FEDERAZIONE DEI SERVIZI DI VOLONTARIATO SOCIO SANITARIO - N. 3 MAGGIO/GIUGNO 2011 In caso di mancato recapito rinviare all’Agenzia P.T. di VR CMP detentore del conto per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. - Poste Italiane S.p.A. - SPEDIZIONE IN A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA Editoriale di MARIA BERTILLA FRANCHETTI VOLONTARIATO, FINESTRA SUL FUTURO I l volontariato: una via possibile per liberarci dal peso di noi stessi, una risorsa per elaborare significati profondi nella costruzione del bene comune. Tra l’altro esso concorre a sviluppare il senso di responsabilità e a ripensare eticamente le persone, le situazioni, le prospettive per il futuro. La gratuità è la caratteristica che lo contraddistingue, per l’autentica circolazione dei valori (l’incontro e il confronto compresi). “Volontari facciamo la differenza” è lo slogan scelto per il 2011 Anno europeo del volontariato, un’opportunità per incoraggiare e sostenere il lavoro ormai indispensabile dei 100 milioni di volontari in tutta Europa. Ma raccogliamo le interessanti suggestioni di Renato Frisanco, responsabile del settore studi e ricerche della Fivol: «Il volontariato, specie quello organizzato in associazioni o gruppi di volontari, ha come obiettivo una società migliore e di conseguenza è capace di fare delle denun- ce se vede che qualcosa non va, di proporre delle soluzioni ai problemi, di anticipare delle risposte ai bisogni non soddisfatti del cittadini, di valutare l’operato della istituzioni pubbliche e di coinvolgerle. Non intende però sostituirsi a queste perché è ad esse che spetta per Costituzione la responsabilità di soddisfare i diritti dei cittadini. Al fine di ottenere maggior considerazione e risorse per le proprie cause, fa in modo di sensibilizzare e coinvolgere la popolazione, comunicando conefficaciavalorieprogetti. Perciò si dice che il volontariato ha un ruolo “politico”, il che non vuol dire stare dalla parte di un partito, ma operare per il bene della “polis”, cioè della comunità dei cittadini». E aggiunge: «Il volontariato è agente di cambiamento ed è tanto più efficace in tale funzione quanto più sollecita la partecipazione dei cittadini». Uomini si nasce, volontari si diventa. CLIMA DI FAMIGLIA UN SOS PER MARZANA na richiesta particolare sollecita la disponibilità di quanti possono. La Fevoss cerca volontari per una presenza discreta e fraterna nelle corsie del reparto di riabilitazione del Centro di Marzana, alle porte di Verona. Essere accanto, prendersi cura, mettersi in ascolto delle persone qui degenti, talvolta per lunghi periodi, sarà una missione importante che non si U sostituisce e sovrappone ai compiti degli operatori istituzionali ma solleva, incoraggia, umanizza, talvolta accelera la loro guarigione. Chi ha tempo libero per alcune ore alla settimana, chi ha capacità di positive relazioni con le persone, chi avverte questo appello come una “intima chiamata” contatti la Fevoss al “solito” numero telefonico (045 8002511). Nel prossimo numero di “Filofevoss” pubblicheremo un ampio servizio sull’Assemblea Federativa della Fevoss svoltasi venerdì 13 maggio 2011. APPELLI ALLA SOLIDARIETÀ Agli ex volontari della Fevoss in occasione dell’ “Anno europeo del volontariato” Se per vari motivi avete dovuto o voluto lasciare il vostro impegno di volontariato, sappiate che vi siamo riconoscenti perché grazie a quel vostro personale contributo, la nostra attività è diventata grande e riconosciuta tra le più importanti realtà associative veronesi. Sentiamo, però, che nel “grande puzzle” del Bene comune senza di voi l’opera di Fevoss si sente incompiuta per via dell’assenza del vostro insostituibile tassello. Desideriamo tanto sentirvi ancora a noi vicino, nostri compagni di strada nel difficile cammino (che fu anche vostro) di una comune solidarietà organizzata. Lo potete fare abbonandovi, ad esempio, a “Filofevoss” e diffondendo le nostre esigenze presso i vostri conoscenti. L’opera della Fevoss può essere aiutata in tanti modi, anche semplicemente destiVOLONTARIATO nandole il 5 x 1.000 E SIGNIFICATI MAIUSCOLI (apponendo la loro firE ma e scrivendo il CF 93024890233 sul modello della loro dichiarazione dei redditi). Sì, è proprio il vostro esserci accanto che stiamo cercando, in questo 2011, “Anno europeo del volontariato”, per fortificare il senso della nostra quotidiana e solidale azione. Vi giungano a nome di tutta la Fevoss i miei cordiali saluti. In caso di mancato recapito rinviare all’Agenzia P.T. di VR CMP detentore del conto per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. - Poste Italiane S.p.A. - SPEDIZIONE IN A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA Editoriale di MARIA BERTILLA FRANCHETTI nzo Bianchi scava all’interno del vocabolo dià-lógos e realizza una mappatura definendolo: «intrecciarsi di linguaggi, di sensi, di culture, di etiche; cammino di conversione e di comunione; via efficace contro il pregiudizio e, di conseguenza, contro la violenza che nasce da un’aggressività non parlata». E aggiunge: «È il dialogo che consente di passare non solo attraverso l’espressione di identità e differenze, ma anche attraverso una condivisione dei valori dell’altro, non per farli propri bensì per comprenderli. Dialogare non è annullare le differenze e accettare le convergenze, ma è far vivere le differenze allo stesso titolo delle convergenze: il dialogare non ha come fine il consenso ma un reciproco progresso, un avanzare insieme. Così nel dialogo avviene la contaminazione dei confini, avvengono le traversate nei territori sconosciuti, si aprono strade inesplorate». Nel mondo del volontariato ha un peso specifico la capacità di suscitare confronto, di dialogare. Mille però spuntano le insidie. Soprattutto da un pericolo mette in guardia Raimon Panikkar, quando scrive testualmente: «Una delle manie o, per esprimerci più elegantemente, una delle convinzioni più geniali dell’Occidente, geniale perché ci caschiamo rapidamente tutti, è la scoperta della classificazione. Aprite qualunque libro di testo universitario o scolastico e vedrete che tutto è classificato. Classifichiamo qualsiasi cosa. L’albero di Porfirio si estende su tutto: vivo/non-vivo, materiale/nonmateriale, solforico/solforoso/solfidrico… Cataloghiamo tutto: indiani/non indiani, cristiani/non cristiani, ricchi/poveri, nord/sud, credenti/non credenti, buoni/cattivi… il che, indiscutibilmente, serve molto poco (…). Non sappiamo pensare senza classificare». È auspicabile quindi che l’anno del volontariato inne- schi una riflessione profonda sulle relazioni autentiche e mai discriminatorie. D’altro canto, avverte lo stesso Panikkar: «L’altro esiste per ciascuno di noi; l’altro esiste come soggetto e non soltanto come oggetto; l’altro non è oggetto di conquista, di conversione, di studi: è (s) oggetto con diritti propri, con lo stesso diritto di interpellarmi, di interrogarmi che ho io». 2 filoFEVOSS N.3 - MAGGIO/GIUGNO 2011 A commercialisti, presidenti degli Ordini professionali, presidenti di categoria (commercio, artigianato, agricoltura) Il nostro appello pubblico di appena qualche mese fa ha sortito la provvidenziale risposta dei nostri concittadini e delle loro organizzazioni. Sembrava paradossale che proprio in questo anno 2011, “Anno europeo del volontariato”, Fevoss dovesse, suo malgrado, condividere la stessa sorte dei tanti cittadini che aiuta. Chiudere loro in faccia i battenti era un pericolo incombente e mai registrato nella sua ventennale storia. Per la prima volta la nostra organizzazione di volontariato, che quotidianamente tocca con mano la sofferenza di troppi cittadini disarmati portando il fraterno sollievo, ha avvertito la paura di non superare l’impossibile sfida della sua sopravvivenza. Tutto si è ricomposto e la serenità è ricomparsa grazie alla partecipazione discreta di tante persone sensibili a cui, oggi, incoraggiati, ci rivolgiamo perché questa solidarietà concreta non ci abbandoni. Vi chiedo, pertanto, di sostenerci come potete, anche diffondendo tra i vostri conoscenti la voce della Fevoss che cerca, attraverso le offerte libere (detraibili), l’aiuto di vecchi e nuovi sostenitori. Per continuare il servizio offerto dai nostri volontari anche il 5 x 1.000 si è rivelato un utile strumento. Confido in una positiva risposta vostra e di quanti verranno benevolmente coinvolti da voi. Grazie! CLIMA DI FAMIGLIA PASQUA AL CENTRO “SANTA TOSCANA”, “CHIESA DOMESTICA” i ha dato grande calore partecipare alla Santa Messa “Cena Domini” e alla “Via Crucis” officiate dal rettore di Santa Toscana nel Centro “Santa Toscana”. Condividere la preghiera con i frequentatori usuali e qualche nuovo ospite, è stata una bella esperienza di profondo arricchimento spirituale. I volti familiari erano più luminosi del solito, assorti in preghiere del triduo pasquale; si percepiva la forte condivisione di ciascuna persona unita in modo corale a segui- M re la passione di Cristo. Ho saputo che alla sera altre persone si sono unite con il medesimo intento. E’ bello sapere che la nostra sede “laica” dà la possibilità di trovarsi, soprattutto in queste grandi occasioni liturgiche, per vivere come in una “Chiesa domestica”. A don Armando Penna (che ha guidato il gruppo nei due pomeriggi) ed al gruppo di persone (che stanno seguendo un intenso cammino di fede) che si sono ritrovate nelle due sere vanno i migliori ringraziamenti. Monica Berno Volontaria Fevoss del Gruppo “Santa Toscana” “PICCOLO” GRUPPO, “GRANDE FORZA” ovente sono i piccoli che ti danno la “carica”. La grande sfida a riscoprire il valore della Festa provinciale Fevoss è arrivata come forte vento d’incoraggiamento proprio da uno dei più piccoli gruppi della rete Fevoss. Se è vero che il processo di rinnova- S mento strutturale, così ambizioso quanto necessario, è richiesto dai tempi, non dobbiamo però seppellire i momenti comuni già vissuti in passato. Quindi, riscoprire l’”antica” Festa popolare della Fevoss , che evoca la grande forza d’animo di chi ci aveva dato l’esempio, dimostra oggi quanto dobbiamo loro riferirci per non scadere nel non senso della nostra azione di FESTA PROVINCIALE FEVOSS Domenica 19 giugno 2011 “Parco Due Tioni di Erbè” PROGRAMMA: ore 10.30 Ritrovo con automezzi presso il Parco Due Tioni di Erbè partecipazione comunitaria. Forse proprio di questo abbiamo oggi tanto bisogno! Grazie al Gruppo Fevoss di Erbè che ci ospiterà nel suo Comune, rinascerà la Festa Fevoss a cui tutti (aderenti, famiglie e popolazione) sono invitati per esprimere il valore dell’incontrarsi gioioso e popolare. Chi desidera contribuire alla realizzazione chiami la sede centrale - Tel. 045/8002511. Al termine del pranzo, visita guidata alla Chiesa romanica di Santa Maria Novella di Erbedello ed al Parco Due Tioni. Il pranzo sarà curato interamente dalla locale PRO LOCO DI ERBE’. La prenotazione è obbligatoria. ore11.30 Santa Messa nella Chiesa Parrocchiale di Erbè ore 12.30 Premiazione volontari FEVOSS Coloro che intendono partecipare dovranno dare la propria adesione entro e non oltre domenica 12 giugno 2011, al responsabile del gruppo di appartenenza. ore 13.00 Pranzo sociale nel Palatenda riservato al Parco Due Tioni La partecipazione è aperta a tutti. 3 filoFEVOSS N.3 - MAGGIO/GIUGNO 2011 CLIMA DI FAMIGLIA UN… POST-IT SULLA FEVOSS… al 1987 la Fevoss è impegnata a realizzare, con l’azione gratuita dei suoi volontari, un processo d’integrazione di servizi sociali e sanitari finalizzato all’aiuto delle persone in difficoltà, nel rispetto della loro dignità ed a tutela dei loro diritti. La Fevoss realizza una rete solidale di interventi nel territorio provinciale veronese in stretta collaborazione e sussidiarietà con l’Azienda ospedaliera di Verona, le Aulss 20,21, 22, l’Università degli studi di Verona, il Comune di Verona ed altri Comuni della Provincia D di Verona, gli Enti pubblici e privati che ne apprezzano i valori e le virtù formative ed organizzative. La Fevoss si configura come una Federazione aconfessionale, apartitica, senza fini di lucro, di grandi e piccoli organismi di volontariato, allo scopo di accrescerne il ruolo sociale e la qualità del servizio donato. L’organismo testimonia la concreta solidarietà umana e l’impegno d’essere segno di speranza, attraverso uno stile di vita radicato nei valori umani di sempre. La Fevoss offre un’opportunità d’altruismo ad ogni persona che sappia rendersi protagonista del miglioramento della qualità della vita anche nella auspicata longevità della sua esistenza. Nella moderna città, come nell’antica Polis, c’è sempre bisogno di scoprire e riscoprire dentro di sé quella positiva energia che da generazioni, senza distinzione di classe, si traduce in un generoso impegno di volontariato o di buon vicinato trasmesso quale dovere civile in ogni cittadino. …DI PREMESSA AD UNA PROPOSTA lla luce di quanto accennato, la Fevoss chiede agli Amministratori pubblici competenti d’esaminare e, se credono, d’approvare la proposta che vuol testimoniare sentimenti di gratitudine perenne verso ogni persona che, in modo disinteressato e gratuito, abbia testimoniato e testimoni con la sua vita il valore della solidarietà umana e civile. Si tratta d’installare in piazza Santa Toscana l’opera scultorea di bronzo A Il bozzetto del monumento alla “solidarietà veronese”. dell’artista Nicola Beber che esprime, attraverso la simbologia delle mani che s’incontrano, s’intrecciano, si rigenerano nel vortice benefico delle buone azioni e favoriscono il “vivere nella Pace” (con la colomba in volo), la vitale ricchezza della nostra città. Il tutto poggia sulla “mano di Dio” che per realizzare un mondo più luminoso (rappresentato da un globo di marmo bianco come basamento) sembra voler ancora cercare le nostre mani. “ONORE ALLA SOLIDARIETÀ VERONESE” itolo forse un po’ riduttivo, dato dall’autore al suo lavoro capace di sprigionare, al momento della sua collocazione in piazza Santa Toscana, il senso dell’omaggio alla bontà della gente scaligera, proprio nel corso del 2011, “Anno europeo del volontariato”. Un appunto di rilievo merita l’artista che ha “incarnato” il “grazie” all’altruismo di casa nostra. Lo scultore Nicola Beber è un socio sostenitore della Fevoss. Diplomato al Liceo artistico ed all’Accademia di belle arti di Verona, s’è avvicinato ad Alfredo Dal Corso, fondatore e presidente della Fevoss, accanto al gruppo scultoreo realizzato sull’apparizione della Madonna della Salette, a SS: Trinità di Badia Calavena (Verona). Beber ha stretto con Dal Corso, dal 2003, una collaborazione di volontariato e d’amicizia già con il progetto “Sport e solidarietà”, donando il premio per la 31a T 4 filoFEVOSS N.3 - MAGGIO/GIUGNO 2011 Nicola Beber a fianco dello Sceicco con l’opera premiata. manifestazione podistica “Seiville”. Altre successive iniziative hanno portato al modello in bronzo per il monumento dedicato a tutte le realtà sociosolidali del Veronese nell’”Anno europeo del volontariato”. Nicola Beber ha partecipato ad esposizioni personali e collettive di pittura e scultura, organizzandone lui stesso. Ha ottenuto riconoscimenti da parte di associazioni culturali, sociali, sportive per le sue collaborazioni artistiche. La sua produzione spazia dai modelli di trofei per premiazioni a statue per privati, monumenti pubblici e scenografie teatrali per le stagioni operistiche in Arena, pitture murali, affreschi, ritratti e dipinti con le tecniche più disparate. Il 2 aprile scorso Nicola Beber ha vinto un prestigioso premio ad un concorso internazionale di scultura a Dubai (Emirati Arabi Uniti). Il suo impegno volontaristico verrà confermato anche il 29 maggio prossimo, a conclusione del “Mese Zenoniano”, quando verrà donata un lampada votiva in bronzo da lui creata da parte della Fevoss alla Basilica di San Zeno. Un ringraziamento particolare, infine, va anche alla fonderia artistica “F. Zolla” di Dossobuono (Verona) che ha donato le fusioni per le iniziative della Fevoss. CLIMA DI FAMIGLIA LAMPADA VOTIVA DELLA FEVOSS: DALLA CHIESA DI SANTA TOSCANA ALLA BASILICA DI SAN ZENO Come dono propiziatorio nell’“Anno europeo del volontariato” nche a nome del Consiglio direttivo provinciale della Fevoss, ho il piacere di invitare lei o i suoi delegati a condividere una bella iniziativa finalizzata a consolidare la rete dei soggetti pubblici o privati e di volontariato quali operatori di solidarietà nel territorio veronese. L’iniziativa nasce da un precedente storico: il 4 ottobre 2008, quando toccò alla Regione Veneto offrire l’olio che alimenta la lampada votiva nella Basilica di Assisi, davanti all’urna che custodisce il Santo patrono d’Italia. Al termine della celebrazione, alla quale erano presenti anche il nostro Vescovo Mons. Giuseppe Zenti e il Vescovo emerito P. Flavio Roberto Carraro e in accordo con gli organizzatori di quell’evento, alcuni volontari della Fevoss accesero una fiamma che nella stessa notte portarono a Verona, nella chiesa di Santa Toscana, da sempre votata al volontariato. La fiamma, mai spenta da allora, ricorda quell’evento e soprattutto la preghiera notturna di tanti giovani accorsi numerosi che vissero quel momento con intensa spiritualità. In accordo con l’Abate di San Zeno, Mons. Giovanni Ballarini, un evento che riproponga il dono di una lampada votiva accesa da quel “fuoco di San Francesco” custodito nella sopracitata chiesa si ripeterà domenica 29 maggio durante la S. Messa delle ore 11 nella Basilica di San Zeno, per chiedere al Santo patrono di Verona di proteggere e benedire l’impegno di servizio e di gratuità svolto dai tanti cittadini solidali veronesi. La Fevoss cede la sua lampada votiva perché diventi l’espressione propiziatoria di tutta la solidarietà veronese proprio nell’anno europeo del volontariato. Una iniziativa dalla forte con- A Lampada votiva ispirata al messaggio francescano. notazione spirituale e solidale che si colloca nella ricerca del senso attuale della gratuità e del donarsi. Una occasione anche per dire grazie a chi si impegna nel servizio della Comunità, e per invitare tutti i cittadini a intraprendere azioni comuni di solidarietà, così da diventare testimoni credibili e gioiosi di un Bene che contagi tutta la Città. Contiamo sulla partecipazione delle realtà di volontariato formali con le loro insegne e non, del mondo della cultura e dell’educazione presenti sul territorio nonché della cittadinanza tutta, per concretizzare insieme il valore della festa come tipica espressione popolare che si concluderà a base di risotto isolano. Chiediamo ai signori responsabili destinatari del presente invito, di segnalarci l’ adesione della loro organizzazione con il numero dei partecipanti, entro il 25 maggio p. v. alla segreteria provinciale della FEVOSS in via Santa Toscana 9, 37129 Verona o al telefono 045/8002511 o www.fevoss.org. Chi volesse compartecipare alla organizzazione degli eventi telefoni al 3358386707. Con cordialità si porgono i migliori saluti. 5 filoFEVOSS N.3 - MAGGIO/GIUGNO 2011 CLIMA DI FAMIGLIA 3 SU 10 FANNO VOLONTARIATO NELL’UNIONE EUROPEA Ma è ancora poco Più partecipazione per il Bene comune S ulla “Gazzetta Ufficiale” dell’Unione Europea il 22 gennaio 2010 (2010/37/CE) appare la decisione del Consiglio europeo che formalizza la proclamazione del 2011 come “Anno europeo delle attività di volontariato che promuovono una cittadinanza attiva”. Vi si legge: “Il volontariato è una delle dimensioni fondamentali della cittadinanza attiva e della democrazia, nella quale assumono forma concreta valori europei quali la solidarietà e la non discriminazione e in tal senso contribuirà allo sviluppo armonioso delle società europee”. Più di centomila cittadini europei di tutta le età, convinzioni e nazionalità sono impegnati in attività di volontariato e, secondo le stime, tale settore rappresenta il 5% del Pil delle economie nazionali dell’U.E. Ma se 3 cittadini su 10 (dati “Eurobarometro” 2010) sono coinvolti in attività di volontariato, significa che 7 su 10 sono quelli che non hanno esperienza di questo tipo. E’ probabile che questa maggioranza non sia consapevole dei cambiamenti che si sono determinati nel corso degli anni grazie alle attività di solidarietà organizzata, alla responsabile e personale partecipazione di tanti cittadini a favore del bene comune. Per questo sarebbe utile accrescere nella nostra gente la consapevolezza del valore sociale del volontariato e della sua positiva ricaduta nelle nostre comunità. PRIMOPREMIO DI POESIAA PALERMO AD UN NOSTRO REDATTORE el corso d’una cerimonia presso il N Circolo degli ufficiali di Palermo, in piazza Sant’Oliva, il 27 febbraio scorso, al nostro redattore di “Filofevoss” Claudio Beccalossi è stato attribuito il primo premio assoluto del VI° Concorso nazionale di Poesia “Ugo Foscolo”. Indetto dall’Accademia universitaria di lettere, arti e scienze “Ruggero II di Sicilia” di Palermo. Il massimo riconoscimento è andato al veronese per tre sue poesie partecipanti (“Storie semplici di vita”, “Nell’attesa del sonno ultimo” e “Portatore d’amore”). Poesie giudicate dal prof. Vito Oliveri, membro della giuria esaminatrice ed estensore della motivazione, apprezzabili per “la spontaneità e la purezza della lingua”, per “il calore del sentimento e la freschezza quasi costante d’ispirazione” e per la “chiara lucidità e squisita perfezione. Il poeta scrive versi con grande discrezione, a tutto vantaggio del risultato, fine e controllato. Un’innata musicalità, una certa vena neo-romantica, sono i naturali complementidellacifrapiùimportantedella sua poesia, la capacità di trasformare la parola in immagine”. L’autore veronese ha ricevuto il trofeo d’onore ed il diploma d’accademico benemerito da parte del prof. Amerigo Coroneo, presidente dell’Accademia Nella foto: Beccalossi con Stefania Benenato, sorella dello scomparso attore comico Franco Franchi. “Ruggero II di Sicilia”. Congratulazioni gli sono state porte anche dalla signora Stefania Benenato (sorella dello scomparso attore palermitano Franco Franchi, il cui vero nome, infatti, era Francesco Benenato), presente tra il folto pubblico. VENERDÌ 17 SABA SAB ATO 18 GIUGNO 2011 presso il Centro Fevoss di S. Toscana, dopo l’apprezzamento dei nostri associati la ditta HERMO sarà nuovamente ospitata nei nostri locali, per la presentazione dei SALDI DI FINE STAGIONE dai prezzi di fabbrica. Camicie e pantaloni donna modelli moda Camicie cotone doppio ritorto Camicie uomo puro lino irlandese Camicie uomo jeans sartoriale Pantaloni uomo fresco di lana Pantaloni cotone classici e sportivi Pantaloni jeans elasticizzati Bermuda uomo Polo uomo puro cotone e filo di Scozia Camicie manica corta puro cotone e lino. 6 filoFEVOSS N.3 - MAGGIO/GIUGNO 2011 1 - INSERTO SPECIALE - Beato Giovanni Paolo II Quell’esortazione alla Fevoss a cura di LORENZO REGGIANI “Continuate, continuate, continuate!”. Quella triplice esortazione che Papa Giovanni Paolo II rivolse ai rappresentanti dei vari gruppi zonali della Fevoss ricevuti in udienza nella Sala Paolo VI del Vaticano il 12 febbraio 1992 è ancora vivissima nella memoria del Presidente Alfredo Dal Corso, che ricorda quell’incontro con Papa Wojtyla, che allora, diciannove anni fa, era “solo” un grande Pontefice, e che oggi è Beato, e tra non molto sarà Santo. “Un’esortazione quanto mai attuale - afferma Dal Corso - perché la situazione politica, economica e sociale del Paese, che induce ad un pessimismo nel prefigurare positivamente il futuro, ha coinvolto inevitabilmente anche il mondo della solidarietà organizzata che per sua natura dovrebbe essere quello che dà speranza, nonostante tutto”. “Anche Fevoss - continua il Presidente - sta facendo esperienza di una transizione ideologica valoriale che si ripercuote nelle relazioni che dovrebbero essere costruttive. Probabilmente dovremmo riscoprire la spiritualità delle nostre origini, come da più parti ci viene sollecitato. Un tempo ci riunivamo in momenti di preghiera, in cenacolo, poi ci siamo espansi, ci siamo la- sciati coinvolgere dalla smania di servizi e ci siamo inariditi dal punto di vista spirituale, anche se c’è oggi un gruppo di preghiera che si incontra”. Come si era potuto realizzare l’incontro con Papa Giovanni Paolo II? “E’ nato tutto da un mio sogno- risponde Dal Corso -. Non ero mai stato a Roma e per la Fevoss vedevo brillare le colonne di San Pietro. Ho desiderato sempre dentro di me presentare la Fevoss, nata da cinque anni, al Papa, ma mi era stato detto che era impossibile. Poi, grazie al fortuito incontro con due persone amiche di un cardinale, il sogno si è realizzato. Siamo stati all’udienza generale del mercoledì, e poi siamo stati ammessi all’incontro personale col Pontefice”. “Non riuscivo a spiccicare una parola - ricorda -. L’emozione era enorme. Avevo un groppo in gola. Poi sono riuscito a parlare della Fevoss ed ho consegnato al Papa un opuscolo sulla nostra attività. Eravamo una cinquantina, e tutti gli abbiamo stretto la mano”. “Papa Wojtyla - continua Dal Corso - era una persona che emanava una grandezza straordinaria, proprio un gigante, come è stato definito, un uomo unico nella storia. Ho avuto l’impressione di una luce radiosa che emanava da lui, impossibile da raccontare; è come quando avverti una scintilla e ti senti al centro del mondo, pur nella tua nullità. Non è più una commozione individuale ma cosmica, che ti dà una carica immensa.” Il Presidente rievoca i particolari di quell’incontro. Con tono vibrante, il Papa si era così rivolto alla giovane Federazione veronese: “Il mio saluto va ai componenti della Fevoss. A loro esprimo il mio incoraggiamento, invitandoli ad avere sempre presente nel loro cammino l’ideale evangelico, che ci esorta ad accogliere chi soffre come un fratello in Cristo”. Dal Corso aveva quindi illustrato al Santo Padre la breve storia della Fevoss, la sua rapida crescita, il suo significativo impegno a favore degli infermi e degli anziani, il suo progetto di estendere una rete di solidarietà attraverso l’intero territorio cittadino, in aiuto alle persone nel bisogno. Gli avevano fatto eco Tiziana Nocini e Renata Massella, mentre il gruppo dei rappresentanti veronesi si univa in un caldo applauso. Nel congedarsi il Papa aveva voluto dare un ulteriore segno di incoraggiamento, esortando il gruppo scaligero con un triplice e significativo “Continuate!”. “Giovanni Paolo II ci dava quella speranza - sottolinea Dal Corso - che è la stessa di cui oggi più che mai abbiamo bisogno. Gli stessi volontari sono cambiati,il relativismo ha colpito tutti. Ricordare quell’incontro in Vaticano non è fare un quadretto nostalgico del passato, ma avere uno stimolo per il presente, che vede una crisi generale del volontariato, non solo della Fevoss. Dobbiamo aggrapparci a queste esperienze di vita. Abbiamo una grande responsabilità verso le generazioni giovani, cui dobbiamo dare un indirizzo chiaro per il futuro del mondo”. “Da quel viaggio a Roma - conclude il Presidente - vorremmo riprendere quel cammino che ci porta a fianco dei bisognosi e dei sofferenti per essere i samaritani di questo tempo”. 2 - INSERTO SPECIALE - Beato Giovanni Paolo II Le testimonianze e testimonianze di alcuni dei componenti della Fevoss presenti all’incontro con Giovanni Paolo II nel febbraio ’92, scritte nel 2005, in occasione della morte, dimostrano quanto quell’incontro abbia lasciato un segno profondo nella loro vita. L volta ho avuto dei momenti di scoraggiamento e la voglia di piantare tutto per vari motivi, ma mi sembrava di tradire la fiducia che il Papa aveva riposto in me. Se poi penso a quanto ha sofferto negli anni e a come ha saputo imitare Cristo, da volontaria Fevoss mi Renata Massella: Papa avanzava e la luce diveniva sempre più intensa, come emanata dal Suo corpo. Mentre quella Luce sfiorava anche me, come una nuvola. Finché, ecco che ebbi il Papa di fronte. Il nostro sguardo si incrociò. Egli mi allungò una mano, mentre mi trovavo a balbettare una frase del Vangelo: “Lei la vite, noi i tralci”. Ero come rapita da quella Luce sempre più intensa, indescrivibile, bellissima! Adesso vedevo solamente gli occhi del Papa. Non saprei dire quanto tempo durò quell’incanto, for- sentivo ancora più vicina a lui, proprio per rispondere concretamente al messaggio che ci aveva lasciato: accogliere chi soffre come un fratello di Cristo. se un minuto, o due, finché Lui tornò “normale”. Quindi lo vedevo e le sue labbra ancora si muovevano. Captai l’ultima parola: “Continua”. Ebbene, di quel viaggio ricordo poco altro, ma quel “Continua” ha un posto privilegiato, ed è sempre presente in tutta la mia giornata. Quella volta sono stata protagonista di un fatto che ha dell’incredibile, ma visto con gli occhi di poi. Leda Ivaldi Barca: Il sentire il Santo Padre scandire con voce (allora) sonora la sigla Fevoss accompagnata dagli auguri ad essa riservati, ha provocato in me una gioia intima ed una positiva speranza nei confronti del futuro cammino della nostra associazione. Si è avverata questa speranza? Mi pare proprio di sì. Forse con la sua benedizione e con l’indice puntato in avanti Giovanni Paolo II voleva dirci di perseverare imperterriti nel cammino intrapreso e soprattutto di sperare sempre nella Provvidenza. Luisa Giacopuzzi: E’ stata un’emozione e una gioia straordinarie, tanto più che ho avuto la fortuna di stringergli la mano e di parlargli. Quando gli ho detto di far parte della Fevoss, mi ha risposto “Bravi, continuate così, andate avanti”. In questi anni più di una Nunzia Iannazzo: Credo che un angelo mi avesse alzata da terra per riuscire a toccare la mano del Papa. C’era una marea di gente che mi divideva da lui in quella grande sala. E’ stata una gioia incomparabile! Da allora i miei sentimenti e valori si sono rafforzati. La sua frase memorabile “Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo” mi ricorda che anch’io ho portato in questi anni un pezzettino di croce. Ringrazio anzi Dio per avermela data. C’è chi sta peggio. La conoscenza della Parola, la speranza, la fiducia e un pizzico d’amore sono stati gli ingredienti per la ricetta della continuità del mio servizio, dell’accoglienza dell’altro. In questi anni è maturata la conoscenza di me stessa, della mia forza, dei miei limiti. Quindi ho dato la mia disponibilità alla comunità in cui vivo, con spontaneità nella carità. 3 - INSERTO SPECIALE - Beato Giovanni Paolo II La visita a Verona a Roma un po’ di Verona nel mio “P orto cuore”. Così Giovanni Paolo II aveva salutato il vescovo Giuseppe Amari alla fine della visita apostolica a Verona: due giorni, sabato e domenica 17 e 18 aprile 1988, rimasti nella storia della nostra città. Quando giunse a Verona il Papa era prossimo ai 68 anni: li avrebbe compiuti un mese dopo. La visita di Giovanni Paolo II era iniziata poco dopo le 17 di sabato all’aeroporto di Villafranca. Qui era stato accolto dal vescovo e da oltre 1.300 bambini delle scuole elementari. Da Villafranca il Santo Padre aveva poi raggiunto Piazza Bra dove era ad attenderlo il sindaco Gabriele Sboarina. Giovanni Paolo II, sul pronao del Municipio, si è rivolto ad una piazza Bra stracolma: “Desidero rivolgere il mio rispettoso saluto alla vostra città con le celebri parole dell’anonimo iconografo: Magna Verona, vale! E’ con profondo e sincero senso di partecipazione che mentalità diffusa di contrarre nel benessere materiale l’aspirazione massima dell’esistenza, di sottovalutare la forza che i valori dello spirito assicurano per realizzare nuovi modelli sociali, degni della persona umana”. Dopo il discorso Giovanni Paolo II aveva raggiunto la Cattedrale dove era stato accolto da 2.800 religiosi e religiose. Quindi si era diretto alla Biblioteca Capitolare dove, oltre ai Canonici del Capitolo, aveva incontrato i rappresentanti del mondo culturale cittadino. La seconda giornata veronese di Papa Wojtyla era iniziata con una visita alla basilica di San Zeno, accolto dal canto del “Tu es Petrus” intonato da 2.600 fedeli. Poco dopo le 10 il Pontefice aveva dato inizio nello stadio Bentegodi, colmo di oltre 47mila persone, alla solenne celebra- faccio mio questo saluto, risuonato la prima volta più di mille anni fa, quando Verona era centro politico di primaria importanza, fondato sui più alti valori civili e religiosi. Nel ripetere quel saluto a distanza di dieci secoli, intendo riconoscere la continuità degli ideali che hanno ispirato la vostra città ad esortarvi e proiettarvi con coraggio verso il futuro, perché sia degno di un così illustre passato”. Ma il Papa non aveva evitato di accennare ai problemi sociali della città: “Non è facile essere autenticamente cristiani nel contesto della società moderna, attraversata da forme di rinascente paganesimo”. “Non esistono modelli di società, che possano dirsi esenti da elementi negativi- aveva aggiunto- pure le rose hanno le spine. Anche a Verona è arrivata, per esempio, la droga, con tutte le conseguenze che trascina e con tutte le cause che le danno origine. Anche a Verona si è fatta strada la zione per la beatificazione di Giuseppe Nascimbeni e Govanni Calabria. Fu quello il momento centrale della visita del Santo Padre a Verona, concelebrato da 40 cardinali e vescovi e circa mille sacerdoti. Oltre all’omelia,il Papa era intervenuto alla con- 4 - INSERTO SPECIALE - Beato Giovanni Paolo II La visita a Verona clusione della liturgia con un ricordo mariano e un plauso alla devozione del popolo veronese. Il Papa si era poi recato all’ospedale di Negrar,dove aveva incontrato una moltitudine di malati, il personale sanitario e numerosi religiosi. Nel pomeriggio il Papa aveva incontrato i giovani nello scenario dell’Arena, rivolgendo loro un indimenticabile discorso: “Qualcuno ha detto che il Papa ama incontrarsi coi giovani. E’ vero, sì, mi piace quando i giovani vogliono dire da parte loro quello che sentono o ancora di più. Voi oggi avete detto molto ed è la cosa più importante. Avete parlato. Lo avete fatto con la vostra presenza, con questi cappelli, con i vostri canti, con la vostra danza. Era una danza simbolica. Vi ringrazio per questo messaggio e vi auguro di farlo giungere al mondo. Ma vi auguro nello stesso tempo e ancora di più di saper ascoltare la parola di Dio”. Non abbiate paura! “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite FOTO SUPPLEMENTO DE” L’ARENA” APRILE 2005 FOTO SUPPLEMENTO DE” L’ARENA” APRILE 2005 Ultima tappa della visita era stato il Santuario della Madonna della Corona dove era giunto in elicottero poco prima delle 20. Qui Wojtyla aveva pronunciato il suo ultimo discorso e una preghiera di affidamento della città alla Vergine Addolorata: “Ti raccomando i giovani, primavera della Chiesa e della società: non permettere che l’uragano delle passioni o il gelo dello sconfor- to distruggano in loro la fioritura degli entusiasmi. Nelle tue mani, o Vergine, pongo le speranze e le delusioni, le gioie e le tristezze delle famiglie che l’amore, avvalorato dal sacramento, ha suscitato in questa terra”. i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa!” (Dall’omelia di Giovanni Paolo II per l’inizio del suo pontificato; domenica 22 ottobre 1978) A BRACCETTO DELLA SOLIDARIETÀ Nell’infanzia cullava sogni di diventare avvocato o giornalista ma finì per studiare ragioneria da privatista. Alla scomparsa di sua moglie, nel ’69, lasciò le Ferrovie dello Stato per la professione di ragioniere commercialista. Iscritto al Partito chese d’Este, al comando della fazio- Socialista fin dal 1945, Segato venne guelfa che contrastava Verona ne eletto per la prima volta consiglieghibellina. Menzionata da Dante re comunale nel 1964, all’epoca del Alighieri nella “Divina Commedia”, sindaco Renato Gozzi. Con un altro la “corsa del palio” partiva giusto primo cittadino, Carlo Delaini, fu dall’area dove secoli dopo sarebbe assessore al Patrimonio ed sorta la porta e, attraversando l’an- all’Edilizia dal ’70 al ’75 e, poi, nel tica Via Postumia, percorreva la cit- quinquennio successivo, assessore tà fino al traguardo presso la chiesa all’Urbanistica con il rieletto sindaco Gozzi. Dal 1980 all’85 ricoprì di Sant’Anastasia. Note storiche a parte (che, incarichi da vicesindaco e da assescomunque, non guastano), l’occa- sore alla Cultura con il sindaco sione “mangereccia” è servita al pre- Gabriele Sboarina. Con “Re Lele” sidente della Compagnia di “calpe- rimase consigliere comunale dall’85 al ’90, ruolo ripetuto dal 2002 al 2007 con sindaco Paolo Zanotto. Giulio Segato, tra l’altro, è stato anche presidente del Consorzio Zai (dal 1986 al 1992), consigliere della Fondazione Cariverona (19931998), della Società Veronamercato (1996-1998) e dell’Ente Fiera di Nella foto (da sinistra): Tiziano Zampini, Giulio Segato e Bruno Garonzi. Verona (1997-1999), statori” di piazza Bra, l’attore nonché presidente dell’AssociaTiziano Zampini, per consegnare zione liberi professionisti veroneuna pergamena, elegantemente si. Da ultraottuagenario di… lusso, incorniciata, al presidente della Società di Mutuo Soccorso, l’ex vice- Segato decise di volta pagina per sindaco, ex assessore del Comune di dedicarsi alla solidarietà. Come preVerona (ed ex tante altre cariche) sidente della Società di Mutuo Soccorso Porta Palio, costituita a Giulio Segato. La… causale? Il rapporto che Verona nel maggio del 1882 da picunisce gli organismi di cultori (se coli artigiani e commercianti intennon difensori) della “veronesità”, zionati a sostenere, tramite le quote della solidarietà e della trasmissione che ciascun socio versava annualdi valori ed esempi alle nuove gene- mente, gli aderenti alle prese con malattie od incapacità lavorative. razioni. Segato merita certamente qual- Sensibilità d’altri tempi che, oggi, che nota, neanche tanto… a parte. secondo lo stesso Giulio, per Nato il 25 luglio 1926 a Treviso, aumentare le possibilità d’aiuto, si Giulio mise piede a Verona il 1° devono modernizzare con la necesnovembre 1943 come impiegato del- sità di fare rete. E di comunicare il le Ferrovie trasferito in modo coat- più possibile bene, in particolare to per non essere deportato. con i giovani. ALLA PORTA DEL... MUTUO SOCCORSO ❖ di CLAUDIO BECCALOSSI U n incontro conviviale all’insegna della stima reciproca e della continuità collaborativa. E’ quello avvenuto di recente tra La Compagnia del Liston – Amici della Bra e la Società di Mutuo Soccorso Porta Palio. Vertici ed associati dei due organismi si sono riuniti attorno alla tavola (ed al menù su cui ha fatto una particolare, ghiotta figura la polenta con baccalà) all’interno di Porta Palio. Massiccia struttura, questa, anticamente chiamata Porta Stupa, edificata tra il 1542 ed il 1557 su progetto di Michele Sanmicheli, per conto della Repubblica di Venezia. È sorta accanto alla precedente Porta San Massimo, voluta in epoca medioevale da Cangrande della Scala, aperta, in genere, per la “corsa del palio” e per i raccolti agricoli stagionali ma senza altri utilizzi di tipo militare. Porta Palio s’incunea nello spazio tra i bastioni di San Bernardino e di Santo Spirito, in una posizione coincidente con la preesistente porta medioevale sul tragitto della Via Postumia. A pianta rettangolare e su due piani, l’edificio, un tempo, contava su ponti levatoi lignei che agivano sul ponte di muratura che percorreva parte del fossato magistrale. La porta, definita “un capolavoro”, fino all’Ottocento veniva citata nei trattati d’architettura militare come esempio d’accesso urbano per la sua validità difensiva e per la sua notevole architettura civile d’ispirazione classica, dorica, retaggio dei trascorsi romani di Verona. Il nome della porta proviene dal “palio”, cioè la corsa organizzata nel 1208 per celebrare la vittoria su Azzo IV mar- 7 filoFEVOSS N.3 - MAGGIO/GIUGNO 2011 INTERVISTE VIVE VOLONTARIATO E NEOUMANESIMO ❖ di CLAUDIO BECCALOSSI S cienza e coscienza al servizio (anche) della Fevoss. Con l’umiltà dell’ultimo e l’orgoglio del primo nei confronti dell’Uomo. Può essere questo uno dei profili del prof. Franco Larocca, brillante ordinario di Pedagogia Speciale presso l’Università di Verona nonchè “motore e benzina” in occasioni formative della Fevoss, dal curriculum lungo così… Originario di Spinazzola, in provincia di Bari, s’è laureato alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con la tesi “Pedagogia del dialogo”, con relatore Aldo Agazzi. «E proprio il prof. Agazzi – rievoca l’interessato – mi chiamò come assistente volontario avviando, così, la mia carriera universitaria conclusasi con il pensionamento in questo 2011. Da Milano passai a Brescia con Carlo Perucci (a Marzana esiste, dal 1978, una scuola secondaria di 1° grado paritaria e cattolica dedicata proprio a Perucci), restando nella sede della “Cattolica” di Brescia fino all’87. Il mio successivo passaggio a Verona per tenere la cattedra di Pedagogia Speciale si concluse nel ’94, mantenendo un rapporto collaborativo con Brescia nell’ambito della Pedagogia Sociale che si stacca nettamente dall’altra tipologia. A Pedagogia Speciale, infatti, ci arrivano in pochissimi». «Il rapporto con i giovani? – si chiede (e si risponde) il prof. Larocca – In base pure alla mia esperienza di docente nella facoltà di Scienze Motorie, ho notato che la cultura di base influenza molto sul tipo d’apertura e d’impegno ad affrontare tematiche connesse a lauree specialistiche complesse. I giovani tendono spesso a prendere sottogamba, una buona percentuale chiede anche di fare la tesi. Sono stato coinvolto in almeno 500 tesi di ricerca, con la prima tesi sull’inserimento dei portatori d’handicap nel mondo del lavoro. Più d’un centinaio di persone con deficienze mentali è stato inserito di conseguenza, con ottimi risultati». «A Verona sono stato chiamato dal preside prof. don Luigi Secco, padre francescano che insisteva per la mia venuta. Il mio “antico” maestro mi voleva a Brescia e solo quando se n’è andato in pensione ha concesso la mia disponibilità. Sono riuscito ad organizzare ben 14 convegni sulla musicoterapia 8 filoFEVOSS N.3 - MAGGIO/GIUGNO 2011 per l’handicap. Ho fatto il possibile perché all’interno del conservatorio statale di musica “E. F. Dall’Abaco” venisse inserito un corso di specializzazione per musicoterapeuti. Una delle mie utopie era riuscire a far capire l’importanza della musicoterapica nell’aiuto ai malati, ai disabili. Il frutto dell’impegno è racchiuso nei 14 volumi pubblicati sugli atti dei convegni nazionali ed internazionali nella collana “Pedagogia ed Educazione speciale” delle edizioni “Franco Angeli” di Milano». «Il mio rapporto con la Fevoss? – prosegue, quasi autointervistandosi, il luminare – Si perde nella memoria. L’iniziativa più importante è stata la preparazione del personale che si dedica al volontariato, con me docente con una trentina di miei collaboratori, per una sessantina di partecipanti. Il responsabile del Centro disabili dell’Università aveva fatto emergere il problema del trasporto degli studenti. Mi sono così rivolto ad Alfredo Dal Corso per risolvere l’esigenza ed è stata stipulata una convenzione tra il Centro disabili e la Fevoss. Sono intervenuto presso gli operatori per far capire loro lo spirito che dovevano avere. I tirocinanti di Scienze dell’Educazione hanno fatto tirocinio presso la Fevoss con soggetti in difficoltà. La Fevoss dovrebbe continuare il rapporto ufficiale con il Centro disabili (nel quale io, però, non ci sono più) il cui incarico è stato rilevato dal direttore del Dipartimento. Ci sono fondi del Ministero, si elabora un progetto e poi si firma la relativa convenzione. Il servizio di trasporto portato avanti dalla Fevoss è sempre stato soddisfacente». «L’aspetto formativo, ora. Auspicavamo una osmosi tra Università e Fevoss. Serve il senso da dare alla propria esistenza che va realizzato con la formazione continua e capillare perché la qualità dell’offerta è importante. Il volontariato può dare una forza diversa alla propria esistenza. Non c’è età anagrafica per iniziare: la spinta è frutto delle esigenze di vita d’ognuno, dà valore perfino alla propria professione. Il volontariato è visto come una bontà interiore che si manifesta nel dono da fare agli altri, prendendo coscienza, magari, d’aver ricevuto tanto dalla vita. Ci sono, poi, persone che fanno i volontari per visibilità, motivazione molto labile. Il volontariato procura una trasformazione delle finalità del proprio essere, identificandosi in quello che non avrebbero pensato». «E, infine, il bello del dono, della gratuità, la convinzione che, nel volontariato, non c’è l’altrettanto. La società futura? La vedo bene se si pensa ad un nuovo umanesimo, dove l’uomo apra gli occhi sia della mente che del cuore, facendo uscire scienza e fede in modo dicotomico. Il neoumanesimo per una società solidale, una delle utopie del Terzo millennio. Nel passato le utopie poggiavano sul benessere fisico mentre domani dovrebbe esserci il dialogo che costruisce volutamente la pace. E finchè non si farà questo passo…». «Un volontariato senza fede? – s’interroga in conclusione il prof. Larocca – Sì, può sussistere. Come frutto dell’uomo buono, giusto, aperto alla verità senza che, per ipotesi, abbia ricevuto il battesimo…». SPAZIO APERTO SANTA CHIARA: UNA VITA PER L’ASSOLUTO ❖ SUORE CLARISSE SACRAMENTINE O ccupare l’ultimo posto, quello più disprezzato, esercitare il lavoro più umile e ingrato a volte ci riempie di tristezza, ci arrabbiamo con le persone o le circostanze e perdiamo tempo a convincerci che noi siamo migliori di come ci stanno trattando, o di come queste circostanze sembrano dimostrare. In realtà il nostro modo di essere non dipende dal posto che occupiamo, né dalla luce dei riflettori che sono puntati su di noi. Ci sono dei riflettori che non compaiono in TV e neanche sui rotocalchi e, ancora meno, sulla bocca dei benpensanti, ma emanano una luce propria, come S. Chiara d’Assisi. Ella, come la definì il suo primo biografo, il beato B. Tommaso da Celano, fu “Chiara di nome, più chiara di vita, chiarissima per virtù”. La sua vita sembrava destinata alla ricchezza, alla notorietà mondana e invece Chiara sceglie il silenzio e il nascondimento fra le mura di un monastero, per dedicarsi a Dio, e, quando tutto sembra eclissato, per impensabile contrasto, diventa una delle donne più famose del Medioevo. La sua fama ha varcato di molto i confini di Assisi già durante la sua vita, e addirittura i secoli, venendo Chiara iscritta nell’albo dei santi. Ma che cosa spinge S. Chiara a scegliere di seguire Cristo Povero e Crocifisso? Chiara è una giovane bella e nobile della città di Assisi, è destinata a sposare un cavaliere di alto rango, Perché lo rifiuta scappando di casa e mettendosi contro la famiglia e in particolare contro il severo zio Monaldo? Chiara è buona e pia, si dedica alla preghiera, alle faccende domestiche e all’aiuto dei poveri; il suo cuore non è chiuso, ma è attenta alle necessità degli altri. Con questo animo sensibile e disponibile all’età circa di sedici anni fa un incontro particolare. Era accaduto un fatto poche anni prima che aveva fatto grande scalpore nella cittadina e che certo non la aveva lasciata indifferente: la conversione di Francesco. Egli, con la pubblica spogliazione si mise sotto la custodia del vescovo Guido e iniziò una vita penitente. Anche se sembra che Chiara nonavessefrequentatoFrancesco durante la prima giovinezza, essendo lui figlio di un mercante e lei nobile, tuttavia dopo la sua conversione, cerca di parlargli di nascosto, e di farsi aiutare da lui. C’era nella scelta di Francesco qualche cosa che interessava anche a lei; aveva intuito lo stesso amore per Gesù, e s’incammina alla Sua sequela con l’aiuto di quel frate così particolare. Seguire Gesù significa fare le stesse scelte che ha fatto Lui, abbandonare le proprie sicurezze, per mettersi all’ultimo posto. Quello che gli altri disprezzano e cercano di fuggire, è invece la via del Vangelo, ed è la scelta di vita fatta anche da quella ragazza dell’alta società; e capita, invece, che “chi si umilia è innalzato e chi si esalta sarà abbassa- to”; chi insegue la notorietà finisce per raccogliere vento e così fallire la vita, mentre donare la vita a Cristo per amore permette di entrare in quella libertà e in quella gioia, che non può restare nascosta. S. Chiara non sceglie il nascondimento, l’espropriazione, l’abbassamento sociale ed economico per se stessi, ma decide di amare Gesù e per Lui lascia tutto. Credo che la vita di S. Chiara ci testimoni il Primato di Dio e la forza che ne scaturisce. Nella frammentarietà della vita di oggi, nella continua preoccupazione per le cose materiali Chiara ci ricorda che siamo fatti per amare e per gustare l’Amore di Dio. Ci ricorda che la felicità non risiede nella quantità di cose che abbiamo, ma nel come valorizziamo ogni attimo nell’offerta e nel dono di noi stessi. Anche le cose più semplici e umili, se fatte con amore e gratuità, danno gioia e pace. Questo sia il cammino della nostra vita: divenire ogni giorno più consapevoli e ogni giorno più padroni del nostro tempo come dono ricevuto e dato. 9 filoFEVOSS N.3 - MAGGIO/GIUGNO 2011 CALEIDOSCOPIO RIPRISTINO D’UNA VECCHIA LINEA FERROVIARIA ❖ di M. B. F. « R iportare in funzione la vecchia tratta ferroviaria ColognaLegnago di circa 14 chilometri e appartenente alla soppressa linea Ostiglia-Treviso consentirebbe una larga serie di vantaggi, primo fra questi l’abbattimento dei costi del trasporto passeggeri e merci», assicura Mirko Rizzotto, il presidente del comitato civico “Una stazione per Cologna” che si prefigge di indurre gli enti competenti a un ripristino del tracciato dismesso ancora nel 1987. Ne guadagnerebbe anche la sicurezza per la riduzione del traffico sulla provinciale. Studenti e lavoratori che si avvalgono del treno, raggiungendo quotidianamente le stazioni di San Bonifacio, Lonigo e Montagnana, avrebbero la possibilità di diminuire il loro disagio. «Da sempre, inoltre, Cologna Veneta si è dimostrata un Comune ricco di iniziative culturali e di manifestazioni annuali che sarebbero più conosciute ed apprezzate a livello regionale e nazionale se potesse offrire una linea ferroviaria capace di renderle immediatamente accessibili». E dal punto di vista ambientale ci sarebbe un sensibile calo dell’emissione di gas inquinanti e tossici. Continua Rizzotto: «Con i suoi 118 km l’Ostiglia-Treviso è la più lunga ferrovia dismessa d’Italia, ricca di manufatti storici ed artistici che il 10 filoFEVOSS N.3 - MAGGIO/GIUGNO 2011 tempo sta via via cancellando. Il recupero significherebbe la salvezza di numerosi edifici, ponti, caselli e costruzioni che risalgono agli anni Venti e Trenta. Ma è soprattutto doveroso ricordare che - tra il 1943 e il 1945 - la linea fu ampiamente utilizzata dalle forze dell’Asse per il trasporto dei deportati destinati ai lager del Reich. Obliterare la sede ferroviaria con la costruzione di una strada negherebbe a quegli sventurati la dignità del ricordo. La riapertura al traffico ferroviario globale interessa le province di Treviso, Padova, Vicenza, Verona e Mantova. Essa rivoluzionerebbe in senso positivo l’intero sistema dei trasporti del Nordest, costituendo un tramite fra la Milano-Venezia e la BolognaAncona». Recentemente il comitato civico “Una stazione per Cologna” (formato da circa settecento membri, di ogni provincia del Veneto) e la locale associazione ferroviaria “I Quari” hanno presentato il progetto del consorzio FTO (Ferrovia Treviso Ostiglia) ai quattordici Comuni del Basso Veronese e del Basso Vicentino. Obiettivo: costituire un gruppo di gestione che chieda entro l’estate al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti l’affidamento in concessione della tratta ferroviaria Legnago-Grisignano di Zocco (lunga circa cinquanta chilometri e che passa per Cologna appunto). Lo scopo è di favorire lo sviluppo industriale dell’area fornendo un servizio di trasporto merci su rotaia competitivo con quello su gomma e molto meno dispendioso. Già parecchie aziende si sono fatte avanti e stanno fornendo dati per calibrare sulla loro richiesta l’intervento del consorzio stesso. A lato della ferrovia (la larghezza del sedime lo consente) è prevista, in continuità con il disegno regionale, la realizzazione di una pista ciclabile. La ferrovia, secondo il progetto, dovrebbe essere a disposizione anche dei viaggiatori con diversi treni giornalieri. «Per tutti noi pendolari universitari - afferma Christian Perin, di Sossano (Vicenza) - è assurdo e costoso muoversi con la propria auto in direzione di Padova e Venezia e lo è parimenti prendere il treno sulla Milano-Venezia quando abbiamo un’ottima ferrovia che passa proprio davanti a casa. Del resto i nostri genitori e nonni hanno adoperato proprio quella per conseguire i propri titoli di studio…». Nessun contributo verrà richiesto ai Comuni, ma il tutto sarà gestito da aziende private, incluso il capitale iniziale per la ricostruzione e messa in esercizio del tracciato. La linea potrà così autoalimentarsi e permettere la creazione della prima Ferrovia della Memoria d’Europa, in ricordo delle vittime della Shoah transitate da qui. Il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Roberto Castelli, conosce bene il sito ferroviario colognese. Vi ha fatto tappa lo scorso 27 gennaio, nell’ambito delle manifestazioni tese a non dimenticare coloro che hanno viaggiato su questa linea per essere trasferiti ai campi di sterminio. Da poco, ogni prima domenica del mese (mattino e pomeriggio), un gruppo di volontari tiene aperta al pubblico la stazione, le cui stanze racchiudono una mostra fotografica sulla storia della linea e una mostra di materiale di archeologia ferroviaria. Un occhio di riguardo meritano pure i rotabili. Prossimamente arriverà una piccola locomotiva diesel che servì durante la guerra di Libia, nel 1943, e permetterà ai visitatori brevi percorsi a bordo della carrozza “Centoporte” già posizionata sui binari. CULTURA VERONA SI UNISCE AL REGNO D’ITALIA ❖ di RENATA DALLI CANI L a mattina del 16 ottobre 1866 il podestà di Verona Edoardo De Betta annuncia con entusiasmo ai veronesi che l’Austria, vinta nella terza guerra di indipendenza, si ritira da Verona: “L’atto di cessione è firmato, le ree catene caddero infrante. Viva l’Italia – Viva Vittorio Emanuele – Cittadini! Lo straniero è partito, partito per sempre. L’Esercito Italiano, chiamato dal Municipio, sta per entrare fra noi: Viva l’Esercito. Muoviamo tutti a dargli il fraterno saluto”. Ed effettivamente alle 11 di quella stessa mattina il podestà e gli assessori avevano ricevuto a palazzo Carli, allora sede del comando austriaco, l’atto di cessione di Verona. Allora la città si coprì di bandiere ed il Rengo, la grande campana della torre civica, suonò a distesa. E verso le ore 17 dello stesso giorno 16 ottobre le truppe italiane entrarono in città da Porta Vescovo e, osannate da una folla imponente, sfilarono per via Venti Settembre fino in piazza Bra. E tuttora rimane la memora di quell’avvenimento nel nome dato alla piazza davanti all’antica chiesetta di Santa Toscana, appunto piazza XVI ottobre. Pochi giorni dopo, il 21 e 22 ottobre 1866, avveniva il plebiscito che sanzionava l’unione di Verona al Regno d’Italia: voti favorevoli 88.864, voti contrari 5. Era fatta! Però cinque anni dopo la proclamazione ufficiale dell’unità d’Italia, avvenuta il 17 marzo 1861, un’unità desiderata e sperata, ma in realtà realizzata solo nel 1920 dopo la vittoriosa prima guerra mondiale. Comunque le autorità cittadine in quel 1866 decisero, intitolando a loro vie e piazze, di conservare il ricordo almeno di alcuni dei tanti patrioti veronesi ed italiani che per l’unità d’Italia operarono, e molti, purtroppo, non poterono gioirne poiché avevano perso la vita prima che il loro ideale si realizzasse. Così, passeggiando per la città, ne incontriamo di nomi e possiamo rivolgere a loro un pensiero di gratitudine. Al conte ingegnere veronese Carlo Montanari, impiccato a Belfiore nel 1853, è dedicata la via dove egli abitò e dove si trova il palazzo che fu della sua famiglia, ora sede dell’Accademia di Belle Arti Gian Bettino Cignaroli nei pressi di piazza Cittadella. E il medico Giuseppe Maggi, pure veronese ed arrestato con Carlo Montanari, morto nel 1853 in carcere a Mantova, e Pietro Maroncelli, Silvio Pellico, Giuseppe Garibaldi danno il nome ad altrettante strade, così Goffredo Mameli, autore di “Fratelli d’Italia”, diventato poi l’inno nazionale italiano, e Giuseppe Mazzini, a cui è intitolata la via del passeggio di Verona, sebbene i veronesi continuino a chiamarla “Via Nova”, nome antico che verso la fine del secolo XIV indicava la prima strada che si era formata al di fuori delle mura romane e da piazza Bra arrivava fino all’attuale farmacia “Due Campane”. Così come la statua di Vittorio Emanuele II, posta nei giardini di piazza Bra, avrebbe dovuto far assumere alla grande e bella piazza il nome del primo re d’Italia, inutilmente, si continuò e si continua a chiamarla col nome tradizionale di Bra. E comincia per Verona una nuova vita politica con un proprio sindaco, Alessandro Parlotti, il primo, e poi Giulio Camuzzoni, attivo e lungimirante, però nella città sono rimaste anche opere importanti, costruite dagli austriaci, che vennero e vengono ancora usate, come l’Arsenale, Castel San Pietro, le torricelle, volute da Josef Radetzky, governatore del Lombardo-Veneto fino al 1856 e residente a Verona proprio in palazzo Carli, dove nella stanza che porta il suo nome, si può ancora ammirare il bellissimo lampadario che gli regalarono le nobildonne veronesi. E nel cimitero monumentale di Verona è sepolta la moglie di Radetzky Francesca Romana Strassoldo, di famiglia originaria della provincia di Udine: egli boemo, lei italiana, ma entrambi sudditi dell’impero Austro-Ungarico, che era costituito da molte differenti nazioni sottomesse. E allora mi piace ricordare il poeta Giuseppe Giusti quando in Sant’Ambrogio a Milano prova dapprima “un senso di ribrezzo” verso i soldati tedeschi che gremiscono la chiesa, ma quando iniziano a cantare un “cantico tedesco lento lento” che sembrava un lamento, “un pensier mesto della madre cara,/ un desiderio di pace e d’amore,/ uno sgomento do lontano esilio/”, si commuove. Anche loro sono semplicemente “Povera gente! Lontana da’ suoi,/ in un paese qui che le vuol male”. E allora “Qui, se non fuggo, abbraccio un caporale,/ colla sua brava mazza di nocciuolo,/ duro e piantato lì come un piolo”. 11 filoFEVOSS N.3 - MAGGIO/GIUGNO 2011 I MIGRANTI D’AFRICA TOPI O SCARAFAGGI? ❖ di ETTORE MESCHINI N FOTO DA“LʼARENA” DEL 14 MAGGIO 2011 on sono esseri umani; sono topi, o scarafaggi. Verrebbe voglia di dire così, parlando dei naufragi di esseri disperati, che da alcuni Paesi africani, dopo essere stati sfruttati fino al midolo, cercano di raggiungere il benessere sulle opulente coste europee (soprattutto italiane), stipati come sarde in barconi fatiscenti. Questi “esseri” sono uomini, donne e bambini, che, cercando di fuggire dalla miseria assoluta dei loro Paesi, per giorni, senza acqua né cibo, attraversano il mare Mediterraneo. A volte ci riescono, allora Lampedusa, o un’altra isola, o spiaggia li accoglie; a volte non ci riescono, allora decine, se non centinaia, di uomini, donne e bambini annegano in mare. Secondo Fortress Europe, dal 1988 sono morti annegati circa 16 mila migranti (uomini, donne, bambini), che hanno cercato di attraversare il 12 filoFEVOSS N.3 - MAGGIO/GIUGNO 2011 Mediterraneo; dall’inizio di quest’anno i morti annegati sono circa mille. Il Mediterraneo, da mare pescoso e culla di civiltà, è diventato un cimitero d’acqua. Sono cifre spaventose, destinate ad ingrossarsi ulteriormente, viste le guerre in atto, o appena terminate, in alcuni Paesi africani, i cui abitanti cercano di fuggire dalla sopraffazione, dai soprusi, dall’ignoranza, dalla miseria e dove una vita umana vale meno di uno sputo. Però, c’è da chiedersi: “I così detti Paesi sviluppati (Europa in testa) cosa fanno per porre fine a questo scandalo?”. Poco, o niente. Reagiscono con sufficienza, se non addirittura con indifferenza. Quando si impegnano, lo fanno in modo peloso, per interessi strategici ed economici (ad esempio, per mettere le mani sul petrolio). I “Grandi” del mondo, il più delle volte, si limitano ad esprimere “dolore”, “compassione”, invocano la “misericordia divina” e “pregano per la loro anima”. Ma poco o nulla cambia. Più che agire alla fine del viaggio, occorre agire nei luoghi di partenza, con piani di sviluppo ed aiuti mirati. Questi poveracci, in fuga dalla più nera miseria, annegano, con la visione di un mondo migliore, come topi o scarafaggi. Sono disgrazie immani, ma ciò che più addolora è la morte dei bambini; esseri innocenti che nulla chiedono, se non di vivere; esseri innocenti, la cui vita è durata il tempo di un respiro. Bisognarendersicontochela vita umana è sacra e che tutti gli uomini vanno amati, aiutati e rispettati. L’egoismo sarebbe bene che ormai sparisse dalla terra. Certamente sarebbe troppo bello essere tutti fratelli, o tutti amici; però, dovremmo, almeno, essere tutti pronti a rispettarci e ad aiutarci; questo sì. ME MEDAG DAGLIE LIE D ’ORO ’OR ? MEDAGLIE D’O D’ O RO O? A tutte quelle persone che a Lampedusa, nella notte tra sabato 7 e domenica 8 maggio, hanno formato una catena umana per salvare circa 500 naufraghi da morte pressoché certa darei la medaglia d’oro al valore civile, come darei la medaglia d’oro alla città di Lampedusa, ai vari Centri di accoglienza ed alle organizzazione di assistenza profughi. Sono esempi di coraggio, bontà, altruismo disinteressati da citare con orgoglio. Non darei, invece, alcuna medaglia alle incursioni aeree della Nato sulla Libia. Sono “azioni di pace” si dice, attuate con “bombe intelligenti” per salvaguardare la popolazione civile. Solo che qualche volta il “grado di intelligenza” delle bombe non è sufficiente ed allora succede un massacro di civili. Se queste sono “missioni di pace”, quelle “di guerra” come sono?. (ettmes) FILOFEVOSS - REDAZIONE: Via S. Toscana, 9 (Porta Vescovo) - 37129 Verona - Periodico Iscritto al Tribunale di Verona il 4/2/1997 N. 1249 Periodico edito dalla FEVOSS FEDERAZIONE DEI SERVIZI DI VOLONTARIATO SOCIO SANITARIO ONLUS PRESIDENTE: Alfredo Dal Corso Via S. Toscana, 9 (Porta Vescovo) - 37129 Verona - Telefono 0458002511 - Telefax 045593412 - E-Mail: [email protected] SITOWEB:www.fevoss.org REDAZIONE: Maria Bertilla Franchetti (direttore responsabile) Claudio Beccalossi, Pia Gatti, Lorenzo Reggiani (redattori) HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Alfredo Dal Corso, Ettore Meschini, Monica Berno, Renata Dalli Cani, Suore Clarisse Sacramentine PROGETTO GRAFICO e IMPAGINAZIONE: Ettore Tanara STAMPA: Grafiche Aurora s.r.l. - Verona RESPONSABILE DELLA SPEDIZIONE: Aldo Lampariello DIFFUSIONE EDITORIALE: Nuova Zai s.n.c. 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