale
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Salmonellosi aviarie e
del suino
Benessere animale
protocollo sperimentale
per la verifica
dell’emoglobina nel
vitello a carne bianca
Prevalenza di
infezione
a) entro il 30/06/2005 individuazione della
prevalenza di infezione nei riproduttori gallus
gallus , nelle ovaiole e nei suini
b) entro il 31/12/2005 elaborazione di possibili
strategie di controllo, in accordo con i Servizi
Veterinari della Regione, le ASL ed i
produttori
c) entro il 31/12/2006 adozione di un
programma regionale di risanamento
d) entro il 31/12/2007 riduzione del 10% della
prevalenza delle infezioni da salmonella negli
allevamenti aderenti al programma di
risanamento
a) verifica della
a) entro il 31/12/2005 definizione di metodi di
affidabilità del test al
verifica del valore di emoglobina semplici ed
macello.
efficaci applicati in sede di macellazione
b) modello di
autocontrollo
aziendale
Settore Igiene Urbana e
Lotta al Randagismo
Organizzazione sistema
di sorveglianza
b) entro il 31/12/2006 approvazione di un piano
di autocontrollo aziendale
c) entro il 31/12/2007 adozione del piano di
autocontrollo aziendale nel 70% degli
allevamenti intensivi
a) approvazione di
a) entro il 31/12/2006 adozione della
una modulistica
modulistica condivisa su base regionale nell’
regionale
80% delle ULSS
b) elaborazione di
b) entro il 31/12/2007recepimento e del
un regolamento di
regolamento nel 70% dei comuni
igiene urbana
c) linee guida
c) entro il 31/12/2007 recepimento nel 90%
regionali per
delle ULSS del Veneto delle linee guida
l’import/export di
regionali
animali da
compagnia e la
gestione di
animali pericolosi
rete di sorveglianza
epidemiologica
-entro il 31/12/2007 definizione del modello di
sorveglianza epidemiologica
-riprogrammazione dell’attività nell’80% delle
ULSS
Sottopiano 3 -Monitoraggio e gestione del rischio
Progetto
Indicatore
Standard atteso
Settore Anabolizzanti
Prevalenza delle
- a fine 2007 Diminuzione del 50% (rispetto
positività agli
alla prevalenza riscontrata nel monitoraggio
indicatori indiretti di
effettuato in conformità alla DGR 1708/2004)
trattamento a scopo
delle positività agli indicatori indiretti di
anabolizzante
trattamento a scopo anabolizzante nei bovino
adulto;
50
Settore Latte e Prodotti a M1 nel latte
Base di Latte
Settore Sottoprodotti
o.a./imp.amb
Entro il 31/12/2007 riduzione del 10% del tasso
medio di M1 nel latte pel l’alimentazione diretta
prodotto nel Veneto
Materiale Specifico a entro il 31/12/2006 adozione nel 80% delle ULSS
Rischio,
di protocolli regionali standard di verifica,
validati da almeno 5 ispezioni a livello regionale
da parte di un nucleo ispettivo esterno.
Entro il 31/12/2007, riscontro favorevole nel 90%
delle verifiche effettuate.
PRINCIPALI FASI/AZIONI DI SVILUPPO DEL PIANO
FASI/AZIONI
1.
2.
3.
4.
5.
6.
DATA
Dettagli Piano
Delibera di recepimento
avvio azioni
monitoraggio
monitoraggio
valutazione
Maggio 2005
Giugno2005
Dicembre 2005
Dicembre 2006
Dicembre 2007
Dicembre 2007
RISORSE (Servizi o Uffici coinvolti, personale, materiali) e COSTI
Strutture coinvolte
Servizio regionale Sanità Animale e Igiene delle Produzioni Zootecniche:
- Istituto Zooprofilattico;
- CREV;
- Università degli studi – Facoltà di medicina Veterinaria;
- CONIVE;
- Veneto Agricoltura;
- CSQA;
- CSA.
Personale
- Esperto sanitario D3;
- Collaboratore Amministrativo B 1-5 o Istruttore Amministrativo C1-6.
Costi
Totale
350.000,00 per anno per tre anni (2005-2006-2007).
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d.g.r. n. 3846 del 3 dicembre 2004