- Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 00187 ROMA ANNO XXVIII - N. 9 Settembre 1980 Spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111170 - dal quart.iere alla regione per una Comunità europea federale L \4&& ORGANO MENSILE DELL' AICCE, ASSOCIAZIONE UNITARIA DI COMUNI, PROVINCE, REGIONI Le lacrime e il coccodrillo di Gianfranco Martini Quan'do si parla di Europa, gli atteggiamenti più frequenti sono l'indifferenza e la lamentazione. Indifferenza a causa della non sufficiente conoscenza dei problemi, di un disimpegno generale, di illusioni perdute, Lamentazione per le occasioni mancate, per il troppo lento procedere dell'unificazione o, addirittura, per la situazione di stallo in cui essa si trova per la non assunzione di adeguate iniziative da parte dei governi nazionali, di forze politiche e sociali, di intellettuali e di gruppi ed ambienti dai quali sarebbe lecito attendersi un ben diverso atteggiamento. Si versano lacrime, in particolare, perché la elezione diretta del Parlamento europeo non avrebbe avuto alcun esito risolutivo, dopo aver alimentato grandi speranze. A questo proposito è doveroso ricordare che, sempre, anche da queste colonne, abbiamo - I1 ruolo europeo della programmazione regionale: un'ipotesi concreta. - Bibliografia federalista ed europea. certo sottolineato la grande importanza di questo evento (ci siamo battuti per anni perché si realizzasse!) cui però, al tempo stesso, abbiamo negato un automatico valore taumaturgico. Una grande occasione - è stato più volte ripetuto - che apre potenzialità nuove nel processo di integrazione europeapurché il Parlamento eletto sappia cogliere e sfruttare il suo ruolo di aggregazione di tutti coloro che si sentono impegnati per l'unità sovranazionale. Le elezioni dirette del Parlamento euroDeo sono dunque un punto di partenza, hanno tracciato una via: quali altre tappe sono state e vanno percorse? È di questi giorni la notizia della costituzione ufficiale, da parte di una sessantina di parlamentari europei, appartenenti a quasi tutte le forze politiche presenti nel Parlamento europeo, di un «Gruppo,>(detto del Coccodrillo dal nome del ristorante di Strasburgo dove, per la prima volta i promotori si sono riuniti), allo scopo di dar vita ad una autentica riforma politica ed istituzionale della Comunità, per renderla idonea ad affrontare con successo le gran- COMUNI D'EUROPA SOMMARIO La lacrime e il coccodrillo, di Gianfranco Martin i ....................... 1 Cronaca delle Istituzioni europee, di Piero Soldati ..................... 3 La risoluzione del PE sulla politica regionale ............................. 3 Pensiero e azione dei federalisti europei, a cura di Luciano Bolis 5 Presa di posizione dell'AICCE sull'attività delle Regioni all'estero nel campo dell'emigrazione, di Vincenzo Bigiaretti ............. 7 FESR, trasporti e strutture agricole all'esame del Comitato consultivo delle Regioni .................... 9 Obiettivi e metodologie del uDossier Europa» .;.. ..................... 9 Legittimità .delle . Regioni negli affari comunitari ........................ 11 I1 Fondo di ristabilimento del Consiglio d'Europa ..................... 13 di sfide del momento attuale. L'iniziativa nasce dalla diffusa sensazione, che si fa sempre più strada anche nel Parlamento europeo, che la Comunità è ad una svolta: o si decide a fare reali progressi qualitativi o sarà confinata nella sua routine senza infamia e senza lode, senza reali prospettive, costretta a difendere con espedienti, compromessi e continue ricuciture, gli stessi risultati raggiunti, rimessi in causa dalle sue esitazioni e contraddizioni. Non bastano più i dibattiti, pur vivaci e talvolta polemici, del Parlamento europeo nei confronti del Consiglio dei ministri, il voto contrario col quale esso ha bocciato l'iniziale bilancio di previsione 1980, le interrogazioni, le interpellanze, le risoluzioni, i rapporti, pur pregevoli, mediante i quali questa assemblea democratica approfondisce i contenuti delle politiche comuni e affronta le grandi linee dell'azione della Comunità. Il problema di fondo resta politico-istituzionale: la scelta tra unlEuropa federale e un'Europa confederale. Gli eventi hanno dimostrato quanto sbagliano coloro che accoglievano questa contrapposizione (federazione o confederazione) come un dibattito nominalistico, astratto, deviante. In questo solco si pone il <Gruppo del Coccodrillo~:senza versare lacrime inutili e ipocrite sulle deficienze esistenti, ma pur chiaramente consapevole delle loro cause, esso vuole preparare l'elaborazione di proposte concrete per la riforma costituzionale della Comunità: senza di essa non si affronta positivamente I'allargamento della Comunità, non si superano con successo - nell'ambito di una vera unione economico-monetaria - gli squilibri stnitturali che ostacolano l'integrazione economica tra Paesi e Regioni a diverso livello di sviluppo. Sono note le tesi che si contrappongono a tale proposito: quella, minimalista, che non ritiene necessario alcun nuovo assetto giuridicoistituzionale della Comunità, quella che si fa carico di questo problema ma ne vorrebbe affidare la soluzione ai governi o, eventualmente, ad alcuni saggi (i cui elaborati finirebbero tuttavia per essere sottoposti al Consiglio) e quella (federalista appunto) che punta ad un ruolo costituente del Parlamento europeo eletto. Questa è l'unica soluzione corretta ed efficace. Tutte le altre sono ambigue o prive di incidenza. Chi può immaginare seriamente che i governi nazionali, unanirnemente, decidano di modificare l'assetto istituzionale della Comunità attuale e sostengano con vigore l'esigenza di un governo europeo clie comporta una perdita di poteri e la rinuncia a parte delle loro prerogative? E chi può seriamente pensare che un collegio di esperti o di saggi, rinomati e rispettati certo, ma privi di qualsiasi autorità e legittimità democratica, possa avere la forza di far adottare una riforma così radicale? Solo il Parlamento europeo appare in grado di svolgere questo compito costituente. A questo mira il «Gruppo del Coccodrillo»: Altiero Spinelli, che è all'origine della sua costituzione, lo ha detto e ripetuto trovando echi favorevoli. In direzione convergente si era già mossa ad esempio la risoluzione presentata dal gruppo PPE del Parlamento europeo sugli sviluppi istituzionali della Comunità. I1 «Gruppo del Coccodrillo» si pone come obiettivo immediato la creazione di una Commissione costituzionale ad hoc: in tal modo essa potrà passare dallo stato di felice intuizione politica a strumento operativo e formale di iridividuazione di soluzioni adeguatamente approfondite. L'AICCE appoggia il «Gruppo del Coccodrillo~,perché ne conclivide gli obiettivi di fondo ed auspica che i membri italiani del PE vi aderiscano rafforzandone il prestigio e la rappresentatività. Ma la nostra associazione è così schierata anche per altri motivi: essa è cosciente del vuoto che separa il Parlamento europeo e l'opinione pubblica dei paesi membri, dovuto non solo a problemi di informazione, settembre 1980 ma anche alla natura dell'attuale lavoro parlamentare, spesso condizionato da aspetti tecnici e settoriali che non possono certo suscitare I'interesse generale dei cittadini, mobilitarne l'impegno, svilupparne la coscienza europea. Il <Gruppo del Coccodrillo» avrà successo - e trascinerà sulla via di questo successo il PE come istituzione - solo se avrà l'appoggio della società europea, nelle sue varie articolazioni: non i singoli individui atomisticamente considerati, non i singoli gruppi ed ambienti tra loro scoordinati e talvolta perfino concorrenti, ma un grande movimento organizzato di forze diverse e convergenti (saranno le forze politiche, quelle sociali, le autonomie territoriali, il mondo della scuola e della cultura, le organizzazioni giovanili e femminili e owiamente, i movimenti federalisti). In una parola, rimane più che mai attuale l'intuizione politica espressa fin dal 1964 dal Consiglio dei Comuni d'Europa: una azione centripeta di forze che altrimenti vedrebbero indebolita, nel loro agire in ordine sparso, la loro incidenza e la loro azione per un'Europa federale e che abbiamo chiamato ufronte democratico europeo». In questo senso va anche lo sforzo di profonda riforma del Movimento europeo che è attualmente in corso e di cui abbiamo già parlato in questa rivista. L'Europa unita non è un ideale illuministico: è costruzione politica, e come tutte le costruzioni politiche esige chiari obiettivi ma anche volontà, mezzi e strutture adeguate, rapporto continuo tra istituzioni e forze della società. «Gruppo del Coccodrillo», Fronte democratico europeo, Movimento europeo riformato: tre elementi di un'unica strategia alla quale soprattutto i partiti del nostro paese e i parlamentari eletti in Italia (che, al di là delle naturali divergenze interne appaiono consenzienti sulle grandi linee della costruzione unitaria e democratica dell'Europa) dovrebbero guardare con particolare attenzione e con crescente assunzione di responsabilità., Gemellaggio Traversetolo-Oraison Foto in prima pagina: (sopra) Roma, palazzo dello sport: nel nome dei Resistenti europei e all'insegna del motto «per l'Europa dei popo- (a sinistra) la delegazione del comune di Oraison (Francia) che ha preparato con gli amministrali*, il CCE lancia, nell'ottobre 1964, il Fronte tori locali di Traversetolo, guidati dal sindaco Agresti, la prima manifestazione del gemellaggio democratico europeo; (sotto) Ospedaletti, una (25 maggio) a cui ha partecipato per 1'AICCE l'on. Enzo Baldassi; (a destra) la pubblicazione preintelligente iniziativa del coniune: il simbolo parata dal comune di Oraison in occasione della seconda cerimonia del gemellaggio (14 luglio) con il comune emiliano. del gemellaggio sulle buste postali. COMUNI D'EUROPA settembre 1980 Cronaca delle Istit~zionieuropee La riforma della struttura della Comunità compete al Parlamento europeo x di Piero Soldati 1. La crisi economica che ha colpito i paesi membri della Comunità europea e gli altri paesi del mondo occidentale industrializzato non accenna ad evolvere verso congiunture più favorevoli: anzi, molti indicatori economici mostrano segni preoccupanti di peggioramento. L'ufficio statistico della Comunità, comunicando i dati sulla produzione industriale, ha rilevato la rapida caduta del tasso di crescita, che negli ultimi mesi è divenuto pari o inferiore a zero. Settori in crisi come la siderurgia ed i cantieri navali non danno cenni di ripresa ed anzi, per questi ultimi, il rapporto annuale della C~mmissionefissa al 1984-85 le possibilità di recupero. La tensione che scuote il settore automobilistico in Italia non è solo nostro problema nazionale, ma problema tutto comunitario, se è vero che il commissario Davignon si prepara a lanciare un drammatico appello alle pubbliche autorità e alle industrie, per far fronte comune ed evitare effetti fortemente negativi su una produzione che coinvolge (direttamente o attraverso industrie connesse) dal 12 al 18% dell'occupazione manifatturiera, dal 5 a11'8 % della produzione industriale, da11'8 al 12 % delle esportazioni industriali comunitarie. I governi dei paesi membri, in sede di Consigli ordinari o nell'ambito dei quadrimestrali incontri al vertice, non perdono occasione per sollecitare lo sviluppo di politiche comuni o la messa a punto di nuove politiche, dando mandato ora a un Consiglio specializzato, ora alla Commissione di tradurre in decisioni operative gli impegni politici. Come è noto, queste decisioni operative tardano sempre a venire e spesso non vengono affatto.; quando vengono, sono poi ostacolate sistematicamente dai comitati del Consiglio o il loro impatto è nullo a causa della scarsità delle risoise finanziarie messe a disposizione dal bilancio comunitario. 2. Le possibilità di rilancio dell'economia comunitaria (lo abbiamo detto più volte) sono strettamente legate ai rapporti che i paesi membri e la Comunità nel suo insieme vanno instaurando con i paesi in via di sviluppo e in generale con tutti i paesi terzi. Anche per le relazioni esterne, la volontà politica dei governi non si traduce in concrete politiche e decisioni operative; inoltre manca talvolta la stessa volontà politica e la posizione della Comunità (come è successo in agosto a New York all'Assemblea ONLI per lo sviluppo) si frammenta in posizioni nazionali difficilmente conciliabili fra di loro e con l'interesse comune europeo. 3. I1 Parlamento europeo, nel suo primo anno di vita, si è scontrato con queste diverse realtà, tutte in varia misura negative e tutte provocate dalle istituzioni che occupano la maggiore area di potere nella Comunità. Nello stesso suo seno, il Parlamento europeo ha spesso subito le frammentazioni che venivano dall'esterno e così le potenzialità di atteg- giamenti comuni, talvolta espresse da Giscard e Schmidt in politica estera, hanno trovato scarsa eco nell'Asseinblea ed hanno prodotto posizioni confuse e contraddittorie. Le battaglie che la maggioranza dei parlamentari hanno condotto su alcuni temi centrali dello sviluppo della Comunità (bilancio, politica agricola, sistema monetario) si sono scontrate con l'immobilismo del Consiglio e le reticenze della Commissione. 4. In questa situazione, un gruppo di parlamentari ha preso via via coscienza che la soluzione per la Comunità, per i paesi membri e per il popolo europeo che ha legittimato democraticamente l'assemblea, passa necessariamente attraverso una riforma profonda della struttura stessa della Comunità; che questa riforma deve essere studiata ed elaborata dal Parlamento europeo, l'unico ad essere depositario di questo speciale mandato; che il progetto di riforma, così elaborato deve essere inviato per ratifica agli organi costituzionali nazionali senza passare attraverso le pratiche paralizzanti delle conferenze diplomatiche. 5. Questi stessi parlamentari hanno anche compreso che, per ottenere il necessario con' 3 senso dell'Assemblea, essi dovevano lavorare al diO.. (ma non gli organi statutari del Parlamento: gruppi parlamentari e commissioni permanenti; che dovranno essere investite delle proprie responsabilità solo quando il dibattito, l'analisi ed il consenso raggiungeranno . un elevato grado di consapevolezza. Dalla prima riunione, svolta a Strasburgo al ristorante «il coccodrillo» (da qui il nome dato dalla stampa al gruppo: «il club del coccodrill o ~ )i, parlamentari che hanno promosso l'iniziativa sono ora più di sessanta e si preparano ad elaborare una proposta di risoluzionemanifesto, da presentare all' Assemblea e all'opinione pubblica. - - 6. Molto opportunamente Emanuele Gazzo ha scritto sull'Agence Europe del 15 settembre che, se i gruppi vogliono far fallire I'iniziativa (e dunque l'unica possibilità per il PE di imprimere una svolta allo sviluppo della Comunità), essi devono tentare di appropriarsene, sollecitati da stupido orgoglio di bandiera. Stupisce dunque che un folto gruppo di parlamentari, che fino ad oggi si sono distinti per le loro dichiarazioni di convinto europeismo, siano mancati all'appello del «coccodrilloBo, in sede di gruppo, abbiano proposto il boicottaggio dell'iniziativa. «Comuni d'Europa» intende seguire molto da vicino l'iniziativa, pubblicando, se lo riterrà opportuno, i processi verbali delle riunioni del <club»e sollecitando quei parlamentari che alle dichiarazioni di europeismo hanno finora evitato di far seguire i fatti. Risoluzione del Parlamento europeo suiprogrammi di sviluppo regionale A Il Parlamento europeo ha più volte assunto posizioni che interessano direttamente gli enti locaii e regionali. Questi ultimi sono evidentemente attenti anche agli aspetti più generali del processo di integrazione europea, alla sua dinamica politica e istituzionale e ai problemi del bilancio, consapevoli che è dalla loro soluzione che dipende b possibihtà non solo di reali progressi della società e della democrazia in Europa ma anche del raffoorzamento delle autonomie, di u n loro ruolo aperto a spazi sovranazionali, di una maggiore capacità delle autorità territoria/i d i dare risposte più adeguate e durature alle esigenze dei cittadini. Ma accanto ai problemi generah ve ne sono altri' che, pur indirsolubilmente intrecciati coi primi (perché da essi condizionati) incidono in modo più immediato sulle preoccupazioni, le esperienze, i compiti degli amministratori locali e regionali: tra questi vi è, indubbiamente e in primo luogo, la politica regionale con tutta la complessità delle suce implicazioni (a'iprioità, d i strumenti finanziari, di articolazione e coordinamento programmatici, di sedi istituzionali ecc.). Per questo motivo pubblichiamo nel testo integrale la risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 18 settembre in seduta plenaria, riroluzione predisposta sulla base del rapporto redatto dall'on. Giovanni Travaglini a nome della Commissione per la politica re- gionale e l'assetto del territorio, presieduta dall'on. Pancrazio De Pasquale. L'importanza del documento appare evidente daiia sua lettura. Infatti viene riconosciuto, con una dichiarazione d i devante valore politico, il carattere d i preminenza della politica d i sviluppo e d i riequilibrio regionale della Comunità. È d i importanza veramente notevole ilfatto che il Parlamento abbia ribadito esplicitamente che tutte le politiche comuni devono essere più incisive e meglio coordinate alfine d i assicurare illoro determinante contributo allo svi/uppo delle aree meno favorite. Si conferma in tal modo che il Fondo europeo di s v i w o regionale è soltanto uno degli strumenti comunitari, non certo i/ solo, per promuovere i 'riequihrio regionale. Politica agricola, politica industriale, politica sociale, dei trasporti, dell'arnbiente, ecc. della Comunità devono sistematicamente tener conto delloro impatto sulle aree regionali meno favorite e contribuire, unitamente a//e politiche regionaliproprie degli Stah nazionali e de/le stesse Regioni interessate, al loro sviluppo socio-economico edalloro assetto territoriale. La risoluzione del Parlamento comporta un rinnovato impegno comunitario: potenziamento degli strumenti esistenti (in primo luogo il FESR), rigoroso coordinamento delle attività programmatiche che ad essi fanno capo, revisione delle politiche comuni in quella parte settembre 1980 COMUNI D'EUROPA dei cnten' e delLe metodoLogie d i intervento che non favorircono il riequilibrio regionale, considerazione globale e non piiì settonale dei problemi di organizzazione tertitotiale e d i sviluppo produttivo delle aree regionali, coordinamento ben piii efficace tra l'attività comunitaria d i politica regionale, e quella degli Stati nazionali e delle Regioni. La riroluzione è centrata sui nprogrammi di sviluppo regionaleu, ma a monte e a valle d i questi vengono in realtà toccati molti problemi ai quali gli eletti comunali, provinciali e regionali sono notevolmente sensibili, per il loro ruolo politico e d istituzionale. Ne citiamo alcuni sui quali dovrà appuntarsi la loro attenzione e il loro impegno: - l'importanza e la necessità dei programm i d i sviluppo regionale intesi come quadro d i riferimento delle politiche regionali, nazionali e comunitarie e quindi in grado d i indicare precisi obiettivi e priorità; - l'indispensabile apporto che le Regioni (a loro volta democraticamente inteipreti della complessa reaità delle diverse aree ed autonomie istituzionali infraregionaiz) debbono essere chiamate a dare alla redazione d i tahprogramm i e a tutte le azioni e d interventi che concernono lo sviluppo regionale; - il rapporto - naturale, a nostro parere, per il comune interesse per la dimensione territonale dei problemi - tra Enti locali e regionaLi e Pariamento europeo che dovrà essere costantemente informato dei risultati della collaborazione, programmatica e d operativa, tra Commissione comunitana, Stati membri e Regioni partecipi d i questo dialogo; - l'importanza d i una venfica degli effetti che le politiche comunitarìe determinano negli ambiti regionahper valutarne il contributo allo sviluppo e al riequilibrio regionale, venfrca alla quale gli enti tevitonali autonomi sono direttamente interessati; - la necessità che ogni qualvolta la Commissione delle Comunità europee avanza proposte normative, esse inchabno automaticamente una valutazione del loro impatto regionale. La risoluzione del Parlamento europeo è tuttavia u n punto di partenza, non d i arrivo. Si apre ora, alla nostra Associazione e agli enti locali e regionah; u n Prospettiva digrande interesse e a? rilevante responsabilità nel campo dell'informazione e documentazione, delle procedure d i programmazione, del coordinamento delLe iniziative, della venfica i n loco, della partecipazione, della sensibilizzazione dei cittadini d a dimensione europea nella quale il nostro Paese ormai necessariamente si colloca. L'AICCE metterà ora allo studio u n programma coerente d i iniziative che riportino a contatto con la differenziata realtà del nostro paese e, in particolare, del Mezzogiorno, le indicazioni e le esigenze d i cui la Commissione per la politica regionale e l'assetto del temtorio e poi l'intero Parlamento europeo si sono fatti così correttamente interpreti: convegni per aree-programmi, dibattiti su programmi di sviluppo regionale, miglior utilizzo degli strumentifinanzian'comunitan; rafforzamento dei can& d i dizlogo e di consultazione degli Enti autonomi territoriali da parte della Comunità europea (in primo Luogo IL Comitato ConsuLtivo delle istituzioni regionaii e locali dei Paesi membn' della Comunità europea, creato su iniziativa del Consiglio dei Comuni d'Europa, e l'lntergruppo per i problemi locali e regionali del Parlamento europeo, che èpresieduto dallo stesso on. Travaghn) . La nostra buona volontà necessita d i una costante e convinta cooperazione da parte d i tutti i rappresentanti della democrazia locale, quali ne siano la collocazione ai vari livelli, comunale, provinciale e regionale, e le convinzionipolitlche. La nostra rivista è aperta ai commenti, alle considerazioni e alle proposte che possano contribuire ad approfondire il dibattito su temi così essenziaiì e a fornire indicazioni operative alla nostra Associazione. .. La risoluzione Il Parlamento europeo, - visto il parere della commissione per lo sviluppo regionale presentata alla Commissione dagli Stati membri (COM (79) 290 def.), - visto il parere della Commissione delle Comunità europee del 23 maggio 1979 sui programmi di sviluppo regionale presentati dagli Stati membri (COM (79) 534), - vista la Raccomandazione della stessa Commissione del 23 maggio 1979 agli Stati membri relativa ai detti programmi (COM (79) 535), - vista la relazione della commissione per la politica regionale e l'assetto territoriale (doc. l-347180), 1. ricorda che una delle motivazioni e delle finalità fondamentali del.l'istituzione comunitaria è quella di assicurare lo sviluppo armonioso riducendo le disparità tra le differenti regioni e il ritardo di quelle meno favorite*, secondo quanto esplicitamente prescritto dal Trattato di Roma; 2. ribadisce pertanto la centralità e l'importanza della politica di sviluppo e di riequilibrio regionale della Comunità; 3. conferma che lo sviluppo delle strutture produttive delle regioni più sfavorite è una delle condizioni essenziali per realizzare la convergenza delle economie; 4. ribadisce che tutte le politiche comuni debbono essere più incisivamente sviluppate ed opportunamente coordinate al fine di assicurare il loro determinante contributo ai processi di sviluppo delle regioni meno favorite; 5. riconosce, concordando in ciò con la risoluzione del Consiglio delle Comunità europee del 6 febbraio 1979 rela.tiva agli orientamenti di sviluppo regionale comunitario, che i programmi di sviluppo regionale costituiscono la sede più idonea per I'attuazione concreta di un coordinamento ben articolato delle politiche regionali nazionali e di quella comunitaria; 6. ritiene pertanto che tali programmi non solo debbono costituire un indispensabile strumento di riferimento per la partecipazione del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale agli interventi di sviluppo regionale, ma devono tendere a rappresentare un completo quadro di riferimento delle politiche regionali, sia nazionali che comunitarie; 7. condivide il parere della Commissione sui Programmi di sviluppo predisposti dagli Stati membri (COM (79) 534); 8. raccomanda pertanto agli Stati membri di promuovere i necessari adeguamenti ed ampliamenti di tali programmi secondo le raccomandazioni fatte dalla Commissione delle Comunità europee (COM (79) 535) che parimenti questo Parlamento condivide; 9. ritiene necessario che gli Stati membri indichino con precisione nei programmi, con riferimento agli obiettivi di sviluppo che essi si sono fissati, le priorità e le scelte strategiche delle loro politiche regionali, in modo da consentire un dialogo costruttivo tra Commissione e Stati membri per la definizione delle priorità di intervento degli strumenti finanziari delle Comunità; 10. sollecita, anche per i tempi brevi, intese dirette tra la Commissione, gli Stati membri e le Regioni al fine di promuovere azioni integrate per aree-programmi caratterizzate da situazioni fisico-ambientali e socio-economiche tali da consentire il raggiungimento di concreti e positivi risultati ai fini dello sviluppo regionale attraverso la coordinata attuazione degli interventi. Raccomanda vivamente che questa attività, come del resto tutte le azioni che concernono lo sviluppo regionale, sia condotta con la fondamentale ed imprescindibile partecipazione delle Regioni; 11. ritiene di dover essere costantemente informato dei risultati di questa collaborazione programmatica ed operativa tra Commissione, Stati membri e regioni per poter esplicare convenientemente la sua funzione promozionale e di controllo; 12. ritiene che, in attesa dei perfezionamenti e degli ampliamenti richiesti, i programmi presentati dagli Stati membri possano in via prowisoria essere utilizzati dal FESR per il finanziamento degli interventi facenti capo agli esercizi fino al 1980; 13. dà mandato alla sua commissione per la politica regionale e l'assetto territoriale di svolgere un vigile controllo circa il coerente sviluppo della politica della Comunità per il riequilibrio regionale; 14. ritiene indispensabile che la Commissione delle Comunità europee riporti nella Relazione annuale sul FESR di cui all'art. 21 del Regolamento (CEE 724173) una esauriente analisi degli effetti che le politiche comunitarie determinano negli ambiti regionali, al fine di valutare correttamente il contributo che da tali politiche deriva allo sviluppo e al riequilibrio regionale; 15. ritiene altresì indispensabile che i documenti della Commissione contenenti proposte di nuove politiche, regolamenti, direttive o decisioni includano sistematicamente una valutazione del loro impatto regionale; 16. raccomanda alla Commissione di rafforzare la collaborazione con gli Stati membri per quanto concerne l'attuazione dei programmi, intensificando altresì la vigilanza sulla base delle relazioni annuali che gli stessi Stati sono tenuti a presentare; 17. incarica il suo presidente di trasmettere la presente risoluzione e la relazione ad essa attinente al Consiglio e alla Commissione delle Comunità europee. settembre 1980 COMUNI D'EUROPA Pensiero e azione dei federalisti europei Anche quest'anno la pausa estiva è stata gravida di riflessione per i federalisti, che, sulla scorta delle awisaglie che l'avevano preceduta, si sono lanciati all'elaborazione di una nuova strategia che, partendo dalla rivoluzione culturale del loro ultimo congresso di febbraio a Bari, dove si erano dibattuti soprattutto i contenuti della politica europea e, con ciò stesso, le ragioni sostanziali del nostro essere europei e batterci per l'Europa, arrivasse a conciliare quelle stesse ragioni con un esame realistico delle forze in campo cui affidare le opportune trasformazioni del moto di unificazione in corso. Ma procediamo con ordine. I buongustai strasburghesi conoscono da sempre Le crocodile come uno dei loro più sofisticati, e conseguentemente anche più cari, ristoranti, proprio alle spalle della storica Place Kléber. D'ora innanzi, però, saremo forse sempre più indotti ad associare istintivamente nella nostra memoria questo termine zoologico e gastronomico ad un'operazione europea destinata a far parlare largamente di sè; come già fu all'inizio degli anni '50 per l'orangéni di Strasburgo, il parco prospicente la vecchia Casa d'Europa che ha dato il nome a quel Consiglio di Vigilanza che doveva controllare l'impegno europeo dell' Assemblea Consultiva, allora presieduta da Spaak. Al Coccodrillo si sono quindi riuniti il 9 luglio scorso nove parlamentari europei (sarebbe il caso di dire: pochi ma buoni!), appartenenti a paesi e orientamenti politici diversi, ma uniti nello stesso impegno di ricercare nuove vie istituzionali che consentano alle Comunità, e conseguentemente alla stessa Europa, di uscire dalla crisi di stallo che, dopo il voto popolare dell'anno scorso, minaccia ormai pericolosamente d'immobilizzarla. In agosto erano già pervenute a Spinelli - promotore anche di questa iniziativa, come già del precedente Consiglio di Vigilanza - 25 adesioni di colleghi, che.alla sessione di settembre sono salite a 41, tra cui qualche grosso nome della politica europea, come un Tindemans e un Brandt. Oggi si parla di 70, mentre il traguardo preconizzato da Spinelli sarebbe di 200, cioè una grossa minoranza rispetto al totale dei parlamentari che è 410. «Se ci sono deputati i quali siano giunti, come me, alla convinzione che la riforma delle istituzioni è cosa troppo seria per essere lasciata nelle mani di statisti e diplomatici - si legge in un appello lanciato il 25 giugno da Spinelli - li prego di rispondere a questa mia lettera, accettando di partecipare ad incontri nei quali studieremo insieme i modi necessari per impegnare il Parlamento europeo in questa azione., Il circolo del coccoddo, come il gruppo degli amici di Spinelli ha subito deciso di chiamarsi (con prudenza pari a quella che aveva suggerito a suo tempo la formula anodina dell'Assemblea a d hoc) lascia ora intendere che l'iniziativa avrà probabilmente degli sviluppi positivi; ma poiché spetta ad altri riferirne su queste pagine, passo subito all'altro volet del dittico, cioè all'azione decisa nel frattempo concentrare la nostra azione e la nostra propaganda sul tema del governo europeo, così come a cura di Luciano Bolis abbiamo fatto nel passato per il voto europeo. Credo che abbia ragione, quindi vorrei proporCome già accennato nella cronaca preceden- vi di discutere tale prospettiva in questa sessiote, il Comitato fedcrale dell'Unione europea ne del Comitato federale. Naturalmente essa dei Federalisti si è riunito il 28 e 29 giugno a non significa che noi dovremmo occuparci solo Lussemburgo e, dopo avere espresso il proprio del governo europeo. Noi dobbiamo occuparci sostegno alla candidatura di Thorn alla presi- dei problemi politici, economici e sociali denza della Commissione, ha ribadito che «il dellJEuropa nel contesto mondiale che abbiacompito di elaborare. il progetto di riforma de- mo definito a Strasburgo, ma facendo constave essere affidato al Parlamento eletto dal po- tare ogni volta che essi non possono essere risolpolo europeo», precisando che esso intende ap- ti in modo efficace, e spesso non possono nempoggiare «tutte le proposte che prevedono una meno essere affrontati, senza un governo euroriforma delle istituzioni della Comunità euro- peo. D I risultati di quella riunione ci permettono, pea» e in particolare quella di Spinelli che tennell'insieme, di considerare con soddisfazione de a «costituire, dopo un grande dibattito poliil largo spazio d'impegno unitario raggiunto, tico del Parlamento europeo, un gruppo di lavoro a d hoc, chiamato ad elaborare un proget- non solo per quanto riguarda la nuova azione di Spinelli, ma quella stessa tradizione federato delle necessarie riforme istituzionali.» Con l'occasione i federalisti si sono anche lista accettata oggi da tutti come «globale,, mostrati convinti chc, dopo l'elezione del Par- mentre una volta, quando si chiamava ((intelamento a suffragio universale diretto, «è venu- grale~,si usava contrapporla polemicamente a to il momento di creare un governo europeo quella «istituzionale». Sulla base di considerazioni analoghe si capace di agire». Quc:stlultima frasetta può apparire ovvia, in quanto s'inserisce nel filone esprime anche la nota informativa del 17 luglio classico dell'impegno federalista, e non vi è in- delllUfficio rapporti col PE (insediato un anno fatti vecchio militante che non ricordi i lunghi fa dal MFE a Torino e posto sotto la direzione anni passati a sottolinearne insieme la necessità di Sergio Pistone), la quale a sua volta insiste e l'urgenza. Tuttavia la riprendo qui con parti- perché la Comunità si doti di «istituzioni atte a colare intensità di accento perché proprio su di far funzionare questa nuova fase dell'unificaessa, nella ricerca incessante di nuove formule zione europea. L'eco suscitata dalle iniziative atte a conciliare teoria politica e realtà quoti- dell'on. Spinelli - prosegue la nota - tendiana, si è realizzata la congiunzione tra la re- denti a promuovere un dibattito ed una propocente iniziativa di Spinelli e la svolta preceden- sta del PE in tema di modifiche istituzionali, fa sperare che possa essere condotta con successo temente attuata dai federalisti italiani a Bari. I1 pericolo era che certi parlamentari euro- la battaglia per creare un governo democratico pei, pur animati dalle migliori intenzioni di per un 'Europa indipendente, secondo la incisiquesto mondo. e certo anche realisticamente va indicazione formulata dal MFE. I parlamenconsci del ruolo storico che loro attribuisce tari europei perderanno però la battaglia l'elezione, restassero però sostanzialmente pri- ammonisce sempre la nota - se non sapranno gionieri dell'ottica nazionale tradizionale da mobilitare, attorno a questo disegno, il concui generalmente ha preso le mosse la loro senso dell'opinione pubblica, e in particolare esperienza politica europea, e conseguente- se non riusciranno a portare all'interno delle mente finissero col perdere il contatto con la organizzazioni politiche - dalle confederaziorealtà, che oggi invece reclama disperatamente ni europee alle singole sezioni di base - il dil'Europa, come i federalisti non si stancano di battito sul ruolo dell'Europa nel mondo e sulle risposte che deve dare la Comunità alle sfide ripetere. Per contro, vi era anche il pericolo che certi esterne ed alle giuste esigenze che, al suo interfederalisti, nella loro esasperata tensione volta no, continuano ad essere disattese~. Poiché le idee camminano sulle gambe degli a captare e identificare sempre nuovi modelli di sviluppo per una società più libera e più giu- uomini, mi sia eccezionalmente consentito di sta, cioè appunto federalista, asserendo che riferirmi anche al denso carteggio sviluppatosi questi modelli più facilmente potrebbero esse- su questo stesso tema tra Albertini e Spinelli, re accettati da un'opinione pubblica in parte entrambi ugualmente preoccupati di vedere asancora sproweduta e in particolare dai giovani, sicurato il successo della propria azione grazie finissero col dare I'irnpressione di un rallenta- anche all'indispensabile apporto complemenmento, se non proprio accantonamento, del tare dell'altro. Ma in realtà si tratta, come non vecchio impegno istituzionale, magari anche potrebbe non essere, di un'unica azione, macedendo inawertitamente alle pressioni di nifestantesi però attraverso gradi, forme e amquella parte, purtroppo preponderante, bienti diversi, come suggerisce del resto la più dell'opionione pubblica che ancora non ha col- elementare norma di divisione del lavoro. to il nesso che necessariamente si pone tra quei Così il 19 luglio Albertini scriveva a Spinelli: due aspetti di una stc-ssa realtà che sono il con- <In sostanza la tua azione si può paragonare altenuto e la forma. la creazione di una sacca nel territorio nemico Non per nulla, a Lussemburgo, il presidente (il PE resterà nelle mani del nemico fino a che Albertini ha iniziato la sua relazione informan- subirà il dominio dei poteri nazionali), cioè ad do che «l'Ufficio esecutivo ha preso in esame il una manovra che può essere eseguita con poche problema dell'azione dellJUEFnel quadro del- forze scelte, ma che deve essere collegata conla situazione attuale dell'Europa e sulla base cettualmente e praticamente con l'azione glodel congresso di Strasburgo. I1 vice presidente bale del grosso delle forze proprie e di quelle Schoendube ha osservato che dovremmo ormai del nemico. Ciò serve a stabilire che il rapporto COMUNI D'EUROPA esterno deve essere realizzato con chi può decidere, con chi controlla il processo del potere*, 'che, per Albertini, sono essenzialmente i partiti. I1 10 settembre controbatteva Spinelli: «Sono i federalisti pronti a chiedere che i progetti del PE non siano dati come documenti di lavoro in pasto a conferenze diplomatiche intergovernative che redigeranno poi il testo definitivo del trattato, ma siano presentati, così come usciranno dal voto finale del Parlamento, a chi li dovrà in definitiva approvare, cioè ai Parlamenti nazionali o ai referendum popolari, a seconda dei paesi? È I'UEF pronta a cominciare a pensare che, proprio perché l'azione costituente dovrà espandersi in una vasta azione di agitazione politica, i federalisti devono cominciare da adesso a prepararvisi con impegno?* Sono domande retoriche, evidentemente, cui solo il futuro potrà fornire una risposta adeguata. Ma penso che un giorno, se l'Europa diventerà un fatto compiuto, le nuove generazioni leggeranno forse queste lettere o stralci di lettere con la stessa attenzione e ammirazione con cui noi oggi leggiamo quelle dei nostri padri che hanno fatto l'Italia un secolo fa. E il vecchio sentimentale che sono si è anche commosso quando ha sentito il presidente delllUEF affermare pubblicamente che si considerava soltanto il «secondo» di Spinelli nella guida dell'operazione strategica congiuntamente intrapresa. Alla Direzione del MFE è spettato, il 13 settembre a Milano, di dar corpo a questo gran disegno che dovrà d'ora innanzi informare di sè tutte le attività federaliste. Anche se una decisione formale potrà esser presa soltanto dal Comitato federale dell'UEF che si riunirà in Italia a fine novembre, mi pare utile riprendere in questa sede quanto pubblicato il 28 settembre dalla citata nota torinese quando scrive che, a sostegno dell'azione di Spinelli, uI'UEF ha deciso di promuovere in tutta Europa, a livello europeo, nazionale, regionale e comunale, la costituzione di Comitati per il governo europeo, formati, oltre che dai federalisti, da esponenti del mondo politico, economico, sindacale, culturale e dei governi locali. Questi comitati organizzeranno, sul tema del governo europeo e delle indispensabili riforme istituzionali, una campagna capillare fino alla prossima elezione europea, mirando a mobilitare con vari strumenti (tra cui le petizioni al PE) I'opinione pubblica e a far emergere candidature valide in vista della scadenza elettorale de11'84.8 A queste petizioni, già note ai nostri lettori, se ne aggiungerà però presto un'altra sul tema specifico della riforma istituzionale comunitaria. Ne riprendo qui di seguito il testo in anteprima nella sua stesura ancora prowisoria, per opportuna informazione: (Noi sottoscn~ticittadini europei ci nkolgiamo d l Parlamento europeo. Constatiamo che, nella pericolosa situazione attuale, l'Europa non è governata e che, per questo, restano insoluti i problemi dai quali dipende la sopravvivenza della libertà e della democrazia in Europa. Si tratta in particolare della presenza dell'Europa nel mondo per contribuire attivamente alla pace; delsuo contributo allo svilup(continuazione a pag. 15) settembre 1981 ASSEMBLEA DELLA STET Confermata la validità delle scelte programmatiche del GRUPPO per fronteggiare le prospettive di espansione delle telecomunicazioni negli a r i r i i '80 Si è tenuta in Torino il 25 luglio 1980, sotto la presidenza di Arnaldo Giannini I'Assemblea Ordinaria della STET-finanziaria dell'lRI per le telecomunicazioni e I'elettronica - che ha approvato la Relazione del Consiglio di Amministrazione ed il bilancio al 31 marzo 1980. Il conto profitti e perdite ha chiuso con un utile netto di 4,6 miliardi. Il Consi<gliodi Amministrazione ha ritenuto di dover proporre di non far luogo a distribuzione di dividendo e, pertanto, di assegnare al "fondo per reinvestimento utili nel Mezzogiorno" i 4 miliardi disponibili dopo il prescritto accantonamento alla riser\~alegale. La relazione del Consiglio di Amministrazione prima di illustrare l'attività sociale svolta nell'anno, ha tracciato alcune considerazioni su quelle che saranno le telecomunicazioni degii anni '80 e nelle prospettive di espansione del settore derivanti dall'introduzione dell'elettronica e dallo sviluppo di mezzi trasmissivi sempre più sofisticati, novità tecniche tali che lasciano prevedere, proprio sul terreno delle telecomunicazioni, una delle principali sfide di questo scorcio di secolo. La validità delle scelte fatte dal Grupoo STET negli anni '70 per far fronte in Italia a tali prospettive sono ampiamente confermate dagli orientamenti assunti da tutti i Paesi che si sono posti l'obiettivo della realizzazione di reti integrate. La Relazione, dopo aver ricordato la crisi del '73 che ha colpito l'economia di tutti i Paesi industrializzati e il cui impatto sul sistema produttivo si è rivelato di particolare ampiezza e gravità per le Aziende del Gruppo, ha indicato, tra le cause del successivo processo involuti\/o le insufficienze e i ritardi dell'intervento pubblico a sostegno dell'attiuità di ricerca e sviluppo, la carente programmazione della domanda pubblica, la elevata conflittualità nelle relazioni industriali, e I'iriadeguatezza delle procedure tariffarie vigenti a far fronte alle esigenze di equilibrio economico della gestione della SIP. Nonostante gli sforzi condotti dal Gruppo STET per contenere l'impatto negativo dei fattori indicati, gravi problematiche hanno investito anche l'area delle Aziende manifatturiere del Gruppo che impegnate in vasti ed onerosi programmi di ricerca e sviluppo hanno cercato di contrastare, nei lirriiti del possibile, tale impatto con una assidua opera di consolidamento e affinamento delle strutture e dei processi produttivi e rispondendo a situazioni di difficoltà del mercato interno accentuando lo sforzo di ricerca di nuovi sboccni sui mercati esteri, la cui individuazione è peraltro necessaria, per contenere nei prossimi anni, i riflessi sull'occupazione conseguenti alla programmata e progressiva evoluzione delle produzioni dell'elettronica sempre più spinta. Per quanto concerne la SIP la Relazione ha sottolineato che se i dati di consuntivo denunciano risultanze gestionali per la prima volta negative nella storia della Società, esse tuttavia non legittimano giudizi arbitrari volti a suscitare allarmismi in ordine ad una Azienda e ad un settore, nonostante tutto, complessivamente solidi. Il lunghissimo iter tariffario trascinatosi per circa un triennio e le più recenti vicende ad esso collegate hanno contribuito a rendere particolarmente acuta I'attenzione su taluni aspetti del problema e ingenerato interpretazioni ed illazioni non corrispondenti alla effettiva situazione. L'inadeguatezza poi dell'ultimo provvedigennaio 1980, non ha prodotto mento di revisione tiiriffaria, entrato in vigore il l o effetti sufficienti a garantire il ripristino dell'equilibrio economico indispensabile alla SIP per attuare gli investimenti programmati. La Relazione è passata poi ad inquadrare e valutare le realizzazioni nell'esercizio 1979. 11 giro d'affari del Gruppo ha superato i 4.000 miliardi di lire con un incremento del 18Ol0 rispetto al 1978. 1 1 personale alla fine del 1979 era di circa 133.000 unità; il costo del lavoro ha registrato un incremento di circa il 2O0/0. Complessivamente il fatturato estero ha raggiunto i 270 miliardi, mentre le vendite che risultano pari al 22% circa del fatturato globale delle Aziende manifatturiere ed ausiliarie confermano la positiva tendenza all'espansione. L'esposizione f i nanziaria del Gruppo pari a 7.257 miliardi, riflette il volume sempre rilevante di investimenti effettuati con un concorso dell'autofinanziamento reso del tutto marginale dalla inadeguatezza del livello tariffario. La difficile situazione posta in essere dalla vasta problematica ampiamente illustrata, conclude la Relazione, non scalfisce la certezza sulla possibilità di un suo superamento anche tenendo presente il rilievo centrale e prioritario che il settore in cui opera il Gruppo ha assunto nel quadro della crescita economica del Paese. Presidente della Socità è il dott. Arnaldo Giannini, Vice Presidente il dott. Carlo Cerutti. Amministratore Delegato i i dott Paolo Pugliese. L settembre 1980 COMUNI D'EUROPA 7 Presa di posizione dell'AICCE sull'attività delle Regioni all'estero nel campo dell'emigrazione I'AICCE ha avuto con associazioni degli emigrati, partiti, sindacati, regioni e enti locali, in occasione di un incontro svoltosi a Roma il 9 settembre scorso, al quale lo scrivente ha partedi Vincenzo Bigiaretti cipato (*). Quali i punti di maggiore critica rivolti al prowedimento del governo? Sono molti, inmenti, a difficoltà aggiuntive e non previste nanzitutto di ordine costituzionale e procedu(forse neanche prevedibili), alla ripresa di una rale. I1 decreto prevede disposizioni che usi apbattaglia per la difesa delle prerogative e dei diritti stessi delle Regioni e degli enti locali in plicano anche nei confronti delle regioni a stauna materia per la quale non mancano già di tuto speciale e delle province autonome,. Questo sembra essere un punto che invece travalica per sè notevoli difficoltà. Ci si riferisce in particolare alla disciplina che le competenze delle regioni a statuto speciale, il Governo ha dato, con un Decreto del Presi- tanto che la Consulta dell'emigrazione della dente del Consiglio dell'ii marzo 1980, al di- Regione siciliana ha approvato all'unanimità, sposto dell'art. 4 del DPR n. 616 del 24 luglio il 21 luglio 1980 un ordine del giorno che im1977 con il quale si riconoscono i diritti delle pegna <La presidenza della Regione a prendere Regioni a svolgere ' attività promozionale le opportune iniziative atte a ribadire, in rapall'estero, raccordati al potere-dovere del Go- porto al succitato decreto, il pieno rispetto delverno di fissare gli indirizzi e il necessario coor- le prerogative sancite nello Statuto dell'autodinamento d'intesa con le Regioni, di questa nomia della Sicilia e che, in ogni caso, garantiattività promozionale. I1 comma dell'art. 4 del scano la piena e libera attuazione delle iniziatiDPR 616 recita testualmente: *Le Regioni non ve previste dalla legge regionale 4 giugno 1980 possono svolger all'estero attività promozionali n. 55w, legge che prevede provvedimenti in farelative alle materie di loro competenza se non vore dei lavoratori emigrati e delle loro famiprevia intesa con il Governo nell'ambito degli glie. Dubbi di incostituzionalità sorgono anche indirizzi e degli atti di coordinamento di cui al riguardo ai controlli che il governo può effetcomma precedente,. 11 Decreto 11 marzo 1980 reca per titolo «Di- tuare sulla composizione di delegazioni regiosposizioni di indirizzo e coordinamento per le nali all'estero. Sul piano delle procedure il decreto è stato attività promozionali all'estero delle regioni emesso senza consultare preventivamente le renelle materie di competenzaw, ed appai-e, per gioni, consultazione che, anche se certo non quasi unanime valutazione di tutte le forze imcostituisce un obbligo formale per il governo, pegnate nell'emigrazione, come inadeguato avrebbe certamente facilitato l'emanazione di soprattutto per quanto riguarda il coordinamento, che non va confuso e non si esaurisce in una semplice imposizione di limiti alle Regioni ( * ) Erano presenti per I'AICCE: I'on. Enzo Baldassi, che non sono facilmente accettabili in un qua- Aurelio Dozio e Domenico Falconi; per le Regioni: Giovanni Lanna e Pierina Ales (Veneto), Doina Amprimo e dro di corretto funzionamento del sistema co- Gianni Ponzetto (Piemonte), Fabio Barboni (Marche), stituzionale delle autonomie. Ma ancor prima Corrado Caratozzolo e Laura Tamagnini (Umbria), CamilCarbone (Molise), Lucio Contadini (Trentino Alto Adidi valutare analiticamente il prowedimento, lo ge), Giancarlo Di Camillo (Abmzzo), Angelo Di Mauro una distinzione pregiudiziaie si impone. L'am- (Basilicata), Giovanni Fiorini, Alfredo Gentili e Claudio bito comunitario non può essere confuso con il Morales (Lazio), Giannetto Magnanini e Alessandro Reg(Emilia Romagna), Gianfranco Montis (Sardegna). contesto internazionale e le attività promozio- giani Natale Maltese (Sicilia); per le Associazioni nazionali degli nali della Regione nel quadro della Comunità emigrati: Claudio Cianca, Paolo Cinanni e Ignazio Salemi sono qualitativamente diverse da quelle svolte (Filef), Giuseppe Bordonaro e Maria Federici (Anfe), Bios De Maio (Istituto Santi), Gian Maria Fara (Aitef), Salvatoall' estero. re Gasparro (Acli), Renzo Lomazzi (Mcl), Silvano Ridolfi L'AICCE, con una lettera del suo presidente (Ucei), Ferruccio Pisoni, Camillo Moser e Giorgio Pelusi (Unaie), mentre in rappresentanza dei partiti sono interveal presidente del Consiglio ed ai ministri inte- nuti: Dino Pelliccia e Rodolfo Amodeo (Pci), Enzo Bianco ressati, ha preso posizione sul problema di fon- (Pri), Giovanni Ortu (Psdi). Hanno inoltre partecipato: do e sul decreto in questione. In calce viene Franco Chittolina (Cisl) e Franco Salvatori (Cgil) per i sinWalter Anello per la Lega delle autonomie e i Potepubblicato il testo integrale della lettera, che è ridacati, locali, Vittorio Giordano per la Cisdc e Massimo Del Preil risultato di una larga consultazione che te e Ubaldo Larobina per la Fmsie. I problemi dell'emigrazione sono già da alcuni anni all'attenzione del CCE e dell'AICCE. Basti richiamare i documenti che dal 1973 in poi sono stati elaborati come contributi all'azione concreta degli enti locali italiani e europei, del CCE, della Comunità europea. Nel n. l /gennaio 1980 di *Comuni d'Europa» sono richiamate, oltre le principali tappe di questo ancor breve ma intenso cammino, le proposte che I'AICCE ha presentato al Senato della Republica in occasione dell'indagine conoscitiva sulle comunità italiane all'estero promossa dalla 3 a Commissione permanente (Affari esteri) del Senato stesso. Si tratta ora di passare da una fase di definizione e di analisi complessiva del fenomeno emigratorio a una fase attiva di proposte e di interventi concreti sui problemi che con maggior urgenza sono all'attenzione degli emigrati italiani in Europa, il cui numero complessivo - non va dimenticato - è, nonostante la relativa stasi dell'emigrazione, ancora assai consistente: 2.201.484 nei 1978. 11 ruolo degli enti locali, in particolare le Regioni, assume una rilevanza di primo piano quando si passa ad affrontare le questioni nel loro aspetto specifico, nel concreto di problemi quali ad esempio la partecipazione alle scelte che in campo economico, sociale e politico vengono fatte da parte degli enti locali di cui gli emigrati continuano a restare cittadini con tutti i diritti che ne derivano. È anche per questa ragione - oltre che per questioni che investono il campo dei diritti e della parità sul piano europeo - che 17AICCE intende rafforzare la collaborazione con gli enti locali (Regioni, Comuni, Province, altri enti territoriali) dove più consistente è stata o è l'emigrazione attraverso incontri e consultazioni tesi ad approfondire i temi di intervento. Una iniziativa di questa portata non può owiamente ignorare tutto l'insieme del mondo dell'emigrazione, in particolare dell'emigrazione organizzata, che ha nelle Associazioni nazionali, oltre che nell'impegno delle forze politiche e sindacali, il suo momento di più alta rappresentatività per i collegamenti di massa estesi e profondi con gli emigrati, e di più consolidata esperienza. Questa la ragione della riunione presso I'AICCE svoltasi il 22 luglio scorso con le associazioni nazionali, nella quale si sono esaminati i modi come approfondire la collaborazione per un pih proficuo apporto dell' AICCE al miglioramento delle condizioni degli emigrati sia all'estero che nel momento del rientro in patria, e senza trascurare i problemi nuovi e complessi che si pongono con la presenza nel nostro Paese di una consistente massa di lavoratori stranieri immigrati. Questo impegno che l' AICCE va profondendo per I'emigrazione si scontra con una tendenza neocentralistica del Governo e del Ministero degli esteri nei confronti del ruolo che le autonomie locali stanno svolgendo nel campo Aurelio Dozio ed Eiizo Baldassi presiedono l'incontro sui problemi dell'emigrazione svoltosi dell'emigrazione. Questo costringe a rallenta- presso la nostra sede, COMUNI D'EUROPA r .rowedimento più aderente all'auton 2mia Tale nota si n+nsce essenzialmente alprorc y:onale, la quale appare gravemente intacca- blema dell'emigrazione e dovrebbe costituire r i . Neanche il CIE, (Comitato interministeria- la base di un incontro tra un rappresentante 'i.per l'emigrazione), che è uno strumento di del Governo, da Lei incaricato, e nostri rapcoordinamento tra ministeri creato apposita- presentanti. mente per dare unità di indirizzo alla politica dell'emigrazione, è stato in alcun modo invel ) Sono stati sollevah dubbi e nserve sul Destito nella fase di preparazione del decreto. creto i n questione poiché i n esso appare assai Non mancano anche le critiche alla sostanza limitata e sottoposta a coni~rolhl'autonomia redel prowedimento. Che leda l'autonomia re- gionale, tanto da chiedersi se non possa essere gionale si è già detto; va aggiunto che per infciato da vizi di costituzionalità. I'emigrazione manca una precisa definizione Il Decreto ha una sua validità formale, perprogrammatica dell'azione governativa, alla ché è giusto che il Governo - al quale non quale dovrebbero raccordarsi i piani di inter- dev'essere sottratta la rappresentanza globale vento regionale all'estero. I1 primo inadem- del Paese all'estero - coordini e indrnizi l'atpiente è quindi il governo. Questa è forse la la- tività delle Regioni all'estero, ma è nello stesso cuna più vistosa, perché i compiti di program- tempo sbagliato nel merito perché limita l a u mazione e di coordinamento sono previsti a ca- tonomia regionale e interpreta restnttivamente rico dello Stato dal DPR 616177, e finora non (il contrario d i quanto lI'iiora sottosegretario si è dato seguito a quelle disposizioni. Questo Foschi promise alla Conferenza delie iiegioni rilevava anche la Commissione parlamentare di Senigallia, 1978) lo sterso art. 4 del DPR 616 per le questioni regionali nel documento con- del 24/7/1977. clusivo dell'indagine conoscitiva sui rapporti 2) L'attività che le Regioni svolgono all'estetra gli organi centrali dello Stato, le Regioni e gli enti locali ai fini della programmazione ap- ro, limitatamente all'emigrazione, non rntacca provato il 12 febbraio 1980. Afferma testual- in alcun modo le linee della politica estera namente il documento che: aÈ apparso evidente zionale. Il Decreto J% divieto alle Regioni di che finora, anche in conseguenza di ripetute si- avere contatti diretti con i Consolati e altn' uffituazioni di crisi politica, gli organi centrali del- ci diplomatici all'estero. Come è possibile orlo Stato non hanno indicato - secondo quanto ganizzare a d esempio le colonie estive per i fiprevede l'art. 11 del DPR 616 - obiettivi di gli di lavoratori emigrati, senza questo contatto programmazione generale con i quali si possa diretto, e senza la necessuna agilità d i collegamento? raccordare la programmazione regionale». Ilpieno accordo sulla competenza dipolitica Questi i principali aspetti negativi del decreestera nservata allo Stato C al Governo non può to messi in rilievo nel corso della riunione del 9 settembre da tutti i partecipanti intervenuti. La conclusione evidente e che si auspica è che il decreto venga al più presto sostituito con un altro, concordato con le regioni e con tutti coloro che operano nel settore dell'emigrazione, mentre nel frattempo dovrebbe intervenire almeno una proroga al limite posto alle regioni per presentare i propri piani di intervento all'estero, per il semplice fatto che - a tre mesi dall'elezione - non tutti i Consigli regionali sono nelle condizioni di procedere all'elezione della giunta. i~i: settembre 1980 signzfiare che qualunque attività svolta da organi dello Stato (Regioni) fuori dei conftni nazionali debba essere sottoposta a controllifircali e mortzficanti come quelliprevistì dal DPCM - 11/3/1980. 3,) A tre mesi dalle elezioni amministrative va considerato che molte Giunte regionali sono ancora i n formaione, e quindi non è matenalmente possibile che il termine dipresentazione dei programmi di intervento aii'estero, compilati e approvati dai Consigli regionali, rimanga fissato al 30 settembre. Una proroga di questa scadenza (di almeno 2-3 mesi) è senz'altro necessana: occorre u n provvedimento del Governo che stabilisca ciò. 4) Durante tale proroga dovrebbe essere esaminata la possibilità d i modFca del decreto (emanazione di u n aitro decreto), che tenga conto delparere delle Regioni. Va anche chiarito, da parte del Governo, il reale contenuto del decreto i n questione, in particolare per i problemi che riguardano l'emigrazione, e che non sono esplicitamente menzionati. 5) Per l'emigrazione è opportuno considerare che le Regionifanno rifen.mento unicamente agli articoli 4 e 11 del DPR 61 6. U n riconoscimento i n questo senso viene indirettamente fornito dal Ministero degli Affann Esteri, che normalmente nei rapporti con le Regioni si riferirce agli stessi articoli del già citato DPR. Restiamo in attesa di una sua Comunicazione, che ci auguriamo affermativa, relativamente all'incontro richiesto, e Le inviamo distinti saluti. Giancarlo Piombino Convegno a Corneliano d'Alba Contributo dei comuni gemellati all'unità europea I1 testo della lettera del presidente dell' AICCE Roma, 11 settembre 1980 On. Francesco COSSIGA Presidente del Consiglio dei Ministri e p.c. On. Emilio COLOMBO Ministro degli Affari Esteri On. Vincenzo RUSSO Ministro per le Regioni On. Vincenzo SCOIITI Ministro per gli Affari Europei Onorevole Presidente, la Sezione italiana del Consiglio dei Comuni d'Europa, dopo averpreso contatti e avere avuto incontri' con Regioni, partiti, sindacati, enti e associazioni, ritiene opportuno e urgente inviarle una breve nota ~ u DPCM l - 11 / 3 / l 980 contenente adisposizioni d i indirizzo e coordinamento per le attività promozionali all'estero delle regioni nelle materie di competenzaw. Un importanie convegno internazionale sul tema: acontributo dei gemellaggi intercomunali all'ideale dell'unità europea si è svolto a Corneliano d'Alba il 10 agosto scorso tra alcuni comuni della Regione piemontese e della Regione francese della Languedoc. Al convegno, aperto dal sindaco di Corneliano, Francesco Balbo, hanno partecipato il presidente della Regione Languedoc, Siom Edgar Taihades, il vice presidente del Consiglio regionale piemontese Turbiglio, i sindaci francesi Pierre Barrère di Rodilhan, André Julian di Bezouce in rappresentanza dei sindaci di sei comuni del Gard gemellati con altrettanti del Roero, Antonio Giolitri Commissario CEE di Bruxelles, Silvio Lega deputato al Parlamento di Strasburgo, Pietro Fraire, presidente del comprensorio Alba-Bra, il sindaco di Canale, Piero Bracco in rappresentanza dei sei comuni gemellati del Roero, l'assessore provinciale Sacchetto e il segretario amministrativo della federazione piemontese dell' AICCE, Maurizio Puddu, consigliere provinciale,oltre a numerosi sindaci ed amministratori del Roero. Durante il convegno è stata annunciata una legge specifica della Regione per il finanziamento delle iniziative internazionali a carattere comunitario. Nella foto (da sinistra) il Commissario della CEE, Antonio Giolitti; il parroco di Corneliano, don Gino Corino, il presidente della Pro-loco, Virgilio Blardone, il sindaco di Rodilhan, Pierre Barrère, il vice presidente del Consiglio della Regione Languedoc, Jean Matouk, l'assessore alla provincia di Cuneo, Stefano Sacchetto, e (di profilo) il sindaco di Bezouce, André Julian. xxv COMUNI D'EUROPA settembre 1980 (1) I1 ruolo europeo della programmazione regionale : un'ipotesi concreta. di Nino Ferrelli I problemi posti all'attività regionale nel nostro Paese dalle norme della Comunità europea e, più in gene;ale, dalla partecipazione italiana al processo d i integrazione sono da tempo all'ordine del giorno dell'AICCE che ad essa ha dedicato e dedica iniziative di rijlessione e d i studio, d i confronto di esperienze, di proposte politiche. Proprio alla vigilia delle recenti elezioni regionali, L'AICC E ha richiamato l'attenzione degli elettori e dei futuri eletti su alcuni temi che legano u n corretto sviluppo del nostro ordinamento regionale ai progressi - necessari e duraturi della Comunità europea. In questo contesto siamo lieti di pubblicare u n ampio saggio di Nino Ferrelli, consulente presso il Dipartimento Affari Giuridici e Legali della Regione Toscana, su alcuni aspetti d i questa complessa materia che assumono, all'inizio della terza legislatura regionale, u n particolare rilievo politico ed operativo. Ferrelli, del quale altri scritti sono stati già pubblicati i n diverse sedi (ricordiamo il recente articolo su <politica regionale della C E E e partecipazione delle Regioni., sul n. 4/79 della Rivista .Le Regioni,,), ha i n corso d i elaborazione u n più ampio ed organico saggio sulla problematica posta dai rapporti tra Regioni e Comunità europea. Le opinioni espresse nell'articolo che pubblichiamo impegnano solo l'autore, ma riteniamo che esse siano stimolanti i n vista d i allargare ed approfondire la rijlessione fra giuristi e politici. L'AICCE, con le sue varie iniziative e con la sua rivista, è sempre aperta a tutti i contributi i n grado d i arricchire il dibattito e tali da rendere le Regioni elementi sempre più attivi di una vera democrazia europea basata sulle autonomie. 1. La disciplina degli «aiuti concessi dagli Stati membri» contenuta nella sezione terza del Trattato C E E , riflette la preoccupazione di impedire che gli Stati adottino singolarmente ed autonomamente misure discriminatorie da essi ritenute opportune. U n a tale prassi, così condotta, potrebbe infatti risultare pregiudizievole agli interessi comunitari; di qui la ratio ispiratrice della disciplina nella materia, che sottopone al controllo degli organi comunitari tutte le categorie di aiuti concessi alle imprese, riservando a taluni organi il giudizio finale sulla loro compatibilità con il Mercato comune. A questo fine il Trattato prevede, all'art. 93, l'obbligo per gli Stati di comunicare alla Commissione C E E , in tempo utile perché questa presenti le proprie osservazioni, i progetti diretti a istituire o modificare aiuti. Andiamo però in ordine. L'art. 92 del Trattato C E E dichiara incompatibili, nella misura in cui incidano sugli scambi fra gli Stati rnembri, «gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma, che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza. I1 Trattato regola da vicino anche le ipotesi di compatibilità distinguendole in due categorie: a) aiuti sicuramente compatibili con il mercato comune; b) aiuti che possono essere compatibili. Nella prima categoria rientrano «gli aiuti a carattere sociale concessi ai singoli consumatori a condizione che siano accordati senza discriminazioni determinate dall'origine dei prodotti e egli aiuti destinati ad ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali oppure da altri eventi eccezionali,,. Nella seconda ca.tegoria, cioè tra gli aiuti che possono essere compatibili, rientrano «quelli destinati a favorire lo sviluppo economico delle Regioni ove il tenore di vita sia anormalmente basso, oppure si abbia una grave forma di sottoccupazione~;«gli aiuti destinati a promuovere la realizzazione di importanti progetti di interesse europeo oppure a porre rimedio ad un grave turbamento dell'economia di uno Stato membro,,; egli aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività e di talune regioni economiche, sempre che non si alterino le condizioni degli scambi in misura contraria al comune interesse»; «le altre categorie di aiuti determinate con decisione del C:onsiglio presa a maggioranza qualificata s u proposta della Commissione~. 2. Proprio quest'ultima diSposizione ci richiama alla disciplina prevista dall'art. 94 ' del Trattato C E E ove è previsto che il Consiglio, su proposta della Commissione, stabilisca i regolamenti utili alla applicazione delle previsioni degli art. 92 e 93, fissando le condizioni per l'applicazione del procedimento previsto per i progetti di aiuto, nonchè stabilendo con precisione quali categorie di aiuti possono essere dispensate dalla procedura relativa ai progetti. Questa previsione è rimasta tuttavia inattuata; cosicchè ci si p u ò legittimamente domandare quali aiuti debban o essere sottoposti al controllo ex art. 93. A questo riguardo le posizioni espresse sono state le più varie. Si è infatti sostenuto sia che mancando una norma che dispensasse espressamente alcuni aiuti, alle procedure di controllo fossero d a sottoporre tutti; sia che a fronte della inattuazione dell'art. 94, si potesse sostenere che non dare inizio alla procedura prevista dal Trattato non importasse alcuna responsabilità. Entrambe le tesi però non convincono del tutto. La prima infatti è negata dallo stesso Trattato nel momento in cui prevede la possibilità di dispensare alcuni progetti di aiuto dal controllo ex art. 93. La ragione di questa previsione è senz'altro da ricondurre alla preoccupazione derivante dal fatto che un procedimento preventivo come quello di cui ci stiamo occupando, anche se p u ò concludersi in senso positivo, cioè nel senso che gli aiuti siano considerati compatibili, ha comunque sempre il risultato di ritardare la messa in opera di un regime di aiuti che magari potrebbe essere di tipo congiunturale, dei quali cioè si richiede la operatività immediata perchè possano sortire il proprio effetto. La seconda tesi è stata seccamente rigettata dalla Corte Costituzionale che ha ritenuto indispensabile la comunicazione delle misure di aiuto regionali ex art. 93 alla Commissione pena la loro incostituzionalità per violazione degli obblighi internazionali. In senso positivo la soluzione ideale crediamo sia da ricercare in una corretia attuazione dell'art. 94 del Trattato; nel tempo intermedio tuttavia non è né giuridicamente corretto né conveniente sottoporre al controllo tutti i progetti di aiuti regionali. U n a tale prassi infatti non p u ò che portare agli (2) COMUNI D'EUROPA XXVI attuali risultati, per cui vista la sfasatura dei tempi di approvazione delle leggi regionali e i tempi del controllo - tempi notevolmente aumentati per il fatto che tutte le leggi devono essere esaminate -, si è convenuto di consentire alle leggi stesse di poter addirittura entrare in vigore (facendo così sorgere tutta una serie di problemi che successivamente esamineremo) prima del controllo C E E , pur se con l'obbligo da parte delle Regioni di adeguarsi alle possibili contestazioni di Bruxelles. Così facendo si è quindi trasformato a danno delle Regioni - quello che secondo il Trattato avrebbe dovuto essere una forma di collaborazione preventiva in un vero e proprio controllo successivo. 3. Abbiamo visto che il Trattato prevede l'obbligo di comunicare alla Commissione, in tempo utile perchè questa presenti le proprie osservazioni, i progetti diretti a istituire o modificare aiuti. I1 Trattato si riferisce quindi a provvedimenti ancora allo stato di proposta e non a provvedimenti già perfezionati: lo scopo perseguito dalla norma in esame (che è quello di una collaborazione preventiva'ed informale tra gli organi legislativi nazionali e comunitari) non sembra lasciare dubbi in ordine al fatto che la trasmissione del progett o debba avvenire prima della deliberazione ultima degli organi interni competenti. Una diversa interpretazione renderebbe privo di scopo l'obbligo di comunicare i progetti alla Commissione in tempo utile perchè questa possa presentare le proprie osservazioni, dal momento che tali osservazioni perderebbero ogni utilità se fossero formulate allorquando il provvedimento fosse già stato perfezionato mediante la deliberazione degli organi interni competenti ed avesse in tal modo superato il semplice stato di proposta. A questo punto si evidenziano però due ordini di problemi: cosa sono i progetti di aiuto? Quale tempo può ritenersi utile affinchè la Commissione possa esprimere la propria opinione? Riguardo alla prima questione la dottrina si è sempre espressa nel senso che l'assimilazione dovesse avvenire con i progetti di legge. Ciò perchè se è vero che si tratta di aiuti economico-finanziari, se è vero che nel nostro ordinamento un aiuto economico finanziario presuppone sempre una legge che lo per il principio di legalità della spesa, necessariamente il progetto di aiuto deve essere un progetto di legge. A nostro parere questo tipo di interpretazione non è da condividere per tutta una serie di considerazioni su cui al punto n. 8; in questa sede è sufficiente osservare che esistono oggi molti casi di leggi pluriennali che non quantificano immediatamente gli aiuti che vogliono erogare, ma ne rimettono la quantificazione al programma di sviluppo e, per riflesso, al bilancio annuale. In questa logica si pone ad esempio tutta la nuova legislazione di spesa della Regione Toscana che attraverso delle leggi di procedura ha indicato attraverso quali meccanismi nei vari settori si possono concedere dei finanziamenti, rinviando peraltro la fissazione del loro concreto ammontare in sede di programma di sviluppo. In questi casi è chiaro che alla C E E non interessa soltanto sapere che ci sono degli aiuti ma interessa sapere quale è il loro ammontare. La ' settembre 1980 fondatezza dei nostri dubbi sulla identificamesi dall'invio, al progetto può essere quindi zione progetto di aiuto == progetto di legge, data esecuzione e in tal caso non si applica più il procedimento di controllo previsto per viene oltretutto rafforzata da tutta una serie i progetti di aiuti ma i1 procedimento relativo di problemi che nascono qualora invece la si ai regimi di aiuti già esistenti. C i ò pone consideri operante. tuttayia una serie di problemi molto gravi. U n primo tipo di problema riguarda la La sola attesa dei due mesi infatti è estreindividuazione di quale disegno di legge mamente dannosa per un ordinato svolgitrasmettere a Roma affinchè venga poi comumento dei lavori consiliari; questa diventa nicato alla Commissione: per il controllo. però paralizzante nel caso - auspicabile - che In effetti la titolarità della iniziativa legislail Consiglio voglia deliberare una serie di tiva da tutti gli Statuti viene riconosciuta ad leggi tra loro connesse nelle finalità e nella una pluralità di soggetti; tra questi i predomistrumentazione. nanti sono senza dubbio le Giunte regionali. Poco sopra abbiamo brevemente accennaOltre che all'esecutivo regionale, tuttavia, t o alla attuale prassi che consente - salvo il la presentazione dei progetti di legge è genesuccessivo adeguamento alle indicazioni di ralmente consentita ad ogni consigliere, a determinati gruppi di elettori, a ciascun ConBruxelles - un fluido iter legislativo. La soluzione però ci pare peggiore del male! siglio provinciale e, di norma, ad un numero Abbiamo già detto che dal punto di vista non inferiore a cinque di Consigli comunali; generale così facendo si trasformava una di più: per istituzionalizzare il dialogo con le forma di collaborazione in un vero e proprio diverse componenti della popolazione locale, controllo: vediamone meglio gli effetti. Se si talune Regioni hanno ammesso che la presenesclude il raso in cui il controllo ha esito tazione di proposte di leggi avvenga ad opera positivo per il ddl. regionale, che non presendelle organizzazioni sindacali. C i ò detto si ta alcun problema, in caso di esito negativo si evidenzia la possibilità che sulla stessa matepossono evidenziare le seguenti situazioni: ria esistano al momento della discussione più a) la Commissione può pronunciarsi prima progetti, facendo così nascere il problema di della entrata in vigore della legge; scegliere quale deve essere trasmesso. Solo b) la Commissione si pronuncia dopo l'enquello della Giunta? Anche quelli delle altre forze? I1 problema non è irrilevante se si trata in vigore. Nel caso a) il Governo di fronte alla legge regionale già approvata in considera «l'aumento di peso politicon che contrasto con il parere della Commissione, può avere un progetto approvato a Bruxelles. dovrà negare il visto e, in caso di riapprovaAltro problema. Q u a n d o un progetto è zione a maggioranza assoluta, impugnarla trasmissibile a Roma? Al momento della per illegittimità costituzionale davanti alla presentazione o dopo L'approvazione nelle Corte costituzionale. Sempre nel caso in commissioni prima del dibattito in Consiglio esame la posizione della Commissione poregionale? E se durante questo dibattito viene trebbe essere più sfumata, e cioè: approvato qualche emendamento bisogna 1) la Commissione può ritenere che la trasmettere anche questo o basta il testo misura d'aiuto possa entrare in vigore, con originario? C h e senso ha la pronuncia della riserva di assumere una posizione definitiva Commissione su un testo poi successivamente emendato nella sostanza!' sulla compatibilità della medesima, a seguito Si tratta, come è facile rendersi conto, di dell'esame multilaterale e permanente, di cui tutta una serie di problemi che permanendo all'art. 9311. In questo caso praticamente la l'attuale inattuazione dell'art. 94 del Trattato successiva presa di posizione della Commissione dovrà avvenire ed essere considerata sono difficilmente risolvibili. Detto questo nell'ambito del controllo sugli aiuti già esiperò è necessario anche sottolineare che il superamento di gran parte degli ostacoli è stenti; 2) la Commissione può subordinare l'atreso più arduo da quella identificazione tra progetti ex art. 93 e i progetti dl legge. Se tuazione della misura di aiuto al rispetto di infatti tra i progetti si considerassero, come determinate condizioni, con riferimento o a disposizioni comunitarie vigenti o a precesopra accennato e come meglio vedremo in seguito, i programmi di sviluppo, cadrebbe denti decisioni della Commissione stessa. In questo caso le condizioni sono vincolanti, in subito il problema riferentesi ai soggetti previrtù del principio costituzionale che impone sentatori in quanto è. evidente che essi vengon o fatti solo dalla Giunta regionale e su di essi alle Regioni di rispettare gli obblighi internazionali dello stato e - per lo stesso motivo - proprio in quanto atti fondamentali di hanno natura del tutto diversa dalle normali indirizzo politico e espressione qualificante osservazioni (non vincolanti) che il Governo della maggioranza - sarebbe più difficile (qualora fossero approvati con legge e lo può accludere al visto in casi ordinari. Nel caso b) che - vista l'esiguità del dovrebbero essere nel discorso che qui stiatermine di due mesi disponibili per il controlmo facendo) emendarli nella sostanza. lo - deve essere considerato come il caso 4. In referimento al tempo che ragionevolnormale, se la Commissione si esprime nel mente può essere ritenuto sufficiente perché della misura di aiupossa essere utile alla Commissione per senso dell'in~om~atibilità to, occorrerà che la Regione recepisca tale l'espressione del proprio orientamento è neindicazione. cessario fare riferimento in proposito ad una U n primo problema deriva tuttavia prodecisione della Corte di giustizia della C E E dell'il dicembre del 1973, in causa n. 120 del prio dalla qualificazione giuridico-formale di 1973, che, appunto, si è posta il problema ed tali indicazioni. N é l'art. 155 relativo alle ha affermato che deve considerarsi sufficiente funzioni della Commissione, né l'art. 189 un invio precedente di due mesi dalla data di relativo agli atti degli organi comunitari, approvazione del progetto. Scaduti i due prevedono la formulazione di proposte della settembre 1980 Commissione agli Stati membri: la proposta invero non esiste come figura a sé stante nel' sistema degli atti comunitari. Sorge dunque il problema di individuare a quale categoria di atti comunitari le proposte previste dall'art. 9311, siano assimilabili, partendo dalla constatazione - resa evidente dal termine K proposta >, e confermata dal successivo par. 2 dello stesso art. 93 - del loro carattere non vincolante. Sia l'art. 155 che l'art 189 prevedono la formulazione di raccomandazioni e di pareri della Commisione agli Stati membri nei settori previsti dal Trattato, e l'art. 189 soggiunge che le raccomandazioni e i pareri non sono vincolanti. Ad una di queste due categorie di atti possono essere dunque assimilate le proposte della Commissione previste dall'art. 93, a causa del loro carattere non vincolante per gli Stati membri. Ma una tale assimilazione è possibile soltanto rispetto alla categoria delle raccomandazioni, poichè a queste ultime ed alle proposte è comune il carattere di manifestazione di volontà, sia pure non vincolanti, che è invece estraneo ai pareri, i quaii consistono in semplici manifestazioni di giudizio. Le proposte della Commissione previste dall'art. in esame, sono dunque, da un punto di vista formale, delle vere e proprie raccomandazioni non vincolanti. 5. Ciò detto si comincia a comprendere meglio il contenuto dello stratagemma attraverso cui il Governo riesce a far diventare vincolante ciò che in realtà altro non sono che delle osservazioni fatte in via amichevole, dei consigli più che altro. Nel caso che infatti la Commissione dia esito negativo alle misure esaminate si evidenzia l'aspetto più difficile del problema, ossia quello che si prospetta là dove sia necessario procedere alla soppressione o all'adeguamento della legge regionale già entrata in vigore, e la Regione interessata rimanga invece inattiva. Si ricade, qui, nel noto problema concernente le omissioni regionali ed il modo di porvi riparo. Le soluzioni prospettate sono al riguardo numerose; esaminiamole una per una. Secondo una prima ipotesi di soluzione sarebbe possibile ritenere che, per quanto i termini re visti dall'art. 127 della Costituzione per llimpugnazione della legge regionale da parte del Governo di fronte alla Corte siano scaduti, il Governo, in un caso di questo genere, potrebbe ritenersi rimesso in termini perchè, nel momento in cui i termini decorrevano, in realtà il Governo non aveva ancora a disposizione i parametri per giudicare della legittimità della legge. I 15 giorni previsti dall'art. 127 della Costituzione per la impugnazione di fronte alla Corte dovrebber6 in questo caso iniziare a decorrere dal momento in cui il Governo stesso viene a conoscenza della decisione della Commissione della CEE. Questo tipo di soluzione in realtà è profondamente scorretta perchè finisce per dare alle motivazioni della Commissione un valore sproporzionato che non ha un reale riscontro nell'ambito del Trattato; né, saremmo tentati di dire, lo vuole avere nell'economia stessa del procedimento di controllo. Più in è necessario rilevare che il voler COMUNI D'EUROPA ritenere il Governo rimesso in termini non è, a nostro parere, sostenibile; tuttavia, in via esemplificativa, si potrebbe dire che rimesso in termini dovrebbe essere non solo il Governo ma anche la Regione: ciò perchè non si può accusare la Regione di aver violato con la legge un obbligo internazionale di cui all'epoca nessuno aveva conoscenza. Sarebbe quindi necessario che alla Regione fossero fatte conoscere le osservazioni CEE ma non in forma vincolante, bensì nello spirito di collaborazione che caratterizza la prima fase del controllo ex art. 93, e che la Regione possa recepirle o meno e che tutto debba poi tornare a Bruxelles per la seconda fase del controllo. Per quanto riguarda l'intimazione agli interessati, I'art. 9312, stabilisce infatti a carico della Commissione un obbligo procedurale che essa deve adempiere integralmente prima di prendere una decisione definitiva nei confronti di un aiuto esistente. L'obbligo di intimare agli interessati di presentare le loro osservazioni costituisce quindi per la Commissione una condizione pregiudiziale necessaria. Se tale condizione non venisse correttamente adempiuta, la Corte di giustizia potrebbe annullare, in virtù delle disposizioni degli art. 173 e 174, ogni decisione presa dalla Commissione nei confronti dell'aiuto in questione. A questo proposito, il Trattato fa appello ad un principio di diritto generalissimo: nessuno può essere condannato senza essere stato previamente sentito. Come si vede il procedimento si allungherebbe all'inverosimile, senza contare i problemi che nascerebbero al momento in cui si volesse qualificare giuridicamente la legge regionale e regolare i rapporti che in base ad essa sono nati. A questo riguardo ci pare utile sottolineare anche se in via sommaria - che comunque le misure raccomandate di regola non possono mai avere carattere retroattivo, e devono esplicare i loro effetti solo per l'avvenire. Una seconda ipotesi di soluzione potrebbe essere individuata attraverso l'uso del meccanismo di attribuzione. Si potrebbe infatti pensare alla proposizione del conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale, in presenza di un atto amministrativo di attuazione della legge regionale. In questa sede (come, più in generale, nel corso d'un qualsiasi giudizio nel quale venga in rilievo la legge in questione), il Governo - o il giudice d'ufficio - potrebbe sollevare l'eccezione di incostituzionalità della legge ed ottenere dalla Corte una pronuncia conforme. Anche questo tipo di soluzione mostra tuttavia dei lati negativi: resterebbe infatti da dimostrare - e la cosa pare tutt'altro che agevole - la possibilità di sollevare un conflitto di attribuzione in un'ipotesi, come quella esaminata, in cui, in realtà, non si fa qiiestione sulla spettanza o meno alla Regione di determinati atti, ma, invece, il problema è quello di provocarne la caducazione. Sempre nello stesso ordine di idee è stata proposta anche una terza soluzione, cioè quella di prevedere che lo Stato faccia una propria legge con la quale abroghi eventualmente le norme della legge regionale che a quel punto risultano in contrasto con le decisioni della CEE che in concreto sostanziano il limite degli accordi internazionali insuperabile da parte della legislazione regionale. Anche questa soluzione è insoddisfacente: in effetti in questo modo le osservazioni sarebbero recepite dallo stato e non da chi realmente ha messo in atto l'aiuto e che sarebbe vincolato alla loro osservanza solo dopo la emanazione della legge statale. Oltretutto questo tipo di soluzione avrebbe anche il limite - peraltro molto forte - diimpegnare il Parlamento italiano alla emanazione di tutta una serie di leggi che complicherebbero sempre di più il meccanismo di controllo. Tutte queste possibili soluzioni tuttavia altro non sono che delle éscamotages per derogare alle previsioni costituzionali. Infatti la via indicata dalla Costituzione per raggiungere il risultato che ci interessa sarebbe un'altra. Si dovrebbe pensare cioè ad una notifica alla Regione della decisione della Commissione, con l'indicazione, da parte del Governo, che, a suo avviso, questo è un provvedimento vincolante per,,lo Stato italiano. Da ciò deriverebbe la legale consapevolezza da parte della Regione che il mantenimento in vita della legge di cui si discute dovrebbe considerarsi una violazione della Costituzione. Ciò che finirebbe per costituire il presupposto per poter giungere, al limite, allo scioglimento del Consiglio regionale col procedimento previsto dall'art. 126 della Costituzione. Nonostante la sua evidente pericolosità la tesi di cui si discute ha tuttavia trovato in dottrina degli avalli per il fatto che una via di questo genere prima della decisione conclusiva importerebbe un serio confronto politico tra la Regione e il Governo che toccherebbe necessariamente la sostanza delle scelte contenute nel provvedimento comunitario. I sostenitori di questa tesi tuttavia dimenticano un vizio di partenza: si discute infatti su quale strumento possa essere più o meno efficace per imporre alle Regioni la osservanza di certe motivazioni, con ciò dimenticand o totalmente che il tipo di controllo previsto del Trattato C E E all'art. 93 è preventivo - d i questo troppo spesso ci si dimentica - e non successivo, e che q'uindi il meccanismo proposto, anche se è corretto dal punto di vista costituzionale - sulla sua convenienza avremmo forti dubbi - si inserisce in una impostazione complessivamente scorretta nei confronti del Trattato CEE. 6 . Nel corso della trattazione abbiamo più volte fatto riferimento al fatto che la identifi-: aazione tra i progetti ex art. 93 e i progetti di legge è, a nostro parere, da non condividere. D a essa sono scaturiti tutta una serie di problemi: a cominciare dal fatto che il controllo da preventivo si è trasformato, per forza di cose, in successivo (e questo a sua volta ha creato tutta una serie di problemi di cui abbiamo parlato). Si è replicato che uscendo da tale riferimento «obbligato. nell'effettuare il controlla non sarebbe più sufficiente l'esame delle leggi regionali, né degli atti regionali, ma si dovrebbe esaminare - ad esempio in caso di delega agli enti locali - ciò che si realizza concretamente attraverso gli atti amministra- COMUNI D'EUROPA tivi degli enti locali. C i ò sarebbe molto importante visto che in certe Regioni la delega viene attuata lasciando un notevole margine d i discrezionalità agli enti locali. Per fare un esempio più concreto si p u ò fare ancora riferimento alla recente normativa di spesa della Regione Toscana, che, connessa con le relative leggi di delega, investe le associazioni intercomunali e i Comuni di tutta una serie d i poteri di spesa. Contrariamente a quanto si vorrebbe dimostrare, ciò da una parte conferma l'inesattezza dell'equivalenza proposta e dall'altra ribadisce la validità del nostro assunto second o cui al controllo devono essere sottoposti i programmi regionali di sviluppo. In effetti il solo esame dei ddl. regionali in questo caso non'avrebbe alcuna efficacia visto che, nelle materie delegate, per ovvie ragioni, la Regione non legifera più (continuando peraltro tramite le Asssociazioni intercomunali e i Comuni a spendere le proprie risorse finanziarie); al contrario, è proprio spostando l'esame sul programma di sviluppo, che ha il compito di quantificare la spesa prevista, che è possibile in qualche modo l'esercizio del controllo stesso. 7. Sotto questo particolare aspetto è necessario quindi riesaminare le disposizioni degli art. 92 e 93 e in particolare il senso dei termini in essi contenuti di «progetti* e «misure progettate,, che se è vero che si riferiscono a provvedimenti ancora allo stato di proposta e dunque mai a provvedimenti già perfezionati, è anche vero che non preved o n o i n ' m o d o espresso un richiamo ad atti formali (leggi). I1 Trattato richiedendo invece il preventivo invio alla Commissione di progetti di misure non ancora definitivamente approvate sembrerebbe orientarsi nel senso che al controllo debbano essere sottoposti quegli atti con cui si definiscono le linee di intervento nell'economia, in altre parole gli atti della programmazione economica. C i ò per due ordini di ragioni. D a un lato, la circostanza che .ben difficilmente un programma economico mancherà di prevedere misure di aiuto a favore di imprese; dall'altro, il fatto che tali aiuti, una volta che formino oggetto non più soltanto di previsioni contenute nel programma, ma di precise norme che l'stituzione degli aiuti stessi compiutamente disciplinino, si presentano come aiuti la cui concessione è disposta in forza di un provvedimento legislativo non !già isolato, ma posto in essere in attuazione delle previsioni contenute in un organico programma di sviluppo.. Qualora dal controllo u n programma siff atto dovesse risultare pienamente conforme al sistema comunitario, o in virtù delle norme del Trattato contenute, o in forza di espressi riconoscimenti da parte delle istituzioni comunitarie, si ~ o r r e b b eil ~ r o b l e m adi stabilire se, ed eventualmente entro quali limiti, un aiuto accordato in attuazione di quanto prescritto nel programma possa essere sottratto alle regole contenute negli artt. 92/94 del Trattato. 8. Ma come si inserirebbe una tale costruzione nella logica del Trattato C E E ? Per rispondere a questa domanda è necessario individuare bene il significato che questo attri- buisce al controllo previsto dall'art. 93. La funzione di controllo prevista in sede comunitaria si articola in due fasi distinte: un primo momento in cui si effettua un giudizio di conformità delle misure progettate con i principi del Trattato; un secondo momento in cui si applica una <<sanzione»alla resultante negativa del primo anche a seguito dell'esito negativo della iriterlocutoria fase di collaborazione. Nessun dubbio che la r.icostruzione sopra effettuata sotto il primo ~ r o f i l osarebbe più efficace d i quanto possa essere un controllo asfissiante fatto atto per atto: essa tenderebbe ad accertare più che altro la rispondenza ai dati della programmazione europea e tenderebbe a realizzare un contraddittorio con ampia possibilità di intervento del soggetto controllato che diventerebbe dunque, anche in questa fase, attore delle proprie decisioni. Sotto il secondo profilo è necessario dire che l'accento così posto sul momento prog r a m m a t o r i ~avrebbe l'effetto di rendere inutile un esame preventivo dei singoli progetti d i legge. Rimarrebbe in vita quindi solo un controllo successivo sulle leggi già adottate sulla loro rispondenza ai principi del Trattato. C i ò anche perché non vediamo quale effetto concreto possa avere in materia economica - ove le interconnessioni sono molteplici - un controllo distaccato da un moment o generale ma posto sul semplice provvedimento. L'esame preventivo in sede comunitaria degli atti programmatici regionali avrebbe dunque, in buona sostanza, l'effetto di vestire di presunzione di legittimità le azioni che in essi si prevedono. In questo senso è indubbiamente la previsione dell'art. 93 che non prevede una forma di controllo in senso stretto, bensì realizza una forma di autorizzazione, vista come esaine preventivo della fattispecie riguardo alle norme e ai principi che regolano il Trattato; potrebbe forse parlarsi, vista l'importanza che si riserva alla procedura di concertazione, di attività complessa finalizzata ad individuare i limiti entro cui l'attività regionale potrà esplicarsi legittimamente. Al riguardo è però necessario distinguere le . due ipotesi di controllo contenute nell'art. 93: quello riguardo agli aiuti in progetto e quello agli aiuti in atto. Dei primi abbiamo già diffusamente parlato; per gli aiuti già in atto il Trattato prevede invece un procedimento d i controllo successivo e permanente le cui fasi sono sostanzialmente e formalmente identiche a quelle previste per gli aiuti ancora d a istituire. Proprio questa coincidenza nelle modalità di esplicazione del controllo porta a pensare che non sia verosimile ipotizzare d u e volte le stesse forme di controllo, anche se in momenti diversi della vita dei provvedimenti. I n questo senso si deve concludere che ove ciò fosse invece da ritenere possibile rimarrebbe inspiegabile il controllo sugli aiuti già approvati, che non avrebbe nessuna ragione di essere, visto che già in fasé preventiva si è provveduto ad assicurarne I'armonizzazione con il Trattato C E E . L'unica spiegazione possibile potrebbe essere quella secondo la quale il solo controllo preventivo sui progetti non è comunque in settembre 1980 grado di assicurare la compatibilità con i principi del Trattato: ma questo è quanto dire che dal punto di vista sostanziale il vero ed efficace controllo è solo quello riguardante le forme di aiuto già in atto. Solo in questa fase è infatti possibile, al di là di ogni giudizio teorico, constatare' se le singole misure confliggano o meno con il Trattato. C i ò perché, data la natura dinamica del processo comunitario, gli aiuti che in un primo tempo non pregiudicano gli scambi o non sono atti a falsare la concorrenza, possano solo in un secondo tempo condurre a tale giudizio o manifestare tale attitudine. D i qui la necessità di un procedimento di controllo successivo alla emanazione dell'atto che consenta alla Commissione di verificare in qualsiasi momento il grado di compatibilità di ciascun aiuto con il Mercato Comune Europeo. 9. Questa ricostruzione sembrerebbe però scontrarsi cori la previsione dell'art. 93 che, mentre considera obbligatoria la prima forma di controllo preventivo (quello meno efficace), ritiene il controllo successivo (l'unico controllo in senso stretto) meramente eventuale. I n realtà la contraddizione è più apparente che reale. In effetti il controllo sui progetti (leggi programmi regionali di sviluppo) veste di legittimità le azioni in essi previste, cosicchè il controllo sugli aiuti già concessi avrà ragione d i esplicarsi solo e in quanto si possa dimostrare che questa legittimità è venuta meno. Questa dimostrazione costituisce un compito primario della C o m missione nella sua funzione generale d i vigilanza sull'applicazione del Trattato conferitale dall'art. 155. T u t t o questo porta quindi a concludere che gli obblighi delle Regioni nei confronti della C E E potrebbero ritenersi soddisfatti con la presentazione in sede comunitaria dei propri programmi di sviluppo, a nulla rilevando più la comunicazione della approvazione dell'aiuto in quanto questo tipo di controllo spetta alla iniziativa discrezionale della C o m missione. La validità d i questa costruzione trova conforto anche nella previsione del Trattato riguardo ai progetti di aiuto d i portata generale. In sede di controllo di questi progetti di aiuto la Commissione p u ò infatti valutarne la compatibilità in linea d i principio e sotto riserva d i una loro corretta applicazione, rinviandone il giudizio definitivo sulla loro compatibilità al momento del controllo successivo da effettuarsi d o p o la loro entrata in vigore, in occasione della emanazione delle singole misure di aiuto in base ad essi adottate. 10. D a tutto quanto siamo venuti dicendo risulta chiaro il nuovo ruolo che i piqni regionali di sviluppo potranno assumere quali atti su cui effettuare il controllo ex art. 93; una volta ricondotto il discorso in termini programmatici è però necessario porre attenzione anche sul significato e <<sull'efficacia condizionante,, da riconoscere ai programmi regionali nei confronti del programma previsto dalla normativa regolante il FESR. I programmi di sviluppo regionali dovranno dunque essere visti non più soltanto come adempimenti formali-limitati alle Regioni sottosviluppate,, - attraverso cui attingere i settembre 1980 fondi del FESR, ma come momento di programmazione complessiva sia sul piano intern o sia su quello internazionale. Sul piano internazionale l'ottica programmatoria degli interventi è stata largamente privilegiata dagli ultimi interventi della Commissione'. In essi si comincia a vedere in modo sempre più netto l'evoluzione della politica regionale da semplice politica d i settore a indirizzo fondamentale di tutta l'attività economica comunitaria. Siamo quindi di fronte ad un processo che però non sarà né breve né facile. C i ò consiglia quindi, nel tempo intermedio, nell'attesa cioè dell'estensione formale dell'obbligo di redigere i programmi regionali di sviluppo voluti dalla normativa sul FESR a tutte le Regioni, d i ricomprendere nel Programma di sviluppo ex legge di contabilità n. 335 del 1976, una serie di indicazioni proposte dai programmi comunitari. In questo modo sarà possibile sintonizzars; sulle linee della programmazione europea fin da adesso e ciò renderà possibile - oltre che il benefico reciproco influsso tra la programmazione regionale e quella comunitaria - la riconduzione del controllo sui programmi di sviluppo. 11. I sintomi della giustezza della strada proposta cominciano tuttavia già a vedersi. N o n a caso infatti la Commissione nel proprio parere sui programmi stessi conclude affermando che «il parere stesso non pregiudica l'applicazione degli art. da 92 a 94 del Trattato,,. C i ò a nostro parere vuol dire COMUNI D'EUROPA essenzialmente due cose: 1) la riconduzione del controllo sui programmi di sviluppo è giuridicamente possibile e corretta; 2) l'impostazione complessiva sopra esposta che riconduce il controllo in sede di attuazione del programma nell'ambito della funzione di vigilanza ex art. 155, è giusta. I1 fatto che la Cornmissione abbia sentito la necessità di tale precisazione è infatti sintomo della potenzialità dello strumento formale a formare oggetto di controllo, altrimenti non si spiegherebbe il perchè di tale richiamo. Se ciò è vero è però necessario svolgere un passo ulteriore. La disposizione in sé infatti sembra negare l'effetto che qui si sta sostenendo. Diciamo sembra perchè in realtà essa non intacca minimamente la logica della ricostruzione esposta, ma al contrario, ne riafferma la validità visto che anche la Commissione fa salva la necessità del controllo in via di attuazione del programma tanto è vero che il richiamo stesso è contenuto, nell'ambito dello schema, sotto la voce attuazione del Programma di sviluppo. Già nel corso.della trattazione si è più volte fatto riferimento alla maggiore correttezza giuridica e alla maggiore convenienza della tesi che qui abbiamo espresso. I n sede di conclusione saremrno tentati d i dire che questi tuttavia altro non sono che vantaggi nel tempo intermedio. Altri e più importanti ne scaturiscono infatti nel lungo periodo: a) si porrebbe fine alla prassi attuale che xxix (5) come abbiamo visto è sicuramente illegittima; b) si otterrebbe una r e ~ ~ o n s a b i l i z z a z i o n e delle Regioni molto più forte della attuale nel momento della realizzazione dei programmi di sviluppo, visto che è su questi che, in definitiva, avverrà il controllo comunitario; C) si creerebbe uno stretto collegamento, i cui effetti non sono oggi facilmente immaginabili, tra il momento programmatorio regionale e quello comunitario. In questo senso si è posta nettamente la recente raccomandazione della Commissione del 23/5/79 che ha auspicato .l'adozione di un unico periodo di programmazione per gli anni 1981-85, in modo da rendere sempre più continuo il flusso tra i programmi regionali di sviluppo e quello a medio termine in preparazione a livello comunitario,,. C i ò è certamente in linea con l'esigenza espressa dal documento della Commissione per le questioni regionali (del 12/2/80) che ha richiamato - si badi, in tema di programmazione - la necessità di una azione regionale anche per concorrere alle scelte da farsi in sede comunitaria; d) si otterrebbe una qualificazione giuridica dei programmi stessi, che potrebbe dare agli attuali atti programmatici un peso nei confronti dello Stato che finora - come risulta anche dal documento della commissione per le questioni regionali - è mancato completamente, se è vero che essi non sono stati mai esaminati a livello centrale. (6) XXX settembre 1980 COMUNI D'EUROPA Biblioteca: strumenti per la battaglia federalista Diamo in queste pagine, sperando di i ~ r rcosa utile ai nostri lettori, l'elenco delle pubblicazioni federaliste della nostra Associazione, del Movimento federalista europeo, del Consiglio italiano del Movimento europeo e del Centro italiano di formazione europea, insieme ad un'ampia bibliografia riguardante i volumi editi soprattutto in questi ultimi due anni sui temi dell'unità europea. E' chiaro che esiste una notevole differenza sostanziale tra i testi delle organizzazioni federaliste, strumenti indispensabili per l'azione quotidiana e a lungo termine, in favore della Federazione europea e molti libri che, specie sotto la spinta delle prime elezioni a suffragio universale diretto, alcuni editori si affrettavano a lanciare, anche se alcune pubblicazioni, soprattutto quelle commissionate a militanti federalisti, rappi-esentano coerenti ed importanti contributi per la conoscenza storica, politica e giuridica del tema dell'unità europea; in ogni caso, delle più meritevoli di queste opere "Comuni d'Europa" ha già fatto o si accinge a fare ampia recensione. L e pubblicazioni dellYAICCE 1iriaiurcamgaoaei- dikisadiammtoumamedt vita -0". AICCB,-:;:::E:: ,- AICCE AICCE -m- E&EZY- M @l A I .nnnsfIda.sod&. Moriie Pralamento m ~~;g~~~yz~ ~ @l ' M Le copertine dei primi sei quaderni editi dalla nostra Associazione (P.zza di Trevi, 86 - Roma) Le pubblicazioni del M F E attualità politica e significato storico-sociale del federalismo europeo Il ruolo delle istituzioni nella lotta per l'Europa Il senso dell'unità europea e la crisi della ragione Cenni sulle origini e sul significato storico del fenomeno fascista U n saggio di Altiero Spinellz La fine della condizione operaia, l'autogestione e la nuova divisione internazionale del lavoro LA SITUAZIONE DELL'EUROPA E IL C O M P I T O DEL L 'integrazione europea : ultima fase della crisi dello stato nazionale e prima fase del suo superamento CRISI ECONOMICA F. . ALTERNATIVA EUROPEA La crisi economica .e la fine della sovranità economica e monetaria italiana Il federalismo come superamento dei limiti dell'internazionalismo PARLAMENTO EUROPEO Jenkins sulla moneta europea e MacDougall sulla finanza pubblica europea IL TERRITORIO Implicazioni istituzionali di una moderna politica del territorio itz Europa La risposta europea alla mznaccia del protezionzsm~ e ai problemi della riconversione industriale Rapporto di Mario Albertini al Comitato federale del1'U.E.F. 10-1 1 marzo 1979 Relazione a l Convegno del M.E. su lavoro e occupazione nella prospettiva dell'Unione economica e monetaria La mobilitazione dei giovani per affrontare la crisi della società e dello Stato I primi sedici opuscoli della nuova serie "I problemi della lotta politica nella società moderna" (editrice "I1 Federalista" Via di Porta l'ertusi, 6 Pavia) XXXi COMUNI D'EUROPA éettembre 1980 (7) Le pubblicazioni del CIME I1 ruolo delle regioni i n un'Europa federale Scuola università e ricerca scientifica in Europa Verso l'Europa economica e monetaria La serie dei sette opuscoli finora stampati dal Consiglio italiano del Movimento europeo L'Unione economica e il problema della moneta europea atti dei convegno d i Roma - giugno f 977 I riflessi degli squilibri socio-economici e dell'attuale crisi sulla condizione femminile a livello comunitairio e nazionale La comunità europea e i paesi del Mediterraneo atti dei convegno d i Palermo dicembre 1978 Per u n dibattito sull'Europa Lavoro e occupazione nella prospettiva dell'unione economica e monetaria europea atti del convegno d i Roma gennaio 1979 N o i europei Programmi per l'Europa Gli atti dei convegni promossi in questi ultimi anni da! Movimento europeo (Viale Baccelli, 10 - Roma) L e pubblicazioni del CIFE Serie *Quaderni federalisti» ne francese); introduzione di A. Spicura di R. Cagiano; interventi di nelli, Roma, marzo 1978; seconda Autori vari, Roma, aprile 1980. n. 1 I1 significato della Federazione euedizione aprile 1978. n. 34 La politica regionale europea e i ropea, di Gianni Ruta, Roma 1969 (Ristampa gennaio 1977). n. 21 L'Europa e la ricerca scientifica e problemi dell'occupazione, di Autecnologica. Competizione o collatori vari, Atti dell'incontro di Fogn. 2 Le s t r u t t u r e federali, di Miche1 Mouskely, Roma 1969 (Ristampa borazione?, di Michela Sironi Magia, Roma, giugno 1980. gennaio 1977). riotti; introduzione di Mario Pedini, n. 35 I1 Mezzogiorno, di' fronte al17inteVerona, luglio 1978. grazione europea, Atti dell"incontro n. 3 . Nuove prospettive per l'Europa, a cura di ~ ~ cagiano,i R ~~ n.~22 ~La ~ Grecia , ~ e l'Europa: d l'allarga~ di Alcamo a cura di Vincenzo Meni1974. mento dell'Europa Comunitaria, chella, Roma, luglio 1980. testi di G . Magnifico, L. Tarricone, n. 36 Problemi e prospettive della teleman. 4-5 I1 federalismo: modello p e r ~ l ' E u r o L. D i Comite, F. Marzano, R. Fatica in Europa, interventi di M. Bepa, di Autori vari, Roma novembre kiollas, G . Usai ed altri, settembre nedetti, F. Balla, M. Fierli, M. Lazza1974. ri, R. Bertollini, ed altri; Atti a cura n. 6 Scuola e federalismo, di F. Bern1978. (II), di Autori di Fabio'Morvilli, Roma, agosto 1980. stein, A. ~ h i ~ i - ~e ~G.~ ~~ l ~l i ~ n . i 23)~ Dibattiti l ~ federalisti , Roma, 1975. 24 vari, Roma, dicembre 1978. n. 37 Energia e sviluppo alternativo in n . 7-8 Esperienze di partecipazione alla n. 25 Teorie dell'unione Monetaria e Europa, Testi di O. Giarini, G . Paproblemi della moneta europea, di nati, M. Moiraghi, F. Bernstein, F. gestione della scuola in Europa, di Autori vari, luglio '75. Gianni Zanini, Roma, febbraio Sanna, G. Graziani, D. Velo, G . n. 9 L'Unione Europea, Rapporto di 1979. Montani, Roma, settembre 1980. Leo ~ i ~ introduzione d ~ di ~G. ~n. 26~ I1 manifesto ~ ; di Ventotene - Testo n. 38 Emigrazione ed Unione Europea, originale di Ernesto Rossi e Altiero di Autori vari (in preparazione) Ruta, Roma, gennaio 1976. Spinelli (19'781, con prefazione di n. 39 Dibattiti federalisti (IV), di Autori n. 10 La crisi valutaria e l'Unione EcoEugenio Colorni (1944) - Introduvari (in preparazione). nomica e Monetaria in Europa, tezione, di Altiero Spinelli (1978), sti di R. Masera, S. Magnani, A. Majocchi, M. Albertini e altri; Ropresentazione di Luciano Bolis Serie speciale «Problemi Europei» (19791, marzo 1979. ma, aprile 1976. n . 271 Federalismo globale, Antologia a n. l La ricerca scientifica e tecnologica n. 11 Le elezioni europee del 1978, testi di F. Rossolillo, U. Serafini, A. 28 cura di Lucia Cini; Roma, giugno in Europa: collaborazione o com1979. Maccanico, M. Albertini e altri, Ropetizione?, di Michela Sironi Man. 29 Stare in Eu:ropa: Quali implicazioma, dicembre 1976. riotti, Verona, 1978, pp. 138, Lit. n i per l'Italia - Testi di E. Colom5.000. n. 121 I1 Mezzogiorno, l'Europa e il Mebo, L. Bolis, L. Cal, P.L. Rossi, C - n. 2 La crisi della politica industriale in 13 diterraneo, di Autori vari, Roma, Meriano, A. Chiti-Batelli, G . Ratti, novembre 1976. Europa, a cura di Marco Mariotti, F. Caffè, G . Ruta e altri, Roma, n. 14 L'Europa e il dialogo Nord-Sud, Verona 1979 pp. 119, Lit. 5.000. testi di G . Montani, G . Gozzano, luglio 1979. n. 3 L'Europa, testo di educazione poliA. peccei, E. Masini ed altri, R ~ n.~ 30 I~1 f u t, u r o dell'Europa, testi di S. tica a cura di Luigi Cal e Ferdinand Kinsky, orla" Editore, Roma, 1979, Villani, F. Hernstein, E. Masini, G . dicembre 1976. Battaini, G . Giro, L. Bolis, G . Can. 15 Sette argomenti per l'Europa, di Lit. 4.000. ron, M. Sironi, P. Sassetti, E. Ratti, n. 4 L'Europa ed u n ~~o~~ Ordine Gunter Gillessen e Andrea chiti: Batelli, Roma, febbraio '77. F. Caffè, Roma settembre 1979. Economico Internazionale, in n. 16 B~~~~storia della comunità Euron. 31 Dibattiti federalisti (III), di Autori "Affari Sociali Internazionali", n. pea, di Constantin Potor (ed. italiavari, Roma, dicembre 1979. 111980, Ed. F. Angeli, Milano, na e francese); Roma, marzo 1977; n, 32 I problemi economici della federa1980. seconda edizione, giugno 1977. zione Europea, di Junius (1944); inn. 5 La politica regionale europea e i troduzione cli Gianni Ruta, febbraio problemi dell'occupazione, Foggia, n. 171 Dibattiti federalisti, di Autori va18 ri, Roma, dicembre 1977. 1980. 1980. n. i 9 / Progetti per u n a Costituzione Eun. 33 L'Europa ed u n N u o v o Ordine n. 6 L'Europa in cifre, (in prepara20 ropea, di Constantin Potor (edizioEconomico Internazionale, Atti a zione) . I "quaderni federalisti" e la serie speciale "Problemi europei" stampati dal Centro italiano di Formazione europea, Via della Colonna Antonina, 31 - Roma (8) XXXII COMUNI D'EUROPA setkmbre 1986 N o t a bibliogvafica di Nello Corrado Le ultime pubblicazioni europee Curcio, Europa: storia di un'idea (1) (*) che più recenti formulazioni teoriche in campo federalista il libro di Mario Albertini, Il ne disegna magistralmerite il divenire attraTn concomitanza - ed in molti casi in federalismo - Antologia e definizione (IO), versG un'ampia ed appassionante ricostruziooccasione - delle elezioni per il Parlamento costituisce un'aggiornata antologia ed al temne storica. A questo filone si riallacciano europeo, I'editoria italiana ha sfornato, si anche la Storia dell'Europa come nazione (2) p o stesso prospetta come inevitabile la solupuò dire a getto continuo, una copiosa messe zione federalista per la sopravvivenza della di Romano Ugolini, nella collana "Pianeta di volumi, riguardanti appunto il tema Comunità europea. Sul piano divulgativo e Europa" diretta da Franco Foschi, Lelio europeo. Lagorio, Giovanni Spadolini e L'idea di come quadro politico d'insieme, nonché per I1 fatto che nell'arco dei tre mesi precedenti l'ampia bibliografia, si segnala per la storia Europa (3) di Edmondo Paolini, una rapida l'appuntamento elettorale siano apparse diedelle idee federaliste il volume, a cura di cavalcata che ci conduce attraverso la storia, cine di volumi, ad una cadenza media di Edmondo Paolini, Storia del federalismo eurivisitando il mito dell'idea di Europa, pardue-tre la settimana, ma con un ritmo diveropeo ( l l), di M. Albertini, A. Chiti Batelli e nuto quasi frenetico nell'ultimo mese, se sta a tendo dal periodo dell'illuminismo settecentesco fino al 1958, data di nascita (trattati di G . Petrilli. testimoniare di un indubbio interesse per la In: Dalle elezioni dirette alla federazione Roma) "storica" delle Comunità. Mariano materia, ha tuttavia contribuito - del tutto Pintus, L'Europa delle occasioni perdute. D a europea (l2), il noto federalista Andrea Chiti involontariamente, s'intende - da un lato a Briand al Parlamento eletto, 1 929 - 1979(4), Batelli, traccia la strada - a suo parere creare una certa confusione nel pubblico dei ripercorre in una vasta esposizione il divenire obbligata - che dovrà percorrere la C E E lettori non specializzati e dall'altro a generare - di fronte ad una simile inflazione - dell'unificazione europea nel suo procedere (come discende dal titolo) se vorrà sopravviattraverso un cinquantennio, prendendo co- vere alla crisi che sta attraversando, nonoquasi una reazione di rigetto riguardo al me punto d'avvio la prima proposta di stante l'apparente rilancio che promana dalle tema, specialmente dopo un periodo in cui Briand, nel 1929, e arrivando - attraverso prime elezioni europee dirette. Da segnalare I'editoria italiana - tranne meritorie ecceziol'azione svolta dai federalisti, la creazione il volume di Lucio Levi, Verso gli Stati Uniti ni - era stata invero molto più parca anche d'Europa - Analisi dell'integrazione europea negli anni '50 delle Comunità europee, la nel settore della semplice divulgazione. loro vita non priva di momenti di difficoltà e (13), in cui l'integrazione europea è vista Esaminando il tutto ad un anno dalle l'elezione del primo Parlamento europeo - come "l'ultima fase della crisi dello Stato elezioni avvenute, si sarebbe forse tentati di nazionale e la prima fase del suo superamenfino ai nostri giorni. In bilico tra la ricostrusceverare dal mucchio quella decina, o poco to", si analizzano "natura e tendenze del zione storica e la geografia economica, storipiù, di testi validi e resistenti all'usura (che camente considerata, si colloca l'interessante processo di integrazione europea e la stratepossono durare cioè qualcosa di più che il volume di Maurice Lailnou, Europa, terra gia della lotta per l'unificazione europea" e tradizionale espace d u matin, in questo caso promessa (5), tradotto dal francese dalle Edi- viene proposta una serie di contributi di elettorale); ma considerata la "novità" del tions du Seuil, per i cui tipi era uscito nel personalità europeiste italiane e straniere. tema e - dopotutto - la buona volontà 1977. Dello stesso autore si veda anche Federalismo mostrata da autori ed editori, abbiamo riteDalla storia alla politica estera ed interna- e integrazione europea (14). nuto più opportuno cercare, nella misura del Numerose sono pure le opere che trattano zionale il passo è breve: in questa scia si possibile (e ci scusiamo per le involontarie collocano il libro Politica estera italiana e delle istituzioni europee ed è questo un tema omissioni) di citare tutti coloro che si sono scelta europea (6) di Giuseppe Vedovato, che che appare più volte inscindibilmente concimentati sul tema europeo. oltre all'analisi del processo attraverso il nesso anche ad altre tematiche (quali la storia Starà poi al pubblico decretare - alla quale si è pervenuti all'attuale livello di della Comunità europea ed i problemi politici distanza - il successo o l'oblio. integrazione europea, rnostra uno spaccato attuali). È opportuno premettere che alcuni volumi Bino Olivi, nel suo volume Il tentativo storico della politica estera nazionale, in appaiono strettamente legati all'attualità, per relazione ai problemi posti dalle scelte euro- Europa (15), traccia gli sviluppi della Comula quale sono stati forse anche espressamente pee, ed il volume -.sempre in riferimento alla nità europea negli ultimi 15 anni, in una concepiti, e quindi, ad elezioni terminate politica estera - di G . Zampa Lione, Una lucida analisi dal punto di vista storico, hanno risentito o risentiranno maggiormente politico e diplomatico. politica estera per L'Europa unita (7). di tali caratteristiche. Altri volumi invece, Collochiamo in questo settore anche il Sempre nel campo storico uno specifico sebbene di diseguale valore, appaiono desticontributo porta il volume di Giuseppe Tra- recente, importante volume di Giuseppe Penati a durare nel tempo, per variabili marollo, Europei d'Italia (8), che illustra il trilli, Il mattino d'Europa (16), nel quale da qualche anno fino alla prossima scadenza contributo non trascurabile dato all'idea e u l sono raccolti scritti e discorsi che l'autore ha elettorale europea del 1984, se non oltre. ropea, a partire da11'800, nel'ambito più spe- fatto nell'arco degli ultimi 20 anni su temi Abbiamo tentato di ordinare i volumi cificamente italiano (come appunto richia- storici, istituzionali, politici, economici e secondo alcuni principali filoni tematici: stomato nel titolo) dai padri della corrente sociali, tutti ispirati, come nota nella prefazioria ed istituzioni europee; problemi politici liberal-democratica del federalismo. Gli ne Mario Albertini, alla tematica federalista. attuuli; partiti politici. N o n sempre però è Si segnala il contributo di Charles Zorgbiaspetti europei del Risorgimento italiano possibile una simile netta suddivisione, in vengono approfonditi cial saggio, di Mario be, col suo La costruzione politica dellJEuroquanto molte volte due o più temi risultano Albertini, Il Risorgimento e L'Unità europea pa (171, che fornisce un'analisi puntuale ed commisti in uno stesso volume; è per tale (9). Nella nuova prefazione l'autore nel sot- una corretta informazione sulla nascita ed il motivo che alcuni testi potranno risultare tolineare 1"'incompiutezza" dell'unità nazio- funzionamento istituzionale della Comunità. citati più volte. nale, che formalmente ha superato il secolo di Una guida ideale, sia sotto il profilo della Infine il settore neutrale (o almeno presunvita, prefigura nella nuova dimensione euro- divulgazione, sia per la problematica che t o tale) della documentazione. pea il salto di qualità che - superando anche pone, vuoi a livello nazionale che europeo, si 1. - Per la storia e le istituzioni europee, non la carenza di "senso dello Stato" - potrà può considerare La via europea (18) di Giosi può prescindere, se si vuole avere una portarla ad un effettivo compimento. Sulle vanni Valentini, che rivisita gli ideali europei compiuta idea della nascita e dello sviluppo attraverso una storia della Comunità che si (*) Tutte le indicazioni bibliografiche sono riportate al del' concetto d'Europa, dalllopera di Carlo termine della bibliografia, in ordine alfabetico di autore. proietta nel futuro. Così pure la storia . settembre 1980 dell'evoluzione non sempre rettilinea e degli ostacoli incontrati sul cammino della Comunità europea e l'imperativo categorico di politiche comuni in campo economico, compaiono in una stimolante panoramica in Europa, perché? (1 9) di Enrico Jacchia. Una "illuminata e illuminante riflessione sullo stato dell'unione del nostro continente" è costituita dal Rapporto a l popolo europeo (20) di Denis De Rougemont, mentre la problematica europea nel suo contesto attuale e nelle prevedibili prospettive future viene affrontata da Mario Pedini assieme ad Achille Branchi, nel volume Problemi e prospettive della Comunità europea (211, il primo approfondendo i trattati istitutivi ed il settore delle relazioni economiche, il secondo l'integrazione economica e monetaria della Comunità. Una agile opera di buon livello divulgativo sull'Europa e le sue istituzioni comunitarie, che "pone il letttore di fronte ai fatti" risulta l'Europa e gli organismi comunitari (22) di Gerardo Zampaglione, mentre il Manuale dell'elettore europeo (23) di Enrico Ciantelli, contiene gli elementi essenziali per penetrare nei meccanismi istituzionali comunitari e per aggiornarsi sulle politiche della Comunità portate avanti in campo industriale, commerciale, agricolo, sociale. D a ricordare ancora La Repubblica europea (24) di Marce110 Capurso, che nel settore specifico delle esperienze giuridico istituzionali evidenzia il trasferimento di poteri sovrani degli Stati alla Comunità, l'applicazione giudiziaria di norme comunitarie, la rappresentanza istituzionale della nazione, per la parte che viene esercitata dalle istituzioni comunitarie. Infine, recente, Cantiere Europa (25), in cui Emile Noil, segretario generale della Commissione delle Comunità europee, descrive "dall'interno" la costruzione quotidiana dell'Europa comunitaria, "smontando" i complessi meccanismi che generano le leggi e le norme europee. I1 volume rappresenta una guida indispensabile per quanti, politici, studiosi, addetti o no ai lavori desiderano farsi un'idea precisa e concreta del funzionamento delle istituzioni comunitarie. Sempre in questo ambito è da segnalare l'ottimo volume "Europa oggi" - Guida alla Comuntà europea (26), a cura di Lorenzo Natali e di Antonio Giolitti, rispettivamente vice-presidente e membro della Commissione delle Comunità europee. È una pubblicazione destinata a fornire al lettore, ed in particolare ai giovani un'immagine esauriente ed aggiornata delle Comunità europee, della loro attività e dello stato attuale dell'integrazione europea. In particolare costituisce una versione di "Europe 1979", espressamente adattata e modificata per il lettore italiano. Un cenno a parte merita la nuova edizione dell'Agenda del Parlamento europeo 1980 (27), che contiene un ricco notiziario sul Parlamento europeo e sulla Comunità europea, con notizie - in sei lingue - sui nuovi 410 parlamentari europei, levarie Commissionie lo schieramento politico, nonché la segnalazione delle principali Fiere, Esposizioni e Congressi che si svolgono nei nove Paesi della C E E durante il 1980. COMUNI D'EUROPA Per chi volesse approfondire le sue conoscenze sul Parlamento europeo numerosi volumi hanno trattato in particolare questo tema specifico. È certamente difficile trattare del settore più propriamente giuridico-istituzionale, in quanto molto spesso i lavori in questo campo risultano, quasi di necessità, commisti ai temi di carattere più direttamente politico. In tale ambito si distingue tuttavia il volume Il Parlamento europeo (28) di Carla Romanelli Grimaldi, manuale completo e puntuale, indispensabile per un esame approfondito degli aspetti giuridico-istituzionali del Parlamento europeo. È da ricordare altresì il libro di Michela Sironi Mariotti, I l Parlamento europeo. La sua elezione, i suoi poteri (29) per quanti, pur interessandosi ai problemi del Parlamento europeo (storia, poteri attuali, possibili sviluppi) desiderassero una più agile, eppur valida, trattazione. Alcuni problemi particolari, sempre incentrati sul Parlamento europeo, ma articolati secondo una diversa sfaccettatura, sono trattati in tre diversi volumi: Miraggio Europa - Il Parlamento europeo e l'improprio esercizic~del potere (30) opera di Giovanni Terranova; Il Parlamento europeo e la legittimazione democratica della Comunità europea (31) di Pietro Simula, ed I1 Parlamento europeo - Significato storico di una elezione (32) opera di Luigi Vittorio Majocchi e di Francesco Rossolillo. La prima parte di quest'ultimo volume è dedicata ad una breve storia dell'integrazione europea, dai faticosi inizi alle prime elezioni dirette, che al tempo stesso costituiscono un punto di arrivo e di partenza per tutte le implicazioni che comporteranno. La seconda parte è costituita da una selettiva raccolta documentaria (dal 1944 ad oggi). Infine, tradotto dalla nota collana "Que sais-je?", della Presse Universituire de France (Paris 1959, aggiornato al 1979), il volume di Pierre Ginestet, I l Parlamento europeo (33), presentato in un'agile serie che si intitola "Aria d'Europa". 2. - Le questioni riguardanti i problemi politici passati, attuali e futuri più strettamen-te legati alla tematica europea sono stati abbondantemente trattati - come era prevedibile - in numerosi testi. Partendo da quelli che li hanno posti e10 esaminati in un quadro più generale (prescindendo cioé da quelli che li esaminano sotto un'ottica più strettamente ideologica o di partito, e che vedremo in seguito) citeremo: L'elezione europea e la fase politica dell'integrazione W ) , a cura di Lucio Levi e di Sergio Pistone, interessante volume che, oltre alle considerazioni degli autori sulla Unione economica monetaria, sulle elezioni europee e sul ruolo dei partiti politici europei, raccoglie le interviste ad alcuni dirigenti di partiti politici europei, fornendo così un'aggiornata informazione su di un panorama politico assai variegato; I partiti e le elezioni del parlamento europeo, interessi nazionali ed europei a confronto (35) a cura di Gianni Bonvicini e di Saverio Solari, volume che raccoglie "in un confronto a più voci" le posizioni politiche espresse dai vari partiti politici della Comunità, con particolare riguardo ai 4 maggiori partners(Francia, Italia, Regno Unito e Repubblica federale di Germania); il saggio di Walter Laquer, Europa: un continente smarrito (361, nel quale sono trattati i principali temi e problemi che investono l'odierna Europa, dal punto di vista di un autorevole storico, che ispirando la sua trattazione ad una logica eurocentrica, si muove entro una prospettiva storica di notevole ampiezza. Sempre del già citato Andrea Chiti Batelli i due volumi L'Italia e l'Europa (37) e Verso un partito dell'Europa? (381, i quali si collocano in una prospettiva più ampia, che abbraccia da un lato l'atteggiamento italiano nei riguardi dell'Europa e dall'altro le complesse implicazioni che nascono dall'impatto delle realtà politiche nazionali con le nuove dimensioni europee. Ricordiamo infine Europa senza veli (39), intervista sull'Europa e sui più scottanti ed attuali problemi politici europei di Gustavo Selva a M. Mauro Langfelder, ed il volumetto di Jean Claude Masclet, L'Unione politica dell'Europa (40) (tradotto dalla collana "Que sais-je?" dalla edizione francese del 1973, aggiornato al 1978). Lo stesso arco di problemi, visti però sotto il profilo di un singolo partito (o di una grossa aggregazione ideologico-politica, eurocomunismo, eurosocialismo, la sinistra, i cattolici, ecc.) appare trattato nei seguenti volumi: per i comunisti in I comunisti e le elezioni europee (41) di Giorgio Amendola, che espone la problematica che scaturisce dalla sovranazionalità della Comunità europea e dalla sua necessaria successiva esigenza di democratizzazione, derivante, in un certo senso, proprio dalla maggiore legittimazione che nasce dalle prime elezioni dirette e precisa le posizioni politiche dei comunisti italiani e dell'eurocomunismo più in generale. N e Il dato è tratto, si fa l'Europa unita (42) di Luigi Mistrorigo, troviamo invece una rapida cronistoria delle tappe dell'unità europea, delle strutture comunitarie e delle strutture supernazionali che si sono date i partiti europei ideologicamente affini, il tutto visto in un'ottica prettamente cattolica. Alberto Pasolini Zanelli, con I liberal-cristiani (43) si segnala, per la corrente che si potrebbe definire dei cattolici pragmatisti (o liberal-cristiani, come li chiama l'autore), definizione molto ampia che potrebbe comprendere sia la C D U tedesca che i conservatori britannici o I'UDF francese. In questa scia si collocano almeno tre fra i volumi dedicati all'Europa - nella collana "L'Italia e l'Europa" diretta dall'autore dell'abbondante produzione di Andrea Chiti Batelli, in un'analisi per "famiglie"politiche delle posizioni di alcuni partiti, di raggruppamenti o coagulazioni ideologiche esistenti in Italia: Le forze liberali e laiche di fronte allYEuropa(44); La sinistra italiana, i sindacati e l'Europa (45); L'ultra sinistra italiana e l'Europa (46) e I cattolici del dissenso e l'Europa (47). Abbiamo volutamente detto "almeno tre", in quanto il secondo dei volumi citati riguarda in parte i partiti politici ed in parte le forze sindacali. COMUNI D'EUROPA Vi è stata poi una fioritura di opere dedicate ad alcuni temi politici europei particolari, quali le questioni economiche e monetarie, l'atteggiamento dei sindacati, i problemi dell'emigrazione, la questione femminile, i problemi educativo-culturali. Ricordiamo nell'ordine, per le questioni economiche: Silvio Leonardi Con L'Europa ed il movimento socialista, considerazioni sui processi comunitari: Cee e Comecon (481, da segnalare per l'approfondimento dei problemi politico-economici; il volume di Renato Sandri, La sfida del Terzo Mondo (491, sempre nello stesso filone, ma questa volta sotto l'angolatura delle relazioni economicocommerciali, passate, presenti e future fra Comunità europea e paesi del Terzo Mondo e Le economie socialiste e L'Europa (50) di Giuseppe Scidà, che tratta delle implicazioni di carattere economico legate alle nuove dimensioni europee e mondiali dei problemi stessi. Guido Montani, nel suo Il Terzo Mondo e l'unità europea (511, ripercorre la storia della colonizzazione e della decolonizzazione europea ed i principali problemi del Terzo Mondo, prefigurando come decisivo il contributo dell'Europa all'affermazione del movimento federale nel mondo, specialmente in continenti quali l'Africa e l'America Latina, ove i movimenti unitari e federalistici godono di una lunga tradizione. Ancora: Governare l'economia europea Divergenze e processi integrativi (52) a cura di G . Bonvicini e J. Sassoon, che offre un'idea della complessità dei problemi e dei fenomeni economici, non legati ormai più ad una prospettiva nazionale, ma planetaria, in cui la stessa dimensione continentale - che resta tuttavia ancora una meta da raggiungere - può apparire ristretta, e L'Europa a due velocità - Italia e C E E tra N o r d e Sud (531, di Gigi Padovani, che esamina tutte le implicazioni economiche fra Italia e CEE, ed all'inrerno di questa - fra paesi del "Nord" e area latino-mediterranea. Sullo stesso tema, ma sotto una diversa angolatura, si segnala il volume: A A . W . La Comunità europea e ipaesi del meditewaneo (54). Sempre sul piano economico si segnala il libro di Pierre Maillet, La costruzione europea (551, che non si limita a rispondere soltanto alle domande sui programmi e le realizzazioni del Mercato Comune, ma vuole "cercare i motivi che hanno impedito l'effettuazione di determinati obiettivi e fornire le basi per una risposta ai compiti principali che l'Europa unita oggi ha e la cui realizzazione non può più rimandare". Per una visione dei problemi connessi all'unione economica e monetaria si consiglia Il sistema monetario europeo (56) di Franco Praussello. N e Il bilancio e le politiche strutturali della C E E (57), dopo il saggio introduttivo di Francesco Forte, il volume si sviluppa in tre parti, sugli aspetti ed i problem. della politica industriale, agricola e regionale comunitaria, rispettivamente ad opera di Graziella Fornengo, Mercedes Bresco e Giuseppe Porro. Gli aspetti economici, ma anche le implicazioni sociali e politiche, della politica agricola comunitaria trovano ampia risonanza nel volume di John Lambert, L'affare agricolo, la verità sull'Europa verde, (58). Sotto questo profilo, per gli aspetti più strettamente legati alla politica agraria nazionale, ed in particolare nel meridione, è interessante anche il libro Il Mezzogiono e 1'Europa (59) di Franco Praussello, che imposta il suo saggio sui riflessi che sulle condizioni del Mezzogiorno hanno avuto l'unione doganale e la politica agricola comune. Per i problemi sindacali, oltre al già citato: La sinistra italiana, i sindacati e L'Europa (vedi n. 45), il volume Partiti e sindacati d i fronte all'Europa (60), raccolta di scritti di Amendola, Craxi, Granelli, Ferri, La Malfa, Magri, Pannella ,Zanone, Benvenuto, Didò e Macario, nonché un'intervista ad Altiero Spinelli. Mario Sica, con Verso la cittadinanza europea (611, affronta sia sotto l'aspetto più tecnicamente giuridico che sotto quello pratico, i problemi umani, giuridici e politici della emigrazione interna europea. Parimenti sotto il profilo dei diritti dei cittadini e delle garanzie dei diritti civili, è interessante il volume: AA. W., Parlamento europeo. Forze politiche e diritti dei cittadini (62) (che contiene scritti di G . Zagrebelsky, N. Ronzitti, A. Tizzano, A. Giardina, E. Vinci). Per la questione femminile in Europa l'ottimo Donne in Europa (63) di Vera Squarcialupi, importante contributo che riporta un'interessante panoramica sulla situazione femminile nei vari paesi comunitari, unendo alla parte storico-documentaria sui progressi compiuti da 132 milioni di donne europee nell'ultimo ventennio, quella politico-attuale, su quanto resta ancora da fare per portare la condizione della donna in Europa ad una effettiva eguaglianza, non soltanto giuridica. Infine, per il particolare settore culturaleeducativo riteniamo di dover menzionare Educare all'Europa (64) di Battista Orlzio, utile lavoro sui programmi e sulle esperienze didattiche viste nella nuova, più ampia dimensione europea. Quale contributo ideale all'educazione delle nuove generazioni ricordiamo il già citato Federalismo e integrazione europea (vedi n. 14) di Lucio Levi, e, per i più piccini, L a nostra Europa (65) di Vincenzo Guizzi, con le divertenti illustrazioni di Yukio Gohara. 3. - Quale terzo filone, quello dei partiti politici esistenti in ciascuno dei 9 paesi comunitari interessati alle elezioni europee (in taluni casi i partiti di tutta l'Europa occidentale tout court), è stato, sotto diverse angolature, trattato in numerosi volumi. U n posto a parte, per l'elaborazione del materiale e per la nitida chiarezza del risultato finale, occupa il volume di Giorgio Galli, I partiti politici europei (661, che costituisce una valida analisi dei cinque principali blocchi ideologico-politici nell'odierna Europa occidentale: comunisti, socialisti, democratici cristiani, liberali e destre. I1 volumetto di Daniel L. Seiler, I partiti politici in Europa settembre 1980 (67), (anch'esso tradotto dal francese, dalla collana "Que sais-je?", edizione francese 1978) raggiunge un notevole livello di sintesi, ma - a nostro giudizio - alquanto specialistico, in quanto si presuppongono conoscenze di partiti politici stranieri che sicuramente il lettore medio è lungi dal. possedere. Agile comunque sia la forma che la trattazione. Ad un livello divulgativo alquanto più piano, per quanto possa consentirlo l'aridità della materia, si colloca il volume di Sebastiano Corrado, Elezioni e partiti in Europa (68), che presenta i dati e le notizie riguardanti i singoli partiti politici europei distinti ed aggregati per ciascuno dei nove stati comunitari, anziché per famiglie politiche » come nei due testi precedentemente citati. Fin qui potremmo parlare di esame anatomico » dei partiti - se ci è consentito tracciare un grossolano confine -; per quanto riguarda la '' fisiologia » degli stessi citiamo, di Antonio Papisca, Verso il nuovo Parlamento europeo. Chi, come, perché(691, che esamina l'atteggiamento dei partiti politici e delle comunità nazionali di fronte ai problemi dell'integrazione europea, e Europa comunitaria epartiti europei (62) di Maria Valeria Agostini, nell'ambito di un esame dei partiti e movimenti politici europei, nei confronti dell'Europa, in tutta la complessità delle loro politiche, precedenti storici ed interazioni reciproche. Adriano Pappalardo, nel suo Partiti e governi d i coalizione in Europa (701, affronta sotto un angolo visuale insolito la problematica che si pone in Europa, perlomeno in alcuni paesi europei, circa i partiti ed il loro gioco politico, ai fini della formazione dei governi; L'influenza dell'elezione europea sul sistema dei partiti (71) di Lucio Levi, Sergio Pistore e David Coombes, ripropone, in un intervento a tre voci, i problemi legati alle conseguenze politiche che avranno o potranno avere le prime elezioni politiche europee sui singoli sistemi politici nazionali dei 9 paesi interessati. Infine, per quanto riguarda il settore della documentazione, sia sui partiti politici appena citati, sia per quanto riguarda le statistiche elettorali, esso non è stato molto frequentato, ma ha prodotto alcuni testi notevoli. Una pregevole iniziativa della casa editrice Teti ha introdotto sul mercato italiano una interessante collana, di cui sono apparsi i primi volumi, I partiti comunisti dell'Europa occidentale (721, a cura di Antonio Rubbi; I partiti democratici cristiani d'Europa (73) a cura di Camillo Brezzi ed il recente Ipartiti socialisti d'Europa (74) a cura di Alceo Riosa. I predetti volumi - frutto ciascuno di collettivi di studiosi - propongono, in successive schede, dati documentari (sulla storia, programmi, organizzazione) sui partiti nazionali, raggruppati - in ciascun volume - per grandi filoni ideologici. Chi volesse trovare una documentazione pressoché completa, su tutti i partiti politici europei della CEE, riuniti in unico volume, nonché sulle istituzioni dei 9 paesi e su quelle comunitarie, ed avere un quadro completo dei sistemi elettorali vigenti e dei risultati elettorali in ciascuno di detti paesi dal 1945 ad oggi, dovrà necessariamente ricorrere al già citato Elezioni e partiti in Europa (vedi n. 68) . settembre 1980 di Sebastiano Corrado, che costituisce un testo completo ed autorevole in questo campo. Per limitarci ad un breve cenno comparativo risultano editi pochissimi volumi di questo tipo anche nei principali paesi europei: citiamo il volume collettivo a cura di Joachim Raschke, D i e politischen Parteien in Westeuropa (75), e Les partis politiques dans 1'Europe des Neuf (76) di Francois Borella, entrambi tuttavia con una documentazione statistico-elettorale decisamente inferiore. Citiamo ancora il volumetto di Jean-Marie Cotteret e Claude Émeri, I sistemi elettorali. (77) (nella già citata collana *Aria d'Europ a » , vedi nn. 33, 40 e 67) sul problema specifico dei sistemi elettorali vigenti in Europa e la Guida all'Europa (78) a cura di Ferdinando Riccardi con la collaborazione di Galeazzo Santini, utile ausilio, ad un buon livello divulgativo, per una rapida ricerca di dati sui sistemi elettorali, le istituzioni, i partiti politici europei. Per quanto riguarda poi una sintetica ed esauriente documkntazione sulle istituzioni della Comunità non possiamo che rimandare al già citato Cantiere Europa (vedi n. 25) del segretario generale della Commissione delle Comunità europee, Emile Noel. N o n potendo citare la vastissima pubblicistica in materia apparsa su giornali e riviste, per le quali sarebbe necessario un articolo a parte, ci limiteremo, per completezza d'informazione, a citare alcune raccolte di interviste, saggi e testi sull'Europa, ed - a parte daremo notizie di alcuni dei molti convegni che hanno avuto per tema l'Europa. Per quanto riguarda i primi citeremo C o r renti ideali e forze politiche in Europa (79), a cura di Paolo Pombeni, che raccoglie in un vasto quadro le grandi correnti ideologiche esistenti oggi in Europa, attraverso le voci di autorevoli personalità italiane e straniere. I n Verso u n Parlamento europeo? (80) è contenuta un'interessante raccolta di saggi di Guid o Colonna di Paliano, Leo Moulin, Cristopher Sasse, Schelto Patijn, Michael Steed e Jacques Rene Rabier sull'Europa e sull'integrazione europea, nonché una documentazione, ancorché succinta, sui partiti europei, a cura di Claudio Maccari. Nella stessa collana segnaliamo Europa: come e per chi si v o t a (81), a cura di Giovanna Zincone, che presenta una raccolta di saggi di notevole interesse, opera di numerose personalità italiane e straniere (citiamo tra l'altro Roy Jenkins, E n z o M. Calabrese, Schelto Patijn, Sergio Pistone, Sasse, Huber, Maccari; nell'insieme emerge un quadro vivo ed attuale della complessità della problematica europeistica esaminata, sia sotto I'angolazione storica che politica. Giuseppe La Ganga, in Politica internazio- nale e progetto socialista in Europa (Temi per u n progetto socialista) (82) raccoglie nei volume da lui curata interventi di A. Giolitti, C. Merlini, S. Bartolini, F. Forte, A. Marianetti, G. Pasquino, G. Porro, A: Tempestini, sulle scelte strategiche che si impongono, sul piano europeo, alla sinistra italiana nel con- COMUNI D'EUROPA fronto con le altre grandi componenti del movimento operaio negli altri paesi europei. Infine L'ingranaggio Europa (83), Dossier di « Le Monde Diplomatique >>, n. 1, Primavera 1979, i-accoglie articoli pubblicati in numeri precedenti del mensile « Le Monde D i p l o m a t i q u e ~ ~ d, i diversa tendenza ed orientamento, cioè sia favorevoli che contrari nei riguardi della Clomunità. Last but not leasr, vorremmo citare alcuni volumi di impianto autobiografico o costituiti d a raccolte di scritti sull'Europa precedentemente pubblicati su giornali e riviste. Cittadino d'Europa (84) di Jean Monnet, rappresenta un'avvincente ricostruzione - nel campo storico - del cammino dell'idea europea, esaminata qu'esta volta in chiave di rivisitazione autobiografica. U n taglio divers o ha L a mia battaglia per un'Europa diversa (85) di Altiero Spinelli, che raccoglie discorsi, articoli e saggi del noto esponente politico federalista, delineando - nell'arco di tempo che va dal 1972 ad oggi - il suo impegno ideale e politico nella paziente costruzione dell'unità europea. Rapporto sull'Europa - Momenti e fatti dell'unificazione (86) di Mario Pedini, raccoglie in volume scritti sull'Europa e sui suoi problemi, pubblicati in varie occasioni fra il 1963 e d il 1978; ancor più ampio l'arco temporale - dal 1936 a d oggi - d i pubblicazione degli articoli di G u i d o Gonella, raccolti ne Lo spirito europeo (871, volume che oltre agli scritti contiene anche il testo di alcuni discorsi, di carattere europeistico, del leader democristiano. Infine scritti e discorsi sull'Europa del maggior esponente democratico cristiano di questo dopoguerra sono stati raccolti a cura di Maria Romana D e Gasperi, nel volume D e Gdsperi e L'Europa (88), a testimoniare - a distanza di 25 anni dalla sua scomparsa - l'impegno per una costruzione politica di cui lo statista vide appena gli albori. Per quanto riguarda i convegni sull'Europa, oltre a quelli già citati a pag. XXXI, promossi dal Movimento europeo, ricorderemo Quale socialismo, quale Europa (89), atti del convegno tenuto all'Associazione A R A (Azione e Ricerca per l'Alternativa), che raccoglie le relazioni di J. Attali, L. Spaventa, S. Holland, A. Laignel, E. Krippendorf, P. Craveri, J. Pelikan, nonché gli interventi d i L. Barca, G . Ruffolo, M . D e Cecco, B. Olivi, A. Lettieri, G. Osti, M. Giannotta, L. Cafagna, W. Dorigo. I1 volume, a cura di Bona Pozzoli, Gerardo Mombelli ed Emilio Renzi, mette a nudo le radici economiche e politiche della crisi dei paesi europei e le possibili risposte della sinistra in Europa,,. I n Quale Europa?(SO) sono raccolti gli atti del convegno del Pci, CESPI; Europa, u n segno dei tempi (911, raccoglie gli atti di un convegno organizzato dall'unione Cattolica Insegnanti Medi, congiuntamente all'Uficio Italiano della Commissione delle Comunità Europee (interventi di G. Giro, G. Benelli, xxxv (11) F. Bonacina, M. Mencarelli, L. Venturelli, C. Checcacci) ; Europa, traguardo storico (92) riunisce gli atti del Convegno del Centro Studi Rezzara; infine anche del Seminario sul tema: Ipoteri e le competenze del Parlamento europeo (93) tenutosi, a cura del Circolo europeo, a Roma, dal 29 al 30 marzo 1979, i relativi atti sono stati raccolti e pubblicati in volume. INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE Elenco di tutti i volumi citati, riportati in ordine alfabetico, per autore; il numero in parentesi si riferisce all'ordine di citazione dei volumi nel testo. (54) AA. W., La Comunità europea e i paesi del Mediterraneo, F. Angeli, Milano 1979, pp. 358, L. 8.000. (62) AA. W., Parlamento europeo. Eòrze politiche e diritti dei cittadini, F. Angeli, Milano 1979, pp. 267, L. 8.000. (60) AA. W., Partiti e sindacati di fronte all'Europa, Lacaita, Manduria 1979, pp. 145, L. 4.000. (80) AA. W., Verso un Parlamento europeo?, Quaderni della Biblioteca della Libertà, n. 64, Torino 1977, pp. 170, L. 2.000. (83) AA. W., L'Ingranaggio Europa, Dossier di Le Monde Diplomatique*, n. 1, Primavera 1979. Rosemberg e Sellier, Torino 1979, pp. 72, L. 2.500. (27) Agenda del Parlamento Europeo 1980, La Navicella, Roma 1980, pp. 610, L. 8.000. (62) Maria Valeria Agostini, Europa comunitaria e partiti europei, Le Monoier, Firenze 1979, pp. VIII, 144, L. 2.600. (10) Mario Albertini, Il federalismo - Antologia e definizione, Il Mulino, Bologna 1979, pp. 312, L. 4.000. (9) Mario Albertini, Il Risorgimento e L'Unità europea, saggio del 1%1, ristampato da Guida, Napoli 1979, pp. 83, L. 2.200. (11) Mario Albertini, Andrea Chiti Batelli, Giuseppe Petrilli (a cura di Edmondo Paolini), Storia del federalismo europeo, ERI, Torino 1973, L. 2.100. (41) Giorgio Amendola, I comunisti e le elezioni europee, Editori Riuniti, Roma 1979, pp. 136, L. 1.600. (52) G. Bonvicini, J. Sassoon (a cura di), Governare l'economia europea - Divergenze e processi integrativi, ed. Fondazione Agnelli, 'Torino 1978, pp. 329, L. 7.000. (35) Gianni Bonvicini, Saverio Solari (a cura di), I partiti e le elezioni del parlamento europeo, interessi nuzionuli ed europei a confronto, Il Mulino, Bologna 1979, pp. 136, L. 4.000. (76) Francois Borella, Les partis politiques dans 1'Europe des Neuf, E d . du Seuil, Paris 1979, pp. 250 (prezzo in Italia, L. 4.500). (73) Camillo Brezzi (a cura di), Ipartiti democratici nistianid'Europa, Teti, Milano 1979, pp. 302, L. 4.000. (24) Marcello Capurso, La Repubblica europea, ed. di Comunità, Milano 1979, pp. 153, L. 4.000. (12) Andrea Chiti Batelli, Dalle elezioni dirette alla federazione europea, Le Monnier, Firenze 1979, pp. 106, L. 2.800. (37) Andrea Chiti Batelli, L'Italia e l'Europa, Lacaita, Manduria 1979, pp. 142, L. 4.000. (38) Andrea Chiti Batelli, Verso un partito dellJEuropa?, Lacaita, Manduria 1979, pp. 142, L. 4.000. (12) XXXVI (44) Andrea Chiti Batelli, le forze liberali e laiche d i fronte all'Europa, Lacaita, Manduria 1979, pp. 217, L. 4.500. (45) Andrea Chiti Batelli, L a sinistra italiana, i sindacati e l'Europa, Lacaita, Manduria 1979, pp. 159, L. 3.500. (46) Andrea Chiti Batelli, L'ultra sinistra italiana e l'Europa, Lacaita, Manduria 1979, pp. 162, L. 3.500. (47) Andrea Chiti Batelli, I cattolici del dissenso e l'Europa, Lacaita, Manduria 1979, pp. 132, L. 3.500. (23) Enrico Ciantelli, Manuale dell'elettore europeo, Le Monnier, Firenze 1979, pp. 93, L. 2.800. (68) Sebastiano Corrado, Elezioni e partiti i n Europa, Feltrinelli, Milano 1979, pp. 422, L. 10.000. (77) Jean-Marie Cotteret, Claude Emeri, I sistemi elettorali, Editrice Puma, Mediglia 1979, pp. 142, L. 3.000. (1) Carlo Curcio, Europa: storia di un'idea, 1958; ristampa ERI, Torino 1978, pp. 596, L. 9.000. (88) Maria Romana De Gasperi (a cura di), D e Gasperi e l'Europa, Morcelliana, Brescia 1979, pp. 212, L. 5.000. (20) Denis De Rougemont, Rapporto al popolo europeo, Pan editrice, Milano 1979, pp. 211, L. 3.000. (57) Francesco Forte ed altri, Il bilancio e le politiche strutturali della C E E , Le Monnier, Firenze 1979, pp. 158, L. 2.800. (66) Giorgio Galli, I partiti politici europei, Mondadori, Milano 1979, pp. 262, L. 5.000. (33) Pierre Ginestet, Il I'arlamento europeo, Editrice Puma, Mediglia 1979, pp. 143, L. 3.000. (87) Guido Gonella, L o spirito europeo, Logos, Roma 1979, pp. 254, L. 6.000. (65) Vincenzo Guizzi (illustrazioni di Yukio Gohara), La nostra Europa, Diki Books, Milano 1979, pp. 52, L. 6.800. (1 9) Enrico Jacchia, Europa, perché?, Mondadori, Milano 1979, pp. 272, L. 6.000. (82) Giuseppe La Ganga (a cura di), Politica internazionale e progetto socialista in Europa (Temi per u n progetto socialista), Franco Angeli Editore, Milano 1977, pp. 108, L. 2.500. (58) John Lambert, L'affare agricolo, la verità sull'Europa verde, Feltrinelli, Milano 1979, pp. 194, L. 4.500. (5) Maurice Lannou, Europa, terra promessa, Minerva Italica, Bergamo 1979, pp. 272, L. 6.500. (36) Walter Laqueur, Europa: u n continente smarrito, Rizzoli, Milano 1979, pp. 314, L. 7.500. (48) Silvio Leonardi, L'Europa ed il movimento socialista, considerazioni sui processi comuni, 1977, tari: Cee e Comecon, A d e l ~ h i Milano pp. 246, L. 6.000. (13) Lucio Levi, Verso gli Stati Uniti d'Europa Analisi dell'integrazione europea, Guida, Napoli 1979, pp. 287, L. 4.500. (14) Lucio Levi, Federulismo e integrazione europea, Palumbo, Palermo 1978, pp. 148, L. 4.000. (34) Lucio Levi, Sergio Pistone (a cura di), L'elezione europea e la fase politica dell'integrazione, Ed. della Fondazione Agnelli, Torino 1979, pp. 148, L. 6.000. (71) Lucio Levi, Sergio Pistone, David Coombes, L1infL7uenza dell'elezione europea sul sistema dei partiti, ed. della Fondazione Agnelli, Quaderno 1911978, Torino 1978, pp. 52, L. 1.ooo. (55) Pierre Maillet, La costruzione europea, SEI, Torino 1978, pp. 238, L. 4.000. COMUNI D'EUROPA (32) Luigi Vittorio Majocchi, Francesco Rossolillo, I f Parlamento europeo - Signijicato storico d i una elezione, Guida, Napoli 1979, pp. 238, L. 4.000. (40) Jean Claude Masclet, L'Unione politica dell'Europa, Editrice Puma, Mediglia 1979, pp. 141, L.'3.000. (42) Luigi Mistrorigo, Il dado è tratto, si fa l'Europa unita, Edizioni Paoline, Roma 1978, pp. 184, L. 3.000. (84) Jean Monnet, Cittadino d'Europa, Rusconi, Milano 1979, pp. 400, L. 8.500. (51) Guido Montani, Il Terzo Mondo e l'unità europea, Guida, Napoli 1979, pp. 198, L. 6.000. (26) Lorenzo Natali e Antonio Giolitti (a cura di), Europa oggi - Guida alla Comunità europea, Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, Luxembourg 1979, pp. 242, L. 4'.000. (25) Emile Noel, Cantiere Europa, Ufficio delle Pubblicazioni Ufficiali delle Comunità Europee, Lussemburgo 1979, pp. 99, L. 4.000 (distribuito in Italia dalla Marsilio editore). (15) Bino Olivi, Il tentativo Europa, Etas Kompass, Milano 1979, pp. 310, L. 5.500. (64) Battista Orizio, Educare all'Europa, ed. Vita e Pensiero, Milano 1979, pp. 251, L. 4.000. (53) Gigi Padovani, L'Europa a due velocità Italia e C E E tra Nord e Sud, Stampatori, Torino 1979, pp. 228, L. 5.000. (3) Edmondo Paolini, L'idea di Europa, La Nuova Italia, Firenze 1979, pp. 120, L. 2.800. (69) Antonio Papisca, Verso il nuovo Parlamento europeo. Chi, come, perché, Giuffrè, Milano 1979, pp. 234, L. 6.500. (70) Adriano Pappalardo, Partiti e governi d i coalizione in Europa, Franco Angeli editore, Milano 1978, pp. 183, L. 6.000. (43) Alberto Pasolini Zanelli, I liberal-cristiani, Editoriale nuova, Milano 1979, pp. 136, L. 3.600. (86) Mario Pedini, ~ a ~ ~ o r t o ; u f f ' ~-u. ~r o m~ ean t i e fatti dell'unificazione, Mursia, Milano 1979, pp. 227, L. 5.000. (21) Mario Pedini, Achille Branchi, Problemi e prospettive della Coniunità europea, Marzorati, Milano 1978, pp. 411, L. 7.000. (16) Giuseppe Petrilli, Il mattino diEuropa, Franco Angeli editore, Milano 1980, pp. 338, L. 9.000. (4) Mariano Pintus, L'Europa delle occasioniperdute. Da Briand al I-'arlamento eletto, 19291979, Biblioteca dell;a Rivista di diritto europeo, Roma 1979, pp. 458, L. 29.500. (79) Paolo Pombeni (a cura di), Correnti ideali e , forze politiche in Europa, I1 Mulino, Bologna 1979, pp. 390, L. 4.800. (56) Franco Praussello, Il sistema monetario europeo, La Nuova Italia, Firenze 1979, pp. 126, L. 2.800. (59) Franco Praussello, Il Mezzogiorno e 1'Europa, Lacaita, Manduria 1979, pp. 122, L. 4.000. (75) Joachim Raschke (a cura di), Die politischen Parteien in Westeuropa, Rowohlt, Hamburg 1978, pp. 539, DM. 9,80. (78) Ferdinando Riccardi (a cura di, e con la collaborazione di Galeazzo Santini), Guida all'Europa, supplemento al n. 22 de «I1 Mondo» del lo giugno 1979, pp. 97. (74) Alceo Riosa (a cura di), I partiti socialisti. d'Europa, Teti, Milano 1979, pp. 251, L. 4.000. (28) Carla Romanelli Grimaldi, Il Parlamento europeo, CEDAM, Padova 1977, pp. 412, L. 15.000. settembre 1980 (72) Antonio Rubbi (a cura di), Ipartiti comunisti dell'Europa occidentale, Teti, Milano 1978, pp. 275, L. 3.000. (49) Renato Sandri, La sfida del Terzo Mondo, Editori Riuniti, Roma 1978, pp. 104, L. 1.800. (50) Giuseppe Scidà, Le economie socialiste e 1'Europa, Jaca Book, Milano. 1 9 7 8 . , " ~ ~276, . L. 4.000. (67) Daniel L. Seiler, I partiti politici i n Europa, Editrice Puma, Mediglia 1979, pp. 142, L. 3.000. (39) Gustavo Selva, Mauro Langfelder, Europa senza veli, Cappelli, Bologna 1979, pp. 123, L. 2.800. (61) Mario Sica, Verso la cittadinanza europea, Le Monnier, Firenze 1979,.pp. 115, L. 2.800. (31) Pietro Simula, Il Parlamento europeo e la legittimazione democratica della Comunità europea, tesi di laurea presso l'università di Sassari, 1976. (29) Michela Sironi Mariotti, Il Parlamento europeo. La sua elezione, i suoi poteri, Pan Editrice, Milano 1979, pp. 192, L. 3.000. (85) Altiero Spinelli, La mia battaglia per un'Europa diversa, Lacaita, Manduria 1979, pp. 193, L. 5.000. (63) Vera Squarcialupi, Donne in Europa, Editori Riuniti, Roma 1979, pp. 200, L. 4.800. (30) Giovanni Terranova, .Miraggio Europa - Il Parlamento europeo e l'improprio esercizio del potere, Vallecchi, Firenze 1979, pp. 88, L. 2.500. (8) Giuseppe Tramarollo, Europei d'Italia, Edizioni Evoluzione Europea, Cremona 1979, pp. 174, L. 3.000. (2) Romano Ugolini, Storia dell'Europa come nazione, Le Monnier, Firenze 1979, pp. 106, L. 2.800. (18) Giovanni Valentini, L a via europea, SugarC o , Milano 1979, pp. 188, L. 3.200. (6) Giuseppe Vedovato, Politica estera italiana e scelta europea, Le Monnier, Firenze 1979, pp. 383, L. 8.000. (22) Gerardo Zampaglione, L'Europa e gli organismi comunitari, ERI, Torino 1979, pp. 247, L. 4.200. (7) G . Zampa Lione, Una politica estera per l'Europa unita, Edizioni Cinque Lune, Roma 1978, pp. 223, L. 3.800. (81) Giovanna Zincone (a cura di), Europa: come e per chi s i vota, Biblioteca della Libertà, Torino 1979, pp. 239, L. 4.800. (17) Charles Zorgbibe, La costruzione politica dell'Europa, I1 Saggiatore, Milano 1979, pp. 184, L. 5.000. - Atti d i 'convegni, seminari, ecc. (89) Quale socialismo, quale Europa, Atti del Convegno dell'Associazione ARA (Azione e Ricerca per l'Alternativa), Feltrinelli, Milano 1977, pp. 178, L. 2.500. (90) Quale Europa?, Atti del Convegno del Pci, pubblicati a cura del Centro studi di politica internazionale, Roma 1979, pp. 191, S.P. (91) Europa, u n segno dei tempi, Atti del Convegno organizzato dall'UCIIM (Unione Cattolica Insegnanti Medi) congiuntamente all'ufficio Italiano della Commissione delle Comunità Europee, Roma 1979, pp. 123, L. 2.800. (92) Europa, traguardo storico, Atti del Convegno del Centro Studi Rezzara, Edizioni del Rezzara, Vicenza 1979. (93) I poteri e le competenze del Parlamento europeo, Atti del Seminario sullo stesso tema, tenutosi, a cura del Circolo europeo, a Roma, dal 29 al 30 marzo 1979, Giuffrè, Milano 1979, pp. 128, L. 4.000. settembre 1980 9 COMUNI D'EUROPA FESR, trasporti e strutture agricole all'esame del Comitato consultivo delle Regioni I1 Bureiu del Comitato consultivo delle Istituzioni locali e regionali dei Paesi membri della CEE si è riunito a Parigi il 17 settembre per un primo esame di alcuni progetti di parere che detto organo, nella sua composizione plenaria, sarà prossimamente chiamato ad adottare su temi di rilevante significato per gli enti locali e regionali operanti nel quadro della COmunità europea. (') I temi che sono stati affrontati in tale riunione riguardano la revisione del regolamento attuale del Fondo europeo di sviluppo regionale, il ruolo della Comunità nello sviluppo delle infrastrutture di trasporto, l'esame della proposta della Commissione europea al Consiglio in materia di politica delle strutture agricole. I1 dibattito si è svolto sulla base di tre note di lavoro sui predetti temi predisposte, rispettivamente, da Elisabeth Gateau segretario generale aggiunto del CCE, da Philip Waddington della sezione britannica del CCE-IULA e da Gianfranco Martini dell'AICCE. Sono tre temi di indubbio interesse sui quali il Comitato consultivo intende proseguire la sua analisi in modo da fornire al Parlamento europeo e alla Commissione valutazioni ponderate, corredate da esperienze che consentano alle istituzioni comunitarie di verificare «in loco» la validità e l'efficacia delle diverse politiche comunitarie. Le linee essenziali di una revisione della disciplina del Fondo europeo di sviluppo regionale saranno esposte al Commissario Giolitti, responsabile della politica regionale, in un incontro che dovrebbe aver luogo a Bruxelles prima della fine dell'anno, unitamente ad uno scambio di opinioni sulla relazione biennale concernente la situazione regionale nella Comunità, alla quale la Commissione sta tuttora lavorando e che dovrebbe fornire un'immagine aggiornata delle condizioni socio-economiche delle varie regioni e degli squilibri territoriali. È noto che questa revisione del Fondo avrebbe dovuto entrare in vigore a partire dal primo gennaio 1981, ma il rinnovo della Commissione europea che dovrà realizzarsi alla medesima scadenza e, probabilmente, altre considerazioni di ordine politico e tecnico, faranno slittare questa scadenza probabilmente di un anno. Per quanto riguarda gli altri due argomenti (infrastrutture dei trasporti e politica delle strutture agricole) è stato deciso che nell'ambito di ciascun paese membro della Comunità venga effettuato un sondaggio (in Italia in primo luogo interessando gli assessori regionali competenti, alcuni assessori comunali ed esperti) al fine di raccogliere elementi di informazione e di verifica in questi due settori che condizionano così largamente il complessivo sviluppo socio-economico delle comunità locali. È auspicabile che a questa consultazione, certa(') l delegati italiani erano: Florindo d' Aimmo, presidente del Comitato consultivo e presidente della Regione Molise. Lanfranco Turci, presidente della Regione Emilia Romagna, Michele Cascino, vice presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Alfeo Mizzau, assessore all'agricoltura della Regione Friuli Venezia Giulia, I'on. Enzo Baldassi, membro del Comitato esecutivo dell' AICCE e il segretario generale aggiunto Gianfranco Martini. mente di dimensioni ridotte ma non per questo meno efficace e significativa, gli interpellati rispondano adeguantamente perché è proprio mediante questo contatto con la base che il Comitato consultivo potrà non solo svolgere in modo migliore la sua funzione ma anche accrescere la sua rappreseritatività che ne rafforzi anche l'indispensabile ruolo politico. È stata anche avarizata la proposta di preparare adeguatamente e per tempo una seconda Conferenza plenaria delle regioni e degli altri enti territoriali a competenze similari della Comunità europea, che si porrebbe come ideale e necessaria prosecuzione di quella svoltasi con successo a Parigi nel dicembre 1976 su iniziativa del Consiglio dei Comuni d'Europa e dalla quale ha preso I'awio lo stesso Comitato con- A Parigi si sono tenute due importanti riuniosultivo. ni del CCE. Obiettivi e metodologia del ((Dossier Europa)) La preparazione del «Dossier Europa sta procedendo sollecitamente nell'ambito del Consiglio dei Comuni d'Europa. Ricordiamo sinteticamente gli obiettivi e la metodologia seguita nella redazione di detto «dossier, perché riteniamo che la sua importanza vada al di là di una semplice iniziativa occasionale della nostra associazione per incidere invece in profondità nel vasto campo di più stretti rapporti tra le autonomie locali e regionali e la Comunità europea. I1 progetto di un tDossier Europa, nacque alcuni mesi fa, all'indomani delle prime elezioni dirette del Parlamento europeo, sulla base di una constatazione che poteva sembrare perfino banale ma che in realtà era suscettibile di ampi sviluppi. Riconosciuto che il Consiglio dei Comuni dlEuropn e le sue Sezioni nazionali erano chiamate, proprio in conseguenza dell'esistenza di un ParlamentoGeletto,ad intensificare la loro azione di contatto e di dialogo con le Comunità europee a livello appunto parlamentare e della Commissione, è parso logico mettere l'accento, in modo più sistematico di quanto non fosse stato fatto in precedenza, sui contenuti di questo dialogo per renderlo più rispondente alle attese delle istituzioni europee e più aderente alle situazioni concrete locali e regionali. Si è quindi proceduto ad una individuazione (sia pure con qualche inevitabile approssimazione) dei grandi temi che costituiscono il punto di incontro dell'azione comunitaria e dei compiti degli enti regionali e locali e su ciascuno di questi temi è stato chiesto alle singole Sezioni nazionali del Consiglio dei Comuni d'Europa di predisporre lo schema di un'apposita scheda, sottoposto poi all'esame e alle eventuali integrazioni delle altre Sezioni. Si è creato così un complesso incrocio di valutazioni e di proposte come preparazione delle schede definitive destinate a loro volta ad essere coordinate in un unico elaborato organi- co da parte di un apposito Comitato di redazione. A Parigi, il 16 settembre, si sono riuniti i rappresentanti delle Sezioni nazionali del CCE (erano presenti per I'AICCE Serafini e Martini) che hanno proceduto ad un primo esame delle schede già inviate. I1 dibattito cui detto esame ha dato luogo, ha confermato la validità dell'iniziativa e i primi risultati positivi da essa prodotti. Va infatti dato atto alle singole Sezioni nazionali di essersi seriamente impegnate nella elaborazione delle schede a ciascuna di esse assegnate e di aver colto l'occasione, che veniva in tal modo loro offerta, di stimolare una riflessione collegiale all'interno di ciascun paese, coinvolgendo accanto a i responsabili della Sezione stessa anche altri amministratori locali ed esperti. Basta citare i titoli delle singole schede per rendersi conto della complessità del lavoro svolto. Indipendentemente da una scheda introduttiva che fa il punto sui problemi di ordine generale, politico ed istituzionale, del processo di integrazione europea e, in particolare della Comunità, il Comitato di redazione avrà a disposizione 12 contributi così ripartiti: - problemi economici e monetari, convergenza delle economie, bilancio e risorse della fiscalità europea; - politica regionale e assetto del territorio (compresi i problemi specifici delle regioni periferiche); - strutture agricole, zone agricole di montagna e problemi della pesca; - problemi sociali e dell'occupazione; - energia e protezione dell'ambiente; - cultura, educazione, problemi della gioventù, gemellaggi e scambi; - trasporti; - allargamento della Comunità alla Grecia, Spagna e Portogallo e sue incidenze regionali; - lavoratori migranti; COMUNI D'EUROPA - problemi della partecipazione dei cittadini (in varie sedi e a diversi livelli della vita democratica); - cooperazione transfrontaliera; - strutture amministrative e finanziarie degli enti locali. Ciascuna delle schede seguirà uno schema analogo al fine di facilitare il lavoro di redazione finale, articolandosi nel modo seguente: la motivazione del particolare interesse che gli enti locali e regionali portano al singolo tema; il richiamo alle precedenti prese di posizione in materia da parte del CCE; lo astato della questione~con specifici riferimenti alla normativa, alle azioni e ai programmi della Comunità europea in quel particolare settore; infine, le proposte del CCE. Queste ultime, e più in generale, tutto il contenuto complessivo della scheda dovranno rispondere a una particolare ottica, quella, appunto, che deriva dalle competenze istituzionali, dalla natura e dal campo d'azione proprio degli enti locali e regionali. Ciò non significa, è appena il caso di sottolinearlo, una visione acorporativa~ o comunque riduttiva della problematica: gli enti autonomi territoriali sono enti politici, a finalità generali e quindi si collocano naturalmente in un quadro che tenga conto di un contesto non limitato ai confini di ciascun ente e che anzi sia particolarmente attento agli intrecci fra ciò che nella legislazione italiana è talvolta definito come ainteresse locale~e i problemi della convivenza, della democrazia, della partecipazione a livelli più ampi. Fatta questa precisazione, non c'è dubbio che vi è la possibilità e anzi il dovere, per un'associazione come la nostra, di focalizzare la sua attenzione su alcuni aspetti della realtà generale ai quali gli amministratori comunali provinciali e regionali (e loro omologhi degli altri paesi europei) sono ovviamente più attenti e sensibili ed è su questi aspetti che le schede del aDossier Europa, insisteranno in modo particolare. Dopo la riunione di Parigi vi sarà un nuovo incontro di verifica degli elaborati e poi il Comitato di redazione concluderà a tappe forzate il suo compito in modo che il dossier possa ricevere la ratifica degli organi politici dell'Associazione ed essere pronto per la sua utilizzazione. Questa si muoverà su due linee complementari: la diffusione presso le amministrazioni autonome territoriali ove potrà svolgere una utile funzione di informazione e di stimolo al dibattito e ad iniziative concrete: dall'altra, l'invio al Parlamento europeo, alla Commissione e al Comitato economico e sociale e ad eventuali altri organismi che operano all'interno della Comunità europea, perché conoscano e possano tenere nel debito conto le proposte del CCE. Come già accennato all'inizio, già questa prima fase del lavoro ha dato alcuni positivi risultati. Ha favorito uno sforzo di approfondimento, una ricerca dei nodi essenziali fra i vari problemi, ha facilitato il confronto di opinioni fra le varie sezioni nazionali del CCE ciascuna delle quali è naturalmente portatrice di esperienze diverse e interprete di realtà assai varie, e ha stimoltato il tentativo di giungere a una sintesi soddisfacente delle posizioni di partenza senza indulgere pigramente alla tentazione del minimo comun denominatore. Certamente nella scheda compariranno considerazioni originali e altre già note negli ambienti europei. La ricerca, pur necessaria, di un continuo aggiornamento non può trasformarsi in una gratuita invenzione solo per amore della novità: problemi come quelli della convergenza delle economie, del superamento degli squilibri territoriali, dell'incremento del bilancio, del rafforzamento istituzionale sono, purtrop- settembre 1980 po, problemi non nuovi, anzi decisamente vecchi nel contesto dell'unifìcazione europea: proprio questo carattere di staticità di certi nodi fondamentali nel processo di integrazione dimostra in maniera evidente la necessità di una azione più incisiva, convergente e tenace di tutte le forze europeiste e federaliste: il Consiglio dei Comuni d'Europa è pronto a far la sua parte. Parlamento europeo e autonomie regionali e locali La presidenza del convegno: (da sinistra) gli onorevoli Giovanni Bersani, Mauro Ferri e Pancrazio De Pasquale, i presidenti della Giunta regionale, Lanfranco Turci, e del Consiglio, Ottorino Bartolini, gli onorevoli Guido Fanti ed Altiero Spinelli. Presso la sede del Consiglio regionale delllEmilia Romagna e si1 invito del presidente della Giunta, Lanfranco Turci, e del presidente del Consiglio, Ottorino Bartolini, si è svolto il 9 settembre un interessante incontro sul tema a1 rapporti tra il Parlamento europeo e le auto: nimie locali e regionali, al quale hanno partecipato I'on. Pancrazio De Pasquale, presidente della ~ommissioneper la politica regionale e l'assetto del territorio del Parlamento europeo, che ha introdotto i lavori, I'on. Mauro Ferri, membro del gruppo socialdemocratico e presidente della Commissione giuridica del Parlamento europeo, l'on Giovanni Bersani per il gruppo PPE, I'on. Altiero Spinelli e Guido Fanti rispettivamente membro e presidente del gruppo comunista e apparentati del Parlamento europeo. Il tema dell'incontro riguardava uno dei problemi sui quali da tempo sono impegnati il Consiglio dei Comuni d'Europa e la sua Sezione italiana e che è divenuto ancora più attuale dopo le elezioni dirette dei membri di detto Parlamento. L'ampia introduzione dell'on. De Pasquale ha fornito ai partecipanti un quadro dei problemi che stanno dinnanzi alla Comunità europea in questo delicato momento del processo di integrazione, con particolare riguardo a quelli originati dai persistenti squilibri regionali. Questi non costituiscono un fatto marginale, ma condizionano gravemente tutto lo sviluppo dell'unificazione e la vita della Comunità e rischiano di raggiungere livelli esplosivi sotto la spinta della crisi generale economica e sociale dinnanzi alla quale la Comunità non sembra sufficientemente impegnata a trovare risposte adeguate. L'on. De Pasquale, dopo aver ricordato la crescente divergenza dei sistemi economici, l'accentuato protezionismo, l'aumento della disoccupazione, le difficoltà del bilancio comunitario, l'assenza di politiche comuni nei settori decisivi per lo sviluppo economico e le deficienze istituzionali, ha tracciato le linee essenziali di un rilancio della Comunità sia nella sua azione interna sia nei confronti di una situazione internazionale divenuta sempre più pesante per le note tensioni scatenatesi negli ultimi tempi. Il relatore ha insistito particolarmente sui temi più prossimi alla competenza della Commissione parlamentare da lui presieduta: quelli di politica regionale, della sua concezione globale, dell'adeguamento dei suoi strumenti, indicando anche alcune proposte che formeranno oggetto di adeguato approfondimento nelle sedi competenti. Circostanziate valutazioni critiche sono state espresse sulle procedure in atto e sull'insufficiente coordinamento tra i vari fondi comunitari: è stato posto l'accento sull'importanza dei programmi di sviluppo regionale anche agli effetti di detto indispensabile coordinamento e come punto di appoggio per la programmazione regionale e per tutta l'azione della Comunità. È stata pure sottolineata la necessità di un unico centro di direzione dell'azione italiana in rapporto alla Comunità che, data la vastità degli interessi comunitari, non può che far capo alla Presidenza del Consiglio. Un ampio spazio della sua introduzione è stato riservato dall'on. De Pasquale al ruolo delle Regioni, al- settembre 1980 le loro crescenti responsabilità e alle concrete possibilità di partecipare alla programmazione, all'utilizzo dei fondi, ai progetti integrati, alla gestione delle politiche comuni e alle procedure atte a fornire al governo nazionale indicazioni e proposte nelle materie di competenza regionale in vista della sua attività in sede comunitaria. Proprio riprendendo alcuni di questi riferimenti e riallacciandosi ad esplicite proposte, alla positiva azione svolta dall'AICCE in questo campo contenute in vari interventi (ad es. dei presidenti Turci e Bartolini e dell'on. Bersani), il segretario generale aggiunto dell'A1CCE Martini ha sottolineato la volontà del Consiglio dei Comuni d'Europa di considerare il Parlamento europeo eletto come suo interlocutore prioritario. Egli ha anche ricordato i vari canali attualmente aperti nel dialogo tra Parlamento europeo e la nostra Associazione, frutto di una tenace e non facile azione, con particolare riguardo al ruolo del Comitato consultivo delle regioni ed enti locali della CEE e all'Intergruppo del PE, sede informale e interdisciplinare per un costruttivo dibattito sui proble- COMUriill D'EUROPA mi di interesse locale e regionale, alla recente creazione di un' Agenzia settimanale di informazione «EuropaRegioni, nell'ambito dell'AICCE (che già ha riscosso numerosi consensi), alla preparazione del tDossier Europao (maggiori informazioni sono contenute in altra parte di questo stesso numero di $Comuni d'Europa*), e all'awio di un esame dettagliato, Regione per Regione, dei programmi e dei problemi concreti che nelle varie aree del nostro paese si pongono in relazione alle politiche della Comunità europea. L'AICCE dppoggia il suggerimento di creare una Conferenza dei presidenti delle Regioni in cui essi abbiano la possibilità di esporre (e il governo li deve ascoltare) le opportune proposte nelle materie di competenza regionale riguardanti le attività della Comunità europea. Interessante anche, nel campo che più direttamente riguarda le Regioni, l'intervento dell'on. Spinelli con alcune concrete indicazioni per sensibilizzare a una maggiore partecipazione all'azione comunitaria, proposte che formeranno oggetto di adeguata considerazione nell'ambito dell' AICCE. **t Il convegno del CNEL Legittimità delle Region.i negli affari comunitari Pubblichiamo il testo dell'intervento pronunciato dal segretario generale aggiunto delI'AICCE, Gianfranco Martini, nel convegno svoltosi il 16 luglio presso il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) che ne è stato il promotore, in occasione della presentazione dei rapporti redatti dall'lstituto Affari Internazionali sui seguenti temi: *Gli squilibri regionali italiani nell'ambito della Comunità Europeau, aprospettive del bilancio comunitario* e aL'evoluzione e il ruolo delle istituzioni comunitarie*. Le considerazioni svolte dall'intervento di Martini - anche se inevitabilmente schematiche - ci sembrano infatti non soltanto interessanti per tutti coloro che hanno responsabilità a livello regionale, statale e comunitario e suscettibili di interessanti sviluppi in campo politico e giuridico, ma anche tali da prospettare problemi non più ignorabili ogni qualvolta si affrontino temi riguardanti gli squilibri regionali nella Comunità, i problemi delle sue risorse finanziarie e del bilancio e l'auspicabile dinamica del suo quadro istituzionale, cioè i tre filoni sui quali si sono orientate le ricerche svolte dallo IAI. L'incontro in oggetto, al quale hanno partecipato i componenti dell' Assemblea del CNEL, i membri italiani del Parlamento europeo e del Comitato economico e sociale (per quest'ultimo era presente anche il suo presidente, Raffaele Vanni), nonché i rappresentanti della pubblica amministrazione ed esperti, è stato aperto dal presidente del CNEL, Bruno Storti, e da un'efficace sintesi dei tre rapporti fatta dal dal prof. Alberto Aliboni, direttore dello IAI. Particolarmente interessante l'ampio intervento dell'on. Vincenzo Scotti, ministro per il coordinamento interno delle politiche comunitarie, sul tema: «Aspetti e della poli- tica comunitaria e riflessi sulla~situazioneitalianan. I1 ministro ha svolto un ampio panorama dei problemi che la Comunità europea ha dinnanzi a sè all'inizio degli anni '80 e che riguardano, in primo luogo, l'energia e le materie prime, le relazioni economiche e monetarie internazionali, l'evoluziorie tecnologica, e I'andamento demografico, particolarmente per i riflessi sull'occupazione. Questi problemi sono stati singolarmente analizzati alla luce anche della particolare situazione del nostro Paese che si caratterizza per un ritardato sviluppo interno di ampie zone del suo territorio e per una economia strutturalmente più debole di quella dialtri Paesi comunitari: ne sono espressione una più accentuata disocupazione e sottoccupazione delle forze-lavoro e un alto tasso di inflazione, nonché un persistente sqiiilibrio a danno del Mezzogiorno, nonostante la politica svolta in questi anni. aIn questo scenario di problemi che richiede soprattutto iniziative volte al cambiamento, ha aggiunto l'on. Scotti - le politiche comunitarie, così come si presentano attualmente, sono largamente insufficienti alle nuove esigenze e la loro inadeguatezza appare con tutta evidenza non appena si dà uno sguardo alla struttura e alla dimensione del bilancio comunitario~. La politica agricola pesa in maniera eccessiva e distorta: si pone quindi con urgenza, da un lato, l'esigenza di una ristrutturazione e di un riequilibrio del bilancio, e, dall'altro, quella dell'incremento delle risorse destinato a finanziare le maggiori esigenze di bilancio e ad ampliare l'intervento conlunitario in settori diversi da quello agricolu, soprattutto con interventi di natura strutturale. Non si tratta, ha precisato il ministro, di rinunciare alla politica agricola comune, ma di apportarvi i necessari correttivi rivolti soprattutto al miglioramento delle strutture produttive. Questo problema e quello di una più efficace tutela delle produzioni meridionali acquista ancora maggior significato con l'ampliamento della Comunità alla Grecia, Spagna e Portogallo. D'altra parte per sfuggire alla forbice, sempre più stretta, della concorrenza dei Paesi emergenti e di quella dei Paesi industrializzati avanzati, è essenziale per l'Europa attivare politiche comuni nel campo extra agricolo e specialmente in quello industriale, sia nei settori in crisi, per agevolarne la riconversione, sia nei settori di punta e nei settori intermedi, al fine di mantenere la concorrenzialità europea, sviluppare le innovazioni e razionalizzare le strutture produttive. Quanto sopra va necessariamente ricollegato a una rinnovata politica di sviluppo regionale: in questo campo l'esperienza passata e in atto è stata caratterizzata, come ha detto il ministro Scotti, oltre che da una insufficienza quantitativa di interventi a fini di sviluppo, anche da scarsa direzionalità dell'azione comunitaria in termini di orientamento dello sviluppo stesso e da scarso coordinamento di questo tipo di intervento con quello effettuato in altri settori. A tal fine è stata sottolineata l'importanza dei aprogetti integrati, come quello in atto nell'area di Napoli, e della creazione di una *sezione fuori quotm del Fondo europeo di sviluppo regionale, due innovazioni che però richiedono ancor più una reale capacità delle amministrazioni interessate ad utilizzare efficacemente le opportunità offerte. Dopo un richiamo agli interventi di natura sociale attuati attraverso il Fondo sociale europeo, il ministro Scotti ha tracciato le grandi linee di un bilancio della partecipazione italiana alla Comunità europea; il nostro Paese ha certamente beneficiato dell'appartenenza alla Comunità, sia per le azioni e gli interventi attuati dalle autorità comunitarie, sia per la partecipazione a un mercato più ampio e dinamico. Negli ultimi anni, in termini di raffronto tra i contributi finanziari versati alla CEE e apporto finanziario globale ricevuto dall'Italia, la situazione è notevolmente migliorata, (pur non bastando certo una rilevazione contabile a dare una esatta immagine del reale bilancio costibenefici), ma gli stessi interventi diretti del bilancio CEE nell'economia italiana dimostrano che l'azione comunitaria è stata più orientata al consolidamento e alla stabilizzazione della situazione economica che al superamento degli squilibri. Passando ad affrontare il tema, oggetto di così ampie discussioni, del modo in cui l'Italia utilizza i mezzi finanziari e comunitari, I'on. Scotti ha smentito che in questo campo l'inadempienza abbia creato, se non per casi molto limitati, perdite e annullamenti degli impegni comunitari, ma ha riconosciuto la realtà di ritardi varie volte lamentati e che investono anche il recepimento degli atti normativi comunitari. Si impone, dunque, la necessità di effettuare, senza ulteriori indugi, gli opportuni interventi al fine di owiare agli inconvenienti COMUNI D'EUROPA indicati, dopo aver individuate, con la maggiore precisione possibile, le ragioni di fondo che li hanno determinati; una di carattere politico istituzionale e una di czrattere amministrativo burocratico, che si ripercuotono su entrambi i momenti in cui si articola la politica comunitaria in senso lato, quello della fomazione e quello successivo dell'attuazione, mentre in questa seconda fase sono in gioco l'efficienza e la funzionalità della struttura operativa sia statale che regionale, nella fase di formazione si nota un deterioramento della situazione istituzionale e del processo decisionale comunitario con l'accentuata tendenza al confronto degli interessi nazionali e una diminuzione del ruolo indispensabile della Commissione europea. Particolarmente significativo l'esplicito riconoscimento del Ministro Scotti suscettibile di importanti conseguenze sul piano politico ed operativo, che la «politica comunitaria* non può essere definita o compressa nei tradizionali confini della «politica estera,. Occorre che tutta l'azione del governo sia orientata e condizionata dalla presenza delllItalia nella Comunità europea. È in questo contesto che si colloca la decisione del governo di dare l'incarico a uno dei suoi membri di impegnare la sua attività nella elaborazione, perseguimento e attuazione della politica italiana in coerenza agli impegni e alle politiche della Comunità europea, favorendo la creazione di condizioni e di strumenti per una migliore programmazione e per il necessario coordinamento dell'azione del nostro paese col quadro europeo e con le decisioni comunitarie. In tal modo, una maggiore coerenza heiio svolgimento della politica comunitaria renderà il nostro paese più «credibile»nel contesto europeo e contribuirà a correggere i difetti di incoerenza e i ritardi che spesso non hanno consentito - tra l'altro - la piena utilizzazione delle risorse rese disponibili a favore del nostro paese. Giovanni Franchi L'intervento di Gianfranco Martini Signor Presidente, La ringrazio di avermi dato la parola della quale farò un uso contenuto per non creare problemi ad un ordinato e costruttivo dibattito. Devo, prima di tutto, anche a nome delllAssociazione che qui rappresento e alla quale aderiscono Comuni, Province e Regioni, rallegrarmi per l'iniziativa presa dal CNEL, che ha consentito un interessante e non frequente coro a più voci. Del resto i problemi che vengono affrontati nei voluminosi rapporti dello IAI e nella relazione del Ministro Scotti, che ho particolarmente apprezzato anche per la sua franchezza, riguardano una pluralità di soggetti che a diverso titolo sono interessati ai progressi, non solo economici, ma anche politici ed istituzionali, della Comunità europea e ad un suo sviluppo più giusto e più equilibrato. Per questo motivo sono oggi presenti rappresentanti di categorie economiche e sociali, membri del Comitato economico e sociale della Comunità, parlamentari europei, un rappresentante del Governo: il mio intervento vuole essere l'espressione di un altro interlocutore, altrettanto indispensabile in questo comune sforzo di costruire l'unità europea, cioè dei poteri autonomi territoriali e, in primo luogo, delle Regioni alle quali ha fatto un cenno il collega Germozzi con considerazioni che non mi trovano però del tutto consenziente. Credo che le Regioni abbiano legittimamente voce in capitolo negli affari comunitari, anche se è aperto il problema dei modi e delle procedure più idonee per consentire loro che questa voce si esprima in modo costruttivo. Le Regioni hanno dei compiti istituzionali che tutti conosciamo, hanno funzioni legislative ed amministrative che riguardano direttamente l'integrazione europea, ad esempio per ciò che concerne l'attuazione delle direttive comunitarie. Sono espressioni della democrazia rappresentativa e quindi portavoci delle esigenze di quei «popoli europei» ai quali fa riferimento il Trattato CEE e che hanno trovato, tramite l'elezione del Parlamento europeo dell'anno scorso, finalmente, una possibilità istituzionale di partecipare alla costruzione europea. Le Regioni e gli altri enti locali sono elementi insostituibili di verifica delle politiche comunitarie al contatto con la realtà di ogni giorno, contrastando il rischio che l'attività della Comunità europea passi al di sopra o a fianco dei problemi e dei bisogni reali dei cittadini. Anche sotto il profilo dell'utilizzo dei fondi e degli altri strumenti comunitari le Regioni sono direttamente coinvolte. Del resto la relazione del Ministro Scotti ha fatto un accenno anche a questo importante problema alla cui soluzione devono concorrere, con sforzo coordinato, la Comunità, i poteri centrali nazionali e le Regioni. Inoltre l'ordinamento regionale ha di per sé un rilevante significato politico: le autonomie territoriali sono elementi che concorrono ad una sostanziale democrazia che costituisce il filo conduttore che collega il quartiere, il Comune, altri eventuali livelli intermedi, la Regione, lo Stato e la Comunità europea. Ciascuna di queste sedi di democrazia può svolgere un ruolo importante nella sensibilizzazione dei cittadini anche ai problemi europei che spesso appaiono all'uomo della strada misteriosi e lontani. Ho ricordato, all'inizio di questo intervento, che è tuttora aperto il problema di trovare le modalità più corrette per rendere le Regioni soggetti realmente partecipanti al complesso processo d'integrazione europea. Questo problema ha almeno tre aspetti: quello giuridicoistituzionale, quello operativo e quello politico che è poi quello che condiziona in un certo modo anche gli alui. Senza poter entrare nei particolari,' vorrei sottolineare una distinzione che ci sembra essenziale anche per una giusta collocazione dell'attività regionale nel contesto europeo. Si tratta della distinzione tra politica comunitaria e politica internazionale ed essa non può essere ignorata come talvolta awiene anche in prowedimenti ufficiali. L'ambito comunitario consente certamente degli spazi di azione più ampi perché la politica comunitaria non è più un complesso di relazioni «internazionali~nel senso tradizionale del termine, ma è ormai una proiezione, una particolare dimensione della politica interna del nostro Paese. settembre 1980 Ora che, con la legge 382 prima e con il DPR 616 poi, si è dato un rilevante, ulteriore contributo alla costruzione di un ordinamento regionale, occorre procedere al coordinamento tra l'attività delle Regioni, dello Stato e della Comunità nel rispetto sia degli obblighi assunti dal nostro Paese in sede comunitaria, sia delle irrinunciabili competenze costituzionali delle Regioni. Un'attenzione particolare dovrà essere riservata alla programmazione che è il quadro all'interno del quale i singoli soggetti istituzionali dovrebbero cooperare in modo coerente. Se avessi del tempo dovrei accennare ai vari e complessi aspetti del problema di cui ci occupiamo, sia alle relazioni dirette RegioniComunità collocate nella prospettiva di una sede istituzionale che, nell'ambito della Comunità, dovrebbe consentire alle Regioni di potersi esprimere sui grandi indirizzi della Comunità aventi incidenza sul territorio, sia alle connessioni auspicabili tra Regioni e poteri centrali nazionali, finalizzate ad una attiva e coerente presenza del nostro Paese nelle sedi comunitarie. A tale proposito richiamo l'attenzione dei partecipanti a questo Convegno (del resto il Ministro Scotti ne è già al corrente) sulla necessità che le Regioni siano in grado di partecipare non solo all'attuazione delle norme comunitarie come già previsto dall'art. 6 del DPR 616 ma anche, nelle forme opportune, alla fase della loro formazione: in tal modo le Regioni potranno essere istituzionalmente consultate prima che il nostro Governo - che è certamente l'unico soggetto istituzionale abilitato a tale compito - vada a negoziare nell'ambito del Consiglio dei Ministri della Comunità, le politiche comunitarie che hanno incidenza regionale. In tal modo non è solo lo Stato-persona, ma è tutto lo Stato-ordinamento che concorre all'elaborazione delle norme e delle politiche della Comunità e ciò ha anche un'influenza positiva per quanto riguarda una migliore loro attuazione. Mi auguro che dall'incontro di oggi possano svilupparsi ulteriori, coerenti iniziative alle quali I'AICCE è pronta a dare tutto il contributo di un' Associazione unitaria rappresentativa di tutte le autonomie territoriali. direttwe respmsatile G i i p p e Razzoni dreitae comitato scientifico: Prof.Lucio S u s d drezione e ~dazione: Roma-116,Viale Castro-Pretoric-Telefono 464683 ammiristmzime e abbonamenti: GRUPPO GIORNALISTICO EDAGRICOLE I Bologna - 31, Emilia L w t e - C C D. 8,32028 settembre 1980 COMUNI D'EUROPA I1 Fondo di Ristabilimento del Consiglio d'Europa L'adeguata disponibilità di mezzi finanziari e la possibilità d i investimenti sono al centro dei problemi dell'ordinamento locale e regionale nel nostro come in aitn'paesi e condizionano il suo reale spazio di autonomia e l'immagine stessa che il cittadino ha della sua capacità di nipondere alle sue esigenze e alle sue giuste attese. La ncerca di nuove fontifinanziarìe per operazioni d i rilevante importanza nel campo economico e sociale è quindiproblema comune a tutti i Comuni, Province, Regioni e Comunità montane in Italia e ad enti analoghi in altn' paesi. I passi avanhfatti nelprocesso d i integrazione europea - quale ne siano i limiti e le insuf ficienze - hanno aperto, anche in questo speczfico campo, nuove possibilità. Basta ricordare gli strumenti finanziari di intervento della Comunità europea: il Feoga-orientamento per il settore agricolo, il Fondo sociale europeo per le azioni nel campo sociale e della formazione projèssionale della mano d'opera, il Fondo europeo d i sviluppo regionale per investimenti produttivi e infrastrutture nelle aree piiì deboli, l'attività della CECA nell'ambito carbosiderurgico, i mutui della Banca europea per gli Investimenti, il NIC o tnuovo strumento comunitanb)). Queste azioni hanno diverse finalità, diversi campi d'intervento, diversi presupposti, anche diverse condizioni di funzionamento che devono essere conosciuti dagli enti locali e regionali per evitare da u n lato il pericolo di perdere preziose occasioni, &lllaltro quello d i creare false attese e illusioni. Ma vi è u n altro strumento, forse ancora meno conosciuto, che è messo a &posizione anche di dett? enti autonomi terri'todi da parte del Consiglio d'Europa (l'organismo intergovernativo europeo che raggruppa 21 paesi dell'Europa occidentale). Pur non disponendo d i strutture di solidanetà istituzionalizzate e di politiche comuni (e relativa gamma di strumenti d'intervento) analoghe a quelle della Comunità europea e pur soffrendo d i una più accentuata eterogeneità nella proprh composizione interna, il Consiglio d'Europa dispone tuttavia di u n aFonds de Réétablissement~che può rivestire u n notevole interesse pratico per gli enti locali e regionali. Per questo motivo e nell'ambito di quel tservizio europeo» che costituisce una delle finalità statutane della nostra associazione, n'teniamo utile fornire una scheda informativa sulla natura, sugli scopi e sulle procedure di funzionamento del Fondo predetto, rimanendo a disposizione dei lettori per altri eventuali chiarimenti. Il (Fondo d i Ristabilimento)) - èperò necessario e corretto sottolinearlo - ha u n suo ambito specifico di azione carattenizato dall'obietivo sociale della creazione di nuoviposti di lavoro e dtformazione d i mano d'opera Cfrnalizzata unch'essa ad u n piiì probabile impiego sul mercato del lavoro). Non tutte le iniziative, pur valide economicamente o comunque utili alla convivenza umana, possono perciò trovare udienza presso gli organi direttivi del Fondo. Gli enti locali e regionali sono perciò invitati a venfcare preventivamente, alla luce di questi cn'teri di ordine generale, i loro programmi di investimenti. Y i i NATURA GENERALE I1 Fondo di Ristabilimento, creato nel 1956 dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa sulla base di un accordo parziale, è un Istituto europeo di finanziamento a carattere sociale. Secondo l'articolo I1 del suo Statuto, esso ha lo scopo di aiutare gli Stati membri a risolvere «i problemi che l'esistenza di sovrapopolazione, ivi compresi i profughi nazionali, pone o può porre ai Paesi europei, con finanziamenti mediante prestiti o garanzie di prestiti*. Strumento operativo della politica sociale del Consiglio d'Europa. organismo autonomo che si mantiene con mezzi propri, istituto finanziario a carattere sociale che gode di un ottimo credito negli ambienti bancari. Il Fondo di Ristabilimento si è creato progressivamente un posto fra gli altri istituti e organismi europei. Se non si può paragonare a questi ultimi, sia per quanto riguarda il volume dei suoi interventi o i suoi obiettivi, il carattere originale e unico del Fondo di Ristabilimento consiste nell'aver messo l'uomo al primo posto delle sue preoccupazioni. I progetti che esso finanzia sono dei progetti destinati a soccorrere l'uomo, a procurargli un alloggio, un lavoro e la possibilità di progredire e di migliorare le sue condizioni di vita. Lo scopo dei prestiti del Fondo non è mai puramente economico, ma è sempre soprattutto umanitario e ciò anche quando si tratta di un progetto industriale. Infatti in questo caso il finanziamento inira alla creazione di nuovi impieghi e a trattenere una manodopera altrimenti costretta a emigrare, dunque, in definitiva, all'uomo. L'azione del Fondo si aggiunge agli sforzi dei Governi in campo sociale, li completa, interviene là dove i bisogni si fanno sentire maggiormente, tentando di promuovere una politica di solidarietà, una politica che ricerca soluzioni comuni al problema della popolazione. Ma questo problema della popolazione non è un problema statico. Di fronte a situazioni estremamente dinamiche, estremamente variabili, per cause storiche o economiche, il Fondo si adatta a queste vicissitudini, la sua elasticità gli permette infatti di alleviare situazioni e congiunture mutevoli, imprevedibili. Il suo campo d'azione non si restringe, ma anzi si allarga e si approfondisce. le riserve accumulate, esso prende a prestito sui mercati europei i mezzi che gli sono necessari per finanziare i progetti presentati dagli Stati membri. Questi rifinanziamenti vengono realizzati sia con l'emissione di obbligazioni sul mercato europeo dei capitali con la mediazione di gruppi di banche europee, sia con prestiti 'privati sui mercati nazionali. I1 Fondo ha saputo acquisire durante questi anni, grazie a una gestione sana e oculata e all'aumento costante delle sue riserve, una solida reputazione negli ambienti bancari. Collabora con i più importanti istituti bancari europei e riceve le loro offerte d'emissione. Quando le condizioni d'offerta restano nei limiti fissati dal Consiglio d'Amministrazione e possono venire accettate da uno o più beneficiari del Fondo, questo può iniziare le trattative sia con la parte offerente che con la parte ricevente, infatti le operazioni finanziarie del Fondo sono basate essenzialmente sul principio della simultaneità: in caso di accordo con la parte offrente sulle condizioni proposte, il Fondo procede, per mezzo della Banca che riunisce da parte sua un gruppo bancario, all'emissione del prestito il cui prodotto viene poi versato alla parte richiedente. I prestiti I prestiti del Fondo di Ristabilimento sono concessi sia direttamente ai governi membri, sia a una persona morale autorizzata e garantita da uno degli Stati membri, sia a una persona morale solo autorizzata ma non garantita dallo Stato membro: organismo statale, para-statale, collettività locale, istituto di diritto pubblico, società privata. .. Nel terzo caso, cioè se non c'è la garanzia dello Stato, il Consiglio d'Amministrazione deve dare il suo accordo esplicito alla concessione del prestito se giudica che le altre garanzie presentate sono sufficienti e se le condizioni per il rimborso possono essere rispettate dal debitore. Poiché il Fondo trova i capitali sui mercati finanziari, i prestiti che esso concede dipendono dalla situazione di questi mercati. Ma per i suoi beneficiari, le operazioni di prestito del Fondo sono vantaggiose, in quanto esso si sforza sempre di ottenere le condizioni piu favorevoli dagli istituti di credito ai quali si può rivolgere grazie alla sua posizione di istituto bancario intergovernativo e alle garanzie che può offrire, mentre invece i suoi beneficiari spesso non potrebbero farlo direttamente. Come le operazioni di rifinanziamento, così anche le operazioni di prestito del Fondo sono fatte a medio o lungo termine, in generale da 5 a 15 anni, con la possibilità di una franchigia iniziale. I1 Fondo concede inoltre, da qualche anno, dei prestiti detti ~rsociali~. Questi prestiti, finanziati sul mercato alle condizioni del mercato stesso, sono concessi al beneficiario a un tasso molto ridotto: il Fondo si assume la differenza fra questo tasso ridotto e il tasso al quale ha potuto rifinanziarsi, grazie a un sisteTECNICA DEI FINANZIAMENTI ma di portafoglio sociale, cioè a dei titoli che esso acquista con le sue liquidità. I redditi proFondi di rifinanziamento venienti da questo portafoglio sociale alimentano le sowenzioni durante tutta la durata dei Il Fondo di Ristabilimento funziona come prestiti. Le somme imputate al portafoglio soun istituto di credito %medioe lungo termine. ciale e cioè l'ammontare dei prestiti a tasso riI1 suo capitale è costituito da una sottoscrizione dotto accordati durante l'anno, dipendono dei governi. Basandosi su questo capitale e sul- dunque dai profitti realizzati e dalle conse- COMUNI D'EUROPA 14 guenti liquidità. Questi prestiti sociali sono, di massima, abbinati a un prestito a tasso normale. 1. Costruzione di alloggi, centri sociali in favore di: a) profughi nazionali, b) eccedenze di popolazione, C)lavoratori emigranti.. Nelle regioni in via di sviluppo in cui la soCAMPO D'ATTIVITA cietà agraria si trasforma in società industriale, la costruzione di alloggi diventa un fattore imSecondo lo Statuto, l'obiettivo del Fondo è portante di progresso economico e sociale. La dunque quello di aiutare gli Stati membri a ri- scelta delle zone di costruzione determina i solvere i loro problemi di sovrapopolazione, ivi punti di attrazione dei movimenti migratori e compresi i profughi nazionali. Perciò, fin permette lo sviluppo delle città. Parallelamendall'origine, esso ha cercato di contribuire alla te a questi programmi di costruzione nei paesi reintegrazione sociale ed economica dei profu- europei in via di sviluppo, il Fondo ha finanghi nazionali, accordando dei prestiti destinati ziato la costruzione di alloggi sociali per lavoraalla costruzione di alloggi e di centri sociali, tori emigranti in Europa e Oltre-mare ed ha nonché al finanziamento d'imprese artigianali. contribuito alla realizzazione di programmi di Esso ha appoggiato, inoltre, programmi d'assi- costruzione di case pei: profughi nazionali. stenza ai lavoratori emigranti sul loro nuovo Nello stesso spirito, esso ha partecipato al fiposto di lavoro e programmi per mantenere la nanziamento di progetti per il risanamento di popolazione in regioni economicamente de- zone di baracche e per la ricostruzione di case presse del paese d'origine. Ma i criteri scelti distrutte da catastrofi naturali. all'origine dagli organi direttivi del Fondo si sono ampliati e sono diventati più elastici, in 2. Formazione professionale modo che il campo d'azione attuale può essere a) costruzione di scuole di formazione prosuddiviso in tre grandi categorie: fessionale, PROCEDURA D'INTRODUZIONE DELLE RICHIESTE DI PRESTITO 1 BANCHE COMITATO DI DIREZIONE CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE li \ r GOVERNATORE DIVISIONE DELLA POPOLAZIONE E DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE RAPPRESENTANZA PERMANENTE PRESSO IL CONSIGLIO D'EUROPA (oppure INVIO DIRETTO per i Paesi non membri del Consiglio d'Europa) GOVERNO (Ministero Competente) 1 PROGETTO I settembre 1980 b) creazione di centri di formazione professionale interaziendali e di centri per la formazione accelerata di lavoratori emigranti. I1 Fondo di Ristabilimento, conscio del fatto che creare nuovi impieghi per lottare contro la disoccupazione e il sotto-impiego è vano se non si formano anche gli uomini per i nuovi compiti, ha contribuito alla creazione di centri di formazione professionale destinati a ricevere allievi provenienti da regioni europee sovrapopolate. Questi centri hanno obiettivi vari: formazione di allievi, operai e di istruttori per la formazione professionale, formazione accelerata o riqualificazione professionale degli adulti. Altri centri sono stati creati, in particolare, per la formazione professionale di persone che desiderano emigrare e per l'insegnamento della lingua del Paese in cui intendono recarsi, aumentando così le loro possibilità di promozione sociale e professionale. 3. Infrastruttura e riassetto del territorio a) ammodernamento rurale, creazione di villaggi pilota, ripristino di regioni sinistrate, in particolare per impedire l'esodo rurale, b) creazione d'imprese artigianali per profughi nazionali, C)sistemazione di porti e di vie di comunicazione, d) sviluppo del turismo, e) insediamento d'industrie in regioni meno sviluppate. La sovrapopolazione su terre insufficientemente sfruttate, genera disoccupazione, sottoimpiego o emigrazione in cattive condizioni. Il miglioramento della loro situazione nel Paese d'origine non può essere ottenuto che con la creazione di nuovi posti di lavoro, con la ristrutturazione e con la sistemazione territoriale, il che implica l'impianto di nuove industrie, lo sviluppo delle risorse forestali o turistiche e delle vie di comunicazione delle regioni depresse per evitarne lo spopolamento e I'impoverimento, nonché il deterioramento del patrimonio naturale. Infatti il rapporto uomo1 natura non può più essere considerato come un rapporto a senso unico, poiché si tratta di azione reciproca; l'uomo non deve più sfruttare, trasformare o deteriorare il suo ambiente naturale trascurando l'ecologia. Tutti i problemi relativi alla sistemazione del territorio acquistano oggi un'importanza fondamentale. I1 Fondo ne tiene conto nel contesto delle sue attività. PROCEDURA D'INTRODUZIONE DELLE RICHIESTE DI PRESTITO Lo Statuto non contiene alcuna restrizione di massima quanto agli organismi abilitati a chiedere dei prestiti al Fondo. Ciascuna richiesta di prestito deve contenere : l) lo Statuto del richiedente e una documentazione relativa alla sua attività (se non si tratta di un Governo) che comprenda, in particolare: l'ultimo bilancio, l'ultimo conto delle perdite e dei profitti e l'ultimo rapporto di attività; 2) una descrizione del progetto da finanziare corredata da una documentazione relativa sia settembre 1980 al progetto stesso che alle ripercussioni sociali ed economiche che la sua realizzazione potrà avere nella regione interessata, documentazione che deve mettere in evidenza l'importanza sociale del progetto e la sua conformità agli obiettivi statutari del Fondo; 3) il costo del progetto e il piano di finanziamento. Questi documenti devono essere estremamente precisi e dettagliati e indicare, in particolare, la parte di finanziamento chiesta al Fondo. Questa non può, di massima, superare una certa percentuale del finanziamento totale: 30140%. Le pratiche contenenti i suddetti documenti devono essere indirizzate al Segretario Generale del Consiglio d'Europa, Strasburgo (Francia) - Divisione della popolazione e della formazione professionale - tramite il Rappresentante permanente presso il Consiglio d'Europa del Paese interessato, oppure direttamente se il Paese non è membro del Consiglio d'Europa. La divisione della popolazione e della formazione professionale del Segretariato generale esamina le pratiche e si pronuncia sulla loro ammissibilità dal punto di vista politico e sociale, nonché rispetto agli obiettivi statutari del Fondo. La richiesta è in seguito esaminata sotto l'aspetto tecnico e finanziario dal Governatore del Fondo, infine viene trasmessa al Consiglio d'Amministrazione che prende la decisione finale quanto al suo finanziamento e alle condizioni di prestito. Procedure e presentazione delle domande a) Domanda di mutuo indirizzata al Fondo di Ristabilimento del Consiglio d'Europa, e redatta sulla base del seguente schema: - ente richiedente - settore di intervento ( * ) - descrizione della situazione sociale ed economica della Regione e della zona - indicazione della garanzia concessa da istituto bancario b) relazione esplicativa - con indicazione della data prevista per l'inizio e I'ultimazione del programma - la quale tra I'altro ponga in luce la portata sociale dell'iniziativa che si intende realizzare e ( ') A) accordare una prioritd aiprogetta' tendenti apove n.- medio d e conseguenze d i avvenimenti eccezionafi qudi cafamitd naturafi e aflusso diprofughi; B) stabilire i/ seguente ordine diprioritdper le ahre domande di prestiti: l ) riassorbimento deffa disoccupazione: creazione di nuovi posti di favoro o mantenimento di queffiesistenti, e progetti per fa costruzione di affoggi che fonno parte integrante di un progetto che tende a f Mssorbimento deffadisoccupazione; 2) formazione professionde: centri di formazione e di riqudt$cazione professionde destinati d e eccedenze della popolazione; 3) azioni tendenti ad evitare f'esodo degli abitanti: - azioni tendenti a frenare o evitare f'esodo rurale o fa concentrazione urbana; - intementa' suscettibiIì di favorire fa redistribuzione di aumento delfapopofazione verso i centri di sviluppo regionde; 4) wiuggro degli emigranti; >) affoggisocidi; 6) progetti per fa creazione di infrastrutture qudi: - nsanamento di ~Bidonvdfer - progetti di sviluppo d'insieme defla Regione - azioni destinate affe Regioni con sovrapopofazione accentuata. COMUNI D'EUROPA come essa si situi nel contesto economico locale, nonché nella eventuale pianificazione regionale (con dati, esposti succintamente, sulla occupazione della zona); C) documentazione tecnica sull'opera da realizzare; d) documentazione economica analitica; piano di finanziamento per l'intero ammontare necessario alla realizzazione del progetto e precisa documentazione che attesti la sussistenza dei finanziamenti per la parte non coperta dall'eventuale mutuo del Fondo; e) dichiarazione della Regione che attesti che I'iniziativa per la quale si chiede il finanziamento rientra nel contesto dei piani o delle prospettive regionali di sviluppo economico, di assetto del territorio, di formazione professionale, o comunque relativi al settore cui l'iniziativa stessa inerisce; f) eventuale dichiarazione del Comune interessato sulla realizzabilità del progetto sul territorio coinunale, sulla disponibilità delle aree necessarie, ecc.); g) lettera di impegno di un istituto bancario italiano a fare da tramite nella erogazione del prestito ed a garantire la restituzione delle soinme mutuate e la corresponsione degli interessi; h) domanda su carta da bollo dell'istituto bancario indirizzata al Ministero del Tesoro - Direzione Generale Tesoro Div. XV (e copia su carta semplice al Ministero degli Affari Esteri) con cui si chiede, ai sensi della legge 30 novembre 1976, la garanzia dello Stato di copertura delle eventuali variazioni dei tassi di cambio, qualora il prestito venga concesso; Pensiero e azione (continuazione da pag. 6) po economico e sociaie del Terzo Mondo; dei probiemi deii'energia, deiia &occupazione, deii'injhzione, degli squiiibn' regionaii. In mancanza di una soiuzione a questiprobiemi, certe divergenze tra gii stati membri si approfondlrcono e rirvegiiano gli egoismi nazionali, con i/ rischio di portare ia Comunità aila disgregazione. Sappiamo che il Pariamento europeo è consapevole di questi probiemi. Ma esso è d o t t o aii'impotenza, in mancanza di un governo europeo capace di tradurre in decisioni la voiontù dei Pariamento e di garantirne i'esecuzione. S'impone una profonda rlforma delle istituzioni deiia Comunità, per evitare che /e speranze suscitate daiia prima eiezione europea si trasformino in un 'amara deiusione. Chiediamo quindi ai Parlamento europeo di nipondere con coraggio a questa sfida, eiaborando un progetto di costituzione che preveda un governo dotato d i p o t e n limitati ma reali, responsabiie dr fronte ai Parlamento, in grado di dare aiia Comunità una volontù politica e un 'azione efface. > I1 successo di questa nuova petizione, che mi pare possa considerarsi in certo senso come ricapitolativa di tutte quelle che l'hanno preceduta (tra cui una per lo stato palestinese che, avendo ottenuto anche l'appoggio del PCI, sarà la prima ad essere ufficialmente trasmessa al PE, che ne è il naturale destinatario) sarà assicurato, come sempre, dall'impegno individuale di tutti i federalisti, ancora una volta validamente sorretti dalle organizzazioni consorelle che li hanno sempre sostenuti, come il CCE. C O M U N I D'EUROPA Organo dell'A.1.C.C.E. ANNO XXVIII - N. 9 SETTEMBRE 1980 i) certificato del Tribunale attestante la non sussistenza a carico dell'Ente di procedure di fallimento, di amministrazione controllata o di liquidazione; Direttore resp.: U M B E R T O S E R A F I N I 1) certificato della Camera di Commercio sulla iscrizione dell'ente nei propri registri; DIREZIONE, REDAZIONEE 6.784,556 AMMINISTRAZIONE Piazza di Trevi, 86 - Roma 6.795.712 m) per i progetti di edilizia economica residenziale documentazione circa I'assegnazione dei terreni edificabili ed i permessi~di costruzione; n) attestato dal quale risulti l'importo delle imposte pagate dall'ente richiedente il mutuo negli ultimi 3 anni; o) dati essenziali sull'impresa richiedente: ultimo bilancio approvato, serie completa dei prodotti fabbricati, numero dei dipendenti prima e dopo la realizzazione dell'investimento suddivisi fra dirigenti, impiegati e operai, fatturato attuale e fatturato previsto specificando, quando esista, la quota del fatturato estero. I documenti, tranne la documentazione tecnica, vanno presentati in triplice copia. I documenti di cai ai punti a), b), d), (per il solo piano di finanziamento), e), Q , g), vanno altresì tradotti in francese o in inglese. Redattore capo: E D M O N D O P A O L I N I - Roma Abbonamento annuo L. 5.000 namento annuo estero L. 6.000 namento a n n u o per Enti L. 25.000 copia L. 500 (arretrata L. 1.000) namento sostenitore L. 300.000 namento benemerito L. 500.000. AbboAbbo- Una AbboAbbo- Indir. telegrafico: Comuneuropa I versamenti debbono essere effettuati sul c/c postale n. 35588003 intestato a: Istituto Bancario San Paolo di Torino, Sede di Roma Via della Stamperia, n . 64 - Roma (tesoriere dell'AICCE), oppure a m e z z o assegno circolare - non trasferibile - intestato a *AICCE* , specificando sempre la causale del versamento. - Aut. Trib. Roma n . 4696 dell'll-6-1955 LITOTIPOGRAFIA RUGANTINO ROMA - 1980 Associato all'USPI Unione Stampa Periodica Italiana La Basilicata è al centro del Sud. Se arrivarci e ~iacevole. esplorarla sarà &a sorprésa. Provate a immaginare una terra che conservi ancora intatti - come secoli fa - una natura di incontrastata bellezza. un susseguirsi affascinante di paesaggi"- ora aspri ed impervi, ora dolci e carichi di storia - e pensate a della gente che sia pronta ad accogliervi con simpatica, coinvolszente cordialità.. . Ecco. siete in Basilicata. Una terra che forse conoscete appena, per aver fatto il bagno qualche estate fa nel mare di Maratea, e che invece ha ancora mille cose da qostrarvi. A partire dal suo mare, che a quello di Maratea aggiunge lo stupefacente litorale del Metapontino, caratterizzato da 35 chilometri di spiaggia e acqua di assoluta purezza. Per passare quindi alle montagne, che costituiscono la parte preponderame di tutta la regione. Dal massiccio del Pollino al gruppo del monte Vulture, alla Murgia materana, alla Sellata, al Sirino, lo scenario che si presenterà ai vostri occhi sarà di suggestiva, imprevedibile varietà. E diverso da qualsiasi altra montagna. Ma la Basilicata non è solo spettacolo della natura. I vari itinerari di viaggio che potrete fare (nel Melfese, nel Lagonegrese, nella Va1 d'Agri e nelle Dolomiti Lucane o nel Materano) vi faranno scoprire i segni piil vividi delle molte civiltà che sono passate in terra lucana e che trovano un mirabile compendio negli antichissimi Sassi di Matera. E potranno farvi entrare nel vivo - quasi da protagonisti - dei riti folkloristici della gente lucana, che conserva con inalterato calore tradizione, costumi e lingua dei loro avi. Qualche piacevole scsta lungo questi itinerari vi farà poi assaggiare i sapori vivaci e genuini della gastronomia lucana e vi farà apprezzare le espressioni piil interessanti dall'artigianato locale, che propone - ancora miracolosamente intensi - il gusto e la schiettezza di Basilicata. un'autentica, incontaminata tradizione contadina, come awiene da secoli presso le antiche comunità albanesi. Una regione tutta da scoprire. 0 -