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Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 00187 ROMA
ANNO XXVIII - N. 9 Settembre 1980
Spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111170
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dal quart.iere alla regione
per una Comunità europea federale
L
\4&&
ORGANO
MENSILE
DELL' AICCE,
ASSOCIAZIONE
UNITARIA
DI
COMUNI,
PROVINCE,
REGIONI
Le lacrime e
il coccodrillo
di Gianfranco Martini
Quan'do si parla di Europa, gli atteggiamenti più frequenti sono l'indifferenza e la lamentazione. Indifferenza a causa della non sufficiente conoscenza dei problemi, di un disimpegno generale, di illusioni perdute, Lamentazione per le occasioni mancate, per il troppo
lento procedere dell'unificazione o, addirittura, per la situazione di stallo in cui essa si trova
per la non assunzione di adeguate iniziative da
parte dei governi nazionali, di forze politiche e
sociali, di intellettuali e di gruppi ed ambienti
dai quali sarebbe lecito attendersi un ben diverso atteggiamento. Si versano lacrime, in
particolare, perché la elezione diretta del Parlamento europeo non avrebbe avuto alcun esito
risolutivo, dopo aver alimentato grandi speranze.
A questo proposito è doveroso ricordare che,
sempre, anche da queste colonne, abbiamo
-
I1 ruolo europeo della programmazione regionale: un'ipotesi concreta.
- Bibliografia federalista ed europea.
certo sottolineato la grande importanza di questo evento (ci siamo battuti per anni perché si
realizzasse!) cui però, al tempo stesso, abbiamo
negato un automatico valore taumaturgico.
Una grande occasione - è stato più volte
ripetuto - che apre potenzialità nuove nel
processo di integrazione europeapurché il Parlamento eletto sappia cogliere e sfruttare il suo
ruolo di aggregazione di tutti coloro che si sentono impegnati per l'unità sovranazionale.
Le elezioni dirette del Parlamento euroDeo
sono dunque un punto di partenza, hanno
tracciato una via: quali altre tappe sono state e
vanno percorse?
È di questi giorni la notizia della costituzione ufficiale, da parte di una sessantina di parlamentari europei, appartenenti a quasi tutte le
forze politiche presenti nel Parlamento europeo, di un «Gruppo,>(detto del Coccodrillo dal
nome del ristorante di Strasburgo dove, per la
prima volta i promotori si sono riuniti), allo
scopo di dar vita ad una autentica riforma politica ed istituzionale della Comunità, per renderla idonea ad affrontare con successo le gran-
COMUNI D'EUROPA
SOMMARIO
La lacrime e il coccodrillo, di Gianfranco Martin i ....................... 1
Cronaca delle Istituzioni europee,
di Piero Soldati .....................
3
La risoluzione del PE sulla politica
regionale ............................. 3
Pensiero e azione dei federalisti europei, a cura di Luciano Bolis 5
Presa di posizione dell'AICCE
sull'attività delle Regioni all'estero nel campo dell'emigrazione,
di Vincenzo Bigiaretti ............. 7
FESR, trasporti e strutture agricole
all'esame del Comitato consultivo delle Regioni ....................
9
Obiettivi e metodologie del uDossier Europa» .;.. ..................... 9
Legittimità .delle
. Regioni negli affari comunitari ........................ 11
I1 Fondo di ristabilimento del Consiglio d'Europa ..................... 13
di sfide del momento attuale.
L'iniziativa nasce dalla diffusa sensazione,
che si fa sempre più strada anche nel Parlamento europeo, che la Comunità è ad una svolta: o
si decide a fare reali progressi qualitativi o sarà
confinata nella sua routine senza infamia e senza lode, senza reali prospettive, costretta a difendere con espedienti, compromessi e continue ricuciture, gli stessi risultati raggiunti, rimessi in causa dalle sue esitazioni e contraddizioni.
Non bastano più i dibattiti, pur vivaci e talvolta polemici, del Parlamento europeo nei
confronti del Consiglio dei ministri, il voto
contrario col quale esso ha bocciato l'iniziale
bilancio di previsione 1980, le interrogazioni,
le interpellanze, le risoluzioni, i rapporti, pur
pregevoli, mediante i quali questa assemblea
democratica approfondisce i contenuti delle
politiche comuni e affronta le grandi linee
dell'azione della Comunità. Il problema di
fondo resta politico-istituzionale: la scelta tra
unlEuropa federale e un'Europa confederale.
Gli eventi hanno dimostrato quanto sbagliano
coloro che accoglievano questa contrapposizione (federazione o confederazione) come un dibattito nominalistico, astratto, deviante.
In questo solco si pone il <Gruppo del Coccodrillo~:senza versare lacrime inutili e ipocrite sulle deficienze esistenti, ma pur chiaramente consapevole delle loro cause, esso vuole preparare l'elaborazione di proposte concrete per
la riforma costituzionale della Comunità: senza di essa non si affronta positivamente I'allargamento della Comunità, non si superano con
successo - nell'ambito di una vera unione
economico-monetaria - gli squilibri stnitturali che ostacolano l'integrazione economica tra
Paesi e Regioni a diverso livello di sviluppo.
Sono note le tesi che si contrappongono a tale
proposito: quella, minimalista, che non ritiene
necessario alcun nuovo assetto giuridicoistituzionale della Comunità, quella che si fa
carico di questo problema ma ne vorrebbe affidare la soluzione ai governi o, eventualmente,
ad alcuni saggi (i cui elaborati finirebbero tuttavia per essere sottoposti al Consiglio) e quella
(federalista appunto) che punta ad un ruolo
costituente del Parlamento europeo eletto.
Questa è l'unica soluzione corretta ed efficace. Tutte le altre sono ambigue o prive di incidenza. Chi può immaginare seriamente che i
governi nazionali, unanirnemente, decidano di
modificare l'assetto istituzionale della Comunità attuale e sostengano con vigore l'esigenza
di un governo europeo clie comporta una perdita di poteri e la rinuncia a parte delle loro
prerogative? E chi può seriamente pensare che
un collegio di esperti o di saggi, rinomati e rispettati certo, ma privi di qualsiasi autorità e
legittimità democratica, possa avere la forza di
far adottare una riforma così radicale?
Solo il Parlamento europeo appare in grado
di svolgere questo compito costituente. A questo mira il «Gruppo del Coccodrillo»: Altiero
Spinelli, che è all'origine della sua costituzione, lo ha detto e ripetuto trovando echi favorevoli. In direzione convergente si era già mossa
ad esempio la risoluzione presentata dal gruppo PPE del Parlamento europeo sugli sviluppi
istituzionali della Comunità. I1 «Gruppo del
Coccodrillo» si pone come obiettivo immediato
la creazione di una Commissione costituzionale ad hoc: in tal modo essa potrà passare dallo
stato di felice intuizione politica a strumento
operativo e formale di iridividuazione di soluzioni adeguatamente approfondite.
L'AICCE appoggia il «Gruppo del Coccodrillo~,perché ne conclivide gli obiettivi di
fondo ed auspica che i membri italiani del PE
vi aderiscano rafforzandone il prestigio e la
rappresentatività. Ma la nostra associazione è
così schierata anche per altri motivi: essa è cosciente del vuoto che separa il Parlamento europeo e l'opinione pubblica dei paesi membri,
dovuto non solo a problemi di informazione,
settembre 1980
ma anche alla natura dell'attuale lavoro parlamentare, spesso condizionato da aspetti tecnici
e settoriali che non possono certo suscitare I'interesse generale dei cittadini, mobilitarne l'impegno, svilupparne la coscienza europea. Il
<Gruppo del Coccodrillo» avrà successo - e
trascinerà sulla via di questo successo il PE come istituzione - solo se avrà l'appoggio della
società europea, nelle sue varie articolazioni:
non i singoli individui atomisticamente considerati, non i singoli gruppi ed ambienti tra loro scoordinati e talvolta perfino concorrenti,
ma un grande movimento organizzato di forze
diverse e convergenti (saranno le forze politiche, quelle sociali, le autonomie territoriali, il
mondo della scuola e della cultura, le organizzazioni giovanili e femminili e owiamente, i
movimenti federalisti). In una parola, rimane
più che mai attuale l'intuizione politica espressa fin dal 1964 dal Consiglio dei Comuni d'Europa: una azione centripeta di forze che altrimenti vedrebbero indebolita, nel loro agire in
ordine sparso, la loro incidenza e la loro azione
per un'Europa federale e che abbiamo chiamato ufronte democratico europeo». In questo
senso va anche lo sforzo di profonda riforma
del Movimento europeo che è attualmente in
corso e di cui abbiamo già parlato in questa rivista.
L'Europa unita non è un ideale illuministico: è costruzione politica, e come tutte le costruzioni politiche esige chiari obiettivi ma anche volontà, mezzi e strutture adeguate, rapporto continuo tra istituzioni e forze della società.
«Gruppo del Coccodrillo», Fronte democratico europeo, Movimento europeo riformato:
tre elementi di un'unica strategia alla quale soprattutto i partiti del nostro paese e i parlamentari eletti in Italia (che, al di là delle naturali divergenze interne appaiono consenzienti
sulle grandi linee della costruzione unitaria e
democratica dell'Europa) dovrebbero guardare
con particolare attenzione e con crescente assunzione di responsabilità.,
Gemellaggio Traversetolo-Oraison
Foto in prima pagina: (sopra) Roma, palazzo
dello sport: nel nome dei Resistenti europei e
all'insegna del motto «per l'Europa dei popo- (a sinistra) la delegazione del comune di Oraison (Francia) che ha preparato con gli amministrali*, il CCE lancia, nell'ottobre 1964, il Fronte tori locali di Traversetolo, guidati dal sindaco Agresti, la prima manifestazione del gemellaggio
democratico europeo; (sotto) Ospedaletti, una (25 maggio) a cui ha partecipato per 1'AICCE l'on. Enzo Baldassi; (a destra) la pubblicazione preintelligente iniziativa del coniune: il simbolo parata dal comune di Oraison in occasione della seconda cerimonia del gemellaggio (14 luglio)
con il comune emiliano.
del gemellaggio sulle buste postali.
COMUNI D'EUROPA
settembre 1980
Cronaca delle Istit~zionieuropee
La riforma della struttura della Comunità
compete al Parlamento europeo
x
di Piero Soldati
1. La crisi economica che ha colpito i paesi
membri della Comunità europea e gli altri paesi del mondo occidentale industrializzato non
accenna ad evolvere verso congiunture più favorevoli: anzi, molti indicatori economici mostrano segni preoccupanti di peggioramento.
L'ufficio statistico della Comunità, comunicando i dati sulla produzione industriale, ha rilevato la rapida caduta del tasso di crescita, che
negli ultimi mesi è divenuto pari o inferiore a
zero. Settori in crisi come la siderurgia ed i cantieri navali non danno cenni di ripresa ed anzi,
per questi ultimi, il rapporto annuale della
C~mmissionefissa al 1984-85 le possibilità di
recupero. La tensione che scuote il settore automobilistico in Italia non è solo nostro problema
nazionale, ma problema tutto comunitario, se
è vero che il commissario Davignon si prepara a
lanciare un drammatico appello alle pubbliche
autorità e alle industrie, per far fronte comune
ed evitare effetti fortemente negativi su una
produzione che coinvolge (direttamente o attraverso industrie connesse) dal 12 al 18%
dell'occupazione manifatturiera, dal 5 a11'8 %
della produzione industriale, da11'8 al 12 %
delle esportazioni industriali comunitarie.
I governi dei paesi membri, in sede di Consigli ordinari o nell'ambito dei quadrimestrali
incontri al vertice, non perdono occasione per
sollecitare lo sviluppo di politiche comuni o la
messa a punto di nuove politiche, dando mandato ora a un Consiglio specializzato, ora alla
Commissione di tradurre in decisioni operative
gli impegni politici.
Come è noto, queste decisioni operative tardano sempre a venire e spesso non vengono affatto.; quando vengono, sono poi ostacolate sistematicamente dai comitati del Consiglio o il
loro impatto è nullo a causa della scarsità delle
risoise finanziarie messe a disposizione dal bilancio comunitario.
2. Le possibilità di rilancio dell'economia comunitaria (lo abbiamo detto più volte) sono
strettamente legate ai rapporti che i paesi
membri e la Comunità nel suo insieme vanno
instaurando con i paesi in via di sviluppo e in
generale con tutti i paesi terzi.
Anche per le relazioni esterne, la volontà politica dei governi non si traduce in concrete politiche e decisioni operative; inoltre manca talvolta la stessa volontà politica e la posizione
della Comunità (come è successo in agosto a
New York all'Assemblea ONLI per lo sviluppo)
si frammenta in posizioni nazionali difficilmente conciliabili fra di loro e con l'interesse
comune europeo.
3. I1 Parlamento europeo, nel suo primo anno di vita, si è scontrato con queste diverse
realtà, tutte in varia misura negative e tutte
provocate dalle istituzioni che occupano la
maggiore area di potere nella Comunità.
Nello stesso suo seno, il Parlamento europeo
ha spesso subito le frammentazioni che venivano dall'esterno e così le potenzialità di atteg-
giamenti comuni, talvolta espresse da Giscard
e Schmidt in politica estera, hanno trovato
scarsa eco nell'Asseinblea ed hanno prodotto
posizioni confuse e contraddittorie.
Le battaglie che la maggioranza dei parlamentari hanno condotto su alcuni temi centrali
dello sviluppo della Comunità (bilancio, politica agricola, sistema monetario) si sono scontrate con l'immobilismo del Consiglio e le reticenze della Commissione.
4. In questa situazione, un gruppo di parlamentari ha preso via via coscienza che la soluzione per la Comunità, per i paesi membri e
per il popolo europeo che ha legittimato democraticamente l'assemblea, passa necessariamente attraverso una riforma profonda della
struttura stessa della Comunità; che questa riforma deve essere studiata ed elaborata dal Parlamento europeo, l'unico ad essere depositario
di questo speciale mandato; che il progetto di
riforma, così elaborato deve essere inviato per
ratifica agli organi costituzionali nazionali senza passare attraverso le pratiche paralizzanti
delle conferenze diplomatiche.
5. Questi stessi parlamentari hanno anche
compreso che, per ottenere il necessario con'
3
senso dell'Assemblea, essi dovevano lavorare al
diO..
(ma non
gli organi statutari del
Parlamento: gruppi parlamentari e commissioni permanenti; che dovranno essere investite
delle proprie responsabilità solo quando il dibattito, l'analisi ed il consenso raggiungeranno
.
un elevato grado di consapevolezza.
Dalla prima riunione, svolta a Strasburgo al
ristorante «il coccodrillo» (da qui il nome dato
dalla stampa al gruppo: «il club del coccodrill o ~ )i, parlamentari che hanno promosso l'iniziativa sono ora più di sessanta e si preparano
ad elaborare una proposta di risoluzionemanifesto, da presentare all' Assemblea e
all'opinione pubblica.
- -
6. Molto opportunamente Emanuele Gazzo
ha scritto sull'Agence Europe del 15 settembre
che, se i gruppi vogliono far fallire I'iniziativa
(e dunque l'unica possibilità per il PE di imprimere una svolta allo sviluppo della Comunità),
essi devono tentare di appropriarsene, sollecitati da stupido orgoglio di bandiera.
Stupisce dunque che un folto gruppo di parlamentari, che fino ad oggi si sono distinti per
le loro dichiarazioni di convinto europeismo,
siano mancati all'appello del «coccodrilloBo, in
sede di gruppo, abbiano proposto il boicottaggio dell'iniziativa.
«Comuni d'Europa» intende seguire molto
da vicino l'iniziativa, pubblicando, se lo riterrà
opportuno, i processi verbali delle riunioni del
<club»e sollecitando quei parlamentari che alle dichiarazioni di europeismo hanno finora
evitato di far seguire i fatti.
Risoluzione del Parlamento europeo
suiprogrammi di sviluppo regionale
A
Il Parlamento europeo ha più volte assunto
posizioni che interessano direttamente gli enti
locaii e regionali. Questi ultimi sono evidentemente attenti anche agli aspetti più generali
del processo di integrazione europea, alla sua
dinamica politica e istituzionale e ai problemi
del bilancio, consapevoli che è dalla loro soluzione che dipende b possibihtà non solo di
reali progressi della società e della democrazia
in Europa ma anche del raffoorzamento delle
autonomie, di u n loro ruolo aperto a spazi sovranazionali, di una maggiore capacità delle
autorità territoria/i d i dare risposte più adeguate e durature alle esigenze dei cittadini.
Ma accanto ai problemi generah ve ne sono
altri' che, pur indirsolubilmente intrecciati coi
primi (perché da essi condizionati) incidono in
modo più immediato sulle preoccupazioni, le
esperienze, i compiti degli amministratori locali e regionali: tra questi vi è, indubbiamente
e in primo luogo, la politica regionale con tutta
la complessità delle suce implicazioni (a'iprioità, d i strumenti finanziari, di articolazione e
coordinamento programmatici, di sedi istituzionali ecc.).
Per questo motivo pubblichiamo nel testo
integrale la risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 18 settembre in seduta plenaria, riroluzione predisposta sulla base del
rapporto redatto dall'on. Giovanni Travaglini
a nome della Commissione per la politica re-
gionale e l'assetto del territorio, presieduta
dall'on. Pancrazio De Pasquale.
L'importanza del documento appare evidente daiia sua lettura.
Infatti viene riconosciuto, con una dichiarazione d i devante valore politico, il carattere d i
preminenza della politica d i sviluppo e d i riequilibrio regionale della Comunità. È d i importanza veramente notevole ilfatto che il Parlamento abbia ribadito esplicitamente che tutte le politiche comuni devono essere più incisive e meglio coordinate alfine d i assicurare illoro determinante contributo allo svi/uppo delle
aree meno favorite. Si conferma in tal modo
che il Fondo europeo di s v i w o regionale è
soltanto uno degli strumenti comunitari, non
certo i/ solo, per promuovere i 'riequihrio regionale. Politica agricola, politica industriale,
politica sociale, dei trasporti, dell'arnbiente,
ecc. della Comunità devono sistematicamente
tener conto delloro impatto sulle aree regionali meno favorite e contribuire, unitamente a//e
politiche regionaliproprie degli Stah nazionali
e de/le stesse Regioni interessate, al loro sviluppo socio-economico edalloro assetto territoriale. La risoluzione del Parlamento comporta un
rinnovato impegno comunitario: potenziamento degli strumenti esistenti (in primo luogo il FESR), rigoroso coordinamento delle attività programmatiche che ad essi fanno capo,
revisione delle politiche comuni in quella parte
settembre 1980
COMUNI D'EUROPA
dei cnten' e delLe metodoLogie d i intervento
che non favorircono il riequilibrio regionale,
considerazione globale e non piiì settonale dei
problemi di organizzazione tertitotiale e d i sviluppo produttivo delle aree regionali, coordinamento ben piii efficace tra l'attività comunitaria d i politica regionale, e quella degli Stati
nazionali e delle Regioni.
La riroluzione è centrata sui nprogrammi di
sviluppo regionaleu, ma a monte e a valle d i
questi vengono in realtà toccati molti problemi
ai quali gli eletti comunali, provinciali e regionali sono notevolmente sensibili, per il loro
ruolo politico e d istituzionale. Ne citiamo alcuni sui quali dovrà appuntarsi la loro attenzione e il loro impegno:
- l'importanza e la necessità dei programm i d i sviluppo regionale intesi come quadro d i
riferimento delle politiche regionali, nazionali
e comunitarie e quindi in grado d i indicare
precisi obiettivi e priorità;
- l'indispensabile apporto che le Regioni (a
loro volta democraticamente inteipreti della
complessa reaità delle diverse aree ed autonomie istituzionali infraregionaiz) debbono essere
chiamate a dare alla redazione d i tahprogramm i e a tutte le azioni e d interventi che concernono lo sviluppo regionale;
- il rapporto - naturale, a nostro parere,
per il comune interesse per la dimensione territonale dei problemi - tra Enti locali e regionaLi e Pariamento europeo che dovrà essere costantemente informato dei risultati della collaborazione, programmatica e d operativa, tra
Commissione comunitana, Stati membri e Regioni partecipi d i questo dialogo;
- l'importanza d i una venfica degli effetti
che le politiche comunitarìe determinano negli
ambiti regionahper valutarne il contributo allo
sviluppo e al riequilibrio regionale, venfrca alla
quale gli enti tevitonali autonomi sono direttamente interessati;
- la necessità che ogni qualvolta la Commissione delle Comunità europee avanza proposte normative, esse inchabno automaticamente una valutazione del loro impatto regionale.
La risoluzione del Parlamento europeo è tuttavia u n punto di partenza, non d i arrivo. Si
apre ora, alla nostra Associazione e agli enti locali e regionah; u n Prospettiva digrande interesse e a? rilevante responsabilità nel campo
dell'informazione e documentazione, delle
procedure d i programmazione, del coordinamento delLe iniziative, della venfica i n loco,
della partecipazione, della sensibilizzazione
dei cittadini d a dimensione europea nella
quale il nostro Paese ormai necessariamente si
colloca.
L'AICCE metterà ora allo studio u n programma coerente d i iniziative che riportino a
contatto con la differenziata realtà del nostro
paese e, in particolare, del Mezzogiorno, le indicazioni e le esigenze d i cui la Commissione
per la politica regionale e l'assetto del temtorio
e poi l'intero Parlamento europeo si sono fatti
così correttamente interpreti: convegni per
aree-programmi, dibattiti su programmi di sviluppo regionale, miglior utilizzo degli strumentifinanzian'comunitan; rafforzamento dei
can& d i dizlogo e di consultazione degli Enti
autonomi territoriali da parte della Comunità
europea (in primo Luogo IL Comitato ConsuLtivo delle istituzioni regionaii e locali dei Paesi
membn' della Comunità europea, creato su iniziativa del Consiglio dei Comuni d'Europa, e
l'lntergruppo per i problemi locali e regionali
del Parlamento europeo, che èpresieduto dallo
stesso on. Travaghn) .
La nostra buona volontà necessita d i una costante e convinta cooperazione da parte d i tutti
i rappresentanti della democrazia locale, quali
ne siano la collocazione ai vari livelli, comunale, provinciale e regionale, e le convinzionipolitlche.
La nostra rivista è aperta ai commenti, alle
considerazioni e alle proposte che possano contribuire ad approfondire il dibattito su temi
così essenziaiì e a fornire indicazioni operative
alla nostra Associazione.
..
La risoluzione
Il Parlamento europeo,
- visto il parere della commissione per lo
sviluppo regionale presentata alla Commissione dagli Stati membri (COM (79) 290 def.),
- visto il parere della Commissione delle
Comunità europee del 23 maggio 1979 sui programmi di sviluppo regionale presentati dagli
Stati membri (COM (79) 534),
- vista la Raccomandazione della stessa
Commissione del 23 maggio 1979 agli Stati
membri relativa ai detti programmi (COM (79)
535),
- vista la relazione della commissione per
la politica regionale e l'assetto territoriale (doc.
l-347180),
1. ricorda che una delle motivazioni e delle
finalità fondamentali del.l'istituzione comunitaria è quella di assicurare lo sviluppo armonioso riducendo le disparità tra le differenti regioni e il ritardo di quelle meno favorite*, secondo quanto esplicitamente prescritto dal
Trattato di Roma;
2. ribadisce pertanto la centralità e l'importanza della politica di sviluppo e di riequilibrio
regionale della Comunità;
3. conferma che lo sviluppo delle strutture
produttive delle regioni più sfavorite è una delle condizioni essenziali per realizzare la convergenza delle economie;
4. ribadisce che tutte le politiche comuni
debbono essere più incisivamente sviluppate
ed opportunamente coordinate al fine di assicurare il loro determinante contributo ai processi di sviluppo delle regioni meno favorite;
5. riconosce, concordando in ciò con la risoluzione del Consiglio delle Comunità europee
del 6 febbraio 1979 rela.tiva agli orientamenti
di sviluppo regionale comunitario, che i programmi di sviluppo regionale costituiscono la
sede più idonea per I'attuazione concreta di un
coordinamento ben articolato delle politiche
regionali nazionali e di quella comunitaria;
6. ritiene pertanto che tali programmi non
solo debbono costituire un indispensabile strumento di riferimento per la partecipazione del
Fondo Europeo di Sviluppo Regionale agli interventi di sviluppo regionale, ma devono tendere a rappresentare un completo quadro di riferimento delle politiche regionali, sia nazionali che comunitarie;
7. condivide il parere della Commissione
sui Programmi di sviluppo predisposti dagli
Stati membri (COM (79) 534);
8. raccomanda pertanto agli Stati membri
di promuovere i necessari adeguamenti ed ampliamenti di tali programmi secondo le raccomandazioni fatte dalla Commissione delle Comunità europee (COM (79) 535) che parimenti
questo Parlamento condivide;
9. ritiene necessario che gli Stati membri indichino con precisione nei programmi, con riferimento agli obiettivi di sviluppo che essi si
sono fissati, le priorità e le scelte strategiche
delle loro politiche regionali, in modo da consentire un dialogo costruttivo tra Commissione
e Stati membri per la definizione delle priorità
di intervento degli strumenti finanziari delle
Comunità;
10. sollecita, anche per i tempi brevi, intese
dirette tra la Commissione, gli Stati membri e
le Regioni al fine di promuovere azioni integrate per aree-programmi caratterizzate da situazioni fisico-ambientali e socio-economiche
tali da consentire il raggiungimento di concreti
e positivi risultati ai fini dello sviluppo regionale attraverso la coordinata attuazione degli
interventi.
Raccomanda vivamente che questa attività,
come del resto tutte le azioni che concernono
lo sviluppo regionale, sia condotta con la fondamentale ed imprescindibile partecipazione
delle Regioni;
11. ritiene di dover essere costantemente informato dei risultati di questa collaborazione
programmatica ed operativa tra Commissione,
Stati membri e regioni per poter esplicare convenientemente la sua funzione promozionale e
di controllo;
12. ritiene che, in attesa dei perfezionamenti e degli ampliamenti richiesti, i programmi presentati dagli Stati membri possano in via
prowisoria essere utilizzati dal FESR per il finanziamento degli interventi facenti capo agli
esercizi fino al 1980;
13. dà mandato alla sua commissione per la
politica regionale e l'assetto territoriale di svolgere un vigile controllo circa il coerente sviluppo della politica della Comunità per il riequilibrio regionale;
14. ritiene indispensabile che la Commissione delle Comunità europee riporti nella Relazione annuale sul FESR di cui all'art. 21 del
Regolamento (CEE 724173) una esauriente
analisi degli effetti che le politiche comunitarie
determinano negli ambiti regionali, al fine di
valutare correttamente il contributo che da tali
politiche deriva allo sviluppo e al riequilibrio
regionale;
15. ritiene altresì indispensabile che i documenti della Commissione contenenti proposte
di nuove politiche, regolamenti, direttive o decisioni includano sistematicamente una valutazione del loro impatto regionale;
16. raccomanda alla Commissione di rafforzare la collaborazione con gli Stati membri per
quanto concerne l'attuazione dei programmi,
intensificando altresì la vigilanza sulla base
delle relazioni annuali che gli stessi Stati sono
tenuti a presentare;
17. incarica il suo presidente di trasmettere
la presente risoluzione e la relazione ad essa attinente al Consiglio e alla Commissione delle
Comunità europee.
settembre 1980
COMUNI D'EUROPA
Pensiero e azione dei federalisti europei
Anche quest'anno la pausa estiva è stata gravida di riflessione per i federalisti, che, sulla
scorta delle awisaglie che l'avevano preceduta,
si sono lanciati all'elaborazione di una nuova
strategia che, partendo dalla rivoluzione culturale del loro ultimo congresso di febbraio a Bari, dove si erano dibattuti soprattutto i contenuti della politica europea e, con ciò stesso, le
ragioni sostanziali del nostro essere europei e
batterci per l'Europa, arrivasse a conciliare
quelle stesse ragioni con un esame realistico
delle forze in campo cui affidare le opportune
trasformazioni del moto di unificazione in corso. Ma procediamo con ordine.
I buongustai strasburghesi conoscono da
sempre Le crocodile come uno dei loro più sofisticati, e conseguentemente anche più cari, ristoranti, proprio alle spalle della storica Place
Kléber. D'ora innanzi, però, saremo forse sempre più indotti ad associare istintivamente nella nostra memoria questo termine zoologico e
gastronomico ad un'operazione europea destinata a far parlare largamente di sè; come già fu
all'inizio degli anni '50 per l'orangéni di
Strasburgo, il parco prospicente la vecchia Casa
d'Europa che ha dato il nome a quel Consiglio
di Vigilanza che doveva controllare l'impegno
europeo dell' Assemblea Consultiva, allora presieduta da Spaak.
Al Coccodrillo si sono quindi riuniti il 9 luglio scorso nove parlamentari europei (sarebbe
il caso di dire: pochi ma buoni!), appartenenti
a paesi e orientamenti politici diversi, ma uniti
nello stesso impegno di ricercare nuove vie istituzionali che consentano alle Comunità, e conseguentemente alla stessa Europa, di uscire
dalla crisi di stallo che, dopo il voto popolare
dell'anno scorso, minaccia ormai pericolosamente d'immobilizzarla. In agosto erano già
pervenute a Spinelli - promotore anche di
questa iniziativa, come già del precedente
Consiglio di Vigilanza - 25 adesioni di colleghi, che.alla sessione di settembre sono salite a
41, tra cui qualche grosso nome della politica
europea, come un Tindemans e un Brandt.
Oggi si parla di 70, mentre il traguardo preconizzato da Spinelli sarebbe di 200, cioè una
grossa minoranza rispetto al totale dei parlamentari che è 410.
«Se ci sono deputati i quali siano giunti, come me, alla convinzione che la riforma delle
istituzioni è cosa troppo seria per essere lasciata
nelle mani di statisti e diplomatici - si legge
in un appello lanciato il 25 giugno da Spinelli
- li prego di rispondere a questa mia lettera,
accettando di partecipare ad incontri nei quali
studieremo insieme i modi necessari per impegnare il Parlamento europeo in questa azione.,
Il circolo del coccoddo, come il gruppo degli amici di Spinelli ha subito deciso di chiamarsi (con prudenza pari a quella che aveva
suggerito a suo tempo la formula anodina
dell'Assemblea a d hoc) lascia ora intendere che
l'iniziativa avrà probabilmente degli sviluppi
positivi; ma poiché spetta ad altri riferirne su
queste pagine, passo subito all'altro volet del
dittico, cioè all'azione decisa nel frattempo
concentrare la nostra azione e la nostra propaganda sul tema del governo europeo, così come
a cura di Luciano Bolis abbiamo fatto nel passato per il voto europeo.
Credo che abbia ragione, quindi vorrei proporCome già accennato nella cronaca preceden- vi di discutere tale prospettiva in questa sessiote, il Comitato fedcrale dell'Unione europea ne del Comitato federale. Naturalmente essa
dei Federalisti si è riunito il 28 e 29 giugno a non significa che noi dovremmo occuparci solo
Lussemburgo e, dopo avere espresso il proprio del governo europeo. Noi dobbiamo occuparci
sostegno alla candidatura di Thorn alla presi- dei problemi politici, economici e sociali
denza della Commissione, ha ribadito che «il dellJEuropa nel contesto mondiale che abbiacompito di elaborare. il progetto di riforma de- mo definito a Strasburgo, ma facendo constave essere affidato al Parlamento eletto dal po- tare ogni volta che essi non possono essere risolpolo europeo», precisando che esso intende ap- ti in modo efficace, e spesso non possono nempoggiare «tutte le proposte che prevedono una meno essere affrontati, senza un governo euroriforma delle istituzioni della Comunità euro- peo. D
I risultati di quella riunione ci permettono,
pea» e in particolare quella di Spinelli che tennell'insieme,
di considerare con soddisfazione
de a «costituire, dopo un grande dibattito poliil
largo
spazio
d'impegno unitario raggiunto,
tico del Parlamento europeo, un gruppo di lavoro a d hoc, chiamato ad elaborare un proget- non solo per quanto riguarda la nuova azione
di Spinelli, ma quella stessa tradizione federato delle necessarie riforme istituzionali.»
Con l'occasione i federalisti si sono anche lista accettata oggi da tutti come «globale,,
mostrati convinti chc, dopo l'elezione del Par- mentre una volta, quando si chiamava ((intelamento a suffragio universale diretto, «è venu- grale~,si usava contrapporla polemicamente a
to il momento di creare un governo europeo quella «istituzionale».
Sulla base di considerazioni analoghe si
capace di agire». Quc:stlultima frasetta può apparire ovvia, in quanto s'inserisce nel filone esprime anche la nota informativa del 17 luglio
classico dell'impegno federalista, e non vi è in- delllUfficio rapporti col PE (insediato un anno
fatti vecchio militante che non ricordi i lunghi fa dal MFE a Torino e posto sotto la direzione
anni passati a sottolinearne insieme la necessità di Sergio Pistone), la quale a sua volta insiste
e l'urgenza. Tuttavia la riprendo qui con parti- perché la Comunità si doti di «istituzioni atte a
colare intensità di accento perché proprio su di far funzionare questa nuova fase dell'unificaessa, nella ricerca incessante di nuove formule zione europea. L'eco suscitata dalle iniziative
atte a conciliare teoria politica e realtà quoti- dell'on. Spinelli - prosegue la nota - tendiana, si è realizzata la congiunzione tra la re- denti a promuovere un dibattito ed una propocente iniziativa di Spinelli e la svolta preceden- sta del PE in tema di modifiche istituzionali, fa
sperare che possa essere condotta con successo
temente attuata dai federalisti italiani a Bari.
I1 pericolo era che certi parlamentari euro- la battaglia per creare un governo democratico
pei, pur animati dalle migliori intenzioni di per un 'Europa indipendente, secondo la incisiquesto mondo. e certo anche realisticamente va indicazione formulata dal MFE. I parlamenconsci del ruolo storico che loro attribuisce tari europei perderanno però la battaglia l'elezione, restassero però sostanzialmente pri- ammonisce sempre la nota - se non sapranno
gionieri dell'ottica nazionale tradizionale da mobilitare, attorno a questo disegno, il concui generalmente ha preso le mosse la loro senso dell'opinione pubblica, e in particolare
esperienza politica europea, e conseguente- se non riusciranno a portare all'interno delle
mente finissero col perdere il contatto con la organizzazioni politiche - dalle confederaziorealtà, che oggi invece reclama disperatamente ni europee alle singole sezioni di base - il dil'Europa, come i federalisti non si stancano di battito sul ruolo dell'Europa nel mondo e sulle
risposte che deve dare la Comunità alle sfide
ripetere.
Per contro, vi era anche il pericolo che certi esterne ed alle giuste esigenze che, al suo interfederalisti, nella loro esasperata tensione volta no, continuano ad essere disattese~.
Poiché le idee camminano sulle gambe degli
a captare e identificare sempre nuovi modelli
di sviluppo per una società più libera e più giu- uomini, mi sia eccezionalmente consentito di
sta, cioè appunto federalista, asserendo che riferirmi anche al denso carteggio sviluppatosi
questi modelli più facilmente potrebbero esse- su questo stesso tema tra Albertini e Spinelli,
re accettati da un'opinione pubblica in parte entrambi ugualmente preoccupati di vedere asancora sproweduta e in particolare dai giovani, sicurato il successo della propria azione grazie
finissero col dare I'irnpressione di un rallenta- anche all'indispensabile apporto complemenmento, se non proprio accantonamento, del tare dell'altro. Ma in realtà si tratta, come non
vecchio impegno istituzionale, magari anche potrebbe non essere, di un'unica azione, macedendo inawertitamente alle pressioni di nifestantesi però attraverso gradi, forme e amquella parte, purtroppo preponderante, bienti diversi, come suggerisce del resto la più
dell'opionione pubblica che ancora non ha col- elementare norma di divisione del lavoro.
to il nesso che necessariamente si pone tra quei
Così il 19 luglio Albertini scriveva a Spinelli:
due aspetti di una stc-ssa realtà che sono il con- <In sostanza la tua azione si può paragonare altenuto e la forma.
la creazione di una sacca nel territorio nemico
Non per nulla, a Lussemburgo, il presidente (il PE resterà nelle mani del nemico fino a che
Albertini ha iniziato la sua relazione informan- subirà il dominio dei poteri nazionali), cioè ad
do che «l'Ufficio esecutivo ha preso in esame il una manovra che può essere eseguita con poche
problema dell'azione dellJUEFnel quadro del- forze scelte, ma che deve essere collegata conla situazione attuale dell'Europa e sulla base cettualmente e praticamente con l'azione glodel congresso di Strasburgo. I1 vice presidente bale del grosso delle forze proprie e di quelle
Schoendube ha osservato che dovremmo ormai del nemico. Ciò serve a stabilire che il rapporto
COMUNI D'EUROPA
esterno deve essere realizzato con chi può decidere, con chi controlla il processo del potere*,
'che, per Albertini, sono essenzialmente i partiti.
I1 10 settembre controbatteva Spinelli: «Sono i federalisti pronti a chiedere che i progetti
del PE non siano dati come documenti di lavoro in pasto a conferenze diplomatiche intergovernative che redigeranno poi il testo definitivo
del trattato, ma siano presentati, così come
usciranno dal voto finale del Parlamento, a chi
li dovrà in definitiva approvare, cioè ai Parlamenti nazionali o ai referendum popolari, a
seconda dei paesi? È I'UEF pronta a cominciare
a pensare che, proprio perché l'azione costituente dovrà espandersi in una vasta azione di
agitazione politica, i federalisti devono cominciare da adesso a prepararvisi con impegno?*
Sono domande retoriche, evidentemente,
cui solo il futuro potrà fornire una risposta adeguata. Ma penso che un giorno, se l'Europa diventerà un fatto compiuto, le nuove generazioni leggeranno forse queste lettere o stralci di
lettere con la stessa attenzione e ammirazione
con cui noi oggi leggiamo quelle dei nostri padri che hanno fatto l'Italia un secolo fa. E il
vecchio sentimentale che sono si è anche commosso quando ha sentito il presidente
delllUEF affermare pubblicamente che si considerava soltanto il «secondo» di Spinelli nella
guida dell'operazione strategica congiuntamente intrapresa.
Alla Direzione del MFE è spettato, il 13 settembre a Milano, di dar corpo a questo gran disegno che dovrà d'ora innanzi informare di sè
tutte le attività federaliste. Anche se una decisione formale potrà esser presa soltanto dal Comitato federale dell'UEF che si riunirà in Italia
a fine novembre, mi pare utile riprendere in
questa sede quanto pubblicato il 28 settembre
dalla citata nota torinese quando scrive che, a
sostegno dell'azione di Spinelli, uI'UEF ha deciso di promuovere in tutta Europa, a livello
europeo, nazionale, regionale e comunale, la
costituzione di Comitati per il governo europeo, formati, oltre che dai federalisti, da esponenti del mondo politico, economico, sindacale, culturale e dei governi locali. Questi comitati organizzeranno, sul tema del governo europeo e delle indispensabili riforme istituzionali, una campagna capillare fino alla prossima
elezione europea, mirando a mobilitare con vari strumenti (tra cui le petizioni al PE) I'opinione pubblica e a far emergere candidature valide in vista della scadenza elettorale de11'84.8
A queste petizioni, già note ai nostri lettori,
se ne aggiungerà però presto un'altra sul tema
specifico della riforma istituzionale comunitaria. Ne riprendo qui di seguito il testo in anteprima nella sua stesura ancora prowisoria, per
opportuna informazione:
(Noi sottoscn~ticittadini europei ci nkolgiamo d l Parlamento europeo. Constatiamo che,
nella pericolosa situazione attuale, l'Europa
non è governata e che, per questo, restano insoluti i problemi dai quali dipende la sopravvivenza della libertà e della democrazia in Europa.
Si tratta in particolare della presenza
dell'Europa nel mondo per contribuire attivamente alla pace; delsuo contributo allo svilup(continuazione a pag. 15)
settembre 1981
ASSEMBLEA DELLA STET
Confermata la validità delle scelte programmatiche del GRUPPO per fronteggiare le prospettive di espansione delle telecomunicazioni negli a r i r i i '80
Si è tenuta in Torino il 25 luglio 1980, sotto la presidenza di Arnaldo Giannini I'Assemblea Ordinaria della STET-finanziaria dell'lRI per le telecomunicazioni e I'elettronica - che ha approvato la Relazione del Consiglio di Amministrazione ed il bilancio al 31 marzo 1980. Il conto profitti e perdite ha chiuso con un utile netto di
4,6 miliardi. Il Consi<gliodi Amministrazione ha ritenuto di dover proporre di non
far luogo a distribuzione di dividendo e, pertanto, di assegnare al "fondo per reinvestimento utili nel Mezzogiorno" i 4 miliardi disponibili dopo il prescritto accantonamento alla riser\~alegale.
La relazione del Consiglio di Amministrazione prima di illustrare l'attività sociale
svolta nell'anno, ha tracciato alcune considerazioni su quelle che saranno le telecomunicazioni degii anni '80 e nelle prospettive di espansione del settore derivanti dall'introduzione dell'elettronica e dallo sviluppo di mezzi trasmissivi sempre
più sofisticati, novità tecniche tali che lasciano prevedere, proprio sul terreno delle telecomunicazioni, una delle principali sfide di questo scorcio di secolo.
La validità delle scelte fatte dal Grupoo STET negli anni '70 per far fronte in Italia
a tali prospettive sono ampiamente confermate dagli orientamenti assunti da tutti
i Paesi che si sono posti l'obiettivo della realizzazione di reti integrate. La Relazione, dopo aver ricordato la crisi del '73 che ha colpito l'economia di tutti i Paesi industrializzati e il cui impatto sul sistema produttivo si è rivelato di particolare ampiezza e gravità per le Aziende del Gruppo, ha indicato, tra le cause del successivo processo involuti\/o le insufficienze e i ritardi dell'intervento pubblico a sostegno dell'attiuità di ricerca e sviluppo, la carente programmazione della domanda
pubblica, la elevata conflittualità nelle relazioni industriali, e I'iriadeguatezza delle
procedure tariffarie vigenti a far fronte alle esigenze di equilibrio economico della
gestione della SIP. Nonostante gli sforzi condotti dal Gruppo STET per contenere
l'impatto negativo dei fattori indicati, gravi problematiche hanno investito anche
l'area delle Aziende manifatturiere del Gruppo che impegnate in vasti ed onerosi
programmi di ricerca e sviluppo hanno cercato di contrastare, nei lirriiti del possibile, tale impatto con una assidua opera di consolidamento e affinamento delle
strutture e dei processi produttivi e rispondendo a situazioni di difficoltà del mercato interno accentuando lo sforzo di ricerca di nuovi sboccni sui mercati esteri,
la cui individuazione è peraltro necessaria, per contenere nei prossimi anni, i riflessi sull'occupazione conseguenti alla programmata e progressiva evoluzione
delle produzioni dell'elettronica sempre più spinta. Per quanto concerne la SIP la
Relazione ha sottolineato che se i dati di consuntivo denunciano risultanze gestionali per la prima volta negative nella storia della Società, esse tuttavia non legittimano giudizi arbitrari volti a suscitare allarmismi in ordine ad una Azienda e ad un
settore, nonostante tutto, complessivamente solidi.
Il lunghissimo iter tariffario trascinatosi per circa un triennio e le più recenti vicende ad esso collegate hanno contribuito a rendere particolarmente acuta I'attenzione su taluni aspetti del problema e ingenerato interpretazioni ed illazioni non
corrispondenti alla effettiva situazione. L'inadeguatezza poi dell'ultimo provvedigennaio 1980, non ha prodotto
mento di revisione tiiriffaria, entrato in vigore il l o
effetti sufficienti a garantire il ripristino dell'equilibrio economico indispensabile
alla SIP per attuare gli investimenti programmati.
La Relazione è passata poi ad inquadrare e valutare le realizzazioni nell'esercizio
1979. 11 giro d'affari del Gruppo ha superato i 4.000 miliardi di lire con un incremento del 18Ol0 rispetto al 1978. 1 1 personale alla fine del 1979 era di circa
133.000 unità; il costo del lavoro ha registrato un incremento di circa il 2O0/0.
Complessivamente il fatturato estero ha raggiunto i 270 miliardi, mentre le vendite che risultano pari al 22% circa del fatturato globale delle Aziende manifatturiere ed ausiliarie confermano la positiva tendenza all'espansione. L'esposizione f i nanziaria del Gruppo pari a 7.257 miliardi, riflette il volume sempre rilevante di investimenti effettuati con un concorso dell'autofinanziamento reso del tutto marginale dalla inadeguatezza del livello tariffario. La difficile situazione posta in essere dalla vasta problematica ampiamente illustrata, conclude la Relazione, non
scalfisce la certezza sulla possibilità di un suo superamento anche tenendo presente il rilievo centrale e prioritario che il settore in cui opera il Gruppo ha assunto
nel quadro della crescita economica del Paese.
Presidente della Socità è il dott. Arnaldo Giannini, Vice Presidente il dott. Carlo
Cerutti. Amministratore Delegato i i dott Paolo Pugliese.
L
settembre 1980
COMUNI D'EUROPA
7
Presa di posizione dell'AICCE sull'attività
delle Regioni all'estero nel campo dell'emigrazione
I'AICCE ha avuto con associazioni degli emigrati, partiti, sindacati, regioni e enti locali, in
occasione di un incontro svoltosi a Roma il 9
settembre scorso, al quale lo scrivente ha partedi Vincenzo Bigiaretti cipato (*).
Quali i punti di maggiore critica rivolti al
prowedimento
del governo? Sono molti, inmenti, a difficoltà aggiuntive e non previste
nanzitutto
di
ordine
costituzionale e procedu(forse neanche prevedibili), alla ripresa di una
rale.
I1
decreto
prevede
disposizioni che usi apbattaglia per la difesa delle prerogative e dei
diritti stessi delle Regioni e degli enti locali in plicano anche nei confronti delle regioni a stauna materia per la quale non mancano già di tuto speciale e delle province autonome,. Questo sembra essere un punto che invece travalica
per sè notevoli difficoltà.
Ci si riferisce in particolare alla disciplina che le competenze delle regioni a statuto speciale,
il Governo ha dato, con un Decreto del Presi- tanto che la Consulta dell'emigrazione della
dente del Consiglio dell'ii marzo 1980, al di- Regione siciliana ha approvato all'unanimità,
sposto dell'art. 4 del DPR n. 616 del 24 luglio il 21 luglio 1980 un ordine del giorno che im1977 con il quale si riconoscono i diritti delle pegna <La presidenza della Regione a prendere
Regioni a svolgere ' attività promozionale le opportune iniziative atte a ribadire, in rapall'estero, raccordati al potere-dovere del Go- porto al succitato decreto, il pieno rispetto delverno di fissare gli indirizzi e il necessario coor- le prerogative sancite nello Statuto dell'autodinamento d'intesa con le Regioni, di questa nomia della Sicilia e che, in ogni caso, garantiattività promozionale. I1 comma dell'art. 4 del scano la piena e libera attuazione delle iniziatiDPR 616 recita testualmente: *Le Regioni non ve previste dalla legge regionale 4 giugno 1980
possono svolger all'estero attività promozionali n. 55w, legge che prevede provvedimenti in farelative alle materie di loro competenza se non vore dei lavoratori emigrati e delle loro famiprevia intesa con il Governo nell'ambito degli glie.
Dubbi di incostituzionalità sorgono anche
indirizzi e degli atti di coordinamento di cui al
riguardo ai controlli che il governo può effetcomma precedente,.
11 Decreto 11 marzo 1980 reca per titolo «Di- tuare sulla composizione di delegazioni regiosposizioni di indirizzo e coordinamento per le nali all'estero.
Sul piano delle procedure il decreto è stato
attività promozionali all'estero delle regioni
emesso
senza consultare preventivamente le renelle materie di competenzaw, ed appai-e, per
gioni,
consultazione
che, anche se certo non
quasi unanime valutazione di tutte le forze imcostituisce
un
obbligo
formale per il governo,
pegnate nell'emigrazione, come inadeguato
avrebbe
certamente
facilitato
l'emanazione di
soprattutto per quanto riguarda il coordinamento, che non va confuso e non si esaurisce in
una semplice imposizione di limiti alle Regioni
( * ) Erano presenti per I'AICCE: I'on. Enzo Baldassi,
che non sono facilmente accettabili in un qua- Aurelio Dozio e Domenico Falconi; per le Regioni: Giovanni Lanna e Pierina Ales (Veneto), Doina Amprimo e
dro di corretto funzionamento del sistema co- Gianni Ponzetto (Piemonte), Fabio Barboni (Marche),
stituzionale delle autonomie. Ma ancor prima Corrado Caratozzolo e Laura Tamagnini (Umbria), CamilCarbone (Molise), Lucio Contadini (Trentino Alto Adidi valutare analiticamente il prowedimento, lo
ge), Giancarlo Di Camillo (Abmzzo), Angelo Di Mauro
una distinzione pregiudiziaie si impone. L'am- (Basilicata), Giovanni Fiorini, Alfredo Gentili e Claudio
bito comunitario non può essere confuso con il Morales (Lazio), Giannetto Magnanini e Alessandro Reg(Emilia Romagna), Gianfranco Montis (Sardegna).
contesto internazionale e le attività promozio- giani
Natale Maltese (Sicilia); per le Associazioni nazionali degli
nali della Regione nel quadro della Comunità emigrati: Claudio Cianca, Paolo Cinanni e Ignazio Salemi
sono qualitativamente diverse da quelle svolte (Filef), Giuseppe Bordonaro e Maria Federici (Anfe), Bios
De Maio (Istituto Santi), Gian Maria Fara (Aitef), Salvatoall' estero.
re Gasparro (Acli), Renzo Lomazzi (Mcl), Silvano Ridolfi
L'AICCE, con una lettera del suo presidente (Ucei), Ferruccio Pisoni, Camillo Moser e Giorgio Pelusi
(Unaie), mentre in rappresentanza dei partiti sono interveal presidente del Consiglio ed ai ministri inte- nuti:
Dino Pelliccia e Rodolfo Amodeo (Pci), Enzo Bianco
ressati, ha preso posizione sul problema di fon- (Pri), Giovanni Ortu (Psdi). Hanno inoltre partecipato:
do e sul decreto in questione. In calce viene Franco Chittolina (Cisl) e Franco Salvatori (Cgil) per i sinWalter Anello per la Lega delle autonomie e i Potepubblicato il testo integrale della lettera, che è ridacati,
locali, Vittorio Giordano per la Cisdc e Massimo Del Preil risultato di una larga consultazione che te e Ubaldo Larobina per la Fmsie.
I problemi dell'emigrazione sono già da alcuni anni all'attenzione del CCE e dell'AICCE. Basti richiamare i documenti che dal 1973
in poi sono stati elaborati come contributi
all'azione concreta degli enti locali italiani e
europei, del CCE, della Comunità europea.
Nel n. l /gennaio 1980 di *Comuni d'Europa»
sono richiamate, oltre le principali tappe di
questo ancor breve ma intenso cammino, le
proposte che I'AICCE ha presentato al Senato
della Republica in occasione dell'indagine conoscitiva sulle comunità italiane all'estero promossa dalla 3 a Commissione permanente (Affari esteri) del Senato stesso.
Si tratta ora di passare da una fase di definizione e di analisi complessiva del fenomeno
emigratorio a una fase attiva di proposte e di
interventi concreti sui problemi che con maggior urgenza sono all'attenzione degli emigrati
italiani in Europa, il cui numero complessivo
- non va dimenticato - è, nonostante la relativa stasi dell'emigrazione, ancora assai consistente: 2.201.484 nei 1978.
11 ruolo degli enti locali, in particolare le Regioni, assume una rilevanza di primo piano
quando si passa ad affrontare le questioni nel
loro aspetto specifico, nel concreto di problemi
quali ad esempio la partecipazione alle scelte
che in campo economico, sociale e politico vengono fatte da parte degli enti locali di cui gli
emigrati continuano a restare cittadini con tutti i diritti che ne derivano.
È anche per questa ragione - oltre che per
questioni che investono il campo dei diritti e
della parità sul piano europeo - che 17AICCE
intende rafforzare la collaborazione con gli enti
locali (Regioni, Comuni, Province, altri enti
territoriali) dove più consistente è stata o è
l'emigrazione attraverso incontri e consultazioni tesi ad approfondire i temi di intervento.
Una iniziativa di questa portata non può owiamente ignorare tutto l'insieme del mondo
dell'emigrazione, in particolare dell'emigrazione organizzata, che ha nelle Associazioni
nazionali, oltre che nell'impegno delle forze
politiche e sindacali, il suo momento di più alta rappresentatività per i collegamenti di massa
estesi e profondi con gli emigrati, e di più consolidata esperienza.
Questa la ragione della riunione presso
I'AICCE svoltasi il 22 luglio scorso con le associazioni nazionali, nella quale si sono esaminati i modi come approfondire la collaborazione
per un pih proficuo apporto dell' AICCE al miglioramento delle condizioni degli emigrati sia
all'estero che nel momento del rientro in patria, e senza trascurare i problemi nuovi e complessi che si pongono con la presenza nel nostro
Paese di una consistente massa di lavoratori
stranieri immigrati.
Questo impegno che l' AICCE va profondendo per I'emigrazione si scontra con una tendenza neocentralistica del Governo e del Ministero degli esteri nei confronti del ruolo che le
autonomie locali stanno svolgendo nel campo Aurelio Dozio ed Eiizo Baldassi presiedono l'incontro sui problemi dell'emigrazione svoltosi
dell'emigrazione. Questo costringe a rallenta- presso la nostra sede,
COMUNI D'EUROPA
r .rowedimento più aderente all'auton 2mia
Tale nota si n+nsce essenzialmente alprorc y:onale, la quale appare gravemente intacca- blema dell'emigrazione e dovrebbe costituire
r i . Neanche il CIE, (Comitato interministeria- la base di un incontro tra un rappresentante
'i.per l'emigrazione), che è uno strumento di
del Governo, da Lei incaricato, e nostri rapcoordinamento tra ministeri creato apposita- presentanti.
mente per dare unità di indirizzo alla politica
dell'emigrazione, è stato in alcun modo invel ) Sono stati sollevah dubbi e nserve sul Destito nella fase di preparazione del decreto.
creto i n questione poiché i n esso appare assai
Non mancano anche le critiche alla sostanza limitata e sottoposta a coni~rolhl'autonomia redel prowedimento. Che leda l'autonomia re- gionale, tanto da chiedersi se non possa essere
gionale si è già detto; va aggiunto che per infciato da vizi di costituzionalità.
I'emigrazione manca una precisa definizione
Il Decreto ha una sua validità formale, perprogrammatica dell'azione governativa, alla ché è giusto che il Governo - al quale non
quale dovrebbero raccordarsi i piani di inter- dev'essere sottratta la rappresentanza globale
vento regionale all'estero. I1 primo inadem- del Paese all'estero - coordini e indrnizi l'atpiente è quindi il governo. Questa è forse la la- tività delle Regioni all'estero, ma è nello stesso
cuna più vistosa, perché i compiti di program- tempo sbagliato nel merito perché limita l a u mazione e di coordinamento sono previsti a ca- tonomia regionale e interpreta restnttivamente
rico dello Stato dal DPR 616177, e finora non (il contrario d i quanto lI'iiora sottosegretario
si è dato seguito a quelle disposizioni. Questo Foschi promise alla Conferenza delie iiegioni
rilevava anche la Commissione parlamentare di Senigallia, 1978) lo sterso art. 4 del DPR 616
per le questioni regionali nel documento con- del 24/7/1977.
clusivo dell'indagine conoscitiva sui rapporti
2) L'attività che le Regioni svolgono all'estetra gli organi centrali dello Stato, le Regioni e
gli enti locali ai fini della programmazione ap- ro, limitatamente all'emigrazione, non rntacca
provato il 12 febbraio 1980. Afferma testual- in alcun modo le linee della politica estera namente il documento che: aÈ apparso evidente zionale. Il Decreto J% divieto alle Regioni di
che finora, anche in conseguenza di ripetute si- avere contatti diretti con i Consolati e altn' uffituazioni di crisi politica, gli organi centrali del- ci diplomatici all'estero. Come è possibile orlo Stato non hanno indicato - secondo quanto ganizzare a d esempio le colonie estive per i fiprevede l'art. 11 del DPR 616 - obiettivi di gli di lavoratori emigrati, senza questo contatto
programmazione generale con i quali si possa diretto, e senza la necessuna agilità d i collegamento?
raccordare la programmazione regionale».
Ilpieno accordo sulla competenza dipolitica
Questi i principali aspetti negativi del decreestera
nservata allo Stato C al Governo non può
to messi in rilievo nel corso della riunione del 9
settembre da tutti i partecipanti intervenuti.
La conclusione evidente e che si auspica è
che il decreto venga al più presto sostituito con
un altro, concordato con le regioni e con tutti
coloro che operano nel settore dell'emigrazione, mentre nel frattempo dovrebbe intervenire
almeno una proroga al limite posto alle regioni
per presentare i propri piani di intervento
all'estero, per il semplice fatto che - a tre mesi dall'elezione - non tutti i Consigli regionali
sono nelle condizioni di procedere all'elezione
della giunta.
i~i:
settembre 1980
signzfiare che qualunque attività svolta da organi dello Stato (Regioni) fuori dei conftni nazionali debba essere sottoposta a controllifircali e mortzficanti come quelliprevistì dal DPCM
- 11/3/1980.
3,) A tre mesi dalle elezioni amministrative
va considerato che molte Giunte regionali sono
ancora i n formaione, e quindi non è matenalmente possibile che il termine dipresentazione
dei programmi di intervento aii'estero, compilati e approvati dai Consigli regionali, rimanga
fissato al 30 settembre. Una proroga di questa
scadenza (di almeno 2-3 mesi) è senz'altro necessana: occorre u n provvedimento del Governo che stabilisca ciò.
4) Durante tale proroga dovrebbe essere esaminata la possibilità d i modFca del decreto
(emanazione di u n aitro decreto), che tenga
conto delparere delle Regioni. Va anche chiarito, da parte del Governo, il reale contenuto
del decreto i n questione, in particolare per i
problemi che riguardano l'emigrazione, e che
non sono esplicitamente menzionati.
5) Per l'emigrazione è opportuno considerare che le Regionifanno rifen.mento unicamente agli articoli 4 e 11 del DPR 61 6. U n riconoscimento i n questo senso viene indirettamente
fornito dal Ministero degli Affann Esteri, che
normalmente nei rapporti con le Regioni si riferirce agli stessi articoli del già citato DPR.
Restiamo in attesa di una sua Comunicazione, che ci auguriamo affermativa, relativamente all'incontro richiesto, e Le inviamo distinti
saluti.
Giancarlo Piombino
Convegno a Corneliano d'Alba
Contributo dei comuni gemellati all'unità europea
I1 testo della lettera
del presidente dell' AICCE
Roma, 11 settembre 1980
On. Francesco COSSIGA
Presidente del Consiglio dei Ministri
e p.c.
On. Emilio COLOMBO
Ministro degli Affari Esteri
On. Vincenzo RUSSO
Ministro per le Regioni
On. Vincenzo SCOIITI
Ministro per gli Affari Europei
Onorevole Presidente,
la Sezione italiana del Consiglio dei Comuni
d'Europa, dopo averpreso contatti e avere avuto incontri' con Regioni, partiti, sindacati, enti
e associazioni, ritiene opportuno e urgente inviarle una breve nota ~ u DPCM
l
- 11 / 3 / l 980
contenente adisposizioni d i indirizzo e coordinamento per le attività promozionali all'estero
delle regioni nelle materie di competenzaw.
Un importanie convegno internazionale sul tema: acontributo dei gemellaggi intercomunali
all'ideale dell'unità europea si è svolto a Corneliano d'Alba il 10 agosto scorso tra alcuni comuni
della Regione piemontese e della Regione francese della Languedoc.
Al convegno, aperto dal sindaco di Corneliano, Francesco Balbo, hanno partecipato il presidente
della Regione Languedoc, Siom Edgar Taihades, il vice presidente del Consiglio regionale piemontese Turbiglio, i sindaci francesi Pierre Barrère di Rodilhan, André Julian di Bezouce in rappresentanza dei sindaci di sei comuni del Gard gemellati con altrettanti del Roero, Antonio Giolitri Commissario CEE di Bruxelles, Silvio Lega deputato al Parlamento di Strasburgo, Pietro Fraire, presidente del comprensorio Alba-Bra, il sindaco di Canale, Piero Bracco in rappresentanza
dei sei comuni gemellati del Roero, l'assessore provinciale Sacchetto e il segretario amministrativo
della federazione piemontese dell' AICCE, Maurizio Puddu, consigliere provinciale,oltre a numerosi sindaci ed amministratori del Roero.
Durante il convegno è stata annunciata una legge specifica della Regione per il finanziamento
delle iniziative internazionali a carattere comunitario.
Nella foto (da sinistra) il Commissario della CEE, Antonio Giolitti; il parroco di Corneliano,
don Gino Corino, il presidente della Pro-loco, Virgilio Blardone, il sindaco di Rodilhan, Pierre
Barrère, il vice presidente del Consiglio della Regione Languedoc, Jean Matouk, l'assessore
alla provincia di Cuneo, Stefano Sacchetto, e (di profilo) il sindaco di Bezouce, André Julian.
xxv
COMUNI D'EUROPA
settembre 1980
(1)
I1 ruolo europeo della programmazione
regionale : un'ipotesi concreta.
di Nino Ferrelli
I problemi posti all'attività regionale nel
nostro Paese dalle norme della Comunità
europea e, più in gene;ale, dalla partecipazione italiana al processo d i integrazione sono da
tempo all'ordine del giorno dell'AICCE che
ad essa ha dedicato e dedica iniziative di
rijlessione e d i studio, d i confronto di esperienze, di proposte politiche. Proprio alla
vigilia delle recenti elezioni regionali, L'AICC E ha richiamato l'attenzione degli elettori e
dei futuri eletti su alcuni temi che legano u n
corretto sviluppo del nostro ordinamento regionale ai progressi - necessari e duraturi della Comunità europea.
In questo contesto siamo lieti di pubblicare
u n ampio saggio di Nino Ferrelli, consulente
presso il Dipartimento Affari Giuridici e
Legali della Regione Toscana, su alcuni aspetti d i questa complessa materia che assumono,
all'inizio della terza legislatura regionale, u n
particolare rilievo politico ed operativo.
Ferrelli, del quale altri scritti sono stati già
pubblicati i n diverse sedi (ricordiamo il recente articolo su <politica regionale della C E E e
partecipazione delle Regioni., sul n. 4/79
della Rivista .Le Regioni,,), ha i n corso d i
elaborazione u n più ampio ed organico saggio
sulla problematica posta dai rapporti tra Regioni e Comunità europea.
Le opinioni espresse nell'articolo che pubblichiamo impegnano solo l'autore, ma riteniamo che esse siano stimolanti i n vista d i
allargare ed approfondire la rijlessione fra
giuristi e politici. L'AICCE, con le sue varie
iniziative e con la sua rivista, è sempre aperta
a tutti i contributi i n grado d i arricchire il
dibattito e tali da rendere le Regioni elementi
sempre più attivi di una vera democrazia
europea basata sulle autonomie.
1. La disciplina degli «aiuti concessi dagli
Stati membri» contenuta nella sezione terza
del Trattato C E E , riflette la preoccupazione
di impedire che gli Stati adottino singolarmente ed autonomamente misure discriminatorie da essi ritenute opportune.
U n a tale prassi, così condotta, potrebbe
infatti risultare pregiudizievole agli interessi
comunitari; di qui la ratio ispiratrice della
disciplina nella materia, che sottopone al
controllo degli organi comunitari tutte le
categorie di aiuti concessi alle imprese, riservando a taluni organi il giudizio finale sulla
loro compatibilità con il Mercato comune. A
questo fine il Trattato prevede, all'art. 93,
l'obbligo per gli Stati di comunicare alla
Commissione C E E , in tempo utile perché
questa presenti le proprie osservazioni, i
progetti diretti a istituire o modificare aiuti.
Andiamo però in ordine.
L'art. 92 del Trattato C E E dichiara incompatibili, nella misura in cui incidano sugli
scambi fra gli Stati rnembri, «gli aiuti concessi
dagli Stati, ovvero mediante risorse statali,
sotto qualsiasi forma, che, favorendo talune
imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza. I1 Trattato
regola da vicino anche le ipotesi di compatibilità distinguendole in due categorie: a) aiuti
sicuramente compatibili con il mercato comune; b) aiuti che possono essere compatibili.
Nella prima categoria rientrano «gli aiuti a
carattere sociale concessi ai singoli consumatori a condizione che siano accordati senza
discriminazioni determinate dall'origine dei
prodotti e egli aiuti destinati ad ovviare ai
danni arrecati dalle calamità naturali oppure
da altri eventi eccezionali,,.
Nella seconda ca.tegoria, cioè tra gli aiuti
che possono essere compatibili, rientrano
«quelli destinati a favorire lo sviluppo economico delle Regioni ove il tenore di vita sia
anormalmente basso, oppure si abbia una
grave forma di sottoccupazione~;«gli aiuti
destinati a promuovere la realizzazione di
importanti progetti di interesse europeo oppure a porre rimedio ad un grave turbamento
dell'economia di uno Stato membro,,; egli
aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di
talune attività e di talune regioni economiche,
sempre che non si alterino le condizioni degli
scambi in misura contraria al comune interesse»; «le altre categorie di aiuti determinate
con decisione del C:onsiglio presa a maggioranza qualificata s u proposta della Commissione~.
2. Proprio quest'ultima diSposizione ci
richiama alla disciplina prevista dall'art. 94
'
del Trattato C E E ove è previsto che il
Consiglio, su proposta della Commissione,
stabilisca i regolamenti utili alla applicazione
delle previsioni degli art. 92 e 93, fissando le
condizioni per l'applicazione del procedimento previsto per i progetti di aiuto, nonchè
stabilendo con precisione quali categorie di
aiuti possono essere dispensate dalla procedura relativa ai progetti. Questa previsione è
rimasta tuttavia inattuata; cosicchè ci si p u ò
legittimamente domandare quali aiuti debban o essere sottoposti al controllo ex art. 93. A
questo riguardo le posizioni espresse sono
state le più varie. Si è infatti sostenuto sia che
mancando una norma che dispensasse espressamente alcuni aiuti, alle procedure di controllo fossero d a sottoporre tutti; sia che a
fronte della inattuazione dell'art. 94, si potesse sostenere che non dare inizio alla procedura prevista dal Trattato non importasse alcuna responsabilità.
Entrambe le tesi però non convincono del
tutto. La prima infatti è negata dallo stesso
Trattato nel momento in cui prevede la
possibilità di dispensare alcuni progetti di
aiuto dal controllo ex art. 93. La ragione di
questa previsione è senz'altro da ricondurre
alla preoccupazione derivante dal fatto che
un procedimento preventivo come quello di
cui ci stiamo occupando, anche se p u ò concludersi in senso positivo, cioè nel senso che
gli aiuti siano considerati compatibili, ha
comunque sempre il risultato di ritardare la
messa in opera di un regime di aiuti che
magari potrebbe essere di tipo congiunturale,
dei quali cioè si richiede la operatività immediata perchè possano sortire il proprio
effetto.
La seconda tesi è stata seccamente rigettata
dalla Corte Costituzionale che ha ritenuto
indispensabile la comunicazione delle misure
di aiuto regionali ex art. 93 alla Commissione
pena la loro incostituzionalità per violazione
degli obblighi internazionali.
In senso positivo la soluzione ideale crediamo sia da ricercare in una corretia attuazione dell'art. 94 del Trattato; nel tempo
intermedio tuttavia non è né giuridicamente
corretto né conveniente sottoporre al controllo tutti i progetti di aiuti regionali. U n a
tale prassi infatti non p u ò che portare agli
(2)
COMUNI D'EUROPA
XXVI
attuali risultati, per cui vista la sfasatura dei
tempi di approvazione delle leggi regionali e i
tempi del controllo - tempi notevolmente
aumentati per il fatto che tutte le leggi
devono essere esaminate -, si è convenuto di
consentire alle leggi stesse di poter addirittura
entrare in vigore (facendo così sorgere tutta
una serie di problemi che successivamente
esamineremo) prima del controllo C E E , pur
se con l'obbligo da parte delle Regioni di
adeguarsi alle possibili contestazioni di Bruxelles. Così facendo si è quindi trasformato a danno delle Regioni - quello che secondo il
Trattato avrebbe dovuto essere una forma di
collaborazione preventiva in un vero e proprio controllo successivo.
3. Abbiamo visto che il Trattato prevede
l'obbligo di comunicare alla Commissione, in
tempo utile perchè questa presenti le proprie
osservazioni, i progetti diretti a istituire o
modificare aiuti. I1 Trattato si riferisce quindi
a provvedimenti ancora allo stato di proposta
e non a provvedimenti già perfezionati: lo
scopo perseguito dalla norma in esame (che è
quello di una collaborazione preventiva'ed
informale tra gli organi legislativi nazionali e
comunitari) non sembra lasciare dubbi in
ordine al fatto che la trasmissione del progett o debba avvenire prima della deliberazione
ultima degli organi interni competenti. Una
diversa interpretazione renderebbe privo di
scopo l'obbligo di comunicare i progetti alla
Commissione in tempo utile perchè questa
possa presentare le proprie osservazioni, dal
momento che tali osservazioni perderebbero
ogni utilità se fossero formulate allorquando
il provvedimento fosse già stato perfezionato
mediante la deliberazione degli organi interni
competenti ed avesse in tal modo superato il
semplice stato di proposta.
A questo punto si evidenziano però due
ordini di problemi: cosa sono i progetti di
aiuto? Quale tempo può ritenersi utile affinchè la Commissione possa esprimere la propria opinione? Riguardo alla prima questione
la dottrina si è sempre espressa nel senso che
l'assimilazione dovesse avvenire con i progetti di legge. Ciò perchè se è vero che si tratta di
aiuti economico-finanziari, se è vero che nel
nostro ordinamento un aiuto economico
finanziario presuppone sempre una legge che
lo
per il principio di legalità della
spesa, necessariamente il progetto di aiuto
deve essere un progetto di legge.
A nostro parere questo tipo di interpretazione non è da condividere per tutta una serie
di considerazioni su cui al punto n. 8; in
questa sede è sufficiente osservare che esistono oggi molti casi di leggi pluriennali che non
quantificano immediatamente gli aiuti che
vogliono erogare, ma ne rimettono la quantificazione al programma di sviluppo e, per
riflesso, al bilancio annuale. In questa logica
si pone ad esempio tutta la nuova legislazione
di spesa della Regione Toscana che attraverso
delle leggi di procedura ha indicato attraverso
quali meccanismi nei vari settori si possono
concedere dei finanziamenti, rinviando peraltro la fissazione del loro concreto ammontare
in sede di programma di sviluppo. In questi
casi è chiaro che alla C E E non interessa
soltanto sapere che ci sono degli aiuti ma
interessa sapere quale è il loro ammontare. La
'
settembre
1980
fondatezza dei nostri dubbi sulla identificamesi dall'invio, al progetto può essere quindi
zione progetto di aiuto == progetto di legge,
data esecuzione e in tal caso non si applica
più il procedimento di controllo previsto per
viene oltretutto rafforzata da tutta una serie
i progetti di aiuti ma i1 procedimento relativo
di problemi che nascono qualora invece la si
ai regimi di aiuti già esistenti. C i ò pone
consideri operante.
tuttayia una serie di problemi molto gravi.
U n primo tipo di problema riguarda la
La sola attesa dei due mesi infatti è estreindividuazione di quale disegno di legge
mamente
dannosa per un ordinato svolgitrasmettere a Roma affinchè venga poi comumento dei lavori consiliari; questa diventa
nicato alla Commissione: per il controllo.
però paralizzante nel caso - auspicabile - che
In effetti la titolarità della iniziativa legislail Consiglio voglia deliberare una serie di
tiva da tutti gli Statuti viene riconosciuta ad
leggi tra loro connesse nelle finalità e nella
una pluralità di soggetti; tra questi i predomistrumentazione.
nanti sono senza dubbio le Giunte regionali.
Poco sopra abbiamo brevemente accennaOltre che all'esecutivo regionale, tuttavia,
t o alla attuale prassi che consente - salvo il
la presentazione dei progetti di legge è genesuccessivo adeguamento alle indicazioni di
ralmente consentita ad ogni consigliere, a
determinati gruppi di elettori, a ciascun ConBruxelles - un fluido iter legislativo. La
soluzione però ci pare peggiore del male!
siglio provinciale e, di norma, ad un numero
Abbiamo già detto che dal punto di vista
non inferiore a cinque di Consigli comunali;
generale così facendo si trasformava una
di più: per istituzionalizzare il dialogo con le
forma di collaborazione in un vero e proprio
diverse componenti della popolazione locale,
controllo: vediamone meglio gli effetti. Se si
talune Regioni hanno ammesso che la presenesclude il raso in cui il controllo ha esito
tazione di proposte di leggi avvenga ad opera
positivo per il ddl. regionale, che non presendelle organizzazioni sindacali. C i ò detto si
ta alcun problema, in caso di esito negativo si
evidenzia la possibilità che sulla stessa matepossono evidenziare le seguenti situazioni:
ria esistano al momento della discussione più
a) la Commissione può pronunciarsi prima
progetti, facendo così nascere il problema di
della entrata in vigore della legge;
scegliere quale deve essere trasmesso. Solo
b) la Commissione si pronuncia dopo l'enquello della Giunta? Anche quelli delle altre
forze? I1 problema non è irrilevante se si trata in vigore. Nel caso a) il Governo di
fronte alla legge regionale già approvata in
considera «l'aumento di peso politicon che
contrasto con il parere della Commissione,
può avere un progetto approvato a Bruxelles.
dovrà negare il visto e, in caso di riapprovaAltro problema. Q u a n d o un progetto è
zione a maggioranza assoluta, impugnarla
trasmissibile a Roma? Al momento della
per illegittimità costituzionale davanti alla
presentazione o dopo L'approvazione nelle
Corte costituzionale. Sempre nel caso in
commissioni prima del dibattito in Consiglio
esame la posizione della Commissione poregionale? E se durante questo dibattito viene
trebbe essere più sfumata, e cioè:
approvato qualche emendamento bisogna
1) la Commissione può ritenere che la
trasmettere anche questo o basta il testo
misura d'aiuto possa entrare in vigore, con
originario? C h e senso ha la pronuncia della
riserva di assumere una posizione definitiva
Commissione su un testo poi successivamente emendato nella sostanza!'
sulla compatibilità della medesima, a seguito
Si tratta, come è facile rendersi conto, di
dell'esame multilaterale e permanente, di cui
tutta una serie di problemi che permanendo
all'art. 9311. In questo caso praticamente la
l'attuale inattuazione dell'art. 94 del Trattato
successiva presa di posizione della Commissione dovrà avvenire ed essere considerata
sono difficilmente risolvibili. Detto questo
nell'ambito del controllo sugli aiuti già esiperò è necessario anche sottolineare che il
superamento di gran parte degli ostacoli è stenti;
2) la Commissione può subordinare l'atreso più arduo da quella identificazione tra
progetti ex art. 93 e i progetti dl legge. Se tuazione della misura di aiuto al rispetto di
infatti tra i progetti si considerassero, come determinate condizioni, con riferimento o a
disposizioni comunitarie vigenti o a precesopra accennato e come meglio vedremo in
seguito, i programmi di sviluppo, cadrebbe denti decisioni della Commissione stessa. In
questo caso le condizioni sono vincolanti, in
subito il problema riferentesi ai soggetti previrtù del principio costituzionale che impone
sentatori in quanto è. evidente che essi vengon o fatti solo dalla Giunta regionale e su di essi alle Regioni di rispettare gli obblighi internazionali dello stato e - per lo stesso motivo - proprio in quanto atti fondamentali di
hanno natura del tutto diversa dalle normali
indirizzo politico e espressione qualificante
osservazioni
(non vincolanti) che il Governo
della maggioranza - sarebbe più difficile
(qualora fossero approvati con legge e lo può accludere al visto in casi ordinari.
Nel caso b) che - vista l'esiguità del
dovrebbero essere nel discorso che qui stiatermine di due mesi disponibili per il controlmo facendo) emendarli nella sostanza.
lo - deve essere considerato come il caso
4. In referimento al tempo che ragionevolnormale, se la Commissione si esprime nel
mente può essere ritenuto sufficiente perché
della misura di aiupossa essere utile alla Commissione per senso dell'in~om~atibilità
to, occorrerà che la Regione recepisca tale
l'espressione del proprio orientamento è neindicazione.
cessario fare riferimento in proposito ad una
U n primo problema deriva tuttavia prodecisione della Corte di giustizia della C E E
dell'il dicembre del 1973, in causa n. 120 del prio dalla qualificazione giuridico-formale di
1973, che, appunto, si è posta il problema ed tali indicazioni. N é l'art. 155 relativo alle
ha affermato che deve considerarsi sufficiente funzioni della Commissione, né l'art. 189
un invio precedente di due mesi dalla data di relativo agli atti degli organi comunitari,
approvazione del progetto. Scaduti i due prevedono la formulazione di proposte della
settembre 1980
Commissione agli Stati membri: la proposta
invero non esiste come figura a sé stante nel'
sistema degli atti comunitari. Sorge dunque il
problema di individuare a quale categoria di
atti comunitari le proposte previste dall'art.
9311, siano assimilabili, partendo dalla constatazione - resa evidente dal termine K proposta >, e confermata dal successivo par. 2
dello stesso art. 93 - del loro carattere non
vincolante.
Sia l'art. 155 che l'art 189 prevedono la
formulazione di raccomandazioni e di pareri
della Commisione agli Stati membri nei settori previsti dal Trattato, e l'art. 189 soggiunge che le raccomandazioni e i pareri non sono
vincolanti. Ad una di queste due categorie di
atti possono essere dunque assimilate le proposte della Commissione previste dall'art. 93,
a causa del loro carattere non vincolante per
gli Stati membri. Ma una tale assimilazione è
possibile soltanto rispetto alla categoria delle
raccomandazioni, poichè a queste ultime ed
alle proposte è comune il carattere di manifestazione di volontà, sia pure non vincolanti,
che è invece estraneo ai pareri, i quaii consistono in semplici manifestazioni di giudizio.
Le proposte della Commissione previste
dall'art. in esame, sono dunque, da un punto
di vista formale, delle vere e proprie raccomandazioni non vincolanti.
5. Ciò detto si comincia a comprendere
meglio il contenuto dello stratagemma attraverso cui il Governo riesce a far diventare
vincolante ciò che in realtà altro non sono che
delle osservazioni fatte in via amichevole, dei
consigli più che altro.
Nel caso che infatti la Commissione dia
esito negativo alle misure esaminate si evidenzia l'aspetto più difficile del problema,
ossia quello che si prospetta là dove sia
necessario procedere alla soppressione o
all'adeguamento della legge regionale già entrata in vigore, e la Regione interessata rimanga invece inattiva. Si ricade, qui, nel noto
problema concernente le omissioni regionali
ed il modo di porvi riparo. Le soluzioni
prospettate sono al riguardo numerose; esaminiamole una per una.
Secondo una prima ipotesi di soluzione
sarebbe possibile ritenere che, per quanto i
termini re visti dall'art. 127 della Costituzione per llimpugnazione della legge regionale
da parte del Governo di fronte alla Corte
siano scaduti, il Governo, in un caso di
questo genere, potrebbe ritenersi rimesso in
termini perchè, nel momento in cui i termini
decorrevano, in realtà il Governo non aveva
ancora a disposizione i parametri per giudicare della legittimità della legge. I 15 giorni
previsti dall'art. 127 della Costituzione per la
impugnazione di fronte alla Corte dovrebber6 in questo caso iniziare a decorrere dal
momento in cui il Governo stesso viene a
conoscenza della decisione della Commissione della CEE.
Questo tipo di soluzione in realtà è profondamente scorretta perchè finisce per dare
alle motivazioni della Commissione un valore sproporzionato che non ha un reale riscontro nell'ambito del Trattato; né, saremmo
tentati di dire, lo vuole avere nell'economia
stessa del procedimento di controllo. Più in
è necessario rilevare che il voler
COMUNI D'EUROPA
ritenere il Governo rimesso in termini non è,
a nostro parere, sostenibile; tuttavia, in via
esemplificativa, si potrebbe dire che rimesso
in termini dovrebbe essere non solo il Governo ma anche la Regione: ciò perchè non si
può accusare la Regione di aver violato con
la legge un obbligo internazionale di cui
all'epoca nessuno aveva conoscenza. Sarebbe
quindi necessario che alla Regione fossero
fatte conoscere le osservazioni CEE ma non
in forma vincolante, bensì nello spirito di
collaborazione che caratterizza la prima fase
del controllo ex art. 93, e che la Regione
possa recepirle o meno e che tutto debba poi
tornare a Bruxelles per la seconda fase del
controllo.
Per quanto riguarda l'intimazione agli interessati, I'art. 9312, stabilisce infatti a carico
della Commissione un obbligo procedurale
che essa deve adempiere integralmente prima
di prendere una decisione definitiva nei confronti di un aiuto esistente. L'obbligo di
intimare agli interessati di presentare le loro
osservazioni costituisce quindi per la Commissione una condizione pregiudiziale necessaria. Se tale condizione non venisse correttamente adempiuta, la Corte di giustizia potrebbe annullare, in virtù delle disposizioni
degli art. 173 e 174, ogni decisione presa dalla
Commissione nei confronti dell'aiuto in questione. A questo proposito, il Trattato fa
appello ad un principio di diritto generalissimo: nessuno può essere condannato senza
essere stato previamente sentito. Come si
vede il procedimento si allungherebbe all'inverosimile, senza contare i problemi che
nascerebbero al momento in cui si volesse
qualificare giuridicamente la legge regionale e
regolare i rapporti che in base ad essa sono
nati.
A questo riguardo ci pare utile sottolineare anche se in via sommaria - che comunque le
misure raccomandate di regola non possono
mai avere carattere retroattivo, e devono
esplicare i loro effetti solo per l'avvenire.
Una seconda ipotesi di soluzione potrebbe
essere individuata attraverso l'uso del meccanismo di attribuzione. Si potrebbe infatti
pensare alla proposizione del conflitto di
attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale, in presenza di un atto amministrativo di
attuazione della legge regionale. In questa
sede (come, più in generale, nel corso d'un
qualsiasi giudizio nel quale venga in rilievo la
legge in questione), il Governo - o il giudice
d'ufficio - potrebbe sollevare l'eccezione di
incostituzionalità della legge ed ottenere dalla
Corte una pronuncia conforme. Anche questo tipo di soluzione mostra tuttavia dei lati
negativi: resterebbe infatti da dimostrare - e
la cosa pare tutt'altro che agevole - la possibilità di sollevare un conflitto di attribuzione in
un'ipotesi, come quella esaminata, in cui, in
realtà, non si fa qiiestione sulla spettanza o
meno alla Regione di determinati atti, ma,
invece, il problema è quello di provocarne la
caducazione.
Sempre nello stesso ordine di idee è stata
proposta anche una terza soluzione, cioè
quella di prevedere che lo Stato faccia una
propria legge con la quale abroghi eventualmente le norme della legge regionale che a
quel punto risultano in contrasto con le
decisioni della CEE che in concreto sostanziano il limite degli accordi internazionali
insuperabile da parte della legislazione regionale.
Anche questa soluzione è insoddisfacente:
in effetti in questo modo le osservazioni
sarebbero recepite dallo stato e non da chi
realmente ha messo in atto l'aiuto e che
sarebbe vincolato alla loro osservanza solo
dopo la emanazione della legge statale. Oltretutto questo tipo di soluzione avrebbe anche
il limite - peraltro molto forte - diimpegnare
il Parlamento italiano alla emanazione di
tutta una serie di leggi che complicherebbero
sempre di più il meccanismo di controllo.
Tutte queste possibili soluzioni tuttavia
altro non sono che delle éscamotages per
derogare alle previsioni costituzionali. Infatti
la via indicata dalla Costituzione per raggiungere il risultato che ci interessa sarebbe
un'altra. Si dovrebbe pensare cioè ad una
notifica alla Regione della decisione della
Commissione, con l'indicazione, da parte del
Governo, che, a suo avviso, questo è un
provvedimento vincolante per,,lo Stato italiano. Da ciò deriverebbe la legale consapevolezza da parte della Regione che il mantenimento in vita della legge di cui si discute
dovrebbe considerarsi una violazione della
Costituzione. Ciò che finirebbe per costituire il presupposto per poter giungere, al
limite, allo scioglimento del Consiglio regionale col procedimento previsto dall'art. 126
della Costituzione. Nonostante la sua evidente pericolosità la tesi di cui si discute ha
tuttavia trovato in dottrina degli avalli per il
fatto che una via di questo genere prima della
decisione conclusiva importerebbe un serio
confronto politico tra la Regione e il Governo che toccherebbe necessariamente la sostanza delle scelte contenute nel provvedimento comunitario.
I sostenitori di questa tesi tuttavia dimenticano un vizio di partenza: si discute infatti su
quale strumento possa essere più o meno
efficace per imporre alle Regioni la osservanza di certe motivazioni, con ciò dimenticand o totalmente che il tipo di controllo previsto
del Trattato C E E all'art. 93 è preventivo - d i
questo troppo spesso ci si dimentica - e non
successivo, e che q'uindi il meccanismo proposto, anche se è corretto dal punto di vista
costituzionale - sulla sua convenienza avremmo forti dubbi - si inserisce in una impostazione complessivamente scorretta nei confronti del Trattato CEE.
6 . Nel corso della trattazione abbiamo più
volte fatto riferimento al fatto che la identifi-:
aazione tra i progetti ex art. 93 e i progetti di
legge è, a nostro parere, da non condividere.
D a essa sono scaturiti tutta una serie di
problemi: a cominciare dal fatto che il controllo da preventivo si è trasformato, per
forza di cose, in successivo (e questo a sua
volta ha creato tutta una serie di problemi di
cui abbiamo parlato).
Si è replicato che uscendo da tale riferimento
«obbligato. nell'effettuare il controlla non
sarebbe più sufficiente l'esame delle leggi
regionali, né degli atti regionali, ma si dovrebbe esaminare - ad esempio in caso di
delega agli enti locali - ciò che si realizza
concretamente attraverso gli atti amministra-
COMUNI D'EUROPA
tivi degli enti locali. C i ò sarebbe molto
importante visto che in certe Regioni la
delega viene attuata lasciando un notevole
margine d i discrezionalità agli enti locali. Per
fare un esempio più concreto si p u ò fare
ancora riferimento alla recente normativa di
spesa della Regione Toscana, che, connessa
con le relative leggi di delega, investe le
associazioni intercomunali e i Comuni di
tutta una serie d i poteri di spesa.
Contrariamente a quanto si vorrebbe dimostrare, ciò da una parte conferma l'inesattezza dell'equivalenza proposta e dall'altra
ribadisce la validità del nostro assunto second o cui al controllo devono essere sottoposti i
programmi regionali di sviluppo. In effetti il
solo esame dei ddl. regionali in questo caso
non'avrebbe alcuna efficacia visto che, nelle
materie delegate, per ovvie ragioni, la Regione non legifera più (continuando peraltro
tramite le Asssociazioni intercomunali e i
Comuni a spendere le proprie risorse finanziarie); al contrario, è proprio spostando
l'esame sul programma di sviluppo, che ha il
compito di quantificare la spesa prevista, che
è possibile in qualche modo l'esercizio del
controllo stesso.
7. Sotto questo particolare aspetto è necessario quindi riesaminare le disposizioni degli
art. 92 e 93 e in particolare il senso dei
termini in essi contenuti di «progetti* e
«misure progettate,, che se è vero che si
riferiscono a provvedimenti ancora allo stato
di proposta e dunque mai a provvedimenti
già perfezionati, è anche vero che non preved o n o i n ' m o d o espresso un richiamo ad atti
formali (leggi).
I1 Trattato richiedendo invece il preventivo
invio alla Commissione di progetti di misure
non ancora definitivamente approvate sembrerebbe orientarsi nel senso che al controllo
debbano essere sottoposti quegli atti con cui
si definiscono le linee di intervento nell'economia, in altre parole gli atti della programmazione economica. C i ò per due ordini di
ragioni. D a un lato, la circostanza che .ben
difficilmente un programma economico mancherà di prevedere misure di aiuto a favore di
imprese; dall'altro, il fatto che tali aiuti, una
volta che formino oggetto non più soltanto di
previsioni contenute nel programma, ma di
precise norme che l'stituzione degli aiuti
stessi compiutamente disciplinino, si presentano come aiuti la cui concessione è disposta
in forza di un provvedimento legislativo non
!già isolato, ma posto in essere in attuazione
delle previsioni contenute in un organico
programma di sviluppo..
Qualora dal controllo u n programma siff atto
dovesse risultare pienamente conforme al
sistema comunitario, o in virtù delle norme
del Trattato contenute, o in forza di espressi
riconoscimenti da parte delle istituzioni comunitarie, si ~ o r r e b b eil ~ r o b l e m adi stabilire
se, ed eventualmente entro quali limiti, un
aiuto accordato in attuazione di quanto prescritto nel programma possa essere sottratto
alle regole contenute negli artt. 92/94 del
Trattato.
8. Ma come si inserirebbe una tale costruzione nella logica del Trattato C E E ? Per rispondere a questa domanda è necessario individuare bene il significato che questo attri-
buisce al controllo previsto dall'art. 93. La
funzione di controllo prevista in sede comunitaria si articola in due fasi distinte: un
primo momento in cui si effettua un giudizio
di conformità delle misure progettate con i
principi del Trattato; un secondo momento
in cui si applica una <<sanzione»alla resultante
negativa del primo
anche a seguito
dell'esito negativo della iriterlocutoria fase di
collaborazione.
Nessun dubbio che la r.icostruzione sopra
effettuata sotto il primo ~ r o f i l osarebbe più
efficace d i quanto possa essere un controllo
asfissiante fatto atto per atto: essa tenderebbe
ad accertare più che altro la rispondenza ai
dati della programmazione europea e tenderebbe a realizzare un contraddittorio con
ampia possibilità di intervento del soggetto
controllato che diventerebbe dunque, anche
in questa fase, attore delle proprie decisioni.
Sotto il secondo profilo è necessario dire
che l'accento così posto sul momento prog r a m m a t o r i ~avrebbe l'effetto di rendere inutile un esame preventivo dei singoli progetti
d i legge. Rimarrebbe in vita quindi solo un
controllo successivo sulle leggi già adottate
sulla loro rispondenza ai principi del Trattato. C i ò anche perché non vediamo quale
effetto concreto possa avere in materia economica - ove le interconnessioni sono molteplici - un controllo distaccato da un moment o generale ma posto sul semplice provvedimento.
L'esame preventivo in sede comunitaria
degli atti programmatici regionali avrebbe
dunque, in buona sostanza, l'effetto di vestire di presunzione di legittimità le azioni che
in essi si prevedono. In questo senso è
indubbiamente la previsione dell'art. 93 che
non prevede una forma di controllo in senso
stretto, bensì realizza una forma di autorizzazione, vista come esaine preventivo della
fattispecie riguardo alle norme e ai principi
che regolano il Trattato; potrebbe forse parlarsi, vista l'importanza che si riserva alla
procedura di concertazione, di attività complessa finalizzata ad individuare i limiti entro
cui l'attività regionale potrà esplicarsi legittimamente.
Al riguardo è però necessario distinguere le
. due ipotesi di controllo contenute nell'art.
93: quello riguardo agli aiuti in progetto e
quello agli aiuti in atto. Dei primi abbiamo
già diffusamente parlato; per gli aiuti già in
atto il Trattato prevede invece un procedimento d i controllo successivo e permanente
le cui fasi sono sostanzialmente e formalmente identiche a quelle previste per gli aiuti ancora d a istituire. Proprio questa coincidenza
nelle modalità di esplicazione del controllo
porta a pensare che non sia verosimile ipotizzare d u e volte le stesse forme di controllo,
anche se in momenti diversi della vita dei
provvedimenti. I n questo senso si deve concludere che ove ciò fosse invece da ritenere
possibile rimarrebbe inspiegabile il controllo
sugli aiuti già approvati, che non avrebbe
nessuna ragione di essere, visto che già in fasé
preventiva si è provveduto ad assicurarne
I'armonizzazione con il Trattato C E E .
L'unica spiegazione possibile potrebbe essere quella secondo la quale il solo controllo
preventivo sui progetti non è comunque in
settembre 1980
grado di assicurare la compatibilità con i
principi del Trattato: ma questo è quanto dire
che dal punto di vista sostanziale il vero ed
efficace controllo è solo quello riguardante le
forme di aiuto già in atto. Solo in questa fase
è infatti possibile, al di là di ogni giudizio
teorico, constatare' se le singole misure confliggano o meno con il Trattato. C i ò perché,
data la natura dinamica del processo comunitario, gli aiuti che in un primo tempo non
pregiudicano gli scambi o non sono atti a
falsare la concorrenza, possano solo in un
secondo tempo condurre a tale giudizio o
manifestare tale attitudine. D i qui la necessità
di un procedimento di controllo successivo
alla emanazione dell'atto che consenta alla
Commissione di verificare in qualsiasi momento il grado di compatibilità di ciascun
aiuto con il Mercato Comune Europeo.
9. Questa ricostruzione sembrerebbe però
scontrarsi cori la previsione dell'art. 93 che,
mentre considera obbligatoria la prima forma
di controllo preventivo (quello meno efficace), ritiene il controllo successivo (l'unico
controllo in senso stretto) meramente eventuale. I n realtà la contraddizione è più apparente che reale. In effetti il controllo sui
progetti (leggi programmi regionali di sviluppo) veste di legittimità le azioni in essi
previste, cosicchè il controllo sugli aiuti già
concessi avrà ragione d i esplicarsi solo e in
quanto si possa dimostrare che questa legittimità è venuta meno. Questa dimostrazione
costituisce un compito primario della C o m missione nella sua funzione generale d i vigilanza sull'applicazione del Trattato conferitale dall'art. 155.
T u t t o questo porta quindi a concludere che
gli obblighi delle Regioni nei confronti della
C E E potrebbero ritenersi soddisfatti con la
presentazione in sede comunitaria dei propri
programmi di sviluppo, a nulla rilevando
più la comunicazione della approvazione
dell'aiuto in quanto questo tipo di controllo
spetta alla iniziativa discrezionale della C o m missione.
La validità d i questa costruzione trova
conforto anche nella previsione del Trattato
riguardo ai progetti di aiuto d i portata generale. In sede di controllo di questi progetti di
aiuto la Commissione p u ò infatti valutarne la
compatibilità in linea d i principio e sotto
riserva d i una loro corretta applicazione,
rinviandone il giudizio definitivo sulla loro
compatibilità al momento del controllo
successivo da effettuarsi d o p o la loro entrata
in vigore, in occasione della emanazione delle
singole misure di aiuto in base ad essi adottate.
10. D a tutto quanto siamo venuti dicendo
risulta chiaro il nuovo ruolo che i piqni
regionali di sviluppo potranno assumere quali atti su cui effettuare il controllo ex art. 93;
una volta ricondotto il discorso in termini
programmatici è però necessario porre attenzione anche sul significato e <<sull'efficacia
condizionante,, da riconoscere ai programmi
regionali nei confronti del programma previsto dalla normativa regolante il FESR. I
programmi di sviluppo regionali dovranno
dunque essere visti non più soltanto come
adempimenti formali-limitati alle Regioni
sottosviluppate,, - attraverso cui attingere i
settembre 1980
fondi del FESR, ma come momento di programmazione complessiva sia sul piano intern o sia su quello internazionale. Sul piano
internazionale l'ottica programmatoria degli
interventi è stata largamente privilegiata dagli
ultimi interventi della Commissione'. In essi
si comincia a vedere in modo sempre più
netto l'evoluzione della politica regionale da
semplice politica d i settore a indirizzo fondamentale di tutta l'attività economica comunitaria. Siamo quindi di fronte ad un processo
che però non sarà né breve né facile. C i ò
consiglia quindi, nel tempo intermedio,
nell'attesa
cioè dell'estensione
formale
dell'obbligo di redigere i programmi regionali di sviluppo voluti dalla normativa sul FESR
a tutte le Regioni, d i ricomprendere nel
Programma di sviluppo ex legge di contabilità n. 335 del 1976, una serie di indicazioni
proposte dai programmi comunitari. In questo modo sarà possibile sintonizzars; sulle
linee della programmazione europea fin da
adesso e ciò renderà possibile - oltre che il
benefico reciproco influsso tra la programmazione regionale e quella comunitaria - la
riconduzione del controllo sui programmi di
sviluppo.
11. I sintomi della giustezza della strada
proposta cominciano tuttavia già a vedersi.
N o n a caso infatti la Commissione nel proprio parere sui programmi stessi conclude
affermando che «il parere stesso non pregiudica l'applicazione degli art. da 92 a 94 del
Trattato,,. C i ò a nostro parere vuol dire
COMUNI D'EUROPA
essenzialmente due cose: 1) la riconduzione
del controllo sui programmi di sviluppo è
giuridicamente possibile e corretta; 2) l'impostazione complessiva sopra esposta che
riconduce il controllo in sede di attuazione
del programma nell'ambito della funzione di
vigilanza ex art. 155, è giusta.
I1 fatto che la Cornmissione abbia sentito la
necessità di tale precisazione è infatti sintomo
della potenzialità dello strumento formale a
formare oggetto di controllo, altrimenti non
si spiegherebbe il perchè di tale richiamo. Se
ciò è vero è però necessario svolgere un passo
ulteriore. La disposizione in sé infatti sembra
negare l'effetto che qui si sta sostenendo.
Diciamo sembra perchè in realtà essa non
intacca minimamente la logica della ricostruzione esposta, ma al contrario, ne riafferma la
validità visto che anche la Commissione fa
salva la necessità del controllo in via di
attuazione del programma tanto è vero che il
richiamo stesso è contenuto, nell'ambito dello schema, sotto la voce attuazione del Programma di sviluppo.
Già nel corso.della trattazione si è più volte
fatto riferimento alla maggiore correttezza
giuridica e alla maggiore convenienza della
tesi che qui abbiamo espresso. I n sede di
conclusione saremrno tentati d i dire che questi tuttavia altro non sono che vantaggi nel
tempo intermedio. Altri e più importanti ne
scaturiscono infatti nel lungo periodo:
a) si porrebbe fine alla prassi attuale che
xxix
(5)
come abbiamo visto è sicuramente illegittima;
b) si otterrebbe una r e ~ ~ o n s a b i l i z z a z i o n e
delle Regioni molto più forte della attuale nel
momento della realizzazione dei programmi
di sviluppo, visto che è su questi che, in
definitiva, avverrà il controllo comunitario;
C) si creerebbe uno stretto collegamento, i
cui effetti non sono oggi facilmente immaginabili, tra il momento programmatorio regionale e quello comunitario. In questo senso
si è posta nettamente la recente raccomandazione della Commissione del 23/5/79 che ha
auspicato .l'adozione di un unico periodo di
programmazione per gli anni 1981-85, in
modo da rendere sempre più continuo il
flusso tra i programmi regionali di sviluppo e
quello a medio termine in preparazione a
livello comunitario,,. C i ò è certamente in
linea con l'esigenza espressa dal documento
della Commissione per le questioni regionali
(del 12/2/80) che ha richiamato - si badi, in
tema di programmazione - la necessità di una
azione regionale anche per concorrere alle
scelte da farsi in sede comunitaria;
d) si otterrebbe una qualificazione giuridica dei programmi stessi, che potrebbe dare
agli attuali atti programmatici un peso nei
confronti dello Stato che finora - come
risulta anche dal documento della commissione per le questioni regionali - è mancato
completamente, se è vero che essi non sono
stati mai esaminati a livello centrale.
(6)
XXX
settembre 1980
COMUNI D'EUROPA
Biblioteca: strumenti per la battaglia federalista
Diamo in queste pagine, sperando di i ~ r rcosa utile ai nostri lettori, l'elenco delle pubblicazioni federaliste della nostra Associazione, del Movimento
federalista europeo, del Consiglio italiano del Movimento europeo e del Centro italiano di formazione europea, insieme ad un'ampia bibliografia
riguardante i volumi editi soprattutto in questi ultimi due anni sui temi dell'unità europea. E' chiaro che esiste una notevole differenza sostanziale
tra i testi delle organizzazioni federaliste, strumenti indispensabili per l'azione quotidiana e a lungo termine, in favore della Federazione europea e
molti libri che, specie sotto la spinta delle prime elezioni a suffragio universale diretto, alcuni editori si affrettavano a lanciare, anche se alcune
pubblicazioni, soprattutto quelle commissionate a militanti federalisti, rappi-esentano coerenti ed importanti contributi per la conoscenza storica,
politica e giuridica del tema dell'unità europea; in ogni caso, delle più meritevoli di queste opere "Comuni d'Europa" ha già fatto o si accinge a
fare ampia recensione.
L e pubblicazioni dellYAICCE
1iriaiurcamgaoaei-
dikisadiammtoumamedt
vita
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AICCE
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Le copertine dei primi sei quaderni editi dalla nostra Associazione (P.zza di Trevi, 86 - Roma)
Le pubblicazioni del M F E
attualità politica
e significato storico-sociale
del federalismo europeo
Il ruolo delle istituzioni
nella lotta per l'Europa
Il senso dell'unità europea
e la crisi della ragione
Cenni sulle origini e sul
significato storico del
fenomeno fascista
U n saggio di Altiero Spinellz
La fine della condizione
operaia, l'autogestione e la
nuova divisione
internazionale del lavoro
LA SITUAZIONE
DELL'EUROPA
E IL C O M P I T O DEL
L 'integrazione europea :
ultima fase della crisi
dello stato nazionale e prima
fase del suo superamento
CRISI
ECONOMICA F. .
ALTERNATIVA EUROPEA
La crisi economica .e la fine
della sovranità economica
e monetaria italiana
Il federalismo
come superamento dei limiti
dell'internazionalismo
PARLAMENTO
EUROPEO
Jenkins sulla moneta europea
e MacDougall sulla
finanza pubblica europea
IL TERRITORIO
Implicazioni istituzionali
di una moderna politica del
territorio itz Europa
La risposta europea alla mznaccia
del protezionzsm~
e ai problemi della
riconversione industriale
Rapporto di Mario Albertini al
Comitato federale del1'U.E.F.
10-1 1 marzo 1979
Relazione a l Convegno del M.E.
su lavoro e occupazione
nella prospettiva dell'Unione
economica e monetaria
La mobilitazione dei giovani
per affrontare la crisi
della società e dello Stato
I primi sedici opuscoli della nuova serie "I problemi della lotta politica nella società moderna" (editrice "I1 Federalista" Via di Porta l'ertusi, 6 Pavia)
XXXi
COMUNI D'EUROPA
éettembre 1980
(7)
Le pubblicazioni del CIME
I1 ruolo
delle regioni
i n un'Europa
federale
Scuola
università
e ricerca
scientifica
in Europa
Verso l'Europa
economica
e monetaria
La serie dei sette opuscoli finora stampati
dal Consiglio italiano del Movimento europeo
L'Unione economica
e il problema
della moneta europea
atti dei convegno d i Roma - giugno f 977
I riflessi
degli squilibri
socio-economici
e dell'attuale crisi
sulla condizione femminile
a livello comunitairio
e nazionale
La comunità europea
e i paesi del Mediterraneo
atti dei convegno d i Palermo dicembre 1978
Per u n
dibattito
sull'Europa
Lavoro e occupazione
nella prospettiva
dell'unione economica
e monetaria europea
atti del convegno d i Roma gennaio 1979
N o i europei
Programmi
per l'Europa
Gli atti dei convegni promossi in questi ultimi anni
da! Movimento europeo (Viale Baccelli, 10 - Roma)
L e pubblicazioni del CIFE
Serie
*Quaderni federalisti»
ne francese); introduzione di A. Spicura di R. Cagiano; interventi di
nelli, Roma, marzo 1978; seconda
Autori vari, Roma, aprile 1980.
n. 1 I1 significato della Federazione euedizione aprile 1978.
n. 34 La politica regionale europea e i
ropea, di Gianni Ruta, Roma 1969
(Ristampa gennaio 1977).
n. 21 L'Europa e la ricerca scientifica e
problemi dell'occupazione, di Autecnologica. Competizione o collatori vari, Atti dell'incontro di Fogn. 2 Le s t r u t t u r e federali, di Miche1
Mouskely, Roma 1969 (Ristampa
borazione?, di Michela Sironi Magia, Roma, giugno 1980.
gennaio 1977).
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cura di ~
~ cagiano,i R
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~ Grecia
, ~ e l'Europa:
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n. 25 Teorie dell'unione Monetaria e
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nati, M. Moiraghi, F. Bernstein, F.
gestione della scuola in Europa, di
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Sanna, G. Graziani, D. Velo, G .
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Leo ~
i
~ introduzione
d
~ di ~G. ~n. 26~ I1 manifesto
~
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sti di R. Masera, S. Magnani, A.
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271
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luglio 1979.
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~ n.~ 30 I~1 f u t, u r o dell'Europa, testi di S.
tica a cura di Luigi Cal e Ferdinand
Kinsky, orla" Editore, Roma, 1979,
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dicembre 1976.
Battaini, G . Giro, L. Bolis, G . Can. 15 Sette argomenti per l'Europa, di
Lit. 4.000.
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n. 4 L'Europa ed u n ~~o~~ Ordine
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Internazionale,
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"Affari Sociali Internazionali", n.
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troduzione cli Gianni Ruta, febbraio
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1980.
1980.
n. i 9 / Progetti per u n a Costituzione Eun. 33 L'Europa ed u n N u o v o Ordine n. 6 L'Europa in cifre, (in prepara20 ropea, di Constantin Potor (edizioEconomico Internazionale, Atti a
zione) .
I "quaderni federalisti" e la serie speciale "Problemi europei" stampati dal Centro italiano di Formazione europea, Via della Colonna Antonina, 31
- Roma
(8) XXXII
COMUNI D'EUROPA
setkmbre 1986
N o t a bibliogvafica
di Nello Corrado
Le ultime pubblicazioni europee
Curcio, Europa: storia di un'idea (1) (*) che più recenti formulazioni teoriche in campo
federalista il libro di Mario Albertini, Il
ne disegna magistralmerite il divenire attraTn concomitanza - ed in molti casi in
federalismo - Antologia e definizione (IO),
versG un'ampia ed appassionante ricostruziooccasione - delle elezioni per il Parlamento
costituisce un'aggiornata antologia ed al temne storica. A questo filone si riallacciano
europeo, I'editoria italiana ha sfornato, si
anche la Storia dell'Europa come nazione (2) p o stesso prospetta come inevitabile la solupuò dire a getto continuo, una copiosa messe
zione federalista per la sopravvivenza della
di Romano Ugolini, nella collana "Pianeta
di volumi, riguardanti appunto il tema
Comunità europea. Sul piano divulgativo e
Europa" diretta da Franco Foschi, Lelio
europeo.
Lagorio, Giovanni Spadolini e L'idea di come quadro politico d'insieme, nonché per
I1 fatto che nell'arco dei tre mesi precedenti
l'ampia bibliografia, si segnala per la storia
Europa (3) di Edmondo Paolini, una rapida
l'appuntamento elettorale siano apparse diedelle idee federaliste il volume, a cura di
cavalcata che ci conduce attraverso la storia,
cine di volumi, ad una cadenza media di
Edmondo Paolini, Storia del federalismo eurivisitando il mito dell'idea di Europa, pardue-tre la settimana, ma con un ritmo diveropeo ( l l), di M. Albertini, A. Chiti Batelli e
nuto quasi frenetico nell'ultimo mese, se sta a tendo dal periodo dell'illuminismo settecentesco fino al 1958, data di nascita (trattati di G . Petrilli.
testimoniare di un indubbio interesse per la
In: Dalle elezioni dirette alla federazione
Roma) "storica" delle Comunità. Mariano
materia, ha tuttavia contribuito - del tutto
Pintus, L'Europa delle occasioni perdute. D a europea (l2), il noto federalista Andrea Chiti
involontariamente, s'intende - da un lato a
Briand al Parlamento eletto, 1 929 - 1979(4), Batelli, traccia la strada - a suo parere
creare una certa confusione nel pubblico dei
ripercorre in una vasta esposizione il divenire obbligata - che dovrà percorrere la C E E
lettori non specializzati e dall'altro a generare
- di fronte ad una simile inflazione - dell'unificazione europea nel suo procedere (come discende dal titolo) se vorrà sopravviattraverso un cinquantennio, prendendo co- vere alla crisi che sta attraversando, nonoquasi una reazione di rigetto riguardo al
me punto d'avvio la prima proposta di stante l'apparente rilancio che promana dalle
tema, specialmente dopo un periodo in cui
Briand, nel 1929, e arrivando - attraverso prime elezioni europee dirette. Da segnalare
I'editoria italiana - tranne meritorie ecceziol'azione svolta dai federalisti, la creazione il volume di Lucio Levi, Verso gli Stati Uniti
ni - era stata invero molto più parca anche
d'Europa - Analisi dell'integrazione europea
negli anni '50 delle Comunità europee, la
nel settore della semplice divulgazione.
loro vita non priva di momenti di difficoltà e (13), in cui l'integrazione europea è vista
Esaminando il tutto ad un anno dalle
l'elezione del primo Parlamento europeo - come "l'ultima fase della crisi dello Stato
elezioni avvenute, si sarebbe forse tentati di
nazionale e la prima fase del suo superamenfino ai nostri giorni. In bilico tra la ricostrusceverare dal mucchio quella decina, o poco
to", si analizzano "natura e tendenze del
zione
storica
e
la
geografia
economica,
storipiù, di testi validi e resistenti all'usura (che
camente considerata, si colloca l'interessante processo di integrazione europea e la stratepossono durare cioè qualcosa di più che il
volume di Maurice Lailnou, Europa, terra gia della lotta per l'unificazione europea" e
tradizionale espace d u matin, in questo caso
promessa (5), tradotto dal francese dalle Edi- viene proposta una serie di contributi di
elettorale); ma considerata la "novità" del
tions du Seuil, per i cui tipi era uscito nel personalità europeiste italiane e straniere.
tema e - dopotutto - la buona volontà
1977.
Dello stesso autore si veda anche Federalismo
mostrata da autori ed editori, abbiamo riteDalla storia alla politica estera ed interna- e integrazione europea (14).
nuto più opportuno cercare, nella misura del
Numerose sono pure le opere che trattano
zionale il passo è breve: in questa scia si
possibile (e ci scusiamo per le involontarie
collocano il libro Politica estera italiana e delle istituzioni europee ed è questo un tema
omissioni) di citare tutti coloro che si sono
scelta europea (6) di Giuseppe Vedovato, che che appare più volte inscindibilmente concimentati sul tema europeo.
oltre all'analisi del processo attraverso il nesso anche ad altre tematiche (quali la storia
Starà poi al pubblico decretare - alla
quale si è pervenuti all'attuale livello di della Comunità europea ed i problemi politici
distanza - il successo o l'oblio.
integrazione europea, rnostra uno spaccato attuali).
È opportuno premettere che alcuni volumi
Bino Olivi, nel suo volume Il tentativo
storico della politica estera nazionale, in
appaiono strettamente legati all'attualità, per
relazione ai problemi posti dalle scelte euro- Europa (15), traccia gli sviluppi della Comula quale sono stati forse anche espressamente
pee, ed il volume -.sempre in riferimento alla nità europea negli ultimi 15 anni, in una
concepiti, e quindi, ad elezioni terminate
politica estera - di G . Zampa Lione, Una lucida analisi dal punto di vista storico,
hanno risentito o risentiranno maggiormente
politico e diplomatico.
politica estera per L'Europa unita (7).
di tali caratteristiche. Altri volumi invece,
Collochiamo in questo settore anche il
Sempre nel campo storico uno specifico
sebbene di diseguale valore, appaiono desticontributo porta il volume di Giuseppe Tra- recente, importante volume di Giuseppe Penati a durare nel tempo, per
variabili
marollo, Europei d'Italia (8), che illustra il trilli, Il mattino d'Europa (16), nel quale
da qualche anno fino alla prossima scadenza
contributo non trascurabile dato all'idea e u l sono raccolti scritti e discorsi che l'autore ha
elettorale europea del 1984, se non oltre.
ropea, a partire da11'800, nel'ambito più spe- fatto nell'arco degli ultimi 20 anni su temi
Abbiamo tentato di ordinare i volumi
cificamente italiano (come appunto richia- storici, istituzionali, politici, economici e
secondo alcuni principali filoni tematici: stomato nel titolo) dai padri della corrente sociali, tutti ispirati, come nota nella prefazioria ed istituzioni europee; problemi politici
liberal-democratica del federalismo. Gli ne Mario Albertini, alla tematica federalista.
attuuli; partiti politici. N o n sempre però è
Si segnala il contributo di Charles Zorgbiaspetti europei del Risorgimento italiano
possibile una simile netta suddivisione, in
vengono approfonditi cial saggio, di Mario be, col suo La costruzione politica dellJEuroquanto molte volte due o più temi risultano
Albertini, Il Risorgimento e L'Unità europea pa (171, che fornisce un'analisi puntuale ed
commisti in uno stesso volume; è per tale
(9). Nella nuova prefazione l'autore nel sot- una corretta informazione sulla nascita ed il
motivo che alcuni testi potranno risultare
tolineare 1"'incompiutezza" dell'unità nazio- funzionamento istituzionale della Comunità.
citati più volte.
nale, che formalmente ha superato il secolo di Una guida ideale, sia sotto il profilo della
Infine il settore neutrale (o almeno presunvita, prefigura nella nuova dimensione euro- divulgazione, sia per la problematica che
t o tale) della documentazione.
pea il salto di qualità che - superando anche pone, vuoi a livello nazionale che europeo, si
1. - Per la storia e le istituzioni europee, non
la carenza di "senso dello Stato" - potrà può considerare La via europea (18) di Giosi può prescindere, se si vuole avere una
portarla ad un effettivo compimento. Sulle vanni Valentini, che rivisita gli ideali europei
compiuta idea della nascita e dello sviluppo
attraverso una storia della Comunità che si
(*) Tutte le indicazioni bibliografiche sono riportate al
del' concetto d'Europa, dalllopera di Carlo termine della bibliografia, in ordine alfabetico di autore.
proietta nel futuro. Così pure la storia
.
settembre 1980
dell'evoluzione non sempre rettilinea e degli
ostacoli incontrati sul cammino della Comunità europea e l'imperativo categorico di
politiche comuni in campo economico, compaiono in una stimolante panoramica in Europa, perché? (1 9) di Enrico Jacchia.
Una "illuminata e illuminante riflessione
sullo stato dell'unione del nostro continente"
è costituita dal Rapporto a l popolo europeo
(20) di Denis De Rougemont, mentre la
problematica europea nel suo contesto attuale e nelle prevedibili prospettive future viene
affrontata da Mario Pedini assieme ad Achille
Branchi, nel volume Problemi e prospettive
della Comunità europea (211, il primo approfondendo i trattati istitutivi ed il settore delle
relazioni economiche, il secondo l'integrazione economica e monetaria della Comunità.
Una agile opera di buon livello divulgativo
sull'Europa e le sue istituzioni comunitarie,
che "pone il letttore di fronte ai fatti" risulta
l'Europa e gli organismi comunitari (22) di
Gerardo Zampaglione, mentre il Manuale
dell'elettore europeo (23) di Enrico Ciantelli,
contiene gli elementi essenziali per penetrare
nei meccanismi istituzionali comunitari e per
aggiornarsi sulle politiche della Comunità
portate avanti in campo industriale, commerciale, agricolo, sociale.
D a ricordare ancora La Repubblica europea (24) di Marce110 Capurso, che nel settore
specifico delle esperienze giuridico istituzionali evidenzia il trasferimento di poteri sovrani degli Stati alla Comunità, l'applicazione
giudiziaria di norme comunitarie, la rappresentanza istituzionale della nazione, per la
parte che viene esercitata dalle istituzioni
comunitarie. Infine, recente, Cantiere Europa (25), in cui Emile Noil, segretario generale della Commissione delle Comunità europee, descrive "dall'interno" la costruzione
quotidiana dell'Europa comunitaria, "smontando" i complessi meccanismi che generano
le leggi e le norme europee. I1 volume
rappresenta una guida indispensabile per
quanti, politici, studiosi, addetti o no ai
lavori desiderano farsi un'idea precisa e concreta del funzionamento delle istituzioni comunitarie.
Sempre in questo ambito è da segnalare
l'ottimo volume "Europa oggi" - Guida alla
Comuntà europea (26), a cura di Lorenzo
Natali e di Antonio Giolitti, rispettivamente
vice-presidente e membro della Commissione delle Comunità europee. È una pubblicazione destinata a fornire al lettore, ed in
particolare ai giovani un'immagine esauriente
ed aggiornata delle Comunità europee, della
loro attività e dello stato attuale dell'integrazione europea. In particolare costituisce una
versione di "Europe 1979", espressamente
adattata e modificata per il lettore italiano.
Un cenno a parte merita la nuova edizione
dell'Agenda del Parlamento europeo 1980
(27), che contiene un ricco notiziario sul
Parlamento europeo e sulla Comunità europea, con notizie - in sei lingue - sui nuovi 410
parlamentari europei, levarie Commissionie lo
schieramento politico, nonché la segnalazione delle principali Fiere, Esposizioni e Congressi che si svolgono nei nove Paesi della
C E E durante il 1980.
COMUNI D'EUROPA
Per chi volesse approfondire le sue conoscenze sul Parlamento europeo numerosi
volumi hanno trattato in particolare questo
tema specifico.
È certamente difficile trattare del settore
più propriamente giuridico-istituzionale, in
quanto molto spesso i lavori in questo campo
risultano, quasi di necessità, commisti ai temi
di carattere più direttamente politico. In tale
ambito si distingue tuttavia il volume Il
Parlamento europeo (28) di Carla Romanelli
Grimaldi, manuale completo e puntuale, indispensabile per un esame approfondito degli
aspetti giuridico-istituzionali del Parlamento
europeo.
È da ricordare altresì il libro di Michela
Sironi Mariotti, I l Parlamento europeo. La
sua elezione, i suoi poteri (29) per quanti, pur
interessandosi ai problemi del Parlamento
europeo (storia, poteri attuali, possibili sviluppi) desiderassero una più agile, eppur
valida, trattazione. Alcuni problemi particolari, sempre incentrati sul Parlamento europeo, ma articolati secondo una diversa sfaccettatura, sono trattati in tre diversi volumi:
Miraggio Europa - Il Parlamento europeo e
l'improprio esercizic~del potere (30) opera di
Giovanni Terranova; Il Parlamento europeo e
la legittimazione democratica della Comunità
europea (31) di Pietro Simula, ed I1 Parlamento europeo - Significato storico di una
elezione (32) opera di Luigi Vittorio Majocchi e di Francesco Rossolillo. La prima parte
di quest'ultimo volume è dedicata ad una
breve storia dell'integrazione europea, dai
faticosi inizi alle prime elezioni dirette, che al
tempo stesso costituiscono un punto di arrivo e di partenza per tutte le implicazioni che
comporteranno. La seconda parte è costituita
da una selettiva raccolta documentaria (dal
1944 ad oggi).
Infine, tradotto dalla nota collana "Que
sais-je?", della Presse Universituire de France
(Paris 1959, aggiornato al 1979), il volume di
Pierre Ginestet, I l Parlamento europeo (33),
presentato in un'agile serie che si intitola
"Aria d'Europa".
2. - Le questioni riguardanti i problemi
politici passati, attuali e futuri più strettamen-te legati alla tematica europea sono stati
abbondantemente trattati - come era prevedibile - in numerosi testi.
Partendo da quelli che li hanno posti e10
esaminati in un quadro più generale (prescindendo cioé da quelli che li esaminano sotto
un'ottica più strettamente ideologica o di
partito, e che vedremo in seguito) citeremo:
L'elezione europea e la fase politica dell'integrazione W ) , a cura di Lucio Levi e di Sergio
Pistone, interessante volume che, oltre alle
considerazioni degli autori sulla Unione economica monetaria, sulle elezioni europee e
sul ruolo dei partiti politici europei, raccoglie
le interviste ad alcuni dirigenti di partiti
politici europei, fornendo così un'aggiornata
informazione su di un panorama politico
assai variegato; I partiti e le elezioni del
parlamento europeo, interessi nazionali ed
europei a confronto (35) a cura di Gianni
Bonvicini e di Saverio Solari, volume che
raccoglie "in un confronto a più voci" le
posizioni politiche espresse dai vari partiti
politici della Comunità, con particolare riguardo ai 4 maggiori partners(Francia, Italia,
Regno Unito e Repubblica federale di Germania); il saggio di Walter Laquer, Europa:
un continente smarrito (361, nel quale sono
trattati i principali temi e problemi che investono l'odierna Europa, dal punto di vista di
un autorevole storico, che ispirando la sua
trattazione ad una logica eurocentrica, si
muove entro una prospettiva storica di notevole ampiezza.
Sempre del già citato Andrea Chiti Batelli i
due volumi L'Italia e l'Europa (37) e Verso
un partito dell'Europa? (381, i quali si collocano in una prospettiva più ampia, che abbraccia da un lato l'atteggiamento italiano nei
riguardi dell'Europa e dall'altro le complesse
implicazioni che nascono dall'impatto delle
realtà politiche nazionali con le nuove dimensioni europee.
Ricordiamo infine Europa senza veli (39),
intervista sull'Europa e sui più scottanti ed
attuali problemi politici europei di Gustavo
Selva a M. Mauro Langfelder, ed il volumetto
di Jean Claude Masclet, L'Unione politica
dell'Europa (40) (tradotto dalla collana "Que
sais-je?" dalla edizione francese del 1973,
aggiornato al 1978).
Lo stesso arco di problemi, visti però sotto
il profilo di un singolo partito (o di una
grossa aggregazione ideologico-politica, eurocomunismo, eurosocialismo, la sinistra, i
cattolici, ecc.) appare trattato nei seguenti
volumi: per i comunisti in I comunisti e le
elezioni europee (41) di Giorgio Amendola,
che espone la problematica che scaturisce
dalla sovranazionalità della Comunità europea e dalla sua necessaria successiva esigenza
di democratizzazione, derivante, in un certo
senso, proprio dalla maggiore legittimazione
che nasce dalle prime elezioni dirette e precisa le posizioni politiche dei comunisti italiani
e dell'eurocomunismo più in generale. N e Il
dato è tratto, si fa l'Europa unita (42) di Luigi
Mistrorigo, troviamo invece una rapida cronistoria delle tappe dell'unità europea, delle
strutture comunitarie e delle strutture supernazionali che si sono date i partiti europei
ideologicamente affini, il tutto visto in un'ottica prettamente cattolica. Alberto Pasolini
Zanelli, con I liberal-cristiani (43) si segnala,
per la corrente che si potrebbe definire dei
cattolici pragmatisti (o liberal-cristiani, come
li chiama l'autore), definizione molto ampia
che potrebbe comprendere sia la C D U tedesca che i conservatori britannici o I'UDF
francese.
In questa scia si collocano almeno tre fra i
volumi dedicati all'Europa - nella collana
"L'Italia e l'Europa" diretta dall'autore dell'abbondante produzione di Andrea Chiti
Batelli, in un'analisi per "famiglie"politiche
delle posizioni di alcuni partiti, di raggruppamenti o coagulazioni ideologiche esistenti in
Italia: Le forze liberali e laiche di fronte
allYEuropa(44); La sinistra italiana, i sindacati e l'Europa (45); L'ultra sinistra italiana
e l'Europa (46) e I cattolici del dissenso e
l'Europa (47). Abbiamo volutamente detto
"almeno tre", in quanto il secondo dei volumi citati riguarda in parte i partiti politici ed
in parte le forze sindacali.
COMUNI D'EUROPA
Vi è stata poi una fioritura di opere dedicate ad alcuni temi politici europei particolari,
quali le questioni economiche e monetarie,
l'atteggiamento dei sindacati, i problemi
dell'emigrazione, la questione femminile, i
problemi educativo-culturali.
Ricordiamo nell'ordine, per le questioni
economiche: Silvio Leonardi Con L'Europa ed
il movimento socialista, considerazioni sui
processi comunitari: Cee e Comecon (481, da
segnalare per l'approfondimento dei problemi politico-economici; il volume di Renato
Sandri, La sfida del Terzo Mondo (491,
sempre nello stesso filone, ma questa volta
sotto l'angolatura delle relazioni economicocommerciali, passate, presenti e future fra
Comunità europea e paesi del Terzo Mondo
e Le economie socialiste e L'Europa (50) di
Giuseppe Scidà, che tratta delle implicazioni
di carattere economico legate alle nuove
dimensioni europee e mondiali dei problemi
stessi.
Guido Montani, nel suo Il Terzo Mondo e
l'unità europea (511, ripercorre la storia della
colonizzazione e della decolonizzazione
europea ed i principali problemi del Terzo
Mondo, prefigurando come decisivo il contributo dell'Europa all'affermazione del movimento federale nel mondo, specialmente in
continenti quali l'Africa e l'America Latina,
ove i movimenti unitari e federalistici godono
di una lunga tradizione.
Ancora: Governare l'economia europea Divergenze e processi integrativi (52) a cura
di G . Bonvicini e J. Sassoon, che offre
un'idea della complessità dei problemi e dei
fenomeni economici, non legati ormai più ad
una prospettiva nazionale, ma planetaria, in
cui la stessa dimensione continentale - che
resta tuttavia ancora una meta da raggiungere
- può apparire ristretta, e L'Europa a due
velocità - Italia e C E E tra N o r d e Sud (531,
di Gigi Padovani, che esamina tutte le implicazioni economiche fra Italia e CEE, ed all'inrerno di questa - fra paesi del "Nord" e
area latino-mediterranea.
Sullo stesso tema, ma sotto una diversa
angolatura, si segnala il volume: A A . W . La Comunità europea e ipaesi del meditewaneo (54).
Sempre sul piano economico si segnala il
libro di Pierre Maillet, La costruzione europea (551, che non si limita a rispondere
soltanto alle domande sui programmi e le
realizzazioni del Mercato Comune, ma vuole
"cercare i motivi che hanno impedito l'effettuazione di determinati obiettivi e fornire le
basi per una risposta ai compiti principali che
l'Europa unita oggi ha e la cui realizzazione
non può più rimandare".
Per una visione dei problemi connessi
all'unione economica e monetaria si consiglia
Il sistema monetario europeo (56) di Franco
Praussello.
N e Il bilancio e le politiche strutturali della
C E E (57), dopo il saggio introduttivo di
Francesco Forte, il volume si sviluppa in tre
parti, sugli aspetti ed i problem. della politica
industriale, agricola e regionale comunitaria,
rispettivamente ad opera di Graziella Fornengo, Mercedes Bresco e Giuseppe Porro.
Gli aspetti economici, ma anche le implicazioni sociali e politiche, della politica agricola
comunitaria trovano ampia risonanza nel
volume di John Lambert, L'affare agricolo,
la verità sull'Europa verde, (58).
Sotto questo profilo, per gli aspetti più
strettamente legati alla politica agraria nazionale, ed in particolare nel meridione, è interessante anche il libro Il Mezzogiono e 1'Europa (59) di Franco Praussello, che imposta il
suo saggio sui riflessi che sulle condizioni del
Mezzogiorno hanno avuto l'unione doganale
e la politica agricola comune.
Per i problemi sindacali, oltre al già citato:
La sinistra italiana, i sindacati e L'Europa
(vedi n. 45), il volume Partiti e sindacati d i
fronte all'Europa (60), raccolta di scritti di
Amendola, Craxi, Granelli, Ferri, La Malfa,
Magri, Pannella ,Zanone, Benvenuto, Didò e
Macario, nonché un'intervista ad Altiero Spinelli.
Mario Sica, con Verso la cittadinanza
europea (611, affronta sia sotto l'aspetto più
tecnicamente giuridico che sotto quello pratico, i problemi umani, giuridici e politici della
emigrazione interna europea.
Parimenti sotto il profilo dei diritti dei
cittadini e delle garanzie dei diritti civili, è
interessante il volume: AA. W., Parlamento
europeo. Forze politiche e diritti dei cittadini
(62) (che contiene scritti di G . Zagrebelsky,
N. Ronzitti, A. Tizzano, A. Giardina, E.
Vinci).
Per la questione femminile in Europa l'ottimo Donne in Europa (63) di Vera Squarcialupi, importante contributo che riporta
un'interessante panoramica sulla situazione
femminile nei vari paesi comunitari, unendo
alla parte storico-documentaria sui progressi
compiuti da 132 milioni di donne europee
nell'ultimo ventennio, quella politico-attuale, su quanto resta ancora da fare per portare
la condizione della donna in Europa ad una
effettiva eguaglianza, non soltanto giuridica.
Infine, per il particolare settore culturaleeducativo riteniamo di dover menzionare
Educare all'Europa (64) di Battista Orlzio,
utile lavoro sui programmi e sulle esperienze
didattiche viste nella nuova, più ampia dimensione europea. Quale contributo ideale
all'educazione delle nuove generazioni ricordiamo il già citato Federalismo e integrazione
europea (vedi n. 14) di Lucio Levi, e, per i
più piccini, L a nostra Europa (65) di Vincenzo Guizzi, con le divertenti illustrazioni di
Yukio Gohara.
3. - Quale terzo filone, quello dei partiti
politici esistenti in ciascuno dei 9 paesi comunitari interessati alle elezioni europee (in
taluni casi i partiti di tutta l'Europa occidentale tout court), è stato, sotto diverse angolature, trattato in numerosi volumi.
U n posto a parte, per l'elaborazione del
materiale e per la nitida chiarezza del risultato finale, occupa il volume di Giorgio Galli, I
partiti politici europei (661, che costituisce
una valida analisi dei cinque principali blocchi ideologico-politici nell'odierna Europa
occidentale: comunisti, socialisti, democratici cristiani, liberali e destre. I1 volumetto di
Daniel L. Seiler, I partiti politici in Europa
settembre 1980
(67), (anch'esso tradotto dal francese, dalla
collana "Que sais-je?", edizione francese
1978) raggiunge un notevole livello di sintesi,
ma - a nostro giudizio - alquanto specialistico, in quanto si presuppongono conoscenze
di partiti politici stranieri che sicuramente il
lettore medio è lungi dal. possedere. Agile
comunque sia la forma che la trattazione. Ad
un livello divulgativo alquanto più piano, per
quanto possa consentirlo l'aridità della materia, si colloca il volume di Sebastiano Corrado, Elezioni e partiti in Europa (68), che
presenta i dati e le notizie riguardanti i singoli
partiti politici europei distinti ed aggregati
per ciascuno dei nove stati comunitari, anziché per famiglie politiche » come nei due
testi precedentemente citati. Fin qui potremmo parlare di esame anatomico » dei partiti
- se ci è consentito tracciare un grossolano
confine -; per quanto riguarda la '' fisiologia »
degli stessi citiamo, di Antonio Papisca,
Verso il nuovo Parlamento europeo. Chi,
come, perché(691, che esamina l'atteggiamento dei partiti politici e delle comunità nazionali di fronte ai problemi dell'integrazione
europea, e Europa comunitaria epartiti europei (62) di Maria Valeria Agostini, nell'ambito di un esame dei partiti e movimenti politici
europei, nei confronti dell'Europa, in tutta la
complessità delle loro politiche, precedenti
storici ed interazioni reciproche.
Adriano Pappalardo, nel suo Partiti e
governi d i coalizione in Europa (701, affronta
sotto un angolo visuale insolito la problematica che si pone in Europa, perlomeno in
alcuni paesi europei, circa i partiti ed il loro
gioco politico, ai fini della formazione dei
governi; L'influenza dell'elezione europea sul
sistema dei partiti (71) di Lucio Levi, Sergio
Pistore e David Coombes, ripropone, in un
intervento a tre voci, i problemi legati alle
conseguenze politiche che avranno o potranno avere le prime elezioni politiche europee
sui singoli sistemi politici nazionali dei 9
paesi interessati.
Infine, per quanto riguarda il settore della
documentazione, sia sui partiti politici appena citati, sia per quanto riguarda le statistiche
elettorali, esso non è stato molto frequentato,
ma ha prodotto alcuni testi notevoli.
Una pregevole iniziativa della casa editrice
Teti ha introdotto sul mercato italiano una
interessante collana, di cui sono apparsi i
primi volumi, I partiti comunisti dell'Europa
occidentale (721, a cura di Antonio Rubbi; I
partiti democratici cristiani d'Europa (73) a
cura di Camillo Brezzi ed il recente Ipartiti
socialisti d'Europa (74) a cura di Alceo Riosa.
I predetti volumi - frutto ciascuno di collettivi di studiosi - propongono, in successive
schede, dati documentari (sulla storia, programmi, organizzazione) sui partiti nazionali, raggruppati - in ciascun volume - per
grandi filoni ideologici.
Chi volesse trovare una documentazione
pressoché completa, su tutti i partiti politici
europei della CEE, riuniti in unico volume,
nonché sulle istituzioni dei 9 paesi e su quelle
comunitarie, ed avere un quadro completo
dei sistemi elettorali vigenti e dei risultati
elettorali in ciascuno di detti paesi dal 1945 ad
oggi, dovrà necessariamente ricorrere al già
citato Elezioni e partiti in Europa (vedi n. 68)
.
settembre 1980
di Sebastiano Corrado, che costituisce un
testo completo ed autorevole in questo
campo.
Per limitarci ad un breve cenno comparativo risultano editi pochissimi volumi di questo tipo anche nei principali paesi europei:
citiamo il volume collettivo a cura di Joachim
Raschke, D i e politischen Parteien in Westeuropa (75), e Les partis politiques dans 1'Europe des Neuf (76) di Francois Borella, entrambi tuttavia con una documentazione statistico-elettorale decisamente inferiore.
Citiamo ancora il volumetto di Jean-Marie
Cotteret e Claude Émeri, I sistemi elettorali.
(77) (nella già citata collana *Aria d'Europ a » , vedi nn. 33, 40 e 67) sul problema
specifico dei sistemi elettorali vigenti in Europa e la Guida all'Europa (78) a cura di
Ferdinando Riccardi con la collaborazione di
Galeazzo Santini, utile ausilio, ad un buon
livello divulgativo, per una rapida ricerca di
dati sui sistemi elettorali, le istituzioni, i
partiti politici europei.
Per quanto riguarda poi una sintetica ed
esauriente documkntazione sulle istituzioni
della Comunità non possiamo che rimandare
al già citato Cantiere Europa (vedi n. 25) del
segretario generale della Commissione delle
Comunità europee, Emile Noel.
N o n potendo citare la vastissima pubblicistica in materia apparsa su giornali e riviste,
per le quali sarebbe necessario un articolo a
parte, ci limiteremo, per completezza d'informazione, a citare alcune raccolte di interviste, saggi e testi sull'Europa, ed - a parte daremo notizie di alcuni dei molti convegni
che hanno avuto per tema l'Europa.
Per quanto riguarda i primi citeremo C o r renti ideali e forze politiche in Europa (79), a
cura di Paolo Pombeni, che raccoglie in un
vasto quadro le grandi correnti ideologiche
esistenti oggi in Europa, attraverso le voci di
autorevoli personalità italiane e straniere. I n
Verso u n Parlamento europeo? (80) è contenuta un'interessante raccolta di saggi di Guid o Colonna di Paliano, Leo Moulin, Cristopher Sasse, Schelto Patijn, Michael Steed e
Jacques Rene Rabier sull'Europa e sull'integrazione europea, nonché una documentazione, ancorché succinta, sui partiti
europei, a cura di Claudio Maccari. Nella
stessa collana segnaliamo Europa: come e per
chi si v o t a (81), a cura di Giovanna Zincone,
che presenta una raccolta di saggi di notevole
interesse, opera di numerose personalità italiane e straniere (citiamo tra l'altro Roy
Jenkins, E n z o M. Calabrese, Schelto Patijn,
Sergio Pistone, Sasse, Huber, Maccari;
nell'insieme emerge un quadro vivo ed attuale della complessità della problematica europeistica esaminata, sia sotto I'angolazione
storica che politica.
Giuseppe La Ganga, in Politica internazio-
nale e progetto socialista in Europa (Temi per
u n progetto socialista) (82) raccoglie nei volume da lui curata interventi di A. Giolitti, C.
Merlini, S. Bartolini, F. Forte, A. Marianetti, G. Pasquino, G. Porro, A: Tempestini,
sulle scelte strategiche che si impongono, sul
piano europeo, alla sinistra italiana nel con-
COMUNI D'EUROPA
fronto con le altre grandi componenti del
movimento operaio negli altri paesi europei.
Infine L'ingranaggio Europa (83), Dossier
di « Le Monde Diplomatique >>, n. 1, Primavera 1979, i-accoglie articoli pubblicati in
numeri precedenti del mensile « Le Monde
D i p l o m a t i q u e ~ ~ d, i diversa tendenza ed
orientamento, cioè sia favorevoli che contrari
nei riguardi della Clomunità.
Last but not leasr, vorremmo citare alcuni
volumi di impianto autobiografico o costituiti d a raccolte di scritti sull'Europa precedentemente pubblicati su giornali e riviste.
Cittadino d'Europa (84) di Jean Monnet,
rappresenta un'avvincente ricostruzione - nel
campo storico - del cammino dell'idea europea, esaminata qu'esta volta in chiave di
rivisitazione autobiografica. U n taglio divers o ha L a mia battaglia per un'Europa diversa
(85) di Altiero Spinelli, che raccoglie discorsi,
articoli e saggi del noto esponente politico
federalista, delineando - nell'arco di tempo
che va dal 1972 ad oggi - il suo impegno
ideale e politico nella paziente costruzione
dell'unità europea.
Rapporto sull'Europa - Momenti e fatti
dell'unificazione (86) di Mario Pedini, raccoglie in volume scritti sull'Europa e sui suoi
problemi, pubblicati in varie occasioni fra il
1963 e d il 1978; ancor più ampio l'arco
temporale - dal 1936 a d oggi - d i pubblicazione degli articoli di G u i d o Gonella, raccolti
ne Lo spirito europeo (871, volume che oltre
agli scritti contiene anche il testo di alcuni
discorsi, di carattere europeistico, del leader
democristiano. Infine scritti e discorsi
sull'Europa del maggior esponente democratico cristiano di questo dopoguerra sono stati
raccolti a cura di Maria Romana D e Gasperi,
nel volume D e Gdsperi e L'Europa (88), a
testimoniare - a distanza di 25 anni dalla sua
scomparsa - l'impegno per una costruzione
politica di cui lo statista vide appena gli
albori.
Per quanto riguarda i convegni sull'Europa, oltre a quelli già citati a pag. XXXI,
promossi dal Movimento europeo, ricorderemo Quale socialismo, quale Europa (89), atti
del convegno tenuto all'Associazione A R A
(Azione e Ricerca per l'Alternativa), che
raccoglie le relazioni di J. Attali, L. Spaventa, S. Holland, A. Laignel, E. Krippendorf,
P. Craveri, J. Pelikan, nonché gli interventi
d i L. Barca, G . Ruffolo, M . D e Cecco, B.
Olivi, A. Lettieri, G. Osti, M. Giannotta, L.
Cafagna, W. Dorigo. I1 volume, a cura di
Bona Pozzoli, Gerardo Mombelli ed Emilio
Renzi, mette a nudo le radici economiche e
politiche della crisi dei paesi europei e le
possibili risposte della sinistra in Europa,,.
I n Quale Europa?(SO) sono raccolti gli atti
del convegno del Pci, CESPI; Europa, u n
segno dei tempi (911, raccoglie gli atti di un
convegno organizzato dall'unione Cattolica
Insegnanti Medi, congiuntamente all'Uficio
Italiano della Commissione delle Comunità
Europee (interventi di G. Giro, G. Benelli,
xxxv
(11)
F. Bonacina, M. Mencarelli, L. Venturelli,
C. Checcacci) ; Europa, traguardo storico (92)
riunisce gli atti del Convegno del Centro
Studi Rezzara; infine anche del Seminario sul
tema: Ipoteri e le competenze del Parlamento
europeo (93) tenutosi, a cura del Circolo
europeo, a Roma, dal 29 al 30 marzo 1979, i
relativi atti sono stati raccolti e pubblicati in
volume.
INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Elenco di tutti i volumi citati, riportati in
ordine alfabetico, per autore; il numero in parentesi si riferisce all'ordine di citazione dei volumi
nel testo.
(54) AA. W., La Comunità europea e i paesi del
Mediterraneo, F. Angeli, Milano 1979, pp.
358, L. 8.000.
(62) AA. W., Parlamento europeo. Eòrze politiche e diritti dei cittadini, F. Angeli, Milano
1979, pp. 267, L. 8.000.
(60) AA. W., Partiti e sindacati di fronte all'Europa, Lacaita, Manduria 1979, pp. 145, L.
4.000.
(80) AA. W., Verso un Parlamento europeo?,
Quaderni della Biblioteca della Libertà, n.
64, Torino 1977, pp. 170, L. 2.000.
(83) AA. W., L'Ingranaggio Europa, Dossier di
Le Monde Diplomatique*, n. 1, Primavera
1979. Rosemberg e Sellier, Torino 1979, pp.
72, L. 2.500.
(27) Agenda del Parlamento Europeo 1980, La
Navicella, Roma 1980, pp. 610, L. 8.000.
(62) Maria Valeria Agostini, Europa comunitaria e
partiti europei, Le Monoier, Firenze 1979,
pp. VIII, 144, L. 2.600.
(10) Mario Albertini, Il federalismo - Antologia e
definizione, Il Mulino, Bologna 1979, pp.
312, L. 4.000.
(9) Mario Albertini, Il Risorgimento e L'Unità
europea, saggio del 1%1, ristampato da Guida, Napoli 1979, pp. 83, L. 2.200.
(11) Mario Albertini, Andrea Chiti Batelli, Giuseppe Petrilli (a cura di Edmondo Paolini),
Storia del federalismo europeo, ERI, Torino
1973, L. 2.100.
(41) Giorgio Amendola, I comunisti e le elezioni
europee, Editori Riuniti, Roma 1979, pp.
136, L. 1.600.
(52) G. Bonvicini, J. Sassoon (a cura di), Governare l'economia europea - Divergenze e processi integrativi, ed. Fondazione Agnelli,
'Torino 1978, pp. 329, L. 7.000.
(35) Gianni Bonvicini, Saverio Solari (a cura di), I
partiti e le elezioni del parlamento europeo,
interessi nuzionuli ed europei a confronto, Il
Mulino, Bologna 1979, pp. 136, L. 4.000.
(76) Francois Borella, Les partis politiques dans
1'Europe des Neuf, E d . du Seuil, Paris 1979,
pp. 250 (prezzo in Italia, L. 4.500).
(73) Camillo Brezzi (a cura di), Ipartiti democratici nistianid'Europa, Teti, Milano 1979, pp.
302, L. 4.000.
(24) Marcello Capurso, La Repubblica europea,
ed. di Comunità, Milano 1979, pp. 153, L.
4.000.
(12) Andrea Chiti Batelli, Dalle elezioni dirette
alla federazione europea, Le Monnier, Firenze 1979, pp. 106, L. 2.800.
(37) Andrea Chiti Batelli, L'Italia e l'Europa,
Lacaita, Manduria 1979, pp. 142, L. 4.000.
(38) Andrea Chiti Batelli, Verso un partito
dellJEuropa?, Lacaita, Manduria 1979, pp.
142, L. 4.000.
(12) XXXVI
(44) Andrea Chiti Batelli, le forze liberali e laiche
d i fronte all'Europa, Lacaita, Manduria
1979, pp. 217, L. 4.500.
(45) Andrea Chiti Batelli, L a sinistra italiana, i
sindacati e l'Europa, Lacaita, Manduria
1979, pp. 159, L. 3.500.
(46) Andrea Chiti Batelli, L'ultra sinistra italiana
e l'Europa, Lacaita, Manduria 1979, pp. 162,
L. 3.500.
(47) Andrea Chiti Batelli, I cattolici del dissenso e
l'Europa, Lacaita, Manduria 1979, pp. 132,
L. 3.500.
(23) Enrico Ciantelli, Manuale dell'elettore europeo, Le Monnier, Firenze 1979, pp. 93, L.
2.800.
(68) Sebastiano Corrado, Elezioni e partiti i n
Europa, Feltrinelli, Milano 1979, pp. 422, L.
10.000.
(77) Jean-Marie Cotteret, Claude Emeri, I sistemi
elettorali, Editrice Puma, Mediglia 1979, pp.
142, L. 3.000.
(1) Carlo Curcio, Europa: storia di un'idea,
1958; ristampa ERI, Torino 1978, pp. 596,
L. 9.000.
(88) Maria Romana De Gasperi (a cura di), D e
Gasperi e l'Europa, Morcelliana, Brescia
1979, pp. 212, L. 5.000.
(20) Denis De Rougemont, Rapporto al popolo
europeo, Pan editrice, Milano 1979, pp. 211,
L. 3.000.
(57) Francesco Forte ed altri, Il bilancio e le
politiche strutturali della C E E , Le Monnier,
Firenze 1979, pp. 158, L. 2.800.
(66) Giorgio Galli, I partiti politici europei, Mondadori, Milano 1979, pp. 262, L. 5.000.
(33) Pierre Ginestet, Il I'arlamento europeo, Editrice Puma, Mediglia 1979, pp. 143, L. 3.000.
(87) Guido Gonella, L o spirito europeo, Logos,
Roma 1979, pp. 254, L. 6.000.
(65) Vincenzo Guizzi (illustrazioni di Yukio Gohara), La nostra Europa, Diki Books, Milano
1979, pp. 52, L. 6.800.
(1 9) Enrico Jacchia, Europa, perché?, Mondadori,
Milano 1979, pp. 272, L. 6.000.
(82) Giuseppe La Ganga (a cura di), Politica
internazionale e progetto socialista in Europa
(Temi per u n progetto socialista), Franco
Angeli Editore, Milano 1977, pp. 108, L.
2.500.
(58) John Lambert, L'affare agricolo, la verità
sull'Europa verde, Feltrinelli, Milano 1979,
pp. 194, L. 4.500.
(5) Maurice Lannou, Europa, terra promessa,
Minerva Italica, Bergamo 1979, pp. 272, L.
6.500.
(36) Walter Laqueur, Europa: u n continente smarrito, Rizzoli, Milano 1979, pp. 314, L.
7.500.
(48) Silvio Leonardi, L'Europa ed il movimento
socialista, considerazioni sui processi comuni,
1977,
tari: Cee e Comecon, A d e l ~ h i Milano
pp. 246, L. 6.000.
(13) Lucio Levi, Verso gli Stati Uniti d'Europa Analisi dell'integrazione europea, Guida,
Napoli 1979, pp. 287, L. 4.500.
(14) Lucio Levi, Federulismo e integrazione europea, Palumbo, Palermo 1978, pp. 148, L.
4.000.
(34) Lucio Levi, Sergio Pistone (a cura di), L'elezione europea e la fase politica dell'integrazione, Ed. della Fondazione Agnelli, Torino
1979, pp. 148, L. 6.000.
(71) Lucio Levi, Sergio Pistone, David Coombes,
L1infL7uenza dell'elezione europea sul sistema
dei partiti, ed. della Fondazione Agnelli,
Quaderno 1911978, Torino 1978, pp. 52, L.
1.ooo.
(55) Pierre Maillet, La costruzione europea, SEI,
Torino 1978, pp. 238, L. 4.000.
COMUNI D'EUROPA
(32) Luigi Vittorio Majocchi, Francesco Rossolillo, I f Parlamento europeo - Signijicato storico
d i una elezione, Guida, Napoli 1979, pp.
238, L. 4.000.
(40) Jean Claude Masclet, L'Unione politica
dell'Europa, Editrice Puma, Mediglia 1979,
pp. 141, L.'3.000.
(42) Luigi Mistrorigo, Il dado è tratto, si fa
l'Europa unita, Edizioni Paoline, Roma
1978, pp. 184, L. 3.000.
(84) Jean Monnet, Cittadino d'Europa, Rusconi,
Milano 1979, pp. 400, L. 8.500.
(51) Guido Montani, Il Terzo Mondo e l'unità
europea, Guida, Napoli 1979, pp. 198, L.
6.000.
(26) Lorenzo Natali e Antonio Giolitti (a cura di),
Europa oggi - Guida alla Comunità europea,
Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, Luxembourg 1979, pp. 242,
L. 4'.000.
(25) Emile Noel, Cantiere Europa, Ufficio delle
Pubblicazioni Ufficiali delle Comunità Europee, Lussemburgo 1979, pp. 99, L. 4.000
(distribuito in Italia dalla Marsilio editore).
(15) Bino Olivi, Il tentativo Europa, Etas Kompass, Milano 1979, pp. 310, L. 5.500.
(64) Battista Orizio, Educare all'Europa, ed. Vita
e Pensiero, Milano 1979, pp. 251, L. 4.000.
(53) Gigi Padovani, L'Europa a due velocità Italia e C E E tra Nord e Sud, Stampatori,
Torino 1979, pp. 228, L. 5.000.
(3) Edmondo Paolini, L'idea di Europa, La
Nuova Italia, Firenze 1979, pp. 120, L.
2.800.
(69) Antonio Papisca, Verso il nuovo Parlamento
europeo. Chi, come, perché, Giuffrè, Milano
1979, pp. 234, L. 6.500.
(70) Adriano Pappalardo, Partiti e governi d i
coalizione in Europa, Franco Angeli editore,
Milano 1978, pp. 183, L. 6.000.
(43) Alberto Pasolini Zanelli, I liberal-cristiani,
Editoriale nuova, Milano 1979, pp. 136, L.
3.600.
(86) Mario Pedini, ~ a ~ ~ o r t o ; u f f ' ~-u. ~r o m~ ean t i
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1979, pp. 227, L. 5.000.
(21) Mario Pedini, Achille Branchi, Problemi e
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(16) Giuseppe Petrilli, Il mattino diEuropa, Franco Angeli editore, Milano 1980, pp. 338, L.
9.000.
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(79) Paolo Pombeni (a cura di), Correnti ideali e ,
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(56) Franco Praussello, Il sistema monetario europeo, La Nuova Italia, Firenze 1979, pp. 126,
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4.000.
(75) Joachim Raschke (a cura di), Die politischen
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(78) Ferdinando Riccardi (a cura di, e con la
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(74) Alceo Riosa (a cura di), I partiti socialisti.
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(28) Carla Romanelli Grimaldi, Il Parlamento
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15.000.
settembre 1980
(72) Antonio Rubbi (a cura di), Ipartiti comunisti
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(49) Renato Sandri, La sfida del Terzo Mondo,
Editori Riuniti, Roma 1978, pp. 104, L.
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(50) Giuseppe Scidà, Le economie socialiste e 1'Europa, Jaca Book, Milano. 1 9 7 8 . , " ~ ~276,
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(67) Daniel L. Seiler, I partiti politici i n Europa,
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3.000.
(39) Gustavo Selva, Mauro Langfelder, Europa
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(61) Mario Sica, Verso la cittadinanza europea, Le
Monnier, Firenze 1979,.pp. 115, L. 2.800.
(31) Pietro Simula, Il Parlamento europeo e la
legittimazione democratica della Comunità
europea, tesi di laurea presso l'università di
Sassari, 1976.
(29) Michela Sironi Mariotti, Il Parlamento europeo. La sua elezione, i suoi poteri, Pan
Editrice, Milano 1979, pp. 192, L. 3.000.
(85) Altiero Spinelli, La mia battaglia per un'Europa diversa, Lacaita, Manduria 1979, pp.
193, L. 5.000.
(63) Vera Squarcialupi, Donne in Europa, Editori
Riuniti, Roma 1979, pp. 200, L. 4.800.
(30) Giovanni Terranova, .Miraggio Europa - Il
Parlamento europeo e l'improprio esercizio
del potere, Vallecchi, Firenze 1979, pp. 88,
L. 2.500.
(8) Giuseppe Tramarollo, Europei d'Italia, Edizioni Evoluzione Europea, Cremona 1979,
pp. 174, L. 3.000.
(2) Romano Ugolini, Storia dell'Europa come
nazione, Le Monnier, Firenze 1979, pp. 106,
L. 2.800.
(18) Giovanni Valentini, L a via europea, SugarC o , Milano 1979, pp. 188, L. 3.200.
(6) Giuseppe Vedovato, Politica estera italiana e
scelta europea, Le Monnier, Firenze 1979,
pp. 383, L. 8.000.
(22) Gerardo Zampaglione, L'Europa e gli organismi comunitari, ERI, Torino 1979, pp. 247,
L. 4.200.
(7) G . Zampa Lione, Una politica estera per
l'Europa unita, Edizioni Cinque Lune, Roma 1978, pp. 223, L. 3.800.
(81) Giovanna Zincone (a cura di), Europa: come e
per chi s i vota, Biblioteca della Libertà,
Torino 1979, pp. 239, L. 4.800.
(17) Charles Zorgbibe, La costruzione politica
dell'Europa, I1 Saggiatore, Milano 1979, pp.
184, L. 5.000.
- Atti d i 'convegni, seminari, ecc.
(89) Quale socialismo, quale Europa, Atti del
Convegno dell'Associazione ARA (Azione e
Ricerca per l'Alternativa), Feltrinelli, Milano
1977, pp. 178, L. 2.500.
(90) Quale Europa?, Atti del Convegno del Pci,
pubblicati a cura del Centro studi di politica
internazionale, Roma 1979, pp. 191, S.P.
(91) Europa, u n segno dei tempi, Atti del Convegno organizzato dall'UCIIM (Unione Cattolica Insegnanti Medi) congiuntamente
all'ufficio Italiano della Commissione delle
Comunità Europee, Roma 1979, pp. 123, L.
2.800.
(92) Europa, traguardo storico, Atti del Convegno
del Centro Studi Rezzara, Edizioni del Rezzara, Vicenza 1979.
(93) I poteri e le competenze del Parlamento
europeo, Atti del Seminario sullo stesso tema, tenutosi, a cura del Circolo europeo, a
Roma, dal 29 al 30 marzo 1979, Giuffrè,
Milano 1979, pp. 128, L. 4.000.
settembre 1980
9
COMUNI D'EUROPA
FESR, trasporti e strutture agricole
all'esame del Comitato consultivo delle Regioni
I1 Bureiu del Comitato consultivo delle Istituzioni locali e regionali dei Paesi membri della CEE si è riunito a Parigi il 17 settembre per
un primo esame di alcuni progetti di parere
che detto organo, nella sua composizione plenaria, sarà prossimamente chiamato ad adottare su temi di rilevante significato per gli enti
locali e regionali operanti nel quadro della COmunità europea. (')
I temi che sono stati affrontati in tale riunione riguardano la revisione del regolamento attuale del Fondo europeo di sviluppo regionale,
il ruolo della Comunità nello sviluppo delle infrastrutture di trasporto, l'esame della proposta della Commissione europea al Consiglio in
materia di politica delle strutture agricole. I1
dibattito si è svolto sulla base di tre note di lavoro sui predetti temi predisposte, rispettivamente, da Elisabeth Gateau segretario generale
aggiunto del CCE, da Philip Waddington della sezione britannica del CCE-IULA e da Gianfranco Martini dell'AICCE. Sono tre temi di
indubbio interesse sui quali il Comitato consultivo intende proseguire la sua analisi in modo da fornire al Parlamento europeo e alla
Commissione valutazioni ponderate, corredate
da esperienze che consentano alle istituzioni
comunitarie di verificare «in loco» la validità e
l'efficacia delle diverse politiche comunitarie.
Le linee essenziali di una revisione della disciplina del Fondo europeo di sviluppo regionale saranno esposte al Commissario Giolitti,
responsabile della politica regionale, in un incontro che dovrebbe aver luogo a Bruxelles prima della fine dell'anno, unitamente ad uno
scambio di opinioni sulla relazione biennale
concernente la situazione regionale nella Comunità, alla quale la Commissione sta tuttora
lavorando e che dovrebbe fornire un'immagine
aggiornata delle condizioni socio-economiche
delle varie regioni e degli squilibri territoriali.
È noto che questa revisione del Fondo avrebbe
dovuto entrare in vigore a partire dal primo
gennaio 1981, ma il rinnovo della Commissione europea che dovrà realizzarsi alla medesima
scadenza e, probabilmente, altre considerazioni di ordine politico e tecnico, faranno slittare
questa scadenza probabilmente di un anno.
Per quanto riguarda gli altri due argomenti
(infrastrutture dei trasporti e politica delle
strutture agricole) è stato deciso che nell'ambito di ciascun paese membro della Comunità
venga effettuato un sondaggio (in Italia in primo luogo interessando gli assessori regionali
competenti, alcuni assessori comunali ed esperti) al fine di raccogliere elementi di informazione e di verifica in questi due settori che condizionano così largamente il complessivo sviluppo socio-economico delle comunità locali. È
auspicabile che a questa consultazione, certa(') l delegati italiani erano: Florindo d' Aimmo, presidente
del Comitato consultivo e presidente della Regione Molise.
Lanfranco Turci, presidente della Regione Emilia Romagna, Michele Cascino, vice presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Alfeo Mizzau, assessore all'agricoltura
della Regione Friuli Venezia Giulia, I'on. Enzo Baldassi,
membro del Comitato esecutivo dell' AICCE e il segretario
generale aggiunto Gianfranco Martini.
mente di dimensioni ridotte ma non per questo meno efficace e significativa, gli interpellati
rispondano adeguantamente perché è proprio
mediante questo contatto con la base che il Comitato consultivo potrà non solo svolgere in
modo migliore la sua funzione ma anche accrescere la sua rappreseritatività che ne rafforzi anche l'indispensabile ruolo politico.
È stata anche avarizata la proposta di preparare adeguatamente e per tempo una seconda
Conferenza plenaria delle regioni e degli altri
enti territoriali a competenze similari della Comunità europea, che si porrebbe come ideale e
necessaria prosecuzione di quella svoltasi con
successo a Parigi nel dicembre 1976 su iniziativa del Consiglio dei Comuni d'Europa e dalla
quale ha preso I'awio lo stesso Comitato con- A Parigi si sono tenute due importanti riuniosultivo.
ni del CCE.
Obiettivi e metodologia del
((Dossier Europa))
La preparazione del «Dossier Europa sta
procedendo sollecitamente nell'ambito del
Consiglio dei Comuni d'Europa. Ricordiamo
sinteticamente gli obiettivi e la metodologia
seguita nella redazione di detto «dossier, perché riteniamo che la sua importanza vada al di
là di una semplice iniziativa occasionale della
nostra associazione per incidere invece in profondità nel vasto campo di più stretti rapporti
tra le autonomie locali e regionali e la Comunità europea.
I1 progetto di un tDossier Europa, nacque
alcuni mesi fa, all'indomani delle prime elezioni dirette del Parlamento europeo, sulla base di una constatazione che poteva sembrare
perfino banale ma che in realtà era suscettibile
di ampi sviluppi. Riconosciuto che il Consiglio
dei Comuni dlEuropn e le sue Sezioni nazionali erano chiamate, proprio in conseguenza
dell'esistenza di un ParlamentoGeletto,ad intensificare la loro azione di contatto e di dialogo con le Comunità europee a livello appunto
parlamentare e della Commissione, è parso logico mettere l'accento, in modo più sistematico di quanto non fosse stato fatto in precedenza, sui contenuti di questo dialogo per renderlo più rispondente alle attese delle istituzioni
europee e più aderente alle situazioni concrete
locali e regionali. Si è quindi proceduto ad una
individuazione (sia pure con qualche inevitabile approssimazione) dei grandi temi che costituiscono il punto di incontro dell'azione comunitaria e dei compiti degli enti regionali e
locali e su ciascuno di questi temi è stato chiesto alle singole Sezioni nazionali del Consiglio
dei Comuni d'Europa di predisporre lo schema
di un'apposita scheda, sottoposto poi all'esame e alle eventuali integrazioni delle altre Sezioni. Si è creato così un complesso incrocio di
valutazioni e di proposte come preparazione
delle schede definitive destinate a loro volta ad
essere coordinate in un unico elaborato organi-
co da parte di un apposito Comitato di redazione.
A Parigi, il 16 settembre, si sono riuniti i
rappresentanti delle Sezioni nazionali del CCE
(erano presenti per I'AICCE Serafini e Martini)
che hanno proceduto ad un primo esame delle
schede già inviate. I1 dibattito cui detto esame
ha dato luogo, ha confermato la validità
dell'iniziativa e i primi risultati positivi da essa
prodotti. Va infatti dato atto alle singole Sezioni nazionali di essersi seriamente impegnate
nella elaborazione delle schede a ciascuna di
esse assegnate e di aver colto l'occasione, che
veniva in tal modo loro offerta, di stimolare
una riflessione collegiale all'interno di ciascun
paese, coinvolgendo accanto a i responsabili
della Sezione stessa anche altri amministratori
locali ed esperti. Basta citare i titoli delle singole schede per rendersi conto della complessità
del lavoro svolto. Indipendentemente da una
scheda introduttiva che fa il punto sui problemi di ordine generale, politico ed istituzionale,
del processo di integrazione europea e, in particolare della Comunità, il Comitato di redazione avrà a disposizione 12 contributi così ripartiti:
- problemi economici e monetari, convergenza delle economie, bilancio e risorse della
fiscalità europea;
- politica regionale e assetto del territorio
(compresi i problemi specifici delle regioni periferiche);
- strutture agricole, zone agricole di montagna e problemi della pesca;
- problemi sociali e dell'occupazione;
- energia e protezione dell'ambiente;
- cultura, educazione, problemi della gioventù, gemellaggi e scambi;
- trasporti;
- allargamento della Comunità alla Grecia,
Spagna e Portogallo e sue incidenze regionali;
- lavoratori migranti;
COMUNI D'EUROPA
- problemi della partecipazione dei cittadini (in varie sedi e a diversi livelli della vita democratica);
- cooperazione transfrontaliera;
- strutture amministrative e finanziarie degli enti locali.
Ciascuna delle schede seguirà uno schema
analogo al fine di facilitare il lavoro di redazione finale, articolandosi nel modo seguente: la
motivazione del particolare interesse che gli
enti locali e regionali portano al singolo tema;
il richiamo alle precedenti prese di posizione in
materia da parte del CCE; lo astato della questione~con specifici riferimenti alla normativa,
alle azioni e ai programmi della Comunità europea in quel particolare settore; infine, le proposte del CCE. Queste ultime, e più in generale, tutto il contenuto complessivo della scheda
dovranno rispondere a una particolare ottica,
quella, appunto, che deriva dalle competenze
istituzionali, dalla natura e dal campo d'azione
proprio degli enti locali e regionali. Ciò non significa, è appena il caso di sottolinearlo, una
visione acorporativa~ o comunque riduttiva
della problematica: gli enti autonomi territoriali sono enti politici, a finalità generali e
quindi si collocano naturalmente in un quadro
che tenga conto di un contesto non limitato ai
confini di ciascun ente e che anzi sia particolarmente attento agli intrecci fra ciò che nella legislazione italiana è talvolta definito come ainteresse locale~e i problemi della convivenza,
della democrazia, della partecipazione a livelli
più ampi. Fatta questa precisazione, non c'è
dubbio che vi è la possibilità e anzi il dovere,
per un'associazione come la nostra, di focalizzare la sua attenzione su alcuni aspetti della
realtà generale ai quali gli amministratori comunali provinciali e regionali (e loro omologhi
degli altri paesi europei) sono ovviamente più
attenti e sensibili ed è su questi aspetti che le
schede del aDossier Europa, insisteranno in
modo particolare.
Dopo la riunione di Parigi vi sarà un nuovo
incontro di verifica degli elaborati e poi il Comitato di redazione concluderà a tappe forzate
il suo compito in modo che il dossier possa ricevere la ratifica degli organi politici dell'Associazione ed essere pronto per la sua utilizzazione. Questa si muoverà su due linee complementari: la diffusione presso le amministrazioni autonome territoriali ove potrà svolgere una
utile funzione di informazione e di stimolo al
dibattito e ad iniziative concrete: dall'altra,
l'invio al Parlamento europeo, alla Commissione e al Comitato economico e sociale e ad eventuali altri organismi che operano all'interno
della Comunità europea, perché conoscano e
possano tenere nel debito conto le proposte del
CCE.
Come già accennato all'inizio, già questa
prima fase del lavoro ha dato alcuni positivi risultati. Ha favorito uno sforzo di approfondimento, una ricerca dei nodi essenziali fra i vari
problemi, ha facilitato il confronto di opinioni
fra le varie sezioni nazionali del CCE ciascuna
delle quali è naturalmente portatrice di esperienze diverse e interprete di realtà assai varie,
e ha stimoltato il tentativo di giungere a una
sintesi soddisfacente delle posizioni di partenza senza indulgere pigramente alla tentazione
del minimo comun denominatore.
Certamente nella scheda compariranno considerazioni originali e altre già note negli ambienti europei. La ricerca, pur necessaria, di un
continuo aggiornamento non può trasformarsi
in una gratuita invenzione solo per amore della
novità: problemi come quelli della convergenza delle economie, del superamento degli squilibri territoriali, dell'incremento del bilancio,
del rafforzamento istituzionale sono, purtrop-
settembre 1980
po, problemi non nuovi, anzi decisamente vecchi nel contesto dell'unifìcazione europea:
proprio questo carattere di staticità di certi nodi fondamentali nel processo di integrazione
dimostra in maniera evidente la necessità di
una azione più incisiva, convergente e tenace
di tutte le forze europeiste e federaliste: il Consiglio dei Comuni d'Europa è pronto a far la
sua parte.
Parlamento europeo e autonomie regionali
e locali
La presidenza del convegno: (da sinistra) gli onorevoli Giovanni Bersani, Mauro Ferri e Pancrazio De Pasquale, i presidenti della Giunta regionale, Lanfranco Turci, e del Consiglio, Ottorino
Bartolini, gli onorevoli Guido Fanti ed Altiero Spinelli.
Presso la sede del Consiglio regionale
delllEmilia Romagna e si1 invito del presidente
della Giunta, Lanfranco Turci, e del presidente
del Consiglio, Ottorino Bartolini, si è svolto il
9 settembre un interessante incontro sul tema
a1 rapporti tra il Parlamento europeo e le auto:
nimie locali e regionali, al quale hanno partecipato I'on. Pancrazio De Pasquale, presidente
della ~ommissioneper la politica regionale e
l'assetto del territorio del Parlamento europeo,
che ha introdotto i lavori, I'on. Mauro Ferri,
membro del gruppo socialdemocratico e presidente della Commissione giuridica del Parlamento europeo, l'on Giovanni Bersani per il
gruppo PPE, I'on. Altiero Spinelli e Guido
Fanti rispettivamente membro e presidente del
gruppo comunista e apparentati del Parlamento europeo.
Il tema dell'incontro riguardava uno dei
problemi sui quali da tempo sono impegnati il
Consiglio dei Comuni d'Europa e la sua Sezione italiana e che è divenuto ancora più attuale
dopo le elezioni dirette dei membri di detto
Parlamento. L'ampia introduzione dell'on. De
Pasquale ha fornito ai partecipanti un quadro
dei problemi che stanno dinnanzi alla Comunità europea in questo delicato momento del
processo di integrazione, con particolare riguardo a quelli originati dai persistenti squilibri regionali. Questi non costituiscono un fatto
marginale, ma condizionano gravemente tutto
lo sviluppo dell'unificazione e la vita della Comunità e rischiano di raggiungere livelli esplosivi sotto la spinta della crisi generale economica e sociale dinnanzi alla quale la Comunità
non sembra sufficientemente impegnata a trovare risposte adeguate. L'on. De Pasquale, dopo aver ricordato la crescente divergenza dei sistemi economici, l'accentuato protezionismo,
l'aumento della disoccupazione, le difficoltà
del bilancio comunitario, l'assenza di politiche
comuni nei settori decisivi per lo sviluppo economico e le deficienze istituzionali, ha tracciato le linee essenziali di un rilancio della Comunità sia nella sua azione interna sia nei confronti di una situazione internazionale divenuta
sempre più pesante per le note tensioni scatenatesi negli ultimi tempi. Il relatore ha insistito particolarmente sui temi più prossimi alla
competenza della Commissione parlamentare
da lui presieduta: quelli di politica regionale,
della sua concezione globale, dell'adeguamento dei suoi strumenti, indicando anche alcune
proposte che formeranno oggetto di adeguato
approfondimento nelle sedi competenti.
Circostanziate valutazioni critiche sono state
espresse sulle procedure in atto e sull'insufficiente coordinamento tra i vari fondi comunitari: è stato posto l'accento sull'importanza dei
programmi di sviluppo regionale anche agli effetti di detto indispensabile coordinamento e
come punto di appoggio per la programmazione regionale e per tutta l'azione della Comunità. È stata pure sottolineata la necessità di un
unico centro di direzione dell'azione italiana
in rapporto alla Comunità che, data la vastità
degli interessi comunitari, non può che far capo alla Presidenza del Consiglio. Un ampio
spazio della sua introduzione è stato riservato
dall'on. De Pasquale al ruolo delle Regioni, al-
settembre 1980
le loro crescenti responsabilità e alle concrete
possibilità di partecipare alla programmazione,
all'utilizzo dei fondi, ai progetti integrati, alla
gestione delle politiche comuni e alle procedure atte a fornire al governo nazionale indicazioni e proposte nelle materie di competenza regionale in vista della sua attività in sede comunitaria.
Proprio riprendendo alcuni di questi riferimenti e riallacciandosi ad esplicite proposte,
alla positiva azione svolta dall'AICCE in questo campo contenute in vari interventi (ad es.
dei presidenti Turci e Bartolini e dell'on. Bersani), il segretario generale aggiunto dell'A1CCE Martini ha sottolineato la volontà del Consiglio dei Comuni d'Europa di considerare il
Parlamento europeo eletto come suo interlocutore prioritario. Egli ha anche ricordato i vari
canali attualmente aperti nel dialogo tra Parlamento europeo e la nostra Associazione, frutto
di una tenace e non facile azione, con particolare riguardo al ruolo del Comitato consultivo
delle regioni ed enti locali della CEE e all'Intergruppo del PE, sede informale e interdisciplinare per un costruttivo dibattito sui proble-
COMUriill D'EUROPA
mi di interesse locale e regionale, alla recente
creazione di un' Agenzia settimanale di informazione «EuropaRegioni, nell'ambito
dell'AICCE (che già ha riscosso numerosi consensi), alla preparazione del tDossier Europao
(maggiori informazioni sono contenute in altra
parte di questo stesso numero di $Comuni
d'Europa*), e all'awio di un esame dettagliato, Regione per Regione, dei programmi e dei
problemi concreti che nelle varie aree del nostro paese si pongono in relazione alle politiche
della Comunità europea.
L'AICCE dppoggia il suggerimento di creare
una Conferenza dei presidenti delle Regioni in
cui essi abbiano la possibilità di esporre (e il
governo li deve ascoltare) le opportune proposte nelle materie di competenza regionale riguardanti le attività della Comunità europea.
Interessante anche, nel campo che più direttamente riguarda le Regioni, l'intervento
dell'on. Spinelli con alcune concrete indicazioni per sensibilizzare a una maggiore partecipazione all'azione comunitaria, proposte che formeranno oggetto di adeguata considerazione
nell'ambito dell' AICCE.
**t
Il convegno del CNEL
Legittimità delle Region.i negli affari comunitari
Pubblichiamo il testo dell'intervento pronunciato dal segretario generale aggiunto delI'AICCE, Gianfranco Martini, nel convegno
svoltosi il 16 luglio presso il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) che ne è
stato il promotore, in occasione della presentazione dei rapporti redatti dall'lstituto Affari
Internazionali sui seguenti temi: *Gli squilibri
regionali italiani nell'ambito della Comunità
Europeau, aprospettive del bilancio comunitario* e aL'evoluzione e il ruolo delle istituzioni
comunitarie*.
Le considerazioni svolte dall'intervento di
Martini - anche se inevitabilmente schematiche - ci sembrano infatti non soltanto interessanti per tutti coloro che hanno responsabilità
a livello regionale, statale e comunitario e suscettibili di interessanti sviluppi in campo politico e giuridico, ma anche tali da prospettare
problemi non più ignorabili ogni qualvolta si
affrontino temi riguardanti gli squilibri regionali nella Comunità, i problemi delle sue risorse finanziarie e del bilancio e l'auspicabile dinamica del suo quadro istituzionale, cioè i tre
filoni sui quali si sono orientate le ricerche svolte dallo IAI.
L'incontro in oggetto, al quale hanno partecipato i componenti dell' Assemblea del CNEL,
i membri italiani del Parlamento europeo e del
Comitato economico e sociale (per quest'ultimo era presente anche il suo presidente, Raffaele Vanni), nonché i rappresentanti della
pubblica amministrazione ed esperti, è stato
aperto dal presidente del CNEL, Bruno Storti,
e da un'efficace sintesi dei tre rapporti fatta dal
dal prof. Alberto Aliboni, direttore dello IAI.
Particolarmente interessante l'ampio intervento dell'on. Vincenzo Scotti, ministro per il
coordinamento interno delle politiche comunitarie, sul tema: «Aspetti e
della poli-
tica comunitaria e riflessi sulla~situazioneitalianan.
I1 ministro ha svolto un ampio panorama dei
problemi che la Comunità europea ha dinnanzi a sè all'inizio degli anni '80 e che riguardano, in primo luogo, l'energia e le materie prime, le relazioni economiche e monetarie internazionali, l'evoluziorie tecnologica, e I'andamento demografico, particolarmente per i riflessi sull'occupazione.
Questi problemi sono stati singolarmente
analizzati alla luce anche della particolare situazione del nostro Paese che si caratterizza per
un ritardato sviluppo interno di ampie zone
del suo territorio e per una economia strutturalmente più debole di quella dialtri Paesi comunitari: ne sono espressione una più accentuata disocupazione e sottoccupazione delle
forze-lavoro e un alto tasso di inflazione, nonché un persistente sqiiilibrio a danno del Mezzogiorno, nonostante la politica svolta in questi anni.
aIn questo scenario di problemi che richiede
soprattutto iniziative volte al cambiamento, ha aggiunto l'on. Scotti - le politiche comunitarie, così come si presentano attualmente,
sono largamente insufficienti alle nuove esigenze e la loro inadeguatezza appare con tutta
evidenza non appena si dà uno sguardo alla
struttura e alla dimensione del bilancio comunitario~.
La politica agricola pesa in maniera eccessiva
e distorta: si pone quindi con urgenza, da un
lato, l'esigenza di una ristrutturazione e di un
riequilibrio del bilancio, e, dall'altro, quella
dell'incremento delle risorse destinato a finanziare le maggiori esigenze di bilancio e ad ampliare l'intervento conlunitario in settori diversi da quello agricolu, soprattutto con interventi
di natura strutturale.
Non si tratta, ha precisato il ministro, di rinunciare alla politica agricola comune, ma di
apportarvi i necessari correttivi rivolti soprattutto al miglioramento delle strutture produttive.
Questo problema e quello di una più efficace tutela delle produzioni meridionali acquista
ancora maggior significato con l'ampliamento
della Comunità alla Grecia, Spagna e Portogallo.
D'altra parte per sfuggire alla forbice, sempre più stretta, della concorrenza dei Paesi
emergenti e di quella dei Paesi industrializzati
avanzati, è essenziale per l'Europa attivare politiche comuni nel campo extra agricolo e specialmente in quello industriale, sia nei settori
in crisi, per agevolarne la riconversione, sia nei
settori di punta e nei settori intermedi, al fine
di mantenere la concorrenzialità europea, sviluppare le innovazioni e razionalizzare le strutture produttive.
Quanto sopra va necessariamente ricollegato
a una rinnovata politica di sviluppo regionale:
in questo campo l'esperienza passata e in atto è
stata caratterizzata, come ha detto il ministro
Scotti, oltre che da una insufficienza quantitativa di interventi a fini di sviluppo, anche da
scarsa direzionalità dell'azione comunitaria in
termini di orientamento dello sviluppo stesso e
da scarso coordinamento di questo tipo di intervento con quello effettuato in altri settori.
A tal fine è stata sottolineata l'importanza
dei aprogetti integrati, come quello in atto
nell'area di Napoli, e della creazione di una
*sezione fuori quotm del Fondo europeo di sviluppo regionale, due innovazioni che però richiedono ancor più una reale capacità delle
amministrazioni interessate ad utilizzare efficacemente le opportunità offerte.
Dopo un richiamo agli interventi di natura
sociale attuati attraverso il Fondo sociale europeo, il ministro Scotti ha tracciato le grandi linee di un bilancio della partecipazione italiana
alla Comunità europea; il nostro Paese ha certamente beneficiato dell'appartenenza alla Comunità, sia per le azioni e gli interventi attuati
dalle autorità comunitarie, sia per la partecipazione a un mercato più ampio e dinamico.
Negli ultimi anni, in termini di raffronto tra
i contributi finanziari versati alla CEE e apporto finanziario globale ricevuto dall'Italia, la situazione è notevolmente migliorata, (pur non
bastando certo una rilevazione contabile a dare
una esatta immagine del reale bilancio costibenefici), ma gli stessi interventi diretti del bilancio CEE nell'economia italiana dimostrano
che l'azione comunitaria è stata più orientata
al consolidamento e alla stabilizzazione della
situazione economica che al superamento degli
squilibri.
Passando ad affrontare il tema, oggetto di
così ampie discussioni, del modo in cui l'Italia
utilizza i mezzi finanziari e comunitari, I'on.
Scotti ha smentito che in questo campo l'inadempienza abbia creato, se non per casi molto
limitati, perdite e annullamenti degli impegni
comunitari, ma ha riconosciuto la realtà di ritardi varie volte lamentati e che investono anche il recepimento degli atti normativi comunitari. Si impone, dunque, la necessità di effettuare, senza ulteriori indugi, gli opportuni
interventi al fine di owiare agli inconvenienti
COMUNI D'EUROPA
indicati, dopo aver individuate, con la maggiore precisione possibile, le ragioni di fondo che
li hanno determinati; una di carattere politico
istituzionale e una di czrattere amministrativo
burocratico, che si ripercuotono su entrambi i
momenti in cui si articola la politica comunitaria in senso lato, quello della fomazione e
quello successivo dell'attuazione, mentre in
questa seconda fase sono in gioco l'efficienza e
la funzionalità della struttura operativa sia statale che regionale, nella fase di formazione si
nota un deterioramento della situazione istituzionale e del processo decisionale comunitario
con l'accentuata tendenza al confronto degli
interessi nazionali e una diminuzione del ruolo
indispensabile della Commissione europea.
Particolarmente significativo l'esplicito riconoscimento del Ministro Scotti suscettibile di
importanti conseguenze sul piano politico ed
operativo, che la «politica comunitaria* non
può essere definita o compressa nei tradizionali
confini della «politica estera,. Occorre che tutta l'azione del governo sia orientata e condizionata dalla presenza delllItalia nella Comunità
europea. È in questo contesto che si colloca la
decisione del governo di dare l'incarico a uno
dei suoi membri di impegnare la sua attività
nella elaborazione, perseguimento e attuazione della politica italiana in coerenza agli impegni e alle politiche della Comunità europea,
favorendo la creazione di condizioni e di strumenti per una migliore programmazione e per
il necessario coordinamento dell'azione del nostro paese col quadro europeo e con le decisioni
comunitarie.
In tal modo, una maggiore coerenza heiio
svolgimento della politica comunitaria renderà
il nostro paese più «credibile»nel contesto europeo e contribuirà a correggere i difetti di incoerenza e i ritardi che spesso non hanno consentito - tra l'altro - la piena utilizzazione
delle risorse rese disponibili a favore del nostro
paese.
Giovanni Franchi
L'intervento di
Gianfranco Martini
Signor Presidente, La ringrazio di avermi dato la parola della quale farò un uso contenuto
per non creare problemi ad un ordinato e costruttivo dibattito.
Devo, prima di tutto, anche a nome delllAssociazione che qui rappresento e alla quale
aderiscono Comuni, Province e Regioni, rallegrarmi per l'iniziativa presa dal CNEL, che ha
consentito un interessante e non frequente coro a più voci. Del resto i problemi che vengono
affrontati nei voluminosi rapporti dello IAI e
nella relazione del Ministro Scotti, che ho particolarmente apprezzato anche per la sua franchezza, riguardano una pluralità di soggetti
che a diverso titolo sono interessati ai progressi,
non solo economici, ma anche politici ed istituzionali, della Comunità europea e ad un suo
sviluppo più giusto e più equilibrato. Per questo motivo sono oggi presenti rappresentanti di
categorie economiche e sociali, membri del Comitato economico e sociale della Comunità,
parlamentari europei, un rappresentante del
Governo: il mio intervento vuole essere
l'espressione di un altro interlocutore, altrettanto indispensabile in questo comune sforzo
di costruire l'unità europea, cioè dei poteri autonomi territoriali e, in primo luogo, delle Regioni alle quali ha fatto un cenno il collega
Germozzi con considerazioni che non mi trovano però del tutto consenziente.
Credo che le Regioni abbiano legittimamente voce in capitolo negli affari comunitari, anche se è aperto il problema dei modi e delle
procedure più idonee per consentire loro che
questa voce si esprima in modo costruttivo. Le
Regioni hanno dei compiti istituzionali che
tutti conosciamo, hanno funzioni legislative ed
amministrative che riguardano direttamente
l'integrazione europea, ad esempio per ciò che
concerne l'attuazione delle direttive comunitarie. Sono espressioni della democrazia rappresentativa e quindi portavoci delle esigenze di
quei «popoli europei» ai quali fa riferimento il
Trattato CEE e che hanno trovato, tramite
l'elezione del Parlamento europeo dell'anno
scorso, finalmente, una possibilità istituzionale
di partecipare alla costruzione europea. Le Regioni e gli altri enti locali sono elementi insostituibili di verifica delle politiche comunitarie
al contatto con la realtà di ogni giorno, contrastando il rischio che l'attività della Comunità
europea passi al di sopra o a fianco dei problemi e dei bisogni reali dei cittadini. Anche sotto
il profilo dell'utilizzo dei fondi e degli altri
strumenti comunitari le Regioni sono direttamente coinvolte. Del resto la relazione del Ministro Scotti ha fatto un accenno anche a questo importante problema alla cui soluzione devono concorrere, con sforzo coordinato, la Comunità, i poteri centrali nazionali e le Regioni.
Inoltre l'ordinamento regionale ha di per sé
un rilevante significato politico: le autonomie
territoriali sono elementi che concorrono ad
una sostanziale democrazia che costituisce il filo conduttore che collega il quartiere, il Comune, altri eventuali livelli intermedi, la Regione,
lo Stato e la Comunità europea. Ciascuna di
queste sedi di democrazia può svolgere un ruolo importante nella sensibilizzazione dei cittadini anche ai problemi europei che spesso appaiono all'uomo della strada misteriosi e lontani.
Ho ricordato, all'inizio di questo intervento,
che è tuttora aperto il problema di trovare le
modalità più corrette per rendere le Regioni
soggetti realmente partecipanti al complesso
processo d'integrazione europea. Questo problema ha almeno tre aspetti: quello giuridicoistituzionale, quello operativo e quello politico
che è poi quello che condiziona in un certo
modo anche gli alui. Senza poter entrare nei
particolari,' vorrei sottolineare una distinzione
che ci sembra essenziale anche per una giusta
collocazione dell'attività regionale nel contesto
europeo. Si tratta della distinzione tra politica
comunitaria e politica internazionale ed essa
non può essere ignorata come talvolta awiene
anche in prowedimenti ufficiali. L'ambito comunitario consente certamente degli spazi di
azione più ampi perché la politica comunitaria
non è più un complesso di relazioni «internazionali~nel senso tradizionale del termine, ma
è ormai una proiezione, una particolare dimensione della politica interna del nostro Paese.
settembre 1980
Ora che, con la legge 382 prima e con il DPR
616 poi, si è dato un rilevante, ulteriore contributo alla costruzione di un ordinamento regionale, occorre procedere al coordinamento tra
l'attività delle Regioni, dello Stato e della Comunità nel rispetto sia degli obblighi assunti
dal nostro Paese in sede comunitaria, sia delle
irrinunciabili competenze costituzionali delle
Regioni. Un'attenzione particolare dovrà essere riservata alla programmazione che è il quadro all'interno del quale i singoli soggetti istituzionali dovrebbero cooperare in modo coerente.
Se avessi del tempo dovrei accennare ai vari e
complessi aspetti del problema di cui ci occupiamo, sia alle relazioni dirette RegioniComunità collocate nella prospettiva di una sede istituzionale che, nell'ambito della Comunità, dovrebbe consentire alle Regioni di potersi esprimere sui grandi indirizzi della Comunità aventi incidenza sul territorio, sia alle connessioni auspicabili tra Regioni e poteri centrali
nazionali, finalizzate ad una attiva e coerente
presenza del nostro Paese nelle sedi comunitarie. A tale proposito richiamo l'attenzione dei
partecipanti a questo Convegno (del resto il
Ministro Scotti ne è già al corrente) sulla necessità che le Regioni siano in grado di partecipare
non solo all'attuazione delle norme comunitarie come già previsto dall'art. 6 del DPR 616
ma anche, nelle forme opportune, alla fase
della loro formazione: in tal modo le Regioni
potranno essere istituzionalmente consultate
prima che il nostro Governo - che è certamente l'unico soggetto istituzionale abilitato a tale
compito - vada a negoziare nell'ambito del
Consiglio dei Ministri della Comunità, le politiche comunitarie che hanno incidenza regionale. In tal modo non è solo lo Stato-persona,
ma è tutto lo Stato-ordinamento che concorre
all'elaborazione delle norme e delle politiche
della Comunità e ciò ha anche un'influenza
positiva per quanto riguarda una migliore loro
attuazione.
Mi auguro che dall'incontro di oggi possano
svilupparsi ulteriori, coerenti iniziative alle
quali I'AICCE è pronta a dare tutto il contributo di un' Associazione unitaria rappresentativa di tutte le autonomie territoriali.
direttwe respmsatile G i i p p e Razzoni
dreitae comitato scientifico: Prof.Lucio S u s d
drezione e ~dazione:
Roma-116,Viale Castro-Pretoric-Telefono 464683
ammiristmzime e abbonamenti:
GRUPPO GIORNALISTICO EDAGRICOLE
I Bologna - 31, Emilia L w t e - C C D. 8,32028
settembre 1980
COMUNI D'EUROPA
I1 Fondo di Ristabilimento
del Consiglio d'Europa
L'adeguata disponibilità di mezzi finanziari
e la possibilità d i investimenti sono al centro
dei problemi dell'ordinamento locale e regionale nel nostro come in aitn'paesi e condizionano il suo reale spazio di autonomia e l'immagine stessa che il cittadino ha della sua capacità di nipondere alle sue esigenze e alle sue
giuste attese.
La ncerca di nuove fontifinanziarìe per operazioni d i rilevante importanza nel campo economico e sociale è quindiproblema comune a
tutti i Comuni, Province, Regioni e Comunità
montane in Italia e ad enti analoghi in altn'
paesi.
I passi avanhfatti nelprocesso d i integrazione europea - quale ne siano i limiti e le insuf
ficienze - hanno aperto, anche in questo speczfico campo, nuove possibilità. Basta ricordare
gli strumenti finanziari di intervento della Comunità europea: il Feoga-orientamento per il
settore agricolo, il Fondo sociale europeo per le
azioni nel campo sociale e della formazione
projèssionale della mano d'opera, il Fondo europeo d i sviluppo regionale per investimenti
produttivi e infrastrutture nelle aree piiì deboli, l'attività della CECA nell'ambito carbosiderurgico, i mutui della Banca europea per
gli Investimenti, il NIC o tnuovo strumento
comunitanb)). Queste azioni hanno diverse finalità, diversi campi d'intervento, diversi presupposti, anche diverse condizioni di funzionamento che devono essere conosciuti dagli enti locali e regionali per evitare da u n lato il pericolo di perdere preziose occasioni, &lllaltro
quello d i creare false attese e illusioni.
Ma vi è u n altro strumento, forse ancora meno conosciuto, che è messo a &posizione anche di dett? enti autonomi terri'todi da parte
del Consiglio d'Europa (l'organismo intergovernativo europeo che raggruppa 21 paesi
dell'Europa occidentale). Pur non disponendo
d i strutture di solidanetà istituzionalizzate e di
politiche comuni (e relativa gamma di strumenti d'intervento) analoghe a quelle della
Comunità europea e pur soffrendo d i una più
accentuata eterogeneità nella proprh composizione interna, il Consiglio d'Europa dispone
tuttavia di u n aFonds de Réétablissement~che
può rivestire u n notevole interesse pratico per
gli enti locali e regionali. Per questo motivo e
nell'ambito di quel tservizio europeo» che costituisce una delle finalità statutane della nostra associazione, n'teniamo utile fornire una
scheda informativa sulla natura, sugli scopi e
sulle procedure di funzionamento del Fondo
predetto, rimanendo a disposizione dei lettori
per altri eventuali chiarimenti.
Il (Fondo d i Ristabilimento)) - èperò necessario e corretto sottolinearlo - ha u n suo ambito
specifico di azione carattenizato dall'obietivo
sociale della creazione di nuoviposti di lavoro e
dtformazione d i mano d'opera Cfrnalizzata unch'essa ad u n piiì probabile impiego sul mercato del lavoro). Non tutte le iniziative, pur valide economicamente o comunque utili alla
convivenza umana, possono perciò trovare
udienza presso gli organi direttivi del Fondo.
Gli enti locali e regionali sono perciò invitati a
venfcare preventivamente, alla luce di questi
cn'teri di ordine generale, i loro programmi di
investimenti.
Y i i
NATURA GENERALE
I1 Fondo di Ristabilimento, creato nel 1956
dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa sulla base di un accordo parziale, è un
Istituto europeo di finanziamento a carattere
sociale.
Secondo l'articolo I1 del suo Statuto, esso ha
lo scopo di aiutare gli Stati membri a risolvere
«i problemi che l'esistenza di sovrapopolazione, ivi compresi i profughi nazionali, pone o
può porre ai Paesi europei, con finanziamenti
mediante prestiti o garanzie di prestiti*.
Strumento operativo della politica sociale
del Consiglio d'Europa. organismo autonomo
che si mantiene con mezzi propri, istituto finanziario a carattere sociale che gode di un ottimo credito negli ambienti bancari. Il Fondo
di Ristabilimento si è creato progressivamente
un posto fra gli altri istituti e organismi europei. Se non si può paragonare a questi ultimi,
sia per quanto riguarda il volume dei suoi interventi o i suoi obiettivi, il carattere originale
e unico del Fondo di Ristabilimento consiste
nell'aver messo l'uomo al primo posto delle
sue preoccupazioni. I progetti che esso finanzia
sono dei progetti destinati a soccorrere l'uomo,
a procurargli un alloggio, un lavoro e la possibilità di progredire e di migliorare le sue condizioni di vita. Lo scopo dei prestiti del Fondo
non è mai puramente economico, ma è sempre
soprattutto umanitario e ciò anche quando si
tratta di un progetto industriale. Infatti in
questo caso il finanziamento inira alla creazione di nuovi impieghi e a trattenere una manodopera altrimenti costretta a emigrare, dunque, in definitiva, all'uomo. L'azione del Fondo si aggiunge agli sforzi dei Governi in campo
sociale, li completa, interviene là dove i bisogni si fanno sentire maggiormente, tentando
di promuovere una politica di solidarietà, una
politica che ricerca soluzioni comuni al problema della popolazione. Ma questo problema
della popolazione non è un problema statico.
Di fronte a situazioni estremamente dinamiche, estremamente variabili, per cause storiche
o economiche, il Fondo si adatta a queste vicissitudini, la sua elasticità gli permette infatti di
alleviare situazioni e congiunture mutevoli,
imprevedibili. Il suo campo d'azione non si restringe, ma anzi si allarga e si approfondisce.
le riserve accumulate, esso prende a prestito sui
mercati europei i mezzi che gli sono necessari
per finanziare i progetti presentati dagli Stati
membri. Questi rifinanziamenti vengono realizzati sia con l'emissione di obbligazioni sul
mercato europeo dei capitali con la mediazione
di gruppi di banche europee, sia con prestiti
'privati sui mercati nazionali. I1 Fondo ha saputo acquisire durante questi anni, grazie a una
gestione sana e oculata e all'aumento costante
delle sue riserve, una solida reputazione negli
ambienti bancari. Collabora con i più importanti istituti bancari europei e riceve le loro offerte d'emissione. Quando le condizioni d'offerta restano nei limiti fissati dal Consiglio
d'Amministrazione e possono venire accettate
da uno o più beneficiari del Fondo, questo può
iniziare le trattative sia con la parte offerente
che con la parte ricevente, infatti le operazioni
finanziarie del Fondo sono basate essenzialmente sul principio della simultaneità: in caso
di accordo con la parte offrente sulle condizioni proposte, il Fondo procede, per mezzo della
Banca che riunisce da parte sua un gruppo bancario, all'emissione del prestito il cui prodotto
viene poi versato alla parte richiedente.
I prestiti
I prestiti del Fondo di Ristabilimento sono
concessi sia direttamente ai governi membri,
sia a una persona morale autorizzata e garantita da uno degli Stati membri, sia a una persona
morale solo autorizzata ma non garantita dallo
Stato membro: organismo statale, para-statale,
collettività locale, istituto di diritto pubblico,
società privata. .. Nel terzo caso, cioè se non c'è
la garanzia dello Stato, il Consiglio d'Amministrazione deve dare il suo accordo esplicito alla
concessione del prestito se giudica che le altre
garanzie presentate sono sufficienti e se le condizioni per il rimborso possono essere rispettate
dal debitore. Poiché il Fondo trova i capitali sui
mercati finanziari, i prestiti che esso concede
dipendono dalla situazione di questi mercati.
Ma per i suoi beneficiari, le operazioni di prestito del Fondo sono vantaggiose, in quanto esso si sforza sempre di ottenere le condizioni piu
favorevoli dagli istituti di credito ai quali si
può rivolgere grazie alla sua posizione di istituto bancario intergovernativo e alle garanzie che
può offrire, mentre invece i suoi beneficiari
spesso non potrebbero farlo direttamente. Come le operazioni di rifinanziamento, così anche le operazioni di prestito del Fondo sono
fatte a medio o lungo termine, in generale da 5
a 15 anni, con la possibilità di una franchigia
iniziale. I1 Fondo concede inoltre, da qualche
anno, dei prestiti detti ~rsociali~.
Questi prestiti, finanziati sul mercato alle condizioni del
mercato stesso, sono concessi al beneficiario a
un tasso molto ridotto: il Fondo si assume la
differenza fra questo tasso ridotto e il tasso al
quale ha potuto rifinanziarsi, grazie a un sisteTECNICA DEI FINANZIAMENTI
ma di portafoglio sociale, cioè a dei titoli che
esso acquista con le sue liquidità. I redditi proFondi di rifinanziamento
venienti da questo portafoglio sociale alimentano le sowenzioni durante tutta la durata dei
Il Fondo di Ristabilimento funziona come prestiti. Le somme imputate al portafoglio soun istituto di credito %medioe lungo termine. ciale e cioè l'ammontare dei prestiti a tasso riI1 suo capitale è costituito da una sottoscrizione dotto accordati durante l'anno, dipendono
dei governi. Basandosi su questo capitale e sul- dunque dai profitti realizzati e dalle conse-
COMUNI D'EUROPA
14
guenti liquidità. Questi prestiti sociali sono, di
massima, abbinati a un prestito a tasso normale.
1. Costruzione di alloggi, centri sociali in favore di:
a) profughi nazionali,
b) eccedenze di popolazione,
C)lavoratori emigranti..
Nelle regioni in via di sviluppo in cui la soCAMPO D'ATTIVITA
cietà agraria si trasforma in società industriale,
la costruzione di alloggi diventa un fattore imSecondo lo Statuto, l'obiettivo del Fondo è portante di progresso economico e sociale. La
dunque quello di aiutare gli Stati membri a ri- scelta delle zone di costruzione determina i
solvere i loro problemi di sovrapopolazione, ivi punti di attrazione dei movimenti migratori e
compresi i profughi nazionali. Perciò, fin permette lo sviluppo delle città. Parallelamendall'origine, esso ha cercato di contribuire alla te a questi programmi di costruzione nei paesi
reintegrazione sociale ed economica dei profu- europei in via di sviluppo, il Fondo ha finanghi nazionali, accordando dei prestiti destinati ziato la costruzione di alloggi sociali per lavoraalla costruzione di alloggi e di centri sociali, tori emigranti in Europa e Oltre-mare ed ha
nonché al finanziamento d'imprese artigianali. contribuito alla realizzazione di programmi di
Esso ha appoggiato, inoltre, programmi d'assi- costruzione di case pei: profughi nazionali.
stenza ai lavoratori emigranti sul loro nuovo Nello stesso spirito, esso ha partecipato al fiposto di lavoro e programmi per mantenere la nanziamento di progetti per il risanamento di
popolazione in regioni economicamente de- zone di baracche e per la ricostruzione di case
presse del paese d'origine. Ma i criteri scelti distrutte da catastrofi naturali.
all'origine dagli organi direttivi del Fondo si
sono ampliati e sono diventati più elastici, in 2. Formazione professionale
modo che il campo d'azione attuale può essere
a) costruzione di scuole di formazione prosuddiviso in tre grandi categorie:
fessionale,
PROCEDURA D'INTRODUZIONE
DELLE RICHIESTE DI PRESTITO
1
BANCHE
COMITATO DI DIREZIONE
CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE
li
\
r
GOVERNATORE
DIVISIONE DELLA POPOLAZIONE
E DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE
RAPPRESENTANZA PERMANENTE PRESSO
IL CONSIGLIO D'EUROPA
(oppure INVIO DIRETTO per i
Paesi non membri del Consiglio
d'Europa)
GOVERNO
(Ministero Competente)
1
PROGETTO
I
settembre 1980
b) creazione di centri di formazione professionale interaziendali e di centri per la
formazione accelerata di lavoratori emigranti.
I1 Fondo di Ristabilimento, conscio del fatto
che creare nuovi impieghi per lottare contro la
disoccupazione e il sotto-impiego è vano se
non si formano anche gli uomini per i nuovi
compiti, ha contribuito alla creazione di centri
di formazione professionale destinati a ricevere
allievi provenienti da regioni europee sovrapopolate. Questi centri hanno obiettivi vari: formazione di allievi, operai e di istruttori per la
formazione professionale, formazione accelerata o riqualificazione professionale degli adulti.
Altri centri sono stati creati, in particolare, per
la formazione professionale di persone che desiderano emigrare e per l'insegnamento della
lingua del Paese in cui intendono recarsi, aumentando così le loro possibilità di promozione sociale e professionale.
3. Infrastruttura e riassetto del territorio
a) ammodernamento rurale, creazione di villaggi pilota, ripristino di regioni sinistrate, in
particolare per impedire l'esodo rurale,
b) creazione d'imprese artigianali per profughi nazionali,
C)sistemazione di porti e di vie di comunicazione,
d) sviluppo del turismo,
e) insediamento d'industrie in regioni meno
sviluppate.
La sovrapopolazione su terre insufficientemente sfruttate, genera disoccupazione, sottoimpiego o emigrazione in cattive condizioni. Il
miglioramento della loro situazione nel Paese
d'origine non può essere ottenuto che con la
creazione di nuovi posti di lavoro, con la ristrutturazione e con la sistemazione territoriale, il che implica l'impianto di nuove industrie, lo sviluppo delle risorse forestali o turistiche e delle vie di comunicazione delle regioni
depresse per evitarne lo spopolamento e I'impoverimento, nonché il deterioramento del patrimonio naturale. Infatti il rapporto uomo1
natura non può più essere considerato come un
rapporto a senso unico, poiché si tratta di azione reciproca; l'uomo non deve più sfruttare,
trasformare o deteriorare il suo ambiente naturale trascurando l'ecologia. Tutti i problemi relativi alla sistemazione del territorio acquistano
oggi un'importanza fondamentale. I1 Fondo
ne tiene conto nel contesto delle sue attività.
PROCEDURA D'INTRODUZIONE DELLE
RICHIESTE DI PRESTITO
Lo Statuto non contiene alcuna restrizione di
massima quanto agli organismi abilitati a chiedere dei prestiti al Fondo.
Ciascuna richiesta di prestito deve contenere :
l) lo Statuto del richiedente e una documentazione relativa alla sua attività (se non si tratta
di un Governo) che comprenda, in particolare:
l'ultimo bilancio, l'ultimo conto delle perdite
e dei profitti e l'ultimo rapporto di attività;
2) una descrizione del progetto da finanziare
corredata da una documentazione relativa sia
settembre 1980
al progetto stesso che alle ripercussioni sociali
ed economiche che la sua realizzazione potrà
avere nella regione interessata, documentazione che deve mettere in evidenza l'importanza
sociale del progetto e la sua conformità agli
obiettivi statutari del Fondo;
3) il costo del progetto e il piano di finanziamento. Questi documenti devono essere estremamente precisi e dettagliati e indicare, in
particolare, la parte di finanziamento chiesta al
Fondo. Questa non può, di massima, superare
una certa percentuale del finanziamento totale: 30140%.
Le pratiche contenenti i suddetti documenti
devono essere indirizzate al Segretario Generale del Consiglio d'Europa, Strasburgo (Francia)
- Divisione della popolazione e della formazione professionale - tramite il Rappresentante permanente presso il Consiglio d'Europa del
Paese interessato, oppure direttamente se il
Paese non è membro del Consiglio d'Europa.
La divisione della popolazione e della formazione professionale del Segretariato generale
esamina le pratiche e si pronuncia sulla loro
ammissibilità dal punto di vista politico e sociale, nonché rispetto agli obiettivi statutari del
Fondo. La richiesta è in seguito esaminata sotto
l'aspetto tecnico e finanziario dal Governatore
del Fondo, infine viene trasmessa al Consiglio
d'Amministrazione che prende la decisione finale quanto al suo finanziamento e alle condizioni di prestito.
Procedure e presentazione
delle domande
a) Domanda di mutuo indirizzata al Fondo
di Ristabilimento del Consiglio d'Europa, e redatta sulla base del seguente
schema:
- ente richiedente
- settore di intervento ( * )
- descrizione della situazione sociale ed
economica della Regione e della zona
- indicazione della garanzia concessa da
istituto bancario
b) relazione esplicativa - con indicazione
della data prevista per l'inizio e I'ultimazione del programma - la quale tra I'altro ponga in luce la portata sociale
dell'iniziativa che si intende realizzare e
( ') A) accordare una prioritd aiprogetta' tendenti apove n.-
medio d e conseguenze d i avvenimenti eccezionafi qudi
cafamitd naturafi e aflusso diprofughi;
B) stabilire i/ seguente ordine diprioritdper le ahre domande di prestiti:
l ) riassorbimento deffa disoccupazione: creazione di
nuovi posti di favoro o mantenimento di queffiesistenti, e
progetti per fa costruzione di affoggi che fonno parte integrante di un progetto che tende a f Mssorbimento deffadisoccupazione;
2) formazione professionde: centri di formazione e di riqudt$cazione professionde destinati d e eccedenze della
popolazione;
3) azioni tendenti ad evitare f'esodo degli abitanti:
- azioni tendenti a frenare o evitare f'esodo rurale o fa
concentrazione urbana;
- intementa' suscettibiIì di favorire fa redistribuzione di
aumento delfapopofazione verso i centri di sviluppo regionde;
4) wiuggro degli emigranti;
>) affoggisocidi;
6) progetti per fa creazione di infrastrutture qudi:
- nsanamento di ~Bidonvdfer
- progetti di sviluppo d'insieme defla Regione
- azioni destinate affe Regioni con sovrapopofazione
accentuata.
COMUNI D'EUROPA
come essa si situi nel contesto economico
locale, nonché nella eventuale pianificazione regionale (con dati, esposti succintamente, sulla occupazione della zona);
C) documentazione tecnica sull'opera da
realizzare;
d) documentazione economica analitica;
piano di finanziamento per l'intero ammontare necessario alla realizzazione del
progetto e precisa documentazione che
attesti la sussistenza dei finanziamenti
per la parte non coperta dall'eventuale
mutuo del Fondo;
e) dichiarazione della Regione che attesti
che I'iniziativa per la quale si chiede il finanziamento rientra nel contesto dei
piani o delle prospettive regionali di sviluppo economico, di assetto del territorio, di formazione professionale, o comunque relativi al settore cui l'iniziativa
stessa inerisce;
f) eventuale dichiarazione del Comune interessato sulla realizzabilità del progetto
sul territorio coinunale, sulla disponibilità delle aree necessarie, ecc.);
g) lettera di impegno di un istituto bancario italiano a fare da tramite nella erogazione del prestito ed a garantire la restituzione delle soinme mutuate e la corresponsione degli interessi;
h) domanda su carta da bollo dell'istituto
bancario indirizzata al Ministero del Tesoro - Direzione Generale Tesoro Div. XV (e copia su carta semplice al Ministero degli Affari Esteri) con cui si
chiede, ai sensi della legge 30 novembre
1976, la garanzia dello Stato di copertura delle eventuali variazioni dei tassi di
cambio, qualora il prestito venga concesso;
Pensiero e azione
(continuazione da pag. 6)
po economico e sociaie del Terzo Mondo; dei
probiemi deii'energia, deiia &occupazione,
deii'injhzione, degli squiiibn' regionaii.
In mancanza di una soiuzione a questiprobiemi, certe divergenze tra gii stati membri si
approfondlrcono e rirvegiiano gli egoismi nazionali, con i/ rischio di portare ia Comunità
aila disgregazione.
Sappiamo che il Pariamento europeo è consapevole di questi probiemi. Ma esso è d o t t o
aii'impotenza, in mancanza di un governo europeo capace di tradurre in decisioni la voiontù
dei Pariamento e di garantirne i'esecuzione.
S'impone una profonda rlforma delle istituzioni deiia Comunità, per evitare che /e speranze suscitate daiia prima eiezione europea si
trasformino in un 'amara deiusione.
Chiediamo quindi ai Parlamento europeo di
nipondere con coraggio a questa sfida, eiaborando un progetto di costituzione che preveda
un governo dotato d i p o t e n limitati ma reali,
responsabiie dr fronte ai Parlamento, in grado
di dare aiia Comunità una volontù politica e
un 'azione efface. >
I1 successo di questa nuova petizione, che mi
pare possa considerarsi in certo senso come ricapitolativa di tutte quelle che l'hanno preceduta (tra cui una per lo stato palestinese che,
avendo ottenuto anche l'appoggio del PCI, sarà la prima ad essere ufficialmente trasmessa al
PE, che ne è il naturale destinatario) sarà assicurato, come sempre, dall'impegno individuale di tutti i federalisti, ancora una volta validamente sorretti dalle organizzazioni consorelle
che li hanno sempre sostenuti, come il CCE.
C O M U N I D'EUROPA
Organo dell'A.1.C.C.E.
ANNO XXVIII - N. 9
SETTEMBRE 1980
i) certificato del Tribunale attestante la
non sussistenza a carico dell'Ente di procedure di fallimento, di amministrazione controllata o di liquidazione;
Direttore resp.: U M B E R T O S E R A F I N I
1) certificato della Camera di Commercio
sulla iscrizione dell'ente nei propri registri;
DIREZIONE,
REDAZIONEE
6.784,556
AMMINISTRAZIONE
Piazza di Trevi, 86 - Roma
6.795.712
m) per i progetti di edilizia economica residenziale documentazione circa I'assegnazione dei terreni edificabili ed i permessi~di costruzione;
n) attestato dal quale risulti l'importo delle
imposte pagate dall'ente richiedente il
mutuo negli ultimi 3 anni;
o) dati essenziali sull'impresa richiedente:
ultimo bilancio approvato, serie completa dei prodotti fabbricati, numero dei
dipendenti prima e dopo la realizzazione dell'investimento suddivisi fra dirigenti, impiegati e operai, fatturato attuale e fatturato previsto specificando,
quando esista, la quota del fatturato
estero.
I documenti, tranne la documentazione tecnica, vanno presentati in triplice copia.
I documenti di cai ai punti a), b), d), (per il
solo piano di finanziamento), e), Q , g), vanno
altresì tradotti in francese o in inglese.
Redattore capo: E D M O N D O P A O L I N I
-
Roma
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LITOTIPOGRAFIA RUGANTINO ROMA - 1980
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Unione Stampa
Periodica Italiana
La Basilicata è al centro del Sud.
Se arrivarci e ~iacevole.
esplorarla sarà &a sorprésa.
Provate a immaginare una terra che conservi ancora intatti - come secoli fa - una natura di incontrastata bellezza. un susseguirsi affascinante di
paesaggi"- ora aspri ed impervi, ora dolci e carichi di storia - e pensate a della gente che sia pronta ad accogliervi con simpatica,
coinvolszente cordialità.. . Ecco. siete in Basilicata.
Una terra che forse conoscete appena, per aver fatto il bagno qualche estate fa nel mare di Maratea, e che invece ha ancora mille cose da
qostrarvi. A partire dal suo mare, che a quello di Maratea aggiunge lo stupefacente litorale del Metapontino, caratterizzato da 35
chilometri di spiaggia e acqua di assoluta purezza. Per passare quindi alle montagne, che costituiscono la parte preponderame di tutta la regione.
Dal massiccio del Pollino al gruppo del monte Vulture, alla Murgia materana, alla Sellata, al Sirino, lo scenario che si presenterà ai vostri
occhi sarà di suggestiva, imprevedibile varietà. E diverso da qualsiasi altra montagna. Ma la Basilicata non è solo spettacolo della natura.
I vari itinerari di viaggio che potrete fare (nel Melfese, nel Lagonegrese, nella Va1 d'Agri e nelle Dolomiti Lucane o nel Materano) vi faranno
scoprire i segni piil vividi delle molte civiltà che sono passate in terra lucana e che trovano un mirabile compendio negli antichissimi Sassi
di Matera. E potranno farvi entrare nel vivo - quasi da protagonisti - dei riti folkloristici della gente lucana, che conserva con inalterato calore
tradizione, costumi e lingua dei loro avi. Qualche piacevole scsta lungo questi itinerari vi farà poi assaggiare i sapori vivaci e genuini della
gastronomia lucana e vi farà apprezzare le espressioni piil interessanti dall'artigianato
locale, che propone - ancora miracolosamente intensi - il gusto e la schiettezza di
Basilicata.
un'autentica, incontaminata tradizione contadina, come awiene da secoli presso le
antiche comunità albanesi.
Una regione tutta da scoprire.
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Anno XXVIII Numero 9