FEBBRAIO 2016 | N. 59
L’Ambiente
per gli Europei
Rivista a cura della Direzione Generale Ambiente
Lo storico accordo
di Parigi sul clima
Ambiente
Editorial
Il 2015 è terminato in crescendo con l’ambizioso ed equilibrato accordo
raggiunto dai leader mondiali, volto a mantenere l’aumento del riscaldamento
globale ben al di sotto dei 2 °C allo scopo di evitare le pericolose conseguenze
dei cambiamenti climatici. Alla conferenza sul clima di Parigi (COP21), l’Unione
europea (UE) ha svolto un ruolo fondamentale nel percorso verso la firma, da
parte di 195 paesi, dello storico accordo di portata globale sui cambiamenti
climatici (il primo universale e giuridicamente vincolante della storia).
«Oggi il mondo è unito nella lotta contro i cambiamenti climatici», ha affermato
Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, il quale ritiene
che questo solido accordo guiderà il mondo nella transizione verso un’energia
pulita. «Da tempo siamo i leader globali dell’azione per il clima e l’accordo di
Parigi riflette la nostra ambizione a livello mondiale».
In questo numero si parlerà anche della nuova strategia dell’UE sull’economia
circolare, che comprende una revisione della proposta legislativa sui rifiuti
mirata a ottenere maggiore competitività e migliore efficienza delle risorse.
Ci occuperemo poi della revisione intermedia della strategia dell’UE in materia
di biodiversità, che ha rilevato progressi in molte aree, ma anche la necessità
di un impegno più deciso da parte degli Stati membri per arrestare la perdita
di biodiversità entro il 2020.
Ci sarà inoltre spazio per esaminare le azioni a tutela dei preziosi habitat
marini e costieri, i nuovi risultati che collegano gli spazi verdi all’aumento dello
sviluppo cognitivo negli alunni e le metodologie basate sull’impronta ecologica
in grado di rimodellare la gestione del ciclo di vita dei prodotti.
Come sempre, termineremo con una selezione di eventi in calendario,
pubblicazioni recenti e notizie in breve da tutti gli angoli della comunità
dell’ambiente.
Indices
L’Ambiente per gli Europei
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INFORMAZIONI EDITORIALI
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trimestrale pubblicata dalla Direzione Generale
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Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione
europea, 2016
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ISSN 2363-1236 (versione epub)
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© Unione europea, 2016
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Commissione Europea, tranne pagg. 3: ©LIFE00 ENV/
GR/000751/ L.Sourbes-NMPZ; p. 4-5: ©Arnaud Bouissou–
Meddee/ SG COP21; p. 6-7: ©gavran333/iStock; p. 8-9:
©George Clerk/Istock; p. 10-11: flownaksala/ iStock; p. 13:
©kodachrome25/iStock; p.14: ©JakezC/Istock; p. 16:
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Printed in Italy
03
Editorial2
Le aree marine protette apportano molteplici benefici3
Per l’Unione europea un ruolo cardine nell’accordo globale sul clima4
L’Europa si avvicina all’economia circolare6
Proteggere e migliorare la natura europea con un’azione più decisa8
LIFE investe in 122 nuovi progetti10
07
09
11
14
20 anni di EMAS!12
Condividere le migliori pratiche per il ripristino dei corsi d’acqua13
Impariamo a conoscere la nostra impronta ambientale14
Pubblicazioni15
Agenda15
Notizie in breve16
RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 59
»» DIRITTO AMBIENTALE
Le aree marine protette
apportano molteplici benefici
Sono stati compiuti progressi significativi per
quanto riguarda l’istituzione di aree marine
protette nei mari europei, le quali apportano
benefici sia all’ambiente sia all’economia.
Ai sensi della convenzione ONU sulla diversità biologica,
l’Unione europea (UE) si è impegnata a garantire la protezione del 10 % delle proprie aree costiere e marine entro
il 2020. Una nuova relazione della Commissione europea
mostra i progressi significativi compiuti per il raggiungimento di
questo obiettivo. Nel 2012, circa il 6 % dei mari europei era già
stato designato come area marina protetta. Il lavoro per raggiungere la copertura del 10 % entro il 2020 sta continuando.
Moltissime di queste zone fanno parte di Natura 2000, la
rete europea di aree naturali protette. Se l’obiettivo primario
di un’area marina protetta è costituito dalla conservazione
dell’ambiente naturale, la relazione mostra chiaramente che
queste aree, quando sono ben gestite, garantiscono anche
significativi benefici socioeconomici. I benefici totali generati
dalle aree marine della rete Natura 2000 hanno raggiunto
circa 1,5 miliardi di euro annui nel 2011. Se le aree marine
che fanno parte di Natura 2000 dovessero raddoppiare,
questi benefici potrebbero crescere fino a 3,2 miliardi di euro.
I benefici sono di varia natura. Alcuni studi dimostrano che,
nelle riserve marine altamente protette, la densità delle
specie cresce solitamente di oltre il 100 %, mentre la biomassa complessiva di piante e animali cresce anche di oltre
il 200 %. Ciò permette alle aree di contribuire alla ricostituzione delle riserve ittiche, che a sua volta genera benefici
socioeconomici sia a livello locale, sia per il settore della
pesca delle zone limitrofe. Per esempio, la redditività dell’industria ittica nelle zone circostanti la riserva marina spagnola delle isole Columbretes, protette nell’ambito di Natura
2000, cresce di circa il 10 % all’anno.
Acqua pulita, habitat salubri e un’abbondante biodiversità
marina sono essenziali anche per il turismo costiero e marino.
L’istituzione di una riserva come la Lyme Bay Special Area
of Conservation nel Regno Unito mostra come la protezione
possa apportare maggiori opportunità di attività ricreative,
con notevoli vantaggi per il settore turistico. E quando la
salute dell’ambiente marino migliora, migliorano anche altri
servizi dell’ecosistema marino, come l’assimilazione dei rifiuti,
la protezione costiera e il contenimento delle inondazioni.
piattaforma alternativa, permettendo agli Stati membri
di lavorare insieme, con approcci basati sugli ecosistemi,
per istituire e gestire le aree marine protette. Infine, gli
Stati membri possono designare aree protette nazionali con
caratteristiche marine di interesse interno.
Nonostante i progressi compiuti, la relazione individua notevoli possibilità di espansione, soprattutto per quanto riguarda
il mare aperto. Nel 2012, ad esempio, la rete marina Natura
2000 copriva un terzo delle acque vicine alla costa, ma meno
del 2 % delle acque in mare aperto. Anche la copertura geografica è disomogenea: mentre più del 18 % del Mare del
Nord e più del 12 % del Mar Baltico rientrano fra i siti di
Natura 2000, meno del 2 % del Mar Ionio, del Mare Adriatico
e della Macaronesia fanno parte della rete.
La normativa dell’UE (la direttiva quadro sulla strategia per
l’ambiente marino, le direttive Habitat e Uccelli, la direttiva per
la pianificazione dello spazio marittimo e la riforma della politica comune della pesca) comprende misure volte a incentivare
la crescita delle aree marine protette. In questo modo, «con un
impegno dedicato a tutti i livelli», l’obiettivo del 10 % potrebbe
addirittura essere superato stando a quanto dichiarato nella
relazione, il che è un’ottima notizia per i mari europei.
Maggiori informazioni
»» http://ec.europa.eu/environment/marine/eu-coast-and-
Situazione attuale
I mari europei sono attualmente protetti nell’ambito di tre
programmi diversi, fra cui il contributo maggiore è quello
della rete marina Natura 2000. Le convenzioni marine
regionali, come Helcom nel Baltico, possono fungere da
marine-policy/
»» http://ec.europa.eu/environment/marine/eu-coast-andmarine-policy/implementation/pdf/marine_protected_
areas.pdf
»» http://www.helcom.fi/
3
4
»» AZIONE PER IL CLIMA
Per l’Unione europea un ruolo
cardine nell’accordo globale
sul clima
A dicembre 2015, a Parigi è stata scritta la storia:
195 paesi hanno infatti sottoscritto il primo accordo mondiale giuridicamente vincolante sul cambiamento climatico al termine di negoziati in cui
l’Unione europea ha svolto un ruolo fondamentale.
L’accordo finale include le richieste principali dell’UE: un obiettivo a lungo termine per guidare i paesi verso un futuro a ridotto
tenore di carbonio, cicli quinquennali di revisione per rafforzare
gli obiettivi nel tempo e un solido sistema per rilevare i progressi compiuti. Al suo interno, inoltre, si ribadisce l’impegno
globale a fornire sostegno alle parti bisognose di assistenza.
Il primo importante accordo multilaterale del XXI secolo, che
stabilisce un piano d’azione di portata mondiale per mantenere l’aumento del riscaldamento globale ben al di sotto dei
2 °C rispetto ai livelli preindustriali, è stato salutato con una
salva di applausi.
L’accordo raggiunto a Parigi costituisce la transizione fra le
politiche attuali e l’obiettivo a lungo termine della neutralità
climatica, da conseguire entro la fine del secolo. Si mira a
determinare un equilibrio tra le fonti antropiche di emissioni
e i sistemi naturali (o i pozzi) che assorbono i gas a effetto
serra dall’atmosfera.
«
Il vero lavoro
è appena iniziato. Quello che
è stato promesso deve essere
mantenuto.
»
Miguel Arias Cañete, commissario europeo
per l’Azione per il clima e l’energia
«Questo accordo è una grande vittoria per l’Europa. Ma è
soprattutto una grande vittoria per la comunità internazionale»,
ha dichiarato Miguel Arias Cañete, commissario europeo per
l’Azione per il clima e l’energia.
Oltre quattro anni di intensi preparativi e negoziati internazionali hanno preceduto il vertice sul clima di Parigi, città
scelta nel 2015 per ospitare l’annuale conferenza delle parti
(COP21) alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici (UNFCCC). In vista della conferenza,
ma anche in corso d’opera, l’Union eeuropea (UE) ha stretto
alleanze con paesi sviluppati e in via di sviluppo allo scopo
di negoziare termini più ambiziosi. Questa coalizione è stata
essenziale ai fini del raggiungimento dell’accordo e lo ha, di
fatto, reso possibile, come ha poi rivelato anche il commissario Cañete.
Anche il presidente della Commissione europea Jean-Claude
Juncker ha desiderato sottolineare il risultato ottenuto:
«Questo solido accordo, oltre a guidare il mondo nella transizione verso un’energia pulita, è anche un successo per l’Unione europea. Da tempo siamo i leader globali dell’azione
per il clima e l’accordo di Parigi riflette la nostra ambizione
a livello mondiale».
Ambizione
I governi hanno concordato l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto
dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, anche se si cercherà
di raggiungere la soglia degli 1,5 °C, che comporterebbe una
riduzione notevole dei rischi e degli impatti dei cambiamenti
climatici.
L’accordo prevede che le emissioni raggiungano il picco
massimo il prima possibile, per poi essere rapidamente
ridotte, ma riconosce che questo processo richiederà più
tempo nei paesi in via di sviluppo, attualmente responsabili
di circa il 65 % delle emissioni globali di gas a effetto serra.
In vista della conferenza di Parigi e durante i lavori,
187 paesi, responsabili nel complesso di oltre il 95 % delle
emissioni globali, hanno presentato un piano d’azione sul
clima a livello nazionale volto a ridurre le rispettive emissioni. Sebbene non siano complessivamente sufficienti
a mantenere l’aumento della temperatura media mondiale
al di sotto dei 2 °C entro la fine del secolo, tali piani contribuiscono a ridurre notevolmente i rischi.
L’impegno preso da quasi tutti i paesi del mondo ad agire
per ridurre le proprie emissioni segna il passaggio da un’iniziativa limitata a pochi attori a un’azione da parte di tutti. In
base al secondo periodo di adempimento previsto dal protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2020, soltanto 38 paesi, ai
quali si imputa circa il 12 % delle emissioni globali, devono
rispettare obiettivi giuridicamente vincolanti.
L’accordo di Parigi accelererà la transizione dai combustibili
fossili a quelli puliti. Quando le tecnologie necessarie diventeranno disponibili su larga scala, le soluzioni diventeranno
meno costose e sarà possibile dare vita a politiche climatiche
più ambiziose.
RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 59
Impegno
L’accordo stabilisce una serie di impegni mirati a non far
perdere di vista ai paesi l’obiettivo a lungo termine. I governi
hanno concordato di incontrarsi ogni cinque anni per fare
il punto della situazione e fissare obiettivi più rigorosi, in
linea con i progressi compiuti e gli avanzamenti in campo
scientifico. Si è inoltre stabilito un livello maggiore di trasparenza, grazie al quale i paesi comunicheranno fra di loro
e renderanno noti al pubblico i risultati. Un solido sistema
di trasparenza e responsabilità rileverà i progressi compiuti
verso l’obiettivo a lungo termine, per assicurarsi che i paesi
siano sulla strada giusta.
Solidarietà
L’UE e altri paesi sviluppati continueranno a fornire un
sostegno economico ai paesi in via di sviluppo per aiutarli
a ridurre le emissioni e accrescere il grado di resilienza agli
impatti provocati dai cambiamenti climatici, mentre altri
paesi contribuiranno su base volontaria. I paesi sviluppati
continueranno anche a perseguire l’obiettivo collettivo di
mobilitare 100 miliardi di dollari USA all’anno a sostegno
dell’azione per il clima nei paesi in via di sviluppo fino al
2025, quando verrà fissato un nuovo obiettivo collettivo.
Inoltre, i paesi collaboreranno in merito a misure quali
i sistemi di allerta rapida, la preparazione alle emergenze
e l’assicurazione contro i rischi.
L’accordo di Parigi è l’inizio di un nuovo capitolo dell’azione
per il clima internazionale: le promesse fatte a dicembre
dovranno ora essere tradotte in azioni tangibili. «Il vero
lavoro è appena iniziato», ha affermato il commissario
Cañete. «Quello che è stato promesso deve essere mantenuto. L’Europa continuerà a guidare la transizione globale
verso l’economia a basse emissioni di carbonio che abbiamo
convenuto di costruire».
Per saperne di più
»» http://ec.europa.eu/news/2015/12/20151212_en.htm
»» http://ec.europa.eu/clima/policies/international/
negotiations/future/index_en.htm
»» http://unfccc.int/meetings/paris_nov_2015/
meeting/8926.php
5
6
»» EFFICIENZA DELLE RISORSE
L’Europa si avvicina
all’economia circolare
Il nuovo pacchetto di misure sull’economia circolare della Commissione europea intende stimolare le imprese e i consumatori ad abbracciare
un modello economico più circolare, in cui le
risorse siano sfruttate meglio. Si punta a generare una crescita sostenibile e creare nuovi posti
di lavoro agendo in diversi settori economici.
L’Europa deve trasformare la propria economia passando dal
modello di crescita attuale, basato sul ciclo «prendi-trasforma-usa-getta» e dipendente dallo sfruttamento di risorse
abbondanti, disponibili e a buon mercato, a un modello che
prediliga il riutilizzo, la riparazione, la ristrutturazione e il
riciclaggio di materiali e prodotti già esistenti. Mantenendo
il valore dei prodotti e dei materiali il più a lungo possibile
e riducendo i rifiuti, l’economia dell’Unione europea (UE) può
diventare più competitiva e resiliente, allentando al contempo la pressione sulle preziose risorse e sull’ambiente.
«
Il potenziale di
creazione di posti di lavoro
dell’economia circolare
è enorme.
»
Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione
Questo è il messaggio alla base di un nuovo pacchetto
economico, adottato dalla Commissione a inizio dicembre
2015, contenente misure ambiziose che interessano l’intero ciclo di vita dei prodotti, partendo dalla progettazione
e dalla produzione, passando per il consumo e terminando
con una migliore gestione dei rifiuti alla fine della vita utile.
Chiudere il cerchio
Elemento chiave di questo nuovo approccio è la revisione della
proposta legislativa sui rifiuti, che stabilisce obiettivi di riciclaggio a lungo termine per i rifiuti urbani e di imballaggio, misure
per ridurre il collocamento dei rifiuti in discarica e incentivi
volti a stimolare l’uso di strumenti economici a livello nazionale da parte degli Stati membri. Si intende inoltre promuovere la cooperazione fra industrie, in modo tale che i rifiuti di
un’impresa diventino materie prime secondarie per un’altra,
tramite un quadro giuridico semplificato per i prodotti di scarto
e per la cessazione della qualifica di rifiuto, al fine di garantire
maggiore certezza agli operatori attivi in questi mercati. Altre
misure sostengono la prevenzione dei rifiuti, in particolar modo
in ambito alimentare.
La revisione dei criteri di progettazione ecocompatibile permetterà di introdurre fin dall’inizio la circolarità nei prodotti.
Verrà inoltre avviata un’indagine relativa all’obsolescenza
programmata, nell’ambito della quale un sistema di verifica
indipendente identificherà e correggerà l’applicazione di tale
pratica. Un nuovo piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile promuoverà la riciclabilità dei prodotti e l’efficienza
energetica mediante diverse misure, tra cui la definizione di
nuovi requisiti.
Il pacchetto prevede inoltre un piano d’azione volto a rendere «verdi» gli appalti pubblici, ai quali attualmente si
deve quasi il 20 % dei consumi totali unionali: linee guida
più efficaci in questo settore potrebbero dunque tradursi in
enormi benefici. In quest’area, la Commissione intende dare
l’esempio.
Una strategia per le materie plastiche nell’economia circolare
si occupa dell’interazione fra sostanze chimiche, prodotti e
legislazione sui rifiuti e mira a ridurre i rifiuti marini. Sono
previste anche azioni volte alla riduzione dei rifiuti alimentari, ad esempio la definizione di una metodologia comune
utile a misurare la portata del problema e a definire indicatori
pertinenti. Misure previste in altre aree interessano i rifiuti
industriali e quelli provenienti da attività minerarie, le materie
prime critiche, i settori dell’edilizia e della demolizione, le bioindustrie e un nuovo quadro di monitoraggio volto a misurare
i progressi.
Non manca una serie di proposte in materia di riutilizzo delle
acque, tra cui una proposta legislativa sui requisiti minimi
per il riutilizzo delle acque reflue. Nel sostegno finanziario
sono inclusi gli oltre 650 milioni di euro per l’iniziativa «Industria 2020 nell’economia circolare» stanziati nell’ambito del
programma di lavoro per il biennio 2016-2017 di Orizzonte
2020, il programma di ricerca e innovazione dell’UE.
Crescita sostenibile
La Commissione ritiene che l’uso più efficiente delle risorse
creerà nuova crescita e nuove opportunità lavorative. Alcuni
studi suggeriscono che, affidandosi maggiormente alla
progettazione ecocompatibile, alla prevenzione dei rifiuti
e al riutilizzo, le imprese europee potrebbero ottenere un
risparmio netto fino a 600 miliardi di euro all’anno, riducendo
RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 59
al contempo le emissioni complessive annuali di gas a effetto
serra. Altre misure volte ad aumentare la produttività delle
risorse del 30 % entro il 2030 potrebbero tradursi in un
aumento del PIL di circa l’1 % e nella creazione di due milioni
di posti di lavoro in più.
Attuazione agevolata
Per dare una spinta iniziale all’economia circolare verranno stanziati fondi ingenti. Oltre ai 650 milioni di euro
del programma Orizzonte 2020, una parte sostanziosa dei
programmi di politica regionale servirà a sostenere gli investimenti nella raccolta differenziata dei rifiuti e nelle infrastrutture per il riciclaggio. Fino al 2020, per la gestione dei
rifiuti saranno resi disponibili 5,5 miliardi di euro.
«Il potenziale di creazione di posti di lavoro dell’economia
circolare è enorme», ha dichiarato Jyrki Katainen,
vicepresidente della Commissione europea. «Esistono
ostacoli che frenano l’ottimizzazione dell’utilizzo delle
risorse da parte delle imprese. Potenziare il mercato
interno, soprattutto per quanto riguarda le materie prime
secondarie, è fondamentale. Nel modello economico che
proponiamo, lo spazio per i rifiuti è ridotto quasi a zero. In
tal modo vengono create nuove ed enormi opportunità per
le imprese in settori intelligenti e puliti».
Nell’ambito di un recente studio della Commissione europea, sono state identificate alcune aree prioritarie (che comprendono i prodotti e i rifiuti da attività agricole, il legname
e la carta, le materie plastiche e i metalli) in cui la politica
comunitaria ha un ruolo particolare da svolgere e per le quali
accelerare la transizione verso un’economia circolare apporterebbe sostanziali benefici. Imballaggi, alimenti, attrezzature
elettriche ed elettroniche, mobili, edifici ed edilizia sono stati
individuati come settori prioritari.
«La definizione di queste proposte ambiziose ha richiesto uno
sforzo collettivo, che ha coinvolto l’intera Commissione», ha
dichiarato il primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans. «Abbiamo tenuto conto della situazione generale per determinare in che modo le decisioni prese
in un settore influiranno su altre aree politiche».
Un altro obiettivo principale del programma di azione dell’UE
per l’ambiente fino al 2020 è «ottenere di più con meno».
Per saperne di più
»» http://ec.europa.eu/environment/circular-economy/
»» http://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/
TXT/?qid=1453384154337&uri=CELEX:52015DC0614
7
8
»» NATURA E BIODIVERSITÀ
Proteggere e migliorare
la natura europea con
un’azione più decisa
Pubblicata a ottobre, una revisione intermedia
della strategia dell’Unione europea sulla biodiversità sottolinea la necessità di un impegno
maggiore al fine di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020.
La strategia dell’Unione europea (UE) sulla biodiversità, elaborata dalla Commissione europea in collaborazione con
gli Stati membri nel 2011, ha stabilito l’obiettivo principale
di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020 (basandosi sullo scenario di riferimento del 2010) e prevede sei
obiettivi operativi e venti azioni.
«
Non c’è motivo di
autocompiacersi — Perdere
biodiversità significa perdere
il nostro sistema di sostegno
alla vita.
»
Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente, gli
affari marittimi e la pesca
Arrivati ormai a metà percorso, una revisione intermedia
pubblicata a ottobre rileva alcuni progressi nell’attuazione
delle azioni nell’ambito di tutti gli obiettivi. Ad esempio,
sono stati istituiti nuovi quadri normativi, quali le riforme
della politica agricola comune (PAC) e della politica comune
della pesca, il regolamento sulle specie esotiche invasive, il
regolamento sull’accesso e sulla condivisione dei benefici,
nonché la strategia dell’UE per le infrastrutture verdi.
Tuttavia, chiarisce la relazione, conseguire l’obiettivo principale richiede un impegno di gran lunga più deciso nell’attuazione e nell’applicazione delle norme, soprattutto per quanto
concerne la legislazione ambientale. Sarà inoltre necessario
integrare con maggiore efficacia la biodiversità in un’ampia
gamma di politiche e definire priorità coerenti, sostenute da
finanziamenti adeguati, in aree quali il settore marino, la
pesca, lo sviluppo regionale e il commercio, ma soprattutto
nei settori dell’agricoltura e della silvicoltura, che totalizzano complessivamente l’80 % dell’uso dei suoli nell’UE.
«Possiamo trarre numerosi insegnamenti da questa relazione — Abbiamo compiuto progressi e ci sono esempi validi
da seguire, ma resta tanto da fare per colmare le lacune
e raggiungere gli obiettivi in materia di biodiversità all’orizzonte 2020. Non c’è motivo di autocompiacersi — Perdere
biodiversità significa perdere il nostro sistema di sostegno
alla vita. Non possiamo permettercelo, né può permetterselo
la nostra economia», ha dichiarato Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca.
Proteggere la natura significa ottenere
benefici economici
Sono numerosi i benefici di cui potremo godere se riusciremo
a conseguire gli obiettivi stabiliti, poiché la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi costano all’UE fino al 3 % del
suo PIL ogni anno. Ammontando a circa 5,8 miliardi di euro, i
costi di gestione annuali di Natura 2000 (la rete paneuropea
di aree protette sviluppata nell’ambito delle direttive Uccelli
e Habitat) rappresentano una frazione minima dei benefici
economici da essa derivanti, che hanno un valore di 200-300
miliardi di euro all’anno. L’ampia gamma di servizi forniti dalla
natura (protezione contro le inondazioni, fertilità dei suoli,
impollinazione, purificazione di acqua e aria, stoccaggio del
carbonio, vantaggi per la salute, occasioni di svago) dipende
dalla rete di aree protette e dall’uso sostenibile del rimanente
ambiente terrestre e marino dell’Europa.
Sono numerosi gli strumenti a nostra disposizione per sostenere
e ripristinare la natura e i servizi che ci fornisce, ad esempio
la piena attuazione delle misure inerenti alla biodiversità
previste dalla politica agricola comune riformata, la diffusione
delle infrastrutture verdi e il ripristino degli habitat naturali.
La completa integrazione con le politiche settoriali richiederà
ulteriori sforzi al fine di migliorare la base di conoscenze e
aumentare la consapevolezza dei decisori politici in merito
al contributo fondamentale che la biodiversità e i servizi
ecosistemici garantiscono alla nostra economia.
Progresso misurabile
La revisione intermedia rileva una serie di progressi verso
l’attuazione della legislazione dell’UE in materia ambientale
(obiettivo n. 1), il ripristino degli ecosistemi e dei loro servizi
(obiettivo n. 2) e la sostenibilità della pesca (obiettivo n. 4) grazie alla politica comune della pesca riformata e alla direttiva
quadro sulla strategia marina. D’altro canto, le opportunità
RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 59
per migliorare la biodiversità, pur garantite in gran numero
dalla riforma della PAC, preoccupano per il ritmo insufficiente
al quale vengono adottate. È stato inoltre istituito il quadro
normativo per la lotta alle specie esotiche invasive (obiettivo
n. 5) e l’impegno profuso dall’UE per scongiurare la perdita
di biodiversità a livello mondiale (obiettivo n. 6) è sfociato
in un notevole aumento della disponibilità di risorse finanziarie a favore della biodiversità globale e dell’integrazione
di disposizioni relative alla biodiversità negli accordi commerciali. Tuttavia, non è ancora stato affrontato il problema
dell’impatto dei modelli di consumo europei sulla biodiversità
a livello globale.
Finora, gli impatti più significativi sulla biodiversità sono scaturiti dalla perdita e dalla modifica degli habitat in seguito alla
crescita urbana, all’espansione delle infrastrutture, all’intensificazione agricola e all’abbandono dei terreni. A questi fattori
vanno ad aggiungersi il sovrasfruttamento e l’inquinamento,
mentre i cambiamenti climatici e le specie invasive costituiscono una minaccia in rapido aumento. Sebbene alcuni servizi
ecosistemici, come la produzione di legname e il sequestro
del carbonio dalle foreste, siano aumentati, altri sono in calo
(ad esempio, l’impollinazione). L’impronta ambientale dell’UE,
intanto, corrisponde a più del doppio della sua biocapacità.
Pur rilevando l’entrata in vigore dei quadri normativi e il
conseguimento di numerosi successi a livello locale in tema
di conservazione, la relazione afferma che questi esempi
devono essere applicati su scala più ampia per poter avere
un impatto misurabile sulle tendenze generali.
Sostegno pubblico
Tendenze chiave
La revisione prende spunto dalla relazione sullo stato della
natura nell’Unione europea del 2015, in cui si afferma che
meno di un quarto delle specie di interesse europeo si
trova in una situazione soddisfacente e quasi la metà ha
uno stato di conservazione insoddisfacente, mentre solo il
4 % mostra segni di ripresa.
Per quanto riguarda gli habitat di importanza europea, il
16 % gode di uno stato di conservazione soddisfacente, ma
per oltre due terzi la situazione è insoddisfacente (e quasi la
metà di questi è in peggioramento).
Il futuro sembra sorridere maggiormente agli uccelli: lo stato
di oltre la metà delle specie è infatti giudicato preservato,
mentre il 20 % si trova in una condizione non preservata,
con una popolazione in costante declino. In particolare, sono
in calo le specie aviarie comuni, ovvero quelle connesse con
gli ecosistemi agricoli.
La rete Natura 2000 copre attualmente il 18 % delle terre in
superficie dell’UE. La copertura delle aree marine sta incrementando, ma sono necessari ulteriori progressi.
Secondo un sondaggio del 2015, otto europei su dieci ritengono che la perdita di biodiversità avrà gravi conseguenze e
oltre i tre quarti sostengono che l’umanità debba prendersi
cura della natura e prevenire la perdita di biodiversità. Oltre il
90 % dei cittadini, inoltre, ritiene che l’UE debba informarli in
modo più completo in merito all’importanza della biodiversità.
La Commissione sta svolgendo un controllo dell’adeguatezza delle direttive Habitat e Uccelli per valutarne l’idoneità
a raggiungere i loro ambiziosi obiettivi. In una recente consultazione online, oltre 500 000 europei hanno manifestato
sostegno alla legislazione dell’UE in materia ambientale.
Per saperne di più
»» http://ec.europa.eu/environment/nature/biodiversity/
strategy/index_en.htm
»» http://ec.europa.eu/COMMFrontOffice/PublicOpinion/
index.cfm/Survey/getSurveyDetail/instruments/SPECIAL/
surveyKy/2091
»» http://www.consilium.europa.eu/en/meetings/
env/2015/12/st15380_en15_pdf/
9
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»» FINANZIAMENTI E LIFE
LIFE investe in 122 nuovi
progetti
La Commissione europea ha annunciato i 96
progetti ambientali e i 26 progetti per l’azione
per il clima che riceveranno un cofinanziamento
di 197,35 milioni di euro dal programma LIFE, il
principale strumento finanziario dell’Unione europea in materia di ambiente e azione per il clima.
Selezionati fra 189 candidature, interessano azioni relative
a mitigazione, adattamento, governance e informazione in
materia di clima.
A novembre, la Commissione europea ha reso noti i progetti
che beneficeranno di una sovvenzione nel quadro del programma LIFE dal 2014 al 2020 per il loro contributo verso un
futuro efficiente in termini di risorse, sostenibile e a ridotto
tenore di carbonio. In tutto, si tratta di 96 progetti ambientali, che la Commissione cofinanzierà con 160,6 milioni di
euro, e 26 progetti per l’azione per il clima, ai quali andranno
36,75 milioni di euro. Questo invito a presentare proposte
del programma LIFE è stato il primo a includere un canale di
finanziamento specifico per i progetti per l’azione per il clima.
Riciclaggio del rame: Risparmiare risorse e ridurre l’impatto
ambientale dell’estrazione di rame è il duplice obiettivo di
un’iniziativa olandese che mira ad aumentare la quantità
di rame recuperato sul mercato europeo. Sarà utilizzato
un processo innovativo per recuperare le ceneri pesanti
dalle attività di valorizzazione dei rifiuti, allo scopo di portare i tassi di recupero del rame dal 40 al 90 %. Il progetto
tratterà 124 500 tonnellate di ceneri pesanti per produrre
373,5 tonnellate di rame.
«
Il denaro investito in
progetti per l’ambiente è ben
speso. Seguiremo attentamente
questi progetti, al fine di
condividerne e replicarne
il successo.
»
Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente, gli
affari marittimi e la pesca
«Il denaro investito in progetti per l’ambiente è ben speso»,
ha dichiarato il commissario europeo per l’Ambiente,
gli affari marittimi e la pesca, Karmenu Vella. «Seguiremo
attentamente questi progetti, al fine di condividerne
e replicarne il successo».
I progetti ambientali saranno attuati in 21 Stati membri
e usufruiranno di una dotazione complessiva di 264,8 milioni
di euro. Le iniziative riguardano azioni nel campo dell’efficienza delle risorse (a sostegno della transizione verso un’economia più circolare e sostenibile), ma anche nei settori
della natura e della biodiversità, nonché della governance e
dell’informazione in materia di ambiente. I 96 progetti sono
stati scelti fra 1 117 candidature. I progetti per l’azione per
il clima saranno invece attuati in 22 Stati membri e richiederanno un investimento totale di 73,9 milioni di euro.
Di seguito presentiamo una selezione dei progetti sovvenzionati.
Progetti ambientali
Riduzione dell’uso di fertilizzanti: Questo progetto francese intende dimostrare che un innovativo rivestimento per
sementi, realizzato con un polimero di origine naturale, è in
grado di ridurre la necessità di fertilizzanti e il consumo di
acqua per le coltivazioni. Il rivestimento favorisce infatti una
precoce crescita radicale, consentendo alla pianta di assorbire acqua e nutrienti supplementari in uno stadio critico.
Questo prodotto sarà testato su 7 000 tonnellate di semi,
tra cui granoturco, frumento e soia.
Dighe ecocompatibili: Con l’obiettivo di dimostrare un approccio maggiormente ecocompatibile per la ristrutturazione
delle dighe rispetto al calcestruzzo armato comunemente
usato, questo progetto installerà, presso due dighe in Baviera
(Germania), una serie di misure per il controllo dei sedimenti
e dell’erosione facendo uso di materiale organico riciclato.
Quindi, ne testerà la stabilità, la sicurezza, il potenziale
ecologico e l’efficienza economica.
Lotta alle vespe invasive: Al fine di contenere la diffusione
di una specie di vespa esotica invasiva in Europa, nell’ambito
di questo progetto verrà sviluppato in due regioni italiane un
sistema radar che consentirà di seguire le vespe fino ai loro
nidi, in modo da distruggerne le colonie e prevenire ulteriori
invasioni. Il calabrone asiatico (Vespa velutina) costituisce
una grave minaccia per api, vespe e farfalle indigene.
Il ritorno degli avvoltoi: Questa iniziativa, che si svolgerà in Bulgaria, prevede il trasferimento e la liberazione
di 48 avvoltoi all’interno di siti preparati in modo tale da
fornire agli uccelli fonti di alimentazione e un habitat adeguati. Teso a ripristinare la popolazione dell’avvoltoio nero
eurasiatico (Aegypius monachus), il progetto intende anche
ridurre i rischi di avvelenamento e di collisione con i piloni
dell’alta tensione.
RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 59
Rimuovere i residui farmaceutici dalle acque reflue: Il progetto, mirato a collaudare un metodo per la rimozione dei
composti farmaceutici dalle acque reflue, si svolgerà in due
regioni a forte stress idrico del Portogallo: Lisbona e Algarve.
Nel corso dei tre anni di durata, necessari per valutare il tasso
di successo e l’efficienza in termini di costi del processo, verranno utilizzati negli impianti di trattamento a fanghi attivi
materiali adsorbenti ecocompatibili derivanti da rifiuti vegetali locali (carrube e sughero) e biopolimeri coagulanti.
Ripristino dei pascoli: Un’iniziativa slovena ripristinerà due
tipi di prateria, secca e a Nardus (habitat importante per gli
invertebrati e le piante della zona artico-alpina), collaborando con i proprietari terrieri e altri potenziali utilizzatori
dei terreni per ridurre la frammentazione dell’uso dei suoli
e migliorare la gestione delle praterie.
Lotta ai criminali: Questo progetto prevede la creazione di
una rete britannica di pubblici ministeri ambientali al fine di
migliorare la condivisione delle informazioni sui reati relativi a rifiuti, flora e fauna selvatiche e sostanze chimiche,
nonché di aumentare la capacità e la coerenza fra pubblici
ministeri e giudici allo scopo di combattere i reati ambientali
transnazionali.
Progetti per l’azione per il clima
Bitume a ridotto tenore di carbonio: Questo progetto spagnolo svilupperà una nuova configurazione per la produzione
di una miscela di bitume che faccia uso di biomasse come
carburante alternativo. Verrà testato un processo di produzione interamente indipendente dai combustibili fossili in
grado di ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell’80 %.
Le miscele di bitume verranno collaudate nell’ambito di una
dimostrazione su scala reale presso un cantiere stradale.
Ripristino delle torbiere: Un nuovo strumento atto a misurare le emissioni di gas a effetto serra derivanti dalle torbiere
gestite in Lettonia consentirà ai decisori politici di valutare
gli effetti del ripristino delle torbiere su biodiversità, crescita
economica e mitigazione del clima. Il progetto realizzerà
inoltre un inventario e un database delle torbiere in stato di
degrado presenti nel paese.
Tegole più fresche: In alcuni edifici situati in diversi luoghi
dell’area mediterranea verrà collaudato un nuovo modello
di due tipi di tegole ampiamente utilizzati, progettato per
aumentare il passaggio dell’aria per favorire il raffreddamento e la ventilazione. L’iniziativa mira a dimostrare che le
tegole possono contribuire a risparmiare fino al 50 % dell’energia richiesta per raffreddare gli edifici e ridurre del 10 % le
emissioni di gas a effetto serra correlate al raffreddamento.
L’impronta delle organizzazioni: Una nuova rete svilupperà
uno strumento in grado di calcolare e ridurre l’impronta di
carbonio delle organizzazioni e potrà contare su partecipanti
del settore pubblico e privato di Croazia, Francia, Grecia, Italia
e Ungheria. Questo progetto francese mira a sostenere l’attuazione di politiche pubbliche volte a incentivare la riduzione
delle emissioni di carbonio.
Programma LIFE Il programma LIFE è lo strumento finanziario dell’Unione europea in materia di ambiente e azione
per il clima. Dal 1992, anno della sua creazione, ha finanziato oltre 4 000 progetti, mobilitando 8,7 miliardi di euro ed
erogando 3,4 miliardi di euro ai fini della protezione dell’ambiente e del clima. La sua dotazione finanziaria per il periodo
2014-2020 ammonta a 3,4 miliardi di euro, da ripartire fra
progetti per l’ambiente e per l’azione per il clima.
Per saperne di più
»» http://ec.europa.eu/environment/life/
»» http://ec.europa.eu/clima/policies/budget/life/index_
en.htm
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»» DIRITTO AMBIENTALE
20 anni di EMAS!
Il sistema comunitario di ecogestione e audit
(EMAS), uno strumento di gestione ambientale
a partecipazione volontaria, compie 20 anni.
Qual è il segreto della sua longevità?
Il 13 novembre, a Francoforte (Germania), l’EMAS ha festeggiato l’evento con una conferenza di alto livello in cui sono
stati ripercorsi 20 anni di successi.
Attualmente, il sistema sta aiutando oltre 4 000 organizzazioni per un totale di 7 000 stabilimenti in oltre 27 paesi.
Gli esperti riconducono l’efficacia dell’EMAS a una serie di
fattori chiave, iniziando dai requisiti dell’audit esterno e della
registrazione ufficiale presso gli enti pubblici. Tramite i suoi
standard, più rigorosi di quelli previsti dal diffuso sistema di
gestione ambientale ISO 14001, l’EMAS richiede il rispetto
degli obblighi normativi, la diffusione di dichiarazioni ambientali e lo svolgimento di audit a opera di verificatori ambientali
certificati e indipendenti.
Nell’ambito del regolamento EMAS, una serie di indicatori
chiave contribuisce a misurare e monitorare le prestazioni
ambientali rispetto agli obiettivi prestabiliti, agevolando
i raffronti tra organizzazioni, nonché in seno alle stesse,
relativamente a un lungo periodo di tempo. Ma non tutto
ruota intorno alle prestazioni: l’EMAS, infatti, richiede anche
la partecipazione del personale e il coinvolgimento delle
parti interessate.
Motivazione e comunicazione
I partecipanti si sono resi conto di come il coinvolgimento
sistematico del personale in attività di tutela ambientale
aumenti la motivazione, consentendo ai dipendenti di identificarsi con l’organizzazione per cui lavorano. Una parte non
trascurabile dell’interesse deriva da un kit di strumenti di
comunicazione che consente alle organizzazioni registrate
di sviluppare e migliorare i propri rapporti con fornitori, enti
pubblici, organizzazioni della società civile, clienti, comunità
locali e mezzi di comunicazione.
E poiché l’eccellenza nei risultati ambientali è ormai diventata un grosso vantaggio commerciale, sempre più organizzazioni inviano richiesta di registrazione, dal porto di
Valencia (Spagna) a Vodafone Grecia, ad esempio. Il sistema
è riuscito ad accrescere costantemente il proprio appeal. Al
fine di rendere più agevole l’attuazione per piccole imprese
e microimprese, la Commissione ha inoltre sviluppato
«EMAS Easy»: costituito da una serie di strumenti intuitivi
e dal facile utilizzo, questo metodo consente anche alle
aziende di dimensioni ridotte di mettere in opera un sistema
di gestione ambientale in grado di coprire tutti gli standard
e i requisiti dell’EMAS.
Costi ridotti
L’EMAS ha dato costantemente prova del fatto che l’adozione di una gestione ambientale sistematica consente di
ridurre i costi del trattamento dei rifiuti e del consumo di
energia e acqua. Nell’ambito del sistema, le organizzazioni
tengono traccia di numerosi dati relativi al consumo di energia e alle emissioni, mentre le comunicazioni e le dichiarazioni ambientali dimostrano in che modo questi fattori
possono essere ridotti.
Grazie alla maggiore consapevolezza delle azioni necessarie
per ridurre al minimo le emissioni di gas a effetto serra, le
organizzazioni registrate sono più preparate a soddisfare
adeguatamente le aspettative delle parti interessate
riguardo all’azione per il clima. Il sistema consente inoltre
alle aziende di rispettare le promesse fatte in merito alla
responsabilità sociale tramite la dimostrazione, nel corso
delle loro attività quotidiane, di un grande impegno nei
confronti del personale e dell’ambiente.
La conferenza di Francoforte ha visto la consegna di un riconoscimento ai membri di più lungo corso di tutta l’Unione europea (UE), oltre a sessioni sui successi ottenuti dall’EMAS nel
contesto dell’economia circolare con relatori di alto livello in
rappresentanza della Banca centrale europea, della Commissione europea, del governo tedesco e della primissima organizzazione registrata all’EMAS, ancora membro dopo 20 anni.
Per saperne di più
»» http://www.euconf.eu/emas
»» http://ec.europa.eu/environment/emas/
»» https://www.youtube.com/watch?v=e6yvfodKqxg
RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 59
»» FINANZIAMENTI E LIFE
Condividere le migliori
pratiche per il ripristino dei
corsi d’acqua
Lo scorso dicembre il Regno Unito ha assistito
a precipitazioni record, che hanno provocato alluvioni in tutto il paese. Ripristinare il corso naturale
dei fiumi, anziché raddrizzare gli alvei o creare
difese contro le piene, può ridurre o addirittura
prevenire le inondazioni. Un database di procedure per il ripristino dei corsi d’acqua, finanziato
dal programma LIFE, contiene numerosi e validi
esempi in materia.
In Europa, soltanto il 20 % dei corsi d'acqua e delle pianure alluvionali si trova ancora nel suo stato naturale. Se
l'uomo lavorasse a braccetto con la natura al fine di ripristinare le configurazioni di scorrimento originali, entrambi se
ne avvantaggerebbero; finora, tuttavia, l'impegno profuso
nei tentativi di ripristino è stato spesso ostacolato dalla
mancanza di know-how condiviso.
Cofinanziato da LIFE, il fondo dell'Unione europea (UE) per
l'ambiente, il progetto britannico Restore ha deciso di affrontare questa sfida creando una rete che metta in comunicazione legislatori, pianificatori di bacini idrografici, professionisti
ed esperti del settore e affiancandole un sito web che è ormai
diventato la fonte principale di informazioni sul ripristino dei
corsi d'acqua in Europa. Questo sito è inoltre integrato da
RiverWiki, un database online che attualmente comprende
quasi un migliaio di esempi di ripristino relativi a 31 paesi.
Tale strumento per la condivisione di conoscenze e migliori
pratiche è rivolto a legislatori, professionisti e ricercatori del
settore, ma è accessibile a tutti: gli utenti possono infatti caricare nel database progetti completi di informazioni relative
a obiettivi, tecniche, costi, benefici ecosistemici e risultati.
Un flusso di informazioni
Il progetto Restore ha dato vita e partecipato a eventi volti a
diffondere le conoscenze relative al ripristino dei corsi d'acqua tra gli oltre 10 000 professionisti europei della gestione
dei bacini idrografici.
Oltre a rivolgersi agli esperti delle discipline correlate a questo settore, il progetto ha collaborato con urbanisti, architetti e legislatori. Presentando esempi tangibili di ripristino,
il team è riuscito a stabilire un collegamento con gli obiettivi
dello strumento RiverWiki.
Restore ha messo i gestori dei bacini idrografici al corrente
di problemi e soluzioni simili in altre aree, ottenendo risultati
di ampia portata. La conferenza finale del progetto è sfociata
nella creazione di una «comunità di pratica», in cui i paesi dell'UE
con esperienza in questo settore mettono le loro conoscenze al
servizio dei paesi candidati, aiutandoli nella gestione dei loro
bacini idrografici. In RiverWiki sono attualmente illustrati anche
progetti brasiliani, canadesi e statunitensi.
La normativa dell'UE in materia di
alluvioni
Tra il 1998 e il 2009, in Europa si sono verificate oltre
200 grandi inondazioni, tra cui le catastrofiche piene
del Danubio e dell'Elba. Queste alluvioni hanno causato
1 126 decessi, il trasferimento di circa 500 000 persone e
almeno 52 miliardi di euro in perdite economiche assicurate.
La direttiva dell'UE sulle alluvioni, entrata in vigore nel 2007,
richiede agli Stati membri di valutare e mappare i rischi
per i fiumi e le zone costiere, nonché di adottare misure
volte a ridurli. L'obiettivo è quello di eliminare i rischi per la
salute umana, l'ambiente, il patrimonio culturale e l'attività
economica.
Le decisioni relative ad azioni specifiche, come il dragaggio,
sono prese a livello nazionale.
Per saperne di più
»» https://www.restorerivers.eu
»» http://ec.europa.eu/environment/water/flood_risk/index.
htm
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»» INDUSTRIA E TECNOLOGIE
Impariamo a conoscere
la nostra impronta ambientale
La Commissione europea fa il punto della
situazione sullo sviluppo di un metodo
paneuropeo di rilevazione dell'impronta
ambientale di 26 prodotti e organizzazioni.
Varata dalla Commissione europea, la fase pilota volta a collaudare il metodo di rilevazione dell'impronta ambientale per
una serie di prodotti e organizzazioni è arrivata a metà del suo
percorso. Si tratta del primo tentativo di creare uno strumento
atto a raffrontare prodotti simili in base alle loro prestazioni
ambientali lungo la catena del valore. Il metodo prende in considerazione gli impatti di un prodotto durante tutto il suo ciclo
di vita, a partire dall'estrazione o dalla coltivazione delle materie prime, passando per la lavorazione, il trasporto e l'uso, fino
ad arrivare allo smaltimento o al riciclaggio.
Nell'ambito dell'iniziativa relativa al mercato unico dei prodotti verdi, adottata dalla Commissione nel 2013, il metodo
intende agevolare la commercializzazione di prodotti verdi
nell'Unione europea (UE) e incrementare la fiducia dei consumatori nelle dichiarazioni ambientali che li accompagnano.
Dalle batterie alle magliette
Sono oltre 280 le organizzazioni partecipanti a questa fase di
prova, che sta sviluppando profili relativi all'impronta ambientale di 26 prodotti e processi (vedere riquadro più sotto). La
valutazione si basa su 15 tipi di impatto e mira a identificare
i più pertinenti per tipo di prodotto: ad esempio, il cambiamento
climatico, la riduzione dello strato di ozono, l'impoverimento
delle risorse idriche, la destinazione dei suoli e l'ecotossicità.
Nel corso di una conferenza organizzata a novembre dalla
Commissione europea, i partecipanti alla fase pilota hanno
confermato la volontà di poter contare su un unico metodo
comune per rilevare l'impronta ambientale piuttosto che
perdersi nella varietà di metodi attualmente disponibili.
Oltre 1 000 parti interessate di tutto il mondo stanno
seguendo l'iniziativa con molta attenzione e apprezzano la
trasparenza della fase pilota, che consente loro di contribuire
attivamente.
«Il settore verde è in crescita nel mercato globale», ha dichiarato il commissario europeo per l'Ambiente, Karmenu Vella,
parlando alla conferenza. «Quattro consumatori europei su
cinque acquistano prodotti ecocompatibili almeno qualche
volta, ma quasi la metà di questi non ha piena fiducia nelle
dichiarazioni ambientali».Perché l'Europa possa effettuare
la transizione verso un'economia circolare serve un mercato
unico in cui sia semplice dimostrare l'impatto ambientale
dei prodotti, rilevandolo tramite una metodologia comune.
«Grazie a informazioni ambientali facilmente reperibili e affidabili, il mercato per questi prodotti crescerà», ha dichiarato
Vella. Fornire ai cittadini le informazioni necessarie e renderli
consapevoli in merito allo sviluppo sostenibile è anche uno
degli impegni dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile
delle Nazioni Unite. «Non c'è dubbio che, a questo fine, l'impronta possa essere utile», ha concluso il commissario Vella.
Partecipanti alla fase pilota del
metodo di rilevazione dell’impronta
ambientale
Prodotti:
batterie e accumulatori • pitture decorative • tubazioni
per l’approvvigionamento di acqua calda e fredda
• detergenti a uso domestico • prodotti cartacei
intermedi • attrezzatura IT • cuoio • lamine di metallo
• calzature • generazione di elettricità fotovoltaica
• isolamento termico • magliette • gruppi di continuità
• birra • caffè • latticini • mangime per animali
destinati alla produzione di alimenti • pesce e frutti
di mare • carne • olio d’oliva • acqua imbottigliata
• pasta • alimenti per animali da compagnia
• vino • settore del commercio al dettaglio • settore
della produzione di rame
Per saperne di più
»» http://ec.europa.eu/environment/eussd/smgp/
conference_2015_en.htm
»» http://ec.europa.eu/environment/eussd/smgp/index.htm
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RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 59
LIFE and
Climate change
adaptation
LIFE
Environment
Environment
& Climate
Action
Pubblicazioni
Agenda
LIFE e l’adattamento ai cambiamenti climatici
Eco-Bio 2016: le sfide da
affrontare nella realizzazione
di una bioeconomia sostenibile
6-9 marzo, Rotterdam (Paesi Bassi)
Questo opuscolo descrive in che modo il programma LIFE contribuisce all’attuazione della politica unionale in materia di adattamento
ai cambiamenti climatici. Si inizia con un’introduzione alle questioni
politiche e al contributo di LIFE, per poi continuare con una serie
di sezioni tematiche corrispondenti ai settori chiave: pianificazione
strategica per l’adattamento a livello locale e nazionale, resilienza urbana, agricoltura, foreste, acqua (incluse la gestione delle
risorse idriche e la protezione contro le alluvioni), aree costiere e
biodiversità. La pubblicazione presenta circa 130 progetti LIFE di
24 Stati membri e fornisce diversi esempi che dimostrano come
l’adattamento ai cambiamenti climatici possa essere integrato al
fine di conseguire gli obiettivi dell’Unione europea (UE) in materia
di clima, garantendo nel frattempo valore sociale ed economico.
Disponibile in inglese
»» http://ec.europa.eu/environment/life/publications/lifepublications/
lifefocus/documents/climatechangeadaptation.pdf
Servizi ecosistemici e biodiversità
Science for Environment Policy
IN-DEPTH REPORT
Ecosystem Services
and Biodiversity
May 2015
Issue 11
Environment
La nostra vita dipende dagli ecosistemi, che ci offrono numerosi
benefici: dal cibo all’acqua potabile, dalla protezione contro le alluvioni al patrimonio culturale. Tuttavia, l’esistenza di molti di questi
benefici, conosciuti con il nome di «servizi ecosistemici», è gravemente minacciata da pressioni antropiche. Ai legislatori servono
informazioni chiare sul sostegno fornito a tali servizi dalla biodiversità, sulla loro domanda, sulla capacità degli ecosistemi di fornirli e
sulle pressioni che devono affrontare. Questa relazione prende in
esame quattro elementi fondamentali del concetto di servizi ecosistemici: le correlazioni fra la biodiversità e i servizi ecosistemici, le
tecniche attualmente disponibili per la mappatura e la stima degli
ecosistemi e dei servizi da essi forniti, la valutazione dei servizi ecosistemici e l’importanza di considerare tutti i servizi ecosistemici e
la biodiversità come componenti di un unico sistema interconnesso.
Disponibile in inglese
»» http://bookshop.europa.eu/en/ecosystem-services-andbiodiversity-pbKHBC15001/?CatalogCategoryID=r1sKABstjgMA
AAEjvIYY4e5K
Finanziamenti UE in materia di clima ai paesi in via
di sviluppo nel 2015
EUROPEAN UNION
CLIMATE FUNDING
FOR DEVELOPING
COUNTRIES
2015
Alla COP21 di Parigi sono stati stipulati obiettivi ambiziosi: ora si tratta
di conseguirli. Questa nuova pubblicazione fornisce una panoramica
sulle azioni già intraprese dall’UE allo scopo di ottenere uno sviluppo
resiliente al clima e a ridotto tenore di carbonio a livello internazionale,
dai sistemi di allerta per le alluvioni in Europa alla tutela degli ecosistemi insulari nell’area del Pacifico meridionale. L’accordo globale sul
clima rappresenta un’opportunità unica per accelerare questa transizione, afferma l’opuscolo, in cui si spiega che l’UE, pur continuando a
investire in iniziative climatiche a livello unionale, mette a disposizione
maggiori finanziamenti volti ad aiutare anche i paesi più poveri e più
vulnerabili a mitigare i cambiamenti climatici e ad adattarsi a essi.
Disponibile in inglese, francese e spagnolo
»» http://bookshop.europa.eu/en/european-union-climate-fundingfor-developing-countries-in-2015-pbML0415604/
Salvo ove diversamente indicato, tutte le pubblicazioni sono
disponibili gratuitamente collegandosi al sito EU Bookshop
http://bookshop.europa.eu
Primo nel suo genere, questo evento sarà
incentrato sugli ultimi sviluppi nel campo
della ricerca e dell’innovazione nell’ambito
delle biosoluzioni ecocompatibili, sicure e
industrialmente valide, in grado di agevolare
la creazione di una società sostenibile.
»» http://www.ecobioconference.com/
Conferenza internazionale sugli
ambienti edificati sostenibili
8-11 marzo, Amburgo (Germania)
Ospitata da una città all’avanguardia nello sviluppo urbano sostenibile, la conferenza affronterà discussioni su diverse tematiche relative
a questo concetto, tra cui architettura e istruzione, design, metodologie, strategie e quadri
di riferimento, ricerca e innovazione di prodotto.
»» http://www.sbe16hamburg.org/
5a conferenza internazionale
sulla biodiversità
10-12 marzo, Madrid (Spagna)
Nell’ambito di questa piattaforma globale
saranno discusse undici tematiche chiave
correlate alla biodiversità, fra cui la conservazione, le specie a rischio di estinzione, il
riscaldamento globale, lo sviluppo sostenibile,
la silvicoltura e la sicurezza alimentare.
»» http://biodiversity.conferenceseries.com/
Adaptation Futures 2016: 4a conferenza
internazionale sull’adattamento
ai cambiamenti climatici
10-13 maggio, Rotterdam (Paesi Bassi)
La quarta edizione della conferenza biennale
del Provia (Global Programme of Research
on Climate Change Vulnerability, Impacts
and Adaptation) sarà organizzata congiuntamente dalla Commissione europea e dal
governo olandese. I delegati dibatteranno
di prassi e soluzioni, del rafforzamento dei
vincoli fra teoria e pratica, nonché dei possibili
modi per coinvolgere le comunità e collegare
le iniziative di adattamento allo sviluppo,
agli investimenti e alla pianificazione.
»» http://www.adaptationfutures2016.org/
KH-AD-14-059-IT-N
Notizie in breve
Chi si aggiudicherà l’edizione 2016 del premio Natura 2000?
Il premio Natura 2000 celebra e promuove l’adozione delle migliori pratiche nelle iniziative di
conservazione della natura in tutta Europa ed è incentrato sui risultati ottenuti dalla rete nella
protezione della biodiversità e del patrimonio naturale dell’Unione europea (UE). Il termine per
l’invio delle candidature è scaduto a dicembre e i vincitori delle cinque categorie saranno annunciati a maggio. Inoltre, il pubblico può votare per assegnare il premio dei cittadini, un’iniziativa
della Commissione europea varata nel 2015.
Fra le candidature arrivate nella categoria Comunicazione troviamo un percorso avventura ungherese per bambini e diverse campagne di sensibilizzazione in Austria, Germania e Croazia sul ruolo
svolto dagli agricoltori nella tutela dei siti Natura 2000. I progetti relativi alla Conservazione vanno
dalla tutela degli habitat in Bulgaria, Francia e Italia al recupero delle popolazioni di avvoltoi neri
in Portogallo. Nella categoria Cooperazione transfrontaliera e networking sono arrivate proposte
quali un progetto di conservazione paesaggistica nel Regno Unito e una piattaforma francese per
la condivisione delle conoscenze per i professionisti del settore naturale. Un piano per la coesistenza con gli orsi bruni in Grecia e un progetto per la foresta di Soignes in Belgio sono soltanto
due fra le iniziative presentate nella categoria Riconciliazione di interessi/punti di vista. Infine,
per la categoria Benefici socioeconomici concorrono, tra gli altri, un progetto polacco relativo alla
foresta di Borecka e un piano per il turismo sostenibile nel parco nazionale di Oulanka in Finlandia.
» http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/index_en.htm
Città unite contro il cambiamento climatico
Nell’ambito del Patto dei sindaci e dell’iniziativa Mayors Adapt, oltre 6 500 città europee si sono impegnate ad adottare misure contro il cambiamento climatico. Con i loro 360 milioni di abitanti, le città
europee sono responsabili del 70 % del consumo energetico del continente. Alla luce di questo dato
e in vista della COP21, a ottobre Miguel Arias Cañete, commissario europeo per l’Azione per il clima
e l’energia, ha presentato una cerimonia volta a riconoscere il contributo delle città alla lotta contro il
cambiamento climatico. Cañete ha sottolineato come il Patto sia già, a livello mondiale, l’iniziativa per
l’energia e il clima urbano di maggiori dimensioni nonché una storia europea di successo.
Nell’ambito dell’Unione dell’energia dell’UE, la nuova iniziativa integrata «Covenant of Mayors
for Climate and Energy» (Patto dei sindaci per il clima e l’energia) aiuterà le città a sviluppare
sinergie fra le iniziative di mitigazione del cambiamento climatico e le azioni a favore dell’adattamento a questo fenomeno, incentrandosi sulla riduzione di emissioni e domanda energetica,
sugli investimenti in energie rinnovabili ed efficienza e sulla trasformazione dell’Europa in una
società più resiliente ai mutamenti del clima.
» http://ec.europa.eu/clima/news/articles/news_2015101501_en.htm
Proteggere l’ozonosfera
Una recente relazione dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) ha rivelato che l’Europa sta
compiendo continui progressi nell’eliminazione graduale delle sostanze chimiche nocive per lo
strato di ozono. Dal 1989, anno dell’entrata in vigore del protocollo di Montreal, le sostanze che
riducono lo strato di ozono (ozone-depleting substances, ODS) sono state sostituite con successo
in quasi tutto il mondo. In seno all’UE, il regolamento sulle ODS pone limiti ancora più rigorosi
e copre ulteriori sostanze chimiche (molte delle quali sono anche potenti gas a effetto serra).
La relazione «Ozone-depleting substances 2014» indica che nel 2014 il consumo delle sostanze
controllate è risultato negativo, grazie all’eliminazione graduale abbinata a un elevato tasso di
distruzione e alla quantità ridotta di riserve. Il consumo di ODS nell’UE risulta negativo o prossimo
allo zero ormai dal 2010.
» http://www.eea.europa.eu/highlights/europe-continues-to-phase-out
Errata corrige: nell’edizione precedente di “Notizie in breve”, Lubiana (Slovenia) non
era stata indicata come Capitale verde europea 2016.
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