Mons. Vincenzo Lojali:
dalle trincee della Grande Guerra (1915-1918)
a Vescovo di Amelia
a cura di Emilio Lucci
Ass.ne ex alunni mons. Vincenzo Lojali
Amelia
Mons. Vincenzo Lojali:
dalle trincee della Grande Guerra (1915-1918) a Vescovo di Amelia
a cura di
Emilio Lucci, dell’ Ass.ne ex alunni mons. Vincenzo Lojali
di Amelia
e la collaborazione della Diocesi di Terni, Narni, Amelia
e della Fondazione per il Cammino della Luce
Stampa Iris Laboratorio grafico - Maggio 2014
Sono lieto di poter proporre all’attenzione degli abitanti della diocesi
di Terni-Narni-Amelia, ma anche di tutti coloro che avranno in mano
questo volumetto, la figura di mons. Vincenzo Lojali, visto da un punto
di osservazione del tutto particolare: le sue lettere nel periodo della
prima grande Guerra, e pertanto prima di essere ordinato sacerdote e
poi vescovo di Amelia dal 1938 alla sua morte, avvenuta nel 1966.
L’occasione è offerta dalla ricorrenza dei cento anni dallo scoppio
della I Guerra Mondiale, un evento tragico, che travolse milioni di
vite umane e produsse profondi laceramenti nelle coscienze di coloro
che ne ebbero la propria vita sconvolta. Mons. Lojali visse questa
tragedia da soldato combattente ma, dopo un iniziale e comprensibile
sbandamento, che lo spinse ripetutamente a chiedere di poter essere
esonerato da quella prova, la accettò e vi si impegnò spendendo tutto
se stesso, come poi scriverà sul suo stemma vescovile, fino a rischiare
più volte la vita.
Alcuni punti fermi guidarono il suo percorso durante quegli anni: la
frequenza assidua ai Santi Sacramenti, soprattutto all’Eucarestia, la
quotidiana lettura dell’ Imitazione di Cristo e una profonda devozione
alla Madonna, che lo accompagnerà poi per tutta la vita.
Questo volumetto non è un diario di guerra: i combattimenti, le
fatiche, anche le ferite e i pericoli affrontati compaiono solo sullo
sfondo. E il momento di incertezza sulla propria vita futura, espresso
dal seminarista Lojali nelle ultime lettere di questa antologia, si
risolse dopo circa un anno di esame interiore che lo portò ad entrare
nel Seminario Romano (1920), all’ordinazione sacerdotale (1924),
alla consacrazione vescovile (1938) e ad una vita spesa al servizio dei
più bisognosi.
3
Soprattutto questo atteggiamento di totale dedizione agli altri fu quello
che ha spinto molti di coloro che lo hanno conosciuto a chiedere l’avvio
del processo canonico, che dovrebbe condurre alla beatificazione di
mons. Lojali, processo per la cui felice conclusione mi permetto di
chiedere la preghiera di tutti.
+ P. Giuseppe Piemontese
Vescovo di Terni - Narni - Amelia
Mons. Vincenzo Lojali:
dalle trincee della Grande Guerra (1915-1918) a Vescovo di
Amelia
Presentazione
Tra i documenti conservati nell’archivio della Postulazione per
il processo di beatificazione di mons. Vincenzo Lojali1, esiste anche
una corposa corrispondenza con personaggi illustri, ma anche con
gente sconosciuta; tra queste lettere se ne trovano oltre cento, alcune
più lunghe, altre dei semplici bigliettini, che l’allora giovane soldato
scriveva al suo vescovo, Francesco Maria Berti, dalle zone di guerra sui
fronti dell’Isonzo, o del Pasubio, durante tutto il periodo della I guerra
mondiale. Il giovane Lojali, nato ad Attigliano, in provincia di Terni
(ma allora di Perugia), era entrato nel seminario di Amelia all’età di
undici anni, e qui aveva frequentato gli anni della scuola media e del
ginnasio; era stato poi inviato dal vescovo al seminario di Arezzo, per
compiervi gli studi liceali 2. Qui, negli ultimi mesi del 1914, mentre
gran parte dell’Europa era già in guerra, lo raggiunse la chiamata alle
armi cui dovevano rispondere anche i seminaristi, non essendo ancora
intervenuti gli accordi bilaterali tra Stato e Chiesa, firmati poi nel 1929. E
le prime lettere del seminarista-soldato Lojali al vescovo Berti iniziano
proprio dal novembre 1914.
Si tratta spesso di semplici notizie quotidiane, di piccoli sfoghi3,
ma quello che emerge da subito è l’attaccamento, l’adesione agli
1
Fin dal 1984 è stata avanzata, da parte di numerosi abitanti dell’allora diocesi di Amelia, ora
unita in quella di Terni - Narni - Amelia, richiesta al vescovo locale per iniziare un processo informativo
sulle virtù di mons. Vincenzo Lojali (1894 - 1966), vescovo di Amelia dal 1938 alla morte. Il processo
diocesano si è concluso nel 2000; ora la documentazione è a Roma, presso la Congregazione per le Cause
dei Santi, in attesa della sua conclusione.
2
Il seminario della piccola diocesi di Amelia era dotato soltanto delle prime cinque classi
ginnasia-li; al termine di queste, i seminaristi venivano inviati ai seminari di Spoleto, di Roma, o altrove.
Solo nel 1912 venne aperto il seminario regionale di Assisi dove, da allora, viene impartita ai futuri
sacerdoti l’istruzione superiore, filosofica e teologica.
3
La lettera del 24 giugno 1916 si apre con un amaro:«sono tredici mesi che continua la
guerra e non accenna a cessare ...», sentimenti che aleggiavano in tutte le trincee d’Europa.
4
5
insegnamenti cristiani, ricevuti in famiglia e in seminario, l’ansia per
non poter più frequentare, come invece avrebbe desiderato, la santa
messa, o ricevere la santa comunione, neanche nei giorni festivi, ansia
accresciuta soprattutto nei mesi passati al fronte quando le vicende
della guerra limitavano oltre ogni dire le aspirazioni personali. E fino
alla fine dell’epistolario si avverte l’intima, convinta e forte fiducia che
il seminarista-soldato Lojali riponeva nella possibilità di accostarsi
ai sacramenti, come pure nella costante devozione alla Madonna,
come, infine, nella quotidiana lettura di opere di edificazione,
dall’Imitazione di Cristo, alle Glorie di Maria, di Alfonso Maria de’
Liguori, o altri volumi di Alessandro Gallerani, a lungo cercati nelle
librerie, soprattutto nelle ultime fasi del conflitto, quando, ferito e poi
convalescente, era ormai lontano dal fronte.
Giova qui certamente riassumere per sommi capi la vita
militare di Vincenzo Lojali.
Richiamato alle armi nel luglio del 1914, venne prima
assegnato al 70° reggimento di fanteria, poi passò al 128° come
caporale addetto all’ufficio contabilità, e con questo reggimento venne
avviato nella zona di Gorizia, dove operava la II Armata, al momento
della dichiarazione di guerra all’Austria 4. Iscritto, quasi d’ufficio,
al corso ufficiali, ne uscì con il grado di sottotenente nel novembre
1915; intanto era passato al 37° reggimento fanteria, nelle file del
quale svolse tutto il resto della vita militare. Ben poco delle vicende,
alcune anche rischiose, affrontate dapprima con un certo timore, poi
con sempre maggior convinzione, traspaiono dalla corrispondenza
con il vescovo Berti. Nei primi mesi di guerra avanza al suo vescovo
due o tre richieste, da far pervenire all’Ordinario militare mons.
Bartolomasi, per poter essere assegnato a reparti di retrovia, non
combattenti; poi di tale richiesta non vi è più traccia. Si susseguono
invece i momenti “eroici” che portarono il seminarista-soldato a
guadagnarsi ben tre medaglie al valor militare, due d’argento e una
di bronzo. La prima gli venne conferita nel luglio del 1916 sul monte
Seluggio, a nord dell’altopiano di Asiago, dove i reggimenti 37° e
38°, inquadrati nella Brigata Ravenna, erano stati trasferiti dalla zona
dell’Isonzo per far fronte alla Strafexpedition austriaca, la spedizione
punitiva che, nelle intenzioni degli austriaci, appunto, doveva punire
la scelta dell’Italia di essere entrata in guerra contro di loro e, dal
punto di vista militare, prendere alle spalle gran parte dell’esercito
italiano schierato lungo il confine orientale 5. Di tutta questa vicenda
quasi nulla traspare dalle lettere: un breve cenno in un biglietto del
10 giugno inviato «dalla nuova fronte»; una noterella sul clima più
rigido (15 giugno); un accenno quasi di colore: «sono sulle rocce a
picco, mi vedo di sotto l’albero, di sopra i nemici» (7 luglio); quasi
nulla sull’azione che lo portò a guadagnare la medaglia d’argento:
«Sto bene. Sono stato leggermente ferito alla tempia sinistra. Ma non
pare grave» (18 luglio) e, il giorno dopo: «La ferita alla testa non
mi da molto fastidio ed è in via di guarigione. Posso ringraziare la
Madonna!!» dove la fiducia nella protezione celeste, con i due punti
esclamativi, fa certamente aggio su tutto il resto.
È ancora sul fronte degli altipiani che accadde un episodio ben noto
a coloro che conoscono la vita di mons. Lojali: dopo aver descritto
la celebrazione di una Messa al campo di fronte a tutto il reggimento
schierato ed aver espresso il suo profondo apprezzamento per il
cappellano militare «un sacerdote che sa trascinare, sia con le parole,
sia con il suo contegno»; il giovane ufficiale gli aveva chiesto una
copia dell’Imitazione di Cristo, perché quella che gli era stata regalata
dal vescovo Berti era andata perduta durante i combattimenti dei giorni
precedenti, insieme a tutto il resto del bagaglio; «il cappellano, non
avendone per allora, cavò il suo [libro] di tasca e lo divise per metà,
dicendo: Leggiamo tutti e due. Dopo qualche giorno io ho ritrovato
4
Le notizie sulla vita militare di mons. Vincenzo Lojali si possono leggere in R. F. ESPOSITO, Un vescovo fantasia. Mons. Vincenzo Lojali, vescovo di Amelia, Alba, Ed. San Paolo, 1994, pp.
38-80.
5
Questa la motivazione ufficiale del conferimento della medaglia: «Ufficiale ardito, sempre
di mirabile esempio ai suoi soldati, il mattino del 14 luglio, appena cessato il fuoco di preparazione della
nostra artiglieria, si lanciava per primo all’assalto della trincea nemica al grido di Savoia; seguito dai
suoi soldati, affascinati da tanto esempio, giungeva alla trincea nemica e l’occupava. Contrattaccato da
forse nemiche soverchianti, fatto segno all’incrociato fuoco di mitragliatrici e di artiglieria, si ritirava
solo allorché un colpo di fucile lo colpiva al capo». (Monte Seluggio 14 luglio 1916 - D.L. 10 maggio
1917). L’azione sul monte Seluggio è stata diffusamente narrata anche nel volume commemorativo del
reggimento, pubblicato quando il medesimo venne sciolto nel 1991: «il tenente Lojali del reggimento
(37°), alla testa del suo plotone, il 14 luglio riesce a giungere sulla vetta, ma ferito gravemente e falciato
intensamente il suo reparto dalle numerose mitragliatrici avversarie appostate in caverna, è costretto a
ripiegare» (AA.VV., 37° fanteria, Bologna, Casa ed. Conti, 1991, p. 106). (foto m. Seluggio 6 e 7)
6
7
tutto, ma vorrei conservare quella metà del libro per ricordo» (26
settembre 1916). Il cappellano in questione era don Egidio Bignamini,
poi arcivescovo di Ancona, il quale, interpellato come testimone dopo
la morte di mons. Lojali, raccontò l’episodio, aggiungendo anche alcuni
particolari omessi nella stringata prosa dell’allora sottotenente6.
Respinto con successo l’attacco austriaco sull’altopiano di Asiago, la
Brigata Ravenna tornò sul fronte dell’Isonzo7, da dove il sottotenente
Lojali scrisse la lettera, forse, più informale e più divertente nel racconto
dei particolari: «Di fuori qualche raro colpo di fucile austriaco, e ogni
tanto qualche salva di nostre artiglierie ... che superbo spettacolo se
vedesse le rovine di questo paese (Vertojba) attraverso una luce di luna
così chiara! Il camposanto, che mi è vicino, è quasi tutto devastato dai
colpi austriaci.» E proprio durante il giorno, il sottotenente Lojali,
insieme al comandante di battaglione, era entrato, strisciando per
sottrarsi ai colpi nemici, per fotografare la tomba di un ufficiale
austriaco composta «di proiettili inesplosi messi a scala, dal 420 al
75. È qualche cosa di bello! Non abbiamo potuto fotografarla perché
nell’ombra. Ma ci ritorneremo». Sembra la bravata di due ragazzi
incoscienti, non di due ufficiali. Ma forse anche quest’avventura era
servita per scaricare la tensione (8 gennaio 1917) 8.
Il 20 gennaio con uno scarno biglietto, Lojali comunica al
vescovo «Sono tenente»: soltanto due parole, senza fronzoli, senza
6 A. CINTI, Il Servo di Dio mons. Vincenzo Lojali, vescovo. Un uomo, un pastore, un testimone, Amelia,
1988, pp. 78-79.
7 A questo punto del racconto va certamente chiarito un episodio riportato nella biografia di R. ESPOSITO, Un vescovo fantasia,
cit., pp. 45-46 e collocato nel Natale 1916. Mons. Lojali raccontò ai seminaristi di una classe ginnasiale
nei primi anni sessanta come in una notte di Natale, sul fronte dell’Isonzo, aveva sentito forte l’impulso
di chiamare l’ufficiale austriaco della dirimpettaia trincea per stabilire una breve tregua informale tra
i soldati dei due fronti; tregua accettata di buon grado da ambedue le parti, con un breve scambio di
auguri e, forse, una preghiera. Nella descrizione dei fatti il biografo si è lasciato prendere un po’ la
mano dalla vena narrativa; il racconto del vescovo fu molto più parco di particolari e, soprattutto, alla
luce dell’epistolario va collocato nel Natale del 1915, quando il seminarista-soldato Lojali si trovava in
zona di guerra (21 dicembre 1915), mentre nel Natale del 1916 era di ritorno da una licenza, passata ad
Arezzo (24 dicembre 1916).
Nel corso degli anni la conoscenza di simili episodi è aumentata di molto; ne sono avvenuti diversi, in
molte località del fronte italo-austriaco, come pure su quello franco-tedesco, episodi troncati con estrema
decisione dagli alti comandi, appena ne vennero a conoscenza.
8 La tomba oggetto dell’ammirata curiosità dei due ufficiali sembra essere proprio quella della foto
n. 8 inviatami da un amico friulano: oggi, dopo quasi cento anni, i proiettili sono rimasti solo due ma
l’identificazione è pressoché certa.
8
il minimo cenno di soddisfazione personale. Soddisfazione che
invece traspare pochi giorni dopo (29 gennaio) quando comunica di
aver avuto «la desiata» medaglia d’argento. Ma, subito dopo, quasi
a sminuire un po’ l’enfasi, aggiunge nello stesso biglietto: «Fa un
freddo!». Molto più intensa invece la lettera del 15 febbraio nella
quale racconta il dolore per la morte di un commilitone, Attilio
Traversa, di Alessandria: erano diventati molto amici perché «aveva
avuto un’educazione identica alla mia, aveva gli stessi ideali, la stessa
morale e la stessa fede giovanile ... avevamo fatto parecchie volte la
Comunione insieme e ci si confortava a vicenda ...» 9.
La stessa semplicità usata per comunicare la promozione viene
usata pochi mesi dopo per annunciare «Ieri l’altro abbiamo avuto la
visita del Re»: con la lettera maiuscola, ma senza alcun commento.
Nulla dall’epistolario si evince sulla seconda medaglia, di
bronzo, attribuitagli nel maggio 1917 durante la decima battaglia
dell’Isonzo 10: solo qualche breve cenno in una lettera del 29 maggio
nella quale, dopo aver scritto al vescovo: «ho terminato or ora di
leggere il capitoletto giornaliero del vangelo, - aggiunge - ora scrivo
a lei per narrarle tutti i pericoli, tutti i disagi, felicemente finora
superati mercè l’aiuto di Maria ... qui si combatte sempre ed ora son
pochi giorni che abbiamo tregua». Chiudeva chiedendo l’aiuto della
preghiera e fidando nella protezione della Madonna.
Pochi mesi dopo, nell’agosto dello stesso 1917, si concluse
l’esperienza al fronte del seminariste-soldato Lojali: durante
l’undicesima battaglia dell’Isonzo, sul monte Volnik, un’altura di 950
metri nella parte orientale dell’altopiano della Bainsizza, venne ferito
piuttosto gravemente ad una gamba e passò tutto il resto dell’anno ed
il successivo 1918 tra ospedali e convalescenza 11. Anche questa volta
9 Su questa vicenda e sui contatti che il vescovo mons. Lojali mantenne a lungo con la famiglia Traversa
cfr. R. ESPOSITO, Un vescovo fantasia, cit. pp. 43-44
10
La motivazione di questa seconda medaglia riporta: «Aiutante maggiore in seconda, nei
giorni in cui si ripetevano i nostri attacchi contro una munitissima posizione del nemico e se ne respingeva un contrattacco, con ardimento e slancio singolari, percorreva calmo e imperturbabile, sotto il
violento bombardamento e le le raffiche di mitragliatrici avversarie, la linea di fuoco per portare ordini,
assumere informazioni e ristabilire il collegamento con i reparti laterali, coadiuvando efficacemente ed
intelligentemente il proprio comandante di battaglione». (Vertoiba Inferiore, 14-16 maggio 1917. D.L.
18 ottobre 1917).
11
Cfr. la cartina topografica foto 9.
9
la comunicazione è brevissima: «Sono stato ferito il 26 u. s. (agosto)
alla gamba sinistra in un furioso combattimento» (dall’ospedale di
Cividale, 31 agosto); ma già il 10 settembre cercava di rassicurare tutti
con un laconico «Sto meglio» ripetuto anche in biglietti successivi.
E al vescovo che aveva chiesto informazioni più dettagliate sul suo
stato di salute, scriveva dall’ospedale di Novara il 20 settembre:
«Sono stato ferito da pallottola di mitragliatrice che mi ha forato
da parte a parte la gamba sinistra fratturandomi il femore. Le due
ferite di entrata e di uscita del proiettile sono già cicatrizzate e non
ho più nulla. Per l’osso ho l’apparecchio di gesso, applicato fin dal
28 agosto, che mi costringe a rimanere immobile completamente,
tanto che i miei compagni mi chiamano “statua”» conclude con un
pizzico di autoironia. Sulla terza medaglia conferitagli, questa volta
d’argento, appena un cenno in un biglietto da Castellazzo Bormida,
un paese vicino ad Alessandria, inviato il 31 ottobre 1918, quando
l’onorificenza gli venne consegnata formalmente, e la firma, con il
grado di capitano, cui era stato promosso qualche mese prima e di cui
aveva dato notizia al vescovo nel solito modo laconico, senza alcun
fronzolo, in una lettera dell’8 agosto 12.
Pure da Alessandria scrisse il 24 novembre del 1917 mettendo
in primo piano «le cose terribili (che) in questi ultimi giorni hanno
attirato la nostra mente. Io non so più nulla di tanti amici e compagni
... Silverio, Gaetano e tutti gli altri compagni le hanno ancora scritto?»
È l’unico accenno, quasi criptato, sulla rotta di Caporetto durante la
quale era stato fatto prigioniero Silverio Canepone, un seminarista di
Lugnano, quasi suo coetaneo 13.
12
La motivazione di questa terza medaglia recita: «Aiutante maggiore in seconda, sotto il furioso fuoco nemico di mitragliatrici e fucileria compiva con calma e serenità d’animo il proprio dovere
in modo ammirevole. Portatosi dove era più violento il fuoco avversario rincuorava i soldati, trascinando
con sé i pochi supersiti. Recatosi nei posti più avanzati e fatto segno a nutrito fuoco di fucileria, continuava a riordinare e rianimare i dipendenti finché venne gravemente ferito» (Altipiano della Bainsizza 27
agosto 1917. D.L. 13 ottobre 1917.
La ferita alla gamba lasciò mons. Lojali claudicante per tutto il resto della sua vita.
13
Silverio Canepone, di Lugnano, era appena più giovane di lui e nipote dell’allora rettore del
Seminario di Amelia; sottotenente del 35° reggimento fanteria, si trovava col suo reparto in Carnia al
momento dello sfondamento di Caporetto; cercò invano di opporsi all’avanzata nemica guadagnando
anche una medaglia di bronzo al valor militare; nei giorni successivi il suo e altri reggimenti vennero
circondati dagli austro-tedeschi lungo la valle del torrente Meduna e fatti prigionieri (foto 10). Questa
notizia traspare da un’altra lettera del Lojali del 22 dicembre ma, al solito, senza offrire particolari.
10
La corrispondenza tra l’ormai capitano Lojali ed il vescovo
proseguì anche negli anni 1918-1919. Il 26 marzo 1918 Lojali comunicò
di aver sostenuto le prove scritte per ottenere la licenza liceale in una
«sessione straordinaria per i militari» ma che avrebbe rimandato gli
orali ai mesi successivi perché non si sentiva adeguatamente preparato
14
. Tornato in convalescenza ad Alessandria, dove svolgeva lavoro di
ufficio, continuava a leggere i capitoletti giornalieri dall’Imitazione
di Cristo, dalle Massime di S. Francesco di Sales e da altri volumi di
edificazione. La notizia della fine della guerra e della vittoria «che
ci ricompensa di tutti i dolori sofferti» lo raggiunse nella nuova sede
di servizio, a Brescia. Nella stessa lettera, del 20 novembre 1918,
comunicava di aver assistito alle manifestazioni di giubilo in varie città
del nord; ma subito dopo aggiungeva di aver visitato i paesi oltre il
Piave dove aveva toccato con mano la desolazione e le miserie portate
da un anno di combattimenti. E tornava a chiedere se erano giunte
notizie di Silverio Canepone. E da Brescia arrivano pure le lettere
successive, lettere che raccontano di una profonda crisi interiore che
attanagliò per lunghi mesi la mente del giovane seminarista-soldato,
incerto se riprendere la via verso il sacerdozio, abbandonata per colpa
degli eventi bellici, oppure sceglierne un’altra; la stessa prospettiva di
«andare ancora a scaldare le aule scolastiche» lo turbava non poco;
e, senza abbandonare le direttrici cui aveva sempre conformato la sua
vita, pensava di poter continuare ad essere un buon cristiano seguendo
gli esempi di quei laici, come Federico Ozanam, o Contardo Ferrini, la
cui fama di carità si stava diffondendo negli ambienti cattolici di inizio
secolo: su ciò chiede consigli ai confessori, al vescovo e continua a
confidare nel sostegno della preghiera, sua e degli altri, senza mai
Silverio Canepone non tornò in seminario. Dopo la guerra entrò nell’amministrazione statale e visse a
lungo tra Pola, Roma e Como. Per queste notizie e la foto ringrazio il figlio, Claudio, e il nipote, Roberto
al quale il nonno volle imporre il nome del prozio, l’ex rettore del seminario di Amelia dei primi anni del
ventesimo secolo.
14
Non so se va riferito a questo periodo un episodio curioso narrato dallo stesso vescovo in
modo confidenziale a noi alunni di ginnasio all’inizio degli anni Sessanta. Un giorno il parroco di Attigliano, don Colombano Mescolucci, disse al giovane militare che la madre di lui, preoccupatissima, era
andata a riferirgli, in sacrestia, che “Enzino” era tornato dalla guerra molto cambiato: mentre leggeva un
libro diceva un sacco di parolacce, cosa che non aveva mai fatto! Si scoprì poi che la parolaccia che tanta
inquietudine aveva procurato alla mamma era σμερδαλεος [smerdalèos] un attributo che Omero usa per
Giove, e che significa “Signore del tuono”: il giovane militare si stava infatti preparando agli esami e
aveva deciso di rileggersi tutta l’Iliade in greco per riprendere familiarità con la lingua.
11
abbandonare quelle pratiche devozionali seguite anche nei giorni più
cupi della permanenza al fronte 15. Nelle ultime lettere affiorano la
disillusione e lo sconcerto seguiti all’esultanza, contenuta, abbiamo
visto, per la fine della guerra e la vittoria conseguita: scoppiavano
disordini tra la popolazione per la mancanza di viveri a prezzi
accessibili; dilagavano sotto i suoi occhi atteggiamenti egoistici,
immoralità e scostumatezze di ogni genere; tra gli stessi colleghi
ufficiali «nessuno vuol più imporsi e frenare se stesso» e quando egli
prova a difendere i valori cristiani nei quali è cresciuto, si sente dare
dell’ingenuo, dell’illuso, perfino del malato di mente, finché qualcuno
dei presenti, dando di gomito al vicino, non gli sussurra all’orecchio
«è un prete!» (29 agosto 1919). Ma proprio queste schermaglie
dialettiche sembra abbiano rafforzato in lui la decisione di proseguire
la strada intrapresa tanti anni prima.
Il 4 dicembre 1919 ha finalmente termine il «sevizio militare
di 5 anni e 23 giorni» come lo stesso Lojali puntualizza nella lettera
al suo vescovo; lettera in cui esprime il rammarico perché molti degli
ex compagni hanno manifestato l’idea di non tornare in seminario. Il
dubbio sulla vita futura resta anche nella sua mente e vi rimarrà per
quasi un altro anno, fino all’ingresso nel Seminario Romano del 15
novembre 1920. (foto 20)
Criteri di trascrizione
I numeri arabi in alto a sinistra sono stati apposti per la presente
edizione e sono progressivi per le lettere pubblicate.
La dizione SLGC, che compare su quasi tutte le lettere (Sia
lodato Gesù Cristo), è stata messa sempre a sinistra, anche se negli
originali occupa un’altra posizione. Alcune volte la stessa è sostituita
da JMJ (Jesus, Maria, Joseph).
Le date sono state trascritte come apposte negli originali e nelle
stesse posizioni.
L’apposizione di tre asterischi (***) indica la presenza nei testi
originali di una parola che è stato impossibile decifrare.
15
Nella lettera del 17 aprile 1919, Giovedì Santo, si rammarica di come neanche questa volta
potrà andare alla S. Messa di Pasqua, perché inviato per servizio in un lungo giro tra le città del nord
Italia.
12
13
Corrispondenza Lojali - mons. Berti
Anno 1914
1.
S(ia) L(odato) G(esù) C(risto)
Eccellenza,
Le scrivo dalla sala dei Filippini addetta ai soldati ed ho
insieme a me il mio compagno di seminario ed altri soldati. Siamo andati
anche a S. Croce con il suo biglietto 1, però è difficile che ci possiamo
arrivare ogni sera, perché è di molto lontano: preferiamo venire dai
Filippini i giorni feriali e la domenica andare anche a Santa Croce dove
fummo accolti la prima volta molto gentilmente. Io non ho parole per
ringraziare l’E.V. della premura che si è presa per me; però dal canto mio
procurerò di far sempre il mio dovere a gloria di Dio e a consolazione del
suo cuore paterno. Ora, grazie all’E.V. non mi sento più solo, e il giorno mi
trascorre più lieto e con più lena compio i faticosi esercizi militari, sicuro
che alla sera mi attende per benedirmi Gesù insieme a Maria nella chiesa
dei Filippini; e dopo anche qualche ora di studio e di onesta ricreazione.
Quanto prima dovremo anche presentarci all’Arcivescovo 2,
raccomandati dal vescovo di Arezzo3, per riceverne poi un attestato della
nostra condotta.
Intanto io non tralascio mai la mia confessione settimanale, e la
comunione spero di farla ogni domenica qui dai Filippini.
La ringrazio dei suoi frequentissimi e salutari consigli, che
procurerò di mettere in pratica, di buona voglia.
Gradisca l’E.V. gli umili ossequi del mio compagno di seminario,
e i miei.
Mentre le bacio il S(anto) A(nello), imploro la paterna benedizione
apostolica.
Dell’E.V. Ill.ma
devotissimo e obbligatissimo
Vincenzo Lojali
Firenze, 27 novembre 1914
1
Il vescovo di Amelia, mons. Berti, era stato custode del convento di S. Croce, a Firenze. Non sono invece riuscito ad identificare il compagno di seminario cui il Lojali farà spesso riferimento, fino alla morte avvenuta
nel dicembre 1915 (cfr. lettera 34)
2
Era allora arcivescovo di Firenze mons. Alfonso Maria Mistrangelo (1899-1930), cardinale dal 1915.
3
Mons. Giovanni Volpi
14
15
2. S.L.G.C.
Eccellenza,
ecco di nuovo il suo povero figliuolo lontano a renderle note
le sue notizie che, grazie a Dio, sono sempre migliori. Questa volta
ho un motivo di più di scrivere all’E.V.. Il Rev.mo padre Carlo, che
mi fa le veci di padre veramente, ha ricevuto la pregiatissima di V.E.
e m’ha incaricato di ringraziarla a suo nome e di porgerle gli ossequi
più vivi.
Io ho ricevuto per mezzo dello stesso padre Carlo la sua paterna
benedizione, che mi ha riempito il cuore d’una gioia ineffabile, perché
anche accompagnata da una circostanza che mi è caro render nota
all’E.V.
Il giorno dell’Immacolata, non avendo potuto far festa esterna,
insieme al mio compagno di seminario, abbiamo fatto festa interna
in onore di Maria. Ci voleva però qualche cosa che la esternasse.
Sacrificammo volentieri un paio di cinquine 4 per ciascuno e
acquistammo un bel mazzo di fiori che umiliammo commossi ai piedi
di Maria su l’altare d’argento della SS. Annunziata. Chiedemmo in
ricompensa a Gesù e a Maria una speciale benedizione che speriamo,
anzi siamo sicuri ci impartirono. Alla sera poi nel ritrovo qui dei pp.
Filippini, padre Carlo mi comunicò la benedizione dell’E.V. che io
accolsi come conferma della benedizione di Gesù e di Maria. Oh, che
gioia!
Ogni sera oltre il Rosario e la Visita, io per me fo la mia lettura
spirituale (Manuale dell’anime interne, di p. Grou) nella cappellina di
S. Carlo e poi studio un pochino. Ecco la mia vita.
Gradisca i miei ossequi e benedica
Dell’E.V.
devotissimo e obbligatissimo
Vincenzo Lojali
Firenze, 9 dicembre 1914
4
3. S.L.G.C.
Eccellenza,
eccomi anche in quest’anno a porgere all’E.V. i voti e gli
auguri più fervidi. In questi giorni sento più che mai la lontananza
dai miei cari, quindi è un piacere per me intrattenermi almeno per
scritto con i miei superiori lontani; ma specialmente con l’E.V. che ha
sempre mostrato per me sollecitudine e cuore paterno.
Spero che il buon Gesù nel giorno di Natale mi farà la grazia
di riceverlo con più fervore del solito e allora pregherò tanto per l’E.V.
affinché Gesù Bambino Le conceda tutto ciò che il suo cuore paterno
desidera e una vita lunga e piena di felicità, per il bene della diocesi
nostra.
Pregherò anche per me, perché mi dia la grazia di superare
questa prova e di essere un giorno un buono e santo sacerdote quale
Egli vuole, che faccia del bene e sia di consolazione al cuore di V.E. Gradisca questi voti che partono proprio dal cuore.
Prostrandosi al bacio del S(anto) A(nello) implora la pastorale
benedizione
Dell’E.V.
devotissimo e obbligatissimo in Cristo
Vincenzo Lojali
Firenze, 23 dicembre 1914
P.S.: Padre Carlo invia all’E.V. i più rispettosi ossequi e i più fervidi
auguri.
La paga versata ai militari ogni cinque giorni.
16
17
Anno 1915
4. S.L.G.C.
Eccellenza,
ho tardato un pochino questa volta a scrivere perché da
Firenze il 17 u.s. fui rimandato in Arezzo, dove ora spero di rimanere.
Ier l’altro fui tratto a sorte insieme a molti altri per andare verso i
luoghi battuti dal terremoto5, ma poi fui cambiato con un altro, che
partì molto volentieri. Ora io prego per lui perché non gli abbiano ad
accadere disgrazie e lo raccomando a Maria come me stesso.
Non può immaginare la mia gioia nell’essere tornato quasi in
seminario!
Gli ultimi di dicembre ricevei una lettera da Porcacchia 6 ed io
gli risposi dandogli alcuni consigli pratici che vennero suggeriti a me
nel passare dal seminario alla caserma.
Gradisca l’E. V. gli ossequi e i voti più sinceri del mio cuore.
Prostrandomi al bacio del S. A(nello) imploro umilmente la pastorale
benedizione che mi conforti e mi dia forza di sostenere con pazienza
questa prova della milizia.
Dell’ E. V.
devotissimo e obbligatissimo
Vincenzo Lojali
Seminario, 22 gennaio 1915
5. S.L.G.C.
Eccellenza,
vengo ancora questa volta a porgerle mie notizie che,
grazie a Dio, sono ancora migliori delle ultime. Sono entrato quale
scritturale nell’ufficio di Compagnia, quindi ora non è più la mia
una vita faticosa, essendo dispensato dagli esercizi e dal montare di
guardia.
Per questo piccolo impiego che ho mi sono liberato da
un’altra improvvisa partenza. Ieri all’improvviso partirono cinquanta
della mia Compagnia per un paese non molto lontano d’Arezzo in
cui vi sono tumulti per via del grano 7, però il Capitano non mi ha
lasciato partire appunto perché addetto all’ufficio. Immagini V.E. la
mia gioia nell’aver anche questa volta scongiurato il pericolo della
lontananza da chi si prende cura di me come un padre, cioè dal Rev.
mo Signor Rettore di questo seminario. Ogni sera mi ci reco a studiare
un pochino e la domenica, dopo la Comunione, rimango a pranzo co’
miei compagni.
Io ringrazio Iddio di questi suoi benefici e vantaggi materiali,
pronto però a fare il sacrificio qualora lo volesse.
Gradisca i miei umili ossequi. Benedica
Dell’E.V.
devotissimo e obbligatissimo in C. J.
Lojali Vincenzo
Seminario, 20 febbraio 1915
5
Si trattava del terremoto di Avezzano, del 13 gennaio 1915.
6
È Domenico Porcacchia, di Attigliano, compagno di seminario; non vi rientrò alla fine della
guerra; divenne avvocato. Non è stato possibile rintracciarne una foto.
7
Non sono riuscito a trovare di quale paese si tratti; ma disordini contro il carovita e la scarsità
di grano e farina scoppiarono in diverse località italiane tanto che già alla fine di gennaio 1915 il Governo
aveva deciso di sospendere per sei mesi il dazio su cereali e farine (notizia tratta dal Corriere della Sera
del 31 gennaio 1915).
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19
6. S.L.G.C.
Eccellenza,
si avvicinano le sante feste pasquali, ed io sento il
bisogno di esternare i sentimenti del mio cuore alle care persone
lontane.
Quest’anno non potrò assistere alle commoventi funzioni
della settimana santa, e me ne duole profondamente; ma offrirò tutto
in sacricicio (sic: sacrificio) a Gesù Crocifisso.
Forse non potrò né pur trascorrere il sacro giorno di Pasqua qui
in Arezzo, insieme ai seminaristi, perché ai primi di aprile partiremo
tutti per recarci forse a Stia nel Casentino a compiere i tiri collettivi.
Immagini l’E. V. quale è il mio dispiacere nel non poter fare la
Comunione in un giorno sì fausto e solenne. Ma io assisterò in spirito
a tutte le sacre funzioni e così Gesù ne sarà contento lo stesso.
Io credo che questi giorni durante i quali saremo assenti
da Arezzo, saranno giorni di sacrificio, specialmente per chi non è
abituato, dovendo probabilmente dormire dentro le tende con questo
tempo così cattivo. Ma Dio e Maria mi custodiranno: a Loro io mi
sono affidato.
Gradisca intanto l’E. V. i miei voti più sinceri di felicità e
la promessa di pregare tanto tanto il buon Gesù risorto, per chi ha
dimostrato verso di me sollecitudini veramente paterne.
A conforto in quest’altra piccola traversia, imploro prostrato
la Sua Pastorale Benedizione
Dell’E. V. Ill.ma
devotissimo e obbligatissimo in C(hristo) J(esu)
Vincenzo Lojali
Seminario di Arezzo, 29 marzo 1915
7. S.L.G.C.
Eccellenza,
credevo veramente di andare a Stia, e invece un ordine
improvviso ha stabilito, pochi giorni prima della partenza, che i tiri
collettivi non sarebbero stati più a Stia, ma a Vaglia, un piccolo paese
tra i monti, a una venticinquina di chilometri da Firenze, lungo la
linea Firenze -Faenza - Bologna. Pazienza; anche questa lontananza è
un altro sacrificio che il Signore vuole da me. Ho ricevuto qui a Vaglia
la sua gentilissima, e ne La ringrazio vivamente.
La vita di campo, con un tempo da lupi, è di molto dolorosa,
ma pazienza, specialmente in questi giorni.
Quel che mi addolora si è che la chiesa è di molto lontana in
vetta a un poggio e isolata dal nucleo di case che si dice Vaglia, presso
cui stiamo attendati.
Però Le prometto di frequentarla più che mi sarà possibile, e
di tenermi lontano dai ritrovi per me pericolosi.
Ho sentito dire che la domenica di Pasqua sarà giorno di tiro 8;
anche questo mi addolora; però io metterò in pratica un consiglio che
l’E.V. mi diede nei primi tempi della mia vita militare: di concepire
cioè un vivo desiderio di accostarmi ai Sacramenti e di ascoltare la S.
Messa, quando non posso recermi in chiesa. Il Signore, lo spero, ne
sarà contento lo stesso.
Rinnovo i miei ossequi e gli auguri più sinceri.
Mi conforti la Sua S(anta) B(enedizione)
Dell’ E.V.
devotissimo e obbligatissimo
Loiali (sic) Vincenzo
Dal campo di Vaglia (Firenze)
128° fanteria M.M.
1° compagnia
8
20
Nel 1915 la Pasqua cadde il 4 aprile. La lettera deve essere di pochi giorni prima.
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8. Lettera di mons. Berti al pievano di Vaglia
S.L.G.C.Amelia (Perugia) 5.4.1915
Rev.mo sig. Pievano,
non Le faccia meraviglia che il vescovo della piccola
Amelia Le scriva chiedendole una carità.
Forse ci siamo già conosciuti di persona; e se la memoria non
mi inganna una diecina di anni fa, quando mi trovavo superiore in S.
Croce di Firenze. Mi pare cioè che Ella venisse a chiedermi un Padre
per la Quaresima, e che io le abbia mandato il p. Angelo Brilli.
Ecco che cosa desidererei dalla sua carità: fra i soldati che in
questi giorni si trovano al campo presso Vaglia vi è un mio seminarista,
il più buono e il più bravo de’ miei figliuoli, che mi è prezioso quanto
la pupilla degli occhi, perché nei sette anni che l’ho visto crescere ho
avuto campo di ammirare il maraviglioso lavoro della grazia in quella
bell’anima, e il corredo di ben fondate virtù che vi si sviluppavano e
che hanno gettato profonde radici.
Finché si trovava in Firenze, o in Arezzo aveva un prezioso aiuto e
conforto presso i Padri di S. Firenze e nel Seminario. In Arezzo stava
appunto compiendo il liceo in quell’ottimo seminario, dove lo avevo
collocato, non avendo qui il liceo.
Al campo invece non ha una persona veramente amica che
possa confortarlo, né ha comodo di soddisfare alle sue pratiche di pietà.
Immagini quanto avrà sofferto nella sua bell’anima in questi Santi
giorni lontano dal suo asilo di pace, non confortato dai Sacramenti;
ma quanti atti interni pieni di merito avrà compiuti!
Alla Sua carità dunque raccomando questo caro figliuolo e
son certo che in Lei troverà l’amico sincero dell’anima sua. So che
la chiesa è lontana dal campo, ma egli, permettendoglielo il tempo,
farà ben volentieri questo sacrifizio per venire a trovar lei e Gesù. Gli
scrivo che si presenti.
Di questa carità Iddio sarà Le darà gran merito, ed io la reputerò
fatta a me stesso, e se vorrà anche qualche volta darmi ragguaglio di
questo caro giovane che si chiama Vincenzo Loiali, creda che mi farà
gran piacere.
Domandandole scusa della mia libertà, Le auguro ogni
migliore consolazione e di cuore La benedico, raffermandomi in
osculo sancto.
Devotissimo, affezionatissimo in N.S.
+ fra Francesco M.a Berti
vescovo di Amelia
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23
9. Dal pievano di Vaglia a mons. Berti
J.M.J. Vaglia 7 aprile 1915
Eccellenza,
questa mattina il portalettere di Vaglia, per mezzo di
sua moglie, m’ha portato una lettera, indirizzata a don Luigi Rosati,
l’ex pievano di Vaglia, allontanato da questa parrocchia fino dal
1900, e m’ha pregato d’indicargli l’indirizzo di questo Rosati, poiché
ora è prete libero in Firenze, però senza aver voluto rinunziare alla
parrocchia.
Veduto il timbro postale, le ho detto: «Questa lettera deve
essere mia e non del Rosati; in ogni modo dite al vostro marito che si
presenti a me prima d’aprirla». Essendo giunta la sera e non avendolo
veduto, l’ho aperta e le mie previsioni si sono completamente avverate.
E come potevo prevedere questo? Dal fatto che questo suo ottimo
giovane s’era già presentato a me fino dal primo giorno che era a
Vaglia; e il Sabato Santo alla sera venne da me a far la sua confessione
insieme a un altro chierico di Arezzo.
Assicuro Vostra Eccellenza del mio più vivo interessamento
di questo suo chierico, come pure degli altri seminaristi. Se non è la
stagione che glielo impedisca, tutte le sere salgono su alla chiesa e
dopo aver fatto le loro devozioni, li ho fatti passare in canonica ed
ho loro offerto un bicchier di vino. In questi tre giorni di Pasqua ci
ho avuto le Quarant’ore solenni e alla sera la chiesa è stata sempre
gremita di militari.
Ieri sera, ultimo giorno, la mia Banda Cattolica fece servizio
sul piazzale della chiesa e in paese, e il colonnello del Reggimento
volle gentilmente offrire un rinfresco ai miei musicanti, per cui io ebbi
occasione di presentarmi per far la sua conoscenza e ringraziarlo.
Poveri figliuoli, che vitaccia hanno fatto in questi Santi giorni!
Il paese in festa per tre giorni, ed essi sempre al tiro, anche il
giorno di Pasqua!
Giunsero qua il Giovedì Santo, sotto una pioggia a dirotto,
fecero le tende sopra un campo lavorato di fresco, col fango fino al
ginocchio e con pochissima paglia; può dirsi che le prime due notti
dormissero su l’acqua.
Questa sera li aspettavo da me, ma il tempo di nuovo tornato
a cattivo, li ha impediti di salire quassù. La chiesa è distante circa
un chilometro dall’accampamento; ma ci vengono moltissimi quassù,
perché il villaggio di Vaglia, quieto e buono, è piccolo, non ci sono
che tre o quattro botteghe, per cui mi dicevano questi militari, non
trovano neppure il posto dove scrivere una lettera alle loro famiglie.
Son venuti da me ed ho loro offerto la più larga ospitalità.
Eccellenza, ricordo benissimo di esserle venuto a chiedere il
predicatore della quaresima; ed anche l’anno scorso ebbi un religioso
di S. Croce e fu don Gino Marchi, col quale son sempre in ottima
relazione.
So che il vitto del campo non è tanto buono, ed io potrei farlo
venire a mangiare un boccone da me alla sera, giacché egli non è
libero che dalle 5 ½ alle 8 ½.
In tutto quello che io possa, sia moralmente, sia materialmente,
Eccellenza, disponga pure liberamente di me, ch’io sarò ben lieto,
anzi mi terrò onorato di poterlo fare.
Eccellenza, raccomando alle di lei orazioni me, il mio popolo,
la mia famiglia.
Voglia benedirmi, mentre col più profondo ossequio ho l’onore di
dirmi dell’Eccellenza Vostra Reverendissima
Umilissimo Servitore
p. Francesco Piattoli
Vicario Spirituale a Vaglia.
10. Risposta di mons. Berti
S.L.G.C.Amelia, 9 aprile 1915
Molto reverendo sig. Vicario,
l’Annuario Ecclesiastico mi ha fatto sbagliare nell’indirizzare
la lettera al Rosati, ma fortunatamente, è giunta a chi era veramente
diretta. Deo gratias!
La ringrazio vivamente delle notizie che mi ha date del mio
chierico, al quale penso sempre, come ad altri due che si trovano su
per giù nelle medesime condizioni, ma già al confine, ed un altro
ancora a Roma 9. Poveri figliuoli!
Per quanto mi è possibile cerco di raccomandarli a buone
persone, e per grazia di Dio di buone persone ve ne sono dappertutto.
Cotesto ha trovato istintivamente il suo ottimo cuore, ed Ella ne
ha preso cura subito, anche prima ch’io lo raccomandassi. Dio La
rimeriti!
Ora vivo un po’ più tranquillo perché il mio Vincenzo ha
vicino un sincero amico ed un angelo custode, al quale è inutile lo
raccomandi più oltre.
Il Signore La ricompenserà; ma se in qualche cosa crede possa
anch’io giovarle, mi comandi con libertà.
Mando per mezzo di Lei i più affettuosi saluti e tante
benedizioni al mio chierico, ed anche a quello d’Arezzo, che credo di
conoscere.
Saluto e benedico con riverente affetto anche Lei, e godo
potermi segnare
Suo obbligatissimo, affezionatissimo in Christo
+ fra’ Francesco M.a Berti
Vescovo di Amelia
9
I due seminaristi già al fronte forse erano Silverio Canepone, di Lugnano, e Domenico
Porcacchia, di Attigliano; quello ancora a Roma, ma già mobilitato, era Sante Pantaleoni (foto 11), di
Penna in Teverina, partito il 30 aprile 1915, come risulta da un suo fascicolo di ricordi, scritto nel 1927.
24
25
11. Dal pievano di Vaglia
J.M.J. Vaglia, 14 aprile 1915
Eccellenza,
mi onoro dare a V. E. l’ultime notizie dell’ottimo
giovane Loiali; dico ultime, perché è partito questa mattina alle 5
dalla mia parrocchia per tornare ad Arezzo.
Domenica sera lo tenni, insieme ad altri chierici, a cena da
me. Lunedì sera, con un mio biglietto, andarono a visitare il convento
di Monte Senario; rimasero tutti entusiasmati dalla bellezza di quel
sacro luogo.
Ieri sera venne cogli altri a dirmi addio.
Si trattennero da me fino all’ora della ritirata. Prima di partire
si volle di nuovo confessare.
Tutte le sere egli è venuto alla chiesa a fare le sue orazioni.
È tanto un buon figliuolo.
Gli feci i saluti di Vostra Eccellenza; e sapendo che io le avrei
riscritto, mi ha incaricato di ringraziare V.E. e di presentarle i suoi più
devoti ossequi.
Si dice che nel maggio debbano tornare in qua al campo; non
so se sarà vero.
Prego V.E. di gradire i miei più umili ossequi; imploro a sua
benedizione, mentre ho l’onore di dirmi dell’Eccellenza Vostra Rev.ma
Devotissimo Servitore
p. Francesco Piattoli
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12. S.L.G.C.
Eccellenza,
siamo tornati finalmente in Arezzo il 14 u.s. con quanta
mia gioia può bene immaginare. I giorni del campo e dei tiri sono
stati, è vero un pochino faticosi, ma in complesso io l’ho trascorsi
più contento di quel avrei creduto. Lo stare sempre all’aria aperta e in
mezzo ai monti ha conferito non poco alla mia salute, ed ora, grazie a
Dio, mi sento veramente bene.
Ogni sera dopo le fatiche della giornata si ascendeva alla
piccola chiesa, e dopo la visita, ci si tratteneva in conversazione con
l’eccellente parroco, il quale m’ha pregato di porgere a V. E. gi ossequi
più sinceri e cordiali.
Ho fatto conoscenza con alcuni seminaristi che si trovavano
nell’esercito di Siena accampato con noi, e tutti insieme, una sera,
siamo ascesi a Monte Senario, dove abbiamo venerato le reliquie del
Sette Santi Fondatori e abbiamo ammirato lo splendido panorama che
vi si gode.
Durante il campo non abbiamo mai potuto ascoltare la S.
Messa e fare la S. Comunione perché anche il giorno di Pasqua fu per
noi di lavoro.
Io ho offerto al Signore tutti i sacrifici sofferti e sono stato
sempre contento perché, almeno alla sera, potevo ritirarmi un pochino
a pregare. Ora spero di rimanere in Arezzo, però sono disposto in tutto
a eseguire la volontà santa di Dio, dovunque mi voglia. Intanto ogni
sera posso vestire il S. Abito e stare insieme ai seminaristi a spasso e
a studio.
Gradisca i più umili ossequi e benedica
Arezzo 19 aprile 1915
Dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo in C. J.
Vincenzo Lojali
27
13. S.L.G.C.
Eccellenza,
ho ricevuto la sua pregiatissima e ne ringrazio
vivamente Iddio e l’E.V. Scrissi l’ultima volta in cartolina e senza
affrancarla fu l’impotenza in cui mi trovavo di trovar carta da lettere,
e poi anche perché me lo consigliò il mio tenente. Ma ora che l’ufficio
postale è quasi in regola, posso scrivere a V.Ecc. con più decenza e
comodità.
Grazie alla Madonna, sotto la di cui protezione mi sono
rifugiato e stretto sempre fin dal primo giorno che indossai la divisa
militare, io mi trovo bene ed in ottima salute, non ostante i disagi e le
fatiche cui andiamo incontro. La mobilitazione e la guerra non mi ha
sconcertato punto e sono sempre contento come prima, perché sono
sicuro di fare anche qui la S. volontà di Dio.
Ora non ho più né tempo né modo di pregare a lungo e ho
dovuto abbandonare i miei cari libri di pietà; ma dico continuamente
giaculatorie a Dio e per riparare le tante bestemmie che lacerano il
Cuore di Gesù, e per sottomettere tutto me stesso a Dio.
Intanto in mezzo a pericoli e disagi grandissimi, tutto il mio
studio è di conformare il mio carattere a quella soda e ferrea disciplina
che unita e raddolcita dalla carità di Dio, forma la più bella prerogativa
del clero.
Dopo il 23 maggio, che si partì da Arezzo, una sola volta sono
potuto andare in chiesa, in un paesello, dove ci si accampò per passare
la notte: era il 30 maggio durante la funzione mariana: la Madonna
mi benedì ed io con più coraggio uscii dalla chiesa. Ora però è stato
nominato il Cappellano del Reggimento, ma ancora non funziona; si
parla però che presto ci sarà la Messa al campo: Dio lo voglia !!
Io ricordo sempre, e prego, come posso anche per V.E.; ma ora
la mia preghiera favorita è di soffrir tutto con pazienza; e nelle marce
e in mezzo alle fatiche l’ho ricordato le cento e le molte volte a Gesù
e a Maria che voglio tutto soffrire per loro onore.
Mi raccomando alle preghiere dell’E.V. e a quelle dei miei
superiori e compagni, che tengo sempre nel mio cuore riconoscente.
Mi conforti ancora e mi dia sempre più forza la sua paterna
Benedizione. Dal canto mio le prometto con fede di soldato di non
abbandonare mai il rifugio che la paterna bontà di V.E. mi ha scelto e
nel quale son sicuro di rivederla.
Benedica dell’E.V.
devotissimo e obbligatissimo figlio
Lojali V.
Lì 14 giugno 1915
14. (cartolina Cadore pittoresco)
S.L.G.C. [in alto: cap(orale) Vincenzo Lojali]
Eccellenza,
ho ricevuto la sua pregiata cartolina e mi ha aggiunto
nuova fiducia e coraggio. Non può pensare l’E.V. quanto mi conforti
il pensiero d’essere continuamente assistito dall’ascoltata preghiera
di un vescovo! Come mi sento disposto a fare qualunque sacrificio
per seguire la volontà di Dio! Mi raccomando di nuovo e sempre
alla preghiera dell’E.V. e a quelle dei miei compagni e superiori. Mi
benedica
dell’E.V.
devotissimo e obbligatissimo in C(hriso) J(esu)
Lojali Vincenzo
26 giugno 1915
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29
15. S.L.G.C.
Eccellenza,
vengo con la presente a comunicarle la mia promozione a
caporal maggiore di contabilità, promozione da campo, senza esami,
senza impicci.
Ho ricevuto jer l’altro una lettera del vescovo di Arezzo,
la quale diceva che l’E.V. era stata presso di Lui. Come sarei stato
volentieri in Arezzo !!
Continuo a stare veramente bene e contento nel Signore.
Ossequi a tutti i superiori, saluti e con unione a tutti i compagni.
Mi raccomando alle preghiere di tutti. Sto molto bene nascosto nel
S(acro) C(uore). Mi prostro al bacio del S. Anello. Benedica.
dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo
Lojali Vincenzo
6 luglio ‘15
16. S.L.G.C. da Gonyace Bala 10
Eccellenza,
nell’ultima mia Le comunicai la notizia che il mio
comandante la Compagnia volle promuovermi caporal maggiore di
contabilità; ora Le comunico un’altra notizia sul mio conto. Tempo
fa il mio Capitano mi propose per allievo ufficiale e mandò subito al
comando la proposta, senza consultarmi, quindi non ebbi neanche il
tempo materiale per chiedere consiglio a V.E. Poi per alcune settimane
non mi parlò più, tanto da credere che tutto fosse andato in fumo.
Il 13 u.s. invece mi venne ordine di partire immediatamente
dalla linea di fuoco e recarmi presso il 38° reggimento di fanteria,
che si trova in un paesello abbastanza indietro, dove è stata istituita la
Compagnia Allievi Ufficiali. È un breve corso di circa 2 mesi per la
nomina sottotenente, senza assumere nessun obbligo di forma, oltre il
congedo della mia classe.
Ora avrei avuto molto piacere, approfittare del paterno suo
consiglio, ma trovandomi nell’impossibilità di farlo, decisi di accettare
per diverse ragioni. Mi ricordai anzitutto dell’assenso di V.E. quando,
prima di andare sotto le armi, confidai a V.E. i miei dubbi, i miei
timori, e chiesi consiglio, riguardo alla nuova vita che mi aspettava.
Approfittai poi di alcuni suggerimenti datimi dal Rev. Signor Rettore
di Arezzo, quando contro mia voglia, fui promosso caporale. Inoltre
pensai che il buon Dio, chiamandomi sotto le armi, mi affidò un compito
da disimpegnare, cioè il buon esempio (di) un mio compagno, e mi
promisi (?) con l’esperienza, che da soldato molto si può fare, ma non
tutto quel che si vorrebbe, e che invece da ufficiale, oltre all’efficacia
dell’esempio si ha anche autorità, e quindi tanto bene di più si può
fare, specialmente per svellere la terribile piaga della bestemmia e
del parlare osceno. Decisi quindi di non rifiutarmi, tanto più che fui
proposto senza mia alcuna domanda.
Mi rimetto però all’esperienza e al consiglio dell’E.V. circa la
continuazione o il troncamento di detto corso.
Ora grazie a Dio, sono al sicuro dai pericoli di guerra; però ho
dovuto abbandonare, con mio rincrescimento, quell’altro seminarista
di Arezzo che mi è sempre stato compagno fedele e indivisibile. Ora ho
anche più comodità per attendere alla preghiera. Questo cambiamento
di vita lo considero come una grazia di Maria. Porga i miei ossequi
agli altri superiori. Mi benedica.
Dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo
Lojali Vincenzo
Lì 17 luglio 1915
17. (cartolina illustrata)
Eccellenza,
ci hanno consigliato di scrivere cartoline, quindi mi
scusi questa intimità.
Abbiamo passato il confine ma stiamo molto bene ed in ottima
salute sotto il patrocinio di Maria. Appena avrò tempo potrò scriverle
di nuovo. Mi raccomando alla preghiera di V.E. e dei miei compagni.
Ossequi a tutti. Mi benedica
Affezionatissimo e devotissimo
in C(hristo) J(esu) Lojali
7.8.1915
128° M.M. 1° compagnia
10
Località del Collio, oggi in Slovenia, poco a nord di S. Martino del Collio, a due - tre
chilometri dall’Isonzo.
30
31
18.
Lì 10 agosto 1915
Eccellenza,
ho aspettato a scrivere perché speravo di comunicarle
la lieta notizia di aver ricevuto il Buon Gesù Eucaristico. Invece il
Signore non ha voluto: fiat! Domenica scorsa riuscii a confessarmi
dal cappellano di un vicino ospedaletto e si era convenuto di far la
Comunione il giorno dopo durante la Messa del mattino. La sera
invece venne l’ordine di traslocarci più indietro verso l’Italia per
maggiore comodità. Grazie a Dio la S. Messa ho potuto ascoltarla
tutte le domeniche da poi che ho lasciato le trincee e servirla sempre
con tanta mia gioia. Che spettacolo commovente poter assistere e
servire una messa all’aperto mentre da lontano tuona il cannone! E ho
pregato per tutti i miei cari e in modo speciale per V.E. Mi disperavo
immensamente di non poter più fare il passo indietro perché ho
compreso tutte le intenzioni di V.E., ma creda che non ho più tutto
l’ardore di prima, e tutto mi rimetto nelle mani di Dio.
Ho trovato 4 altri compagni seminaristi, dei quali uno al 3°
anno di teologia e futuro missionario delle Indie e ci si comunicano i
nostri desideri del futuro nostro apostolato per le anime. Mi ha scritto
il mio compagno di Arezzo, che è entrato nel mio posto, che dove
è accadono continue disgrazie e anche a loro tocca stare in trincea.
Esprimo i miei voti e auguri per la prossima festa dell’Assunta.
Ossequi ai superiori.
Benedica devotissimo e obbligatissimo
Lojali
19.
(cartolina militare)
38° fanteria
compagnia allievi ufficiali
Zona di guerra
18 agosto 1915 S.L.G.C.
Eccellenza,
le mie notizie, grazie al cielo, sono sempre ottime e
lo comunico all’E.V. con vero piacere, sempre sapendo di farle cosa
grata. Da poi che sono venuto in questo villaggio, che è nella diocesi
di Gorizia, come ho potuto sapere rovistando nelle carte della sacrestia
della chiesa parrocchiale, mi pare di essere tornato a vivere la vita di
Arezzo. Nella chiesa abbiamo sempre il Sacramento e tutte le sere
la benedizione, preceduta dalla recita del S. Rosario e dalle Litanie
cantate da noi. In ultimo una canzoncina popolare alla Madonna
chiude la bella funzione. In questa settimana si sta provando anche
una Messa in musica da cantarsi domenica prossima. La chiesa è
sempre gremita che è un piacere. Edifica molto anche il contegno e la
pietà di questa popolazione slava. Da queste parti le chiese sono più
frequentate, più belle che non da noi ed anche la religione è molto più
sentita e praticata.
Ossequi ai superiori del Seminario. Mi raccomando alle
preghiere di tutti. Benedica.
Dell’E.V. devotissimo ed obbligatissimo
Lojali
32
33
20. S.L.G.C.
Lì 24 agosto 1915
Eccellenza,
anche questa domenica ho potuto santificare facendo
la Comunione e ascoltando due Messe. Questa volta le comunioni,
grazie al cielo, sono state una ventina, mentre domenica scorsa
soltanto cinque. I miei compagni di tenda ogni sera venivano con
me alla funzione. Ora però per effetto di alcune granate scoppiate in
paese l’ospedale ha dovuto traslocarsi e giovedì anche il cappellano è
partito. Ma credo che la domenica venga a dire la seconda Messa.
Sto molto bene e contento e fo voti per le prosperità di V.E.
Ossequi al sig. Rettore e a tutti i superiori. Benedica
Dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo in C(hriso) J(esu)
Lojali Vincenzo
21. S.L.G.C.
Eccellenza,
ho ricevuto la sua pregiatissima e ne la ringrazio di
vero cuore. Ci siamo traslocati un’altra volta il 25 agosto e siamo
più vicini all’Italia a circa un chilometro dal confine. Nel paese dove
siamo manca disgraziatamente il sacerdote, quindi non si può più né
ascoltare la Messa, né fare la Comunione. Ogni mattina però ed ogni
sera recito le preghiere in un libricino che mi dette un cappellano,
fatto proprio per il soldato (cfr. foto della Bibbia ungherese n.12). Ho
posto sotto la mia tenda un bel Crocifisso trovato, e questa è la nostra
posizione; è meglio che ci infonda coraggio e rassegnazione.
Mi raccomando alle preghiere di V.E.. Le bacio il S. Anello e
mi benedica.
dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo in C.J.
Vincenzo L.
Lì 3 settembre 1915
34
22. S.L.G.C.
Eccellenza,
mentre tutto a me intorno spira odio brutale e sete di vendetta,
io dal campo della guerra sorrido all’avvicinarsi della festa di S.
Francesco, del santo della pace e dell’amore, e mi duole fortemente di
doverla trascorrere nelle condizioni in cui mi trovo.
Vorrei poter essere vicino all’E.V. nel faustissimo giorno del
suo onomastico a signif(ic)arle i miei sensi di affetto e di riconoscenza,
e insieme ad innalzare fervida preghiera al gran Santo di cui V.E. ha
l’onore di portare il nome, perché si degni spirare su l’Europa tutta
in atroce guerra quella pace e quell’amore che lo resero tanto caro
all’umanità. Forse non potrò fare in quel giorno né la S. Comunione,
né assistere alla S. Messa, pregherò bensì, oh sì pregherò tanto tanto
per l’E.V., per me, per la mia vocazione, per la mia salvezza, per
tutti... e il nostro glorioso santo dell’Umbria mi recherà una speciale
benedizione che l’E.V. si degnerà impartirmi alle ore 9 antimeridiane
di quel bel giorno, quando io quotidianamente monto la guardia di
onore al S. Cuore di Gesù. Così non vi sarà spazio che ci separi né
distanza che ci divida: nel S. Cuore di Gesù dove V.E. provvidamente
mi nascose, mi ritroverò di certo vicino.
L’augurio più bello che possa fare all’E.V. si è questo: che
nessuno de’ suoi figlioli vada perduto, ma tutti possano giungere,
passata la prova, al sacerdozio.
Fo voti ardenti per la sua felicità.
Io di salute sto molto bene. Giorni fa ho terminato gli esami,
ma i risultati precisi non li so ancora, come non so a quale reggimento
mi destineranno. Ad ogni modo terrò informata l’E.V. della mia nuova
destinazione non appena la saprò.
Le bacio il S. Anello e imploro la s(ua) b(enedizione)
Dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo in Christo Jesu
Lojali Vincenzo
27 settembre 1915
P.S.: Ricevuta cartolina del Galateo. Ringraziamenti.
35
23.
[Lojali Vincenzo, aspirante S. Tenente, 37° fanteria, 12°
compagnia. Zona di guerra]
3 ottobre 1915
S.L.G.C.
Eccellenza,
le scrissi ultimamente accennando alla mia prossima
dislocazione. Il 30 u.s. ho saputo della mia promozione e del mio
trasferimento al 37° fanteria. Per tutto il mese di ottobre avrò il grado
di Aspirante e completerò la mia istruzione pratica in attesa della
nomina a sotto tenente ai primi di novembre. È ricominciata di nuovo
l’antica vita di privazione e di sacrifizi, la vita di trincea. Siamo sulla
riva dell’Isonzo in cima a un colle e piove continuamente. Non mi
spaventano questi disagi perché già li ho provati e so che Iddio vuole
così.
Mi assista l’E.V. ora più di prima con la preghiera e con i
consigli in questa nuova mia posizione. Pensiamo che il S. Cuore mi
terrà sempre a sé unito e mi scamperà da ogni pericolo.
Gradisca i miei umili ossequi e mi benedica
dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo in C. J.
Lojali
24. S.L.G.C.
Eccellenza,
con piena fiducia ricorro a V.E. per un favore singolare.
Non so se abbia conoscenza personale con mons. Bartolomasi,
vescovo castrense; ad ogni modo pregherei l’E.V. a tenermi presente
presso l’illustre prelato militare il quale presso il Comando Supremo
può quel che vuole. Il mio sogno sarebbe che all’atto della nomina a
S.T. fossi addetto a qualche ufficio come prima. Forse è un’impresa
molto ardua ma speriamo che il Signore voglia esaudirmi e togliermi
da un ambiente sì poco confacente al mio carattere. Se l’E.V. vorrà
degnarsi d’assecondare questo mio desiderio, la mia gratitudine sarà
eterna.
Presto si dice che ci sarà un’azione offensiva. Non so se il mio
reggimento ci prenderà parte. Ad ogni modo io sono sempre nelle
mani di Dio, pronto a tutto.
Gradisca i miei umili ossequi e i miei anticipati ringraziamenti.
Benedica
dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo in C. J. Lojali
7 ottobre 1915
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37
25. S.L.G.C.
15 ottobre 1915
Eccellenza e Padre in C. J.
la sua venerata lettera mi ha recato sommo piacere.
La sua quotidiana benedizione sarà per me un novello stimolo per
esser fedele al mio posto di guardi d’onore al S(acro) C(uore). Ho
ricevuto anche una lettera di mons. vescovo di Arezzo, la quale a dir la
verità mi ha quasi spaventato; diceva: «Tutto ciò che ti lega al mondo
costituisce per me una pena. Per carità!» Io non vedo il momento di
ritornare alla quiete del mio seminario e dedicarmi esclusivamente
alla missione alla quale il Signore mi ha chiamato. Io poi la mia nuova
posizione non la vedo moralmente pericolosa, perché io non ci tengo
affatto. D’altra parte ho trovato dei colleghi ottimi. Uno di questi,
col quale ho stretto vincoli di sincera amicizia, studente anch’esso di
liceo, legge tutti i giorni il De imitatione e me l’ha sempre favorito
spontaneamente per meditarlo anch’io, ed è rimasto molto contento
quando seppe ch’io già lo conoscevo a fondo. È molto religioso ed ha
uno zio canonico.
Io mi trovo in mezzo ai miei soldati come un loro fratello,
in quel modo che mi troverò domani, a Dio piacendo, in mezzo alle
anime a me affidate, come buon padre. Del resto anche il parroco è
un ufficiale nell’esercito di Gesù, quindi ora fo le mie prime prove
temprando il mio carattere ad una ferrea disciplina uguale per i due
differenti eserciti. Ho posto tutti i miei uomini sotto la protezione della
Regina delle Vittorie ed ogni sera la prego di benedire me insieme a
loro. Ho per attendente un buon soldato toscano, di un paese vicino a
Popiglio e mi ha detto che conosce anche la famiglia di V.E.
Ora siamo da qualche giorno in riposo vicino all’Italia e ce la
passiamo discretamente bene.
Di salute sto magnificamente; la vita disagiata non mi fa più
paura; così quando sarò sacerdote l’E.V. mi destini pure a quei paesi
spersi su i monti dl Capo di sopra, anche a dormire per terra, che io ci
andrò volentieri...
Gradisca i miei più umili ossequi e benedica insieme a me
anche i miei soldati
Dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo in C. J.
Vincenzo
38
26.
(s.d. ma, forse, 19 ottobre)
Eccellenza,
dopo tanto, finalmente ho potuto assistere di nuovo all’augusto
sacrifizio dell’altare. Erano presenti quasi tutti gli ufficiali del
battaglione e quasi tutti i soldati schierati. Il nostro cappellano ci
ha rivolte calde parole. Un areoplano tedesco durante la Messa ha
girato e rigirato sopra di noi, ma non ha osato disturbarci. Di che
cosa potevamo temere se era in mezzo a noi il Padrone di tutti? In
quel momento solenne io ho dimenticato di essere in guerra e credevo
veramente di essere intorno all’altare della nostra cappella insieme ai
miei antichi compagni. Regnava un profondo silenzio. Solo di tanto in
tanto il rombo lontano del cannone ci richiamava alla realtà. E mentre
tanti nostri fratelli combattevano e forse morivano, noi uniti si pregava
per loro ... Ossequi. benedica
Dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo in C. J.
Lojali
27. S.L.G.C.
23 ottobre 1915
Eccellenza,
ho ricevuto la sua cartolina poco prima di partire,
quindi non ho potuto rispondere subito. La ringrazio della cura che si
prende di me scrivendo a mons. Bartolomasi. Speriamo che tutto vada
bene.
Ora sono di nuovo in trincea. Il 21 ho preso parte ad un aspro
combattimento 11 e grazie a Dio ne sono uscito illeso. De’ miei soldati
ne hanno feriti una quindicina, compreso il mio attendente, e ucciso
uno solo, per fortuna.
Mi raccomando alle preghiere dell’E.V. e de’ miei antichi
piccoli compagni. Il Signore ci esaudirà. Benedica.
Dell’E. V. devotissimo e obbligatissimo in C. J.
Lojali Vincenzo
11
Si trattò della cosiddetta terza battaglia dell’Isonzo: 16 ottobre-4 novembre 1915.
39
28. S.L.G.C.
27 ottobre 1915
Eccellenza,
sono qui solo in trincea... ho terminato un momento fa
di dire le mie orazioni e sento il bisogno di scriverle. Tengo davanti a
me la bella immagine dell’Addolorata, che l’E.V. si degnò mandarmi
e mi tiene compagnia. Siamo quasi alla fine del mese ... come va
quell’affarino con mons. Bartolomasi? Io spero che il Signore mi
esaudirà... altrimenti son contento lo stesso e rassegnato sempre
alla sua santa volontà. Ieri l’altro ho ricevuto una lunga lettera da
Porcacchia nella quale mi raccontava le sue avventure. Anch’io gli
risposi a lungo narrandogli i miei cinque mesi di campagna. Mi sono
congratulato con lui per la fortuna che ha di poter assistere alla S.
Messa e fare la Comunione e gli ho detto che pregasse per me e ci
si alleggerisse a vicenda il disagio di questa vita tanto opposta alle
nostre aspirazioni ...
Di salute, la Dio mercè, sto molto bene e non sono neanche
abbattuto moralmente, perché rassegnato fin dal principio a tutto patire,
tutto soffrire per Iddio. Ho ricevuto anche una lettera del vescovo di
Arezzo, questa volta tanto consolante. Stanno tutti bene i miei piccoli
amici di Amelia? Come ci verrei volentieri anch’io a divertirmi nel
piazzale con loro, sotto l’occhio paterno dell’E.V.
Ossequi a tutti i superiori. Benedica
di V.E.
devotissimo e obbligatissimo in C. J.
Lojali Vincenzo
29. Lì 29 ottobre 1915
Eccellenza,
non può immaginare la gioia ineffabile che la sua del
23 u.s. mi ha recata. Questa mattina allo svegliarmi ho interrogato
l’Addolorata, che ho trovata vicino alla testa, dal posto più in alto
dove l’avevo messa e il cuore mi ha detto che qualche lettera dovevo
averla. Infatti di lì a poco il mio nuovo attendente [l’altro era rimasto
ferito] mi reca la sua venerata. L’ho letta e riletta cinque o sei volte,
e mi è parsa sempre nuova. Quando non ho da far nulla rileggo la
corrispondenza di V.E. del vescovo di Arezzo, del Rettore, e mi
servono di pascolo spirituale. Come si fa? Non ho libri da meditare! e
pure fo la meditazione tutto il giorno!! In questi giorni sono un pochino
lontano da la Compagnia e quindi dal mio collega che ha l’Imitazione;
sono stato mandato, a scopo di sicurezza, a difendere l’imboccatura
di un vallone perché si temeva un aggiramento da parte del nemico;
ma, grazie a Dio, non è accaduto nulla e questo è il posto più sicuro
del fronte e si dorme tranquilli. Ho tre Cap. su che sorvegliano ... io
veramente ho da fare poco o punto ... Sia ringraziato Iddio. Di salute
sto magnificamente. Ricambi in ossequi i saluti del sig. Rettore e di
tutti i piccoli mangiatori di fichi. Mi benedica.
Di V.E. devotissimo e obbligatissimo in C. J.
Lojali
40
41
30. S.L.G.C. Lì 13 novembre 1915
Eccellenza,
ho ricevuto la sua consolante lettera proprio nel
momento di accamparci in un posto sicuro, dopo diciotto giorni di
trincea, allo scoperto e sotto una acqua torrenziale. Sono stati giorni
terribili ed ora ne risentiamo gli effetti. Ci sono ogni giorno dai 190
ai 200 soldati con i piedi gonfi che non si possono muovere. Che
strazio!! Gli umori invernali cominciano a farsi sentire. Io trovo il
conforto leggendo quotidianamente l’unico libro dell’Imitazi(one)
che V.E. mi ha così gentilmente inviato. datami la facoltà, volevo
appunto chiedere all’E.V. detto libro perché il mio collega che l’aveva
è stato ferito in questi giorni addietro. Di altro non ho stretto bisogno.
Grazie! e qui s’impara a contentarsi del poco necessario solamente.
Ossequi a tutti. Benedica
Dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo in C.
Lojali
31. S.L.G.C. Lì 11 novembre 1915
Eccellenza,
dopo cinque giorni di riposo sono tornato in linea, ma
questa volta non mi posso lamentare. Sono di collegamento fra due
comandi per la trasmissione degli ordini. Dalla fucileria sono al sicuro
e relativamente anche dall’artiglieria. Dio sia lodato! Leggo tutti i
giorni un capitoletto dell’Imitazione che mi consola tanto.
Pochi giorni fa ho ricevuto una cartolina di Alberto Danielli
12
che è sergente e mi ha chiesto notizie degli altri compagni. Egli è
a Monfalcone. Grazie a Dio di salute sto sempre bene ma ricomincia
a fare il freddo sul serio. Con coraggio e rassegnazione cercherò di
affrontare anche i disagi invernali per amor di Dio. Mi benedica
dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo in C. J.
Lojali
32. S.L.G.C. Lì 29 novembre 1915
[questa è la prima cartolina in cui è riportato il grado di
sottotenente della 3° divisione, 37° fanteria, 12° compagnia]
Eccellenza,
ho ricevuto giorni sono la sa cartolina e ne la ringrazio
vivamente. Sono da quasi 15 giorni in un medesimo posto e la giornata
passa sempre uguale. Leggo sempre il capitoletto dell’Imitazione e mi
fa tanto bene. Ieri ho visto, senza ch’io lo sapessi, il figlio del sig.
Giuseppe Gaudenzi di Attigliano 13. È stato veramente un momento
felice! Io ho ringraziato Iddio che sempre dispone gli eventi a nostro
sollievo.
Di salute sto ottimamente. Ho ricevuto anche una cartolina del
canonico Pastura.
Ossequi al sig. Rettore; saluti a tutti i miei piccoli compagni.
Gradisca i miei ossequi. Benedica
dell’E.V devotissimo e obbligatissimo
Vincenzo
33. Lì 12 dicembre 1915
Eccellenza,
ho ricevuto con molto piacere la sua cartolina. Ho
appreso con vero giubilo dell’onore tribuito al merito del degno mons.
Ciatti. Secondo il desiderio espressomi dall’E.V. gli invio le mie
felicitazioni. Gli ho già scritto un’altra volta. Anche Pantaleoni 14 mi
ha scritto in partenza per Bologna mentre io, ricevuto il suo indirizzo
da V.E. gli avevo già scritto a Bologna. Qui ancora nulla di nuovo;
forse presto avremo il cambio, e presto si verrà in licenza.
Grazie a Dio sto bene. Ossequi e saluti a tutti.
Mi benedica
dell’E.V. .... Lojali
13
12
Seminarista originario di Stroncone. Studiò nel Seminario di Amelia tra il 1902 ed il 1908;
poi andò a Spoleto. Non dovrebbe essere tornato in Seminario dopo la guerra.
42
Forse si tratta di Pietrino Gaudenzi. Cfr. anche lettera 53 e foto 13.
14
Si tratta di Pantaleoni Sante, di Penna in Teverina; poi insegnante di filosofia;
morto nel 1932. Cfr. nota 7.
43
34. S.L.G.C.
Eccellenza,
oggi ho ricevuto dal sig. Rettore di Arezzo una notizia
poco consolante sul mio compagno di Arezzo che mi sostituì nella
fureria: è caduto sul campo di battaglia. Gli avevo scritto già due o tre
volte nulla sapendo, per sapere sue notizie, ma non ebbi mai risposta.
Poverino! Mi ricordo ancora quando ci si consolava a vicenda! Ora
anche lui pregherà per me!
Io, grazie a Dio, di salute sto ottimamente. Si sono già aperte
le licenze e spero di venire presto anch’io. Iddio lo voglia!
Abbia la gentilezza di porgere i miei auguri a tutti i superiori
del Seminario Mi raccomando alle preghiere di tutti. Gradisca i miei
ossequi e mi benedica
Dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo in C.J.
Lojali V.
zona di guerra 18 dicembre ‘15
35. S.L.G.C.
Eccellenza,
siamo di nuovo a Natale ed io, sebbene così lontano,
sento il dovere di porgere all’E.V. i miei auguri più belli e le mie
felicitazioni. Sono tornato in trincea, in prima linea, e qui dovrò
passare il Natale, lontano da tutto e da tutti, senza né meno il conforto
di assistere alla Santa Messa e fare la Comunione. Sarà un Natale
squallido col freddo e il disagio, sarà la più stridente delle antitesi,
la gran festa della pace dovuta passare in guerra!! Soffrirò tutto con
pazienza, e mi conforterò al pensiero che il primo a soffrire, in questo
giorno di tanta gioia, non all’umanità, fu appunto il Bambino Gesù.
Intanto però mi raccomando alle preghiere dell’E.V. Anch’io
pregherò in quel santo giorno, come meglio potrò, per tutti i miei cari,
e in special modo per V.E. che tanto mi ha beneficiato.
Possa il celeste Bambino spargere le più copiose benedizioni
su la nostra diocesi e affrettare il momento solenne in cui potrò iniziare
il lavoro nella vigna eletta. Speriamo che con la sua nascita ci rechi
anche la tanto sospirata pace.
Di salute, grazie a Dio, sto bene e contro il freddo che ci fa
sentire anche qui siamo discretamente coperti. Sono già aperte le
licenze ed io aspetto con impazienza il mio turno.
Rinnovo gli auguri e Le porgo i miei ossequi. Mi benedica
Dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo in C.J.
Lojali Vincenzo
Zona di guerra, 21 dicembre 1915
44
45
Anno 1916
36.
12 gennaio 1916
Eccellenza,
ho fatto un felice ma triste viaggio. Grazie a Dio sto
bene. Spero di soffrire tutto per Gesù. Ossequi e saluti a tutti, Lojali
37.
13 gennaio 1916
Sto bene. Ancora non ho ritrovato l’antica allegria. Spero
presto di tornare come prima.
Ossequi e saluti a tutti. Mi benedica, Vincenzo
38. S.L.G.C.
Eccellenza,
sono tornato in linea. Pazienza! Ma si spera di starci
più pochi giorni e poi tutta la Brigata andrà a riposo.
Grazie a Dio, di salute sto bene. Prego l’E.V. di interessarsi, se
non l’incomoda, presso il vescovo di Arezzo perché parli con mons.
Bartolomasi.
Mi raccomando alle preghiere di tutti. Mi benedica
devotissimo Vincenzo
(timbro postale del) 16 gennaio 1916
facili e più confacenti al mio spirito!
Di salute, grazie a Dio, sto bene sebbene il clima si è fato molto
più rigido di quando mi allontanai da questo posto.
Mi raccomando alle preghiere di V.E. e a quelle di tutti i miei
superiori e compagni.
Gradisca i miei ossequi e mi benedica
Dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo in C.J.
Lojali
16 gennaio 1915 (sic: ma il timbro è del 18.1.1916)
[seguono quattro biglietti brevissimi tra 18 e 25 gennaio]
40.
28 gennaio 1916
Eccellenza,
ho ricevuto la sua cartolina e ne la ringrazio. Di salute,
grazie a Dio, sto benone. Sono sempre a riposo con giornate stupende.
Non fa eccessivo freddo. Ricevo sempre sua corrispondenza. Mi
raccomando alla preghiera di V.E.
La ossequio. Mi benedica
devotissimo e obbligatissimo
Lojali
39.
Eccellenza,
ancora non posso trovare l’antica gioia e allegria anche
in mezzo ai più duri disagi. La vita di guerra mi pare più gravosa e
più ripugnante. Mi eleggesse almeno il Signore a esercitare doveri più
41.
30 gennaio 1916
Grazie a Dio sto bene. Oggi abbiamo assistito a una Messa
detta da un sacerdote slavo, con molta mia edificazione. Ha spiegato
il Vangelo in sloveno, ma noi ...
La ossequio. Mi benedica
Vincenzo
46
47
[seguono alcuni biglietti brevissimi]
[altri quattro biglietti brevi]
42.
Lì 19. 2. 1916
Eccellenza,
mi ha scritto il vescovo di Arezzo in quanto al nostro
affare dicendomi essere assolutamente impossibile allontanarmi da
qui. E sia! Ma come va che tanti e tanti l’hanno fatto, lo fanno, lo
faranno sempre?
Io sono sempre rassegnato alla volontà di Dio, ma credo che
insistendo alla fine si verrebbe a concludere qualcosina.
Sto bene. La ossequio. Mi benedica, Lojali
44.
9 marzo 1916
Grazie a Dio sto bene in tutto! Ho saputo con piacere, e anche lui
mi ha scritto, di Porcacchia in licenza. La ossequio, raccomandandomi
alle sue preghiere. Mi benedica
Lojali
43. S.L.G.C.
Eccellenza,
ho ricevuto la sua graditissima cartolina. Durante
il mese di riposo ho avuto occasione di ascoltare la S. Messa tutte
le domeniche che non ero di servizio. Riguardo all’Imitazione
sempre vado là ad attingere la forza, il coraggio e la rassegnazione,
specialmente quando sono un po’ mesto.
Di salute, grazie a Dio, sto sempre bene. Ieri notte sono tornato
di nuovo in trincea e ci staremo forse 10 giorni, e poi di nuovo a
riposo.
Mi raccomando alle preghiere di tutti. Benedica
dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo
lì 22. 2. ’16 Lojali
48
45.
16 marzo ‘16
Grazie a Dio sto bene. Sono venuto da pochi giorni a riposo,
dove si sta discretamente. Il tempo non è tanto bello, ma pazienza!
Non tanto lontano c’è un ospedaletto da campo, e quindi un
cappellano. Appena sarò libero vedrò di concludere qualche cosa.
Ossequi. Mi benedica Lojali
46.
19 marzo ‘16
Oggi il nostro cappellano è venuto a dir la messa al nostro
campo. Tutto il battaglione era in rango disposto in quadrato.
Assisteva anche il colonnello. Il cappellano ha fatto veramente un
discorso poco d’occasione: ha parlato del mistero della SS. Trinità e
filosoficamente.
Grazie a Dio sto benissimo.
La ossequio. Mi benedica
Lojali
49
47.
22.3.’16
Sto molto bene in tutto. Mi tocca anche a combattere
moralmente ad ogni istante. Mi implori sempre forza e maggiore
costanza e vincerò, ne son certo. Mi benedica
Lojali
49.
Eccellenza,
sono tornato il 1° aprile trincea. Questa volta ho potuto
fare la Comunione pasquale in quell’ospedaletto che Le accennai nelle
mie precedenti. Mi ha dato il cappellano anche un santino ricordo che
conservo caramente. Ho portato con me il De Imitatione che mi tiene
compagnia. La ossequio. Mi benedica
dalle trincee 2 aprile 1916
Lojali
50.
Eccellenza,
sono qui in trincea: assisto i miei soldati che lavorano
indefessamente per fortificare le nostre trincee. Sfogliando nel mio
portafogli la collezione dei santini che tengo carissimi, ho rivisto con
immenso piacere il santino ricevuto della mia comunione pasquale
ho pensato di mandarlo all’E.V. Ho detto al mio collega che vive
insieme a me la vita di trincea «Questo è il più caro ricordo della mia
campagna». Lui mi ha quasi rimproverato con un senso di tristezza,
perché non lo condussi con me a fare la Pasqua. Si figuri se l’avessi
saputo di questi sentimenti, se non l’avrei invitato! È un buon giovane
piemontese, giunto da pochi giorni qui in guerra e si capisce che ci
si trova molto a disagio. C’è anche un altro collega che ha le mie
stesse idee perché è stato più da piccino in un collegio di Salesiani, e
conserva ancora i medesimi sentimenti. Tutti gli altri in fatto d’idee
non vanno d’accordo con me, pur rispettandoci a vicenda.
Tante volte è doloroso che a mensa cavino dei discorsi da fare
arrossire anche le pareti ma ormai non mi impressionano più; anzi
maggiormente mi fanno nausea e ribrezzo.
In tutto il resto sto benissimo, ben voluto e rispettato da tutti.
Più d’una volta però ho sentito imperioso in me il bisogno
di piangere molto molto, e di pregare Iddio con tutta l’anima perché
mi liberasse sempre dai pericoli d’una morale corrotta. Tutti hanno
espresso la loro ammirazione davanti alla mia franca professione
d’idee e di costumi; molti forse in cuor loro compatendomi, molti
invece pensandoci su. Mi han detto che sono belle teorie morali le
mie, ma inattuabili in pratica; che io non conosco la vita; che parlo
così perché mai ho provato che cosa sia il piacere...! Io ho chiaramente
risposto loro che mai proverò un piacere illecito, vietato, disonesto! Io non voglio presumere delle mie forze. Le confesso però che ho
acquistato tale forza, che con l’aiuto di Dio, son certo di superare
qualsiasi prova.
Tutta la mia fiducia poggia su la devozione a Maria. Son sicuro
che come mi ha salvato finora mi salverà anche in seguito. La sua
corona non mi ha mai abbandonato: l’ho sempre avuta con me.
Mi mandi, Eccellenza, la sua paterna benedizione, che sempre e più mi
50
51
48.
30.3.’16
Eccellenza,
Grazie a Dio sto sempre bene in tutto e per tutto. Ho
ricevuto la sua cartolina e La ringrazio. Le sarei grato se potesse
procurarmi un libro in cui ci fosse la relazione di qualche miracolo di
Lourdes, con tutte le obiezioni e confutazioni mediche. Non ricordo
bene, ma mi pare che in molti numeri della “Civiltà Cattolica” ci
fosse com’io desidero. C’è il mio collega medico che non ammette il
miracolo e dice che si lascerà “tagliare il collo” s’io potessi portargli
un caso solo in cui sia guarito un male dichiarato inguaribile dalla
scienza, p. es. il cancro.
Ossequi e ringraziamenti. Mi benedica
Lojali
confermi ne’ santi propositi. Le bacio umilmente prostrato il S(anto)
A(nello)
dell’E.V. devotissimo e obbligatissimo
Lojali Vincenzo
Dalla trincea, 3 aprile 1916
53.
24. 4. ‘16
Pasqua piovosa senza Messa. Sono a riposo. Spero in questi
giorni poter di nuovo farmi devozioni (?). Ossequi. Mi benedica
Lojali
51.
Eccellenza,
sono lontano anche per Pasqua, e doverla passare in
guerra!
Sebbene sono in questa condizione pure voglio unirmi anch’io
ai miei compagni di codesto seminario per porgere all’E.V. gli auguri
più belli e i voti più fervidi.
Non posso comprendere come si potrà essere allegri per
Pasqua, noi qui a combattere, a morire mentre tutto il mondo gioisce
per Gesù risorto!
Sarà un altro giorno di sacrificio e facciamolo volentieri. Non
sono certo se avremo la Santa Messa. È una grazia che siamo a riposo
e ci stimiamo già fortemente a paragone dei poverini che sono in
trincea.
Pregherò anch’io come potrò Gesù risorto perché la ricolmi
dei suoi favori e ci dia la pace.
Sarò sempre presente in ispirito alle sacre funzioni di questa
Santa Settimana.
La ossequio. Mi benedica
19.4.1916
Lojali
54.
29. 4. 1916
Eccellenza,
ho potuto fare di nuovo la Comunione Pasquale dal
nostro cappellano più l’altro insieme ai soldati del mio plotone. Spero
di farla anche domenica prossima con due miei colleghi.
Di salute sto benissimo. La ossequio. Mi benedica
Lojali Vincenzo
52.
22. 4. ’16
Per ossequi e rispettosi saluti. Mi benedica
Lojali 15
15
La comunicazione è sul retro della foto 14 nella quale si vede la Piazza grande di Gorizia
con militari schierati e bandiere alle finestre: sembrano austriache; gli italiani infatti entrarono a Gorizia l’8 agosto 1916.
52
55.
Eccellenza,
ricevuta sua gradita lettera. Ricevo regolarmente
in busta le sue cartoline e lettere. Anche l’opuscolo l’ho ricevuto
e ho scritto subito. Non comprendo come non tutti giungano a
destinazione. La ringrazio delle belle notizie e confortanti parole.
Io sto benissimo. In un mese (aprile) ho potuto fare tre comunioni.
Ossequi e saluti. Mi benedica
2. 5. ’16 Lojali
[biglietti brevi]
56.
21 maggio 1916
Sono tornato in trincea in posto un po’ pericolosetto. Mi tenga
sempre presente nelle sue orazioni. Sto benissimo. Mi benedica
Lojali
53
57.
24 maggio 1916
Ossequi e rispettosi saluti. Sto benissimo.
Oggi è l’anniversario di guerra. Gli Austriaci ci hanno ci hanno
insultato un pochino ... ci hanno chiesto i progressi che abbiamo fatto.
Noi nessuna risposta.
Mi benedica
Lojali
La novità del posto [Arsiero], il clima, la diversità della guerra
fu prima la trincea meno dura in principio di quel che veramente è.
Di salute sto benissimo. Di notte fa freddo come se si fosse in
pieno inverno.
La fede e la speranza qui sostengono sempre, però sento il
bisogno di una vita di *** e di raccoglimento. Speriamo.
Ossequi e saluti. Mi benedica
Lojali
58.
10.6.16
Dalla nuova fronte 16 ossequi e rispettosi saluti. Sto bene. Mi
benedica
Lojali
61.
Zona di guerra, 21 giugno 1916
Eccellenza,
sono con tutto me stesso in mezzo ai cari compagni in
questo giorno di festa dei giovani [S. Luigi Gonzaga].
Ancora sono in trincea e ci bombardano anche i grossi calibri.
La Madonna che è torre corazzata mi è di scudo contro le granate e mi
ha salvato, mi salva e mi salverà. Ne ho piena fiducia
La ossequio. Mi benedica
Lojali
59.
14. 6. ‘16
Ricevuta sua cartolina. Grazie. Mi scusi se ora scarseggia un
po’ la corrispondenza. Non abbiamo più un minuto di tempo libero.
Dalle Alpi saluti ed ossequi. Mi benedica
Lojali
60.
15 giugno 1916
Eccellenza,
finalmente siamo giunti a destinazione. Passo una
quindicina di giorni di vita normale. Siamo già in trincea su le alte
vette a difendere le porte d’Italia.
62.
24 giugno 1916, zona di guerra
Eccellenza,
son tredici mesi che continua la guerra e non accenna
a cessare. Chi non si sentirebbe stanco dopo 13 mesi di questa vita?
Di giorno sempre rintanati per evitare l’artiglieria, di notte sempre
vigilanti perché simulati attacchi di fanteria, falsi allarmi ci tengono
in apprensione. Eppure siamo relativamente contenti e allegri!
Mi raccomando alle sue preghiere. La ossequio. Mi benedica
Lojali
16
Il reggimento era stato spostato sull’altopiano di Asiago per far fronte alla Strafexpedition
austriaca della primavera 1916.
54
55
63.
25 giugno 1916, zona di guerra
Sto benissimo. Ossequi e rispettosi saluti.
Nella prossima festa del S(acro) C(uore) rinnoverò la mia
dedizione completa a Lui e rinchiuderò di nuovo e con più ardore in Esso perché sia libero da ogni offesa interna ed esterna.
Mi ricordi nelle preghiere e mi benedica
Lojali
64.
28 giugno 1916, zona di guerra
Sto benissimo. Stiamo inseguendo il nemico che fugge ... Io
sono quasi sempre di pattuglia esplorativa. Ossequi e rispettosi saluti.
Mi benedica
Lojali
[due biglietti]
65.
Zona di guerra, 7 luglio 1916
Eccellenza,
ricevuta sua cartolina. Grazie del delicato e provvido
pensiero, veramente paterno. Sono ritornato sulle rocce a picco. Mi
vedo di sotto l’albero, di sopra i nemici. Che posti!!
Ossequi. Mi benedica
Lojali
66.
Zona di guerra, 17 luglio 1916
Sto bene. Ossequi e rispettosi saluti. Ho saputo del caso di
17
Adamo .
Mi benedica.
Lojali
67.
18 luglio 1916
[prima medaglia]
Sto bene. Sono stato leggermente ferito alla tempia sinistra.
Ma non pare grave.
Ossequi. Mi benedica.
Lojali
68.
Zona di guerra. 19. 7. 1916
Eccellenza,
sto bene. La ferita alla testa non mi da molto fastidio
ed è in via di guarigione. Posso ringraziare la Madonna !!
Ossequi. Mi benedica
Lojali
69.
31.7.1916
Eccellenza,
Grazie a Dio sto bene. Forse per due giorni andremo a
riposo molto più indietro.
Mi raccomando alle sue preghiere. La ossequio e saluto
rispettosamente. Mi benedica.
Lojali
17
56
Non è stato possibile identificare questa persona.
57
70.
Zona di guerra, domenica 13 agosto 1916
Eccellenza,
vengo a darle una bella notizia, che son certo, Le farà
piacere. Ieri ho potuto fare, dopo tanto tempo, la santa Comunione con
una sessantina di soldati. Come è stato contento il cappellano al vedere
anche un ufficiale accostarsi ai santi sacramenti. Mi ha espresso tutta
la sua consolazione. Io ho fatto la Comunione in onore della Madonna
Assunta, perché probabilmente il 15 non potrò farla. Oggi domenica
abbiamo avuto la Messa al campo. Sono stato io ufficiale di picchetto
e il sig. Maggiore mi ha incaricato di preparare ogni cosa. La verde
cappellina era in mezzo a un gran prato e alle 7,30 ho fatto radunare
tutto il Battaglione e disporre in bel quadrato. Al centro il posto per gli
ufficiali, ed è venuto il Maggiore e molti altri. Alle ali della cappellina
ho disposto una scorta d’onore armata, e al momento dell’Elevazione
ho fatto presentare le armi. Che bella scena! Il cappellano ha preso
occasione dal fatto della vedova di Naim che era nel Vangelo di oggi
per fare un discorsino ai soldati. E ha detto ai soldati tante belle cose:
tanti perché hanno la salute e la robustezza si credono possedere la
vita, mentre se scrutano nel fondo del cuore la vera vita non l’hanno.
(vedi foto 15).
Il nostro cappellano è milanese e parla molto bene. Si occupa
dei soldati e tutti gli vogliono bene. Per il giorno dell’Assunta mi dia
una speciale benedizione: ne formerò l’intenzione per le ore nove che
è la mia ora d’onore.
Grazie a Dio sto benissimo. Ossequi e rispettosi saluti. Mi
benedica
Lojali Vincenzo
71.
(cartolina illustrata di Schio: foto 16) 18
17 agosto 1916
Per ossequi e rispettosi saluti. Mi benedica
Lojali
72.
21 agosto 1916
Eccellenza,
ieri alla messa assiste anche il Generale con
soddisfazione di tutti.
Grazie a Dio sto benissimo. Ho ricevuto pure la sua cartolina.
Grazie.
Mi benedica. La ossequio
Lojali
73.
28 agosto 1916
Eccellenza,
grazie della bellissima lettera che s’è degnata scrivermi.
Il 20 e il 27 sono stati due alti spettacoli. Ieri avranno fatta la comunione
almeno almeno un 150 soldati. Il nostro cappellano fa dei discorsini
magnifici. Il 20 ha assistito anche il Generale. Il cappellano è molto
attivo e si occupa. Ecco il perché di simili spettacoli. Spesso ci viene
a trovare e s’intrattiene con i soldati a parlare. Sto bene. Ossequi. Mi
benedica
Lojali
18
Una crocetta in alto, a sinistra della foto, forse voleva indicare il luogo dove il Lojali aveva
combattuto.
58
59
74.
13 settembre 1916
Eccellenza,
sto benissimo. Sono stato nominato aiutante maggiore
e ho qualche privilegio. In questi giorni siamo in trincea con un freddo
... e pioggia e tormenta! Pazienza.
Mi benedica
Lojali
75.
17 settembre 1916
Eccellenza,
ho ricevuto la cartolina che ero già a riposo. Stiamo
qui pronti per partire in treno verso ....[l’Isonzo]
Sto benissimo. L’11 u.s. mi hanno di nuovo ferito il mio
attendente ultimo. Sono sfortunato in questo verso. La ringrazio delle
sue premure per me. La ossequio. Mi benedica
Lojali
76.
21 settembre 1916
Sto benissimo. Sono di servizio alla stazione di Schio in attesa
dell’ordine di partenza.
Ossequi e saluti. Mi benedica
Lojali
77.
24 settembre 1916
Eccellenza,
sto benissimo. Oggi tutto il reggimento con il colonnello
ha assistito alla Messa al campo 19. Uno spettacolo imponentissimo. Il
cappellano ha parlato contro la bestemmia.
Ossequi. Mi benedica
Lojali
19
Dovrebbe trattarsi del Ten. Colonnello Angelo Martinengo Villlagana, comandante del 37°
reggimento dal 1 giugno 1916.
60
78.
26 settembre 1916
Eccellenza,
ieri per la prima volta tutto il reggimento inquadrato ha
assistito alla Messa e il cappellano ha parlato contro la bestemmia. È
veramente bello il vedere tutti quei poveri soldati con qual devozione
sanno assistere al S. Sacrifizio. E poi il cappellano è un sacerdote che
sa trascinare, sia con le parole, sia con il suo contegno. Quando il 10
u.s. siamo andati a combattere e siamo rimasti in trincea per 9 giorni,
lui due volte è venuto a trovarci al comando e voleva ad ogni costo
essere accompagnato da me a visitare le trincee avanzate. Io ero ben
felice di accompagnarlo, ma ne è stato dissuaso dal colonnello e dal
maggiore, perché ancora non erano stati fatti quei necessari lavori
di copertura e di rafforzamento che ci occorrono dopo una battaglia.
Mi ricordo che gli chiesi se aveva un libro dell’Imitazione, perché
il mio che mi regalò l’E.V., l’aveva smarrito con tutta la mia roba il
mio attendente durante il combattimento, dopo il quale è stato anche
ferito; e il cappellano non avendone per allora cavò il suo di tasca e
lo divise per metà dicendo: «Leggiamo tutti e due». Dopo qualche
giorno io ho ritrovato tutto, ma vorrei conservare quella metà del libro
per ricordo, se il cappellano non lo richiede 20. Siamo ancora vicini a
Schio in attesa di partire non si sa per dove.
Io sto benissimo. Mi auguro così della V.E. e di tutti i superiori
e compagni del seminario.
La ossequio. Mi benedica
devotissimo ed obbligatissimo
Lojali Vincenzo
[ottobre, novembre e dicembre solo biglietti brevi]
20
Cfr. Introduzione, nota 5. Altri militari avevano comunque con sé libri di spiritualità, come
la Bibbia in ungherese trovata in una trincea e qui alla foto 12.
61
79.
Arezzo 24. XII. 1916 (cartolina del Corso Vittorio Emanuele)
Eccellenza,
sono in attesa del treno alla stazione. Ho ossequiato il
vescovo e il Rettore anche a nome di V.E. e ho consegnato loro i suoi
biglietti. Ho rivisto tutti gli antichi compagni e ho rivissuto per poche
ore l’antica vita rivestendone anche la venerata divisa.
La ossequio insieme al can. Pastura. Saluti a tutti. Memento mei.
Mi benedica
Lojali
Anno 1917
80.
2 gennaio 1917
Sto bene. Ho scritto a Pastura.
Auguri e rispettosi saluti a V. E. e a tutti.
Mi benedica
Lojali
81.
7 gennaio 1917
Sto bene e tranquillo.
Giornate discrete, abbondante lavoro, sempre vita delle talpe.
Ossequi. Mi benedica
Lojali
82.
Zona di guerra, 8 gennaio 1917
Eccellenza,
sono le 2 e ½ di notte, e al fioco lume d’una candela
veglio: il comandante di battaglione si sentiva stanco e dorme,
io veglio. Siamo nei sotterranei di una casa mezzo distrutta e per
questo più sicura, a una diecina di metri da un camposanto del paese
Vertoiba, tutto distrutto. Ho finito proprio ora di sbrigare le numerose
pratiche d’ufficio e ho aggiustato e ordinato il mio ufficio. Fra le
circolari pendenti dalle frasche, fra gli ordini, fra i rapporti, fra la
corrispondenza d’ufficio, tutta bene ordinata che tappezza in fascicoli
i muri, che sembra un archivio, proprio ora, più alto di tutti ho collocato
un bel Crocifisso che hanno trovato i miei soldati in questa casa. L’ho
collocato più in alto perché è Lui domina tutti gli eventi e quindi li
62
63
rivolga tutti a nostro bene.
Ora, quando sono un poco stanco, quando veglio, quando
ho qualche afflizione, non ho che alzare gli occhi e trovo il mio
consolatore.
Sono più contento e non più solo.
Ho pensato di farlo sapere subito all’E.V. perché son certo che le farà
piacere.
Di fuori qualche raro colpo di fucile austriaco, e ogni tanto
qualche salva di nostre artiglierie. Peccato che si turbi una notte così
bella, con una luna magnifica! Sembrerebbe una notte di Natale,
stellata, descritta dai poeti. Che superbo spettacolo se vedesse le rovine
di questo paese attraverso una luce di luna così chiara!! Il camposanto
che mi è vicino è quasi tutto devastato dai colpi austriaci. E insistono
a spararci sempre perché temono che ci sia qualche nostro comando o
deposito munizioni.
Oggi col mio comandante di battaglione ci siamo entrati
strisciando perché è scoperto alla vista, per prendere la fotografia di
una tomba caratteristica d’un capitano austriaco, degna proprio di
memoria. È una tomba di proiettili inesplosi messi a scala dal 420 al
75. È qualche cosa di bello! Non abbiamo potuto fotografarla perché
nell’ombra. Ma ci ritorneremo.
Questa volta in trincea noi non stiamo troppo male; e io mi
sono abituato subito, non ostante il salto brusco che intercede tra la
famiglia e la trincea. Oramai non ci penso più, però invidio la sorte di
quei miei colleghi che vanno ora a Pasqua! Una volta per ciascuno.
La mia salute va ottimamente. Non abbiamo più il nostro
buono e bravo cappellano milanese; è in convalescenza e tutti fanno
voti che presto ritorni, perché il sostituto si fa vedere poco, e non ha
tutte quelle attrattive che aveva l’altro.
E la pace? Sarà bene spaventata la colomba da questi colpacci,
e non crederà opportuno mettere il piede in terra !!! Se si potesse
agguantarla !! Addio ali !!!
La ossequio e saluto rispettosamente. Ossequi e saluti al Seminario.
Mi benedica
Lojali
64
[diversi biglietti]
83.
20 gennaio 1917
Sto bene. Ossequi e gentilissimi saluti. Sono tenente 21.
Mi benedica
Lojali
84.
29 gennaio 1917
Eccellenza,
ho avuto poi finalmente la desiata medaglia d’argento22.
Sto molto bene.
Fa un freddo !!!
Ossequi e rispettosi saluti a tutti. Mi benedica
Lojali
21
La notizia viene data in modo così secco, semplice, senza commenti né fronzoli.
Maggiore entusiasmo e partecipazione rivelano invece due lettere inviate al comandante di battaglione,
magg. Antonio Vergna e da questi fatte avere, in copia, ad Amelia, al momento dell’elezione di mons.
Lojali a vescovo. Le due lettere vengono riprodotte qui di seguito:
«Vertoiba inferiore dalla trincea, 11 gennaio 1917
Egregio sig. Maggiore, Grazie dell’onore che ha voluto farmi nel comunicare la mia promozione a tenente. Che bella festa si sarebbe potuta fare, appena a riposo, se non ci fosse toccata la sciagura
del 9 u.s. Mi ha veramente costernato! Ci conforti però il pensiero che la bell’anima del buon Traversa
dall’alto del seggio di gloria, dal cielo, sorride e veglia su coloro che in terra gli vollero bene. Piamente
mi sono interessato degli estremi onori, e la tomba del caro estinto riuscirà un monumento di fraterno
affetto che solo si coltiva così nel bel 4° Battaglione. La sua circolare in proposito mi ha commosso.
La ringrazio nuovamente del grande onore, assicurandola che porterò nel nuovo grado tutto il mio
entusiasmo, tutta la buona volontà nell’adempiere al mio dovere, ad onore del nostro Reggimento, e in
specie del nostro bel 4° Battaglione.
La ossequio ...»
« 13 gennaio 1917
Il nuovo, gentile, delicato onore, mi ha veramente confuso. Il suo foglio mi è doppiamente
prezioso. La S.V. è per noi veramente un padre, ed il compianto Traversa era per noi veramente un
fratello. Il suo autografo, sig. Maggiore, per un complesso di cose sarà il più caro ricordo della mia vita
militare. Grazie, grazie, grazie.
La ossequio ...»
22
Una maggiore partecipazione emotiva invece nel comunicare al vescovo questa notizia.
65
85.
7 febbraio 1917
Grazie preziosa lettera. Sto benissimo.
Segue lettera mia lunghissima appena possibile.
Ossequi. Mi benedica
Lojali
86.
9 febbraio 1917
Sto benissimo. È freddo, ma si tira avanti sempre allegri,
contenti, fiduciosi.
Ossequi e rispettosi saluti. Mi benedica
Lojali
87.
Zona di guerra, 15 febbraio 1917
Eccellenza,
ora che ho un pochino di tempo, rispondo alla sua
veneratissima lunga lettera. La ringrazio ancora una volta degli
utili consigli e ammonimenti, i quali, sebbene per fortuna da me già
conosciuti, pur tuttavia recano ogni volta un balsamo al cuore e lo
elevano da queste vere miserie quali sono in guerra.
È certo che consola moltissimo dimenticare per un pochino di
tempo tutti i disagi e le fatiche e intrattenersi delle cose celesti. L’ho
letta la sua lettera da solo e mi è servita di meditazione. La disgrazia
che mi è capitata, mi ha anche fatto gustare di più nel dolore la sua
venerata lettera. Un mese fa è caduto sul campo il mio più caro amico
che abbia mai avuto dacché sono militare. Era stato educato in un
collegio di S. Giuseppe e aveva anche intenzione di diventare religioso.
Era buono, aveva avuto un’educazione identica alla mia; aveva gli
stessi ideali, la stessa morale e la stessa fede giovanile. Ci eravamo
66
appena conosciuti che già ci amavamo come fratelli. Abbiamo fatto
parecchie volte insieme la Comunione, e ci si confortava a vicenda
nell’aspro sentiero. Ora è morto e mi ha lasciato solo. Ho pregato e ho
fatto pregare per la sua anima innocente. Mi consola il pensiero che
egli, già maturo per il cielo, già si stia godendo le soavi dolcezze e che
preghi per me dall’alto. Mi sono fatto caritatevole consolatore della
sventurata famiglia 23.
Questo dal lato morale.
Dal lato fisico la salute va bene ed anche in trincea, dove sono doppi i
disagi, non ne risente affatto. La ossequio. Mi benedica
Lojali
[altri brevi biglietti per febbraio e marzo]
88.
3 marzo 1917
Eccellenza,
Sto molto bene. Ora sono tornato a riposare un po’
l’anima e il corpo dalle continue emozioni e fatiche della trincea. Mi
ha scritto giorni or sono Silverio una lunga lettera e mi diceva che
sperava presto di venire in licenza 24. Che sia già costà?
Saluti e ossequi a tutti. Mi benedica
Lojali
23
24
Sulla morte del sottotenente Traversa, cfr. anche nota 21.
Si tratta di Silverio Canepone, di Lugnano.
67
89.
Eccellenza,
ho ricevuto il suo venerato biglietto, la Lettera Pastorale
ed ora ultimamente lo splendido libro del Gallerani che già conoscevo
e che volevo acquistare 25. Mi è riuscito graditissimo ed ha incontrato
anche più i miei colleghi e superiori. Il maggiore l’ha voluto subito
leggere ed anche gli altri me lo hanno richiesto. Siamo al periodo
delle confessioni e comunioni pasquali e il nostro cappellano si fa
tutto a tutti e sta tutto il giorno in chiesa dove confessa una compagnia
per volta. Accorrono abbastanza numerosi, specialmente i giovani del
1897, se c’è qualche ufficiale che se ne interessi un pochino. Anch’io
in questi giorni mi accosterò ai Santi Sacramenti e pregherò in modo
particolarissimo per V.E. che sempre mi segue col pensiero e col cuore,
e sempre mi protegge con la sua preghiera. Ho appreso con dolore la
partenza dei piccoli amici del Seminario, ed io sarò ben lieto, come
fratello maggiore, di porgere loro tutti quai benefici consigli che la
fede, l’esperienza e la forza acquistata combattendo mi suggeriscono.
Dica loro specialmente che non diventino intimi dei compagni cattivi:
gentili, amorevoli con tutti, ma in fatto di fede e di morale, ognuno da
sé! Su questo tono ho scritto anche un letterone a Pietrino Gaudenzi
quando è partito per il soldato 26! L’avevo immaginato che Pietro
stesse in licenza, perché gli ho scritto al reggimento e non ho avuto
risposta alcuna. Mi ha scritto anche Alberto Danielli che è aspirante
ufficiale di artiglieria.
Ieri sera Porcacchia mi ha scritto una lettera. Grazie a Dio tutti
stiamo bene.
La ossequio e mi raccomando alle sue preghiere. Mi
benedica
dell’E. V. devotissimo Lojali
zona di guerra 14 marzo 1917
90.
Eccellenza,
la sua venerata lettera mi ha raggiunto in trincea.
Abbiamo dato il cambio e fatta la marcia di trasferimento con un tempo
pessimo, buio, vento freddo e pioggia insieme a grandine che feriva
la faccia. Sebbene abituati a questi disagi, pur tuttavia sono molto
dolorosi ed io li ho offerti al Signore. Ero ancora più forte moralmente
perché il giorno avanti Dio mi aveva concesso anche per quest’anno
di poter adempiere il precetto pasquale. Nella Santa Comunione ho
pregato per le persone care lontane e in modo particolare per V. E. per
ringraziarla di tutto quanto ha fatto e fa per me. Le rechi la presente
mia gli auguri più sinceri e più fervidi per la S. Pasqua che quest’anno,
purtroppo passerò in trincea ! Pazienza ! Nel sacro giorno del Signore
assisterò in spirito al Pontificale solenne che V. E. celebrerà quel
giorno e da qui ascolterò la parola pastorale !
Le accludo il caro ricordino della mia comunione !!
La mia salute va sempre benissimo.
Dei compagni chiamati anche loro sotto le armi non ho ancora
ricevuto nulla, ma Le assicuro che mi presterò volentieri a far loro da
fratello maggiore.
Le porgo i miei ossequi e rispettosi saluti. Mi benedica
Dell’E. V. devotissimo e obbligatissimo
Lojali Vincenzo
Zona di guerra 25 marzo 1917
[diversi biglietti]
25
Quasi certamente si riferisce al volume di Alessandro Gallerani, La Buona Madre, ossia le
virtù e le glorie di Maria Vergine. Discorsi, Modena (varie edizioni tra 1901 e 1910)
26
Cfr. lettera 32.
68
69
91.
26 aprile 1917
Eccellenza,
mi scuso se in questi giorni scorsi non mi fu possibile
scrivere con la stessa frequenza come nel passato. Sono stati giorni
di intenso lavoro di riordinamento dopo la trincea e di continui
spostamenti quindi mi scuserà se in questi giorni non ho scritto. La
ringrazio del ricordo e della cura e della preoccupazione che ha di me,
considerandomi come suo figliolo. Io ne sono commosso.
La salute grazie a Dio è sempre ottima e anche lo spirito è sempre lo
stesso, con la solita allegria. Per ora qui niente di nuovo. Siamo quasi
a riposo in un bel posto. Ieri l’altro abbiamo avuto la visita del Re.
La prego salutare tutti.
Ho scritto una lunghissima lettera a Sbordoni consigliandolo
un po’ 27.
La ossequio. Mi benedica
Lojali
92.
8 maggio 1917
Sto bene. In questo mese sacro alla Regina e Madre nostra,
nuova fiducia è sorta in me e novella speranza in Maria. Speriamo
bene. Sto ottimamente. Mi benedica
Lojali
[altri biglietti brevi]
27
Un Gino Sbordoni risulta essere entrato nel Seminario di Amelia nel 1912: sarà lui?
70
93. 28
Zona di guerra, 29 maggio 1917
Eccellenza,
ho terminato or ora di leggere il capitoletto giornaliero
del Vangelo ed ora scrivo a Lei per narrarle tutti i pericoli, tutti i disagi,
felicemente finora superati mercè l’aiuto di Maria in questo che deve
essere il mese più bello pei suoi figliuoli.
Come ben capirà, qui si combatte sempre ed ora son pochi
giorni che abbiamo tregua. Però i disagi crescono di giorno in giorno,
ora che è quasi un mese di trincea e di azioni! La Madre Celeste
terrà conto di tutto e saprà ben ricompensarci. I due anni di guerra
certo stancano anche le fibre più robuste, e io stesso mi accorgo che
prima ero più noncurante dei disagi; e ora invece se sono ugualmente
rassegnato non posso dire di sopportarli con quella facilità di una
volta. Questo risento però in dati momenti, quando si è con lo spirito
un po’ accasciato e quando si è poco allegri. Altrimenti per me è
sempre lo stesso. Mi aiuti Lei con le sue valide preghiere e con
i suoi saggi e paterni consigli ad armarmi doppiamente di pazienza
e buona volontà, fidente in Colei che mi protegge, Maria, della quale
sono interamente.
Io prego perché non mi venga mai meno, ma torno a pregarla,
mi aiuti anche l’E. V.
Ossequi, mi benedica [...]
94.
2 giugno 1917 [cartolina con la “Regina pacis”]
Eccellenza,
possa la Vergine della Pace esaudire tutte le nostre
preghiere.
Io sto benissimo. La ossequio e saluto.
Mi benedica col Ss. Cuore
ten. Lojali
28
Questa lettera è stata copiata dal volume di p. Esposito, ma l’originale non si trova più
nell’archivio della Postulazione.
71
95.
Eccellenza,
grazie della lettera e della immagine. Il 26 ho potuto
fare le mie devozioni e l’ho ricordata nelle preghiere in modo speciale.
Io sto benone. Per pochi giorni saremo di nuovo in linea.
Mi raccomandi al Signore e mi benedica
Lojali
30 giugno 1917
96. (cartolina del 37° reggimento fanteria – Comando)
9 agosto 1917
Eccellenza,
mi scusi se non ho potuto scrivere in questi ultimi
giorni con la stessa frequenza d’una volta. Sono stato molto occupato
al Comando. Del resto io sto benissimo, sono ancora a riposo. C’è
da lavorare molto e certo in ozio non si sta. Mi ha scritto giorni fa
Domenico [Porcacchia] e anche lui sta bene e ci facciamo coraggio a
vicenda.
La ossequio e mi benedica
Lojali
97. (cartolina del 37° reggimento fanteria – Comando)
18 agosto 1917
Eccellenza,
sto benissimo. Non si ha un minuto di tempo. Mi
perdoni se non ho scritto tanto frequentemente. Sto bene. Ossequi e
rispettosi saluti. Mi benedica
Lojali
98.
Ospedale Seminario Cividale, 31 agosto 1917
Sono stato ferito il 26 u.s. alla gamba sinistra in un furioso
combattimento 29.
Sono qui in questo ospedale provvisoriamente, spero andare
nell’interno.
Sto discretamente. Mi benedica
Lojali
99.
Ospedale Seminario Cividale, 10 settembre 1917
Sto meglio. Ossequi e saluti. Mi benedica
Lojali
100. (cartolina illustrata con panorama di Novara)
Ospedale militare Bolini – Scuole S. Martino
Novara 16 settembre 1917
Sto meglio. Ossequi e saluti a tutti Mi benedica.
Lojali
[altra cartolina il 19 settembre]
29
Si trattava dell’undicesima battaglia dell’Isonzo, che portò la II Armata italiana del gen.
Capello (quella in cui era inquadrato anche il 37° reggimento di fanteria del tenente Lojali) ad avanzare
sulla Bainsizza e sul monte Santo. Per curiosità si può anche notare che ai medesimi scontri partecipò
anche Sandro Pertini, poi Presidente della Repubblica, inquadrato nel 227° reggimento di fanteria.
72
73
101.
Novara, 20 settembre 1917
Eccellenza,
ho ricevuto solo oggi la sua lettera del 18 u.s.
Le altre probabilmente saranno presso l’altro ospedale di Cividale.
Grazie mille dell’affettuosa lettera e della cura paterna che
ha per me. Vuole sapere qualche cosa della mia ferita? Sono stato
ferito da pallottola di mitragliatrice che mi ha forato da parte a parte
la gamba sinistra fratturandomi il femore. Le due ferite di entrata e di
uscita del proiettile sono già cicatrizzate e non ho più nulla. Per l’osso
ho l’apparecchio di gesso applicato fin dal 28 agosto che mi costringe
a rimanere immobile completamente tanto che i miei compagni mi
chiamano “Statua”. Dolore non ne sento affatto. Il martirio però è
quello dell’immobilità. Pazienza !!
Ossequi e rispettosi saluti a tutti [...] 30
102.
Novara, 30 settembre 1917
Eccellenza,
passo sempre di bene in meglio. Il tempo mi trascorre
assai lentamente ma *** settembre è già passato, così passerà ottobre
e poi mi toglieranno il mio guscio!! Grazie a Maria il buon umore non
mi manca.
Ossequi e saluti. Mi benedica
Lojali
30
Anche questa lettera è stata pubblicata da p. Esposito, ma l’originale non si trova più nei
documenti della Postulazione.
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103. [biglietto da visita col nome stampato]
Eccellenza,
Le comunico che mi è stata conferita la 3° medaglia e
di argento.
Sto benissimo. Forse fra giorni dovrò partire in
accompagnamento di truppa al fronte.
Siamo in trepida attesa degli eventi.
Ossequi. Mi benedica
Lojali
31 ottobre 1917
cap. Vincenzo Lojali
Deposito 37 B. F. 14° campo
distaccamento Castellazzo Bormida (Alessandria) (foto 18)
[seguono altri due bigliettini da visita col nome stampato]
104.
Alessandria, Villa Crespi, 24 novembre (1917)
Eccellenza,
con un mio biglietto Le annunziavo il mio trasferimento
all’Ospedale di Alessandria.
Io, grazie a Dio sto abbastanza bene e vado sempre in meglio.
Altre cose pure terribili in questi ultimi giorni hanno attirato la nostra
mente [Caporetto]. Io non so più nulla di tanti amici e compagni:
poverini, chi sa quale sia la loro sorte? Silverio, Gaetano 31 e tutti gli
altri compagni non le hanno ancora scritto? Io sono in ansia per due
miei cugini di Attigliano tutti e due capitani, di cui fino a questa sera
non so più nulla. Spero sempre.
Fra non molto spero di essere rivenuto in licenza di
convalescenza. Sto sempre meglio.
Ossequi. Mi benedica
devotissimo Lojali
31
Sono Silverio Canepone e Gaetano Mazzocchio; quest’ultimo, originario di Casteltermini,
in provincia di Agrigento, era compagno di classe di Vincenzo Lojali e rimase nel seminario di Amelia
dal 1905 al 1911; poi era tornato nella sua diocesi; non sembra però sia diventato sacerdote, come ho
potuto sapere da un contatto con l’archivio diocesano di Agrigento, dove esiste testimonianza di un altro
Gaetano Mazzocchio, ordinato il 15 febbraio 1902, forse solo parente di quello che frequentò il seminario di Amelia.
75
105.
14 dicembre 1917 (biglietto da Attigliano)
Sto bene. Sono in convalescenza. Ossequi e mi benedica
Vincenzo
105.
Attigliano, 22 dicembre 1917
Eccellenza,
anche quest’anno il Signore mi concede di poter
trascorrere in famiglia il S. Natale. Purtroppo quest’anno è una festa
punto lieta per causa delle circostanze passate (?) e di tutto il dolore
e il lutto che ha occupate tante e tante famiglie. Non ci basta l’animo
di augurare la felicità e il bene mentre siamo immersi in un mare di
dolore e circondati da tanto male.
L’unico augurio e conforto che possiamo avere e che il Natale
col nuovo anno ci rechi quel che noi tutti con diritto si attende, cioè
una pace gloriosa.
Presto verrò a trascorrere qualche giorno con i compagni d’un
tempo molto migliore che chi sa quando tornerà.
Io vado sempre migliorando e posso stimarmi fortunato perché non
fui in mezzo a tanta confusione e a tanto disonore.
Debbo ringraziarla della sua lettera. Mi dispiace per Silverio,
ma speriamo che presto si abbia qualche buona notizia.
Ossequi e saluti a tutti. Mi benedica
Devotissimo e obbligatissimo
Lojali Vincenzo
76
Anno 1918
106.
Roma, 26 marzo 1918
Eccellenza,
mi trovo qui a Roma a dare gi esami di licenza
approfittando di questa sessione straordinaria per i militari. Domani o
dopo torno a casa che ho terminato gli scritti. Probabilmente rimanderò
gli orali a luglio perché non sono preparato.
Come avrà saputo, ho ottenuto altri 8 [?] mesi di licenza ma
non so da quando mi decorrono. Appena avrò ottenuto la conferma
verrò a trovarla.
Io, grazie a Dio, mi trovo benissimo ed anche la gamba è
guarita quasi perfettamente tanto che ho stentato ad ottenere una
nuova licenza.
Dopo tanti anni finalmente spero di fare Pasqua a casa. Intanto
gradisca gli auguri più sinceri e fervidi e che Gesù risorto ci porti la
tanto sospirata quiete.
Ossequi ed auguri a tutti i superiori e ai piccoli amici, che
preghino molto per me che ne ho tanto bisogno. Mi benedica
Devotissimo e obbligatissimo
Ten. Lojali
107.
Eccellenza,
ho atteso un pochino a scriverle per poterle comunicare
l’esito della mia visita. L’ho passata il giorno 4 u. s. e sono fatto fin ora
inabile per tre mesi, poi verrà il resto, come mi dissero. Presto servizio
come posso qui al Deposito, quale uff(iciale) di vettovagliamento,
servizio blando e di nessuna fatica. Sono contento. Quando sono libero
dal servizio mi ritiro nella mia cameretta presso una distinta famiglia
e qui studio e leggo. ogni giorno leggo un capitolo dell’Imitazione,
77
un brano delle Glorie di Maria di S. Alfonso, e una Massima di S.
Francesco di Sales. Quanto prima farò la Comunione. Il precetto l’ho
soddisfatto mentre ero in licenza.
Sto benissimo.
Saluti a tutti i piccoli compagni. Ossequi ai Superiori. Mi
benedica
Devotissimo Lojali Vincenzo
Ten. 37° fanteria – deposito
Alessandria
6 maggio 1918
[due brevi biglietti del 23 giugno e del 18 luglio 1918, da
Alessandria]
108.
Alessandria, 8 agosto 1918
Eccellenza,
ho atteso a scrivere perché in questi giorni dovevo
passare la visita collegiale e volevo comunicarle il risultato. Ma vedo
che si fa desiderare e un’altra occasione mi spinge a scriverle. Sono
stato promosso capitano dal 6 giugno u. s.
Ora spero bene nella visita e così potrò ancora rimanere
qualche tempo in zona territoriale.
La mia salute è ottima ed ora anche il caldo non dà più tanta noia.
Continuo sempre nelle mie piccole pratiche di pietà per
ottenere l’aiuto di Dio.
Confido anche nelle sue preghiere.
Ossequi e saluti a tutti. Mi benedica
Devotissimo e obbligatissimo
Lojali Vincenzo
78
109.
Eccellenza,
vengo di nuovo a ricorrere alla sua bontà a favore
d’una buona signora che ha il marito prigioniero in Germania. Mi è
stata raccomandata da un mio collega, ed io molto volentieri mi sono
impegnato presso l’E. V. che tanto si occupa per far avere notizie e
sollievi ai nostri giovani prigionieri di guerra.
Si tratta del soldato Bruno Ettore; 2° Genio, classe 1986. N° di
matricola 1198/ III categoria. Distretto militare di Alessandria; figlio
di Vincenzo e di Luigia Malvezzi, il quale è prigioniero di guerra dal
28 ottobre 1917 [Caporetto] a Worms in Germania, 22° compagnia
Kriegsgefangelapes.
La povera signora si raccomanda caldamente, se è possibile
forse farlo restituire l’E. V. son certo che vorrà occuparsene presso
il Vaticano, come ha già fatto per tanti altri. Le porgo anche a nome
della signora i più sentiti ringraziamenti e gli ossequi più sinceri.
Io sto discretamente e per ora penso che non mi muovano di qui.
Sarei grato all’E. V. se non l’incomodo, di farmi sapere, onde riferire
alla signora qualche notizia circa lo svolgimento della pietosa
pratica.
Ossequi e distinti saluti. Dell’E. V. devotissimo e obbligatissimo
Cap. Lojali Vincenzo
Alessandria, 12 settembre 1918
110. [biglietto]
Eccellenza,
sono stato mandato in distaccamento in un paesetto
vicino ad Alessandria. Mi trovo discretamente in tutto. Ossequi ed
auguri fervidi per il suo onomastico. Mi benedica
3 ottobre 1918
Lojali
Cap. Vincenzo Lojali, 37° R. F(anteria)
Castellozzo Bormida (Alessandria)
79
112. (cartolina illustrata foto 19)
Brescia, 20 novembre 1918 – Comando Tappa
Dopo lunghe peregrinazioni sono qui a Brescia a
disposizione, in attesa di nuova destinazione. La vittoria completa ci
ricompensa di tutti i dolori sofferti. Ho assistito alle dimostrazioni
di Bologna, Ferrara, Venezia. Ho visitato i paesi oltre il Piave...
quale desolazione! e in quale e quanta miseria li ha ridotti un anno di
servitù!
Di salute sto benissimo. E Silverio è tornato?
Ossequi e saluti. Devotissimo Cap. Lojali
Io le parlo chiaramente come devo per essere illuminato. Ho confidato
questi dubbi e queste ansie già da tempo ai miei confessori e mi hanno
consigliato di aspettare, di essere buono e lasciare fare a Dio e al tempo.
Ma ora sto per finire il tempo e desidero una decisione e un lume che
mi aiuti a distinguere la vera via. Io penso e ripenso continuamente
al mio avvenire ed è strano che decisivamente ancora non sappia
scegliere ... mi sembra di trovar di far del bene in qualunque via e in
qualunque posizione.
Aspetto lume e forza da Lei che è stato sempre per me come un
padre.
Ossequi. Mi benedica
Cap. Lojali
113.
Comando Tappa - Brescia, 4 dicembre 1918
Eccellenza,
ho ricevuto la sua lettera e la ultima cartolina. La
ringrazio delle affettuose parole che Ella mi ha rivolte e delle notizie
che mi ha dato.
Io sono ancora qua sospeso a disposizione del Comando di Tappa e
intanto provvisoriamente sono al comando d’una tradotta da Brescia
a Edolo.
Di salute sto benone e sebbene Brescia sia fredda e nebbiosa,
tuttavia non ne risente gran che la mia gamba.
Finalmente la guerra è terminata e terminata bene ed ora si
attendono dopo il grande lavoro di riorganizzazione i benefici effetti
della sospirata pace. Già ricominciano i congedamenti delle classi
anziane, ma di noi ufficiali non se ne parla.
Io durante tutto questo tempo ho cercato non solo di
comportarmi da giovane cristiano, ma ancora di non permettermi in
fare certe libertà anche oneste, pur tuttavia chi sa quante curiosità,
quante parole, quante conversazioni inutili, quanti pensieri mondani
ho dovuto coltivare nella mente! Ed ora non le nascondo che non
ostante la mia volontà sono contrariato da dubbi fortissimi e da una
certa avversione, che non so spiegarmi, di riprendere la vecchia via. 114.
Comando Tappa – Brescia, 22 dicembre 1918
Eccellenza,
ho ricevuto la sua lettera da Roma che mi ha recato
molto conforto in queste mie lotte non indifferenti. Mi auguro che
nella Comunione di Natale Gesù possa dare alla mia anima la vera
visione della via che debbo seguire, così che sia libero da tutti i dubbi
e sia forte e costante nel seguirla! Io la ringrazio del bene che mi
ha procurato con le sue affettuose parole, che ho riscontrate in me
stesso tutte vere ! Debbo pensare molto, è vero, prima di fare un passo
decisivo, e mi aiuterò con la preghiera e co’ sacri consigli. Oh, non è
il miraggio di una vita brillante nel mondo che mi mette quei dubbi,
perché io sono ancora un nulla civilmente e a 24 anni devo ancora
andare a scaldare le aule scolastiche! Da Capitano, passare semplice
alunno anche di Università, crede che non sia un trapasso brusco e
umiliante?
Ma sono tante e tante altre voci e considerazioni che non
saprei né pure e esprimere che in complesso mi dicono che la via del
sacerdozio non può essere la mia via, e che invece io debba vivere
virtuosamente in mezzo al mondo che in parte conosco ! Non so come
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81
mai e perché io mi sia messo in testa questa idea che mi segue sempre.
Mi piacerebbe tanto di poter dimostrare col mio esempio ai giovani
che si può essere virtuosi e continenti anche in mezzo ai pericoli, ai
secolari, che si può avere la fede e la pratica della religione anche alle
più laboriose occupazioni della vita ! Questa sarebbe l’idea mia della
mia vita futura, qualunque sia la professione che seguirò. È orgoglio
che mi fa vedere falso, o che è? Invece mi sembra che vestendo l’abito
talare io diverrei mesto, muto, scontroso e non saprei trattare col
popolo che sfuggirei. Invece una cosa che mi attira e che mi abbaglia
e mi solletica è questa: dire addio a tutto e andare missionario tra gli
indigeni ! È superbia? Mi piacciono i due estremi, mentre so che in
medio stat virtus !!!
Mi preghi molto lume dal cielo e mi benedica. Ossequi
Dell’E. V. devotissimo e obbligatissimo
Lojali
82
Anno 1919
115.
Brescia, lì 2 febbraio 1919
Eccellenza,
è molto tempo che non Le scrivo perché aspettavo da
un giorno l’altro di venire in licenza. Sto sempre bene, grazie a Dio e
spero che presto possano trovarmi un sostituto e così darmi la licenza
a cui ho diritto.
La sua ultima lettera mi ha fatto meditare seriamente. Perché
tanti altri possono decidere subito della loro vita, ed io devo trovare
tutte queste difficoltà? La Comunione di Natale mi ha ispirato di avere
fiducia illimitata nei lumi e consigli dell’E. V. e affretto il momento
di poterla rivedere. Intanto mi vengo preparando al colloquio con V.
E. con una serie di esercizi e devozioni spirituali. Per tutto il mese
di gennaio ho fatto tutte le sere l’ora di guardia in una chiesa dove
c’è questa pia devozione dell’ora di adorazione al Sacramento. Per
questo mese di febbraio ho promesso alla Madonna di alzarmi tutte le
mattine alle 6 e ascoltare la S. Messa. Faccio inoltre tutti i pomeriggi
una breve visita al Sacramento. Continuo sempre la solita lettura
spirituale dell’Imitazione e delle Glorie di Maria, e leggo ogni giorno
una massima di S. Francesco di Sales.
Mi è venuto il timore che avevo anche prima, quando ero
in seminario, ma ora accresciuto, di non essere chiamato, perché ci
sono più attratto dagli esempi dei santi del secolo che di quelli dei
religiosi. Così mi sentirei più inclinazione ad imitare le virtù di un
Federico Ozanam, di un Contardo Ferrini ecc. che altri. Cosa vuol
dire questo? Mi ricordo che questo timore lo ebbi anche quando feci
gli ultimi spirituali esercizi in Arezzo, tanto che ne feci oggetto di un
lungo colloquio col p. Spirituale; ma mi ricordo che non insistei tanto
perché mi sembrava inopportuno e non ci pensai più. Adesso invece
si è di nuovo impossessato di me. Sarà vanagloria? Non so. L’E. V.
deve illuminarmi perché ho tutta la fiducia che Le si deve avere Padre
83
e Pastore.
Non deve credere che queste interne lotte mi rendano triste
e nervoso. Sono temprato e calmo e sopporto tutto con pazienza e
mi preparo ad abbracciare con tutto il mio entusiasmo qualunque via
che Iddio vuole io segua. Degli amici e dei colleghi ne faccio quel
conto che loro fanno di me. Tutti, tutti, anche i più buoni ed intimi,
per necessità di tempo e di circostanze, appena sono lontani ci si
dimentica a vicenda. Questi dunque dovrebbero impedirmi di seguire
quella via che il Signore mi mostrerà?
Mi raccomando alle sue preghiere. Mi ricordi a tutti costì. Mi
benedica. Ossequi
di V. E.
Cap. Lojali Vincenzo
116.
Giovedì Santo, 17 aprile [1919]
Brescia, Comando Stazione
Eccellenza,
quest’anno che credevo di fare la Pasqua esente dal
servizio, invece devo passarla in viaggio, quasi come ho passato il
Natale. Un ordine improvviso mi sbalestra domani a Parma, poi a
Rimini, poi a Milano e torno a Brescia il 25 p. v. E invece secondo
il turno solito il giorno di Pasqua mi spettava di riposo. Pazienza.
Fiat! Avevo già fatto tutti i miei calcoli per la Messa, la Comunione
e invece, come il più delle volte l’uomo propone e Dio dispone ....
Però, come l’avessi presentito, oggi Giovedì Santo, ho fatto la mia
Comunione di precetto, ho assistito alla Messa, alla processione al S.
Sepolcro. Dopo pranzo ho fatto la visita delle 7 Chiese, indirizzando
ogni visita secondo una speciale intenzione, e così la 6a l’ho tutta
consacrata secondo l’intenzione dell’E. V.; la 5a allo Spirito Santo
perché mi illumini sulla scelta dello stato. Ho voluto unire le due
visite perché l’E. V. possa guidarmi nella scelta ed io ricevere lumi per
non errare. Ma alle volte vedo molto più chiaramente di quando ero
84
in Seminario, grazie all’esperienza acquistata, la vanità e il pericolo
della vita del mondo ... alle volte invece la vedo un po’ differente a
seconda dell’aria che spira. Medito continuamente e spero non sarà
invano. Questa sera sto aspettando le ore 21 per andare a fare l’ora di
guardia nella chiesa di S. Francesco al S. Sepolcro.
Continuo sempre le mie devozioni; ho quasi finito di leggere il
libro che mi ha regalato, ma mi sono proposto di leggerlo giornalmente
sempre, perché è bellissimo e proprio come lo desideravo io.
È un mese che sto studiando di gran lena nei momenti di riposo
la lingua spagnola (chi sa che non mi servirà per le famose missioni
?!...) e già l’intendo molto bene; ho letto molte opere classiche
spagnole ed ora sto gustando, che questa è la vera fiaccola, La vita di
S. Teresa scritta da lei stessa, che è meravigliosa e molto utile per la
scelta dello stato, perché nelle perplessità, incertezze, ondeggiamenti
della Santa su la scelta dello stato, delle volte mi sembra di leggere nel
mio animo. Dio volesse che la sapessi imitare !!!
Nella visita che ho fatto per l’E. V. le ho inviato per mezzo di
Gesù tutti i migliori e più sinceri voti ed auguri pasquali, quindi non
sto a ripeterli. Mi ricordi nelle orazioni e specie nel S. Sacrificio. Mi
perdoni il lungo silenzio; ora le scriverò più spesso, ma non l’ho mai
dimenticata. Ora mi avvio, che sono quasi le 2 e ¾ e ci tengo ad essere
puntuale. Mi benedica.
Dell’ E. V. devotissimo e obbligatissimo
Lojali
117.
Alessandria, 3 luglio 1919
Eccellenza,
ho atteso fino ad oggi, primo perché ho ora un ufficio
che assorbe interamente il mio tempo: si figuri: Ufficiale Istruttore
e Propagandista ! E poi anche perché solo oggi ho avuto la risposta
da una libreria di Torino che il Gallerani è esaurito e non ha saputo
indicarmi qualche altra libreria in cui trovarlo. Oggi però scrivo alla
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Libreria Vescovile di Brescia, o a quella di Parma, forse con più fortuna.
Non ho più il tempo che avevo a Brescia perché alle 8 devo essere in
ufficio, da dove esco alle 11 ¾ per andare a mangiare. Nel pomeriggio
riposo un pochino perché la mattina alle 5 ½ sono in piedi, faccio la
mia lettura spirituale delle Glorie di Maria (*) 32 e dell’Imitazione e
poi alle 4 pom. di nuovo in ufficio fino alle 6 ½. La caserma è un po’
scomoda perché è nella cittadella, che è fuori della città e abbastanza
lontano. Prima di cenare fo la visita al SS.mo e dopo cena alle 8 ½
c’è la benedizione e rosario. Questo presso a poco l’orario della mia
vita.
Ho per confessore un padre Servita e frequento giornalmente
la loro piccola chiesa. Anche questi mi ha raccomandata la Comunione
quotidiana per salvaguardia e scudo della vocazione.
Alessandria è una città molto corrotta come sono in genere le città
dell’alta Italia, però da quel che ho potuto accorgermi c’è più attività
nel clero bresciano che in questo di Alessandria. Questo alessandrino
somiglia a quello centrale però si trova in un ambiente, a mio parere
molto diverso.
Da poco tempo è giunto qui il nuovo vescovo, certo Giosuè
Signori, che ho sentito già predicare 2 volte.
In tutte le mie orazioni chiedo a Dio la fortezza per resistere ai cattivi
esempi dell’ambiente e per confessare la mia fede davanti a tutti non
ostante tutto.
Ancora qualche volta mi assale la malinconia e sento il
tentatore dirmi che non c’è bisogno di farsi preti, che si può far del
bene fuori nel mondo più comodamente. Ma ormai sono in guardia
e non mi lascio più prendere in trappola. Quando mi trovo in simili
casi, penso a quel che disse Gesù: Non vos me elegistis sed ego elegi
vos che è stata la frase che mi ha convertito, per dir così. Era il giorno
dell’Ascensione quando meditavo appunto quel passo, ho promesso
fermamente a costo di tutti e di tutto di non resistere più alla chiamata
che sentivo. E ora sono contento. Ora non manca più che la Chiamata
Ufficiale del Vescovo: io sono pronto ecce adsum.
32
Saranno quelle del Gallerani, oppure l’opera di S. Alfonso Maria de’ Liguori? Penso
quest’ultima visto che l’altra non era riuscito ad acquistarla.
Le sottolineature sono nel testo.
86
Mi raccomando alle sue preghiere. Io faccio sempre
altrettanto.
Saluti e ossequi a tutti. Mi benedica
Cap. Lojali
118.
Alessandria, 28 agosto 1919
Eccellenza,
dopo un lungo silenzio eccomi di nuovo a farmi vivo.
Non ho un minuto di tempo libero pur lavorando poco in ufficio e poi
aspetto di giorno in giorno di avere la licenza ordinaria che non ho
ancora avuta.
Ho ricevuto la sua cartolina da Siena, ma non ho risposto
appunto per il motivo anzidetto. Stiamo attraversando il guado scabroso
della mobilitazione e del passaggio dallo stato di guerra allo stato di
pace. Si congedano continuamente i soldati e pochi ufficiali, sicché
ne siamo qui un discreto numero quasi a oziare e a riempire i caffè e i
marciapiedi durante l’ora del passeggio. Ma pare che prestissimo fino
alla classe ‘93 li congedano.
Anche per la popolazione civile il momento è critico: quasi
senza viveri sul mercato, e dire che ce ne sono ma nessuno vuole stare
al calmiere stabilito dopo gli ultimi moti. Il programma è questo: poco
lavoro, grandi stipendi, viveri a buon prezzo, e godere finché la vita è
piacere !
Questa la mostanosa (?) dottrina che ha penetrato tutte le
intelligenze. Una scostumatezza ributtante fa temere qualche brutta
catastrofe non lontana; i pochi ben pensanti si augura per il bene della
società una reazione in senso buono. Se si biasima l’immoralità si è
chiamati sognatori, illusi, ingenui e questo anche da persone colte.
Gli avvenimenti della pace ci hanno disillusi e addolorati; è proprio
vero: Nisi Dominus aedificaverit domum in vanum laboraverunt qui
aedificant eam!!
Tutto questo complesso di cose mi ha disgustato profondamente
87
perché io ho coscienza di avere sempre fatto il mio dovere per spirito
di convinzione e non per opportunismo, e con me tanti altri che hanno
protestato al vedere così sfacciatamente imperare l’egoismo non
ostante le più alte promesse di umanità e di fratellanza (?!).
La conclusione che ho ricavato è questa che tante volte ho
sentito dai vecchi superiori e dall’ E.V. che il mondo è un cattivo,
pessimo padrone !! Ora lo provo per esperienza. Nelle conversazioni
con i colleghi qualche volta si discute, si battaglia calorosamente
ognuno difendendo le sue idee: ho riscontrato che nessuno vuol più
imporsi e frenare se stesso perché non sanno immaginare neppure il
perché si dovrebbero imporre dei sacrifici.
Con le idee cristiane e coi sani principi del Vangelo non si fa
fortuna nel mondo, purtroppo ! Io mi son sentito dire, ma veramente,
se sono malato o no di mente !!!! Non dico poi quante volte mi sono
sentito dire che sono ingenuo, illuso, poco esperto della vita, idealista !
Si sta in conversazione, tutti mi guardano come una cosa straordinaria,
si passano la voce all’orecchio: “è un prete!”. Io me ne accorgo ma
faccio finta di niente. Qualche volta mi sento oppresso, ma Gesù che
ricevo tutti i giorni mi dà forza perché ogni giorno gliela chiedo.
Altre volte invece non sono deriso, ma additato come esempio.
Mi dicono: “Io ti ammiro, ti rispetto, ma non ti imito !”
Questa è la vita. Con tutto ciò, grazie a Dio, io mai accigliato, mai
rude coi colleghi eccetto forse in qualche accalorata discussione,
che però devo evitare quanto più posso per ordine del mio Direttore
Spirituale perché certe discussioni sono veramente inutili.
Da queste mi sono anche accorto quanto è difficile esercitare
l’apostolato nel modo che Iddio vuole da ciascuno di noi. Creda,
Eccellenza, che se Iddio mi dà la grazia, vado accumulando tante
energie e tanto entusiasmo per lavorare e battagliare e fare più pacifiche
conquiste nel campo spirituale. Io me lo auguro e se in questa milizia i
miei superiori hanno ottenuto qualche rendimento per me, sotto l’altro
vessillo e l’altra divisa voglio ricevere il centuplo sotto la direzione
dell’ E. V.
Mi benedica. Ossequi
Dell’E.V. Cap.no Lojali Vincenzo
119.
Attigliano, 9 dicembre 1919
Eccellenza,
ho terminato il mio servizio militare di 5 anni e 23
giorni il 4 u.s. Ho parlato con Domenico [Porcacchia] e mi ha detto
che entro 10 giorni occorre presentarsi all’E. V. Io non so se potrò
venire entro il 14 perché ho una leggera indisposizione dovuta forse
al cambiamento d’aria.
In ogni modo tengo ad avvertirla che al più presto verrò da Lei
a prendere ordini.
Intanto qui cercheremo di lavorare un po’ coadiuvando l’arciprete.
Ieri tutti i soci del Circolo abbiamo fatta la Comunione dopo
essere venuti in chiesa in corteo con la nostra bandiera, per onorare la
nostra patrona.
Ho sentito con dispiacere che parecchi miei compagni non
tornano ... qualche volta assale anche me una tristezza indicibile, ma
con un po’ di preghiera mi sparisce.
Ossequi. Mi benedica
Dell’E. V. devotissimo ed obbligatissimo
Lojali Vincenzo
88
89
Conclusione
Le lettere successive trattano della permanenza in Attigliano
fino al ritorno in Seminario il 15 novembre 1920, comunicato al vescovo
con una lettera il giorno seguente. Di questo periodo di attesa tra il
congedo e l’ingresso nel Seminario Romano sono state recentemente
rintracciate, in mezzo ad antiche scartoffie abbandonate nei locali del
seminario di Amelia, le dispense di Letteratura greca, del prof. Nicola
Festa, e di Letteratura italiana, del prof. Vittorio Rossi, ambedue
docenti all’Università di Roma, ed usate dallo studente Vincenzo
Lojali durante l’anno 1919-’20, in cui frequentò l’università.
Forse però sarebbe opportuno concludere questo lavoro
sul periodo di vita militare del seminarista-soldato Lojali con una
lettera del gen. Antonio Vergna, allora Maggiore e comandante del
4° Battaglione, inviata in Amelia al momento della consacrazione
episcopale del suo ex ufficiale, cui non poté essere presente di persona;
non volle però far mancare la seguente testimonianza: «Mi rincresce
assai di non ritrovare più fra i miei ricordi di guerra, fotografie che
riportino l’immagine del mio buon Lojali; di questi conservo però,
come ricordo carissimo, due lettere che vi trasmetto in copia 33; si
riferiscono ad una perdita dolorosissima che avemmo in trincea:
quella di un sottotenente valoroso e idealmente buono e che come
tale aveva tutto l’affetto nostro e del Lojali in specie. Da esse potrete
misurare quali nobilissimi sentimenti albergassero sempre nell’animo
di S. E. Lojali.
Ma né di fotografie, né di documenti fa d’uopo per dire quello
che il Lojali fu in guerra: io che ebbi l’onore e la gloria di averlo,
bravissimo, fra i miei bravissimi ufficiali, gli dedicai un piccolo libro
di religione con le parole: «Al bravo Lojali che con pari valore sa
difendere le sue idee di religione e di fede ed assalire le trincee del
nemico».
E per lui avevo il motto «Modestia e valore», perché la
modestia sua corrispondeva idealmente al suo spirito di integerrimo
33
uomo già votato alla sublime disciplina del sacerdozio; il suo valore
nell’affrontare diuturnamente, con magnifico sprezzo della vita, il
pericolo, lo faceva insuperabile esempio di ufficiale italiano.
Quello che il Lojali rappresentò per me in guerra lo dice il
bene immenso che io rispettosamente gli voglio, oggi più che mai;
quello che le mie parole non saprebbero efficacemente esprimere lo
dicono le sue gloriose ferite e, soprattutto, i tre mirabili segni azzurri
del valore, che fregiano il suo petto di italiano e di soldato.
Che egli abbia raggiunto oggi l’alto grado nella gerarchia
della Chiesa, sulla via che egli ha scelto e percorso con immutabile,
profonda, superba Fede, è ragione altissima di gioia e di orgogliosa
fierezza per chi, come me, lo ebbe valorosissimo ufficiale nei giorni
gloriosi della trincea, lo amò come un figlio e con pari affetto ne fu
devotamente contraccambiato.
Vi ringrazio dell’onore fattomi rivolgendovi a me.
Gen. Antonio Vergna
Roma, 11 settembre 1938
Sono quelle inserite alla nota 21.
90
91
01
Mons. Vincenzo Lojali in divisa da tenente del 37° fanteria.
93
02
Il tenente Lojali fumatore.
94
03
Il capitano Lojali con alcuni commilitoni a Brescia sul finire
95
04
Le decorazioni al valore guadagnate durante la guerra.
05
Tessera di iscrizione all’UNUCI (Unione Naz. Ufficiali in
congedo d’Italia)
96
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06
Carta topografica della zona di monte Seluggio.
98
07
Panoramica di monte Seluggio, visto dal versante delle truppe
italiane.
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08
Cimitero di Vertojba (Gorizia): la tomba austriaca, che mons.
Lojali tentava di fotografare, come si presenta oggi.
09 Bainsizza: zona del monte Volnik dove il tenete Lojali venne
ferito alla gamba.
100
101
10
11
Silverio Canepone
102
Sante Pantaleoni (sostituire)
103
12
Bibbia ungherese, trovata sul monte S. Michele
104
13
Pietrino Gaudenzi
105
14
15
Panorama di Gorizia
106
Una Messa al campo durante la guerra.
107
16 Panorama di Schio (un piccolo asterisco in alto a sinistra indica,
probabilmente, i luoghi verso monte Seluggio, dove mons. Lojali
combatté nell’estate 1916)
108
109
17
S. Pietro di Vertojba (Gorizia) distrutto dai combattimenti
110
18
Castellazzo Bormida
111
19
Brescia, piazza Arnaldo da Brescia.
112
20
Mons. Vincenzo Lojali alla vigilia del ritorno in Seminario
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21
Mons. Francesco Maria Berti, vescovo di Amelia dal 1907 al 1938.
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Stampato da
Laboratorio grafico Iris G.T.F.C. srl
ottobre 2014
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Mons. Vincenzo Lojali: dalle trincee della Grande Guerra (1915