MENSILE DEL SINDACATO PENSIONATI ITALIANI
SPI-CGIL DELL’EMILIA-ROMAGNA
Autorizzazione del tribunale n.4897 del 5 marzo 1981 - Spedizione in abbonamento postale 45%
Le nostre proposte
per uscire dalla crisi
Fotocronaca
In 200mila a Bologna
per lo sciopero Cgil
Welfare
Bilancio sociale:
uno strumento chiave
Antirazzismo
Stesso sangue,
stessi diritti
Memoria
Vivere l’altrove:
storie di migranti
Spiccioli
di
Natale
n.12
dicembre 2008
Argentovivo dicembre 2008
Editoriale
1
In breve
Argentovivo dicembre 2008
Lo Spi in Spagna:
dialogo e
abbraccio
con i pensionati
del Pais Valenciano
2
Lo Spi dell’Emilia Romagna ha partecipato con
una delegazione al congresso della Federacion
de Pensionistas Jubilados
y Minusvalidos de CC.OO
del Pais Valenciano, tenuto
a Valencia il 12 novembre
scorso. L’accoglienza da
parte dei compagni delle
CC.OO. è stata calorosa e
simpatica: Antonio Garcia,
responsabile organizzativo,
ci aspettava all’aeroporto
con una copia della nostra
rivista Argentovivo, un
gesto carino ed efficace, lo
abbiamo riconosciuto subito, ed abbiamo scherzato su
quanto la nostra rivista fosse utile… anche in Spagna.
Anche i compagni del Sindacato Pensionati Valenciano devono affrontare i
problemi che riguardano la
necessità di costruire una
rete di protezione sociale
che possa coniugare la speranza di vita con la qualità
della vita. Il loro impegno
è quello di lavorare con la
Confederazione per politiche sociali più avanzate,
per la conquista di diritti
sociali per le persone. Mina
Cilloni, a nome della Segreteria dello Spi dell’EmiliaRomagna, è intervenuta
portando il saluto dei pensionati della nostra regione
ed auspicando un’azione
comune in ambito europeo
per costruire l’Europa sociale contro l’Europa dei
mercati.
Valconca,
al via il trasporto
pubblico
a chiamata
È stato presentato a San
Clemente il progetto di trasporto pubblico a chiamata
per la Valconca. All’incontro
hanno partecipato l’assessore alla Mobilità Alberto Rossin, i funzionari dell’Agenzia
della Mobilità e i Comuni
riminesi di Morciano, San
Clemente, San Giovanni
in Marignano e Monte Colombo. Il progetto nasce
dalla collaborazione con i
sindacati dei pensionati, che
hanno posto l’esigenza di potenziare il trasporto pubblico istituendo un servizio più
flessibile di quello esistente.
La prima fase del progetto
ha previsto lo svolgimento di
una indagine per raccogliere attraverso un questionario le richieste dei cittadini,
gli anziani in particolare.
Sulla base dei dati emersi si
è predisposta una ipotesi di
sperimentazione di un ser-
Un momento del congresso di Valencia
vizio a chiamata che si va ad
integrare con l’attuale rete
del trasporto pubblico.
Il servizio consiste nel
prenotare il mezzo attraverso call center stabilendo
l’orario e la fermata in cui
passerà l’autobus. Durante
l’inverno saranno attivi due
mezzi che garantiranno
una frequenza di passaggi
alta per tutta la giornata.
Nell’estate il servizio sarà
attivo durante la mattina.
Il costo del servizio sarà
in gran parte finanziato
da uno specifico contributo della Regione, previsto
all’interno dell’Intesa tra
Regione e Provincia. I sindacati Spi Cgil, Fnp Cisl e
Uilp Uil collaboreranno a
diffondere l’iniziativa e ad
assistere nel trasporto gli
utenti più deboli. L’avvio
della sperimentazione è
previsto da gennaio. In
questa fase si lavorerà per
perfezionare la proposta e
raccogliere suggerimenti
provenienti dai Comuni e
dagli utenti interessati.
“Non perdiamo
la memoria”:
assegnato
il premio Liberetà
Liberetà, il mensile dello SpiCgil, ha indetto un concorso
che premia ogni anno la
migliore autobiografia per
una “vita di lavoro e d’impegno sociale”. Questi scritti si
trasformano in libri che la Casa
editrice Liberetà pubblica nelle
collane dedicate al tema della
memoria.
Tutti raccontano storie vere,
che sono le vite in cui ciascuno
può identificarsi. È la grande
storia raccontata dai “piccoli
protagonisti”. Per il 2008 è stato premiato “Diario di un’occupazione” di Cecilia Tratti, storia
di una fabbrica di abbigliamento di Elmas in provincia di
Cagliari e delle ottantuno giovanissime operaie che insieme
all’autrice la occuparono nel
dicembre 1968, vivendo per 12
giorni fianco a fianco dentro la
fabbrica strappata al controllo
del padroncino locale.
La giuria ha assegnato il
premio rilevando come un momento di lotta collettiva abbia
rappresentato una svolta nella
vita della protagonista e delle
sue compagne, l’acquisizione di
una coscienza sindacale, di un
impegno quotidiano, di una solidarietà che hanno rappresentato un momento significativo
nel processo di emancipazione
della donna.
Tra i finalisti segnalati nell’undicesima edizione, anche due
bolognesi: Gino Borghi con il
racconto
“I ricordi della mia vita…
dal 1923 ad oggi”, e Gabriella
Zocca per l’autobiografia “Dipanando un lungo filo”.
In breve
Ferrara:
così abbiamo
discusso sulla
violenza
alle donne
L’incontro del Coordinamento donne dello Spi a Ferrara
persone “amiche”, poi ci sono
l’umiliazione, la sopraffazione, il maltrattamento psicologico, fisico fino all’assassinio.
La violenza sulle donne è un
mostro che si aggira intorno
al nostro pianeta, che aggredisce donne e bambine,
attraverso le piaghe del lavoro
minorile, delle bambine-soldato, della prostituzione, della
pedofilia, dello stupro, della
lapidazione, dell’emarginazione, fino alla segregazione,
presso certe culture, delle
donne rimaste vedove.
Si è anche parlato di una
forma di violenza che, spesso,
Buon 2009, nonostante tutto
Più
Lavoro
Più Salario
Più Pensioni
Più Diritti Più
Lavoro Più Salario
Più Pensioni Più diritti
A
U
G
U
R
I
Il 2008 sta per finire e l’anno che verrà si presenta carico d’incognite.
Un futuro quanto mai incerto per tanti lavoratori, pensionati, giovani ,precari, studenti.
Un governo che non vuole e non sa dare le risposte che servono per affrontare una gravissima crisi
La CGIL, ha avanzato proposte anticrisi e un progetto per il futuro.
Il 12 dicembre un milione e mezzo di lavoratori, pensionati, giovani e precari in 108 piazze
d’Italia hanno chiesto più lavoro più salario più pensioni più diritti.
Il governo ascolti e rispetti quelle piazze dove la gente, le famiglie chiedono certezze.
AUGURI PER UN 2009 DI SPERANZA E SERENITA’
non trova spazio nella cronaca quotidiana. Frasi volgari,
intimidazioni, minacce,
ricatti sessuali: violenze nei
luoghi di lavoro che il più
delle volte rimangono impuniti perché, magari, rivolti a
donne che vivono una particolare condizione di bisogno.
Ci vorrebbero più sensibilizzazione, più coinvolgimento
e una cultura diversa. Ogni
giorno, in Italia, 3.150 donne
(cioè 131 donne, ad ogni ora
del giorno e della notte) subiscono violenza che spesso,
per pudore, non viene denunciata. Questi numeri mettono
in evidenza un problema
urgentissimo che necessita di
una politica specifica e generale. Il Governo in carica e le
Amministrazioni hanno una
grossa responsabilità, “devono urgentemente” costruire
processi educativi su ogni forma di prevaricazione subita
dalle donne, proteggendo le
vittime con la promozione del
pieno riconoscimento della
parità dei diritti. In quella
giornata, dedicata a un tema
angoscioso, per non restare
soffocate da questa quotidianità avevamo preparato
un assaggio di torte “fatte in
casa”, che è stato condito da
un chiacchiericcio che ha, in
un certo senso, esorcizzato
la violenza. (Valentina Vecchiattini – Spi Ferrara)
Argentovivo dicembre 2008
Venticinque novembre,
Giornata mondiale contro
le violenze sulle donne, a
ricordo delle sorelle Mirabal,
dominicane, che furono uccise
dalla polizia del dittatore
generale Trujillo proprio il
25 novembre, ma del 1960.
Il Coordinamento Donne di
Ferrara ha voluto ricordare
questa giornata con un incontro, che si è svolto nella locale
Camera del Lavoro, articolato
in più punti: la visione di un
video, “confezionato” dallo
stesso Coordinamento di
Ferrara; una ricerca di fotografie, immagini e vignette
sulle diverse forme di violenze
sulle donne. Sono tanti i modi
di compiere brutalità su una
donna: la violenza domestica
è compiuta il più delle volte da
3
Sommario
2| In breve
• Lo Spi in Spagna: dialogo e
abbraccio con i pensionati
del Pais Valenciano
• Valconca, al via il trasporto
pubblico a chiamata
• “Non perdiamo la memoria”:
assegnato il premio Liberetà
3| In breve
•Ferrara: così abbiamo
discusso sulla violenza alle
donne
• Auguri
5| Editoriale
•Siamo scesi in piazza per
indicare un’alternativa
Maurizio Fabbri
Argentovivo dicembre 2008
7| In primo piano
•Sciopero generale Cgil: “Il
governo ora ci ascolti”
Mayda Guerzoni
10| Economia e diritti
16| Dal mondo
24| Territori e leghe
17| Dal mondo
26| Territori e Leghe
18| Anniversari
27| Territori e Leghe
•Saharawi, una scuola
in memoria di Sauro
Ada Asirelli
•Diritti umani, la strada è
ancora lunga
Mina Cilloni
•La terza età dello Spi
Mirna Marchini
19| Geografie urbane
•La città degli orti: un
modello per il futuro
Oscar Marchisio
20| Società
•A tu per tu col venditore:
occhio al contratto
a cura della redazione
•Parma, in tempo di crisi
difendiamo i più deboli
Patrizia Maestri
•Modena, un appello per il
Kurdistan
Aldina Varroni
•Santa Sofia, la memoria per
costruire il futuro
Ada Paganelli
29| Territori e Leghe
•Rimini, nasce il Forum per
la sicurezza stradale
Gianna Bisagni
30| I temi della
memoria
•Vivere l’altrove
Mina Cilloni
Direttore responsabile:
Mirna Marchini
Vice direttore:
Mauro Sarti
•Contrattazione territoriale:
un impegno che continua
Roberto Battaglia
21| Dimensione Cgil
•Stesso sangue, stessi diritti
Cristina Liverani
In redazione:
Roberto Melli, Luca Baldazzi,
Anna Maria Selini, Paola Guidetti,
Valentina Vecchiattini, Franco
Digiangirolamo.
12| Welfare e servizi
23| Auser
Direzione e redazione
Via Marconi, 69 - 40122 Bologna
tel. 051294799 - fax 051251347
29
16
5 19 30
12
•Qualità della vita: il Piano fa
passi avanti
Rita Turati
•Il Bilancio sociale racconta
le politiche per la terza età
Giuseppina Felice
Siamo scesi
in piazza
per indicare
un’alternativa
•Volontari a confronto sulla
partecipazione
Angelo Morselli
Saharawi,
una scuola
in memoria di Sauro
Rimini, nasce
il Forum per la
sicurezza stradale
Vivere l’altrove
Qualità della
vita: il Piano
fa passi
avanti
4
Argentovivo n. 12 - dicembre 2008
Chiuso in tipografia
il17/12/2008
la tiratura complessiva
è di 8.000 copie
La città degli orti:
un modello
per il futuro
Amministrazione
Via Marconi, 69 - 40122 Bologna
Abbonamento annuo 22 euro
Costo copia 3 euro
Costo copia arretrata 5 euro
Realizzazione a cura di Agenda
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Stampa
a cura di FUTURA PRESS
Proprietà
EDITRICE DELLA
SICUREZZA SOCIALE srl
Associato
UNIONE STAMPA
PERIODICI ITALIANI
Editoriale
Siamo scesi in piazza
per indicare un’alternativa
Maurizio Fabbri
Segretario generale Spi-Cgil
Emilia-Romagna
Argentovivo dicembre 2008
È
ormai evidente l’incapacità del Governo nel gestire il paese, soprattutto in
un momento come questo, con
una crisi prevista e affrontata
in maniera del tutto inadeguata. Oggi il nostro è un paese
più che mai allo sbando e non
possiamo stare fermi a guardare, perchè da come gestiremo e
supereremo le difficoltà attuali dipenderà il nostro futuro.
È per questo che lo sciopero
generale indetto dalla Cgil era
necessario. A maggior ragione,
proprio in questo momento.
Il governo Berlusconi ha giocato tutto sul piano dell’immagine, ottenendo consenso anche
grazie al controllo dei media,
ma commettendo errori strategici: non è stato capace di
prevedere la vera portata della crisi e le sue conseguenze.
Basta guardare al Dpef e alla
Finanziaria per rendersene
conto: entrambi sono più adatti a una fase di tenuta e di
espansione piuttosto che a una
di recessione.
Fino ad ottobre il Presidente
del Consiglio ci ha detto - ed
era convinto - che la crisi produttiva non ci avrebbe riguar-
dato, che il “sistema paese”,
soprattutto il settore bancario,
avrebbe tenuto. Invece, dei
paesi del “mondo occidentale”,
ancora prima degli Stati Uniti,
siamo stati i primi ad entrare
in recessione, con la più pesante congiuntura economica:
già da quest’anno avremo il Pil
negativo, un vero record; inoltre il crollo della produzione
sta determinando un aumento
della cassa integrazione e della disoccupazione. E, cosa ancora più grave, questo enorme
scarto tra le promesse e la realtà, non è stato ancora messo
in evidenza da nessuno con la
necessaria radicalità.
È per questa ragione che per
ottenere ancora consenso il
Governo deve presentarsi al
Paese con un profilo decisionista e autoritario. Per questo
persiste nel tentativo costante
di delegittimare l’opposizione
e soprattutto di sottomettere
i corpi intermedi e chi, come
noi, non ci sta viene isolato. Temo però che sarà sulla
giustizia che verrà sferrato
l’attacco più pericoloso. Non
si spiegherebbe, altrimenti,
come personaggi come Licio
Gelli siano potuti tornare in
auge, indicando addirittura
l’agenda politica.
Per queste ragioni lo sciopero
generale per la Cgil si è presentato come una scelta obbligata,
per indicare un’alternativa di
politica economica ai lavoratori e al Paese, ma anche per
denunciare il profilo autoritario del Governo. In un quadro
in cui tutti i paesi realizzano
manovre straordinarie, con al
centro il tema della difesa e
della valorizzazione del lavoro,
noi siamo gli unici a destinarvi
provvedimenti
inconsisten-
5
Argentovivo dicembre 2008
Editoriale
6
ti. Mentre Obama sostiene la
produzione industriale con
investimenti enormi, dichiara
di aumentare le tasse ai ricchi
per diminuirle ai ceti medi e
ai lavoratori poveri; Brown
in Gran Bretagna fa le stesse
scelte; la Germania introduce
la settimana corta lavorativa
per le imprese in difficoltà – a
parità di salario – sostenendo
i costi delle aziende con risorse pubbliche, noi non solo decidiamo di non tassare di più
i ricchi, ma aboliamo anche
l’unica patrimoniale (Ici) che
avevamo, andando cioè nella
direzione opposta.
Mentre negli altri paesi le manovre sono di grandi dimensioni, perchè si è capito che la
crisi sarà la più lunga e pesante degli ultimi 70 anni e che
quindi richiede scelte strate-
giche di medio-lungo periodo,
noi consegniamo all’Unione
Europea una Finanziaria con
un vincolo triennale strettissimo e nessuna libertà di movimento. E gli unici provvedimenti che adottiamo sono una
tantum, come la social card e
il bonus per le famiglie, con
condizioni che permetteranno a pochissimi di usufruirne
e interventi minimi sugli ammortizzatori (alcuni miliardi
tra imprese e lavoratori!).
Insomma, niente in confronto
alla portata della crisi.
È l’irresponsabilità con cui si
sta affrontando questa crisi che
ci allarma, perchè è da come
la si supererà che dipenderà
il nostro futuro. Continuando
così i poveri ne usciranno ancora più poveri, ma sarà tutto
il paese a “non farcela” e a pa-
garne le conseguenze. È perciò
evidente perchè la Cgil è scesa
in piazza: siamo stati gli unici
a presentare una piattaforma
e un progetto significativo alternativo, apprezzato anche da
chi non ha condiviso la scelta
dello sciopero. La critica a noi,
infatti, è stata prevalentemente sul metodo (quando indirlo)
non sui contenuti, che anzi
hanno registrato una fortissima adesione.
Le nostre cinque proposte
sono chiarissime ed è utile ricordarle:
1)il sostegno all’occupazione
con investimenti significativi con l’estensione degli ammortizzatori a tutto il lavoro,
anche quello precario;
2)il sostegno al reddito di lavoratori e pensionati con
l’aumento delle detrazioni
e la detassazione della tredicesima, la restituzione
del fiscal drag e l’estensione
della quattordicesima alle
pensioni fino a 1330 euro
mensili netti;
3)il rilancio, immediato, degli
investimenti cantierabili;
4)la modifica del welfare, non
adeguato a questa crisi, con
l’applicazione delle deleghe
previste dal patto del luglio
scorso;
5)la sospensione della legge
Bossi–Fini, prima di tutto
come una questione di civiltà e, poi, per una questione
economica.
La risposta del 12 dicembre
nelle piazze e nei posti di la-
voro è stata molto positiva.
Ora dobbiamo lavorare per allargare il sistema di alleanze
a sostegno della nostra piattaforma, a partire dal recupero
di un rapporto più stretto con
l’opposizione parlamentare e
non, con tutte le forze presenti nella società a partire dal
movimento degli studenti.
Con le Regioni ed i Comuni
diventa indispensabile fare
“fronte comune” esercitando
la contrattazione sociale, al
fine di ottenere accordi coerenti con la nostra impostazione. Questo è ciò che è avvenuto con l’intesa sottoscritta
unitariamente con la Regione
Emilia-Romagna, che prevede
investimenti consistenti nei
settori del welfare finalizzati
a migliorare il sistema delle
protezioni sociali, e dotando il
fondo per la non autosufficienza di 400 milioni annui per il
2009 e 2010. Uno stanziamento
di risorse quello dell’EmiliaRomagna – 400 milioni – pari
alle risorse che il Governo ha
stanziato per tutto il Paese e
per il solo 2009!
Con Cisl e Uil dobbiamo riaprire il dialogo partendo dai
bisogni del paese, consapevoli
che molti contenuti della nostra piattaforma sono stati elaborati unitariamente. Ora più
che mai è necessario restare
in campo per vincere questa
battaglia. Perché, lo ribadisco,
il modo in cui usciremo da questa crisi definirà il profilo sociale futuro del nostro paese.
In primo piano
Mayda Guerzoni
S
traordinaria riuscita
in Emilia-Romagna
della mobilitazione
promossa il 12 dicembre dalla Cgil: 200.000 persone
hanno gremito i tre cortei della manifestazione regionale
svolta a Bologna, malgrado
la pioggia incessante. Piazza
Maggiore - un tappeto coloratissimo di ombrelli e bandiere
- non è bastata ad accogliere
tutti i partecipanti (arrivati
con più di 600 pullman, due
treni speciali da Piacenza e
Reggio Emilia, senza contare
i mezzi privati) e il maltempo
ha costretto gli organizzatori a stringere i tempi previsti
per gli interventi dal palco.
Hanno parlato alcuni delegati dell’edilizia e del pubblico
impiego, una lavoratrice immigrata metalmeccanica e la
rappresentante del coordinamento genitori-insegnanti di
Bologna; prima di passare la
parola al leader nazionale Cgil
Guglielmo Epifani, dal palco si
è chiesto un minuto di silenzio
per le vittime del lavoro, mentre si alzavano dalla piazza le
bandiere abbrunate. Tra un
intervento e l’altro sono stati
annunciati i dati dello sciopero, che ha registrato una alta
adesione in tutta la regione,
con punte analoghe a quelle di
precedenti astensioni dal lavoro promosse in maniera unitaria e non dalla sola Cgil.
Alla testa dei tre cortei (partiti da Porta San Felice, piazza
Carducci, piazza XX Settembre) la stessa parola d’ordine
“più lavoro, più salario, più
pensioni, più diritti” e nelle
strade della città, bloccata per
tutta la mattina, si è avvertito
un clima combattivo, allegro e
incline all’ironia, simboleggiata in particolare dai tre pupazzi giganti di cartapesta raffiguranti Berlusconi, Brunetta e
la ministra Gelmini.
“La durezza della crisi – ha detto
tra l’altro Epifani, visibilmente
soddisfatto per la riuscita della
manifestazione - costringerà il
governo a fare sul serio, perché
il peggio deve ancora venire. E
di fronte alla grande mobilitazione della Cgil, in tutta Italia, il
governo dovrà tener conto delle
nostre proposte, che sono serie
e utili al mondo del lavoro e al
Paese. Abbiamo avuto ragione
con la scuola, abbiamo ragione
anche oggi.”
Argentovivo dicembre 2008
Sciopero generale Cgil:
“Il governo ora ci ascolti”
7
In primo piano
A Bologna in 200mila per chiedere
Argentovivo dicembre 2008
Manovra inadeguata
per i pensionati:
la voce dello Spi-Cgil
8
Ecco una sintesi dell’intervento di
Raffaella Finessi, della Lega Spi-Cgil
di Tresigallo (Fe), non pronunciato sul
palco di piazza Maggiore a causa dei
tempi stretti dovuti al maltempo.
La manovra del governo è inadeguata ad affrontare la crisi del Paese. Mancano interventi specifici a
sostegno dei redditi da lavoro e da
pensione e la situazione rischia di
diventare sempre più drammatica.
L’emergenza salariale ed il reddito
da fame di tanti anziani e pensionati
non è nell’agenda, né nelle priorità
di questo governo che ignora i bisogni di 15 milioni di poveri (di cui moltissimi pensionati con un reddito tra
500 e 600 euro).
Come sindacato dei pensionati riteniamo totalmente insufficienti i
provvedimenti emanati dal governo.
Servono interventi eccezionali perché
eccezionale è la crisi, occorrono interventi significativi per sostenere i redditi da pensione e da lavoro, e una
riduzione delle tasse. I tagli alla spesa pubblica, in particolare a sanità e
scuola, oltre ad aumentare gli effetti
negativi sull’occupazione a partire dai
precari, peggioreranno la qualità dei
In primo piano
servizi alla persona. Uno Stato sociale
con sempre meno diritti e sempre più
servizi da comprare. L’inadeguatezza
del governo nell’affrontare la crisi è
sotto gli occhi di tutti, e dopo lo sciopero generale, sono convinta che saremo meno soli a sostenere le nostre
ragioni e le nostre rivendicazioni.
A fronte di pensioni e di redditi decurtati dalla crisi e dall’aumento incessante dei prezzi, il governo ha risposto con la carta acquisti. Un euro
e trentatré centesimi al giorno per
combattere l’indigenza!
Ed inoltre requisiti talmente restrittivi che escludono dal misero beneficio
tante persone che certo non sono ricche. Diminuire le tasse, aumentare le
pensioni, estendere la 14a mensilità,
applicare un meccanismo certo per la
rivalutazione delle pensioni, il fondo
per la non autosufficienza: questi sono
i provvedimenti che il governo dovrebbe prendere prima che la situazione
diventi insostenibile per altre migliaia
di pensionati. Lo sciopero generale,
questa grande manifestazione, sono
le occasioni per gridare con forza tutto
il nostro dissenso, e costringere il governo a rivedere le sue scelte.
Argentovivo dicembre 2008
lavoro, salario, pensioni, diritti
9
Economia e diritti
Contrattazione
territoriale:
un impegno che continua
Argentovivo dicembre 2008
Roberto Battaglia
Segretario Spi-Cgil
Emilia-Romagna
10
I
confronti e la contrattazione nella nostra regione con gli Enti Locali,
a partire dai bilanci di
previsione, costituiscono da
tempo un vero e proprio livello
di contrattazione territoriale
che per i pensionati equivale
sostanzialmente al contratto
integrativo aziendale previsto
per i lavoratori attivi.
Con la contrattazione territoriale infatti vengono affrontati
concretamente il merito delle
scelte in ordine alle politiche
delle entrate e della spesa, dei
tributi di competenza delle
amministrazioni locali, delle
tariffe, delle rette, dei prezzi,
le politiche sociali, abitative,
della sicurezza, della qualità dei servizi, in particolare
quelli rivolti alla popolazione
anziana, nonchè degli investimenti per lo sviluppo del territorio.
La contrattazione territoriale
sociale svolta unitariamente
e congiuntamente dalle confederazioni Cgil Cisl Uil, dal
Sindacato dei Pensionati e del
Pubblico Impiego, è nella regione una iniziativa diffusa e
consolidata: il confronto avvie-
ne in quasi tutti i 341 Comuni,
mentre sono 197 i Comuni nei
quali è stata formalizzata una
intesa o verbale di incontro, e
400 sono i testi tra accordi e
verbali sottoscritti nel triennio 2006 - 2007 - 2008, permettendo così, coniugata alla contrattazione di secondo livello
nelle imprese, di difendere i
salari per i lavoratori, e le pensioni e i redditi medio-bassi
per cittadini e pensionati nel
territorio. Dunque una buona
contrattazione territoriale sui
bilanci comunali, su tariffe,
rette, fondi sociali e servizi ha
lo stesso valore di una contrattazione integrativa sul luogo di
lavoro.
L’insieme di questi dati, se da
una parte conferma una azione
sindacale significativa, dall’altra ci consegna alcune criticità che riguardano le regole e
il modello della contrattazione territoriale, della rappresentanza e del mandato, del
coinvolgimento dei cittadini,
dei pensionati e dei lavoratori.
Un primo passo da compiere
in questa direzione, poichè
parliamo di piattaforme rivendicative, riguarda la decisione
da assumere da parte delle
Confederazioni di coinvolgere
le Rsu e i lavoratori nei luoghi
di lavoro. Cosa impedisce, per
esempio, da parte delle categorie la convocazione di attivi
di Rsu, o l’assemblea di alcune
aziende significative presenti
sul territorio, per discutere le
piattaforme territoriali?
Per quanto riguarda noi, invece, una decisione come Spi è
stata assunta: le assemblee di
lega discuteranno e voteranno
le piattaforme prima della loro
presentazione per l’avvio dei
confronti con i Comuni. Sul
piano dei contenuti, numerosi
sono gli accordi, a seguito della contrattazione svolta, che
prevedono risultati concreti in
ordine alla qualificazione ed
estensione dei servizi sociali
in favore della popolazione
anziana e per le persone non
autosufficienti, sulla introduzione della tariffa sociale
utilizzando il parametro Isee,
sul contenimento degli aumenti dei tributi locali e delle
rette salvaguardando le fasce
di reddito basse, sui fondi per
il sostegno all’affitto per le
famiglie meno abbienti, sugli
investimenti tesi a sviluppare
la vivibilità e la sicurezza dei
territori.
Se da un lato registriamo primi importanti risultati, dall’altro occorre ancora superare
resistenze e diffidenze presenti in diverse amministrazioni di Enti locali che vedono
il confronto con il sindacato
con fastidio, anzichè come un
nuovo metodo di relazionarsi
con le parti sociali per avviare
un percorso trasparente sulle
scelte del governo locale fino
al coinvolgimento dei cittadini
e delle loro associazioni di rappresentanza.
È necessario pertanto dare
continuità alla nostra iniziativa rivendicativa territoriale,
definendo modalità e procedure di relazioni sindacali con
l’insieme del sistema delle Autonomie locali - Regione, Province, Comuni, Unioni di Comuni, Distretti Socio-sanitari
- che affermi e preveda la piena titolarità e diritto del sindacato a confronti preventivi alla
stesura dei bilanci, nonchè la
definizione e formalizzazione
di intese o verbali di incontro
al fine di verificare l’attuazione e l’esigibilità di quanto concordato e previsto tra le parti.
Siamo consapevoli che la prossima contrattazione sui bilanci preventivi del 2009 sarà
fortemente condizionata dalle
scelte negative operate dal governo, che ha ridotto drasticamente l’autonomia di entrata e
di spesa e le risorse agli Enti
locali; tuttavia riteniamo che
le difficoltà non possano essere scaricate riducendo la spesa
dedicata al sociale o aumentando in modo indiscriminato
le tariffe e le rette dei servizi
pubblici.
Al contrario, sollecitiamo le
Amministrazioni a compiere
scelte che vadano nella direzione opposta a quelle decise
dal governo centrale, per affermare un modello positivo e solidale di sviluppo che contraddistingue la gestione dei governi locali della nostra regione.
Per questi motivi e in questo
contesto, i Comitati Direttivi
regionali di Spi Cgil - Fnp Cisl
- Uilp Uil hanno approvato il 22
settembre scorso le priorità rivendicative per i confronti con
i Comuni, individuando due
punti fermi dell’azione rivendicativa territoriale:
- la difesa dei redditi da lavo-
ro dipendente e da pensione
attraverso la generalizzazione
della tariffa sociale, il contenimento degli aumenti delle rette che dovranno essere comunque inferiori al costo reale del
servizio, misure e iniziative di
controllo dei prezzi dei beni di
largo consumo;
- qualità e quantità dello Stato sociale a partire dall’incremento di risorse per il Fondo
non autosufficienza per allargare l’offerta dei servizi alle
persone non autosufficienti.
Obiettivo della contrattazione
territoriale è pertanto la conquista di quote di reddito disponibile per difendere salari
e pensioni attraverso la negoziazione concreta dei tributi,
delle tariffe, delle rette, dei
prezzi, del miglioramento dei
servizi alla persona, nonchè
l’affermazione di un modello
solidale di coesione sociale
della comunità locale.
Argentovivo dicembre 2008
Economia
Attualità
e diritti
11
Welfare e servizi
Qualità della vita:
il Piano fa passi avanti
Rita Turati
Segretaria Spi--Cgil
Emilia-Romagna
Argentovivo dicembre 2008
Il
12
21 novembre scorso
si è svolta la 2° Conferenza regionale
sul PAR (Piano di
azione per la comunità regionale. Una società per tutte
le età: invecchiamento della
popolazione e prospettive di
sviluppo). La consistente e
variegata presenza (250 persone in rappresentanza delle
istituzioni, delle Asl, delle
Organizzazioni sindacali, del
Terzo settore...) conferma
l’interesse che si è sviluppato
sullo strumento e la positività
di giudizio sull’attività prodotta dal confronto regionale.
La Conferenza è stata l’occasione per rendere pubblico e
socializzare il lavoro prodotto
e il programma futuro. Il sottosegretario alla presidenza
della Regione Alfredo Bertelli
ha sottolineato: “Il lavoro di
questi due anni ha dimostrato
come il Par possa essere un
contributo informativo e metodologico per tutti i soggetti sia
regionali che locali, per questo
è importante che questa prassi di confronto tra istituzioni e
parti sociali possa svilupparsi
di più nei territori e nei Distretti. L’obiettivo principale
della 2° Conferenza è proprio
questo: far conoscere e valorizzare tale metodologia di lavoro”. Giudizio condiviso anche
dalle organizzazioni sindacali
dei pensionati, attraverso le
parole di Luigi Pieraccini, che
intervenendo a nome di Spi
Fnp Uilp, ha detto: “Essere
riusciti a coinvolgere in una
discussione sulle politiche per
gli anziani, tutti gli assessorati e i settori della Regione
assieme alle organizzazioni
sindacali dei pensionati e del
Terzo settore, non solo ha aumentato le conoscenze da parte di tutti, ma ha consentito di
condividere obiettivi, e di attivare azioni integrate in diversi ambiti: dalle politiche abitative, della mobilità, alla non
autosufficienza, consentendo
di inserire proposte innovative e integrate all’interno della
normativa regionale”.
L’altra significativa novità è
stata la presentazione del bilancio sociale delle politiche
regionali per la popolazione
anziana (vedi l’articolo nelle
pagine seguenti). La costruzione di questo strumento fortemente innovativo di rendicontazione sociale ha permesso non solo di sistematizzare
la mole di informazioni che
dai singoli assessorati erano
arrivate al tavolo di confronto,
ma di tradurle in indicatori di
risultato facilmente leggibili,
per capire come gli obiettivi di
programmazione e i finanziamenti ad essi dedicati vengono
tradotti in maggiori servizi per
la comunità.
Se questo strumento dovesse davvero venire adottato
da tutti i Distretti, il sistema
regionale si doterebbe di un
formidabile strumento di valutazione, e dunque non solo
di controllo formale, capace
di leggere anche la qualità
dall’azione svolta dalle istituzioni. Un metodo, quello proposto, che aiuta ad affrontare
le complessità e ad allargare le
responsabilità, perché solo attraverso la partecipazione e la
relazione tra i diversi soggetti,
istituzionali e non, è possibile
costruirlo. Per questo Pierac-
cini ha proposto e chiesto di
attivare un’azione comune
affinché tavoli analoghi si costruiscano almeno presso ogni
Conferenza Sociale e Sanitaria Territoriale, e lo strumento
della rendicontazione sociale
possa essere adottato in ogni
distretto.
Proposta che l’assessore Bissoni, nel concludere la tavola
rotonda, ha rilanciato: “è un
risultato importante anche
perché è il frutto di un percorso che ha condiviso sia le
azioni da intraprendere, sia le
modalità di valutazione. È uno
strumento che mette assieme
politiche diverse e ha di fatto
preceduto nel metodo l’impostazione del Piano sociale e
sanitario”.
Welfare e servizi
Il Bilancio sociale racconta
le politiche per la terza età
L
a questione dell’invecchiamento della
popolazione è centrale nei percorsi di
sviluppo della nostra regione.
I dati infatti evidenziano come
l’Emilia-Romagna, nello scenario nazionale ed europeo, si caratterizzi per percentuali più
elevate di popolazione con più
di 65 anni di età e indicatori
che indicano un maggior peso
strutturale della componente
anziana della popolazione.
Non necessariamente gli scenari evocati implicano prospettive di declino demografico ed
economico, ed anzi l’aumento
della speranza di vita delle
persone, soprattutto se in buona salute, può essere considerato un indicatore di sviluppo
umano e sociale. È tuttavia indispensabile governare gli impatti di queste dinamiche, sia
per rispondere ai maggiori bisogni di assistenza che queste
comportano, sia per valorizzare l’apporto sociale di questa
fascia sempre più rilevante di
popolazione. Nel 2004 la Regione, prendendo atto della
centralità della questione per
lo sviluppo dell’intero territorio regionale, ha deciso di definire delle linee generali di indirizzo, giungendo, attraverso
un ampio coinvolgimento delle
parti sociali, all’approvazione
di un “Piano d’azione per la
Fig. 1: Popolazione 65 e oltre residente- % sul totale popolazione
Fonte: RER – Rilevazione sulla popolazione. Servizio controllo strategico e statistica
Tabella 1: Confronti tra Emilia-Romagna, Italia e UE”%
(anno 2007)
% 0-14
% 65+
Indice di vecchiaia
Indice di dipendenza totale
Indice di dipendenza senile
E-R
12,63
22,76
180,15
54,79
35,23
Italia
14,07
19,94
141,71
51,55
30,22
EU27
15,79
16,93
107,19
48,64
25,16
Indice di vecchiaia: pop.65+/pop.0-14 *100
Indice di dipendenza totale: (pop.0-14 + 65+)
per 100 persone in pop. attiva (15-64)
Indice di dipendenza senile: pop65+ per 100 persone in pop15-64
Gli over 65 in Emilia-Romagna:
quasi un milione
Le persone con più di 65 anni di età residenti in EmiliaRomagna al 1° gennaio 2008 sono oltre 968 mila, pari al
22,6% del totale della popolazione regionale.
Gli ultrasettantacinquenni sono poco meno di 488.500
(11,4% della popolazione complessiva).
Le persone che hanno superato gli ottant’anni risultano
quasi 292 mila (6,8%).
Nell’ultimo decennio, l’incidenza della popolazione
anziana è aumentata, passando dal 21,5% del 1997
all’attuale 22,6%.
La componente femminile risulta prevalente e costituisce il 58 % dei residenti di 65 anni e oltre.
L’Indice di vecchiaia (numero di persone di età superiore
ai 64 anni su 100 persone di età inferiore a 15 anni) è di
oltre 70 punti più alto rispetto a quello europeo e di 40
in più rispetto alla media nazionale italiana. Negli ultimi
anni, tuttavia, si è registrata un’inversione di tendenza, con un indice di vecchiaia che, dopo il picco toccato
negli anni ’90, in cui aveva raggiunto valori prossimi ai
200 anziani per ogni 100 giovani, è iniziato a diminuire,
principalmente per effetto dell’immigrazione e dei tassi
di fecondità superiori nelle donne immigrate rispetto a
quelle italiane.
Le previsioni demografiche indicano nel periodo 20042024 un incremento complessivo della popolazione anziana (65 e oltre) di circa il 20%. In particolare, a fronte di
un aumento contenuto della fascia 65-75 anni (+7,8%), si
prevede un aumento del 34% degli anziani con più di 75
anni e di ben il 50% degli ultraottantenni, che nel 2024
saranno oltre 384 mila.
comunità regionale (PAR)”. Il
PAR definisce, con un approccio integrato e trasversale, le
azioni rivolte alla popolazione
anziana, sia per accrescerne
il livello di servizi e assisten-
za sia per creare condizioni
adeguate per il pieno dispiegamento delle potenzialità delle
persone con più di 65 anni. A
seguito dell’approvazione del
Par sono stati siglati specifici
Argentovivo dicembre 2008
Giuseppina Felice
Servizio controllo di
gestione e statistica
Regione Emilia-Romagna
13
Welfare e servizi
Argentovivo dicembre 2008
protocolli di intesa con le organizzazioni sindacali ai fini
di un monitoraggio sistematico di alcune azioni importanti.
Per svolgere questi compiti si è
costituito un Gruppo tecnico
misto (GTM), Regione, sindacati, enti locali e terzo settore,
che ha in vari incontri approfondito alcune tematiche e ha
iniziato a raccogliere dati e
informazioni sull’attuazione
delle politiche.
Nell’ambito dei lavori del Gruppo tecnico misto, si è inserito
l’avvio di una sperimentazione
di rendicontazione sociale, per
giungere alla redazione di un
“Bilancio Sociale” delle politiche regionali rivolte agli anziani, attraverso cui rendicontare le azioni messe in campo,
le risorse impiegate e anche
mettere in evidenza l’impatto
sociale di tali azioni. L’obiettivo è stato quello di confrontare la visione alla base delle
politiche della Regione, con gli
esiti delle azioni poste in essere, partendo dall’idea che le
politiche pubbliche in genera-
le, e quelle regionali in questo
caso, abbiano lo scopo ultimo
di produrre un aumento di
“capacità” nei cittadini.
Ciò che emerge dall’insieme
dei dati raccolti (per approfondire i vari aspetti e per
accedere ai dati analitici consultare il rapporto all’indirizzo internet http://www.regione.emilia-romagna.it /wcm /
par/sezioni/bilanciosociale/
documento.htm.) è che moltissime sono le iniziative che
in via diretta o indiretta hanno rilevanza per la popolazione anziana, e che molte delle
azioni sono rivolte non solo a
aumentare il livello quantitativo e qualitativo dei servizio
di assistenza agli anziani, ma
anche a rendere l’anziano il
più possibile autonomo, indipendente e in grado di partecipare ai processi di innovazione e di cambiamento che
interessano la società, primo
fra tutti lo sviluppo di Inter-
La visione politica
e lo scopo del PAR
“Realizzare una società per tutte le età, che riconosca i
diversi bisogni e le diverse capacità dei propri membri,
non più progettata facendo riferimento alle capacità di
un uomo adulto e in salute, ma tenendo conto delle esigenze dei bambini, giovani, anziani, per superare ogni
discriminazione fondata sull’età, dando ascolto alla voce,
all’esperienza e ai bisogni degli anziani nella definizione
delle politiche di settore, mediante un coinvolgimento
attivo ed organizzato degli anziani nella discussione delle politiche e degli interventi che hanno impatto sulla
qualità della vita”.
net e delle nuove tecnologie di
comunicazione.
In quest’ottica assumono rilevanza tutte le azioni che
puntano a consentire la permanenza dell’anziano presso
la sua abitazione il più possibile, anche in presenza di
difficoltà, o addirittura di situazioni in cui c’è bisogno di
assistenza qualificata. Vanno
in questa direzione azioni finalizzate all’erogazione degli
assegni di cura, di assistenza
domiciliare e domiciliare integrata (ADI), lo sviluppo di
una rete di servizi come i centri diurni, i contributi erogati
per l’adattamento domestico
e l’abbattimento delle barriere architettoniche e la consulenza specifica in materia.
Ci sono poi azioni che, anche
se non sono specificatamente rivolte agli anziani, come
quelle finalizzate al mantenimento di una rete capillare di
piccoli negozi di vicinato o al
mantenimento sul territorio di
servizi fondamentali quali poste, banche ecc, o lo sviluppo
del trasporto pubblico locale,
hanno su di loro un impatto
sostanziale, in quanto spesso sono gli anziani i maggiori
utenti di questi servizi.
Nell’ottica non della sola assistenza, ma dell’inclusione e
della valorizzazione, vanno poi
gli interventi volti a rendere
gli anziani consapevoli e partecipi delle nuove tecnologie,
attraverso la formazione informatica e lo sviluppo di attività
culturali in senso ampio.
14
C’è infine il tema - anch’esso
molto rilevante - della sicu-
Welfare e servizi
Il lavoro del Gruppo tecnico
misto non si conclude con la
presentazione del Rapporto:
da una parte c’è la necessità
di continuare ad approfondire le tematiche affrontate e
di assicurare l’aggiornamento periodico del Rapporto,
dall’altra ciò che è emerso
con grande evidenza da questa prima sperimentazione è
che per poter valutare i risultati ottenuti attraverso le politiche regionali c’è bisogno
di coinvolgere nel processo di
rendicontazione anche tutti
gli altri soggetti istituzionali che sul territorio operano
sia in attuazione delle programmazioni regionali, sia
integrando con propri mezzi
e risorse, o con obiettivi ulteriori, le azioni della Regione.
L’obiettivo è quello di passare da una rendicontazione
del solo ente ad una rendicontazione che tenga conto
dell’azione congiunta sul
territorio di tutti questi soggetti. E questa sarà la nuova
pista di lavoro per il 2009.
I campi d’azione a favore
degli anziani
SICUREZZA: controllo sul proprio corpo, sulla propria identità, sui propri valori individuali.
INDIPENDENZA: possibilità di organizzare la propria vita
in maniera il più possibile autonoma.
INCLUSIONE: essere attivamente partecipi dei processi
sociali ritenuti - da sé e dagli altri - necessari o rilevanti.
PARTECIPAZIONE: contare nel processo politico (“far valere la propria voce”).
Argentovivo dicembre 2008
rezza. Come abbiamo visto
dalle statistiche, gli anziani,
pur non essendo le maggiori
vittime della delinquenza,
sono coloro che più si sentono insicuri. Ciò di per sé
costituisce una limitazione
di libertà personale e quindi
di capacità, contro la quale è
necessario agire ancora di più
con interventi da una parte
di rassicurazione e dall’altra
di riqualificazione e miglioramento degli spazi urbani,
ai fini di una maggiore percezione di sicurezza. Nell’ambito del Rapporto viene poi
evidenziato l’incremento di
risorse e di servizi reso possibile dal Fondo regionale per
la non autosufficienza, istituito dalla Regione nel 2007.
15
Dal mondo
Saharawi, una scuola
in memoria di Sauro
Argentovivo dicembre 2008
Ada Asirelli
Segretaria Territoriale
Cgil Ravenna
16
R
abouni 21 ottobre
2008… ore 10.30.
Stanno arrivando
tutte le delegazioni
estere presenti al 6° Congresso
dell’Ugtsario, il sindacato dei
lavoratori Saharawi. Nella delegazione italiana ci sono Lia e
Simone, moglie e figlio di Sauro, Luigi, segretario della Cgil
di Ravenna, Anna in rappresentanza della Segreteria regionale Cgil Emilia-Romagna, Andrea della Cgil nazionale, Gian
Luigi funzionario della Regione
e Vasco Errani, presidente della Regione Emilia-Romagna. Io
sono arrivata di prima mattina
assieme a Cheikh e Kasisa per
dare un ultimo sguardo veloce alla scuola, che tutto sia in
ordine. Tutto pronto per la cerimonia di intitolazione della
scuola di formazione professionale alla memoria di Sauro
Mantellini, dirigente sindacale
della Cgil di Ravenna.
A piccoli gruppi stanno arrivando anche i 40 ragazzi con i quali
ho condiviso due settimane di
vita proprio qui, dentro questa
scuola che ho iniziato a sentire
“mia”. “Mia” non come possesso
materiale, ma come parte di me,
della mia vita, della mia storia.
E il mio pensiero va a Sauro, e
penso che anche con la sua morte è riuscito a fare qualcosa di
grande e che nemmeno la morte
è riuscita a fermarlo nella sua
“passione politica”, nel suo “impegno sociale”, nella sua “vita
intera dedicata a difesa dei più
deboli, per l’affermazione dei
principi di solidarietà ed uguaglianza”, come è scritto sulla
targa che porta il suo nome.
Ci sono emozioni e sensazioni
che difficilmente si riescono a
tradurre in parole, così non ri-
uscirò a trasmettere ciò che ho
provato quando alle 8, uscendo
dalla scuola, ho visto quattro
ragazzini seduti di fronte al
cancello. Erano lì per chiedere
della scuola, della possibilità
di poter accedere a nuovi eventuali corsi e, meglio ancora, se
era possibile partecipare a
questi che si stanno svolgendo
con formatori italiani. In quelle domande sta il significato e
il valore di questa scuola. Quei
giovani hanno bisogno di speranza, prospettive, progettualità. Hanno bisogno di credere
in un futuro diverso, che cancelli l’apatia che li sta schiacciando. Sono nati profughi in
campi profughi, nella parte
peggiore del deserto del Sahara, della loro terra ne hanno solo sentito parlare, non la
conoscono. Sanno però molto
bene che da più di trent’anni
il popolo Saharawi aspetta di
tornare, che il loro popolo ha
scelto la via pacifica, ha deposto le armi, ha creduto nella
supremazia della diplomazia
e nella sovranità dell’Onu, ma
dal “cessate il fuoco” sono passati ormai 17 anni e loro sono
ancora lì. E in questa situazione di stallo questa scuola,
questa possibilità di imparare
un mestiere è la speranza e la
consapevolezza di non essere
soli, dimenticati da tutti.
E le parole di Vasco Errani al
presidente della Repubblica
Araba Saharawi Democratica,
Mohamed Abdelaziz, durante
l’apertura del Congresso, ci ricordano proprio questo: quale
debito noi abbiamo con loro,
con la loro costanza e determinazione nel ricercare il riconoscimento del proprio diritto
alla propria patria attraverso
la pace e il rispetto del diritto internazionale. E per usare
le parole commosse di Errani,
non c’è luogo migliore, non c’è
posto migliore, non c’è scuola
migliore di questa, in mezzo a
questo deserto di terra ma oasi
di umanità, per onorare la memoria di Sauro, qui dove “i più
deboli” lottano ogni giorno per
la loro libertà e dignità.
La cerimonia è terminata:
vedo occhi rossi, visi commossi, i ragazzi che hanno ascoltato in silenzio, i compagni delle
delegazioni estere, i compagni
del sindacato Saharawi e i militanti del Fronte Polisario, ci
scambiamo sorrisi, abbracci,
strette di mano e in questo
girotondo di colori intercetto
una frase rivolta a Lia: “Ora
il tuo Sauro è anche un po’
nostro, ora anche noi siamo la
sua famiglia”.
Anniversari
M. C.
L
a Dichiarazione universale dei
diritti umani è stata adottata
dall’Assemblea generale delle
Nazioni Unite il 10 dicembre
1948 ed esprime ciò che è stato considerato il “consenso fondamentale di tutti i popoli rispetto ai diritti umani, in relazione a
questioni quali la sicurezza della persona,
la schiavitù, la tortura, la protezione da
parte della legge, la libertà di movimento
e di parola, la libertà di religione e di assemblea, nonché i diritti alla sicurezza sociale, al lavoro, alla salute, all’educazione,
alla cultura ed alla cittadinanza…”.
Questa ricorrenza dovrebbe essere una
buona occasione per avviare riflessioni su
ciò che, dopo il secondo conflitto mondiale,
si era ottenuto e che a 60 anni di distanza si
presenta, ancora, come un fondamento delle norme internazionali sui diritti umani.
Se da un lato se ne riconosce la grande
“modernità”, dall’altra parte però i sentimenti che prevalentemente viviamo sono
di delusione per i tanti soprusi, i conflitti, i delitti contro i diritti umani. Il clima
che viviamo non è certamente “ buono e
generoso”, l’universalità dei diritti viene
costantemente lesa e dimenticata. Viviamo un momento in cui la differenza tra
cittadino e cittadino diventa sempre più
forte, tra lavoratore e lavoratore, tra uomo
e donna. Il razzismo diventa sempre più
evidente, così come la schiavitù, le discriminazioni sempre più marcate al diritto al
lavoro ed in particolare per le donne… e se
esiste un campo in cui è davvero evidente
il fallimento della Dichiarazione dei diritti
umani, è quello dei diritti delle donne.
Purtroppo assistiamo in tutto il mondo a
restrizioni di libertà dovute al sesso: migliaia potrebbero essere gli esempi, ma
sicuramente non sarebbero esaustivi di
come ancora “ non vivono” le donne. Una
vera galleria degli orrori a cui sono sottoposte bambine solo per il fatto di essere
donne… Sì! Dovremmo avere il tempo
per riflettere pensando a quei diritti che
sono declinati per gli uomini e le donne,
che sono così tanto disattesi, ritrovando
negli articoli che fanno parte della Dichia-
razione non solo l’attualità, ma anche le
soluzioni in termini di diritti universali e
inalienabili.
“Il futuro appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni”. (Eleanor
Roosevelt).
Argentovivo dicembre 2008
Diritti umani,
la strada è ancora lunga
Pillole d’Europa
a cura di Livio Melgari Dipartimento internazionale Spi
Il Parlamento europeo
Il Parlamento europeo è l’assemblea rappresentativa di tutti i cittadini dei
Paesi dell’Unione e partecipa al processo legislativo.
Dal 1979, ogni cinque anni i deputati europei sono eletti a suffragio universale diretto e si riuniscono in seduta plenaria a Strasburgo, mentre alcune sessioni supplementari si svolgono a Bruxelles. Venti commissioni parlamentari preparano i lavori
delle sedute plenarie, prevalentemente a Bruxelles, dove si riuniscono anche diversi gruppi politici. Il Segretariato generale ha sede a Lussemburgo e a Bruxelles.
In questi anni il numero dei deputati e dei rappresentanti dei vari Paesi è andato
modificandosi con il processo di allargamento, cosa che si ripeterà anche in futuro.
Nel Parlamento 2007-2009 i rappresentanti dei 27 Stati membri sono 785.
17
Anniversari
La terza età dello Spi
Mirna Marchini
Segretaria Spi-Cgil
Emilia-Romagna
Argentovivo dicembre 2008
E
18
ra il 1948 quando la
Federazione Italiana Pensionati riunita in congresso a
Roma alla presenza di Giuseppe Di Vittorio nacque ufficialmente, riunendo tutti i pensionati in un’unica federazione
nazionale. Fu una scelta di
grande valore compiuta dalla
Cgil e voluta da Di Vittorio, per
organizzare i pensionati, non
nelle categorie di origine, ma
in un sindacato specifico che li
riunisse tutti, ampliando così
la capacità di rappresentanza
generale confederale di lavoratori e pensionati per riaffermare il legame indissolubile
tra diritti del lavoro e diritti di
cittadinanza.
Quest’anno il sindacato dei
pensionati compie i suoi primi
60 anni di vita. “Sono stati anni
spesi bene a fianco dei pensionati e delle pensionate, dei
lavoratori e delle lavoratrici”:
così Carla Cantone, Segretaria
generale dello Spi, ha salutato
oltre diecimila pensionati e
anziani che si sono ritrovati
al Palalottomatica a Roma lo
scorso 13 novembre per celebrare il compleanno dello Spi.
È stata una festa, ma anche
una occasione nazionale per
ribadire la mobilitazione della
categoria per “diritti, libertà,
dignità”, come recitava lo slo-
gan della manifestazione.
Nel 1977 la Federazione dei
Pensionati si è trasformata in
Sindacato Pensionati che conta quasi 3 milioni di iscritti: un
sindacato “anomalo” nel panorama internazionale, dove in
genere i pensionati rimangono
legati alle strutture di provenienza. L’intuizione, la modernità del pensiero e la volontà di
Giuseppe Di Vittorio 60 anni fa
hanno permesso che un’organizzazione di rappresentanza
generale dei pensionati e degli
anziani diventasse punto di
riferimento per generazioni
di persone che, con passione,
sono stati protagonisti di una
battaglia più generale per i diritti, le riforme, una società inclusiva. Un sindacato che non
solo, ieri come oggi, rivendica
il miglioramento delle condizioni materiali dei pensionati,
ma che li guarda nella loro interezza: il reddito da pensione,
il diritto alla salute, ma anche
la valorizzazione della loro
esperienza, della loro intelligenza che non vanno in pensione quando si lascia il mondo
della produzione, e sono una
risorsa preziosa che la società
ha il dovere di riconoscere.
La giornata è stata anche
l’occasione per riproporre le
nostre richieste al governo:
rivalutazione delle pensioni,
riduzione delle tasse, lotta al
carovita, difesa dello stato sociale, approvazione della legge
per la non autosufficienza. Per
l’Emilia Romagna è intervenuta Annalena Marcacci, Segretaria della Lega di Borgo Panigale alla periferia di Bologna,
che ha parlato della straordinaria partecipazione alla
manifestazione regionale unitaria dei pensionati a Bologna
il 5 novembre scorso e poi ha
fatto una carrellata sui problemi sindacali e sull’attività
svolta dalla sua lega. Una lega
molto radicata nel territorio,
che lavora in sintonia con altri
soggetti presenti, in particolare per la sicurezza e la vivibilità dei quartieri. Infine un ringraziamento agli attivisti, ai
collaboratori che nella lega di
Borgo Panigale e nel territorio
di Bologna ci mettono cuore,
mente e gambe.
La manifestazione è stata conclusa da Guglielmo Epifani,
che ha invitato il governo a
porsi come obiettivo una “politica vera per il mondo dei lavoratori e degli anziani”. La Cgil
infatti non si accontenterà del
fatto che non ci sono risorse
e che saranno ridistribuite
quando sarà possibile. È necessario intervenire per avere
un Natale con qualche pensiero in meno. Abbiamo visto che
con i provvedimenti anticrisi il
governo concede ai pensionati
e alla famiglie più povere solo
qualche spicciolo. Lo Spi continuerà la propria battaglia per i
diritti, la libertà, la dignità.
Geografie urbane
Oscar Marchisio
Ricercatore sociale
P
iù che gli orti in
città ci piacerebbe
raccontare la Città
degli orti, ovvero ripensare la forma dell’urbano a
partire dalla nostra tavola. Infatti che senso ha che la nostra
verdura, quella biologica e di
qualità, corra avanti e indietro
sulle autostrade, trasportata
da veloci e pesanti autocarri
che inquinano e puzzano come
i peggiori veicoli? Ormai il tema
chiave è il rapporto tra città e
alimentazione e trasporto. Per
questo gli orti in città possono
diventare il paradigma della
futura città costruita attorno
agli orti, partendo dall’agricoltura sostenibile sia come dimensione che come bioagricoltura. Perciò l’Emilia Romagna
può essere uno dei luoghi per
ri-disegnare la “polis” a partire proprio dal suo equilibrio
con la campagna, in quanto su
18.000 orti urbani quasi 14.000
sono in regione ed esprimono
tessuto agricolo e coesione sociale e generazionale.
A tal fine gli orti urbani rappresentano una “geografia”
innovativa sia come ciclo agricolo sia come forma della pro-
prietà, in quanto proprietà comunale affidata alla gestione
del privato ma indivisa come
proprietà collettiva. Infatti la
storia degli orti urbani nasce a
metà Ottocento in Germania,
sia come forma di difesa salariale sia come espressione della comunità locale e della sua
funzione collettiva. Nella doppia funzione di difesa salariale
e di strategia urbanistica, questo movimento trova in Germania una forte crescita sino ad
arrivare nel 1921 ad una associazione nazionale, la “Bundesverband der Gartenfreunde”.
Ad oggi in Germania vi sono
più di 1,5 milioni di associati,
di cui ben 80.000 nella sola
Berlino. Ma anche in Inghilterrra con i “migrant gardens”
si è allargato il trend, sino ad
arrivare ai 300.000 orti attuali.
Proprio in Inghilterra vi è una
delle più antiche società, la National Society of Allotment and
Leisures Gardeners (NSALG),
nata nel 1901 ed ancora attiva.
Negli Usa incontriamo l’American Community Gardening
Association, nata nel 1979,
mentre in Giappone, nata negli
anni Ottanta, si consolida l’associazione Shimin-noen Seibi
Sokushin-ho.
Anche in Italia si consolida
l’espansione degli orti attraverso l’associazione Ancescao,
fondata nel 1990 e ben sviluppata al Nord e al Centro, dove
sono presenti gli orti urbani.
Abbiamo infatti una realtà
del fenomeno praticamente
assente al Sud. Forse questa
distribuzione deriva dalle caratteristiche dell’urbanizzazione e della fuga dalle campagne, soprattutto in zone ad
alta industrializzazione come
risposta alla migrazione in città, mentre al Sud molto probabilmente la città è rimasta in
dialogo con la campagna, e il
fenomeno è assente.
Su 18.000 orti quasi 14.000 sono
in Emilia Romagna, mentre la
seconda regione come numeri
è la Lombardia e la terza le
Marche. Gli orti dell’Emilia
Romagna sono una realtà molto ampia e più articolata che
esprime un possibile progetto per il futuro delle città. La
dimensione media per il 64%
varia dai 30 ai 70 metri quadri, mentre solo il 12% supera
i 100 metri quadri, a fronte di
una dimensione ottimale di
70/80 m2 per famiglia. Visto
il numero e la dimensione degli orti urbani nella regione e
la loro localizzazione, tutti a
meno di 5 km dal centro e per
l’ottanta per cento serviti dai
mezzi pubblici, si può pensare
che tale realtà possa diventare
il catalizzatore sia per attivare politiche innovative sul
“km zero” e la catena corta,
sia per iniziare seriamente a
ri-progettare la città a partire
dall’energia alimentare. Gli
orti urbani possono dunque
svolgere da subito la funzione
di “educazione alimentare” e di
riscoperta della stagionalità, e
nello stesso tempo diventare il
nuovo “paradigma” della cittàgiardino, “utopia dell’oggi ma
ossigeno per il domani”.
Argentovivo dicembre 2008
La città degli orti:
un modello per il futuro
19
Società
A tu per tu col venditore:
occhio al contratto
Come difendersi da raggiri e imbrogli / 4
Argentovivo dicembre 2008
Proseguiamo la pubblicazione dei consigli pratici contenuti nella guida “Non ci casco”, promossa dallo Spi Cgil in collaborazione con Federconsumatori, Sindacato lavoratori di Polizia Cgil e Auser nel
quadro del più ampio “Progetto sicurezza anziani”. Le truffe ai danni della popolazione anziana sono
in aumento e assumono tanti volti diversi, ma difendersi è possibile se si esce dall’isolamento, ci si informa e ci si organizza. In questa quarta puntata parliamo delle truffe e delle insidie che si annidano
a volte tra le righe e nelle parti “scritte in piccolo” dei contratti di vendita. Meglio leggere tutto, prima
di firmare, e ricordiamo che esiste il diritto di recesso. L’opuscolo “Non ci casco” si può anche scaricare
dal sito web dell’Auser, www.auser.it.
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VENDITE
CON CONTRATTO
PER STRADA
O A DOMICILIO
Come per gli acquisti a distanza (Internet, telefono,
televisione), anche quando si
è incontrato di persona il venditore è sempre possibile esercitare il diritto di recesso nei
modi previsti dalla legge:
• è necessario l’invio di una
raccomandata con ricevuta di
ritorno entro 10 giorni lavora-
tivi dalla firma del contratto;
• bisogna sempre conservare una copia della lettera
inviata.
Attenzione
Diffida dal porre firme in
moduli in cui sono state fatte cancellature, correzioni,
o aggiunte non chiare: rischi
di sottoscrivere un contratto
truffaldino. Il corretto venditore è quello che, se sbaglia,
prende un nuovo modulo e lo
ricompila. Non mettere mai
la firma su moduli di cui non
hai letto tutto il contenuto: il
venditore, anche se simpatico
e gentile, ti rappresenta solo
quanto a lui interessa per farti
concludere il contratto.
UN ESEMPIO DI TRUFFA
Spesso la truffa consiste nel
far credere che non si sta vendendo nulla, ma si sta offrendo una opportunità a favore
del consumatore. Un esempio
è quello di persone che fanno
sottoscrivere un modulo affermando che serve per entrare
in un nuovo magazzino, il cui
ingresso è riservato ai possessori della Card che verrà rilasciata. Il modulo indica un importo, ma venite informati che
quella è l’indicazione del massimo che voi potrete spendere
nel nuovo magazzino. Passati
più di 10 giorni – il termine
massimo per il diritto di recesso – arriva un’altra persona,
che vi consegna la tessera (la
Card) e un cofanetto conte-
nente merce di scarsa qualità
e valore. Solo a quel punto si
scopre che quanto raccontato
dal primo “incaricato” era un
insieme di menzogne: la realtà
è che si è sottoscritto un contratto per l’acquisto di merce,
e la cifra indicata è il prezzo
della merce.
Attenzione
In questo caso il contratto non
può ritenersi nullo o annullabile per il divario tra il valore
della merce e il prezzo versato,
ma eventualmente per avere
indotto in errore con artifizi
e raggiri: la prova di questi
ultimi è a volte molto difficile. Quando scoprite di essere
vittima di una truffa, non firmate ulteriori moduli (richieste di finanziamento) o titoli
di credito (cambiali, assegni
post-datati), peggiorando la
situazione. Non fatevi intimidire da minacce o allusioni di
intervento della Guardia di Finanza, siate voi i primi a chiamare le forze dell’ordine.
Dimensione Cgil
Stesso sangue, stessi diritti
Cristina Liverani
Responsabile Politiche
dell’immigrazione
Cgil Emilia-Romagna
Non possiamo più assistere,
quasi rassegnati, al clima
di intolleranza diffuso, dove
ogni giorno si consumano
casi di aggressioni razziste
o intimidazioni verbali verso i migranti che vivono e
lavorano nel nostro Paese.
Sono segnali di un profondo
degrado culturale, che tutti
insieme dobbiamo riuscire a
sconfiggere, ciascuno facendo la propria parte. Questo è
l’invito che la Cgil rivolge con
la sua battaglia antirazzista a
tutta la società civile, ai giovani, al mondo del lavoro, ai
Argentovivo dicembre 2008
C
on lo slogan “stesso sangue, stessi
diritti” è partita la
campagna di comunicazione della Cgil contro il
razzismo e la xenofobia. Un
messaggio di forte impatto visivo racchiuso dentro quattro
immagini simbolo (sangue,
sudore, lacrime, sorriso),
per affermare l’uguaglianza
delle razze, il rispetto delle
differenze e la parità di diritti che una società multiculturale deve garantire a tutti i
cittadini.
pensionati, ma in primo luogo
alla politica, quella politica
xenofoba e razzista che nel
corso degli anni non ha saputo governare l’immigrazione
con politiche di inclusione
sociali, ma ha scelto strumentalmente, per trarne successo elettorale, di alimentare
paure ingiustificate verso gli
immigrati, rappresentandoli
come minaccia e pericolo per
la nostra sicurezza.
In coerenza con quanto promesso in campagna elettorale, il Governo ha presentato
al Parlamento un pacchetto
di provvedimenti sulla sicurezza urbana, che oggi è
in discussione al Senato. Ci
hanno spiegato che l’obiettivo del disegno di legge 733 è
scoraggiare l’ingresso degli
immigrati clandestini e combattere chi favorisce l’illegalità. Dietro questo messaggio
pretestuoso, si nasconde però
ben altro, che nulla ha a che
vedere con l’illegalità e la
clandestinità. Basta prendere in esame ogni singola misura contenuta nel Pacchetto
per comprendere che il bersaglio da colpire non sono
certo coloro che sfruttano il
lavoro nero, i caporali, o chi
controlla il traffico della prostituzione, ma quei 4 milioni
di immigrati regolari ormai
stabilmente inseriti nel mondo del lavoro, e già integrati
nella società, che da queste
norme, se saranno approvate,
vedranno peggiorate le loro
condizioni di vita e potranno
usufruire di minori diritti.
In nome della sicurezza, si è
pensato di rendere più difficile il ricongiungimento famigliare, di vietare il matrimonio se privi di permesso, di allungare i tempi per acquisire
la cittadinanza, di far pagare
200 euro per rinnovare la pratica di soggiorno, e di istituire un permesso di soggiorno a
punti che dovrebbe funzionare come la patente (si acquisiscono crediti se durante il
soggiorno hai tenuto un comportamento esemplare).
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Argentovivo dicembre 2008
Dimensione Cgil
22
Ora viene spontanea una
domanda: qual è il nesso di
queste norme con la sicurezza urbana? Ma subito dopo,
dobbiamo farci un’altra domanda: è tollerabile che tanti
lavoratori indispensabili alla
ricchezza del nostro Paese
possano essere privati dei
loro diritti fondamentali? In
un momento di grande difficoltà economica in cui sono a
rischio migliaia di posti di lavoro e tante persone dall’oggi
al domani verranno licenziate, i primi a pagare il prezzo
più alto sono gli immigrati,
che in virtù della Legge Bossi
Fini, se perdono il posto di lavoro, non hanno la possibilità
di cercarsi una nuova occupazione perché scatta l’espulsione dal nostro Paese.
Per queste ragioni tra le
proposte anticrisi messe in
campo dalla Cgil Nazionale
c’è la richiesta di sospendere per due anni la Bossi Fini
e regolarizzare tutti coloro
che lavorano nell’economia
sommersa in condizioni di
sfruttamento. Le politiche
migratorie di questo Governo,
oltre a rendere impossibile la
vita a migliaia di migranti,
producono una conflittualità
sociale pericolosa e dannosa
alla convivenza civile. Se si
volesse combattere davvero
l’irregolarità, non si restringerebbero tutti gli istituti
che producono integrazione,
primo fra tutti il ricongiungimento famigliare. Semmai
bisognerebbe rafforzarlo.
La paura dello straniero deriva dall’uso politico dell’immigrazione. Perché di fatto
aumentare la diffidenza nei
confronti degli immigrati
paga in termini di consenso. Rassicurano di chiudere
le frontiere e di bloccare gli
ingressi, con il risultato che
gli immigrati continuano ad
entrare senza nessuna tutela
perché sono indispensabili
all’economia sommersa. Questa paura che ha messo radici
profonde nel tessuto sociale
noi dobbiamo sconfiggerla.
Costruire una società fondata sulla legalità e sulla coesione sociale è un obiettivo
che riguarda tutti. Vecchi e
nuovi cittadini.
Idee, manifesti, eventi per
la campagna antirazzista
Uguali diritti per italiani e immigrati in materia di cittadinanza e voto, di lavoro, di assistenza e tutela sociale,
di convivenza tra le etnie. È questo il messaggio dei
quattro manifesti cardine della campagna antirazzista
della Cgil che, presentata lo scorso 17 novembre, proseguirà fino alla prossima primavera. Tutti sono chiamati ad impegnarsi sul territorio nella raccolta di adesioni, attraverso la firma di uno specifico appello per la
militanza attiva contro il razzismo, sia quello istituzionale sia quello sociale. L’intento è di far assumere al
più ampio numero di persone un impegno civico individuale e collettivo contro ogni deriva razzista e contro
il dilagare della disinformazione e dei luoghi comuni
sul tema dell’immigrazione. La campagna contro il razzismo, inoltre, incrocerà un’altra iniziativa nazionale sul
sessantesimo anniversario della Carta dei diritti umani
dell’Onu, alla quale la Cgil aderisce insieme a tante altre associazioni.
Ai manifesti (“sangue” nel mese di dicembre, “sudore”
in gennaio, “lacrime” in febbraio e “sorriso” in marzo)
si accompagneranno volantini, spot radiofonici e tante
iniziative pubbliche ed eventi politico-culturali: tra gli
altri, la mostra itinerante “La vita degli altri”, con le
foto di Luca Gambi, la promozione di vari libri e di fiabe
interculturali, di spettacoli e materiali audiovisivi, da
presentare in incontri e assemblee sul territorio, nelle
scuole e nei luoghi di lavoro.
Sul web è disponibile tutto il materiale della campagna
antirazzista. L’indirizzo di riferimento è:
www.cgil.it/org/CampagnaAntirazzista/Campagna.htm.
Auser
Volontari a confronto
sulla partecipazione
Angelo Morselli
Direttore Auser Modena
C
oordinata da Maurizio Davolio (presidente dell’Auser
provinciale), l’iniziativa è stata l’occasione per
approfondire e mettere a confronto le opinioni su diversi
temi: quali sono oggi le difficoltà a garantire e a praticare
la partecipazione del mondo
del volontariato e dell’associazionismo alle scelte di governo
che riguardano le comunità
locali? Si può parlare di crisi
degli strumenti di partecipazione e di rappresentanza?
Perché il mondo del volontariato e dell’associazionismo
fa fatica a darsi strumenti di
rappresentanza? Se i Centri
servizi per il volontariato non
possono e non devono essere
strumenti e luoghi di rappresentanza del volontariato, cosa
si deve fare per sostenere, aiutare le associazioni affinchè si
diano propri strumenti di rappresentanza?
Tempo, disponibilità e risorse
per garantire solidità e strutturazione degli strumenti di
auto rappresentanza, sono un
problema? È giusto porlo? È
possibile pensare a forme di
sostegno esterno? Chi, come,
a chi?
La partecipazione è uno strumento, un mezzo per costruire
consenso a chi governa e a chi
ha fatto le scelte, o per ascoltare, raccogliere e arricchire
contenuti delle scelte affinchè siano veramente condivise e partecipate?
Come è emerso nel corso della
tavola rotonda, l’alternativa
che si presenta oggi è fra una
partecipazione, una democrazia per costruire consenso a
decisioni prese altrove da altri
soggetti; e dall’altra parte una
partecipazione, una democrazia per decidere assieme e per
“governare” e “gestire” assieme i momenti della vita di una
comunità.
Il convegno modenese è servito a fare il punto su varie
questioni. Nel mondo del volontariato e in genere del terzo settore chi sono, cosa sono
i soggetti forti e cosa devono
essere i soggetti deboli: poco
strutturati, questi ultimi, e
con poche risorse come possono essere soggetti attivi di
partecipazione? La questione
da porsi è quella della rappresentanza: di chi rappresenta
chi; cosa e come devono essere gli strumenti di rappresentanza; come si devono formare, con quali modalità, avendo
presente la diversità fra gli
strumenti istituzionali e quelli di autorappresentanza.
Alla discussione hanno partecipato Francesco Raphael
Frieri, assessore al Bilancio
e partecipazione del Comune
di Modena; Maria Guidotti,
del Forum del terzo settore;
Massimo Giusti, vicepresidente della Fondazione Cassa di
risparmio di Modena; Guido
Tallone, sindaco di Rivoli.
Tutti, partendo da esperienze
diverse, hanno riconosciuto la
validità dell’iniziativa dell’Auser di Modena e l’interesse dei
temi posti all’attenzione. Con
un ampio e appassionato dibattito, hanno contribuito ad individuare proposte utili per rispondere alle grandi attese del
mondo del volontariato e per
rafforzare la partecipazione.
Un momento della tavola rotonda promossa dall’Auser
Argentovivo dicembre 2008
A Modena si è svolta lo scorso 6 novembre, alla Sala convegni della Circoscrizione 1 del Centro storico
in Piazza Redecocca, una tavola rotonda organizzata dall’Auser sul tema: “Partecipazione, democrazia
e strumenti di rappresentanza, nel rapporto di volontariato e associazionismo con le istituzioni per il
governo locale e la gestione dei servizi sociali”.
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Territori e leghe
Parma, in tempo di crisi
difendiamo i più deboli
Intervista a Paolo Bertoletti, Segretario Generale Cgil Parma
Argentovivo dicembre 2008
Patrizia Maestri
Segretaria generale
Spi-Cgil Parma
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È
ormai inutile nascondersi
dietro
un dito: anche in
un territorio benestante come la provincia
di Parma i venti recessivi si
fanno sentire in modo sempre
più marcato. Le nuove povertà che avanzano, i conflitti tra
diversi e i problemi di integrazione, un welfare che fatica a
dare risposte al sempre crescente numero di persone in
difficoltà, il lavoro che spesso
non sembra più sufficiente a
garantire un reddito dignitoso. Allarmi che provengono
da osservatori significativi,
come la Caritas, che parla di
un numero sempre maggiore
di persone in difficoltà (ben
15 milioni in Italia, e aumentano anche da noi), o come gli
istituti statistici che segnalano l’aumento esponenziale dei
protesti bancari (dal 2000 al
2007 a Parma sono cresciuti
ben del 78,2%), a cui si aggiunge l’inarrestabile calo dei
consumi, a partire dai beni di
prima necessità, registrati da
tutte le associazioni di categoria del commercio.
Anche il nostro territorio si
trova investito, in modo sempre più evidente, da situazioni preoccupanti, che sarebbe
pericoloso trascurare. Per
questo la Cgil di Parma ha
promosso lo scorso 8 novembre insieme a diverse altre
associazioni, una manifestazione, molto partecipata:
quali sono le richieste della
Cgil alla città?
Chiediamo una maggiore attenzione alle contraddizioni
che viviamo tutti i giorni, da
un lato un benessere che pare
diffuso, dall’altro l’aumento
delle persone in difficoltà.
Occorre agire concretamente e velocemente, partendo
dall’emergenza, ossia rimpolpando i capitoli di spesa
relativi ai servizi per quanto
riguarda Ausl e Comuni, ma
adottando anche scelte “strutturali”, come quella di inserire
nei bilanci di previsione per il
2009 il 10-20% delle risorse a
favore dell’inclusione sociale e
a sostegno delle famiglie. Se i
costi della “città vetrina” sono
troppo alti da sostenere, non
resta, almeno per il momento, che tagliarli. Le priorità
non possono che essere altre.
Credo che la partecipazione
registrata alla manifestazione
costringa le amministrazioni
a raccogliere un segnale, a
prendere atto di una situazione di fatto.
Una grande partecipazione
quindi alla manifestazione
di tanti soggetti diversi, immigrati, lavoratori, studenti,
e i pensionati, gli anziani?
Lo Spi ha aderito alla prote-
sta con la presenza di tanti
pensionati. Evidentemente si
ritiene che il tema delle nuove
povertà, di un welfare sempre
più debole, e dei troppi “buchi”
nella rete dei servizi, non possa più essere taciuto. Occorre
prendere atto del fatto che il
fenomeno della povertà interessa la popolazione anziana
più di quanto si pensi, ma è
meno visibile rispetto a quella
di altri soggetti, a causa di una
forma di pudore che molti anziani hanno ancora nel richiedere diritti e servizi. Accade
spesso che queste persone rinuncino anche all’essenziale
pur di preservare la dignità
personale: un atteggiamento
che stride con la città vetrina
destinata al consumo. Un consumo che può anche logorare
tutti coloro, e sono sempre di
più, che faticano ad accedere a
quei beni e che comunque rappresenta una forma di ingiustizia sociale.
Un altro nodo caldo per i lavoratori è quello della riforma del modello contrattuale,
una piattaforma secondo la
Cgil “tradita” dalle scelte di
Governo, Confindustria e dalle altre sigle sindacali: come
pensa la Cgil di riaffermare
le proprie posizioni?
La Cgil rimane coerente con
l’impostazione iniziale della
riforma, ma adesso chiede di
più. Purtroppo siamo entrati
in una fase molto problematica, che impone di modificare
le priorità, mettendo al primo
posto la crisi occupazionale e
produttiva legata alla fase recessiva. Occorre innanzi tutto
difendere il lavoro e il potere
d’acquisto dei salari, per questo lo sciopero generale del 14
novembre in tutti i territori
dell’Emilia Romagna.
Parliamo dei rapporti, alquanto conflittuali, con il
Governo e della Finanziaria
e del decreto anticrisi: in che
direzione vanno?
Si tratta di una Finanziaria
che taglia e non pensa allo
sviluppo, blocca risorse fondamentali, nella scuola, nella
sanità, per il rilancio produttivo. A fronte della gravità del
momento, che richiederebbe
misure forti di contrasto – cui
il decreto anti-crisi non risponde se non in minima parte, tralasciando quasi del tutto
di offrire un sostegno al ceto
medio, che è quello oggi più
in discussione – mi sembra di
capire che le soluzioni propo-
ste dal governo siano vecchie e
inadeguate e di pura assistenza. Anziché favorire i redditi di
chi lavora, di chi è in pensione
o delle fasce più deboli della
popolazione, si preferisce tutelare banche e imprese in perdita. È vero che si è raggiunto
l’obbiettivo di sospendere la
detassazione degli straordinari che la Cgil ha chiesto con
tenacia, ma manca un finanziamento adeguato e una risposta strutturale al sostegno
ai redditi da lavoro e da pensione. Questi provvedimenti
non riusciranno a far ripartire
i consumi e non bloccheranno
gli effetti della crisi. Per questo continueremo nelle nostre
iniziative di informazione e
di mobilitazione, a partire dal
grande sciopero generale del
12 dicembre.
Argentovivo dicembre 2008
Territori e leghe
25
Territori e leghe
Modena,
un appello per il Kurdistan
Aldina Varroni
Segretaria lega Spi-Cgil
di Savignano
Argentovivo dicembre 2008
L
26
e leghe Spi di Vignola, Spilamberto, Castelvetro, Savignano e l’associazione
“Gruppo 8 marzo” di Svignano
hanno aderito ad un progetto
di solidarietà internazionale
verso il popolo kurdo; in particolare con le donne del comitato “Madri per la pace” di Diyarbakir, che abbiamo incontrato
nel corso della nostra visita in
Kurdistan.
Diyarbakir è la capitale “virtuale” del Kurdistan, una vasta ed antica regione del sud
est della Turchia verso i confini con Iraq e Iran. La questione kurda assomiglia molto
alla storia sofferta del popolo
palestinese: riguarda una popolazione di circa 40 milioni
di persone che fin dalla caduta
dell’impero ottomano (Prima
guerra mondiale) vide il proprio riconoscimento alla indipendenza, ma che poi la nuova
Repubblica di Turchia non riconobbe mai.
Da anni le tante organizzazioni kurde non rivendicano più
l’indipendenza
territoriale,
bensì il riconoscimento all’interno dello Stato turco di una
autentica autonomia culturale
e linguistica, sul modello delle
regioni autonome delle Costi-
tuzioni italiana e spagnola.
Ma il governo turco da decenni rifiuta radicalmente ogni
mediazione, e reprime duramente ogni manifestazione di
autonomia. Persino la lingua
kurda non si può scrivere, ma
solo parlare.
La repressione colpisce da decenni i villaggi per spingere gli
abitanti a fuggire e a disperdersi per la Turchia, migliaia sono
i carcerati, centinaia i villaggi
bruciati dalle forze di sicurezza
turche, centinaia di migliaia i
profughi e gli sfollati. Alla repressione ha corrisposto da decenni una resistenza anche di
carattere armato, che ha prodotto migliaia di caduti fra le
due parti. Occorre una soluzione politica e non militare alla
questione kurda, riconoscendo
a quel popolo i basilari diritti e
tutele civili. Anche la Turchia,
se vuole entrare in Europa,
deve abbandonare la strada
della repressione sanguinosa.
Io ho trascorso qualche giorno
in Kurdistan, con una delegazione nazionale in visita di solidarietà: con rappresentanti
di alcune associazioni umanitarie per vedere e capire quella
drammatica realtà c’era anche
il segretario provinciale dello
Spi Franco Zavatti.
Noi quattro leghe del distretto di Vignola e il “Gruppo 8
marzo” di Svignano abbiamo
aderito ad un progetto solidale
con l’associazione “Madri della
pace” del Kurdistan. Con grande coraggio le madri, le sorelle
e le spose dei carcerati, dei caduti e degli scomparsi vittime
della repressione, si sono organizzate in un movimento per la
pace e per ricevere solidarietà
per i figli e le famiglie rimaste senza niente. Adozioni a
distanza: questa è la formula per concretizzare il nostro
sostegno e solidarietà. Abbiamo deciso di sottoscrivere in
ognuna delle nostre leghe Spi
un modesto contributo economico, per la durata di un anno
(rinnovabile), che sarà garantito e devoluto direttamente
a quelle famiglie. Le abbiamo
incontrate quelle donne, abbiamo ascoltato con sgomento
le loro storie e sofferenze fatte
di lutti e di grandi privazioni,
e vi garantisco che sono testimonianze che toccano nel profondo del cuore. Ho visto con i
miei occhi che il nostro contributo andrà a buon fine!
Rivolgo un appello a tutte le leghe Spi: aderite anche voi!
Territori e leghe
Ada Paganelli
Segretaria territoriale
Spi-Cgil Forlì
U
n anniversario è
sempre una data
importante, si festeggia, si ricorda,
si celebra, si rievoca, si commemora. Mentre in tutto il
nostro Paese si organizzano
manifestazioni per onorare
i caduti nel 90° anniversario
della fine della Prima guerra
mondiale, una guerra sanguinosissima, “una strage inutile”
come fu definita, a Santa Sofia
di Romagna questa occasione
rappresenta un momento parti-
M
colare e vissuto con una doppia
intensità. A quella guerra la comunità di S. Sofia contribuì con
123 caduti in combattimento e
11 deceduti successivamente
per ferite o malattie, e con l’invio dei noccioli di pesca che
dovevano essere conservati e
spediti al fronte per alimentare le stufe di riscaldamento
per i soldati. Per Santa Sofia
non c’è solo il ricordo e la memoria dei suoi caduti in guerra,
ma anche la rievocazione della
casualità dolorosa che colpì il
suo territorio.
“Era triste l’autunno a Santa
Sofia e a Mortano nel 1918. La
febbre spagnola che infieriva
ovunque sembrava accanirsi
nei due paesi adiacenti e ogni
giorno faceva vittime anche
fra tanti giovani. Nei campi
non c’erano i canti dei vendemmiatori e dei seminatori
e lontano rombava ancora
il cannone… poi, l’annuncio della vittoria italiana e
la gente, riunita in piazza,
discuteva animatamente di
pace e di festa”.
“Alla Messa di ringraziamento, dopo la firma dell’armistizio che dal 4 novembre segnava la fine delle ostilità, parteciparono in tanti: famiglie
intere, fratelli, sorelle, mogli
e madri di soldati al fronte, bambine.… bambini. La
chiesa era gremita. Il boato
venne improvviso e fu come il
rombo di cento cannoni, poi
un sussulto violentissimo, la
terra fu agitata da convulsioni spasmodiche, gli edifici
oscillarono lungamente, con
violenza e si abbatterono al
suolo fra un turbinare di polvere e con schianto di muri.
Nella chiesa maggiore, dove le
rovine sorpassavano l’altezza
delle panche e degli altari, furono estratti i primi corpi, i
feriti e bimbi, tanti bimbi!”
Questa è la testimonianza
trasmessaci da Biancamargherita Cangini, maestra di S.
Sofia, nel suo libro “Ricordi e
speranze”. I giornali a diffusione nazionale non riportarono
questo avvenimento: erano
tutti concentrati sulle notizie
dello stravolgimento politico
mondiale, sui nuovi assetti e
sui nuovi confini italiani conseguenti alla vittoria. C’è solo
un cenno nelle pagine interne
del quotidiano “La Nazione” di
Firenze.
Cosa ha spinto lo Spi-Cgil a ricostruire questo avvenimento e
proporre diverse iniziative per
approfondire questa storia, altrimenti relegata ad un microcosmo nell’immensità della grande
Storia? È l’attenzione che diamo
al territorio e alla sua comunità,
perché una comunità è fatta di
persone e le persone che ne fan-
Argentovivo dicembre 2008
Santa Sofia, la memoria
per costruire il futuro
27
Argentovivo dicembre 2008
Territori e leghe
28
no parte sono parte della sua
storia, della sua memoria e del
suo futuro. È l’attenzione che
diamo alla memoria che dà senso alla nostra vita, ai nostri atti
quotidiani, perché il ricordare
è conoscere, è ricostruire quel
mondo che contribuisce a determinare quello che noi siamo.
È l’attenzione e l’interesse scaturito dalla lettura dell’autobiografia rilasciata da Deserto
Boscherini a Wally Valbonesi,
segretaria della Lega di Santa
Sofia. È il rilievo e il valore che
lo Spi dà alle memorie personali, alle storie che si intrecciano con la Storia collettiva,
quella scritta sui libri.
Da tutto questo è nata la volontà e l’entusiasmo di ricostruire
un’epoca vista dall’angolazione di un personaggio particolare, in una comunità di un
paese collinare romagnolo agli
inizi del 900. C’è in questa autobiografia uno straordinario
mosaico che narra la storia
del secolo scorso come è stata
vissuta da Boscherini, questo
santasofiese che si autodefinisce “irrequieto”. Deserto nasce
nel 1922, agli albori del regime
autoritario che ha segnato profondamente la nostra storia, e
il suo nome è pressoché unico,
ma non evoca dune di sabbia,
ma l’orgoglio di suo padre di
essere considerato come un
disertore di quel regime. Trascorre la sua infanzia in una
delle tante baracche consegnate dal Corpo Reale del Genio Civile di Bologna alle famiglie che erano rimaste senza
le loro abitazioni a seguito del
terremoto del 1918. Il suo racconto ci ha indotto ad approfondire questo evento sismico
e le successive implicazioni
sulla storia del territorio. È
infatti emersa negli anni 1918
e 1919 una straordinaria forza
di volontà e di tenacia da parte
della popolazione e il grande
impegno da parte delle istituzioni. È iniziata così una ricerca da parte dello Spi presso
l’Archivio di Stato di Firenze,
l’Archivio di Stato di Bologna,
Forlì e Santa Sofia, l’emeroteca del Comune di Forlì, l’archivio della parrocchia di S. Lucia
a Santa Sofia. L’emozionante
ricerca ci ha stimolato lo scorso anno a proporre lo studio di
questo evento storico all’Istituto comprensivo di Santa Sofia,
che ha subito aderito coinvolgendo le due classi terze.
Questo impegno dello Spi di
Santa Sofia e di Forlì per la “manutenzione” della memoria si è
concretizzato in tre giornate
nel mese di novembre, con una
serie di iniziative che abbiamo
attuato con il patrocinio del
Comune di Santa Sofia, della
provincia di Forlì Cesena, della
Comunità montana dell’Appennino forlivese, del Parco nazionale delle Foreste casentinesi
e della Protezione Civile, e che
hanno avuto uno straordinario
successo di partecipazione.
I nostri appuntamenti sono iniziati con l’inaugurazione della
mostra fotografica “Territorio
- Memoria – Identità” alla Galleria Vero Stoppioni di Santa
Sofia, dove abbiamo raccolto
immagini di grande impatto
emotivo capaci di raccontare
gli eventi e il contesto storico
dell’epoca, e che è stata apprezzata e visitata con grande
interesse. All’inaugurazione è
seguito un piacevole percorso
sulla storia del territorio e della comunità di Santa Sofia da
parte del sindaco Flavio Foietta, dello Spi Cgil e dello storico
Luciano Foglietta. L’interessantissima prospettiva futura
sulla tutela del territorio è stata anticipata dal responsabile
nazionale della Protezione
civile Marco Iachetta. Emozionante la presenza e il saluto
di Isolina Morelli, che all’epoca degli avvenimenti era una
bambina di 8 anni e ricorda
perfettamente le traversie della sua famiglia.
Le iniziative sono proseguite
con il nostro convegno “La memoria per costruire il futuro”,
presenti il sindaco di Santa
Sofia Flavio Foietta, Enzo
Santolini, segretario Cgil di
Forlì, Mina Cilloni, segretaria
regionale Spi-Cgil responsabile del Dipartimento memoria,
Luciano Foglietta, giornalista
e scrittore, Marina Foschi, architetto, Piero Venturini, geologo, Massimo Milandri, dottore in scienze forestali e Oscar
Bandini, docente dell’Istituto
comprensivo di Santa Sofia.
L’appuntamento conclusivo è
stato dedicato al “Sistema di
protezione civile prima, durante e dopo un terremoto”.
È stato un programma intenso per ricostruire il filo della
memoria, l’identità di una comunità. Il tempo e la memoria,
negli alberi, sono segnati nei
loro affascinanti anelli, nelle
rocce, scritti nelle loro stratificazioni: noi, la memoria
di quel tempo, l’abbiamo resa
visibile come si usava da bambini, cospargendo col dito la
grafite della matita sul foglio
rimasto segnato da una precedente scrittura, mettendo in
risalto ciò che era invisibile.
Territori e leghe
Gianna Bisagni
Segretaria generale
Spi-Cgil Rimini
M
igliorare la circolazione e la possibilità di muoversi
per tutti gli utenti
della strada, e soprattutto per
quelli più deboli. Con questo
scopo è stato sottoscritto a Rimini lo scorso 10 ottobre l’atto
di nascita del “Forum provinciale sulla sicurezza stradale
dei soggetti deboli”.
Il documento preliminare per
la costituzione del Forum è
stato firmato dall’assessore Alberto Rossini per la Provincia
di Rimini, da Spi-Cgil, Fnp-Cisl
e Uilp-Uil, dall’associazione
Fiab Pedalando e Camminando, dall’Ancescao associazione nazionale centri sociali
(Coordinamento provinciale).
L’obiettivo del Forum è di formulare ed elaborare proposte
ed iniziative tendenti a migliorare la circolazione di tutti gli
utenti della strada, e di quelli
deboli innanzitutto (pedoni,
ciclisti, anziani, bambini, disabili...), con l’individuazione
dei possibili interventi a favore
di queste persone, quali i piani
per la Mobilità ciclistica, per la
Sicurezza stradale, l’istituzione
di Uffici per la mobilità ciclabile
nei Comuni, la sistemazione e la
progettazione di piste ciclabili.
Inoltre il Forum intende formu-
lare un piano di comunicazione
che sensibilizzi i cittadini sul
tema della sicurezza, partendo
dal dato troppo alto del numero
degli incidenti stradali in Italia
e nel nostro territorio.
Gli incidenti in strada infatti
provocano ogni anno in Italia circa 8.000 decessi, circa
170.000 ricoveri ospedalieri e
600.000 prestazioni di pronto
soccorso senza ricovero, e costituiscono la prima causa di morte tra i maschi sotto i 40 anni.
Anche se il numero delle vittime della strada è in lieve calo,
l’obiettivo imposto dall’Unione
europea di dimezzarne il numero entro il 2010 è ancora lontano. Nella provincia di Rimini
in particolare si sono verificati,
nel 2007, 2.411 incidenti stradali, con 3.260 feriti e 39 vittime.
I pedoni e ciclisti deceduti nel
2007 sono stati 8, di cui 5 con
età superiore ai 60 anni. I pedoni e ciclisti feriti nel 2007 sono
stati 500, di cui 193 con più di
60 anni. A questi drammatici
dati, vanno aggiunti gli ingenti costi sociali sostenuti dalla
pubblica
amministrazione,
dalle imprese, dalle famiglie
per i ricoveri in ospedale, oltre
ai costi sociali indotti relativi
ad inquinamento atmosferico,
acustico ed ambientale.
Tutto ciò evidenzia che la nostra società non rispetta i diritti
delle persone più deboli e vulnerabili, di ogni età, e fra questi diritti non tutelati c’è quello
della mobilità. L’aumento della
popolazione anziana rende ancora più urgente un maggior
rispetto del diritto a muoversi
liberamente e senza rischi. Non
può essere accettato come un
inevitabile effetto collaterale
della circolazione stradale essere uccisi, feriti o menomati. È
diventato prioritario, pertanto,
individuare nuove strategie di
prevenzione che consentano, a
breve, medio e lungo termine, di
porre un argine a questo allarmante fenomeno, e far crescere
una nuova cultura della strada e
del rispetto delle regole. È questo l’obiettivo del Forum, che è
aperto al coinvolgimento delle
associazioni di volontariato,
delle scuole, delle associazioni
portatrici di specifici interessi,
anche in rappresentanza degli
stessi automobilisti, e di tutte le
istituzioni. Infine, tramite l’Osservatorio provinciale, potranno
essere raccolti i dati di verifica
delle iniziative promosse, monitorando anche la variazione di
incidentalità sul territorio.
Argentovivo dicembre 2008
Rimini, nasce il Forum
per la sicurezza stradale
29
I temi della memoria
Vivere l’altrove
Storie di migranti nella globalizzazione
Argentovivo dicembre 2008
Mina Cilloni
Responsabile dipartimento memoria
Spi-Cgil Emilia-Romagna
30
Ieri ero io oggi siete voi
Una larga valigia
legata con uno spago.
Una sola,
piena di ricordi,
vuota di speranze. Ripensando al fuoco del camino
all’odore dell’erba
come è stato triste lasciare la propria casa!
Sa di aceto la ricerca del pane.
(Lucia Veneri da “L’eretico”)
Il nuovo progetto
L
a piccola poesia in
questa pagina serve
a introdurre il nuovo
progetto della Memoria 2009, che vedrà impegnati
i dipartimenti regionali Memoria e Informazione, ma anche
un insieme di forze – uomini
e donne – della nostra Organizzazione che si occuperanno
dei temi della migrazione, e
dei grandi valori che sempre
hanno accompagnato e segnato la nostra vita. Oggi più
che mai abbiamo la necessità
di ridare senso a parole quali:
l’accoglienza, la diversità, la
multiculturalità, la coesione
sociale. A gennaio 2009, quindi, le pagine della Memoria
sulla nostra rivista “Argentovivo” si riempiranno di racconti
di uomini e donne, di ieri e di
oggi, che hanno costruito e
che costruiscono la loro vita
sul “migrare”. È stato facile
individuare il nuovo impegno/
progetto perché noi, Sindacato
pensionati dell’Emilia Romagna, da alcuni anni siamo impegnati attivamente sui temi
della sicurezza/insicurezza.
Abbiamo realizzato azioni positive tese a creare condizioni
di vita più sicure per tutti i cittadini, e in questo ambito consideriamo importanti tutte le
iniziative culturali e sociali che
possono aiutare a togliere le persone dall’isolamento, affrontando, anche, apertamente aspetti
quali la “paura del diverso”.
Partendo dallo specifico del
Dipartimento Memoria regionale, diventa per noi un fatto
centrale scegliere, attraverso
le storie personali, di conoscere “l’altro”. Anche noi siamo
stati “l’altro”. Lo siamo stati
nel ’900 con processi di emigrazione che hanno coinvolto
milioni e milioni di uomini e
donne “in cerca di fortuna”; lo
siamo stati negli anni ’30 e ’40
Il progetto Memoria parte con varie attività:
* Gruppo regionale che mette insieme diversi dipartimenti
di lavoro (Memoria, Informazione, Benessere, Auser) con
la collaborazione della professoressa Anna Maria Perdetti, referente per l’Emilia Romagna della Libera Università
dell’autobiografia di Anghiari, e della prof.ssa Eva Lindenmayer, docente all’Università di Bologna;
* pubblicazione sulla nostra rivista “Argentovivo” delle storie di migranti (uomini e donne) di ieri e oggi;
* contributo di un “esperto/a” esterno che ci offrirà il suo
pensiero sui temi della sicurezza, della differenza;
* spazio dedicato al linguaggio e a come singole parole
possano influenzare il nostro “quotidiano”;
* in fase di definizione è un rapporto di collaborazione con
il sito regionale di “ViaEmilianet” – direttore Marco Sotgiu
- che rielaborerà, in una scrittura compatibile con lo strumento, le storie che saranno pubblicate, e sarà “contenitore” di nuove storie che le persone vorranno inviarci.
Per noi non ci sono storie migliori di altre… probabilmente, però, per rendere fattibile il lavoro di redazione
ci saranno storie non pubblicate o parzialmente pubblicate, ma tutte saranno conservate all’interno della banca dati della Fondazione “A. Altobelli” con cui abbiamo
avviato un percorso di collaborazione. È una ricchezza
che non vogliamo disperdere ma arricchire, e come sempre vogliamo sottolineare come le storie degli uomini e
delle donne diventano la Storia.
Invitiamo tutti i territori della nostra Regione a continuare a
raccogliere storie di migrazione di ieri e di oggi, per contribuire
ad arricchire il nostro patrimonio di racconti di vite vissute.
I temi della memoria
Ri-conoscerci per trovare risposte all’oggi
Oggi, le migrazioni prodotte
dalla globalizzazione dei mercati e dai conflitti portano uomini e donne in fuga da nuovi
deserti e da terre desolate. Noi
non possiamo vedere solo il migrante ma, anche, il processo.
Non possiamo solamente vedere
“il diverso” solo per la sua pelle
ma “ascoltare”, riconoscere il
cammino che ha intrapreso.
Un altro mondo e un altro modo
di vivere insieme è possibile.
L’alternativa ad un processo
di globalizzazione esclusivamente basato sull’economia si
può fare rimettendo al centro
la persona e le sue risorse. Il
superamento dell’esclusione
dei migranti, ed in particolare
delle donne che troppo spesso
sono “invisibili” nel processo
migratorio, saranno banchi di
prova per verificare l’efficacia
delle nostre politiche rivendicative nelle nostre comunità.
I migranti non saranno più
considerati “l’altro” di cui avere paura, ma una componente
attiva, portatrice di bisogni e
di conoscenze nuove.
Il diritto di cittadinanza di cui
tanto parliamo è l’affermazione dell’uguaglianza di tutti
senza distinzione di sesso, età,
razza, abitudini, tradizioni, religione e provenienza geografica. Noi ci proviamo a realizzare, attraverso le diverse storie,
un piccolo percorso di maggior
comprensione “dell’altro”, un
tentativo di “smantellare” il
muro di diffidenza che troppo
spesso crea atteggiamenti di
intolleranza, di non comprensione, quasi di paura. Migrante – noi e gli altri – è colui che
va verso il nuovo, disponibile a
cambiare abitudini, usi, relazioni, impegni ed è accompagnato dal sogno di un contesto
esistenziale e sociale migliore.
Sono mille le ragioni che portano a migrare. La nostra stessa ricerca di storie è e vuole
essere un elemento di provocazione che stimoli attraverso
le storie stesse la creazione
di nuove storie e di nuovi pensieri, per capire ciò che siamo
stati e per capire ciò che “gli
altri “sono.
Un’altra storia della
Repubblica: esce un libro
con gli scritti di Flamini
Col numero di Argentovivo di novembre 2008 è terminata
la pubblicazione degli articoli che il giornalista e storico
bolognese Gianni Flamini ha scritto per “Un’altra storia
della Repubblica”.
Un materiale prezioso che ricostruisce attraverso le vicende
tragiche del terrorismo e dello stragismo la storia recente
del nostro Paese: da Portella della Ginestra agli attentati
che nel 1993 colpirono Firenze, Milano e Roma.
Una memoria che va affidata alle giovani generazioni perché possano sempre mantenere vivi i valori della pace,
della democrazia, della libertà.
Questi scritti saranno pubblicati in un volume curato da Gianni
Flamini e Claudio Nunziata, il magistrato che fu pubblico ministero nei processi per tre grandi stragi, che sarà presentato
con un’iniziativa pubblica promossa da Spi e Cgil regionali a
Bologna il prossimo 21 gennaio, in Sala Borsa Auditorium
Biagi, dove oltre agli autori saranno presenti lo storico Adolfo
Pepe, direttore della Fondazione Di Vittorio, Libero Mancuso,
magistrato ed assessore al Comune di Bologna, e Carla Cantone, Segretaria Generale Nazionale Spi-Cgil.
La campanella
Sobrietà e condivisione: dove siete?
l bel testo di Antonio Cassese “Voci contro la barbarie” ci aiuta a “vegliare”, come ripeteva
sempre Vittorio Foa, sui diritti umani mai acquisiti una volta per tutte, anche quando sono
costati anni di fatiche e sacrifici, anche quando sono scritti solennemente sulla carta costituzionale. Da queste “voci” appare chiaro che ogni giorno dobbiamo batterci per la dignità di
ogni persona, presupposto di libertà e di responsabilità.
In tempi difficili come questi, mi sono esercitata a cercare gli atteggiamenti che non si possono mascherare sotto parole che hanno perduto il loro significato, come “libertà”o “solidarietà” di cui tutti si riempiono la bocca (ma è libero chi è necessitato dal bisogno per sé o per
i suoi figli, o è solidarietà un’elemosina “una tantum”?). Sobrietà e condivisione mi paiono
le uniche modalità che non appartengono ai nostri governanti e non ispirano la nostra società civile, se non in tante “piccole- grandi” iniziative che non fanno mai notizia e per questo
non possono essere “contagiose” e diventare “tessuto” su cui costruire abitudini ed educare
i nostri ragazzi. Ad un bell’incontro delle Banche del tempo, a Bologna, a cura della Banca
del tempo Momo e della Rete Ivan Illich, al centro civico Lame (1-2 dicembre scorso) sono
stati invitati gli studenti delle scuole medie superiori per… “contagiarli”. I ragazzi “dell’onda” che ora sembrano aver preso in mano la loro condizione di studenti devono potersi
misurare sul “fare” giacchè noi siamo riusciti, “proteggendoli” sempre, a renderli distanti,
annoiati e rassegnati: risultato scontato in una società dove prevale “io speriamo che me la
cavo!”. Del resto il vecchio proverbio “Meglio un uovo oggi che una gallina domani”, divenuto “gallina oggi”, non dà l’uovo domani. Così per questo Natale vi consiglio l’importante
libro di Randy Pausch, edito nell’aprile scorso da Rizzoli, “L’ultima lezione. La vita spiegata
da un uomo che muore”.
Miriam Ridolfi
Argentovivo dicembre 2008
come lavoratori stagionali; lo
siamo stati di nuovo nel rimescolamento delle popolazioni
tra Nord e Sud d’Italia negli
anni del boom economico. Lo
sono ancora, oggi, giovani laureati e non.
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STRANIERO
Identici diritti al lavoro per i migranti. Stesse retribuzioni. Uguale dignità e sicurezza sul lavoro per tutti.
La pelle ha tanti colori. ll sudore uno solo.
ITALIANO
140x100 Sudore:CGIL (140x100) Esec. 50x35 14/11/08 10:12 Pagina 1
STESSO
SANGUE.
STESSI
DIRITTI.
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Argentovivo - dicembre 2008 - SPI-CGIL Emilia