www.facebook.com/campagnamica?fref=ts Guida all’agricoltura sostenibile Via Nazionale, 89/A - 00184 Roma - Italy Tel.: +39.06 489931 - Fax: +39.06 48993217 E-mail: [email protected] Biodiversità e paesaggio rurale www.campagnamica.it twitter.com/campagnamica plus.google.com/+campagna-amica/posts I SOMMARIO: Presidente Roberto Moncalvo Saluto 3 Introduzione 4 Biodiversità, qualche definizione 10 PAC e ambiente 18 L’azienda “biodiversa” 24 La rete Campagna Amica 32 Guida all’agricoltura sostenibile Biodiversità e paesaggio rurale Direttore Generale Toni De Amicis I Realizzazione a cura di Daniele Taffon Progetto grafico e stampa Digitalia Lab s.r.l. Contatti Via Nazionale 89/a 00184 Roma (Italy) Tel. +39.064899317 [email protected] www.campagnamica.it Il presente opuscolo rientra nel progetto “La Campagna ti informa” cofinanziato dall’Unione Europea – DG AGRI. I pareri in esso espressi impegnano soltanto l’autore e non possono essere considerati come costituenti una presa di posizione ufficiale della Commissione Europea. Campagna Amica e Unione Europea insieme per un’agricoltura sostenibile Uno degli obiettivi di Campagna Amica è quello di rafforzare nei cittadini la consapevolezza dell’importanza di un’agricoltura sostenibile. Questo al fine di garantire una produzione alimentare sicura, una maggior tutela dell’ambiente e del paesaggio oltre che per favorire lo sviluppo rurale. Tutti temi su cui si è concentrata la Politica Agricola Comune (PAC) che, accanto a questi, ha inserito la gestione sostenibile delle risorse naturali, la tutela della biodiversità, il mantenimento delle comunità rurali, il benessere degli animali e il cambiamento climatico. Una politica, quella dell’Unione Europea, che vuole sempre più essere vicina agli agricoltori e di conseguenza ai cittadini, che sono i fruitori finali di una filiera in continua espansione. Campagna Amica si impegna a far comprendere ai cittadini lo sforzo dell’Unione Europea che attraverso i pagamenti diretti agli agricoltori vuole: ■ Garantire ai cittadini alimenti sani e di qualità, rafforzando al contempo la posizione degli agricoltori all’interno della filiera per consentirgli di ottenere il miglior prezzo di mercato tutelandoli rispetto all’oscillazione dei prezzi; ■ Promuovere un’agricoltura più verde ed efficiente che utilizzi metodi produttivi sostenibili e salvaguardi la biodiversità del territorio europeo; ■ Dare vitalità ai territori rurali, promuovendo ambiti diversi dalla produzione alimentare, come la lavorazione degli alimenti, il turismo rurale, il rapporto diretto tra produttore e consumatore, tutte operazioni che contribuiscono a rafforzare l’economia di un territorio Campagna Amica ha così cominciato un viaggio nella terra attraverso la Politica Agricola Comune (PAC). Saranno realizzati una serie di materiali come questo che serviranno a mettere in risalto gli obiettivi della PAC. Biodiversità, sicurezza alimentare, qualità del prodotto, filiera corta e sviluppo rurale sono i temi che saranno approfonditi ai cittadini che metteranno sulle proprie tavole cibi sicuri e di qualità. Un bene impagabile che può essere garantito dall’aiuto che la PAC può dare agli agricoltori europei. Un bene da cui non si può prescindere. 3 INTRODUZIONE 4 5 Sempre più spesso si sente parlare attraverso i mass media e i nuovi strumenti di informazione dell’importanza che la biodiversità riveste per l’uomo e le sue attività. Dal 1992, anno della Conferenza di Rio de Janeiro sulla biodiversità, ad oggi tanti passi in avanti sono stati fatti per accrescere nell’opinione pubblica l’interesse generale verso le questioni legate a questo tema. Purtroppo, però, almeno in Europa, la preoccupazione di fronte alle notizie allarmanti che ci prefigurano un futuro che potrebbe vedere la scomparsa progressiva di molti animali e piante, si sta diffondendo ancora troppo lentamente (UE, 2010). Dai dati che gli scienziati divulgano sappiamo che la terra sta perdendo il suo patrimonio di diversità di specie animali e vegetali con una velocità che va da 100 a 1000 volte più del normale, secondo i dati pubblicati in occasione della chiusura del Countdown 2010, la campagna dell’IUCN 6 (l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) per arrestare l’estinzione delle specie e frenare la perdita di biodiversità. Secondo la FAO (2010), il 60% degli ecosistemi mondiali sono ormai degradati o utilizzati secondo modalità non sostenibili, il 75% degli stock ittici sono troppo sfruttati o impoveriti in modo eccessivo e dal 1990 abbiamo assistito alla perdita di circa il 75 % della diversità genetica delle colture agricole a livello mondiale. Inoltre, il 20% delle barriere coralline tropicali è già scomparso a causa dei cambiamenti climatici e il 95% di quelle restanti rischia di scomparire entro il 2050. La situazione non è migliore in Europa, dove soltanto il 17% delle specie e degli habitat e l’11% degli ecosistemi principali protetti dalla legislazione sono in buone condizioni, mentre il 25% circa delle specie animali, inclusi mammiferi, anfibi, rettili, uccelli e farfalle sono a rischio di estinzione. Dal 1990, ad 7 esempio, il numero delle specie comuni di uccelli è diminuito di circa il 10%, raggiungendo il 15 e il 20% in meno per gli uccelli comuni dei terreni agricoli e le specie comuni che abitano i boschi. È evidente che la biodiversità richiama alla mente dell’opinione pubblica animali esotici e lontani che nell’immaginario collettivo rappresentano delle vere e proprie bandiere da conservare e su cui elargire un grande sforzo di protezione (le sottospecie di tigre, l’orso polare, la balenottera azzurra o il panda); ma paradossalmente, se da un lato ci intristiamo di fronte alla morte di un esemplare di una specie rara di cui sappiamo tutto, spesso non conosciamo nulla della sorte di migliaia di esseri viventi poco affascinanti (di qualunque categoria tassonomica) che rischiano di scomparire, a volte, senza neanche avere un nome in quanto mai scoperti da nessun ricercatore. O, ancora peggio, abbiamo una scarsa sensibilità nei confronti di specie, varietà e razze di interesse agronomico che per molti secoli hanno sostenuto la vita umana e che, purtroppo, oggi a causa della corsa sfrenata al profitto, non possono tener il passo delle coltivazioni industriali molto più redditizie anche se di scarso valore ecologico e nutrizionale. Proprio queste, sono depositarie di una cultura spesso secolare e di tradizioni antiche e posseggono caratteristi- 8 che organolettiche e nutritive assolutamente preziose. Molto spesso, inoltre, essendo ben adattate alle caratteristiche ambientali del territorio dove sono state selezionate, anche ad opera dell’uomo, sono più resistenti ai patogeni e ai rigori del clima rispetto alle varietà prodotte in un laboratorio nate esclusivamente per massimizzare la produttività. Proprio perché inseriti in un contesto che spesso svilisce tutto, rendendo conto solo al lato economico della realtà, oggi tutti noi dovremmo fare uno sforzo di comprensione e metterci in un’ottica maggiormente sensibile ai servizi non monetizzabili della biodiversità: il piacere di osservare un paesaggio, la tutela della salute, gli aspetti ricreativi, educativi, artistici e culturali, che pur avendo ricadute economiche, sono soprattutto elementi che ci regalano gioia e benessere rendendo la vita piacevole. Insomma senza dubbio se oggi potessimo investire denaro, la tutela della biodiversità che passa attraverso la ricerca genetica ed ecologica, la lotta ai cambiamenti climatici e alla trasformazione del suolo e la conservazione di razze e varietà, sarebbe un bel servizio al futuro dell’umanità. Anche in tal senso agisce la PAC con la nuova programmazione 2014-2020, che dedica molti fondi alla conservazione dell’ambiente e della biodiversità. Questo opuscolo è dedicato a questo tema. 9 BIODIVERSITÀ QUALCHE DEFINIZIONE 10 11 Per capire fino in fondo il significato della biodiversità e la sua importanza è necessario conoscere le sue diverse dimensioni. La biodiversità ha tre scale di riferimento (come le matrioske russe) che si influenzano vicendevolmente: ■ biodiversità genetica: ogni popolazione di una specie porta in sé una variabilità genetica che ne assicura per esempio resistenza ai patogeni e nel corso del tempo la possibilità della comparsa di caratteri evolutivi positivi rispetto alle pressioni dell’ambiente. Una popolazione con un pool genetico povero avrà buone possibilità di estinguersi a fronte di epidemie e disastri naturali o di altra natura (ad esempio comportamenti umani). Gli individui che appartengono ad una stessa specie non sono tutti uguali geneticamente, ovvero non posseggono tutti lo stesso patrimonio genetico. Il grado di differenza tra i genomi dei diversi individui è la diversità genetica intra-specifica. Le differenze fenotipiche, cioè le differenze nella forma o nelle funzioni che possiamo osservare in modo più o meno diretto tra organismi di una stessa specie, e che determinano le differenze in sopravvivenza e fecondità tra individui, sono in parte dovute alla diversità genetica, e in parte all’ambiente. La diversità genetica costituisce il serbatoio dal quale i processi dell’evoluzione attingono le varianti biologiche. La variabilità genetica degli organismi è il prerequisito fondamentale per l’adattamento all’ambiente a seguito di pressioni selettive e per l’evoluzione di nuove forme e funzioni. Diversi processi creano ed 12 eliminano la variabilità genetica. Quando la perdita è troppo rapida, e ciò può avvenire per cause naturali ma, negli ultimi secoli, soprattutto per cause antropiche, il livello di variabilità genetica può diventare troppo basso (con individui geneticamente molto simili tra loro), con conseguenze negative sia a breve che a lungo termine per la specie. La perdita di variabilità genetica, a differenza della scomparsa di una specie o di un ambiente come una foresta pluviale, può quindi passare facilmente inosservata. Tuttavia è proprio la diversità genetica intraspecifica che può alimentare la diversità agli altri livelli attraverso processi di speciazione. ■ biodiversità specifica: nel mondo esistono milioni di specie dalle più diffuse alle più rare. Molte sono sconosciute e rischiano di estinguersi ben prima di essere scoperte. La ricchezza di specie è un parametro che ci può indicare la salute di un ecosistema sebbene in realtà molto più importante è la loro distribuzione nell’ambiente e la ripartizione. In un territorio X la presenza di numerose specie anche generaliste può essere anzi un indice di qualche problematica a fronte ad esempio della riduzione delle popolazioni di specie specialiste più importanti dal punto di vista ecologico. Così si individuano specie dominanti che, per numero elevato o per biomassa, caratterizzano una comunità dandole spesso il nome (barriera corallina, faggeta, ecc...); specie chiave, il cui ruolo è determinante nel garantire l’equilibrio dell’intera comunità; specie rare che, in quanto tali, hanno un particolare interesse conservazionistico; specie endemiche, cioè presenti solo in una determinata area; specie aliene, provenienti da altre aree geografiche e naturalizzate in nuovi ambienti; specie infestanti, ecc. Queste caratteristiche devono essere attentamente valutate ai fini di eventuali interventi di programmazione e di tutela. ■ biodiversità ecosistemica: il concetto di Paesaggio prima di essere appannaggio dell’architettura è un concetto biologico. Esso rappresenta l’insieme degli ecosistemi in un territorio. Ad esempio, nel nostro caso, parliamo di paesaggio agro – silvo – pastorale molto diffuso in Italia. In esso sono presenti numerosissimi ecosistemi con il loro tesoro di “geni” e di “specie”: foreste e boschi, fiumi e laghi, praterie e pascoli, montagne etc. La diversità ecosistemica include sia le differenze macroscopiche che esistono tra i diversi ambienti sia le differenze tra i processi che li caratterizzano. Nonostante la diversità ecosistemica sia un concetto molto generale, con infinite sfaccettature, e nonostante la nostra capacità di descriverla sia ancora agli esordi, essa rappresenta una componente essenziale della diversità biologica generale e come tale dovrebbe essere attentamente valutata in ogni stima di biodiversità. 13 TABELLA 1 Servizi diretti della biodiversità WWF (2008): Delle oltre 7.000 specie che l'uomo ha coltivato attraverso i secoli, oggi 150 specie di piante compongono la dieta della maggioranza della popolazione del mondo. Di queste solo 12 forniscono oltre il 70% dei prodotti alimentari; ■ Circa un terzo del cibo proviene da piante impollinate da oltre 100.000 specie di impollinatori selvatici, tra cui pipistrelli, api, mosche, farfalle, coleotteri e uccelli; ■ L'80% delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo trae fonti di nutrimento e reddito dai prodotti forestali, come frutta, noci, erbe, spezie, resine; ■ L'80% della popolazione mondiale utilizza prodotti medicinali naturali e dei 150 farmaci più prescritti negli Stati Uniti, 118 derivano da fonti naturali (74% da piante, 18% da funghi, 5% da batteri, 3% da serpenti). 9 dei 10 più utilizzati derivano da prodotti vegetali naturali. La penicillina, derivata da una muffa, è un caso storico eclatante. Ma la natura detiene i segreti per lo sviluppo di molti nuovi tipi di antidolorifici, prodotti farmaceutici e diagnostici. La rana ornitorinco, ormai estinta, avrebbe potuto fornire una cura alle ulcere gastroduodenali (25 milioni di persone colpite solo negli Stati Uniti), 700 specie di molluschi della famiglia Conidae producono sostanze potenzialmente in grado di sostituire farmaci come la morfina. Le oltre 1.000 specie di gimnosperme potrebbero essere utili nella cura di Alzheimer, epilessia e depressione; ■ 14 SERVIZI INDIRETTI DELLA BIODIVERSITÀ La biodiversità ha anche un altissimo valore indiretto costituito dai servizi garantiti dalla funzionalità degli ecosistemi. Le popolazioni naturali di piante e di animali infatti, interagendo ra loro, formano ecosistemi che costituiscono il principale meccanismo di riciclo di aria, acqua e nutrienti indispensabili per la vita sulla terra. La biodiversità ci fornisce quindi una serie di servizi che assicurano che l'aria sia pulita e che l'acqua sia potabile. Le foreste e gli oceani, ad esempio, assorbono i sottoprodotti delle attività agricole e industriali rallentando l'accumulo nell'atmosfera di biossido di carbonio e di altri gas responsabili dell'effetto serra e del cambiamento globale del clima sulla terra. Fino a non molto tempo fa la presenza di questi ambienti naturali ha garantito una relativa stabilità del clima nel tempo permettendo l'evolversi della vita umana. Nel futuro però la continua distruzione di foreste e l'inquinamento delle acque e dell'aria potrà compromettere questa capacità di "stabilizzazione" del clima. Una maggiore biodiversità garantisce inoltre una minor probabilità di estinzione per ciascuna specie in caso di episodi critici. Gli ambienti caratterizzati da maggior eterogeneità genetica risultano infatti meno vulnerabili a epidemie e ad eventi estremi quali siccità, gelate ed alluvioni. Gli effetti della variazione della biodiversità risultano poi aggravati dal fatto che ogni specie, all'interno dell'ecosistema in cui vive, interagisce con le altre specie tramite relazioni di competizione, predazione, parassitismo. L'estinzione di una specie può, quindi, indirettamente alterare l'abbondanza di altre specie, causando un ulteriore cambiamento 15 nella composizione della comunità ecologica cui appartiene e aumentando la sua vulnerabilità a episodi critici. Non bisogna infine dimenticare che la biodiversità ha un importante valore ricreativo (si pensi alla crescente importanza dell'ecoturismo), culturale, intellettuale, estetico e spirituale, nonché un valore etico o esistenziale indipendentemente dal suo utilizzo. BIODIVERSITÀ IN AGRICOLTURA Un’azienda che voglia definirsi sostenibile deve fare i conti con la biodiversità. In che termini? Innanzitutto sapendo cos’è e successivamente avendo ben chiaro la differenza che esiste tra la biodiversità in ambito agricolo in senso stretto e la biodiversità dell’ecosistema in cui l’azienda è inserita. Troppo spesso infatti, anche gli addetti ai lavori, generano confusione nel parlare della fattoria rispettosa della biodiversità. Un caso infatti è quello relativo all’imprenditore agricolo che decide di recuperare razze, varietà e/o cultivar scomparse o a rischio estinzione. Certamente egli fa un grande favore alla biodiversità strettamente legata alla sua azienda. Altro è conoscere, rispettare e valorizzare l’ambiente circostante l’azienda attraverso attività specifiche che tutelino la natura. In tal senso l’imprenditore è consapevole di ciò che av- 16 viene nell’ecosistema in cui è inserita la sua attività. Qual è l’optimum? Chiaramente un imprenditore che protegga l’ambiente e, contemporaneamente, recuperi prodotti minacciati, è quello che potremmo definire un paladino della biodiversità a 360°. TABELLA 2 Le minacce alla Biodiversità 1. Modificazione e frammentazione degli habitat: a. consumo di suolo b. industrializzazione dell’agricoltura e impoverimento pool genici c. abbattimento foreste 2. Cambiamenti climatici 3. Pressione venatoria 4. Inquinamento 17 PAC E AMBIENTE L’architettura giuridica della nuova Pac rimane quella attuale con due pilastri, tre strumenti e due fondi. Il primo pilastro comprende gli interventi di mercato e il regime di pagamenti diretti agli agricoltori. Il secondo pilastro promuove lo sviluppo rurale. In entrambi i casi le coperture sono garantite dal Fondo europeo agricolo di garanzia e dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale. Come noto la PAC attraverso lo strumento dei PSR finanzia le attività agricole secondo alcune misure individuate per lo sviluppo di un agricoltura competitiva in senso economico, nel rispetto dell’ambiente e tenendo conto degli aspetti sociali delle zone rurali. Le sei priorità per il periodo 2014-2020 della PAC sono: ■ promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali; ■ potenziare la competitività dell’agricoltura in tutte le sue forme e la redditività delle aziende agricole; ■ incentivare l’organizzazione della filiera agroalimentare e la 20 gestione dei rischi nel settore agricolo; preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura e dalle foreste; ■ incoraggiare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale; ■ promuovere l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali. Queste priorità, corredate dei rispettivi indicatori di obiettivi, stanno alla base della programmazione dei Psr 2014-2020. Le priorità annunciano una maggiore enfasi su alcuni temi principali: ambiente, cambiamento climatico e innovazione. Si ritorna a dare importanza alla trasmissione delle conoscenze e delle innovazioni nel settore agricolo, aprendo la strada ad una nuova stagione di assistenza tecnica e divulgazione agricola che era stata abbandonata da 20 anni. Nelle priorità è rilevabile il ruolo crescente del settore forestale nell’ambito dello sviluppo rurale. ■ 21 LE NUOVE MISURE Ad ogni priorità sono associate una serie di misure per un totale di 27 che caratterizzeranno i nuovi Psr 2014-2020. Tra le misure gli ambiti più interessanti riguardano: ■ Ricambio generazionale con misure a favore dei giovani imprenditori agricoli. ■ Sostegno alle zone montane con un’azione finalizzata alla tutela del territorio e al mantenimento della vitalità dei contesti socio-economici più a rischio. ■ Sostenibilità ambientale con incentivi a favore dei sistemi produttivi maggiormente sostenibili. ■ Qualità degli alimenti con una forte attenzione alle questioni legate al benessere animale. ■ Recuperare margini di efficienza e sostenere le produzioni “made in Italy”. A parte la condizionalità prevista negli aiuti diretti agli agricoltori, nel secondo pilastro riguardante lo sviluppo rurale, in particolare sull’ambiente, sono previste alcune misure interessanti. Di seguito solo alcuni esempi: ■ Rilancio di un piano proteico nazionale, capace di favorire la diversificazione produttiva verso produzioni con minor fabbisogno di input chimici, maggiormente rispettose dell’ambiente e, parallelamente, di ausilio alla zootecnia nazionale. In particolare si mette in campo un piano d’azione per favorire la coltivazione di soia ogm free italiana, che contribuisca anche al miglioramento qualitativo dei mangimi per gli allevamenti. ■ Sostegno al settore olivicolo, per i suoi vantaggi indiscussi in tema di preservazione del paesaggio e del territorio. ■ Sostegno all’agricoltura praticata in zone interne e montane, grazie anche a un maggior livello di premio per ettaro. ■ Misura agro-climatico-ambientale con l’obiettivo di incentivare l’agricoltore a mantenere o introdurre di metodi di produzione agricola estensivi e compatibili con la tutela e con il miglioramento dell'ambiente, del paesaggio e delle sue caratteristiche, delle risorse naturali, del suolo, dell’acqua e della biodiversità. ■ Investimenti materiali non remunerativi (muretti a secco, aree umide etc.) 22 ASPETTO ECONOMICO In generale per tutte queste misure e altre ancora la dotazione assegnata all’Italia è di circa 52 miliardi di euro, in 7 anni. Circa 27 miliardi di euro totali (circa 4 miliardi di euro l’anno) saranno a disposizione dell’Italia per gli aiuti diretti del I° Pilastro (Pagamenti diretti), completamente finanziati dall’Europa; Circa 21 miliardi di euro saranno a disposizione (circa 3 miliardi di euro l’anno) per finanziare le misure del II° Pilastro (Sviluppo rurale). Queste risorse sono stanziate per la metà da Fondi europei e per la metà da una quota nazionale. Ai fondi destinati al finanziamento delle misure dei due pilastri (48 miliardi) va aggiunta una quota relativa ai finanziamenti dell’OCM (Organizzazione comune di mercato) di circa 4 miliardi di euro (per l’OCM non vi sono spese pre-allocate tranne per il settore vitivinicolo e l’olio di oliva). Tra gli elementi nuovi si annoverano una misura specifica per l’agricoltura biologica e una nuova delimitazione delle zone soggette a specifici vincoli naturali. Quindi la misura dell’agricoltura biologica sarà autonoma e separata dalla misura dei pagamenti agroambientali che, oltretutto, si chiameranno pagamenti agroclimatico-ambientali, a dimostrazione della presenza di nuovi incentivi per gli interventi di contrasto al cambiamento climatico. IL GREENING Il 30% dei pagamenti diretti per gli agricoltori sarà condizionato all’applicazione, graduale a seconda delle dimensioni dell’azienda agricola, di tre regole per promuovere un uso maggiormente ecocompatibile delle risorse naturali. Si tratta del mantenimento di pascoli permanenti, della diversificazione delle colture e dell’istallazione di aree ecologiche. Se le misure non vengono applicate correttamente, oltre a perdere questa percentuale del sussidio, il produttore sarà anche essere sanzionato, ad eccezione dei primi due anni di entrata in vigore della riforma e in maniera graduale negli anni successivi. È stata poi trovata una soluzione per non premiare un agricoltore due volte per la stessa misura verde, dal momento che anche nei Programmi di sviluppo rurale – il cosiddetto secondo pilastro della Pac – sono previsti sussidi per chi adotta comportamenti più ecosostenibili di quanto la legge nazionale imponga. È stata dunque stilata una lista dei casi di sovrapposizione delle misure, in modo da evitarne il doppio finanziamento. 23 L’AZIENDA “BIODIVERSA” 24 25 ETEROGENEITÀ AMBIENTALE L’eterogeneità ambientale sembrerebbe garantire la sopravvivenza delle specie caratteristiche delle aree agricole. Essa si può perseguire assumendo alcuni comportamenti e avviando delle politiche adeguate. È necessario privilegiare quelle aziende che come obiettivo hanno l’incremento dell’eterogeneità ambientale attraverso: ■ la piantumazione di diverse specie; ■ il mantenimento, dove presenti, dei lembi naturali residui; ■ il ripristino delle pratiche antiche più rispettose dell’ambiente; ■ l’utilizzo di muretti a secco, siepi e filari d’alberi invece di muri e reti metalliche; ■ la rinuncia all’utilizzo sfrenato di erbicidi, antiparassitari e fertilizzanti Attualmente l’agricoltura vive momenti di crisi e necessita di politiche che la rilancino. Si parla spesso di Ogm o di altri sistemi che permetterebbero di foraggiare un mondo affamato e di rilanciare l’economia. Spesso però queste nuove tecniche non considerano gli aspetti ambientali ed il conto che a lungo andare la natura potrebbe presentare. È necessario stringere un nuovo patto con essa puntando alla qualità dei prodotti nel rispetto dei tempi e degli spazi naturali, mantenendo un elevato grado di eterogeneità nelle nostre campagne. Solo così si potrà ancora ascoltare il canto delle allodole e delle cappellacce camminando in primavera in mezzo ai campi. 26 INTERVENTI Ci sono alcuni interventi che un imprenditore agricolo può mettere in campo per favorire la tutela della biodiversità nel territorio ove ricade la sua azienda. La filosofia alla base di una tale scelta è da ritrovarsi nella consapevolezza che non è l’azienda a contenere diversi ambienti, piante e animali, ma bensì è la natura che ospita l’attività aziendale. Perciò il nostro imprenditore agricolo è certo che più proteggerà l’ambiente in cui l’azienda è inserita, più proteggerà la propria attività. Spesso, a fronte di sacrifici e “impedimenti” che la tutela della biodiversità può comportare, ci sono dei servizi che essa porta sconosciuti o dati per scontati. Senza contare che nell’ottica della multifunzionalità in agricoltura la bellezza, il gusto, i profumi donati dalla biodiversità sono un valore aggiunto per l’impresa che ne voglia far tesoro (fattorie didattiche, vendita diretta, agriturismo). Proviamo a far degli esempi di interventi che possono essere messi in campo: ■ Muretti a secco: in molti contesti questi interventi di ingegneria tradizionale permettono la sopravvivenza di molte specie di piante ed animali rappresentando veri corridoi e luoghi di riposo e protezione. Naturalmente offrono anche stabilità dei terreni soprattutto se molto ripidi. ■ Ripristino di siepi e filari: spesso questi micro ecosistemi sono cancellati dall’intensificazione dell’agricoltura che in nome 27 del massimo profitto elimina tutti gli ostacoli alle lavorazioni. Esse rappresentano vere oasi per piccoli animali e per la flora spontanea. Si pensi ad esempio al caso delle api. È perciò utile il loro mantenimento ai margini dei campi. ■ Mantenimento di stagni, laghetti e zone umide: fondamentali per l’irrigazione diventano luoghi di stazione e in alcuni casi di nidificazione per molti uccelli, anfibi e rettili. Nella migrazione dell’avifauna possono funzionare come “stepping stone” ossia luoghi di ristoro e riparo nelle tappe del lungo viaggio verso i luoghi di svernamento o nidificazione. In tal senso tali luoghi diventano fondamentali nell’ottica delle reti ecologiche (si veda ad esempio il caso dell’Adda – Martesana); ■ Attenzione nel restauro di casali, silos etc.: si consideri che questi luoghi sono fondamentali per alcune famiglie o specie di uccelli come irundinidi (rondini e balestrucci), rondoni, barbagianni e civette. Queste specie molto spesso sono indicatori di qualità ambientale e la loro presenza è senz’altro un ottimo segnale per l’ecosistema. Offrono inoltre un servizio all’azienda rappresentando un presidio per il controllo di animali potenzialmente dannosi (insetti e roditori principalmente). Da quanto detto l’azienda agricola sostenibile, nell’ottica della multifunzionalità, non tiene nascosti i suoi segreti ma li condivide con gli organi di ricerca e di formazione. 28 AZIENDA AGRICOLA E RICERCA L’azienda agricola può diventare luogo di ricerca per tesi universitarie, master e sperimentazioni, non tanto in campo strettamente agronomico, ma naturalistico e biologico. Facciamo un esempio: Una idea progettuale potrebbe seguire questi semplici passi: 1) Abbiamo la sensazione che la nostra azienda possa avere potenzialità naturalistiche ma non sappiamo ancora qual è la comunità di viventi presenti 2) Seguendo tale intuizione ci rivolgiamo all’università più vicina che si occupi di Scienze Naturali o Biologiche (o altro ancora) 3) Entriamo in contatto con qualche professore nel campo dell’ecologia, botanica, zoologia, microbiologia 4) Proponete la vostra azienda come “campo di studio” per ricerche sulle comunità animali, vegetali o di microorganismi 5) Dopo studi generici potete proporre studi di singole popolazioni di specie presenti nella vostra azienda 6) Qualche esempio? Atlanti ornitologici, erpetologici, botanici etc. 7) Tutto il materiale raccolto nel tempo costituirà la vostra base di partenza per proporre itinerari nel gusto e nella natura e sicuramente forniranno spunti per interventi di tutela e ripristino di ambienti laddove ce ne sia bisogno. 29 UN’AZIENDA APERTA ALLA DIDATTICA Un’azienda ecosostenibile può diventare fulcro di attività didattiche e diventare strumento per la formazione di tanti giovani e non solo. In particolare attraverso percorsi ben strutturati in azienda si può imparare la sostenibilità vedendo concretamente come nella vita di tutti i giorni si possono attuare comportamenti e stili rispettosi dell’ambiente. Inoltre gli insegnamenti ricevuti attraverso una visita in azienda orientano anche verso scelte di acquisto etiche e responsabili. Venendo al tema specifico della biodiversità un’azienda sostenibile può comunicare visivamente cosa vuol dire conservare la biodiversità in tutte le sue forme. Per questo ad esempio organizzare percorsi didattici attraverso un ambiente eterogeneo in cui siano inseriti diversi esempi di ambienti, in cui siano visibili strumenti per la tutela delle diverse specie di animali e piante come ad esempio bat box, cassette nido per uccelli, bug hotel (case per insetti), arnie, orti aromatici etc… Non si deve scordare poi l’importanza dell’ambiente selvatico che può essere conservato almeno in alcuni lembi dove per esempio collocare capanni per avvistamento e osservazione di uccelli e mammiferi. Tutto ciò deve essere corredato di cartellonistica adeguata e da guide (es. lo stesso imprenditore) che sappiano far assaporare tutti gli aspetti di una vita naturale in campagna. Ogni visita dovrebbe concludersi con l’assaggio di prodotti salvati dall’estinzione. LA RETE ECOLOGICA Una delle definizioni maggiormente diffuse considera la rete ecologica come un sistema interconnesso di habitat, di cui salvaguardare la biodiversità, ponendo quindi attenzione alle specie animali e vegetali potenzialmente minacciate. Lavorare sulla rete ecologica significa creare e/o rafforzare un sistema di collegamento e di interscambio tra aree ed elementi naturali isolati, andando così a contrastare la frammentazione e i suoi effetti negativi sulla biodiversità. La rete ecologica è costituita da quattro elementi fondamentali interconnessi tra loro: ■ Aree centrali (core areas): aree ad alta naturalità che sono già, o possono essere, soggette a regime di protezione (parchi o riserve); ■ fasce di protezione (buffer zones): zone cuscinetto, o zone di transizione, collocate attorno alle aree ad alta naturalità al fine di garantire l'indispensabile gradualità degli habitat; ■ fasce di connessione (corridoi ecologici): strutture lineari e continue del paesaggio, di varie forme e dimensioni, che connettono tra di loro le aree ad alta naturalità e rappresentano l'elemento chiave delle reti ecologiche poiché consentono la mobilità delle specie e l'interscambio genetico, fenomeno indispensabile al man-tenimento della biodiversità; ■ aree puntiformi o "sparse" (stepping zones): aree di piccola superficie che, per la loro posizione strategica o per la loro composizione, rappresentano elementi importanti del paesaggio per sostenere specie in transito su un territorio oppure ospitare particolari microambienti in situazioni di habitat critici (es. piccoli stagni in aree agricole). A questa definizione di rete ecologica va aggiunta una considerazione relativamente alle potenzialità in termini di fruibilità della rete per le popolazioni umane locali: la rete ecologica infatti, una volta definito come suo obiettivo prioritario quello della conservazione della biodiversità, si presta ad andare a costituire un sistema paesistico capace di supportare funzioni di tipo ricreativo e percettivo. Il miglioramento del paesaggio infatti diventa occasione per la creazione, ad esempio, di percorsi a basso impatto ambientale (sentieri e piste ciclabili) che consentono alle persone di attraversare il territorio e di fruire delle risorse paesaggisti-che (boschi, siepi, filari, ecc.) ed eventualmente di quelle territoriali (luoghi della memoria, posti di ristoro, ecc.). In tal senso l’azienda agricola entra sicuramente a far parte di tale rete e ne può diventare elemento decisivo quanto più faccia del rispetto della naturalità dei luoghi la sua vocazione. 30 31 I segni distintivi di Campagna Amica FATTORIE DI CAMPAGNA AMICA sono le aziende agricole dove l’imprenditore vende direttamente i propri prodotti, rigorosamente agricoli e italiani la cui origine è controllata e garantita da Campagna Amica. AGRITURISMO CAMPAGNA AMICA sono le imprese agrituristiche, promosse da Terranostra, che vendono direttamente i propri prodotti e/o che propongono nel loro ristorante, il menù di Campagna Amica, fatto prevalentemente con i prodotti dell’azienda e con quelli di altre Fattorie di Campagna Amica… rigorosamente agricoli e di origine italiana, controllata e garantita da Campagna Amica. MERCATO DI CAMPAGNA AMICA sono i mercati degli agricoltori in cui i prodotti agricoli sono tutti iscritti a Coldiretti e aderiscono a Campagna Amica e si e si impegnano per questo a vendere solo i loro prodotti, agricoli, italiani e a Km zero. Nel Mercato di Campagna Amica si può fare la spesa in modo sostenibile e responsabile, acquistando prodotti agricoli di stagione, selezionati con cura, sempre freschi e di origine italiana controllata e garantita. 32 PUNTI CAMPAGNA AMICA IN CITTÀ sono veri e propri negozi agricoli in città in cui è possibile acquistare i prodotti a marchio Campagna Amica, rigorosamente agricoli e italiani controllati e garantiti da Campagna Amica. Sono gestite da imprese agricole, singole o associate, che vendono i propri prodotti e quelli degli altri agricoltori della Rete. Per questo, pur non essendoci la presenza fisica costante di tutti i prodotti (cme nei mercati), si possono comunque ritrovare tutti i vantaggi della vendita diretta in città: prodotti freschi, sani, sicuri, di origine italiana certificata, a prezzi sostenibili. LA BOTTEGA ITALIANA è un negozio in città in cui è posibile acquistare i prodotti della Filiera Agricola Italiana, fatti solo con materie prime agricole italiane, tracciate e controllate da una Ente Terzo di certificazione. Qui si trovano sempre i valori di Campagna Amica: italianità, freschezza, sostenibilità aprotagonismo agricolo. CAMPAGNA AMICA NEL PIATTO è la Rete della ristorazione italiana che valorizza la Filiera agricola del nostro Paese. Sono esercizi commerciali che utilizzano nei loro menù quotidiani i prodotti agricoli italiani di Campagna Amica. Per i produttori, il progetto è una sfida che li porterà a servire nuovi clienti esigenti e appassionati della qualità. Per i consumatori, è l’occasione per un acquisto sano, consapevole e responsabile anche fuori casa. NO FOOD le imprese “No Food” si caratterizzano per la forte tradizione manifatturiera italiana, il rispetto dell’ambiente, l’attenzione al consumatore e sono portatrici di interessi del vero Made in Italy. Per questo aderiscono alla nostra rete. ORTI URBANI sono le esperienze aderenti al progetto rete degli orti urbani di Campagna Amica ed in particolare alla carta degli orti e al vademecum di comportamento per un orticoltura urbana che sia sociale, didattica, ecosostenibile. Il progetto sostiene, promuove e divulga le buone pratiche dell’agricoltura in città. 33 I GRUPPI D’OFFERTA DI CAMPAGNA AMICA sono composti dalle aziende strutturate per venire incontro alle necessità proprie della vendita diretta ai GAS. Gruppi d’offerta CAMPAGNA AMICA Così la consegna a domicilio di cassette e pacchi pieni di prodotti genuini diventa realtà. B2B il “Business to Business”, ovvero il “fare affari tra imprese” vuole creare una comunità di produttori che si confrontano, scambiandosi prodotti e valorizzando, così, l’intera rete di Campagna Amica. Nelle occasioni di incontro i produttori si conoscono, presentano i loro prodotti e servizi, creando così nuove opportunità commerciali. CIBO DI STRADA la rete che racchiude tutti coloro che somministrano prodotti di Campagna Amica con materie prime stagionali e locali che è possibile gustare passeggiando. CAMPAGNA AMICA NEL GELATO la rete delle aziende agricole che producono gelato e quella delle gelaterie che utilizzano prodotti di Campagna Amica nel loro gelato. FAI è il marchio che identifica i prodotti Firmati dagli Agricoltori Italiani e che ne garantisce: identità agricola, origine italiana, trasparenza e la giusta ripartizione del valore tra tutti i protagonisti della filiera, a partire dai produttori agricoli. 34