L’enunciazione nel discorso politico
(continua)
Discorso polemico
• Molto frequente, in linea con la natura competitiva della politica
• Esplicitazione degli oggetti di accordo
• Confronto con la parola degli avversari (spesso manipolata):
• Strategie
della citazione: allusione, replica, negazione,
confutazione, obiezione
• Strategie di embrayage attanziale finalizzate alla identificazione
dell’enunciatario con il soggetto enunciatore
Esempi del discorso polemico
Alcide De Gasperi (discorso al Senato, 22 luglio 1948, polemico con il
socialista Giua): polemica garbata con l ’ avversario politico, tono
interlocutorio:
L ’ onorevole Giua ha accennato alla concezione originaria cristiana, che
renderebbe facile la collaborazione con i comunisti, paragonati da lui ai
cristiani e specialmente a quella frazione di cristiani del tempo di Tertulliano.
Egli ha detto che il Cristo storico è un liberatore di schiavi. No! È una
concezione errata…. (cit. in Desideri, La comunicazione politica: dinamiche
linguistiche e processi discorsivi, p. 174)
Più aspro il tono del discorso alla Camera del 28 luglio 1953 (presentazione del
suo VIII e ultimo governo)
…ma voi opposizioni, siete forse d’accordo tra voi? Voi vi unite in un atto
negativo; ma siete capaci di unirvi in un atto positivo?
Aldo Moro; forti accenti polemici nei confronti degli avversari interni alla Dc
(dorotei); uso frequente del paradosso, dell’antitesi e dell’ossimoro
Discorso del 18 gennaio 1969
Non credo che occorra aggiungere altro, per dire che significato io intendo dare
alla sollecitazione al Congresso, all’invito pressante ad aprire finalmente le
finestre di questo castello nel quale siamo arroccati, per farvi entrare il vento
che soffia nella vita, intorno a noi. Non è un fatto di politica interna di partito,
di distribuzione o redistribuzione del potere. Io non so che fare di queste cose
(cit. in Desideri, p. 178)
Discorso del 29 giugno 1969, XI Congresso della Dc
Sarebbe un grave errore, un errore fatale, restare in superficie e non andare
nel profondo; pensare in contingenza, invece che di sviluppo storico. Tocca
alle forze politiche e allo Stato creare in modo intelligente e rispettoso i canali
attraverso i quali la domanda sociale e anche la protesta possano giungere a
uno sbocco positivo, ad una società rinnovata, ad un più alto equilibrio
sociale e politico (cit. in Desideri, p. 177)
Linguaggio della provocazione
• Contesta le regole del gioco politico
• Pannella:
• toni di voce acuti, ritmo martellante;
• particolari modalità espressive e riformulazione semantica; parole chiave:
sfascio, ammucchiata, silenziamento (per parlamento), scippare, imbavagliare,
sgovernare.
• Ricorso all’iperbole e al paradosso
• Teatralizzazione della propria immagine
• Bossi:
• semplificazione semantico-grammaticale, invettiva verbale
• centralità del dialetto nella duplice funzione di collante etnico per
l’autoriconoscimento delle genti lombarde e di rottura con la lingua italiana
standard come codice ufficiale dello statalismo.
• Fallacie: “stia bene attento il presidente Scalfaro...noi facciamo lo sciopero
fiscale” (argumentum ad baculum)
• Formule: “uomo avvisato mezzo salvato”
Esempio di discorso didattico
Enrico Berlinguer: prosa austera di tono quasi scientifico, sequenze argomentative centrate
sui rapporti di causa-effetto, mezzo-scopo
Discorso del 20 settembre 1981: struttura di tipo elencativo, forma della enumerazione:
I guasti profondi che tensione e guerra fredda producono nel mondo di oggi:
- limitano e soffocano l’autonomia, l’indipendenza e la sovranità di un numero
grande di popoli e stati;
- Portano, nelle forme più varie, a restringere e a coartare in tutti i sistemi sociali
la libertà e i diritti democratici
- Complicano la soluzione dei problemi economici e sociali all’interno di tutti i
paesi, da quelli più poveri a quelli più ricchi
- Avvelenano gli animi, generano paura e odi tra gli uomini e fra i popoli,
alimentano sfiducia, spengono la ragione e sfibrano le energie;
- ……….
- Pace e sviluppo, dunque: due obiettivi che possono e debbono essere comuni a
tutte le forze, le istituzioni, le organizzazioni che hanno a cuore le sorti
dell’uomo.(cit. in Desideri, p.181)
Caratteri dei discorsi didattici
• Sequenze referenziali e veridittive: far-sapere e far-credere
• Uso della terza persona e della forma impersonale: il soggetto dell’enunciazione è occultato
all’interno del proprio enunciato: débrayage attanziale
• Forme discorsive descrittive, scientifiche, storiche
• Assenza di confronti con altri enunciati
• Il fine è spingere il ricevente a identificarsi con i contenuti dei messaggi
• L’adesione dell’uditorio è presupposta
• Gli oggetti di accordo restano impliciti
Un discorso oggettivo con stile neutro in terza persona può essere altrettanto persuasivo di
un discorso soggettivo
Strategie del discorso oggettivante
• Spersonalizzazione del discorso (cancellazione delle marche della
•
•
•
•
•
enunciazione)
Astrazione (cancellazione dei deittici riferiti a un tempo e a uno
spazio definiti)
Oggettivazione del sapere (enunciati modali aletici, che fungono da
vere e proprie fonti di autorità)
Débrayage
Discorso riportato, enunciatori delegati: citazioni con funzione di
avvaloramento delle posizioni esposte (stipulazione di autenticità:
Mortara Garavelli 1985)
Presupposizioni
Il carattere interpretativo di un testo viene mascherato, nascosto sotto
una sembianza di oggettività (simulacro di un sapere oggettivo e
dimostrativo)
Il linguaggio della semplificazione
• Berlusconi (1994, in Galli de’ Paratesi, La lingua di Berlusconi):
Nel 1993 c’era una gran voglia di cambiamento, una voglia di rinnovamento del
modo stesso di far politica, una voglia di rinnovamento morale, una voglia anche
del modo di esprimersi della politica in maniera diversa. Non più quel linguaggio da
templari che nessuno capiva: si sentiva il bisogno di un linguaggio semplice,
comprensibile, concreto.
• Il linguaggio diviene un esplicito elemento di propaganda:
semplificazione semantica e sintattica; scarso il ragionamento dialettico e la
riflessione politica
• Appello enfatico all’affetto, sentimentalismo, pietismo, condivisioni emotive;
metafore religiose
“Prodi ha la faccia larga e pastosa di un dottor Balanzone”
(attacco alla persona dell’avversario: argumentum ad hominem)
• Fallacie:
Embrayage+débrayage: Prodi 1996
• Sento, parlando oggi in quest ’ aula, nella veste di presidente del
consiglio, tutto il peso della mia personale responsabilità. È il grande
peso della nostra storia, di cui questo parlamento conserva la
memoria più preziosa e di cui è l’espressione più alta. Di fronte a
questo parlamento, che è il punto di riferimento di tutte le nostre
istituzioni, il governo sente forte l’esigenza di rinnovamento espressa
dal popolo italiano. Esso, per la prima volta nella storia unitaria, ha
indicato in una grande inedita coalizione popolare lo strumento per
dare avvio a una nuova fase della vita della repubblica.
Embrayage: Berlusconi 2001
• Sette anni fa presentammo in quest’aula il programma del nostro primo
governo. Da allora molte cose sono cambiate e ciascuno di noi ha
imparato molto dai dati della vita e della politica. Ma consentitemi di
cominciare con una frase schietta, diretta, semplice: noi siamo qui per
lo stesso motivo di allora, vogliamo cambiare l ’ Italia. Lo faremo
pacificamente, nell’ordine, nel libero dibattito democratico, guardando
ai valori fondamentali della persona scolpiti nella costituzione della
nostra repubblica, nel rispetto intransigente dei diritti civili di tutti e di
ciascuno, ma lo faremo. Lo faremo nella legalità, in piena integrazione
nel sistema istituzionale vigente e nel rispetto di tutti i poteri
costituzionali dello stato, ma lo faremo. Lo faremo nell’ottimismo, che
non c’è mai mancato, nello spirito di fiducia e di cooperazione con tutti
coloro che mostrano buona volontà, e anche in un clima sereno, ma lo
faremo. Perché il paese che noi tutti amiamo ha il diritto di compiere e
completare al meglio la lunga e difficile transizione che ha investito il
suo sistema politico e costituzionale. C ’ è un capitolo da chiudere
definitivamente: ed è quello della vecchia politica. E c’è un capitolo
tutto da scrivere: quello di un nuovo modo di far politica.
• Berlusconi 2001
• «quando presi quella squadra e dissi: voglio che questa
squadra non solo giochi bene, ma voglio che vinca in
Italia, che poi vinca in Europa….quando presentai il
progetto della mia prima piccola città..e dissi che volevo
costruire una città che risolvesse i problemi del rapporto
tra le automobili….»
Grillo
• Cornice: guerra alla politica
• Siamo in guerra, Arrendetevi, siete circondati
• Nomignoli per gli avversari
• Psiconano (Berlusconi), Topo Gigio (Veltroni), Alzheimer (Prodi), Salma (Fassino e
poi Napolitano e poi Berlusconi), Azzurro Caltagirone (Casini), “il nano Bagonghi
con gli occhialini rossi” (Maroni); i media sono barracuda, Monti è Rigor Montis,
Bersani: Bersanator (zombi), un morto che parla
• Critica del linguaggio della politica, definito oscuro, contorto e fuori della
•
•
•
•
realtà, semplificazione
Teatralizzazione, messa in scena degli eccessi
Metaforica morte/vita (tipica del vitalismo e del totalitarismo), bellica: traditori,
cadere in trappola, ecc.
Fallacie dell’argomentazione: ad hominem, inversione dell’onere della prova
Nascondimento e silenzio (Oracolo: “non dice né nasconde ma manda
segni”), R. Simone, «Repubblica», 14.3.2013
Ethos
“L’ethos oratorio è l’impressione che l’oratore produce di sé per mezzo
di ciò che dice: la parola detta deve essere in sintonia con la personalità
di chi la enuncia, la deve veicolare. Più che l’individualità e la personalità
reale dell’oratore, esso costituisce il “personaggio” che l’oratore viene a
rappresentare nel suo discorso, che deve rispettare certe caratteristiche
e certi clichés, che deve assumere atteggiamenti e comportamenti in
linea con un sistema di valori facilmente riconoscibile e condiviso”.
(Parodi Scotti, Ethos e consenso nella teoria e nella pratica dell’oratoria
greca e latina, Pitagora, 1996, p. 4)
Semiotica delle passioni
• La semiotica mette in discussione il tradizionale dualismo tra ragione
e passioni.
• Rilevanza delle passioni non solo esplicitate sul piano lessicale, ma
pervasivamente presenti nella costruzione del senso.
• La costruzione narrativa del senso implica oltre al piano dell’azione,
la cognizione e la passione: «nessuna azione è possibile senza una
doppia interfaccia, da un lato con il sapere e dall’altro con l’affettività»
(Marrone, Introduzione alla semiotica del testo, p. 70).
• La narratività è «un processo orientato di trasformazione di azioni e
passioni, dove ogni azione genera una passione e, viceversa, ogni
passione genera un’azione» (Marrone, cit., p. 75).
• Ad esempio le testate giornalistiche si differenziano per stili patemici:
quotidiani più sensazionalistici giocano su una enunciazione
fortemente marcata dal punto di vista patemico, intensificando gli
elementi tensivi (stato di continuo allarme ed emergenza); quotidiani
più distaccati tendono ad abbassare il tono passionale.
Passioni e contratto di lettura
• Il contratto di lettura è sempre anche un contratto passionale, che implica un
condividere valori e passioni, un co-sentire.
• Assieme a ciò che è successo il racconto dice cosa si deve provare di fronte
a ciò che è successo. La passione è un effetto di senso del discorso.
• Ad esempio il giornale è un regolatore delle passioni (Fontanille parla a
questo proposito di “moralizzazione”). Questo ruolo moralizzatore è spesso
svolto da articoli di fondo e di commento, i cui enunciatori delegati indirizzano
e guidano il lettore verso le giuste risposte emotive.
Timismo
(thymós=animo, anima emozionale)
«Si tratta di una categoria “primitiva”, detta anche propriocettiva poiché con il suo aiuto si cerca di descrivere, assai
sommariamente, il modo in cui ogni essere vivente, iscritto
in un ambiente, e considerato come “un sistema di
attrazione e repulsione”, “sente” se stesso e reagisce a ciò
che lo circonda» (Greimas, Del senso 2, 1983:93).
La categoria timica si articola in euforia/disforia.
Categoria timica
diaforia
disforia
euforia
Non disforia
Non euforia
adiaforia
Investimento timico profondo
• Passioni euforiche: felicità, ammirazione, speranza, curiosità
• Passioni disforiche: paura, incertezza, ansia, invidia, vergogna,
malinconia
• Passioni adiaforiche (neutre, né euforiche né disforiche): indifferenza,
apatia
• Passioni diaforiche (sintesi complessa di euforia e disforia): sdegno,
indignazione, sfida
Timismo e modalità
• Volere e potere: modalità euforiche
• Dovere: modalità spesso disforica
• Sapere: modalità disforica se intesa in senso riduttivo (“è proprio
così”); euforica se intesa come scoperta di un segreto, inchiesta,
indagine
• Gelosia > voler-sapere
• Ostinazione > non-poter fare+voler-fare
• Avarizia > non voler-essere disgiunti dal proprio oggetto di valore
• Vendetta > dovere
• “Da quando ho la macchina nuova, mi piace correre”
Affermazione narrativa della velocità e sua assiologizzazione positiva
Euforia
velocità
Non-lentezza
Non disforia
Disforia
lentezza
Non-velocità
Non euforia
• “La velocità è causa di molti incidenti”
Affermazione narrativa della velocità ma sua assiologizzazione negativa.
Disforia
velocità
Non-lentezza
Non euforia
Euforia
lentezza
Non-velocità
Non disforia
Livelli di analisi delle disposizioni
patemiche
• Piano lessicale
• Piano sintattico
• Ritmo narrativo: scansione discreta di elementi che si succedono secondo
ordini di espressione variabili con effetto semantico variabile:
• serrato /lento, regolare /irregolare: contribuisce al profilo degli effetti tensivi
la dimensione passionale si presenta come il trait-d’union tra i ritmi
dell ’ espressione e i ritmi narrativi (del contenuto), basilari per la
costruzione complessiva.
Categorie di analisi
• Intensità delle passioni: grado di coinvolgimento passionale dei
soggetti in gioco
• Tensione: condizioni passionali diffuse e non concluse, carattere
processuale della passione
• Disforiche: ansia, angoscia, imbarazzo, incertezza, preoccupazione
• Euforiche: impazienza, curiosità
La tensione è anche lo stato patemico con cui il lettore si avvicina al giornale
e in generale all’informazione: aspettativa e attesa qualificano la passione
del lettore, il suo voler-sapere e il suo timore di sapere.
• Temporalità delle passioni (stoici: passioni come malattie della
temporalità):
• Passioni che riguardano il passato: nostalgia
• Passioni che riguardano il futuro: speranza, ansia
• Passioni vissute nel presente: orrore
Ad esempio i giornali per appassionare si rivolgono prevalentemente al
futuro: la notizia non è legata all’evento ma a quel che verosimilmente
accadrà (attesa, preoccupazione, ansia, speranza), anche per tener alta la
tensione informativa.
Aspetto
• Categoria grammaticale del verbo che esprime i diversi modi di osservare la
dimensione temporale interna alla situazione descritta dal verbo stesso
• Il tempo passato ad es. in greco antico si articola in diverse dimensioni
aspettuali: puntualità (aoristo: regnò), duratività (imperfetto: regnava;
gerundio: regnando); terminatività (perfetto: ha regnato).
• Opposizioni aspettuali:
• Perfettivo vs imperfettivo: compimento vs descrizione dell’azione dall’interno
• Abituale vs puntuale: espressione di una consuetudine (to use to; andar dicendo) o
di una azione reiterata vs azione isolata, unica
• Progressivo vs non progressivo: descrizione di un processo nel suo svolgimento (it’s
raining; it. stare+gerundio) vs assenza di progressività (verbi stativi, es. essere che
non ammette la forma progressiva stare+ gerundio).
• L’aspettualità riguarda dunque una sorta di prospettiva di osservazione sul
processo entro cui si configura la passionalità: lo stesso evento può essere
visto nel momento iniziale (incoatività), nel suo svolgersi (duratività) o nella
fase finale (terminatività); può essere un evento ripetuto (iteratività) o
puntuale
• Passioni con valenza incoativa: ansia, curiosità, speranza, impulsività
• Passioni a carattere durativo: paura, angoscia, ambizione, rancore,
calma, pazienza
• Passioni a carattere puntuale: spavento, orrore
• Passioni a carattere terminativo: nostalgia, sollievo, ira, collera (che
però è anche incoativa rispetto alla aggressività che la segue)
I giornali ad esempio tendono a preferire la marca della incoatività a quella
della terminatività, per accentuare la dimensione tensiva.
Retorica della tempestività dell’informazione: “La conferenza stampa è appena
terminata…., il ministro sta ancora parlando con i giornalisti…”: effetto di
presa diretta dell’azione nel suo svolgimento.
Schema passionale canonico
Costituzione
Predisposizione affettiva di base, investimento timico profondo. Ricettività del soggetto rispetto a qualunque sollecitazione
passionale; predisposizione ad accedere al processo passionale, ad accogliere una serie di stimoli attivati da un “attante
costituente” (familiare, sociale, storico, culturale); modo potenziale in cui si trova un soggetto senziente in via di
trasformazione e in rapporto con u atteggiamento umorale collettivo (tensitività forica, continuo).
•
•
Sensibiliz
zazione
•
Disposizione
Il soggetto è già in possesso delle determinazioni necessarie a provare un tipo specifico di passione (es.:
condizione di sospetto che prepara la gelosia). Le disposizioni patemiche non sono ancora e forse non
saranno mai passioni vere e proprie, ma semplici “trasporti” verso cose e persone (cognitiva).
Patemizzazione
Fase trasformatrice che modifica lo stato timico del soggetto, che diventa consapevole del proprio
turbamento e comincia a dare un nome a ciò che prova. Come la performanza nel SNC, prevede un
incontro-scontro tra diversi attori: comportamento appassionato (pragmatica).
Emozione
Vari modi fisici-corporei in cui il soggetto manifesta la propria reazione intima alla trasformazione passionale
ormai avvenuta; con l’espressione delle emozioni anche gli altri sono resi consapevoli e partecipi di quanto il
soggetto sta sperimentando (corporea).
Moralizzazione
Regolamentazione sociale e individuale della passione. Il soggetto che osserva il soggetto passionalizzato valuta una o
tutte le fasi del percorso passionale. Il giudizio può vertere sullo stile tensivo o intensivo, sulla competenza emotiva, sulle
dinamiche di trasfomazione. Presuppone la presenza di un “attante valutatore” che opera sulla base del principio classico
della misura, parametro per valutare l’eccesso o l’insufficienza passionale (p. e. valutazione di un comportamento come
parsimonioso o tirchio).
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Lezione del 25.3.2015 - Dipartimento di Comunicazione e Ricerca