www.andropos.eu
Notiziario
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DEL COMUNE DI SAL VALENTINO TORIO
http://rosemaryok.skyrock.com/
Sommario:
* Patrocinio
* Francesca da Rimini
* Fedro in vernacolo
* Isotta di Cornov.
* Detti e Modi di dire
* Il libro del mese
* Il bruco d il calabr.
* Vero o falso: menta
* Una provincia da
scoprire
* Nicodemate
* Consigli utili
* Il Vangelo di Matteo
Giornale n.ro 13
del 30/06/08
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“CIOMMA“
“IL GUSTO
DELLA VITA”
Sabato 24 maggio, nella sala consiliare del palazzo città, il
Consiglio Comunale della bella cittadina dell’agro nocerinosarnese “San Valentino Torio”, presieduto dal suo Sindaco il
dott. Felice Luminelli, ha concesso alla teleweb
ANDROPOS IN THE WORD” ed al suo giornale il patrocinio del Comune.L’evento ha una duplice motivazione: il valore culturale dei due organismi ed il legame del loro editore con il paese che gli ha dato i natali, sessant’anni fa circa.
“ Ogni posto del mondo è la tua casa ” dice un
vecchio detto campano, il che significa che, ovunque sei ed
ovunque vai, porti quel che sei dentro e parte dell’universo che
ti ha visto nascere e crescere.
Comunque, è ben nota la sensibilità dell’Aministrazione per
la cultura e tutte quelle strategie che contribuiscono alla
crescita ed all’evoluzione dei giovani, oggi proiettati in un futuro
dinamico di conoscenza. A riprova di ciò, la prossima
inaugurazione della biblioteca comunale, fornita di enciclopedie e di volumi, che offriranno a giovani studenti ed a tutti coloro, che desiderano approfondire tematiche e contenuti, l’occasione di migliorare il proprio livello culturale.È questa la
strategia più opportuna per condurre con successo la lotta alle
devianze, alla droga ed alla delinquenza minorile.
Alla Amministrazione tutta ed al Sindaco, dott. Felice Luminelli vanno i ringraziamenti di tutto lo staff di “ANDROPOS IN
THE WORD”, che, da questo numero, aggiunge nella impostazione grafica del giornale lo stemma del Comune di S.
Valentino Torio.
Franco Pastore
1
1
La donna nella storia
Francesca da Rimini
PREMESSA
Un. Pionieri Cultura
Europea
C.D.A.P.
U.P.C.E.
http://www.neteditor.it/
SANE SOCIETY
http://www.sanesociety.org/users/index.php?usr=3292
www.impulsesart.it/j/
SITO DEGLI
AUTORI
EMERGENTI
Prof. B. Bruno di
Cava de' Tirreni
___________
http://balbruno.alte
rvista.org/index80.html
Questa di Paolo e Francesca è una tragedia realmente
accaduta tra il 1275 ed il 1289 .Grazie a Dante e a tanti altri poeti, è
entrata nel mito e ha fatto sospi-rare tanti innamorati dal Medioevo
a oggi. Siamo verso la fine del milleduecencento; Malatesta da
Verucchio detto il Mastin Vecchio, perché fu il fautore di un secolo
di vicende della famiglia, si accorda con Guido il Minore Da Polenta
signo-re di Ravenna e di Cervia, per unire in matrimonio i loro due
figli e stabilire una salda alleanza tra le due signorie romagnole.
A Francesca viene detto che sposerà il primogenito di una potente casata. Alla giovane non resta altro che obbedire e lo fa di buon
grado quando vede Paolo il Bello, giunto a Ravenna per sposare la
giovane con mandato di procura da parte del fratello Giangiotto e
fatto credere, dal padre di lei e da tutti, il suo futuro sposo. Francesca cade nell'inganno, sposa Giovanni credendolo Paolo e si accorgerà dell’ errore solo il giorno del suo arrivo nella dimora riminese
dei Malatesta, quando, risvegliandosi al mattino della prima notte
di nozze, si trova nel letto Giovanni Malatesta detto Gianciotto o
Ciotto, lo sciancato.
A Francesca non rimane che adeguarsi alla nuova situazione, ma
non può non pensare a Paolo, l’uomo che aveva creduto di sposare."Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende",fa si che anche Paolo s'innamori della bella cognata e cerca di farsi perdonare di
averla ingannata.Profittando che Gianciotto, conquistatore e Podestà
di molte città, è costretto ad allontanarsi spesso da Rimini, Paolo
e Francesca, giovani, belli e d'animo sensibile, vengono trasportati da impetuosa passione l'uno tra le braccia dell'altro. Purtroppo, un
servitore di Gianciotto riferisce al suo padrone della reazione e Ciotto torna a Rimini di nascosto, cogliendoli in flagrante adulterii. Accecato dal furore, il Malatesta, estre il pugnale e li uccide senza alcun
indugio.
Non si sa di preciso in quale anno di preciso ciò avvenne,
perché tutto venne messo a tacere dal potente Mastin Vecchio, ma
si suppone che il delitto sia avvenuto tra la fine del 1283 e il 1285,
in una delle numerose Rocche Malatestiane dei dintorni, la più probabile è l'antica residenza riminese del Gattolo, Castel Sismondo.
Altri sostengono che il tutto sia avvenuto a Santarcangelo o a Gradara. Nel 1581 nella Chiesa di S. Agostino di Rimini, furono ritrovati
in un'arca di marmo i corpi di Paolo e Francesca. Sepolti insieme.
Giacevano abbracciati in splendide vesti di seta. Uniti nella morte
come mai lo erano stati in vita.
2
APPROFONDIMENTI STORICI
http://www.google.it/search?hl=it&q=andropos&meta
=
Antonio della Rocca
www.adierreartgallery.com
“ Moltissimo si è scritto su questo fatto. È certo che Giovanni Malatesta, primogenito di Malatesta I, brutto e sciancato, sposò nel 1275
Francesca da Polenta, figlia di Guido Minore,Signore di Ravenna e di
Cervia, di parte guelfa. Giangiotto, signore di Gradara, svolgerà poi la
sua carica di Podestà in Pesaro. Una opportuna disposizione dell'epoca, riportata da Brunetto Latini, proibiva al Podestà, che doveva essere un forestiero, di portarsi dietro la famiglia, che, in casa di emergenza,
sarebbe stata d'impiccio in caso di emergenza. Gradara, che la tradizione ha sempre indicato come luogo della tragedia, era appena a mezz'ora di strada a cavallo, e rappresentava una adeguata residenza per
lasciarvi la moglie e la figlia Condordia. Normali erano le visite e le soste di Paolo, che oltretutto aveva possedimenti anche nei pressi di
Gradara, visite e soste, che dovevano essere non solo gradite, ma anche sollecitate, data la lontananza continua di Giangiotto. Quando è avvenuto l’omicidio? Gli studi condotti dal Voza e dalla Fleetwood, rifacendosi a vecchie testimonianze concordano con il 1289. In quell’ epoca, i Malatesta erano banditi da Rimini e tali resteranno fino al 1290.
Lo storico Baldo Branchi scrive:”… In quel mese (Settembre del 1289)
occorse nella casa dei Malatesta uno strano caso..” La stessa data sarà
accertata dagli storici Vincenzo Carrari e Girolamo Rossi del XVI sec.
E dal Clementini del XVII secolo. Inoltre, le cronache narrano che Papa
Nicolò IV, nell‘ autunno del 1289, inviò in Romagna il Rettore Stefano
Colonna, con il compito di sedare tumulti e comporre discordie. Il
Colonna restò molto turbato per l'omicidio di Francesca da Polenta e di
Paolo Malatesta e solo nel marzo del 1290 riusci a riconciliare le due
Famiglie. Il primo e più grande cantore di questo avvenimento rimarrà
Dante Alighieri, che nel V canto dell'Inferno immortalerà i due personaggi, in modo superbo. Dante aveva 24 anni e più tardi, in esilio, avrà
modo di conoscere la famiglia di Francesca, restando ospite a Ravenna
del padre di lei. Troppo lungo sarebbe l'elenco dei poeti, dei pittori e dei
musicisti che hanno celebrato il tragico evento. Basti ricordare Edoardo Fabbri, Silvio Pellico, Gabriele D'Annunzio il cui dramma – Francesca da Rimini - in 5 atti fu rappresentato per la prima volta al Costanzi di
Roma il 9/12/1901 con la superba interpretazione di Eleonora Duse
http://www.partecipiamo.it
Da “Le stelle della Storia “ di F.Pastore
Colori nell’aria
È il nuovo concorso indetto dall’Associazione Culturale Impulsesart, ed è collegato alla manifestazione internazionale, dedicata alle mongolfiere Ferrara Balloons Festival, dal 19 al 28 settembre 2008 – Parco Urbano “Giorgio Bassani”.
Inoltre,con soli 20 €, avrai la possibilità di vincere un pernottamento per due persone ed
un entusiasmante viaggio panoramico su Ferrara, a bordo di una mongolfiera, offerto
dall'organizzazione del Festival Internazionale dei Balloons. Per informazioni:
www.impulsesart.it
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SCHERZANDO CON I CLASSICI:
DALLE FAVOLE DI FEDRO:‘A volpe ‘e l’uva
Una molto libera traduzione in vernacolo di Franco Pastore
‘A Volpe ‘e l’uva
LA VOLPE E L’UVA
(Traduzione)
‘Na Volpe
ca tenéve ‘na càzz’e’ fàmm
cercàie ‘e s’apparà ‘nda nu vignét.
Zumbàve, cà ‘e là
cùmma ‘a ‘na pazz
cercànne d’acchiappà
chell’uve ‘ e càzz.
Ma, per quanta forza c(e) mettév
sùle spruòcchele‘e pàmpene caréven.
Ricètte, allora:
chésta nunn’è bona!
Nu’ pozz mangià chest’uva vèrd
è mèglie ‘a digiunà,
ca chésta mmèrd.
Capisce buòne a mé:
l’omme disprezz
tutt chéll ca nù pòt’avé,
‘ò fa(ce) ‘na munnézze,
‘e lèv ‘o prèzz,
pure si è bèlle ‘e fatte pe’ vedé.
Una volpe
che aveva una gran fame,
cercò di porvi rimedio in un vigneto.
Saltava di qua e di là
Come impazzita,
cercando di afferrare
qualche pigna.
Ma, per quanti sforzi faceva
Solo foglie e rami secchi rimediava.
Allora disse:
-Questa uva non è buona!
Non posso mangiare l’uva verde,
e meglio a digiunare
che mangiare una simile robaccia-.
Cerchiamo di comprenderci:
l’uomo disprezza
tutto quello che non riesce ad
ottenere,
lo fa diventare immondizia,
cosa senza valore,
anche se quello che non ha ottenuto
e bello a vedersi.
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LIBRO IV –Vulpes et uva- Fame coacta vulpes alta in
vineaUvam appetebat summis saliens viribus; Quam
tangere ut non potuit, discedens ait: "Nondum
matura est; nolo acerbam sumere". Qui facere quae
non possunt verbis elevant, Ascribere hoc debebunt
exemplum sibi.
F. Pastore: “FEDRO ED ESOPO in
napoletano”
Fedro, nato in Tracia, intorno al 15 a.C da famiglia greca secondo alcuni, da una
famiglia macedone secondo altri, è stato uno scrittore latino, autore di favole, sotto gli
imperatori Tiberio, Caligola e Claudio. Nel quadro della letteratura della prima età
imperiale, è uno dei pochissimi autori di nascita non libera. I codici tramandano di lui
circa novanta favole, divise in cinque libri, in senàri giambici, ma dovevano essere molto
di più. La favola, di cui sopra, è particolare per la semplicità espositiva e l’efficacia del
concetto espresso.
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LA DONNA NELLA LETTERATURA
Isotta di Cornovaglia
INTRODUZIONE
Il capolavoro di Goffredo di Strasburgo, poeta tedesco del. XII secolo, Il Tristano,
è un poema cavalleresco, composto intorno al 1210 e rimasto incompiuto,
che si ispira all’opera dello scrittore anglo-normanno Thomas, vissuto alla
corte di Enrico II Plantageneto. Quest’ ultimo, nel 1150, aveva narrato la leggenda
bretone di Tristano e Isotta.
Ma mentre in Thomas l’amore tra i due amanti è sentito come voluto dal fato,
nel poema di G. di Strasburgo, la passione è idealizzata come disposizione dello
spirito verso ciò che vi è di più nobile e più alto, fondendosi con l’esaltazione
dei valori della società feudale.
È il romanzo più bello e più celebre di tutta la letteratura cortese, che parla
della tragica storia d’amore di Isotta, una principessa irlandese,che sposa per motivi politici un re normanno, e di Tristano, un nobile cavaliere bretone della tavola
rotonda.
LA HISTORIA
Tristano nasce dall'amore tra Rivalen e Blancheflor, sorella di re Marco,
signore della Cornovaglia e dell'Inghilterra, presso il quale Rivalen era stato ospite.
Per questa loro passione i due amanti debbono fuggire a Canoel, capitale
dell'Ermenia, di cui Rivalen è il legittimo signore, e qui si sposano, su consiglio di
Roal, le Foitenant, il mantenitore di fede. Ma Rivalen è ucciso in battaglia dal rivale
Morgan; quattro giorni dopo muore Blancheflor, dando alla luce il frutto dei suoi brevi
amori: Tristano, appunto, che viene sottratto alla cattura da Roald, ed è quindi re in
esilio di un regno occupato illegittimamente. Diventato ormai grandicello, Conosciuta
la sua identità, viene armato cavaliere, torna nelle sue terre, uccide l'usurpatore e
restaura la monarchia legittima. Quindi, restaurato l'ordine, lascia il potere nelle mani
di Roald e torna da Marco, nel paese di là dal mare.
Un giorno,Isotta, principessa d' Irlanda dai capelli biondi, trovò sulla spiaggia
il giovane Tristano, moribondo per una ferita. Ne ebbe pietà e lo curò amorevolmente
mente fino a guarirlo.Il giovane cavaliere, ormai rimessosi, dovette ripartire per recarsi da suo zio,il re Marco di Cornovaglia. Lo zio lo accolse a braccia aperte e,dato che
non aveva eredi al trono, lo volle designare suo successore.
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Ma i nobili del regno si opposero ed il re Marco acconsentì a sposarsi, ma solo con la
donna cui era appartenuta la ciocca di capelli biondi che una rondine aveva appena
deposto dinanzi a lui. Tristano riconobbe immediatamente i capelli di Isotta e si offrì di
recarsi in Irlanda , per chiederla in sposa per conto del re. In Irlanda, terrorizzata da un
drago, lo affrontò ed uccise liberando il paese, ma fu ridotto in fin di vita dal suo alito
velenoso, ed un altro cavaliere gli sottrasse il merito dell'impresa. Isotta e la madre
scoprirono l’inganno e soccorsero il giovane cavaliere morente, salvandolo per la seconda volta. Quando Tristano guarì e la chiese in sposa per conto dello zio Marco di
Cornovaglia, Isotta fu colta dalla disperazione, ma dovette accettare, perché suo padre
confidava in quel matrimonio per riportare la pace tra i regni di Irlanda e Cornovaglia.
Isotta sposò comunque re Marco, ma continuò ad incontrare, in segreto,Tristano. Un
giorno, re Marco, sorprese i due amanti, mentre dormivano, ma come segno di castità,
vi era la spada di Tristano in mezzo ai due.
Il re dapprima voleva ucciderli, poi, toccato da quel particolare, rinunciò alla sua
vendetta. Ma prima di andarsene, lasciandoli addormentati, volle avvertirli che erano
stati scoperti e, sostituì la spada di Tristano con la sua. Trovata fra loro la spada del re,
i due amanti capirono e furono sopraffatti dalla vergogna.
Tristano, allora, convinse Isotta a tornare dal re e per sè scelse l'esilio in Bretagna.
Ma Tristano non poteva vivere a lungo lontano da Isotta. Così egli tornò ancora una
volta dal re Marco, il quale, tormentato dai sospetti e dalla gelosia, spiò Tristano sino a
che non lo sorprese nuovamente con la regina. Questa volta fece uccidere Tristano. Ma
ciò determinò la morte di Isotta, che si trafisse il cuore sul corpo del suo amato.
Da “Un unico grande sogno” di Franco Pastore - Ed. ebook 2006 a cura di Poetilandia
Raduno Internazionale Triennale "SS. Trinità di Cava"
Mostra/Convegno di Arte - Cultura – Religione - 14-16 luglio/july 2008
Tema dell'incontro: " Dio è Amore , Amore è Arte "
...an ecumenical, triennial encounter that fosters dialogue between art, culture and
Catholic, Christian religion. The gathering will run from 14 to 16 July 2008. The theme is
"God is Love, Love is Art"...
Via Morcaldi, 6, Badia SS. Trinità di Cava, Cava de’ Tirreni, Salerno, Italia.
NEL PROSSIMO NUMERO, A. MIRABELLA PRESENTA:
La dimensione psicologica
del paziente diabetico
Di Catello Parmentola
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Detti, proverbi e modi di dire, dagli appunti di…
• Stìpet(e) ‘o mìl(e) pe’ quànne tiéne ‘a set(e).
• Chi va appriésse a pìle e a penne, nient(e)s’accàtt(e)
E tutt(e) se vénne.
• Tre so’ ‘e mèglie: ‘o re, ‘o Pap(e) e chi nu’ tène
nient(e).
Dora Sirica
http://www.naonisart.it/
http://it.video.search.yahoo.com/search/video?p=andropos
Editrice
ANTITESI
Roma
www.editlibri.net
www.bluteam.net
Teleradio
News Caiazzo
-----Giannigosta
@libero.it.
Trad.: Tutto dipende dalle nostre scelte, compresa la ricchezza.
In fondo, non possedere nulla è un po’ come avere tutto: si ha la
soddisfazione di vivere in entrambi i casi senza paura.
Tre detti campani, che si completano. Il primo si riferisce alle
difficoltà inevitabili della vita ed invita alla prudenza nell’uso delle
proprie risorse.Il secondo ribadisce il concetto: se si pensa
esclusivamente ai piaceri del cibo e della carne, ci si impoverisce,
senza acquistare mai nulla, Il terzo è un vero capolavoro di
saggezza popolare: Non aver nulla è un po’ come avere tutto,
perché non si ha paura di perdere niente e si è forti della propria
povertà.
Aspetti semantici:
Ancora oggi abbiamo l’occasione di evidenziare il rapporto dei
dialetti del meridione con la lingua latina e greca. In riferimento ai
tre proverbi su indicati, troviamo:
Appriésse: (avv.e prep.), dal latino ad+prêssum, evoluto in
appréssum, per divenire nel volgare appriéss(e), con impli-canza
di sillaba in dittongo.Il significato è triplice:a) apprièsse
(nel senso di dopo, più avanti);b) appriésse (nel senso di die-tro,
di seguire, di lasciarsi attrarre);c) appriésse(nel senso di
perseguire, corteggiare, avere come obiettìvo ).
Accàtt(e): (verbo), dal latino ad+cāpere, evoluto prima in ad
captare ed infine in accattare, col significato di comprare,
acquistare per sé, conquistare.
Stipare: (verbo) dal latino ad+ stipāre, con i significati di. conservare, riporre, ammassare. Usato pure nella forma tronca di
stipa’.Da esso si ricavano i termini: stìpe, stipétt, stipòne e stìpa,
quest’ultimo col significato di cosa conservata.
‘Nzerràte: (participio aggettivato) dal latino obserātur, evoluto in
oberato e poi (n)zerràte, con i significati di: chiuso a chiave,
custodito con serratura (in latino sera-ae); chiusa cum sera: con
serratura, divenuta (n)sera acta : fermata con la serratura.
Quann(e): (congiunzione temporale), dal latino quandō. Fraseologìa: quannu mai, ‘a quandu tièmp, quann quann (così così).
7
per
promuovere
l’arte
http://www.tuttoveneto.it/
DaylyMotion
ALICE VIDEO
http://dailymotion.alice.it/relevance/search/andropos
ALTRA MUSA
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Pellécchie: (sostantivo), dal latino volgare pellīculam evoluta in pellicla. Successivamente il gruppo cl è divenuto ch
con doppia c rafforzativa pellécchia. I nomi deerivati sono:
p(e)llicchiùs(e),sp(e)llicchiàt(e),sp(e)llicchiòn(e), quest’ultimo
col duplice significato di parassita, o dissipatore.
Fresélla: (sostantivo), dal latino fēndere, di cui al participio passato frēsus (diviso sminuzzato).
Zella: (sostantivo)dal greco πσíλοσ
πσ λοσ (psìlos): liscio, depilato, senza
peli; da cui l’evolizione in sìlla e, per trasformazione di s in z, in
zìlla, da cui zélla.Nomi derivati sono: zellùso (col doppio
significato di portatore di zella e di attaccabrighe, che va cercando
il pelo nell’uòvo).
Fèt(e): (verbo irreg.), dal latino foetēre: puzzare, maleodorare; da
cui foetor: fetore, puzzare, puzza. Nomi derivati sono: fiéto,scafiete, fetécchia, fetènt(e), fetacchiùse, (s)fetacchiàt(e), fetàmm(e).Da
cui i detti:Fiét(e) tu e mammet(e), fiét(e) ‘e muòrt, fiéte ‘e miseri(e).
NENIA CONTADINA DEL SETTECENTO
Ajeresséra magnàje pellècchie,
‘e capìlle ‘a copp’’e rrecchie,
‘e capìlle, ‘e capìlle
‘o ricòtto ‘e cammumìlle.
‘O ricòtto, ‘o ricòtto
‘a fresèlla ‘e carne cotta,
‘a fresélla, ‘a fresélla,
e zi’ monaco téne ‘a zella,
tène ‘a zella annànze e arrète
e zi’ monaco cùmme fète.
INDOVINELLO
Tengo ‘nu monaco ‘zerràto
Cu’ ‘o perìculo ‘e murì,
permettète c’’o faccio ascì?
(il peto)
Il RITORNO DEI TEMPLARI, NEL NUOVO FUMETTO DI PAOLO LIGUORI
Dal mirabile grafos di Paolo Liguori,il noto grafico delle favole di “Andropos in the
World”, una nuova avvincente storia si è materializzata in un fumetto, che rappresenta una vera novità nel suo genere. Tratto dal dramma storico di Franco
Pastore “The Templars”, l’opera grafica visualizza l’ ultimo atto del grande ordine
dei monaci guerrieri: l’arresto e la morte dei capi templari voluta da Filippo il Bello
Bello di Francia ed organizzata dal perfido consigliere monsieur de Nogaret.
La vicenda storica si snoda in tutta la sua drammaticità nel rapido susseguirsi delle vignette,
dove l’espressione dei personaggi sottolinea tutta la gravità di una situazione socio-storica, che
culmina con la tragica morte dei protagonisti attraverso il fuoco.
L’opera grafica chiude con la maledizione del gran maestro,Jaques de Molay,che invoca per
i suoi carnefici il giudizio di Dio. Impressionante la fedeltà delle immagini ai luoghi ed ai costumi
dell’ epoca, con grande risalto di tutta la simbologia cavalleresca e religiosa dei Templati.
Andropos
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IL LIBRO DEL MESE
POLVERE: ROMANZO DI A. DE ROBERTO
Recensione di Alberto Mirabella
Il giorno 31 maggio 2008 l’Accademia Internazionale dei Sarrastri di Sarno ha
insignito il dr. Antonio de Roberto del primo premio per la narrativa edita con il suo
romanzo d’esordio Polvere con la seguente motivazione del dr. prof. Giuseppe Anziano:
«Nel romanzo, dal titolo emblematico e metaforico “POLVERE”, di chiara impronta
storico/biografica, in cui il flusso dei ricordi personali s’intreccia indissolubilmente con la
rievocazione di importanti eventi storici nazionali (Regno delle Due Sicilie – Formazione del
Regno d’Italia – 1^ Guerra Mondiale), l’Autore/Protagonista, autentico e perspicace io narrante,
col supporto anche di una copiosa documentazione archivistica e bibliografica, in pagine di
notevole impatto emotivo/suggestivo e la descrizione accurata e puntuale degli ambienti, colti
nei loro tratti essenziali, dei personaggi di varia umanità, visti nelle loro caratteristiche fisiche e
morali, di manifestazione di sapore paesano, proprie del folklore locale, narra, nell’ambito della
storia della famiglia de Roberto, le varie fasi della sua vita, dalla nascita agli studi universitari.
E’ uno spaccato di vita rurale (Sieti di Giffoni Sei Casali) e nazionale di rara immediatezza, in
cui si affronta un tema che a prima vista sembrerebbe circoscritto e limitato alla sua persona, ma
che si amplia, assumendo dimensioni consistenti, proprio perché l’autore/protagonista si
sofferma sulle figure che hanno illustrato la sua famiglia. La forma espositiva, che è, in genere,
quella dello “Strem of consciousness”, il flusso di coscienza di ascendenza joyciana, è agile,
coinvolgente, sempre interessante»
Su questo romanzo, giunto alla II edizione,così scrive Alberto Mirabella:«Il romanzo Polvere
di Antonio de Roberto a noi sembra da segnalare non soltanto per l’armoniosa bellezza, per
l’intensità emotiva che l’anima (vi sono pagine di veramente alta e indimenticabile suggestione)
ma perché, con la sua limpida, addirittura aristocratica scrittura, costituisce un grande atto di
coraggio in quest’epoca di frettolose scritture e di ancora più frettolose letture; un atto polemico
contro l’imperante uso ed abuso delle cose, di certe cose nella vita e nell’arte, contro uno
pseudorealismo che quanto più va perdendo terreno tanto più sta diventando volgare e banale e
monotono. I motivi emergenti nel testo sono i seguenti: una grande vis sentiendi; solidarietà e
senso di tolleranza, non disgiunti però da una reazione forte contro ogni sorta di sopruso.
Traspare il rimpianto per non aver potuto realizzare un progetto di vita secondo le proprie
aspettative: “questo giovane, crescendo, finisce col cedere le armi impantanandosi nella
mediocrità, nonostante tutte le premesse favorevoli, per nascita e per censo, per una vita
qualitativamente gratificante. Egli si lascia trasportare, come su di una rudimentale zattera,
dalla corrente del fiume della vita, incurante e forse incapace di governare la rotta, per anni
vivendo e lavorando senza piacere né vero interesse”. E, infine, un alto senso dell’amicizia,
quella autentica: “un granitico pilastro”; Amico fideli nulla est comparatio – niente può essere
paragonabile all’amico fidato.Il passato è rivissuto in certi interni familiari, in certi spazi
domestici precisati e resi netti dal continuo ritaglio che fa la memoria.
Vivissimo il ricordo e l’insegnamento del padre: l’avvocato Domenico de Roberto: “Liberale
nel senso più alto e vero della parola, non imponeva mai a nessuno il proprio punto di vista,
neanche in famiglia. Fermamente convinto che le idee non s’impongono ma si propongono,
faceva sì che l’interlocutore si rendesse conto dell’ostacolo che aveva di fronte, gli prospettava
delicatamente quella che lui riteneva essere la soluzione e poi lasciava che questi da solo
maturasse la decisione in piena e completa autonomia”. In questo romanzo abbiamo una
scrittura volontariamente negata all’effusione, quasi come se il de Roberto tendesse a vedere se
stesso non già dov’è col suo io, nel presente, bensì dentro quelle cose su cui la memoria lavora.
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Il che vuol dire tutt’altro che impersonalità, trovando egli in una sorta di incantato e pur sempre
realistico stupore la sua musica lirica più intima e convincente, la suggestione delle sue
immagini così concrete che pur creano talora una rarefatta atmosfera.Nella parte finale del
romanzo assistiamo alla palingenesi dell’autore in una sorta di Vita Nova grazie all’autentico e
ricambiato amore per Lucia, a cui si rivolge con questi accenti. «Non basterebbero dieci vite per
dimostrarti quanto ti sia grato per avermi ridato la voglia di vivere e soprattutto per avermi
donato l'immensa gioia di vedere la nostra Carla, Carlotta come la chiamano gli amici, crescere
tranquilla e sana come una margheritina di campo, in mezzo a noi, in questo piccolo angolo di
paradiso».
Ed è in queste parole che emerge il vero ed autentico “Amore”: quello che consente di dire
Omnia vincit amor et nos cedamus amori (“L'amore vince ogni cosa, anche noi cediamo
all'amore”)».
TA`|ÜtuxÄÄt
Antonio de Roberto,
Polvere, romanzo,
di MEF l’Autore Libri Firenze 2007
CONSIGLI UTILI
L’obesità non comporta solo modificazioni estetiche, ma pregiudica fortemente lo stato di benessere generale:aumenta il rischio di malattie cardiache, sale la la
pressione arteriosa, ci si predispone al diabete,si è impediti nel lavoro,di modo che
tutta la nostra vita ne risulta negativamente condizionata.Allora, cosa fare? Innanzitutto non occorre suicidarsi, né stressarsi con diete dimagranti e grossi sacrifici, occorre solo ragionarci su e cercare di fare un’alimentazione equilibrata,cercando di
non assumere calorie in eccesso,solo perché siamo con amici o per golosità. Nel
contempo, occorrerebbe aumentare il dispendio di energie, attraverso l’esercizio fisico, o comunque sane abitudini di deambulazione post prandium, potenziando questo
atteggiamento con l’introduzione del calcio, il quale è indispensabile per il buon funzionamento del corpo. Tra l’altro protegge ed alimenta ossa e denti.Le più recenti ricerche hanno inoltre svelato che un’alimentazione ricca di questo prezioso minerale:
- favorisce il calo del peso corporeo,
- mantiene il tono muscolare.
- contribuisce ad aumentare la massa magra a scapito di quella grassa,
- attivare il metabolismo dei glucidi,
- ridurre il livello di glucosio nel sangue
- metabolizzare più facilmente i grassi.
Allora, dove lo troviamo questo preziosissimo amico della nostra salute? Lo
troviamo nel latte intero ed in quello scremato, nei latticini, nei formaggi, preferire
quelli magri, nel pesce, nelle uova e nelle verdure a foglia verde.
Dunque, armiamoci di coraggio e cerchiamo di voler bene al nostro corpo, perché: in corpore sano, mens sana et omnia facturum erit!
10
IL BRUCO ED IL CALABRONE
Personaggi:
il bruco
il calabrone
la voce fuori campo
PROLOGO
(Recitato da una voce fuori campo)
“ Un bruco chiese ad un calabrone di fermarsi un poco, per scambiare due parole e non sentirsi
sempre solo. Dopo i primi convenevoli, il discorso si fece interessante e noi lo riportiamo in
questo istante…”
Bruco
- (al calabrone) Come sei brutto, somigli ad un moscone!-
Calabrone
- Perché mi offendi? Pensa ai fatti tuoi! Non sai che chi giudica sarà poi
giudicato? –
Bruco
- Ma cosa dici? Io striscio sulla terra, sto sempre al fresco e nessuno mi fa
guerra. Sono il re dei vermi e ne vado fiero: mi sento un cavaliere con il
cimiero –
Calabrone
- Le tue parole non mi fanno niente! Se poi parla un verme, chi le sente!-
Bruco
- Ah, si…? –
Calabrone
- Le cose stanno così: volo nell’aria come una farfalla e la mia felicità non
è una balla! –
Bruco
- Tu non lo sai, ma il momento è mio: questo è il mio tempo, la mia pagina
di storia, dove solo i vermi vanno in gloria!-
Calabrone
- Lo so che il mondo, oggi, è dei vermi, di quelli che qualcuno chiama “foderi”,
che strisciano e s’intrufolano, come germi, negli organismi forse troppo logori…-
Bruco
- Noto, con soddisfazione, che hai compreso il nòcciolo della situazione:
io (sottolinea con la voce) simbolizzo un’epoca, come un quadro d’autore,
come una grande scoperta, come un gran dottore…-
Calabrone
- Io, invece, appartengo all’aria, al cielo puro e, se dell’acqua scorre, tra
la strada ed il muro, ci volo sopra e guardo verso il sole…EPILOGO
(Recitato dalla voce fuori campo)
“…Ma il bruco non sentì quelle parole,il suo destino era già segnato:nell’acqua finì morto
affogato”.
Franco Pastore- FABELLAE – Antologia di drammatizzazioni per la scuola
Elementare – Paes Editore – Salerno 1988.
11
Vero o Falso?
Il carciofo ha proprietà medicinali.
VERO
Cynara scolimus
GALASIA ARTE
www.galassiaarte.it/profili/franco_pastore.html
MBUTOZONE.IT
www.mbutozone.it/poesie/pastore.htm
IL CLUB
DEGLI
AUTORI
www.club.it/autori/sostenitori/franco.pastore/indice-i.html
REKSTORY
http://www.rekstory.com/public/search/q/franco pastore/c/
Il carciofo (Cynara scolimus) è una pianta erbacea, alta un
metro, un metro e mezzo, nel cui fusto scanalato scorre un
latice acre. Ha foglie spinose, lunghe e larghe, dal colore
verde cinereo e dal sapore amaro.
Alla sommità del grosso stelo si trova un bocciolo (parte
commestibile) dai petali carnosi e chiusi.
Conosciuto fin dall’antichità, il carciofo (dall’arabo alkharshûf) cresce in tutti i paesi dell’Europa meridionale,
specialmente nella zona mediterranea.
Varietà dei carciofi
I carciofi si coltivano in molte regioni d’Italia, con
caratteristiche esteriori un po’ diverse, mentre il sapore non
presenta, nelle diverse varietà, differenze molto marcate.
Date le molte varietà e grazie alla possibilità di rapidi
trasporti, i carciofi possono venir consumati durante molti
mesi dell’anno. I più precoci sono i grossi carciofi siciliani (di
Ramacca) e quelli sardi, più piccoli e spinosi. In seguito
compaiono i toscani e i romani, dal gusto amarognolo, con
foglie tozze e senza spine. Gli ultimi sono quelli della riviera
ligure, allungati e spinosi, con foglie tenere.In Campania è
coltivato il carciofo bianco di Pertosa.
Qualità dietetiche
Come alimento si consuma il fiore, che non ha certo un gran
valore nutritivo, (60 calorie ogni 100 grammi di parte utile),
però contiene il 15% di zuccheri, in gran parte sotto forma di
amido chiamato “inulina”, ben assimilabile e assai utile,
specie ai diabetici.
L’inulina, infatti, è formata da fruttosio, lo zucchero presente
nella frutta, che viene rapidamente utilizzato dall’organismo
senza elevare il tasso di zucchero nel sangue.
Il carciofo, inoltre, ha un buon contenuto di sali minerali e un
discreto tasso di vitamine. La sua digeribilità è facile, a patto
che non si mangino le parti più coriacee.
Proprietà medicinali
Per uso medicinale si usano le foglie e le radici, che trovano
applicazione in: mancanza di appetito, talune malattie del
fegato e della cistifellea, gotta, artritismo.
12
Ricette
“ ANTITESI
EDITRICE “
ROMA
Decotto I: Far bollire, per un’ora, una manciata di foglie
(le più giovani) di carciofo in un litro d’acqua, sostituendo
l’acqua evaporata durante la cottura; non zuccherare. Se
ne bevono 3 tazze al giorno, una prima di ogni pasto.
Questo amaro decotto ridona l’appetito, rischiara la pelle,
stimola l’eliminazione attraverso i reni di prodotti tossici che
si accumulano nell’organismo.
Decotto II: Regolarsi come la ricetta precedente con 30 gr.
di radici di carciofo e 1 litro d’acqua. Questo secondo decotto è indicato in tutti i casi di gotta e di artritismo.
Continuando la cura per 2-3 settimane, scompaiono le
spiacevoli conseguenze di dolori, formicolii, vertigini.
Carciofini sott’olio
Ingredienti: Carciofini piccoli e teneri 2 kg, vino bianco 1
litro, aceto 500 gr., limone, lauro, chicchi di pepe, chiodi di
garofano, olio d’oliva, sale.
Esecuzione: Pulire i carciofini eliminando le foglie esterne
e tagliando la punta, immergerli in acqua acidulata con
limone e lessarli al dente in una miscela di vino e aceto in
ebollizione, aromatizzata con 2-3 foglie di lauro, qualche
chicco di pepe, qualche chiodo di garofano, sale e fettine di
limone.Scolarli e metterli a testa in giù su una griglia ad
asciugare per 24 ore. Allinearli poi in vasetti di vetro con
foglie di lauro e granelli di pepe, coprirli di olio e chiudere
ermeticamente.
Rosa Maria Pastore
I TAMBURANOVA
Ermanno Pastore voce e tammorre, Nuccia Paolillo voce e ballo,
Cristiana Cesarano voce e ballo,Michele Barbato e Giovanni del
Sorbo chitarre,A. Benincasa basso acustico,Pasquale Benincasa
percussioni, Enrico Battaglia mandolino e violino.
UN INCONTRO FELICE CON LA BELLA MUSICA DELLA NOSTRA TERRA
NOVITA’ FISCALI 2008
Con Sent. n. 268/36/07, la Comm. Trib. Reg. Lazio ha stabilito l'esenzione dall'imposta sul
valore aggiunto (IVA) per le prestazioni di diagnosi, cura e riabilita- zione fornite dagli
psicologi, in funzione al tipo di consulenza fornita ai clienti. La CTR, nell’ap- plicare il D.L. 17
maggio 2002, ha incluso lo psicologo tra gli operatori elencati nel D.M.29.3.01, le cui
prestazioni sono esenti IVA nel solo caso in cui le stesse possano essere
considerate"prestazioni sanitarie". Come rilevato dagli Ordini Professionali,l'attività dello
psicologo può comportare la fornitura di prestazioni per le quali risulta difficile valutarne
l'inquadramento nell'ambito delle prestazioni sanitarie con ripercus-sioni di incertezza nell'
applicazione dell'imposta.
13
Salerno, una provincia da scoprire
BADIA CAVENSIS
http://www.alidicarta.it/
POETILANDIA
http://www.poetilandia.it/pagineautori/francopastore.html
La città dei nuovi
autori
Poesia
Creativa
www.poesia-creativa.it
D
A.L.I.A.S.
www.alias.org.au
Cava de' Tirreni è una cittàdina di 53.307 abitanti, in provincia
di Salerno. A 5 km nell'entroterra e di spalle alla Costiera
Amalfitana, si sviluppa nella vallata formata dai Monti Lattari ad
ovest ed i Monti Picentini ad est. Essa confina a nord con i
Comuni di Nocera Superiore, Roccapiemonte e Mercato San
Severino, ad est con quelli di Baronissi, Pellezzano e Salerno, a
sud con Vietri sul Mare e Maiori, ad ovest con Tramonti.
La vallata di Cava de' Tirreni (198 mt sul mare ca.) separa,
dunque, i Monti Picentini, ad est, prevalentemente dolomitici,
(M.te Caruso, M.te Sant'Adiutore, M.te Castello, M.te Stella, M.te
San Liberatore e Colle Croce), dai Monti Lattari ad ovest, prevalentemente carbonatici (M.te Finestra, M.te Sant'Angelo, M.te San
Marino e M.te Crocella). Il centro della vallata ospita il nucleo
urbano principale, con l'antico Borgo Scacciaventi, che in epoca
rinascimentale rappresentò il cuore religioso, amministrativo e
commerciale della città, con le superbe facciate quattrocentesche
e settecentesche, con inconfondibili tratti di barocco ed architetture durazzesche e tardocatalane, che conferiscono al Borgo
quell’aspetto nobile e maestoso, segno di importanza storica e
politico-culturale che la città ebbe nel 1400 .
IL Castrum S. Adjutoris, o Castello di S. Adiutore, forse
edificato prima dell’anno mille, sorge sulla collina posta a cavallo
delle due strade che conducevano a Salerno, una fortezza
strategica dei Principi Longobardi, i quali, per renderla più
efficiente, la fecero caposaldo di una serie di torri, terrapieni e
mura che, attraversando la Serra, Borrello e Campitello, si
attestava ad Arco, per dove passava la "via Maggiore".
Denominato "Castrum Salerno", poi fu chiamato "Castrum Sancti
Adiutoris", dal Santo che aveva dato il nome alla plaga
circostante. Ma fin dal 1500 prevalse il termine generico di
"Castello". Quando le flotte saracene iniziarono ad infestare il
Tirreno, Il vicerè di Napoli allertò i Cavesi, incitandoli con tali
parole: “Che lo Sindaco facza conzare le porte del Castello e del
Corpo di Cava, del che se ne da piso al Corpo de la Cava
Messere Antonio Longo et al Castello Messer Antonio De Falco".
La Chiesa ed il Convento di S. Francesco e S. Antonio:
fondati nel 1544, conservano 22 manoscritti e 15.000 volumi ed
opuscoli. La chiesa, un tempo dedicata a Santa Maria di Gesù e
oggi a San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio di Padova, ha subito
più volte danni, causati da eventi bellici e naturali. Il terremoto del
1980 l'ha quasi rasa al suolo: si sono salvati la facciata assieme al
bel campanile del 1571, forse di Pignoloso Cafaro, che sfiora i 36
14
metri di altezza ( aveva altri due ordini prima del sisma del 1694). La sacrestia è stata
affrescata probabilmente da un pittore della bottega del Corenzio, ai primi del Seicento.
Il transetto reca i resti degli affreschi di Francesco Autoriello del 1862, un altare
marmoreo del XVIII secolo, opere scultoree di ottima fattura, un coro ligneo del 1534
dell’artista Giovan Marino Vitale ed un potente organo del 1960. Nella zona ancora
semidistrutta si conserva il monumento funebre del 1668 del generale Pietro Carola;
sulla facciata principale, invece, si possono ammirare ancora il portale e i battenti lignei
del 1528, realizzati da Giovan Marino Vitale e Marcantonio Ferrari.
Il nuovo convento, progettato dall'ingegner Giuseppe Salsano nel 1931, ospita
l'allestimento di un celebre presepio ed è dotato di ambienti adibiti a biblioteca con
antichi volumi e preziose opere d'arte, tra le quali spiccano quelle attribuite ad Andrea
Sabatini e Michelangelo Naccherino con un dipinto di grandi dimensioni, raffigurante
l'Ultima Cena, di Giuseppe Guerra, allievo del Solimena. Le vicende di Cava sono
tuttavia molto legate alla Badia della SS. Trinità costruita nel luogo dove si era ritirato,
probabilmente nell'anno 1011, l'eremita Sant' Alferio Pappacarbone. L'abbazia dei
monaci benedettini dell'Ordo Cavensis è stata molto ristrutturata nel seicento e nel
settecento. Nell'archivio storico sono conservati, in particolare, copie del Codex Legum
Longobardorum e di una Bibbia in lingua visigota.
Cava dei Tirreni, oggi, è una delle più belle cittadine del meridione d’Italia, che si
distingue per laboriosità e vita culturale, una sorta di diverticolo storico, dove si respira
un’aria d’altri tempi, in un momento particolare in cui gli italiani stanno perdendo la loro
individualità culturale, fagocitati da forze che spingono verso la creazione di un “villaggio
globale, che annienta il valore delle proprie radici. ( n.d.d.)
Fonti: Comune di Cava de' Tirreni. Guida alla Città di Cava de' Tirreni. Cava de' Tirreni, 2000.
[www.tuttosucava.it Tutto su Cava]. URL consultato il 01giugno 2008 - 08 - 2007.
ANGOLO DELLA POESIA
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A rriiggggiinnaa ee ttuuttttee ee sstteellllee!!
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mpppeee aaannntttiiiccchhheee
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maaarrreee,,,ooo sssooollleee eee ooo vvveeerrrooo aaam
miiicccooo...
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Seeennnaaatttuuurrreee eee dddeeepppuuutttaaattteee iiiaaattteee sssuuulllooo ppp''' ''a
'aabbbbbbuuuffffffaaattt ,,,
sssiiittteee aaarrrtttiiisssttteee eee qqquuuaaatttttt sssooorrrddd,,, fffaaaccciiittteee sssuuulllooo eee sssccceeennneeeggggggiiiaaattt...
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Naaapppuuullleee,,, """aaa rrriiiggggggiiinnnaaa"""
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ccchhheee sssooonnnggg ppprrroooppprrriiiooo aaa fffoootttooogggrrraaafffiiiaaa,,,
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muuunnnnnneeezzzzzzaaa m
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mooorrrrrraaa eee cccaaa sssccchhhiiifffeeezzzzzzaaa
eee aaa tttaaavvvuuulllaaa vvveee nnngggrrraaassssssaaattteee cccaaa m
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mbbbrrreeessssssaaa,,,
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maaa eee fffiiigggllliiiaaa dddaaa cccaaannnzzzooonnneee eee dddaaa pppoooeeesssiiiaaa...
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maaannnddduuullliiinnneee eee tttaaarrraaannnttteeelllllleee,,,
torna a essere a riggina, “a reggina e tutte e stelle.”
tttooorrrnnnaaa aaa eeesssssseeerrreee aaa rrriiiggggggiiinnnaaa,,, “““aaa rrreeeggggggiiinnnaaa eee tttuuutttttteee eee sssttteeelllllleee.” ttoorrnnaa aa eesssseerree aa rriiggggiinnaa,, ““aa rreeggggiinnaa ee ttuuttttee ee sstteellllee..””
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Miimmìì PPaallmmiieerroo
http://it.youtube.com/profile_videos?user=mimipalmieroit&p=r
15
NICODEMATE
48: IL MORTO CHE PARLA
Renato Nicodemo
Siamo uomini o caporali? (Totò)
Cesare fui e son Giustiniano (Pd VI,10)
Frequentai la scuola elementare, con la Maestra, e la Scuola media; fui poi studente
dell’Istituto magistrale e della facoltà di Magistero, successivamente Maestro elementare
e Direttore didattico.
In questi ultimi tempi ho visto morire il Maestro elementare, l’Istituto magistrale e la
Facoltà di Magistero. Dal 1° settembre è morto anch e il Direttore didattico; la Scuola
elementare, già in stato preagonico, ha avuto, insieme alla scuola media, il classico
colpo alla nuca con la cd. Riforma dei cicli. Requiescant in pace, Amen.
Ultimamente – quando si dice la scalogna - sono stato eletto Presidente del Consiglio
scolastico provinciale, di un organo collegiale cioè già clinicamente morto e mantenuto
in vita con accanimento terapeutico ministeriale. Al loro posto non ho capito bene ¾
ammesso che ci sia qualcosa da capire¾ che cosa sia subentrato, certo è che quando
penso a me mi viene in mente il Due novembre, la Commemorazione dei defunti.
Se mi faccio una fotografia non compare il mio volto ma la "Collina delle croci" di
Siaulai in Lituania: da presuntuoso mi considererei uno dei martiri del XX secolo; certo è
che sono rimasto vittima di rivoluzioni giacobine che hanno cambiato tutto ab imis
fundamentis, come se l’Italia non avesse un glorioso passato di civiltà in ogni campo,
anche scolastico. Qualche volta mi vien di gridare con Baudelaire:
O morte, vecchio capitano, è tempo! Salpiamo l’àncora
Questo paese ci annoia, o morte! Issiamo le vele.
Ma, a pensarci bene, che è mai la vita? Per il poeta è "l’ombra d’un sogno
fuggente", per il cattolico è un dono che Dio ci ha fatto "per conoscerlo, amarlo e servirlo
per poi goderlo in Paradiso"; lo scettico, da parte sua, può rifugiarsi nel sillogismo di
Nabokov: Gli altri muoiono; ma io non sono un altro; dunque io non morirò.
Perciò, tiramm’a campà; in fondo, in questa valle di lacrime si piange bene.
Ero, dunque, Direttore didattico, or son Dirigente scolastico, cosicché da Maestro
dei maestri son diventato una specie di capo reparto di una fabbrica qualsiasi; e da capo
reparto sono stato anche valutato con un sofisticatissimo metodo alla Totò (la teoria e la
pratica valutative hanno fatto grandi progressi in questi ultimi tempi); si tratta del Metodo
" a prescindere" che consiste nel non tener conto dei requisiti e delle capacità dei valutatori, nel valutare senza uno scopo e nel non conoscere affatto la persona che si valuta.
L’esito è stato buono: sono riuscito a strappare la sufficienza!
In questo Circo Barnum che è la scuola di oggi non ci resta che accontentarsi e ridere
ad lacrimas.
Maria, Causa nostrae laetitiae, ora pro nobis .
Approfitto per esprimere un desiderio: dopo il mio dies natalis, da qui a cent’anni,
s’intende (se il morire è sintesi del vivere, più uno vive e più… sintetizza), vorrei che il
mio corpo fosse mummificato ed esposto in una sala di un Museo didattico, a fianco di
altri reperti, con la seguente didascalia:
Renatus Nicodemo
Pedagogus obsoletus - Anno 1000 A.C.
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Il 27 giugno, il 3 e l’11 luglio 2008, alle ore 21, commedie di Aristofane e Virgilio La seconda edizione di spettacoli teatrali tesa a far rivivere l’arte della commedia antica nell’arena più
esaltante, ricca di storia e tradizione è vicina al suo primo appuntamento. Per informazioni
: [email protected]
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BBaannddoo èè ssccaarriiccaabbiillee ddaall sseegguueennttee ppoorrttaallee:: www.circoloculturaleluzi.net
DAL BLOG DI PEPPE GRILLO:COME AVERE LA BENZINA A BUON PREZZO
( Da e-mail di Santoro Salvatore Armando, del 3 giugno 2008)
Gli americani si sono arrabbiati perché gli si è alzata la benzina a 0.75€ per 5 LITRI e noi paghiamo oltre 1.50€
a litro. . ma siamo impazziti? Anche se non hai la macchina, per favore fai circolare il messaggio agli amici. Benzina a
metà prezzo? Diamoci da fare...la benzina è AUMENTATA oltre 1.50 Euro al litro.Siamo venuti a sapere di un'azione
comune per esercitare il nostro potere nei confronti delle compagnie petrolifere. Uniti, possiamo far abbassare il
prezzo, muovendoci insieme, in modo intelligente e solidale; come..? La parola d'ordine è 'colpire il portafoglio delle
compagnie senza lederci da soli'. Posta l'idea che non comprare la benzina in un determinato giorno ha fatto ridere le
compagnie (sanno benissimo che, per noi,si tratta solo di un pieno differito, perché alla fine ne abbiamo bisogno!), c'è
un sistema che invece li farà ridere pochissimo, purché si agisca in tanti. Petrolieri e l'OPEC ci hanno condizionati a
credere che un prezzo che varia da 0,95 e 1 Euro al litro sia un buon prezzo, ma noi possiamo far loro scoprire che un
prezzo ragionevole anche per loro è circa la metà. I consumatori possono incidere moltissimo sulle politiche delle
aziende: bisogna usare il potere che abbiamo. La proposta è che da qui alla fine dell'anno non si compri più benzina
dalle 2 più grosse compagnie, SHELL ed ESSO, che peraltro ormai formano un'unica compagnia.Se non venderanno
più benzina (o ne venderanno molto meno), saranno obbligate a calare i prezzi. Se queste due compagnie caleranno i
prezzi, le altre dovranno per forza adeguarsi. Per farcela, però dobbiamo essere milioni di NON-clienti di Esso e Shell,
in tutto il mondo. Questo messaggio è stato inviato ad una trentina di persone; se ciascuna di queste aderisce e a sua
volta lo trasmette a, diciamo, una decina di amici, siamo a trecento. Se questi fanno altrettanto, siamo a tremila, e così
via. Di questo passo, quando questo messaggio sarà arrivato alla 'settima generazione', avremo raggiunto e informato
30 milioni di consumatori! Inviate dunque questo messaggio a dieci persone chiedendo loro di fare altrettanto.Se tutti
sono abbastanza veloci nell'agi-re,potremmo sensibilizzare circa trecento milioni di persone in otto giorni! E' certo che,
ad agire così, non abbiamo niente da perdere, non vi pare? Chi se ne frega per un po' di bollini e regali e baggianate
che ci vincolano a queste compagnie. Coraggio, diamoci da fare!!!
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Con la lettera pastorale “ Le porte degli inferi non vinceranno,nel 92,” S.E.
Andrea Gemma iniziò il ministero di esorcista. Da allora,combattere contro le forze delle tenebre è stata la sua missione. “ Il diavolo esiste ed io
l’ho incontrato ! “ egli grida al mondo e la sua voce si eleva al di sopra
della indifferenza dei tanti ed al silenzio della nostra cultura.Chi scrive ha
letto il suo libro “IO VESCOVO ESORCISTA” e lo ha trovato profondo, concreto e chiarificatore. È un testo che avvicina di più a Dio ed alla fede,
dandoti la certezza che l’ uomo è molto di più che muscoli ed ossa: egli è
anima che anela ad una vita più bella e più grande, in un mondo dove Dio è luce eterna
di amore.Andrea Gemma è nato a Napoli il 7 giugno del 1931.Ha conseguito i titoli accademici
in teologia ed in lettere classiche.Ordinato sacerdote il 28 aprile del 1957,ha inegnato latino e greco al liceo San Tommaso di Bra ( Cn ). È divenuto Vescovo il sette dicembre del 1990. Collaboratore di diverse riviste,è autore di numerose opere di omiletica, di spiritualità e di agiografia.
17
IL VANGELO DI MATTEO
PRESENTAZIONE DEI COMMENTI ESTETICI
DI FRANCO PASTORE
INTRODUZIONE ALL’OPERA DI DOMENICO REA
[…] È questo il vangelo usato e consumato dai più. Ed è a questo filone interpretativo che si sono collegati Greco e Scandurra con la loro opera grafica e
l’Annarumma ed il Pastore con il loro commento sociologico ed estetico,
ricchissimo di motivazioni. Lavorando insieme, essi hanno tentato un aggiornamento, dando, con sicuro intuito, la preminenza all’immagine, ben sapendo che
nell’era televiva e della fotografia essa ha un peso enorme e possibilità di lettura
sterminate, con il vantaggio di avvicinarsi con immediatezza e prepotenza alla
mente dei giovani. Nulla di sacrilego: Al contrario, una maniera di porgere una
materia scottante e delicata, adatta ai tempi. […]
Domenico Rea
- Capitolo secondo “ E nacque Gesù in Betlemme al tempo
del re Erode: - dov’è il Re dei Giudei?La capanna risplendeva nella notte e la
la stella della vita Indicava ai re d’oriente il cammino:
- Dovè Cristo abbiamo visto la sua stella-.
Anche Erode s’informò e rimase turbato:
- Cercate il bambino! Voglio adorarlo con
gli altri!- Parti Giuseppe e fuggi dalla furia d’ Erode, nel sicuro Egitto!-[…]
Nel movimento tragico di tali avvenimenti,Grieco e Scandurra sintetizzano dramdrammatici passaggi di pianto e di commossa analisi, d’eterno sacrificio d’ innocenti.
“una voce si è udita in Rama, un pianto, un lamento grande; Rachele
piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più”
Piange la madre di tutti i figli,uccisi dal mostro assurdo della guerra. La
crudeltà viene espressa dall’efficace contrasto tra la croce ed il filo spinato, tra
occhi sbigottiti da una paura abissale e la croce uncinata, che sventola sul sacrificio di Bouchenwald. Anche se in chiave moderna, ritorna la strage degli innocenti,sacrificati all’ambizione dell’”io”,che pone a categoria suprema l’egoismo,
rappresentato sulla tavola dalla bandiera dell’odio, che sventola vittoriosa sui
corpi con-torti e pallidi di morte. Sono i fantasmi di sempre, quelli che contornano
le figure in movimento, che, non a caso, sembrano muoversi in una luce irreale,
fatta di
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mille tormenti; il tutto, in una veste di mistico abbandono, che fa pensare ad un
bassorilievo tombale, quasi un sacrificio di primi cristiani, all’arena, per il trionfo di
un cristianesimo più profondo e più grande. Nel dolore, poche lacrime di
abbandono, perché superate da successivi impulsi di lotta e di speranza, che
vanno oltre il muro di fondo ed il filo spinato, abbattuto dal cuore più grande delle
nuove generazioni.
Negli arabeschi del basamento, l’artista simboleggia le mille speranze degli
uomini nuovi che, tra tormenti critici, elevano lo spirito a nuovi respiri, a mille implicanze di fede, vissuta realisticamente nelle trincèe, intesa quale realizzazione
dell’uomo per l’uomo, in una dimensione dove non vi è posto per il grigiore
dell’odio.
“… Giuseppe prendi il Bambino, la madre e la speranza e torna
in terra d’Israele , perché son morti i nemici di Gesù…”
Un mondo nuovo, dunque, dove i padri sono fieri dei loro figli e le madri non
hanno motivo di lacrime e, a capo scoperto, sorridono al sole della vita, col volto
di una giovinezza santa.
Franco Pastore
Opera: IL VANGELO DI MATTEO
Data d’inizio: febbraio del 1979
Interpretazione grafica: L.Grieco – A. Scandurra
Commento sociologico: : L. Annarumma
Commento Estetico: Franco Pastore
Editore: Fratelli de Luca in Amalfi
Prefazione: Domenico Rea
Data di consegna alle stampe: dicembre del 1979
Imprimatur: Abatis Ordinarii, Trinitatis Cavensis, del 25 gennaio 1980
Composizione dell’opera: 32 tavole grafiche, 28 commenti, un imprimatur, una presentazione, una intro-duzione
socio-motivazionale ed una introduzione storica.
Presentazione alla stampa: giugno 1980, presso la Camera di Commercio di Salerno.
___________
Domenico Rea, nato a Napoli nel 1921, è stato uno dei migliori narratori e saggisti del secondo Novecento italiano.
Trascorse l'infanzia e la prima giovinezza a Nocera Inferiore, poi, dopo un breve soggiorno a Milano, si stabilì
definitivamente a Napoli, che, insieme a Nocera rappresentano gli sfondi ambientali e la materia stessa della sua
narrativa. Il suo esordio come scrittore antenne con Spaccanapoli, nel 1947,a cui seguirono altre raccolte di racconti,
fra cui: Gesù fate luce (1950, Premio Viareggio), I racconti (1965), Il fondaco nudo (1985) e i romanzi : Una vampata
di rossore (1959) e Ninfa plebea (1992, Premio Strega), da cui il film omonimo di Lina Wertmùller. Tra i suoi libri di
saggistica ricordiamo: Il re e il lustrascarpe (1960), Pulcinella (1968), Diario napoletano (1971), Fate bene alle anime
del purgatorio (1973), Pensieri della notte (1987) ed I ragazzi di Nofi (1999). È morto a Napoli, nel 1994.
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Gloriosissimo Principe delle celesti milizie, Arcangelo San Michele, difendici nella battaglia contro le potenze delle
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tenebre e la loro spirituale malizia. Vieni in aiuto degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati
"http://www.santuariodipreghiera.org/liberacidalmale/madonna%20dei%20palafrenieri.jpg"
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a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Tu sei venerato dalla Chiesa quale suo custode e patrono, e a te il Signore ha
MERGEFORMATINET
affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti.
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