FEBBRAIO 2016 | N. 59 L’Ambiente per gli Europei Rivista a cura della Direzione Generale Ambiente Lo storico accordo di Parigi sul clima Ambiente Editorial Il 2015 è terminato in crescendo con l’ambizioso ed equilibrato accordo raggiunto dai leader mondiali, volto a mantenere l’aumento del riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 °C allo scopo di evitare le pericolose conseguenze dei cambiamenti climatici. Alla conferenza sul clima di Parigi (COP21), l’Unione europea (UE) ha svolto un ruolo fondamentale nel percorso verso la firma, da parte di 195 paesi, dello storico accordo di portata globale sui cambiamenti climatici (il primo universale e giuridicamente vincolante della storia). «Oggi il mondo è unito nella lotta contro i cambiamenti climatici», ha affermato Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, il quale ritiene che questo solido accordo guiderà il mondo nella transizione verso un’energia pulita. «Da tempo siamo i leader globali dell’azione per il clima e l’accordo di Parigi riflette la nostra ambizione a livello mondiale». In questo numero si parlerà anche della nuova strategia dell’UE sull’economia circolare, che comprende una revisione della proposta legislativa sui rifiuti mirata a ottenere maggiore competitività e migliore efficienza delle risorse. Ci occuperemo poi della revisione intermedia della strategia dell’UE in materia di biodiversità, che ha rilevato progressi in molte aree, ma anche la necessità di un impegno più deciso da parte degli Stati membri per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020. Ci sarà inoltre spazio per esaminare le azioni a tutela dei preziosi habitat marini e costieri, i nuovi risultati che collegano gli spazi verdi all’aumento dello sviluppo cognitivo negli alunni e le metodologie basate sull’impronta ecologica in grado di rimodellare la gestione del ciclo di vita dei prodotti. Come sempre, termineremo con una selezione di eventi in calendario, pubblicazioni recenti e notizie in breve da tutti gli angoli della comunità dell’ambiente. Indices L’Ambiente per gli Europei ec.europa.eu/environment/news/efe/index_it.htm INFORMAZIONI EDITORIALI L’Ambiente per gli Europei è una rivista con frequenza trimestrale pubblicata dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione europea. È disponibile in bulgaro, spagnolo, ceco, tedesco, estone, greco, inglese, francese, italiano, lituano, polacco, portoghese e rumeno. Abbonamento gratuito. È possibile abbonarsi online all’indirizzo: http://ec.europa.eu/environment/news/efe/subscribe/ subscribe_it.htm Caporedattore: Bettina Doeser Coordinatore: Jonathan Murphy Per maggiori informazioni rivolgersi all’unità Comunicazione: http://ec.europa.eu/environment/contact/form_en.htm Informazioni e documenti: http://ec.europa.eu/environment/contact/form_en.htm Sito web de L’Ambiente per gli Europei: http://ec.europa.eu/environment/news/efe/index_it.htm L’EUROPA AMBIENTALE ONLINE Desiderate sapere cosa fa l’Unione europea per tutelare l’ambiente, cosa si intende per prodotto della politica integrata o come avere i requisiti per ottenere il marchio comunitario di qualità ecologica Ecolabel? Per queste e ulteriori informazioni, consultate il sito web della DG Ambiente: http://ec.europa.eu/environment/index_it.htm AVVISO LEGALE Né la Commissione europea, né le persone che agiscono in suo nome sono responsabili per l’uso che può essere fatto delle informazioni contenute nella presente pubblicazione e per gli eventuali errori che sussistessero nonostante l’impegno dedicato alla stesura e alla verifica della pubblicazione. Stampato su carta riciclata che ha ricevuto il marchio comunitario di qualità ecologica Ecolabel per la carta grafica. (http://ec.europa.eu/environment/ecolabel) Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2016 ISSN 1563-4191 (versione stampata) ISSN 2363-1236 (versione epub) ISSN 2363-1236 (versione PDF) © Unione europea, 2016 © Copertina: ©Gargolas/iStock. Tutte le foto: Commissione Europea, tranne pagg. 3: ©LIFE00 ENV/ GR/000751/ L.Sourbes-NMPZ; p. 4-5: ©Arnaud Bouissou– Meddee/ SG COP21; p. 6-7: ©gavran333/iStock; p. 8-9: ©George Clerk/Istock; p. 10-11: flownaksala/ iStock; p. 13: ©kodachrome25/iStock; p.14: ©JakezC/Istock; p. 16: ©Sitikka/iStock, ©Covenant of mayors, ©cookelma/iStock Riproduzione autorizzata con citazione della fonte. Si proibisce la riproduzione delle immagini. Printed in Italy 03 Editorial2 Le aree marine protette apportano molteplici benefici3 Per l’Unione europea un ruolo cardine nell’accordo globale sul clima4 L’Europa si avvicina all’economia circolare6 Proteggere e migliorare la natura europea con un’azione più decisa8 LIFE investe in 122 nuovi progetti10 07 09 11 14 20 anni di EMAS!12 Condividere le migliori pratiche per il ripristino dei corsi d’acqua13 Impariamo a conoscere la nostra impronta ambientale14 Pubblicazioni15 Agenda15 Notizie in breve16 RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 59 »» DIRITTO AMBIENTALE Le aree marine protette apportano molteplici benefici Sono stati compiuti progressi significativi per quanto riguarda l’istituzione di aree marine protette nei mari europei, le quali apportano benefici sia all’ambiente sia all’economia. Ai sensi della convenzione ONU sulla diversità biologica, l’Unione europea (UE) si è impegnata a garantire la protezione del 10 % delle proprie aree costiere e marine entro il 2020. Una nuova relazione della Commissione europea mostra i progressi significativi compiuti per il raggiungimento di questo obiettivo. Nel 2012, circa il 6 % dei mari europei era già stato designato come area marina protetta. Il lavoro per raggiungere la copertura del 10 % entro il 2020 sta continuando. Moltissime di queste zone fanno parte di Natura 2000, la rete europea di aree naturali protette. Se l’obiettivo primario di un’area marina protetta è costituito dalla conservazione dell’ambiente naturale, la relazione mostra chiaramente che queste aree, quando sono ben gestite, garantiscono anche significativi benefici socioeconomici. I benefici totali generati dalle aree marine della rete Natura 2000 hanno raggiunto circa 1,5 miliardi di euro annui nel 2011. Se le aree marine che fanno parte di Natura 2000 dovessero raddoppiare, questi benefici potrebbero crescere fino a 3,2 miliardi di euro. I benefici sono di varia natura. Alcuni studi dimostrano che, nelle riserve marine altamente protette, la densità delle specie cresce solitamente di oltre il 100 %, mentre la biomassa complessiva di piante e animali cresce anche di oltre il 200 %. Ciò permette alle aree di contribuire alla ricostituzione delle riserve ittiche, che a sua volta genera benefici socioeconomici sia a livello locale, sia per il settore della pesca delle zone limitrofe. Per esempio, la redditività dell’industria ittica nelle zone circostanti la riserva marina spagnola delle isole Columbretes, protette nell’ambito di Natura 2000, cresce di circa il 10 % all’anno. Acqua pulita, habitat salubri e un’abbondante biodiversità marina sono essenziali anche per il turismo costiero e marino. L’istituzione di una riserva come la Lyme Bay Special Area of Conservation nel Regno Unito mostra come la protezione possa apportare maggiori opportunità di attività ricreative, con notevoli vantaggi per il settore turistico. E quando la salute dell’ambiente marino migliora, migliorano anche altri servizi dell’ecosistema marino, come l’assimilazione dei rifiuti, la protezione costiera e il contenimento delle inondazioni. piattaforma alternativa, permettendo agli Stati membri di lavorare insieme, con approcci basati sugli ecosistemi, per istituire e gestire le aree marine protette. Infine, gli Stati membri possono designare aree protette nazionali con caratteristiche marine di interesse interno. Nonostante i progressi compiuti, la relazione individua notevoli possibilità di espansione, soprattutto per quanto riguarda il mare aperto. Nel 2012, ad esempio, la rete marina Natura 2000 copriva un terzo delle acque vicine alla costa, ma meno del 2 % delle acque in mare aperto. Anche la copertura geografica è disomogenea: mentre più del 18 % del Mare del Nord e più del 12 % del Mar Baltico rientrano fra i siti di Natura 2000, meno del 2 % del Mar Ionio, del Mare Adriatico e della Macaronesia fanno parte della rete. La normativa dell’UE (la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino, le direttive Habitat e Uccelli, la direttiva per la pianificazione dello spazio marittimo e la riforma della politica comune della pesca) comprende misure volte a incentivare la crescita delle aree marine protette. In questo modo, «con un impegno dedicato a tutti i livelli», l’obiettivo del 10 % potrebbe addirittura essere superato stando a quanto dichiarato nella relazione, il che è un’ottima notizia per i mari europei. Maggiori informazioni »» http://ec.europa.eu/environment/marine/eu-coast-and- Situazione attuale I mari europei sono attualmente protetti nell’ambito di tre programmi diversi, fra cui il contributo maggiore è quello della rete marina Natura 2000. Le convenzioni marine regionali, come Helcom nel Baltico, possono fungere da marine-policy/ »» http://ec.europa.eu/environment/marine/eu-coast-andmarine-policy/implementation/pdf/marine_protected_ areas.pdf »» http://www.helcom.fi/ 3 4 »» AZIONE PER IL CLIMA Per l’Unione europea un ruolo cardine nell’accordo globale sul clima A dicembre 2015, a Parigi è stata scritta la storia: 195 paesi hanno infatti sottoscritto il primo accordo mondiale giuridicamente vincolante sul cambiamento climatico al termine di negoziati in cui l’Unione europea ha svolto un ruolo fondamentale. L’accordo finale include le richieste principali dell’UE: un obiettivo a lungo termine per guidare i paesi verso un futuro a ridotto tenore di carbonio, cicli quinquennali di revisione per rafforzare gli obiettivi nel tempo e un solido sistema per rilevare i progressi compiuti. Al suo interno, inoltre, si ribadisce l’impegno globale a fornire sostegno alle parti bisognose di assistenza. Il primo importante accordo multilaterale del XXI secolo, che stabilisce un piano d’azione di portata mondiale per mantenere l’aumento del riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, è stato salutato con una salva di applausi. L’accordo raggiunto a Parigi costituisce la transizione fra le politiche attuali e l’obiettivo a lungo termine della neutralità climatica, da conseguire entro la fine del secolo. Si mira a determinare un equilibrio tra le fonti antropiche di emissioni e i sistemi naturali (o i pozzi) che assorbono i gas a effetto serra dall’atmosfera. « Il vero lavoro è appena iniziato. Quello che è stato promesso deve essere mantenuto. » Miguel Arias Cañete, commissario europeo per l’Azione per il clima e l’energia «Questo accordo è una grande vittoria per l’Europa. Ma è soprattutto una grande vittoria per la comunità internazionale», ha dichiarato Miguel Arias Cañete, commissario europeo per l’Azione per il clima e l’energia. Oltre quattro anni di intensi preparativi e negoziati internazionali hanno preceduto il vertice sul clima di Parigi, città scelta nel 2015 per ospitare l’annuale conferenza delle parti (COP21) alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). In vista della conferenza, ma anche in corso d’opera, l’Union eeuropea (UE) ha stretto alleanze con paesi sviluppati e in via di sviluppo allo scopo di negoziare termini più ambiziosi. Questa coalizione è stata essenziale ai fini del raggiungimento dell’accordo e lo ha, di fatto, reso possibile, come ha poi rivelato anche il commissario Cañete. Anche il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha desiderato sottolineare il risultato ottenuto: «Questo solido accordo, oltre a guidare il mondo nella transizione verso un’energia pulita, è anche un successo per l’Unione europea. Da tempo siamo i leader globali dell’azione per il clima e l’accordo di Parigi riflette la nostra ambizione a livello mondiale». Ambizione I governi hanno concordato l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, anche se si cercherà di raggiungere la soglia degli 1,5 °C, che comporterebbe una riduzione notevole dei rischi e degli impatti dei cambiamenti climatici. L’accordo prevede che le emissioni raggiungano il picco massimo il prima possibile, per poi essere rapidamente ridotte, ma riconosce che questo processo richiederà più tempo nei paesi in via di sviluppo, attualmente responsabili di circa il 65 % delle emissioni globali di gas a effetto serra. In vista della conferenza di Parigi e durante i lavori, 187 paesi, responsabili nel complesso di oltre il 95 % delle emissioni globali, hanno presentato un piano d’azione sul clima a livello nazionale volto a ridurre le rispettive emissioni. Sebbene non siano complessivamente sufficienti a mantenere l’aumento della temperatura media mondiale al di sotto dei 2 °C entro la fine del secolo, tali piani contribuiscono a ridurre notevolmente i rischi. L’impegno preso da quasi tutti i paesi del mondo ad agire per ridurre le proprie emissioni segna il passaggio da un’iniziativa limitata a pochi attori a un’azione da parte di tutti. In base al secondo periodo di adempimento previsto dal protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2020, soltanto 38 paesi, ai quali si imputa circa il 12 % delle emissioni globali, devono rispettare obiettivi giuridicamente vincolanti. L’accordo di Parigi accelererà la transizione dai combustibili fossili a quelli puliti. Quando le tecnologie necessarie diventeranno disponibili su larga scala, le soluzioni diventeranno meno costose e sarà possibile dare vita a politiche climatiche più ambiziose. RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 59 Impegno L’accordo stabilisce una serie di impegni mirati a non far perdere di vista ai paesi l’obiettivo a lungo termine. I governi hanno concordato di incontrarsi ogni cinque anni per fare il punto della situazione e fissare obiettivi più rigorosi, in linea con i progressi compiuti e gli avanzamenti in campo scientifico. Si è inoltre stabilito un livello maggiore di trasparenza, grazie al quale i paesi comunicheranno fra di loro e renderanno noti al pubblico i risultati. Un solido sistema di trasparenza e responsabilità rileverà i progressi compiuti verso l’obiettivo a lungo termine, per assicurarsi che i paesi siano sulla strada giusta. Solidarietà L’UE e altri paesi sviluppati continueranno a fornire un sostegno economico ai paesi in via di sviluppo per aiutarli a ridurre le emissioni e accrescere il grado di resilienza agli impatti provocati dai cambiamenti climatici, mentre altri paesi contribuiranno su base volontaria. I paesi sviluppati continueranno anche a perseguire l’obiettivo collettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari USA all’anno a sostegno dell’azione per il clima nei paesi in via di sviluppo fino al 2025, quando verrà fissato un nuovo obiettivo collettivo. Inoltre, i paesi collaboreranno in merito a misure quali i sistemi di allerta rapida, la preparazione alle emergenze e l’assicurazione contro i rischi. L’accordo di Parigi è l’inizio di un nuovo capitolo dell’azione per il clima internazionale: le promesse fatte a dicembre dovranno ora essere tradotte in azioni tangibili. «Il vero lavoro è appena iniziato», ha affermato il commissario Cañete. «Quello che è stato promesso deve essere mantenuto. L’Europa continuerà a guidare la transizione globale verso l’economia a basse emissioni di carbonio che abbiamo convenuto di costruire». Per saperne di più »» http://ec.europa.eu/news/2015/12/20151212_en.htm »» http://ec.europa.eu/clima/policies/international/ negotiations/future/index_en.htm »» http://unfccc.int/meetings/paris_nov_2015/ meeting/8926.php 5 6 »» EFFICIENZA DELLE RISORSE L’Europa si avvicina all’economia circolare Il nuovo pacchetto di misure sull’economia circolare della Commissione europea intende stimolare le imprese e i consumatori ad abbracciare un modello economico più circolare, in cui le risorse siano sfruttate meglio. Si punta a generare una crescita sostenibile e creare nuovi posti di lavoro agendo in diversi settori economici. L’Europa deve trasformare la propria economia passando dal modello di crescita attuale, basato sul ciclo «prendi-trasforma-usa-getta» e dipendente dallo sfruttamento di risorse abbondanti, disponibili e a buon mercato, a un modello che prediliga il riutilizzo, la riparazione, la ristrutturazione e il riciclaggio di materiali e prodotti già esistenti. Mantenendo il valore dei prodotti e dei materiali il più a lungo possibile e riducendo i rifiuti, l’economia dell’Unione europea (UE) può diventare più competitiva e resiliente, allentando al contempo la pressione sulle preziose risorse e sull’ambiente. « Il potenziale di creazione di posti di lavoro dell’economia circolare è enorme. » Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione Questo è il messaggio alla base di un nuovo pacchetto economico, adottato dalla Commissione a inizio dicembre 2015, contenente misure ambiziose che interessano l’intero ciclo di vita dei prodotti, partendo dalla progettazione e dalla produzione, passando per il consumo e terminando con una migliore gestione dei rifiuti alla fine della vita utile. Chiudere il cerchio Elemento chiave di questo nuovo approccio è la revisione della proposta legislativa sui rifiuti, che stabilisce obiettivi di riciclaggio a lungo termine per i rifiuti urbani e di imballaggio, misure per ridurre il collocamento dei rifiuti in discarica e incentivi volti a stimolare l’uso di strumenti economici a livello nazionale da parte degli Stati membri. Si intende inoltre promuovere la cooperazione fra industrie, in modo tale che i rifiuti di un’impresa diventino materie prime secondarie per un’altra, tramite un quadro giuridico semplificato per i prodotti di scarto e per la cessazione della qualifica di rifiuto, al fine di garantire maggiore certezza agli operatori attivi in questi mercati. Altre misure sostengono la prevenzione dei rifiuti, in particolar modo in ambito alimentare. La revisione dei criteri di progettazione ecocompatibile permetterà di introdurre fin dall’inizio la circolarità nei prodotti. Verrà inoltre avviata un’indagine relativa all’obsolescenza programmata, nell’ambito della quale un sistema di verifica indipendente identificherà e correggerà l’applicazione di tale pratica. Un nuovo piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile promuoverà la riciclabilità dei prodotti e l’efficienza energetica mediante diverse misure, tra cui la definizione di nuovi requisiti. Il pacchetto prevede inoltre un piano d’azione volto a rendere «verdi» gli appalti pubblici, ai quali attualmente si deve quasi il 20 % dei consumi totali unionali: linee guida più efficaci in questo settore potrebbero dunque tradursi in enormi benefici. In quest’area, la Commissione intende dare l’esempio. Una strategia per le materie plastiche nell’economia circolare si occupa dell’interazione fra sostanze chimiche, prodotti e legislazione sui rifiuti e mira a ridurre i rifiuti marini. Sono previste anche azioni volte alla riduzione dei rifiuti alimentari, ad esempio la definizione di una metodologia comune utile a misurare la portata del problema e a definire indicatori pertinenti. Misure previste in altre aree interessano i rifiuti industriali e quelli provenienti da attività minerarie, le materie prime critiche, i settori dell’edilizia e della demolizione, le bioindustrie e un nuovo quadro di monitoraggio volto a misurare i progressi. Non manca una serie di proposte in materia di riutilizzo delle acque, tra cui una proposta legislativa sui requisiti minimi per il riutilizzo delle acque reflue. Nel sostegno finanziario sono inclusi gli oltre 650 milioni di euro per l’iniziativa «Industria 2020 nell’economia circolare» stanziati nell’ambito del programma di lavoro per il biennio 2016-2017 di Orizzonte 2020, il programma di ricerca e innovazione dell’UE. Crescita sostenibile La Commissione ritiene che l’uso più efficiente delle risorse creerà nuova crescita e nuove opportunità lavorative. Alcuni studi suggeriscono che, affidandosi maggiormente alla progettazione ecocompatibile, alla prevenzione dei rifiuti e al riutilizzo, le imprese europee potrebbero ottenere un risparmio netto fino a 600 miliardi di euro all’anno, riducendo RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 59 al contempo le emissioni complessive annuali di gas a effetto serra. Altre misure volte ad aumentare la produttività delle risorse del 30 % entro il 2030 potrebbero tradursi in un aumento del PIL di circa l’1 % e nella creazione di due milioni di posti di lavoro in più. Attuazione agevolata Per dare una spinta iniziale all’economia circolare verranno stanziati fondi ingenti. Oltre ai 650 milioni di euro del programma Orizzonte 2020, una parte sostanziosa dei programmi di politica regionale servirà a sostenere gli investimenti nella raccolta differenziata dei rifiuti e nelle infrastrutture per il riciclaggio. Fino al 2020, per la gestione dei rifiuti saranno resi disponibili 5,5 miliardi di euro. «Il potenziale di creazione di posti di lavoro dell’economia circolare è enorme», ha dichiarato Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione europea. «Esistono ostacoli che frenano l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse da parte delle imprese. Potenziare il mercato interno, soprattutto per quanto riguarda le materie prime secondarie, è fondamentale. Nel modello economico che proponiamo, lo spazio per i rifiuti è ridotto quasi a zero. In tal modo vengono create nuove ed enormi opportunità per le imprese in settori intelligenti e puliti». Nell’ambito di un recente studio della Commissione europea, sono state identificate alcune aree prioritarie (che comprendono i prodotti e i rifiuti da attività agricole, il legname e la carta, le materie plastiche e i metalli) in cui la politica comunitaria ha un ruolo particolare da svolgere e per le quali accelerare la transizione verso un’economia circolare apporterebbe sostanziali benefici. Imballaggi, alimenti, attrezzature elettriche ed elettroniche, mobili, edifici ed edilizia sono stati individuati come settori prioritari. «La definizione di queste proposte ambiziose ha richiesto uno sforzo collettivo, che ha coinvolto l’intera Commissione», ha dichiarato il primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans. «Abbiamo tenuto conto della situazione generale per determinare in che modo le decisioni prese in un settore influiranno su altre aree politiche». Un altro obiettivo principale del programma di azione dell’UE per l’ambiente fino al 2020 è «ottenere di più con meno». Per saperne di più »» http://ec.europa.eu/environment/circular-economy/ »» http://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/ TXT/?qid=1453384154337&uri=CELEX:52015DC0614 7 8 »» NATURA E BIODIVERSITÀ Proteggere e migliorare la natura europea con un’azione più decisa Pubblicata a ottobre, una revisione intermedia della strategia dell’Unione europea sulla biodiversità sottolinea la necessità di un impegno maggiore al fine di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020. La strategia dell’Unione europea (UE) sulla biodiversità, elaborata dalla Commissione europea in collaborazione con gli Stati membri nel 2011, ha stabilito l’obiettivo principale di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020 (basandosi sullo scenario di riferimento del 2010) e prevede sei obiettivi operativi e venti azioni. « Non c’è motivo di autocompiacersi — Perdere biodiversità significa perdere il nostro sistema di sostegno alla vita. » Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca Arrivati ormai a metà percorso, una revisione intermedia pubblicata a ottobre rileva alcuni progressi nell’attuazione delle azioni nell’ambito di tutti gli obiettivi. Ad esempio, sono stati istituiti nuovi quadri normativi, quali le riforme della politica agricola comune (PAC) e della politica comune della pesca, il regolamento sulle specie esotiche invasive, il regolamento sull’accesso e sulla condivisione dei benefici, nonché la strategia dell’UE per le infrastrutture verdi. Tuttavia, chiarisce la relazione, conseguire l’obiettivo principale richiede un impegno di gran lunga più deciso nell’attuazione e nell’applicazione delle norme, soprattutto per quanto concerne la legislazione ambientale. Sarà inoltre necessario integrare con maggiore efficacia la biodiversità in un’ampia gamma di politiche e definire priorità coerenti, sostenute da finanziamenti adeguati, in aree quali il settore marino, la pesca, lo sviluppo regionale e il commercio, ma soprattutto nei settori dell’agricoltura e della silvicoltura, che totalizzano complessivamente l’80 % dell’uso dei suoli nell’UE. «Possiamo trarre numerosi insegnamenti da questa relazione — Abbiamo compiuto progressi e ci sono esempi validi da seguire, ma resta tanto da fare per colmare le lacune e raggiungere gli obiettivi in materia di biodiversità all’orizzonte 2020. Non c’è motivo di autocompiacersi — Perdere biodiversità significa perdere il nostro sistema di sostegno alla vita. Non possiamo permettercelo, né può permetterselo la nostra economia», ha dichiarato Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca. Proteggere la natura significa ottenere benefici economici Sono numerosi i benefici di cui potremo godere se riusciremo a conseguire gli obiettivi stabiliti, poiché la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi costano all’UE fino al 3 % del suo PIL ogni anno. Ammontando a circa 5,8 miliardi di euro, i costi di gestione annuali di Natura 2000 (la rete paneuropea di aree protette sviluppata nell’ambito delle direttive Uccelli e Habitat) rappresentano una frazione minima dei benefici economici da essa derivanti, che hanno un valore di 200-300 miliardi di euro all’anno. L’ampia gamma di servizi forniti dalla natura (protezione contro le inondazioni, fertilità dei suoli, impollinazione, purificazione di acqua e aria, stoccaggio del carbonio, vantaggi per la salute, occasioni di svago) dipende dalla rete di aree protette e dall’uso sostenibile del rimanente ambiente terrestre e marino dell’Europa. Sono numerosi gli strumenti a nostra disposizione per sostenere e ripristinare la natura e i servizi che ci fornisce, ad esempio la piena attuazione delle misure inerenti alla biodiversità previste dalla politica agricola comune riformata, la diffusione delle infrastrutture verdi e il ripristino degli habitat naturali. La completa integrazione con le politiche settoriali richiederà ulteriori sforzi al fine di migliorare la base di conoscenze e aumentare la consapevolezza dei decisori politici in merito al contributo fondamentale che la biodiversità e i servizi ecosistemici garantiscono alla nostra economia. Progresso misurabile La revisione intermedia rileva una serie di progressi verso l’attuazione della legislazione dell’UE in materia ambientale (obiettivo n. 1), il ripristino degli ecosistemi e dei loro servizi (obiettivo n. 2) e la sostenibilità della pesca (obiettivo n. 4) grazie alla politica comune della pesca riformata e alla direttiva quadro sulla strategia marina. D’altro canto, le opportunità RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 59 per migliorare la biodiversità, pur garantite in gran numero dalla riforma della PAC, preoccupano per il ritmo insufficiente al quale vengono adottate. È stato inoltre istituito il quadro normativo per la lotta alle specie esotiche invasive (obiettivo n. 5) e l’impegno profuso dall’UE per scongiurare la perdita di biodiversità a livello mondiale (obiettivo n. 6) è sfociato in un notevole aumento della disponibilità di risorse finanziarie a favore della biodiversità globale e dell’integrazione di disposizioni relative alla biodiversità negli accordi commerciali. Tuttavia, non è ancora stato affrontato il problema dell’impatto dei modelli di consumo europei sulla biodiversità a livello globale. Finora, gli impatti più significativi sulla biodiversità sono scaturiti dalla perdita e dalla modifica degli habitat in seguito alla crescita urbana, all’espansione delle infrastrutture, all’intensificazione agricola e all’abbandono dei terreni. A questi fattori vanno ad aggiungersi il sovrasfruttamento e l’inquinamento, mentre i cambiamenti climatici e le specie invasive costituiscono una minaccia in rapido aumento. Sebbene alcuni servizi ecosistemici, come la produzione di legname e il sequestro del carbonio dalle foreste, siano aumentati, altri sono in calo (ad esempio, l’impollinazione). L’impronta ambientale dell’UE, intanto, corrisponde a più del doppio della sua biocapacità. Pur rilevando l’entrata in vigore dei quadri normativi e il conseguimento di numerosi successi a livello locale in tema di conservazione, la relazione afferma che questi esempi devono essere applicati su scala più ampia per poter avere un impatto misurabile sulle tendenze generali. Sostegno pubblico Tendenze chiave La revisione prende spunto dalla relazione sullo stato della natura nell’Unione europea del 2015, in cui si afferma che meno di un quarto delle specie di interesse europeo si trova in una situazione soddisfacente e quasi la metà ha uno stato di conservazione insoddisfacente, mentre solo il 4 % mostra segni di ripresa. Per quanto riguarda gli habitat di importanza europea, il 16 % gode di uno stato di conservazione soddisfacente, ma per oltre due terzi la situazione è insoddisfacente (e quasi la metà di questi è in peggioramento). Il futuro sembra sorridere maggiormente agli uccelli: lo stato di oltre la metà delle specie è infatti giudicato preservato, mentre il 20 % si trova in una condizione non preservata, con una popolazione in costante declino. In particolare, sono in calo le specie aviarie comuni, ovvero quelle connesse con gli ecosistemi agricoli. La rete Natura 2000 copre attualmente il 18 % delle terre in superficie dell’UE. La copertura delle aree marine sta incrementando, ma sono necessari ulteriori progressi. Secondo un sondaggio del 2015, otto europei su dieci ritengono che la perdita di biodiversità avrà gravi conseguenze e oltre i tre quarti sostengono che l’umanità debba prendersi cura della natura e prevenire la perdita di biodiversità. Oltre il 90 % dei cittadini, inoltre, ritiene che l’UE debba informarli in modo più completo in merito all’importanza della biodiversità. La Commissione sta svolgendo un controllo dell’adeguatezza delle direttive Habitat e Uccelli per valutarne l’idoneità a raggiungere i loro ambiziosi obiettivi. In una recente consultazione online, oltre 500 000 europei hanno manifestato sostegno alla legislazione dell’UE in materia ambientale. Per saperne di più »» http://ec.europa.eu/environment/nature/biodiversity/ strategy/index_en.htm »» http://ec.europa.eu/COMMFrontOffice/PublicOpinion/ index.cfm/Survey/getSurveyDetail/instruments/SPECIAL/ surveyKy/2091 »» http://www.consilium.europa.eu/en/meetings/ env/2015/12/st15380_en15_pdf/ 9 10 »» FINANZIAMENTI E LIFE LIFE investe in 122 nuovi progetti La Commissione europea ha annunciato i 96 progetti ambientali e i 26 progetti per l’azione per il clima che riceveranno un cofinanziamento di 197,35 milioni di euro dal programma LIFE, il principale strumento finanziario dell’Unione europea in materia di ambiente e azione per il clima. Selezionati fra 189 candidature, interessano azioni relative a mitigazione, adattamento, governance e informazione in materia di clima. A novembre, la Commissione europea ha reso noti i progetti che beneficeranno di una sovvenzione nel quadro del programma LIFE dal 2014 al 2020 per il loro contributo verso un futuro efficiente in termini di risorse, sostenibile e a ridotto tenore di carbonio. In tutto, si tratta di 96 progetti ambientali, che la Commissione cofinanzierà con 160,6 milioni di euro, e 26 progetti per l’azione per il clima, ai quali andranno 36,75 milioni di euro. Questo invito a presentare proposte del programma LIFE è stato il primo a includere un canale di finanziamento specifico per i progetti per l’azione per il clima. Riciclaggio del rame: Risparmiare risorse e ridurre l’impatto ambientale dell’estrazione di rame è il duplice obiettivo di un’iniziativa olandese che mira ad aumentare la quantità di rame recuperato sul mercato europeo. Sarà utilizzato un processo innovativo per recuperare le ceneri pesanti dalle attività di valorizzazione dei rifiuti, allo scopo di portare i tassi di recupero del rame dal 40 al 90 %. Il progetto tratterà 124 500 tonnellate di ceneri pesanti per produrre 373,5 tonnellate di rame. « Il denaro investito in progetti per l’ambiente è ben speso. Seguiremo attentamente questi progetti, al fine di condividerne e replicarne il successo. » Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca «Il denaro investito in progetti per l’ambiente è ben speso», ha dichiarato il commissario europeo per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca, Karmenu Vella. «Seguiremo attentamente questi progetti, al fine di condividerne e replicarne il successo». I progetti ambientali saranno attuati in 21 Stati membri e usufruiranno di una dotazione complessiva di 264,8 milioni di euro. Le iniziative riguardano azioni nel campo dell’efficienza delle risorse (a sostegno della transizione verso un’economia più circolare e sostenibile), ma anche nei settori della natura e della biodiversità, nonché della governance e dell’informazione in materia di ambiente. I 96 progetti sono stati scelti fra 1 117 candidature. I progetti per l’azione per il clima saranno invece attuati in 22 Stati membri e richiederanno un investimento totale di 73,9 milioni di euro. Di seguito presentiamo una selezione dei progetti sovvenzionati. Progetti ambientali Riduzione dell’uso di fertilizzanti: Questo progetto francese intende dimostrare che un innovativo rivestimento per sementi, realizzato con un polimero di origine naturale, è in grado di ridurre la necessità di fertilizzanti e il consumo di acqua per le coltivazioni. Il rivestimento favorisce infatti una precoce crescita radicale, consentendo alla pianta di assorbire acqua e nutrienti supplementari in uno stadio critico. Questo prodotto sarà testato su 7 000 tonnellate di semi, tra cui granoturco, frumento e soia. Dighe ecocompatibili: Con l’obiettivo di dimostrare un approccio maggiormente ecocompatibile per la ristrutturazione delle dighe rispetto al calcestruzzo armato comunemente usato, questo progetto installerà, presso due dighe in Baviera (Germania), una serie di misure per il controllo dei sedimenti e dell’erosione facendo uso di materiale organico riciclato. Quindi, ne testerà la stabilità, la sicurezza, il potenziale ecologico e l’efficienza economica. Lotta alle vespe invasive: Al fine di contenere la diffusione di una specie di vespa esotica invasiva in Europa, nell’ambito di questo progetto verrà sviluppato in due regioni italiane un sistema radar che consentirà di seguire le vespe fino ai loro nidi, in modo da distruggerne le colonie e prevenire ulteriori invasioni. Il calabrone asiatico (Vespa velutina) costituisce una grave minaccia per api, vespe e farfalle indigene. Il ritorno degli avvoltoi: Questa iniziativa, che si svolgerà in Bulgaria, prevede il trasferimento e la liberazione di 48 avvoltoi all’interno di siti preparati in modo tale da fornire agli uccelli fonti di alimentazione e un habitat adeguati. Teso a ripristinare la popolazione dell’avvoltoio nero eurasiatico (Aegypius monachus), il progetto intende anche ridurre i rischi di avvelenamento e di collisione con i piloni dell’alta tensione. RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 59 Rimuovere i residui farmaceutici dalle acque reflue: Il progetto, mirato a collaudare un metodo per la rimozione dei composti farmaceutici dalle acque reflue, si svolgerà in due regioni a forte stress idrico del Portogallo: Lisbona e Algarve. Nel corso dei tre anni di durata, necessari per valutare il tasso di successo e l’efficienza in termini di costi del processo, verranno utilizzati negli impianti di trattamento a fanghi attivi materiali adsorbenti ecocompatibili derivanti da rifiuti vegetali locali (carrube e sughero) e biopolimeri coagulanti. Ripristino dei pascoli: Un’iniziativa slovena ripristinerà due tipi di prateria, secca e a Nardus (habitat importante per gli invertebrati e le piante della zona artico-alpina), collaborando con i proprietari terrieri e altri potenziali utilizzatori dei terreni per ridurre la frammentazione dell’uso dei suoli e migliorare la gestione delle praterie. Lotta ai criminali: Questo progetto prevede la creazione di una rete britannica di pubblici ministeri ambientali al fine di migliorare la condivisione delle informazioni sui reati relativi a rifiuti, flora e fauna selvatiche e sostanze chimiche, nonché di aumentare la capacità e la coerenza fra pubblici ministeri e giudici allo scopo di combattere i reati ambientali transnazionali. Progetti per l’azione per il clima Bitume a ridotto tenore di carbonio: Questo progetto spagnolo svilupperà una nuova configurazione per la produzione di una miscela di bitume che faccia uso di biomasse come carburante alternativo. Verrà testato un processo di produzione interamente indipendente dai combustibili fossili in grado di ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell’80 %. Le miscele di bitume verranno collaudate nell’ambito di una dimostrazione su scala reale presso un cantiere stradale. Ripristino delle torbiere: Un nuovo strumento atto a misurare le emissioni di gas a effetto serra derivanti dalle torbiere gestite in Lettonia consentirà ai decisori politici di valutare gli effetti del ripristino delle torbiere su biodiversità, crescita economica e mitigazione del clima. Il progetto realizzerà inoltre un inventario e un database delle torbiere in stato di degrado presenti nel paese. Tegole più fresche: In alcuni edifici situati in diversi luoghi dell’area mediterranea verrà collaudato un nuovo modello di due tipi di tegole ampiamente utilizzati, progettato per aumentare il passaggio dell’aria per favorire il raffreddamento e la ventilazione. L’iniziativa mira a dimostrare che le tegole possono contribuire a risparmiare fino al 50 % dell’energia richiesta per raffreddare gli edifici e ridurre del 10 % le emissioni di gas a effetto serra correlate al raffreddamento. L’impronta delle organizzazioni: Una nuova rete svilupperà uno strumento in grado di calcolare e ridurre l’impronta di carbonio delle organizzazioni e potrà contare su partecipanti del settore pubblico e privato di Croazia, Francia, Grecia, Italia e Ungheria. Questo progetto francese mira a sostenere l’attuazione di politiche pubbliche volte a incentivare la riduzione delle emissioni di carbonio. Programma LIFE Il programma LIFE è lo strumento finanziario dell’Unione europea in materia di ambiente e azione per il clima. Dal 1992, anno della sua creazione, ha finanziato oltre 4 000 progetti, mobilitando 8,7 miliardi di euro ed erogando 3,4 miliardi di euro ai fini della protezione dell’ambiente e del clima. La sua dotazione finanziaria per il periodo 2014-2020 ammonta a 3,4 miliardi di euro, da ripartire fra progetti per l’ambiente e per l’azione per il clima. Per saperne di più »» http://ec.europa.eu/environment/life/ »» http://ec.europa.eu/clima/policies/budget/life/index_ en.htm 11 12 »» DIRITTO AMBIENTALE 20 anni di EMAS! Il sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS), uno strumento di gestione ambientale a partecipazione volontaria, compie 20 anni. Qual è il segreto della sua longevità? Il 13 novembre, a Francoforte (Germania), l’EMAS ha festeggiato l’evento con una conferenza di alto livello in cui sono stati ripercorsi 20 anni di successi. Attualmente, il sistema sta aiutando oltre 4 000 organizzazioni per un totale di 7 000 stabilimenti in oltre 27 paesi. Gli esperti riconducono l’efficacia dell’EMAS a una serie di fattori chiave, iniziando dai requisiti dell’audit esterno e della registrazione ufficiale presso gli enti pubblici. Tramite i suoi standard, più rigorosi di quelli previsti dal diffuso sistema di gestione ambientale ISO 14001, l’EMAS richiede il rispetto degli obblighi normativi, la diffusione di dichiarazioni ambientali e lo svolgimento di audit a opera di verificatori ambientali certificati e indipendenti. Nell’ambito del regolamento EMAS, una serie di indicatori chiave contribuisce a misurare e monitorare le prestazioni ambientali rispetto agli obiettivi prestabiliti, agevolando i raffronti tra organizzazioni, nonché in seno alle stesse, relativamente a un lungo periodo di tempo. Ma non tutto ruota intorno alle prestazioni: l’EMAS, infatti, richiede anche la partecipazione del personale e il coinvolgimento delle parti interessate. Motivazione e comunicazione I partecipanti si sono resi conto di come il coinvolgimento sistematico del personale in attività di tutela ambientale aumenti la motivazione, consentendo ai dipendenti di identificarsi con l’organizzazione per cui lavorano. Una parte non trascurabile dell’interesse deriva da un kit di strumenti di comunicazione che consente alle organizzazioni registrate di sviluppare e migliorare i propri rapporti con fornitori, enti pubblici, organizzazioni della società civile, clienti, comunità locali e mezzi di comunicazione. E poiché l’eccellenza nei risultati ambientali è ormai diventata un grosso vantaggio commerciale, sempre più organizzazioni inviano richiesta di registrazione, dal porto di Valencia (Spagna) a Vodafone Grecia, ad esempio. Il sistema è riuscito ad accrescere costantemente il proprio appeal. Al fine di rendere più agevole l’attuazione per piccole imprese e microimprese, la Commissione ha inoltre sviluppato «EMAS Easy»: costituito da una serie di strumenti intuitivi e dal facile utilizzo, questo metodo consente anche alle aziende di dimensioni ridotte di mettere in opera un sistema di gestione ambientale in grado di coprire tutti gli standard e i requisiti dell’EMAS. Costi ridotti L’EMAS ha dato costantemente prova del fatto che l’adozione di una gestione ambientale sistematica consente di ridurre i costi del trattamento dei rifiuti e del consumo di energia e acqua. Nell’ambito del sistema, le organizzazioni tengono traccia di numerosi dati relativi al consumo di energia e alle emissioni, mentre le comunicazioni e le dichiarazioni ambientali dimostrano in che modo questi fattori possono essere ridotti. Grazie alla maggiore consapevolezza delle azioni necessarie per ridurre al minimo le emissioni di gas a effetto serra, le organizzazioni registrate sono più preparate a soddisfare adeguatamente le aspettative delle parti interessate riguardo all’azione per il clima. Il sistema consente inoltre alle aziende di rispettare le promesse fatte in merito alla responsabilità sociale tramite la dimostrazione, nel corso delle loro attività quotidiane, di un grande impegno nei confronti del personale e dell’ambiente. La conferenza di Francoforte ha visto la consegna di un riconoscimento ai membri di più lungo corso di tutta l’Unione europea (UE), oltre a sessioni sui successi ottenuti dall’EMAS nel contesto dell’economia circolare con relatori di alto livello in rappresentanza della Banca centrale europea, della Commissione europea, del governo tedesco e della primissima organizzazione registrata all’EMAS, ancora membro dopo 20 anni. Per saperne di più »» http://www.euconf.eu/emas »» http://ec.europa.eu/environment/emas/ »» https://www.youtube.com/watch?v=e6yvfodKqxg RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 59 »» FINANZIAMENTI E LIFE Condividere le migliori pratiche per il ripristino dei corsi d’acqua Lo scorso dicembre il Regno Unito ha assistito a precipitazioni record, che hanno provocato alluvioni in tutto il paese. Ripristinare il corso naturale dei fiumi, anziché raddrizzare gli alvei o creare difese contro le piene, può ridurre o addirittura prevenire le inondazioni. Un database di procedure per il ripristino dei corsi d’acqua, finanziato dal programma LIFE, contiene numerosi e validi esempi in materia. In Europa, soltanto il 20 % dei corsi d'acqua e delle pianure alluvionali si trova ancora nel suo stato naturale. Se l'uomo lavorasse a braccetto con la natura al fine di ripristinare le configurazioni di scorrimento originali, entrambi se ne avvantaggerebbero; finora, tuttavia, l'impegno profuso nei tentativi di ripristino è stato spesso ostacolato dalla mancanza di know-how condiviso. Cofinanziato da LIFE, il fondo dell'Unione europea (UE) per l'ambiente, il progetto britannico Restore ha deciso di affrontare questa sfida creando una rete che metta in comunicazione legislatori, pianificatori di bacini idrografici, professionisti ed esperti del settore e affiancandole un sito web che è ormai diventato la fonte principale di informazioni sul ripristino dei corsi d'acqua in Europa. Questo sito è inoltre integrato da RiverWiki, un database online che attualmente comprende quasi un migliaio di esempi di ripristino relativi a 31 paesi. Tale strumento per la condivisione di conoscenze e migliori pratiche è rivolto a legislatori, professionisti e ricercatori del settore, ma è accessibile a tutti: gli utenti possono infatti caricare nel database progetti completi di informazioni relative a obiettivi, tecniche, costi, benefici ecosistemici e risultati. Un flusso di informazioni Il progetto Restore ha dato vita e partecipato a eventi volti a diffondere le conoscenze relative al ripristino dei corsi d'acqua tra gli oltre 10 000 professionisti europei della gestione dei bacini idrografici. Oltre a rivolgersi agli esperti delle discipline correlate a questo settore, il progetto ha collaborato con urbanisti, architetti e legislatori. Presentando esempi tangibili di ripristino, il team è riuscito a stabilire un collegamento con gli obiettivi dello strumento RiverWiki. Restore ha messo i gestori dei bacini idrografici al corrente di problemi e soluzioni simili in altre aree, ottenendo risultati di ampia portata. La conferenza finale del progetto è sfociata nella creazione di una «comunità di pratica», in cui i paesi dell'UE con esperienza in questo settore mettono le loro conoscenze al servizio dei paesi candidati, aiutandoli nella gestione dei loro bacini idrografici. In RiverWiki sono attualmente illustrati anche progetti brasiliani, canadesi e statunitensi. La normativa dell'UE in materia di alluvioni Tra il 1998 e il 2009, in Europa si sono verificate oltre 200 grandi inondazioni, tra cui le catastrofiche piene del Danubio e dell'Elba. Queste alluvioni hanno causato 1 126 decessi, il trasferimento di circa 500 000 persone e almeno 52 miliardi di euro in perdite economiche assicurate. La direttiva dell'UE sulle alluvioni, entrata in vigore nel 2007, richiede agli Stati membri di valutare e mappare i rischi per i fiumi e le zone costiere, nonché di adottare misure volte a ridurli. L'obiettivo è quello di eliminare i rischi per la salute umana, l'ambiente, il patrimonio culturale e l'attività economica. Le decisioni relative ad azioni specifiche, come il dragaggio, sono prese a livello nazionale. Per saperne di più »» https://www.restorerivers.eu »» http://ec.europa.eu/environment/water/flood_risk/index. htm 13 14 »» INDUSTRIA E TECNOLOGIE Impariamo a conoscere la nostra impronta ambientale La Commissione europea fa il punto della situazione sullo sviluppo di un metodo paneuropeo di rilevazione dell'impronta ambientale di 26 prodotti e organizzazioni. Varata dalla Commissione europea, la fase pilota volta a collaudare il metodo di rilevazione dell'impronta ambientale per una serie di prodotti e organizzazioni è arrivata a metà del suo percorso. Si tratta del primo tentativo di creare uno strumento atto a raffrontare prodotti simili in base alle loro prestazioni ambientali lungo la catena del valore. Il metodo prende in considerazione gli impatti di un prodotto durante tutto il suo ciclo di vita, a partire dall'estrazione o dalla coltivazione delle materie prime, passando per la lavorazione, il trasporto e l'uso, fino ad arrivare allo smaltimento o al riciclaggio. Nell'ambito dell'iniziativa relativa al mercato unico dei prodotti verdi, adottata dalla Commissione nel 2013, il metodo intende agevolare la commercializzazione di prodotti verdi nell'Unione europea (UE) e incrementare la fiducia dei consumatori nelle dichiarazioni ambientali che li accompagnano. Dalle batterie alle magliette Sono oltre 280 le organizzazioni partecipanti a questa fase di prova, che sta sviluppando profili relativi all'impronta ambientale di 26 prodotti e processi (vedere riquadro più sotto). La valutazione si basa su 15 tipi di impatto e mira a identificare i più pertinenti per tipo di prodotto: ad esempio, il cambiamento climatico, la riduzione dello strato di ozono, l'impoverimento delle risorse idriche, la destinazione dei suoli e l'ecotossicità. Nel corso di una conferenza organizzata a novembre dalla Commissione europea, i partecipanti alla fase pilota hanno confermato la volontà di poter contare su un unico metodo comune per rilevare l'impronta ambientale piuttosto che perdersi nella varietà di metodi attualmente disponibili. Oltre 1 000 parti interessate di tutto il mondo stanno seguendo l'iniziativa con molta attenzione e apprezzano la trasparenza della fase pilota, che consente loro di contribuire attivamente. «Il settore verde è in crescita nel mercato globale», ha dichiarato il commissario europeo per l'Ambiente, Karmenu Vella, parlando alla conferenza. «Quattro consumatori europei su cinque acquistano prodotti ecocompatibili almeno qualche volta, ma quasi la metà di questi non ha piena fiducia nelle dichiarazioni ambientali».Perché l'Europa possa effettuare la transizione verso un'economia circolare serve un mercato unico in cui sia semplice dimostrare l'impatto ambientale dei prodotti, rilevandolo tramite una metodologia comune. «Grazie a informazioni ambientali facilmente reperibili e affidabili, il mercato per questi prodotti crescerà», ha dichiarato Vella. Fornire ai cittadini le informazioni necessarie e renderli consapevoli in merito allo sviluppo sostenibile è anche uno degli impegni dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. «Non c'è dubbio che, a questo fine, l'impronta possa essere utile», ha concluso il commissario Vella. Partecipanti alla fase pilota del metodo di rilevazione dell’impronta ambientale Prodotti: batterie e accumulatori • pitture decorative • tubazioni per l’approvvigionamento di acqua calda e fredda • detergenti a uso domestico • prodotti cartacei intermedi • attrezzatura IT • cuoio • lamine di metallo • calzature • generazione di elettricità fotovoltaica • isolamento termico • magliette • gruppi di continuità • birra • caffè • latticini • mangime per animali destinati alla produzione di alimenti • pesce e frutti di mare • carne • olio d’oliva • acqua imbottigliata • pasta • alimenti per animali da compagnia • vino • settore del commercio al dettaglio • settore della produzione di rame Per saperne di più »» http://ec.europa.eu/environment/eussd/smgp/ conference_2015_en.htm »» http://ec.europa.eu/environment/eussd/smgp/index.htm 15 RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 59 LIFE and Climate change adaptation LIFE Environment Environment & Climate Action Pubblicazioni Agenda LIFE e l’adattamento ai cambiamenti climatici Eco-Bio 2016: le sfide da affrontare nella realizzazione di una bioeconomia sostenibile 6-9 marzo, Rotterdam (Paesi Bassi) Questo opuscolo descrive in che modo il programma LIFE contribuisce all’attuazione della politica unionale in materia di adattamento ai cambiamenti climatici. Si inizia con un’introduzione alle questioni politiche e al contributo di LIFE, per poi continuare con una serie di sezioni tematiche corrispondenti ai settori chiave: pianificazione strategica per l’adattamento a livello locale e nazionale, resilienza urbana, agricoltura, foreste, acqua (incluse la gestione delle risorse idriche e la protezione contro le alluvioni), aree costiere e biodiversità. La pubblicazione presenta circa 130 progetti LIFE di 24 Stati membri e fornisce diversi esempi che dimostrano come l’adattamento ai cambiamenti climatici possa essere integrato al fine di conseguire gli obiettivi dell’Unione europea (UE) in materia di clima, garantendo nel frattempo valore sociale ed economico. Disponibile in inglese »» http://ec.europa.eu/environment/life/publications/lifepublications/ lifefocus/documents/climatechangeadaptation.pdf Servizi ecosistemici e biodiversità Science for Environment Policy IN-DEPTH REPORT Ecosystem Services and Biodiversity May 2015 Issue 11 Environment La nostra vita dipende dagli ecosistemi, che ci offrono numerosi benefici: dal cibo all’acqua potabile, dalla protezione contro le alluvioni al patrimonio culturale. Tuttavia, l’esistenza di molti di questi benefici, conosciuti con il nome di «servizi ecosistemici», è gravemente minacciata da pressioni antropiche. Ai legislatori servono informazioni chiare sul sostegno fornito a tali servizi dalla biodiversità, sulla loro domanda, sulla capacità degli ecosistemi di fornirli e sulle pressioni che devono affrontare. Questa relazione prende in esame quattro elementi fondamentali del concetto di servizi ecosistemici: le correlazioni fra la biodiversità e i servizi ecosistemici, le tecniche attualmente disponibili per la mappatura e la stima degli ecosistemi e dei servizi da essi forniti, la valutazione dei servizi ecosistemici e l’importanza di considerare tutti i servizi ecosistemici e la biodiversità come componenti di un unico sistema interconnesso. Disponibile in inglese »» http://bookshop.europa.eu/en/ecosystem-services-andbiodiversity-pbKHBC15001/?CatalogCategoryID=r1sKABstjgMA AAEjvIYY4e5K Finanziamenti UE in materia di clima ai paesi in via di sviluppo nel 2015 EUROPEAN UNION CLIMATE FUNDING FOR DEVELOPING COUNTRIES 2015 Alla COP21 di Parigi sono stati stipulati obiettivi ambiziosi: ora si tratta di conseguirli. Questa nuova pubblicazione fornisce una panoramica sulle azioni già intraprese dall’UE allo scopo di ottenere uno sviluppo resiliente al clima e a ridotto tenore di carbonio a livello internazionale, dai sistemi di allerta per le alluvioni in Europa alla tutela degli ecosistemi insulari nell’area del Pacifico meridionale. L’accordo globale sul clima rappresenta un’opportunità unica per accelerare questa transizione, afferma l’opuscolo, in cui si spiega che l’UE, pur continuando a investire in iniziative climatiche a livello unionale, mette a disposizione maggiori finanziamenti volti ad aiutare anche i paesi più poveri e più vulnerabili a mitigare i cambiamenti climatici e ad adattarsi a essi. Disponibile in inglese, francese e spagnolo »» http://bookshop.europa.eu/en/european-union-climate-fundingfor-developing-countries-in-2015-pbML0415604/ Salvo ove diversamente indicato, tutte le pubblicazioni sono disponibili gratuitamente collegandosi al sito EU Bookshop http://bookshop.europa.eu Primo nel suo genere, questo evento sarà incentrato sugli ultimi sviluppi nel campo della ricerca e dell’innovazione nell’ambito delle biosoluzioni ecocompatibili, sicure e industrialmente valide, in grado di agevolare la creazione di una società sostenibile. »» http://www.ecobioconference.com/ Conferenza internazionale sugli ambienti edificati sostenibili 8-11 marzo, Amburgo (Germania) Ospitata da una città all’avanguardia nello sviluppo urbano sostenibile, la conferenza affronterà discussioni su diverse tematiche relative a questo concetto, tra cui architettura e istruzione, design, metodologie, strategie e quadri di riferimento, ricerca e innovazione di prodotto. »» http://www.sbe16hamburg.org/ 5a conferenza internazionale sulla biodiversità 10-12 marzo, Madrid (Spagna) Nell’ambito di questa piattaforma globale saranno discusse undici tematiche chiave correlate alla biodiversità, fra cui la conservazione, le specie a rischio di estinzione, il riscaldamento globale, lo sviluppo sostenibile, la silvicoltura e la sicurezza alimentare. »» http://biodiversity.conferenceseries.com/ Adaptation Futures 2016: 4a conferenza internazionale sull’adattamento ai cambiamenti climatici 10-13 maggio, Rotterdam (Paesi Bassi) La quarta edizione della conferenza biennale del Provia (Global Programme of Research on Climate Change Vulnerability, Impacts and Adaptation) sarà organizzata congiuntamente dalla Commissione europea e dal governo olandese. I delegati dibatteranno di prassi e soluzioni, del rafforzamento dei vincoli fra teoria e pratica, nonché dei possibili modi per coinvolgere le comunità e collegare le iniziative di adattamento allo sviluppo, agli investimenti e alla pianificazione. »» http://www.adaptationfutures2016.org/ KH-AD-14-059-IT-N Notizie in breve Chi si aggiudicherà l’edizione 2016 del premio Natura 2000? Il premio Natura 2000 celebra e promuove l’adozione delle migliori pratiche nelle iniziative di conservazione della natura in tutta Europa ed è incentrato sui risultati ottenuti dalla rete nella protezione della biodiversità e del patrimonio naturale dell’Unione europea (UE). Il termine per l’invio delle candidature è scaduto a dicembre e i vincitori delle cinque categorie saranno annunciati a maggio. Inoltre, il pubblico può votare per assegnare il premio dei cittadini, un’iniziativa della Commissione europea varata nel 2015. Fra le candidature arrivate nella categoria Comunicazione troviamo un percorso avventura ungherese per bambini e diverse campagne di sensibilizzazione in Austria, Germania e Croazia sul ruolo svolto dagli agricoltori nella tutela dei siti Natura 2000. I progetti relativi alla Conservazione vanno dalla tutela degli habitat in Bulgaria, Francia e Italia al recupero delle popolazioni di avvoltoi neri in Portogallo. Nella categoria Cooperazione transfrontaliera e networking sono arrivate proposte quali un progetto di conservazione paesaggistica nel Regno Unito e una piattaforma francese per la condivisione delle conoscenze per i professionisti del settore naturale. Un piano per la coesistenza con gli orsi bruni in Grecia e un progetto per la foresta di Soignes in Belgio sono soltanto due fra le iniziative presentate nella categoria Riconciliazione di interessi/punti di vista. Infine, per la categoria Benefici socioeconomici concorrono, tra gli altri, un progetto polacco relativo alla foresta di Borecka e un piano per il turismo sostenibile nel parco nazionale di Oulanka in Finlandia. » http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/index_en.htm Città unite contro il cambiamento climatico Nell’ambito del Patto dei sindaci e dell’iniziativa Mayors Adapt, oltre 6 500 città europee si sono impegnate ad adottare misure contro il cambiamento climatico. Con i loro 360 milioni di abitanti, le città europee sono responsabili del 70 % del consumo energetico del continente. Alla luce di questo dato e in vista della COP21, a ottobre Miguel Arias Cañete, commissario europeo per l’Azione per il clima e l’energia, ha presentato una cerimonia volta a riconoscere il contributo delle città alla lotta contro il cambiamento climatico. Cañete ha sottolineato come il Patto sia già, a livello mondiale, l’iniziativa per l’energia e il clima urbano di maggiori dimensioni nonché una storia europea di successo. Nell’ambito dell’Unione dell’energia dell’UE, la nuova iniziativa integrata «Covenant of Mayors for Climate and Energy» (Patto dei sindaci per il clima e l’energia) aiuterà le città a sviluppare sinergie fra le iniziative di mitigazione del cambiamento climatico e le azioni a favore dell’adattamento a questo fenomeno, incentrandosi sulla riduzione di emissioni e domanda energetica, sugli investimenti in energie rinnovabili ed efficienza e sulla trasformazione dell’Europa in una società più resiliente ai mutamenti del clima. » http://ec.europa.eu/clima/news/articles/news_2015101501_en.htm Proteggere l’ozonosfera Una recente relazione dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) ha rivelato che l’Europa sta compiendo continui progressi nell’eliminazione graduale delle sostanze chimiche nocive per lo strato di ozono. Dal 1989, anno dell’entrata in vigore del protocollo di Montreal, le sostanze che riducono lo strato di ozono (ozone-depleting substances, ODS) sono state sostituite con successo in quasi tutto il mondo. In seno all’UE, il regolamento sulle ODS pone limiti ancora più rigorosi e copre ulteriori sostanze chimiche (molte delle quali sono anche potenti gas a effetto serra). La relazione «Ozone-depleting substances 2014» indica che nel 2014 il consumo delle sostanze controllate è risultato negativo, grazie all’eliminazione graduale abbinata a un elevato tasso di distruzione e alla quantità ridotta di riserve. Il consumo di ODS nell’UE risulta negativo o prossimo allo zero ormai dal 2010. » http://www.eea.europa.eu/highlights/europe-continues-to-phase-out Errata corrige: nell’edizione precedente di “Notizie in breve”, Lubiana (Slovenia) non era stata indicata come Capitale verde europea 2016.