dal quartiere alla regione per una Comunità europea federale Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 - 00187 Roma ANNO XXXI N. 1 Gennaio 1983 Spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111170 - ORGANO MENSILE D E L L ' AICCE, ASSOCIAZIONE UNITARIA DI COMUNI. PROVINCE. REGIONI Un mancato appuntamento con la storia? di Umberto Serafini Incomincia il secondo trentennio della nostra rivista. Essa, dalla sua nascita, ha seguito con piena informazione e criticamente e non di rado ha prevenuto i principali passi del difficile cammino dell'integrazione europea. Non sembra pertanto che dobbiamo attardarci in buoni propositi per il nostro secondo trentennio: risulterà più opportuno esaminare senz'altro il crocevia politico, in cui oggi ci troviamo, e cercare di 'dare ancora una volta il contributo della nostra esperienza, del nostro cervello e soprattutto della nostra coerenza. Vogliamo, prima di ogni altra cosa, dire cmdamente questo: temiamo che una congiuntura storica e un'occasione di battaglia, prevedute da lungo tempo e realizzatesi adesso, non siano convenientemente riconosciute e che lo spirito combattivo delle milizie europeiste e la strategia dei generali pro-Europa appaiano al di sotto delle esigenze del momento. Forse siamo troppo quieti noi stessi. Quando furono varati i Trattati di Roma, prevedemmo infatti che agli anni delle vacche grasse e al boom economico sarebbero subentrati gli anni difficili e una conseguente impasse del MEC, nella quale o si sarebbe proceduto innanzi, con un drastico salto di qualità e una ripresa dell'integrazione politica e istituzionale, o si sarebbe inevitabilmente regrediti (neoprotezionismo, neo-nazionalismo, neo-corporativismo, razzismo, moltiplicazione delle forze centrifughe). Ma per gli anni delle vacche magre prevedemmo altresì che l'integrazione concepita in modo così illogico dai Trattati avrebbe tuttavia suscitato grossi interessi europei e robuste forze centripete: cosa possiamo verificare ora in proposito? Da molte parti si rifiuta ormai come inadeguato - è vero - lo spazio nazionale, ma si ricorre poi ad accordi finanziari planetari e privatistici (è la storia del- SOMMARIO Un mancato appuntamento con la storia?, di Umberto Serafini, pag. 1; Ii governo sovrannazionale deiie risorse marine, pag. 3; Pensiero e azione dei federalisti europei, di Luciano Bolis, pag. 4; Cronaca deiie Istituzioni europee, di Pier Virgilio Dastoli, pag. 7; Un altro passo per una vera Carta europea deii'autonomia locale, di Moreno Bucci, pag. 8; La XVII sessione plenaria deiia CPLRE, di G.M., pag. 9; Attività del CCE e deii'AICCE, pag. 10; Costituita la sezione AEDE spagnola, di Lino Venturelli, pag. 12; La protezione civile in Europa, di Cesare Trebeschi, pag. 13; Regionalizzare le competenze in materia di protezione civile, di Stelio De Carolis, pag. 17; L'Europa deiie Regioni, di Raimondo Cagiano, pag. 18; L'Europa oggi per i giovani domani, di L.B., pag. 18; Autonomie locali e Regioni in Europa, pag. 19; I libri, pag. 20. Inserto speciale: Strumenti finanziari della Comunità europea, di Sigrid Esser. COMUNI D'EUROPA le multinazionali, degli xeno-dollari, ecc.) e, nello stesso tempo, si resiste - per esempio alle agenzie sovrannazionali proposte dall'ONU per gestire nell'interesse di tutti le nuove materie prime sfruttabili al fondo degli oceani. Si supera insomma lo spazio nazionale, saltando peraltro il livello europeo e adeguandosi allo spazio planetario, ma rifiutando ogni controllo e ogni programmazione democratica. Non dunque una effettiva unione economica e quindi politica europea, ma uno scollamento tra produzione e finanza - con egemonia della finanza - e quindi tra finanza e territorio: la democrazia è pertanto esautorata (e i sindacati tagliati fuori) e le multinazionali incontrollate manovrano il nostro destino e la nostra occupazione. Spesso si fanno accordi di grande rilievo sulla stessa testa dell'Europa: esempio tipico parrebbe il recente accordo Philips-ATT. Insomma ci si preoccupa a parole della «tecnologia di domani* - per esempio dell'elettronica e dell'informatica e, ora, anche delle biotecnologie -, che potranno creare milioni di posti di lavoro rimpiazzando il nostro declino nelle cosiddette vecchie industrie pesanti, e si invocano - in merito - un <fronte unito degli europei, e magari commesse ustatali*,e poi si accetta una società europea governata (cioè non governata) con le regole di Bakunin. Simultaneamente noi avevamo per altro preveduto, in questo impervio cammino del MEC, la funzione di un altro elemento portante al fine di organizzare la lotta per una autentica unione economica e politica: il Parlamento Europeo - pur privo di competenze reali, salvo alcuni diritti che potevano rappresentare importantissimi embrioni - da eleggere a suffragio universale e diretto e, così legittimato per la storia e per la sostanza politica, capace di trasformarsi in Costituente europea. Questo Parlamento è stato in effetti finalmente eletto e il Coccodrillo ha fatto il resto: ma forze politiche e sociali e mass media, insomma gli interessi costituiti e i loro rappresentanti, lasciano pour cause nel più grave isolamento il Parlamento sovrannazionale. Soprattutto compiono una subdola azione distraente, proponendo progetti alternativi, «realistici»(in realtà vuoti e destinati a perder tempo): come se non fosse solo il Parlamento Europeo a poter proporre un credibile compromesso democratico, avendo nel suo seno ampi ventagli di tutte le forze politiche nazionali, quelle che dovranno poi ratificare qualsiasi progetto di costituzione europea, a prescindere dalla caducità dei governi nazionali. -4 questo punto sarebbe dovuto scattare, come coagulo di forze pronto ad una lotta durissima ma afiche come pool di cervelli in condizione di compiere una analisi spietata, il fronte ciemocratico europeo, cioè non l'alleanza di tutti i sedicenti europeisti ma quella delle sole effettive forze centripete politiche, economiche e sociali - tenute insieme anche da obietFoto in prima pagina: (in alto) la seduta del Consiglio nazionale dell'AICCE (Roma, 30 novembre) di cui pubblicheremo il resoconto nei prossimi numeri; (in basso) una caratteristica via di Brighton (GR), dove si terrà, a settembre, il 4" congresso dei comuni europei gernellati. tivi intermedi diversi, ma capaci di resistere solidalmente all'urto degli antieuropei di nome ma ancor più di fatto -. Queste forze centripete avrebbero dovuto far scattare (finanziandola largamente, s'intende) la controinformazione europea, indipendente dagli interessi costituiti non solo economici, ma anche burocratici e di cinico potere politico. Tutto ciò non sta per ora avvenendo, gli europeisti sembrano meravigliati del prevedibile e previsto neo-nazionalismo, le forze potenzialmente centripete si sono spesso trasformate - come abbiamo visto - in subalterne alle multinazionali, lo stesso Movimento Europeo si proclama federalista - ciò è bene - ma non coagula forze reali e decisive, cercando più una generica e infida maggioranza (che in Italia è una quasi totalità) che una minoranza robusta e congrua, cioè capace di assumere e sostenere la lotta. Qui, è evidente, si pone il quesito: pochi e forti (ci possono essere minoranze non settarie ma guidate da una analisi acuta e capaci di sollevare il mondo) o tanti, deboli e titubanti? Siamo arrivati dunque all'appuntamento ma non pare che siamo pronti a far fronte alle occorrenze. D'altra parte non solo siamo ad una crisi economica e occupazionale generalizzata, ma incombe anche una crisi grave della distensione e l'equilibrio del terrore è sempre più preoccupante, in un mondo non più bipolare ma multipolare. Anche qui: già al momento dei Trattati di Roma si poteva constatare lo scivolamento dal bipolarismo al multipolarismo e l'esigenza di dare il contributo federalista europeo alla organizzazione del mondo della proliferazione nucleare. Era caduta da poco la CED e si preferì poggiare tutto sulle ragioni economiche (che del resto oggi si vede quanto siano collegate a quelle politiche per la costruzione della pace): invano mi sforzai nella mia relazione politica agli Stati generali del CCE a Francoforte, in una Paulskirche gremita e alquanto burrascosa (ottobre 1956), di collegare la denuncia dell'intenzione francese di fabbricarsi la force de frappe casalinga (sabotando in pari tempo il progettato Euratom: governo Guy Mollet - Chaban Delmas) e la proposta (credo di essere stato il primo in senso assoluto a parlarne) di una Ostpolitih europea. Poi intervennero la stagione di grandi speranze di Kennedy e Kruscev e anche di Papa Giovanni, nialgrado le siie contraddizioni (baia dei porci, Ungheria, containment nel Vietnam secondo i pregiudizi di Dean Rusk), e non molto dopo il reinserimento della Cina (popolare) nel dialogo internazionale. Ora si vede quanto il discorso interrotto con la CED e messo da parte col .:riiancio europeo» dei Trattati di Roma, vada razionalmente ripreso. La CED ci avrebbe dato quanto meno una equalpartnership europea, effettiva, nell'àmbito del patto atlantico e la relativa capacità di un pacato concorso decisionale. Non c'è cieco che non veda quanto una IJriione economica e politica europea implichi di necessiti un governo comune, che affronti il problema della comune sicurezza: si tratta di respingere con disprezzo, come merita, la teoria che una guerra nucleare limitata sia sopportabile; di rafforzare in comune (risparmiando) la difesa convenzionale, in modo da alzare la soglia nucleare: di mostrare infine quella coesione europea che renda la dissuasio- gennaio l983 ne più credibile - le frontiere con l'Unione Sovietica e con il resto del Patto di Varsavia sono le nostre - ed elimini il sospetto di gesti irresponsabili o di folli guerre preventive - le teste su cui ricadrebbe probabilmente in prima istanza una guerra nucleare limitata sarebbero le nostre -. Nel momento insomma in cui la crisi economica e le esigenze politiche ci spingono a sollecitare un fronte che lotti per ottenere il governo europeo, questo deve essere anche motivato - e quindi sollecitare a sua volta nuove forze - dalla improrogabile urgenza di risolvere in comune, a livello europeo, i problemi della nostra sicurezza e del contributo autentico alla pace di tutti. E allora: a poco più di un anno dalle seconde elezioni europee (primavera 1984) abbiamo forse smarrito la capacità di vedere quali sono i problemi più gravi che investono l'Europa, la sua produzione, l'occupazione dei lavoratori, le stesse sorti della nostra democrazia e della pace? I1 fronte democratico europeo non può essere la somma algebrica dei cosiddetti europeisti e neanche - mi si perdoni l'esigenza morale di una severa chiarezza - di coloro che si dicono federalisti ma poi non sono conseguenti nelle scelte che il federalismo implica e richiede. Ci vogliono meno diplomazia, meno prudenza e più analisi spietata, più denunce circostanziate, più proposte combattive, anche per spiegare in maniera trasparente alla gente perché l'Europa non si fa. Urge bollare come filibustieri chiaramente individuati coloro che ironizzano il Parlamento Europeo e conducono poi i loro equivoci lobbies nelle anticamere dei ministeri nazionali e sulle soglie dei Parlamenti casalinghi. Urge bollare come filibustieri coloro che sussurrano che l'Europa non piace più alla gente: è questa Europa che non piace alla gente, è questo modo di farla che non piace alla gente. L'Europa deve apparire ed essere una reale alternativa alle nostre democrazie colonizzate, che sono tutte in declino nei nostri Stati nazionali, irreversibilmente. Noi non facciamo qui un discorso spengleriano, ma tiriamo le deduzioni da cose che abbiamo detto e ridetto: la democrazia decade quando si vuole difendere e sviluppare chiedendole servizi e risultati a livelli a cui essa non li può fornire. L'organizzazione di un quartiere e la solidale vita di un vicinato non si può chiedere alla Regione o allo Stato nazionale, così come ai nostri limitati Stati nazionali europei occidentali e meridionali non si può chiedere di garantire la sicurezza dei nostri paesi oppure la capacità di sollecitare un incremento della domanda globale aiutando razionalmente il Quarto mondo, la cui fame possiamo solo tutti insieme vincere definitivamente per il bene di tutti. E deve finire una buona volta l'idea di costruire l'Europa in punta di piedi: I'individuazione dei falsi amici oggi è molto piu importante di quella degli stessi nemici, cretini ma leali. La lotta deve essere dura, profonda, generalizzata, non deve guardare in faccia nessuno, governi, partiti, potatati economici, sindacati, pur evitando come la peste di retrocedere sul terreno elitario e convinti che ie forze virtuali d'un possente fronte democratico esistono: il problema è saperle individuare, svegliare, cucire e mobilitare. Molta pedagogia, se volete, ma niente diplomazia. gennaio l983 COMUNI D'EUROPA un'importante presa di posizione del MFE ritto del mare e si battano, poi, per una demo- I1 governo sovrannazionale delle risorse marine I1 10 dicembre 1982 a Montego Bay (Giamaica) è stata sottoscritta dai primi 119 paesi, in prevalenza del Terzo Mondo, la 4Convenzione sul diritto del mare», dopo più di un decennio di negoziati condotti all'interno del1'ONU. Si apre ora una difficile fase di lotta perché la Convenzione potrà entrare in vigore solo se sarà ratificata da almeno sessanta Stati e vi è una netta opposizione da parte di Stati Uniti e Regno Unito, che non vogliono rinunciare ai loro privilegi. I1 MFE chiede che tutti gli Stati ratifichino la Convenzione e, in particolare, denuncia quegli Stati membri della Comunità, come il Regno Unito, l'Italia e la Repubblica Federale Tedesca, che non l'hanno sottoscritta ignorando l'invito del Parlamento europeo a sostenere una iniziativa ache può determinare il futuro dell'umanità~. La caratteristica fondamentale di questa Convenzione, e che la differenzia dai tradizionali trattati di diritto internazionale, è I'istituzione di una aAutorità~che dovrebbe gestire nell'interesse dell'umanità intera tutte le ricchezze contenute nella Zona (i fondi marini e i loro sottosuoli situati al di là delle giurisdizioni nazionali). Queste ingenti ricchezze minerarie (manganese, nichel, rame e cobalto) e biologiche vengono dichiarate <patrimonio comune dell'umanità~. L'Autorità internazionale, per i suoi poteri e le sue competenze, rappresenta il primo organismo della pianificazione sovrannazionale delle risorse economiche dell'umanità. Essa può estrarre direttamente le risorse dalla Zona grazie alla istituzione di una propria Jmpres-; autorizza e controlla l'attività delle altre imprese multinazionali che hanno intenzione di sfruttare la Zona; può imporre appropriate misure per la protezione e la salvaguardia dell'ambiente marino; facilita il trasferimento di tecnologie avanzate dai paesi industrializzati a quelli del Terzo Mondo; controlla la produzione mondiale delle materie prime, ne stabilizza i prezzi ed ha potere di imposizione fiscale; ha una propria capacità di bilancio; può raccogliere fondi sul mercato internazionale; ha come scopo specifico quello di impiegare le NUOVE ADESIONI DI ENTI TERRITORIALI LOCALI ALL' AICCE Comune di: Monte S. Biagio (LT) . . . . . . . . Centa San Nicolò (TN) . . . . . . . Arcevia (AN) . . . . . . . . . . . . . . . Colli del Tronto (AP) . . . . . . . . S. Martino in Pensilis (CB) . . . . Cori (LT) . . . . . . . . . . . . . . . . . . Serdiana (CA) . . . . . . . . . . . . . . Lavarone (TN) . . . . . . . . . . . . . . Torgiano (PG) . . . . . . . . . . . . . . S. Lorenzo in Banale (TN) . . . . Folgaria (TN) . . . . . . . . . . . . . . ab. proprie risorse per facilitare lo sviluppo dei paesi del Terzo Mondo. I1 tentativo di dar vita a questa Autorità internazionale mostra quanto ormai sia necessario affrontare i grandi problemi mondiali con istituzioni sovranazionali. Anche se questa Autorità ha per il momento competenze limitate alla gestione delle risorse economiche della Zona, non è impensabile una estensione dei suoi poteri affinché essa possa gestire un efficace piano mondiale per lo sviluppo del Terzo Mondo. Sarebbe questa una iniziativa decisiva per dare inizio al dialogo Nord-Sud ed awiare il superamento della politica dei blocchi contrapposti. Non si deve, tuttavia, soprawalutare il risultato ottenuto con la Convenzione. È necessario rilevare, a questo proposito, che la soluzione proposta dallJONU per gestire l'unica zona della Terra ancora non soggetta alla sovranità degli Stati presenta numerose analogie con le prime proposte istituzionali avanzate per affrontare i problemi dell'integrazione europea. Anche la CECA prevedeva un esecutivo, denominato Alta Autorità, per la gestione sovrannazionale dell'industria europea del carbone e dell'acciaio. Ed anche la CECA era stata istituita nel 1951 come soluzione parziale al problema dell'unità europea, in mancanza della volontà, da parte degli Stati europei, di dar vita a un vero governo democratico della Comunità. Ma, a differenza della CECA, la Convenzione sul diritto del mare non sancisce I'awio di un processo di distensione duratura fra tutti i popoli della Terra. Le prime istituzioni comunitarie si sono edificate sulle solide fondamenta della riconciliazione franco-tedesca, nucleo essenziale della generale pacificazione europea del dopoguerra. A livello mondiale, nessuna forma effettiva di solidarietà è ancora visibile e non è dunque pensabile la messa in atto di una forma efficace di cooperazione sovrannazionale in presenza di un mondo dominato dalla logica dei blocchi militari contrapposti, impegnati in una incessante corsa al riarmo nucleare e insensibili alle esigenze di libertà e di eguaglianza dei popoli più deboli. Per questo, i federalisti europei fanno appello a tutte le forze progressiste e pacifiste che, ad Ovest come all'Est, al Nord come al Sud, si battono per la costruzione di un nuovo ordine democratico internazionale, affinché: 1) prendano coscienza che la forma embrionale di pianificazione sovrannazionale appena creata dall'ONU può consolidarsi e dare inizio al lungo cammino verso un vero e proprio governo democratico mondiale solo a patto che si sviluppi una lotta parallela per la creazione delle prime federazioni continentali, senza le quali è impossibile dar vita ad una effettiva unità mondiale, capace di garantire pacificamente il rispetto del diritto internazionale. La cooperazione fra Stati sarà precaria ed inefficace sino a che essi non rinunceranno a far valere i propri interessi con le armi; 2) si impegnino, prima, a far ratificare dai rispettivi governi l'attuale Convenzione sul di- cratizzazione dell'Autorità, perché il suo funzionamento verrebbe inevitabilmente bloccato dagli Stati sottorappresentati. L'attuale procedura decisionale è infatti fondata sul principio: *un voto per ogni Stato». È assurdo porre sullo stesso piano Stati Uniti e Seychelles. Bisogna cominciare ad introdurre a livello mondiale delle procedure democratiche, sulla strada intrapresa dalla Comunità europea. I1 voto ponderato è il primo e più semplice passo in questa direzione; 3) prendano atto, in Europa, della loro particolare responsabilità. Una Europa unita, con un proprio governo, una propria moneta ed una difesa autonoma svolgerebbe una funzione essenziale nel promuovere la distensione, superando nei fatti il sistema bipolare e promuovendo una politica estera che renda inutili i blocchi militari. L'Europa avrebbe inoltre interesse a rilanciare il dialogo Nord-Sud, rafforzando la cooperazione euro-africana (già abbozzata con la Convenzione di Lomé), anche allo scopo di favorire l'unità politica degli Stati africani. La lotta per il potenziamento delllAutorità internazionale, al fine di renderla effettivamente capace di gestire un piano mondiale di sviluppo, costituirebbe un obiettivo ed un interesse comune all'Europa ed ai paesi del Terzo Mondo. Un particolare appello deve poi essere rivolto agli organi di stampa e di informazione. Praticamente nessuno ha fatto conoscere all'opinione pubblica questi importanti sviluppi sovrannazionali dell'ONU. La censura è il principale alleato della conservazione. È sufficiente così che i governi e tutte le forze contrarie alla costruzione di un nuovo ordine democratico internazionale tacciano, per impedire che emerga una alternativa reale al governo mondiale delle superpotenze. (approvato dalla Direzione nazionale del Movimento federalista europeo a Milano, il 29 gennaio 1983) L'UNITA BUROPEA Mensile del Moviinento Federalista Euro~eo (Seaitinr Italiim~idoll'LT E F) nped abb Gst g~Tf 'i@' lxie :iUU novembre 1982 unno IX IL 8. - - - Bulogna - XI Congresso del M.F.E. RINNOVAMENTODEL MOVIMENTO CRESCITA DELLA FORZA FEDERAUSTA - Eletto $1 nuova Comitato Centrale che ha riconfermato L. Bolis, A. Malocchi e G.P. 0r.wllo vice-presidenti e L.V. Malocchi segretaria generale Alle pago 11.3 segg. i documenti approvati dal Congresso M. Albertini riconfermato presidente per acclamazione - Al Presidente della Repubblica Sandro Pertini la tessera d'onore del Movimento l ,- - *= ' - LI Coarapio M F E d I c n e ~a r u i l t n d ~ l r $ europea a h inleripnto 0, Acmit~ SU UNA FEDERRZIOHE 3 paqq E-.; i --_, 1 "l$;l" "'" ?"l" C"""""""'.. Il numero del mensile che riporta il resoconto dell'M Congresso nazionale al quale, come per il Congresso dell'UEF, è dedicato il «Pensiero e azione dei federalisti europei» (vedi pagina seguente). COMUNI D'EUROPA 4 gennaio l983 pensiero e azione dei federalisti europei il fatto che la totalità dei consensi si sia portata I congressi federalisti del MFE e dell'UEF (Bologna 5-7 novembre e Milano 3-5 dicembre 1982) di Luciano Bolis I federalisti hanno vissuto nei mesi scorsi la loro stagione dei congressi. Ha cominciato in novembre a Bologna quello della loro organizzazione nazionale, il MFE, conclusosi con l'approvazione unanime di un testo del presidente Albertini, di cui qui di seguito (v. pag. 6) riproduciamo la parte finale; e ha terminato in dicembre a Milano quello dell'organizzazione internazionale, I'UEF, conclusosi con I'approvazione, essa pure unanime, di un testo, ugualmente proposto da Albertini, che riecheggia largamente l'altro già citato. Questo risultato dà di per sé un'idea della profonda unità d'intenti che ispira l'insieme dello schieramento federalista; anche se, per scmpolo di verità, non possiamo sottacere del tutto alcuni obiettivi elementi di debolezza, manifestatisi per la verità solo a livello europeo: una certa vocazione vagamente europeistica del movimento federalista tedesco; una pronunciata debolezza organica, sia sul piano delle iniziative politiche che delle azioni di propaganda, da parte del movimento federalista francese; e una pericolosa tendenza a disperdersi in plurime strategie di complemento da parte della dirigenza dell'organizzazione giovanile. Una volta di più si è però confermato I'insostituibile funzione della pattuglia italiana, la quale, pur partendo da posizioni numericamente di minoranza, ha saputo imporsi naturalmente, grazie alla validità delle proprie analisi e grazie allo straordinario impegno dei suoi militanti, sia sul piano politico che organizzativo. In campo nazionale, dopo la «svolta, di Bari, il congresso doveva affrontare una delicata esigenza di stabilizzazione, che ha saputo soddisfare approfondendo quei vecchi temi (la mondializzazione dei problemi e conseguentemente anche delle relative soluzioni; la denuncia della falsa alternativa «istituzioni o contenuti$, nonché il superamento del contrasto tra un federalismo inteso come criterio generale d'interpretazione della lotta politica e l'attuale impegno, contingente ma primario, in favore dell'azione costituente del Parlamento Europeo), ma anche realizzando felicemente una prima esperienza di uforza federalista aperta,, secondo le promettenti indicazioni della conferenza organizzativa nazionale tenutasi in giugno a Firenze. Un cronista esterno che volesse riferire di quei congressi dovrebbe per prima cosa evidenziarne il clima sostanzialmente diverso da quello delle varie manifestazioni della vita politica nazionale, dove i comportamenti di singoli e di gruppi sono normalmente dettati da preoccupazioni e propositi incentrati sulla conquista del potere o la difesa d'interessi corporativi. Niente di tutto ciò si è visto invece a Bologna e a Milano, dove era di regola la più disinteressata ricerca della «verità»:in questo caso, la miglior formula di azione che consentisse di awicinarsi al risultato finale (puntualizzazione, questa, assolutamente superflua in un foglio come «Comuni d'Europaì, che costituisce da sempre un alto esempio d'impegno civile, volto al raggiungimento di mete ideali comuni a tutto il gmppo dei promotori). L'osservatore relativamente estraneo non poteva quindi che sentirsi favorevolmente colpito e in certo senso anche attratto da questo nuovo e così diverso modo di fare politica (sissignori, anche questo e soprattutto questo è fare politica, cioè elaborare programmi sulla base di precise analisi e poi sforzarsi di tradurli nella realtà!), tanto che aperti riconoscimenti in tal senso ci sono venuti proprio dalle diverse personalità politiche presenti, a cominciare dalla vice presidente del Parlamento Europeo on. Cassanmagnago. Per noi vecchi del mestiere e dell'ambiente, era tuttavia sempre awertibile, al di sotto di quella sostanziale unità d'intenti, la sofferta ricerca di sfumature differenziate, che però, se artificialmente accentuate, potevano anche configurarsi polemicamente come effettive alternative, mentre in realtà erano soltanto momenti dialettici di uno stesso processo in fase di avanzata evoluzione. Ce ne dà un esempio lo stesso segretario generale del MFE, Gino Majocchi, in un suo documento introduttivo, dove ricorda ai congressisti di Bologna che uall'interno del MFE hanno preso corpo, dopo l'elezione europea e I'awio all'iniziativa costituente del Parlamento Europeo, due tendenze: la prima, ispirandosi alla svolta di Bari, considera superata, con l'elezione europea, la soglia d'irreversibilità nel processo di unificazione dell'Europa, che diverrebbe cosi meta gestione della vittoria rivoluzionaria; il MFE dovrebbe pertanto eleggere a obiettivi strategici il federalismo mondiale e la realizzazione della società federale, a partire dal quartiere, identificando in questa prospettiva i propri compagni di lotta. La seconda, considerando quanto sia ancor arduo il raggiuntimento della federazione europea, chiede l'unità di tutte le forze disponibili per battersi sin d'ora per questo obiettivo strategico, che deve restare esclusivo perché ogni altro impegno, nonché apparire un diversivo, pregiudicherebbe quell'unità; il MFE pertanto dovrebbe divenire una sorta di segretariato operativo al servizio dell'avanguardia federalista nel Parlamento Europeo~. Lo stesso documento spronta comunque il congresso a soffermarsi su questi temi, che è poi quanto puntualmente è awenuto; con la differenza che, nel passaggio tra l'analisi concettuale di Majocchi e lo svolgimento delle discussioni, la contrapposizione non è apparsa cosi netta come quel suo documento - per comprensibili esigenze didascaliche - lasciava intendere, perché in pratica il dibattito si è svolto liberamente lungo l'intero arco delle preoccupazioni, non contraddittorie ma concorrenti, che esprimevano quelle due posizioni, forse un po' astrattamente descritte nella loro staticità. In realtà tra l'una e l'altra (come testimonia su di uno stesso testo) non è emersa, alla stregua dei fatti, contraddizione alcuna, perché il puntar tutto sull'uOperazione Parlamento, non comporta automatica rinuncia al più vasto orizzonte rappresentato dalla prospettiva di una unificazione mondiale, cosi come la ricerca, per sua natura spaziosa, di un nuovo modello di società federale, di cui l'Europa dovrebbe appunto dare l'esempio, non significa abbandono dell'obiettivo strategico cui si riconosca carattere di priorità. In questo - cioè nel non interpretare l'appello del segretario come un invito a dividersi, laddove prevalevano sostanzialmente le ragioni del consenso - i federalisti hanno dimostrato, una volta di più, molto buon senso, rafforzando le premesse di un'impostazione unitaria che induce ora ad operare insieme (premessa necessaria di ogni azione che aspiri a un minimo di efficacia), pur riconoscendo la pluralità dei motivi d'ispirazione, nel quadro di una realtà per sua natura complessa come quella che i «tivoluzionari~si trovano spesso a dover fronteggiare. Dio ci guardi dagli eccessivi semplificatori, anche quando difendono cause sacrosante come la nostra! Ad analoghe considerazioni mi induce anche il dibattito, ormai da tempo in corso nelle nostre file, tra i sostenitori della tesi di un totale scavalcamento dell'istanza governativa, nella fase di ratifica nazionale del nuovo progetto di trattato elaborato dal Parlamento Europeo (e ciò per evitare i pericoli dell'insabbiamento, di cui abbiamo già fatto tristissima esperienza in passato); e i sostenitori della tesi opposta, cioè di coloro che, sia pure obtorto ceffo, ritengono, per scmpolo di realismo, di non poter pretendere tale scavalcamento che considerano appunto irrealistico, e per conseguenza si studiano di trovare i tempi e modi per rendere la trasmissione del progetto ai governi, considerata da loro come necessaria, per quanto possibile indolore, cioè semplicemente formale, senza che si trasformi per questi nella possibilità d'intervenire nel merito, per non correre il rischio dell'insabbiamento sopra paventato. Come massimi campioni delle due tesi, formalmente contrapposte, potrei citare i nomi di Spinelli e Ferri, rispettivamente relatore e presidente della Commissione istituzionale del Parlamento Europeo; ma il loro dibattito si è naturalmente trasferito anche in campo federalista, dove tutte le sfumature intermedie sono state considerate. Io direi anzitutto di distinguere tra aspetti formali e aspetti sostanziali del problema, ma aggiungerei che, in tutta la misura del possibile, sono i primi a dover sottostare alle esigenze dei secondi e non viceversa. Nessuna rivoluzione, sia pure soltanto giuridica, è mai stata fatta senza un minimo di rottura dell'ordine costituito, o quanto meno di forzatura delle procedure invocate a realizzare il necessario trapasso. Nel caso specifico, la soluzione del bzlsiffz~ può essere trovata nel presentare il progetto non come una semplice riforma dei trattati esistenti (il che imporrebbe precise regole di procedura già previste in simili casi), bensì come un nuovo trattato, così da consentirci, almeno, lo scavalcamento del Consiglio dei ministri delle Comunità, che rappresenta in effetti il peri- gennaio l983 colo più serio e l'ostacolo più duro per la sopravvivenza del progetto, rendendosi di conseguenza possibile l'inoltro diretto del testo del Parlamento Europeo agli Stati. Ma, come si sa, le istanze nazionali competenti per la ratifica sono i Parlamenti, che però possono intervenire, nel caso di un trattato internazionale, soltanto su invito dei rispettivi governi. Si tratterà quindi di fare in' modo che, absit injllria verbis, questi ultimi possano fungere da semplici «passacarteu, invitando i Parlamenti a ratificare, senza però essi stessi pretendere, com'è invece consuetudine nella diplomazia, di esaminare prima il progetto. Questa trasmissione da governo a Parlamento di testi non modificabili avviene già normalmente in occasione della ratifica di convenzioni, accordi e trattati (come per esempio quelli del Consiglio d'Europa) alla cui elaborazione abbiano però già preso parte i rappresentanti degli stessi governi. La differenza, nel nostro caso, sta nel fatto, non casuale del resto, che nella fase dell'elaborazione del progetto i governi non hanno potuto mettere il becco, essendo rimasta caccia riservata degli europarlamentari. Quindi i governi, dopo essere stati esclusi dalla fase dell'elaborazione del testo, dovrebbero ora esserlo anche da quella della ratifica. In queste condizioni non vi è dubbio che, secondo una visione puramente burocratica del processo, qualcuno, e in particolare i governi stessi, possano torcere il naso; ma anche l'esigenza formale dovrebbe risultare sufficientemente appagata dalla procedura suggerita da Albertini, che cioè «ogni governo ha la piena facoltà di dare al progetto del Parlamento Europeo, senza modificarlo, la veste di un progetto di trattato da proporre agli stati perché lo sottoscrivano e lo sottopongano alla ratifica dei rispettivi Parlamenti nazionali». Tuttavia è evidente che il problema va visto soprattutto sotto l'angolo sostanziale, partendo cioè dalla constatazione dell'assoluto bisogno che abbiamo di creare un'Europa unitaria per tentare di uscire dai mali che ormai ci attanagliano tutti gravissimamente alla gola. Se c'è questa coscienza politica, anzi rivoluzionaria, c'è il progetto e c'è la procedura per adottarlo; altrimenti le nostre classi dirigenti si assumano di fronte alla storia la responsabilità di protrarre ancora (ma fino a quando?) l'ormai insostenibile situazione di stallo, per non dire di scivolamento verso l'abisso. Naturalmente spetta ai federalisti di tutta Europa far sì che questo grado di coscienza sia raggiunta al più presto in tutti i paesi interessati; come spetta in particolare ai federalisti italiani adoperarsi perché l'esempio venga dato, in coincidenza con le prossime elezioni europee della primavera de11'84, proprio dal governo del nostro paese, che quel primo passo dovrebbe appunto compiere, sulla scia di una tradizione che si ammanta di nomi insigni come un Einaudi, uno Sforza e un De Gasperi. Su altri problemi - come quello del minimo di competenze e poteri da trasferire a livello comunitario (leggi federale), o quello degli esatti rapporti da stabilire a livello europeo tra Parlamento e governo -, si è largamente dibattuto, in quelle sedi congressuali come in altre, e mi riservo di ritornarci almeno per prospettare le più plausibili soluzioni che a loro ri- COMUNI D'EUROPA guardo possono essere formulate. Ma in questa sede, che è insieme di pensiero e di azione, mi preme in primo luogo di annunciare la serie di passi che il Consiglio italiano del Movimento europeo si propone di compiere nel breve e medio periodo, per soddisfare il proprio impegno istituzionale e rendere così possibile, almeno per quanto gli compete, il raggiungimento di risultati che s'impongono ormai con estrema urgenza. Dico bene il Movimento europeo e mi par quasi di sognare, avendo conosciuto tempi lontani in cui tale insegna evocava in noi soltanto il timore di dover perdere il tempo in sterili conati che magari ci allontanavano addirittura dall'obiettivo.. . Ma oggi il «miracolo Petrilli~è un fatto compiuto e non senza una punta di stupito compiacimento sento ogni volta quest'uomo confermarci le sue convinzioni federaliste e, quel che più conta, lo vedo operare di conseguenza. Si prospetta così per la primavera de11'84 (cioè alla vigilia delle seconde elezioni europee, cui si accompagnerà, speriamo, anche la campagna popolare che intendiamo promuovere per le ratifiche del progetto del Parlamento Europeo) un grande Congresso del popolo europeo, cui tutte le forze democratiche dell'Europa saranno invitate a partecipare e in primo luogo i parlamentari. Tale congresso sarà preceduto, all'inizio dello stesso anno, da congressi nazionali aventi le stesse caratteristiche, mentre ancora quest'anno si terranno ovunque congressi regionali che, con l'apporto di enti e organizzazioni locali (del CCE in primo luogo) dovranno costituire il mezzo più adatto a promuovere la necessaria mobilitazione di base. Inoltre due grandi manifestazioni di giovani europei si preparano a Strasburgo nella prossima primavera: una promossa dai federalisti in giugno, quando il Parlamento europeo dibatterà ancora pubblicamente i temi della riforma istituzionale, come già fece nello scorso luglio; e l'altra in marzo ad opera dei giovani dello stesso Movimento europeo, in particolare della sua organizzazione francese, con una partecipazione estesa ai movimenti giovanili dei partiti di tutta Europa. I1 21 maggio, poi, molti posti di frontiera intracomunitari accoglieranno giovani manifestanti per reclamare simbolicamente la soppressione delle frontiere e la formazione di un governo europeo, capace di condurre una vera politica di pace e di creare una moneta europea. Ci sono certo anche preoccupanti sintomi di ritorno all'autarchia e al nazionalismo, qua e là, ma qualcosa di nuovo si muove ormai su tutto il fronte europeo e ciascuno potrà trovarvi il posto che gli compete. A l Congresso d i Bologna, svoltosi nella medioevale sala d i Palazzo Re Enzo, hanno portato i/ l'oro saluto, fra le altre personalità, i rappresentanti delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali. Il Sindaco di Bologna Zangheri ha, tra l'altro, rìkordato come la crlri internazionale metta in pericolo la pace e questa situazione richieda una rlposta, così come la crisi economica che non si può risolvere con il ritorno al liberalismo d i vecchio stampo. L'Europa è necessaria per contribuire alla soiuzione d i questiproblemi che richiedono n'sposte nuove daparte di forze nuove. Da parte sua, il Presidente dellitlmministrazione provinciale Corsini, dopo aversottoheato il ruolo d i pace e d i solidarietà verso ipaesi emergenti che potrebbe essere svoho dall'Europa, ha sostenuto che si deve appoggiare la battaglia che da anni il MFE conduce. Dopo l'elezione diretta del P. E., bisogna dare reali poten' a questo Parlamento, bisogna &re u n Governo all'Europa. Occorre una carta costituzionale europea. Ègrave che ipartiti non siinteressino dell'Europa e che gli organi d i stampa releghino le notizie sui problemi europei e sulla lotta dei federalisti a pochi trafletti. Come rappresentante della Provincia d i Bologna, si rammarica d i questa situazione edaugura aifederalisti di riuscire nella loro battaglia. Infine l'assessore Pataccini ha portato l a d e sione della Giunta regionale allo slogan del Congresso. Oggi il mondo ha piG che mai bisogno d'Europa: basti ricordare i problemi economici e politici che si pongono a livello mondiale. Bisogna continuare sulla strada che il P. E. ha intrapreso grazie all'iniziativa del Club del Coccoddo. Nel corso dei lavon' sono intervenuti anche il segretario generale delliAICCE, Martini e il presidente Serafini. Martini ha iniziato il suo intervento n'cordando che ogni organizzazione poiitica ha bisogno d i una h e a che ne segni la direzione d i marcia e d i u n programma di azione. #Con qualche s e m ~ l z ~ c a z i o nmi e pare d i poter dire che oggi i federalisti italiani concordano suiia direzione d i marcia che è quella del consenso e del sostegno all'azione costituente del P.E. e deila necessità d i profonde moa'zfiche istituzionali che diano finalmente afllEuropa u n governo degno di questo nome; in sua assenza non sipossono aflrontare, con ragionevole speranza d i soiuzione, i grandi problemi che assiliano la società europea nel campo della disoccupazione, della crlri economica e monetaria, delle poiitiche comuni, dell'aumento delle rirorse proprie, dell'allargamento, della poiitica estera e d i sicurezza, ecc. w . «Misembra però - ha proseguito Martini che il MFE debba soprattutto preoccuparsi di come queste nostre maturate convinzioni, che 1 PROGETTI DI COSTITUZ1Off E PER UNA UNIONE EUROPEA NEL SECONDO DOPOGUERRA M.F.E. CAMPAGNA PER Il. GOVERNO EUROPFD -. ... gennaio l083 COMUNI D'EUROPA 6 ripondono a valide valutazioni razionali, debbano e possano essere dffuse nell'opinione pubblica, nei gruppi sociali e nelle varie forze che operano all'interno della Comunità europ e a ~ L. 'AICCE, per quanto è suo compito speczfico, vuole procedere con le sue varie iniziative tenendo conto pus sempre dei suoi interlocuton' che sono i rappresentanti politici della democrazia locale e regionale. Ne derivano l 'urgenza d i coordinare l'azione dei van' organismi d'ispirazione federahta, il collegamento agli effetti delle azioni che dovranno essere svolte fuon' dal nostro paese, particolarmente in Francia, considerata giustamente l'anello essenziale aifl72i delle ratzfiche nazionali delprogetto del nuovo statuto politico europeo. Nel comunicare le stesse idee e le stesse indicazioni all 'opinione pubblica dobbiamo tuttavia tenerpresente che ogni categoria d i interlocutorì (ad es. amministraton' locali, insegnanti, giovani, donne, partiti politici, sindacati, operaton' economici, ecc.) richiede che lo stesso messaggio si traduca in linguaggio, in motivazioni edargomenti adeguati e speczfici che meglio ripondano alla particolare sensibilità, restando sempre fedeli al criterio udell'unità nella diversità8 . Serafini riconosce che vi sono drfficoltà d'interno dell'AICCE, che però debbono essere superate anche non pretendendo d i trasferire meccanicamente le parole d'ordine dal MFE a setton'particofari,dotati di esigenze e d i un linguaggio speczfici. L 'AICCE, inoltre, è solo la parte di un tutto (il CCE) sovranazionafe, ove può conseguire successi devanti per conto d i tutti, a condizione che non ne rompa un certo spirito d i corpo. Ora vi è un chiaro obzettivo strategico comune per tutte le componenti della (forzafederalistar: questo è ilpizi importante. Rimane da approfondire insieme ilconcetto d i uji-onte democratico europeo~,che implica una analisi che I'UEF dovràpurfare: quind continuare a incalzare pizi che strumentalizzare il Movimento Europeo. I documenti Mozione di politica genera le del Congresso del MFE «La questione politica fondamentale è che non si può creare una moneta europea senza creare nel contempo una prima forma di governo europeo. In concreto si tratta di dotare la Comunità di un esecutivo capace di gestire lo sviluppo dell'unione economico-manetaria, cioè di fondare il governo della Comunità sulla volontà dei cittadini, anche per non ridurre l'elezione europea ad una farsa e ad una presa in giro dei principi democratici. Va dunque fatto osservare, a chi non ne tiene ancora conto, che l'azione rivolta a questa finalità è già in corso. Grazie alla lucida iniziativa di Altiero Spinelli, il Parlamento europeo ha istituito una Commissione permanente per la riforma istituzionale della Comunità; e si è solennemente impegnato, con il voto del 6 luglio 1982, ad elaborare entro la fine del 1983 un progetto di riforma istituzionale della Comunità da sottoporre alla ratifica dei competenti organi costituzionali dei paesi membri. La via per la creazione di un vero esecutivo europeo è dunque aperta. E se è vero che i governi sono ancora riluttanti, e che i partiti sono ancora inerti, è anche vero che esiste una leva per far cadere questo ostacolo. Questa leva nel fatto che ciascun governo, ciascun Parlamento e ciascun partito dovrà dire sì o no, in prima persona, al progetto di riforma del Parlamento europeo. Non ci sono scappatoie, e non sarà facile dire no. Quando il Parlamento europeo avrà terminato la redazione del progetto, la parola passerà ai governi e grazie a ciò, anche ai Parlamenti e ai partiti. La parola passerà ai governi nazionali perché sono i governi nazionali che esercitano in ogni caso, e per forza, a questo riguardo, tutti i poteri, ivi compreso quello di portare a conclusione, o di insabbiare, i risultati del lavoro costituzionale del Parlamento europeo. E va detto che, se almeno un governo lo vorrà, non si potrà insabbiare nell'anonimato il progetto di riforma del Parlamento europeo senza che si venga a sapere quali governi erano contro e quali a favore. Ogni governo ha infatti la piena facoltà di dare al progetto del Parlamento europeo senza modificarlo, la veste di un progetto di trattato da proporre agli altri Stati perché lo sottoscrivano e lo sottopongano alla ratifica dei rispettivi Parlamenti nazionali. Ciò significa che i governi propensi a dire no per non far cedere alcun potere all'Europa sarebbero costretti a fare pubblicamente questa scelta negativa, e ad assumere in prima persona l'intera responsabilità del rifiuto di fronte ai loro cittadini, all'opinione pubblica europea e alla stessa opinione pubblica mondiale. Ed è evidente che un no così netto all'Europa, che costituisce la vera forza di ogni Stato nazionale, non è facile; e che potrebbe divenire addirittura impossibile qualora i termini del problema fossero ben noti a tutti. Il compito del MFE è dunque chiaro. Noi dobbiamo batterci perché il governo italiano sia quello che prende l'iniziativa di sottoporre il progetto del Parlamento europeo a tutti gli altri governi. È un compito difficile ma non impossibile. Dobbiamo tener presente che il governo italiano non può rifiutare l'Europa senza squalificarsi di fronte ai cittadini. E dobbiamo inoltre tener presente che quando, con la seconda elezione europea, il fatto assumerà un grande rilievo pubblico, né il governo, né il Parlamento, né i partiti, potranno dire no senza pagare un prezzo altissimo. Si tratta dunque di far presente sin da ora questa situazione al governo, al Parlamento e ai partiti. Bisogna chiedere sin da ora al governo italiano di inviare un messaggio solenne al Parlamento europeo per incoraggiarlo a completare il progetto di riforma e per assicurarlo che non lo lascerà cadere. E per impedire che nel momento più difficile, quello iniziale, l'inerzia soffochi tutto, dobbiamo sin da ora interessare le sezioni locali dei partiti, e far loro presente quale rischio correrebbe il partito che risultasse pubblicamente contrario al progetto del Parlamento europeo. Lo sviluppo di questi contatti ci permetterà di organizzare convegni e manifestazioni pubbliche, e di interessare la stampa locale. L'approssimarsi dell'elezione europea rafforzerà la nostra campagna. La nostra conclusione deve essere perciò una sola: abbiamo vinto la battaglia per il voto europeo, possiamo vincere quella per il governo europeo,. (approvata a// 'unanimità) Appello per l'Europa al Congresso dell'UEF Senza l'Europa non c'è salvezza. L'unità europea è la vera forza morale, politica ed economica dei nostri Stati, la sola possibilità per gli europei di costruire un avvenire degno del loro passato, di difendere e sviluppare la democrazia, di procedere verso la pace universale e l'eguaglianza di tutti i popoli. Ma da alcuni anni l'integrazione europea retrocede invece di avanzare. I tentativi di rendere consistenti le politiche comuni, di rafforzare la Comunità e di crerare l'Unione sono falliti. Questi fallimenti erano inevitabili. Avendo raggiunto lo stadio dell'unione doganale ed agricola, l'integrazione europea poteva proseguire solo sulla via dell'unione economica. Ma questa via non è percorribile senza la moneta europea e senza un esecutivo comune per il governo democratico dell'economia europea. Questi sono i nodi da sciogliere, e il tempo stringe perché i partiti e i cittadini, a causa della stasi del processo di integrazione, stanno perdendo la fiducia nella possibilità di costruire l'Europa, di rafforzare la cooperazione politica e di estenderla ai settori della sicurezza e della difesa. L'ora di assumersi le proprie responsdabilità è venuta per tutti. Senza soluzioni europee dei maggiori problemi politici, economici e sociali i nostri Stati non possono evitare la decadenza e rischiano di essere travolti. L'Unione Europea dei Federalisti invita pertanto i governi e i par- titi a prendere le iniziative necessarie per il rilancio dell'integrazione europea. Solo la cattiva volontà impedisce di inserire, nel progetto Genscher-Colombo, il passaggio alla seconda tappa dello SME, cioè la moneta europea. E solo la cattiva volontà impedisce di sostenere apertamente il lavoro della Commissione istituzionale del Parlamento europeo per la riforma della Comunità e la creazione di un esecutivo democratico europeo. Quando il Parlamento europeo avrà adottato il progetto di riforma della Comunità i governi e i partiti si troveranno di fronte alla responsabilità di dire si o no; e basterà l'azione di un solo governo per impedire agli altri governi di insabbiare il progetto del Parlamento europeo senza pronunciarsi apertamente. Questa è la leva da usare. L'UEF invita tutti i cittadini, tutte le forze europeistiche e tutti gli uomini politici di buona volontà ad usarla. Nel contempo ricorda ai governi l'opera di Adenauer, di De Gasperi, di Schuman, di Spaak e di Monnet, e li invita a sostenere l'iniziativa costituzionale del Parlamento europeo. Grazie al consenso dei popoli, e all'azione creativa dei padri fondatori, l'Europa è giunta sulla soglia della sua unità irrevocabile. Disperdere questo patrimonio storico, e abbandonare di nuovo l'Europa alla divisione, sarebbe il peggiore dei delitti. (approvato a// 'unanimità) gennaio l983 COMUNI D'EUROPA 7 Cronaca delle Istituzioni europee rare, in modo responsabile, la natura e le sue risorse; Politica ambientale comunitaria: crescenti ostacoli b) l'Unione gestirà questa politica nell'ottica della prevenzioneprioritaria di ogni genere di inquinamento; di Pier Virgilio Dastoli La preparazione del terzo programma d'azione delle Comunità europee in materia ambientale (1982- 1986) è stata contrassegnata da crescenti ostacoli di natura politica ed istituzionale, che hanno confermato l'estrema debolezza ed in definitiva I'inapplicabilità del Trattato di Roma per una efficace politica ecologica comunitaria. La mancanza di coraggio della Commissione esecutiva e le reticenze del Consiglio dei Ministri CEE non possono certo essere portati a vanto della Comunità nell'anno di celebrazione della prima Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente, che si è chiuso con il ribadito impegno per una politica di protezione dell'ambiente a livello internazionale. La Comunità europea, come è noto, non ha esplicite competenze in materia ambientale e, salvo l'impegno generico per uuno sviluppo armonioso delle attività economiche nell'insieme della Comunità, una espansione continua ed equilibrata, una stabilità accresciuta, un rniglioramento sempre più rapido del tenore di vita e più strette relazioni fra gli Stati, (art. 2 CEE), i trattati del 1957 nulla prevedono in materia di politica ambientale. Si dovette attendere il Vertice europeo del 1972 perché, su sollecitazione della Commissione esecutiva, i governi dei paesi membri si decidessero ad attribuire alla Comunità limitate competenze in materia ambientale: il primo (1973) ed il secondo programma d'azione (1977), presentati dall'esecutivo, tentano di rendere effettiva e coerente l'affermazione dei capi di governo del 1972, ma invano. L'aggravarsi della crisi economica, a partire dal 1977, porta con sé, oltre al protezionismo crescente, anche la volontà di ogni paese membro di riprendere la pienezza dei poteri in materia ambientale. La Commissione Thorn, sensibile come sempre . ..alle tendenze negative del processo di integrazione europea, ha dato awio alla terza fase della politica comunitaria in materia ambientale presentando un programma nel quale mancano, fra l'altro, serie proposte in settorichiave quali l'inquinamento transfrontaliero, la protezione dell'ambiente urbano, le ripercussioni ecologiche nella politica agricola e nella politica di cooperazione allo sviluppo. I1 Parlamento europeo, nel giugno 1982, ha sottolineato con vigore le carenze del programma presentato dall'esecutivo, non mancando tuttavia nell'invito pressante al Consiglio per I'attuazione del primo e del secondo programma d'azione che, in alcuni capitoli importanti, si trova ancora in fase di studio. I1 Consiglio CEE ha esaminato da parte sua il progetto della Commissione nelle riunioni del dicembre 1981, giugno e novembre 1982, senza giungere a conclusioni soddisfacenti: il programma della presidenza tedesca del Consiglio (l0 gennaio-30 giugno 1983) non prevede, fra le sue priorità, la politica dell'ambiente e la sola riunione prevista dei ministri del settore è convocata per il 20 giugno 1983 a Lussemburgo. Nonostante l'insensibilità del Consiglio e la mancanza di coraggio della Commissione, crediamo che la tutela dell'ambiente costituisca uno dei problemi più gravi della crisi delle società moderne e probabilmente uno dei temi centrali della definizione della società nuova, che dovrà costituire il punto di arrivo della realizzazione dell'unione europea. Oltre dieci anni di dibattiti, studi, impegni, programmi nulla hanno modificato di sostanziale, nessun effetto concreto hanno registrato nella lotta all'inquinamento dei mari, alla degradazione del suolo, alla distribuzione delle foreste, alla degradazione dell'ambiente urbano, alle conseguenze nefaste della mancanza di norme nell'utilizzazione di prodotti chimici. Il Parlamento europeo, cosciente dell'estrema debolezza ed insufficienza del Trattato attuale nella determinazione e nell'attribuzione di competenze adeguate alla Comunità in settori come quello della politica ambientale, ha sottolineato - negli orientamenti per la realizzazione dell'unione europea - che uL'Unione assumerà i compiti che possono essere svolti in maniera più efficace congiuntamente che dagli stati membri separatamente o quelli la cui soluzione esige il contributo dell'unione,. Per attuare questi compiti, l'Unione dovrà disporre di opportune competenze allo scopo di proporre nuove iniziative per l'attuazione di una adeguata politica delfa società, soprattutto nei settori della politica sociale, regionale, dell'ambiente, della cultura e dell'informazione. In particolare, la commissione istituzionale del Parlamento europeo ha raggiunto un consenso di fondo sui seguenti principi: C) la priorità sarà data, in quest'ambito, al principio inquinatore-pagatore, su una base uniforme del diritto delllUnione; d ) l'unione, nell'obie'ttivo di utilizzare le risorse naturali disponibili, darà priorità alle materie prime rinnovabili e riciclabili; e) poiché la politica dell'ambiente agirà soprattutto sul piano comunale e regionale, l'Unione interverrà per assicurare la compatibilità fra le politiche dell'ambiente degli Stati membri. Essa assumerà competenze dirette, quando la natura del problema supererà il quadro nazionale. D'altra parte l'Unione - facendo proprio un orientamento espresso anche recentemente dal comitato direttivo europeo -del CCE (8 novembre 1982) - riconoscerà che «le colletività locali e regionali costituiscono uno dei principali fondamenti democratici della costruzione europea, alla quale esse partecipano a livello delle rispettive competenze,. Per sviluppare azioni comuni più vigorose, più audaci, perché esse siano più radicate nel consenso popolare e perché esse siano accompagnate dall'indispensabile rafforzamento dell'efTicacia e della democraticità della struttura istituzionale europea (cioè da un governo europeo, controllato da un'autorità legislativa legittimata democraticamente), la realizzazione dell'unione europea resta un obiettivo prioritario. Ma indispensabile, perché essa si realizzi, è il lavoro costituente del Parlamento europeo ed il sostegno che ad esso deve essere dato perché il progetto di Costituzione-Trattato non sia sottoposto ad alcun negoziato diplomatico e intergovernativo, ma sia inviato, direttamente per la ratzfica, agli organi nazionali competenti a) l'Unione sarà dotata di una politica pro- (parlamenti, parlamenti1 governi, governilrepria dell'ambiente, volta a conservare e restau- ferendum). Indice EDUCAZIONE E LAVORO Oocurnenti ~>eruna cosclenra ed una anone ecdogioa Documenti per una coscienza ed una azione ecologica 1.1. Incroduzione - Regione ed Ecologia (Erasmo Peracchi) 1.2. Uno schema mecodologico sul problema ecologico 1.3. I fondamenci dell'educazione ecologica (Giuseppe Tramarollo) 1.4. Le quattro carte ecologiche europee (Luigi Rebuzzini) 1.5. -La acarta del suo lo^ del Consiglio d'Europa. Necessità della conservazione del suolo per lo sviluppo dell'umanicà (Mario Pavan) -La acarta europea dell'aria~del Consiglio d'Europa (marzo 1968) -La acarta europea dell'acqua~del Consiglio d'Europa (maggio 1968) -La «carta europea del suolo» del Consiglio d'Europa (giugno 1972) -La ucarta ecologica delle regioni di montagna in Europa, del Consiglio d'Europa (maggio 1976) -Dichiarazione universale per i diricti dell'animale (gennaio 1978) 1.6. -La acarta europea dei Poteri locali per la salvaguardia dell'ambiente naturale e umano, (Aurelio Dozio) -Dichiarazione di principio del CCE sui problemi dell'ambience (politica ecologica) (La Carca di BNges) 1.7. -L'impegno delle Comunità Europee per la tucela dell'ambiente in cui viviamo (Spectator) -L'educazione ecologica e la scuola europea -La .Carta europea dell'insegnamenco~(Bmxeiies 1968) COMUNI D'EUROPA 8 gennaio l983 a Lugano Un altro passo per una vera Carta europea dell'autonomia locale di Moreno Buca Nessuno si illudeva che la Carta europea dell'autonomia locale venisse adottata durante la Conferenza dei ministri responsabili delle collettività locali del Consiglio d'Europa che si è tenuto dal 5 al 7 ottobre scorsi a Lugano. Lo sforzo unitario che la CPLRE aveva compiuto licenziando durante la sessione del 1981 il progetto della carta in questione meritava comunque migliore accoglienza di quella ricevuta. Non sono mancati consensi, anche convinti ed entuasiastici, ma gli ostacoli frapposti da paesi anche importanti lasciano pensare che per la Carta delle autonomie il percorso sarà ancora duro e gli ostacoli da superare veramente notevoli. Nel comunicato conclusivo della Conferenza, pur affermando che «l'autonomia locale costituisce un elemento essenziale del sistema democratico~e pur riconoscendo che le collettività locali «siano dotate di mezzi che permettano loro di esercitare in modo efficace le loro competenze~vengono sottolineate le riserve di alcuni paesi e si invia al Comitato Direttivo per le questioni regionali e municipali, in contatto con la CPLRE di procedere agli aggiustamenti necessari del testo, prevedendo di decidere in merito ad essa nella prossima sessione che si 'terrà in Italia nel 1984. stiOne i si vede, una queche a dei poteri locali sia nei propri paesi, sia in Per Poterne venire a Consiglio Per gli indirizzi in maniera tenuti nel testo della Carta. Nei dieci articoli di cui essa si compone verigono enunciati principi generali di grande rilievo: laddove si afferma che «le collettività 10cali costituiscono una delle basi fondamentali di uno stato democratico» così precostituendo la necessità di un riconoscimento costituzionale di questo principio; analogamente quando si prevede una competenza generale residua per le autonomie locali, così come la regolamentazione del rapporto tra il livello di base e le collettività di livello intermedio, fino ai punto fondamentale delle risorse che prevede un sistema articolato su imposte proprie, partecipazioni ad imposte erariali e sovvenzioni statali e regionali. Su diversi punti i principali oppositori del progetto si sono soffermati, ma quello che è stato oggetto di maggiori attenzioni e preoccupazioni è stata l'indicazione del riconoscimento convenzionale della Carta. L'adozione convenzionale della Carta è stata scelta dalla CPLRE proprio per facilitare i singoli stati nell'adesione prevedendo la possibilità di approvare per parti il testo della Carta, aderendo ad un minimo di paragrafi essenziali che esprimono i concetti fondamentali dei principi dell'autonomia locale e lasciando altri aspetti da parte. È il sistema usato in altre occasioni come, ad esempio, per la Carta Sociale per la quale ha funzionato egregiamente, favorendo numerose adesioni. Su questo aspetto specifico la posizione più dura è stata esposta, durante il colloquio che ha visto riunite insieme le rappresentanze ministeriali, quella della CPLRE e dell' Assemblea Parlamentare, dal rappresentante del Regno Unito, Roberts, che vi ha scorto una forma di limitazione dei poteri del Parlamento inglese. Le sue argomentazioni sono state respinte fermamente dai rappresentanti inglesi della CPLRE, Pirie e Sir Duncan Lock hanno portato la voce delle autonomie del Regno Unito, indicando come pretestuosi gli argomenti del rappresentante del loro governo. Meno comprensibile l'opposizione, netta e totale, del rappresentante dei Paesi Bassi, il quale ha completamente minimizzato la portata della Carta, vanificando ogni sforzo compiuto nella sua preparazione anche dai rappresentanti olandesi nella CPLRE. Per essi Molenaar ha invece insistito sulla forma convenzionale e sulla validità del testo. Francia e Svizzera sono state le altre voci discordanti. La prima si è limitata a riferire sul processo di decentramento in atto e sulla discussione all'interno del parlamento francese, senza però mai entrare nel merito del progetto della Carta e sostanzialmente eludendo il problema. La posizione francese è stata contraddittoria e poco credibile: si è esposta alle critiche mentre avrebbe dovuto, coerentemente con i progetti di Defferre, essere un punto di sostegno della Carta. Completamente differenti gli ostacoli da parte svizzera: qui l'obiezione è non sulla forma convenzionale, ma se debba essere il Governo federale od i singoli Cantoni a ratificare la Carta. Paradossalmente questa posizione, proveniente da un paese che ha ben poco da imparare in merito all'autonomia locale, ha rinforzato le posizioni di coloro che opponevano questioni di fondo e non di procedura. Il lago di Lugano. Questi gli ostacoli principali - e non sono pochi o di poco conto. Per altro verso non sono mancate entusiastiche adesioni: prima fra tutte quella del governo italiano rappresentato dal sottosegretario Corder. Questi ha sottolineato le positive convergenze tra il testo della Carta europea ed i principi contenuti nella nostra Costituzione Repubblicana, ha approvato la forma convenzionale, apprezzando il riferimento alla partecipazione e valutando positivamente il punto riguardante le risorse finanziarie, specialmente per la capacità impositiva delle autonomie. Ha riferito del progetto di riforma presentato al Parlamento mettendo in risalto positive convergenze tra i principi della Carta e le indicazioni del progetto >i riforma. Corder si è anche attivamente adoperato per influire favorevolmente sui colleghi europei e nella presidenza dei lavori, sempre intervenendo a favore delle posizioni autonomistiche. Germania, Portogallo, Cipro, si sono pronunciati nettamente a favore, così come il rappresentante dell'Assemblea parlamentare e quelli della CPLRE, primi fra tutti il Presidente Dupont e Lucien Harmegnies, capo delegazione durante il colloquio e relatore della Carta. Harmegnies ha annunciato la disponibilità ad un ulteriore dialogo per migliorare il testo della Carta: tracciando un filo di continuità tra le Conferenze dei ministri tenutesi a Madrid ed a Lugano ed in previsione della prossima di Roma ne11'84 ha affermato la buona volontà dei rappresentanti delle autonomie locali, ma ad una precisa condizione: che vi giunga ad approvare una vera Carta-Convenzione. A Lugano si è discusso su un ottimo testo del progetto di Carta europea dell'autonomia locale: molti paesi sono già maturi, molti oppongono forte opposizione: il lavoro, per certi versi, è soltanto all'inizio, dipenderà infatti dall'impegno dei prossimi due anni se riusciremo a far approvare a Roma ne11'84 una vera carta dell'autonomia locale e non un testo confuso, contraddittorio, buono soltanto a rinviare nel tempo il problema notevole del riconoscimento sul piano del diritto internazionale delle autonomie locali come soggetti propri, autonomi, dello stato democratico e, in definitiva, dell'Europa democratica unita. gennaio l983 COMUNI D'EUROPA 9 a Strasburgo - La XVII sessione plenaria della CPLRE di G.M. La XVII sessione plenaria della Conferenza dei Poteri locali e regionali d'Europa (CPLRE) si è svolta a Strasburgo d d 19 al 21 ottobre U.S. Come è noto, detta Conferenza opera nell'àmbito del Consiglio d'Europa, riunisce i delegati dei 21 Paesi che ne fanno parte ed è convocata con ritmo annuale per dibattere i temi riguardanti l'autonomia locale e regionale e l'unificazione europea. La delegazione italiana che vi ha partecipato (1) era largamente rappresentativa di comuni, province, regioni, frutto di un laborioso e non facile equilibrio tra enti di diverso livello, tra forze politiche e tra le diverse aree geografiche ed economiche del nostro paese; equilibrio raggiunto a seguito di contatti tra I'AICCE ed altre associazioni e organismi che nel nostro Paese raggruppano gli enti locali e regionali. La CPLRE, nonostante i limiti propri di una iniziativa che si colloca nell'àmbito di un'organizzazione intergovernativa come il Consiglio d'Europa, può rappresentare una positiva occasione per favorire l'impegno sul piano europeo delle varie associazioni che in Italia operano nel campo delle autonomie locali e regionali, e creare utili occasioni di contatto e di scambi di esperienze. L'AICCE è stata incaricata di assicurare la segreteria permanente della delegazione italiana per tutto il periodo che intercorre tra la sessione plenaria recentemente conclusasi e quella del 1983, onde coordinare i lavori delle varie commissioni e fornire il necessario contributo alla redazione dei rapporti per la prossima sessione. Due italiani hanno svolto un particolare molo nel corso dei lavori: Giuseppe Piazzoni, quale relatore sugli specifici problemi delle regioni di montagna e Giancarlo Piombino, quale relatore generale sui progressi dell'integrazione europea (2). L'ordine del giorno prevedeva altri argomenti di diretto interesse per gli enti iocali e regionali: la formazione e l'istruzione dei figli dei lavoratori migranti, la speculazione fondiaria, la situazione del personale degli enti locali e regionali, sotto il duplice profilo dello statuto giuridico e della loro formazione, IO sviluppo delle regioni agricole, rurali e di montagna, il contributo degli enti locali e regionali nel campo delle economie di energia e delle energie alternative e, infine, l'inquinamento marino dovuto alla navigazione. Gli amministratori comunali, provinciali e regionali sanno, con la loro quotidiana esperienza, quando queste tematiche si intreccino con i loro specifici compiti istituzionali o, quanto meno, con le loro reali responsabilità nei confronti delle rispettive comunità territoridi. Da una efficace lotta alla speculazione fondiaria dipende, infatti, una corretta soluzione dei problemi urbanistici e dello sviluppo delle nostre città nel rispetto dell'interesse generale; la situazione delle aree agricole, rurali e di montagna può pesare fortemente, in senso positivo o negativo, sullo sviluppo regionale del nostro paese e sulle speranze di intere popolazioni; la scolarizzazione dei figli dei lavoratori migranti è una questione drammatica che, se non risolta, rischia di incidere sulla vita di tanti giovani che rischiano di rimanere per sempre sradicati culturalmente e privati di una qualsiasi identità; quello dell'energia è un argomento che condiziona la crescita economica del nostro paese e dell'intera Europa; infine, l'inquinamento marino derivante dalla navigazione ha colpito, anche in un recente passato, le coste di vari Stati europei ripercuotendosi ( l ) la composizione dclla dclegazionc iraliana ( l 8 membri tirolari c 18 mcmsull'ambiente naturale e umano e sulla situabri Npp~cnri)alla XVII Scsiane della ~ o n f dei c poteri ~ ~ locali ~ ~ rcgianali ~ d'Europa (CPLRE). zione economica e sociale di vaste aree. Membri titolon: Catmclo AZZARÀ: Prcsidenrc dclla Regionc Basilicara: Per ciascun0 di questi temi la Conferenza ha Enzo BALDASSI: Dcputaro - Scgrcrario gcncraic aggiunto dcll'Arsociazionc italiana per il Consiglio dei Comuni d'Europa (AICCE); Giuscppe BUFARdibattuto, in commissione e poi in seduta pieDECI: Viccprcsidcnrc vicario dcl12Associazioncitaliana per il consiglio dei ~ o muni d'Europa (AICCE). Elio CAROCCI: Prcsidcnrc Provincia di Gcnonaria, le corrispondenti relazioni e i conseva; Giuscpc CORTICELU: Assessore dclla Regionc Emilia-Romagna; Tcodora p e n t i progetti di risoluzione. Numerosi e apCUTOLO: ~ o ~del Gmunc ~ i di ~Roma;~ Srclio i DE~ ,-AROLIS: ~ ~ Consiglic. rc della Rcgionc Emilia-Romagna - Viccprcsidcnrc dell'Arwiciazianc iraliana prezzati gli interventi dei delegati italiani, sul pcr il Consiglio dci Comuni d'Europa (AICCE): Ezio ENRIETTI: Ptesidenrc dclla Rcgianc Picmonrc (capo dclcgazionc); AMO GIACCHÈ: Sindaco d c ~ o - piano politico e tecnico. mune di la Spczia: Edoudo MARINENGO: Presidenrc dcll'Unione Naziona11 rapporto Piombino ha invece affrontato, le Comuni ed Enri Montani (UNCEM): Gianfranco MARTINI: Consigliere dcl in modo organico, la situazione attuale dell'inComune di San Bellina - Scgrctario gcnc~alcdcl~s~ssociazionc italiana il Consiglio dei Comuni d'Eutopa (AICCE): Gianvira MASTROLEO: Prcsidenre tegrazione europea, i risultati ottenuti ma andell'Unione dclle Province Iralianc (UPI); Enrico PANCHERI: Prcsidcnrc della Regionc ~ r ~ n t i ~ a -Adigc; ~ l r o Mario PENNETTA: Presidenrc dclla Provinche, con estrema franchezza, le deficienze, i ricia di Chicti; Francesco PICARDI: Asscssorc anziano del Comune d i Napoli, tardi, le contraddizioni di un processo che semdel Comune di Arenzano; Danrc STEFA. Giancarlo PIOMBMO. NI: Scnarare - Segrerario nazionale della ~ c g perle a Auronomie e i Pareri (ocabra aver perduto lo slancio iniziale proprio in li; Luigi TARRICONE: Preridcnre del Consiglio Regionale della Puglia. un Membri rupp/enh. ~~~i~~ BOLIS: ~~~b~~ del ~ o E~~~~~~~ ~ i momento ~ ~ in ~cui la~ situazione internazionadell' Associazione iraliina per il Consiglio dei Comuni d'Europa (AICCE); Luile e la crisi socio-economica richiederebbero gi BLILLERI: Sindaco dcl Comunc d i Pira: Virrorio CALDIROLI: Consigliere della Regione Lombardia; F~~~~~~~~COLONNA: Mcmbro del Comitato ESC- una accentuazione degli sforzi di unificazione curivo dell'Asuxiazione iraliana pcr il Consiglio dci Comuni d'Europa (AICpolitica e istituzionale strettamente collegata, CE); Giorgio DE SABBATA: Scnarore - Membro dcl Comiraro Esecutiva dell'Awciazionc italiana pcr il Consiglia dei Comuni d'Europa (AICCE): in una visione globale, con quella economica e Bruno DOMMIJANNI: Presidenre della Rcgionc Calabria; Aurelio DOZIO: implicante la stessa sicurezza dell'Europa purSegretario unminisrrativo dcll,Associazione iralima per il Consiglia muni d'Eutopa (AICCE); Francesco FIORINO: Prcsidcnre della Provincia di ché sottoposta ad un reale controllo democratiCosenza; Naralino GUERRA: Consigliere dclla Rcgione Emilia-Romagna: CO. Guida GUIDI: Asscssare della Reg~oncUmbria; Cclcsre MARTlNA: Consiglicte del Comunc di Luscrncrra: UKOMARZOLA. Prcsidenre dclla Provinciadi Riteniamo tuttavia doveroso e utile sottoliFerrata: Maria LEONE: Prcsidenre della Rcgionc Toxana; Camillo MOSER: mare le argomentazioni logiche Con le quali il segreruio generale dell'Unionc delle Province Irdiane (UPI); Giuseppe PIAZZONI: Segretaio gcncralc dcll'Unianc Nazionale Comuni cd Enti Monrani relatore motiva l'urgenza di una reale svolta (UNCEM) (ha svolta Ic funzioni di scgterario dclla dclcgazionc); Giovanni ~CII= PICCO: Vicepresidenrc del Consiglio Regionale del Picmonc; Giovanni SANTO: Segrerario generale dell'Associazione Nazionale dei Comuni d'lralia (ANCI); Ferdinando VERA: Consigliere del Comune di Rcano. (2) pubblicheremo sul prosima relarori italiani. numero la sinrcsi dei rapponi S V O I ~dai ~ due politica dell'integrazione europea e sottolinea la validità dell'iniziativa adottata dal Parlamento europeo tramite la sua apposita commissione per i problemi istituzionali, incaricata di predisporre, entro il 1983, un progetto di nuovo trattato cioè, in sostanza, di una Carta costituzionale per l'unione europea. si tratta affatto di esercitazionigiuridiche ma della .ia obbligata per rendere la comunità curocapace di dare una valida risposta proprio problemi che i cittadini e gli amministratori comunali, e regionali incontrano sul loro cammino e che riguardano, per citarne alcuni dei importanti, la pace, uno sviluppo territorialmente equilibrato, una efficace lotta alla disoccupazione, all'idazione e al disordine monetario. Tante volte su questa stessa rivista, abbiamo ribadito che non si possono volere i fini se non si vogliono anche i mezzi necessari al loro conseguimento e se non si pongono in essere le condizioni questi mezzi siano in grado di funzionare, c i ò vale anche per 19integrazione europea e il Parlamento europeo non può essere lasciato solo e ignorato in questo compito decisivo di dotare la comunità dei necessari strumenti istituzionali di governo e di lo democratico. li amministratori locali e regionali 'italiani ,he guardano spesso alla comunità europea, giustamente, come alla sede da cui attingere i vari finanziamenti previsti dalle norme in vigore, devono, al tempo stesso, mobilitarsi proprio questa comunità evolva verso strutture di tipo federale divenendo così anche più atta a far fronte alle sfide drammatiche che ci stanno dinnanzi. Leggere e meditare Con questo numero uComuni d'Europa» inizia il suo 31" anno di vita: può considerarsi una delle più longeve riviste federaliste di tutta Europa. La raccolta deiie sue annate rappresenta la memoria storica deii9AICCE, per non dire di tutto il CCE; di riflesso si titrova neiie sue pagine l'intera storia delle battaglia per l'unità europea e della parteapazione ad essa dei militanti di base dal 1952 ad oggi. Crediamo che la veste dimessa deiia nostra rivista non inganni nessuno: la ricchezza deiie sue informazioni aiie fonti, il rispecchiare le riflessioni dei prinapali cervelli pensanti che sono stati e sono dietro al processo di integrazione sovranazionale, le documentate magagne di tanto pseudo-europeismo siamo convinti non siano sfuggiti a nessuno. «Comuni d'Europa» ha resistito economicamente fin0 ad oggi, ma i costi editoriali crescono vertiginosamente: chi vuole che questa rivista, unica nel suo genere, continui a vivere e anzi miglioti, dovrebbe sentire l'obbligo morale di abbonarsi (se la riceve in omaggio) e di procurarci abbonamenti (anche sostenitori o benemeriti) e inserzioni pubblicitarie. COMUNI D'EUROPA 10 I Riassunto schematico dell' attività del Consiglio dei Comuni d'E1 Bureau (Parigi, 16 settembre; Strasburgo, 18 ottobre) CCE Commissione permanente (Parigi, 17 settembre; Stra- Riunioni istituzionali del CCE A Stati generali Riunione per la preparazione dei XV Stati generali di Torino (Torino, 2 luglio; 7 dicembre) B Riunioni degli organi dirigenti Comitato finanziario (Innsbruck, 16 luglio) Comitato di presidenza (Strasburgo, 18 ottobre) Riunione Segretari generali delle Sezioni nazionali (Parigi, 9 dicembre) Comitato Direttivo europeo (Parigi, 10 dicembre) C Gruppi di lavoro permanenti Riunione del Gruppo di lavoro sui problemi dell'inquinamento del mare (Parigi, 20 luglio; Venezia, 14-16 ottobre) Riunione del Gruppo di lavoro sui problemi istituzionali europei (Parigi, 31 agosto; Parigi, 8 novembre) I1 gennaio l983 D Sezioni Sezione britannica - Conferenza europea sul carbone e l'ambiente e gli enti locali (Leeds, 22-24 settembre) Sezione italiana - Conferenza su <Regioni e autonomie locali per una politica europea del turismo, Comune di Rimini - Regione Emilia Romagna (Rimini, 23-25 settembre) Congresso della Sezione (Edimburgo, 3-5 novembre) Sezione tedesca - Seminario sulla cooperazione transfrontaliera (Friburgo, 25-26 novembre) Attività in collegamento con la Comunità europea Intergruppo del Parlamento europeo per i problemi locali e regionali (Strasburgo, 6 luglio) Riunione preparatoria in vista della Conferenza delle Regioni della Comunità europea e dei Paesi candidati Spagna e Portogallo (Strasburgo, 13 ottobre) Riunione dei rappresentanti del Comitato consultivo degli. enti regionali e locali dei Paesi membri della Comunità europea con il commissario Richard (Bruxelles, 30 settembre) Sessione plenaria del Comitato consultivo degli enti regionali e locali dei Paesi membri della Comunità europea (Bruxelles, 18-19 novembre) III Attività in collegamento con il Consiglio d'Europa Conferenza demografica europea (Strasburgo, 2 1-23 settembre) Conferenza dei ministri responsabili degli Enti locali (Lugano, 5-7 ottobre) Consegna della bandiera d'onore alla città di Ivrea (Ivrea, 10 ottobre) Consegna della bandiera d'Europa al Comune di Gubbio (Gubbio, 10- 12 dicembre) Riunioni deila Conferenza dei Poteri locali e regionali d'Europa (CPLRE) e dei suoi organi permanenti Audizione sulla violenza (Assisi, 1-3 settembre) Commissione culturale (Trento, 21-22 settembre) Sottocommissione «Inquinamento» (Strasburgo, 29 settembre) Sottocommissione delle entità regionali di governo (Lugano, 6 ottobre) Commissione strutture e finanze locali (Lugano, 7 ottobre) Visita del presidente della CPLRE, Dupont, ai Comuni terremotati italiani (PollaITrivignolLioni, 9-10 ottobre) XVII Sessione plenaria (Strasburgo, 19-21 ottobre) sburgo, 22 ottobre) Commissione ambiente e urbanistica (Strasburgo, 28 settembre; La Valletta, 17-18 novembre) IV Attività in collegamento con le altre organizzazioni federaliste a) Rappom con il ME (Mouvement Européen) Comitato esecutivo: (Bruxelles, 9 settembre; Parigi, 8 ottobre; Parigi, 15 novembre; Bruxelles, 17 dicembre) Commissione Bangemann (varie riunioni) Seminario del Consiglio irlandese e della Sezione irlandese del CCE (Dublino, 12-13 ottobre) Comitato direttivo (Bruxelles, 17- 18 dicembre) b) Rapporti con I'UEF (Union e u r o p é e ~ edes Fédéralistes) Comitato federale (Baden-Baden, 2-3 ottobre) Congresso (Milano, 3- 5 dicembre) Rappom con il CIFE (Centre International de ForC) mation E u r o p é e ~ e ) Corso federalista (Aosta, 29-31 luglio) Incontro europeo <Cultura e sviluppo, CIFEIAccademia mondiale per la pace - Nizza (Saint Vincent, 18-20 ottobre) d) Rapporti con I'AEDE (Association Europeenne des Enseignants) Assemblea costitutiva della sezione spagnola (Madrid, 22 dicembre) V Attività varie A Gemeilaggi e scambi (l'elenco sarà pubblicato sul prossimo numero) B Partecipazioni a convegni, incontri, ecc. Assisi mondiali della pace - Unione mondiale città martiri, città della pace (Verdun, 15-17 ottobre) XI Conferenza dei Sindaci delle grandi città del mondo (Caracas, 21-23 ottobre) Colloquio su <L'Europa delle Regioni, - Istituto europeo di alti studi internazionali dell'Università di Nizza (St. Vincent, 24-26 novembre) IV Congresso europeo del PPE (Parigi, 6-8 dicembre) AICCE I Riunioni istituzionali dell'AICCE A Riunioni di organi dirigenti Comitato esecutivo (Roma, 19 luglio; Roma, 5 ottobre) d ammissione finanziaria (Roma, 20 luglio; Roma, 5 ottobre) Consiglio nazionale (Roma, 30 novembre) Comitato di Direzione di «Comuni d'Europa, (Roma, 2 1 dicembre) B Commissioni e gmppi di lavoro AICCE Incontro preparatorio in vista del convegno sull'agricoltura (Roma, 14 luglio) Riunione del gruppo emigrazione (Roma, 15 luglio) C Federazioni regionali Esecutivo della Federazione regionale piemontese (Torino, 16 settembre) Comitato direttivo della Federazione regionale umbra (Perugia, 7 dicembre) gennaio l983 I COMUNI D'EUROPA Strumenti finanziari della Comunità europea di Sigrid Esser nComuni d'Europa) ha già kervato in passato, in varie occasioni, largo spazio agli strumenti finanzi& comunitari aventi incidenza sullo sviluppo e sul riequilibno tem2onaie, inquadrati nelle varie politiche (agricola, industriale, sociale, regionale, dell'energia, dell'ambiente, del turismo, ecc.). Poiche- questa nj7essione si è, di prefirenza, concentrata sul funzionamento del FEOGA-sezione orientamento, sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e sul Fondo sociale europeo (FSE), nieniamo utile pubblicare, in questo inserto, la relazione sugli strumenti finanzi& @articolannente BEI e Nuovo strumento comunitario) della CE, che la responsabile dellJUflciostudi dellJAICCEha tenuto a Firenze nel dicembre scorso in occasione del seminano di aggiornamento su <Lepolitiche e gli interventi comunitarin, organizzato dalla Giunta della Regione Toscana in collaborazione con I'ISEPS (Istituto per gli studi sull'Europa e sui paesi in via di sviluppo). ** Lo spettro degli strumenti finanziari delle Comunità europee volti ad incidere sulle strutture socio-economiche e produttive dei paesi membri include oltre al Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia, al Fondo sociale europeo ed al al Fondo europeo di sviluppo regionale, che concorrono con sowenzioni finanziarie a ridurre squilibri regionali e disarmonie nello sviluppo economico nella Comunità, altri mezzi, che agiscono quasi esclusivamente tramite la concessione di prestiti agevolati. Fanno pane di tale gruppo di strumenti, oltre alla Banca europea per gli investimenti (BEI), già prevista dai Trattati di Roma, il Nuovo strumento comunitario (NSC), i Bonifici d'interesse nel quadro del sistema monetario europeo, Strumenti finanziari ad hoc ed Aiuti specrfici nel campo dell'energia, tutte istituzioni create negli anni '70, periodo di forte rilancio del processo d'integrazione europea. Mentre le sowenzioni erogate dalla Comunità nel 1980 ammontavano a 3.094,4 milioni di ECU (incluso l'abbuono d'interesse) i prestiti concessi da BEI, Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), Euratom e NSC (escluse misure supplementari e spese in materia di ricerca e sviluppo come quelle specifiche a favore del settore dell'energia) raggiungevano 4.091,7 milioni di ECU. E di questi stru- menti comunitari che vorrei esporre funzioni e meccanismi. A) La Banca europea per gli investimenti La Banca europea per gli investimenti (BEI), istituita dall'art. 129 del trattato che istituisce la Comunità economica europea, entrato in vigore il 1" gennaio 1958, costituisce come istituto bancario della CEE per i finanziamenti a lungo termine il maggiore strumento comunitario che tramite l'erogazione di prestiti contribuisce alla realizzazione delle politiche strutturali perseguite nell'ambito della Comunità. La BEI ha accordato nel 1981 prestiti per un ammontare di 2.821,5 milioni ECU, circa 3.670 miliardi Lit, di cui lo 0,8% è stato destinato ad investimenti nei paesi del bacino mediterraneo e nei paesi firmatari delle Convenzioni di Lomé. La Banca è costituita dai dieci stati membri della Comunità, i quali hanno sottoscritto quote-parti del suo capitale, che si elevava nel dicembre 1981 a 14.400 milioni di ECU, di cui 1.465,7 milioni ECU costituenti il capitale effetivamente versato o da versare. La maggior parte delle risorse vengono raccolte daila Banca sui mercati di capitali della Comunità e di paesi terzi nonché sui mercati internazionali. Nel 1981 la Banca ha raccolto in tal modo 2.309,7 milioni ECU, di cui il 93 % con emissioni pubbliche e collocamenti privati. 11 52,6% è stato coperto da emissioni in monete di paesi non comunitari (27,5% in dollari USA) e solo il 47,4 % in monete dei paesi membri ed in ECU (16% DM; 3,8% ECU). Funzioni e compiti della BEI sono stabiliti nel trattato che istituisce la Comunità economica europea. L'obiettivo primario è il sostegno dell'aespansione economica della Comun i t à ~mediante la creazione di nuove risorse, nell'ambito dello usviluppo armonioso delle atrività economiche nell'insieme della Comunità». <La Banca europea per gli investimenti, così l'art. 130 del Trattato aha il compito di contribuire, facendo appello al mercato dei capitali ed alle proprie risorse, allo sviluppo equilibrato e senza scosse del mercato comune nell'interesse della Comunità. A tal fine facilita, mediante la concessione di prestiti e garanzie, senza perseguire scopi di lucro, il finanziamento dei seguenti progetti in tutti i settori dell'economia: a) progetti contemplanti la valorizzazione delle regioni meno sviluppate; b) progetti contemplanti l'ammodernamento o la riconversione d'imprese oppure la creazione di nuove attività richieste dalla graduale realizzazione del mercato comune che, per la loro ampiezza o natura, non possono essere interamente assicurati dai vari mezzi di finanziamento esistenti nei singoli stati membri; C) progetti d'interesse comune per più stati membri che, per la loro ampiezza e natura, non possono essere completamente assicurati dai vari mezzi di finanziamento esistenti nei singoli stati membri. I mutui vengono quindi concessi per investimenti di interesse regionale, per investimenti di interesse comune europeo, checontribuiscono o all'integrazione economica dell'Europa, o al raggiungimento di obiettivi comunitari quali per esempio la protezione dell'ambiente, l'introduzione di tecnologie d'avanguardia, l'approvvigionamento energetico più diversificato e sicuro, e per investimenti a favore dell'ammodernamento e della riconversione di imprese o della creazione di nuove attività rese necessarie da difficoltà strutturali. Quasi il 62% dei mutui concessi dalla BEI nel 1981 è confluito in progetti d'interesse regionale, di cui il 54,8% in progetti collocati in Italia, a loro volta situati per il 89% nel Mezzogiorno, dove sono stati erogati prestiti per un ammontare di circa 1.102 miliardi Lit . I1 40 % dei progetti, soprattutto nei seguenti campi: trasporti, gas, elettricità, telecomunicazioni, adduzioni d'acqua, industria, concerneva nello stesso momento più regioni italiane. Il totale dei prestiti destinati ad iniziative di piccola o media dimensione nelle zone meno sviluppate nel centro-nord italiano ha raggiunto ne11'81 l'ammontare di 16,2 milioni ECU (21 miliardi Lit) di cui 3,7 milioni ECU (4,8 miliardi Lit) per otto progetti in Toscana. I1 47% dei mutui è stato accordato per progetti di interesse comune europeo, di cui il 92,8% nel campo dell'energia, il 5,5% in quello delle comunicazioni e cifre minori per la protezione dell'ambiente (1,5 %) e la cooperazione industriale (0,2 %). Nel settore energetico il 62,Y0h dei mutui concessi nella Comunità ha contribuito nel 1981 allo sviluppo delle risorse interne (per il 48,3% alla costruzione di centrali nucleari), ed il 23,8% alla diversifica- COMUNI D'EUROPA zione delle importazioni energetiche; il resto all'impiego di gas naturale, l'elettricità, il carbone ed altri. La Banca concorre al finanziamento di progetti: secondo l'art. 18 del suo statuto ala concessione di crediti è subordinata, per quanto è possibile, al ricorso ad altri mezzi di finanziamentou. I mutui europei costituiscono solo un completamento ai fondi propri del mutuatario od ad altri finanziamenti. In genere l'importo massimo dei mutui su risorse proprie della BEI è limitato al 50% del costo del progetto. I mutui vengono versati o in più monete comunitarie o in una moneta non comunitaria, al tasso di interesse medio dei tassi fissati dalla Banca per ciascuna moneta versata. I tassi applicati sono generalmente quelli praticati sui mercati dei capitali, dove l'istituto raccoglie la maggior parte delle sue risorse. La durata dei prestiti varia tra i 7 e i 12 anni, ma può raggiungere anche 20 anni. Possono ottenere finanziamenti dalla BEI imprese private o pubbliche, gli stati membri della CE o gli enti pubblici dotati di autonomia finanziaria, tra cui le Regioni italiane. La Banca preferisce accordare prestiti di un ammontare non inferiore ad 1 milione ECU (1,3 miliardi Lit). Per includere nell'arco dei beneficiari della Banca anche le piccole e medie industrie, messe durante gli ultimi anni al centro della politica economica della Comunità, sono stati introdotti i cosiddetti prestiti globali che vengono concessi ad istituti di credito. Per il loro tramite si è creata la possibilità di accordare crediti di un importo unitario compreso tra i 32,5 milioni ed i 7.800 milioni Lit. a piccole e medie iniziative industriali ed agricole che contribuiscono allo sviluppo delle regioni in difficoltà o all'utilizzazione più razionale dell'energia. In tal modo sono state finanziate ne11'81 363 iniziative per un volume finanziario di 235 miliardi Lit (180,6 milioni ECU). L'istituto intermediario assicura nel caso dei prestiti globali l'istruttoria delle domande e conduce i negoziati con i promotori. La BEI deve comunque dare il suo accordo per l'erogazione di ciascun credito unitario. Le domande di finanziamenti vengono indirizzate direttamente alla Banca, salvo quelle per prestiti globali, che dai singoli mutuatari devono essere rivolte all'istituto intermediario. Le domande devono contenere oltre alla descrizione tecnica e finanziaria del progetto anche il prospetto del finanziamento futuro dei costi di gestione del progetto finito. Per quanto concerne le garanzie chieste ai mutuatari, la BEI richiede di preferenza quelle dello stato e di un ente pubblico che gode di un credito di prim'ordine oppure di una grande banca o di un importante gruppo industriale o finanziario associato al progetto. Nel 1981 l'Italia ha beneficiato dei mutui concessi dalla BEI nel territorio comunitario in misura del 44.4 O h del totale dei prestiti emessi da risorse proprie della Banca, per un ammontare di circa 1.627 miliardi Lit. Oltre il 75% dell'importo concerneva investimenti nel Mezzogiorno. I mutui per impianti energetici rappresentavano circa il 35% del totale, mentre quasi il 25 % interessava le telecomunicazioni ed i trasporti, il 25% l'approwigionamento idrico, opere irrigue e diverse infrastrutture ed il 15% l'industria ed i servizi. Oltre i due terzi dei mutui a favore di questi ultimi settori concernevano investimenti di piccole e medie dimensioni finanziati tramite i prestiti globali. Sono compresi in queste cifre globali i mutui concessi nel quadro dell'aiuto straordinario della Comunità per la ricostruzione delle zone terremotate della Campania e della Basilicata, al quale la BEI ha concorso nel 1981 con l'ammontare di 31,8 milioni ECU (41,3 miliardi Lit) su risorse proprie. Secondo i dati pubblicati dalla BEI nel dicembre 1982, la Banca ha erogato nel 1982 in Italia finanziamenti su risorse proprie per un ammontare di 2094 miliardi Lit di cui il 4 1% a favore di industria e Servizi, il 4,7% dello sviluppo di zone industriali, 15 Oh di produzione e trasporto di energia, 16,l O h delle telecomunicazioni, 13,9% di infrastrutture idrauliche e progetti d'irrigazione, 7,9% di trasporti. B) Il Nuovo strumento comunitario A partire dal 1979 la BEI gestisce oltre alle sue risorse proprie anche i mezzi finanziari stanziati nell'ambito del cosiddetto Nuovo strumento comunitario (NSC), istituito dalia decisione del Consiglio del 16 ottobre 1978. Al fine di aggiungere ai già esistenti meccanismi finanziari un nuovo strumento per afornire un contributo addizionale allo sforzo d'investimento nella Comunitàu per favorire ala convergenza e l'integrazione crescenti delle politiche economiche degli stati membriu (così nel testo della decisione) il Consiglio abilitò la Commissione a raccogliere con proprie obbligazioni sui mercati finanziari internazionali un importo non superiore ad 1 miliardo ECU. Con decisione del 15 marzo 1982 il Consiglio rinnovò tale abilitazione per una seconda somma di 1 miliardo ECU (circa 1.300 miliardi Lit), mantenendo ferme le condizioni di impiego dei fondi già iscritti nella prima decisione del '78; «I progetti devono rispondere agli obiettivi prioritari della Comunità nei settori dell'energia, dell'industria e dei lavori di infrastruttura tenendo conto, tra l'altro, dell'impatto regionale di detti progetti e della necessità di lottare contro la disoccupaziones (art. 1). Con la decisione relativa all'applicazione della decisione del 15 marzn 1982 presa il 26 aprile 1982, il Consiglio include nell'art. 2 tra gli obiettivi prioritari della Comunità anche lo sviluppo delle piccole e medie imprese. In base a direttrici datele dal Consiglio, circa le condizioni di eleggibilità dei progetti, la Commissione decide se un progetto risponde a tali criteri per poter godere del sostegno del NSC. Alla BEI è quindi conferito il mandato per la gestione del progetto in conformità delle procedure previste dal proprio statuto. I contratti di prestito vengono firmati in nome della Comunità sia dalla BEI che dalla Commissione. Gli investimenti finanziati su risorse del NSC possono essere suddivise in due grandi categorie: a) infrastrutture ed impianti energetici che contribuiscono alla riduzione degli squilibri regionali ed al miglioramento della situazione occupazionale; b) progetti nel settore dell'energia che contribuiscono ad una maggiore indipendenza, sicurezza e diversificazio- gennaio l983 ne dell'approwigionamento o che assicurano li, sviluppo, lo sfruttamento, il trasporto e lo stoccaggio di energia ed allo sviluppo di risorse energetiche alternative. I1 NSC I1 ha incluso anche le piccole e medie imprese, che possono usufruire dei prestiti tramite istituti finanziari nell'ambito di prestiti globali, e l'impiego razionale dell'energia adeguando la linea politica dello strumento a quella già stabilita per gli interventi della BEI. Nel novembre '82 la Commissione e la BEI hanno annunciato la concessiom: di un finanziamento di circa 51,5 miliardi Lit per la costruzione di alloggi nel quadro del.10 sviluppo industriale del Mezzogiorno, rendendo accessibile per la prima volta uno strumento finanziario comunitario ad opere di edilizia abitativa (dell'attività della CECA nel campo si parlerà in seguito). Anche il NSC partecipa con mutui di un ammontare di 350,2 miliardi Lit (296,4 milioni ECU) nel 1981 alla ricostruzione delle zone terremotate nell'ltalia meridionale. Globalmente NSC e BEI faranno confluire in Campania e Basilicata 1 miliardo ECU ( l . 300 miliardi Lit). Al 1" ottobre 1982 sono stati erogati prestiti nell'ambito del NSC I, NSC I1 e del NSC TT (terremoti) a favore di progetti collocati in Italia per un valore di 733,2 milioni ECU (953 miliardi Lit), cioè circa il 66,4% dei prestiti su risorse del NSC concessi nella Comunità tra il 1979 e la data della rilevazione. I1 71 % di tali fondi è stato impiegato in investimenti nel settore delle infrastrutture. Nell'ottobre 1982 la Commissione ha trasmesso al Consiglio la sua proposta relativa al NSC 111, ossia alla sostituzione dei NSC I e 11, i cui fondi sono oramai esauriti. La Commissione propone la dotazione dello strumento di 3 miliardi ECU (3.900 miliardi Lit) applicabili nei settori tradizionali del NSC, riponendo la priorità nel settore delle medie e piccole imprese. Per quanto riguarda le procedure, fermo restando che i prestiti continueranno, secondo la Commissione, ad essere accordati a tassi d'interesse fissati dalla BEI sulla base dei tassi di mercato per le monete in cui viene emesso il prestito, la Commissione propone che le richieste, finora rivolte alla BEI e da essa inoltrate alla Commissione, vengano ora inviate simultaneamente alle due istituzioni. Ogni organo pubblico, ogni azienda pubblica o privata o istituto finanziario può e potrà fare domanda, salvo per progetti di edilizia, i quali necessitano dell'approvazione da parte dello stato membro interessato. Va infine sottolineato che è consentito il cumulo dei prestiti BEI e NSC. Infatti, dei 9 progetti italiani firmati nel 1981 su risorse del NSC, 4 hanno beneficiato, nel corso dell'esercizio, anche di un finanziamento su risorse proprie della BEI C) Bonifici d'interesse nel quadro del Sistema monetario europeo Agli stati meno prosperi, attualmente l'hlanda e l'Italia, può essere concesso, a carico del bilancio della Comunità, un abbuono di interessi, a condizione che tali stati partecipino effettivamente ed interamente ai meccanismi dello SME. Dall'art. 5 del regolamento del 3 gennaio l983 agosto 1979 che ha introdotto i bonifici d'interesse per una durata di 5 anni, risultano le linee direttrici in base a cui la Commissione giudica l'ammissibilità dei progetti: a) l'investimento è conforme alle norme comunitarie applicabili nei settori in questione; b) i prestiti sono destinati essenzialmente al finanziamento di progetti e programmi di infrastruttura; C)I'investimento contribuisce alla soluzione dei principali problemi strutturali relativi allo stato interessato, in particolare alla riduzione delle disparità regionali ed al miglioramento della situazione occupazionale; d) I'investimento è conforme alle disposizioni del trattato in materia di condizioni di concorrenza. L'art. 3 chiede l'elaborazione di programmi di massima degli stati membri, che in seguito sono stati accettati nei programmi di sviluppo regionale predisposti per il Fondo europeo di sviluppo regionale. Il tasso di bonifico è fissato a 3% all'anno. L'importo dei prestiti da bonificare è fissato in 5 miliardi ECU. La procedura prevede che il soggetto interessato presenti domanda per un bonifico d'interessi che abbisogna del parere favorevole da parte dello stato membro sul cui territorio viene realizzato il progetto, alla BEI, la quale informa la Commissione e, in caso di decisione favorevole di quest'ultima, precisa l'importo di ogni bonifico non appena sono note le condizioni del prestito. La Commissione versa quindi alla BEI il controvalore in ECU a concorrenza del 3% annuo per la durata di ciascun prestito. La gestione dei bonifici d'interesse è affidata alla BEI. Nel 1981 i mutui concessi a progetti collocati in Italia che hanno usufruito di bonifici d'interessi nel quadro dello SME si sono elevati a 735,5 milioni ECU (circa 956 miliardi Lit). In tal modo il 63% dei mutui BEI e NSC erogati in Italia - unicamente per la realizzazione di infrastrutture - ha beneficiato di questo strumento finanziario della Comunità europea. D) Strumenti finanziari ad hoc È stato già accennato alle misure eccezionali prese dalla Comunità a favore delle zone colpite dal sisma nel novembre 1980. Queste misure costituiscono un esempio dei cosiddetti strumenti finanziari ad hoc, impiegati oltre che in Italia, in Grecia ed in Gran Bretagna. A favore delle zone terremotate in Campania e in Basilicata vengono accordate dalla BEI e dal NSC prestiti per un importo massimo di 1 miliardo ECU (1.300 miliardi Lit), destinati al finanziamento di investimenti per la ricostruzione dei mezzi di produzione e delle infrastrutture economiche e sociali. Si aggiunge il bonifico d'interessi di 3% all'anno per un periodo massimo di 12 anni. I progetti devono essere presentati dalle autorità italiane. La Commissione sceglie i progetti che riceveranno il sostegno finanziario della Comunità. E) Comunità europea del carbone e deli'acaaio (CECA) La Comunità europea del carbone e dell'acciaio concede prestiti e sowenzioni non rimborsabili, con l'obiettivo di attuare la costituzione progressiva di condizioni che assicurino COMUNI D'EUROPA la distribuzione più razionale della produzione carbo-siderurgicaal più alto livello di produttività, insieme tutelando la continuità dell'occupazione ed evitando di provocare, nelle economie degli stati membri, turbamenti fondamentali e persistenti. Così detta l'art. 2 del Trattato CECA. La CECA concede prestiti e sowenzioni non rimborsabili ad imprese, enti pubblici e privati, istituti di studi e ricerca, finalizzati alla qualificazione della produttività, la riconversione del settore, l'incoraggiamento delle ricerche tecniche ed economiche, l'assicurazione del versamento di idennità alla manodopera temporaneamente o definitivamente licenziata, la riqualificazione professionale, la costruzione di case operaie. I prestiti industriali che'possono raggiungere al massimo il 50% del costo dell'investimento ed abbuoni di interesse di tre punti percentuali all'anno per i primi cinque anni di prestito devono essere richiesti dalle imprese direttamente alla Commissione delle Comunità europee. I prestiti ad un tasso d'interesse dell'l% per la costruzione e I'ammodernamento di case per i dipendenti delle industrie CECA vengono accordati per il tramite di istituti finanziari o dei ministeri competenti in materia di edilizia popolare. Le domande devono essere indirizzate dagli interessati alle imprese carbo-siderurgiche presso le quali sono occupati. Esse saranno poi centralizzate dai comitati regionali in seno ai quali le parti sociali sono rappresentate in modo paritetico. I comitati presentano le proposte di finanziamento sulle quali la Commissione decide in ultima istanza. Delle sowenzioni per la ricerca tecnica, sociale e medica (circa il 60% della spesa) possono beneficiare tutte le imprese, gli istituti, centri di ricerca o privati, e devono essere richieste direttamente alla Commissione. La CECA concede il suo contributo ai lavoratori colpiti da modifiche delle condizioni di mercato nel settore del carbone e dell'acciaio; tale contributo consiste nel versamento di indennità che permettono alla manodopera di attendere il reimpiego, o nella concessione in favore dei lavoratori di sussidi per spese di nuova sistemazione, o nel finanziamento della riqualificazione professionale dei lavoratori costretti a mutare occupazione. La concessione di tali aiuti è subordinata al versamento da parte dello stato membro interessato di un contributo almeno pari all'importo fornito dalla CECA. Nel 1981 la CECA ha versato all'Italia prestiti per un ammontare di 101,47 milioni ECU (132 miliardi Lit), di cui il 94,8 % a favore degli investimenti nell'industria carbonifera, siderurgica, in centrali termiche ed il restante 5,2 % per la costruzione e I'ammodernamento di alloggi sociali. L'Italia ha usufruito quindi del 26,2 % dei fondi messi a disposizione della Comunità dal bilancio CECA. Tuttavia l'attività finanziaria della CECA ha subito negli ultimi anni un forte rallentamento causato dalle sfavorevoli condizioni sui mercati dei capitali e, per i prestiti alla siderurgia, in particolare alla politica più restrittiva adottata nei confronti del finanziamento dei progetti di ristrutturazione. Infatti gli orientamenti in materia di politica siderurgica adottati a partire dalla risoluzione del Consiglio dei ministri del 26 marzo 1981 mirano al ripristino a medio termine delle condizioni normali di mercato, nelle quali le imprese sarebbero redditizie ed ad una riduzione globale delle capacità siderurgiche nella Comunità, ed all'eliminazione progressiva degli aiuti alle imprese siderurgiche. Solo i prestiti a favore della costruzione di alloggi sociali hanno subito un'accelerazione dovuta anche all'awio in numerosi paesi del programma CECA di alloggi sociali. F) Aiuti specif~cinel mmpo deli'energia A partire dagli anni '70 la Comunità europea ha reso più incisiva la sua azione nel settore energetico, raggiungendo nel 1974 la concertazione di obiettivi comuni, precisati nel 1980 nella prospettiva del 1990. Gran parte degli strumenti finanziari comunitari vengono impiegati a favore del risparmio di energia e della diversificazione delle fonti di approwigionamento. Mentre nel 1971 I'erogazione di prestiti da pane della Comunità a favore del settore energetico costituiva ancora il 8.3 % del totale, nel 1981 tale quota ha raggiunto il 47%. superando la quota del settore produtivo (1971: 58,5%; 1981: 33,8%) ed il settore delle infrastrutture (1971: 33,1%; 1981: 33,8%). Nel 1981, i prestiti concessi al settore dell'energia dalla CECA, dall'Euratom, dalla BEI, dal NSC hanno raggiunto circa 1,9 miliardi ECU (2.470 miliardi Lit). Nello stesso anno il 30,9% (circa 737 miliardi Lit) dei prestiti comunitari assunti in Italia è stato impiegato a favore dello sviluppo energetico. Oltre agli strumenti finanziari d'impiego più generale (CECA, BEI, NSC, FESR) si attuano misure specifiche attraverso i prestiti Euratom, che ammontavano nel 1981 a 357,6 milioni ECU, di cui il 9,4%, circa 43,i miliardi Lit impiegate in Italia, ed attraverso vari altri strumenti finanziari aventi finalità specifiche. Di interesse per gli enti pubblici territoriali sono i sostegni finanziari a progetti dimostrativi che consentono risparmi di energia. I progetti di dimostrazione devono riferirsi alla creazione di impianti che facciano pienamente uso di nuovi equipaggiamenti, procedimenti o prodotti comportanti un significativo risparmio di energia. Può beneficiare dell'aiuto finanziario rimborsabile concesso sotto forma di un contributo tra il 25 ed il 49% del costo totale del progetto, solo a determinate condizioni, qualsiasi persona fisica o giuridica, qualsiasi istituzione o gruppo, rivolgendo la domanda direttamente alla Commissione. Lo stesso vale per lo sfruttamento di nuove fonti di energia, dell'energia geotermica, della liquefazione o gassificazione di combustibili solidi, dell'energia solare. Nell'ottobre 1982 la Commissione ha presentato al Consiglio una proposta di regolamento che prevede un abbuono d'interesse del 3% all'anno per 10 o 5 anni per i mutui concessi dalla BEI o dalla CECA per determinati investimenti nel settore dell'impiego razionale dell'energia. Tale prowedimento incentivante dovrebbe avere applicazione negli anni 1983-87 con una spesa complessiva dal bilancio comunitario di 1.560 miliardi Lit. COMUNI D'EUROPA Conclusioni Una valutazione degli strumenti finanziari della CE, diversi dai tre garndi fondi che gestiscono le sowenzioni agricole, regionali e sociali comunitarie, esulerebbe dal contesto della presente relazione, volta a far conoscere funzioni e meccanismi degli strumenti in questione. Vorrei tuttavia accennare ad alcune considerazioni, utili per il dibattito. a) La molteplicità dei fondi finanziari comunitari finalizzati agli interventi strutturali nel territorio europeo si può considerare certamente massima e forse eccessiva. Nell'opuscolo pubblicato dalla CE nell'agosto 1981 sugli <Aiuti e prestiti della Comunità europea vengono riportate (a pagina 14) tutte le possibili combinazioni di utilizzo dei diversi fondi e strumenti nei singoli settori della politica strutturale. Porto due esempi: per la politica dell'energia è possibile usufruire dei mezzi di BEI, NSC, Euratom, FESR, Bonifici d'interesse SME, misure specifiche; per la politica regionale: FESR, BEI, NSC, Bonifici d'interesse SME, FEAOG orientamento per le strutture agricole, FSE per i lavoratori. Mentre può essere ancora comprensibile l'esistenza di tre fondi diversi per sowenzioni a favore delle strutture regionali, quelle agricole (contenute nelle prime?) e sociali (contenute nelle due prime?), rimane difficile comprendere l'utilità della esistenza di due strumenti erogatori di prestiti (BEI, NSC) paralleli nelle loro finalità, più tre strumenti (Bonifici SME, Aiuti specifici energia, CECA) gestori di bonifici d'interesse, ai quali si affianca in alcuni settori 1'Euratom e CECA. Ideato come strumento temporaneo complementare alla BEI, il NSC dovrà certamente essere corretto nella sua posizione istituzionale, tanto più se dovesse essere accolta la richiesta espressa dal Parlamerito europeo di rendere il NSC uno strumento permanente, utile all'incentivazio- ne degli investimenti nella Comunità. Dovranno essere superate le rivalità di competenza tra Commissi~xiee BEI, a cui si aggrega il Parlamento europeo che chiede il potenziamento del suo ruolo nella scelta di fondo nelle politiche BEI e NSC. Rimane auspicabile una maggiore unificazione della gestione politica ed amministrativa dei vari strumenti comunitari, almeno nel campo dei prestiti, sia per permettere più omogeneità e rigore nelle loro conduzione, che per permettere all'autente* di conoscere meglio le possibilità di aiuto che gli vengono offerte. b) I1 problema delle priorità determinate nell'impiego dei fondi a disposizione degli strumenti finanziari comunitari in questione non rientra nel tema del seminario. Esso dovrebbe essere affrontato nell'ambito di un dibattito sulle scelte di politica economica che la Comunità fa, o meglio, che i suoi dieci governi le permettono di fare. Ma vorrei fare una considerazione. Come accennato, la Commissione ha spostato negli ultimi anni la massima parte dei prestiti CE dal settore produttivo al settore dell'energia. L'ultima relazione economica della Comissione, che lamenta l'assoluta carenza di investimenti produttivi in Europa, lascia intravedere un cambio di rotta: l'incentivazione degli investimenti produttivi per rilanciare l'economia europea e per combattere, quindi, i crescenti squilibri socio-economici regionali, attraverso l'assistenza finanziaria alle imprese produttive, prenderà tendenzialmente il posto prioritario della spesa comunitaria in infrastrutture, dello sviluppo dell'indipendenza e del risparmio energetico; dell'assistenza sociale e professionale ai lavoratori colpiti dal processo di riconversione tecnica del sistema economico europeo. Ma sarà la Comunità capace, al livello di integrazione politica ed economica, a cui si trova oggi, di programmare e gestire una rigorosa politica industriale con le conseguenze sul- gennalo 1983 la struttura dei redditi e i meccanismi della loro ridistribuzione? C) Rimane superfluo lamentare I'esiguità della dotazione finanziaria degli strumenti finanziari qui trattati. I1 totale delle sowenzioni comunitarie a finalità strutturale ammontava nel 1981 a 0,154% del PIL della Comunità dei Nove, quello dei prestiti a 0,20%. Ma oltre a chiedere l'aumento delle risorse del bilancio comunitario, con la conseguente maggiore dotazione degli strumenti finanziari per poter perseguire delle politiche incisive, bisogna chiedersi se la apolitica dei fondi* possa costituire il veicolo per portare capacità finanziarie produttive e know-how dalle zone sviluppate in quelle meno sviluppate, o se è necessario raggiungere un livello di integrazione europea che possa permettere l'introduzione di meccanismi di perequazione finanziari inerenti al finanziamento degli enti territoriali nazionali, regionali e locali, i quali possono incentivare poi direttamente la crescita economica territoriale. d) Spesso viene lamentata la insufficiente efficienza delle pubbliche amministrazioni italiane nel reperimento dei finanziamenti comunitari. La colpa viene data sempre al livello amministrativo rispettivamente più basso o più alto. Bisogna comunque notare che la mancata riforma delle competenze regionali, la tuttora non effettuata delega delle competenze dalle regioni agli enti locali,la incompleta attuazione del DPR 616 in generale e la perdurante attesa della riforma globale del sistema delle autonomie in Italia può solamente intralciare i rapporti tra Comunità europea e l'Italia. Deve essere esaminato il ruolo delle regioni nelle politiche comunitarie, le quali vanno a tenere conto sempre di più delle strutture amministrative locali e regionali, e hanno quindi bisogno di strutture tecniche e politiche operative ed efficienti. gennalo 1983 COMUNI D'EUROPA 11 pa (CCE) e della sua Sezione italiana (AICCE) - I1 semestre 1982 Riunione preparatoria alla costituzione della Federazione regionale toscana (Firenze, 11 dicembre) Dibattito su a11 decentramento in Francia - Federazione regionale piemontese dell' AICCE. Provincia di Torino/ MFE (Torino, 17 dicembre) Assise nazionale sul tema: *Per un prowedimento immediato di riforma della finanza locale* - ANCII UPI I LEGA IUNCEMI CISPELIAICCEI ANAEL (Bologna 12 luglio) Incontro del Presidente del Consiglio dei Ministri con le associazioni di Enti locali (Roma, 3 agosto) Incontro per la designazione delegazione alla XVII CPLRE (Roma, 2 settembre) Convegno su aLa finanza locale~- Provincia di Novara (Stresa, 25 settembre) Convegno nazionale sulla protezione civile - promosso dalle Regioni Friuli-Venezia Giulia e Basilicata (Udine, 16-17 ottobre) I1 Attività in coliaborazione con Regioni, Province, Comuni e Comunità europea e Parlamento europeo Convegno su aCollaborazione e integrazione fra aree urbane* - Comune di MilanoIComune di Torino (Stresa, 9-10 luglio) Incontro degli assessori regionali al turismo in vista della Conferenza europea sul turismo (Roma, 16 settembre) Seminario di studio e informazione per amministratori locali al Parlamento Europeo (Lussemburgo, 7-8 ottobre) Seminario di studi su al'autonomia regionale nel rapporto con il Parlamento ed il Governo: riflessioni e proposte~- Consigli delle Regioni e delle Province Autonome d'Italia (Roma, 16-18 novembre) Incontro dei partecipanti ai seminari di studio e informazione presso il Parlamento Europeo (Roma, 23 novembre) Riunione congiunta degli assessori alla formazione professionale delle Regioni e delle Province autonome e dei membri italiani del Comitato consultivo degli enti regionali e locali dei Paesi membri della Comunità europea sulla revisione del Fondo sociale europeo (Roma, 13 dicembre) III Attività in collegamento con altre organizzazioni A Federaliste a) rapporti con il CIME (Consiglio italiano del Movimento europeo) Consiglio di Presidenza (Roma, 14 settembre; 3 novembre; 29 novembre) Conferenza dibattito del Ministro britannico Prior su aLa politica europea del governo britannico con particolare riguardo ai problemi regionali comunitari* - CIMEIIAI (Roma, 12 ottobre) Colloquio nazionale sul programma d'azione della Comunità europea sulla parità di opportunità fra uomo e donna (L'Aquila, 18-20 novembre) Comitato direttivo (Roma, 24 novembre) Convegno di studi su aLa politica agricola fra le Regioni e la CEE; le prospettive di riforma dei trattati; il ruolo della Lombardia - Comitato regionale lombardo (Cremona, 11 dicembre) Consiglio nazionale (Roma, 13 dicembre) Rapporti con il M E (Movimento fedecalista b) europeo) Stage giovanile di formazione federalista (Ventotene, 5-11 settembre) Incontro di giovani sul Risorgimento, nell'unbito delle celebrazioni garibaldine (La Maddalena, i 1 settembre) Direzione (Milano, 18 settembre) XI Congresso (Bologna, 5-7 novembre) Dibattito di giovani federalisti sulle seconde elezioni europee (Roma, 18 novembre) C) Rapporti con il CIFE (Centro italiano di formazione europea) Incontro europeo su apresupposti di nuove politiche sociali* CIFEIIRP (Roma, 7-8 luglio) Comitato direttivo e Assemblea dei soci (Roma, 15 dicembre) d) Rapporti con I'AEDE (Associazione europea degli insegnanti) Convegno sul tema d a Spagna nella Comunità europea (Levico Terme, 22-29 agosto) Convegno nazionale <Per una società federale* (Lecce, 15-18 ottobre) Comitato centrale (Roma, 13 novembre) B Enti locali a) Rapporti con I'ANCI (Associazione nazionale comuni italiani) Consulta su *Sanità, territorio, personale* (Bologna, 12 luglio) Assemblea generale sulla finanza locale e Tavola rotonda sulla finanza locale di fronte alla crisi con la partecipazione di amministratori dei paesi della CEE (Viareggio, 29 settembre-2 ottobre) Consiglio nazionale (Torino, 26 novembre) b) Rapporti con I'UPI (Unione delie Province d'Italia) Convegno nazionale aProposte per una legge quadro per l'esercizio della pesca nelle acque interne, (Genova, 8-9 ottobre) Convegno nazionale aRiordino del governo locale* (Roma, 4-5 novembre) C) Rapporti con I'UNCEM (Unione nazionale Comuni, Comunità, Enti montani) Consiglio Nazionale (Roma, 7 luglio) Consiglio Nazionale (Torino, 26 novembre) Tavola rotonda Comuni e Comunità montane nella riforma delle autonomie locali (Torino, 27 novembre). Celebrazione del XXX Anniversario di Fondazione dell'UNCEM per la riforma degli Enti locali (Torino, 26-27 novembre) d) Rapporti con la Lega per le Autonomie e i Poteri locali Incontro internazionale acooperazione e Regioni* (St. Vincent, 8-9 novembre) Incontro sul tema aRicostruzione e sviluppo delle zone colpite dal terremoto del 23 novembre 1980, - Amministrazione provinciale di Avellino (Avellino, 22 novembre) Consiglio nazionale (Roma, 14 dicembre) Convegno su alosa fare dei piccoli comuni?, (Ivrea, 17-18 dicembre) e) Rapporti con l'Associazione Stampa EuropeaGiornalisti per l'Europa Unita Assemblea costitutiva (Roma, 12 dicembre) COMUNI D'EUROPA 12 Costituita la sezione AEDE spagnola di Lino Ventureili Nello scorso mese di agosto, si è tenuto a Levico Terme - su iniziativa della sezione italiana della aAssociazione Europea degli Insegnant i '(AEDE) ~ - un interessante convegno, sul tema: «La Spagna nella Comunità Europea*. È un convegno che fa seguito a quello organizzato l'anno precedente, sempre nella cittadina trentina, sull'argomento <La Grecia moderna nel contesto comunitario* e che si propone - con quello programmato ancora a Levico Terme per il prossimo agosto su «L'adesione del Portogallo alla CEE* - di approfondire le molteplici problematiche, con particolare riguardo a quelle scolastico-educative, dei paesi interessati al secondo ampliamento delle «Comunità europee*. Al termine dell'incontro che prende in esame i temi spagnoli, i relatori iberici nell'affettuoso commiato, non solo si dimostrano entusiasti per aver potuto partecipare ad una tale manifestazione ma assicurano i convegnisti che - prima di Natale - costituiranno in Spagna la sezione AEDE, sezione di cui il loro Paese è ancora privo. Quest'ultima affermazione sembra una semplice espressione augurale ma non è così. I1 22 dicembre scorso, in collaborazione con le sezioni spagnole del «Movimentoeuropeo* e del «Consiglio dei Comuni d'Europa*, e con l'Ufficio spagnolo delle «Comunità europee* si costituisce ufficialmente a Madrid, la sezione AEDE spagnola. Gli amici iberici hanno mantenuto, e con puntualità, la loro promessa fatta a Levico Terme. La nascita dell'AEDE spagnola - avvenuta, per meglio dare risalto alla manifestazione, nel corso di un convegno intereuropeo della stessa associazione - segna indubbiamente una tappa di notevole rilevanza culturale e politica per la Spagna nel suo attuale momento storico e per la stessa Europa protesa oggi verso la sua unità. La sezione italiana che non ha mancato dopo il convegno di Levico Terme - di offrire, nell'ambito di stretti e continui contatti, tutto il suo apporto al gruppo dei colleghi spagnoli promotore, minuscolo per unità ma grande per fede e volontà federalista - è fiera per la costituzione della nuova consorella. La promessa mantenuta dai colleghi spagno11 trova un'adeguata quanto pronta risposta da parte della nostra sezione con l'intervento di una numerosa delegazione allo storico amenimento. L'AEDE italiana vuole - con la sua presenza - dare tutto il suo incoraggiamento, tutta la sua fiducia, al lavoro non certo semplice che si appresta ad intraprendere la consorella sezione. Giungono - così - a Madrid, provenienti da tutte le regioni d'Italia, dirigenti scolastici e docenti di ogni ordine e grado delllAEDE. Sono presenti le colleghe Concetta Testa e Bruna Baraldini delegate ufficiali rispettivamente della «AssociazioneItaliana Insegnanti di Geografia, (AIIG) e della «AssociazioneNazionale - Insegnanti di Lingue Estere* (ANILS) a seguito di accordi intercorsi con le due organizzazioni scolastico-professionali. Arrivaiio anche gli studenti dell'Istituto tecnico commerciale di Fossombrone guidati dal loro Preside e i loro professori e tutti si uniscono ai colleghi delle altre sezioni nazionali AEDE colà intervenuti. Il convegno - che presenta un titolo significativo «La educacion e1 camino para Europa* (titolo che mostra già quale importanza i colleghi spagnoli danno alla componente «scuola, per l'attuazione del processo federalista europeo) - si inaugura presso l'Istituto «Aleman» con le relazioni del Presidente Internazionale del «Movimento europeo» sen. prof. Giuseppe Petrilli e del Presidente Internazionale dell'AEDE dr. Alwin Westerhof rispettivamente sui temi: <La Federacion Europea* e «LIAEDEy e1 proyecto educativo para Europa. Sono due relazioni che inquadrano - pur da ottiche diverse - il processo dell'unità europea nel loro giusto e realistico senso e mostrano quale apporto può e deve la Spagna al raggiungimento della suindicata unità. Seguono - nella stessa mattina - dopo un saluto del dr. mario Baistrocchi, Console generale italiano a Madrid, le relazioni del Presidente del Consejo Federal Espaiiol del Movimento europeo D. Alvarez de Miranda su «La integracion total de Espaiia en la Comunidad Europea, del segretario generale sempre del Consejo Federal Espaiiol del Movimento Europeo D. Carlos Maria Brù su «E1 mecanismo federal para la union politica europea, e del Vice Presidente europeo dell'AEDE prof. Giuseppe Tramarollo su «E1 papel y la responsabilidad del profesor,. gennaio l983 Nel pomeriggio - secondo il programma fissato - intervengono i rappresentanti delle sezioni nazionali presenti, sul tema: «Cumplimiento de 10s objectivos de la AEDE y perspectivas de actuacion en un programa comunitario para la educaci&». Dopo la Francia, rappresentata dalla collega Anita Garibaldi Jallet è la volta dell'Italia. Per essa - a causa dell'assenza del Presidente prof. Francesco Giglio, impossibilitato ad intervenire all'ultimo momento - prende la parola il segretario generale prof. Lino Venturelli, il quale dopo aver messo in luce la funzionalità della sezione italiana, invita i responsabili della neo-sezione iberica ad agire in stretto contatto con i membri delle sezioni spagnole del «Movimento europeo, e del «Consiglio dei Comuni d'Europa, a dare il loro contributo per la ricostituzione della sezione del «Movimento Federalista europeo, onde possa anche in Spagna come in Italia - prendere coscienza ed operare la «forza federalista oltre - poi - ad intensificare i rapporti con le associazioni scolasticoprofessionali e culturali del loro paese. Al termine della relazione del prof. Venturelli, il prof. Giuseppe Tramarollo, questa volta in qualità di Vice Presidente della sezione italiana, consegna al Presidente Angel Sabin una targa a ricordo della memorabile data. I1 giorno 23 dicembre il convegno prosegue con un programma tutto spagnolo. Vengono - infatti - svolte le relazioni del prof. Angel Sabin, Presidente de la Junta Directiva Provisional della sezione spagnola dell' AEDE sul tema «La AEDE, un camino de renovacion educativa y de integracion en Europa, del prof. Juan Antonio Lorenzo Vicente, Segretario generale sempre della Junta Directiva Provisional della sezione spagnola dell'AEDE su «Europa: Tratamiento metodologico y didactico en e1 sistema educativo espaiiob ed - infine - di alcuni docenti del gruppo AEDE di Madrid su (Continuazione apag. 20) Nella foto: (da sinistra) Angel Sabin, Enrique Tierno Galvan, Giuseppe Tramaroiio, Lino Venturelli e Alwin Westerhof. gennaio 1983 COMUNI D'EUROPA La protezione civile in Europa di Cesare Trebeschi CesareTrebeschi, sindaco di Brescia e membro del Consiglio nazionale dell' AICCE. 1. aBasta considerare le richieste d'iscrizione all'ora'ìne delgiorno con discussione d'urgenza nferentisi ad aiuti a paesi colpiti da gravi calamità, per rendersi conto che l'Europa dei dieci e in particolare il Parlamento Europeo non possono rìmanere inerti dinanzi ad una calamità grave che colpisca un paese dell'Europa o u n baese in contatto con lJEurobau:così inizia la sua recentissima relazione alla Commissione per la protezione dell'ambiente, la sanità pubblica e la tutela del consumatore del Parlamento Europeo I'on. A. Bombard. I1 quale tuttavia si affretta a precisare che «non esiste attualmente un'organizzazione europea che prevede u n 'assistenza automatica ad u n paese colpit~u(una organizzazione internazionale di protezione civile ha sede in Svizzera, a Ginevra - 10-12 chemin de surville -12- 13 Petit - Lancy, Ginevra), e che d'altra parte «risulta d2flCile da approntare e da utihzzare un centro europeo al quale competa decidere sull'invio di apposite squadre per assistere le popolazioni colpitea,, così come non si vede esattamente come ueuropeizzarez, (potenziandoli e conferendo loro un orientamento e una dimensione europea) i mezzi esistenti nei paesi confinanti con la nazione colpita. 2. Pur nella sua complessità, questa relazione 15.9.1982 dell'on. Bombard al Parlamento Europeo propone una prima conclusione che potrà apparire banale, ma pone in luce un elemento essenziale. (La catastrofe dell'Amoco Cadiz - egli dice - rappresenta u n eccellente esempio d i u n impulso d i generosità che, in definitiva, ha recato un &turbo sllpplementare alle persone che dovevano essere aiutatea,; e porta altri esempi nei quali ale squadre di soccorso sono state utili, ma anche di imbarazzo: salvavano delle vite, ma chiedevano i mezzi per soddisfare le loro necessità vitalia,. Si tratta quindi - egli conclude - di uattuare un'autonomia completa dell'unità d2 mutua assistenza o delle persone che la compongono, nei confronti delle popolazioni da aiutare: esse dovranno recare soccorso e non rappresentare un onere supplementarea,. 3. Una struttura molto articolata, intesa a coinvolgere il massimo di partecipazione istituzionale e civile, può invero apparire utile per Testo deiia comunicazione presentata a nome deu'AICCE al Convegno nazionale di Udine (17 ottobre 1982). quanto concerne la prevenzione, ma non può non risultare paralizzante nella fase dell'emergenza, che esige una direzione incisiva, e come tale non soggetta alle contraddizioni, agli equivoci, ai contrattempi caratteristici di una responsabilità non univoca. Sotto questo profilo, in Italia il problema sembra ridursi alla necessità di una norma che sulla falsariga dell'art. 153 T.U. 1915 L.C.P. individui per i diversi livelli territoriali I'autorità competente a disporre interventi d'urgenza fino a quando non subentri il responsabile (ordinario o straordinario) di un intervento organico e sistematico. In altri termini si potrebbe forse estendere l'ambito e valorizzare la norma che attribuisce al Sindaco il potere di adottare prowedimenti contingibili e urgenti, e ciò proprio in ragione dell'opportunità di una direzione unica, accentrata, degli interventi di soccorso e più genericamente di protezione civile. 4. Mentre merita certamente un'attenta, organica elaborazione la disciplina delle misure che esorbitano dall'ambito comunale: chi infatti consideri l'entità e la qualità degli interventi deliberati ed attuati dagli Enti Locali Italiani in occasione delle grandi calamità nazionali (come il Friuli e 1'Irpinia) o anche internazionali (da ultimo, il Libano) non può non rimanere ammirato sì per il diffuso slancio solidaristico, ma insieme perplesso per la casualità, l'eterogeneità, la disorganicità, la sperequazione degli interventi stessi. Con il risultato, sul piano operativo, di uno sperpero di energie tanto più assurdo perché i problemi restano irrisolti; ma con riflessi non meno gravi sotto il profilo politico sociale, di frustrazione, e quindi di qualunquistica sfiducia nelle istituzioni. Ho cercato di porre a confronto le esperienze delle nostre città dopo il terremoto irpino, e forse varrebbe la pena di perdere qualche tempo nel loro esame. Non dobbiamo infatti ridurre queste tragiche circostanze a strumentalizzazioni, quando invece possiamo trarne motivo per l'approfondimento di più generali considerazioni. 13 Svizzera ad elaborare con particolare cura su questi problemi il proprio ordinamento, che pertanto può essere utilmente studiato. Oltre alla legge fondamentale, conviene vedere l'ordinania 20.9.1976 che regola I'intervento di mezzi militari in caso di catastrofi in Svizzera; I'ordinanza sulla protezione civile del 27.11.1978; la legge federale sull'edilizia di protezione civile del 4.10.1963; la legge federale per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato del 6.10.1966; l'ordinanza sulla protezione civile negli stabilimenti federali e nelle imprese di trasporto concessionarie del 22.10.1965; l'ordinanza sui controlli della protezione civile del 12.4.1972; l'ordinanza sul personale di istruzione della protezione civile nei Cantoni, del 1.9.1974; I'ordinanza concernente l'organizzazione d'allarme in caso d'aumento della radioattività del 9.9.1966 e I'ordinanza concernente le classi di funzioni e le indennità nel servizio della protezione civile del 10.9.1980. Per quanto invece concerne l'aiuto internazionale oltre alla legge fondamentale conviene esaminare I'ordinanza 12.12.1977, particolarmente negli articoli che disciplinano l'aiuto in caso di catastrofe all'estero, istituendo un apposito Delegato con larga autonomia di poteri. Di particolare interesse l'articolazione di compiti tra Confederazione, Cantoni, Comuni e privati; la previsione di interventi volontari e obbligatori; il largo spazio riservato all'istruzione e alla prevenzione; il sistematico approntamento di mezzi finanziari e di attrezzature. 7. Con legge 14 ottobre 1957 n. 1203 il Parlamento italiano ha ratificato gli accordi internazionali (firmati a Roma il 25 marzo dello stesso anno) in forza dei quali ad iniziativa di Belgio, Germania Federale, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi sono state istituite la Comunità Europea dell'energia atomica (Euratom) e la Comunità Economica Europea (Cee). 11 problema di possibili calamità di origine nucleare e delle misure per prevenire, controllare, intervenire, è stato preso in considerazione dal primo trattato nel capo 111 del secondo titolo, sulla protezione sanitaria, ma in effetti anche sotto un profilo anche più generale. I1 trattato relativo alla Comunità economica invece ha preso in considerazione il problema nella parte che disciplina la concorrenza tra le imprese, laddove, avendo vietato agli Stati membri quegli interventi nell'economia che 5. Può essere, a questo proposito, di qualche possano falsare la concorrenza favorendo taluinteresse anche l'esperienza di altri Paesi, sulle ne imprese e talune produzioni, prevede una quali ho pure raccolto alcune, sommarie infor- esplicita deroga per gli aiuti destinati ad owiamazioni, senza pretesa di completezza. re i danni arrecati dalle calamità naturali oppuI limiti di una breve comunicazione non re da altri eventi eccezionali (art. 92). consentono owiamente di entrare nei particoDall'Europa dei 6 siamo passati a quella dei lari, ma io ritengo che una accurata analisi dei 10, e si prevedono sempre più larghe integrasingoli testi potrà consentire sia di razionalizza- zioni sollecitate proprio dalle calamità, e dalle re la nostra disciplina interna, sia di impostare iniziative solidaristiche che si sprigionano in taquella collaborazione internazionale in caso di li frangenti. grandi catastrofi che il Parlamento Euro~eoha. 8. Al trattato di Roma (art. 30 - 39) si rifà recentemente, auspicato. esplicitamente la legislazione belga in materia 6. La C~nfederazioneSvizzera ha da tempo di protezione civile contro il rischio di radiaarticolato la sua disciplina in due distinti ordini zioni ionizzanti: vedi le leggi 2.12.1957; di prowedimenti, rispettivamente sulla prote- 29.3.1958 e il decreto reale 28.2.1963. La comzione civile (legge 2 3.3.1962) e suil'aiuto uma- petenza principale è del Ministero della Sanità nitario internazionale (legge 19.3.1976). Ra- ma compiti particolari sono attribuiti ai sindagioni storiche e geografiche hanno portato la ci. aiche COMUNI D'EUROPA Su un piano più generale la protezione civile è disciplinata dalla legge 3 1.12.1963, che attri- buisce particolari compiti ai comuni. In argomento, vedi anche i dccrcti reali 23.6.1971 e 4.3.1973, mnchC i due dccrcti reali del 27.1.1978 relativi alle spese e al fondo di intervento per la protezione civile. Il Ministero dell'Interno ha diramato il 4.1.1974 le istruzioni relative all'organizzazione dei soccorsi nel quadro della protezione civile in senso largo. 9. Per il Lussemburgo il rischio di gran lunga più grave concerne l'inquinamento delle acque della diga di Esch-Sure, che forniscono il 40% dell'acqua potabile consumata nel Granducato. Il consiglio governativo ha pertanto approvato il 20.2.1976 un piano di intervento per la lotta contro gli inquinamenti accidentali delle acque della Haute Sure e del bacino artificiale di Esch-Sure. Ma non manca in questo Stato una disciplina anche più generale, prevista dalla legge 18.11.1976 relativa alla organizzazione della protezione civile, e dal successivo regolamento granducale del 20.6.1980, relativo alle unità di soccorso della protezione civile. 10. In Francia (ne ha parlato ieri Mastroleo) la protezione civile è disciplinata dal c.d. piano Orsec (organisation secours), originariamente previsto dall'istruzione interministeriale del 5.2.1952 e dai suoi 10 annessi, tra i quali vanno sottolineate la circolare 20.3.1957 n. 77 con il piano tipo, la circolare 24.11.1971 n. 550 e la circolare 13.9.1972 n. 460. Disposizioni particolari disciplinano le diverse calamità (incendi, inondazioni, disastri ferroviari, inquinamenti, ecc.). 11. La disciplina inglese è di carattere generalissimo: il Local Government Act 1972 prevede l'art. 138 i compiti dei consigli comunali in caso di catastrofi o di pericoli, conferendo particolari poteri anche in deroga ai principi generali, eccezion fatta per i Land Drainage Act 1930 e 1961. 12. La Spagna ha istituito una Direzione generale della protezione civile presso il Ministero degli Interni, con articolazioni provinciali e comunali facenti capo ai sindaci. 13. In Austria, rifacendosi ad un rinvio implicito nell'art. 15 della Costituzione Federale, la Regione viennese ha approvato con legge 2 1 novembre 1977 n. 8 le misure per la difesa della popolazione dalle catastrofi, atribuendo naturalmente particolari compiti al Comune. 14. Anche la costituzione della Germania Federale prevede un'articolata partecipazione delle Regioni, dei Comuni e dei loro Consorzi alla protezione civile, ma soprattutto cerca di GIUSEPPE PIA2 le1 0111885622 gennaio l983 coinvolgere i cittadini attraverso numerose asNon è qui possibile un'analisi sistematica, sociazioni come la Croce Rossa, l'Ordine di ma sia consentito qualche flash. Malta, llArbeitersamariterbund, lo IohanniterUnfall-hilfe, la Società Tedesca di salvataggio, 17. Nel 1890 le campagne di Budrio, in il Corpo dei pompieri, l'Istituto Federale per le Emilia, erano state colpite da non so quale caopere tecniche di soccorso, la lega federale per lamità, ed il parlamentare di quel collegio, on. Filopanti, aveva chiesto un intervento governaI'autodifesa. La disciplina tedesca è molto analiticamente tivo. articolata e largamente divulgata a cura del MiGli rispose Francesco Crispi, allora Ministro nistero dell'Interno. degli Interni, rifiutando ogni intervento perché a suo awiso gli agricoltori avrebbero do15. Se vogliamo considerare l'aspetto giuridico del problema, il principio di solidarietà vuto premunirsi assicurando il raccolto. In effetti il primo problema si pone in termiassurge in molti paesi a principio generale ni del tutto privatistici, e non certo nuovi. È il dell'ordinamento, tanto che per esempio, in tema del fortuito, ordinario e straordinario, Francia il primo progetto di Costituzione della forza maggiore, della sua incidenza nei quello che fu poi bocciato dal referendum porapporti interpretativi, e venne approfondito polare, ma owiamente non per questa norma in passato soprattutto in relazione alle calamità - stabiliva nell'articolo 34 che i danni causati che colpiscono l'economia agricola, sia perché ddle caiamità nazionali alle persone ed ai beni per secoli e in tutto il mondo questa è stata la sono sopportati dalla Nazione; ia Repubblica colonna portante se non esclusiva di tutta proclama l'urgenza e ia solidanetà di tutti di l'economia, sia per l'altissima incidenza di rifronte agli obblighi che ne derivano. Ma anche schi, che nel momento produttivo e in quella Costituzione approvata il 25 ottobre 1946 aflo commerciale - sembra qualificare rispetto ferma nel suo preambolo il principio della solidarietà di fronte ai flagelli ed alle calamità alle altre attività economiche l'economia agraria, e più particolarmente le zone e le aziende pubbliche. specializzate nella coltivazione di un unico Sempre in Francia, nel 1964 è stato istituito un fondo nazionale di garanzia delle calamità prodotto, come la vite e l'olivo. Se invero in ogni settore dell'economia il agricole. ruolo dell'imprenditore si qualifica per l'asNegli Stati Uniti si deve ricordare il Crop Insunzione del rischio, nell'economia agricola surance Act, approvato nel 1938 per la coperl'elemento dell'incertezza, produttiva e comtura di tutti i rischi (siccità, inondazione, granmerciale, è stato ed è tuttora particolarmente dine, vento, gelate, fulmini, fuoco, uragano, tempesta, infestazioni di insetti, malattie delle elevato. Si tratta di qualificare il grado di rischio sepiante e degli animali, ecc.). condo la sua prevedibilità, e sulla falsariga del Pure nel 1938 è una legge giapponese che codice Napoleone anche nel nostro Paese molti prevede un sistema mutualistico di assicuraziocodici preunitari distinguevano accuratamente ne dei raccolti. il fortuito ordinario da quello straordinario, acDel 1961 una legge messicana, che ha isticollandolo secondo i casi all'impresa o alla protuito una compagnia di assicurazione per prietà, riconducendolo cioé nella prima ipotesi l'agricoltura e l'allevamento, a prevalente parnella normale dea contrattuale, e in tal caso tecipazione statale. l'imprenditore (proprietario o affittuario) poSi potrebbero così elencare norme ed istituti teva scaricarlo a sua volta su terzi (p. es., su imdi diversi Paesi. prese di assicurazione), o prevedendo l'am16. In Italia, l'assemblea Costituente ha rite- mortamento nell'utile di impresa. nuto non fosse necessario stabilire un'apposita 18. Ma solo apparentemente il problema è norma costituzionale, che agli effetti programmatici sarebbe stata superflua, ed agli effetti privatistico, di rapporti interindividuali. pratici insufficiente. Da quando vaste clientele carezzavano per il Tuttavia un semplice elenco dei prowedi- pane l'ambizione del patrizio romano, si è vementi parziali, settoriali, emanati in questo nuta generalizzando ed affinando una vera e dopoguerra riempie tre colonne di repertorio. propria fuga dal rischio. Eppure, il rischio è Si deve arrivare al 1960 per avere con la legge l'elemento peculiare dell'impresa, di qualun21 luglio n. 739 un prowedimento di carattere que impresa economica, sociale, politica, rigenerale dopo quelli dettati di volta in volta schio di perdita che giustifica il profitto, amper calamità verificatesi nel Delta padano, nel mortamento accelerato che giustifica la rendiPolesine, in Piemonte, in Lombardia, in Valle ta; scelta di strade nuove, di mezzi nuovi, di collaboratori nuovi, il rischio naturalmente vadJAosta,ecc.. . La legge del 1960 prevede un intervento sta- ria con l'indirizzo dell'impresa, e quindi non tale (che poi con l'awento dell'ordinamento può essere staccato dalla direzione che ne assuregionale verrà demandato alle Regioni, e da me la responsabilità. Per questo, problema centrale di ogni politiqueste forse subdelegato agli Enti Locali), non più contingente, ma generale, durevole ed or- ca economica è, soprattutto oggi, quello della ganico, sia quanto al merito degli interventi, responsabilità amministrativa ed è forse sotto sia quanto alle procedure di accertamento, tale profilo che si può definire la pubblicità o confermando così che ci troviamo di fronte ad meno di una funzione, perché talora questa asun principio generale del nostro ordinamento, sunzione di rischi e di responsabilità private da principio che pur non inserito nella carta costi- parte di Enti pubblici ha prevenuto non solo tuzionale si riflette in ogni ramo del diritto ci- l'espressa qualificazione pubblicistica ma anvile e commerciale, processuale, penale, ammi- che gli stessi caratteri intrinseci della pubblinistrativo, finanziario, tributario, ecc.. cità (controllo, sowenzione, ecc.). gennaio l983 19. La fuga dal rischio è anche, in ultima analisi evasione dalla libertà, perché un rimedio *in abbonamento, a certi rischi anche effettiiamente pesanti, si trasforma ben presto in rinuncia ad ogni responsabilità normale, di paterfarnilias e di capoazienda. Ne abbiamo una controprova psicologica nel campo dell'orientamento professionale la corsa sempre più impressionante al colletto bianco, alla burocrazia privata e pubblica, dove c'è meno responsabilità, ma anche meno rischio, meno libertà ma più sicurezza. Così anche l'azienda - una somma più o meno armonica di fattori della produzione diventa un lungo gioco di scaricabarile dall'operaio sul dirigente, dall'imprenditore sullo Stato. Deplorare questo atteggiamento, questa deformazione mentale, non significa che I'imprenditore (grande o piccolo) non debba razionalizzare il rischio, cioè prevederlo, ridurlo distribuirlo. Ma se non vogliamo giungere allo Stato come unico imprenditore, dobbiamo evitare di accollargli, in misura totale ed esclusiva, questo elemento essenziale dell'impresa. 20. Che resta individuale e privata anche quando si collega e coordina con altre imprese per un'equa distribuzione, che è come dire per una pur onerosa compressione, degli eventuali danni. La raccolta degli usi agrari della provincia di Firenze, attesta, senza peraltro specificazioni, l'esistenza delle cosiddette comuneffe operanti in ambito ristretto, con lo scopo di ripartire tra le famiglie della stessa fattoria o anche della stessa zona il rischio derivante dalle malattie e dalla mortalità del bestiame prevalentemente grosso. È un semplice esempio, un prototipo di solidarietà collettiva, sulla quale ci si potrà diffondere analiticamente. 2 1. A metà strada tra il pubblico e il collettivo vale la pena di ricordare le compagnie dei Barracelli in Sardegna, o le diverse forme associative della Germania Federale. Perché la sottolineatura del carattere privato del rischio, non esclude l'interesse pubblico della sua limitazione; quanto meno in determinate circostanze. Già i romani del resto dicevanopubficum est che la dote delle fanciulle non si incenerisca in un incendio o non si volatilizzi in un'alluvione, e questo principio vale anche per quelle fanciulle non sempre giovani e pudiche che sono le imprese, e per quella loro dote che sono gli impianti. L'importante è che la dote non sia pagata dalla dignità - cioè dell'autonomia - delle fanciulle (o delle imprese), asservite ad un troppo rigido binario. 22. L'intervento pubblico più rispettoso (e forse più efficace) è pertanto quello che stimola il coordinamento, la collaborazione. Una legge del 1901 prevede la possibilità di costituire Consorzi obbligatori di difesa antigrandine con i cosiddetti cannoni grandinifughi, peraltro ben presto abbandonati. Nel 1953 il Consiglio di Stato riconobbe che la legge del 1901 poteva essere applicata anche COMUNI D'EUROPA 15 ad altri mezzi di difesa, e per circa un decennio cipio di solidarietà relativamente ai danni: e si diffuse in molte province settentrionali con non è possibile affrontare il problema delle alterni successi il ricorso ai razzi ad ioduro d'ar- competenze degli interventi preventivi o sucgento, mentre una legge regionale del Trenti- cessivi, senza risalire ad un più generale princino Alto Adige consentì di associare alla difesa pio nel quale può essere inquadrata anche l'orattiva anche forme di difesa passiva (assicura- ganizzazione difensiva. zione) con il contributo appunto della Regio26. Gli studiosi hanno ricordato dopo il terne. Seguirono poi altre leggi regionali. remoto in Irpinia alcune leggi del 1908, del 23. Certo è che quando i patriarchi del no- 1910, del 1916, che individuavano le zone sistro diritto discutevano casum sentit dominus e smiche disponendo il trasferimento totale o casum sentit creditor o casum sentit debitor? parziale degli abitanti: ed è certamente penoso non dubitavano che il diritto moderno avrebbe leggere in quegli elenchi i comuni di Balvano, trovato un volenteroso attaccapanni per il peri- di Senerchia, di Caposale, Lioni, S. Angelo dei cufum: casum sentit aerarium! Lombardi, S. Andrea di Conza, Teora, ecc. D'altra parte, res peri? domino, ma i limiti Vero è che una successiva legge del 1962 che la socialità ha posto all'assolutezza del do- escludeva tali comuni, ma il problema di una minium privato si riflettono nelle calamità se base scientifica per la protezione civile resta, ed invero la res danneggiata fruttifica anche per la impone subito una scelta di competenze: le ricomunità (sia pure soltanto attraverso i vincoli cerche geologiche, idrologiche meteorologiche posti al godimento dei frutti) anche la comu- ecologiche, devono essere lasciate all'iniziativa nità deve sopportare le conseguenze del danno e allo zelo delle singole Amministrazioni locao quanto meno è interessata ad evitarlo. li, o deve farsene carico lo Stato attraverso le Tale interesse discende anche da un altro or- Università ed appositi Istituti'scientifici? E in dine di considerazioni: quando una calamità questo caso, come e in quali termini gli Enti losvuota - sia pure temporaneamente - il con- cali possono stimolarla ed awalersi dei risultatenuto economico di un bene o di un'attività, ti? il proprietario di questo bene, l'imprenditore 27. Si tratta di un problema preliminare che titolare di questa attività finiscono col gravare merita d'essere attentamente approfondito. sulla pubblica assistenza. Si tratta di vedere se Anche perché se un economista del secolo scorall'assistenza essi debbano aspirare come semso poteva dire che la società intera è un insieme plici cittadini bisognosi, o proprio in nome di solidarietà che si incrociano, le scienze fisidell'attività svolta, la cui restaurazione si ritieche e naturali hanno dimostrato che è tutto ne di pubblico interesse. Ma soprattutto si tratl'universo che u si tiene~per questo incrociarsi ta di vedere se questo dovere di intervento in di solidarietà. caso di calamità non configuri un preciso inte- ' Valerio Giacomini ne parlava in termini resse della pubblica amministrazione ad interpoetici ed insieme estremamente realistici venire già in sede di rischio. quando scriveva che #tutto il mondo interessa24. I1 problema non si pone peraltro soltanto to daifenomeni deffa vita e in particolar modo nei rapporti contrattuali: l'omissione di soccor- deffa vita umana, tutta f'ecosfera si articola in so non è posta alla gogna soltanto dalla parabo- ecosistemi e sottoecosistemi a comporre una la del buon Samaritano, essa è punita anche grande unità vivente, una sorta di enome ordal codice penale, dal testo unico sulla circola- ganismo. Questo organismo è efficiente e in zione stradale e da varie leggi in Italia e piena funzionalità quando possiede una circoall'Estero, sulle quali non occorre qui soffer- fazione attiva di materia-energia, a l modo dei marsi. sistemi cosiddetti aperti. 25. C'è dunque un principio di solidarietà L'astrazione scientzj5ca di una ecosfera ideale relativamente ai rischi, ai pericoli, ed un prin- organizzata e autoregofata da flussi di materia- Baiano (Aveiiino): si prepara il programma di gemeiiaggio con il comune di Tourrette Levens, (neiia foto da sinistra) il sindaco francese, M. Fenet, il collega italiano, Vetrano, madame L. Alassia e Fiordeiiisi, vice sindaco. 16 energia, strutturata in ecosistemi intercomunicantifra i quali si attuano scambi che costituiscono legami d i pii2 alto ordine di solidanetà, può e deve essere messa a confronto con la concretezza e attualità d i una ecosfera reale che ogg i è dominata da addensatepresenze umane>. E dopo aver ricordato l'evoluzione dalla cosiddetta biosfera a quella noosfera che era stata descritta da Teilhard de Chardin, Giacomini concludeva rilevando come si fosse nvenficata quella presa d i possesso del mondo da parte dell'uomo che era prevista in una pagina memorabile del libro dei libn' ' 'crescete, moltiplicatevi, possedete tutta la terra". E quasi tutta la natura è diventata - Egli diceva - una seconda natura, sempre pii2 asseniita alle esigenze crescenti delle popolazioni umane>. 28. Ecco dunque innestarsi, nelle suggestive considerazioni di questo grande naturalista, il tema di questo convegno ed in particolare di questa comunicazione: questo incrociarsi di solidarietà nella comunità umana assume un diverso rilievo sotto il profilo etico, sotto quello economico, sotto quello giuridico: fino a configurarsi, in determinate circostanze, come un vero e proprio dovere del singolo cittadino o della singola collettività. A questo dovere corrisponde sempre una legittima aspettativa, un diritto, o c'è un terreno, un ambito, una sfera nella quale la solidarietà ha natura e carattere meramente filantropico, nella quale essa non si traduce in un diritto soggettivo perfetto, non fa nascere nel destinatario una legittima aspettativa? 29. Una rielaborazione generale della disciplina degli interventi ai vari livelli nelle calamità naturali sembra opportuna non soltanto al fine di predisporre tempestivamente adeguati strumenti di intervento, ma anche per evitare che ogni singolo evento divenga emotivamente pretesto fuorviante per estemporanee soluzioni di problemi locali al di fuori di un più generale contesto. Tipico, in tal senso, è il caso delle Università istituite in varie province in occasione dei terremoti, al di fuori di una organica programmazione. Più banalmente, si possono ricordare le ricerche «scientifiche* deliberate sporadicamente, disorganicamente, e con un gra.do di attendibilità del tutto eterogeneo, dalle singole Amministrazioni. LOstesso moltiplicarsi di Convegni non coordinati tra loro può portare ad una sovrapposizione e ad uno sperpero di energie. 30. I1 terremoto e le molteplici iniziative pubbliche e private, locali, nazionali e internazionali, a favore delle popolazioni terremotate ripropongono d'altra parte i temi dell'incidenza territoriale delle calamità, e conseguentemente della estenzione territoriale della solidarietà, privata, collettiva e pubblica. Aiuti dall'estero sono giunti al Polesine nel 1956, a Venezia e Firenze nel 1966, nel Friuli dieci anni dopo, I'altr'anno in Irpinia, come noi li abbiamo inviati in Marocco, in Jugoslavia ed in altri paesi colpiti da calamità naturali, a conferma della natura di principio generale della solidarietà in queste circostanze. Orbene, abbiamo visto come determinate legislazioni (quella svizzera, p. es.) abbiano istituzionalizzato gli interventi per quelle catastrofi che per la loro dimensione sollecitano un COMUNI D'EUROPA intervento internazionale straordinario (al di fuori cioè della cooperazione ordinaria prevista per i popoli in via di sviluppo). Proprio in queste settimane il problema si pone anche da noi per le popolazioni libanesi: assistiamo ad una certa mobilitazione anche a livello locale, analoga a quella dello scorso anno per la Polonia: ma anche qui - a quanto si è appreso a Torino, che ha promosso con maggior tempestività queste iniziative - si ripropone il rischio dell'on. Bombard sulla necessità di interventi che non risultino paradossalmente onerosi per le popolazioni aiutate. 3 i. Solidarietà pubblica, collettiva, privata della quale abbiamo visto tante espressioni: se dovessimo tradurla in termini geometrici dovremmo dire che la sfera dell'intervento solidaristico si proporziona ai raggio della calamità. Se è vero che ib ho quel che ho donato - ed io penso che sia vero non soltanto per le persone ma per le istituzioni - possiamo forse chiederci se e quale contropartita possa dare una solidarietà istituzionale. Ebbene, il discorso è molto complesso, e può essere qui accennato solo schematicamente: in questo dopoguerra abbiamo cercato di adeguare il nostro ordinamento riconoscendo natura istituzionale a due realtà già esistenti: l'Europa e le Regioni, e se l'insuccesso di queste istituzionalizzazioni può forse iscriversi tra i maggiori pericoli, tra le peggiori calamità, io penso che proprio dall'assumere un ruolo di guida nell'azione di solidarietà queste istituzioni possono trovare una loro identità. 32, 11 discorso mi pare particolarmente importante per l'Europa. Nella mia città (ma gli altri sindaci potrebbero fare altrettanto) ho raggelato quanti pur giustamente si compiacevano per l'ampiezza della generosità bresciana verso i terremotati, osservando come a fronte di 2 miliardi di sottoscrizioni in provincia, abbiamo 2 miliardi al mese di spese in città per fumo, spettacoli e giochi e scommesse. 11 fatto è che la generosità è relativamente circoscrittae il consumismo largamente esteso. Come porre il consumo superfluo a servizio della solidarietà? Una tassa sul fumo non favorirebbe il contrabbando se fosse generalizzata a tutta la Comunità, con il doppio vantaggio di avere una fonte di soccorso, e di dotare la COrnunità di uno strumento tributario. 33. In Italia, anche per il sospetto di un'utilizzazione distorta, strumentale (per reprimere agitazioni politiche o sindacali), la disciplina della protezione civile ha avuto un iter eccezionalmente lungo e laborioso: contro la proposta di legge presentata dal Governo nel 1950, si scatenò una violenta opposizione anche all'interno della stessa maggioranza, e il disegno di legge approvato dalla Camera dei Deputati 1' 11.7.195 1 decadde per lo scioglimento del Senato, e passarono trent'anni prima di giungere alla legge 8.12.1970 n. 996, ed altri dieci per avere - dopo la famosa polemica pertiniana - il necessario regolamento d'esecuzione approvato con D.P.R. 6.2.1981 n. 66, illustrato poi con circolare 16.4.1981 del Ministero delllInterno. Nei decreti legge emanati in occasione del terremoto del novembre 1980 vennero introdotti nuovi principi, ed in particolare la facoltà commissariale di derogare le norme gennaio l983 vigenti, ivi comprese quelle sulla contabilità generale dello Stato. Successivamente ancora il Ministro Zamberletti ha proposto un disegno di legge, tuttora in itinere, che riconosce un ruolo proprio agli Enti locali ed al volontariato. 34. Si è visto come il problema delle calamità naturali sia preso in considerazione dai Trattati di Roma sotto il profilo della legittimazione di interventi assistenziali che non ledono le c.d. regole di concorrenza, perché la compressione del rischio e la reintegrazione del danno lungi dall'inceppare il mercato, non solo migliorano la produzione e promuovono il progresso tecnico ed anche economico, ma stimolano la concorrenza mantenendo sul mercato forze vive. Certo, ciò sarà tanto più vero, e tanto più aderente alle regole generali, quanto più omogenei saranno i criteri di legittimazione degli aiuti: l'eccezionalità dell'evento naturale è invero un concetto quanto mai generico ed elastico, suscettibile cioè di diverse interpretazioni nei vari paesi, nei quali diversissima risulta l'applicazione del principio di compatibilità degli interventi. Da qui la necessità di un coordinamento, di un'omogeneizzazione, meglio ancora di un'unificazione delle disposizioni legislative dei paesi della Cee in materia di calamità naturali; da qui ancora l'opportunità di un coordinamento, meglio ancora di un'unificazione della disciplina amministrativa degli interventi pubblici in questa materia attraverso un apposito regolamento comunitario. Proprio tuttavia perché prevalentemente assistenziali, questi interventi dovrebbero awenire comunque e pur attingendo al Fondo sociale, con criteri regionali di distribuzione. 35. Un corretto ordinamento della protezione civile deve evitare sia un'artificiosa, burocratica centralizzazione che una frammentazione di iniziative. Per quanto concerne i danni alle unità produttive, si potrà parlare di una legge economica di solidarietà, valida appunto nei limiti di interdipendenza delle aziende sul piano produttivo e su quello commerciale. Così che se tra i costi di produzione potrà essere assunto, almeno nei limiti del rischio ordinario e quando sia stabilita una larga cooperazione, l'onere della difesa attiva contro le calamità minori, dovrebbe rientrare tra i costi sociali facenti carico alla pubblica amministrazione quella quota di rischio che potrebbe tramutarsi in pubblica calamità. 36. Naturalmente quest'onere «sociale»dovrà gravare su quella dimensione della società che sarebbe danneggiata dalla catastrofe o che comunque potrebbe «sentirla»:in altri termini, e secondo una graduazione pur in modo approssimato statisticamente possibile, poiché vi sono calamità che per estensione e per intensità si ripercuotono rispettivamente sull'intera comunità o su territori minori, saranno i diversi enti amministrativi ad assumere l'onere finanziario e soprattutto organizzativo della difesa. Si deve cioè stabilire un rapporto tra I'estensione del rischio e l'organizzazione della difesa da una parte e l'estensione della calamità e la competenza degli interventi dall'altra. Il problema deve essere esaminato sotto un gennaio l983 COMUNI D'EUROPA triplice profilo, ma, ci pare, alla luce di uno stesso principio: sia sul piano della difesa infatti, che su quello della reintegrazione dei danni e su quello dei costi, la legge deve elasticamente rispettare l'estensione di quella solidarietà che vuole esprimere. Perciò, mentre a rischi, e soprattutto a disastri di portata nazionale dovrebbe corrispondere sempre sul piano finanziario e su quello org a n i z z a t i ~oltre ~ che su quello scientifico, l'intervento dell'intera comunità europea, quando invece si tratti di rischi e di danni più limitati (in diffusione e in gravità) la difesa preventiva, l'assistenza ai danneggiati la ricostruzione devono essere attribuite, anche sul piano organizzativo e su quello finanziario, ad enti locali minori. 37. Questo excursus sul rischio è troppo breve per consentire conclusioni definitive: sembra lecito tuttavia formulare alcune concrete ipotesi di studio: a) in sede scienttj5ca: opportunità di una sperimentazione ai diversi livelli internazionali, nazionali, regionale, e suo finanziamento nelle forme previste anche dall'art. 4ia del trattato di Roma; b) in sede statistica: ricerca sull'incidenza del rischio di calamità nell'economia europea; c) in sede economica: interventi di difesa, di soccorso, di prevenzione proporzionati alla dimensione del rischio; 4 in sede giuridica: coordinamento legislativo, con disposizioni amministrative, contrattuali, fiscali, informate a principi comuni. Regionalizzare le competenze in materia di protezione civile di Stelio De Carolis Stelio De Carolis, presidente d e l l a Commissione Ambiente e Trasporti della Regione EmiliaRomagna e vice presidente dell'AICCE. L'intenso dibattito sviluppatosi nel Paese sul tema della protezione civile, corrisponde all'esigenza di una normativa chiara in presenza di esperienze tragiche verificatesi nel Paese e, di recente, anche nella nostra regione. I1 problema della protezione civile è certo grave ed urgente. Ma di problemi ne va ora emergendo un altro non meno grave: quello della emotività della pubblica opinione la quale, dopo aver ispirato e inizialmente sorretto la scelta di soluzioni politiche forse suggestive ma in buona parte pericolosamente frettolose e superficiali, sta prowidamente placandosi in attesa dei prowedimenti governativi. E il quadro normativo vigente in materia di protezione civile non è confortante: contempla la legge N. 996 del 1970 la quale, pur esprimendo positivamente il tentativo di coinvolgere gli enti locali, è risultata, alla prova dei fatti, inadeguata e superata in alcune sue parti fondamentali (soprattutto per quanto riguarda le strutture centrali di coordinamento dei vari settori e dei vari livelli operativi). Inoltre tale legge è rimasta praticamente inapplicabile per dieci anni, a causa della mancanza del relativo regolamento di esecuzione. Lo stesso regolamento n. 66 del 1981 attuativo della suddetta legge, oltre ad essere varato con enorme ritardo rispetto alla legge, rappresenta rispetto ad essa una frattura di impostazione in quanto riaccentra i poteri di coordinamento in capo alle Prefetture (tanto che ha provocato il ricorso nel maggio 1981 da parte delle Regioni alla Corte Costituzionale). I1 riconoscimento generale della assoluta inadeguatezza dell'attuale quadro normativo e i drammatici eventi calamitosi di questi ultimi anni (nell'ultimo decennio abbiamo avuto due catastrofi sismiche: Friuli e Basilicata-Campania ed una ecologica Seveso) hanno portato alla presentazione all'inizio di quest'anno del nuovo progetto di legge governativo (progetto Zamberletti). Indubbiamente bisogna riconoscere al progetto Zamberletti lo sforzo ed il tentativo di recuperare, almeno in parte, il grave ritardo e l'enorme divario con gli altri paesi europei sia sul piano dell'organizzazione e delle strutture sia sul piano culturale. In effetti quest'ultimo aspetto è molto importante, perché solo da una approfondita consapevolezza di questi problemi a livello della classe politica può uscire una buona legislazione in materia di protezione civile; ma una inadeguata educazione su questi problemi non è meno importante a livello della popolazione sia perché sono pur sempre le popolazioni colpite dalla calamità che devono affrontare i primi momenti dell'emergenza, sia perché soltanto su una sviluppata coscienza civile può fondarsi una efficace organizzazione del volontariato, che è senza dubbio una delle componenti fondamentali di un sistema di protezione civile. -Per essere approvato dal governo il progetto Zamberletti ha dovuto superare non poche resistenze; ma ora c'è il rischio di un iter parlamentare estremamente lungo e quindi del protrarsi di una situazione di carenza normativa ed organizzativa che è negativa non solo sotto l'aspetto della salvaguardia dei valori umani, ma anche sul piano economico (è ormai ampiamente dimostrato infatti che è ben più costosa la ricostruzione che non la prevenzione, nei limiti del possibile, delle calamità). Bisogna dire che l'esigenza di una organica normativa statale in materia di protezione civile è particolarmente sentita dalle Regioni per chiarire l'ambito della relativa autonomia legislativa, considerato che il sistema della protezione civile nel suo complesso coinvolge molteplici settori di intervento ed implica un forte intreccio di iniziative e competenze. Si può quindi capire la necessità di un buon coordinamento fra le varie strutture ed i vari livelli, che soltanto una legislazione statale ben impostata può consentire. Nel recente convegno tenutosi ad Udine, su iniziativa delle Regioni Friuli-Venezia Giulia e Basilicata, le Regioni hanno rivendicato la regionalità delle competenze in materia di protezione civile, rifiutando prowedimenti vertici, non partecipati, centralisti. Per quanto riguarda i 36 articoli dello schema di disegno del Ministro Zamberletti su *Istituzione del servizio nazionale della protezione civile, le Regioni unanimemente hanno auspicato: - una sollecita conversione in legge per consentire di poter operare nella pienezza dei mezzi non solo finanziari ma soprattutto giuridico-operativi; - la necessità di assicurare alle Regioni ed al sistema delle autonomie (Province e Comuni) un ruolo più incisivo e sostanziale nell'ambito del disegno di legge di cui trattasi; - che le Regioni diventino un punto focale di attuazione del servizio nazionale di protezione civile, anche se la complessità della materia richiede sostanziali approfondimenti; - l'opportunità di anticipare la normativa, attuando da parte delle Regioni che ne hanno potestà legislativa, tutti gli strumenti operativi come la nomina del Direttore regionale della protezione civile o di strutture già esistenti, per poter affrontare la piccola e media emergenza, in modo tale da costruire già un sistema di protezione civile che. poi, attraverso la legge, possa ulteriormente essere perfezionato. Per quanto riguarda la Regione EmiliaRomagna, è stato presentato nel gennaio del 1981, per iniziativa della Giunta regionale, un progetto di legge Jnterventi per la prevenzione di calamità pubbliche, il soccorso alle popolazioni colpite e la rinascita dei territori danneggiati~. Successivamente, nel novembre dello stesso anno, un distinto progetto per la disciplina del volontariato. Su questi due progetti regionali, assegnati all'esame referente della competente Commissione regionale *Ambiente e Trasporti,, è stato costituito un Comitato ristretto composto da consiglieri regionali ed esperti esterni, che hanno elaborato un testo (distintamente per i due progetti), alla luce anche degli orientamenti e della «filosofia, del nuovo disegno di legge Zamberletti. I limiti però di tutta la legislazione regionale e, quindi, anche dell'Emilia-Romagna, derivano dal fatto che attualmente non si possa prescindere dalla realtà dell'attuale legislazione statale in vigore, per non incorrere in rilievi di legittimità nella precisazione che la legge regionale sia varata prima della approvazione di quella nazionale. Alla luce di tali considerazioni l'auspicio va rivolto al Parlamento per una inversione di tendenze delle procedure e per una sollecita conversione in,legge dello schema del disegno di legge Zamberletti. A meno che non si attenda un altro tragico evento. COMUNI D'EUROPA 18 gennaio l983 incontri europei di St. Vincent Comunità - nonostante l'elezione del Parla- L'Europa delle Regioni di Raimondo Cagiano La serie di Incontri Europei promossi a St. principi del federalismo nelle scelte che i proVincent dalla Regione Autonoma Valle d' Ao- motori degli incontri hanno proposto ai partesta e dall'Istituto Superiore Europeo di Studi cipanti? Fedeltà ed impegno tanto più ammiInternazionali dell'università di Nizza è giun- revoli se si ha la possibilità di percorrere i voluto quest'anno al suo quinto appuntamento: mi degli Atti - semplici quanto ben curati piccola ma notevole regolarità dovuta al tempo daile Presses d'Europe di Parigi e Nizza - che stesso alla validità del dibattito politico e scien- raccolgono le idee e gli scritti dei più autorevoli tifico proposto ogni anno e dalla accurata pre- studiosi del problema regionale, etnico ed auparazione dei lavori dedicata agli Incontri di tonomistico in Europa. St. Vincent dai due veri animatori del progetQuesta stessa fedeltà non poteva mancare all'appuntamento del 1982 che per i federalisti europei porta l'impronta dell'awio del processo costituente per l'iniziativa del Parlamento Europeo, del Club del Coccodrillo e di Altiero Spinelli. Così l'Incontro Europeo di St. Vincent 1982 ha vuto come tema: <L'Europa delle regioni: strategia istituzionale per un rilancio democratico*. Ascoltiamo in proposito Claude Nigoul, direttore dello IEHEI di Nizza: aMenMario Andrione, tre l'unificazione europea segna il passo, si afpresidente ferma invece, dappertutto, la vitalità delle redeiia Regione gioni d'Europa. Questo notevole dinamismo Vaiie d'Aosta. scaturisce sia da radici storiche, culturali ed etto: Claude Nigoul, Direttore dello IEHEI e niche, che dalle esigenze attuali: quelle del deMario Andrione, Presidente della Regione val- centramento richiesto dalla razioaalizzazione dell'economia e quelle della democrazia che dostana. I1 tema annuale di riferimento t. sempre lo esige una migliore armonizzazione degli intestesso: l'Europa e le Regioni. Ma il contenuto e ressi del potere con quelli dei cittadini ai quali soprattutto le proposte di pensiero e di azione questo potere si applica. Esso si concretizza con che annualmente si propongono a St. Vincent una vitalità politica che realizza un nuovo livelvariano nella doppia prospettiva della attualità lo istituzionale tra gli stati e' le comunità di bapolitica di un particolare aspetto della proble- se: quello delle Regioni. I1 dibattito è antico; ma l'incapacità della matica europea e regionale nonché della rigorosità e dell'aggiornamento del pensiero e degli studi in materia. ~ ' k p e t t ometodologico (sia scientifico che politico), di chiara marca federalista integrale e la tenacia nell'accostare annualmente il pensieSi è svolto a Roma dal 16 al 19 dicembre, ro e l'azione sono le due caratteristiche che gli presso I'YMCA, il sesto seminario internazioIncontri Europei pongono al servizio di un uninale per giovani europei, sul tema aLJEuropa co obiettivo strategico: l'affermarsi di una democrazia regionalista in Europa e la possibilità oggi per i giovani domani,, organizzato dalla di agire concretamente oggi in Europa per I'af- Casa d'Europa di Roma, con la collaborazione delle Comunità europee e del Ministero degli fermarsi della demacrazia regionalista. Esemplare è il cammino percorso dagli In- Esteri. Dopo un'introduzione del prof. Luciano Bocontri Europei fin dal 1978 quando fu messo in lis, direttore del seminario e membro dell'esecantiere il primo convegno valdostano di quecutivo dell' A.I.C.C.E., il quale ha sottolineato sta serie dedicato al diritto all'autodeteminala necessità di una più intensa partecipazione zione dei popoli in Europa. L'anno successivo popolare alla causa europea, e il saluto dei rapil dibattito ha avuto come tema centrale l'autopresentanti delle altre organizzazioni europeinomia regionale. È stata quindi la volta della ste invitate, tra cui I'aw. Gianfranco Martini, soLidarietà e della cooperazione delle regioni segretario generale dell' A.I.C.C.E., si sono tenel processo di integrazione europea; nel 1981 nute le relazioni del dottor Leo Solari su a1 giosi è giunti così naturalmente a discutere della l'Europa* e dell'assessore del Comune di vani e partecipazione delle regioni a questo processo. Roma professor Ludovico Gatto sul tema aEuChi già nelle parole contenute nei temi degli ropa: educazione e cultura. incontri non riconosce la fedeltà dichiarata ai Dopo ampi dibattiti e lavori di gruppo, i partecipanti hanno concordato un testo, in cui auspicano aun nuovo corso storico che vada al di là dei semplici interessi economici di ogni singola nazione,, perché <questi particolarismi, pur essendo stati dei fattori promotori COMUNI dell'unità, rischiano adesso di compromettere D'EUROPA in qualche maniera la realizzazione di un'Europa unita,; affermano la loro uvolontà di com- mento Europeo a suffragio universale e diretto - a ridurre la resistenza delle sovranità degli stati lo riacutizza. L'idea europea progredisce e vivifica il movimento dell'unificazione con lo slancio regionalista; lo fa beneficiare di un nuovo impulso proveniente dalle forze del rinnovamento. Pertanto un vero Senato delle Regioni potrebbe essere il crogiuolo dove elaborare una visione comunitaria delllEuropa, liberata dal peso degli stati facendosi portavoce delle Regioni europee esso contribuirebbe a realizzare un migliore equilibrio tra l'interesse comune e la molteplicità degli interessi privati*. Ecco un tema istituzionale non nuovo per i federalisti: il Senato delle Regioni e con esso soprattutto l'evoluzione ed il progresso delle istituzioni democratiche delllEuropa. Qui i partecipanti all'Incontro Europeo di St. Vincent hanno manifestato tutti la loro indole e la loro vocazione federalista: baschi e catalani, corsi e occitani, irlandesi e bretoni, sloveni e tirolesi, ora politici, ora studiosi, ora militanti, ora latitanti, ora onorevoli hanno dato vita ad un nuovo animato dibattito in cui la rivendicazione delle specificità proprie e delle proprie appartenenze etniche non ha avuto il solo tradizionale carattere di lamento e di supplica. Al contrario ha sviluppato l'esigenza di studiare con decisione ma con prudenza il problema istituzionale della rappresentanza regionale a livello europeo; e di affrontare con decisione e senza prudenza l'azione politica per il conseguimento di un'adeguata riforma dei Trattati e per la realizzazione completa del progetto spinelliano di un processo costituente europeo legato all'iniziativa ed al programma del Parlamento Europeo. L'Europa oggi per i giovani domani ABBONATEli? A: prendere e appoggiare questo sforzo comune rivolto ad una concretizzazione delle aspirazioni europee*, identificate nella creazione di un vero agoverno federale europeo*, e concludono con un appello concreto a tutti i giovani a ustudiare più lingue comunitarie*, grazie a un aappropriato adeguamento della scuola europea,. I1 seminario è stato concluso da Anita Garibaldi e dagli europarlamentari Adonnino e Ferri, quest'ultimo riferendosi particolarmente ai lavori del Parlamento europeo per una revisione dei trattati comunitari attualmente in vigore. In precedenza i partecipanti erano stati ricevuti in Campidoglio dal sindaco Vetere che, ricordata la sua appartenenza all'A.1.C.C.E. e la vocazione europeista di Roma, si è detto deluso dei contatti da lui sin qui tenuti con suoi colleghi sindaci di altre capitali europee e ha concluso ribadendo la sua fiducia nel contributo originario che sapranno portare all'Europa le nuove generazioni. I lavori del seminario sono stati intercalati da manifestazioni musicali inneggianti alla pace e alla difesa delle identità culturali, ad opera del Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli. L.B. gennaio l983 COMUNI D'EUROPA Autonomie locali e Regioni in Europa Sulla riforma della finanza locale nella RFT Estratto del parere straordinario del Consiglio degli esperti per il giudizio tecnico suli'andamento economico globale (1). I1 Consiglio degli esperti sottolinea che la riforma della finanza locale costituirà nei prossimi a?ni uno dei più importanti compiti della politica finanziaria. Un compito grande; per la preparazione delle decisioni globali ci vorrà certamente parecchio tempo. Al più presto possibile dovrebbe, però, essere chiarito in che cosa consisterà il nocciolo di tale riforma, affinché i comuni e le imprese possano regolarsi in conseguenza. La pietra dello scandalo nel sistema fiscale comunale è I'imposta su industria artigianato e commercio (da. qui in poi, brevemente, imposta sull'industria) (2). A causa della sua alta reagibilità congiunturale tale imposta spinge i comuni ad un comportamento di spesa, cha ha effetti negativi innanzitutto sugli investimenti comunali, e provoca grandi disparità tra le capacità fiscali dei comuni. Dopo le modificazioni del 1979 e la riduzione della base imponibile è divenuta un'imposta su imprese medie e grandi, che può ridurre in misura negativa la capacità delle imprese di sostenere rischi e di formare capitale. Queste sono le ragioni principali contro I'imposta sull'industria. A suo favore si adduce che essa. dal Dunto di vista fiscale, è molto redditizia e che costituisce un'imposta comunale originaria e che essendo un anello di congiunzione essenziale tra comuni ed imprese, stimola i comuni ad invitare le imprese ad insediarsi sul proprio territorio. I1 nuovo governo federale intende ridurre l'addizione degli interessi su debiti permanenti alla base imponibile per il calcolo della imposta sul reddito da industria, artigianato e commercio, e l'addizione dei debiti permanenti per il calcolo dell'imposta sul capitale di industria argianato e commercio. Tale misura comporterebbe uno sgravio fiscale per le imprese, ma non diminuirebbe i difetti dell'imposta; al contrario li aumenterebbe perché (dopo l'abolizione dell'imposta sulla somma dei salari erogati) costituirebbe un altro passo nella direzione sbagliata: infatti essa si avvicinerebbe molto ad una imposta speciale su profitti da imprese e su capitale proprio. Da questo genere di riduzione delle imposte i comuni verrebbero, del resto, colpiti nelle loro entrate, in misura irragionevolmente diversificata. In breve: verrebbe data precedenza allo smantellamento di imposte indipendenti dal reddito invece che alla creazione di una migliore costituzione finanziaria per i comuni; quest'ultima verrebbe addirittura peggiorata. ( l ) istituir0 nel 1963, questo collegio è forrnato da cinque esperti indipendenti e presenta nell'autunno di ogni anno un parere sull'andamento economico generale che dovrebbe agevolare tutti gli organi responsabili della politica economica per un più esatto giudizio anche previsionale in materia. (2) L'imposta sull'industria (Gewerbesteuer) costituisce una imposta reale di cui è soggetto ogni esercizio industriale, commerciale o artigianale che utilizzi un locale particolare e gli esercizi turistici (le libere professioni e le imprese pubbliche con bilancio allegato sono esonerate). L'imposta è suddivisa in due categorie: I'imposta sul reddito da impresa e I'imposta sul capitale di impresa. I1 Consiglio degli esperti si occupa quindi di una possibile sostituzione dell'imposta sull'industria e ritiene che sarebbe proponibile una imposta, a vasto raggio, sulla creazione di valore. Anche il Comitato scientifico presso il Ministero federale delle finanze si è espresso recentemente in tal senso. Questa imposta porrebbe sotto dovere fiscale non solo le imprese industriali artigianali e commerciali, ma anche le libere professioni e gli uffici pubblici. La base imponibile sarebbe costituita dalla somma dei salari erogati, affitti, interessi e profitti. I comuni avrebbero, come per I'imposta sull'industria, il diritto di fissare le aliquote. 1 vantaggi dell'imposta sulla industria verrebbero mantenuti. I gravi difetti sopra elencati verrebbero in larga misura eliminati. In conseguenza all'allargamento della cerchia dei soggetti fiscali la nuova imposta comporterebbe per le imprese, oggi obbligate a pagare I'imposta sull'industria, di dover pagare nella loro globalità, meno imposte. Il fatto che un'imposta sulla crea- zione di valore sarebbe più indipendente dal reddito dell'attuale imposta sull'industria perché salari ed interessi fanno parte della base imponibile, che a breve termine hanno largamente il carattere di costi fissi, dovrebbe essere accettato come prezzo per i suoi vantaggi. Secondo il Consiglio degli esperti una imposta sulla creazione di valore a vasto raggio dovrebbe essere, a causa della sua diffusione più regolare, accolta positivamente dai comuni. Per questa ragione la parte delle entrate fiscali proprie dei bilanci di molti comuni dovrebbe aumentare e fare quindi diminuire la loro dipendenza dalle assegnationi finanziarie da parte dei loro Lander. Ciò costituirebbe un progresso per l'autonomia finanziaria dei comuni e aumenterebbe di nuovo l'interesse dei comuni in una politica favorevole alle imprese, soprattutto il loro interesse nelle imprese piccole. Il Consiglio degli esperti sostiene che si debba sostituire l'imposta sull'industria lorda, cioè inclusa quella parte del suo seguito che i comuni devono versare a Lander e Federazione, con I'imposta sulla creazione di valore e di ridurre le assegnazioni finanziarie in misura corrispondente. Ponte: bollettino del Bundesrat 404i82 del 1 1 ottobre 1982 in: aDer Landkreisu, l l i 1982. Anche in Belgio «zone d'iniziativa» I1 Belgio si accinge a creare nel suo territorio sette «zone d'iniziativa seguendo l'esempio britannico, dove esistono già 24 senterprise zones» collocate in aree economicamente depresse, dove al fine di incoraggiare l'afflusso di imprese commerciali ed industriali, sono state introdotte particolari agevolazioni fiscali amministrative. Le sette zone belghe copriranno ognuna una area di 50 ettari e saranno caratterizzate dalle seguenti agevolazioni: 1) saranno sospese cinque differenti tipi di imposte e tasse per le imprese insediate nell'ambito delle <zone d'iniziativa* (I'imposta sui profitti delle persone fisiche, I'imposta sulla proprietà, la tassa di registro, la tassa sulle macchine, la tassa sui dipendenti); 2) saranno costituiti uffici «one-stop» per ottenere i permessi governativi: tutte le autorizzazioni per edifici, rispetto ad effetti ambientali o alla pianificazione ed altri saranno date in un unico ufficio. Le autorizzazioni dovranno essere date entro un mese, ed anche la procedura d'appello dovrà essere conclusa entro trenta giorni. 3) Diverse norme nazionali saranno sospese nel territorio delle zone prescelte; tra le altre l'obbligo d'impiego di un determinato numero di apprendisti. Verrà moderato il controllo sui prezzi delle merci prodotte nelle zone. 4) Ogni uzona d'iniziativa» sarà gestita da cinque direttori nominati dal governo. IJna volta all'anno tutte le imprese della zona tcrranno un'assemblea, dove voteranno un bilancio, nomineranno un gruppo di amministratori e dove potranno destituire i direttori, nonostante che solo il governo possa nominare i successori. Una salvaguardia per le imprese che si trasferiscono nelle «zone d'iniziativa~sarà costituita dalla loro possibilità di ottenere dal governo una garanzia scritta che il clima di investimento non deteriorerà per dieci anni. Tale garanzia offre protezione dall'even- tuale abolizione delle condizioni di favore nelle «zone d'iniziativa, da parte di futuri governi. La Commissione delle Comunità europee aveva avanzato in un primo momento forti dubbi sulla compatibilità del progetto belga con l'art. 92 del Trattato CEE (che impedisce distorsioni delle condizioni di concorrenza attraverso aiuti concessi dagli stati membri). Solo dopo che le autorità belghe hanno dichiarato il progetto delle «zone d'iniziativa un progetto sperimentale (limitato a tre anni), ridotto il periodo durante il quale un'impresa può beneficiare dalle esonerazioni fiscali da 15 a 10 anni. ridotta la grandezza delle imprese che possono essere scelte da 500 a 200 dipendenti al massimo, aver determinato un elenco di settori ad alta tecnologia di cui devono fare parte le aziende in questione, e dopo aver assicurato che le zone saranno situate all'interno delle regioni incluse nella decisione della Commissione del luglio 1982 concernente il sistema degli aiuti regionali in Belgio, la Commissione ha dato il suo assenso al principio, su cui si basa il progetto. Una decisione finale sarà presa quando il governo belga farà sapere alia Commissione la localizzazione dele «zone d'iniziativaw, di cui ognuna dovrà essere approvata dall'autorità comunitaria. La posizione assai severa della Commissione ha incontrato forti critiche in Belgio, dove si teme che l'intervento comunitario ha distrutto molti degli aspetti spontanei e di libero metcato, che il progetto intendeva suscitare. e dove si suppone che ora anche le 24 eenterprise zones» funzionanti in Gran Bretagna siano minacciate. Fonti: Financial Times del 13.12.1982/ Commissione delle Comunità Europee, Gmppo del Portavoce, Informazione alla Stampa IP (82) 532 del 22.12.1982. gennaio l983 COMIJNI D'EUROPA 20 I libri Nel dicembre del 1979 I'I.S.1 .G. (Istituto Internazionale di Sociologia di Gorizia) organizzò un importante convegno internazionale sul tema confini, regioni e integrazione soCRISI vrannazionale,. I contributi, particolarmente numerosi e imE RISTRUTTURAZIONE portanti (una volta tanto la quantità non è a DEL SETTORE scapito della qualità) sono stati raccolti in due AUTOMOBILISTICO diversi volumi, che escono ora, contemporadi neamente, presso Franco Angeli. Uno dal titoAntonio Mosconi lo acooperazione e conflitti in zone di frontiee Dario Velo ra, contiene le relazioni e comunicazioni a carattere più generale e teorico; l'altro, dal titolo <Confini e minoranze in Europa occidentale,, e raccoglie invece i contributi relativi a questo più specifico tema. Le due opere si raccomandano in modo particolare anche per la bibliografia che accompagna diversi dei testi pubblicati - e tutti coloro il Mulino che si interessano seriamente di questi problemi. I1 contenuto è certo prevalentemente teorico e~cientifico,è perciò sconsigliato ai principianti, agli orecchianti e ai dilettanti. Non per questo però dispiace meno che tutti questi atti siano stati pubblicati solo in inglese (tra l'altro Quaderni de d'Industria. Rivista di Economia e Po- con un faticoso e costoso, sforzo di traduziolitica Industriaie~,n. l l ne). Se non si voleva pubblicarli in italiano, non sarebbe stato meglio lasciare ogni contriLa crisi del settore automobilistico ha colpito buto nella lingua in cui era stato redatto? tutti i paesi europei, anche se in misura divera.c-b. sa: la natura del problema impone il varo di una politica comune europea, obbiettivo che sarà possibile raggiungere solo se i paesi euro- La sezione AEDE spagnola pei sapranno affrontare i problemi dell'industria nazionale adottando misure compatibili *La formacion del profesorado desde una percon lo sbocco europeo del processo. In questa spectiva europea,. prospettiva, gli autori hanno cercato di indicaSuccessivamente i partecipanti si incontrano re, per il nostro paese, una strategia nazionale presso 1'Ayuntamiento con 1'Alcade di Madrid di transizione verso una soluzione europea del- sr. D. Enrique Tierno Galvan che tiene a sottola crisi del settore automobilistico: la collabora- lineare la sua adesione all' AEDE spagnola quazione fra le imprese nazionali, il piano-auto le docente universitario e la collaborazione che governativo, le nuove forme di decentramento - in qualità di membro del Consiglio dei Coproduttivo, la partecipazione dei lavori al pro- muni d'Europa - vuole offrire alla stessa nacesso di ristrutturazione, sono gli aspetti presi scente AEDE spagnola. Segue - poi - il ricein considerazione per definire l'orientamento vimento da parte del Vice Presidente della Didi politica industriale proposto. putacion Provincial de Madrid in quanto il PreLo studio del settore automobilistico porta sidente, 1'Excmo sr. D. José Maria Rodriguez così gli autori a definire una strategia industria- Colorado - di cui era previsto l'incontro - ha le per l'economia italiana degli anni Ottanta, assunto proprio il giorno prima un incarico di orientata al recupero del nostro ritardo rispetto governo. ai partners europei e alla costmzione di un'alChiude la pane culturale e politica del conternativa europea alla crisi dell'economia mon- vegno il dr. D. José Segovia, Direttore generale diale. del Ministero della ~Educacion,, intervenuto a nome del governo. Indice del volume: 1. - La crisi del sistema Da rilevare - con molta soddisfazione industriale europeo. 2. La crisi del settore auche nei due giorni in cui, presso l'Istituto aAletomobilistico. - 3. Le imprese automobilistiche man, si svolgono i lavori, tutte le relazioni soe il apiano auto, in Italia. - 4. Gli aspetti sociali no seguite con estrema attenzione ed interesse e territoriali di una politica di settore per l'audal folto pubblico madrileno e giunto anche da to. - Appendice. altri importanti centri spagnoli. Numerosi e qualificati interventi dei colleghi iberici (ai quali i relatori rispondono esaurientemente) Cooperation and Conflict in Border Areas, a pongono in risalto di questi ultimi la seria forcura di R. Strassoldo e G. Delli Zotti, Milano, mazione professionale, la raggiunta maturità Franco Angeli, 1982, pp. 320, L. 18.000. democratica e la sincera aspirazione di voler enBoundaries and minorities in Western Euro- trare nella Comunità europea per partecipare pe, a cura di Bruna De Marchi e Anna Maria al suo processo di federalizzazione. Boileau, Milano, Franco Angeli, 1982, pp. La stampa nazionale dà grande risalto al con286, L. 15.000. vegno e alla costituzione della sezione AEDE spagnola, pubblicando ampi particolari sui principali quotidiani del paese e focalizzando - soprattutto - le finalità che ambedue le manifestazioni intendono offrire agli spagnoli. Prima che i convegnisti lascino la terra spagnola, la sezione ospitante organizza una visita al ~Guernica,di Pablo Picasso e alla cittadina di Alcalà de Henares, patria del Cervantes. È un gentile omaggio rivolto ai colleghi giunti in Spagna ma vuole anche significare l'impegno di lavoro della neo-consorella perché certi ugioielli, spagnoli e - quindi europei non possono e non debbono restare fuori di un'Europa unita. La manifestazione trova - infine - e doverosamente un'appendice - si potrebbe dire tutta <italiana, con l'incontro che la delegazione del nostro paese riesce ad avere con la comunità scolastica nazionale residente a Madrid. Non è una avisita, ma un vero uincontro~che ha luogo con i dirigenti scolastici, i docenti e gli studenti della scuola italiana di Madrid. Un aafflatus, commovente ma anche un momento o pedagogico, didattico e culturale di ~ l t valore dovuto alla sensibilità del dr. Mario Baistrocchi, nostro Console a Madrid che ne sollecita personalmente l'iniziativa. Tutti i partecipanti sono - poi - ricevuti presso l'Istituto italiano di cultura dal suo direttore prof. Miele e vengono intrattenuti - a lungo e cordiale colloquio - dallo stesso Console e dal dr. Raffaele Marras, nostro Ambasciatore presso le rispettive sedi. COMUNI D'EUROPA Organo dell'A.1.C.C.E. ANNO XXXI - N. 1 GENNAIO 1983 Direttore resp. : UMBERTO SERAFINI Condirettore : GIANFRANCO MARTINI Redattore capo: EDMONDO PAOLINI DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Piazza di Trevi, 86 - Roma 6.784.556 6.795.712 Indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma Abbonamento annuo per la Comunità europea, ivi inclusa l'Italia, L. 10.000 Abbonamento annuo estero L. 12.000 Abbonamento annuo per Enti L. 50.000 Una copia L. 1.000 - (arretrata L. 2.000) Abbonamento sostenitore L. 300.000 - Abbonamento benemerito L. 500.000. I versamenti debbono essere effettuati sul postale n. 35588003 intestato a: c/c Istituto Bancario San Paolo di Torino, Sede di Roma - Via della Stampena, 64 Roma (tesoriere dellJAICCE), oppure a mezzo assegno circolare - non trasfen3ile - intestato a «AICCE»,speczjicando sempre la causale del versamento. Aut. Trib. Roma n. 4696 deli'll-6-1955 LITOTIPOGRAFIA RUGANTiNO ROMA - 1983 Associato all'USPI Unione Stampa Periodica Italiana