Le patologie immuni di interesse odontoiatrico Laboratorio ed immunologia Dr. Baldovino Simone Centro di Immunopatologia e Documentazione su Malattie Rare (CMID) Scuola di Specialità di Patologia Clinica AL Maschio, 25 anni Carie molare arcata superiore sx Anestesia tronculare con Novocaina Presentazione clinica Dopo pochi minuti dall’iniezione il paziente presenta: – Eritematoso, si lamenta di prurito diffuso – Improvvisamente perde coscienza – PAS 60 mmHg – Broncospasmo Presentazione clinica Indicatori primari – Ipotensione non spiegata – Broncospasmo – Angioedema Favoriscono l’ipotesi di anafilassi: – Eritema, rash o orticaria – Reazioni severe Gestione immediata Rimuovere l’agente causale – Stoppare l’infusione o l’iniezione di farmaci – Rimuovere possibili materiali trigger Allergia al lattice Clorexidina – Richiedere aiuto Pronto intervento Ossigeno 100% Assicurare le vie aeree NB: edema sottoglottico Espansione di volume – Fluidi che non favoriscano il rilascio di istamina Reazioni avverse da AL Reazioni avverse: incidenza 6% 1 % delle quali sostenuto dal meccanismo dell'ipersensibilità Classificazione dei disordini immuni Ipersensibilità/allergia Immunodeficenze Patologie autoimmuni Malattie immunoproliferative Reazioni di ipersensibilità Tipo I (ipersensibilità immediata) – entro due ore dal contatto con gli allergeni – si legano ad anticorpi IgE già attaccati a: mastcellula granulocita basofilo – Rilascio di mediatori chimici dell’infiammazione: Istamina Fattori chemiotattici eosinofili Meccanismi d’azione dell’istamina Reazioni di ipersensibilità Tipo I (ipersensibilità immediata) – I sintomi allergici, legati all’ubicazione della mastcellula: Congestione sinusale Broncocostrizione, crisi asmatica Orticaria ed eczema Artrite Infiammazione mucosa intestinale malassorbimento Cefalea, disturbi della memoria e mancanza di concentrazione a livello nervoso Reazioni di ipersensibilità Tipo II (reazione citotossica) – Legame degli anticorpi IgG e IgM all’antigene citofilo – Il complesso Ag-Ab attiva la cascata complementare – Distruzione della cellula alla quale è legato l’Ag. Tipo III (reazione mediata da IC) – IC Ag-Ab eliminati dal sistema fagocitario – Deposizione nei tessuti e nell’endotelio vascolare liberazione amine vasoattiva permeabilità vasale – Risposte di tipo ritardato (ore o giorni) – Legate ad IgG e IC IgG Reazioni di ipersensibilità Tipo IV (dipendente dai linfociti T) – Reazione di tipo ritardato – Contatto tra l’allergene e la superficie mucosa T sensibilizzati cascata infiammatoria 36-72 ore dal contatto – Assenza coinvolgimento di Ab Reazioni di ipersensibilità Scopo della diagnostica allergologica Determinare in modo attendibile e riproducibile la sensibilità del paziente alle sostanze responsabili di reazioni allergiche Spesso i pazienti ignorano di essere sensibili ad una o più sostanze (spt alimenti) perché le reazioni sono “mascherate” o sovrapposte ad altri fattori Livelli diagnostici sequenziali 1. 2. 3. Anamnesi e test cutanei Test di laboratorio Test di provocazione Prove utilizzate in allergologia Metodiche di laboratorio: – indagano (sia in vitro sia in vivo) la formazione di immunocomplessi Test clinici sperimentali – mettono a confronto il paziente con allergeni sospetti. Livelli diagnostici sequenziali 1. 2. 3. Anamnesi e test cutanei Test di laboratorio Test di provocazione Anamnesi e test cutanei Anamnesi: – – raccolta strutturata di informazioni sui sintomi spesso dirimente e fortemente indicativa Diario allergologico Test cutanei – – – – – – mezzi diagnostici di prima scelta consentono quasi sempre la diagnosi facile esecuzione affidabili basso costo danno risposte rapide Test cutanei Prick test: – – si punge una goccia di estratto posata sulla superficie volare dell'avambraccio possono essere influenzati da farmaci b-stimolanti Efedrina Antistaminici Steroidi Test cutanei – Test cutanei con alimenti freschi (prick by prick). Usato talvolta nei casi di allergia alimentare. Si utilizza l'alimento fresco invece dell'estratto diagnostico – Per pochi alimenti esistono degli standard di riferimento internazionale – Alcuni alimenti (frutta e verdura fresca) hanno allergeni molto labili Test cutanei Test intradermici: – quasi abbandonati Patch test: – dermatiti allergiche da contatto – applicazione di cerotti contenenti le varie sostanze sulla schiena – devono essere tenuti per almeno 48 ore Test cutanei Test di tolleranza con anestetico locale – pazienti che hanno avuto reazioni con gli anestetici – richiede specifica competenza – dura circa 2 ore – prick, iniezioni intradermo e sottocutanee di diluizioni dell'anestetico individuato in precedenza Livelli diagnostici sequenziali 1. 2. 3. Anamnesi e test cutanei Test di laboratorio Test di provocazione Metodiche di laboratorio Emocromo – Eosinofilia > 400 ml – Possibilità valutare eosinofili anche su secreti e BAL PRIST Dosaggio delle IgE totali – – – – – – – poco usato risultati poco indicativi adulto: < 100-120 kU/l 50-10 kU/l: eseguire altri accertamenti nelle allergie: fino a 1000-1200 kU/l può aumentare anche per altre patologie non dà indicazioni sulla causa dell'allergia ELISA Enzime Linked Immunosorbent Assay test sierologico in vitro molto diffuso determina il titolo anticorpale di: – IgE – IgG – IgG4 – IgA identifica reazioni di ipersensibilità sia di tipo immediato sia ritardato. ha sostituito i metodi di indagine che impiegano sostanze radioattive (RAST e il RASP): – più sicuro – economico – sensibile ELISA: metodologia ELISA: metodologia ELISA: metodologia ELISA: metodologia RAST Radioallergosorbent test Dosaggio delle IgE specifiche con metodica RIA – dà indicazioni sulla causa dell'allergia – valuta spt la sensibilità immediata IgE mediata – migliore specificità e sensibilità per gli inalanti che per gli alimenti – può dare falsi negativi – non influenzato da farmaci usati nelle allergie – spesso usato impropriamente (raccomandazioni OMS) – mirato solo verso allergeni sospetti – evitare prescrizioni di RAST generico contro tutti gli inalanti e/o alimenti RAST: metodica 1. 2. 3. 4. allergeni sospetti associati a una matrice solida applicato un campione di siero del paziente se il siero contiene un Ab specifico per l’antigene legame alla matrice solida aggiunta di Ig radioattiva policlonale antireaginica Rilevazione: 1. 2. 3. incubazione e successivo lavaggio misurazione della radioattività residua determinazione della quota Ig radioattiva ancora legata al complesso Ag-Ab radioattività Ab specifico per l’allergene testato EIA e RASP EIA – variante del RAST – Attraverso le tecniche di colorimetria o spettroscopia determina l’enzima staccato a livello del ponte disolfuro sull’anticorpo anti-IgE al quale l’enzima era fissato RASP (Radioallergosorbent procedure) – variante del RAST – un protocollo leggermente differente – maggior sensibilità e specificità per gli allergeni alimentari Livelli diagnostici sequenziali 1. 2. 3. Anamnesi e test cutanei Test di laboratorio Test di provocazione Patologie autoimmuni 5% popolazione occidentale Sindromi cliniche caratterizzate dall’attivazione di linfociti T o B o di entrambi Assenza di infezioni sottostanti o di altre possibili cause Classificazioni patogenetiche Da difetti generalizzati della selezione o omeostasi linfocitaria Da risposta aberrante a particolari Ag Da risposta organo-specifica Da risposta sistemica Dogma centrale dell’immunologia Delezione clonale delle cellule autoreattive Repertorio linf T e B riconosce Ag esogeni specifici Permanenza di un basso livello di autoimmunità Tolleranza centrale Kamradt T. NEMJ, 2001;344:655-64 Tolleranza periferica Kamradt T. NEMJ, 2001;344:655-64 Cause e meccanismi Suscettibilità genetica – Cluster familiari – HLA Stimoli ambientali esterni – Mimetismo molecolare – Attivazione linfocitaria policlonale (Superantigeni) Triggers endogeni – – – – Rottura dell’anergia T nel timo Rilascio di Ag sequestrati Mancata soppressione Mancata delezione clonale Mimetismo molecolare Molecole esogene Molecole endogene Batteriche: Shigella flexneri artrogenica HLA-B27 Klebsiella nitrogenase HLA-B27 Ureasi di Proteus mirabilis HLA-DR4 E. Coli DNAJ hsp RA DRB1 epitopo T-cellulare condiviso Virali: Coxsackie B Miocardio Coxsackie B Glutamato decarbossilasi EBV gp110 RA DRB1 epitopo T-cellulare condiviso Ottameri HBV octamer Proteina basica della mielina Glicoproteina HSV Recettore colinergico SS Donna, 66 anni Carie multiple all’arcata superiore Si lamenta di secchezza della bocca Sensazione di “sabbia negli occhi” Xerostomia: Generalità Xerostomia = bocca secca Sintomo di differenti patologie Peggiora la qualità di vita – – – – Abitudini alimentari, difficoltà di nutrizione Alterazioni del gusto Difficoltà a parlare Difficoltà a indossare protesi dentarie suscettibilità a carie dentarie e patologie del periodonto Xerostomia: Fattori causali generali Patologie autoimmuni – Artite reumatoide – Sindrome di Sjogren – Lupus – Sarcoidosi Infezioni – HIV/AIDS – EBV – HCV Disordini endocrini – Diabete Mellito Disordini neurologici – Morbo di Parkinson – Sclerosi multipla – Danni neuronali traumatici o iatrogeni Malattie croniche – Amiloidosi Anemia Stress Xerostomia: Fattori causali generali Anoressia e Bulimia Nervosa – Vomito e abuso di lassativi – Antidepressivi Menopausa – Problemi gengivali (gengivostomatite menopausale): Secchezza Presenza di leucosi Sanguinamenti frequenti – Sensazioni di bocca urente Xerostomia: Fattori causali Farmaci È la più comune causa di diminuito flusso salivare soprattutto nei soggetti > 65 > 400 provocano xerostomia – Chemioterapia antitumorale modificano sia il flusso che la composizione della saliva Antiistaminici Diuretici Anticolinergici (atropina) Antiipertensivi Anticonvulsivanti Antispastici Antiparkinson Antipsicotici Miorilassanti Degongestionanti Broncodilatatori Analgesici oppioidi Anfetamine Ansiolitici Sedativi-Ipnotici Anoressizzanti Antidepressivi triciclici Barbiturici Xerostomia: Fattori causali locali Neoplasie delle ghiandole salivari o dei dotti escretori (Es. carcinomi, linfomi) Rimozione di tumori delle ghiandole salivari Disfunzioni funzionali – Difficolta a masticare incremento cibi liquidi riduzione flusso salivare Radioterapia antineoplastica – Trattamento di tumori di testa, collo ed orali xerostomia da danno permanente post irradiazione Xerostomia: Approccio diagnostico Analisi dei sintomi e segni Analisi delle secrezioni salivari Diagnostica per immagini Scintigrafia Biopsia delle ghiandole salivari minori Altri esami di laboratorio Xerostomia: Sintomi Secchezza delle fauci Sensazione di bruciore Difficoltà a mangiare e deglutire Irritazione della lingua Difficoltà a parlare Alitosi Sete frequente Difficoltà ad indossare protesi dentarie Alterazioni del gusto Xerostomia: Segni Carie e disordini periodontali progressivi Labbra a angoli della bocca secchi ed ulcerati Lingua arrossata e secca Xerostomia: Analisi secrezioni salivari Velocità di flusso salivare – Masticazione di paraffina per 5’ raccolta di tutta la saliva in un contenitore graduato – Volume totale – Flusso salivare in ml/min < 0.7 ml/min: pz a rischio 1.0 ml/min: normale – Buona accuratezza pH salivare Sialocolture Xerostomia: diagnostica per immagini Sialografia: – – – – Fastidiosa per il pz Distruzione dell’arborizzazione duttale (SS) Presenza di calcoli Ostruzione da parte di neoplasie Ecografia e RMN: – Identificazione delle stesse lesioni evidenziate dalla sialografia – Identificazione lesioni extra duttali Scintigrafia delle ghiandole salivari nella SS Normale Sindrome di Sjogren Xerostomia: Biopsia ghiandole salivari minori Xerostomia: Analisi immunologiche Fattore reumatoide FAN nDNA ENA – SS-A – SS-B Proteine faqse acuta VES Sierologia per – – – – HCV HBV HIV EBV Ig totali QPE Emocromo Profilo epatico Profilo renale Amilasi Glicemia Pattern ANA omogeneo, HEp2 (x400) Pattern ANA Speckled, HEp2 cells (x400) ENA ELISA Western blot LEN Xerostomia: Imaging sistemico Rx torace Ecografia addominale Manifestazioni ghiandolari della SS Manifestazioni oculari della SS S. di Sjögren: criteri diagnostici EEC Criteri diagnostici (1994) > 4 di: – – – – – – Sintomatologia oculare Sintomatologia orale Semeiologia oculare (Schirmer 5 mm/m’, Rosa Bengala) * Istopatologia (focus-50 mononucleate-score ¼ mm) Coinvolgimento salivare (scinti o sialografia parotidea) * Auto-anticorpi (SSA/Ro, SSB/La, ANA, FR)* * performance se inclusi (revisione 1998) S. di Sjögren: criteri diagnostici San Diego criteria (1998) Cheratocongiuntivite secca obiettivabile Xerostomia Biopsia o autoanticorpi Copenaghen criteria 2 di Schirmer (< 10 mm/5’) Breakup time Rosa bengala 2 di Sialometria non provocativa Scintigrafia Bio ghiandola salivare minore S. di Sjögren: forme cliniche Idiopatica Secondaria a: – AR – LES – Sclerodermia – Polimiosite – Cirrosi biliare – Infezione HIV o HCV – Protesi mammaria al silicone Xerostomia: Terapia NB: La maggior parte dei trattamenti sono sintomatici Identificare le possibili cause: – Farmaci sostituire con altri farmaci – Sindrome di Sjogren FANS Antimalarici di sintesi Terapia steroidea Metotrexate, Ciclosporina, Ciclofosfamide Ig Vena Terapia antilinfomatosa: chemioterapia, anti CD20 Antidepressivi triciclici, Gabapentin Xerostomia: Terapia Umettanti – Sorsi frequenti di acqua – Gel orali (Oralbalance) Stimolanti la secrezione salivare – – – – Caramelle senza zucchero Pilocarpina (Salagen): 5 mg qid Bromexina (Bisolvon): 8 mg qid Betanecolo (Urecholine): 5 mg qid Consigli nutrizionali – – – – – Evitare bevande gasate o contenenti caffeina Evitare tabacco ed alcolici Cibi secchi, speziati, acidi o salati dolore e secchezza orale Aumentare il consumo di liquidi Evitare i cibi contenenti zuccheri carie Xerostomia: Terapia Prevenzione delle carie – Istruzioni di igiene orale – Trattamento con fluoro – Sciacqui con clorexidina Preventzione delle candidosi – Nistatina in sospensione orale (Mycostatin) PV Maschio, 60 anni Fumatore Riferisce bruciore Definizione dermatosi bollose autoimmuni Dermatosi bollose a patogenesi autoimmune Autoanticorpi malattia e tessuto specifici Diretti contro Ag presenti nella cute e nelle mucose normali – Pemfigo Ag sulla superficie dei cheratinociti – Pemfigoide Ag a livello della mebrana basale epidermica Numerose altre patologie bollose sono state individuate recentemente Ag componenti dei complessi desmosomiali o emisdesmosomiali Struttura della cute Desmosomi Strutture di giunzione intercellulare presenti principalmente a livello dei tessuti epiteliali Placca di attacco elettrodensa inserzione di filamenti intermedi di cheratina Desmosomi Modificato da Hashimoto, Arch. Dermatol. Res. 2003 Definizione: Pemfigo Presenza di bolle intraepidermiche Acantolisi = separazione delle cellule epidermiche le une dalle altre Legame in vivo di IgG dirette contro la superficie cellulare dei cheratinociti Presentazione variabile: da forme localizzate a forme diffuse Classificazione: Pemfigo Pemfigo volgare Pemfigo foliaceo – Pemfigo eritematoso Pemfigo paraneoplastico Pemfigo a deposito di IgA Epidemiologia: Pemfigo M=F Età media: 50-60 anni (Range ampio) Pemfigo volgare Bolle che originano a livello dell’epidermide profonda al di sopra dello strato basale Scott, South. Med. J. 2003 Pemfigo volgare Bolle che originano a livello dell’epidermide profonda al di sopra dello strato basale If diretta ed indiretta depositi diffusi fra le cellule epidermiche Pemfigo volgare Presentazione: – Pemfigo vegetante di Hallopeau – Pemfigo vegetante di Neumann – Pemfigo volgare diffuso Ag coinvolti – Mucoso Dsg3 – Mucocutaneo Dsg3+Dsg1 Pemfigo volgare Scott, South. Med. J. 2003 • Ulcerazioni superficiali ed irregolari • Ricoperte da fibrina Pemfigo fogliaceo Bolle che originano superficialmente strato granuloso Patogenesi pemfigo volgare IgG anti desmogleina III (130-kDa ) Molti sieri reagiscono anche contro la Dsg I Patogenesi pemfigo fogliaceo IgG anti desmogleina I (160-kDa ) Patogenesi della formazione delle bolle Legame degli Auto Ab alle Dsg impedimenti sterici rottura dell’adesione L’adesione fra cellule può mantenersi se sono funzionali o la Dsg1 o la Dsg3 = teoria della compensazione Emidesmosomi Pemfigoide bulloso Bolle tese Base eritematosa (urticarioide) Più frequente negli anziani Pemfigoide cicatriziale o delle membrane mucose Malattie bollosa infiammatoria cronica che coinvolge principalmente le mucose con o senza coinvolgimento mucoso Coinvolgimento oculare fino all’amaurosi Pemfigoide cicatriziale o delle membrane mucose Malattie bollosa infiammatoria cronica che coinvolge principalmente le mucose Coinvolgimento oculare fino all’amaurosi Immuniistochimica diretta su tessuto perilesionale – Deposito continuo a livello della BMZ di: IgG,IgA ,C3 Pemfigoide cicatriziale o delle membrane mucose Patogenesi pemfigoide BD Pz maschio, turco Lesioni orali ricorrenti, dolenti Migliorate con il fumo Riferisce anche la presenza di lesioni simili a livello genitale Malattia di Behcet Vasculite caratterizzata da: – – – – Ulcere orali (98%) Ulcere genitali (80%) Uveite o irite (75%) Coinvolgimento dermatologico (70%) Follicoliti Pioderma Vesciche, papule, pustole Eritema nodoso – Coinvolgimento articolare (65%) Artralgie, artriti monoarticolari (spt ginocchia) Malattia di Behcet Vasculite caratterizzata da: – Vasculite piccoli, medi e grossi vasi Tromboflebiti Trombosi Trombosi cava sup e inf Budd-Chiari – SNC (Neuro Bechet) (18%) Meningoencefalite Sordità sensineurale progressiva Tinnito e vertigine – Coinvolgimento respiratorio Ulcere nasali, laringee, tracheali e mucose – GI Sintomi aspecifici: coliche, nausea, vomito, diarrea – Rene: Glomerulonefriti Sindrome nefrosica – Amiloidosi (molto rara) Malattia di Behcet Ulcere orali – Di tipo aftoso – Dolenti – Localizzate su Labbra Gengive Lingua Palato Orofaringe Malattia di Behcet Ulcere genitali – glande e scroto – Vagina, clitoride – Simili alle orali Behcet’s Disease Occhio: – Irite, iridociclite – Ipopion – Possono provocare esiiti cicatriziali – Uveite – Papilliti – Neuriti ottiche – Complicazioni: Glaucoma Cataratta Cecità. Behcet’s Disease Malattia di Behcet Test – Patergy test – HLA B-51 – Ulcere nasali, laringee, tracheali e mucose – Coinvolgimento di: SNC Intestino Arterite dei grossi vasi Malattia di Behcet Trattamento: – Azatioprina – Metotrexate – CCS – Talidomide