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Spedizione in abbonamento postale Gruppo I11
N. 10 15 Novembre 1955
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4iP
BOLLETTINO DELL'ASSOCIAZIONE
ITALIANA
P E R IL C O N S I G L I O D E I C O M U N I
D'EUROPA
reddito pro-capite e dei costi di produzione bassi, possa definirsi moderna. A
noi non sembra che una simile definizione sia del tutto esatta, perché pensiamo che alto reddito pro-capite e
bassi costi si possano raggiungere anche
in un'agricoltura allo stato primitivo.
Infatti, in un paese con notevole disponibilità di terra, è possibile raggiungere
le finalità di cui sopra con dei semplici
allevanlenti di bestiame allo stato brado.
Nessuno, crediamo, penserebbe di
classificare l'econonlia agricola di un
tale paese t r a quelle più moderne e progredite del mondo. Così come noi non
ci sentiremmo di classificare moderna
quella agricoltura (caratteristica di alcune economie agricole autentiche), che
pur avendo meccaiiizzato ed intensificato al massimo no11 avesse raggiunto
le
finalità di cui sopra.
ii Sindaco di Cossnno Belbo (Cuneo) dott. Giovanni Cerruti, il Sindaco di Lequio Berrio (Cuneo) maci-!ru
Feliee Gavarino, il sindacalista Aride Rossi e il segretario generale dellYAICCE prof. Serafini
Una tale ipotesi può sembrare un
assurdo, una contraddizione perchi! si
CONVEGNO AD ALBA (Cuneo)
presuppone generalmente che l'intensificazione delle colture e la meccanizzazione debbano portare inevitabilmente
all'aumento del reddito pro-capite ed
alla
riduzioiie dei costi di produzione.
I1 29 ottobre ad Alba, in provincia di mentre alcune industrie protette e moè invece sempre così. Una errata
Ma
non
Cuneo, si è tenuto - indetto clall'AICCE, ilopolistiche vi si oppongono, il1 forme
scelta
delle
colture (conseguente ad indi- .
dalla Unione italiana lavoratori della talvolta aperte, talvolta indirette, e cioè
terra e dal Movimento rurale italiano prospettando agli agricoltori immagi- rizzi di politica autarchica) o una mecnari pericoli. Viceversa un Governo canizzazione forzata possono portare ad
- un convegno su « l'agricoltura e la
integrazione europea ». Sono interve- europeo e un comune mercato europeo un aumento della produzione e non della
nuti amministratori di Comuni rurali porterebbero nelle campagne del nostro produttività. Nel qual caso il problema
e agricoltori delle provincie di Cuneo, continente una prosperità conosciuta della riduzione dei costi resta un pio
Asti ed Alessandria. Hanno parlato - oggi solo negli Stati Uniti d'America. desiderio.
Pensiamo pertanto sia più esatto afsotto la presidenza del Sindaco di Lequio
fermare
che una economia agricola può
Berria (Cuneo), maestro Felice Gava- Piiò una moderna economia agricola
dirsi veramente moderna quando al
sviliipi~arsi riell'aiiitiilo nazionale ?
rino - il Sindaco di Cossano Belbo
maggior investimento di fattori produt(Cuneo), dott. Giovanni Cerruti, il sinRiportiamo dall'opuscolo, edito dalla
tivi economici commerciali si ottengono
dacalista Aride Rossi e il segretario segreteria italiana d e l l a C a m p r ~ g n a bassi costi di produzione.
E u ~ o p e adella Gioventù, « Cooperazione
generale dell'AICCE prof. Serafini.
Ciò premesso, vediamo se le finalità
E r a probabilmente una delle prime ed integrazione agricola europea : elc- di cui sopra si possono raggiungere
volte che il federalismo europeo veniva vazione u m a n a e civile nel m o n d o con- nella nostra ecoilonlia agricola, nel riprospettato, in questa zona, al mondo tadino », In pavte essenziale della rela- stretto ambito nazionale o se non occorra
zione t e n u t a d a A?-ide R o s s i al I Concontadino e, in particolare, ad amminiL1egno per i giovani ayq-icoltori ( P i a - invece porsi problemi di integrazione
stratori di Comuni contadini. Diversi
economica europea, per arrivarci.
cenxa, 8-9-10 maggio 1955) :
Sindaci hanno, sin dal termine della
Come è noto le caratteristiche fon« La domanda richiede, per meglio
riunione, promesso l'adesione del loro comprendersi, una precisazione prelimi- damentali della nostra agricoltura sono
Comune all'AICCE, rendendosi conto nare su ciò che s'intende esattamente le seguenti :
che occorre costituire un largo fronte per economia agricola moderna.
1) Scarsa disponibilità di terra.
rurale - nazionale e internazionale Alcuni, infatti, pensano che quando Dopo l'India, l'Egitto e il Giappone,
in favore degli Stati Uniti d'Europa, una economia agricola assicura un alto siamo il paese che ha meno terra per
I Comuni rurali e l'Europa
COMUNI D'EUROPA
,
ogni unità lavorativa addetta all'agricoltura. Di fronte ai quattro ettari e
cinquanta della Francia, ai 5,60 della
Danimarca, ai 15,30 della Gran Breta-,
gna, ai 23,60 degli Stati Uniti, sta
l'ettaro e settanta, per unità lavorativa,
dell'Italia.
2) I n s u f f i c i e n z a di investimenti
pubblici e privati. In agricoltura si
investe annualmente meno del 10% del
reddito lordo ricavato dalla terra. Mentre invece nell'industria viene investito
annualmente il 18-20% della produzione
lorda di tale settore, quando è noto che
esistono maggiori necessità di trasformazione nella agricoltura che nell'industria.
3) Acuti fenomeni di disoccupazione e sottoccupazione derivanti principalmente dalla scarsa disponibilità di
terra e da particolari sistemi colturali
e di conduzione esistenti in alcune zone
agrarie del nostro Paese, quali la prevalenza delle cosidette coltivazioni attive
ed estensive su quelle intensive. In altre
parole ciò che si ricava nella maggior
parte dei termini del nostro Paese, è in
massima parte frutto del lavoro impiegato più che del capitale investito.
4) Esistenza di alcune situazioni di
monopolio terriero commerciale e industriale che ne soffocano un libero e sano
sviluppo tecnico, economico e sociale.
Ilntendiamo alludere alle tipiche situazioni di monopolio terriero dell'Italia
centro-meridionale nelle quali il grosso
proprietario, per ragioni di convenienza
economica e sociale del tutto personali,
preferisce spesso lasciare notevoli estensioni di terreno allo stato di incoltura
e affittarlo, ad alti canoni, ai pastori
piuttosto che eseguire su di esso delle
opere di bonifica e di trasformazione
che ne consentirebbero una proficua coltivazione.
Alludiamo inoltre alla situazione di
monopolio industriale e commerciale
nella quule i nostri produttori sono costretti ad acquistare i concimi chimici,
le macchine, gli anticrittogamici ecc.
5) Necessità assoluta di esportazione di alcuni prodotti tipici, quali la
frutta, gli ortaggi, l'uva, il vino, gli
agrumi, il riso, la canapa, ecc., allo scopo
di evitare una caduta sotto costo dei
prezzi degli stessi con conseguente abbandono di tali coltivazioni da parte
dei produttori.
La coiiclusione clie ricaviamo esaminando le caratteristiche di cui sopra è
che la nostra economia agricola non
potrà incamminarsi seriamente sulla
strada di una effettiva modernizzazione,
se non verranno risolti i seguenti problemi di fondo :
a) trasferimento di una parte dei
lavoratori agricoli ad altri settori di
attività od all'estero, onde poter assicurare una maggior porzione di terra a
coloro che vi rimangono, incrementare
la meccanizzazione, affrontare in altre
parole, in condizioni possibili, uno dei
più importanti aspetti del problema dei
costi ;
b) r a d d o p p i a r e gli investimenti
pubblici e privati allo scopo di poter
completare la bonifica e la colonizzazione, incrementare il patrimonio zootecnico, fare miglioramenti e trasformazioni, sviluppare le attrezzature per
la lavorazione e conservazione dei prodotti agricoli ;
c ) mettere i produttori in condizioni di poter comprare i concimi chimici, le macchine, gli attrezzi, ecc. ad
un prezzo di concorrenza internazionale ;
d ) esistenza di un mercato europeo
ampio e sicuro nel quale poter collocare
costantemente la nostra produzione ortofrutticola, agrumaria, vinicola, risicola, ecc. E' chiaro che fino .a quando
esisteranno restrizioni doganali e quan-
l 5 Novembre l 9 5 5
trollata non risolve che in minima parte
il problema;
2) perché la insufficienza di capitali nazionali non consente un adeguato
investimento di capitali pubblici e privati nell'agricoltura. Perché infine quelli
privati tendono sempre più ad orientarsi
verso l'industria ed il commercio per
evidenti ragioni di convenienza;
3) perché in un regime di protezionismo doganale, di restrizione quantitativa non si potrà mai disporre di
macchinari, attrezzi, concimi chimici,
ecc. ad un prezzo internazionale per la
contraddizione che non consente;
4) perché un mercato europeo ampio e sicuro nel quale poter collocare
costantemente senza preoccupazioni di
sorta - all'infuori di quella dei costi
- i nostri prodotti agricoli di esportazione, non esisterà fino a quando non si
avrà una autorità politica europea munita dei necessari poteri per eliminare
gradualmente le restrizioni quantitative,
i vincoli, le protezioni che i singoli Stati
europei frappongono alla libera circolazione delle merci, per difendere prodotti nazionali che non reggono alla
concorrenza internazionale ;
5) perché infine i singoli Stati europei, costruendo le loro economie agricole su basi strettamente nazionali,
fanno un tale spreco di capitali di terra
e di lavoro - per gli inevitabili indirizzi culturali anti-economici che finiscono col prevalere - che altro non
fanno che aggravare i mali cronici e le
insufficienze di ogni singola economia
nazionale.
Dopo quanto abbiamo detto, è chiaro
che, a parer nostro, non vi è che una
via per risolvere i gravi problemi della
nostra agricoltura e di quella europea
in generale : quella della integrazione
economica europea ».
l e inizialive agriciile e la regirine
Nella terza decade di ottobre si è
svolta
a Roma la I1 Assemblea generale
L'on. EMILIO COLOMBO
del Consiglio Superiore della AgricolMinistro deii'Agricoltura
tura : erano presenti, f r a gli altri, il
titative, l'oscillare delle quali mette in ministro Colombo e il presidente del
crisi di tanto in tanto questa o quella Consiglio Superiore, prof. Montanari.
coltura, nessun p r o d u t t o r e agricolo Nel suo discorso l'on. Colombo ha, f r a
vorrà correre i rischi conseguenti ad l'altro, detto :
una estensione delle stesse.
Mai come in questo momento è sentita
l'esigenza, per l'agricoltura italiana,
Ma tali problemi, a parer nostro, non
di
inquadrare
i singoli aspetti tecnici
è possibile risolverli nel ristretto ambito
nazionale per le seguenti considerazioni : ed economici in una organica e com1) perché l'assorbimento di una pleta visione che abbia tre punti di rifeparte dei lavoratori agricoli nelle atti- rimento : l'influenza del progresso tevità industriali e commerciali è limi- cnico nei vari settori della produzione;
tato, per non dire impedito, dalla disoc- la situazione del mercato interno e la
cupazione esistente in tali settori : e possibilità di espansione dei consumi;
tutto f a credere che lo sarà ancora per gli scambi con l'estero in rapporto a
(Continua a pag. 7)
qualche anno : perché l'emigrazione con-
,
1 5 Novembre 1955
COMUNI D'EUROPA
3
E U R O P E A
(a due luci)
I1 Torio per l'Europa
Nel quadro murale di una sezione del
P.C.I. - nella primavera del 1954 - leggemmo questa frase:
La CED è inefficiente perché non p r e v e d e l'armamento
atomico v . A questa critica, mossa al trattato
anche da altri gruppi politici, i federalisti
risposero che - intanto - si unificassero
le difese esistenti, in tal modo potenziandole
e permettendo così uno sviluppo tecnico
sostanziale che i ristretti bilanci degli Stati
nazionali non avrebbero mai potuto sopportare.
Oggi nel clima di ottimismo ufficiale 11
(e diciamo così perché se i capi delle grandi
potenze si scambiano sorrisi l'uomo della
strada non ha per questo acquistato una
qualche ragione di tranquillità per l'esistenza) Jean Monnet, l'ex presidente dell'Alta
Autorità della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio, si rivolge di nuovo ai
rappresentanti ufficiali dei vari ambienti
politici europei per creare un comitato di
iniziativa per gli Stati Uniti d'Europa e propone come prima realizzazione la costituzione
di un Centro europeo di energia nucleare.
Tutto auanto è stato detto dalla s t a m ~ afederalistaAa proposito del nuovo impegno di
Monnet si può riassumere nella intelligente
e chiara osservazione: gli Stati nazionali
europei presi ognuno per sé possono modernizzare le loro industrie, possono attrezzare
le loro forze armate con armi atomiche
(naturalmente impiegando grossissime cifre
per realizzare tutto ciò) ma non possono
sostenere singolarmente l'onere degli impianti per la separazione della materia fissionabile ossia dell'elemento primo per l'applicazione pacifica o militare dell'energia nucleare.
Perciò, propone sorridendo Monnet, si crei
un Centro europeo dell'energia nucleare per
far sì che i vari Stati europei attingano non
dagli Stati Uniti d'America ma da questa
fonte unificata europea l'elemento base per
le loro industrie nuovissime. Eppure Monnet
dovrebbe ricordare le lunghe discussioni che
si sollevarono quando si parlò di unificare
l'industria orologifera europea. In particolare il delegato inglese alla conferenza europea pose preoccupatissimo la questione: visto
che dalle stesse industrie che producono i
pacifici strumenti della misurazionedel tempo
escono anche i pericolosi congegni per le
bombe ad orologeria, è mai possibile che gli
Stati nazionali permettano una minaccia così
grave alla loro sovrana sicurezza? E lo stesso,
quando si parlava di p001 agricolo e di unificazione della produzione delle macchine
agricole, ad impedire il passaggio all'azione
fu proprio la considerazione del fatto che
dalle stesse fabbriche dalle quali escono i
pacifici trattori ve_ngono a
c a r i armati-ai uso militare, ~ k prodotti
o ~ ossern a i
vatye che coloro che accettano un$ così importante iniziativa senza vedere ssebito che un
Centro di energia nucleare senza una direzione politica europea comune sarà come il
cratere di un vulcano aperto nel cuore dell'Europa 6 pronto ad ogni momento a gettare
su di lei qualcosa di ancora più distruttivo
della lava infuocata, hanno totalmente perduto il contatto con l'opinione pubblica
comune. Eppure figurano tra gli aderenti
alla i n i z i a t i v a di . Monnet - anche se
vogliamo restare solamente all'elenco degli
aderenti italiani - rappresentanti di partiti
di larghe masse o di organizzazioni sindacali. Non abbiamo dunque torto quando
sosteniamo che solo chi è a capo, per elezione diretta, di una comunità locale, e in
special modo di una comunità locale di tale
misura che non escluda il contatto costante
tra amministratori cd amministrati, è a buon
diritto il rappresentante di questa opinione
pubblica, senza la quale si vuole fare
11
P
1
ancora una volta - i conti. Mettiamo che
un Centro europeo di energia nucleare permetta effettivamente all'Europa di produrre
il torio in quantità sufficiente per soddisfare
le esigenze della grossa, media e piccola
industria europea, per modo che tutta la vita
ne venga a subire una rivoluzione economica
profonda. Ma ci si è domandati quale sarà
il destino complicatissimo di questa sostanza
elementare al suo ingresso nei vari paesi, ci
si è domandati quali garanzie chiederanno
le industrie delle attuali energie-base (dall'energia elettrica agli idrocarburi) per far
sì che questa manna di nuovissimo tipo filtri
a oncia a oncia nel sistema circolatorio dei
popoli europei? Pare al cittadino comune
europeo p o s s i b i l e che gli Stati nazionali
abbiano forza sufficiente per operare una
così pro-onda, sia pure soltanto economica,
rivoluzione? Noi crediamo di no.
A parte le dirette preoccupazioni che possono derivare dalla strettissima relazione esistente tra la produzione di energia nucleare
a scopi industriali e quella per uso militare,
è effettivamente impossibile che lo sviluppo
e l'attività di un centro così essenziale alla
P
Y
-
futura vita economica europea non abBia ben
saldo sopra di sé un governo unico europeo
che elabori quella politica legislativa, fiscale
o no, che ogni iniziativa del genere richiederebbe. Qualcuno obbietterà: e allora la
CECA? Appunto, la CECA. Ed è strano che
proprio Monnet, dimissionario al momento
in cui la via delle autorità specializzate
apparve interrotta dal rifiuto della CED da
parte dell'Assemblea francese, voglia affrontare questa nuova, quasi impossibile, esperienza. A meno che Monnet non voglia
(attenzione, signori rappresentanti delle poliufficiali .) mettere davanti all'evitiche
denza coloro che avessero pensato di poter
costituire un Centro europeo di energia
nucleare a sé stante e definito in se stesso.
Qualche volta i politici ad alto livello hanno
bisogno di ritornare a scuola davanti a una
lavagna sulla quale una mano maestra scriva
((
2+2=4.
Mulini a vento
I signori borgomastri olandesi che si recarono nella Saar per fare da s u p e r v i s o r i
durante le scorse votazioni avranno a questa
ora fatto ritorno alle loro sedi in Olanda.
Chiunque abbia mai messo piede in quel
magnifico Paese ricorderà l'altissimo livello
di civiltà dei suoi cittadini e se per caso vi
si sarà recato in occasione di qualche manifestazione federalista avrà certo avuto modo
di notare quanto sia diffuso in tutti i diversi
strati della società olandese la volontà di
federarsi con gli altri Paesi d'Europa. Nessun
fatto clamoroso di Governo o di pubblica
opinione ha mai seriamente posto in periocolo questa idea sostenuta da tutti. Ma forse
è scritto che senza fatica nessuna idea passi
dalla mente degli uomini alla realizzazione
completa. Ed è per questo che oggi i federalisti olandesi in seno alla grande concentrazione europea, 1'Union européenne des
fédéralistes (della quale 1'AICCE è membro
aderente) - i federalisti olandesi che pure
probabilmente meglio dei federalisti italiani
si rendono conto della necessità di un più
rigoroso me$odo di lavoro - nella polemica
apertasi a proposito della proposth di Altiero
Spinelli di arrivare ad un corgresso del
popolo europeo che impegni u!; fronte se
necessario contro gli stessi governi, si guardano intorno scandalizzati e c i t ~ n oal loro
attivo il fatto che in Olanda il Governo il Governo e le amministrazioni territoriali
pubbliche a tutti i livelli - K non abbandona
la partita federalista (1). Dobbiamo effettivamente dare atto che il Governo olandese
da un certo momento in poi ha operato una
continua, costante politica europeista. Ma
quando gli amici federalisti olandesi citano
le amministrazioni 1, vorremmo che fossero
un po' più precisi. Intendono le delibere dei
consigli municipali (eletti direttamente per
4 anni dai cittadini residenti nel comune, che
11
Magda 'da Passano
(Continua o pag. 5 )
COMUNI D'EUROPA
A PROPOSITO DI RIFORMA DEL SENATO
ONR PROPOSTA EAE INTERESSI LE EOMUNITA' LOCALI
I lettori di Comuni d'Europa
non si
meraviglieranno che anche da queste pagine
si parli di Riforma del Senato 11 appena
sapranno che lo scritto di Adriano Olivetti
che riportiamo qui di seguito interessa assai
direttamente le Comunità locali, giacché si
propone il discorso di una rappresentanza
negli organi superiori dello Stato. Molti ricorderanno il resoconto (v. 11 Comuni d'Europa
del 30 aprile 1955) sulla riunione del Comitato Costituzionale del CCE, nel quale resoconto (a proposito del Consiglio economico
e sociale previsto da alcuni progetti di Comunità Politica Europea) si parlò del ridimensionamento della comunità locale e della sua
possibile rappresentanza - attraverso gli
organi regionali - in una Camera alta (Senato) integrabile anche con una rappresentanza funzionale. E si aggiungeva - riportando l'intervento di Serafini, rappresentante
Der l'Italia. al Comitato Costituzionale del
CCE -: qualora il criticato principio di un
Consiglio economico e sociale consultivo e a
se stante finisca per prevalere, il CCE non se
ne dovrà disinteressare: i Comuni sono enti
territoriali e possono fungere, tutto sommato,
da tutori ottimi del cittadino consumatore I > .
Pubblichiamo oggi questo estratto dell'articolo Di una proposta anfibia intorno al Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro
di Adriano Olivetti, comparso su Mondo
Economico I) del 5 febbraio 1955, mentre il
discorso sulla necessità di una riforma del
Senato si è riacceso, sia pure con criteri assai
limitati e affatto risolutivi del problema di
fondo del rinnovamento funzionale della seconda Camera. Lo scritto che riportiamo in
estratto illustra - con le precedenti pagine
L'Ordine politico
di Adriano Olivetti ne
delle Comunità e gli articoli (I Riforma del
Senato o della Camera? e K Proposta di un
Senato organico e funzionale 1) (rispettivamente apparsi nella rivista 'Comunità, numeri 12,1951, e 15, 1952) -uno schema che risponda alle esigenze qualitative proprie di un
alto istituto legislativo. Centrale in questo
schema la preoccupazione di mantenere anche per il Senato il legame coll'ente territoriale locale pur rispettando le leggi della
competenza specializzata (1). n. d. R.
11
avrebbe dovuto costituirsi nel modo seguente:
a) 156 Senatori nominati dalla Camera,
per divisione funzionale, con l'identico metodo che l'attuale regolamento della Camera
stessa prescrive per la formazione delle Commissioni permanenti da parte dei Gruppi
Parlamentari;
b ) 45 Senatori designali col metodo della
cooptazione da parte di ciascuno dei gruppi
precedenti, entro speciali elenchi di professori universitari;
C ) 80 Senatori eletti dai Consigli Provinciali (solo per talune Commissioni);
d ) 80 Senatori eletti dalle Università
(solo per talune Commissioni);
e) 24 Senatori designati dal Capo dello
Stato per la Commissione Affari Esteri, entro
categorie definite (ambasciatori, ecc., esperti
federalisti, ecc.);
1 5 Novembre 1955
f ) 14 Senatori, due per ogni Commissione Parlamentare, avrebbero dovuto infine
essere nominati dal Presidente della Repubblica per 4 legislature non rinnovabili, in
luogo dei 5 a vita attualmente previsti dalla
Costituzione.
Gli attuali Senatori a vita, scelti entro le
categorie arti. scienze, lettere che nulla hanno
a che fare con la plolitica, non dovrebbero,
alla loro scomparsa, essere sostituiti. I1 relativo art. 59 della Costituzione, comma secondo, dovrebbe essere di conseguenza abrogato rimanendo in vita il solo primo comma
che stabilisce l'appartenenza al Senato, a
vita, degli ex-presidenti della Repubblica.
L'attuale Senato, eletto il 7 giugno 1953,
è composto di 222 membri, tra cui un
ex Presidente della Repubblica'e cinque Senatori a vita. Esso dovrebbe scadere, a norma
della Costituzione, che ne precisava la durata normale di sei anni, nel 1959. L'idea di
c~ompleturlo anziché dissolverlo prima della
sua fine naturale, appare giustificata. Scopo
del presente scritto è di proporre una solu-
11
11
11
8
1,
11
(I La Costituzione della Repubblica Italiana,
entrata in vigore il lo gennaio 1948, aveva
previsto un regime regionale, felice compromesso tra uno Stato Federale classico e il
precedente regime unitario dettato dallo Statuto albertino (a). La Costituzione non poté
attuarsi 'nei riguardi dell'ordinamento regio-,
nale ardinatd dall'articolo 57: esso venqe
prdvvisoriamente surrogato dalla Legge
6 febbraio 1948, n. 29, sull'elezione del Senatu.
Sebbene tale Legge, mitigando alquanto la
anonimità ,> quasi operante nella Rappresentanza Prop.irzionale in atto nell'altro ramo
del Parlamento, abbia dato all'attuale Senato
una riconoq:iuta maggiore autorità e dignità
fondate su.una migliore scelta degli uomini,
non ha rotto l'assurdo di due Camere aventi
gli stessi poteri e rappresentanti lo stesso
principio (il suffragio universale). Fondamento di un efficiente sistema bicamerale e
sua vera ragione d'essere sembra, anche storicamente, la presenza di un'antitesi creativa
o, almeno, di una integrazione di valori.
Nel numero d'ottobre 1952 (151, (1 Clanzunità pubblicava una proposta per un SeSecondo
nato oraanico e funzionale (2).
, .
il complesso procedimento escogitato, esso
)l
Una città degli Stati Uniti. d'Europa: STRASBURGO
15 Novembre 1955
zione parziale della sua trasformazione, nel
quadro delle proposte generali già formulate. Una tale parziale soluzione potrebbe,
inoltre, dar vita a uno degli organi ausiliari
previsti dalla Costituzione e non ancora
attuali: il Consiglio Nazionale dell'Economia
e del Lavoro (b).
Le obiezioni contro la creazione di u n Consiglio del Lavoro e dell'Economia, desunte
dalle recenti esperienze, possono riassumersi
nei seguenti punti:
1. Difficoltà di perfezionare una legge costitutiva che rispetti l'orientamento politico
reale del Paese e non introduca elementi corporativistici o di guild socialism (C).
2. Rivalità con il Parlamento e con le sue
Commissioni specializzate.
3. Dubbio valore dei suoi compiti consultivi, per il rischio di dar vita ad una pura
accademia, soltanto capace di produrre gran
copia di utili documenti, man non progetti
di legge concreti e comunque inadatta a portare sulla ribalta nazionale Ministri competenti.
Attuata in tal modo l'integrazione nel Senato delle Università - almeno per quanto
riguarda l'Economia e il Lavoro - appare
utile procedere a u n secondo complemento
d i natura pratica, costituito da parsone attive,
nei vari campi della vita nazionale, attuando
.quell'auspicato nesso t r a Parlamento e Paese,
difficilmente raggiunto dal suffragio universale. Questo conserva tutta la sua validità
democratica e la sua prevalenza, ma subisce
u n correttivo qualitativo.
E' da prevenire l'obiezione di corporativo
zhe si potrebbe muovere a un organismo così
composto. L'accusa sarebbe unicamente polemica. Qui non si tratta di designazioni professionali o da parte d i ristrette categorie
economiche (d) quale e r a la prassi corporativa, ma di designazioni politiche effettuate
entro gruppi competenti, e organizzate secondo schemi che si preoccupano di non alterare la volontà nazionale.
I1 Senato meriterebbe certo più ampia riforma, applicando ad altri settori concetti
analoghi. Ma in tal caso è dubbia la convenienza di procedere alla grande riforma, con
mezzi, sebbene idonei, di natura certamente
provvisoria.
Potrebbe tuttavia considerarsi opportuno
un rafforzamento della Commissione Affari
Esteri. All'uopo io stesso organo presieduto
dal Presidente della Repubblica, dianzi delineato, potrebbe nominare altri 12 Senatori
traendoli dalle seguenti categorie:
a ) e x Presidenti del Consiglio;
b ) Ambasciatori, e x Ambasciatori;
C) esperti di commercio internazionale di
chiara fama;
d) professori ordinari (o incaricati) di
diritto internazionale e di storia dei trattati;
e) esponenti di movimenti federalisti.
Questi Senatori, a differenza di quelli chiamati a far parte del CNEL (che dovrebbe
decadere insieme coi Senatori elettivi) per la
delicatezza delle loro funzioni e per la necessaria continuità dovrebbero essere invece
nominati per un lungo periodo (ad esempio
18 anni) e non essere rieleggibili.
Il nostro Paese deve affrontare oggi problemi economici e sociali complessi e di
massicce dimenioni.
La lotta contro la disoccupazione e l a miseria non si improvvisa: i rapporti e l e commissioni in inchiesta sono stimoli utilissimi,
5
COMUNI D'EUROPA
ma non aiutano a risolvere i problemi. I1 più
perfetto piano economico urterebbe nella sua
relazione contro ostacoli inaorinontabili quando l'amministrazione dello Stato, non controllata da u n Parlamento adeguato, non
fosse in grado di tradurlo in una realtà operante. L a risoluzione piena dei nostri problemi di fondo può essere affidata solo a
uomini in cui cultura, vabore ed esperienza
raggiungano una autentica unità.
La saggezza del nostro Parlamento si rivelerà nell'accettare soluzioni coraggiose come
quella proposta. Non rendendosi conto dell'urgenza di riforme e di uniadeguata azione,
il Parlamento sarebbe destinato a declinare
e, con esso, la libertà democratica e il progresso civile ad esso indissolubilmente
legati
11.
Adriano Olivetti
(1) Avvertiamo il lettore che le note segnate
con lettera sono dell'Autore, le altre della
Redazione.
(a) Ne demmo un'idea generale nell'ordine
Politico delle Comunità al capitolo IX: Considerazioni sulla natura e sul v a l o ~ edi un sistenaa
bicanaerale e ci ripromettiamo di tornare sull'argomento.
La soluzione corretta, a nostro parere, esiste
ma non è applicabile senza una revisione organica delle strutture politiche fondamentali (provincie, comuni, regioni).
Ed è troppo naturale che sia così perché niuna
fonte seria e duratura di potere politjco potrebbe fondarsi senza una pluralità di radici
ben distribuite nel territorio a garantire una
diretta circolazione di linfa vitale che è poi per
la società politica il passaggio delle esperienze
amministrative dai gradi inferiori a quelli superiori della struttura gerarchica dello Stato.
Oggi questa struttura gerarchica non esiste
perché comuni, provincie, regioni, non sono mai
state in Italia il regolare strumento clella preparazione, della specializzazione, della selezione
degli uomini verso il Parlamento nazionale ed
il Governo.
( 2 ) Riportiamo da detto articolo: ... c) 80 Senatori siano nominati in ragione di 20 per le
categorie 1, 2, 3, 4 (affari generali, giustizia,
lavoro, igiene e protezione sociale) dai Consigli
provinciali. In attesa di orocedere ad un riordino dell'Ente Provincia- secondo dei principi
che già enunciammo (" Comunità" n. 12)
- aumento importante del numero delle provincie, unificazione e identificazione delle funzioni delle deputazioni provinciali secondo le
categorie politiche identificate - in guisa di
assicurare nel futuro elezioni nell'ambito delle
deputazioni provinciali aumentate di competenza
ed organizzate in vista del loro carattere di
corpi elettorali di secondo grado, si dovrebbe
procedere partendo dalla situazione attuale e
nel modo qui appresso indicato:
Ogni consiglio provinciale con popolazione
inferiore ai 700.000 abitanti procede a nominare
7 delegati appartenenti al Consiglio stesso e con
mandato relativo ad ognuna delle 4 categorie
prestabilite.
Ogni consi~lio provinciale con popolazione
superiore ai 700.000 abitanti procederà alla nomina di 14 delegati esperti in ciascuna delle
dette categorie e dei quali 7 dal proprio seno
e 7 fuori dal proprio seno.
Le provincie aventi più di 700.000 abitanti
sono 9 (Torino, Milano, Genova, Firenze, Roma,
Napoli, Bari, Catania, Palermo). Essendo le provincie in numero di 90 ci troviamo in presenza
di 4 gruppi di 99 delegati ciascuno.
I 4 gruppi si riuniranno in Roma dando luogo
a 4 capitoli che, entro il proprio seno, in un
periodo congruo di tempo (una settimana ad
esempio) in una serie di riunioni procederanno
alla nomina di detti 4 gruppi di 20 Senatori, col
metodo della rappresentanza proporzionale. La
legge 6 febbraio 1948 che prevede l'ineleggibilità
alla carica di Senatore dei Presidenti delle Deputazioni Provinciali andrebbe opportunamente
modificata
E ancora: a I1 secondo pregio di un tale sistema consisterebbe in una perfetta omogeneità
politica tra la Camera e il settore del Senato
eletto con tale procedimento. I1 gruppo dei
Senatori nominati dalle Deputazioni Provinciali
sarebbe caratterizzato da una assai grande aderenza (il perduto enracinenzent) all'effettiva vita
del paese. I gruppi di Senatori nominati dalle
Università apporterebbero al Senato una indiscussa competenza scientifica :>.
(b) Vedi ADRIANO
OLIVETTI,
Ordine Politico
delle Comunità, cap. XIII.
( C ) L'art. 99 most.rava, a dire il vero, la preoccupazione dei nostri Costituenti.
(d) Per rifiutare le categorie contemplate
dall'art. 59 della Costituzione, ricordianio che il
Senato è, di ragione, un corpo politico e non
una Accademia di Scienze, Arti e Lettere; ci
riferiamo qui all'autorità di un filosnfo moderno,
il Croce , (da Comunità :,, n. 15, articolo citato).
S.
C
FI-NESTRA EUROPEA
(continuazione da pag. 3)
abbiano compiuto i 23 anni) o le adesioni dei
borgomastri di nomina regia?
Nella battaglia per la federazione europea
più o meno tutti i paesi del continente
hanno qualcosa che entro le loro stesse frontiere va profondamente mutato. Se federarsi
vuol dire rinunciare ad una porzione di
sovranità nazionale, ciò non vuol dire esclusivamente che questa sovranità nazionale sia
solo una sovranità in potenza, da esercitare
eventualmente sugli altri paesi, ma è assai
spesso un esercizio prepotente di sovranità,
nello spazio stesso dei confini nazionali.
Mentre riuniti a Ginevra i Ministri degli
Esteri delle quattro Potenze discorrevano
(senza tuttavia decidere nulla) della sorte
della Germania, senza ascoltare la voce dello
stesso Paese in questione, quando - come
si ì. visto - a l popolo della Saar veniva
chiesto di approvare u n accordo nella compilazione del quale non aveva avuto parte
alcuna, abbiamo voluto richiamare l'attenzione dei nostri lettori sulla posizione assai
grave e u n tantino dogmatica di quelli che
potrebbero essere a buon diritto i più sicuri
federaiisti europei dell'Europa d'oggi.
Magda da Passano
(1) V.
Bisogna saper scegliere Z , a firma
H. Brugmans - Th. Keulemans - A. 1Viozer in
e Europa Federata
del 1-15 ottobre 1955.
((
Dalla Costituzione del Regno dei
Paesi Bassi, Capitolo IV, Sezione IIZ
(da «Le Cosliruiio~i Europee» di B. Mirkine
Guetzévitch. Ed. di Comunità, Milano 1954).
-
LE AMMINISTRAZIONI COMUNALI
ART. 144. - La composizione, l'organizzazione e le attribuzioni delle amministrazioni
comunali sono regolate dalla legge, tenendo
conto delle disposizioni contenute negli articoli seguenti della presente sezione.
AKT. 145. - A capo del comune è un consiglio, i cui membri sono eletti, per un numero
d'anni stabilito, direttamente dagli abitanti
dei comuni, olandesi o riconosciuti come tali
dalla legge, che abbiano raggiunto l'età fissata dalla legge, che non potrà essere inferiore a 23 anni. L'elezione ha luogo secondo
il principio ciella rappresentanza proporzionale nei limiti da fissarsi dalla legge.
Si applicano a queste elezioni l'ultima frase
del comma 1 e i commi 2 e 3 dell'art. 83.
Per poter essere membro del consiglio,
occorre essere olandese o riconosciuto come
tale dalla legge, abitare nel comune, avere
23 anni compiuti, non essere stato privato
dell'eleggibilità né escluso dall'elettorato, per
effetto delle disposizioni dell'articolo 83,
comma 3, fatta riserva per la privazione giudiziaria della libertà e per la condanna ad
una pena privativa della libertà per ragioni
diverse dalla mendicità, dal vagabondaggio
a
notoria.
o ~ a l l ' u b ~ i a c h e z zpubblica
L'elezione del consiglio ha luogo con modalità da stabilirsi dalla legge.
I l prt.sicie)zte è d'esignato dal re, anche fuori
ed è da lui revocato.
del con~igli~o,
ART. 146. - L'organizzazione e l'amministrazione degli affari comunali sono attribuiti
al consiglio; in casi da determinarsi, tenendo
conto delle regole che saranno stabilite,
questo può delegare in tutto o in parte ad
altri organi, sotto la sua sorveglianza, la
gestione di talune branche da determinarsi
dell'amministrazione del comune.
I1 consiglio emana i regolamenti che reputa
utili nell'iriterecse del comune.
Quando le leggi, i regolamenti di pubblica
amministrazione o i regolamenti provinciali
lo stabiliscano, le amministrazioni comunali
concorrono nella loro esecuzione.
Quando l'organizzazione e l'amministrazione degli affari del comune sono gravemente trascurati, una legge può stabilire le
mcdalità con cui sarà provveduto all'amministrazione del comune in deroga ai commi l
e 2 del presente articolo.
La legge stabilisce l'autorità che sostituisce
l'amministrazione comunale, quando questa
'
(continuo n pag. 7)
'
6
15 Novembre 1955
C O M U N I D'EUROPA
Riunione del Eonsiglio di Presidenza del C. G, E. a Einevra - 21.22 ollohre 1955
I1 21 ottobre U.S. si è riunito a Ginevra il
Consiglio di Presidenza ristretto del CCE, con
la partecipazione dei membri di diritto Hamilius
(presidente), Cravatte, Merlot, Lugger, del segretario generale Bareth e del delegato generale
per i rapporti coi movimenti federalisti europei
Serafini, oltre l'osservatore Hammer.
S i è anzitutto passata in rassegna la situazione finanziaria del CCE, che non desta preoccupazioni: tuttavia sono state sollecitate alcune
Sezioni nazionali, che non hanno ancora pagato
intieramente le loro quote sociali annue, a farlo
al più presto. La Sezione tedesca si è dichiarata
pronta a pagare la sua quota non appena, in
ottemperanza alle decisioni prese durante i'ultima riunione del bureau a Lussemburgo, sarà
troncato ogni legame col signor Bodi, che già
rivestiva l a carica di segretario aggiunto del
CCE: il Consiglio di Presidenza ha osservato
che ciò è ormai avvenuto.
I1 Consiglio di Presidenza h a poi preso atto
delle osservazioni sulla natura e le funzioni del
Consiglio stesso, pervenute dalle Sezioni saarrese, italiana e tedesca: queste Sezioni si sono
dimostrate preoccupate di un eccesso di potere,
che lentamente potrebbe attribuirsi il Consiglio,
rispetto all'organo statutario regolarmente previsto, cioè il bureau (che a sua volta deve attenersi alle decisioni dell'esecutivo). Le Sezioni
anzidette hanno anche criticato l'istituzione di
un Consiglio di Presidenza allargato (formato
dal Consiglio d i Presidenza ristretto più i presidenti delle Commissioni, e comunque almeno
un rappresentante per ogni Sezione nazionale),
perché non funzionale e di convocazione certamente non più spedita del bureau: pertanto esse
hanno osservato che, in luogo del Consiglio di
Presidenza allargato, occorre senz'altro prevedere più frequenti convocazioni del bureau.
I1 Consiglio di Presidenza ha preso atto delle
dimissioni del signor Niffeler dalla carica di
presidente-delegato del CCE. Sono state successivamente affrontate alcune questioni interne
della Sezione tedesca.
In relazione al settore della stampa si è constatato che ormai due Sezioni, l'italiana ( < Comuni d'Europa a ) e la tedesca ( a Rat der Gemeinden Europas D) hanno un periodico, cosa che
si spera possa verificarsi fra non troppo tempo
per l e altre principali Sezioni. Fra questi periodici è stato auspicato uno strettissimo collegamento, con scambio di collaborazione. Frattanto
la Segreteria del CCE riprenderà la pubblicazione regolare di un bollettino interno, che sarà
bilingue (francese e tedesco), assumendosi l'incarico della sua riestensione in olandese la
Sezione belga e in italiano (le notizie di interesse generale confluiranno in a Comuni d'Europa =)- l a Sezione italiana.
I1 Presidente Hamilius ha riferito di un suo
cordiale incontro col signor René Mayer, Presidente dell'Alta Autorità della CECA: il Consiglio di Presidenza ha auspicato rapporti sempre
più stretti e fraterni con questa unica istituzione
sopra nazionale europea esistente.
Si è quindi trattato di una annuale conferenza europea dei Poteri locali n, annunciata
dal Consiglio d'Europa: i candidati dovranno
essere designati dalle associazioni nazionali e
ratificati dc quelle
Pertanto,
caso dell'Italia, candidature dovrebbero essere
presentate dall'AICCE e dall'ANCI (Sezione
italiana dell'UIV). S i è raccomandato un accordo
per candidature comuni fra l e diverse associazioni nazionali, con l'intento - che non c'è
bisogno di nascondere - di far riuscire
comunque candidati sicuramente europeisti.
11 segretario generale della Sezione italiana
6 stato poi incaricato di Pregare il sig. D'Angelo,
assessore della Regione siciliana - così benemerita verso il CCE nella sua fase iniziale di voler chiarire se i suoi gravosi impegni
amministrativi gli permettono di reggere ancora
la presidenza della ~
~ del CCE per
~
il turismo. che ha bisogno di una riorganizzazione. Di un'altra C ~ ~ m i s s i o nsie è occupato
il Consiglio di Presidenza: di quella per il personale comunale. Di auesta Commissione f u
animatore ai I I Stati generali di Venezia l'italiano Ardy, già segretario generale del Comune
di Genova, il quale fu nominato Presidente
provvisorio. I1 signor Ardy è anche l'encomiabile autore di una inchiesta sul personale e i
Servizi amministrativi nei Comuni di diversi
Paesi d'Europa. Non perfette condizioni di salute
impediscono tuttavia al signor Ardy d i assumersi l'oneroso incarico di organizzare definitivamente la Commissione: e pertanto il Consiglio di Presidenza si è dichiarato favorevole
ad affidare al francese Binet, segretario provvisorio della Commissione, il compito di accordarsi
col signor Ardy per venire incontro alle esigenze pratiche della Commissione.
I1 C,onsiglio di Presidenza ha quindi avuto la
visita del signor Raymond Silva, in rappresen-
.
tanza del C e n t ~ eeuropéen de la Culture e della
Fondazione europea della cultura.
I1 signor Silva ha lungamente esposto i piani
di lavoro del C e n t ~ ee della Fondazione proponendo alcune forme di collaborazione col CCE.
Qualora il CCE costituisse, come divisato, una
Commissione culturale, il Centre collaborerebbe
per il personale ed i servizi di segreteria. I1
Centre si adopererà affinché il bureau européen
de culture populaire inviti a partecipare ai suoi
lavori un delegato del CCE. La Fondazione
europea della cultura svolge, direttamente ed
indirettamente, numerose attività, e fra queste
h a intenzione di inserire una serie di esperimenti educativi locali, in alcuni Comuni europei
piloti. La Fondazione ha richiesto almeno un
rappresentante del CCE nel Comitato che
sopraintenderà a questo piano di esperimenti
locali europei: e il Comitato di Presidenza h a
per ora designato all'unanimità - malgrado le
riserve dell'interessato, oberato di incarichi nazionali e internazionali - il prof. Serafini a
rappresentare il CCE presso l a Fondazione
europea della cultura.
I1 Presidente della Commissione di collegamento CCE-UIV, signor Cottier, ha informato
il CCE della riunione di questa Commissione
per la prima metà del gennaio prossimo. I1
Consiglio di Presidenza è stato poi informato di un convegno su .: le libertà locali e
l'Europa 2 , organizzato dalla sezione Reno e
Nord-Westfalia dell'Europa Union, sezione - a
sua volta - di lingua tedesca dell'Union européenne des fédéralistes. Serafini h a esposto
l'attuale assai criticabile atteggiamento di molti
dirigenti dell'Europa Union nei riguardi della
linea politica democraticamente deliberata dagli
organi centrali dell'UEF: il Consiglio di Ptesidenza del CCE ha convenuto che, in questa
situazione, occorre tenere un atteggiamento
cauto verso tutte l e manifestazioni dell'Europa
Union.
Infine il Consiglio di Presidenza h a affrontato
il problema delle sue prossime riunioni, e
quello della convocazione del bureau e dell'esecutivo del CCE. In linea di massima è stato
deciso di tenere una riunione del Consiglio di
Presidenza, a Liegi o a Bruxelles. i1 10 dicembre p. v., e una sessione del bureau il giorno
successivo, ovvero nel gennaio del nuovo anno.
La sessione dell'esecutivo si dovrà tenere non
molto dopo e dovrà affrontare l'importantissimo
tema dei prossimi Stati generali: che. con ogni
probabilità, saranno ospitati dalla Germania nell'ottobre 1956.
I L CONSIGLIO S I ALLARGA
I1 22 ottobre si è tornato a riunire il Consiglio
di Presidenza, questa volta allargato: ai partecipanti del giorno precedente si sono aggiunti
il signor Berrurier, presidente della Commissione per l'equilibrio città-campagna (urbani-
stica), il dott. Scipione, segretario permanente
della Commissione per le finanze comunali - e
delegato del presidente della Commissione, senatore Schiavi -, i signori Burky e Boissard.
Si è esaminata la situazione della Sezione
svizzera del CCE, che non lascia soddisfatti. Poi
il dott. Scipione ha fatto il punto sulla Comunità
di Credito Comunale e ha risposto ai numerosi
quesiti propostigli. La segreteria di detta Comunità, in Svizzera, per esplicita dichiarazione del
suo titolare, signor Freiburghaus, si è trovata
praticamente nella impossibilità di funzionare,
perché la Sezione svizzera del CCE non è assolutamente in grado di sostenerla, e d'altra parte
sarebbe antieconomico costituire tutta una nuova
struttura burocratica, distlnta intieramente sia
dal CCE che dalle sue varie Sezioni nazionali.
La Presidenza della Comunità invece, nelle
persone del sen. Schiavi e del dott. Scipione,
esperto finanziario, validamente appoggiata dalla
Sezione italiana, ha potuto sviluppare tutta una
vasta, complessa ed efficace azione, contemporaneamente su vari piani. Resta ora da risolvere
il problema del finanziamento della segreteria
della Comunità Europea di Credito Comunale e
della stessa presidenza, per ciò che riguarda l a
direzione effettiva dell'Ente (traduzioni, viaggi, ecc.), dovendosi fra l'altro sviluppare e ulteriormente ampliare l'azione della presidenza su
tutta l'area europea. La presidenza confida d i
poter prossimamente fare in merito comunicazioni conclusive, in modo che l'impulso già
constatato in Italia possa essere impresso anche
negli altri Paesi aderenti al CCE.
I1 signor Berrurier, Presidente della Commissione per l'equilibrio città-campagna (urbanistica), ha quindi brevemente esposto alcune
prospettive d i lavoro che si presentano alla
Commissione. Serafini è intervenuto raccomandando che gli organi direttivi del CCE chiedano,
così per la Commissione Urbanistica come per
tutte le altre, che ad ogni Commissione internazionale corrisponda una Sottocommissiorie
nazionale per ciascuna Sezione del CCE: in tal
modo tutte l e Sezioni daranno un apporto largo
e continuativo alle Commissioni internazionali.
Berrurier si è associato alla raccomandazione
di Serafini.
I1 Consiglio di Presidenza si è infine occupato del Centro comunale e d'urbanistica, di
cui è responsabile lo svizzero signor Burky, e
dei jumelages. Per questi ultimi il segretario
generale Bareth ha affermato, e tutti sono stati
d'accordo, che le singole Sezioni nazionali del
CCE debbono avere un addetto ai jumelages in
grado di funzionare attivamente e di collaborare
senza soluzione di continuità con la segreteria
internazionale, curando anche che i frutti dei
jumelages non vadano perduti.
IL CONSIGLIO DI RETTIVO DELLpAICCE H A DELIBERATO LA PARZIALE
MODIFICAZIONE DELLE QUOTE ASSOCIATIVE
Per assoluta mancanza di spazio, conseguente anche alle ampie notizie relative ai lavori del Comitato di Presidenza del Consiglio dei c o m u n i d'Europa, che pubblichiamo in questo numero, siamo costrett i a rinviare a queilo successivo il resoconto sulla riunione del Consiglio Direttivo dell'AICCE, svoltosi a
Frascati il 26 dello stesso mese di ottobre, sotto la presidenza dell'avv. Peyron, Sindaco di Torino.
Riteniamo però necessario informare sin da ora gli associati che, in virtù dei poteri conferitigli dall ' a r t . 21 dello Statuto dell'Associazione, paragrafo a), il Consiglio Direttivo ha riesaminato l'entità delle quote~ sociali, ed ha
i deciso di aumentare
~
solo
~ quelle relative
i
a i Comuni
~ aventi popolazione
~
superiore
~
ai 20.000 abitanti.
La nuova quota, per questi ultimi, è stata fissata nella misura di L. 0,60 per abitante.
Pertanto le quote associative annue, in vigore dal 1956, sono le seguenti:
~
COMUNE
Abitanti
Fino
da
»
>>
»
»
Lire
a
2.000
3.000
6.000
10.000
15.000
>>
>>
>>
>>
>>
2.000
3.000
6.000
10.000
15.000
20.000
oltre i 20.000: L. 0,60 per abitante
l
1 .O00
1.500
3.000
4.500
6.000
8.000
Abitanti
PROvlNCIA
per ogni
REGIONE
Abitanti
per ogni
I
Lire
Lire
10.000
1 O0
ENTI
Li re 3.000
Q U O T A INDIVIDUALE
Lire 1 O00
.
N. B. - Tutti i versamenti a favore dell'AICCE, effettuati a qualsiasi titolo, vanno fatti SUI conto corrente postale
Associazione italiana per il Consiglio dei Comuni
n. 1127135 intestato come segue: « Banca Nazionale del Lavoro. Roma I
d'Europa » avendo cura di precisare la causale del versamento.
-
15 Novembre 1955
7
COMUNI D'EUROPA
P
Le iniziative agricole e la regione
(roniinuazioiie da pag. 2 )
tutti gli aspetti dell'economia italiana.
Appare, dunque, di vitale importanza il
coordinamento clell'azione di tutti gli
organismi su queste t r e direttrici, donde
la necessità del contributo dei tecnici e
degli esperti del mondo agricolo, attraverso il Consiglio Superiore, per il rinvigorimento della azione ministeriale.
Tali esigenze appaiono tanto più vive,
prop'Y-io in quanto il nostro Paese dovrebbe avviarsi verso una politica di
sviluppo per la sua economia, in cui la
agricoltura ha una gran parte.
La passione per i singoli settori
tecnici, che rischia di f a r perdere il
necessario quadro di insieme, nonché la
molteplicità degli enti e degli organismi
che agiscono nel settore agricolo in
genere ed in quello delle trasformazioni
fondiarie in specie consigliano, quale
base per l'auspicato coordinamento delle
iniziative, la Regione, intesa come unità
geografica, nell'ambito della quale i problemi di sviluppo produttivo della nostra
agricoltura possono trovare una sufficiente dimensione. Perciò è opportuno
che il Ministero, attraverso il Consiglio
Superiore e le Direzioni Generali, si
ponga come obiettivo l'articolazione di
piani regionali di coordinamento e di
sviluppo nei quali sia dato rilievo ai
problemi della bonifica e della trasformazione, a quelli della produzione, della
riforma agraria e della industrializzazione collegata con l'agricoltura ».
EOSTIUZ
O
INE DEL REENO DEl!PAESI BASSI
[(rontinuaiione da pag. 5 )
omette di provvedere all'esecuzione di legge,
di regolamenti d'amministrazione pubblica o
di regolamenti provinciali.
ART. 147. - I1 potere del re di sospendere
e di annullare le decisioni di amministrazioni
comunali contrarie alle leggi o all'interesse
pubblico è regolato dalla legge.
ART. 148. - Le deliberazioni delle amministrazioni comunali contenenti atti di disposizione delle proprietà comunali e tutti gli
altri atti d i diritto civile stabiliti dalla legge,
e così pure i bilanci delle entrate e delle
spese, sono sottoposte alla approvazione delle
deputazioni provinciali.
La formazione dei bilanci e l'impianto dei
conti sono regolati dalla legge.
ART. 149. - Le cleliberazioni delle amministrazioni comunali che importano Z'introduzione, la modificazione o l'abolizione di una
imposta locale devono essere a p p r o v a t e
dal re.
La legge fissa regole generali relative alle
imposte locali.
Queste imposte non possono porre ostacoli
al transito, all'importazione o alla esportazione tra il comune e gli altri comuni.
ART. 150. - L e amministrazioni comunali
possono difendere gli interessi dei loro comuni e dei loro abitanti di fronte al re, agli
Stati Generali e agli Stati provinciali dai
quali dipendono.
ART. 151. - La legge regola le modalità
con cui sarà provveduto alle questioni, agli
interessi, alle istituzioni o ai lavori in cui
siano interessati due o più comuni.
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affezionati, la spronano vieppiù nell'intento, coscientemente ambizioso, di contribuire alla dz@usione della
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a quanti - e sono molti - ne provano soddisfazione
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1000 pagine, 800 e più illustrazioni nel testo 20 quadricromie fuori testo; sovraccoperta a 7 colori L. 10.000
**
1 Libri
Sono stati raccolti in volume dalle Edizioni
di Comunità gli articoli d i Caiani apparsi
sulla Rivista
comunità negli scorsi due
anni, a proposito dei problemi dell'università
in Italia. In tutto sei saggi. I primi tre molto documentati e il terzo addirittura sotto
forma di risultato di un'inchiesta tna gli assistenti universitari - riguardano il problema
del lavoro scientifico e di ricerca (soprattutto
svolto dalle categorie dei giovani D ) come
lavoro professionale. La conclusione piuttosto
negativa dei tre saggi è che in Italia la selezione di coloro che possono K permettersi il
lusso di dedicarsi alla carriera scientifica
(viste ie bassissime ed aleatorie retribuzioni)
non segue assolutamente i criteri che dovrebbero eiserle propri: e cioè non i migliori
ma solo quelli che hanno privilegi di famiglia o inimmaginabile virtù di sacrificio possono 11 rischiare
la carriera scientifica.
Le documentazioni che l'Autore riporta sono
dati ufficiali che possono essere alla portata
di tutti: il merito è appunto quello di averli
raccolti ed inseriti in una opera critica.
I1 quarto saggio tocca un altro argomento
spinoso delle Università: quello del loro
aw'biente slociabe; ed a proposito di questo,
Caiani si sofferma a trattare la questione del
costo della frequenza ai corsi universitari e
della continua, crescente preoccupazione da
parte dei ceti meno a b b i e n t i verso gli
aumenti minacciati o già attuati di tasse
universitarie. Tale argomento viene ripreso
nel quinto saggio in relazione al sovraffollamento delle Università e affrontato con proposte che si possono considerare tutte volte
a rendere sempre maggiormente organizzato
il lavoro di ricerca nelle Università (il che
si poneva anche per gli Assistenti) e d'altra
parte ottenendo una maggior selezione degli
studenti e un'effettivo aiuto ai più meritevoli
e meno abbienti, mediante non solo borse d i
studio, ma posti gratuiti alla Casa dello
Studente 11, ecc.
Ma il più importante - anche se disgraziatamente troppo poco diffuso - dei capitoli del volume è l ' u l t i m o , che tocca il
problema, lasciato finora insoluto, dell'insegnamento delle scienze politiche e sociali in
Italia. I motivi dello scarso rilievo e della
N
j)
ridotta attività che si dà a queste facoltà dice Caiani -sono indubbiamente molti
e di varia natura; ma non si crede d i sbagliare di molto nel cercarne le radici più
profonde e determinanti non in questioni,
indubbiamente importanti, d'indole tecnica e
finanziaria, ma essenzialmente in un vasto
atteggiamento della nostra cultura filosofica
ed umanistica, per il quale si continua a
guardare con diffidenza, se non proprio con
insofferenza, a un certo modo d i trattare
l'esperienza storica, in cui si esprimono valori
e non accadono soltanto fatti, come se si
trattasse di una contaminazione non si sa se
più sterile o irriverente delle cosiddette discipline morali, che ne hanno da noi tradizionalmente la competenza n.
11
*
-
11
LUIGI CAIANI,Problemi dell'Università italiana (Edizioni di Comunità, Milano, 1955).
COMUNI D ' E U R O P A
Bollettino dell'A.1.C.C.E.
Anno I11
- n.
10
15 Novembre 1955
Direttore responsabile: UMBERTO SERAFINI
Condirettore: TITO SCIPIONE
REDAZIONE
E AMM~NISTRAZIONE:
Via di Porta Pinciana, 6 Roma tel. 461.530
Roma
Indirizzo telegrafico: Comuneuropa
-
-
-
P
-
Un numero L. l00 - Abbonamento annuo
ordinario L. 1.000 Ahbonamento Sostenitore
L. 5.000 per Privati e Enti Locali L. 100.OW
per Enti vari.
-
-
1 versamenti debbono essere effettuati sul
postale n. 1127135 intestato a:
c/c
-
" Banca Nazionale del Lavoro
Roma, Via
Bissolati
Associazione Italiana per il ConVia di Porla
siglio dei Comuni di Europa
Pineiana, 6 Romn "
-
-
-
-
Autorizzez. del Tribunale di Roma n 4696 dell'll-6-1955
-
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TIPOCAIIT* W T U RaU !W
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Anno III Numero 10 - renatoserafini.org