MENSILE DEL SINDACATO PENSIONATI ITALIANI SPI-CGIL DELL’EMILIA-ROMAGNA Autorizzazione del tribunale n.4897 del 5 marzo 1981 - Spedizione in abbonamento postale 45% Le nostre proposte per uscire dalla crisi Fotocronaca In 200mila a Bologna per lo sciopero Cgil Welfare Bilancio sociale: uno strumento chiave Antirazzismo Stesso sangue, stessi diritti Memoria Vivere l’altrove: storie di migranti Spiccioli di Natale n.12 dicembre 2008 Argentovivo dicembre 2008 Editoriale 1 In breve Argentovivo dicembre 2008 Lo Spi in Spagna: dialogo e abbraccio con i pensionati del Pais Valenciano 2 Lo Spi dell’Emilia Romagna ha partecipato con una delegazione al congresso della Federacion de Pensionistas Jubilados y Minusvalidos de CC.OO del Pais Valenciano, tenuto a Valencia il 12 novembre scorso. L’accoglienza da parte dei compagni delle CC.OO. è stata calorosa e simpatica: Antonio Garcia, responsabile organizzativo, ci aspettava all’aeroporto con una copia della nostra rivista Argentovivo, un gesto carino ed efficace, lo abbiamo riconosciuto subito, ed abbiamo scherzato su quanto la nostra rivista fosse utile… anche in Spagna. Anche i compagni del Sindacato Pensionati Valenciano devono affrontare i problemi che riguardano la necessità di costruire una rete di protezione sociale che possa coniugare la speranza di vita con la qualità della vita. Il loro impegno è quello di lavorare con la Confederazione per politiche sociali più avanzate, per la conquista di diritti sociali per le persone. Mina Cilloni, a nome della Segreteria dello Spi dell’EmiliaRomagna, è intervenuta portando il saluto dei pensionati della nostra regione ed auspicando un’azione comune in ambito europeo per costruire l’Europa sociale contro l’Europa dei mercati. Valconca, al via il trasporto pubblico a chiamata È stato presentato a San Clemente il progetto di trasporto pubblico a chiamata per la Valconca. All’incontro hanno partecipato l’assessore alla Mobilità Alberto Rossin, i funzionari dell’Agenzia della Mobilità e i Comuni riminesi di Morciano, San Clemente, San Giovanni in Marignano e Monte Colombo. Il progetto nasce dalla collaborazione con i sindacati dei pensionati, che hanno posto l’esigenza di potenziare il trasporto pubblico istituendo un servizio più flessibile di quello esistente. La prima fase del progetto ha previsto lo svolgimento di una indagine per raccogliere attraverso un questionario le richieste dei cittadini, gli anziani in particolare. Sulla base dei dati emersi si è predisposta una ipotesi di sperimentazione di un ser- Un momento del congresso di Valencia vizio a chiamata che si va ad integrare con l’attuale rete del trasporto pubblico. Il servizio consiste nel prenotare il mezzo attraverso call center stabilendo l’orario e la fermata in cui passerà l’autobus. Durante l’inverno saranno attivi due mezzi che garantiranno una frequenza di passaggi alta per tutta la giornata. Nell’estate il servizio sarà attivo durante la mattina. Il costo del servizio sarà in gran parte finanziato da uno specifico contributo della Regione, previsto all’interno dell’Intesa tra Regione e Provincia. I sindacati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil collaboreranno a diffondere l’iniziativa e ad assistere nel trasporto gli utenti più deboli. L’avvio della sperimentazione è previsto da gennaio. In questa fase si lavorerà per perfezionare la proposta e raccogliere suggerimenti provenienti dai Comuni e dagli utenti interessati. “Non perdiamo la memoria”: assegnato il premio Liberetà Liberetà, il mensile dello SpiCgil, ha indetto un concorso che premia ogni anno la migliore autobiografia per una “vita di lavoro e d’impegno sociale”. Questi scritti si trasformano in libri che la Casa editrice Liberetà pubblica nelle collane dedicate al tema della memoria. Tutti raccontano storie vere, che sono le vite in cui ciascuno può identificarsi. È la grande storia raccontata dai “piccoli protagonisti”. Per il 2008 è stato premiato “Diario di un’occupazione” di Cecilia Tratti, storia di una fabbrica di abbigliamento di Elmas in provincia di Cagliari e delle ottantuno giovanissime operaie che insieme all’autrice la occuparono nel dicembre 1968, vivendo per 12 giorni fianco a fianco dentro la fabbrica strappata al controllo del padroncino locale. La giuria ha assegnato il premio rilevando come un momento di lotta collettiva abbia rappresentato una svolta nella vita della protagonista e delle sue compagne, l’acquisizione di una coscienza sindacale, di un impegno quotidiano, di una solidarietà che hanno rappresentato un momento significativo nel processo di emancipazione della donna. Tra i finalisti segnalati nell’undicesima edizione, anche due bolognesi: Gino Borghi con il racconto “I ricordi della mia vita… dal 1923 ad oggi”, e Gabriella Zocca per l’autobiografia “Dipanando un lungo filo”. In breve Ferrara: così abbiamo discusso sulla violenza alle donne L’incontro del Coordinamento donne dello Spi a Ferrara persone “amiche”, poi ci sono l’umiliazione, la sopraffazione, il maltrattamento psicologico, fisico fino all’assassinio. La violenza sulle donne è un mostro che si aggira intorno al nostro pianeta, che aggredisce donne e bambine, attraverso le piaghe del lavoro minorile, delle bambine-soldato, della prostituzione, della pedofilia, dello stupro, della lapidazione, dell’emarginazione, fino alla segregazione, presso certe culture, delle donne rimaste vedove. Si è anche parlato di una forma di violenza che, spesso, Buon 2009, nonostante tutto Più Lavoro Più Salario Più Pensioni Più Diritti Più Lavoro Più Salario Più Pensioni Più diritti A U G U R I Il 2008 sta per finire e l’anno che verrà si presenta carico d’incognite. Un futuro quanto mai incerto per tanti lavoratori, pensionati, giovani ,precari, studenti. Un governo che non vuole e non sa dare le risposte che servono per affrontare una gravissima crisi La CGIL, ha avanzato proposte anticrisi e un progetto per il futuro. Il 12 dicembre un milione e mezzo di lavoratori, pensionati, giovani e precari in 108 piazze d’Italia hanno chiesto più lavoro più salario più pensioni più diritti. Il governo ascolti e rispetti quelle piazze dove la gente, le famiglie chiedono certezze. AUGURI PER UN 2009 DI SPERANZA E SERENITA’ non trova spazio nella cronaca quotidiana. Frasi volgari, intimidazioni, minacce, ricatti sessuali: violenze nei luoghi di lavoro che il più delle volte rimangono impuniti perché, magari, rivolti a donne che vivono una particolare condizione di bisogno. Ci vorrebbero più sensibilizzazione, più coinvolgimento e una cultura diversa. Ogni giorno, in Italia, 3.150 donne (cioè 131 donne, ad ogni ora del giorno e della notte) subiscono violenza che spesso, per pudore, non viene denunciata. Questi numeri mettono in evidenza un problema urgentissimo che necessita di una politica specifica e generale. Il Governo in carica e le Amministrazioni hanno una grossa responsabilità, “devono urgentemente” costruire processi educativi su ogni forma di prevaricazione subita dalle donne, proteggendo le vittime con la promozione del pieno riconoscimento della parità dei diritti. In quella giornata, dedicata a un tema angoscioso, per non restare soffocate da questa quotidianità avevamo preparato un assaggio di torte “fatte in casa”, che è stato condito da un chiacchiericcio che ha, in un certo senso, esorcizzato la violenza. (Valentina Vecchiattini – Spi Ferrara) Argentovivo dicembre 2008 Venticinque novembre, Giornata mondiale contro le violenze sulle donne, a ricordo delle sorelle Mirabal, dominicane, che furono uccise dalla polizia del dittatore generale Trujillo proprio il 25 novembre, ma del 1960. Il Coordinamento Donne di Ferrara ha voluto ricordare questa giornata con un incontro, che si è svolto nella locale Camera del Lavoro, articolato in più punti: la visione di un video, “confezionato” dallo stesso Coordinamento di Ferrara; una ricerca di fotografie, immagini e vignette sulle diverse forme di violenze sulle donne. Sono tanti i modi di compiere brutalità su una donna: la violenza domestica è compiuta il più delle volte da 3 Sommario 2| In breve • Lo Spi in Spagna: dialogo e abbraccio con i pensionati del Pais Valenciano • Valconca, al via il trasporto pubblico a chiamata • “Non perdiamo la memoria”: assegnato il premio Liberetà 3| In breve •Ferrara: così abbiamo discusso sulla violenza alle donne • Auguri 5| Editoriale •Siamo scesi in piazza per indicare un’alternativa Maurizio Fabbri Argentovivo dicembre 2008 7| In primo piano •Sciopero generale Cgil: “Il governo ora ci ascolti” Mayda Guerzoni 10| Economia e diritti 16| Dal mondo 24| Territori e leghe 17| Dal mondo 26| Territori e Leghe 18| Anniversari 27| Territori e Leghe •Saharawi, una scuola in memoria di Sauro Ada Asirelli •Diritti umani, la strada è ancora lunga Mina Cilloni •La terza età dello Spi Mirna Marchini 19| Geografie urbane •La città degli orti: un modello per il futuro Oscar Marchisio 20| Società •A tu per tu col venditore: occhio al contratto a cura della redazione •Parma, in tempo di crisi difendiamo i più deboli Patrizia Maestri •Modena, un appello per il Kurdistan Aldina Varroni •Santa Sofia, la memoria per costruire il futuro Ada Paganelli 29| Territori e Leghe •Rimini, nasce il Forum per la sicurezza stradale Gianna Bisagni 30| I temi della memoria •Vivere l’altrove Mina Cilloni Direttore responsabile: Mirna Marchini Vice direttore: Mauro Sarti •Contrattazione territoriale: un impegno che continua Roberto Battaglia 21| Dimensione Cgil •Stesso sangue, stessi diritti Cristina Liverani In redazione: Roberto Melli, Luca Baldazzi, Anna Maria Selini, Paola Guidetti, Valentina Vecchiattini, Franco Digiangirolamo. 12| Welfare e servizi 23| Auser Direzione e redazione Via Marconi, 69 - 40122 Bologna tel. 051294799 - fax 051251347 29 16 5 19 30 12 •Qualità della vita: il Piano fa passi avanti Rita Turati •Il Bilancio sociale racconta le politiche per la terza età Giuseppina Felice Siamo scesi in piazza per indicare un’alternativa •Volontari a confronto sulla partecipazione Angelo Morselli Saharawi, una scuola in memoria di Sauro Rimini, nasce il Forum per la sicurezza stradale Vivere l’altrove Qualità della vita: il Piano fa passi avanti 4 Argentovivo n. 12 - dicembre 2008 Chiuso in tipografia il17/12/2008 la tiratura complessiva è di 8.000 copie La città degli orti: un modello per il futuro Amministrazione Via Marconi, 69 - 40122 Bologna Abbonamento annuo 22 euro Costo copia 3 euro Costo copia arretrata 5 euro Realizzazione a cura di Agenda www.agendanet.it Progettazione grafica EXPLOIT Bologna - Via Dell’Arcoveggio, 82 Stampa a cura di FUTURA PRESS Proprietà EDITRICE DELLA SICUREZZA SOCIALE srl Associato UNIONE STAMPA PERIODICI ITALIANI Editoriale Siamo scesi in piazza per indicare un’alternativa Maurizio Fabbri Segretario generale Spi-Cgil Emilia-Romagna Argentovivo dicembre 2008 È ormai evidente l’incapacità del Governo nel gestire il paese, soprattutto in un momento come questo, con una crisi prevista e affrontata in maniera del tutto inadeguata. Oggi il nostro è un paese più che mai allo sbando e non possiamo stare fermi a guardare, perchè da come gestiremo e supereremo le difficoltà attuali dipenderà il nostro futuro. È per questo che lo sciopero generale indetto dalla Cgil era necessario. A maggior ragione, proprio in questo momento. Il governo Berlusconi ha giocato tutto sul piano dell’immagine, ottenendo consenso anche grazie al controllo dei media, ma commettendo errori strategici: non è stato capace di prevedere la vera portata della crisi e le sue conseguenze. Basta guardare al Dpef e alla Finanziaria per rendersene conto: entrambi sono più adatti a una fase di tenuta e di espansione piuttosto che a una di recessione. Fino ad ottobre il Presidente del Consiglio ci ha detto - ed era convinto - che la crisi produttiva non ci avrebbe riguar- dato, che il “sistema paese”, soprattutto il settore bancario, avrebbe tenuto. Invece, dei paesi del “mondo occidentale”, ancora prima degli Stati Uniti, siamo stati i primi ad entrare in recessione, con la più pesante congiuntura economica: già da quest’anno avremo il Pil negativo, un vero record; inoltre il crollo della produzione sta determinando un aumento della cassa integrazione e della disoccupazione. E, cosa ancora più grave, questo enorme scarto tra le promesse e la realtà, non è stato ancora messo in evidenza da nessuno con la necessaria radicalità. È per questa ragione che per ottenere ancora consenso il Governo deve presentarsi al Paese con un profilo decisionista e autoritario. Per questo persiste nel tentativo costante di delegittimare l’opposizione e soprattutto di sottomettere i corpi intermedi e chi, come noi, non ci sta viene isolato. Temo però che sarà sulla giustizia che verrà sferrato l’attacco più pericoloso. Non si spiegherebbe, altrimenti, come personaggi come Licio Gelli siano potuti tornare in auge, indicando addirittura l’agenda politica. Per queste ragioni lo sciopero generale per la Cgil si è presentato come una scelta obbligata, per indicare un’alternativa di politica economica ai lavoratori e al Paese, ma anche per denunciare il profilo autoritario del Governo. In un quadro in cui tutti i paesi realizzano manovre straordinarie, con al centro il tema della difesa e della valorizzazione del lavoro, noi siamo gli unici a destinarvi provvedimenti inconsisten- 5 Argentovivo dicembre 2008 Editoriale 6 ti. Mentre Obama sostiene la produzione industriale con investimenti enormi, dichiara di aumentare le tasse ai ricchi per diminuirle ai ceti medi e ai lavoratori poveri; Brown in Gran Bretagna fa le stesse scelte; la Germania introduce la settimana corta lavorativa per le imprese in difficoltà – a parità di salario – sostenendo i costi delle aziende con risorse pubbliche, noi non solo decidiamo di non tassare di più i ricchi, ma aboliamo anche l’unica patrimoniale (Ici) che avevamo, andando cioè nella direzione opposta. Mentre negli altri paesi le manovre sono di grandi dimensioni, perchè si è capito che la crisi sarà la più lunga e pesante degli ultimi 70 anni e che quindi richiede scelte strate- giche di medio-lungo periodo, noi consegniamo all’Unione Europea una Finanziaria con un vincolo triennale strettissimo e nessuna libertà di movimento. E gli unici provvedimenti che adottiamo sono una tantum, come la social card e il bonus per le famiglie, con condizioni che permetteranno a pochissimi di usufruirne e interventi minimi sugli ammortizzatori (alcuni miliardi tra imprese e lavoratori!). Insomma, niente in confronto alla portata della crisi. È l’irresponsabilità con cui si sta affrontando questa crisi che ci allarma, perchè è da come la si supererà che dipenderà il nostro futuro. Continuando così i poveri ne usciranno ancora più poveri, ma sarà tutto il paese a “non farcela” e a pa- garne le conseguenze. È perciò evidente perchè la Cgil è scesa in piazza: siamo stati gli unici a presentare una piattaforma e un progetto significativo alternativo, apprezzato anche da chi non ha condiviso la scelta dello sciopero. La critica a noi, infatti, è stata prevalentemente sul metodo (quando indirlo) non sui contenuti, che anzi hanno registrato una fortissima adesione. Le nostre cinque proposte sono chiarissime ed è utile ricordarle: 1)il sostegno all’occupazione con investimenti significativi con l’estensione degli ammortizzatori a tutto il lavoro, anche quello precario; 2)il sostegno al reddito di lavoratori e pensionati con l’aumento delle detrazioni e la detassazione della tredicesima, la restituzione del fiscal drag e l’estensione della quattordicesima alle pensioni fino a 1330 euro mensili netti; 3)il rilancio, immediato, degli investimenti cantierabili; 4)la modifica del welfare, non adeguato a questa crisi, con l’applicazione delle deleghe previste dal patto del luglio scorso; 5)la sospensione della legge Bossi–Fini, prima di tutto come una questione di civiltà e, poi, per una questione economica. La risposta del 12 dicembre nelle piazze e nei posti di la- voro è stata molto positiva. Ora dobbiamo lavorare per allargare il sistema di alleanze a sostegno della nostra piattaforma, a partire dal recupero di un rapporto più stretto con l’opposizione parlamentare e non, con tutte le forze presenti nella società a partire dal movimento degli studenti. Con le Regioni ed i Comuni diventa indispensabile fare “fronte comune” esercitando la contrattazione sociale, al fine di ottenere accordi coerenti con la nostra impostazione. Questo è ciò che è avvenuto con l’intesa sottoscritta unitariamente con la Regione Emilia-Romagna, che prevede investimenti consistenti nei settori del welfare finalizzati a migliorare il sistema delle protezioni sociali, e dotando il fondo per la non autosufficienza di 400 milioni annui per il 2009 e 2010. Uno stanziamento di risorse quello dell’EmiliaRomagna – 400 milioni – pari alle risorse che il Governo ha stanziato per tutto il Paese e per il solo 2009! Con Cisl e Uil dobbiamo riaprire il dialogo partendo dai bisogni del paese, consapevoli che molti contenuti della nostra piattaforma sono stati elaborati unitariamente. Ora più che mai è necessario restare in campo per vincere questa battaglia. Perché, lo ribadisco, il modo in cui usciremo da questa crisi definirà il profilo sociale futuro del nostro paese. In primo piano Mayda Guerzoni S traordinaria riuscita in Emilia-Romagna della mobilitazione promossa il 12 dicembre dalla Cgil: 200.000 persone hanno gremito i tre cortei della manifestazione regionale svolta a Bologna, malgrado la pioggia incessante. Piazza Maggiore - un tappeto coloratissimo di ombrelli e bandiere - non è bastata ad accogliere tutti i partecipanti (arrivati con più di 600 pullman, due treni speciali da Piacenza e Reggio Emilia, senza contare i mezzi privati) e il maltempo ha costretto gli organizzatori a stringere i tempi previsti per gli interventi dal palco. Hanno parlato alcuni delegati dell’edilizia e del pubblico impiego, una lavoratrice immigrata metalmeccanica e la rappresentante del coordinamento genitori-insegnanti di Bologna; prima di passare la parola al leader nazionale Cgil Guglielmo Epifani, dal palco si è chiesto un minuto di silenzio per le vittime del lavoro, mentre si alzavano dalla piazza le bandiere abbrunate. Tra un intervento e l’altro sono stati annunciati i dati dello sciopero, che ha registrato una alta adesione in tutta la regione, con punte analoghe a quelle di precedenti astensioni dal lavoro promosse in maniera unitaria e non dalla sola Cgil. Alla testa dei tre cortei (partiti da Porta San Felice, piazza Carducci, piazza XX Settembre) la stessa parola d’ordine “più lavoro, più salario, più pensioni, più diritti” e nelle strade della città, bloccata per tutta la mattina, si è avvertito un clima combattivo, allegro e incline all’ironia, simboleggiata in particolare dai tre pupazzi giganti di cartapesta raffiguranti Berlusconi, Brunetta e la ministra Gelmini. “La durezza della crisi – ha detto tra l’altro Epifani, visibilmente soddisfatto per la riuscita della manifestazione - costringerà il governo a fare sul serio, perché il peggio deve ancora venire. E di fronte alla grande mobilitazione della Cgil, in tutta Italia, il governo dovrà tener conto delle nostre proposte, che sono serie e utili al mondo del lavoro e al Paese. Abbiamo avuto ragione con la scuola, abbiamo ragione anche oggi.” Argentovivo dicembre 2008 Sciopero generale Cgil: “Il governo ora ci ascolti” 7 In primo piano A Bologna in 200mila per chiedere Argentovivo dicembre 2008 Manovra inadeguata per i pensionati: la voce dello Spi-Cgil 8 Ecco una sintesi dell’intervento di Raffaella Finessi, della Lega Spi-Cgil di Tresigallo (Fe), non pronunciato sul palco di piazza Maggiore a causa dei tempi stretti dovuti al maltempo. La manovra del governo è inadeguata ad affrontare la crisi del Paese. Mancano interventi specifici a sostegno dei redditi da lavoro e da pensione e la situazione rischia di diventare sempre più drammatica. L’emergenza salariale ed il reddito da fame di tanti anziani e pensionati non è nell’agenda, né nelle priorità di questo governo che ignora i bisogni di 15 milioni di poveri (di cui moltissimi pensionati con un reddito tra 500 e 600 euro). Come sindacato dei pensionati riteniamo totalmente insufficienti i provvedimenti emanati dal governo. Servono interventi eccezionali perché eccezionale è la crisi, occorrono interventi significativi per sostenere i redditi da pensione e da lavoro, e una riduzione delle tasse. I tagli alla spesa pubblica, in particolare a sanità e scuola, oltre ad aumentare gli effetti negativi sull’occupazione a partire dai precari, peggioreranno la qualità dei In primo piano servizi alla persona. Uno Stato sociale con sempre meno diritti e sempre più servizi da comprare. L’inadeguatezza del governo nell’affrontare la crisi è sotto gli occhi di tutti, e dopo lo sciopero generale, sono convinta che saremo meno soli a sostenere le nostre ragioni e le nostre rivendicazioni. A fronte di pensioni e di redditi decurtati dalla crisi e dall’aumento incessante dei prezzi, il governo ha risposto con la carta acquisti. Un euro e trentatré centesimi al giorno per combattere l’indigenza! Ed inoltre requisiti talmente restrittivi che escludono dal misero beneficio tante persone che certo non sono ricche. Diminuire le tasse, aumentare le pensioni, estendere la 14a mensilità, applicare un meccanismo certo per la rivalutazione delle pensioni, il fondo per la non autosufficienza: questi sono i provvedimenti che il governo dovrebbe prendere prima che la situazione diventi insostenibile per altre migliaia di pensionati. Lo sciopero generale, questa grande manifestazione, sono le occasioni per gridare con forza tutto il nostro dissenso, e costringere il governo a rivedere le sue scelte. Argentovivo dicembre 2008 lavoro, salario, pensioni, diritti 9 Economia e diritti Contrattazione territoriale: un impegno che continua Argentovivo dicembre 2008 Roberto Battaglia Segretario Spi-Cgil Emilia-Romagna 10 I confronti e la contrattazione nella nostra regione con gli Enti Locali, a partire dai bilanci di previsione, costituiscono da tempo un vero e proprio livello di contrattazione territoriale che per i pensionati equivale sostanzialmente al contratto integrativo aziendale previsto per i lavoratori attivi. Con la contrattazione territoriale infatti vengono affrontati concretamente il merito delle scelte in ordine alle politiche delle entrate e della spesa, dei tributi di competenza delle amministrazioni locali, delle tariffe, delle rette, dei prezzi, le politiche sociali, abitative, della sicurezza, della qualità dei servizi, in particolare quelli rivolti alla popolazione anziana, nonchè degli investimenti per lo sviluppo del territorio. La contrattazione territoriale sociale svolta unitariamente e congiuntamente dalle confederazioni Cgil Cisl Uil, dal Sindacato dei Pensionati e del Pubblico Impiego, è nella regione una iniziativa diffusa e consolidata: il confronto avvie- ne in quasi tutti i 341 Comuni, mentre sono 197 i Comuni nei quali è stata formalizzata una intesa o verbale di incontro, e 400 sono i testi tra accordi e verbali sottoscritti nel triennio 2006 - 2007 - 2008, permettendo così, coniugata alla contrattazione di secondo livello nelle imprese, di difendere i salari per i lavoratori, e le pensioni e i redditi medio-bassi per cittadini e pensionati nel territorio. Dunque una buona contrattazione territoriale sui bilanci comunali, su tariffe, rette, fondi sociali e servizi ha lo stesso valore di una contrattazione integrativa sul luogo di lavoro. L’insieme di questi dati, se da una parte conferma una azione sindacale significativa, dall’altra ci consegna alcune criticità che riguardano le regole e il modello della contrattazione territoriale, della rappresentanza e del mandato, del coinvolgimento dei cittadini, dei pensionati e dei lavoratori. Un primo passo da compiere in questa direzione, poichè parliamo di piattaforme rivendicative, riguarda la decisione da assumere da parte delle Confederazioni di coinvolgere le Rsu e i lavoratori nei luoghi di lavoro. Cosa impedisce, per esempio, da parte delle categorie la convocazione di attivi di Rsu, o l’assemblea di alcune aziende significative presenti sul territorio, per discutere le piattaforme territoriali? Per quanto riguarda noi, invece, una decisione come Spi è stata assunta: le assemblee di lega discuteranno e voteranno le piattaforme prima della loro presentazione per l’avvio dei confronti con i Comuni. Sul piano dei contenuti, numerosi sono gli accordi, a seguito della contrattazione svolta, che prevedono risultati concreti in ordine alla qualificazione ed estensione dei servizi sociali in favore della popolazione anziana e per le persone non autosufficienti, sulla introduzione della tariffa sociale utilizzando il parametro Isee, sul contenimento degli aumenti dei tributi locali e delle rette salvaguardando le fasce di reddito basse, sui fondi per il sostegno all’affitto per le famiglie meno abbienti, sugli investimenti tesi a sviluppare la vivibilità e la sicurezza dei territori. Se da un lato registriamo primi importanti risultati, dall’altro occorre ancora superare resistenze e diffidenze presenti in diverse amministrazioni di Enti locali che vedono il confronto con il sindacato con fastidio, anzichè come un nuovo metodo di relazionarsi con le parti sociali per avviare un percorso trasparente sulle scelte del governo locale fino al coinvolgimento dei cittadini e delle loro associazioni di rappresentanza. È necessario pertanto dare continuità alla nostra iniziativa rivendicativa territoriale, definendo modalità e procedure di relazioni sindacali con l’insieme del sistema delle Autonomie locali - Regione, Province, Comuni, Unioni di Comuni, Distretti Socio-sanitari - che affermi e preveda la piena titolarità e diritto del sindacato a confronti preventivi alla stesura dei bilanci, nonchè la definizione e formalizzazione di intese o verbali di incontro al fine di verificare l’attuazione e l’esigibilità di quanto concordato e previsto tra le parti. Siamo consapevoli che la prossima contrattazione sui bilanci preventivi del 2009 sarà fortemente condizionata dalle scelte negative operate dal governo, che ha ridotto drasticamente l’autonomia di entrata e di spesa e le risorse agli Enti locali; tuttavia riteniamo che le difficoltà non possano essere scaricate riducendo la spesa dedicata al sociale o aumentando in modo indiscriminato le tariffe e le rette dei servizi pubblici. Al contrario, sollecitiamo le Amministrazioni a compiere scelte che vadano nella direzione opposta a quelle decise dal governo centrale, per affermare un modello positivo e solidale di sviluppo che contraddistingue la gestione dei governi locali della nostra regione. Per questi motivi e in questo contesto, i Comitati Direttivi regionali di Spi Cgil - Fnp Cisl - Uilp Uil hanno approvato il 22 settembre scorso le priorità rivendicative per i confronti con i Comuni, individuando due punti fermi dell’azione rivendicativa territoriale: - la difesa dei redditi da lavo- ro dipendente e da pensione attraverso la generalizzazione della tariffa sociale, il contenimento degli aumenti delle rette che dovranno essere comunque inferiori al costo reale del servizio, misure e iniziative di controllo dei prezzi dei beni di largo consumo; - qualità e quantità dello Stato sociale a partire dall’incremento di risorse per il Fondo non autosufficienza per allargare l’offerta dei servizi alle persone non autosufficienti. Obiettivo della contrattazione territoriale è pertanto la conquista di quote di reddito disponibile per difendere salari e pensioni attraverso la negoziazione concreta dei tributi, delle tariffe, delle rette, dei prezzi, del miglioramento dei servizi alla persona, nonchè l’affermazione di un modello solidale di coesione sociale della comunità locale. Argentovivo dicembre 2008 Economia Attualità e diritti 11 Welfare e servizi Qualità della vita: il Piano fa passi avanti Rita Turati Segretaria Spi--Cgil Emilia-Romagna Argentovivo dicembre 2008 Il 12 21 novembre scorso si è svolta la 2° Conferenza regionale sul PAR (Piano di azione per la comunità regionale. Una società per tutte le età: invecchiamento della popolazione e prospettive di sviluppo). La consistente e variegata presenza (250 persone in rappresentanza delle istituzioni, delle Asl, delle Organizzazioni sindacali, del Terzo settore...) conferma l’interesse che si è sviluppato sullo strumento e la positività di giudizio sull’attività prodotta dal confronto regionale. La Conferenza è stata l’occasione per rendere pubblico e socializzare il lavoro prodotto e il programma futuro. Il sottosegretario alla presidenza della Regione Alfredo Bertelli ha sottolineato: “Il lavoro di questi due anni ha dimostrato come il Par possa essere un contributo informativo e metodologico per tutti i soggetti sia regionali che locali, per questo è importante che questa prassi di confronto tra istituzioni e parti sociali possa svilupparsi di più nei territori e nei Distretti. L’obiettivo principale della 2° Conferenza è proprio questo: far conoscere e valorizzare tale metodologia di lavoro”. Giudizio condiviso anche dalle organizzazioni sindacali dei pensionati, attraverso le parole di Luigi Pieraccini, che intervenendo a nome di Spi Fnp Uilp, ha detto: “Essere riusciti a coinvolgere in una discussione sulle politiche per gli anziani, tutti gli assessorati e i settori della Regione assieme alle organizzazioni sindacali dei pensionati e del Terzo settore, non solo ha aumentato le conoscenze da parte di tutti, ma ha consentito di condividere obiettivi, e di attivare azioni integrate in diversi ambiti: dalle politiche abitative, della mobilità, alla non autosufficienza, consentendo di inserire proposte innovative e integrate all’interno della normativa regionale”. L’altra significativa novità è stata la presentazione del bilancio sociale delle politiche regionali per la popolazione anziana (vedi l’articolo nelle pagine seguenti). La costruzione di questo strumento fortemente innovativo di rendicontazione sociale ha permesso non solo di sistematizzare la mole di informazioni che dai singoli assessorati erano arrivate al tavolo di confronto, ma di tradurle in indicatori di risultato facilmente leggibili, per capire come gli obiettivi di programmazione e i finanziamenti ad essi dedicati vengono tradotti in maggiori servizi per la comunità. Se questo strumento dovesse davvero venire adottato da tutti i Distretti, il sistema regionale si doterebbe di un formidabile strumento di valutazione, e dunque non solo di controllo formale, capace di leggere anche la qualità dall’azione svolta dalle istituzioni. Un metodo, quello proposto, che aiuta ad affrontare le complessità e ad allargare le responsabilità, perché solo attraverso la partecipazione e la relazione tra i diversi soggetti, istituzionali e non, è possibile costruirlo. Per questo Pierac- cini ha proposto e chiesto di attivare un’azione comune affinché tavoli analoghi si costruiscano almeno presso ogni Conferenza Sociale e Sanitaria Territoriale, e lo strumento della rendicontazione sociale possa essere adottato in ogni distretto. Proposta che l’assessore Bissoni, nel concludere la tavola rotonda, ha rilanciato: “è un risultato importante anche perché è il frutto di un percorso che ha condiviso sia le azioni da intraprendere, sia le modalità di valutazione. È uno strumento che mette assieme politiche diverse e ha di fatto preceduto nel metodo l’impostazione del Piano sociale e sanitario”. Welfare e servizi Il Bilancio sociale racconta le politiche per la terza età L a questione dell’invecchiamento della popolazione è centrale nei percorsi di sviluppo della nostra regione. I dati infatti evidenziano come l’Emilia-Romagna, nello scenario nazionale ed europeo, si caratterizzi per percentuali più elevate di popolazione con più di 65 anni di età e indicatori che indicano un maggior peso strutturale della componente anziana della popolazione. Non necessariamente gli scenari evocati implicano prospettive di declino demografico ed economico, ed anzi l’aumento della speranza di vita delle persone, soprattutto se in buona salute, può essere considerato un indicatore di sviluppo umano e sociale. È tuttavia indispensabile governare gli impatti di queste dinamiche, sia per rispondere ai maggiori bisogni di assistenza che queste comportano, sia per valorizzare l’apporto sociale di questa fascia sempre più rilevante di popolazione. Nel 2004 la Regione, prendendo atto della centralità della questione per lo sviluppo dell’intero territorio regionale, ha deciso di definire delle linee generali di indirizzo, giungendo, attraverso un ampio coinvolgimento delle parti sociali, all’approvazione di un “Piano d’azione per la Fig. 1: Popolazione 65 e oltre residente- % sul totale popolazione Fonte: RER – Rilevazione sulla popolazione. Servizio controllo strategico e statistica Tabella 1: Confronti tra Emilia-Romagna, Italia e UE”% (anno 2007) % 0-14 % 65+ Indice di vecchiaia Indice di dipendenza totale Indice di dipendenza senile E-R 12,63 22,76 180,15 54,79 35,23 Italia 14,07 19,94 141,71 51,55 30,22 EU27 15,79 16,93 107,19 48,64 25,16 Indice di vecchiaia: pop.65+/pop.0-14 *100 Indice di dipendenza totale: (pop.0-14 + 65+) per 100 persone in pop. attiva (15-64) Indice di dipendenza senile: pop65+ per 100 persone in pop15-64 Gli over 65 in Emilia-Romagna: quasi un milione Le persone con più di 65 anni di età residenti in EmiliaRomagna al 1° gennaio 2008 sono oltre 968 mila, pari al 22,6% del totale della popolazione regionale. Gli ultrasettantacinquenni sono poco meno di 488.500 (11,4% della popolazione complessiva). Le persone che hanno superato gli ottant’anni risultano quasi 292 mila (6,8%). Nell’ultimo decennio, l’incidenza della popolazione anziana è aumentata, passando dal 21,5% del 1997 all’attuale 22,6%. La componente femminile risulta prevalente e costituisce il 58 % dei residenti di 65 anni e oltre. L’Indice di vecchiaia (numero di persone di età superiore ai 64 anni su 100 persone di età inferiore a 15 anni) è di oltre 70 punti più alto rispetto a quello europeo e di 40 in più rispetto alla media nazionale italiana. Negli ultimi anni, tuttavia, si è registrata un’inversione di tendenza, con un indice di vecchiaia che, dopo il picco toccato negli anni ’90, in cui aveva raggiunto valori prossimi ai 200 anziani per ogni 100 giovani, è iniziato a diminuire, principalmente per effetto dell’immigrazione e dei tassi di fecondità superiori nelle donne immigrate rispetto a quelle italiane. Le previsioni demografiche indicano nel periodo 20042024 un incremento complessivo della popolazione anziana (65 e oltre) di circa il 20%. In particolare, a fronte di un aumento contenuto della fascia 65-75 anni (+7,8%), si prevede un aumento del 34% degli anziani con più di 75 anni e di ben il 50% degli ultraottantenni, che nel 2024 saranno oltre 384 mila. comunità regionale (PAR)”. Il PAR definisce, con un approccio integrato e trasversale, le azioni rivolte alla popolazione anziana, sia per accrescerne il livello di servizi e assisten- za sia per creare condizioni adeguate per il pieno dispiegamento delle potenzialità delle persone con più di 65 anni. A seguito dell’approvazione del Par sono stati siglati specifici Argentovivo dicembre 2008 Giuseppina Felice Servizio controllo di gestione e statistica Regione Emilia-Romagna 13 Welfare e servizi Argentovivo dicembre 2008 protocolli di intesa con le organizzazioni sindacali ai fini di un monitoraggio sistematico di alcune azioni importanti. Per svolgere questi compiti si è costituito un Gruppo tecnico misto (GTM), Regione, sindacati, enti locali e terzo settore, che ha in vari incontri approfondito alcune tematiche e ha iniziato a raccogliere dati e informazioni sull’attuazione delle politiche. Nell’ambito dei lavori del Gruppo tecnico misto, si è inserito l’avvio di una sperimentazione di rendicontazione sociale, per giungere alla redazione di un “Bilancio Sociale” delle politiche regionali rivolte agli anziani, attraverso cui rendicontare le azioni messe in campo, le risorse impiegate e anche mettere in evidenza l’impatto sociale di tali azioni. L’obiettivo è stato quello di confrontare la visione alla base delle politiche della Regione, con gli esiti delle azioni poste in essere, partendo dall’idea che le politiche pubbliche in genera- le, e quelle regionali in questo caso, abbiano lo scopo ultimo di produrre un aumento di “capacità” nei cittadini. Ciò che emerge dall’insieme dei dati raccolti (per approfondire i vari aspetti e per accedere ai dati analitici consultare il rapporto all’indirizzo internet http://www.regione.emilia-romagna.it /wcm / par/sezioni/bilanciosociale/ documento.htm.) è che moltissime sono le iniziative che in via diretta o indiretta hanno rilevanza per la popolazione anziana, e che molte delle azioni sono rivolte non solo a aumentare il livello quantitativo e qualitativo dei servizio di assistenza agli anziani, ma anche a rendere l’anziano il più possibile autonomo, indipendente e in grado di partecipare ai processi di innovazione e di cambiamento che interessano la società, primo fra tutti lo sviluppo di Inter- La visione politica e lo scopo del PAR “Realizzare una società per tutte le età, che riconosca i diversi bisogni e le diverse capacità dei propri membri, non più progettata facendo riferimento alle capacità di un uomo adulto e in salute, ma tenendo conto delle esigenze dei bambini, giovani, anziani, per superare ogni discriminazione fondata sull’età, dando ascolto alla voce, all’esperienza e ai bisogni degli anziani nella definizione delle politiche di settore, mediante un coinvolgimento attivo ed organizzato degli anziani nella discussione delle politiche e degli interventi che hanno impatto sulla qualità della vita”. net e delle nuove tecnologie di comunicazione. In quest’ottica assumono rilevanza tutte le azioni che puntano a consentire la permanenza dell’anziano presso la sua abitazione il più possibile, anche in presenza di difficoltà, o addirittura di situazioni in cui c’è bisogno di assistenza qualificata. Vanno in questa direzione azioni finalizzate all’erogazione degli assegni di cura, di assistenza domiciliare e domiciliare integrata (ADI), lo sviluppo di una rete di servizi come i centri diurni, i contributi erogati per l’adattamento domestico e l’abbattimento delle barriere architettoniche e la consulenza specifica in materia. Ci sono poi azioni che, anche se non sono specificatamente rivolte agli anziani, come quelle finalizzate al mantenimento di una rete capillare di piccoli negozi di vicinato o al mantenimento sul territorio di servizi fondamentali quali poste, banche ecc, o lo sviluppo del trasporto pubblico locale, hanno su di loro un impatto sostanziale, in quanto spesso sono gli anziani i maggiori utenti di questi servizi. Nell’ottica non della sola assistenza, ma dell’inclusione e della valorizzazione, vanno poi gli interventi volti a rendere gli anziani consapevoli e partecipi delle nuove tecnologie, attraverso la formazione informatica e lo sviluppo di attività culturali in senso ampio. 14 C’è infine il tema - anch’esso molto rilevante - della sicu- Welfare e servizi Il lavoro del Gruppo tecnico misto non si conclude con la presentazione del Rapporto: da una parte c’è la necessità di continuare ad approfondire le tematiche affrontate e di assicurare l’aggiornamento periodico del Rapporto, dall’altra ciò che è emerso con grande evidenza da questa prima sperimentazione è che per poter valutare i risultati ottenuti attraverso le politiche regionali c’è bisogno di coinvolgere nel processo di rendicontazione anche tutti gli altri soggetti istituzionali che sul territorio operano sia in attuazione delle programmazioni regionali, sia integrando con propri mezzi e risorse, o con obiettivi ulteriori, le azioni della Regione. L’obiettivo è quello di passare da una rendicontazione del solo ente ad una rendicontazione che tenga conto dell’azione congiunta sul territorio di tutti questi soggetti. E questa sarà la nuova pista di lavoro per il 2009. I campi d’azione a favore degli anziani SICUREZZA: controllo sul proprio corpo, sulla propria identità, sui propri valori individuali. INDIPENDENZA: possibilità di organizzare la propria vita in maniera il più possibile autonoma. INCLUSIONE: essere attivamente partecipi dei processi sociali ritenuti - da sé e dagli altri - necessari o rilevanti. PARTECIPAZIONE: contare nel processo politico (“far valere la propria voce”). Argentovivo dicembre 2008 rezza. Come abbiamo visto dalle statistiche, gli anziani, pur non essendo le maggiori vittime della delinquenza, sono coloro che più si sentono insicuri. Ciò di per sé costituisce una limitazione di libertà personale e quindi di capacità, contro la quale è necessario agire ancora di più con interventi da una parte di rassicurazione e dall’altra di riqualificazione e miglioramento degli spazi urbani, ai fini di una maggiore percezione di sicurezza. Nell’ambito del Rapporto viene poi evidenziato l’incremento di risorse e di servizi reso possibile dal Fondo regionale per la non autosufficienza, istituito dalla Regione nel 2007. 15 Dal mondo Saharawi, una scuola in memoria di Sauro Argentovivo dicembre 2008 Ada Asirelli Segretaria Territoriale Cgil Ravenna 16 R abouni 21 ottobre 2008… ore 10.30. Stanno arrivando tutte le delegazioni estere presenti al 6° Congresso dell’Ugtsario, il sindacato dei lavoratori Saharawi. Nella delegazione italiana ci sono Lia e Simone, moglie e figlio di Sauro, Luigi, segretario della Cgil di Ravenna, Anna in rappresentanza della Segreteria regionale Cgil Emilia-Romagna, Andrea della Cgil nazionale, Gian Luigi funzionario della Regione e Vasco Errani, presidente della Regione Emilia-Romagna. Io sono arrivata di prima mattina assieme a Cheikh e Kasisa per dare un ultimo sguardo veloce alla scuola, che tutto sia in ordine. Tutto pronto per la cerimonia di intitolazione della scuola di formazione professionale alla memoria di Sauro Mantellini, dirigente sindacale della Cgil di Ravenna. A piccoli gruppi stanno arrivando anche i 40 ragazzi con i quali ho condiviso due settimane di vita proprio qui, dentro questa scuola che ho iniziato a sentire “mia”. “Mia” non come possesso materiale, ma come parte di me, della mia vita, della mia storia. E il mio pensiero va a Sauro, e penso che anche con la sua morte è riuscito a fare qualcosa di grande e che nemmeno la morte è riuscita a fermarlo nella sua “passione politica”, nel suo “impegno sociale”, nella sua “vita intera dedicata a difesa dei più deboli, per l’affermazione dei principi di solidarietà ed uguaglianza”, come è scritto sulla targa che porta il suo nome. Ci sono emozioni e sensazioni che difficilmente si riescono a tradurre in parole, così non ri- uscirò a trasmettere ciò che ho provato quando alle 8, uscendo dalla scuola, ho visto quattro ragazzini seduti di fronte al cancello. Erano lì per chiedere della scuola, della possibilità di poter accedere a nuovi eventuali corsi e, meglio ancora, se era possibile partecipare a questi che si stanno svolgendo con formatori italiani. In quelle domande sta il significato e il valore di questa scuola. Quei giovani hanno bisogno di speranza, prospettive, progettualità. Hanno bisogno di credere in un futuro diverso, che cancelli l’apatia che li sta schiacciando. Sono nati profughi in campi profughi, nella parte peggiore del deserto del Sahara, della loro terra ne hanno solo sentito parlare, non la conoscono. Sanno però molto bene che da più di trent’anni il popolo Saharawi aspetta di tornare, che il loro popolo ha scelto la via pacifica, ha deposto le armi, ha creduto nella supremazia della diplomazia e nella sovranità dell’Onu, ma dal “cessate il fuoco” sono passati ormai 17 anni e loro sono ancora lì. E in questa situazione di stallo questa scuola, questa possibilità di imparare un mestiere è la speranza e la consapevolezza di non essere soli, dimenticati da tutti. E le parole di Vasco Errani al presidente della Repubblica Araba Saharawi Democratica, Mohamed Abdelaziz, durante l’apertura del Congresso, ci ricordano proprio questo: quale debito noi abbiamo con loro, con la loro costanza e determinazione nel ricercare il riconoscimento del proprio diritto alla propria patria attraverso la pace e il rispetto del diritto internazionale. E per usare le parole commosse di Errani, non c’è luogo migliore, non c’è posto migliore, non c’è scuola migliore di questa, in mezzo a questo deserto di terra ma oasi di umanità, per onorare la memoria di Sauro, qui dove “i più deboli” lottano ogni giorno per la loro libertà e dignità. La cerimonia è terminata: vedo occhi rossi, visi commossi, i ragazzi che hanno ascoltato in silenzio, i compagni delle delegazioni estere, i compagni del sindacato Saharawi e i militanti del Fronte Polisario, ci scambiamo sorrisi, abbracci, strette di mano e in questo girotondo di colori intercetto una frase rivolta a Lia: “Ora il tuo Sauro è anche un po’ nostro, ora anche noi siamo la sua famiglia”. Anniversari M. C. L a Dichiarazione universale dei diritti umani è stata adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948 ed esprime ciò che è stato considerato il “consenso fondamentale di tutti i popoli rispetto ai diritti umani, in relazione a questioni quali la sicurezza della persona, la schiavitù, la tortura, la protezione da parte della legge, la libertà di movimento e di parola, la libertà di religione e di assemblea, nonché i diritti alla sicurezza sociale, al lavoro, alla salute, all’educazione, alla cultura ed alla cittadinanza…”. Questa ricorrenza dovrebbe essere una buona occasione per avviare riflessioni su ciò che, dopo il secondo conflitto mondiale, si era ottenuto e che a 60 anni di distanza si presenta, ancora, come un fondamento delle norme internazionali sui diritti umani. Se da un lato se ne riconosce la grande “modernità”, dall’altra parte però i sentimenti che prevalentemente viviamo sono di delusione per i tanti soprusi, i conflitti, i delitti contro i diritti umani. Il clima che viviamo non è certamente “ buono e generoso”, l’universalità dei diritti viene costantemente lesa e dimenticata. Viviamo un momento in cui la differenza tra cittadino e cittadino diventa sempre più forte, tra lavoratore e lavoratore, tra uomo e donna. Il razzismo diventa sempre più evidente, così come la schiavitù, le discriminazioni sempre più marcate al diritto al lavoro ed in particolare per le donne… e se esiste un campo in cui è davvero evidente il fallimento della Dichiarazione dei diritti umani, è quello dei diritti delle donne. Purtroppo assistiamo in tutto il mondo a restrizioni di libertà dovute al sesso: migliaia potrebbero essere gli esempi, ma sicuramente non sarebbero esaustivi di come ancora “ non vivono” le donne. Una vera galleria degli orrori a cui sono sottoposte bambine solo per il fatto di essere donne… Sì! Dovremmo avere il tempo per riflettere pensando a quei diritti che sono declinati per gli uomini e le donne, che sono così tanto disattesi, ritrovando negli articoli che fanno parte della Dichia- razione non solo l’attualità, ma anche le soluzioni in termini di diritti universali e inalienabili. “Il futuro appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni”. (Eleanor Roosevelt). Argentovivo dicembre 2008 Diritti umani, la strada è ancora lunga Pillole d’Europa a cura di Livio Melgari Dipartimento internazionale Spi Il Parlamento europeo Il Parlamento europeo è l’assemblea rappresentativa di tutti i cittadini dei Paesi dell’Unione e partecipa al processo legislativo. Dal 1979, ogni cinque anni i deputati europei sono eletti a suffragio universale diretto e si riuniscono in seduta plenaria a Strasburgo, mentre alcune sessioni supplementari si svolgono a Bruxelles. Venti commissioni parlamentari preparano i lavori delle sedute plenarie, prevalentemente a Bruxelles, dove si riuniscono anche diversi gruppi politici. Il Segretariato generale ha sede a Lussemburgo e a Bruxelles. In questi anni il numero dei deputati e dei rappresentanti dei vari Paesi è andato modificandosi con il processo di allargamento, cosa che si ripeterà anche in futuro. Nel Parlamento 2007-2009 i rappresentanti dei 27 Stati membri sono 785. 17 Anniversari La terza età dello Spi Mirna Marchini Segretaria Spi-Cgil Emilia-Romagna Argentovivo dicembre 2008 E 18 ra il 1948 quando la Federazione Italiana Pensionati riunita in congresso a Roma alla presenza di Giuseppe Di Vittorio nacque ufficialmente, riunendo tutti i pensionati in un’unica federazione nazionale. Fu una scelta di grande valore compiuta dalla Cgil e voluta da Di Vittorio, per organizzare i pensionati, non nelle categorie di origine, ma in un sindacato specifico che li riunisse tutti, ampliando così la capacità di rappresentanza generale confederale di lavoratori e pensionati per riaffermare il legame indissolubile tra diritti del lavoro e diritti di cittadinanza. Quest’anno il sindacato dei pensionati compie i suoi primi 60 anni di vita. “Sono stati anni spesi bene a fianco dei pensionati e delle pensionate, dei lavoratori e delle lavoratrici”: così Carla Cantone, Segretaria generale dello Spi, ha salutato oltre diecimila pensionati e anziani che si sono ritrovati al Palalottomatica a Roma lo scorso 13 novembre per celebrare il compleanno dello Spi. È stata una festa, ma anche una occasione nazionale per ribadire la mobilitazione della categoria per “diritti, libertà, dignità”, come recitava lo slo- gan della manifestazione. Nel 1977 la Federazione dei Pensionati si è trasformata in Sindacato Pensionati che conta quasi 3 milioni di iscritti: un sindacato “anomalo” nel panorama internazionale, dove in genere i pensionati rimangono legati alle strutture di provenienza. L’intuizione, la modernità del pensiero e la volontà di Giuseppe Di Vittorio 60 anni fa hanno permesso che un’organizzazione di rappresentanza generale dei pensionati e degli anziani diventasse punto di riferimento per generazioni di persone che, con passione, sono stati protagonisti di una battaglia più generale per i diritti, le riforme, una società inclusiva. Un sindacato che non solo, ieri come oggi, rivendica il miglioramento delle condizioni materiali dei pensionati, ma che li guarda nella loro interezza: il reddito da pensione, il diritto alla salute, ma anche la valorizzazione della loro esperienza, della loro intelligenza che non vanno in pensione quando si lascia il mondo della produzione, e sono una risorsa preziosa che la società ha il dovere di riconoscere. La giornata è stata anche l’occasione per riproporre le nostre richieste al governo: rivalutazione delle pensioni, riduzione delle tasse, lotta al carovita, difesa dello stato sociale, approvazione della legge per la non autosufficienza. Per l’Emilia Romagna è intervenuta Annalena Marcacci, Segretaria della Lega di Borgo Panigale alla periferia di Bologna, che ha parlato della straordinaria partecipazione alla manifestazione regionale unitaria dei pensionati a Bologna il 5 novembre scorso e poi ha fatto una carrellata sui problemi sindacali e sull’attività svolta dalla sua lega. Una lega molto radicata nel territorio, che lavora in sintonia con altri soggetti presenti, in particolare per la sicurezza e la vivibilità dei quartieri. Infine un ringraziamento agli attivisti, ai collaboratori che nella lega di Borgo Panigale e nel territorio di Bologna ci mettono cuore, mente e gambe. La manifestazione è stata conclusa da Guglielmo Epifani, che ha invitato il governo a porsi come obiettivo una “politica vera per il mondo dei lavoratori e degli anziani”. La Cgil infatti non si accontenterà del fatto che non ci sono risorse e che saranno ridistribuite quando sarà possibile. È necessario intervenire per avere un Natale con qualche pensiero in meno. Abbiamo visto che con i provvedimenti anticrisi il governo concede ai pensionati e alla famiglie più povere solo qualche spicciolo. Lo Spi continuerà la propria battaglia per i diritti, la libertà, la dignità. Geografie urbane Oscar Marchisio Ricercatore sociale P iù che gli orti in città ci piacerebbe raccontare la Città degli orti, ovvero ripensare la forma dell’urbano a partire dalla nostra tavola. Infatti che senso ha che la nostra verdura, quella biologica e di qualità, corra avanti e indietro sulle autostrade, trasportata da veloci e pesanti autocarri che inquinano e puzzano come i peggiori veicoli? Ormai il tema chiave è il rapporto tra città e alimentazione e trasporto. Per questo gli orti in città possono diventare il paradigma della futura città costruita attorno agli orti, partendo dall’agricoltura sostenibile sia come dimensione che come bioagricoltura. Perciò l’Emilia Romagna può essere uno dei luoghi per ri-disegnare la “polis” a partire proprio dal suo equilibrio con la campagna, in quanto su 18.000 orti urbani quasi 14.000 sono in regione ed esprimono tessuto agricolo e coesione sociale e generazionale. A tal fine gli orti urbani rappresentano una “geografia” innovativa sia come ciclo agricolo sia come forma della pro- prietà, in quanto proprietà comunale affidata alla gestione del privato ma indivisa come proprietà collettiva. Infatti la storia degli orti urbani nasce a metà Ottocento in Germania, sia come forma di difesa salariale sia come espressione della comunità locale e della sua funzione collettiva. Nella doppia funzione di difesa salariale e di strategia urbanistica, questo movimento trova in Germania una forte crescita sino ad arrivare nel 1921 ad una associazione nazionale, la “Bundesverband der Gartenfreunde”. Ad oggi in Germania vi sono più di 1,5 milioni di associati, di cui ben 80.000 nella sola Berlino. Ma anche in Inghilterrra con i “migrant gardens” si è allargato il trend, sino ad arrivare ai 300.000 orti attuali. Proprio in Inghilterra vi è una delle più antiche società, la National Society of Allotment and Leisures Gardeners (NSALG), nata nel 1901 ed ancora attiva. Negli Usa incontriamo l’American Community Gardening Association, nata nel 1979, mentre in Giappone, nata negli anni Ottanta, si consolida l’associazione Shimin-noen Seibi Sokushin-ho. Anche in Italia si consolida l’espansione degli orti attraverso l’associazione Ancescao, fondata nel 1990 e ben sviluppata al Nord e al Centro, dove sono presenti gli orti urbani. Abbiamo infatti una realtà del fenomeno praticamente assente al Sud. Forse questa distribuzione deriva dalle caratteristiche dell’urbanizzazione e della fuga dalle campagne, soprattutto in zone ad alta industrializzazione come risposta alla migrazione in città, mentre al Sud molto probabilmente la città è rimasta in dialogo con la campagna, e il fenomeno è assente. Su 18.000 orti quasi 14.000 sono in Emilia Romagna, mentre la seconda regione come numeri è la Lombardia e la terza le Marche. Gli orti dell’Emilia Romagna sono una realtà molto ampia e più articolata che esprime un possibile progetto per il futuro delle città. La dimensione media per il 64% varia dai 30 ai 70 metri quadri, mentre solo il 12% supera i 100 metri quadri, a fronte di una dimensione ottimale di 70/80 m2 per famiglia. Visto il numero e la dimensione degli orti urbani nella regione e la loro localizzazione, tutti a meno di 5 km dal centro e per l’ottanta per cento serviti dai mezzi pubblici, si può pensare che tale realtà possa diventare il catalizzatore sia per attivare politiche innovative sul “km zero” e la catena corta, sia per iniziare seriamente a ri-progettare la città a partire dall’energia alimentare. Gli orti urbani possono dunque svolgere da subito la funzione di “educazione alimentare” e di riscoperta della stagionalità, e nello stesso tempo diventare il nuovo “paradigma” della cittàgiardino, “utopia dell’oggi ma ossigeno per il domani”. Argentovivo dicembre 2008 La città degli orti: un modello per il futuro 19 Società A tu per tu col venditore: occhio al contratto Come difendersi da raggiri e imbrogli / 4 Argentovivo dicembre 2008 Proseguiamo la pubblicazione dei consigli pratici contenuti nella guida “Non ci casco”, promossa dallo Spi Cgil in collaborazione con Federconsumatori, Sindacato lavoratori di Polizia Cgil e Auser nel quadro del più ampio “Progetto sicurezza anziani”. Le truffe ai danni della popolazione anziana sono in aumento e assumono tanti volti diversi, ma difendersi è possibile se si esce dall’isolamento, ci si informa e ci si organizza. In questa quarta puntata parliamo delle truffe e delle insidie che si annidano a volte tra le righe e nelle parti “scritte in piccolo” dei contratti di vendita. Meglio leggere tutto, prima di firmare, e ricordiamo che esiste il diritto di recesso. L’opuscolo “Non ci casco” si può anche scaricare dal sito web dell’Auser, www.auser.it. 20 VENDITE CON CONTRATTO PER STRADA O A DOMICILIO Come per gli acquisti a distanza (Internet, telefono, televisione), anche quando si è incontrato di persona il venditore è sempre possibile esercitare il diritto di recesso nei modi previsti dalla legge: • è necessario l’invio di una raccomandata con ricevuta di ritorno entro 10 giorni lavora- tivi dalla firma del contratto; • bisogna sempre conservare una copia della lettera inviata. Attenzione Diffida dal porre firme in moduli in cui sono state fatte cancellature, correzioni, o aggiunte non chiare: rischi di sottoscrivere un contratto truffaldino. Il corretto venditore è quello che, se sbaglia, prende un nuovo modulo e lo ricompila. Non mettere mai la firma su moduli di cui non hai letto tutto il contenuto: il venditore, anche se simpatico e gentile, ti rappresenta solo quanto a lui interessa per farti concludere il contratto. UN ESEMPIO DI TRUFFA Spesso la truffa consiste nel far credere che non si sta vendendo nulla, ma si sta offrendo una opportunità a favore del consumatore. Un esempio è quello di persone che fanno sottoscrivere un modulo affermando che serve per entrare in un nuovo magazzino, il cui ingresso è riservato ai possessori della Card che verrà rilasciata. Il modulo indica un importo, ma venite informati che quella è l’indicazione del massimo che voi potrete spendere nel nuovo magazzino. Passati più di 10 giorni – il termine massimo per il diritto di recesso – arriva un’altra persona, che vi consegna la tessera (la Card) e un cofanetto conte- nente merce di scarsa qualità e valore. Solo a quel punto si scopre che quanto raccontato dal primo “incaricato” era un insieme di menzogne: la realtà è che si è sottoscritto un contratto per l’acquisto di merce, e la cifra indicata è il prezzo della merce. Attenzione In questo caso il contratto non può ritenersi nullo o annullabile per il divario tra il valore della merce e il prezzo versato, ma eventualmente per avere indotto in errore con artifizi e raggiri: la prova di questi ultimi è a volte molto difficile. Quando scoprite di essere vittima di una truffa, non firmate ulteriori moduli (richieste di finanziamento) o titoli di credito (cambiali, assegni post-datati), peggiorando la situazione. Non fatevi intimidire da minacce o allusioni di intervento della Guardia di Finanza, siate voi i primi a chiamare le forze dell’ordine. Dimensione Cgil Stesso sangue, stessi diritti Cristina Liverani Responsabile Politiche dell’immigrazione Cgil Emilia-Romagna Non possiamo più assistere, quasi rassegnati, al clima di intolleranza diffuso, dove ogni giorno si consumano casi di aggressioni razziste o intimidazioni verbali verso i migranti che vivono e lavorano nel nostro Paese. Sono segnali di un profondo degrado culturale, che tutti insieme dobbiamo riuscire a sconfiggere, ciascuno facendo la propria parte. Questo è l’invito che la Cgil rivolge con la sua battaglia antirazzista a tutta la società civile, ai giovani, al mondo del lavoro, ai Argentovivo dicembre 2008 C on lo slogan “stesso sangue, stessi diritti” è partita la campagna di comunicazione della Cgil contro il razzismo e la xenofobia. Un messaggio di forte impatto visivo racchiuso dentro quattro immagini simbolo (sangue, sudore, lacrime, sorriso), per affermare l’uguaglianza delle razze, il rispetto delle differenze e la parità di diritti che una società multiculturale deve garantire a tutti i cittadini. pensionati, ma in primo luogo alla politica, quella politica xenofoba e razzista che nel corso degli anni non ha saputo governare l’immigrazione con politiche di inclusione sociali, ma ha scelto strumentalmente, per trarne successo elettorale, di alimentare paure ingiustificate verso gli immigrati, rappresentandoli come minaccia e pericolo per la nostra sicurezza. In coerenza con quanto promesso in campagna elettorale, il Governo ha presentato al Parlamento un pacchetto di provvedimenti sulla sicurezza urbana, che oggi è in discussione al Senato. Ci hanno spiegato che l’obiettivo del disegno di legge 733 è scoraggiare l’ingresso degli immigrati clandestini e combattere chi favorisce l’illegalità. Dietro questo messaggio pretestuoso, si nasconde però ben altro, che nulla ha a che vedere con l’illegalità e la clandestinità. Basta prendere in esame ogni singola misura contenuta nel Pacchetto per comprendere che il bersaglio da colpire non sono certo coloro che sfruttano il lavoro nero, i caporali, o chi controlla il traffico della prostituzione, ma quei 4 milioni di immigrati regolari ormai stabilmente inseriti nel mondo del lavoro, e già integrati nella società, che da queste norme, se saranno approvate, vedranno peggiorate le loro condizioni di vita e potranno usufruire di minori diritti. In nome della sicurezza, si è pensato di rendere più difficile il ricongiungimento famigliare, di vietare il matrimonio se privi di permesso, di allungare i tempi per acquisire la cittadinanza, di far pagare 200 euro per rinnovare la pratica di soggiorno, e di istituire un permesso di soggiorno a punti che dovrebbe funzionare come la patente (si acquisiscono crediti se durante il soggiorno hai tenuto un comportamento esemplare). 21 Argentovivo dicembre 2008 Dimensione Cgil 22 Ora viene spontanea una domanda: qual è il nesso di queste norme con la sicurezza urbana? Ma subito dopo, dobbiamo farci un’altra domanda: è tollerabile che tanti lavoratori indispensabili alla ricchezza del nostro Paese possano essere privati dei loro diritti fondamentali? In un momento di grande difficoltà economica in cui sono a rischio migliaia di posti di lavoro e tante persone dall’oggi al domani verranno licenziate, i primi a pagare il prezzo più alto sono gli immigrati, che in virtù della Legge Bossi Fini, se perdono il posto di lavoro, non hanno la possibilità di cercarsi una nuova occupazione perché scatta l’espulsione dal nostro Paese. Per queste ragioni tra le proposte anticrisi messe in campo dalla Cgil Nazionale c’è la richiesta di sospendere per due anni la Bossi Fini e regolarizzare tutti coloro che lavorano nell’economia sommersa in condizioni di sfruttamento. Le politiche migratorie di questo Governo, oltre a rendere impossibile la vita a migliaia di migranti, producono una conflittualità sociale pericolosa e dannosa alla convivenza civile. Se si volesse combattere davvero l’irregolarità, non si restringerebbero tutti gli istituti che producono integrazione, primo fra tutti il ricongiungimento famigliare. Semmai bisognerebbe rafforzarlo. La paura dello straniero deriva dall’uso politico dell’immigrazione. Perché di fatto aumentare la diffidenza nei confronti degli immigrati paga in termini di consenso. Rassicurano di chiudere le frontiere e di bloccare gli ingressi, con il risultato che gli immigrati continuano ad entrare senza nessuna tutela perché sono indispensabili all’economia sommersa. Questa paura che ha messo radici profonde nel tessuto sociale noi dobbiamo sconfiggerla. Costruire una società fondata sulla legalità e sulla coesione sociale è un obiettivo che riguarda tutti. Vecchi e nuovi cittadini. Idee, manifesti, eventi per la campagna antirazzista Uguali diritti per italiani e immigrati in materia di cittadinanza e voto, di lavoro, di assistenza e tutela sociale, di convivenza tra le etnie. È questo il messaggio dei quattro manifesti cardine della campagna antirazzista della Cgil che, presentata lo scorso 17 novembre, proseguirà fino alla prossima primavera. Tutti sono chiamati ad impegnarsi sul territorio nella raccolta di adesioni, attraverso la firma di uno specifico appello per la militanza attiva contro il razzismo, sia quello istituzionale sia quello sociale. L’intento è di far assumere al più ampio numero di persone un impegno civico individuale e collettivo contro ogni deriva razzista e contro il dilagare della disinformazione e dei luoghi comuni sul tema dell’immigrazione. La campagna contro il razzismo, inoltre, incrocerà un’altra iniziativa nazionale sul sessantesimo anniversario della Carta dei diritti umani dell’Onu, alla quale la Cgil aderisce insieme a tante altre associazioni. Ai manifesti (“sangue” nel mese di dicembre, “sudore” in gennaio, “lacrime” in febbraio e “sorriso” in marzo) si accompagneranno volantini, spot radiofonici e tante iniziative pubbliche ed eventi politico-culturali: tra gli altri, la mostra itinerante “La vita degli altri”, con le foto di Luca Gambi, la promozione di vari libri e di fiabe interculturali, di spettacoli e materiali audiovisivi, da presentare in incontri e assemblee sul territorio, nelle scuole e nei luoghi di lavoro. Sul web è disponibile tutto il materiale della campagna antirazzista. L’indirizzo di riferimento è: www.cgil.it/org/CampagnaAntirazzista/Campagna.htm. Auser Volontari a confronto sulla partecipazione Angelo Morselli Direttore Auser Modena C oordinata da Maurizio Davolio (presidente dell’Auser provinciale), l’iniziativa è stata l’occasione per approfondire e mettere a confronto le opinioni su diversi temi: quali sono oggi le difficoltà a garantire e a praticare la partecipazione del mondo del volontariato e dell’associazionismo alle scelte di governo che riguardano le comunità locali? Si può parlare di crisi degli strumenti di partecipazione e di rappresentanza? Perché il mondo del volontariato e dell’associazionismo fa fatica a darsi strumenti di rappresentanza? Se i Centri servizi per il volontariato non possono e non devono essere strumenti e luoghi di rappresentanza del volontariato, cosa si deve fare per sostenere, aiutare le associazioni affinchè si diano propri strumenti di rappresentanza? Tempo, disponibilità e risorse per garantire solidità e strutturazione degli strumenti di auto rappresentanza, sono un problema? È giusto porlo? È possibile pensare a forme di sostegno esterno? Chi, come, a chi? La partecipazione è uno strumento, un mezzo per costruire consenso a chi governa e a chi ha fatto le scelte, o per ascoltare, raccogliere e arricchire contenuti delle scelte affinchè siano veramente condivise e partecipate? Come è emerso nel corso della tavola rotonda, l’alternativa che si presenta oggi è fra una partecipazione, una democrazia per costruire consenso a decisioni prese altrove da altri soggetti; e dall’altra parte una partecipazione, una democrazia per decidere assieme e per “governare” e “gestire” assieme i momenti della vita di una comunità. Il convegno modenese è servito a fare il punto su varie questioni. Nel mondo del volontariato e in genere del terzo settore chi sono, cosa sono i soggetti forti e cosa devono essere i soggetti deboli: poco strutturati, questi ultimi, e con poche risorse come possono essere soggetti attivi di partecipazione? La questione da porsi è quella della rappresentanza: di chi rappresenta chi; cosa e come devono essere gli strumenti di rappresentanza; come si devono formare, con quali modalità, avendo presente la diversità fra gli strumenti istituzionali e quelli di autorappresentanza. Alla discussione hanno partecipato Francesco Raphael Frieri, assessore al Bilancio e partecipazione del Comune di Modena; Maria Guidotti, del Forum del terzo settore; Massimo Giusti, vicepresidente della Fondazione Cassa di risparmio di Modena; Guido Tallone, sindaco di Rivoli. Tutti, partendo da esperienze diverse, hanno riconosciuto la validità dell’iniziativa dell’Auser di Modena e l’interesse dei temi posti all’attenzione. Con un ampio e appassionato dibattito, hanno contribuito ad individuare proposte utili per rispondere alle grandi attese del mondo del volontariato e per rafforzare la partecipazione. Un momento della tavola rotonda promossa dall’Auser Argentovivo dicembre 2008 A Modena si è svolta lo scorso 6 novembre, alla Sala convegni della Circoscrizione 1 del Centro storico in Piazza Redecocca, una tavola rotonda organizzata dall’Auser sul tema: “Partecipazione, democrazia e strumenti di rappresentanza, nel rapporto di volontariato e associazionismo con le istituzioni per il governo locale e la gestione dei servizi sociali”. 23 Territori e leghe Parma, in tempo di crisi difendiamo i più deboli Intervista a Paolo Bertoletti, Segretario Generale Cgil Parma Argentovivo dicembre 2008 Patrizia Maestri Segretaria generale Spi-Cgil Parma 24 È ormai inutile nascondersi dietro un dito: anche in un territorio benestante come la provincia di Parma i venti recessivi si fanno sentire in modo sempre più marcato. Le nuove povertà che avanzano, i conflitti tra diversi e i problemi di integrazione, un welfare che fatica a dare risposte al sempre crescente numero di persone in difficoltà, il lavoro che spesso non sembra più sufficiente a garantire un reddito dignitoso. Allarmi che provengono da osservatori significativi, come la Caritas, che parla di un numero sempre maggiore di persone in difficoltà (ben 15 milioni in Italia, e aumentano anche da noi), o come gli istituti statistici che segnalano l’aumento esponenziale dei protesti bancari (dal 2000 al 2007 a Parma sono cresciuti ben del 78,2%), a cui si aggiunge l’inarrestabile calo dei consumi, a partire dai beni di prima necessità, registrati da tutte le associazioni di categoria del commercio. Anche il nostro territorio si trova investito, in modo sempre più evidente, da situazioni preoccupanti, che sarebbe pericoloso trascurare. Per questo la Cgil di Parma ha promosso lo scorso 8 novembre insieme a diverse altre associazioni, una manifestazione, molto partecipata: quali sono le richieste della Cgil alla città? Chiediamo una maggiore attenzione alle contraddizioni che viviamo tutti i giorni, da un lato un benessere che pare diffuso, dall’altro l’aumento delle persone in difficoltà. Occorre agire concretamente e velocemente, partendo dall’emergenza, ossia rimpolpando i capitoli di spesa relativi ai servizi per quanto riguarda Ausl e Comuni, ma adottando anche scelte “strutturali”, come quella di inserire nei bilanci di previsione per il 2009 il 10-20% delle risorse a favore dell’inclusione sociale e a sostegno delle famiglie. Se i costi della “città vetrina” sono troppo alti da sostenere, non resta, almeno per il momento, che tagliarli. Le priorità non possono che essere altre. Credo che la partecipazione registrata alla manifestazione costringa le amministrazioni a raccogliere un segnale, a prendere atto di una situazione di fatto. Una grande partecipazione quindi alla manifestazione di tanti soggetti diversi, immigrati, lavoratori, studenti, e i pensionati, gli anziani? Lo Spi ha aderito alla prote- sta con la presenza di tanti pensionati. Evidentemente si ritiene che il tema delle nuove povertà, di un welfare sempre più debole, e dei troppi “buchi” nella rete dei servizi, non possa più essere taciuto. Occorre prendere atto del fatto che il fenomeno della povertà interessa la popolazione anziana più di quanto si pensi, ma è meno visibile rispetto a quella di altri soggetti, a causa di una forma di pudore che molti anziani hanno ancora nel richiedere diritti e servizi. Accade spesso che queste persone rinuncino anche all’essenziale pur di preservare la dignità personale: un atteggiamento che stride con la città vetrina destinata al consumo. Un consumo che può anche logorare tutti coloro, e sono sempre di più, che faticano ad accedere a quei beni e che comunque rappresenta una forma di ingiustizia sociale. Un altro nodo caldo per i lavoratori è quello della riforma del modello contrattuale, una piattaforma secondo la Cgil “tradita” dalle scelte di Governo, Confindustria e dalle altre sigle sindacali: come pensa la Cgil di riaffermare le proprie posizioni? La Cgil rimane coerente con l’impostazione iniziale della riforma, ma adesso chiede di più. Purtroppo siamo entrati in una fase molto problematica, che impone di modificare le priorità, mettendo al primo posto la crisi occupazionale e produttiva legata alla fase recessiva. Occorre innanzi tutto difendere il lavoro e il potere d’acquisto dei salari, per questo lo sciopero generale del 14 novembre in tutti i territori dell’Emilia Romagna. Parliamo dei rapporti, alquanto conflittuali, con il Governo e della Finanziaria e del decreto anticrisi: in che direzione vanno? Si tratta di una Finanziaria che taglia e non pensa allo sviluppo, blocca risorse fondamentali, nella scuola, nella sanità, per il rilancio produttivo. A fronte della gravità del momento, che richiederebbe misure forti di contrasto – cui il decreto anti-crisi non risponde se non in minima parte, tralasciando quasi del tutto di offrire un sostegno al ceto medio, che è quello oggi più in discussione – mi sembra di capire che le soluzioni propo- ste dal governo siano vecchie e inadeguate e di pura assistenza. Anziché favorire i redditi di chi lavora, di chi è in pensione o delle fasce più deboli della popolazione, si preferisce tutelare banche e imprese in perdita. È vero che si è raggiunto l’obbiettivo di sospendere la detassazione degli straordinari che la Cgil ha chiesto con tenacia, ma manca un finanziamento adeguato e una risposta strutturale al sostegno ai redditi da lavoro e da pensione. Questi provvedimenti non riusciranno a far ripartire i consumi e non bloccheranno gli effetti della crisi. Per questo continueremo nelle nostre iniziative di informazione e di mobilitazione, a partire dal grande sciopero generale del 12 dicembre. Argentovivo dicembre 2008 Territori e leghe 25 Territori e leghe Modena, un appello per il Kurdistan Aldina Varroni Segretaria lega Spi-Cgil di Savignano Argentovivo dicembre 2008 L 26 e leghe Spi di Vignola, Spilamberto, Castelvetro, Savignano e l’associazione “Gruppo 8 marzo” di Svignano hanno aderito ad un progetto di solidarietà internazionale verso il popolo kurdo; in particolare con le donne del comitato “Madri per la pace” di Diyarbakir, che abbiamo incontrato nel corso della nostra visita in Kurdistan. Diyarbakir è la capitale “virtuale” del Kurdistan, una vasta ed antica regione del sud est della Turchia verso i confini con Iraq e Iran. La questione kurda assomiglia molto alla storia sofferta del popolo palestinese: riguarda una popolazione di circa 40 milioni di persone che fin dalla caduta dell’impero ottomano (Prima guerra mondiale) vide il proprio riconoscimento alla indipendenza, ma che poi la nuova Repubblica di Turchia non riconobbe mai. Da anni le tante organizzazioni kurde non rivendicano più l’indipendenza territoriale, bensì il riconoscimento all’interno dello Stato turco di una autentica autonomia culturale e linguistica, sul modello delle regioni autonome delle Costi- tuzioni italiana e spagnola. Ma il governo turco da decenni rifiuta radicalmente ogni mediazione, e reprime duramente ogni manifestazione di autonomia. Persino la lingua kurda non si può scrivere, ma solo parlare. La repressione colpisce da decenni i villaggi per spingere gli abitanti a fuggire e a disperdersi per la Turchia, migliaia sono i carcerati, centinaia i villaggi bruciati dalle forze di sicurezza turche, centinaia di migliaia i profughi e gli sfollati. Alla repressione ha corrisposto da decenni una resistenza anche di carattere armato, che ha prodotto migliaia di caduti fra le due parti. Occorre una soluzione politica e non militare alla questione kurda, riconoscendo a quel popolo i basilari diritti e tutele civili. Anche la Turchia, se vuole entrare in Europa, deve abbandonare la strada della repressione sanguinosa. Io ho trascorso qualche giorno in Kurdistan, con una delegazione nazionale in visita di solidarietà: con rappresentanti di alcune associazioni umanitarie per vedere e capire quella drammatica realtà c’era anche il segretario provinciale dello Spi Franco Zavatti. Noi quattro leghe del distretto di Vignola e il “Gruppo 8 marzo” di Svignano abbiamo aderito ad un progetto solidale con l’associazione “Madri della pace” del Kurdistan. Con grande coraggio le madri, le sorelle e le spose dei carcerati, dei caduti e degli scomparsi vittime della repressione, si sono organizzate in un movimento per la pace e per ricevere solidarietà per i figli e le famiglie rimaste senza niente. Adozioni a distanza: questa è la formula per concretizzare il nostro sostegno e solidarietà. Abbiamo deciso di sottoscrivere in ognuna delle nostre leghe Spi un modesto contributo economico, per la durata di un anno (rinnovabile), che sarà garantito e devoluto direttamente a quelle famiglie. Le abbiamo incontrate quelle donne, abbiamo ascoltato con sgomento le loro storie e sofferenze fatte di lutti e di grandi privazioni, e vi garantisco che sono testimonianze che toccano nel profondo del cuore. Ho visto con i miei occhi che il nostro contributo andrà a buon fine! Rivolgo un appello a tutte le leghe Spi: aderite anche voi! Territori e leghe Ada Paganelli Segretaria territoriale Spi-Cgil Forlì U n anniversario è sempre una data importante, si festeggia, si ricorda, si celebra, si rievoca, si commemora. Mentre in tutto il nostro Paese si organizzano manifestazioni per onorare i caduti nel 90° anniversario della fine della Prima guerra mondiale, una guerra sanguinosissima, “una strage inutile” come fu definita, a Santa Sofia di Romagna questa occasione rappresenta un momento parti- M colare e vissuto con una doppia intensità. A quella guerra la comunità di S. Sofia contribuì con 123 caduti in combattimento e 11 deceduti successivamente per ferite o malattie, e con l’invio dei noccioli di pesca che dovevano essere conservati e spediti al fronte per alimentare le stufe di riscaldamento per i soldati. Per Santa Sofia non c’è solo il ricordo e la memoria dei suoi caduti in guerra, ma anche la rievocazione della casualità dolorosa che colpì il suo territorio. “Era triste l’autunno a Santa Sofia e a Mortano nel 1918. La febbre spagnola che infieriva ovunque sembrava accanirsi nei due paesi adiacenti e ogni giorno faceva vittime anche fra tanti giovani. Nei campi non c’erano i canti dei vendemmiatori e dei seminatori e lontano rombava ancora il cannone… poi, l’annuncio della vittoria italiana e la gente, riunita in piazza, discuteva animatamente di pace e di festa”. “Alla Messa di ringraziamento, dopo la firma dell’armistizio che dal 4 novembre segnava la fine delle ostilità, parteciparono in tanti: famiglie intere, fratelli, sorelle, mogli e madri di soldati al fronte, bambine.… bambini. La chiesa era gremita. Il boato venne improvviso e fu come il rombo di cento cannoni, poi un sussulto violentissimo, la terra fu agitata da convulsioni spasmodiche, gli edifici oscillarono lungamente, con violenza e si abbatterono al suolo fra un turbinare di polvere e con schianto di muri. Nella chiesa maggiore, dove le rovine sorpassavano l’altezza delle panche e degli altari, furono estratti i primi corpi, i feriti e bimbi, tanti bimbi!” Questa è la testimonianza trasmessaci da Biancamargherita Cangini, maestra di S. Sofia, nel suo libro “Ricordi e speranze”. I giornali a diffusione nazionale non riportarono questo avvenimento: erano tutti concentrati sulle notizie dello stravolgimento politico mondiale, sui nuovi assetti e sui nuovi confini italiani conseguenti alla vittoria. C’è solo un cenno nelle pagine interne del quotidiano “La Nazione” di Firenze. Cosa ha spinto lo Spi-Cgil a ricostruire questo avvenimento e proporre diverse iniziative per approfondire questa storia, altrimenti relegata ad un microcosmo nell’immensità della grande Storia? È l’attenzione che diamo al territorio e alla sua comunità, perché una comunità è fatta di persone e le persone che ne fan- Argentovivo dicembre 2008 Santa Sofia, la memoria per costruire il futuro 27 Argentovivo dicembre 2008 Territori e leghe 28 no parte sono parte della sua storia, della sua memoria e del suo futuro. È l’attenzione che diamo alla memoria che dà senso alla nostra vita, ai nostri atti quotidiani, perché il ricordare è conoscere, è ricostruire quel mondo che contribuisce a determinare quello che noi siamo. È l’attenzione e l’interesse scaturito dalla lettura dell’autobiografia rilasciata da Deserto Boscherini a Wally Valbonesi, segretaria della Lega di Santa Sofia. È il rilievo e il valore che lo Spi dà alle memorie personali, alle storie che si intrecciano con la Storia collettiva, quella scritta sui libri. Da tutto questo è nata la volontà e l’entusiasmo di ricostruire un’epoca vista dall’angolazione di un personaggio particolare, in una comunità di un paese collinare romagnolo agli inizi del 900. C’è in questa autobiografia uno straordinario mosaico che narra la storia del secolo scorso come è stata vissuta da Boscherini, questo santasofiese che si autodefinisce “irrequieto”. Deserto nasce nel 1922, agli albori del regime autoritario che ha segnato profondamente la nostra storia, e il suo nome è pressoché unico, ma non evoca dune di sabbia, ma l’orgoglio di suo padre di essere considerato come un disertore di quel regime. Trascorre la sua infanzia in una delle tante baracche consegnate dal Corpo Reale del Genio Civile di Bologna alle famiglie che erano rimaste senza le loro abitazioni a seguito del terremoto del 1918. Il suo racconto ci ha indotto ad approfondire questo evento sismico e le successive implicazioni sulla storia del territorio. È infatti emersa negli anni 1918 e 1919 una straordinaria forza di volontà e di tenacia da parte della popolazione e il grande impegno da parte delle istituzioni. È iniziata così una ricerca da parte dello Spi presso l’Archivio di Stato di Firenze, l’Archivio di Stato di Bologna, Forlì e Santa Sofia, l’emeroteca del Comune di Forlì, l’archivio della parrocchia di S. Lucia a Santa Sofia. L’emozionante ricerca ci ha stimolato lo scorso anno a proporre lo studio di questo evento storico all’Istituto comprensivo di Santa Sofia, che ha subito aderito coinvolgendo le due classi terze. Questo impegno dello Spi di Santa Sofia e di Forlì per la “manutenzione” della memoria si è concretizzato in tre giornate nel mese di novembre, con una serie di iniziative che abbiamo attuato con il patrocinio del Comune di Santa Sofia, della provincia di Forlì Cesena, della Comunità montana dell’Appennino forlivese, del Parco nazionale delle Foreste casentinesi e della Protezione Civile, e che hanno avuto uno straordinario successo di partecipazione. I nostri appuntamenti sono iniziati con l’inaugurazione della mostra fotografica “Territorio - Memoria – Identità” alla Galleria Vero Stoppioni di Santa Sofia, dove abbiamo raccolto immagini di grande impatto emotivo capaci di raccontare gli eventi e il contesto storico dell’epoca, e che è stata apprezzata e visitata con grande interesse. All’inaugurazione è seguito un piacevole percorso sulla storia del territorio e della comunità di Santa Sofia da parte del sindaco Flavio Foietta, dello Spi Cgil e dello storico Luciano Foglietta. L’interessantissima prospettiva futura sulla tutela del territorio è stata anticipata dal responsabile nazionale della Protezione civile Marco Iachetta. Emozionante la presenza e il saluto di Isolina Morelli, che all’epoca degli avvenimenti era una bambina di 8 anni e ricorda perfettamente le traversie della sua famiglia. Le iniziative sono proseguite con il nostro convegno “La memoria per costruire il futuro”, presenti il sindaco di Santa Sofia Flavio Foietta, Enzo Santolini, segretario Cgil di Forlì, Mina Cilloni, segretaria regionale Spi-Cgil responsabile del Dipartimento memoria, Luciano Foglietta, giornalista e scrittore, Marina Foschi, architetto, Piero Venturini, geologo, Massimo Milandri, dottore in scienze forestali e Oscar Bandini, docente dell’Istituto comprensivo di Santa Sofia. L’appuntamento conclusivo è stato dedicato al “Sistema di protezione civile prima, durante e dopo un terremoto”. È stato un programma intenso per ricostruire il filo della memoria, l’identità di una comunità. Il tempo e la memoria, negli alberi, sono segnati nei loro affascinanti anelli, nelle rocce, scritti nelle loro stratificazioni: noi, la memoria di quel tempo, l’abbiamo resa visibile come si usava da bambini, cospargendo col dito la grafite della matita sul foglio rimasto segnato da una precedente scrittura, mettendo in risalto ciò che era invisibile. Territori e leghe Gianna Bisagni Segretaria generale Spi-Cgil Rimini M igliorare la circolazione e la possibilità di muoversi per tutti gli utenti della strada, e soprattutto per quelli più deboli. Con questo scopo è stato sottoscritto a Rimini lo scorso 10 ottobre l’atto di nascita del “Forum provinciale sulla sicurezza stradale dei soggetti deboli”. Il documento preliminare per la costituzione del Forum è stato firmato dall’assessore Alberto Rossini per la Provincia di Rimini, da Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, dall’associazione Fiab Pedalando e Camminando, dall’Ancescao associazione nazionale centri sociali (Coordinamento provinciale). L’obiettivo del Forum è di formulare ed elaborare proposte ed iniziative tendenti a migliorare la circolazione di tutti gli utenti della strada, e di quelli deboli innanzitutto (pedoni, ciclisti, anziani, bambini, disabili...), con l’individuazione dei possibili interventi a favore di queste persone, quali i piani per la Mobilità ciclistica, per la Sicurezza stradale, l’istituzione di Uffici per la mobilità ciclabile nei Comuni, la sistemazione e la progettazione di piste ciclabili. Inoltre il Forum intende formu- lare un piano di comunicazione che sensibilizzi i cittadini sul tema della sicurezza, partendo dal dato troppo alto del numero degli incidenti stradali in Italia e nel nostro territorio. Gli incidenti in strada infatti provocano ogni anno in Italia circa 8.000 decessi, circa 170.000 ricoveri ospedalieri e 600.000 prestazioni di pronto soccorso senza ricovero, e costituiscono la prima causa di morte tra i maschi sotto i 40 anni. Anche se il numero delle vittime della strada è in lieve calo, l’obiettivo imposto dall’Unione europea di dimezzarne il numero entro il 2010 è ancora lontano. Nella provincia di Rimini in particolare si sono verificati, nel 2007, 2.411 incidenti stradali, con 3.260 feriti e 39 vittime. I pedoni e ciclisti deceduti nel 2007 sono stati 8, di cui 5 con età superiore ai 60 anni. I pedoni e ciclisti feriti nel 2007 sono stati 500, di cui 193 con più di 60 anni. A questi drammatici dati, vanno aggiunti gli ingenti costi sociali sostenuti dalla pubblica amministrazione, dalle imprese, dalle famiglie per i ricoveri in ospedale, oltre ai costi sociali indotti relativi ad inquinamento atmosferico, acustico ed ambientale. Tutto ciò evidenzia che la nostra società non rispetta i diritti delle persone più deboli e vulnerabili, di ogni età, e fra questi diritti non tutelati c’è quello della mobilità. L’aumento della popolazione anziana rende ancora più urgente un maggior rispetto del diritto a muoversi liberamente e senza rischi. Non può essere accettato come un inevitabile effetto collaterale della circolazione stradale essere uccisi, feriti o menomati. È diventato prioritario, pertanto, individuare nuove strategie di prevenzione che consentano, a breve, medio e lungo termine, di porre un argine a questo allarmante fenomeno, e far crescere una nuova cultura della strada e del rispetto delle regole. È questo l’obiettivo del Forum, che è aperto al coinvolgimento delle associazioni di volontariato, delle scuole, delle associazioni portatrici di specifici interessi, anche in rappresentanza degli stessi automobilisti, e di tutte le istituzioni. Infine, tramite l’Osservatorio provinciale, potranno essere raccolti i dati di verifica delle iniziative promosse, monitorando anche la variazione di incidentalità sul territorio. Argentovivo dicembre 2008 Rimini, nasce il Forum per la sicurezza stradale 29 I temi della memoria Vivere l’altrove Storie di migranti nella globalizzazione Argentovivo dicembre 2008 Mina Cilloni Responsabile dipartimento memoria Spi-Cgil Emilia-Romagna 30 Ieri ero io oggi siete voi Una larga valigia legata con uno spago. Una sola, piena di ricordi, vuota di speranze. Ripensando al fuoco del camino all’odore dell’erba come è stato triste lasciare la propria casa! Sa di aceto la ricerca del pane. (Lucia Veneri da “L’eretico”) Il nuovo progetto L a piccola poesia in questa pagina serve a introdurre il nuovo progetto della Memoria 2009, che vedrà impegnati i dipartimenti regionali Memoria e Informazione, ma anche un insieme di forze – uomini e donne – della nostra Organizzazione che si occuperanno dei temi della migrazione, e dei grandi valori che sempre hanno accompagnato e segnato la nostra vita. Oggi più che mai abbiamo la necessità di ridare senso a parole quali: l’accoglienza, la diversità, la multiculturalità, la coesione sociale. A gennaio 2009, quindi, le pagine della Memoria sulla nostra rivista “Argentovivo” si riempiranno di racconti di uomini e donne, di ieri e di oggi, che hanno costruito e che costruiscono la loro vita sul “migrare”. È stato facile individuare il nuovo impegno/ progetto perché noi, Sindacato pensionati dell’Emilia Romagna, da alcuni anni siamo impegnati attivamente sui temi della sicurezza/insicurezza. Abbiamo realizzato azioni positive tese a creare condizioni di vita più sicure per tutti i cittadini, e in questo ambito consideriamo importanti tutte le iniziative culturali e sociali che possono aiutare a togliere le persone dall’isolamento, affrontando, anche, apertamente aspetti quali la “paura del diverso”. Partendo dallo specifico del Dipartimento Memoria regionale, diventa per noi un fatto centrale scegliere, attraverso le storie personali, di conoscere “l’altro”. Anche noi siamo stati “l’altro”. Lo siamo stati nel ’900 con processi di emigrazione che hanno coinvolto milioni e milioni di uomini e donne “in cerca di fortuna”; lo siamo stati negli anni ’30 e ’40 Il progetto Memoria parte con varie attività: * Gruppo regionale che mette insieme diversi dipartimenti di lavoro (Memoria, Informazione, Benessere, Auser) con la collaborazione della professoressa Anna Maria Perdetti, referente per l’Emilia Romagna della Libera Università dell’autobiografia di Anghiari, e della prof.ssa Eva Lindenmayer, docente all’Università di Bologna; * pubblicazione sulla nostra rivista “Argentovivo” delle storie di migranti (uomini e donne) di ieri e oggi; * contributo di un “esperto/a” esterno che ci offrirà il suo pensiero sui temi della sicurezza, della differenza; * spazio dedicato al linguaggio e a come singole parole possano influenzare il nostro “quotidiano”; * in fase di definizione è un rapporto di collaborazione con il sito regionale di “ViaEmilianet” – direttore Marco Sotgiu - che rielaborerà, in una scrittura compatibile con lo strumento, le storie che saranno pubblicate, e sarà “contenitore” di nuove storie che le persone vorranno inviarci. Per noi non ci sono storie migliori di altre… probabilmente, però, per rendere fattibile il lavoro di redazione ci saranno storie non pubblicate o parzialmente pubblicate, ma tutte saranno conservate all’interno della banca dati della Fondazione “A. Altobelli” con cui abbiamo avviato un percorso di collaborazione. È una ricchezza che non vogliamo disperdere ma arricchire, e come sempre vogliamo sottolineare come le storie degli uomini e delle donne diventano la Storia. Invitiamo tutti i territori della nostra Regione a continuare a raccogliere storie di migrazione di ieri e di oggi, per contribuire ad arricchire il nostro patrimonio di racconti di vite vissute. I temi della memoria Ri-conoscerci per trovare risposte all’oggi Oggi, le migrazioni prodotte dalla globalizzazione dei mercati e dai conflitti portano uomini e donne in fuga da nuovi deserti e da terre desolate. Noi non possiamo vedere solo il migrante ma, anche, il processo. Non possiamo solamente vedere “il diverso” solo per la sua pelle ma “ascoltare”, riconoscere il cammino che ha intrapreso. Un altro mondo e un altro modo di vivere insieme è possibile. L’alternativa ad un processo di globalizzazione esclusivamente basato sull’economia si può fare rimettendo al centro la persona e le sue risorse. Il superamento dell’esclusione dei migranti, ed in particolare delle donne che troppo spesso sono “invisibili” nel processo migratorio, saranno banchi di prova per verificare l’efficacia delle nostre politiche rivendicative nelle nostre comunità. I migranti non saranno più considerati “l’altro” di cui avere paura, ma una componente attiva, portatrice di bisogni e di conoscenze nuove. Il diritto di cittadinanza di cui tanto parliamo è l’affermazione dell’uguaglianza di tutti senza distinzione di sesso, età, razza, abitudini, tradizioni, religione e provenienza geografica. Noi ci proviamo a realizzare, attraverso le diverse storie, un piccolo percorso di maggior comprensione “dell’altro”, un tentativo di “smantellare” il muro di diffidenza che troppo spesso crea atteggiamenti di intolleranza, di non comprensione, quasi di paura. Migrante – noi e gli altri – è colui che va verso il nuovo, disponibile a cambiare abitudini, usi, relazioni, impegni ed è accompagnato dal sogno di un contesto esistenziale e sociale migliore. Sono mille le ragioni che portano a migrare. La nostra stessa ricerca di storie è e vuole essere un elemento di provocazione che stimoli attraverso le storie stesse la creazione di nuove storie e di nuovi pensieri, per capire ciò che siamo stati e per capire ciò che “gli altri “sono. Un’altra storia della Repubblica: esce un libro con gli scritti di Flamini Col numero di Argentovivo di novembre 2008 è terminata la pubblicazione degli articoli che il giornalista e storico bolognese Gianni Flamini ha scritto per “Un’altra storia della Repubblica”. Un materiale prezioso che ricostruisce attraverso le vicende tragiche del terrorismo e dello stragismo la storia recente del nostro Paese: da Portella della Ginestra agli attentati che nel 1993 colpirono Firenze, Milano e Roma. Una memoria che va affidata alle giovani generazioni perché possano sempre mantenere vivi i valori della pace, della democrazia, della libertà. Questi scritti saranno pubblicati in un volume curato da Gianni Flamini e Claudio Nunziata, il magistrato che fu pubblico ministero nei processi per tre grandi stragi, che sarà presentato con un’iniziativa pubblica promossa da Spi e Cgil regionali a Bologna il prossimo 21 gennaio, in Sala Borsa Auditorium Biagi, dove oltre agli autori saranno presenti lo storico Adolfo Pepe, direttore della Fondazione Di Vittorio, Libero Mancuso, magistrato ed assessore al Comune di Bologna, e Carla Cantone, Segretaria Generale Nazionale Spi-Cgil. La campanella Sobrietà e condivisione: dove siete? l bel testo di Antonio Cassese “Voci contro la barbarie” ci aiuta a “vegliare”, come ripeteva sempre Vittorio Foa, sui diritti umani mai acquisiti una volta per tutte, anche quando sono costati anni di fatiche e sacrifici, anche quando sono scritti solennemente sulla carta costituzionale. Da queste “voci” appare chiaro che ogni giorno dobbiamo batterci per la dignità di ogni persona, presupposto di libertà e di responsabilità. In tempi difficili come questi, mi sono esercitata a cercare gli atteggiamenti che non si possono mascherare sotto parole che hanno perduto il loro significato, come “libertà”o “solidarietà” di cui tutti si riempiono la bocca (ma è libero chi è necessitato dal bisogno per sé o per i suoi figli, o è solidarietà un’elemosina “una tantum”?). Sobrietà e condivisione mi paiono le uniche modalità che non appartengono ai nostri governanti e non ispirano la nostra società civile, se non in tante “piccole- grandi” iniziative che non fanno mai notizia e per questo non possono essere “contagiose” e diventare “tessuto” su cui costruire abitudini ed educare i nostri ragazzi. Ad un bell’incontro delle Banche del tempo, a Bologna, a cura della Banca del tempo Momo e della Rete Ivan Illich, al centro civico Lame (1-2 dicembre scorso) sono stati invitati gli studenti delle scuole medie superiori per… “contagiarli”. I ragazzi “dell’onda” che ora sembrano aver preso in mano la loro condizione di studenti devono potersi misurare sul “fare” giacchè noi siamo riusciti, “proteggendoli” sempre, a renderli distanti, annoiati e rassegnati: risultato scontato in una società dove prevale “io speriamo che me la cavo!”. Del resto il vecchio proverbio “Meglio un uovo oggi che una gallina domani”, divenuto “gallina oggi”, non dà l’uovo domani. Così per questo Natale vi consiglio l’importante libro di Randy Pausch, edito nell’aprile scorso da Rizzoli, “L’ultima lezione. La vita spiegata da un uomo che muore”. Miriam Ridolfi Argentovivo dicembre 2008 come lavoratori stagionali; lo siamo stati di nuovo nel rimescolamento delle popolazioni tra Nord e Sud d’Italia negli anni del boom economico. Lo sono ancora, oggi, giovani laureati e non. 31 STRANIERO Identici diritti al lavoro per i migranti. Stesse retribuzioni. Uguale dignità e sicurezza sul lavoro per tutti. La pelle ha tanti colori. ll sudore uno solo. ITALIANO 140x100 Sudore:CGIL (140x100) Esec. 50x35 14/11/08 10:12 Pagina 1 STESSO SANGUE. STESSI DIRITTI.