S V I Z Z E R A I TA L I A N A
E MISSIONE
BOLLETTINO INFORMATIVO TRIMESTRALE
DEGLI ORGANISMI MISSIONARI E DI missio -Svizzera
3 – 2007
Invocazione
Preghiera
SOMMARIO
Invocazione
2
Editoriale
3
Ottobre missionario
4
Resoconto dal Ciad
6
Preghiera
Apostolato della preghiera
Pietre vive della Chiesa, della famiglia, della società di Mauro Clerici
Per la Chiesa, la Famiglia e la Società di fra Martino Dotta
Un cammino lungo e paziente
di Jean-Luc Farine
Campi estivi di lavoro
In vacanza a scuola dai poveri
8
autori vari
Mandato missionario
Partire volontaria di Cristina Mattei
Lettere dalle missioni
Solidarietà nel bisogno di Romano
10
Signore, nostro Padre, tu hai fiducia in noi:
tu ci scegli come tuoi collaboratori,
tu fai di noi dei testimoni e dei missionari
per aprire il cuore dei piccoli e dei grandi
alla tua presenza,
per annunciare l’amore di Cristo,
tuo Figlio, morto e risorto.
Dona il tuo Spirito agli operatori della carità e ai missionari,
a tutti i battezzati a cui affidi il dono
di amare e di servire la Chiesa.
Dona loro il tuo Spirito di sapienza,
di pazienza, di misericordia, di comprensione
e rallegra ogni giorno la fede di tutti
con la novità dei tuoi doni.
Dal Messale romano
11
Eggenschwiler
Gruppi missionari
12
Botteghe del mondo
13
Opera padre Giovanni Bosco Ylirwahandi di Margherita Morandi
Giochi di EQUI-librio: il “Buon giorno” si vede dal mattino
di Daniela Sgarbi Sciolli
Notizie CMSI/missio
14
L’ultima
16
a cura della redazione
Migranti: è necessario vigilare
di fra Martino Dotta
APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
Ottobre
– Intenzione missionaria: La Giornata Missionaria Mondiale sia occasione propizia per suscitare una sempre più profonda coscienza
missionaria in ogni battezzato.
– Intenzione della Chiesa universale: I cristiani in situazione di
minoranza abbiano la forza e il coraggio di vivere la fede e perseverino nel testimoniarla.
Novembre
IMPRESSUM
Gruppo di redazione
Augusto Anzini; Carlo Carbonetti (segreteria); fra Martino Dotta (responsabile);
Romano Eggenschwiler; Margherita Morandi; Piergiorgio Tettamanti
Credito iconografico
copertina, 4, 5 archivio missio; 8, 9, 10
, 14, 16 archivio CMSI; 12 A.M. Bertossa;
13 claro fair trade/TPI;
Stampa
Procom SA - Bioggio
SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE
– Intenzione missionaria: Nella penisola coreana cresca lo spirito
di riconciliazione e di pace.
– Intenzione della Chiesa universale: Coloro che si dedicano alla
ricerca medica e quanti sono impegnati nell’attività legislativa
nutrano sempre un profondo rispetto per la vita umana dal suo
inizio sino al suo naturale compimento.
Dicembre
– Intenzione missionaria: L’incarnazione del Figlio di Dio, che a
Natale la Chiesa celebra solennemente, aiuti i popoli del Continente asiatico a riconoscere in Gesù l’Inviato di Dio, unico Salvatore del mondo.
– Intenzione della Chiesa universale: La società umana sia sollecita nel prendersi cura di tutti coloro che sono colpiti dall’AIDS,
specialmente dei bambini e delle donne, e la Chiesa faccia loro
sentire l’amore del Signore.
Editoriale
Pietre vive della Chiesa, della famiglia, della società
Una ventina di anni fa, il motto dell’ottobre
missionario era stato “Siamo pietre vive”. Oggi,
il tema torna riproposto con un altro linguaggio, ma altrettanto impegnativo per ognuno di
noi. Nessuno è nato per se stesso e per custodire i suoi carismi in un forziere. Siamo tutti vivi
in una comunità grande o piccola che sia. Dalla
famiglia, alla società civile, alla Chiesa, tutte
complete in se stesse, ma che non si possono
comprendere fino in fondo se ne escludiamo anche una soltanto. Ciascuno di noi è una pietra
di queste case. Messa una sull’altra perde la
sua identità, ma se manca nella costruzione,
il muro crolla. Per questo ognuno è chiamato
ad essere attivamente partecipe di queste tre
comunità. Oggi non sono contestati solo alcuni modelli di vita familiare che cambiano sotto
la pressione delle trasformazioni sociali e delle nuove condizioni di lavoro. È la concezione
stessa della famiglia ad essere presa di mira
in nome di un’etica che si fa strada in larghi
settori dell’opinione pubblica e della stessa legislazione. La crisi della famiglia diventa causa
della crisi della società. Non pochi fenomeni
(solitudine, violenza, droga, arrivismo) si spiegano anche perché i nuclei familiari hanno perso l’identità e la propria funzione. Dove cede
la famiglia, la società viene a mancare del suo
tessuto connettivo con disastrose conseguenze
che investono le persone, in particolare i più
deboli: bambini, adolescenti, portatori di handicap, anziani, disoccupati, stranieri.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2207)
si legge: ”La famiglia è la cellula originaria
della vita sociale. È la società naturale in cui
l’uomo e la donna sono chiamati al dono di sé
nell’amore e nel dono della vita. L’autorità, la
stabilità e la vita di relazione costituiscono i
fondamenti della libertà, della sicurezza, della
fraternità nell’ambito della società”. Lungi dal
chiudere la famiglia in se stessa, l’amore la apre
all’intera società, poiché la piccola famiglia domestica e la grande famiglia di tutti gli esseri
umani non stanno in opposizione, ma in intimo
rapporto. Per noi cristiani la casa di Nazareth è
segno e simbolo, ma pure la famiglia di ognuno
di noi potrebbe essere presa a testimoniare. Chi
non ha negli occhi e nel cuore l’esempio della
sua famiglia quando era piccolo? E chi non ha
cercato di trasmettere quel modello alla propria famiglia quando si è sposato, magari con
una veste nuova, ma sempre fondato sull’amore
sincero senza sotterfugi, sul lavoro onesto e
trasparente, sull’educazione, sull’attenzione all’altro? Dall’esperienza delle famiglie cristiane,
la stessa Chiesa potrà imparare a coltivare, tra
tutti i membri della comunità, una dimensione più familiare, adottando e promuovendo uno
stile di rapporti più umano e fraterno.
Al fine di avere un orientamento più chiaro di
questo impegno ad essere pietre per costruire
insieme una comunità cristiana più credibile e
più luminosa nella sua testimonianza e una società civile attenta alle esigenze fondamentali
di ognuno, mi piace pensare al capitolo 7 di
Matteo (24-27). La casa di cui parla Gesù, è la
nostra vita, la nostra realizzazione, la casa è
anche la famiglia, come pure la comunità cristiana e la convivenza degli uomini nel mondo
intero (la società). Come vogliamo costruire?
Da persone sagge o da stolti? È saggio chi cerca
proposte che garantiscano la stabilità dei valori
più grandi, soprattutto la gioia del vivere come
cristiano. Così si costruisce sulla roccia e si
superano tante bufere. La Parola ci lascia delle
piste da praticare e senza di essa tutto il nostro
dibatterci non porterà a nulla (Sal.127). È un
richiamo per tutti gli uomini di buona volontà.
Ognuno con i propri valori, nella “casa” in cui
vive ed opera, è chiamato ad essere pietra viva,
segno dell’uomo nuovo iniziato da Gesù. La testimone Cathy Pilang della diocesi di Mendi, ha
incontrato difficoltà e prove grandi, ma non ha
mai deviato dalla strada e ha cementato ogni
giorno della sua vita con la testimonianza della
vita che trionfa.
Auguro ad ognuno dei lettori –e lo incito– di
essere pietra viva nella casa della sua famiglia,
della sua comunità ecclesiale e della società.
Mauro Clerici,
ufficio presidenza consiglio fondazione Missio
SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE
Ottobre missionario
Per la Chiesa, la Famiglia e la Società
S’ispira all’intervista a Cathy Pilang (madre
di famiglia, infermiera diplomata e direttrice della Scuola sanitaria di Mendi), raccolta
nel novembre scorso da fr. Bernard Maillard
e Martin Bernet ( missio -Svizzera e Liechtenstein) nell’Altipiano della Papua Nuova Guinea, il motto dell’Ottobre Missionario 2007:
“Chiesa, famiglia, società: i miei impegni
cristiani!”. È un modo di esprimere la convinzione che il legame tra fede ed impegno
esistenziale va intessuto nel quotidiano,
negli impegni concreti a favore della comunità familiare, ecclesiale e sociale.
Il lavoro nella Scuola sanitaria della Diocesi
di Mendi non impedisce alla Pilang di occuparsi dei suoi cinque figli, rimasti orfani di
padre, come pure di vivere una fede religiosa
profonda ed essere attiva nella Chiesa. La sua
luminosa testimonianza può essere di stimolo
anche per noi, per riflettere sul nostro modo
d’essere parrocchia e diocesi, sul valore da
dare al nostro sforzo comune (a cominciare dal
proprio nucleo familiare) di costruire insieme
agli altri e per gli altri il Regno di Dio, cioè
condizioni di vita dignitose per tutti, senso
d’appartenenza, solidarietà spirituale e materiale, premura reciproca.
Una famiglia allargata
Nell’esperienza di Cathy Pilang, come in quella
della giovane comunità cristiana dell’Altipiano
papuano (i missionari cattolici, tra cui alcune
Suore francescane di Baldegg, vi sono giunti
per la prima volta una cinquantina d’anni fa),
SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE
la Chiesa e la società sono i due luoghi in
cui si realizza il cristianesimo. Non si tratta
di separare gli ambiti, poiché essi sono integrati nel vissuto quotidiano. Non a caso, di
fronte all’inefficacia dell’azione statale (la
corruzione è imperante ovunque; le distanze
geografiche e la frammentazione tribale del
tessuto collettivo non facilitano i compiti dell’amministrazione pubblica), la Chiesa gode di
un’elevata credibilità agli occhi della popolazione, al punto che essa eleggerebbe volentieri il vescovo di Mendi (il Cappuccino d’origini statunitensi, mons. Steve Joseph Reichert)
governatore della regione.
Oltre a ciò, è necessario rilevare il ruolo dei
fedeli laici, poiché in Papua Nuova Guinea (un
arcipelago assai vasto che occupa una superficie di 463’000 km² e conta attorno ai 6 milioni
di abitanti) come sempre di più nella nostra
realtà europea, la scarsità di clero e consacrati li costringe a rimboccarsi le maniche. I laici
si sentono partecipi e responsabili della vita
ecclesiale, in quanto molti servizi non potrebbero essere garantiti senza di loro. È un’esperienza di famiglia allargata, in cui ognuno trova il suo spazio specifico e il suo compito.
Nel discorso di Cathy Pilang emergono tre
aspetti degni di particolare nota: Dio si trova
al primo posto (“Per me, Dio è tutto” ­ afferma ­
“senza di Lui non posso fare nulla”), ma subito dopo si trovano la famiglia e il lavoro. Sono
gli spazi concreti nei quali Cathy sperimenta
la presenza benevola di Dio e, nel medesimo
tempo, tocca con mano che non c’è opposizione o concorrenza tra impegno comunitario,
vita spirituale e cura dei rapporti familiari.
È una situazione che a noi suona forse come
insolita ed estranea, abituati come siamo a distinguere e separare sacro e profano, mondano
e cristiano, pubblico e privato. Senza voler attribuire alle realtà umane un posto di secondo
rango rispetto a quelle religiose, bisogna individuare le modalità pratiche di (ri-)conciliare
fede e vita sociale, Dio e compiti quotidiani,
Chiesa e famiglia, ricerca spirituale ed impegno politico. In Papua Nuova Guinea, come da
noi in Svizzera, gli ideali spirituali e culturali sono chiamati ad interagire con i problemi
pratici, per diventare lievito e luce.
Ottobre missionario
Essere missionari tra di noi
Si ha spesso l’impressione che sia più facile
essere missionari nei mondi lontani, invece
che tra di noi, con i “nostri di casa”, tra conoscenti, familiari e amici, sul posto di lavoro o in altri ambiti sociali. Per contro, Cathy
Pilang, insegna che il primo terreno della nostra missione consiste nel coinvolgere chi sta
intorno a noi, nel sostegno reciproco, nella
preghiera, nell’aiuto concreto. Colpisce di lei
che non è missionaria soltanto in determinate
situazioni, la sua scelta di fondo che consiste
nell’essere ovunque e sempre discepola di Cristo. Vivere la fede è quindi un motivo di festa,
così come lo sono le coloratissime celebrazioni liturgiche nella Diocesi di Mendi.
Le condizioni sociali, politiche ed ecclesiali
della Papua rispecchiano alcune situazioni;
che sono pure nostre: la scarsità di vocazioni
presbiterali e religiose, l’invecchiamento dei
missionari stranieri, la discriminazione delle
donne (succede anche da noi, talvolta, nella
Chiesa e nella società, malgrado i movimenti d’emancipazione femminile!), l’urgenza di
responsabilizzare i laici nell’assumersi i compiti specifici ad ogni persona battezzata. In
una prospettiva di fede, si può conciliare il
tutto ed i suoi vari elementi, solo nel maturare la consapevolezza che Dio sta al centro
della propria esistenza. Non è tanto un’entità
astratta, distante, disinteressata alle vicende
umane, bensì piuttosto il Padre misericordioso di cui narra Gesù nei Vangeli. Cathy Pilang
afferma di averne fatto l’esperienza e poter
testimoniare che il Figlio di Dio: è “l’unica
persona che può salvare, può riempire la vita
intera e soprattutto darle un senso”. Da non
dimenticare: Gesù è stato il primo missionario
del Padre celeste! Al di là delle discussioni più
o meno utili sulla storicità della sua figura, si
tratta di ribadire con il nostro modo di vivere
come Cristo sia stato uno come noi, una persona concreta, colui che ci permette di parlare
“con cognizione di causa” di Dio!
Il senso dell’Ottobre Missionario
Mettere l’accento su un determinato paese (ad
es. la Papua Nuova Guinea) e di “ospitare” nel
corso dell’intero mese d’ottobre (ma di per sé
dovrebbe esserlo durante l’intero anno liturgico!) la sua Chiesa locale è un modo di entrare
in comunione con altri cristiani. Tali fratelli e
sorelle nella fede chiedono un sostegno pratico nel loro cammino spirituale, nella preghiera, come pure per fare fronte ai loro bisogni
materiali. Nell’Altopiano papuano, al pari di
molte altre zone sfavorite del mondo, la Chiesa è impegnata in prima linea nella promozione dei diritti umani fondamentali, nell’ambito
educativo, professionale e sanitario. Talvolta,
è l’unico ente in grado di sopperire alle necessità più elementari della gente. Per essere
tale, la fede cristiana deve concretarsi nel lavoro a favore della collettività; Cathy Pilang
può ancora affermare che “la Chiesa ha l’obbligo di mostrare come i cristiani siano capaci
d’essere responsabili del bene comune”.
L’Ottobre Missionario ed in particolare la Giornata della Missione Universale dovrebbero con­
durci ad andare ben oltre il semplice obolo
finanziario, suscitando anche in noi il desiderio di testimoniare le convinzioni religiose nel
cuore della società umana.
La Cartella d’animazione e gli altri sussidi didattici preparati per la Campagna di missio
2007 potranno essere di stimolo per ciascuno
di noi e per le nostre comunità.
fra Martino Dotta,
delegato missio per la Svizzera italiana
La Veglia Missionaria avrà luogo a Bellinzona (collegiata) venerdì 5 ottobre, alle
20.15; la Giornata Missionaria diocesana si
terrà a Chiasso domenica 21 ottobre, dalle
13.30 alle 18.00. Riservate le date, grazie!
Il materiale della Campagna 2007 è disponibile anche in italiano su internet: www.
missio.ch
SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE
Resoconto dal Ciad
Un cammino lungo e paziente
Abbiamo chiesto a don Jean-Luc Farine, rientrato in giugno, dal Ciad, per un periodo di
vacanza, di raccontarci delle difficoltà incontrate, dei successi e delle aspettative.
Sono trascorsi sei anni dall’inizio del progetto
diocesano di Mbikou, nella diocesi di Doba in
Ciad. Non é ancora il tempo di bilanci, troppo presto. Il cammino compiuto é però seguito
costantemente affinché resti nell’ottica degli
obbiettivi fissati dalla diocesi e di quelli scelti
annualmente dai parrocchiani.
Una progettualità che vuole alimentare la speranza nelle possibilità e nelle capacità dei ciadiani prima di tutto. Chi infatti scommetterebbe ancora sull’Africa degli abbandonati?
La banca mondiale e le compagnie petrolifere
lo hanno fatto investendo miliardi, ed il loro
tornaconto é altissimo con la vendita del petrolio mentre i benefici per la popolazione locale
sono minimi. La Francia e l’ONU mantengono
una forte presenza militare nella zona Sudan Ciad - Repubblica centrafricana, per un calcolo
geopolitico di somma importanza: contrastare
l’avanzata ideologica islamica e l’espansione
economica cinese. Per il resto neppure il governo locale dimostra di credere nei propri mezzi
per voler raddrizzare una situazione sociale ed
economica catastrofica.
Gli atavici conflitti tra allevatori e coltivatori
possono essere gestiti a livello locale grazie a
frequenti incontri e alla giusta risoluzione delle tensioni provocate dalla distruzione di campi coltivabili. Osiamo proporre alle donne un
miglioramento delle qualità dell’acqua, dell’alimentazione, dell’educazione dei figli, attraverso giornate di alfabetizzazione. In un sistema
scolastico che presenta innumerevoli problemi
strutturali, osiamo dare inizio ad un asilo con
l’appoggio dei genitori. Sono i primi passi di
una futura scuola cattolica parrocchiale che
adotterà serietà nell’impegno educativo e costanza nel portare avanti il programma scolastico rispettando gli allievi.
Osare e sperare
Di fronte alla possibile rassegnazione e alla
disperazione, osiamo fare progetti, fissare obbiettivi. Invitiamo la gente a pensare al futuro
del villaggio e della regione.
Alla base sta la sensibilizzazione sull’importanza di rinforzare il senso di comune appartenenza, di creare comunità e non lasciare che
la logica dei clan abbia il sopravvento. Inoltre crediamo nella capacità produttiva, seppur
ridotta, dei contadini e nel prossimo mese di
ottobre organizzeremo l’assemblea costitutiva
della cassa sociale, nucleo di una futura cooperativa di risparmio e credito.
Crediamo pure nella possibilità di far convivere etnie differenti in un territorio coltivabile
che si riduce e in pascoli sempre più ambiti.
Educare al bene della comunità
Siamo coscienti di non poter risolvere i grandi problemi dell’Africa. Non ne abbiamo la pretesa. Ma a livello locale osiamo offrire nuove
prospettive che permettano un miglioramento
delle condizioni di vita a lungo termine.
A livello locale sussistono delle difficoltà che
minano la buona riuscita dei progetti. Da una
parte la collaborazione con le autorità tradizionali locali é complessa. La loro nozione di
gestione della cosa pubblica é molto personalizzata. È difficile incontrare capi villaggio o
responsabili dell’amministrazione regionale abbastanza “illuminati” da voler realizzare il bene
della comunità. Bisogna saper giostrare quindi
tra interessi di parte, tornaconti personali e familiari e divergenze di priorità. Molto spesso la
SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE
Resoconto dal Ciad
realizzazione di un progetto é l’occasione per
riscoprire dinamiche comunitarie che erano già
patrimonio dell’organizzazione sociale nel passato e che sono andate perse. È il caso delle
fontane meccaniche (pozzi trivellati) che diverse organizzazioni hanno realizzato nella zona
negli anni scorsi. Alcune sono rotte e fuori uso
da tempo, i soldi per ripararle non si trovano
anche perché le casse comunitarie costituite
proprio con il pagamento dell’acqua potabile
sono state vuotate da gestori poco onesti.
Nel tentativo di ripristinare l’accesso all’acqua
convochiamo prima di tutto la popolazione e le
autorità. Analizziamo i benefici dell’acqua potabile, le cause dei guasti tecnici e le possibili
soluzioni. Le decisioni sulle azioni da svolgere
sono prese dall’assemblea comunitaria e confermate dall’autorità, che ne diventa garante
dell’esecuzione. Una volta avvenuta la riparazione, un nuovo comitato di gestione dell’acqua
“comunale” viene costituito e i soldi depositati
su un conto in parrocchia. Nel medesimo tempo
un comitato responsabile dell’igiene sorveglia
giornalmente la fonte di acqua. Per arrivare alla
buona riuscita del piccolo progetto di ripristino
delle fontane ci vogliono più riunioni e incontri. È questa la democrazia spicciola che cerchiamo di far vivere nella pratica.
ve tecniche o arricchito il terreno con concimi,
ma perché ho delle conoscenze magiche che mi
hanno attirato i favori degli spiriti.
Come intervenire nel campo della salute per
rendere il villaggio più igienico e l’alimentazione dei bambini più equilibrata, se poi all’origine dei problemi si reputa che ci sia sempre
una relazione interpersonale tra abitanti del
villaggio? La scuola purtroppo non ha un’incidenza sociale abbastanza forte per osare un
cambiamento e chi lascia il villaggio per fare
degli studi non vi ritorna più per evitare questa
pressione sociale fortissima.
Scuole per vincere la magia
Un’ulteriore difficoltà che si presenta spesso é
quella dovuta all’ambiente culturale. Sussistono
credenze e culture che frenano ogni tipo di evoluzione. Il cambiamento é visto con diffidenza.
La popolazione è influenzata dalla stregoneria:
in caso di malattia o di morte (situazioni della
vita che sono interpretate nel mondo del non
visibile) si ricercano le cause, che spesso sono
identificate nei poteri occulti di qualche malcapitato abitante. Questa accusa può portare a
conseguenze tragiche, anche a linciaggi, nella
peggiore delle ipotesi. Nella maggior parte dei
casi l’accusato deve abbandonare il villaggio.
Le credenze tradizionali e queste paure bloccano molte iniziative e creano un clima di diffidenza e instabilità.
Il ricorso alla magia è dovuto anche all’ignoranza: il mio terreno di miglio o di granoturco é
molto produttivo non perché ho acquisito nuo-
Evangelizzazione
A qualcuno sembrerà strano il non aver evocato
ancora l’aspetto religioso. Non manca di certo.
Tanti collaboratori, catechisti e animatori di
comunità permettono una evangelizzazione che
si basa sulle piccole comunità che vivono la
loro fede quotidianamente e si sostengono a vicenda. Non siamo ancora alla vera comprensione
di questa dinamica voluta dai vescovi africani
nell’ultimo sinodo, ma il tutto dovrebbe passare da questo nucleo di cristiani che diventano
il sale della massa.
Alcuni dati statistici, anche se riferiti ad una
comunità formata da 30 villaggi dispersi, possono essere significativi. Nell’ultimo anno pastorale sono stati celebrati 45 battesimi,15 prime comunioni, 87 cresime, 26 matrimoni (molti
misti).
Jean-Luc Farine
SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE
Campi estivi di lavoro
In vacanza a scuola dai poveri
Nessuno mi aveva mai guardato così
Paraguay? Rovine delle reducciones gesuitiche
e feroce dittatura di Stroessner. Poco più rievoca alla gente comune questo paese. In effetti la
realtà del Paraguay è sconosciuta. L’attenzione
dei media è raramente rivolta a quella parte
di Sudamerica insignificante con la sua povertà
silenziosa e lo sfacelo lasciato dalla dittatura.
Qualcuno invece, dopo aver condiviso per un
mese le condizioni di vita dei paraguayani, ricorderà le parole pronunciate e mimate in guaranì da una donna paraguayana: “Voi siete sangue del mio sangue perché nessuno, nemmeno
nella mia famiglia, mi aveva mai guardato così”.
Parole che toccano il cuore fino alla commozione, la commozione che ha rigato i volti di un
gruppo di ticinesi della Conferenza Missionaria della Svizzera Italiana che hanno lavorato a
stretto contatto con i paraguayani.
Anche quest’anno, la CMSI ha organizzato il
campo di lavoro estivo per i giovani in due parrocchie a tre ore dalla capitale Asuncion: Natalicio Talavera e Dr. Bottrell. Abbiamo lavorato su
diversi fronti: in particolare la visita ai malati
e ai poverissimi della chacarrita (la favela); la
giornata della salute con medici locali per visitare i pazienti gratuitamente; la costruzione di
una casa-scuola per le donne; il riordino di una
biblioteca ed alcune giornate di sensibilizzazione. Abbiamo inoltre potuto apprezzare l’opera di evangelizzazione e di formazione umana
svolta dalla
locale Radio Maria,
gestita da
alcuni giovani della
parrocchia.
Una grande
parte
di energie
è stata investita nel
porre
le
fondamenta
di una casa
per anziani, progetto ambizioSVIZZERA ITALIANA E MISSIONE
so che per giungere a buon fine necessita di
ulteriori sforzi sia locali che in Ticino. Lo scopo
principale di queste visite e delle costruzioni a
servizio della comunità è stato quello di rompere l’isolamento in cui si trovavano le persone
più povere, gli anziani senza famiglia, gli handicappati mentali e fisici. Spesso queste persone si ritrovano a vivere sole senza alcun aiuto
e si lasciano morire per la disperazione.
Abbiamo potuto operare grazie al sostegno e
all’appoggio della popolazione locale che, con
i Padri Micaeliti e le suore di S. Antonio, ci ha
permesso di capire il contesto in cui lavoravamo e di inserirci nel suo quotidiano, seppur con
qualche paura iniziale.
Di questa gente ci ha colpito principalmente il
senso di dignità dimostrato. Vivono nelle catapecchie eppure sono centomila volte più uomini
di noi, si presentano al nostro sguardo in tutta
la loro umanità. Sono persone certe e certezza significa abbandono di sé; vuol dire che io,
piccolo uomo, mi devo solo abbandonare perché
la cosa vera e grande non è la mia povertà, ma
è Cristo, che ha l’ultima parola su tutto. Una
fede insomma che all’apparenza poteva sembrare solamente “tradizionale”, senza appiglio alla
realtà, ma che in verità ha svegliato anche in
noi il bisogno di essere più poveri e di abbandonarci.
Con questi insegnamenti torniamo nel nostro
bel Ticino, sicuri di poter vivere in modo diverso, con il cuore cambiato e più aperto all’altro.
Chiara Gerosa
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La mia mucca mangia in Svizzera e fa latte in
Paraguay
Il gruppo di giovani della Svizzera Italiana partecipanti al campo in Paraguay ha passato una
mezza giornata con padre Angelo Gottardi, guanelliano “ticinese” con origini nella valle Riviera. Accolti con grande gioia e semplicità nella
sua parrocchia ad Asunción, è stata un’occasione privilegiata per conoscere gli impegni di padre Angelo che sta bene di salute ed è forte di
animo, malgrado le preoccupazioni giornaliere.
Parroco di circa 10 mila persone sparse su un
Campi estivi di lavoro
territorio abbastanza vasto, non ha vicario ma
grande è l’apporto dei laici ai quali manca solo
di …celebrare la messa!
Don Angelo è direttore di un collegio di 800
allievi, dipinto di recente grazie a un aiuto dal
Ticino. In piena attività i 15 computer pure
avuti grazie alla mucca che si sazia di erba in
Svizzera e don Angelo munge ad Asunción. Tutto qui? Magari! Don Angelo segue pure una casa
anziani con una quarantina di ospiti e appoggia
un collegio che si sta sviluppando a 200 Km
dalla sua parrocchia. Come è iniziato il collegio
è stato tutto un miracolo del beato Luigi Guanella e adesso don Angelo non riesce a staccarsi
da quest’opera che cresce a Kera’y, nei pressi di
Villarica. Non contento ancora riesce a pubblicare una rivista tematica con la quale raggiunge
migliaia di famiglie. I suoi problemi maggiori,
come quelli di tutti i missionari, sono quelli di
poter far fronte a tutti gli impegni. Tocca quasi
sempre alla mucca… Lui attende sempre con
trepidazione l’azione natalizia della CMSI per
sostenere le varie opere. In chi l’ha incontrato,
padre Angelo ha lasciato una profonda impressione per la grande umanità e semplicità, ma
anche e soprattutto per la fede che emana e per
la speranza che ha in un popolo che lavora e
lotta per raggiungere livelli dignitosi e per essere indipendente anche nell’evangelizzazione.
Grazie padre Angelo!
Mauro Clerici
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Catturate per sempre
Trovati due mesi liberi dagli studi decidiamo
di partire. Destinazione: complesso scolastico
V.C.D.I., di Mbudi, a una ventina di chilometri
dal centro di Kinshasa in Congo.
Fondata da p. Jean Pierre Bwalwel, la scuola
comprende sei classi elementari e un asilo. Qui
si è davvero agli inizi. Le elementari possiedono banchi e lavagne, ma c’è grande mancanza di
libri, quaderni, penne e matite. L’insegnamento
è basato sulla memorizzazione di nozioni attraverso la ripetizione quotidiana di concetti di
lingua francese, di matematica, di geografia e
salute.
L’asilo è più carente, ci sono solamente piccole
sedie di plastica, una lavagna sostenuta da due
pezzi di legno e due gessi.
In Svizzera, grazie all’aiuto di parenti e amici,
abbiamo raccolto molto materiale didattico e
giochi adatti a bambini di età prescolastica.
Grazie all’aiuto di un’insegnante e della direttrice della scuola abbiamo introdotto gradualmente alcune novità ottenendo un grande riscontro.
Malgrado le indigenze in cui vivono, questi
bambini sono vivaci, svegli e intelligenti. Non
sapranno come impugnare un pennarello ma
sanno dividere il loro pasto con altri compagni meno fortunati. Il fatto che parlassero poco
il francese o che noi fossimo delle “mundele”
(bianche), cosa molto estranea a loro, non ci
ha bloccate e soprattutto non li ha bloccati.
Non scorderemo mai il momento del bricolage
(aeroplani e farfalle di carta), per il modo in
cui i bimbi hanno sorriso ad attività ultimata.
In due parole: scoperta e gioia!
Ci hanno accolto e con noi hanno lavorato insegnanti e persone convinte del contributo dato
al futuro di questi bambini. Lo sviluppo passa
inevitabilmente per l’istruzione.
L’Africa ci ha catturate. Siamo partite con dei
preconcetti e siamo tornate con un po’ di consapevolezza in più. Una, che l’Africa è un paese
Degno prima che Povero, dove le persone possono darti tutto pur avendo niente. La seconda
è che non ci si può fermare dopo un’esperienza
di questo tipo. Manteniamo i contatti e crediamo nel continuo sostegno a questo progetto di
sviluppo.
Inutile negare che nelle nostre giornate almeno
uno dei nostri pensieri vola dritto dritto in quei
luoghi e tra quelle persone.
Christine Reber e Agnese Gadola
SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE
Mandato missionario
Partire volontaria
Cristina Mattei, di Cassina d’Agno, profondamente impressionata da una prima esperienza di tre mesi in missione, partirà in novembre per dare manforte a don Angelo Treccani
in Venezuela. Il prossimo 21 ottobre, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale,
riceverà da mons. Vescovo il mandato missionario. Cristina ci ha raccontato della sua
esperienza e del suo prossimo impegno.
Sono una ragazza di 25 anni
e da sempre ho il desiderio
di fare un’esperienza di volontariato. L’anno scorso ho
avuto la fortuna di incontrare don Angelo Treccani rientrato in Ticino per un breve
periodo.
Aveva appena terminato di
costruire una casa di accoglienza per bambini di strada. Ho chiesto se in qualche
modo potevo essere utile e
con mia grande gioia ha accettato la mia proposta. Così
sono partita per tre mesi,
entusiasta ma senza avere le
idee chiare su quello che mi
aspettava. Arrivata sul posto
i primi problemi sono stati il caldo e il fango.
Infatti dopo ore di vari sbandamenti in auto, a
notte inoltrata sono finalmente arrivata a destinazione. Lì, ho dovuto fare i conti con zanzare, scorpioni e rane nella stanza e quindi non
ho chiuso occhio per tutta la notte! Il mattino
con sollievo mi sono però resa conto che mi
trovavo in un posto veramente bello: in una
fattoria in mezzo ai campi e, nelle vicinanze, la
nuova casa di accoglienza “Volti di Cristo”.
Raggiungevo la casa in bicicletta e durante i
pomeriggi stavo con i bambini e le maestre.
Il lavoro da svolgere consisteva nell’aiutare i
bambini nei compiti scolastici, insegnare loro
attività manuali ed a cucinare. Nei fine settimana andavo con don Angelo in un altro paese
della missione dove ogni domenica celebra la
Messa e dove risiede Marzio Fattorini. Un paio
di volte sono pure andata a Parmana, altro paese della missione, dove operano due laici del
SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE
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posto, sposati da poco, che oltre alla catechesi
stanno iniziando un progetto di salute e alfabetizzazione.
I tre mesi sono trascorsi molto in fretta, ed a
malincuore ho salutato tutti quanti per tornare
in Ticino, dove ho ripreso la mia attività di fiorista e la mia vita di sempre. Ma ogni giorno il
pensiero dell’esperienza trascorsa era costante,
e confrontavo le due realtà. L’idea di tornare
laggiù è sempre stata presente, ma ora non più
come “curiosa”, bensì per rimanervi più a lungo, poter vivere con la gente e conoscere
a fondo la loro realtà. Soprattutto avevo nostalgia del
tempo passato con i bambini
poiché stare con loro mi rendeva davvero felice. Niente è
stato per me più prezioso del
sorriso dei bambini, che mi
hanno fatto vivere sulla pelle la grande verità che è più
quello che si riceve di quello
che si da!
Dopo aver riflettuto parecchio (cambiare così radicalmente non è una decisione
che si prende tutti i giorni e
tutt’altro che facile) ho deciso di chiedere alla CMSI se era possibile far
parte del progetto.
Tutto si è concretizzato con la frequenza di
uno specifico corso di preparazione a Verona.
È stata un’esperienza unica ed incredibilmente
costruttiva.
C’erano diversi giovani laici, una coppia che
partirà con i tre bambini, sacerdoti e suore.
Tutti sono un bell’esempio di coraggio, poiché
come me, andranno incontro ad una vita quasi
completamente nuova, ma soprattutto si dedicheranno a persone meno fortunate di noi.
In Venezuela mi occuperò dei bambini che la
missione accoglierà nella nuova casa da poco
terminata.
Per concludere ringrazio la CMSI per avermi dato
l’opportunità di partire e fare questo corso, che
mi sarà molto utile per il futuro, sia dal punto
di vista pratico che spirituale.
Cristina Mattei
Lettere dalle missioni
Solidarietà nel bisogno
Suor Olga Pianezza dall’Uruguay, suor Agnese Gilà dall’Argentina e padre Guido Zanetti
dallo Zimbawe ci fanno capire che sono i bisogni endemici, quali quello di cure contro
l’aids o di fonti di lavoro e di sostentamento,
ad essere accresciuti in modo esponenziale
dai meccanismi della mondializzazione.
Questi meccanismi fondati unicamente sul
profitto sgretolano quella solidarietà che ha
la funzione di tener faticosamente unito il
tessuto sociale.
Anche Roberto Rossi e i suoi cinque compagni
di comunità focolarina dalla Lituania ci lasciano intendere che nei paesi dell’Est sono la fatica e i sacrifici quotidiani della base, (sono
molte le mamme che faticano a mandare avanti
sole i propri figli), a ricucire la rete solidale
della fraternità, più che la solidarietà rapace
dei crediti erogati dall’Unione Europea.
“Rete di Fraternità” si chiama infatti l’iniziativa che ha visti Roberto e i suoi compagni coinvolti con altri enti e con membri delle chiese
sorelle ortodossa e metodista in un rilancio
dell’ecumenismo, attraverso azioni concrete in
aiuto al prossimo.
Sono in tal modo stati messi in pratica quei
valori propugnati dall’annuncio evangelico nel
corso della storia europea.
Purtroppo mentre i grandi della politica e degli
affari procedono a tutta birra con la loro cieca
volontà di potenza, i nostri missionari e tante
persone di buona volontà cristiane e non, con
cui essi lavorano e dialogano in comunione di
valori ed intenti, si affiancano ai piccoli, aiutati dalla nostra solidarietà, per costituire sacche di resistenza e sopravvivenza.
In Zimbawe la politica miope del presidente
Mugabe ha fatto arretrare l’economia del paese,
pensate che padre Guido ci scrive al lume di
candela per le frequenti interruzioni di corrente, mentre i paesi ricchi, per l’inaffidabilità dei
governanti chiudono i rubinetti dei crediti.
Chi ne soffre è la popolazione locale ridotta
allo stremo.
In Uruguay, dove anche recenti inondazioni
hanno accresciuta l’emergenza della miseria,
pressioni distorte degli ambientalisti sono prese a pretesto per minacciare di chiusura le ultime fabbriche di cellulosa e nuovi disoccupati
ingrossano le file dei miserabili; ora tutti sono
poveri; la classe media è un lontano ricordo
della Svizzera del Sudamerica.
Suor Olga in questo contesto è operosa con i
suoi ateliers di attività artistiche ed artigianali
volte a recuperare l’autostima specialmente dei
giovani di strada.
Chi vincerà questa impari sfida fra bisogni e
bramosia di ricchezza?
Nel 1945 dopo l’immane catastrofe della guerra,
fu la resistenza a vincere; pure oggi la lotta
continua con modalità in parte più pacifiche,
ma pur sempre in un contesto bellico a pieno
titolo, con dei costi umani altrettanto enormi.È
una realtà di cui stentiamo a renderci conto. A
proposito della percezione della prossimità della guerra, che a noi europei oggi sembra solo
quella mediatica di tivù e giornali, non dimentichiamo che pure gli abitanti di Germania e
Italia se ne resero conto solo gli ultimi due
anni, quando se la trovarono –ormai devastati– in casa, prima vivevano normalmente nella
speranza della vittoria.
Padre Guido a 85 anni (a proposito tanti auguri!) trova perciò nei crescenti bisogni della
polazione dello Zimbawe ma anche nella solidarietà della sua comunità la motivazione a rimanervi.
Roberto –che ora padroneggia il lituano– dialoga con persone coinvolte nell’impegno sociale
attraverso le più disparate modalità.
Ha incontrato sia il pensionato ateo militante
disilluso, sia il nuovo manager in risorse umane
e assieme giungono ad intravvedere –nel gran
bisogno di persone che facciano dono di se– lo
stimolo a superare l’endemico egoismo umano.
A questo vissuto tipico del mondo ricco che
s’imbozzola latitante dalla lotta quotidiana, si
contrappongono le comunicazioni preziose e
stimolanti che regolarmente ci giungono dalle
sacche di resistenza in cui anche i nostri missionari operano.
Romano Eggenschwiler
SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE
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Gruppi missionari
Opera Padre Giovanni Bosco Ylirwahandi
L’Opera Padre Giovanni Bosco Yilirwahandi,
nata nella Svizzera Italiana nel segno di una
bella amicizia, è testimonianza di legami autentici che non vengono spezzati dalla morte,
anzi si rafforzano continuamente e si estendono nel tempo. Ne è convinta Anna Maria
Bertossa; attiva e cordiale signora di Roveredo Grigioni, presidente dell’Associazione,
impegnata in micro progetti di solidarietà in
Ruanda.
Il cammino fu tracciato, fin dal 1985, con la
presenza, nelle parrocchie di Aranno, Cademario, Paradiso e Faido di don Giovanni Bosco, sacerdote ruandese studente in teologia a Roma.
Giunto nella diocesi di Lugano in aiuto ai parroci, riuscì a stabilire una stretta intesa di sostegno a favore dei più poveri del suo paese.
I frequenti contatti epistolari contribuirono
a consolidare l’amicizia e la collaborazione.
Purtroppo il genocidio del 1994 che fece da
800.000 ad un milione di vittime, tra i quali oltre 300 sacerdoti, coinvolse anche lo stesso p.
Giovanni che fu assassinato insieme a due suoi
confratelli a Nyanza. Al dolore per la sua perdita, gli amici svizzeri hanno reagito continuando
a distanza a tessere una rete d’interventi.
Inizialmente il gruppo promotore ha raccolto
fondi per fronteggiare l’emergenza, successivamente è nata l’Associazione. “Visto che in
Ruanda operano numerosi enti di aiuto, ci siamo concentrati sulle conoscenze che aveva p.
Giovanni, come se egli fosse ancora vivo e operante. Infatti la sua presenza spirituale è viva
ed efficace e noi cerchiamo semplicemente,
senza paternalismi, di continuare l’opera che
lui stesso ha iniziato” –afferma Giacomo Carbonetti, uno dei responsabili dei progetti–.
Su alcune caratteristiche dell’Opera si sofferma Anna Maria Bertossa.
“I referenti dei diversi progetti sono parrocchie
e strutture sociali laiche. Per ogni progetto vi è
una persona responsabile del posto. Un’attività
importante è il padrinato nei confronti di oltre
300 orfani fino a 20 anni, seguiti in famiglie
affidatarie. Dall’aiuto agli orfani del genocidio,
ora l’intervento è allargato alle vittime dell’AIDS. I costi concordati pro capite sono di fr.
360 annui o di fr. 600 per padrinati di famiglia.
SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE
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Continua con suc­
cesso l’ini­ziativa
denominata “Progetto caprette”
che prevede l’invio di 35 fr. per
l’acquisto di ogni
capra,
animale
di grande utilità
per l’economia di
quel territorio. Il
progetto prevede sul posto una
vera catena di
solidarietà. I beneficiati, infatti, s’impegnano
ad offrire alle vedove più povere del villaggio il
primo capretto nato.
Quali sono i progetti in cantiere?
“Il Comitato dell’Associazione, costituito da
una decina di persone, è in rapporto costante
con i responsabili ruandesi. Nel 2006, per tre
mesi, la giovane Chiara Perugini –neo diplomata in educazione fisica– ha dedicato la sua
attenzione al recupero degli andicappati fisici
e mentali, ospitati in due centri diurni nei quali è in corso il progetto per la ristrutturazione
delle cucine che serviranno anche a scopo didattico. È previsto l’acquisto di viveri per assicurare un pasto caldo agli ospiti dei due centri
nel periodo scolastico”.
Come la nostra gente della Svizzera Italiana
ha accolto le iniziative proposte?
“Il progetto caprette è stato bene accolto soprattutto dalle persone anziane, per affinità
con la nostra tradizione contadina. Molto spesso viene offerta una capretta in occasione di
diverse ricorrenze.
Anche altri progetti quali i padrinati, acqua potabile e sanità sono sostenuti con continuità.
Ai piccoli risparmi a volte si aggiungono somme importanti da parte di Fondazioni o enti
pubblici. Certamente i contatti personali sono
molto importanti. A volte l’angelo custode fa
scherzetti”. Anna Maria, si augura di contare,
anche in futuro, su numerose, angeliche ispirazioni.
Margherita Morandi
Botteghe del mondo
Giochi di EQUI-librio: il “Buon giorno” si vede dal mattino
“Dedicare ogni giorno sufficiente tempo ad
una colazione equilibrata”. Così recita il primo di una serie di suggerimenti contenuti
in un opuscolo* che l’Ufficio Federale della
Sanità Pubblica dedica a chi vuole vivere in
maniera più sana.
Non possiamo che dichiararci d’accordo: grazie
alla carica di energia che ci fornisce, il primo
pasto della giornata ci consente di affrontare
al meglio le fatiche del lavoro o dello studio.
Il termine “equilibrata” è tuttavia una parola
intrigante e oggi vi propongo di divertirci suddividendo le due parole che la compongono.
Cosa sarà mai una colazione davvero equi–librata? C’entrano solo le vitamine, le proteine e i
carboidrati?
C’è EQUI-librio e equilibrio
Cominciamo con una citazione attribuita a Martin Luther King: “Stamattina, prima che abbiate finito di fare colazione, avrete influenzato metà del mondo. Questo è il modo in cui è
strutturato l’universo”. Sarà vero? Esaminiamo
la composizione e la provenienza dei cibi della
colazione-tipo.
Riusciremmo a fare a meno di caffè, tè e cacao?
E il succo di frutta? Nella maggior parte dei casi
non proviene dalle nostre latitudini. E il miele?
Talvolta è un prodotto DOC, ma spesso la sua
provenienza è piuttosto vaga, mentre le componenti dell’elvetico müesli non si coltivano
certo tutte nel paese di Heidi! Allora è proprio
vero: senza il contributo del sud del mondo, la
nostra colazione sarebbe tutt’altra cosa.
Bene. Ora che abbiamo appurato di avere davvero avuto bisogno di metà del mondo solo
per fare colazione, riflettiamo. Sappiamo, per
esempio, che c’è modo e modo di prepararsi, per esempio, un buon caffè: scegliendo la
giusta miscela, il procedimento più idoneo, la
temperatura e la qualità dell’acqua, ecc. Ma c’è
anche modo e modo di PRODURRE e COMMERCIARE un buon caffè: per esempio, senza farsi
scrupolo di sfruttare la situazione dei coltivatori, con il gioco speculativo delle borse e della
gestione degli stock a livello mondiale. Oppure
senza tutto ciò, ma garantendo un prezzo stabile ai produttori (e dunque in fondo, anche ai
consumatori …), condizioni di lavoro degne e
la salvaguardia dell’ambiente. Naturalmente il
discorso sul caffè vale per qualsiasi altro prodotto della nostra colazione.
L’equilibrio è anche una questione di dignità:
di chi produce e di chi consuma.
Ritorniamo alla domanda iniziale. Una colazione EQUI-librata sarà perciò un pasto dalle proprietà molteplici e non sarà concepita con il
solo criterio di contribuire all’apporto calorico
e nutrizionale ottimale. Per essere davvero tale,
una colazione EQUI-librata sarà apparecchiata
anche con una buona dose di rispetto per il
mondo e per chi ha prodotto gli alimenti che
consumiamo, con la consapevolezza che i nostri gesti quotidiani (a partire dai primi di ogni
giorno) possono influire sull’EQUI-librio dell’intero pianeta. Quindi aveva ragione Martin
Luther King: non solo abbiamo bisogno di ricorrere a metà del mondo per la nostra colazione,
ma il nostro modo di consumare può pesare più
o meno sulle condizioni di vita di chi produce.
In fondo, per iniziare a cambiare questo mondo,
basta cominciare bene la giornata. Per esempio
con un buon caffè. Cioè un caffé buono, per
tutti.
Daniela Sgarbi Sciolli
*) ”Muoversi quotidianamente. Alcuni consigli (di peso)
per una vita sana”
SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE
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Notizie CMSI/missio
Auguri a don Sandro Colonna
Don Sandro Colonna, già animatore della CMSI,
all’inizio di ottobre partirà per il Congo. Ordinato sacerdote nella diocesi di Lugano nel 1984
ha già fatto una prima esperienza missionaria
in Brasile dal 1996 al 2001.
Quale compito l’attende?
Per i primi mesi
andrò a vivere
insieme a un
altro padre e
ai seminaristi
della congregazione Cavanis,
nella città di
Kinshasa,
capitale del Congo, in attesa di
poter costruire
una casa che
possa accogliere i ragazzi.
Perché ha scelto di associarsi
alla congregazione Cavanis?
Il carisma della congregazione Cavanis, è rivolto ai giovani: “accogliere con amore paterno ragazzi e giovani ed educarli nella mente
e nel cuore”. La prima preoccupazione dei padri Cavanis è quella che siano le forze locali
a portare l’aiuto necessario alla propria gente:
i missionari che provengono da altre parti del
mondo possono essere di sostegno, soprattutto
all’inizio di un’opera, ma è necessario che siano
i congolesi stessi a garantire la continuità dell’opera in Congo. Proprio per questo i padri Cavanis si sono dedicati anzitutto alla formazione
dei seminaristi: sono loro che in un prossimo
futuro si dedicheranno ai fanciulli.
Qual è il primo bisogno dei giovani in una
nazione povera?
In questi paesi una priorità è proprio quella
di garantire un’istruzione: è la sola possibilità perché questa gente si renda al più presto
capace di costruire con le proprie forze il suo
futuro. Il mio lavoro consisterà, nell’iniziare
quest’opera, per far sì che al più presto possa
essere continuata proprio da quei giovani che
ora si stanno preparando per questo scopo.
La MAC, Maison d’Accueil Cavanis, ospita al
SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE
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momento soltanto una ventina di ragazzi, ma
siamo certi che, quando riusciremo a portare a
termine la nuova costruzione, scuola compresa,
riusciremo a dare aiuto a molti altri giovani e
prepararli, sia dal punto di vista dell’istruzione,
sia da quello civico e morale, a diventare buoni
cittadini e cristiani.
Manterrà i contatti con i “vecchi amici”?
Mi impegnerò a tenere regolarmente aggiornata
la Conferenza Missionaria del mio lavoro in Congo: chiedo a tutti voi di seguirci con interesse
e aiutarci, con la preghiera e, se lo vorrete anche economicamente, poiché le difficoltà non
mancheranno. Ma lavoreremo senza stancarci,
certi dell’aiuto di Dio e della simpatia che tanti
amici della Svizzera italiana hanno sempre dimostrato per i missionari.
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Infanzia Missionaria
“Andiamo verso l’altro!”. Con questo invito suor
Carla Pia ha motivato i bambini della parrocchia
di Malvaglia a sentirsi compagni di viaggio per
raggiungere il lontano Madagascar, conoscere i
coetanei di Ihosy ed impegnarsi per offrire loro
condizioni di vita migliori. Nel primo incontro
del 7 febbraio scorso è stata proposta l’immagine di un grande albero fiorito, a simboleggiare
la trasformazione del piccolo seme di solidarietà tra bambini, coltivato sin dal 1800 da mons.
Forbin, in Francia, e diffuso in tutti i Paesi
dov’è attiva la Chiesa missionaria.
All’ascolto di esperienze di condivisione è seguita la volontà, da parte della parrocchia, di
organizzare ulteriori incontri per creare lavoretti da vendere e raccogliere così fondi da destinare alla scolarizzazione dei bambini malgasci.
Il Madagascar, infatti, è stato indicato da MISSIO quale referente per la campagna dell’anno
catechistico 2006-2007.
Grazie al lavoro di sensibilizzazione di don
Giorgio, della catechista Chiara Rossetti e dei
genitori, i bambini di Malvaglia si sono presentati al secondo appuntamento del 12 giugno,
fieri di poter consegnare a suor Carla Pia 580
franchi per il sostegno del progetto.
Ciascuno ha pure dimostrato grande gioia nel
ricevere la piccola carta d’identità come segno
per sancire l’inserimento ufficiale nella grande
famiglia di Infanzia Missionaria.
Notizie CMSI/missio
A Cureglia i bambini della Prima Comunione,
nell’incontro del venerdì santo, hanno vissuto
momenti particolari di riflessione attraverso
disegni della Via Crucis realizzati dai bambini
di “Infanzia Missionaria” attivi nei paesi del
Madagascar e della Cambogia. L’attenzione, la
gioia ed il coinvolgimento dimostrati hanno
stupito gli adulti presenti e resi consapevoli
dell’attualità dell’espressione del Vangelo: “lasciate che i bambini vengano a me, non glielo
impedite, perché a chi è come loro appartiene
il regno di Dio” (Lc 18,16).
Questi piccoli, grandi gesti di apertura verso gli
altri, come pure altri incontri di preghiera e di
riflessione tenutisi a Giubiasco, sono il segno
di un percorso missionario che sarà certamente
ripreso durante il prossimo anno catechistico,
con la nuova campagna a favore della Papua
Nuova Guinea.
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necessita di essere potenziata con la sostituzione di diverse apparecchiature.
Mons. Russo ha chiesto alla nostra diocesi se
tramite la Commissione Progetti Missionari Diocesani può appoggiare questo progetto che necessita di circa 36.000.- franchi.
La generosità dei benefattori della Svizzera Italiana ha finora permesso la realizzazione e il
sostentamento dei progetti missionari diocesani. Anche per il sostegno di questo progetto ci
affidiamo ai nostri lettori, in particolare quelli
che attraverso la radio, probabilmente la RSI,
hanno trovato un consiglio giusto, un momento
di preghiera e riflessione con la messa domenicale, un momento di gioia per rubriche di svago,
un motivo di partecipazione alla vita civile.
Grazie di cuore a tutti i benefattori che vorranno sostenere questo progetto scrivendo semplicemente “Radio Doba” sulla cedola di versamento allegata a questo numero.
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«La voix du Paysan” tace
Mons. Michele Russo, vescovo della diocesi di
Doba (Ciad) dove si trovano i nostri missionari
ci ha fatto visita durante l’estate. Oltre a riferirci della situazione della missione ci ha parlato della radio diocesana nata 10 anni fa e degli
incoraggianti risultati.
Con la radio è stato fatto un lavoro stupendo di
informazione e formazione nei villaggi con una
elevata percentuale di analfabeti. Soprattutto
con consigli sull’agricoltura: come seguire il
ritmo delle stagioni in rapporto alla semina,
quali interventi eseguire contro le erbe che distruggono il raccolto ecc. Il nome della radio,
«La voix du Paysan» ci dice il suo target di
ascoltatori e forse molti di voi lettori ricorderanno la trasmissione radiofonica “l’ora della
terra” con i suoi preziosi consigli. Non mancano
neppure programmi dedicati a bambini, giovani
e donne. Attraverso la radio, gli abitanti sono
stimolati e motivati a prendere coscienza dei
problemi e invitati a cercare una soluzione attraverso la capacità di organizzazione. Nessun
aspetto viene tralasciato: si insiste sulla scolarizzazione, l’educazione sociale e sanitaria.
La Radio rappresenta un valido appoggio alle
iniziative prese nelle parrocchie tra le quali anche quella di Mbikou. Essa non riesce però a
raggiungere tutte le parrocchie della diocesi e
“Culto della Madre di Dio nella Chiesa orientale”
Conferenza organizzata dall’Associazione Culturale
e Umanitaria “Amici della Romania”.
- Tradizione orientale nel culto della Vergine
- Presenza della Vergine nella vita spirituale
- Vivere cristianamente il legame con la V.Maria
- La Vergine simbolo della Chiesa, della maternità
e protettrice della famiglia e del monachesimo
femminile
- Santuari e pellegrinaggi in Romania
Mercoledì 17 ottobre 2007, ore 20.00
Oratorio di Bellinzona (Collegiata)
Relatore P. Stefan Urda
Seguirà la presentazione di un viaggio in Romania
SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE
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Casella postale 4329
CH - 6904 Lugano
Tel. 091 966 72 42
Fax 091 967 47 89
E.mail: [email protected]
CCP 69-868-6
PP
CH-6904 Lugano
SEGRETERIA CMSI /missio
Migranti: è necessario vigilare
È stata costituita a Lugano, lo scorso 17 aprile, l’associazione “Osservatorio Migrazioni Ticino” (OMT),
come conseguenza operativa del lavoro informativo e di sensibilizzazione compiuto durante la campagna referendaria “2XNO il 24 settembre”, contro la modifica della Legge federale sull’asilo e la
nuova Legge federale sugli stranieri. Anche la CMSI aveva aderito al Comitato referendario cantonale
“contro l’esclusione e per l’integrazione”. Le due Leggi in questione, seppur assai problematiche per
la loro struttura di fondo (l’ideologia di base è la discriminazione degli immigrati rispetto ai cittadini
svizzeri) e per la loro messa in opera (già ora stanno provocando più problemi di quanti ne sappiano
risolvere), sono state accettate dalla maggioranza dei votanti il 24 settembre 2006. Perciò si rende necessario (tale è la convinzione delle persone e delle organizzazioni promotrici del progetto di
Osservatorio) un ente autonomo rispetto alle autorità statali e alla società nel suo insieme in grado
di vigilare sull’applicazione pratica delle disposizioni legislative relative agli stranieri presenti nel
territorio nazionale.
L’intento, espresso negli Statuti approvati dall’Assemblea costitutiva della scorsa primavera, è di
difendere e promuovere i “diritti fondamentali dei migranti, indipendentemente dal loro statuto
di soggiorno”, verificando la consistenza di eventuali abusi “nell’applicazione delle leggi sulla politica migratoria nazionale e
cantonale, allo scopo di prevenire e, nell’eventualità, denunciare le pratiche lesive della dignità umana” (Art. 2).
La “lotta contro qualsiasi forma di discriminazione” e la
collaborazione “con gli altri enti attivi nel campo della
RE
migrazione”, tra cui figurano pure le Chiese e gli orgaA
TR
nismi umanitari ecclesiali, sono due altri punti fermi
N
E
delle attività dell’Osservatorio Migrazioni. In sostanza,
O
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si tratta di coinvolgere, in maniere diverse da quelle seT
E
guite sinora nel nostro paese, l’opinione pubblica, le orVI
ganizzazioni d’aiuto agli immigrati, le autorità comunali,
cantonali e federali competenti ed i diretti interessati nella
ricerca di soluzioni di convivenza e sinergia, rispettose delle persone e delle loro culture. Dialogare invece che escludere,
vigilare piuttosto che condannare, riflettere invece che reagire sul
piano puramente emotivo, agire a favore del bene comune piuttosto che cercare di limitare l’accesso
al benessere: sono posizioni che riassumono un programma di lavoro ancora tutto da realizzare. Il
pragmatismo dovrebbe occupare lo spazio sinora utilizzato (a mio avviso, in modo improprio) dall’ideologia discriminatoria e tendenzialmente razzista.
Per informazioni, segnalazioni ed iscrizioni: 076/213.47.16 (OMT, Lugano).
fra Martino Dotta
Presidente dell’Osservatorio Migrazioni Ticino
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