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GUIDA METODOLOGICA
Le buone pratiche nei progetti di promozione sociale
PROGETTO
"LA UISP E I GIOVANI:
MODELLI DI PREVENZIONE E PROTEZIONE SOCIALE"
LEGGE 383/2000
Lett.F/2002
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Questa guida metodologica è stata realizzata nell'ambito del progetto finanziato
dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (legge 383/2000) "La Uisp e i giovani: modelli di prevenzione e protezione sociale".
L'esperienza si è svolta a partire da dicembre 2003, grazie al lavoro di:
Verter Tursi, responsabile del progetto
Loredana Rosa Uliana, coordinatrice
Maurizio Marano (professore associato di Economia Aziendale nell'Università di
Bologna) e Giulio Moini (docente di Analisi Politiche Pubbliche della Facoltà di
Sociologia, Università La Sapienza di Roma), metodologi
Massimo Aghilar, Giuliano Bellezza e Antonio Borgogni, esperti Uisp
Gian Nicola Acinapura, consulente gestionale della rendicontazione
Antonio Marcello e Angelo Baldicchi, operatori sito web
Paola Palombo, segreteria organizzativa
Antonella Pusceddu, segreteria amministrativa
Cooperativa sociale L'Arancia, progettazione
Un ringraziamento speciale va a Daniela Rossi che ci ha seguito e supportato
durante tutto l'arco del progetto.
La guida metodologica è uno strumento di lavoro, ideato per chi lavora nell'area
della promozione sociale: troverete elementi teorici e pratici per la costruzione di interventi veicolati attraverso progetti, ed il raccolto dell'esperienza progettuale che ci
ha condotto fino a qui.
Roma, marzo 2005
Buona lettura
La redazione:
Nicola Porro - Apertura
Verter Tursi - Introduzione
Loredana Rosa Uliana - cap.1, cap. 2, cap. 4
Maurizio Marano - cap. 5
Giulio Moini - cap. 5
Massimo Aghilar, Giuliano Bellezza, Antonio Borgogni - cap. 2.2, cap. 2.3, cap. 2.4
L'Arancia - cap. 1, cap. 2, cap. 4
Daniela Conti - fotografie e copertina
Alice Persiani e Piero Caforio - fotografie
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INDICE
APERTURA di Nicola Porro
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INTRODUZIONE di Verter Tursi
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PARTE A
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Cap. 1 - La Uisp e i giovani - scheda progetto
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Cap. 2 - La validazione - scheda tecnica
2.2 - Case Study di Genova
2.3 - Case Study di Ferrara
2.4 - Case Study di Torino
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Cap. 3 - La gemmazione - scheda tecnica
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Cap. 4 - Conclusioni
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PARTE B
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Cap. 5 - Metodologia e strumenti
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APPENDICE
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I PROGETTI VALIDATI:
Genova, Ferrara, Torino
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I PROGETTI GEMMATI
Campobasso, Livorno, Matera (Nuova Siri), Orvieto, Pesaro
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Versione inglese
71
Contatti
140
4
5
APERTURA
ciao! Un evento eccezionale ai miei occhi...
un'esperienza unica ed indimenticabile,
che mi ha dato modo di stringere nuove amicizie ed approfondirne altre!
tutto questo è il forum di Pescara, non uno qualunque,
ma un forum in cui i veri protagonisti sono stati i ragazzi come me...
siamo riusciti ad inebriare quella piccola sala conferenze con la nostra allegria,
scambiandoci opinioni, confrontandoci sui nostri lavori e
stili di vita in modo costruttivo (…).
sono stata veramente contenta di aver avuto
questa opportunità e credo di averla sfruttata fino in fondo...
tutto questo nel pieno rispetto dello 'SPIRITO UISP'
ovviamente!! Erika Pettinato (II Forum Giovani)
NICOLA PORRO
Nell'era della globalizzazione e della frammentazione delle relazioni sono cambiati i
modi di stare al gioco sociale, sono cambiati i modelli educativi, si sono moltiplicate
le agenzie di formazione e socializzazione. Soprattutto, sono cambiati gli stili di vita,
che puntano sempre più spesso ad una differenziazione e frammentazione dei rapporti personali, creando aggregazione sporadica e occasionale.
Se si analizza il mondo dell'infanzia e dell'adolescenza ci troviamo di fronte ad individui che presentano diverse vulnerabilità rispetto al passato, ma anche forti competenze e molte risorse. Una caratteristica ormai dominante è la conoscenza dello
sport, dall'attività motoria di base nella scuola al tifo calcistico sui media. Il sistema
sport condiziona molta parte degli interessi di un bambino o ragazzo. Ma quale
sport, e quale bambino?
Mai come oggi si può parlare di generazione delle pluriappartenenze, la cui formazione passa attraverso una molteplicità di luoghi e di sedi formali e informali, che vive in una società multietnica, che trova però anche una sostanziale difficoltà di ascolto dell'altro.
Si tratta di modificazioni che richiedono riorganizzazioni dei compiti e dei tempi familiari, delle funzioni della società civile organizzata.
Il nostro sportpertutti nasce dalla capacità di comunicare valori, dalla promozione
del benessere e dello star bene insieme; le proposte sportive devono saper cogliere e
rispondere alle esigenze di tempo e libertà di crescita del bambino, non imponendogli modelli educativi e sportivi adultocentrici. Sportpertutti significa corrispondere al
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bisogno del bambino con queste sensibilità, senza distogliere mai l'attenzione alla
qualità della proposta e della metodologia.
Interrogarsi su questi problemi significa non solo, quindi, prendersi cura del mondo
dei bambini e dei ragazzi, ma anche gettare uno sguardo sul mondo degli adulti che
vive le stesse contraddizioni. Educare allo sport, elaborare strategie di formazione,
rimettere al centro l'individuo e gli stili di vita attiva, porre l'attenzione sull'ambiente
(sia urbano, che naturale), significa elaborare metodologie d'azione che vadano in
direzione di una proposta educativa di tipo complesso, che non separi il mondo dei
bambini da quello degli adulti, che sia in grado di adeguare i linguaggi e le proposte
d'azione.
Come Uisp abbiamo progettato proposte specifiche in cui sviluppare interventi educativi innovativi: scuole aperte alle attività educative extrascolastiche e di animazione, centri per le attività ludiche e di tempo libero; abbiamo disegnato con i bambini e
i ragazzi dei piani di riqualificazione dei quartieri di alcune città italiane. L'ambiente
diviene allora una risorsa di vita e un campo di progettazione concreta per tutti, in
cui lo sport per tutti può giocare un ruolo importante.
Parlare dell'ambiente, del territorio e delle città, rimanda al tema della salute: smog,
sport sempre più condensati in palestre e luoghi chiusi, una cattiva alimentazione e il
discorso relativo alla volontà di superare tutti i limiti, anche tramite sostanze chimiche. Temi che intrecciano il mondo degli adolescenti e quello degli adulti.
Temi che stiamo riprendendo con la forza dello sportpertutti, per riportare al centro
del dibattito il corpo e la salute, lo stile di vita attivo e la cultura del limite.
Il progetto "La Uisp e i giovani: modelli di prevenzione e protezione sociale" parte da
queste analisi, che rappresentano il laboratorio dal quale si schiudono le esperienze
che l'Uisp promuove a livello territoriale, spesso assolutamente originali e innovative. Chi vuole troverà in queste pagine tutte le informazioni utili per farsi un'idea di
cosa significhi "sperimentare" in contesti spesso portatori di tensioni e contraddizioni
non risolte.
Quello che conta davvero è che gli operatori, i ricercatori, gli animatori, i giovani attori/destinatari di queste esperienze non si fermino a questi risultati ma facciano domande sempre più ambiziose alle forme che il fenomeno "sportpertutti" può assumere.
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INTRODUZIONE
VERTER TURSI
Da tanti anni lavoriamo con e per i giovani, da tanti anni associamo tantissimi ragazze e ragazzi con proposte sportive, ricreative e culturali più diverse. Non è stato facile portare a sintesi le centinaia di progetti e proposte disseminate in tutta Italia e rivolte a questa fascia di età. Di certo siamo stati costretti a scegliere, ad approfondire
il nostro fare, a misurarlo con gli obiettivi di fondo che volevamo raggiungere.
Così quando abbiamo iniziato a costruire il progetto la "UISP e i GIOVANI" abbiamo
deciso di tenere fermi solo alcuni degli obiettivi presenti in quella moltitudine di proposte: primo tra tutti, quello della partecipazione. Molti di noi venivano da esperienze sul campo, dall'attività concreta con ragazze e ragazzi in cui emergeva fortissima
la necessità che fossero proprio loro gli attori delle diverse azioni messe in campo.
Un altro punto di attacco importante era quello legato alla necessità di dare continuità alle varie esperienze realizzate, nella convinzione che non può esistere intervento
educativo senza continuità. Non solo, era anche assolutamente necessario costruire
una rete di informazione e comunicazione che permettesse ai singoli interventi di
contaminare e contaminarsi nel confronto con gli altri.
Da tutto questo fare, e non solo, nasce la nostra guida metodologica per la individuazione delle buone pratiche rivolte ai giovani: un primo strumento scientifico per costruire percorsi concreti capaci di "studiare", in maniera coerente ed omogenea su
tutto il territorio nazionale, quella famosa moltitudine di esperienze da cui eravamo
partiti.
Consideriamo la guida di per sé un grosso risultato del progetto, uno strumento che
volentieri mettiamo a disposizione di tutti coloro che lavorano dentro e fuori la UISP
con e per i giovani e che, ne siamo certi, contribuirà a far crescere chiunque ci si misuri in maniera attiva. Certo si tratta, comunque, di un primo esperimento e come tale sarà soggetto a trasformazioni e cambiamenti man mano che verrà utilizzato.
Per questo vorrei ringraziare a nome della UISP tutti coloro che hanno partecipato alla sua stesura e realizzazione e tutti coloro che con il loro fare concreto hanno fornito il materiale di riferimento per renderla uno strumento concreto e utile.
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PARTE A
I am not your rolling wheels - I am the highway
I am not your carpet ride - I am the sky
I am not your blowing wind - I am the lightning
I am not your autumn moon - I am the night
da "I am the highway" Audioslave
CAPITOLO 1
Scheda progetto
IL PROGETTO "Giovani"
La Uisp e i giovani: modelli di prevenzione e protezione sociale
La sperimentazione di modelli positivi, che rispondano ai bisogni di autonomia, è
uno strumento di crescita fondamentale per le giovani generazioni, soprattutto per i
giovani di fascia debole che debbono misurarsi con questa realtà e che si avvicinano
al mondo adulto; modelli positivi che mettano i giovani in relazione con una collettività che possa offrire loro opportunità di partecipazione, che li investa di un ruolo attivo e che possa contare su di loro per la grande risorsa di cui sono portatori. In quest'ottica, nell'arco degli ultimi anni, l'Associazione ha sperimentato in tutto il territorio nazionale molteplici progetti volti alla prevenzione ed alla protezione sociale di
giovani compresi tra i 14 ed i 25 anni. Tali iniziative sono sorte, tra gli altri motivi,
dalla forte consapevolezza del ruolo dei giovani come recettori prima ed attori poi
dei modelli culturali della nostra società. Questi presupposti sono stati il punto di
partenza per una prima elaborazione progettuale che nasce dall'esperienza stessa
dell'Associazione, nei campi citati, per spaziare nell'ambito del lavoro associativo
nelle città, del vivere i parchi e le aree protette, dell'intervento dentro e fuori gli stadi.
L'idea progettuale si sviluppa attraverso il monitoraggio delle esperienze fatte ai vari
livelli finalizzato allo scambio delle buone prassi e alla ricerca di modelli che siano riproducibili nei vari contesti territoriali, tenendo conto delle diversità che questi possono presentare. Ci proponiamo di attuare un progetto di sistema per promuovere
sul territorio nazionale una rete di iniziative in cui emerga il protagonismo e la partecipazione dei giovani avvicinandoli ad una pratica di "cittadinanza attiva".
"L'inclusione attiva", l'integrazione e il protagonismo sono peculiarità di questo progetto mirato a favorire la partecipazione della fascia giovanile. Si opera attraverso
una identificazione di modelli metodologici di intervento sui giovani e con i giovani
identificati nel target, trasferibili non solo all'interno dei diversi contesti territoriali
dell'Associazione, ma anche al di fuori dell'Associazione stessa. Una identificazione
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di buone pratiche, con riferimento ad iniziative che abbiano o abbiano avuto come
obiettivo quello di costruire la partecipazione dei giovani assegnando loro un protagonismo attivo nella società. Il progetto prevede la composizione di un gruppo di metodologi che partendo dall'analisi di modelli di intervento già presenti in ambito Uisp
sulla prevenzione e protezione sociale, analizzino e costruiscano modelli di buone
pratiche che possano essere spendibili su altri territori. I modelli proposti ai metodologi sono sia provenienti dalle 3 realtà sedi della validazione (Ferrara, Genova e
Torino) sia dalla mappatura sul territorio. Prodotta a seguito di questa azione è una
banca dati progettuale che racchiude strumenti, metodologie, un archivio dei progetti. La metodologia creata ha consentito una vera e propria gemmazione in 5 città.
Tutta l'attività di riproducibilità è stata accompagnata da una parte del gruppo dei metodologi. Sono stati organizzati 2 forum sulla tematica giovanile dove si sono trattati i
temi della promozione sociale con specificità sulle tematiche giovanili, lo scambio di
buone pratiche, il trasferimento di know how e il sostegno alle città in gemmazione.
CAPITOLO 2
Scheda tecnica
2.1 LA VALIDAZIONE
La classica definizione di validazione precisa che si tratta di una "documentazione atta ad assicurare che un dato processo produrrà costantemente le specifiche e gli attributi di qualità predeterminati". Pertanto la validazione è un processo che consente,
una volta terminato, di avere un modello applicabile a differenti contesti. Nello specifico all'interno di questo progetto, la fase di validazione aveva come obiettivo "testare" scientificamente alcuni interventi locali comunemente ritenuti di qualità.
Infatti, per poter ottenere la validazione, i responsabili dei progetti locali hanno collaborato alla definizione di quegli indicatori che contribuiscono, all'interno di un
progetto di promozione sociale, a definirne gli aspetti qualitativamente rilevanti.
Ricondurre quattro progetti sostanzialmente diversi per contenuti e modalità operative, ad un'unica metodologia che potesse essere riutilizzata anche in seguito, in altri
contesti, nel rispetto delle peculiarità che essi esprimono e con riguardo ad altre tematiche, ha consentito di ottimizzare i risultati di questo lavoro, sistematizzando le
azioni locali in una architettura complessiva valida come azione di sistema duplicabile. L'obiettivo principale di questo processo di validazione è stato legato alla creazione di una metodologia di intervento unitaria, attraverso una progettazione di linee
guida contenenti indicazioni per consentire a tutti i territori di implementare interventi di promozione sociale, sostenuti da strumenti di facile applicazione, ma su basi
scientifiche.
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Case Studies
2.2 GENOVA
Olympic Maghreb
Il progetto di Genova trae le sue origini dall'iniziativa denominata Olympic Maghreb
che è in realtà un'efficace sintesi di un titolo più articolato "Attivita' di prevenzione
della criminalità e di inclusione sociale per minori extracomunitari attraverso le attività del Circolo Olympic Maghreb nell'ambito del Progetto Rete 501".
Il progetto prevede l'ampliamento delle attività rivolte a preadolescenti e adolescenti
extracomunitari del circolo Olympic Maghreb.
Il circolo è stato attivato dall'UISP con i finanziamenti della legge 216/91 anno 1996,
e prosegue tuttora l'attività in convenzione con il Comune di Genova nell'ambito del
progetto RETE 501 di cui l'UISP è capofila.
Obiettivo strategico del progetto
Prevenzione secondaria del disagio e della criminalità per i minori extracomunitari d'età compresa tra i 12 anni e i 21 anni, promuovendone l'adultizzazione e l'autonomia.
Descrizione sintetica
Il circolo Olympic Maghreb dal 1998 ha sede in Vico Vegetti 8, in un locale molto
grande ed accogliente, idoneo allo svolgimento delle attività e con una forte vocazione sociale, essendo la sede della Opera Mutua dei Lavoratori del Legno. In questo
modo si è inteso, di concerto con gli Enti Locali, rispondere in modo più intenso e
organico alle esigenze di prevenzione del disagio e della devianza, nonché sostenere
la coesione sociale nel cuore del centro storico genovese. Il circolo Olympic
Maghreb offre agli utenti del progetto un ventaglio di possibilità a cui attingere in relazione alle esigenze individuali o di piccolo gruppo. Le attività del circolo Olympic
Maghreb sono organizzate con il seguente orario:
servizi a bassa soglia: dal Lunedì al Venerdì orario variabile a seconda dell'utenza; Centro
di attività ricreativa, educativa e di socializzazione: Lunedì, Mercoledì e Venerdì dalle 17.30
alle 20.30; inserimento lavorativo: a seconda degli orari concordati con gli enti partner e gli
esperti, coordinati e supervisionati, dal Lunedì al Venerdì dalle 9.00 alle 13.00.
DESCRIZIONE DETTAGLIATA DELLE ATTIVITÀ'
Centro di servizi a bassa soglia
Al circolo i minori possono usufruire di servizi a bassa soglia quotidiani quali l'uso
della doccia per l'igiene personale, il lavaggio e l'asciugatura di indumenti e biancheria, attività di accudimento (pasto o spuntino serale).
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Le attività educative e ricreative
Il circolo Olympic Maghreb propone ai ragazzi varie attività che si svolgono sia all'interno che all'esterno della struttura.
Attività sportive
Quella prevalente è il calcio (il circolo prende il nome dall'omonima squadra fondata nel 1993 dal gruppo di operatori e minori marocchini). Questa è un'attività estremamente seguita dai ragazzi: esistono due squadre, grandi e piccoli, attorno alle
quali ruotano circa 60 minori. Le squadre svolgono regolari allenamenti e hanno partecipato al TORNEO PRIMAVERA (quattro mesi l'anno) e al TORNEO PULCINI (tre
gironi da tre mesi ciascuno).
Feste e momenti di incontro con la città
Il circolo propone un programma di feste per rappresentare momenti di apertura a
giovani e adulti, italiani ed extracomunitari. Esempi ne sono le cerimonie di apertura
e chiusura del ramadam, il carnevale multietnico con karaoke in lingua araba, il concerto degli Gnawa. Le attività sono gestite da un numero di operatori variabile in base alle caratteristiche dell'attività stessa. Sono coinvolti 4 educatori, 2 volontari e una
coordinatrice.
DESCRIZIONE DEL PROGRAMMA D'ATTIVITÀ
Il circolo Olimpic Maghreb va inteso come centro di interventi polifunzionale che
mira da un lato alle soluzioni delle problematiche urgenti (servizi a bassa soglia, accoglienza notturna e accompagnamento educativo), dall'altro alla promozione delle
risorse e delle competenze individuali e di gruppo favorendo la socializzazione, il
protagonismo, la creatività e la capacità di auto-organizzazione. Tutti gli interventi
vanno interpretati alla luce dell'obiettivo del progetto, la prevenzione secondaria tesa ad impedire l'aggravarsi di comportamenti devianti e a prevenire la totale emarginazione sociale di questi giovani. Il circolo Olympic Maghreb si propone come un
contenitore di attività anche molto diverse tra loro ma aventi un obbiettivo comune.
Il programma elaborato si basa sull'esperienza pluriennale dell'UISP nel lavoro con
gli extracomunitari che ha portato ad una profonda conoscenza della fascia di popolazione identificata come utenza dei punti di ritrovo degli utenti, dei gruppi formali
ed informali a cui fanno riferimento le loro abitudini ed i loro comportamenti, dei loro bisogni e aspettative, della loro cultura, del loro linguaggio, delle loro risorse.
Proprio per questo le proposte sono volutamente parziali; infatti non tutti gli utenti
hanno gli stessi bisogni e le offerte del circolo sono varie e modulari, toccando i bisogni primari di preadolescenti e adolescenti extracomunitari (accudimento, socializzazione e auto-affermazione), anche attraverso percorsi di educazione al lavoro.
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OBIETTIVI RAGGIUNTI 2002/2003
1) Centro di servizi a bassa soglia: al circolo i minori hanno usufruito di servizi di uso
quotidiano quali igiene personale (doccia), lavaggio e asciugatura indumenti e attività di accudimento; 2) Centro di attività educative, ricreative e di socializzazione: gli
utenti in orario serale (18.00-22.00) hanno praticato attività idonee alla loro età, quali
pratiche sportive sia interne sia esterne al circolo, attività musicali, cineforum, videoTV, feste etniche, ecc; 3) Accompagnamento educativo: si tratta di un servizio personalizzato, coordinato nell'ambito della RETE 501, a favore di alcuni minori che hanno manifestato necessità o interesse ad avvicinarsi al mondo della scuola, del lavoro,
alle Istituzioni, o al SSN. La coordinatrice del Circolo ha svolto un'azione di facilitazione nelle relazioni fra i giovani e queste realtà e li ha aiutati nell'acquisizione di autonomie individuali; 4) inserimento lavorativo: essendo stata individuata l'educazione al lavoro come punto cardine nella prevenzione della devianza, visti i prerequisiti
medi dell'utenza a cui ci riferiamo (scolarizzazione scarsa o assente, buona predisposizione alle attività manuali) sono stati accesi contatti privilegiati con gli Enti di
Formazione Professionale genovesi (Scuola Editali, Isforcoop, Polo Giovani) attraverso i quali numerosi giovani sono stati inseriti in percorsi di professionalizzazione,
di adempimento dell'obbligo formativo e di avviamento al lavoro.
PARTECIPAZIONE E FREQUENZA
Caratteristiche dell'utenza
Il Circolo Olimpyc Maghreb si rivolge a minori extracomunitari in prevalenza nordafricani; sono poche le presenze di altre etnie, in prevalenza sudamericani ed immigrati da Paesi dell'Est. Essi vivono nella nostra città in condizioni di disagio, spesso in
stato di devianza conclamata con il forte rischio di coinvolgimento in attività criminose e in alcuni casi di permanenza nell'area penale minorile. I minori cui si rivolge il
progetto:
- si trovano in Italia spesso in stato di clandestinità, con un solo genitore (padre) o
frequentemente affidati per lunghi periodi ad un adulto (sedicente zio o fratello)
- lo scopo della loro permanenza in Italia è quello del guadagno (sono quasi tutti
venditori ambulanti), che verrà in buona parte spedito alla famiglia per la sopravvivenza della stessa; sono caricati pertanto di responsabilità da adulti pur essendo
adolescenti o preadolescenti
- vivono a Genova in condizioni igieniche, abitative ed economiche estremamente
precarie
- la loro condizione affettiva è inadeguata alla loro età, in assenza di figure femminili
adulte di riferimento (madre o nonna)
- sono caratterizzati, data la giovanissima età in cui hanno lasciato il loro paese d'origine, da un abbandono precocissimo della scuola (molti casi di analfabetismo) e
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conseguentemente dalla perdita di contatto con la famiglia, da una perdita di identità, dimenticando o rimuovendo la tradizione e la cultura del loro paese d'origine
- contemporaneamente la condizione di adolescente omologa i desideri, le aspettative, i sogni di questi ragazzi a quelli dei coetanei italiani, senza che esistano le condizioni per pari opportunità di soddisfacimento; nascono così difficoltà di integrazione e rifiuto della propria cultura di origine.
In relazione alle condizioni di estremo disagio e alla quasi totale assenza di figure
adulte positive di riferimento, si osserva una sempre più precoce caduta nella rete
della microcriminalità, in particolare spaccio di droghe leggere e piccoli furti. Il lavoro di questi anni ha permesso di rilevare in un numero significativo di casi che il percorso che porta il minore extracomunitario dal disagio alla devianza, e quindi alla
criminalità, è graduale e cresce proporzionalmente all'età e alla lontananza dalla famiglia e dal luogo di origine. Nella preadolescenza gli atti illegali si connotano come
episodi legati sostanzialmente all'integrazione dei proventi del lavoro di ambulantato
e spesso il minore è dapprima gregario di ragazzi poco più grandi e solo successivamente autore del reato. Gradualmente il coinvolgimento criminoso passa da saltuario a frequente fino a consolidarsi in stile di vita. Negli ultimi anni si assiste inoltre ad
un sempre più crescente fenomeno di abuso di sostanze (alcool, hashish e eroina)
da parte di utenti molto giovani (13/14 anni).
Numero utenti e criteri di selezione
Attualmente sono coinvolti nelle attività circa 120 minori di età compresa tra i 12 e i
18 anni che frequentano il circolo in momenti diversi con una capienza massima di
60 ragazzi in attività contemporanee. Il metodo di selezione è duplice: da una parte è
a cura degli operatori UISP che verificano la compatibilità degli utenti che si presentano autonomamente con i programmi ed il regolamento del circolo. L'afflusso autonomo degli utenti è numeroso ed è legato sia ad un "tam-tam" tra i ragazzi stessi, sia
al lavoro di contatto in strada che gli educatori svolgono settimanalmente per informare dell'esistenza del circolo tutti quei minori che rimangono esclusi dal passaparola o che hanno più difficoltà a venire autonomamente a causa degli impegni lavorativi imposti loro dagli adulti a cui sono affidati (padri o sedicenti zii). Tutti i ragazzi che
arrivano al circolo possono partecipare ad una o più attività previste dal programma
e utilizzare i servizi offerti per un periodo di 2/5 settimane; durante questo periodo
vengono tenuti sotto osservazione dagli educatori.
Al termine di questo periodo di pre-ingresso, l'equipe educativa valuta la compatibilità o meno del minore con la struttura. Secondo canale di selezione dell'utenza è
quello del Servizio Pubblico; si sottolinea tra l'altro che per quanto riguarda l'accoglienza urgente questo è l'unico canale di selezione possibile e quindi potranno pervenire al circolo solo minori segnalati da Distretti Sociali del Comune di Genova,
Ufficio Stranieri del Comune di Genova, Ufficio Servizio Sociale Minori del Ministero
di Grazia e Giustizia e dal Tribunale dei Minori del Comune di Genova.
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MIGLIORAMENTI POSSIBILI
1. Rafforzamento della rete con le scuole del territorio
2. Formazione per insegnanti delle scuole per l'attivazione di percorsi di accoglienza
consapevoli
3. Rafforzamento rete istituzionale per un miglior coordinamento degli interventi
dell'UISP con Servizi Sociali, Ufficio Stranieri, CRAS, ecc.
4. Approfondimento dei temi dell'integrazione migliorando le condizioni di inserimento dei minori in attività integrative. Per esempio andrebbero rivisti i criteri di
inserimento nelle scuole prevenendo la ghettizzazione dei ragazzi o l'espulsione
precoce dal mondo scolastico
5. Alleggerimento dell'iter di regolarizzazione per i minori stranieri
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2.3 FERRARA
Il corpo va in città
Si tratta di un progetto di urbanistica partecipata: coinvolge i cittadini nelle decisioni
relative alla ristrutturazione degli spazi e dei percorsi di quartiere attraverso indagini,
laboratori di urbanità, informazione, animazione. La finalità del progetto è la realizzazione di interventi dopo aver ascoltato e interpretato le proposte degli abitanti.
Peculiarità del progetto è la proposta del corpo come analizzatore della qualità della
vita in città: maggiore è la possibilità di espressione del corpo nel contesto urbano,
più elevati i livelli di vivibilità. Il corpo di cui si parla è quello del gesto quotidiano,
che si coordina per salire gradini o marciapiedi, che gioca, che va in bicicletta, sui
pattini, che siede, che stringe mani, relazioni, che pratica sport. Il progetto è sostenuto dalla UISP Ferrara. Il corpo va in città, dopo otto anni di azioni, è divenuto una
realtà consolidata pur mantenendo il proprio carattere sperimentale grazie alla diversità delle situazioni e dei luoghi di intervento.
L'UISP si interessa di città perché il suo compito è anche di pensare al corpo come
soggetto, come parte attiva del vivere, che si muove non solo per un risultato agonistico, ma anche per conseguire benessere, salute, equilibrio. Non a caso tra le nostre
parole fondamentali, insieme con "ambiente" e "solidarietà" appare il concetto di "diritti" per una pratica sportiva sempre più vicina all'individuo e per esprimere la voce
del nostro corpo, per una nuova vivibilità.
Chi siamo
Manuela Claysset - Presidente UISP Ferrara
Responsabile: Antonio Borgogni (pedagogista)
Coordinatrice: Eleonora Cavicchi (psicologa)
Area Urbanistica
Coordinatrice: Stefania Trevisani (architetto); Consulenti (in collaborazione con la
Facoltà di Architettura di Ferrara); Marcello Balzani (docente e architetto); Romeo
Farinella (docente e architetto)
Area Sociologica
Coordinatrice: Elena Spettoli (sociologa); Tatiana Reggiani (sociologa);
Rosa Sessa (pedagogista); Federica Trebbi (sociologa)
Area Pedagogica
Coordinatore: Antonio Borgogni (pedagogista); Ilaria Menegatti (pedagogista);
Aura Trombini (pedagogista)
Area Progetti Sociali
Paola Bottoni (professoressa ISEF)
Collaborazioni Esterne
Area Urbanistica: Fanny Di Cara (architetto); Maria Pia Sala (architetto); studenti seminario "La città percorsa" (Facoltà Architettura di Ferrara)
Area Pedagogica: Anna Baldoni (pedagogista); Giulia Rigetti; educatori e animatori
(ARCI Ragazzi Ferrara)
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A chi ci rivolgiamo
Sindaci; Assessori Ambiente, Urbanistica, Lavori Pubblici, Sanità e Servizi Sociali,
Sport, Pubblica Istruzione; Presidenti di Circoscrizione; Dirigenti scolastici;
Responsabili delle Associazioni e del Terzo Settore; Centri di ricerca e di consulenza;
Progetti "Città sostenibili", "Agenda 21"; Comitati di quartiere, comitati scolastici
Con quali riferimenti
• Le città sostenibili delle bambine e dei bambini
• Agenda 21 Locale
• Progetti europei
Cosa offriamo
Formazione e consulenza per:
Progettazione pedagogica: Definizione di percorsi metodologici e didattici per favorire il coinvolgimento e la partecipazione degli studenti nella progettazione.
Supporto ai docenti.
Ricerche sociologiche: Impostazione, somministrazione, elaborazione, analisi e interpretazione di indagini complesse tese alla verifica di comportamenti, abitudini,
opinioni e proposte delle persone coinvolte.
Pubblicazioni: cura della stesura finale della ricerca e possibilità di pubblicare i
lavori su riviste qualificate.
Rilievo urbanistico: impostazione, realizzazione e analisi del rilievo quantitativo e
percettivo-qualitativo.
Progettazione urbanistica: definizione di progetti esecutivi, tavole di progetto,
particolari.
Cura dell'arredo urbano: scelta dei componenti, degli elementi e progettazione
della sistemazione in loco.
Progetti internazionali: possibilità di inserimento in progetti dell'Unione Europea.
Il nostro metodo
La strategia partecipata del progetto presuppone una scelta di metodo delle ricercheazioni che coinvolga, nel modo più ampio possibile, i destinatari. Il metodo è modulare e adattabile alle varie situazioni. Il collegamento con le risorse associative e amministrative locali diviene fondamentale per costruire lo sfondo di conoscenze e le
alleanze per il buon esordio dell'azione e per consentirne lo svolgimento e la realizzazione.
Insieme con gli strumenti di ricerca quantitativi, il progetto si avvale di strumenti qualitativi sia in campo sociologico sia in campo urbanistico (interviste di strada, focus group,
interviste in profondità, biografia; rilievo percettivo qualitativo, mappe mentali).
I laboratori creativi e di urbanità, tenuti con i cittadini (bambini e ragazzi delle scuole, comitati di quartiere, gruppi tematici), costituiscono il fulcro del nostro metodo e
servono a fornire ulteriori strumenti progettuali.
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Progetti
Presentato nel 1995, il progetto ha subito trasformato la teoria in azioni concrete. In
alcuni casi, il metodo della ricerca-azione e la concertazione con l'Ente Locale hanno
permesso di arrivare fino alla conclusione del percorso, inaugurando gli interventi e
gli spazi oggetto della ricerca; in altri casi le ricerche, sulla sicurezza urbana, sulla
mobilità, sulle abitudini motorie, hanno prodotto risultati di interesse scientifico utili
ad impostare le politiche nei relativi settori; in altri casi ancora, in sinergia con l'Ente
Locale ed altre Associazioni, si è riusciti, per mezzo di iniziative di animazione, a sensibilizzare i cittadini sugli specifici problemi che avevano originato la domanda sulla
quale intervenire.
I protagonisti delle azioni svolte finora sono stati gli abitanti di interi quartieri, i bambini delle scuole, i giovani dei gruppi informali, gli anziani; anche quando sono stati
richiesti progetti centrati su specifiche fasce d'età, sono sempre stati coinvolti tutti i
soggetti interessati all'intervento.
La collaborazione con la Facoltà di Architettura di Ferrara, in particolare con il Centro
"Urban Size", ha consentito la definizione progettuale delle ricerche e il coinvolgimento di studenti e neo laureati che collaborano attualmente nei laboratori creativi e
di urbanità.
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2.4 TORINO
Accompagnare l'integrazione
Quando è nata l'idea, da chi è nata?
L'Uisp di Torino lavora con continuità dal 1994 con il Centro Giustizia Minorile e i
suoi Servizi (USSM, CPA, IPM); in questi 10 anni di collaborazione si è instaurato un
ottimo rapporto di fiducia e una buona relazione di partnership tra il Centro e le
Agenzie che operano in convenzione con esso.
Questo è il contesto dentro il quale si è costruita l'ipotesi progettuale.
In particolare da due anni a questa parte è stato realizzato, grazie ad un lavoro di elaborazione comune, un modello organizzativo che assegna ai rappresentanti delle
Agenzie nel sistema Giustizia Minorile locale un ruolo di protagonismo attivo e di pari dignità rispetto agli altri ruoli istituzionali, in modo che questi non si limitino a
svolgere attività di servizio (organizzazione di percorsi formativi per i minori, borse
lavoro, tirocini formativi, attività sportive e culturali, attività di volontariato, ecc.), ma
condividano loro ruoli di co-progettazione e di partecipazione alla definizione delle
strategie del sistema.
In questo senso è stato creato un gruppo di lavoro che su più livelli coinvolge pariteticamente:
- le varie figure professionali Istituzionali del sistema che svolgono compiti operativi
diversi (educatori, insegnanti, assistenti sociali, agenti, servizio tecnico, ecc.)
- le istituzioni dei Servizi (le direzioni di USSM, CGM, CPA, IPM, Magistratura, ecc.)
- i rappresentanti delle Agenzie/Risorsa che in convenzione con il sistema svolgono
attività educative di vario genere (Associazioni, Cooperative, Consorzi, Fondazioni,
ecc.)
- i rappresentanti di Enti locali e altri Servizi che operano nel medesimo ambito
(Comune di Torino, altri Comuni, Provincia, Regione, Consorzi Socio-Assistenziali,
ecc.)
Nell'ambito di questi gruppi di lavoro si analizzano l'efficacia degli interventi e si evidenziano gli ambiti rispetto ai quali si rende necessaria la progettazione di azioni.
UN ELEMENTO DI BUONA PRATICA NELL'AMBITO DELLA GIUSTIZIA MINORILE
E' stata suggerita da parte dell'Uisp (come buona pratica) che siano coinvolti gli
stessi minori utenti dei Servizi nella verifica delle attività e nell'individuazione di
iniziative utili ad accompagnarli nel raggiungimento di obiettivi, per acquisire capacità e strumenti utili a costruire un buon "progetto di vita".
Questa modalità di coinvolgimento dei minori/giovani/utenti (analisi sull'efficacia
degli interventi, sui bisogni e sulla partecipazione alla progettazione degli interventi), la riteniamo doverosa perché contiene allo stesso tempo una grande forza educativa in sé verso i giovani e verso il sistema e perché completerebbe il percorso della
ricerca-azione.
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A sostegno di questa pratica potremmo aggiungere altro valore e tanti altri benefici:
- il sostegno a una politica di sistema del tutto sperimentale basata sulla cultura della negoziazione/mediazione/riparazione che ha come approccio la pratica della
giustizia riparativa;
- "se posso prendere parte alla definizione delle regole, non posso sottrarmi ad
esse/sono le regole che ho voluto anche io/le sostengo e le promuovo anche rispetto
agli altri";
- è un processo democratico, trasparente e aperto a tutti in cui posso manifestare il
mio protagonismo ed esercitare una cittadinanza attiva.
Nell'azione specifica del progetto, in che modo si può creare un
contesto che faciliti la partecipazione di questi giovani e un
loro ruolo attivo?
Il processo sul quale si vuole lavorare è il coinvolgimento dei giovani coinvolti dagli
interventi previsti dal progetto al fine di creare un gruppo (che potrà dare vita ad
un'associazione) che lavori con gli operatori dando vita ad iniziative i cui protagonisti siano i giovani per una cultura della cittadinanza.
Le iniziative potranno riguardare l'avvio di gruppi di lavoro con i minori sull'orientamento alla cittadinanza; gruppi di auto-muto-aiuto sull'accompagnamento tra pari; l'animazione di un gruppo di minori per la realizzazione di strumenti informativi i cui
contenuti vengono ideati dal gruppo per i loro coetanei; spazio/sportello autogestito.
Identità e modelli di comportamento - produrre dei cambiamenti
(a proposito dei minori)…….spesso i modelli di comportamento devianti sono gli
unici modelli che permettono ai minori di affermare la propria identità…."io esisto
perché sono prepotente e violento" - nelle relazioni interpersonali cercano continuamente l'affermazione di questa loro identità nello specchio dell'altro - "se io mi comporto così o mi presento così questi non faranno che confermarmi quello che sono" questo succede - di fronte al suo atteggiamento il ragazzo ha imparato che si innesca
una reazione infallibile a conferma di come lui è.
Se di fronte a queste circostanze noi ci ponessimo come osservatori di quanto il giovane ci vuole comunicare, consapevoli che sta cercando nient'altro che una conferma, o se noi reagissimo esattamente come "tutti" sia normale reagiscano, ci sottrarremmo al meccanismo della reazione emotiva, del coinvolgimento - in quel momento potremmo esercitare la nostra iniziativa come "Agente di cambiamento".
Se interrompiamo la spirale delle conferme - reagendo in maniera "inaspettata" - anche solo per questo semplice fatto abbiamo innescato nell'altro un meccanismo che
"apre al cambiamento" - che dispone al mettersi in gioco - a "rivedere" la propria
identità.
…di fronte ad un tossicodipendente ormai refrattario a svariate esperienze di comunità per il recupero, persona reietta e ai margini della società per il quale ogni tentativo è fallito - l'esperienza in una ennesima comunità diventa l'episodio del cambia-
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mento - viene accolto così com'è - non gli si chiede di essere migliore, come hanno
fatto prima le altre comunità - non gli si chiede di cambiare - gli operatori non gli dicono di cambiare - lo accettano così com'è - "noi ti accettiamo così - così come sei sei bene accetto".
Negoziare non vuol dire mediare
"cosa vuoi che cambi del mio atteggiamento perché tu sia disposto a rispettare le
regole" - il maestro, il genitore, l'educatore spesso si trovano di fronte a
comportamenti devianti che denunciano una sofferenza o che provengono da chi
vuole comunicarci la propria identità perché ha imparato che può avere un'identità
comportandosi in quel modo - "uno studente che arriva sistematicamente in ritardo
tutte le mattine può voler attirare l'attenzione del suo insegnante" - se questo
mediasse con l'allievo per far sì che il suo ritardo si riducesse non farebbe altro che
confermargli che l'iniziativa di arrivare in ritardo si è rivelata vincente per sottrarsi
dalle lezioni e non modificherebbe il suo comportamento - se l'adulto in questo caso
l'insegnante fosse il primo a mettere "in gioco" il proprio comportamento offrendogli
disponibilità a cambiare, potrà innescare nei suoi confronti un "agente di
cambiamento".
La giustizia retributiva - la giustizia riparativa
La storia del diritto penale occidentale dall'origine ad oggi ha costruito le sue
fondamenta sulle basi culturali della giustizia retributiva - se io commetto un reato
arrecando un danno alla vittima, mi viene imposto di retribuire il danno arrecato con
una pena stabilita dal tribunale. Una logica in estrema sintesi di retribuzione del danno inferto con una pena (per semplificare in anni di carcere) di intensità ritenuta
commisurata al danno.
Se è vero che ogni reato commesso è il sintomo di una frattura nella società e che
esso anche se rivolto ad una singola persona produce un effetto negativo socialmente, il compito di una società è cercare di "guarire" le fratture.
Partendo dal presupposto che i reati e le fratture procurate non possono essere
rimossi o cancellati, è necessario costruire "ponti" che ricongiungano i "lembi" di
queste fratture.
Diario - Azione 2 Torino - "Prima & Doping"
Quando è nata l'idea, da chi è nata?
L'idea nasce dal precedente progetto finanziato dalla Comunità Europea chiamato
"Dracula doesn't drink doping", realizzato nelle città di Avellino, Siena e Torino. A partire da questa esperienza pilota e grazie alle risorse messe in campo dal Ministero della
Salute e dall'Istituto Superiore di Sanità è stato possibile estendere a circa 40 scuole sul
territorio italiano l'esperienza che vede coinvolti i giovani sul tema doping.
Naturalmente Torino è stata una delle città selezionate anche allo scopo di dare continuità al progetto Dracula.
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Appunti di buona pratica
Il valore dei pari
Nel progetto "Prima & Doping" in svolgimento a Torino sono stati coinvolti alcuni dei
ragazzi che hanno partecipato all'esperienza precedente del progetto Dracula.
Spesso in alcune attività educative si usa avvalersi di "soggetti alla pari" utili nella
fase di aggancio, alla formazione di un gruppo, per mediare nei linguaggi e nei
contenuti.
Nel nostro caso i ragazzi provenienti dal progetto Dracula portano ulteriore valore
aggiunto, in quanto esperti grezzi del problema doping e del processo che li ha visti
protagonisti. Sono ulteriormente preziosi in quanto si rende necessario, per realizzare gli obiettivi creativi del laboratorio e per modificare le dinamiche connesse al contesto scolastico, "destabilizzare" il gruppo precostituito. I ragazzi esterni in questo caso rappresentano "l'intrusione", l'elemento in grado di sollecitare il gruppo e di destrutturarne le dinamiche.
La pratica e il risultato (una metafora sportiva)
Solitamente gli operatori sbilanciano i propri obiettivi a favore della prestazione e a
discapito della pratica. Metafore a parte, per noi dello sport per tutti a maggior ragione dovrebbe interessare soprattutto il processo, la buona esperienza di pratica più
che il lustro dei risultati in bella copia. Nello specifico del progetto Doping vuole dire che il risultato importante di questa esperienza sta nel realizzare una buona esperienza di partecipazione e di protagonismo in grado di incidere sulla fiducia dei giovani nei confronti della comunità.
Spazio potere
E' scontato affermare anche in questo caso, come in tutti quelli in cui si parla di partecipazione, che un fondamentale requisito sia garantire un effettivo esercizio di potere da parte di colui che prende parte ad una esperienza di partecipazione: "…ha un
senso e un valore la mia partecipazione se posso intervenire nelle decisioni e se le
cose che esprimo vengono accolte e valorizzate e sono in grado di incidere nel confronto con gli altri". Questa affermazione si collega ad un altro aspetto molto delicato
che ha a che fare con le regole.
Come ci regoliamo
Se è vero che "io ho bisogno di potermi esprimere liberamente e voglio che le cose
che dico vengano prese in considerazione e che le cose che esprimo siano in grado
di determinare una decisione", è legittimo che ognuno abbia questo diritto e di conseguenza, perché tutti i partecipanti lo abbiano è necessario "darsi una regolata".
Questo semplice esercizio è sufficiente a far emergere il "bisogno delle regole" senza
che vi sia il "bisogno di imporre un modello di regole" che rischia di essere la pratica
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più diffusa degli operatori. Paradossalmente è più importante soprattutto fra i giovani far emergere il bisogno delle regole piuttosto che il contenuto stesso delle regole.
Inoltre in materia di partecipazione e di affezione, un contesto in cui le regole "non
sono un fatto ideologico" o appartenenti ad un modello precostituito, ma sono quello che anche "io ho contribuito a determinare". Questo costituisce allo stesso tempo
un esercizio in sé di partecipazione, di "esercizio del potere" e che definisce un quadro di regole "che sono a mia misura, che mi appartengono" e che più difficilmente
"io non rispetterò".
Senza rete
Un altro elemento che è necessario tenere in considerazione nel lavoro utile ad attribuire protagonismo e garantire partecipazione ai giovani è l'assunzione del rischio.
Gli operatori sociali nella maggior parte dei casi, per timori eccessivi rispetto all'esposizione dei giovani ad errori o a cattive prestazioni, si costruiscono filtri, reti di sicurezza che spesso hanno l'obiettivo di preservare sia i progetti che le organizzazioni che gli stessi ragazzi. E' quasi inutile affermare che dal punto di vista dei ragazzi
questi filtri e queste reti di sicurezza, se da una parte sono rassicuranti, per altri versi
sono invalidanti e dequalificanti sotto il profilo della partecipazione e del protagonismo. Anche in questo caso bisogna essere sportivi e mettersi in gioco come operatori, concedere spazi, dare libertà all'espressione, abbandonare gli schemi. Dare spazio
ai giovani significa anche che i giovani non solo siano liberi di esprimersi ma soprattutto che siano liberi di scegliere il modo di essere protagonisti.
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CAPITOLO 3
Scheda Tecnica
La gemmazione
L'obiettivo principale della fase di gemmazione era l'implementazione delle
linee guida emerse dalla fase di validazione per la messa in opera di progetti di
promozione sociale che si sviluppassero con il sostegno di una metodologia di
intervento scientifica. Si voleva realizzare un effetto "volano" moltiplicatore di
iniziative e azioni per assegnare a gruppi di giovani un protagonismo attivo rispetto
alla progettazione e alla realizzazione di azioni e iniziative, in grado di produrre
trasformazioni verso i propri coetanei e nei confronti della collettività. Questa fase si
è basata sull'attivazione di processi che hanno consentito la costruzione di un
sistema a rete sia "veicolo" che "risorsa", per il coinvolgimento dei giovani all'interno
di interventi diretti a loro stessi.
Il progetti "gemmati" sono stati 5 in contesti molto differenti e con contenuti
particolarmente diversificati. In appendice è possibile trovare le sintesi degli
interventi e per ulteriori informazioni potete chiedere ai responsabili dei progetti, i
cui riferimenti troverete nella sezione Contatti.
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CAPITOLO 4
Conclusioni
Capire se l'intervento ha avuto successo, a ridosso del suo termine, è praticamente
impossibile. Probabilmente una valutazione di impatto sarà possibile solo tra
qualche anno, sia all'interno dell'associazione che all'esterno, nei contesti territoriali
dove si è svolta la fase di gemmazione. Anche se sicuramente sul piano
qualitativo-contenutistico il risultato è evidente visto l'utilizzo di una metodologia
trasversale su interventi diversi per contenuti rivolti ai giovani. Altrettanto
sicuramente è valutabile il successo dell'esperienza dal punto di vista emozionale sia
da parte delle ragazze e dei ragazzi coinvolti nei vari progetti, sia da parte di tutti gli
operatori e i dirigenti coinvolti o che hanno avuto modo di conoscerla.
Dal punto di vista associativo si è trattato di entrare nel "pianeta giovani" attraverso le
tante iniziative rivolte a loro e cercare di mettere a sistema la diversità, offrendo
maggiore protagonismo direttamente ai giovani in modo da renderli attori principali
delle scelte che li riguardano.
Il progetto ha consentito la validazione di esperienze consolidate nei territori
dell'Associazione e di avviare in gemmazione nuovi progetti, secondo parametri
scientifici sperimentati.
E' stata costituita anche una banca dati per raccogliere i progetti che in questi anni il
nostro sistema associativo ha elaborato e realizzato, e che hanno le caratteristiche
per essere definiti buone pratiche.
La banca dati è stata pensata come uno strumento trasversale, integrato, in comune
con il progetto "Proposta di formazione, qualificazione e autoapprendimento per
una rete associativa nazionale di sport per tutti", sempre nell'ambito della Legge 383
del 2002.
L'obiettivo è quello di sistematizzare l'area della progettazione, raccogliendo e
selezionando tutto il patrimonio di sperimentazioni avviate negli ultimi anni.
Sul sito http://legge383.uisp.it/ è stato inserito un questionario che ogni comitato
UISP può compilare inserendo i dati principali della sua proposta: obiettivi, azioni,
destinatari, finanziatori e organizzatori, sottolineando inoltre il carattere innovativo e
sperimentale delle azioni, la eventuale continuità e riproducibilità del progetto.
In base a questi criteri è possibile valutare se le proposte inserite possono essere
considerate buone pratiche.
Si può così mettere a disposizione dell'Associazione un patrimonio ricco e
differenziato costituito da sperimentazioni sul campo, che si trasformano in
opportunità, spunti e suggerimenti per nuovi progetti. Ogni dirigente può "prelevare" e "depositare", realizzando un circuito virtuoso che è fondamentale per lavorare
in termini di sistema, valorizzando e rielaborando le esperienze e finalizzandole ad
una progettazione per obiettivi condivisi.
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PARTE B
CAPITOLO 5
Metodologia e strumenti
Introduzione
La metodologia di valutazione proposta intende integrare una prospettiva disciplinare di tipo economico-aziendale ed una di derivazione più tipicamente sociologica,
coerentemente con una logica di multiculturalità che appare essenziale per lo sviluppo di un'organizzazione non profit come la UISP.
La valutazione dei progetti non ha, ovviamente, nessuna finalità legata al "controllo"
degli stessi, ma intende al contrario offrire uno strumento strutturato attraverso cui
favorire processi di riorientamento e correzioni in progress delle attività progettuali
sviluppate. La valutazione, quindi, non solo come strumento di verifica ex-post dei
risultati raggiunti, ma anche come imprescindibile occasione per l'analisi dei processi che devono (o dovrebbero) portare al raggiungimento degli obiettivi individuati.
In termini più generali, considerando la specifica esperienza a lungo maturata dalla
UISP nel settore della progettazione sociale, la valutazione diventa un'occasione per
lo sviluppo di una riflessività critica da parte degli attori principali che prendono parte ai diversi progetti. Una riflessività che, a sua volta, costituisce un presupposto ineliminabile per l'attivazione di dinamiche di apprendimento organizzativo.
Coerentemente con questa impostazione la metodologia di valutazione proposta è
stata sviluppata nei termini di una "evaluation in partnership", ovvero coinvolgendo
a più riprese i soggetti principali di progetti considerati dalla UISP esempi di buone
pratiche sociali. Attraverso dei focus e dei workshop operativi sono state individuate
sia la logica complessiva della valutazione che dimensioni, variabili e indicatori della
griglia di valutazione.
E' ovvio, poi, che tale metodologia si connota come un vero e proprio
work in progress. Il metodo e gli strumenti potranno essere modularmente modificati sia in relazione a specifici settori di intervento dei progetti, sia rispetto alle specifiche realtà locali in cui i progetti si svilupperanno. Un metodo, quindi, che sebbene
sia pensato specificamente per le iniziative previste nell'ambito del "Progetto
Giovani" potrebbe essere utilmente adattato ad altre esperienze progettuali.
Il concetto di valutazione
Valutare, nella sua forma più semplice significa giudicare se un progetto (o in generale un'azione) è in grado di raggiungere gli effetti indicati, se le sue modalità operative sono ben funzionanti e con quali livelli di efficienza. Nel primo caso si parla di
una valutazione di prodotto (che può riguardare i soli output del progetto o i suoi
outcome), nel secondo si parla di valutazione di processo, ovvero delle modalità at-
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traverso cui il programma tende ad essere realizzato.
In termini temporali la valutazione può essere realizzata prima dell'avvio di un progetto ed in questo caso si parla di valutazione ex-ante, che corrisponde all'analisi della
fattibilità (realizzabilità) del progetto stesso, oppure può essere realizzata durante lo
svolgimento delle attività stesse, ed in questo caso si parla di valutazione in itinere, e
lo scopo - in questo caso - è quello di apportare le necessarie correzioni se il processo
operativo si allontana da quanto programmato. La valutazione può, infine, essere realizzata alla conclusione del progetto (dopo un termine di tempo congruo) con l'obiettivo di verificare i prodotti realizzati dal progetto stesso (output) o gli impatti di quanto
realizzato (outcome). In questo caso si parla di valutazione ex-post.
Tutte le procedure valutative - indipendentemente dalla loro finalità o collocazione
temporale - implicano per loro stessa natura l'espressione di un giudizio. Sono quindi costitutivamente esposte a valutazioni ed inferenze di tipo soggettivo, possono
cioè risentire della influenza dei valori, della cultura e della competenza professionale (ma anche degli interessi) del soggetto chiamato a realizzare la valutazione stessa.
La metodologia delle scienze economiche e sociali, che costituisce il riferimento
principale utilizzato nella costruzione del nostro modello di valutazione, indica come strumento principale per il contenimento delle inferenze puramente soggettive,
la chiara definizione dei criteri di selezione delle variabili attraverso cui si realizza la
valutazione e della logica di attribuzione dei punteggi.
Un altro elemento in grado di ridurre le influenze soggettive, fa riferimento alla possibilità di realizzare valutazioni multidimensionali e ponderate, ovvero basate su
punteggi attribuiti su scale diverse e successivamente comparati ed integrati per arrivare ad un giudizio definitivo.
La possibilità di ricorrere, in una eventuale fase di attuazione sperimentale del
modello, a tecniche ormai ampiamente consolidate (concept mapping, scoring
sheets, case studies, multicriteria-multijudge analysis) nelle forme già indicate di
evaluation in partnership, permette di assumere nel modello di valutazione la presenza di quelli che vengono definiti "indicatori sociali soggettivi" - essenzialmente basati sulla percezione degli accadimenti da parte dei destinatari dei progetti e degli attori della rete - senza rischiare di contaminare le conclusioni della valutazione con inferenze legate alla "soggettività" del gruppo di valutazione o a fenomeni di "cattura"
del gruppo stesso da parte degli attori principali dei progetti che vengono valutati.
L'auditing riguarda sia il controllo di tutti gli aspetti di un programma relativi
all'osservanza delle leggi e dei regolamenti (nella materia specifica che attiene alla
revisione) e delle responsabilità finanziarie (regularity auditing), sia la valutazione
della efficacia, economicità ed efficienza delle attività pubbliche (performance
auditing). Attraverso questa impostazione è possibile rispettare i quattro predicati
fondamentali della valutazione: il ranking (ordinare i progetti da valutare in una
scala); il grading (individuare i criteri senza sapere quali progetti entreranno in ogni
categoria individuata dal criterio stesso); lo scoring (attribuire quali criteri valgono di
più attribuendo dei coefficienti di ponderazione); l'apportioning (distribuire un bene
o una risorsa tra i diversi stakeholders).
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Il concetto di Buona Pratica e la centralità dei contesti di azione
In termini generali il concetto di Buona Pratica (BP) descrive l'insieme delle modalità
attraverso cui si struttura e si realizza un programma, un'azione o un intervento che
ha dimostrato di:
avere un impatto tangibile
attivare cambiamenti duraturi
essere potenzialmente replicabile
sviluppare un elevato grado di innovatività
La tangibilità dell'impatto rimanda al fatto che i progetti devono produrre output e risultati concretamente osservabili e rilevabili, ovvero devono essere in grado di attivare dei cambiamenti significativi nel target di riferimento.
Questi cambiamenti, però, non devono essere occasionali, ma al contrario devono
dimostrarsi in grado di durare nel tempo. Questo elemento garantisce che i cambiamenti osservati non siano il portato di circostanze contingenti ma invece la conseguenza di attività e azioni programmate e ben strutturate dal punto di vista organizzativo. Le buone pratiche, in altri termini, sono tali se sedimentano processi di cambiamento nei contesti o nei destinatari di riferimento.
L'idea della replicabilità, invece, implica che una BP dovrebbe essere in grado di attivare ulteriori processi di innovazione e l'ideazione di nuovi programmi, azioni o modelli di intervento. Una buona pratica è tale se si riproduce nel tempo e nello spazio.
Questo elemento presuppone una concettualizzazione delle BP non come modelli
da replicare meccanicamente, ma come occasioni e vettori di apprendimento organizzativo, istituzionale e di policy.
Va evidenziato che il processo di apprendimento di una BP può riguardare: a) i valori e/o i presupposti che hanno strutturato dal punto di vista normativo il programma,
l'azione o l'intervento; b) le concrete pratiche di azione (strategie di intervento) che
hanno dimostrato di funzionare; c) gli strumenti operativi utilizzati.
I processi di apprendimento, inoltre, si sviluppano attraverso l'acquisizione di nuove
informazioni o all'innescarsi di logiche imitative. In questa prospettiva la veicolazione comunicativa delle BP risulta di fondamentale importanza.
Le BP sono quindi rilevanti non in quanto meccanicamente trasponibili da un contesto
ad un altro, ma come sperimentazione di soluzioni efficaci, che possono essere modificate e riadattate con successo attraverso dinamiche di apprendimento creativo.
L'apprendimento creativo, a sua volta, rimanda al fatto che una BP può essere considerata tale se introduce e sperimenta soluzioni innovative. Il concetto di innovatività, però, non deve essere pensato in termini assoluti, ovvero come capacità di produrre modelli di azione totalmente nuovi o inediti, ma al contrario deve essere declinato in relazione ai diversi contesti di riferimento all'interno dei quali la BP stessa
prende corpo. In alcune realtà particolarmente deprivate, ad esempio, anche la sola
fornitura di servizi o prodotti tradizionali (ad esempio servizi di bassa soglia per persone in condizioni di disagio e deprivazione materiale), può rappresentare una inno-
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vazione importante e significativa.
Quello che è interessante sottolineare, quindi, è che un BP deve essere valutata come tale non solo dagli esperti di settore, ma soprattutto dagli stakeholders e dai destinatari delle azioni. Si tratta quindi di modelli di intervento che dovrebbero essere
facilmente accessibili, comprensibili, flessibili e adattabili.
L'individuazione delle BP deve essere però fortemente "contestualizzata", ovvero
deve poter essere riferita in termini sistemici alle caratteristiche del "luogo" entro cui
prendono corpo. I diversi contesti diventano dei sistemi di riferimento per le azioni
e la valutazione delle BP stesse. Soluzioni efficaci che hanno dimostrato di poter ben
funzionare in determinate realtà possono risultare inefficaci o, addirittura, impraticabili in contesti di azione differenti.
Nel caso di contesti con caratteristiche comparabili, le replicabilità delle BP può implicare un minor sforzo di adattamento e modificazione; nel caso di contesti di azione molto differenti la BP deve rappresentare in primo luogo un'occasione di apprendimento finalizzata ad un processo di riadattamento della BP.
Sinteticamente possiamo immaginare di scomporre il contesto di azione, all'interno
del quale prende corpo un BP, nei seguenti termini:
CONTESTO
organizzati
inter-organizzativo
territoriale
strutture
relazioni
sottosistema politico
sottosistema sociale
risorse
interdipendenze
sottosistema
amministrativo
sottosistema culturale
processi
operativi
capitale sociale
sottosistema economico
Lo schema evidenza come il contesto di azione si articoli a diversi livelli di complessità, da quella puramente organizzativa che fa riferimento alle caratteristiche della
singola organizzazione che sviluppa il progetto a quella delle relazioni interorganizzative e a quel contesto territoriale propriamente detto. Ognuno di questi elementi, a
sua volta, rimanda poi ad un ulteriore insieme di sottosistemi variamente articolati e
strutturati, che devono essere presi in considerazione prima per la valutazione della
trasferibilità dei una BP e poi, per la sua per la reiterazione creativa.
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I criteri di valutazione delle BP
Di seguito vengono sinteticamente indicati alcuni criteri di base che sono stati isolati
per valutare le BP progettuali.
1. Partecipazione: il confronto con soggetti esterni (destinatari delle azioni o soggetti che ne curano autorevolmente la rappresentanza e la tutela; pubbliche amministrazioni; altre entità dell'Economia civile; altri soggetti del territorio; ecc.) è
fondamentale per garantire l'efficacia del progetto (attraverso la raccolta di elementi informativi necessari ad una più oggettiva analisi della situazione e dei bisogni ai quali dare risposta), nonché per costruire il consenso necessario all'attrazione di risorse necessarie e, dunque, all'inserimento dell'associazione in una più
ampia rete inter-organizzativa accrescendo il capitale relazione individualmente
detenuto; a questo requisito si riallacciano i profili del networking e dell'empowerment oggetto di successivo approfondimento;
2. Realizzazione del progetto: una buona pratica sociale non può che discendere
da un'esecuzione - integrale o per lo meno prevalente - delle azioni progettate. Il
richiamo di tale criterio, in sé banale, risulta di rilievo considerando la possibilità
che l'associazionismo si riveli talora un contesto in cui si realizza un potenziale
scollamento tra le idee (oggetto di discussione ed elaborazione) e le pratiche in
cui le prime dovrebbero tradursi. Si vuole procedere alla costruzione di una banca dati delle buone pratiche sociali piuttosto che delle buone idee;
3. Puntualità: rispetto dei termini di completamento del progetto. Si tratta di un criterio di valutazione da applicarsi in modo tendenziale, stante la possibilità che le
cause del ritardo possano riferirsi in modo sostanzialmente oggettivo a fattori di
natura esterna (per esempio, alle dinamiche politiche delle pubbliche amministrazioni partner del progetto);
4. Continuità temporale: si tratta di un criterio di valutazione integrativo, non applicabile ai progetti alla prima esperienza. E' però possibile valorizzare l'attitudine
a proseguire l'azione 2 nel tempo, rispondendo a dati bisogni presenti in modo
strutturale e non affrontabili attraverso iniziative occasionali. Ciò non richiede la
reiterazione dell'esperienza secondo formule che vengano a irrigidirsi nel corso
del tempo, poiché l'iniziativa può/deve al contrario rimodellarsi secondo logiche
di miglioramento continuo e in funzione dell'adattamento all'evoluzione del contesto;
5. Crescita/modularità dei progetti contraddistinti da continuità temporale, dei
quali verificare il carattere evolutivo;
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6. Correttezza e regolarità amministrativa: si fa riferimento alla precisione e all'adeguata puntualità del processo di rendicontazione. Tale criterio - apparentemente
estraneo alla "qualità" degli interventi sociali - è in realtà fondamentale per l'efficacia di medio-lungo periodo dell'azione organizzativa, in quanto concorre a determinare le future possibilità di accesso a finanziamenti pubblici e, dunque, l'attitudine a mantenere un'adeguata tensione verso gli obiettivi sociali;
7. Sostenibilità economico-finanziaria: il progetto deve tendenzialmente muoversi nell'ambito di linee guida volte ad assicurarne l'autofinanziamento oppure a
limitare l'entità del suo disavanzo, allo scopo di non compromettere la funzionalità economico-finanziaria dell'associazione e, dunque, la sua attitudine a produrre
output ed esiti socialmente rilevanti.
Pur se non inclusa nei requisiti di fondo della BP, l'orientamento partecipativo assume significato strettamente funzionale alla congruenza/efficacia del progetto; esso è
- o dovrebbe essere - peraltro connotato costitutivo di un'organizzazione che si propone come proiezione della società civile e tesa alla realizzazione di aspettative/bisogni emergenti dalla stessa. I processi di networking ed empowerment che ne sono
traduzione, assumono in questa luce una valenza di ordine tendenzialmente normativo e si rivelano elementi trasversali ai progetti esaminati.
Si suggeriscono/ricercano: a) processi di networking (capacità di tessere efficaci sistemi di relazioni interorganizzative ed interistituzionali); b) processi di empowerment, ovvero la capacità di coinvolgimento dei destinatari dei progetti nella progettazione degli interventi stessi.
La centralità dei processi di networking poggia sulla considerazione che gran parte
delle strategie di intervento - del pubblico, del privato sociale e di partnership pubblico-privato sociale - non possono essere sviluppate senza la capacità di favorire la
crescita di elevati livelli di cooperazione e fiducia interorganizzativa. Questa esigenza, a sua volta, deriva da una sostanziale ed eliminabile interdipendenza tra i diversi
attori che intervengono nei progetti, che per poter essere efficacemente sviluppati
devono quindi poter prevedere una effettiva integrazione di risorse ed obiettivi.
Questi stessi progetti, d'altro canto, per poter essere realizzati presuppongono un'attiva partecipazione dei destinatari. La centralità dei processi di empowerment poggia, quindi, sulla esigenza di attivare le risorse possedute dai destinatari, promuovendo l'attivazione e valorizzazione del loro potenziale positivo (di cultura, capacità,
esperienza) per lo sviluppo di progetti finalizzati alla rimozione del disagio ed alla
promozione dell'agio giovanile.
La logica del modello di valutazione
La definizione del concetto di buona pratica che un'organizzazione non profit può
implementare costituisce uno strumento di governo di assoluto rilievo, in quanto indirizza l'attenzione dei dirigenti e della base associativa, focalizza e guida i processi
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di pianificazione strategica così come le singole iniziative volte all'innovazione di
servizio. La sua funzionalità come strumento di governo è tanto maggiore quanto più
la definizione adottata risulta adeguatamente articolata nei suoi elementi costitutivi,
profonda nella capacità di dare sinteticamente conto delle differenti argomentazioni
sviluppate dall'analisi con riguardo ai suoi fondamenti concettuali, chiara e priva di
marcate ambiguità che ne ostacolino l'interpretazione e la traduzione in concrete
idee progettuali.
Tuttavia, la definizione di buona pratica accolta dall'organizzazione non profit appare uno strumento insufficiente a ridurre il grado di incertezza relativamente all'adeguatezza delle modalità di realizzazione di interventi ed azioni - che si vanno definendo o si sono prescelte e seguite - a produrre effetti tangibili e duraturi di portata
innovativa (in senso radicale od incrementale). Il processo di progettazione, guidato
dall'idea di buona pratica, e la realizzazione degli interventi devono pertanto essere
accompagnati da una sistematica attività di valutazione volta ad assicurare prima e a
verificare ex post il grado di aderenze dei progetti realizzati rispetto all'idea di buona
pratica assunta dall'organizzazione.
Questo rapporto propone pertanto un modello di valutazione delle buone pratiche,
il quale si articola su una pluralità di dimensioni interconnesse, coerentemente con
la complessità del fenomeno. Ciascuna delle dimensioni del modello si sostanzia in
un "parametro di valutazione", il quale in realtà identifica un fenomeno che assume
significatività ai fini della valutazione; il modello viene pertanto a strutturarsi delineando tre complementari "parametri" di valutazione, cioè fenomeni destinati ad essere monitorati:
1. la congruenza tra le caratteristiche del contesto e gli obiettivi fissati;
2. la coerenza tra gli obiettivi fissati e le azioni realizzate;
3. la corrispondenza tra gli obiettivi fissati e i risultati ottenuti.
Si può osservare come il primo criterio valutativo sia funzionale ai processi di pianificazione o di progettazione, a livello dei quali occorre dare luogo ad una serie di verifiche che interessano la congruenza sia tra mission ed alternative strategiche (nella
pianificazione), sia tra mission ed obiettivi strategici, da una parte, e, dall'altra, gli
obiettivi operativi (nella progettazione); tra le caratteristiche del contesto (o ambiente di riferimento) e gli obiettivi e le azioni progettate; tra il fabbisogno finanziario e le
fonti alle quali è possibile ricorrere per alimentare investimenti ed impieghi.
Il secondo criterio valutativo è espressione di un processo di controllo strategico. La
letteratura attribuisce contenuti semantici difformi a questa locuzione, variamente intesa come controllo del grado di conseguimento degli obiettivi strategici o, come si
reputa preferibile in questa sede, verifica delle linee di tendenza del contesto ambientale (per verificarne la coerenza rispetto agli scenari evolutivi assunti nel processo di pianificazione), dell'adeguatezza delle strategie rispetto ad un contesto di riferimento che si sia sviluppato secondo modalità difformi da quelle previste e, infine,
della corretta implementazione delle strategie. In quest'ultimo senso, è facile osser-
34
vare come la valutazione della coerenza tra obiettivi fissati e le azioni effettivamente
realizzate - e melius in corso di realizzazione, per consentire processi di autoregolazione anticipata (feed-forward) - si ponga come necessaria verifica, stante la possibilità che le azioni implementate non siano state minuziosamente descritte nel corso
della progettazione e per la possibilità che l'interazione organizzazione-ambiente abbia indotto mutamenti di percorso di natura adattiva rispetto alle linee d'azione originariamente definite.
Il terzo criterio, infine, assume un rilievo qualificante nel percorso valutativo.
La congruenza obiettivi-risultati - cioè l'efficacia, secondo la terminologia economico-aziendale - è il fondamentale criterio di validazione dell'azione organizzativa. Una
buona pratica muove da un'attività di progettazione che definisca obiettivi chiari e
non contraddittori, che declinino sotto particolari direttrici la mission organizzativa.
Di conseguenza, la valutazione non può trascurare la verifica del grado di realizzazione (oggetto di analisi) degli obiettivi-guida del progetto e nella verifica della coerenza tra i risultati raggiunti e la mission organizzativa.
La corrispondenza (efficacia)
L'investimento per la realizzazione di un sistema informativo in grado di misurare - e,
dunque, di valutare - l'efficacia istituzionale, realizzata nel perseguimento della missione e degli obiettivi di fondo dei progetti di intervento, diviene inoltre il perno di
un sistema di misurazione delle performance organizzative. Come è noto (M. MARANO, 2005), nelle aziende non profit, la misurazione della performance non può essere validamente condotta attraverso l'impiego di soli strumenti di misurazione economico-finanziaria (il bilancio d'esercizio e le analisi di bilancio, la contabilità analitica,
il budget, i costi standard).
Va da sé che con l'utilizzo di indicatori di performance non monetari si può pervenire all'ampliamento della gamma degli strumenti informativi a supporto dei processi
di controllo interno e di comunicazione interna ed esterna. Tuttavia, tale ampliamento appare effettivo soltanto su un piano empirico, a causa della frequente focalizzazione dei sistemi informativi delle aziende non profit sulla strumentazione contabile
volta a condurre misurazioni economico-finanziarie; al contrario, nulla muta sul piano normativo, poiché ogni azienda orientata scopi di natura sociale od ideale
dovrebbe dotarsi di indicatori di performance per la valutazione dell'efficacia istituzionale. Tuttavia, il ruolo degli indicatori di performance non monetari deve essere
appropriatamente inquadrato nell'ambito di un unitario sistema di misurazione della
performance che integri in un quadro armonico indicatori di diversa natura, provenienza, significato, i quali siano congiuntamente in grado di esprimere i risultati raggiunti dall'azienda nello svolgimento della propria azione.
In effetti, un autentico sistema di misurazione della performance aziendale, dovrebbe espletare le seguenti funzioni:
- misurare il grado di conseguimento degli scopi istituzionali di natura non economica;
- indirizzare l'attenzione manageriale;
35
- consentire processi di feed-back: nell'ipotesi di riproposizione dei programmi
d'azione, la valutazione di efficacia consente di ridefinire le modalità di intervento;
- consentire processi di feed-forward;
- attivare un autentico processo di apprendimento, attraverso il riscontro delle azioni
che si rivelano efficaci e l'analisi delle cause che, al contrario, possono aver
impedito il raggiungimento degli obiettivi;
- razionalizzare il processo di allocazione delle risorse, incanalate in relazione ai
risultati conseguiti dalle diverse componenti interne (unità organizzative,
programmi, ecc.);
- generare una maggiore tensione all'innovazione, eliminando quelle rigidità che
nel non profit - sportivo e no - talvolta nascono dall'assenza di elementi informativi
che segnalino la necessità di modificare la rotta rispetto al tradizionale percorso
aziendale;
- supportare il processo di legittimazione dell'azienda non profit attraverso la
comunicazione dei risultati conseguiti; questa prima funzione sottolinea la strumentalità del sistema di misurazione della performance aziendale rispetto alla redazione
del bilancio sociale;
- rafforzare il senso di appartenenza, attraverso la comunicazione interna dei risultati conseguiti.
Come si desume da questa elencazione, gli indicatori per la misurazione dell'efficacia
istituzionale si caratterizzano per la loro multifunzionalità, intendendo con ciò asserire che la medesima strumentazione si presta tendenzialmente ad essere utilizzata sia
nell'ambito del processo di controllo strategico e direzionale delle buone pratiche, sia
nella comunicazione esterna attuata in funzione delle esigenze di accountability e trasparenza comunicazionale che nell'azienda non profit nascono dalla sua natura di soggetto multistakeholders, generando potenziali economie di scopo.
Aree ed indicatori di valutazione dei progetti
Il rapporto propone una scheda che, per ciascuna area di valutazione, si compone di
differenti set di indicatori.
Va da sé che tale scheda ha valore del tutto indicativo e non può considerarsi in alcun caso definitiva o espressione di una one best way, in quanto la costruzione di indicatori per la valutazione delle buone pratiche comporta necessariamente influenze
molteplici legate alla specificità degli scopi, dei contenuti, degli attori, dei fruitori
delle buone pratiche. Pertanto, un modello di valutazione che anziché dettare linee
guida giunga a predisporre schemi uniformi e standardizzati risulterebbe logicamente indifendibile ed empiricamente controproducente. Lo schema deve pertanto essere interpretato flessibilmente, come una "cassetta degli attrezzi" alla quale attingere talora anche selettivamente - ma anche destinata ad essere di volta in volta arricchita
di indicatori ulteriori messi a punto in relazione alle specificità delle pratiche oggetto
di valutazione. Così, ad esempio, in relazione all'indicatore "svolgimento di mappa-
36
ture di un quartiere per l'identificazione delle aree di concentrazione del disagio", il
quale potrà essere incluso nella scheda nei casi in cui tale mappatura sia rilevante,
benché non sia stato espressamente previsto dal modello. D'altra parte, il medesimo
indicatore potrebbe essere privo di rilievo nella progettazione e realizzazione di altre
pratiche sociali, come quelle dell'educazione ambientale rivolte a fruitori non selezionati in funzione dello stato di disagio.
Va da sé, infine, che vincoli dettati dalle risorse disponibili (finanziarie ed umane) e
ragionevolmente allocabili ai processi di valutazione possono inoltre concorrere alla
selezione di strumenti informativi concretamente utilizzabili nei processi di valutazione delle buone pratiche.
D'altra parte, l'esistenza di un set di indicatori derivati da una scheda caratterizzata
da una struttura uniforme può consentire l'istituzione e l'informatizzazione di banche
dati delle buone pratiche, all'interno delle quali includere anche misure che possano
in dati casi costituire un comune denominatore del processo di valutazione di esperienze difformi. L'interrogazione on line selettiva, potrebbe pertanto consentire al
fruitore della banca dati l'analisi delle buone pratiche sociali secondo specifici misure relative alle risorse, ai processi implementati o ai risultati o ad altre variabili ancora che costituiscano aspetti di interesse ai fini della propria analisi.
La scheda proposta si articola nelle tre seguenti aree:
a) area progettazione/pianificazione
b) azioni e risorse
c) misurazione, comunicazione e controllo
Relativamente all'Area progettazione/pianificazione (a), vengono proposti i
seguenti indicatori:
a.1. Identificazione degli obiettivi
a.2. Formalizzazione quantitativa degli obiettivi
a.3. Coerenza obiettivi-mission associativa
a.4. Partecipazione dei destinatari alla costruzione del progetto
a.5. Partecipazione di altri stakeholder rilevanti
a.5.I. Modalità di identificazione degli stakeholder
a.5.II. Analisi delle aspettative degli stakeholder
a.5.III. Analisi delle percezioni degli stakeholder
a.6. Analisi dei bisogni dei destinatari
a.6.I. Riferimento all'esperienza diretta
a.6.II Utilizzo di particolari strumenti di analisi
a.7. Analisi della situazione attuale
a.7.I. Riferimento all'esperienza diretta
a.7.II Utilizzo di particolari strumenti di analisi
a.8. Programmazione economico-finanziaria
37
Per l'Area azioni e risorse (b), sono proposti i seguenti indicatori:
b.1. Risorse finanziarie
b.1.I. Risorse finanziarie interne
b.1.II. Risorse finanziarie esterne
b.2. Risorse umane
b.2.I. Risorse umane interne
b.2.II. Risorse umane esterne
b.3. Competenze qualificate disponibili
b.4. Strutture ed attrezzature disponibili
b.5. Azioni svolte
b.6. Attività formative svolte
Infine, per l'Area misurazione, comunicazione e controllo (c), sono elencati
ulteriori indicatori:
c.1. Indicatori di efficacia quali-quantitativa
c.2. Indicatori di esito (outcome)
c.3. Indicatori di soddisfazione (dei destinatari/fruitori)
c.4. Indicatori di soddisfazione (di altri stakeholder rilevanti)
c.5. Redazione e diffusione di reportistica di progetto
c.6. Redazione di un bilancio economico-finanziario di progetto
c.7. Redazione di un bilancio sociale di progetto
c.8. Modalità di comunicazione interna utilizzate
c.9. Modalità di comunicazione esterna utilizzate
Il contenuto ed il ruolo degli indicatori risulta sufficientemente chiaro, così da non richiederne l'illustrazione.
Networking ed empowerment. Le variabili per la valutazione
Per valutare le buone pratiche progettuali in termini di networking e di empowerment è utile ricondurre le finalità indicate alle attività che occorre porre in essere per
attivare questi stessi processi. Tali attività, nella loro forma più generale, possono essere assunte come variabili del networking e dell'empowerment.
Così, per il networking:
FINALITA’
ATTIVITÀ/VARIABILI
Intervenire nei modelli di relazione
Attivazione della rete
esistenti
Strutturazione delle interazioni
Costruire consenso sulle strategie di Promozione dell’incontro tra
azione
problemi e soluzioni
Facilitazione delle interazioni
Risolvere problemi in maniera Gestione dei conflitti
condivisa
38
viceversa, per l‘empowerment:
FINALITA’
ATTIVITÀ/VARIABILI
Liberare la capacità creativa e
progettuale dei destinatari
Fiducia nella possibilità di incidere
sul progetto
Promuovere il senso di competenza
personale
Promuovere il senso di rilevanza
dell’azione dei destinatari
Favorire la possibilità di scelta ed
autodeterminazione
Liberare la capacità creativa e
progettuale dei destinatari
Consentire ai destinatari di
esercitare controllo sul progetto
GUIDA SINTETICA ALL'USO DELLA GRIGLIA DI VALUTAZIONE
La griglia di valutazione può essere utilizzata sia nella fase di costruzione del progetto, ovvero in una fase di valutazione ex-ante delle attività che si intendono realizzare, sia nella fase di valutazione ex-post dei progetti.
Come indicato nel rapporto finale la metodologia di valutazione proposta fa riferimento ai cosiddetti "indicatori sociali soggettivi", che sono essenzialmente basati sulla percezione degli accadimenti da parte dei destinatari dei progetti e degli attori della rete. In sostanza si chiede ai soggetti che promuovono i progetti (o in alternativa
ad un valutatore terzo) di indicare i punteggi che il progetto riporta rispetto ad ognuno degli indicatori di valutazione selezionati.
La griglia di valutazione è articolata in 5 dimensioni principali:
1. Definizione di una BP
2. Analisi del contesto
3. Caratteristiche dei progetti
4. Networking
5. Empowerment
Ognuna di queste singole dimensioni indica un'area nella quale possono essere valutati i diversi progetti.
Ognuna di queste dimensioni, a sua volta, si articola in gruppi di variabili che consentono di rappresentare in maniera maggiormente dettagliata le singole dimensioni.
39
In particolare abbiamo:
DIMENSIONI
Definizione
di
pratica
VARIABILI
buona Impatto
Tangibilità
Interorganizzativo
Analisi del contesto
Territoriale
Progettazione/pianificazione
Caratteristiche dei progetti Azioni/risorse
Misurazione/comunicazione/controllo
Intervento sui sistemi di relazione già esistenti
Costruzione di consenso sulle strategie di
Networking
azione
Risoluzione dei problemi in maniera condivisa
Crescita della capacità progettuale dei
Empowerment
destinatari
Coinvolgimento rispetto al progetto
Ognuna di queste variabili, a sua volta, per essere osservata, è stata scomposta in alcuni indicatori che sono integralmente riportati nella griglia di valutazione.
La valutazione complessiva sarà realizzata considerando il punteggio che può essere
attribuito ad ognuno degli indicatori selezionati, utilizzando alcune domande di valutazione inserite nella griglia stessa. Queste domande hanno, principalmente, la
funzione di "guidare" il valutatore nella lettura dei progetti, cercando di facilitare l'attribuzione dei diversi punteggi.
Per ognuna delle domande è individuato un criterio di razionalità che consente di attribuire un punteggio variabile tra 0 e 5.
A titolo puramente esemplificativo, e considerando soltanto un indicatore relativo ad
una singola dimensione, possiamo immaginare di valutare un determinato indicatore
rispetto alla dimensione "Buona Pratica".
Nella definizione della BP isoliamo la variabile "impatto" e consideriamo il solo indicatore "tangibilità". In questo caso ponendoci le domande inserite nella griglia potremmo chiederci se "i risultati del progetto sono chiaramente individuati o individuabili?" oppure se "il progetto è, almeno potenzialmente, in grado di produrre dei
cambiamenti effettivi nel target di riferimento?".
Nel caso ritenessimo che i risultati non sono chiaramente individuati o individuabili
o che il progetto non è in grado di produrre nessun cambiamento, potremmo attribuire un punteggio pari a zero. Nel caso, invece, in cui ritenessimo che i risultati siano ben individuati e individuabili e che i cambiamenti possano essere effettivi, attribuiremo un punteggio pari a cinque. Nelle situazioni intermedie utilizzeremo punteggi intermedi, sapendo che al di sotto del tre siamo in una condizione di criticità e
al di sopra in una condizione soddisfacente.
Ripetendo l'operazione per tutti gli indicatori riportati nella griglia è possibile quindi
arrivare ad una valutazione complessiva del singolo progetto.
territoriale
Interorganizzativo
trasferibilità
Impatto
0-5
sottosistema amministrativo
E' presente una ricostruzione del capitale sociale
(relazionale) posseduto dai diversi attori interessati al
progetto?
0-5
Le caratteristiche del sottosistema amministrativo
locale sono ricostruite in maniera completa?
sottosistema politico
capitale sociale
0-5
Le caratteristiche del sottosistema politico locale sono
ricostruite in maniera completa?
sottosistema economico
0-5
0-5
Le caratteristiche del sottosistema economico locale
sono ricostruite in maniera completa?
interdipendenze
Le caratteristiche del sottosistema culturale locale
sono ricostruite in maniera completa?
0-5
Nella descrizione del contesto in cui si svolge il
progetto è presente una ricostruzione completa dei
legami di interdipendenza tra attori maggiormente
rilevanti presenti nel contesto stesso?
relazioni
sottosistema culturale
0-5
Nella descrizione del contesto in cui si svolge il
progetto è presente una analisi delle relazioni esistenti
tra degli attori maggiormente rilevanti presenti nel
contesto stesso?
attori
0-5
0-5
Nella descrizione del contesto in cui si svolge il
progetto è presente una mappa completa degli attori
maggiormente rilevanti?
replicabilità
Le caratteristiche del sottosistema sociale locale sono
ricostruite in maniera completa?
0-5
Il progetto è in grado di attivare ddei processi di
apprendimento? Presenta caratteristiche che lo
rendono trasferibile in altri contesti?
innovatività
sottosistema sociale
0-5
Il progetto è in grado di introdurre nuove modalità
operative? Il progetto è in grado di individuare nuove
finalità di azione? Il progetto prevede l'utilizzazione di
nuovi strumenti e/o tecniche di intervento? Il progetto
produce un servizio che manca nel contesto di
riferimento?
0-5
0-5
I risultati del progetto sono chiaramente individuati o
individuabili? Il progetto è, almeno potenzialmente, in
grado di produrre dei cambiamenti effettivi nel target
di riferimento?
Il progetto è in grado di attivare dei cambiamenti non
capacità di attivare cambiamenti occasionali? E' in grado di sedimentare innovazioni
duraturi
che, a loro volta, possono attivare ulteriori
cambiamenti?
tangibilità
5= max capacità
5= max tangibilità
0 = ricostruzione assente;
completa
0 = ricostruzione assente;
completa
0 = ricostruzione assente;
completa
5= presente e
5= presente e
5= presente e
5= presente e
5= presente e
0 = ricostruzione assente;
completa
0 = ricostruzione assente;
completa
5= presente e
5= presente e
5= presente e completa
5= presente e completa
0 = ricostruzione assente;
completa
0 = ricostruzione assente;
completa
0 = analisi assente;
0 = mappa assente;
0 = nessuna replicabilità ; 5= max replicabilità
0 = nessuna innovatività ; 5= max innovatività
0 = nessuna capacità ;
0 = nessuna tangibilità;
40
Sono definiti esplicitamente gli obiettivi generali del
progetto? Sono identificati obiettivi specifici relativi a
specifche fasi di svolgimento del progetto? Sono
enunciati obiettivi relativi a specifiche aree di attività?
0-5
0-5
0-5
Si conduce un'analisi della situazione attuale dei
destinatari del progetto, utile alla misurazione
consuntiva dell'impatto prodotto dalle azioni (es.
abilità attuali, livello di autonomia attuale, ecc.)?
Si redige un budget di progetto? La costruzione del
budget è guidata da chiari obiettivi economicofinanziari? Sono definiti criteri-vincolo relativamente
all'incidenza delle spese amministrative e generali?
Analisi della situazione attuale
Programmazione economicofinanziaria
0-5
Nel caso in cui non vi sia partecipazione attiva alla
progettazione da parte dei fruitori delle BP, questi
ultimi sono consultati per identificare i bisogni che li
caratterizzano?
Analisi dei bisogni dei destinatari
Utilizzo di particolari strumenti di In quest'ultimo caso, sono utilizzate metodologie
analisi
formalizzate per l'analisi dei bisogni?
0-5
Gli stakeholder del progetto sono consultati per
identificare le aspettative di cui sono portatori?
0-5
Analisi delle aspettative degli
stakeholder
Altri stakeholder rilevanti - non riconducibili ai
Progettazione/pianificazione Partecipazione di altri stakeholder destinatari del progetto - sono invitati a partecipare
rilevanti
alla costruzione del progetto? E' utilizzato un criterio
per la selezione di questi stakeholder?
0-5
0-5
Gli stakeholder del progetto sono identificati e
collocati in una mappa? Ci si avvale di un criterio
definitorio per tale identificazione?
Modalità di identificazione degli
stakeholder
I soggetti destinatari del progetto - oppure
Partecipazione dei destinatari alla
organizzazioni che li rappresentano - sono stati invitati
costruzione del progetto
a partecipare alla costruzione del progetto?
0-5
Gli obiettivi generali del progetto sono logicamente
coerenti con la mission associativa? Nella costruzione
degli obiettivi, la mission è presa in considerazione
come variabile indipendente?
0-5
0-5
Coerenza obiettivi-mission
associativa
Gli obiettivi - generali e parziali - sono enunciati in
Formalizzazione quantitativa degli
modo soltanto descrittivo o sono oggetto di una
obiettivi
quantificazione?
Identificazione degli obiettivi
5= presente e
5= presente e
5= presente e
5= presente e completa
5= presente e
5= presente e completa
5= presente e
5= presente e completa
5= presente e completa
5= presente e completa
5= presente e completa
0 = programmazione assente;
completa
0 = analisi assente;
0 = utilizzo assente;
0 = analisi assente;
0 = analisi assente;
0 = partecipazione assente;
completa
0 = partecipazione assente;
completa
0 = identificazione assente;
completa
0 = coerenza assente;
0 = formalizzazione assente;
completa
0 = definizione assente;
41
0-5
0-5
0-5
0-5
Si perviene alla misurazione dell'efficacia del progetto,
in termini di realizzazione degli obiettivi e di risposta ai
bisogni della popolazione target?
Si perviene alla misurazione dell'outcome del progetto
(variazione dello stato di "benessere" della
popolazione target per effetto delle iniziative
intraprese)?
Si perviene alla misurazione della soddisfazione dei
destinatari/fruitori delle azioni svolte, adottando
metodologie dirette o indirette?
Misurazione,comunicazione, Indicatori di efficacia qualicontrollo
quantitativa
Indicatori di esito (outcome)
Indicatori di soddisfazione (dei
destinatari/fruitori)
Si è proceduto alla misurazione della soddisfazione
Indicatori di soddisfazione (di altri degl stakeholder del progetto relativamente al
stakeholder rilevanti)
contributo fornito alla realizzazione delle proprie
aspettative?
0-5
0-5
Sono state svolte attività formative a favore del team
di progetto e/o dei suoi destinatari?
Attività formative svolte
Si utilizza una reportistica di progetto per la
valutazione concomitante e/o consuntiva dell'efficacia,
dell'efficienza e della sostenibilità del progetto?
0-5
Le azioni svolte corrispondono a quelle programmate?
Le azioni sono completate secondo la tempistica di
progetto? Il progetto è stato completato?
Azioni svolte
Redazione e diffusione di
reportistica di progetto
0-5
Risorse umane
Le strutture ed attrezzature impiegate sono adeguate
alle esigenze del progetto? Il rapporto tra risorse
interne e risorse esterne può reputarsi adeguato?
0-5
Le risorse umane impiegate sono adeguate alle
esigenze del progetto (ampiezza dell'organico di
progetto e disponibilità di competenze qualificate)? Il
rapporto tra risorse interne e risorse esterne può
reputarsi adeguato?
Strutture ed attrezzature
disponibili
Azioni/risorse
0-5
Le risorse finanziarie sono adeguate alle esigenze del
progetto? Il rapporto tra risorse interne e risorse
esterne può reputarsi adeguato?
Risorse finanziarie
5= misurazione
5= misurazione
5= misurazione
5= misurazione
5= formazione
5= progetto
0 = nessuna reportistica
5= reportistica prodotta
sistematicamente e tempestivamente
0 = nessuna misurazione;
sistematica
0 = nessuna misurazione;
sistematica
0 = nessuna misurazione;
sistematica
0 = nessuna misurazione;
sistematica
0 =nessuna attività formativa;
diffusa e adeguate ai fabbisogni
0 = azioni parziali ed intempestive;
completato con puntualità
0 = adeguatezza assente (risorse globalmente
insufficienti e squilibrio tra risorse interne ed esterne);
5= presente e completa
0 = adeguatezza assente (risorse globalmente
insufficienti e squilibrio tra risorse interne ed esterne);
5= presente e completa
0 = adeguatezza assente (risorse globalmente
insufficienti e squilibrio tra risorse interne ed esterne);
5= presente e completa
42
Costruzione di consenso
sulle strategie di azione
Intervento sui sistemi di
relazioni già esistenti
0-5
condivisione degli obiettivi
faciltazione delle interazioni
0-5
Il responsabile/i del progetto è in grado di favorire la
definizione di obiettivi condivisi? Il responsabile/i del
progetto è in grado di favorire la individuazione di
finalità generali in grado di ricomprendere gli obiettivi
dei singoli partner?
Il responsabile/i del progetto è in grado di facilitare le
interazione tra i partners? Il responsabile/i del
progetto si occupa della preparazione e gestione degli
incontri tra i partners? Il responsabile/i del progetto è
in grado di facilitare lo scambio di informazioni, idee,
opinioni tra i partners ?
0-5
0-5
Il responsabile/i del progetto è in grado di favorire la
partecipazione attiva dei partner? Il responsabile/i del
progetto è in grado di far circolare nella rete le
informazioni e le risorse necessarie al coivolgimento
di tutti i partner?
attivazione della rete
strutturazione delle interazioni
0-5
Sono utilizzate forme di comunicazione esterna per la
riflessione sui risultati di progetto e per la
legittimazione del comitato?
Modalità di comunicazione
esterna utilizzate
Il responsabile/i del progetto è in grado di limitare
episodi di free-riding (comportamenti opportunistici)? Il
responsabile/i del progetto è in grado di favorire la
decisione di partner a partecipare in maniera attiva? Il
responsabile/i del progetto è in grado di individuare
strumenti e procedure per la formalizzazione degli
accordi?
0-5
Sono utilizzate forme di comunicazione interna (verso
il team di progetto, verso il comitato
provinciale/regionale, verso il resto dell'associazione)
per la riflessione sui risultati di progetto e per la
condivisione delle esperienze?
0-5
Si costruisce un bilancio sociale di progetto o altro
Redazione di un bilancio sociale
strumento per la comunicazione dei risultati prodotti
di progetto
attraverso la realizzazione del progetto?
Modalità di comunicazione
interna utilizzate
0-5
Redazione di un bilancio
Si costruisce un bilancio economico-finanziario di
economico-finanziario di progetto progetto?
0 = non è in grado;
0 = non è in grado;
0 = non è in grado;
0 = non è in grado;
5=
5= è perfettamente in grado
5= è perfettamente in grado
5= è perfettamente in grado
5= è perfettamente in grado
0 = nessuna forma di comunicazione esterna;
forme di comunicazione esterna adeguatamente
strutturate
0 = nessuna forma di comunicazione interna;
5=
forme di comunicazione interna plurime e sistematiche
0 = nessuno strumento di comunicazione dei risultati;
5= bilancio sociale adeguatamente strutturato
0 = nessun rendiconto economico e/o finanziario;
5= costruzione di un rendiconto economico e finanziario
adeguatamente strutturato ed articolato
43
Coinvolgimento rispetto al
progetto
Crescita della capacità
creativa e progettuale dei
destinatari
Risoluzione dei problemi in
maniera condivisa
0-5
Il progetto favorisce, nei singoli destinatari, una
crescita della fiducia nella significatività e rilevanza
della propria azione ?
Promozione del senso di
rilevanza dell'azione individuale
0-5
0-5
Il progetto favorisce una crescita delle competenze
dei singoli destinatari interpretate non solo come
abilità cognitive e operative, ma anche come capacità
relazionali?
Promozione delle competenze
personali
Il progetto favorisce, nei singoli destinatari, una
crescita della fiducia nella possibilità/capacità di
portare un contributo significativo alla realizzazione
del progetto ?
0-5
Il progetto favorisce uno sviluppo dei potenziali dei
partecipanti in termini di un incremento della propria
autonomia decisionale?
Promozione della capacità di
scelta ed autodeterminazione
Fiducia nella possibilità di
incidere sul progetto
0-5
gestione dei conflitti
0-5
Il responsabile/i del progetto è in grado di favorire una
risoluzione consensuale dei conflitti? Il responsabile/i
del progetto è in grado di verificare che siano
presente le risorse necessarie per la risoluzione dei
conflitti? Il responsabile/i del progetto è in grado di
favorire l'esplorazione di soluzioni alternative rispetto
a quelle in conflitto?
Il responsabile/i del progetto è in grado di facilitare lo
scambio di informazioni, idee, opinioni tra i partners al
promozione incontro tra soluzioni, fine di trovare soluzioni condivise ai problemi
problemi e e attori
affrontati? Il responsabile/i del progetto è in grado di
mantenere un elevato commitment rispetto alle
soluzioni individuate ?
0 = non favorisce;
0 = non favorisce;
0 = non favorisce;
0 = non favorisce;
0 = non è in grado;
0 = non è in grado;
5= favorisce al massimo
5= favorisce al massimo
5= favorisce al massimo
5= favorisce al massimo
5= è perfettamente in grado
5= è perfettamente in grado
44
45
APPENDICE
PROGETTI VALIDATI
FERRARA
CONTESTO
La UISP, attraverso il progetto di urbanistica partecipata "Il corpo va in città®" ha in
essere un protocollo d'intesa con il Comune di Ferrara, denominato "Ci giochiamo la
città?!" teso ad attivare comuni azioni per sviluppare il coinvolgimento di adolescenti
e giovani nella vita sociale e più in particolare nella riprogettazione del territorio.
Il Comune di Ferrara ha promosso il 2003 come anno dei giovani.
In relazione a questa iniziativa dell'Amministrazione Comunale e in relazione ad altri
progetti di sviluppo del protagonismo giovanile promossi nell'ambito di Agenda 21
dal Comune e dall'Amministrazione Provinciale (Agenda Under 21) e di prevenzione
sociale promossi da PROMECO, UISP, nell'ambito del progetto "Il corpo va in città®"
è stata incaricata di progettare e seguire tre diverse azioni tese al coinvolgimento dei
giovani nella vita sociale.
La prima, denominata "Progetto Scuola21" sviluppatasi nell'ambito di Agenda 21 locale e finanziata dall'Amministrazione Provinciale attraverso fondi INFEA, ha visto il
coinvolgimento, attraverso una ricerca sociologica in parte autoprodotta e laboratori
urbanistici, di alcune classi di due Istituti Superiori (ITI Ferrara e Polo Scolastico di
Codigoro) al fine di riprogettare gli spazi delle rispettive aree cortilive. L'azione ha visto come co-organizzatrice l'Associazione ARCI Ragazzi di Ferrara.
La seconda, denominata "Progetto di indagine e potenziamento delle risorse nel
quartiere Barco", promossa e finanziata da PROMECO, servizio con finalità preventive costituito in partnership da Amministrazione Comunale e ASL, ha incentrato il
proprio fuoco d'attenzione sul quartiere Barco del Comune di Ferrara oggetto di modifiche strutturali sul piano urbanistico. In questa azione, inaugurata da una ricerca
sociologica che ha coinvolto l'intero quartiere con particolare attenzione nei confronti delle fasce giovanili, si sono successivamente attivati due laboratori urbanistici: uno, svoltosi in strada, indirizzato ai gruppi di giovani e tendeva a coinvolgerli
nella riprogettazione di alcuni spazi del quartiere; l'altro, in procinto di iniziare, vedrà protagonisti gli adulti testimoni privilegiati del quartiere che inizieranno il loro lavoro incontrando i giovani che già hanno prodotto il progetto.
La terza, denominata "Azioni di coinvolgimento dei giovani della Circoscrizione nord
ovest del Comune di Ferrara", promossa dall'Amministrazione Comunale con il coinvolgimento di più Assessorati, vede il fuoco spostato su alcune frazioni periferiche
della Circoscrizione Nord Ovest e si concentra sul coinvolgimento dei giovani nella
progettazione di spazi di aggregazione che valorizzino i luoghi di vita e nell'ideazione di iniziative che mettano in connessione le frazioni con la più grande, più vicina
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alla città che ospita la sede circoscrizionale.
Tutti i progetti vedono la collaborazione del centro Urban Size del Dipartimento di
Architettura dell'Università di Ferrara.
OBIETTIVI
Obiettivo generale è quello di sensibilizzare i giovani a PARTECIPARE ai cambiamenti che avvengono e avverranno sul loro territorio nei prossimi anni, per far sì che si
sentano protagonisti e non semplici spettatori del loro "VIVERE LA CITTA'" al fine di
riqualificare i quartieri coinvolgendo anche il resto della cittadinanza, con particolare
attenzione alle dinamiche intergenerazionali.
Attraverso la partecipazione, il progetto intende raggiungere lo scopo di prevenzione sociale verso cui è indirizzato: agire sulle realtà locali di quartieri a rischio prima
che la disgregazione crei danni irreparabili al tessuto comunitario. I giovani, spesso
dimenticati dalle politiche sociali, svolgono in questo senso un effetto moltiplicatore
di benefici sul territorio; stimolando la loro creatività e propositività, spesso nascoste
da una quotidianità priva di progetto, si indirizzano verso un'attenzione al territorio
che diviene percepito come proprio in un senso di appartenenza aperto al resto della città; evidenziando la positività del loro atteggiamento e coinvolgendo le altre generazioni, si attenuano le reciproche negative visioni che spesso, nelle piccole comunità, rischiano di divenire fratture nel tessuto sociale; valorizzando le loro capacità progettuali divengono intenzionalmente modello per altri gruppi di giovani del
territorio.
TARGET
I gruppi coinvolti nel progetto sono composti da adolescenti e giovani tra i 14 e i 25
anni potenzialmente a rischio di disagio sociale. Formano gruppi che potremmo definire del "disagio inavvertito" per i quali il disorientamento rispetto alle prospettive
di vita porta ad un malessere che si esplica nella mancanza di interessi, in capacità attentive labili, nella scarsa o nulla progettualità individuale e di gruppo, nella mancanza di impegno anche nei confronti delle attività ricreative e sportive.
AZIONI
Animazione di strada per coinvolgere i giovani ed invitarli a partecipare al progetto.
Nell'ambito degli interventi di strada le fasi che caratterizzano il processo di lavoro
con i gruppi informali di adolescenti e giovani sono, di solito, quattro: mappatura,
contatto, consolidamento della relazione e realizzazione di micro-progettualità.
Nello sviluppo temporale degli interventi, capita di frequente che le diverse operazioni si sovrappongano, realizzandosi almeno in parte contemporaneamente (è difficile, ad esempio, "mappare" un gruppo senza entrare mai in contatto con esso !).
Ognuna di queste quattro fasi si articola, in momenti diversi, su più livelli, così rappresentabili:
Mappatura;
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Esplorazione del territorio con i giovani ed individuazione di un luogo significativo;
Micro-progettualità e Laboratorio di urbanità;
Presentazione del lavoro alle pubbliche amministrazioni e ai cittadini del quartiere.
METODOLOGIE
Il metodo basato sulla filosofia della ricerca-azione, intende utilizzare strumenti qualitativi e fa riferimento all'idea di partecipazione proattiva, ovvero che produce una
visione. La fase iniziale di rilevazione e al contempo di sensibilizzazione si basa sull'intervista/focus group di strada e prende spunto dal metodo delle "mappe mentali"
di Kevin Lynch e dal sistema percettivo qualitativo messo a punto dal Dipartimento
di Architettura di Ferrara. Con l'ausilio della mappa è possibile chiedere direttamente
alle persone coinvolte come percepiscono il loro ambiente, che cosa è importante
per loro e che cosa li spaventa o non gradiscono. Attraverso dei simboli le persone
segnano sulle mappe, o direttamente sul territorio, nel caso di laboratori di strada, i
luoghi che ai loro occhi rivestono un significato speciale. La progettazione comune
con i ragazzi si svolgerà nei loro luoghi di ritrovo o in aula. Il percorso metodologico
vede il coinvolgimento dell'intera comunità locale, si intendano gli abitanti del quartiere e/o gli altri utenti scolastici, attraverso azioni tese a sensibilizzare ed informare
in particolare gli adulti, rilevandone le opinioni e le proposte. Per affrontare un "soggetto" così complesso come l'ambiente urbano, agli strumenti tradizionali come la
scrittura, la lettura, lo studio del passato, vanno aggiunti mezzi e strumenti idonei alla visioning del futuro ed alla documentazione, analisi, progettazione e comunicazione: il disegno (a mano libera e tecnico), la fotografia, la videoregistrazione, il rilievo
grafico e planimetrico, la costruzione di plastici, l'indagine informatizzata, ecc. Molta
attenzione viene prestata alle dinamiche e alla comunicazione all'interno e all'esterno del gruppo progettuale. Ad ogni attività in genere segue un percorso "circolare"
che prevede diversi momenti di comunicazione individuale o in piccoli gruppi (di
opinioni, di "dati raccolti", di "proposte"); un momento di analisi e sintesi (elenchi,
grafici) dei dati esposti; un momento decisionale nel quale il gruppo si dia priorità e
si accordi sui passi successivi.
RISULTATI ATTESI
I risultati attesi possono essere suddivisi in due categorie.
Risultati educativi e sociali: collegabili ai percorsi di prevenzione sociale e di cittadinanza. Il principale risultato che si intende raggiungere con questi interventi è quello
di rendere comprensibile l'appartenenza dei giovani alla comunità sensibilizzandoli
verso l'ambiente in cui vivono, migliorare la loro qualità di vita rendendoli protagonisti di un intervento che li riguarda direttamente e che risponde al bisogno primario
di socializzare. Per conseguire questi risultati è indispensabile facilitare l'individuazione e la conoscenza di bisogni e risorse; stimolare processi di promozione della
democrazia attiva (con lo sviluppo di capacità di assunzione di responsabilità); produrre e diffondere alla cittadinanza i risultati delle ricerche e dei laboratori.
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Risultati urbanistici: strettamente connessi a quelli sociali. Trattandosi di progettazione partecipata in campo urbanistico è indispensabile che gli interventi, anche se a
stralci e partendo dai microinterventi (arredo urbano, sistemazione del verde, installazione di elementi per praticare sport) vengano messi in opera in tempi brevi e concordati con l'Amministrazione. La realizzazione degli interventi è il vero elemento di
rinforzo dell'azione svolta con i giovani, la cui mancanza rischia di determinare il fallimento dell'azione di prevenzione. Un metarisultato diviene pertanto la stretta integrazione tra associazione ed Ente Locale (in modo particolare la Circoscrizione).
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GENOVA
CONTESTO
La condizione giovanile nel centro storico di Genova:
1. forte concentrazione di giovani immigrati domiciliati nelle aree del centro storico
più degradate
2. forti flussi di giovani all'interno del fenomeno denominato "movida": circa 5/6000
giovani che dal giovedì al sabato sera affollano le aree commerciali del centro storico per frequentare i locali notturni, bar e ristoranti
3. scarsa presenza di basi associative, di centri aggregativi, di punti d'incontro per
giovani lontani diversi da offerte di consumo
4. diffuso uso di sostanze stupefacenti leggere fra i giovani all'interno del fenomeno
della "movida"
5. presenza e radicamento nel centro storico di sacche di criminalità impegnata nel
traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti
6. presenza di una fitta rete di protezione e coesione sociale rivolta principalmente ai
giovani a rischio di devianza, fra cui molti stranieri
OBIETTIVI
Il contatto con questi ragazzi ha messo in luce negli anni l'impreparazione della città ad
esperienze di vera integrazione e multicultura. Tra clandestinità e pregiudizio il progetto punta alla modellizzazione dell'intervento dell'UISP intorno al Circolo Olympic
Maghreb: centro di accoglienza a bassa soglia e presa in carico per minori stranieri.
Le modifiche legislative fino alla Legge 189/2002 hanno introdotto via via criteri per
la regolarizzazione dei minori stranieri e per la tutela dei loro diritti sanciti dalla
Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza: lavorare per
accompagnare i minori verso situazioni di normalità ed autonomia
Il permesso di soggiorno, l'obbligo scolastico, il contrasto alla dispersione e al lavoro
minorile sono oggi gli obiettivi principali del lavoro sinergico fra il Circolo Olympic
Maghreb e altre agenzie analoghe.
TARGET
130 soggetti fra minori stranieri e non, in età compresa fra i 13 e i 18 anni e giovani
adulti fra i 18 e i 21 anni
AZIONI
iniziative volte all'integrazione dei minori stranieri; attivazione opportunità e strumenti per l'inclusione sociale del minore immigrato; creazione rete territoriale specializzata; individuazione nuove risorse; messa a sistema di esperienze consolidate;
creazione di un tavolo permanente di progettazione e discussione sui temi dell'intercultura e dell'accoglienza; creazione di percorsi educativi finalizzati alla regolarizzazione dei documenti di soggiorno.
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METODOLOGIE
Analisi dei bisogni e indagine sulle caratteristiche del territorio
Analisi dell'offerta educativa nel territorio bersaglio: il centro storico di Genova
Attività di rete fra agenzie del territorio
Attività di rete con le istituzioni locali
Messa a valore delle esperienze all'interno della rete
RISULTATI ATTESI
Riduzione di fenomeni di devianza. Riduzione di fenomeni di dispersione scolastica.
Aumento connessioni di rete con agenzie ed istituzioni.
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TORINO
Azione 1 - "Accompagnare l'integrazione - percorsi di cittadinanza"
CONTESTO
La presenza di cittadini stranieri nella Provincia di Torino è un fenomeno consolidato, permanente e condiviso. Infatti, la lettura del fenomeno tende a spostarsi dagli arrivi (che continuano, incrociando vecchie e nuove provenienze) ai soggiornanti e ai
residenti.
Come si modificano le permanenze, i progetti, i percorsi di integrazione quando si
passa da "singoli'' a "famiglie''. Come si sta trasformando la scuola, dove l'ampliarsi del numero delle classi "multiculturali'' investe gli insegnanti e gli operatori di
nuove richieste, invitandoli a sperimentarsi sul fronte della didattica e delle dinamiche interculturali. Gli spazi pubblici e i servizi come si trasformano, sia pure lentamente, in risposta ad una nuova "comunità di abitanti''.
E` possibile certamente evidenziare il rapido spostamento da una logica di temporaneità ad una logica di permanenza, come testimonia il dato di migranti con
un periodo di residenza, soprattutto nel capoluogo, superiore ai dieci anni.
Il consolidamento di Torino come città di immigrazione dall'estero si riflette, da qualche anno, sul resto della provincia. Il contatto con “lo straniero'' è stato, inizialmente,
relegato all'ambito lavorativo, ma successivamente anche nell'hinterland torinese e
nelle zone del pinerolese e del canavese soprattutto, ci si è accorti che dietro il lavoratore vi erano uomini e donne, famiglie, minori.
Così, di immigrazione si è cominciato a ragionare nei comuni al di sopra dei 10.000
abitanti, i quali si confrontano, oggi, su problematiche già risolte da Torino: la regolarità delle presenze, la casa, la scuola, i servizi sanitari, le istanze religiose, la sicurezza.
Se in queste realtà l'impatto è sicuramente più visibile e le richieste di "sostegno'' all'intervento sono maggiori (sportelli informatici, attività di sostegno per i minori, corsi di lingua, manifestazioni interculturali per favorire l'avvicinamento della cittadinanza ad una trasformazione in corso, ecc), nelle realtà più piccole si assiste a processi di integrazione che avanzano.
Premesso questo, con un numero di soggiornanti di 52.164 alla fine del 2001, si
conferma la tendenza della provincia ad essere sia polo di attrazione per migranti
sia, soprattutto, area di progettualità di lunga durata. Si è, infatti, di fronte ad una popolazione migrante lungo residente, che sviluppa il progetto di vita nell'orizzonte torinese. Lo confermano il riequilibrio di genere, l'incremento del numero di famiglie
ricongiunte, il numero di minori nati nella provincia.
In particolare riferimento ai minori dobbiamo sottolineare che la maggior parte dei
minori immigrati sono i minori non accompagnati, i minori che sfuggono al controllo degli uffici, che non hanno un tutore, i minori che " vendono ", che presidiano i
parcheggi.
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Nei loro confronti è necessario un lavoro sinergico, un'intesa che coinvolga quei
soggetti deputati ad occuparsi della tutela dei diritti dei minori: il tribunale, gli uffici dei servizi sociali, la scuola, le associazioni e il privato sociale, quella parte della
società più vicina ai problemi dell'integrazione.
OBIETTIVI
Il progetto si riferisce ad azioni che in termini generali sono rivolte a :
• combattere particolari forme di esclusione e di marginalità;
• sostenere la fruibilità e l'erogazione dei servizi socio-sanitari, lavoristici e scolastici;
• diffondere la conoscenza di uffici e informazioni per l'accesso ai servizi presso le
comunità straniere;
• favorire lo sviluppo e la continuità di progetti finalizzati all'integrazione sociale di
minori nel tempo extra-scolastico.
Obiettivi specifici
• Progettare e realizzare percorsi di accompagnamento individuali e specifici per il
raggiungimento di obiettivi educativi a breve e medio termine. Il percorso viene
concordato tra il minore e gli operatori nell'ambito di una situazione sociale di bisogno conclamato del minore e/o in presenza di provvedimenti penali e civili in
un'ottica di integrazione sociale e di mediazione culturale.
• Predisporre interventi di sostegno educativo per i minori e giovani adulti segnalati
dall'Autorità Giudiziaria minorile ed in carico ai Servizi della Giustizia Minorile.
TARGET
Minori e giovani adulti (fino ai 21 anni di età) stranieri di area Nord-Africana e
dell'Europa dell'est e balcanica in condizioni sociali di bisogno conclamato e/o in
presenza di provvedimenti penali (non in condizioni di detenzione) e civili.
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AZIONI
Azione
Azione 1
Obiettivi
Sensibilizzare e informare i
Servizi rispetto ai contenuti e
le opportunità del progetto
Metodologia
Incontri di
presentazione con gli
operatori dei singoli
Servizi, produzione e
diffusione di plichi
informativi
Azione 2
Accogliere le segnalazioni dei
casi, conoscere e agganciare
gli utenti
Azione 3
Progettare gli obiettivi del
percorso di accompagnamento
individuale sul breve e medio
periodo, programmare gli
interventi tra gli operatori e
l’utente per la realizzazione
degli obiettivi in un arco
temporale definito.
Predisposizione
modalità di
segnalazione a mezzo
scheda sintetica.
Incontri di
presentazione tra gli
operatori del progetto,
dei servizi e gli utenti
Incontri di lavoro tra
gli operatori del
progetto dei servizi.
Incontri tra gli
operatori e l’utente.
Soggetti coinvolti
Ufficio Servizi Sociali per i Minori del
Ministero per la Giustizia, Consorzi
dei Servizi Socio-Sanitari presenti sul
territorio della Provincia, Servizi
Sociali Territoriali delle Circoscrizioni
di Torino, Ufficio Stranieri del
Comune di Torino.
Operatori del progetto e dei seguenti
Servizi:Ufficio Servizi Sociali per i
Minori del Ministero per la Giustizia,
Consorzi dei Servizi Socio-Sanitari
presenti sul territorio della Provincia,
Servizi Sociali Territoriali delle
Circoscrizioni di Torino, Ufficio
Stranieri del Comune di Torino.
Operatori del progetto e dei seguenti
Servizi: Ufficio Servizi Sociali per i
Minori del Ministero per la Giustizia,
Consorzi dei Servizi Socio-Sanitari
presenti sul territorio della Provincia,
Servizi Sociali Territoriali delle
Circoscrizioni di Torino, Ufficio
Stranieri del Comune di Torino.
(Contratto educativo/obiettivo)
Azione 4
Accompagnare l’utente sulla
base del programma
concordato nella realizzazione
degli obiettivi
Incontri tra l’operatore
e l’utente, uscite sul
territorio.
Azione 5
Verifica, monitaraggio, ritaratura dei singoli interventi.
Ri-progettazione degli obiettivi
a medio termine.
Incontri periodici tra
operatori del progetto
e dei Servizi. Incontri
tra operatori e gli
utenti
Azione 6
Verifica, monitoraggio di tutti
gli interventi e del progetto
complessivo
Incontri tra il
Coordinamento del
progetto e i Servizi per
impostazione di un
modello di verifica e
monitoraggio. Incontri
trimestrali di
monitoraggio. Incontro
a conclusione del
progetto per la verifica
finale e la restituzione
dei risultati realizzati
Operatori del progetto e le Agenzie
del territorio da coinvolgere per il
raggiungimento degli obiettivi
(Servizi, Istituzioni, Enti Pubblici e
Privati, Associazioni, Cooperative,
Circoli, ecc..).
Operatori del progetto e dei seguenti
Servizi: Ufficio Servizi Sociali per i
Minori del Ministero per la Giustizia,
Consorzi dei Servizi Socio-Sanitari
presenti sul territorio della Provincia,
Servizi Sociali Territoriali delle
Circoscrizioni di Torino, Ufficio
Stranieri del Comune di Torino.
Coordinamento del progetto e i
seguenti Servizi: Ufficio Servizi
Sociali per i Minori del Ministero per
la Giustizia, Consorzi dei Servizi
Socio-Sanitari presenti sul territorio
della Provincia, Servizi Sociali
Territoriali delle Circoscrizioni di
Torino, Ufficio Stranieri del Comune
di Torino.
Note:
L’Azione 1, verrà concentrata soprattutto nella prima fase del progetto, ma azioni di sensibilizzazione e informazione
verranno continuate durante il progetto; L’azione 2-3-4-5, saranno parallele e ricorsive e riguarderanno tutti i percorsi
individuali di presa in carico e accompagnamento per ogni utente.
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METODOLOGIE
I minori verranno seguiti da un tutor/educatore/mediatore culturale che accompagnerà il minore nel raggiungimento degli obiettivi fissati dall'équipe professionale e
con il quale si incontrerà secondo un programma e un calendario concordato.
• Verranno organizzati incontri con i Servizi del territorio e i Consorzi SocioAssistenziali della Provincia, gli Uffici e i Servizi per gli stranieri operanti nelle amministrazioni provinciali per divulgare i contenuti del progetto e stabilire le modalità di accesso.
• Sarà data informazione nell'ambito del sito internet redatto dal Centro Giustizia
Minorile Piemonte.
• Verranno prodotti fogli informativi rivolti ai servizi.
• Verranno coinvolti alcuni ragazzi stranieri che già stanno collaborando con
l'Ufficio Servizio Sociale per i minorenni del Ministero per la Giustizia nella promozione e nell'aggancio di loro coetanei che potrebbero essere destinatari degli
interventi.
Strumenti di monitoraggio e verifica dell'andamento del progetto
Creazione di un gruppo interprofessionale di osservazione/gestione del progetto.
Incontri intermedi e finali del gruppo che avrà concordato gli indicatori di verifica e
la predisposizione di strumenti di rilevazione quanti-qualitativi (schede, questionari,
…). Incontri con gli utenti del progetto con l'obiettivo specifico di avere un feedback
sugli interventi. Incontri trimestrali di monitoraggio. Analisi dei dati (rapporto
costi/benefici, ritorno delle iniziative, quanto il progetto ha influito sull'esito dei processi, sullo stile di vita, analisi della corrispondenza fra il promesso). Incontro a conclusione del progetto per la verifica finale e la restituzione dei risultati realizzati.
RISULTATI ATTESI
Con il presente progetto si vuole avviare una fase di sperimentazione che porti alla
creazione di uno staff permanente inter-professionale di operatori che si occupi di
percorsi educativi di cittadinanza per minori stranieri. Lo staff nel medio termine dovrà
progettare e mettere in campo iniziative e opportunità che abbiano l'obiettivo di promuovere e innescare percorsi di autonomia della cittadinanza per i minori stranieri.
Il processo sul quale si vuole lavorare è il coinvolgimento dei giovani che saranno
oggetto degli interventi previsti dal presente progetto al fine di creare un gruppo
(che potrà dare vita ad un'associazione) che lavori con gli operatori per dare vita ad
iniziative i cui protagonisti saranno loro per veicolare la cultura della cittadinanza rispetto ai loro coetanei.
PRODOTTI
Le iniziative potranno riguardare l'avvio di:
• gruppi di lavoro con i minori sull'orientamento alla cittadinanza;
• gruppi di auto-muto-aiuto sull'auto-accompagnamento tra pari;
• l'animazione di un gruppo di minori per la realizzazione di strumenti informativi i
cui contenuti vengono ideati dal gruppo per i loro coetanei.
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Azione 2 - "I giovani per i giovani contro il doping"
CONTESTO
Il doping si afferma sempre più come fattore addizionale del binomio giovani e sport
(Commissione Europea, 1999). L'abuso di integratori e l'assunzione di farmaci e sostanze dopanti associati al culto della performance e dell'agonismo esasperato e al
mito del campione sono in costante crescita anche in ambito amatoriale, e non è più
possibile trattare questo problema come delimitato allo sport di alto livello.
Sulla base di queste considerazioni e per rafforzare e ribadire il proprio impegno su
queste tematiche, l'Uisp, anche in vista del 2004, Anno Europeo dell'Educazione attraverso lo Sport, propone una campagna ampia e capillare destinata ai giovani da
realizzarsi nell'ambito scolastico.
OBIETTIVI
Obiettivo principale dell'azione proposta è sensibilizzare quanti più giovani possibile sul fenomeno dell'inquinamento farmacologico e del doping coinvolgendoli direttamente nell'ideazione e nella realizzazione dei codici comunicativi più idonei per i
loro coetanei e che nascono da una elaborazione esperenziale, valoriale e di linguaggi. A fronte di una riscontrata scarsa efficacia delle campagne "tradizionali"
quando sono rivolte alle fasce giovanili, l'azione propone i giovani come protagonisti esperti nell'analisi del fenomeno e dei relativi comportamenti.
Inoltre, il progetto mira a influire positivamente sulla concezione dei giovani riguardo il benessere psico-fisico e, di conseguenza, sulle loro scelte di stili di vita anche in
altri ambiti.
TARGET
Saranno coinvolti i giovani delle Scuole Medie Superiori (età 14-20 anni)
AZIONI
Il progetto prevede una campagna di informazione e di sensibilizzazione organizzata DAI giovani PER i giovani sulle tematiche dei fenomeni dell'inquinamento farmacologico e del doping nello sport.
METODOLOGIE
Sensibilizzare i giovani attraverso un loro attivo coinvolgimento in momenti di riflessione sulle tematiche legate all'inquinamento farmacologico e al doping, con l'ideazione di strumenti di comunicazione che saranno sperimentati nello svolgimento del
progetto e utilizzabili anche in successive campagne di informazione e prevenzione.
Monitoraggio e valutazione della campagna.
RISULTATI ATTESI
Il progetto si propone di raggiungere i seguenti risultati:
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Informare sulle problematiche e sui pericoli legati all'inquinamento farmacologico e
al doping di ampie fasce di giovani; Influire positivamente sulla concezione dei giovani riguardo al benessere psico-fisico e, di conseguenza, alle loro scelte di stili di vita; Acquisire materiali documentali sull'inquinamento farmacologico e sul doping di
carattere innovativo che possono avere più impatto tra i giovani, in quanto elaborati
secondo i loro modelli comunicativi e di linguaggio.
PRODOTTI
OPUSCOLO INFORMATIVO - S'intende produrre un opuscolo per la diffusione della
campagna. I contenuti saranno elaborati dai ragazzi che parteciperanno ai laboratori.
SITO WEB - Il sito web sarà non solo un luogo privilegiato per la diffusione della campagna informativa, ma anche un'occasione di scambio e di confronto per i giovani.
MATERIALE INFORMATIVO - Il materiale informativo servirà a promuovere la campagna e il relativo sito web. Una particolarità di questi prodotti risiede nella loro duplice funzione: da un lato, la funzione di produzione concreta, come il sito web; come scelta vicina alle modalità di fruizione dell'informazione da parte dei giovani; dall'altro, uno strumento comunicativo e quindi un dispositivo attraverso cui raggiungere un obiettivo (nello specifico, la sensibilizzazione di una vasta utenza).
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PROGETTI GEMMATI
CAMPOBASSO
"I giovani per i giovani contro il doping"
CONTESTO
Il doping si afferma sempre più come fattore addizionale del binomio giovani e sport
(Commissione Europea, 1999). L'abuso di integratori e l'assunzione di farmaci e sostanze dopanti associati al culto della performance e dell'agonismo esasperato e al
mito del campione sono in costante crescita anche in ambito amatoriale, e non è più
possibile trattare questo problema come delimitato allo sport di alto livello.
Sulla base di queste considerazioni e per rafforzare e ribadire il proprio impegno su
queste tematiche, l'Uisp Molise, anche nell'ottica del 2004, Anno Europeo
dell'Educazione attraverso lo Sport, propone una campagna ampia e capillare destinata ai giovani da realizzarsi nell'ambito scolastico.
OBIETTIVI
Obiettivo principale dell'azione proposta è sensibilizzare quanti più giovani possibile sul fenomeno dell'inquinamento farmacologico e del doping, coinvolgendoli direttamente nell'ideazione e nella realizzazione dei codici comunicativi più idonei per
i loro coetanei e che nascono da una elaborazione esperenziale, valoriale e di linguaggi. A fronte di una riscontrata scarsa efficacia delle campagne "tradizionali"
quando sono rivolte alle fasce giovanili, l'azione propone i giovani come protagonisti esperti nell'analisi del fenomeno e dei relativi comportamenti. Inoltre, il progetto
mira a influire positivamente sulla concezione dei giovani riguardo il benessere psico-fisico e, di conseguenza, sulle loro scelte di stili di vita anche in altri ambiti.
TARGET
Saranno coinvolti i giovani della Scuola Media Superiore "L.Pilla" sia per la fase di
produzione del materiale sia per quella della diffusione della campagna di informazione.
AZIONI
Il progetto prevede una campagna di informazione e di sensibilizzazione organizzata DAI giovani PER i giovani sulle tematiche dei fenomeni dell'inquinamento farmacologico e del doping nello sport.
L'azione sarà realizzata dalla Uisp Molise e dall'Istituto Tecnico Commerciale "L.
Pilla" di Campobasso.
METODOLOGIE
Sensibilizzare i giovani attraverso un loro attivo coinvolgimento in momenti di rifles-
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sione sulle tematiche legate all'inquinamento farmacologico e al doping, con l'ideazione di strumenti di comunicazione che saranno sperimentati nello svolgimento del
progetto e utilizzabili anche in successive campagne di informazione e prevenzione.
Monitoraggio e valutazione della campagna.
RISULTATI ATTESI
Il progetto si propone di raggiungere i seguenti risultati:
Informare ampie fasce di giovani sulle problematiche e sui pericoli legati all'inquinamento farmacologico e al doping. Come influire positivamente sulla concezione dei
giovani riguardo al benessere psico-fisico e, di conseguenza, sulle loro scelte di stili
di vita; Acquisire materiali documentali sull'inquinamento farmacologico e sul doping di carattere innovativo che possano avere più impatto tra i giovani, in quanto
elaborati secondo i loro modelli comunicativi e di linguaggio. Un ulteriore valore aggiunto è costituito dalla riproducibilità del modello, per la diffusione di una cultura
delle buone pratiche e la creazione di una rete di prevenzione e protezione sociale
per i giovani praticanti sport.
PRODOTTI
Pubblicazione dei contenuti elaborati dai ragazzi che parteciperanno ai laboratori
creativi sulle pagine informative del giornale d'istituto "Il Pillolo". Il periodico, che ha
una redazione composta esclusivamente da studenti, ha una larga diffusione all'interno della scuola essendo prodotto DAI giovani PER i giovani.
OPUSCOLO INFORMATIVO - Si intende produrre un opuscolo per la diffusione della campagna.
MATERIALE INFORMATIVO e PAGINE WEB - Il materiale informativo servirà a promuovere la campagna. Una particolarità di questi prodotti risiede nella loro duplice
funzione: da un lato, la funzione di produzione concreta, le pagine del giornalino,
scelta vicina alle modalità di fruizione dell'informazione da parte dei giovani; dall'altro, uno strumento comunicativo e quindi un dispositivo attraverso cui raggiungere
un obiettivo (nello specifico, la sensibilizzazione di una vasta utenza).
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NOVA SIRI (MT)
"InternoIntorno"
CONTESTO
Il Comune di Nova Siri (provincia di Matera), situato sulla fascia Ionica lucana al confine con la Calabria, si trova a pochi chilometri dal Centro Enea della Trisaia, già centro Itrec di riprocessamento di scorie nucleari e deposito di scorie radioattive di 3° livello. La popolazione locale, da sempre attenta ai risvolti ambientali e di salute derivanti dalla presenza sul proprio territorio di tale impianto, ha partecipato al forte movimento di protesta del Novembre 2003 contro la decisione del governo di individuare in Scanzano Jonico la sede del deposito unico nazionale delle scorie nucleari.
Memoria storica di coscienza ambientalista (i primi campeggi antinucleari a Nova Siri
risalgono agli anni settanta) e la forte esperienza di lotta popolare dello scorso anno
rappresentano l'humus di identità e progetto di una comunità che riflette criticamente sulle scelte imposte dal modello energetico dominante e che propone alternative
ecologicamente sostenibili.
L'amministrazione locale è attiva nel promuovere e sostenere iniziative di monitoraggio ambientale, di progetti ecosostenibili e di educazione al rispetto ed alla cura del
territorio. In questa ottica, a seguito della vicenda Scanzano, ha costituito un
Osservatorio Comunale sulle problematiche del nucleare. Un gruppo di giovani, provenienti anche dal locale Liceo Classico, ha partecipato alle attività iniziali
dell'Osservatorio soprattutto nel campo dell'informazione e del "mediattivismo".
Le attività del progetto partiranno proprio dall'esperienza maturata dai giovani attraverso l'Osservatorio e si avvarranno della stretta collaborazione con le istituzioni locali e la scuola.
OBIETTIVI
Approfondire il contatto con la propria realtà, nei suoi aspetti fisici ed ambientali,
storico sociali, demo antropologici, politico economici, giungendo ad una visione
globale che possa portare ad una relazione interattiva con il contesto. Sentirsi parte
della propria realtà, prendendone le parti. Maturare un senso di appartenenza.
Dare voce, attraverso sé stessi, al proprio territorio ed al proprio vivere in esso, come
agenti in maniera attiva, e fattiva. Attraverso le dinamiche partecipative riconoscersi come parte di una rete sociale fuoriuscendo dall'isolamento e vivendo se stessi come protagonisti, riconoscendosi capaci ed abili in una prospettiva di impegno comunitario.
TARGET
Un gruppo di giovani, variamente afferenti (dal locale Liceo Classico ma anche "reclutati" attraverso un "passa parola"), alcuni già dimostratisi sensibili ed impegnati riguardo le
tematiche ambientali ed ambientaliste. Tale gruppo verrà mantenuto aperto per accogliere chi vorrà affacciarsi lungo il percorso, favorendo un clima di libertà di azione e di
ricerca di motivazioni che si concretizzino in impegno reale e responsabile.
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AZIONI
Essenzialmente due, interconnesse: un ascolto ricettivo che porti a osservare e catturare quanto è attorno a sé ed al proprio "interno"; ed una riflessione produttiva, che
trasformi le varie informazioni e suggestioni raccolte in un'espressione comunicabile
e comunicativa, e soprattutto capace di trasmettere emozioni.
Un'azione di informazione, diffusione e proselitismo rivolta soprattutto ai pari, per
ampliare il gruppo e gettare le basi per una continuità dell'esperienza, nell'ottica di
un cambiamento possibile nei processi decisionali che interessano la gestione della
cosa comune, ma anche per un arricchimento della propria personale esperienza e
del proprio senso sociale.
METODOLOGIE
Lo spazio/tempo degli incontri fornirà un campo esperenziale "protetto" per sperimentazioni, dove poter completare la conoscenza di sé attraverso una rinnovata consapevolezza del proprio "interno" ed "intorno".
Attraverso seminari e laboratori verrà sviluppato un percorso in cui i partecipanti, nel
contesto del gruppo, potranno "giocare" le proprie dinamiche sui livelli psico-emozionali e corporei, trovando canali e modi per esprimerle e parteciparle utilizzando
le proprie abilità e inventandone di nuove.
Momenti individuali, interiori e collettivi caratterizzeranno questi "laboratori", luogo ed
occasione di esplorazioni in cui il fare esperienze secondo il proprio, personalissimo
"stile", garanzia di autenticità, diventerà base per la creazione di un prodotto collettivo.
In questo confluiranno le suggestioni raccolte e vissute nel corso degli incontri, e le
abilità apprese e sperimentate riguardo i vari mezzi e canali espressivi e creativi.
RISULTATI ATTESI
Un elaborato collettivo, nelle forme scelte dallo stesso gruppo, che rappresenti la voce del proprio ambiente e del proprio essere-in-esso, trasmettendo un messaggio di
impegno possibile e perseguibile. L'apertura del luogo degli incontri al pubblico per
una condivisione attraverso forme artistiche varie (letterarie, teatrali, musicali) di
quanto è stato vissuto ed ha acquistato valore, con particolare riguardo ed attenzione
al proprio "intorno", per una trasmissione e scambio di informazioni, suggestioni,
emozioni. La produzione di un cd-rom che raccolga un video finale e le varie altre
creazioni nate nel corso dei laboratori.
La realizzazione di un sito web in cui riversare le informazioni sul progetto e le notizie sul suo svolgersi, che diventi ulteriore luogo di comunicazioni e scambi.
Più in generale si vuole mirare alla diffusione di una cultura di attenzione e sensibilità
impegnata, per una partecipazione alla gestione del proprio contesto e la sua tutela costante, attraverso il già presente Osservatorio che acquisti un carattere permanente.
L'acquisita consapevolezza di potersi proporre come interlocutori verso le istituzioni.
Il ritrovamento del senso dell'agire comunitario e l'adoperarsi a favore delle dinamiche di scambio e comunicazione che lo rendano possibile.
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LIVORNO
"i giovani per i giovani contro il doping"
CONTESTO
Il doping si afferma sempre più come fattore addizionale del binomio giovani e sport
(Commissione Europea, 1999). L'abuso di integratori e l'assunzione di farmaci e sostanze dopanti associati al culto della performance e dell'agonismo esasperato e al
mito del campione sono in costante crescita anche in ambito amatoriale, e non è più
possibile trattare questo problema come delimitato allo sport di alto livello.
Sulla base di queste considerazioni e per rafforzare e ribadire il proprio impegno su
queste tematiche, la Uisp, anche in vista del 2004, Anno Europeo dell'Educazione attraverso lo Sport, propone una campagna ampia e capillare destinata ai giovani da
realizzarsi nell'ambito scolastico.
OBIETTIVI
Obiettivo principale dell'azione proposta è sensibilizzare quanti più giovani possibile sul fenomeno dell'inquinamento farmacologico e del doping coinvolgendoli direttamente nell'ideazione e nella realizzazione dei codici comunicativi più idonei per i
loro coetanei e che nascono da una elaborazione esperenziale, valoriale e di linguaggi. A fronte di una riscontrata scarsa efficacia delle campagne "tradizionali"
quando sono rivolte alle fasce giovanili, l'azione propone i giovani come protagonisti esperti nell'analisi del fenomeno e dei relativi comportamenti.
Inoltre, il progetto mira a influire positivamente sulla concezione dei giovani riguardo il benessere psico-fisico e, di conseguenza, sulle loro scelte di stili di vita anche in
altri ambiti.
TARGET
Saranno coinvolti i giovani delle Scuole Medie Superiori (età 14-20 anni)
AZIONI
Il progetto prevede una campagna di informazione e di sensibilizzazione organizzata DAI giovani PER i giovani sulle tematiche dei fenomeni dell'inquinamento farmacologico e del doping nello sport.
METODOLOGIE
Sensibilizzare i giovani attraverso un loro attivo coinvolgimento in momenti di riflessione sulle tematiche legate all'inquinamento farmacologico e al doping, con l'ideazione di strumenti di comunicazione che saranno sperimentati nello svolgimento del
progetto e utilizzabili anche in successive campagne di informazione e prevenzione.
Monitoraggio e valutazione della campagna.
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RISULTATI ATTESI
Il progetto si propone di raggiungere i seguenti risultati: Informare sulle problematiche e sui pericoli legati all'inquinamento farmacologico e al doping di ampie fasce di
giovani. Come influire positivamente sulla concezione dei giovani riguardo al benessere psico-fisico e, di conseguenza, alle loro scelte di stili di vita; Acquisire materiali
documentali sull'inquinamento farmacologico e sul doping di carattere innovativo
che possono avere più impatto tra i giovani, in quanto elaborati secondo i loro modelli comunicativi e di linguaggio.
PRODOTTI
OPUSCOLO INFORMATIVO - Si intende produrre un opuscolo per la diffusione della
campagna. I contenuti saranno elaborati dai ragazzi che parteciperanno ai laboratori.
SITO WEB - Il sito web sarà non solo un luogo privilegiato per la diffusione della campagna informativa, ma anche un'occasione di scambio e di confronto per i giovani.
MATERIALE INFORMATIVO - Il materiale informativo servirà a promuovere la campagna e il relativo sito web. Una particolarità di questi prodotti risiede nella loro duplice funzione: da un lato, la funzione di produzione concreta, come il sito web, come scelta vicina alle modalità di fruizione dell'informazione da parte dei giovani.
Dall'altro, uno strumento comunicativo e quindi un dispositivo attraverso cui raggiungere un obiettivo (nello specifico, la sensibilizzazione di una vasta utenza).
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PESARO
"Ludo_Pal@s"
in collaborazione con Giochi in corso - Ludoteca e circolo scacchistico
CONTESTO
Nella costruzione della città europea di qualità, il "gioco" inteso come modello di aggregazione sociale ed elemento che coinvolge "tutti" gli aspetti della relazione tra le
persone, tra cui la prevenzione e la protezione sociale, deve essere considerato come un elemento meritevole di approfondimento e maggior cura.
Troviamo infatti riscontro a tale affermazione, nella letteratura sociologica e nell'opinione della comunità scientifica internazionale, che da tempo, riconoscono il gioco
come elemento fondamentale nella formazione della personalità nonché come caratteristica essenziale del comportamento specifico dell'uomo in tutto l'arco della sua
esistenza. A qualsiasi età. Questo è ancora più vero per le fasce giovanili (14-25 anni)
cui il Progetto si riferisce. La storia associativa dell'UISP (Unione Italiana Sport Per
tutti) è, a tutti i livelli, caratterizzata dalla consapevolezza che il gioco è un "prerequisito" fondamentale nella costruzione di relazioni sociali e di comportamenti interpersonali che anticipano ed educano alla vita, da un lato, e preparano alle "prestazioni"
per il raggiungimento di "risultati" nei vari campi, per l'altro. Con questa proposta lo
"Sportpertutti" racchiude in sé, e nello stesso tempo le riassume, le esperienze sia locali che nazionali effettuate attorno alla galassia GIOCO partendo da quelle pesaresi
del Centro per le Famiglie e per i bambini "Primi Passi UISP", alle attività dei Centri
Estivi, alle attività realizzate da prima in Lombardia e poi nella provincia pesarese ed
a Pesaro da "giochi in corso", alle attività educative nelle scuole per l'Infanzia ed
Elementari, fino a quelle di Gradara Ludens, al Giocagin, a Cento Strade per Giocare
e tante altre ancora. Il senso: il progetto "Ludo_Pal@s" nel contesto del Parco
Miralfiore di Pesaro, nasce per corrispondere all'idea sostenuta da "ASPES multiservizi" (l'Azienda di Servizi del territorio che si occupa di gestione dell'energia, dell'acqua, del verde pubblico), di rendere vissuto il Parco Miralfiore. L'idea di valorizzazione del Parco Miralfiore, attraverso la strutturazione di spazi di socializzazione e
animazione, è senza dubbio un'idea da perseguire con grande interesse e volontà.
Ciò che si propone è un'idea di servizio, a carattere ricreativo, ludico e culturale, rivolto, in generale, ai cittadini di ogni età, e in particolare ai giovani che intendiamo
coinvolgere per tutte le stagioni dell'anno. L'intendimento è quello di proporre uno
spazio pubblico, come potrebbe essere il "Ludo_Pal@s" fortemente integrato nel
contesto funzionale del Parco Miralfiore di Pesaro, ricco di proposte aggregative, di
opportunità d'incontro, socializzazione, e gioco. Ciò che si propone è da ogni punto
di vista una buona base di discussione che resta aperta ai contributi ed alle precisazioni che si svilupperanno nel corso di questo anno e nell'ambito di questo Progetto,
raccogliendo nella fase di discussione i contributi degli studenti e dei rispettivi Istituti
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coinvolti. Appartiene al senso della proposta, infine, concepire l'iniziativa in termini
molto coerenti con l'ambiente circostante; il "Ludo_Pal@s" e le iniziative che si svilupperanno all'interno ed intorno alla struttura, dovranno semplicemente valorizzare
il Parco Miralfiore, mantenendo intatto il significato ed il valore ambientalista del
Parco stesso.
OBIETTIVI
Distinguiamo tre obiettivi, uno di carattere generale, mentre gli altri due sono rivolti
uno verso l'esterno al gruppo di progetto, l'altro orientato verso i componenti del
gruppo stesso.
• L'aspetto generale si riferisce all'azione di beneficio per la collettività che tale progetto andrà ad attuare. L'essenza ultima infatti, rimane la creazione di uno spazio
dove attraverso lo strumento "gioco", si costituisca un nucleo di prevenzione sociale efficace, volto a distogliere i giovani da comportamenti distorcenti o devianti. Infatti la costituzione del progetto "Ludo_Pal@s" doterà la cittadinanza di uno
spazio vivibile, dove anche le categorie sociali più deboli, troveranno attività benefiche, diverse e diversificate da quelle consuetudinarie, con lo scopo di demassificare la cultura del divertimento e di riconsegnare all'interazione e al dialogo tra
gli individui un ruolo di educazione al rispetto delle diversità. In questo senso ci
si prefigge, inoltre, di distogliere i giovani dalla cultura dello spreco e del consumo in senso strettamente commerciale, anche per quanto concerne il divertimento; che poi sempre più di frequente si trasforma in consumo di sé, ed in concreto
avvia a fenomeni di devianza noti, come il consumo di stupefacenti o il doping. Si
cercherà dunque, attraverso questo progetto, di rompere quel filo che lega il consumo del divertimento al consumo all'abuso di se stessi, attraverso un'azione mirata all'insegnamento di un divertimento naturale, alternativo ai fenomeni massificati e commerciali.
• L'aspetto esterno si caratterizza con tutti quegli elementi legati alla promozione di
una "cultura" della ludicità che troppo spesso rimane offuscata dai comportamenti "sociali" delle famiglie, che tendono a privilegiare gli aspetti funzionali delle attività ricreativo-sportive finalizzate al raggiungimento di "risultati" apprezzati e misurabili dal contesto sociale di riferimento. Quindi si cercherà di "contaminare" la
città e i suoi cittadini più attenti al valore del gioco e al piacere di praticarlo,
attraverso il coinvolgimento attivo della popolazione giovanile della città e in
particolare gli studenti degli istituti medi inferiori e superiori. Pertanto obiettivo
principale resta la comunicazione all'esterno dell'intero contenuto progettuale.
L'aspetto interno presuppone lo sviluppo ulteriore di una serie di competenze e
professionalità ascrivibili ad un profilo di promotore e animatore
ludico-ricreatico. Tali competenze sono in parte già sperimentate perché c'è la
fortuna di avere a disposizione un gruppo di operatori volontari che da almeno
due anni operano nel settore.
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TARGET
Il progetto prevede inizialmente l'interazione e la sperimentazione con ragazzi e giovani di alcuni Istituti scolastici, anche se é rivolto in generale a tutti i cittadini, con lo
scopo di non creare o sviluppare un'aggregazione chiusa o settaria, sia in termini di
"classi sociali" sia di "gruppi esclusivi".
Sarà quindi primario individuare e sviluppare un progetto che sia senza frontiere o
barriere di alcun genere, rivolgendo in specifico l'attenzione a quelle che sono le
realtà di gruppi che vivono situazioni di disorientamento, oltre ad attivare azioni rivolte nei confronti di portatori di disabilità o persone svantaggiate. I gruppi coinvolti
nel progetto sono composti da adolescenti e giovani tra i 14 e i 25 anni, potenzialmente a rischio di disagio sociale; pertanto tutte le azioni previste sono rivolte a rilevare le esigenze di questa fascia di popolazione rispetto alle motivazioni al gioco, inteso in tutte le sue accezioni e come potente strumento di coinvolgimento dei gruppi
sociali e di prevenzione del disagio.
AZIONI
Costruzione del "Ludo_Pal@s", inteso come Laboratorio permanente del gioco per
tutta la città. Ciò potrà avvenire anche grazie all'azione intrapresa con questo
Progetto che prevede il coinvolgimento del Comune di Pesaro, Assessorato ai servizi
educativi e allo sport, dell'Aspes, della 2a e 4a Circoscrizione, dell'ITG Genga, del LS
Marconi, dell'ICS Galilei, dell'ICS Olivieri e del Forum provinciale dei Giovani.
La prima fase, sarà destinata allo studio e allo sviluppo delle attività ludiche di base
più congeniali ai gusti e alle esigenze dei giovani. Si prevede quindi, il coinvolgimento dei ragazzi delle scuole, che attraverso incontri e laboratori guidati, andranno
ad individuare e a suggerire esperienze da realizzare in comune.
Nello specifico sarà data al gruppo fruitore l'opportunità di imparare e sperimentare
vari giochi e momenti ludici con l'ausilio dell'esperienza degli animatori e dei coordinatori. Le situazioni ludiche che otterranno maggior successo dal punto vista sia del
gradimento sia della funzione aggregatrice, diventeranno gli elementi principali che
orienteranno l'azione da svolgere.
Al fine di individuare bene gli elementi su cui agire, il momento iniziale di questa fase prevederà la mappatura dei "luoghi ludici" della città e la loro tipologia, attraverso
le esperienze campione dei ragazzi coinvolti. Questa ricerca sarà utile anche per la
qualificazione dell'intervento degli animatori, che otterranno migliori strumenti sia di
lettura della realtà giovanile che di programmazione del lavoro e, infine, per orientare i giovani alla scelta delle migliori opportunità.
Individuati gli strumenti, si svolgeranno le attività con l'ausilio delle realtà pubbliche
locali.
I giovani delle scuole e tutti quelli che vorranno parteciparvi, saranno coinvolti nelle
attività principali individuate, assieme ad altre sempre presenti in alternativa, per
soddisfare tutte le esigenze.
Si prevedono manifestazioni e "giornate dedicate al gioco" nel rispetto dell'ambiente
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circostante, quello del parco Miralfiore, che diventerà il contorno scenico delle iniziative, coadiuvandole e diventando quindi il luogo ideale della "promozione del
gioco" di tutta la città.
Condizione necessaria allo sviluppo dell'idea "Ludo_Pal@s", soprattutto perché
fortemente fondata sul carattere pluristagionale delle iniziative che si intendono sviluppare, è l'insediamento di una tensostruttura nel contesto del Parco Miralfiore. Pur
nell'assoluto rispetto del significato, e del valore ambientale del Parco, come si diceva in premessa, la tensostruttura, unitamente all'Anfiteatro già ideato, saranno le infrastrutture fondamentali alla realizzazione del Progetto che si propone.
E' inteso che la tensostruttura (d'ora in poi Ludo_Pal@s) dovrà essere dotata di tavoli
e sedie, e di qualsiasi altra attrezzatura e strumentazione per essere efficacemente
funzionante ed operativa.
METODOLOGIE
La metodologia di fondo presuppone il riferimento costante alle azioni su descritte e
il coinvolgimento attivo dei partecipanti sia come "soggetti sensibili" per modulare le
azioni intraprese, sia come soggetti "produttori" di cultura ludica e di relazioni interumane interessanti per la qualificazione del lavoro. Uno strumento dei più efficaci si
può sicuramente individuare nel modello esperienziale già sperimentato, "Giochi in
Corso UISP", che i partecipanti, soprattutto nella loro componente più giovane, percepiscono come affidabile e positiva e in cui il contributo che si richiede loro, in termini di informazioni ed azioni, viene contestualizzato e riconosciuto; un terreno di
riferimento più che "sicuro". Il percorso metodologico prevede di operare con gruppi di lavoro omogenei e secondo diverse fasi tra loro collegate e interconnesse.
RISULTATI ATTESI
Come si anticipava nelle parti precedenti, le attività che si intendono realizzare, pur
partendo dalla fascia giovanile individuata, sono orientate a coprire tutte le fasce d'età, per tutte le stagioni dell'anno. Questo tipo di esperienza intende rendere consapevoli i giovani del territorio in cui vivono affinché possano affermare di "vivere la
città in piena consapevolezza". Questo consentirà, al termine dell'intero percorso, di
avere un gruppo di giovani che diventerà promotore di coinvolgimento di altri coetanei e vettore di valori di socialità e ben-essere sociale. Tali risultati educativi e sociali sono collegabili ai percorsi di prevenzione e protezione sociale individuati nel
tema del progetto; percorsi di cittadinanza attiva che tendono a rendere comprensibile l'appartenenza dei giovani alla comunità particolare di riferimento, comunque
inserita in una comunità più ampia, allo scopo di migliorare la percezione della qualità della loro vita rendendoli protagonisti di un intervento che li riguarda direttamente. In una prospettiva post-progettuale, il carattere interstagionale del piano delle attività, prevede che a struttura "riconosciuta e consolidata", si possano sviluppare servizi rivolti a tutti i cittadini, dai più piccoli ai più grandi. Servizi ricreativi e di intrattenimento molto flessibili, consentiranno di avviare anche a Pesaro esperienze già in
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atto in altre città. La fascia d'età evolutiva, fino a quella pre-adolescenziale, potrà cogliere nel "Ludo_Pal@s" un luogo di incontro nello stesso tempo strutturato eppure
aperto alla libera iniziativa. L'età adolescenziale e giovanile sarà il principale target di
riferimento e verrà contattato e coinvolto con approcci e interventi sia a carattere ludico, che sportivo, che musicale, ricercando una stretta collaborazione con gli Istituti
scolastici e le varie forme di associazionismo. Le età adulte, in funzione dello svilupparsi del progetto e dell'utenza, troveranno comunque nel "Ludo_Pal@s" uno spazio
ed un luogo d'incontro aperto. La vocazione principalmente giovanile dell'idea non
tralascerà, se ci sarà l'esigenza, di programmare iniziative stabili o legate a specifiche
circostanze, rivolte agli adulti ed agli anziani. I risultati sul piano operativo e urbanistico sono auspicabili e intuibili attraverso la concomitanza dei diversi elementi concorrenti: la considerazione della ricchezza dell'articolazione delle proposte che troverebbero allocazione all'interno della struttura, il riferimento ai bisogni che la cittadinanza pare manifestare rispetto all'assenza di un luogo centralizzato facilmente
identificabile che abbia funzioni di "Laboratorio del Gioco per tutti" e, infine, la collocazione baricentrica della struttura rispetto all'intero tessuto urbano. Tutti questi
elementi, nel loro insieme, ma anche singolarmente ci lasciano pensare che l'offerta
di questo servizio sia ben in grado di soddisfare le più ampie e diversificate esigenze
di equilibrato utilizzo del tempo libero con un respiro ampio e più che adeguati spazi. A questi aspetti si può aggiungere che l'insieme articolato delle proposte intenderà favorire la realizzazione di opportunità di lavoro per operatori nel settore ricreativo, ludico e culturale e che, partendo dalle molteplici potenzialità del gioco, potranno dare risposte adeguate e diversificate alle diverse tipologie di utenti. Inoltre, attraverso questo servizio, saranno offerte opportunità di crescita di una cultura cittadina
orientata verso la collaborazione e la socialità per il carattere eminentemente pro-positivo e ri-creativo del "clima" dell'intero progetto.
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ORVIETO (TR)
"I giovani per i giovani contro il doping"
CONTESTO
Il doping si afferma sempre più come fattore addizionale del binomio giovani e sport
(Commissione Europea, 1999). L'abuso di integratori e l'assunzione di farmaci e sostanze dopanti associati al culto della performance e dell'agonismo esasperato e al
mito del campione sono in costante crescita anche in ambito amatoriale, e non è più
possibile trattare questo problema come delimitato allo sport di alto livello.
Sulla base di queste considerazioni e per rafforzare e ribadire il proprio impegno su
queste tematiche, l'Uisp propone un'iniziativa che si possa collocare in un'ottica di
educazione permanente attraverso l'analisi e lo studio di possibili strumenti utili alla
costruzione di una cultura attenta al benessere dei giovani.
OBIETTIVI
1. Sensibilizzare quanti più giovani possibile sul fenomeno dell'inquinamento farmacologico e del doping coinvolgendoli direttamente nell'ideazione e nella realizzazione dei codici comunicativi più idonei per i loro coetanei.
2. Fornire una migliore conoscenza del fenomeno nel comprensorio del Comune di
Orvieto.
3. Influire positivamente sulla concezione dei giovani riguardo il benessere psico-fisico e, di conseguenza, sulle loro scelte di stili di vita anche in altri ambiti.
4. Diffondere informazioni relative ai vari aspetti che riguardano il fenomeno (medico-biologico, giuridico-normativo, socio-culturale).
5. Concertare possibili strategie di prevenzione ad opera dei vari soggetti coinvolti (i
giovani nel loro rapporto con la famiglia, la scuola, le associazioni sportive e le
istituzioni in genere).
TARGET
Saranno coinvolti i giovani delle Scuole Medie Superiori (età 14-20 anni)
AZIONI
Il progetto prevede una campagna di informazione e di sensibilizzazione organizzata DAI giovani PER i giovani sulle tematiche dei fenomeni dell'inquinamento farmacologico e del doping nello sport. L'azione sarà realizzata dall' Uisp Comitato
Territoriale di Orvieto e vedrà il diretto coinvolgimento dell' Istituto Superiore
d'Istruzione Artistica e Classica di Orvieto.
METODOLOGIE
Sensibilizzare i giovani attraverso un loro attivo coinvolgimento in momenti di riflessione sulle tematiche legate all'inquinamento farmacologico e al doping, con l'idea-
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zione di strumenti di comunicazione che saranno utilizzati per campagne di informazione e prevenzione.
RISULTATI ATTESI
Il progetto si propone di raggiungere i seguenti risultati:
• Informare sulle problematiche e sui pericoli legati all'inquinamento farmacologico
e al doping di ampie fasce di giovani.
• Influire positivamente sulla concezione dei giovani, riguardo al benessere psico-fisico e, di conseguenza, alle loro scelte di stili di vita.
• Realizzare materiali informativi sull'inquinamento farmacologico e sul doping di
carattere innovativo che possono avere più impatto tra i giovani.
PRODOTTI
OPUSCOLO INFORMATIVO - Si intende produrre un opuscolo per la diffusione della campagna contro il doping ideato e realizzato dai ragazzi dell'Istituto Superiore
d’Istruzione Artistica e Classica di Orvieto. L'opuscolo sarà distribuito agli studenti
che frequentano la classe III° delle Scuole Medie I grado del comprensorio di
Orvieto.
SPOT PUBBLICITARIO - Ideato e realizzato completamente dai ragazzi della classe V
sez. A dell'Istituto Superiore d’Istruzione Artistica e Classica di Orvieto. Lo spot verrà
trasmesso e diffuso ai mass media locali, regionali e speriamo nazionali.
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guida metodologica - Legge 383