DEDICATO AL 170170LO ITALIANO
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ROMA • 1915
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... DEDICATO AL 170170LO ITALIANO ...
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LE INF Af11E DELLA
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IN ITALIA . . . . • . . . . . . . .
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ROMA • 1.915 • • • "
• • ~. CIJllELLI, E[)ITORE
P'IAZZA [)ELLA P'l~JllA, 56
P REF A Z ION E
PROPRlE'r:\. LETTEH.\Rl \.
IL secolo XVIII erasi S{Jento come un audace animatore d i cose universali, come un biblico bifolco, il quale, su
i vasti campi aspersi di sangue e di sudore da l'umallità
dolorante, avea, jisando Dio ed il Soli!, gittato il seme de
la nuo11a storia. Uomini di scienza ed uomini di ja·ica:
ricchi e poveri, forti e deboli avea11 sospinto {aratro; e da'
solchi profondi ed umidi eran sorti i teneri fili destinati a
divenire spiclze ricolme .
·
L'/taLia fu compresa i11 quel 0arande maggese sociale;
l' Italia c/ze il possente animatore, il biblico bifolco aveva
nutrito delle sue memorie e del suo precorrente pensiero.
Oli apostoli della rivuluzione di Francia ripete11a110 le
sillabe eterne di Roma, le parole di Tacito e di S1 donio;
assumevano a precctb di ordinrzmento l'av1·iso di Alachiavelli.
Alla penisola dilaniata giunse un raggio obliq uo, ma
bastante a rischiararla. In esso, fra Le ritorte più angosciose della lunga seri·itù, s'erà già compiuta l'opera di
tempra e di cesello d'una lama che dritta miral'a al rnore
de' tiranni. La Calabria, terra del disperato ardire e dcl
prnfondo dolore, era stata la fuc:na dell'arma tl'rribile.
C'è là ancora sopra "" colle, folto di offri e di quercie
giganti, u11a casrz, c/1e sembra una fortezza, in i·ista dell'jonio e del Tirreno, murale memoria (superstite agl'impeti
tellurici), centro della cospirazione per la rinascita patriottica.
Passò l'onda napoleonica su l' Italia; riscosse e sommerse; e poi, ad opprimere, a renderci funesta la vita, restò
l'Austria.
Pensia.no noi, ora che l'ucce!lo grifagno 11ediamo dipmnato - sempre però dischiuso ha il becco, al'ido il rentre, e
1
ltoop. 'Cipogr. •' .llt'linenia ..
l!lia .ll'Ji11.;ni:1, 5 -
~oma.
- 4 . -
spiegalo ha /'artiglio - pc11siru~10 n~i al il'nor:', allo ~de[!~IO
dc' 'padri nostri che ne videro I ampio .r<'llU'.f!.k"'.o r/t! I ~J/1 tnsaauinalc nel cii'!> dc la patria; pen~wmo ali a;1rroscta dfl
e1Ì~re di f(ll//c gl'lleraziqni n:11sapr1·ol1 cfrl martn:rn, e be1rdtc iamo questo .E.;itJrw 1~1 c111 La conc~rdt_. 1·01011/a dcl_ l~e e
de' suoi Ministri e la jvrza nostra et ajj1da1to eh<' I a/1, tl
becco, il vmtre e gli arti ~r/ i 1/rl!'11cr.1•{lo t:ri I agno spariran 110
per srmpre dal nostro onzzo11te.
Non v'ha paese df'I /llOl/(lo ove la coscienza della libertà
siast /orma/a con la11/e nobili vil1t111r' come fil Italia. Una
mii iacfc elesse la sventura i il'endo, a11imornmente mori per
st'ITire la patria: e av1·cr~o cotcslr• a11i1!1e o ras~rgnale _mq
co~cirnti, o eroiche ma v111tr, nulla pote la meditata rr1m1nalita derrli oppressori .
. f 'in;r(Tnamento storico è chl' Sl' si l'11ole dfre11ga110 forti
i IJOfJOli e ~lt libero animo, devasi narrar loro la gesta de'
forti e de' liberi; si dei·c re11dert1f sao a e venerata la memorta.
L'Italia af suo prim'' risorgere i11comi11ciò ad onorare
i suoi martiri con feste religt0se e ciPilt, contrastate da coloro i quali lmtavano c~gglzia~ciare gli mtustas_mi c_o11 parole
di sco11forto e di dubbio; pot che al'eVllllO ando tl cuore e
La man(') rapace. E' probab:le che di szffatta genla rimanga
tuttora la sf;rpe; ma noi sentiamo e/te l'anima naziowile si
schiude alla pura e serena fede ill se stessa, per opera precipua d'un uomo di Stato, sorretto da poc//i altri, cui è
sembrato fosse giunta l'ora di gridare al popolo d'Italia:
Ascolta la voce del desN110
E /'Italia che nel medio-evo safitò !'f:..uropa dalla barbarie feudale, e fa ancora in quel crepuscolo educatrice di
civi!ta a/L'appello del destino sorge e rombatte per salvare
l' Eurdpa moderna dal!' egen_zonia ~a:barica e 11~i~itarista, barbarie che si è confermata 1grzo11umosa nel mtlttare costume
tedesco ed austriaco.
Da oani regione i giol'ani e gli adulti accorrono confusi 11e! s~piente vag_lio_ di ~olui clze dirige e comanda ~O:
forza nazionale; essi st strtngono nello stesso dovere eh e
un patto di fede e d'onore. Da questa coesione, da questa
compagine, uscirà la possente gagliardia morale, futura
aeneratrice di liete f artune.
ò
Antonio Salandra nell'orazione capitolina per la santa
guerra d'Italia, orazione e/te resterà memorabile nella storia
1
(I
5
nostra, e per cui si doi·rà srolpirne ricordo lapidario, lza
detto :
• Sarebbe facile domandare se abbia il diritto di parlarf di alleanze, di rispetto ai trattati chi, rappresentando
con tanta minore genialità di mente, ma con ef!uale indifferenza morale, la tradizione di Federico il Grande e di
Ottone di Bir:;marck, lza proclamato che necessità non ha
fr>gge, ed ha conse11ttfo che il suo Paese calpestasse, bruciasse, seppellisse in fondo all'Oceano tutte le civili consuetudini del diritto pubblico internazionale .
Ecco, al di sopra delle considerazioni particolari, il
supt emo interesse della cftiilfà consacrato per noi dal Capo
del gol'erno presso !'Aree Capitolina, donde s'a11viarono per
, arte LI! terre le invitte legioni di Roma, recando la prima
idea ed il primo ordine della giustizia.
Le soldatesche assalitrici de!la Serbia. del Jv1onte11egro,
deL Belgio, della Francia e della Russia ricsuma110 dalle
vigilate tombe storiche le nefandezze degli Un11i, dc' 11andali, e quelle degli austriaci in Italia. Poi che essi medesimi, gli autori delle inobliate atrocità, han fatto sì clze
quelle tombe si scoperchiassero, noi vogliamo c!ze parli110;
vogliomo clze dalle pietre funerali, e da' sotterranei delle
fortezze trasvoli, ad ammonire e ad esortare, la chiusa voce
de' martiri.
*
**
Le rivolte di p@polo e le guerre del 1859 e del I 866
ncn poterono ottenere c!ze tutte le terre italiane si ricongiungessero alla patria. A!cntre i fratelli irredenti anelavano ad essa, la ferrea legge della difesa nazionale, e la
necessità della pace, obbligarono ad un regime d'alleanza,
della quale mai come in questi giorni sono apparsi chiari
gli obbi"etti11i e preveggenti gl'impegni.
Fare che l'dlea11zf1. medesima servisse al recupero del
confine naturale è stato il proposito del governo; e quando
esso ha visto che il trattato subfra una violazione insanabile, ha proceduto alla denuncia, dichiarandolo senza ejfetto
per ora e per l'avvenire.
Il Libro Verde, e/te di ciò offre la grande prova, imprime nella nostra storia il nome di Sidney Sonnino.
Mentre la prima battaglia si svolgeva ne' campi serrati
della diplomazia senza che nulla trasparisse agli occhi del
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popolo aspettante,. dalla gio11 ~ne /'orza del pùpolo i ge.ner~lt
Cadoma e Zupel/1 traevano ti mezzo, lo strumento 11urab1le
dell'auspicata l'iftoria.
*••
Dopo la dicltiara.zione di guerra France~co. Oiusepp~
ha avlllo fretta di agtfare come Ili/O spauraccluo :l nome dt
Raddzky, e Novara, e Lissa.
.
Noi ricordiamo altre cose ancora affidate a queste pagine, le quali recano, per di/fonderne la conoscenza neL popolo, un cenno delle a_troftfu vo(ute e premiate daL paterno
cuore deoù imperatori I A ustrw, durante la loro nefanda
do1111f!az':o11e in Italia.
Nulla il compilatore l'Ì aggiunge che non sia desunto
da cronache, da memorie, da rapporti de' testimoni oculari
e dl'lle stessr vittime d'una così vasta e secolare tragedia,
per cui il lettore riflette e pensa come, superati i do1 erosi
indugi, 1rovit!o oggi sicur0: giustificaziom le parole di Francesco Domenico Ourrrazzt:
1
• FRA GENTE ITALICA ED AUSTRIA CA
PATTO IL SEPOLCRO
TREGUA LA MORTE».
La dominazione tedesca in Italia
Alla morte di Car lomagno il suo scettro era troppo pesante per le deboli mani de' suoi degeneri successori. Da
quel giorno la meravigliosa unità del suo vasto impero si
disciolse e dalle sue rovine nacque l'Europa feudale. L'Italia
si sminuzzò in molti piccoli Stati liberi e indipeildenti,
resi poi travagliati e deboli dalle lotte intestine.
Al Nord, fra i monti nevosi del Tirolo e le brune foreste della Slesia, erasi formato l'impero germanico. Fu detto
che i capi di quest'impero si tramandavano da padre a
figlio come un glorioso appannaggio l'ambizione smisurata d'ingrandirsi a spese de' popoli vicini: le regioni iperboree con le loro brine, le nevi, le paludi fangose e i loro
boschi di abeti non li tentarono affatto; essi si volsero
ver!:.O l'Italia; e da quel!' epoca il nostro disgraziato paese
fu considerato come preda legittima de· nuovi barbari. Si
chiamassero sassoni, tedeschi o austriaci poco importa; erano
eguali nel metodo e nel fine. Constateremo per debito di
verità che di tutte le fasi della dominazione tedesca in Italia
la fase austriaca incominciata con la caduta di Napoleone I,
è stata di tutte le altre più barbara ed odiosa.
l" fase nt>l X Secolo.
Ottone il Grande della casa di Sassonia inalbera il
primo stendardo della conquista.
Alcune turbolenze avvenute in Roma risvegliano l'appetito insaziabile dell'ambizioso monarca, il quale s.a _Profittarne: varca le Alpi, pone l'Italia sotto il suo dominio e
per un secolo tien la Chiesa asservitll alla feudalità. Ottone
il sanguinario, suo figlio, e Ottone 111, suo nipote,. m~n­
tengono e conservano con gli eccidi e le devastazioni le
conquiste di lui.
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- s'! 3 fase uell' X I Sf•colo.
Il popolo romano godeva da vari secoli d'mr ~firitt~
inalienabile, imprescrittibile: del diritto d'elegg-ere 1 suoi
pontefici. Ecco sopraggiungere un. Enrico III dell~ casa dt
franconia, che adducendo lo spec1oc;o pretesto dt far cessare qualche abuso in erente alla forma elettiva, sp()(.Jliò il
popolo di Roma del suo diritto cd avo cò a sè l'erezione
de' futuri pontefici. Da ciò il sovrapporsi del temporale su
lo spirituale; da ciò la famosa vertenza delle investiture, e
mille t1ra11111f" degli imperatori su i popoli d'Italia. Non
molti anni dopo, a far cessare tale abominio, occorrerà i I
genio e la rude fermezza d1 papa Ildebrando.
:r
fa~e al
pri11ci11io clel Se<·olo XVI.
Di mezzo la fertile pianura lombarda, fiera della sua
indipendenza e de' suoi ricordi, Milano si dispiega tran quilla al sole. Un grido si ni stro la percorre: Barbarossa~
Avic.lo di sangue e di carnajo egli irrompe su la grande
città lombarda e la distru!;ge, e vi semina il sale. Cremona
subisce la stessa sorte. L Ital ia è in subbuglio; avvengono
lotte fratricide a va ntaggio dello strarnero ... Oli Hlohenstaufen sono f;:i ca usa della animosità i·nterne.
4:a fase da.I
1~20
ail l6HO.
La dignità imperiale è co ncessa dagli elettori a un principe della casa di Asburgo. L'Austria: appare per La prima
volta su la scena del mondo; essa è debole ali' ori gine;
ma voi vedrete che crescerà presto e assorbirà quasi tutti
gli Stati tedeschi, in aug urando f in dalla propria culla la politica volpina eh' essa proseg ue anche oggi con un<l spaventosa perseveranza. Più che mai l'Italia, la terra del Sud>
è l 'oggetto della cupidi gia del Nord; l'Italia ton il suo cielo
limpido e brillante, il clima delizioso, le sue coste incantate, le sue pianure lu ssureggianti , le città gioconde e- rumorose, i suoi artisti e i suoi poeti, l'Italia, Eden deWEuropa, è stata in ogni tempo la mira della razza germanica.
Verso la metà del seco lo XVI l a dominazione austriaca
in Italia si personificava in Carlo V , c:he la sco mpigliò con
g uerre ini c; ue, vi scatenò le bande luterane, e si fece incoronare a Bologna imperatore e re.
5a ed nltimèl fasp dalla fine del Secolo XYUI in I>Oi.
Ai!' aiba t;ei secvlo XiX un uomo di sangue italiano
occupa delle sue gesta la scena d'Europa. Egli pensa alla
unità d'Italia, se ne distrae appena l'ha iniziata, vuol riprenderla, ma dalie vicende del suo grande sogno è costretto a
rinunziarvi. Se 11° r11n naric~ al!orcl1è a Sant' Elena gli giunge
notizia de' rivolgimenti della penisola, i primi dopo I 'infame trattat:) del 1815, l'abominevole carta che l'ipocrisia,
l'ingiustizia ed il dispotismo dettarono ali' Europa spossata
e divisa fra vili oppressori.
Qu,111Llo c0n 10 st1k di Taciro o di Dante saranno inchiodati nella storia allo sdegno eterno i nomi di coloro
che per mercede avuta, grati de' lauti banchetti nella corte
ù1 Vie1111a Jispe11Sa\'a110 a beneficio di essa i termori, i popoli, i p')teri e con un tratto di penna cancellavano freddamente dalla carta del!' universo le nazioni ch'erano state
più benemerite del l'umanità?
Ed era quel trattato iniquo che la Corte di Vienna
osava invocare fino al 1859, al 1866, ed al 20 maggio 1915
per le sue pretese dispotiche sopra un popolo martire. Per
tutto un secolo s1 sono rinnovati atti di barbarie degni dei
tempi pre-feudali, e s'è vista la tattica austriaca valersi di
ogni mezzo al lo scopo d'annientare nel cuore degl' italiani
il sentim enh di nazionalità; ed i I patr iottismo, il sacrificio,
il martirio arrossare di purissimo sangue il soglio della
corruzione.
Qual diritto la corte di Vienna aveva ed ha avuto f inora sulle terre d'Italia? li diritto di Attila, di Oenserico, di
Tamerlano ... il diritto del pitt forte.
Ma ora che la coscienza nazionale ha possente ausilio
e.l'armi e di volontà; ora che 40 mil(oni d'italiani son conoO'iunti a tracciare il solco profondo del loro confine. naturaie e storico, non pit1 quel diritto può imporsi: oggi e per
sempre più forte è l'Italia.
Il periodo napoleonico
Napoleone I dopo aver con le sue meravigliose vittorie
res1 libera gran parte d'Italia, dopo aver creato b Repubblica Cisa lpina, e ri destato negli italiani l'amore alle armi
ed il coraggio di guerra, erasi, nel 1790, volto all ' impresa
b
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d'Egitto. Mentre là combatteva con varia fortun<~: i _vecchi
nen; 1c1 della libf.rtà si collegarono; il tr,1!tato rn Campoformio, con cui l'Au->tri:i riconosc~va 111. l~rma solenn~ la
Hepubblica Cis~lpi n a, fu. rotto L' gli austriaci ~1 e1_111.~ro a l~r~
strao-c della misera Italia. In nome della 1el1g1~11e e~c,1
mettevano città e borgate a sacco e fuoco, oltraggiavano e
trucida.vano, facendosi prima il segno della croce. Bastonavano fer ivano, uccidevano i parroci quando non davano
tutto' il denaro ad essi richiesto. In molti p:h·si, essendosi
le dc,. 1ne rifug iate in chiesa, i soldati di S. iV\aestà Aposto lica imperatore d'A.uslria atterrart:no Il' yorte,. violarono I~
vergi•1i su gli altari, rubarono gli arn:d1 sacri ed unsero 1
loro ->ti val i con I'ol 10 santo.
Documenti autentici attestano che sebbene le popolazioni umili s"affrettas~ero incontro agli invasor i a suon di
campane, essi :-.trappavano gli. orecchi. e tagli~vano le dita
1
alle donne per derubar le degli oggetti doro, immergevano
le bajonette nel seno e n~I venir.e de.Ile r:.1.ga~ze, .uccidevano
sotto gli occl11 dci gen itori, violava no le
i teneri fio-liuoli
0
spose al la presenza dei mariti legati ag l i alberi, truc idava110
i se rvi nel latto di cop ri re del loro corpo quello dei padroni.
Il ter rore si d if fu se 111 molte province e ne; profitta ro no
i band iti , i ladro ni , i vaga bondi in digeni che pe r so li da ri età
di mestiere divenn ero fa utori dell 'occupazione austriaca e
ne completarono l 'ope ra, erra ndo funestamente dal Ti cin o
al Po co n un' insegna crociata.
Cote ta canagli a parl ava di rel igione commp iendo m i lle
atti di b;1•·ba ri e ; pa rl ava di legge, 11orta ndo i l d isord i ne;
parlava d i 1:norale com;nette!1 do ogni v i o l e ~1za , .e n;.entre l.e
ton ne austriache co n l ubb n achezza della vittori a, 1 111gord1 o-ia della conqu:sta e la r abb ia della vendetta desolavano i
~am pi , co nta minavano i letti, i nsang uinavano le mense, · il
braccio dei cittad ini
dice Ugo Fosco lo
piantava i nqui sizion i . e p ~ tib ol i , o ~ de i p~d r i e g li orf ~ ni prof_ug hi in
Francia, l1mos111and o d1 11or ta 111 porta la vita, se nt1ano ancor più g rave l 'esilio per la co mpag ni a d i sba nditi che asil o
impl orand o di libertà , asilo ottenea no ai mi sfatti; e in tutta
Itali a g li ami ci e i congiunti o atterriti o compri al tradimento, e i fan ciulli e le donne e g l ' infe rmi vecchi lapi da ti ;
e frementi d'innoce nte ululato le car ceri: e i pochi, o pe1
virtù o per scien za o per sostenute di g ni tà ragg uardevo li
-
11 -
~ sicuri, confinati in barbare terre. e Cristo capitano di ribellioni, e dapertutto violamenti, incendi, saccheggi, carneficine .
Alcune donne furono arrestate in pena della compa.s.
s1one che •11ostrava110 per i loro geniton detenuti! La comn;i~sio.ne imper~ale di Milano giL~nse a tal segno di stupidita d1 spedire mandato di comparizione ad un merlo che
sapea dire (a ~ra. 11 1:1erlo ~bbe ... il coraggio di ripetere
le du~ parnl.e 111 faccia al tamoso Bazzetta stupefatto di
t~1~ta, 1mpert1nenza, e se non fosse stata la paura del ridicolo
ch1ssa quale sentenza avrebbe pronunciato il o-iuclice esaminatore_ ùJ 1~ic~iol r~o pennuto! Era infatti ca~o frequente
che la Com1111ss1one 1111penale unisse la ferocia al ridicolo.
.*
Ailor~hè i .francesi cedettero iv\antova, misero per patto
della cap1tolaz1one che non fosse data molestia a nessun
cittadino per le cariche avute nella repuoblica. Gli austriaci,
non curando i patti g·urati, si abbandonarono ad una persecuzione stolta e feroce. I ritratti di Bonaparte, le acconciature de'cape!li,. i vestiti ~Ila moda erano cagione di prna
come per grav1ss1rne colpe. Un b-rn1bino di 5 anni fu chiuso
Viva la Francia!
i n carcere per aver gridato :
. .Era frenetico il furore contro quanti avevano occupato
uffici durante la breve parentesi cisalpina. I mi o·Jion cittadini del le provincie lombarde e venete furono ::,posti i n
catena e trascinati nelle prigioni di Cattaro, di Sebenico,
di Peteneradino ed in aJtre fortezze, ove tutti, circa cinquecento, patirono grandi tormenti, e dove non pochi morirono.
Nel Maggio e nel Giugno del 1799 numerose furono
lè spedizioni di prigionieri.
Incatenati ed i n lunghe colonne giunaeva no al mare, e
quindi gli sgherri li ammassavano nel le ba~che come sacchi:
uno sull'al tro.
Il venez iano Apostoli narra : <, Ogni cinq ue di noi
fo rmava no un co rpo so lo, co n ci nque teste e con la figura di un 'idra a cin que facce umane, tanto eravamo stretti
e spo rchi '' ·
II g en erale croato comandante a Za ra non vo ll e ri ceverli
si cchè furono cond otti a Sebenico e g ittati come lurid~
merce neg li antri di quel castell o. Un cann one con mi ccia
•
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. Ne.I 1~09 l'A~·ciduca Giovanni disse ai creduli italiani :
accesa stava puntato co ntro l'in g resso della prigione, che
era un sotte rraneo rrivo di luce. umido, f Ptidn, vis!tCl.t(' da
rosp i, sorci, vipere, gufi e ripistrelli. L'orrida cav<:rna pareva un sepo lcro, cu i solo mancava il silenzio dl'.lle tombe.
li rumore di 130 catene faceva se ntire clw i sepolti non erano
morti. Presto incominciarono a svi lupparsi le febbri d 1 prigione ne' pili debol i e gl i orrend i a~~alt1 epikitic.i 111...' 11 iù
fo rli.
L'Università di Pavia fu chiusa e so ppressa: i professori
pili celebri furono costretti a fuggii e la patr ia, o a languire
nelle prigio111 e nelle fortene. Il v·1111hl:'"' (Jr"' rnri ;nl':irn"!'Ò
a Pavia, Nocetti professore di bolarnca, Fontana di matemati ca, Barlelti di fisica, Aspruni di diritto; a Mantova Prandi
Bianconi a Cremona, il ce lebre Moscati a Milano. Ne(J"d
altr i paec,i i professori delle scienze ebbero la stessa so/te,
e perdettero la cattedra il Malfatti a Ferrara, e Teodoro
Bonali, uomo di venerabile can izie, profondis5imo nel!' idraulica.
Il ritorno di Nap J\eone e la vittoria di Marengo sch iusero le porte delle fortezze; ma non subilo poterono uscirne
coloro che vi stava no se rrati. Molti passarono in altre dell'Un gheria, ed a causa delle sev izi e praticate dagli acruzzini che li accompagnavano nel penoso ca l var io, avvern~ero
rivolte sang·u in ose.
Li hcevano rip osare dentro stalle mefitiche, c:;u lo strame
degli armenti ; negavano loro l'acqua ed il pane 1
Alla fine di Febbraio del 1801 quanti ebbero ventur<t
cli resi<:>tere tornarono liberi, e la patria accolse come fio-li
prediletti quegli uo,mini di scien1a e di assoluta probità,
due anni dopo averli visti in seguiti a guisa di belve feroci
per le campagne cisradane e lombarde.
.N~lla medesi1:ia epoca il ma~tirio consacrava a perpetua
glori a 1 napoleta111 dt>I 17çi9, rei pur essi èi volere nella
loro terra, in Italia, i liberi ordinamenti della civ iltà.
Tornano gli austriaci
L'Austri a rientrata in possesso delle terrp italiane 1 in
s~gui~o al patto ?i Campoformio. ne uscì dopo la gra nd e
vittoria napol eo 111ca ad Austerlitz. Non pertanto essa s'acchetò, anzi ebbe. cura assidua a ri avere il dominio perduto
adoperando og111 arte subdola, ogni seduz ione insidiosa'.
L.!tal.!a nnascera. E:.ssa__riprenderà il suo posto fra le grandi
~~z1oni
del mondo, e c10 che essa fu potrà ridivenire. E'
I imperatore Francesco che vi promette così brillante esistenza, e l'Europa sa che la parola di f rancesco I è sacra.
I nsorgete, dunque, o italiani! 1>.
Dii·e1no appresso chi era Francesco e quanto valeva la
sua parola.
Una simile esortazione rivolgeva il generale Nugent nel
1814:
.rr~ndete le armi, liherate la vostra patria: voi meri·
tate l'indipendenza che noi vi port iamo .
L'Austria redentrice dell'Italia! ecco il colmo della den.s_1one per un. J?OJ?olo,
q~1ale 1 pur troppo, a contatto delle
p~u .at~e .e r.obtl1 figure invitte nell'amor patrio, aveva turp1ss11n1 tauton del bastone tedesco ed era esaaitato dal funesto spirito di tribt1 che Napoleone I additò i:.al biasimo e
di cui volle iniziare la soppressione creando con la Repubblica Cisalpina il primo nucleo di vita nazionale.
Napoleone ammonì :
Non basta cacciare dall ' Italia lo straniero : bisoana
impedirgli di rientran i .
i:.
(, Non è il caso per gl' itali ani d'esser trattati più o meno
duramente dagli austriaci, bensì di veder cessare la loro dominazione .
Affinchè gl' italiani possano so li combattere contro
l'Austria occorre che si uniscano tutti e per conseauenza
caccino quelli fra •i loro principi che ~aran devoti i:.all 'Austria e si opporranno al la loro uni one ».
i!
~'
**
L'Austria rientrò sic:i1-_a in Italia dopo il trattato del
1815. Questo trattato. definito una conseauenza di Wather-
1~?' .ebbe per su~ ?ase l'egoismo, la rap~cità, la legge del
p1u t orte: legge 1d1 ota che accieca chi la seaue e non distrugge chi la subisce.
i:.
. D opo il 1815 I' Ital ia divenne per l'Austria un campo
ch1uso 1 ove le sue truppe avevano am'Jia
libertà di manovra
1
e di presidi o in ogni Stato. Usò ed abusò della sua infl.uenza fi~? .al pu1:to ci.i farsi consegnare da qualche principe le rntl1z1e naz1o nali, che furono internate ne' paesi da-
- 15 -
1-1
nubiani e sos~i:uite da milizie imperiali! Ciò permisero le
corti cli j\i\m:ena e di Parma!
Insoddisfatta sempre, 1· aquila bicipite mirava a pitt
ampio volo. Nel 1817 ven.ne in Italia un Commis~ario fornito di molto danaro e d1 crcde11z1al1 d1 Metternich. con
l'incarico di mettersi d'accordo con 1 carbonari della Rom:io·na e delle Lt>ga?ioni pontificie che l'Austria desiderava
fin !::>dal congresso di Vienna. L'emissario kntò indurre alla
rivolta aperta contro il Papa, eccitando le popolazioni a domandare d' esserè aggregate ali' i111pero di Vienna o pure
alla Toscana. La rivolta avrebbe fornito il pretesto ali' imperatore che tenea pronte le truppe l1c1stevoli a presidiare
k pro,111cie 111 soqquadro, scusandosi col dire essere volonta del poJY)IO affrancarsi dal dominio papal~ per sottomettersi a quello
più dr)Jce ed illuminato del!' Austria i>.
Ma lo spirito rivoluzionario, comunqL e 111catenato era
sempre desto. Le società segrete si propagavano in oani
reuione: dalla Calabria scaturivano impulsi meravio-li~si
oGvunque il disagio morale ed il malcontento fon~van~
proseliti ali' idea di libertà. Una favilla potea in un attimo
appiccare vastissimo in cendio.
I martiri del
'20
e del
'21
La notte di capodanno del 1820 la rivoluzione incomincia a Cadice, e sub ito dilaga :n tutta la Spagna; il re
proclama e giur~: l::i. .costituzione ?el 1812. Il 13 febbraio
insorge la Francia; il 19 Agosto il Portogallo; il 2 luglio
nel Regno di Napoli, re e principe reale, undici giorni
dopo, giurano la Costituzione e si piantano gli albai della
libertà.
La congiura tirannica ::;'unisce a Troppau, I' 8 novembre 1820, e dichiara il fermo proposito di reprimere la rivoluzione Il 13 gennaio 182 1 s'apre il Congresso di Laibach; il 6 febbraio Frimo nt scende sul Po, mentre l'esercito napoletano muove contro l'austri aco. E' però disfatto a
Rieti il 7 marzo e lo stesso giorno s'accende il moto piemontese nella città di Alessandria.
Con la sco~1fitta di Riet.i cade la rivoluzione di Napoli,
durata meno dt nove mesi; quella del Pièrnonte resiste
30 giorni.
Gran daifare per l'Austria'. Essa prosegue a manovrare
nella penisola, e la devasta: pianta forche dalle rive della
Dora a quelle del Sebeto, a meritare lo stigma impressole dal
de Maistre:
L'Austria è la più grand.: nemica del genere
umano! .
Il codice austriaco non prevedeva il deli1to di alto tradimento: ebbene, per poterlo colpire, fu pubblicata una legge
speciale, dopo l'arresto dei carbonari nel 1821.
I loro nomi, le loro angosciose vicende sono presenti
alla memoria di tutti gl' Italiani, e degli studiosi di tutto il
mondo civile; poichè quei martiri doloranti nell'infernale
Spielbe1g erano, dice Atto Vannucci
nobile e miseranda
colonia del fiore dei cittadini d'Italia, che, per lunghi anni
reagendo eroicamente alle più orribili torture, rese infame
la ferina barbarie del governo austriaco presso tutte le genti
civt li d'Europa ).
Lo Spielberg è una rocca che sorge scipra un monte
presso Bri.inn, in i\l\oravia. Nel costruirla e nell'adattarla a
prigione comune e di Stato il maligno genio del! 'oppressione ricorse agli espedienti pitt crudeli.
Vi si trovavano allora circa 300 fra ladri ed assassini,
co' quali furono rinchiusi i condannati politi~i italiani. Al
pan de' galeotti avevano l'obbligo del lavoro; avevano da
una gamba all'altra una catena i cui ceppi si fermavano con
chiodi ribaditi su l'incudine.
Lo Spielberg era una tomba; ma senza la quiete delle
tombe; già che gli aguzzini tormentavano continuamente
gl' infelici prigionieri.
Tre volte ogni giorno li spogliavano nudi, osservavano
tutte le cuciture de' yestiti; scucivano i pagliericci per fru gaf\ i dentro. li cibo era schifoso e scarso; pure i più gracili pativano i tormenti della fame e di fame alcuni morirono!
L'imperatore france~co teneva una pianta in rilievo di
quella tomba di v ivi, nel suo gabinetto, e con sommo gaudio
la contemplava, studiando, anelando sempre nuove barba riche raffinatezze e feroci i1Mspri111enti. Egli s'era proposto
di punire le sue vitt im e nel l'intelletto e nell'anima: renderle
imbecilli e codarde, allo scopo di estirpare le radici di coloro i quali non credevano che Vienna avesse il diritto di
governare gli uomini a somigl ianza di armenti.
Nell'orrenda rocca morava la previggente cura imperiale aveva fatto scavare una profondissima bolgia, che dal -
-
16 -
l'alto riceveva uno spi.ra~lio 01 luce. attravers~ un foro aperto
nel pavi mento d'ogni ptanr~ Negli .st;~mbugt sotterrane~ 1101~
eststevJ t 1·at.cia J1 arreJu. l.11.1 111.111cc1uolo do\'e.t .se.rv11.·e d1
giaciglio cd ivi accanto era fts'>ata la ;at.ena d~·l pr.1~1~111~~0.
Con \'ombra perpetua era 'ìtagnante 1 aria e 1 u1111dita; 1 111verno vi s'indugiava rappreso.
li cuc;toùe, che ora co11<;P11t" ·d vic;itatore la discesa 111
quel si mul acr? d' i.nf ern o, alla domand.a come fac~ssero i
con'iannnti a v i vere 111 quella spe l onca, nspo11de sorridendo:
morivano .
Nelle parti soprastanti stavano Sil vi o Pellico, Maroncelli, Confalonie ri, Moretti, Orob:)lli, Pallavtcini, Foresti, Andryane, Delfi ni e tutti gli altr i che dalla sode e da'lo studio
av.evano ricevuto titoli di nobiltà e g rado c;ociale. Fra essi
rammentiamo il prete Marco Fortini nativo di Fratta. Era
innocenit e fu Lu11Ja1111ato perchè da prete. Dopo la sentenza lo condussero nel palazzo episcopa le. l vi uno degli asAccusato dal\' inquisitoc;istenti pronunziò queste parole:
riale commissione d'aver fatto pa rte dell a società segreta dei
Carb ;nari, in cui si n;«iiv;).nO orribili tra·ne C')lltro la religione, la sicur~~za dello St1to .e le proprietà. particolari, e
co nvi11to per c10 stesso del delitto d1 al t1 tradimento con tro
s. M. I' irnperat ore, il prete don Marco Fortini cappel l ano
della fratta, è cond annato all a pena della sco nsacrazi o ne
solen ne ne ll e forme prescritte dai ca no ni •>.
L a pena infamante, che s'infligge a' pil.1 sce ll erati , ri empì
d'orrore il disgraziato, il quale cadde in gi nocch io piangendo
e grid ando ch'era inn ocente. 11 Patriarca di Venezia aveva
dovuto cedere all'imposizione de l l' im peratore! 11 pcvero
sacerdote fu rivestito Je' paramenti sacr i come se avesse
dovuto celebrare la messa, e poi ne fu spogliato, pron unciando k parole contrarie a quelle dell'ordinazione. Quindi
gli si fece radere il capo pe r togliere ogni traccia della tonsura, e raschiare con un vetro i polpastrelli che avevano
toccato le cose sa nte.
Il Fo rti ni trasci nato al lo Spie lber g f u l 'a nge l o conso l aatti di
tare de' suoi co111pag1ii . di galera; in stan cab il e ncali
b
pietà, venerato per ess i e ptr l'a nim o che la pura fede ed
il dol ore aveva no res'1 dt:gno di adorn.zione.
T ornò libero nel maggio del 1828 e morì venti anni
dopo nel suo paese, re spirando al fin e i primi aliti ahimè
fu gaci, della libertà.
'
17 -
Il conte Fortunato Oroboni 1 pure di fratta, aveva
29 anni, era nobile di nascita e d i costumi: morì consunto
per fame in soli due anni.
11 co~~e Federic~ C~nfalonieri ~contò. il carcere duro per
12 an~1 , Teresa. Casati, sua moglie, eroica gentildonna, si
adopro con. og111 cur.a pe: salv~rlo, prima dalla pena di
rno1 te e poi dalla png10111a. Egli non acconsenlì alla fuo·a
se?btn~ ad?rasse la nobile consorte. la quale quanto e co~1 ~
lui suh1 gli effetti della tric;ta condanna, e morì di dolore
~el 1~3~. ~e_co:si po~hi gio~ni !l ?1rettore dello Spielberg
f~i_tto cli1c1111,11 e .ti Contal_ornen gli disse:
Numero 14, S. M.
I 1mperat~re m1 ha or?1nato d'annunziarvi la morte di vostra moglie " · Detto ciò lo fece ricondurre nella sua tana.
. Eran~ coteste le intime ~t~ie sadistiche del sire di
Vienna. f er Terec;a Confalontert, sepolta a Desio, Alessandro .\·\anzoni de1tò un'epigrafe memorabile.
.
Alessan.dro Andrya,ne di ricca famiglia parigina fu ar1estate a J\\t!ano nel 1823 e condannato a morte. quindi al
car.cere duro perpetuo. Ne uscì nel 1832 e pubblicò in seguito le
Memorie d'un prigioniero di Stato .
SJio~a1;11i Bac~hiega, condannato a morte, ebbe dopo
40 g-1or_n1 I annunzio ~iella commutazione di pena. Rimase
a.Ilo Sp1elberg 1-l ann i ; nel 48 tornò a combattere contro
I eterno nemico e morì i n Firenze. Fu sepolto in S. Croce
nel tèmpio della gloria italiana.
Tutti quei martiri ed eroi meriterebbero un cenno par.
ticol~re;. ma troppo !_unga è la coorte, e troppo 1::sig-uo lo
spazio d1 queste pagine. Quegli che le ha compilate farà
se.gu1.re la completa cronistoria del nostro martirologio patriottico.
·
Fra gli esuli devesi rammentare Giovanni Berchet che la
santa ira contro il tedesco consegnò ai liberi canti ed in
essi pianse le sciagure del la patria dal le catene ~ontami­
na ta nella divin,1 bellezza.
. Il proce~so de' carbonari del 1821 è una grande prova
storica esauriente e documentata del\' infamia del o·overno
di ~ie1.1~a,. nc;rnchè. dell .~ 1.na\\ .1gità d,e' su?.i agenti ~politici
e g1ud1z1ari, 1 qual i ali 1111qua volonta del! imperatore u111ilmente subordinati , se r viva no a' suoi f ini con le risorse del1' intelletto.
ln obl iato, fra tutti costoro, il trentino Antonio Sa lv 0tti.
A lui toccò il lugubre vanto di seviziare un popolo, fan-
1
('
-
1S
tastic:rndo d'amministrare Oiustil'ia_. . :'\?1: ma~ gi.~1d_ice inquisitore di Stati e di tempi tira11111c1 s al.fer~no P_1,u 1~1f_an.1e
u I Salvotti. Alla naturale kndenza del I anima .s u1:1v,1 11'.
c~stui una smisurata ambizione d'as~~'IHl~rc negli alti gr~d~
e di procacciarsi riccheva. t perc10 r_icorreva a ~ut.tt 1
mezzi per costruire un jHoccs.;l.> ~ derivarne sev~ns~1111~
condanne . Ade:-.cava a.Ile co11f~ss10111 . ed al le delaz10111 d1
cui pur troppo son y1~nt le .•strut~tme del 1821 ;_ prolt~1~­
gava gl'ink1rogaton sino ali esaur1111e1_1to; aJ L:na 1:ove1_a
donn:t fece subire un esame per d1ec1. ore. Sceglieva ti
tempo propizio a quelle. t<_>rlL~re co.n perfido .ca~colc~: t!op~
emoiinni provate dal prtg10111ero 111 collo~1u1 1mp1evec.~ut1
con petsonr a lui care, o a 11utte fonda, riscuok11dolo 1111provvisamente dal sonno.
.
.
,
Luiai Moretti, · prode brt·sc1ano, ti quale combatte le
grandi battaglie napoleoniche dal J7C)'. al _181~ e. c~nseg;uì
il orado di colonnello ad Austcrlttz. 1 Cui p1a111 nv~deva
poi dalle ferrate llll'.raglie dello Sptelberg,_ ~l1ss~ L~n ~t0r~10
al suo co•npagno d1 cella:
l o. do 11a1H.ie:e1 c~ime gra;1_a stn·
golarissima d'essere arrotato vivo p~tr~he pnm_a 1:111c1m~J~s­
Salvotti con me. Con qual .~·101a .vedrei 11~1pall1d~r~
questo v·ilc a cui i .1~ostri .cadaven, serv1ra11110 :i1 grad1~1_1
per salire agli a111b1t1 onori!_ Quest ~lc~11w calp~st.t L1:to c10
che ha di pili sacro la co">c1e111a, d1v1ene 1!e1111co per:>onale
de' prigionieri .se resistono alle. su.e !)erf'.de p:c;rnesse et~
alle minacce, s abbevera delle 101_0 l,1cri111e, quest uomo pe1
avere l'ermellino e l a porpora I' 1111111 'rg·erebbc ~lei sangue,
e direbbe C)lllC Richclieu:
questo. non. 11.1accl11a .
ln sL 'Uito dal muto dispreno d1 tutlt, 11_Salvott1, eh~ se
n'avvede, tenta impietosin_, ed il 1~ maggio 1825 ::cnve:
Ormai tocco il trentaquattresimo anno, ho calva la
fronte sì che' a pietoso chierichino ebbi. ricorso, onde ricoprire i dolorosi ve~tigi di un'età c~1 e 1111 sta alle ~palle. ed
incu rvito ho il dosso. Dalle y;uancte spar~1te S\ani quel colore e.li giovin ezza che ~111 g iorn o lo rav~1vava, e a statu_ra
alta stass 1 compagna esile corpora tura , s1 ~he pe_r vero ?1r~
rassembro-(e sono) poco atto a sostenere 1 sa nti obblighi
matrimoniali .
. .
Quando ebbe conseguit.i _gli scop i del~a sua a1:nb1Ztone
e godeva ag iat~zza ed. o no rt 111 ;111~ sua villa a B_ind.e nel
Tirol o, con il titolo dt b~ron e d t.tchen~rafte e dt B inder~
burg, scrisse una memo rta autoapologettca nella quale s1
sero
- 19
sforza a mostrarsi buon consigliere di Francesco J Racconta che invitato dal:'irnperatore a Verona nel 1825 ali
disse 11011 esst."r lidea del!' indipendenza ancora penetr;ta
\eramente n~l p~pol_o italiano, e -:he lidea del!' indipen~lenza n?n s1 puo vincere con le pene. Questa idea si può
isolare, tacendo cessare le cause che la producono. Una
delle cause principali co11siste
in un siste·na amministrativcJ e g:iuùiziario che ripug-nc1 ali' indole de!:rli abitanti del
1eg110, nonchè alle loro abitudini ed al loro desiderio di
far emergere la lingua di cui giustamente si vantano . E
sugg-eriv<1 di cangiare le leggi per migliorare lo spirito
rubblico.
0,1vrei io dunqu e, : i !: > 1h , ..... :· i .. ~ 1 Je;·c1!or~, far delle riforme per gl' it~tliani? No, soggiunse. Ogni concessione è pericolosa. L'uomo, per sua natura incontentabile, desidera sempre qualche cosa di pit1: se gli date la mano, vi domanda
il braccio; gli dak' il brar::cio e già vuole tutto il corpo.
Io per verità, continuò il monarca sorridendo, non voglio
dar loro la testa .
Confessa pure il Salvotti.
E' cosa infernale il formare
processi col codice austriaco ; ciò non p-:rtanto nell'applicazione di esso l'inquisitore superò qualsiasi gesta diabol ica. Le se11te11Le si leggevano in piazza S. Marco, a Venezia,
ed era quella la berlina dei condannati . Poi si affiggevano al pc1tibolo con lo stemma imperiale, sicchè pat i bo lo
e stemma si congiu11g;eva 11 0 innanzi agli occ hi de' cittadini.
'.\iello stemma di i\ntonio Salvotti, di venuto barone,
oltre i si1nboli della ... giustizia, si \ede una quercia percossa dal fulrnine. Ed egli in.atti restò tre volte fulminato.
Ecco come: li figlio Sri pio fu processato e condannato per
amore all'Italia, interna ribellione co ntro la protervia di lui,
che pure era italiano; l'od io lo inseguì vivo, lo persegue
oltre to11ba; nel 1866. allorchè Garibaldi invase il Trent110,
il gene;·ale K11hn dovette far circondare di armati la villa
Salvotti, i I quale pochi giorni appresso, mentre la signor ia
a11striaca era spezzata nella penisola, morì senza avei creduto che gli effetti del 1859 potessero perdurare.
Forse poco avrebbe potuto influire il Salvotti 11ell'a11imo
arido e nel vuoto intelletto di Francesco I; ma è giusto
add eb itargli la colpa di aver ecceduto nell'eseguire gli ordini. e nell'interpretare i desideri di lui.
Francesco I nei flage lli vinse la bestial e ferocia degli
-
'lll -
imperatori romani . Questi ~1ccidevano ;_ ma egl i l a~ciava
loro la vita per poterli stra~ia~·e; e poi,_ con rara impudenza si chiamava clement1ss11110 e graz1os1s51mo !
La
Sua Sacra Cesarea Regia Maestà Apostolica »
confermava le sentenze e faceva dire che
so lo in via d~
crrazia clementissimamente degnavasi condonare la pena d1
~ivil1.. ,·, l 1..,11.:U1.. Juro , pe~gic1rc :.•~ .. ;della 111rnte.
D urante i processi dirigeva l'istru ttor ia e dettava le
sentenze; poi regolava l'applicazione quotidi:rna delle pene.
[eco l'uomo la cui parola. la cui promessa eransi offerte 111'1 -;\i<1 nPI P~no rhll' \rciduca Oinv:-inni, e nel 11..)14
dal generale Nugent !
I profughi de' moti del 1820 e 21 furono un migliaio
ed appena cinquanta poterono rivedere la patria. Erranti
cavalieri generosi ed indomabili Jell"ideale di libertà, combatterono eroicamente in terra di Spagna a difesa della costituzione ed in Oreciq per redi nerla da' turchi; tennero
in Francia, in Inghilterra, in America sempre vivo il fuoco
sacro dell'amor di Patria.
Per tutto quan to fu da es.;;i operato e sperC1to, per tutte
le pene sofferte, per il solco di gloria da es~ i schiuso presso
tutte Je genti, la loro augusta madre, la nostra madre Italia,
oo i che il solenne rito dell'umanità si conc lama e si com pi e,
0 0
dia purezza di pensieri memori e grnti come dovizia cli
fiori di quec,ta radiosa, gioconda, fidente prim avera.
Nelle piccole Corti italiane
A 1v\odena gli austro-e.;;tensi concorsero all'incremento
del martirio nelle forme pit1 truci. Il duca Francesco IV
uomo di fiera na\ura, servitore devoto dell'Austria, paladino
dcllél Santa Alleanza, perseguitava gli uomini generosi per
far piacere al padrone di Vienna e per soddi5fare l'anima
propria. Dic \::l non potesse darsi delitto pili enorme del
cospirare contro l'autorità ducale c111n11t111te da Dio.
Da' primi giorni dl:.'.I 1820 le carceri furon gremitè di
cittad in i fra i pit1 notabili ; i giudici ricevettero ordine di
condanna re senza difesa, in 1'\'\C alla denunzia della r o l izia.
Seguirono le condanne di morte e il duca co n lettera autografa rin graziò i gi udici dell'attività, dello ze lo e dell'attaccame nto v ·rso la sua persona.
-
21 --
~a prima vittima lagri.mat~ fu il prete Oiusepre Andreol1. ~ra nat~, a S. Pos1_do1110 n~I 1791 e domiciliatn a
Co_rregg10. Studio matematiche e divenne increcrnere · entrò
pot nel sacerdozio ed insegnò eloquenza, ris~u~tend~ stima
ed ammirazione.
Arrestato per sospetti di carbonarismo resistette alle
insidie, alle lusinghe dello sbirro Besini ' spentu 'Ju1 Ja
mano ignota); ma posto in carcere con il l.'.apitano Oi~vanni
Malagoli, ch'egli reputava uomo dabbene, gli si confessò
carbonaro. 11 Malagoli si fece premura di denunziarlo:
J'Andreoli fu condannato a morte.
li Duca, il quale domandava perdono a Dio per il
tempo che impiegava negli affat i di Stato, era inesorabile
\erso i preti cospiratori. Il giorno in cui firmò la sentenza
di morte del I' Andreoli fece grazia ad un montanaro che a
sangue freddo aveva ucciso il proprio padre per non doverlo mantenere. Con ciò il religiosissimo Francesco IV
volle av\ertire i propri sudditi come per lui un prete liberale fosse pil.1 reo d'un parricida.
Il vesLOVO di Reggio J\\ons. Ficarelli implorò Jal Duca
la grazia: gli fu negata ed allora il buon presule, sfidando
la co ll era sovrana, non volle prestarsi all'opera della sconsacrazione. Fu pronto i nvece ad accettare il vescovo di
Carri Monc:;. Cattani, quantunque senza permesso drl P"r"'a.
Andreoli fu rinchiuso nella fortezza di Rubiera, nell'orrida prig ione detta la Carandina perchè un conte Carandini di Modena eravisi strozzato nel 1688.
Il 15 ottobre del 1822 dopo grande movimento, scalpitìo di cava lli e brusìo di ruote, la fortezza rientrò nel
si lenzio e s'udì una voce che veniva di luogo profondo e
diceva:
Mi hanno sconsacrato! Il vescovo mi ha detto
che mi raccomand i a Dio! Sono in una brutta pri gione .
[ .:.. rce rati si sforzarono a fargli g iun gere la loro paro la, e a mandargli qualche conforto; ma gli austriaci di
gturd ia e g li sghe rri ducali co n fiera minaccia si opponevano. La sentenza di morte venne letta all'Andreoli il 16 ottobre ed e2,' li si co mpi acq ue di non aver compagni di pena.
Si tag liò i capell i per risparmiare la fatica al b oja, e pregò
che qual e.u no vo lesse portarli a sua madre.
Qu ella del 16 al 17 fu a Rubi era una terribi le notte.
M entre nel castello tutti piangevano sul delitto che il dispotismo s'acc in geva a commettere, imperversa\'a una bu-
-
fera spaventosa c >n impeto mai visto di pioggia, grandine,
fulmini e vento. tv\algrado il temporale, non cessìi i I lavoro
di prepanzione de.I palco innanzi alla .forteua, là dove la
via Emilia fa gomito e volge su Reggio.
La pena doveva eseguirsi a mezzogiorno del 17. Un'ora
avanti l'ispettore di Polizia Artoni fece suonar l'agonia e
si presentò in cella del condannato. Questi che avea ricevuto i conforti religiosi, lo aspctt:wa cd uscì con lui, dicendo addio alla prigione Stava per varcare la soglia della
forte1.za, 4uando un sergente, correndo ansante, avvertì che
si fcrm<.sse perchè .. . mancava110 35 minuti a mezzogiorno'..
"Non importa. scrisse il dott. f la111i11io Lolli, narrando
quel misfatto di Francesco I V, che la vittima sia pronta.
rassegnata. ubbidiente; non importa elle la creatura soffra
una pit1 lung,\ agonia, basta che la formalità d'un giudizio
statario, d'un processo violentn, d'una lt>gge capricci')sa e
crudele sia salva . Così vien detto all'Andreoli se \Uole risalire al suo carcere; risponde di no, prega di esser lasciato
dov'era e siede sopra un muricciolo al lato della porta,
intanto che la campana continua a suonar l'agonia. Che
desolamento, che tremenda certena provavi tu allora 1 o
povero prete, nel vedere i I feroce calcolo che si faceva del
tuo sangue ~ . del . tempo ! Epp ure 11011 muta d'aspetto, e
recita a sbalzi 11 Mtsererc. Venuto final111e11te il momento
tremendo, la gran porta si spalanca e l'Andreoli è già sul
patibolo. Egli si prostra e su l ta volato si abbandona così
risoluto che la falce lo prende fin sull'omero destro. In
quell'ist:rnk crebbe a dirotto la pioggia · era mandata da
Dio a lavare quel sangue di cui non rimase una traccia·
e dopo cinque minuti il sole rifulse sulla terra, sull'orrid~
lama e su quel capo reciso.
Il popolo, colpito dal vedere ad un tratto rasserenato
il cielo dopo che l'onorata testa fu recisa dal busto ere
dette al prodigio e c;i persuase di piC1 che l'Andreoli, fosse
un sant'uomo, e che Dio lo avesse rivelato con il lu tto
d~lla n~tura., t in qu~st~ crcdenz.a lo co11fer111ò il parroco
d1 Rubiera, il q~ale 1nd1gnato d1 già che Francesco IV,
senza aspettare il consenso papale, avesse osato versare il
sangue del sacerdote, a quel rapido mutamento di cielo
salì. sul ~ergamo, gridando .al miracolo e a1 ringò la molti~
tud1~e,_ dicendo 1~arole gravi co ntro i I duca, e · celebrando
le v1rlu del Martire.
23 --
Di Giuseppe Andreoli fecero belle lodi Giuserpe Campi
in un suo poema politico composto nelle carceri di Venezia l'anno 1831, e Pietro Giannone nel poema L'Esule "
Appena Modena risorse nel Marzo 1848, si fece dell'Ancireoli 011orab mcnt:ionc ..;u le tombe l 1 i Ciro :\ie:wtti e di
Vincenzo Borelli suoi compagni di martirio. Nel seguente
Aprile, allorchè la prode g-ioventù modenese conjotta dal
v.lloroso capitano Antonio Arai li andava alla guerra dell'inclipl'ndenza, gi1111ta che fu a Rubiera sostò per salutare
le ceneri di Giuseppe A11dreoli. 11 capitano disse generose
parole e con la bandiera italiana fece segno di onore alla
terra baanata dal venerat,) sangue di lui.
L'a~cusa trasse il solo prete di Correggio al patibolo; i
rite:~uti complici ebbero la corn•nutazione di pena o con danne al carcere; furon parecchi a scontarla; sette soltanto
riuscirono a fuugire
e lo sgomento
restava
a dominare
le
l::'>
•
•
•
•
•
•
popolaz.ioni esperimentate a1 massacri in ogni provincia,
tanto che i cittadini di Ravenna riportarono nel 1820 a
Giorgio Byron le armi ch'egli av:ea lor<? d~stribuito, appena
si sparse la voce dell'.a.rri\'O degli. austn.~c1.
.
)'
L'occupazione militare austnaca. s 1~terruppe 111 f 1e~
monte rei 1823 e nel 1827 in Napoli, qui lasciando enormi
gravezze fiscali' oltre un debito di cento mili?ni di ducati,
pari a 425 milioni di lire.; ma le sue passeggiate ~on era~o
per anco finite. Salerno ~1 S?lleva ne~ 1~28 ed ali a11.nunz10
della rivoluzione di luglio 1n Francia, il fuoco divampa
no\'amente in \'arie parti d'Italia. incominciando da Modena.
11 perseguire ed affligere i fauto.ri ci.i libertà non a~eva
aio\'ato alla tirannide non essendo riuscita a domare 1 idea
~nimatrice de' molteplici ardiment.i.
.
. . " . . .
Dopo i fatti che a\e\'a.n c?lp1to gli unm1n1 p1_u 111s1gt11
non avrebbe do\ uto esservi p1u alcuno che sentisse spavento della prigione, dell'esili_o, cieli.a morte.
:i 4 febbraio 183 1 scoppia la rivolta a Bologna, e subito si propaga in Romagna, nelle 1\i\a~·ch~, e . nell'Umbria:
In rochi giorni un mili~ne e .mezzo d ab1tant1 ~sultano. ~1
sentirsi \ib eri, e la bandiera tricolore sventola 111. 2~ c1tta_.
Solo a Forlì vi fu contrasto, avendo le truppe. resistito, e I~
cadde spento Angelo Reggiani, st.1c.nator~ . ~1 tromb~ ,. d~
27 anni. Ecco, a ripristinare \'Auto.ntà. po.nt1_f1~1a, sollecttl gli
austriaci occupano Bologna, e qu11~d1 R1.m1n1 e Ancona. 11
governo provvisorio decide la cap1tolaz1one a patto del-
:H
l'a 111 nistia; patto \'io lato appena sottoscritto Na\ i C(irsare
a~istriélche infestano l'Adriatico, catturano i fuggiaschi e li
portano a languire nelle carceri di Venezia.
J vili satelliti della corte di Vienna a~salirono dovunque 1 liberali, ed in più luoghi si videro orrib ili coc;e
operate da sgherri, scatenati si per le furibonde eccitazioni
de' provocatori. Seguirono nuovi esodi a rafforzare le faJanoi de' combattenti rer ogni causa umanitaria; e mentre
a lc~ni morivano nell e dure battaglie, onorancio la patria
perduta e lontana, a l~ri 1?re1?arav~110 ad essa aiuti e salvezza
mediante nuove cospiraz1on1.
Jn Marsigl ia Giuseppe Mazzini e pochi animosi compagni d'esilio e di pensiero, nel 1832 fondavano la
Giovine Italia
e pubblicavano con il medesimo nome un
oiornale
inteso a S\'e lare le turpitudini de' tiranni d'Italia )
~
ed a mostrare al 111011do che gl'ltaliani sebbene sfortunati
non erano tutti nè ciechi nè· vil i. E quelle fiere parole molto
aiovarono alla causa della penisola; perchè se eccitavano i
despoti ad applicare più ferocemente i I flagello su i popoli
inducev:1no questi a sentir meglio il bisogno di sottrarsi aÌ
L ·Esule
stamrato a
sen;:;ggio. A scopo identico serv iva
Parigi, e redatto da preclari ingegni.
Negli anni 1~3.1 e 32 . il rnarti~·io s1 rinnova un po'
dapertutto, e le vittime periscono dt \eleno, co me Ippo lito
L o l li a Modena, o su l patibolo co111e Ciro Menotti e Vincenrn f3orrelli il 26 di Maggio del 1831. La con tessa E nrichetta Castig li oni, nata Bassoli, si spense in carcere a Venezi a nelle mani dell'Austria, et 1 F rancesco IV duca modenese
l 'aveva data in custodia, e che la fece perire, neaandole
assistenz a in ur;a malattia di non difficile cura. Per:::-l'eroica
patrizia (Jiuseppe Mazzini scrisse e proferì parole d i al ta
e l oqu~m1, ed il conte Pepoli i~ un epigrafe disse:
perchè
rea d1 avere amato la Patria ed li consorte nemico ai tiranni
nelle prigioni del tedesco in Venezia spi rò .
'
Erano innumeri le condanne in og ni Stato. Neali an ni
anteriori serviva di pretesto l 'accusa di carbo narisn;o · ad
essa, dopo il 1832, si sos tituiva quel la di appartenere' alla
setta
La Giovine Italia » .
Commission i militari g iudicavano senza difesa. senza
pro~e .. L ~ var ie po~izi e e. i ri spettivi sovra ni si scamb iavano
serv1g1 d1 perse~uz1o~e a1 sud diti e di condanne. Così f in o
al 1848, epoca 111 cu i tutte le carceri, tutte le fortezze ri-
25 g~1rgita.vano, ed occulte fosse accoglievano i morti di fame,
d1 ~)att1tur~, o. sul!e forche, o fucilati per esempio. o desiderio, od 1nsp1raz1one. o sentenza dell'Austria. ~\a il sanaue
de'. mart!ri santificava tutta l'Italia, e la facea fecondahdi
ero i e d1 gloriose vittorie.
I n1oti del '48 e '49
I
'
. . Nel 1846 apparvero i pr!mi segni della risurrezionf
italiana. Poi la libertà, affacciatasi nel centro della Penisola
trionfava f>rnic(lmente in Calabria cd in Sicilia, ed inalzav~
il ve~sillo tricolore in Liguria e su le Alpi. A cotesti annunzi l'Austria s'abbandonava a maniaco furore. Il dì 8 setten~bre 1847 il popolo che a Milano festeggiava il nuovo
arc1vescnvn e cantava inni di gioia, fu brutalmente assalito
a colpi di fucile e di baionetta. No:-1 furon pochi i caduti
vittime della rabbia tedesca. Al principio del 1<..;-tS in contegno pacifico si chiede\ ano riforme, od almeno il ripristino delle antiche leg-gi austri iche. La Corte di Vienna
ordinava che si rispondesse a sciabolate.
Allora. lesta, in Gennaio, passò fra gli oprressi una paro la d'ordine. Sapendo che l'Austria ritraeva ogni anno
circél sette milioni dalla Regìa del tabacco, stab ilirono di
non pili fu111an'', e non si v ide per Milano un sol cittadino
con i I sigaro acceso. Solamente le spie e gli sgherri uscivano in frotta fumando, e il popolo li salutava con sonore
fischiate.
Rad....tzky emanò ordini d i strage. I so ldati. divenuti
v ili ass1ssini, corsero le vie scannando vecchi, donne e
fanciulli. Aizzarono anche i poveri con tro i ricchi nella
speranza di rinnovare ali orrcri di Tarnow; ma l'empio disegno fal lì. perchè la Lombardia non era la Gali zia.
La carneficina di Milano si ripetè a Pa\ ia e a Padova,
dov e i nfi er ì fra o-li adolescen ti delle scuole.
Da tutte le 1~arti della penisola, già li eta .di pit1 .l i~eri
ordini, sorsero unanimi l a pietà ed il cornpt~n~o. de .t~a­
telli massacrati o chiusi nelle prigioni, o cacc1at1 111 esilio.
o es r 0sti sempre alla minacc ia d,i morte .da leggi .d~ sang u e. In molte città si celebrarono esequie alle v1tt1me, e
questo consenso d'am ore confortava gli oppressi e g li
spronava alla ve ndetta . Aspettavano gli ev~nti. per coglier
l'occasione prop izia, e g li eve nti favorevoli giunsero.
26 -
2ì
Alla notizia della rivoluzione di Vicn1_1a_ balzò un t~r­
ribik ~rido di guerra d_al _Po al'le Alp_i, dal Trc1n? a Venezia,
e Milano compì prod1g1 mcmorab1l1 1H:lla sto n a del mondo.
Allorchè il Torresani pensò bene di scappare, la folla
ne invase gli uffici. U 11 popolano aperto un uscio, vie.le una
giovine signora vestil:l di nero inginocchiata con una bimba in
braccio e una sua camc-riera a fianco, pure in ginocchio. Era
costei la co·1tessa Oiovio, milanese,' edo\'a d' un figlio del ferocissimo Torresani . Per tale scia;;uratissimo matrimonio la
infelice patrizia weva fatto dedi1ione d'ogni vincolo di
sangue e dello stesso amor di pat1 ia; era odiata da' parenti,
di5prezzata dal popolo. lmaginava quale avrebbe potuto
essere la sua .;;orte: vedendosi scope:-ta nel suo nascondiglio lanciò un gridl) disperato. Il popola 10 la riconobbe,
la rialzò e, per salvarla, 110 i gli occorse farle scudo del
suo corpo. La folla permise che le due donne e la bambina usciss1:.ro incolumi da quella casa dove non ·11ai un
atto di giustizia o di pietà crasi ottenuto così facilmente
a beneficio del popolo milanese.
Il Balza, crudele sicario, fu rinvenuto sotto un cu mulo di fieno Lo perquisi1·ono, ed invece di armi trovawno nelle sue saccocce pane e caci j ~
Nelle prime ore della lott1 i cittadini possedevano pochissime armi; trecento fuci li eh caccia e poche pistole;
ma ca· bastoni co' sass i c 111 utensili domestici, ferri taO"lienti od agu~zi fuo-ar~no !"esercito di Radetzky . Si -.1idero uom i ni con da~he alalnrde e frecce antiche avute
dalle armerie nobile~ch~; ragazzi con molle da camino,
spiedi, uncini, chiodi affrontare e disarmare ~roa_ti, e starsi
intrepide guardie alle bani~ate !~ 11otte e il gwr~<~. ~~
suore di c u-ità assistevano 1 fent1 e pre;)aravano p101ettil1.
Radetzky, r111tanato nel cast.. Ilo, fulminava le cas~.; m~
i cittadrni incuranti della morte accorrevano dove p1u ur gesse l'aiuto. Le barricate, ostruite ad un tratto per tutt~
Ìe vie ch,»l'inaeo·neri della li bert1, erano animosamente d1fes~ dai' f:inci7i1 1 e dalle donne. C hi non potea far al tro
gettava dallt1 finestra su i so 11.lati sassi, tegok, legnarne,
- · J
o li o bollente.
. .
Luisa Battistoni, smesso l'abi to fe1111111 ~ tle e ves ~ 1a~1 oa
fuciliere, cvmbat tè con m er;~viglios~ in~rep1de~za d a1111no:
Eguale esempio di r.uo eroism o d1e 01usepp111a .Lazzaroni
·111 compagni~
· d' un SL_to t·r·1t
' ..'" ll o , a.· !)Orta Comas1na • dove
più furente era la res istenza. a•1st 11aca . . .
. .
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0-111 clas-;e d1 c1ttad1111, lottando,
I n crnque t->0 10 111 0 h
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lavò l'onta del turpe do mini o durata 34 an111 .
ran e
Le titHflH' !!;iorna1 P.
li 18 marzo un popolo in erm e levossi tutto concorde
contio il nemico straniero, forte di vcnti111ila soldati ferucissitni e di molta artigl ieria. e lo caèci~ dalla ~it t à. Tutte
le campane sonarono a storr~w. e s~1b 1to <~gn1 co_ntrada
divenne un terribile ca111po d1 lìattaglra. Ogni casa diven ne
una fortezza, o.~ni petto di uomo un baluardo. I combattenti avevano l'entusiasmo nel cuore ed i l valore nel brnccio;
ffrande era il coraggio quanto l'amore alla libertà, quanto
~ cosciLnza del proprio diritto.
li Vicerè Ranieri. presago di quanto sarebbe accaduto:
partì in fretta e furia, forse é~nche cr~dendo a ~ le voc i_ ch_e
annunziavano la sco nparsa d1 Metternich da Vienna, ti drsanno c.lella milizia, I' allonta11a111c11to dell' Imperatore e la
costituzione del governc provvisorio.
Partito Ranieri, il governatore Spaur si v id e perduto,
e fuggì dopo aver fatto aff iggere g li avvisi c_h e pro11:~t!e­
vano l'abolizione della censura ed altre provvidenze g 1a invano reclamate dal popo lo. li quale, da si ffatto lar ghegg iare in pro111e~se. fu tratte a co nvin ce rsi fosse cad uta la
monarchia degli Asburgo.
Oli avvisi lusingatori furono strappati, o vi si scr i.;,se
in calce:
E' troppo tardi
A reggere la città rimase il direttore di poli zia Torresani,
fre ddo e vi le tiranno •, aiutato, a11zi guidato, dal sica ri o Balza.
Le prime fucilate S1)rp resero Radetzky insiem e con due
co ncubin e, le quali era no so relle e i loro rapporti co n l' o ttantenne general e austriaco sfrutta vano facendo:ii mediatri ci
di favori Illeciti e di violazioni f!111111a11r. Egli dispose che
quattro compagnie di cacciator i tirol es i e quattro di croati
sal issero su i ca mpanili e sul Du omo e di lasst1 sparassero
su la popolazione.
Il capo del la poli zia la mattina del 18 marzo o rd in ò:
Si ammazzi ch iun que si vede nelle vi e , e così caddero
uccise parecchie p erso ne che andavano a provv ede rsi di
cibarie. l so ld ati dall a torretta del l'orologio in Piazza de'
M ercanti tiravano contro i cittadin: eh' eransi rifu g iati su i tetti.
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fu la vittoria cd ebbe pari il sacrifizio, poi_chè il ~ernie.o
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\\ forza la fencia e disseminava dt cadaveri le vie
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e le case. I manigoldi deff 1\u.stria co111m1~ero atti L ~s~cram a
barbarie: fanciulli inchiodati alle po~t~, 1nter~ fa~rn~l1e bru·. t tic' forn i violazioni inenarrabtlt, mutilaz10111 e sac•
.
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cheggi. Le baionette .austriache, levaro~10 1. e 1. .a .\ ~.n r~
delle donne; nelle g1beri~e de. sc~ldat1 fatt1 png1on1e11 s1
trovarono mani con anellt prez1os1.
.
.
In og ni luogo dove si. vede~ano .a 111.al 1~8.rtito s1~1ega­
vano bandiera bianca, poi, subito nord1nat1s1, assalivano
prodi tori 'u11en te.
Le stanze, le pr igion i e i fossati del Cast.elio f.urc:no
teatro di scelleratezze incredibili. Una vettura piena d1 \'1agaiatori fu tratta al Castello e bruciata con tutte le persone
~he v'erano rientro. Si rinvennero corpi a brani nelle fosc;e
di calce. e donne uccise e nude i cui vestimenti eran sen 1ti
a' soldati per fuggire.
.
.
. .
Entravano nelle case ed infilavan i 1 bamb1111 alle baionette o li o·ittava:io al fuoco ; inrnppavano di petrolio o
d'acqu~ ragi~ qua~te. persone pc~tcvan? ghermire; inchiodavano intere fam1g\1e alle pareti ; recidevano mammelle ed
altre parti del corpo; mettevano carboni ardenti nelle boe·
che e ne'seni aperti.
\I 21 marzo presso Porta Ticinese, dopo aver messo
in una casa tutto a rovina, i cattol ici ssimi soldati di Francesco Gi useppe trucidarono quattro persone e le gettarono
dalla finestra gridando : fatevi guarire da Pio IX . Poi
ferirono un bambino di tre anni e lo lanciarono sopra una
siepe. Presso la Porta Comasina c'era una stanza terrena
gremita di vecchi, d'infer111! 1 donne e fanciu lli. Le belve
croate assalirono quel rifugio e lo ridussero un carnaio,
uscendone intri se di sangue. Presso Porla Tos1 un'altra
banda affamata entrò nel caffè Gnocchi. I padroni dell'esercizio - Leopoldo e Luisa
in ginocchio e co n le
braccia incrociate, imploravano da quei 111ostri la vita. I
soldati tacevano, affrettandosi a 1na11giare e a bere Gli ufficiali risposero che concederebbero loro la vita purchè
dessero roba e denari. 1 due infelici diedero tutto quanto
avevano, e all ora gl i ufficiali violentarono la donna, uccisero il marito facendolo a brani, e partirono mettendo
fuoco alla casa. La povera Luisa s0pravvisse per poter
confermare la narrazione del lo spave ntoso misfatto.
21} -
In un'altra bottega d~ Caffè, nel Borgo di Porta Oric:ntale, due coniugi furono legati insieme, ed arsi a lento
fooco. Padre e figlio furono pure legati e appiccati a un
albero. Nell'osteria dell'Angelo, presso la strada ferrata di
Trevigli ). si scoprirono sette cadaveri bruciati, fra cui due
ragazzi da 10 a 12 anni. fuori Porta Tenagli·a b arrestata
una diligenze\ che partiv:t per Saronno: il postiglione fu
ucciso a colpi di fucile ed i nove passeggeri, trascinati in
un campo, furono sepolti vi' i.
Nel vicolo del Sambuco, all'osteria della Palazzetta,
un'orda c.i'a.:.sassini austriaci, dopo aver mangialo e bevuto,
legò l'oste con la moglie e la f:glia, e quel fascio vivente
gittò ad ardere sul fuoco: poi aprirono le botti e ne versarono tutto il 'ino. In una fabbrica di tessuti, a Porta
Vercellina, uccisero persone, rubarono denaro, de\astarono
i magavini, i telai ed insozzarono le stoffe.
Austriaci, boemi e tedeschi gareggiavano d'immanità,
ed erano gli ufficiali a c011durli, ad incitarli alle nefandezze ignote a' cannibali.
L'~ltimo sfoao alla loro brutalità avvenne la notte del
22 marzo nelle (ase ME>lz1 e Carpani, alle qu?li appiccarono il fuoco, dopo aver tolto e distru1to ogni valo:e e?
arredo; dopo aver trucidato nove persone ed arso vivo ti
cuoco Paolo Buonsignori.
Tutti i morti - parecchie centina!a - i~1 gr.ande maggioranza del popolo, subirono scempio mai visto, .e fra
essi, vittime preferite dalle beI:e .austro-tedeschL, m~ltJ bambini, per i quali A. Mauri, alti.;;s1mo educatore, detto questa
epigrafe :
.
. .
.
Paro·o\etti innocenti
martm della patria - ign<lri
ancora del nome suo dolcissimo - il vostro sangue. - lavacro alla nostra \ ittoria
è pei barbari - macchia non
cancellabile ~ .
.
.
Il 18 marzo era incon~inciata la fr;olta: ti 23 .Mllano
non avea pil.i truppe nemiche. Allo stesso modo, c1rca un
secolo avilnti, dal 5 al 1O dicembre 1~-i6, accon~pagnando
con la più rapida azione il sasso lan.c1.ato da Giovan Battista Perasso detto Bali\ la, tintore d1c1asettenne, G_enova,
pure in cinque giorni, li berò dell'orda alemanna ti proprio suo lo.
. .. scendevano su Oeno.va
l'arme in spalla gli ".'-lema1~n.1.
t.211ei che coniano gli eserciti
- . 31
30 Disser; I' i\ustri:1 è troppo forte!
Ed aprirono le porte.
C~uesta vii ge111a 11011 s~
Che se il popolo st tlèst.1
Dio co111batk .dia su 1 test.i
La sua iolgorc gli dii!
Un fa11ciullo gittìi 1111 ciottolo
Pan·e 1111 ciottolo incantalo
Chè lt. case \'Omitarono
Sassi e fiamme da 0~11i lato.
Q11ando il pop<Jl1i si desta
Dio comhalte alla su 1 testa
La sua inlgore gli d:l.
(Gojfrtdo Jlamtlt)
I liberali d'og-ni regione comunicavano fra lorn, Pd avuta
notiii~ de' rivolgimenti lombardi s'affrettarono ad accorrere
al Po. Erano in prevalcnz~1 uomini di pensiero e di studio:
non 111a11cavano sacerdoti L do111H'. Giacinta Luchrnati di
Genova era caporale nella legione uni\·ersitaria di Ro·11a, e
si baitè valorosamente a Cornuda, a Treviso, a Vicenza.
Giulia Mvdena portava la bandiera dc' volontari di Venezia:
a Pal111a11ova tre volte con le sue parole eccitatrici d'eroico
entusiasmo impedì la resa della piazza. Sfidò le bombe austriache, correndo per la città a raccogliere i feriti, ad incuorare, a soccorrere i combattenti. La signora Danzetta di
Perugia mandò i suoi due figli, e quando seppe che uno
era morto a Com uda disse: Spero elle l'alt10 non sarà fuggito!
La Toscana armò 6000 uomini. Molti di ossi caddero
il 28 maggio e 1000 furono condotti prigionieri in barbare
terre dell'Austria. Li rese liberi l'armistizio di Salasco. L'esercito napoletano al comando del prode generale Guglielmo
Pepe intervenne alla grande lotta e compì prodigi di valore.
Gli austriad a Boloi?;na.
La fuga di Radetzky erasi intanto arrestata. Avendo ricevuto rinforzi, il feld-marescialto affrontava le truppe volontarie e quelle del Piemonte e di Napoli. Riuscito vincitore, decise invadere lo Stato romano e ne die· incarico al
gene rale WeldPn, il quale, passato il Po il 2 agosto con
8000 uomin i, giunse a Boloi;na il 7. Occupate tre porte della
città impose una triglia e la consegna cli sei ostaggi . Allora
tutte le ca111pane suonarono a sto rmo, furono disselciate le
vie, sorsero barricate dappertutto, alacre divenne l'affati cars i
d'ognuno co n ordine e disciplina.
Da ogni parte rimbombava il cannone, fischiava la mitraglia, scorpiavano le bombe. Donne e fanciulli accorrevano alla mischia. GI' inermi st ìvano nelle c.ase pronti a
gittar tegole e sassi su i soldati stranieri.
Dalla porta S. Felice gli austriaci grandinavano palle.
Paoln Melci, esempio raro. non curando il fulr.iin:i.r de'
cannoni si cacciò avanti, e con uno sforzo pòrtentoso riuscì
a chiuciere la porta Il m·rnico, dopo aver tentato da varie
parti l'entrata. riusciva ad avanzarsi per Porta Lamme; ma
fu sbarao·liato. I ntrò poi da Porta Galliera e s'afforzò con
l'artiglie~a alla Montagnola. li popolo non cedette: riuscì
a prenderlo alle spalle e lo scacc.iò. _fu~gendo il_ ba_rbaro
a p.ecipizio e lasciando 500 morti,_ stogo I~ !ab?1a _feroce
con le rapine, gl' incendi, gli stupri, le ucc1s1on1 .d1 qualunque infelice incontrato nelle cilmpagne. Tagliarono a
pezzi i fanciulli e ne Lisciarono spc:rse le merrb:a lungo la
strada. Fuori porta Oallkra, dopo a\ er sacch~gg1~to la cas~
del macellaio Bettini, scannarono un vecchio d1 oO anrn,
violarono ed uccisero una giovine donna.
Un vecchio infermo che chiedeva loro misericordia per
la vita ebbe O"li occhi e~l il petto trapassati dalle baion~tte;
Giuse1~pe VilÌani vide vituperare, e poi ta~liare a pezzi, I~
propria moglie. il figlio Camilla di 9 anni, la serva e pot
fu ucciso egli stesso.
.
. . .
. .
Una madre, stringen.ios1 al seno ~I f1gl'.o y1~ngente,
chiedeva la vita: la violarono e le uccisero il t1gl10: el_la
morì di dolore. A una casa dt contadini pres_s~ ~rco.reggH~
appiccarono il fuoco e vi arsero sette contad1111, fra t quali
una fanciulla e due donne.
Qo·ni città italiana L:ie' martiri alla santa cau.sa pe_r cacciare il ladrone austriaco; sangue, denaro e patimenti.
Ralletzki ritorna.
Radetzk)' tornò ai primi di agosto con 1~ sue furibom~e
.
.
d
.. ftiO'gito 1 torno con la r.1bb1a
rnasnadè ne luoghi l 1on e etc\ ,..,_
. . .,
. , d.1
feroce del barbaro, tornò spirante fur~)l'e di_ s .. ngt~L e.
. .
·
-ava subivano 111cend1 e sacesterm11110 Le terre per cui passe
.
cÌ1eo·O'i. O~ribiil fiamme, splendenti n~lla n~tte da ll_ingi, atn·
0 ::>
•
morte. le o·entt
ftwa1vano
spttventa e.
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0
·
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I' terrore j)iù
nunz1avano rovina e
Attila flaO'ello di Dio, non dava a1 l?opo i
.
o·rande 11'6 a:osto Radetzky entrava a Mdan_o, m~~tie una
:::.
:
b
d' ·tt d' 11· tisciva f)er andare lll esilio. Tutta
turba immensa 1 c1 a 11
33 -
- 3'2 -
ci lato uno che al grido
c_hi vi~a?
aveva risposto con
voce_ « poco sonora ; molti preti furono derubati e perc_oss1; ~rofa~1ate le chiese e le immagini più venerate. e per
frno Cristo 1n sacr.amento. Se un parroco li supplicava ad
esser meno barbari lo legavano, lo percuotevano.
Una lettera da San Donà di Piave dice: « Le jene del
deserto sono meno degli au5triaci crudeli. Certo Cirnetta di
Portogruaro per avergli trovato a casa uno schioppo a due
canne ed uno stile fu condannato alla fucilazione. I migliori cittadini pregarono invano il figlio di Radetzky, che,
degna cre~tura del nuovo Caligola, non piegò l'anima neppure a concedergli 12 ore per vedere la famiglia e campo. re le domestiche cose. In mezzo a 200 soldati fu condotto al supplizio. tgli lanciò il berretto alla folla dicendo
Prendete e fatene reliquie. imitandomi nell'amore al luogo
natìo . Egli era sereno, pallidi guardavano gli sgherri. Il
martire soggiunse: Cristiani, fratelli, Gesù morì per gli
uomini, io muoio per gl' italiani, per salvarne molti. Rivolto ai soldati esclamò: Soffrano alquanto. signori; io
prego i miei di dire un' A1·c ,\!1aria perchè il giusto Dio fulmini gli austriaci, e perchè liberi l'Italia! .
.
In r i va al Piave, Cimetta si bendò da sè e fu ucciso.
Nelle Gazzette ufficiali di Venezia . e _di Mil_an? si trov~
registrata la lun ga serie de' decreti d1 spogltaz1one e d1
la strada da Milano a Novara ed ai confini svi zzeri era
piena di esuli. Partivan_o vecchi. gim ani. donne, fanc~ulli_:
un terzo della popolaz1one e1111gro. In cnta rimasero 11 silenzio e lo squa ll ore : pareva un sepolcro.
Chi rimase era atterrito; molti perdenno il senno pel
dolore prodotto dalla vista rJe' barbari che rientravano trionfanti. Ne' pri1ni giorni ottanlci p •. ::;-.::.-.. :, . :iu c,>iì\.!ott-:'. «I
man i com io.
Il vincitore non rispettò nulh spogli ò gli stabilimenti
pubblici, le case private, le chiese, i conventi, le caserme .
Ridusse i migliori p1\a77i a stalle 'll'r i crnati. Poi Pri1:rn; ta
la kgge stataria, ordinò altri saccheggi cd imposte t.11 guerra.
Nei primi sei mesi la Lombardia fu gravata di 40 rnilic ni
di lire. Seguirono le esecuzioni c;ommarie c::.enza distinzione
di sesso. di età, di condi1.ione, senza riguardi o circostanze
attenuanti. Le vittime caddero a ce11tinaia. Gli sgherri introducevano armi nelle case, nelle osterie, per poi fucilare. Si
videro orrori inauditi nella storia degli Unni e dei Vandali.
Furono fucilati parecchi preti, uno dei quali era pazzo. La
sera d I 20 settembre uno sbirro vestito eh ussero entrò nell'albergo delle Due Spade e, mesc::.osi a bere, parlò con Giovanni Ludovico Rossi mer<·ante, Pietro Vigo sensale. Pietro
Bordoni vdraio: tre persone probe e tranquille. Il finto us·
sero con molti preamboli man festò il desiderio di aver un
abito borghese per disertare. I tre caddero nel!' insidia e
glielo promi sero La notte furono arrestati e fucilati.
Nel castello m<. ,i. morivano di fame, di freddo di angoscia o di piombù LÙ erano seppelliti nel fossat~. Due
g~ovani e belle donne del popolo per élver risposto c'1n nobtle c;degno alle oscene Ì'1 Jposte di un ufficiale furono trascinate al Castello, vituper~ ~e ed uccise.
~appertutto stupri, sangue, incendi, rapine, fatti mostruosi per nefanda barbe:Hie. A Luino cinque rao-azze furono portate via e straziak. Atrocissimi spettacoli ~ontrista­
rono le campagne e le città: Qui vedevasi un poveruomo
app_eso at~ un albero, ca~ati gli occhi, strappata la barba,
ev11 ato_; la una donna v iolata su la pubblica v i a altrove
altre v1tupc:rate, tormentate ferocissimamentr.
'
il . A tal_una fu m~5SO ~u<?co nell<i. parte che aveva subìto
v1tuper10. A Valb_ntelv 1 Il. par.roco di Gera fu percosso
e s?ttoposto a voglie brutali 1ns1eme con la sua servente.
Un oste:;sa fu gettata nel lago di Como; a Como veni1 e fu-
morte.
Nello stesso anno la rivoluzione aveva acceso g li animi
di altri Stati d'Europa e lanciato al mondo il manifesto
~
de' comunisti.
Cesare Correnti scriveva il 3 1 dicembre 18-18:
Come prologo d'un immenso ?ra~ma chiudesi il
fortunato anno 1848: in cui tutto cominc10, e nulla fu deciso: la repubblica, il socialis1:io 1 i~ _comunisrn~'. I~ fed~ra­
zioni, l'assestament) delle naz1onaltta, la mo1:a1 chi a ~r?1ca,
il dispotismo, la demagogia, la filos?fi~ ed_ ti cattol1~1smo
ebbero nel breve vol ger di 12 mesi vitto ne e scon~itte » ·
ln Ital ia le fav ill e non erano spente; le _cu?pnva la
cenere delle distruzioni va ndali che. In Lomb~rd1~ ti barbar?
occupatore dov ette imporre lo spettacol?, dice ti . Correnti,
<, come un balzell o ))i così lo stesso tt:-anno p1oclamava
« il lutto della
· · · patria».
del 18..\.9 le penne prezzolate s,adoperan?
. . . .
.
·
a chetarli.
Al pnnc1p1c;i
a persuadere gli sp1nt1 nbel\1; ma non ri escono
35
3-l
L'Italia vuole la guerra, dichiara di volerla, per mezzo delle
menti pili illuminate, e si apparecchia a farla. Molti secoli
di sventure, d'errori e di colpe le pesano ad\losso; e un
anno solo non poteva sterpare le radici dci mali, abbarbicate nel n.:>stro suolo, concat ·11,ne con la ll')stra indole.
tppure c'è chi spinge alla concordia e ripdp che bisogna
vincere.
\ inceremo, esclama Ce are Correnti, 5e S<lrcmo concordi e leali. Vinceremo ogni difficoltà SL prima sapremo
vincere lo stran iero, che da tredici secoli, sotto l'uno o
l'altro nome, non ci lasciò mai vivere della vita nostra
spontanea e naturale. Tolleranza e cnncordia coi fratelli,
odio indomabile verso lo straniero, tale sia la nostra divisa
Venezia prosegue, a quei dì, la lotta e attende soccorsi di anni di armati, e di denaro; Roma proclama la
repubblica; in Toscana s'istituisce un governo provv isorio ·
il popolo napoletano si rifiuta di fumare per toglier
venti al governo: tra tanti sintomi s'affaccia come un'aurora
la fiducia nel trionfo. Il parlamento sub alpino approva un
indirizzo al Re in cui è detto che i deputati lo confo rtano
~ rompere gl' indugi e a bandire la o·ue rra ~ Sì auerra e
pronta. Noi confidiamo nelle nostre ;rmi. Nelle' a~m i so le
e nel nostro diritto abbiamo fiducia .
_I nem ici__ (a~l~r.a come oggi) facevano estren1i sforz i per
sem111are oc.1 11 c1vil1, per diffo:;dere neo·li animi la ()"elida
diffidenza, per dipingerci discordi travi~ti accampati sotto
bandiere diverse.
'
'
pro~
La J,eonessa. <l 'Italia.
L'armistizio Salasco fu denunciato il 12 marzo· il 20
mcom inci~ r~no_ le o~tili~à. Non era peranco giunt~ l'ora
delle su bl1m1 ,nv~nd 1~az1 ?ni s?cchè lo sforzo fallì presto a
t:Jov~r.a.1 M ~ I arnr.:ia 1tal1a~~ e_ra pur sempre viva. Ne' periodi 111 c,u1 maggior~ e p1u fitta s'è addensata l'ombra. la
volont~ d u~ ~omo I ha, percorsa di luci, la forza d'un popolo 1 ha d1ss1pa ta. Cosi nel marzo del 1849
.
« .. . . . . Brescia la forte
Brescia Leonessa d' ltalia »'
si levò _a mostrare quan to valga la devozione al la )atr ia e
quale, si a la_ fede nel .P?Polo; f ede e devozion e
con I esempio della c1tta ma gnanima, la quale rese glo~iosa
rei~tearate
ia /ua caduta com~ _una vitto_ri_a,_ e la sua disperazione pro e ica c,~111e un_ rel1g1oso racnf1c10.
01 invasori. dall'e1?0.ca _del ritorno, infuriavano ebbri di
\)~ura. Oltre l~ pr?c.cr1Z10~11, glt assas-sini lègali, i sequestri,
e m~tl~_e c_he 1ngo1avano 111teri patrimonii. le !)astonature e
le pr~g1?n1_e, m~ttevano mano a' più strani ed insoliti arao0
~nent1 d1. t1ra111:1de: bandivano una tassa sulle pietre e su
I _1~1atto~1 f~on ?elle cave e delle fornaci, richiamavano i
d1-;e:to~·1, 11:111acc1a11do di trascinare_ al servizio militare i pare1:t1, 1 e1~n111evano una scaramuccia di ragazzi simulante
azione d1 guerra; giungevano fino alla stoltizia di comand~re la gioia, e di obbligare i cittadini all"assiduità ne' teatri.
Non c0ntenti di ciò si misero a estorcere denaro fabbrican_do l~rve ~li congiure a mezzo di sicari e spiorn assoldati a fi_ne d1 ca_varne multe e confische. L'inverno passò
fr~ contmue ansie e dolorose pene. Iniziata la guerra del
P1~monte con l'Austria, s'era stabilito di concentrare a Brescia tutte le forze mobili dell'insurrezione lombarda. Le
trnpp~ d'occupazione erano già partite, lasciando uno scarso
pres1d10.
La mattina del 23 marzo il comandante della piazza, concedendo che si armasse con 200 sciabole la guardia civica, chiese in sull'istante 130 mila lire. li capo
?el municipio adunò una piccola assemblea per deliberare
in proposito nel momento stesso che il popolo accorreva
in piazza chiamato da inviti anonimi . Avuto sentore dei
denari che si pretendevano. espresse il suo malcontento: e
siccome si trovava a passare un convoglio di viveri e di
legna diretto al castello, in un attimo se ne impossessò, disarmando la scolta.
.
Armati di quelle stesse legna i pop0lani percorsero le
\ 1e, cacciandone soldati e O"enda rmi, ed abbattendo tutte le
insegne austriache al grid;: Morte ai barbari ..
L a truppa si rinchiuse nel castello. Erano 111 tutto 900
uomini con il capitano Leti ske, il quale ali~ ~oce del popolo rispose lanciando dieci bombe su la c1tta._ I?urante _la
n otte fu ripreso il bombardamento; allora !a c1t!a desta _111
sussu lto corse alle armi; gl'incend i che qua e la scoppiavano furon o spenti, e gl i uomini animos~ ~orsero v~rs~
il castello a bersagliare i connonieri au~tnaci. I . fanc1_ulll
sonavano le campane e rispo11devan0 a1 cannorn 111a1 tellando a stormo; le donne e gl'inermi s'affaccendavano ad
36
· a ·e le vie · le bande de' cfr:;ertori scen devano a
asserra gl1 1
'
.
.
.
ba tter ie strade, a minar po nti , a ri zzar _ha_rr.1cate.
Q uella batt<1 gl ia di no1te, c~ n . le 1111 g l1 a1a dt pe.rsone
el bui o s' inco ntravano e s1 rt Lo nosceva no, era s1mbo
cli1ca
i e nd i tutta la nostra gente 1·ta 1·tana d.
. 1 v ·1 1;,~ d a 0 111 b re d a
sospetti : dall a tristissi ma notte de ll a ~1rann1 a.
Nell e oio rnate de l 24 e del 25 s1 d1srose un ordinamento attob a dife nd ere la città, e si aspettò l '~iuto pro
messo da varie parti. Nella ~iotte d ~ l .25 al ~6 g iun se. noti ?ia che da Mantov a erans1 moss i in vece 1 soccors i austriaci, cd infatti al~'a'ba una c~ l()~n a d1 1000. uomini con
due ca nn oni sbocco a Mo ntech1 an, e poc<> pri ma del mezzogiorn o aprì il fuoco . contro g l'. in sorti usciti ad affront~rla.
U n tale Rabaldi, bresciano, co lp ito da una palla austnaca
nel petto sp irava dice ndo "'.\e fortu~ ato ! h0 l'o n ore di
morire: pel pri 1110 sul ~arn p~ dt bat~ag l1 ~ ! e rac~oma.ndava
al cap itano che .non d1me nt1 cass~ d1 scn vere pn mo ti suo
nome. E il 111 10. secondo g n dava un altro, cade ndo.
Un terzo feri to ri fiutava i socco rsi dei co mpagni col dire :
t.' assai che manchi io ; ma non com portero che qu attro
sa ni lasci no il posto per causa mi a .
Un ce ntinaio d i cittadini tenn ero così fro nte tre ore a i
b attag li oni del general e Nu gent, e tutta la città combattè
l'iri k 1a g iorna tn.
O nore e g loria imperitura raccolse in quelle p rove
eroi che il cap itano Tito Speri. Il g iorn o 27 vi fu un at tacco da parte del castell o : il popolo era pron to, fer mo
all e barrica te, e motteggieva intrepi d0. Se una casa co lpi ta
dall e bombe ard eva, q ualched un o, se nza scom porsi, ne dava
l'avviso: « Quell a casa ha acceso il sigaro e, se nza ba dare
a l pe ri co lo, da og ni parte si accorreva a speg ner l'incendi o
sotto l'incessa nte tiro dell'ar tig li eri a.
Appena vedevasi la fi amma d el ca nno ne c'era ch i g ri dava .« La. v.i e n ~- ! e ~ li a ltri si chinava no per p oi balzare 1n p1ed1 ptu alacn , co n un so noro « Viva l' Italia! »
Per dieci g iorn i Bresc ia oppose all e viol enze del n en:iico for te di nu1:ner.o e _di .arm i: l'eroi s mo d el po pol o des ioso delle propri e 11berta, 111 mil le episodi che n e c onsacrano fin che il tempo duri la vera g loria.
A .domare la « l ~on ess a d'Italia >> riapparve il tenente
Maresciallo Haynau ti qu ale dal 1° al 2 aprile legò il pro-
- 37 -
pr io nome a quello di Tamerlano, il più feroce cond ottiero
di tru rpe assassine.
G li austriaci in que' due giorni non solo per ordine
di H ay nau, inferocirono contro gl'inerm i, le donne, i fan ciul li e i malati; ma, secondo scrisse Cesare Corremi .. raffinaro no per modo gli strazii. che ben si parve come le
u:~1an e belvt anche in ferocia p:issino q;ni animale. Le
me mb ra dilacerate de lle vittime sc.~glia'vano giù da lle fine stre e contro le barric1te, come si getta ai cani l'avanzo
d 'un pasto. Teste dt teneri fanciulli àivelte dal busto e
hracci::i di rlrrnnc e carni umane abbrustol ite cade\'ann in
mezzo alle schiere bresc iane, a cui allora parvero misericord iose le bombe. E sopratutto piacevansi i cannibali im peri al i nelle convulsion! atroc issime dei morti per arsura;
onde immollati i prigionieri con acqua ragia, li incendiavano ; e spesso obbligavano le donne de' martoriati ad assistere a siffatta festa · ovvero per pigliarsi giuoco del nob il e sangue bresciano sì ribollente al le magna~ime ire,. lecrati strettamente oli uomini . davanti agli occhi loro v1tu·
perava no e scann~vano le mogl i ed i figliuoli . E alcuna
volta (D IO Cl PERDON I St SERBIAMO 1~E~O~IA .DELL' ORRIB I L f ATTO~ si sforzarono di far 111gh1ott1re.n1 mal.vivi le sbra nate viscere de' loro diletti. Di che molti morirono d'anaoscia, e piì1 a.:;sa i irnpaz:z irono .! »
L'ombi l fatto, per cui l'insigne scrittore i.taliano ~ima nda perdo no a Dio d'avello rammentato, s1 svolse 111
modo che pare no n possa esistere creatura umana capace
di cornpierl•J.
· t
Erano o-li uffic iali e i soldati che tal\ olta, squarc~a?
.
. 0
b. ·
facevano a brani ti
ti petto d1 una 111adre 1esc1a na ne
•
.' . .
cuore ed a viva for;a li cacciavano in bocca ai fi.glt,
op1
11
pure il cuore de' figl i in bocca de lle pov~r~ :ad~ : . a
O do nne d'Italia pensando al le marttrt di ie;;cia, t .1
tutte le martir i della' do111i naz ione austriaca, dated~ vos;.
fi o·l i a, vo~tri fra tell i e sposi l'imperioso mandato t ven li-.
)
ca rie !
,· tt' Havnau ne violò
Il 2 ai)ril e ' avvenuta
la
resa
della
ci
a,
J
,
i
.
i
1 10
.
he si recavano
a recare
c tt le strade si vedeva
s ub.it.o i p~tti; fuc1lanl.o. e.o
fu cili scari chi al M u~i cip io · In tu e .
e arse rn asseri1 ie
~'or:ore d~I s.acchegg10 e dd lad m
l tor~i; ec·a~adave'ri in sepolti ;
111 1sco111p10-l10 co me travolte
a ur
' · t. in arwoli reg ruppi di do nne e di fa nciulli accovaccia i
o
?
1
~,,
moti strazianti a guardare pit1 che i cadaveri. financo 1 rifugi~ti nelle cantine da vari giorni furono sottoposti al
supplizio!
.
. .
In mezzo a quelle belve 1111penalt un solo ebbe rammarico e vergogna: il colonnello Jellachich. Questi vedendo
minacciata la ch iesa di S. Affra do\'e cransi rifugiate molk
donne, si mise a guardia della soglia e vi rimase lagrimanclo Iin che gli assalitori non s'allontanarono.
Haynau, violando i patti della resa, richiese la consegna
dei capi della rivolta, e concedette 6 ore di tempo per fare
sparire og111 traccia celle infami barricate, riaprir le botterrhe. rassettare il selciato ' · Incominciarono subito appres-;o
~ carneficine ordinate, per opera delle spie indigene alle
quali il :;opolo generoso aveva risparmiato la vita! Gli ordini del Tenente Maresciallo risultano chiari dalla sua relazione.
Quando io vidi, egli scrisse, che già moltissimi dei
nostri erano caduti e che nè per la tempesta delle bombe,
nè per l'assalto generale s'allentava il furore dei cittadini,
che duravano pertinaci alle difese, diedi mano agli estremi
argomenti di guerra, comandando che pil.1 non si ricevessero prigionieri, e che in su ll'atto si facesse macello di
quanti fossero presi con l'a rmi addosso, e le case, ove si
trovasse contrasto, ve nissero arse e c:.p ianate . Questa era
la legge di guerra di liaynau ! ed egli stesso poi riconosce che i so ldati eccedettero furiosamente.
Pensino i lettori che cosa dovettero essere quelli che
parvero eccessi ad un uomo qual' era Haynau !
Veramente ciechi per furore e per paura, o per luno·a
preparazione d'infernale d isciplina disumanate, quelle milizie,
lasciandosi quasi uscir d i mano i validi e i combattenti,
s'avventavano ag i' infermi, alle donne, ai fanciu lli e tanto
più' volentieri quanto più li vedevano senza soccorsi e suppl ichevoli.
La mattina della domenica 1° aprile i so ldati moravi
da ll a scala di S. Urbano, discesero dopo un fiero contrast~
nel vico lo della Ca ri tà, e mandaro no le case a fuoco e a
ruba. In una di que ll e case un sig no r Gu id i te neva assai
o norevo lm en te un co ll egio per fa nciulli. V'e ntraro no i so ldat i. e. trovar? no la vecchi.a mad re del Guid i, la mogli e,
dod 1 c~. a l u ~nt e un do mestico, che supp li cavano p ietà. I sacchegg iato ri devastaro no tutto e preso il p iù tenero de' fa n-
-
ciulli lo sgozzarono. Poi che il servo ardì lanciarsi a difesa
dell:i povera vittima fu subito ucciso. e così pure le due
donne ed altri mi seri innocenti.
Di questo martirii> corse subito il grido per la città e
da ogni parte, comunque sovrastasse il lutto, il dolore, il
pericol0, una molftudine di donne accorse al Municipio ad
cspri111ere I.i pietà dt>lle madn bresciane.
Pit1 fiero fu lo strazio della famiglia Parolari, onoratissimi mercanti. L11lrati nella loro casa i dragoni ferirono
di sciabola un h1ovane a nome Luigi, prode di animo ma
itwalido per epilessia. I parenti lo soccorsero e lo vegliarono tutta nolk, benchè le case e k contrade vicine fossero in fiamme. Il mattino <; guente di nuovo irruppero i
soldati, strapparono per i capelli gill dal letto il moribni!do
e lo percc ssero. L_a derelitta maare non già con le lagnme
riusci ad allontanarli, ~,ibbene con molti donativi! Ma poco
valse: perche quante belve passa van) per quella via, come
a meta fissa, correvano a pascersi di quell'oirendo spettacolo ed ocrni , olta erano nuove ferite ali' agonizzante .e
nuo~e trafitture al cuore della madrt, che però, nè per 1111~
nacce nè per l'abbandono di tutti i suoi, volle allontanarsi
e non si stancò mai nè di supplicare col gesto, sei~za cli~
u na voce potesse usci rgli pili di bocca, ed una lagr11:1a dql
ciglio, pietà per il suo figliuolo. Un cro~to su.gg;ello q~i_el
lungo spasimo, freddando con un colpo di grazia _il martiiei
presso il quale l'amor materno pregav~ e sper~va. ancor1.
La sicrnora Piozzi fu di notte cacciata fuon duna sua
villetta e trascinata a veder l'incendio della sua .casa e del.la
1 1 10
città. Era vecchia ed inferma, e pure dovette ~ubire s~e
1111! P 1
or rib ile dal quale accorsero .a ~alvarla alcuni contad
c ie
fuo·arono
ali assassini austriaci.
· ·t
I
0
Il sac~rdote Gabetti recavasi dopo la resa a. "~ 51 are a
·
L ·1r1·esta1·ono e lo fucilai ono.
povera vecch ia marrnna. o '
.
"1 i di
P ietro Venturini o·iureconsulto amato dai ~r.esc1\n'
età veneranda era s'tato tratto al cast~ll? ed i~1f.v~ enveai7t~
'
:1·
. e ·aie Ecrll nzzatosi ie1ai
g iurasse su la ba nc 1era 11np n . · . 0
I petto
in mezzo a ll e ba jonette. che g ll ds1t puntavf~,t~ ~~\a patri~
im precò ai nemici d' Ita li a e ma n a. o un. sa
'
ed a ll a libertà chiese ed otten ~e .di morire. "a? Perirono
bb·a
E d i quante atroci tà non e nn1asta memo i 1 .
· . 1.
che alcuno ne a i
o sco mpa rvero intere fa irng ie se nza
co nosc iuto la fine.
-
40 -
Molti cadaveri furono sepolti dopo essersi invano tentate di identificarli. Come dunque deve essere stato orribile il martirio degl'ignorati che Dio soltanto poterono étver
testimone de' loro tormenti, e che alla pi età ed alla vendetta
della patria lasciarono ossa disperse e corpi contaminati
senza forma e senza nome!
Ceitu gli autori delle infamie non si comrnossLr,, ~ ma
una volta almeno dovettero tremare tutti coloro fra essi che
eran presenti, tremare e fremere come alla vista d'una celebrazione cli vendetta. Alcuni croati volendo ... ri dere agouantarono un povero gobbo piccolo e sciancato e lo impeciarono per abbruciarlo. Le belve erano disposte a divertir::;; con i contorcimenti della vittima, alla quale fu appiccato il fuoco. Ma quel misero, Carlo Z i ma, si rivelò un
eroe e attanagliatosi con le gambe e con le braccia ad un
croato insieme arsero e morirono.
La g loriosa caduta di Brescia non bastava <ille mire
del!' Austria. Essa dovea trarne ogni vantaggio materiale, e
perciò alle devastazioni aggiunse le tasse di guerra per sei
milioni e mezzo, mandò al Municipio la polizza dei proiettil i e della polvere, chiedendo che fosse pagata da' cittadini,
ed intimò d'innalzare su la piana maggiore un monumento
a' soldati caduti nelle dieci giornate. Volle anche, il trionfatore Haynau, istruire processi e, dopo 129 g iorn i dalla resa
della città, dodici forche furono rizzaie in fila su i baluardi
al Canton Mombello, i n vista dei luoghi ove, osserva il Correnti, tante volte i bresciani avevano, con liete orida invocato il Dio ~elh_ li_b_ertà e. della. v1lt_oria . Hayn°au, ;ssassinando Brescia, v1v1f1ca e ringagl 1ard1sce con un odio immortale i popoli già affranti dal dubbio ed inchinevoli ad
una stanca rassegnazione.
I br_esciani per loro conto avevano dimostrato come si
ckbba p1utt~sto cadere sopraffatti dalla forza anzi che darsi
vinti alle minacce de· perico l i . Eroico pudore ch'è una prot~sta .della libertà umana contro la forza bru'tale e che alla
v1tto'.ia. de' violenti toglie i l trofeo pitt ambito: l'~miliazione
de' v111t1.
*
* *
Dopo il d isastro di Novara gli austriaci calano i n Toscana e vi rimangono se i anni. Quest'occupazione costò al
paese che dovette sub i rla circa 40 milioni di l ire; cessò di
-
41 -
f~tto ne_I 1855; ma pure dopo lo spirito austriaco non cessò
d1 dom111are nella corte del granduca.
.
. La_ riconquista del Lombardo V~nelo. se soddisfaceva
1l v_mc1t~re, _ten~a desto in_ tutt~ Italia ed in Europa il proposito d1 agire 111 forma risolutiva contro la rapacità del!' Austria .
In Italia si consideravano i fatti e i pretesi diritti della
dominazione straniera per trarne argomento di nuova forza
ad essa ostile. Le speranze c'erano ed anche molto diffuse
r i co rdando come il risveglio della Francia nel 1830 avesse
fatto palpitare di gioja gl' italiani in vedetta de' moti europei. Vollero osare di parteciparvi, ma, purtroppo, av\ennero perfidi abbandoni e vili trepidanze. Coloro che s'erano
slanciati caddero sotto il massacro del nemico; dovunque
l'eroismo e la costanza furono degni della santa causa per
la quale combattevano.
Già dal 1831 l'oppressione austriaca i n Ital ia era diven uta pit1 odiosa e pesante. Quando un'autorità straniera ha
sollevato contro dì sè l'esecrazione generale tanto che non
ha potuto ristabilirsi se non con i massacri inauditi e non
p uò m antenersi se non co n una compressione senza esemp io: spogliando e proscrivendo l'aristocrazia, rov inando l a
borghesia, opprimendo i lavoratori, frustando le _donne, ar~
restando in massa i sospettati di patri otti smo per d1strugger h
o d isperderli, una tale autorità si mette da se stessa al bando
de' governi civil i .
L 'imperatore Fe rdinando diceva: « A che fare conces~
sioni ad un popo lo che sarà contento so~o quando n~n v1.
sarà p i ù un tedesco in Ital ia? ,, _Yale a _d1r_e che, a gu1~a dt
tutte le potenze destinate a sparire, cgl~ - npetev~ p1er I Austria la formula di morte: Restare com e, o peri re·
Infatti l'i mmobil ità era la condizione assoluta della sua
potenza di macch: na fu nzionante a detri mento di otto po.
·
po li d iversi.
Su quale parve nza di_ra;;io~e 1: Austri a p~o f?n da~st per
d omin are in Itali a, dacche I Itali a 1nt~ra _la. 1 e~p1 r:ge_ , ?ac:
ch è i v i nti non pa rl ano la lin gua de v1nc1~on. e. 1/ 111c1ton
n on h ann o potuto apprendere la lin gua de v111t1 · .
L a coro na f eudal e austri aca cadde per s_er~1p1_e, .e fu
spezzata ad Austerlitz, e riebbe ì possed imenti !ta \1.an ~ con
i patti del 1819 i quali si arrogava no la facolta d1. r_1c_o~1p o rre g li Stati ;< in nome della Santissima ed ln d1v1s1btle
-
42 -
Trinità sostituendo il diritto del pii.1 forte al ddi~it~ot dde~
· to . Era evidente che. un governo perI mt
p1u cr1us
· t.o · 1
....
t.
e
di
conqu
ista
non
s1
potesse
basare
su
a
g1us.
1z1a;
t ra tt a 1
e di ciò si discuteva da tutti• 1• popo 1·.'· f.,mo a I pun to ddi pr?e che un congresso, formato a g1un europe.), a ev1nuovi flacrelli di guerre e di vendette., ~ecidesse d'apal~e. e ali ' Austria il principio dell'espropnaz1one per causa
d. v·
p 1car
d'utilità internazi onale. ~a la corte. 1 1 ~n n~ r-arav~, con
ttrat;; e perc10 non
Sub dol i la min accia . de' cor lpi ben
rnezzt
I a discutere su la cessione
01 tem·ton· se nza com b a tt ere.
vo evi trattati del 1815 furon? d~ essa vi?lati nel .183 1 allorchè soppresse il r~gno ~ost1tuz1ona l e d~ Pol~ma, f~rono
violati sepa rando 11 Belgio dal regno. de Par:s1 ~assi, furon 0 violati nel 1846 . con la sangu111osa conqu ista della
città libera di Cracovia. .
.
.
11 co nte di Cavour, .111 u~ suo d.1s~orso ~J ~enato piemontese dimostrò che d1 quei. trattati l A:ustna n~ono~c~va
soltanto gl i artico li che le a%1curava no 1 po.ssed1ment1. italiani, ed affermò che l'Europa dove:va obbligarla a ricordarsene.
.
Prima d'ogni altro sovrano, nell e forme consentite
dal suo grado e dal suo ~nini stero, papa ?io 1.X: aveva richiamato \'imp era.tare ~I n spett? delle naz1o nal1ta. ln una
solenn e dichiarazione ti pontefice aveva detto:
« Noi co nfidi amo che la nazione tedesca, così generomente fiera della propria nazionalità, non imp egnerà il suo
nome in tentativi sanguin0si contro la nazione italiana; ma
ch'essa si riterrà piuttosto interessata a riconoscere n~tt~­
tn{'nte questa per sua sorella, e tutte e due no::;tre f1g\1e
così care al nostro cuore, consentendo ad abifure ciascuna
rl suo territorio naturale, dove esse vivran no una vita onorevo le e benedetta da Dio li .
Ma \'Austria, edificio di schi av itll in adatto ad ospitare
la libertà e la gius tizia, non poteva nè udire nè intendere
e proseguì ad essere usurpatrice.
f0rr
I martiri del Belfiore
A Mantova l' inso lenza a la brutalità degli austriaci non
erano certo state più lievi che nel resto delle provincie occupate. Il delegato provinciale (il prefetto) arrivava a per-
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cuotere di sua mano i cittadini, e ripeteva che per il Lombardo-Veneto il solo regime possibile erano le cannonate.
Egli avea nome Breinl; un suo figlio tenente investiva col
frustino i viandanti, e se qualcheduno recava lam en to al getore delegato, questi ris .ondeva: come funzionario non
accetto reclami se non in via gerarchica; come padre. n~i
associo ai sentimenti generosi di mio figlio e vi dò 10 ti
resto .... •
li bastone era lo strumento di governo, e se ne faceva abuso per qualunque incontro, pur di 1doperarlo senza
pietà.
I mantovani avevano obb ligo di frequentare i teatri,
sebbene in ogni casa si piangesse una sven tu ra prodotta
èalla tirannide.
Il governatore non rispettava neanche le chiese: I' insigne basilica di S. Andrea era divenuta una caserma, derubata de' suoi vasi, opera del Cellini. Egual sorte era toccata ad altre chiese.
Le truppe dovevano, ciò malgrado, adempiere al precetto pasquale; e come? senza confessione. ~n sa~erdote
riceveva l'ordine di a~solverle in massa e d' 1111parttr loro
l'Ostia benedetta; coo:;ì esse si purgavano dell e nefandezze
co mpiute!...
.
I preti non erano rispettati; anzi s ubiv~no ~ont.rnu~
vio lenze. 11 23 maggio del 1850 una pattuglia p1cch1a dt
notte a ll a casa parrocchiale di Casalmora.no, presso Ma~­
tova. 11 parroco s'affaccia e viene colp tt? da u1:a fucilata, che g li asporta il mento e otto denti ; . tu~tav1a .dev.e
rilasciare ali' ufficiale austriaco una lettera d1 piena g iustificazione, attestandosi vittima non de' soldati, ma di malandrini inseguiti dalla truppa!
.. . .
.
.
. . ~
L'Austria faceva responsabtlt ~ 1 s1gnon e t P1eh
della precedente rivoluzi Lrne, e co ntro di essi sfogava la
sua ira. Un prete c'era che in cuteva ad .es~e timore: Enrico Tazzoli Ecrli dalla propria indole 1rnst1ca e dall é' vasta
cultura deri~av: forza di volontà come di fede si ncera. 1~1
Duomo ardì biasimare le devastazioni e le atrocità, e vaticinò il t~ rnpo che queste sarebbero finite per volere concorde di tutti gl'italiani.
Il capitano Pichler, che a~eva fu ::ilat~ ~ Bo.logna Ucr~~
Bassi arr~stò subito il Tazzo lt, ma non s1 ebbe ti co r~_gb .
'
di condannarlo:
era per supremo volere d es t.111a t o a tJtu alh
~5
cimenti per la patria, e perciò divènne capo d'una vasta
congiura, alla __ quale i_ patrioti d'ogni gr~~o cont~ib_ui~on~
con l'opera p1u entus_1a~ta _e coi~. propositi audac1sc;ir111. _Si
voleva per~ino far ~ng1onicro I imperatore F:ancesco G~u­
seppe, da poco sal ito al 1 rono, e se ne discusse seriamente.
Si diffondevano opuscoli eccitanti alla rivoluzione, e
la po lizia fremeva. 11 14 dicembre 1851 fu arrestato Attilio
Mori uno dei propagandisti, pochi giorni dopo la fucilazion~ d1 D. Giovann i Orioli, vice-parroco di C..:rese. Questi due fatti impressionarono i cospiratori, i qu,tìi n:dt:va110
riaprirsi la serie delle feroci repressioni.
Al Orioli si negò sepoltura religiosa. che non si negava ai ladri e agli assassini, e fu il primo martire della
fortena mantovana, detta di BelfiorP Prnir;:imente caduto
rispondendo _alle blandizi~ dell'aguvino gallonato, ansioso
di strappargli una delazione: non ho altro da dire .....
faccia ella quel ~he vuole la legge . Allo stes<.o, modo pochi
mesi avanti, a Milano, il fiero popolano Antonio Sciesa,
alle stesse premure opponeva il leggendario , tiremm i11na11z
.
I congiu rati, prevedendo prossime stragi, si mostrarono
più attivi e quindi meno p rudenti fu scoperto il filo che
\i congiungeva, ed incominciarono gli arresti, non salva'ldo
neppure il lazzoli. In prigione si misero in pratica spietata tutti i mezzi di tortura, allo scopo d'aver preziose confession i ed accuse d i complicità; tornarono in crudele vi gore i metodi usat_i nel '21. E siccome essi piacevano al
~paterno cuor~>~ d_1 f_ran~esco Giuseppe, nel luglio del 1852
le crazzette
uff1c1
a\i d1 Vienna, Mi lano e Venezia recavano
b
•
quest'an nu nzio solenne:
Sua Maestà_ Imperiale Reale Apostolica, con so~rana
riso ~uz_ione 8 lug~10 a. c., si è grazioc;amente compiaciuta di
comen re al ~uar diano delle carceri politiche di Mantova Francesco Casa ti la Croce d'argento pcl merito e ciò in riconoscimento ~e' s uu_i fedel i ed ecc~~ l enti servig i'». Radetzky per
ono rare ~ aguz_z~ n o lo _aveva g1a nominato « Ispettore di tutte
le ca rcen po l1t1 che d1 Ma ntova » d0ve e rano ,, custod iti
in qui siti pe r delitto di Stato ».
'
li processo si disse chiu ~o in Agosto, ed il 6 settembre co mp a r~e questo annun zio, « Le sentenze sono state
già promwct.Lte e rassegnate a Radetzky per la conforma e
-
la clausola d'esecuzione. Le sentenze sono capita;i per de
litto d'alto tradimento"'·
furono lette alcun tempo dopo, ed invano le famiglie
d~i condannati tentarono ottent:r grazia. La Corte imperiale
d1 Vienna non volle neppure pi:rmettere che le povere donne
i111plo!a11ti proseg .iissero il viaggio.
Era questo l'ordine dato dall'imperatore e da St1a mac.lre, l'Arciduchessa Sofia, donna di raro spirito torvo, ma scherato di ossequio alla 1eligio ne.
Ottone von 15ismarck, nelle sue lettere del 1855, parlando di Francesco Giuseppe così si esprM-ne: ~ L' imperatore è un uomo d1 assai corta veduta, la cui educazione, afiidata al Bombelles, è stata supr:rficiale. Ha imparato incredibilmente poco e la mancanza di cognizi_oni
positive lo mette alla mercè dell'altrui giudizio. Nella_ pnrr~a
gioventù non ha potuto scapricciarsi, e dal suo matr1moT110
in poi vi\e solo per i piaceri .
.
.
La situazione dell'Austria, nel 1852 era tale per v1tto~1e
conseguite da non aver bisogno di nuovi supplizi in !talla.
Eppure il 7 dicembre furono impiccati a Mantova cinque
martiri, tre il 27 marrn ed uno il 19 marzo, dopo aver
concesso un'amnistia l
.
Ne l Museo di Mantova si conservano i documenti d~
contabili tà della forca austriaca e non è possibile guardarli
senza che la fiamma dello sdegno non erompa dal cuore.
La polizia vigilava; ma non poteva impedir~ che a Belfiore avvenissero manifestazioni di compianto. ripetute per
ogni anniversario, ed in tutte le circostanze si_ r}nnovavano
atti di stupida rappresaglia da parte de l l'autont~ .
.- Così dice A. Luzio l'Austria dopo essersi tuffata nel
sangue, fi~iva con queste' abbiette persecuzioni . a. naufra:
gare nel fancro ! Un governo che violava la religione de
sepo lcri, cheb non rispettava le donne, era ~ond~n1_iat~: ~o~­
tanto una strana allucinazione poteva fargli spet a1 e di_ co ciliarsi più tardi gl ital iani con le lu_singhe. d_ell' Arei.duca
Massimiliano!. .. Sogni d'infermo, pazzi tent~ttv1 accolb~_on
alte derisioni da' patrioti concordi. In ogni petto rugt:>iva
l' inno di Mercantini, ed ~g_ni . fant_asi~ non so~nava ~~~
to mbe scoperchiate e H1arttr1 . risorti, 1mbrandent1 la sp
d i fuoco per cacciar lo straniero » .
~ Va fuori eh' è ora - va fuo ri, va. fuori
va fuori d'Italia
v:i fuor i o stran1er >-
I
..
_
-
46 -
Sul cippo di Belfiore è incisa la seguente epigrafe:
I Martiri cadendo rovesciarono il carnefice .
1 martiri di Belfiore furono undici: Tito Speri di é1n11i 27,
Canal e Zambelli di 28, Scarsellini e Poma di 29, Orioli di 31
Frattini di 32, Calvi di 38, Tazzoli di 39, Montanari di 42'
Graziali di 48. La selvaggia recisione di cotesta fiorent~
g~ovinezza tolse al!a patri~ ~n:orevoli .figliuoli diletti, capaci
d1 renderle onore d opere c1vil1; ma diede ad essa immortale
corona di gloria nel martirio, e virtù profonda d'esempio
indistruttibile.
1854=1915
Oli orro_ri n_on lasciano tregua, non hanno pausa. Persiste la dom111az1one ad essere assassina, persiste l'Italia
ad essere inesauribile di eroismo.
li genio politico italiano, risorto in Camilla Senso
conte di Cavour, indusse il governo del Piemonte a richiamare su l'Italia l'attenzione dell'Europa non più inspirando
pietà per l'oppres?ione, il martirio e le sventure, ma con
un 'affermazione d1 forza. Perciò il Piemonte mandò alla
guerra di Crimea. un esercito che seppe degnamente rappresentare la patria.
Cavour non ri stette poi mai dal provocare accordi e
giudizi i favorevoli su g l' interessi d'Italia; e così potè ottenere che ne! 1859 _l'imperatore dei francesi scendesse con
le sue armi ~d. aiutare le armi di Vittorio Emanuele li
nell'impresa d1 liberare dall'austriaco il nostro suolo.
Un proclama ignorato.
I
'
.
Armatevi e partite, o _va_lorosi ~iovani ! I vostri padri
v1 esortano, le vostre madri v1 benedicono e Dio vi assolve.
Lanciate ~n so~o ~rido: ltal_ia ! ~ dalle Alpi agli Appennini
questo grido d1 vita per voi e d1 morte per i vostri tiranni
si rip~rcuota ~om_e _la folgore .. Ogni artiere, ogni lavorator~
dive~t1 guard_1a c1v1ca, ~d og111 guardia sia un guerrigliero.
Ogni cassa sia per vo1 un tamburo, ogni asta di ferro una
clava. Qualunque vano di mu~·agli~ sia una feritoia, da qualunque foro parta un co lp o d1 fucll~, da qualunque fontana
col i acqua avvelenata. Ogni gola delle vostre montagne ripeta l'eco del vostro appel~o e del rantolo della loro agonia.
Nessuna tregua! nessun riguardo! tutto è permesso contro
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47 -
i tiranni. Salite sui vostri campanili e suonate l'allarme contro
questi miserabili. lnc:;eguiteli il giorno come bestie feroci
inseguiteli la notte. Prendeteli davanti con le vostre falci
taglienti e di dietro co' vostri pugnali. Correte su le loro
baionette, inchiodate i loro cannoni, fatevi uccidere purchè
possiate ucciderli. La sciabola in una mano, la torcia nell'altra, perforate il loro petto, incendiate i loro accampamenti.
Di qualunque nazione essi siano, di qualunque paese essi
vengano, cavalieri o fantaccini, capi o soldati, nessuno rivarchi la frontiera, nessuno rimanga, e l'Italia sia vendicata! .
Cotesto proclama, disperso e dimenticato fra i molti
che si pubblicarono poco avanti la guerra del 1859, esprime
nel concitato stile a qual segno fosse ormai satura d'odio
l'anima italiana contro la dominazione austriaca.
li flagello de la tirannide avea troppo e sempre percosso in cadenze inesorabili di tempo tutta la penisola, perchè
non si dov~sse ad ogni tratto aspirare, importata su le ali
del \ento, l'aura di fede nella riscossa.
La guerra del 1859 ci permise di redimerne una parte;
dopo quella del 1866 giungemmo a' confini tenuti fino
al 23 maggio 1915.
Da questo giorno l' Esercito e l'Armata combattono
per compiere l'Unità nazionale per conquistare alla patria
i suoi confini storici ed etnografici su' quali, vigili sco lte,
son rimaste le sacre memorie de' m!'.lrtiri per essi armati
di fede, pei essi caduti. A questi confini, cui mirarono i
du.e italiani più grandi: Cesare e Dante, volse sempre il
pensiero la miglior progenie ci' Italia; ed anche nelle ore
di scorato animo, anche dopo sacrifici infecondi, non si
cessò dal riguardare, sospirando, il Brennero ed il Ouarnero porte nostre, termini che perciò l'aspirazione ed il
dolore di tutti i tempi hanno reso più sacri.
.
« Cerchiamo che la tempesta, la quale deve nrnesco:
lare le stirpi e scuotere da' suoi cardini pii1 p~ofond1
l'invecchiata Società europea, ci trovi desti, concordi e padroni delle Alpi, donde nella giovinezza dell~ libertà ~
nella gioia d'aver Ltrn patria potremo guardare 1 tormenti
dei popoli a cui la libertà fu un veleno, a cui l'aver una
.
patria n on bastò ad inse:;nare la giustizia ».
Son parole esort?uici e profetiche: sembrano. scritte
ieri e sono invece apparse, con Jç cautele suggerite da'
pericoli dell'epoca, in un bollettino del 2 marzo 1849.
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4S -
La fedeltà a questo programma ha pure dopo il 1866
richiesto altri martiri. L'Austria, nel suo intendimento di
sna1ionaliuare il Trentino, l'Istria L la Dalmazia dov'era
rima<:>ta a dominare, ha ripetuto la gesta narrat:i. in queste
)aoine , sicche altre • vittime malnotc e ignote ed altri marl i:-tiri si debbono aggiungere al voluminoso elenco dcl passato. Identico il fine ed il metodo: colpire l'amor di pat. ia,
punire ed opprimere ~enza_giuc:;tizia.
.
In quanti pr•)cess1 ed 111 quante persecuzioni negli ultimi cinquanf anni il
bieco sire di Vienna . non h'a sfogato l'odio su? contro gl' italian_i ~ l_u1 ~o11oposti !
Senza ragione furono co111p1ut1 1 m1 sfatt1 austriaci nell'interno dell'attuale regno d'Italia: così non fu possibile trovare a Trieste un giudice che volesse condannare a morte
Qucrlielnw Oberdan nel dicembre del 1882 ! Ma l'im•Jeratore
che:-:. aveva voluto i prim, volle quest'ultimo acqlii~ito alla
storia affinchè al nome di Francesco Giuseppe restasse conaiunto quello d'imperatore degl'i111p1ccati.
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Dìfron~ere
que5t' opu5colo nel popolo
~ è opera altamente patriottica .$
CENT. 25
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~ g INFaMtE DELl8 Don1- N.az10NE aij5 T~IACA .lN IT aLia .$