Flash di cronaca bianca “ONE DREAM, ONE CHINA” Oggi, in un mondo ancora diviso da guerre, da odio etnico e da profondi squilibri economico-sociali, il brillante slogan delle Olimpiadi di Pechino (“ONE DREAM, ONE WORLD”) può davvero sembrare un sogno. Ma siamo convinti che entro questo secolo i nostri nipoti vedranno la formazione degli “STATI UNITI DEL MONDO”, dopo che il 19° secolo ha visto gli Stati Uniti d’America e il 20° secolo gli Stati Uniti d’Europa. A questo “miracolo” si arriverà in virtù della crescente e inarrestabile integrazione economica portata dal positivo fenomeno della globalizzazione. Sono gli interessi economici comuni che hanno portato all’unione statunitense e all’unione europea. La politica non ha fatto altro che registrare quanto l’economia aveva già stabilito. Ora siamo prossimi a un’altra importante unione. Lo scorso giugno, dopo 60 anni di divisione e di cannoni puntati da Pechino su Taipei, i presidenti della Cina e di Taiwan si sono stretti la mano. Come è potuto avvenire ? Semplice: da 10 anni gli imprenditori taiwanesi sono stati invitati a investire in Cina. E dopo $ 150 miliardi di investimenti produttivi sul grande continente cinese, i due numeri uno hanno finalmente deciso di incontrarsi e di non guardarsi più in cagnesco. Anche in questo caso la politica ha seguito quanto dettato dall’economia. La prospettiva delle due Cine divise e prossime alla guerra è ora sostituita dalla certezza che presto si vedrà “ONE CHINA”. In appena 10 anni il Celeste Impero è diventato il primo partner economico di Taiwan, che può vantare il fatto di essere l’unico Paese ad avere un surplus commerciale con la Cina. Ma Ying-Jeou, Presidente di Taiwan, ha dichiarato in una recente intervista: “Taiwan dista solo 100 Km. dalla costa cinese e la Cina sta diventando la più grande economia del mondo. Dobbiamo gradualmente modificare il nostro modo di pensare per abituarci alla realtà di una Cina emergente. Abbiamo sviluppato una rete di relazioni molto estesa nell’area economico-sociale che dovrebbe mettere al riparo da ogni tipo di ostilità. Sono sicuro che dopo una guerra civile durata così a lungo, è tempo per le due parti di pensare seriamente alla riconciliazione e alla pace”. E’ ovvio, la fine della voglia di usare le armi inizia dai buoni rapporti economici. Oggi è impensabile che tra la California e la Florida possa scoppiare una guerra, così come è impensabile che possa scoppiare tra la Francia e l’Inghilterra o tra la Germania e l’Italia. Eppure sino a ieri, e per tanti secoli, ciò era possibile, perchè gli interessi economici non riuscivano a convergere, divergevano ed entravano in conflitto. L’avvicinamento al sogno di “ONE WORLD” incontrerà certamente problemi e ostacoli, ma la tendenza è ormai segnata, perchè è fortemente desiderata. Parlare d’affari (“Let’s talk business !”) è molto meglio. Lo ha detto o scritto Sergio Marchionne, Amministratore Delegato della Fiat: “L’unica cosa buona della crisi del 2008 è che abbiamo toccato il fondo. Ora possiamo solo risalire. Siamo molto fiduciosi per il 2009. Il governo dovrà fare la sua parte per stimolare la crescita economica. Anche l’economia Usa ripartirà e darà maggiore ottimismo. Per la Fiat l’India rappresenta oggi la più grande opportunità di sviluppo e anche una base importante per l’esportazione. Oltre all’auto, stiamo discutendo come poter collaborare con Tata anche nel settore dei camion”. (Dal “Corriere della Sera” del 4 settembre 2008) Antonio de Capoa, Presidente della Camera di Commercio Italo-Libica: “La Libia ha i numeri per diventare una tigre dell’Africa. Non solo per le risorse naturali e per gli importanti progetti di sviluppo, ma soprattutto per la sua posizione geografica, che candida il Paese a essere il ponte ideale verso il resto dell’Africa. La ferrovia nascente, che collegherà il nord della Libia con il sud del Paese, sarà il punto d’ingresso per tutta l’Africa, che lo scorso anno ha avuto il pil in aumento del 6,9%. L’Africa ha risorse minerarie e umane inestimabili e la Libia può essere un’interfaccia che garantisce stabilità. In circa un anno le imprese italiane aderenti alla nostra Camera di Commercio sono passate da 30 a 400. L’Italia deve correre. Bisogna puntare sul vantaggio che ancora ha il ‘made in Italy’ grazie agli storici rapporti fra i due paesi”. (Da “Il Sole-24 Ore” del 6 settembre 2008) Amory Lovins, Presidente del Rocky Mountain Institute nel Colorado: “Ritengo che la civiltà del petrolio sia superata e che il nucleare sia costoso e tecnologicamente antiquato. Molti settori dell’industria stanno migliorando il loro profilo energetico con una tecnologia eco-compatibile, che permette performance e risparmi più elevati. Per esempio, nei trasporti c’è un naturale procedere verso consumi ridotti, motori ibridi e materiali innovativi. Non pecco di eccessivo ottimismo, guardo solo le statistiche. Nel 2007 gli Stati Uniti hanno migliorato di quattro punti la loro efficienza energetica. La Cina l’ha migliorata di cinque punti, ma nell’ultimo ventennio! Imparerà. Perchè non essere ottimisti ?”. (Da “Il Sole-24 Ore” del 6 settembre 2008) Giacono Vaciago, Economista: "Il ministro Tremonti a Cernobbio e il presidente Berlusconi nella sua visita a Londra hanno sottolineato soprattutto gli aspetti positivi che caratterizzano l'economia italiana, le ragioni della sua robustezza, i motivi di ottimismo con cui possiamo guardare al 2009, una volta superata l'attuale debolezza congiunturale che ci accomuna al resto della zona euro. Non è che all'improvviso tutti i problemi siano scomparsi, o che siano già stati risolti. Ma la capacità dimostrata negli anni scorsi dall'industria di innovare e crescere, in Italia e all'estero, rappresenta un aspetto positivo del Paese con caratteristiche strutturali che vanno al di là degli alti e bassi della congiuntura". (Da "Il Sole-24 Ore del 12 settembre 2008) STUDI E FORMAZIONE PER I CONSULENTI FINANZIARI DI Direttore Responsabile: Giovanni Palladino Registrazione N° 121/2007 presso il Tribunale di Roma - Via Tiburtina, 1321 - 00131 Roma Quindicinale - Anno 2°- n. 15 - 15 settembre 2008 - Stampa: Tipar Arti Grafiche - Roma LUCE S ULLE PENS IONI DEL FUTURO E D U C AZI ON E F IN A N ZIAR IA ? PR IM A L E ZIO NE : “L A T U A PEN S IO N E” PLUS 24 del 6 settembre scorso domandava ai lettori nel servizio di copertina: “E’ sicura la tua pensione ?”. A nostro parere la domanda più appropriata sarebbe invece dovuta essere: “Sarà adeguata la tua pensione?”. Sulla sicurezza, infatti, non dovrebbero esserci dubbi: chi più, chi meno, la maggioranza degli italiani dovrebbe avere la certezza di ricevere dallo Stato una rendita vitalizia. Solo per una minoranza (i liberi professionisti) questa certezza è...incerta, per un motivo di cui parleremo alla fine di questo articolo. Il vero problema, per molti drammatico, sarà invece la scarsa adeguatezza della rendita, perchè il primo pilastro pensionistico si rivelerà subito, o un po’ più avanti nel tempo, un pilastrino. Questa deludente “certezza-verità” rende l’art. 38 della Costituzione come uno degli articoli più violati o disattesi. Ecco il suo testo: “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia.” Mezzi adeguati ? Andatelo a chiedere al 90% dei 18 milioni di pensionati italiani.... UNA “LUCE VERDE” CHE HA PORTATO “AL VERDE” Chi non prevede bene, non può assicurare o garantire un bel nulla. Qual è stato l’errore del nostro Stato Assicuratore ? Il volere offrire a tutti una pensione adeguata alle esigenze di vita. Purtroppo l’Italia è stato l’unico Paese del mondo occidentale che nel dopoguerra non ha seguito la moderna formula previdenziale del padre del “Welfare State”, Lord Beveridge: lo Stato deve garantire solo ai lavoratori con basso reddito una pensione pubblica adeguata alle loro modeste esigenze; tutti gli altri lavoratori devono ricevere incentivi fiscali per integrare con una pensione privata la pensione pubblica, per loro del tutto inadeguata. Perchè Lord Beveridge ideò un sistema previdenziale misto ? Semplice: previde (bene) che il sistema dello Stato “facciotuttoio” sarebbe costato troppo alla finanza pubblica e non avrebbe responsabilizzato i lavoratori a formarsi un proprio risparmio previdenziale. La prevalente cultura statalista dei governi italiani dagli anni 60 in poi ha così dato tanta “luce verde” al monopolio dell’Inps da mettere gradualmente “al verde” la finanza pubblica, creando fra i risparmiatori italiani una mentalità bancaria e, soprattutto, “bottista”. L’enorme debito pubblico, causato in gran parte dal disavanzo dello Stato Assicuratore, doveva per forza essere coperto dal risparmio delle famiglie. LA BANCA D’ITALIA SI LAMENTA Si è così creata fra i nostri risparmiatori una mentalità avversa al rischio: “se lo Stato-Mamma provvederà generosamente al nostro futuro, perchè mai dovremmo investire in azioni per il lungo termine ?”. Di qui la prevalenza del capitalismo di carta (tanta liquidità e tanto reddito fisso) nel portafoglio finanziario delle famiglie. Lo dimostra anche il fatto che nel 2007 solo il 20% dei fondi comuni venduti in Italia erano azionari rispetto al 30% della Francia, al 41% della Spagna, al 49% della Germania, al 71% della Gran Bretagna e al 74% degli Stati Uniti. Il forte contenuto azionario dei fondi venduti in GB e negli USA è dovuto all’elevata propensione dei lavoratori a risparmiare per la formazione del secondo pilastro pensionistico. Ma questa mentalità avversa al rischio conviene agli italiani? Uno studio della Banca d’Italia (“Rapporto sui fondi comuni: situazione attuale e possibili linee di intervento”) pubblicato in agosto risponde con chiarezza: no, non conviene. E gli economisti di Via Nazionale dimostrano che con un portafoglio più equilibrato, ossia più diversificato anche nel reddito variabile, il rendimento finanziario del risparmio delle famiglie sarebbe stato più alto. Ecco la sintesi finale dello studio: “In Italia una serie di lacune di conoscenza in campo finanziario, unitamente alla presenza di costi di informazione e di accesso ai mercati, contribuisce a determinare una composizione del portafoglio delle famiglie caratterizzata da basso rischio, basso rendimento e un certo grado di inefficienza. (....) La qualità degli investitori istituzionali, così come quella dei servizi di consulenza finanziaria offerti dai promotori finanziari, dalle banche, dalle assicurazioni e da altre tipologie di intermediari, ha una importanza cruciale per una corretta allocazione della ricchezza finanziaria delle famiglie nel nostro Paese”. LA MISSIONE EDUCATIVA DEI PROMOTORI FINANZIARI Peccato che lo studio della Banca d’Italia (pubblicato stranamente solo in inglese) non abbia evidenziato una verità poco conosciuta dal grande pubblico: la diversificazione molto più equilibrata (e con un peso prevalente di reddito variabile) dei fondi comuni consigliati dai promotori finanziari. Banche e assicurazioni sono invece intermediari che hanno venduto soprattutto prodotti a reddito fisso. La migliore diversificazione offerta dai promotori finanziari dipende anche dal fatto che i PAC (per lo più di tipo azionario) non sono un servizio a loro sconosciuto, mentre presso gli sportelli bancari i programmi rateali fanno la figura delle belle statuine: sono congelati sulla carta degli opuscoli promozionali. Ma la missione educativa dei promotori finanziari ha ancora tanta strada da fare nel settore previdenziale. Qui si può dire che si sia solo all’inizio di una crescita, che con il tempo diventerà certamente “esplosiva”. Presto si capirà che il vero problema delle pensioni di domani non è dovuto al “se verranno pagate”, ma al “quantum”. Già oggi il livello delle pensioni medie lorde è molto modesto, come si può notare dalla seguente tabella, le cui cifre si fermano al 2006, essendo questo l’ultimo anno verificato dal Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale (NVSP). Ma in futuro sarà ancora più modesto per il diverso sistema di calcolo che verrà adottato: dal “generoso” metodo retributivo si passerà gradualmente all’avaro metodo contributivo. ◆ IMPORTO MEDIO LORDO ANNUO DELLE PENSIONI PAGATE DALLO STATO (al 31-12-2006 in migliaia di €) Fondo Giornalisti Dirigenti d’Azienda Sanitari Volo Enti pubblici creditizi Telefonici Elettrici Dipendenti dello Stato Trasporti Ferrovieri Postelegrafonici Ufficiali Giudiziari Dipendenti Enti Locali Lavoratori Spettacolo Dipendenti privati Artigiani Commercianti Coltivatori diretti Fonte: NVSP – Ministero del Lavoro 50,5 45,5 40,1 39,1 30,3 23,5 22,5 20,0 18,6 18,4 16,0 15,7 15,6 13,4 9,8 8,7 7,8 6,2 Un altro dato che deve far riflettere è il seguente: il 53% delle pensioni è di importo inferiore ai 1.000 euro al mese e solo l’11% supera i 2.000 euro. E sono tutte pensioni “partorite” dal sistema retributivo. Quando arriverà il contributivo, il quadro peggiorerà. Se oggi per la maggioranza dei pensionati il primo pilastro non è adeguato, figuriamoci quanto adeguato sarà domani ! Di qui la grande missione educativa dei promotori finanziari (e previdenziali !) per attutire il taglio obbligato che lo Stato Assicuratore ha già deciso con le riforme “a rate” approvate negli ultimi 15 anni. In ogni famiglia, in cui è già presente il lavoro di un promotore, vi sono almeno due posizioni previdenziali da “curare”, per non parlare dei figli, che per questo problema dovrebbero essere “curati” sin da giovani con l’aiuto iniziale dei genitori. Ebbene le cifre ci dicono che la cura è appena all’inizio, perchè le polizze previdenziali e i fondi pensione aperti sono ancora poco presenti nelle famiglie già clienti dei promotori finanziari. Poi ci sono tutte le altre famiglie.... Il potenziale di mercato è enorme. Il vero messaggio “missionario” è il seguente: non deve esistere un piano di “financial planning” senza che alla base vi sia la “pietra d’angolo” del servizio previdenziale/assicurativo. LA CERTEZZA DELL’INCERTEZZA Se i lavoratori dipendenti e gli autonomi “protetti” dall’Inps hanno un orizzonte previdenziale poco tranquillo, molto peggiore è la situazione dei liberi professionisti, che nel 1994 commisero l’errore di abbandonare il paracadute dello Stato per volare privatamente in autonomia, ma senza cambiare il carburante per l’aereo. Infatti hanno mantenuto il sistema pensionistico a ripartizione, che ha il grande difetto di perdere velocità, quando il numero dei passeggeri (gli iscritti al fondo) si avvicina al numero di chi è già atterrato (i pensionati). Il problema lo hanno messo chiaramente in luce i tecnici del Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale (vedi l’allegata monografia sulla previdenza degli ingegneri e degli architetti). Questo problema si risolve solo con il passaggio al sistema a capitalizzazione, dove la torta del fondo non è di proprietà collettiva, ma ciascuna fetta è di proprietà individuale. Purtroppo nel 1994 gli amministratori delle casse privatizzate non ebbero l’intelligenza e la lungimiranza di cambiare il sistema. Di qui la certezza che le pensioni future dei liberi professionisti saranno del tutto inadeguate alle loro esigenze di vita e l’incertezza che alla fine del viaggio possano esistere le riserve per pagarle. Non lo diciamo noi, ma l’autorevole NVSP. In questo caso la missione dei promotori finanziari e previdenziali è ancora più impegnativa, perchè l’adeguatezza del secondo pilastro deve essere tale da compensare un pilastrino, che nel tempo potrebbe ridursi a zero. 15 settembre 2008 - n. 15 PREVIDENZA è pre-vedere bene infante bambino adulto LUCE SULLA SPESA, BUIO SUL DISAVANZO FUTURO Nelle 144 pagine dell’ultimo rapporto redatto dal Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale non vi è un dato previsionale di grande importanza: fra 10 o 20 anni quanto sarà grande il disavanzo previdenziale ? Ma questa lacuna non va addebitata ai tecnici del Nucleo, che è stato costituito per valutare la spesa futura dello Stato Assicuratore e non per stimare il deficit prossimo venturo di questo. Non crediamo che il Parlamento abbia intenzione di costituire un nuovo Nucleo, ossia il NVDP (Nucleo di Valutazione del Disavanzo Previdenziale). Il motivo è semplice: nessuno ha intenzione di allarmare i lavoratori, soprattutto i più giovani. E’ quindi meglio lavorare sulle stime della futura spesa previdenziale e far vedere che – grazie alle riforme varate negli ultimi 15 anni – la “gobba” tende a rientrare velocemente, in soltanto 10 anni, dopo il 2040 (vedi il grafico). E questa può sembrare una previsione rassicurante. Ma non è questa la curva più importante da seguire. Il percorso più significativo da controllare è la tendenza del disavanzo pensionistico, ossia il futuro saldo negativo fra le entrate e le uscite di tutti gli enti previdenziali. pensionato pensionato pensionato e le integrazioni a carico dello Stato..... La verità è che il Principe nel quinquennio 2002-2006 ha accumulato un disavanzo pensionistico di ben 244,8 miliardi ! Questa cifra si ricava dalla somma dei disavanzi annuali (ultima riga). Logico che non si abbia tanta voglia di fare stime sul disavanzo futuro, quando il rapporto fra il numero dei contribuenti e il numero dei pensionati tenderà a peggiorare ulteriormente. Vi è inoltre da considerare che negli anni 20 le gestioni dei parasubordinati e dei liberi professionisti inizieranno a essere meno positive, con tendenza di lungo termine al rosso. Morale: prevediamo che il disavanzo del primo pilastro continuerà a crescere sensibilmente, tanto da obbligare lo Stato Assicuratore a ulteriori “giri di vite” sulle prestazioni. Di qui l’urgenza e la necessità di fare tanta previdenza integrativa! SPESA PUBBLICA PER LE PENSIONI IN % DEL PIL Il NVSP si ferma a monitorare solo i disavanzi e gli avanzi del passato. Nella tabella riportiamo i dati relativi al quinquennio 2002-2006. Come si vede, il quadro non è affatto roseo, anche se i gestori dell’Inps continuano a dire che il loro bilancio è in surplus, ma includendo fra le entrate i trasferimenti Fonte: NVSP - Ministero del lavoro. ◆ PIÙ ROSSO CHE NERO PER LO STATO ASSICURATORE (importi in milioni di €) Dipendenti privati Lavoratori autonomi Parasubordinati Enasarco Clero TOTALE INPS Dipendenti pubblici Liberi professionisti SUBTOTALE Integrazioni statali (1) DISAVANZO 2002 2003 2004 2005 2006 –2.568 –1.828 +2.907 –259 –54 –1.802 –17.761 +1.362 –18.201 –28.677 –46.878 –4.292 –2.309 +3.157 –277 –52 –3.773 –18.431 +1.414 –20.790 –29.280 –50.070 –2.875 –2.878 +3.880 –220 –55 –2.148 –17.679 +1.689 –18.138 –29.816 –47.954 –4.111 –3.438 +4.085 –188 –60 –3.712 –18.853 +1.838 –20.727 -30.100 –50.827 –2.457 –4.352 +4.443 –160 –59 –2.585 –17.733 +2.116 –18.202 –30.913 –49.115 1 Le principali integrazioni riguardano i pre-pensionamenti, le pensioni di annata e le pensioni di invalidità Fonte: Nostra elaborazione su dati del NVSP.