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Guida all’agricoltura sostenibile
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Biodiversità e paesaggio rurale
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I
SOMMARIO:
Presidente
Roberto Moncalvo
Saluto
3
Introduzione
4
Biodiversità, qualche definizione
10
PAC e ambiente
18
L’azienda “biodiversa”
24
La rete Campagna Amica
32
Guida all’agricoltura sostenibile
Biodiversità e paesaggio rurale
Direttore Generale
Toni De Amicis
I
Realizzazione a cura di
Daniele Taffon
Progetto grafico e stampa
Digitalia Lab s.r.l.
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Il presente opuscolo rientra nel progetto “La Campagna ti informa”
cofinanziato dall’Unione Europea – DG AGRI.
I pareri in esso espressi impegnano soltanto l’autore
e non possono essere considerati come costituenti
una presa di posizione ufficiale della Commissione Europea.
Campagna Amica e
Unione Europea insieme
per un’agricoltura sostenibile
Uno degli obiettivi di Campagna Amica è quello di rafforzare
nei cittadini la consapevolezza dell’importanza di un’agricoltura sostenibile. Questo al fine di garantire una produzione alimentare sicura, una maggior tutela dell’ambiente e del paesaggio
oltre che per favorire lo sviluppo rurale. Tutti temi su cui si è concentrata la Politica Agricola Comune (PAC) che, accanto a questi, ha inserito la gestione sostenibile delle risorse naturali, la tutela della biodiversità, il mantenimento delle comunità rurali,
il benessere degli animali e il cambiamento climatico.
Una politica, quella dell’Unione Europea, che vuole sempre più
essere vicina agli agricoltori e di conseguenza ai cittadini, che
sono i fruitori finali di una filiera in continua espansione.
Campagna Amica si impegna a far comprendere ai cittadini
lo sforzo dell’Unione Europea che attraverso i pagamenti diretti
agli agricoltori vuole:
■ Garantire ai cittadini alimenti sani e di qualità, rafforzando al contempo la posizione degli agricoltori all’interno della filiera per consentirgli di ottenere il miglior prezzo di mercato tutelandoli rispetto all’oscillazione dei prezzi;
■ Promuovere un’agricoltura più verde ed efficiente che utilizzi
metodi produttivi sostenibili e salvaguardi la biodiversità del
territorio europeo;
■ Dare vitalità ai territori rurali, promuovendo ambiti diversi
dalla produzione alimentare, come la lavorazione degli alimenti, il turismo rurale, il rapporto diretto tra produttore e consumatore, tutte operazioni che contribuiscono a rafforzare l’economia di un territorio
Campagna Amica ha così cominciato un viaggio nella terra attraverso la Politica Agricola Comune (PAC). Saranno realizzati
una serie di materiali come questo che serviranno a mettere in
risalto gli obiettivi della PAC. Biodiversità, sicurezza alimentare,
qualità del prodotto, filiera corta e sviluppo rurale sono i temi
che saranno approfonditi ai cittadini che metteranno sulle proprie tavole cibi sicuri e di qualità. Un bene impagabile che può
essere garantito dall’aiuto che la PAC può dare agli agricoltori europei. Un bene da cui non si può prescindere.
3
INTRODUZIONE
4
5
Sempre più spesso si sente parlare attraverso i mass media
e i nuovi strumenti di informazione dell’importanza che la biodiversità riveste per l’uomo e le sue attività. Dal 1992, anno
della Conferenza di Rio de Janeiro sulla biodiversità, ad oggi
tanti passi in avanti sono stati fatti per accrescere nell’opinione
pubblica l’interesse generale verso le questioni legate a questo tema. Purtroppo, però, almeno in Europa, la preoccupazione di fronte alle notizie allarmanti che ci prefigurano un futuro che potrebbe vedere la scomparsa progressiva di molti
animali e piante, si sta diffondendo ancora troppo lentamente (UE, 2010). Dai dati che gli scienziati divulgano sappiamo
che la terra sta perdendo il suo patrimonio di diversità di specie animali e vegetali con una velocità che va da 100 a 1000
volte più del normale, secondo i dati pubblicati in occasione
della chiusura del Countdown 2010, la campagna dell’IUCN
6
(l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) per
arrestare l’estinzione delle specie e frenare la perdita di biodiversità. Secondo la FAO (2010), il 60% degli ecosistemi mondiali sono ormai degradati o utilizzati secondo modalità non
sostenibili, il 75% degli stock ittici sono troppo sfruttati o impoveriti in modo eccessivo e dal 1990 abbiamo assistito alla
perdita di circa il 75 % della diversità genetica delle colture
agricole a livello mondiale. Inoltre, il 20% delle barriere coralline
tropicali è già scomparso a causa dei cambiamenti climatici
e il 95% di quelle restanti rischia di scomparire entro il 2050.
La situazione non è migliore in Europa, dove soltanto il 17%
delle specie e degli habitat e l’11% degli ecosistemi principali
protetti dalla legislazione sono in buone condizioni, mentre il
25% circa delle specie animali, inclusi mammiferi, anfibi, rettili, uccelli e farfalle sono a rischio di estinzione. Dal 1990, ad
7
esempio, il numero delle specie comuni di uccelli è diminuito di circa il 10%, raggiungendo il 15 e il 20% in meno per
gli uccelli comuni dei terreni agricoli e le specie comuni che
abitano i boschi. È evidente che la biodiversità richiama alla
mente dell’opinione pubblica animali esotici e lontani che nell’immaginario collettivo rappresentano delle vere e proprie bandiere da conservare e su cui elargire un grande sforzo di protezione (le sottospecie di tigre, l’orso polare, la balenottera azzurra o il panda); ma paradossalmente, se da un lato ci intristiamo di fronte alla morte di un esemplare di una specie
rara di cui sappiamo tutto, spesso non conosciamo nulla della sorte di migliaia di esseri viventi poco affascinanti (di qualunque categoria tassonomica) che rischiano di scomparire,
a volte, senza neanche avere un nome in quanto mai scoperti
da nessun ricercatore. O, ancora peggio, abbiamo una scarsa sensibilità nei confronti di specie, varietà e razze di interesse agronomico che per molti secoli hanno sostenuto la vita
umana e che, purtroppo, oggi a causa della corsa sfrenata al
profitto, non possono tener il passo delle coltivazioni industriali
molto più redditizie anche se di scarso valore ecologico e nutrizionale. Proprio queste, sono depositarie di una cultura spesso secolare e di tradizioni antiche e posseggono caratteristi-
8
che organolettiche e nutritive assolutamente preziose. Molto
spesso, inoltre, essendo ben adattate alle caratteristiche ambientali del territorio dove sono state selezionate, anche ad opera dell’uomo, sono più resistenti ai patogeni e ai rigori del clima rispetto alle varietà prodotte in un laboratorio nate esclusivamente per massimizzare la produttività. Proprio perché inseriti in un contesto che spesso svilisce tutto, rendendo conto solo al lato economico della realtà, oggi tutti noi dovremmo
fare uno sforzo di comprensione e metterci in un’ottica maggiormente sensibile ai servizi non monetizzabili della biodiversità:
il piacere di osservare un paesaggio, la tutela della salute, gli
aspetti ricreativi, educativi, artistici e culturali, che pur avendo ricadute economiche, sono soprattutto elementi che ci regalano gioia e benessere rendendo la vita piacevole. Insomma senza dubbio se oggi potessimo investire denaro, la tutela
della biodiversità che passa attraverso la ricerca genetica ed
ecologica, la lotta ai cambiamenti climatici e alla trasformazione del suolo e la conservazione di razze e varietà, sarebbe un bel servizio al futuro dell’umanità. Anche in tal senso
agisce la PAC con la nuova programmazione 2014-2020, che
dedica molti fondi alla conservazione dell’ambiente e della biodiversità. Questo opuscolo è dedicato a questo tema.
9
BIODIVERSITÀ
QUALCHE DEFINIZIONE
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11
Per capire fino in fondo il significato della biodiversità e la sua
importanza è necessario conoscere le sue diverse dimensioni.
La biodiversità ha tre scale di riferimento (come le matrioske
russe) che si influenzano vicendevolmente:
■ biodiversità genetica: ogni popolazione di una specie porta in
sé una variabilità genetica che ne assicura per esempio resistenza ai patogeni e nel corso del tempo la possibilità della comparsa di caratteri evolutivi positivi rispetto alle pressioni dell’ambiente. Una popolazione con un pool genetico povero avrà
buone possibilità di estinguersi a fronte di epidemie e disastri
naturali o di altra natura (ad esempio comportamenti umani).
Gli individui che appartengono ad una stessa specie non sono
tutti uguali geneticamente, ovvero non posseggono tutti lo stesso patrimonio genetico. Il grado di differenza tra i genomi dei
diversi individui è la diversità genetica intra-specifica. Le differenze fenotipiche, cioè le differenze nella forma o nelle funzioni che possiamo osservare in modo più o meno diretto tra
organismi di una stessa specie, e che determinano le differenze in sopravvivenza e fecondità tra individui, sono in parte dovute alla diversità genetica, e in parte all’ambiente. La diversità genetica costituisce il serbatoio dal quale i processi dell’evoluzione attingono le varianti biologiche. La variabilità genetica degli organismi è il prerequisito fondamentale per l’adattamento all’ambiente a seguito di pressioni selettive e per l’evoluzione di nuove forme e funzioni. Diversi processi creano ed
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eliminano la variabilità genetica. Quando la perdita è troppo
rapida, e ciò può avvenire per cause naturali ma, negli ultimi
secoli, soprattutto per cause antropiche, il livello di variabilità
genetica può diventare troppo basso (con individui geneticamente molto simili tra loro), con conseguenze negative sia a
breve che a lungo termine per la specie. La perdita di variabilità genetica, a differenza della scomparsa di una specie o
di un ambiente come una foresta pluviale, può quindi passare
facilmente inosservata. Tuttavia è proprio la diversità genetica intraspecifica che può alimentare la diversità agli altri livelli
attraverso processi di speciazione.
■ biodiversità specifica: nel mondo esistono milioni di specie dalle più diffuse alle più rare. Molte sono sconosciute e rischiano
di estinguersi ben prima di essere scoperte. La ricchezza di specie è un parametro che ci può indicare la salute di un ecosistema sebbene in realtà molto più importante è la loro distribuzione nell’ambiente e la ripartizione. In un territorio X la presenza di numerose specie anche generaliste può essere anzi
un indice di qualche problematica a fronte ad esempio della
riduzione delle popolazioni di specie specialiste più importanti dal punto di vista ecologico. Così si individuano specie dominanti che, per numero elevato o per biomassa, caratterizzano
una comunità dandole spesso il nome (barriera corallina, faggeta, ecc...); specie chiave, il cui ruolo è determinante nel garantire l’equilibrio dell’intera comunità; specie rare che, in quanto tali, hanno un particolare interesse conservazionistico; specie endemiche, cioè presenti solo in una determinata area; specie aliene, provenienti da altre aree geografiche e naturalizzate in nuovi ambienti; specie infestanti, ecc. Queste caratteristiche
devono essere attentamente valutate ai fini di eventuali interventi di programmazione e di tutela.
■ biodiversità ecosistemica: il concetto di Paesaggio prima di essere appannaggio dell’architettura è un concetto biologico. Esso
rappresenta l’insieme degli ecosistemi in un territorio. Ad esempio, nel nostro caso, parliamo di paesaggio agro – silvo – pastorale molto diffuso in Italia. In esso sono presenti numerosissimi ecosistemi con il loro tesoro di “geni” e di “specie”: foreste e boschi, fiumi e laghi, praterie e pascoli, montagne etc.
La diversità ecosistemica include sia le differenze macroscopiche che esistono tra i diversi ambienti sia le differenze tra i
processi che li caratterizzano. Nonostante la diversità ecosistemica sia un concetto molto generale, con infinite sfaccettature, e nonostante la nostra capacità di descriverla sia ancora agli esordi, essa rappresenta una componente essenziale
della diversità biologica generale e come tale dovrebbe essere attentamente valutata in ogni stima di biodiversità.
13
TABELLA 1
Servizi diretti della biodiversità WWF (2008):
Delle oltre 7.000 specie che l'uomo ha coltivato attraverso
i secoli, oggi 150 specie di piante compongono la dieta della maggioranza della popolazione del mondo. Di queste solo
12 forniscono oltre il 70% dei prodotti alimentari;
■ Circa un terzo del cibo proviene da piante impollinate da oltre 100.000 specie di impollinatori selvatici, tra cui pipistrelli,
api, mosche, farfalle, coleotteri e uccelli;
■ L'80% delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo trae fonti di nutrimento e reddito dai prodotti forestali, come frutta,
noci, erbe, spezie, resine;
■ L'80% della popolazione mondiale utilizza prodotti medicinali
naturali e dei 150 farmaci più prescritti negli Stati Uniti, 118
derivano da fonti naturali (74% da piante, 18% da funghi, 5%
da batteri, 3% da serpenti). 9 dei 10 più utilizzati derivano da
prodotti vegetali naturali. La penicillina, derivata da una muffa, è un caso storico eclatante. Ma la natura detiene i segreti per lo sviluppo di molti nuovi tipi di antidolorifici, prodotti farmaceutici e diagnostici. La rana ornitorinco, ormai estinta, avrebbe potuto fornire una cura alle ulcere gastroduodenali (25 milioni di persone colpite solo negli Stati Uniti), 700 specie di molluschi della famiglia Conidae producono sostanze potenzialmente in grado di sostituire farmaci come la morfina. Le oltre 1.000 specie di gimnosperme potrebbero essere utili nella cura di Alzheimer, epilessia e depressione;
■
14
SERVIZI INDIRETTI DELLA BIODIVERSITÀ
La biodiversità ha anche un altissimo valore indiretto costituito
dai servizi garantiti dalla funzionalità degli ecosistemi. Le popolazioni naturali di piante e di animali infatti, interagendo ra loro,
formano ecosistemi che costituiscono il principale meccanismo
di riciclo di aria, acqua e nutrienti indispensabili per la vita sulla terra. La biodiversità ci fornisce quindi una serie di servizi che
assicurano che l'aria sia pulita e che l'acqua sia potabile. Le foreste e gli oceani, ad esempio, assorbono i sottoprodotti delle attività agricole e industriali rallentando l'accumulo nell'atmosfera di biossido di carbonio e di altri gas responsabili dell'effetto
serra e del cambiamento globale del clima sulla terra. Fino a non
molto tempo fa la presenza di questi ambienti naturali ha garantito
una relativa stabilità del clima nel tempo permettendo l'evolversi
della vita umana. Nel futuro però la continua distruzione di foreste e l'inquinamento delle acque e dell'aria potrà compromettere
questa capacità di "stabilizzazione" del clima.
Una maggiore biodiversità garantisce inoltre una minor probabilità di estinzione per ciascuna specie in caso di episodi critici. Gli ambienti caratterizzati da maggior eterogeneità genetica
risultano infatti meno vulnerabili a epidemie e ad eventi estremi quali siccità, gelate ed alluvioni. Gli effetti della variazione della biodiversità risultano poi aggravati dal fatto che ogni specie,
all'interno dell'ecosistema in cui vive, interagisce con le altre specie tramite relazioni di competizione, predazione, parassitismo.
L'estinzione di una specie può, quindi, indirettamente alterare
l'abbondanza di altre specie, causando un ulteriore cambiamento
15
nella composizione della comunità ecologica cui appartiene e
aumentando la sua vulnerabilità a episodi critici. Non bisogna
infine dimenticare che la biodiversità ha un importante valore
ricreativo (si pensi alla crescente importanza dell'ecoturismo),
culturale, intellettuale, estetico e spirituale, nonché un valore
etico o esistenziale indipendentemente dal suo utilizzo.
BIODIVERSITÀ IN AGRICOLTURA
Un’azienda che voglia definirsi sostenibile deve fare i conti con
la biodiversità. In che termini?
Innanzitutto sapendo cos’è e successivamente avendo ben chiaro la differenza che esiste tra la biodiversità in ambito agricolo in senso stretto e la biodiversità dell’ecosistema in cui l’azienda è inserita. Troppo spesso infatti, anche gli addetti ai lavori, generano confusione nel parlare della fattoria rispettosa della biodiversità. Un caso infatti è quello relativo all’imprenditore agricolo che decide di recuperare razze, varietà e/o cultivar
scomparse o a rischio estinzione. Certamente egli fa un grande favore alla biodiversità strettamente legata alla sua azienda. Altro è conoscere, rispettare e valorizzare l’ambiente circostante l’azienda attraverso attività specifiche che tutelino la
natura. In tal senso l’imprenditore è consapevole di ciò che av-
16
viene nell’ecosistema in cui è inserita la sua attività. Qual è l’optimum? Chiaramente un imprenditore che protegga l’ambiente e, contemporaneamente, recuperi prodotti minacciati, è quello che potremmo definire un paladino della biodiversità a 360°.
TABELLA 2
Le minacce alla Biodiversità
1. Modificazione e frammentazione degli habitat:
a. consumo di suolo
b. industrializzazione dell’agricoltura e impoverimento
pool genici
c. abbattimento foreste
2. Cambiamenti climatici
3. Pressione venatoria
4. Inquinamento
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PAC
E AMBIENTE
L’architettura giuridica della nuova Pac rimane quella attuale
con due pilastri, tre strumenti e due fondi.
Il primo pilastro comprende gli interventi di mercato e il regime di pagamenti diretti agli agricoltori. Il secondo pilastro promuove lo sviluppo rurale. In entrambi i casi le coperture sono
garantite dal Fondo europeo agricolo di garanzia e dal Fondo
europeo agricolo per lo sviluppo rurale.
Come noto la PAC attraverso lo strumento dei PSR finanzia le
attività agricole secondo alcune misure individuate per lo sviluppo di un agricoltura competitiva in senso economico, nel
rispetto dell’ambiente e tenendo conto degli aspetti sociali delle zone rurali.
Le sei priorità per il periodo 2014-2020 della PAC sono:
■ promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione
nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali;
■ potenziare la competitività dell’agricoltura in tutte le sue forme e la redditività delle aziende agricole;
■ incentivare l’organizzazione della filiera agroalimentare e la
20
gestione dei rischi nel settore agricolo;
preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti
dall’agricoltura e dalle foreste;
■ incoraggiare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a
un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale;
■ promuovere l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e
lo sviluppo economico nelle zone rurali.
Queste priorità, corredate dei rispettivi indicatori di obiettivi, stanno alla base della programmazione dei Psr 2014-2020.
Le priorità annunciano una maggiore enfasi su alcuni temi principali: ambiente, cambiamento climatico e innovazione. Si ritorna a dare importanza alla trasmissione delle conoscenze e
delle innovazioni nel settore agricolo, aprendo la strada ad una
nuova stagione di assistenza tecnica e divulgazione agricola che
era stata abbandonata da 20 anni.
Nelle priorità è rilevabile il ruolo crescente del settore forestale nell’ambito dello sviluppo rurale.
■
21
LE NUOVE MISURE
Ad ogni priorità sono associate una serie di misure per un totale di 27 che caratterizzeranno i nuovi Psr 2014-2020. Tra le
misure gli ambiti più interessanti riguardano:
■ Ricambio generazionale con misure a favore dei giovani imprenditori agricoli.
■ Sostegno alle zone montane con un’azione finalizzata alla tutela del territorio e al mantenimento della vitalità dei contesti socio-economici più a rischio.
■ Sostenibilità ambientale con incentivi a favore dei sistemi produttivi maggiormente sostenibili.
■ Qualità degli alimenti con una forte attenzione alle questioni legate al benessere animale.
■ Recuperare margini di efficienza e sostenere le produzioni
“made in Italy”.
A parte la condizionalità prevista negli aiuti diretti agli agricoltori, nel secondo pilastro riguardante lo sviluppo rurale, in particolare sull’ambiente, sono previste alcune misure interessanti.
Di seguito solo alcuni esempi:
■ Rilancio di un piano proteico nazionale, capace di favorire la
diversificazione produttiva verso produzioni con minor fabbisogno di input chimici, maggiormente rispettose dell’ambiente
e, parallelamente, di ausilio alla zootecnia nazionale. In particolare si mette in campo un piano d’azione per favorire la coltivazione di soia ogm free italiana, che contribuisca anche al
miglioramento qualitativo dei mangimi per gli allevamenti.
■ Sostegno al settore olivicolo, per i suoi vantaggi indiscussi in
tema di preservazione del paesaggio e del territorio.
■ Sostegno all’agricoltura praticata in zone interne e montane,
grazie anche a un maggior livello di premio per ettaro.
■ Misura agro-climatico-ambientale con l’obiettivo di incentivare l’agricoltore a mantenere o introdurre di metodi di produzione agricola estensivi e compatibili con la tutela e con
il miglioramento dell'ambiente, del paesaggio e delle sue caratteristiche, delle risorse naturali, del suolo, dell’acqua e della biodiversità.
■ Investimenti materiali non remunerativi (muretti a secco, aree
umide etc.)
22
ASPETTO ECONOMICO
In generale per tutte queste misure e altre ancora la dotazione assegnata all’Italia è di circa 52 miliardi di euro, in 7 anni.
Circa 27 miliardi di euro totali (circa 4 miliardi di euro l’anno)
saranno a disposizione dell’Italia per gli aiuti diretti del I° Pilastro (Pagamenti diretti), completamente finanziati dall’Europa; Circa 21 miliardi di euro saranno a disposizione (circa 3
miliardi di euro l’anno) per finanziare le misure del II° Pilastro
(Sviluppo rurale). Queste risorse sono stanziate per la metà da
Fondi europei e per la metà da una quota nazionale. Ai fondi
destinati al finanziamento delle misure dei due pilastri (48 miliardi) va aggiunta una quota relativa ai finanziamenti dell’OCM
(Organizzazione comune di mercato) di circa 4 miliardi di euro
(per l’OCM non vi sono spese pre-allocate tranne per il settore vitivinicolo e l’olio di oliva).
Tra gli elementi nuovi si annoverano una misura specifica per
l’agricoltura biologica e una nuova delimitazione delle zone soggette a specifici vincoli naturali. Quindi la misura dell’agricoltura
biologica sarà autonoma e separata dalla misura dei pagamenti agroambientali che, oltretutto, si chiameranno pagamenti agroclimatico-ambientali, a dimostrazione della presenza di nuovi incentivi per gli interventi di contrasto al cambiamento climatico.
IL GREENING
Il 30% dei pagamenti diretti per gli agricoltori sarà condizionato all’applicazione, graduale a seconda delle dimensioni dell’azienda agricola, di tre regole per promuovere un uso maggiormente ecocompatibile delle risorse naturali. Si tratta del mantenimento di pascoli permanenti, della diversificazione delle colture e dell’istallazione di aree ecologiche.
Se le misure non vengono applicate correttamente, oltre a perdere questa percentuale del sussidio, il produttore sarà anche
essere sanzionato, ad eccezione dei primi due anni di entrata in vigore della riforma e in maniera graduale negli anni successivi.
È stata poi trovata una soluzione per non premiare un agricoltore
due volte per la stessa misura verde, dal momento che anche
nei Programmi di sviluppo rurale – il cosiddetto secondo pilastro della Pac – sono previsti sussidi per chi adotta comportamenti più ecosostenibili di quanto la legge nazionale imponga.
È stata dunque stilata una lista dei casi di sovrapposizione delle misure, in modo da evitarne il doppio finanziamento.
23
L’AZIENDA
“BIODIVERSA”
24
25
ETEROGENEITÀ AMBIENTALE
L’eterogeneità ambientale sembrerebbe garantire la sopravvivenza delle specie caratteristiche delle aree agricole. Essa si può
perseguire assumendo alcuni comportamenti e avviando delle politiche adeguate. È necessario privilegiare quelle aziende
che come obiettivo hanno l’incremento dell’eterogeneità ambientale attraverso:
■ la piantumazione di diverse specie;
■ il mantenimento, dove presenti, dei lembi naturali residui;
■ il ripristino delle pratiche antiche più rispettose dell’ambiente;
■ l’utilizzo di muretti a secco, siepi e filari d’alberi invece di muri
e reti metalliche;
■ la rinuncia all’utilizzo sfrenato di erbicidi, antiparassitari e fertilizzanti
Attualmente l’agricoltura vive momenti di crisi e necessita di
politiche che la rilancino. Si parla spesso di Ogm o di altri sistemi che permetterebbero di foraggiare un mondo affamato
e di rilanciare l’economia. Spesso però queste nuove tecniche
non considerano gli aspetti ambientali ed il conto che a lungo andare la natura potrebbe presentare. È necessario stringere un nuovo patto con essa puntando alla qualità dei prodotti nel rispetto dei tempi e degli spazi naturali, mantenendo
un elevato grado di eterogeneità nelle nostre campagne. Solo
così si potrà ancora ascoltare il canto delle allodole e delle cappellacce camminando in primavera in mezzo ai campi.
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INTERVENTI
Ci sono alcuni interventi che un imprenditore agricolo può mettere in campo per favorire la tutela della biodiversità nel territorio ove ricade la sua azienda. La filosofia alla base di una tale
scelta è da ritrovarsi nella consapevolezza che non è l’azienda a contenere diversi ambienti, piante e animali, ma bensì è
la natura che ospita l’attività aziendale. Perciò il nostro imprenditore agricolo è certo che più proteggerà l’ambiente in cui
l’azienda è inserita, più proteggerà la propria attività. Spesso,
a fronte di sacrifici e “impedimenti” che la tutela della biodiversità può comportare, ci sono dei servizi che essa porta sconosciuti o dati per scontati. Senza contare che nell’ottica della multifunzionalità in agricoltura la bellezza, il gusto, i profumi donati dalla biodiversità sono un valore aggiunto per l’impresa che ne voglia far tesoro (fattorie didattiche, vendita diretta, agriturismo).
Proviamo a far degli esempi di interventi che possono essere
messi in campo:
■ Muretti a secco: in molti contesti questi interventi di ingegneria
tradizionale permettono la sopravvivenza di molte specie di
piante ed animali rappresentando veri corridoi e luoghi di riposo e protezione. Naturalmente offrono anche stabilità dei
terreni soprattutto se molto ripidi.
■ Ripristino di siepi e filari: spesso questi micro ecosistemi sono
cancellati dall’intensificazione dell’agricoltura che in nome
27
del massimo profitto elimina tutti gli ostacoli alle lavorazioni. Esse rappresentano vere oasi per piccoli animali e per la
flora spontanea. Si pensi ad esempio al caso delle api. È perciò utile il loro mantenimento ai margini dei campi.
■ Mantenimento di stagni, laghetti e zone umide: fondamentali per l’irrigazione diventano luoghi di stazione e in alcuni
casi di nidificazione per molti uccelli, anfibi e rettili. Nella migrazione dell’avifauna possono funzionare come “stepping stone” ossia luoghi di ristoro e riparo nelle tappe del lungo viaggio verso i luoghi di svernamento o nidificazione. In tal senso tali luoghi diventano fondamentali nell’ottica delle reti ecologiche (si veda ad esempio il caso dell’Adda – Martesana);
■ Attenzione nel restauro di casali, silos etc.: si consideri che
questi luoghi sono fondamentali per alcune famiglie o specie di uccelli come irundinidi (rondini e balestrucci), rondoni,
barbagianni e civette. Queste specie molto spesso sono indicatori di qualità ambientale e la loro presenza è senz’altro
un ottimo segnale per l’ecosistema. Offrono inoltre un servizio all’azienda rappresentando un presidio per il controllo
di animali potenzialmente dannosi (insetti e roditori principalmente).
Da quanto detto l’azienda agricola sostenibile, nell’ottica della multifunzionalità, non tiene nascosti i suoi segreti ma li condivide con gli organi di ricerca e di formazione.
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AZIENDA AGRICOLA E RICERCA
L’azienda agricola può diventare luogo di ricerca per tesi universitarie, master e sperimentazioni, non tanto in campo strettamente agronomico, ma naturalistico e biologico.
Facciamo un esempio: Una idea progettuale potrebbe seguire questi semplici passi:
1) Abbiamo la sensazione che la nostra azienda possa avere
potenzialità naturalistiche ma non sappiamo ancora qual è
la comunità di viventi presenti
2) Seguendo tale intuizione ci rivolgiamo all’università più vicina che si occupi di Scienze Naturali o Biologiche (o altro
ancora)
3) Entriamo in contatto con qualche professore nel campo dell’ecologia, botanica, zoologia, microbiologia
4) Proponete la vostra azienda come “campo di studio” per ricerche sulle comunità animali, vegetali o di microorganismi
5) Dopo studi generici potete proporre studi di singole popolazioni di specie presenti nella vostra azienda
6) Qualche esempio? Atlanti ornitologici, erpetologici, botanici etc.
7) Tutto il materiale raccolto nel tempo costituirà la vostra base
di partenza per proporre itinerari nel gusto e nella natura e
sicuramente forniranno spunti per interventi di tutela e ripristino di ambienti laddove ce ne sia bisogno.
29
UN’AZIENDA APERTA ALLA DIDATTICA
Un’azienda ecosostenibile può diventare fulcro di attività didattiche e diventare strumento per la formazione di tanti giovani e non solo. In particolare attraverso percorsi ben strutturati in azienda si può imparare la sostenibilità vedendo concretamente come nella vita di tutti i giorni si possono attuare
comportamenti e stili rispettosi dell’ambiente. Inoltre gli insegnamenti ricevuti attraverso una visita in azienda orientano anche verso scelte di acquisto etiche e responsabili. Venendo al
tema specifico della biodiversità un’azienda sostenibile può comunicare visivamente cosa vuol dire conservare la biodiversità
in tutte le sue forme. Per questo ad esempio organizzare percorsi didattici attraverso un ambiente eterogeneo in cui siano
inseriti diversi esempi di ambienti, in cui siano visibili strumenti
per la tutela delle diverse specie di animali e piante come ad
esempio bat box, cassette nido per uccelli, bug hotel (case per
insetti), arnie, orti aromatici etc… Non si deve scordare poi l’importanza dell’ambiente selvatico che può essere conservato almeno in alcuni lembi dove per esempio collocare capanni per
avvistamento e osservazione di uccelli e mammiferi. Tutto ciò
deve essere corredato di cartellonistica adeguata e da guide
(es. lo stesso imprenditore) che sappiano far assaporare tutti
gli aspetti di una vita naturale in campagna. Ogni visita dovrebbe
concludersi con l’assaggio di prodotti salvati dall’estinzione.
LA RETE ECOLOGICA
Una delle definizioni maggiormente diffuse considera la rete
ecologica come un sistema interconnesso di habitat, di cui salvaguardare la biodiversità, ponendo quindi attenzione alle specie animali e vegetali potenzialmente minacciate. Lavorare sulla rete ecologica significa creare e/o rafforzare un sistema di
collegamento e di interscambio tra aree ed elementi naturali
isolati, andando così a contrastare la frammentazione e i suoi
effetti negativi sulla biodiversità.
La rete ecologica è costituita da quattro elementi fondamentali interconnessi tra loro:
■ Aree centrali (core areas): aree ad alta naturalità che sono
già, o possono essere, soggette a regime di protezione (parchi o riserve);
■ fasce di protezione (buffer zones): zone cuscinetto, o zone
di transizione, collocate attorno alle aree ad alta naturalità al
fine di garantire l'indispensabile gradualità degli habitat;
■ fasce di connessione (corridoi ecologici): strutture lineari e
continue del paesaggio, di varie forme e dimensioni, che connettono tra di loro le aree ad alta naturalità e rappresentano l'elemento chiave delle reti ecologiche poiché consentono la mobilità delle specie e l'interscambio genetico, fenomeno indispensabile al man-tenimento della biodiversità;
■ aree puntiformi o "sparse" (stepping zones): aree di piccola superficie che, per la loro posizione strategica o per la loro
composizione, rappresentano elementi importanti del paesaggio per sostenere specie in transito su un territorio oppure
ospitare particolari microambienti in situazioni di habitat critici (es. piccoli stagni in aree agricole).
A questa definizione di rete ecologica va aggiunta una considerazione relativamente alle potenzialità in termini di fruibilità della rete per le popolazioni umane locali: la rete ecologica
infatti, una volta definito come suo obiettivo prioritario quello
della conservazione della biodiversità, si presta ad andare a costituire un sistema paesistico capace di supportare funzioni di
tipo ricreativo e percettivo. Il miglioramento del paesaggio infatti diventa occasione per la creazione, ad esempio, di percorsi a basso impatto ambientale (sentieri e piste ciclabili) che
consentono alle persone di attraversare il territorio e di fruire
delle risorse paesaggisti-che (boschi, siepi, filari, ecc.) ed eventualmente di quelle territoriali (luoghi della memoria, posti di
ristoro, ecc.). In tal senso l’azienda agricola entra sicuramente a far parte di tale rete e ne può diventare elemento decisivo quanto più faccia del rispetto della naturalità dei luoghi la
sua vocazione.
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I segni distintivi
di Campagna Amica
FATTORIE DI CAMPAGNA AMICA
sono le aziende agricole dove l’imprenditore vende
direttamente i propri prodotti, rigorosamente agricoli e
italiani la cui origine è controllata e garantita da
Campagna Amica.
AGRITURISMO CAMPAGNA AMICA
sono le imprese agrituristiche, promosse da Terranostra,
che vendono direttamente i propri prodotti e/o che
propongono nel loro ristorante, il menù di Campagna
Amica, fatto prevalentemente con i prodotti dell’azienda e
con quelli di altre Fattorie di Campagna Amica…
rigorosamente agricoli e di origine italiana, controllata e
garantita da Campagna Amica.
MERCATO DI CAMPAGNA AMICA
sono i mercati degli agricoltori in cui i prodotti agricoli sono
tutti iscritti a Coldiretti e aderiscono a Campagna Amica e
si e si impegnano per questo a vendere solo i loro prodotti,
agricoli, italiani e a Km zero. Nel Mercato di Campagna
Amica si può fare la spesa in modo sostenibile e
responsabile, acquistando prodotti agricoli di stagione,
selezionati con cura, sempre freschi e di origine italiana
controllata e garantita.
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PUNTI CAMPAGNA AMICA IN CITTÀ
sono veri e propri negozi agricoli in città in cui è possibile
acquistare i prodotti a marchio Campagna Amica,
rigorosamente agricoli e italiani controllati e garantiti da
Campagna Amica. Sono gestite da imprese agricole,
singole o associate, che vendono i propri prodotti e quelli
degli altri agricoltori della Rete. Per questo, pur non
essendoci la presenza fisica costante di tutti i prodotti (cme
nei mercati), si possono comunque ritrovare tutti i vantaggi
della vendita diretta in città: prodotti freschi, sani, sicuri, di
origine italiana certificata, a prezzi sostenibili.
LA BOTTEGA ITALIANA
è un negozio in città in cui è posibile acquistare i prodotti
della Filiera Agricola Italiana, fatti solo con materie prime
agricole italiane, tracciate e controllate da una Ente Terzo
di certificazione. Qui si trovano sempre i valori di
Campagna Amica: italianità, freschezza, sostenibilità
aprotagonismo agricolo.
CAMPAGNA AMICA NEL PIATTO
è la Rete della ristorazione italiana che valorizza la Filiera
agricola del nostro Paese. Sono esercizi commerciali che
utilizzano nei loro menù quotidiani i prodotti agricoli italiani di
Campagna Amica. Per i produttori, il progetto è una sfida che
li porterà a servire nuovi clienti esigenti e appassionati della
qualità. Per i consumatori, è l’occasione per un acquisto sano,
consapevole e responsabile anche fuori casa.
NO FOOD
le imprese “No Food” si caratterizzano per la forte
tradizione manifatturiera italiana, il rispetto dell’ambiente,
l’attenzione al consumatore e sono portatrici di interessi del
vero Made in Italy. Per questo aderiscono alla nostra rete.
ORTI URBANI
sono le esperienze aderenti al progetto rete degli orti urbani
di Campagna Amica ed in particolare alla carta degli orti e
al vademecum di comportamento per un orticoltura
urbana che sia sociale, didattica, ecosostenibile.
Il progetto sostiene, promuove e divulga le buone pratiche
dell’agricoltura in città.
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I GRUPPI D’OFFERTA DI CAMPAGNA AMICA
sono composti dalle aziende strutturate per venire incontro
alle
necessità proprie della vendita diretta ai GAS.
Gruppi d’offerta
CAMPAGNA AMICA Così la consegna a domicilio di cassette e pacchi pieni di
prodotti genuini diventa realtà.
B2B
il “Business to Business”, ovvero il “fare affari tra imprese”
vuole creare una comunità di produttori che si confrontano,
scambiandosi prodotti e valorizzando, così, l’intera rete di
Campagna Amica. Nelle occasioni di incontro i produttori si
conoscono, presentano i loro prodotti e servizi, creando così
nuove opportunità commerciali.
CIBO DI STRADA
la rete che racchiude tutti coloro che somministrano
prodotti di Campagna Amica con materie prime stagionali
e locali che è possibile gustare passeggiando.
CAMPAGNA AMICA NEL GELATO
la rete delle aziende agricole che producono gelato e
quella delle gelaterie che utilizzano prodotti di Campagna
Amica nel loro gelato.
FAI
è il marchio che identifica i prodotti Firmati dagli Agricoltori
Italiani e che ne garantisce: identità agricola, origine italiana,
trasparenza e la giusta ripartizione del valore tra tutti i
protagonisti della filiera, a partire dai produttori agricoli.
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Biodiversità e paesaggio rurale