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Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86
-
00187 ROMA
ANNO XVII
N. 5 - maggio 1969
Spedizione in abbonamento postale - Gruppo Il1
ORGANO
-
MENSILE
II
DELL'ASSOCIAZIONE
ITALIANA
PER
IL CONSIGLIO
DEI
COMUNI
D'EUROPA
Perché tarda
l'unità europea
Dopo le decisioni sulla Grecia del
Comitato dei Ministri del Consiglio
d'Europa (martedì 6 maggio 1969)
c le dichiarazioni, in merito, dclla
rappresentanza in Italia del Moviiriento panellcnico di Liberazione
(PAK), il Scgretario generale della
Sezione italiana del Consiglio dei
Comuni d'Europa, Umberto Seralini, ha condensato nclla seguentc
nota, largamente diffusa dall'ufficio
Stainpa dell'AICCE, il suo giudizio
sulla vicenda.
L'unità europea è un obiettivo, oltre che
razionale, estremaiizente popolare in un
largo gruppo di Paesi democratici delllEuropa occidentale; scelte avanguardie e organizzazioni ricche di personaggi autorevoli
si battono per essa da lunghi anni (per non
parlare dell'europeiswio « d'obbligo » dei partiti - dei partiti a cui noi amn~inistratori
locali apparteniamo - e dei sindacati democratici); alcune istituzioni sono state create
al fine di pervenire a suddetta unità, ma
l'unita stessa non arriva: perché?
Ci pare di non fare del qualunquismo se
ajferwziarrio, con una certa perentorieta,
che qt~estaunità t. bloccata dalla stragrande
iiiaggioratzza dei quadri delle rispettive
classi politiche nazionali. S i fa molta politica di corridoio, si compiono complesse
.soinme algebriche di interessi costituiti, si
pesano col bilat~cinodel farrr~ucista le dosi
(li potere pronte per lo smercio, ma tnancano gli statisti che diaizo la precedenza
agli interessi generali, cioè ai veri contenuti politici, e siano capaci di fare qualche
coraggioso salto qualitativo: di questi ha
bisogno l'unità detrrocratica dell'Europa.
Le forze eversive irrazionali, che contraslal~o il sis:eiiia rlenzocratico, riescono ud
aver senzpre la. precedeilza. I nostri capi
derrrocratici sono incapaci di serie inizia:&e, mancano della centesima parte di quel
carattere di cui, sia pure per fini sbagliati,
hu. dato per anni esetnpio de Gaulle: possiait~odire che rappresentino i perfetti colleghi dei « deinocratici » che per anni si
ì710,-tifi<:aronosino rtll'appeasement izei rip a r ( l i di Hitlel- c (li Mussolitli e ci poiturorlo alla capitolazione di Moiiaco. Uiz esenipio tipico del perché non si faccia l'urzità
europea ci è stato dato dalle scandalose
c,ot~clusioiii verso il regime fascista greco
COMUNI D'EUROPA
da parte del Co~zitatodei Ministri del Con- l'Europa, tutto sommato, non solo della fornza nzai); è l'ora di creare, per la guida
siglio d'Europa martedì scorso, a Londra. (lisintegrazione politica, inu altresì ( q u i sta di questi gruppi, capaci quadri politici viIl Ministro degli Esieri italiano, Nenni, il il paradosso) della disintegrazioize econo- cini alla base e insieme di apertura e prequale ben conosce, per dura esperienza vis- iiiicu, da1 nzomento che pure in questo canz- parazione sovranazionali; è soprattutto l'ora
suta, i colpevoli errori delle democrazie po il nazionalismo e gli interessi partico- di chierlere l'elezione diretta dei rappresenche portarono alla stahilizzazione del fa- lari fanno preinio. Del resto la recente sto- funti del popolo europeo in una Asseniblea
scismo e del nazismo, si è huttuto conie ria deI1'i~ltracentrifuga anglo-geri7ianico-olan- parlaiizentare. Anche se questa non avrà in
ha potuto per evitare il « saggio temporeg- dese è istruttiva i n inateria, anche se, du- partenza còmpiti sufficienteinente qualifigiainento » britannico: si è trovato la strada rante il viaggio del Presidente Saragat e canti e poteri udeguati, scommettiaino che
.sbarrata dalla miopìa dei colleghi dei mag- del Ministro Nenni in Gran Bretagiza, gli trrz'autentica campagna elettorale europea
giori Paesi denlocratici de1l'Etcropu occiden- europeisti del Regno Unito seii~bravano (il prohlenia è tutlo qui: che sia autentica)
tale. Non staremo qui a dire se il Ministro quasi non saperne niente. Frattanto stiaino surà poi capace di trasformare codesta Asitaliano abbia fatto bene o iizule ad uccet- a vedere se i grandi gruppi i~zprenditoriali semblea, con ogni probabilità, in Assemblea
tare un coiizpronzesso, perché il nostro cònz- saranno più bravi degli statisti e rlunque costituente. E' questo comunque u n còn7pilo (li organizzazione di base noiz è quello se si arriverà al progetto del gigantesco pito concreto e decisivo offerto al movidi fare le niosche cocclziere della diplomazia computer sovranazionale, di cui si vocifera mento federalista per raccogliere intorno a
intergovernaiiva. Nenni ha avuto senza dub- iiz queste ore, proposto da ciizque ditte sé le forze vive della deinocrazia e per
bio le sue buone ragioni per concedere an- contineiztali al complesso unificato britan- proporre alla contestazione narcisistica u n
cora uiza prova d'appello, non ai colo~znelli izico (International Coinputers Limited). Ma fine costruttivo: una nuova società civile,
nell'ànzbito di unu nuova Europa istitzr- beninleso - ma cii suoi colleghi, onde gli statisti cosa ci stanno a fare?
A nostro niodesto avviso ha fatto il stlo zionale.
nietterli nieglio, a suo tempo, con le spalle
tempo l'azione vòlta soprattutto a fortizare
Occorre, in ogni modo, smascherare queci1 ii~uro.Il nostro còiiipito di inilitaiiti è
alla
base il cosirldetto spirito europeo: oggi sta riesumata Europa di Monaco, questo
tuttavia quello di ribadire seizzu inrlugio che
oporlel u i scaiidala eveniaili, ciot t neces- è il inolilento di denunciare, caso per caso divorzio fra coloro che anzministrano le
sario che ai1 un certo inomenio qualche e sempre, chi nei ranghi dellu politica t r ~ i - Istitzizioni tradizionali e Denlos, divorzio
~tcltisiaeuropeo denunci il gitroco degli altri (lisce questo spirito europeo; è il nzowzento così grave clze f a teinere non solo per le
di organizzare in gruppi di pressione e di sorti dell'unità europea, nza per quelle, inuomini al potere e di iiztere clussi politiche
contestazione
la delusione del popolo eu- dissolubilmente ad essa legate, della libertà.
rli varii Paesi d'Et~ropa,preizdendo poleiniropeo,
una
t~oltu
che sarà reso consapevole Ma clze non ci accorgiamo che ogni giorno
can1ei7te posizioi~e, con Iungiiiiiranza storidei
tradimenti
della
sua classe dirigente iiz Europa il totalitarisino fa un passo
ca, fra le careizze del vertice e il diffz(.so
(naturalmente
a
questo
noi2 provvede né la civanti e la derizocrazia un passo indietro?
e ingannato seiztifnento popolure.
stanzpa
partitica
n
i
la
cosiddetta stalizpa Bisogna essere veraiizente ciechi per non
Cosa t e n ~ o n o- tanto per citare due predi
infornlazione,
che
izotoriatnente
non in- avvedersene.
cisi Paesi, senzu chiamare eternanzeizte in
causa la sola Fi.anciu - inglesi e tedeschi
di Boiz~z a scorzfessare il regime dei colonnelli? Qzlali speranze democratiche sono
all'altro capo della passarella, che ancora
zrna volta essi haiiizo creduto di dover gettare n1 fascisi770 ellenico?
Istituto di credito di diritto pubblico fondato nel 1539
La denuncia del pericolo che la Grecia
Fondi patrimoniali e riserve: L. 57.641.679.043
passi dall'altra parte dellu barricata (cioè,
Fondi di riserva speciale a copertura rischi: L. 34.845.754.018
in soldoni, con l'Unione Sovietica), inaugtcDirezione Generale - Napoli
ruizdo una politica rzasseriana, è una chiura
inancai7za di rispetto alla CIA, all'organizzazione militare americana e alla stessa
NATO. Ma coiize? u n Paese integrato nella
NATO come la Grecia, legato a filo doppio
Tutte le operazioni ed i servizi di banca
agli Stati Uniti d'America, con una struttura militare di origine del tutto diversa
da qttellu nasseriana, potrebbe cambiare
CREDITO AGRARIO - CREDITO FONDIARIO
bandiera così agevolineizte? A noi sembra
CREDITO IIVDUSTRIALE E ALL'ARTIGIANATO
che u n voltafaccia del genere sia perfiiio
MONTE DI CREDI1-O SU PEGNO
più facile al regiiiie di Fraiico che a quello
dei coloizilelli greci.
Quale altro argomento, allora, riinane per
489 FILIALI IN ITALIA
dare respiro a ripensamenti democratici
dei colonnelli? Gli affari in corso di sviluppo. Sareiizo hrtctali, ina talvolta è necesFiliali 811' estero:
sario essere hrtrtali: non si fa l'unith euroAsmara - Buenos Aires - Chisimaio - Mogadiscio
pea, perché quella che dètta legge è ~ ' E L L ropa iiiercanlile, è I'Eiiropa degli affari, è
New York - Tripoli
BANCO DI NAPOLI
--
Ufici
Foto in prima pagina:
in alto: Palazzetto Venezia a Roma, ove si è
tenuto il Consiglio nazionale dell'AICCE del
22 aprile; in basso: settembre 1938, Monaco di
Baviera: Mussolini ed Hitler prendono tutte le
iniziative; le democrazie europee, divise e n prud e n t i ~ , si lasciano condurre a rimorchio e
avranno la guerra
e
di rappresentanza all'estero:
Bruxelles - Buenos Aires - Francoforte s/M - Londra
New York - Parigi - Zurigo
p
Corrispondenti: in tutto il mondo
La riforma universitaria
fra dimensione nazionale e dimensione europea
Dibattuta e progettutu in circostunze eccezionali, la riforma dell'Università rischiu di naufragare nelle secche
[li aspirazioni di parte, anche se legittime, e di vedute e procedure izc~zionalisticlze. Perchi da essu nasca l'Università
ciegli mzni a venire, è necessario tener presente, e trarrze le dovute colisegrtenze, la clinrer~~ione
ellropea e nzondiale dei
nostri probler7zi e dei nostri interessi.
di Antonio Tatti
I1 disegno di legge di riforma dell'ordinamento universitario, contrassegnato con il
n . 612, si trova all'esame della Commissione
Istruzione del Senato. Se passerà così com'k
I'orinulato, introdurrà una nuova struttura
dell'insegnamento e della ricerca superiori i
cui pilastri saranno la cogestione dell'università ad ogni livello - da quello nazionale
:i quello del dipartimento - da parte di
tutte le sue componenti; il dipartimento;
il ruolo unico, un certo numero di incompatibilità e il tempo pieno per i docenti; il dottorato di ricerca; il diritto allo studio; e la
liberalizzazione dei criteri di ammissione agli
studi superiori. E' poco? E' molto? Poteva
csser fatto di più?
Nel complesso, si dà atto ai proponenti di
aver compiuto un tentativo apprezzabile pcr
riniio\,are l'Università italiana, provvedendola
di s t r ~ i t t ~ i rpiù
e adatte ai tempi e di mezzi
piìl adeguati. Che poi il tentativo sia stato
compiuto con larghezza e chiarezza d'idee,
nella direzione giusta e con soddisfazione di
tutti gli interessati (che non sono soltanto
i professori, gli assistenti e gli studenti) è
altro discorso. Appare comunque evidente
che ad assicurare al progetto il consenso
degli studenti non bastano i gruppi di destra
e la relativa attuale calma, sul piano nazionale, del Movimento Studentesco. La stessa
Confederazione Studentesca » h a annunciato
la sua opposizione, qualora il disegno di legge
non subisca profondi emendamenti. Quanto
alla classe accademica, la «lettera dei scicento » e alcune controproposte presentate
dall'Associazione dei professori di ruolo sono
lì con le loro pesanti riserve di fondo e di
dettaglio. Infine, sul piano parlamentare già
si annunciano dubbi ed emendamenti, anche
da parte della maggioranza, la quale peraltro,
nel cauto inizio del dibattito, ha tenuto a
riconoscere che il progetto va integrato e
migliorato con le proposte che potranno venire da questa o quella parte politica, pur
facendo presente la necessità di approvarlo
sollecitamente. Di qui l'allarme con cui è
stata accolta la proposta di una indagine
conoscitiva », presto ridimensionata in quella
di alcune « udienze conoscitive n, che potrebbero svolgersi, se la Commissione lo riterrà,
parallelainente all'esame referente e senza
comunque intralciarlo.
care la sua attenzione ad un livello più alto,
dal quale sia possibile considerare la riforma
clell'Unjversità come qualcosa di più di una
occasione per accogliere o respingere rivendicazioni e proposte parziali anche se legittime.
Non tocca a noi esaminare una a d una
queste rivendicazioni, le loro motivazioni, il
modo e la misura in cui sono state accolte;
gli istituti - quali la partecipazione, il dipartimento, le incompatibilità, il tempo pieno, il dottorato di ricerca, il diritto allo studio - che per la prima volta compaiono
sulla nostra legislazione universitaria; o l'assetto che, nel suo insieme, verrà ad assumere,
grazie a d essi, l'insegnamento superiore. Lo
lianno fatto « a d abundantiam » docenti e
studenti, politici ed esperti, burocrati e giornalisti, i quali se hanno contribuito a chiai-ire posizioni, idee, intenzioni ed obiettivi,
poco o nulla hanno Satto per liberare la
riforma da un certo tono minore, limitato
e contingente nelle proposte pratiche e approssirnativo o distratto nella impostazionc
generale. Basti la lettura della relazione che
precede il testo governativo del disegno di
legge, ricca di ammissioni ovvie e generiche,
retoriche o di incerto significato. («L'università è definita [dall'art. l ] conlunità di
docenti e studenti, poiché i titolari del diritto
di cittadinanza universitaria non sono, e in
effetti mai sono stati, due, il maestro e
l'allievo, ma uno solo, il ricercatore ». Insomma, comunità di due componenti o di
una sola?) Basti notare l'assenza - donde
l'origine e, se si vuole, il limite, di questo
scritto - di ogni riferimento al ruolo dcll'università nella società italiana quale parte
della società europea; al posto dell'insegnamento e della ricerca superiori nel processo
di integrazione economica e, in prospettiva,
politica dell'Europa; agli espliciti e impliciti
impegni internazionali e comunitari dell'ltalia in materia di collaborazione culturale e
universitaria; alle scadenza del Mercato Comune nel campo della circolazione delle libere professioni; alle equivalenze dei titoli
di studio; ai nuovi compiti dell'Università
verso i Paesi in via di sviluppo; ecc. Sono,
questi, principi o spunti generali che una
legge-quadro che si propone di aggiornare la
struttura, le finalità, i metodi e ali strumenti
dell'Università per il futuro non dovrebbe
ignorare o sottintendere.
Comincia adesso la battaglia per la
riforma
La vera battaglia per la riforma, forse,
comincia adesso. Prese le distanze dalle drammatiche agitazioni studentesche e dalle reazioni spesso prevalentemente corporative di
una parte dei docenti, recuperata la necessaria serenità deliberativa al di là delle pressioni e dei compromessi frettolosi e irrazionali, il Parlamento potrà certamente collo-
L'Università e i grandi problemi internazionali
Ci sembra infatti - ed è questa la riserva
di fondo che, per quanto ci riguarda, dobbiamo fare al progetto di legge governativo - che senza una visione ampia ed esplicita dei compiti e delle responsabilità che
spettano all'Università nella società di sem-
pre pii1 an-ipia dimensione internazionale nella quale viviamo, si rischia di prevedere una
legge-quadro inadeguata, priva cioè degli istituti e dei inezzi indispensabili all'assolvimento del ruolo dell'Università negli anni a
venire. « Alle Università di tutto il mondo
incombono m01ti impegni. Nessuno potrebbe
svolgerli meglio di 101-0, a patto che si preparino a d assuiiiere le nuovc responsabilità.
Non Cacendolo. esse avranno tutto d a perdere, e la nostra civiltà insieme con loro. »
Così Philip Coombs, nel rapporto su a La
crisi dcll'educazione nel mondo D, prescntato
alla conferenza di Williamsburg (USA, ottobre 1967) alla qualc presero parte esperti di
tutto il niondo. « Ma se le Università accettano di impegnarsi, la scienza, il progresso
limano, la ricerca Ceconda della verità e del
sapcrc avanzeranno a ritmi di cui oggi non
abbianio neppure la piìl pallida idea ».
Alle Università - e, per la loro parte, alle
classi dirigenti - il rapporto Coombs assegna il conipito di « mettere in atto un'infrastruttura capace di facilitare e incoraggiare
la collaborazione fra i vari Paesi industrializzati, quali che siano la loro struttura sociale e politica, in vista di un'offensiva congiiiiita e più massiccia contro taluni grandi
problemi con i quali t ~ i t t questi
i
Paesi devono
inisurarsi D . E tra quei grandi problemi cita
il miglioramento dei rapporti fra gli uomini,
l'inserimento equilibrato e costruttivo dei giovani in un mondo la cui rapida evoluzione
li disorienta, la ricostruzione e modernizzazione degli agglomerati urbani, la lotta contro gli inquinamenti ambientali, e soprattutto
i due problemi maggiori, vera e propria
sfida lanciata all'uomo dei giorni nostri:
la ristrutturazione completa dei nostri sistemi educativi per adattarli ad obiettivi ed
a contesti sociali totalmente nuovi e l'instaurazionc di condizioni favorevoli alla pace, in
un mondo dilaniato d a tensioni pericolose P.
Un grande
cazione n
« mercato
comune dell'edu-
Nei confronti dei Paesi in via di sviluppo
le Università hanno, secondo Coon~bs,doveri
specifici, non meno ampi e urgenti: aiutarli
nella messa a punto e nella diffusione di
istitu~ioni accademiche secondo principi e
bisogni conformi alla realtà di ciascun paese;
aiutarli a prevedere dispositivi di educazione
extrascolastica, proponendo mezzi pedagogici, programmi e strutture adeguati ai loro
bisogni e alle loro risorse; contribuire alla
crescita del loro potenziale di ricerca; intensificare il dialogo fra Università dei Paesi
industrializzati e dei Paesi in via di sviluppo;
fornire esempi di modernizzazione dell'edueazione a tutti i livelli, Sacilitando la diffusione
di relazioni, ricerche ed esperienze pedagoyiche, ecc.
COMUNI D'EUROPA
I1 sistema, del tutto naturale a ben guardare, di questi rapporti e scambi, suggerisce
a Coonibs l'avvincente conclusione che u tutti
i sistemi educativi del mondo fanno parte di
un grande mercato comune dell'educazione »,
nonostante sia da rilevare quasi dappertutto
un certo « ritardo nell'assolvimento dei compiti internazionali affidati all'università ». La
ragione di ciò va individuata nel fatto che
« le Università, specialmente le più antiche,
non sono state concepite nel quadro della
realtà odierna ... Esse incontrano difficoltà
ad adattarsi alle rapide trasformazioni della
ilostra epoca più delle Scuole secondarie.
D'altra parte, in tutti i Paesi l'Università
sembra abdicare alla sua missione di guida
del sistema educativo in questa delicata Easc
di transizione; e non è disposta ad abbandonare le sue tradizioni aristocratiche aprendosi ai nuovi utilizzatori dcll'istruzione. Eppure mai come oggi le Scuole primarie, sccondarie e normali, e i responsabili dell'educazione, sommersi da una fiumana di problemi nuovi e difficili, hanno bisosno dell'aiuto degli universitari ... » E poiché i problemi della formazione, e quelli che da essa
sono largainente influenzati (e sono tanti!
dell'economia, dello sviluppo, dell'occupazione, della ricerca scientifica, della fuga dei
cenelli, della partecipazione civica, ecc.) si
presentano in ogni paese, nonostante le numerose varianti, allo stesso modo, ecco presentarsi ancora una volta il nuovo ruolo dell'università come membro attivo della comunità internazionale. Per facilitare l'assunzione di questo ruolo e le relative responsabilità, alcune grandi università statunitensi
hanno deciso recentemente di creare un'istituzione autonoma, denominata Educazione
e Affari mondiali » che si è data il compito
maggio 1969
gressiva integrazione e in un sistema di interdipendenza fra Continenti, rischia di nascere
vecchia, inadeguata, inservibile, se di quel
contesto e di questa interdipendenza non
tiene concretamente conto.
Nella i elazione premessa alla « 2314 », preAssenti sia il Mondo che l'Europa
sentata alla Camera nel maggio 1965 e decaI1 rapporto Coombs, tradotto, è in circola- duta, nel generale dissenso, al termine della
zione in Italia dal febbraio 1968. Spiace - ed quarta legislatura, si leggevano alcune espressioni in questo senso. Si diceva che le modiè dir poco - che nelle motivazioni e nelle
fiche
all'ordinamento universitario proposte
ispirazioni del nostro progetto di riforma
non vi sia traccia di una concezione così in quel disegno di legge intendevano « dare
ampia, attuale, realistica e onesta dei com- soddisfazione alle richieste di riforma più
piti di una moderna università. E spiace con- sentite n. Queste venivano elencate in alcuni
punti fondamentali », di cui il primo era
statare che, ovviamente, fra le molte dispoil
seguente: M Adeguare le nostre strutture
sizioni generali o di dettaglio contemplate
universitarie
ai bisogni del continuo pronei 63 articoli del progetto non ve ne sia
nessuna che a tale concezione sia riferibile, gresso scientifico e del conseguente sviluppo
anche se una certa timida « apertura » verso tecnico, in una comunità nazionale, la cui
il mondo esterno e verso nuovi compiti si fase di evoluzione è ben lungi dall'essere
deve ravvisare in alcuni articoli e commi di compiuta, che pone all'università domande
sempre nuove e più esigenti: ciò tenendo
cui diremo fra poco.
La verità è che, purtroppo, nonostante il anche presente la necessità di avvicinare
mondialismo dei giovani, di buona parte della dette strutture al livello raggiunto nei paesi
europei con i quali siamo associati in felici
classe intellettuale, politica e di governo, il
forme di cooperazione e di pacifica compeprogetto di riforma universitaria appare ortizione ». A parte la consueta genericità della
dinato a rispondere ad esigenze, rivendicaforma, il riferimento comparativo testimozioni, motivazioni e procedure spiccatamente
nazionali e corporative. Naturalmente non niava di una certa ((visione» europea. Ma
nella relazione della « 612 di queste pur
si vuol dire che queste ispirazioni non siano
legittime. La riforma di una struttura così vaghe righe non si trova traccia. Perché?
fondamentale come l'università non può non
fondarsi sul terreno solido degli interessi, Rivoluzionaria ma sottovoce
delle aspirazioni, dell'evoluzione della società
Dunque non soltanto il pur diffuso afflato
nazionale. Ma per la stessa ragione una struttura universitaria nuova, destinata a servire mondialistico è rimasto fuori dal nostro
e promuovere nei prossimi decenni una so- progetto di riforma universitaria ma anche
cietà nazionale come la nostra, la cui eco- il più limitato ideale europeo. Più limitato:
nomia, la cui politica, la cui cultura, il cui e dunque più concreto, meno elusivo, meno
sviluppo e destino si riconoscono ormai sol- eludibile, anzi doveroso e necessario per
tanto in un contesto europeo in via di pro- alcuni: non accettabile, troppo angusto, privo
di mordente ideale e politico per altri. Come
che sia, sembra che esso, al pari dell'altro,
non abbia niente a che fare con la riforma
universitaria!
D'altra parte, invano, gli estensori del
« Progetto 80 » hanno scritto in apertura del
primo capitolo, che « Nel considerare le prospettive dell'economia e della società italiana
negli anni '70, allo scopo di fissare le finalità
e di formulare le direttive dell'azione programmatica, non è possibile astrarre il problema italiano dal più vasto quadro dei problemi mondiali, e in particolare da quelli che
interessano i paesi industrializzati più avanzati n. Invano più oltre si precisa che « Vi
è un indubbio interesse per l'talia a mantenersi aperta alle più ampie correnti di scambio economico e culturale con tutti i paesi
del mondo. Vi è anche. nell'ovvia aspirazione
alla pace mondiale, una responsabilità italiana, dalla quale possono derivare impegni
nel campo della politica economica internazionale ». Evidentemente la riforma delllUniversità non ha niente a che fare con le prospettive dell'economia italiana nel contesto
internazionale, con l'apertura alle correnti di
scambio culturale, con le responsabilità internazionali per il mantenimento della pace.
E' possibile che l'università, nel momento
in cui cerca di darsi una struttura, che qualcuno sottovoce definisce originale e rivoluzionaria, non abbia da prevedere una disposizione, una norma giuridica, uno strumento
che possa permetterle di svolgere un ruolo
in quelle prospettive di sviluppo e in quell'apertura culturale, e di dare il suo contributo a quella « ovvia » aspirazione alla pace
mondiale?
di aiutare le Università a stabilire contatti
fra loro e a inserirsi nel vivo dei programmi,
dei problemi e dell'evoluzione della comunità
internazionale.
CON LO SPORT
PER LO SPORT
))
5
COMUNI D'EUROPA
maggio 1969
eu-
società nazionale e
ropee
t' prevista infine l'intensificazione di rapporti,
sia ai fini della ricerca che a quelli dell'insegnamento, con organizzazioni internazionali e
Risaliamo dal « Progetto 80 » (1969) al pro- con Università straniere ... Invero, l'allargagetto di secondo programma di politica eco- mento dei campi di ricerca postula una semnomica a medio termine elaborato dalla p,, maggiore collaborazione internazionale
Commissione delle Comunità Europee e pub- non soltanto per la parte tecnica e finanziaria
blicato nel marzo 1968. Anche questo è un ma anche per la parte scientifica. Ci si prodocumento italiano, ma non « soltanto » ita- pone pertanto di incrementare lo scambio
liano. Rappresenta una posizione comune dei di studiosi, professori e ricercatori D.
D; questi lodevoli propositi non uno è stato
sei Paesi membri alla cui elaborazione raupresentanti I-esponsabili delllItalia in seno ripreso, tre anni più tardi, nelllAccordo tra
allo speciale comitato di esperti hanno por- i partiti del centro-sinistra sulla riforma della
tato la loro collaborazione. Nelle « raccoman- scuola e dell'università. Nel successivo Schedazioni generali » del « gruppo di lavoro per ma di provvedimento ministeriale sulla nuola politica della ricerca scientifica e tecnica
va strutturazione dell'università compare tutsi legge che « le politichc nazionali di ricerca tavia un timido art. 17: « E' consentito alle
dovrebbero essere elaborate per assicurare Università di avvalersi di professori a conlo sviluppo dell'intera Comunità e non sol- tratto, anche di nazionalità straniera ». E'
tanto quello degli Stati » e si suggerisce di tutto quanto il governo concede all'intensiinstaurare a tal fine « legami privilegiati ai ficazione dei rapporti con le altre università
diversi livelli, e innanzitutto fra le università d'Europa e all'incremento degli scambi di
e i centri pubblici di ricerca ». Perché Pro- studiosi, professori e ricercatori .... Per farprio fra le università? Perché « in una civiltà tuna, nella rielaborazione dello Schema, la
fondata sul cambiamento, il loro ni010 inso- I Sezione del Consiglio Superiore della Pubstituibile non può svilupparsi Se esse non blica IstniZione inserisce un più coraggioso
pervengono ad acquisire un loro proprio di- ( e logico) art. 18: « I1 personale insegnante
namismo. Dalla natura della loro crescita e universitario di ogni ordine e grado può esdalle mutazioni strutturali che l'accompagna- sere anche di nazionalità straniera. E' conno, dipende la qualità della risposta che sarà sentito alle Università di avvalersi di profesdata alla sfida tecnologica. Tuttavia diversi sori, ricercatori e tecnici a contratto, anche
fattori di rigidità rischiano di determinare stranieri n.
un ritardo permanente rispetto all'evoluzione
delle conoscenze e a quella delle nostre società ... Le riforme in corso che si propon- Vedere europeo e non nazionale
gono di riguadagnare questo
Ma soffermiamoci su un ultimo testo che,
luogo a
di
discOn- forse meglio degli altri citati, avrebbe potuto
che ispirare qualche provvedimento, o qualche
tinui... Sarebbe augurabile, in
univer- proposito, di « apertura europea » per metla crescita e le
sità potessero procedere
un
di tere in grado le nostre università, nella rinai
permanente
novata struttura, di dare il loro specifico
uno
di anticipa- contributo all'integrazione dei nostri popoli,
zione rispetto ad essi ... D.
allo stesso modo che in ogni altro tempo e
Si sono tenute in qualche
queste circostanza lo dettero allo sviluppo delle
sagge
quali
è società storicamente determinate nelle quali
situata nel suo ruolo molteplice di promo- opera,,ano.
trite di ricerca
quindi di
1953. De Gasperi, Schuman, Toynbee, De
con
non
Rougemont, Max Beloff ed altri eminenti
verso la società
ma anche
europei si riuniscono a Roma in una tavola
E che 'Osa si è
la
rotonda, presenti scrittori, storici, filosofi,
per
in qualche
la
sociologi, economisti (Piovene, Valsecchi,
quelle
università
Friedlander, Gabriel Marcel, W. Ross ed altri)
Paesi europei insieme
quali
per avviare un esame approfondito dei vari
di «legami privilegiati n aspetti e problemi dellPintegrazione, allora
a' fine
'Omune
e ai primi passi. Uno dei più gravi, quello
tecnologico?
culturale. Si discute se ipotizzare un unico
E in che
si è
conto^
pro- sistema europeo di istruzione superiore; cogetto di
cap.
par.
me promuovere la più stretta cooperazione
in cui è
fra
tra istituzioni scolastiche e centri di alta
che « l a politica di
universitaria
cultura; come « denazionalizzare » l'insegnanei paesi del1a
permet- mento della storia; come diffondere la conolerà di
il potenziale scientifico e scenza delle lingue e un'educazione civica
tecnico
A questo scoPO~sa- europea; come pervenire all'equiparazione
rebbe aus~icabileche
quantita- dei titoli di studio, agli scambi sistematici
personale e del1e attrezzature
di professori e studenti e allleventuale istipiano qualitativo
di tuzione di corsi di « studi europei ,. Conclumira i seguenti obiettivi: ...incoraggiare la
,ione pratica dellVampiodibattito, pienamente
dei
'pecialmente Ile1- valido oggi a sedici anni di distanza: « S e
dei Paesi europei; pervenire ad una i rapporti tra le Università europee potessero
cOmparabilità
e as- acquistare, almeno in parte, quel carattere
sicurare
dei
ecc.? di intimità che si è venuto creando in questi
ultimi decenni tra le Università del Regno
Unito e quelle degli Stati Uniti, l'idea euro« E' consentito alle Università n
pea farebbe progressi assai maggiori di quanAncora. Nel cap. IV delle «Linee direttive ti non gliene farebbero compiere degli studi
del pianc, di sviluppo pluriennale della scuola specificamente europei ».
per il periodo successivo al 30 giugno 1965 D,
Oggi gli studi specifici europei (diritto,
dedicato a K Università e ricerca scientifica » economia, agraria, trasporti, finanza, scienza
si legge (par. 12): « Nell'azione del Ministero politica, ecc.) cominciano ad essere abbastan)>
...
-
za diffusi in molte facoltà. In tutti i Paesi
della Comunità alcuni di tali insegnamenti
sono riconosciuti ufficialmente (per esempio,
da noi, Diritto delle Comunità Europee).
Quanto a rapporti fra le Università siamo
invece ancora in attesa dell'inizio. La riforina dell'università, in corso di attuazione O
di elaborazione in vari Paesi, potrebbe costituire l'occasione per dare ad essi un avvio
concreto e suscettibile di rapido sviluppo.
A condizione che si pensi e si veda europeo
e non soltanto italiano, francese, tedesco.
belga ...
Un9ipotesi di Università per i tempi
nuovi: la « Multiversity n
11 dibattito sull'adattamento delle funzioni
e delle strutture dellPuniversità alla società
e alle sue prospettive di sviluppo si è sliolto
negli Stati Uniti particolarmente intenso dopo la seconda guerra mondiale. Esso ha dato
luogo a inchieste, ricerche, rapporti, interventi
e privati e discussioni vivacissime, cui hanno preso parte uomini come
Mac ceorge
BLindy,James Conant, Paul Lazarsfeld, cienn seaborg, ~
l Weinberg,
~
i
~
Tvard ~
~charles ~p, snow,
i ~
~~ op-b ~
penheimer e lo stesso john ~
~sebbene~
dispongano di uno spazio continentale economicamente e
dinamico
quant'altro mai, e di illimitate possibilità di
scambio e collaborazione, le maggiori università americane - nota David Riesman rischiano di «perdere il loro fermento essendo rimastc prive di modelli stranieri da
imitare e con cui misurarsi D. Le grandi università americane, che George Beadle, rettore a Chicago, avrebbe definito nel 1961
dinosauri » prossimi all'estinzione poiché la
crescita del corpo toglierebbe loro la flessihilità necessaria per adattarsi alle condizioni
che vanno mutando, apparivano a Riesman.
già nel 1958. «prive di direzione perché
assorbite da compiti certamente imoortanti
ma tronno leaate ad esiaenze contingenti e
locali. Si verificava. anche oltre Atlantico,
quanto Sir Walter Moberlv scriveva, nel 1949.
delle università inglesi, che trovava non all'altezza dei tempi a causa della loro « povertà di ispirazione D.
Una università « che si rifà al passato, che
è spesso in contrasto col presente e che si
proietta verso il futuro »; una università
policentrica: che abbia x una capacità unica
di correre in tutte le direzioni vur rimanendo
nello stesso luogo, come ha dimostrato chiaramente Harvard »: una università i ciii confini nella società è estremamente difficile
tracciare, intrattenendo essa stretti l e ~ a m i
con tutte le parti e tutti gli interessi e problemi del corno sociale: è questa l'università
nuova che gli americani hanno battezzato
C Multiversity D, e di cui Clark Kerr ha dato
una vivace immnaine nel suo « A che serve
l'università? » (1963, trad. it. 1969). La « Multiversitv » è, in pratica, l'università ner i
t e m ~ inuovi. capace di far fronte alle tre
esnlosioni di fronte alle quali si trovano le
istituzioni di insegnamento superiore dei Paesi industrializzati: esplosione delle conoscenze. della po~olazionestudentesca e dei rapporti fra gli individui, i gruppi e le nazioni.
<(
))
La dimensione assente
Ovviamente, qui non si vuole proporre
modelli ma soltanto evocare alcuni aspetti
non secondari dell'evoluzione attuale delle
~
~
~
maggio 1969
COMUNI D'EUROPA
università, quali possono rinvenirsi facilmente in tutti i paesi pervenuti ad un certo
grado di sviluppo. E si vuole semmai osservare come le circostan~eeccezionali in cui
le riforme universitarie sono maturate in
Europa hanno fatto sì che tali aspetti fossero sostanzialmente ignorati. La protesta
studentesca ha, almeno in Italia, conccnli-ato
le sue rivendicazioni nella partccipazioiic paritetica al governo dell'università e nel diritto
allo studio. La protesta dcgli assistenti e
degli incaricati si ì. conccntrata a sua valla
nella richiesta del ruolo unico del docente.
I docenti di ruolo, trovatisi di fronte a
rivendicazioni almeno in partc corporative,
era naturale fossero portati a reagire sullo
stesso terreno. Bisogna riconoscere tuttavia
che la loro partecipazione alla elaborazione
della riforma ha contribuito in parecchi casi
ad ampliare e approfondire il dibattito, che
in sede politica e presso I'opinionc pubblica
ha toccato talvolta punte significative di confusione, di equivoco e superficialità. Nell'insieme, comunque, sembra possa dirsi chc,
nella fase più calda e decisiva, sia mancata
al dibattito e alle proposte ehe ne sono scaturite un'imvostazione svincolata dai concetti
e dagli schemi tradizionali e fondata invece
sulla considerazione dcl nuovo ruolo e dei
nuovi conipiti chc l'università deve assumere
in una società non p i ì ~chiusa e autarchica,
ma situata in un ampio contesto interi~azionale compctitivo e solidale ad un tempo.
Ma non è che la considerazione di auesta
nuova dimensioiie non sia mai apparsa nella
lunga vicenda della riforma. E' vero pi~ittosto
che, proposta in forma più o meno sommaria d a questa o quella parte interessata,
presto - nella polemica spesso verbalistica,
e perciò distratta - se ne sono perduti gli
spunti, ne è mancato l'approfondimento, specialmente in sede politica, e per conseguen7a
non ne è rimasta, nei vari progetti succcdutisi, che qualche debole traccia.
Si consideri, per esempio, il documento
del 27 gennaio 1961, inviaio ai senatori C ai
deputati dai presidenti delllANPUR. della
UNAU C dell'UNUR1, « per documentare le
necessità indifferibili di finanziamento c di
i-iforma dell'Università italiana » e per chiedere al Parlamento nazionale una pronta
ed adeguata soluzione ». Vi si leggevano trc
passi significativi, il cui senso p~irtroppo
non solo non trovò approfondimento ma fu
smarrito nel radicalizzarsi della polemica
universitaria successivamente scatenatasi fra
le tre componenti che quel documento avevano firmato.
Nel deplorare le difficili condizioni in cui
si trovava la ricerca scientifica, si ammoniva che ciò avrebbe costituito « una delle
strozzature piìl gravi per lo sviluppo economico del Paese. Questo - si aggiungcva - risulta tanto più vero nel momento
in cui l'Italia, con la partecipazione alla
Comunità europea. si trova nella necessità
non solo di adeguare il proprio livello tecnoloqico a quello europeo, ma anche di ricercare nuove e più adeguate tecnologie chc
permettano di aprire nuove prosnettive economiche alle attività produttive ». Si invocava
perciò il pronto, massiccio c orqanico intcrvento dello Stato per potenziare il reclutamento e la preparazione dcl personale universitario, le attrcz7ature e le ricerche scientifiche fondamentali connesse con l'attività
didattica degli istituti finanziari.
E nel capitolo su « L e scelte che la situazione scolastica richiede » si chiedeva una
<(
precisa assunzione di responsabilità, in materia scolastica e universitaria, da parte della
classe politica « anche in relazione alle prossime e auspicate scadenze derivanti dalla
~inificazionc europea ». E finalmente « Nel
momento in cui la Scuola è di Fronte all'attiialità e, più ancora, alla prospettiva di una
crisi così gravida di conseguenze dannose
per i l Paese » le trc Associazioni dei pi-ofessori, dcgli assistenti C degli studenti decidc\:ano di iiidire K una giornata nazionale pcr
la riforma C il finanziameiito dell'università
impegnandosi a « dare la più ampia illustrazione delle loro posizioni anche a livello internazionale, e in particolare sulla stampa
qualificata, ed in seno alle organizzazioni
culturali ed internazionali n.
Questi motivi, che situavano il significato
e l'urgenza della riforma nel quadro di rifcrimento naturale della integrazione europea
e dei rapporti internazionali dcll'Italia, non
trovarono, purtroppo, in seguito, il iiecessario sviluppo.
Un'analisi tuttora valida: quella di Gustavo Colonnetti ( 1961 )
Ma la visione più organica e concreta dell'assetto chc dovrebbe assumere e degli istituti che dovrebbe prevedere l'Università italiana nel contesto europeo la espresse Gustavo Colonnetti rispondendo al quesito, che
allora (1961) già molti si ponevano: « S i può
sal\.ai-e l'università italiana? n.
« L'Europa - egli scriveva - dilricne ogni
giorno di più la patria comune di tutti i
popoli che la compongono ... Poco per volta
le barriere che impediscono gli scambi di
persone e di capitali, di merci e di lavoratori, cedono di fronte alla spinta ineluttabile
verso la comunità spirituale e materiale che
i3 la logica consegueilza dell'cvoluzione storica. La rinascita di un vero spirito europeo
è la condizione essenziale di questo movimento verso l'unità. E' evidente che il campo
educativo è quello che più si presta ad una
azione in questo senso e che l'abolizione
di qualsiasi ostacolo ai viaggi, ai soggiorni,
agli scambi di studenti e di studiosi, di tecnici C di professori, è uno dei mezzi migliori
pcr realizzarla. L'europeizzazione dell'insegnarncnto superiore, sia nella sua ispirazione,
che nelle sue pratiche conseguenLe, dovrebbe
essere il coronamento di questa azione ».
Che cosa si oppone a quegli scambi nei
quali I'curopeizzazione dell'università ti-overebbe una sua prima forma di attuazione?
Innanzitutto, le differenze spesso profonde
fra gli ordinamenti scolastici dei vari paesi.
I n secondo luogo, le Convenzioni culturali
che dovrebbero promuoirere i riconoscimenti
giuridici dci diplomi, certificati e titoli di
studio e dci periodi di studio compiuti all'estero. I n realtà esse sono « formulate in
termini ineccepibili, ma non appena si passa
a considerare le possibilità pratiche, esse
rivelano I'in~preparazione o la riluttanza dei
ccntraenti ad accettai-ne lc conseguenze ». In
effetti, le tre Convenzioni europee - stipulate nell'ambito del Consiglio d'Europa clcll'l I dicembre 1953 sull'equivalenza dei diplomi di ammissione all'univcrsità; del 12 diccmbrc 1956 (e il successivo protocollo a l yiuntil-o del 3 giugno 1964) sull'equivalcnza
dei periodi di studio universitari; e quella
del 12 diccinbrc 1959 sull'equivalenza dei titoli universitari, hanno trovato men che scarsa applicazione. La loro portata limitata è
stata più volte dcnunciata: la Convenzionc
del 1953 reca una clausola con la quale i
paesi firmatari si riservano... di non applicarne le disposizioni ai propri cittadini! E la
Convenzione del 1956 si riferisce, in pratica,
soltanto agli studenti delle facoltà di lingue.
Necessità di un'ampia iniziativa unilaterale
Chi scrive - commenta amai-amcntc ina
con lucida visione Colonnetti - è d'avviso
che non si potrà mai seriamente parlare di
una vera c propria equiparazione dei titoli
di studio fra paesi ove la scuola è concepita
e ordinata in funzione di tradizioni nazionali
d a cui non si vuol demordere. La soluzione
di questo, come di tutti gli altri problcnli
di fondo della società moderna, non va riccrcata in più o meno elaborati comproincssi
tra Stati indipendenti, ma è strettamente
subordinata al divenire di una unità culturale foggiata c resa efficiente e operante da
una unità politica, nell'ambito della quale
gli interessi sia spirituali che materiali dei
popoli dcbbano cedere il passo ai supcrioi-i
interessi della collettività n.
A tanti anni di distanza dalla coerente
diagnosi del prof. Colonnetti, e nienti-e si
deve constatarc che il cammino verso l'unità
politica dell'Europa è rallentato proprio dall'ostinato prevalere di tendenze nazionalistiche, ci si potrebbe chiedere se gli Stati
- nell'attcsa di intraprendere, in un più
efficace quadro giuridico, il tanto auspicato e ormai urgente sforzo di coordinamento delle loro politiche scolastiche possano singolarmente operare per raggiungere taluni obiettivi che non è stato possibilc
raggiungere in forza di convenzioni bilaterali
o multilaterali. La risposta è positiva, perchi.
uno Stato può innanzitutto rinunciare al criterio della reciprocità che finora ha presieduto all'applicazione delle convenzioni culturali.
Qucsto criterio si è rivelato, in pratica, paralizzante. S c esso venisse abbandonato, il
gcsto non resterebbe a lungo senza risposta
da parle di altri Stati, i quali si sentirebbero
stimolati ad accordare a loro volta i riconoscimenti, le facilitazioni e le provvidenze
decisi unilateralmente. D'altra parte. la stessa
Convenzionc del 1956 prevede, all'art. 4, che
ai riconoscimenti dei corsi seguiti e dcgli
esami superati in una università di un Paese
membro del Consiglio d'Europa, si può procedere « sia per mezzo di adattamenti unilaterali sia di adattamenti bilaterali ». D'altra parte, da un ampio sistema di riconosciinenti e di scambi la nostra cultura superiorc, la ricerca, la preparazione professionale dei futuri quadri e l'aggiornamento della
classe docente non possono che trarre grandi
1.antaggi.
<(
K
Che l'università vossa liberamente
osare sulle nuove vie dell'Eurova... »
1J11 altro punto sul quale il prof. Colonnetti scrisse cose che oyqi vanno ricordate
c tenute presenti è quello dell'ammissione
dcpli 5tranicri alle cattedre universitarie dallc
quali « essi sono senz'altro esclusi. Tristc
eredità anche questa - commentava - del
passato resime, che ha interrotto una nobilr
li-adi~ionedi libcrtà cui si ispirava l'antica
Iepge Casati. c che aveva dato ai suoi temni
ottimi Frutti. E ciò mentre all'estero si valoi-inano e si utilizzano i nostri migliori studiosi, e mentre gli scambi culturali internazionali vanno ogni giorno più sviluppandosi
maggio 1969
COMUNI D'EUROPA
e rivelandosi fecondi... L'impossibilità di affidare cattedre di ruolo a professori non
aventi la cittadinanza italiana; gli ostacoli
che si frappongono alla carricra scolastica
dei giovani che volessero frequentare taluni
corsi in Università straniere; le remore al
riconoscimeiito dei titoli, sia accademici che
professionali ottenuti all'estero; sono anacronismi che vanno assol~itamenteed urgentemente tolti di mezzo D.
E ancora: « Bisogna perciò che - svincolata dalle pastoie di leggi e regolamenti che
potevano forse avere ragion d'essere in passato, m a che oggi sono decisamente controproducenti, e che comunque sono in contrasto con la libertà della cultura e con
l'autonomia universitaria previste dalla Costituzione - l'Università italiana possa liberamente osare s u le nuove vie che debbono
fare dell'Europa un'unità spirituale e culturale prima ancora che una unità politica ed
economica D.
La conclusione - due paginettc e mezzo
da rileggere - torna al cluesito a m a r o se
si possa salvare l'università italiana ed esprime una lucida e virile sfiducia, che le vitende di otto anni non sembra abbiano
smentito del tutto m a che vorremmo smentissero le decisioni che stanno per essere
prese. « B a s t a guardarsi attorno, conversare
pacatamente c serenamente, con professori
e studenti, per avere l'impressione che nulla
si nluove nella nostra vita universitaria, se
non sotto forma di quei piccoli ritocchi di
dettaglio che possono, presi uno per uno,
essere anche approvabili, m a che non toccano
neppur lontanamente né la struttura né il
le Università degli altri Paesi d'Europa c
per rimuovere i nostri rapporti culturali
dalle secche in cui li hanno sospinti accordi
diplomatici praticamente irrilevanti per una
università in espansione e convenzioni multilaterali giuridicaincntc dcboli E ' u n peccato,
iiia non è detto che sia tardi per farlo.
Né 2 tardi per perfezionare e coordinare
le poclic disposizioni intese a f a r saltare il
guscio nazionale chc la nostra chiocciola
universitaria si trascina dietro, contenute
nel disegno di lcggc n. 612, c per completarlc con altre onde ottenerne u n insieme
coerente e libero d a reticenze, niczzc misure
e contraddizioni.
Non pretendiamo qui di prcvedcrc, del'inire e proporre tali disposizioni. Non è conipito nostro. Ci sembra però doveroso, a qucs t o punto, esporre alcune indicazioni di base,
suscettibili cvidentemciitc di discussione, intcgrazionc e messa a punto.
costume ... » Certo, l'università non è morta:
« Ma quello che tutti possiamo giornalmente
constatare è la sua incanacità organica
ad
',
evolversi, a rinnovarsi, ad adeguarsi con la
dovuta prontezza alle nuove situazioni che
caratterizzano l'assetto politico, sociale ed
economico del mondo in cui viviamo. E' la
sua incapacità a prepararsi a fronteggiare
le trasformazioni rapide, impreviste, spesso
rivoluzionarie di tale assetto; incapacità a
prepararsi ad intervenire a tempo per imprimere un ragionevole orientamento all'assetto
politico, sociale ed economico del mondo
di domani D.
Colnllnità Europee ha inoltrato al Consiglio proposte di direttive relative allc professioni di architctto, medico, dentista C farmaCISI". Numerose altre dircttive sono allo studio.
La direttiva, come si sa, fa obbligo allo Stato
« Riforma
nazionale n o
«
riforma eu-
ropea D?
La riforma dell'Università italiana può essere, dunque, una « riforma nazionale » o una
riforma europea ». Nel primo caso sarebbe
una riforma bloccata al passato, vecchia ancoi- prima di nascere; nel secondo. una riforma valida per gli anni e per i doveri avvenire.
Per essere una « riforma europea » dovrebbe innanzitutto fare proprie alcune fondamentali, chiare assunzioni di responsabilità nuove, di compiti più ampi di quelli
tradizionali, fino a ieri commisurati alla
dimensione della società nazionale. E' un
peccato che le pagine e le proposte di Gustavo Colonnetti e la vasta analisi del rapporto Coombs non abbiano influenzato affatto i l dibattito sulla riforma e la redazione
del relativo disegno di legge. E' un peccato
che finora non si sia pensato chc quella
della riforma universitaria potrebbe essere
l'occasione per frantumare le barriere che
impediscono agli studenti italiani di frequentare, utilmente ai fini del corso di studi,
~
1
~
~
'
~
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Pii.
i
1
~
I
1. Ricoiioscimenti a vantaggio degli studenti
E' necessario chc le Università, lc Facoltà C
i ~
i
~vengano
~ messi
~ i n ~gradoi di pro~
cedere ai riconoscimenti dei titoli di studio
conseguiti presso Università, Facoltà e Dipartimenti di altri Paesi. A tal fine, si possono
prevedere due casi: a ) in vista dell'applicadell'art. 57 del Trattato della CEE.
prevede direttive del Consiglio dei Ministri della
Comunità intese a promuovere, da partc degli
Stati membri, il reciproco riconoscimento dei
diplomi, certificati e altri titoli ai fini dell~accesso alle attività non salariatc
e al loro
esercizio ncì territorio dei Sei. sarà nrovveduto
pcr legge a definirc i casi in cui il riconosci~nento dei titoli uniwrsitari è obbligatorio.
Si tenga prcscntc che finora la Commissione
1
~
~
~
~
i
- - --
l,obiettivo da essi
cui è diretta d i
i,re\risto, ma 10 lascia libero di decidere la
forma in cui farlo; h) le Università, le Facoltà
e i Diparlimenti sono autorizzati a procedere
ai riconoscimenti di tali titoli. Le modalità
saranno
dal Consiglio Nazionale Uni,,ersitario,
Ugualmente, Università, Facoltà e Dipartimenti riconoscono i corsi seguiti e gli esami
superati da studenti italiani presso istituzioni
universitaric di altri Paesi, e li considerano
validi ai fini del curriculum di studi. E' possibile prevedere la facoltà del docente e dcllo
studente di concordare presso quale Università
straniera lo studentc seguirà un corso e sosterrà
il relativo esame.
Per i riconoscimenti dei titoli, corsi ed esami,
non vi saranno pregiudiziali limitative ina prefcrcnza per lo spazio europeo.
In materia di riconoscimenti, l'art. 31, lettera h , della proposta di lcgge n. 788 di
iniziativa di alcuni deputati liberali (22 dicembre 1968). propone chc N Spetta ai Consigli
di Facoltà ... assumiere accordi per la validità,
ad ogni effetto, della frequenza dei corsi, per
dcterniinati periodi, presso analoghc o corrispondcnti facoltà di università straniere con il
criterio dclla reciprocità n. (Ma su talc critcrio
richiainiaino le riservc da noi espresse più
sopra).
Sullo stesso argomento si espriinc positivainente il Documcnto elaborato da un gruppo
di prolcssori, soci e non soci delllANPUR (fra
cui Caffè, Cattaneo, Fuà, Lombardo-Radice, Montalenti, Sylos Labini, Tecce e Visalberghi) c
presentato al Ministro Sullo il 12 febbraio 1969,
in cui ci si dichiarava favorevoli ad un sistema
di studi a tre livelli per rendere più aderente
il titolo universitario alla varietà di occuprizioni che la societh offre ai giovani. Un sccondo
motivo importantc per scegliere talc soluzione - continua il Documcnto - è I'cquiparazione dei titoli a quelli dei pacsi stranieri
più progrediti, con il grande vantaggio di creare
i presupposti allo scambio internazionale di
professionistici qualificati per facilitarne l'assorbimento nei centri di lavoro n.
nell'àmbito del gemellaggio La SpeziaTolone, sei alunni di scuole elementari
di La Spezia, giudicati tra i più meritevoli, saranno ospiti della città francese ove esporranno i propri lavori
alla mostra allestita nel locale palazzo
civico. Nella foto, i disegni scelti, opere
degli alunni Ceccotti, Cogliano, Mana,
Mugnaini, Portonato, Taffani
8
COMUNI D'EUROPA
nale riiinovabilc se ha vinto un regolare concorso pc.r enlrare in ruolo? Perché - risponde
l'ultimo comma dcll'articolo - il vincitore straniero, della cui i-inzionalità non si era tenuto
conto iiell'ainn-ietterlo al concorso, deve conseguire la cittadinanza italiana se vuole entrare
in ruolo.
Questa coi-idizionc, invero, iiieritrc col1 l'applicazione della normativa comunitaria in materia
di stabilimento ci si avvia a prescindcre dalla
:~azionalità sopprimendone il requisito come
tliscrinlinante, sembra per lo meno anacroni5tica. Né ci scmbra che il professore universitario rientri tra le categorie di cui all'art. 55
del Trattrito della CEE (attività che, sia pure
occosioiialmente, partecipano dell'esercizio dei
poteri pubblici). I1 professore universitario, a
prescindere dal ruolo di alto operatore di cultura, che lo colloca al di sopra delle frontiere
di Stato, ha responsabiliti pubblichc indubbiamente Q sui generis a , se & esonerato dal giurainento, al quale irivccc sono tenuti tutti i
dipendenti dello Stato. Sarcbbe augurabile, perciò, che l'art. 24 vci~isseabolito, e lo straniero
candidato e vincitorc nei concorsi a cattedra
equiparato, nei doveri e nei diritti, al candidato
c vincitorc italiano. O che, più coerentemente.
si rinunciarse ad nii-iniettere ai concorsi stranieri. Ma sarebbe questo quel che si vuole?
Non lo crediamo. ( a Si ammettevano finalmente
proicssori straiiieri ai concorsi c agli incarichi
di ii-iscgnamento... n scrive compiacendosi il
Raggl-iianti, a proposito della « 2314 W , la quale - spiace rilevarlo - se conteneva quella
disposizione lo dovette alla Commissione I s t r ~ i zione della Camera, che aggiunsc l'art. 19 bis
a1 testo governativo, iuuto al riguardo!).
2. Riconoscimenti a vantaggio dei docenti
a) I periodi trascorsi all'estcro aai docenti
di ogni categoria nel quadro dclla collaborazione e degli scambi internazionali, per iniziativa dei docenti stessi, di loro collegl-ii stranieri,
o di istitl!zioni universitarie straniere, sono
riconosciuti ai fini della carriera. Ai lini del
trattalilento economico, sono considerati pcriodi
di servizio. Nei casi iri cui non siano previste
forme o iacilitazioili di ospitalità, il doccnte
percepisce il trattamcnto di missione. Questi
periodi di studio o riccrca all'estero se infcriori
a sei mesi non pregiudicano l'applicazione clelle
disposizioni in matcria di anno sabbatico, di cui
al punto segucnte.
b) I docenti tli ogni categoria hanno diritto
periodicamente ad un anno cli congedo retribuito da utilizzarsi per visite, sludi o ricerche
presso istituzioni universitarie straniere o, eccezionalmente, nazionali. 111 taluni casi (sede disagiata o particolarmente dispendiosa) potrà csserc
attribuita l'indennità di missione, eventualmente
parziale. Pcr quanto riguarda la periodicità dell'anno sabhatico, quella indicata dal disegno di
legge n. h12 (ogni sette anni) è la riieno favorevole. Altre proposte più logiche seinbrans)
quella cli Raschianti (quattro anni per i profcssori e cinque per li assistenti e i lettori); del
progetto di ricorma elaborato dal « Movimento
per la libertà e la riforma dell'Università italiana ,) (ogni cinque anni); e dalla citata pro
posta di legge liberale (ogni sei anni).
3. Docenti stranieri
a) I1 disegno di legge 11. 612 (art. 18) prevedc
già che ai concorsi per docenti universitari possano accedere i cittadini stranieri. Prevedc
anche la valutazione, ai fini del concorso, dei
titoli accademici stranieri, il che sembra ovvio
per i concorrenti stranieri. Tuttavia non si precisa se tali t i ~ o l i sono ammessi ovc vcngano
prodotti d a candidalo italiano. Nel caso negativo, quale ragione verrebbe addotla per riconoscere un titolo se ne ì' portatore uno straniero
e non riconoscerlo se ne è portatore un italiano?
Ma l'art. 24 disporle che « lo straniero vincitore del concorso a prol'essore straordiriario c
di quello a proiessoi.e ordinario, può essere
assunto con contratto trienriale, rinnovabile r.
E perché - ci si chiede - un contratto trieri-
b) Studiosi stranieri, che esplichino attivita
extrnunivcrsitaric, possono essere associati ai
docenti afcinché s\:olgano corsi specializzati o
se~ninarisl; temi specilici, per un periodo non
superiore a tre anni. Così leggiamo nell'art. 25
del disegno di legge n. 612. I1 quale, tuttavia,
prcvede una p r o c c t l ~ r a esageratamente cauta,
che scmbra nascondere la volontà di vanificare
la disposiz,ione. 11 Dipartimento chiedc di associa!-~:lo studioso straniero rivolgendo domandx
riiorivata al Consi~lio Nazionale Uiliversitario.
Questo può accoglici-e la domanda oppure rimettcrne la decisione a una Commissione composta
(la.... da ... c da ... la quale, a sua volta, accoglie
o ricclta la richiesta con prire1.e motivato e
S, A, M,
a t-. I.
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definitivo. Quanti saranno gli studiosi stranieri
che supereranno questo sbarramcnto di domande,
esami, rinvii e parcri motivati a li~zello nazionale? Non sarebbe più semplice, e ugualmente
garantita, una proccdura che si svolgesse a
livello di Università o, mcglio, di Dipartimento?
Se, iriiatti, il Dipartimento « provvede alla chiamata dei docenti di ruolo » (art. 6, par. 8) pcrché
rnai dovrebbe limitarsi alla nomina » degli associati (dopo la complicata procedura di cui si
è detto, e ammesso che si concluda ... presto e
bene) ai quali sararino affidati « corsi specializzati o seminari su temi specifici, per un periodo
non superiore a tre anni ?.
4. Dottorato di ricerca
Sarebbe ciesiderabile che qucsto titolo ilasccssc
europeo » grazie ad alcuni requisiti pratici che
non possono che accrescerne il valore. I candidati dovrebbero comprovare di aver svolto
attività di insegnamento o di ricerca in una
istiluzione universitaria di altro Paese, prefeiibilinente europeo, per un periodo non inferiore a sei mesi. Della Con~missionegiudicatrice
per il conferimento di questo titolo accademico
dovrebbe essere chiamalo a i a r parte almeno
un docente universitario di altro Paese che
insegni la materia o specialiti nella quale vierie
conferito il dottorato di ricerca. D'altra parte,
ciò potrebbe essere fatto in analogia a quanto
disposto dall'art. 21 del disegno di lcgge n. 612,
il quale prevede che ai fini della valutazione
dei titoli esibiti da candidati ai concorsi per
processare ordinario, ciascun membro della Commissione giudicatrice « può chiedere giudizi sul^.
l'opera dei candidati a studiosi italiani o stranieri, al!egando i relativi pareri n .
r
5. Studenti stranieri
Lc Facoltà e i Dipartimenti organizzano corsi
di lingua italiana e corsi integrativi per studenti stranieri, << intesi a pcrequare i possibili
dislivelli di preparazione dati dalle scuole di
provenienza ». Questa disposizionc era contenuta
nell'art. 30 della « 2314
ma la Commissione
Istruzione della Camera la accolse nel 5uo testo
corsi inicsolo parzialmente, respingenclo i
grativi ». Questi polrebbcro irivccc costituire una
valida ragione per Car apprezzare clai giovarii
di altri Paesi il nostro insegnamento suoeriorc.
Si tratta di una provviderizà di clettaglio] modesta se si vuole, ma concreta c ulilc. PerchC non
riprenderla nella « 612 n?
J).
<(
6. Collaborazione europea
SOCIETÀ ARTISTICA MARMI
Amministrazione: Corso Mazzini, 54
maggio 1969'
CONCORRENZA
L'art. 31 della citata proposta di lcgge liberale,
n. 788, è dedicato molto opportunamenle alla
« Collaborazione scieiltiiica con facoltà di altre
università europee e validità della irequenza dei
corsi presso di esse n. Della validità dei corsi
abbiamo già detto nel punto 1. I1 paiagralo a )
[lettera b) dell'articolol prevede: « Spetta ai
consigli di facoltà attuare iniziative intese a
promuovere e a intensificare la collaborazione
con le corrispondenti facoltà delle universit5
di altri paesi europei, sia per inigliorarc la
formaziorie umana c intellettualc degli studenti
sia per esigenze dell'inci-emento della ricerca
scientifica ». E, al paragrafo C ) : « (Spetta ai
consigli di facoltà) prornuoverc ogni altra iniziativa diretta a rafforzare nella gioventù studiosa clei paesi cui.opei la coscienza della
comune civiltà europea C delle comuni rcsponsabilità culturali spettanti ai popoli europei nel
presente e nell'avvenire ».
Non si può farc a meno di dare atto ai
deputati liberali proponenti di aver indicato
in questo art. 31 alcuni precisi obiettivi pratici
(riconoscin~ento dclla frequenza dei corsi) e
alcuni compiti e responsabilità più gcnerali
dell'C'niversità sul piano europeo, che non ritroviamo in nessun altro dei pur numerosi disegni
o proposte di legge, di iniziativa governativa,
parlamentare o extraparlamentare. I1 senso del
paragrafo c ) andrebbe, a nostro avviso, trasferito
nell'art. 1 del disegno di lcgge, ad arricchire la
definizione e le responsabilità generali delllUniversità.
Pensiamo che Luigi Einaudi - ma certo anche
De Gasperi e Sforza! - se fosse ancora fra noi,
non farebbe mancare il suo consenso di docente
e di federalista a questo articolo 31 e a tutti
gli altri, da chiunque proposti, che mirino a
maggio 1969
COMUNI D'EUROPA
9
parte dei nostri studenti è destinata a forNota bibliografica
nire i quadri delllEuropa che si costruisce
La nota bibliografica che begue non ha alcuna
oggi ... Impegnati nella costruzione europea,
noi abbiamo creato un Mcrcato comune, pretesa di coinpletczza, poiché clenca soltanto
i principali documenti c studi che sono stati
unlEuropa economica. I1 Trattato di Roma
tenuti presenti nella preparazione di questo
prevede la libertà di stabilimento da un
scritto.
La Legge universitaria francese
paese all'altro, e ciò comporta l'equivalenza dei titoli di studio ... I nostri vicini
Rimanc, « last but not least D , da fare un
si trovano alle prese con difficoltà simili DOc"menLi
accenno alla Loi d'orientation s u r l'ensei"le nostre. Non è questo forse
gnemcnt supérieur promulgata in Francia
Conzmissiorie delle Cointrizilà Europee, « Proil 12 novembre 1968. E ' la prima, e per o r a
t 0 Per tentare una grande concertazione
getto di secondo prograinrna di politica ecoa livello europeo per esaminare l'insieme
nomica a medio termine » (presentato al Con.
la sola, ril'orma organica varata in Europa
sotto l'incalzare della rivolta studentesca. Se
di questi problemi? Formule di collabosiplio il 20 marzo l96S), 2 voll.
dovessimo giudicarla nella sua globalità, dorazione e di specializzazione f r a le nostre
l ~ i n i s r e r odel ~ i l e della
~ ~ prograinmLizione,
~ i ~
xrrcmmo affrontare non soltanto l'analisi del- università potrebbero permetterci di aprire
progetto '80 ,>.
la sua preparazione e della battaglia che
Iluovi agli uni e
di recu- ~ssocjatioi7Etrr-op&eilnedes Enseigflants, AEDE,
portò I'Assrmblea nazionale ad approvarla
perare il ritardo tecnologico del continente,
K Carta europea dell'insegnamento n, Bruxelles,
con la quasi unanimità, m a anche quella
di estendere ai prodotti dell'intelligenza la
111 ~ ~ ~ , statutario,
~ ~ e saprile
s ~1968.
dclle accoglienze che ebbe nel paese, fra gli
libertà che è stata accordata ai prodotti delpubblicato
Ah;PUR, U N A U ,
stiidenti e i professori, delle difficoltà subito
l'agricoltura e dell'industr-ia, esse stesse, del
il 27 gennaio 1961 Per la riforma
e il
emerse nella sua applicazione. Non più tardi
resto, tanto influenzate dal progresso della
finanziamento del17Università italiana ».
della metà di maggio, un gruppo d i profes- ricerca ». (Dichiarazione alllAssemblea nazio,Mitiistero della P.I., « Linee direttive del piano
sori h a csposto in una Icttera aperta al Mi- nale, 24 luglio 1968).
di sviiuppo pluriennale della Scuola per il
nistro Faure il suo dissenso e le sue gravi
L'idea della « grande concertazione », lanperiodo successivo
al 30 giugno 1965
apprensioni per il modo come procede la
ciata da Faure o r è circa Lin anno, non ebbe
Disegilo cli legge concernente « Modifiche delattuazione della leggc, di cui da più parti si
seguito apparente. Ma reazioni positive se
universitario»,
alla
fa a gara a scoprirc difetti c insufficienze.
nc ebbero in vari Paesi della Comunità. I1
canleradei ~ ) ~il 4~maggio
~ t1965~ ( n ,~2314).
i
Ma noi dobbianlo, in considerazione dello
proposito è stato rilanciato a Versailles, in
DiseEl,o di legge concernente
Provvedimenti
scopo di questa nota, limitarci a rilevare che
occasione della VI Conferenza dei Ministri
urgenti per lrUnix-ersità
», presentato a l senato
cosa essa contiene di « europeo ». Due sono, a
dell'Educazione tenutasi nell'ambito del Conil 27 settembre la68 (n. 197).
questo proposito, le osservazioni da fare.
20
22 maggio
Accordo fra i Partiti del centro-.;inistra sulla
Innanzitutto il contenuto della legge rile- con una certa ricchezza di intenzioni e di
sciiolae l~UI1iversitj,novembre 1968.
vante ai nostri fini è concentrato negli arti- proposte, anche dal Sottosegretario Biasini,
p ie.>~derizn
, ,.
dclllANPUR, Lettera apera al Paecoli 2 e 30. Nell'art. 2 si legge: « Le univer- a nome del govcrno italiano. Che sia la volta
se n,
1908),
sità e le istituzioni regionali e nazionali pre- buona?
Proposta di legge d'iniziativa di alcuni Deputati
viste nel titolo 11, adottano, nel quadro defiCome che sia, almeno due errori sarebbero
liberali, concernente « Nuovo ordinamento delnito dai pubblici poteri, le iniziative e le
d a evitare accuratamente: andare alla « con», presentata alla Camera il 22 diclisposizioni necessarie per organizzare e svi- certazione » impreparati e non fare - in
ccmbl-z 1968 ( i l , 788).
luppare la cooperazione universitaria interattesa chc essa si realizzi - tutto ciò che
Proposta di legge d'iniziativa dei Sen. Gronchi,
nazionale. specialmente con le università
dobbiamo e possiamo f a r e subito, unilaterale Kuini,
provvedimenti
parzialmente o interamente di lingua franlnentc, come membri responsabili di una
per lnuniversithD prcscntata al senato il 17 gen.
cese. Legami particolari devono essere staComunità che non può viverc di inazione,
,,io
1969 (n. 408).
biliti con le università degli Stati membri
di alibi e di cornpi-omessi (intendiamo i com- Scheina di pro,.vcdilllento
sulla
ciella Comunità economica europea D.
promessi paralizzanti s ~ i i principi e non
N~~~~ strutturazione del17università (novem.
Per la prima volta, crediamo, la cooperaquelli. necessari e fertili sugli interessi).
bre 1968).
zione internazionale fra le Università è espliRielaborazione
del precedente Schema da parte
citamente enunciata in una legge-quadro,
alla « Federazione universitaria curodei Consiglio Superiore tiella P.I., Sezione
come obiettivo fondamentale, e per la prima
pea. aperta al. resto del mondo
prima.
volta una legge universitaria nazionale diMovimento
per la libertà e la rilorma dell1Unispone che « legami particolari devono essere
I1 10 ottobre, dinanzi alla Assemblea naiiersità italiana, Progetto di riforma, « Linee
stabiliti » con Università di alcuni altri paesi.
zionale, Faure andò oltre la « g r a n d e conbasilari per una legge-quadro sulle Università
C'è da augurarsi che le autorità francesi
certazione
»: « I o sono convinto che si può
statali* (1968).
applichino questo « paragrafo europeo » della
riuscire a costruire l'Europa universitaria
Atriore ignoro, Propetto di legge sullu stato
legge cori larghezza di vedute pari a quella
dal momento che abbiamo le stesse tragiuridico dei docenti (l'ebbi-aio 1969).
di. cui 12. sua formulazione dà prova.
stcssi
metodi
di
lavoro
e
anA
N
P U R , Sezione di Firenzc, Rilievi sul progetto
dizioni,
gli
Nell'art. 30, par. 2 e 3, si prevede che gli
che
gli
stessi
problemi.
Vorrci
arrivare
ad
anonimo
sullo stato giuridico dei docenti.
istituti pubblici a carattere scientifico e culuna specie di Federazione universitaria eu- proff. B ~ ~ , , ,CAFFÉ,
e
~ , ~ , C,)TTANEO ed altri,
turale dipendenti dal Ministero dell'Educaropea, con una larga apertura sui paesi chc
non soci delllANPUR, Documento su «Riforma
zione nazionale « possono fare appello, per
non fanno parte del Mcrcato comune. Grazie
dell1Università: le esigenze vitali n (12 febl'insegnamento, a ricercatori, personalità
braio 1969).
esterne e, eventualmente, a studenti q ~ ~ a l i -all'ampliamento dei nostri contatti universitari,
noi
potremmo
ottenere
risultati
che
~
>di legge
i conceriiente
~
~ Riforma
~ dellrordi.
~
~
ficati. I n deroga allo statuto generale del
ci permetterebbero di recuperare il ritardo
..mento
universitario », presentato al Senato
pubblico impiego, gli insegnanti di nazionalità
rispetto agii altri Stati Uniti e aiì'unione
il 17 aprile 1969 (n. 612).
straniera possono, alle condizioni fissate per
».
«
Loi
d'orientation sur I'enseignement supéSovietica
decreto dal Consiglio di Stato, essere nomiL'insistenza s u questi motivi prova che il
nati nel corpo insegnante dcll'insegnamento
rieur », promulgata dal Presidente della Repubblica francese il 12 novembre 1968.
rinnovamento dellluni\~ersitàfrancese è stato
superiore n.
mettere in grado l'università italiana di dare
11 suo contributo allo sviluppo di una società
europea consapevole delle sue nuove responsabilità e dei suoi nuovi doveri verso se stessa
c \3r~-su
il I-csto del mondo.
CC
)>
.
)>,
...
((
Dalla. « grande concertazione » (ma che
non sia. un alibi!)
...
I1 secondo punto che ci sembra d a sottolineare è lo spirito col quale l'art. 2 fu predisposto. Edgar Faure lo mise in rilievo
sia nella fase di elaborazione della riforma
sia nella strenua difesa che ne fece poi in
parlamento. « Il nostro insegnamento superiore - disse Faure - non può estraniarsi
dalla costruzione europea, poiché la maggior
visto non soltanto in termini di mutamento
di strutture, m a anche in termini di rottura
con le vecchie università chiuse in se stesse,
per realizzare quella più ampia collaborazione internazionale, che sola può assicurare
all'insegnamento superiore e alla ricerca la
« cross fertilization » cui si deve, in definitiva, non soltanto il rapido progresso delle
scienze e delle tecnologie di punta ma anche
un più razionale assetto delle società nazionali e delle comunitE internazionale.
Opere
AUTORI
VARI, L'Università i n alcuni paesi europei.
~~~i~~~~
per la ~~~~~~~~~~i~~~e gli studi
Legislativi, ISLE; Milano, dr. A. Giuffré ed.,
1964.
AUTORI VARI, U n i v e ~ s i t à d i oggi e società di
donzani, Atti del Convegno « Scienze sociali,
riforma. universitaria e società italiana », Milano, novembre 1967; Bari, Ed. Laterza, 1969.
(cotttiniiazione a pag. 1 4 )
1O
COMUNI D'EUROPA
maggio 1969
Consiglio Nazionale del17AICCE a Palazzetto Venezia
I1 22 aprile si è radunato a Palazzctto
Venezi;, prcsso la sede della Società italiana per l'Organizzazione internazionale, il
Coiisiglio Naiionale dcll1A1CCE, che doveva
ailzituiio eleggere il nuovo Presidente dell'Associazione, oltre che chiamare alcuni colIcghi acl altre cariche sociali.
Iniziatosi sotto la presidenza del suo decano, Renato Briigner, Presidente delllIstituto europeo di Studi e Relazione intercoinunali, esso h a chiamato alla Presidenza
dcll'AICCE il coiisiglierc comunale di Genova
dotl. Giaiicarlo Piombino (den~ocristiano),
che subentra così al prof. Giuseppe Grosso,
già Sindaco di Torino, dimissionario. I1 Consiglio Nazionale ha poi proceduto a d eleggere quattro Vice-Presidenti nelle persone
dcll'on. Ennio Bonea (liberale), consigliei-e
comunale a Lccce; dcll'on. Giiuseppc Bufardeci (socialisia), della Sezione Enti locali
del. PSI; del prof. Angelo Curci. (democi-i.
stiano), Sindaco di Taranto; del geometra
Guido Monina (repubblicano), consigliere
comunale ad Ancona. I1 Consiglio Nazionale
ha poi procccluto alle nomine di nuovi membri sia a d integrazione del proprio organico
sia della Direzione nazionale.
Al C.N. sono stati eletti il proi'. Principe,
Viccprcsidentc della Provincia di Cosenza
(in sostituzione dell'ing. Sniargiassi, deceduio) e I'on. Riz, i-apprescntaiitc del Consorzio dei Comuni della Provincia di Bolzano (in sostiluzioiic del sen. Saxl); mentre
non si ì: ~ r u c e d u t oalla nomina del sostituto
del dott. Traniaccrc, Sindaco di San Pietro
in Lainn (anch'esso deceduto). Quanto alla
Direzione, sono stati nominati, ai posti resisi
vacanti, il Sindaco di Torino, avv. Guglielminetti (in sostituzione del prof. Grosso);
l'Assessore di Liucca, avv. Ragghianti (ir
sostituziorie dell'cx Sindaco di Soverato, conimcndator Calabrctta); il Sindaco di Brcssanone/Briucn dott. Giacoinuzzi (in sostituzione
dell'cx-Sindaco dott. Dejaco); il Pi-csidenic
della Provincia di Napoli, avv. Cirillo (in
sostituzione dell'ex-Presidente prof. Gava);
I'on. Riz (i11 sostituzione del scn. Saxl); il
Consiglio Nazionale h a anche deciso di lasciare disponibile il posto al rappresentante
del Comune di Roma (già ricoperto dall'exSindaco dott. Peti-ucci) e di chiamare in
Dirczione il Segretario generale delllUNCEM,
cav. Piazzoni.
Appena eletto, i l nuovo Presidciite Piombino ha pronunciato, insediandosi, questo
sobrio saluto:
« Sono \rcrarneiite commosso nell'acccltai-e, nel
ringraziare per qucsto incarico che mi è stato
affidato: sono commosso perché crcdo che
ciascuno <li noi nella misura in cui è chiaiiiato
ad iiiipegnarsi di pii1 pcr la rcalizzazionc di
una Europa Ictleralc. si sente ~iellostesso tcmpo
onorato C treiiia di troiite a qucste diflicoltà.
Sono aiichc coriinlosso perché sono consapcvolc chc t i i t t i \,ai a\.reste ccrtaineiiie avuto
maggiori rligiiitb, iiia~gioriincriti dei iniei, per
cssere cliiaiiiali a questo incarico; e ciò da
una parte i i i i rienipic di soddisfazione dall'altra, torno a sottolineare, ini rende coiisapcvolc delle diflicoltà e dci compiti clic mi soiio
stati affidati. Desidero coniiinque ringraziare
\~i\.ariicntc il Coiisiglio Nazioiialc. I-ingraziarlo
anclic a nome dei Vice-Presidenti per la scelta
e pei- la l'iducia che ci è stata accordata. Io
credo chc possiaino brc\~issiiiiaiiiciiie, pci-ch6
non intendo ccrto fare un discorso ma soltanto
rivolgere un saluto, intendere l'inipegno che in
questo momento siamo chiamati ad assolvere,
conic una di quelle battaglie che sono nello
stesso tempo difficili, ma essenziali. Difficili
perchi. per vicende diverse che riguardano l'equilibrio politico europeo, chc riguardano la realtà
interna dei sinsoli Stati nazionali le prospettive
dell'uniSica7ionc curopea, non sono certo così
licine come noi le a\.rernmo desiderate. Ma 5
anche una battaglia cssenziale nel senso che
non c'2 altcrnativa, se non in Europa, al progresso nostro degli intli\,idui come delle comuiiità. Quindi, iioii dobbiamo farci mai prcndere
dallo scoraiiiento o dalla delusione, quando la
nostra battaglia non ?I coronata dai successi che
iiiiciidci.cnimo potei- conseguire, proprio perché
sappiaino che qucsta c' una battaglia essenziale
alla qu~ilc non 5 data alternativa. Abbiamo
clctto tantt volte che i inovinicnti eui.opei attra\.ersaiio certamente un momento di crisi, ma
credo c!ic qucsta crisi sia tanto meno accentuata,
quaiito più questi iiio\limenti sanno collegarsi
alla i-ealti popolare, alla vita efrcttiva, delle
sin-clc Naziorii che Compongono l'Europa.
E ora. forse, noi comprendiamo in questa
pi-ospettiva, con questa giustiiicazione, perchi.
I'AICCE, pure in questa situazione, dicevo, di
ci-isi generale, sia in grado di svolgere ancora
un suo conipito e lo svolga positivamente,
proprio perché la sua base, la base data dai
Coiiiuni, dalle Provincie, dalle Regioni, cioè
tlagli Enti più vicini alle popolazioni, gli consente di conser~.ai-e questa spinta profonda,
questa spinta popolare che gli è cssenziale. Io
credo che noi proprio pcr questa nostra particolare caratterizzazione abbiamo la possibilità
di svolgere iin ruolo ililportante nella battaglia
per l'unificazione curopea, un ruolo di chi si
iiiuove a contatto con le popolazioni. Sc noi
saprciiio sempre iiicglio stabilire qucsto aggancio, sc noi sapremo sempre meglio intei-pi-etare
la voloiith delle nostre popolazioni di miioversi
in iina dimensione autenticamente europea, io
crcdo che potrcina darc un contributo no11
detci-niiiiantc ina importante alla battaglia che
iiisieinc ci unisce. E con qucsti scntiineiiti che
io ancora ringra7io (e torno a ripetere, a nome
riiio, e anche degli amici Vice-Presidcnti, con
i qiiali ho pi-oprio piacere di poter collaboi-are
sircttanicntc) dcll'incarico che mi avetc arfidato. Grazie :,.
Avveniute le designazioni il Presidente lin
dato la parola, successivamcnte, ai due relatori dclla sessione, ciot: al Segretario generale Serafini, che doveva riferire su L'azione
popolare del CCE e delllAICCE, il problema
del Parlamento Europeo e la lotta per la
sua ele7ione a suffragio diretto l,, e al Segrctario gcnerrile aggiuiiio Martini, che doveva
riferire su
Attua~ione data dagli organi
c s e c u t i ~ i dell'AICCE alle deliberazioni del
Consiglio Nazionale delllAICCE del 20 dicembre 1968 per una più vigorosa e funzionale
a ~ i o n eprcsso gli Enti locali adeienti D.
Serafini ha esordito domandandosi come
si può uscirc dall'in?passe europea attuale!
Certarncnte potremmo domandarci se la
c r i v non ì: del modo di fare l'Europa ma
dello s t e s w obiettivo delllEuropa unita: ma
egli ha soegiunto subito che nella sua relaione avrebbe dato siffatto obiettivo per
scontato. Serafiiii ha affermato in sede preliminare che gli pare occorra anzitutto troIrare tutti i inczzi per chiamare in causa
tlireitamcntc gli europei, al di fuori degli
schemi e dellc istiluiioni dclla politica nazionale, i cui quadri - massimi, medi c minori - sono meno curopei della base; e
poi creare un arbitro democratico delle
tlelatiganti sclicrmaglic fra i Governi nazionali, anche se sedicenti europeisti: tale
arbitro potrebbe essere un Parlamento Europeo, anche non dotato di poteri reali ma
Icgit~irnato nella sua origine dal suffragio
popolare diretto. Tuttavia, h a osservato il
relatore, ci si potrebbc obiettare la inoppor(<
tunità di chiamare in causa come elemento
risolutore proprio u n istituto che oggi è in
crisi, il Parlamento. Egli ha per altro replicato: 1) l'istituto parlamentare è in crisi,
m a il controllo dei grandi poteri concentrati
11011 si ~ L I Òlasciare, sommandolo alla loro
gestione, ad un solo uomo (presidente) o
a un piccolo esecutivo, anche se eletti direttamente dal popolo: quindi, crisi o non crisi,
l'istituto parlamentare dobbiamo farlo sussistere, pena la morte della democrazia, e
senimai occorrerà modificarne la struttura,
cambiare i l modo di formarlo attraverso le
elezioni, modernizzare la struttura dei mediatori fra il potere democratico (la rappresentanza) e la massa dei cittadini, cioè
mutare !a faccia dei partiti politici. Quella
che comunque non sarà mai accettabile
per uno stato di diritto è la rappresentanza
corpor.ativa, che ci darebbe la santificazione di una società feudale. anche se con
esteriori aspetti avveniristici.
2) I Parlamenti sono scadenti perché sovente sono assemblee legiferanti o di controllo per molti temi su scale sbagliate o
superate (i Parlamenti nazionali, per esempio, non sono alleggeriti per la formulazione
dellc norme minori e differenziate da adeguate Assemblee regionali, e d'altra parte
non sono in grado di controllare u n a materia
sopranazionale a portata dei Governi, m a
fuori della reale capacità di verifica da
parte di assemblee nazionali).
3 ) Un Parlamento Europeo eletto a suffragio diretto acquisterebbe ( o potrebbe
acquistare) una sua particolare forza proprio se volesse attribuirsi còmpiti costituenti
o di arbitrato sovranazionale, con una coraggiosa e storica iniziativa politica: naturalmente qiuest'ultimo caso implica l'analisi
non solo di quel che potrebbe fare il Parlainento Europeo, nia delle forze politiche
sociali e culturali che dovrebbero dall'esterno
appoggiar!^ per perniettergli tale coraggiosa
iniziativa.
Fatta quesia premessa Serafini ha osservato che non è che egli voglia scartare,
parallelamente, l'approccio funzionale al
i-ilancio europeo: non sono infatti d a scartare tutte le vie parziali o possibiliste, quando esse non significhino a priori I'abdicazione della politica e della democrazia.
lA'importante è che la continuazione di tale
strada aperta da Jean Monnet si valga di
una chiara strategia politica e democratica,
serva essa stessa non per adagiarsi ciecamente nella spcranza di una integrazione
automatica. nia Der creare nuove volontà
europee, e preveda la necessità di u n salto
qualitativo.
Serafini h a ricordato che l'idea di una
Assemblea europea (costituente) come risposta politica a d una grande crisi nasce in
Europa con Carlo Rosselli nel 1935 e si
ripropone nell'immediato dopoguerra. I1 relatore h a poi ricordato la lunga diatriba fra
una costituzione dell'Europa attraverso assemblea o attraverso patteggiamenti di
Governi, prima e all'inizio degli anni '50: lc
incerte7zc di Bevin, il tatticismo di SForza,
le coerenti proposte francesi, le battaglie
che, dopo incertezze iniziali, condusse decisamente De Gasperi, legando la sorte di
istituti europei funzionali a quella di una
11
COMUNI D'EUROPA
maggio 1969
assemblea eletta. E' la storia dell'art. 38 novo della delegazione italiana a Strasburgo,
anche se sapeva che questa era semplicedella CED e dello sviluppo dell'Assemblea
comune della CECA. A questo punto Sera- mente una tappa intermedia; I'AICCE lia
d'altra parte appoggiato e appoggia l'inizia.
fini ha ricordato come, con la nascita del
tiva popolare del MFE di chiedere l'elezionc
CCE, fosse posta sempre più in luce la
esigenza di un Parlamento europeo bica- anchc unilaterale della delegazione italiana
merale, con una Camera eletta a suffragio a Strasburgo a suffragio universale e diretto,
~iniversalec diretto e un Senato degli Stati
poiché, dopo tanti anni di stasi, non vede
e delle Rcgioni. Caduta la CED, h a ricordato
come una iniziativa del genere, destinata a
il i-elatore, il popolo europeo è stato toccato
smuovere le acque, possa considerarsi oggi
in contraddizione coi Trattati di Roma, che
direttamente in forma privata, attraverso la
geniale iniziati\ra federalista del Congresso prevedono una elezione a suffragio ~iniverdel popolo europeo, che istituì una specie sale e diretto simultanea in tutti e sei i
di « primarie » europee: solo che i federa- Paesi del MEC. Occorre valorizzare a tutti
listi non ebbero la costanza di insistere i livelli l'idea del Parlamento Europeo, chiedendo il massimo ma frattanto chiedendo il
nclla loro iniziativa. Frattanto si ebbe un
rilancio dell'Assemblea comune della CECA, ricorso alle urne ovunque ciò può accompapreceduto da un avvenimento politico essen- gnarsi a robuste istanze popolari. Pertanto
ziale, gli Stati generali del CCE dell'ottoI'AICCE ha anche accolto con favore l'orienbre 1954 a Venezia. Nella redazione dei Trat- tamenlo di Britain in Europe a porrc nuove
tati di Roma è da ascrivere a merito soprat- inziative europee sotto il controllo del suftutto del Minislro dcgli Esteri italiano, Gae- fragio universale, così come l'atteggiamento
tano Martino, la introduzione di quei commi
della maggioranza del Parlamento Europeo,
dcgli articoli sul Parlamento Europeo, che
nella sessione di marzo, la quale, dopo una
contemplano l'elezione a suffragio universale
relazione di Dehousse, ha duramente chiae dire:to del Parlamento stesso. In attua- malo in causa i l Consiglio dei Ministri dellc
zioric di auesta parte dei Trattati 1'Assem- Comunità: in tale occasione i yollisti hanno
blea parlamentare europea redasse il cosid- compiuto una fuga in avanti, tii cui occorrerà
detto prngetto Dehousse che, salvo spora- tener conto per non farsi prendere in giro.
diche eccezioni, è rimasto per nove anni
In questo quadro lo stesso Serafini ha proprivo dell'attenzione del Consiglio dei Mini- posto al Rureau del CCE a Eindhoven un
stri dellc Comunità. Durante questi nove Rasser~~blementdi amministratori locali di
anni si sono avuti tentativi del MFE di
tutte le regioni d'Europa, in favore di una
toccare clirettamentc le popolazioni (Censi- elezione diretta del Parlamento Europeo, che
mento volontario del popolo federale euro- oltre tutto rappresenterebbe con maggiore
peo) e gli Stati generali di Roma dcll'otto- cquità lutto il territorio comunitario. Infine
il tema centrale degli Stati generali di
bre 1961: in questi ì: stata lanciata l'idea
di un «fronte democi-atico europeo », per il
Londra evoca, su pressione esercitata dalquale l'obiettivo dell'elezionc diretta del Par- llAICCE, tutta l'importanza dell'islituto parlamentare nel processo di integrazione eurolamento Europeo era ed è una aspirazione
pea: il suo sottotitolo è « dal Consiglio comuessenziale. A Roma si cominciò anche a
sottolineare con maggiore evidenza che una
nale al Parlamento federale europeo ». Serastruttura curopea dci partiti era un elemento
fini ha sottolineato che, chiarita questa
essenziale in favore delle elezioni europee
assoluia necessità di fare perno intorno ad
(oppure, iina volta indette le elezioni euro- iin Parlamento Europeo eletto, varieranno
pee, cra un clcmento essenziale per facili- poi i modi in cui ciò sarà fatto valere. Tuttarne un e5ito non frammentario e contrad- tavia in linea generale si dovrà tenere ben
ditorio ma ricco di sviluppi sovranazionali).
chiaro che l'alternativa alla battaglia per la
Su queste premesse si è svolto, nell'autun- valorizzazione del Parlamento Europeo non
no 1968, un Congresso parlamentare, all'Aja, può non essere unlEuropa al di là del
del Movin-iento Europeo, purtroppo abortivo, sistema, unlEuropa di contestazione del
poiché, malgrado gli sforzi del CCE e dellc sistema: anche se alla fine tale Europa si
altrc forze vive, il Movimento Europeo, do- rivelerà come non alternativa, in quanto o
minato ancora da personaggi come Duncan
si cade in nuove formule naziste o la democ r a ~ i adiretta - che senza dubbio deve avere
Sandys, non riesce ad assumere la linea
nuovo respiro - deve esserc completata ad
politica dclineata dagli Stati generali di
un certo livcllo (ricordiamoci che siamo nella
Roma.
A qucsto punto, I-ia soggiunto Serafini, oc- èra delle tecnologie avanzate) con la democrazia delegata e parlamentare. AII'AICCE
COI-reesaminare cosa ci troviamo di Fronte
per riprendere e portare avanti il dialogo e a tutto il CCE spetta, in questo momento
diretto con il popolo europeo e per valoriz- veramcnte drammatico della democrazia
europea, che è sull'orlo della balcanizzazione
zare e dare un ruolo decisivo al Parlamento
Europeo. L'AICCE si è battuta per il rin- e della déhacle, un'opera di organizzazione
--
consapevole della base, di pressione, di contcstazionc della uoutinc nazionalistica, di canalizzazione della disponibilità popolare europea verso gli istituti democratici sovranazionali.
Martini, nclla sua i-clazione, h a riferito sul
seguito dato dal Coinilalo Esecutivo, nella
riunione del 1" aprile 1968, alla risoluzione
<< Programma di azione 1969 ),, approvata dal
Consiglio Nazionale nella seduta del 20 dicembre 1968. La relazione - come ha specificato Martini - doveva t~ittaviaessere considerata non solo comc l'acleiiipimento di
un obbligo formale (cioè quello di informare
il Consiglio Nazionale di quanto fatto su suo
preciso mandato) ma anche e soprattutto
conic l'occasione per un dibattito più largo
sugli obictti\,i del CCE e dell'AICCE, sul rapporto fra questi obiettivi ed i mezzi a disposizione per raggiungerli, ed infine sulla struttura, il lunzionamento c l'organizzazione dell'Esecutivo, della Segreteria e degli Uffici
dcll'AICCE.
Infatti - I-ia proseguito Martini -. il 1969
sarà un anno importante per il CCE e per
l'AICCE, ten~itoconto di una serie di Fatti
C di scadenze, tra Ic quali vanno ricordate:
la congiuntura europea (fine del periodo
transitorio della Con-iunità; Piano Mansholt;
dibattito sulla politica regionale al Parlamento Europeo e rilancio di tale politica);
le riper.cussioni che certe iniziative del CCE
(preparazione politica degli Stati generali di
l>ondi-a,Russeinhlemeizt degli eletti regionali
e locali a Strasburgo c incontro col Parlanicnto E~iropco a Strasburgo, per testimoniare l'appoggio degli Enti locali alla den-iocratizzazione e al rafforzamento dellc Comunità C quindi all'clezione a suffragio universale e diretto del Parlamento stesso)
avranno sulla nostra Sezionc; la situa:,ione
ituliaizci (prossime scadenze per l'ordinamento regionale; proposla di legge di iniziativa
popolai-c per l'elezione della dclcgazione italiana al Parlamento Europeo; ecc.); nuova
Presidenza della nostra Associazione e tempestiva preparazione del rinnovo della legge
di finanziamento statale alllAICCE, che scade
nel 1970.
Di fronte a queste prospettive si impone
una attenta e spassionala valutazione dell'azione clell'AICCE. Questa C senza dubbio
assai soddisfacente su scala europea, in
quanto la presenza del CCE e dcll'AICCE
presso le Comunità europee guadagna semprc più spazio e considerazione, sia attra~7crso le Commissioni di studio, sia comc
udienza diretta, tramite I'Intergruppo del
Parlamento Europeo. Sul piano interno, le
adesioni di nuovi Enti alla nostra Associa.
zione proseguono, ma ad un ritn-io che va
P
-
la nuova presidenza dell'AICCE (da sinistra): Giancarlo Piombino, Ennio Bonea, Giuseppe Bufardeci, Angelo Curci, Guido Monina
COMUNI D'EUROPA
incrementato; l'azione capillare di periferia
va migliorata con adeguate iniziative, e rafforzato il peso dell'AICCE sulla classe politica italiana: infatti se non mancano le simpatie e l'apprezzamento, più volte dimostratici, di singoli membri - dal Presidente del
Parlamento Europeo al Presidente del Consiglio, a parlamentari, a membri del Governo, a dirigenti dei partiti - si dovrà fare
di più per avanzare nella considerazione dell'intera classe politica che deve tenere in
sempre maggiore considerazione la nostra
azione, via via che progredisce l'interpenetrazione tra la nostra società e quella europea.
Nel raggiungimento di questi obiettivi - ha
continuato Martini - l'Associazione incontra vari ostacoli, alcuni dei quali non facilmente né immediatamente eliminabili. Ad
esempio le forze politiche si occupano ancora in maniera marginale delllEuropa per
radicata abitudine e perché cresciute in un
contesto strettamente nazionale e perché
- come si usa dire - l'Europa non fa voti;
ne deriva una propensione di dette forze
a dare priorità ai problemi di politica interna.
Inoltre va francamente sottolineata l'insufficiente collaborazione degli Enti locali adcrenti che riduce le ini~iativee quindi la capacità delllAICCE di consesuire i suoi obiettivi statutari: a tale proposito, Martini ha
ricordato che nessuna risposta è pervenwa
alla pressante richiesta in\ iata dalla Segreteria, fin dal Congresso di Ancona, ai membri
del Coilsiglio Nazionale affinché, su base regionale, studiassero e avanzassero proposte
concrete sul metodo migliore per diffondere
le nostre idee nelle varie zone d'Italia e per
mettere in moto iniziative concrete. Anche
per i corsi-quadri (essenziali per formare una
classe europea di eletti locali) le difficoltk
di realizzo sono in parte attribuibili a scarsa
sensibilità di chi li potrebbe promuovere, in
altri, come nel caso del Comune di Faenza,
alle difficoltà di reperire il denaro necessario.
Questi ostacoli sono resi ancora più drammatici dall'inadeguatezza dei mezzi finan-
BANCO DISANTO SPIRITO
Fondato nel 1605
Sede Sociale: Roma
- Via Milano, 53
maggio 1969
ziari a disposizione dell'Associazione come
tale e dei suoi strumenti organizzativi (l'organico delllAICCE è del tutto insufficiente
numericamente ad un'attività europea c naxionale al tempo stesso).
Quanto ai rapporti più stretti con la classe
politica - nel Parlamento, nel Governo e
nei Partiti -, Martini ha ricordato I'iniziativa presa, nella Repubblica Federale Tedesca, dalllEuropa Union in vista delle prossime
elezioni politiche al Bundestag, al fine di
appoggiare quci candidati delle lorze politiche democratiche che abbiano già dato
concrete e valide prove dclla loro convinzione europcista e federalista. I1 modo in cui
tale iniziativa sarà realizzata e i suoi risultati serviranno a dare utili indicazioni anche
al di fuori dell'csperienza tedesca sulle possibilità e gli strumenti per far pesare maggiormente l'idea europea sulla politica interna.
Dopo le relazioni Serafini e Martini, il Presidente Piombino ha aperto il dibattito. Per
nrimo ha parlato il sen. Santero, che ha
chiarito il significato e i limiti di una elcziorie unilaterale, esortando a battersi contro
il doppio impegno parlamentare, nazionale
ed europeo, c a non rinunciare alla elezione
simultanea a sci. Curci, Sindaco di Taranto,
ha detto di apprczzare la relazione Martini,
ma in pari tempo si è domandato come si
possa popolarizzare maggiormente in Italia
I'AICCE, interessare di più e più direttamente i Consigli comunali, provinciali e regionali: Cilrci ha detto che almeno una volta
l'anno nci Consigli degli Enti associati dovrebbe svolgersi una relazionc sull'Europa
ed ha a u s p i c a t ~una maggiore frequenza di
convegni regionali. ZoPi, Consigliere comunale di Firenze, ha insistito sulla popolarizzazione dclla Giornata d'Europa del 5 maggio. Dotta Rosso, Sindaco di Cuneo, ha descritto la partecipazione del suo Comune
all'iniziativa popolnr?, promossa dal MFE,
per un disegno di Icgge sull'clezione unilaterale, a suffragio diretto, dei rappresentanti italiani al Parlamento Europeo: ha
indicato la scarsa sensibilità europea dei
partiti; la scarsa sensibilità europea del ceto
borghese rispetto a quella dei ceti pii1 umili;
la inscnsibilit5 dei deputati in carica alla
problematica e1.11-opea;l'esigenza di un lavoro
assai piii concreto della Federazione piemontese dell1ATCCF,; un più vivo interessamento
ziII'AICCE dei Segretari comunali: una presa
di posizione di fronte ai temi dell'agricoltura comiinitaria; e per finire ha ricordato,
a titolo di esempio, il convegno di Cuneo
sulla pianificazione del territorio regionale
nel quadro europeo. Di Cocco, rappresentante dc! MFE, ha spiegato come l'elezione
unilaterale a suffragio diretto di una delegazione nazionale al Parlamento Europeo
rappresenti soltanto un'alternativa all'optimunz, che sarebbe ovviamente l'elezione simultanea nei sei Paesi: ma è un'azione fatta
per riprendere l'iniziativa. Un Parlamento
Europeo che abbia una sua legittimità dovrebbe presiedere al passaggio del MEC dalla
Fase transitoria a quella definitiva, controllare il processo di fusione dei Trattati
comunitari, dibattere i grandi temi della
libertà in Europa: a questo proposito, dopo
aver ricordato i fatti cecoslovacchi, ha chiesto che I'AICCE domandi al Consiglio dei
Ministri del Consiglio d'Europa l'espulsione
COMUNI D'EUROPA
maggio 1969
della Grecia. L'oli. Kiz, in rappresentanza
degli 84 Comiini adercnti dclla Provincia di
Bolzano, ha <letto come si potrebbero incrementare le adesioni all'AICCE costituendo
una specie di catcpa delle adesioni. cioè
chiedendo a o y i nuovo aderente di farne
a sua volta uiìa o più altrc; ha poi sotto.
iineato l2 n ~ c ~ l s s i idi
h non tralasciare mai,
accanto all'azicnc: nazionale e locale, una
azione europea diretta, tenendo un contatto
stretto ccn le altrc Sezioiii nazionali del
CCE. anche a proposito delle iniziative per
o
del Parlamento
l'elezione a s ~ ~ i f r a g idiretto
Europeo. Papale, consigliere comunale di Catania, ha analizzato varii aspetti del Parlainento Europeo - coinpetenze, funzionamento, pi-ocedii~icnto per la sua elezione -, C in p ~ r itempo ha richiamato la
crudezza dclla crisi degli istituti democratici
tradizionali, duramente contestati dalla giovane generazione, il clic crea per noi particolari resnonsabiiith. Metus, consigliere della
Kcgioi-ie Friuli-Venezia Giulia, ha sottolineato
alcuni aspetti anacronistici della tutela da
parte del centro sucli Enti locali, ricordando
le iniziative autonome della sua Regione
presso il territorio austriaco della Carinzia:
ciò premesso e riaflcrn~andola sua adesione
alle iniziative popolari dirette ( h a ricordato
la sua personale esperienza del Congresso
del popolo europeo promosso dal MFE), ha
messo a raffronto la crisi dclle istituzioni
con quella dei partiti c della intera società;
da ultimo Metus ha ricordato che si va
creando un nuovo clima pancuropeo, in
nome della sicurezza europea, circa il quale
il CCE dovrà prendere le sue pcsizioni. La
Guasco, consigliere comunale di Fano, ha
detto che beilvenute siano le crisi, se ci si
.
sa inserire coraggiosamente in esse: ha soprattutto esortato a tenere presenti i giovani,
a non escluderli dall'eventuale Rasseinhlei m n t in favore del Parlamento Europeo, a
vedere insieme a tutti gli assesscri alla pubblica istru7ione le possibilità che in materia
si aprono all'AICCE. Vicario, Assessore alla
Regione Friuli-Venezia Giulia, ha espresso la
opinione che si debba oggi soprattutto curare
un effettivo coordinamento delle varie organizzazioni europeiste: occorre poi saper fare
un franco e preciso discorso europeo ai partiti, spesso distratti; un particolare interesse
dovrà infine rivolgere 1'AICCE alle nuove Re%ioni a Statuto ordinario, affinché esse siano
modernamente europee, rispondano a postulati del CCE c possano operare in suo favore.
Trozzi, membro del Collegio dei Sindaci
dsll'AICCE, si è richiamato, analizzandoli,
ad alcuni concetti espressi d a Serafini sui
varii momenti della lotta per il Parlamento Europeo e sulla pressione da escrcitare dalla base verso il vertice. Mascherucci,
consigliere comunale di Frascati, h a chiesto
rina Eornia semplice e lucida degli opuscoli
dell'AICCE, visto che essi non debbono
andare in mano a tecnici m a a d amministratori !ocali spesso anche di modeste origini culturali.
Agli oratori hanno brevemente replicato i
due rclatori Serafini e Martini. Tn particolare Serafini h a chiarito come a suo avviso
la parte positiva della contestazione giovanile abbia inseguito, in forma appassionata
anche se talora ingenua, alcune delle fondamentali istanze federaliste. Egli h a detto che
il problema della sicurezza europea deve
essere affrontato collegialmente e autonomamente dalla Comunità europea occidentale,
ISTITUTO
BANCARIO
SAN PAOLO
DI TORINO
non cedendo alle sollecitazioiii neonazionalistiche dell'ovest e dell'est. Si è dichiarato
perfettamente d'accordo con Vicario sulla
esigenza del coordinamento curopeistico, che
è appunto qucllo che ha informato l'idea
del fronte dcinocratico europeo » lanciata
dagli Stati generali di Roma. Affrontando
insieme gli interventi di Curci e di Riz,
Serafini ha chiesto poi al Consiglio Nazionale
di essere realistico nelle sue richieste alla
Segreteria e al Comitato Esecutivo delI'AICCE: noi abbiamo un organico estremamente esiguo e ci si deve dire, molto spesso
se dobbiamo scegliere Strasburgo o Canicattì. Infatti vorremmo contemporaneamente
fare il massimo di difesa degli Enti locali
italiani a livello dclle istituzioni europee e
il massinio di proselitismo Pederalista ed
europeo a livello dei singoli bnti locali
italiani: m a qui nasce un preciso problema
l i comn~isurazionetra desideri e mezzi. In
ogni modo Serafini si è dichiarato d'accordo
sulla mobilitazione, del resto già più volte
chiesta, dei Consigli comunali, provinciali e
regionali, senipre che siano i primi a dare
il buon esempio i consiglieri nazionali delI'AICCE: i quali ultimi potrebbero senz'altro
far tesoro delle parole di Riz e iniziare,
secondo la richiesta della Segreteria avanzata a suo tempo d a Martini, la catena delle
adesioni. Anche l'articolazione dell'Esecutivo
dell'AICCE,, proposta a suo tempo dalla
Segreteria, si è imbattuta e si imbatte nella
scarsa possibilità dei membri dell'Esecutivo,
presi da altre occupazioni, di disimpegnare,
al momento giusto c con l'impegno sufficiente, i còmpiti a loro affidati.
La risoluzione a pag. 14.
Fondi p;itrimoniali L. 23,4 miliardi
Depositi fiduciari e cartelle fondiarie
in circolazione: L. 1.500 miliardi
Direzione generale
TORINO
In Italia 200 filiali
Uffici di rappresentanza a Francoforte,
Londra, Parigi, Zurigo
Banca borsa cambio
Credito fondiario
ISTITUTO DI CREDITO
DI DIRI'T'I'O PUBBLICO FONDATO NEL 1563
Credito agrario
Finanziamenti opere pubbliche
DA 400 ANNI LA FIDUCIA DEI RISPARMIATORI
14
COMUNI
D'EUROPA
maggio 1966
-
AI tevr7ii1ie della sessione d i Paluzzetto V e n e z i a è stata appvovata, all'unanimità, la
segtiei?te:
RISOLUZIONE FZNALE
I1 Consiglio Nazionale dell'AICCE, riunito a Roina i1 22 aprile 1969 sotto la presidenza
del Presidente Piombino,
dopo ampio dibattito APPROVA le relazioni, politica del Segretario generale Serafini
e politico-organizzativa del Segretario generaln. aggiunto Martini,
p
-
La riforma universitaria
tra dimensione nazionale
e dimensione europea
i~oniin~iuzione(la pug. 9)
GII,SEPPI:R~RTI.I.À,
Un f~ttziro per 1'Uiiiver.sitil ituliaiicc, Bari, Ed. L.aterza, 1961.
DECIDE, anche in armonia con l'Assemblea dei Delegati del CCE di Trieste (otto- M,!s BLLOFI!,I,'Ei~rol~ue gli Eirropei, Milano,
Ediz. di Comuilit5, 1960.
bre 1968), che attualmente l'attività dell'AICCE sia soprattutto rivolta ai problemi della
Burz~,ri-Tn.z\~i<so,
Il /'ossile deiliilrito partecipazione diretta dei cittadini alla costruzione dell'unità democratica europea, in par- AI)R~.!NO
1,'Uriii:eu.sitii
iiulicoiu,
Milano, I1 Saggiatore ed.,
ticolare attraverso la lotia per l'elezione a suffragio universale e diretto dei membri del
1969.
Parlamento E~iropeo,secondo quanto previsto anche dai Trattati di Roma;
PIEK.ANGLLO
C..ATAL.~NO,
Peì- l'aggiornu/ìiei~to delle
in questo quadro:
Universitu ituliane, Milano, Centro Siudi Sociali, 1966.
1) ACCOGLIE CON SODDISFAZIONE la decisione adottata dal « Bureau » del ConRapyo~.to .~ii~!'U17ii~er.siti
ilri.
siglio dei Comuni d'Europa a Eindhoven (gennaio 1969) di indire per il prossimo mese di ARTLIKI COI.OMBO,
liuna, Milano, Ediz. di Comunità, 1962.
luglio ( " ) a Strasburgo, contestualmente alla sessione del Parlamento Europeo, un rasGus.r?vo COI.ONNE.TTI.
Si può sulvare I'Universitù
semblement » di amministraiori locali, rappresentanti tutte le Regioni della Comunità, in
italiana?, Milano, Ediz. di Comunità, 1961.
favore della elezione diretta dei parlamentari europei;
PEIILIPH. COOMBS,F o r ~ ~ ~ u z i oen esvil~lppo- Lu
criri dell'educuziorie nel inondo, Roma, « For2 ) APPROVA l'azione già intrapresa, d'accordo con la Segreteria e con l'incoraggiamazione e lavoro », riv. bimestrale dell'ENAIP.
mento del Comitato Esecutivo delllAICCE, da diversi Comuni e da diverse Province itagennaio-febbraio 1968.
liani, al fine di rendere possibile la presentazione di una legge di iniziativa popolare per
CARI.J. FRTEIIRTC~I
ed Altr-i, Politische Dimensionetz
l'elezione unilaterale italiana dei rappresentanti a noi spettanti in seno al Parlamento
der euroLvaei.sclien (;emeinscliaftsbild11i1g,Koln
Europeo: DECIDE di portare avanti l'iniziativa, allargando l'accertamento del consenso
u n d Opladeii. Wcstdeutscher Verlag, 1968.
popolare e rendendo più consistente la pressione politica, a meno che l'ottenuto accordo Fii1~1c1FROIO,
Tlnii,ersitu e classe politica, Milano,
Ediz. di ComunitLi. 1968.
fra i Sei Paesi per elezioni simultanee a suffragio diretto non renda per avventura supeU~IBERT
GORI,
O L'Università e la Conlunità Eurorata questa alternativa;
pea, Pubblicazioni della Società Italiana pei'
3) rilevato che, dopo l'Assemblea dei Delegati di Trieste, si sono avuti ulteriori
I'Orgariizzazioiie Internazionale, STOI, Roiila;
importanti segni di impegno politico europeo da parte inglese in particolare per quanto
Padova, CEDAM, 1964.
attiene a una Assemblea sovranazionale da eleggere a suffragio universale e diretto, CI.AIIKKERR, A che seribe I'Uiiiver~iti?, Roma,
A. Armando ed., 1969.
RITIENE NECESSARIO, in vista degli Stati generali di Londra, di appoggiare questa
NTI,
in prirria liilecl,
tendenza - nella prospettiva di un finale superamento dell'assurda alternativa Francia o CARLOL. R ~ G G I I T . ~ Lillil'er~itù
Firenze, Vallecchi ed., 1968.
Graii Bretagna e della loro comprensenza nella Federazione europea
GIOVANNI
RI~SSO,Universitu uii~io zero, Roma,
I1 Consiglio Nazionale in ogni caso AFFERiMA la necessità che
già a partire dal
A. Armando ed., 1966.
siano moltiplicate le iniziative popolari, ani- AI.BEKTOS E N S I N ILa
prossimo 5 maggio, Giornata d'Europa
, riforitia ziiiiversitaria, Fi
reilze, Sansoni cd., 1966.
mando anche a questo scopo i Comitati provinciali per l'Europa promossi dal Consiglio
e inobilitii ileile
che \ N T O N I O TATTI,Coll~bor~czio~ie
italiano dei Movimento Europeo (CIME), nello spirito del Fronte democratico europeo
Li17ii~er.sitù cl'E~!,-opai n tra.<fornza;ione, rapvuole un coordinamento e quindi una decisa azione unitaria di tutte le forze democratiche
porlo per il I1 Congresso uni\-crsitario euro.
e federaliste -, iniziative intese a sollecitare la partecipazione diretta dei cittadini alla
peo, Roma, aprile 1969.
impresa federalista; in pari tempo AFFERMA l'esigenza di portare con regolarità i temi, AI.PREI)O VINCIGUERR\,
Edrlca:iotle e ro.stlinre,
via via prospettati dal CCE e interessanti la vita e il destino così delle comunità locali
Ronia, Roiiiagralik, 1967.
-
-.
-
-
come dell'Eiiropa, al dibattito dei Consigli comunali, provinciali e regionali.
I1 Consiglio Nazionale dell'AICCE, infine, vivamente preoccupato della situazione politica
del Mediterraneo, lago circondato da Paesi in larga prevalenza totalitari,
convinto che il progresso della libertà concorra al processo di unità democratica dell'Europa, AFFERiMA la necessità e l'urgenza dell'espulsione della Grecia dal Consiglio
d'Europa,
APPROVA PIENAMENTE il coerente e ~igidoatteggiamento dell'Esecutivo delllAICCE
nella vicenda che - per il prevalere momentaneo della « routine » diplomatica - ha messo
il Comitato permanente della Conferenza europea dei Poteri locali ( e i membri del CCE
che ne fanno parte ) di fronte al problema assurdo della designazione di un rappresentante
della Grecia dei colonnelli, da scegliere in una lista che aveva il gradimento di detto regime,
COMUNI D'EUROPA
l
Organo dell'A.1.C.C.E.
I
Anno X V I I - n. 5 - inagpio 1969
I
I
Direttore resp.: UMBERTO SERAFIN1
Redattore capo: EDMONDO PAOLINI
DIREZIONE,
REDAZIONE
E ARIMI684,556
NISTRAZIONE
687.320
Piazza di Trevi, 86 - Roma - tel.
Indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma
I
APPROVA INCONDIZIONATAMENTE l'affermazione dell'Esecutivo delllAICCE che mai
un rappresentante della Sezione italiana del CCE siederà accanto a un rappresentante di
un regime greco totalitario.
Erano pr-esenti al Consiglio Nazionale:
SOCI TI7'OLARl: D I N J ~ N AS.SPCSOI'
Y,
allu Regione Valle d'Aosta; FROSL\.ASSKSSOI-e
alla Regione TreiitinoAlto Adige; Vic.4n~o. Asscssorc alla Resione Friuli-Venezia Giulia; CAI.SOI.AKO,
Assesso~e alla Pro\.iiicia di Torino;
C1n1l.i.0, Presidente della Provincia di Napoli; L)E Vicciii. Assessore alla Provincia di Alessandria: GAI.I.VS.Assessore alla Provincia di Gagliari; AnrA~o. Consigliei-c comuiiale di Lodi; ASSON.A5sessore al Comune di Bi-essanone:
Bo.4zzs~i.1,Sindaco di Frascati; C A T ~ A NSiiidaco
E~,
di Sireia; Cn1is~1.1,Assessol.e al Coniune di Vitrrbo; CUKCI,
Sindaco di Taranto; DE BIASI,Assessore al Comune di Veiieria; D o r r ~Rosso, Sindaco di Cuneo; FOSCHI,Sindaco
Consigliei-e coniunale di Aiicona; PAPALE,
di Recaiiiiti: Mzsriii:ui~ccr. Consigliere cornunale di Fraicati; MONINA,
Coiisiglierc comunale di Catania; Prrli~i.1, Consigliere comuiiale di Milano: PIOMBINO, Consigliere coniunale di
Gcnova; R~cciir.~urr,
Vice-Sindaco di Lucca; Riciiirnr. Sindaco di Balocco Vercellese; TARTAKA.
Sindaco di Casalr
Monfrrrato; Tuisoniu Lri,zzr, Sindaco di Bai-i; V . \ C C ~ KSiiidaco
I,
di Pavia; VEWZA,
Assessore al Comune di Trieste;
Zoi.~, Coiisigliei-e conilmale di Firciize.
Abbonamento annuo L. 1.500 - Abbonamento annuo estero L. 2.000 - Abbonaniento anniio per Enti L. 5.000 - Una copia
L. 200 (arretrata L. 300) - Abbonamento
sostenitore L. 100.000 - Abbonamento benemerito L. 300.000.
I ilersalnenti debbono essere effettuati
sul c/c postale n. 1133749 infestato LI:
SOCI INDIVIBUALI E / > ESPERi'I: BI:HN-\SSOI.\,
espel.l<i dei problemi europei; B R ~ ~ G N Piresidente
ER,
delI'IESRI di Lucano: B~~hni)iici,
Vice-rcspoii5abile Sczioiir Enti locnli del PSI; CAKIA,
Assessore comunale di Napoli:
CUIOLO.Consiglici-e comunale di Roiiia; DESI.FI,ANIS,
espei-to di problemi ecoiiomici europei; F A C C H I ~ NConsiO,
Segretario generale della CISPEL; Gu.~sco. Consigliere comunale
gliere provinciale di Benevcnio; GIACCIIETTO,
.
gciier;ilc aggiuiilo dell'AICCE; METCS,Consigliere regionale del Fr-iuli-Venezia Giulia;
di Fano; M A R T I \ ISegictario
P~zziii.ri, Coiisigliei-c coniiinalc <li Assisi: SEK.IFINI,
Segretario generale dell'AICCE; T R O ~ L IVice-responsabile
.
Sedep~ilato,Coiisigliere comunale di
zione Enti locnli del PSI; VI%\, Coiisigliere proviiiciale di Torino; Z.\LIBERI.I:.ITI.
Ca7zago Rrabbia.
periodico n7ensile Piazza di Trevi, 86 - Ronra » (specificando In causale del sersamento),
oppure a mezzo assegno circolare non trasferibile - intrsiato a « Comuni
d'Euro~aD.
« Comuni d'Europa,
Pi\RLAMENTARI: on. Riz, sen. S A N . ~ E Ron.
O, SCRICCIOI.~.
RAPPRESENTANTI di altre Orgaiii/zazioni iacenii parte di diritto degli organi drll'AICCE:
MFE: Br:it\-s-r~.r~r DI Cocco, rappresentanti della Conimihsione italiana.
Aut. del Trib. di Roma n. 4696 dell'll-6-1955
IINCEM: P I A ~ L O NSegretario
I,
generale.
CIME:
l
BARXABE
Vice-Presidente.
I,
t " ) Gli a\.veiiinienti al \ci-iicc della Francia Iiaiino fi.aliaiito iiidoiio il CCE a un rinvio della niaiiirestazii~iie [N.d.R.].
I
TIPOGRAFICA CASTACDI - R O M A .l969
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Anno XVII Numero 5 - renatoserafini.org