Dlrez. e Redaz.: Piazza dl Trevl, 86 - 00187 ROMA ANNO XXVII N. 9 - Settembre 1979 Spedlzlone In abbonamento poalale Gruppo 111/70 - ORGANO MENSILE - DELL' AICCE, ASSOCIAZIONE dal quartiere alla regione per una Comunità europea federa.le UNITARIA DI COMUNI, PROVINCE, REGIONI I1 sostegno del CCE al Parlamento europeo di Gianfranco Martini L ' A I C C E non ha certo atteso l'attuazione delle elezioni dirette del Parlamento europeo per sottolineare la rilevanza politica d i tale istituzione, ja sua acentralità*, come si usa dire, nella dinamica politica e istituzionale della Comunità. N e fanno fede le pagine di questa rivista, le prese di posizione degli organi associativi, l'insistenza con la quale, specie nelle molteplici iniziative dell'AICCE promosse durante la campagna elettorale, questo concetto t stato ribadito. O r a il Parlamento eletto è insediato. D u e domande appaiono naturali: a) sarà esso consapevole, nei fatti, d i questa .centralit&,? b) quali azioni intende sviluppare I'AICCE (e tutto il Consiglio dei C o m u n i d'Europa) perché con esso si instauri un dialogo continuo, costruttivo, utile ad entrambi gli interlocutori! Alcune prossime scadenze consentiranno al Parlamento europeo di dare una risposta al primo interrogativo. N e ricordiamo alcune, a titolo esemplificativo. Innanzitutto l'esame del bilancio di previsione 1980. Quest'anno, come già l'anno scorso, il Parlamento è chiamato ad ingaggiare un d u r o confronto col Consiglio dei ministri che, in lettura, ha operato tagli considerevoli alle proposte della Commissione e in capitoli qualificanti per l'avvenire della C o m u nità: basti pensare al F o n d o europeo d i sviluppo regionale portato a soli 850 milioni di unità di conto ( M U C ) contro i 1.200 M U C (1.360 miliardi di lire) contenuti nel progetto d i bilancio della Comunità. Q u e s t o atteggiamento dei governi nazio'nali, operanti nel Consiglio dei ministri della Comunità (per la verità il governo italiano si è opposto a questa riduzione), è schizofrenico e suicida perché contraddice tutte le altisonanti affermazioni fatte in varie sedi circa la indilazionabile necessità di ridurre efficacemente le disparità regionali, palla al piede di tutto lo sviluppo, non solo socioeconomico, ma anche politico della C o m u nità alla vigilia del s u o secondo allargament o . Attendiamo, d u n q u e , I'azionc decisa del Parlamento europeo che quest'anno p u ò gettare sulla bilancia dei suoi rapporti con il Consiglio il peso del suo accresciuto presti- settembre 1979 COMUNI D'EUROPA gio politico e della sua rappresentatività d e mocratica. U n a seconda scadenza sarà quella della presentazione del r a p p o r t o dei tre .saggi», che s o n o stati incaricati d i studiare proposte per f a r avanzare la C o m u n i t à . C o n t u t t o il rispetto per chi ha accettato u n m a n d a t o così impegnativo e per la loro indubbia, esperienza di cose europee, il Parlamento e u r o p e o d o v r à chiedersi per quali misteriose . . ragioni u n c o m p i t o così significativo che coinvolge il f u t u r o della C o m u n i t à e dei suoi cittadini n o n gli sia stato affidato, in considerazione dei s u o i caratteri di indipend e n z a , di rappresentatività politica, di prestigio. D i e t r o il m a n d a t o ai tre .saggi» c'è, in realtà, il f u t u r o assetto costituzionale d e l l ' u n i o n e europea e il Parlamento e u r o p e o , senza timidezza e senza dipendenze d a considerazioni e calcoli nazionali (la replica del presidente Simone Veil agli attacchi d i comunisti e gollisti francesi, sia p u r e a p r o posito d i altri problemi, è di conforto), è chiamato ad assumere tutte le sue responsabilità. N e s s u n o ne ignora il peso e la complessità. Il Parlamento e u r o p e o è consapevole della sua investitura popolare, m a questa ha bisogno in certo qual m o d o (politicamente, n o n giuridicamente) d i una continua conferm a mediante l'appoggio dell'opinione p u b blica, delle forze politiche e sociali, degli organismi che costituiscono l'avanguardia del federalismo e u r o p e o . I1 Consiglio dei C o m u n i d ' E u r o p a , movimento rappresentativo delle a u t o n o m i e locali e regionali, intende agire in tal senso: i suoi organi statutari n o n h a n n o perso t e m p o nel dichiarare formalmente, prima e d o p o le elezioni e u ropee, che essi considerano il Parlamento c o m e il l o r o interlocutore prioritario, perc h é anch'esso o r m a i radicato nel territorio e , c o m e tale, autentico portavoce delle attes e e delle esigenze dei cittadini analogamente ai poteri locali e regionali, anche se ad altro livello e c o n diverse attribuzioni. Alcune iniziative s o n o già in p r o g r a m m a : u n incontro d e l l ' A I C C E c o n i m e m b r i italiani del Parlamento e u r o p e o c o m e avvio ad u n dialogo destinato a continuare e a rafforzarsi; la richiesta d i «hearings» c o n le C o m missioni, le cui attribuzioni si intrecciano più direttamente c o n gli obiettivi della nostra associazione: politica regionale e assetto del territorio, agricoltura, problemi sociali, della libera circolazione dei lavoratori, della formazione professionale, protezione dell'ambiente, iniziative cu1tura)i e problemi d e i giovani, compresa una seria politica d i scambi di gemellaggi riella C o m u n i t à c o m e s t r u m e n t o di diffusione di una coscienza europea. L'elezione del Parlamento e u r o p e o n o n h a risolto certo tutti i problemi aperti nella C o m u n i t à , rri'l ha aperto indubbiamente una nuova fase: è nato, embrionalmente, u n ',potere* e u r o p e o che o r a deve crescere, Foto in prima pagina - Strasburgo, 10 giugno 1979, entro e fuori l'aula del Parlamento: i nuovi deputati europei e la manifestazione dei federalisti. rafforzarsi, creare unii reale governabilità politica, oltre ecoriomica, della Comunità. L'impresa e difficile. LO ripetiamo: al Parlamento e u r o p e o n o n mancherà il sosteg n o d i una rete diffusa di amministratori locali e regionali, politicamente sensibilizzati, coscienti di favorire, in tal m o d o , la costruzione di un'Europa democratica, unita nelle sue diversità, cioè federale. E' di questa E u r o p a che abbiamo bisogno; e presto. Il Consiglio dei Comuni d'Europa dopo le elezioni europee Il Consiglio dei Comuni d'Europa ( C C E ) , conclusa la campagna elettorale, ha riunito a Pauigi all'inizio del luglio 1979 il suo Comitato di presidenza peu u n esame approfondito dello svolgimento delle elezioni, dei risultati e delle prospettive che esse aprono allo sviluppo della Comunità europea ed allazione che la nostra Associazione intende svolgere nel nuovo quadro politico conseguente alla consultazione popolare. Pubblichiamo il comunicato finale della riunione che sottolinea, tra l'altro, il contributo che tutto il C C E , presente nei vari paesi membri attraverso gli Enti locali e regionali aderenti, ha dato alla sensibilizzazione della pubblica opinione al voto europeo. C i sembra doveroso ricordare, in questo contesto, il particolare impegno della Sezione italiana ( A I C C E ) la cui attività nei mesi precedenti alle elezioni viene illustrata (con an vasto e analitico panorama) in questo stesso numero, dall'apposito inserto dedicato ai lavori del Consiglio nazionale. Infatti, se non siamo certo inclini al trionfalismo, non riteniamo neppure giusto sottovalutare, indulgendo ad una specie di autolesionismo, la quantità e la delle iniziative promosse e organizzate dall'AICCE proprio per sensibilizzare, in condizioni particolarmente difficili, amministratori locali e cittadini al significato delle elezioni europee. Del resto, un esplicito riconoscimento in tal senso è stato espresso dai colleghi europei delle altre Sezioni e in special modo dai rappresentanti della Sezione tedesca i quali hanno anche posto in relazione l'impegno dell'AICCE con l'alta percentuale di votanti per l'Europa, registrata nel nostro paese, specie in quei Comuni o in quelle Province dove la presenza della nostra Associazione è più profondamente radicata e più largamente diffusa. I1 C o m i t a t o d i Presidenza del Consiglio dei C o m u n i d'Europa, riunito a Parigi il 9 e 1 0 luglio 1979, si compiace della netta vittoria, nelle elezioni svoltesi dal 7 al 1 0 giugno, d i coloro che si s o n o pronunciati in favore della costruzione europea e, d u n q u e , di c o l o r o c h e si s o n o dimostrati coscienti dell'interdipendenza e della dimensione trasnazionale dei problemi che i nostri paesi d e b b o n o affrontare. La partecipazione alle elezioni è stata soddisfacente, salvo qualche eccezione, malgrado il peso negativo di talune leggi elettorali. Il C C E deplora c h e nel corso della campagna sia stata data preponderanza a questioni d i politica interna a detrimento di dossiers e problemi propriamente comunitari. Il CCE h a contribuito, attraverso gli E n t i locali e regionali che ne f a n n o parte, attraverso l'attiva partecipazione dei l o r o rappresentanti, attraverso il proprio impegno politico e culturale, al b u o n risultato d i queste elezioni. Esistono, in s e n o alla C o m u n i t à , più di u n milione d i eletti locali: s o n o una delle principali forze in grado d i superare gli egoismi nazionali nell'interesse sgenerale degli europei. I1 CCE chiede c h e i n s e n o a l P a r l a m e n t o e u r o p e o r e c e n t e m e n t e e l e t t o una deiie C o m m i s s i o n i a f f r o n t i i p r o b l e m i locali e regionali. I1 CCE u g u a l m e n t e auspica c h e si f o r m i i n s e n o a l P a r l a m e n t o e u r o p e o u n intergruppo, che riunisca t u t t i i parlamentari che si interessano ai problemi locali e regionali, affinché siano trattate le incidenze locali e regionali delle diverse politiche comunitarie. I1 C C E p r o p o n e a tutte le Commissioni del Parlamento e u r o p e o e al Parlament o e u r o p e o nei s u o insieme d i organizzare udienze conoscitive aperte agli Enti locali e regionali e sottolinea la possibilità d i instaurare u n dialogo istituzionale col Parlamento e u r o p e o tramite il C o m i t a t o consultivo delle istituzioni locali e regionali degli Stati m e m b r i della C o m u n i t à europea. 11 C C E ricorda le risoluzioni adottate in occasione dei suoi Stati generali all'Aja nel maggio 1979, sottolineando in particolare il r u o l o centrale del Parlamento e u r o p e o nel processo d i integrazione europea. I1 C C E darà t u t t o il s u o appoggio fedeli alla volontà europea dei cittadini. ai retternbre 1979 COMUNI D'EUROPA 3 Cronaca d e l l e I s t i t u z i o n i e u r o p e e 11 Parlamento eletto: parloir o parlernent ? di Pier Virgilio Dastoli L'inversione della tendenza nell'evoluzione delle prospettive economiche a breve termine è confermata dagli ultimi dati sulla produzione totale, sul mercato del lavoro, sulla d o m a n d a , sui prezzi. Le conseguenze dell'aumento del p r e z z o del petrolio, c o m e affermava nel mese di luglio la Commissione europea, valutato al 27,5% in media per l'anno in corso, s o n o sufficientemente importanti, d a modificare il tasso previsto di inflazione per l'insieme della C o m u n i t à , che sale dal 7,570 a quasi il 9 % per il 1979. Nello stesso t e m p o , nelle previsioni relative alla bilancia dei pagamenti correnti, il saldo deve essere ricondotto d a 11,5 a 8 miliardi di dollari, c o n u n peggioramento delle ragioni di scambio valutato ad oltre 1'1 %. Il tasso di crescita globale della C o m u n i t à , previsto per il 1979, d o v r e b b e pertanto diminuire dal 3,4 al 3,270 e i tassi d i crescita semestrali risulterebbero m e n o elevati di quelli previsti. Nel frattempo, anche in altre aree geografiche del m o n d o industrializzato (pensiam o soprattutto agli Stati Uniti) le prospettive economiche a breve termine registrano preoccupanti tendenze al peggioramento, in particolare per la revisione al rialzo delle prospettive di inflazione, n o n solo per I'impatto degli ultimi sviluppi della situazione petrolifera, m a per le più generali tensioni manifestatesi contemporaneamente sui corsi delle materie prime. I risultati negativi della V conferenza J e l l ' U N C T A D , conclusasi a Manila agli inizi del mese d i giugno, n o n f a n n o intravedere -degli spiragli nei rapporti ~ t r i a n g o l a ri.: paesi industrializzati, paesi produttori di materie prime, paesi in via di sviluppo ( o meglio paesi in fase di persistente sottosvil u p p o ) . N é dalle conferenze al vertice di iine giugno (Consiglio europeo: 21-22 giug t l o ; q u i n t o vertice dei sette paesi più industrializzati: 28-29 g z u g t ~ ~s o) n o venute indicazioni soddisfacenti per q u a n t o riguarda gli obiettivi a breve termine in materia di risparmi energetici, gli obiettivi a medio e lungo termine in materia di produzione e consurrio dell'energia, i rapporti c o n i paesi produttori. A livello comunitario, la creazione del Sistema monetario e u r o p e o ( i l cui funzionam e n t o sarà s o t t o p o s t o a revisione nel prossimo mese di ottobre) ha reso ancora più urgente l'effettiva convergenza delle econoiiiie dei nove paesi m e m b r i e , a partire dai . . . prossirni anni, la convergenza delle r c o n o mie di dodici paesi. Significativamente il dibattito su q u e st'aspetto della politica economica c o m u n i taria si è attestato su d u e posizioni che possono essere così descritte: 1. Italia r G r a n Bretagna ( c o n l'appoggio discontinuo dell'lrlanda) vanno chiedendo dal mese d i m a r z o una revisione del bilancio comunitario ( d u n q u e dei rapporti ira le più importanti politiche europee), che riduca il saldo negativo che questi paesi h a n n o riscontrato nei trasferimenti netti relativi agli ultimi esercizi finanziari. Il discorso, ridotto in -soldoni>> dalla G r a n Bretagna nella richiesta d i u n correttivo che le consenta di n o n essere più contributore netto, si avvicina pericolosamente al principio (mai criticato a sufficienza) del giusto ritorno: io pago tanto (in termini di dazi doganali, prelievi agricoli e percentuale delllIVA) e ricevo tanto (in termini di stanziamenti per il F E O G A garanzia e orientamento; F o n d o sociale; F o n d o regionale; aiuti settoriali nel settore industriale). Fatti i conti, risulterebbe che (in termini di trasferimenti netti fitzanziari) Belgio, Lussemburgo, Irlanda, Danimarca e Paesi Bassi s o n o , per il 1978, in una situazione di saldo attivo; Repubblica Federale, Italia, Francia e G r a n Bretagna s o n o contributori netti, anche se c o n diverse percentuali assolute e relative al P N L interno. I paesi m e m b r i in saldo attivo, insieme a Repubblica Federale e Francia, replicano (sostenuti dalla Commissione) che le previsioni per i prossimi anni indicherebbero u n miglioramento del saldo per l'Italia e che l'analisi crediti-.stanziatilpagamenti-effettuati tenderebbe piuttosto a portare l'Italia sul banco degli accusati per i notevoli ritardi accumulati. D u n q u e : la soluzione che suggerirà la maggioranza dei paesi membri al Consiglio SOMMARIO Pag. L'appoggio del C C E al Parlamento e u r o p e o , di C;zanfranco M a r . . tznz. . . . . . . . . . . . I Risoluzione del C C E d o p o le elezioni e u r o p e e . . . . . . . . . 2 Cronaca delle istituzioni europee, di Pier Virg~lioLlastoli. . . . 3 Dichiarazione del presidente delI ' U E F sull'elezione europea . 5 I nuovi m e m b r i del Parlamento europeo. . . . . . . . . . 6 Problema e n e r g e t k o , ruolo del Parlamento e u r o p e o e a u t o n o mie, di M a r i o M a r s a l a . . . . 8 Necessario u n impulso regionale per la costruzione di una nuova E u r o p a , di Gabl-zele P a n i z z i . 9 Attività del C o m i t a t o consultivo degli Enti regionali e locali della C E E , d i G. M . . . . . . . 9 Riassunto schematico dell'attività del C C E e d e l l ' A I C C E . . . 10 Le conseguenze cconomichc e industriali dell'unificazionc m o n c taria europea, di I l a r i o L'e10 13 I libri, di Ciannz K u t a . . . . . 18 e u r o p e o d i D u b l i n o sarà quella di applicare u n ulteriore meccanismo tinanziario (oltre a quello previsto nel 19751, che consenta alla G r a n Bretagna di pareggiare i suoi conti. 2 . Repubblica Federale e Francia, sostenute normalmente dai paesi del Benelux e dalla Danimarca, sottolineano che in t o n d o il bilancio comunitario ( d u n q u e , ancora una volta il rapporto fra le politiche europee) deve mantenere la sua struttura attuale, n o n deve superare un certo tetto di spese e che piuttosto conviene comprimere le spese per politiche nuove (politica regionale, industriale, energetica, di protezione Jell'ambiente), che ridurre le spese della politica agricola o mettere in discussione i suoi principi ispiratori. Per q u a n t o riguarda poi le prospettive di convergenza delle economie, queste potrann o evolvere positivamente solo a p r e z z o di certe politiche interne (contenimento della spesa pubblica e dell'inflazione e riduzione del costo del lavoro ecc.). I n questa congiuntura, il Parlamento europeo (istituzione dotata finora di solo p o tere consultivo, salvo la politica di bilancio ed il controllo politico ,sulla Commissione attraverso la m o z i o n e di censura) ha assunt o u n n u o v o e diverso ruolo politico attraverso le elezioni a suffragio universale c diretto del 10 giugno. Le prime battute del Parlamento eletto, nella sessione costitutiva d i luglio, h a n n o messo in evidenza un'accentuata polemica fra gli schieramenti politici tradizionali (sostanzialmente: centro-destra e sinistra), polemica che ha condizionato sia l'elezione delllUfficio d i Presidenza (presidente e vicepresidenti), sia la discussione sulla f o r m a zione dei gruppi parlamentari e le relative modifiche al regolamento. Nell'elezione del Presidente dell'Assemblea n o n ha avuto alcun ruolo, c o m e temeva o c o m e sperava qualcuno alla vigilia, l'influenza di accordi .governativi» avvenuti al di fuori dell'aula. Cosiccht; l'alleanza fra Giscard e Schimdt sul n o m e del!a Veil n o n ha avuto riscontro sul piano parlamentare, poiché il g r u p p o socialista nel s u o insiemr ha votato fino alla fine i l candidato scelto nel s u o interno, Zagari. N o n ha ruttavia avuto alcuna influenza la volontà di ricercare una candidatura che fosse espressione di una più larga maggioranza e non il risultato d i un voto fra blocchi contrapposti. Cosicché è fallita all'interno del g r u p p o liberale la candidatura dell'ex p r i m o ministro lussemburghese T h o r n (che avrebbe certamente raccolto i suffragi di buona parte del g r u p p o socialista, dei democristiani italiani, dei comunisti italiani e naturalmente del g r u p p o liberale); cosicché è fallita la proposta socialista di attuare una rotazione annuale nella carica di presidente. Nell'elezione dei vice-Presidenti, i l blocc o degli schieramenti contrapposti ha c o minciato ad incrinarsi e nella votazione per i1 dodicesimo vice-presidente la comunista francese D e m a r c h , grazie al voto di sociali- COMUNI D'EUROPA sti, comunisti, indipendenti e parte del g;uppo democristiano, ha prevalso sul candidato gollista, l'irlandese Lalors. La battaglia sulla modifica al regolamento (un rapporto, ereditato dalla precedente assemblea e redatto dal democristiano Luster, proponeva un aumento dei minimi per la formazione dei g u p p i ) ha visto ancora una volta la contrapposizione ira schieramenti tradizionali: democratici-cristiani, liberali e conservatori per il voto immediato del rapporto Luster; socialisti, comunisti ed indipendenti per il rinvio in commissione. Al termine di una lunga seduta, durata dalle 15 del 19 luglio alle 10 del 20 (con un interruzione dalle 4 alle 9 del IO), il liberale Bangemann, anche a nome dei democristiani e dei conservatori, era costretto a cedere alle forti resistenze delle sinistre chiedendo il rinvio alla commissione regolamento del rapporto Luster. La discussione del 20 luglio sul progetto preliminare d i bilancio per il 1980 ha visto ricomporsi in aula, seppure con molte sfumature, la divisione fra innovatori ed immobilisti: da una parte socialisti (per il gruppo è intervenuto l'olandese Dankert, relatore .in pectorem sul bilancio); comunisti italiani (rappresentati d a Spinelli); dernocristiani (per i quali ha parlato Notenboom) e liberali (in nome del gruppo è intervenuto il francese Rossi) hanno sottolineato la natura politica del bilancio, la necessità d i difendere i poteri d i bilancio del Parlamento, una riforma della politica agricola. D'altra parte conservatori (per il gruppo hanno parlato Taylor e Harris), gollisti (rappresentati da Poncelet) hanno difeso i principi della politica agricola e hanno gettato acqua sul fuoco dei poteri del Parlamento europeo. All'interno dei gruppi si sono riscontrate tuttavia significative divisioni: Jacks o n , del gruppo conservatore, ha difeso il ruolo del Parlamento nella politica d i bilancio. ed ha chiesto una razionalizzazione e riduzione delle spese obbligatorie (dunque delle spese agricole); Delatte (liberale), Sutra (socialista) e Ryan (democristiano) hanno difeso, al contrario, le eccedenze agricole e hanno denunciato le minacce che pesano sulla politica agricola. La congiuntura economica e le responsabilità che il Parlamento europeo ha in misura crescente, in materia di politica di bilancio, possono essere u'tili per indicare la direzione nella quale deve muoversi I'assemblea eletta già nella prima legislatura. La scelta di fronte alla quale si troveranno, a partire dalle riunioni di commissione d i settembre e dalla tornata plenaria del 24-28 settembre, è quella fra ~ ~ a r l o i ron aparlementn. I1 primo caso vedrebbe il Parlamento diviso su temi nei quali la Comunità in quanto tale ed il Parlamento in particolare hanno ben poche possibilità (almeno nel medio periodo) di esercitare alcuna seria influenza: così avremo parlamentari d i destra che solleciteranno discussioni sulla difesa dei diritti dell'uomo all'Est e parlamentari della sinistra che chiederanno condanne per le violazioni dei diritti politici e civili nelle dittature di destra; così avremo dibattiti sollecitati da questo o quel gruppo su settembre 1979 questa o quella situazione dello scenario internazionale. Nel secondo caso, il Parlamento, fin dai suoi primi momenti di attività, dovrà essere in grado d i esercitare un'influenza determinante ed un ruolo costituente in settori fondamentali per la vita della Comunità, per i quali cerchiamo ora di indicarne alcuni.. 1. La politica di bilancio e l'autonomia finanziaria della Comunità. C o n le decisioni, definite dalla stessa Commissione ~ i r responsabili», del Consiglio agricolo del 22 giugno, la Comunità si avvicina al momento in cui sarà necessario superare il tetto dell'i % delllIVA, fissato dal trattato del 21 aprile 1970. Già il progetto preliminare d i bilancio 980 utilizza lo 0,8870 dell'aliquota IVA destinata alla Comunità e le previsioni triennali, resentate dalla Commissione nello scorso mese d i maggio (cioè prima delle decisioni del Consiglio agricolo) prevedevan o per i1 1981 un deficit d i 425 milioni di uce. La Commissione si è impegnata più volte di fronte al Parlamento a fare delle proposte in tempo utile e fin dal luglio 1977 lo stesso Parlamento (in particolare Spinelli e Aigner) hanno sollecitato una maggiore attenzione al problema delle entrate della Comunità. O r a è venuto il momento di definire le linee 'direttrici d i questo dibattito nel quale il Parlamento europeo, in quanto autorità d i bilancio come il Consiglio, deve svolgere u n ruolo d i protagonista. E sappiamo bene che nella politica fiscale, i due aspetti istituzionale ed economico-finanziario rappresentano i cardini di ogni Stato. 2. L'attuazione del Sistema monetario europeo e la politica di convergenza delle economie. C o m e ricordavamo più sopra, nel prossimo mese di ottobre le autorità monetarie della Comunità dovranno fare il a questi primi mesi punto d e l l ' e ~ ~ e r i e n zdi d i attuazione dello SME e preparare la fase successiva che porterà alla creazione del Fondo comune delle riserve (embrione, come si suo1 dire, di una Banca centrale). Già le amministrazioni nazionali si preparano a difendere i loro poteri dal <'pericolo. che parte delle loro sovranità venga loro sottratta a favore di un'autorità sovranazionale. I1 Parlamento sa che, alio stato attuale, può contare sull'appoggio della Commissione ed in particolare del commissario Ortoli e del suo direttore generale Padoa Schioppa (che - cosa di non poco conto - proviene dalla Banca d'Italia). Si tratta di studiare i modi ed i tempi per coinvolgere sempre più il Parlamento in questa delicata procedura di unificazione monetaria della Comunità. Vi è poi l'altro aspetto, connesso strettamente al primo, della convergenza delle politiche economiche e dello sviluppo dei paesi membri, condizione essenziale (come fu affermato anche dal vertice di Brema) per la vita dello stesso Sistema monetario europeo. E' noto che il Consiglio dei ministri della Comunità, senza che in seno ad esso si sia levata una sola voce d i protesta, e la Commissione non hanno ritenuto opportun o consultare il Parlamento europeo (quello eletto indirettamente ed ora quello eletto) sulla prima fase d i studio, affidata dal C o n siglio europeo di marzo alle istituzioni comunitarie, sulla convergenza delle,economie e la struttura del bilancio. O r a Commissio.ne e Consiglio si preparano a concludere questa prima fase, consegnando i risultati delle loro analisi al Consiglio europeo d i Dublino. Sembra abbastanza evidente che i1 Parlamento europeo non potrà sopportare d i essere tenuto fuori da conclusioni che determineranno gli sviluppi futuri della politica economica e della politica d i bilancio della Comunità. 3. Gli aspetti istituzionali dell'evoluzione comunitaria: rafforzamento delle istituzioni in vista dell'allargamento e preparazione della legge elettorale europea. Sono questi d u e aspetti che riguardano direttamente la fase costituente della futura C o m u nità. I1 primo è stato, per il momento, abilmente sottratto da Giscard d'Estaing al Parlamento ed alle istituzioni comunitarie ed affidato ad un comitato di tre saggi, che presenterà la sua relazione al Consiglio europeo di Dublino. Il secondo è tutto nelle mani del Parlamento europeo al quale l'Atto di Bruxelles del 20 settembre 1977 affida il compito di redigere il progetto d i legge elettorale, da far valere a partire dalla seconda legislatura. E' probabile che la commissione politica del Parlamento europeo (così come fu per il progetto Patijn) decida d i procedere attraverso la costituzione di una sotto-commissione che inizi subito i suoi lavori. Sono questi i temi sui quali il movimento federalista può fornire al Parlamento europeo un appoggio, in termini di pressione sull'opinione pubblica, ed un aiuto, in termini di orientamenti ed indicazioni legislative, che per molti parlamentari p u ò essere probabilmente prezioso. gli avve In un'intervista l'ex primo ministro turco Demirel ha dichiarato il 5 giugno che, se tornasse al governo, depositerebbe immediatamente la candidatura della Turchia all'adesione alla Comunità europea. Nella riunione del 6 giugno, la Commis-sione ha adottato una comunicazione al Consiglio, concernente il rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche fra i N o v e , resa necessaria dall'instaurazione dello SME. Nella stessa riunione del 6 giugno, la Commissione ha approvato la seconda tranche del Fondo europeo d i sviluppo regionale per l'anno 1979: l'ammontare totale è d i 152,43 milioni d i unità d i conto, per 305 progetti d i investimento in Danimarca, Irlanda, Italia e Gran Bretagna. Per quanto riguarda l'Italia, la tranche è relativa a progetti nel settore dell'industria e servizi (33 milioni d i uce) e delle infrastrutture (44 milioni d i uce). In particolare saranno rea- settembre 1979 COMUNI D'EUROPA 5 cussioni economiche della crisi petrolifera. La Commissione ha approvato il 27 giulizzati, grazie al F E S R , progetti nel porto d i 11 Parlamento europeo, eletto per la prigno i primi finanziamenti del Fondo sociale Taranto, per l'urbanizzazione e l'alimentam a volta a suffragio universale e diretto col per il 1979, per urz ammontare d i 152 miliozione d i acqua delle zone industriali d i Gela v o t o del 7-10 g i u g n o , ha tenuto la sua n i di uce (la dotazione globale del Fondo è e la ristrutturazione del porto d i Licata. prima sessione costitutiva a Strasburgo, dal d i 767,5 milioni d i uce). L'Italia ottiene I ministri degli affari esteri della C E E si 17 al 21 luglio. 9,44 milioni d i uce, d i cui 5,53 per azioni sono riuniti a Lussemburgo il 12 giugno per N e l corso del mese d i giugno , la disoccuregionali; 2,19 per i giovani; 1,46 per gli preparare il Consiglio europeo d i Strasburgo pazione è diminuita dello 0,5% rispetto al handicappati; 0,26 per i lavoratori del settoe la partecipazione della C o m u n i t à al vermese d i maggio, m a il numero totale dei re tessile e dell'abbigliamento. tice d i T o k y o . disoccupati è ancora superiore a quello del La Commissione ha deciso, nella riunione La Commissione ha approvato, nella riugiugno 1978: 5,6 milioni contro 5,5. del 4 luglio, d i nominare il commissario nione del 13 g i u g n o , u n documento sugli Il consiglio dei ministri degli Esteri, riuNatali, responsabilc delle relaziorzi con il obiettivi energetici della Comunità per il nito il 24 luglio, ha ampiamente discusso i Parlamento europeo. 1990: secondo gli orientamenti dell'esecutidiffererzti aspetti delle relazioni esterne della Il Consiglio dei ministri delle Finanze, v o , occorre ridurre le importazioni petrolifeC E E : Turchia, diritti dell'uomo negli Stati riunito a Bruxelles il 16 luglio, ha approvare a 470 milioni d i tonnellate per anrzo, Acp; conclusioni del T o k y o R o u n d ; rifugiati t o le procedure d i esame del funzionamento aumentare' del 25 % la produzione d i carbod'lndocina; negoziati con la Jugos/avia e dello S M E ; l'esame annuale della situazione n e , portare al 7 5 % la parte d i elettricità economica e alcune conclusioni sulle riperrapporti C E E - A S E A N . prodotta dal carbone r dallérzergia nucleare e, soprattutto, fissare il rapporto fra la n e scita del P N L ed il consumo d i energia allo 0,7%. I ministri dell'energia dei N o v e , riuniti a Lussemburgo il 19 giugno , hanno raggiunto u n accordo sul miglioramento dei sistemi d i Pubblichiamo la dichiarazione rilasciata nuovo m o d o d i pensare e di agire, che p u ò informazione dei governi sulle tendenze dei cominciare proprio col voto europeo. Solo dopo l'elezione europea da Mario Albertini, prezzi del petrolio; su urz registro obbligatoc o n il riconoscimento del fatto che il voto presidente d e l l J U E F (Urzion éuropéenne des rio degli acquisti d i petrolio e sull'impegno europeo ha aperto la strada alla democrazia dei N o v e verso le compagnie petrolifere perfédéralistrs). internazionale, e con la consapevolez.za che ché esse si astengano da acquisti d i petrolio questa strada è ormai percorribile, si p u ò a prezzi elevati i n m o d o anormale. Per la prima volta nella storia, i cittadini portare tempestivamente l'Europa al miniI ministri dellambiente, nella riunione di nove paesi europei hanno votato insieme m o politico-istituzionale indispensabile, e il del 19 giugno, hanno approvato una diretti- per eleggere il primo Parlamento internaziov a sulla protezione delle acque sotterranee e nale e per fondare sulla volontà del popolo m o n d o ad una collaborazione sempre più sulle acque d i superficie destinate ad uso delle nazioni europee la Comunità europea. stretta, preludio della federazione mondiale alimentare. del futuro. E' stato così compiuto il primo passo essenI/ Consiglio europeo si è riunito a StraI n questo grande m o m e n t o della storia ziale del cammino d a percorrere per salvare sburgo il 21 e 22 giugno : i capi d i governo mondiale I'UEF ricorda pertanto che per e rafforzare le nazioni europee, che possodei N o v e hanno approvato delle conclusioni proseguire sulla via dell'unità europea e deln o ricuperare la loro indipendenza solo con su: elezioni europee; sistema monetario; l'unità, e che possono conservarla solo con la collaborazione mondiale, e per far sì che energia, situazione economica e sociale; conla Comunità possa affrontare e risolvere i l'unità federale. N o n c'è infatti nessuna alvergenza delle economie, rapporti C E E - tra forma costituzionale con la quale si posproblemi d e l l ' o c ~ u ~ a z i o n e , dell'energia, dell'inflazione e della riconversione induGiappone e aiuto ai rifugiati d'lndocina. sa assicurare un governo indipendente sia a striale mediante il r'afforzamento e la coorI ministri dell'Agricoltura, riuniti il 21 ciascuno degli Stati associati, sia alla assogiugno, dopo quattro giorrzi d i discussioni, dinazione delle politiche comuni, è necessaciazione concepita come un insieme. hanno raggiun t0 u n accordo sulla fissazione rio giungere al minimo politico-istituzionale I governi nazionali avrebbero dovuto dei prezzi agricoli per la campagna 1979- convocare alle urne gli europei quando si costituito da: a) lo sviluppo dello S M E sino 1980. 11 Commissario Gundelach, in una allo stadio della moneta europea (il legame trattava d i ricostruire i nostri paesi d o p o le dichiarazione alla stampa, ha sottolineato il tra politica monetaria e politica economica è rovine della guerra perché sarebbe stato inprofondo disaccordo della Commissione che così stretto che è impossibile fare una vera finitamente meglio ricominciare sulla base aveva chiesto il congrlamento dei prezzi ed politica economica europea con nove monedell'unità democratica invece che su quella U Y Z a u m e n t o della tassa d i corresponsabilità te nazionali, e il conseguente dinamismo della divisione nazionale del passato. I gonazionale della spesa pubblica e del sindacasul latte. verni avrebbero dovuto convocare alle urne Il compromesso prevede u n a u m e n t o gloto); b) la disponibilità d i mezzi sufficienti gli europei almeno q u a n d o venne fondata la bale de11'1,5% dei prezzi, ad eccezione del per un adeguato trasferimento d i risorse e Comunità economica, allo scopo di farne per una iniziale possibilità di contro!lo della latte (che non subirà alcun aumerzto); una davvero la cosa degli europei e non una diminuzione dei montanti compensativi per congiuntura (2,5% del prodotto lordo euorganizzazione tecriocratica distaccata dal ropeo secondo le valutazioni del rapporto Repubblica Federale ( 1 0o) e Benelux popolo, dalla sua esperienza e dai suoi sen(0,5%); la tassa d i corresporzsabilità sul latte MacDougall); C) la capacità di governare la timenti. E' per questa colpa storica dei gofissata ailo 0,5%. moneta europea e una spesa pubblica euroverni nazionali che il voto europeo, giunto La Commissiorze ha adottato, nella riucosì tardi, non è stato pienamente compreso . pea dell'entità precisata grazie al rafforzamento sia della Commissione, sia del suo nione del 20 giugno, u n m e m o r a n d u m sulle dalle forze politiche, sociali e culturali, e legame con il Parlamento europeo e perciò ripercussioni dell'allargamento nelle relaziodagli stessi cittadini. Ma una grande via è con gli elettori europei. n i con i paesi terzi. stata aperta. Sulla base d i questo orientamento, 1'UEF Soltanto dopo due giorni d i lawori si sono C o l voto europeo la democrazia, sino ad si impegna sin d a ora a organizzare il più conclusi il 27 giugno i negoziati fra la C o ora confinata nel campo nazionale, si afferstretto contatto tra i deputati eumunità e gli Acp per il rinnozlo della corzma per la prima volta nel campo internazioi loro elettori, sia come singoli, sia ropei e venzione d i Lomé. L'accordo è stato ragnale, d a sempre riservato esclusivamente come membri d i diversi gruppi politici, sogiunto sull'ammontare globale degli aiuti agli eserciti, ai rapporti di forza, alla ragion ciali e culturali nei quali si articola la vita finanziari (relativi al Fondo europeo d i svidi Stato e, in ultima istanza, alla guerra o dell'Europa, allo scopo di rafforzare col luppo), che dovrebbero avvicinarsi ai 6 m i alla minaccia della guerra. L'Europa ha bisostegno degli elettori la lotta per I'affermaliardi d i uce. E' rimasto ancora insoluto il sogno di una vera unità. I1 m o n d o ha bisozione d i una maggioranza veramente europroblema del riferimento al rispetto dei digno di una collaborazione sempre più stretpea in seno al Parlamento europeo. ritti dell'uomo. ta fra tutti i popoli. E ciò richiede un Dichiarazione del presidente dell'UEF sul1'elezione europea settembre 1979 COMUNI D'EUROPA 6 I nuovi membri del Parlamento europeo ABENS Victor - Luxembourg - P.O.S.L. ADAM Gordon J. - United Kingdom - Lab. A D O N N I N O Pietro - Italia - D . C . AERSSEN Jochen van - Deutschland - C D U AGNELLI Susanna - Italia - P.R.I. AIGNER Heinrich - Deutschland - CSU ALBER Siegbert - I>eutschland - C D U ALBERS Willem - Nederland - P.v.d.A. A L E M A N N Frau Mechthild - Deutschland - F.D.P. ALMIRANTE Giorgio - Italia - M.S.I.-D.N. A M E N D O L A Giorgio - Italia - P.C.I. ANSART Gustave - France - P.C.F. ANSQUER Vincent - France - D.I.F.E. A N T O N I O Z Z I Dario - Italia - D.C. ARFE' Gaetano - Italia - P.S.I. A R N D T Rudi - Drutschland - SPD BADUEL G L O R I O S O ~ a b r i z i a- Italia - P.C.I. BAILLOT Louis - France - P.C.F. BALFE Richard - United Kingdom - Lab. BALFOUR Neil - United Kingdom - Cons. B A N G E M A N N Martin - Deutschland - FDP BARBAGLI Giovanni - Italia - D.C. BARBARELLA Carla - Italia - P.C.I. BARBI Paolo - Italia - D . C . BAlTERSBY Robert - United Kingdom - Cons. BAUDIS Pierre France - U.F.E. BEAZLEY Peter - United Kingdom - Cons. BERKHOUWER Cornelis - Nederland - V.V.D. BERLINGUER Enrico - Italia - P.C.I. BERSANI Giovanni - Italia - D.C. BETHELL The Lord (Nicholas) - United Kingdom Cons. B E l T I Z A Vincenzo - Italia - P.L.I. BEUMER Bouke - Nederland - C.D.A. BISMARCK Pliilipp von - Deutschland - C D U BLANEY Neil - Ireland - Ind. BLUMENFELD Erik - Deutschland - C D U BOCKLET Reinhold - Deutschland - CSU B 0 G H Jergen - Danmark - Folkebevzgelsen B O N A C C I N I Aldo - Italia - P.C.I. B O N D E Jens-Peter - Danmark - Folkebevzgelsen B O N I N O Emma - Italia - P.R. B O O T Mevr. E.C.A.M. - Nederland - C.D.A. BOSERUP Fru Bodil - Danmark - SF BOYES Roland - United Kingdom - Lab. B R A N D T Willy - Deutschland - SPD BROOKES Beata - United Kingdorn - Cons. B U C H A N Janey O'Neil - United Kingdom - Lab. B U C H O U Hubert - France - D.I.F.E. B U T T A F U O C O Antonino - Italia M.S.I.-D.N. C A B O R N Richard - United Kingdom - Lab. CAILLAVET Henri - France - U.F.E. CALVEZ Corentin - France - U.F.E. C A P A N N A Mario - Italia - D.P. C A R D I A Umberto - Italia - P.C.I. C A R E l T O N I R O M A G N O L I Tullia - Italia - P.C.I. CARIGLIA Antonio - Italia - P.S.D.I. C A R O S S I N P Angelo - Italia - P.C.I. CASSANMAGNAGO C E R R E l T I aria - Italia D.C. . CASTELLINA Luciana - Italia - P.D.U.P. CASTLE Barbara A. - United Kingdom - Lab. CATHERWOOL) Sir Fred. - United Kingdorn Cons. C E C O V I N I Manlio - Italia - P.1..1. C E R A V O L O Domenico - Italia - P.C.I. C H A M B E I R O N Robert - France - P.C.F. C H A R Z A T Gisèle France - P.S. C H I R A C Jacques - France - D.I.F.E. C H O U R A Q U I Nicole - France - D.I.F.E. CINCIARI R O D A N O Maria Lisa - Italia - P.C.I. C L I N T O N Mark - Ireland - F.G. CLWYD Ann - United Kingdom Lab. C O H E N Robert - Nederland - P.v.d.A. C O L L A Marce1 G.B. - Belgie - B.S.P. COLLESELLI Arnaldo - Italia - D.C. C O L L I N S Kenneth D . - United Kingdom - Lab. C O L L O M B Francisque - France - U.F.E. C O L O M B O Emilio - Italia - D . C . C O M B E Francis - France - U.F.E. COPPIETERS Mauritz - Belgie - V.U. C O S T A N Z O Roberto - Italia - D.C. C O l T R E L L Richard - United Kingdom - Cons. C O U R C Y L I N G John - United Kingdom - Cons. CRAXI Bettino - Italia - P.S.I. - - - - CRESSON Edith - France - P.S. C R O N I N Jeremiah - Ireland - F.F. C R O U X Lambert - Belgie - C.V.P.-E.V.P. CURRY David - United Kingdom - Cons. DALSASS Joachim - Italia - S.V.P. DALZIEL lan - United Kingdom - Cons. D A M E l T E Felix - France - P.C.F. DAMSEAUX André - Belgique - P.R.L. D'ANGELOSANTE Francesco - Italia - P.C.I. D A N K E R T Pieter - Nederland - P.v.d.A. D A V E R N Noel - Ireland - F.F. DEBATISSE Michel - France - U.F.E. DEBRÉ Michel - France - D.I.F.E. D E C L E R C Q ' Willy - Belgie - P.V.V.-E.L.D. D E KEERSMAEKER Paul - Belgie - C.V.P.-E.V.P. DEKKER Mevr. Suzanne - Nederland - D '66 D E L A l T E Charles - France - U.F.E. DELEAU Gustave - France -- D.I.F.E. D E L M O l T E Fernand - Belgique - P.S.B. D E L O R O Z O Y Robert - France - U.F.E. DELORS Jacques - France - P.S. D E M A R C H Danielle - France - P.C.F. D E N I S Jacques - France - P.C.F. D E PASQUALE Pancrazio - Italia - P.C.I. D E S M O N D Eileen - Ireland - Lab. D I A N A Alfredo - Italia - D.C. D I D O Mario - Italia - P.S.I. D I E N E S C H Marie - France - D.I.F.E. D I L I G E N T André - France - U.F.E. D O N N E Z Georges - France - U.F.E. D O U R O The Marquess of - United Kingdom Cons. D R U O N Maurice - France - D.I.F.E. ELLES The Baroness - United Kingdom - Cons. E N R I G H T Derek - United Kingdom - Lab. ESTGEN Nicolas - Luxernbourg - P.C.S. ESTIER Claude - France - P.S. E W I N G Winifred - United Kingdom - SNP FANTI Guido - Italia - P.C.I. FAURE Edgar - France - U.F.E. FAURE Maurice - France - P.S. FELLERMAIER Ludwig - Deutschland - SPD FERGUSSON Adam - United Kingdom - Cons. F E R N A N D E Z Guy - France - P.C.F. FERRANTI Basi1 de - United Kingdom Cons. FERRERO Bruno - Italia - P.C.I. FERRI Mauro - Italia - P.S.D.I. FILIPPI Renzo - Italia - D.C. FISCHBACH Marc M.J.A. - Luxembourg - P.C.S. F L A N A G A N Sean - Ireland - F.F. FLFSCH Colette - Luxembourg - P.D. F O C K E Katharina - Deutschland - SPD FORSTER Norvela - United Kingdom - Cons. F O R T H Eric - United Kingdom - Cons. FRIEDRICH Bruno - Deutschland - SPD FRIEDRICH Ingo - Deutschland - CSU F R I S C H M A N N Georges - France - P.C.F. FRUH Isidor - Deutschland - C D U F U C H S Karl - Deutschland - CSU FUILLET Yvette - France - P.S. GABERT Volkmar - Deutschland - SPD G A I O l T I D E BIASE Paola - Italia - D.C. G A L L A G H E R Michel - United Kingdom - Lab. G A L L A N D Yves - France - U.F.E. GALLUZZI Carlo Alberto - Italia - P.C.I. GASPARD Fran~oise- Frarice - P.S. G A l T O Vincenzo - Italia - P.S.I. G E N D E B I E N Paul-Henry - Belgique - F.D.F:R.W. GEURTSEN Aart - Nederland - V.V.D. G H E R G O Alberto - Italia - D.C. GIAVAZZI Giovanni - Italia - D.C. G I L L O T Alain - France - D.I.F.E. GIUMMARA Vincenzo - Italia - D.C. G L I N N E Ernest - Belgique - P.S.B. G O E D E Arie de - Nederland - D '66 G O N E L L A Guido - Italia D . C . G O P P E L Alfons - Deutschland - CSU G O U T H I E R Anselmo - Italia - P.C.I. GREDAL Eva - Danmark - S GREMETZ Maxime - France - P.C.F. GRIFFITHS Winston - United Kingdom - Lab. G R O E S Mette - Danmark -- S van der G U N Frans - Nederland - C.D.A. H A A G E R U P Niels Jergen - Danmark - V - HABSBURG O t t o - Deutschland - CSU HANSCH Klaus - Deutschland - SPD H A H N Wilhelm - Deutschland - C D U HAMILIUS Jean - Luxembourg - P.D. H A M M E R I C H Else - Danmark - Folkebevzgelsen HARMAR-NICHOLLS The Lord - United Kingdom - Cons. HARRIS David - United Kingdom - Cons. HASSEL Kai Uwe von - Deutschland - C D U H A U E N S C H I L D Karl - Deutschland - SPD HELMS Wilhelm - Deutschland - C D U H E N C K E N S Jaak - Belgie - C.V.P.-E.V.P. H E R K L O T Z Luise - Deutschland - SPD H E R M A N Fernand - Belgique - P.S.C.-P.P.E. van den H E U V E L (de BLANK) Mevrouen - Nederland - P.v.d.A. H O F F Magdalene - Deutschland - SPD H O F F M A N N Jacquie - France - P.C.F. H O F F M A N N Karl-Heinz - Deutschland - C D U H O O P E R Gloria - United Kingdorn - Cons. H O P P E R William - United Kingdom - Cons. H O R D Brian - United Kingdom - Cons. H O W E L L Paul - United Kingdom - Cons. H U M E John - United Kingdom - S.D.L.P. H U l T O N Alisdair - United Kingdom - Cons. I P P O L I T O Felice - Italia - P.C.I. IRMER Ulrich - Deutschland - FDP J A C K S O N Christopher - United Kingdom - Cons. J A C K S O N Robert - United Kingdom - Cons. JAKOBSEN Erhard - Danmark - C D JANSSEN van RAAY James - Nederland - C.D.A. J A Q U E T Gérard - France - P.S. J O H N S O N Stanley - United Kingdom - Cons. J O N K E R Sjouke - Nederland - C.D.A. JOSSELIN Charles - France - P.S. JURGENS Heinrich - Deutschland - F D P KATZER Johann - Deutschland - C D U K A V A N A G H Liam - Ireland - Lab. KELLET-BOWMAN Edward - United Kingdom Cons. KELLET-BOWMAN Mrs. Elaine - United Kingdom - Cons. KEY Brian - United Kingdom - Lab. KIRK Kent - Danmark - KF KLEPSCH Egon - Deutschland - C D U K L I N K E N B O R G Jan - Deutschland - SPD KOHLER Herbert - Deutschland - C D U KROUWEL-VLAM Mevr. Annie - Nederland P.v.d.A. KUHN Heinz - Deutschland - SPD LABBÉ Claude - France - D.I.F.E. LALOR Patrick Joseph - Ireland - FF L A N G E Erwin - Deutschland - SPD LANGES Horst - Deutschland - C D U L E C A N U E T Jean - France - U.F.E. LEGA Silvio - Italia - D.C. LEMMER Gerd - Deutschland - C D U L E N Z Marlene - Deutschland - C D U L E O N A R D I Silvio - Italia - P.C.I. LE R O U X Sylvie - France - P.C.F. LEZZI Pietro - Italia - P.S.I. LIGIOS Giosuè - Italia - D.C. LIMA Salvatore - Italia D.C. L I N D E Erdmann - Deutschland - SPD L I N K O H R Rolf - Deutschland - SPD LIZIN Anne-Marie - Belgique - P.S.B. LODERER Eugen - Deutschland - SPD LOMAS Alfred - United Kingdom - Lab. L O 0 Charles-Emile - France - P.S. LOUWES Hendrik - Nederland - V.V.D. LUCKER Hans - Deutschland - CSU LUSTER Rudolf - Deutschland - C D U L Y N G E Finn - Danmark - Siumut M A C A R I O Luigi - Italia - D.C. McCARTIN John - Ireland - F.G. M A C C I O C C H I Maria Antonietta - Italia - P.R. MAFFRE-BAUGÉ Emmanuel - France - P.C.F. M A H E R Thomas - Ireland - Ind. MAIJ-WEGGEN Johanna - Nederland - C.D.A. M A J O N I C A Ernst - Deutschland - C D U MALANGRÉ Kurt - Deutschland - C D U MALENE Christian de la - France - D.I.F.E. MARCHAIS Georges - France - P.C.F. MARSHALL John - United Kingdom - Cons. COMUNI D'EUROPA settembre 1979 MARTIN Maurice - France - P.C.F. MARTIN Simone - France - U.F.E. MARTINET Gilles - France - P.S. MAUROY Pierre - France - P.S. MEGAHY Thomas - United Kifigdom - Lab. MERTENS Meinolf - Deutschland - C D U MESSMER Pierre - France - D.I.F.E. MICVEL Victor - Belgique - P.S.C.-P.P.E. van M I N N E N Johan - Nederland - P.v.d.A. M O D I A N O Marcello - Italia - D . C . MOLLER Poul - Daninark - KF M O O R H O U S E Cecil - United Kingdom - Cons. MOREAU Jacques - France - P.S. MOREAU Louise - France - U.F.E. MORELAND Robert - United Kingdom - Cons. M O T C H A N E Didier - France P.S. MULL.ER-HERMANN Ernst - Deutschland - C D U M U N T I N G H Hemmo - Nederland - P.v.d.A. NARDUCCI Angelo - Italia - D . C . N E W T O N D U N N William - United Kingdom Cons. NICOLSON Sir David Lancaster - United Kingdom - Cons. NIELSEN J0rgen - Danmark - V NIELSEN Tove - Danmark - V N O R D Hans R. - Nederland - V.V.D. N O R D L O H N E Franz-Josef - Deutschland - C D U N O R M A N T O N Tom - United Kingdom - Cons. N O T E N B O O M Harry - Nederland - C.D.A. N O T H O M B Charles - Belgique - P.S.C.-P.P.E. NYBORG Kai - Danmark - F.R.P. O ' C O N N E L John - Ireland - Lab. O ' D O N N E L Tom - Ireland - F.G. OEHLER Jean - France - P.S. O ' H A G A N The Lord Charles - United Kingdom Cons. O'LEARY Michael - Ireland - Lab. OLESEN Kjeld - Danmark - S ORLANDI Fulvio - Italia - I'.S.D.I. d'ORMESSON Olivier - France - U.F.E. PAISLEY The Revd. Ian - United Kingdom - D U P PAJEITA Giancarlo - Italia - P.C.I. PANNELLA Marco - Italia - P.R. PAPAPIETRO Giovanni - Italia - P.C.I. PATTERSON George - United Kingdom - Cons. PEARCE Andrew - United Kingdom - Cons. PEDINI Mario - Italia - D . C . PELIKAN Jiri - Italia - P.S.I. PENDERS Johannes - Nederland - C.D.A. P E R C H E R O N Daniel - France - P.S. PETERS Johannes - Deutschland - SPD P E T R O N I O Francesco - Italia - M.S.I.-D.N. PFENNIG Gero - Deutschland - C D U PFLIMLIN Pierre - France - U.F.E. PICCOLI Flaminio - Italia - D . C . PININFARINA Sergio - Italia - P.L.I. PINTAT Jean-Franqois - France - U.F.E. PIQUET René - France - P.C.F. - Belgie PLUMB Sir Henry - United Kingdom - Cons. POTTERING Hans - Deutschland - C D U POIRIER Henriette - France - P.C.F. PONCELET Christian - France - D.I.F.E.. PONIATOWSKI Michel - France - U.F.E. PRAG Derek - United Kingdom - Cons. PRANCHERE Pierre - France - P.C.F. PRICE Peter - United Kirigdom - Cons. PROUT Christopher - United Kingdom - Cons. I'ROVAN James United Kingdom - Cons. PRUVOT Marie-Jane - France - U.F.E. PURSTEN Albert - Deutschland - C D U P U L E I T I Ruggero - Italia - P.S.D.I. PURVIS John - United Kingdoni Cons. QUIN Joyce G . - United Kingdom - Lab. RABBETHGE Renate - Deutschland - C D U RADOUX Lucien - Belgique - P.S.B. REMILLY Eugène - France - D.I.F.E. REY Jean Belgique - P.R.L. RHYS WILLIAMS Sir Brandon - United Kingdoni Cons. RINSCHE Gunter Deutschland - C D U RIPA di MEANA Carlo - Italia - P.S.:. ROGERS Allan - United Kingdom - Lab. ROMUALDI Pino - Italia - M.S.I.-D.N. ROSSI André - France - UFE ROUDY Yvette - France - P.S. RUFFOLO Giorgio - Italia - P.S.I. RUMOR Mariano - Italia - D.C. RYAN Richie - Ireland - F.G. SABLÉ Victor - France - U.F.E. SALZER Bernhard - Deutschland - C D U SALISCH Heinke - Deutschland - SPD SARRE Georges - France - P.S. SASSANO Mario - Italia D . C . SAYN-WIITGENSTEIN Casimir - Deutschland CDU SCHALL Wolfgang - Deutschland - C D U SCHIELER Rudolf - Deutschland - SPD SCHINZEL Dieter - Deutschland - SPD SCHLEICHER Ursula - Deutschland - CSU SCHMID Gerhard - Deutschland - SPD SCHMITT Heinz - Deutschland - SPD SCHNITKER Paul - Deutschland - C D U S C H O N Karl - Deutschland - SPD S C H O N Konrad - Deutschland - C D U SCHWARTZENBERG Roger - France - P.S. SCHWENKE Olaf - Deutschland - SPD S C O 7 T H O P K I N S James - United Kingdom - Cons. SCRIVENER Christiane - France - U.F.E. SEAL Barry - United Kingdom - Lab. SEEFELD Horst - Deutschland SPD SEELER Hans - Deutschland - SPD SEGRE Sergio Italia - P.C.I. SEIBEL-EMMERLING Lieselotte - Deutschland SPD SEITLINGER Jean - France - U.F.E. SELIGMAN Richard - IJnited Kingdom - Cons. - - - - - - Belgique B.S.P. P.S.B. C.V.P.-E.V.P. P.S.C.-I1.P.E. F.D.F.-R.W. P.R.L. P.V.V.-E.L.D. V.U. Beigirche Socialistirche Partii Parti socialisre belge Chrirrelijke Volkspartij (Europese Volkspartij) Parri social-chrétien (Parti Populnire Européen) Front démocrarique des Francophones (Rassemblement Wallon) Parti des refomes et de In liberté Parti; voor vrijheid en vooruitgang (Europere Liberalen en Demokraten) Voksunie CD FRP KF S SF V 'Centrum-Demokraterne Fremrkridtrparriei Det konservarive folkeparti Socialdemokratiet Socialistisk folkeparri Venrrrr. I>anmarks liberalr parti Danmark . . Deutschland CDU CSU FDP SPD Christlich-Demokratische Union Chrirtlich-Saziale Union Freie Demokratische Parrei Sozialdemokratirche Parrei Deutrchlandr France D.I.F.E. P.C.F. P.S. U.F.E. Défenir der intérèrs de la France eri Europe Parti communirte frangais Parti socialiste Union pour la France en Europe Ireland F.F. F.G. Lab. 7 Fianna Fail Parry Fine Gael Pany Labour Parry SHERLOCK Alexander - United Kingdom - Cons. SIEGLERSCHMIDT Hellmut - Deutschland - SPD SIMMONDS Richard - United Kingdom - Cons. SIMMONET Maurice - France - U.F.E. SIMPSON Anthony - United Kingdom - Cons. SKOVMAND Sven - Danmark Folkebevzgrlsen SPAAK Antoinette - Belgique - F.D.F.-R.W. SPENCER Thomas - United Kingdom - Cons. SPICER James - United Kingdom - Cons. SPINELLI Altiero Italia - Ind. Sin. SQUARCIALUPI Vera Italia - P.C.I. STEWART-CLARK Sir John - United Kingdom Cons. SUTKA Grorges - Francc - P.S. TAYLOR John David - United Kingdom - U.U.P. TAYLOR John - United Kingdom Cons. TINDEMANS 1 . ~ 0- Belgie - C.V.P.-E.V.1'. T O L M A N Teun Nederland - C.D.A. TRAVAGLINI Giovanni Italia - D.C. 'TL'CKMAN Frederick - United Kingdom - Cons. TURNER Amedée - United Kingdon~ Cons. TYRRELL Alan - United Kingdom - Cons. de VALERA Sile - Ireland - F.F. VANDERPOORTEN Herman Belgie - P.V.V.E.L.D. VANDEWIELE Marcel Belgie C.V.P.-E.V.P. VAN MIERT Karel - Belgie - B.S.P. VANNECK H o n . Sir Peter - United Kingdom Cons. VAYSSADE Marie-Claude - France - P.S. VEIL Simone - France - U.F.E. VERGEER Willem - Nederland - C.D.A. VERGES Paul - France - P.C.F. VERHAEGEN Joris - Belgie - C.V.P.-E.V.P. VERNIMMEN Willy - Belgie - B.S.P. VERONESI Protogene - Italia - P.C.I. VERROKEN Joannes - Belgie - C.V.P.-E.V.P. VETTER Heinz - Deutschland - SPD VISENTINI Bruno - Italia - P.R.I. VONDELING Anne - Nederland - P.v.d.A. VRING Thomas - Deutschland - SPD WAGNER Manfred - Deutschland - SPD WALTER Gerd - Deutschland - SPD WALZ Hanna Deutschland - C D U WARNER Sir Fred. - United Kingdom Cons. CDU WAWRZIK Kurt - Deutschland WEBER Beate - Deutschland - SPD WEISS Louise - France - D.I.F.E. WELSH Michael - United Kingdom - Cons. WETTIG Klaus - Deutschland - SPD WIECZOREK-ZEUL Heidemarie - Deutschland SPD W O G A U Karl von - Deutschland - C D U WOLTJER Eisso - Nederland - P.v.d.A. WURTZ Francis - France - P.C.F. ZACCAGNINI Benigno - Italia - D.C. ZAGARI Mario - Italia - P.S.I. Z E C C H I N O Ortensio - Italia - D . C . - - - - - - - - - - - - - Italia D.C. D.P. Ind. Sln. M.S.I.-D.N. P.C.I. P.D.U.P. P.L.I. P.R. P.R.I. P.S.D.I. P.S.I. S.V.P. Democrazia cristiana Democrazia proletaria Indipendente di Sinistra Movimento rocialr iraliano - Destra nazionale Partito comunisra italiano Partito democratico di uniti proletarn Parrito liberale italiano Partiro radicale Partito repubblicano iraliano Partito rociaiista democrarico iraliano Parrito rocialirta iraliano Siidriroler Volksparte~(Partito popolare rudrirolese) - Luxemboure P.C.S. P.D. P.0.S.L Parti chrétien social Parti déinocratique Parti ouvrier rocialirte luxembourgeoir C.D.A. D '66 P.v.d.A. V.V.D. Chrisren I>rinocrati*ch Appel Demokraren '66 Partii van d e Arbeid Volkrpartii voor Vrijheid cn Democrarie Nederland United Kingdom Cons. DUP Lab. Lib. S.D.L.P. S.N.P. U.U.P. Conservative and Unionirt Party Democratic Unionist Parry Labour Party Liberal Parry Social Democraric nnd Labour Party Scottish Nniional Parry Ulstrr Un~onirtParty settembre 1979 COMUNI D'EUROPA avrà la pretesa d i influire sulle scelte energetiche d i u n comune dell'hinterland milanese, ma l'interesse reciproco per le singole soluzioni formerà quel tessuto federalista che dovrà unire la società dal basso, ancor prim a che le istituzioni d i cui parlavo, provvedano al necessario collegamento dall'alto. Il progetto è indubbiamente ambizioso, proprio perché n o n prevede soluzioni da troppo, ancora una volta, seguire strade obpiccolo cabotaggio; la questione del17energia bligate indicate dai vertici politico-economici L, dovranno, c'era d a aspettarselo, essere pa- può essere affrontata solo con una visione globale della società che ci stiamo preparangate dalla base dei lavoratori. Austerità e d o , solo con u n coinvolgimento integrale d i sacrifici n o n dovranno però continuare ad tutte le forze produttive europee. essere sopportati a vuoto: è sulla programSono questi i t e m i su cui dovrà misurarsi mazione a lunga - scadenza che si dovranno il Parlamento europeo, questi i t e m i su cui imporre i cambiamenti più radicali, che si guadagnarsi una reale rappresentatività, dovrà impedire d i lasciare le scelte a raffinai t e m i con cui dovrà sollecitare le questi tissimi premier francesi o a supertec~zocrati forze politiche, sindacali e d'opinione a forcancellieri tedeschi. E' giunto il m o m e n t o d i mare u n largo movimento d i massa che imporre il fatto che le uniche scelte veraspinga verso u n reale rinnovamerzto dell'Eumente libere sono quelle i cui termini sono posti dagli stessi soggetti che devono affronropa. tarle. Cordialmente Mario Marsala E' su quest'ultimo punto che le tematiche federaliste sono ancord ben lungi d a l l a v e r Pubblichiamo questa «lettera al direttore,, esaurito gli argomenti. Decentramento ed nella rubrica «Ecologia» poiché il suo conautonomia, se in campo amministrativo sotenuto riguarda la questione energetica, arn0 parole che ormai non spaventano più gomento trattato nel saggio «Storie radioatnessuno, i n campo energetico sono ancora tive e territorio: uno fra i problemi», pubt a b ù ; che u n ente locale possa agire e problicato nella stessa rubrica (n. 6, giugno grammare senza essere in deficit energetico 1979) e ci auguriamo che costituisca l'inizio verso u n potere centrale è u n incubo da di un dibattito ampio nell'ambito del nostro dimenticare. Eppure questa è l'unica vera giornale - ed anche fuori di esso - data la autonomia: a poco vale decentrare se nel drammatica attualità del tema. corztempo n o n si permette alla periferia d i Siamo senz'altro d'accordo col federalista rendersi indipendente e libera di produrre Mario Marsala sul futuro ruolo del Parlacon le proprie forze. Ma quale energia è mento europeo, sulla priorità che spetterebsoggetta ad essere dec-entrata? Certamente be alla questione energetica, ~ r o b l e m abase n o n ci sarà, tra le cooperative agricole della della società attuale e futura, e sull'ottica provincia d i Reggio Emilia, una corsa alla con la quale va affrontata tale questione. centrale nucleare; m a dimerzsionalmente d o N o n bisogna tuttavia dimenticare che le vrebbero essere sufficienti impianti ad enerscelte di politica energetica, in quanto degia solare, o il riciclaggio dei rifiuti, o lo terminanti per la vita economica e sociale sfruttamento della biomassa, o altro ancora. dei paesi industrializzati, sono e restano Fonti a basso livello energetrco d u n q u e , e oggetto di decisioni verticistiche e che, di nessun timore d i finire a l u m e d i candela: -conseguenza, in tale campo le iniziative di sono i grossi sistemi monolitici a rischiare il periferia - quelle che costituiscono la socollasso d i fronte ad una crisi, proprio perstanziale applicazione dei principi di decenché n o n hanno la varietà d i alternative, la tramento e di autonomia - saranno possibili flessibilità d i adattamento, d i u n sistema ad solo se le suddette scelte, per il medio e alta autonomia e capillare decentramento. lungo termine, verranno orientate essenzialNessuno pretende d'altra parte di imporre mente verso forme di produzione energetica *energia dolce)) al bacino della R u h r : è evia tecnologie dolci, adattabili a diversi contedente in casi come questo la necessità d i u n sti territoriali, economici ed ecologici. elevato impatto energetico; m a anche se tecI vertici delle nazioni europee hanno penicamente più difficili da applicare, restano rò finora dimostrato, nella maggior parte validi anche q u i i concetti di decentramento dei casi, di essere sensibili all~sollecitaed autonomia. zioni dei potentati economici, interessati ai N o n v i sono d u b b i che questa è una colossali investimenti collegati all'industria proposta agli antipodi d i quella che v a n n o (continua a pag. 19) predicando gli apprendisti stregoni dell'erzergia ( n o n se n e abbiano a male, m a è così che fin 'ora. si sono comportati). EssenzialERRATA CORRIGE m e n t e è una proposta politica per una modifica in senso federalista della società euroC i scusiamo con i lettori e gli autori per l'invopea, all'inizio n e l l a m b i t o delle istituzioni lontario errore di stampa nello studio di Walter Brugner e Alvaro Valdinuccidal titolo: ~ S c o r i e già operanti, m a che possa in seguito prose- Problema energe tico , ruolo del Parlamento europeo e autonomie Caro direttore A conclusione della trentennale battaglia dei federalisti per la costituzione d i u n Parlamento europeo eletto a suffr gio universale, e nelle difficoltà di u n g avissimo m o mento economico e politico, t i voglio proporre alcune considerazioni che, prendendo spunto dalla questione energetica, cercano d i individuare n u o v i obiettivi per la nostra lotta. U n o dei primi problemi che dovrà al più presto essere affrontato dal neonato Parlamento europeo i. indubbiamente quello energetico: una nuova crisi del petrolio abilm e n t e guidata i. alle porte, i consumi continuano a crescere nella maniera più irrazionalr possibile, il ricatto energetico sembra la via più facile per far intraprendere all'Europa strade senza ritorno e sicuramente ben povere d i autonomia. Di fronte a questa situazione estremamente grave, n o n a caso e da più parti, si i. iniziata una campagna tendente a sminuire il szgrzificato ed il reale valore delle elezioni europee e dello stesso Parlamento. Il continuo buttare le m a n i azranti con la ripetizione che l'assemblea dei deputati europei non avrà alcun potere è l'esempio più evidente della volontà d i n o n rinnovare nulla. E' dunque contro questa manovra che si dovrà formare, ed in seguito battersi, u n o schieramento democratico e progressista che voglia tener fede alla delega ricevuta dagli elettori, che voglia affermare la reale rappresentatività d i u n parlamento eletto in libere elezioni. E quale migliore occasione se non u n dibattito sul problema energetico? quale migliore occasione per definire quella linea d i demarcazione tra conservatori e progressisti su cui si giocherà il futuro ruolo del Parlamento europeo? Entrando comunque nel merito del problema: in quale ottica v a affrontata la questione energia? D u e sono gli aspetti da prendere in considerazione: i provvedimenti i m mediati e la programmazione a lunga scadenza. Per il primo punto è mistificatorio porre il dilemma tra energia nucleare ed energia prodotta per conzbustione dei prodotti petroliferi come ultimativo. N o n si può certo abbandonare il petrolio nel giro d i qualche a n n o , sia per problemi tecnici d i riconversione degli impianti, sia per problem i d i occupazione d i m a n o d'opera. D'altro canto l'energia nucleare, per presentarsi com e sostitutiva ha bisogno di lunghi tempi, sia per la costruzione degli impianti (2-3 a n n i per centrale), sia per raggiungere regim i di economicità, dato che per ripagare l'alto costo dell'irzstallazione, una centrale deve lavorare a lungo ( 2 anni?) praticamente d vuoto: senza contare che costruita la prima, questa dovrà lavorare innanzi tutto per fornire l'energia necessaria alla costruzione della seconda, e così v i a . . . Le soluzioni immediate dovranno pur- P I guire per una sua strada autonoma. Saranno inoltre proprio e solo le istituzioni federaliste a garantire u n indispensabile $controllo (questa volta finalmente democratico!) sulle scelte delle singole autonomie locali. Sicuramente il comune di A m a l f i non I radioattive e territorio: uno fra i problemi* pubblicato nel n. 6 (giugno 1979) di -Comuni d'Europa,>. Pertanto a pag. 16, 111 col., leggasi a.. . il plutonio 239. . . mantiene una radioattività pericolosa per alcune centinaia di migliaia di anni. (e non centinaia di secoli). settembre 1979 COMUNI D'EUROPA Necessario un impulso regionale. per la costruzione di u.na i ~ u o v aE u r o ~ a I di Gabriele Panizzi Il Parlamento europeo eletto a suffragio universale e diretto è l'occasione per una coraggiosa verifica dell'azione regionale. Riequilibrio del territorio, agricoltura, questione energetica, ambiente (e, d'altra parte, emigrazione, questione alimentare e fame, condizionamenti produttivi e sociali, inquinamenti ed attentati alla salute) sono problemi delle regioni che hanno radici europee. E non sono i soli. La elezione del Parlamento europeo del 10 giugno scorso è avvenuta, in Italia alme. no, in condizioni ove difficile è stato spiegare la ragion pratica (oltre a quella teorica) della costruzione dell'Eurqpa democratica (che nulla ha in comune con l'Europa dei Governi). L o Stato nazionale, nonostante le strenue resistenze dei nazionalisti (ve ne sono in tutti i paesi ed in tutte le forze politiche), è destinato a contare sempre meno. I1 potere è su scala europea e regionale. E' per questo che bisogna democratizzare l'Europa (il Parlamento europeo eletto a suffragio universale e diretto non è la conclusione della battaglia per una nuova Europa, democratica e federale) e maggiore attenzione va dedicata alle questioni regionali, dal punto di vista istituzionale ed operativo. - crisi economico-produttiva dell'Europa occidentale richiede un salto di qualità nella impostazione dei piani regionali. Questi troppo spesso appaiono ricchi di contraddizioni e declassati a strumento di sostegno di qualsivoglia iniziativa che a breve termine assicuri una manciata di occupati in più (insomma, troppo spesso si fa dell'assistenzialismo e si sostengono iniziative parassitarie). Le Regioni devono essere I'interlocutore primario del nuovo Parlamento europeo e della Commissione CEE D a queste rapide considerazioni si evince il nesso che lega la politica delle Regioni all'Europa. N o n è solo questione dell'uso degli strumenti finanziari di intervento comunitario (il Fondo sociale per la formazione professionale, il Fondo di orientamento e garanzia per l'agricoltura, il Fondo per lo sviluppo regionale, la Banca per gli investimenti in opere infrastrutturali nelle zone da sviluppare). Certo, se soltanto si operasse per il coordinamento dell'uso delle risorse finalizzato a precisati ed organici obiettivi di sviluppo regionale si otterrebbero risultati notevoli. Tuttavia le Regioni devono porsi come interlocutore dei poteri europei (Parlamento e Commissione C E E ) al fine di poter definire le politiche (regionale, dell'agricoltura, delllenergia, dell'ambiente, industriale - Iimitazione dei poteri delle multinazionali e nuovi indirizzi produttivi -) dalle quali dipende uno sviluppo equilibrato dell'Europa e la possibilità di un rapporto nuovo con i paesi del Terzo e Q u a r t o mondo. Le Regioni devono costruire una dimensione politica nuova; non possono attestarsi sull'atteggiamento di questua e di opportunismo che a volte le ha caratterizzate (le risorse comunitarie per lasciare tutto come sta, nella formazione professionale, nell'agricoltura, nelle logiche - clientelari - di intervento). L'Europa delle Regioni (non quella dei Governi, che ha dato luogo ai molti inconvenienti dei 21 anni trascorsi di mercato comune) può nascere se le Regioni non perdono I'occasione del mutamento avvenuto con la elezione del Parlamento europeo. Attività del Comitato consultivo degli Enti regionali e locali della C E E Contestualità dell'impegno politico europeo e regionale Per quanto riguarda il livello europeo: se - nei riguardi del Consiglio dei ministri C E E , rappresentativo dei Governi nazionali - la battaglia per accrescere le risorse da destinare alle Regioni più marginali ed arretrate (politica regionale europea e rapporto MacDougall), allora il problema dei Mezzogiorni d'Europa (e d'Italia) potrà essere affrontato in termini quantitativi (e, quindi, qualitativi) diversi; se la battaglia per la unione economica e monetaria andrà oltre il risultato (insoddisfacente) conseguito nella trattativa del dicembre 1978-febbraio 1979 per la istituzione del Sistema monetario europeo (SME) e per la costituzione di un fondo comune di risorse monetarie, allora la disparità fra le monete non penalizzerà più le economie (ed i settori all'interno di queste) dei paesi più deboli (Italia, agricoltura). A livello regionale: deve essere battuto il processo di restaurazione centralistica (in atto anche attraverso provvedimenti che affogano Regioni ed enti locali); deve essere percorsa in maniera più coerente la strada del decentramento e della delega dalle Regioni agli enti locali (il nodo principale da sciogliere resta l'ente intermedio: insistere nella emarginazione delle Province senza fornire alternative valide sul piano operativo provoca l'arresto ed il regresso del processo di espansione del sistema delle autonomie); devono essere approfonditi i temi dello sviluppo regionale nella consapevolezza che la 9 il nuovo Parlamento vincerà I1 Comitato consultivo degli Enti regionali e locali della Comunità europea ha tenuto la sua riunione plenaria a Parigi il 22 giugno con un ordine del giorno particolarmente ampio e impegnativo: vi figuravano infatti le nomine per la presidenza e la segreteria, le relazioni tra il Comitato stesso e alcune organizzazioni di Enti locali, I'esame di una serie di rapporti destinati ad illustrare la posizione del Comitato su alcuni problemi di fondo dell'azione comunita- ria e , infine, la definizione di un programma di lavoro per i prossimi mesi. C o m e è noto, il Comitato consultivo è stato costituito su iniziativa del Consiglio dei Comuni d'Europa d o p o che la prima Conferenza delle Regioni ed Enti territoriali analoghi della Comunità aveva confermato l'esigenza di un organismo in grado di mantenere un dialogo permanente con le istituzioni della Comunità. I1 Comitato consultivo, infatti, ha precisato nel suo statuto l'obiettivo di organizzare un collegamento stabile con le varie istanze comunitarie. di rafforzare la concertazione. tra.. Regioni ed Enti locali sulle politiche europee di loro diretto interesse e di elaborare concrete proposte per giungere a istitlzionalizzare i rapporti tra gli Enti territoriali degli Stati membri e gli organi comunitari. A detto Comitato ha dato fin idall'inizio il suo appoggio la I U L A (International Union of Local Authorities) d'intesa con la quale il Consiglio dei Comuni d'Europa ha avviato l'attività del nuovo organismo. Proprio in considerazione di tale situazione e dei rapporti che si sono instaurati, anche a livello dei singoli paesi membri, tra le due predette organizzazioni di enti locali, il C C E e la I U L A (pur nella diversità delle loro strutture, del loro campo di azione e dei loro obiettivi statutari), il Comitato consultivo ha proceduto, almeno in via transitoria, alla designazione di due co-presidenti e di una segreteria mista, il cui funzionamento viene assicurato dalle due predette associazioni. La scelta dei d u e co-pre(continua a pag. 12) settembre 1979 COMUNI D'EUROPA 10 Riassunto schematico dell'attività del Consiglio dei Comu N e t t u n o I T r a u n r e u t : dal 21 al 26 aprile un gruppo di studenti del171stituto Tecnico di Nettuno (70 persone) si è recato in visita ufficiale a Traunreut; dal 24 al 28 maggio gli studenti del Liceo-Ginnasio di Traunreut (58 persone) restituiscono la visita a Nettuno CCE I Riunioni istituzionali del CCE A B C S t a t i generali Riunione di lavoro per la preparazione del rapporto degli Stati generali sul tema «I1 rinnovamento del quadro d'abitazione e di vita - una sfida sociale» (I.'Aia. 21 febbraio) B I1 Congresso del P P E (Bruxelles, 22-23 febbraio) Bureau costitutivo del gruppo socialista e socialdemocratico degli eletti locali europei (Lussemburgo, 2 marzo) XIII Stati generali del Consiglio dei Comuni d'Europa (L'Aja, 9-12 maggio) Riunioni degli o r g a n i dirigenti Comitato di Presidenza (Parigi, 10 aprile) Varie Riunione dei presidenti o segretari generali delle Sezioni nazionali per la preparazione del rapporto sui futuri compiti del C C E (Parigi, 19 marzo) Attività in collegamento con le altre organizzazioni A Bureau del Comitato consultivo delle Istituzioni locali e regionali dei paesi membri della C E E (Strasburgo, 25 gennaio) G r u p p o di studio del Comitato economico e sociale (Bruxelles, 8-9 febbraio) Comitato consultivo delle Istituziorii locali e regionali dei paesi membri della C E E (Parigi, 22 marzo e 22 giugno) B I11 Attività in collegamento con il Consiglio d'Europa G r u p p o di lavoro in preparazione del congresso di Aquisgrana sulla prevenzione degli inquinamenti transfrontalieri (Strasburgo, 29 gennaio) I Riunioni istituzionali dell'AICCE Riunioni della Conferenza dei Poteri locali e regionali europei ( C P L R E ) e dei suoi o r g a n i permanenti Sotto-Commissione delle Regioni rurali e agricole (Strasburgo, 23 gennaio) Commissione per i problemi regionali e la pianificazione del territorio (Strasburgo, 23-24 gennaio) A Riunioni di o r g a n i dirigenti a) Esecutivo (Roma, 7 marzo e 27 giugno) b) Commissione finanziaria (Roma, 6 marzo) C) Comitato di redazione di *Comuni d'Europa. (Roma, 11 e 22 gennaio, 9 e 19 febbraio, 5 e 26 marzo, 19 aprile, 3-16 e 31 maggio) B Federazioni regionali Commissione ambiente e urbanistica (Aquisgrana, 3-5 aprile) Comitato direttivo della Federazione sarda (Cagliari, 27 giugno e 24 marzo) Commissione permanente (Londra, 24-25 aprile) Comitato promotore della Federazione siciliana allargat o ai partiti e ai sindacati (Palermo, 5 febbraio) Commissione culturale (Utrecht, 22-23 maggio) Commissione delle strutture e della finanza locale (Firenze, 19-20 giugno) Comitato esecutivo della Federazione piemontese (Torino, 17 febbraio) Sotto-Commissione delle Regioni rura!i, agricole e di montagna (Strasburgo, 26 giugno) Seminario per amministratori lombardi sul tema ~ D a l l ' E u r o p adei nove agli Stati Uniti d'Europa., promosso dall'AICCE e dalla Federazione Lombarda (Lecco, 9-1 1 marzo) Commissione per i problemi regionali e la pianificazione del territorio (Strasburgo, 26-27 giugno) Comitato promotore della Federazione siciliana (Palermo, 24 marzo) Convegni, Incontri, Colloqui, promossi dal CCE Conferenza internazionale sul tema «Le Regioni per la nuova Europa. Dalle Regioni periferiche dell'Europa I'impulso per un equilibrato processo di sviluppo., promossa dal C C E e dalla Regione Lazio (Roma, 29-31 marzo) Conferenza sul tema *Avanti Europa», promossa dalla Federazione lombarda (Crema, 26 maggio) Manifestazione per la chiusura della campagna elettorale europea, promossa dalla Federazione sarda (Villasor, 8 giugno) Seminario per funzionari regionali e comunali dei paesi membri della C E E (Otzenhausen, 16-18 marzo) C Attività varie A Gemellaggi e scambi M a r i n o I Boulogne Billancourt I Neukolln I Anderlecht I Z a a n d a m I H a m m e r s m i t h : si è svolto a Zaandam il grande gemellaggio delle famiglie al quale Marino ha partecipato con una delegazione di 50 persone listes) Comitato federale (Torino, 10 marzo) C) Rapporti con il CIFE (Centre international de formation européenne) Colloquio internazionale su «L'Entrata della Grecia nella C E E » (Atene, 25-29 aprile) di Poteri locali XXIV Congresso mondiale sul tema "I Poteri locali compartecipi del progresso sociale", promossd dalla I U L A (Manila 5-9 febbraio) AICCE Congresso sul tema *La prevenzione degli inquinamenti transfrontalieri e la cooperazione degli Enti locali e regionali» (Aquisgrana, 3-5 aprile) IV Federaliste a) Rapporti con il M E (Mouvement européen) Comitato direttivo (Parigi, 22 giugno) Consiglio federale (Parigi, 22-23 giugno) b) Rapporti con I'UEF (Union européenne des Fédéra- I1 Attività in collegamento con la Comunità europea A Partecipazione a convegni, incontri, ecc. l 1 Attività in collaborazione c o n Regioni, Province, C o m u n i e C o m u n i t à europea Conferenza stampa in vista del convegno delle Regioni Piemonte e Liguria sull'allargamento della Comunità europea (Roma, 10 gennaio) Convegno internazionale sul tema .Le Regioni italiane di fronte all'allargamento della Comunità europea a (1) COMUNI D'EUROPA settembre 1979 cxxv CONSIGLIO NAZIONALE DELL'AICCE Roma, 4 luglio 1979 Qtrest'inserto è completamente dedicato a i lavori del Consiglio nazionale dell'AICCE, tenuto a Roma sotto la presidenza di Giancarlo Piombino, consigliere comunale d i Genova, presidente dell'Associazione; data l'importanza del tema trattato e l'alto livello del dibattito abbiamo ritenuto utile riportare integralmente (salvo lievissimi tagli) l'intero resoconto dei lavori, così come sono stati ripresi dalla registrazione, conservando qtcindi il tono discorsivo degli interventi. dopo gli Stati generali dell'Aja e le prime elezioni europee; stato dell'integrazione europea, quadro politico generale e ruolo del CCE la relazione del segretario generale Umberto Serafini Vi era un punto chiave nelle elezioni europee, che ha dato un risultato positivo. Era l'unico sul quale veramente regnava una rilevante incertezza e dalle cui risultanze dipendeva larga parte dell'atteggiamento futuro del Parlamento europeo: i risultati francesi. Dobbiamo dire obiettivamente che le risultanze francesi sono positive: si poteva dare per scontato che alcuni paesi ancora ci lasciassero largo margine di perplessità evidentemente il fatto della Gran Bretagna è fondamentale - ma effettivamente, retrocedendo sempre a esigenze minime di appoggio per ripartire, se cedeva il pilastro francese erano guai. Indubbiamente, il primo confronto interessante è a centro-destra, tra l'ala europea di Giscard e I'ala antieuropea d i Chirac. Ma che ala europea è mai I'ala di. Giscard? Giscard ~ r o b a b i l m e n t edi non europeo ha il fatto che, uomo di potere, è legato ad un certo tipo di battaglia: già pensa alle presidenziali future, alle quali vuole non solo sconfiggere, come ha fatto (questo è l'elemento positivo) l'opposizione di Chirac, ma vuole digerire buona parte dei gollisti; questo, evidentemente, lo costringe ai suoi atteggiamenti confederalistici, lo costringe anche a cose direi pericolose - la proposta avanzata di creare u n intergruppo francese in seno al Parlamento europeo è d i estrema gravità -, ma dobbiamo ricordare che per converso (bisognerebbe anche qui interpretare il perché), prescindendo dalle pressioni che abbiamo esercitato noi, che hanno esercitato i partiti europeisti e le forze sociali, è a Giscard che si deve il rilancio che ha portato alle elezioni europee. Sull'altro fronte della sinistra, in realtà, è rimasto fermo il partito comunista francese, che senza diibbio d à delle preoccupazioni ai comunisti italiani così come dà forti preoccupazioni i1 partito socialista francese ai socialisti italiani. E' più sottile e più subdolo l'atteggiamento del partito socialista francese, ma estremamente sintomatico è, direi, che le perdite limitate ma rimarchevoli, che ha subito il partito socialista francese in queste elezioni, sono perdite non in senso antieuropeo ma in senso europeo. Gli ecologisti francesi (non si tratta qui di fare l'analisi sull'aspetto garibaldino o meno di queste formazioni) parlano chiaramente di sovranazionalità, così come l'altra emorragia deriva da una affermazione della estrema sinistra francese, che ha le idee più chiare, o perlomeno più coraggiose, di una parte della nuova sinistra italiana, perché Krivine, trozkista, come insegna elettorale aveva .per gli Stati uniti socialisti d'Europa», richiamando una vecchia istanza della Quarta internazionale. Quindi queste perdite francesi del partito socialista non hanno certamente un senso antieuropeo. E - direi - il pilastro francese non ha ceduto aiutandoci anche per la critica che si deve fare del principio confederale. Il confederalismo è, in realtà, un procedimento non democratico, perché dà un indebito potere a minoranze con grosse capaciti ricattatorie nei confronti dei governi che hann o margini limitati. U n qualsiasi gruppo di pressione, un solo ministro che cade, può paralizzare un intero governo: è il caso del ministro dell'agricoltura tedesco, il quale rappresentava all'interno della coalizione governativa un piccolo giro di interessi dell'agricoltura della Baviera e ha frustrato tuttavia tante buone intenzioni di Schmidt. Q u a n d o si agisce, invece, per maggioranza nazionale, che poi si trasferisce nel Parlamento europeo, si vede come, sostanzialmente, il grosso della Germania non voleva quella linea politica. Quindi il confederalismo spesso agisce attraverso blocchi per la perpetuazione del potere governativo e non rappresenta affatto la volontà democratica globale d i quella nazione, riferita ai temi d i livello sovranazionale. Il principale aspetto negativo è la conduzione della campagna. In realtà la campagna non si è svolta su temi europei, ma questi diventavano u n risvolto dei temi nazionali e ciò non solo in Italia, dove la vicinanza d i due consultazioni elettora!i attirava un comportamento del genere. N o n è che si sia COMUNI D'EUROPA CXXVI (2) SOMMARIO Consiglio nazionale del17AICCE La relazione del segretariato Pag. generale Umberto Serafini . . 1 La relazione del segretario general i aggiunto, Gianfranco Martini 4 Le cooptazioni e le nomine negli organi nazionali 5 Il dibattito sulle relazioni 9 Gian Carlo Zoli. . . . . . . . Stelio De Carolis . . . . . . . 1O Diego Novelli . . . . . . . . 1O Angelo Satanassi . . . . . . . 12 Raffaele Gallus . . . . . . . . 13 Giovanni Vicario . . . . . . . 13 Giuseppe Piazzoni. . . . . . . 14 Pietro Rugani. . . . . . . . . 14 Gabriele Panizzi . . . . . . . 15 Lino Toffano. . . . . . . . . 15 Gianfranco Porcina . . . . . . 16 Alberto Ajardi . . . . . . . . 16 Tonino Piazzi . . . . . . . . 17 Giancarlo Piombino . . . . . . 17 La relazione del segretai-io am19 ministrativo Aurelio Dozio parlato durante la campagna elettorale, a ragion veduta e riducendo il teorema in pillole, a favore o contro lo SME, oppure se bisogna legare il problema della moneta a obiettivi di perequazione economica e alla politica regionale. O si è fatto riferimento precipuo a fatti nazionali o si sono agitati grossi miti: federalismo o confederalismo, sovranazionalità, che erano importanti temi, ma se collegati ai problemi concreti, per vedere, cioè, come una certa soluzione generale è necessaria per ottenere certi effetti vicini e lontani; ma, così in astratto, diventavano dei miti e, come tali, sono stati trattati. U n terzo punto, sul quale vorrei brevissimamente soffermarmi, è la delusione dei pionieri: che gli europeisti di sempre o non sono stati presentati o non sono riusciti alle elezioni europee. Ma chi è un pioniere, faccia il pioniere. Quello che è importante, se siamo veramente europei, è Che dei cattivi europei siano imbrigliati in un gioco che li faccia diventare buoni europei; che siano elette persone di statura politica, dei grossi combattenti. Se si è un grosso combattente anti europeo, si p u ò diventare facilmente europeo, perché spesso nella vita ci si persuade di fronte alla forza delle cose. Ma vorrei fare un salto indietro e tornare ai programmi e al m o d o di dibattere. Serafini ha poi fatto alcune valutazioni sul modo in cui è stata condotta la campagna elettorale, ed in particolare per la disinformazione della stampa nazionale (denunciando anche l'atteggiamento della television e italiana, che ha ignorato gli Stati generali settembre 1979 tivi) ha grossi poteri co-decisionali. Può, tra dell'Aja, dimostrando anche scarsa onestà e l'altro, respingere il bilancio della Comunicapacità giornalistica). tà, che è ormai di ventimila miliardi. Q u e Le elezioni nazionali si sono tenute d o sto bilancio, senza pensare a salti rivoluziomenica e lunedì mattina. Era abbastanza nari, potrà pervenire in un lasso di tempo logico che i giornali del lunedì già ne parnon lungo al raddoppio, arrivare anche a 50 lucchiassero, e che martedì l'analisi dei mila miliardi. I1 Parlamento europeo può, giornali venisse dedicata tutta a questa torin realtà, bocciare l'intero bilancio, non ha nata elettorale: ma non dissennatamente. I quindi soltanto un voto consultivo, lo può cittadini italiani non leggono i giornali. Lo respingere in sede deliberativa. credo bene, i giornali sono fatti non per Secondo: esso ha sempre avuto il potere loro ma per alcuni specialisti (su u n quotidi censura, anche se non lo ha mai messo in diano ho letto undici pagine di analisi eletatto, perché in quel contesto storico era un torale, proiezioni, ecc.): ci sono i politolopotere che gli si infrangeva fra le mani; può gi, la classe politica che fa le manovre per il a maggioranza di 213 bocciare 1'operato.delfinanziamento dei giornali che le vengono la Commissione, che deve sciogliersi. Terzo così incontro, mentre i lettori sono complepotere - sul quale, con mia meraviglia, non tamente tagliati fuori, ben poco riguarda i erano informati molti dei candidati alle eleloro interessi. Comunque, pensavo, domani zioni europee - quello di redigere la prossi(mercoledì) recupereremo perché ci sono le ma legge elettorale comune: potere già conelezioni europee (domenica). Il mercoledì cesso per decisione intergovernativa. E' un quasi tutta la stampa italiana ha ignorato' le fatto di grande rilevanza, come dimostra il elezioni europee, perché bisognava conticaso inglese: in Inghilterra (e questo ci pernuare la manfrina delle analisi (quando non mette una valutazione più approfondita del erano undici erano nove pagine sulle eleziorisultato delle elezioni) erano adesso esclusi ni nazionali). Poi, finalmente, quando coma priori 4 milioni e mezzo di liberali (sono i parvero servizi sulle elezioni europee e liberali inglesi, che noi sappiamo essere il sull'Europa, si vedeva che erano tutti calati complesso di elettori più europei che ci dall'alto, perché questi nostri giornali sono siano in Inghilterra). I1 Parlamento euroassolutamente incapaci di vedere i problemi peo, quindi, ha già il potere di fare la nazionali sotto specie europea. Anche da prossima legge elettorale, che non solo sarà ciò un interesse tutto distorto. Cioè pensiauna legge più equa nel senso anzidetto, ma m o alla compatibilità dell'Italia, per esemsarà anche una legge che avrà tutta una serie pio: è importante o non importante che noi di modalità che permetteranno di condurre rifiutiamo l'aerobus europeo? Grosso affare una battaglia ad armi pari più di quella che che abbiamo rifiutato, fabbricando invece, si è svolta, anche dal punto di vista della in un'industria concorrente, dei pezzi per conduzione della campagna elettorale. gli americani. N o n voglio entrare nel diMa, detto questo, esaminiamo come funscorso economico, ma questi problemi esuziona il Parlamento europeo, come ha funlavano tutti dalla problematica dei masszionato e come probabilmente continuerà a media. funzionare d o p o che si sono fatte le elezioBisogna rendersi conto che siamo all'inini europee. E qui vorrei solo dire che le zio di una lunga battaglia e non ci dobbiaelezioni europee (lo abbiamo detto tante m o fasciare la testa se questa battaglia risenvolte e lo ripetiamo anche stamattina) non te di tutti i condizionamenti della realtà, ci hanno entusiasmato per averci dato una che è quella appunto che noi vogliamo camlegittimazione del Parlamento europeo. Dibiare. D i conseguenza, direi, il discorso ciamolo con estrema franchezza e con onesulle elezioni così come sono avvenute è un discorso che mi vede, e penso ci dovrebbe stà giuridica: il Parlamento di secondo grad o era altrettanto legittimo di quello eletto vedere, moderatamente soddisfatti, comunque disposti a continuare la lotta così come direttamente. Q u i il problema è diverso: è che si stabilisce un rapporto diretto tra gli l'abbiamo impostata nella lunga battaglia preparatoria a livello super-partitico o inter- eletti e il territorio, certo tutto da conquipartitico e a livello sociale, e con lo stesso stare perché i mediatori continuano ad essere i partiti nazionali, i quali tentano di impegno che abbiamo preso agli Stati geneintegrarsi a livello sovranazionale. Comunrali dell'Aja. A questo punto Serafini si è soffermato que questo rapporto col territorio assume sulla questione dei poteri del Parlamento grande rilevanza, se teniamo conto di come europeo, a suo giudizio uno degli elementi lavorava e come presumibilmente continueche hanno reso più astratta la battaglia elet- rà a lavorare il Parlamento europeo. Esso anche nell'Europa comunitaria dei primi altorale. bori - a partire dall'Assemblea parlamentare In realtà bisogna rendersi conto dell'esatto assetto di transizione e delle precise della C E C A - ha fatto una grande conquivirtualità che ha il Parlamento europeo. Es- sta: quella di lavorare per gruppi politici so, certamente, ha alcuni poteri che, veduti transnazionali invece che per rappresentanze nazionali. Questo ha creato un'aggreganel loro insieme e coniugati con l'impatto territoriale (le elezioni dirette, ecc.), comin- zione per metodologie politiche, per modi ciano ad acquistare, come dicono i medici, di affrontare la realtà che tendevano a supeproprio per sinergismo, per reciproca esal- rare le limitazioni culturali nazionali ed antazione, una loro notevole importanza solo che - diciamolo - la pura difesa corporativa d o p o le elezioni europee. Prima d i tutto i1 degli interessi nazionali, cominciando a creParlamento europeo (non ci possiamo di- are delle intese europee, che possono essere menticare, in parte per i Trattati, in parte matrici di effetti importanti e che lo divenper acquisizione dai negoziati intergoverna- teranno molto di più dopo che si è stabilito settembre 1979 il rapporto diretto territoriolParlamento. Inoltre il Parlamento lavorava attraverso dodici Commissioni (non sappiamo quante ne formerà il prossimo Parlamento), che nascevano in parte su basi nazionali, ~ e r c h é in ogni Commissione tutti i paesi sono rappresentati, però filtrate attraverso i gruppi politici transnazionali. Quindi anche le d o dici Commissioni di lavoro hanno una prevalente caratteristica politica, che è aggregante in senso transnazionale. Queste C o m missioni, così come i gruppi politici (che tra l'altro dispongono d i un loro finanziamento e quindi di una capacità d i vita autonoma), potevano intrattenere dei rapporti direttamente con gli europei attraverso le grosse organizzazioni di massa: la Confederazione europea sindacale, le organizzazioni sociali, il C C E , le scuole, gli strumenti di cultura, e tutta una serie di gruppi di interessi anche leciti. Ma la continuazione di questo dialogo, anche attraverso l'istituto degli xhearingsn (che corrisponde alle nostre udienze conoscitive), non aveva poi un senso politico profondo, perché in sostanza avveniva con parlamentari eletti attraverso il passaggio per i parlamenti nazionali. Oggi questo tipo di rapporti esterni, nel momento delle elezioni dirette, acquista tutto un altro significato. E' in questo contesto che noi dobbiamo vedere il problema del passaggio dai gruppi politici del Parlamento alle strutture politiche dietro il Parlamento: cioè, come ai gruppi trasnazionali si accompagnerà una struttura trasnazionale delle forze politiche. Già tre grosse scuole politiche, la liberal-democratica, la socialista e la popolare-democristiana, si sono strutturate al disopra dei confini, coprendo quasi tutto il territorio della Comunità, mentre altre formazioni, i comunisti e i conservatori, hann o fatto dei tentativi a livello di un minor gruppo di paesi. Tutto quello che supera la barriera del confine ha un grosso interesse, ma se questo non si accompagnasse con quell'hinterland sociale, d i cui si è parlato sopra, sarebbe una notevole astrazione. Se noi oggi facciamo congressi europei di queste formazioni politiche, che sono dietro i gruppi parlamentari, dati questi legami col territorio - e qui pensate alla nostra mediazione attraverso i Poteri locali, pensate alla forza dei sindacati, che già cominciano dei propri negoziati comunitari, pensate ad altri elementi che entrano in gioco - la cosa senza dubbio può cambiare di aspetto. E' probabilmente qui che riusciremo a creare nel Parlamento europeo il momento centrale del processo di integrazione europea. N o n è una battaglia già vinta, è una battaglia in corso. Questi sono. gli elementi di cui ci dobbiam o fare largamente carico, poiché nell'AICC E noi rappresentiamo tutto lo schieramen-to costituzionale e perché abbiamo un gross o compito surrogatorio. E' infatti più facile a noi, alle forze sociali, di spingere verso il progresso trasnazionale che non ai nostri stessi partiti, i quali sono condizionati da contingenze, frenati d a strutture nazionali, per cui vanno più lentamente. N o i abbiamo quindi il compito di gestire gli interessi di coloro che rappresentiamo e d i surrogare COMUNI D'EUROPA una spinta decisiva, perché il potenziamento del Parlamento europeo ci interessa proprio come difensori delle autonomie locali. A l terzo punto il segretario dell'A ICCE ha trattato dei risultati degli Stati generali dell'Aja, soprattutto mettendo in luce l'azione federalista portata avanti dalla Sezione italiana del CCE, così come era avvenuto al cong7-esso delle città europee d i Magonza, azione che aveva ottenuto già i primi risultati, se è vero che la rinnovata Sezione tedesca, all'indomani delle elezioni europee, ha approvato una risoluzione veramente avanzata diretta ai membri tedeschi del Parlamento europeo. Successivamente, passando alle conclusioni, Serafini ha detto: noi siamo fronteggiati d a un Parlamento europeo, che comincia a lavorare il 17 luglio o perlomeno in questa data si inaugura. Gli amici federalisti ci hanno proposto di andare a Strasburgo e di iniziare - questa è una vecchia tradizione che risale agli anni cinquanta - un Comitato di vigilanza, per far sì che coloro che hanno fatto promesse le mantengano, coloro che le disattendono siano puniti, nel senso che siano messi alla berlina di fronte al rispettivo elettorato, e con gli altri si apra un dibattito. (3) CXXVII trasnazionalizzazione delle formazioni politiche, ma si formerà anche un partito invisibile, che del resto già esisteva prima (Spinelli lo chiama il partito dei novatori), il partito dei federalisti rispetto al partito dei conservatori. A Strasburgo non è in vigore con molta continuità la disciplina di voto partitica e spesso si spaccano le varie formazioni. Si è creato un punto di aggregazione, che e sulla preoccupazione continua di portare il controllo democratico laddove ci son o i fatti determinanti, laddove si svolgono le grandi decisioni che oggi sono a livello sovranazionale. A noi interessa, al di là della pura vigilanza, allearci con questa che forse sarà prima minoranza federalista e diventerà forse poi la maggioranza del partito dei novatori, creando una intesa con le autonomie, che sono in crisi in Italia, non solo per colpa del vertice, ma anche per responsabilità dei nostri amministratori, che si trovano di fronte a grossi problemi: ma la crisi è diffusa in Europa. Sappiamo di una polemica piuttosto dura che c'è in Germania tra i Gemeinden (i comuni) e i Liinder (che sono Stati federati più che regioni). O r a se intendiamo le autonomie non come separatismo poujadista, ma come elemento di autogoverno inserito in una realtà più La presidenza (da sinistra): Enzo Baldassi, Aurelio Dozio, Giancarlo Piombino, Umberto Serafini e Gianfranco Martini. In realtà a noi questo interessa, ma ci interessa anche qualcosa di più incisivo. Siam o convinti d a anni, e per questo ci preme la centralità del Parlamento europeo, che si debba arrivare a un coordinamento, a un fronte, a un'alleanza (qui la terminologia non interessa, dipende dalle varie matrici culturali) d i quelle forze europee politiche, ma anche economiche e sociali, le quali hanno una ragione di spingere nel senso dell'integrazione. In questo senso all'interno del Parlamento europeo non solo c'è la vasta, che va programmata (e questa non è l'unione doganale del alaissez faire», ma deve essere appunto l'Europa del programma), ci troveremo naturali alleati non delllEuropa confederale, quella del Consiglio dei ministri, che è il consiglio dei nostri avversari, della nostra controparte, ma del Parlamento democratico, nel quale abbiamo come interlocutori i rappresentanti delle nostre stesse forze, n o n in senso di potere, ma in senso culturale, in senso strategico, politico. C o n il Parlamento dobbia- . COMUNI D'EUROPA cxxvlll (4) m o poter condurre insieme la battaglia di rivivificazione delle autonomie periferiche e di potenziamento della democrazia sovranazionale, il tutto in un quadro di programmazione democratica. E più in questo senso il Parlamento europeo acquista poteri, togliendoli al Consiglio dei ministri, più noi abbiamo una forte prospettiva strategica di fronte a noi. Naturalmente si tratta di stringere i nodi di una alleanza e di trovare i nostri modi stessi d i agire calcolando che l'Europa non è più quella del Comitato Monnet, ma è l'Europa di coinvolgimenti molto più grossi, se siamo arrivati ormai dal periodo elitario a quello in cui le masse, anche se sono finite talvolta in un impasse, sono state interessate al problema sovranazionale. Oggi la battaglia si p u ò condurre come movimento delle autonomie, rendendoci consapevoli di quello che è veramente comune tra di noi (e qui è necessario un grosso sforzo di riflessione e di orientament o unitario, perché a livello europeo stanno crescendo molte organizzazioni di carattere corporativo, particolaristico, e noi non dobbiamo essere coloro che depositano dei quaderni corporativi al Parlamento europeo) e trovare le alleanze, che non possono che essere con le organizzazioni sociali che spingano verso questo potenziamento del Parlamento europeo: ma dobbiamo anche condurre un efficace dialogo diretto col Parlamento europeo. Finora noi avevamo il contentino della Conferenza europea dei poteri locali e regionali, che si svolge nell'ambito del Consiglio d'Europa, la quale emblematicamente ha giocato il suo ruolo ma che oramai è in un quadro largamente superato. La Conferenza serve oggi solo a far sopravvivere dei funzionari di una organizzazione che è sull'orlo della morte, perché, soprattutto d o p o l'allargamento, è nell'Europa della Comunità che si fa la politica. I1 Consiglio d'Europa p u ò sempre rimanere una interessante organizzazione culturale, ma in realtà è al Parlamento europeo che noi dobbiamo richiedere \li consultarci, come hanno fatto i nostri amici tedeschi, ed N U O V E ADESIONI DI ENTI TERRITORIALI LOCALI ALL'AICCE ab. Comune di: Bioglio (VC) . . . Castelbellino ( A N I Cerano ( N O ) . . . Ceva ( C N ) . . . . Frassineto P o (AL) Loreo ( R O ) . . . Paola (CS) . . . . Ribera (AG) . . . S. Mango Piemonte Sori (GE) . . . . Terdobbiate ( N O ) . Urbania (PS) . . . Val di Torre ( T 0 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (SA) . . . . . . . . . . . . . 1.362 1.905 6.322 5.221 1.534 3.729 14.785 16.835 1.153 4.809 505 5.869 1.872 è lì che il C C E deve fare il suo lobby democratico, è al Parlamento europeo che dobbiamo dedicare tutta la nostra attenzione, è da lì che devono partire anche quelle alleanze che ci debbono riportare al territorio, alle altre forze sociali, ed è verso il Parlamento europeo che dobbiamo orientare quei dibattiti e quelle iniziative, che dobbiamo intensificare anche a livello dei nostri enti, perché se noi verticizzassimo il discorso col Parlamento europeo e non fossimo poi capaci di portarlo sul territorio dei nostri enti, faremmo una battaglia inutile. Ci aspetta quindi un ruolo veramente difficile: orientare tutto verso il Parlamento europeo; capire che il suo potenziamento, a parte che è un potenziamento in favore dell'idea alla quale crediamo, è anche, obiettivamente, un potenziamento della nostra battaglia autonomista. In conclusione: trovare le alleanze con le forze sociali che sono tra il Parlamento europeo e il territorio e che si vanno orientando in senso europeo sovranazionale; intrecciare un adeguato dialogo - bisogna avere le strutture adatte - col Parlamento europeo; rafforzarci come C C E alle spalle di questo dialogo istituzionalizzato; superare le istanze corporative che in questi tempi si moltiplicano nel campo dei Poteri locali; essere i rappresentanti delle autonomie in un quadro di programma, cioè in un quadro evidentemente anti-corporativo, un quadro che reinserisca l'Europa degli emarginati nella nostra Europa. Sono questi compiti che spettano a tutto il C C E , che deve essere potenziato nei suoi organi politici sovranazionali e nei suoi organi di lavoro, ma compiti che spettano anche alla nostra Sezione italiana, la quale da molti settembre 1979 anni - con pecche che voi ci sottolineerete, con difficoltà che noi vi sottolineeremo - è pur sempre la sezione che tira nell'ambito del Consiglio dei Comuni d'Europa, e che quindi dovrà intrattenere dei rapporti molto più stretti con le altre sezioni. Chiarita l'importanza d i strutturare I'AICCE anche in senso tecnico (in particolare linguistico) per favorire il dialogo con le altre sezioni nazionali (dialogo, ha detto Serafini, ((che non deve essere la nascita di un bilateralismo all'interno del C C E , ma deve essere un potenziamento di questi confronti, che poi confluiscono senz'altro nella nostra vita sovranazionale~), il segre- tario generale ha concluso sulla necessità di potenziare la nostra Associazione, anche in vista di più efficaci rapporti con i nostri Enti locali. I1 rapporto con gli enti deve essere più efficace. Tutta quella che è la nostra struttura di dialogo con gli enti locali e anche i nostri servizi, sui quali insistiamo tante volte, debbono essere razionalizzati e potenziati: però entriamo in un circolo vizioso, nel senso che il grosso impegno sovranazionale, che chiediamo anche ai nostri enti, spesso ci frustra nei rapporti con gli enti stessi. C h e dovremmo fare? Dovremmo ingrandirci, dovremmo trovare nuovi cespiti finanziari, dovremmo aumentare i quadri, dovremmo ringiovanirli, perché noi che stiamo qui da troppi anni cominciamo ad essere usurati: sta a voi deciderlo. Certo, dovremmo intensificare la nostra struttura come anello di passaggio tra il discorso italiano e il discorso sovranazionale, nel quale si pongono i tanti problemi che ho illustrato. la campagna europea del CCE e dell'AICCE in vista delle prime elezioni dirette del Parlamento europeo la relazione del segretario generale aggiunto Gianfranco Martini* C o n la Direzione nazionale del 15 marzo 1978 e poi con l'Esecutivo del 3 maggio 1978 si è avviata la campagna europea dell'AICCE sulla base di un spiano di lavoro. straordinario (pubblicato sul ~ Q u a d e r no. dell'AICCE n. 1 , pag. 61 e segg., e sul n. 4 di .Comuni d'Europa,>) per le elezioni europee. Questo piano straordinario trova a sua volta il suo motivo ispiratore nell'aAppellon del Consiglio dei Comuni d'Europa per l'elezione diretta del Parlamento europeo, approvato a Parigi il 19 ottobre 1977 (pubblicato su *Comuni d'Europa. n. 11/77). I1 programma di lavoro di un organismo politico non e mai qualcosa di statico o di dogmatico; esso è una traccia vincolante che va inserita nel contesto di avvenimenti e di situazioni mutevoli chc ne possano influenzare l'attuazione: questa è fortemente condizionata anche dalle capacità di risposta, di impegno e di collaborazione degli iscritti, al centro e alla periferia. * I1 testo pubblicato è la relazione scritta distribuita ai presenti al Consiglio nazionale. Una corretta valutazione dei risultati raggiunti deve tenere presente questi presupposti e non trascurare l'arco di tempo previsto per la realizzazione delle iniziative progettate, concentrate nel periodo autunno '78primavera '79, perché si sapeva che, d o p o tale data, le forze politiche si sarebbero più direttamente impegnate nella campagna, operando con i propri programmi e nel normale confronto democratico. L'AICCE, invece, pur essendo un organismo politico che ha nel proprio seno la presenza attiva dei partiti, si muove con azione unitaria, volta principalmente a creare le condizioni generali (di informazioni, di conoscenza, di orientamento federalista), utili alla sensibilizzazione della pubblica opinione e, in prim o luogo, degli eletti locali e regionali. Tuttavia anche nel periodo successivo alla fine di marzo e fino alla vigilia elettorale la nostra Associazione si P impegnata a fondo in molte iniziative di massa (come gli Stati generali, seminari, o convegni) per contribuire alla riuscita delle prime elezioni europee. N o n va neppure taciuta, per una esatta COMUNI D'EUROPA settembre 1979 valutazione dell'attività svolta dalla nostra Associazione, la quasi sovrapposizione delle due elezioni politiche, nazionali ed europee, che ha inciso negativamente su queste ultime - rese quasi clandestine - e sulla possibilità di raccogliere i frutti della campagna svolta dall'AICCE stessa e da altri organismi federalisti nei mesi precedenti: l'interesse prevalente delle forze politiche e dei mezzi di comunicazione di massa si è rivolto verso le elezioni nazionali, ha dirottato l'attenzione dei cittadini dai temi specificamente europei e comunque non ha certo alimentato, nel momento decisivo, le scelte per l'Europa. La presente relazione, volutamente contenuta nel15 sue dimensioni e dal taglio schematico, vuole essere uno strumento informativo che segue sostanzialmente, anche se con alcune modifiche nell'ordine di presentazione, i l programma di lavoro sopra ricordato: l'analisi del passato dovrà servire a meglio individuare le vie che I'AICCE dovrà seguire per svolgere in modo efficace i compiti, ben più impegnativi, che l'attend o n o nell'avvenire e che non è compito di questo rapporto indicare, essendo previsti, a tal fine, apposite riunioni degli organi statutari. Q u a n t o al lavoro svolto, possiamo affermare che esso ha contribuito (insieme a quello delle altre organizzazioni europeiste e federaliste, nonché degli uffici di Roma della Comunità) a favorire la massiccia partecipazione degli italiani al voto europeo, come è stato anche sottolineato a livello nazionale e sovranazionale. La materia t r a t t a t a viene così ripartita 1) Seminari di formazione ed altre iniziative a livello regionale e sub-regionale; l'attività delle Federazioni regionali; il ruolo degli eletti locali e dei funzionari; 2) <<Quaderni*A I C C E : diffusione di d o cumentazione; attività dell'ufficio stampa; 3) Gemellaggi e convegni relativi; 4) Mobilitazione delle Associazioni consorelle di enti locali e loro coordinamento; 5) Partecipazione dell'AICCE ad iniziative esterne e rapporti con le forze politiche; 6) Partecipazione ad iniziative promosse dal Consiglio dei Comuni d'Europa a livello europeo e all'attività dei suoi organi statutari; rapporti con le altre Sezioni nazionali; 7) XIII Stati generali (L'Ala, 9-12 maggio 1979): preparazione politica e impegno organizzativo; 8) Conclusioni. 1 . Seminari di formazione ed a l t r e iniziative a livello regionale e sub-regionale; . l'attività delle Federazioni regionali; il. r u o l o degli eletti locali e dei funzionari La serie di seminari (provinciali, interprovinciali, regionali e interregionali) è cominciata nel novembre 1977 con i primi tre (svoltisi sperimentalmente a Grosseto, Campobasso e Catania, a livello interregionale) ed è proseguita non solo .con le altre analoghe iniziative di cui all'allegato pro- spetto, ma anche con un certo numero di conferenze regionali, fino alla vigilia delle elezioni (vedi l'elenco pubblicato a ~ a g i n a 6). Per ogni seminario o conferenza regionale sono stati toccati e impegnati tutti i rappresentanti del territorio considerato e cioè i Comuni, le Province, le Regioni (e per esse tutti i consiglieri regionali), i Partiti a livello provinciale e regionale, le Associazioni consorelle: l'Associazione nazionale C o m u ni d'Italia ( A N C I ) , l'Unione Province d'Italia ( U P I ) , l'Unione nazionale Comuni ed Enti montani ( U N C E M ) e la Lega per le autonomie e i Poteri locali; le rappresentanze regionali e provinciali delle Confederazioni sindacali, i Provveditorati agli studi, nonché tutti i rappresentanti locali e regionali dell'Associazione europea degli Insegnanti (AEDE), del Movimento Federalista europeo (MFE), del Consiglio italiano del Movimento europeo (CIME) e del Centro italiano di formazione europea (CIFE); gli studenti delle ultime classi superiori, in particolare, hanno partecipato numerosi alle I (5) CXXIX nostre manifestazioni. O l t r e alla documentazione dell'AICCE - in particolare la serie di Nquaderni),, assai apprezzati, e , naturalmente, *Comuni d'Europa* - è stata distribuita una vasta e differenziata documentazione del Parlamento europeo, ecc. (manifesti, opuscoli, ecc.). Sotto il profilo quaiititativo sono stati invitati ai nostri seminari o alle conferenze regionali (complessivamente 26 manifestazioni) non meno di 9001.000 persone per ciascuna iniziativa, appartenenti alle categorie sopra indicate; ovviamente - come ben sa chi ha esperienza in questo campo - le presenze effettive hanno rappresentato solo una percentuale, più o meno consistente a seconda della «centralità- della sede prescelta, del periodo in cui la manifestazione si è tenuta e del grado di impegno manifestatosi nell'area interessata. I seminari e le conferenze regionali hanno consentito anche, come previsto, di alimentare un «libro dei quadri» nel quale sono stati iscritti coloro che, avendovi partecipato, hanno anche dimostrato di poter costituire un sicuro punto di riferimento in le cooptazioni e le nomine negli organi nazionali Nel corso del h ~ o r idel Consiglio nazionale si è proceduto anche ad alcurzr adenzpimentr statutari; questo punto de1l'o.d.g. è stato presentato da Giarzcarlo Piombino, presidente dell'AICCE. I'iombino - Precisa che l'art. 12 dello Statuto recita, al 2" comma, che «il Consiglio nazionale p u ò integrarsi mediante cooptazione di altri membri fino ad un massimo di 30, scelti tra i soci di qualsiasi categoria (titolari, individuali, esperti ed aderenti), senza obbligo di rispettare una particolare proporzione fra di essi». In relazione ad alcune vicende di ordine generale è parso opportuno al Comitato esecutivo dell'AICCE di proporre alcune cooptazioni nel Consiglio nazionale così come di riempire i posti vacanti in Direzione Nazionale, dovute a decadenza. Il Consiglio nazionale accoglie le proposte fatte dal presidente Piombino a nome dell'Esecutzvo e procede ulle seguenti c-ooptazioni: Consiglio nazionale (cooptati) C o m u n e di Bracciano, C o m u n e di Verona, C o m u n e di Viterbo, Provincia di Bolzano/Bozen, Provincia di R o m a E n z o Bernardi, coi-isigliere regionale del Lazio A r m a n d o Bertorelle, presidente della I Commissione dell'AICCE (strutture e finanza locale) Luciano Bolis, socio esperto dell'AICCE Amelia Ardias Cortese, consigliere regionale della Campania Pier Virgilio Dastoli, socio esperto dell'AICCE Mario G o m e z D'Ayala, consigliere regionale della Campania Domenico Falconi, direttore per l'organizzazione delllAICCE T o n i n o Piazzi, consigliere comunale di Castelnovo ne' Monti A u g u s t o Premoli, consigliere comunale di Venezia Ario Rupeni, socio esperto dell'AICCE Sergio Valmaggi, vice sindaco di Sesto San Giovanni .Giovanni Vicario. socio esperto dell'AICCE Direzione nazionale (eletti) A r m a n d o Bertorelle, residente della I Commissione d e l l l A I C C E Giuseppe C a n n a t a , sindaco di Taranto Piersanti Mattareila, presidente della Regione Sicilia T o n i n o Piazzi, consigliere comunale di Castelnovo ne' Monti Nicola Q u a r t a : presidente del!a Regione Puglia Lucio S t r u m e n d o , presidente della Provincia di Venezia Luigi Tarricone, presidente del Consiglio regionale della Puglia G i o v a n n i Vicario, socio esperto dell'AICCE I CXXX (6) COMUNI D'EUROPA sede locale per le future attività dell'AICC E . I loro nomi (circa 2.000 unità) sono confluiti anche nel targhettario di spedizione sia della rivista .Comuni d'Europa» sia dell'AICCE come tale, per poter mantenere con loro i normali canali di contatto. C o n questi amici l'Associazione dovrà stabilire relazioni più strette e permanenti, sia direttamente, sia tramite le Federazioni regionali delle quali, anzi, essi potranno divenire gli animatori o , nelle Regioni ove ancora non esistono, i promotori. Per quanto riguarda più specificamente i rapporti con le Regioni, va precisato che esse, oltre alle conferenze promosse dall'AICCE e sopra richiamate, hanno anche autonomamente ritenuto di attuare altre importanti manifestazioni che 1'AICCE ha tuttavia coordinato: citiamo, ad esempio, la conferenza regionale della Consulta piemontese, le Giornate di studio nella Regione Toscana, la Conferenza regionale in occasione del convegno di Lecce (17-18 marzo 1979) su: -Costituzione e Regioni nella prospettiva della unificazione europea.. Anche in questi casi I'AICCE ha sempre provveduto sia alla presenza di suoi rappresentanti che all'invio e distribuzione di d o cumentazione. In alcune Regioni le preventivate conferenze regionali non sono state attuate, poiché abbiamo incontrato difficoltà obiettive dovute al clima di incertezza politica che ha contrassegnato gli ultimi mesi prima delle elezioni europee e alla congestione di proposte e di richieste accumulate nell'ultimo periodo, tali d a mettere a dura prova il lavoro dei nostri uffici. Ad ogni modo, alcuni seminari, ad esempio quello d i Lavello, possono essere assimilati a vere e proprie conferenze regionali, in quanto essi hanno coinvolto tutte le forze e le categorie rappresentative della Regione. Abbiamo già sottolineato che le elezioni nazionali anticipate hanno reso più difficile la nostra atione; si è dovuto perciò rinviare o annullare alcuni convegni o conferenze per le quali si erano già tenute riunioni preliminari di impostazione (ad esempio il convegno, promosso dal Comune di Bologna e dall'AICCE, sui problemi e il ruolo della donna. nella C E E o la conferenza regionale della Liguria, della quale era già in fase avanzata la preparazione). Circa le Federazioni regionali dell'AICC E : sono formalmente costituite quelle del Piemonte, del Veneto, della Sardegna, della Lombardia e della Puglia; si possono considerare in via di costituzione e, comunque, già progettate quella della Sicilia, dell'Abruzzo, del17Umbria, delle Marche, dell'Emilia Romagna, del Friuli-Venezia Giulia, del Trentino, della Campania, della Calabria, della Basilicata. Proprio nel period o elettorale, le Federazioni hanno intensificato le loro attività e i contatti con tutti gli Enti e i Soci in genere della Regione, attraverso lettere, circolari, seminari, diffusione d i materiale, ecc. In questa azione si sono particolarmente impegnate le Federazioni piemontese e veneta. Accanto all'azione svolta nei confronti degli eletti regionali e locali va ricordata anche quella sviluppata per i funzionari delle Regioni, delle Province, dei Comuni e SEMINARI PER AMMINISTRATORI LOCALI SEDE DATA CAMPOBASSO GROSSETO CATANIA TRENTO ANCONA VIBO VALENTIA LAVELLO PERUGIA FORL~ CREMONA PADOVA LECCO NETIZINO IVREA PARMA FIRENZE NUORO CREMA PERUGIA VILLASOR 25-26 novembre 1977 25-26 novembre 1977 27-28 gennaio 1978 3 giugno 1978 1 luglio 1978 13-14 ottobre 1978 10 novembre 1978 10-11 novembre 1978 17-18 novembre 1978 24-25 novembre 1978 15-16 dicembre 1978 9-1 1 marzo 1979 6 aprile 1979 7 aprile 1979 2 maggio 1979 3 maggio 1979 5-6 maggio 1979 26 maggio 1979 26 maggio 1979 8 giugno 1979 Z O N E INTERESSATE Regioni Basilicata, Campania, Molise, Puglia Regioni Lazio, Sardegna, Toscana Regioni Calabria, Sicilia Regione TrentinolAlto Adige Regione Marche Regione Calabria Regione Basilicata Regione Umbria Province di Bologna, Ferrara, Forlì, Ravenna Seminario nazionale Province di Padova. Verona, Vicenza, Rovigo Regione Lombardia Reeione Lazio Comprensorio di Ivrea e del Canavese Province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia Regione Toscana Regione Sardegna Regione Lombardia Regione Umbria Regione Sardegna CONFERENZE REGIONALI SEDE TORINO TERAMO LECCE TRIESTE A N C O NA PALERMO Z O N E INTERESSATE DATA 7 ottobre 1978 3 marzo 1979 17-18 marzo 1979 24 marzo 1979 6 ~ p r i l e1979 19 maggio 1979 Regione Regione Regione Regione Regione Regione Piemonte Abruzzo Puglia FriulilVenezia Giulia Marche Sicilia settembre 1979 delle Comunità montane. Sono stati particolarmente curati i rapporti con i funzionari regionali che hanno partecipato, su iniziativa dell'AICCE, a ~stages. mensili di formazione europea a Bruxelles, presso alcune D i ~ e z i o n igenerali della Commissione della Comunità. D o p o il loro rientro da Bruxelles, essi sono stati ripetutamente convocati e hanno dato vita ad un Comitato ristretto che ha il compito di mantenre i collegamenti tra i funzionari stessi e tra essi e 1'AICC E , affinché la loro preparazione europea sia continuamente aggiornata ed efficacemente inserita nell'attività degli Enti di appartenenza. E' stata anche assicurata la ~ a r t e c i p a z i o n e di una rappresentanza di funzionari comunali, provinciali e delle Comunità montane ad un colloquio europeo svoltosi ad Otzenhausen (Repubblica federale tedesca) che ha consentito un utile scambio di opinioni e di esperienze con funzionari provenienti da Enti territoriali di altri Paesi membri della Comunità europea. 2. uQuaderni» A I C C E ; diffusione di documentazione; attività dell'Ufficio stampa I « Q u a d e r n i » pubblicati (o aggiornati, come il n. 1) nel periodo maggio 1978marzo 1979 sono: n. 1 - *Quadro delle attività. n. 2 - -11 ruolo dei per 1'Unione europea. n. 3 - *La programmazione delle Regioni italiane e i piani di sviluppo regionale della C E E » n. 4 - -Ampliamento della Comunità a Grecia, Portogallo e Spagna. n. 5 - cc11 rinnovamento del quadro di insediamento umano e di vita - una sfida sociale,, n. 6 - *Elezioni e Parlamento europeo. I «Quaderni» costituiscono, senza dubbio, un settore del quale I'AICCE dovrà prevedere ulteriori sviluppi, con gli opportuni adeguamenti suggeriti dall'esperienza fatta. Nella serie dei sei titoli fin qui apparsi, si possono riscontrare due tipi di pubblicazioni: quelle più direttamente finalizzate all'azione informativa e operativa dell'Associazione (ad esempio il n. 1 e il n. 2 e, in parte, il n. 6) e quella di studio e di stimolo alla riflessione e al dibattito (n. 3 , n. 4 , n. 5 e , in parte, il n. 6). In futuro si dovrà forse tenere meglio distinte le due finalità e prevedere collane separate, rispondenti ad obiettivi diversi. U n sistema di diffusione più sistematico e più efficace dovrà essere adottato tra gli Enti locali e regionali e nelle biblioteche civiche e saranno sperimentati accordi di vendita nelie librerie. La diffusione delle nostre pubblicazioni (via via stampate) è stata pari alla quantità di persone coinvolte per ogni seminario o conferenza regionale: in sintesi, la media è stata di 200-300 pubblicazioni per volta di ciascun tipo disponibile, per cui complessivamente sono state messe a disposizione dei partecipanti non meno di 1.500-2.000 pub- settembre 1979 COMUNI D'EUROPA blicazioni per ogni iniziativa (per esempio, oltre ai .Quaderni. citati, copie della rivista .Comuni d'Europa., dei suoi inserti monografici, della relazione del Segretario generale Serafini al congresso di Magonza con l'allegato estratto della risoluzione, della relazione del vicepresidente Bufardeci al convegno dei gemellaggi di Lucca, dei documenti conclusivi della conferenza del Lazio). L'Ufficio s t a m p a dell'AICCE ha sostenuto un ruolo essenziale nella campagna elettorale europea intensificando la sua azione soprattutto in cinque settori. Innanzitutto aumentando la diffusione di « C o muni d'Europa* di oltre duemila copie distribuite capillarmente ai seminari, alle con- e del Consiglio regionale. Oltre a incontri periodici tenuti in occasione di manifestazioni del C C E o dellYAICCE,d i particolare utilità si è rivelato il seminario promosso dal nostro ufficio stampa, in collaborazione con gli uffici di Roma della Comunità, svoltosi a Lussemburgo e Bruxelles con la partecipazione di 28 capi uffici stampa d i 18 Regioni. Sempre agli stessi esponenti degli uffici stampa sono stati inviati 7 dossier contenenti documentazione su problemi di grande interesse per le Regioni, d a utilizzare sia dai loro Enti sia per le pubblicazioni periodiche locali (molto utile quello riguardante il problema del voto europeo dei cittadini italiani residenti nei paesi della C o munità). ferenze, alle Associazioni consorelle, e contemporaneamente ampliando il numero delle pagine che sono state portate nel periodo dal g i u g w 3978 al maggio 1979 a 328 complessive (rispetto a 216 del periodo precedente corrispondente). D i queste, 132 sono state dedicate ad inserti speciali su temi particolarmente interessanti i Poteri regionali e locali nella prospettiva dell'elezione europea (rapporto MacDougall; relazione del segretario generale dell'AICCE Serafini per il Convegno di Magonza; Manifesto del M F E ; disegno di legge per l'elezione dei delegati italiani al Parlamento europeo; relazione di Biehl su «Lavoro e occupazione nella prospettiva dell'unione economica e monetaria: aspetti monetari e di finanza programmi europei dei partiti, atti della Conferenza di Genova; relazione di Umberto Serafini e Mario Albertini, tenute rispettivamente all'università di Perugia e al Comitato federale dell'UEF a Torino; preparazione e conclusioni del congresso della Confederazione europea dei sindacati (CES) di Monaco; documenti della Commissione per la politica regionale del Parlamento europeo sulle prospettive della politica regionale nell'ambito dello SME). I1 secondo settore sviluppato in questo periodo è stato quello del collegamento stabile con le venti Regioni italiane attraverso i responsabili degli uffici stampa della Giunta I1 terzo settore ha riguardato l'intensificazione dei rapporti con la stampa scritta e parlata, incluse le radio e T V private. Gli altri due impegni si sono riferiti alla distribuzione di documentazioni riguardanti i problemi dell'unificazione dell'Europa in generale e della nostra Associazione, in particolare a studiosi, funzionari e studenti, e la diffusione, parallelamente alla Direzione per I'organizzazione, dei quaderni e dei d o cumenti predisposti dalla nostra Associazione. 3. Gemellaggi e convegni relativi 11 1978 ha visto due importanti convegni sui gemellaggi: il primo, a livello principalmente italiano, a Lucca, nei giorni 19 e 20 maggio 1978, sul tema: *Le elezioni euro.pee e il ruolo dei gemellaggi»; il secondo, a fine settembre a Magonza, al quale hanno partecipato circa 2.000 responsabili dei C o muni gemellati dei paesi membri della C o munità europea. I1 Convegno di Magonza ha assunto, in realtà, rilevanza politica generale: ne è stata testimonianza la risoluzione finale, ampiamente diffusa, che affronta i problemi fondamentali dell'integrazione europea (moneta, Parlamento europeo e suo ruolo futuro, allargamento della Comunità, 'ecc.) accogliendo le indicazioni contenute nella relazione generale di Serafini. (7) CXXXI Lucca e Magonza hanno certamente contribuito a rilanciare l'interesse per i gemellaggi; uno sforzo particolare deve essere proseguito nel prossimo futuro per una rianimazione politica di queste iniziative e una loro maggiore qualificazione, affrontando anche i problemi pratici (organizzativi e finanziari) conseguenti. 4. Mobilitazione delle Associazioni consorelle di e n t i locali e loro coordinamento Da molto tempo, e particolarmente dagli Stati generali del Consiglio dei Comuni d'Europa, svoltisi a Roma nel 1964, 1'AICC E non ha mai cessato dal sottolineare la necessità di unire gli sforzi per rendere più spedita ed incisiva la costruzione dell'Europa unita. La nostra Associazione è certamente un organismo che si caratterizza in modo specifico ed essenziale in senso europeistico e federaliita, ma essa non ha mai voluto assumere prerogative di sorta in questo campo, né vantare privilegi, né alimentare tra i propri soci una mentalità di esclusivismo e di patriottismo di organizzazione. Essa è al servizio di una causa troppo grande e troppo complessa per poter respingere i contributi di chiunque sente responsabilmente l'impegno di lavorare per la sua affermazione. Questa esigenza di collaborazione e di coordinamento si verifica in campi diversi e a differenti livelli: è più che naturale tuttavia che una prima sperimentazione di tale collaborazione avvenga tra le associazioni e gli organismi che, sia pure con caratteristiche e strutture diverse, operano nel comune campo delle amministrazioni locali. Proprio per questo, su invito dell'AICCE, si sono riuniti a Roma il 20 luglio i rappresentanti dell'Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia ( A N C I ) , dell'unione Province d'Italia (UPI), dell'unione Nazionale Comuni Comunità ed Enti montani ( U N C E M I , della Lega per le Autonomie e i Poteri locali e della Federazione Italiana Amministratori Enti Locali (FIAEL), al fine di verificare, attraverso un franco scambio di opinioni, l'opportunità e la possibilità di collaborazione e di coordinamento. L'incontro ha dato risultati nettamente positivi sia in termini di impostazione generale, sia sotto il profilo delle decisioni operative. Vi è stata una precisa affermazione di disponibilità delle altre Associazioni a lavorare insieme sulla base di una azione politica comune che, senza annullare ovviamente il naturale confronto tra i partiti presenti nei vari organismi, consenta un orientamento coerente, la necessaria convergenza delle attività e l'attuazione di iniziative comuni. D i conseguenza le Associazioni consorelle sono sempre state coinvolte nelle varie iniziative pre-elettorali europee nelle quali sono state presenti e impegnate con i loro più rappresentativi esponenti locali e regionali. I1 «Quaderno* n. 6 («Elezioni e Parlamento europeo.) è stato reso possibile da questa stretta collaborazione e costituisce cxxxii (8) uno strumento di conoscenza e di riflessione che va ben oltre la congiuntura elettorale. 5. Partecipazione dell'AICCE a d iniziative esterne e r a p p o r t i con le forze politiche Le elezioni europee hanno naturalmente stimolato numerosi convegni, tavole rotonde, seminari, ecc. promossi da organismi ed associazioni ( M F E , C I M E , C I F E , I A I , A E D E , ecc.), che condividono con I'AICC E l'ispirazione federalista e con i quali la nostra Associazione intrattiene da sempre stretti rapporti di collaborazione. A queste iniziative I'AICCE non solo ha partecipato, ma spesso ha fornito apprezzati contributi: si pensi, ad esempio, ai tre convegni del C I M E su «La costruzione dellJEuropa e il ruolo dei servizi pubblici d i radiotelevisione» (10111 novembre 1978), su «Lavoro e occupazione nella prospettiva dell'unione economica e monetaria,, (26127 gennaio 1979) e « D a emigrante a cittadino europeo. (415 maggio 1979). Si sono pure intensificate, in. occasione delle elezioni europee, le relazioni t r a I'AICCE e le forze politiche democratiche. N o n poteva essere diversamente, tenuto conto che le elezioni costituiscono di per sé un fatto Che impegna in prima persona i partiti. Ma quando facciamo cenno ai rapporti con le forze politiche, vogliamo soprattutto sottolineare alcuni aspetti nuovi: gli incontri per famiglie politiche, svoltisi in occasione dei più recenti convegni o Stati generali (Magonza, L'Aja), i collegamenti creati con le nuove formazioni europee dei partiti, il contributo fornito da soci dell'AICCE alla creazione di associazioni o d organismi europei di amministratori locali d i comune ispirazione politica. 6 . Partecipazione ad iniziative promosse dal Consiglio dei C o m u n i d'Europa a livello europeo e all'attività dei s u o i o r g a n i s t a t u a r i ; r a p p o r t i con le altre Sezioni nazionali La partecipazione dell'AICCE a d iniziative europee del C C E è stata ampia e impegnata. Ricordiamo il Convegno di Maastricht sulle Regioni di frontiera e politica regionale della Comunità europea (1 1/12 maggio 1978 - relatore Martini); (21-22 novembre '78) sull'ecologia urbana il Colloquio di Metz; la conferenza della Regione LaziolAICCE .Le Regioni per la nuova Europa. Dalle Regioni periferiche dell'Europa l'impulso per un equilibrato processo di sviluppo. (Roma, 29/31 marzo 19791, proposta e voluta dall'AICCE. Queste ultime conferenze sono costate un d u r o lavoro a livello sia politico che organizzativo (oltre ad avere avuto bisogno di una serie di riunioni a livello nazionale e sovranazionale per la preparazione). In questo quadro non va dimenticato il Convegno di Taranto (a livello europeo) del 6 e 7 aprile 1979 s u «Problemi e prospettive della siderurgia nella Comunità europea. (anche per questo convegno vi sono state una serie di riunioni preparatorie, collaborazione alla stesura del- settembre 1979 COMUNI D'EIJROPA le relazioni, contatti diretti con i sindaci delle città .siderurgiche>> della Comunità). Altra iniziativa estremamente importante è stato il Convegno sovranazionale di G e nova (12113 gennaio 1979) .Le Regioni per l'allargamento della Comunità europea a Grecia, Portogallo e Spagna,,, promosso dalle Consulte regionali europee della Liguria e del Piemonte e dall'AICCE, con una nutrita partecipazione di rappresentanti della Spagna, della Grecia e del Portogallo. In relazione a questo convegno si è convenuto sull'opportunità d i pubblicare uno dei quaderni dell'AICCE dedicato ai problemi dell'~allargamento~ (quaderno n. 4), che è poi servito anche per la conferenza Regione LazioIAICCE. Per quanto riguarda il Colloquio di Genova e la Conferenza Regione LazioIAICC E , questa si è fatta promotrice di contatti diretti con amministratori locali ed esponenti politici di Grecia, Spagna, Portogallo (per questo ultimo paese, sin da luglio 1978, era stato invitato a Roma il sindaco di Lisbona) per la costituzione o ricostituzione (nel caso della Grecia) di Sezioni del C C E . L'AICCE, che in tal modo si è fatta carico di una serie di contatti volti a preparare e facilitare l'iniziativa istituzionale di tutto il C C E , intende proseguire la sua azione in questo campo. La partecipazione agii o r g a n i s t a t u t a r i del C C E è stata ovviamente in questo periodo più massiccia. Chiaramente negli organi del C C E si sono dibattuti temi inerenti le elezioni europee e la concomitante sensibilizzazione degli amministratori locali in vista di queste. N o n vanno dimenticate le riunioni preparatorie per il Convegno di Magonza e per gli Stati generali dell'Aja. Per quanto riguarda i r a p p o r t i con le altre Sezioni del C C E , dobbiamo sottolineare l'intensificarsi di quelli con la Sezione tedesca, utilizzando anche la preparazione del citato Convegno di Magonza. Anche con le altre SezioRi vi sono stati contatti più frequenti soprattutto in vista della sensibilizzazione dei sindaci ed altri eletti locali francesi, belgi, tedeschi, ecc. per l'agevolazione dell'esercizio del voto europeo dei nostri concittadini emigrati. A questo proposito c'è da tenere presente il convegno promosso dall'AICCE, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, nell'aprile del 1978, al quale hanno partecipato rappresentanti di tutti i 'paesi della Comunità e che è stato un indubbio successo. Nonostante le difficoltà obiettive costituite dal ritardo nell'approvazione della legge italiana per le elezioni europee e dalle conseguenti incertezze normative ed organizzative circa la modalità del voto in loco dei nostri connazionali nella Comunità e le complicazioni provocate dalla sostanziale sovrapposizione delle due elezioni, 1'AICC E , particolarmente tramite l'azione di D o zio e di Baldassi, ha mantenuto utili rapporti in proposito con la Segreteria generale del C C E , con alcune sue Sezioni nazionali, con le Associazioni regionali degli emigranti, coi Ministeri degli Esteri e dell'Interno: quest'ultimo ha fatto esplicito e positivo riferimento proprio all'attività dell'AICCE in questo campo, in occasione di una sua circolare ai Comuni italiani. Contatti diretti e costruttivi con amministratori locali delle varie Sezioni del C C E si sono avuti anche in occasione dei ricordati convegni di Genova, Taranto e Roma. Anche se non trattasi di iniziativa specificamente legata alla congiuntura elettorale, ma destinata a proseguire nel tempo (del resto anche le altre richiamate in questa relazione hanno un significato che investe non solo l'attività straordinaria ma anche quella ordinaria dell'Associazione), va fatta menzione all'avvio del Comitato consultivo delle Regioni ed enti locali della Comunità. Questo organismo è stato voluto dal C C E per aprire con la Comunità europea un dialogo non episodico ma sistematico e per preparare una progressiva istituzionalizzazione dei rapporti tra le autonomie territoriali e la Comunità. I1 nuovo Parlamento europeo eletto (ed è anche per questo motivo che ne parliamo in questa sede) è destinato ad influenzare profondamente l'attività del Comitato consultivo, che in esso deve trovare l'interlocutore prioritario, proprio per la sua rappresentatività democratica e territoriale. I n questi giorni il Comitato consultivo, che ha già avuto incontri con gli organismi comunitari, ha proceduto alla elezione dei suoi due co-presidenti, designando il presidente della Regione Molise, D'Aimmo, accanto all'inglese Whittaker. 7. XIII S t a t i generali dell'Aja: preparazion e politica e impegno organizzativo Gli S t a t i generali dell'Aja hanno ovviamente costituito il coronamento dell'azione politica del C C E nel suo complesso e rappresentano certamente una delle edizioni più significative nella storia del C C E , per il particolare contesto politico in cui si sono collocati, come è documentato nel n. 7811979 di «Comuni d'Europa» completamente dedicato agli atti del congresso. L'incertezza della chiamata anticipata alle urne per le elezioni nazionali, protrattasi per più di un mese e , successivamente, la decisione di votare il 3 giugno hanno creato gravi difficoltà di natura politica e organizzativa alla partecipazione italiana. I1 fatto che la delegazione italiana sia stata egualmente assai numerosa (410 partecipanti) e qualificata, testimonia non solo il persistente impegno e la sensibilità dei nostri aderenti ma anche l'efficienza organizzativa dell'AICCE e dei suoi uffici (è appena il caso di sottolineare l'impegno eccezionale in tal m o d o richiesto alla nostra Direzione organizzativa e, più in generale, ai collaboratori e a tutto il personale che si è prodigat o con intelligenza e senza risparmio). 8. Conclusioni Al termine di questa carrellata analitica, è necessario un momento di sintesi: le varie azioni sopra richiamate, infatti, vanno considerate nelle loro connessioni e come espressioni diverse e complementari di una settembre 1979 COMUNI D'EUROPA concezione unitaria, quella appunto che aveva ispirato il piano di lavoro approvato dal Comitato esecutivo del17AICCE del 5 maggio 1978. Si è già accennato alle difficoltà incontrate nell'attuazione, allo sforzo particolare cui è stata sottoposta tutta la *direzione» politica e l'apparato organizzativo dell'Associazione, ai molteplici contatti con i soci e con i vari enti territoriali che la campagna elettorale europea (pur confinata in posizione secondaria dalle concomitanti elezioni nazionali) ha favorito. E' doveroso sottolineare, a completamento, l'azione di pressione, costante e motivata, che I'AICCE, tramite i suoi responsabili, ha sempre esercitato sul vertice nazionale (parlamentari, governo, partiti, ecc.): un'azione politica e culturale assieme che si è manifestata soprattutto per sollecitare l'urgente approvazione della legge elettorale per il voto europeo e per cercare di evitare, purtroppo con scarso successo, lo svolgimento delle elezioni nazionali nello stesso periodo di quelle europee. E' un'azione che si è sviluppata tramite contatti diretti, note scritte, invio di documentazione, utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa, le pagine di «Comuni d'Europa», l'intervento di organi di partito, ecc. Analoga azione di pressione ha esercitato I'AICCE sugli organi del C C E influenzandone, talvolta in modo determinante, per esplicita ammissione dei colleghi europei, le decisioni e ,le prese di posizione al convegno d i Magonza, alla conferenza di Roma e agli Stati !generali dell'Aja. Tutto ciò richiede - e richiederà ancor più nel futuro - uri'AICCE che non solo .operi» più efficacemente e speditamente, ma anche che .pensi» ed elabori culturalmente la propria linea politica. N o n per trasformarsi in un ufficio studi, ma per dare alle proprie azioni solide ed aggiornate motivazioni, per capire meglio il contesto nel quale essa agisce, le attese degli eletti locali e regionali, la connessione con i grandi problemi della società nazionale ed europea, indissolubilmente legati. Spetta al Consiglio nazionale e agli organi statutari dell'Associazione dare le opportune indicazioni sugli strumenti più idonei, sul piano politico, culturale ed anche organizzativo e dei sussidi tecnici, per consentire all'AICCE di svolgere in pieno il ruolo che la presenza di un Parlamento europeo eletto esige. il dibattito sulle relazioni introduttive Giancarlo Zoli consigliere comunale di Bagno a Ripoli (FI) Zoli -- La mia assenza, giustificatissima, all'Esecutivo, fa si che io esprima qui qualcosa di diverso dalle ultime parole che ha detto Martini. Ritengo che non siamo in condizione di indicare i grandi binari dell'azione del Consiglio dei Comuni d'Europa e che siamo in un momento in cui dobbiamo fare un esame attento, generale della nostra sconfitta elettorale europea. Sottolineo: *la nostra sconfitta»; ed è qui il punto su cui sono in dissenso; dissenso che non porta a nessuna conseguenza politica; è evidente che non comporta le dimissioni di Serafini e il subentrare di un altro sarebbe una cosa assurda, non servirebbe a nulla, perché verrebbe un altro che non sa nulla e che sarebbe sconfitto più di lui. N é vado e; asio, perché sono ~ o r r e s ~ o n s a b i l quindi solutamente non ne traggo alcuna conseguenza politica. Però noi, come movimento federalista europeo, come movimento europeo, noi siamo degli sconfitti, abbiamo perso una grande occasione, abbiamo avuto la rivelazione di una nostra grande illusione, dobbiamo, delusi, ricominciare il nostro cammino, come dopo la caduta della C E D . E' questa per me la valutazione d a cui trarrò poi una conseguenza. Secondo me è necessario un incontro in cui ci sia un dibattito più lungo, anche non a Roma, su invito d i un sindaco di un comune di collina o di mare, e ciò esclusivamente per un esame dei motivi della nostra sconfitta. Ripeto, sconfitta. Umberto Serafini ha scritto, ma non l'ha ripetuto, nella sua relazione, che si partiva male, e noi abbiamo ogni mese parlato di elezioni politiche e elezioni europee. Tutte le volte che sentivo questo modo di esprimersi mi veniva i1 mal di fegato. Serafini questo non lo ripete, io lo ripeto. Ma quando mi è arrivato il certificato elettorale, e sono andato con entusiasmo, come pochi sono riusciti a farlo, a votare per i deputati al Parlamento europeo ed ho trovato scritto sulla scheda: *elezioni dei rappresentanti dell'ltalia al Parlamento europeo» avevo quasi la tentazione di mandare un telegramma al Presidente del Consiglio della Comunità europea per ringraziarlo, perché ci aveva permesso di usare la parola Parlamento europeo. Quindi una sconfitta in partenza, una sconfitta durante tutta la campagna elettorale. N o n si è ~ a r l a to di Europa e le elezioni si sono risolte in una riprova di quelle nazionali: la rivincita o meno per i comunisti, che avevano perso dei voti; per i socialisti, che aspettavano le elezioni europee per dimostrare di essere o n o il primo partito europeo e conoscere se in Italia avrebbero guadagnato dei voti; per i democristiani si trattava di conoscere la loro tenuta elettorale; il giorno d o p o le elezioni europee, infatti, abbiamo visto alla televisione che si è discusso esclusivamente di questo. Esclusivamente dico e non prevalentemente, non al 10 o al 90, ma al 101%. Quanti sforzi ha fatto Umberto Serafini? 44 (9) CXXXIII anni di vita di battaglia federalista; quanti miliardi non ha speso la Comunità europea per la propaganda di queste elezioni, per arrivare a questo risultato? Se non chiamiam o sconfitta questa riserveremo questa parola per dire altro. Siamo, quindi, degli sconfitti, e abbiamo avuto la dimostrazione che non rappresentiamo la parte avanzata di un'opinione pubblica mentre pensavamo che tutto il popolo fosse entusiasta dell'Europa. Invece noi siamo rimasti i soli consapevoli che si battono per questa Europa con entusiasmo, sapendo cosa vuol dire; gli altri la vogliono genericamente, all'opinione pubblica non gJiene importa dell'Europa: questo è quello che abbiamo constatato. N o n possiamo pensare che i mass-media, che i politici - i quali a tutto pensavano fuorché all'Europa - fossero il nero e che la popolazione fosse il bianco. Se è così lo è perché questa è la popolazione, questa è l'Italia, questa è l'Europa: quindi siamo degli sconfitti e abbiamo perso una !grande occasione. Dobbiamo dirlo per ricominciare, perché io continuerò a lavorare, sono pronto a battermi più di prima, anche perché la situazione è diversa dal d o p o C E D . Qualcosa esiste: il Parlamento europeo, le strutture europee organizzative, una certa europeizzazione di interessi, quindi qualcosa di diverso esiste. Allora, fallito questo grande plebiscito d i fraternità, questa grande scelta di rivoluzione istituzionale per dieci paesi d'Europa (perché questo doveva essere un plebiscito di fraternità europea, la rivoluzione istituzionale per dei paesi d'Europa che cambiavano la loro struttura istituzionale) e invece si è trattato d i rivincita politica nazionale. Sono andati a votare perché c'era da rifare i conti. Q u a n d o abbiamo parlato d i una legge elettorale europea, se eravamo intelligenti, compreso me (io non sono più bravo degli altri, anche se adesso faccio quasi il primo della classe, sono invece solo il prim o che parla, niente di più), dovevamo pensare ad una legge elettorale che rendesse più facile l'elezione di persone come Panizzi e Martini, e non c'è dubbio che anche questa è stata una sconfitta. I1 problema, allora, che noi (e quando dico noi dico il Consiglio dei Comuni d'Europa) dobbiamo porci è quello del perché ciò t. avvenuto. Direi che qualche risposta parziale ce l'ho: uno dei motivi è che siamo noiosi, perché abbiamo presentato una Europa senza fantasia (Pannella guadagna voti perché è frizzante), noi manchiamo totalmente di frizzo e i federalisti peggio di noi perché sono dei piagnucoloni i quali dicono: non si fanno le elezioni del Parlameilto europeo se non si fa la moneta. I1 secondo problema, per concludere (io stesso sono federalista, ma mi esprimo con un po' di durezza per provocare), è che noi abbiamo sottovalutato la cultura, perché non c'è dubbio che chi va a votare ci va con una certa formazione interiore. A noi è mancata la base culturale, il modo d'interpretare l'Europa. E mi spiegherò con due esempi: quando mi è stato detto che i parlamentari danesi contro 1'Europa erano solo 4 ho fatto un sospirone. La Danimarca ha fatto uno sforzo al di fuori di cxxxiv (10) COMUNI D'EUROPA bilancio d i sconfitte o d i vittorie. Bisogna partire dal fatto positivo che saremmo stati clamorosamente sconfitti se n o n fossimo riusciti a varare la legge elettorale che ci ha consentito, insieme a tutti gli altri, di contribuire all'elezione del Parlamento europeo. D i fronte ad una relazione che aveva tutto il significato di spaziare nel campo politico, quella d i Serafini, e ad un'altra relazione, quella di Martini, che ha cercato d i fare una sintesi delle iniziative che I'AICCE ha fatto per sensibilizzare sempre d i più i cittadini italiani intorno ai problemi europei, ci sono alcune considerazioni che vanno fatte, molto brevemente. I n tutti i paesi in cui si è votato, la politica nazionale ha avuto dei riflessi su quello che sarebbe stato il voto per il Parlamento europeo. Perché, per esempio, quando si dice che il pilastro francese ha retto, lo è stato perché (questa è una niia valutazione) da una parte Giscard cercava d i dimostrare con i voti che la Quinta Repubblica può andare avanti senza l'ausilio d i Chirac e dei gollisti, altrettanto Chirac e i gollisti volevano dimostrare che la Quinta Repubblica non p u ò andare avanti senza il loro aiuto determinante. Nel voto francese, per il mancato successo delle sinistre in Francia, indubbiamente ha influito anche quel certo falliment o che si era avuto con I' Union de la gauche e con quei risultati che andammo ad annoverare nel recente passato. Ma non c'è stata una sensibilizzazione neanche nei paesi che oggi si invocano come dei grandi paesi europeisti; ricordo infatti che, durante la campagna elettorale in Danimarca, girava un motto che non fa certamente onore al Parlamento europeo; dicevano .cercate un'opa per il Parlamento europeo,,, e opa in danese significa un vecchietto, un nonnetto. Q u e sta è la dimostrazione della sensibilità che i danesi hanno avuto per il Parlamento europeo. In Inghilterra abbiamo avuto il fallimento a dimostrazione e conferma che Callaghan è un europeista molto tiepido; soprattutto le preoccupazioni, d a parte nostra, sono venute quando ci siamo accorti che la campagna per il Parlamento europeo veniva condotta dalla Tatcher e dai conservatori, a dimostrazione dello scarso interesse che i problemi europei riscuotono in quel paese. Ma in Italia, se siamo sconfitti, bisogna fare anche una serie di autocritiche, non bisogna venire soltanto in questa sede a recriminare sulla scarsa sensibilità dell'elettorato italiano intorno ai problemi dell'Europa per l'elezione del Parlamento europeo. Alcurii candidati, soprattutto dei grossi partiti, erano e si sono dimostrati vecchi elefanti sfiancati che avevano clamorosamente fallito nella politica nazionale e sono stati collocati a capeggiare le liste nelle cinque circoscrizioni del nostro paese. Poi è venuta, e consentitemi questo riferimento perché bisogna parlare con chiarezza, una notizia che è stata abbastanza traumatica, proprio al!a vigilia della elezione del Parlamento Stelio De Carolis europeo, quando abbiamo appreso che il consigliere provinciale borgomasrro di Aquisgrana aveva concesso di Forli all'on. Emilio Colombo il premio .Carlo D e Carolis - Io vorrei rovesciare il diMagno. come il terzo più grande europeista scorso che ha fatto Zoli e non parlare di un che il nostro paese ha avuto dal 1945 ai tutte le sue tradizioni, d i tutta la sua storia, lasciando il mondo scandinavo per il mond o europeo, andando con la Germania pur essendoci indubbiamente dei ricordi, anche recenti, riguardo a questo paese; ma questa Danimarca l'abbiamo trattata male, l'abbiam o ignorata come qualsiasi altro paese. E' mancato il far sentire alla Danimarca quello che essa rappresenta in Europa. Andersen è rimasto per gli europei lo stesso, prima e dopo, e invece qualche cambiamento ci d o veva essere. Secondo esempio: si è discusso a lungo che si voleva fare l'Europa di Carlo Magno, quindi l'Europa cattolica, ma io non h o sentito mai nessuno in sede europea discutere se Carlo Magno era effettivamente un simbolo per l'Europa, se, cioè, è legittim o o n o dire Carlo Magno = Europa. Invece questo discorso noi lo abbiamo accettato. Si parla d i terza, quarta, quinta repubblica: ci siamo chiesti mai se la nostra è la terza, quarta, quinta Europa? I discorsi accademici, si dice, non cambiano le cose, non danno un posto d i lavoro ad un disoccupato meridionale; sono pienamente d'accordo, ma dipende dal modo di affrontare questi problemi. Durante tutta la campagna del Parlamento europeo non vi è stata nessuna manifestazione (un pellegrinaggio d i ragazzi che vanno con berretti diversi alla tomba d i Schuman), qualcuna d i quelle manifestazioni d i cui il popolo ha bisogno. Da questo traggo la conseguenza che bisogna fare un esame d i coscienza: ammettere la nostra sconfitta e cominciare ad esaminare cosa dobbiamo fare. I o non lo so. So con certezza che devo fare una sola cosa, sulla quale non pongo nessun freno (per tutte le altre decisioni non mi oppongo, perché non h o idee): questo Parlamento europeo eletto è sicuramente un punto di partenza, possibile, per un'azione importante, anche se difficilissima. N o n c'è dubbio che la gente vestita d a europeo, lo diventerà (la mia esperienza, d i chi ormai vive molto in Europa, è positiva in questo senso: chi si veste d a europeo, d o p o lo diventa per forza), quindi possiamo sperare nel Parlamento europeo. Quindi decidere per un lavoro d i spinta e di collaborazione con il Parlamento europeo è già una decisione sulla quale non pongo nessuna obiezione, nessuna riserva, per cui dico anche d i cominciare domani. Per concludere, ripeto che, second o me, è necessaria la pausa d i riflessione, l'esame d i coscienza, per cominciare a vedere perché abbiamo fallito. settembre 1979 giorni d'oggi. Vi dico francamente che queste sono notizie allarmanti, perché non hann o favorito quell'interesse dei giovani, quel rinnovamento che è d a tutti invocato per una classe politica diversa. Questo perché i grossi personaggi, riconosciuti anche all'estero come dei grandi europeisti, sono poi dei personaggi che hanno portato il paese alle condizioni disastrate d i economia, d i crisi istituzionale, morale, in cui ci dibattiam o in questo particolare momento. E allora, d i fronte a queste constatazioni, chiediamoci come può inserirsi un'azione nuova dell'AICCE per maggiormente sensibilizzare i cittadini e l'opinione pubblica. Ritengo che anche I'AICCE abbia bisogno d i una cura ricostituente: bisogna essere meno prolissi, centrare maggiormente i problemi, dibatterli e soprattutto verificare quelle che possono essere le condizioni per un maggior coordinamento che ci deve essere con gli enti locali, con tutte le espressioni della società civile. I1 contributo che vi porto è quello di un modestissimo partito, il PRI, che credo abbia. dei connotati abbastanza credibili d i partito europeista, è quello d i un impegno maggiore perché 1'AICCE e tutti gli organismi che operano a livello nazionale si dimostrino più efficienti, più concreti e si diano dei piani di lavoro più credibili ed ancorati al consenso. Diego Novelli sindaco di Toirino Novelli - Visto che qui, stamane, si sono fatti molti riferimenti personali raccontando aneddoti, scusatemi se ne racconto uno anch'io, non in polemica con l'amico Zoli, per dire che non condivido il giudizio che egli ha espresso. Q u a n d o io ero ragazzo andavo con mia madre a fare la spesa e mi colpiva, tutte le volte che andavamo da un certo signore, che questo tale aveva come motivo del buongiorno d i dire: *stamattina ho perso 50 lire,,, perché dovendo fare un affare, non gli è andata molto bene e ha perso quindi 50 lire. Poi discutendo si scopriva che, anziché guadagnare 150 lire, ne aveva guadagnate solo 100; per lui era una perdita e la presentava come un elemento passivo, di sconfitta. Credo che sentendo l'amico Zoli e il suo giudizio negativo, direi così deciso, radicale, non in senso pannelliano, non possiamo non partire da una valutazione sulla base d i quello che noi abbiamo immaginato, abbiamo accarezzato, e tanto meno - con tutta l'amicizia, tutta la simpatia che io h o per l'amico Martini e per l'amico Panizzi - non possiamo dire che è stato un disastro perché Martini non è stato eletto al Parlamento europeo e altret- settembre 1979 tanto Panizzi. Guai a noi, se fosse questo il metro con il quale diamo una valutazione di carattere politico (perché, non dimentichiamoci, siamo qui per esprimere una valutazione di carattere politico su questa vicenda). U n dato acquisito è che il Parlamento europeo c'è, e non lo dico per fare l'ottimista a tutti i costi, ma in nome della esperienza di chi, come me, da tanti anni segue le vicende europee. Io non ho 44 anni di esperienza come può vantarne l'amico e compagno Umberto Serafini, ma ho almeno una ventina d'anni come amministratore locale e come consigliere comunale. Ricordo che le prime manifestazioni, i primi convegni a cui ho partecipato risalgono alla fine degli anni 50, ai primi degli anni 60, quand o ancora, tra l'altro, nel mio partito c'erano tutta una serie di riserve, di interpretazioni, di dubbi, che poi via via sono stati superati, non perché noi soltanto siamo cambiati (sono cambiati anche gli altri), ma perché è cambiata la situazione politica europea, è cambiato anche lo schieramento politico a livello internazionale; non c'è più la contrapposizione frontale dei due blocchi a cui si voleva «asservire* (uso un termine esasperato per rendere meglio l'idea) l'Europa. Ma come già ci siamo detti in altre occasioni, per molti anni si è fatta molta retorica, su questa idea dell'Europa, nei nostri incontri (ricordo di averlo detto in una delle prime riunioni a cui ho partecipato, come sindaco). Erano, un po', una sorta di convegni e di raduni da ex-combattenti. Mi sembrava (l'avevo detto ad Avignon, sollevando la reazione di Defferre, sindaco di Marsiglia) di partecipare come quando da cronista andavo a seguire, per il mio giornale, i convegni dei ragazzi del '99 (quelli che avevano partecipato, ragazzini diciottenni, alla prima guerra mondiale). I convegni dell'Europa per anni sono stati i raduni dei ragazzi del '99 con la solita retorica, e soltanto dopo si è avuta maggiore consistenza. Credo che anche l'idea dell'Europa (se mi consentite) di Carlo Magno, non era tanto il pericolo di una Europa carolingia perché sarebbe stata una Europa cattolica, integralista ecc., era invece il pericolo di un'Europa integralista, non in senso religioso, filosofico e morale, ma da un punto di vista economico. La battaglia che si è fatta dovremo ancora condurla a termine, perché non è ancora vinta la battaglia contro il disegno dell'Europa carolingia, dell'Europa dei forti, dei paesi più forti che non intendono assolutamente mollare niente e quindi tendono a respingere le aree deboli. E' lo stesso discorso che si è fatto, con molte difficoltà, al nostro interno, che non è superato sul piano nazionale, e cioè la contrapposizione fra il nord e il sud d'Italia e lo stesso problema si ripropone a livello europeo. Abbiamo dovuto condurre battaglie nei sindacati proprio nella realtà torinese: solo qualche anno fa, quando si decise l'apertura, giusta o sbagliata per il modo in cui è stata realizzata, dell'Alfasud, le organizzazioni sindacali, a Torino, raccoglievan o , le firme nelle bancarelle davanti agli stabilimenti della Fiat-Mirafiori contro l'apertura di uno stabilimento automobili- COMUNI D'EUROPA stico nel sud d'Italia. Se tante difficoltà ancora oggi esistono a livello nazionale, in un paese che ormai conta oltre cento anni di unità nazionale, figuriamoci nei confronti di una realtà che ancora non esiste di fatto, che esiste oggi attraverso il Parlamento europeo. Quindi dobbiamo partire da questo fatto estremamente positivo. Chi lo avrebbe detto solamente qualche anno fa (forse solo Serafini, e con molta onestà, tutti lo riconosciamo) che saremmo arrivati al voto a suffragio universale. Combattevamo e non si sapeva se saremmo arrivati, e quando poi ci stavamo awicinando alla decisione pensavamo che ci avrebbero fregato di nuovo, inventando qualche altra cosa per non farci riuscire. Invece ci siamo riusciti, grazie alla battaglia dei veterani appunto come voi, grazie anche alla battaglia di tanta altra gente che ha creduto in questo ideale non astratto, nonretorico, ma come una necessità. Credo che proprio dalla lezione, che tutti dobbiamo ricavare, di questa riflessione sul voto del 3 e del 10 giugno, discendono delle indicazioni che mi permetterò di formulare sul piano operativo. Voglio prima rilevare tutta una serie di strumentalizzazioni che nel corso di questa campagna elettorale, e prima, erano state fatte, o addirittura delle grossolane mistificazioni. Si presenta, ad esempio (e qui non voglio fare polemiche di parte, perché tocca un po' a tutti, i socialisti, i democristiani, in misura minore noi comunisti, perché abbiamo una presenza diversa a livello europeo - tolta l'Italia e la Francia praticamente non esistiamo), lo schieramento socialista come la prima forza europea, vi si fa tutta una campagna sopra e poi appena apri un giornale e leggi solo qualcosa di più di uno slogan elettorale, scopri che fra i socialisti italiani e i laburisti inglesi non c'è niente in comune, sono due cose diverse ai fini dell'Europa. Come si può fare questa mistificazione? Quando mi trovo in un'assemblea a Torino, a discutere con dei giovani, si parla della formazione dei gruppi parlamentari, un giovane mi pone il problema e mi dice: *Lei che è sindaco mi spieghi come può l'ala progressista, avanzata, dello schieramento cattolico italiano trovarsi nel Parlamento europeo a fianco di S t r a u s s ? :~ è infatti tutta un'altra cosa, sono due posizioni inawicinabili da un certo punto di vista. Voi capite che tutti questi elementi hanno concorso ad una certa mistificazione, che hanno prodotto soprattutto un rifiuto da parte dei giovani. Questo *partito del malessere., che si è rivelato forte in Italia, si è classificato come il terzo partito; dopo la D C e il PCI, in Italia c'è un terzo partito che non è il partito socialista, è il "partito del malessere,,, che (fra quelli che non sono andati a votare, le schede bianche, le astensioni, le schede nulle) supera di gran lunga il 10%. Allora, ci poniamo questo problema? O siamo contenti perché in Italia abbiamo il record della partecipazione a! voto?! Credo che questo è un grosso problema che ci deve far riflettere. N o n si può, proprio nel momento in cui lanciamo un ideale come quello europeo e che abbia una capacità di attrazione vincente e di superamento delle (11) cxxxv divisioni nazionali, presentarlo attraverso delle mistificazioni, attraverso delle grossolanità come quelle che si sono manifestate anche nella battaglia del non abbinamento delle elezioni (si vedeva che dietro c'era una strumentalizzazione, perché si pensava che il voto europeo non avrebbe condizionato come condiziona il voto nazionale e quindi, indipendentemente dal fatto europeo, averne poi dei benefici sul piano interno). La gente se ne è accorta. Per quanto diseducato politicamente, il popolo italiano rivela poi sempre una capacità di percezione. Ecco, dunque, il problema che ci pongono le elezioni del 3 e del 10 giugno. N o n si può condurre una battaglia così impegnativa, così importante, astraendoci dai problemi della gente, così come non si può essere attratti dall'idea di Europa, di impegnarsi, quando poi si hanno dei grossi problemi anche a livello personale da risolvere. Allora, se noi riusciamo - e riusciremo - ad agganciare questa prospettiva di unità europea alla possibilità di affrontare e risolvere i problemi della gente, delle comunità, vi sarà un grosso incentivo per coinvolgere maggiormente la popolazione e l'elettorato italiano. Da tutto questo - e concludo - dovremmo trarre delle indicazioni per il nostro lavoro. Se deve essere di insegnamento il voto, la campagna elettorale e il modo come ci siamo arrivati, le delusioni maggiori o minori (ripeto non parlerei di sconfitta perché dei risultati importanti si sono acquisiti; non per la vocazione all'autocritica che personalmente non ho, perché quando si fa il proprio dovere non si ha bisogno di farsi l'autocritica e se si sbaglia si deve avere quel minimo di onestà intellettuale di riconoscerlo) dobbiamo trarne però degli insegnamenti. La nostra Associazione, con le grosse possibilità che noi abbiamo, può costruire un discorso nuovo, costruire delle coscienze nuove, scusate se uso questo termine, ma non è ridonante o fuori luogo, delle coscienze europee. Soltanto noi abbiamo queste grosse ~ossibilità,come amministratori comunali, di intervenire istituzionalmente nel campo educativo, a partire dalla scuola del pre-obbligo, cioè nel problema della formazione dei nuovi cittadini. Una volta si diceva che sono i genitori che devono educare i bambini, i figli; da noi, in molti quartieri, dobbiamo servirci dei figli per educare i genitori, perlomeno a convincerli a comportarsi in un modo meno incivile. Quindi pensate quali processi lenti, lunghi stanno ancora di fronte a noi per una questione così grande come quella che noi dibattiamo, e voi dibattete da tanti anni. Cred o che noi come Associazione, che ha il compito di riunire i Comuni, dobbiamo vedere come riuscire, come direttivo e come struttura (senza farne un baraccone burocratico, appesantito), a fornire ai nostri associati, che ci possono dare un aiuto e un contributo, la possibilità di costruire pazientemente, giorno dopo giorno, nella nostra attività quotidiana, l'ideale europeo. Nel momento in cui passa l'idea europea, nel momento in cui formo dei cittadini che cxxxvi COMUNI D'EUROPA (12) hanno l'idea europea, vuol dire - n o n è un'esagerazione - che ho formato dei cittadini che hanno un'idea tale che mi risolve già di per se stessa tutta una serie di problemi, di tensioni, di esasperazioni, di egoismi, di corporativismi, d i individualismi che sono la malattia, il cancro maggiore che noi oggi soffriamo. Nel momento in cui uno si colloca in una dimensione più grande e, quindi, si rapporta da un punto di vista politico, culturale, sociale e, consentitemi, morale, in modo diverso, nei confronti del suo simile, e addirittura lo vede in una dimensione europea, la metà, se non i 213 dei problemi che assillano oggi la vita della città sono risolti. Ecco perché, sia pure sindaco di una grossa città con tanti problemi, n o n ritengo una mattinata persa quella di venire qui a discutere queste cose, perché vi h o sempre creduto e ci credo maggiormente oggi, sulla base dell'esperienza di questi quattro anni, non certo facili, di esperienza di sindaco di Torino. Angelo Satanassi depurato. consigliere comunale di Forli Satanassi - Tutto il lavoro di campagna elettorale europea è servito certamente perché ci ha dato degli stimoli interessanti per una riflessione che noi dovremmo fare. N o i dobbiamo partire, certo al di là del giudizio che ciascuno di noi come uomo politico da sulla vicenda europea, da un dato di fatto, oggettivo. Questa Europa, certo, ha in sé oggi elementi preoccupanti. Vi sono forze all'interno dell'Europa, e anche i risultati elettorali lo hanno dimostrato, che non credono nell'Europa, non vogliono che 1'Europa diventi un grande punto di riferimento politico, culturale, oltre che un'area economica capace di assolvere una funzione nei rapporti con gli altri paesi del mondo, con l'est, con l'ovest e soprattutto con i paesi del Terzo Mondo. C'è un'Europa nella quale sono presenti forze conservatrici moderate e anche reazionarie che la vogliono condizionare. I risultati elettorali, la partecipazione al voto, che va dal 60% della Germania, della Francia, fino al 30% dell'Inghilterra, sono segnali preoccupanti, a cui naturalmente fa riscontro l'alta percentuale dell'Italia, 1'86% dei votanti. Però questa Italia, questa Europa che mostra tali segnali di conservazione e, anzi, di reazione nel suo interno, ci deve preoccupare. N o n per riprendere il discorso di Zoli, non per partire da una sconfitta, ma ~ r o p r i oper dare il giusto peso, il giusto valore in termini democratici e politici e culturali ai risultati che abbiamo ottenuto. I1 prirno importante risultato è, ovviamente, la nascita del Parlamento europeo a suffragio universale. Ma questa Europa, che mostra di andare a destra, non è né diventerà un punto di riferimento per le grandi masse popolari e soprattutto per i giovani. Sono d'accordo completamente con I'intervento del compagno Novelli, ma se vogliam o .che i giovani, che non hanno più miti (gli ultimi sono caduti: il Vietnam, la Cambogia, la Cina), possano ricostruire un ideale sul quale e al quale mirare, per il quale lavorare e sul quale fondare le loro aspira. . zioni, le loro esigenze, che li spinga ad uscire dal privato, dall'egoismo, dalla mortificazione, per impegnarsi in una grande battaglia di trasformazione, ebbene, questo grande ideale noi lo troviamo nell'Europa, oggi, ma non per conservare quest'Europa, non per consegnarla, per lasciarla nelle mani delle grosse forze economiche e finanziarie che l'hanno governata di fatto, ma per un'Europa che dia veramente quelle risposte che i giovani attendono, oggi soprattutto, ripeto, dopo la caduta dei miti, di fronte ai quali tanta gioventù si trova disarmata. Ma dovrà essere un'Europa che va trasformata, che va cambiata nei rapporti interpersonali, nei rapporti sociali, nei rapporti economici, nei rapporti politici, e va sorretta da un grande dibattito culturale. Questo è second o me il grosso appuntamento ed è a questo appuntamento che noi dobbiamo prepararci anche come Associazione dei Comuni e delle autonomie locali, per dare in questo un più grande contributo. L'Europa può essere un grande fallimento se non cambia, se non diventa qualcosa di diverso. N o n possiamo pensare di fare di questa Europa un punto di riferimento, non solo per le grandi masse popolari europee, ma per le forze culturali, soprattutto per i giovani, se resta cssì, regolata ancora dalle forze economiche e politiche, come sino ad oggi. Allora qui c'è Un g a n d e salto di qualità: c'è la ricerca di una identità europea che pare non cammini, non si affermi, nonostante gli impegni anche delle grandi forze politiche e democratiche europee. Prendiamo il caso dell'incontro di Tokio sulle vicende dell'energia, del petrolio. N o n accettiamo logiche che non corrispon(lono agli interessi dell'Europa, che non corrispondono agli interessi dell'Italia. N o n possiamo discutere i problemi dell'energia (petrolio) e'delle fonti alternative e quindi di prospettiva, senza una nostra autonoma collocazione, tenendo conto che l'Europa è uri'area nella quale si trasformano le materie prime e, quindi, con problemi particolari, ritardi, esigenze, che non possono essere paragonate, confrontate, assimilate alle esigenze, per esempio, del Giappone, degli Stati Uniti, o dell'unione Sovietica. N o i abbiamo problemi, articolarità nostre che non sono tenute in conto nel rapporto con i paesi ~ r o d u t t o r id i petrolio. Siamo in ritardo in una politica autonoma, in una politica europea. E qui giocano logiche nazionalistiche, ancora una volta, e sovranazionali, che mortificano questa grande spinta in avanti e, alla fine, questo ideale europeo. Certo che, se su questa strada e con questo taglio, non v'è dub- settembre 1979 bio che non diamo risposta a chi dall'Europa attende qualcosa di nuovo, di qualitativamente nuovo, un modo nuovo di vivere, di consumare, di stabilire rapporti fra i singoli, fra i gruppi, i ceti sociali: u n modo nuovo per fare cultura e fare scienza. Tutto questo impone all'Europa un profondo cambiamento, quindi u n Parlamento europeo che deve essere consapevole del compit o non soltanto di registrare o di controllare o di essere cassa di risonanza d i decisioni prese in altra sede, ma di essere organo politico che deve sapere e portare a sintesi la molteplicità di interessi, d i spinte, sollecitazioni che vengono dall'Europa ed elaborare un grande progetto di rinnovamento. Quindi un compito specifico. I1 Parlamento europeo non è un Parlamento plurinazionale, la somma aritmetica dei Parlamenti nazionali. E' qualcosa di qualitativamente nuovo, che ha in sé anche il compito di indicare un progetto di rinnovamento dell'Europa. E qui c'è molto lavoro da fare. Ecco la necessità - sono d'accordo con Zoli su questo punto di vista - di una riflessione, di un dibattito che dovremo fare (avviamolo in questo Consiglio nazionale) circa i compiti dell'AICCE. L'AICCE ha concluso una sua vicenda storico-politica realizzando questo obiettivo; ora si apre una pagina nuova. Dobbiamo scrivere tutto, n o n abbiamo un modello a cui fare riferimento, dobbiamo inventare l'Europa; ciò non vuol dire copiare da modelli esterni e sommare poi quei modelli o ricucinarli in chiave europea, vuol dire inventare quella che viene chiamata, nel linguaggio politicoculturale, terza via di incontro delle grandi forze politico-culturali per ricercare, se è possibile, un modo nuovo, diverso, per uscire da una crisi che è storicamente ormai determinata. Crisi di vecchie società, di vecchi rapporti di produzione, crisi anche di valori. L'AICCE intanto si deve impegnare in questo terreno, poiché il Parlamento europeo dovrà soprattutto affrontare le questioni che riguardano la programmazione dell'economia, perché tutto o gran parte (anche se non voglianio essere degli economicisti) dipende dall'economia: programmare l'uso delle risorse su scala europea, e quindi i giusti investimenti, le giuste politiche, nei vari settori ed aree, significa avere coscienza che oggi i grossi problemi, anche quelli nazionali, si risolvono soltanto in chiave europea. D'altra parte già lo vediamo ogni giorno; non si p u ò fare in Italia una politica agraria senza un riscontro, un rapporto diretto con la Comunità europea, che è la massima autorità. N o n si fa una politica di investimenti pubblici non in termini anticongiunturali ma di programmazione dello sviluppo, se non si realizza un raccordo con gli strumenti operativi comunitari; non si fa una politica nel campo sociale senza riferimento alle istituzioni comunitarie. Già oggi siamo condizionati a certe scelte che si fanno altrove. Allora bisogna fare in modo che il Parlamento europeo riesca a gestire questi strumenti e a far sì che queste scelte siano tali da inflbire sui processi economici, produttivi, sociali, e sui rapporti d i produzione. L'AICCE deve settembre 1979 subito affrontare il problema su due versanti: rapporto con i ~arlamentariitaliani per quanto riguarda le politiche che attengono al ruolo e agli spazi che occupa il sistema delle autonomie locali, comuni, province, regioni; rapporto più stretto, di tipo nuovo, con le autonomie locali (e qui anche dovremo vedere gli aspetti organizzativi della nostra Associazione) affinché tutte le problematiche che vengono portate a maturazione a quel livello siano portate nella sede giusta, quella europea, all'interno di una programmazione e di un disegno programmatico comunitario (se noi andassimo in ordine sparso, saremmo perdenti; intanto le regioni più forti avrebbero risultati maggiori rispetto alle regioni più deboli in Italia, ma poi questa logica risulterebbe perdente per il nostro paese nei confronti dei paesi più forti). Quindi noi dobbiamo muoverci a quel livello, ~ e r c h éabbiamo interesse, vuoi per ragioni interne, per riavviare finalmente questo equilibrio all'interno del paese, vuoi per ragioni esterne e anche per ragioni sovranazionali, perché le risorse siano ben distribuite là dove vi sono esigenze, vi è intelligenza, vi è mano d'opera da utilizzare. E' un problema di crescita di coscienza democratica, di coscienza politica, di coscienza programmatoria, chiamiamola così, a livello dei nostri amministratori, ma anche un problema d i crescita culturale nel suo insieme. Ritengo quindi che, per non dilungarci in questa sede, subito debbano essere prese iniziative in questa direzione: per esempio realizzare immediatamente un incontro con le regioni sul sistema delle autonomie e un incontro con i presidenti dei gruppi parlamentari italiani al Parlamento europeo, di cui I'AICCE deve essere l'interlocutore fondamentale. L'abbiamo sempre detto: il Parlamento europeo avrà un senso se saprà stabilire rapporti con due interlocutori: le parti sociali (i sindacati) da un lato e dall'altro il sistema delle autonomie, altrimenti finirà con essere sempre condizionato dalla logica del Consiglio dei ministri dei paesi della Comunità, una logica perversa, dura a morire. E' evidente che non basta neanche un Parlamento per assicurare la crescita, lo sviluppo, il dispiegarsi appieno della democrazia, perché molti parlamenti nati su basi democratiche sono poi diventati aule sorde e grigie per un manipolo o - come diceva un nostro romagnolo un bivacco di camice nere, oppure la sede dei pro-consoli nazisti. Voglio dire allora che questo Parlamento che si muove in Europa, che ha delle spinte conservatrici e moderate preoccupanti, deve stabilire dei collegamenti d i massa, e noi come AICCE dobbiamo dare questa forza al Parlamento, assolvere alla nostra funzione, occupando lo spazio del fronte che ci è proprio, senza voler debordare, ma occupandolo con grande impegno, con grande serietà. Teniamo conto quindi che oggi la battaglia europea e quindi anche su scala nazionale - è caratterizzata dallo scontro tra opposte forze per cambiare questa Europa. Perché o si cambia questa Europa, oppure essa resterà un'area di conquista delle grandi potenze economiche presenti in Europa e nel mondo. Ed è COMUNI D'EUROPA (13) CXXXVII questo cambiamento che può consentire all'AICCE di assolvere in termini qualitativamente nuovi una funzione per non permettere di disperdere il nostro patrimonio, che è una ricchezza, un potenziale di uomini, di volontà, di capacità, di esperienza, che ci deve servire per far fare alla nostra Associazione quel passo in avanti che è necessario. (11 presidente invita coloro che interverranno di limitarsi a 5 minuti). Raffaele Gallus presidente della Federazione Sarda dell'AICCE Gallus - Le due relazioni introduttive hanno aperto una problematica che richiederebbe un approfondimento certamente maggiore, e l'invito, allora, rivolto dall'amico Zoli a riprendere questo dibattito mi trova d'accordo; questo è solo un momento di riflessione, il cui risultato sarà utile per un altro Consiglio nazionale. Partendo soltanto da questa breve considerazione non vorrei che ci ritrovassimo fra cinque anni, cioè dopo le elezioni del secondo Parlamento europeo, a riconfessarci eventuali vere o non vere sconfitte: in ogni caso, se non sono sconfitte, sono però delle insufficienze delle quali dobbiamo prendere atto; si può fare il pioniere come diceva Serafini anche per anni, fino a quando questo ideale del Parlamento europeo non diventi realtà, ma continuare a fare il pioniere a vita, aspettare altri 5 anni, per poi ritrovarci qui ed in pochi (pensate ad un Consiglio nazionale che deve riflettere su fatti tanto importanti, quali sono le elezioni del Parlamento europeo, conoscendo la nostra marginale presenza sia per quanto riguarda alcuni aspetti pratici ed anche per la limitata incidenza in questo grosso fatto storico), penso che non ci consolerà moltissimo saperci dei pionieri che continuano a scavare mentre poi gli altri, che non hanno mai creduto nell'ideale europeo, risultano come eletti (vedi i partiti che si sono fatti rappresentare certamente da uomini loro e non hanno tenuto in grande considerazione esperienze, impegno di quanti credono negli ideali europeistici). Pertanto, credo che questo ci debba spronare ad essere più realisti e più concreti, per avere la possibilità di incidere maggiormente in cene realtà. E' stato ricordato che noi siamo i rappresentanti, l'espressione dei poteri locali; bene, noi allora dobbiamo muoverci verso questa direzione: una maggiore presenza nei poteri locali e una maggiore conoscenza ed intervento sulle problematiche che interessano gli enti locali. Ricordo brevemente l'esempio del sud, l'esempio della Sardegna. L'AICCE non è stata assen- te: ha organizzato convegni per gli amministratori, seminari, è scesa in piazza a portare gli ideali europei ed eravamo gli unici, bisogna dirlo, a portare un contributo di conoscenza della problematica europea, attraverso anche la collana di libri a cui Martini ha fatto riferimento. La mia isola ha dato un'adesione de11'86%, ma non l'ha da- , to - volevo sottolineario - come un fatto sentimentale, ma perché crede nell'Europa, perché crede che l'Europa avrà una parte nella soluzione dei suoi centenari problemi. L'ha dato perché vuole riscattare la situazione del sud di fronte ad un71talia del nord, ad un'Europa del nord che è certamente più progredita; vuole contribuire nei fatti concreti: per esempio, per il problema che oggi si sta discutendo delle fonti energetiche, non solo le nucleari (che possono non essere condivise da tutti) ma altre fonti: verso queste noi abbiamo chiesto di essere più attenti, che sono quelle dello sfruttamento del carbone o altre fonti di energia. Dico, concludendo, che bisogna essere presenti e concreti, quindi vicini alle realtà locali e soprattutto alle realtà dove le situazioni sono di maggior disagio; quando si parla in astratto degli emigrati, di andare a trovare gli emigrati, non abbiamo risolto il problema; bisogna soffrire e comprendere il problema degli emigrati ed evitare le cause del ripetersi del fenomeno. Queste sono le cose concrete, in questo ha creduto il sud e la Sardegna votando per l'Europa, e 1'AICC E deve essere più vicina alla soluzione di questi problemi, attraverso anche le strutture che ha, come le federazioni regionali. Potenziamo le federazioni regionali, diamo una struttura più valida, più incisiva alle strutture di base, e credo che tra 5 anni non ci troveremo ancora qui a discutere il fallimento o a recitare il mea culpa per le nostre incapacità e insufficienze. Giovanni Vicario socio esperto dell'AICCE Vicario - Credo che, dopo le relazioni di Serafini e di Martini e di tutti gli interventi (a cominciare da quello del carissimo amico Zoli, intervento che contiene moltissimo cuore e specchiatissima verità, poiché vede il problema con una angolatura sua che noi possiamo condividere in grande parte) dobbiamo però sottolineare qualche cosa. Io ritengo che oggi si comincia con una fase totalmente nuova. Fino a questo momento I'AICCE, e non dimentichiamolo perché questo è un dato storico, ha fatto sempre azione di supplenza: non si credeva all'Europa, I'AICCE credeva all'Europa; i si infischiavano dell'Europa, 1'AIC- COMUNI D'EUROPA C E ha fatto riflettere i partiti sull'Europa; non si riusciva a fare un discorso fra partiti, perché fino a un certo periodo non si riusciva a parlare se non fra certi partiti, 1'AICCE ha reso possibile (specialmente dal Congresso di Torino in poi) di parlare contestualmente con tutti i partiti dell'arco costituzionale e con le forze sociali. Questo lavoro di supplenza è stato grandissimo ed oggi si deve dire finalmente che abbiamo raggiunto un determinato obiettivo e cominciamo da questo punto di arrivo, come punto di partenza. A quale attività I'AICCE deve dedicarsi in modo fondamentale? Deve trovare, e qui non c'è da mostrare una grossa fantasia, un incontro delle medesime forze che ho citato prima, su un fondamento culturale che ho dato, e attutire il distacco che vi è stato fino adesso fra opinione pubblica e l'Europa, che è lo stesso distacco che esiste fra il cittadino e i suoi eletti al Parlamento nazionale. Dobbiamo evitare che questi difetti del Parlamento nazionale vengano portati al Parlamento europeo. Un'altra delle azioni che I'AICCE deve fare è di avere realniente la possibilità di concentrare intorno a sé i consensi per trattare con i nostri eletti locali i problemi fondamentali. Questa è la cosa che non deve essere sottaciuta. Sembrerà un assurdo, ma noi dobbiamo tornare indietro per alcune cose: tante volte nelle ricerche che si conducono, che la scienza conduce, convinta di scoprire qualche cosa, scopre qualcosa di totalmente diverso. N o i oggi abbiamo scoperto qualcosa di assolutamente diverso, che è l'assoluta impreparazione dell'elettorato, (non solo italiano), l'elettorato come opinione pubblica, (anche degli altri Stati europei), ad un'Europa concepita come un'Europa degli europei; se noi concepiamo sempre un'Europa vista da destra o da sinistra, i consensi che abbiamo avuto li abbiamo avuti di volta in volta o contro la sinistra o contro la destra in questa stessa Europa. Quindi una marcia indietro, per ritornare ai veri valori, quelli enunciati, e in questo siamo in ottima compagnia, perché, - termino citando quanto afferma il grande biochimico Monot - .la scienza progredisce sempre ed avanza a marcia indietro.. Giuseppe Piazzoni se retario generale ~~~I'UNCEM Piazzoni - Mi scuso per l'imprevista assenza del presidente dell'UNCEM impossibilitato a raggiungere Roma; desidero dire a suo nome due cose. Primo, il discorso del collegamento con le associazioni A N C I , UPI, U N C E M si è rivelato estremamente produttivo, però da quando noi siamo riusciti, una volta, a combinare un incontro plenario dei presidenti, segretari generali e vice-presidenti di tali associazioni, è passato un anno. Bisognerebbe trovare il modo di mantenere più stretti collegamenti e, in questo senso, ripropongo formalmente in questa sede, al Consiglio nazionale, di ripristinare la consuetudine, che c'era fino a prima dell'ultimo congresso, che alle Direzioni dell'AICCE veniva invitata l'Associazione, che rappresento, che nella persona del segretario o del vice-presidente partecipava alla riunione della Direzione in modo da tenere un più stretto collegamento. La seconda nostra proposta, che esula strettamente dall'ordine del giorno di stamane, è quella di non ridurre gli impegni dell'AICC E per quanto riguarda il discorso europeo; in particolare verso il Consiglio d'Europa, che è dei 21 Stati e non dei Nove soltanto. Questo perché abbiamo alcuni problemi che, in sede, per esempio, di regioni dell'arco alpino, investono già abbondantemente problemi di paesi che stanno fuori dei Nove; anche per accentuare e coordinare meglio la nostra presenza in seno alla conferenza dei Poteri locali e regionali d'Europa I'AICCE dovrebbe organizzare meglio un minimo di lavoro di segreteria e di collegamento. Detto questo, a nome del mio presidente, volevo aggiungere due considerazioni sulle relazioni di stamattina per dire che Satanassi ha aperto un poco il discorso sul futuro; mi pare che la relazione di Serafini sia stata soltanto retrospettiva, mentre pensavo che Serafini stesso o l'Esecutivo ci proponessero qualcosa di concreto da fare per un'azione futura come un collegamento con gli 81 parlamentari italiani per un discorso concreto. Per quanto riguarda la relazione di Martini, debbo annotare positivamente quel tipo di incontro che vi è stato per funzionari degli enti locali minori; noi abbiamo mandato il segretario di una comunità montana, che è tornato molto entusiasta, e quindi saremmo del parere di ripetere, senza grandi impegni di carattere finanziario, questo tipo di incontri a carattere internazionale, soprattutto per gruppi omogenei; non bisogna fare incontri con città grandi e piccoli comuni insieme, ma comuni di dimensioni simili, ~ e r c h épermettono un'azione di carattere formativo ed informativo. settembre 1979 finito, di Zoli. Dopo le due relazioni, l'intervento di Zoli, che sembrava mettere in discussione, di colpo, tutto, mi ha certamente lasciato perplesso; non sono d'accord o nel-parlare di sconfitta, perché - chi mi ha preceduto l'ha detto - il Parlamento eletto a suffragio universale è il primo passo storico per l'Europa, che non si ripeterà più, perché è la prima volta e ci siamo riusciti. Voglio ricordare quando mi sono affacciato a questi problemi europei (novembre del '751, e allora si diceva, ma riusciremo? Lo diceva prima anche Vicario: i partiti non ci ascoltavano, facevano finta di non capirci, tanto che noi stessi, appartenenti ai partiti, ci sentivamo piccini; io allora mi sentivo piccolissimo; infatti, un partito come la Democrazia Cristiana, che ha creduto sempre nell'ideale europeo, attraverso De Gasperi, dalla fine della guerra in poi, oggi rimane sordo, non fa azioni incisive e non dà la dimostrazione che in questo ideale veramente ci si crede e lo si porta avanti. Noi abbiamo costretto, con la nostra azione, con l'azione dell'Esecutivo, dell'AICCE stessa, abbiamo costretto, anche chi credeva poco, a fare degli atti per cui poi è rimasto incastrato, anche se voleva tirarsi indietro è finito col dire: questo è un altro passo, come fai a tornare indietro? Quindi proprio a tutti questi piccoli passi si è data una realizzazione e siamo arrivati a queste elezioni europee. Quindi direi che per gli europei è stato un successo importante; per noi italiani l'aver votato in percentuale così elevata, rispetto agli altri Stati, credo che sia stato un successo. N o n direi tanto che è stata solo una riprova delle elezioni politiche del 3 giugno: non basta davvero questa interpretazione. Credo che in Italia il voto è una cosa sentita e gli italiani hanno risposto. Ed è stato anche positivo che abbiano risposto in quella percentuale, se si tiene conto che non si è votato per due giorni come per il 3 giugno'. Quindi c'è stata sensibilità. Lucca ha dato il suo contributo alle elezioni europee mandando il suo Notiziario comunale a tutti i capifamiglia: 30 mila copie che sono andate in tutte le case, anche se c'è stato chi lo ha letto e chi no; su questo Notiziario c'erano gli interventi e il pensiero di tutti i rappresentanti politici, dei capigruppo dei partiti presenti nel nostro Consiglio comunale, ed anche un articolo di fondo che spiegava la legge elettorale. Novelli diceva prima: .voglio vedere come farà ad andare d'accordo la prima forza socialista europea, quando ~arlrino lingue diverse.; sì, è vero, anch'io ho detto, nel passato, che i partiti socialisti in Europa parlano cinque lingue, ma proprio per questo stato di fatto (ci sono anche socialdemocratici e socialisti italiani che parlano due lingue diverse per certe cose) non dobbiamo scandalizzarci. Proprio perché abbiamo coPietro stituito questo Parlamento e ci sono questi Rugani gruppi politici, sovranazionali, penso che si consigliere comunale di Lucca dovrà cominciare a parlare un po' più seriamente una stessa lingua sui problemi conRugani - Condivido le due relazioni fatte creti. L'AICCE ha fatto il primo passo: da Serafini e da Martini e, in parte, I'interquando dovrà farle il secondo? e quale? vento provocatorio, come egli stesso ha deQualcuno ha detto che potrebbe essere un COMUNI D'EUROPA settembre 1979 incontro con gli 81 parlamentari europei italiani - qualcuno diceva con i capigruppo -, io direi: gli 81 italiani eletti a Strasburgo e noi, come Consiglio nazionale, dovremm o fare un dibattito di una giornata, di una giornata e mezza, e questo potrebbe essere un primo passo. Dovremo parlare chiaro dei giovani, dei lavoratori, degli emigrati, in particolare per capire quali sono i loro problemi che hanno all'estero e non soltanto andare a trovarli per rivolgersi poi a dieci Ministeri diversi perché i loro problemi son o diversi. Questo discorso con i parlamentari dovrà essere suffragato con proposte concrete di legge nazionale e sovranazionale per i vari paesi, perchè gli emigrati non continuino a trovarsi all'estero soli e abbandonati. Gabriele Panizzi assessore della Regione Lazio Panizzi - C i sono due problemi almeno da dover sottolineare: uno è la riconquista, a livello di base, a livello di enti locali, della consapevolezza che la nostra Associazione è una sezione nazionale di un organismo sovranazionale. Dico questo perché h o qualche preoccupazione quando sento dire di fare un incontro con gli 81 parlamentari italiani oppure con i capigruppo dei partiti; credo che dobbiamo stare attenti a non istituzionalizzare (forse a un livello migliore di quello clientelare proprio dei rapporti fra parlamentari e forze politiche o enti locali) un rapporto che certo sarebbe ad altro livello tra noi e gli 81 eletti. Dobbiamo appunto ~ ~ r o v i n c i a l i z z a r c ima , gli interlocutori non sono gli 81; noi dobbiamo avere come interlocutori gli organismi comunitari e, ovviamente, il Parlamento europeo in primo luogo, che deve avere un suo ruolo perché deve modificare profondamente i rapporti tra Parlamento, Commissione, Consiglio dei ministri e Alta Corte di Giustizia; credo che siano concetti, detti e ripetuti ed è inutile che li ripeta io in fretta e male. Credo che I'interlocutore pincipale debba essere il Parlamento europeo e poi il Governo, che non può essere il Consiglio dei ministri, ma deve essere la Commissione. Se modifichiamo il ruoio del Parlament o europeo, si modifica anche il ruolo dellà Commissione nei riguardi del Consiglio dei ministri; quindi, sono questi i due nostri punti di riferimento. Per semplificare, bisogna affermare: rifiuto dei rapporti con il Consiglio dei ministri e , invece, rapporto con il Parlamento e la Commissione. Q u e ' sto deve essere l'obiettivo e cercherò di chiarire meglio perché. N o i dobbiamo sentirci più sovranazionali e meno nazionali, cioè, dobbiamo svolgere un ruolo più efficace a livello di Consiglio dei Comuni d'Europa. Credo che questo, nonostante gli sforzi dei quali bisogna dare esplicitamente atto a Serafini e Martini, sia stato poco recepito da noi base; in genere, di fronte ai tentativi fatti nelle relazioni introduttive dei nostri lavori di Esecutivo, di Direzione e di Consiglio nazionale e degli incontri che facciamo, si dice a questi nostri amici, che hanno responsabilità d i direzione nella nostra Associazione, che debbono scendere dabbasso, perché altrimenti non li si capisce. Ed io tornerò s u questo argomento tra poco, voglio però dire che noi dobbiamo maturare, come organismo dirigente, politicamente rilevante dell'Associazione; dobbiamo essere consapevoli che o facciamo il salto di qualità, e quindi collochiamo in una dimensione sovranazionale i nostri lavori, oppure noi faremo una mediazione da strapazzo, scusate, tra gli 81 italiani che abbiam o mandato al Parlamento europeo (e certamente sono tutti buoni) e qualche modesto interesse che dobbiamo continuare a portare avanti per conto degli enti locali o per conto dell'Associazione. I1 discorso in parallelo a questo quale deve essere? Dobbiamo, essendo noi una Associazione di poteri locali, essere consapevoli (questo è il mio convincimento) che il sistema delle autonomie Iccali è in crisi, è in una situazione quasi necrologica e, a mio parere, per colpa, purtroppo, d i tutte le forze politiche, democratiche, costituzionali e corporative. Quindi non salvo nessuno. O ci rendiamo conto di questo e cerchiamo di individuare quale è il nesso fra le autonomie locali e l'Europa, e quindi ci sforziamo di comprendere che se noi come Associazione abbiamo come interlocutori le istituzioni, come Associazione di poteri locali riusciamo molto probabilmente a fare uscire i poteri locali da quella situazione abbastanza difficile di oppressione fra una istituzione decrepita che è quella dello Stato, degli Stati, e una istituzione che rischia di essere decrepita se n o n si rinnova, cioè il Parlamento europeo, che rischia di essere decrepito anch'esso. I1 Parlamento europeo, quindi, deve ricevere una spinta dalla nostra Associazione, cioè dagli enti locali, che però si devono rinnovare, in particolare le regioni che, a dieci anni di distanza dal 1970, rischiano d i dichiarare il fallimento; certo in relazione a un comportamento dello Stato, ma anche in relazione a un comportamento loro proprio. Questo si ricollega alle tematiche europee, perché non è vero che è lo Stato che p u ò modificare e risolvere certi problemi di fronte ai quali ci troviamo, è la dimensione europea. Quindi ha senso ristabilire un collegamento fra le autonomie locali, il sistema delle autonomie locali e la dimensione europea. E questo è necessario sia per far sviluppare le istituzioni comunitarie e il Parlamento europeo nella direzione federale che noi vogliamo, sia perché riusciamo a salvare il sistema delle autonomie ridandogli quella (15) CXXXIX vitalità che indubbiamente ha quasi totalmente perso. O riusciremo a reinventare un ruolo dell'AICCE in questo senso, oppure credo che I'AICCE diventerà come 1'ANC I , l'UPI, la Lega (tutti organismi, cgn i cui presidenti e segretari credo che dobbiam o fare un discorso). N o n ha senso, se vogliamo salvare il sistema delle autonomie, che continuiamo a farci le Presidenze che ci pare e piace, nell'UP1, nell'ANC1, nella Lega e nelle altre strutture; si tratta di lanciare a questi organismi, come A I C C E che ha la dimensione ottimale rispetto a queste altre - un appello per un confronto. 11 pullulare degli organismi, e che è pari al pullulare delle istituzioni, è un momento di metastasi della democrazia. Esso è segno di decadenza della democrazia, non di democrazia e di pluralismo. Se ci muoviamo in questa direzione probabilmente riusciremo a riconquistare e nazionalmente e nell'ambit o del C C E un nostro posto. Lino Toffano segretario della Federazione Veneta dell'AICCE Toffano - Abbiamo sentito le relazioni e dobbiamo dire che le condividiamo in pieno. Sull'esito delle elezioni europee Zoli ha sparato subito a zero e ha parlato - io sono contrario - di una sconfitta, mentre invece l'apprezzamento di Serafini e di altri è stato quello di un risultato tutto sommato positivo. Dobbiamo sapere che siamo partiti da momenti e da dati di fatto che non sono dipesi da noi, ma dalle forze politiche le quali hanno costretto la campagna elettorale in un breve spazio e non si poteva fare di più. Possiamo dire che è mancata quella tempestività anche da parte della nostra organizzazione di far pervenire documenti o altro a tempo debito (per esempio quel «vademecum», di cui si parlava da mesi e mesi, è arrivato regolarmente dopo le elezioni). Sono d'accordo con tanti altri amici d i vedere la proiezione del nostro lavoro a livello europeo, affrontando i grossi problemi che dobbiamo far sentire in m o d o profondo anche ai nuovi parlamentari: la realizzazione di un governo europeo e la costituzione europea, tutte cose che non si realizzeranno con questo Parlamento, naturalmente, ma che vanno alimentate e portate avanti. Serafini ha giustamente sottolineato la risoluzione della sezione tedesca del C C E per dire che si è mossa anche quella in avanti chiedendo la Costituente, un Governo europeo, la politica estera, la difesa, la moneta comune, tutti problemi che sono CXL (16) molto sentiti e che noi abbiamo illustrato sulle piazze, a differenza invece del discorso un po' ombroso dei partiti; tanto è vero che questa nostra azione è servita - credo anche a portare gli elettori a votare. Si pensava che andasse a votare il 50% degli elettori per l'Europa, perché si diceva che queste elezioni non contavano più d o p o quelle nazionali, e invece ci sono stati degli spostamenti notevoli per un partito o I'altro, anzi direi che c'è stata una liberazione del voto degli elettori. Devo anche dire che, per esempio, nella nostra regione, nella nostra città, & elettori sono stati più numerosi d i quelle delle elezioni nazionali. Tanto è vero che crediamo di ottenere quel premio dell'unione civica francese (l'uomo tormentato, in bronzo, di due metri, che rappresenta 1'Eiiropa) che dovrebbe essere assegnato alla città capoluogo che ha avuto la maggiore percentuale d i elettori europei. Termino facendo una proposta: h o sentito che si è insistito sui rapporti che noi dobbiamo avere con gli enti locali, che naturalmente sono i nostri rappresentati; bisogna però verificare il nostro ruolo per sapere se I'AICCE ha una sua propria rappresentatività o se questa è frutto delle persone che hanno portato avanti I'AICCE in tutti questi anni o se l'ha veramente. D i fatto la nostra è un'Associazione d i volontari, di enti locali ecc., che continuamente sono sensibilizzati, e dobbiamo dire che pure in questa configurazione l'AICCE, a differenza anche delle associazioni degli altri paesi d'Europa, ha portato avanti un discorso serio, un discorso che è penetrato capillarmente sensibilizzando l'opinione pubblica. Bisogna però spaziare ancora di più. Serafini parlava del fronte democratico e del problema delle alleanze; non dobbiamo riferirci soltanto agli enti locali e agli organismi che rappresentano questi, m a anche ad organismi di interesse di categoria. Abbiamo parlato dei sindacati, ebbene, aggiungiamo anche le cooperative: parecchi organismi tra Confederazione bianca, Lega ecc., che hanno interessi specialmente su scala comunitaria, così come le cooperative agricole. H o partecipato al congresso nazionale della Confederazione cooperative italiane ed h o pubblicamente biasimato il presidente che ha convocato il congresso, per dire: «avete messo all'odg del tema congressuale i Comuni e l'Europa, ma non avete invitato le organizzazioni europeiste, l'AICCE, il Movimento europeo; certamente tutti i discorsi che abbiamo fatto qui avrebbero avuto un taglio diverso perché queste organizzazioni sono più avanti di noi sui problemi delllEuropa». Nel discorso che h o fatto, presente anche Natali, vicepresidente della Commissione della C o m u nità europea, che ci ha ringraziati, h o illustrato tutti quei problemi che noi affrontiam o d a anni. E' nostra preoccupazione quella di unirci. Q u a n d o prima dicevo cooperative, intendevo m o n d o agricolo, coltivatori diretti, possiamo dire industriali, artigiani, tutto questo m o n d o che vive, che ha interessi economici radicati ormai non soltanto in Italia ma in Europa. Questo è uno spunt o per il lavoro che possiamo fare in futuro. - - COMUNI D'EUROPA Gianfranco Porcina sindaco di Giba iVorcina - Se è vero che c'è stata un po' di fiducia delle popolazioni europee (soprattutto da parte della popolazione italiana) nel voto europeo, anche se limitata, questa elezione europea, però, è stata più una rivincita da parte d i alcuni partiti che hanno tentato e anche realizzato una corsa alla preferenza: e questa ha costituito 1'80% dell'accorrere della gente alle urne. I1 mito europeo è ancora vago, però c'è da parte delle regioni meridionali il tentativo di credere nell'Europa, perché si spera che, superando lo stato nazionale in una dimensione più ricca, più articolata, pluralistica e democratica, si possano ottenere quelle soddisfazioni civili ed. economiche che ancora oggi non si possono ottenere a livello nazionale. Esiste però, e quindi va allargato, il discorso che il comune deve essere più presente. I o non sono di quelli che d à tutte le colpe al vertice anche se il vertice ne ha, però dico che anche i comuni devono lavorare un po' di più. Gli amministratori locali devono impegnarsi u n po' di più nel diffondere, nel concretizzare certe realizzazioni che si fanno in Europa. L'ente locale oggi n o n è stato presente forse perché gli amministratori locali sono legati al carro o dei partiti o dei candidati, per cui dovevano sgambettare per trovare preferenze o voti: pensino più in termini europei e comincino veramente ad essere l'alternativa dello stato nazionale. L'ente locale, dunque, al di là dello stato nazionale, per l'Europa! Togliam o u n po' lentamente d i mezzo lo stato nazionale che ci pesa così drammaticamente. C'è poi anche la sfiducia degli emigrati che pensano sempre ad una strumentalizzazione elettorale: riproponiamo quindi già subito adesso questo discorso. Avevo fatto con la Regione sarda alcuni colloqui con gli emigrati e ci avevano già accusato a marzo di essere degli emissari dei vari partiti per tentare di convogliare i voti su questo o su quel partito. Q u a n d o iii aprile ne abbiamo parlato come A I C C E , che poteva essere appunto, in quanto organismo comprendente tutti i partiti, un discorso meno politicizzato, ci hanno ripetuto chiaramente che era troppo tardi. Quindi il discorso dobbiam o riprenderlo adesso, perché lentamente, nel corso di questo quinquennio che ci separa da questa nuova Europa, d a questo nuovo Parlamento europeo, il discorso sugli emigrati si possa fare, in quanto essi sono i potenziali cittadini europei, ovvero i mancati cittadini europei. Sono coloro i quali, se viene restituita loro una certa dose di settembre 1979 serenità e riaffermati certi diritti d i convivenza, di parità con gli altri cittadini europei, possono costituire un tramite tra Europa, cittadini europei e le popolazioni di origine; possono veramente dare questa credibilità all'Europa, che oggi forse le forze politiche e l'ente locale non riescono a dare. Sono d'accordo con Novelli quando diceva che è la scuola a creare la coscienza, da cui si crea l'Europa d i massa, da cui viene fuori l'Europa che cambia, l'Europa che si unisce concretamente in termini federalisti. Siccome sono mancati soprattutto i giovani in questo momento elettorale come divulgatori, giovani che saranno i protagonisti in Europa fra cinque, dieci anni, vorrei fare una proposta che non credo sia audace: perché non creiamo un'AICCE di giovani amministratori, creiamo cioè una scuola, una dirigenza, una classe di ricambio a coloro che meritoriamente e per tanto tempo si sono occupati di A I C C E , capace di ridare più forza e vigore e di essere quindi l'alternativa di domani dell'AICCE e quindi propugnare con più coscienza questa nuova Europa? Volevo dire che questa unione che bisogna fare tra l'esperienza, la cultura del vertice, che ha p i d a t o e bene I'AICCE, unita alla fantasia, alla vivacità della periferia, va cercata. Questo mi pare uno dei modi e i>er rinnovare I'AICCE e per creare più direttamente coscienze europee capaci di incidere nella periferia. Alberto Aiardi deputato, consigliere comunale di Teranio Aiardi - Vorrei dire, innanzitutto, che l'esperienza di queste elezioni non ha fatto altro che confermare la convinzione, che avevamo, di una esigenza di fondo: passare da un'Europa degli addetti ai lavori ad una Europa di popolo, con tutto quello che ciò comporta. Dobbiamo affermare in maniera molto esplicita che l'elezione del Parlamento europeo, e la testimonianza è d i oggi, ci costringe a prendere coscienza sempre maggiore che la costruzione dell'Europa non è terminata, ma ci troviamo soltanto in una fase di passaggio importante che propone dei problemi e degli impegni nuovi. C i sono dei fatti e degli stimoli positivi, come quello di interpretare in ottiche diverse l'impegno non soltanto nostro ma anche quello a livello europeo per più approfonditi confronti. Soprattutto la necessità - e questo credo sia importante - di ricercare indicazioni e valutazioni di carattere operativo, non disgiunte certamente da valutazioni di impegno più generale, per problemi settembre 1979 europei che certamente interesseranno sempre di più l'opinione pubblica, il popolo europeo. Sono stati richiamati i problemi dell'emigrazione, ed è solo un esempio, ma certamente il problema dell'emigrante come cittadino europeo deve trovare una concretizzazione adeguata per attuare i diritti politici nell'Europa, obiettivo questo di cui si parla da tanta tempo ma che fino ad ora è rimasto solo a livello di parole. E' logico anche che la diversità degli apporti, delle posizioni all'interno delle forze politiche e dei partiti in Europa possono far rischiare di dare valutazioni diverse. Ma ritengo che da questo confronto, rivendicando una nostra vivacità culturale che è anche di altri, e forse superiore alla nostra, ci si p u ò costringere a sprovincializzare le nostre posizioni ed assumere di fronte ai problemi culturali, ai problemi politici, ai problemi economici, delle posizioni e soprattutto individuare delle linee operative veramente concrete. Esiste - e concludo - un grosso pericolo per tutto questo. Volere o non volere, infatti, i partiti politici sono stati costretti ad essere impegnati in prima linea per le elezioni europee; e verrà fuori a mano a mano che il Parlamento europeo comincerà a riprendere la sua attività per affrontare i diversi problemi, che il problema europeo diventi, all'interno dei diversi paesi, un problema di monopolio o monopolizzato in maniera prevalente da queste forze politiche, e questo non lo possiamo accettare. E' chiaro che non discutiamo del ruolo importante ed originale dei partiti nel quadro europeo, però è evidente che il problema europeo non deve diventare solo u n o scontro delle forze politiche con I'appannamento degli apporti veramente positivi e concreti per tutto ciò che si muove nell'ambito del pluralismo sociale. E' la linea certamente operativa da riprendere e da considerare nella valorizzazione delle forze sociali, che certamente, come i sindacati, stanno creandosi un proprio spazio ed un proprio ruolo di azione unitario all'interno dell'Europa. Se una delle linee è quella delle forze sociali e delle forze culturali, l'altra è certamente quella delle autonomie locali; da qui il ruolo dell'AICCE che anzi, in questo momento, viene assolutamente potenziato tenendo conto di questo pluralismo, ma soprattutto, valorizzando anche necessari strumenti che sono importanti in questa fase. Certo, il potenziamento e il ruolo delle federazioni regionali è uno degli obiettivi che maggiormente deve impegnare I'AICCE, ma soprattutto dobbiamo individuare, attraverso la valutazione dei problemi concreti, quel rapporto e quel confronto di sollecitazione e di stimolo con le forze politiche, sociali e culturali, che è uno dei grandi spazi attraverso i quali possiamo individuare i binari operativi dell'AICCE. Son o ~ r o b l e m idetti per grandi schemi, ma dalle discussioni della riunione di oggi ricavo una profonda convinzione, perché stimolato dalla nuova realtà, in particolare dalle elezioni europee a suffragio universale: dobbiamo dedicare più spazio a questi problemi. Occorre precisare, non soltanto in COMUNI D'EUROPA linea teorica, gli obiettivi che I'AICCE si deve porre per individuare gli strumenti più adeguati per esaltare il suo ruolo che, oggi come non mai, è stato molto importante e che lo può essere anche nel futuro. Penso quindi ad un incontro del Consiglio nazionale, o ad un convegno allargato a livello nazionale così come è stato detto d a altri, perché certo una riflessione si pone in questo momento e in questa occasione, per dare all'AICCE quell'azione di ulteriore stimolo, di ulteriore presenza che non soltant o ci auguriamo ma che soprattutto riteniam o indispensabile. Tonino Piazzi consigliere co m unale di Castelnovo ne' Monti (RE) Piazzi - C o m e qualcuno sa, h o affrontat o anch'io, in seconda linea, una campagna per l'Europa e l'ho fatto per la candidatura che mi era stata data proprio perché facevo parte dell'AICCE: penso che sia un dato positivo nei confronti dell'AICCE il riconoscimento, d a parte di u n o schieramento politico, dell'azione svolta dai suoi adepti. In questa occasione h o potuto vedere come 1'AICCE è vista dall'opinione pubblica, come è sentita nell'ambiente in cui si opera; sono queste le occasioni chiave: parlavo dell'AICCE e qualcuno magari mi chiedeva cosa fosse, meno naturalmente alcuni amministratori. N o n per fare delle critiche all'AICCE (perché 1'AICCE ha fatto delle grosse cose e dobbiamo valorizzarla), ma mi pare importante che questa nostra organizzazione - che ha dato e p u ò dare moltissimo, perché ha uomini capaci dal punto di vista culturale, intellettuale e con la passione per l'Europa - possa dare molto di più; bisogna però che diventiamo tutti noi dei veicoli, portatori all'esterno di questa idea e del lavoro che si fa. Credo quindi di dovermi impegnare in prima persona, perché l'Europa non dovrà essere monopolizzata da un'organizzazione o dai partiti, poiché interessa i cittadini. Penso sia importante sapere che all'esterno l'opinione pubblica non ci conosce come dovrebbe e non conosce il nostro lavoro, e quindi dobbiamo essere noi amministratori dei veicoli perché questo arrivi alla periferia. Quali strade? Ripeterò forse cose già dette dagli altri intervenuti, ma condivido anch'io la proposta di riunione dove ci diciamo tutto quello che pensiamo, che vi facciamo partecipare, iscritti o no, il più possibile di amministratori locali, per sapere anche da loro (perché non ci dobbiamo fidare soltanto di noi, delle nostre intuizioni o del nostro mestiere) quale sia il migliore m o d o per portare (17) CXLI alla base l'idea d'Europa. E' ovvio che fra cinque anni si rifaranno le elezioni europee, e non sarà di g a n d e onore per un'Associazione come la nostra non avere, ancora una volta, u n o dell'AICCE, eletto al Parlamento europeo, per dire la nostra sull'Europa. Mi pare quindi che, se non avessimo altro di mira, per orgoglio almeno dell'Associazione, questo lo dovremmo fare. Ma. credo anche che la cosa più importante è quella di penetrare nell'opinione pubblica, attraverso gli strumenti che esistono e che sono gli enti locali. Devo dire qui (vedendo degli amici sindaci, e mi congratulo in particolare per l'elezione a deputato dell'ex-sindaco di Forlì, Satanassi, che ha organizzato un riuscito seminario a Forlì, ne abbiamo fatto a Parma e altrove) che dove abbiamo potuto fare qualcosa abbiamo trovato anche il segno di questa presenza (nonostante non ci fosse molta gente che ha partecipato e che ha parlato). Ma dobbiamo intensificare questo lavoro per il momento in patria, proponendoci di far sì che gli amministratori italiani credano nell'Europa, e poi, tramite essi, che sono il pulsante dell'Europa, raggiungere tutta l'opinione pubblica. Giancarlo Piombino presidente del1 ' A I C C E Piombino - Volevo fare qualche osservazione: la prima è che non mi sento di partecipare a questa seduta del Consiglio nazionale con l'animo di un reduce da una sconfitta, bensì, malgrado ovviamente le vicende personali, con l'animo di chi ritiene che, tutto sommato, abbiamo raggiunto un obiettivo importante, per il quale siamo impegnati d a molti anni, e che adesso il nostro compito non è di dare giudizi più o meno generici su questo strumento (il nuovo Parlamento eletto) che si è realizzato, ma quanto di operare perché questo strumento possa raggiungere certi obiettivi. E di questo non mi sembra che si sia parlato molto; credo che dobbiamo fare qualcosa per mettere a fuoco il nostro punto di vista. I1 Parlamento europeo sarà non tanto quello che saranno capaci di fare in maniera astratta i parlamentari europei, come se fossero collocati nel vuoto, ma sarà anche quello che saranno capaci di farlo diventare gli europei e le associazioni che si muovono nell'àmbito europeo, tra le quali il Consiglio dei Comuni d'Europa. E a me sembra che dobbiamo cercare di evitare tre cose (chiedo scusa di questo schematismo) e di cercare di operare per raggiungerne quattro. Dobbiamo evitare che il Parlamento euro- CXLII (18) peo diventi la sornmatoria della espressione dei singoli parlamenti nazionali. Va bene contattare i parlamentari italiani, ma solo come una fase di un discorso più vasto, che rappresenta i1 contatto del C C E col Parlamento europeo. Sarebbe una sciagura se il Parlamento europeo diventasse - lo ripeto la sommatoria dell'espressione dei singoli Parlamenti nazionali. Dobbiamo anche evitare, ed è giusto il richiamo al potere del Parlamento europeo, che esso diventi il *Club>>di belle menti pensanti, una specie di espressione, a livello più ridotto, del Consiglio d'Europa. E dobbiamo anche evitare che il Parlamento europeo diventi espressione di interessi settoriali. I1 fatto che il Parlamento europeo abbia poteri diretti, diciamo così, nei confronti della C o munità economica europea, e che questa abbia dei poteri settoriali, può stravolgere il significato del Parlamento europeo : noi dobbiamo evitare che questo avvenga. Queste le tre cose da evitare. Le quattro cose da realizzare: la prima è quella che il Parlamento europeo deve cercare di conquistare poteri sovranazionali creando o ponendosi come protagonista di un rinnovamento del quadro istituzionale europeo. I1 discorso dell'Assemblea costituente non deve essere qui richiamato perché ne parlano tutti, ma perché non esiste Europa senza sovranazionalità. Secondo: d ~ b b i a m ooperare perché il Parlamento europeo accentui il suo carattere di controllo democratico nei confronti della Comunità economica europea. Ricordava, mi sembra Serafini, che la Comunità oggi ha un bilancio di 25 mila miliardi che potrebbe diventare di 50 mila, c'è tutta una quantità di problemi che riguardano la Comunità economica europea che oggi sono risolti in una mediazione tra i singoli punti di vista nazionali, espressi dal Consiglio dei ministri e la burocrazia di Bruxelles. Bisogna, quindi, rompere questo circolo chiuso attraverso il controllo democratico del Parlamento europeo, e per tale obiettivo noi dobbiamo operare. I1 terzo obiettivo è un argomento di cui abbiamo soltanto parlato nello sfondo, ma che mi sembra centrale: la collocazione, cioè, dell'Europa sulla scena internazionale, sia per quanto riguarda i grandi temi che oggi dominano la situazione mondiale (per esempio, rapporti CinalURSS: l'Europa, second o me, non può essere partnership di nessuna di queste due posizioni) sia per il grande tema energetico, il rapporto cioè tra i paesi industrializzati, europei in particolare, e i paesi oggi possessori dell'unica energia disponibile per il futuro. Quarto tema, che ci tocca da vicino, è quello dell'incidenza del Parlamento europeo nei confronti della ridistribuzione delle risorse a livello territoriale. Abbiamo per anni, direi che in questo caso siamo fra i precursori, affrontato il tema della ~ o l i t i c aregionale a livello europeo e credo che sia un tema di grande interesse per quanto riguarda il nostro paese. Dobbiamo fare sì che il Parlamento europeo, che già ha assunto atteggiamenti importanti su questo argomento (pensiamo all'ultimo bilancio della Comunità), abbia come punto fondamentale di azione il pro- COMUNI D'EUROPA blema della distribuzione regionale delle risorse; problema particolarmente importante per 1'AICCE che ha su questo tema, che tocca da vicino gli enti locali, una sua competenza specifica. Concludo dicendo che non'siamo nella fase di chi deve guardare le sconfitte subite, perché non credo che siamo in questa fase, né possiamo trasformarci in una associazione di pribaldini, i quali dicono: che bello, quando c'era Garibaldi, adesso non c'è più! Siamo un'Associazione politica che deve porsi dei traguardi. H o indicato modestamente quattro punti che mi sembrano importanti; altri potranno essere scelti e fra questi alcuni andranno bene, altri non andranno bene, ma la misura del nostro successo non dipenderà dal giudizio che darem o su quanto è avvenuto, ma proprio dalla capacità che avremo di incidere, secondo queste linee, nel nostro futuro e nel futuro dell'Europa. Un'ultima osservazione: mi sembra di ricordare che a Napoli, quando abbiamo deciso di fare il congresso ogni cinque anni, abbiamo anche previsto la realizzazione di una conferenza nazionale, non elettiva, a metà legislatura. Ritengo, quindi, raccogliendo le indicazioni di qualcuno, che una conferenza di questo genere, da promuovere entro la fine di quest'anno, in relazione alle vicende del Parlamento europeo, sia estremamente importante e potremmo deciderla oggi stesso. Replica del segretario generale C i sono cose che sono state dette e che ritengo senz'altro da recepire, meditandole; ce ne sono altre, invece, che non sono tra di loro compatibili e che richiedono delle scelte: più lavoro nazionale o più lavoro sovranazionale? più lavoro culturale e più spicciolo, organizzativo? Tutte cose teoricamente compossibili ma praticamente non compatibili o compossibili, perché i quadri sono quelli che sono, la giornata lavorativa è quella che è: sta a voi, che siete le forze portanti, sta ai Comuni, alle Province, alle Regioni di rinforzare eventualmente questa Associazione. L'intervento di rottura è stato quello di Zoli, sul quale viceversa non mi vorrei soffermare, perché risulterebbe un po' un discorso ozioso: farei tesoro, invece, di quello che ha ammesso sia il «partito» di Zoli, che ha detto che siamo stati sconfitti, sia l'altro "partito», che sostiene che non siamo stati sconfitti e che avrei in qualche modo guidato io, trovando una certa rispondenza nella maggioranza degli interventi. N o n mi interessa, in questo momento, se siamo stati sconfitti o se abbiamo viiito; mi interessano alcune riflessioni, di cui due vorrei subito proporvele. Una è che la paura di chiedere un'Europa troppo ardita, troppo ideale, dai contorni che rappresentavano troppo un'idea-forza tanto da svegliare i nemici (teoria sbagliata, perché i nemici sono sempre ben svegli) si è dimostrata, tutto sommato, perdente. Cioè non abbiamo dato dei connotati di un'Europa «diversa,,, che fos- settembre 1979 se l'alternativa all'Europa mercantile delle Comunità: non lo ha dato nessuna forza politica; forse non lo abbiamo dato neanche noi. Questo è un discorso che si deve cominciare coraggiosamente a fare con la Gran Bretagna, almeno con una minoranza della Gran Bretagna, che è un paese sempre estremamente sensibile alle sue minoranze. Cioè questa Europa non è da essa recepibile, ma lo potrebbe essere una Europa diversa, non dico immediatamente l'Europa federalista, cosiddetta astratta, istituzionale, ma un'Europa di modello veramente diverso. Per quale ragione l'ideale europeo non potrebbe essere il suo Commonwealth di questa èra? L'altra riflessione discende dal discorso pure mosso da Zoli, ma che ha avuto rispondenza, molto acuta e ricca, della sua ~ e r s o n a l e esperienza, da parte di Novelli, e vi accomunerei un po' noi tutti. Certo, con tutto l'agitarsi della Comunità europea, è la carenza culturale che effettivamente ha colpito anche me. Veramente il dato più umiliante di questo momento dell'integrazione europea è la scarsezza di proposte e di interessi culturali da parte nostra, che ci riteniamo, non so se a torto o a ragione, a;anguardia: comunque, da parte loro, abbiamo assistito a una nazionalizzazione delle cosiddette élites culturali. Q u i ci sarebbe anche da fare un'analisi, che oggi non abbiamo fatto, di mass-media e dei loro rapporti economici (l'ho appena accennato all'inizio della relazione): in ogni caso, in realtà la cultura, e peggio l'industria culturale, e più a sinistra ancora che a destra, è tutta nazionalizzata, strettamente nazionalizzata, direi vergognosamente, provincialescamente nazionalizzata. Quindi effettivamente questi due temi sono temi sui quali dovremo riflettere, indipendentemente dal giudizio di Zoli, che poi è un giudizio complesso, perché è un giudizio che può nascere da componenti diverse (Zoli lo ha fatto col calore del pioniere): bisogna andare estremamente cauti sui successi e gli insuccessi. Peraltro Zoli è stato utile perché ci ha dato quello shock iniziale, che è servito per portare avanti meglio il discorso. Dice De Carolis che abbiamo bisogno di una cura ricostituente: ne sono perfettamente convinto. I1 problema - e questo non lo abbiamo detto durante la giornata di oggi - è effettivamente quello di rinnovare i nostri quadri e nella lotta e nelle prospettive che ci stiamo delineando. Verissimo: molti di noi se ne andrebbero molto volentieri a casa; in realtà è che ancora vogliono portare avanti questo lumicino in attesa che subentriate, che subentrino altri. Sul problema dei quadri anche la proposta di Porcina mi pare intelligente e la faccio mia, non nel senso schematico - settore giovani AICCE - ma nelle necessità che prospetta. I n realtà ho avuto vivo piacere da quando ho visto che questo sindaco di un piccolo Comune cominciava con passione e con interesse a frequentarci. C'è bisogno di moltiplicare questo fenomeno che, in realtà, è una istanza precisa per la nostra missione. N o n ritorno sul discorso di Novelli, che mi ha procurato estrema soddisfazione: settembre 1979 COMUNI D'EUROPA Novelli ci ha mostrato proprio col suo impegno, rapportato al gravame della sua città, come in realtà abbiamo delle grosse possibilità. Ecco, di fronte ai suoi discorsi rimango sempre anche allarmato: effettivamente non facciamo tutto quello che potremmo - non dico che dovremmo, veramente ce la mettiamo tutta - con più acu-. me, con più 'fantasia, con più intelligenza, con più capacità di coordinamento. Effettivamente, in questo senso prima ancora morale che politico, il suo contributo lo ritengo estremamente importante e lo ringrazio. Invece Satanassi ha risposto all'istanza che io mi ero proposto all'inizio: ho tentato di d i s e p a r e un quadro, ma ho subito detto «vorrei che dal dibattito venissero poi più concrete proposte.. Satanassi, appunto, ha ripetuto nitidamente cose che erano già state dette ieri in seno all'Esecutivo e che condivido appieno, facendo però tesoro dell'intervento che mi sento più vicino, perché da tanti anni lavoriamo insieme, con temperamenti un po' simili, fatto da Panizzi sui rapporti fra parlamentari nazionali e con gli enti locali. In realtà è difficile che 1'AICC E riesca a realizzare, in una crisi interna e di rapporti internazionali, molto più d i quanto ci lamentiamo che non si faccia all'interno dei nostri stessi partiti per cercare di rinnovare la metodologia democratica. Abbiamo difficoltà notevoli, purtuttavia, con estrema umiltà e con fatica, e forse con qualche impegno culturale, noi e voi già facciamo un lavoro in Europa corretto, dignitoso e più incidente di altri. Serafini, dopo aver accennato ad alcune battaglie condotte dalllAICCE e dal C C E , in particolare quella per la centralità della politica regionale nel processo d i integrazione europea, ha concluso: certo, è necessario (ma insieme vediamo come) ampliare i quadri dell'AICCE, per articolarci e per riuscire a reggere sui diversi fronti, essendo i nostri stessi Comuni, le nostre stesse Regioni, nella situazione critica, e talvolta anche discutibile, nella quale vengono amministrati. E qui la mia lunga milizia nell'AICCE mi fa vedere, proprio come un panorama davanti agli occhi, i sindaci del dopoguerra italiano. I vecchi sindaci, per esempio, che noi, barricadieri, criticavamo come paternalisti, avevano un vantaggio: erano quasi inamovibili, ma raramente erano prefetti dei partiti; insomma non cambiavano continuamente e riuscivano a sviluppare una politica. Succede ancora in taluni Comuni in Italia, ma adesso tanto più di rado. Quella di allora non era una situazione ottimale, ma non è evoluta in meglio. Quindi l'enorme difficoltà per noi nel reperire gli interlocutori. N o i possiamo sempre sbagliare nel giudizio, ma sia chiaro che lo facciamo sempre con spirit o di servizio. Criticateci, consigliateci, noi siamo qui veramente per servirvi. Detto questo, non vorrei spingermi oltre rispondendo a tutti gli altri, ma in linea operativa faccio mie tutte le proposte puntuali, a partire dall'ultima, di Piombino, sulla Conferenza nazionale; e inoltre sul fatto che questo Consiglio nazionale va riconvocato immediatamente (oggi ci siamo scambiati le prime idee a caldo) e sulle riunioni informali - che d a qualche collega sono state proposte -, composte di eletti da congressi, spesso un po' lontani ad elezione avvenuta, e da altri che possono venire associati a questo tipo di incontri o seminari, dove non si è preoccupati di come si arriva alla conclusione, ma ci si scambia un po' a lungo idee anche sul piano culturale, per il quale parecchi si sono battuti. il bilancio dell'AICCE e le linee di una politica finanziaria legata ai nuovi compiti del CCE la relazione del segretario amministrativo Aurelio Dozio La relazione, peraltro schematica, non si limita questa volta a fare la fotografia dell'attuale momento economico e finanziario della nostra Associazione ma vuole essere la storia della vita economica e finanziaria dell'AICCE dal Congresso di Napoli al Consiglio nazionale odierno e la previsione «ragionata» della nostra situazione economica e delle nostre finanze per il '79 e 1-80 e fino al prossimo congresso. .I documenti che stanno alla base delle mie parole sono i bilanci consuntivi e preventivi dal '76 al '79 che, preparati e approvati dall'organo che ci amministra, e cioè la Direzione nazionale, devono però essere, come per Statuto, sottoposti dal segretario amministrativo alla ratifica ed approvazione del Consiglio nazionale. D i r ò per inciso che noi siamo l'Ente che a mia conoscenza ha per i propri bilanci l'iter più complesso: basti dire che i nostri preventivi, che sono preparati dal segretario amministrativo con la Segreteria politica, di cui fa parte, passano successivamente attraverso quattro, dico quattro, successivi esa- mi ed approvazioni o ratifiche e cioè progressivamente d a quello del Comitato d i Segreteria a quello della Commissione finanziaria, a quello dell'Esecutivo, per arrivare all'approvazione definitiva della Direzione onde essere poi presentato al Consiglio nazionale che lo ratifica approvandolo. Per i consuntivi l'iter è lo stesso con in più l'approvazione del Collegio dei Revisori dei Conti e l'esame finale del Ministero degli Esteri e del Parlamento a cui vengono ogni anno inviati entro il febbraio dell'anno successivo. E' un iter che mi ricorda la procedura per le elezioni dei Dogi di Venezia.. . Per entrare nel vivo della mia relazione, partendo dal preventivo dell'anno '76, che era un bilancio d'assestamento come non poteva diversamente essere, come il primo bilancio di una nuova gestione, devo sottolineare che le prospettive non erano rosee. .L'inflazione e . i costi in aumento, le entrate bloccate per quanto riguarda il contributo statale e la diminuzione per quanto riguarda le quote associative (in diminuzio- (19) CXLIII ne non per numero minore di soci ma per le difficoltà degli Enti locali a pagare la quota, data la difficoltà generalizzata delle loro finanze) erano le ragioni di questa situazione. Infatti, dopo il consuntivo 1976 che si chiudeva a pareggio, il preventivo '77 fu varato dalla Direzione nazionale con un disavanzo presunto di L. 56.900.000 e con la raccomandazione alla Segreteria amministrativa di una azione affinché tale disavanzo venisse recuperato nel corso dell'anno, azione che se awenne, per la massima parte, non potè però impedire che il consuntivo '77 presentasse un disavanzo d i L. 24.710.092. Nel preventivo '78, presentato a pareggio, tale disavanzo fu iscritto e la gestione del '78 non solo lo annullò ma il consuntivo '78 si chiuse con un avanzo, anche se esiguo, d'esercizio, avanzo che venne regolarmente iscritto nel preventivo '79 che comprende anche, come bilancio autonom o , la gestione del contributo straordinario avuto dalla Presidenza del Consiglio come massa d i manovra dell'azione dell'AICCE, per anni '78 e '79, in relazione alle elezioni a suffragio universale diretto del Parlamento europeo. Aggiungerò subito che il bilancio '79 si p u ò ragionevolmente pensare sia pure avviato a chiudere con un avanzo, e questo perché la situazione dei conti, al momento attuale, presenta un'economia di qualche rilievo. O r a , poiché io non sono un «mago» né ~ t o u courtn t né, in particolare, un mago delle finanze (persone del resto di cui si deve avere un certo timore, vedi Sindona e C.), cercherò di spiegarvi come si è potuto arrivare a questa situazione, destinata a durare almeno certamente fino al prossimo congresso (e cioè per i prossimi altri due bilanci dell"80 e dell"81) pur nel perdurare della spinta inflazionistica, con i suoi maggiori costi di gestione, e nella tendenza d a parte degli Enti locali minori associati a sospendere o ritardare i pagamenti delle quote associative. La situazione attuale è frutto d i una duplice politica: una d i gestione, basata sul criterio di una rigida, anche se oculata, economia e sulla considerazione che la vita della nostra associazione andava vista non anno per anno ma, almeno, come un fatto economico ed amministrativo unico, nell'arco del periodo fra i due congressi, e una di produzione, che ha aiutato a incrementare le entrate in tre direzioni, quella del contributo statale portato da 1OO.OOO.OOO a 200.000.000 a partire dal 1977, quello delle nuove adesioni che ha ottenuto l'adesione di tutte le regioni italiane paganti sulla base delle nuove aliquote con un incremento del totale delle quote associative, ed infine il ricorrere alla <<vendita,,dei nostri servizi, facendoci cioè pagare la nostra attività quando, messa a disposizione d i un Ente per attuare attività che gli sono proprie d'istituto, come è stato per esempio del .Convegno sull'Emigrazione~~del Ministero degli Esteri, d a noi curato e condotto in porto nel 1978, o per la *Conferenza della Regione L a z i o ~nella primavera del 1979. N o n voglio abusare della vostra cortesia, CXLIV (20) ma mi pare indispensabile, a questo punto, fare alcune cifre ed alcune previsioni, oltre che dare un quadro di quello che è ora I'AICCE, visto dalla visuale economica e finanziaria e contabile. Comincerò col dire che la concomitanza di una gestione straordinaria con quella ordinaria per il biennio '78 e '79 ha sollevato quest'ultimo da parecchi oneri (come costi fissi e spese generali) e ciò spiega l'avanzo di amministrazione del '78 e del '79: questa gestione straordinaria proietterà i suoi effetti positivi anche sugli anni '80 e '81, perché alcune iniziative varate e impegnate nella visuale delle elezioni del 10 giugno u.s. continueranno, come è ovvio, almeno ancora, finanziate dai fondi straordinari, per l'anno in corso e quello futuro (es. ufficio Europa, azione sugli emigranti, pubblicazioni, ecc.). C o m e esempio *ad abundantiamn, dirò che I'AICCE per questa azione straordinaria ha dovuto *equipaggiarsi» in macchinari e materiali, a spese quindi del bilancio straordinario, e con ciò ha oltretutt o costituito un patrimonio abbastanza notevole di attrezzature per la nostra associazione; queste spese, fatte con il bilancio straordinario, come h o detto, hanno sollevato la nostra associazione da notevoli spese fisse diciamo per immobilizzi e la solleveranno ancora per alcuni anni a venire, in quanto tali macchine, si suppone, durerann o e non finiranno di funzionare con il bilancio straordinario. Del pari, l'azione condotta dal segretario generale e dalla Segreteria tutta per il fondo straordinario ha provocato contemporaneamente l'aumento del contributo statale da 100 a 200 milioni e ciò fino al 1982, e se i 200 milioni attuali non sono, alla luce inflazionistica, che i 50 milioni dei primi anni del '70, tale aumento ha avuto non d i meno una risultanza largamente positiva, perché la retrodatazione al '77 di tale raddoppio ha provocato una sopravvenienza attiva nel 1978, i cui benefici effetti li abbiamo risentiti nel '79 e li risentiremo nell"80. Per inciso, l'anno prossimo, se vogliamo essere tempestivi, si porrà il problema del rinnovo del contributo, azione che richiede almeno un paio d'anni, tenuto conto degli imprevisti (sempre possibili) e anche dell'ammontare di tale contributo che se è alto, come ci è stato rimproverato dalle consorelle, non è il più alto in riferimento ad altri Enti che possiamo considerare per la loro azione simili a noi su un raggio anche minore del nostro (vedi, ad esempio, il Movimento europeo). Quello che è altamente positivo è che in questi ultimi anni si siano potuti avere, creare e finanziare (e finanziarne la vita anche per i prossimi anni, almeno fino al congresso, ripeto) uffici ed attività che COMUNI D'EUROPA settembre 1979 bilancio, se non nelle misure previste ed I'AICCE aveva sempre avuto in animo d i inevitabili. varare. Il personale è rimasto quello del 1976 e, Interpolando la situazione attuale e anche devo dire, per alcuni versi è d a considerarsi introducendo la variante ponderata dall'inin diminuzione, e quello straordinario asflazione crescente, la vita dell'AICCE e le sunto a termine è già stato messo in congesue attività, come risultano dalle relazioni do. C i si orienta anche per le prossime del segretario generale e dal segretario geneattività verso collaborazioni esterne o a rale aggiunto e anche dai suggerimenti che termine. ho sentito dagli intervenuti sono assicurati e Altre decisioni dovranno essere prese e ciò, ripeto, almeno per il biennio che ci credo usciranno dalla famosa conferenza orsepara dal congresso. ganizzativa che è stata, mi pare, convocata N o n voglio con questo dire «dopo di me per l'ottobre venturo, il diluvio*, ma io non posso onestamente Una parola sui nostri uffici. Senza lussi che impegnarmi che per il periodo che mi è né acquisti aheniristici i nostri uffici sono stato affidato: va d a sé che l'azione amminilargamente e degnamente ammobiliati e d o strativa sarà vigilante per creare le condiziotati di macchine, alcune delle quali, per me, ni che permettano la continuazione della sono addirittura da fantascienza, tipo quelle vita dell'AICCE, sia pure con nuovi compiche hanno la memoria (il cui acquisto ci è ti e con nuove strutture, anche d o p o il stato consigliato e facilitato dal Motta). Tali congresso, con questa facilità di gestione macchine ci rendono autosufficienti e quanfinanziaria. d o finalmente l'edificio sarà finito dal punto Ancora qualche parola sulla gestione condi vista delle opere murarie, potremo veratabile e sulla situazione degli uffici. mente e finalmente essere fieri della nostra Per quanto concerne la gestione contabile sede. mi pare debba dirne alcune caratteristiche Per concludere, devo dire che la situaziopositive per la maggior parte, negative per ne economica attuale costituisce un cbackalcuni aspetti, anche se minori. ground» su cui ci si p u ò costruire I'AICCE L'aspetto più negativo è la frizione nelle post-elezioni europee: per qualche tempo riscossioni delle quote associative che avtale situazione garantisce la disponibilità fivengono generalmente scaglionate su un penanziaria che tale nuovo o diverso ~ t r e n d . riodo di tre anni, comprensivo di quello di presuppone e che voi avete suggerito nei competenza. A d esempio, nel 1979, cioè vostri interventi. nell'anno corrente, abbiamo residui per D i questi tempi non sarei un buon ecoquote 1977 (e precedenti) per L. 78.937.363 nomista se non indicassi questa favorevole e (tenete conto che ogni anno si iscrivono contingenza in un periodo breve: ma mi quote per 200.000.000) per quote '78 per pare di poter ripetere, e chiudo, che da qui L. 55.130.408 (su un totale annuale, ripeto, al congresso I'AICCE potrà muoversi e vidi quote iscritte di circa 200.000.000). Q u e vere e progredire, sempre nel quadro di una ste cifre, per inciso, dovranno comunque, regola di regime delle spese oculata e rigida nel corso del 1979, essere prese in esame, e sempre se le caratteristiche del momento affinché molte di loro, come inesigibili, economico nazionale ed internazionale non vengano cancellate e vengano portate come avranno sussulti che ne modifichino le tensopravvenienze passive nel bilancio. Questo denze in m o d o abnorme rispetto agli andasistema di riscossione ha sempre creato delmenti di questi ultimi anni. le difficoltà di cassa nei primi mesi di ciaI o h o finito e termino chiedendo l'approscuno anno; a queste difficoltà e, ripeto, vazione della mia relazione e dei documenti anche per i prossimi due anni di cui parlo contabili che essa sottende, già approvati in sempre in questa mia relazione, si è fatto sede deliberante dall'Esecutivo e dalla Direfronte coi fondi straordinari, ma è una sizione nazionale, e cioè consuntivo '76, pretuazione inevitabile perché è legata all'apventivo '77, consuntivo '77, preventivo '78, provazione dei bilanci degli Enti associati. consuntivo '78, preventivo '79 ordinario e Si pensa di rimediare a questo inconvenienGrazie,,. straordinario. te con la creazione di un fondo di saldatura da reintegrare però ogni anno o nel corso di Il Consiglio nazionale, su proposta del quest'anno ritengo io possa varare questo presidente Piombino - che formalmente conto di saldatura. chiede che i documenti contabili citati da D i r ò adesso dell'aspetto positivo della Aurelio Dozio e che elenca nominativamente vengano approvati (ratificando le decisionostra contabilità. La nostra associazioile non ha debiti e la gestione, considerata s u n i in proposito della Direzione nazionale e del Comitato esecutivo) - approva all'unaun decennio e cioè gli anni '70, n o n ha visto incrementare percentualmente i costi nimità la relazione economico-finanziaria e i documenti contabili presentati dal segretadel personale e quelli generali in proporzione maggiore di quelli degli altri capitoli di rio amministrativo. settembre 1979 COMUNI D'EUROPA 11 d'Europa e della sua Sezione :aliana Incontro dei membri del gruppo ristre'tto dei funzionari regionali partecipanti agli ~ s t a g e spresso ~ la C E E (Roma, 15 febbraio) Comitato direttivo (Roma, 26 febbraio) Conferenza stampa del Comitato di coordinamento delle iniziative femminili per la presentazione dei documenti .Le donne d'Europa per una società più umana e più giusta e Ruolo e responsabilità delle donne nella nuova Europa)>,promossa dal C I M E e dall'ufficio per l'Italia della C E E (Roma, 7 marzo) Seminario dei responsabili degli uffici stampa delle Regioni, promosso dall'AICCE in collaborazione con la Commissione e il Parlamento europei (Lussemburgo, 27-28 febbraio - Bruxelles, 1-2 marzo) Incontri A I C C E / C o m u n e di Bologna con le rappresentanti di movimenti femminili, partiti e sindacati per la preparazione del convegno sull'occupazione femminile nella C E E (Roma, 28 febbraio, 14 e 26 marzo) Convegno sul tema «Costituzione e regioni nella prospettiva dell'unificazione europea., promosso dalla Regione Puglia e dall'AICCE (Lecce, 17-18 marzo) Convegno sul tema «Regioni e Comunità europea per una scelta di sviluppo equilibrato», promosso dalla Regione Emilia Romagna (Bologna, 3-5 maggio) Seminario regionale di studio sul tema «L'impegno delle Comunità locali per una nuova società europea., promosso dal17AICCE, dal Comune e dalla Provincia di N u o r o ( N u o r o , 5-6 maggio) Convegno sul tema « D a cittadino europeo a emig r a n t e ~ ,promosso dal C I M E (Roma, 4-5 maggio) b) Rapporti con il M F E (Movimento federalista europeo) Comitato centrale (Roma, 28 gennaio e 28 aprile) Direzione nazionale (Roma, 28 aprile) Convegno sul tema -1 giovani e il problema del lavoro nella C E E D , promosso dalla consulta regionale piemontese e dal M F E (Torino, 16-17 marzo) Seminario regionale di formazione federalista, promosso dal M F E (Torino, 19-20 maggio) C) Rapporti con il CIFE (Centro italiano di formazione europea) Comitato direttivo (Roma, 31 gennaio, 6 aprile e 18 maggio) Tavola rotonda sul tema «I problemi della moneta europea., promossa dal C I F E e dal M F E (Roma, 2 marzo) Conferenza regionale sul tema .I1 nuovo Parlamento europeo e le autonomie locali», promossa dall'AICCE, dalla Regione siciliana, dalla Provincia e dal Comune di Palermo (Palermo, 19 maggio) Seminario di informazione sul tema «I1 futuro dell'Europa», promosso dal C I F E e dal M F E (Roma, 5-6 maggio) D Seminari per amministratori locali s u «Le autonomie locali alla vigilia delle elezioni europee.: - Nettuno, 6 aprile Ivrea, ,7 aprile - Parma, 2 maggio - d) Rapporti con I'AGE (Associazione dei giornalisti europei) Comitato direttivo (Roma, 9 gennaio - Spoleto, 4-5 maggio) I1 Partecipazione a Convegni, Incontri, ecc. Convegno europeo della stampa studentesca e giovanile sul tema -Giovani, mass-media, Europa., promosso dall'AGE e dal17AIGE (Perugia, 16-18 marzo) Convegno sul tema -11 ruolo delle Regioni nell'Europa comunitaria», promosso dall'ISVEIMER e dall'università di Napoli (Napoli, 2-3 febbraio) Convegno internazionale sull'Europa al servizio della pace e l'allargamento della Comunità ai paesi del Mediterraneo, promosso dalla Sinistra europea (Roma, 10-11 marzo) I1 Convegno europeo delle città siderurgiche sul tema «Problemi e prospettive della siderurgia nella Comunità europea., promosso dal Comune di Taranto e dall'AICCE (Taranto, 6-7 aprile) e) Rapporti con I'AEDE (Associazione europea degli Insegnanti) Convegno sul tema .Le Regioni di frontiera all'interno della C E E D , promosso dall'AEDE (Sanremo, 3-5 marzo) Comitato centrale (Roma, 31 marzo-lo aprile) X Convegno regionale toscano e incontro internazionale di studio sul tema .La formazione professionale dei docenti della scuola dell'obbligo nei paesi della C E E D , promosso dal Comitato regionale toscano dell'AEDE (Firenze, 22-27 maggio) Manifestazione ~ o ~ o l a rsul e tema «Quale Europa? Dalle autonomie locali al Parlamento europeo,,, promossa dal Comune di Perugia in collaborazione con 1'AICCE (Perugia, 26 maggio) VIII Convegno dei sindaci delle grandi città del mondo, promosso dal Centro collaborazione città del mondo (Milano, 17-19 aprile - Torino, 19-21 aprile) I11 Attività in collegamento con altre organizzazioni A Federaliste a) Rapporti con il C I M E (Consiglio Italiano del Movimento europeo) I semestre 1979 Consiglio di presidenza (Roma, 19 gennaio, 26 febbraio, 13 marzo e 19 aprile) Convegno su «Lavoro e occupazione nella prospettiva dell'unione economica e monetaria europea., (Roma, 26-27 gennaio) Grecia, Portogallo e Spagna., promosso dalle Consulte regionali del Piemonte e della Liguria (Genova, 12-13 gennaio) Conferenze regionali sul tema «Le autonomie locali alla vigilia delle elezioni europee., promosse dall'AICC E in collaborazione con le Regioni Abruzzo, FriuliVenezia Giulia, Marche, Toscana (Teramo, 3 marzo Trieste, 24 marzo - Ancona, 6 aprile - Firenze, 3 maggio) - f) Rapporti con lo IAI (Istituto Affari internazionali) Comitato direttivo (Roma, 8 febbraio) Assemblea generale ordinaria e straordinaria dei Soci (Roma, 23 marzo) COMUNI D'EUROPA 12 I sidenti risponde ad esigenze d i equilibrio sotto il profilo sia della natura degli enti territoriali presenti nel Comitato, sia della loro collocazione geografica che rispecchia, a sua volta, una diversità d i problemi e d i esigenze. Sono stati perciò designati a tale carica l'italiano Florindo D'Aimmo, presidente della Regione Molise, e Sir Meredith Whittaker, presidente della Sezione britannica del C C E e della I U L A e membro dello Yorkshire County Council. Completato in tal m o d o il suo programma, il Comitato consultivo ha proceduto subito ad affrontare alcuni problemi destinati a caratterizzarne i futuri sviluppi. In primo luogo quello del rapporto con altri organismi che in epoca recente sono sorti per collegare l'attività d i alcuni gruppi d i Enti territoriali aventi uno specifico campo d i interesse, la Conferenza delle Regioni periferiche e marittime e l'Associazione delle Regioni di frontiera. Nei confronti di entrambe il Comitato consultivo ha dimostrato la sua disponibilità ad inserirle nella propria struttura unitamente a una delegazione della Conferenza dei poteri regionali e locali d'Europa che opera nell'ambito del Consiglio d'Europa (e non della Comunità) e che p u ò quindi costituire un utile raccord o con alcuni paesi europei extra comunitari, in primo luogo con quelli che hanno avanzato la loro candidatura per aderirvi (la Grecia, che tuttavia ha già formalmente sottoscritto a fine maggio il trattato di adesione, la Spagna e il Portogallo). I1 Comitato consultivo ha infatti sempre sostenuto la necessità politica di dare alle istituzioni comunitarie un interlocutore unic o , dotato della necessaria rappresentatività generale anche se tenuto, obiettivamente, a prendere posizione non solo sulle grandi linee della politica comunitaria ma anche su specifici problemi riguardanti determinati settori o aree territoriali interessate dalla ~ o l i t i c aregionale, agricola, sociale, ecologica della Comunità stessa. Questa esigenza di presenza univoca (nel senso etimologico del termine) di u n organismo d i consultazione, dovrebbe essere l i drettore responsabile:Gjuseppe Razzoni dretiore comitato scientifico: Prut Lucio Susmet I I amminktrazionee abbonamenti: GRUPPO GIORNALISTICO EDAGRICOLE Bokgna - 31, Emla Levante - c.c p 8132028 I ' l ! I direzione e redaime: Roma - 116.Viak Castru Retorio-Telefm 46.46 83 abbonamentoannuo, L 10.000 I settembre 1979 Appello del Consiglio dei Comuni d'Europa in favore dei profughi del sud-est asiatico Di fronte al dramma dei profughi del sud-est asiatico, il Consiglio dei C o m u n i d'Europa si associa agli appelli d i solidarietà lanciati dai governi e dalle Istituzioni. Il Comitato d i presidenza, a questo proposito, vivamente preoccupato per una situazione che diviene di giorno in giorno più grave e urgente, ha deciso di lanciare un appello ai comuni europei nonché ai comuni gemellati. Rammenta che gli Enti locali e regionali hanno dei mezzi per intervenire efficacemente per l'aiuto ai profughi. Chiede agli Enti locali, se possibile, d i agire in collaborazione con i comuni gemellati proponendo soprattutto soluzioni concrete (accoglienza delle famiglie, aiuti materiali e finanziari) tramite le associazioni umanitarie. particolarmente presente anche alla controparte, cioè alle istituzioni comunitarie che, in ripetute occasioni - si vedano ad esempio alcuni rapporti del Parlamento europeo e i -nuovi orientamenti della politica regionale- proposti dalla Commissione - hanno sottolineato la necessità d i far partecipare gli Enti locali e regionali alla loro azione in tutti i campi in cui si pongono problemi d i assetto del territorio, di localizzazione, di iniziative economiche, di creazioni di infrastrutture, di rapporti tra il cittadino e l'area in cui egli vive e lavora. I1 responsabile della Commissione comunitaria per la politica regionale e i suoi Servizi appaiono direttamente coinvolti in questo dialogo che ha consentito in passato contatti interessanti; stranamente tuttavia essi sembrano non rendersi conto della obiettiva diversa rappresentatività dei vari organismi che raggruppano attualmente gli Enti locali e della necessità di non favorire la loro proliferazione, specie se essi dovessero apparire legati a visioni settoriali e , in definitiva, corporative. Proprio per questo motivo la e la segreteria del C o mitato consultivo hanno ritenuto opportun o avere, successivamente alla riunione plenaria, un incontro con i rappresentanti della Conferenza delle Regioni periferiche e marittime e dell'Associazione delle Regioni di frontiera nell'intento d i acquisire la loro partecipazione al Comitato a condizioni che tuttavia non alterassero un corretto equilibrio fra le sue varie componenti. Questo obiettivo ha trovato, al momento attuale, re dette, notevoli nelle due Associazioni ostacoli. Nella riunione del 22 giugno il Comitato consultivo si è poi soffermato a lungo sull'esame di alcuni documenti riguardanti problemi di diretto interesse degli Enti territoriali nel contesto comunitario e collegati con lo sviluppo della politica regionale. E' sufficiente citare gli argomenti cui sono dedicate queste note per comprenderne l'importanza: - orientamenti comuni degli Enti locali e regionali sui contenuti dell'attuazione della politica regionale comunitaria; - criteri di attribuzione del Fondo europeo di sviluppo regionale per i progetti di infrastrutture; . - coordinamento dei diversi Fondi comunitari e programmi regionali integrati; - impatto regionale del nuovo allargamento della Comunità europea. U n rapporto di sintesi dei quattro predetti documenti ne accompagnerà l'invio alle diverse istituzioni comunitarie, al Parlamento europeo, in primo luogo, e alla Commissione nonché al Comitato d i politica regionale, al Comitato economico e sociale. Detti documenti serviranno anche a preparare adeguatamente gli incontri che il C o mitato consultivo intende avere con i rappresentanti di dette istituzioni e organi, nell'intento di fornire loro utili elementi e sottoporre proposte espresse dall'esperienza diretta della realtà regionale e locale. Il nuovo Parlamento europeo, la cui elezione lo radica profondamente nel territorio, è destinato a divenire un interlocutore naturale del Comitato consultivo e a rendersi interprete dei problemi che condizionano profondamente l'equilibrato sviluppo della Comunità. D a parte sua il Comitato consultivo deve sempre più rinforzare la propria presenza, curare la tempestiva elaborazione di pareri e di indicazioni, ottenere anche nell'ambito dei singoli paesi membri un adeguato riconoscimento, in m o d o da poter con maggior autorevolezza ed efficacia preparare la via a quella istituzionalizzazione dei rapporti fra Enti locali e regionali e organi comunitari che è iscritta nel suo Statuto e che rappresenta d a sempre uno degli obiettivi essenziali del Consiglio dei C o m u n i d'Europa, che nel Comitato vuol essere il naturale supporto politico. ABBONATEVI A C O M U N I D'EUROPA il 1979 è il 2 7 a n n o di rigorosa e libera battaglia per gli Stati Uniti d'Europa settembre 1979 COMUNI D'EUROPA Le conseguenze economiche e industriali dell'unif icazione monetaria europea d i Dario Velo Da una classe amministrativa e da uomin i d i governo regionale - pur abituati a relazioni fiume dei segretari d i partito e a sottili dispute d i metafisica della tattica l'articolo (o saggio) di Dario Velo potrà essere stimato lungo e dificile. Si sa: i discorsi sull'Europa debbono essere brevi e idioti; e molti francesi della stessa parrocchia misonelsta aggiungono: ~percutantsw. Come poi si riesca ad essere percutant senza dire niente, Dio solo lo sa! Invece l'articolo di Velo, molto stimolante, è semplicemente opinabile. V a discusso, insomma. L'articolo e gli argomenti che porta: proprio come non è stato fatto, d i regola, durante la campagna elettorale europea. Per quanto abbiano cominciato a farlo non i partiti con gli elettori, ma - e questo è importante - i grandi movimenti sociali e di massa al loro interno: il movimento europeo delle autonomie, guidato dal C C E , il movimento europeo sindacale, il movimento cooperativistico, ecc. Moneta europea e piani regionali di sviluppo: ecco u n tema che bisognerà scandagliare, ecco u n tema sul quale il C C E dovrà aprire u n dibattito col Parlamento europeo eletto direttamente dagli europei. O non è permesso? * * * -' Esiste ampia concordanza sul fatto che il Sistema Monetario Europeo (SME) sia destinato ad avere importanti ripercussioni sullo sviluppo economico e l'occupazione. Tale concordanza è ancora maggiore ove si considerino le ripercussioni che avrebbe la creazione di una moneta europea, cioè i1 trasferimento del potere di battere moneta dagli Stati nazionali all'Europa. La concordanza di vedute viene tuttavia del tutto meno n o n appena si cerchi di definire *quali» siano le conseguenze prevedibili d i tali accordi monetari. Sia sufficiente a questo fine ricordare come nel corso delle trattative che hanno preceduto il vertice d i Bruxelles del dicembre 1978 la banca centrale tedesca da un lato e le banche centrali inglese e italiana dall'altro lato abbiano mantenuto un atteggiamento analogo, critico nei confronti del varo dello SME, ma la prima paventando conseguenze opposte e contraddittorie rispetto a quelle temute dalle seconde (l). Per chiarire il punto ci proponiamo d i procedere nel m o d o seguente. In primo luogo prenderemo in considerazione le relazioni esistenti a breve termine fra lo SME e la crisi economica a livello europeo; ciò implica il tentativo di chiarire l'impatto anticongiunturale dello SME. In secondo luo(1) La confusione delle analisi si svelò tale che il cancelliere Schmidt ebbe a dire: -Dopo l'incontro di Brema devo constatare che gli scettici maggiori si trovano soprattutto in Gran Bretagna e in Germania. In modo assurdo essi utilizzano degli argomenti contraddittori. Nella stampa inglese si afferma che la Germania sarebbe avvantaggiata. mentre nella stampa tedesca si sostiene che i l peggio toccherebbe al nostro paese. Poichè questi argomenti si annullano, sono per i l momento molto soddisfattom. go prenderemo in considerazione le relazioni esistenti a lungo términe fra la creazione della moneta europea e i problemi strutturali dell'economia europea; in questa prospettiva assume rilevanza in particolare il tentativo di chiarire come il progetto d i moneta europea si ponga nei confronti del problema della riconversione del sistema economico europeo e della spesa pubblica europea ( 2 ) . Sviluppata questa analisi prenderemo infine in considerazione i rapporti esistenti fra il breve e il lungo termine, cioè fra lo SME e la moneta europea, fra una politica anticongiunturale europea e una politica strutturale d i riconversione; ciò implica il tentativo di delineare il processo in g a d o d i avviare e rafforzare il governo dell'economia europea. Lo SME e la crisi economica La natura del prot>lema. Punto d i partenza p u ò essere la constatazione che la gravità della crisi sta nella sua dimensione mondiale: in crisi oggi è l'ordine economico-monetario internazionale stesso. D i fronte alla crisi, la prima reazione degli Stati europei è stata di chiudersi ognuno in se stesso, con politiche deflazionistiche e tendenzialmente autarchiche; in questo m o d o si è messa in crisi la base stessa del miracolo economico>, di questo d o p o guerra, costituita dall'integrazione europea nel quadro della integrazione economica internazionale. La sola alternativa in grado di fronteggiare la crisi (di non aggravarla, in attesa di poterla risolvere) appare dunque, nei suoi termini più generali, evidente: un'inversione d i tendenza con l'adozione di un'iniziativa in grado d i infondere fiducia agli Stati e rendere più agevole il cammino della cooperazione. La seconda constatazione che è necessario fare per definire la natura del problema è che un'iniziativa del del genere va al di là delle possibilità di ogni Stato, sia degli Stati Uniti d'America sia d i qualsiasi Stato europeo. N o n è pensabile alcun intervento a breve in mancanza d i , un disegno strategico adeguato alla natura del problema. Se il problema è la crisi del vecchio ordine economico mondiale, iniziative efficaci possono essere prese solo da Stati in grado di progettare un nuovo ordine internazionale e d i presentare queste iniziative come misure rivolte alla costruzione graduale di tale nuovo ordine. C i ò fa emergere la necessità di iniziative europee unitarie colne sola alternativa alla crisi, perché dalla capacità dell'Europa di (2) Queste relazioni possono essere indagate ponendosi da punti di vista diversi. Da un primo punto di vista si tratta di appurare le conseguenze sull'economia e sull'industria degli accordi monetari, mentre da un punto di vista contrario si tratta di appurare quale misure monetarie siano necessarie per risolvere i problemi dell'economia e dell'industria. L'oggetto in discussione, da entrambi i punti di vista, t sempre lo stesso. 13 agire come un'unità dipende la possibilità per le relazioni internazionali d i evolvere dal bipolarismo al multilateralismo, cioè dal vecchio ad un nuovo ordine economico-politico internazionale. Gli Stati Uniti, senza il concorso europeo, non sono in grado d i raggiungere questo obiettivo; la crisi del dollaro sta a dimostrare che le responsabili- , tà internazionali d i questo paese sono ormai sproporzionate alle sue possibilità (3). In questo quadro rivestono il massimo interesse le argomentazioni sviluppate dal Presidente della Commissione delle C o m u nità Europee d i fronte al Parlamento Europeo per dimostrare come gli Stati europei, singolarmente presi, siano prigionieri d i una .trappola* che impedisce loro d i adottare misure d i rilancio economico (4). In effetti, i paesi europei che oggi già registrano un elevato tasso d i inflazione e presentano una bilancia dei pagamqnti in equilibrio precario non hanno evidentemente la possibilità d i rilanciare lo sviluppo in m o d o efficace. U n a politica espansionistica, per questi paesi, avrebbe elevata probabilità d i provocare una crisi valutaria e d i accelerare il processo inflazionistico. C i ò alimenterebbe le aspettative inflazionistiche e deteriorerebbe il ciima finanziario scoraggiando gli investimenti. Argomentazioni corrispondenti valgono anche per i paesi europei con moneta forte e bilancia dei pagamenti equilibrata. Si pensi al caso tedesco. La Germania dipende in misura determinante dall'estero, nel senso che circa il 50% della produzione è collocata su mercati esteri, prevalentemente nei paesi membri della C E E . C i ò implica che le previsioni sull'andamento della domanda estera influenzano la decisione di investire delle imprese tedesche con la stessa forza delle previsioni sull'andamento della d o manda interna. U n rilancio della domanda da parte del governo tedesco non è sufficiente a rilanciare gli investimenti e l'occupazione, ma è destinato ad alimentare le tensioni inflazionistiche. Pensare alla Ger~ ~ ripresa mania come una ~ l o c o m o t i v adella è u n mito, perché nessun paese europeo di per sé ha il potere di rilanciare l'economia europea. Le conclusioni di questo primo punto possono essere dunque così sintetizzate: per rilanciare lo sviluppo è necessaria un'azione unitaria da parte dei paesi europei, concepita come prima tappa d i u n disegno più vasto d i ristrutturazione dell'economia europea e mondiale. Le d i ' c o l t à da superare. La natura del problema ne definisce al tempo stesso la difficoltà. Si tratta infatti di realizzare un'azione unitaria d a parte d i Stati sovrani. C i ò porta a scontrarsi con la contraddizione esistente fra il mantenimento del potere decisorio a livello nazionale e il perseguimento d i u n disegno unitario. In particolare ciò (3) Sul punto ritorneremo in seguito in modo più approfondito. La crisi economica internazionale è stata analizzata, nei suoi aspetti di struttura, da: G . MONTANI,L'Europa e 11 mondo fra libero scambro e protezionismo, in: -11 Federalista.,. anno X X , 1978; D . VELO,La misi economica internaz~onale e l'alternativa europea, Milano. 1976. (4) Si tratra dell'indirizzo di Roy Jenkins al Parlamento europeo, riunito a Lussemburgo il 17 gennaio 1978. COMUNI D'EUROPA porta a scontrarsi con lo scoglio contro cui sono naufragati tutti i tentativi di coordinamento delle politiche anticongiunturali compiuti dai paesi europei, costituito dalla sovranità monetaria degli Stati. C i ò corrisponde, strutturalmente, al fatto che la moneta è l'espressione principale, in campo economico, della sovranità nazionale. In effetti, la sopravvivenza delle monete nazionali trasforma divergenze di sviluppo in problemi di bilancia dei pagamenti (5) e quindi impone di subordinare i1 progresso del processo di integrazione alle priorità nazionali (6). In questo quadro lo sviluppo di strategie europee è ostacolato, perché la necessità di difendere le monete nazionali spinge le autorità pubbliche ad orientare tutte le misure di politica economica in funzione dell'obiettivo di migliorare i conti con l'estero e non nella prospettiva dello sviluppo equilibrato economico e sociale nel quadro europeo; in tal modo vengono sempre più aggravate le distorsioni e le tendenze protezionistiche, a scapito di qualsiasi tentativo di coordinamento delle politiche economiche. U n confronto p u ò chiarire il punto. Ipotizziamo che le regioni italiane, o inglesi, posseggano una moneta regionale e quindi una propria bilancia dei pagamenti; in presenza di uno squilibrio interregionale, le autorità delle regioni in deficit sarebbero spinte a ricercare il riequilibrio dei conti interregionali con l'adozione di politiche deflazionistiche o con la modificazione delle parità monetarie. La speculazione subito punterebbe sulla svalutazione delle monete delle regioni deboli e sulla rivalutazione delle monete delle regioni forti. Questa situazione si rivelerebbe evidentemente assurd a perché spingerebbe le regioni verso politiche protezionistiche fino al punto in cui il mercato nazionale risulterebbe frantumato in aree regionali tendenzialmente autarchiche. Questi fenomeni non si manifestano all'interno degli Stati europei perché essi posseggono un'unica moneta e un mercato integrato dei capitali, perché è assicurata la libera circolaz~oneinterregionale dei fattori produttivi e perché l'operatore pubblico provvede a garantire, in una certa misura, lo sviluppo equilibrato del sistema economico. I1 concetto stesso di bilancia dei pagamenti, a livello regionale, non ha significato. Questa situazione contraddittoria è invece caratteristica dell'esperienza europea perché l'Europa non ha ancora superato la propria divisione in Stati-regioni (7). In realtà, per riportare sotto controllo la crisi, il problema cruciale è superare la contraddizione oggi esistente in Europa e costituita dal fatto che in Europa non coincidono Stato, sistema economico e moneta. N o n p u ò esistere sistema economico unitario senza moneta e senza un quadro giuridico-istituzionale costituito dallo Stato, non necessariamente unitario, cioè esclusivo. Va ricordato che la federazione è uno Stato nel cui ambito possono coesistere Stati membri indipendenti nella loro sfera e che la C o m u nità d o p o l'elezione diretta si troverà in una situazione molto vicina a quella di una federazione. L'idea che fosse possibile costruire gradualmente un sistema economico europeo senza creare una moneta e uno Stato europeo, ha potuto svilupparsi solamente come conseguenza di una particolare e irripetibile congiuntura internazionale che ha per un ventenni0 garantito una profonda convergenza fra le condizioni e gli interessi più profondi degli Stati europei. La crisi odierna testimonia l'illusorietà di questa speranza. Le conclusioni su questo secondo punto possono essere dunque cosi sintetizzate: per realizzare un'azione unitaria europea contro la crisi economica è necessario porre il problema di un governo europeo della moneta come salto di qualità verso il governo europeo dell'economia. L o SME. Possiamo ora cercare una risposta al primo interrogativo, circa I'importanza dello SME per fronteggiare, a breve termine, la crisi. L'analisi svolta delimita i1 quadro d'azione entro cui occorre porsi per affrontare la crisi economica. N o n sfugge che lo SME sia all'interno di questo quadro, in quanto la sua creazione costituisce un tentativo di avviare il governo europeo della moneta e perciò dell'economia. Pure non sfugge che le potenzialità dello SME dipendono sia dalla sua attuale configurazione, sia dalla sua evoluzione possibile; in questa prima parte dell'analisi occorre innanzitutto avere attenzione all'impatto immediato che esso è . . in grado di produrre. Diverse osservazioni si rendono a tal fine possibili. Il primo punto da porre in evidenza è il fatto che la creazione dello SME pone gli Stati membri nella condizione di difendere (5) Si badi che ciò non significa che l'abolizione della in m o d o efficace le monete europee contro sovranità monetaria nazionale cancellerebbe il problema degli squilibri della bilancia dei pagamenti semplicemente eliminanla speculazione. d o la loro rilevazione contabile. Il superamento della sovranità In effetti, l'accordo raggiunto a Bruxelles monetaria nazionale con la fondazione d i u n ' u n i o n e monetaria i1 5 dicembre scorso prevede fra l'altro che: determinerebbe che gli squilibri si manifestino secondo la loro reale natura, cioè sotto forma d i diversi livelli e tassi d i a) sarà costituito fra banche centrali un sviluppo regionale, non sorto fornia di diversa solidità delle meccanismo d'aiuto reciproco a brevissimo monete nazionali; ciò renderebbe possibile affrontare tali squitermine di un importo illimitato; libri efficacemente i n termini d i politica regionale invece che aggravarli con niisure protezionistiche. b) sarà costituito un fondo comune di Sul punto si vedano: T . SCITOVSKJ, Economic Theory and Western Ewropean Integration. London, 1962; A. MAJOCCHI,riserve per i1 sostegno monetario a breveL'armonizzuzione delle politiche di bilancio in un'unione momedio termine al quale le banche centrali netaria: u n i n a l i s ~nittca del rapporto W e m e r , in: AAVV., Le affideranno i1 20% delle riserve nazionali di imprese multinazionali, M i l a n o , 1974. o r o e valute ~ r e ~ i a t eLa. dotazione iniziale (6) E ' questa la conclusione del "Rapporto Spierenburg., secondo cui "mantenendo le monete europee distinte, gli Stati membri della C E E hanno sempre voluto mantenersi aperta la possibilità d i ritornare a una politica economica e monetaria autonoma i cui obiettivi siano dettati dall'interesse nazionale.. (Rapporto S ~ i e r e n b u r gal Presidente del Consiglio olandese, L ' A l a , niaggio 1975). (7) 11 problema è stato chiarito, sul piano teorico, da: L. ROBBINS, L'economu pianificata e l'ordine internazionale, tr. ir. Milano, 1948. Sullo sbocco protezionistico del disordine monetario i n particolare si veda, dello stesso L. R o s s i ~ s ,The International M o n e t a ~ yProblems, O x f o r d , 1976. settembre 1979 sarà di 25 miliardi di E C U , pari a 32,5 miliardi di dollari. U n accordo di tale ampiezza non ha precedenti. C i ò è essenziale, perché la forza principale di qualsiasi accordo volto a sconfiggere la speculazione sta nella sua credibilità, cioè nel suo potere di cdissuasione preventiva. nei confronti della speculazione stessa. O r a , si consideri che per uno Stato il fatto di trovarsi al riparo dalla speculazione ha conseguenze economiche della massima rilevanza. C i ò permette di gestire il cambio estero in base a considerazioni di mediolungo termine, non sulla base dei .dictat>> della speculazione. Concretamente, ciò significa poter disporre di strumenti efficaci per evitare che la moneta sia sopravalutata o sottovalutata. Se ciò è importante a livello nazionale per ogni Stato, ciò è essenziale per la Comunità nel suo insieme, perché è la condizione per evitare la frattura della Comunità stessa in due aree con andamenti opposti (l'Europa a d u e velocità, in ultima analisi). Queste conclusioni sono confermate ove si consideri che la possibilità di sconfiggere la speculazione con misure monetarie comuni esime gli Stati dal fronteggiare le crisi valutarie con misure eccezionali di politica economica ed amministrative volte al miglioramento dei conti con l'estero. C o m e già posto in evidenza, l'esperienza della C o munità negli ultimi anni sta a indicare che queste misure tendono ad assumere fatalmente connotati protezionistici (quindi con effetti deflazionistici) e subordinano gli obiettivi reali dello sviluppo e dell'occupazione (aggravando ulteriormente l'impatto deflazionistico). I1 secondo punto d a porre in evidenza è i1 fatto che lo SME è in grado di agevolare la convergenza delle politiche economiche verso l'obiettivo di fronteggiare la crisi, in quanto costituisce un progetto politico unificante che orienta l'azione e il giudizio sia a livello europeo sia a livello nazionale. In terzo luogo va detto che l'importanza dello SME è confermata ove si prenda in considerazione lo scenario internazionale. Lo SME infatti, nella misura in cui orienta le politiche economiche nazionali alla convergenza, p u ò sorreggere il tentativo dell'Europa di agire a livello internazionale in m o d o solidale e quindi autonomo. Questa è la condizione perché l'Europa possa tutelare i propri interessi e contribuire alla ricerca di una soluzione evolutiva della crisi economica internazionale. Si consideri a tal fine che il varo dello SME offre all'Europa l'occasione per riacquistare i1 ruolo di principale centro finanziario internazionale. C i ò pone in gioco la possibilità di conciliare le istanze di svilupp o dell'Europa con quelle legittime di emancipazione dei paesi del terzo mondo, grazie alla possibilità che si verrebbe cosi a creare di orientare, su scala mondiale, verso l'investimento le risorse disponibili che oggi tendono a sterilizzarsi e a generare squilibri. La conclusione di questo punto p u ò essere pertanto che lo SME è in grado di con- settembre 1979 COMUNI D'EUROPA tribuire in m o d o significativo a fronteggiare la crisi in quanto si oppone al suo degrado e avvia una strategia unitaria a livello europeo (8). Questa conclusione ha tuttavia valore solo provvisorio, poichè l'efficacia degli accordi monetari dipende non solamente dalla loro attuale configurazione, ma dalla loro futura evoluzi'one: in gioco è la possibilità che l'inversione di tendenza oggi acquisita (lo SME) sfoci effettivamente nella realizzazione di un quadro di stabilità (un governo dell'economia europea nel quadro di u n nuovo ordine economico-monetario internazionale). Si pone pertanto la necessità di proseguire la nostra analisi, chiarendo lo sbocco del processo di cui abbiamo finora considerato l'avvio e quindi valutando i problemi posti dallo sviluppo del processo stesso. La moneta europea e la riconversione industriale La natura del problema. Il secondo aspetto che ci siamo proposti di esaminare è costituito dalle relazioni esistenti a lungo termine fra la moneta europea e i problemi strutturali dell'economia europea. La natura generale di tali problemi è già stata individuata: si tratta di fronteggiare la crisi dell'ordine economico-monetario affermatosi nel dopoguerra. Occorre ora precisare meglio le possibilità esistenti di fondare un nuovo ordine economico-monetario internazionale e le caratteristiche che quest'ultimo è destinato ad assumere. I1 fatto è che il meccanismo di sviluppo realizzatosi i n questo dopoguerra non ha più possibilità di ripetersi (9). Esso è stato (8) I1 funzionamento e le implicazioni dello SME sono approfonditi, da più punti di vista, in A A W . , Il Sistema Monetario Europeo e la partecipazione dell'ltalia. .Thema. n. 2 , 1978. (9) Sul punto si vedano in particolare: J . PINDER, Una comunrtà federale in un'economia mondiale pnva di governo, in: -11 Federalista*, anno XIX, 1977; G. M O N ~ A NIl~ comme, rcro internazionale l'Europa e il Terzo Mondo, in: -Il Federalista*, anno XVIII, 1976; D. VELO, La politica industriale europea, in: .I1 Federalista*, anno X X , 1978; A A W . , Lavoro e occupazione nella prospettiva dell'Unione economico-monetaria europea, Roma 1979. caratterizzato dallo sforzo dei paesi europei in primo luogo, e dal Giappone in secondo luogo, di recuperare il ritardo accumulato nei confronti dell'economia statunitense. In questo periodo le moderne produzioni di massa, nate negli Stati Uniti all'inizio del secolo perché sorrette dall'esistenza di un mercato interno di dimensioni continentali, si sono diffuse alimentando lo sviluppo e il commercio internazionale. C i ò è stato reso possibile dalla stabilità dei rapporti internazionali, fondata sulla leadership statunitense. I1 successo di questa fase ne decreta oggi la morte; la crisi che oggi stiamo vivendo altro non è che l'agonia di questo modello di sviluppo. Colmato lo squilibrio esistente fra l'economia statunitense e le altre economie industrializzate, per esse si pone I'esigenza di sviluppare settori nuovi. Per 1'Europa ciò implica l'avvio di una politica industriale europea; per gli Stati Uniti ciò impone di fondare lo sviluppo sui settori innovativi in misura maggiore che in passato, potendo contare sempre meno sulla d o manda trainante di origine europea. Va inoltre detto che il meccanismo di sviluppo realizzatosi nel dopoguerra non ha possibilità di riprodursi, perché il suo successo ha distrutto la stabilità internazionale su cui si fondava. C i ò vale in primo luogo per l'Europa. I1 processo di integrazione europea si è sviluppato grazie alla convergenza delle ragioni di Stato degli Stati europei e alla stabilità delle condizioni economiche di base garantite dalla leadership statunitense; ma il successo dell'integrazione, ponendo in crisi la supremazia statunitense, ha distrutto la base stessa su cui l'integrazione si fondava. Per l'Europa si tratta di creare un nuovo quadro di stabilità, garantito autonomamente dalla propria unità, entro cui sviluppare la propria economia. C i ò vale inoltre per i paesi del Terzo Mondo. Nel meccanismo di sviluppo realizzatosi nel dopoguerra poco era lo spazio per le giuste esigenze del Terzo Mondo. Vista la possibilità, negli spazi lasciati aperti dalla crisi, di far valere le proprie rivendica- zioni, è certo che i paesi del Terzo mondo si batteranno per non ritornare ad un meccanismo di sviluppo che li danneggiava. Oggi si tratta dunque di appurare se è possibile fondare un nuovo ordine economico internazionale e quali caratteristiche esso avrebbe; questo compito è realistico solo a condizione di fondarsi sulla presa di coscienza delle trasformazioni, di portata storica, oggi in corso nel mondo. C o n la necessaria approssimazione, è possibile a tal fine individuare due punti fermi per orientare il giudizio. 11 primo è che per le economie sviluppate oggi è in discussione la transizione dalla fase industriale alla fase post-industriale dello svilupp o (IO). L'automazione tende a sostituire i1 lavoro materiale dell'uomo. La disponibilità di energie liberate permette di privilegiare obiettivi che nella società industriale erano subordinati alle esigenze produttive primarie; diventano così pensabili modelli di sviluppo fondati sulla crescita, accanto ai settori a tecnologia avanzata, delle attività direttamente dedicate all'uomo e al territorio. Questa tendenza implica la specializzazione dei paesi sviluppati nei settori ad alta intensità di ricerca e nelle attività terziarie. Il secondo punto fermo è che nei paesi del Terzo Mondo a propria volta oggi è in discussione la possibilità di avviare lo sviluppo industriale, incentivando i settori a tecnologia tradizionale (le cosiddette ~ i n d u strie mature») che tendono ad essere abbandonati dai paesi industrializzati. Dal success o di questo tentativo dipende la possibilità dei paesi del Terzo Mondo di uscire, in una prospettiva a medio termine, dall'attuale stato di subordinazione economica, acquisendo le competenze e specializzazioni necessarie per poter competere in condizioni di parità con le economie industrializzate. O r a , le tendenze in atto nei paesi industrializzati e in quelli in via di sviluppo sono complementari, sia nel senso che si conciliano, sia nel senso che l'avanzare (10) Si veda: M . ALBERTINI, Il modo di produrre post-zndustrrale e la frne della cond~zioneoperala, Milano 1957. Elezioni e Pariamento V A D F M F C L ' M IIF I I AMMINISTRATORE LOCALE E R F G I O L A L F < i ~ u r a < I iiiei.noRolisc I GunfrsncoMsrtini Msiis Valeria Agoatini Agnello SWLUPPO SOWUNAUONALITA' AUTONOMIE Rossi Urnberto Seraiinl Ario Rupeni Vittorio Castellbul Lulgi Troianl AICCE ASSOCIAZIONE ITAWANA PER IL CONSIGLIO DEI COMUNI D'EUROPA AICCE luca(AmJcI,mP~ ASGOCIAZIONE IW A N A PER IL CONSIGLIO DEI COMUNI D'EUROPA LegaperleAatonomie locali COMUNI D'EUROPA dell'una dipende dai progressi dell'altra. Esse vanno sostenute, perché la loro traduzione in atto è in grado di dare soluzione strutturale alla crisi. Si tratta d i vedere quali ostacoli si frappongano, e come essi possan o essere superati. Le dificoltà da superare. L'analisi svolta indica che siamo di fronte ad un obiettivo necessario e realistico, almeno nel senso che è in grado di generare i1 consenso necessario alla sua realizzazione. Va detto tuttavia che le difficoltà d i u n compito n o n dipend o n o solo dalle sue caratteristiche, ma anche dal contesto in cui va affrontato; ciò è particolarmente vero ove si prendano in considerazione problemi internazionali. Questa distinzione è fondamentale per noi perché la difficoltà maggiore da superare nel nostro caso va ricercata proprio al livello del «quadro., non al livello dell'uoggetto>>. La complementarietà fra interessi d i fond o della comunità internazionale necessita, per tradursi in comportamenti effettivamente complementari da parte degli Stati, di corrispondere alla distribuzione di potere del mondo (11). L'attuale assetto internazionale è invece in contrasto con l'affermazione d i questa complementarietà di intenti. Gli Stati Uniti sono troppo oberati, come già visto, d i impegni per potersi fare carico d i nuove iniziative internazionali. L'Europa, d'altro lato, non è in grado d i assumersi responsabilità internazionali, stante la sua divisione. Negli Stati europei, divisi, non p u ò affermarsi una strategia lungimirante e quindi prevale fatalmente l'atteggiamento difensivo che danneggia le loro stesse economie e quelle dei partners. Queste osservazioni possono essere meglio visualizzate ove ci si ponga nella prospettiva specifica europea. Per l'Europa per tradurre nei fatti la potenziale identità d i interessi fra l'Europa stessa e la comunità internazionale (i paesi del Terzo M o n d o , in primo luogo) è necessario avviare una coerente ed efficace politica industriale europea. Ma nell'assetto istituzionale che caratterizza oggi l'Europa non c'è possibilità di avviare una politica industriale che risponda ai requisiti descritti. L'avvio di una politica industriale europea non p u ò fondarsi su una base d i potere costituita dagli Stati nazionali europei, perché questa rende praticabile solo la strada del coordinamento e della collaborazione comunitaria. L'esperienza ha dimostrato l'inadeguatezza strutturale di questa soluzione, che impone un dosaggio rigid o dei vantaggi e degli oneri afferenti ai vari partecipanti e quindi impedisce il salto d i qualità verso una struttura produttiva europea. L'inadeguatezza dell'assetto confederale oggi esistente come base di una politica industriale europea è confermata ponendosi dal punto d i vista delle relazioni internazionali. Porre il problema di dare vita ad una politica industriale europea significa porre il problema d i regolare in m o d o nuovo i rapporti con gli Stati Uniti, con l'Unione Sovietica e con i paesi del Terzo Mondo. E' ( 111 11 punto è sviluppato da: M . ALBERTINI, Le problème rnonétaire et le problème politrque européen, in: A A W . , Monnaie européenne et état fédéral, Lyon, 1975. settembre 1979 Il fatto è che questi tre temi riacquistano chiaro che l'Europa solo con la propria il loro significato storico se considerati conunificazione potrà acquisire pienamente e giuntamente, perché allora risultano essere stabilmente autonomia d'azione a livello inle componenti essenziali di un processo coternazionale. stituente dello Stato europeo. Questa è la La necessità di un progresso istituzionale prospettiva adeguata per comprendere e vadell'integrazione europea (la nascita d i un lutare i problemi e le scadenze fondamentaesecutivo dotato di sovranità economica) come condizione per il varo d i una politica li con cui l'Europa è confrontata. C i ò vale industriale europea risulta evidente, infine, in modo esemplare per la moneta euroove ci si ponga dal punto d i vista degli pea (12). L'Europa ha oggi l'occasione per ragstrumenti necessari per avviare una coerente giungere la propria unificazione politica. politica industriale europea. La Comunità L'elezione del Parlamento europeo a suffradovrebbe disporre, per sostenere la propria gio universale garantisce la base politica per azione, di rilevanti risorse finanziarie protrasformare la Comunità europea in uno prie, dovrebbe avere la possibilità d i manoStato federale. I1 rilancio dell'unione ecovrare i1 credito e la fiscalità e di sostenere nomico-monetaria pone oggi in discussione con commesse la domanda nei settori a sviluppo artificiale. 0 1 - a , non solo è evidenil trasferimento della sovranità monetaria, e con essa della sovranità economica, dagli te che la Comunità non dispone oggi di Stati agli organi europei. N o n c'è chi non questi strumenti, ma è chiara altresì la scarveda come la Comunità, con l'elezione disa probabilità che questi strumenti possano retta del Parlamento europeo e la moneta esserle affidati nelle condizioni oggi vigenti, sulla base di accordi intergovernativi. Q u e europea, sarebbe a tutti gli effetti uno Stasti strumenti sono, e possono essere soltanto, certo bisognoso ancora d i rafforzarsi, ma ormai in grado d i garantire i1 costante e to prerogativa d i un governo europeo. La conclusione di questo secondo punto irreversibile progresso del processo di intepuò essere pertanto così sintetizzata: la reagrazione. lizzazione di un nuovo ordine economico In questa prospettiva emerge chiaramente internazionale dipende dall'iniziativa eurola relazione fra moneta europea, da u n lato, pea. Ma un'iniziativa unitaria e autonoma e , dall'altro lato, governo dell'economia eudell'Europa, di respiro adeguato alla natura ropea, nuovo ordine economico internaziodel problema, è destinata a rimanere un nale, ristrutturazione industriale. La moneta obiettivo irrealistico fino a quando non esieuropea è il quadro che rende pensabili tali sterà una volontà pubblica europea, cioè obiettivi; questi ultimi pongono in discusfino a quando la C E E non disporrà delle sione l'esercizio del potere economico strutture attraverso le quali realizzare un dell'Europa, mentre il progetto di moneta governo dell'economia europea. europea pone in discussione la creazione di La moneta europea. Identificate la natura tale potere, o meglio il suo trasferimento del p r o b l e h a e le difficoltà che si frappondagli Stati all'Europa (13). gono alla sua soluzione, si tratta ora d i La m o n e t a e u r o p e a e la spesa pubblica valutare quale sia l'importanza che la moneta europea riveste in questo quadro. europea A tal fine va detto che il progetto di Dall'analisi svolta discende immediatacreare la moneta europea non deve essere mente quale sia il nesso fra moneta europea valutato «in sé», aviilso dal processo d i integrazione, ma deve essere collocato nel e spesa pubblica europea. Le politiche coquadro d i quest'ultimo per coglierne i collemuni sopra-considerate in effetti altro non gamenti con le altre innovazioni in discussono che .capitoli* della spesa pubblica eusione a livello europeo, prima fra tutte l'eleropea. Vale pertanto, in termini generali, il zione diretta del Parlamento europeo. rapporto creazione di u n potere (moneta A livello europeo, in effetti, oggi sono in europea) - esercizio di tale potere (spesa discussione tre progetti: l'elezione europea, pubblica). I1 punto va considerato in m o d o analitila moneta europea (l'Unione economicoc o ; esso infatti p u ò chiarire i dubbi circa il monetaria) e l'Unione Europea. Essi sono presunto impatto deflazionistico dell'unifiaspetti d i un'unica realtà costituita dal fatto cazione monetaria europea, in essenza di che il processo d i integrazione europea, misure economiche parallele a favore delle completata l'unione doganale, è giunto ad aree più deboli. u n bivio: o un salto di qualità con la nascita D a questa impostazione risulta infatti che di uno Stato europeo, o un'involuzione verfra moneta europea e spesa pubblica euros o il protezionismo e il nazionalismo. pea non esiste un legame economico ma Considerata in sé, l'elezione europea p u ò politico. D a un punto di vista teorico (ecoessere scambiata per un fatto non rilevante, nomico) i due problemi sono indipendenti. in quanto si tratta di eleggere un ParlamenL'unione monetaria è un obiettivo in sé, to privo di poteri. I n sé l'obiettivo che presenta una serie di vantaggi «netti»; dell'unione monetaria è contraddittorio altrettanto vale per la creazione d i u n bilanperché una moneta europea, come dimostra cio federale europeo, vale a dire I'attivaziola crisi del piano Werner, è impensabile in ne di una politica fiscale a livello europeo. essenza di una politica economica europea, cioè d i un governo europeo. N é si vede che (12) M. ALBERTINI, Elez~oni europee, governo europeo e senso abbia parlare d i Unione europea, Stato europeo, in: .Il Federalista., anno XVIII, 1976. quando gli elementi costitutivi il patto (13) 11 significato della moneta europea e le sue implicaziod'unione sono, ciascuno, privi di significato ni sono approfonditi in: A A W . , L'Unione economrca e 11 problema della moneta europea. Milano 1978. reale. COMUNI D'EUROPA settembre 1979 plicate democraticamente all'imposta «più La necessità di una spesa pubblica europea ingiusta che ci sia,,, come Einaudi definiva non si pone per controbilanciare presunti l'inflazione (17). svantaggi economici dell'unione monetaria, Queste osservazioni suggeriscono che il ma si pone come obiettivo parallelo rispetto ritorno all'ordine monetario in Europa cona quest'ultima in q u a n t o nel loro insieme trappone non tanto i paesi con economia moneta europea e spesa pubblica europea debole a quelli con economia forte, ma i costituiscono lo strumento per realizzare u n paesi in g a d o di svolgere una coerente pogoverno dell'economia europea (14). litica economica, considerata anche nel suo Il fatto è che unione monetaria e bilancio momento amministrativo, a quelli incapaci federale europeo sono profondamente condi fare altrettanto. C i ò che più ha rilevanza, nessi da un punto di vista storico (politico) queste osservazioni indicano che il ritorno perché costituiscono due aspetti di u n unico all'ordine monetario non è un'operazione a progetto, cioè la transizione dall'unione d o impatto deflazionistico, ma al contrario, ganale all'unione economico-monetaria, vale ove necessarie condizioni siano realizzate, è a dire dalla cooperazione confederale all'unica via ad offrire concrete possibilità di l'unione federale. C o n la moneta europea rilancio economico. Si consideri che la rivasi pone in discussione il trasferimento di un lutazione della politica fiscale corrisponde potere essenziale dello stato dal livello naad un governo dell'economia improntata a zionale al livello europeo; l'operazione p u ò criteri di programmazione democratica, essere sostenuta dal consenso necessario somentre il ricorso all'inflazione corrisponde lo a condizione di essere presentata come lo ad una delega di autorità pubblica alle corstrumento per risolvere i problemi più gravi porazioni più forti. della società, che oggi vanno identificati nella crisi economica e nella disoccupazioDallo SME alla m o n e t a europea ne. C i ò fa emergere la necessità di collegare l'unione monetaria con una strategia di riL'analisi svolta ci ha permesso di raglancio economico, cioè con l'attivazione di giungere alcune conclusioni su d u e fasi del una spesa pubblica europea. La necessità di processo di unificazione monetaria considestabilire questo legame fra strategia monetaria ed economica corrisponde dunque al (17) Si veda l'analisi sviluppata in: L. EINAVDI,I problemi economici della federazrone europea, Lugano 1944. fatto che il processo di integrazione sta per entrare in una nuova fase. Finora la costruzione delllEuropa è proceduta dall'alto, cioè per mezzo di decisioni degli esecutivi, nazionali ed europei, senza un confronto pubblico tra le varie opzioni possibili; di qui il tecnicismo delle soluzioni. Ma a partire dal voto europeo questo confronto ci sarà, e ciò significa che acquisteranno credibilità ed efficacia i progetti e gli obiettivi suscettibili di ottenere l'approvazione dei cittadini e delle forze politiche e sociali, e non solo quella dei governi nazionali (15). Queste tonclusioni sono confermate ove ci si ponga in una prospettiva «a breve terminen, cioè ove si ricerchino le ripercussioni immediate dell'unificazione monetaria sulle economie nazionali. L'oggetto in discussione diviene allora l'inflazione, e il p u n t o da appurare è se la riduzione delI'inflazione ad un livello medio europeo, necessaria per predisporre le condizioni di base per la creazione della moneta europea, Pensi certamente ad un'organizzazione moderna, agile, efficiente; ad un complessodi uomini disponibiabbia un effetto deflazionistico. H, cortesi. preparati. pronti a farsi carico dei tuoi I1 caso italiano è a tal fine emblematico. problemi, capaci di offrirti soluzioni conformi alle tue E' stato calcolato che nell'ultimo quinquennio i meccanismi di imposizione netta e di redistribuzione del reddito indotti dall'inflazione sono risultati equivalenti a quelli derivanti dall'operare dei meccanismi tributari (16). C i ò sottolinea_la difficoltà di u n azzeramento istantaneo dell'inflazione in Italia, rendendo espliciti i meccanismi fiscali occulti, cioè sostituendo imposte decise e ap- 17 rate l'una isolatamente dall'altra: l'avvio, cioè lo SME, e il punto d'arrivo, cioè la moneta europea. C i ò ha permesso di porre in evidenza la capacità dello SME di fronteggiare temporaneamente la crisi economica e l'importanza strategica della moneta europea per concretizzare una alternativa di lungo termine a tale crisi. Resta ancora irrisolto u n problema essenziale, la possibilità per il processo di integrazione di progredire dallo SME alla moneta europea. I punti da indagare sono a tal fine, per l'essenziale, d u e : da u n lato le potenzialità dello SME di avviare un processo che sbocchi nella creazione della moneta europea, dall'altro i limiti dello SME e le possibilità di porre rimedio a questi stessi limiti. L2e potenzialità dello SME. I1 primo elemento da porre in evidenza è che, rispetto ai tentativi compiuti in passato per realizzare l'Unione economico-montearia, lo SME contiene un elemento di novità di importanza cruciale, costituito dalla creazione delle istituzioni monetarie europee, dotate di un ambito di autonomia funzionale. C i ò pone in gioco non la cooperazione monetaria intergovernativa, ma una strategia di unificazione monetaria. Per quanto limitata sia inizialmente la rilevanza delle istituzioni monetarie europee, vale il fatto che con la loro creazione gli Stati membri si siano - quando p n A ad una banca I (14) Sulla configurazione della spesa pubblica europea necessaria per fronteggiare i problemi più gravi, si veda: C o m mrssion o/ the European Communities, Report o/ the Study Group on che Role o/ Public Finance in European Integration, Brussels 1977. (15) In tal senso: A . SABA, Gli aspettr reali del problema della moneta europea, in .Thema-, n. 2, 1978. (16) R. MASERA,Riflessioni sul rilancio del processo di unifjcazione economica e monetaria europea; alternative e scelte per I'ItaIu, in: ~ T h e m a - ,n. 2, 1978. esigenze. Noi possiamo assicurarti tutto questo perche dasempre ci adoperiamo per risolvere i problemi degli altri, individuali o collettivi che siano. I tuoi problemi diventano i nostri ... e li risolviamo sempre. ' I 18 posti concretamente sulla strada verso l'istituzione della banca centrale europea e della moneta europea (1 8). Vale anche in questo caso l'importanza di giudicare il fatto non in sé, ma nel conteso del processo d i integrazione, entro cui si pone. Astraendo dal contesto in cui si collocano, le decisioni monetarie del vertice di Bruxelles costituirebbero unicamente una riedizione della fluttuazione congiunta, rafforzata grazie alla attivazione di alcune misure di solidarietà europea. *Rebus sic stantibus*, in effetti, il nuovo accordo monetario europeo altro non è che un dispositivo internazionale entro cui coesistono monete nazionali, un sistema cioè di parità fisse, una pseudo-unione monetaria. U n accordo del genere, considerato in sé, appare fragile e instabile, in quanto poggia unicamente sulla disposizione al coordinamento delle politiche nazionali; l'esperienza dimostra che la convergenza europea, a medio e lungo termine, delle politiche nazionali è impossibile con sistemi monetari nazionali indipendenti. La valutazione tuttavia muta ove gli accordi monetari europei siano collocati nel contesto storico in cui essi sono effettivamente maturati. In questa prospettiva è lecito infatti giudicare tali accordi un punto d i partenza di un processo, in quanto subit o si coglie come l'elezione europea ponga già in gioco una seconda tappa del process o , cioè il problema del controllo su d i esso, che a propria volta costituisce la condizione per un ampliamento dell'autonomia funzionale delle autorità monetarie europee. Il fatto è che, con l'elezione europea, è già in discussione la transizione dell'integrazione dalla fase caratterizzata da un gradualismo funzionale ad una caratterizzata da un gradualismo costituzionale, cioè dalla costruzione graduale dello Stato europeo. l limiti dello S M E . Il secondo elemento da porre in evidenza è che lo SME, se pure si differenzia sostanzialmente dai tentativi compiuti in passato, ha, rispetto a questi, ancora un elemento in comune: la logica gradualistica, cioè la convinzione che sia più facile creare l'Unione monetaria con una serie d i piccoli passi piuttosto che con la creazione istantanea della moneta europea. Va chiarito a tal fine che differenza fondamentale, che contrappone quanti sostengono il gradualismo monetario a quanti sono favorevoli alla moneta europea ~ t o u t court*, è la diversa ponderazione data alle difficoltà d i ordine politico ed economico; mentre il gradualismo monetario privilegia l'aspetto politico del problema, la creazione istantanea della moneta europea si presenta come la soluzione più razionale dal punto di vista economico. C i ò perché adottando un approccio gradualistico si è costretti a gestire una fase in cui si lascia agli Stati il potere d i battere moneta e al tempo stesso si pretende che non ne facciano uso (così (18) CI sia consentito rinviare allianalisi sviluppata in: D. VELO. Pl<lno a medio termine per l'unione moneuria europea nella prospettiva dell'elezione europea, in: eTheman, n. 1, 1977. COMUNI D'EUROPA seitembre 1979 generando tensioni interne) mentre a livello europeo ancora non esiste un'autorità responsabile d i manovrare gli strumenti di politica monetaria e generale d i politica economica disattivati a livello nazionale (e ciò è destinato a generare tensioni fra gli Stati membri). Il fatto che ci si sia orientati a favore dello SME in alternativa all'immediata realizzazione della moneta europea significa che le esigenze di ordine politico sono prevalse su quelle d i ordine economico. La facile creazione della moneta europea è dal punto d i vista economico, ma impone una forte volontà politica oggi ancora non esistente; come già abbiamo visto, è irrealistico sperare che tale volontà si formi prima delle elezioni europee e con esse prima della nascita dei partiti europei. L o SME al contrario è una soluzione più difficile dal punto di vista economico, ma richiede una minore volontà politica in quanto rinvia la scelta cruciale. In questa prospettiva, merito dello SME appare essere quello d i avere posto sul tappeto il problema dell'unione monetaria «prima» dell'elezione europea, in m o d o da costringere il dibattito elettorale europeo a svilupparsi su questo tema. Nessun approccio graduale p u ò eliminare il fatto che a un certo punto o si crea la moneta europea o si rinuncia all'unione monetaria (19); e la creazione della moneta europea è pensabile solo in presenza d i un ampio consenso, che a propria volta p u ò essere garantito solo dallo schieramento europeo dei partiti su questo tema. D o p o lo SME, è difficile pensare che le forze economiche, sociali e politiche possano confrontarsi nel dibattito elettorale europeo senza chiarire la propria posizione verso la moneta europea e il governo europeo dell'economia. (19) Un contributo chiarificatore è stato recentemente daExchange Rate and World to, in tal senso, da W. CORDEN, Economy, Oxford 1977. I libri EDMONDOPAOLINI - L'idea d i Europa - La N u o v a Italia Editrice, Firenze, 1979, L. 2.800. J/Europa/La Nuova Italia Editrice - L'autore, che ha curato quel bellissimo volume, Storia del Federalismo europeo ( E d . ERI), diventato un classico per i giovani che si avvicinano al federalismo, pubblica ora presso la Nuova Italia Editrice un libro, L'ldea d i Europa, che come il precedente risponde alle esigenze di quanti, attraverso una lettura gradevole e facilmente comprensibile, desiderano conoscere le origini e gli 'sviluppi di quest'idea d'Europa che è l'anima dello Stato federale europeo in formazione. L'Autore parte dall'affermarsi dell'idea d'Europa nell'età dell'illuminismo, quando *si diceva Europa non solo e non tanto per intendere uno spazio, e neppure un gruppo di popoli, ma un'entità civile, morale, spiri- tuale a sé stante., figlia dell'individualismo e del cosmopolitismo greco, dell'universaligiuridico romano e d i auello smo ~ o l i t i c oe " morale cristiano. Questa Europa entità civile è impossibile senza uno stato di pace, che a sua volta è irrealizzabile senza un ordinamento federale <<dadistinguersi dal patto di pace - come dice Kant nel Progetto per la pace perpetua - in ciò: che quest'ultimo si propone di porre termine semplicemente a una guerra, quello invece a tutte le guerre e per sempre.. Così l'idea d'Europa sfocia nel federalismo che trova la sua prima attuazione oltre Atlantico con la Costituzione scaturita dalla Convenzione di Filadelfia del 1787, mentre sul piano della dottrina continua a svilupparsi al d i qua dell'Atlantico per opera d i numerose personalità tra le quali spicca la figura d i Proudhon, che contribuì a formare la corrente dei federalisti integrali e per una critica serrata allo Stato nazione che tende a monopolizzare tutti i poteri nel suo ambito ed a rifiutare il metod o democratico nei rapporti 'internazionali. D o p o aver illustrato l'idea d'Europa durante il Risorgimento, in particolare in Cattaneo e Mazzini, l'Autore rileva l'abbandono di ogni speranza di una unione europea per circa cinquant'anni a partire dalla guerra franco-germanica del 1870-71 che aveva lasciato un'implacabile ostilità tra la Francia ferita e bramosa di rivincita e la Germania vigile e desiderosa d i avvantaggiarsi del s u o potere. E' solo al termine della prima guerra mondiale che l'idea europea riappare nel dibattito politico per merito di alcuni uomini che denunciano l'illusorietà dei tentativi d i stabilire un ordine pacifico prescindendo dalla realizzazione d i un'unione europea. Fra tutti risalta Luigi Einaudi per la lucidità di alcuni suoi scritti, pubblicati prima ancora che la guerra finisse, in cui ricordava come sotto la costituzione confederale del 1776 l'unione tra le 13 colonie d'America minacciò di dissolversi, mentre con quella settembre 1979 COMUNI D'EUROPA blema chiave della prossima pace sarà, a nostro avviso, sapere come potremo giungere a conservare l'autonomia culturale nella creazione d i più grandi unità sul piano economico politico.. . ma una buona pace è impensabile senza che una parte della sovranità politica ed economica degli Stati sia ceduta a una istituzione europea superiore». I n Francia, nell'agosto 1944, tutti i movimenti della Resistenza (ad eccezione d i quelli comunisti) sottoscrissero il Programma del Mouvement de Libération che diceva: -. . . considerando che è impossibile ricostruire un'Europa prospera, democratica e pacifica sotto forma d i una riunione di Stati sovrani, separati dalle loro frantiere politiche e doganali, considerando che una società delle nazioni concepita come una lega d i Stati sovrani n o n p u ò essere che un'insidia, noi intendiamo lottare per la creazione di una federazione europea.. .». Gli studenti d i Monaco della Rosa Bianca che saranno decapitati nel 1943 scrivevano sui loro volantini: «E' solo mediante una collaborazione di vasta portata di popoli europei che si p u ò creare un terreno di intesa su cui sarà possibile la ricostruzio-. federale del 1787 !gli Stati Uniti divennero ne.. . solo un sano sistema federale può giganti. ridare nuova vita all'Europa indebolita.. L'Autore illustra le iniziative del MoviM a il documento della Resistenza che mento PanEuropa, quelle di Ordre Nouvecon maggior lucidità denuncia i mali della au formato d a intellettuali che contribuirandivisione dell'Europa in Stati nazione ed no alla formazione del Movimento federaliindica l'obiettivo prioritario della Federasta in Francia ed in Svizzera alla fine del zione europea è quel Manifesto di Ventotesecondo conflitto mondiale, le idee lucidisne, redatto da Ernesto Rossi ed Altiero sime d i Carlo Rosselli: .Non esiste per la Spinelli, che senza ambiguità afferma: .La sinistra europea altra politica estera. Stati linea di divisione fra partiti progressisti e Uniti d'Europa. Assemblea europea. Il repartiti reazionari cade ormai non lungo la s t o è flatus vocis, il resto è catastrofe.. . E d linea formale della maggiore o minore deancora Rosselli: e.. . occorre prospettare almocrazia, del maggiore o minore socialismo le masse sin d'ora la convocazione d i un'asda istituire, ma lungo la sostanziale nuovissemblea europea composta d i delegati eletti sima linea che separa quelli che concepiscodai popoli che in assoluta parità di diritti e no come fine essenziale della lotta quello d i doveri elabori la prima costituzione fedeantico, cioè la conquista del potere politico rale europea, nomini il primo governo eunazionale.. . e quelli che vedranno come ropeo, svalorizzi frontiere e dogane, orgacompito centrale la creazione d i un solido nizzi una forza al servizio del nuovo diritto Stato internazionale, che indirizzeranno europeo e dia vita agli Stati Uniti d'Euverso questo scopo le forze popolari.. .,>. ropa.. D a questi uomini e d a queste idee sarebbe L'idea europea d i questo primo doposorto in Italia, nell'agosto 1943, il Moviguerra risulta assai più matura d i quella che mento Federalista. si manifestava ancora 50 anni prima. Vi è 11 libro di Paolini è ricco di annotazioni ora la chiara coscienza che la pace, la libertà interessanti sulle prime riunioni federaliste e la democrazia sono impossibili senza svoltesi negli anni di guerra. I viaggi avvenl'unione europea e che non vi è vera unione turosi d i militanti per l'Europa occupata, senza u n o stato federale. U n contributo alla ricerca d i altri federalisti, che non si essenziale allo sviluppo di queste idee viene conoscevano, ma della cui esistenza si aveva dalle ricerche della Federa1 Union d i Lonuna sicurezza basata sulla logica e sulla fede dra che si avvarrà dell'opera economica del negli uomini così provati dalla guerra e Robbins, d i quella politica d i Lord Lothian dall'oppressione. e d i William Beveridge, Barbara Wootton e Nell'ultimo capitolo l'Autore illustra i numerosi altri. vari tentativi compiuti a partire dalla fine In quegli anni il fascismo era e si presendell'ultima guerra per realizzare un'Europa tava come 1'Antieuropa. Mussolini aveva federata, che è il progetto moderno frutto scritto che il fascismo « n o n crede alla possidel lungo cammino compiuto dall'idea di bilità né all'utilità della pace perpetua. ReEuropa nell'arco di più secoli. Così il libro spinge quindi il pacifismo che nasconde una di Paolini, a differenza di alcune fredde rinuncia alla lotta e una viltà*. N o n deve opere d i erudizione, ci presenta un'idea d i quindi sorprendere che l'idea d'Europa si Europa viva, che combatte ed avanza nella diffondesse rapidamente tra i gruppi della tensione fra la visione radicale dei federalisti resistenza europea. e la realizzazione pragmatica degli statisti. L'organo della resistenza olandese ~ H e t I1 libro scritto alla vigilia della prima elezioParool>>il 28 maggio 1943 scriveva: «I1 prone europea si ferma ai Trattati d i Roma. Il capitolo più importante, quello della nascita della Federazione europea, attende tutti noi per essere scritto. Gianni Ruta, Problema energetico (continuazione da pag. 8) nucleare, che alle aspirazioni delle masse lavoratrici e consumatrici. «Imporre i cambiamenti più radicali,, significa quindi esercitare dalla base ogni possibile pressione verso le forze politiche nazionali, affinché i rappresentanti dei gruppi progressisti eletti al Parlamento europeo affrontino una grossa battaglia politica su questo tema, dimostrando d i comprenderne appieno il reale significato, più d i quanto le stesse forze abbiano finora mostrato di saper fare in campo interno. Vedasi in proposito l'atteggiamento ambiguo dei partiti della sinistra storica italiana. Si tratta, in altri termini, d i opporsi alla via nucleare (non percorribile solo a metà o temporaneamente, come vorrebbero far credere molti suoi fautori sia dichiarati che mascherati), la quale servirebbe soltanto a perpetuare l'attuale e fallimentare modello di sviluppo che, per quanto riguarda le autonomie locali, lascia ad esse spazi di libertà solamente fittizi. E' su questa battaglia che occorre mobilitare e coinvolgere «integralmente tutte le forze produttive eur o p e e ~affinché non si ripeta quanto è accaduto, negli ultimi decenni, con gli altri o r gani comunitari ( C E E , Commissione europea, ecc.) dove sono state recepite, in pratica, solo le istanze di vertice. Walter Brugner C O M U N I D'EUROPA Organo del1'A.I.C.C.E. A N N O XXVII - N. 9 SE'ITEMBRE 1979 Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI Redattore capo: EDMONDO PAOLINI DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Piazza di Trevi, 86 - Roma 6.784.556 6.795.712 Indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma Abbonamento annuo L. 5.000 - Abbonamento annuo estero L. 6.000 - Abbonamento annuo per Enti L. 25.000 - Una copia L. 500 (arretrata L. 1.000) - Abbonamento sostenitore L. 300.000 - Abbonamento benemerito L. 500.000. I versamenti debbono essere effettuati sui c/c postale n. 35588003 intestato a: Istituto Bancario San Paolo di Torino, Sede di Roma - Via della Stamperia, n . 6 4 - Roma (tesoriere delllAICCE), oppure a mezzo assegno circolare - non trasferibile - intestato a *AICCEm, specificando sempre la causale del vershmento. Aut. Trib. Roma n. 4696 dell'll-6-1955 Associato all'USPI Unione Stampa Periodica Italiana ìirotipografia rugnntino romr - I979 FED - fotocomposizione SOCOETA' ITALIANA PER L'ESERCIZIO TELEFONICO p.a. CON SEDE I N TORINO CAPITALE SOCIALE L. 880.000.000.000 interamente versato. iscritta presso il Tribunale di Torino al n. 131117 del Registro Società DELIBERAZIONI DELL'ASSEMBLEA In data 22 giugno si è tenuta a Torino, sotto la presidenza dell'lng. Carlo Perrone, l'Assemblea Ordinaria della Societa. Carlo Perrone e Vice Presidenti il prof. dott. ing. Antonio Gigli e il prof. Carlo Mussa Ivaldi Vercelli. PRINCIPALI REALIZZAZIONI NEL 1978 (E INCREMENTI RISPETTO AL 19771 di cui nel MEZZOGIORNO INVESTIMENTI (miliardi di lire) , ABBONATI APPARECCHI 678,245 [ + 6,3%1 211.413 [+7,5%) 362,434 ( +6,0%) 267.082 (+6,8%) 724.201 ( +6,1°/o) 207.436 ( DENSITA' TELEFONICA (apparecchi x 100 abitantl) NUMERI D I CENTRALE + 6.4%) RETI URBANE E SETTORIALI ( k m circuito) RETE INTERURBANA ( k m circuito) .TRAFFICO EXTRAURBANO (milioni d i comunicazioni1 di cui i n teleselezione + 2.716.2 I 10.7% ABBONATI COLLEGATI al 31 dicembre 1978 11.455.764 APPARECCHI IN SERVIZIO al 31 dicembre 1978 17.087.638 666.0 +10.6O/o) 4.207.042