[1] La Scuola di Bologna - I La Scuola di Bologna non nasce dal nulla Rispetto a ciò che la precede rappresenta però un punto di svolta [2] L’approccio filologico - I Un primo importante elemento di differenziazione sta nell’operazione filologica condotta da Irnerio e dai suoi allievi Questa si concluse dopo alcuni decenni di intenso lavoro con la costruzione di un canone testuale (i libri legales) [3] L’approccio filologico - II Da Irnerio in poi i maestri bolognesi si dedicarono allo studio e all’insegnamento dell’intero corpo legislativo giustinianeo senza tralasciare alcuna parte Le leges romane erano considerate alla stregua di testi sacri (sacratissime leges) [4] L’approccio tecnico-giuridico - I Ricostruito il testo, i glossatori si dedicarono a studiarlo con un duplice obiettivo: A comprendere analiticamente il testo stesso in ogni sua parte B illustrarne la piena e immediata applicabilità sul piano della prassi [5] L’approccio tecnico-giuridico - II Analisi e comprensione del testo normativo e insegnamento giuridico non sono per i Glossatori momenti distinti. Il metodo è il medesimo. La letteratura dei maestri della glossa è parimenti rivolta alla scienza, all’insegnamento e alla pratica. Unità del sapere giuridico [6] La glossa Lo strumento principe della loro attività è la glossa: • Con questo nome si intende qualunque annotazione che si innesta sul testo principale. È centrale la distinzione tra testo e glossa (comune alla scienza giuridica e a quella teologica): il testo è autoritativo, intangibile, certo; la glossa è interpretazione: mai vincolante, sempre mutevole e strutturalmente inscindibile dal testo. La differenza è resa evidente anche dalla diversa dimensione dei caratteri. [7] I notabilia Esistono vari generi di glosse. Tra queste, i notabilia hanno la funzione di mettere in rilievo principi generali ricavabili dal testo. Essi sono anche usati per evidenziare parole o espressioni di carattere tecnico-giuridico [8] Glosse interlineari e marginali All’inizio le glosse esplicative del senso erano molto brevi e venivano poste tra le righe immediatamente sopra la parola che spiegavano. Le si doveva leggere come se fossero scritte tra parentesi nel testo In seguito, perché potessero contenere dei ragionamenti, divennero più lunghe e vennero trascritte sui margini [9] L’idea del Corpus Per i Glossatori i libri legales di Giustiniano costituivano un corpus unitario e coerente Attraverso l’interpretazione, occorreva mostrare come le varie parti fossero in rapporto di costante correlazione e si integrassero e completassero tra loro [10] Le glosse di collegamento • A questo scopo rispondevano alcune specie di glosse che avevano la funzione di chiarire i collegamenti esistenti fra le varie parti della legislazione: Materiae (introduzioni a intere parti della compilazione) Introductiones o continuationes titulorum (collegamenti tra i singoli titoli) [11] Richiami di passi paralleli Sempre a questo scopo servivano anche i rinvii a passi paralleli (simili o contrari) che i Glossatori individuavano nella stessa o in altre parti della compilazione [12] Le allegationes Questa tecnica era già nota in precedenza ma a Bologna fu notevolmente perfezionata attraverso la redazione di indici e un sistema di citazione nuovo, rapido e preciso. I rinvii ai passi paralleli si chiamarono allegationes Eccone alcuni esempi: Ut C. de iudi. L. Properandum, § Illo procul (C. 3.1.13.9) I(nfra) de loc. et con. L. ult. §§ Iubemus et Scituris (C. 4.65.35.1-2) contra ff. de legatis. Statuliberum, pr. (D. 31.1.11.praef.) [13] I contraria • Il rinvenimento di passi paralleli ma dal tenore contrario stimolava nei Glossatori l’esigenza di spiegare la contraddizione. • I ‘legisti’ presupponevano infatti l’assoluta coerenza interna del corpus giustinianeo [14] Principio di non contraddizione Al § 15 della Const. ‘Tanta’ premessa al Digesto (ripetuto in C. 1.17.2.15) i Glossatori leggevano: “Nessuna contraddizione ha trovato luogo in questa compilazione, né potrà esservi riscontrata, se qualcuno procederà ad attenta analisi circa i motivi delle differenze, ma ogni volta ci sono delle innovazioni o qualche principio inserito tacitamente che elimina qualsiasi accusa di dissonanza o permette una diversa spiegazione che esclude la dissonanza stessa”. [15] L’opposizione dei contrari Schema principale nella opposizione e soluzione dei contraria fu quello del chiarire distinguendo [16] La distinctio I maestri procedevano per distinzioni: dall’unico genere, distinguevano le varie specie sforzandosi di dimostrare, attraverso gli strumenti della logica, come l’opposizione fosse solo apparente: Diversa sed non adversa. Da questo procedimento nacquero: le solutiones contrariorum i quare le quaestiones [17] Le quaestiones legitimae • Lo schema della quaestio è tipico di tutta la scienza medievale e si sviluppa sulla tripartizione: pro – contra – solutio • La contrarietà fra le norme veniva risolta dopo aver valutato soluzioni di un tipo (pro) e soluzioni di altro tipo (contra) [18] Le quaestiones de facto Quaestio legitima Quaestio de facto Quaestio ex facto emergens [19] I similia Il rinvenimento di passi paralleli dal contenuto assimilabile generò invece il bisogno di raccoglierli. Nacquero così summae e summulae per offrire un’esposizione sintetica e sistematica della materia trattata [20] La tecnica del mosaico All’inizio, le summulae e summae furono inizialmente redatte secondo la tecnica delle composizioni ‘a mosaico’: L’autore si esprime utilizzando quasi unicamente frasi o singole parole prese direttamente dal testo giustinianeo. [21] Le lecturae In progresso di tempo si abbandonò la tecnica della glossa e si redassero dei veri e propri commentari detti lecturae che circolavano ormai indipendentemente dal testo