l( Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 - 00187 ROMA ANNO XVII N. 5 - maggio 1969 Spedizione in abbonamento postale - Gruppo Il1 ORGANO - MENSILE II DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA PER IL CONSIGLIO DEI COMUNI D'EUROPA Perché tarda l'unità europea Dopo le decisioni sulla Grecia del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa (martedì 6 maggio 1969) c le dichiarazioni, in merito, dclla rappresentanza in Italia del Moviiriento panellcnico di Liberazione (PAK), il Scgretario generale della Sezione italiana del Consiglio dei Comuni d'Europa, Umberto Seralini, ha condensato nclla seguentc nota, largamente diffusa dall'ufficio Stainpa dell'AICCE, il suo giudizio sulla vicenda. L'unità europea è un obiettivo, oltre che razionale, estremaiizente popolare in un largo gruppo di Paesi democratici delllEuropa occidentale; scelte avanguardie e organizzazioni ricche di personaggi autorevoli si battono per essa da lunghi anni (per non parlare dell'europeiswio « d'obbligo » dei partiti - dei partiti a cui noi amn~inistratori locali apparteniamo - e dei sindacati democratici); alcune istituzioni sono state create al fine di pervenire a suddetta unità, ma l'unita stessa non arriva: perché? Ci pare di non fare del qualunquismo se ajferwziarrio, con una certa perentorieta, che qt~estaunità t. bloccata dalla stragrande iiiaggioratzza dei quadri delle rispettive classi politiche nazionali. S i fa molta politica di corridoio, si compiono complesse .soinme algebriche di interessi costituiti, si pesano col bilat~cinodel farrr~ucista le dosi (li potere pronte per lo smercio, ma tnancano gli statisti che diaizo la precedenza agli interessi generali, cioè ai veri contenuti politici, e siano capaci di fare qualche coraggioso salto qualitativo: di questi ha bisogno l'unità detrrocratica dell'Europa. Le forze eversive irrazionali, che contraslal~o il sis:eiiia rlenzocratico, riescono ud aver senzpre la. precedeilza. I nostri capi derrrocratici sono incapaci di serie inizia:&e, mancano della centesima parte di quel carattere di cui, sia pure per fini sbagliati, hu. dato per anni esetnpio de Gaulle: possiait~odire che rappresentino i perfetti colleghi dei « deinocratici » che per anni si ì710,-tifi<:aronosino rtll'appeasement izei rip a r ( l i di Hitlel- c (li Mussolitli e ci poiturorlo alla capitolazione di Moiiaco. Uiz esenipio tipico del perché non si faccia l'urzità europea ci è stato dato dalle scandalose c,ot~clusioiii verso il regime fascista greco COMUNI D'EUROPA da parte del Co~zitatodei Ministri del Con- l'Europa, tutto sommato, non solo della fornza nzai); è l'ora di creare, per la guida siglio d'Europa martedì scorso, a Londra. (lisintegrazione politica, inu altresì ( q u i sta di questi gruppi, capaci quadri politici viIl Ministro degli Esieri italiano, Nenni, il il paradosso) della disintegrazioize econo- cini alla base e insieme di apertura e prequale ben conosce, per dura esperienza vis- iiiicu, da1 nzomento che pure in questo canz- parazione sovranazionali; è soprattutto l'ora suta, i colpevoli errori delle democrazie po il nazionalismo e gli interessi partico- di chierlere l'elezione diretta dei rappresenche portarono alla stahilizzazione del fa- lari fanno preinio. Del resto la recente sto- funti del popolo europeo in una Asseniblea scismo e del nazismo, si è huttuto conie ria deI1'i~ltracentrifuga anglo-geri7ianico-olan- parlaiizentare. Anche se questa non avrà in ha potuto per evitare il « saggio temporeg- dese è istruttiva i n inateria, anche se, du- partenza còmpiti sufficienteinente qualifigiainento » britannico: si è trovato la strada rante il viaggio del Presidente Saragat e canti e poteri udeguati, scommettiaino che .sbarrata dalla miopìa dei colleghi dei mag- del Ministro Nenni in Gran Bretagiza, gli trrz'autentica campagna elettorale europea giori Paesi denlocratici de1l'Etcropu occiden- europeisti del Regno Unito seii~bravano (il prohlenia è tutlo qui: che sia autentica) tale. Non staremo qui a dire se il Ministro quasi non saperne niente. Frattanto stiaino surà poi capace di trasformare codesta Asitaliano abbia fatto bene o iizule ad uccet- a vedere se i grandi gruppi i~zprenditoriali semblea, con ogni probabilità, in Assemblea tare un coiizpronzesso, perché il nostro cònz- saranno più bravi degli statisti e rlunque costituente. E' questo comunque u n còn7pilo (li organizzazione di base noiz è quello se si arriverà al progetto del gigantesco pito concreto e decisivo offerto al movidi fare le niosche cocclziere della diplomazia computer sovranazionale, di cui si vocifera mento federalista per raccogliere intorno a intergovernaiiva. Nenni ha avuto senza dub- iiz queste ore, proposto da ciizque ditte sé le forze vive della deinocrazia e per bio le sue buone ragioni per concedere an- contineiztali al complesso unificato britan- proporre alla contestazione narcisistica u n cora uiza prova d'appello, non ai colo~znelli izico (International Coinputers Limited). Ma fine costruttivo: una nuova società civile, nell'ànzbito di unu nuova Europa istitzr- beninleso - ma cii suoi colleghi, onde gli statisti cosa ci stanno a fare? A nostro niodesto avviso ha fatto il stlo zionale. nietterli nieglio, a suo tempo, con le spalle tempo l'azione vòlta soprattutto a fortizare Occorre, in ogni modo, smascherare queci1 ii~uro.Il nostro còiiipito di inilitaiiti è alla base il cosirldetto spirito europeo: oggi sta riesumata Europa di Monaco, questo tuttavia quello di ribadire seizzu inrlugio che oporlel u i scaiidala eveniaili, ciot t neces- è il inolilento di denunciare, caso per caso divorzio fra coloro che anzministrano le sario che ai1 un certo inomenio qualche e sempre, chi nei ranghi dellu politica t r ~ i - Istitzizioni tradizionali e Denlos, divorzio ~tcltisiaeuropeo denunci il gitroco degli altri (lisce questo spirito europeo; è il nzowzento così grave clze f a teinere non solo per le di organizzare in gruppi di pressione e di sorti dell'unità europea, nza per quelle, inuomini al potere e di iiztere clussi politiche contestazione la delusione del popolo eu- dissolubilmente ad essa legate, della libertà. rli varii Paesi d'Et~ropa,preizdendo poleiniropeo, una t~oltu che sarà reso consapevole Ma clze non ci accorgiamo che ogni giorno can1ei7te posizioi~e, con Iungiiiiiranza storidei tradimenti della sua classe dirigente iiz Europa il totalitarisino fa un passo ca, fra le careizze del vertice e il diffz(.so (naturalmente a questo noi2 provvede né la civanti e la derizocrazia un passo indietro? e ingannato seiztifnento popolure. stanzpa partitica n i la cosiddetta stalizpa Bisogna essere veraiizente ciechi per non Cosa t e n ~ o n o- tanto per citare due predi infornlazione, che izotoriatnente non in- avvedersene. cisi Paesi, senzu chiamare eternanzeizte in causa la sola Fi.anciu - inglesi e tedeschi di Boiz~z a scorzfessare il regime dei colonnelli? Qzlali speranze democratiche sono all'altro capo della passarella, che ancora zrna volta essi haiiizo creduto di dover gettare n1 fascisi770 ellenico? Istituto di credito di diritto pubblico fondato nel 1539 La denuncia del pericolo che la Grecia Fondi patrimoniali e riserve: L. 57.641.679.043 passi dall'altra parte dellu barricata (cioè, Fondi di riserva speciale a copertura rischi: L. 34.845.754.018 in soldoni, con l'Unione Sovietica), inaugtcDirezione Generale - Napoli ruizdo una politica rzasseriana, è una chiura inancai7za di rispetto alla CIA, all'organizzazione militare americana e alla stessa NATO. Ma coiize? u n Paese integrato nella NATO come la Grecia, legato a filo doppio Tutte le operazioni ed i servizi di banca agli Stati Uniti d'America, con una struttura militare di origine del tutto diversa da qttellu nasseriana, potrebbe cambiare CREDITO AGRARIO - CREDITO FONDIARIO bandiera così agevolineizte? A noi sembra CREDITO IIVDUSTRIALE E ALL'ARTIGIANATO che u n voltafaccia del genere sia perfiiio MONTE DI CREDI1-O SU PEGNO più facile al regiiiie di Fraiico che a quello dei coloizilelli greci. Quale altro argomento, allora, riinane per 489 FILIALI IN ITALIA dare respiro a ripensamenti democratici dei colonnelli? Gli affari in corso di sviluppo. Sareiizo hrtctali, ina talvolta è necesFiliali 811' estero: sario essere hrtrtali: non si fa l'unith euroAsmara - Buenos Aires - Chisimaio - Mogadiscio pea, perché quella che dètta legge è ~ ' E L L ropa iiiercanlile, è I'Eiiropa degli affari, è New York - Tripoli BANCO DI NAPOLI -- Ufici Foto in prima pagina: in alto: Palazzetto Venezia a Roma, ove si è tenuto il Consiglio nazionale dell'AICCE del 22 aprile; in basso: settembre 1938, Monaco di Baviera: Mussolini ed Hitler prendono tutte le iniziative; le democrazie europee, divise e n prud e n t i ~ , si lasciano condurre a rimorchio e avranno la guerra e di rappresentanza all'estero: Bruxelles - Buenos Aires - Francoforte s/M - Londra New York - Parigi - Zurigo p Corrispondenti: in tutto il mondo La riforma universitaria fra dimensione nazionale e dimensione europea Dibattuta e progettutu in circostunze eccezionali, la riforma dell'Università rischiu di naufragare nelle secche [li aspirazioni di parte, anche se legittime, e di vedute e procedure izc~zionalisticlze. Perchi da essu nasca l'Università ciegli mzni a venire, è necessario tener presente, e trarrze le dovute colisegrtenze, la clinrer~~ione ellropea e nzondiale dei nostri probler7zi e dei nostri interessi. di Antonio Tatti I1 disegno di legge di riforma dell'ordinamento universitario, contrassegnato con il n . 612, si trova all'esame della Commissione Istruzione del Senato. Se passerà così com'k I'orinulato, introdurrà una nuova struttura dell'insegnamento e della ricerca superiori i cui pilastri saranno la cogestione dell'università ad ogni livello - da quello nazionale :i quello del dipartimento - da parte di tutte le sue componenti; il dipartimento; il ruolo unico, un certo numero di incompatibilità e il tempo pieno per i docenti; il dottorato di ricerca; il diritto allo studio; e la liberalizzazione dei criteri di ammissione agli studi superiori. E' poco? E' molto? Poteva csser fatto di più? Nel complesso, si dà atto ai proponenti di aver compiuto un tentativo apprezzabile pcr riniio\,are l'Università italiana, provvedendola di s t r ~ i t t ~ i rpiù e adatte ai tempi e di mezzi piìl adeguati. Che poi il tentativo sia stato compiuto con larghezza e chiarezza d'idee, nella direzione giusta e con soddisfazione di tutti gli interessati (che non sono soltanto i professori, gli assistenti e gli studenti) è altro discorso. Appare comunque evidente che ad assicurare al progetto il consenso degli studenti non bastano i gruppi di destra e la relativa attuale calma, sul piano nazionale, del Movimento Studentesco. La stessa Confederazione Studentesca » h a annunciato la sua opposizione, qualora il disegno di legge non subisca profondi emendamenti. Quanto alla classe accademica, la «lettera dei scicento » e alcune controproposte presentate dall'Associazione dei professori di ruolo sono lì con le loro pesanti riserve di fondo e di dettaglio. Infine, sul piano parlamentare già si annunciano dubbi ed emendamenti, anche da parte della maggioranza, la quale peraltro, nel cauto inizio del dibattito, ha tenuto a riconoscere che il progetto va integrato e migliorato con le proposte che potranno venire da questa o quella parte politica, pur facendo presente la necessità di approvarlo sollecitamente. Di qui l'allarme con cui è stata accolta la proposta di una indagine conoscitiva », presto ridimensionata in quella di alcune « udienze conoscitive n, che potrebbero svolgersi, se la Commissione lo riterrà, parallelainente all'esame referente e senza comunque intralciarlo. care la sua attenzione ad un livello più alto, dal quale sia possibile considerare la riforma clell'Unjversità come qualcosa di più di una occasione per accogliere o respingere rivendicazioni e proposte parziali anche se legittime. Non tocca a noi esaminare una a d una queste rivendicazioni, le loro motivazioni, il modo e la misura in cui sono state accolte; gli istituti - quali la partecipazione, il dipartimento, le incompatibilità, il tempo pieno, il dottorato di ricerca, il diritto allo studio - che per la prima volta compaiono sulla nostra legislazione universitaria; o l'assetto che, nel suo insieme, verrà ad assumere, grazie a d essi, l'insegnamento superiore. Lo lianno fatto « a d abundantiam » docenti e studenti, politici ed esperti, burocrati e giornalisti, i quali se hanno contribuito a chiai-ire posizioni, idee, intenzioni ed obiettivi, poco o nulla hanno Satto per liberare la riforma da un certo tono minore, limitato e contingente nelle proposte pratiche e approssirnativo o distratto nella impostazionc generale. Basti la lettura della relazione che precede il testo governativo del disegno di legge, ricca di ammissioni ovvie e generiche, retoriche o di incerto significato. («L'università è definita [dall'art. l ] conlunità di docenti e studenti, poiché i titolari del diritto di cittadinanza universitaria non sono, e in effetti mai sono stati, due, il maestro e l'allievo, ma uno solo, il ricercatore ». Insomma, comunità di due componenti o di una sola?) Basti notare l'assenza - donde l'origine e, se si vuole, il limite, di questo scritto - di ogni riferimento al ruolo dcll'università nella società italiana quale parte della società europea; al posto dell'insegnamento e della ricerca superiori nel processo di integrazione economica e, in prospettiva, politica dell'Europa; agli espliciti e impliciti impegni internazionali e comunitari dell'ltalia in materia di collaborazione culturale e universitaria; alle scadenza del Mercato Comune nel campo della circolazione delle libere professioni; alle equivalenze dei titoli di studio; ai nuovi compiti dell'Università verso i Paesi in via di sviluppo; ecc. Sono, questi, principi o spunti generali che una legge-quadro che si propone di aggiornare la struttura, le finalità, i metodi e ali strumenti dell'Università per il futuro non dovrebbe ignorare o sottintendere. Comincia adesso la battaglia per la riforma La vera battaglia per la riforma, forse, comincia adesso. Prese le distanze dalle drammatiche agitazioni studentesche e dalle reazioni spesso prevalentemente corporative di una parte dei docenti, recuperata la necessaria serenità deliberativa al di là delle pressioni e dei compromessi frettolosi e irrazionali, il Parlamento potrà certamente collo- L'Università e i grandi problemi internazionali Ci sembra infatti - ed è questa la riserva di fondo che, per quanto ci riguarda, dobbiamo fare al progetto di legge governativo - che senza una visione ampia ed esplicita dei compiti e delle responsabilità che spettano all'Università nella società di sem- pre pii1 an-ipia dimensione internazionale nella quale viviamo, si rischia di prevedere una legge-quadro inadeguata, priva cioè degli istituti e dei inezzi indispensabili all'assolvimento del ruolo dell'Università negli anni a venire. « Alle Università di tutto il mondo incombono m01ti impegni. Nessuno potrebbe svolgerli meglio di 101-0, a patto che si preparino a d assuiiiere le nuovc responsabilità. Non Cacendolo. esse avranno tutto d a perdere, e la nostra civiltà insieme con loro. » Così Philip Coombs, nel rapporto su a La crisi dcll'educazione nel mondo D, prescntato alla conferenza di Williamsburg (USA, ottobre 1967) alla qualc presero parte esperti di tutto il niondo. « Ma se le Università accettano di impegnarsi, la scienza, il progresso limano, la ricerca Ceconda della verità e del sapcrc avanzeranno a ritmi di cui oggi non abbianio neppure la piìl pallida idea ». Alle Università - e, per la loro parte, alle classi dirigenti - il rapporto Coombs assegna il conipito di « mettere in atto un'infrastruttura capace di facilitare e incoraggiare la collaborazione fra i vari Paesi industrializzati, quali che siano la loro struttura sociale e politica, in vista di un'offensiva congiiiiita e più massiccia contro taluni grandi problemi con i quali t ~ i t t questi i Paesi devono inisurarsi D . E tra quei grandi problemi cita il miglioramento dei rapporti fra gli uomini, l'inserimento equilibrato e costruttivo dei giovani in un mondo la cui rapida evoluzione li disorienta, la ricostruzione e modernizzazione degli agglomerati urbani, la lotta contro gli inquinamenti ambientali, e soprattutto i due problemi maggiori, vera e propria sfida lanciata all'uomo dei giorni nostri: la ristrutturazione completa dei nostri sistemi educativi per adattarli ad obiettivi ed a contesti sociali totalmente nuovi e l'instaurazionc di condizioni favorevoli alla pace, in un mondo dilaniato d a tensioni pericolose P. Un grande cazione n « mercato comune dell'edu- Nei confronti dei Paesi in via di sviluppo le Università hanno, secondo Coon~bs,doveri specifici, non meno ampi e urgenti: aiutarli nella messa a punto e nella diffusione di istitu~ioni accademiche secondo principi e bisogni conformi alla realtà di ciascun paese; aiutarli a prevedere dispositivi di educazione extrascolastica, proponendo mezzi pedagogici, programmi e strutture adeguati ai loro bisogni e alle loro risorse; contribuire alla crescita del loro potenziale di ricerca; intensificare il dialogo fra Università dei Paesi industrializzati e dei Paesi in via di sviluppo; fornire esempi di modernizzazione dell'edueazione a tutti i livelli, Sacilitando la diffusione di relazioni, ricerche ed esperienze pedagoyiche, ecc. COMUNI D'EUROPA I1 sistema, del tutto naturale a ben guardare, di questi rapporti e scambi, suggerisce a Coonibs l'avvincente conclusione che u tutti i sistemi educativi del mondo fanno parte di un grande mercato comune dell'educazione », nonostante sia da rilevare quasi dappertutto un certo « ritardo nell'assolvimento dei compiti internazionali affidati all'università ». La ragione di ciò va individuata nel fatto che « le Università, specialmente le più antiche, non sono state concepite nel quadro della realtà odierna ... Esse incontrano difficoltà ad adattarsi alle rapide trasformazioni della ilostra epoca più delle Scuole secondarie. D'altra parte, in tutti i Paesi l'Università sembra abdicare alla sua missione di guida del sistema educativo in questa delicata Easc di transizione; e non è disposta ad abbandonare le sue tradizioni aristocratiche aprendosi ai nuovi utilizzatori dcll'istruzione. Eppure mai come oggi le Scuole primarie, sccondarie e normali, e i responsabili dell'educazione, sommersi da una fiumana di problemi nuovi e difficili, hanno bisosno dell'aiuto degli universitari ... » E poiché i problemi della formazione, e quelli che da essa sono largainente influenzati (e sono tanti! dell'economia, dello sviluppo, dell'occupazione, della ricerca scientifica, della fuga dei cenelli, della partecipazione civica, ecc.) si presentano in ogni paese, nonostante le numerose varianti, allo stesso modo, ecco presentarsi ancora una volta il nuovo ruolo dell'università come membro attivo della comunità internazionale. Per facilitare l'assunzione di questo ruolo e le relative responsabilità, alcune grandi università statunitensi hanno deciso recentemente di creare un'istituzione autonoma, denominata Educazione e Affari mondiali » che si è data il compito maggio 1969 gressiva integrazione e in un sistema di interdipendenza fra Continenti, rischia di nascere vecchia, inadeguata, inservibile, se di quel contesto e di questa interdipendenza non tiene concretamente conto. Nella i elazione premessa alla « 2314 », preAssenti sia il Mondo che l'Europa sentata alla Camera nel maggio 1965 e decaI1 rapporto Coombs, tradotto, è in circola- duta, nel generale dissenso, al termine della zione in Italia dal febbraio 1968. Spiace - ed quarta legislatura, si leggevano alcune espressioni in questo senso. Si diceva che le modiè dir poco - che nelle motivazioni e nelle fiche all'ordinamento universitario proposte ispirazioni del nostro progetto di riforma non vi sia traccia di una concezione così in quel disegno di legge intendevano « dare ampia, attuale, realistica e onesta dei com- soddisfazione alle richieste di riforma più piti di una moderna università. E spiace con- sentite n. Queste venivano elencate in alcuni punti fondamentali », di cui il primo era statare che, ovviamente, fra le molte dispoil seguente: M Adeguare le nostre strutture sizioni generali o di dettaglio contemplate universitarie ai bisogni del continuo pronei 63 articoli del progetto non ve ne sia nessuna che a tale concezione sia riferibile, gresso scientifico e del conseguente sviluppo anche se una certa timida « apertura » verso tecnico, in una comunità nazionale, la cui il mondo esterno e verso nuovi compiti si fase di evoluzione è ben lungi dall'essere deve ravvisare in alcuni articoli e commi di compiuta, che pone all'università domande sempre nuove e più esigenti: ciò tenendo cui diremo fra poco. La verità è che, purtroppo, nonostante il anche presente la necessità di avvicinare mondialismo dei giovani, di buona parte della dette strutture al livello raggiunto nei paesi europei con i quali siamo associati in felici classe intellettuale, politica e di governo, il forme di cooperazione e di pacifica compeprogetto di riforma universitaria appare ortizione ». A parte la consueta genericità della dinato a rispondere ad esigenze, rivendicaforma, il riferimento comparativo testimozioni, motivazioni e procedure spiccatamente nazionali e corporative. Naturalmente non niava di una certa ((visione» europea. Ma nella relazione della « 612 di queste pur si vuol dire che queste ispirazioni non siano legittime. La riforma di una struttura così vaghe righe non si trova traccia. Perché? fondamentale come l'università non può non fondarsi sul terreno solido degli interessi, Rivoluzionaria ma sottovoce delle aspirazioni, dell'evoluzione della società Dunque non soltanto il pur diffuso afflato nazionale. Ma per la stessa ragione una struttura universitaria nuova, destinata a servire mondialistico è rimasto fuori dal nostro e promuovere nei prossimi decenni una so- progetto di riforma universitaria ma anche cietà nazionale come la nostra, la cui eco- il più limitato ideale europeo. Più limitato: nomia, la cui politica, la cui cultura, il cui e dunque più concreto, meno elusivo, meno sviluppo e destino si riconoscono ormai sol- eludibile, anzi doveroso e necessario per tanto in un contesto europeo in via di pro- alcuni: non accettabile, troppo angusto, privo di mordente ideale e politico per altri. Come che sia, sembra che esso, al pari dell'altro, non abbia niente a che fare con la riforma universitaria! D'altra parte, invano, gli estensori del « Progetto 80 » hanno scritto in apertura del primo capitolo, che « Nel considerare le prospettive dell'economia e della società italiana negli anni '70, allo scopo di fissare le finalità e di formulare le direttive dell'azione programmatica, non è possibile astrarre il problema italiano dal più vasto quadro dei problemi mondiali, e in particolare da quelli che interessano i paesi industrializzati più avanzati n. Invano più oltre si precisa che « Vi è un indubbio interesse per l'talia a mantenersi aperta alle più ampie correnti di scambio economico e culturale con tutti i paesi del mondo. Vi è anche. nell'ovvia aspirazione alla pace mondiale, una responsabilità italiana, dalla quale possono derivare impegni nel campo della politica economica internazionale ». Evidentemente la riforma delllUniversità non ha niente a che fare con le prospettive dell'economia italiana nel contesto internazionale, con l'apertura alle correnti di scambio culturale, con le responsabilità internazionali per il mantenimento della pace. E' possibile che l'università, nel momento in cui cerca di darsi una struttura, che qualcuno sottovoce definisce originale e rivoluzionaria, non abbia da prevedere una disposizione, una norma giuridica, uno strumento che possa permetterle di svolgere un ruolo in quelle prospettive di sviluppo e in quell'apertura culturale, e di dare il suo contributo a quella « ovvia » aspirazione alla pace mondiale? di aiutare le Università a stabilire contatti fra loro e a inserirsi nel vivo dei programmi, dei problemi e dell'evoluzione della comunità internazionale. CON LO SPORT PER LO SPORT )) 5 COMUNI D'EUROPA maggio 1969 eu- società nazionale e ropee t' prevista infine l'intensificazione di rapporti, sia ai fini della ricerca che a quelli dell'insegnamento, con organizzazioni internazionali e Risaliamo dal « Progetto 80 » (1969) al pro- con Università straniere ... Invero, l'allargagetto di secondo programma di politica eco- mento dei campi di ricerca postula una semnomica a medio termine elaborato dalla p,, maggiore collaborazione internazionale Commissione delle Comunità Europee e pub- non soltanto per la parte tecnica e finanziaria blicato nel marzo 1968. Anche questo è un ma anche per la parte scientifica. Ci si prodocumento italiano, ma non « soltanto » ita- pone pertanto di incrementare lo scambio liano. Rappresenta una posizione comune dei di studiosi, professori e ricercatori D. D; questi lodevoli propositi non uno è stato sei Paesi membri alla cui elaborazione raupresentanti I-esponsabili delllItalia in seno ripreso, tre anni più tardi, nelllAccordo tra allo speciale comitato di esperti hanno por- i partiti del centro-sinistra sulla riforma della tato la loro collaborazione. Nelle « raccoman- scuola e dell'università. Nel successivo Schedazioni generali » del « gruppo di lavoro per ma di provvedimento ministeriale sulla nuola politica della ricerca scientifica e tecnica va strutturazione dell'università compare tutsi legge che « le politichc nazionali di ricerca tavia un timido art. 17: « E' consentito alle dovrebbero essere elaborate per assicurare Università di avvalersi di professori a conlo sviluppo dell'intera Comunità e non sol- tratto, anche di nazionalità straniera ». E' tanto quello degli Stati » e si suggerisce di tutto quanto il governo concede all'intensiinstaurare a tal fine « legami privilegiati ai ficazione dei rapporti con le altre università diversi livelli, e innanzitutto fra le università d'Europa e all'incremento degli scambi di e i centri pubblici di ricerca ». Perché Pro- studiosi, professori e ricercatori .... Per farprio fra le università? Perché « in una civiltà tuna, nella rielaborazione dello Schema, la fondata sul cambiamento, il loro ni010 inso- I Sezione del Consiglio Superiore della Pubstituibile non può svilupparsi Se esse non blica IstniZione inserisce un più coraggioso pervengono ad acquisire un loro proprio di- ( e logico) art. 18: « I1 personale insegnante namismo. Dalla natura della loro crescita e universitario di ogni ordine e grado può esdalle mutazioni strutturali che l'accompagna- sere anche di nazionalità straniera. E' conno, dipende la qualità della risposta che sarà sentito alle Università di avvalersi di profesdata alla sfida tecnologica. Tuttavia diversi sori, ricercatori e tecnici a contratto, anche fattori di rigidità rischiano di determinare stranieri n. un ritardo permanente rispetto all'evoluzione delle conoscenze e a quella delle nostre società ... Le riforme in corso che si propon- Vedere europeo e non nazionale gono di riguadagnare questo Ma soffermiamoci su un ultimo testo che, luogo a di discOn- forse meglio degli altri citati, avrebbe potuto che ispirare qualche provvedimento, o qualche tinui... Sarebbe augurabile, in univer- proposito, di « apertura europea » per metla crescita e le sità potessero procedere un di tere in grado le nostre università, nella rinai permanente novata struttura, di dare il loro specifico uno di anticipa- contributo all'integrazione dei nostri popoli, zione rispetto ad essi ... D. allo stesso modo che in ogni altro tempo e Si sono tenute in qualche queste circostanza lo dettero allo sviluppo delle sagge quali è società storicamente determinate nelle quali situata nel suo ruolo molteplice di promo- opera,,ano. trite di ricerca quindi di 1953. De Gasperi, Schuman, Toynbee, De con non Rougemont, Max Beloff ed altri eminenti verso la società ma anche europei si riuniscono a Roma in una tavola E che 'Osa si è la rotonda, presenti scrittori, storici, filosofi, per in qualche la sociologi, economisti (Piovene, Valsecchi, quelle università Friedlander, Gabriel Marcel, W. Ross ed altri) Paesi europei insieme quali per avviare un esame approfondito dei vari di «legami privilegiati n aspetti e problemi dellPintegrazione, allora a' fine 'Omune e ai primi passi. Uno dei più gravi, quello tecnologico? culturale. Si discute se ipotizzare un unico E in che si è conto^ pro- sistema europeo di istruzione superiore; cogetto di cap. par. me promuovere la più stretta cooperazione in cui è fra tra istituzioni scolastiche e centri di alta che « l a politica di universitaria cultura; come « denazionalizzare » l'insegnanei paesi del1a permet- mento della storia; come diffondere la conolerà di il potenziale scientifico e scenza delle lingue e un'educazione civica tecnico A questo scoPO~sa- europea; come pervenire all'equiparazione rebbe aus~icabileche quantita- dei titoli di studio, agli scambi sistematici personale e del1e attrezzature di professori e studenti e allleventuale istipiano qualitativo di tuzione di corsi di « studi europei ,. Conclumira i seguenti obiettivi: ...incoraggiare la ,ione pratica dellVampiodibattito, pienamente dei 'pecialmente Ile1- valido oggi a sedici anni di distanza: « S e dei Paesi europei; pervenire ad una i rapporti tra le Università europee potessero cOmparabilità e as- acquistare, almeno in parte, quel carattere sicurare dei ecc.? di intimità che si è venuto creando in questi ultimi decenni tra le Università del Regno Unito e quelle degli Stati Uniti, l'idea euro« E' consentito alle Università n pea farebbe progressi assai maggiori di quanAncora. Nel cap. IV delle «Linee direttive ti non gliene farebbero compiere degli studi del pianc, di sviluppo pluriennale della scuola specificamente europei ». per il periodo successivo al 30 giugno 1965 D, Oggi gli studi specifici europei (diritto, dedicato a K Università e ricerca scientifica » economia, agraria, trasporti, finanza, scienza si legge (par. 12): « Nell'azione del Ministero politica, ecc.) cominciano ad essere abbastan)> ... - za diffusi in molte facoltà. In tutti i Paesi della Comunità alcuni di tali insegnamenti sono riconosciuti ufficialmente (per esempio, da noi, Diritto delle Comunità Europee). Quanto a rapporti fra le Università siamo invece ancora in attesa dell'inizio. La riforina dell'università, in corso di attuazione O di elaborazione in vari Paesi, potrebbe costituire l'occasione per dare ad essi un avvio concreto e suscettibile di rapido sviluppo. A condizione che si pensi e si veda europeo e non soltanto italiano, francese, tedesco. belga ... Un9ipotesi di Università per i tempi nuovi: la « Multiversity n 11 dibattito sull'adattamento delle funzioni e delle strutture dellPuniversità alla società e alle sue prospettive di sviluppo si è sliolto negli Stati Uniti particolarmente intenso dopo la seconda guerra mondiale. Esso ha dato luogo a inchieste, ricerche, rapporti, interventi e privati e discussioni vivacissime, cui hanno preso parte uomini come Mac ceorge BLindy,James Conant, Paul Lazarsfeld, cienn seaborg, ~ l Weinberg, ~ i ~ Tvard ~ ~charles ~p, snow, i ~ ~~ op-b ~ penheimer e lo stesso john ~ ~sebbene~ dispongano di uno spazio continentale economicamente e dinamico quant'altro mai, e di illimitate possibilità di scambio e collaborazione, le maggiori università americane - nota David Riesman rischiano di «perdere il loro fermento essendo rimastc prive di modelli stranieri da imitare e con cui misurarsi D. Le grandi università americane, che George Beadle, rettore a Chicago, avrebbe definito nel 1961 dinosauri » prossimi all'estinzione poiché la crescita del corpo toglierebbe loro la flessihilità necessaria per adattarsi alle condizioni che vanno mutando, apparivano a Riesman. già nel 1958. «prive di direzione perché assorbite da compiti certamente imoortanti ma tronno leaate ad esiaenze contingenti e locali. Si verificava. anche oltre Atlantico, quanto Sir Walter Moberlv scriveva, nel 1949. delle università inglesi, che trovava non all'altezza dei tempi a causa della loro « povertà di ispirazione D. Una università « che si rifà al passato, che è spesso in contrasto col presente e che si proietta verso il futuro »; una università policentrica: che abbia x una capacità unica di correre in tutte le direzioni vur rimanendo nello stesso luogo, come ha dimostrato chiaramente Harvard »: una università i ciii confini nella società è estremamente difficile tracciare, intrattenendo essa stretti l e ~ a m i con tutte le parti e tutti gli interessi e problemi del corno sociale: è questa l'università nuova che gli americani hanno battezzato C Multiversity D, e di cui Clark Kerr ha dato una vivace immnaine nel suo « A che serve l'università? » (1963, trad. it. 1969). La « Multiversitv » è, in pratica, l'università ner i t e m ~ inuovi. capace di far fronte alle tre esnlosioni di fronte alle quali si trovano le istituzioni di insegnamento superiore dei Paesi industrializzati: esplosione delle conoscenze. della po~olazionestudentesca e dei rapporti fra gli individui, i gruppi e le nazioni. <( )) La dimensione assente Ovviamente, qui non si vuole proporre modelli ma soltanto evocare alcuni aspetti non secondari dell'evoluzione attuale delle ~ ~ ~ maggio 1969 COMUNI D'EUROPA università, quali possono rinvenirsi facilmente in tutti i paesi pervenuti ad un certo grado di sviluppo. E si vuole semmai osservare come le circostan~eeccezionali in cui le riforme universitarie sono maturate in Europa hanno fatto sì che tali aspetti fossero sostanzialmente ignorati. La protesta studentesca ha, almeno in Italia, conccnli-ato le sue rivendicazioni nella partccipazioiic paritetica al governo dell'università e nel diritto allo studio. La protesta dcgli assistenti e degli incaricati si ì. conccntrata a sua valla nella richiesta del ruolo unico del docente. I docenti di ruolo, trovatisi di fronte a rivendicazioni almeno in partc corporative, era naturale fossero portati a reagire sullo stesso terreno. Bisogna riconoscere tuttavia che la loro partecipazione alla elaborazione della riforma ha contribuito in parecchi casi ad ampliare e approfondire il dibattito, che in sede politica e presso I'opinionc pubblica ha toccato talvolta punte significative di confusione, di equivoco e superficialità. Nell'insieme, comunque, sembra possa dirsi chc, nella fase più calda e decisiva, sia mancata al dibattito e alle proposte ehe ne sono scaturite un'imvostazione svincolata dai concetti e dagli schemi tradizionali e fondata invece sulla considerazione dcl nuovo ruolo e dei nuovi conipiti chc l'università deve assumere in una società non p i ì ~chiusa e autarchica, ma situata in un ampio contesto interi~azionale compctitivo e solidale ad un tempo. Ma non è che la considerazione di auesta nuova dimensioiie non sia mai apparsa nella lunga vicenda della riforma. E' vero pi~ittosto che, proposta in forma più o meno sommaria d a questa o quella parte interessata, presto - nella polemica spesso verbalistica, e perciò distratta - se ne sono perduti gli spunti, ne è mancato l'approfondimento, specialmente in sede politica, e per conseguen7a non ne è rimasta, nei vari progetti succcdutisi, che qualche debole traccia. Si consideri, per esempio, il documento del 27 gennaio 1961, inviaio ai senatori C ai deputati dai presidenti delllANPUR. della UNAU C dell'UNUR1, « per documentare le necessità indifferibili di finanziamento c di i-iforma dell'Università italiana » e per chiedere al Parlamento nazionale una pronta ed adeguata soluzione ». Vi si leggevano trc passi significativi, il cui senso p~irtroppo non solo non trovò approfondimento ma fu smarrito nel radicalizzarsi della polemica universitaria successivamente scatenatasi fra le tre componenti che quel documento avevano firmato. Nel deplorare le difficili condizioni in cui si trovava la ricerca scientifica, si ammoniva che ciò avrebbe costituito « una delle strozzature piìl gravi per lo sviluppo economico del Paese. Questo - si aggiungcva - risulta tanto più vero nel momento in cui l'Italia, con la partecipazione alla Comunità europea. si trova nella necessità non solo di adeguare il proprio livello tecnoloqico a quello europeo, ma anche di ricercare nuove e più adeguate tecnologie chc permettano di aprire nuove prosnettive economiche alle attività produttive ». Si invocava perciò il pronto, massiccio c orqanico intcrvento dello Stato per potenziare il reclutamento e la preparazione dcl personale universitario, le attrcz7ature e le ricerche scientifiche fondamentali connesse con l'attività didattica degli istituti finanziari. E nel capitolo su « L e scelte che la situazione scolastica richiede » si chiedeva una <( precisa assunzione di responsabilità, in materia scolastica e universitaria, da parte della classe politica « anche in relazione alle prossime e auspicate scadenze derivanti dalla ~inificazionc europea ». E finalmente « Nel momento in cui la Scuola è di Fronte all'attiialità e, più ancora, alla prospettiva di una crisi così gravida di conseguenze dannose per i l Paese » le trc Associazioni dei pi-ofessori, dcgli assistenti C degli studenti decidc\:ano di iiidire K una giornata nazionale pcr la riforma C il finanziameiito dell'università impegnandosi a « dare la più ampia illustrazione delle loro posizioni anche a livello internazionale, e in particolare sulla stampa qualificata, ed in seno alle organizzazioni culturali ed internazionali n. Questi motivi, che situavano il significato e l'urgenza della riforma nel quadro di rifcrimento naturale della integrazione europea e dei rapporti internazionali dcll'Italia, non trovarono, purtroppo, in seguito, il iiecessario sviluppo. Un'analisi tuttora valida: quella di Gustavo Colonnetti ( 1961 ) Ma la visione più organica e concreta dell'assetto chc dovrebbe assumere e degli istituti che dovrebbe prevedere l'Università italiana nel contesto europeo la espresse Gustavo Colonnetti rispondendo al quesito, che allora (1961) già molti si ponevano: « S i può sal\.ai-e l'università italiana? n. « L'Europa - egli scriveva - dilricne ogni giorno di più la patria comune di tutti i popoli che la compongono ... Poco per volta le barriere che impediscono gli scambi di persone e di capitali, di merci e di lavoratori, cedono di fronte alla spinta ineluttabile verso la comunità spirituale e materiale che i3 la logica consegueilza dell'cvoluzione storica. La rinascita di un vero spirito europeo è la condizione essenziale di questo movimento verso l'unità. E' evidente che il campo educativo è quello che più si presta ad una azione in questo senso e che l'abolizione di qualsiasi ostacolo ai viaggi, ai soggiorni, agli scambi di studenti e di studiosi, di tecnici C di professori, è uno dei mezzi migliori pcr realizzarla. L'europeizzazione dell'insegnarncnto superiore, sia nella sua ispirazione, che nelle sue pratiche conseguenLe, dovrebbe essere il coronamento di questa azione ». Che cosa si oppone a quegli scambi nei quali I'curopeizzazione dell'università ti-overebbe una sua prima forma di attuazione? Innanzitutto, le differenze spesso profonde fra gli ordinamenti scolastici dei vari paesi. I n secondo luogo, le Convenzioni culturali che dovrebbero promuoirere i riconoscimenti giuridici dci diplomi, certificati e titoli di studio e dci periodi di studio compiuti all'estero. I n realtà esse sono « formulate in termini ineccepibili, ma non appena si passa a considerare le possibilità pratiche, esse rivelano I'in~preparazione o la riluttanza dei ccntraenti ad accettai-ne lc conseguenze ». In effetti, le tre Convenzioni europee - stipulate nell'ambito del Consiglio d'Europa clcll'l I dicembre 1953 sull'equivalenza dei diplomi di ammissione all'univcrsità; del 12 diccmbrc 1956 (e il successivo protocollo a l yiuntil-o del 3 giugno 1964) sull'equivalcnza dei periodi di studio universitari; e quella del 12 diccinbrc 1959 sull'equivalenza dei titoli universitari, hanno trovato men che scarsa applicazione. La loro portata limitata è stata più volte dcnunciata: la Convenzionc del 1953 reca una clausola con la quale i paesi firmatari si riservano... di non applicarne le disposizioni ai propri cittadini! E la Convenzione del 1956 si riferisce, in pratica, soltanto agli studenti delle facoltà di lingue. Necessità di un'ampia iniziativa unilaterale Chi scrive - commenta amai-amcntc ina con lucida visione Colonnetti - è d'avviso che non si potrà mai seriamente parlare di una vera c propria equiparazione dei titoli di studio fra paesi ove la scuola è concepita e ordinata in funzione di tradizioni nazionali d a cui non si vuol demordere. La soluzione di questo, come di tutti gli altri problcnli di fondo della società moderna, non va riccrcata in più o meno elaborati comproincssi tra Stati indipendenti, ma è strettamente subordinata al divenire di una unità culturale foggiata c resa efficiente e operante da una unità politica, nell'ambito della quale gli interessi sia spirituali che materiali dei popoli dcbbano cedere il passo ai supcrioi-i interessi della collettività n. A tanti anni di distanza dalla coerente diagnosi del prof. Colonnetti, e nienti-e si deve constatarc che il cammino verso l'unità politica dell'Europa è rallentato proprio dall'ostinato prevalere di tendenze nazionalistiche, ci si potrebbe chiedere se gli Stati - nell'attcsa di intraprendere, in un più efficace quadro giuridico, il tanto auspicato e ormai urgente sforzo di coordinamento delle loro politiche scolastiche possano singolarmente operare per raggiungere taluni obiettivi che non è stato possibilc raggiungere in forza di convenzioni bilaterali o multilaterali. La risposta è positiva, perchi. uno Stato può innanzitutto rinunciare al criterio della reciprocità che finora ha presieduto all'applicazione delle convenzioni culturali. Qucsto criterio si è rivelato, in pratica, paralizzante. S c esso venisse abbandonato, il gcsto non resterebbe a lungo senza risposta da parle di altri Stati, i quali si sentirebbero stimolati ad accordare a loro volta i riconoscimenti, le facilitazioni e le provvidenze decisi unilateralmente. D'altra parte. la stessa Convenzionc del 1956 prevede, all'art. 4, che ai riconoscimenti dei corsi seguiti e dcgli esami superati in una università di un Paese membro del Consiglio d'Europa, si può procedere « sia per mezzo di adattamenti unilaterali sia di adattamenti bilaterali ». D'altra parte, da un ampio sistema di riconosciinenti e di scambi la nostra cultura superiorc, la ricerca, la preparazione professionale dei futuri quadri e l'aggiornamento della classe docente non possono che trarre grandi 1.antaggi. <( K Che l'università vossa liberamente osare sulle nuove vie dell'Eurova... » 1J11 altro punto sul quale il prof. Colonnetti scrisse cose che oyqi vanno ricordate c tenute presenti è quello dell'ammissione dcpli 5tranicri alle cattedre universitarie dallc quali « essi sono senz'altro esclusi. Tristc eredità anche questa - commentava - del passato resime, che ha interrotto una nobilr li-adi~ionedi libcrtà cui si ispirava l'antica Iepge Casati. c che aveva dato ai suoi temni ottimi Frutti. E ciò mentre all'estero si valoi-inano e si utilizzano i nostri migliori studiosi, e mentre gli scambi culturali internazionali vanno ogni giorno più sviluppandosi maggio 1969 COMUNI D'EUROPA e rivelandosi fecondi... L'impossibilità di affidare cattedre di ruolo a professori non aventi la cittadinanza italiana; gli ostacoli che si frappongono alla carricra scolastica dei giovani che volessero frequentare taluni corsi in Università straniere; le remore al riconoscimeiito dei titoli, sia accademici che professionali ottenuti all'estero; sono anacronismi che vanno assol~itamenteed urgentemente tolti di mezzo D. E ancora: « Bisogna perciò che - svincolata dalle pastoie di leggi e regolamenti che potevano forse avere ragion d'essere in passato, m a che oggi sono decisamente controproducenti, e che comunque sono in contrasto con la libertà della cultura e con l'autonomia universitaria previste dalla Costituzione - l'Università italiana possa liberamente osare s u le nuove vie che debbono fare dell'Europa un'unità spirituale e culturale prima ancora che una unità politica ed economica D. La conclusione - due paginettc e mezzo da rileggere - torna al cluesito a m a r o se si possa salvare l'università italiana ed esprime una lucida e virile sfiducia, che le vitende di otto anni non sembra abbiano smentito del tutto m a che vorremmo smentissero le decisioni che stanno per essere prese. « B a s t a guardarsi attorno, conversare pacatamente c serenamente, con professori e studenti, per avere l'impressione che nulla si nluove nella nostra vita universitaria, se non sotto forma di quei piccoli ritocchi di dettaglio che possono, presi uno per uno, essere anche approvabili, m a che non toccano neppur lontanamente né la struttura né il le Università degli altri Paesi d'Europa c per rimuovere i nostri rapporti culturali dalle secche in cui li hanno sospinti accordi diplomatici praticamente irrilevanti per una università in espansione e convenzioni multilaterali giuridicaincntc dcboli E ' u n peccato, iiia non è detto che sia tardi per farlo. Né 2 tardi per perfezionare e coordinare le poclic disposizioni intese a f a r saltare il guscio nazionale chc la nostra chiocciola universitaria si trascina dietro, contenute nel disegno di lcggc n. 612, c per completarlc con altre onde ottenerne u n insieme coerente e libero d a reticenze, niczzc misure e contraddizioni. Non pretendiamo qui di prcvedcrc, del'inire e proporre tali disposizioni. Non è conipito nostro. Ci sembra però doveroso, a qucs t o punto, esporre alcune indicazioni di base, suscettibili cvidentemciitc di discussione, intcgrazionc e messa a punto. costume ... » Certo, l'università non è morta: « Ma quello che tutti possiamo giornalmente constatare è la sua incanacità organica ad ', evolversi, a rinnovarsi, ad adeguarsi con la dovuta prontezza alle nuove situazioni che caratterizzano l'assetto politico, sociale ed economico del mondo in cui viviamo. E' la sua incapacità a prepararsi a fronteggiare le trasformazioni rapide, impreviste, spesso rivoluzionarie di tale assetto; incapacità a prepararsi ad intervenire a tempo per imprimere un ragionevole orientamento all'assetto politico, sociale ed economico del mondo di domani D. Colnllnità Europee ha inoltrato al Consiglio proposte di direttive relative allc professioni di architctto, medico, dentista C farmaCISI". Numerose altre dircttive sono allo studio. La direttiva, come si sa, fa obbligo allo Stato « Riforma nazionale n o « riforma eu- ropea D? La riforma dell'Università italiana può essere, dunque, una « riforma nazionale » o una riforma europea ». Nel primo caso sarebbe una riforma bloccata al passato, vecchia ancoi- prima di nascere; nel secondo. una riforma valida per gli anni e per i doveri avvenire. Per essere una « riforma europea » dovrebbe innanzitutto fare proprie alcune fondamentali, chiare assunzioni di responsabilità nuove, di compiti più ampi di quelli tradizionali, fino a ieri commisurati alla dimensione della società nazionale. E' un peccato che le pagine e le proposte di Gustavo Colonnetti e la vasta analisi del rapporto Coombs non abbiano influenzato affatto i l dibattito sulla riforma e la redazione del relativo disegno di legge. E' un peccato che finora non si sia pensato chc quella della riforma universitaria potrebbe essere l'occasione per frantumare le barriere che impediscono agli studenti italiani di frequentare, utilmente ai fini del corso di studi, ~ 1 ~ ~ ' ~ ~ Pii. i 1 ~ I 1. Ricoiioscimenti a vantaggio degli studenti E' necessario chc le Università, lc Facoltà C i ~ i ~vengano ~ messi ~ i n ~gradoi di pro~ cedere ai riconoscimenti dei titoli di studio conseguiti presso Università, Facoltà e Dipartimenti di altri Paesi. A tal fine, si possono prevedere due casi: a ) in vista dell'applicadell'art. 57 del Trattato della CEE. prevede direttive del Consiglio dei Ministri della Comunità intese a promuovere, da partc degli Stati membri, il reciproco riconoscimento dei diplomi, certificati e altri titoli ai fini dell~accesso alle attività non salariatc e al loro esercizio ncì territorio dei Sei. sarà nrovveduto pcr legge a definirc i casi in cui il riconosci~nento dei titoli uniwrsitari è obbligatorio. Si tenga prcscntc che finora la Commissione 1 ~ ~ ~ ~ i - - -- l,obiettivo da essi cui è diretta d i i,re\risto, ma 10 lascia libero di decidere la forma in cui farlo; h) le Università, le Facoltà e i Diparlimenti sono autorizzati a procedere ai riconoscimenti di tali titoli. Le modalità saranno dal Consiglio Nazionale Uni,,ersitario, Ugualmente, Università, Facoltà e Dipartimenti riconoscono i corsi seguiti e gli esami superati da studenti italiani presso istituzioni universitaric di altri Paesi, e li considerano validi ai fini del curriculum di studi. E' possibile prevedere la facoltà del docente e dcllo studente di concordare presso quale Università straniera lo studentc seguirà un corso e sosterrà il relativo esame. Per i riconoscimenti dei titoli, corsi ed esami, non vi saranno pregiudiziali limitative ina prefcrcnza per lo spazio europeo. In materia di riconoscimenti, l'art. 31, lettera h , della proposta di lcgge n. 788 di iniziativa di alcuni deputati liberali (22 dicembre 1968). propone chc N Spetta ai Consigli di Facoltà ... assumiere accordi per la validità, ad ogni effetto, della frequenza dei corsi, per dcterniinati periodi, presso analoghc o corrispondcnti facoltà di università straniere con il criterio dclla reciprocità n. (Ma su talc critcrio richiainiaino le riservc da noi espresse più sopra). Sullo stesso argomento si espriinc positivainente il Documcnto elaborato da un gruppo di prolcssori, soci e non soci delllANPUR (fra cui Caffè, Cattaneo, Fuà, Lombardo-Radice, Montalenti, Sylos Labini, Tecce e Visalberghi) c presentato al Ministro Sullo il 12 febbraio 1969, in cui ci si dichiarava favorevoli ad un sistema di studi a tre livelli per rendere più aderente il titolo universitario alla varietà di occuprizioni che la societh offre ai giovani. Un sccondo motivo importantc per scegliere talc soluzione - continua il Documcnto - è I'cquiparazione dei titoli a quelli dei pacsi stranieri più progrediti, con il grande vantaggio di creare i presupposti allo scambio internazionale di professionistici qualificati per facilitarne l'assorbimento nei centri di lavoro n. nell'àmbito del gemellaggio La SpeziaTolone, sei alunni di scuole elementari di La Spezia, giudicati tra i più meritevoli, saranno ospiti della città francese ove esporranno i propri lavori alla mostra allestita nel locale palazzo civico. Nella foto, i disegni scelti, opere degli alunni Ceccotti, Cogliano, Mana, Mugnaini, Portonato, Taffani 8 COMUNI D'EUROPA nale riiinovabilc se ha vinto un regolare concorso pc.r enlrare in ruolo? Perché - risponde l'ultimo comma dcll'articolo - il vincitore straniero, della cui i-inzionalità non si era tenuto conto iiell'ainn-ietterlo al concorso, deve conseguire la cittadinanza italiana se vuole entrare in ruolo. Questa coi-idizionc, invero, iiieritrc col1 l'applicazione della normativa comunitaria in materia di stabilimento ci si avvia a prescindcre dalla :~azionalità sopprimendone il requisito come tliscrinlinante, sembra per lo meno anacroni5tica. Né ci scmbra che il professore universitario rientri tra le categorie di cui all'art. 55 del Trattrito della CEE (attività che, sia pure occosioiialmente, partecipano dell'esercizio dei poteri pubblici). I1 professore universitario, a prescindere dal ruolo di alto operatore di cultura, che lo colloca al di sopra delle frontiere di Stato, ha responsabiliti pubblichc indubbiamente Q sui generis a , se & esonerato dal giurainento, al quale irivccc sono tenuti tutti i dipendenti dello Stato. Sarcbbe augurabile, perciò, che l'art. 24 vci~isseabolito, e lo straniero candidato e vincitorc nei concorsi a cattedra equiparato, nei doveri e nei diritti, al candidato c vincitorc italiano. O che, più coerentemente. si rinunciarse ad nii-iniettere ai concorsi stranieri. Ma sarebbe questo quel che si vuole? Non lo crediamo. ( a Si ammettevano finalmente proicssori straiiieri ai concorsi c agli incarichi di ii-iscgnamento... n scrive compiacendosi il Raggl-iianti, a proposito della « 2314 W , la quale - spiace rilevarlo - se conteneva quella disposizione lo dovette alla Commissione I s t r ~ i zione della Camera, che aggiunsc l'art. 19 bis a1 testo governativo, iuuto al riguardo!). 2. Riconoscimenti a vantaggio dei docenti a) I periodi trascorsi all'estcro aai docenti di ogni categoria nel quadro dclla collaborazione e degli scambi internazionali, per iniziativa dei docenti stessi, di loro collegl-ii stranieri, o di istitl!zioni universitarie straniere, sono riconosciuti ai fini della carriera. Ai lini del trattalilento economico, sono considerati pcriodi di servizio. Nei casi iri cui non siano previste forme o iacilitazioili di ospitalità, il doccnte percepisce il trattamcnto di missione. Questi periodi di studio o riccrca all'estero se infcriori a sei mesi non pregiudicano l'applicazione clelle disposizioni in matcria di anno sabbatico, di cui al punto segucnte. b) I docenti tli ogni categoria hanno diritto periodicamente ad un anno cli congedo retribuito da utilizzarsi per visite, sludi o ricerche presso istituzioni universitarie straniere o, eccezionalmente, nazionali. 111 taluni casi (sede disagiata o particolarmente dispendiosa) potrà csserc attribuita l'indennità di missione, eventualmente parziale. Pcr quanto riguarda la periodicità dell'anno sabhatico, quella indicata dal disegno di legge n. h12 (ogni sette anni) è la riieno favorevole. Altre proposte più logiche seinbrans) quella cli Raschianti (quattro anni per i profcssori e cinque per li assistenti e i lettori); del progetto di ricorma elaborato dal « Movimento per la libertà e la riforma dell'Università italiana ,) (ogni cinque anni); e dalla citata pro posta di legge liberale (ogni sei anni). 3. Docenti stranieri a) I1 disegno di legge 11. 612 (art. 18) prevedc già che ai concorsi per docenti universitari possano accedere i cittadini stranieri. Prevedc anche la valutazione, ai fini del concorso, dei titoli accademici stranieri, il che sembra ovvio per i concorrenti stranieri. Tuttavia non si precisa se tali t i ~ o l i sono ammessi ovc vcngano prodotti d a candidalo italiano. Nel caso negativo, quale ragione verrebbe addotla per riconoscere un titolo se ne ì' portatore uno straniero e non riconoscerlo se ne è portatore un italiano? Ma l'art. 24 disporle che « lo straniero vincitore del concorso a prol'essore straordiriario c di quello a proiessoi.e ordinario, può essere assunto con contratto trienriale, rinnovabile r. E perché - ci si chiede - un contratto trieri- b) Studiosi stranieri, che esplichino attivita extrnunivcrsitaric, possono essere associati ai docenti afcinché s\:olgano corsi specializzati o se~ninarisl; temi specilici, per un periodo non superiore a tre anni. Così leggiamo nell'art. 25 del disegno di legge n. 612. I1 quale, tuttavia, prcvede una p r o c c t l ~ r a esageratamente cauta, che scmbra nascondere la volontà di vanificare la disposiz,ione. 11 Dipartimento chiedc di associa!-~:lo studioso straniero rivolgendo domandx riiorivata al Consi~lio Nazionale Uiliversitario. Questo può accoglici-e la domanda oppure rimettcrne la decisione a una Commissione composta (la.... da ... c da ... la quale, a sua volta, accoglie o ricclta la richiesta con prire1.e motivato e S, A, M, a t-. I. Laboratorio: Viale FA E N ZA - Tel. Marconl, 21.4.08 9 (Ravenna) e Lavorazione pregiata di marmi e pietre Specializzata in caminetti, balaustre, altari PREZZI DI definitivo. Quanti saranno gli studiosi stranieri che supereranno questo sbarramcnto di domande, esami, rinvii e parcri motivati a li~zello nazionale? Non sarebbe più semplice, e ugualmente garantita, una proccdura che si svolgesse a livello di Università o, mcglio, di Dipartimento? Se, iriiatti, il Dipartimento « provvede alla chiamata dei docenti di ruolo » (art. 6, par. 8) pcrché rnai dovrebbe limitarsi alla nomina » degli associati (dopo la complicata procedura di cui si è detto, e ammesso che si concluda ... presto e bene) ai quali sararino affidati « corsi specializzati o seminari su temi specifici, per un periodo non superiore a tre anni ?. 4. Dottorato di ricerca Sarebbe ciesiderabile che qucsto titolo ilasccssc europeo » grazie ad alcuni requisiti pratici che non possono che accrescerne il valore. I candidati dovrebbero comprovare di aver svolto attività di insegnamento o di ricerca in una istiluzione universitaria di altro Paese, prefeiibilinente europeo, per un periodo non inferiore a sei mesi. Della Con~missionegiudicatrice per il conferimento di questo titolo accademico dovrebbe essere chiamalo a i a r parte almeno un docente universitario di altro Paese che insegni la materia o specialiti nella quale vierie conferito il dottorato di ricerca. D'altra parte, ciò potrebbe essere fatto in analogia a quanto disposto dall'art. 21 del disegno di lcgge n. 612, il quale prevede che ai fini della valutazione dei titoli esibiti da candidati ai concorsi per processare ordinario, ciascun membro della Commissione giudicatrice « può chiedere giudizi sul^. l'opera dei candidati a studiosi italiani o stranieri, al!egando i relativi pareri n . r 5. Studenti stranieri Lc Facoltà e i Dipartimenti organizzano corsi di lingua italiana e corsi integrativi per studenti stranieri, << intesi a pcrequare i possibili dislivelli di preparazione dati dalle scuole di provenienza ». Questa disposizionc era contenuta nell'art. 30 della « 2314 ma la Commissione Istruzione della Camera la accolse nel 5uo testo corsi inicsolo parzialmente, respingenclo i grativi ». Questi polrebbcro irivccc costituire una valida ragione per Car apprezzare clai giovarii di altri Paesi il nostro insegnamento suoeriorc. Si tratta di una provviderizà di clettaglio] modesta se si vuole, ma concreta c ulilc. PerchC non riprenderla nella « 612 n? J). <( 6. Collaborazione europea SOCIETÀ ARTISTICA MARMI Amministrazione: Corso Mazzini, 54 maggio 1969' CONCORRENZA L'art. 31 della citata proposta di lcgge liberale, n. 788, è dedicato molto opportunamenle alla « Collaborazione scieiltiiica con facoltà di altre università europee e validità della irequenza dei corsi presso di esse n. Della validità dei corsi abbiamo già detto nel punto 1. I1 paiagralo a ) [lettera b) dell'articolol prevede: « Spetta ai consigli di facoltà attuare iniziative intese a promuovere e a intensificare la collaborazione con le corrispondenti facoltà delle universit5 di altri paesi europei, sia per inigliorarc la formaziorie umana c intellettualc degli studenti sia per esigenze dell'inci-emento della ricerca scientifica ». E, al paragrafo C ) : « (Spetta ai consigli di facoltà) prornuoverc ogni altra iniziativa diretta a rafforzare nella gioventù studiosa clei paesi cui.opei la coscienza della comune civiltà europea C delle comuni rcsponsabilità culturali spettanti ai popoli europei nel presente e nell'avvenire ». Non si può farc a meno di dare atto ai deputati liberali proponenti di aver indicato in questo art. 31 alcuni precisi obiettivi pratici (riconoscin~ento dclla frequenza dei corsi) e alcuni compiti e responsabilità più gcnerali dell'C'niversità sul piano europeo, che non ritroviamo in nessun altro dei pur numerosi disegni o proposte di legge, di iniziativa governativa, parlamentare o extraparlamentare. I1 senso del paragrafo c ) andrebbe, a nostro avviso, trasferito nell'art. 1 del disegno di lcgge, ad arricchire la definizione e le responsabilità generali delllUniversità. Pensiamo che Luigi Einaudi - ma certo anche De Gasperi e Sforza! - se fosse ancora fra noi, non farebbe mancare il suo consenso di docente e di federalista a questo articolo 31 e a tutti gli altri, da chiunque proposti, che mirino a maggio 1969 COMUNI D'EUROPA 9 parte dei nostri studenti è destinata a forNota bibliografica nire i quadri delllEuropa che si costruisce La nota bibliografica che begue non ha alcuna oggi ... Impegnati nella costruzione europea, noi abbiamo creato un Mcrcato comune, pretesa di coinpletczza, poiché clenca soltanto i principali documenti c studi che sono stati unlEuropa economica. I1 Trattato di Roma tenuti presenti nella preparazione di questo prevede la libertà di stabilimento da un scritto. La Legge universitaria francese paese all'altro, e ciò comporta l'equivalenza dei titoli di studio ... I nostri vicini Rimanc, « last but not least D , da fare un si trovano alle prese con difficoltà simili DOc"menLi accenno alla Loi d'orientation s u r l'ensei"le nostre. Non è questo forse gnemcnt supérieur promulgata in Francia Conzmissiorie delle Cointrizilà Europee, « Proil 12 novembre 1968. E ' la prima, e per o r a t 0 Per tentare una grande concertazione getto di secondo prograinrna di politica ecoa livello europeo per esaminare l'insieme nomica a medio termine » (presentato al Con. la sola, ril'orma organica varata in Europa sotto l'incalzare della rivolta studentesca. Se di questi problemi? Formule di collabosiplio il 20 marzo l96S), 2 voll. dovessimo giudicarla nella sua globalità, dorazione e di specializzazione f r a le nostre l ~ i n i s r e r odel ~ i l e della ~ ~ prograinmLizione, ~ i ~ xrrcmmo affrontare non soltanto l'analisi del- università potrebbero permetterci di aprire progetto '80 ,>. la sua preparazione e della battaglia che Iluovi agli uni e di recu- ~ssocjatioi7Etrr-op&eilnedes Enseigflants, AEDE, portò I'Assrmblea nazionale ad approvarla perare il ritardo tecnologico del continente, K Carta europea dell'insegnamento n, Bruxelles, con la quasi unanimità, m a anche quella di estendere ai prodotti dell'intelligenza la 111 ~ ~ ~ , statutario, ~ ~ e saprile s ~1968. dclle accoglienze che ebbe nel paese, fra gli libertà che è stata accordata ai prodotti delpubblicato Ah;PUR, U N A U , stiidenti e i professori, delle difficoltà subito l'agricoltura e dell'industr-ia, esse stesse, del il 27 gennaio 1961 Per la riforma e il emerse nella sua applicazione. Non più tardi resto, tanto influenzate dal progresso della finanziamento del17Università italiana ». della metà di maggio, un gruppo d i profes- ricerca ». (Dichiarazione alllAssemblea nazio,Mitiistero della P.I., « Linee direttive del piano sori h a csposto in una Icttera aperta al Mi- nale, 24 luglio 1968). di sviiuppo pluriennale della Scuola per il nistro Faure il suo dissenso e le sue gravi L'idea della « grande concertazione », lanperiodo successivo al 30 giugno 1965 apprensioni per il modo come procede la ciata da Faure o r è circa Lin anno, non ebbe Disegilo cli legge concernente « Modifiche delattuazione della leggc, di cui da più parti si seguito apparente. Ma reazioni positive se universitario», alla fa a gara a scoprirc difetti c insufficienze. nc ebbero in vari Paesi della Comunità. I1 canleradei ~ ) ~il 4~maggio ~ t1965~ ( n ,~2314). i Ma noi dobbianlo, in considerazione dello proposito è stato rilanciato a Versailles, in DiseEl,o di legge concernente Provvedimenti scopo di questa nota, limitarci a rilevare che occasione della VI Conferenza dei Ministri urgenti per lrUnix-ersità », presentato a l senato cosa essa contiene di « europeo ». Due sono, a dell'Educazione tenutasi nell'ambito del Conil 27 settembre la68 (n. 197). questo proposito, le osservazioni da fare. 20 22 maggio Accordo fra i Partiti del centro-.;inistra sulla Innanzitutto il contenuto della legge rile- con una certa ricchezza di intenzioni e di sciiolae l~UI1iversitj,novembre 1968. vante ai nostri fini è concentrato negli arti- proposte, anche dal Sottosegretario Biasini, p ie.>~derizn , ,. dclllANPUR, Lettera apera al Paecoli 2 e 30. Nell'art. 2 si legge: « Le univer- a nome del govcrno italiano. Che sia la volta se n, 1908), sità e le istituzioni regionali e nazionali pre- buona? Proposta di legge d'iniziativa di alcuni Deputati viste nel titolo 11, adottano, nel quadro defiCome che sia, almeno due errori sarebbero liberali, concernente « Nuovo ordinamento delnito dai pubblici poteri, le iniziative e le d a evitare accuratamente: andare alla « con», presentata alla Camera il 22 diclisposizioni necessarie per organizzare e svi- certazione » impreparati e non fare - in ccmbl-z 1968 ( i l , 788). luppare la cooperazione universitaria interattesa chc essa si realizzi - tutto ciò che Proposta di legge d'iniziativa dei Sen. Gronchi, nazionale. specialmente con le università dobbiamo e possiamo f a r e subito, unilaterale Kuini, provvedimenti parzialmente o interamente di lingua franlnentc, come membri responsabili di una per lnuniversithD prcscntata al senato il 17 gen. cese. Legami particolari devono essere staComunità che non può viverc di inazione, ,,io 1969 (n. 408). biliti con le università degli Stati membri di alibi e di cornpi-omessi (intendiamo i com- Scheina di pro,.vcdilllento sulla ciella Comunità economica europea D. promessi paralizzanti s ~ i i principi e non N~~~~ strutturazione del17università (novem. Per la prima volta, crediamo, la cooperaquelli. necessari e fertili sugli interessi). bre 1968). zione internazionale fra le Università è espliRielaborazione del precedente Schema da parte citamente enunciata in una legge-quadro, alla « Federazione universitaria curodei Consiglio Superiore tiella P.I., Sezione come obiettivo fondamentale, e per la prima pea. aperta al. resto del mondo prima. volta una legge universitaria nazionale diMovimento per la libertà e la rilorma dell1Unispone che « legami particolari devono essere I1 10 ottobre, dinanzi alla Assemblea naiiersità italiana, Progetto di riforma, « Linee stabiliti » con Università di alcuni altri paesi. zionale, Faure andò oltre la « g r a n d e conbasilari per una legge-quadro sulle Università C'è da augurarsi che le autorità francesi certazione »: « I o sono convinto che si può statali* (1968). applichino questo « paragrafo europeo » della riuscire a costruire l'Europa universitaria Atriore ignoro, Propetto di legge sullu stato legge cori larghezza di vedute pari a quella dal momento che abbiamo le stesse tragiuridico dei docenti (l'ebbi-aio 1969). di. cui 12. sua formulazione dà prova. stcssi metodi di lavoro e anA N P U R , Sezione di Firenzc, Rilievi sul progetto dizioni, gli Nell'art. 30, par. 2 e 3, si prevede che gli che gli stessi problemi. Vorrci arrivare ad anonimo sullo stato giuridico dei docenti. istituti pubblici a carattere scientifico e culuna specie di Federazione universitaria eu- proff. B ~ ~ , , ,CAFFÉ, e ~ , ~ , C,)TTANEO ed altri, turale dipendenti dal Ministero dell'Educaropea, con una larga apertura sui paesi chc non soci delllANPUR, Documento su «Riforma zione nazionale « possono fare appello, per non fanno parte del Mcrcato comune. Grazie dell1Università: le esigenze vitali n (12 febl'insegnamento, a ricercatori, personalità braio 1969). esterne e, eventualmente, a studenti q ~ ~ a l i -all'ampliamento dei nostri contatti universitari, noi potremmo ottenere risultati che ~ >di legge i conceriiente ~ ~ Riforma ~ dellrordi. ~ ~ ficati. I n deroga allo statuto generale del ci permetterebbero di recuperare il ritardo ..mento universitario », presentato al Senato pubblico impiego, gli insegnanti di nazionalità rispetto agii altri Stati Uniti e aiì'unione il 17 aprile 1969 (n. 612). straniera possono, alle condizioni fissate per ». « Loi d'orientation sur I'enseignement supéSovietica decreto dal Consiglio di Stato, essere nomiL'insistenza s u questi motivi prova che il nati nel corpo insegnante dcll'insegnamento rieur », promulgata dal Presidente della Repubblica francese il 12 novembre 1968. rinnovamento dellluni\~ersitàfrancese è stato superiore n. mettere in grado l'università italiana di dare 11 suo contributo allo sviluppo di una società europea consapevole delle sue nuove responsabilità e dei suoi nuovi doveri verso se stessa c \3r~-su il I-csto del mondo. CC )> . )>, ... (( Dalla. « grande concertazione » (ma che non sia. un alibi!) ... I1 secondo punto che ci sembra d a sottolineare è lo spirito col quale l'art. 2 fu predisposto. Edgar Faure lo mise in rilievo sia nella fase di elaborazione della riforma sia nella strenua difesa che ne fece poi in parlamento. « Il nostro insegnamento superiore - disse Faure - non può estraniarsi dalla costruzione europea, poiché la maggior visto non soltanto in termini di mutamento di strutture, m a anche in termini di rottura con le vecchie università chiuse in se stesse, per realizzare quella più ampia collaborazione internazionale, che sola può assicurare all'insegnamento superiore e alla ricerca la « cross fertilization » cui si deve, in definitiva, non soltanto il rapido progresso delle scienze e delle tecnologie di punta ma anche un più razionale assetto delle società nazionali e delle comunitE internazionale. Opere AUTORI VARI, L'Università i n alcuni paesi europei. ~~~i~~~~ per la ~~~~~~~~~~i~~~e gli studi Legislativi, ISLE; Milano, dr. A. Giuffré ed., 1964. AUTORI VARI, U n i v e ~ s i t à d i oggi e società di donzani, Atti del Convegno « Scienze sociali, riforma. universitaria e società italiana », Milano, novembre 1967; Bari, Ed. Laterza, 1969. (cotttiniiazione a pag. 1 4 ) 1O COMUNI D'EUROPA maggio 1969 Consiglio Nazionale del17AICCE a Palazzetto Venezia I1 22 aprile si è radunato a Palazzctto Venezi;, prcsso la sede della Società italiana per l'Organizzazione internazionale, il Coiisiglio Naiionale dcll1A1CCE, che doveva ailzituiio eleggere il nuovo Presidente dell'Associazione, oltre che chiamare alcuni colIcghi acl altre cariche sociali. Iniziatosi sotto la presidenza del suo decano, Renato Briigner, Presidente delllIstituto europeo di Studi e Relazione intercoinunali, esso h a chiamato alla Presidenza dcll'AICCE il coiisiglierc comunale di Genova dotl. Giaiicarlo Piombino (den~ocristiano), che subentra così al prof. Giuseppe Grosso, già Sindaco di Torino, dimissionario. I1 Consiglio Nazionale ha poi proceduto a d eleggere quattro Vice-Presidenti nelle persone dcll'on. Ennio Bonea (liberale), consigliei-e comunale a Lccce; dcll'on. Giiuseppc Bufardeci (socialisia), della Sezione Enti locali del. PSI; del prof. Angelo Curci. (democi-i. stiano), Sindaco di Taranto; del geometra Guido Monina (repubblicano), consigliere comunale ad Ancona. I1 Consiglio Nazionale ha poi procccluto alle nomine di nuovi membri sia a d integrazione del proprio organico sia della Direzione nazionale. Al C.N. sono stati eletti il proi'. Principe, Viccprcsidentc della Provincia di Cosenza (in sostituzione dell'ing. Sniargiassi, deceduio) e I'on. Riz, i-apprescntaiitc del Consorzio dei Comuni della Provincia di Bolzano (in sostiluzioiic del sen. Saxl); mentre non si ì: ~ r u c e d u t oalla nomina del sostituto del dott. Traniaccrc, Sindaco di San Pietro in Lainn (anch'esso deceduto). Quanto alla Direzione, sono stati nominati, ai posti resisi vacanti, il Sindaco di Torino, avv. Guglielminetti (in sostituzione del prof. Grosso); l'Assessore di Liucca, avv. Ragghianti (ir sostituziorie dell'cx Sindaco di Soverato, conimcndator Calabrctta); il Sindaco di Brcssanone/Briucn dott. Giacoinuzzi (in sostituzione dell'cx-Sindaco dott. Dejaco); il Pi-csidenic della Provincia di Napoli, avv. Cirillo (in sostituzione dell'ex-Presidente prof. Gava); I'on. Riz (i11 sostituzione del scn. Saxl); il Consiglio Nazionale h a anche deciso di lasciare disponibile il posto al rappresentante del Comune di Roma (già ricoperto dall'exSindaco dott. Peti-ucci) e di chiamare in Dirczione il Segretario generale delllUNCEM, cav. Piazzoni. Appena eletto, i l nuovo Presidciite Piombino ha pronunciato, insediandosi, questo sobrio saluto: « Sono \rcrarneiite commosso nell'acccltai-e, nel ringraziare per qucsto incarico che mi è stato affidato: sono commosso perché crcdo che ciascuno <li noi nella misura in cui è chiaiiiato ad iiiipegnarsi di pii1 pcr la rcalizzazionc di una Europa Ictleralc. si sente ~iellostesso tcmpo onorato C treiiia di troiite a qucste diflicoltà. Sono aiichc coriinlosso perché sono consapcvolc chc t i i t t i \,ai a\.reste ccrtaineiiie avuto maggiori rligiiitb, iiia~gioriincriti dei iniei, per cssere cliiaiiiali a questo incarico; e ciò da una parte i i i i rienipic di soddisfazione dall'altra, torno a sottolineare, ini rende coiisapcvolc delle diflicoltà e dci compiti clic mi soiio stati affidati. Desidero coniiinque ringraziare \~i\.ariicntc il Coiisiglio Nazioiialc. I-ingraziarlo anclic a nome dei Vice-Presidenti per la scelta e pei- la l'iducia che ci è stata accordata. Io credo chc possiaino brc\~issiiiiaiiiciiie, pci-ch6 non intendo ccrto fare un discorso ma soltanto rivolgere un saluto, intendere l'inipegno che in questo momento siamo chiamati ad assolvere, conic una di quelle battaglie che sono nello stesso tempo difficili, ma essenziali. Difficili perchi. per vicende diverse che riguardano l'equilibrio politico europeo, chc riguardano la realtà interna dei sinsoli Stati nazionali le prospettive dell'uniSica7ionc curopea, non sono certo così licine come noi le a\.rernmo desiderate. Ma 5 anche una battaglia cssenziale nel senso che non c'2 altcrnativa, se non in Europa, al progresso nostro degli intli\,idui come delle comuiiità. Quindi, iioii dobbiamo farci mai prcndere dallo scoraiiiento o dalla delusione, quando la nostra battaglia non ?I coronata dai successi che iiiiciidci.cnimo potei- conseguire, proprio perché sappiaino che qucsta c' una battaglia essenziale alla qu~ilc non 5 data alternativa. Abbiamo clctto tantt volte che i inovinicnti eui.opei attra\.ersaiio certamente un momento di crisi, ma credo c!ic qucsta crisi sia tanto meno accentuata, quaiito più questi iiio\limenti sanno collegarsi alla i-ealti popolare, alla vita efrcttiva, delle sin-clc Naziorii che Compongono l'Europa. E ora. forse, noi comprendiamo in questa pi-ospettiva, con questa giustiiicazione, perchi. I'AICCE, pure in questa situazione, dicevo, di ci-isi generale, sia in grado di svolgere ancora un suo conipito e lo svolga positivamente, proprio perché la sua base, la base data dai Coiiiuni, dalle Provincie, dalle Regioni, cioè tlagli Enti più vicini alle popolazioni, gli consente di conser~.ai-e questa spinta profonda, questa spinta popolare che gli è cssenziale. Io credo che noi proprio pcr questa nostra particolare caratterizzazione abbiamo la possibilità di svolgere iin ruolo ililportante nella battaglia per l'unificazione curopea, un ruolo di chi si iiiuove a contatto con le popolazioni. Sc noi saprciiio sempre iiicglio stabilire qucsto aggancio, sc noi sapremo sempre meglio intei-pi-etare la voloiith delle nostre popolazioni di miioversi in iina dimensione autenticamente europea, io crcdo che potrcina darc un contributo no11 detci-niiiiantc ina importante alla battaglia che iiisieinc ci unisce. E con qucsti scntiineiiti che io ancora ringra7io (e torno a ripetere, a nome riiio, e anche degli amici Vice-Presidcnti, con i qiiali ho pi-oprio piacere di poter collaboi-are sircttanicntc) dcll'incarico che mi avetc arfidato. Grazie :,. Avveniute le designazioni il Presidente lin dato la parola, successivamcnte, ai due relatori dclla sessione, ciot: al Segretario generale Serafini, che doveva riferire su L'azione popolare del CCE e delllAICCE, il problema del Parlamento Europeo e la lotta per la sua ele7ione a suffragio diretto l,, e al Segrctario gcnerrile aggiuiiio Martini, che doveva riferire su Attua~ione data dagli organi c s e c u t i ~ i dell'AICCE alle deliberazioni del Consiglio Nazionale delllAICCE del 20 dicembre 1968 per una più vigorosa e funzionale a ~ i o n eprcsso gli Enti locali adeienti D. Serafini ha esordito domandandosi come si può uscirc dall'in?passe europea attuale! Certarncnte potremmo domandarci se la c r i v non ì: del modo di fare l'Europa ma dello s t e s w obiettivo delllEuropa unita: ma egli ha soegiunto subito che nella sua relaione avrebbe dato siffatto obiettivo per scontato. Serafiiii ha affermato in sede preliminare che gli pare occorra anzitutto troIrare tutti i inczzi per chiamare in causa tlireitamcntc gli europei, al di fuori degli schemi e dellc istiluiioni dclla politica nazionale, i cui quadri - massimi, medi c minori - sono meno curopei della base; e poi creare un arbitro democratico delle tlelatiganti sclicrmaglic fra i Governi nazionali, anche se sedicenti europeisti: tale arbitro potrebbe essere un Parlamento Europeo, anche non dotato di poteri reali ma Icgit~irnato nella sua origine dal suffragio popolare diretto. Tuttavia, h a osservato il relatore, ci si potrebbc obiettare la inoppor(< tunità di chiamare in causa come elemento risolutore proprio u n istituto che oggi è in crisi, il Parlamento. Egli ha per altro replicato: 1) l'istituto parlamentare è in crisi, m a il controllo dei grandi poteri concentrati 11011 si ~ L I Òlasciare, sommandolo alla loro gestione, ad un solo uomo (presidente) o a un piccolo esecutivo, anche se eletti direttamente dal popolo: quindi, crisi o non crisi, l'istituto parlamentare dobbiamo farlo sussistere, pena la morte della democrazia, e senimai occorrerà modificarne la struttura, cambiare i l modo di formarlo attraverso le elezioni, modernizzare la struttura dei mediatori fra il potere democratico (la rappresentanza) e la massa dei cittadini, cioè mutare !a faccia dei partiti politici. Quella che comunque non sarà mai accettabile per uno stato di diritto è la rappresentanza corpor.ativa, che ci darebbe la santificazione di una società feudale. anche se con esteriori aspetti avveniristici. 2) I Parlamenti sono scadenti perché sovente sono assemblee legiferanti o di controllo per molti temi su scale sbagliate o superate (i Parlamenti nazionali, per esempio, non sono alleggeriti per la formulazione dellc norme minori e differenziate da adeguate Assemblee regionali, e d'altra parte non sono in grado di controllare u n a materia sopranazionale a portata dei Governi, m a fuori della reale capacità di verifica da parte di assemblee nazionali). 3 ) Un Parlamento Europeo eletto a suffragio diretto acquisterebbe ( o potrebbe acquistare) una sua particolare forza proprio se volesse attribuirsi còmpiti costituenti o di arbitrato sovranazionale, con una coraggiosa e storica iniziativa politica: naturalmente qiuest'ultimo caso implica l'analisi non solo di quel che potrebbe fare il Parlainento Europeo, nia delle forze politiche sociali e culturali che dovrebbero dall'esterno appoggiar!^ per perniettergli tale coraggiosa iniziativa. Fatta quesia premessa Serafini ha osservato che non è che egli voglia scartare, parallelamente, l'approccio funzionale al i-ilancio europeo: non sono infatti d a scartare tutte le vie parziali o possibiliste, quando esse non significhino a priori I'abdicazione della politica e della democrazia. lA'importante è che la continuazione di tale strada aperta da Jean Monnet si valga di una chiara strategia politica e democratica, serva essa stessa non per adagiarsi ciecamente nella spcranza di una integrazione automatica. nia Der creare nuove volontà europee, e preveda la necessità di u n salto qualitativo. Serafini h a ricordato che l'idea di una Assemblea europea (costituente) come risposta politica a d una grande crisi nasce in Europa con Carlo Rosselli nel 1935 e si ripropone nell'immediato dopoguerra. I1 relatore h a poi ricordato la lunga diatriba fra una costituzione dell'Europa attraverso assemblea o attraverso patteggiamenti di Governi, prima e all'inizio degli anni '50: lc incerte7zc di Bevin, il tatticismo di SForza, le coerenti proposte francesi, le battaglie che, dopo incertezze iniziali, condusse decisamente De Gasperi, legando la sorte di istituti europei funzionali a quella di una 11 COMUNI D'EUROPA maggio 1969 assemblea eletta. E' la storia dell'art. 38 novo della delegazione italiana a Strasburgo, anche se sapeva che questa era semplicedella CED e dello sviluppo dell'Assemblea comune della CECA. A questo punto Sera- mente una tappa intermedia; I'AICCE lia d'altra parte appoggiato e appoggia l'inizia. fini ha ricordato come, con la nascita del tiva popolare del MFE di chiedere l'elezionc CCE, fosse posta sempre più in luce la esigenza di un Parlamento europeo bica- anchc unilaterale della delegazione italiana merale, con una Camera eletta a suffragio a Strasburgo a suffragio universale e diretto, ~iniversalec diretto e un Senato degli Stati poiché, dopo tanti anni di stasi, non vede e delle Rcgioni. Caduta la CED, h a ricordato come una iniziativa del genere, destinata a il i-elatore, il popolo europeo è stato toccato smuovere le acque, possa considerarsi oggi in contraddizione coi Trattati di Roma, che direttamente in forma privata, attraverso la geniale iniziati\ra federalista del Congresso prevedono una elezione a suffragio ~iniverdel popolo europeo, che istituì una specie sale e diretto simultanea in tutti e sei i di « primarie » europee: solo che i federa- Paesi del MEC. Occorre valorizzare a tutti listi non ebbero la costanza di insistere i livelli l'idea del Parlamento Europeo, chiedendo il massimo ma frattanto chiedendo il nclla loro iniziativa. Frattanto si ebbe un rilancio dell'Assemblea comune della CECA, ricorso alle urne ovunque ciò può accompapreceduto da un avvenimento politico essen- gnarsi a robuste istanze popolari. Pertanto ziale, gli Stati generali del CCE dell'ottoI'AICCE ha anche accolto con favore l'orienbre 1954 a Venezia. Nella redazione dei Trat- tamenlo di Britain in Europe a porrc nuove tati di Roma è da ascrivere a merito soprat- inziative europee sotto il controllo del suftutto del Minislro dcgli Esteri italiano, Gae- fragio universale, così come l'atteggiamento tano Martino, la introduzione di quei commi della maggioranza del Parlamento Europeo, dcgli articoli sul Parlamento Europeo, che nella sessione di marzo, la quale, dopo una contemplano l'elezione a suffragio universale relazione di Dehousse, ha duramente chiae dire:to del Parlamento stesso. In attua- malo in causa i l Consiglio dei Ministri dellc zioric di auesta parte dei Trattati 1'Assem- Comunità: in tale occasione i yollisti hanno blea parlamentare europea redasse il cosid- compiuto una fuga in avanti, tii cui occorrerà detto prngetto Dehousse che, salvo spora- tener conto per non farsi prendere in giro. diche eccezioni, è rimasto per nove anni In questo quadro lo stesso Serafini ha proprivo dell'attenzione del Consiglio dei Mini- posto al Rureau del CCE a Eindhoven un stri dellc Comunità. Durante questi nove Rasser~~blementdi amministratori locali di anni si sono avuti tentativi del MFE di tutte le regioni d'Europa, in favore di una toccare clirettamentc le popolazioni (Censi- elezione diretta del Parlamento Europeo, che mento volontario del popolo federale euro- oltre tutto rappresenterebbe con maggiore peo) e gli Stati generali di Roma dcll'otto- cquità lutto il territorio comunitario. Infine il tema centrale degli Stati generali di bre 1961: in questi ì: stata lanciata l'idea di un «fronte democi-atico europeo », per il Londra evoca, su pressione esercitata dalquale l'obiettivo dell'elezionc diretta del Par- llAICCE, tutta l'importanza dell'islituto parlamentare nel processo di integrazione eurolamento Europeo era ed è una aspirazione pea: il suo sottotitolo è « dal Consiglio comuessenziale. A Roma si cominciò anche a sottolineare con maggiore evidenza che una nale al Parlamento federale europeo ». Serastruttura curopea dci partiti era un elemento fini ha sottolineato che, chiarita questa essenziale in favore delle elezioni europee assoluia necessità di fare perno intorno ad (oppure, iina volta indette le elezioni euro- iin Parlamento Europeo eletto, varieranno pee, cra un clcmento essenziale per facili- poi i modi in cui ciò sarà fatto valere. Tuttarne un e5ito non frammentario e contrad- tavia in linea generale si dovrà tenere ben ditorio ma ricco di sviluppi sovranazionali). chiaro che l'alternativa alla battaglia per la Su queste premesse si è svolto, nell'autun- valorizzazione del Parlamento Europeo non no 1968, un Congresso parlamentare, all'Aja, può non essere unlEuropa al di là del del Movin-iento Europeo, purtroppo abortivo, sistema, unlEuropa di contestazione del poiché, malgrado gli sforzi del CCE e dellc sistema: anche se alla fine tale Europa si altrc forze vive, il Movimento Europeo, do- rivelerà come non alternativa, in quanto o minato ancora da personaggi come Duncan si cade in nuove formule naziste o la democ r a ~ i adiretta - che senza dubbio deve avere Sandys, non riesce ad assumere la linea nuovo respiro - deve esserc completata ad politica dclineata dagli Stati generali di un certo livcllo (ricordiamoci che siamo nella Roma. A qucsto punto, I-ia soggiunto Serafini, oc- èra delle tecnologie avanzate) con la democrazia delegata e parlamentare. AII'AICCE COI-reesaminare cosa ci troviamo di Fronte per riprendere e portare avanti il dialogo e a tutto il CCE spetta, in questo momento diretto con il popolo europeo e per valoriz- veramcnte drammatico della democrazia europea, che è sull'orlo della balcanizzazione zare e dare un ruolo decisivo al Parlamento Europeo. L'AICCE si è battuta per il rin- e della déhacle, un'opera di organizzazione -- consapevole della base, di pressione, di contcstazionc della uoutinc nazionalistica, di canalizzazione della disponibilità popolare europea verso gli istituti democratici sovranazionali. Martini, nclla sua i-clazione, h a riferito sul seguito dato dal Coinilalo Esecutivo, nella riunione del 1" aprile 1968, alla risoluzione << Programma di azione 1969 ),, approvata dal Consiglio Nazionale nella seduta del 20 dicembre 1968. La relazione - come ha specificato Martini - doveva t~ittaviaessere considerata non solo comc l'acleiiipimento di un obbligo formale (cioè quello di informare il Consiglio Nazionale di quanto fatto su suo preciso mandato) ma anche e soprattutto conic l'occasione per un dibattito più largo sugli obictti\,i del CCE e dell'AICCE, sul rapporto fra questi obiettivi ed i mezzi a disposizione per raggiungerli, ed infine sulla struttura, il lunzionamento c l'organizzazione dell'Esecutivo, della Segreteria e degli Uffici dcll'AICCE. Infatti - I-ia proseguito Martini -. il 1969 sarà un anno importante per il CCE e per l'AICCE, ten~itoconto di una serie di Fatti C di scadenze, tra Ic quali vanno ricordate: la congiuntura europea (fine del periodo transitorio della Con-iunità; Piano Mansholt; dibattito sulla politica regionale al Parlamento Europeo e rilancio di tale politica); le riper.cussioni che certe iniziative del CCE (preparazione politica degli Stati generali di l>ondi-a,Russeinhlemeizt degli eletti regionali e locali a Strasburgo c incontro col Parlanicnto E~iropco a Strasburgo, per testimoniare l'appoggio degli Enti locali alla den-iocratizzazione e al rafforzamento dellc Comunità C quindi all'clezione a suffragio universale e diretto del Parlamento stesso) avranno sulla nostra Sezionc; la situa:,ione ituliaizci (prossime scadenze per l'ordinamento regionale; proposla di legge di iniziativa popolai-c per l'elezione della dclcgazione italiana al Parlamento Europeo; ecc.); nuova Presidenza della nostra Associazione e tempestiva preparazione del rinnovo della legge di finanziamento statale alllAICCE, che scade nel 1970. Di fronte a queste prospettive si impone una attenta e spassionala valutazione dell'azione clell'AICCE. Questa C senza dubbio assai soddisfacente su scala europea, in quanto la presenza del CCE e dcll'AICCE presso le Comunità europee guadagna semprc più spazio e considerazione, sia attra~7crso le Commissioni di studio, sia comc udienza diretta, tramite I'Intergruppo del Parlamento Europeo. Sul piano interno, le adesioni di nuovi Enti alla nostra Associa. zione proseguono, ma ad un ritn-io che va P - la nuova presidenza dell'AICCE (da sinistra): Giancarlo Piombino, Ennio Bonea, Giuseppe Bufardeci, Angelo Curci, Guido Monina COMUNI D'EUROPA incrementato; l'azione capillare di periferia va migliorata con adeguate iniziative, e rafforzato il peso dell'AICCE sulla classe politica italiana: infatti se non mancano le simpatie e l'apprezzamento, più volte dimostratici, di singoli membri - dal Presidente del Parlamento Europeo al Presidente del Consiglio, a parlamentari, a membri del Governo, a dirigenti dei partiti - si dovrà fare di più per avanzare nella considerazione dell'intera classe politica che deve tenere in sempre maggiore considerazione la nostra azione, via via che progredisce l'interpenetrazione tra la nostra società e quella europea. Nel raggiungimento di questi obiettivi - ha continuato Martini - l'Associazione incontra vari ostacoli, alcuni dei quali non facilmente né immediatamente eliminabili. Ad esempio le forze politiche si occupano ancora in maniera marginale delllEuropa per radicata abitudine e perché cresciute in un contesto strettamente nazionale e perché - come si usa dire - l'Europa non fa voti; ne deriva una propensione di dette forze a dare priorità ai problemi di politica interna. Inoltre va francamente sottolineata l'insufficiente collaborazione degli Enti locali adcrenti che riduce le ini~iativee quindi la capacità delllAICCE di consesuire i suoi obiettivi statutari: a tale proposito, Martini ha ricordato che nessuna risposta è pervenwa alla pressante richiesta in\ iata dalla Segreteria, fin dal Congresso di Ancona, ai membri del Coilsiglio Nazionale affinché, su base regionale, studiassero e avanzassero proposte concrete sul metodo migliore per diffondere le nostre idee nelle varie zone d'Italia e per mettere in moto iniziative concrete. Anche per i corsi-quadri (essenziali per formare una classe europea di eletti locali) le difficoltk di realizzo sono in parte attribuibili a scarsa sensibilità di chi li potrebbe promuovere, in altri, come nel caso del Comune di Faenza, alle difficoltà di reperire il denaro necessario. Questi ostacoli sono resi ancora più drammatici dall'inadeguatezza dei mezzi finan- BANCO DISANTO SPIRITO Fondato nel 1605 Sede Sociale: Roma - Via Milano, 53 maggio 1969 ziari a disposizione dell'Associazione come tale e dei suoi strumenti organizzativi (l'organico delllAICCE è del tutto insufficiente numericamente ad un'attività europea c naxionale al tempo stesso). Quanto ai rapporti più stretti con la classe politica - nel Parlamento, nel Governo e nei Partiti -, Martini ha ricordato I'iniziativa presa, nella Repubblica Federale Tedesca, dalllEuropa Union in vista delle prossime elezioni politiche al Bundestag, al fine di appoggiare quci candidati delle lorze politiche democratiche che abbiano già dato concrete e valide prove dclla loro convinzione europcista e federalista. I1 modo in cui tale iniziativa sarà realizzata e i suoi risultati serviranno a dare utili indicazioni anche al di fuori dell'csperienza tedesca sulle possibilità e gli strumenti per far pesare maggiormente l'idea europea sulla politica interna. Dopo le relazioni Serafini e Martini, il Presidente Piombino ha aperto il dibattito. Per nrimo ha parlato il sen. Santero, che ha chiarito il significato e i limiti di una elcziorie unilaterale, esortando a battersi contro il doppio impegno parlamentare, nazionale ed europeo, c a non rinunciare alla elezione simultanea a sci. Curci, Sindaco di Taranto, ha detto di apprczzare la relazione Martini, ma in pari tempo si è domandato come si possa popolarizzare maggiormente in Italia I'AICCE, interessare di più e più direttamente i Consigli comunali, provinciali e regionali: Cilrci ha detto che almeno una volta l'anno nci Consigli degli Enti associati dovrebbe svolgersi una relazionc sull'Europa ed ha a u s p i c a t ~una maggiore frequenza di convegni regionali. ZoPi, Consigliere comunale di Firenze, ha insistito sulla popolarizzazione dclla Giornata d'Europa del 5 maggio. Dotta Rosso, Sindaco di Cuneo, ha descritto la partecipazione del suo Comune all'iniziativa popolnr?, promossa dal MFE, per un disegno di Icgge sull'clezione unilaterale, a suffragio diretto, dei rappresentanti italiani al Parlamento Europeo: ha indicato la scarsa sensibilità europea dei partiti; la scarsa sensibilità europea del ceto borghese rispetto a quella dei ceti pii1 umili; la inscnsibilit5 dei deputati in carica alla problematica e1.11-opea;l'esigenza di un lavoro assai piii concreto della Federazione piemontese dell1ATCCF,; un più vivo interessamento ziII'AICCE dei Segretari comunali: una presa di posizione di fronte ai temi dell'agricoltura comiinitaria; e per finire ha ricordato, a titolo di esempio, il convegno di Cuneo sulla pianificazione del territorio regionale nel quadro europeo. Di Cocco, rappresentante dc! MFE, ha spiegato come l'elezione unilaterale a suffragio diretto di una delegazione nazionale al Parlamento Europeo rappresenti soltanto un'alternativa all'optimunz, che sarebbe ovviamente l'elezione simultanea nei sei Paesi: ma è un'azione fatta per riprendere l'iniziativa. Un Parlamento Europeo che abbia una sua legittimità dovrebbe presiedere al passaggio del MEC dalla Fase transitoria a quella definitiva, controllare il processo di fusione dei Trattati comunitari, dibattere i grandi temi della libertà in Europa: a questo proposito, dopo aver ricordato i fatti cecoslovacchi, ha chiesto che I'AICCE domandi al Consiglio dei Ministri del Consiglio d'Europa l'espulsione COMUNI D'EUROPA maggio 1969 della Grecia. L'oli. Kiz, in rappresentanza degli 84 Comiini adercnti dclla Provincia di Bolzano, ha <letto come si potrebbero incrementare le adesioni all'AICCE costituendo una specie di catcpa delle adesioni. cioè chiedendo a o y i nuovo aderente di farne a sua volta uiìa o più altrc; ha poi sotto. iineato l2 n ~ c ~ l s s i idi h non tralasciare mai, accanto all'azicnc: nazionale e locale, una azione europea diretta, tenendo un contatto stretto ccn le altrc Sezioiii nazionali del CCE. anche a proposito delle iniziative per o del Parlamento l'elezione a s ~ ~ i f r a g idiretto Europeo. Papale, consigliere comunale di Catania, ha analizzato varii aspetti del Parlainento Europeo - coinpetenze, funzionamento, pi-ocedii~icnto per la sua elezione -, C in p ~ r itempo ha richiamato la crudezza dclla crisi degli istituti democratici tradizionali, duramente contestati dalla giovane generazione, il clic crea per noi particolari resnonsabiiith. Metus, consigliere della Kcgioi-ie Friuli-Venezia Giulia, ha sottolineato alcuni aspetti anacronistici della tutela da parte del centro sucli Enti locali, ricordando le iniziative autonome della sua Regione presso il territorio austriaco della Carinzia: ciò premesso e riaflcrn~andola sua adesione alle iniziative popolari dirette ( h a ricordato la sua personale esperienza del Congresso del popolo europeo promosso dal MFE), ha messo a raffronto la crisi dclle istituzioni con quella dei partiti c della intera società; da ultimo Metus ha ricordato che si va creando un nuovo clima pancuropeo, in nome della sicurezza europea, circa il quale il CCE dovrà prendere le sue pcsizioni. La Guasco, consigliere comunale di Fano, ha detto che beilvenute siano le crisi, se ci si . sa inserire coraggiosamente in esse: ha soprattutto esortato a tenere presenti i giovani, a non escluderli dall'eventuale Rasseinhlei m n t in favore del Parlamento Europeo, a vedere insieme a tutti gli assesscri alla pubblica istru7ione le possibilità che in materia si aprono all'AICCE. Vicario, Assessore alla Regione Friuli-Venezia Giulia, ha espresso la opinione che si debba oggi soprattutto curare un effettivo coordinamento delle varie organizzazioni europeiste: occorre poi saper fare un franco e preciso discorso europeo ai partiti, spesso distratti; un particolare interesse dovrà infine rivolgere 1'AICCE alle nuove Re%ioni a Statuto ordinario, affinché esse siano modernamente europee, rispondano a postulati del CCE c possano operare in suo favore. Trozzi, membro del Collegio dei Sindaci dsll'AICCE, si è richiamato, analizzandoli, ad alcuni concetti espressi d a Serafini sui varii momenti della lotta per il Parlamento Europeo e sulla pressione da escrcitare dalla base verso il vertice. Mascherucci, consigliere comunale di Frascati, h a chiesto rina Eornia semplice e lucida degli opuscoli dell'AICCE, visto che essi non debbono andare in mano a tecnici m a a d amministratori !ocali spesso anche di modeste origini culturali. Agli oratori hanno brevemente replicato i due rclatori Serafini e Martini. Tn particolare Serafini h a chiarito come a suo avviso la parte positiva della contestazione giovanile abbia inseguito, in forma appassionata anche se talora ingenua, alcune delle fondamentali istanze federaliste. Egli h a detto che il problema della sicurezza europea deve essere affrontato collegialmente e autonomamente dalla Comunità europea occidentale, ISTITUTO BANCARIO SAN PAOLO DI TORINO non cedendo alle sollecitazioiii neonazionalistiche dell'ovest e dell'est. Si è dichiarato perfettamente d'accordo con Vicario sulla esigenza del coordinamento curopeistico, che è appunto qucllo che ha informato l'idea del fronte dcinocratico europeo » lanciata dagli Stati generali di Roma. Affrontando insieme gli interventi di Curci e di Riz, Serafini ha chiesto poi al Consiglio Nazionale di essere realistico nelle sue richieste alla Segreteria e al Comitato Esecutivo delI'AICCE: noi abbiamo un organico estremamente esiguo e ci si deve dire, molto spesso se dobbiamo scegliere Strasburgo o Canicattì. Infatti vorremmo contemporaneamente fare il massimo di difesa degli Enti locali italiani a livello dclle istituzioni europee e il massinio di proselitismo Pederalista ed europeo a livello dei singoli bnti locali italiani: m a qui nasce un preciso problema l i comn~isurazionetra desideri e mezzi. In ogni modo Serafini si è dichiarato d'accordo sulla mobilitazione, del resto già più volte chiesta, dei Consigli comunali, provinciali e regionali, senipre che siano i primi a dare il buon esempio i consiglieri nazionali delI'AICCE: i quali ultimi potrebbero senz'altro far tesoro delle parole di Riz e iniziare, secondo la richiesta della Segreteria avanzata a suo tempo d a Martini, la catena delle adesioni. Anche l'articolazione dell'Esecutivo dell'AICCE,, proposta a suo tempo dalla Segreteria, si è imbattuta e si imbatte nella scarsa possibilità dei membri dell'Esecutivo, presi da altre occupazioni, di disimpegnare, al momento giusto c con l'impegno sufficiente, i còmpiti a loro affidati. La risoluzione a pag. 14. Fondi p;itrimoniali L. 23,4 miliardi Depositi fiduciari e cartelle fondiarie in circolazione: L. 1.500 miliardi Direzione generale TORINO In Italia 200 filiali Uffici di rappresentanza a Francoforte, Londra, Parigi, Zurigo Banca borsa cambio Credito fondiario ISTITUTO DI CREDITO DI DIRI'T'I'O PUBBLICO FONDATO NEL 1563 Credito agrario Finanziamenti opere pubbliche DA 400 ANNI LA FIDUCIA DEI RISPARMIATORI 14 COMUNI D'EUROPA maggio 1966 - AI tevr7ii1ie della sessione d i Paluzzetto V e n e z i a è stata appvovata, all'unanimità, la segtiei?te: RISOLUZIONE FZNALE I1 Consiglio Nazionale dell'AICCE, riunito a Roina i1 22 aprile 1969 sotto la presidenza del Presidente Piombino, dopo ampio dibattito APPROVA le relazioni, politica del Segretario generale Serafini e politico-organizzativa del Segretario generaln. aggiunto Martini, p - La riforma universitaria tra dimensione nazionale e dimensione europea i~oniin~iuzione(la pug. 9) GII,SEPPI:R~RTI.I.À, Un f~ttziro per 1'Uiiiver.sitil ituliaiicc, Bari, Ed. L.aterza, 1961. DECIDE, anche in armonia con l'Assemblea dei Delegati del CCE di Trieste (otto- M,!s BLLOFI!,I,'Ei~rol~ue gli Eirropei, Milano, Ediz. di Comuilit5, 1960. bre 1968), che attualmente l'attività dell'AICCE sia soprattutto rivolta ai problemi della Burz~,ri-Tn.z\~i<so, Il /'ossile deiliilrito partecipazione diretta dei cittadini alla costruzione dell'unità democratica europea, in par- AI)R~.!NO 1,'Uriii:eu.sitii iiulicoiu, Milano, I1 Saggiatore ed., ticolare attraverso la lotia per l'elezione a suffragio universale e diretto dei membri del 1969. Parlamento E~iropeo,secondo quanto previsto anche dai Trattati di Roma; PIEK.ANGLLO C..ATAL.~NO, Peì- l'aggiornu/ìiei~to delle in questo quadro: Universitu ituliane, Milano, Centro Siudi Sociali, 1966. 1) ACCOGLIE CON SODDISFAZIONE la decisione adottata dal « Bureau » del ConRapyo~.to .~ii~!'U17ii~er.siti ilri. siglio dei Comuni d'Europa a Eindhoven (gennaio 1969) di indire per il prossimo mese di ARTLIKI COI.OMBO, liuna, Milano, Ediz. di Comunità, 1962. luglio ( " ) a Strasburgo, contestualmente alla sessione del Parlamento Europeo, un rasGus.r?vo COI.ONNE.TTI. Si può sulvare I'Universitù semblement » di amministraiori locali, rappresentanti tutte le Regioni della Comunità, in italiana?, Milano, Ediz. di Comunità, 1961. favore della elezione diretta dei parlamentari europei; PEIILIPH. COOMBS,F o r ~ ~ ~ u z i oen esvil~lppo- Lu criri dell'educuziorie nel inondo, Roma, « For2 ) APPROVA l'azione già intrapresa, d'accordo con la Segreteria e con l'incoraggiamazione e lavoro », riv. bimestrale dell'ENAIP. mento del Comitato Esecutivo delllAICCE, da diversi Comuni e da diverse Province itagennaio-febbraio 1968. liani, al fine di rendere possibile la presentazione di una legge di iniziativa popolare per CARI.J. FRTEIIRTC~I ed Altr-i, Politische Dimensionetz l'elezione unilaterale italiana dei rappresentanti a noi spettanti in seno al Parlamento der euroLvaei.sclien (;emeinscliaftsbild11i1g,Koln Europeo: DECIDE di portare avanti l'iniziativa, allargando l'accertamento del consenso u n d Opladeii. Wcstdeutscher Verlag, 1968. popolare e rendendo più consistente la pressione politica, a meno che l'ottenuto accordo Fii1~1c1FROIO, Tlnii,ersitu e classe politica, Milano, Ediz. di ComunitLi. 1968. fra i Sei Paesi per elezioni simultanee a suffragio diretto non renda per avventura supeU~IBERT GORI, O L'Università e la Conlunità Eurorata questa alternativa; pea, Pubblicazioni della Società Italiana pei' 3) rilevato che, dopo l'Assemblea dei Delegati di Trieste, si sono avuti ulteriori I'Orgariizzazioiie Internazionale, STOI, Roiila; importanti segni di impegno politico europeo da parte inglese in particolare per quanto Padova, CEDAM, 1964. attiene a una Assemblea sovranazionale da eleggere a suffragio universale e diretto, CI.AIIKKERR, A che seribe I'Uiiiver~iti?, Roma, A. Armando ed., 1969. RITIENE NECESSARIO, in vista degli Stati generali di Londra, di appoggiare questa NTI, in prirria liilecl, tendenza - nella prospettiva di un finale superamento dell'assurda alternativa Francia o CARLOL. R ~ G G I I T . ~ Lillil'er~itù Firenze, Vallecchi ed., 1968. Graii Bretagna e della loro comprensenza nella Federazione europea GIOVANNI RI~SSO,Universitu uii~io zero, Roma, I1 Consiglio Nazionale in ogni caso AFFERiMA la necessità che già a partire dal A. Armando ed., 1966. siano moltiplicate le iniziative popolari, ani- AI.BEKTOS E N S I N ILa prossimo 5 maggio, Giornata d'Europa , riforitia ziiiiversitaria, Fi reilze, Sansoni cd., 1966. mando anche a questo scopo i Comitati provinciali per l'Europa promossi dal Consiglio e inobilitii ileile che \ N T O N I O TATTI,Coll~bor~czio~ie italiano dei Movimento Europeo (CIME), nello spirito del Fronte democratico europeo Li17ii~er.sitù cl'E~!,-opai n tra.<fornza;ione, rapvuole un coordinamento e quindi una decisa azione unitaria di tutte le forze democratiche porlo per il I1 Congresso uni\-crsitario euro. e federaliste -, iniziative intese a sollecitare la partecipazione diretta dei cittadini alla peo, Roma, aprile 1969. impresa federalista; in pari tempo AFFERMA l'esigenza di portare con regolarità i temi, AI.PREI)O VINCIGUERR\, Edrlca:iotle e ro.stlinre, via via prospettati dal CCE e interessanti la vita e il destino così delle comunità locali Ronia, Roiiiagralik, 1967. - -. - - come dell'Eiiropa, al dibattito dei Consigli comunali, provinciali e regionali. I1 Consiglio Nazionale dell'AICCE, infine, vivamente preoccupato della situazione politica del Mediterraneo, lago circondato da Paesi in larga prevalenza totalitari, convinto che il progresso della libertà concorra al processo di unità democratica dell'Europa, AFFERiMA la necessità e l'urgenza dell'espulsione della Grecia dal Consiglio d'Europa, APPROVA PIENAMENTE il coerente e ~igidoatteggiamento dell'Esecutivo delllAICCE nella vicenda che - per il prevalere momentaneo della « routine » diplomatica - ha messo il Comitato permanente della Conferenza europea dei Poteri locali ( e i membri del CCE che ne fanno parte ) di fronte al problema assurdo della designazione di un rappresentante della Grecia dei colonnelli, da scegliere in una lista che aveva il gradimento di detto regime, COMUNI D'EUROPA l Organo dell'A.1.C.C.E. I Anno X V I I - n. 5 - inagpio 1969 I I Direttore resp.: UMBERTO SERAFIN1 Redattore capo: EDMONDO PAOLINI DIREZIONE, REDAZIONE E ARIMI684,556 NISTRAZIONE 687.320 Piazza di Trevi, 86 - Roma - tel. Indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma I APPROVA INCONDIZIONATAMENTE l'affermazione dell'Esecutivo delllAICCE che mai un rappresentante della Sezione italiana del CCE siederà accanto a un rappresentante di un regime greco totalitario. Erano pr-esenti al Consiglio Nazionale: SOCI TI7'OLARl: D I N J ~ N AS.SPCSOI' Y, allu Regione Valle d'Aosta; FROSL\.ASSKSSOI-e alla Regione TreiitinoAlto Adige; Vic.4n~o. Asscssorc alla Resione Friuli-Venezia Giulia; CAI.SOI.AKO, Assesso~e alla Pro\.iiicia di Torino; C1n1l.i.0, Presidente della Provincia di Napoli; L)E Vicciii. Assessore alla Provincia di Alessandria: GAI.I.VS.Assessore alla Provincia di Gagliari; AnrA~o. Consigliei-c comuiiale di Lodi; ASSON.A5sessore al Comune di Bi-essanone: Bo.4zzs~i.1,Sindaco di Frascati; C A T ~ A NSiiidaco E~, di Sireia; Cn1is~1.1,Assessol.e al Coniune di Vitrrbo; CUKCI, Sindaco di Taranto; DE BIASI,Assessore al Comune di Veiieria; D o r r ~Rosso, Sindaco di Cuneo; FOSCHI,Sindaco Consigliei-e coniunale di Aiicona; PAPALE, di Recaiiiiti: Mzsriii:ui~ccr. Consigliere cornunale di Fraicati; MONINA, Coiisiglierc comunale di Catania; Prrli~i.1, Consigliere comuiiale di Milano: PIOMBINO, Consigliere coniunale di Gcnova; R~cciir.~urr, Vice-Sindaco di Lucca; Riciiirnr. Sindaco di Balocco Vercellese; TARTAKA. Sindaco di Casalr Monfrrrato; Tuisoniu Lri,zzr, Sindaco di Bai-i; V . \ C C ~ KSiiidaco I, di Pavia; VEWZA, Assessore al Comune di Trieste; Zoi.~, Coiisigliei-e conilmale di Firciize. Abbonamento annuo L. 1.500 - Abbonamento annuo estero L. 2.000 - Abbonaniento anniio per Enti L. 5.000 - Una copia L. 200 (arretrata L. 300) - Abbonamento sostenitore L. 100.000 - Abbonamento benemerito L. 300.000. I ilersalnenti debbono essere effettuati sul c/c postale n. 1133749 infestato LI: SOCI INDIVIBUALI E / > ESPERi'I: BI:HN-\SSOI.\, espel.l<i dei problemi europei; B R ~ ~ G N Piresidente ER, delI'IESRI di Lucano: B~~hni)iici, Vice-rcspoii5abile Sczioiir Enti locnli del PSI; CAKIA, Assessore comunale di Napoli: CUIOLO.Consiglici-e comunale di Roiiia; DESI.FI,ANIS, espei-to di problemi ecoiiomici europei; F A C C H I ~ NConsiO, Segretario generale della CISPEL; Gu.~sco. Consigliere comunale gliere provinciale di Benevcnio; GIACCIIETTO, . gciier;ilc aggiuiilo dell'AICCE; METCS,Consigliere regionale del Fr-iuli-Venezia Giulia; di Fano; M A R T I \ ISegictario P~zziii.ri, Coiisigliei-c coniiinalc <li Assisi: SEK.IFINI, Segretario generale dell'AICCE; T R O ~ L IVice-responsabile . Sedep~ilato,Coiisigliere comunale di zione Enti locnli del PSI; VI%\, Coiisigliere proviiiciale di Torino; Z.\LIBERI.I:.ITI. Ca7zago Rrabbia. periodico n7ensile Piazza di Trevi, 86 - Ronra » (specificando In causale del sersamento), oppure a mezzo assegno circolare non trasferibile - intrsiato a « Comuni d'Euro~aD. « Comuni d'Europa, Pi\RLAMENTARI: on. Riz, sen. S A N . ~ E Ron. O, SCRICCIOI.~. RAPPRESENTANTI di altre Orgaiii/zazioni iacenii parte di diritto degli organi drll'AICCE: MFE: Br:it\-s-r~.r~r DI Cocco, rappresentanti della Conimihsione italiana. Aut. del Trib. di Roma n. 4696 dell'll-6-1955 IINCEM: P I A ~ L O NSegretario I, generale. CIME: l BARXABE Vice-Presidente. I, t " ) Gli a\.veiiinienti al \ci-iicc della Francia Iiaiino fi.aliaiito iiidoiio il CCE a un rinvio della niaiiirestazii~iie [N.d.R.]. I TIPOGRAFICA CASTACDI - R O M A .l969 I relax di lusso nel sole e sul mare di Sicilia Nella pace ovattata d i mistero del SAN DOMENICO PALACE DI TAORMINA il pM celebre convento-a(dergo del mondo, e nel cornjort regale d i VILLA IGIEA DI PALERMO in una atrwosfera splendida e arirtocratica, la SOCIETA' GRANDI ALBERGHI SICILIANI Viattende con nn'organiqqaqione d i altu classt per offrirvi nnu vacanqa d i sogno. S A N D O M E N I C O PALACE - T A O R M I N A G R A N D H O T E L VILLA I G I E A - P A L E R M O G R A N D H O T E L E D E L L E PALME - P A L E R M O G R A N D H O T E L EXCELSIOR - CATANIA I Grandi Alberghi S. G.A.S. sono l'ambiente ideak per dare prestigio e szggestiva trunqnillità a convegni, congressi e rizlnioni. Per informazioni: S.G.A.S. Società- Grandi Alberghi Siciliani Palermo Via Mariano Stabile 119 tel. 218.806 215.570 - .i . - - - Arredare un ufficio non è semplicemente scegliere una scrivania, un armadio, degli schedari, qualche sedia. E' soprattutto armonizzare strutture e spazio, funzionalità e stile, decoro e praticità. E' saper creare una condizione conforte- vole e moderna, adatta a soddisfare le esigenze delle persone che lavorano. Non un anonimo luogo di lavoro, ma un ambiente: questo suggerisce Olivetti con i suoi arredamenti metallici per ufficio. tt L S serie "QUADRUM" m0d.Q 1520 serie "ARCO" mod. TS 720 +TCM @ serie "SPAZIO" mod.St 1901 serie "E" m0d.E 1501 + Epc