S V I Z Z E R A I TA L I A N A E MISSIONE BOLLETTINO INFORMATIVO TRIMESTRALE DEGLI ORGANISMI MISSIONARI E DI missio -Svizzera 3 – 2007 Invocazione Preghiera SOMMARIO Invocazione 2 Editoriale 3 Ottobre missionario 4 Resoconto dal Ciad 6 Preghiera Apostolato della preghiera Pietre vive della Chiesa, della famiglia, della società di Mauro Clerici Per la Chiesa, la Famiglia e la Società di fra Martino Dotta Un cammino lungo e paziente di Jean-Luc Farine Campi estivi di lavoro In vacanza a scuola dai poveri 8 autori vari Mandato missionario Partire volontaria di Cristina Mattei Lettere dalle missioni Solidarietà nel bisogno di Romano 10 Signore, nostro Padre, tu hai fiducia in noi: tu ci scegli come tuoi collaboratori, tu fai di noi dei testimoni e dei missionari per aprire il cuore dei piccoli e dei grandi alla tua presenza, per annunciare l’amore di Cristo, tuo Figlio, morto e risorto. Dona il tuo Spirito agli operatori della carità e ai missionari, a tutti i battezzati a cui affidi il dono di amare e di servire la Chiesa. Dona loro il tuo Spirito di sapienza, di pazienza, di misericordia, di comprensione e rallegra ogni giorno la fede di tutti con la novità dei tuoi doni. Dal Messale romano 11 Eggenschwiler Gruppi missionari 12 Botteghe del mondo 13 Opera padre Giovanni Bosco Ylirwahandi di Margherita Morandi Giochi di EQUI-librio: il “Buon giorno” si vede dal mattino di Daniela Sgarbi Sciolli Notizie CMSI/missio 14 L’ultima 16 a cura della redazione Migranti: è necessario vigilare di fra Martino Dotta APOSTOLATO DELLA PREGHIERA Ottobre – Intenzione missionaria: La Giornata Missionaria Mondiale sia occasione propizia per suscitare una sempre più profonda coscienza missionaria in ogni battezzato. – Intenzione della Chiesa universale: I cristiani in situazione di minoranza abbiano la forza e il coraggio di vivere la fede e perseverino nel testimoniarla. Novembre IMPRESSUM Gruppo di redazione Augusto Anzini; Carlo Carbonetti (segreteria); fra Martino Dotta (responsabile); Romano Eggenschwiler; Margherita Morandi; Piergiorgio Tettamanti Credito iconografico copertina, 4, 5 archivio missio; 8, 9, 10 , 14, 16 archivio CMSI; 12 A.M. Bertossa; 13 claro fair trade/TPI; Stampa Procom SA - Bioggio SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE – Intenzione missionaria: Nella penisola coreana cresca lo spirito di riconciliazione e di pace. – Intenzione della Chiesa universale: Coloro che si dedicano alla ricerca medica e quanti sono impegnati nell’attività legislativa nutrano sempre un profondo rispetto per la vita umana dal suo inizio sino al suo naturale compimento. Dicembre – Intenzione missionaria: L’incarnazione del Figlio di Dio, che a Natale la Chiesa celebra solennemente, aiuti i popoli del Continente asiatico a riconoscere in Gesù l’Inviato di Dio, unico Salvatore del mondo. – Intenzione della Chiesa universale: La società umana sia sollecita nel prendersi cura di tutti coloro che sono colpiti dall’AIDS, specialmente dei bambini e delle donne, e la Chiesa faccia loro sentire l’amore del Signore. Editoriale Pietre vive della Chiesa, della famiglia, della società Una ventina di anni fa, il motto dell’ottobre missionario era stato “Siamo pietre vive”. Oggi, il tema torna riproposto con un altro linguaggio, ma altrettanto impegnativo per ognuno di noi. Nessuno è nato per se stesso e per custodire i suoi carismi in un forziere. Siamo tutti vivi in una comunità grande o piccola che sia. Dalla famiglia, alla società civile, alla Chiesa, tutte complete in se stesse, ma che non si possono comprendere fino in fondo se ne escludiamo anche una soltanto. Ciascuno di noi è una pietra di queste case. Messa una sull’altra perde la sua identità, ma se manca nella costruzione, il muro crolla. Per questo ognuno è chiamato ad essere attivamente partecipe di queste tre comunità. Oggi non sono contestati solo alcuni modelli di vita familiare che cambiano sotto la pressione delle trasformazioni sociali e delle nuove condizioni di lavoro. È la concezione stessa della famiglia ad essere presa di mira in nome di un’etica che si fa strada in larghi settori dell’opinione pubblica e della stessa legislazione. La crisi della famiglia diventa causa della crisi della società. Non pochi fenomeni (solitudine, violenza, droga, arrivismo) si spiegano anche perché i nuclei familiari hanno perso l’identità e la propria funzione. Dove cede la famiglia, la società viene a mancare del suo tessuto connettivo con disastrose conseguenze che investono le persone, in particolare i più deboli: bambini, adolescenti, portatori di handicap, anziani, disoccupati, stranieri. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2207) si legge: ”La famiglia è la cellula originaria della vita sociale. È la società naturale in cui l’uomo e la donna sono chiamati al dono di sé nell’amore e nel dono della vita. L’autorità, la stabilità e la vita di relazione costituiscono i fondamenti della libertà, della sicurezza, della fraternità nell’ambito della società”. Lungi dal chiudere la famiglia in se stessa, l’amore la apre all’intera società, poiché la piccola famiglia domestica e la grande famiglia di tutti gli esseri umani non stanno in opposizione, ma in intimo rapporto. Per noi cristiani la casa di Nazareth è segno e simbolo, ma pure la famiglia di ognuno di noi potrebbe essere presa a testimoniare. Chi non ha negli occhi e nel cuore l’esempio della sua famiglia quando era piccolo? E chi non ha cercato di trasmettere quel modello alla propria famiglia quando si è sposato, magari con una veste nuova, ma sempre fondato sull’amore sincero senza sotterfugi, sul lavoro onesto e trasparente, sull’educazione, sull’attenzione all’altro? Dall’esperienza delle famiglie cristiane, la stessa Chiesa potrà imparare a coltivare, tra tutti i membri della comunità, una dimensione più familiare, adottando e promuovendo uno stile di rapporti più umano e fraterno. Al fine di avere un orientamento più chiaro di questo impegno ad essere pietre per costruire insieme una comunità cristiana più credibile e più luminosa nella sua testimonianza e una società civile attenta alle esigenze fondamentali di ognuno, mi piace pensare al capitolo 7 di Matteo (24-27). La casa di cui parla Gesù, è la nostra vita, la nostra realizzazione, la casa è anche la famiglia, come pure la comunità cristiana e la convivenza degli uomini nel mondo intero (la società). Come vogliamo costruire? Da persone sagge o da stolti? È saggio chi cerca proposte che garantiscano la stabilità dei valori più grandi, soprattutto la gioia del vivere come cristiano. Così si costruisce sulla roccia e si superano tante bufere. La Parola ci lascia delle piste da praticare e senza di essa tutto il nostro dibatterci non porterà a nulla (Sal.127). È un richiamo per tutti gli uomini di buona volontà. Ognuno con i propri valori, nella “casa” in cui vive ed opera, è chiamato ad essere pietra viva, segno dell’uomo nuovo iniziato da Gesù. La testimone Cathy Pilang della diocesi di Mendi, ha incontrato difficoltà e prove grandi, ma non ha mai deviato dalla strada e ha cementato ogni giorno della sua vita con la testimonianza della vita che trionfa. Auguro ad ognuno dei lettori –e lo incito– di essere pietra viva nella casa della sua famiglia, della sua comunità ecclesiale e della società. Mauro Clerici, ufficio presidenza consiglio fondazione Missio SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE Ottobre missionario Per la Chiesa, la Famiglia e la Società S’ispira all’intervista a Cathy Pilang (madre di famiglia, infermiera diplomata e direttrice della Scuola sanitaria di Mendi), raccolta nel novembre scorso da fr. Bernard Maillard e Martin Bernet ( missio -Svizzera e Liechtenstein) nell’Altipiano della Papua Nuova Guinea, il motto dell’Ottobre Missionario 2007: “Chiesa, famiglia, società: i miei impegni cristiani!”. È un modo di esprimere la convinzione che il legame tra fede ed impegno esistenziale va intessuto nel quotidiano, negli impegni concreti a favore della comunità familiare, ecclesiale e sociale. Il lavoro nella Scuola sanitaria della Diocesi di Mendi non impedisce alla Pilang di occuparsi dei suoi cinque figli, rimasti orfani di padre, come pure di vivere una fede religiosa profonda ed essere attiva nella Chiesa. La sua luminosa testimonianza può essere di stimolo anche per noi, per riflettere sul nostro modo d’essere parrocchia e diocesi, sul valore da dare al nostro sforzo comune (a cominciare dal proprio nucleo familiare) di costruire insieme agli altri e per gli altri il Regno di Dio, cioè condizioni di vita dignitose per tutti, senso d’appartenenza, solidarietà spirituale e materiale, premura reciproca. Una famiglia allargata Nell’esperienza di Cathy Pilang, come in quella della giovane comunità cristiana dell’Altipiano papuano (i missionari cattolici, tra cui alcune Suore francescane di Baldegg, vi sono giunti per la prima volta una cinquantina d’anni fa), SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE la Chiesa e la società sono i due luoghi in cui si realizza il cristianesimo. Non si tratta di separare gli ambiti, poiché essi sono integrati nel vissuto quotidiano. Non a caso, di fronte all’inefficacia dell’azione statale (la corruzione è imperante ovunque; le distanze geografiche e la frammentazione tribale del tessuto collettivo non facilitano i compiti dell’amministrazione pubblica), la Chiesa gode di un’elevata credibilità agli occhi della popolazione, al punto che essa eleggerebbe volentieri il vescovo di Mendi (il Cappuccino d’origini statunitensi, mons. Steve Joseph Reichert) governatore della regione. Oltre a ciò, è necessario rilevare il ruolo dei fedeli laici, poiché in Papua Nuova Guinea (un arcipelago assai vasto che occupa una superficie di 463’000 km² e conta attorno ai 6 milioni di abitanti) come sempre di più nella nostra realtà europea, la scarsità di clero e consacrati li costringe a rimboccarsi le maniche. I laici si sentono partecipi e responsabili della vita ecclesiale, in quanto molti servizi non potrebbero essere garantiti senza di loro. È un’esperienza di famiglia allargata, in cui ognuno trova il suo spazio specifico e il suo compito. Nel discorso di Cathy Pilang emergono tre aspetti degni di particolare nota: Dio si trova al primo posto (“Per me, Dio è tutto” afferma “senza di Lui non posso fare nulla”), ma subito dopo si trovano la famiglia e il lavoro. Sono gli spazi concreti nei quali Cathy sperimenta la presenza benevola di Dio e, nel medesimo tempo, tocca con mano che non c’è opposizione o concorrenza tra impegno comunitario, vita spirituale e cura dei rapporti familiari. È una situazione che a noi suona forse come insolita ed estranea, abituati come siamo a distinguere e separare sacro e profano, mondano e cristiano, pubblico e privato. Senza voler attribuire alle realtà umane un posto di secondo rango rispetto a quelle religiose, bisogna individuare le modalità pratiche di (ri-)conciliare fede e vita sociale, Dio e compiti quotidiani, Chiesa e famiglia, ricerca spirituale ed impegno politico. In Papua Nuova Guinea, come da noi in Svizzera, gli ideali spirituali e culturali sono chiamati ad interagire con i problemi pratici, per diventare lievito e luce. Ottobre missionario Essere missionari tra di noi Si ha spesso l’impressione che sia più facile essere missionari nei mondi lontani, invece che tra di noi, con i “nostri di casa”, tra conoscenti, familiari e amici, sul posto di lavoro o in altri ambiti sociali. Per contro, Cathy Pilang, insegna che il primo terreno della nostra missione consiste nel coinvolgere chi sta intorno a noi, nel sostegno reciproco, nella preghiera, nell’aiuto concreto. Colpisce di lei che non è missionaria soltanto in determinate situazioni, la sua scelta di fondo che consiste nell’essere ovunque e sempre discepola di Cristo. Vivere la fede è quindi un motivo di festa, così come lo sono le coloratissime celebrazioni liturgiche nella Diocesi di Mendi. Le condizioni sociali, politiche ed ecclesiali della Papua rispecchiano alcune situazioni; che sono pure nostre: la scarsità di vocazioni presbiterali e religiose, l’invecchiamento dei missionari stranieri, la discriminazione delle donne (succede anche da noi, talvolta, nella Chiesa e nella società, malgrado i movimenti d’emancipazione femminile!), l’urgenza di responsabilizzare i laici nell’assumersi i compiti specifici ad ogni persona battezzata. In una prospettiva di fede, si può conciliare il tutto ed i suoi vari elementi, solo nel maturare la consapevolezza che Dio sta al centro della propria esistenza. Non è tanto un’entità astratta, distante, disinteressata alle vicende umane, bensì piuttosto il Padre misericordioso di cui narra Gesù nei Vangeli. Cathy Pilang afferma di averne fatto l’esperienza e poter testimoniare che il Figlio di Dio: è “l’unica persona che può salvare, può riempire la vita intera e soprattutto darle un senso”. Da non dimenticare: Gesù è stato il primo missionario del Padre celeste! Al di là delle discussioni più o meno utili sulla storicità della sua figura, si tratta di ribadire con il nostro modo di vivere come Cristo sia stato uno come noi, una persona concreta, colui che ci permette di parlare “con cognizione di causa” di Dio! Il senso dell’Ottobre Missionario Mettere l’accento su un determinato paese (ad es. la Papua Nuova Guinea) e di “ospitare” nel corso dell’intero mese d’ottobre (ma di per sé dovrebbe esserlo durante l’intero anno liturgico!) la sua Chiesa locale è un modo di entrare in comunione con altri cristiani. Tali fratelli e sorelle nella fede chiedono un sostegno pratico nel loro cammino spirituale, nella preghiera, come pure per fare fronte ai loro bisogni materiali. Nell’Altopiano papuano, al pari di molte altre zone sfavorite del mondo, la Chiesa è impegnata in prima linea nella promozione dei diritti umani fondamentali, nell’ambito educativo, professionale e sanitario. Talvolta, è l’unico ente in grado di sopperire alle necessità più elementari della gente. Per essere tale, la fede cristiana deve concretarsi nel lavoro a favore della collettività; Cathy Pilang può ancora affermare che “la Chiesa ha l’obbligo di mostrare come i cristiani siano capaci d’essere responsabili del bene comune”. L’Ottobre Missionario ed in particolare la Giornata della Missione Universale dovrebbero con durci ad andare ben oltre il semplice obolo finanziario, suscitando anche in noi il desiderio di testimoniare le convinzioni religiose nel cuore della società umana. La Cartella d’animazione e gli altri sussidi didattici preparati per la Campagna di missio 2007 potranno essere di stimolo per ciascuno di noi e per le nostre comunità. fra Martino Dotta, delegato missio per la Svizzera italiana La Veglia Missionaria avrà luogo a Bellinzona (collegiata) venerdì 5 ottobre, alle 20.15; la Giornata Missionaria diocesana si terrà a Chiasso domenica 21 ottobre, dalle 13.30 alle 18.00. Riservate le date, grazie! Il materiale della Campagna 2007 è disponibile anche in italiano su internet: www. missio.ch SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE Resoconto dal Ciad Un cammino lungo e paziente Abbiamo chiesto a don Jean-Luc Farine, rientrato in giugno, dal Ciad, per un periodo di vacanza, di raccontarci delle difficoltà incontrate, dei successi e delle aspettative. Sono trascorsi sei anni dall’inizio del progetto diocesano di Mbikou, nella diocesi di Doba in Ciad. Non é ancora il tempo di bilanci, troppo presto. Il cammino compiuto é però seguito costantemente affinché resti nell’ottica degli obbiettivi fissati dalla diocesi e di quelli scelti annualmente dai parrocchiani. Una progettualità che vuole alimentare la speranza nelle possibilità e nelle capacità dei ciadiani prima di tutto. Chi infatti scommetterebbe ancora sull’Africa degli abbandonati? La banca mondiale e le compagnie petrolifere lo hanno fatto investendo miliardi, ed il loro tornaconto é altissimo con la vendita del petrolio mentre i benefici per la popolazione locale sono minimi. La Francia e l’ONU mantengono una forte presenza militare nella zona Sudan Ciad - Repubblica centrafricana, per un calcolo geopolitico di somma importanza: contrastare l’avanzata ideologica islamica e l’espansione economica cinese. Per il resto neppure il governo locale dimostra di credere nei propri mezzi per voler raddrizzare una situazione sociale ed economica catastrofica. Gli atavici conflitti tra allevatori e coltivatori possono essere gestiti a livello locale grazie a frequenti incontri e alla giusta risoluzione delle tensioni provocate dalla distruzione di campi coltivabili. Osiamo proporre alle donne un miglioramento delle qualità dell’acqua, dell’alimentazione, dell’educazione dei figli, attraverso giornate di alfabetizzazione. In un sistema scolastico che presenta innumerevoli problemi strutturali, osiamo dare inizio ad un asilo con l’appoggio dei genitori. Sono i primi passi di una futura scuola cattolica parrocchiale che adotterà serietà nell’impegno educativo e costanza nel portare avanti il programma scolastico rispettando gli allievi. Osare e sperare Di fronte alla possibile rassegnazione e alla disperazione, osiamo fare progetti, fissare obbiettivi. Invitiamo la gente a pensare al futuro del villaggio e della regione. Alla base sta la sensibilizzazione sull’importanza di rinforzare il senso di comune appartenenza, di creare comunità e non lasciare che la logica dei clan abbia il sopravvento. Inoltre crediamo nella capacità produttiva, seppur ridotta, dei contadini e nel prossimo mese di ottobre organizzeremo l’assemblea costitutiva della cassa sociale, nucleo di una futura cooperativa di risparmio e credito. Crediamo pure nella possibilità di far convivere etnie differenti in un territorio coltivabile che si riduce e in pascoli sempre più ambiti. Educare al bene della comunità Siamo coscienti di non poter risolvere i grandi problemi dell’Africa. Non ne abbiamo la pretesa. Ma a livello locale osiamo offrire nuove prospettive che permettano un miglioramento delle condizioni di vita a lungo termine. A livello locale sussistono delle difficoltà che minano la buona riuscita dei progetti. Da una parte la collaborazione con le autorità tradizionali locali é complessa. La loro nozione di gestione della cosa pubblica é molto personalizzata. È difficile incontrare capi villaggio o responsabili dell’amministrazione regionale abbastanza “illuminati” da voler realizzare il bene della comunità. Bisogna saper giostrare quindi tra interessi di parte, tornaconti personali e familiari e divergenze di priorità. Molto spesso la SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE Resoconto dal Ciad realizzazione di un progetto é l’occasione per riscoprire dinamiche comunitarie che erano già patrimonio dell’organizzazione sociale nel passato e che sono andate perse. È il caso delle fontane meccaniche (pozzi trivellati) che diverse organizzazioni hanno realizzato nella zona negli anni scorsi. Alcune sono rotte e fuori uso da tempo, i soldi per ripararle non si trovano anche perché le casse comunitarie costituite proprio con il pagamento dell’acqua potabile sono state vuotate da gestori poco onesti. Nel tentativo di ripristinare l’accesso all’acqua convochiamo prima di tutto la popolazione e le autorità. Analizziamo i benefici dell’acqua potabile, le cause dei guasti tecnici e le possibili soluzioni. Le decisioni sulle azioni da svolgere sono prese dall’assemblea comunitaria e confermate dall’autorità, che ne diventa garante dell’esecuzione. Una volta avvenuta la riparazione, un nuovo comitato di gestione dell’acqua “comunale” viene costituito e i soldi depositati su un conto in parrocchia. Nel medesimo tempo un comitato responsabile dell’igiene sorveglia giornalmente la fonte di acqua. Per arrivare alla buona riuscita del piccolo progetto di ripristino delle fontane ci vogliono più riunioni e incontri. È questa la democrazia spicciola che cerchiamo di far vivere nella pratica. ve tecniche o arricchito il terreno con concimi, ma perché ho delle conoscenze magiche che mi hanno attirato i favori degli spiriti. Come intervenire nel campo della salute per rendere il villaggio più igienico e l’alimentazione dei bambini più equilibrata, se poi all’origine dei problemi si reputa che ci sia sempre una relazione interpersonale tra abitanti del villaggio? La scuola purtroppo non ha un’incidenza sociale abbastanza forte per osare un cambiamento e chi lascia il villaggio per fare degli studi non vi ritorna più per evitare questa pressione sociale fortissima. Scuole per vincere la magia Un’ulteriore difficoltà che si presenta spesso é quella dovuta all’ambiente culturale. Sussistono credenze e culture che frenano ogni tipo di evoluzione. Il cambiamento é visto con diffidenza. La popolazione è influenzata dalla stregoneria: in caso di malattia o di morte (situazioni della vita che sono interpretate nel mondo del non visibile) si ricercano le cause, che spesso sono identificate nei poteri occulti di qualche malcapitato abitante. Questa accusa può portare a conseguenze tragiche, anche a linciaggi, nella peggiore delle ipotesi. Nella maggior parte dei casi l’accusato deve abbandonare il villaggio. Le credenze tradizionali e queste paure bloccano molte iniziative e creano un clima di diffidenza e instabilità. Il ricorso alla magia è dovuto anche all’ignoranza: il mio terreno di miglio o di granoturco é molto produttivo non perché ho acquisito nuo- Evangelizzazione A qualcuno sembrerà strano il non aver evocato ancora l’aspetto religioso. Non manca di certo. Tanti collaboratori, catechisti e animatori di comunità permettono una evangelizzazione che si basa sulle piccole comunità che vivono la loro fede quotidianamente e si sostengono a vicenda. Non siamo ancora alla vera comprensione di questa dinamica voluta dai vescovi africani nell’ultimo sinodo, ma il tutto dovrebbe passare da questo nucleo di cristiani che diventano il sale della massa. Alcuni dati statistici, anche se riferiti ad una comunità formata da 30 villaggi dispersi, possono essere significativi. Nell’ultimo anno pastorale sono stati celebrati 45 battesimi,15 prime comunioni, 87 cresime, 26 matrimoni (molti misti). Jean-Luc Farine SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE Campi estivi di lavoro In vacanza a scuola dai poveri Nessuno mi aveva mai guardato così Paraguay? Rovine delle reducciones gesuitiche e feroce dittatura di Stroessner. Poco più rievoca alla gente comune questo paese. In effetti la realtà del Paraguay è sconosciuta. L’attenzione dei media è raramente rivolta a quella parte di Sudamerica insignificante con la sua povertà silenziosa e lo sfacelo lasciato dalla dittatura. Qualcuno invece, dopo aver condiviso per un mese le condizioni di vita dei paraguayani, ricorderà le parole pronunciate e mimate in guaranì da una donna paraguayana: “Voi siete sangue del mio sangue perché nessuno, nemmeno nella mia famiglia, mi aveva mai guardato così”. Parole che toccano il cuore fino alla commozione, la commozione che ha rigato i volti di un gruppo di ticinesi della Conferenza Missionaria della Svizzera Italiana che hanno lavorato a stretto contatto con i paraguayani. Anche quest’anno, la CMSI ha organizzato il campo di lavoro estivo per i giovani in due parrocchie a tre ore dalla capitale Asuncion: Natalicio Talavera e Dr. Bottrell. Abbiamo lavorato su diversi fronti: in particolare la visita ai malati e ai poverissimi della chacarrita (la favela); la giornata della salute con medici locali per visitare i pazienti gratuitamente; la costruzione di una casa-scuola per le donne; il riordino di una biblioteca ed alcune giornate di sensibilizzazione. Abbiamo inoltre potuto apprezzare l’opera di evangelizzazione e di formazione umana svolta dalla locale Radio Maria, gestita da alcuni giovani della parrocchia. Una grande parte di energie è stata investita nel porre le fondamenta di una casa per anziani, progetto ambizioSVIZZERA ITALIANA E MISSIONE so che per giungere a buon fine necessita di ulteriori sforzi sia locali che in Ticino. Lo scopo principale di queste visite e delle costruzioni a servizio della comunità è stato quello di rompere l’isolamento in cui si trovavano le persone più povere, gli anziani senza famiglia, gli handicappati mentali e fisici. Spesso queste persone si ritrovano a vivere sole senza alcun aiuto e si lasciano morire per la disperazione. Abbiamo potuto operare grazie al sostegno e all’appoggio della popolazione locale che, con i Padri Micaeliti e le suore di S. Antonio, ci ha permesso di capire il contesto in cui lavoravamo e di inserirci nel suo quotidiano, seppur con qualche paura iniziale. Di questa gente ci ha colpito principalmente il senso di dignità dimostrato. Vivono nelle catapecchie eppure sono centomila volte più uomini di noi, si presentano al nostro sguardo in tutta la loro umanità. Sono persone certe e certezza significa abbandono di sé; vuol dire che io, piccolo uomo, mi devo solo abbandonare perché la cosa vera e grande non è la mia povertà, ma è Cristo, che ha l’ultima parola su tutto. Una fede insomma che all’apparenza poteva sembrare solamente “tradizionale”, senza appiglio alla realtà, ma che in verità ha svegliato anche in noi il bisogno di essere più poveri e di abbandonarci. Con questi insegnamenti torniamo nel nostro bel Ticino, sicuri di poter vivere in modo diverso, con il cuore cambiato e più aperto all’altro. Chiara Gerosa ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ La mia mucca mangia in Svizzera e fa latte in Paraguay Il gruppo di giovani della Svizzera Italiana partecipanti al campo in Paraguay ha passato una mezza giornata con padre Angelo Gottardi, guanelliano “ticinese” con origini nella valle Riviera. Accolti con grande gioia e semplicità nella sua parrocchia ad Asunción, è stata un’occasione privilegiata per conoscere gli impegni di padre Angelo che sta bene di salute ed è forte di animo, malgrado le preoccupazioni giornaliere. Parroco di circa 10 mila persone sparse su un Campi estivi di lavoro territorio abbastanza vasto, non ha vicario ma grande è l’apporto dei laici ai quali manca solo di …celebrare la messa! Don Angelo è direttore di un collegio di 800 allievi, dipinto di recente grazie a un aiuto dal Ticino. In piena attività i 15 computer pure avuti grazie alla mucca che si sazia di erba in Svizzera e don Angelo munge ad Asunción. Tutto qui? Magari! Don Angelo segue pure una casa anziani con una quarantina di ospiti e appoggia un collegio che si sta sviluppando a 200 Km dalla sua parrocchia. Come è iniziato il collegio è stato tutto un miracolo del beato Luigi Guanella e adesso don Angelo non riesce a staccarsi da quest’opera che cresce a Kera’y, nei pressi di Villarica. Non contento ancora riesce a pubblicare una rivista tematica con la quale raggiunge migliaia di famiglie. I suoi problemi maggiori, come quelli di tutti i missionari, sono quelli di poter far fronte a tutti gli impegni. Tocca quasi sempre alla mucca… Lui attende sempre con trepidazione l’azione natalizia della CMSI per sostenere le varie opere. In chi l’ha incontrato, padre Angelo ha lasciato una profonda impressione per la grande umanità e semplicità, ma anche e soprattutto per la fede che emana e per la speranza che ha in un popolo che lavora e lotta per raggiungere livelli dignitosi e per essere indipendente anche nell’evangelizzazione. Grazie padre Angelo! Mauro Clerici ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ Catturate per sempre Trovati due mesi liberi dagli studi decidiamo di partire. Destinazione: complesso scolastico V.C.D.I., di Mbudi, a una ventina di chilometri dal centro di Kinshasa in Congo. Fondata da p. Jean Pierre Bwalwel, la scuola comprende sei classi elementari e un asilo. Qui si è davvero agli inizi. Le elementari possiedono banchi e lavagne, ma c’è grande mancanza di libri, quaderni, penne e matite. L’insegnamento è basato sulla memorizzazione di nozioni attraverso la ripetizione quotidiana di concetti di lingua francese, di matematica, di geografia e salute. L’asilo è più carente, ci sono solamente piccole sedie di plastica, una lavagna sostenuta da due pezzi di legno e due gessi. In Svizzera, grazie all’aiuto di parenti e amici, abbiamo raccolto molto materiale didattico e giochi adatti a bambini di età prescolastica. Grazie all’aiuto di un’insegnante e della direttrice della scuola abbiamo introdotto gradualmente alcune novità ottenendo un grande riscontro. Malgrado le indigenze in cui vivono, questi bambini sono vivaci, svegli e intelligenti. Non sapranno come impugnare un pennarello ma sanno dividere il loro pasto con altri compagni meno fortunati. Il fatto che parlassero poco il francese o che noi fossimo delle “mundele” (bianche), cosa molto estranea a loro, non ci ha bloccate e soprattutto non li ha bloccati. Non scorderemo mai il momento del bricolage (aeroplani e farfalle di carta), per il modo in cui i bimbi hanno sorriso ad attività ultimata. In due parole: scoperta e gioia! Ci hanno accolto e con noi hanno lavorato insegnanti e persone convinte del contributo dato al futuro di questi bambini. Lo sviluppo passa inevitabilmente per l’istruzione. L’Africa ci ha catturate. Siamo partite con dei preconcetti e siamo tornate con un po’ di consapevolezza in più. Una, che l’Africa è un paese Degno prima che Povero, dove le persone possono darti tutto pur avendo niente. La seconda è che non ci si può fermare dopo un’esperienza di questo tipo. Manteniamo i contatti e crediamo nel continuo sostegno a questo progetto di sviluppo. Inutile negare che nelle nostre giornate almeno uno dei nostri pensieri vola dritto dritto in quei luoghi e tra quelle persone. Christine Reber e Agnese Gadola SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE Mandato missionario Partire volontaria Cristina Mattei, di Cassina d’Agno, profondamente impressionata da una prima esperienza di tre mesi in missione, partirà in novembre per dare manforte a don Angelo Treccani in Venezuela. Il prossimo 21 ottobre, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, riceverà da mons. Vescovo il mandato missionario. Cristina ci ha raccontato della sua esperienza e del suo prossimo impegno. Sono una ragazza di 25 anni e da sempre ho il desiderio di fare un’esperienza di volontariato. L’anno scorso ho avuto la fortuna di incontrare don Angelo Treccani rientrato in Ticino per un breve periodo. Aveva appena terminato di costruire una casa di accoglienza per bambini di strada. Ho chiesto se in qualche modo potevo essere utile e con mia grande gioia ha accettato la mia proposta. Così sono partita per tre mesi, entusiasta ma senza avere le idee chiare su quello che mi aspettava. Arrivata sul posto i primi problemi sono stati il caldo e il fango. Infatti dopo ore di vari sbandamenti in auto, a notte inoltrata sono finalmente arrivata a destinazione. Lì, ho dovuto fare i conti con zanzare, scorpioni e rane nella stanza e quindi non ho chiuso occhio per tutta la notte! Il mattino con sollievo mi sono però resa conto che mi trovavo in un posto veramente bello: in una fattoria in mezzo ai campi e, nelle vicinanze, la nuova casa di accoglienza “Volti di Cristo”. Raggiungevo la casa in bicicletta e durante i pomeriggi stavo con i bambini e le maestre. Il lavoro da svolgere consisteva nell’aiutare i bambini nei compiti scolastici, insegnare loro attività manuali ed a cucinare. Nei fine settimana andavo con don Angelo in un altro paese della missione dove ogni domenica celebra la Messa e dove risiede Marzio Fattorini. Un paio di volte sono pure andata a Parmana, altro paese della missione, dove operano due laici del SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE 10 posto, sposati da poco, che oltre alla catechesi stanno iniziando un progetto di salute e alfabetizzazione. I tre mesi sono trascorsi molto in fretta, ed a malincuore ho salutato tutti quanti per tornare in Ticino, dove ho ripreso la mia attività di fiorista e la mia vita di sempre. Ma ogni giorno il pensiero dell’esperienza trascorsa era costante, e confrontavo le due realtà. L’idea di tornare laggiù è sempre stata presente, ma ora non più come “curiosa”, bensì per rimanervi più a lungo, poter vivere con la gente e conoscere a fondo la loro realtà. Soprattutto avevo nostalgia del tempo passato con i bambini poiché stare con loro mi rendeva davvero felice. Niente è stato per me più prezioso del sorriso dei bambini, che mi hanno fatto vivere sulla pelle la grande verità che è più quello che si riceve di quello che si da! Dopo aver riflettuto parecchio (cambiare così radicalmente non è una decisione che si prende tutti i giorni e tutt’altro che facile) ho deciso di chiedere alla CMSI se era possibile far parte del progetto. Tutto si è concretizzato con la frequenza di uno specifico corso di preparazione a Verona. È stata un’esperienza unica ed incredibilmente costruttiva. C’erano diversi giovani laici, una coppia che partirà con i tre bambini, sacerdoti e suore. Tutti sono un bell’esempio di coraggio, poiché come me, andranno incontro ad una vita quasi completamente nuova, ma soprattutto si dedicheranno a persone meno fortunate di noi. In Venezuela mi occuperò dei bambini che la missione accoglierà nella nuova casa da poco terminata. Per concludere ringrazio la CMSI per avermi dato l’opportunità di partire e fare questo corso, che mi sarà molto utile per il futuro, sia dal punto di vista pratico che spirituale. Cristina Mattei Lettere dalle missioni Solidarietà nel bisogno Suor Olga Pianezza dall’Uruguay, suor Agnese Gilà dall’Argentina e padre Guido Zanetti dallo Zimbawe ci fanno capire che sono i bisogni endemici, quali quello di cure contro l’aids o di fonti di lavoro e di sostentamento, ad essere accresciuti in modo esponenziale dai meccanismi della mondializzazione. Questi meccanismi fondati unicamente sul profitto sgretolano quella solidarietà che ha la funzione di tener faticosamente unito il tessuto sociale. Anche Roberto Rossi e i suoi cinque compagni di comunità focolarina dalla Lituania ci lasciano intendere che nei paesi dell’Est sono la fatica e i sacrifici quotidiani della base, (sono molte le mamme che faticano a mandare avanti sole i propri figli), a ricucire la rete solidale della fraternità, più che la solidarietà rapace dei crediti erogati dall’Unione Europea. “Rete di Fraternità” si chiama infatti l’iniziativa che ha visti Roberto e i suoi compagni coinvolti con altri enti e con membri delle chiese sorelle ortodossa e metodista in un rilancio dell’ecumenismo, attraverso azioni concrete in aiuto al prossimo. Sono in tal modo stati messi in pratica quei valori propugnati dall’annuncio evangelico nel corso della storia europea. Purtroppo mentre i grandi della politica e degli affari procedono a tutta birra con la loro cieca volontà di potenza, i nostri missionari e tante persone di buona volontà cristiane e non, con cui essi lavorano e dialogano in comunione di valori ed intenti, si affiancano ai piccoli, aiutati dalla nostra solidarietà, per costituire sacche di resistenza e sopravvivenza. In Zimbawe la politica miope del presidente Mugabe ha fatto arretrare l’economia del paese, pensate che padre Guido ci scrive al lume di candela per le frequenti interruzioni di corrente, mentre i paesi ricchi, per l’inaffidabilità dei governanti chiudono i rubinetti dei crediti. Chi ne soffre è la popolazione locale ridotta allo stremo. In Uruguay, dove anche recenti inondazioni hanno accresciuta l’emergenza della miseria, pressioni distorte degli ambientalisti sono prese a pretesto per minacciare di chiusura le ultime fabbriche di cellulosa e nuovi disoccupati ingrossano le file dei miserabili; ora tutti sono poveri; la classe media è un lontano ricordo della Svizzera del Sudamerica. Suor Olga in questo contesto è operosa con i suoi ateliers di attività artistiche ed artigianali volte a recuperare l’autostima specialmente dei giovani di strada. Chi vincerà questa impari sfida fra bisogni e bramosia di ricchezza? Nel 1945 dopo l’immane catastrofe della guerra, fu la resistenza a vincere; pure oggi la lotta continua con modalità in parte più pacifiche, ma pur sempre in un contesto bellico a pieno titolo, con dei costi umani altrettanto enormi.È una realtà di cui stentiamo a renderci conto. A proposito della percezione della prossimità della guerra, che a noi europei oggi sembra solo quella mediatica di tivù e giornali, non dimentichiamo che pure gli abitanti di Germania e Italia se ne resero conto solo gli ultimi due anni, quando se la trovarono –ormai devastati– in casa, prima vivevano normalmente nella speranza della vittoria. Padre Guido a 85 anni (a proposito tanti auguri!) trova perciò nei crescenti bisogni della polazione dello Zimbawe ma anche nella solidarietà della sua comunità la motivazione a rimanervi. Roberto –che ora padroneggia il lituano– dialoga con persone coinvolte nell’impegno sociale attraverso le più disparate modalità. Ha incontrato sia il pensionato ateo militante disilluso, sia il nuovo manager in risorse umane e assieme giungono ad intravvedere –nel gran bisogno di persone che facciano dono di se– lo stimolo a superare l’endemico egoismo umano. A questo vissuto tipico del mondo ricco che s’imbozzola latitante dalla lotta quotidiana, si contrappongono le comunicazioni preziose e stimolanti che regolarmente ci giungono dalle sacche di resistenza in cui anche i nostri missionari operano. Romano Eggenschwiler SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE 11 Gruppi missionari Opera Padre Giovanni Bosco Ylirwahandi L’Opera Padre Giovanni Bosco Yilirwahandi, nata nella Svizzera Italiana nel segno di una bella amicizia, è testimonianza di legami autentici che non vengono spezzati dalla morte, anzi si rafforzano continuamente e si estendono nel tempo. Ne è convinta Anna Maria Bertossa; attiva e cordiale signora di Roveredo Grigioni, presidente dell’Associazione, impegnata in micro progetti di solidarietà in Ruanda. Il cammino fu tracciato, fin dal 1985, con la presenza, nelle parrocchie di Aranno, Cademario, Paradiso e Faido di don Giovanni Bosco, sacerdote ruandese studente in teologia a Roma. Giunto nella diocesi di Lugano in aiuto ai parroci, riuscì a stabilire una stretta intesa di sostegno a favore dei più poveri del suo paese. I frequenti contatti epistolari contribuirono a consolidare l’amicizia e la collaborazione. Purtroppo il genocidio del 1994 che fece da 800.000 ad un milione di vittime, tra i quali oltre 300 sacerdoti, coinvolse anche lo stesso p. Giovanni che fu assassinato insieme a due suoi confratelli a Nyanza. Al dolore per la sua perdita, gli amici svizzeri hanno reagito continuando a distanza a tessere una rete d’interventi. Inizialmente il gruppo promotore ha raccolto fondi per fronteggiare l’emergenza, successivamente è nata l’Associazione. “Visto che in Ruanda operano numerosi enti di aiuto, ci siamo concentrati sulle conoscenze che aveva p. Giovanni, come se egli fosse ancora vivo e operante. Infatti la sua presenza spirituale è viva ed efficace e noi cerchiamo semplicemente, senza paternalismi, di continuare l’opera che lui stesso ha iniziato” –afferma Giacomo Carbonetti, uno dei responsabili dei progetti–. Su alcune caratteristiche dell’Opera si sofferma Anna Maria Bertossa. “I referenti dei diversi progetti sono parrocchie e strutture sociali laiche. Per ogni progetto vi è una persona responsabile del posto. Un’attività importante è il padrinato nei confronti di oltre 300 orfani fino a 20 anni, seguiti in famiglie affidatarie. Dall’aiuto agli orfani del genocidio, ora l’intervento è allargato alle vittime dell’AIDS. I costi concordati pro capite sono di fr. 360 annui o di fr. 600 per padrinati di famiglia. SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE 12 Continua con suc cesso l’iniziativa denominata “Progetto caprette” che prevede l’invio di 35 fr. per l’acquisto di ogni capra, animale di grande utilità per l’economia di quel territorio. Il progetto prevede sul posto una vera catena di solidarietà. I beneficiati, infatti, s’impegnano ad offrire alle vedove più povere del villaggio il primo capretto nato. Quali sono i progetti in cantiere? “Il Comitato dell’Associazione, costituito da una decina di persone, è in rapporto costante con i responsabili ruandesi. Nel 2006, per tre mesi, la giovane Chiara Perugini –neo diplomata in educazione fisica– ha dedicato la sua attenzione al recupero degli andicappati fisici e mentali, ospitati in due centri diurni nei quali è in corso il progetto per la ristrutturazione delle cucine che serviranno anche a scopo didattico. È previsto l’acquisto di viveri per assicurare un pasto caldo agli ospiti dei due centri nel periodo scolastico”. Come la nostra gente della Svizzera Italiana ha accolto le iniziative proposte? “Il progetto caprette è stato bene accolto soprattutto dalle persone anziane, per affinità con la nostra tradizione contadina. Molto spesso viene offerta una capretta in occasione di diverse ricorrenze. Anche altri progetti quali i padrinati, acqua potabile e sanità sono sostenuti con continuità. Ai piccoli risparmi a volte si aggiungono somme importanti da parte di Fondazioni o enti pubblici. Certamente i contatti personali sono molto importanti. A volte l’angelo custode fa scherzetti”. Anna Maria, si augura di contare, anche in futuro, su numerose, angeliche ispirazioni. Margherita Morandi Botteghe del mondo Giochi di EQUI-librio: il “Buon giorno” si vede dal mattino “Dedicare ogni giorno sufficiente tempo ad una colazione equilibrata”. Così recita il primo di una serie di suggerimenti contenuti in un opuscolo* che l’Ufficio Federale della Sanità Pubblica dedica a chi vuole vivere in maniera più sana. Non possiamo che dichiararci d’accordo: grazie alla carica di energia che ci fornisce, il primo pasto della giornata ci consente di affrontare al meglio le fatiche del lavoro o dello studio. Il termine “equilibrata” è tuttavia una parola intrigante e oggi vi propongo di divertirci suddividendo le due parole che la compongono. Cosa sarà mai una colazione davvero equi–librata? C’entrano solo le vitamine, le proteine e i carboidrati? C’è EQUI-librio e equilibrio Cominciamo con una citazione attribuita a Martin Luther King: “Stamattina, prima che abbiate finito di fare colazione, avrete influenzato metà del mondo. Questo è il modo in cui è strutturato l’universo”. Sarà vero? Esaminiamo la composizione e la provenienza dei cibi della colazione-tipo. Riusciremmo a fare a meno di caffè, tè e cacao? E il succo di frutta? Nella maggior parte dei casi non proviene dalle nostre latitudini. E il miele? Talvolta è un prodotto DOC, ma spesso la sua provenienza è piuttosto vaga, mentre le componenti dell’elvetico müesli non si coltivano certo tutte nel paese di Heidi! Allora è proprio vero: senza il contributo del sud del mondo, la nostra colazione sarebbe tutt’altra cosa. Bene. Ora che abbiamo appurato di avere davvero avuto bisogno di metà del mondo solo per fare colazione, riflettiamo. Sappiamo, per esempio, che c’è modo e modo di prepararsi, per esempio, un buon caffè: scegliendo la giusta miscela, il procedimento più idoneo, la temperatura e la qualità dell’acqua, ecc. Ma c’è anche modo e modo di PRODURRE e COMMERCIARE un buon caffè: per esempio, senza farsi scrupolo di sfruttare la situazione dei coltivatori, con il gioco speculativo delle borse e della gestione degli stock a livello mondiale. Oppure senza tutto ciò, ma garantendo un prezzo stabile ai produttori (e dunque in fondo, anche ai consumatori …), condizioni di lavoro degne e la salvaguardia dell’ambiente. Naturalmente il discorso sul caffè vale per qualsiasi altro prodotto della nostra colazione. L’equilibrio è anche una questione di dignità: di chi produce e di chi consuma. Ritorniamo alla domanda iniziale. Una colazione EQUI-librata sarà perciò un pasto dalle proprietà molteplici e non sarà concepita con il solo criterio di contribuire all’apporto calorico e nutrizionale ottimale. Per essere davvero tale, una colazione EQUI-librata sarà apparecchiata anche con una buona dose di rispetto per il mondo e per chi ha prodotto gli alimenti che consumiamo, con la consapevolezza che i nostri gesti quotidiani (a partire dai primi di ogni giorno) possono influire sull’EQUI-librio dell’intero pianeta. Quindi aveva ragione Martin Luther King: non solo abbiamo bisogno di ricorrere a metà del mondo per la nostra colazione, ma il nostro modo di consumare può pesare più o meno sulle condizioni di vita di chi produce. In fondo, per iniziare a cambiare questo mondo, basta cominciare bene la giornata. Per esempio con un buon caffè. Cioè un caffé buono, per tutti. Daniela Sgarbi Sciolli *) ”Muoversi quotidianamente. Alcuni consigli (di peso) per una vita sana” SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE 13 Notizie CMSI/missio Auguri a don Sandro Colonna Don Sandro Colonna, già animatore della CMSI, all’inizio di ottobre partirà per il Congo. Ordinato sacerdote nella diocesi di Lugano nel 1984 ha già fatto una prima esperienza missionaria in Brasile dal 1996 al 2001. Quale compito l’attende? Per i primi mesi andrò a vivere insieme a un altro padre e ai seminaristi della congregazione Cavanis, nella città di Kinshasa, capitale del Congo, in attesa di poter costruire una casa che possa accogliere i ragazzi. Perché ha scelto di associarsi alla congregazione Cavanis? Il carisma della congregazione Cavanis, è rivolto ai giovani: “accogliere con amore paterno ragazzi e giovani ed educarli nella mente e nel cuore”. La prima preoccupazione dei padri Cavanis è quella che siano le forze locali a portare l’aiuto necessario alla propria gente: i missionari che provengono da altre parti del mondo possono essere di sostegno, soprattutto all’inizio di un’opera, ma è necessario che siano i congolesi stessi a garantire la continuità dell’opera in Congo. Proprio per questo i padri Cavanis si sono dedicati anzitutto alla formazione dei seminaristi: sono loro che in un prossimo futuro si dedicheranno ai fanciulli. Qual è il primo bisogno dei giovani in una nazione povera? In questi paesi una priorità è proprio quella di garantire un’istruzione: è la sola possibilità perché questa gente si renda al più presto capace di costruire con le proprie forze il suo futuro. Il mio lavoro consisterà, nell’iniziare quest’opera, per far sì che al più presto possa essere continuata proprio da quei giovani che ora si stanno preparando per questo scopo. La MAC, Maison d’Accueil Cavanis, ospita al SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE 14 momento soltanto una ventina di ragazzi, ma siamo certi che, quando riusciremo a portare a termine la nuova costruzione, scuola compresa, riusciremo a dare aiuto a molti altri giovani e prepararli, sia dal punto di vista dell’istruzione, sia da quello civico e morale, a diventare buoni cittadini e cristiani. Manterrà i contatti con i “vecchi amici”? Mi impegnerò a tenere regolarmente aggiornata la Conferenza Missionaria del mio lavoro in Congo: chiedo a tutti voi di seguirci con interesse e aiutarci, con la preghiera e, se lo vorrete anche economicamente, poiché le difficoltà non mancheranno. Ma lavoreremo senza stancarci, certi dell’aiuto di Dio e della simpatia che tanti amici della Svizzera italiana hanno sempre dimostrato per i missionari. ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ Infanzia Missionaria “Andiamo verso l’altro!”. Con questo invito suor Carla Pia ha motivato i bambini della parrocchia di Malvaglia a sentirsi compagni di viaggio per raggiungere il lontano Madagascar, conoscere i coetanei di Ihosy ed impegnarsi per offrire loro condizioni di vita migliori. Nel primo incontro del 7 febbraio scorso è stata proposta l’immagine di un grande albero fiorito, a simboleggiare la trasformazione del piccolo seme di solidarietà tra bambini, coltivato sin dal 1800 da mons. Forbin, in Francia, e diffuso in tutti i Paesi dov’è attiva la Chiesa missionaria. All’ascolto di esperienze di condivisione è seguita la volontà, da parte della parrocchia, di organizzare ulteriori incontri per creare lavoretti da vendere e raccogliere così fondi da destinare alla scolarizzazione dei bambini malgasci. Il Madagascar, infatti, è stato indicato da MISSIO quale referente per la campagna dell’anno catechistico 2006-2007. Grazie al lavoro di sensibilizzazione di don Giorgio, della catechista Chiara Rossetti e dei genitori, i bambini di Malvaglia si sono presentati al secondo appuntamento del 12 giugno, fieri di poter consegnare a suor Carla Pia 580 franchi per il sostegno del progetto. Ciascuno ha pure dimostrato grande gioia nel ricevere la piccola carta d’identità come segno per sancire l’inserimento ufficiale nella grande famiglia di Infanzia Missionaria. Notizie CMSI/missio A Cureglia i bambini della Prima Comunione, nell’incontro del venerdì santo, hanno vissuto momenti particolari di riflessione attraverso disegni della Via Crucis realizzati dai bambini di “Infanzia Missionaria” attivi nei paesi del Madagascar e della Cambogia. L’attenzione, la gioia ed il coinvolgimento dimostrati hanno stupito gli adulti presenti e resi consapevoli dell’attualità dell’espressione del Vangelo: “lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio” (Lc 18,16). Questi piccoli, grandi gesti di apertura verso gli altri, come pure altri incontri di preghiera e di riflessione tenutisi a Giubiasco, sono il segno di un percorso missionario che sarà certamente ripreso durante il prossimo anno catechistico, con la nuova campagna a favore della Papua Nuova Guinea. ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ ¨ necessita di essere potenziata con la sostituzione di diverse apparecchiature. Mons. Russo ha chiesto alla nostra diocesi se tramite la Commissione Progetti Missionari Diocesani può appoggiare questo progetto che necessita di circa 36.000.- franchi. La generosità dei benefattori della Svizzera Italiana ha finora permesso la realizzazione e il sostentamento dei progetti missionari diocesani. Anche per il sostegno di questo progetto ci affidiamo ai nostri lettori, in particolare quelli che attraverso la radio, probabilmente la RSI, hanno trovato un consiglio giusto, un momento di preghiera e riflessione con la messa domenicale, un momento di gioia per rubriche di svago, un motivo di partecipazione alla vita civile. Grazie di cuore a tutti i benefattori che vorranno sostenere questo progetto scrivendo semplicemente “Radio Doba” sulla cedola di versamento allegata a questo numero. ¨ «La voix du Paysan” tace Mons. Michele Russo, vescovo della diocesi di Doba (Ciad) dove si trovano i nostri missionari ci ha fatto visita durante l’estate. Oltre a riferirci della situazione della missione ci ha parlato della radio diocesana nata 10 anni fa e degli incoraggianti risultati. Con la radio è stato fatto un lavoro stupendo di informazione e formazione nei villaggi con una elevata percentuale di analfabeti. Soprattutto con consigli sull’agricoltura: come seguire il ritmo delle stagioni in rapporto alla semina, quali interventi eseguire contro le erbe che distruggono il raccolto ecc. Il nome della radio, «La voix du Paysan» ci dice il suo target di ascoltatori e forse molti di voi lettori ricorderanno la trasmissione radiofonica “l’ora della terra” con i suoi preziosi consigli. Non mancano neppure programmi dedicati a bambini, giovani e donne. Attraverso la radio, gli abitanti sono stimolati e motivati a prendere coscienza dei problemi e invitati a cercare una soluzione attraverso la capacità di organizzazione. Nessun aspetto viene tralasciato: si insiste sulla scolarizzazione, l’educazione sociale e sanitaria. La Radio rappresenta un valido appoggio alle iniziative prese nelle parrocchie tra le quali anche quella di Mbikou. Essa non riesce però a raggiungere tutte le parrocchie della diocesi e “Culto della Madre di Dio nella Chiesa orientale” Conferenza organizzata dall’Associazione Culturale e Umanitaria “Amici della Romania”. - Tradizione orientale nel culto della Vergine - Presenza della Vergine nella vita spirituale - Vivere cristianamente il legame con la V.Maria - La Vergine simbolo della Chiesa, della maternità e protettrice della famiglia e del monachesimo femminile - Santuari e pellegrinaggi in Romania Mercoledì 17 ottobre 2007, ore 20.00 Oratorio di Bellinzona (Collegiata) Relatore P. Stefan Urda Seguirà la presentazione di un viaggio in Romania SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE 15 Casella postale 4329 CH - 6904 Lugano Tel. 091 966 72 42 Fax 091 967 47 89 E.mail: [email protected] CCP 69-868-6 PP CH-6904 Lugano SEGRETERIA CMSI /missio Migranti: è necessario vigilare È stata costituita a Lugano, lo scorso 17 aprile, l’associazione “Osservatorio Migrazioni Ticino” (OMT), come conseguenza operativa del lavoro informativo e di sensibilizzazione compiuto durante la campagna referendaria “2XNO il 24 settembre”, contro la modifica della Legge federale sull’asilo e la nuova Legge federale sugli stranieri. Anche la CMSI aveva aderito al Comitato referendario cantonale “contro l’esclusione e per l’integrazione”. Le due Leggi in questione, seppur assai problematiche per la loro struttura di fondo (l’ideologia di base è la discriminazione degli immigrati rispetto ai cittadini svizzeri) e per la loro messa in opera (già ora stanno provocando più problemi di quanti ne sappiano risolvere), sono state accettate dalla maggioranza dei votanti il 24 settembre 2006. Perciò si rende necessario (tale è la convinzione delle persone e delle organizzazioni promotrici del progetto di Osservatorio) un ente autonomo rispetto alle autorità statali e alla società nel suo insieme in grado di vigilare sull’applicazione pratica delle disposizioni legislative relative agli stranieri presenti nel territorio nazionale. L’intento, espresso negli Statuti approvati dall’Assemblea costitutiva della scorsa primavera, è di difendere e promuovere i “diritti fondamentali dei migranti, indipendentemente dal loro statuto di soggiorno”, verificando la consistenza di eventuali abusi “nell’applicazione delle leggi sulla politica migratoria nazionale e cantonale, allo scopo di prevenire e, nell’eventualità, denunciare le pratiche lesive della dignità umana” (Art. 2). La “lotta contro qualsiasi forma di discriminazione” e la collaborazione “con gli altri enti attivi nel campo della RE migrazione”, tra cui figurano pure le Chiese e gli orgaA TR nismi umanitari ecclesiali, sono due altri punti fermi N E delle attività dell’Osservatorio Migrazioni. In sostanza, O AT si tratta di coinvolgere, in maniere diverse da quelle seT E guite sinora nel nostro paese, l’opinione pubblica, le orVI ganizzazioni d’aiuto agli immigrati, le autorità comunali, cantonali e federali competenti ed i diretti interessati nella ricerca di soluzioni di convivenza e sinergia, rispettose delle persone e delle loro culture. Dialogare invece che escludere, vigilare piuttosto che condannare, riflettere invece che reagire sul piano puramente emotivo, agire a favore del bene comune piuttosto che cercare di limitare l’accesso al benessere: sono posizioni che riassumono un programma di lavoro ancora tutto da realizzare. Il pragmatismo dovrebbe occupare lo spazio sinora utilizzato (a mio avviso, in modo improprio) dall’ideologia discriminatoria e tendenzialmente razzista. Per informazioni, segnalazioni ed iscrizioni: 076/213.47.16 (OMT, Lugano). fra Martino Dotta Presidente dell’Osservatorio Migrazioni Ticino