Mensile d’informazione culturale, politica, sportiva e di attualità - Aprile 2008 - numero 4
Editoriale
Il parlamento è stato anticipatamente
sciolto dopo nemmeno due anni dalla
sua elezione.
La ragione della breve durata della
legislazione va ricercata nella stringata
maggioranza numerica e politica del
governo Prodi al Senato.
A nostro avviso la colpa di questo esito
non va tanto ricercato nella legge elettorale vigente, quanto nel fatto che il
paese era diviso in due parti uguali.
Infatti, se l’Ulivo alla Camera aveva
vinto per 24.000 voti, al Senato la
Casa della Libertà aveva invece vinto
per 300.000 voti.
La dimostrazione chela legge elettorale era sostanzialmente neutra è data
dagli schieramenti politici che oggi
si apprestano a chiedere il voto degli
italiani.
È stato sufficiente che Veltroni e Berlusconi decidessero di correre da soli,
rinunciando alle ammucchiate precedenti, che il panorama politico nazionale si semplificasse da solo.
Da una lato abbiamo il partito democratico che si è sottratto all’accordo
con la sinistra arcobaleno, imbarcando i radicali, dall’altro abbiamo il popolo della libertà che, rompendo lo
schema del recente passato, non ha
inglobato l’udc di Casini e la destra di
Storace.Le esclusioni dai due maggiori partiti sono state più che una scelta
un’imposizione.
Questo vale anche le altre formazioni
politiche che corrono da sole: una per
tutte il rinato partito socialista, finalmente riunito dopo la diaspora degli
anni post tangentopoli.
Il quadro delineato offre per tanto un
insieme di novità che sottolineiamo
con favore.
Non vogliamo allinearci però a chi divide il voto degli italiani in voto utile
e in voto inutile.
Riteniamo che tutti i voti siano utili
anche a quelli dati a formazioni che,
magari, hanno poche o nessuna chanche per superare le quote di sbarramento richieste.
Un partito per esistere, non necessariamente, deve avere dei propri esponenti eletti in Parlamento.
I partiti traggono invece la propria
ragion d’essere nel fatto che rappresentano interessi vitali della società e
che sono una delle tante articolazioni
di una società democratica.
Il nostro invito ai lettori è comunque
quello di andare a votare consapevoli
che ogni voto, validamente espresso,
è un piccolo mattone posto per la
costruzione di una società sempre più
aperta e democratica.
Sommario
Lettere. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 2
Territorio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 3
San Gervasio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 4
Verola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 5
Territorio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 6
Arte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 7
Calendario bresciano. . . . . . . . . . . . . . . . . » 8
Manerbio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 10
Sport . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12
Ambiente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 13
Spigolature. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 14
Le recensioni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 15
Le classifiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16
Musica e letteratura a Manerbio
17 Aprile 2008 ore 21:00
TEATRO CIVICO
CONCERTO PER PIANOFORTE
Il maestro Enrico Pompili al pianoforte esegue alcune composizioni di Albert Bonera
durante la presentazione del libro di Gian
Battista Muzzi “Tipi bresciani”.
Alberto Bonera è un artista ecclettico che
alterna alla musica la pittura.
Segue a pag 7.
Direzione: Vania Boglioli
Edizioni “La Pianura” - Via Carducci, 2 - San Paolo (Bs)
Stampa: La Compagnia della Stampa - Roccafranca (Bs)
Pubblicazione mensile
E-mail: [email protected]
Autorizzazione N° 50 del Tribunale di Brescia
del 06/12/2007
Dialogando
Il sindaco di Manerbio durante l’ultimo
consiglio comunale ha dichiarato che
non ci legge.
Poco male.
Noi, in compenso, leggiamo quanto
scrive il sindaco, anche per una forma
di rispetto nei confronti della carica
istituzionale.
Nel numero del febbraio 2008 di Manerbio Notizie, giornale, come è noto,
di esclusivo appannaggio del sindaco
ma pagato con i soldi dei contribuenti,
leggiamo che “per un centro storico
più grande, vivibile e animato” sarebbe
necessario approvare un maxi centro
commerciale.
Alcune chiose.
Non s’è mai visto ingrandire un centro
storico.
È infatti una contraddizione di termini.
Il centro storico è, per l’appunto, storicamente definito.
La cultura dei centri commerciali è
sempre stata estranea al tessuto urbano
del centro storico.
Si è sempre gridato allo scandalo per le
invasioni dei vari Mac Donald e similari
nelle nostre città.
Oggi scopriamo che invece tutto questo
rende vivibile e animata la nostra città.
Sempre in qualità di attenti lettori, leggiamo un’intervista del sindaco rilasciata al Giornale di Brescia e pubblicata il
giorno di Pasqua.
Ebbene, ci fa piacere leggere che il sindaco non ha infranto alcuna norma.
Sarebbe infatti sconveniente apprendere dal TAR che il comune non ha
rispettato la legislazione vigente.
Per la verità è già capitato che
una delibera dell’amministrazione Trebeschi sia stata annullata dal TAR e se anche
questa volta dovesse succedere
cosa dovremmo concludere?
Per farla breve vorremmo ricordare al sindaco che le superfici commerciali vengono
definite in urbanistica come
terziarie e che per tanto sommando gli spazi commerciali (metri quadri 10.530) alle
attività terziarie (metri quadri 11.400)
alle attività terziarie generiche ( metri
quadri 9.375) si ottiene la somma di
metri quadri 31.305.
Per carità di patria, a detta somma non
aggiungiamo la superficie destinata
alla ristorazione che è di metri quadri
3.150.
La ristorazione è una componente fissa
in ogni centro commerciale.
Se il sindaco ci leggesse qualche volta,
magari di nascosto e senza farlo sapere,
non sarebbe un male.
Da “Avvenire” 4 marzo 2008
LA FESTA DELLA DONNA
Caro Direttore, l’8 marzo è da anni dedicato
alla riflessione sulla condizione della donna e
sull’evoluzione dei suoi diritti. Di passi avanti se ne sono fatti tanti, ma occorre sfatare un
punto. Mi riferisco al fatto che questa data da
anni è anche indiretto mezzo per diffondere
la ‘leggenda’ sulle origini di questa festa, a cui
non vorrei che sul nostro giornale si desse credito, essendo totalmente privo di fondamento. Si legge alle pagine 107 e 108 del libro di
Vittorio Messori ‘Pensare la storia’ del 1992:
“Nessun epico sciopero femminile, nessun
incendio si sono verificati un 8 marzo 1908,
a New York. Qui nel 1911 (quando già la
‘Giornata della donna’ era stata istituita) se
proprio si vogliono spulciar giornali, bruciò,
per cause accidentali, una fabbrica; ci furono
dei morti, ma erano di entrambi i sessi. Il
sindacalismo e gli scioperi non c’entravano. E
neanche il mese di Marzo. […] Il mitico 8
marzo si basa su un falso che, a quanto pare,
fu elaborato dalla stampa comunista ai tempi
della guerra fredda, inventando persino il
numero preciso di donne morte: per l’appunto
129”. Questa scoperta non l’ha fatta Messori,
ma è di alcune insospettabili, deluse femministe. Come deluso e triste, allora, forse si
sentirà chi si sarà reso conto che quel padrone
cattivo di nome Cotton (‘nomen est omen’),
quelle povere 129 donne in sciopero, quella
fabbrica mandata al rogo, quel sacrificio
disumano, tutto questo non è che una favola.
Tale rivelazione, tuttavia, può aiutarci a capire quale sia il nostro atteggiamento fondamentale di fronte alla vita: se siamo attirati
maggiormente dall’avere ragione, dal ricevere
conferme alle nostre idee, oppure se ci ispira di
più scoprire la vita, sorprenderci di quanto la
realtà superi la nostra fantasia. Approfitto per
fare gli auguri a tutte le donne. Non sappia-
Aprile 2008
Lettere
Pag. 2
mo come saranno gli anni a venire, ma sono
sicuro che i tratti salienti del genio femminile
(la tenerezza, la sensibilità, l’attenzione …)
saranno più che necessari per la crescita della
persona e della società.
don Alberto Tomasini - Cadignano di Verolanuova (Bs)
Elezioni
NON SIAMO AMERICANI
Noi e l’America: la destra cosiddetta religiosa
in America non ha un partito. Esistono dei
movimenti politico-culturali certo vicini alla
politica, ma alle elezioni i cristiani americani votano o Repubblicano o Democratico. Perché, pur non avendo un loro partito,
sono però così potenti e determinanti? Perché
riescono letteralmente a influenzare, determinare, ‘invadere’ i programmi elettorali, le
affermazioni dei candidati, i comportamenti
degli eletti? A differenza dei cattolici italiani,
non fanno una politica di testimonianza;
non si accontentano di una misera rappresentanza parlamentare, ma restano in campo e
combattono perché prevalga la loro visione.
Non contaminandosi, riescono a contaminare... I cattolici italiani, invece, magari
per comprensibili ragioni di ‘purezza’ non
vogliono sciogliersi, non vogliono contaminarsi, ma nemmeno riescono a contaminare.
Certo, sembrerebbe che finora abbiano avuto
la meglio su molte questioni, ma c’è il rischio
che prima o poi il vento cambi. Un esempio: i
Pacs-Dico non sono passati non perché la gente sia generalmente concorde nel riconoscere
che essi non costituiscano risposta adeguata
alle questioni che pongono, ma perché grazie
ad una esigua maggioranza in Senato, sono
bastati pochi coraggiosi boni vires di centrosinistra a bloccare il ddl Bindi-Pollastrini.
Ma il problema è risolto? No! Cosa sarebbe
successo se avessimo avuto una diversa legge
elettorale? Cosa succederà quando avremo
una maggioranza diversa, più ampia e coesa,
di centrosinistra? Forse non ad aprile, forse
non nei prossimi anni, ma se fra dieci anni
le cose cambiassero?
Lorenzo Trabalza
ORFANA DELLA MARGHERITA, E PIÙ
CHE MAI INDECISA
L’affermazione del bipolarismo in questi
quindici anni ha costretto di fatto i cristiani
più consapevoli ad optare o per il centrosinistra o per il centrodestra. Io sono tra quelli che
hanno optato per il centrosinistra. Ritenevo
in questo modo di contribuire a salvaguardare l’esperienza storica del cattolicesimo democratico. Questa mia convinzione ha retto sino
a quando c’è stata la Margherita, dove bene o
male la componente cattolica aveva un peso.
Ora, con la nascita del Pd, mi sento a disagio.
Vedo una escalation di posizioni fortemente
laiciste che tendono a demolire i valori portanti della nostra società quali la famiglia,
il rispetto della persona e della vita umana,
una dimensione dell’esistenza non basata solo
sull’efficientismo e sull’immagine. In questo
momento, bipolarismo o no, c’è bisogno di
un soggetto politico che possa far partire un
processo di recupero di una convivenza, tipica della tradizione italiana, fondata sulla
democrazia partecipata e ancorata non alle
distorsioni dell’individualismo, ma ad una
idea di popolo solidale.
Maria Martinoli
bettegno, addio a un amico
Il paese ha partecipato con commozione ed intensità all’estremo saluto a
Pietro Zani, morto a 77 anni, circondato dalla moglie Piera, dai figli Gianfranco e Fausta e dai nipoti Francesca,
Paolo ed Alberto. P ietro Z ani era
nato ad Incassano, località rurale di
Alfianello. A Bettegno aveva scelto
di formare la sua famiglia e lavorare
come coltivatore diretto fino al raggiungimento delle pensione .
Celeb-
rando il rito funebre, nella piccola
Maria Assunta in Bettegno,
l’ abate mons . Antonio Tomasoni ha
elogiato le sue virtù di cristiano, genchiesa di
eroso ed altruista che sono state un
esempio per la piccola comunità nella
quale in ogni famiglia contava amici
che lo ricordano gli hanno voluto
dimostrare affetto e riconoscenza nel
giorno del commiato.
Scuola e agricoltura piangono
Piero Maffezzoni
Commozione rimpianto nella Bassa
per la scomparsa di Piero Maffezzoni, amico di molti, stimato per aver
ricoperto rilevanti incarichi pubblici, politico attento alla società ma
prima ancora padre di famiglia esemplare. Maffezzoni, 76 anni, lascia la
moglie Vittoria ed i figli Giuseppe
e Yuri. Esponente socialista, Piero
Maffezzoni è stato sindaco di Alfianello e assessore provinciale ai
Trasporti, consigliere comunale al
suo paese, Verolavecchia.
D ocente di lettere è diventa to preside dell ’ istituto superiore
«Don Mazzolari» di Verolanuova,
incarico che ha lasciato raggiun ta l ’ età della pensione , nel 1992.
H a comunque proseguito nel suo
impegno sociale tanto da assolve re all’incarico di presidente delle
Iar, istituzioni agrarie raggruppate,
fino all’anno scorso. È stato fra i
fondatori dell’associazione Amici
Fondazione Civiltà Bresciana della B assa e del P arco dell ’O glio
contribuendo a varie iniziative fi nalizzate a valorizzare e far co noscere la pianura , terra d ’ agri coltura . D urante il suo mandato
di presidente I ar ha promosso la
pubblicazione su «Giuseppe Pastori,
patriota e benefattore» per rievocare «un passato non molto lontano
ma quasi dimenticato », di uomini
e vicende che « hanno valorizzato
l’ammodernamento dell’economia,
soprattutto agricola, della nostra
provincia». Un messaggio che Maffezzoni ha sempre avuto presente
tanto da scrivere che
« sembrano
maturi i tempi per dotare l’agricoltura bresciana , ai primi posto per
qualità e reddito , di una facoltà
universitaria di
Agraria e, se questi
sono gli intenti di chi deve istituzionalmente intervenire , di corsi
post laurea mirati e di più agevole
attuazione».
Non
era un sogno , ma un auspicio
a sostegno dell ’ agricoltura mai
valorizzata.
Aprile 2008
Pag. 3
BAGNOLO
Statale 45 bis problema irrisolto
Il 20 dicembre 2006 la Provincia e il Comune sottoscrissero un accordo di programma
per la costruzione della circonvallazione
che dovrebbe collegare la 45 bis BresciaCremona e la Provinciale VII in direzione
Leno/Seniga. Su questo accordo sta tornando ora l’Amministrazione comunale
di Bagnolo Mella visto che nulla s’è visto
nel 2007. La vicenda è riemersa durante
l’incontro organizzati dall’Udc provinciale,
una serata al Comune di Bagnolo Mella
che ha spiegato tante cose sulla viabilità in
pianura ma non ha dato risposte su quanto
interessa maggiormente i bagnolesi: cioè
quando avrà il paese una circonvallazione
che liberi il centro dal transito ininterrotto
di veicoli di ogni dimensione e cilindrata.
L’intervento viario concordato con la Provincia resta fondamentale nel quadro della
viabilità locale, come rimarcano gli amministratori locali che però non sembrano
dialogare con la Provincia.
La viabilità definita nell’accordo del 2006
lasciava aperta la possibilità di costruire un
casello “veloce”, cioè senza personale, che
avrebbe permesso l’ingresso in autostrada
in direzione di Brescia e l’uscita provenendo dalla città. Riguardo all’intervento
del casello “veloce”, a gennaio 2007 si è
avuta anche la disponibilità della Società
Autostrade Centro Padane, e per nulla
compromettendo l’accordo sottoscritto tra
Comune e Provincia ci si attendeva la soluzione di gran parte del problema dell’attraversamento del centro abitato da parte dei
mezzi pesanti.
Intanto a Bagnolo Mella si discute del piano di governo del territorio con un calendario d’incontri che ha messo a fuoco l’idea
di attuare una politica di coinvolgimento
della popolazione che non si limiti solo
ai cittadini, ma che interessi anche diversi
settori delal vita locale. Il bilancio della
prima serie d’incontri è positivo, “con un
briciolo di rammarico solo rispetto alla partecipazione che, considerata l’importanza
dell’argomento, si sperava più numerosa”
commentano gli amministratori.
“Quello della viabilità interna, soprattutto
del centro storico, è un aspetto assai sensibile - precisa il sindaco Giuseppe Panzini
che riferisce d’aver riscontrato un grande
interesse per le questioni ambientali; in
particolare c’è molta preoccupazione per la
qualità dell’aria sulla quale pesa l’incidenza
della ferriera e del traffico.
manerbio
Fuori uso il depuratore
Associazione industriali
Tra congiuntura e promesse
Quasi ferma la produzione industriale in
febbraio, secondo rilevamenti del Centro
Studi dell’Aib, l’associazione degli industriali bresciani condotta su 250 imprese
associate. Le prospettive a breve indicano
un sostanziale mantenimento dei livelli produttivi attuali, ma preoccupano i
segnali provenienti dal mercato interno
che, al contrario di quello estero, sembra
maggiormente subire la congiuntura sfavorevole a livello mondiale.
La produzione è aumentata nei settori:
“abbigliamento”, “carta e stampa”, “chimico, gomma e plastica”, “materiali da
costruzione ed estrattive”, “meccanica di
precisione e costruzione di apparecchiature elettriche” e “meccanica tradizionale e
mezzi di trasporto”. Invariata, invece nel
“calzaturiero”, “legno e mobili in legno”; è
diminuita nell’”agroalimentare e caseario”,
“maglie e calze”, “metallurgico e siderurgico”, “tessile”.
La produzione in febbraio è aumentata per
26 imprese su 100 (40 nella rilevazione di
gennaio), non è variata per 61 (47) e diminuita per 13 (13). Le imprese soddisfatte
dei propri livelli di attività, in rapporto alla
potenzialità aziendale, sono il 10% e quelle
insoddisfatte il 24%.
L’utilizzo degli impianti riflette sostanzialmente l’andamento dell’attività produttiva, con una percentuale del 24% di
imprese che dichiara di averlo aumentato,
del 67% di quelle che non lo ha variato e
del 9% di quelle che lo ha diminuito. Il
livello di utilizzo della capacità produttiva,
rispetto al potenziale, è giudicato alto dal
12% delle aziende, basso dal 24% e normale dal 64%.
Le vendite sul mercato nazionale sono cresciute per il 28% delle imprese, non sono
variate per il 47% e diminuite per il 25%.
Mentre divampa la campagna elettorale,
il politici si affannano in promesse e ad
esporre progetti e programmi d’espansione, al commerciante, all’artigiano ed al cittadino, quello che lavora in fabbrica, ognuno dei quali ha famiglia cui provvedere
non rimane che sperare nel miglioramento
di una situazione sempre meno ottimista
nella previsione per il futuro.
Miasmi, aria irrespirabile. Per cui: finestre
sigillate e mascherina per filtrare fin dove
possibile l’aria che si respira. La situazione
di degrado ambientale è lamentata dagli abitanti della parte Sud-Est della città
di Manerbio dove il depuratore è guasto
ed è in costruzione la pista ciclabile che
attraverserà quello che con molta enfasi,
ma poco realismo, è definito il “parco del
Mella”. Che non è realizzazione dell’amministrazione comunale dei tempi nostri,
ma si deve ad un gruppo di cacciatori i
quali, in anni nemmeno remoti, stanchi di
sentirsi nel mirino dei cosiddetti animalisti
che a parole tutelano la natura ma appena
possono mettono mano a sradicamento di
vegetazione per dar fondo a teorie che non
stanno né in cielo e tanto meno in terra.
Vedasi la passerella in legno costruita sul
Mella per scavalcare il fiume ed attraversa il
“bosco” che non c’è.
Giusto per non divagare ed andare fuori
tema, restiamo al depurato affidato alle
cure della Bbs (società creata dal Comune
della Città) ma che non funziona. Eppure
fu costruito secondo i crismi d’un tempo
che avrebbero garantito alla città (ma allora
era solo paese) acque opportunamente
trattate da restituire alla vita del fiume. Che
invece riceve ben altro, poiché l’impianto
non funziona. Tapparsi il naso è l’unica
precauzione per non finire asfissiati quando
ci si trovano a passare da quelle parti o si dimenticano di chiudere ben bene le finestre,
compresi i finestrini delle automobili che
fanno vivere a chi guida ed agli occupanti
l’abitacolo clima a dir poco imbarazzante.
È situazione che non risparmia nemmeno
l’ospedale poco distante.
Così la Pasqua a Manerbio non ha regalato
profumate essenze di viole e fragranze primaverili, ma soltanto mefitici miasmi.
Sicuramente troppi per le narici esasperate
di tanti che hanno avuto fin troppa pazienza in attesa dei lavori per riparare i guasti
iniziati a fine marzo sul digestore di acque
nere, secondo la versione dei dirigenti della
Bassa Bresciana Servizi, la società che gestisce in economia per conto del Comune la
depurazione.
“È da quaranta giorni che nelle ore serali
sentiamo odori insopportabili nell’aria
– commentano i residenti di San Faustino, gli studenti del Polivalente e quanti transitano sul Lungomella Valsecchi -.
Sono davvero troppi. Il Comune aveva gli
strumenti per intervenire in tempi brevi,
invece, chissà perchè, non s’è provveduto
come si doveva”.
Pochi anni fa il depuratore è stato potenziato dall’Amministrazione civica che all’epoca aveva giustificato il costoso intervento
con l’imminente sviluppo della Marzotto e
la nascita di un nuovo polo produttivo. Il
lanificio di via Verdi però ha nel frattempo
chiuso i battenti e la nuova zona artigianale-industriale è ferma al palo. Previsioni
sbagliate come accade da quando il palazzo
comunale è presidiato da chi è aperto al
dialogo solo a parole.
Pag. 4
Pianura
S. Gervasio
La
Aprile 2008
san gervasio
Il comune cancella l’ICI e non penalizza la crescita
Intervista col Sindaco Giampaolo Mantelli
Che San Gervasio sia un territorio in espansione è constabile a vista d’occhio. In paese
è un fermento di cantieri grazie al lavoro
dell’Amministrazione che opera con trasparenza e con attenzione al contesto sociale.
Sindaco Giampaolo Mantelli il Consiglio
Comunale ha esaminato ed approvato i
conti del 2007, quali i risultati? “Il bilancio
dell’anno scorso ha chiuso con 4,5 milioni e
mezzo di euro di movimenti, ben al di sopra
della media dei Comuni di pari dimensioni
alla nostra. Ma quel che mi preme mettere
in risalto è l’avanzo di amministrazione superiore a 80 mila euro”.
Un residuo non indifferente alla luce della
consistente attività amministrativa in termini di opere pubbliche. “Un segnale forte di
buon governo che ha permesso all’Amministrazione di abolire l’Ici sulla prima casa per
il 2008, tassa tanto odiosa seppur importante per i bilanci dei comuni in quanto si
tratta della principale voce delle entrate”
Allora come rimediate all’introito cui rinunciate? “Dal punto di vista procedurale
l’abolizione dell’Ici è stata un’importante
conquista a cui l’Amministrazione è giunta, proprio grazie alla solidità del bilancio,
abbassando al minimo le aliquote e aumentando le detrazioni. Il risultato è che il 99%
di noi sangervasini non pagherà più l’Ici.
Solo i proprietari di un paio d’abitazioni,
forse tre, di dimensioni ragguardevoli, dovranno ancora corrispondere questa tassa al
Comune. Comunque anche in questi casi
l’aliquota è stata ridotta al minimo, nell’ordine di pochi euro”.
Quindi un beneficio per molti ed un onere
per pochi. “Sull’Ici per la prima casa a San
Gervasio non è stata mai applicata alcuna
addizionale Irpef, tassa subdola che molti
Comuni hanno istituito perché troppo indebitati, trattenendo direttamente una quota sulla basta paga dei cittadini lavoratori”.
Quali opere pubbliche hanno impegnato
il bilancio del comune in questi periodi
recenti? “Premesso che siamo stati attenti
al quadro economico, abbiamo di volta in
volta coinvolto nei nostri progetti i privati,
che in aggiunta agli oneri dovuti per legge,
hanno contribuito in larga parte a rendere
possibili realizzazioni a costo zero per l’Amministrazione. Mi riferisco all’ampliamento, alla ristrutturazione e riqualificazione
del cimitero dove applicando un’architettu-
ra adeguata è stato allargato il parcheggio e
migliorata la viabilità d’accesso, con nuovi
impianti di illuminazione e nuove piantumazioni. Ma anche al consistente investimento per il Nuovo Polo Scolastico, progetto reso possibile dall’accordo sottoscritto
con l’Istituto Diocesano per il sostentamento del Clero che ha ceduto gratuitamente
al Comune l’area su cui è stata costruita
la struttura. Particolarmente vantaggiosa
è stata la convenzione con il piano del di
Borgo Giardino che ha permesso alle casse
comunali di reperire 870 mila euro coi quali
è stata finanziata buona parte del costo relativo al Nuovo Polo Scolastico. Medesimo
criterio abbiamo adottato per il parcheggio
alle Casacce, pressoché ultimato, mentre
abbiamo messo mano alla messa in opera
della prima tratta della pista pedociclabile
che fiancheggia il corso del Lusignolo da
Casacce fino alla cascina Olmicello. Infine
un accordo con la ditta Fin Marc ed il Parco
Acquatico Le Vele ha consentito di avviare
l’allargamento e la messa in sicurezza della
strada di collegamento fra Casacce ed il
Parco Le Vele”.
Cos’altro sindaco Mantelli? “È da registrare
l’incremento del patrimonio comunale ed
è stato importante, e continua ad esserlo,
l’impegno del Comune sul fronte dei servizi
migliorati anno dopo anno grazie al cospicuo investimento di risorse a favore della
scuola e del sociale”.
Scuola quando il trasporto fa qualità
Provincia, scuole e sindaci a confronto per ampliare il servizio
L’abbandono scolastico lo si combatte anche con l’incremento dei servizi di trasporto
e migliorando la mobilità. È una direttiva
ben precisa quella dell’assessore provinciale alla Pubblica Istruzione, Formazione
Professionale ed Edilizia Scolastica della
Provincia di Brescia Giampaolo Mantelli.
Una direttiva tesa al miglioramento della
“qualità” dell’offerta dell’istruzione e della
Formazione in Provincia di Brescia ( obiettivo principe del lavoro di Mantelli) che per
gli studenti della Bassa si è già tradotta in
una bella novità.
Dal mese scorso è attivo il servizio di trasporto da Dello – Frontignano – BarbarigaScarpizzolo per gli studenti che frequentano gli istituti Mazzolari di Verolanuova e
Pascal di Manerbio.
L’iniziativa è stata possibile grazie all’accordo siglato il 14 gennaio scorso fra la
Provincia di Brescia e le Amministrazioni
comunali di Manerbio e Verolanuova con il
quale si stabilisce che i costi saranno ripar-
titi appunto fra la Provincia (per 15.000,00
euro) e i due Comuni ( per 5.000,00 euro
ciascuno). A carico delle famiglie è previsto
un costo mensile di 40 euro da corrispondere per 4 mensilità. Per studenti e i loro
genitori una bella risoluzione agli annosi
e dispendiosi problemi di trasporto. Con
questa soluzione i ragazzi non solo usufruiscono del collegamento diretto con la
scuola ma soprattutto risparmiano tempo
prezioso, primo loro sottratto proprio dalle
oggettive difficoltà di trasporto.
Ma questo nuovo servizio è di fatto solo
una prima conquista. Nei giorni scorsi
Mantelli con il collega - assessore ai trasporti- Prignachi ha incontrato i dirigenti
degli istituti superiori della Bassa e i sindaci
dei Comuni interessati per confrontarsi
sulle maggiori problematicità e cercare una
soluzione a costi, tragitti, incongruenze nei
trasporti che ostacolano gli studenti e contrastano seriamente la crescita culturale del
territorio. Un segnale preciso della volontà
di migliorare l’organizzazione dei trasporti,
risolvere le criticità sempre con l’obiettivo
dell’innalzamento della “Qualità” dell’offerta di istruzione e formazione, a tutto
vantaggio dei ragazzi e delle loro famiglie.
“L’incremento dei servizi di collegamento fra le scuole e i comuni è un obiettivo
strategico da perseguire - spiega l’assessore
Giampaolo Mantelli – sia nell’ottica di facilitare gli spostamenti degli studenti sia in
quella di evitare la dispersione. Nella Bassa
Bresciana il 25% degli studenti si appoggia a strutture di Cremona, un altro 20%
sceglie scuole cittadine, paralizzando e congestionando le stesse strutture scolastiche
della città, il rimanente 55% frequenta
scuole locali.
Durante il periodo dell’orientamento –
continua - molti genitori dimostrano interesse ai diversi indirizzi proposti dalle
scuole presenti nella Bassa ed esprimono
il desiderio di iscrivere i propri figli in una
realtà scolastica, poco distante dalle proprie
Guidare sicuri
I consigli di Alex Caffi
Gestire la macchina anche quando le condizioni di aderenza sono vicine al limite.
Situazioni che una comune autoscuola non
può verificare: ma che, sempre più spesso,
sono gli ostacoli che gli automobilisti si
devono affrontare. E considerato il tributo di giovani vite che le strade bresciane
chiedono sempre alla nostra provincia,
abbiamo tenuto in evidenza il corso di guida sicura nell’autodromo di Castrezzato
tenuto dall’ex pilota di Formula 1 Alex
Caffi. “Il nostro obiettivio - assicura Giampaolo Mantelli, assessore all’Istruzione nella
giunta provinciale in palazzo Broletto - è
di sensibilizzarre i giovani alla sicurezza al
volante anche con finalizzate allo scopo.
Attenzione perciò alle serate in discoteca.
Il consiglio è di individuare in un gruppo
di amici persona che per quella sera farà a
meno di bere alcolici”.
“Non sempre la velocità
è la causa degli incidenti
- sostiene l’ex pilota, ora
istruttore, Caffi -: nella
maggior parte dei casi si
tratta di errori commessi
durante la guida”. E poi
consiglia: “Ragazzi, anche
sulla sicurezza stradale bisogna studiare”
abitazioni o dai propri paesi, che tra l’altro
risulta non dispersiva e particolarmente
attenta al percorso formativo di ciascun
alunno. L’interesse di molti dei genitori nei
confronti delle scuole della Bassa tuttavia
viene meno, nel momento in cui valutano
la situazione del trasporto. Ecco perché un
intervento mirato in tal senso è doveroso
oltre che indispensabile”.
0IANURA
-ANERBIO
,A
Aprile 2008
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Verola
Due comunità per un’unica Verola
Sessant’anni dopo la separazione i Comuni
di Verolavecchia e Verolanuova gettano le
basi per una parziale fusione amministrativa. Se il progetto andrà in porto, come in
molti auspicano, si ritornerà al marzo 1948
quando per effetto del decreto del capo del
governo del tempo Alcide De Gasperi Verolanuova e Verolavecchia tornarono ad essere
comuni autonomi. La fusione avvenne nel
1929, quando il regio decreto accorpava in
un’unica entità municipale le popolazioni
dei paesi: Verolanuova, Verolavecchia e
Cadignano. Al tramonto del fascimo sulla
Bassa tornarono a spirare venti di autonomia. Da Verolavecchia si affrettarono a
recuperare documenti d’anagrafe caricando
quanto era di loro pertinenza su un carro
trainato da una coppia di splendidi buoi
e trasferirono il tutto nella vecchia sede
municipale rimessa in ordine. A Cadignano
invece nessuno si mosse ed il paese è rimasto frazione di Verolanuova.
Sessant’anni dopo non si parla di unificazione ma della ricostituzione dell’autonomia
con iniziative che ripercorreranno gli eventi. Si avanzano discorsi di possibile collaborazione per un’area nella quale risiedono 12
mila persone: 8 mila a Verolanuova, 4 mila
a Verolavecchia. “Non parliamo di fusione
ma d’unificazione di alcuni servizi “ avverte
il sindaco di Verolavecchia, Sergio Zanetti,
promotore della riunione congiunta dei
due consigli comunali aperta al pubblico.
Da Verolanuova erano presenti il sindaco
Stefano Dotti, gli assessori ed alcuni consiglieri di maggioranza e minoranza questi
guidati da Domenico Preti. S’è parlato
degli strumenti legislativi che favoriscono la
pianificazione di azioni di miglioramento,
delle modalità di esecuzione dei servizi per
aumentare la soddisfazione dei cittadini,
dai quali sono in crescita la domanda di
servizi e prestazioni.
Con altre considerazioni è stata esaminata
la necessità d’intervenire nei processi di gestione dei servizi per aumentarne l’efficienza e l’efficacia anche individuando nuove
forme gestionali e di mettere più opportunamente in rete risorse locali. Insomma
cose concrete per avvicinare la pubblica
amministrazione ai cittadini e alle imprese,
adottando iniziative utili a semplificare i
loro rapporti con il Comune, per migliorare la qualità della vita e rendere più competitivo il territorio. Cioè cogliere i vantaggi
della collaborazione.
Discorsi futuribili, ma possibili. Per il momento s’è costituito un coordinamento
tra le due amministrazioni comunali per
individuare le aree di collaborazione. E se
i discorsi proseguono, com’è nei propositi
manifestati da più parti, nei programmi
elettorali della primavera 2009 partiti e
movimenti d’opinioni che aspirano alla
gestione del Comune dovranno dire la loro.
Concretamente senza utopie sul futuro delle due comunità.
La TAV contesa fra città e provincia
La Tav è un bel problema che forse non
interessa direttamente il nostro territorio
ma in qualche modo vi verrà coinvolto.
Per la Provincia è fondamentale che la Tav
passi da Montichiari. Per gli esponenti
dell’amministrazione in Loggia, il Comune
di Brescia, l’Alta Velocità deve passare da
Brescia. Secondo il progetto del Trasporto
Alta Capacità, la tratta Treviglio-Brescia,
già progettata e finanziata per una quota
di due miliardi di euro, deve entrare nel
territorio cittadino fino alla Stazione: il
corridoio 5 Lisbona-Kiev passerà per Brescia ponendola al centro di un percorso
europeo.
Che bello! Pensate al via vai di treni che
fanno capo alla stazione centrale della città
nel bel mezzo del contesto urbano. Sarà
una guduria per i residenti ed in particolare
per il traffico già congestionato da par suo
che sarà ancor più caotico per il transito
di auto e bus diretti alla stazione. Per non
parlare dei veicoli pesanti che faranno la
spola a caricare o scaricare merci.
C’è solo da pensare che si tratti di un tira
e molla tra amministrazioni pubbliche
di diverso orientamento politico in vista
delle elezioni di metà aprile e che poi il
prevalga il buonsenso. Il Comune cittadino
al partito democratico (ammesso che le
confluenze siano concrete), la Provincia al
Pdl, nel quale confluiscono alcuni, mentre
altri restano fuori.
Intanto in palazzo Loggia attorno alla Tav
c’è agitazione, in palazzo Broletto idem
per sostenere ipotesi contrastanti sulla Tav
che, secondo gli uni non può scavalcare la
città, mentre gli altri fanno osservare che
la Tav a Montichiari avrà un senso perché
in quel territorio c’è già l’aeroporto, in
quella direzione confluiscono nodi stradali
importanti.
I problemi non sono secondari se dal palazzo Loggia c’è chi ipotizza che “bisognerebbe pensare all’interramento della ferrovia
per 10 km, superando la cesura della città,
recuperando la continuità del territorio,
eliminando il rischio inquinamento acustico e atmosferico e inoltre ripristinando
un nuovo spazio della città”. Dunque i
problemi sranno molti. Ed i costi? Quale
sarà l’impegno economico per un progetto del genere che imporrebbe in città la
straordinaria sistemazione della zona della
stazione per dare il via a nuovi progetti
urbanistici. Insomma altri scombussolamenti, ribaltamenti del territorio quasi non
bastassero i disagi che la città già sopporta
con i lavori per la metropolitana ed altri
interventi in periferia per dar fluidità (ma
quando?) al traffico. Solo il futuro dirà, se
idee e progetti di oggi hanno risolto una
serie di problemi ai quali altri se ne sono
certamente sommati. Chi viaggia se n’è
già reso conto. Per chi invece sta fermo
alla scrivania e pretende di dettar legge,
va tutto bene. E se ascoltassero, una volta
tanto, i nostri politici, il parere della gente
alla quale vanno a sollecitare il voto con
promesse mirabolanti?
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0IANURA
4ERRITORIO
,A
Aprile 2008
gottolengo
La costituzione spiegata ai ragazzi
Un incontro dei giovani con il Prefetto
di Brescia, Francesco Paolo Tronca, per
spiegare la Costituzione Italiana nel 60°
anniversario della promulgazione, il 1 gennaio 1948. “Momento importante per il
rappresentante del governo nazionale in
dialogo con gli studenti che sono i cittadini
di domani” nella definizione del Prefetto in
cattedra nel teatro Zanardelli di Gottolengo. L’incontro è stato preceduto dal dono
degli alpini del paese il cui capogruppo,
Battista Boldrini ha consegnato due bandiere tricolori ad altrettante realtà locali:
alla scuola media Gottolengo-Gambara,
rappresentata dal preside Palmiro Carrara,
ed al direttore delle scuole elementari, Vittorino Treccani.
Il tricolore simbolo dell’Unità d’Italia “un
drappo nel quale sono condensati duecento anni di storia ha commentato il predetto
Tronca ripercorrendo gli eventi che fin
dal 1861 portavano la Penisola a fondere
in unica rappresentanza arte, cultura, letteratura. Si parlava allora la stessa lingua,
emergeva la volontà di generare un’unica
realtà geografica, si formava l’idea della
Patria unita portata avanti da filosofi, politi
e letterati. Era il risultato dei moti del 1848
che registravano le Cinque giornate di Milano mentre l’anno dopo, il 1849 Brescia
faceva sentire il proprio anelito di libertà
con le Dieci giornate che meritarono alla
città l’appellativo di Leonessa d’Italia.
Seguirono: la seconda guerra d’Indipendenza, con le battaglie di san Martino e
Solferino, mentre nel 1860 Giuseppe Garibaldi, mitico eroe di due mondi fu protagonista dello sbarco del Mille in Sicilia che
avviarono il processo di unificazione del
Meridione all’Italia libera.
Due guerre nel Novecento furono pagine
dolorose di devastazioni, violenze, massacri. Ma quando un terreno è bruciato rinasce la natura, sbocciano i fiori. Ed è nata
così la Costituzione nella quale in dodici
articoli sono indicate le regole per l’espansione, lo sviluppo e la crescita della nostra
comunità. Una Repubblica, l’Italia, fondata sul lavoro che è un diritto ma anche un
dovere, nella quale la sovranità appartiene
al Popolo. “Fate veramente in modo d’essere orgogliosi di appartenere a questo stato”
ha esortato il prefetto Tronca.
In sala in prima fila i rappresentanti dei comuni dai quali provenivano i ragazzi delle
scuole elementari e medie: Natale Azzini
di Fiesse, Domenico Piovani di Pralboino,
il vicesindaco di Seniga Giuseppe Boldori,
Ancilla Franzoni assessore di Gambara ed
esponenti del comune di Milzano. L’incontro ha messo in risalto l’interesse dei
ragazzi a conoscere la storia della Nazione
con domande formulate al termine della
lezione e s’è concluso con il dono di un
busto in creta di Garibaldi, modellato dagli
allievi delle classi terze della Scuola Media
di Gottolengo-Gambara. Un omaggio che
il Prefetto inserirà nella sua collezione che
comprende la spada di Giovanni Foresti, pralboinese, uno dei mille al seguito
dell’”eroe di due Mondi”, cimelio che come ha informato il sindaco Domenico
Piovani - sarà in mostra a Pralboino l’11
maggio prossimo in occasione del raduno
lombardo cremisi.
QUINZANO
Primo impianto in Italia che ricaverà
energia pulita dalla pollina
Entro l’anno Quinzano d’Oglio
si riscalderà con gli scarti avicoli
che consentono potenza termica e
azzeramento delle emissioni. Scriviamo del progetto dell’impianto
di pirogassificazione della pollina
di Quinzano, il primo in Italia,
per il quale sono avviati i lavori
alla cascina Cantarutti. La società Enerbio prevede di attivare la
prima linea da 1,1 Mw in tempi
stretti, poi gradualmente, il pirogassificatore andrà a regime garantendo 3,3 Mw termici e 6 Mw
termici che andranno a riscaldare
immobili pubblici e due quartieri. L’investimento richiede quasi
20 milioni di euro, coinvolge un
consorzio 80 aziende avicole, per
lo più bresciane, che conferiscono
la pollina all’impianto che mancando la combustione non produce polveri sottili e ultrafini.
L’attività sarà monitorata in modo
permanente da sistemi di sicurez-
za per cui a Quinzano d’Oglio si
costituisce una miniera inesauribile di energia “pulita”, prodotta
- quasi per un contrapasso biologico - con la parte più sporca
della filiera zootecnica. Da rifiuto
speciale a petrolio verde è la pollina prodotta dalle aziende avicole
bresciane, fonte alternativa tra le
più studiate dalla Regione Lombardia. Nella pianura bresciana
nasce un impianto che diventa
pilota per altre zona ad alta densità di allevamento: da Isorella a
Borgo San Giacomo da Ghedi
a Leno, Offlaga e Manerbio, da
Chiari a Cazzago San Martino, da
Rovato a Paderno Franciacorta,
senza dimenticare le zone a vocazione avicola del Garda Polpenazze e Soiano.
Servono, comunque, norme chiare in tema di biomasse, poichè
nel limbo normativo, nessun imprenditore rischierà capitali.
MANERBIO
L’ospedale
amplia
l’emodialisi
Il 31 marzo scorso ha cessato l’attività
nell’Ospedale di Manerbio il dott. Mario
Usberti, dal 1986 dirigente responsabile della
struttura complessa di Nefrologia ed Emodialisi. “Nel ringraziare il dott. Usberti per l’apporto professionale che ha garantito all’Azienda, confermo che nomineremo un nuovo
dirigente di struttura complessa, per garantire
un futuro stabile al reparto di Nefrologia di
Manerbio” ha affermato il direttore generale
Mara Azzi che assicura: “Ritengo qualsiasi
ipotesi di chiusura non più attuale considerando l’importanza dell’apporto clinico fornito da una qualificata struttura nefrologica,
e per l’insieme dei pazienti ricoverati oggi in
ospedale. Infine – conclude -, ritengo anzi che
si dovrà valutare quanto prima un possibile
coordinamento delle strutture nefrologiche
e dialitiche dell’intera Azienda, promovendo
forme di integrazione e di collaborazione, a
beneficio di un’utenza in costante crescita”.
L’introduzione della dialisi peritoneale (oltre
900 trattamenti nell’ultimo anno), lo sviluppo della dialisi domiciliare (4000 trattamenti
nel 2007), l’attivazione di un ambulatorio
per i pazienti trapiantati e lo sviluppo di un
fecondo rapporto con i reparti ospedalieri,
nei quali si svolgono ogni anno 200 trattamenti extracorporei in continuo, sono alcuni
dei traguardi raggiunti da un servizio a forte
impatto sociale per il territorio di riferimento,
che accoglie anche 70 pazienti nei locali del
Servizio di Emodialisi.
Anche per il futuro sono in programma interventi significativi. In particolare è previsto
nei prossimi mesi l’ampliamento del Servizio di Emodialisi, che permetterà di eliminare il terzo turno di dialisi, con indubbie
ripercussioni positive per l’organizzazione e
un miglioramento nel comfort dei pazienti.
Inoltre l’aumento dei posti letto consentirà
di assorbire l’incremento dell’utenza, previsto
nei prossimi anni.
0IANURA
4ERRITORIO
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Aprile 2008
MANERBIO
Alberto Bonera
musicista e pittore
Mi è grato il compito di analizzare il profilo
di un artista, per quanto non giunto ai fasti
della gloria; è come giocare con il piacere
della parola, giacchè questi è valore in sè, è
colui che forgia, colui che vale nel tempo,
che affida il valore alle cose.
Nato nel 1950, licenziato con maturità classica, si laurea nel 1975 in filosofia. Dopo
alcuni anni dedicati all’insegnamento della
filosofia, viene trascinato appassionatamente dall’empatia musicale, ne segue le lezioni
e nel contempo si abilita a pigliare con
dovizia i tasti del pianoforte diplomandosi
con giudizio. Ciò che si evince è la sua capacità di tramutare la sua forza mentale in
una forma, a darle forma, ove la potenza in
atto trattenuta è pronta al balzo.
Se vi è un torto che posso muovergli è questo: non desidera cambiare le cose del corpo
con la forza del corpo, ma le cose del corpo
con la forza dell’anima, essendo privo della
disciplina del corpo.
Se si trascura quella parte del corpo, che è
il corpo stesso, esso si ribella e si sublima in
quel mistero che si chiama mente. Lui l’artista, rimane con sguardo estatico, appresso
a ciò che anche dopo il dis-velamento,
rimane come ultimo velo, che non lascia
vedere, ma intra-vedere la natura di quella
sua forza, destinata a rimanere in parte
coperta.
Volle e vuole ancora disabituarsi alla mediocrità comune, deciso sino in fondo a
vivere nella tonalità, nella pienezza, nella
bellezza. E come ci riesce? Sublimando la
rabbia che lo pervade, che lo affatica, lo
trascina al sapere, ma il sapere si sa, porta
con sè dolore, perchè spezza l’ingenuità del
mondo, l’apatia quotidiana, e allora soffre,
non dimentico che anche la sofferenza lo
porta al dolore. E la sua ebbrezza lo accompagna nella voluttà del suono; compone e ricompone dolci e suadenti melodie
che sanno spiegare e piegare la sua indole
ribelle. E il suo bel lavoro degli anni’90
“Presagi” è la parabola del pensiero, che si
anima alla ricerca di se stesso, con i presagi
del nostro comune destino, avvolti nel torpore dell’esistenza. È l’esistenza con il suo
dolore, che dimentica l’estasi, evoca l’indistinto, ciò che cresce all’ombra del dubbio,
che rimarca l’indole del nostro timido agire,
che di tanto in tanto affiora, sciogliendo
solo in parte il dubbio stesso, cioè l’ombra
mostra di pittura di
alberto bonera
autoritratti in galleria
il teatro dello sguardo
Brescia
via San Faustino, 70
Sala Piamarta
dal 14 Marzo al 29 Marzo 2008
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POMPIANO
Una mostra del pittore
manerbiese Tiziano Masini
BIANCONERO
VISIONI RILEVATE
Comune di Pompiano
spazio espositivo la
“Peschiera”
Piazza S.Andrea
la mostra sarà aperta
dal 22 marzo
al 6 aprile 2008
orario: venerdì 15-19
sabato e domenica
10-12 / 15-19
Profilo autobiografico
dell’artista
manerbiese
di qualcosa che fatica a svelarsi. Non si può
attraversare i confini dell’anima, tanto è
profondo il suo logos (Eraclito).
Tutto questo si percepisce nelle sue composizioni, ove la musica è gesto, è rito, non
ancora consumato, mito insomma, ancora
da noi abitato.
E dopo tutto lui ci prova sempre, perchè
sente la necessità di disperdere ciò che oggi
trionfa: la perdita di ogni gerarchia, il senso
della qualità, il rispetto per quello che è
superiore, la stima per l’uomo che vale. “Ci
vuole un caos dentro di sè, per partorire una
stella che danzi”(Nietzsche).
E lui ha dimostrato di possedere questo
caos, sia nella musica, sia nella pittura,
(anche qui il giudizio è positivo) sia nel
pensiero che lui definisce “forte”, in contrapposizione al pensiero debole operante
oggi. Accanto a lui porrei, come suo mèntore il grande poeta Quasimodo e dentro
la cornice i suoi versi molto belli, tratti
dalla poesia “Alle fronde dei salici”: “Alle
fronde dei salici, anche le nostre cetre erano
appese, oscillavano lievi al triste vento.” È
melodia, suono un pò melanconico, quasi
un....presagio.
Ma lui il nostro artista, non è ancora
dell’idea di appendere la sua cetra alla fronda del salice. Anzi, seguiamolo, ha molte
cose da dirci, è conveniente e piacevole
ascoltarlo, dinnanzi all’apatia e frivolezza di
questo nostro mondo.
Figlio d’arte perché dal
padre pittore soprannominato Batistù, ho
appreso la passione per
il disegno e la pittura sin da piccolo, iniziando cosi il mio cammino di formazione
attraverso lo studio sui linguaggi non verbali. Ciò che mi spinge a pitturare è soprattutto il principio di piacere, legato alla
magia dell’universo della pittura. All’inizio, la pittura era sola una diversione, in
seguito diventa parte integrante della mia
vita, oggetto di meditazione.
Ho concentrato la mia ricerca sulla forza
espressiva ed evocativa alle forme, colori,
segni che si fanno di volta in volta interpreti delle più diverse sensazioni e riflessioni.
È solo grazie nell’ideazione e realizzazione
delle opere che io evado dal mondo attuale,
dove il fluire istintivo del disegno e della
luce provo a fare il vuoto intorno, instaurare un legame diretto con il mio inconscio,
le paure, ossessioni, desideri, in modo di
rielaborare la realtà creando un universo
inedito a mio modo sconvolgente.
Il quadro può essere ancora un avvenimento straordinario che rompe la monotonia
delle cose, ma deve avere un carattere imprevedibile e destabilizzante.
Deve seguire altre regole di gioco, lavorando alla frontiera di ciò che appare scompare, opponendosi ad un sistema che è
regolato sulla produzione e consumo alla
simulazione che domina tutta la società
delle immagini. Il mondo della realtà virtuale è la forma ultima della simulazione
che blocca la dimensione del sogno, del
mito, rende l’uomo statico insensibile.
Le rappresentazioni mentali che ci fanno
esseri umani diventano evocazione di sentimenti attraverso le mie opere.
In questa prospettiva la pittura, le mie opere
diventano il mezzo per prendere in contropiede la realtà e la sua ipertrofia di segni.
LENO
In mostra pittori bresciani
Con “Terre d’acqua”, rassegna allestita a
Villa Badia in Leno sul paesaggio lombardo
che si completa con la ricchezza d’acqua
che caratterizza l’intera pianura padana, il
Dominato di Cassa Padana ha avviato un
percorso nell’arte destinato a proseguire.
Maurizio Bernardelli Curuz, critico d’arte
e giornalista, ideatore della rassegna sottolinea “che la collaborazione con la Fondazione Dominato Leonense è stata proficua,
rispetto all’idea di mostra come luogo in
cui muoversi e capire, in cui accumulare
emozioni, in cui i silenzi e i suoni, le luci
e le oscurità sono studiate pittoricamente
e teatralmente. Ora - prosegue Bernardelli Curuz - ho in testa una grande mostra
cittadina, in sinergia con “Stile mostre” e
il “Dominato” che possa contare su grandi
spazi: vorrei che fosse moltiplicato per cento l’effetto della mostra lenese”.
È un progetto da realizzare quest’anno,
un’iniziativa culturale che riesca a valorizzare, come a Leno, la pittura bresciana, italiana, ma con materiale espositivo e critico
di gran lunga più ampio e vario, che sia
d’impatto, in grado di suscitare emozioni
e riesca a destare le capacità cognitive ed
intellettuali fra coloro che visiteranno la
mostra. “Nella Bassa - interveniene ancora
il critica d’arte - ho voluto proporre una
“camera delle meraviglie”, come una piccola stanza magica che riuscisse, come poi
ha confermato il pubblico, a procurare sentimenti intensi; a Brescia vorrei riuscire a
cambiare registro, vorrei perseguire risultati
interdisciplinari dove intorno agli attori,
i quadri, si muova tutto quell’apparato
scenografico, scenotecnico e letterario, in
grado di dare vigore alla “voce recitante”,
al “primi attore”che è l’Icona! Questa la
filosofia che guiderà gli organizzatori della
futura mostra”.
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-ANERBIO
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Aprile 2008
CALENDARIO BRESCIANO
a cura di
1 MARTEDÌ
S. Ugo v.
A somna da mars a zong sa sbaglia miga
(seminare da marzo a giugno non si
sbaglia)
1579 - Ercole Tengatini da Capriolo
viene nominato arciprete di Manerbio.
1806 - Dopo essere stato promulgato
in Francia il 21 marzo 1804, con degli adattamenti, entra in vigore nelle
provincie del Regno italico il codice di
Napoleone.
1849 - Per tutta la notte ha tuonato
il cannone dal Castello di Brescia. Gli
austriaci sfondano a porta Torrelunga.
Padre Maurizio Malvestiti sale in Castello a chiedere che si risparmi la città
che si arrende dopo dieci giorni di lotta
contro l’invasore.
1978 - Sono in corso i 155 giorni di
prigionia di Aldo Moro, esponente della Dc sequestrato dalle Brigate Rosse in
via Fani a Roma, uccidendo i cinque
componenti della scorta.
riceve un privilegio dal vescovo di Brescia Raimondo.
4VENERDÌ
S. Isidoro v.
El mes d’avril el gà ‘l cò bus El fa vent, sul
e po’ piuus
(Il mese di aprile ha la testa buca, fa
vento, sole e pioggia)
1498 - Atto divisionario delle tre prebende del beneficio parrocchiale di Manerbio di Papa Innocenzo VIII.
En cà gh’è semper piaghe, se l’om ‘l ga ‘l
bigarol e la fomna le braghe
(in casa sono sempre guai, se l’uomo veste il grembiule e la donna i pantaloni)
1483 - Nella primavera Venezia provvede a rinforzare alcuni castelli, tra i
quali quello di Manerbio, in ragione
del conflitto che venne poi denominato
guerra di Ferrara.
1978 - Le Brigate Rosse fanno recapitare una lettera di Aldo Moro al segretario
della Dc, Benigno Zaccagnini.
5 SABATO
S. Vincenzo Ferrer
Col temp e co la paia se madura i nespoi
(col tempo e con la paglia si maturano
le nespole)
Primavera 1484 - I provveditori veneti
concentrano a Manerbio un numeroso
esercito. A seguito di un tentativo di
tradimento da parte dei manerbiesi nei
confronti dei veneziani, il castello di
Manerbio fu fatto sfollare dagli abitanti
per permettere la demolizione spianando la fossa settentrionale.
2 MERCOLEDÌ
S. Francesco da Paola
1478 - La peste del Mazucco - Per sottrarsi al contagio, il nobile Corradino
Palazzo lascia la città, rifugiandosi a
Manerbio, dove s’è fatto costruire la
cascina Remondina
1990 - Manerbio - La serata è dedicata
alla mostra del francese Michel Ciry sul
tema: “Il volto della Santa Terra”, 24
acqueforti presentate dal docente della
Cattolica, Viotto. La mostra è curata
dal critico d’arte Alberto Zaina ed è stata allestita al Centro Civico di palazzo
Luzzago, con contributi di varie realtà
locali e provinciali
1590 - Il podestà di Brescia Lorenzo
Priuli interviene contro l’emarginazione dei forestieri: “per levar così fatta
inequalità ingiusta e scandalosa, con la
presente termatione si dichiara che tutti
quelli, che al presente habitano nelli
comuni (…) pagando per una volta tantum il valore di quanto capitale toccarla
a un originario d’essi comuni, che fosse
nel medemo estimo et teste, s’occorresse
dividere tra loro gli originarii essi beni,
siano admessi agli utili et siano atti ad
haver carichi et governo del comune
(ex – veneto B. 202, mazzo 107/3).
6 DOMENICA
S. Celestino I papa - luna piena
1849 - La sera del 2 aprile in Castello
a Brescia sono fucilati un centinaio di
bresciani. Il bilancio delle dieci giornate
è pesante. Alla città è imposta una multa
di sei milioni ridotta poi a 259 mila lire.
Tra i bresciani si contano almeno 200
morti e 300 case distrutte da incendi.
7LUNEDÌ
S. Giovanni Battista de La Salle
3 GIOVEDÌ
S. Riccardo v.
La carestia la ve ‘n barca
(troppa acqua rovina i raccolti)
1154 - Obizone, arciprete di Manerbio,
Franco Piovani
An de erba, an de merda
(anno d’erba, anno di merda)
1496 - Il comune di Manerbio con un
compromesso con l’arciprete, Girolamo
Cucco e Annibale Luzzago, aqcuista nuovi diritti d’acqua per animare un mulino
posto in contrada del Bel Vidì.
1932 - Pietro Bianchi da Provaglio
d’Iseo viene nominato arciprete di Manerbio.
La minestra l’è la biada de l’om
(la minestra è la biada dell’uomo)
1498 - A Manerbio una mostra di 4420
cavalli. Il conte Gio. Francesco Gambara, feudatario di Verola, ne porta 420.
8 MARTEDÌ
S. Dionigi v
Le fomne le pians d’on oc e le rid con
l’oter
(le donne piangono da un occhio e
ridono con l’altro)
13DOMENICA
S.Martino I papa
1918 - Nasce a Brescia Bruno Boni,
sindaco dal 1948 per ben sei tornate fin
al giugno 1975
A taias el nas sanguana la boca
(a tagliarsi il naso sanguina la bocca)
1576-1577 – La peste di San Carlo Nella contrada delle Selva – tra Manerbio e Bagnolo – fa testamento la nobile
Cecilia Luzzago, colpita dal contagio.
1807 - Inizia la redazione del nuovo
catasto napoleonico che terminerà nel
1811.
9 MERCOLEDÌ
S. Tancredi monaco
Le fomne le se mala quand che le ol
(le donne s’ammalano quando e come
vogliono)
1509 - I Gambara si impadroniscono
arbitrariamente di Manerbio e sono costretti a restituirla a causa del mancato
appoggio di Luigi XII.
14LUNEDÌ
S. Tiburzio m.
10GIOVEDÌ
S. Terenzio m.
Bisogna legà l’asen ‘n dol vol el padru
(Legare l’asino dove vuole il padrone)
1156 - Il vescovo Raimondo compone
una lite tra Obizone e Lanfranco, abate
benedettino del monastero di S. Eufemia, circa la giurisdizione dei chierici di
Cigole.
Dulur de moer morta el dura fino a la
porta
(Il dolore per la morte della donna dura
fino alla porta)
11VENERDÌ
S. Stanislao v.
che colpa gala la gata se la moer l’è mata
(che colpa ha la gatta se la moglie è
matta)
Parte da Brescia il giro di Lombardia
per auto e moto d’epoca.
12SABATO
San Zeno - primo quarto
Chi ol bela galeta, per San Ze ‘l la meta
(Chi vuole bozzoli belli metta il seme
nell’incubatoio)
1567 - Dopo la deposizione di Giulio
Luzzago, viene investito del beneficio di
S. Giorgio, il giovane Giovanni Maria
Luzzago.
15MARTEDÌ
S. Annibale m.
La fomna a la finestra, la gata a la minestra
(la donna alla finestra, la gatta alla minestra)
1526 - Inizia il mercato settimanale a
Verola. Quello di Pontevico seguirà nel
1559.
16MERCOLEDÌ
S. Lamberto m.
La galina che sta ‘n ca se non l’a becat, la
becarà
(La gallina che sta in casa se non becca
beccherà)
1543- Donato Savallo vicario del vescovo, su istanza di Galeazzo Luzzago
erigeva la cappellania di S. Giorgio con
patronato della famiglia Luzzago. Il
0IANURA
-ANERBIO
,A
Aprile 2008
Astori fu Antonio, in data 20 aprile,
si legge: Et clausum fuit hac die vetus
Coemeterium. Sequentibus vero ab
hinc diebus corpora fidelium, qui in
ista Parroccia, deciaent, quioescent un
novo Coemeterio iam diu aedificato in
aedibus S.te Catharinae via Saidarum,
quod fuit benedictum a R.mo Archipresbitero Laurentio Ghirardi, comitante Clero omnique populo, decimo
secundo calendas Mai, et Dominicia
secunda post Pascha currentis anni
primo cappellano fu il manerbiese Antonio del No
17GIOVEDÌ
S. Anacleto I papa
En avril bota ach el manec del badil
(in aprile germoglia anche il manico del
badile)
1578 - Il capitano di Brescia Francesco
Duodo fissa in 28 il numero dei tezzoni
del salnitro nel territorio. Il coperto era
a tettoia che proteggeva dalla pioggia la
terra impregnata degli escrementi degli
ovini, il cui numero non poteva eccedere i 200 campi. Compito dei sanitari
era quello di rimescolare continuamente
il terreno, per favorire la coltivazione
del salnitro. Gio. Francesco Baldini,
massaro della fabrica di salnitro fatta intorno la tezza del salnitro di Manerbio,
dichiara che l’opera ha comportato una
spesa complessiva di lire planet 13.931
e 5 soldi, di cui un quarto nelcondor
le terre et altre robbe. In questa Terra
(Manerbio) vi è il coperto fatto, e se egli
condura la terra da Offlaga, Cignano,
Milzanello, Bassano e San Gervasio.
Gli stessi comuni (1578) faciano finir li
alogiamenti alli saltrinati per lavorar le
terre, et chi permettimo che li saltrinari
possano tener 200 pecore per coperto, et
che possano pascolar per il territorio.
18VENERDÌ
S. Calogero - S. Galdino v.
Quand che se ria soi setanta gran coio chi
che se anta
(quando si arriva a settant’annigran
coglioni quelli che si vantano)
19SABATO
S. Emma di Gurk
Quand che sa ga fam le bu ‘l pa sensa
salam
(quando si ha fame è buono anche il
pane senza salame)
1589 - È consentito al salnitro di Manerbio di tener delli homini nelle case del
salnitro, per voltar le terre, et far il tetto
per le pecore. In seguito San Gervasio
si limita solo al trasporto della terra.
Così Bassano, che nel 1671 conduce alla
tezza del salnitro di Manerbio 27 carra.
In un inventario del 1728, il tezzone
del salnitro di Manerbio, in base alla
perizia del capomastro Lorenzo Pozzi e
del marengone Lorenzo Zambelli, oltre
alla casa del custode, ha una copertura di
30 trecciere d’albara, 33 trecciere (travi)
di rovere, 24 travi armati di rovere, 15
sparadossi. Oltre che a Manerbio, si
trovano strutture a Pontevico, Pavone,
Pralboino, Verolavecchia.
1979 - Esce il primo numero di Bresciaggi, nuovo quotidiano bresciano.
20DOMENICA
Tutti i Santi della chiesa bresciana
luna piena quand che s’è cioc, s’è dei poer
arteciocc
(quando si è ubriachi si è dei poveri
carciofi)
1817 - Cimitero nuovo, l’attuale edificato nel fondo delle Saide, del beneficio
curaziale di S. Caterina.
In fine, all’atto di morte di Domenica
Quand che la barba la ciapa el grisì lasso
le fomne e tachet a vi
(quando la barba diventa grigia lascia le
donne e attaccati al vino)
1799 - Le truppe austro – russe occupano Brescia e saccheggiano le case dei
giacobini.
1938 - Lo scultore Angelo Zanelli vince
il premio Mussolini
22 MARTEDÌ
ss. Sotero e Calo
Quand che sa ol be l’è semper serè
(quando ci si vuol bene è sempre sereno)
1960 - Arturo Benedetti Michelangeli
vince il premio internazionale Viotti
d’oro per pianoforte.
1978 - Messaggio di Paolo VI agli
“uomini delle Brigate Rosse” per la
liberazione di Aldo Moro. Messaggio
inascoltato.
23MERCOLEDÌ
S. Giorgio m.
L’invernel de san Zors, o prima o dopo el
fa ‘l so cors
(L’inverno di San Giorgio, o prima o
dopo fa il suo corso)
1607 - Benedicano Tibi angeli omnesque creaturae, Omnipotentes Deus,
quia visitasti plebem tuam. Hodie nuntium nobis allatum est, non modo de
interdico sublato a Serenissimo Dominio Veneto, cui jam superiori anno
die 17 Aprilis ai SS. Paulo V suppositum fuerat, sed etiam Serenissimo ipsi
Principi et toti Reipublicae,, ab III.mo
Cardinali Gallo de Gioiosa Legato impartita est benedictio.
1962 -Brescia: allo stadio Mompiano
l’incontro di rugby Italia-Francia concluso con la vittaria dei transalpini per
6 a 3.
24GIOVEDÌ
S. Fedele da Sigmaringa
Sant’Onorio vescovo di Brescia
A San Fedel tocc i asegn i cambia ‘l pel
(A San Fedele tutti i somari cambiano il
pelo)
1921 - È assegnato il premio Automobilistico “Città di Brescia”.
25VENERDÌ
S. Marco
(Voglia o meno per San Marco ci vuole
la foglia)
1470 - Viene realizzato il crocifisso
ligneo della parrocchiale.
1945 - Finalmente finiscono le battaglie
della Guerra iniziata nel 1940. L’Italia è
in festa per la riconquistata democrazia.
Le truppe tedesche in ritirata fanno
ancora morti. A Cigole Paolo Farina,
giovane agricoltore, è colpito da una
raffica di mitra. Morirà tre giorni dopo
all’Ospedale di Manerbio ricoverato
per ferite.
1982 - Il Rugby Calvisano Vigasio si
quelifica per il campionato di serie A.
1975 - Il Concordia Rugby Brescia
vince il campionato italiano
21LUNEDÌ
S. Cipriano vescovo
Oia o no oia, per San Marc ghe vol la
foia
ad uno dei pochi notai rimasti le sue ultime volontà, in strada pubblica apresso
il rastrello di Manerbio (primo ottobre
1630). In rapida successione, muoiono
di peste ben tre arcipreti d Manerbio:
don Tebaldo Foresti, don Antonio di
Rada e don Pietro – Maria Morbio.
L’undici agosto 1631, la vicinia dello
stesso comune è convocata nella parrocchiale, per essere occupata la casa
solita dei consiglida un appestato. I 58
presenti chiedono all’unanimità che sia
immediatamente liberato il console del
paese Pietro Pansera, fatto arrestare dai
nobili Luzzago, per non aver impedito la fuga di certa Lucia de Molador,
rifugiatasi in chiesa. Il contagio non
risparmia neanche chi si isola negli angoli più sperduti della campagna. È il
caso di Lorenzo Agnello, agonizzante
nel castello posto sopra li arzeni della
Ruzza. Sempre a Manerbio, nel 1631,
troviamo nel lazzaretto di S. Rocco:
Bernardino Grazioli, giacendo in terra;
Camilla Fredi, in terra sotto un portico del lazzaretto,Francesca Bontempi,
giacendo sopra un letto in un baitone
del lazzaretto; certa Caterina, sedendo
in terra nella era del lazzaretto; Graziolo Graziali, giacendo in terra sopra
una piumazza nella ’era del lazzaretto;
Gio. Maria Negri, in letto in una casina
teranea del lazzaretto. Oltre ai confini
del lazzaretto, ci sono quelli sequestrati
in casa: Battista Boninsegna, che fa
testamento, sedendo sopra uno scagno
nell’era della sua casa, essendo sequestrato dal mal di contagioso; Vincenzo
Boninsegna, sequestrato per il contagio,
essendo in piedi per il suo orto; Lucia
Mosca, a letto, sopra un fenile della sua
abitazione; Giulio Tenchini, infermo di
mal di contagio, in letto sotto la portella
di casa, Stefano Alberti,sedendo in terra
sopra un poco di paglia, in certo staletto, in contrada Breda; Lucrezia Lini,
inferma di mal di contagio, in letto sotto la portella di sua habitatione, Paolo
Loda, a letto sotto il suo portico; così
Clementina Gandini; Federico Loda;
Battista Fredi; Agostino Oldofredi, sotto una baita nell’era del fenile chiamato
la Campagna; Francesco Goioni, ferito
di peste, giacendo sopra un carro, sotto
il portico di sua habitatione;Laura Leoni, contagiosa, sopra ua scagna, avanti
alla sua bottega, in piazza; Giuseppe
Loda, al fenile chiamato le Castello;
Angela, moglie del magistrato Domenico Vidali, appoggiato a una finestra
che guarda sopra la strada e ciò per sequestrata per il mal contagio.
26SABATO
San Giovanni Piamarta
Quand che i nas iè toic bei
quand che i sa spusa iè tocc sciori
quand che i mor iè tocc sancc
(quando nascono son tutti belli
quando si sposano son tutti ricchi
quando muiono son tutti santi)
1945 - Guglielmo Ghislandi è nominato sindaco di Brescia, Pietro Bulloni
prefetto della città.
27DOMENICA
S. Zita
Zoc de ma, zoc de vilanc
(gioco di mani, gioco di villani)
1916 - A Brescia è fondata l’associazione mandolinistica che negli anni Venti
sarà intitolata a Costantino Quaranta.
28LUNEDÌ
S.Vitale Festa al Campazzo
quarto di luna
Caas la set de carne salada
(togliersi la sete con carne salata)
1630-1631 - La peste manzoniana - Il
28 aprile 1630, a Verola, sono confinati
nel lazzaretto – a titolo precauzionale
– quanti giungono dal cremonese, già
flagellato dalla peste. Bassano realizza
un lazzaretto nel campo vocato il Trifoglio di Sotto. A Pralboino il lazzaretto è
in contrada della Rovere; a Manerbio si
trova al dosso di S. Rocco.
1799 - Le truppe austriache e russe
entrano a Milano dopo aver sconfitto i
francesi.
1925 - Brescia: Nasce la casa editrice
Morcelliana
29MARTEDÌ
S. Caterina
Avril ‘l n’a trenta, se ‘l no pies trenta, nol
fares mal a nissu
(aprile ha trenta giorni, se ne piovesse
trenta non farebbe male ad alcuno)
1631 - Peste a Manerbio: viene assunto
come chirurgo Gio. Antonio Punzoni
di Dello, col compito di medicare, salazare et far altre fatture alli infetti di contaggio, per un compenso di 15 scudi al
mese, più regalie e alloggio. Il Punzoni
dovrà prontamente servire dove sarà
comandato dalli signori deputati alla
sanità e dal fisico Gilberti Girolamo.
Per la fuga o la morte dei notai, diventa
problematico far testamento. Don Biagio Poletti, cappellano a Bassano, detta
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30MERCOLEDÌ
S. Pio V
‘n temp de meder no se dis ne Pater ne Ave
Maria
(Nel tempo della mietiturano si dice né
Pater e né Ave Maria)
cioè: sotto col lavoro!!!
1904 - Brescia: festa in Castello dopo le
elezioni
1978 - Aldo Moro ancora sequestrato
dalle Brigate Rosse.
1980 - Il presidente della Repubblica
Francesco Cossiga visita la città di Brescia.
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0IANURA
-ANERBIO
,A
Aprile 2008
MANERBIO 1845 - 1851
La storia d’amore tra Fortunata Gallina e Tito Speri
Vogliamo ora aprire uno squarcio di vita
manerbiese, raccontando per sommi capi,
la storia di Fortunata Gallina.
Ercole Gallina, capo comico milanese, nel
1830 abbandonò Milano e le scene teatrali
e si stabilì a Manerbio, dopo una breve
parentesi a Brescia, alla morte del padre
Carlo.
Ereditò la Cascina Chizzoletta con circa
125 piò e la casa d’angolo tra Via Dante
e Via Roma e che oggi si trova suddivisa
tra vari proprietari (Bertoli, Zenucchini,
Tenchini e Mosca).
Non visse a lungo a Manerbio e morì prematuramente, lasciando la moglie Clementina Lenzi e tre figli: Filippo, Fortunata e Faustina.
Ercole Gallina fù figlio d’arte in quanto la
madre , Maddalena , nata a Cremona nel
1770, fù una celebre attrice, sia in lingua
che in dialetto , che calcò le scene teatrali
sin da giovanissima.
Quando decise di seguire le orme materne,
dovette lottare contro l’opposizione dei
genitori, probabilmente a causa del suo
aspetto.
Il Giornaletto Ragionato Teatrale, edito a
Venezia, nel 1821 così lo descriveva:
“Benchè poco favorito dalla natura per essere di aspetto alquanto svantaggioso”.
Fortunata o Fortunina, a seconda dei documenti, ebbe un ruolo nella personale
vicenda di Tito Speri, l’eroe del Risorgimento Bresciano.
Fu infatti legata sentimentalmente allo
Speri sin dall’età di 16 anni, allor quando
ebbe l’avventura di conoscerlo mentre frequentava il circolo dei patrioti manerbiesi:
in primis il farmacista Giacomo Bontardelli nella cui casa si era fondato un sottocomitato insurrezionale con l’aiuto di don
G.B. Mor.
Giacomo Bontardelli era un’inquilino dei
Gallina e occupava la porzione di casa
confinante con la chiesa della Disciplina
ed era legato da profonda amicizia con
Tito Speri.
Tutto ciò scontrandosi con una feroce opposizione materna.
Fortunata Gallina non visse, ahinoi, a lungo e morì a Brescia il 10 novembre 1851 di
tisi, alla verde età di 22 anni.
Delle sua vicenda sentimentale restano le
lettere inviate allo Speri il quale dedicò,
con ogni probabilità, a Fortunata il romanzo “Fortunata di Pontevico”.
La morte di Fortunata Gallina sconvolse
Tito Speri e Tarquinia Vasselli Calzoni,
che fù discreta testimone dell’amore fra
i due, riporta che corruppe il sacrestano
della Chiesa di S.Alessandro, dove la salma
era custodita in attesa delle esequie, così
da poterla salutare, per l’ultima volta, da
solo e senza testimoni, aprendo la bara e
baciandola in fronte.
Presso la biblioteca Queriniana si trovano
una ventina di lettera di Fortunata a Tito.
Michelangelo Tiefenthaler
Qui di seguito pubblichiamo alcune lettere di
Fortunata Gallina
Mio Tito,
ti reco una notizia che forse tu non aspettavi.
Mia Madre ha saputo che la mattina in cui
partisti da Manerbio, io mi recai allo stesso
luogo per parlarti e si lusinga, anzi vive nella
certezza, che io, in poche parole, ti abbia
dato l’ultimo addio, e che così si sia troncato
ogni cosa vi fossa stata tra noi, i Bontardelli,
ai quali raccontò la sua immensa passione,
l’hanno confortata, e le hanno detto che sarà
così senza dubbio, massime la Giulia alla
quale non manca loquela. Ah! Mio Tito,
lasciamola in questa opinione, per la nostra
tranquillità: credilo io non temo i suoi rimproveri, e tu ne hai avuto una prova quella
sera che essa ha gridato tanto, e io con tutta
quiete venni a salutarti, ma temo le sue irragionevoli risoluzioni, accertati, io la conosco,
essa sarebbe capace di non lasciarmi neppure
tanto di libertà di scriverti due righe; approvo
però tutti i tuoi consigli e li metterò in pratica, qualora ve ne sarà bisogno; ma per ora
lasciami usar prudenza, che in una ragazza
è sempre cosa lodevole: e anche tu fa questo
piacere alla tua Fortunina, dissimula più che
sia possibile, perché se lo venisse all’orecchio
che tu affermi di aver una corrispondenza
con me sarebbe lo stesso che io palesassi ogni
cosa. Spero intanto ch’io resto a Manerbio tu
non verrai più a casa Bontardelli, perché noi
si (sic) vedremo secondo la nostra intelligenza,
senza che nessuno lo sappia e se ti vedessero
dai B… tornerebbero dei sospetti, le grida, le
minacce e se si procureressimo (sic) un nuovo
dispiacere.
Ma sono annojata, e forse avrò annojato anche te con queste mie malinconie. Tu mi dici
di amare il bel Cielo d’Itaglia si! Mio Tito io
amo il Cielo, amo il suolo, amo tutto quello
che contiene questa cara Patria e Iddio mi
concedesse di coronare questo amore, scegliendo per compagno uno de’ più Prodi, de’ più
Valorosi difensori di essa, se non conoscessi che
non è per merito mio ma suo dono io ne sarei
troppo superba; addio mio Tito è inutile che
io ti faccia le scuse del mio scriver male perché
sai già che io scrivo, e in tre o quattro riprese
tu sei buono e ti contenti de’ miei scrabocchi.
Quando fui a Brescia non ho potuto prendere
il calamajo piccolo, e adesso non ti scrivo più
fino che tu non me lo hai mandato.
Ah! Quanto volentieri mi tratterei con te
ancora un poco, ma ci vuol pazienza, io possa
sfogarmi con te quanto voglio; ma sai già cosa
potrei dire, addio dunque in fretta secondo il
solito. Sono la tua
Fortunina
***
Tito!
Un giorno mentre io ti diceva che quando
sarò unita a te, desterò invidia in tante donne, che avrebbero ambito la gloria di possederti; che tu, hai tutto quello che si formare
l’idea, d’un animo Grande le gesta sublimi del
quale, resero superba Italia d’esserti Patria,
che io conosceva benissimo di non meritarti,
tu mi troncasti e dicesti: no mia Fortunina,
io non voglio sentire ciò: ora non e più tempo,
che noi ci aduliamo l’un l’altro: la Fortunina
è degna di Tito; Tito è degno di Fortunina;
dunque perché vuoi ora infrangere una legge
che avevi fatta tu stesso? Perché dirmi che non
puoi offrirmi quello che altri potrebbero, e
che non puoi mettere a mia disposizione, che
una mente ed un cuore!. Ma questi non sono
il Tesoro della mia Fortunina? E non ti disse
che possedendoli, essa è pienamente felice? Vi è
qualche cosa in più al mondo della felicità?
Avresti forse desiderato ricchezza?. Ah! Mio
Tito, e se queste che per lo più corrompono,
ti avessero reso amante degli altri delle mollezze, forse tu non avresti coltivato il tuo raro
talento, e non saresti stimato da tutti, come
lo sei nel presente; e se Dio ti avesse messo nel
numero di coloro che vantano Nascita Nobile,
ed hanno il cuor vile, crederesti tu che la tua
Fortunina ti amasse?. No perché essa apprezza la Nobiltà del cuore, non dei Natali, essa
ama in te, quei nobili sentimenti, che hai
nell’anima, e che ti si leggono scolpiti nel Volto, non più un cenno su ciò, e se non vuoi ch’io
dica che fece una
scelta maggiore
a miei meriti,
dirò che non
siamo nati l’uno
per l’altra, ch’entrambi fummo
concepiti da un
pensier solo del
Creatore.
Ma ora non è il
tempo di trattenersi in simili
ragionamenti;
tu mi parlasti
di Patria: essa
dunque si troverà e forse presto
nello stato di ricacciare lo Straniero, confesso
che io sperava
questo momento, ma non lo
credeva si vicino come tu me
lo dipingesti, e
piena di meraviglia e, stupore
rilessi quelle righe [la carta è strappata]
Ecco venuto il tempo [la carta è strappata] che
questo tempo doveva arrivare, ma non osavi
dirmelo apertamente: temevi forse ch’io mi
sarei lagnata? T’inganni: non sarei degna di
te se mi facessi rincrescere che tu mi abbandonassi un momento, per una causa si bella.
Attendi pure alle tue incombenze, il cielo
mi guardi dall’interromperle, nemmeno un
istante, mi basta che tu mi faccia sapere di
quando in quando qualche cosa, io non esigo
di più; a nessuno meglio di me potrà premere
di tener sepolto ciò che tu dici.
Ama pure la Patria, io non ne sono gelosa,
ma nello svolgere le tante lettera di politica,
un’occhiata anche a quelle della tua
Fortunina
***
Mio Tito!
L’istessa smania, l’istesso bisogno che tu senti,
lo provo purtroppo anch’io e colla medesima
ardenza; ma: mio Tito! Lo sai, questo è il
nostro fatale destino; noi abbiamo sempre
qualche cosa di nuovo che ci tormenta, e più
che si aumentano questi tormenti, più è in noi
ardente la brama di abbracciarsi e di giurarsi
un amore eterno: però non andranno sempre
fallite le nostre lusinghe. Abbia pazienza,
Tito, giacché ne hai portata tanta per me: mia
Sorella Lunedì va a Scuola, e spero Martedì,
o Mercoledì, di trovarmi sola in casa, così tu
potrai venire, che ci abbracceremo con tutto il
trasporto delle nostre fervide Anime.
Io ti saprò dire l’ora opportuna onde tu possa
aspettare meno che sia possibile perché il vederti passeggiare mi dà pena, e Se alle volte
non potessimo proprio riuscire in questi due
giorni… allora… ah! Mio Tito se tu sapessi
che cosa odiosa è per me… ma penserò che
Iddio è giusto, che egli vede i nostri cuori,
che sarà testimone de’ nostri colloqui (sic) e
che ci udrà senza sdegnarsi… e allora… si!
Accetterò la tua proposta…
Tu brami l’ora sapere l’ora che ci potiamo
vedere? Ma; le più opportune sarebbero: il
mezzogiorno perché sono tutte le griglie serrate e mia madre non è alla finestra, e le
5, perché abbiamo appena pranzato, ed essi
si trattengono giù un pezzo mentre io per
consueto vengo di sopra, però mi rincresce
per te, perché queste ore sono un po’ calde e ti
potrebbero far male, guarda bene dunque di
avvertirmi se soffri a sortire di casa fa tanto
caldo, che già è tanto lungo il giorno che e
potremo scegliere altre ore.
Scusa se questa mattina non mi sono lasciata
vedere, fu perché ebbi qualche faccende domestiche da sbrigare, e poi sortii di casa alle
11 e torno adesso che sono le 1. Anzi: i miei
sono già a tavola e io che starei tanto qui a
trattenermi con te, bisogna che vada perché
non li posso più fare aspettare, altrimenti
verrebbero a vedere cosa faccio, e allora: Dio
sa cosa succede. Addio, addio, Mio Tito vivi
dell’immenso amore della tua
Fortunina
0IANURA
-ANERBIO
,A
Aprile 2008
Mio Tito,
Io sono nel vero Purgatorio. Questa è la terza
lettera che scrivo, senza mai poterla consegnare: immagina quanto io soffro!
Ora hanno messo in opera un’altra maniera di
tormentarmi: si cerca sempre o con una scusa
o con coll’altra, di condurmi via, il giorno
dopo pranzo, ma con bel garbo, fingendo farmi una gentilezza, aspettando forse che stancata la mia sofferenza, dica assolutamente di
non volere andare, e allora forzarmi a dire il
motivo di questa mia permanenza; io dunque
perché non succeda questo convien che beva a
sorsi a sorsi il veleno che mi si porge.
Si! Io lo bevo tutti i giorni mescolato con le
mie lacrime. Ma per ora non c’è altro rimedio;
mia madre non ha una certezza sulla nostra
corrispondenza, e per noi è cosa buonissima,
anzi converrebbe che non ne dubitasse nemmeno; perché vedi non sarà una buona settimana, mi disse che lei mi accorda volentieri
il suo consenso per farmi dichiarar maggiore
insieme con Filippo, ed è contentissima perché
si troverà alleggerita dal pensiero dell’amministrazione.
disapprovavi; io mi sono consolata nel sentir
questo, ma mi è rincresciuto di non capir bene
cosa intendevi; bramerei saperlo più spiegato;
me lo dirai?…
Addio, adio vivi sicuro del immenso amore
della tua
Fortunina
Ma se lei sapesse il vero motivo che mi sprona
a far questo, son certissima che essa ritirerebbe
la sua parola. Ti lascio dunque giudicare a te
se sia bene o no l’accattarglielo.
D’ora in avanti per non dare sospetto, noi si
(sic) vedremo alle 3, alla medesima ora di
questa mattina; quando mi scrivi fa pure il
cenno con il fazzoletto bianco e alla sera getta
la lettera in cantina, prima delle dieci perché
sono tutti immersi nella conversazione, e io
sono sicurissima di non essere vista da nessuno.
Le mie te le recherò alla solita maniera, come
ho fatto finora e ti farò anch’io il medesimo
cenno onde tu non passi inutilmente quando
io no ti posso né vedere, né scrivere.
Addio mio Tito tu sai che se potessi ti scriverei
tanto più volentieri di più scrivimi, che questa è l’ultima consolazione che possa avere al
mondo la tua
Fortunina
s’incontrano: come fu lungo e penoso questo
tempo; non saprei come descriverti l’angustia
del mio cuore e il tristi pensieri che agitavano
la mia mente.
Ma eppure noi bisogna che ci aveziamo pur
troppo a stare [la carta è strappata] intervali
senza vederci, e che per chi sa quante volte,
prima che Imene unisca le nostre destre: ma
allora Oh noi prima saremo ricompensati di
tutti questi affanni, noi saremo uniti per non
separarci Mai!
Si i miei Parenti dovranno vederti tua; a
loro dispetto, e io orgogliosa di possederti, ti
mostrerò loro e le dirò: questo è quel Tito che
voi mi avete vietato di amare, desso è mio, voi
non potrete strapparmi dalle sue braccia.
Ah! Tu dici che questo tempo non è lontano
come io lo credeva; lo voglia il Cielo, questo è
il voto solenne della tua
Fortunina
***
P.S. Questa sera noi ci parleremo al luogo
medesimo dove ci salutammo l’ultima volta.
Addio mio Tito la tua
Fortunina
Tito! Tu preghi per me… tu mi dicesti che
hai compito certi atti di devozione che prima
[Sul verso] Al Signor Tito Speri
Contrada S. Alessandro
Brescia
***
Mio Tito!
Manerbio, 26 [28?] Sett.mbre 1850
Finalmente questa sera spero di vederti; tu
senza dubbio ti porterai a Manerbio sapendo
che la tua Fortunina ti aspetta con impazienza: Ah! Non mi sento più il coraggio
di passare anche questa notte senza vederti,
non potrei più tenere celato il mio dolore,
egli superando le mie forze, si farebbe palese.
Sono 17 Giorni!. Che i nostri sguardi non
Manerbio 8 novembre 1850
Tito!
Arrivo dalle Vallate e trovo una tua lettera che
mi fa piangere: ma che? La povera Fortunina
dovrà sempre essere bersagliata da tutti? Sono
io dunque nata per il dolore, che perfino chi
mi ama, pare cerchi ogni volta di flagellarmi?
– Tormentata, da miei parenti, io non mi lagno, purché essi non mi separino da te, soffro
con tutta rassegnazione: un Astro benigno
le suggerisce di diminuire le mie pene, ed io
credendo di avere destata in me compassione
col mio soffrire, credo bene di renderti a parte
il mio sollievo; ma tu, male interpretando il
mio dire, tu mi dai un Veleno che mi scende
nel profondo del Cuore; e questa non è la
prima volta che la poca opinione che hai di
me, ti fa essere ingiusto; si! Tito permetti che
lo dica perché parlo con ragione: che io Donna
di scarsi talenti, non sia stata capace di spiegarmi abbastanza, non è da farsi meraviglia.
Ma tu che mi chiami tuo Idolo, non dovevi
precipitare così sinistro giudizio, se non avesse
prevalsa in te la poca fiducia.
Tu, dunque, mi crederesti vil a tal segno da
lasciarmi vincere dal timore, e rinunciare la
spada non appena cominciata la pugna? Tu
mi credesti capace di chiamar fallo l’amarti, e
dichiarare ch’io ti aveva abbandonato!
Eppure tu mi vedesti combattere coraggiosa,
quale ardito Nocchiero nella procella, combatte combatte cogl’ostinati flutti. – ma se
questo non ti bastava dovevi riflettere, che con
tale dichiarazione partiva più il mio onore
che il tuo; io sarei stata mostrata a dito delle
persone di senno, come ragazza volubile, due
volte spergiura, ed a chi? A un Eroe; a l’oggetto dell’ammirazione di ogni buon cittadino:
nessuno avrebbe trovato ragioni da potermi
scusare. Non sarebbe stata peggiore la mia
condizione della tua?
Ma tolto anche tutto questo accertati che
non sarebbe uscita né uscirà mai dai miei
labbri la parola: io l’ho abbandonato, non
potrei assolutamente forzare il mio labbro a
dir ciò mi parrebbe di commettere un delitto
al quale non dovessi mai essere assolta, alle
importune interpretazioni de’ miei parenti
ho sempre risposto che credino ciò che piace
ma che io non so niente e che non voglio; si
parli altro di queste cose, perché sono stanca:
il più delle volte faccendo sembianze di aver
a fare qualche cosa di premura me ne vado
senza rispondere.
Tito tu eri disposto ad amare ancora, quella
che aveva contaminata la bella costanza, e
che non era più ai tuoi occhi, come per lo
passato; un pensiero di poesia. Ah!
Ricova per pietà queste parole, esse mi feriscono la parte più delicata dell’animo:
dimmi che sono per te, ancora l’istessa come
il primo giorno del nostro amore; e io ti perdono.
Parti da Manerbio più presto che puoi. se
vuoi tornare una sera senza essere veduto
abboccarti con me: io sceglierei lunedì alle 8,
fami sapere se tu vuoi differire ricordati però
Giovedì parto per stabilirmi in città.
Addio, tre volte cattivo, ma quantunque tale
non può cessare d’amarti, e tanto,
Fortunina
***
Tito!
Manerbio, 11 novembre 1850
La qui inclusa ti farà conoscere che io non
trascuro momento per scriverti, e che venerdì
avresti ricevuto riscontro all’ultima tua, se
Pag. 11
non mi avessero fatto credere che tu saresti
stato a Manerbio senza dubbio. Io ti diceva
che lunedì ti aspettava, ma non avendo potuto farti pervenire la mia. tu verrai Domani
Sera almeno lo spero. Si! Fa che il Corriere
nel portarmi una cara tua, mi dia con questa
la felice novella di poterti dopo poche ore abbracciare, addio la tua
Fortunata
[Sul verso, scritto da mano diversa]
Al Signor Tito Speri
Brescia
***
Tito,
Manerbio, 27 maggio 1851
Lo sai, io non sono solita a mentire, ne ora voglio farti credere che veramente per mancanza
di tempo; io non t’abbia scritto, no, anzi io
ne aveva tutto il tempo il tempo lo confesso, e
anche la volontà, anzi somìno tanto felice lo
sai a dimenticarmi le offese ricevute da chi
amo, che non mi ricordava più delle nostre
contese, e andava dicendo fra me: questa
sera scriverò al mio Tito: ma, mentre io mi
accingevo all’opra, la tua ultima lettera che
non aveva ancora abbruciata, mi venne tra
le mani, e rileggendola persi assolutamente
la lena di scrivere, tu mi dicevi di temperare
la mia penna, ma non vi stava il mio amor
proprio di farlo se non aveva prima sentito
temperata la tua, erano troppe le adulazioni,
io non ti cercava di queste; lo so, che mi ami
anche più de’ miei meriti, ne io intesi intaccare l’esistenza di quest’amore domandandoti
se si èra diminuito come lo dimostravano
le apparenze; credilo però perché te lo dico
con tutta la sincerità del cuore, ch’io era intimamente persuasa che tu eri lo stesso, che
mi amavi ancora come il primo giorno del
nostro amore, ma e ché per ciò? Non ti amo
anch’io immensamente? Eppure mi lasceresti
tu fare,cosa che a te non aggradisca, quando
fosse in mio arbitrio di tralasciare: tu mi
scrideresti non è vero? E se io non ascoltassi
i tuoi rimproveri mi domenderesti se io non
t’amo? Ebbene io dapprima mi sono adirata
un po’ troppo, ma ti racconterò poi, quando
potrò abboccarmi teco: da qual sorgente ne
derivò; quindi sentendo la tua lettera nella
quale mi dicevi che io ti rimproverava a torto, mi vendicai facendoti quella domanda
che a te tanto dispiacque, ma io lo ripeto era
intimamente persuasa che il tuo amore non si
era diminuito, se lo avessi creduto non te lo
avrei domandato io sapeva che ti offendeva
nel chiedertelo.
Ma ora non pensiamo più a queste cose, perdoniamoci reciprocamente. Non dirmi più
che sei infelice tu mi hai fatto troppo male,
dimmi cosa brami per essere contento! Vuoi
ch’io ti dica che Son tua, si! Tito tutta tua e
sempre;
Quest’oggi sperava di venire a Brescia ma
invece non posso; sarà facile un giorno della
settimana ventura: e se non potessi venire…
verrai tu o mio Tito? Io sento che non posso
più stare lungo senza vederti… Tito scrivimi
questa sera, due parole mi bastano; dimmi
che sei lieto e il mio cuore sarà pieno di goja.
Si! Questo cuore che ti ama tanto.
Addio mio Tito, ricevi un abbraccio dalla
tua
Fortunina
Pag. 12
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3PORT
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Aprile 2008
CIGOLE
“De sa e de là del Mela”
Gran successo della “De sa e de là del
Mela”, la podistica di Pasquetta con la
quale il paese di Cigole è diventato, per
una mattina, popolato oltre l’inverosimile.
Il gruppo più numeroso è stato quello
della Felter di Puegnano al quale è stato
consegnato Comune di Cigole, da Patrizia
Cherubini, sindaco; secondo posto per Atl
Vighenzi di Padenghe, terzo Vespa Club di
Manerbio. Il premio per gruppi scolastici,
un computer, è andato al circolo didattico
di Manerbio per il contributo della scuola
primaria del plesso di Cigole.
Nelle classifiche individuali Mauro Cattaneo, del Maraton Cremona, si è aggiudicato il trofeo Angelo Zani, alla memoria; tra
le donne la superiorità è stata per Barbara
Castellaneta del Felter Carpenedolo. Sul
percorso di quattro chilometri, per giovanissimi dai 16 ai 19 anni: premio a Daniele
Gualeni, a Stefania Coppolino la migliore
della donne. Per i ragazzi dai 12 ai 15 anni
primato a Isacco Aderenti fra i maschi, a
Alessia Cusumano fra le femmine. Tra i
bambini dai 9 ai 10 anni primato di Stefano Goffi e di Francesca Bertoni. Nella
categoria pulcini, fino ad otto anni, Enrico
Franceschetti il più lesto a concludere la
prova, Giovanna Paletti, fra le femmine.
L’organizzazione è stata curata dai volontari dell’Oratorio, coordinati da Amedeo
Bonazza e Angelo Tosoni, ai quali hanno
dato man forte carabinieri della stazione di
Manerbio e agenti del consorzio di polizia
municipale della sede di Manerbio. Gianni
Poli, vincitore delal maratona di New York
d’alcuni anni fa, è stato mossiere delle
diverse partenze ai partecipanti divisi in
diverse categorie.
Per quanto riguarda l’oratorio tra le prossime scadenze: il torneo notturno di calcio; iscrizioni aperte fino al 20 aprile, sorteggio il 25 aprile. Info: Angelo Tosoni:
030.959126 - 030. 9959002.
MANERBIO
Il sogno: un campo da calcio in
erba sintetica
Giocare a calcio, sport diffuso e praticato
soprattutto dai giovani. A Manerbio per
questo - eredità del periodo laniero - è stato
costruito lo stadio e ci si prepara a realizzare un altro campo di gioco nell’ambito
dell’Oratorio San Filippo Neri. Ci vorrà
tempo poiché la società che ha acquistato
il vecchio stabilimento dovrà realizzare i
progetti che ha proposto al Comune che
per quel che compete all’Amministrazione
locale ha già messo mano ad alcuni rifacimenti nell’area del campo sportivo realizzando un rettangolo che non è verde ma è
in terra battuta.
Eppure non mancano esempi di tappeto
sintetico al posto dell’erba che, per l’usura,
fatica a crescere. Un esempio razionale e
funzionale lo abbiamo individuato a Brescia, al Villaggio Sereno dove per l’Oratorio è stato costruito un funzionale campo
in erba sintetica sul quale si svolgono gare
e tornei. È il nono campo in sintetico oratoriano realizzato in città, costruito grazie
a un contributo dell’amministrazione comunale. “Senza gli oratori la città sarebbe
meno città - ha commentato il responsabile
della Diocesi, don Marco Mori - : l’oratorio non deve avere un ruolo privilegiato,
semmai deve essere responsabile del bene
comune e questo rientra anche nei suoi
compiti. L’oratorio deve essere aperto nei
confronti del quartiere: essere vicini alle
esigenze della gente è meraviglioso, e io
soffro quando vedo oratori chiusi. Per fortuna, ultimamente abbiamo inaugurato
molti campi da calcio, la speranza è che ne
vengano molti in futuro. Il gioco del calcio
non dev’essere inteso solo come momento
agonistico, ma anche e soprattutto come
un frangente di crescita educativa. Abbiamo sposato senza esitazioni la causa degli
oratori trasformando campi in terra battuta con campi in sintetico e sono certo di
aver fatto la scelta giusta”. Al Villaggio Sereno il vecchio campo in terra battuta sarà
stato pure romantico, ma alzava polvere e
sbucciava le ginocchia. Adesso non più.
Domanda: perché a Manerbio un campo
in erba sintetica non è possibile? Il bilancio
comunale deve solo provvedere alle strutture utili solo agli amici degli amici?
Un manerbiese dimenticato
ERMINIO (NINO) BORTOLOZZI
Era Nino per gli amici e per tutto il paese
quando Manerbio non era ancora, pretestuosamente, città. Era nato a Mathi
Canavese nel 1907 e la sua famiglia si era
trasferito l’anno dopo (1908) a Manerbio.
Il suo papà Domenico (confidenzialmente
Memi) era stato assunto dai Dujardin tra i
promotori dell’industria tessile “Lanificio
di Manerbio” con mansioni di capo magazziniere cui venne assegnato un appartamento nell’edificio sede della Cooperativa in via
Dante. Il giovane Nino, completato il ciclo
elementare, fu inviato a studiare ragioneria
a Bergamo e si fece notare come calciatore
tanto d’essere incluso nella rosa dei titolari dell’Alpe della città orobica, presente
nel campionato nazionale della serie C.
Prometteva bene il giovane che in seguito
passò al Brescia Calcio. Ma fu carriera presto stroncata da un infortunio di gioco. In
una amichevole col Brescia, giocata a Manerbio, al vecchio campo sportivo, Nino
riportò una lesione che lo immobilizzò per
ben sette anni e gli offese una gamba. Ma
non si spense in lui la passione sportiva.
Seguiva dalle pagine dei giornali le vicende
del calcio, le imprese dei ciclisti e l’impegno
dei pugili che conquistavano primati nel
mondo ma erano protagonisti anche in
Patria. Come Piero Tomasoni, per stare ad
un manerbiese, che ha incrociato i guanti
con campioni del suo calibro. Seguiva con
passione anche il ciclismo che ai suoi tempi
aveva esponenti di punta in Saldini, Carlotti e Nervi di Cignano.
Di Nino Borolozzi si può ben scrivere che
dov’era sport egli c’era. Anche nel calcio,
come organizzatore di tornei notturni e fra
i dirigenti del Calcio Marzotto della serie
C. Negli anni Cinquanta fu tra i fondatori,
con i fratelli Saldi, Francesco e Gianmaria,
della società del calcio dell’oratorio Virtus
Manerbio nelle cui formazioni hanno dato
contributo i suoi figli Memo e Giacomo.
Era un generoso Nino Bortolozzi, serio
e professionale. Era soprattutto onesto e
consapevole del ruolo e delle responsabilità
di un lavoratore dipendente, di un dirigente sportivo, di un padre di famiglia che ai
suoi figli insegnava la comprensione e la
disponibilità al servizio nella comunità. Per
questo meritò la stima.
È morto nel 1977 Nino Bortolozzi e furono amici di appartenenza politica opposte
a tributargli l’omaggio che si deve ad una
persona che nella sua vita ha dato una mano
comunque e ovunque egli stesso ne riscontrasse la necessità. Era stato educato così in
famiglia ed il riscontro lo troviamo nella
sorella Rosetta, per lungo periodo infermiera negli ambulatori della Marzotto a fianco
del medico Giuseppe Volpi, e animatrice,
nel tempo libero, di associazioni cattoliche
meritorie per come hanno fatto crescere
intere generazioni di manerbiesi.
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La Federazione Italiana Sci
Nautico organizza gratuitamente
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Aprile 2008
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Divagazioni ambientali
L’annunciata piantumazione in riva sinistra del Mella sta prendendo configurazione e l’aspetto al momento, nonostante la
progettualità e la quantità di specie arboree
profuse, è più quello di un cimitero di
guerra con tutte quelle bianche intubature
allineate, poste a dimora con accostamenti
discutibili e non ultimo, viste le dimensioni, l’ombra delle loro fronde sarà godibile
fra molti anni.
Trattasi dunque di un parco con aree picnic e prevedibile conseguente ecatombe di
rifiuti, sicuramente dotato di illuminazione artificiale sparsa: un parco quindi programmato e pianificato per una fruizione
che ben poco si inquadra in un autentico
recupero naturalistico di un’area golenale.
Bastava guardare la sponda destra fatta
gratuitamente da volontari (noti e invisi
all’amministrazione) anni fa su cui tra l’altro insisterà ora una pista ciclo-pedonale.
Esattamente venti anni fa, veniva edito dal
comune di Manerbio, a conclusione di alcuni giorni di lavoro, un opuscolo “Dossier
Mella” dove anche lo scrivente aveva contribuito con un capitolo di cui s’impone
riportarne ora la conclusione:
… al contrario posso dichiarare che la situazione è al lumicino e che si rendono necessarie
interventi di protezione e recupero: non come
accaduto per altri fiumi e come pare cominci
con il Mella: mi riferisco alla cementificazione delle rive ed alla raddrizatura di percorsi
con prismate, eliminando la vegetazione
spontanea e ponendo a dimora pioppeti per
l’industria, portando al lembo delle acque le
coltivazioni, impoverendo o eliminando così
l’ecosistema.
Non interventismo degenere, ma assecondamento intelligente e razionale della natura,
concessione di spazio vitale e una certa inaccessibilità: la natura ha anche bisogno di
silenzio e solitudine.
L’uomo deve essere sintonico con la natura,
convincersi che esso stesso ne è una parte,
ne è una manifestazione e per la quota che
se ne distingue “la ragione” è “condannato”
ad essere più responsabile, cioè ad una conoscenza più approfondita ed etologica del
mondo naturale in cui vive e di conseguenza
a regolare il suo comportamento, che deve
per tanto essere equilibrato, non disturbatore
della stabilità evolutiva, inserito nel contesto
biologico eticamente naturale.
Da queste basi deriva la possibilità di rivolgersi alla natura per attingere risorse, per
approvvigionarsene anche, per prelevarne (a
seconda delle necessità e dell’esercizio) parti
e ad usufruirne: ma questo va fatto in modo
modulato, rispettoso e coerente con i concetti
esposti; tenendo presente il concetto di limite:
la natura non è un supermarket da svaligiare,
per reintegrarla occorrono tempi non facilmente valutabili: i suoi orologi sono delicati
e multipli ed essa “… non facit saltus”.
Tutti apparteniamo al partito della natura:
la sola cosa importante da capire è che non
dobbiamo dettare leggi ad essa, ma dobbiamo
imparare a leggere le sue, affinché i nostri
comportamenti non la danneggino, solo a
queste condizioni potremo tornare a chiedere
e lei potrà tornare ad essere generosa.
Posto che la natura è l’ordine più disordinato che esista e chi non lo sa leggere corre
solo il rischio di devastarlo con il razionalismo antropico generalmente disinformato o approciando superficialmente i suoi
problemi, o meglio quelli che l’uomo gli
ha creato.
Da anni non c’è giornale nuovo o di antica
nascita che non perpetui i lamenti, gli allarmismi sul degrado ambientale e che non
proponga interventi di salvaguardia, spesso
semplicistici.
In numero non certo inferiore esistono
anche varie leggi nazionali, regionali, provinciali e comunali che si accavallano e
sovrappongono, condite in salsa poi da regolamenti e normative dei consorzi irrigui
agrari, dal Magistrato del Po, dall’Unità di
bacino e chi più ne ha più ne metta.
Anche di recente mi pare sia in fieri una
nuove legge regionale di tutela… ma i
risultati sono visibili intorno a noi.
Anche accordi intercomunali a lunga gestazione (Terre Basse) quando finalmente
pare decollino, trovano sempre un paese
che fa da solo (per caso Manerbio)e così le
progettualità unitarie si frammentano in
mille rivoli e si crea discontinuità.
Vedasi a conferma delle cose sopraddette il
Giornale di Brescia del 8 marzo ’08 dove
il Mella viene definito “pattumiera a cielo
aperto” e gli intenti dichiarati sullo stesso
Giornale di Brescia del 16 giugno 1995 per
il convegno sugli alvei fluviali che si sarebbe tenuto a Parma il 25 giugno 1995.
Di fronte a queste orrende vicende mi è
impossibile rinunciare a pensare a quella “Pianura” degli anni senza rumori e
senza luci artificiali ovunque ore diffuse,
ma l’ovvia nostalgia mi induce a leggere
e percepire ancor meglio gli stupri che
sono stati perpetrati e si (per)seguita a fare,
travisando le vere necessità, con progetti di
recuperi, ripristini, restauri, riattribuzioni
di funzioni ed aspetti che sono artificiosi e
come tali semplici medicazioni palliative:
essendo il contesto in cui vengono calati
già sconvolto, discontinuo e contraddittorio nello stesso luogo e nelle stesse aree.
Occorre un atto di sincerità e di autocritica, occorre accettare che la penetrazione
antropica in tutte le sue attuali sfaccettature
(e non è prevista inversione di tendenza) è
la peste che ha coriandolizzato il territorio,
dove i campi sono sghembi riquadri, incorniciati da nastri d’asfalto, bretelle, ecc.
e non più da fossi, corsi d’acqua, anch’essi
ora cementificati e all’occorrenza dragati
nei modi più traumatici, dove gli alberi
e gli arbusti delle loro sponde vengono
sbriciolati e frantumati dalle sfibre e trincie
o più spesso dealberati o per comodità ed
economia di manutenzione, coperti.
E questo avviene nella attuale residua pianura, quelle non ancora aggredita dalle
aree espansive di vario tipo, cioè quella
superstite ritagliata che, come ogni cosa in
tali condizioni, necessita di essere salvata
e in modo definitivo e non con camuffamenti.
Non è accettabile una natura giardinizzata
dove esiste il più caotico assembramento di
essenze arboree esotiche (dai nomi storpiati), ma anche autoctone assemblate con i
più disparati prati inglesi dove unitamente
all’immancabile piscina si scialacquano
milioni di litri del liquido più prezioso…
Poi cambia il clima e le stagioni non sono
più quelle di una volta…
Poiché la pianura per l’acqua dipende dalle
montagne, anch’essa merita un riferimento (anche se le loro popolazioni sono più
consapevoli e attente delle bassaiole), richiamando anche qui l’attenzione sulla penetrazione antropica, sciistica, alpinistica,
hobbistica e loro degenerazioni, affinché
venga contenuta la carica di inquinamento acustico e luminoso, di rifiuti solidi
e liquidi chimicamente intesi nonché la
sovrastruttura urbanistica e di riscaldamento esogeno indotta … e poi i ghiacciai
si ritirano…
Altro punto drammatico è la diffusione
dell’informazione ambientalista poco o
nulla documentata, schierata, presuntuosa
e qualunquista.
Spesso mi è capitato di scrivere a riviste
e giornali quotidiani importanti per correggere e smentire alcune affermazioni o
identificazioni naturalistiche, ma ho perso
solo tempo.
Tuttavia provo un’ultima volta da queste
pagine riferendomi ad un’immagine del
cielo di Milano apparsa sul Corriere della
Sera del 6 novembre 2007 per il commento della quale si scomoda Giosuè Carducci
e la poesia San Martino.
Voglio solo significare che quello sciame
d’uccelli è rappresentato da banalissimi
e sgradevoli storni che dormono in città,
insudiciando monumenti, e distruggono
colture in campagna durante le ore diurne
per alimentarsi.
Essi sono da definirsi stanziali/erratici,
non sono comunque i migratori esuli della
poesia carducciana.
Anacronistico forse, controcorrente, mi
consola però rispondere attraverso le rime
di una poesia delle stesso poeta per spiegare
la natura:
“… e Pan l’eterno che su l’erme alture
a quell’ora e nei pian solingo va,
il dissidio, o mortal, delle tue cure,
ne la diva armonia sommergerà…”.
Ecco si, la natura è diva armonia e come
tale l’uomo deve cercarla, capirla e obbedirla.
Allora un bosco e un fosso potranno ancora chiamarsi Lussignolo solo perché in
primavera saranno tornati ad emozionarci
con il loro canto gli usignoli da cui il bosco
ed il fosso stesso derivano il nome.
Dott. Giovan Battista Bisetti
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Far West
INCUBO - Notte drammatica per un
pensionato di 68 anni di casa nel centro
storico di Bagnolo Mella. In tarda serata,
mentre dormiva è stato svegliato di soprassalto dal suono insistente del campanello.
Alzatosi in tutta fretta, non senza una certa
apprensione, una volta giunto all’uscio,
udiva come un rantolo. Ma appena aperta
la porta si è trovato davanti una sorpresa a
dir poco sgradita: un uomo, che con coltello da cucina in mano ed il volto coperto
da un passamontagna. Sotto minaccia, ed
atterrito, il pensionato si è visto costretto a
consegnare al delinquente un centinaio di
euro in contanti e alcuni monili di valore.
Il malvivente si è dileguato nella notte e
alla vittima non è rimasta che la denuncia
ai carabinieri.
TRAPPOLA - Skali Abdkdar, 32 anni
e Oukii Makhoukhi Khalid di 33, marocchini che abitano a Seniga sono stati
arrestati dai carabinieri di Cremona. Il
primo è stato visto consegnare cocaina
ad un 30enne di Vescovato a Gabbioneta
Binanuova. Sequestrate 20 dosi di cocaina,
otto telefoni cellulari usati per i contatti
con i clienti e 6.165 euro. Bloccato anche
un marocchino clandestino di 39 anni.
FALLIMENTO - Colpo a vuoto tentato
ai danni del negozio di abbigliamento
“Cristina”, in via Marconi, a Offlaga. Un
uomo ha chiesto il denaro dell’incasso, ma
di fronte alla reazione della vittima non ha
insistito oltre. È stato così costretto a fuggire a mani completamente vuote. Senza
esito le ricerche del mancato rapinatore.
SORPRESA - Presa di mira la tabaccheria
di via Gramsci a Bagnolo Mella mentre la
titolare, Nadia Toso, era intenta all’apertura del mattino. Due uomini, scambiati
per clienti con improvvisa mossa hanno
caricato su un’auto tre scatoloni di sigarette. La sorpresa ha consentito agli autori del
furto di irretire la donna che non è riuscita
a reagire. I due, naturalmente, sono fuggiti
appena completato il carico.
Aprile 2008
SPIGOLATURE
PUSHER - Due marocchini sono finiti nella rete dei controlli antidroga dei carabinieri
di Ghedi. Uno dei due, un 22enne, nascondeva 7 grammi di cocaina distribuite in 17
dosi e 2.500 euro, il ricavo della vendita di
droga. Era già stato arrestato per spaccio.
Eppure era ancora a piede a libero.
VIDEOPOKER - A Cigole malviventi
hanno sfondato, con una jeep, la serranda che copriva la vetrina d’ingresso della
pizzeria “S. Andrea” in via Paolo Farina a
Cigole e di proprietà di Roberto Polito. I
banditi hanno scassinato in tutta fretta il
cambiamonete, che conteneva 1.500 euro
e uno dei 4 video poker, caricandoli sul
fuoristrada e dandosi alla fuga. La jeep,
risultata rubata a Milzano, è stata ritrovata
a Gambara. La pizzeria “S. Andrea” è stata
presa d’assalto in tre mesi un’altra volta.
COCAINA - Spacciatori ricevevano i
giovani clienti in pieno giorno, vicino al
cimitero di Cigole. I carabinieri della compagnia di Verolanuova, dopo alcuni appostamenti hanno arrestato due marocchini
che dopo aver abbandonato l’autovettura
hanno cercato di scappare a piedi. Uno
dei due, che abita a Pavone Mella, ha ben
pensato di liberarsi di 5 dosi di cocaina
ingerendole. Quando i carabinieri hanno constatato il gesto, hanno portato lo
spacciatore in ospedale a Manerbio per
sottoporlo ai controlli sanitari. I medici
ritenevano opportuno sottoporlo ad intervento chirurgico. Ma al solo sentir parlare
di operazione il marocchino si è spaventato
ed ha firmato per non essere ricoverato.
Così, una volta dimesso dall’ospedale, è
stato direttamente portato in carcere.
ASSALTO - Rapina ai danni della farmacia
Ingardi di Bagnolo Mella, in via Gramsci.
Due delinquenti a volto coperto e pistola
in pugno hanno fatto irruzione nel locale
all’orario di chiusura ed hanno svuotato
la cassa di alcune centinaio di eruo. Poi la
fuga verso Brescia con un furgonato, pare
un Fiorino o un Ranch, lasciato parcheggiato nel piazzale interno della farmacia.
Al volo
2001:
Odissea nel cemento
Anno 2000: i Comuni possono spendere i soldi delle licenze edilizie SOLO
a fronte di investimenti.
Anno 2001, ottobre: i Comuni sono
autorizzati a spendere i soldi delle licenze edilizie per fare quello che gli
pare, grazie al nuovo Testo Unico
sull’edilizia.
Arriva il boom edilizio.
Anno 2000: 159.000 abitazioni costruite.
Anno 2007: 298.000 abitazioni costruite e 38.000 ampliamenti di abitazioni.
Le licenze raddoppiano in 7 anni, il
territorio italiano viene cementificato
da palazzine, nano grattacieli, hangar,
seconde, terze, quarte ville, parcheggi,
garage. I Comuni raddoppiano gli incassi senza alcun obbligo di destinazione d’uso. Hanno la licenza di uccidere
il territorio.
Il territorio comunale, lo dice la parola stessa, è patrimonio “comune” dei
cittadini che lo abitano. Appartiene a
loro. Il bosco, il prato, la vista panoramica, un posto per passeggiare o far
giocare i propri figli, il parco, i giardini
o, anche, un semplice spazio vuoto
per vedere l’orizzonte. Chiarito che il
territorio è dei cittadini e non del sindaco fasciato a festa e dei suoi assessori
che sono SOLO dipendenti comunali
facciamoci qualche domanda.
Dove sono finiti i soldi delle licenze
edilizie concesse senza più l’obbligo di
investimento? Nuovi servizi, asili, piste
ciclabili, trasporti pubblici non si sono
visti. Farei un’indagine, Comune per
Comune.
Quanto ancora si può cementificare il
paesaggio italiano? Si può solo tornare
indietro, decementificare. Il turismo
sta morendo di cemento.
Quali sono le maggiori imprese edili
che hanno ottenuto le licenze? I costruttori comandano ormai più del
sindaco Moratti e del sindaco Topo
Gigio, devono uscire dai consigli comunali. Sono lì, anche se non sono
stati eletti.
Il processo infernale messo in moto
dal Testo Unico del 2001 va fermato.
Bisogna riportare le lancette al 2000.
Meno cemento, meno soldi per i partiti, i veri padroni dei Comuni. I cittadini devono presentarsi in consiglio
comunale per chiedere i motivi dello
scempio edilizio e documentare l’incontro con una telecamera. Il Bel Paese
è nostro, riprendiamocelo.
Dal blog di Grillo
(20 marzo 2008)
Quali differenze, rispetto a questo articolo, trovate nel comune nel quale
vivete?
Settembre 2006.
Romano Prodi è a New York per intervenire
all’Onu. È il 19 settembre e un giornalista
gli domanda che cosa ne pensi dell’allarme
lanciato da Ali Agca, che ha parlato di
pericoli per il viaggio in Turchia del Papa.
“Che cosa vuole che sappia, io, della sicurezza del Papa in Turchia? Non so nulla, in
proposito, vedranno le sue guardie...” è la
sconcertante risposta del premier.
Cantonate.
Prodi lascia la politica in Italia dopo
trent’anni di indiscussi fallimento. Un
giorno disse:”Io amo anche i miei errori, da
loro imparo moltissimo”. E siccome non si
finisce mai di imparare, Prodi non ha mai
smesso di prendere cantonate.
Sanzioni.
Grane per Silvio Berlusconi: in arrivo una
multa salata per non aver usato nel comizio al Palalido i contenitori per la raccolta
differenziata della ‘carta straccia’.
Lecchini.
Un gran numero di giornali, appena accennano a Emma Bonino, aggiungono subito:
‘splendido ministro’ (o frasi equivalenti).
Sarà un tic? Uno stereotipo, un salamelecco
dovuto, uno strascico, un dispetto a Marco
Pannella... Chissà.
Parmalat.
Iniziato e subito rinviato il maxi-processo
per la vicenda Parmalat, un crac da oltre 14
miliardi di euro, il piu’ grande degli ultimi
decenni che vede imputate 56 persone,
tra le quali l’allora patron della Parmalat
Calisto Tanzi, beneficiario dell’espansione
del debito nazionale.
Cacciatori.
Secondo i dati di Federcaccia: dall’anno
scorso c’è stato una diminuzione del 5%,
da 1.100 a 1.044 associati. Leggi restrittive
di Stato e Regione Lombardia sull’abbattimento delle specie in deroga (storno,
peppola e fringuello) ed il contrasto “storico” tra naturalisti e cacciatori sono le
motivazioni principali senza troppo badare
alle incertezze normative, visto che i tribunali sospendono le delibere della Provincia
di Brescia che autorizza preaperture della
stagione venatoria. Insomma tante gabelle
richieste ai seguaci di San’Uberto senza alcuna prospettiva nemmeno dai politici che
promettono tanto e mantengono mai.
Discariche.
Dopo la scoperta di un sito a Capriano, e
di un’altra zona a Corticelle di Dello, gli
agenti del Nita hanno trovato un deposito
illegale sempre a Corticelle Pieve. Sotto
un campo coltivato a foraggio sono stati
trovati sacchetti di plastica, copertoni d’automobili, lastre d’amianto, detriti inerti,
teloni di cellophane utilizzati in agricoltura, batterie d’auto, terra nera impastata
probabilmente da idrocarburi e altre scorie
di origine industriale.
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Le recensioni
Brescia innamorata
Storie, lettere, canzoni…
e abitudini amorose
dei bresciani
Costanzo Gatta
Disegni di: Lella Viola
Prefazione di: Eugenio Massetti
Zanardelli
grande bresciano,
grande italiano.
La Biografia
Costanzo Gatta, giornalista e teatrante
lontano mille miglia da intrighi e da palazzi, un tranquillo e sereno bresciano, che
pur amando svisceratamente la sua terra,
riesce anche a vederne i difetti e a sottolinearli con garbo, e soprattutto senza spocchia, nei suoi scritti. Pubblicando “Brescia
innamorata” La Compagnia della Stampa
accoglie l’idea di aprire una nuova collana
che si ispira a una figura tipica del teatro:
“Il trovarobe”. Qui il trovarobe-scrittore
frugherà negli archivi a cercare pagine
autentiche, per parlare di una “Brescia
sparita” (i monumenti scomparsi, le opere
spostate quando non trafugate) oppure
una “Brescia assassina” (i grandi gialli della
nostra storia). Per cucire la sua “Brescia
innamorata” l’autore ha gettato l’amo in
ogni acqua. Ha così recuperato storie lieti
e tristi, pagine scritte, leggende, poesie e
canzoni. Non mancano i modi di dire e
i proverbi legati al sentimento: gli usi e i
costumi di casa nella primavera dei cuori.
“Brescia innamorata” vuole essere una
escursione nel pianeta amore. Lasciamoci
guidare, anche grazie all’aiuto di Lella
Viola che torna con noi a proporre tavole
per libri. Questa volta la disegnatrice ci fa
vedere gli innamorati – figure velate, in silhouette, che non hanno epoca – attraverso
le trame di una rete. Non potevano che
essere trame amorose.
Roberto Chiarini
Prefazione di: Giuliano Urbani
Contributi di: Alberto Cavalli
Zanardelli protagonista del risorgimento,
poi più volte Ministro, Presidente della camera in tre legislature e alla fine Presidente
del Consiglio della “svolta liberale”. La
presente, agile ma ben documentata biografia, è corredata di un ampio repertorio
documentario e fotografico in larga parte
inedito. La fama e la stima, che sin dai
primi anni dopo l’unità nazionale avevano
accompagnato il suo nome, erano salite
visibilmente allorché egli era assurto ai vertici dello stato, dando vita al governo della
cossiddetta «svolta liberale» (1901-1903).
Di Zanardelli, che pure era stato indubitabilmente coraggioso patriota, prestigioso
leader liberale, legislatore insigne, statista
capace di imprimere una forte modernizzazione materiale e morale al paese,
destinata a chiudere l’infausto capitolo di
repressione antipopolare e di avventurismo
coloniale che aveva contrassegnato l’ultimo decennio del secolo; la biografia è la
conclusione ideale perché rimette in luce
l’intera sua esistenza.
Tipi Bresciani
Estro e passione
Gian Battista Muzzi
Indagare alcuni “Tipi bresciani” come fa
Gian Battista Muzzi – già autore di pregevoli volumi dedicati a storie e vicende della
nostra terra – in queste belle, non di rado
ironiche, sempre misurate pagine, significa
innanzitutto evocare la poliedricità di una
città e di un territorio, intrecciando geografie umane e panorami sociali, scavando
in indoli caratteriali e recuperando saggezze popolari, nell’adozione, dunque, di
paradigmi plurimi e plurali ad un tempo.
Brescia – la città, le sue valli, la sua pianura – alimenta in quest’opera la conoscenza
degli individui che la abitano e attribuisce
linfa al proprio futuro, fissando la presenza
di “storie di vita”, di volti e testimonianze
che costituiscono continuo rimando fra la
sfera personale-soggettiva e la comunità
pubblica, riconoscendo in alcune biografie
lo “stenogramma” – per recuperare un vocabolo stendhaliano da tempo entrato nel
lessico biografico – di una intera società e
di una temperie culturale. Biografie di volontari, di musicisti, di cultori di vicende
locali, di uomini impegnati nella cooperazione. E, ancora, veggenti e collezionisti,
poeti, uomini di spettacolo e di sport,
che radicano e rafforzano i propri tratti
costitutivi in una sempre elevata tensione
morale, in un’identità condivisa, in un
distinguibile ethos comunitario, nella tenace ricerca – appunto – del bene comune,
dell’interesse generale. Nomi che rimandano immediatamente ad una comunità bresciana viva, disponibile al dialogo, aperta
ed inclusiva, propensa a raccontarsi, ma
pure ad interrogarsi, biografie che possono tranquillamente ambire ad una costruzione tipologica delle molteplici virtù
della cittadinanza. Storie individuali che si
uniscono a delineare una storia collettiva.
Storie di vita che certificano appartenenze
e differenze, quasi a potervi riconoscere la
quotidianità proiettata nella memoria o
nella consapevolezza comunitaria.
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Aprile 2008
Le classifiche
CD
DVD
1. Safari
Jovanotti
2. Super Sanremo 2008
3. Back to black
Amy Winehouse
4. Beat ReGeneration
Pooh
6.Cantautore piccolino
Sergio Cammariere
Studentessi
Elio e le storie tese
10. Giglio
Tricarico
4.The Bourne Ultimatum.
Il ritorno dello sciacallo (1 DVD)
Paul Greengrass
Universal Pictures
7. Quel treno per Yuma
James Mangold
Medusa Home Entertainment
11. All the Best
Zucchero
fonte www.ibs.it
12. Adrenalina 2
Finley
incontri con l’autore
a manerbio
13.Into the wild
Eddie Vedder
27 Marzo ore 20:30 ex-sala consiliare
14.It is Time for a love
Revolution
Lenny Kravitz
“Lo sguardo sul reale”
Prof. Mauro Corradini
15. Angoli diversi
Neri per caso
03 Aprile ore 20:30 ex-sala consiliare
“Brescia Innamorata”
16. Spirit
Leona Lewis
Dott. Costanzo Gatta
17.Live. I love you more
Mario Biondi, Duke Orchestra
20. Bertilation
Loredana Bertè
2. Winx club. Il segreto
del regno perduto (1 DVD)
Igino Straffi
01 Distribution
6. Die Hard. Vivere o morire
(1 DVD)
Len Wiseman - 20th Century Fox
Home Entertainment
9.Liberi da sempre
Sonohra
19. Primo tempo
Ligabue
1. Diario di scuola
Pennac Daniel, Feltrinelli
5. Elizabeth. The Golden Age
Shekar Kapur
Universal Picture
8. Sanremo
18. Amen
Baustelle
1.Ratatouille
Brad Bird
20th Century Fox
3.Natale in crociera
Neri Parenti
DNC Home Entertainment
5. Gianna Best
Gianna Nannini
7.
Libri
10 Aprile ore 20:30 ex-sala consiliare
“Zanardelli. La biografia”
Prof. Roberto Chiarini
17 Marzo ore 20:30 Piccolo Teatro
“Tipi bresciani”
Dott. Gian Battista Muzzi
la presentazione del libro sarà
accompagnata da un concerto per
pianoforte
del maestro
2. Il tailleur grigio
Camilleri Andrea, Mondadori
3.Ti ricordi di me?
Kinsella Sophie, Mondadori
4.L’ eleganza del riccio
Barbery Muriel, E/O
5.Necropoli
Pahor Boris, Fazi
6. Fuoco amico
Yehoshua Abraham, Einaudi
7. La solitudine dei numeri primi
Giordano Paolo, Mondadori
8. Il cacciatore di aquiloni
Hosseini Khaled, Piemme
9.Il giorno in più
Volo Fabio, Mondadori
10La modista. Un romanzo con
guardia e ladri
Vitali Andrea, Garzanti Libri
11.Nelle terre estreme
Krakauer Jon, Corbaccio
12. Luisito. Una storia d’amore
Tamaro Susanna, Rizzoli
13.Il Sessantotto al futuro
Capanna Mario, Garzanti Libri
14. Mille splendidi soli
Hosseini Khaled, Piemme
15. La paura e la speranza.
Europa: la crisi globale che
si avvicina e la via per superarla
Tremonti Giulio, Mondadori
16. L’ anima e il suo destino
Mancuso Vito, Cortina Raffaello
17. Gomorra. Viaggio nell’impero
economico e nel sogno di dominio
della camorra
Saviano Roberto, Mondadori
18. È facile smettere di fumare
se sai come farlo
Carr Allen, EWI
Enrico Pompili
Pagine curate dalla Libreria Quarto Stato
dal 1979 la libreria dei Manerbiesi e del territorio
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