6 number 2 Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Respiratorie april 2011 Sanguinetti CM M u ltid is c ip lin a ry R e s p ira to ry M e d ic in e Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB MILANO When to perform a bronchial challenge with mannitol? Quando effettuare un test di stimolazione bronchiale con mannitolo? Gonzalez-Barcala FJ, Aboal J, Valdes L, Carreira JM, Alvarez-Dobaño JM, Puga A, Garcia-Sanz MT, Takkouche B Trends in adult asthma hospitalization: gender-age effect Trend di ospedalizzazione nell’asma dell’adulto: effetto di età e genere Barış SA,Yıldız F, Başyiğit İ, Boyacı H, Ilgazlı A Prevalence of smoking and chronic obstructive pulmonary disease amongst teachers working in Kocaeli, Turkey Prevalenza di tabagismo e bronchite cronica ostruttiva tra gli insegnanti di Kocaeli, Turchia De Blasio F, Donner CF 1° Congresso Congiunto ACCP-AIMAR: le comunicazioni orali 1st Joint Congress ACCP-AIMAR: oral communications Indexed and Abstracted in: Science Citation Index Expanded (SciSearch®), Journal Citation Reports/Science Edition, and Scopus Elsevier Bibliographic Databases anno 6 - n. 2 - Reg.Trib. Novara n.120 dell’11/11/2005 ISSN 1828-695X Multidisciplinary Respiratory Medicine vol. 6 n.2/april 2011:71-144 volume MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 71 MULTIDISCIPLINARY RESPIRATORY MEDICINE OFFICIAL SCIENTIFIC JOURNAL OF AIMAR An Italian scientific journal of AIMAR dedicated to the advancement of knowledge in all fields of respiratory medicine. MRM publishes - in English and Italian - original articles, new methodological approaches, reviews, points of view, editorials, states of the art, position papers and congress proceedings. Editors Fernando De Benedetto, Chieti Claudio F. Donner, Borgomanero (NO) Claudio M. Sanguinetti, Roma Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Respiratorie Multidisciplinary Respiratory Medicine Editorial Board Coordinator: Mario Polverino, (SA) Sabina Antoniu, Iasi, Romania Alberto Braghiroli, Veruno (NO) Mauro Carone, Cassano Murge (BA) Lucio Casali, Terni Mario Cazzola, Roma Stefano Centanni, Milano George Cremona, Milano Roberto Dal Negro, Bussolengo (VR) Filippo De Marinis, Roma Francesco Ioli, Veruno (NO) Giovanni Paolo Ligia, Cagliari Rasmi Magadle, Hadera, Israel Riccardo Pela, Ascoli Piceno Luca Richeldi, Modena Roberto Torchio, Torino International Advisory Board Isabella Annesi-Maesano, Paris, France Antonio Anzueto, San Antonio, TX, USA Peter J. Barnes, London, UK Panagiotis Behrakis, Athens, Greece Peter M.A. Calverley, Liverpool, UK Richard Casaburi, Los Angeles, CA, USA Bartolome Celli, Boston, MA, USA Alexander Chuchalin, Moscow, Russia Ronald Dahl, Aarhus, Denmark Roger Goldstein, Toronto, Canada Peter Howard, Sheffield, UK Günseli Kilinç, Istanbul, Turkey Marc Miravitlles, Barcelona, Spain David J. Pierson, Seattle, WA, USA Stephen I. Rennard, Omaha, NE,USA Josep Roca, Barcelona, Spain Nikolaos Siafakas, Heraklion, Greece Samy Suissa, Montreal, Canada Martin Tobin, Maywood, IL, USA Jadwicha Wedzicha, London, UK Emiel Wouters, Maastricht, The Netherlands Jan Zielinski, Warsaw, Poland Richard ZuWallack, Hartford, CT, USA AIMAR Scientific Committee Coordinator: Luigi Allegra (MI) Allergology and Environmental Medicine: Gennaro D’Amato (NA) Cardiac Surgery: Mario Viganò (PV) Cardiology: Nazzareno Galié (BO), Alessandro Palmarini (MI) Endocrinology: Aldo Pinchera (PI) Epidemiology: Fernando Romano (RM) Formation and Quality: Maurizio Capelli (BO), Piera Poletti (PD) Gastroenterology: Gabriele Bianchi Porro (MI), Lucio Capurso (RM) General Medicine: Claudio Cricelli (FI) Geriatrics: Emanuele Tupputi (BA), Stefano M. Zuccaro (RM) Imaging: Alessandro Carriero (NO), Francesco Schiavon (BL) Immunology: Giuseppe Montrucchio (TO) Infectivology: Ercole Concia (VR) Intensive Care: Marco Ranieri (TO) Internal Medicine: Roberto Corinaldesi (BO) Microbiology: Giancarlo Schito (GE) Neurology: Luigi Ferini Strambi (MI) Occupational Medicine: Plinio Carta (CA), Giacomo Muzi (PG) Oncology: Filippo De Marinis (RM), Cesare Gridelli (AV) Otolaryngology: Michele De Benedetto (LE), Desiderio Passali (SI) Pediatrics: Angelo Barbato (PD), Fernando M. De Benedictis (AN) Pharmacology: Ilario Viano (VC) Pneumology: Francesco Blasi (MI), Lucio Casali (TR), Mario Cazzola (RM), Giuseppe U. Di Maria (CT), Giuseppe Girbino (ME), Carlo Grassi (MI), Dario Olivieri (PR), Pier Luigi Paggiaro (PI), Paolo Palange (RM), Riccardo Pela (AP), Mario Polverino (SA). Relationships with Patients’ Organizations: Fausta Franchi (RM) Thoracic Surgery: Francesco Sartori (PD) Editorial Office Manager Stefano Nardini, Vittorio Veneto (TV) Managing Editor Gianfranco Sevieri, Viareggio (LU) Editorial Office Novamedia s.r.l. Via Monsignor Cavigioli, 10 28021 Borgomanero (NO) Tel +39 0322 846549 Fax +39 0322 843222 Lilia Giannini [email protected] [email protected] Editorial Supervision Rosemary Allpress, Alberto Braghiroli [email protected] Marketing & Advertising Dynamicom s.r.l. Giorgio Maggiani Tel +39 02 89693760 Cell. 335 5294331 [email protected] MRM 71 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 72 FISAR Fondazione Italiana Salute Ambiente e Respiro ONLUS, impresa sociale Campagna 5x1000 anno 2011 Chi siamo La Fondazione Italiana Salute Ambiente e Respiro (FISAR) nasce nel giugno 2006 per iniziativa di autorevoli esponenti del mondo scientifico nel settore della Medicina Respiratoria. Le sue finalità sono orientate a sviluppare iniziative, sia in campo scientifico, che formativo, che realizzativo di servizi ed attività assistenziali a favore dei pazienti affetti da patologie dell'apparato respiratorio. Tali finalità potranno essere realizzate anche attraverso iniziative finalizzate alla prevenzione delle patologie respiratorie come degli infortuni sul lavoro e malattie professionali legate a problematiche di tipo respiratorio. La Fondazione Italiana Salute, Ambiente e Respiro ONLUS si propone nel mondo dell'assistenza al paziente respiratorio come un preciso punto di riferimento, candidandosi a svolgere un ruolo che, all'insegna del perseguimento dello sviluppo delle conoscenze scientifiche e della qualità ed appropriatezza dei percorsi assistenziali, stabilisca un ponte solido e duraturo tra il mondo scientifico e le realizzazioni concrete finalizzate alla soddisfazione dei bisogni di salute. 5 PER MILLE A FISAR ONLUS Memorizzate questo numero: 02173420692 È il codice fiscale/partita iva della Fondazione FISAR. Di persona o attraverso il proprio commercialista potrete sottoscriverlo nella prossima dichiarazione dei redditi alla voce 5 per mille. Ci permetterete così di destinare questi fondi alla ricerca sulle malattie polmonari. Istruzioni per la compilazione della sezione dedicata: “Sulla base della scelta effettuata dai contribuenti, una quota pari al cinque per mille della loro imposta sul reddito delle persone fisiche è destinata: • al sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS) di cui all’art. 10 del D. Lgs. 4 dicembre 1997, n. 460, e successive modificazioni, nonché delle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali previsti dall’art. 7, commi 1, 2, 3 e 4 della legge 7 dicembre 2000, n. 383, e delle associazioni e fondazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, comma 1 lett. a) del D. Lgs. 4 dicembre 1997, n. 460; • al finanziamento della ricerca scientifica e dell’università; • al finanziamento della ricerca sanitaria; • ad attività sociali svolte dal comune di residenza del contribuente. Per esprimere la scelta dovete apporre la vostra firma nel riquadro corrispondente ad una soltanto delle quattro finalità destinatarie della quota del cinque per mille dell’IRPEF. Tale scelta non determina maggiori imposte da pagare. Grazie per l’attenzione! MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 73 When to perform a bronchial challenge with mannitol? Quando effettuare un test di stimolazione bronchiale con mannitolo? 76 Claudio M. Sanguinetti COPD, smoking behaviour, and the importance of teachers as role-models for adolescents BPCO, tabagismo e l’importanza degli insegnanti come modello per gli adolescenti 79 Sara Maio, Sandra Baldacci, Giovanni Viegi INDICE / INDEX Editorials / Editoriali Original Articles / Articoli Originali Trends in adult asthma hospitalization: gender-age effect Trend di ospedalizzazione nell’asma dell’adulto: effetto di età e genere 82 Francisco J. Gonzalez-Barcala, Jorge Aboal, Luis Valdes, José M. Carreira, Jose M. Alvarez-Dobaño, Amalia Puga, María Teresa Garcia-Sanz, Bahi Takkouche Impatto della tosse notturna sul sonno dei bambini e dei loro genitori Impact of nocturnal cough on sleep in children and their parents 87 Alessandro Zanasi, Filippo Bernardi, Salvatore Cazzato, Giacomo Mistè, Paola Garzia, Carolina Nascetti, Gabriele Natali, Isabella Baroni, Elisabetta Parolini Prevalence of smoking and chronic obstructive pulmonary disease amongst teachers working in Kocaeli, Turkey Prevalenza di tabagismo e bronchite cronica ostruttiva tra gli insegnanti di Kocaeli, Turchia Serap A. Barış, Füsun Yıldız, İlknur Başyiğit, Haşim Boyacı, Ahmet Ilgazlı 92 Rassegna / Review Ruolo dei lipidi nel trattamento nutrizionale delle patologie infiammatorie Lipids in the nutritional treatment of inflammatory diseases 97 Anna Maria Giudetti, Raffaele Cagnazzo Comunicazioni orali / Oral communications 1° Congresso Congiunto ACCP-AIMAR: le comunicazioni orali 1st Joint Congress ACCP-AIMAR: oral communications 107 Francesco De Blasio, Claudio F. Donner MRM 73 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 74 RUBRICHE Interdisciplinary Pages Spotlight on Pulmonary carcinoids Tosse ricorrente in un giovane non fumatore Recurrent cough in a non smoking adolescent 124 Maurizio Renis, Alfonso Schiavo ATP corner L’Associazione Mediterranea Pneumologi (AMP) Mediterranean Association of Pneumologists (AMP) 129 Mario Schisano AIMAR Newsletter Il “Futuro della Pneumologia” – riflessioni dall’esecutivo AIMAR The “Future of Pneumology” - thoughts from the AIMAR Executive Committee 132 Claudio F. Donner, Fernando De Benedetto, Claudio M. Sanguinetti, Stefano Nardini 135 From the CFC Bulletin L'Angolo della Cultura (non solo Medicina...) Benvenuti nella “eating London”! 138 Welcome to “eating London”! Francesco Iodice 142 Meeting Calendar Avviso Si informa che è attivo www.moving.bpco.it un portale dedicato all’aggiornamento sulla BPCO. L’accesso è riservato a medici specialisti, tramite user id e password personale in modo privato e gratuito. Per ulteriori informazioni consultare il ns. sito www.aimarnet.it cliccando sul link Progetto Moving. 74 MRM MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 75 Certificazione ISO 9001-2000 N. IT-37575 Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Respiratorie Modulo di Iscrizione da inviare alla segreteria * campi obbligatori - si prega di compilare la scheda in stampatello Nome:* ________________________________________________________________________ Cognome:* _____________________________________________________________________ Specialità:* _____________________________________________________________________ Ente/Azienda Ospedaliera: _______________________________________________________ N. B.: i dati indicati di seguito verranno utilizzati per il recapito di tutta la corrispondenza e le riviste. Indirizzo:* ________________________________________________________ N. __________ Città:* _____________________________________ CAP:* ___________ Provincia:* ______ Regione:* __________________________________ Stato:* ____________________________ Tel. privato: _____________________________ Tel. lavoro: ____________________________ Tel. mobile: _____________________________ Fax: _________________________________ e-mail:* ________________________________________________________________________ La quota per l’anno 2011 è: t 50.00 per pneumologi t 20.00 per non pneumologi Modalità di pagamento - barrare l’opzione desiderata: contanti assegno: Banca ___________________________________________ Carta di credito: intestata a: _____________________________________________________________________ numero carta: ___________________________________________ scadenza: _____ / _____ codice di sicurezza (cw2) (il codice è riportato sul retro della carta): ____________________________ Il codice di sicurezza (cw2) a tre cifre è riportato sul retro, in corsivo, immediatamente sopra il riquadro dela firma. Far riferimento alle illustrazioni a lato a seconda del tipo di carta posseduta. Bonifico Bancario Banca d'appoggio: Banca Intesa San Paolo - Filiale di Borgomanero (NO) IBAN IT67Y0306945221615290978770 Intestato a: Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Respiratorie (AIMAR) Firma:* __________________________________________________ Data: _______________ Le ricordiamo che collegandosi al sito www.aimarnet.it, potrà accedere a tutti i servizi offerti ai Soci di AIMAR. Segreteria: Via Monsignor Cavigioli, 10 - 28021 Borgomanero (NO) Tel +39 0322 846549 Fax +39 0322 869737 e-mail: [email protected] Informativa art. 13, d. lgs 196/2003 I Suoi dati saranno trattati, con modalità anche informatiche, da AIMAR - titolare del trattamento - Via Monsignor Cavigioli 10, 28021 Borgomanero (NO) - per gestire la Sua iscrizione ad AIMAR e, laddove richiesto, per attivare la casella di posta elettronica, e per attività a ciò strumentali. Inoltre, previo consenso, i Suoi dati saranno trattati per l'invio di newsletter periodiche. Le categorie di soggetti incaricati del trattamento dei dati per le finalità suddette sono gli addetti alla registrazione, modifica ed elaborazione dati, al confezionamento e spedizione di nostre riviste e newsletter, all'amministrazione, alla segreteria soci. Ai sensi dell'art. 7, d. lgs 196/2003 può esercitare i relativi diritti fra cui consultare, modificare, aggiornare o cancellare i Suoi dati, nonché richiedere elenco aggiornato dei responsabili del trattamento rivolgendosi al titolare al succitato indirizzo. MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 76 Editorial / Editoriale When to perform a bronchial challenge with mannitol? Quando effettuare un test di stimolazione bronchiale con mannitolo? Claudio M. Sanguinetti UOC di Pneumologia, ACO San Filippo Neri, Roma, Italy Variable airflow limitation can be diagnosed by spirometry in asthmatic patients or provoked in a lung function laboratory by getting patients to inhale substances that induce bronchoconstriction, so making it possible to detect and measure the airway hyperresponsiveness (AHR) frequently associated with the diagnosis of asthma and its symptoms [1,2]. The intensity of AHR presents wide variability in individuals in general and particularly in asthmatic subjects, where the degree of AHR correlates with the airway inflammation and the severity of the disease [3,4]. Airway reactivity can be assessed with either direct or indirect stimuli. In the former case, methacholine or histamine, that directly act on airways smooth muscle, are usually employed [5], while prostaglandin D2 or leukotrienes are mostly used for research purposes. The latter (indirect stimuli) include not only pharmacological agents such as adenosine monophosphate (AMP) or propranolol, sulphur dioxide, sodium metabisulphite, ozone, tachykinins and platelet activating factor (generally used in research trials), but also physical stimuli such as exercise, eucapnic hyperpnea of dry air, distilled water, hypertonic saline, and mannitol. These indirect stimuli determine airflow limitation by stimulating inflammatory cells, epithelial cells and nerves to release mediators that act on specific receptors of the smooth muscle and induce its contraction with resultant airway narrowing, and they can also determine a microvascular leakage [1,6,7]. Mannitol challenge is included in the category of osmotic aerosols, whose main reference is hypertonic saline, an easy to perform test that causes increased airways osmolarity and delivery of hista- + Claudio M. Sanguinetti UOC Pneumologia, ACO San Filippo Neri Via Martinotti 20, 00135 Roma, Italia email: [email protected] Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 76-78 76 MRM mine from mast cells; it also shows a good correlation with the level of bronchial inflammation [8-10]. Bronchial challenge with inhalation of mannitol dry powder is not very new, since it was introduced in 1997 by Anderson and coworkers [11]; nevertheless it is not so widely used as the direct challenges with methacholine or histamine. Bronchial challenge with directly stimulating agents shows high sensitivity for diagnosing asthma due to the high negative predictive value, while it has low specificity to distinguish between asthmatic and normal subjects or patients affected with chronic airflow limitation [6]. On the contrary, physical stimuli are more specific than methacholine or histamine to distinguish between asthmatic and normal subjects, but their sensitivity is relatively low compared with direct agents [12-14]. Thus, the direct challenges are the choice method to exclude current asthma, whereas the indirect ones are indicated to confirm the presence of asthma, especially when it is induced by exercise [15]. Mannitol shows a good correlation with other indirect stimuli such as exercise, hypertonic solutions and eucapnic hyperventilation [11,16] and it is not limited by physiologic factors as are other indirect challenges, namely exercise and eucapnic hyperventilation [6]. Mannitol test has also shown similar effects as AMP challenge; thus the two tests are to some extent interchangeable [17]. When given as a dry powder, mannitol increases the osmolarity of the bronchial mucosa that in turn causes the release from mastcells and also from eosinophils of histamine, prostaglandins and leukotrienes both in asthmatics and, to a much less- MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 77 sult is particularly valuable to rule out a diagnosis of asthma. Furthermore, the mannitol test seems particularly useful in patients affected with active asthma, where a high level of hyperreactivity as revealed by mannitol PD15 is evidence of current airway inflammation, which highlights the need for treatment able to counteract inflammatory cells and their mediators, e.g. inhaled steroids, antihistaminic and anti-leukotrienes compounds. However, it should be borne in mind that the mannitol challenge, as other indirect and direct stimuli, fails to confirm asthma in about 30% of subjects with mild symptoms and bronchial inflammation; in some of these patients other diagnoses must be investigated [7,23]. Nevertheless, the mannitol challenge appears a valuable method to monitor the inflammation and the outcome of the disease in asthmatic patients during treatment with antinflammatory drugs. It may also be useful in a work or occupational setting to reveal possible sensitization to professional agents, and in athletes that present airway hyperresponsiveness after strenuous exercise, to confirm or exclude the presence of airway inflammation [25]. CM Sanguinetti Editorial - Editoriale er degree, in normal subjects [18-20]. Furthermore, a correlation has been found between the level of bronchial hyperresponsiveness revealed by the mannitol challenge and the amount of eosinophils in sputum of asthmatic patients not treated with inhaled steroids [21]. The technique of mannitol bronchial challenge is very easy to perform, safe and less time consuming than other indirect tests, and it consists in delivering increasing doses of the osmotic substance through a dry-powder inhaler, recording the FEV1 value 1 minute after each inhalation. The response is considered positive when a 15% fall in FEV1 compared to baseline is obtained after inhaling a cumulative dose (PD15) of mannitol of 635 mg or less [11,22,23]. This technique also allows to collect bronchial secretions (that increase when mannitol is administered), which can be examined for the presence of inflammatory cells [24]. So, what is the rationale for using mannitol in bronchial challenges? The main usefulness of the challenge with mannitol is that it allows, in patients who have current symptoms of asthma, to confirm or exclude the presence of the disease, whereas a negative methacholine re- References 1. Leuppi JD, Brannan JD, Anderson SD. Bronchial provocation tests: the rationale for using inhaled mannitol as a test for airway hyperresponsiveness. Swiss Med Wkly 2002;132:151-158. 2. Pattemore PK, Asher MI, Harrison AC, Mitchell EA, Rea HH, Stewart AW. The interrelationship among bronchial hyperresponsiveness, the diagnosis of asthma, and asthma symptoms. Am Rev Respir Dis 1990;142:549-554. 3. Busse WW. The relationship of airway hyperresponsiveness and airway inflammation: Airway hyperresponsiveness in asthma: its measurement and clinical significance. Chest 2010;138(2 suppl):4S-10S. 4. Cockcroft DW, Davis BE. Mechanisms of airway hyperresponsiveness. J Allergy Clin Immunol 2006;118:551-559. 5. Covar RA. Bronchoprovocation testing in asthma. Immunol Allergy Clin North Am 2007;27:633-649. 6. Joos GF, O'Connor B, Anderson SD, Chung F, Cockcroft DW, Dahlén B, DiMaria G, Foresi A, Hargreave FE, Holgate ST, Inman M, Lötvall J, Magnussen H, Polosa R, Postma DS, Riedler J; ERS Task Force. Indirect airway challenges. Eur Respir J 2003;21:1050-1068. 7. Anderson SD. Indirect challenge tests. Airway hyperresponsiveness in asthma: its measurement and clinical significance. Chest 2010;138(2 suppl):25S-30S. 8. Schoeffel RE, Anderson SD, Altounyan RE. Bronchial hyperreactivity in response to inhalation of ultrasonically nebulised solutions of distilled water and saline. Br Med J 1981;283:1285-1287. 9. Smith CM, Anderson SD. Inhalation provocation tests using nonisotonic aerosols. J Allergy Clin Immunol 1989;84:781790. 10. Sont JK, Booms P, Bel EH, Vandenbroucke JP, Sterk PJ. The determinants of airway hyperresponsiveness to hypertonic saline in atopic asthma in vivo. Relationship with sub-populations of peripheral blood leucocytes. 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Relationship between airway responsiveness to mannitol and to methacholine and markers of airway inflammation, MRM 77 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 76-78 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 78 78 MRM peak flow variability and quality of life in asthma patients. Clin Exp Allergy 2008;38:43-50. 22. Brannan JD, Anderson SD, Perry CP, Freed-Martens R, Lassig AR, Charlton B; Aridol Study Group. The safety and efficacy of inhaled dry powder mannitol as a bronchial provocation test for airway hyperresponsiveness: a phase 3 comparison study with hypertonic (4.5%) saline. Respir Res 2005;6:144. 23. Anderson SD, Charlton B, Weiler JM, Nichols S, Spector SL, Pearlman DS; A305 Study Group. And A305 Study Group. Comparison of mannitol and methacholine to predict exercise-induced bronchoconstriction and a clinical diagnosis of asthma. Respir Res 2009;10:4. 24. Anderson SD, Brannan JD. Bronchial provocation testing and collection of sputum with inhaled mannitol. Clin Exp Allergy 2010;40:193-196. 25. Anderson SD, Kippelen P. Airway injury as a mechanism for exercise-induced bronchoconstriction in elite athletes. J Allergy Clin Immunol 2008;122:225-235. MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 79 Editorial / Editoriale COPD, smoking behaviour, and the importance of teachers as role-models for adolescents BPCO, tabagismo e l’importanza degli insegnanti come modello per gli adolescenti Sara Maio1, Sandra Baldacci1, Giovanni Viegi2 1 Pulmonary Environmental Epidemiology Unit, Institute of Clinical Physiology (IFC), National Research Council, Pisa, Italy 2 Institute of Biomedicine and Molecular Immunology (IBIM), National Research Council, Palermo, Italy Chronic obstructive pulmonary disease (COPD) has been described by the ATS (American Thoracic Society)/ERS (European Respiratory Society) guidelines [1] as a disease “characterized by airflow limitation that is not fully reversible”. The diagnosis of COPD should be considered in any patient who experiences cough, sputum production, or dyspnea in association with specific risk factors, which for the vast majority is cigarette smoking [2,3]. COPD has long been acknowledged as a major cause of respiratory disability, but the magnitude of its impact has been only recently recognized. According to the World Health Organization, COPD will reach the 3rd rank as cause of mortality [4] and 7th rank as cause of disability by 2030 worldwide [5]. COPD represents a huge burden for the healthcare systems and causes increasing costs to society due to absence from work, visits to the doctor’s clinic, medication, and hospital admissions. The socio-economic burden from COPD is also expected to increase. Recently, the Burden of Obstructive Lung Disease (BOLD) Initiative measured the prevalence of COPD and its risk factors in 12 cities all over the world. Prevalence rates of GOLD-defined COPD stage II or higher (i.e. forced expiratory volume in one second (FEV1)/forced vital capacity (FVC) < 0.70 and FEV1 < 80% predicted) were 10.1% overall, 11.8% for men and 8.5% for women with age > 40 years [6]. Within the Northern Ireland Cost and Epidemiology of Chronic Obstructive Pulmonary Disease (NICECOPD) study on a general population sample in the Greater Belfast area, the prevalence of COPD varied from 4.9% (40–49 years) to 12.3% (60–69 years) in men and from 1.4% (40–49 years) to 4.5% (60–69 years) in women [7]. Data collected in a general population sample living in North Italy showed a progressive increase of the prevalence of chronic bronchitis and emphysema with age in both males and females, reaching values of 16% for chronic bronchitis and 7% for emphysema in males aged > 64 years [8]. Moreover, in the general adult population sample living in North Italy, airway obstruction (computed using the GOLD criterion) was present in 18.3%, varying from 9.9% (25-45 years) to 28.7% (> 45 years) [9]. The growing burden of COPD is mainly due to the aging of the world’s population and to the continued use of tobacco [10]. Since the majority of smokers start smoking at adolescent age, the influence of society is important at this period, and in particular the school setting (above all teacher behaviour) could be crucial for adolescents’ future lifestyle. Unfortunately, the smoking rate of teachers is high and it is thought that also the COPD prevalence could be high in this category. For these reasons, Barış et al. performed a study, reported in the current issue of Multidisciplinary Respiratory Medicine (pag. 92-96), to evaluate smoking habit + Sara Maio Unità di Epidemiologia Ambientale Polmonare, Istituto di Fisiologia Clinica, CNR Via Trieste 41, 56126 Pisa, Italia email: [email protected] Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 79-81 MRM 79 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 79-81 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 80 and COPD prevalence of teachers working in the schools of Kocaeli City (Turkey). The study was conducted in 660 teachers, with a mean age 38.9 ± 8.9 years, who filled out a questionnaire and performed a pulmonary function test. A high prevalence of smoking habits was found: 44.1% of the teachers were smokers, 17.7% ex-smokers. There was a higher prevalence of smokers and ex-smokers, a longer smoking history and a higher daily mean number of cigarettes smoked in males than in females. As regards the pulmonary function test, 1.7% of the teachers resulted obstructed according to GOLD criteria (FEV1/FVC < 70%); 18% were females and 82% males. These results highlight not only the high smoking rate, but also an apparently non negligible COPD prevalence in a population of young adults. Many recent studies, aimed at assessing the COPD prevalence, have focused on subjects older than 40 years, showing high prevalence rates ranging from about 5% to 20% [6,7,11]. The prevalence rate reported by Barış et al. is lower (1.7%), but it refers to younger subjects (with a mean age under 40 years) and with a quite low daily cigarette consumption among smokers (5.7 cigarettes/day). Indeed, this result is similar to the findings of the European Community Respiratory Health Survey, performed in a sample of young adults (20-44 years): 2.0% of the subjects had a FEV1/FVC ratio less than 70% [12]. In addition, Barış et al. reported a non negligible proportion of teachers with small airways disease (17.7%). The higher COPD prevalence in males confirms the findings of other authors [7,12]; it could be due to the different smoking pattern of males (higher prevalence of smokers, longer history of smoking, higher number of daily cigarettes) with respect to females; however, it should be noted that recent studies have suggested an increasing risk of COPD in females due to their increasing smoking habits in the last decades [6]. A comment is necessary on the choice of Barış et al. to use the GOLD criterion for the definition of obstructed subjects. This fact could be one of the reasons for the low value of COPD prevalence found in their study; indeed the fixed cut-off of FEV1/FVC < 70% can lead to an underestimation of airflow obstruction in younger subjects with respect to the ERS-ATS recommended criterion [11]. This aspect was considered also in the study by de Marco et al. [12], who evaluated the role of symptoms and smoking habits in predicting the main clinical outcomes in subjects with mild/moderate airflow obstruction, computed using the lower limit of normality (LLN) or the GOLD criterion: airflow obstruction at baseline, in smokers and subjects with respiratory symptoms, was associated with a steeper lung function decline and a higher rate of hospitalization for respiratory causes. The results were the same when using the LLN or the GOLD definition. In particular, the GOLD and the LLN were associated with long-term outcomes and had a similar rate of false positives. Neither of them predicted outcomes in non-smokers and asymptomatic subjects with airflow obstruction. Furthermore, the fact that the GOLD criterion identified a smaller number of obstructed young adults (2.0% vs. 6.2%) and was more strongly associated with the two studied outcomes than the LLN criterion highlighted the fact that the former has a higher specificity and a lower sensitivity than the latter and vice versa. In conclusion, the findings reported by Barış et al. highlight the need for educational programs encouraging smoking cessation targeted to this professional group, not only for their personal health protection but also in view of their importance as a role-model for adolescents. Moreover, this study confirms the importance for young smokers of seeking assessment of lung function. The identification of early cases of obstruction, including small airways disease, supports early smoking cessation, the most important action proven to reduce risk of severe outcome of the disease and to identify subjects with a possible worse long-term prognosis. References 1. 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Eur MRM 81 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 82 Original Article / Articolo Originale Trends in adult asthma hospitalization: gender-age effect Trend di ospedalizzazione nell’asma dell’adulto: effetto di età e genere Francisco J. Gonzalez-Barcala1, Jorge Aboal2, Luis Valdes3, José M. Carreira4, Jose M. Alvarez-Dobaño3, Amalia Puga5, María Teresa Garcia-Sanz1, Bahi Takkouche6 1 Servicio de Neumologia, Hospital de Pontevedra, Pontevedra, Spain Servicio de Admision y Documentacion Clinica, Hospital Clinico Universitario, Santiago de Compostela, Spain 3 Servicio de Neumologia, Hospital Clinico Universitario, Santiago de Compostela, Spain 4 Departamento de Radiología, Universidad de Santiago de Compostela, Santiago de Compostela, Spain 5 Departamento de Enfermeria, Universidad de Santiago de Compostela, Santiago de Compostela, Spain 6 Departamento de Medicina Preventiva, Universidad de Santiago de Compostela, Santiago de Compostela, Spain 2 ABSTRACT Background: Hospital admissions due to asthma are a reliable source of information on the morbidity of the disease which, after the increase observed in the last quarter of the last century, shows a declining trend in the last few years. The aim of this study was to look at hospital admission trends due to asthma in our community and analyze some of its associated factors. Methods: Retrospective analysis of all hospital admissions involving adults aged 15 years and older with asthma as the primary or secondary diagnosis (if the first diagnosis was respiratory failure or respiratory infection) in Public Health Service hospitals in the Galician region of Spain between the years 1995-2009 (total 24,766 admissions). Results: The majority of patients admitted were female (71%), over 60 years of age (64%), and admission occurred predominantly in the winter months. The hospitalization rate due to asthma tripled over the period studied, this being mainly accounted for by women aged over 60 years. Mean hospital stay was 9.2 days, longer in older patients or those admitted over the weekend. Conclusions: A significant increase in hospital admissions due to asthma over the last few years has been observed in our community, mainly involving older women. The mean stay seems long, increasing with patients’ age and admission over the weekend. te d’informazione attendibile sulla morbilità della patologia che, dopo un incremento osservato nell’ultimo quarto del secolo scorso, è in fase di declino negli ultimi anni. Scopo di questo studio era descrivere i trend di ospedalizzazione per asma nella nostra comunità ed analizzare alcuni dei fattori associati. Metodi: Analisi retrospettiva di tutte le ospedalizzazioni di adulti dai 15 anni in su per asma come diagnosi primaria, o come diagnosi secondaria in caso la prima diagnosi fosse insufficienza respiratoria o un’infezione respiratoria, in ospedali pubblici della regione Galizia della Spagna tra gli anni 1995 e 2009 (totale dei ricoveri: 24.766). Risultati: La maggioranza dei pazienti ricoverati erano femmine (71%), di età superiore a 60 anni (64%) e la maggior parte degli accessi avveniva nella stagione invernale. Il tasso di ospedalizzazione per asma è triplicato nel periodo studiato, soprattutto per le donne di età superiore a 60 anni. La durata media del ricovero era di 9,2 giorni, più prolungata nei pazienti più anziani ed in coloro che erano ricoverati nel fine settimana. Conclusioni: Un significativo incremento delle ospedalizzazioni per asma negli ultimi anni è stato osservato nella nostra comunità, soprattutto a carico delle donne più anziane. La durata media del ricovero appare lunga ed aumenta con l’età del paziente e nei ricoveri del fine settimana. Parole chiave: Asma, ospedalizzazione, ricovero, trend. Keywords: Asthma, hospital admission, hospitalization, trends. RIASSUNTO Razionale: I ricoveri ospedalieri dovuti ad asma sono una fon- INTRODUCTION Asthma affects 300 million people in the world, + Francisco J. Gonzalez Barcala Servicio de Neumologia, Hospital de Pontevedra Loureiro Crespo 2, 36002 Pontevedra, Spain email: [email protected] Data di arrivo del testo: 08/06/2010 – Accettato dopo revisione: 06/09/2010 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 82-86 82 MRM MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 83 MATERIAL AND METHODS We retrospectively analyzed all the admissions due to asthma occurring in Public Health Service hospitals in our region (Galician Health Service, Spain), between the years 1995 and 2009. From the information collected from the Clinical Records Department, all patients with asthma as the primary or secondary diagnosis (if the first diagnosis was respiratory failure or respiratory infection) were included. The age and sex, date of admission and length of hospital stay of each patient was analyzed. To evaluate the effect of admissions over the weekend, the days of the week were grouped into two categories, one with admissions occurring between Monday and Thursday, the other with admissions from Friday to Sunday. In our Autonomous Community, according to the 2002 population census, there were 2,420,303 inhabitants (47.6% males) aged 15 years or over [8]. Around 98% of these had public health system cover, leaving a small percentage excluded, with private health insurance. The Review Board on Human Studies at our institution approved the protocol. Statistical analysis The data were tested for normal distribution using the Kolmogorov-Smirnov test. Student’s t test was used for the comparison of the two category continuous variables when these had a normal distribu- tion, and the Mann Whitney U test when they had a non-parametric distribution. For the comparison of continuous variables of more than two categories we used ANOVA for the normal distribution variables and the Kruskal Wallis test when the distribution was non-Gaussian. Comparison of the categorical variables was performed using the chi-squared test. The adjusted odds ratios of the increase in mean hospital stay were calculated as a function of sex, age, and admission during the week or weekend. All statistical analyses were performed using the SPSS 15 statistics program. RESULTS During the 15-year period under analysis, there were 24,766 admissions (70.9% female) to our hospitals with asthma as the primary or secondary diagnosis (Table I). About two thirds of the patients were over 60 years old (Table II). The mean age of the females was 64 years, significantly higher than the 54 years for males (data not shown). The hospitalization rates per 100,000 inhabitants increased progressively throughout the period studied, from 38.2/100,000 in 1995 to 81.8/100,000 in 2009 (Table I). The most significant increase was seen in women over 60 years, although an increasing trend was observed in all the age and sex groups (Figure 1). There was a clear predominance in admissions during the winter months, with an admission maximum in January, followed by December. Admissions were least during the months of July and August (Figure 2). The mean hospital stay was 9.2 days, with a median of 7 days (Table III). Increased age and weekends were associated with longer stays (Table III). DISCUSSION FJ Gonzalez-Barcala, J Aboal, L Valdes, JM Carreira, JM Alvarez-Dobaño, A Puga, MT Garcia-Sanz, B Takkouche Trends in adult asthma hospitalization – Trend di ospedalizzazione nell’asma dell’adulto with a prevalence greater than 10% in developed countries and 180,000 deaths per year attributable to the disease [1]. Hospital admissions due to asthma are one of the best sources of information on trends and prognosis in the morbidity of the disease [2,3], but there is no data available in many countries [2]. During the last quarter of the last century an increasing trend in asthma-related hospital admissions has been observed, although in the last few years this trend seems to be changing [4,5]; however, there are significant differences between countries as well as between sexes and age groups [2,5]. Hospital admissions due to asthma are affected by various interacting factors. Firstly, there can be changes in the diagnosis and coding systems, although when this is the cause, it is usually obvious as a drastic change is seen in trends. Secondly, changes in health care can have an influence: these can be in terms of access to the health system or treatment availability, or the education of the population. Lastly, changes in hospital admissions due to asthma may be caused by changes in the prevalence or severity of the disease [2,6,7]. The purpose of this study was to describe, in the adult population of our community, hospital admission trends due to asthma. Another aim was to characterize the epidemiology of this condition, analyzing differences due to age and sex, as well as the duration of the hospital stay, and identify some of the determining factors of these. Hospital admissions due to asthma can be a reliable indicator of how the morbidity of this disease is evolving, although many countries still do not have such data available [2]. In our region of Spain, there has been a significant increase in hospital admissions due to asthma over the last 15 years, mainly accounted for by women over 60 years of age. This is the opposite of what is seen in most developed countries, where there is a decreasing trend [3]. Another exception among developed countries is Holland, where hospital admissions due to acute exacerbation of asthma continue to rise, despite the high sales of inhaled corticosteroids [2]. The admission rates (from 18.1/100,000 inhabitants in the population aged 15-39 years, to 64.0/100,000 in the population aged over 60 years) are particularly high compared with other populations in the western world [5,9,10]. The reasons for the increase in hospitalizations could be related to several factors. One could be an increase in the prevalence or severity of the disease, which seems very likely, based on data available for the Spanish population, both in children and young adults, which show an increase over the last few MRM 83 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 82-86 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 84 TABLE I: NUMBER OF ASTHMA-RELATED HOSPITAL ADMISSIONS IN THE GALICIAN REGION OF SPAIN 1995-2009, BY YEAR 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Total Total admissions Total rate Male admissions (%) Male rate Female admissions (%) Female rate p 925 1103 1269 1241 1703 1803 1352 1646 1850 1646 1801 1720 1803 1830 1979 24766 38.22 45.57 52.43 51.27 70.36 74.49 55.86 68.01 76.44 68.01 74.41 71.07 74.49 75.61 81.77 1023.26 317 (34.3) 392 (35.5) 413 (32.5) 393 (31.7) 528 (31.0) 573 (31.8) 440 (32.5) 457 (27.8) 541(29.2) 437 (26.5) 452 (25.1) 466 (27.1) 458 (25.4) 444 (24.3) 522 (26.4) 7212 (29.1) 27.47 33.97 35.79 34.06 45.76 49.66 38.14 39.61 46.89 37.88 39.18 40.39 39.70 38.48 45.24 625.07 608 (65.7) 711 (64.5) 856 (67.5) 848 (68.3) 1175 (69) 1230 (68.2) 912 (67.5) 1189 (72.2) 1309 (70.8) 1209 (73.5) 1349 (74.9) 1254 (72.9) 1345 (74.6) 1386 (75.7) 1457 (73.6) 17554 (70.9) 48.01 56.14 67.59 66.96 92.77 97.12 72.01 93.88 103.35 95.46 106.51 99.01 106.20 109.43 115.04 1386.01 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 p: comparison male vs female. Rate: rate per 100,000 population. years [11,12]. Another possible cause could be the increase in exacerbations of asthma due to poor control of the disease. In this sense, the level of control of asthma in the Spanish population still appears to be insufficient, as only 36.1% of the Spanish asthmatic population are said to be adequately controlled, although we do not know the situation during the initial period of our study [13]. A third factor could be changes in medical practice in making the decision to admit to hospital. We have no data available on this aspect, but the widespread use of asthma management guidelines should, on the contrary, produce a decrease in asthma-related admissions [14]. Lastly, the increase in hospitalizations could be due to there being a wider classification of patients with asthma due to an increase in knowledge of the disease, as has been pointed out in various studies [12]. TABLE II: NUMBER OF ASTHMA-RELATED HOSPITAL ADMISSIONS IN THE GALICIAN REGION OF SPAIN 1995-2009, BY AGE GROUP 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Total Admissions age 15-39 years n (%) Rate Admissions 40-59 years n (%) Rate Admissions ≥ 60 years n (%) Rate p 207 (22.4) 263 (23.8) 327 (25.8) 300 (24.2) 341 (20.0) 361 (20.0) 289 (21.4) 274 (16.6) 380 (20.5) 263 (16.0) 248 (13.8) 235 (13.7) 236 (13.1) 244 (13.3) 321 (16.2) 4289 (18.1) 20.84 26.48 32.92 30.21 34.33 36.35 29.10 27.59 38.26 26.48 24.97 23.66 23.76 24.57 32.32 431.85 214 (23.1) 257 (23.3) 262 (20.6) 237 (19.1) 369 (21.7) 351 (19.5) 246 (18.2) 297 (18.0) 317 (17.1) 288 (17.5) 301 (16.7) 272 (15.8) 251 (13.9) 263 (14.4) 309 (15.6) 4234 (17.9) 30.08 36.12 36.82 33.31 51.86 49.33 34.57 41.74 44.55 40.47 42.30 38.23 35.27 36.96 43.43 595.04 504 (54.5) 583 (52.9) 680 (53.6) 704 (56.7) 993 (58.3) 1091 (60.5) 817 (60.4) 1075 (65.3) 1153 (62.3) 1095 (66.5) 1252 (69.5) 1213 (70.5) 1316 (73.0) 1323 (72.3) 1349 (68.2) 15148 (64.0) 70.43 81.47 95.03 98.38 138.77 152.47 114.17 150.23 161.13 153.02 174.97 169.51 183.91 184.89 188.52 2116.91 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 0.0001 p: comparison between age groups. n (%): number of admissions (percentage for each year). Rate: rate per 100,000 population. 84 MRM MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 85 1200 TABLE IIIA: ASTHMA-RELATED HOSPITAL STAY IN THE GALICIAN REGION OF SPAIN, UNIVARIATE ANALYSIS. COMPARISON BY SEX, AGE GROUP AND WEEKDAY OF ADMISSION Number of admissions 1000 Mean Hospital Stay* (SD) p Male 8.6 (8.8) 0.0001 Female 9.4 (8.7) 800 Sex 600 Age (years) 400 Weekday 5.7 (5.5) 8.4 (10.5) ≥ 60 10.4 (8.6) Monday-Thursday 9.1 (8.9) 0 Friday-Sunday 9.3 (8.4) 19 95 19 96 19 97 19 98 19 99 20 00 20 01 20 02 20 03 20 04 20 05 20 06 20 07 20 08 20 09 200 15-39 40-59 Total 9.2 (8.7) Years Male 15-39 Male ≥60 Female 15-39 Female ≥60 0.0001 NS *Hospital stay in days. Definition of abbreviations: SD, standard deviation; NS, not significant. Male 40-59 Female 40-59 The admission peaks in the winter period are in agreement with other observations in the literature, associated mainly with viral infections, which are the most common cause of acute exacerbation of asthma [3,15,16]. The mean hospital stay in our population is not a very positive finding, being much higher than that observed by other authors [5,9,17,18]. Older age and weekend admissions are independent predictors of longer hospital stays. Being female is associated with longer hospital stays (than for males), but this significance is lost in the multivariate analysis, probably due to the higher mean age of the women admitted. FIGURE 2: ASTHMA HOSPITAL ADMISSIONS BY MONTH Male Female Total 3500 The increased morbidity (testified both by the number of admissions and the longer hospital stays) of asthma in women is in line with what is seen in other countries. Several factors may lead to a higher rate of female admissions: a higher prevalence of asthma in women than in males [19,20]; a greater expression of symptoms of the disease in females [21]; the fact that women are normally more exposed than men to cleaning products and other irritants [22,23]; higher female life expectancy, making their admission due to asthma more likely [18], despite adjustment for age and severity [24]. The increase in hospital stay with age has been described in other populations [9,25]. Increased morbidity [15,26] or the claim that these patients have a poorer response to treatment are also mentioned as causes [17]. The negative influence of weekend admissions has been associated with longer stays in other illnesses [27,28], and even with a higher mortality [29,30]. Possible causes could be the fact that fewer people work in hospitals on weekends than on weekdays, and those who do work on weekends often have FJ Gonzalez-Barcala, J Aboal, L Valdes, JM Carreira, JM Alvarez-Dobaño, A Puga, MT Garcia-Sanz, B Takkouche Trends in adult asthma hospitalization – Trend di ospedalizzazione nell’asma dell’adulto FIGURE 1: TRENDS IN ASTHMA HOSPITAL ADMISSIONS FROM 1995 TO 2009, BY AGE AND SEX GROUP Number of admissions 3000 2500 TABLE IIIB: ADJUSTED ODDS RATIO OF HOSPITAL STAY OVER THE MEAN, BY SEX, AGE GROUP AND WEEKDAY OF ADMISSION 2000 1500 Odds Ratio CI 95% 1000 Sex 500 Age Jan u Feb ary rua ry Ma rch Ap ril Ma y Jun e Jul y A Se ugus pte t mb Oc er tob No vem er De ber cem be r Me an 0 Month Mean: monthly mean of admission. Weekday Male 1 Female 1.05 15-39 1 40-59 2.93 2.62-3.29 ≥ 60 5.59 5.07-6.17 Monday-Thursday Friday-Sunday 0.99-1.12 1 1.33 1.25-1.40 Definition of abbreviation: CI, Confidence interval. MRM 85 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 82-86 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 86 86 MRM less seniority and experience than those who work on weekdays [29]. The patients may also have different characteristics that might complicate their progression, such as a higher frequency of drugs taken abusively [30]. A limitation of this study is that the diagnosis and severity of asthma were not checked individually. In any case, the data used in this study are based on the diagnosis reached by the treating specialist. This should not affect the admission trends or hospital stays, since the same methodology was used for all subjects throughout the study period. In conclusion, the main findings of our study are: 1) the progressive increase in the number of hospital admissions due to asthma throughout the period studied, mainly accounted for by women over 60 years; 2) that hospital stays in our population - particularly for older patients or those admitted at the weekend - are longer than in other populations. CONFLICT OF INTEREST STATEMENT: None of the authors has any conflict of interest to declare in relation to the subject matter of this manuscript. References 1. Braman SS. The global burden of asthma. Chest 2006;130(1 Suppl):4S-12S. 2. Gupta R, Anderson HR, Strachan DP, Maier W, Watson L. International trends in admissions and drug sales for asthma. Int J Tuberc Lung Dis 2006;10:138-145. 3. Sears MR. Epidemiology of asthma exacerbations. J Allergy Clin Immunol 2008;122:662-668. 4. Anderson HR, Gupta R, Strachan DP, Limb ES. 50 years of asthma: UK trends from 1955 to 2004. Thorax 2007;62:8590. 5. 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MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 87 Articolo Originale / Original Article Impatto della tosse notturna sul sonno dei bambini e dei loro genitori Impact of nocturnal cough on sleep in children and their parents Alessandro Zanasi1, Filippo Bernardi2, Salvatore Cazzato2, Giacomo Mistè1, Paola Garzia1, Carolina Nascetti3, Gabriele Natali3, Isabella Baroni3, Elisabetta Parolini3 1 UO Pneumologia, Università di Bologna, Ospedale S. Orsola-Malpighi, Bologna, Italia Dipartimento di Pediatria, Università di Bologna, Ospedale S. Orsola-Malpighi, Bologna, Italia 3 Pediatra di Libera Scelta, AUSL di Bologna, Bologna, Italia 2 RIASSUNTO La tosse è uno dei sintomi di maggior riscontro in pediatria, colpisce fino al 25% dei bambini in età scolare e prescolare e rappresenta una delle principali cause di visita medica. Abbiamo studiato 433 bambini che hanno richiesto una visita pediatrica specifica per tosse acuta, abbiamo analizzato la qualità del sonno e le varie tipologie di trattamento per la tosse. Dall'analisi dei risultati di questa nostra ricerca abbiamo riscontrato che la tosse disturba in modo importante la qualità del sonno sia dei bambini che dei genitori. La principale causa della tosse è dovuta a infezioni alle vie respiratorie e i più colpiti sono stati i bambini al di sotto dei 6 anni. La tosse non produttiva è un sintomo molto importante che genera un forte stress sia nei bambini che nei genitori e molte volte il ricorso ad una terapia farmacologia sintomatica trova un suo impiego razionale. Sono disponibili antitussivi ad azione centrale (oppioidi e non oppioidi) e antitussivi ad azione periferica. I farmaci ad azione centrale anche se largamente utilizzati non hanno forti evidenze scientifiche che dimostrino la loro efficacia e tollerabilità, mentre sono sempre numerose le segnalazioni di eventi avversi nei bambini. Parole chiave: Antitosse, bambini, epidemiologia, tosse. ABSTRACT Cough is one of the most frequently occurring symptoms in children: it affects up to 25% of children of school and preschool age and is one of the most common symptoms for which children seek medical attention from primary care paediatricians. In this study we involved 433 children who required a specific consultation with the paediatrician for acute cough and analyzed their quality of sleep and antitussive treatment. The results of our investigation showed that cough disturbed children's and parents' sleep significantly. The main cause of cough in children was upper respiratory tract infections (URTI), in particular in the population of children aged under 6 years. Non productive cough is a distressing symptom and empiric treatment with antitussive agents is often needed: two classes of antitussive drugs are available: 1) centrally acting (‘opioids’ and ‘non opioids’); 2) peripherally acting. Centrally acting cough suppressants, although largely used, have no consistent evidence of efficacy and there are increasing reports of association with serious adverse events in children. Keywords: Antitussive, children, cough, epidemiology. INTRODUZIONE La tosse è uno dei sintomi di maggior riscontro in pediatria [1,2], colpisce fino al 25% dei bambini in età scolare e prescolare e rappresenta una delle principali cause di visita medica [3]. In uno studio, è stato calcolato che fisiologicamente un bambino in età scolare può tossire in media 11,3 volte al giorno [4-5]. Non di rado, lo stesso bambino può presentare 5-8 infezioni delle vie respiratorie all’anno [5] e, considerando che ogni infezione respiratoria si associa a 7-9 giorni di tosse [5], sono pertanto prevedibili da 35 a 72 giorni annui di tosse. Per convenzione la tosse è definita acuta quando dura meno di tre settimane: questa forma generalmente tende, per definizione, ad autolimitarsi [6]; se persiste oltre tale periodo di tempo viene invece considerata cronica. Alcuni autori tuttavia considerano acuta anche la tosse che persiste fino a + Alessandro Zanasi UO Pneumologia, S.Orsola-Malpighi Via Massarenti 9, 40138 Bologna (Italia) email: [email protected] Data di arrivo del testo: 25/01/2011 - Accettato per la pubblicazione: 22/02/2011 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 87-91 MRM 87 8 settimane, per comprendere così alcune forme virali quali ad esempio la pertosse. Dalla letteratura emerge come il persistere della tosse possa indurre un grave stress sia nei bambini che nei genitori, più in generale si è visto come questo sintomo possa compromettere pesantemente la qualità di vita di chi ne è affetto e dei suoi familiari [7-8]. Recentemente è stata documentata una correlazione tra l’entità del disturbo dell’umore e l’andamento della tosse mediante l’impiego di uno score di valutazione dello stato psichico (Depression, Anxiety and Stress 21 item scale, DASS e Spence Children’s Anxiety scale - parent version, SCAS) [9-10] e sono state validate due scale di valutazione, rispettivamente ACOS (Adverse Cough Outcome Survey) e SIP (Sickness Impact Profile) [8], per la verifica delle ripercussioni psico-sociali della sintomatologia tussigena sulla qualità di vita di questi soggetti [11]. Un lavoro, eseguito mediante l’ausilio di videoregistrazioni notturne, ha inoltre documentato come i bambini affetti da tosse possano dormire serenamente, ma superficialmente (sonno senza riposo) o rimanere svegli, senza che i genitori se ne accorgano [12]. Obiettivo della nostra indagine è stato quello di valutare l’incidenza della tosse acuta durante infezioni delle vie aeree superiori e il suo impatto sul sonno dei bambini e dei loro genitori. MATERIALI E METODI L’indagine, iniziata a metà gennaio e conclusa a fine aprile 2010, è stata condotta presso gli ambulatori di quattro pediatri dove sono stati presi in considerazione 433 bambini (su una popolazione totale di riferimento di 3.540 bambini). Sono stati inseriti nella ricerca, in modo sequenziale, tutti i bambini che, in questo lasso di tempo, sono giunti all’osservazione del medico per un problema specifico di tosse acuta persistente legata ad infezioni delle vie aeree superiori (URTI). I soggetti considerati sono stati stratificati per età in due gruppi: il primo comprendente i bambini di età inferiore a 6 anni, l’altro comprendente i bambini di età maggiore/uguale a 6 anni. End-point primario della ricerca è stato quello di verificare l’incidenza di tosse notturna e la qualità del sonno sia nei bambini che nei loro genitori. La stima dell'impatto della tosse è stata effettuata mediante la compilazione di un’apposita scheda nella quale veniva riportata la presenza di tosse ed in particolare era richiesto di specificare se la tosse fosse presente nelle notti precedenti la visita. In base ad uno score numerico si attribuiva poi alla tosse un diverso grado di interferenza con il sonno: • bambini: [1) per niente = il bimbo non tossisce quando dorme; 2) poco = qualche colpo di tosse che non interferisce con il sonno; 3) abbastanza = qualche risveglio notturno; 4) molto = la tosse interferisce fortemente con il sonno] • genitori: [1) per niente = genitori dormono; 2) poco = qualche risveglio notturno; 3) molto = interferisce fortemente con il sonno dei genitori]. 88 MRM Sulla scheda veniva inoltre riportato il tempo intercorso fra la comparsa del sintomo tosse e la richiesta della visita medica. ANALISI STATISICA Le variabili rilevate nella scheda raccolta dati sono presentate come medie, deviazione standard (DS), numerosità, minimi e massimi, nel caso di dati parametrici, mentre nel caso di dati discreti o nominali con le relative percentuali sono raccolte in tabelle di contingenza. Il parametro età, espresso in mesi, è stato valutato mediante l’analisi della varianza. L’incidenza della tosse riscontrata nei diversi centri e per fasce di età è stata analizzata mediante il test di Mantel-Haenszel. RISULTATI L’età media dei 433 pazienti è risultata di 6,1 anni con una DS di 3,6 anni e una mediana di 5,2 anni. L’età minima è risultata di 1 mese mentre quella massima di 14 anni. La mediana sensibilmente inferiore alla media indica che le frequenze maggiori sono collocate nelle classi di età più giovani ed una coda verso le classi di età maggiori, come risulta chiaramente visibile nel grafico di Figura 1. Casistica per Centro e incidenza della tosse Nella Tabella I sono riportati il numero totale di bambini afferenti ai singoli pediatri (popolazione totale di riferimento), il numero di bambini con problemi di tosse che sono stati visitati nel periodo di osservazione stratificati per età (inferiore o maggiore/uguale a 6 anni). L’incidenza della tosse nei bambini, ovvero la percentuale di nuovi casi che hanno fatto ricorso ai pediatri (sul relativo numero totale dei bambini), accertati durante il periodo di osservazione, è stata complessivamente del 12,2%. Come si vede nella Tabella II tale incidenza è risultata superiore di 6,4 punti percentuali (IC 95% 4,23%-8,62%) nei bambini al di sotto dei 6 anni ri- FIGURA 1: DISTRIBUZIONE DELLE ETÀ 60 50 40 % Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 87-91 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 88 30 20 10 0 0-1 1-2 2-3 3-4 4-5 5-6 6-7 7-8 8-9 9-10 10-11 11-12 12-13 >13 anno anni anni anni anni anni anni anni anni anni anni anni anni anni MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 89 Bambini di età < 6 anni Bambini di età ≥ 6 anni Totale (%) Totale bambini assistiti 354 626 980 N. bambini visitati 64 52 116 2 Totale bambini assistiti 327 513 840 N. bambini visitati 56 38 94 3 Totale bambini assistiti 460 450 910 N. bambini visitati 54 39 93 4 Totale bambini assistiti 440 370 810 N. bambini visitati 77 53 130 Centro Popolazione 1 Totale Totale bambini assistiti Totale N. bambini visitati 1.581 1.959 3.540 251/1.581 182/1.959 433/3.540 (16%) (9,3%) (12,2%) spetto a quelli di età superiore. Tale differenza è risultata statisticamente significativa (p < 0,05) in quanto l’intervallo di confidenza non comprende lo 0. Tempo intercorso tra insorgenza della tosse e visita Nel corso della visita è stato registrato anche il tempo intercorso fra l’insorgenza della tosse e la richiesta della visita medica. Questo dato non è stato riportato in 32 pazienti (7,4%). Nei restanti 401 pazienti le statistiche relative al numero dei giorni di tosse che precedono la richiesta di visita, suddivise per bambini piccoli e grandi, sono riportate nella Tabella III. Riportando la presenza della tosse (che precede la richiesta della visita) in classi di frequenza (Tabella IV) si può osservare come nei bambini al di sotto di 6 anni il picco sia compreso tra 1 e 3 giorni (42,6%), mentre nei bambini più grandi il picco sia compreso tra 4 e 6 giorni (35,7%). Sempre dalla Tabella IV emerge come il 90% circa di tutti i bambini si sia sottoposto a visita medica entro 9 giorni dall’insorgenza della tosse. Quanto la tosse disturba il sonno del bambino? La Tabella V mostra come solo l’l1% circa dei bambini sotto i 6 anni e il 14% circa dei bambini più grandi non lamentasse tosse nel corso della notte (Figura 2). Al contrario l’89% dei bambini più piccoli e l’86% dei più grandi presentava una tosse notturna che influiva in varia misura con il riposo (poco, abbastanza, molto). In particolare il 28% dei bambini in età prescolare e il 40% di quelli in età scolare avevano tosse, ma questa non impediva loro di dormire. Risvegli saltuari o ripetuti nel corso della notte si sono verificati rispettivamente nel 47% e nel 14% dei pazienti di età inferiore ai 6 anni e nel 33% e nel 14% di quelli di età superiore. Quanto la tosse disturba il sonno dei genitori? Dalle risposte stratificate per fasce d’età emerge come (nel 77% dei genitori dei bambini piccoli e nel 65% dei genitori dei bambini più grandi) la tosse fosse in varia misura un elemento disturbante il sonno dei genitori. Solo il 23% circa dei genitori dei bambini sotto i 6 anni con tosse dorme, mentre tale percentuale sale al 35% nei genitori dei bambini più grandi (Figura 3). A Zanasi, F Bernardi, S Cazzato, G Mistè, P Garzia, C Nascetti, G Natali, I Baroni, E Parolini Tosse notturna e sonno - Nocturnal cough and sleep TABELLA I: INCIDENZA DELLA TOSSE PER FASCE DI ETÀ DISCUSSIONE E CONCLUSIONI Le infezioni delle alte vie aeree sono un evento frequente nei bambini [13] e sono la causa più comune di una sintomatologia caratterizzata da tosse prevalentemente secca e stizzosa, che disturba il sonno dei piccoli pazienti e dei loro genitori, ingenerando ansia e preoccupazione. Quanto emerso dalla nostra indagine conferma come la tosse notturna possa interferire in maniera importante con il sonno dei bambini, soprattutto dei più piccoli, e disturbi anche quello dei loro genito- TABELLA II: CONFRONTO DELL’INCIDENZA DELLA TOSSE TRA BAMBINI SOTTO E SOPRA I 6 ANNI DI ETÀ Centro Incidenza Intervalli di confidenza 95% < 6 aa ≥ 6 aa Delta 1 18,1% 8,3% 9,8% 2 17,1% 7,4% 9,7% 3 11,7% 8,7% 3,1% 0,02003 - 0,86% 7,00% 4 17,5% 14,3% 3,2% 0,02569 - 1,87% 8,22% Totale 15,7% 9,3% 6,4% 0,01120 4,23% 8,62% Standard error Limite inferiore Limite superiore 0,02324 5,21% 14,33% 0,02383 5,04% 14,39% MRM 89 TABELLA III: GIORNI DI TOSSE CHE PRECEDONO LA VISITA Classe di età Media Dev. st Min Max < 6 anni 4,6 2,8 2 20 ≥ 6 anni 5,8 4,1 1 30 Totale 5,1 3,5 1 30 FIGURA 2: LA TOSSE DISTURBA IL SONNO DEL BAMBINO 100 80 ≥ di 6 anni Totale 28% 40% 60 TABELLA IV: GIORNI DI TOSSE CHE PRECEDONO LA VISITA: CLASSI DI FREQUENZA < di 6 anni 14% 70 50 40 Giorni di tosse 11% 90 % Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 87-91 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 90 89% 86% 47% 33% 30 20 10 14% 14% 0-6 anni 6-14 anni 0 Non riportato 22 (8,8%) 10 (5,5%) 32 (7,4%) 1-3 giorni 107 (42,6%) 55 (30,2%) 162 (37,4%) 4-6 giorni 80 (31,9%) 65 (35,7%) 145 (33,5%) 7-9 giorni 23 (9,2%) 27 (14,8%) 50 (11,5%) >9 giorni 19 (7,6%) 25 (13,7%) 44 (10,2%) Totale 251 (100%) 182 (100%) 433 (100%) NO Poco SI Abbastanza Molto TABELLA VI: SONNO DEI GENITORI ri. Tutto ciò nei bambini ha un notevole impatto sul rendimento scolastico e sulla voglia di giocare, mentre nei genitori crea ansia [6]. La tosse dovuta ad infezioni delle alte vie respiratorie è un'evento tutt’altro che raro nei bambini, e non sempre tende a risolversi spontaneamente [14,15], è stizzosa, poco produttiva e condiziona il riposo. In questi casi, sebbene non vada mai dimenticato come il trattamento elettivo della tosse sia quello eziologico, il ricorso ad una terapia farmacologica sintomatica trova un suo impiego razionale. Ma quali farmaci impiegare? L’uso dei sedativi per la tosse in età pediatrica è controverso perché mancano degli studi sistematici eseguiti direttamente sui bambini e gli effetti clinici sono estrapolati esclusivamente da ricerche su popolazione adulta. Una revisione Cochrane della letteratura non dimostra alcuna efficacia dei farmaci da banco (OTC) nel trattamento della tosse del bambino [16]; la FDA raccomanda prudenza nell’uso dei sedativi della tosse a base di codeina e destrometorfano [17,18] e l’American Academy of Pediatrics sconsiglia l’uso di questi ultimi due farmaci [19] a causa degli importanti effetti collaterali. Se da un lato è vero che la tosse secca associata ad infezioni delle alte vie aeree può risol- La tosse disturba il sonno dei genitori? < di 6 anni ≥ di 6 anni Totale Per niente 57 (22,7%) 63 (34,6%) 120 (27,7%) Poco 107 (42,6%) 66 (36,3%) 173 (40,0%) Molto 87 (34,7%) 53 (29,1%) 140 (32,3%) Totale 251 (100%) 182 (100%) 433 (100%) versi naturalmente, e altresì vero che il medico non può non tener conto dell’alterata qualità di vita di questi soggetti e delle possibili complicanze a cui possono andare incontro. Quando nel bambino si ravvisa la necessità di sedare la tosse è necessario ricorrere solo a farmaci per i quali sia ben documentata la sicurezza e la tollerabilità e sostenuti da un minimo di evidenze di efficacia clinica. A tal proposito le linee guida ACCP suggeriscono l’utiliz- FIGURA 3: LA TOSSE DISTURBA IL SONNO DEI GENITORI 100 90 90 MRM ≥ di 6 anni 70 Totale 60 % < di 6 anni 50 52 (12,0%) 40 77% 30 72 (39,6%) 142 (32,8%) 20 60 (33,0%) 178 (41,1%) 10 25 (13,7%) 35% 80 TABELLA V: SONNO DEL BAMBINO La tosse disturba il sonno del bambino NO 23% Per niente 27 (10,8%) Poco 70 (27,9%) Abbastanza 118 (47,0%) Molto 36 (14,3%) 25 (13,7%) 61 (14,1%) Totale 251 (100%) 182 (100%) 433 (100%) 43% 36% 65% 35% 29% 0-6 anni 6-14 anni 0 SI Poco Molto MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 91 DICHIARAZIONE DI CONFLITTO DI INTERESSI: Gli autori non hanno relazioni finanziarie con un’entità commerciale che abbia interesse nell’oggetto di questo articolo. Bibliografia 1. 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Kazım Dinç Kandıra Government Hospital, Kandıra, Kocaeli, Turkey Department of Pulmonary Disease, School of Medicine, Kocaeli University, Kocaeli, Turkey ABSTRACT Aim: To evaluate smoking and COPD prevalence amongst teachers working in the schools of Kocaeli City, Turkey. Method: In this cross-sectional study, a questionnaire focusing on respiratory symptoms and smoking habits was administered to all participants who accepted to join the study. All subjects also underwent a physical examination and a pulmonary function test performed with portable spirometer. According to GOLD criteria, subjects who had post-bronchodilator FEV1/FVC < 70% and negative reversibility test were classified as COPD. Results: A total of 685 teachers were included [female n = 307 (45%), male n = 378 (55%)] with mean age 38.9 ± 8.9 years. Smoking habit was evaluated in 660 subjects: 291 (44.1%) were smokers, 252 (38.2%) were non-smokers and 117 (17.7%) were ex-smokers. Pulmonary function test was available in 651 subjects and 510 (78.3%) were defined as normal on spirometric analysis. Small airway obstruction was found in 115 of the cases (17.7%) in whom FEF25-75 level was found to be lower than 70% predicted. FEV1/FVC level was lower than 70% in 16 subjects (2.5%). Five subjects who had positive reversibility test were excluded from the study. The remaining 11 subjects who were considered as COPD consisted of 2 (18%) females and 9 (82%) males. Six of these subjects were aged over 40 years. Conclusion: Spirometry has an important role in early diagnosis of COPD. Spirometric evaluation of cases with risk factors for COPD could be helpful in diagnosing patients before the progressive decline in lung function begins. Further studies are needed to evaluate whether the interventional strategies at this stage such as smoking cessation could prevent the progression of disease. Keywords: COPD, prevalence, spirometry. RIASSUNTO Scopo: Valutare la prevalenza di tabagismo e bronchite cronica ostruttiva (BPCO) tra gli insegnanti delle scuole di Kocaeli City in Turchia. Metodi: Studio trasversale per il quale è stato distribuito un questionario incentrato sui sintomi respiratori e sull’abitudine tabagica a tutti i partecipanti che hanno accettato di prendere parte allo studio. Tutti i soggetti si sono sottoposti ad una visita e ad una spirometria effettuata con uno spirometro portatile. Sono stati classificati come BPCO, sulla base dei criteri GOLD, i soggetti che avevano dopo broncodilatatore un rapporto FEV1/FVC < 70% e non presentavano reversibilità. Risultati: Sono stati inclusi 685 insegnanti [femmine n = 307 (45%), maschi n = 378 (55%)] con un’età media di 38,9 ± 8,9 anni. In 600 soggetti è stata valutata l’abitudine al fumo: 291 (44,1%) erano fumatori, 252 (38,2%) non fumatori e 117 (17,7%) ex-fumatori. La spirometria era disponibile in 651 soggetti e 510 (78,3%) avevano una spirometria normale. Un’ostruzione delle piccole vie è stata riscontrata in 115 casi (17,7%), individuati per il valore di FEF25-75 < 70% del teorico. Il rapporto FEV1/FVC era < 70% in 16 soggetti (2,5%). Cinque soggetti che hanno mostrato una broncoreversibilità sono stati esclusi dallo studio. I rimanenti 11 soggetti che sono perciò stati considerati come BPCO risultavano composti da 2 (18%) femmine e 9 (82%) maschi. Sei di questi soggetti avevano un’età superiore a 40 anni. Conclusioni: La spirometria riveste un ruolo importante nella diagnosi precoce di BPCO. Una valutazione spirometrica dei casi con fattori di rischio per BPCO potrebbe essere di aiuto nel riuscire a fare diagnosi prima che inizi la progressione del + Serap A. Barış M. Kazım Dinç Kandıra Government Hospital, Department of Pulmonary Disease Kandıra, Kocaeli, Turkey email: [email protected] Data di arrivo del testo: 15/09/2010 – Accettato dopo revisione: 10/12/2010 This study was presented as a discussion poster at the 12th Annual Congress of the Turkish Thoracic Society, April 8-12, 2009. Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 92-96 92 MRM MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 93 Parole chiave: BPCO, prevalenza, spirometria. INTRODUCTION Chronic obstructive pulmonary disease (COPD) is a preventable and treatable disease characterized by chronic progressive airflow limitation that is not fully reversible. As a global health problem, COPD is a major cause of morbidity and mortality worldwide. Today, COPD ranks 6th among all causes of death and it is projected to be the 3rd leading cause of death in 2020 [1]. COPD prevalence is below 1% in all age groups according to the World Health Organization [2]. Recently, parallel with increased smoking rates and a progressive aging of the population, COPD prevalence has risen progressively [3]. The increase of tobacco marketing strategies in developing countries has caused COPD prevalence to rise worldwide [4]. Smoking is the most important risk factor for COPD. Since the majority of smokers start smoking at adolescent age, influence of society is very important at this period. Adolescents are influenced by friends and teachers who are role-models for them [5]. Therefore, smoking attitudes of teachers are especially important for our future generations and for the achievement of the goal of a smoke-free population. Unfortunately, although the data are limited, recent studies have found that smoking rates in teachers in Turkey were from 36.2% to 52.4% [610]. As a result of this high smoking rate, it was thought that COPD prevalence might be high in teachers. The aim of this study was to evaluate smoking and COPD prevalence amongst teachers working in the schools of Kocaeli City. MATERIALS AND METHODS Study population In this cross-sectional population-based study, teachers who accepted to join the study and could perform an acceptable spirometer maneuver were included in the study. Cases that did not have appropriate questionnaire data or could not perform an acceptable spirometer maneuver were excluded from the study. Study design Teachers who work in Kocaeli were informed about the study aim and design. In this prospective study, the European Community Respiratory Health Survey (ECRHS) questionnaire [11] investigating respiratory symptoms and smoking habits was administered to all participants who accepted to join the study. All subjects underwent a physical examination and a pulmonary function test was performed with portable spirometer (Koko Legend portable spirometer; Ferraris Med, Co, USA). Spirometer calibration was checked daily with a 3-L syringe. The pulmonary function test was performed according to American Thoracic Society (ATS) criteria by a trained technician with participants in a seated position [12]. Participants performed up to 8 forced expiratory maneuvers to obtain three acceptable maneuvers (difference between largest and second largest values < 200 ml for both forced expiratory volume in 1 sec [FEV1] and forced vital capacity [FVC]). If the participants were tired or had not an acceptable maneuver, the test was stopped. Values of FVC, FEV1, FEV1/FVC, forced expiratory flow (FEF)25-75 were evaluated in the pulmonary function test. Patients with airflow limitation (FEV1/FVC < 70%) received four puffs (100 mcg each) of salbutamol sulfate administered via a spacer (Volumatic®) and spirometry was performed after 20 minutes. An increase by 12% or 200 ml of the postbronchodilator FEV1 value with respect to baseline FEV1 was defined as reversible [1,13,14]. Cases with reversible airway obstruction and a history suggestive of asthma were excluded while cases that had irreversible airway obstruction were accepted as COPD and medical treatment and follow up were planned for them. Spirometry was evaluated as small airway obstruction if FEF25-75 level was lower than 70% predicted. Cases that had FEV1/FVC ratio greater than 70% with a FVC level lower than 80% predicted were defined as restrictive. The study was approved by the Kocaeli University Medical Faculty Ethics Committee and all subjects gave their informed consent. SA Barış, F Yıldız, İ Başyiğit, H Boyacı, A Ilgazlı Smoking and COPD in teachers – Fumo e BPCO negli insegnanti declino della funzionalità respiratoria. Ulteriori studi sono necessari per valutare se le strategie di intervento in questo stadio, come la cessazione del fumo, possano prevenire la progressione della malattia. Case definitions COPD: Post-bronchodilator FEV1/FVC of less than 70% without reversibility was accepted as COPD whether there were respiratory symptoms or not. Chronic bronchitis: It was defined as cough and sputum production for at least 3 months of 2 consecutive years. Asthma: Cases with reversible airway obstruction were accepted as asthmatic if their history was consistent with asthma, and they were excluded from the analysis. Subjects with reversible airflow obstruction without respiratory complaints and subjects with chronic respiratory symptoms with normal lung function were invited to our out-patient clinic for further investigation, and excluded from the analysis. Furthermore all smokers were recommended to a smoking cessation clinic after medical advice to quit smoking. Statistical analysis Statistical analysis was performed with the SPSS 13.0 program. Data are reported as mean ± standard deviation. Student’s t test and Mann WhitneyU test were used to compare data between groups. Chi-square test was used for the comparison of rates and proportions. A p value of 0.05 or lower was considered significant. MRM 93 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 92-96 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 94 94 MRM RESULTS TABLE II: SMOKING CHARACTERISTICS ACCORDING TO GENDER A total of 685 teachers were included in the study. Of these 307 were female (45%) and 378 were male (55%). Mean age was 38.9 ± 8.9 years, and 296 subjects (43.2%) were over the age of 40. The mean age and the number of cases older than 40 years were significantly higher in males than females. Demographic data of the study population is shown in Table I. Smoking habits were evaluated in 660 subjects, of which 291 (44.1%) were smokers, 252 (38.2%) non-smokers, and 117 (17.7%) ex-smokers. The percentage of current smokers was 43.2% in females and 44.8% in males. There was no statistically significant difference between male and female smokers (p = 0.6). It was found that 161 subjects (23.5%) had a smoking history over 10 years (103 men, 58 women). There was a statistically significant difference between genders for smoking history over 10 years (p = 0.001). The mean number of cigarettes smoked in a day was 5.7 ± 8.9 (min: 1, max: 40) and there was a statistically significant difference between genders (males 6.5 ± 9.9, females 4.7 ± 7.3, p = 0.001). In the study there was a considerably large range in the number of cigarettes smoked. So the standard deviation was higher than average. It was found that 76 male (21.3%) and 34 female (11.5%) smokers had a daily consumption of cigarettes over 20. Smoking characteristics according to gender are shown in Table II. Chronic bronchitis was found in 23 of 631 participants (3.8%) and 73.9% of these cases were smokers. There was a statistically significant difference in smoking rates between chronic bronchitis and nonchronic bronchitis cases (p = 0.007). Only two of the chronic bronchitis cases were diagnosed as COPD. No significant relation was found with COPD. Pulmonary function tests were available in 651 subjects and 510 of them (78.3%) were defined as normal spirometric analysis. Mean values of FEV1 and FEF25-75 revealed a significant difference between genders (FEV1 % predicted: male 100.9 ± 14.6 vs. female 98.6 ± 13.0, p = 0.03; FEF25-75 %: male 94.4 ± 25.9 vs. female 83.6± 20.7, p=0.001). Small air- way obstruction was found in 115 subjects (17.7%) in whom FEF25-75 level was found to be lower than 70% predicted. Comparison of pulmonary function tests between males and females is shown in Table III. FEV1/FVC level was lower than 70% in 16 subjects (2.5%). Five subjects who had a positive reversibility test were excluded from the study. The remaining 11 subjects (6 of whom were aged over 40) were considered as COPD and consisted of 2 females (18%) and 9 males (82%) (Table IV). All of the cases diagnosed as COPD were current or ex-smokers. TABLE I: DEMOGRAPHIC CHARACTERISTICS OF PARTICIPANTS TABLE III: COMPARISON OF PULMONARY FUNCTION TESTS BETWEEN MALES AND FEMALES Male Total Smoker, n (%) Female Male P 291 (44.1%) 128 (43.2%) 163 (44.8%) 0.6 Non-smoker, n (%) 252 (38.2%) 131 (44.3%) 121 (33.2%) 0.5 Ex-smoker, n (%) 117 (17.7%) 37 (12.5%) 80 (22%) Smoking history ≥ 10 years, n (%) 161 (23.5%) 58 (20.8%) 103 (30%) 0.001 Number of cigarettes/ day, mean 5.7 ± 8.9 (max: 40) 4.7 ± 7.3 6.5 ± 9.9 0.001 0.001 DISCUSSION This study demonstrates high smoking rates and a considerably high prevalence of COPD in a relatively young population consisting of teachers. Different COPD definitions can influence the reported prevalence rates. COPD prevalence varies according to epidemiologic definition [17,18] and the local variability of risk factors and other unknown conditions [19,20]. The global burden of COPD was evaluated in a systematic meta-analysis by Halbert and co-workers. The most common spirometric definition was that of GOLD and the pooled prevalence of COPD was 7.6% from 37 studies [21]. Lindberg et al. evaluated COPD prevalence among Total Female n (%) 685 307 (45%) 378 (55%) 0.007 FVC (% pred.) 102.4 ± 13.9 102.7 ± 13.5 102.1 ± 14.2 0.6 Age, mean (years) 38.9 ± 8.9 35.9 ± 7.9 (min: 18, max: 58) FEV1 (% pred.) 99.8 ± 14.1 98.6 ± 13.3 100.9 ± 14.6 0.03 FEV1/FVC (%) 101.4 ± 10.3 100.5 ± 9.4 101.5 ± 11 41.3 ± 9 (min: 20, max: 70) P 0.001 Total Female Male P 0.1 ≥ 40 years, n (%) 296 (43.2%) 92 (30%) 204 (54%) 0.001 FEF25-75 (% pred.) 89.6 ± 24.3 83.6 ± 20.7 Body mass index, mean (Kg/m2) 23.7 ± 6.7 25.1 ± 6.6 0.9 Definition of abbreviations: FVC, forced vital capacity; FEV1, forced expiratory volume in 1 sec.; FEF, forced expiratory flow. 21.8 ± 6.4 94.4 ± 25.9 0.001 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 95 Total n (%) Female n (%) Male n (%) P Normal 510 (78.3) 217 (74.3) 293 (81.7) 0.001 Obstruction 16 (2.5) 5 (1.7) 11 (3) 0.4 Restriction 10 (1.5) 4 (1.4) 6 (1.7) 0.5 Small airway disease 115 (17.7) 66 (22.6) 49 (13.6) 0.1 666 participants aged 20-69 years. COPD prevalence was 7.6, 14, 14.1, 12.2, and 34.1% according to, respectively, British Thoracic Society (BTS), European Respiratory Society (ERS), GOLD, clinical and spirometric ATS criteria. Prevalence of COPD was related to age and smoking habits but not to gender [22]. Menezes et al. evaluated COPD prevalence according to symptoms, GOLD and ERS criteria. They showed that chronic bronchitis prevalence by questionnaire data was 7.8% and COPD prevalence was 15.2% according to GOLD. COPD was higher among men, elderly and ex-smokers [15]. The PREPOCOL study evaluated COPD prevalence for different altitudes, in 5 Colombian cities. A respiratory questionnaire was administered and pre-post bronchodilator spirometry performed in 5,539 participants who were over 40 years of age. The overall COPD prevalence was 8.9, 2.8, 3.2% using the spirometric, medical and clinical definitions. The factors related to COPD were age over 60 years, male gender, smoking and low educational level. The overall prevalence of active smoking was 18.3%, higher in men (24.4%) than in women (15.3%) [16]. In our study, COPD was defined by clinical and spirometric data according to GOLD criteria. Chronic bronchitis symptoms were found in 23 of 631 participants (3.8%), a finding in line with Caballero et al. Our study’s COPD prevalence according to GOLD was 2%, which was lower than other studies. But smoking prevalence in our study was higher than that of Caballero et al. and there was no difference between male and female gender. Recently, the Burden of Lung Disease (BOLD) assessment was created for a standardized evaluation of the burden of COPD. The BOLD questionnaire included information on respiratory symptoms and risk factors for COPD and pre-post bronchodilator spirometry performed in BOLD studies. The Australian BOLD study included 1,258 participants older than 40 years of age, and the overall prevalence of COPD at stage I and higher was found to be 26.1%, similar in males and females. Smoking prevalence was 19.2% and also showed no difference between genders [13]. In the BOLD study in Iceland (ISOLD study), COPD prevalence was 18%, and there was no difference between males and females. The prevalence of COPD increased with age and the amount of tobacco smoked [23]. The BOLD study carried out in Poland’s Mapolska region showed that COPD prevalence was 22.1% and higher in men than women. Smoking prevalence was 28% (males: 36.1%, females: 21.9%) [14]. In the BOLD study in China, 20,245 participants completed both a questionnaire and spirometry. The overall prevalence of COPD was 8.2% (males: 12.4%, females: 5.1%) [24]. In our study, the method used to detect COPD - a questionnaire that included respiratory symptoms and smoking habits and post-bronchodilator spirometry performed in each participant – was similar to that of the BOLD studies. Also COPD definition was according to GOLD criteria. But the COPD prevalence found in our study (2%) was lower than that of BOLD studies. This might be related to our limited study population. COPD prevalence is 0.934% in men, 0.733% in women (all age groups) according to the World Health Organization [3]. Recently, in parallel with increased smoking rates and the growing age of the population, COPD prevalence is rising progressively [4]. Furthermore it was thought that the increase of COPD prevalence in women was related to increased smoking rates. While there were no differences in COPD prevalence between gender in some of these studies [13,22,23], in our study COPD prevalence was higher in men than in women, in agreement with other studies [1416,24]. Epidemiologic data on COPD are limited in our country. In particular, there are no data on occupation and COPD. COPD prevalence, risk factors and burden of disease were evaluated in the Adana BOLD study by Kocabaş et al. in the period December 2003-January 2004. Preliminary results of this study showed that COPD prevalence was about 20% in subjects over 40 years of age in Adana [25]. Örnek et al. evaluated 611 participants who were > 18 years of age by respiratory questionnaire and spirometry (evaluated according to GOLD criteria) in order to determine the prevalence of COPD in Zonguldak. COPD prevalence was found to be 15.2% in the overall population and it was 17.8% regarding the subjects > 40 years of age [26]. Günen et al. evaluated COPD prevalence in a population randomly selected from urban and rural regions of Malatya. Through a respiratory questionnaire and post-bronchodilator spirometry performed in 1,160 participants over the age of 18, COPD prevalence was found to be 6.9%. While the prevalence of COPD was 18.1% in current smokers, the prevalence was 4.5% among young smokers. Biomass exposure was significantly common (54.5%) among female subjects living in rural areas. Smoking prevalence was 57.2% in men, 25.5% in women [27]. In our study, COPD prevalence (2%) was found to be lower than in other studies carried out in our country. This might be related to the fact that our SA Barış, F Yıldız, İ Başyiğit, H Boyacı, A Ilgazlı Smoking and COPD in teachers – Fumo e BPCO negli insegnanti TABLE IV: PULMONARY FUNCTION TEST RESULTS ACCORDING TO GENDER MRM 95 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 92-96 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 96 96 MRM study population features one occupational group and so may not project all characteristics of society. When COPD prevalence was evaluated according to gender, we found a male predominance, a similar result to other studies in our country. But, in contrast to Günen et al., smoking prevalence was similar in both males and females in our study. In conclusion, COPD is a preventable and treatable disease. Spirometry has an important role in early diagnosis of COPD. Spirometric evaluation of cases with risk factors for COPD could be helpful to diagnose patients before the progressive decline in lung function begins. Further studies are needed to evaluate whether interventional strategies at this stage such as smoking cessation could prevent the progression of disease. CONFLICT OF INTEREST STATEMENT: None of the authors has any conflict of interest to declare in relation to the subject matter of this manuscript. References 1. Rabe KF, Hurd S, Anzueto A, Barnes PJ, Buist SA, Calverley P, Fukuchi Y, Jenkins C, Rodriguez-Roisin R, van Weel C, Zielinski J; Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease. 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MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 97 Rassegna / Review Ruolo dei lipidi nel trattamento nutrizionale delle patologie infiammatorie Lipids in the nutritional treatment of inflammatory diseases Anna Maria Giudetti¹, Raffaele Cagnazzo² ¹ Laboratorio di Biochimica e Biologia Molecolare, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali, Università del Salento, Lecce, Italy ² UOC Servizio Pneumotisiologico Aziendale ASL Lecce, Lecce, Italy RIASSUNTO Gli acidi grassi si distinguono in acidi grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi a seconda del numero di doppi legami presenti nella loro struttura. Gli acidi grassi polinsaturi vengono distinti, a seconda della posizione del primo doppio legame dall’estremità metilenica, in acidi grassi della serie n-6 o n-3. Gli acidi grassi introdotti con la dieta, principalmente rappresentati da acido linoleico (C18:2, n-6) e acido linolenico (C18:3, n-3), definiti acidi grassi essenziali, nelle cellule dei mammiferi possono essere ulteriormente allungati o desaturati (aggiunta di un maggior numero di doppi legami). I sistemi enzimatici di allungamento e desaturazione degli acidi grassi sono gli stessi sia per quelli della serie n-6 che n-3; ne consegue che queste due serie di acidi grassi competono per lo stesso pattern enzimatico, per la loro trasformazione in acidi grassi a maggior numero di atomi di carbonio e maggior numero di doppi legami. Gli acidi grassi polinsaturi della serie n-6 e n-3 sono utilizzati, nelle cellule, principalmente come componenti dei fosfolipidi delle membrane biologiche. In seguito ad uno stimolo lesivo di varia natura, e quindi all’avvio di un processo infiammatorio, gli acidi grassi polinsaturi dei fosfolipidi di membrana sono rilasciati in cellula e vengono trasformati in molecole denominate eicosanoidi. Gli eicosanoidi derivanti dagli acidi grassi della serie n-6 generalmente hanno un’azione pro-infiammmtoria, mentre gli eicosanoidi derivanti dagli acidi grassi della serie n-3 hanno un effetto anti infiammatorio e risolutivo del processo infiammatorio innescato. Da queste considerazioni deriva che introducendo acidi grassi polinsaturi della serie n-3 in giusto rapporto rispetto a quelli n-6 è possibile ridurre gli effetti dell’infiammazione sia acuta che cronica. Vantaggi dall’uso di acidi grassi polinsaturi della serie n-3 sono stati riportati anche nella malattia allergica e in alcune forme di patologie respiratorie. Parole chiave: Acidi grassi polinsaturi n-3, asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva, dieta, eicosanoidi. ABSTRACT Fatty acids can be broadly divided into saturated, monounsaturated and polyunsaturated acids on the basis of the number of double bonds. Depending on the position of the first double bond, counted from the methyl end, polyunsaturated fatty acids can be further subdivided into series n-3 or n-6. Dietary fatty acids, mainly consisting of essential fatty acids linoleic acid (C18:2, n-6) and linolenic acid (C18:3, n-3), in mammalian cells can be further elongated or desaturated (with the addition of more double bonds). As the elongation and desaturation enzymes are the same for both n-6 and n-3 fatty acids, the two series compete for the same pattern of enzymes for their transformation into fatty acids with a higher number of carbon atoms and double bonds. Polyunsaturated fatty acids of the n-6 and n-3 series are used in the cells mainly as components of biological membrane phospholipids. Following an injurious stimulus starting an inflammatory process, polyunsaturated fatty acids of membrane phospholipids are released into the cell and are transformed into molecules called eicosanoids. Eicosanoids derived from fatty acids of the n-6 series have generally a proinflammation effect, while eicosanoids derived from fatty acids of the n-3 series have an anti-inflammatory and resolutive effect on the triggered inflammatory process. Taken together, these considerations suggest that the introduction of polyunsaturated fatty acids of the n-3 series in an appropriate ratio with respect to fatty acids of the n-6 series may reduce both acute and chronic effects of inflammation. Beneficial effects from the use of polyunsaturated fatty acids of the n-3 series have also been reported in allergic diseases and some forms of respiratory diseases. + Anna Maria Giudetti Laboratorio di Biochimica e Biologia Molecolare, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali, Università del Salento Via Provinciale Lecce-Monteroni, 73100 Lecce, Italia email: [email protected] Data di arrivo del testo: 20/10/2010 - Accettato per la pubblicazione: 15/11/2010 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 97-106 MRM 97 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 97-106 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 98 Keywords: Asthma, chronic obstructive pulmonary disease, diet, eicosanoids, n-3 polyunsaturated fatty acids. INTRODUZIONE Gli acidi grassi presenti in natura si distinguono, in base all’assenza o alla presenza di doppi legami, in saturi ed insaturi, rispettivamente. Gli acidi grassi insaturi, a loro volta, si differenziano in monoinsaturi o in polinsaturi (PUFA: polyunsaturated fatty acids) in relazione al numero di doppi legami presenti nella loro molecola. Gli acidi grassi insaturi sono generalmente suddivisi in due classi, ω-3 (o n3) ed ω−6 (o n-6), a seconda della posizione del loro primo doppio legame a partire dall’estremità metilica della molecola. L’aumento del numero di doppi legami, ovvero il passaggio da acidi grassi saturi a molecole progressivamente più “insature”, costituisce un elemento strutturale di primaria importanza funzionale: la presenza in serie di doppi legami conferisce alla catena carboniosa il progressivo incremento dei punti di torsione, proprio in corrispondenza del doppio legame. Le proprietà benefiche sul sistema immunitario e antinfiammatorie degli acidi grassi sono note già dal 1929, quando si scoprì che l’acido linoleico (LA: C18:2 n-6) e l’acido α-linolenico (LNA: C18:3 n-3) erano indispensabili per la salute dell’uomo il quale, non essendo in grado di sintetizzarli, doveva necessariamente assumerli con la dieta [1]. Questi due acidi grassi, definiti come essenziali (AGE: aci- di grassi essenziali), una volta assorbiti a livello intestinale, vengono veicolati dalle lipoproteine plasmatiche e trasportati principalmente nel fegato dove sono desaturati (aumento del numero di doppi legami) e allungati (aumento del numero degli atomi di carbonio) formando i PUFA con ≥ 20 atomi di carbonio e ≥ 3 doppi legami. Entrambe le serie di PUFA n-6 e n-3 vengono incorporate nelle membrane biologiche, sotto forma di componenti di fosfolipidi e glicolipidi. Sia i PUFA n-6 che n-3 hanno un insieme di importanti funzioni omeostatiche. Come costituenti strutturali delle membrane cellulari essi influenzano la fluidità di membrana, modulano i meccanismi di “signaling” cellulare e modificano le interazioni cellula-cellula che controllano lo sviluppo e la fisiologia dei tessuti [1]. Le vie metaboliche della serie linoleica e α-linolenica utilizzano gli stessi enzimi per le reazioni di allungamento e desaturazione che da LA e LNA conducono, rispettivamente, alla formazione di acido arachidonico (AA: C20:4 n-6) e di acido eicosapentaenoico (EPA: C20:5 n-3). L’EPA può ulteriormente essere allungato e desaturato ad acido docosaesaenoico (DHA: C22:6 n-3), che nel corpo umano è il PUFA n-3 più rappresentato (Figura 1). Meccanismo della risposta infiammatoria In seguito ad un’alterazione della membrana cellulare di origine infettiva, traumatica, metabolica, ormonale e/o da altri stimoli viene innescato un meccanismo biologico definito “infiammazione”. Dai FIGURA 1: METABOLISMO DEGLI ACIDI GRASSI POLINSATURI (PUFA) n-6 E n-3 Acido linoleico (C18:2 n-6) Acido α-linolenico (C18:3 n-3) Δ6-desaturasi C18:4 n-3 GLA (C18:3 n-6) Elongasi DGLA (C20:3 n-6) C20:4 n-3 Δ5-desaturasi Acido arachidonico (C20:4 n-6) EPA(C20:5 n-3) DPA (C22:5 n-3) Trovati nei pesci e nell’olio di merluzzo DHA (C22:6 n-3) Ad opera di enzimi denominati desaturasi (Δ6 e Δ5) ed elongasi, gli acidi grassi introdotti con la dieta, prima di essere incorporati nelle membrane biologiche, sono trasformati in acidi grassi a maggior numero di atomi di carbonio (elongasi) e maggior numero di insaturazioni (desaturasi). Definizione delle abbreviazioni: DGLA, acido diomo gamma linolenico; DHA, acido docosaesaenoico; DPA, acido docosapentaenoico; EPA, acido eicosapentaenoico; GLA, acido gamma linolenico. 98 MRM MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 99 Membrana cellulare (fosfolipidi) Fosfolipasi A2 Danno cellulare o stimoli recettoriali PUFA ciclossigenasi lipossigenasi Prostaglandine Prostacicline Trombossani Leucotrieni L’attivazione di fosfolipasi A2, indotta da un danno a livello delle membrane delle cellule infiammatorie, porta alla liberazione di PUFA all’interno della cellula. Questi acidi grassi, ad opera degli enzimi ciclossigenasi e lipossigenasi, sono trasformati in mediatori dell’infiammazione (prostaglandine, prostacicline, trombossani e leucotrieni). fosfolipidi di membrana delle cellule implicate nel processo infiammatorio (mastociti, eosinofili, basofili, macrofagi e monociti), attraverso l’attivazione di fosfolipasi A2 (PLA2) ed in particolare la PLA2 citosolica, vengono liberati i PUFA. I PUFA possono essere convertiti, successivamente, ad opera di enzimi denominati ciclossigenasi (COX) e lipossigenasi (LOX), in metaboliti attivi detti eicosanoidi (prostaglandine, trombossani, leucotrieni e altri composti biologicamente attivi) (Figura 2). La quantità e il tipo di eicosanoidi sintetizzati in cellula è legata alla disponibilità di AA o di EPA/DHA presenti nei fosfolipidi di membrana. Poiché questi acidi grassi derivano dal processo di allungamento e di desaturazione di AGE introdotti con la dieta, la quantità ed il tipo di eicosanoidi sintetizzati dipendono dal tipo e dalla quantità di AGE introdotti con l’alimentazione e dal loro livello di incorporazione nelle membrane cellulari [2,3]. L’enzima COX si ritrova in due isoforme denominate rispettivamente COX-1 e COX-2. La proteina viene anche chiamata più correttamente prostaglandina-sintetasi. Il nome COX si riferisce ad una delle due attività dell’enzima e cioè a quella ciclossigenasica; la seconda attività è quella perossidasica. L’enzima COX-1 viene normalmente espresso in numerosi tessuti dell’organismo e sintetizza prostaglandine che svolgono un ruolo importante nel mantenimento dell’omeostasi a livello della mucosa gastrica, del flusso renale, nell’emostasi, nella guarigione delle ferite e nell’ovulazione. Al contrario, l’espressione dell’enzima COX-2 si osserva solamente in corrispondenza di alcuni distretti come i neuroni cerebrali, i reni, il tessuto osseo e il sistema riproduttivo femminile. Negli altri tessuti, tuttavia, la sintesi dell’enzima COX-2 può essere indotta dalle citochine e dai fattori di crescita liberati durante il processo infiammatorio. Gli eicosanoidi derivanti da AA, ad opera dell’enzima COX-2, sono le Prostaglandine della serie 2 (PG2) e il Trombossano A2 (TXA2), mentre quelli che si formano per azione dell’enzima 5-LOX sono i Leucotrieni della serie 4 (LT4) (Figura 3). Il TXA2 è un potente vasocostrittore e aggregante piastrinico mentre la PGE2 è responsabile degli effetti infiammatori (febbre, vasodilatazione, dolore, edema), stimola la produzione di IgE da parte di linfociti B, ed è responsabile della produzione di citochine con potente azione pro-infiammatoria. La PGE2, inoltre, promuove la differenziazione del linfocita Th0 nel fenotipo Th2 con incremento della produzione di interleuchina (IL)-4 e IL-6 e conseguente ridotta risposta Th1 [4]. Il LTB4 è un potente mediatore della flogosi con particolare azione chemiotattica per i neutrofili ed eosinofili; i LTC4, LTD4 e LTE4 hanno effetti infiammatori e broncocostrittori e hanno una potenza 1000 volte maggiore dell’istamina nell’indurre una contrazione del calibro bronchiale umano [5]. Gli eicosanoidi derivati dall’EPA, prostaglandine, trombossani della serie 3 e leucotrieni della serie 5 (Figura 4) hanno, invece, un’attività anti-infiammatoria [6], riducono la produzione di eicosanoidi AA-derivati e ne incrementano il loro catabolismo attraverso l’attività degli enzimi perossisomiali [7,8]. AM Giudetti, R Cagnazzo Il ruolo dei lipidi nell’infiammazione – Effect of lipids on inflammation processes FIGURA 2: RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA DELLA SINTESI DI EICOSANOIDI A PARTIRE DAGLI ACIDI GRASSI POLINSATURI (PUFA) LIBERATI DALLE MEMBRANE BIOLOGICHE PUFA n-3 e patologia infiammatoria È stato dimostrato che i PUFA n-3 inibiscono la proliferazione, indotta da mitogeni, dei linfociti, hanno MRM 99 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 97-106 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 100 FIGURA 3: EICOSANOIDI DERIVATI DALL’ACIDO ARACHIDONICO COOH Acido arachidonico 5-Lipossigenasi OOH OH COOH OH 5S,12-DHETE OH OH 5S,6-DHETE COOH OOH COOH 5-HETE OH Ciclossigenasi PGG2 5-HPETE Ciclossigenasi 5-Lipossigenasi COOH COOH O COOH LTA4 OH PGI2 PGD2 PGF2α TXA2 PGE2 LTC4 sintasi LTA4 idrolasi OH PGHOH 2 COOH OH COOH COOH S-Cys-Gly LTC4 γ-Gly OH LTB4 COOH S-Cys-Gly LTD4 OH S-Cys COOH LTE4 L’acido arachidonico presente in membrana, una volta rilasciato dai fosfolipidi di membrana, è convertito dagli enzimi cellulari ciclossigenasi e lipossigenasi, in prostaglandine e trombossani della serie 2 e leucotrieni della serie 4. Definizione delle abbreviazioni: 5-HETE, acido 5-idrossieicosatetraenoico; 5-HPETE, acido 5-idroperossieicosatetraenoico; 5S,6-DHETE, acido 5,6-diidrossieicosatetraenoico; 5S,12-DHETE, acido 5,12-diidrossieicosatetraenoico; LT, leucotriene; PG, prostaglandina; TX, trombossano. Tratto da [32] mod. un effetto immunosoppressore influenzando la produzione di citochine e altri mediatori, inibiscono l’espressione della COX-2 [9], influenzano la risposta infiammatoria diminuendo la chemiotassi e ri- ducendo la fagocitosi [10]. Inoltre i PUFA n-3 regolano l’espressione dei geni coinvolti nella risposta infiammatoria mediante il controllo di fattori trascrizionali quali il fattore nucleare NF-κB che rego- FIGURA 4: EICOSANOIDI DERIVATI DALL’ACIDO EICOSAPENTAENOICO (EPA) EPA COX Prostaglandine della serie 3: PGI3 PGD3 PGE3 PGF3 TXA3 TXB3 LOX Leucotrieni della serie 5: LTA5 LTB5 LTC5 LTD5 LTE5 Riduzione infiammazione e miglioramento della risposta immunitaria L’EPA presente in membrana, una volta rilasciato dai fosfolipidi di membrana, è convertito dagli enzimi cellulari ciclossigenasi (COX) e lipossigenasi (LOX) in prostaglandine (PG) e trombossani (TX) della serie 3 e leucotrieni (LT) della serie 5. 100 MRM MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 101 lo e ne limitano la produzione [12-15]. I PPARα attivati dal DHA svolgono funzioni antinfiammatorie “antagonizzando” le vie di segnalazione innescate dai fattori trascrizionali NF-κB e AP-1, primi regolatori dell’espressione di citochine pro-infiammatorie e molecole di adesione [16]. Recentemente sono state definite delle nuove molecole denominate resolvine (resolution phase interaction products, Rv), cioè prodotti che intervengono nella fase di risoluzione del processo infiammatorio, derivate dall’EPA (RvE), dal DHA (RvD) e delle protectine (PD) derivate dal DHA, con azione anti-infiammatoria [1721] (Figura 5). La loro proprietà antiflogistica si estrinseca favorendo la produzione di citochine antinfiammatorie (IL-10 e TGFα1), riducendo la chemiotassi neutrofila, la produzione di citochine infiammatorie e la permeabilità vascolare. Le protectine derivate dal DHA oltre ad essere molecole con proprietà antinfiammatoria possiedono azione neuroprotettiva per cui vengono anche denominate neuroprotectine (NPDR). Recentemente, è stata identificata una nuova famiglia di mediatori lipidici derivati dai PUFA n-3. Queste molecole, denominate maresine (mediator in resolving inflammation), controllano l’entità e la durata dell’infiammazione [21]. Il complesso dei mediatori lipidici (resolvine, protectine, maresine) che intervengono nei processi di risoluzione dell’infiammazione è stato definito con l’acronimo S.P.M. (Systems Pro-resolving AM Giudetti, R Cagnazzo Il ruolo dei lipidi nell’infiammazione – Effect of lipids on inflammation processes la l’espressione dei geni per le citochine IL-1, IL-2, IL-6, IL-8 e TNF-α. Il fattore NF-κB comprende una famiglia di fattori di trascrizione presenti nel citoplasma in forma inattivata dall’inibitore della proteina KB (IKB). In risposta a stimoli extracellulari l’IKB viene degradata e il fattore NF-κB è libero di migrare nel nucleo dove attiva i geni coinvolti nella risposta infiammatoria. I PUFA n-3 sono in grado di bloccare la dissociazione del fattore di trascrizione NF-κB che pertanto non può traslocare nel nucleo, inibendo così la trascrizione genica di TNF-α e IL-1 nonché delle molecole di adesione e chemiotattiche per i leucociti, dopo lo stimolo infiammatorio [11]. I PUFA n-3 interagiscono, inoltre, con i PPAR (peroxisome proliferator activated receptor) fattori di trascrizione nucleare che sono coinvolti non solo nella trascrizione di enzimi coinvolti nell’infiammazione, ma anche nella regolazione genica del metabolismo lipidico e glucidico. I PUFA n-3, infatti, come i tiazolidinedioni (troglitazone, rosiglitazone, pioglitazone) anch’essi ligandi dei PPARγ, regolano la sintesi e immagazzinamento dei lipidi nel tessuto adiposo, diminuiscono l’insulino-resistenza, incrementando la sensibilità periferica all’insulina e regolando la trascrizione di geni interessati nella mobilitazione, produzione, assorbimento e utilizzazione del glucosio. Inoltre nel fegato i PUFA n-3, come ligandi dei PPARα alla pari dei fibrati, inibiscono la sintesi dei trigliceridi, riducono i livelli di colestero- FIGURA 5: RUOLO DEGLI ACIDI GRASSI N-3 COME MOLECOLE ANTINFIAMMATORIE AA in membrana STOP Segnale infiammatorio Un incremento di EPA o DHA nei fosfolipidi di membrana STOP Fosfolipasi A2 AA libero COX-2 O LOX Eicosanoidi Fosfolipasi A2 Attivazione di NFκB STOP EPA libero COX-2 O LOX DHA libero COX-2 + 5-LOX Mediatori e Famiglia di eicosanoidi con regolatori minore potenza (esempio dell’infiammazione LT della serie 5) 5-LOX Resolvine serie E Citochine infiammatorie COX-2 + 5-LOX Neuroprotectine Resolvine serie D Antinfiammatori e risolutivi del processo infiammatorio Un aumento della supplementazione di EPA e DHA porta ad una maggiore incorporazione di questi acidi grassi nelle membrane biologiche delle cellule infiammatorie a scapito di AA, EPA e DHA; inoltre, si riduce il metabolismo dell’AA mediato dagli enzimi COX e LOX. Il metabolismo di EPA genera eicosanoidi che sono meno potenti rispetto a quelli derivanti dall’AA, mentre il metabolismo di DHA genera neuroprotectine antinfiammatorie. Infine EPA e DHA inibiscono i segnali che portano all’attivazione del fattore nucleare NF-κB implicato nella regolazione dell’espressione di numerosi geni infiammatori coinvolti nella produzione di varie citochine. Definizione delle abbreviazioni: AA, acido arachidonico; COX, ciclossigenasi; DHA, acido docosaesaenoico; EPA, acido eicosapentaenoico; LOX, lipossigenasi; LT, leucotriene. Tratto da [32] mod. MRM 101 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 97-106 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 102 Mediators) [22]. Ne consegue che i PUFA della serie n-6 e n-3, con i loro mediatori lipidici e le citochine che ne derivano, regolano e controllano tutti i processi infiammatori, cioè i meccanismi di difesa dell’organismo, dovuti a stimoli infettivi, meccanici, chimici, metabolici, degenerativi, etc. L’interazione delle cellule coinvolte nel processo infiammatorio comporta, come reazione di difesa, la formazione di eicosanoidi proinfiammatori e poi, attraverso un meccanismo secondo alcuni programmato e legato ad un “orologio” situato all’interno dei neutrofili, la produzione di eicosanoidi anti-infiammatori e la conseguente risoluzione del processo infiammatorio (catabasi) [23]. In definitiva è il rapporto tra acidi grassi essenziali n-6 e n-3 (forniti con la dieta) in tutti i 60.000 miliardi di cellule del corpo a determinare quali eicosanoidi verranno a formarsi. Un minimo di AA è utile per produrre quantitativi limitati di eicosanoidi infiammatori, ma in caso di eccesso lo squilibrio favorirà l’invecchiamento precoce e l’insorgenza delle malattie croniche infiammatorie. Tutto questo induce a valutare con attenzione l’apporto alimentare dei PUFA in quanto vi sono fondati motivi per ritenere che la loro azione sia non solo di tipo“funzionale”, in quanto elementi indispensabili per le strutture di vari parenchimi e per numerosi processi metabolici, ma anche “nutraceutica”, per gli effetti farmacologici che svolgono nei processi infiammatori cronici e immunitari [23-26]. Nel corso degli ultimi 100 anni vi è stato un aumento dell’assunzione alimentare di grassi saturi (SFA: saturated fatty acids) e di LA dovuto a una progressiva e rilevante aumentata assunzione di lipidi animali, oli di semi ecc. Nel contempo si è assistito ad una concomitante riduzione dell’assunzione di alimenti ricchi di PUFA n-3, quali l’ALA contenuto nelle verdure, noci, semi di lino e di EPA e DHA provenienti dall’assunzione di pesce [27] (Figura 6). Queste modificazioni dietetiche avvenute con particolare evidenza a partire dallo scorso ultimo secolo [28], hanno determinato uno sbilanciamento dell’ottimale rapporto PUFA n-6/n-3 che da valori pari a 5-6:1, ha raggiunto valori di 15-20:1, con conseguente eccessiva produzione di prostaglandine e citochine proinfiammatorie (Tabella I). L’aumentato rapporto AA/EPA si è tradotto in un costante incremento di patologie cardiovascolari, infiammatorie, allergiche e auto-immunitarie ed in una maggiore durata delle patologie infiammatorie [5,29]. Tutto ciò induce a valutare con attenzione l’apporto alimentare degli acidi grassi. La Società Internazionale per lo Studio degli Acidi Grassi e Lipidi (ISSSFAL) consiglia di ingerire 0,65 g di EPA+HA/die o 1 g/die di acido ALA, quantità corrispondente approssimativamente a una o due razioni di pescato [30]. Vi sono, infatti, fondati motivi per ritenere che eventuali correzioni dietetiche possano modificare l’alterato rapporto n-6/n-3 con conseguenti benefici effetti nei processi infiammatori cronici e immunitari (funzione “nutraceutica” degli alimenti) [26]. Uno studio recente ha evidenziato, in una popolazione di anziani in buona salute, che il DHA e l’EPA contenuti nell’olio di pesce alterano i profili di espressione genica di cellule mononucleate del sangue periferico appartenenti al sistema immunitario, portandoli verso stati antinfiammatori e anti-aterogeni [31]. L’importante ruolo svolto dai PUFA n-3 e dai loro derivati nei processi infiammatori cronici e immunitari ha, inoltre, spinto numerosi ricercatori a intraprendere dei tentativi terapeutici con composti contenenti PUFA n-3 in alcune malattie infiammatorie croniche quali morbo di Crohn, FIGURA 6: ASSUNZIONE ALIMENTARE DI GRASSI NEL CORSO DELL’EVOLUZIONE UMANA Cacciatori Industriali 600 Vitamina C 30 100 Grassi totali Vitamina E 30 20 10 Trans Saturi 10 ω-6 ω-3 0 -4 x 106 1.800 -10.000 1.900 0 2.000 Anni Variazione nell’assunzione di grassi totali, acidi grassi (n-6, n-3, trans) e vitamine E e C (mg/die) nel corso degli anni. Tratto da [28] mod. 102 MRM mg/giorno % di calorie derivanti dai grassi 40 Agricoltori MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 103 POPOLAZIONI Periodo paleolitico Grecia prima del 1960 Stati Uniti Regno Unito e Nord Europa n-6/n-3 0,79 1,00/2,00 16,74 15 Giappone 4 Italia 13 Tratto da [37] mod. colite ulcerosa, artrite reumatoide, asma, lupus eritematoso, psoriasi, sclerosi multipla, depressione maggiore, malattie autoimmuni, neoplasie, ecc [3234]. Importanti sono anche gli effetti dei PUFA n-3 sulla riduzione del rischio di aritmie e arresto cardiaco come dimostrato dal Gruppo Italiano per lo Studio della Sopravvivenza nell'Infarto miocardico (GISSI) [35]. Per un’azione cardioprotettiva, volta a ridurre la morte improvvisa o l’infarto miocardico, dovrebbe essere assunto almeno 1 g/die di EPA+DHA [36]. PUFA n-3 e patologia infiammatoria respiratoria Ci sono numerose evidenze che un riequilibrio del rapporto n-6/n-3 comporti una riduzione dello stato infiammatorio cronico, in ambito respiratorio, con benefici effetti clinici e sintomatologici [37]. Predisposizione genetica e cambiamenti di stile di vita e alimentari, secondo i modelli delle società altamente industrializzate, hanno determinato un aumento di prevalenza dell’asma [38]. Le malattie allergiche risultano particolarmente influenzate dai parametri ambientali, ed in particolare dalla nutrizione [8,39]. Recentemente alcuni autori hanno ipotizzato che l’incremento della malattia asmatica allergica nel mondo occidentale sia dovuto al rapido cambiamento della dieta, avvenuto a partire dagli anni ‘60, caratterizzato da un incremento del consumo degli acidi grassi saturi e PUFA n-6, con parallelo decremento di PUFA n-3 [40,41]. Secondo tali autori l’aumentata produzione di PGE2, derivata dall’AA, induce nei linfociti umani Th0 uno “shift” del bilancio Th1/Th2, per incremento della produzione di IL-4 con conseguente riduzione del rapporto IFN-γ/IL-4, favorendo così la differenziazione nel fenotipo Th2 (lipid hypothesis). La polarizzazione Th2 indirizza la risposta immunitaria verso la sensibilizzazione allergica, orchestrandone le varie fasi: dalla produzione delle IgE-allergene-specifiche al richiamo e all’attivazione delle cellule infiltranti le mucose respiratorie. Recenti studi, inoltre, non solo hanno confermato tali osservazioni, ma hanno anche messo in evidenza come una dieta ricca in PUFA n-3, modulando la funzione immune, contribuisce a ridurre la polarizzazione Th2 [42]. Uno studio clinico condotto su una popolazione asmatica ha dimostrato come la supple- mentazione di PUFA n-3 con la dieta determinava un miglioramento del quadro clinico e del test di broncostimolazione con la metacolina [43]. In un altro studio, condotto su un gruppo di soggetti affetti da asma da sforzo (EIB: Exercise-Induced Bronchoconstriction in Asthma), i PUFA n-3 determinavano un significativo miglioramento del test di provocazione da sforzo con la contemporanea riduzione degli eicosanoidi e citochine pro-infiammatorie (LTC4-LTE4, PGD2, TNF-α) ed incremento degli eicosanoidi anti-infiammatori (LTB5) nello sputo indotto [44]. Uno studio condotto su pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), trattati con PUFA n-3, ha messo in evidenza un significativo miglioramento del test del cammino (6-min walk test), della dispnea (scala di Borg) e della SaO2%, con significativa riduzione dei marker infiammatori nello sputo indotto (LTB4, TNF-α, IL-8) ed incremento dei livelli plasmatici di EPA e riduzione di AA [45]. In ambito pediatrico è stata evidenziata una bassa incidenza del rischio di sviluppare asma in soggetti che utilizzavano prevalentemente dieta mediterranea (ricca in vegetali, frutta e pesce) rispetto alle popolazioni occidentali caratterizzate da un’alimentazione ricca in acidi grassi saturi e PUFA n-6 [46]. Alcuni studiosi hanno valutato l’effetto di una dieta prevalentemente mediterranea somministrata durante la gravidanza sull’asma e sull’atopia nell’infanzia dopo un follow up di 6,5 anni. I dati dello studio suggeriscono una riduzione nello sviluppo di malattie atopiche all’età di 6 anni e un effetto protettivo sullo sviluppo dell’asma e di altre allergie. I risultati sottolineano gli effetti protettivi sul feto dei composti antiossidanti (vit. E, polifenoli, flavonoidi, idrossitirosolo, oleuropeina, ecc.) e anti-infiammatori (alto livello di EPA e DHA) di cui è ricca la dieta mediterranea. Al contrario un’alimentazione della gestante prevalentemente costituita da carne rossa (più di 3-4 volte a settimana), ricca in SFA, ha mostrato un’associazione positiva con il wheezing persistente e wheezing atopico nella prole [47]. Nei bambini il miglioramento clinico legato alla supplementazione dietetica di PUFA n-3 comporta diminuzione dei sintomi asmatici ed un minor consumo di farmaci [48]. Uno studio in doppio cieco in soggetti di età compresa fra 10 e 15 anni affetti da asma, che vivevano in un ambiente di tipo collegio-ospedale, assumendo gli stessi alimenti, ha confermato che la somministrazione di olio di pesce con dosi adeguate di acidi grassi n-3 riduce la sintomatologia e la risposta al test di bronco-stimolazione aspecifica con metacolina, con miglioramento del quadro clinico. Questo fatto, secondo gli autori, sarebbe dovuto, almeno in parte, ad un riequilibrio del rapporto n-6/n-3 [49]. AM Giudetti, R Cagnazzo Il ruolo dei lipidi nell’infiammazione – Effect of lipids on inflammation processes TABELLA I: RAPPORTO N-6/N-3 IN DIFFERENTI POPOLAZIONI CONCLUSIONI È noto ormai da tempo che un corretto equilibrio tra PUFA n-3 e n-6 introdotti con la dieta risulti indispensabile per un’ottimale funzione delle membraMRM 103 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 97-106 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 104 ne cellulari, una corretta fluidità, una giusta attività enzimatica ed espressione genica [50]. Oggi vi sono fondati motivi nel ritenere che l’apporto e la composizione lipidica della dieta risultino di fondamentale importanza anche nella flogosi e nella reattività immunitaria [51]. Dalla fine degli anni ’70 numerosi studi hanno evidenziato la bassa incidenza di malattie cardiovascolari, diabete, sclerosi multipla e asma bronchiale nelle popolazioni caratterizzate da un elevato consumo di pesce e di carne di foche e trichechi (che a loro volta si nutrono di pesce) ricca in PUFA n-3 [52,53]. A queste osservazioni sono seguiti numerosi studi che hanno confermato il ruolo benefico svolto nel nostro organismo dai PUFA n-3 [54-56]. Nelle società industrializzate si è assistito ad una graduale riduzione del consumo di alimenti ricchi in PUFA n-3 a favore di cibi precotti o conservati ricchi di PUFA n-6 i quali, una volta incorporati nelle membrane cellulari, rappresentano i precursori degli eicosanoidi pro-infiammatori. Un incremento nell’apporto di PUFA n-3 con la dieta, riequilibran- do il rapporto n-6/n-3, attenua le complicanze delle malattie infiammatorie cronico-degenerative [27]. In patologia respiratoria gli interventi nutrizionali con supplementazione di PUFA n-3 hanno mostrato avere particolari benefici nei pazienti BPCO [57] e nelle malattie allergiche che risultano particolarmente influenzate dalla nutrizione [58,59]. I risultati migliori si osservano quando la supplementazione con PUFA n-3 è effettuata prima delle manifestazioni della malattia allergica [60]. Anche la supplementazione della dieta materna con PUFA n-3 sembra prevenire, nel bambino, lo sviluppo di malattie allergiche respiratorie e di altre malattie immunomediate [61]. Ulteriori studi clinici sono comunque necessari per confermare l’efficacia terapeutica, il dosaggio, i rapporti ottimali EPA/DHA nel trattamento delle malattie infiammatorie cronico-degenerative in generale e respiratorie in particolare. DICHIARAZIONE DI CONFLITTO DI INTERESSI: Gli autori non hanno relazioni finanziarie con un’entità commerciale che abbia interesse nell’oggetto di questo articolo. References 1. 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MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 107 Comunicazioni orali / Oral communications 1° Congresso Congiunto / 1st Joint Congress ACCP-AIMAR Stresa (NO), Italy, March 16-18, 2011 1° Congresso Congiunto ACCP-AIMAR: le comunicazioni orali 1st Joint Congress ACCP-AIMAR: oral communications Francesco De Blasio1, Claudio F. Donner1 1 Congress Chair Presentiamo in ordine alfabetico del primo Autore e nella lingua pervenuta le 21 Comunicazioni orali del 1° Congresso Congiunto ACCP-AIMAR, Stresa, 18-21 marzo 2011. Grasso epicardico ed ipertrofia ventricolare sinistra in pazienti obesi affetti da sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) associate, responsabili di gravi implicazioni sistemiche. Rispetto all’adiposità totale, il tessuto adiposo viscerale sembra essere il fattore di rischio cardiovascolare e metabolico più sfavorevole: l’adiposità cardiaca sta emergendo come nuovo fattore di rischio cardiovascolare potendo modulare localmente la funzione e la morfologia cardiaca. Un eccesso di grasso epicardico pare, infatti, associarsi a ipertrofia del ventricolo sinistro ed aumento di sintesi di citochine con effetto autocrino e paracrino, implicate sia nella formazione che nella rottura delle placche ateromasiche. Il nostro studio ha voluto valutare la deposizione di tessuto adiposo epicardico, utilizzando parametri antropometrici ed ecocardiografici, in pazienti obesi affetti e non da OSAS. Materiali e Metodi: Sono stati studiati 20 pazienti di sesso maschile affetti da obesità (BMI > 30 Kg/m2). Criteri di esclusione sono stati: insufficienza renale ed epatica; diabete mellito tipo 1; recenti eventi cardiovascolari acuti; uso di farmaci capaci di interferire con la secrezione steroidea. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a polisonnografia completa con Epicardial fat and left ventricular hypertrophy in obese patients affected by obstructive sleep apnea syndrome (OSAS) C. Baldessari1, L. Pancini1, S. Donghi2, A. Malavazos3, L. Ruvolo1, M. Saporiti1 1 Policlinico IRCCS, UO di Pneumologia, San Donato Milanese (MI), Italia 2 Istituto Europeo Oncologico, UO Chirurgia Toracica, Milano, Italia 3 Policlinico IRCCS, UO di Diabetologia, San Donato Milanese (MI), Italia La frequenza di incidenti cardio e cerebrovascolari accomuna OSAS e obesità, due patologie spesso + Claudio F. Donner Mondo Medico, Centro diagnostico, terapeutico e riabilitativo multidisciplinare Via Monsignor Cavigioli 10, 28021 Borgomanero (NO), Italia email: [email protected] Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 107-123 MRM 107 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 107-123 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 108 analisi manuale del tracciato polisonnografico per la valutazione degli stadi del sonno e degli eventi respiratori (apnea / ipopnea) e valutazione ecocardiografica mediante ecocardiogramma trans toracico con misurazione, in particolare, dello spessore del grasso epicardico sia in sistole che in diastole, frazione d’eiezione, massa ventricolo sinistro e massa ventricolo sinistro indicizzata (g/m2,7). Risultati: 14 pazienti sono risultati OSAS e 6 solo obesi. I due gruppi di pazienti erano confrontabili per parametri antropometrici, metabolici, abitudine tabagica e potus. Dalle analisi dei dati ottenuti si è evidenziato che nei pazienti obesi con OSAS la deposizione di grasso viscerale è incrementata rispetto ai pazienti solo obesi (aumento di circonferenza vita e fianchi e loro rapporto, aumento di deposizione di grasso epicardico in sistole e in diastole); è stato anche evidenziato un incremento della massa del ventricolo sinistro ed il suo indice. TABELLA I: COEFFICIENTI DI CORRELAZIONE TRA GRASSO EPICARDICO, MASSA VENTRICOLARE E PRINCIPALI PARAMETRI POLISONNOGRAFICI Grasso epicardico sistole (mm) Grasso epicardico diastole (mm) Massa ventricolo sinistro Massa ventricolo sinistro indicizzata AHI (eventi/ora) 0,575 0,558 NS NS Nadir SpO2 (%) 0,506 0,564 0,525 0,540 Tempo di sonno con SpO2 < 90% (%) 0,575 0,626 0,533 0,549 Livelli sierici di TNF-α, IL-6 e adiponectina in soggetti con obesità grave: confronto fra russatori semplici e pazienti affetti da sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS) Serum levels of TNF-α, IL-6 and adiponectin in severly obese subjects: comparison between snorers and patients with obstructive sleep apnea syndrome (OSAS) C. Baldessari1, L. Pancini1, L. Ruvolo1, M. Saporiti1 1 Policlinico IRCCS, UO di Pneumologia, San Donato Milanese (MI), Italia L’OSAS è caratterizzata da ripetute desaturazioni arteriose la cui intensità e durata sono strettamente legate alla gravità ed al numero degli eventi apnoici. La conseguente ipossiemia notturna intermittente determina lo sviluppo di radicali liberi dell’ossigeno e del nitrogeno, potenti mediatori di infiammazione sistemica. Essendo questi processi infiammatori fortemente coinvolti nel danno endoteliale e 108 MRM Si è, inoltre, documentata una stretta correlazione direttamente proporzionale fra la gravità dell’OSAS e il grasso epicardico, la circonferenza vita e la circonferenza fianchi e la massa del ventricolo sinistro. Conclusioni: I dati in nostro possesso permettono, quindi, di ipotizzare che la presenza dei fenomeni apnoici e l’ipossiemia notturna, le alterazioni del sistema simpatico-mimetico e l’anomalo pattern endocrino ed infiammatorio che caratterizzano la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, siano elementi indipendenti dalla concomitante obesità nel favorire l’ipertrofia cardiaca e l’aumentata deposizione del grasso epicardico, oltre che una deposizione di grasso viscerale prevalentemente a carico del tronco. Ulteriore e successivo sviluppo del nostro studio vorrà essere la valutazione e il dosaggio delle citochine proinfiammatorie di possibile derivazione dal grasso epicardico nei pazienti affetti da sindrome delle apnee ostruttive nel sonno. nello sviluppo delle placche aterosclerotiche, i pazienti affetti da OSAS sono esposti a maggior rischio aterosclerotico, di sviluppo di ipertensione ed incidenti cardio e cerebrovascolari. L’OSAS presenta anche alterazioni metaboliche, in particolare la Sindrome Metabolica, caratterizzate da un’alterata secrezione di adipochine, soprattutto TNF-α, IL6 e adiponectina. Lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare i dosaggi sierici delle suddette adipochine in soggetti gravemente obesi affetti da semplice roncopatia o da OSAS. Materiali e Metodi: Sono stati studiati 46 soggetti, 25 affetti da OSAS (15 uomini), 21 roncopatici (7 uomini). I due gruppi erano confrontabili per età, BMI e circonferenza addome. I pazienti sono stati sottoposti a polisonnografia completa ed al dosaggio di TNF-α, IL-6 ed adiponectina sierici. In 13 soggetti OSAS i suddetti dosaggi sono stati effettuati dopo una singola notte di utilizzo di n-CPAP Autoset. Risultati: Vedi Tabella. Conclusioni: I nostri soggetti OSAS presentano elevato rischio di aterosclerosi ed incremento del rischio di incidenti cerebro-cardiovascolari rispetto ai controlli obesi. La CPAP, valutata a breve termine, presenta importanti potenzialità sulle conseguenze MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 109 CPAP nel lungo periodo con un suo utilizzo in cronico. TABELLA Età (anni) BMI (Kg/m2) Circonferenza fianchi (cm) Colesterolo totale (mg/dl) Colesterolo HDL (mg/dl) Trigliceridi (mg/dl) Glicemia (mg/dl) Glicemia post OGTT (mg/dl) HbA1c (%) Insulina (mg/l) Insulina post OGTT (mg/l) HOMA IR Adiponectina (mg/l) IL-6 (ng/ml) TNF-α (pg/ml) Adiponectina (mg/l) IL-6 (ng/ml) TNF-α (pg/ml) Roncopatici 55,35 ± 6,58 37,40 ± 4,66 118,84 ± 10,74 231,25 ± 36,87 52,95 ± 9,26 152,35 ± 59,53 100,05 ± 10,59 128,85 ± 35,52 5,63 ± 0,44 20,25 ± 12,34 176,06 ± 211,02 5,02 ± 2,96 7,30 ± 2,93 5,77 ± 2,14 50,75 ± 15,42 Pre CPAP 9,54 ± 2,43 9,73 ± 1,40 80,27 ± 9,71 Assessment of symptoms variability in patients with severe COPD: results from a large observational study Valutazione della variabilità dei sintomi in pazienti con BPCO grave: risultati di un ampio studio osservazionale G. Bettoncelli1, R. Kessler2, M. R. Partridge3, M. Miravitlles4, C. Vogelmeier5, D. Leynaud6, J. Ostinelli6, M. Pellegrini7, M. Cazzola8 1 Italian Society of Primary Care Physicians, Ospitaletto (BS), Italy 2 Dept of Pneumology, Nouvel Hopital Civil, Strasbourg, France 3 Imperial College London, NHLI Division, Charing Cross Hospital, London, UK 4 Fundacio Clinic, IDIBAPS, Ciber de Enfermedades Respiratorias (CIBERES), Hospital Clinic, Barcelona, Spain 5 Division for Respiratory Diseases, University of Marburg, Marburg, Germany 6 Medical Affairs, AstraZeneca, Rueil-Malmaison, France 7 Medical Affairs, AstraZeneca; Basiglio (Mi), Italy 8 Unit of Respiratory Diseases, Internal Medicine, University of Rome Tor Vergata; Pulmonary Rehabilitation Group, San Raffaele Pisana Hospital, Rome, Italy Aim of the study: Numerous studies have attempted to quantify the impact of COPD on the patient’s quality of life. The aim of this international, multicenter, observational study (NCT00722267) was to evaluate OSAS 52,88 ± 13,47 39,70 ± 7,55 124,15 ± 15,35 200,62 ± 57,92 49,5 ± 20,80 126,12 ± 49,00 100,92 ± 25,30 139 ± 46,87 5,97 ± 2,82 23,21 ± 19,93 138,81 ± 140,31 6,11 ± 5,07 9,25 ± 3,87 9,33 ± 2,40 68,18 ± 13,41 Post CPAP 9,15 ±3,07 6,70 ± 2,71 31,91 ± 38,09 p NS NS NS 0,016 NS NS NS NS NS NS NS < 0,05 0,05 < 0,001 < 0,001 P > 0,05 0,006 0,008 the variability, severity and impact of symptoms in a large sample of outpatients with severe COPD. Methods: Overall 3,642 patients with COPD were enrolled, aged ≥ 45 years, smokers or former smokers, with FEV1 < 50% of the predicted normal; Italy contributed with the recruitment of 132 patients. Data were collected directly from patients through telephone interviews. Patients were asked to answer specific questions about COPD symptoms, their daily, weekly or yearly variability, and the impact of symptoms on daily life. Results: Dyspnea was the most frequent symptom reported (72.5%), followed by sputum (63.6%) and cough (58.7%). The morning was the time when COPD symptoms were reported to be most severe, with a significant impact on the ability to perform simple activities such as washing (41.0%), dressing (40.7%), drying (36.2%) and getting out of bed (35.4%). In 62.7% of symptomatic patients (n = 1,403) daily and/or weekly symptom variability was reported, while seasonal variation in symptoms, more severe during winter, was reported in 59.5% of patients. Chest tightness and dyspnea were the symptoms with greatest weekly and daily variability. Conclusions: Patients with severe COPD reported dyspnea as the most frequent symptom, especially during the morning. In a high percentage of patients (20-40%) a daily or weekly variability was reported for each individual symptom assessed, with a significant impact on patients’ quality of life. F De Blasio, C F Donner 1° Congresso Congiunto ACCP-AIMAR: comunicazioni orali - 1st Joint Congress ACCP-AIMAR: oral communications infiammatorie dell’OSAS. Sarà, poi, fondamentale proseguire la valutazione degli effetti della Funding: This study was supported by AstraZeneca. Reference Kessler R, Partridge MR, Miravitlles M, Cazzola M, Vogelmeier C, Leynaud D, Ostinelli J. Symptom variability in patients with severe COPD: a pan-European cross-sectional Study. Eur Respir J 2011;37:264-272. MRM 109 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 107-123 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 110 Effetti sullo stile di vita e aderenza al programma di attività fisica giornaliera con feedback attraverso sensori di movimento in pazienti affetti da BPCO Effect on life style and adherence to a daily exercise program with feedback driven by movement sensors in COPD patients M. Boni, F. Giuntoli, I. Gelli, S. Lange, C. Quiriconi, L. Bertuccelli, B. Corsi, R. Lorenzini, E. Tommasi, M. L. Galardini, L. Ricci 1 Azienda ASL 3 Pistoia, Presidio Ospedaliero Pescia, UO Recupero e Rieducazione Funzionale, Pescia (PT), Italia Scopo dello studio: Valutare gli outcome funzionali a distanza in pazienti affetti da BPCO arruolati in un programma di riabilitazione respiratoria. Metodi: Arruolati 39 pazienti di età tra 40 e 80 anni, con diagnosi di BPCO da lieve a molto grave secondo stadiazione GOLD. I pazienti sono stati suddivisi in 4 gruppi in base alla compromissione funzionale iniziale (lieve, moderata, grave e molto grave) valutata mediante il test del cammino di 6 minuti (6MWT); tutti sono stati inseriti in un programma di riabilitazione respiratoria con frequenza bisettimanale per 6 settimane consecutive. Le sedute di trattamento prevedevano allenamento al treadmill, cyclette ed ergometro a manovella ad intensità pari all’80% del carico massimale valutato con prova da sforzo. A ingresso e dimissione i principali parametri misurati son stati: funzionalità respiratoria (FEV1), capacità di esercizio (6MWT), dispnea (questionario Medical Research Council - MRC), qualità della vita (St George’s Respiratory Questionaire - SGRQ); sono stati calcolati l’indice di massa corporea (BMI) ed il BODE index. All’ingresso tutti sono stati muniti di contapassi (Omron walking style II) da indossare quotidianamente ed è stato posizionato holter metabolico (Armband Sensewear-AB) per 5 giorni consecutivi che ci ha fornito misura delle calorie spese sopra 3 È possibile identificare precocemente i danni funzionali nei fumatori? Is early detection of functional impairment in smokers possible? G. Bruni UO Dipartimentale Fisiopatologia Respiratoria, AO Cosenza, Cosenza, Italia Scopo dello studio: Il fumo di tabacco è uno dei fattori concausali della BPCO. I segni funzionali del danno da fumo sono rilevabili con le comuni valu110 MRM METS, tempo di attività fisica sopra 3 METS e consumo calorico giornaliero. Alla dimissione è stata indicata la media giornaliera passi (MP) da mantenere e annotare su diario. Lo studio ha previsto un follow up a 3 mesi con valutazione di 6MWT, AB, MP; a 6, 12, 18, 24 mesi con valutazione di 6MWT, FEV1, MRC, BMI, SGRQ, BODE, AB, MP. Per l’analisi statistica abbiamo utilizzato test t di Student, test dei ranghi con segno di Wilcoxon, test ANOVA con aggiustamento di Bonferroni, test di Friedman; è stato considerato significativo un valore di p < 0,05. Risultati: Parziali a 6 mesi di follow up. Alla dimissione abbiamo osservato un miglioramento statisticamente significativo di 6MWT, FEV1, BODE index e del sub-score sintomi del SGRQ. Al follow up a 3 mesi abbiamo osservato un mantenimento dei valori del 6MWT, un calo statisticamente significativo del consumo calorico giornaliero (AB), un trend positivo ma non statisticamente significativo di MP. La compliance al follow up a 6 mesi è stata del 79,5% e si è dimostrato il mantenimento del 6MWT, BMI e SGRQ; un trend in salita non significativo del FEV1; un miglioramento statisticamente significativo di MRC e BODE index. A 6 mesi non disponiamo ancora dei risultati dell’attività fisica con AB. Conclusioni: L’intervento riabilitativo con frequenza bi-settimanale e prescrizione di attività fisica domiciliare personalizzata e monitorizzata da sensori di movimento permette di gestire un numero maggiore di pazienti con una minore ospedalizzazione ed un minor impiego di risorse sanitarie. Questa modalità si è dimostrata efficace nel modificare lo stile di vita dei pazienti, mantenendo i miglioramenti ottenuti in termini di tolleranza allo sforzo, percezione della dispnea e qualità della vita a 6 mesi. Il miglioramento significativo del BODE index a 6 mesi indica una riduzione della mortalità presunta dal 30% al 20%, secondo le linee guida GOLD. I dati forniti a 3 mesi da AB fanno ipotizzare una migliore efficienza funzionale con diminuzione del costo metabolico. tazioni solo a sintomatologia conclamata. L’intrappolamento d’aria è il segno dell’interessamento delle piccole vie bronchiali, che può essere considerato il danno più precoce. Esso può essere evidenziato attraverso un aumento del volume residuo. I metodi più comunemente usati sono la determinazione pletismografica e l’eliodiluizione. È noto che esiste nei soggetti normali una differenza fra le due misurazioni. Abbiamo voluto indagare se ciò si verifica anche nei soggetti fumatori asintomatici e nei BPCO e se fosse eventualmente possibile trovare una relazione con gli altri indici funzionali. Metodi: Sono stati considerati tre gruppi: soggetti MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 111 Abbiamo messo in relazione Δ FRC% in tutti i tre gruppi di individui con il valore di VC, di FEV1 e di FEF25-75 espressi come percentuale del teorico: non sono emerse correlazioni significative con nessun parametro in nessun gruppo. Conclusioni: La differenza fra ITGV e FRC(He) è nota, ma è interessante notare che nei soggetti fumatori asintomatici il suo valore aumenta rispetto ai sani in maniera significativa come avviene nei soggetti BPCO. Ciò sembra analogo a quanto avviene nella HRTC effettuata in espirazione quando si manifestano le zone di intrappolamento. È possibile che anche alla base della differenza fra le due misure vi sia l’alterazione delle piccole vie aeree che impedisce la diffusione dell’He in una parte degli alveoli che così non vengono rilevati, mentre invece lo sono nella misura pletismografica. La doppia misurazione potrebbe essere un metodo più economico e meno pericoloso per il paziente della TC HR per determinare la presenza precoce di intrappolamento. Vitamina D e patologia infettiva respiratoria nite) nel periodo novembre 2010 – gennaio 2011. Metodi e risultati: Sono stati valutati 40 pazienti (24 m, età media 74 anni – 16 f, età media 74 anni) ed è stato effettuato il dosaggio ematico di Vitamina D, Procalcitonina, Emoglobina, VES, PCR, Creatinina. Il valore di vitamina D è risultato sempre inferiore alla soglia di normalità (30 ng/ml) con valori medi negli uomini di 8,55 ng/ml e nelle donne di 10,44 ng; in tutti i pazienti abbiamo rilevato elevati valori di VES e PCR (rispettivamente > 15 mm e > 1 mg/dl). Nessuna correlazione è stata verificata per età, e per i valori di creatinina, emoglobina, e procalcitonina. Conclusioni: La vitamina D potrebbe svolgere un’azione determinante nella protezione del sistema bronco-polmonare dall’insorgenza di patologie infettive respiratorie. Nella nostra casistica in tutti i pazienti ospedalizzati per patologia infettiva respiratoria i valori di vitamina D sono risultati nettamente inferiori rispetto al limite di normalità (30 mg/dl), persistendo il dubbio se tale riduzione possa essere un fattore concausale dell’infezione, oppure rappresentarne un effetto. Vitamin D and infective lung disease V. D’Emilio, A. Spacone, G. Allevi, G. Panella, G.L. Primomo, R. Pela UOC Pneumologia, Ospedale Mazzoni, Ascoli Piceno, Italia La vitamina D nella sua forma attivata (calcitriolo) ed il paratormone giocano un ruolo determinante nell’omeostasi del calcio e del fosforo [1]. Recenti studi hanno rivalutato il ruolo fisiologico della vitamina D, in particolare per l’evidenza di recettori VDR in organi non coinvolti nel metabolismo osseo (fegato, cuore, pancreas, cervello, gonadi), ed in particolare in cellule del sistema immunitario [2]. Adeguati livelli circolanti di calcitriolo sono necessari per attivare la produzione di peptidi antimicrobici sia a livello delle cellule epiteliali, che dei globuli bianchi e dei monociti, e per aumentare la funzione macrofagica e l’immunità naturale (defensine, catelicidina, lisozima, lattoferrina e inibitori della proteasi leucocitaria). Tra questi peptidi si segnala la catelicidina, attiva nei confronti di virus, batteri e miceti [3]. La catelicidina è ampiamente espressa sulla superficie delle vie aeree: è in grado di distruggere e prevenire la formazione del biofilm di Pseudomonas Aeruginosa, impedendo in tal modo la colonizzazione cronica nell’apparato respiratorio, proteggendo dalle infezioni respiratorie croniche [4]. Scopo dello studio: Valutazione dei livelli ematici di vitamina D in tutti i pazienti ospedalizzati presso la UOC di Pneumologia – Ascoli Piceno, con patologia infettiva in atto (riacutizzazione di BPCO e/o polmo- Finanziamenti: Nessuno. F De Blasio, C F Donner 1° Congresso Congiunto ACCP-AIMAR: comunicazioni orali - 1st Joint Congress ACCP-AIMAR: oral communications sani, fumatori asintomatici, pazienti affetti da BPCO. Tutti i soggetti hanno eseguito una spirometria. A tutti è stata determinata la FRC con metodo pletismografico e con metodo dell’eliodiluizione. I pazienti BPCO sono stati identificati secondo quando previsto dalle linee guida GOLD. La misurazione di FRC (He) e ITGV pletismografico in questi pazienti è stata effettuata in un giorno diverso della spirometria diagnostica e senza somministrazione di broncodilatatore. I dati sono stati valutati con il t test, scegliendo un livello di significatività per p < 0,05. Risultati: Sono stati arruolati 31 soggetti Normali (11 f, età media 27,67 ± 10,45), 37 Fumatori sani (8 f, età media 45,83 ± 8,45), 28 BPCO (4 f, età media 63,57 ± 12,8). I soggetti N e F avevano tutti FEV1/VC > 70%. Il FEV1 espresso in % del teorico era in N 112,9 ± 14,35, nei F 101,7 ± 13,5 (p = 0,02), in B 55,85% ± 12,21 (p = 0,0001). La differenza fra FRC (He) ed ITGV pletismografico, espressa in percentuale del valore teorico di FRC (Δ FRC%) era nei N 3,61 ± 3,51, nei F 17,3 ± 10,18, (p = 0,000) nei B 28,65 ± 16,8 (p = 0,000). Bibliografia 1. Sharma OP. Vitamin D, calcium, and sarcoidosis. Chest 1996;109:535-539. 2. Grenspan F, Gardner DG. Basic and Clinical Endocrinology. New York, NY. Lange medical Books/McGraw Hill. 2001:281-288. 3. Wang TT, Nestel FP, Bourdeau V, Nagai Y, Wang Q, Liao J, Tavera- Mendoza L, Lin R, Hanrahan JW, Mader S, White JH. Cutting edge: 1,25-dihydroxyvitamin D3 is a direct inducer of antimicrobial peptide gene expression. J Immunol 2004;173:2909-2912. 4. Overhage J, Campisano A, Bains B, Torfs EC, Rehm BH, Hancock RE. Human host defense peptide LL-37 prevents bacterial biofilm formation. Infect Immun 2008;76:41764182. MRM 111 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 107-123 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 112 Percorso terapeutico nell’ambito di un Day Hospital di riabilitazione respiratoria Course of pulmonary rehabilitation in a Day Hospital setting 5% 7% V. Di Spirito, G. Miracco Berlingieri, G. Bencivenga, M. C. Capone, A. De Chiara, E. Piano, D. Pagano, F. De Blasio 26% BPCO ASMA BRONCHIECTASIE PAT. RESTRITTIVA U. F. e Day Hospital di Riabilitazione Respiratoria, Casa di Cura Clinic Center, Napoli, Italia 62% Introduzione: È ormai nota l’importanza della riabilitazione respiratoria nella gestione di pazienti con patologia cronica respiratoria. Pur essendo la BPCO patologia prevalente nei pazienti respiratori avviati a trattamento riabilitativo, è ormai chiaro che quest’ultima può avere un ruolo anche nelle altre patologie croniche respiratorie, poiché la morbilità può essere determinata da un coinvolgimento secondario della muscolatura periferica, della funzione cardiaca, dello stato nutrizionale, da disfunzioni psicosociali e dal ricorso a strategie di selfmanagement non ottimali. Metodi: Presso la nostra struttura è in funzione un servizio di Day Hospital di riabilitazione respiratoria al quale si accede dopo essere stati inseriti in una lista di attesa. L’indicazione viene posta nella maggior parte dei casi dallo specialista pneumologo di riferimento. Risultati: Nel 2010 sono afferiti presso tale servizio 173 pazienti (Figura 1), di cui 107 affetti da BPCO (61,8%), 12 con asma bronchiale cronico (6,9%), 9 con bronchiectasie (5,3%) e 45 (26%) con patologia restrittiva (fibrosi polmonare, cifoscoliosi e obesità). La riabilitazione respiratoria nei pazienti affetti da BPCO: risultati di un programma effettuato in regime di Day Hospital Pulmonary rehabilitation in COPD patients: results of a Day Hospital program V. Di Spirito, G. Miracco Berlingieri, G. Bencivenga, M. C. Capone, A. De Chiara, E. Piano, D. Pagano, F. De Blasio U.F. e Day Hospital di Riabilitazione Respiratoria, Casa di Cura Clinic Center, Napoli, Italia Introduzione: Questo studio si propone di valutare i risultati di un programma riabilitativo nei pazienti affetti da BPCO afferiti presso il nostro Day Hospital riabilitativo respiratorio nel 2010. 112 MRM FIGURA 1: DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DEI PAZIENTI AFFERITI AL SERVIZIO DI DAY HOSPITAL DI RIABILITAZIONE RESPIRATORIA SUDDIVISI PER PATOLOGIA I pazienti vengono inseriti in un programma terapeutico personalizzato che prevede: • In prima giornata: valutazione clinica globale con effettuazione delle indagini diagnostico - strumentali necessarie alla misurazione dell’impairment, della disability e dell’handicap; valutazione da parte del terapista della riabilitazione; impostazione del protocollo terapeutico. • Dalla seconda giornata: effettuazione del programma terapeutico che comprende allenamento all’esercizio fisico generale, allenamento alla forza ed alla resistenza per i muscoli degli arti superiori ed inferiori, allenamento dei muscoli della respirazione, l’attività educazionale e il supporto psico-sociale. Finanziamenti: Nessuno. Metodi: Sono stati studiati 107 pazienti (74 M, di età media di 67,5 anni) affetti da BPCO in stadio moderato-grave (Stadi II e III sec. GOLD – Figura 1) tutti in fase di stabilità clinica. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a programma di riallenamento all’esercizio fisico che prevedeva almeno 20 accessi complessivi, tre volte alla settimana. I pazienti sono stati allenati alla forza e all’endurance mediante esercizi per gli arti superiori (cicloergometro ed esercizi a carico sostenuto) ed esercizi per gli arti inferiori con aumento incrementale del carico e del tempo di allenamento con l’utilizzo di treadmill e cyclette. Nel caso di pazienti con marcata componente ipersecretiva sono stati effettuati trattamenti personalizzati mediante tecnica di disostruzione bronchiale più adeguata al paziente; di queste ultime le più utilizzate sono state il drenaggio posturale modificato, ACBT (Active Cycle of Breathing Techniques), ELTGOL (Espirazione Lenta Totale a Glottide Aperta in MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 113 FIGURA 2: VALORI BODE AL TERMINE DEL PROGRAMMA RIABILITATIVO 70 70 60 60 63,2 63 50 40 44 30 % pazienti n pazienti 50 40 30 20 20 10 10 0 0 STADIO I STADIO II 44 32,5 4,3 BODE+1 BODE+2 BODE+0 Decubito Laterale), tosse assistita, vibrazione e clapping, oltre che presìdi elettromedicali basati sull’oscillazione ad alta frequenza. Hanno, inoltre, praticato esercizi dei muscoli respiratori, attività educazionale ed ottimizzazione della terapia farmacologica. Abbiamo prefissato come outcome principale l’indice BODE. Risultati: All’ingresso il BODE medio era di 5,26 (range 2-6). Al termine del programma riabilitativo (Figura 2) il BODE medio era 3,44 (range 1-6). Il 63,2% dei pazienti ha presentato al termine del trattamento riabilitativo un miglioramento di 1 punto del- l’indice BODE, mentre il 32,5% dei pazienti ha ottenuto un miglioramento di almeno 2 punti. Soltanto il 4,3% dei pazienti non ha presentato un miglioramento tale da determinare modifiche dell’indice BODE. Conclusioni: I nostri dati sono in linea con la letteratura scientifica che sottolinea l’estrema importanza della riabilitazione respiratoria nella BPCO. In particolare il miglioramento dell’indice BODE composito rappresenta un punto fondamentale nel management della BPCO, in quanto permette di valutare il paziente nel suo complesso. La ventilazione meccanica non-invasiva nel trattamento della riacutizzazione della BPCO con insufficienza respiratoria alla presentazione in pronto soccorso Scopo dello studio: Valutare le caratteristiche dell’utilizzo della Ventilazione Meccanica Non Invasiva (VMNI) in Pronto Soccorso (PS) nei soggetti affetti da Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva riacutizzata (BPCOr) con Insufficienza Respiratoria Acuta (IRA) su Cronica (IRAsC) e stabilire se vi siano fattori clinici, strumentali o di laboratorio oggettivi, precoci e di rapido riscontro che possano permettere al Medico d’Urgenza (MdU) di predire l’esito del trattamento. Metodi: Studio osservazionale prospettico su tutti i casi di IRAsC da BPCOr presentatisi al nostro PS tra il 1/1 ed il 31/3/2009, per i quali il MdU ha ritenuto indicato intraprendere VMNI in riferimento al protocollo interno d’istruzione operativa di servizio per IRA. Abbiamo definito come fallimento della VMNI i casi di decesso e/o di necessità di ricorrere ad intubazione tracheale e Ventilazione Meccanica Invasiva in qualunque momento nel corso del ricovero. Risultati: 124 casi (23 fallimenti, 101 successi; media di 1,38 al dì). Tra tutti i dati raccolti si dimostrano particolarmente differenti fra i due gruppi le alterazioni riscontrate riguardo a: obnubilamento del sensorio per IRA (secondo la scala di Kelly); urea, creatinina, AST, ALT, CPK, CPK-MB, troponina Non-invasive mechanical ventilation in treatment of COPD exacerbation in patients with respiratory failure reporting to emergency care R. Ferrari1, E. Chili1, F. Giostra1, M. Zanello2, M. Cavazza1 1 UO di Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso, Policlinico Sant'Orsola-Malpighi, Dipartimento Emergenza / Urgenza, Chirurgia Generale e dei Trapianti, Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna, Bologna, Italia 2 UO Anestesia e Rianimazione, Ospedale Bellaria, Dipartimento di Neuroscienze, Azienda Unità Sanitaria Locale di Bologna, Università degli Studi di Bologna, Alma Mater Studiorum, Bologna, Italia Finanziamenti: Nessuno. F De Blasio, C F Donner 1° Congresso Congiunto ACCP-AIMAR: comunicazioni orali - 1st Joint Congress ACCP-AIMAR: oral communications FIGURA 1: BPCO IN STADIO MODERATO-GRAVE (STADI II E III SEC. GOLD) MRM 113 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 107-123 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 114 T, LDH, PCR; parametri emogasanalitici quali pH al tempo zero e l’evoluzione ad un’ora di VMNI di PaO2, pH, PaCO2, HCO3-, SaO2, rapporto PaO2/FiO2 Conclusioni: La VMNI si conferma in grado di ottenere un buon tasso di successo in corso di IRAsC da BPCOr, con benefici già nella prima ora di trattamento, e la possibilità di identificare già in PS fattori utili per orientarsi su di una stratificazione del Characteristics of asthma presentation to the emergency department Caratteristiche dell’asma in caso di ricorso alle strutture di pronto soccorso R. Ferrari1, F. Giostra1, D. P. Pomata1, G. Monti1, M. Cavazza1 1 UO di Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso, Policlinico Sant'Orsola-Malpighi, Dipartimento Emergenza/Urgenza, Chirurgia Generale e dei Trapianti, Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna, Università degli Studi di Bologna, Alma Mater Studiorum, Bologna, Italia Purpose: To define the epidemiological and clinical impact of acute asthma (AA) at its presentation to the Emergency Department (ED) and the role of the Emergency physician (EP). Methods: Six months (from 1/1/2009 to 30/6/2009) observational prospective clinical study including consecutive AA patients who presented to the ED of a university teaching hospital. Results: Patients: 209 (mean 1.15/day). Rates %: females 63.5; Italian 70.2; general ED practitioner's request 6.0; current therapy for asthma 83.1; known risk factors 63.5; previous physician's visit 15.9; ED chest X-rays 72.1; ED ABG analysis 21.6; ED therapy 79.5; ED mechanical ventilation 2.9; hospitalization 18.2; discharge therapy 77.9; discharge follow up 65.9; ED rebounds 4.3. Effetti della CPAP e del valsartan sul baroriflesso e sui livelli di aldosterone nei pazienti con OSAS ed ipertensione arteriosa Effect of CPAP and valsartan on the baroreflex and on aldosterone levels in patients with OSAS and arterial hypertension 114 MRM rischio. Sta crescendo sempre più l’interesse per la VMNI in urgenza, dati i benefici offerti già ampiamente dimostrati in letteratura, e ne sta aumentando l’utilizzo al di fuori delle Unità di Terapia Intensiva, ciò grazie ad un processo di organizzazione e formazione mirato a garantire la continuità assistenziale tramite il coinvolgimento e l’integrazione di differenti competenze specialistiche Finanziamenti: Nessuno. Mean (min, max.): age 41 years (14, 100); ED waiting time 48 minutes (0, 310); ED time for evaluation and treatment 104 minutes (1, 482); ED total time 153 minutes (9, 552); systolic blood pressure 127 mm Hg (90, 220); diastolic 78 mm Hg (60, 125); pulse rate 94 bpm (60, 147); pulse oximetry 97% (72, 100); body temperature 36.9°C (36.0, 39.7); symptoms debut before ED 7 days (0, 90); time between second and first ED visit 50 days (8, 144). Conclusions: The majority of asthma exacerbations have a window of opportunity in which deterioration can be recognized and reverted; severe asthma attacks can be prevented by currently available strategies. The subgroup at main risk for very severe AA are patients with poorly controlled disease whose condition gradually deteriorates over a period of days before the life-threatening event. Of concern was the dependence of most patients on ED for initial care, and the small number of cases in which patients visited a physician before presenting to the hospital. The EP plays a key role in AA: emergency management; medical treatment; diagnosis; prevention; maintenance; follow up; education about self-management. Nowadays the EP must be involved in approaching all typical, most frequent and significant causes of inadequate asthma control: late, inaccurate or wrong diagnostic assessment; lack of information and prevention about awareness of risks; inadequate therapy prescription; low adherence to therapy; inadequate follow up. Financial Disclosure: None. D. Lacedonia1, R. Tamisier2,3, P. Levy2,3, M. P. Foschino Barbaro1, J. L. Pepin2,3 1 Dipartimento di Scienze Mediche e del Lavoro, Sezione Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università degli Studi di Foggia, Foggia, Italia 2 INSERM U1042, HP2 Laboratory (Hypoxia: Pathophysiology), Joseph Fourier University, La Tronche, France 3 Rehabilitation and Physiology Department, University Hospital, Grenoble Cedex 09, France MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 115 CPAP (144 ± 19 vs 138 ± 25 mm Hg, p = 0,13). Il trend del BR era in aumento seppure non vi fosse una variazione statisticamente significativa (5,11 ± 2,66 vs 7,01 ± 3,38, p = 0,09). Il trattamento con valsartan ha determinato una riduzione della PA (145 ± 21 vs 135 ± 24 mm Hg, p < 0,05) ma nessuna variazione del baroriflesso (6,31 ± 4,07 vs 7,31 ± 3,74). Infine, l'aldosterone si riduceva significativamente con il valsartan (237,7 ± 136,9 vs 190,7 ± 100,6 pg/ml, p < 0,05) ma non con la CPAP (216,7 ± 123,5 vs 181,7 ± 72,5). Nessuna variazione è stata osservata sull'RR e sui livelli di ACE. Conclusione: È possibile ipotizzare che l'utilizzo della CPAP o del valsartan determini una riduzione pressoria nei pazienti con OSAS ed IA mediante meccanismi differenti. In particolare la CPAP attraverso la riduzione dell’iperattivazione simpatica, mentre il valsartan tramite la sua azione sul sistema renina-angiotensina-aldosterone. La ventilazione polmonare nel trattamento ambulatoriale delle BPCO apparecchi utilizzati sono stati respiratori pressometrici del tipo Bird Mark 7, Mark 7A e Mark 8, in respirazione spontanea. Per ogni paziente sono stati adottati parametri ventilatori personali, e, laddove necessario, sono state applicate anche pressioni negative intermittenti e somministrazioni farmacologiche per via aerosolica, sempre tramite lo stesso apparecchio di ventilazione polmonare. Risultati: Il numero delle riacutizzazioni di BPCO nell'anno di osservazione è stato in media di 1,3/anno: esso si è ridotto di oltre il 50% rispetto all'uguale periodo di un anno, trascorso senza il trattamento ambulatoriale con ventilazione meccanica; solo nel 2% dei casi è stata necessaria l'integrazione con terapia perfusionale, eseguita nello stesso Centro di Fisioterapia Respiratoria. Alla fine del trattamento il FEV1 è migliorato in media del 7%, mentre la Sat O2, nei pazienti che ne presentavano un deficit, è migliorata di oltre il 2%; le secrezioni bronchiali si sono fortemente ridotte e ne è migliorata la qualità; ugualmente migliorati i sintomi soggettivi, quali dispnea e tosse. In nessun caso è stato necessario il ricovero ospedaliero, durante tutto il periodo di trattamento. Conclusioni: Da quanto esposto è risultato che il corretto impiego della Respirazione a Pressione Positiva Intermittente in trattamento ambulatoriale migliora decisamente la qualità di vita dei pazienti affetti da BPCO, riducendone la quantità delle riacutizzazioni e migliorandone i parametri respiratori. A ciò aggiungasi il bassissimo costo sociale del trattamento, che rappresenta, nel peggiore dei casi, 1/10 del costo di ricovero ospedaliero, secondo gli attuali DRG, e a cui si potrebbero eventualmente indirizzare gli stessi pazienti, dopo il ricovero nella fase di acuzie, per una corretta integrazione ospedale-territorio. Pulmonary ventilation in outpatient treatment of COPD G. Marvulli1, A. Calasso2, M. Ranieri3, M. Megna3, R. G. Marvulli3 1 Medicina 2000 srl, Bari, Italia Direzione Sanitaria ASL BA; Bari, Italia 3 UO Medicina Fisica e Riabilitazione, Policlinico di Bari, Bari, Italia 2 Scopo dello studio: L'apparato respiratorio è un apparato del nostro organismo in cui la fisica, con le sue leggi e proprietà, ne regola in gran parte la funzionalità ed efficienza. Anche sulla base di questo principio, abbiamo voluto testare l'efficacia della ventilazione polmonare nel trattamento ambulatoriale delle BPCO. Metodi: Negli ultimi cinque anni abbiamo eseguito nel territorio della ASL di Bari oltre venticinquemila trattamenti di respirazione polmonare a pressione positiva intermittente, con impiego della CPAP e con associati altri trattamenti di fisiokinesiterapia respiratoria. In questo studio abbiamo selezionato un campione di pazienti affetti da BPCO: essi sono stati trattati con una seduta giornaliera per 6 gg alla settimana per la durata di un mese, per 2 mesi all'anno. Abbiamo valutato, attraverso parametri soggettivi e obiettivi: il numero delle riacutizzazioni, lo abbiamo confrontato con l'anno precedente, in cui non era stato eseguito alcun trattamento fisioterapico respiratorio; gli eventuali ricoveri ospedalieri, sostenuti durante il periodo di fisioterapia ambulatoriale; il rapporto costo/beneficio. Gli F De Blasio, C F Donner 1° Congresso Congiunto ACCP-AIMAR: comunicazioni orali - 1st Joint Congress ACCP-AIMAR: oral communications Scopo dello studio: Valutare gli effetti della CPAP e del valsartan sul baroriflesso e sui livelli di ACE ed aldosterone in un gruppo di pazienti con diagnosi di OSAS e di IA Metodi: Sono stati arruolati 23 pazienti affetti da OSAS e ipertensione arteriosa (età 57 ± 8 anni, BMI: 28 ± 5 kg/m2, AHI: 29 ± 18/h). Dopo la randomizzazione in due gruppi, i pazienti sono stati trattati per 8 settimane con CPAP o valsartan 160 mg, quindi dopo 4 settimane di wash-out, hanno praticato il trattamento alternativo (cross-over) per altre 8 settimane. Sono stati misurati: pressione arteriosa ambulatoriale, RR a riposo, i livelli di aldosterone ed ACE all'inizio ed al termine di ogni periodo di trattamento. Il baroriflesso è stato calcolato come la slope della regressione dell'intervallo RR rispetto alla variazione pressoria durante una manovra di Valsalva. Risultati: La pressione sistolica ambulatoriale non si riduceva significativamente dopo il trattamento con MRM 115 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 107-123 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 116 Alterazioni dei microsatelliti sul cromosoma 3P e 19Q nell’esalato condensato dei fumatori: sono reversibili dopo la cessazione del fumo di sigaretta? Alterations of the microsatellites on chromosome 3P and 19Q in exhaled condensate of smokers: are they reversible after smoking cessation? G. P. Palladino1, M. G. Cagnazzo1, G. E. Carpagnano1, C. Ruggieri1, A. Koutelou1, A. Depalo1, M. P. Foschino Barbaro1 1 Dipartimento di Scienze Mediche e del Lavoro, sezione di Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università degli Studi di Foggia, Foggia, Italia Introduzione e scopo dello studio: Le alterazioni dei microsatelliti (MAs) sul cromosoma 3p e sul 19q sono precoci alterazioni geniche dovute al fumo di sigaretta e marker di suscettibilità genetica al tumore del polmone. Varie ricerche sono in atto per individuare geni la cui attività sia alterata dal fumo di Il progetto Italian Asthma Coalition del Capitolo Italiano dell’American College of Chest Physicians (ACCP) The Italian Asthma Coalition: a project of the Italian Chapter of the American College of Chest Physicians (ACCP) S. Picciolo1, M. Cazzola2, R. Dal Negro3, G. Di Maria4, D. Olivieri5, F. De Blasio6 1 Clinica Malattie Respiratorie, Università degli Studi di Messina, Messina, Italia 2 Cattedra di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Università Tor Vergata, Roma, Italia 3 UOC di Pneumologia, Ospedale Orlandi, Bussolengo, Verona, Italia 4 Clinica Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università degli Studi di Catania, Catania, Italia 5 Unità Complessa di Clinica Pneumologica, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Parma, Italia 6 U. F. e Day Hospital di Riabilitazione Respiratoria, Casa di Cura Clinic Center, Napoli, Italia Scopo dello studio: Nel gennaio 2009 il Capitolo Italiano dell’American College of Chest Physicians ha lanciato il progetto Italian Asthma Coalition, con lo scopo di (1) aggiornare i medici specialisti coinvolti nella patologia dell’asma; (2) creare una rete di 116 MRM sigaretta e per valutare se la cessazione del fumo determini il ritorno alla normalità della loro funzione. Non è ancora nota la reversibilità delle MAs a carico dei cromosomi 3p e 19q. Scopo di questo studio è stato quello di analizzare le MAs sul 3p e sul 19q nell’esalato condensato (EBC/DNA) e nel sangue periferico (WB/DNA) di un gruppo di pazienti fumatori prima e dopo la cessazione del fumo. Materiali e metodi: Sono stati arruolati 63 pazienti fumatori facenti parte di un programma multidisciplinare di disassuefazione dal fumo di sigaretta. Tutti i soggetti hanno eseguito la raccolta dell’EBS e del sangue all’inizio dello studio. 28 fumatori (20M, 53 ± 8,5 aa) hanno smesso di fumare ed hanno ripetuto i prelievi 12 mesi dopo. In tutti i pazienti è stata effettuata l’analisi genetica del DNA nell’EBC e nei WB per una selezione di 7 microsatelliti dei cromosomi 3p e 19q. Risultati: Le MAs sul 3p e sul 19q sono risultate elevate sia nel EBC/DNA che nel WB/DNA in modo dose-dipendente rispetto al consumo di sigarette. Tali alterazioni somatiche sono risultate essere irreversibili dopo 12 mesi di cessazione del fumo. Conclusioni: Il fumo di sigaretta determina varie MAs sui cromosomi 3p e 19q che non sono reversibili dopo un breve tempo di interruzione. specialisti che, a vario titolo, si occupino di asma bronchiale e di agevolare la loro collaborazione e lo scambio di informazioni; (3) aumentare la consapevolezza della popolazione sulla patologia. Metodi: È stato creato un sito web (www.chest.it/ asthmacoalition) attraverso cui, dal mese di gennaio 2009 a febbraio 2011, sono stati reclutati 385 medici e 180 centri di riferimento ad alta specializzazione sull’asma bronchiale. È stato organizzato un evento formativo a Parma il 17-18 giugno 2010 a cui hanno partecipato i rappresentanti dei centri di riferimento. Risultati: I medici coinvolti, di età media 50,71 ± 9,09 anni, appartengono a tutte le regioni italiane (33,15% Nord-Ovest; 28,88% Sud; 15,51% NordEst; 13,10% Centro; 9,36% Isole) e sono prevalentemente specialisti in Pneumologia (71,50%). I centri coinvolti sono distribuiti in tutte le regioni italiane (27,22% Centro, 21,67% Sud, 21,67% NordOvest, 18,33% Nord-Est, 11,11% Isole), hanno in media 3,59 ± 3,54 medici (654 totali) ed effettuano in più rispetto agli utenti i seguenti esami: determinazione dell’ossido nitrico nell’espirato (+18,59%), emogasanalisi (+18,18%), test del cammino dei 6 minuti (+18,59%), prick-test (20,46%), RAST (19,60%). Il 19,8% dei partecipanti all’evento di Parma considera importante il coinvolgimento della medicina generale, il 19% l’organizzazione di corsi di formazione/riunioni periodiche, il 14,7% l’elaborazione di percorsi diagnostici e follow up, il 9,5% gli aspetti educazionali, il 6,9% il coinvolgimento MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 117 la patologia dei propri assistiti; in definitiva ha perseguito l’obiettivo di migliorare la conoscenza dell’asma bronchiale. Indagine conoscitiva sulla gestione dell’asma nei centri di riferimento del progetto Italian Asthma Coalition dell’ACCP Capitolo Italiano (dati preliminari) Metodi: È stato disegnato un questionario online composto da 31 domande suddivise in 7 gruppi: dati del centro, caratteristiche dei pazienti, indagini diagnostiche effettuate all’ingresso, follow up, terapia, feedback del paziente, progetto Italian Asthma Coalition. Sono state analizzate le risposte complete dal 18 al 28 febbraio 2011. Risultati: Le risposte al questionario sono state 67 (48 complete e 19 incomplete). La maggior parte dei centri erano ospedalieri (62,5%) ed hanno trattato più di 200 pazienti (50%) nello scorso anno, in prevalenza giovani donne (55,85%) dai 18 ai 35 anni (58,33%). Dalle risposte emergono i seguenti dati: tra gli esami diagnostici effettuati, il dosaggio del NO espirato viene misurato nel 68,75% dei casi e nel 79,17% dei casi viene somministrato il questionario ACT. I pazienti vengono rivisti dopo 3-6 mesi (56,25%) in assenza di riacutizzazioni. Il corticosteroide inalatorio più utilizzato è il fluticasone (43,75%), seguito dalla budesonide (39,58%); l’associazione preferita è salmeterolo/fluticasone (39,58%). Il dispositivo più prescritto la polvere inalatoria (56,25%) e nel 93,75% dei casi gli specialisti utilizzano farmaci antileucotrienici. A giudizio dei medici rispondenti, l’errore più frequente nell’assunzione della terapia di fondo risulta la difficile coordinazione mano-respiro (83,33%), la ripetizione dell’erogazione perché non si sente il farmaco (45,83%) e la mancata agitazione del device (41,67%). I motivi per cui i pazienti abbandonano la terapia consiste nel fatto che essi pensano di stare bene (75%), vogliono prendere meno farmaci possibili (52,08%) o si dimenticano di assumerla (29,17%). Conclusioni: L’indagine è ancora in corso, i risultati ci permetteranno di conoscere in “real life” la realtà della gestione dell’asma bronchiale. Exploratory survey on asthma management in the reference centers of the Italian Asthma Coalition project of the Italian Chapter of the ACCP (preliminary data) S. Picciolo1, M. Cazzola2, R. Dal Negro3, G. Di Maria4, D. Olivieri5, F. De Blasio6 1 Clinica Malattie Respiratorie Università degli Studi di Messina, Messina, Italia 2 Cattedra di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Università Tor Vergata, Roma, Italia 3 UOC di Pneumologia, Ospedale Orlandi, Bussolengo, Verona, Italia 4 Clinica Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università degli Studi di Catania, Catania, Italia 5 Unità Complessa di Clinica Pneumologica, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Parma, Italia 6 U. F. e Day Hospital di Riabilitazione Respiratoria, Casa di Cura Clinic Center, Napoli, Italia Scopo dello studio: Nel gennaio 2009 il Capitolo Italiano dell’American College of Chest Physicians ha lanciato il progetto Italian Asthma Coalition a cui hanno già aderito 180 centri di riferimento ad alta specializzazione sull’asma bronchiale. È stato sottoposto ai responsabili dei centri di riferimento aderenti un questionario sulla gestione dell’asma bronchiale. Qui vengono presentati i dati preliminari. Finanziamenti: Il Progetto ACCP Italian Asthma Coalition ha ricevuto un grant educazionale da parte di Chiesi Farmaceutici. F De Blasio, C F Donner 1° Congresso Congiunto ACCP-AIMAR: comunicazioni orali - 1st Joint Congress ACCP-AIMAR: oral communications dei centri antifumo e il 6% la comunicazione con le AA.SS.LL. Conclusioni: Il progetto Italian Asthma Coalition, che proseguirà nel 2011, dal gennaio 2009 ha coinvolto specialisti in vari settori che si occupano di asma bronchiale; ha proposto, attraverso i centri di riferimento, una via preferenziale per approfondire Finanziamenti: Il Progetto è supportato da un grant educazionale di Chiesi Farmaceutici. MRM 117 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 107-123 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 118 Effects of a long-term physical activity program for COPD patients in a university fitness center Effetti di un programma di allenamento all’esercizio fisico a lungo termine per pazienti BPCO in un centro universitario di fitness N. Rinaldo1, M. Lanza1,2, F. Schena1,2 1 Department of Neurological, Neuropsychological, Morphological and Movement Sciences, University of Verona, Verona, Italy 2 Faculty of Exercise and Sport Science, University of Verona, Verona, Italy Background and aims: Sedentary lifestyle is the major independent risk factor for hospitalization and mortality in chronic obstructive pulmonary disease (COPD) patients. In pulmonary rehabilitation, physical activity (PA) is considered the most effective non-pharmacological intervention to improve COPD patients’ exercise capacity and health status. However, the limited number of available healthcare structured programs makes inclusion of PA programs in the public healthcare services difficult. Therefore, since 2005, our Faculty established the Silver Fitness Laboratory, a University Fitness Center (UFC) initiative for elderly people affected by chronic cardiovascular, metabolic and pulmonary diseases. The aim of this study was to verify the efficacy of a COPD-specific physical exercise program in a Fitness Center, over a long period of 18 months, to evaluate the possible dissemination of this initiative in the field. Methods: Twenty three COPD patients, 4 females Case report: maschio adulto caucasico con dispnea ed interstiziopatia polmonare Case report: caucasian adult male with dyspnea and interstitial lung disease A. Spacone, V. D’Emilio, G. Allevi, G. Panella, G. L. Primomo, R. Pela UOC Pneumologia, Ospedale G. Mazzoni, Ascoli Piceno, Italia S. L. M., maschio di 45 anni, con anamnesi patologica remota silente per patologie degne di nota, forte fumatore (40 p/y) giunge al ricovero presso la nostra UOC per comparsa di tosse produttiva e dispnea da una settimana prima. L’obiettività toracica evidenzia la presenza di crepitazioni bilaterali. All’emogasanalisi arteriosa si 118 MRM and 18 males (mean ± SD: age 72.1 ± 7.4 years, BMI 28.2 ± 3.5 kg/m2, FEV1 62.7 ± 12.6% of predicted), were involved in the exercise program at the UFC (2 times/week, 90 min per session), according to ACSM and ATS/ERS guidelines. Physical performances (endurance, strength, flexibility and balance), BMI and lung function (FEV1) were assessed at baseline, and after 12 and 18 months. Results: The COPD group had lower values in endurance, strength (p < 0.001) and flexibility (p < 0.05) than other patients with chronic diseases. Four patients dropped out before the 12th month, and 5 others stopped training in the next 6, caused by several diseases. In 18 months, no accident occurred. Mean UFC attendance was 74.6% ± 3.2. Nonattendance was largely related to illness (43.0%). After 12 months of PA, COPD showed a significant enhancement in the endurance test (5.2%; p < 0.05). Increases in strength, flexibility and balance were observed, without statistically significant differences. After 18 months, the group increased strength of upper limbs (23.2%; p < 0.05) and balance (18.3%; p < 0.05). Also, increases in endurance, flexibility and balance were observed, without statistically significant differences. Conclusions: Baseline differences with respect to other diseases confirm the need of a prolonged PA intervention for COPD patients, based on individualized program. Although the high prevalence of recorded illness and comorbidities reduces the overall percentage of participation over time, the attendance at the supervised training demonstrates that it can be incorporated into COPD long-term treatment strategies. Funding: Internal grants of the Faculty of Exercise and Sport Science and the Department of Neurological, Neuropsychological, Morphological and Movement Sciences, University of Verona. riscontra una moderata ipossiemia (PaO2 58 mmHg). La radiografia del torace eseguita in Pronto Soccorso documenta la presenza di addensamenti polmonari bilaterali e la TAC del torace estese aree a "vetro smerigliato", in particolare con aspetto a “crazy paving”, coinvolgenti entrambi i parenchimi polmonari; le prove di funzionalità polmonare evidenziano una sindrome restrittiva di moderata entità, con severa riduzione della capacità di diffusione (TLC 58% del teorico, FVC 54% del teorico; FEV1 56% del teorico, FEV1/FVC 84%, DLCO 36% del teorico). A completamento diagnostico il paziente è stato sottoposto a fibrobroncoscopia con broncolavaggio e biopsie transbronchiali per esame istologico, che hanno documentato la presenza di materiale lattescente e proteinaceo, PAS positivo. È stata quindi posta diagnosi di proteinosi alveolare (PAP). A livello terapeutico il paziente è stato sottoposto, MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 119 Nel nostro caso clinico, una volta ottenuta la conferma clinico-laboratoristica di PAP, abbiamo approntato una tecnica 'home' di lavaggio polmonare, sulla base della letteratura esistente. Dopo due sedute di lavaggi polmonari nei singoli emisistemi, il paziente è migliorato clinicamente e radiologicamente. Case report: dispnea grave in giovane con habitus marfanoide ni del cristallino né problematiche del visus; l’ecocardiogramma ha evidenziato un minimo prolasso della mitrale, con lieve dilatazione del ventricolo sinistro e FE dx 52%, PAPs 40 mm Hg, aorta indenne. Al paziente è stata iniziata terapia steroidea e ossigenoterapia proseguiti anche a domicilio. Al follow up radiologico non si sono evidenziati miglioramenti del quadro interstiziale. La documentazione del paziente è stata quindi inviata al Centro Trapianti di riferimento. Conclusioni: La sindrome di Marfan è una malattia ereditaria (autosomica dominante) del tessuto connettivo che colpisce le ossa ed i legamenti, gli occhi, il cuore ed i vasi sanguigni (incidenza 1 su 3000 casi) [1]. L’alterazione genetica riscontrata riguarda il gene fibrillina 1 (FBN1), localizzato sul cromosoma 15 in posizione 21.1, il quale è implicato nella sintesi del collagene [1,2]. L’interessamento polmonare è piuttosto raro; può esordire con pneumotorace spontaneo, con un quadro di enfisema o di interstiziopatia polmonare [3]. Il caso presentato evidenzia la presenza di interstiziopatia polmonare associata a questo disturbo ereditario, con progressiva comparsa di insufficienza respiratoria. Nonostante la terapia steroidea prontamente introdotta il quadro clinico non è migliorato e il paziente è stato inviato a valutazione presso il Centro Trapianti di riferimento. Case report: severe dyspnea in a young adult male with habitus marfan-like A. Spacone, V. D’Emilio, G. Allevi, G. Panella, G. L. Primomo, R. Pela UOC Pneumologia, Ospedale G. Mazzoni, Ascoli Piceno, Italia C. G. maschio di 23 anni, imbianchino, non fumatore, giunge al ricovero presso la nostra UOC in seguito alla persistenza da 3 anni di tosse scarsamente produttiva, e dispnea progressivamente ingravescente (presente per sforzi anche di modesta entità). Obiettivamente il paziente presenta un habitus marfanoide, clubbing digitale, pectus excavatum. All’emogasanalisi si documenta una moderata ipossiemia (PaO2 59 mm Hg) e una grave desaturazione durante esercizio, al test del cammino di 6 minuti; SpO2 inzio test 85% → fine test 74%, test interrotto dopo 3 minuti di esercizio, percorsi 224 mt; le prove di funzionalità polmonare evidenziano una sindrome restrittiva di moderata entità con severa riduzione della diffusione (TLC 67% del teorico, FEV1/FVC 81%, DLCO 17%). Il paziente è stato inoltre sottoposto a TAC del torace con riscontro di epatizzazione a carico di entrambi i lobi polmonari superiori e aspetto francamente fibrotico con “honey-combing”di quelli inferiori. Le biopsie transbronchiali eseguite durante seduta fibrobroncoscopica, mostrano accumuli di macrofagi con immagini di corpi di Masson (sul broncolavaggio 30% di eosinofili). A livello oculare il paziente non presenta alterazio- Bibliografia 1. Rosen SH, Castleman B, Liebow AA. Pulmonary alveolar proteinosis. N Engl J Med 1958;258:1123-1142. 2. Trapnell BC, Whitsett JA, Nakata K. Pulmonary alveolar proteinosis. N Engl J Med 2003;349:2527-2539. 3. Presneill JJ, Nakata K., Inoue Y, Seymour JF. Pulmonary alveolar proteinosis. Clin Chest Med 2004;25:593-613. 4. Wang BM, Stern EJ, Schmidt RA, Pierson DJ. Diagnosis pulmonary alveolar proteinosis. A review and an update. Chest 1997;111:460-466. F De Blasio, C F Donner 1° Congresso Congiunto ACCP-AIMAR: comunicazioni orali - 1st Joint Congress ACCP-AIMAR: oral communications previa intubazione, a lavaggio polmonare totale prima destro (riempimento iniziale fino a CFR, con aliquote successive di 500 ml di fisiologica sterile riscaldata a 37 °C, fino ad un volume totale di 20 litri, con recupero totale di 19 litri) e poi, in seconda seduta, dopo 10 giorni dal primo lavaggio, a sinistra. Il paziente è quindi stato dimesso, stabilizzato e con miglioramento clinico-radiologico. Conclusioni: La PAP è una malattia polmonare caratterizzata da accumulo di materiale amorfo lipoproteinaceo PAS positivo negli spazi aerei distali composto principalmente da surfactante fosfolipidico e da apoproteine [1-3]. La diagnosi deriva da un quadro clinico-laboratoristico compatibile, non essendo indispensabile l’esame istologico [4]. La diagnosi tempestiva e il trattamento, consistente nel lavaggio polmonare totale possono portare a significativo miglioramento. Bibliografia 1. Judge DP, Dietz HC. Marfan’s syndrome. Lancet 2005;366:1965-1976. 2. Mizuguchi T, Collod-Beroud G, Akiyama T, Abifadel M, Harada N, Morisaki T, Allard D, Varret M, Claustres M, Morisaki H, Ihara M, Kinoshita A, Yoshiura K, Junien C, Kajii T, Jondeau G, Ohta T, Kishino T, Furukawa Y, Nakamura Y, Niikawa N, Boileau C, Matsumoto N. Heterozygous TGFBR2 mutations in Marfan syndrome. Nat Genet 2004;36:855-860. 3. Cohen M, Sahn SA. Bronchiectasis in systemic diseases. Chest 1999;116:1063-1074. MRM 119 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 107-123 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 120 120 MRM Gestione riabilitativa di pazienti geriatrici affetti da pneumopatologie croniche in R.S.A. del consorzio San Raffaele: follow up a 6 mesi Rehabilitation treatment of geriatric patients with chronic lung disease in continuing care retirement communities of the San Raffaele consortium: 6-month follow up E. Tupputi2, L. M. Addante1, A. Allegretti1, G. Belgiovine1 FIGURA 1: ATTIVITÀ BASE DI VITA QUOTIDIANA (ADL) 6 I Valutazione II Valutazione III Valutazione 5 4 3 2 1 0 Livello di autonomia 1 Consorzio San Raffaele, Modugno (BA), Italia Distretto Sanitario 2, Andria - ASL BT, Barletta, Italia 2 Scopo: La valutazione tempestiva dei deficit clinico-funzionali globali di soggetti geriatrici affetti anche da pneumopatologie croniche compensate farmacologicamente[1], finalizzata a progettare un piano assistenziale individualizzato multidisciplinare tale da consentire il monitoraggio, il recupero e il mantenimento delle abilità funzionali residue, nonché la prevenzione dell’insorgenza di uno stato di totale disabilità e dipendenza. Metodi: sono stati valutati 60 soggetti (30 maschi e 30 femmine), di età compresa fra i 70 e i 98 anni (età media 82), ricoverati in R.S.A. del Consorzio San Raffaele. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un programma riabilitativo costituito da: fisioterapia toracica, allenamento dei muscoli respiratori, ossigenoterapia al bisogno, rieducazione ai passaggi posturali con corretto allineamento, rieducazione motoria, training deambulatorio del passo e rieducazione funzionale (20 sedute mensili da 45 min. per un periodo di degenza di 6 mesi). La valutazione è stata effettuata all’inizio, dopo tre e sei mesi di degenza, mediante le seguenti scale di valutazione: [2] ADL e IADL, per valutare l’autonomia di base e strumentale delle attività di vita quotidiana; Barthel index, per quantificare e monitorare il grado di disabilità; Tinetti Equilibrio e Tinetti Andatura, per valutare i deficit della coordinazione neuromotoria necessaria all’attività di deambulazione. Risultati: Attività base di Vita Quotidiana (ADL) (Figura 1), Attività strumentali di Vita Quotidiana (IADL) (Figura 2), Barthel Index (Figura 3), Tinetti (Figura 4), riportati nelle figure, sono ottenuti calcolando la deviazione standard su tutti i soggetti valutati. I dati definiscono una popolazione le cui condizioni clinico funzionali comportano un grado di fragilità di tipo medio grave, da un livello di disabilità elevatissimo (riscontrabile anche attraverso l’elevata incidenza nelle scale dell’autonomia di base e strumentale della vita quotidiana) e da un elevatissimo rischio di caduta all’inizio della degenza; sono anche riscontrabili i progressi nelle successive valutazioni, che forniscono un dato significativo, confrontabile rispetto al tempo, e che trovano conferma nelle osservazioni cliniche. Conclusioni: Come dimostrano i dati ottenuti, si FIGURA 2: ATTIVITÀ STRUMENTALI DI VITA QUOTIDIANA (ADL) 8 I Valutazione II Valutazione III Valutazione 7 6 5 4 3 2 1 0 Livello di autonomia conferma l’efficacia, se pur minima visto il grado di fragilità, del training riabilitativo sulla motilità complessiva, sulle abilità funzionali, sull’andatura, sulla postura nei diversi decubiti; risulta, pertanto, convalidata la Valutazione Multidimensionale nella progettazione di un piano assistenziale individualizzato multidisciplinare globale confacente ai bisogni del paziente. FIGURA 3: BARTHEL INDEX 100 I Valutazione II Valutazione III Valutazione 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Livello di disabilità MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 121 28 I Valutazione II Valutazione III Valutazione 21 1. Fishman AP. Pulmonary rehabilitation research. Am J Respir Crit Care Med 1994:149:825-833. 2. Belgiovine G, Moret M, Gargiulo G, Guerrieri V, Sarcinella P, Brunetti M, Naglieri T. Assessment clinico funzionale di soggetti con polipatologia in R.S.A. del Consorzio San Raffaele: start-up. Atti del 54° Congresso Nazionale S.I.G.G. 2009;57:406. 14 7 0 Rischio di caduta L’assistenza domiciliare respiratoria ad alta intensità di cure: modello applicativo del 3° livello di assistenza in età pediatrica Home highly intensive respiratory care: applicational model of 3rd level pediatric care G. Vitobello1, E. Tupputi2, S. Lacerenza1, G. Coratella2 1 UO Rianimazione, PO Andria -ASL BT, Barletta, Italia Distretto Sanitario 2, Andria - ASL BT, Barletta, Italia 2 L’assistenza domiciliare si basa su un insieme di “statement” e comprende due principi fondamentali: 1. individuare i bisogni assistenziali globali della persona; 2. garantire un sistema integrato di interventi con diverse figure sanitarie professionali da effettuare, temporaneamente o permanentemente, al domicilio del paziente totalmente o parzialmente non autosufficiente. Questo tipo di assistenza si articola su tre livelli: • 1° livello: con interventi di sostegno psicosociale e di cura della persona parzialmente non autosufficiente o a rischio di emarginazione (detto a bassa intesità); • 2° livello: con interventi di natura sanitaria (infermieristici, riabilitativi, medici o specialistici) indirizzati a pazienti non autosufficienti o di recente dismissione ospedaliera (detta a media-alta intensità di cure); • 3° livello: situazioni cliniche più complesse e molto difficili con ammalati portatori di gravi problematiche respiratorie, in ossigenoterapia a lungo termine (OLT), con tracheostomia e/o eventuale nutrizione attraverso PEG e in ventilazione meccanica invasiva (VMI). Il caso preso in considerazione rientra nel 3° livello di assistenza con elevato grado di complessità e con intervento dell’assistenza domiciliare integrata respiratoria (ADIR). Si tratta di una piccola paziente (di 2 anni di vita, all’epoca del reclutamento) con una rara e grave forma di <Sindrome del II° motoneurone spinale su base genetica>, già tracheostomizzata e collegata al ventilatore polmonare in OLT e presa in carico dal Distretto Sanitario 2 e seguita da diverse figure sanitarie specialistiche (rianimatore, pneumologo territoriale esperto in VM, pediatra di base, infermiere esperto, fisioterapista, ecc.). La piccola paziente, nel 1998, dopo lungo periodo di degenza in Rianimazione veniva trasferita al proprio domicilio in regime di ‘ADIR interdisciplinare’, dopo avere concordato con la famiglia e con il responsabile del distretto territoriale di competenza, il protocollo da seguire. A questo progetto di assistenza domiciliare pilota nell’ASL BT hanno partecipato diverse figure professionali: il rianimatore, lo pneumologo, il fisioterapista, l’infermiere professionale esperto, il pediatra di libera scelta (PLS) e, a richiesta, il neurologo e il fisiatra, ognuna per le proprie competenze, ma in completa sinergia professionale tra loro Il trattamento di assistenza domiciliare respiratoria ad alta intensità di cure è ancora in corso e la paziente ha raggiunto l’età di 14 anni. Il modello assistenziale applicato prevedeva il seguente calendario di interventi: - periodo di addestramento della madre (care giver) per un periodo di due mesi, presso il centro di Rianimazione di Andria - ASL BT. - Accessi trisettimanali degli infermieri e dei fisioterapisti per il primo anno di trattamento. - Accessi degli specialisti (rianimatore e pneumologo) bisettimanali. - Il pediatra con accesso mensile. - Il fisiatra a richiesta per la valutazione periodica neuromotoria (circa ogni sei mesi). - Assistenza in ‘telemedicina’ continua della SaO2, FC ed ECG. - Assistenza costante anche se indiretta per 24h /24h e 7 gg./7 gg. garantita da reperibilità generica medica specialistica ed infermieristica, a chiamata della madre. F De Blasio, C F Donner 1° Congresso Congiunto ACCP-AIMAR: comunicazioni orali - 1st Joint Congress ACCP-AIMAR: oral communications Bibliografia FIGURA 4: SCALA DI TINETTI (A + B) MRM 121 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2011; 6(2): 107-123 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 122 Dal 2° anno sono stati ridotti il numero degli accessi degli infermieri (a bisettimanali) e degli specialisti rianimatore e pneumologo (a settimanale). Negli anni successivi questi accessi sono stati ulteriormente e progressivamente ridotti. Attualmente (a distanza di 13 anni) la paziente viene assistita in regime di ADI con accessi specialistici mensili (per cambio cannula tracheale). In tutto questo periodo la paziente è stata trattata esclusivamente a domicilio e non sono intervenute gravi complicanze. Il trattamento domiciliare ha garantito la riduzione degli episodi di infezioni respiratorie. La paziente ha avuto bisogno di 4 ricoveri totali complessivi, pari ad una frequenza di circa 1 ricovero ogni tre anni e della durata di pochi giorni (in media 5 giorni per ricovero). Questo modello di assistenza interdisciplinare, applicato in sinergia completa tra vari specialisti, ha garantito sia la crescita della paziente che lo sviluppo intellettivo, attraverso una normale frequenza scolastica, avvenuta in teleconferenza senza che la paziente si spostasse da casa. Gli obiettivi raggiunti, pertanto, sono stati i seguenti: - migliore collaborazione ed integrazione con la famiglia attraverso l’intervento educazionale di formazione ed informazione; - migliori condizioni di salute della paziente; - prevenzione e riduzione degli episodi settici; - aumento del periodo di stabilità clinica della malattia; - imponente miglioramento del rapporto costo/ beneficio e costo/efficacia nell’ambito della pre- stazione sanitaria. Nell’attuale scenario politico e nel nuovo contesto della “sanità che cambia” per la grave riduzione delle risorse economiche, questa nostra pluriennale esperienza ha determinato una forte riduzione dei costi sanitari (ospedalizzazione, dei farmaci, ecc.), e garantito un’erogazione di cure efficaci ed efficienti. Alla paziente infatti è stata garantita: - una completa e qualificata forma di assistenza sanitaria domiciliare, - uno sviluppo psicologico con una buona integrazione sociale (seppur limitata dalla malattia di base); - una riduzione di ricoveri e di episodi di infezioni. Attualmente nel Distretto Sanitario 2 di Andria dell’ASL BT sono 10 i pazienti (pediatrici ed adulti) trattati a domicilio con questo modello applicativo di assistenza interdisciplinare ad alta intensità di cure (3° livello). Finanziamento: Nessuno. Studio osservazionale AIST: tosse nel bambino giunti in osservazione al pediatra di base per un problema specifico di tosse acuta persistente legata a infezioni delle vie aeree superiori (URTI). Obiettivi della nostra indagine erano quelli di valutare l’impatto della tosse sul sonno dei bambini e dei loro genitori e la risposta terapeutica al trattamento con antitosse. Per questo end point sono stati presi in considerazione i pazienti (n = 161) che hanno ricevuto antitussivi periferici o centrali e si è proceduto quindi all’analisi della risposta terapeutica correlata con l’intensità della tosse. Risultati: L’età media dei 443 pazienti è risultata di 6,1 anni, con deviazione standard di 3,6 anni. Dall’analisi stratificata per fasce d’età delle risposte alle domande “Quanto la tosse disturba il sonno del bambino?” e “Quanto la tosse disturba il sonno dei genitori?”, emerge che la tosse disturba il sonno in varia misura nell’89% dei bambini più piccoli (< 6 anni) e nell’86% dei più grandi (> 6 anni), mentre non lo disturba solo rispettivamente nell’11% e nel 14% dei casi (Figura 1). La tosse disturba il sonno dei genitori nel 77% dei casi per i bambini più piccoli e nel 65% per bambini > 6 anni (Figura 2). In totale, 161 pazienti bambini sono stati trattati con antitussivi centrali o periferici. I due gruppi erano simili per età, sesso, intensità e frequenza AIST observational study: cough in infants A. Zanasi1, F. De Blasio2, G. De Danieli3, L. Lanata3 1 UO Pneumologia, Università di Bologna, Ospedale S.Orsola Malpighi, Bologna, Italia 2 UF Pneumologia e Riabilitazione Respiratoria, Clinic Center, Napoli, Italia 3 Medica Dompé SpA, Milano, Italia Introduzione: La tosse è uno dei sintomi di maggior riscontro in pediatria, colpisce fino al 25% dei bambini in età scolare e prescolare e rappresenta una delle principali cause di visita medica. È stato calcolato che in un bambino sano sono fisiologici da 10 a 34 colpi di tosse nelle 24 ore, ma, non di rado, lo stesso bambino sano può presentare 5-8 infezioni delle vie respiratorie all’anno. Il trattamento empirico con antitussivi è molto spesso necessario. Metodi: Sono stati reclutati nello studio, iniziato a gennaio e concluso ad aprile 2010, 433 pazienti 122 MRM Bibliografia 1. Gonzalez J, Macey J, Cracco C, Similowski T, Derenne JP. Initiation and management of home care mechanical ventilation. Rev Mal Respir 2004;21:783-790. 2. La ventilazione meccanica domiciliare nel paziente con insufficienza respiratoria cronica: aspetti organizzativi medico-legali e bioetici. Rassegna di Patologia dell’Apparato Respiratorio 2003,18:26-33. 3. Goldberg AJ. The management of long term mechanical ventilation at home. Chest 1992;101;1483. 4. Nugent AM, Snith IE, Shneerson JM. Domiciliary-assisted ventilation in patients with myotonic dystrophy. Chest 2002;121:459-464. MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 123 100 11% 90 80 14% 28% 70 40% % 60 50 40 89% 47% 86% 33% 30 20 10 14% 14% 0-6 anni 6-14 anni 0 NO Poco SI Abbastanza della tosse. L’antitosse periferico levodropropizina ha evidenziato un miglior risultato terapeutico rispetto agli antitosse centrali (codeina e cloperastina), con differenza statisticamente significativa nella percentuale di risoluzione completa della tosse (rispettivamente 47% vs 28%, p = 0,0012). Il trattamento è risultato inefficace solo nel 3% dei pazienti trattati con levodropropizina vs. il 18% con antitosse centrali (Figura 3). Conclusioni: Quanto emerso dalla nostra indagine conferma come la tosse notturna possa interferire in maniera importante con il sonno dei bambini, soprattutto dei più piccoli, e disturbi anche quello dei loro genitori. L’antitussivo periferico levodropropizina ha dimostrato una miglior risposta terapeutica rispetto agli antitussivi centrali, con percentuale di risoluzione completa significativamente più alta e minore probabilità di inefficacia del trattamento. Molto FIGURA 2: LA TOSSE DISTURBA IL SONNO DEI GENITORI 100 35% 80 70 % 60 50 SI 80 Molto n = 101 60 36% 10 47% n = 60 50% 53% 40 65% 35% Risolta Migliorata Invariata/peggiorata Poco 43% 40 77% 30 20 100 NO 23% % 90 FIGURA 3: TUTTI I BAMBINI TRATTATI CON ANTITOSSE (N = 161) 28% 29% 18% 20 3% 0 0-6 anni 6-14 anni 0 Antitosse periferici Antitosse centrali F De Blasio, C F Donner 1° Congresso Congiunto ACCP-AIMAR: comunicazioni orali - 1st Joint Congress ACCP-AIMAR: oral communications FIGURA 1: LA TOSSE DISTURBA IL SONNO DEL BAMBINO MRM 123 RUBRICA MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 124 Interdisciplinary pages EDITED BY / A CURA DI MARIO POLVERINO Questa rubrica si propone come spazio interdisciplinare con lo scopo di raccogliere notizie, informazioni, opinioni, contributi metodologici e casi clinici tratti dalle varie discipline che interagiscono con la Medicina Respiratoria. email: [email protected] Spotlight on Pulmonary carcinoids Tosse ricorrente in un giovane non fumatore Recurrent cough in a non smoking adolescent Maurizio Renis1, Alfonso Schiavo2 1 UOS Ipertensione ed Aterosclerosi della UOC di Medicina Interna, P.O. Santa Maria Incoronata dell’Olmo, Cava de’ Tirreni (SA), Italia 2 UOS Geriatria con Riabilitazione Respiratoria della UOC di Medicina Interna, P.O. Santa Maria Incoronata dell’Olmo, Cava de’ Tirreni (SA), Italia e-mail: [email protected]; [email protected] RIASSUNTO I carcinoidi polmonari sono tumori neuroendocrini che rappresentano dall’1 al 2% di tutti i tumori polmonari. Si possono classificare in carcinoidi tipici (80%) ed atipici (20%). I sintomi più comuni sono: emottisi, tosse, infezione polmonare ricorrente, febbre, dolore toracico e wheezing. Le sindromi paraneoplastiche sono rare e comprendono la sindrome da carcinoide, la sindrome di Cushing e la sindrome da secrezione ectopica di ormone della crescita. Alla diagnosi solitamente si perviene mediante broncoscopia e biopsia. Il trattamento di scelta è la resezione chirurgica e la prognosi è relativamente buona nella forma tipica, peggiore nella forma atipica. Gli autori descrivono un caso clinico di carcinoide atipico, che è peculiare dal punto di vista epidemiologico ed anatomico. Parole chiave: Carcinoide polmonare, tumori neuroendocrini, tumori polmonari. ABSTRACT Pulmonary carcinoids are neuroendocrine tumors that make up 1-2% of all lung tumors. They can be divided into typical (80%) and atypical (20%) carcinoids. The most common symptoms are hemoptysis, cough, recurrent pulmonary infection, fever, chest pain, and wheezing. Paraneoplastic syndromes are rare and include carcinoid syndrome, Cushing’s syndrome, and ectopic growth hormone–releasing hormone secretion. The diagnosis is usually established by flexible bronchoscopy and biopsy. The treatment of choice is surgical resection, and prognosis is relatively good in typical carcinoids, although it is worse in atypical carcinoids. The authors describe here a case of atypical carcinoid that is peculiar from an epidemiologic and anatomic point of view. Keywords: Lung tumors, neuroendocrine tumors, pulmonary carcinoid. CASO CLINICO Nel mese di gennaio 2006 giungeva alla nostra os124 MRM servazione F. M, che riferiva febbre ricorrente e tosse scarsamente produttiva, associata a dispnea lieve. Si trattava di un paziente maschio, di 31 anni, con anamnesi negativa per fumo, alcol o tossicodipendenza. L’anamnesi patologica era negativa per patologie note in atto ed il paziente non assumeva farmaci routinariamente. Aveva già praticato test alla tubercolina ed esame colturale dell’escreato per la ricerca di germi specifici, risultati entrambi negativi. All’esame fisico, il paziente risultava apirettico, lucido, orientato, non dispnoico; nei limiti della norma l’obiettività toracica, cardiaca, addominale e neurologica. Gli esami ematochimici mostravano un lieve incremento dei parametri di flogosi, in assenza di altro di significativo per quanto concerne la funzione renale, epatobiliare, la coagulazione, la funzione tiroidea e beta2-microglobulina. Fu quindi praticata una radiografia del torace che mostrò “Addensamento basale dx” (Figura 1). Nell’ipotesi più probabile che si trattasse di processo broncopneumonico, immediatamente venne instaurata terapia antibiotica di associazione, secondo le linee guida IDSA/ATS per la polmonite comunitaria (CAP) in adulto senza fattori di rischio per patogeni multiresistenti [1]: Amoxicillina/Ac clavulanico 1 gr /12 h + Claritromicina 500 mg/12 h, cui fu aggiunto Metilprednisolone alla dose di 16 mg/die; fu praticato prelievo dell’escreato ed avviato esame colturale, ma purtroppo non si sortì l’effetto desiderato, perché dopo venti giorni la sintomatologia era invariata, così come il reperto radiografico, sostanzialmente sovrapponibile al precedente (Figura 2). La successiva TAC torace mostrò: “Presenza di formazione solida rotondeggiante, a margini netti, aggettante nel lume del bronco destro; tumefazioni MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 125 FIGURA 1: RX TORACE FIGURA 2: RX TORACE DOPO VENTI GIORNI linfonodali a livello della finestra aorto-polmonare e parailari inferiori; due aree di consolidamento parenchimale una lungo la scissura tra segmento basale anteriore e laterale del lobo medio, e l’altra a livello del segmento basale posteriore” (Figura 3). Il paziente venne allora inviato in Chirurgia Toracica per il prosieguo dell’iter diagnostico-terapeutico. Qui fu sottoposto a: - AngioTC: “Nodulo, nel contesto del bronco intermedio, che presenta intensa opacizzazione in fase arteriosa, compatibile con carcinoide endobronchiale; atelettasia del lobo medio e di aree sub-segmentali del lobo inferiore dx; bronchiectasie cilindriche al lobo superiore dx”; - Fibrobroncoscopia (FBS): “Presenza di ostruzione endoluminale del bronco destro; si pratica prelievo bioptico”. Sul prelievo bioptico fu praticato esame istologico che evidenziò “Carcinoma neuroendocrino di basso grado; studio istochimico positivo per NSE, cromogranina, sinaptofisina e CD57; bassa attività mitotica (< 1/HPF). Conclusione: Tumore carcinoide atipico”. Il paziente venne quindi sottoposto ad intervento di bi-lobectomia (il lobo medio ed inf dx risultavano infatti atelettasici) ed ampia linfoadenectomia ilo– medistinica, nel mese di marzo 2006. Il pezzo operatorio fu sottoposto ad esame istologico, che consentì la diagnosi definitiva: “Massa endobronchiale con aspetti di carcinoma neuroendocrino a basso grado di malignità; bassa l’attività mitotica (< 1/10 HPF)”. Tali aspetti depongono per tumore carcinoide atipico. La neoplasia appare rivestita di mucosa bronchiale e mostra una crescita intrabronchiale in corrispondenza della base di impianto. La parete del bronco appare infiltrata ma non oltrepassata. Il lobo medio mostra aspetti di polmonite ostruttiva diffusa; iperplasia reattiva di tutti i linfonodi. Margine di resezione indenne. FIGURA 3: PARTICOLARE DELLA TAC MRM 125 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 126 tumori polmonari [5]. I tumori neuroendocrini del polmone originano dalle cellule del Kulchitsky [6], normalmente presenti nella mucosa bronchiale. Una prima classificazione dei carcinoidi polmonari fu proposta nel 1972 [6], quando il carcinoide atipico fu definito in base a criteri istologici quali il numero di mitosi per campo microscopico ad alta risoluzione (HPF – high power fields), la presenza di necrosi ed il pleiomorfismo nucleare. Nel 1991 Travis e coll. proposero una classificazione che correlava anche il tipo istologico con il grado di malignità [7]: • Carcinoide tipico (basso grado di malignità) • Carcinoide atipico (grado di malignità medio) • Carcinoma neuroendocrino a cellule grandi (LCNEC) e Cancro del polmone a piccole cellule (SCLC) (entrambi ad alto grado di malignità). FIGURA 4: SCINTIGRAFIA TOTAL BODY Stadio patologico pT2/R0 pN0”. Un successivo esame scintigrafico con Octreoscan evidenziava “Modico incremento del radioligando all’emitorace dx in sede basale laterale, a ridotta specificità diagnostica, in relazione al recente intervento chirurgico; utile controllo nel tempo” (Figura 4). Il paziente si sottoponeva successivamente regolarmente a controllo; a parte una modesta limitazione funzionale di natura restrittiva, come risulta da una spirometria di due anni successiva agli eventi narrati (Tabella I), gode attualmente di buona salute. L’evidenza I tumori neuroendocrini, o carcinoidi, sono l’unica classe di tumori maligni che, quando ben-differenziati, sono in grado di produrre ormoni identici a quelli del sistema nervoso. Sono ubiquitari nel corpo umano, ma sono più comuni nei polmoni, nei bronchi e nel tratto gastrointestinale. Sono stati descritti per la prima volta oltre 100 anni fa da Otto Lubarsch [2], che trovò formazioni tumorali multiple nell’ileo distale di 2 pazienti durante l’autopsia. Il termine “karzinoide” fu usato da Oberndorfer nel 1907 per descrivere tumori simili che sembravano comportarsi in modo più indolente di adenocarcinomi tipici. Quelli dell’albero bronchiale rappresentano circa il 25% del totale dei carcinoidi [3,4]. Comunque i carcinoidi rappresentano solo l’1% dei TABELLA I: SPIROMETRIA 126 MRM Epidemiologia I carcinoidi polmonari (Tabella II) compaiono in età media più giovanile rispetto agli altri tumori polmonari (50 - 56 anni) [3,8,9]. Ancora a differenza degli altri tumori polmonari, sono prevalenti nel sesso femminile [8,9] e nei non fumatori [8]. Di tutti i carcinoidi polmonari, solo il 10-20% sono atipici; l’età media di comparsa dei carcinoidi tipici (TC) è 46 anni, 56 anni quelle degli atipici (AC) [10,11]; il fumo è un fattore di rischio più frequentemente correlato all’AC che al TC [12]. Inoltre, mentre i TC sono più frequentemente a sviluppo endobronchiale (quindi “centrale”), gli AC hanno più frequentemente uno sviluppo subpleurico (“periferico”) (Tabella III). I TC sono caratterizzati da elementi cellulari di aspetto uniforme. Hanno in genere un diametro di 2 cm e sono raramente multicentrici. Danno metastasi linfonodali nel 10-15% dei casi. Gli AC hanno prognosi peggiore per la tendenza a metastatizzare. Sono di dimensioni maggiori di 3 cm con aree necrotico-emorragiche. Sono caratterizzati da elementi con maggiore pleiomorfismo nucleare, hanno un’architettura meno organizzata e possono presentare aree di necrosi e infiltrazione. Sono associati a metastasi ai linfonodi regionali nel 50% dei casi, mediastinici nel 25% ed a metastasi a distanza nel 15% dei casi. Clinica Come per i tumori benigni, i carcinoidi a localizzazione centrale possono dare tosse, emottisi, febbre, dolore toracico e wheezing, come conseguenza di atelettasie, bronchiettasie e processi infettivi ricor- TABELLA II: EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOIDE Teorico Basale % del teorico TLC (l) 6,5 4,1 63 • 1-2% dei tumori polmonari VC (l) 4,8 3,5 73 • 50-56 anni FEV1 (l) 3,8 2,9 75 • F>M FEV1/VC (%) 79 82 Caratteristiche del carcinoide • Non fumatori > Fumatori MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 127 TABELLA III: CONFRONTO EPIDEMIOLOGICO TRA CARCINOIDI TIPICI (TC) ED ATIPICI (AC) Tipico Atipico 80% 20% 46 anni 56 anni F>M F>M Non fumatori Fumatori Centrale Periferico renti, mentre quelli periferici sono asintomatici nel polmone e il loro riscontro è occasionale [8,13,14] (Tabella IV). Nel 20% dei casi sono associati alla relativa sindrome da carcinoide, che si manifesta con uno o più dei seguenti sintomi: • Flush cutaneo e cianosi al volto e al tronco • Coliche addominali e diarrea • Dispnea asmatiforme • Insufficienza valvolare cardiaca • Alterazioni del sensorio. I carcinoidi si possono associare anche ad altre sindromi paraneoplastiche [15]: - Produzione di ACTH con sindrome di Cushing - Produzione di MSH con melanodermia - Produzione di ADH con sindrome da inappropriata secrezione di ADH. Diagnosi La radiografia standard rimane essenziale per individuare opacità periferiche se sussistono ostruzioni bronchiali e processi disventilatori del parenchima a valle. TAC e PET con fluorodesossiglucosio (FDG-PET) si possono usare per identificare e stadiare i tumori carcinoidi del polmone. In particolare caratteristiche sono le calcificazioni puntiformi o diffuse evidenziabili alla TAC nei carcinoidi “centrali” [16]. La scintigrafia con octreotide marcato (Octreo- TABELLA IV: SINTOMI E SEGNI DEL CARCINOIDE POLMONARE Sintomi e segni locali: • Localizzazione centrale: tosse, dispnea, emoftoe, broncopolmoniti ricorrenti • Localizzazione periferica: asintomatico Sintomi e segni sistemici: • S. da carcinoide (20% dei casi) • Sindrome paraneoplastica: ACTH o MSH o ADH scanning) si utilizza per la presenza di recettori per la somatostatina sulle cellule tumorali ed è utile, in maniera complementare alla TAC, per uno staging perioperatorio e per il follow up per eventuali lesioni metastatiche [17]. La broncoscopia consente l’individuazione della neoplasia a localizzazione centrale ed il prelievo bioptico [8], il cui esame istologico con immunoistochimica (NSE, cromogranina, sinaptofisina) è gold-standard per la diagnosi. Marker da controllare per la ricomparsa di recidive, e per la diagnosi di efficacia della terapia sono: - enolasi neurone specifica (NSE) su siero - acido 5-idrossi-indolacetico (5HIAA) sulle urine delle 24 ore. Prognosi e terapia La terapia elettiva è chirurgica e risolutiva per il 6075% dei pazienti (dalla lobectomia alla pneumonectomia) [18]. La radioterapia e la chemioterapia possono essere utili per quei pazienti inoperabili o con coinvolgimento metastatico alla diagnosi o come adiuvanti postintervento [19]. La sopravvivenza a 5 anni va dall’87% al 100% nei pazienti affetti da CT e dall’82% all’87% a 10 anni [20]; peggiore per l’AT: dal 56% al 70% a 5 anni e dal 35 al 56% a 10 anni [8]. CONCLUSIONI Il carcinoide polmonare è una patologia di non frequente riscontro (1% delle neoplasie polmonari). Il carcinoide polmonare atipico rappresenta il 20% della totalità dei carcinoidi. Nell’ambito di questa rarità clinica, il nostro caso potrebbe assumere un particolare interesse per le non canoniche caratteristiche epidemiologiche ed anatomiche nel paziente indagato (giovane età, sesso maschile, localizzazione centrale ed assenza di fumo), in contrapposizione con le caratteristiche prevalenti dei carcinoidi atipici (prevalgono nel sesso femminile; l’età media di insorgenza è 56 anni; hanno una maggiore prevalenza di sviluppo periferico; sono legati prevalentemente a storia di fumo). Il razionale utilizzo sequenziale degli esami strumentali ha consentito di giungere ad una diagnosi non semplice, in un lasso di tempo ragionevolmente breve, e di proporre al paziente il trattamento più adeguato per la risoluzione della sua patologia. RINGRAZIAMENTI: Gli Autori ringraziano i Dottori Massimo e Maiorino, II UOC Chirurgia Toracica, AO Monaldi, Napoli. Bibliografia 1. 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MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 129 RUBRICA ATP Corner / L’Angolo dell’ATP EDITED BY /A CURA DI MARIO POLVERINO Prosegue su Multidisciplinary Respiratory Medicine la pubblicazione dell’“ATP corner”, per le comunicazioni dell’Alleanza per le Malattie Toraco-Polmonari (ATP) e per la presentazione delle Società aderenti a questa nuova Associazione, primo progetto (ambizioso) di una condivisione e diffusione federativa delle mission e attività specifiche delle numerose Società scientifiche operanti in Italia con interessi nella medicina respiratoria. email: [email protected] Presentazione dell’Associazione Mediterranea Pneumologi (AMP) Presentation of the Mediterranean Association of Pneumologists (AMP) Eleganza e calore, garbo e allegria, rigore e tocchi di leggerezza, l’AMP (Associazione Mediterranea Pneumologi) è il surrogato della Sicilia! Nata in quest’isola meravigliosa da un’idea di Salvo Privitera raccoglie attualmente oltre un centinaio di medici specialisti in pneumologia in tutte le province siciliane. Essa si è posta subito il problema di un’associazione che facesse da collante col territorio, decodificandone le aspettative e traducendole in rapporti con le istituzioni sanitarie regionali e con gli Enti locali e provinciali. La sua attenzione agli aspetti educazionali tramite iniziative con isti- tuti scolastici e associazioni di pazienti rappresentano la testimonianza di questo “sentire” al servizio dei pazienti. Il tradizionale convegno annuale dell’AMP (vedi foto sotto) rappresenta il culmine e la sintesi delle attività societarie, in cui, in una cornice di un programma scientifico articolato e attento ai rapporti col territorio, si snodano e si esaltano tutte quelle doti di ospitalità e cordialità, che fanno amare incondizionatamente questa terra meravigliosa. Mario Polverino Dall’ultimo Pneumomeeting dell’AMP, svoltosi dal 18 al 20 novembre 2010 a Taormina, contestualmente al Convegno Interregionale Sicilia-Calabria della Campagna AIMAR 2010 “Pneumologia e dintorni”: seduti in prima fila i dottori Mario Schisano, attuale Presidente di AMP, e Salvatore Privitera (fondatore e Past-president di AMP). MRM 129 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 130 L’Associazione Mediterranea Pneumologi (AMP) Mediterranean Association of Pneumologists (AMP) Mario Schisano Presidente AMP www.ampneumologi.it Nel 2000 tredici pneumologi provenienti da tutte le provincie della Sicilia, spinti dalla necessità di dare voce più autorevole alla pneumologia isolana, si riunirono per fondare l’Associazione Mediterranea Pneumologi (AMP). Tale evento, in verità, non fu accolto con entusiasmo dalle Società scientifiche pneumologiche di allora, intravedendo in questa nuova realtà quell’antagonismo che, purtroppo, lacera ancora la nostra già precaria specialità. L’interesse, comunque, nei nostri confronti era alto perché per la prima volta un gruppo eterogeneo di specialisti pneumologi, rappresentante un importante riferimento per i pazienti, aveva deciso di mettersi in prima linea per non delegare a nessuno la propria rappresentanza. Bisogna ricordare che il panorama delle Società scientifiche pneumologiche di allora era rivolto prevalentemente alla medicina ospedaliera e prestava poca attenzione alle problematiche del territorio che sarebbero da lì a poco esplose. Inoltre una gestione cristallizzata degli esponenti di vertice della nostra specialità non riteneva importanti i segnali di quanti chiedevano un rinnovamento per affrontare quello che già allora si iniziava a prospettare come la liquefazione della pneumologia siciliana, sia in termini di strutture, sia riguardo agli aspetti decisionali nella politica sanitaria regionale, e contrastare il progressivo scivolamento della specialità nel limbo del superfluo. Questo scollamento con la realtà e i piccoli interessi di “pochi eletti” a mantenersi nella calma piatta, le cui conseguenze stiamo ancora pagando, ci spinse, non senza difficoltà personali, ad aggregarci e a crescere rapidamente, splendidamente guidati dal Dr. Salvatore Privitera – primo presidente di AMP ma soprattutto suo “padre storico” – raggiungendo in breve tempo più di cento iscritti. Inoltre la presenza su tutto il territorio regionale siciliano ha consentito non solo di conoscere le varie realtà locali, anticipando la visione regionalistica della sanità, ma anche lo svolgimento di una serie di iniziative scientifiche come, per esempio, studi epidemiologici sulla prevalenza dell'asma e la BPCO, sulla valutazione dell’effetto dell’educazione del paziente in rapporto con la qualità della vita, ecc. Alcuni di tali studi, presentati in convegni nazionali e internazionali, hanno avuto principalmente il merito di fornirci una fotografia dettagliata della realtà in cui operiamo, avendo visto coinvolti un numero elevato di pazienti distribuiti in maniera omogenea su tutto il territorio regionale. Ricordo con piacere, tra i tanti, un altro studio dal risvolto pratico, che ci 130 MRM ha visto impegnati durante l’eruzione dell’Etna del 2004, dove l’imponente emissione di ceneri che si riversò sui comuni della zona costiera della provincia di Catania determinò un momento di emergenza sanitaria monitorato costantemente dall’allora Ministero della Sanità. In tale occasione venne valutata, in collaborazione con i Medici di Famiglia, l’incidenza delle patologie respiratorie sulla popolazione esposta all’inalazione della polvere vulcanica. Numerosissimi nel corso di questo decennio sono stati i convegni, gli incontri, i corsi ECM rivolti alla classe medica organizzati capillarmente in tutta la Sicilia da AMP, in particolare l’annuale Convegno di Taormina, ormai appuntamento scientifico-culturale divenuto riferimento della pneumologia siciliana e nazionale. L’aspetto educazionale è stato da sempre uno dei più rilevanti della nostra associazione. Durante questi anni numerosissime sono state le iniziative di collaborazione con istituti scolastici di ogni ordine e grado che ci hanno visto protagonisti di iniziative di tipo educazionale rivolte ai docenti e agli studenti su tematiche quali: l’asma, le allergie respiratorie, il tabagismo, sia attraverso incontri di educazione sanitaria, sia creando diverse progettualità con gli istituti scolastici – per esempio la creazione di un opuscolo con linguaggio adatto per le scuole elementari sulla prevenzione dal tabagismo, o il concorso a premi per la creazione di manifesti per una campagna di informazione sui disturbi respiratori del sonno. Le collaborazioni sono anche avvenute con gli Enti locali e provinciali e con le Aziende Sanitarie fornendo il supporto scientifico e operativo per la creazione di centri antifumo. Sempre nel settore della prevenzione al tabagismo si sta valutando una collaborazione con la LILT per l’apertura di un centro antifumo a Siracusa. Inoltre alcuni dei nostri soci sono stati fautori della nascita di Associazioni di Pazienti affetti da malattie respiratorie, supportandoli quotidianamente dal punto di vista scientifico e operativo. Noi di AMP siamo convinti che il compito istituzionale di una Associazione scientifica è anche quello di dedicarsi al sociale, conoscere i problemi, spesso irrisolti, della popolazione per poi risolverli attraverso l’interfaccia con le Autorità sanitarie competenti. Infatti, altro punto fondamentale dell’azione della nostra associazione è stato lo sviluppo dei rapporti con le istituzioni sanitarie regionali. Lo scorso anno ci siamo resi promotori di un incontro MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 131 assieme alle altre Associazioni di pneumologia presenti sul territorio regionale al fine di presentare in maniera unitaria un piano per la gestione delle malattie respiratorie in ambito regionale. Sempre nel 2010 abbiamo iniziato una collaborazione con l’Assessorato regionale alla Sanità – servizio Educazione alla Salute – per sviluppare una campagna educazionale sull’asma e sul tumore del polmone. Inoltre è stata presentata all’ASP di Siracusa, in collaborazione con la sezione regionale di AIMAR, una progettualità sulla presa in carico del paziente in ventilazione meccanica domiciliare. Tale proposta innovativa sotto l’aspetto clinico e amministrativo non solo è stata fatta propria dall’Azienda Sanitaria di Siracusa, ma ha destato l’interesse di numerose altre Aziende Sanitarie provinciali della nostra regione che intendono adottarla individuando nei nostri associati i responsabili scientifici. Tutta questa frenetica attività, sostenuta solamente dall’entusiasmo dei nostri soci e con precari supporti economici, ha creato nel tempo i presupposti per il riconoscimento di AMP da parte delle Società scientifiche nazionali quale Associazione seria e degna di ogni attenzione e collaborazione. Da qui la joint-venture con AIPO nell’organizzazione di convegni congiunti in Sicilia. Da qualche anno AMP e AIMAR – Sicilia operano in perfetta sintonia e complementarietà, condividendo gli stessi principi. La sua visione pluralistica ha portato AMP a entrare con entusiasmo a far parte dell’Alleanza per le Malattie Toraco-Polmonari (ATP) condividendone appieno le ambizioni. AMP, inoltre, unica tra le Associazioni pneumologiche a carattere regionale, è stata inserita nella GARD-Italia (GARD-I) ovvero la Sezione italiana della Global Alliance against Respiratory Diseases, nel 2009 istituita dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali insieme ad altre Associazioni mediche e non mediche dell'area respiratoria, e assieme alle Associazioni di Pazienti. Per il futuro le nostre linee di indirizzo prevedono un ulteriore sviluppo dei rapporti istituzionali in ambito regionale, al fine di consolidare un dialogo con le Istituzioni fornendo progettualità concrete su problemi di governance della nostra specialità. Nostra precisa intenzione è, inoltre, coinvolgere nelle nostre iniziative sempre con maggiore frequenza i giovani specialisti, perché loro rappresentano il nostro futuro e perché solo così saremo in grado di dare un futuro alla nostra specialità. Pensiamo infine che sia fondamentale la collaborazione con le Associazioni di Pazienti perché, per affermare l’importanza della nostra specialità, bisogna condividere con il paziente le iniziative che lo riguardano: solo in tal modo non solo faremo il bene dello stesso, ma avremo la possibilità di far capire l’importanza della nostra branca specialistica per ricevere il loro supporto. Quando sono stato eletto presidente di AMP nel mio discorso programmatico ho fatto presente come il momento per la pneumologia siciliana sia molto duro, ma che ero e sono fiducioso perché convinto che lo spirito che ci ha spinto alla costituzione dell’Associazione non è venuto meno e ciò è fondamentalmente caratterizzato dalla simbiosi tra l’amore per la nostra attività lavorativa quotidiana e la componente dei rapporti interpersonali tra tutti i soci, con un occhio particolare alla proiezione sul sociale della pneumologia. MRM 131 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 132 RUBRICA AIMAR Newsletter / Notiziario AIMAR EDITED BY /A CURA DI STEFANO NARDINI In questo numero di Multidisciplinary Respiratory Medicine al posto della consueta rubrica Notiziario AIMAR (che slitta al prossimo numero) viene pubblicata una riflessione da parte dell’esecutivo AIMAR. email: [email protected] Il “Futuro della Pneumologia” - riflessioni dall’esecutivo AIMAR The “Future of Pneumology” - thoughts from the AIMAR Executive Committee Claudio F. Donner1, Fernando De Benedetto2, Claudio M. Sanguinetti2, Stefano Nardini3 1 Presidente AIMAR Vice-presidente AIMAR 3 Segretario Generale/Tesoriere AIMAR 2 Nel gennaio 2009, invitato a Verona da Roberto Dal Negro a uno dei suoi vivaci e intensi congressi di inizio anno, uno di noi partecipò a nome di AIMAR a una tavola rotonda sul “Futuro della Pneumologia”, insieme con alcuni illustri Colleghi di altre Società scientifiche. Si giunse alla conclusione - se di conclusione si può parlare in relazione all’argomento - che per assicurare il futuro alla nostra disciplina era necessario migliorare la visibilità e l’importanza politica della specialità attraverso un miglioramento della qualità dell’assistenza ai pazienti pneumopatici. I punti critici furono individuati nel miglioramento dell’assistenza dei malati noti mediante l’offerta di continuità assistenziale (cioè ospedalizzazione domiciliare, pneumologia riabilitativa, cure palliative e di fine vita), nell’anticipazione della diagnosi dei casi non noti e nella prevenzione primaria delle malattie respiratorie, attraverso la formazione e il coordinamento con gli MMG per la diffusione sul territorio delle più semplici metodiche di fisiopatologia respiratoria e della cessazione del fumo. Recentemente, nel corso di un altro congresso tenutosi a Trieste, una tavola rotonda - svoltasi purtroppo senza il contributo di AIMAR - ha avuto un titolo simile. In quest’ultima occasione un eminente Collega di estrazione accademica ha esposto un suo originale punto di vista sull’argomento, sostanzialmente affermando che se la Pneumologia e gli pneumologi italiani godono di “cattiva salute” questo è principalmente dovuto alla debole capacità dei dirigenti delle relative Società scientifiche. Le 132 MRM cronache riferiscono che il Collega in questione abbia poi spiegato la debolezza dei citati dirigenti con il loro scarso “impact factor” - cioè la “modesta” presenza dei loro cognomi negli archivi delle più importanti riviste scientifiche mondiali, facendo, come esempio, il nome di Colleghi con incarichi nelle Società scientifiche (alcuni presenti e coinvolti nella tavola rotonda), con la citazione dei numeri che esprimevano il loro impatto scientifico e con la sottolineatura del basso profilo che, a suo avviso, ne scaturiva. Scriviamo questo articolo perché vorremmo impedire che - anche se scartiamo “a priori” atteggiamenti di sorpreso perbenismo e di pseudo “bon ton” - l’indignazione per la presuntuosa arroganza del nostro Collega e per la cattiva educazione di (s)parlare in pubblico di persone assenti portasse a sottacere il problema del “Futuro della Pneumologia”. Pertanto, con toni pacati, partiremmo proprio dal punto di vista del Collega per costruire una riflessione utile non solo alla Pneumologia in astratto, ma anche agli pneumologi in carne e ossa. Chiariamo che, pur non essendo direttamente chiamati in causa (come detto AIMAR non era stata invitata), ci sentiamo coinvolti sia perché dirigenti di una primaria Società scientifica italiana di area respiratoria, sia perché l’argomento è troppo importante per lasciarlo cadere o, peggio, per lasciarlo in balia di sterili personalismi. Che ci sia bisogno di una generale crescita “culturale” della Pneumologia italiana è nei fatti ma, a MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 133 nostro avviso, quando il Collega ne imputa la mancanza ai responsabili delle Società scientifiche che non avrebbero sufficiente peso “scientifico” non centra il problema. Sia perché ogni dirigente di una Società trae piena e completa legittimazione dalle elezioni nelle quali riceve un mandato dagli associati (ai quali solo risponde), sia perché ci pare che riferirsi all’“impact factor” porti a confondere la “ricerca scientifica” con la “scienza”. Quest’ultima è definita (vocabolario Treccani): “sapere, dottrina, insieme di conoscenze ordinate e coerenti, organizzate logicamente…” e - come tale - non si rende necessariamente visibile sulle riviste scientifiche mondiali: il caso più tipico in medicina sono le procedure di “audit” (le verifiche cioè, specie organizzative) che hanno un grande valore per tutti i professionisti ma solo per il “qui e ora” e perciò non sempre vengono pubblicate su riviste internazionali indicizzate. Con questo non si vuole intendere che i dirigenti delle Società pneumologiche non siano da biasimare se la Pneumologia non “cresce”: si vuole dire che un tale biasimo non può essere basato sul numero delle loro pubblicazioni scientifiche. E allora? Per capire il problema della crescita della Pneumologia è opportuno prima di tutto chiedersi perché tanta attenzione al suo “futuro”. La risposta è semplice: perché la Pneumologia (o meglio, l’assistenza alle - e la ricerca sulle - malattie respiratorie) è diventata un’emergenza epidemiologica e quindi un fiorente “mercato” e pertanto chi se ne occupa è diventato potenzialmente “importante”. Specie se si tiene conto che la Pneumologia, così intesa, “peserà” ancor di più nel futuro delle nostre comunità. A fronte di questa importanza, quale apporto possono dare gli specialisti pneumologi organizzati in Società perché l’epidemia di malattie respiratorie sia circoscritta e debellata? E già qui la risposta è meno facile ma non impossibile. Se è vero che una Società scientifica deve fare formazione e promuovere la ricerca AIMAR - fin dalla sua fondazione (2003)- ha cercato di rendere concreti tali principi teorici fornendo proposte e risposte operative ai suoi soci, alla Pneumologia e alla società italiana. In breve: AIMAR ha partecipato attivamente a tutte le iniziative sovranazionali di area pneumologica (European Respiratory Society (ERS), International Union Against Tuberculosis and Lung Disease (IUATLD), ERS Forum of national European Respiratory Societies (FERS), Global Alliance against chronic Respiratory Diseases (GARD) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), alleanza cui AIMAR ha aderito fin dalla fondazione, prima tra tutte le istituzioni e Società nazionali italiane). In tutte queste iniziative, la nostra Società si è occupata di importarne principi, strategie e strumenti e di applicarli nella pratica clinica, collaborando con tutti gli “stakeholder”. Ha così condotto e portato a termine progetti di ricerca di far- maco-economia (progetto ICE), di organizzazione (SPACE), di osservazione (SOS-BPCO), di implementazione di linee-guida internazionali (ANGELO e ICEPERG) fino a lanciare, più recentemente, i progetti e-DIAL, OTTIMO e “Task Forces”. Con l’ERS ha avuto un rapporto privilegiato e ha collaborato strettamente per diffonderne pubblicazioni di sensibilizzazione, quali il Libro Bianco sulle malattie respiratorie, e per premiare giovani specialisti italiani meritevoli attraverso l’attribuzione di “fellowship”. Ha organizzato per la prima volta in Italia conferenze di consenso sulle principali patologie respiratorie e ne ha ideato inediti meccanismi di diffusione periferica. Attraverso queste iniziative e l’attività delle sezioni regionali e interregionali AIMAR ha aumentato la visibilità della disciplina sul piano locale. Sul piano della visibilità nazionale, con la prestigiosa collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità, ha costruito programmi di formazione - di concerto con gli specialisti di area - destinati a migliorare la competenza dei Colleghi di medicina generale sulle patologie respiratorie. Ha collaborato e sta collaborando con il Ministero della Salute e le sue articolazioni per rendere operativi i dettati relativi alle malattie respiratorie del piano sanitario nazionale e alle linee guida costruite dall’AGE.NA.S. In altre parole, AIMAR ha dato il proprio contributo a creare i presupposti per circoscrivere e debellare l’epidemia di malattie respiratorie declinando la sua missione (“Visione e condivisione in Medicina respiratoria”) nelle quattro aree strategiche: migliorare la formazione professionale, esplorare modelli organizzativi innovativi, aumentare la visibilità della specialità, aumentare la visibilità dello specialista Pneumologo a livello sia locale che regionale. Altre Società, alcune più e altre meno, si sono anche esse mosse sul medesimo terreno organizzando ad esempio formazione pratica “sul campo” e, in effetti, negli ultimi anni il “peso” della Pneumologia è cresciuto - di più però per la spinta delle richieste delle istituzioni e per le prestazioni rese dalle unità operative di Pneumologia che per gli sforzi pur lodevoli delle Società. Questo aumento di peso però non è sufficiente, considerato che siamo entrati in un periodo nel quale se le malattie respiratorie saranno sempre più diffuse, le risorse economiche per assisterne i malati sono sempre meno abbondanti. Davanti a queste sfide, quali caratteristiche dovrebbe avere il dirigente ideale di una Società scientifica di area respiratoria? Il compito diviene davvero improbo perché non esiste un unico “identikit”. Si possono fare alcune considerazioni, distinguendo innanzitutto tra Società scientifiche di area universitaria e di area ospedaliera. Non abbiamo titolo per occuparci delle prime, ma siccome tutti noi quando avevamo le braghe corte, prima di avere responsabilità in un’associazione interdisciplinare come AIMAR, abbiamo militato in una di quelle ospedaliere, crediamo di conoscerne caratteristiMRM 133 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 134 che ed esigenze in modo sufficiente per esprimerci sulle seconde. Sulla base di questa nostra “cultura” societaria riteniamo che non sia richiesto a un dirigente di organizzazioni di professionisti ospedalieri un pedigree pubblicativo di eccellenza, allo stesso modo che quando uno deve scegliere il chirurgo da cui farsi operare si informa più sui risultati della sua pratica chirurgica che sul suo curriculum pubblicativo. Piuttosto è richiesta una matrice specifica (quindi una conoscenza pratica del mondo ospedaliero), una duratura militanza nella Società, sufficiente a conoscerne i meccanismi e ad aver dimostrato che il candidato cura gli interessi sociali almeno tanto quanto i propri, una capacità aggregativa, organizzativa e di collaborazione tale da far lavorare in sinergia i vari organi del corpo sociale, un’abilità e trasparenza nell’intessere rapporti con altre associazioni e con le aziende farmaceutiche che consenta di formare alleanze vincenti. Infine, una visione lucida della situazione che gli permetta di cogliere al volo i cambiamenti in corso e di modificare conseguentemente la rotta. Pertanto, i dirigenti dovrebbero avere sempre stretti contatti con la loro base per raccoglierne problemi e dati di attività e restituire elaborazioni e proposte operative. Probabilmente nessun essere umano assomma in sé tutte queste doti, ma sicuramente nessuna di queste caratteristiche può essere misurata con l’“impact factor”. Il messaggio da “portare a casa” dalle considerazioni svolte ci sembra dunque essere che il futuro della Pneumologia è tanto nelle mani dei dirigenti delle Società di area respiratoria (che vanno misurati sui risultati ottenuti dalla relativa associazione) quanto nella professionalità di tutti noi singoli specialisti che dobbiamo fornire prestazioni sul campo e dati da elaborare che possano affermare il reale valore della nostra attività. Un’ultima riflessione riguarda quali risposte dovrebbero fornire le Società scientifiche di area respiratoria, dato che in un domani (che per alcuni è già oggi) bisognerà misurarsi con l’ingordigia dei dipartimenti di area medica che tenderanno a far chiudere le unità operative di Pneumologia, assorbendo quei pochi eroici giovani specialisti sopravvissuti al pensionamento dei Colleghi nati nel decennio ‘50, non rimpiazzabili dal men che modesto numero di specialisti che la nostra università 134 MRM sforna annualmente. In un tale contesto, se è vero che il risultato del lavoro clinico è arricchito dal lavorare quotidianamente insieme ad altri specialisti, come assicurare che le malattie respiratorie siano seguite da “equipe” di specialisti a tempo pieno, piuttosto che da singoli professionisti, spaesati dal doversi dedicare anche a patologie diverse? Se spariranno le unità operative pneumologiche, come anni fa è sparita la tisiatria, e con esse gli specialisti “anziani”, chi assicurerà la formazione pratica della più giovane generazione di specialisti? In quest’ottica, quale dovrebbe essere il giusto rapporto tra unità operative di Pneumologia e popolazione assistita? E quali prestazioni specialistiche dovrebbero assicurare le singole unità operative nell’ospedale dove sono presenti? Conseguentemente: di quanti specialisti pneumologi avrà bisogno il nostro Paese tra dieci anni (tempo minimo per formarli)? Quali iniziative hanno preso e prendono le Società scientifiche italiane perché le priorità e gli standard individuati dall’ERS e contenuti nel relativo programma di formazione specialistica e nella “Respiratory Roadmap” presentata ufficialmente dal Presidente Marc Decramer nel marzo u. s. trovi concreta attuazione? La definizione di specialista può includere anche chi opera in unità operative di Medicina e si dedica a tempo parziale alla fisiopatologia o all’endoscopia respiratorie? Se sì, con quali limiti? Quanto si sono adoperate le Società scientifiche italiane per stabilire uno standard organizzativo nazionale aggiornato, come fu fatto nel 1996 con il documento ufficiale AIPO-SIMER sui requisiti delle singole unità operative di Pneumologia? Se si ritiene che queste domande (e altre ce ne verrebbero) siano strategiche, sembrerebbe auspicabile che le future tavole rotonde si interessino meno del futuro della Pneumologia astratta (fertile terreno per narcisistici e futili personalismi) e più del futuro concreto delle UO Pneumologiche, avendo raccolto ed elaborato dati che aiutino a fotografare la realtà del lavoro di tutti i giorni. In altre parole, il futuro degli Pneumologi come futuro della Pneumologia. MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 135 RUBRICA From the CFC Bulletin / Notiziario CFC Prosegue su Multidisciplinary Respiratory Medicine, a fronte della collaborazione tra AIMAR e Collegio Federativo Cardiologia (CFC), la pubblicazione di estratti del bollettino CFC, mensile di informazione e aggiornamento del Collegio. email: [email protected] PREVENZIONE PICCOLO NON È BELLO PER IL RISCHIO CV La metanalisi “Short stature is associated with coronary heart disease: a systematic review of the literature and a meta-analysis” basata sui risultati di 52 studi della letteratura su oltre 3 milioni di soggetti, ha dimostrato che tra i soggetti di bassa statura (< 160,5 cm) rispetto ai soggetti di alta statura (> 173,9 cm) esistono differenze significative nel rischio CV: per la bassa statura risulta infatti un rischio relativo di 1,35 per tutte le cause di mortalità, 1,55 per mortalità da malattie CV, 1,49 per CAD, 1,52 per IMA rispetto ai soggetti di alta statura. Ciò vale per ambedue i sessi. Si fa rilevare inoltre l’importanza di tali dati anche per il rischio CV calcolato solo sul BMI, che comprendendo il dato dell’altezza, tende a valutare in modo scorretto tale rischio. http://eurheartj.oxfordjournals.org/content/31/14/ 1802.abstract LAVORARE TROPPO STANCA... ANCHE IL CUORE L’articolo prospettico “Overtime work and incident coronary heart disease: the Whitehall II prospective cohort study” condotto su oltre 6.000 impiegati inglesi seguiti per un F-U medio di 11 anni, dimostra un incremento di 1,60 volte del rischio di cardiopatia ischemica nei soggetti con uno straordinario giornaliero di 3-4 ore rispetto agli impiegati ad orario normale. Anche la correzione per i comuni fattori di rischio mantiene questo incremento di rischio. Chissà se si applica tale risultato anche ai cardiologi? http://eurheartj.oxfordjournals.org/content/31/14/ 1737.abstract AGGIUNGERE LA FREQUENZA CARDIACA NEL CALCOLO DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE GLOBALE? Lo studio clinico “Simplifying cardiovascular risk estimation using resting heart rate” si è proposto di valutare se l’aggiunta dell’elevata FC a riposo, noto fattore di rischio CV indipendente, alle carte del rischio CV contribuiscano a migliorare la valutazione di tale rischio. Sono stati analizzati i dati del FINRISK study (14.997 maschi e 15.861 femmine) da cui sono state derivate due formule per la stima del rischio CV a 10 anni. Nella prima è stata inserita la FC oltre ai comuni parametri e non si sono osservati miglioramenti nella discriminazione (AUROC, maschi 0,840 da 0,838, p = 0,5038; femmine: 0,87 da 0,865, p = 0,0522). Nella seconda comprendente solo età, sesso, superficie corporea e fumo, l’associazione della FC ha fornito indicazioni significative (AUROC maschi 0,819 da 0,812, p = 0,037; femmine: 0,862 da 0,827, p = 0,023). http://eurheartj.oxfordjournals.org/content/31/17/2141.abstract CARDIOPATIA ISCHEMICA ANTIAGGREGANTI ED ANTICOAGULANTI Vengono proposte due interessanti review su antiaggreganti ed anticoagulanti. Una è di Richard Conti C. e l’altra di Ren Y, Patel K e Crane T. Si parla di ASA, warfarin e clopidogrel, ma anche dei nuovi anticoagulanti sempre più usati sia nelle sindromi coronariche acute che in quelle croniche. Clin Cardiol 2010;33:388 e JECT 2010;42:103-113. UN NUOVO ANTIAGGREGANTE PER LE SCA Sono ormai indubbi i benefici clinici derivanti da farmaci quali il clopidogrel antagonista del recettore P2Y. Sono sorti, però, nei pazienti trattati, problemi legati sia alla resistenza al trattamento che alla relativamente lenta comparsa di efficacia. Il ticaglenor è un nuovo antagonista recettoriale che sembra aver dimostrato sia in vitro che in vivo un più rapido ed efficace effetto antipiastrinico. I trial che hanno dimostrato una significativa riduzione di mortaMRM 135 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 136 lità nelle SCA e nello stroke sono stati: il DISPERSE, il DISPERSE2, il PLATO, ONSET/OFFSET ed il RESPOND. È in corso la richiesta di autorizzazione all’utilizzo presso l’FDA e l’EMEA. Drugs Today (Barc) 2010;46:243-250. APPROPRIATEZZA ED IMAGING Bisogna pagare l’appropriatezza e non i volumi di lavoro. È quanto giustamente propone in quest’articolo C. Carpeggiani a proposito di imaging. Secondo alcune stime, infatti, i soldi sprecati in diagnostica inutile ammontano tra i 4 ed i 10 miliardi di euro. Se la metà di questi soldi venissero, viceversa, investiti in ricerca e premialità per i più virtuosi ne guadagnerebbero sia i malati che gli operatori sanitari in cultura e competitività. Purtroppo la libertà è una foglia di fico che nasconde approssimazione, interessi privati ed ignoranza. È un grande problema che riguarda sia l’ecocardiografia di base che l’ecostress, la TAC coronarica e la scintigrafia cardiaca. G Ital Cardiol 2010;11:534-536. IL 2MN È PIÙ TOLLERANTE RISPETTO AGLI ALTRI Come è noto il maggior problema dei nitrati è lo sviluppo di tolleranza. In questo studio sono stati confrontati sotto questo aspetto diversi tipi di nitrati. L’isosorbide-2-mononitrato è risultato capace di indurre un minore aumento del cGMP con una minore comparsa di tolleranza rispetto agli altri. Questo anche se l’effetto vasodilatatorio sembra legato a vie diverse dalla stimolazione del guanilatociclasi. J Cardiovasc Med 2010,11:486-492. ANCHE NEL GENERE MASCHILE ESISTONO VARIANTI NEL RISCHIO PER CORONAROPATIA Alcuni ricercatori inglesi hanno evidenziato che non tutti i cromosomi Y sono uguali nella predittività di coronaropatia. Esiste, infatti, una variante chiamata “Y-haplogroups” che determina un maggior rischio indipendente da altri fattori noti quali il colesterolo, l’ipertensione ed il fumo. Questo tipo di cromosoma ha una maggiore prevalenza in nord Europa e potrebbe contribuire a spiegare la più alta incidenza di patologie cardiovascolari in quelle regioni. Nilesh Samani J ESC Congress 2010;RN 3726. DETERMINANTI GENETICHE E TERAPIA CON ACE INIBITORI Seguendo una tecnica che studia il polimorfismo cromosomico i pazienti dello studio sono stati selezionati tra quelli arruolati nello studio EUROPA. Alcuni soggetti che presentavano modifiche del recettore tipo I dell’angiotensina II e della bradichinina, dopo un aggiustamento multivariato, presentavano considerevoli benefici rispetto a coloro i quali non avevano questa variante. Ciò apre la strada ad una terapia individualizzata che può aumentare l’efficacia, ridurre gli effetti collaterali e i costi globali della terapia. Jasper Brugts ESC Congress 2010;RN P2245. 136 MRM IPERTENSIONE BENEFICI DELLA REGRESSIONE DELL’IPERTROFIA VENTRICOLARE SINISTRA 1.280 pazienti con Ipertensione Sistolica isolata ed Ipertrofia Ventricolare sn ma senza anamnesi di insufficienza cardiaca, arruolati nello studio LIFE, sono stati seguiti per 4,8 anni ed è stata verificata l’incidenza di scompenso cardiaco. Lo scompenso (definito dal ricovero ospedaliero) si è presentato nel 4,5% dei casi. Un prodotto di Cornell ridotto durante il periodo di trattamento si accompagnava ad una significativa riduzione dell’incidenza dello scompenso del 21%. Il tutto indipendentemente dall’andamento dei valori pressori, dal punteggio di rischio di Framingham o dalla presenza di albuminuria all’arruolamento. Il dato indirizza verso un beneficio specifico derivante dalla regressione dell’ipertrofia ventricolare, indipendente da altri fattori. Larstop et al. Reduced ECG-LVH during antihypertensive therapy is associated with less hospitalisation for Heart Failure in patients with ISH. J Hypertens 2010;28:e1. L’ANGOLO DEL POLSO LA STIFFNESS AORTICA I parametri di valutazione della “stiffness” aortica desumibili dall’applicazione clinica del TDI (Tissue Doppler Imaging), messi a confronto con la PWV (Pulse Wave Velocity) ed AIx (Augmentation Index) in una popolazione di ipertesi e non. Ennesima importante e, per certi versi, definitiva tappa del confronto tra metodiche che mette, ancora una volta, in risalto le indicazioni delle Linee Guida 2007 della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa sull’utilità della misurazione della PWV nei pazienti ipertesi. Assessment of ascending aorta wall stiffness in hypertensive patients by tissue Doppler imaging and strain Doppler echocardiography. Heart doi:10. 1136/hrt.2010. 198358. SEMEIOTICA VASCOLARE PERIFERICA L’esecuzione di un esame obiettivo scrupoloso è un metodo da molti considerato obsoleto. Tuttavia quando l’esame obiettivo è utilizzato in modo adeguato, costituisce una metodica di grande utilità, basso costo, per un’immediata valutazione dell’apparato cardiovascolare e spesso fornisce informazioni importanti per un’oculata selezione di eventuali esami supplementari. http://www.sunhope.it/Semeiotica%20Vascolare.pdf SPESSORI E PLACCHE SPESSORI E DIAMETRI Spessore e diametro della carotide comune destra (RCCA) messi a confronto con prevalenza ed incidenza di eventi cardiaci. Studio su una vasta popolazione di soggetti, che mostra un’importante correlazione tra spessore e diametro della RCCA ed in- MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 137 cidenza di eventi cardiaci, indipendente dallo spessore mediointimale (IMT). Common carotid artery wall thickness and external diameter as predictors of prevalent and incident cardiac events in a large population study. Cardiovascular Ultrasound 2007;5:11. SPESSORI, PLACCHE ED EVENTI ISCHEMICI CEREBROVASCOLARI Anche se lo spessore medio-intimale della carotide comune e la presenza di placche carotidee sono noti per essere dei fattori di rischio per lo sviluppo di eventi vascolari e di essere indipendenti dai fattori di rischio convenzionali riassunti nel “Framingham Stroke Risk Score”, il loro contributo per la previsione del rischio individuale è limitato. Ulteriori studi saranno necessari per affrontare il ruolo dell’ecografia carotidea nella prevenzione primaria dei soggetti ad alto rischio. Stroke 2008;39:2470-2476. NURSING CARDIOLOGICO FUMO ED IMA Studi condotti in diversi Paesi che si sono dotati di una legislazione per la riduzione del fumo hanno trovato una piccola, ma significativa riduzione nelle ammissioni in ospedale per infarto miocardico. Interventi territoriali sono grandemente auspicabili. BMJ 2010;340:c2161. zienti con coronaropatia stabile più ansia generalizzata hanno un rischio maggiore rispetto ai pazienti non ansiosi di andare incontro ad eventi cardiovascolari maggiori (stroke, IMA e morte). Non sottovalutare e monitorare l’ansia può pertanto essere di utilità. Arch Gen Psychiatry 2010;67:750-758. SINTOMI E PROGNOSI NELLO SCOMPENSO Uno studio australiano e statunitense ha mostrato che è la variabilità dei sintomi e non la severità a predire la re-ospedalizzazione e la mortalità nei pazienti con scompenso cardiaco. Tra i sintomi i più importanti da monitorare sono risultati essere la dispnea, la fatica e la difficoltà nell’addormentamento. Eur J Cardiovasc Nurs 2010;DOI:10.1016/j.ejcnurse.2010.05.006. disponibile su: http://www.escardiocontent.org/periodicals/ejcn/home IMPORTANTI I SINTOMI NELLA PROGNOSI POST-BAC Vengono proposti i risultati di uno studio che ha evidenziano l’utilità di definire prima della dimissione ospedaliera il profilo dei sintomi dei pazienti sottoposti a BAC. Tale profilo, infatti, permette di identificare precocemente quei pazienti che sono a rischio nel riprendere l’attività fisica nei primi sei mesi dopo l’intervento chirurgico e che vanno, pertanto, più strettamente seguiti. J Cardiovasc Nurs 2010;25:292-300. I NUTRACEUTICI NECESSITANO DI MAGGIORE ATTENZIONE Il mercato dei nutraceutici è in costante crescita ed essi sono sempre più assunti dai pazienti cardiopatici. Un recente studio osservazionale ha però dimostrato una scarsa attenzione del cardiologo a chiederne il consumo ai propri pazienti. Poiché tali tipi di sostanze hanno effetti farmacologici è opportuno porre attenzione durante l’anamnesi farmacologica. Ann Intern Med 2010;153:65-66. POSSONO ESSERE MIGLIORATI I CRITERI DI SCREENING DEI GIOVANI ATLETI? La risposta è sì. Le più comuni patologie cause di morte sono la cardiomiopatia ipertrofica, la displasia aritmogena del ventricolo di destra e la cardiomiopatia dilatativa. Lo studio evidenzia sia nuovi criteri elettrocardiografici che una valutazione collegata al tipo ed all’intensità dell’esercizio svolto. Gonzales E e coll. ESC Congress 2010;P3980. CUORE ED ANIMA: PIÙ EVIDENZA LEGA L’ANSIA ALLE CORONAROPATIE Lo studio Heart and Soul ha evidenziato che i pa- Tratto da Bollettino CFC, anno 3, numero 4, settembre 2010, pubblicato da Edizioni Internazionali srl, Div. EDIMES, Pavia. MRM 137 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 138 RUBRICA L'Angolo della Cultura (non solo Medicina...) A CURA DELLA REDAZIONE La redazione intende lasciare questo spazio a disposizione per la presentazione di contributi culturali, anche non strettamente inerenti l'area medica. Gli interessati possono pertanto sottoporre alla redazione qualunque contributo (articolo, poesia, ecc.) che possa essere di interesse per i lettori e/o stimolare una riflessione ed un eventuale dibattito culturale. email: [email protected] Benvenuti nella “eating London”! Welcome to “eating London”! Francesco Iodice Già Direttore U.O. s.c. di Fisiopatologia Respiratoria, Ospedale A. Cardarelli, Napoli e-mail: [email protected] “Un buon Yorkshire Pudding deve diventare gonfio, dorato e croccante, e quando lo si taglia si scopre che all’interno è tutto vuoto”. 84, Charing Cross Road di Helene Hanff Soltanto dieci anni fa, chi avesse puntato sull’offerta gastronomica inglese sarebbe stato preso per pazzo. Per secoli gli Inglesi non hanno avuto una cucina degna di questo nome. Né, per la verità, ci tenevano ad averla. Il British Empire, l’impero più grande della storia, che al suo apice si stendeva su un quarto delle terre emerse del globo, era fondato su una dieta essenziale, parca, priva di fronzoli: roast beef, pesce in padella, pasticci dal contenuto misterioso. Fatta eccezione per la mensa del re, il cibo era un’esigenza alimentare, non un piacere: in Inghilterra si mangiava poco e male, insomma si mangiava per vivere, non certo il contrario. Del resto, grazie a una gastronomia di tal fatta - o meglio all’assenza di una gastronomia - gli abitanti delle isole britanniche avevano conquistato il mondo e lo facevano funzionare con la precisione di un orologio: perché mutare abitudini? La buona tavola, ritenevano, era un vizio da popoli rammolliti, come i “mangiatori-di-rane” francesi e i pittoreschi cugini meridionali di quest’ultimi, gli italiani. Recentemente le cose sono cambiate: la cucina inglese è stata rivalutata e sono stati sfatati falsi miti e facili stereotipi. Sarete allora sorpresi di sapere che i prodotti alimentari inglesi possono raggiungere vette d'eccellenza, basterà che vi sappiate districare alla ricerca dei pub più raffinati, senza perdervi nella massa dei locali dove si serve quasi unicamente ‘fish and chips’. Il cambiamento è avvenuto negli ultimi vent’anni, in particolare nello scorso decennio, durante il lungo boom economico del blairismo, che ha trasformato la capitale, e buona parte del Regno Unito, in una scintillante “Cool 138 MRM Britannia”, una Britannia rinfrescata, ringiovanita, ricca, edonista e maledettamente trendy, che sembrerebbe irriconoscibile a Winston Churchill. I soldi, l’afflusso di sofisticati stranieri e la decisione di abbracciare il multiculturalismo hanno influenzato anche il modo di cibarsi. Ciò era inevitabile e ha prodotto risultati straordinari: Londra ha oggi una varietà e una qualità di ristoranti probabilmente senza uguali sul pianeta. Si può mangiare argentino, australiano, brasiliano, francese, italiano, tailandese (attenzione al ‘Blue Elephant’, dove una cena costa mediamente cento sterline a persona!), cubano, russo, ungherese, persiano, libanese, messicano, vietnamita, marocchino, spagnolo, greco, turco, naturalmente cinese e indiano, oltre che pakistano e del Bangladesh, meglio che in ognuno dei Paesi che hanno inventato quei tipi di cucina. I progressi sono stati tali che nel 2005 una celebre rivista culinaria americana ha decretato come città dove si mangia meglio nel mondo proprio Londra. Si intende con questo dire che a Londra ci sono ristoranti tra i migliori al mondo. Si potrebbe obiettare che questo premio è dovuto alle cucine di provenienza dal mondo intero e non alla cucina inglese, che es- Londra, Borough market. MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 139 sa non ha altro che verdure bollite, pudding e ‘fish and chips’ con tutti i suoi grassi da offrire… E invece la Swinging London si è trasformata in Eating London. Oggi la caduta della sterlina rende una vacanza da gourmet davvero conveniente. Chi arriva a Londra – città di sette milioni e seicentomila abitanti dove si parlano ben trecento idiomi – ha a disposizione seimila ristoranti e cinquemila pub, dove una pinta di birra costa una sterlina. Benvenuti dunque nella Eating London, nuova capitale europea del buon mangiare. Oggi non è più un’eresia, né il concetto viene più respinto al mit- Un ristorante in Cornovaglia. tente per motivi economici (fino a dieci anni fa, per godersi un week end “eating&swinging” bisognava accendere un mutuo). Con la sterlina scesa vertiginosamente, di colpo Londra è diventata una capitale Ma non è solo questione di ristoranti e gastro-pub – appetibile da tutti i punti di vista, tavola compresa. ossia pub dove adesso ti servono mozzarella di buSe fino a pochi mesi fa la sola colazione impegnava fala e tonno alla griglia – che saranno presto la buona parte del budget quotidiano del turista me- maggioranza. È che la buona tavola, qui, è diventadio, oggi ci si può crogiolare tra offerte gourmand ta un’ossessione. Non c’è giornale quotidiano che di tutto rispetto, azzardando perfino una puntata ai non abbia un inserto patinato di gastronomia. Non quartieri alti della cucina d’autore senza uscirne fi- c’è canale televisivo che non abbia un talk-show di nanziariamente devastati. Situazione speculare sul ricette di cucina. Non c’è libreria che non abbia mercato interno: qualche settimane fa, la JD un’intera sezione dedicata agli autori di simili talkWetherspoon – vera cittadella alcolica da settecen- show: cioè i “celebrity chef”, i cuochi celebrità, cato pub – ha infranto un vero tabù sociale, fissando tegoria sorta dal nulla nell’odierna Gran Bretagna e il prezzo della pinta un penny sotto il pound, meno rapidamente elevata a casta, per cui gli chef sono di una sterlina. dei divi come gli attori da Oscar e le stelle del footMa in realtà è l’offerta nel suo complesso a fare di ball, pedinati dai paparazzi, concupiti da procaci Londra un approdo internazionalmente riconosciu- ragazze che cercano di infilarsi nel loro letto, adoto, dai sontuosi pasticci di carne del sempiterno rati da fan che spasimano per un autografo. Gordon Rules ai food store dei grandi magazzini – Harrod’s Ramsey e Jamie Oliver sono due superchef che hanin testa – che esibiscono varietà sempre più trion- no disancorato la cucina inglese dalla noia di ‘porfanti di leccornie, fino agli estri del Fat Duck (a qua- ridge' e roast beef; dei due è Jamie Oliver, cresciuto ranta minuti dal centro cittadino) dove Heston tra le pinte di birra del pub dei genitori, la vera suBlumenthal fa indossare le cuffie per ascoltare il perstar della cucina britannica, ma anche rocker, suono del mare gustando una moderna ed elegan- conduttore tv e scrittore; nel suo locale “Fifteen” latissima insalata di pesce. Così, nessuno si è stupito vorano quindici ragazzi recuperati da vite difficili. quando qualche mese fa Gourmet Magazine l’ha Londra è ormai da tanti anni un centro culinario ineletta “Gourmet Capital of the World”. Al Riverside ternazionale dove è possibile mangiare ogni genere Cafè del Morden Hall Park, durante la Farmhouse di cucina di ogni Paese del mondo. Crescono i ristoBreakfast Week, tutte le mattine, dalle dieci a mez- ranti di famosi chef, inavvicinabili per i comuni zogiorno, si fa colazione con le delizie dei migliori mortali, vedi i locali del celeberrimo ‘Gordon artigiani alimentari di Londra: ‘muffin’, cioccolata Ramsey’ (quello di "Cucine da incubo" per intendercalda con ‘whipped cream’, thè aromatici e torte si), numerosi i vegetariani. Tutto questo, agli occhi multistrato. Il tutto secondo le regole bio. di uno straniero, desta meraviglia, ma poi si sorride Prima ancora dei turisti, sono i londinesi doc a vi- con benevolenza: sia perché è consolante scoprire vere la rivoluzione gastro-economica, scoprendo che gli inglesi si sono un po’ rammolliti, sia perché che non è obbligatorio scegliere tra i baracchini di a Londra si mangia infinitamente meglio di prima. ‘fish and chips’ e il ‘pig’s trotter’ (zampone). Buona Perfino l’ex premier Gordon Brown, nutrito spartaparte del merito va ai gastro-pub, locali sfiziosi, con namente in Scozia da un padre pastore presbiteriacucina bilanciata fra tradizione e tecnologia, a no, confessa che ora il suo piatto preferito sono i faprezzi più che accessibili. Una formula che avvince gottini di mozzarella: ha imparato ad apprezzare la amanti del prosciutto glassato e del ‘cous cous’, ir- buona tavola, e anche a cucinarla personalmente. riducibili del ‘pudding’ e frequentatori della cucina Per chi ha nostalgia di uova con pancetta e fagioli o indiana (baluardo gastronomico della vecchia degli innominabili pasticci di carne, la crisi econoLondra, su cui ancora svetta la mitica Bombay mica ha provveduto a richiamare in servizio i piatti Brasserie). Certo, non di soli gastro-pub vive la nuo- poveri della vecchia cucina inglese: qualche indiva cucina londinese. Al di là dei superristoranti geno li preferisce al ‘sushi’ o al ‘chinese-fusion’, se French-style tanto amati dalla guida Michelin, non altro per risparmiare. La stampa parla di un «risplendono all’ombra del Big Ben gli interpreti della torno della salsiccia». Che non è poi male. Una volcucina italiana in versione British, come la Locanda ta ogni tanto. Locatelli e il Neal Street di Antonio Carluccio. Motivo di scherzi da sempre, la cucina resta un arMRM 139 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 140 gomento delicato per tutti gli italiani che vanno in Inghilterra. D'altro canto, anche ai “Britons” viene la nausea a vederci mangiare rane o trippa. La vera cucina inglese la scoprirete in famiglia, per chi ha la buona sorte di essere invitato. Un pasto inglese è generalmente composto da un piatto forte: carne stufata con due tipi di verdure bollite, piselli o cavolo, annaffiate con il sugo di carne o ‘gravy’. Ogni tanto c'è un primo piatto, di solito minestra, e si finisce con il dolce fatto in casa come la ‘apple-pie’, torta di mele o il ‘cheese-cake’, torta al formaggio. La cucina inglese, nordeuropea ma anche strettamente collegata a quella francese, è ricca di piatti che, rinunciando temporaneamente alle nostre coordinate gustative mediterranee, ci stupiscono piacevolmente. La famigerata "carne con la marmellata", ad esempio, oggetto di innumerevoli barzellette, è in realtà il ‘glazed ham’, il prosciutto bollito per ore in un ‘court-bouillon’ aromatico e glassato poi con senape e marmellata d’arance amare: piatto sublime, ma di non facile esecuzione. Esiste una grande tradizione di vellutate (loro le chiamano ‘cream of…’), spesso a base di brodo di carne e quasi sempre arricchite alla fine da qualche cucchiaiata di panna. In generale la cucina inglese eccelle nelle carni: un roast beef all’inglese è uno spettacolo per gli occhi e per il palato. Viene quasi sempre arrostito “on the bone”, con l’osso, non meno di 3 o 4 costole di manzo, e servito con patate al forno, ‘horseradish sauce’ (salsa al rafano) e verdure al vapore, broccoli e carote soprattutto. Esiste poi anche un grande repertorio di ‘stews’, cioè di spezzatini o brasati di carne, a volte anche arricchiti da ‘dumplings’, degli gnocchetti di farina, acqua e ‘suet’ (il grasso di rognone) o anche cucinati in crosta, cioè con un coperchio di pasta sfoglia, in questo caso si parla di ‘pies’. Grandi momenti sono la colazione e il celebre ‘5 o’clock tea’, il thé delle cinque: o meglio, erano ormai anche gli inglesi vanno di fretta e trangugiano solamente due cose due al mattino e il thé con i pasticcini se lo scordano. Però l’’English breakfast’ – con il suo ventaglio sontuoso di ‘bacon & eggs’ (ricetta obbligata), pani, marmellate e carni – da assaporare al Claridge’s Hotel resiste; le uova hanno diverse cotture: strapazzate e fritte; alla fine sale, pepe, latte e panna circondati da pane tostato, champignon, fagioli, salsicce. Se gli ingredienti sono di prima scelta, sarà per voi una piacevolissima sorpresa iniziare la giornata nel migliore dei modi! La prima colazione infatti si può rivelare una vera gioia: pancetta croccante, pomodori grigliati e poi, ovviamente, ‘marmalade’, toast imburrati e thé. E ancora: lippe e ‘porridge’ con le prugne e il “tea time”, con la sua esibizione di pasticceria burrosa e le meravigliose miscele figlie dell’impero coloniale, che hanno reso celebre le marmellate di “Fortnum & Mason”. Per chi voglia provare un vero thé delle cinque, allora meglio saltare il pranzo: alle cinque della sera potrete gustare thé, tramezzini al salmone e al crescione, ‘scones’ (focaccine) con la marmellata di fragole e la ‘clotted cream’, ‘shortbread’ e ‘plumcake’. 140 MRM Butter shortbread. Una buona pratica inglese è quella di ritrovarsi per il pranzo domenicale nei cosiddetti “country pubs”, che sono locali antichissimi (l’”Ostrich”, lo struzzo, nei pressi di Wimbledon è del 1100!) perché risparmiati dall’incendio che devastò Londra nel 1666. Questi pub, persi nella campagna inglese, offrono un'accoglienza calorosa davanti al buon fuoco di un camino. Mangerete squisite ‘jacket potatoes’ (patate al forno con formaggio, funghi o fagioli), ottimo ‘Yorkshire Pudding’, diverse carni in salsa servite con verdure varie, ‘lamb’, agnello, che arriva direttamente da Hardwick, il tutto a prezzi molto interessanti. Vediamo più da vicino qualche ricetta. Il ‘porridge’ è da generazioni la colazione invernale per bambini; è una zuppa calda di avena, cotta in acqua o latte (o entrambi). Può essere arricchita con frutta secca, panna, pezzetti di mela, uva passa, zucchero. La versione estiva fredda viene servita come dessert. ‘Fish and chips’ è il pasto povero della tradizione inglese e non può prescindere da merluzzo di buona qualità e patate (dorate e cotte in forno). I filetti vengono immersi due volte nella pastella di farina, uova, birra e burro fuso prima di essere fritti nell’olio. Il ‘Butter shortbread’, friabile e fragrante, il biscottone di pasta frolla – da tagliare a cubetti una volta raffreddato – parte dal burro, lavorato con zucchero e farina. Steso sulla teglia e bucherellato, l’impasto va cotto a fuoco dolce e cosparso di zucchero semolato. L’‘Apple crumble’ è la più tradizionale delle torte sbriciolate: utilizza le mele, sbucciate, tagliate e insaporite con succhi di frutta e zucchero granulare. Sopra, una pastella ruvida di farina, burro e zucchero scuro. Si serve con gelato di crema o panna. Ma è il ‘Pudding’, il dolce, a costituire la scoperta più straordinaria e golosa, il vero cavallo di battaglia della cucina inglese. Mai stucchevole, spesso a base di frutta deliziosamente acidula, non di rado servito caldo, frequentemente cotto al vapore, accompagnato quasi sempre da panna non zuccherata o ‘vanilla custard’, quell’ambrosia vellutata a base di uova, vaniglia e latte (o panna), oppure elegantemente abbinato a salse calde di marmellata o sherry, il pudding inglese è fenomenale. Questa trasposizione inglese del nostro panettone nasce come piatto salato, il ‘frumenty’, composto da carne, frutta e spezie. Battezzato come dolce natalizio dalla regina Vittoria, s’è arricchi- MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:21 Pagina 141 to di rum, zucchero, birra, frutta secca e candita. Impossibile non mangiarlo in qualsiasi locale di Londra. Il ‘Roast Beef’ è costituito da controfiletto ben frollato, spalmato con una miscela di farina tostata (o melassa), senape e burro. Si lega e si cuoce in forno, pennellandolo con vino e sugo di cottura (interno rosato o rosso). Si sala alla fine. Infine, lo ‘Yorkshire Pudding’ è una focaccina rustica leggera fatta con farina, uova, latte e poco sale; va cotta sotto la teglia del roast beef domenicale, che la irrora di sugo. Il tipo farcito con salsicce è chiamato ‘the toad in the hole’ (il rospo nella tana). Per quanto riguarda le bevande, le pinte di birra viaggiano ad una velocità vertiginosa, numerosi pub comperano la loro birra direttamente dalle industrie locali e non più dalla Germania o dal Belgio. La maggioranza degli inglesi si sta convertendo alla “real ale” – una birra alla spina dall’effervescenza naturale – fatta seguendo un preciso procedimento che le conferisce un buon gusto. La migliore di tutte è quella proveniente dalla fabbrica regionale di birra “Young’s”. Se poi avete un cuore verde, sappiate che Londra sta diventando il contraltare di New York e San Francisco quanto a cultura alimentare “organic”: il programma “London Food Board”, varato nel 2004 dall’allora sindaco Ken Livingstone, si è arricchito di nuove regole per rendere il cibo cittadino sempre più sano ed eco-sostenibile. Testimonial d’eccezione il principe Carlo, che ha scelto Massimo Spigaroli, norcino-poeta di Polesine Parmense, per migliorare la qualità dei prodotti della sua azienda, rigorosamente bio. Per assaggiare il culatello “made in London”, comunque, occorrerà aspettare ancora qualche anno. Prima di chiudere qualche curiosità. Sapevate che i britannici mangiano il formaggio dopo il dessert con un bicchiere di buon porto? O che un inglese dalle maniere impeccabili non taglia mai il pesce con il coltello, anche se si tratta di quello apposito, e mangia il gelato con la forchetta da dessert? In molte case fanno ancora bollire la carne e la mangiano con una salsa alla menta; Paese che vai… MRM 141 RUBRICA MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:22 Pagina 142 Meeting Calendar Questa rubrica informa i lettori dei prossimi eventi congressuali, nazionali ed internazionali, nell’ambito della Medicina Respiratoria; fornisce un recapito a cui rivolgersi per ottenere ulteriori informazioni. email: [email protected] WHEN WHERE WHAT WHO TO CONTACT April 1-3 Estoril (Portugal) San Diego, CA (USA) Ostuni, BR (Italy) Conference: “Immune system dysregulation in chronic lung disease” Course: “Internal Medicine 2011” [email protected] www.ersnet.org www.acponline.org/im11reg Convegno “Memorial Blasi II: attualità diagnostico-terapeutiche in bronchite cronica, ipertensione polmonare, asma bronchiale, infezioni polmonari, tromboembolia polmonare, carcinoma broncogeno" Course: “Thoracoscopy and Pleural Techniques” Archeo Congressi, Lecce [email protected] www.archeocongressi.it 2011 April 7-9 April 8-9 April 12-15 April 13-14 April 13-14 Marseille (France) London (UK) Varese (Italy) Conference: “Asthma & COPD” “Insubria Pneumologia 2011: Aggiornamenti in Asma Bronchiale e BPCO” April 16 Bari (Italy) “Corso Teorico-Pratico di assistenza respiratoria domiciliare” April 18-19 London (UK) Marzana, VR (Italy) Course: “New Perspectives in Interstitial Lung Disease: A Multidisciplinary Approach” Corso: “Tracheostomia e disfagia nel paziente tracheostomizzato: dalla valutazione alla riabilitazione in team” IV World Asthma and COPD Forum April 19 April 30 – May 3 May 7 May 12-13 May 13-18 May 21 May 20-22 May 27-28 June 3-4 June 9-11 Paris (France) Mesagne, BR (Italy) London (UK) Denver, CO (USA) Colli del Tronto, AP (Italy) Chia, CA (Italy) Siracusa (Italy) Dublin (Ireland) Lausanne (Switzerland) “Corso Teorico-Pratico di assistenza respiratoria domiciliare” 2nd National Conference Clinical Advances in Cystic Fibrosis 2011 American Thoracic Society Congress Corso: “Ipertensione polmonare: cuore polmonare e polmone cardiaco” 18° Congresso AIMEF Nazionale “L’Ambulatorio del Medico di Medicina Generale: nuove prospettive cliniche-assistenziali della medicina di famiglia” Congresso Nazionale: “Insufficienza respiratoria: dall'ospedale al territorio” Educational Research Seminar Course: “Pulmonary hypertension and pulmonary vascular disease “ = evento AIMAR 142 MRM [email protected] www.ersnet.org www.asthma-copd.co.uk iDea Congress, Roma [email protected] www.ideacpa.com e20econvegni, Trani (Bt) [email protected] www.e20econvegni.it [email protected] [email protected] www.wipocis.org e20econvegni, Trani (Bt) [email protected] www.e20econvegni.it [email protected] www.thoracic.org. Centimani, San Benedetto del Tronto, AP www.centimani.com Nico Congressi, Firenze [email protected] www.nicongressi.it Zerotre, Caltanisetta www.zerotre-adv.it [email protected] www.ersnet.org [email protected] www.ersnet.org = evento con patrocinio AIMAR MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:22 Pagina 143 WHEN WHERE WHAT WHO TO CONTACT June 9-11 Bari (Italy) Congresso: "Errore in medicina - La medicina e la salute di genere" June 9-11 Pescara (Italy) S. Ippolito, PU (Italy) Osimo, AN (Italy) Maastricht (The Netherlands) Chieti (Italy) Convegno: "Terzo incontro interdisciplinare di Medicina Respiratoria" Corso: “Percorsi diagnostico-terapeutici per il controllo dell’asma e della BPCO” Corso: “Percorsi diagnostico-terapeutici per il controllo dell’asma e della BPCO” Congress: “WASOGBAL2011” C.labmeeting, Bari [email protected] www.clabmeeting.it Athena Congressi, Pescara www.athenacongressi.it OCM Comunicazioni, Torino June 15 June 15 June 15-18 June 16 June 16 September 12-14 September 22-24 Colli del Tronto, AP (Italy) Paris (France) Silvi Marina, TE (Italy) Corso: “Percorsi diagnostico-terapeutici per il controllo dell’asma e della BPCO” Corso: “Percorsi diagnostico-terapeutici per il controllo dell’asma e della BPCO” Course: “Paediatric Bronchoscopy” XVI Congresso Nazionale Società Italiana di Endoscopia Toracica [email protected] OCM Comunicazioni, Torino [email protected] www.wasogbal2011.nl [email protected] OCM Comunicazioni, Torino [email protected] OCM Comunicazioni, Torino [email protected] [email protected] www.ersnet.org Intermeeting, Bari [email protected] www.intermeeting.org [email protected] www.ersnet.org [email protected] www.ersnet.org www.chestnet.org www.accpmeeting.org [email protected] www.worldlunghealth.org [email protected] www.ersnet.org. Aiom, Milano [email protected] www.aiom.it iDea Congress, Roma [email protected] www.ideacpa.com [email protected] www.ersnet.org Dynamicom, Milano Tel. +39 02 89693750 www.dynamicommunications.it www.aiporicerche.it Amsterdam (The Netherlands) Alexandroupolis (Greece) Honolulu, Hawaii (USA) Lille (France) Athens (Greece) Bologna (Italy) (Greece) ERS 21st Annual Congress November 17-19 Genova (Italy) Congress: "Highlights in Allergy and Respiratory Diseases" November 22-25 Marseille (France) Taormina, ME (Italy) Course: “Thoracoscopy and Pleural Techniques” November 30December 3 Bologna (Italy) December 4-8 Cancun (Mexico) Hong Kong (China) XII Congresso Nazionale UIP - XLI Congresso Nazionale AIPO "Il Sistema delle cure Respiratorie: la rete pneumologica ed i percorsi assistenziali" XXII World Allergy Congress www.worldallergy.org/wac2011 September 24-28 October 13-15 October 22-26 October 26-30 November 3-5 November 5-8 November 24-26 December 9-12 Course: “Medical Thoracoscopy” Chest Meeting 42nd Union World Conference on Lung Health "Partnerships for scaling-up and care” Course: “Interventional Bronchoscopy” XIII Congresso Nazionale di Oncologia Medica Convegno: "Pneumomeeting 2011: la gestione integrata in Medicina Respiratoria" Conference: “Health System Reform in Asia” www.healthreformasia.com 2012 January 12-13 April 18-21 = evento AIMAR Leuven (Belgium) Turin (Italy) Course: “Pulmonary rehabilitation” Pulmonary Advances “7th International Conference on Management & Rehabilitation of Chronic Respiratory Failure” and “3rd Italian Conference on a Multidisciplinary Approach to Respiratory Medicine” [email protected] www.ersnet.org Dynamicom, Milano Tel. +39 02 89693784 [email protected] [email protected] www.aimarnet.it = evento con patrocinio AIMAR MRM 143 MRM 02-2011_def:Layout 1 26/04/11 14:22 Pagina 144 Avviso importante ai Soci Si rammenta a tutti i Soci che, come più volte comunicato negli scorsi numeri di MRM, la rivista non sarà più inviata senza la regolarizzazione dell'iscrizione ad AIMAR. Le modalità di pagamento della quota societaria per l'anno 2011 sono riportate a pagina 75. 144 MRM