dal quartiere alla regione
per una Comunità europea federale
Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 - 00187 Roma
ANNO XXXI N. 1 Gennaio 1983
Spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111170
-
ORGANO
MENSILE
D E L L ' AICCE,
ASSOCIAZIONE
UNITARIA
DI
COMUNI.
PROVINCE.
REGIONI
Un mancato
appuntamento con la
storia?
di Umberto Serafini
Incomincia il secondo trentennio della nostra rivista. Essa, dalla sua nascita, ha seguito
con piena informazione e criticamente e non di
rado ha prevenuto i principali passi del difficile
cammino dell'integrazione europea. Non sembra pertanto che dobbiamo attardarci in buoni
propositi per il nostro secondo trentennio: risulterà più opportuno esaminare senz'altro il
crocevia politico, in cui oggi ci troviamo, e cercare di 'dare ancora una volta il contributo della
nostra esperienza, del nostro cervello e soprattutto della nostra coerenza.
Vogliamo, prima di ogni altra cosa, dire cmdamente questo: temiamo che una congiuntura storica e un'occasione di battaglia, prevedute da lungo tempo e realizzatesi adesso, non
siano convenientemente riconosciute e che lo
spirito combattivo delle milizie europeiste e la
strategia dei generali pro-Europa appaiano al
di sotto delle esigenze del momento. Forse siamo troppo quieti noi stessi.
Quando furono varati i Trattati di Roma,
prevedemmo infatti che agli anni delle vacche
grasse e al boom economico sarebbero subentrati gli anni difficili e una conseguente impasse del MEC, nella quale o si sarebbe proceduto
innanzi, con un drastico salto di qualità e una
ripresa dell'integrazione politica e istituzionale, o si sarebbe inevitabilmente regrediti (neoprotezionismo, neo-nazionalismo, neo-corporativismo, razzismo, moltiplicazione delle forze centrifughe). Ma per gli anni delle vacche
magre prevedemmo altresì che l'integrazione
concepita in modo così illogico dai Trattati
avrebbe tuttavia suscitato grossi interessi europei e robuste forze centripete: cosa possiamo
verificare ora in proposito? Da molte parti si rifiuta ormai come inadeguato - è vero - lo
spazio nazionale, ma si ricorre poi ad accordi
finanziari planetari e privatistici (è la storia del-
SOMMARIO
Un mancato appuntamento con la storia?, di Umberto Serafini, pag. 1; Ii governo sovrannazionale deiie risorse marine, pag. 3; Pensiero e
azione dei federalisti europei, di Luciano Bolis, pag. 4; Cronaca deiie Istituzioni europee, di Pier Virgilio Dastoli, pag. 7; Un altro passo per
una vera Carta europea deii'autonomia locale, di Moreno Bucci, pag. 8; La XVII sessione plenaria deiia CPLRE, di G.M., pag. 9; Attività
del CCE e deii'AICCE, pag. 10; Costituita la sezione AEDE spagnola, di Lino Venturelli, pag. 12; La protezione civile in Europa, di Cesare
Trebeschi, pag. 13; Regionalizzare le competenze in materia di protezione civile, di Stelio De Carolis, pag. 17; L'Europa deiie Regioni, di
Raimondo Cagiano, pag. 18; L'Europa oggi per i giovani domani, di L.B., pag. 18; Autonomie locali e Regioni in Europa, pag. 19; I libri,
pag. 20.
Inserto speciale: Strumenti finanziari della Comunità europea, di Sigrid Esser.
COMUNI D'EUROPA
le multinazionali, degli xeno-dollari, ecc.) e,
nello stesso tempo, si resiste - per esempio alle agenzie sovrannazionali proposte
dall'ONU per gestire nell'interesse di tutti le
nuove materie prime sfruttabili al fondo degli
oceani. Si supera insomma lo spazio nazionale,
saltando peraltro il livello europeo e adeguandosi allo spazio planetario, ma rifiutando ogni
controllo e ogni programmazione democratica.
Non dunque una effettiva unione economica e
quindi politica europea, ma uno scollamento
tra produzione e finanza - con egemonia della finanza - e quindi tra finanza e territorio:
la democrazia è pertanto esautorata (e i sindacati tagliati fuori) e le multinazionali incontrollate manovrano il nostro destino e la nostra
occupazione. Spesso si fanno accordi di grande
rilievo sulla stessa testa dell'Europa: esempio
tipico parrebbe il recente accordo Philips-ATT.
Insomma ci si preoccupa a parole della «tecnologia di domani* - per esempio dell'elettronica e dell'informatica e, ora, anche delle biotecnologie -, che potranno creare milioni di
posti di lavoro rimpiazzando il nostro declino
nelle cosiddette vecchie industrie pesanti, e si
invocano - in merito - un <fronte unito degli europei, e magari commesse ustatali*,e poi
si accetta una società europea governata (cioè
non governata) con le regole di Bakunin.
Simultaneamente noi avevamo per altro preveduto, in questo impervio cammino del MEC,
la funzione di un altro elemento portante al fine di organizzare la lotta per una autentica
unione economica e politica: il Parlamento Europeo - pur privo di competenze reali, salvo
alcuni diritti che potevano rappresentare importantissimi embrioni - da eleggere a suffragio universale e diretto e, così legittimato per
la storia e per la sostanza politica, capace di trasformarsi in Costituente europea. Questo Parlamento è stato in effetti finalmente eletto e il
Coccodrillo ha fatto il resto: ma forze politiche
e sociali e mass media, insomma gli interessi
costituiti e i loro rappresentanti, lasciano pour
cause nel più grave isolamento il Parlamento
sovrannazionale. Soprattutto compiono una
subdola azione distraente, proponendo progetti alternativi, «realistici»(in realtà vuoti e destinati a perder tempo): come se non fosse solo il
Parlamento Europeo a poter proporre un credibile compromesso democratico, avendo nel suo
seno ampi ventagli di tutte le forze politiche
nazionali, quelle che dovranno poi ratificare
qualsiasi progetto di costituzione europea, a
prescindere dalla caducità dei governi nazionali.
-4 questo punto sarebbe dovuto scattare, come coagulo di forze pronto ad una lotta durissima ma afiche come pool di cervelli in condizione di compiere una analisi spietata, il fronte
ciemocratico europeo, cioè non l'alleanza di
tutti i sedicenti europeisti ma quella delle sole
effettive forze centripete politiche, economiche e sociali - tenute insieme anche da obietFoto in prima pagina: (in alto) la seduta del
Consiglio nazionale dell'AICCE (Roma, 30 novembre) di cui pubblicheremo il resoconto nei
prossimi numeri; (in basso) una caratteristica
via di Brighton (GR), dove si terrà, a settembre, il 4" congresso dei comuni europei gernellati.
tivi intermedi diversi, ma capaci di resistere solidalmente all'urto degli antieuropei di nome
ma ancor più di fatto -. Queste forze centripete avrebbero dovuto far scattare (finanziandola largamente, s'intende) la controinformazione europea, indipendente dagli interessi costituiti non solo economici, ma anche burocratici e di cinico potere politico. Tutto ciò non sta
per ora avvenendo, gli europeisti sembrano
meravigliati del prevedibile e previsto neo-nazionalismo, le forze potenzialmente centripete
si sono spesso trasformate - come abbiamo visto - in subalterne alle multinazionali, lo stesso Movimento Europeo si proclama federalista
- ciò è bene - ma non coagula forze reali e
decisive, cercando più una generica e infida
maggioranza (che in Italia è una quasi totalità)
che una minoranza robusta e congrua, cioè capace di assumere e sostenere la lotta. Qui, è
evidente, si pone il quesito: pochi e forti (ci
possono essere minoranze non settarie ma guidate da una analisi acuta e capaci di sollevare il
mondo) o tanti, deboli e titubanti?
Siamo arrivati dunque all'appuntamento
ma non pare che siamo pronti a far fronte alle
occorrenze. D'altra parte non solo siamo ad
una crisi economica e occupazionale generalizzata, ma incombe anche una crisi grave della
distensione e l'equilibrio del terrore è sempre
più preoccupante, in un mondo non più bipolare ma multipolare. Anche qui: già al momento dei Trattati di Roma si poteva constatare lo scivolamento dal bipolarismo al multipolarismo e l'esigenza di dare il contributo federalista europeo alla organizzazione del mondo
della proliferazione nucleare. Era caduta da
poco la CED e si preferì poggiare tutto sulle ragioni economiche (che del resto oggi si vede
quanto siano collegate a quelle politiche per la
costruzione della pace): invano mi sforzai nella
mia relazione politica agli Stati generali del
CCE a Francoforte, in una Paulskirche gremita
e alquanto burrascosa (ottobre 1956), di collegare la denuncia dell'intenzione francese di
fabbricarsi la force de frappe casalinga (sabotando in pari tempo il progettato Euratom: governo Guy Mollet - Chaban Delmas) e la proposta (credo di essere stato il primo in senso assoluto a parlarne) di una Ostpolitih europea.
Poi intervennero la stagione di grandi speranze
di Kennedy e Kruscev e anche di Papa Giovanni, nialgrado le siie contraddizioni (baia dei
porci, Ungheria, containment nel Vietnam secondo i pregiudizi di Dean Rusk), e non molto
dopo il reinserimento della Cina (popolare) nel
dialogo internazionale. Ora si vede quanto il
discorso interrotto con la CED e messo da parte
col .:riiancio europeo» dei Trattati di Roma, vada razionalmente ripreso. La CED ci avrebbe
dato quanto meno una equalpartnership europea, effettiva, nell'àmbito del patto atlantico e
la relativa capacità di un pacato concorso decisionale. Non c'è cieco che non veda quanto
una IJriione economica e politica europea implichi di necessiti un governo comune, che affronti il problema della comune sicurezza: si
tratta di respingere con disprezzo, come merita, la teoria che una guerra nucleare limitata sia
sopportabile; di rafforzare in comune (risparmiando) la difesa convenzionale, in modo da
alzare la soglia nucleare: di mostrare infine
quella coesione europea che renda la dissuasio-
gennaio l983
ne più credibile - le frontiere con l'Unione
Sovietica e con il resto del Patto di Varsavia sono le nostre - ed elimini il sospetto di gesti irresponsabili o di folli guerre preventive - le
teste su cui ricadrebbe probabilmente in prima
istanza una guerra nucleare limitata sarebbero
le nostre -. Nel momento insomma in cui la
crisi economica e le esigenze politiche ci spingono a sollecitare un fronte che lotti per ottenere il governo europeo, questo deve essere anche motivato - e quindi sollecitare a sua volta
nuove forze - dalla improrogabile urgenza di
risolvere in comune, a livello europeo, i problemi della nostra sicurezza e del contributo
autentico alla pace di tutti.
E allora: a poco più di un anno dalle seconde
elezioni europee (primavera 1984) abbiamo
forse smarrito la capacità di vedere quali sono i
problemi più gravi che investono l'Europa, la
sua produzione, l'occupazione dei lavoratori,
le stesse sorti della nostra democrazia e della
pace? I1 fronte democratico europeo non può
essere la somma algebrica dei cosiddetti europeisti e neanche - mi si perdoni l'esigenza
morale di una severa chiarezza - di coloro che
si dicono federalisti ma poi non sono conseguenti nelle scelte che il federalismo implica e
richiede. Ci vogliono meno diplomazia, meno
prudenza e più analisi spietata, più denunce
circostanziate, più proposte combattive, anche
per spiegare in maniera trasparente alla gente
perché l'Europa non si fa. Urge bollare come
filibustieri chiaramente individuati coloro che
ironizzano il Parlamento Europeo e conducono
poi i loro equivoci lobbies nelle anticamere dei
ministeri nazionali e sulle soglie dei Parlamenti
casalinghi. Urge bollare come filibustieri coloro che sussurrano che l'Europa non piace più
alla gente: è questa Europa che non piace alla
gente, è questo modo di farla che non piace alla gente. L'Europa deve apparire ed essere una
reale alternativa alle nostre democrazie colonizzate, che sono tutte in declino nei nostri Stati
nazionali, irreversibilmente. Noi non facciamo
qui un discorso spengleriano, ma tiriamo le deduzioni da cose che abbiamo detto e ridetto: la
democrazia decade quando si vuole difendere e
sviluppare chiedendole servizi e risultati a livelli a cui essa non li può fornire. L'organizzazione di un quartiere e la solidale vita di un vicinato non si può chiedere alla Regione o allo
Stato nazionale, così come ai nostri limitati
Stati nazionali europei occidentali e meridionali non si può chiedere di garantire la sicurezza dei nostri paesi oppure la capacità di sollecitare un incremento della domanda globale aiutando razionalmente il Quarto mondo, la cui
fame possiamo solo tutti insieme vincere definitivamente per il bene di tutti. E deve finire
una buona volta l'idea di costruire l'Europa in
punta di piedi: I'individuazione dei falsi amici
oggi è molto piu importante di quella degli
stessi nemici, cretini ma leali. La lotta deve essere dura, profonda, generalizzata, non deve
guardare in faccia nessuno, governi, partiti,
potatati economici, sindacati, pur evitando
come la peste di retrocedere sul terreno elitario
e convinti che ie forze virtuali d'un possente
fronte democratico esistono: il problema è saperle individuare, svegliare, cucire e mobilitare. Molta pedagogia, se volete, ma niente diplomazia.
gennaio l983
COMUNI D'EUROPA
un'importante presa di posizione del MFE ritto del mare e si battano, poi, per una demo-
I1 governo sovrannazionale delle risorse marine
I1 10 dicembre 1982 a Montego Bay (Giamaica) è stata sottoscritta dai primi 119 paesi,
in prevalenza del Terzo Mondo, la 4Convenzione sul diritto del mare», dopo più di un decennio di negoziati condotti all'interno del1'ONU.
Si apre ora una difficile fase di lotta perché
la Convenzione potrà entrare in vigore solo se
sarà ratificata da almeno sessanta Stati e vi è
una netta opposizione da parte di Stati Uniti e
Regno Unito, che non vogliono rinunciare ai
loro privilegi. I1 MFE chiede che tutti gli Stati
ratifichino la Convenzione e, in particolare,
denuncia quegli Stati membri della Comunità,
come il Regno Unito, l'Italia e la Repubblica
Federale Tedesca, che non l'hanno sottoscritta
ignorando l'invito del Parlamento europeo a
sostenere una iniziativa ache può determinare
il futuro dell'umanità~.
La caratteristica fondamentale di questa
Convenzione, e che la differenzia dai tradizionali trattati di diritto internazionale, è I'istituzione di una aAutorità~che dovrebbe gestire
nell'interesse dell'umanità intera tutte le ricchezze contenute nella Zona (i fondi marini e i
loro sottosuoli situati al di là delle giurisdizioni
nazionali). Queste ingenti ricchezze minerarie
(manganese, nichel, rame e cobalto) e biologiche vengono dichiarate <patrimonio comune
dell'umanità~.
L'Autorità internazionale, per i suoi poteri e
le sue competenze, rappresenta il primo organismo della pianificazione sovrannazionale
delle risorse economiche dell'umanità. Essa
può estrarre direttamente le risorse dalla Zona
grazie alla istituzione di una propria Jmpres-; autorizza e controlla l'attività delle altre
imprese multinazionali che hanno intenzione
di sfruttare la Zona; può imporre appropriate
misure per la protezione e la salvaguardia
dell'ambiente marino; facilita il trasferimento
di tecnologie avanzate dai paesi industrializzati
a quelli del Terzo Mondo; controlla la produzione mondiale delle materie prime, ne stabilizza i prezzi ed ha potere di imposizione fiscale; ha una propria capacità di bilancio; può raccogliere fondi sul mercato internazionale; ha
come scopo specifico quello di impiegare le
NUOVE ADESIONI
DI ENTI TERRITORIALI LOCALI
ALL' AICCE
Comune di:
Monte S. Biagio (LT) . . . . . . . .
Centa San Nicolò (TN) . . . . . . .
Arcevia (AN) . . . . . . . . . . . . . . .
Colli del Tronto (AP) . . . . . . . .
S. Martino in Pensilis (CB) . . . .
Cori (LT) . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Serdiana (CA) . . . . . . . . . . . . . .
Lavarone (TN) . . . . . . . . . . . . . .
Torgiano (PG) . . . . . . . . . . . . . .
S. Lorenzo in Banale (TN) . . . .
Folgaria (TN) . . . . . . . . . . . . . .
ab.
proprie risorse per facilitare lo sviluppo dei
paesi del Terzo Mondo.
I1 tentativo di dar vita a questa Autorità internazionale mostra quanto ormai sia necessario affrontare i grandi problemi mondiali con
istituzioni sovranazionali. Anche se questa Autorità ha per il momento competenze limitate
alla gestione delle risorse economiche della Zona, non è impensabile una estensione dei suoi
poteri affinché essa possa gestire un efficace
piano mondiale per lo sviluppo del Terzo Mondo. Sarebbe questa una iniziativa decisiva per
dare inizio al dialogo Nord-Sud ed awiare il
superamento della politica dei blocchi contrapposti.
Non si deve, tuttavia, soprawalutare il risultato ottenuto con la Convenzione. È necessario
rilevare, a questo proposito, che la soluzione
proposta dallJONU per gestire l'unica zona
della Terra ancora non soggetta alla sovranità
degli Stati presenta numerose analogie con le
prime proposte istituzionali avanzate per affrontare i problemi dell'integrazione europea.
Anche la CECA prevedeva un esecutivo, denominato Alta Autorità, per la gestione sovrannazionale dell'industria europea del carbone e
dell'acciaio. Ed anche la CECA era stata istituita nel 1951 come soluzione parziale al problema dell'unità europea, in mancanza della volontà, da parte degli Stati europei, di dar vita a
un vero governo democratico della Comunità.
Ma, a differenza della CECA, la Convenzione
sul diritto del mare non sancisce I'awio di un
processo di distensione duratura fra tutti i popoli della Terra. Le prime istituzioni comunitarie si sono edificate sulle solide fondamenta
della riconciliazione franco-tedesca, nucleo essenziale della generale pacificazione europea
del dopoguerra. A livello mondiale, nessuna
forma effettiva di solidarietà è ancora visibile e
non è dunque pensabile la messa in atto di una
forma efficace di cooperazione sovrannazionale
in presenza di un mondo dominato dalla logica
dei blocchi militari contrapposti, impegnati in
una incessante corsa al riarmo nucleare e insensibili alle esigenze di libertà e di eguaglianza
dei popoli più deboli.
Per questo, i federalisti europei fanno appello a tutte le forze progressiste e pacifiste che,
ad Ovest come all'Est, al Nord come al Sud, si
battono per la costruzione di un nuovo ordine
democratico internazionale, affinché:
1) prendano coscienza che la forma embrionale di pianificazione sovrannazionale appena
creata dall'ONU può consolidarsi e dare inizio
al lungo cammino verso un vero e proprio governo democratico mondiale solo a patto che si
sviluppi una lotta parallela per la creazione
delle prime federazioni continentali, senza le
quali è impossibile dar vita ad una effettiva
unità mondiale, capace di garantire pacificamente il rispetto del diritto internazionale. La
cooperazione fra Stati sarà precaria ed inefficace sino a che essi non rinunceranno a far valere
i propri interessi con le armi;
2) si impegnino, prima, a far ratificare dai rispettivi governi l'attuale Convenzione sul di-
cratizzazione dell'Autorità, perché il suo funzionamento verrebbe inevitabilmente bloccato
dagli Stati sottorappresentati.
L'attuale procedura decisionale è infatti fondata sul principio: *un voto per ogni Stato». È
assurdo porre sullo stesso piano Stati Uniti e
Seychelles. Bisogna cominciare ad introdurre a
livello mondiale delle procedure democratiche,
sulla strada intrapresa dalla Comunità europea. I1 voto ponderato è il primo e più semplice passo in questa direzione;
3) prendano atto, in Europa, della loro particolare responsabilità. Una Europa unita, con
un proprio governo, una propria moneta ed
una difesa autonoma svolgerebbe una funzione essenziale nel promuovere la distensione,
superando nei fatti il sistema bipolare e promuovendo una politica estera che renda inutili
i blocchi militari. L'Europa avrebbe inoltre interesse a rilanciare il dialogo Nord-Sud, rafforzando la cooperazione euro-africana (già abbozzata con la Convenzione di Lomé), anche
allo scopo di favorire l'unità politica degli Stati
africani. La lotta per il potenziamento delllAutorità internazionale, al fine di renderla effettivamente capace di gestire un piano mondiale
di sviluppo, costituirebbe un obiettivo ed un
interesse comune all'Europa ed ai paesi del
Terzo Mondo.
Un particolare appello deve poi essere rivolto
agli organi di stampa e di informazione. Praticamente nessuno ha fatto conoscere all'opinione pubblica questi importanti sviluppi sovrannazionali dell'ONU. La censura è il principale
alleato della conservazione. È sufficiente così
che i governi e tutte le forze contrarie alla costruzione di un nuovo ordine democratico internazionale tacciano, per impedire che emerga una alternativa reale al governo mondiale
delle superpotenze.
(approvato dalla Direzione nazionale del
Movimento federalista europeo a Milano, il
29 gennaio 1983)
L'UNITA BUROPEA
Mensile del Moviinento Federalista Euro~eo
(Seaitinr Italiim~idoll'LT E F)
nped abb
Gst g~Tf
'i@'
lxie :iUU
novembre 1982
unno IX IL
8.
- -
-
Bulogna - XI Congresso del M.F.E.
RINNOVAMENTODEL MOVIMENTO
CRESCITA DELLA FORZA FEDERAUSTA
- Eletto $1 nuova
Comitato Centrale che ha riconfermato L. Bolis, A. Malocchi
e G.P. 0r.wllo vice-presidenti e L.V. Malocchi segretaria generale
Alle pago 11.3 segg. i documenti approvati dal Congresso
M. Albertini riconfermato presidente per acclamazione
-
Al Presidente della Repubblica Sandro Pertini
la tessera d'onore del Movimento
l
,-
-
*=
'
-
LI Coarapio M F E d I c n e ~a
r u i l t n d ~ l r $ europea
a
h
inleripnto 0, Acmit~
SU UNA FEDERRZIOHE
3
paqq
E-.;
i
--_,
1
"l$;l"
"'"
?"l" C"""""""'..
Il numero del mensile che riporta il resoconto dell'M Congresso nazionale al quale, come
per il Congresso dell'UEF, è dedicato il «Pensiero e azione dei federalisti europei» (vedi pagina seguente).
COMUNI D'EUROPA
4
gennaio l983
pensiero e azione dei federalisti europei il fatto che la totalità dei consensi si sia portata
I congressi federalisti del MFE e dell'UEF
(Bologna 5-7 novembre e Milano 3-5 dicembre 1982)
di Luciano Bolis
I federalisti hanno vissuto nei mesi scorsi la
loro stagione dei congressi. Ha cominciato in
novembre a Bologna quello della loro organizzazione nazionale, il MFE, conclusosi con l'approvazione unanime di un testo del presidente
Albertini, di cui qui di seguito (v. pag. 6) riproduciamo la parte finale; e ha terminato in
dicembre a Milano quello dell'organizzazione
internazionale, I'UEF, conclusosi con I'approvazione, essa pure unanime, di un testo,
ugualmente proposto da Albertini, che riecheggia largamente l'altro già citato.
Questo risultato dà di per sé un'idea della
profonda unità d'intenti che ispira l'insieme
dello schieramento federalista; anche se, per
scmpolo di verità, non possiamo sottacere del
tutto alcuni obiettivi elementi di debolezza,
manifestatisi per la verità solo a livello europeo: una certa vocazione vagamente europeistica del movimento federalista tedesco; una
pronunciata debolezza organica, sia sul piano
delle iniziative politiche che delle azioni di
propaganda, da parte del movimento federalista francese; e una pericolosa tendenza a disperdersi in plurime strategie di complemento
da parte della dirigenza dell'organizzazione
giovanile.
Una volta di più si è però confermato I'insostituibile funzione della pattuglia italiana, la
quale, pur partendo da posizioni numericamente di minoranza, ha saputo imporsi naturalmente, grazie alla validità delle proprie analisi e grazie allo straordinario impegno dei suoi
militanti, sia sul piano politico che organizzativo.
In campo nazionale, dopo la «svolta, di Bari,
il congresso doveva affrontare una delicata esigenza di stabilizzazione, che ha saputo soddisfare approfondendo quei vecchi temi (la mondializzazione dei problemi e conseguentemente anche delle relative soluzioni; la denuncia
della falsa alternativa «istituzioni o contenuti$,
nonché il superamento del contrasto tra un federalismo inteso come criterio generale d'interpretazione della lotta politica e l'attuale impegno, contingente ma primario, in favore dell'azione costituente del Parlamento Europeo), ma anche realizzando felicemente una
prima esperienza di uforza federalista aperta,,
secondo le promettenti indicazioni della conferenza organizzativa nazionale tenutasi in giugno a Firenze.
Un cronista esterno che volesse riferire di
quei congressi dovrebbe per prima cosa evidenziarne il clima sostanzialmente diverso da quello delle varie manifestazioni della vita politica
nazionale, dove i comportamenti di singoli e di
gruppi sono normalmente dettati da preoccupazioni e propositi incentrati sulla conquista
del potere o la difesa d'interessi corporativi.
Niente di tutto ciò si è visto invece a Bologna
e a Milano, dove era di regola la più disinteressata ricerca della «verità»:in questo caso, la miglior formula di azione che consentisse di awicinarsi al risultato finale (puntualizzazione,
questa, assolutamente superflua in un foglio
come «Comuni d'Europaì, che costituisce da
sempre un alto esempio d'impegno civile, volto al raggiungimento di mete ideali comuni a
tutto il gmppo dei promotori).
L'osservatore relativamente estraneo non poteva quindi che sentirsi favorevolmente colpito
e in certo senso anche attratto da questo nuovo
e così diverso modo di fare politica (sissignori,
anche questo e soprattutto questo è fare politica, cioè elaborare programmi sulla base di precise analisi e poi sforzarsi di tradurli nella
realtà!), tanto che aperti riconoscimenti in tal
senso ci sono venuti proprio dalle diverse personalità politiche presenti, a cominciare dalla
vice presidente del Parlamento Europeo on.
Cassanmagnago.
Per noi vecchi del mestiere e dell'ambiente,
era tuttavia sempre awertibile, al di sotto di
quella sostanziale unità d'intenti, la sofferta ricerca di sfumature differenziate, che però, se
artificialmente accentuate, potevano anche
configurarsi polemicamente come effettive alternative, mentre in realtà erano soltanto momenti dialettici di uno stesso processo in fase di
avanzata evoluzione.
Ce ne dà un esempio lo stesso segretario generale del MFE, Gino Majocchi, in un suo documento introduttivo, dove ricorda ai congressisti di Bologna che uall'interno del MFE hanno
preso corpo, dopo l'elezione europea e I'awio
all'iniziativa costituente del Parlamento Europeo, due tendenze: la prima, ispirandosi alla
svolta di Bari, considera superata, con l'elezione europea, la soglia d'irreversibilità nel processo di unificazione dell'Europa, che diverrebbe cosi meta gestione della vittoria rivoluzionaria; il MFE dovrebbe pertanto eleggere a
obiettivi strategici il federalismo mondiale e la
realizzazione della società federale, a partire
dal quartiere, identificando in questa prospettiva i propri compagni di lotta. La seconda,
considerando quanto sia ancor arduo il raggiuntimento della federazione europea, chiede
l'unità di tutte le forze disponibili per battersi
sin d'ora per questo obiettivo strategico, che
deve restare esclusivo perché ogni altro impegno, nonché apparire un diversivo, pregiudicherebbe quell'unità; il MFE pertanto dovrebbe divenire una sorta di segretariato operativo
al servizio dell'avanguardia federalista nel Parlamento Europeo~.
Lo stesso documento spronta comunque il
congresso a soffermarsi su questi temi, che è
poi quanto puntualmente è awenuto; con la
differenza che, nel passaggio tra l'analisi concettuale di Majocchi e lo svolgimento delle discussioni, la contrapposizione non è apparsa
cosi netta come quel suo documento - per
comprensibili esigenze didascaliche - lasciava
intendere, perché in pratica il dibattito si è
svolto liberamente lungo l'intero arco delle
preoccupazioni, non contraddittorie ma concorrenti, che esprimevano quelle due posizioni, forse un po' astrattamente descritte nella
loro staticità.
In realtà tra l'una e l'altra (come testimonia
su di uno stesso testo) non è emersa, alla stregua
dei fatti, contraddizione alcuna, perché il puntar tutto sull'uOperazione Parlamento, non
comporta automatica rinuncia al più vasto orizzonte rappresentato dalla prospettiva di una
unificazione mondiale, cosi come la ricerca,
per sua natura spaziosa, di un nuovo modello
di società federale, di cui l'Europa dovrebbe
appunto dare l'esempio, non significa abbandono dell'obiettivo strategico cui si riconosca
carattere di priorità.
In questo - cioè nel non interpretare l'appello del segretario come un invito a dividersi,
laddove prevalevano sostanzialmente le ragioni
del consenso - i federalisti hanno dimostrato,
una volta di più, molto buon senso, rafforzando le premesse di un'impostazione unitaria che
induce ora ad operare insieme (premessa necessaria di ogni azione che aspiri a un minimo di
efficacia), pur riconoscendo la pluralità dei
motivi d'ispirazione, nel quadro di una realtà
per sua natura complessa come quella che i «tivoluzionari~si trovano spesso a dover fronteggiare. Dio ci guardi dagli eccessivi semplificatori, anche quando difendono cause sacrosante
come la nostra!
Ad analoghe considerazioni mi induce anche il dibattito, ormai da tempo in corso nelle
nostre file, tra i sostenitori della tesi di un totale scavalcamento dell'istanza governativa, nella
fase di ratifica nazionale del nuovo progetto di
trattato elaborato dal Parlamento Europeo (e
ciò per evitare i pericoli dell'insabbiamento, di
cui abbiamo già fatto tristissima esperienza in
passato); e i sostenitori della tesi opposta, cioè
di coloro che, sia pure obtorto ceffo, ritengono,
per scmpolo di realismo, di non poter pretendere tale scavalcamento che considerano appunto irrealistico, e per conseguenza si studiano di trovare i tempi e modi per rendere la trasmissione del progetto ai governi, considerata
da loro come necessaria, per quanto possibile
indolore, cioè semplicemente formale, senza
che si trasformi per questi nella possibilità
d'intervenire nel merito, per non correre il rischio dell'insabbiamento sopra paventato.
Come massimi campioni delle due tesi, formalmente contrapposte, potrei citare i nomi di
Spinelli e Ferri, rispettivamente relatore e presidente della Commissione istituzionale del
Parlamento Europeo; ma il loro dibattito si è
naturalmente trasferito anche in campo federalista, dove tutte le sfumature intermedie sono
state considerate.
Io direi anzitutto di distinguere tra aspetti
formali e aspetti sostanziali del problema, ma
aggiungerei che, in tutta la misura del possibile, sono i primi a dover sottostare alle esigenze
dei secondi e non viceversa. Nessuna rivoluzione, sia pure soltanto giuridica, è mai stata fatta
senza un minimo di rottura dell'ordine costituito, o quanto meno di forzatura delle procedure invocate a realizzare il necessario trapasso.
Nel caso specifico, la soluzione del bzlsiffz~
può essere trovata nel presentare il progetto
non come una semplice riforma dei trattati esistenti (il che imporrebbe precise regole di procedura già previste in simili casi), bensì come
un nuovo trattato, così da consentirci, almeno,
lo scavalcamento del Consiglio dei ministri delle Comunità, che rappresenta in effetti il peri-
gennaio l983
colo più serio e l'ostacolo più duro per la sopravvivenza del progetto, rendendosi di conseguenza possibile l'inoltro diretto del testo del
Parlamento Europeo agli Stati. Ma, come si sa,
le istanze nazionali competenti per la ratifica
sono i Parlamenti, che però possono intervenire, nel caso di un trattato internazionale, soltanto su invito dei rispettivi governi. Si tratterà
quindi di fare in' modo che, absit injllria verbis, questi ultimi possano fungere da semplici
«passacarteu, invitando i Parlamenti a ratificare, senza però essi stessi pretendere, com'è invece consuetudine nella diplomazia, di esaminare prima il progetto.
Questa trasmissione da governo a Parlamento di testi non modificabili avviene già normalmente in occasione della ratifica di convenzioni, accordi e trattati (come per esempio quelli
del Consiglio d'Europa) alla cui elaborazione
abbiano però già preso parte i rappresentanti
degli stessi governi. La differenza, nel nostro
caso, sta nel fatto, non casuale del resto, che
nella fase dell'elaborazione del progetto i governi non hanno potuto mettere il becco, essendo rimasta caccia riservata degli europarlamentari. Quindi i governi, dopo essere stati
esclusi dalla fase dell'elaborazione del testo,
dovrebbero ora esserlo anche da quella della ratifica. In queste condizioni non vi è dubbio
che, secondo una visione puramente burocratica del processo, qualcuno, e in particolare i governi stessi, possano torcere il naso; ma anche
l'esigenza formale dovrebbe risultare sufficientemente appagata dalla procedura suggerita da
Albertini, che cioè «ogni governo ha la piena
facoltà di dare al progetto del Parlamento Europeo, senza modificarlo, la veste di un progetto di trattato da proporre agli stati perché lo
sottoscrivano e lo sottopongano alla ratifica dei
rispettivi Parlamenti nazionali».
Tuttavia è evidente che il problema va visto
soprattutto sotto l'angolo sostanziale, partendo cioè dalla constatazione dell'assoluto bisogno che abbiamo di creare un'Europa unitaria
per tentare di uscire dai mali che ormai ci attanagliano tutti gravissimamente alla gola. Se c'è
questa coscienza politica, anzi rivoluzionaria,
c'è il progetto e c'è la procedura per adottarlo;
altrimenti le nostre classi dirigenti si assumano
di fronte alla storia la responsabilità di protrarre ancora (ma fino a quando?) l'ormai insostenibile situazione di stallo, per non dire di scivolamento verso l'abisso.
Naturalmente spetta ai federalisti di tutta
Europa far sì che questo grado di coscienza sia
raggiunta al più presto in tutti i paesi interessati; come spetta in particolare ai federalisti italiani adoperarsi perché l'esempio venga dato,
in coincidenza con le prossime elezioni europee della primavera de11'84, proprio dal governo del nostro paese, che quel primo passo dovrebbe appunto compiere, sulla scia di una tradizione che si ammanta di nomi insigni come
un Einaudi, uno Sforza e un De Gasperi.
Su altri problemi - come quello del minimo di competenze e poteri da trasferire a livello comunitario (leggi federale), o quello degli
esatti rapporti da stabilire a livello europeo tra
Parlamento e governo -, si è largamente dibattuto, in quelle sedi congressuali come in altre, e mi riservo di ritornarci almeno per prospettare le più plausibili soluzioni che a loro ri-
COMUNI D'EUROPA
guardo possono essere formulate. Ma in questa
sede, che è insieme di pensiero e di azione, mi
preme in primo luogo di annunciare la serie di
passi che il Consiglio italiano del Movimento
europeo si propone di compiere nel breve e
medio periodo, per soddisfare il proprio impegno istituzionale e rendere così possibile, almeno per quanto gli compete, il raggiungimento
di risultati che s'impongono ormai con estrema
urgenza.
Dico bene il Movimento europeo e mi par
quasi di sognare, avendo conosciuto tempi lontani in cui tale insegna evocava in noi soltanto
il timore di dover perdere il tempo in sterili conati che magari ci allontanavano addirittura
dall'obiettivo.. . Ma oggi il «miracolo Petrilli~è
un fatto compiuto e non senza una punta di
stupito compiacimento sento ogni volta quest'uomo confermarci le sue convinzioni federaliste e, quel che più conta, lo vedo operare di
conseguenza.
Si prospetta così per la primavera de11'84
(cioè alla vigilia delle seconde elezioni europee, cui si accompagnerà, speriamo, anche la
campagna popolare che intendiamo promuovere per le ratifiche del progetto del Parlamento Europeo) un grande Congresso del popolo
europeo, cui tutte le forze democratiche dell'Europa saranno invitate a partecipare e in
primo luogo i parlamentari. Tale congresso sarà preceduto, all'inizio dello stesso anno, da
congressi nazionali aventi le stesse caratteristiche, mentre ancora quest'anno si terranno
ovunque congressi regionali che, con l'apporto
di enti e organizzazioni locali (del CCE in primo luogo) dovranno costituire il mezzo più
adatto a promuovere la necessaria mobilitazione di base.
Inoltre due grandi manifestazioni di giovani
europei si preparano a Strasburgo nella prossima primavera: una promossa dai federalisti in
giugno, quando il Parlamento europeo dibatterà ancora pubblicamente i temi della riforma
istituzionale, come già fece nello scorso luglio;
e l'altra in marzo ad opera dei giovani dello
stesso Movimento europeo, in particolare della
sua organizzazione francese, con una partecipazione estesa ai movimenti giovanili dei partiti di tutta Europa. I1 21 maggio, poi, molti posti di frontiera intracomunitari accoglieranno
giovani manifestanti per reclamare simbolicamente la soppressione delle frontiere e la formazione di un governo europeo, capace di condurre una vera politica di pace e di creare una
moneta europea.
Ci sono certo anche preoccupanti sintomi di
ritorno all'autarchia e al nazionalismo, qua e
là, ma qualcosa di nuovo si muove ormai su
tutto il fronte europeo e ciascuno potrà trovarvi
il posto che gli compete.
A l Congresso d i Bologna, svoltosi nella medioevale sala d i Palazzo Re Enzo, hanno portato i/ l'oro saluto, fra le altre personalità, i rappresentanti delle amministrazioni comunali,
provinciali e regionali. Il Sindaco di Bologna
Zangheri ha, tra l'altro, rìkordato come la crlri
internazionale metta in pericolo la pace e questa situazione richieda una rlposta, così come
la crisi economica che non si può risolvere
con il ritorno al liberalismo d i vecchio stampo. L'Europa è necessaria per contribuire alla
soiuzione d i questiproblemi che richiedono n'sposte nuove daparte di forze nuove.
Da parte sua, il Presidente dellitlmministrazione provinciale Corsini, dopo aversottoheato il ruolo d i pace e d i solidarietà verso ipaesi
emergenti che potrebbe essere svoho dall'Europa, ha sostenuto che si deve appoggiare la
battaglia che da anni il MFE conduce. Dopo
l'elezione diretta del P. E., bisogna dare reali
poten' a questo Parlamento, bisogna &re u n
Governo all'Europa. Occorre una carta costituzionale europea. Ègrave che ipartiti non siinteressino dell'Europa e che gli organi d i stampa
releghino le notizie sui problemi europei e sulla lotta dei federalisti a pochi trafletti. Come
rappresentante della Provincia d i Bologna, si
rammarica d i questa situazione edaugura aifederalisti di riuscire nella loro battaglia.
Infine l'assessore Pataccini ha portato l a d e sione della Giunta regionale allo slogan del
Congresso. Oggi il mondo ha piG che mai bisogno d'Europa: basti ricordare i problemi economici e politici che si pongono a livello mondiale. Bisogna continuare sulla strada che il
P. E. ha intrapreso grazie all'iniziativa del Club
del Coccoddo.
Nel corso dei lavon' sono intervenuti anche il
segretario generale delliAICCE, Martini e il
presidente Serafini. Martini ha iniziato il suo
intervento n'cordando che ogni organizzazione
poiitica ha bisogno d i una h e a che ne segni la
direzione d i marcia e d i u n programma di azione. #Con qualche s e m ~ l z ~ c a z i o nmi
e pare d i
poter dire che oggi i federalisti italiani concordano suiia direzione d i marcia che è quella del
consenso e del sostegno all'azione costituente
del P.E. e deila necessità d i profonde moa'zfiche istituzionali che diano finalmente afllEuropa u n governo degno di questo nome; in sua
assenza non sipossono aflrontare, con ragionevole speranza d i soiuzione, i grandi problemi
che assiliano la società europea nel campo della
disoccupazione, della crlri economica e monetaria, delle poiitiche comuni, dell'aumento
delle rirorse proprie, dell'allargamento, della
poiitica estera e d i sicurezza, ecc. w .
«Misembra però - ha proseguito Martini che il MFE debba soprattutto preoccuparsi di
come queste nostre maturate convinzioni, che
1 PROGETTI DI
COSTITUZ1Off E PER UNA
UNIONE EUROPEA NEL
SECONDO DOPOGUERRA
M.F.E.
CAMPAGNA PER Il. GOVERNO EUROPFD
-.
...
gennaio l083
COMUNI D'EUROPA
6
ripondono a valide valutazioni razionali, debbano e possano essere dffuse nell'opinione
pubblica, nei gruppi sociali e nelle varie forze
che operano all'interno della Comunità europ e a ~ L. 'AICCE, per quanto è suo compito speczfico, vuole procedere con le sue varie iniziative tenendo conto pus sempre dei suoi interlocuton' che sono i rappresentanti politici della
democrazia locale e regionale. Ne derivano
l 'urgenza d i coordinare l'azione dei van' organismi d'ispirazione federahta, il collegamento
agli effetti delle azioni che dovranno essere
svolte fuon' dal nostro paese, particolarmente
in Francia, considerata giustamente l'anello essenziale aifl72i delle ratzfiche nazionali delprogetto del nuovo statuto politico europeo.
Nel comunicare le stesse idee e le stesse indicazioni all 'opinione pubblica dobbiamo tuttavia tenerpresente che ogni categoria d i interlocutorì (ad es. amministraton' locali, insegnanti,
giovani, donne, partiti politici, sindacati, operaton' economici, ecc.) richiede che lo stesso
messaggio si traduca in linguaggio, in motivazioni edargomenti adeguati e speczfici che meglio ripondano alla particolare sensibilità, restando sempre fedeli al criterio udell'unità nella diversità8 .
Serafini riconosce che vi sono drfficoltà
d'interno dell'AICCE, che però debbono essere superate anche non pretendendo d i trasferire meccanicamente le parole d'ordine dal
MFE a setton'particofari,dotati di esigenze e d i
un linguaggio speczfici. L 'AICCE, inoltre, è solo la parte di un tutto (il CCE) sovranazionafe,
ove può conseguire successi devanti per conto
d i tutti, a condizione che non ne rompa un certo spirito d i corpo. Ora vi è un chiaro obzettivo
strategico comune per tutte le componenti della (forzafederalistar: questo è ilpizi importante. Rimane da approfondire insieme ilconcetto d i uji-onte democratico europeo~,che implica una analisi che I'UEF dovràpurfare: quind
continuare a incalzare pizi che strumentalizzare
il Movimento Europeo.
I documenti
Mozione di politica genera le del Congresso del MFE
«La questione politica fondamentale è che
non si può creare una moneta europea senza
creare nel contempo una prima forma di governo europeo. In concreto si tratta di dotare la
Comunità di un esecutivo capace di gestire lo
sviluppo dell'unione economico-manetaria,
cioè di fondare il governo della Comunità sulla
volontà dei cittadini, anche per non ridurre
l'elezione europea ad una farsa e ad una presa
in giro dei principi democratici. Va dunque
fatto osservare, a chi non ne tiene ancora conto, che l'azione rivolta a questa finalità è già in
corso. Grazie alla lucida iniziativa di Altiero
Spinelli, il Parlamento europeo ha istituito una
Commissione permanente per la riforma istituzionale della Comunità; e si è solennemente
impegnato, con il voto del 6 luglio 1982, ad
elaborare entro la fine del 1983 un progetto di
riforma istituzionale della Comunità da sottoporre alla ratifica dei competenti organi costituzionali dei paesi membri.
La via per la creazione di un vero esecutivo
europeo è dunque aperta. E se è vero che i governi sono ancora riluttanti, e che i partiti sono
ancora inerti, è anche vero che esiste una leva per
far cadere questo ostacolo. Questa leva nel
fatto che ciascun governo, ciascun Parlamento
e ciascun partito dovrà dire sì o no, in prima
persona, al progetto di riforma del Parlamento
europeo. Non ci sono scappatoie, e non sarà facile dire no. Quando il Parlamento europeo
avrà terminato la redazione del progetto, la parola passerà ai governi e grazie a ciò, anche ai
Parlamenti e ai partiti. La parola passerà ai governi nazionali perché sono i governi nazionali
che esercitano in ogni caso, e per forza, a questo riguardo, tutti i poteri, ivi compreso quello
di portare a conclusione, o di insabbiare, i risultati del lavoro costituzionale del Parlamento
europeo. E va detto che, se almeno un governo
lo vorrà, non si potrà insabbiare nell'anonimato il progetto di riforma del Parlamento europeo senza che si venga a sapere quali governi
erano contro e quali a favore. Ogni governo ha
infatti la piena facoltà di dare al progetto del
Parlamento europeo senza modificarlo, la veste
di un progetto di trattato da proporre agli altri
Stati perché lo sottoscrivano e lo sottopongano
alla ratifica dei rispettivi Parlamenti nazionali.
Ciò significa che i governi propensi a dire no
per non far cedere alcun potere all'Europa sarebbero costretti a fare pubblicamente questa
scelta negativa, e ad assumere in prima persona
l'intera responsabilità del rifiuto di fronte ai
loro cittadini, all'opinione pubblica europea e
alla stessa opinione pubblica mondiale. Ed è
evidente che un no così netto all'Europa, che
costituisce la vera forza di ogni Stato nazionale,
non è facile; e che potrebbe divenire addirittura impossibile qualora i termini del problema
fossero ben noti a tutti.
Il compito del MFE è dunque chiaro. Noi
dobbiamo batterci perché il governo italiano
sia quello che prende l'iniziativa di sottoporre
il progetto del Parlamento europeo a tutti gli
altri governi. È un compito difficile ma non
impossibile. Dobbiamo tener presente che il
governo italiano non può rifiutare l'Europa
senza squalificarsi di fronte ai cittadini. E dobbiamo inoltre tener presente che quando, con
la seconda elezione europea, il fatto assumerà
un grande rilievo pubblico, né il governo, né il
Parlamento, né i partiti, potranno dire no senza pagare un prezzo altissimo.
Si tratta dunque di far presente sin da ora
questa situazione al governo, al Parlamento e
ai partiti. Bisogna chiedere sin da ora al governo italiano di inviare un messaggio solenne al
Parlamento europeo per incoraggiarlo a completare il progetto di riforma e per assicurarlo
che non lo lascerà cadere. E per impedire che
nel momento più difficile, quello iniziale,
l'inerzia soffochi tutto, dobbiamo sin da ora
interessare le sezioni locali dei partiti, e far loro
presente quale rischio correrebbe il partito che
risultasse pubblicamente contrario al progetto
del Parlamento europeo. Lo sviluppo di questi
contatti ci permetterà di organizzare convegni
e manifestazioni pubbliche, e di interessare la
stampa locale. L'approssimarsi dell'elezione
europea rafforzerà la nostra campagna. La nostra conclusione deve essere perciò una sola:
abbiamo vinto la battaglia per il voto europeo,
possiamo vincere quella per il governo europeo,.
(approvata a// 'unanimità)
Appello per l'Europa al Congresso dell'UEF
Senza l'Europa non c'è salvezza. L'unità europea è la vera forza morale, politica ed economica dei nostri Stati, la sola possibilità per gli
europei di costruire un avvenire degno del loro
passato, di difendere e sviluppare la democrazia, di procedere verso la pace universale e
l'eguaglianza di tutti i popoli.
Ma da alcuni anni l'integrazione europea retrocede invece di avanzare. I tentativi di rendere consistenti le politiche comuni, di rafforzare
la Comunità e di crerare l'Unione sono falliti.
Questi fallimenti erano inevitabili. Avendo
raggiunto lo stadio dell'unione doganale ed
agricola, l'integrazione europea poteva proseguire solo sulla via dell'unione economica. Ma
questa via non è percorribile senza la moneta
europea e senza un esecutivo comune per il governo democratico dell'economia europea.
Questi sono i nodi da sciogliere, e il tempo
stringe perché i partiti e i cittadini, a causa della stasi del processo di integrazione, stanno
perdendo la fiducia nella possibilità di costruire l'Europa, di rafforzare la cooperazione politica e di estenderla ai settori della sicurezza e
della difesa.
L'ora di assumersi le proprie responsdabilità
è venuta per tutti. Senza soluzioni europee dei
maggiori problemi politici, economici e sociali
i nostri Stati non possono evitare la decadenza
e rischiano di essere travolti. L'Unione Europea
dei Federalisti invita pertanto i governi e i par-
titi a prendere le iniziative necessarie per il rilancio dell'integrazione europea. Solo la cattiva volontà impedisce di inserire, nel progetto
Genscher-Colombo, il passaggio alla seconda
tappa dello SME, cioè la moneta europea. E solo la cattiva volontà impedisce di sostenere
apertamente il lavoro della Commissione istituzionale del Parlamento europeo per la riforma della Comunità e la creazione di un esecutivo democratico europeo.
Quando il Parlamento europeo avrà adottato
il progetto di riforma della Comunità i governi
e i partiti si troveranno di fronte alla responsabilità di dire si o no; e basterà l'azione di un
solo governo per impedire agli altri governi di
insabbiare il progetto del Parlamento europeo
senza pronunciarsi apertamente. Questa è la
leva da usare. L'UEF invita tutti i cittadini, tutte le forze europeistiche e tutti gli uomini politici di buona volontà ad usarla. Nel contempo
ricorda ai governi l'opera di Adenauer, di De
Gasperi, di Schuman, di Spaak e di Monnet, e
li invita a sostenere l'iniziativa costituzionale
del Parlamento europeo.
Grazie al consenso dei popoli, e all'azione
creativa dei padri fondatori, l'Europa è giunta
sulla soglia della sua unità irrevocabile. Disperdere questo patrimonio storico, e abbandonare
di nuovo l'Europa alla divisione, sarebbe il
peggiore dei delitti.
(approvato a// 'unanimità)
gennaio l983
COMUNI D'EUROPA
7
Cronaca delle Istituzioni europee
rare, in modo responsabile, la natura e le sue
risorse;
Politica ambientale comunitaria: crescenti ostacoli
b) l'Unione gestirà questa politica nell'ottica
della prevenzioneprioritaria di ogni genere di
inquinamento;
di Pier Virgilio Dastoli
La preparazione del terzo programma d'azione delle Comunità europee in materia ambientale (1982- 1986) è stata contrassegnata da
crescenti ostacoli di natura politica ed istituzionale, che hanno confermato l'estrema debolezza ed in definitiva I'inapplicabilità del Trattato
di Roma per una efficace politica ecologica comunitaria. La mancanza di coraggio della
Commissione esecutiva e le reticenze del Consiglio dei Ministri CEE non possono certo essere
portati a vanto della Comunità nell'anno di celebrazione della prima Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente, che si è chiuso con il
ribadito impegno per una politica di protezione dell'ambiente a livello internazionale.
La Comunità europea, come è noto, non ha
esplicite competenze in materia ambientale e,
salvo l'impegno generico per uuno sviluppo armonioso delle attività economiche nell'insieme
della Comunità, una espansione continua ed
equilibrata, una stabilità accresciuta, un rniglioramento sempre più rapido del tenore di
vita e più strette relazioni fra gli Stati, (art. 2
CEE), i trattati del 1957 nulla prevedono in
materia di politica ambientale. Si dovette attendere il Vertice europeo del 1972 perché, su
sollecitazione della Commissione esecutiva, i
governi dei paesi membri si decidessero ad attribuire alla Comunità limitate competenze in
materia ambientale: il primo (1973) ed il secondo programma d'azione (1977), presentati
dall'esecutivo, tentano di rendere effettiva e
coerente l'affermazione dei capi di governo del
1972, ma invano. L'aggravarsi della crisi economica, a partire dal 1977, porta con sé, oltre
al protezionismo crescente, anche la volontà di
ogni paese membro di riprendere la pienezza
dei poteri in materia ambientale.
La Commissione Thorn, sensibile come sempre . ..alle tendenze negative del processo di integrazione europea, ha dato awio alla terza fase della politica comunitaria in materia ambientale presentando un programma nel quale
mancano, fra l'altro, serie proposte in settorichiave quali l'inquinamento transfrontaliero,
la protezione dell'ambiente urbano, le ripercussioni ecologiche nella politica agricola e nella politica di cooperazione allo sviluppo. I1 Parlamento europeo, nel giugno 1982, ha sottolineato con vigore le carenze del programma
presentato dall'esecutivo, non mancando tuttavia nell'invito pressante al Consiglio per I'attuazione del primo e del secondo programma
d'azione che, in alcuni capitoli importanti, si
trova ancora in fase di studio.
I1 Consiglio CEE ha esaminato da parte sua il
progetto della Commissione nelle riunioni del
dicembre 1981, giugno e novembre 1982, senza giungere a conclusioni soddisfacenti: il programma della presidenza tedesca del Consiglio
(l0 gennaio-30 giugno 1983) non prevede, fra
le sue priorità, la politica dell'ambiente e la sola riunione prevista dei ministri del settore è
convocata per il 20 giugno 1983 a Lussemburgo.
Nonostante l'insensibilità del Consiglio e la
mancanza di coraggio della Commissione, crediamo che la tutela dell'ambiente costituisca
uno dei problemi più gravi della crisi delle società moderne e probabilmente uno dei temi
centrali della definizione della società nuova,
che dovrà costituire il punto di arrivo della realizzazione dell'unione europea.
Oltre dieci anni di dibattiti, studi, impegni,
programmi nulla hanno modificato di sostanziale, nessun effetto concreto hanno registrato
nella lotta all'inquinamento dei mari, alla degradazione del suolo, alla distribuzione delle
foreste, alla degradazione dell'ambiente urbano, alle conseguenze nefaste della mancanza di
norme nell'utilizzazione di prodotti chimici.
Il Parlamento europeo, cosciente dell'estrema debolezza ed insufficienza del Trattato attuale nella determinazione e nell'attribuzione
di competenze adeguate alla Comunità in settori come quello della politica ambientale, ha
sottolineato - negli orientamenti per la realizzazione dell'unione europea - che uL'Unione
assumerà i compiti che possono essere svolti in
maniera più efficace congiuntamente che dagli
stati membri separatamente o quelli la cui soluzione esige il contributo dell'unione,.
Per attuare questi compiti, l'Unione dovrà
disporre di opportune competenze allo scopo
di proporre nuove iniziative per l'attuazione di
una adeguata politica delfa società, soprattutto
nei settori della politica sociale, regionale,
dell'ambiente, della cultura e dell'informazione.
In particolare, la commissione istituzionale
del Parlamento europeo ha raggiunto un consenso di fondo sui seguenti principi:
C) la priorità sarà data, in quest'ambito, al
principio inquinatore-pagatore, su una base
uniforme del diritto delllUnione;
d ) l'unione, nell'obie'ttivo di utilizzare le risorse naturali disponibili, darà priorità alle materie prime rinnovabili e riciclabili;
e) poiché la politica dell'ambiente agirà soprattutto sul piano comunale e regionale,
l'Unione interverrà per assicurare la compatibilità fra le politiche dell'ambiente degli Stati
membri. Essa assumerà competenze dirette,
quando la natura del problema supererà il quadro nazionale. D'altra parte l'Unione - facendo proprio un orientamento espresso anche recentemente dal comitato direttivo europeo -del
CCE (8 novembre 1982) - riconoscerà che «le
colletività locali e regionali costituiscono uno
dei principali fondamenti democratici della costruzione europea, alla quale esse partecipano
a livello delle rispettive competenze,.
Per sviluppare azioni comuni più vigorose,
più audaci, perché esse siano più radicate nel
consenso popolare e perché esse siano accompagnate dall'indispensabile rafforzamento
dell'efTicacia e della democraticità della struttura istituzionale europea (cioè da un governo
europeo, controllato da un'autorità legislativa
legittimata democraticamente), la realizzazione dell'unione europea resta un obiettivo prioritario.
Ma indispensabile, perché essa si realizzi, è il
lavoro costituente del Parlamento europeo ed il
sostegno che ad esso deve essere dato perché il
progetto di Costituzione-Trattato non sia sottoposto ad alcun negoziato diplomatico e intergovernativo, ma sia inviato, direttamente
per la ratzfica, agli organi nazionali competenti
a) l'Unione sarà dotata di una politica pro- (parlamenti, parlamenti1 governi, governilrepria dell'ambiente, volta a conservare e restau- ferendum).
Indice
EDUCAZIONE
E LAVORO
Oocurnenti ~>eruna cosclenra
ed una anone ecdogioa
Documenti per una coscienza ed una azione ecologica
1.1. Incroduzione - Regione ed Ecologia (Erasmo Peracchi)
1.2. Uno schema mecodologico sul problema ecologico
1.3. I fondamenci dell'educazione ecologica (Giuseppe
Tramarollo)
1.4. Le quattro carte ecologiche europee (Luigi Rebuzzini)
1.5. -La acarta del suo lo^ del Consiglio d'Europa. Necessità della conservazione del suolo per lo sviluppo
dell'umanicà (Mario Pavan)
-La acarta europea dell'aria~del Consiglio d'Europa
(marzo 1968)
-La acarta europea dell'acqua~del Consiglio d'Europa (maggio 1968)
-La «carta europea del suolo» del Consiglio d'Europa (giugno 1972)
-La ucarta ecologica delle regioni di montagna in
Europa, del Consiglio d'Europa (maggio 1976)
-Dichiarazione universale per i diricti dell'animale
(gennaio 1978)
1.6. -La acarta europea dei Poteri locali per la salvaguardia dell'ambiente naturale e umano, (Aurelio Dozio)
-Dichiarazione di principio del CCE sui problemi
dell'ambience (politica ecologica) (La Carca di BNges)
1.7. -L'impegno delle Comunità Europee per la tucela
dell'ambiente in cui viviamo (Spectator)
-L'educazione ecologica e la scuola europea
-La .Carta europea dell'insegnamenco~(Bmxeiies
1968)
COMUNI D'EUROPA
8
gennaio l983
a Lugano
Un altro passo per una vera Carta europea
dell'autonomia locale
di Moreno Buca
Nessuno si illudeva che la Carta europea
dell'autonomia locale venisse adottata durante
la Conferenza dei ministri responsabili delle
collettività locali del Consiglio d'Europa che si
è tenuto dal 5 al 7 ottobre scorsi a Lugano. Lo
sforzo unitario che la CPLRE aveva compiuto
licenziando durante la sessione del 1981 il progetto della carta in questione meritava comunque migliore accoglienza di quella ricevuta.
Non sono mancati consensi, anche convinti ed
entuasiastici, ma gli ostacoli frapposti da paesi
anche importanti lasciano pensare che per la
Carta delle autonomie il percorso sarà ancora
duro e gli ostacoli da superare veramente notevoli.
Nel comunicato conclusivo della Conferenza, pur affermando che «l'autonomia locale costituisce un elemento essenziale del sistema democratico~e pur riconoscendo che le collettività locali «siano dotate di mezzi che permettano loro di esercitare in modo efficace le loro
competenze~vengono sottolineate le riserve di
alcuni paesi e si invia al Comitato Direttivo per
le questioni regionali e municipali, in contatto
con la CPLRE di procedere agli aggiustamenti
necessari del testo, prevedendo di decidere in
merito ad essa nella prossima sessione che si
'terrà in Italia nel 1984.
stiOne
i
si vede, una queche
a
dei poteri locali sia nei
propri paesi, sia in
Per Poterne venire a
Consiglio
Per gli indirizzi
in maniera
tenuti nel testo della Carta.
Nei dieci articoli di cui essa si compone verigono enunciati principi generali di grande rilievo: laddove si afferma che «le collettività 10cali costituiscono una delle basi fondamentali
di uno stato democratico» così precostituendo
la necessità di un riconoscimento costituzionale
di questo principio; analogamente quando si
prevede una competenza generale residua per
le autonomie locali, così come la regolamentazione del rapporto tra il livello di base e le collettività di livello intermedio, fino ai punto
fondamentale delle risorse che prevede un sistema articolato su imposte proprie, partecipazioni ad imposte erariali e sovvenzioni statali e
regionali.
Su diversi punti i principali oppositori del
progetto si sono soffermati, ma quello che è
stato oggetto di maggiori attenzioni e preoccupazioni è stata l'indicazione del riconoscimento convenzionale della Carta.
L'adozione convenzionale della Carta è stata
scelta dalla CPLRE proprio per facilitare i singoli stati nell'adesione prevedendo la possibilità di approvare per parti il testo della Carta,
aderendo ad un minimo di paragrafi essenziali
che esprimono i concetti fondamentali dei
principi dell'autonomia locale e lasciando altri
aspetti da parte. È il sistema usato in altre occasioni come, ad esempio, per la Carta Sociale
per la quale ha funzionato egregiamente, favorendo numerose adesioni.
Su questo aspetto specifico la posizione più
dura è stata esposta, durante il colloquio che
ha visto riunite insieme le rappresentanze ministeriali, quella della CPLRE e dell' Assemblea
Parlamentare, dal rappresentante del Regno
Unito, Roberts, che vi ha scorto una forma di
limitazione dei poteri del Parlamento inglese.
Le sue argomentazioni sono state respinte fermamente dai rappresentanti inglesi della
CPLRE, Pirie e Sir Duncan Lock hanno portato
la voce delle autonomie del Regno Unito, indicando come pretestuosi gli argomenti del rappresentante del loro governo.
Meno comprensibile l'opposizione, netta e
totale, del rappresentante dei Paesi Bassi, il
quale ha completamente minimizzato la portata della Carta, vanificando ogni sforzo compiuto nella sua preparazione anche dai rappresentanti olandesi nella CPLRE. Per essi Molenaar
ha invece insistito sulla forma convenzionale e
sulla validità del testo.
Francia e Svizzera sono state le altre voci discordanti. La prima si è limitata a riferire sul
processo di decentramento in atto e sulla discussione all'interno del parlamento francese,
senza però mai entrare nel merito del progetto
della Carta e sostanzialmente eludendo il problema. La posizione francese è stata contraddittoria e poco credibile: si è esposta alle critiche mentre avrebbe dovuto, coerentemente
con i progetti di Defferre, essere un punto di
sostegno della Carta. Completamente differenti gli ostacoli da parte svizzera: qui l'obiezione
è non sulla forma convenzionale, ma se debba
essere il Governo federale od i singoli Cantoni
a ratificare la Carta. Paradossalmente questa
posizione, proveniente da un paese che ha ben
poco da imparare in merito all'autonomia locale, ha rinforzato le posizioni di coloro che opponevano questioni di fondo e non di procedura.
Il lago di Lugano.
Questi gli ostacoli principali - e non sono
pochi o di poco conto. Per altro verso non sono
mancate entusiastiche adesioni: prima fra tutte
quella del governo italiano rappresentato dal
sottosegretario Corder. Questi ha sottolineato
le positive convergenze tra il testo della Carta
europea ed i principi contenuti nella nostra
Costituzione Repubblicana, ha approvato la
forma convenzionale, apprezzando il riferimento alla partecipazione e valutando positivamente il punto riguardante le risorse finanziarie, specialmente per la capacità impositiva
delle autonomie. Ha riferito del progetto di riforma presentato al Parlamento mettendo in
risalto positive convergenze tra i principi della
Carta e le indicazioni del progetto >i riforma.
Corder si è anche attivamente adoperato per
influire favorevolmente sui colleghi europei e
nella presidenza dei lavori, sempre intervenendo a favore delle posizioni autonomistiche.
Germania, Portogallo, Cipro, si sono pronunciati nettamente a favore, così come il rappresentante dell'Assemblea parlamentare e
quelli della CPLRE, primi fra tutti il Presidente
Dupont e Lucien Harmegnies, capo delegazione durante il colloquio e relatore della Carta.
Harmegnies ha annunciato la disponibilità ad
un ulteriore dialogo per migliorare il testo della Carta: tracciando un filo di continuità tra le
Conferenze dei ministri tenutesi a Madrid ed a
Lugano ed in previsione della prossima di Roma ne11'84 ha affermato la buona volontà dei
rappresentanti delle autonomie locali, ma ad
una precisa condizione: che vi giunga ad approvare una vera Carta-Convenzione.
A Lugano si è discusso su un ottimo testo del
progetto di Carta europea dell'autonomia locale: molti paesi sono già maturi, molti oppongono forte opposizione: il lavoro, per certi versi, è soltanto all'inizio, dipenderà infatti
dall'impegno dei prossimi due anni se riusciremo a far approvare a Roma ne11'84 una vera
carta dell'autonomia locale e non un testo confuso, contraddittorio, buono soltanto a rinviare
nel tempo il problema notevole del riconoscimento sul piano del diritto internazionale delle autonomie locali come soggetti propri, autonomi, dello stato democratico e, in definitiva,
dell'Europa democratica unita.
gennaio l983
COMUNI D'EUROPA
9
a Strasburgo
-
La XVII sessione plenaria della CPLRE
di G.M.
La XVII sessione plenaria della Conferenza
dei Poteri locali e regionali d'Europa (CPLRE)
si è svolta a Strasburgo d d 19 al 21 ottobre U.S.
Come è noto, detta Conferenza opera nell'àmbito del Consiglio d'Europa, riunisce i
delegati dei 21 Paesi che ne fanno parte ed è
convocata con ritmo annuale per dibattere i temi riguardanti l'autonomia locale e regionale e
l'unificazione europea.
La delegazione italiana che vi ha partecipato
(1) era largamente rappresentativa di comuni,
province, regioni, frutto di un laborioso e non
facile equilibrio tra enti di diverso livello, tra
forze politiche e tra le diverse aree geografiche
ed economiche del nostro paese; equilibrio
raggiunto a seguito di contatti tra I'AICCE ed
altre associazioni e organismi che nel nostro
Paese raggruppano gli enti locali e regionali. La
CPLRE, nonostante i limiti propri di una iniziativa che si colloca nell'àmbito di un'organizzazione intergovernativa come il Consiglio
d'Europa, può rappresentare una positiva occasione per favorire l'impegno sul piano europeo
delle varie associazioni che in Italia operano nel
campo delle autonomie locali e regionali, e
creare utili occasioni di contatto e di scambi di
esperienze. L'AICCE è stata incaricata di assicurare la segreteria permanente della delegazione italiana per tutto il periodo che intercorre tra la sessione plenaria recentemente conclusasi e quella del 1983, onde coordinare i lavori
delle varie commissioni e fornire il necessario
contributo alla redazione dei rapporti per la
prossima sessione.
Due italiani hanno svolto un particolare molo nel corso dei lavori: Giuseppe Piazzoni, quale relatore sugli specifici problemi delle regioni
di montagna e Giancarlo Piombino, quale relatore generale sui progressi dell'integrazione
europea (2). L'ordine del giorno prevedeva altri argomenti di diretto interesse per gli enti iocali e regionali: la formazione e l'istruzione dei
figli dei lavoratori migranti, la speculazione
fondiaria, la situazione del personale degli enti
locali e regionali, sotto il duplice profilo dello
statuto giuridico e della loro formazione, IO
sviluppo delle regioni agricole, rurali e di montagna, il contributo degli enti locali e regionali
nel campo delle economie di energia e delle
energie alternative e, infine, l'inquinamento
marino dovuto alla navigazione.
Gli amministratori comunali, provinciali e
regionali sanno, con la loro quotidiana esperienza, quando queste tematiche si intreccino
con i loro specifici compiti istituzionali o,
quanto meno, con le loro reali responsabilità
nei confronti delle rispettive comunità territoridi. Da una efficace lotta alla speculazione
fondiaria dipende, infatti, una corretta soluzione dei problemi urbanistici e dello sviluppo
delle nostre città nel rispetto dell'interesse generale; la situazione delle aree agricole, rurali e
di montagna può pesare fortemente, in senso
positivo o negativo, sullo sviluppo regionale
del nostro paese e sulle speranze di intere popolazioni; la scolarizzazione dei figli dei lavoratori migranti è una questione drammatica
che, se non risolta, rischia di incidere sulla vita
di tanti giovani che rischiano di rimanere per
sempre sradicati culturalmente e privati di una
qualsiasi identità; quello dell'energia è un argomento che condiziona la crescita economica
del nostro paese e dell'intera Europa; infine,
l'inquinamento marino derivante dalla navigazione ha colpito, anche in un recente passato,
le coste di vari Stati europei ripercuotendosi
( l ) la composizione dclla dclegazionc iraliana ( l 8 membri tirolari c 18 mcmsull'ambiente naturale e umano e sulla situabri Npp~cnri)alla XVII Scsiane della ~ o n f dei
c poteri
~ ~ locali
~ ~ rcgianali
~
d'Europa (CPLRE).
zione economica e sociale di vaste aree.
Membri titolon: Catmclo AZZARÀ: Prcsidenrc dclla Regionc Basilicara:
Per ciascun0 di questi temi la Conferenza ha
Enzo BALDASSI: Dcputaro - Scgrcrario gcncraic aggiunto dcll'Arsociazionc
italiana per il Consiglio dei Comuni d'Europa (AICCE); Giuscppe BUFARdibattuto,
in commissione e poi in seduta pieDECI: Viccprcsidcnrc vicario dcl12Associazioncitaliana per il consiglio dei ~ o muni d'Europa (AICCE). Elio CAROCCI: Prcsidcnrc
Provincia di Gcnonaria, le corrispondenti relazioni e i conseva; Giuscpc CORTICELU: Assessore dclla Regionc Emilia-Romagna; Tcodora
p e n t i progetti di risoluzione. Numerosi e apCUTOLO: ~
o
~del Gmunc
~
i di ~Roma;~ Srclio
i DE~ ,-AROLIS:
~
~ Consiglic.
rc della Rcgionc Emilia-Romagna - Viccprcsidcnrc dell'Arwiciazianc iraliana
prezzati gli interventi dei delegati italiani, sul
pcr il Consiglio dci Comuni d'Europa (AICCE): Ezio ENRIETTI: Ptesidenrc
dclla Rcgianc Picmonrc (capo dclcgazionc); AMO GIACCHÈ: Sindaco d c ~ o - piano politico e tecnico.
mune di la Spczia: Edoudo MARINENGO: Presidenrc dcll'Unione Naziona11 rapporto Piombino ha invece affrontato,
le Comuni ed Enri Montani (UNCEM): Gianfranco MARTINI: Consigliere dcl
in modo organico, la situazione attuale dell'inComune di San Bellina - Scgrctario gcnc~alcdcl~s~ssociazionc
italiana
il
Consiglio dei Comuni d'Eutopa (AICCE): Gianvira MASTROLEO: Prcsidenre
tegrazione europea, i risultati ottenuti ma andell'Unione dclle Province Iralianc (UPI); Enrico PANCHERI: Prcsidcnrc della Regionc ~ r ~ n t i ~ a -Adigc;
~ l r o Mario PENNETTA: Presidenrc dclla Provinche, con estrema franchezza, le deficienze, i ricia di Chicti; Francesco PICARDI: Asscssorc anziano del Comune d i Napoli,
tardi, le contraddizioni di un processo che semdel Comune di Arenzano; Danrc STEFA.
Giancarlo PIOMBMO.
NI: Scnarare - Segrerario nazionale della ~ c g perle
a
Auronomie e i Pareri (ocabra aver perduto lo slancio iniziale proprio in
li; Luigi TARRICONE: Preridcnre del Consiglio Regionale della Puglia.
un
Membri rupp/enh. ~~~i~~ BOLIS: ~~~b~~ del ~
o E~~~~~~~
~
i momento
~
~ in ~cui la~ situazione internazionadell' Associazione iraliina per il Consiglio dei Comuni d'Europa (AICCE); Luile e la crisi socio-economica richiederebbero
gi BLILLERI: Sindaco dcl Comunc d i Pira: Virrorio CALDIROLI: Consigliere
della Regione Lombardia; F~~~~~~~~COLONNA: Mcmbro del Comitato ESC- una accentuazione degli sforzi di unificazione
curivo dell'Asuxiazione iraliana pcr il Consiglio dci Comuni d'Europa (AICpolitica e istituzionale strettamente collegata,
CE); Giorgio DE SABBATA: Scnarore - Membro dcl Comiraro Esecutiva
dell'Awciazionc italiana pcr il Consiglia dei Comuni d'Europa (AICCE):
in una visione globale, con quella economica e
Bruno DOMMIJANNI: Presidenre della Rcgionc Calabria; Aurelio DOZIO:
implicante la stessa sicurezza dell'Europa purSegretario unminisrrativo dcll,Associazione iralima per il Consiglia
muni d'Eutopa (AICCE); Francesco FIORINO: Prcsidcnre della Provincia di
ché sottoposta ad un reale controllo democratiCosenza; Naralino GUERRA: Consigliere dclla Rcgione Emilia-Romagna:
CO.
Guida GUIDI: Asscssare della Reg~oncUmbria; Cclcsre MARTlNA: Consiglicte del Comunc di Luscrncrra: UKOMARZOLA. Prcsidenre dclla Provinciadi
Riteniamo tuttavia doveroso e utile sottoliFerrata: Maria LEONE: Prcsidenre della Rcgionc Toxana; Camillo MOSER:
mare
le argomentazioni logiche Con le quali il
segreruio generale dell'Unionc delle Province Irdiane (UPI); Giuseppe PIAZZONI: Segretaio gcncralc dcll'Unianc Nazionale Comuni cd Enti Monrani
relatore
motiva l'urgenza di una reale svolta
(UNCEM) (ha svolta Ic funzioni di scgterario dclla dclcgazionc); Giovanni
~CII=
PICCO: Vicepresidenrc del Consiglio Regionale del Picmonc; Giovanni SANTO: Segrerario generale dell'Associazione Nazionale dei Comuni d'lralia
(ANCI); Ferdinando VERA: Consigliere del Comune di Rcano.
(2) pubblicheremo sul prosima
relarori italiani.
numero la sinrcsi dei rapponi S V O I ~dai
~ due
politica dell'integrazione europea e sottolinea
la validità dell'iniziativa adottata dal Parlamento europeo tramite la sua apposita commissione per i problemi istituzionali, incaricata
di predisporre, entro il 1983, un progetto di
nuovo trattato cioè, in sostanza, di una Carta
costituzionale per l'unione europea.
si
tratta affatto di esercitazionigiuridiche ma della .ia obbligata per rendere la comunità curocapace di dare una valida risposta proprio
problemi che i cittadini e gli amministratori
comunali,
e regionali incontrano
sul loro cammino e che riguardano, per citarne alcuni dei
importanti, la pace, uno sviluppo territorialmente
equilibrato, una efficace lotta alla disoccupazione, all'idazione e al disordine monetario.
Tante volte su questa stessa rivista, abbiamo
ribadito che non si possono volere i fini se non
si vogliono anche i mezzi necessari al loro conseguimento e se non si pongono in essere le
condizioni
questi mezzi siano in grado
di funzionare, c i ò vale anche per 19integrazione europea e il Parlamento europeo non può
essere lasciato solo e ignorato in questo compito decisivo di dotare la comunità dei necessari
strumenti istituzionali di governo e di
lo democratico.
li amministratori locali e regionali 'italiani
,he guardano spesso alla comunità europea,
giustamente, come alla sede da cui attingere i
vari finanziamenti previsti dalle norme in vigore, devono, al tempo stesso, mobilitarsi
proprio questa comunità evolva verso strutture
di tipo federale divenendo così anche più atta a
far fronte alle sfide drammatiche che ci stanno
dinnanzi.
Leggere e meditare
Con questo numero uComuni d'Europa» inizia il suo 31" anno di vita: può
considerarsi una delle più longeve riviste
federaliste di tutta Europa.
La raccolta deiie sue annate rappresenta la memoria storica deii9AICCE, per
non dire di tutto il CCE; di riflesso si titrova neiie sue pagine l'intera storia delle battaglia per l'unità europea e della
parteapazione ad essa dei militanti di
base dal 1952 ad oggi.
Crediamo che la veste dimessa deiia
nostra rivista non inganni nessuno: la
ricchezza deiie sue informazioni aiie fonti, il rispecchiare le riflessioni dei prinapali cervelli pensanti che sono stati e sono dietro al processo di integrazione sovranazionale, le documentate magagne
di tanto pseudo-europeismo siamo convinti non siano sfuggiti a nessuno. «Comuni d'Europa» ha resistito economicamente fin0 ad oggi, ma i costi editoriali
crescono vertiginosamente: chi vuole che
questa rivista, unica nel suo genere, continui a vivere e anzi miglioti, dovrebbe
sentire l'obbligo morale di abbonarsi (se
la riceve in omaggio) e di procurarci abbonamenti (anche sostenitori o benemeriti) e inserzioni pubblicitarie.
COMUNI D'EUROPA
10
I
Riassunto schematico dell' attività del Consiglio dei Comuni d'E1
Bureau (Parigi, 16 settembre; Strasburgo, 18 ottobre)
CCE
Commissione permanente (Parigi, 17 settembre; Stra-
Riunioni istituzionali del CCE
A Stati generali
Riunione per la preparazione dei XV Stati generali di
Torino (Torino, 2 luglio; 7 dicembre)
B Riunioni degli organi dirigenti
Comitato finanziario (Innsbruck, 16 luglio)
Comitato di presidenza (Strasburgo, 18 ottobre)
Riunione Segretari generali delle Sezioni nazionali (Parigi, 9 dicembre)
Comitato Direttivo europeo (Parigi, 10 dicembre)
C Gruppi di lavoro permanenti
Riunione del Gruppo di lavoro sui problemi dell'inquinamento del mare (Parigi, 20 luglio; Venezia, 14-16
ottobre)
Riunione del Gruppo di lavoro sui problemi istituzionali europei (Parigi, 31 agosto; Parigi, 8 novembre)
I1
gennaio l983
D Sezioni
Sezione britannica - Conferenza europea sul carbone e
l'ambiente e gli enti locali (Leeds, 22-24 settembre)
Sezione italiana - Conferenza su <Regioni e autonomie
locali per una politica europea del turismo, Comune di
Rimini - Regione Emilia Romagna (Rimini, 23-25
settembre)
Congresso della Sezione (Edimburgo, 3-5 novembre)
Sezione tedesca - Seminario sulla cooperazione transfrontaliera (Friburgo, 25-26 novembre)
Attività in collegamento con la Comunità europea
Intergruppo del Parlamento europeo per i problemi locali e regionali (Strasburgo, 6 luglio)
Riunione preparatoria in vista della Conferenza delle
Regioni della Comunità europea e dei Paesi candidati Spagna e Portogallo (Strasburgo, 13 ottobre)
Riunione dei rappresentanti del Comitato consultivo degli. enti regionali e locali dei Paesi membri della Comunità europea con il commissario Richard (Bruxelles, 30
settembre)
Sessione plenaria del Comitato consultivo degli enti regionali e locali dei Paesi membri della Comunità europea (Bruxelles, 18-19 novembre)
III Attività in collegamento con il Consiglio d'Europa
Conferenza demografica europea (Strasburgo, 2 1-23
settembre)
Conferenza dei ministri responsabili degli Enti locali
(Lugano, 5-7 ottobre)
Consegna della bandiera d'onore alla città di Ivrea
(Ivrea, 10 ottobre)
Consegna della bandiera d'Europa al Comune di Gubbio (Gubbio, 10- 12 dicembre)
Riunioni deila Conferenza dei Poteri locali e regionali
d'Europa (CPLRE) e dei suoi organi permanenti
Audizione sulla violenza (Assisi, 1-3 settembre)
Commissione culturale (Trento, 21-22 settembre)
Sottocommissione «Inquinamento» (Strasburgo, 29
settembre)
Sottocommissione delle entità regionali di governo (Lugano, 6 ottobre)
Commissione strutture e finanze locali (Lugano, 7
ottobre)
Visita del presidente della CPLRE, Dupont, ai Comuni
terremotati italiani (PollaITrivignolLioni, 9-10 ottobre)
XVII Sessione plenaria (Strasburgo, 19-21 ottobre)
sburgo, 22 ottobre)
Commissione ambiente e urbanistica (Strasburgo, 28
settembre; La Valletta, 17-18 novembre)
IV Attività in collegamento con le altre organizzazioni
federaliste
a) Rappom con il ME (Mouvement Européen)
Comitato esecutivo: (Bruxelles, 9 settembre; Parigi,
8 ottobre; Parigi, 15 novembre; Bruxelles, 17
dicembre)
Commissione Bangemann (varie riunioni)
Seminario del Consiglio irlandese e della Sezione
irlandese del CCE (Dublino, 12-13 ottobre)
Comitato direttivo (Bruxelles, 17- 18 dicembre)
b) Rapporti con I'UEF (Union e u r o p é e ~ edes
Fédéralistes)
Comitato federale (Baden-Baden, 2-3 ottobre)
Congresso (Milano, 3- 5 dicembre)
Rappom con il CIFE (Centre International de ForC)
mation E u r o p é e ~ e )
Corso federalista (Aosta, 29-31 luglio)
Incontro europeo <Cultura e sviluppo, CIFEIAccademia mondiale per la pace - Nizza (Saint Vincent,
18-20 ottobre)
d) Rapporti con I'AEDE (Association Europeenne des
Enseignants)
Assemblea costitutiva della sezione spagnola (Madrid, 22 dicembre)
V Attività varie
A Gemeilaggi e scambi
(l'elenco sarà pubblicato sul prossimo numero)
B Partecipazioni a convegni, incontri, ecc.
Assisi mondiali della pace - Unione mondiale città martiri, città della pace (Verdun, 15-17 ottobre)
XI Conferenza dei Sindaci delle grandi città del mondo
(Caracas, 21-23 ottobre)
Colloquio su <L'Europa delle Regioni, - Istituto europeo
di alti studi internazionali dell'Università di Nizza (St.
Vincent, 24-26 novembre)
IV Congresso europeo del PPE (Parigi, 6-8 dicembre)
AICCE
I
Riunioni istituzionali dell'AICCE
A Riunioni di organi dirigenti
Comitato esecutivo (Roma, 19 luglio; Roma, 5 ottobre)
d ammissione finanziaria (Roma, 20 luglio; Roma, 5
ottobre)
Consiglio nazionale (Roma, 30 novembre)
Comitato di Direzione di «Comuni d'Europa, (Roma,
2 1 dicembre)
B Commissioni e gmppi di lavoro AICCE
Incontro preparatorio in vista del convegno sull'agricoltura (Roma, 14 luglio)
Riunione del gruppo emigrazione (Roma, 15 luglio)
C Federazioni regionali
Esecutivo della Federazione regionale piemontese (Torino, 16 settembre)
Comitato direttivo della Federazione regionale umbra
(Perugia, 7 dicembre)
gennaio l983
I
COMUNI D'EUROPA
Strumenti finanziari della Comunità europea
di Sigrid Esser
nComuni d'Europa) ha già kervato in passato, in varie occasioni, largo spazio agli strumenti finanzi& comunitari aventi incidenza
sullo sviluppo e sul riequilibno tem2onaie, inquadrati nelle varie politiche (agricola, industriale, sociale, regionale, dell'energia,
dell'ambiente, del turismo, ecc.). Poiche- questa nj7essione si è, di prefirenza, concentrata
sul funzionamento del FEOGA-sezione orientamento, sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e sul Fondo sociale europeo (FSE),
nieniamo utile pubblicare, in questo inserto,
la relazione sugli strumenti finanzi& @articolannente BEI e Nuovo strumento comunitario)
della CE, che la responsabile dellJUflciostudi
dellJAICCEha tenuto a Firenze nel dicembre
scorso in occasione del seminano di aggiornamento su <Lepolitiche e gli interventi comunitarin, organizzato dalla Giunta della Regione
Toscana in collaborazione con I'ISEPS (Istituto
per gli studi sull'Europa e sui paesi in via di
sviluppo).
**
Lo spettro degli strumenti finanziari delle
Comunità europee volti ad incidere sulle strutture socio-economiche e produttive dei paesi
membri include oltre al Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia, al Fondo sociale europeo ed al al Fondo europeo di sviluppo regionale, che concorrono con sowenzioni
finanziarie a ridurre squilibri regionali e disarmonie nello sviluppo economico nella Comunità, altri mezzi, che agiscono quasi esclusivamente tramite la concessione di prestiti agevolati. Fanno pane di tale gruppo di strumenti,
oltre alla Banca europea per gli investimenti
(BEI), già prevista dai Trattati di Roma, il
Nuovo strumento comunitario (NSC), i Bonifici d'interesse nel quadro del sistema monetario
europeo, Strumenti finanziari ad hoc ed Aiuti
specrfici nel campo dell'energia, tutte istituzioni create negli anni '70, periodo di forte rilancio del processo d'integrazione europea.
Mentre le sowenzioni erogate dalla Comunità nel 1980 ammontavano a 3.094,4 milioni
di ECU (incluso l'abbuono d'interesse) i prestiti concessi da BEI, Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), Euratom e NSC
(escluse misure supplementari e spese in materia di ricerca e sviluppo come quelle specifiche
a favore del settore dell'energia) raggiungevano 4.091,7 milioni di ECU. E di questi stru-
menti comunitari che vorrei esporre funzioni e
meccanismi.
A) La Banca europea per gli investimenti
La Banca europea per gli investimenti (BEI),
istituita dall'art. 129 del trattato che istituisce
la Comunità economica europea, entrato in vigore il 1" gennaio 1958, costituisce come istituto bancario della CEE per i finanziamenti a
lungo termine il maggiore strumento comunitario che tramite l'erogazione di prestiti contribuisce alla realizzazione delle politiche strutturali perseguite nell'ambito della Comunità.
La BEI ha accordato nel 1981 prestiti per un
ammontare di 2.821,5 milioni ECU, circa
3.670 miliardi Lit, di cui lo 0,8% è stato destinato ad investimenti nei paesi del bacino mediterraneo e nei paesi firmatari delle Convenzioni di Lomé.
La Banca è costituita dai dieci stati membri
della Comunità, i quali hanno sottoscritto
quote-parti del suo capitale, che si elevava nel
dicembre 1981 a 14.400 milioni di ECU, di cui
1.465,7 milioni ECU costituenti il capitale effetivamente versato o da versare. La maggior
parte delle risorse vengono raccolte daila Banca
sui mercati di capitali della Comunità e di paesi terzi nonché sui mercati internazionali. Nel
1981 la Banca ha raccolto in tal modo 2.309,7
milioni ECU, di cui il 93 % con emissioni pubbliche e collocamenti privati. 11 52,6% è stato
coperto da emissioni in monete di paesi non
comunitari (27,5% in dollari USA) e solo il
47,4 % in monete dei paesi membri ed in ECU
(16% DM; 3,8% ECU).
Funzioni e compiti della BEI sono stabiliti
nel trattato che istituisce la Comunità economica europea. L'obiettivo primario è il sostegno dell'aespansione economica della Comun i t à ~mediante la creazione di nuove risorse,
nell'ambito dello usviluppo armonioso delle
atrività economiche nell'insieme della Comunità». <La Banca europea per gli investimenti,
così l'art. 130 del Trattato aha il compito di
contribuire, facendo appello al mercato dei capitali ed alle proprie risorse, allo sviluppo equilibrato e senza scosse del mercato comune
nell'interesse della Comunità. A tal fine facilita, mediante la concessione di prestiti e garanzie, senza perseguire scopi di lucro, il finanziamento dei seguenti progetti in tutti i settori
dell'economia: a) progetti contemplanti la valorizzazione delle regioni meno sviluppate; b)
progetti contemplanti l'ammodernamento o la
riconversione d'imprese oppure la creazione di
nuove attività richieste dalla graduale realizzazione del mercato comune che, per la loro ampiezza o natura, non possono essere interamente assicurati dai vari mezzi di finanziamento
esistenti nei singoli stati membri; C) progetti
d'interesse comune per più stati membri che,
per la loro ampiezza e natura, non possono essere completamente assicurati dai vari mezzi di
finanziamento esistenti nei singoli stati membri.
I mutui vengono quindi concessi per investimenti di interesse regionale, per investimenti
di interesse comune europeo, checontribuiscono o all'integrazione economica dell'Europa, o
al raggiungimento di obiettivi comunitari quali per esempio la protezione dell'ambiente,
l'introduzione di tecnologie d'avanguardia,
l'approvvigionamento energetico più diversificato e sicuro, e per investimenti a favore
dell'ammodernamento e della riconversione di
imprese o della creazione di nuove attività rese
necessarie da difficoltà strutturali.
Quasi il 62% dei mutui concessi dalla BEI
nel 1981 è confluito in progetti d'interesse regionale, di cui il 54,8% in progetti collocati in
Italia, a loro volta situati per il 89% nel Mezzogiorno, dove sono stati erogati prestiti per un
ammontare di circa 1.102 miliardi Lit . I1 40 %
dei progetti, soprattutto nei seguenti campi:
trasporti, gas, elettricità, telecomunicazioni,
adduzioni d'acqua, industria, concerneva nello
stesso momento più regioni italiane. Il totale
dei prestiti destinati ad iniziative di piccola o
media dimensione nelle zone meno sviluppate
nel centro-nord italiano ha raggiunto ne11'81
l'ammontare di 16,2 milioni ECU (21 miliardi
Lit) di cui 3,7 milioni ECU (4,8 miliardi Lit)
per otto progetti in Toscana.
I1 47% dei mutui è stato accordato per progetti di interesse comune europeo, di cui il
92,8% nel campo dell'energia, il 5,5% in
quello delle comunicazioni e cifre minori per la
protezione dell'ambiente (1,5 %) e la cooperazione industriale (0,2 %). Nel settore energetico il 62,Y0h dei mutui concessi nella Comunità
ha contribuito nel 1981 allo sviluppo delle risorse interne (per il 48,3% alla costruzione di
centrali nucleari), ed il 23,8% alla diversifica-
COMUNI D'EUROPA
zione delle importazioni energetiche; il resto
all'impiego di gas naturale, l'elettricità, il carbone ed altri.
La Banca concorre al finanziamento di progetti: secondo l'art. 18 del suo statuto ala concessione di crediti è subordinata, per quanto è
possibile, al ricorso ad altri mezzi di finanziamentou. I mutui europei costituiscono solo un
completamento ai fondi propri del mutuatario
od ad altri finanziamenti. In genere l'importo
massimo dei mutui su risorse proprie della BEI
è limitato al 50% del costo del progetto. I mutui vengono versati o in più monete comunitarie o in una moneta non comunitaria, al tasso
di interesse medio dei tassi fissati dalla Banca
per ciascuna moneta versata. I tassi applicati
sono generalmente quelli praticati sui mercati
dei capitali, dove l'istituto raccoglie la maggior
parte delle sue risorse. La durata dei prestiti varia tra i 7 e i 12 anni, ma può raggiungere anche 20 anni.
Possono ottenere finanziamenti dalla BEI
imprese private o pubbliche, gli stati membri
della CE o gli enti pubblici dotati di autonomia finanziaria, tra cui le Regioni italiane. La
Banca preferisce accordare prestiti di un ammontare non inferiore ad 1 milione ECU (1,3
miliardi Lit). Per includere nell'arco dei beneficiari della Banca anche le piccole e medie industrie, messe durante gli ultimi anni al centro
della politica economica della Comunità, sono
stati introdotti i cosiddetti prestiti globali che
vengono concessi ad istituti di credito. Per il loro tramite si è creata la possibilità di accordare
crediti di un importo unitario compreso tra i
32,5 milioni ed i 7.800 milioni Lit. a piccole e
medie iniziative industriali ed agricole che contribuiscono allo sviluppo delle regioni in difficoltà o all'utilizzazione più razionale dell'energia. In tal modo sono state finanziate
ne11'81 363 iniziative per un volume finanziario di 235 miliardi Lit (180,6 milioni ECU).
L'istituto intermediario assicura nel caso dei
prestiti globali l'istruttoria delle domande e
conduce i negoziati con i promotori. La BEI deve comunque dare il suo accordo per l'erogazione di ciascun credito unitario. Le domande
di finanziamenti vengono indirizzate direttamente alla Banca, salvo quelle per prestiti globali, che dai singoli mutuatari devono essere rivolte all'istituto intermediario. Le domande
devono contenere oltre alla descrizione tecnica
e finanziaria del progetto anche il prospetto
del finanziamento futuro dei costi di gestione
del progetto finito. Per quanto concerne le garanzie chieste ai mutuatari, la BEI richiede di
preferenza quelle dello stato e di un ente pubblico che gode di un credito di prim'ordine oppure di una grande banca o di un importante
gruppo industriale o finanziario associato al
progetto.
Nel 1981 l'Italia ha beneficiato dei mutui
concessi dalla BEI nel territorio comunitario in
misura del 44.4 O h del totale dei prestiti emessi
da risorse proprie della Banca, per un ammontare di circa 1.627 miliardi Lit. Oltre il 75%
dell'importo concerneva investimenti nel Mezzogiorno. I mutui per impianti energetici rappresentavano circa il 35% del totale, mentre
quasi il 25 % interessava le telecomunicazioni
ed i trasporti, il 25% l'approwigionamento
idrico, opere irrigue e diverse infrastrutture ed
il 15% l'industria ed i servizi. Oltre i due terzi
dei mutui a favore di questi ultimi settori concernevano investimenti di piccole e medie dimensioni finanziati tramite i prestiti globali.
Sono compresi in queste cifre globali i mutui
concessi nel quadro dell'aiuto straordinario
della Comunità per la ricostruzione delle zone
terremotate della Campania e della Basilicata,
al quale la BEI ha concorso nel 1981 con l'ammontare di 31,8 milioni ECU (41,3 miliardi
Lit) su risorse proprie. Secondo i dati pubblicati dalla BEI nel dicembre 1982, la Banca ha
erogato nel 1982 in Italia finanziamenti su risorse proprie per un ammontare di 2094 miliardi Lit di cui il 4 1% a favore di industria e
Servizi, il 4,7% dello sviluppo di zone industriali, 15 Oh di produzione e trasporto di energia, 16,l O h delle telecomunicazioni, 13,9% di
infrastrutture idrauliche e progetti d'irrigazione, 7,9% di trasporti.
B) Il Nuovo strumento comunitario
A partire dal 1979 la BEI gestisce oltre alle
sue risorse proprie anche i mezzi finanziari
stanziati nell'ambito del cosiddetto Nuovo
strumento comunitario (NSC), istituito dalia
decisione del Consiglio del 16 ottobre 1978. Al
fine di aggiungere ai già esistenti meccanismi
finanziari un nuovo strumento per afornire un
contributo addizionale allo sforzo d'investimento nella Comunitàu per favorire ala convergenza e l'integrazione crescenti delle politiche
economiche degli stati membriu (così nel testo
della decisione) il Consiglio abilitò la Commissione a raccogliere con proprie obbligazioni sui
mercati finanziari internazionali un importo
non superiore ad 1 miliardo ECU. Con decisione del 15 marzo 1982 il Consiglio rinnovò tale
abilitazione per una seconda somma di 1 miliardo ECU (circa 1.300 miliardi Lit), mantenendo ferme le condizioni di impiego dei fondi già iscritti nella prima decisione del '78; «I
progetti devono rispondere agli obiettivi prioritari della Comunità nei settori dell'energia,
dell'industria e dei lavori di infrastruttura tenendo conto, tra l'altro, dell'impatto regionale
di detti progetti e della necessità di lottare contro la disoccupaziones (art. 1). Con la decisione
relativa all'applicazione della decisione del 15
marzn 1982 presa il 26 aprile 1982, il Consiglio
include nell'art. 2 tra gli obiettivi prioritari
della Comunità anche lo sviluppo delle piccole
e medie imprese.
In base a direttrici datele dal Consiglio, circa
le condizioni di eleggibilità dei progetti, la
Commissione decide se un progetto risponde a
tali criteri per poter godere del sostegno del
NSC. Alla BEI è quindi conferito il mandato
per la gestione del progetto in conformità delle
procedure previste dal proprio statuto. I contratti di prestito vengono firmati in nome della
Comunità sia dalla BEI che dalla Commissione.
Gli investimenti finanziati su risorse del
NSC possono essere suddivise in due grandi categorie: a) infrastrutture ed impianti energetici
che contribuiscono alla riduzione degli squilibri regionali ed al miglioramento della situazione occupazionale; b) progetti nel settore
dell'energia che contribuiscono ad una maggiore indipendenza, sicurezza e diversificazio-
gennaio l983
ne dell'approwigionamento o che assicurano
li, sviluppo, lo sfruttamento, il trasporto e lo
stoccaggio di energia ed allo sviluppo di risorse
energetiche alternative. I1 NSC I1 ha incluso
anche le piccole e medie imprese, che possono
usufruire dei prestiti tramite istituti finanziari
nell'ambito di prestiti globali, e l'impiego razionale dell'energia adeguando la linea politica dello strumento a quella già stabilita per gli
interventi della BEI. Nel novembre '82 la
Commissione e la BEI hanno annunciato la
concessiom: di un finanziamento di circa 51,5
miliardi Lit per la costruzione di alloggi nel
quadro del.10 sviluppo industriale del Mezzogiorno, rendendo accessibile per la prima volta
uno strumento finanziario comunitario ad opere di edilizia abitativa (dell'attività della CECA
nel campo si parlerà in seguito). Anche il NSC
partecipa con mutui di un ammontare di 350,2
miliardi Lit (296,4 milioni ECU) nel 1981 alla
ricostruzione delle zone terremotate nell'ltalia
meridionale. Globalmente NSC e BEI faranno
confluire in Campania e Basilicata 1 miliardo
ECU ( l . 300 miliardi Lit).
Al 1" ottobre 1982 sono stati erogati prestiti
nell'ambito del NSC I, NSC I1 e del NSC TT
(terremoti) a favore di progetti collocati in Italia per un valore di 733,2 milioni ECU (953
miliardi Lit), cioè circa il 66,4% dei prestiti su
risorse del NSC concessi nella Comunità tra il
1979 e la data della rilevazione. I1 71 % di tali
fondi è stato impiegato in investimenti nel settore delle infrastrutture.
Nell'ottobre 1982 la Commissione ha trasmesso al Consiglio la sua proposta relativa al
NSC 111, ossia alla sostituzione dei NSC I e 11, i
cui fondi sono oramai esauriti. La Commissione propone la dotazione dello strumento di 3
miliardi ECU (3.900 miliardi Lit) applicabili
nei settori tradizionali del NSC, riponendo la
priorità nel settore delle medie e piccole imprese.
Per quanto riguarda le procedure, fermo restando che i prestiti continueranno, secondo la
Commissione, ad essere accordati a tassi d'interesse fissati dalla BEI sulla base dei tassi di mercato per le monete in cui viene emesso il prestito, la Commissione propone che le richieste, finora rivolte alla BEI e da essa inoltrate alla
Commissione, vengano ora inviate simultaneamente alle due istituzioni. Ogni organo pubblico, ogni azienda pubblica o privata o istituto finanziario può e potrà fare domanda, salvo
per progetti di edilizia, i quali necessitano
dell'approvazione da parte dello stato membro
interessato.
Va infine sottolineato che è consentito il cumulo dei prestiti BEI e NSC. Infatti, dei 9 progetti italiani firmati nel 1981 su risorse del
NSC, 4 hanno beneficiato, nel corso dell'esercizio, anche di un finanziamento su risorse
proprie della BEI
C) Bonifici d'interesse nel quadro del Sistema
monetario europeo
Agli stati meno prosperi, attualmente l'hlanda e l'Italia, può essere concesso, a carico
del bilancio della Comunità, un abbuono di
interessi, a condizione che tali stati partecipino
effettivamente ed interamente ai meccanismi
dello SME. Dall'art. 5 del regolamento del 3
gennaio l983
agosto 1979 che ha introdotto i bonifici d'interesse per una durata di 5 anni, risultano le linee direttrici in base a cui la Commissione giudica l'ammissibilità dei progetti:
a) l'investimento è conforme alle norme comunitarie applicabili nei settori in questione;
b) i prestiti sono destinati essenzialmente al finanziamento di progetti e programmi di infrastruttura; C)I'investimento contribuisce alla soluzione dei principali problemi strutturali relativi allo stato interessato, in particolare alla riduzione delle disparità regionali ed al miglioramento della situazione occupazionale; d)
I'investimento è conforme alle disposizioni del
trattato in materia di condizioni di concorrenza. L'art. 3 chiede l'elaborazione di programmi di massima degli stati membri, che in seguito sono stati accettati nei programmi di sviluppo regionale predisposti per il Fondo europeo di sviluppo regionale.
Il tasso di bonifico è fissato a 3% all'anno.
L'importo dei prestiti da bonificare è fissato in
5 miliardi ECU. La procedura prevede che il
soggetto interessato presenti domanda per un
bonifico d'interessi che abbisogna del parere
favorevole da parte dello stato membro sul cui
territorio viene realizzato il progetto, alla BEI,
la quale informa la Commissione e, in caso di
decisione favorevole di quest'ultima, precisa
l'importo di ogni bonifico non appena sono
note le condizioni del prestito. La Commissione versa quindi alla BEI il controvalore in ECU
a concorrenza del 3% annuo per la durata di
ciascun prestito. La gestione dei bonifici d'interesse è affidata alla BEI.
Nel 1981 i mutui concessi a progetti collocati
in Italia che hanno usufruito di bonifici d'interessi nel quadro dello SME si sono elevati a
735,5 milioni ECU (circa 956 miliardi Lit). In
tal modo il 63% dei mutui BEI e NSC erogati
in Italia - unicamente per la realizzazione di
infrastrutture - ha beneficiato di questo strumento finanziario della Comunità europea.
D) Strumenti finanziari ad hoc
È stato già accennato alle misure eccezionali
prese dalla Comunità a favore delle zone colpite dal sisma nel novembre 1980. Queste misure
costituiscono un esempio dei cosiddetti strumenti finanziari ad hoc, impiegati oltre che in
Italia, in Grecia ed in Gran Bretagna.
A favore delle zone terremotate in Campania e in Basilicata vengono accordate dalla BEI
e dal NSC prestiti per un importo massimo di 1
miliardo ECU (1.300 miliardi Lit), destinati al
finanziamento di investimenti per la ricostruzione dei mezzi di produzione e delle infrastrutture economiche e sociali. Si aggiunge il
bonifico d'interessi di 3% all'anno per un periodo massimo di 12 anni. I progetti devono essere presentati dalle autorità italiane. La Commissione sceglie i progetti che riceveranno il sostegno finanziario della Comunità.
E) Comunità europea del carbone e deli'acaaio
(CECA)
La Comunità europea del carbone e dell'acciaio concede prestiti e sowenzioni non rimborsabili, con l'obiettivo di attuare la costituzione progressiva di condizioni che assicurino
COMUNI D'EUROPA
la distribuzione più razionale della produzione
carbo-siderurgicaal più alto livello di produttività, insieme tutelando la continuità dell'occupazione ed evitando di provocare, nelle economie degli stati membri, turbamenti fondamentali e persistenti. Così detta l'art. 2 del
Trattato CECA.
La CECA concede prestiti e sowenzioni non
rimborsabili ad imprese, enti pubblici e privati, istituti di studi e ricerca, finalizzati alla qualificazione della produttività, la riconversione
del settore, l'incoraggiamento delle ricerche
tecniche ed economiche, l'assicurazione del
versamento di idennità alla manodopera temporaneamente o definitivamente licenziata, la
riqualificazione professionale, la costruzione di
case operaie.
I prestiti industriali che'possono raggiungere
al massimo il 50% del costo dell'investimento
ed abbuoni di interesse di tre punti percentuali
all'anno per i primi cinque anni di prestito devono essere richiesti dalle imprese direttamente
alla Commissione delle Comunità europee. I
prestiti ad un tasso d'interesse dell'l% per la
costruzione e I'ammodernamento di case per i
dipendenti delle industrie CECA vengono accordati per il tramite di istituti finanziari o dei
ministeri competenti in materia di edilizia popolare. Le domande devono essere indirizzate
dagli interessati alle imprese carbo-siderurgiche presso le quali sono occupati. Esse saranno
poi centralizzate dai comitati regionali in seno
ai quali le parti sociali sono rappresentate in
modo paritetico. I comitati presentano le proposte di finanziamento sulle quali la Commissione decide in ultima istanza. Delle sowenzioni per la ricerca tecnica, sociale e medica
(circa il 60% della spesa) possono beneficiare
tutte le imprese, gli istituti, centri di ricerca o
privati, e devono essere richieste direttamente
alla Commissione. La CECA concede il suo
contributo ai lavoratori colpiti da modifiche
delle condizioni di mercato nel settore del carbone e dell'acciaio; tale contributo consiste nel
versamento di indennità che permettono alla
manodopera di attendere il reimpiego, o nella
concessione in favore dei lavoratori di sussidi
per spese di nuova sistemazione, o nel finanziamento della riqualificazione professionale
dei lavoratori costretti a mutare occupazione.
La concessione di tali aiuti è subordinata al versamento da parte dello stato membro interessato di un contributo almeno pari all'importo
fornito dalla CECA.
Nel 1981 la CECA ha versato all'Italia prestiti per un ammontare di 101,47 milioni ECU
(132 miliardi Lit), di cui il 94,8 % a favore degli investimenti nell'industria carbonifera, siderurgica, in centrali termiche ed il restante
5,2 % per la costruzione e I'ammodernamento
di alloggi sociali. L'Italia ha usufruito quindi
del 26,2 % dei fondi messi a disposizione della
Comunità dal bilancio CECA.
Tuttavia l'attività finanziaria della CECA ha
subito negli ultimi anni un forte rallentamento
causato dalle sfavorevoli condizioni sui mercati
dei capitali e, per i prestiti alla siderurgia, in
particolare alla politica più restrittiva adottata
nei confronti del finanziamento dei progetti di
ristrutturazione. Infatti gli orientamenti in
materia di politica siderurgica adottati a partire
dalla risoluzione del Consiglio dei ministri del
26 marzo 1981 mirano al ripristino a medio
termine delle condizioni normali di mercato,
nelle quali le imprese sarebbero redditizie ed
ad una riduzione globale delle capacità siderurgiche nella Comunità, ed all'eliminazione
progressiva degli aiuti alle imprese siderurgiche. Solo i prestiti a favore della costruzione di
alloggi sociali hanno subito un'accelerazione
dovuta anche all'awio in numerosi paesi del
programma CECA di alloggi sociali.
F) Aiuti specif~cinel mmpo deli'energia
A partire dagli anni '70 la Comunità europea ha reso più incisiva la sua azione nel settore
energetico, raggiungendo nel 1974 la concertazione di obiettivi comuni, precisati nel 1980
nella prospettiva del 1990. Gran parte degli
strumenti finanziari comunitari vengono impiegati a favore del risparmio di energia e della
diversificazione delle fonti di approwigionamento. Mentre nel 1971 I'erogazione di prestiti da pane della Comunità a favore del settore
energetico costituiva ancora il 8.3 % del totale,
nel 1981 tale quota ha raggiunto il 47%. superando la quota del settore produtivo (1971:
58,5%; 1981: 33,8%) ed il settore delle infrastrutture (1971: 33,1%; 1981: 33,8%). Nel
1981, i prestiti concessi al settore dell'energia
dalla CECA, dall'Euratom, dalla BEI, dal NSC
hanno raggiunto circa 1,9 miliardi ECU (2.470
miliardi Lit). Nello stesso anno il 30,9% (circa
737 miliardi Lit) dei prestiti comunitari assunti
in Italia è stato impiegato a favore dello sviluppo energetico.
Oltre agli strumenti finanziari d'impiego
più generale (CECA, BEI, NSC, FESR) si attuano misure specifiche attraverso i prestiti Euratom, che ammontavano nel 1981 a 357,6 milioni ECU, di cui il 9,4%, circa 43,i miliardi
Lit impiegate in Italia, ed attraverso vari altri
strumenti finanziari aventi finalità specifiche.
Di interesse per gli enti pubblici territoriali
sono i sostegni finanziari a progetti dimostrativi che consentono risparmi di energia. I progetti di dimostrazione devono riferirsi alla creazione di impianti che facciano pienamente uso di
nuovi equipaggiamenti, procedimenti o prodotti comportanti un significativo risparmio di
energia. Può beneficiare dell'aiuto finanziario
rimborsabile concesso sotto forma di un contributo tra il 25 ed il 49% del costo totale del
progetto, solo a determinate condizioni, qualsiasi persona fisica o giuridica, qualsiasi istituzione o gruppo, rivolgendo la domanda direttamente alla Commissione. Lo stesso vale per
lo sfruttamento di nuove fonti di energia,
dell'energia geotermica, della liquefazione o
gassificazione di combustibili solidi, dell'energia solare.
Nell'ottobre 1982 la Commissione ha presentato al Consiglio una proposta di regolamento che prevede un abbuono d'interesse del
3% all'anno per 10 o 5 anni per i mutui concessi dalla BEI o dalla CECA per determinati
investimenti nel settore dell'impiego razionale
dell'energia. Tale prowedimento incentivante
dovrebbe avere applicazione negli anni
1983-87 con una spesa complessiva dal bilancio
comunitario di 1.560 miliardi Lit.
COMUNI D'EUROPA
Conclusioni
Una valutazione degli strumenti finanziari
della CE, diversi dai tre garndi fondi che gestiscono le sowenzioni agricole, regionali e sociali
comunitarie, esulerebbe dal contesto della presente relazione, volta a far conoscere funzioni e
meccanismi degli strumenti in questione. Vorrei tuttavia accennare ad alcune considerazioni,
utili per il dibattito.
a) La molteplicità dei fondi finanziari comunitari finalizzati agli interventi strutturali nel
territorio europeo si può considerare certamente massima e forse eccessiva. Nell'opuscolo
pubblicato dalla CE nell'agosto 1981 sugli
<Aiuti e prestiti della Comunità europea vengono riportate (a pagina 14) tutte le possibili
combinazioni di utilizzo dei diversi fondi e
strumenti nei singoli settori della politica strutturale. Porto due esempi: per la politica
dell'energia è possibile usufruire dei mezzi di
BEI, NSC, Euratom, FESR, Bonifici d'interesse
SME, misure specifiche; per la politica regionale: FESR, BEI, NSC, Bonifici d'interesse SME,
FEAOG orientamento per le strutture agricole,
FSE per i lavoratori. Mentre può essere ancora
comprensibile l'esistenza di tre fondi diversi
per sowenzioni a favore delle strutture regionali, quelle agricole (contenute nelle prime?) e
sociali (contenute nelle due prime?), rimane
difficile comprendere l'utilità della esistenza di
due strumenti erogatori di prestiti (BEI, NSC)
paralleli nelle loro finalità, più tre strumenti
(Bonifici SME, Aiuti specifici energia, CECA)
gestori di bonifici d'interesse, ai quali si affianca in alcuni settori 1'Euratom e CECA. Ideato
come strumento temporaneo complementare
alla BEI, il NSC dovrà certamente essere corretto nella sua posizione istituzionale, tanto più
se dovesse essere accolta la richiesta espressa dal
Parlamerito europeo di rendere il NSC uno
strumento permanente, utile all'incentivazio-
ne degli investimenti nella Comunità. Dovranno essere superate le rivalità di competenza tra
Commissi~xiee BEI, a cui si aggrega il Parlamento europeo che chiede il potenziamento
del suo ruolo nella scelta di fondo nelle politiche BEI e NSC. Rimane auspicabile una maggiore unificazione della gestione politica ed
amministrativa dei vari strumenti comunitari,
almeno nel campo dei prestiti, sia per permettere più omogeneità e rigore nelle loro conduzione, che per permettere all'autente* di conoscere meglio le possibilità di aiuto che gli vengono offerte.
b) I1 problema delle priorità determinate
nell'impiego dei fondi a disposizione degli
strumenti finanziari comunitari in questione
non rientra nel tema del seminario. Esso dovrebbe essere affrontato nell'ambito di un dibattito sulle scelte di politica economica che la
Comunità fa, o meglio, che i suoi dieci governi
le permettono di fare. Ma vorrei fare una considerazione. Come accennato, la Commissione
ha spostato negli ultimi anni la massima parte
dei prestiti CE dal settore produttivo al settore
dell'energia. L'ultima relazione economica
della Comissione, che lamenta l'assoluta carenza di investimenti produttivi in Europa, lascia
intravedere un cambio di rotta: l'incentivazione degli investimenti produttivi per rilanciare
l'economia europea e per combattere, quindi,
i crescenti squilibri socio-economici regionali,
attraverso l'assistenza finanziaria alle imprese
produttive, prenderà tendenzialmente il posto
prioritario della spesa comunitaria in infrastrutture, dello sviluppo dell'indipendenza e
del risparmio energetico; dell'assistenza sociale
e professionale ai lavoratori colpiti dal processo
di riconversione tecnica del sistema economico
europeo. Ma sarà la Comunità capace, al livello
di integrazione politica ed economica, a cui si
trova oggi, di programmare e gestire una rigorosa politica industriale con le conseguenze sul-
gennalo 1983
la struttura dei redditi e i meccanismi della loro
ridistribuzione?
C) Rimane superfluo lamentare I'esiguità
della dotazione finanziaria degli strumenti finanziari qui trattati. I1 totale delle sowenzioni
comunitarie a finalità strutturale ammontava
nel 1981 a 0,154% del PIL della Comunità dei
Nove, quello dei prestiti a 0,20%. Ma oltre a
chiedere l'aumento delle risorse del bilancio
comunitario, con la conseguente maggiore dotazione degli strumenti finanziari per poter
perseguire delle politiche incisive, bisogna
chiedersi se la apolitica dei fondi* possa costituire il veicolo per portare capacità finanziarie
produttive e know-how dalle zone sviluppate
in quelle meno sviluppate, o se è necessario
raggiungere un livello di integrazione europea
che possa permettere l'introduzione di meccanismi di perequazione finanziari inerenti al finanziamento degli enti territoriali nazionali,
regionali e locali, i quali possono incentivare
poi direttamente la crescita economica territoriale.
d) Spesso viene lamentata la insufficiente efficienza delle pubbliche amministrazioni italiane nel reperimento dei finanziamenti comunitari. La colpa viene data sempre al livello amministrativo rispettivamente più basso o più alto. Bisogna comunque notare che la mancata
riforma delle competenze regionali, la tuttora
non effettuata delega delle competenze dalle
regioni agli enti locali,la incompleta attuazione del DPR 616 in generale e la perdurante attesa della riforma globale del sistema delle autonomie in Italia può solamente intralciare i
rapporti tra Comunità europea e l'Italia. Deve
essere esaminato il ruolo delle regioni nelle politiche comunitarie, le quali vanno a tenere
conto sempre di più delle strutture amministrative locali e regionali, e hanno quindi bisogno di strutture tecniche e politiche operative
ed efficienti.
gennalo 1983
COMUNI D'EUROPA
11
pa (CCE) e della sua Sezione italiana (AICCE) - I1 semestre 1982
Riunione preparatoria alla costituzione della Federazione regionale
toscana (Firenze, 11 dicembre)
Dibattito su a11 decentramento in Francia - Federazione
regionale piemontese dell' AICCE. Provincia di Torino/ MFE (Torino, 17 dicembre)
Assise nazionale sul tema: *Per un prowedimento immediato di riforma della finanza locale* - ANCII
UPI I LEGA IUNCEMI CISPELIAICCEI ANAEL (Bologna
12 luglio)
Incontro del Presidente del Consiglio dei Ministri con le
associazioni di Enti locali (Roma, 3 agosto)
Incontro per la designazione delegazione alla XVII
CPLRE (Roma, 2 settembre)
Convegno su aLa finanza locale~- Provincia di Novara
(Stresa, 25 settembre)
Convegno nazionale sulla protezione civile - promosso
dalle Regioni Friuli-Venezia Giulia e Basilicata (Udine,
16-17 ottobre)
I1
Attività in coliaborazione con Regioni, Province, Comuni e
Comunità europea e Parlamento europeo
Convegno su aCollaborazione e integrazione fra aree urbane* - Comune di MilanoIComune di Torino (Stresa,
9-10 luglio)
Incontro degli assessori regionali al turismo in vista della
Conferenza europea sul turismo (Roma, 16 settembre)
Seminario di studio e informazione per amministratori
locali al Parlamento Europeo (Lussemburgo, 7-8
ottobre)
Seminario di studi su al'autonomia regionale nel rapporto con il Parlamento ed il Governo: riflessioni e proposte~- Consigli delle Regioni e delle Province Autonome d'Italia (Roma, 16-18 novembre)
Incontro dei partecipanti ai seminari di studio e informazione presso il Parlamento Europeo (Roma, 23
novembre)
Riunione congiunta degli assessori alla formazione professionale delle Regioni e delle Province autonome e dei
membri italiani del Comitato consultivo degli enti regionali e locali dei Paesi membri della Comunità europea sulla revisione del Fondo sociale europeo (Roma, 13
dicembre)
III Attività in collegamento con altre organizzazioni
A Federaliste
a) rapporti con il CIME (Consiglio italiano del Movimento europeo)
Consiglio di Presidenza (Roma, 14 settembre; 3 novembre; 29 novembre)
Conferenza dibattito del Ministro britannico Prior
su aLa politica europea del governo britannico con
particolare riguardo ai problemi regionali comunitari* - CIMEIIAI (Roma, 12 ottobre)
Colloquio nazionale sul programma d'azione della
Comunità europea sulla parità di opportunità fra
uomo e donna (L'Aquila, 18-20 novembre)
Comitato direttivo (Roma, 24 novembre)
Convegno di studi su aLa politica agricola fra le Regioni e la CEE; le prospettive di riforma dei trattati; il ruolo della Lombardia - Comitato regionale
lombardo (Cremona, 11 dicembre)
Consiglio nazionale (Roma, 13 dicembre)
Rapporti
con il M E (Movimento fedecalista
b)
europeo)
Stage giovanile di formazione federalista (Ventotene, 5-11 settembre)
Incontro di giovani sul Risorgimento, nell'unbito
delle celebrazioni garibaldine (La Maddalena, i 1
settembre)
Direzione (Milano, 18 settembre)
XI Congresso (Bologna, 5-7 novembre)
Dibattito di giovani federalisti sulle seconde elezioni europee (Roma, 18 novembre)
C) Rapporti con il CIFE (Centro italiano di formazione
europea)
Incontro europeo su apresupposti di nuove politiche sociali* CIFEIIRP (Roma, 7-8 luglio)
Comitato direttivo e Assemblea dei soci (Roma, 15
dicembre)
d) Rapporti con I'AEDE (Associazione europea degli
insegnanti)
Convegno sul tema d a Spagna nella Comunità europea (Levico Terme, 22-29 agosto)
Convegno nazionale <Per una società federale* (Lecce, 15-18 ottobre)
Comitato centrale (Roma, 13 novembre)
B Enti locali
a) Rapporti con I'ANCI (Associazione nazionale comuni italiani)
Consulta su *Sanità, territorio, personale* (Bologna, 12 luglio)
Assemblea generale sulla finanza locale e Tavola rotonda sulla finanza locale di fronte alla crisi con la
partecipazione di amministratori dei paesi della
CEE (Viareggio, 29 settembre-2 ottobre)
Consiglio nazionale (Torino, 26 novembre)
b) Rapporti con I'UPI (Unione delie Province d'Italia)
Convegno nazionale aProposte per una legge quadro per l'esercizio della pesca nelle acque interne,
(Genova, 8-9 ottobre)
Convegno nazionale aRiordino del governo locale*
(Roma, 4-5 novembre)
C) Rapporti con I'UNCEM (Unione nazionale Comuni, Comunità, Enti montani)
Consiglio Nazionale (Roma, 7 luglio)
Consiglio Nazionale (Torino, 26 novembre)
Tavola rotonda Comuni e Comunità montane nella
riforma delle autonomie locali (Torino, 27
novembre).
Celebrazione del XXX Anniversario di Fondazione
dell'UNCEM per la riforma degli Enti locali (Torino, 26-27 novembre)
d) Rapporti con la Lega per le Autonomie e i Poteri
locali
Incontro internazionale acooperazione e Regioni*
(St. Vincent, 8-9 novembre)
Incontro sul tema aRicostruzione e sviluppo delle
zone colpite dal terremoto del 23 novembre 1980,
- Amministrazione provinciale di Avellino (Avellino, 22 novembre)
Consiglio nazionale (Roma, 14 dicembre)
Convegno su alosa fare dei piccoli comuni?,
(Ivrea, 17-18 dicembre)
e) Rapporti con l'Associazione Stampa EuropeaGiornalisti per l'Europa Unita
Assemblea costitutiva (Roma, 12 dicembre)
COMUNI D'EUROPA
12
Costituita la sezione AEDE spagnola
di Lino Ventureili
Nello scorso mese di agosto, si è tenuto a Levico Terme - su iniziativa della sezione italiana della aAssociazione Europea degli Insegnant i '(AEDE)
~
- un interessante convegno, sul
tema: «La Spagna nella Comunità Europea*.
È un convegno che fa seguito a quello organizzato l'anno precedente, sempre nella cittadina trentina, sull'argomento <La Grecia moderna nel contesto comunitario* e che si propone - con quello programmato ancora a Levico
Terme per il prossimo agosto su «L'adesione
del Portogallo alla CEE* - di approfondire le
molteplici problematiche, con particolare riguardo a quelle scolastico-educative, dei paesi
interessati al secondo ampliamento delle «Comunità europee*.
Al termine dell'incontro che prende in esame i temi spagnoli, i relatori iberici nell'affettuoso commiato, non solo si dimostrano entusiasti per aver potuto partecipare ad una tale
manifestazione ma assicurano i convegnisti che
- prima di Natale - costituiranno in Spagna
la sezione AEDE, sezione di cui il loro Paese è
ancora privo.
Quest'ultima affermazione sembra una semplice espressione augurale ma non è così.
I1 22 dicembre scorso, in collaborazione con
le sezioni spagnole del «Movimentoeuropeo* e
del «Consiglio dei Comuni d'Europa*, e con
l'Ufficio spagnolo delle «Comunità europee* si
costituisce ufficialmente a Madrid, la sezione
AEDE spagnola.
Gli amici iberici hanno mantenuto, e con
puntualità, la loro promessa fatta a Levico Terme.
La nascita dell'AEDE spagnola - avvenuta,
per meglio dare risalto alla manifestazione, nel
corso di un convegno intereuropeo della stessa
associazione - segna indubbiamente una tappa di notevole rilevanza culturale e politica per
la Spagna nel suo attuale momento storico e
per la stessa Europa protesa oggi verso la sua
unità.
La sezione italiana che non ha mancato dopo il convegno di Levico Terme - di offrire,
nell'ambito di stretti e continui contatti, tutto
il suo apporto al gruppo dei colleghi spagnoli
promotore, minuscolo per unità ma grande per
fede e volontà federalista - è fiera per la costituzione della nuova consorella.
La promessa mantenuta dai colleghi spagno11 trova un'adeguata quanto pronta risposta da
parte della nostra sezione con l'intervento di
una numerosa delegazione allo storico amenimento.
L'AEDE italiana vuole - con la sua presenza - dare tutto il suo incoraggiamento, tutta
la sua fiducia, al lavoro non certo semplice che
si appresta ad intraprendere la consorella sezione.
Giungono - così - a Madrid, provenienti
da tutte le regioni d'Italia, dirigenti scolastici e
docenti di ogni ordine e grado delllAEDE. Sono presenti le colleghe Concetta Testa e Bruna
Baraldini delegate ufficiali rispettivamente
della «AssociazioneItaliana Insegnanti di Geografia, (AIIG) e della «AssociazioneNazionale
-
Insegnanti di Lingue Estere* (ANILS) a seguito
di accordi intercorsi con le due organizzazioni
scolastico-professionali.
Arrivaiio anche gli studenti dell'Istituto tecnico commerciale di Fossombrone guidati dal
loro Preside e i loro professori e tutti si uniscono ai colleghi delle altre sezioni nazionali AEDE colà intervenuti.
Il convegno - che presenta un titolo significativo «La educacion e1 camino para Europa*
(titolo che mostra già quale importanza i colleghi spagnoli danno alla componente «scuola,
per l'attuazione del processo federalista europeo) - si inaugura presso l'Istituto «Aleman»
con le relazioni del Presidente Internazionale
del «Movimento europeo» sen. prof. Giuseppe Petrilli e del Presidente Internazionale
dell'AEDE dr. Alwin Westerhof rispettivamente sui temi: <La Federacion Europea* e
«LIAEDEy e1 proyecto educativo para Europa.
Sono due relazioni che inquadrano - pur
da ottiche diverse - il processo dell'unità europea nel loro giusto e realistico senso e mostrano quale apporto può e deve la Spagna al raggiungimento della suindicata unità.
Seguono - nella stessa mattina - dopo un
saluto del dr. mario Baistrocchi, Console generale italiano a Madrid, le relazioni del Presidente del Consejo Federal Espaiiol del Movimento europeo D. Alvarez de Miranda su «La
integracion total de Espaiia en la Comunidad
Europea, del segretario generale sempre del
Consejo Federal Espaiiol del Movimento Europeo D. Carlos Maria Brù su «E1 mecanismo federal para la union politica europea, e del Vice
Presidente europeo dell'AEDE prof. Giuseppe
Tramarollo su «E1 papel y la responsabilidad
del profesor,.
gennaio l983
Nel pomeriggio - secondo il programma
fissato - intervengono i rappresentanti delle
sezioni nazionali presenti, sul tema: «Cumplimiento de 10s objectivos de la AEDE y perspectivas de actuacion en un programa comunitario
para la educaci&».
Dopo la Francia, rappresentata dalla collega
Anita Garibaldi Jallet è la volta dell'Italia. Per
essa - a causa dell'assenza del Presidente prof.
Francesco Giglio, impossibilitato ad intervenire all'ultimo momento - prende la parola il
segretario generale prof. Lino Venturelli, il
quale dopo aver messo in luce la funzionalità
della sezione italiana, invita i responsabili della
neo-sezione iberica ad agire in stretto contatto
con i membri delle sezioni spagnole del «Movimento europeo, e del «Consiglio dei Comuni
d'Europa, a dare il loro contributo per la ricostituzione della sezione del «Movimento Federalista europeo, onde possa anche in Spagna come in Italia - prendere coscienza ed operare
la «forza federalista oltre - poi - ad intensificare i rapporti con le associazioni scolasticoprofessionali e culturali del loro paese.
Al termine della relazione del prof. Venturelli, il prof. Giuseppe Tramarollo, questa volta in qualità di Vice Presidente della sezione
italiana, consegna al Presidente Angel Sabin
una targa a ricordo della memorabile data.
I1 giorno 23 dicembre il convegno prosegue
con un programma tutto spagnolo. Vengono
- infatti - svolte le relazioni del prof. Angel
Sabin, Presidente de la Junta Directiva Provisional della sezione spagnola dell' AEDE sul tema «La AEDE, un camino de renovacion educativa y de integracion en Europa, del prof.
Juan Antonio Lorenzo Vicente, Segretario generale sempre della Junta Directiva Provisional
della sezione spagnola dell'AEDE su «Europa:
Tratamiento metodologico y didactico en e1 sistema educativo espaiiob ed - infine - di alcuni docenti del gruppo AEDE di Madrid su
(Continuazione apag. 20)
Nella foto: (da sinistra) Angel Sabin, Enrique Tierno Galvan, Giuseppe Tramaroiio, Lino Venturelli e Alwin Westerhof.
gennaio 1983
COMUNI D'EUROPA
La protezione civile in Europa
di Cesare Trebeschi
CesareTrebeschi,
sindaco di Brescia e
membro del Consiglio nazionale
dell' AICCE.
1. aBasta considerare le richieste d'iscrizione
all'ora'ìne delgiorno con discussione d'urgenza
nferentisi ad aiuti a paesi colpiti da gravi calamità, per rendersi conto che l'Europa dei dieci
e in particolare il Parlamento Europeo non possono rìmanere inerti dinanzi ad una calamità
grave che colpisca un paese dell'Europa o u n
baese in contatto con lJEurobau:così inizia la
sua recentissima relazione alla Commissione
per la protezione dell'ambiente, la sanità pubblica e la tutela del consumatore del Parlamento Europeo I'on. A. Bombard.
I1 quale tuttavia si affretta a precisare che
«non esiste attualmente un'organizzazione europea che prevede u n 'assistenza automatica ad
u n paese colpit~u(una organizzazione internazionale di protezione civile ha sede in Svizzera,
a Ginevra - 10-12 chemin de surville -12- 13
Petit - Lancy, Ginevra), e che d'altra parte
«risulta d2flCile da approntare e da utihzzare
un centro europeo al quale competa decidere
sull'invio di apposite squadre per assistere le
popolazioni colpitea,, così come non si vede
esattamente come ueuropeizzarez, (potenziandoli e conferendo loro un orientamento e una
dimensione europea) i mezzi esistenti nei paesi
confinanti con la nazione colpita.
2. Pur nella sua complessità, questa relazione 15.9.1982 dell'on. Bombard al Parlamento
Europeo propone una prima conclusione che
potrà apparire banale, ma pone in luce un elemento essenziale.
(La catastrofe dell'Amoco Cadiz - egli dice
- rappresenta u n eccellente esempio d i u n impulso d i generosità che, in definitiva, ha recato
un &turbo sllpplementare alle persone che
dovevano essere aiutatea,; e porta altri esempi
nei quali ale squadre di soccorso sono state utili, ma anche di imbarazzo: salvavano delle vite, ma chiedevano i mezzi per soddisfare le loro necessità vitalia,.
Si tratta quindi - egli conclude - di uattuare un'autonomia completa dell'unità d2
mutua assistenza o delle persone che la compongono, nei confronti delle popolazioni da
aiutare: esse dovranno recare soccorso e non
rappresentare un onere supplementarea,.
3. Una struttura molto articolata, intesa a
coinvolgere il massimo di partecipazione istituzionale e civile, può invero apparire utile per
Testo deiia comunicazione presentata a nome deu'AICCE
al Convegno nazionale di Udine (17 ottobre 1982).
quanto concerne la prevenzione, ma non può
non risultare paralizzante nella fase dell'emergenza, che esige una direzione incisiva, e come
tale non soggetta alle contraddizioni, agli
equivoci, ai contrattempi caratteristici di una
responsabilità non univoca.
Sotto questo profilo, in Italia il problema
sembra ridursi alla necessità di una norma che
sulla falsariga dell'art. 153 T.U. 1915 L.C.P.
individui per i diversi livelli territoriali I'autorità competente a disporre interventi d'urgenza fino a quando non subentri il responsabile
(ordinario o straordinario) di un intervento organico e sistematico.
In altri termini si potrebbe forse estendere
l'ambito e valorizzare la norma che attribuisce
al Sindaco il potere di adottare prowedimenti
contingibili e urgenti, e ciò proprio in ragione
dell'opportunità di una direzione unica, accentrata, degli interventi di soccorso e più genericamente di protezione civile.
4. Mentre merita certamente un'attenta, organica elaborazione la disciplina delle misure
che esorbitano dall'ambito comunale: chi infatti consideri l'entità e la qualità degli interventi deliberati ed attuati dagli Enti Locali Italiani in occasione delle grandi calamità nazionali (come il Friuli e 1'Irpinia) o anche internazionali (da ultimo, il Libano) non può non rimanere ammirato sì per il diffuso slancio solidaristico, ma insieme perplesso per la casualità,
l'eterogeneità, la disorganicità, la sperequazione degli interventi stessi.
Con il risultato, sul piano operativo, di uno
sperpero di energie tanto più assurdo perché i
problemi restano irrisolti; ma con riflessi non
meno gravi sotto il profilo politico sociale, di
frustrazione, e quindi di qualunquistica sfiducia nelle istituzioni.
Ho cercato di porre a confronto le esperienze
delle nostre città dopo il terremoto irpino, e
forse varrebbe la pena di perdere qualche tempo nel loro esame. Non dobbiamo infatti ridurre queste tragiche circostanze a strumentalizzazioni, quando invece possiamo trarne motivo per l'approfondimento di più generali
considerazioni.
13
Svizzera ad elaborare con particolare cura su
questi problemi il proprio ordinamento, che
pertanto può essere utilmente studiato.
Oltre alla legge fondamentale, conviene vedere l'ordinania 20.9.1976 che regola I'intervento di mezzi militari in caso di catastrofi in
Svizzera; I'ordinanza sulla protezione civile del
27.11.1978; la legge federale sull'edilizia di
protezione civile del 4.10.1963; la legge federale per la protezione dei beni culturali in caso
di conflitto armato del 6.10.1966; l'ordinanza
sulla protezione civile negli stabilimenti federali e nelle imprese di trasporto concessionarie
del 22.10.1965; l'ordinanza sui controlli della
protezione civile del 12.4.1972; l'ordinanza
sul personale di istruzione della protezione civile nei Cantoni, del 1.9.1974; I'ordinanza
concernente l'organizzazione d'allarme in caso
d'aumento della radioattività del 9.9.1966 e
I'ordinanza concernente le classi di funzioni e
le indennità nel servizio della protezione civile
del 10.9.1980.
Per quanto invece concerne l'aiuto internazionale oltre alla legge fondamentale conviene
esaminare I'ordinanza 12.12.1977, particolarmente negli articoli che disciplinano l'aiuto in
caso di catastrofe all'estero, istituendo un apposito Delegato con larga autonomia di poteri.
Di particolare interesse l'articolazione di
compiti tra Confederazione, Cantoni, Comuni
e privati; la previsione di interventi volontari e
obbligatori; il largo spazio riservato all'istruzione e alla prevenzione; il sistematico approntamento di mezzi finanziari e di attrezzature.
7. Con legge 14 ottobre 1957 n. 1203 il Parlamento italiano ha ratificato gli accordi internazionali (firmati a Roma il 25 marzo dello
stesso anno) in forza dei quali ad iniziativa di
Belgio, Germania Federale, Francia, Italia,
Lussemburgo e Paesi Bassi sono state istituite la
Comunità Europea dell'energia atomica (Euratom) e la Comunità Economica Europea (Cee).
11 problema di possibili calamità di origine
nucleare e delle misure per prevenire, controllare, intervenire, è stato preso in considerazione dal primo trattato nel capo 111 del secondo
titolo, sulla protezione sanitaria, ma in effetti
anche sotto un profilo anche più generale.
I1 trattato relativo alla Comunità economica
invece ha preso in considerazione il problema
nella parte che disciplina la concorrenza tra le
imprese, laddove, avendo vietato agli Stati
membri quegli interventi nell'economia che
5. Può essere, a questo proposito, di qualche possano falsare la concorrenza favorendo taluinteresse anche l'esperienza di altri Paesi, sulle ne imprese e talune produzioni, prevede una
quali ho pure raccolto alcune, sommarie infor- esplicita deroga per gli aiuti destinati ad owiamazioni, senza pretesa di completezza.
re i danni arrecati dalle calamità naturali oppuI limiti di una breve comunicazione non re da altri eventi eccezionali (art. 92).
consentono owiamente di entrare nei particoDall'Europa dei 6 siamo passati a quella dei
lari, ma io ritengo che una accurata analisi dei 10, e si prevedono sempre più larghe integrasingoli testi potrà consentire sia di razionalizza- zioni sollecitate proprio dalle calamità, e dalle
re la nostra disciplina interna, sia di impostare iniziative solidaristiche che si sprigionano in taquella collaborazione internazionale in caso di li frangenti.
grandi catastrofi che il Parlamento Euro~eoha.
8. Al trattato di Roma (art. 30 - 39) si rifà
recentemente, auspicato.
esplicitamente la legislazione belga in materia
6. La C~nfederazioneSvizzera ha da tempo di protezione civile contro il rischio di radiaarticolato la sua disciplina in due distinti ordini zioni ionizzanti: vedi le leggi 2.12.1957;
di prowedimenti, rispettivamente sulla prote- 29.3.1958 e il decreto reale 28.2.1963. La comzione civile (legge 2 3.3.1962) e suil'aiuto uma- petenza principale è del Ministero della Sanità
nitario internazionale (legge 19.3.1976). Ra- ma compiti particolari sono attribuiti ai sindagioni storiche e geografiche hanno portato la ci.
aiche
COMUNI D'EUROPA
Su un piano più generale la protezione civile
è disciplinata dalla legge 3 1.12.1963, che attri-
buisce particolari compiti ai comuni. In argomento, vedi anche i dccrcti reali 23.6.1971 e
4.3.1973, mnchC i due dccrcti reali del
27.1.1978 relativi alle spese e al fondo di intervento per la protezione civile.
Il Ministero dell'Interno ha diramato il
4.1.1974 le istruzioni relative all'organizzazione dei soccorsi nel quadro della protezione civile in senso largo.
9. Per il Lussemburgo il rischio di gran lunga
più grave concerne l'inquinamento delle acque
della diga di Esch-Sure, che forniscono il 40%
dell'acqua potabile consumata nel Granducato. Il consiglio governativo ha pertanto approvato il 20.2.1976 un piano di intervento per la
lotta contro gli inquinamenti accidentali delle
acque della Haute Sure e del bacino artificiale
di Esch-Sure.
Ma non manca in questo Stato una disciplina anche più generale, prevista dalla legge
18.11.1976 relativa alla organizzazione della
protezione civile, e dal successivo regolamento
granducale del 20.6.1980, relativo alle unità di
soccorso della protezione civile.
10. In Francia (ne ha parlato ieri Mastroleo)
la protezione civile è disciplinata dal c.d. piano
Orsec (organisation secours), originariamente
previsto dall'istruzione interministeriale del
5.2.1952 e dai suoi 10 annessi, tra i quali vanno sottolineate la circolare 20.3.1957 n. 77 con
il piano tipo, la circolare 24.11.1971 n. 550 e la
circolare 13.9.1972 n. 460.
Disposizioni particolari disciplinano le diverse calamità (incendi, inondazioni, disastri
ferroviari, inquinamenti, ecc.).
11. La disciplina inglese è di carattere generalissimo: il Local Government Act 1972 prevede l'art. 138 i compiti dei consigli comunali
in caso di catastrofi o di pericoli, conferendo
particolari poteri anche in deroga ai principi
generali, eccezion fatta per i Land Drainage
Act 1930 e 1961.
12. La Spagna ha istituito una Direzione generale della protezione civile presso il Ministero degli Interni, con articolazioni provinciali e
comunali facenti capo ai sindaci.
13. In Austria, rifacendosi ad un rinvio implicito nell'art. 15 della Costituzione Federale,
la Regione viennese ha approvato con legge 2 1
novembre 1977 n. 8 le misure per la difesa della popolazione dalle catastrofi, atribuendo naturalmente particolari compiti al Comune.
14. Anche la costituzione della Germania
Federale prevede un'articolata partecipazione
delle Regioni, dei Comuni e dei loro Consorzi
alla protezione civile, ma soprattutto cerca di
GIUSEPPE PIA2
le1 0111885622
gennaio l983
coinvolgere i cittadini attraverso numerose asNon è qui possibile un'analisi sistematica,
sociazioni come la Croce Rossa, l'Ordine di ma sia consentito qualche flash.
Malta, llArbeitersamariterbund, lo IohanniterUnfall-hilfe, la Società Tedesca di salvataggio,
17. Nel 1890 le campagne di Budrio, in
il Corpo dei pompieri, l'Istituto Federale per le Emilia, erano state colpite da non so quale caopere tecniche di soccorso, la lega federale per lamità, ed il parlamentare di quel collegio, on.
Filopanti, aveva chiesto un intervento governaI'autodifesa.
La disciplina tedesca è molto analiticamente tivo.
articolata e largamente divulgata a cura del MiGli rispose Francesco Crispi, allora Ministro
nistero dell'Interno.
degli Interni, rifiutando ogni intervento
perché a suo awiso gli agricoltori avrebbero do15. Se vogliamo considerare l'aspetto giuridico del problema, il principio di solidarietà vuto premunirsi assicurando il raccolto.
In effetti il primo problema si pone in termiassurge in molti paesi a principio generale
ni
del tutto privatistici, e non certo nuovi. È il
dell'ordinamento, tanto che per esempio, in
tema
del fortuito, ordinario e straordinario,
Francia il primo progetto di Costituzione della
forza
maggiore, della sua incidenza nei
quello che fu poi bocciato dal referendum porapporti
interpretativi,
e venne approfondito
polare, ma owiamente non per questa norma
in
passato
soprattutto
in
relazione alle calamità
- stabiliva nell'articolo 34 che i danni causati
che
colpiscono
l'economia
agricola, sia perché
ddle caiamità nazionali alle persone ed ai beni
per
secoli
e
in
tutto
il
mondo
questa è stata la
sono sopportati dalla Nazione; ia Repubblica
colonna
portante
se
non
esclusiva
di tutta
proclama l'urgenza e ia solidanetà di tutti di
l'economia,
sia
per
l'altissima
incidenza
di rifronte agli obblighi che ne derivano. Ma anche
schi,
che
nel
momento
produttivo
e
in
quella Costituzione approvata il 25 ottobre 1946 aflo commerciale - sembra qualificare rispetto
ferma nel suo preambolo il principio della solidarietà di fronte ai flagelli ed alle calamità alle altre attività economiche l'economia agraria, e più particolarmente le zone e le aziende
pubbliche.
specializzate nella coltivazione di un unico
Sempre in Francia, nel 1964 è stato istituito
un fondo nazionale di garanzia delle calamità prodotto, come la vite e l'olivo.
Se invero in ogni settore dell'economia il
agricole.
ruolo dell'imprenditore si qualifica per l'asNegli Stati Uniti si deve ricordare il Crop Insunzione del rischio, nell'economia agricola
surance Act, approvato nel 1938 per la coperl'elemento dell'incertezza, produttiva e comtura di tutti i rischi (siccità, inondazione, granmerciale, è stato ed è tuttora particolarmente
dine, vento, gelate, fulmini, fuoco, uragano,
tempesta, infestazioni di insetti, malattie delle elevato.
Si tratta di qualificare il grado di rischio sepiante e degli animali, ecc.).
condo la sua prevedibilità, e sulla falsariga del
Pure nel 1938 è una legge giapponese che
codice Napoleone anche nel nostro Paese molti
prevede un sistema mutualistico di assicuraziocodici preunitari distinguevano accuratamente
ne dei raccolti.
il fortuito ordinario da quello straordinario, acDel 1961 una legge messicana, che ha isticollandolo secondo i casi all'impresa o alla protuito una compagnia di assicurazione per
prietà, riconducendolo cioé nella prima ipotesi
l'agricoltura e l'allevamento, a prevalente parnella normale dea contrattuale, e in tal caso
tecipazione statale.
l'imprenditore (proprietario o affittuario) poSi potrebbero così elencare norme ed istituti
teva scaricarlo a sua volta su terzi (p. es., su imdi diversi Paesi.
prese di assicurazione), o prevedendo l'am16. In Italia, l'assemblea Costituente ha rite- mortamento nell'utile di impresa.
nuto non fosse necessario stabilire un'apposita
18. Ma solo apparentemente il problema è
norma costituzionale, che agli effetti programmatici sarebbe stata superflua, ed agli effetti privatistico, di rapporti interindividuali.
pratici insufficiente.
Da quando vaste clientele carezzavano per il
Tuttavia un semplice elenco dei prowedi- pane l'ambizione del patrizio romano, si è vementi parziali, settoriali, emanati in questo nuta generalizzando ed affinando una vera e
dopoguerra riempie tre colonne di repertorio. propria fuga dal rischio. Eppure, il rischio è
Si deve arrivare al 1960 per avere con la legge l'elemento peculiare dell'impresa, di qualun21 luglio n. 739 un prowedimento di carattere que impresa economica, sociale, politica, rigenerale dopo quelli dettati di volta in volta schio di perdita che giustifica il profitto, amper calamità verificatesi nel Delta padano, nel mortamento accelerato che giustifica la rendiPolesine, in Piemonte, in Lombardia, in Valle ta; scelta di strade nuove, di mezzi nuovi, di
collaboratori nuovi, il rischio naturalmente vadJAosta,ecc.. .
La legge del 1960 prevede un intervento sta- ria con l'indirizzo dell'impresa, e quindi non
tale (che poi con l'awento dell'ordinamento può essere staccato dalla direzione che ne assuregionale verrà demandato alle Regioni, e da me la responsabilità.
Per questo, problema centrale di ogni politiqueste forse subdelegato agli Enti Locali), non
più contingente, ma generale, durevole ed or- ca economica è, soprattutto oggi, quello della
ganico, sia quanto al merito degli interventi, responsabilità amministrativa ed è forse sotto
sia quanto alle procedure di accertamento, tale profilo che si può definire la pubblicità o
confermando così che ci troviamo di fronte ad meno di una funzione, perché talora questa asun principio generale del nostro ordinamento, sunzione di rischi e di responsabilità private da
principio che pur non inserito nella carta costi- parte di Enti pubblici ha prevenuto non solo
tuzionale si riflette in ogni ramo del diritto ci- l'espressa qualificazione pubblicistica ma anvile e commerciale, processuale, penale, ammi- che gli stessi caratteri intrinseci della pubblinistrativo, finanziario, tributario, ecc..
cità (controllo, sowenzione, ecc.).
gennaio l983
19. La fuga dal rischio è anche, in ultima
analisi evasione dalla libertà, perché un rimedio *in abbonamento, a certi rischi anche effettiiamente pesanti, si trasforma ben presto in
rinuncia ad ogni responsabilità normale, di paterfarnilias e di capoazienda.
Ne abbiamo una controprova psicologica nel
campo dell'orientamento professionale la corsa
sempre più impressionante al colletto bianco,
alla burocrazia privata e pubblica, dove c'è meno responsabilità, ma anche meno rischio, meno libertà ma più sicurezza.
Così anche l'azienda - una somma più o
meno armonica di fattori della produzione diventa un lungo gioco di scaricabarile
dall'operaio sul dirigente, dall'imprenditore
sullo Stato.
Deplorare questo atteggiamento, questa deformazione mentale, non significa che I'imprenditore (grande o piccolo) non debba razionalizzare il rischio, cioè prevederlo, ridurlo distribuirlo. Ma se non vogliamo giungere allo
Stato come unico imprenditore, dobbiamo evitare di accollargli, in misura totale ed esclusiva,
questo elemento essenziale dell'impresa.
20. Che resta individuale e privata anche
quando si collega e coordina con altre imprese
per un'equa distribuzione, che è come dire per
una pur onerosa compressione, degli eventuali
danni.
La raccolta degli usi agrari della provincia di
Firenze, attesta, senza peraltro specificazioni,
l'esistenza delle cosiddette comuneffe operanti
in ambito ristretto, con lo scopo di ripartire tra
le famiglie della stessa fattoria o anche della
stessa zona il rischio derivante dalle malattie e
dalla mortalità del bestiame prevalentemente
grosso.
È un semplice esempio, un prototipo di solidarietà collettiva, sulla quale ci si potrà diffondere analiticamente.
2 1. A metà strada tra il pubblico e il collettivo vale la pena di ricordare le compagnie dei
Barracelli in Sardegna, o le diverse forme associative della Germania Federale.
Perché la sottolineatura del carattere privato
del rischio, non esclude l'interesse pubblico
della sua limitazione; quanto meno in determinate circostanze.
Già i romani del resto dicevanopubficum est
che la dote delle fanciulle non si incenerisca in
un incendio o non si volatilizzi in un'alluvione, e questo principio vale anche per quelle
fanciulle non sempre giovani e pudiche che sono le imprese, e per quella loro dote che sono
gli impianti.
L'importante è che la dote non sia pagata
dalla dignità - cioè dell'autonomia - delle
fanciulle (o delle imprese), asservite ad un
troppo rigido binario.
22. L'intervento pubblico più rispettoso (e
forse più efficace) è pertanto quello che stimola
il coordinamento, la collaborazione.
Una legge del 1901 prevede la possibilità di
costituire Consorzi obbligatori di difesa antigrandine con i cosiddetti cannoni grandinifughi, peraltro ben presto abbandonati.
Nel 1953 il Consiglio di Stato riconobbe che
la legge del 1901 poteva essere applicata anche
COMUNI D'EUROPA
15
ad altri mezzi di difesa, e per circa un decennio cipio di solidarietà relativamente ai danni: e
si diffuse in molte province settentrionali con non è possibile affrontare il problema delle
alterni successi il ricorso ai razzi ad ioduro d'ar- competenze degli interventi preventivi o sucgento, mentre una legge regionale del Trenti- cessivi, senza risalire ad un più generale princino Alto Adige consentì di associare alla difesa pio nel quale può essere inquadrata anche l'orattiva anche forme di difesa passiva (assicura- ganizzazione difensiva.
zione) con il contributo appunto della Regio26. Gli studiosi hanno ricordato dopo il terne. Seguirono poi altre leggi regionali.
remoto in Irpinia alcune leggi del 1908, del
23. Certo è che quando i patriarchi del no- 1910, del 1916, che individuavano le zone sistro diritto discutevano casum sentit dominus e smiche disponendo il trasferimento totale o
casum sentit creditor o casum sentit debitor? parziale degli abitanti: ed è certamente penoso
non dubitavano che il diritto moderno avrebbe leggere in quegli elenchi i comuni di Balvano,
trovato un volenteroso attaccapanni per il peri- di Senerchia, di Caposale, Lioni, S. Angelo dei
cufum: casum sentit aerarium!
Lombardi, S. Andrea di Conza, Teora, ecc.
D'altra parte, res peri? domino, ma i limiti
Vero è che una successiva legge del 1962
che la socialità ha posto all'assolutezza del do- escludeva tali comuni, ma il problema di una
minium privato si riflettono nelle calamità se base scientifica per la protezione civile resta, ed
invero la res danneggiata fruttifica anche per la impone subito una scelta di competenze: le ricomunità (sia pure soltanto attraverso i vincoli cerche geologiche, idrologiche meteorologiche
posti al godimento dei frutti) anche la comu- ecologiche, devono essere lasciate all'iniziativa
nità deve sopportare le conseguenze del danno e allo zelo delle singole Amministrazioni locao quanto meno è interessata ad evitarlo.
li, o deve farsene carico lo Stato attraverso le
Tale interesse discende anche da un altro or- Università ed appositi Istituti'scientifici? E in
dine di considerazioni: quando una calamità questo caso, come e in quali termini gli Enti losvuota - sia pure temporaneamente - il con- cali possono stimolarla ed awalersi dei risultatenuto economico di un bene o di un'attività, ti?
il proprietario di questo bene, l'imprenditore
27. Si tratta di un problema preliminare che
titolare di questa attività finiscono col gravare
merita d'essere attentamente approfondito.
sulla pubblica assistenza. Si tratta di vedere se
Anche perché se un economista del secolo scorall'assistenza essi debbano aspirare come semso poteva dire che la società intera è un insieme
plici cittadini bisognosi, o proprio in nome
di solidarietà che si incrociano, le scienze fisidell'attività svolta, la cui restaurazione si ritieche e naturali hanno dimostrato che è tutto
ne di pubblico interesse. Ma soprattutto si tratl'universo che u si tiene~per questo incrociarsi
ta di vedere se questo dovere di intervento in
di solidarietà.
caso di calamità non configuri un preciso inte- '
Valerio Giacomini ne parlava in termini
resse della pubblica amministrazione ad interpoetici ed insieme estremamente realistici
venire già in sede di rischio.
quando scriveva che #tutto il mondo interessa24. I1 problema non si pone peraltro soltanto to daifenomeni deffa vita e in particolar modo
nei rapporti contrattuali: l'omissione di soccor- deffa vita umana, tutta f'ecosfera si articola in
so non è posta alla gogna soltanto dalla parabo- ecosistemi e sottoecosistemi a comporre una
la del buon Samaritano, essa è punita anche grande unità vivente, una sorta di enome ordal codice penale, dal testo unico sulla circola- ganismo. Questo organismo è efficiente e in
zione stradale e da varie leggi in Italia e piena funzionalità quando possiede una circoall'Estero, sulle quali non occorre qui soffer- fazione attiva di materia-energia, a l modo dei
marsi.
sistemi cosiddetti aperti.
25. C'è dunque un principio di solidarietà
L'astrazione scientzj5ca di una ecosfera ideale
relativamente ai rischi, ai pericoli, ed un prin- organizzata e autoregofata da flussi di materia-
Baiano (Aveiiino): si prepara il programma di gemeiiaggio con il comune di Tourrette Levens,
(neiia foto da sinistra) il sindaco francese, M. Fenet, il collega italiano, Vetrano, madame L. Alassia e Fiordeiiisi, vice sindaco.
16
energia, strutturata in ecosistemi intercomunicantifra i quali si attuano scambi che costituiscono legami d i pii2 alto ordine di solidanetà,
può e deve essere messa a confronto con la concretezza e attualità d i una ecosfera reale che ogg i è dominata da addensatepresenze umane>.
E dopo aver ricordato l'evoluzione dalla cosiddetta biosfera a quella noosfera che era stata
descritta da Teilhard de Chardin, Giacomini
concludeva rilevando come si fosse nvenficata
quella presa d i possesso del mondo da parte
dell'uomo che era prevista in una pagina memorabile del libro dei libn' ' 'crescete, moltiplicatevi, possedete tutta la terra". E quasi tutta
la natura è diventata - Egli diceva - una seconda natura, sempre pii2 asseniita alle esigenze crescenti delle popolazioni umane>.
28. Ecco dunque innestarsi, nelle suggestive
considerazioni di questo grande naturalista, il
tema di questo convegno ed in particolare di
questa comunicazione: questo incrociarsi di solidarietà nella comunità umana assume un diverso rilievo sotto il profilo etico, sotto quello
economico, sotto quello giuridico: fino a configurarsi, in determinate circostanze, come un
vero e proprio dovere del singolo cittadino o
della singola collettività.
A questo dovere corrisponde sempre una legittima aspettativa, un diritto, o c'è un terreno, un ambito, una sfera nella quale la solidarietà ha natura e carattere meramente filantropico, nella quale essa non si traduce in un diritto soggettivo perfetto, non fa nascere nel destinatario una legittima aspettativa?
29. Una rielaborazione generale della disciplina degli interventi ai vari livelli nelle calamità naturali sembra opportuna non soltanto
al fine di predisporre tempestivamente adeguati strumenti di intervento, ma anche per
evitare che ogni singolo evento divenga emotivamente pretesto fuorviante per estemporanee
soluzioni di problemi locali al di fuori di un
più generale contesto.
Tipico, in tal senso, è il caso delle Università
istituite in varie province in occasione dei terremoti, al di fuori di una organica programmazione. Più banalmente, si possono ricordare le
ricerche «scientifiche* deliberate sporadicamente, disorganicamente, e con un gra.do di
attendibilità del tutto eterogeneo, dalle singole Amministrazioni.
LOstesso moltiplicarsi di Convegni non coordinati tra loro può portare ad una sovrapposizione e ad uno sperpero di energie.
30. I1 terremoto e le molteplici iniziative
pubbliche e private, locali, nazionali e internazionali, a favore delle popolazioni terremotate
ripropongono d'altra parte i temi dell'incidenza territoriale delle calamità, e conseguentemente della estenzione territoriale della solidarietà, privata, collettiva e pubblica.
Aiuti dall'estero sono giunti al Polesine nel
1956, a Venezia e Firenze nel 1966, nel Friuli
dieci anni dopo, I'altr'anno in Irpinia, come
noi li abbiamo inviati in Marocco, in Jugoslavia
ed in altri paesi colpiti da calamità naturali, a
conferma della natura di principio generale
della solidarietà in queste circostanze.
Orbene, abbiamo visto come determinate
legislazioni (quella svizzera, p. es.) abbiano
istituzionalizzato gli interventi per quelle catastrofi che per la loro dimensione sollecitano un
COMUNI D'EUROPA
intervento internazionale straordinario (al di
fuori cioè della cooperazione ordinaria prevista
per i popoli in via di sviluppo).
Proprio in queste settimane il problema si
pone anche da noi per le popolazioni libanesi:
assistiamo ad una certa mobilitazione anche a
livello locale, analoga a quella dello scorso anno per la Polonia: ma anche qui - a quanto si
è appreso a Torino, che ha promosso con maggior tempestività queste iniziative - si ripropone il rischio dell'on. Bombard sulla necessità
di interventi che non risultino paradossalmente
onerosi per le popolazioni aiutate.
3 i. Solidarietà pubblica, collettiva, privata
della quale abbiamo visto tante espressioni: se
dovessimo tradurla in termini geometrici dovremmo dire che la sfera dell'intervento solidaristico si proporziona ai raggio della calamità.
Se è vero che ib ho quel che ho donato - ed
io penso che sia vero non soltanto per le persone ma per le istituzioni - possiamo forse chiederci se e quale contropartita possa dare una
solidarietà istituzionale.
Ebbene, il discorso è molto complesso, e può
essere qui accennato solo schematicamente: in
questo dopoguerra abbiamo cercato di adeguare il nostro ordinamento riconoscendo natura
istituzionale a due realtà già esistenti: l'Europa
e le Regioni, e se l'insuccesso di queste istituzionalizzazioni può forse iscriversi tra i maggiori pericoli, tra le peggiori calamità, io penso
che proprio dall'assumere un ruolo di guida
nell'azione di solidarietà queste istituzioni
possono trovare una loro identità.
32, 11 discorso mi pare particolarmente importante per l'Europa.
Nella mia città (ma gli altri sindaci potrebbero fare altrettanto) ho raggelato quanti pur
giustamente si compiacevano per l'ampiezza
della generosità bresciana verso i terremotati,
osservando come a fronte di 2 miliardi di sottoscrizioni in provincia, abbiamo 2 miliardi al
mese di spese in città per fumo, spettacoli e
giochi e scommesse. 11 fatto è che la generosità
è relativamente circoscrittae il consumismo largamente esteso.
Come porre il consumo superfluo a servizio
della solidarietà? Una tassa sul fumo non favorirebbe il contrabbando se fosse generalizzata a
tutta la Comunità, con il doppio vantaggio di
avere una fonte di soccorso, e di dotare la COrnunità di uno strumento tributario.
33. In Italia, anche per il sospetto di un'utilizzazione distorta, strumentale (per reprimere
agitazioni politiche o sindacali), la disciplina
della protezione civile ha avuto un iter eccezionalmente lungo e laborioso: contro la proposta
di legge presentata dal Governo nel 1950, si
scatenò una violenta opposizione anche all'interno della stessa maggioranza, e il disegno di
legge approvato dalla Camera dei Deputati
1' 11.7.195 1 decadde per lo scioglimento del
Senato, e passarono trent'anni prima di giungere alla legge 8.12.1970 n. 996, ed altri dieci
per avere - dopo la famosa polemica pertiniana - il necessario regolamento d'esecuzione
approvato con D.P.R. 6.2.1981 n. 66, illustrato poi con circolare 16.4.1981 del Ministero
delllInterno. Nei decreti legge emanati in occasione del terremoto del novembre 1980 vennero introdotti nuovi principi, ed in particolare
la facoltà commissariale di derogare le norme
gennaio l983
vigenti, ivi comprese quelle sulla contabilità
generale dello Stato.
Successivamente ancora il Ministro Zamberletti ha proposto un disegno di legge, tuttora
in itinere, che riconosce un ruolo proprio agli
Enti locali ed al volontariato.
34. Si è visto come il problema delle calamità naturali sia preso in considerazione dai
Trattati di Roma sotto il profilo della legittimazione di interventi assistenziali che non ledono le c.d. regole di concorrenza, perché la
compressione del rischio e la reintegrazione del
danno lungi dall'inceppare il mercato, non solo migliorano la produzione e promuovono il
progresso tecnico ed anche economico, ma stimolano la concorrenza mantenendo sul mercato forze vive.
Certo, ciò sarà tanto più vero, e tanto più
aderente alle regole generali, quanto più omogenei saranno i criteri di legittimazione degli
aiuti: l'eccezionalità dell'evento naturale è invero un concetto quanto mai generico ed elastico, suscettibile cioè di diverse interpretazioni
nei vari paesi, nei quali diversissima risulta
l'applicazione del principio di compatibilità
degli interventi.
Da qui la necessità di un coordinamento, di
un'omogeneizzazione, meglio ancora di un'unificazione delle disposizioni legislative dei
paesi della Cee in materia di calamità naturali;
da qui ancora l'opportunità di un coordinamento, meglio ancora di un'unificazione della
disciplina amministrativa degli interventi pubblici in questa materia attraverso un apposito
regolamento comunitario.
Proprio tuttavia perché prevalentemente assistenziali, questi interventi dovrebbero awenire comunque e pur attingendo al Fondo sociale, con criteri regionali di distribuzione.
35. Un corretto ordinamento della protezione civile deve evitare sia un'artificiosa, burocratica centralizzazione che una frammentazione di iniziative.
Per quanto concerne i danni alle unità produttive, si potrà parlare di una legge economica di solidarietà, valida appunto nei limiti di
interdipendenza delle aziende sul piano produttivo e su quello commerciale. Così che se
tra i costi di produzione potrà essere assunto,
almeno nei limiti del rischio ordinario e quando sia stabilita una larga cooperazione, l'onere
della difesa attiva contro le calamità minori,
dovrebbe rientrare tra i costi sociali facenti carico alla pubblica amministrazione quella quota
di rischio che potrebbe tramutarsi in pubblica
calamità.
36. Naturalmente quest'onere «sociale»dovrà gravare su quella dimensione della società
che sarebbe danneggiata dalla catastrofe o che
comunque potrebbe «sentirla»:in altri termini,
e secondo una graduazione pur in modo approssimato statisticamente possibile, poiché vi
sono calamità che per estensione e per intensità
si ripercuotono rispettivamente sull'intera comunità o su territori minori, saranno i diversi
enti amministrativi ad assumere l'onere finanziario e soprattutto organizzativo della difesa.
Si deve cioè stabilire un rapporto tra I'estensione del rischio e l'organizzazione della difesa
da una parte e l'estensione della calamità e la
competenza degli interventi dall'altra.
Il problema deve essere esaminato sotto un
gennaio l983
COMUNI D'EUROPA
triplice profilo, ma, ci pare, alla luce di uno
stesso principio: sia sul piano della difesa infatti, che su quello della reintegrazione dei danni
e su quello dei costi, la legge deve elasticamente rispettare l'estensione di quella solidarietà
che vuole esprimere.
Perciò, mentre a rischi, e soprattutto a disastri di portata nazionale dovrebbe corrispondere sempre sul piano finanziario e su quello org a n i z z a t i ~oltre
~ che su quello scientifico, l'intervento dell'intera comunità europea, quando
invece si tratti di rischi e di danni più limitati
(in diffusione e in gravità) la difesa preventiva,
l'assistenza ai danneggiati la ricostruzione devono essere attribuite, anche sul piano organizzativo e su quello finanziario, ad enti locali minori.
37. Questo excursus sul rischio è troppo breve per consentire conclusioni definitive: sembra lecito tuttavia formulare alcune concrete
ipotesi di studio:
a) in sede scienttj5ca: opportunità di una
sperimentazione ai diversi livelli internazionali, nazionali, regionale, e suo finanziamento
nelle forme previste anche dall'art. 4ia del
trattato di Roma;
b) in sede statistica: ricerca sull'incidenza
del rischio di calamità nell'economia europea;
c) in sede economica: interventi di difesa, di
soccorso, di prevenzione proporzionati alla dimensione del rischio;
4 in sede giuridica: coordinamento legislativo, con disposizioni amministrative, contrattuali, fiscali, informate a principi comuni.
Regionalizzare le competenze in materia
di protezione civile
di Stelio De Carolis
Stelio De Carolis,
presidente d e l l a
Commissione Ambiente e Trasporti
della Regione EmiliaRomagna e vice presidente dell'AICCE.
L'intenso dibattito sviluppatosi nel Paese sul
tema della protezione civile, corrisponde
all'esigenza di una normativa chiara in presenza di esperienze tragiche verificatesi nel Paese
e, di recente, anche nella nostra regione.
I1 problema della protezione civile è certo
grave ed urgente. Ma di problemi ne va ora
emergendo un altro non meno grave: quello
della emotività della pubblica opinione la quale, dopo aver ispirato e inizialmente sorretto la
scelta di soluzioni politiche forse suggestive ma
in buona parte pericolosamente frettolose e superficiali, sta prowidamente placandosi in attesa dei prowedimenti governativi.
E il quadro normativo vigente in materia di
protezione civile non è confortante: contempla
la legge N. 996 del 1970 la quale, pur esprimendo positivamente il tentativo di coinvolgere gli enti locali, è risultata, alla prova dei fatti,
inadeguata e superata in alcune sue parti fondamentali (soprattutto per quanto riguarda le
strutture centrali di coordinamento dei vari settori e dei vari livelli operativi).
Inoltre tale legge è rimasta praticamente
inapplicabile per dieci anni, a causa della mancanza del relativo regolamento di esecuzione.
Lo stesso regolamento n. 66 del 1981 attuativo della suddetta legge, oltre ad essere varato
con enorme ritardo rispetto alla legge, rappresenta rispetto ad essa una frattura di impostazione in quanto riaccentra i poteri di coordinamento in capo alle Prefetture (tanto che ha
provocato il ricorso nel maggio 1981 da parte
delle Regioni alla Corte Costituzionale).
I1 riconoscimento generale della assoluta inadeguatezza dell'attuale quadro normativo e i
drammatici eventi calamitosi di questi ultimi
anni (nell'ultimo decennio abbiamo avuto due
catastrofi sismiche: Friuli e Basilicata-Campania ed una ecologica Seveso) hanno portato alla
presentazione all'inizio di quest'anno del nuovo progetto di legge governativo (progetto
Zamberletti).
Indubbiamente bisogna riconoscere al progetto Zamberletti lo sforzo ed il tentativo di recuperare, almeno in parte, il grave ritardo e
l'enorme divario con gli altri paesi europei sia
sul piano dell'organizzazione e delle strutture
sia sul piano culturale. In effetti quest'ultimo
aspetto è molto importante, perché solo da una
approfondita consapevolezza di questi problemi a livello della classe politica può uscire una
buona legislazione in materia di protezione civile; ma una inadeguata educazione su questi
problemi non è meno importante a livello della popolazione sia perché sono pur sempre le
popolazioni colpite dalla calamità che devono
affrontare i primi momenti dell'emergenza, sia
perché soltanto su una sviluppata coscienza civile può fondarsi una efficace organizzazione
del volontariato, che è senza dubbio una delle
componenti fondamentali di un sistema di
protezione civile.
-Per essere approvato dal governo il progetto
Zamberletti ha dovuto superare non poche resistenze; ma ora c'è il rischio di un iter parlamentare estremamente lungo e quindi del protrarsi di una situazione di carenza normativa ed
organizzativa che è negativa non solo sotto
l'aspetto della salvaguardia dei valori umani,
ma anche sul piano economico (è ormai ampiamente dimostrato infatti che è ben più costosa
la ricostruzione che non la prevenzione, nei limiti del possibile, delle calamità).
Bisogna dire che l'esigenza di una organica
normativa statale in materia di protezione civile è particolarmente sentita dalle Regioni per
chiarire l'ambito della relativa autonomia legislativa, considerato che il sistema della protezione civile nel suo complesso coinvolge molteplici settori di intervento ed implica un forte
intreccio di iniziative e competenze. Si può
quindi capire la necessità di un buon coordinamento fra le varie strutture ed i vari livelli, che
soltanto una legislazione statale ben impostata
può consentire.
Nel recente convegno tenutosi ad Udine, su
iniziativa delle Regioni Friuli-Venezia Giulia e
Basilicata, le Regioni hanno rivendicato la regionalità delle competenze in materia di protezione civile, rifiutando prowedimenti vertici,
non partecipati, centralisti.
Per quanto riguarda i 36 articoli dello schema di disegno del Ministro Zamberletti su
*Istituzione del servizio nazionale della protezione civile, le Regioni unanimemente hanno
auspicato:
- una sollecita conversione in legge per
consentire di poter operare nella pienezza dei
mezzi non solo finanziari ma soprattutto giuridico-operativi;
- la necessità di assicurare alle Regioni ed al
sistema delle autonomie (Province e Comuni)
un ruolo più incisivo e sostanziale nell'ambito
del disegno di legge di cui trattasi;
- che le Regioni diventino un punto focale
di attuazione del servizio nazionale di protezione civile, anche se la complessità della materia richiede sostanziali approfondimenti;
- l'opportunità di anticipare la normativa,
attuando da parte delle Regioni che ne hanno
potestà legislativa, tutti gli strumenti operativi
come la nomina del Direttore regionale della
protezione civile o di strutture già esistenti, per
poter affrontare la piccola e media emergenza,
in modo tale da costruire già un sistema di protezione civile che. poi, attraverso la legge, possa ulteriormente essere perfezionato.
Per quanto riguarda la Regione EmiliaRomagna, è stato presentato nel gennaio del
1981, per iniziativa della Giunta regionale, un
progetto di legge Jnterventi per la prevenzione di calamità pubbliche, il soccorso alle popolazioni colpite e la rinascita dei territori danneggiati~.
Successivamente, nel novembre dello stesso
anno, un distinto progetto per la disciplina del
volontariato.
Su questi due progetti regionali, assegnati
all'esame referente della competente Commissione regionale *Ambiente e Trasporti,, è stato
costituito un Comitato ristretto composto da
consiglieri regionali ed esperti esterni, che hanno elaborato un testo (distintamente per i due
progetti), alla luce anche degli orientamenti e
della «filosofia, del nuovo disegno di legge
Zamberletti.
I limiti però di tutta la legislazione regionale
e, quindi, anche dell'Emilia-Romagna, derivano dal fatto che attualmente non si possa prescindere dalla realtà dell'attuale legislazione
statale in vigore, per non incorrere in rilievi di
legittimità nella precisazione che la legge regionale sia varata prima della approvazione di
quella nazionale.
Alla luce di tali considerazioni l'auspicio va
rivolto al Parlamento per una inversione di tendenze delle procedure e per una sollecita conversione in,legge dello schema del disegno di
legge Zamberletti.
A meno che non si attenda un altro tragico
evento.
COMUNI D'EUROPA
18
gennaio l983
incontri europei di St. Vincent Comunità - nonostante l'elezione del Parla-
L'Europa delle Regioni
di Raimondo Cagiano
La serie di Incontri Europei promossi a St. principi del federalismo nelle scelte che i proVincent dalla Regione Autonoma Valle d' Ao- motori degli incontri hanno proposto ai partesta e dall'Istituto Superiore Europeo di Studi cipanti? Fedeltà ed impegno tanto più ammiInternazionali dell'università di Nizza è giun- revoli se si ha la possibilità di percorrere i voluto quest'anno al suo quinto appuntamento: mi degli Atti - semplici quanto ben curati
piccola ma notevole regolarità dovuta al tempo daile Presses d'Europe di Parigi e Nizza - che
stesso alla validità del dibattito politico e scien- raccolgono le idee e gli scritti dei più autorevoli
tifico proposto ogni anno e dalla accurata pre- studiosi del problema regionale, etnico ed auparazione dei lavori dedicata agli Incontri di tonomistico in Europa.
St. Vincent dai due veri animatori del progetQuesta stessa fedeltà non poteva mancare
all'appuntamento del 1982 che per i federalisti
europei porta l'impronta dell'awio del processo costituente per l'iniziativa del Parlamento
Europeo, del Club del Coccodrillo e di Altiero
Spinelli. Così l'Incontro Europeo di St. Vincent 1982 ha vuto come tema: <L'Europa delle
regioni: strategia istituzionale per un rilancio
democratico*. Ascoltiamo in proposito Claude
Nigoul, direttore dello IEHEI di Nizza: aMenMario Andrione, tre l'unificazione europea segna il passo, si afpresidente
ferma invece, dappertutto, la vitalità delle redeiia Regione
gioni d'Europa. Questo notevole dinamismo
Vaiie d'Aosta.
scaturisce sia da radici storiche, culturali ed etto: Claude Nigoul, Direttore dello IEHEI e niche, che dalle esigenze attuali: quelle del deMario Andrione, Presidente della Regione val- centramento richiesto dalla razioaalizzazione
dell'economia e quelle della democrazia che
dostana.
I1 tema annuale di riferimento t. sempre lo esige una migliore armonizzazione degli intestesso: l'Europa e le Regioni. Ma il contenuto e ressi del potere con quelli dei cittadini ai quali
soprattutto le proposte di pensiero e di azione questo potere si applica. Esso si concretizza con
che annualmente si propongono a St. Vincent una vitalità politica che realizza un nuovo livelvariano nella doppia prospettiva della attualità lo istituzionale tra gli stati e' le comunità di bapolitica di un particolare aspetto della proble- se: quello delle Regioni.
I1 dibattito è antico; ma l'incapacità della
matica europea e regionale nonché della rigorosità e dell'aggiornamento del pensiero e degli studi in materia.
~ ' k p e t t ometodologico (sia scientifico che
politico), di chiara marca federalista integrale e
la tenacia nell'accostare annualmente il pensieSi è svolto a Roma dal 16 al 19 dicembre,
ro e l'azione sono le due caratteristiche che gli
presso
I'YMCA, il sesto seminario internazioIncontri Europei pongono al servizio di un uninale
per
giovani europei, sul tema aLJEuropa
co obiettivo strategico: l'affermarsi di una democrazia regionalista in Europa e la possibilità oggi per i giovani domani,, organizzato dalla
di agire concretamente oggi in Europa per I'af- Casa d'Europa di Roma, con la collaborazione
delle Comunità europee e del Ministero degli
fermarsi della demacrazia regionalista.
Esemplare è il cammino percorso dagli In- Esteri.
Dopo un'introduzione del prof. Luciano Bocontri Europei fin dal 1978 quando fu messo in
lis,
direttore del seminario e membro dell'esecantiere il primo convegno valdostano di quecutivo
dell' A.I.C.C.E., il quale ha sottolineato
sta serie dedicato al diritto all'autodeteminala
necessità
di una più intensa partecipazione
zione dei popoli in Europa. L'anno successivo
popolare
alla
causa europea, e il saluto dei rapil dibattito ha avuto come tema centrale l'autopresentanti
delle
altre organizzazioni europeinomia regionale. È stata quindi la volta della
ste
invitate,
tra
cui
I'aw. Gianfranco Martini,
soLidarietà e della cooperazione delle regioni
segretario
generale
dell'
A.I.C.C.E., si sono tenel processo di integrazione europea; nel 1981
nute
le
relazioni
del
dottor
Leo Solari su a1 giosi è giunti così naturalmente a discutere della
l'Europa*
e
dell'assessore
del Comune di
vani
e
partecipazione delle regioni a questo processo.
Roma
professor
Ludovico
Gatto
sul tema aEuChi già nelle parole contenute nei temi degli
ropa:
educazione
e
cultura.
incontri non riconosce la fedeltà dichiarata ai
Dopo ampi dibattiti e lavori di gruppo, i
partecipanti hanno concordato un testo, in cui
auspicano aun nuovo corso storico che vada al
di là dei semplici interessi economici di ogni
singola nazione,, perché <questi particolarismi, pur essendo stati dei fattori promotori
COMUNI
dell'unità, rischiano adesso di compromettere
D'EUROPA in qualche maniera la realizzazione di un'Europa unita,; affermano la loro uvolontà di com-
mento Europeo a suffragio universale e diretto
- a ridurre la resistenza delle sovranità degli
stati lo riacutizza. L'idea europea progredisce e
vivifica il movimento dell'unificazione con lo
slancio regionalista; lo fa beneficiare di un
nuovo impulso proveniente dalle forze del rinnovamento.
Pertanto un vero Senato delle Regioni potrebbe essere il crogiuolo dove elaborare una
visione comunitaria delllEuropa, liberata dal
peso degli stati facendosi portavoce delle Regioni europee esso contribuirebbe a realizzare
un migliore equilibrio tra l'interesse comune e
la molteplicità degli interessi privati*.
Ecco un tema istituzionale non nuovo per i
federalisti: il Senato delle Regioni e con esso
soprattutto l'evoluzione ed il progresso delle
istituzioni democratiche delllEuropa.
Qui i partecipanti all'Incontro Europeo di
St. Vincent hanno manifestato tutti la loro indole e la loro vocazione federalista: baschi e catalani, corsi e occitani, irlandesi e bretoni, sloveni e tirolesi, ora politici, ora studiosi, ora militanti, ora latitanti, ora onorevoli hanno dato
vita ad un nuovo animato dibattito in cui la rivendicazione delle specificità proprie e delle
proprie appartenenze etniche non ha avuto il
solo tradizionale carattere di lamento e di supplica. Al contrario ha sviluppato l'esigenza di
studiare con decisione ma con prudenza il problema istituzionale della rappresentanza regionale a livello europeo; e di affrontare con decisione e senza prudenza l'azione politica per il
conseguimento di un'adeguata riforma dei
Trattati e per la realizzazione completa del
progetto spinelliano di un processo costituente
europeo legato all'iniziativa ed al programma
del Parlamento Europeo.
L'Europa oggi per i giovani domani
ABBONATEli? A:
prendere e appoggiare questo sforzo comune
rivolto ad una concretizzazione delle aspirazioni europee*, identificate nella creazione di un
vero agoverno federale europeo*, e concludono
con un appello concreto a tutti i giovani a ustudiare più lingue comunitarie*, grazie a un aappropriato adeguamento della scuola europea,.
I1 seminario è stato concluso da Anita Garibaldi e dagli europarlamentari Adonnino e
Ferri, quest'ultimo riferendosi particolarmente
ai lavori del Parlamento europeo per una revisione dei trattati comunitari attualmente in vigore.
In precedenza i partecipanti erano stati ricevuti in Campidoglio dal sindaco Vetere che, ricordata la sua appartenenza all'A.1.C.C.E. e
la vocazione europeista di Roma, si è detto deluso dei contatti da lui sin qui tenuti con suoi
colleghi sindaci di altre capitali europee e ha
concluso ribadendo la sua fiducia nel contributo originario che sapranno portare all'Europa le
nuove generazioni.
I lavori del seminario sono stati intercalati da
manifestazioni musicali inneggianti alla pace e
alla difesa delle identità culturali, ad opera del
Comitato internazionale per lo sviluppo dei
popoli.
L.B.
gennaio l983
COMUNI D'EUROPA
Autonomie locali e Regioni in Europa
Sulla riforma della finanza locale nella RFT
Estratto del parere straordinario del Consiglio degli esperti per il giudizio tecnico suli'andamento economico globale (1).
I1 Consiglio degli esperti sottolinea che la riforma della finanza locale costituirà nei prossimi a?ni uno dei più importanti compiti della
politica finanziaria. Un compito grande; per la
preparazione delle decisioni globali ci vorrà
certamente parecchio tempo. Al più presto
possibile dovrebbe, però, essere chiarito in che
cosa consisterà il nocciolo di tale riforma, affinché i comuni e le imprese possano regolarsi
in conseguenza. La pietra dello scandalo nel sistema fiscale comunale è I'imposta su industria
artigianato e commercio (da. qui in poi, brevemente, imposta sull'industria) (2). A causa della sua alta reagibilità congiunturale tale imposta spinge i comuni ad un comportamento di
spesa, cha ha effetti negativi innanzitutto sugli
investimenti comunali, e provoca grandi disparità tra le capacità fiscali dei comuni. Dopo le
modificazioni del 1979 e la riduzione della base imponibile è divenuta un'imposta su imprese medie e grandi, che può ridurre in misura
negativa la capacità delle imprese di sostenere
rischi e di formare capitale. Queste sono le ragioni principali contro I'imposta sull'industria.
A suo favore si adduce che essa. dal Dunto di
vista fiscale, è molto redditizia e che costituisce
un'imposta comunale originaria e che essendo
un anello di congiunzione essenziale tra comuni ed imprese, stimola i comuni ad invitare le
imprese ad insediarsi sul proprio territorio.
I1 nuovo governo federale intende ridurre
l'addizione degli interessi su debiti permanenti alla base imponibile per il calcolo della imposta sul reddito da industria, artigianato e
commercio, e l'addizione dei debiti permanenti per il calcolo dell'imposta sul capitale di
industria argianato e commercio. Tale misura
comporterebbe uno sgravio fiscale per le imprese, ma non diminuirebbe i difetti dell'imposta; al contrario li aumenterebbe perché (dopo l'abolizione dell'imposta sulla somma dei
salari erogati) costituirebbe un altro passo nella
direzione sbagliata: infatti essa si avvicinerebbe
molto ad una imposta speciale su profitti da
imprese e su capitale proprio.
Da questo genere di riduzione delle imposte
i comuni verrebbero, del resto, colpiti nelle loro entrate, in misura irragionevolmente diversificata. In breve: verrebbe data precedenza allo smantellamento di imposte indipendenti
dal reddito invece che alla creazione di una migliore costituzione finanziaria per i comuni;
quest'ultima verrebbe addirittura peggiorata.
( l ) istituir0 nel 1963, questo collegio è forrnato da cinque
esperti indipendenti e presenta nell'autunno di ogni anno
un parere sull'andamento economico generale che dovrebbe agevolare tutti gli organi responsabili della politica economica per un più esatto giudizio anche previsionale in
materia.
(2) L'imposta sull'industria (Gewerbesteuer) costituisce una
imposta reale di cui è soggetto ogni esercizio industriale,
commerciale o artigianale che utilizzi un locale particolare
e gli esercizi turistici (le libere professioni e le imprese pubbliche con bilancio allegato sono esonerate). L'imposta è
suddivisa in due categorie: I'imposta sul reddito da impresa e I'imposta sul capitale di impresa.
I1 Consiglio degli esperti si occupa quindi di
una possibile sostituzione dell'imposta sull'industria e ritiene che sarebbe proponibile una
imposta, a vasto raggio, sulla creazione di valore. Anche il Comitato scientifico presso il Ministero federale delle finanze si è espresso recentemente in tal senso. Questa imposta porrebbe
sotto dovere fiscale non solo le imprese industriali artigianali e commerciali, ma anche le libere professioni e gli uffici pubblici. La base
imponibile sarebbe costituita dalla somma dei
salari erogati, affitti, interessi e profitti. I comuni avrebbero, come per I'imposta sull'industria, il diritto di fissare le aliquote. 1 vantaggi
dell'imposta sulla industria verrebbero mantenuti. I gravi difetti sopra elencati verrebbero in
larga misura eliminati. In conseguenza all'allargamento della cerchia dei soggetti fiscali la
nuova imposta comporterebbe per le imprese,
oggi obbligate a pagare I'imposta sull'industria, di dover pagare nella loro globalità, meno imposte. Il fatto che un'imposta sulla crea-
zione di valore sarebbe più indipendente dal
reddito dell'attuale imposta sull'industria
perché salari ed interessi fanno parte della base imponibile, che a breve termine hanno largamente il carattere di costi fissi, dovrebbe essere accettato come prezzo per i suoi vantaggi.
Secondo il Consiglio degli esperti una imposta sulla creazione di valore a vasto raggio dovrebbe essere, a causa della sua diffusione più
regolare, accolta positivamente dai comuni.
Per questa ragione la parte delle entrate fiscali
proprie dei bilanci di molti comuni dovrebbe
aumentare e fare quindi diminuire la loro dipendenza dalle assegnationi finanziarie da
parte dei loro Lander. Ciò costituirebbe un
progresso per l'autonomia finanziaria dei comuni e aumenterebbe di nuovo l'interesse dei
comuni in una politica favorevole alle imprese,
soprattutto il loro interesse nelle imprese piccole. Il Consiglio degli esperti sostiene che si debba sostituire l'imposta sull'industria lorda, cioè
inclusa quella parte del suo seguito che i comuni devono versare a Lander e Federazione, con
I'imposta sulla creazione di valore e di ridurre
le assegnazioni finanziarie in misura corrispondente.
Ponte: bollettino del Bundesrat 404i82 del 1 1 ottobre
1982 in: aDer Landkreisu, l l i 1982.
Anche in Belgio «zone d'iniziativa»
I1 Belgio si accinge a creare nel suo territorio
sette «zone d'iniziativa seguendo l'esempio
britannico, dove esistono già 24 senterprise zones» collocate in aree economicamente depresse, dove al fine di incoraggiare l'afflusso di imprese commerciali ed industriali, sono state introdotte particolari agevolazioni fiscali amministrative.
Le sette zone belghe copriranno ognuna una
area di 50 ettari e saranno caratterizzate dalle
seguenti agevolazioni: 1) saranno sospese cinque differenti tipi di imposte e tasse per le imprese insediate nell'ambito delle <zone d'iniziativa* (I'imposta sui profitti delle persone fisiche, I'imposta sulla proprietà, la tassa di registro, la tassa sulle macchine, la tassa sui dipendenti); 2) saranno costituiti uffici «one-stop»
per ottenere i permessi governativi: tutte le autorizzazioni per edifici, rispetto ad effetti ambientali o alla pianificazione ed altri saranno
date in un unico ufficio. Le autorizzazioni dovranno essere date entro un mese, ed anche la
procedura d'appello dovrà essere conclusa entro trenta giorni. 3) Diverse norme nazionali
saranno sospese nel territorio delle zone prescelte; tra le altre l'obbligo d'impiego di un
determinato numero di apprendisti. Verrà moderato il controllo sui prezzi delle merci prodotte nelle zone. 4) Ogni uzona d'iniziativa»
sarà gestita da cinque direttori nominati dal
governo. IJna volta all'anno tutte le imprese
della zona tcrranno un'assemblea, dove voteranno un bilancio, nomineranno un gruppo di
amministratori e dove potranno destituire i direttori, nonostante che solo il governo possa
nominare i successori. Una salvaguardia per le
imprese che si trasferiscono nelle «zone d'iniziativa~sarà costituita dalla loro possibilità di
ottenere dal governo una garanzia scritta che il
clima di investimento non deteriorerà per dieci
anni. Tale garanzia offre protezione dall'even-
tuale abolizione delle condizioni di favore nelle «zone d'iniziativa, da parte di futuri governi.
La Commissione delle Comunità europee
aveva avanzato in un primo momento forti
dubbi sulla compatibilità del progetto belga
con l'art. 92 del Trattato CEE (che impedisce
distorsioni delle condizioni di concorrenza attraverso aiuti concessi dagli stati membri). Solo
dopo che le autorità belghe hanno dichiarato il
progetto delle «zone d'iniziativa un progetto
sperimentale (limitato a tre anni), ridotto il periodo durante il quale un'impresa può beneficiare dalle esonerazioni fiscali da 15 a 10 anni.
ridotta la grandezza delle imprese che possono
essere scelte da 500 a 200 dipendenti al massimo, aver determinato un elenco di settori ad
alta tecnologia di cui devono fare parte le
aziende in questione, e dopo aver assicurato
che le zone saranno situate all'interno delle regioni incluse nella decisione della Commissione del luglio 1982 concernente il sistema degli
aiuti regionali in Belgio, la Commissione ha
dato il suo assenso al principio, su cui si basa il
progetto. Una decisione finale sarà presa quando il governo belga farà sapere alia Commissione la localizzazione dele «zone d'iniziativaw, di
cui ognuna dovrà essere approvata dall'autorità
comunitaria.
La posizione assai severa della Commissione
ha incontrato forti critiche in Belgio, dove si teme che l'intervento comunitario ha distrutto
molti degli aspetti spontanei e di libero metcato, che il progetto intendeva suscitare. e dove si
suppone che ora anche le 24 eenterprise zones»
funzionanti in Gran Bretagna siano minacciate.
Fonti: Financial Times del 13.12.1982/ Commissione
delle Comunità Europee, Gmppo del Portavoce, Informazione alla Stampa IP (82) 532 del 22.12.1982.
gennaio l983
COMIJNI D'EUROPA
20
I libri
Nel dicembre del 1979 I'I.S.1 .G. (Istituto
Internazionale di Sociologia di Gorizia) organizzò un importante convegno internazionale
sul tema confini, regioni e integrazione soCRISI
vrannazionale,.
I contributi, particolarmente numerosi e imE RISTRUTTURAZIONE
portanti
(una volta tanto la quantità non è a
DEL SETTORE
scapito
della
qualità) sono stati raccolti in due
AUTOMOBILISTICO
diversi volumi, che escono ora, contemporadi
neamente, presso Franco Angeli. Uno dal titoAntonio Mosconi
lo acooperazione e conflitti in zone di frontiee Dario Velo
ra, contiene le relazioni e comunicazioni a carattere più generale e teorico; l'altro, dal titolo
<Confini e minoranze in Europa occidentale,,
e raccoglie invece i contributi relativi a questo
più specifico tema.
Le due opere si raccomandano in modo particolare anche per la bibliografia che accompagna diversi dei testi pubblicati - e tutti coloro
il Mulino
che si interessano seriamente di questi problemi. I1 contenuto è certo prevalentemente teorico e~cientifico,è perciò sconsigliato ai principianti, agli orecchianti e ai dilettanti. Non per
questo però dispiace meno che tutti questi atti
siano stati pubblicati solo in inglese (tra l'altro
Quaderni de d'Industria. Rivista di Economia e Po- con un faticoso e costoso, sforzo di traduziolitica Industriaie~,n. l l
ne). Se non si voleva pubblicarli in italiano,
non sarebbe stato meglio lasciare ogni contriLa crisi del settore automobilistico ha colpito buto nella lingua in cui era stato redatto?
tutti i paesi europei, anche se in misura divera.c-b.
sa: la natura del problema impone il varo di
una politica comune europea, obbiettivo che
sarà possibile raggiungere solo se i paesi euro- La sezione AEDE spagnola
pei sapranno affrontare i problemi dell'industria nazionale adottando misure compatibili *La formacion del profesorado desde una percon lo sbocco europeo del processo. In questa spectiva europea,.
prospettiva, gli autori hanno cercato di indicaSuccessivamente i partecipanti si incontrano
re, per il nostro paese, una strategia nazionale presso 1'Ayuntamiento con 1'Alcade di Madrid
di transizione verso una soluzione europea del- sr. D. Enrique Tierno Galvan che tiene a sottola crisi del settore automobilistico: la collabora- lineare la sua adesione all' AEDE spagnola quazione fra le imprese nazionali, il piano-auto le docente universitario e la collaborazione che
governativo, le nuove forme di decentramento - in qualità di membro del Consiglio dei Coproduttivo, la partecipazione dei lavori al pro- muni d'Europa - vuole offrire alla stessa nacesso di ristrutturazione, sono gli aspetti presi scente AEDE spagnola. Segue - poi - il ricein considerazione per definire l'orientamento vimento da parte del Vice Presidente della Didi politica industriale proposto.
putacion Provincial de Madrid in quanto il PreLo studio del settore automobilistico porta sidente, 1'Excmo sr. D. José Maria Rodriguez
così gli autori a definire una strategia industria- Colorado - di cui era previsto l'incontro - ha
le per l'economia italiana degli anni Ottanta, assunto proprio il giorno prima un incarico di
orientata al recupero del nostro ritardo rispetto governo.
ai partners europei e alla costmzione di un'alChiude la pane culturale e politica del conternativa europea alla crisi dell'economia mon- vegno il dr. D. José Segovia, Direttore generale
diale.
del Ministero della ~Educacion,, intervenuto a
nome del governo.
Indice del volume: 1. - La crisi del sistema
Da rilevare - con molta soddisfazione industriale europeo. 2. La crisi del settore auche nei due giorni in cui, presso l'Istituto aAletomobilistico. - 3. Le imprese automobilistiche
man, si svolgono i lavori, tutte le relazioni soe il apiano auto, in Italia. - 4. Gli aspetti sociali
no seguite con estrema attenzione ed interesse
e territoriali di una politica di settore per l'audal folto pubblico madrileno e giunto anche da
to. - Appendice.
altri importanti centri spagnoli. Numerosi e
qualificati interventi dei colleghi iberici (ai
quali i relatori rispondono esaurientemente)
Cooperation and Conflict in Border Areas, a pongono in risalto di questi ultimi la seria forcura di R. Strassoldo e G. Delli Zotti, Milano, mazione professionale, la raggiunta maturità
Franco Angeli, 1982, pp. 320, L. 18.000.
democratica e la sincera aspirazione di voler enBoundaries and minorities in Western Euro- trare nella Comunità europea per partecipare
pe, a cura di Bruna De Marchi e Anna Maria al suo processo di federalizzazione.
Boileau, Milano, Franco Angeli, 1982, pp.
La stampa nazionale dà grande risalto al con286, L. 15.000.
vegno e alla costituzione della sezione AEDE
spagnola, pubblicando ampi particolari sui
principali quotidiani del paese e focalizzando
- soprattutto - le finalità che ambedue le
manifestazioni intendono offrire agli spagnoli.
Prima che i convegnisti lascino la terra spagnola, la sezione ospitante organizza una visita
al ~Guernica,di Pablo Picasso e alla cittadina
di Alcalà de Henares, patria del Cervantes.
È un gentile omaggio rivolto ai colleghi
giunti in Spagna ma vuole anche significare
l'impegno di lavoro della neo-consorella
perché certi ugioielli, spagnoli e - quindi europei non possono e non debbono restare
fuori di un'Europa unita.
La manifestazione trova - infine - e doverosamente un'appendice - si potrebbe dire tutta <italiana, con l'incontro che la delegazione del nostro paese riesce ad avere con la comunità scolastica nazionale residente a Madrid.
Non è una avisita, ma un vero uincontro~che
ha luogo con i dirigenti scolastici, i docenti e
gli studenti della scuola italiana di Madrid. Un
aafflatus, commovente ma anche un momento
o
pedagogico, didattico e culturale
di ~ l t valore
dovuto alla sensibilità del dr. Mario Baistrocchi, nostro Console a Madrid che ne sollecita
personalmente l'iniziativa.
Tutti i partecipanti sono - poi - ricevuti
presso l'Istituto italiano di cultura dal suo direttore prof. Miele e vengono intrattenuti - a
lungo e cordiale colloquio - dallo stesso Console e dal dr. Raffaele Marras, nostro Ambasciatore presso le rispettive sedi.
COMUNI D'EUROPA
Organo dell'A.1.C.C.E.
ANNO XXXI - N. 1
GENNAIO 1983
Direttore resp. : UMBERTO SERAFINI
Condirettore : GIANFRANCO MARTINI
Redattore capo: EDMONDO PAOLINI
DIREZIONE,
REDAZIONE E
AMMINISTRAZIONE
Piazza di Trevi, 86 - Roma
6.784.556
6.795.712
Indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma
Abbonamento annuo per la Comunità
europea, ivi inclusa l'Italia, L. 10.000 Abbonamento annuo estero L. 12.000 Abbonamento annuo per Enti L. 50.000 Una copia L. 1.000 - (arretrata L. 2.000) Abbonamento sostenitore L. 300.000 - Abbonamento benemerito L. 500.000.
I versamenti debbono essere effettuati sul
postale n. 35588003 intestato a:
c/c
Istituto Bancario San Paolo di Torino,
Sede di Roma - Via della Stampena, 64 Roma (tesoriere dellJAICCE), oppure a
mezzo assegno circolare - non trasfen3ile - intestato a «AICCE»,speczjicando
sempre la causale del versamento.
Aut.
Trib. Roma n. 4696 deli'll-6-1955
LITOTIPOGRAFIA RUGANTiNO ROMA - 1983
Associato all'USPI
Unione Stampa
Periodica Italiana
Scarica

Anno XXXI Numero 1 - renatoserafini.org