UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL PIEMONTE ORIENTALE “A. AVOGADRO” Dipartimento di Medicina Traslazionale in collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore e Università di Milano Bicocca MASTER IN SCIENZE DELLA PREVENZIONE MSP-ASPP ADVANCED SCHOOL OF PREVENTION AND HEALTH PROMOTION UNA CITTÁ AGE-FRIENDLY Creare ambienti favorevoli alla salute e al movimento, per contrastare la sedentarietà e promuovere un invecchiamento sano e attivo Stefania Pascut Anno accademico 2012-2013 INDICE Abstract ................................................................................................................................. 3 1 Introduzione ....................................................................................................................... 5 1.1 Contesto e obiettivi dello studio ................................................................................ 5 1.2 Definizione, descrizione e dimensioni del problema di salute................................... 6 1.3 Stato dell’arte della letteratura scientifica .................................................................. 9 1.4 Quesiti aperti ............................................................................................................ 11 1.5 Obiettivi e strutturazione dell’articolo ..................................................................... 13 2. Materiali e metodi ........................................................................................................... 14 2.1 Popolazione oggetto di studio .................................................................................. 14 2.2 Definizioni operative dei fattori in studio: determinanti ed esiti ............................. 16 2.3 Materiali e metodologia di ricerca ........................................................................... 18 3. Risultati ........................................................................................................................... 20 3.1 Determinanti dell’attività fisica ............................................................................... 20 4. Discussione ..................................................................................................................... 22 4.1 Sintesi dei principali risultati della ricerca............................................................... 22 4.2 Aspetti integrativi della ricerca per una più completa lettura dei risultati ............... 25 Il concetto di accessibilità ......................................................................................... 25 L’importanza di interventi multicomponente ............................................................ 26 Approccio a successive ricerche o sperimentazioni sul campo................................. 28 5. Conclusioni ..................................................................................................................... 28 6. Ringraziamenti e contributi ............................................................................................ 30 7. Bibliografia ..................................................................................................................... 30 APPENDICE 1 ................................................................................................................... 32 Il quadro demografico di Udine ................................................................................ 33 APPENDICE 2 .................................................................................................................... 36 Esempi di buone pratiche .......................................................................................... 36 APPENDICE 3 .................................................................................................................... 39 Raccomandazioni per la ricerca e la pratica .............................................................. 41 1 2 ABSTRACT UNA CITTÁ AGE-FRIENDLY: creare ambienti favorevoli alla salute e al movimento, per contrastare la sedentarietà e promuovere un invecchiamento sano e attivo OBIETTIVI Se promuovere la salute, secondo i principi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, significa non solo permettere alle persone, di assumere un maggiore controllo sulle proprie vite, ma anche creare ambienti favorevoli al miglioramento della qualità della vita, nell’ottica di uno sviluppo socio-ecologico sostenibile (Lawton, Nahemow, 1973), di una pari accessibilità ed equità da parte dei cittadini, allora uno degli obiettivi fondamentali nella promozione della salute diventa capire come si possa migliorare l’ambiente urbano per renderlo davvero a misura d’uomo (Clarke, Nieuvenhuijsen, 2009). Nell’ambito dei vari aspetti della promozione della salute si è scelto di ragionare in particolare sull’inattività fisica che rappresenta uno dei quattro fattori di rischio principali per la salute degli individui e che spesso si abbina a sedentarietà, proprio perché, a livello globale, le persone stanno perdendo l’abitudine a muoversi. In secondo luogo, il tema dell’attività fisica è stato affrontato facendo specifico riferimento alla popolazione anziana. Questa scelta è stata fatta per due ragioni: da un lato perché l’invecchiamento della popolazione costituisce uno dei fenomeni più importanti che caratterizzano le attuali società, dall’altro perché ambienti urbani attenti ai bisogni delle persone anziane diventano ambienti accessibili a tutti. L'obiettivo dello studio è indagare se esiste una correlazione tra ambiente e salute, intendendo per ambiente il contesto sia fisico che sociale in cui le persone si muovono e quali siano i fattori che maggiormente influiscono sulla pratica dell’attività fisica da parte della popolazione anziana. La revisione della letteratura scientifica esistente su questo tema è volta a cercare evidenze delle possibili barriere, siano esse realmente esistenti o semplicemente percepite come tali, che ostacolano l’attività. Tutto ciò è propedeutico alla comprensione dei principali aspetti di cui bisognerebbe tener conto nel momento in cui si pensa di progettare e sperimentare un intervento sul campo. METODO La popolazione considerata per lo studio è quella del Friuli Venezia Giulia, con alcuni esempi riferiti al Comune di Udine - di cui si riporta in appendice un’analisi demografica più approfondita - e con particolare attenzione alla fascia anziani, ovvero alle persone over 65. Un primo aspetto preso in considerazione è stata la transizione demografica intervenuta nell’ultimo mezzo secolo che ha portato a un vertiginoso aumento della popolazione anziana associato alla forte denatalità e che ha creato uno squilibrio evidente tra la stessa e gli altri gruppi d’età, con necessità di rivedere i servizi non solo di assistenza ma anche di prevenzione offerti alle comunità. La ricerca e revisione della letteratura disponibile sul tema sono state effettuate con l’obiettivo di rispondere ai seguenti quesiti: • Esiste una correlazione tra ambiente e salute e come è possibile valutarla? • Che impatto può avere l’ambiente sulla capacità dell’anziano di svolgere attività fisica o anche solo di camminare in città? • Quali sono i determinanti dell’attività fisica nel contesto urbano? • Che cosa si può fare per incoraggiare il movimento in città e di quali aspetti bisogna tener conto nel momento in cui si va a progettare e sperimentare un intervento sul campo? RISULTATI Dalla letteratura si evince che molti e complessi sono i fattori che influiscono sull’abitudine all’attività fisica; essi possono essere determinati da caratteristiche demografiche o biologiche, o essere correlati ad aspetti psicologici, cognitivi ed emozionali, o ancora connessi ad atteggiamenti e abilità, oppure possono dipendere da fattori sociali e culturali e infine anche da fattori fisicoambientali. I determinanti dell’attività fisica possono inoltre agire da facilitatori (elementi che incoraggiano la pratica) o da barriere (elementi che costituiscono un ostacolo o un impedimento 3 alla partecipazione a percorsi di attività fisica) (Sallis J. F.; Owen N. 1997). Per esempio una facilità di accesso alle strutture e una disponibilità di marciapiedi puliti, sicuri e ben curati possono essere di forte impatto sui livelli di pratica dell’attività motoria. La sicurezza e l’accessibilità degli ambienti urbani sono elementi importanti nella promozione dell’attività fisica, in particolare per alcuni sottogruppi di popolazione, come donne, bambini e anziani per i quali è dimostrata una maggiore associazione con uno stile di vita sedentario. Dalla letteratura si evince che gli spazi pubblici all’aperto sono una risorsa della comunità in grado di contribuire potenzialmente al mantenimento della salute dei residenti locali, in quanto favoriscono la pratica dell’attività motoria (Sugiyama, Francis, Middleton, Owen, Giles-Corti, 2010). L’accesso a spazi aperti pubblici, grandi e attraenti, è infatti associato a livelli più elevati di spostamento a piedi. Tra i risultati raggiunti dai Paesi che hanno realizzato interventi di questa natura, si evidenzia un aumento del numero di pedoni e ciclisti, un rafforzarsi tra i cittadini del senso di comunità con conseguente diminuzione di situazioni di isolamento, in modo specifico, negli interventi che hanno aumentato gli spazi verdi e le aree adibite al ritrovo e allo svago (Hansen, Nielsen, 2003). CONCLUSIONI Sulla base di queste evidenze, politiche e interventi indirizzati alla riorganizzazione del territorio e dell’assetto urbano su scala comunitaria, o realizzati in piccole aree geografiche, sono raccomandati per aumentare l’attività motoria e sportiva della popolazione. Tutto questo si riflette in interventi di pianificazione e progettazione dell’assetto urbano che consentano un incremento e una maggiore accessibilità da parte di tutti i cittadini, ma soprattutto di quelli anziani, alle opportunità di praticare attività fisica e mantenersi attivi lungo tutto l’arco della vita. Una politica di salute non può prescindere dalle difficoltà di accesso sperimentate dai gruppi sociali e dai territori urbani più fragili e vulnerabili e dal miglioramento dell’accesso innanzitutto a quelle risorse che impattano maggiormente sulle opportunità di vita e di inclusione sociale. Una ridefinizione dell’idea di accessibilità, che vada di pari passo con gli obiettivi di inclusione sociale e alfabetizzazione alla salute, vorrebbe essere il punto di partenza per lo sviluppo di nuova griglia di lettura del fenomeno urbano contemporaneo, dove le politiche volte a migliorare la fruibilità degli ambienti (fisici e sociali) giocano un ruolo centrale nel favorire una maggiore equità sociale e nel rendere più vivibile la città non solo a chi vi risiede ma anche a chi vi abita in modo temporaneo. L’obiettivo è che da questa griglia si possano costruire delle proposte concrete, differenziate ma il più possibile frutto di un lavoro integrato e intersettoriale, in grado di far fronte alle nuove sfide che l’urbanizzazione e la globalizzazione pongono alle città sul piano della sostenibilità ambientale e sociale. 4 1. Introduzione 1.1 Contesto e obiettivi dello studio Il concetto di salute, inteso come stato di benessere psicofisico, ovvero dato da un’armonica interazione tra individuo e ambiente di vita, ha permeato le culture di ogni tempo anche se solo nel 1986 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha segnato una svolta storica, definendolo come “uno stato di completo benessere fisico, psichico, mentale e sociale, non soltanto l’assenza di malattia o di infermità” e consentendo il definitivo abbandono del modello “biomedico” e di un approccio al benessere come qualcosa di opposto al disagio e appendice del patologico (Lavanco, Novara, 2002). Comincia invece a farsi strada il modello “biopsicosociale”, un modello di impostazione chiaramente sistemica, che prende in osservazione diversi livelli di interpretazione della salute (aspetti biologici, psicologici, sociali) e li integra in un’ottica sempre più multidisciplinare. Il modello biopsicosociale è anche quello che sta alla base dell’idea di prevenzione e promozione della salute poichè da un lato tenta di incidere sulle credenze, sui comportamenti, sugli atteggiamenti di salute, facendo leva sulle capacità del soggetto (agente attivo) di compiere scelte ragionate che migliorino il suo stato di salute (Glasgow, Terborg, in Avallone, Paplomatas, 2005), dall’altro prende in considerazione la relazione esistente tra l’individuo e l’ambiente, che si influenzano reciprocamente in un’interazione dinamica (Fonzi, 2001) e costituiscono un sistema integrato e dinamico (Magnusson, Stattin, 1998). Se uno stile di vita sano gioca un ruolo importante in tutte le fasi della vita, è certo che esso diventa determinante con l’ingresso nella terza età, quando i fattori di rischio risultano sempre più consistenti. Sedentarietà e inattività fisica sono tra i principali fattori di rischio per la salute e il benessere dei cittadini, non ultimi quelli anziani, che rappresentano una fascia della popolazione di crescente rilevanza demografica, sociale ed economica, non solo in Italia ma anche in altri paesi avanzati. L’impegno a favorire la pratica dell’attività fisica e la lotta alla sedentarietà risponde sicuramente a un’esigenza di salute pubblica, tenendo conto che l’Italia è il paese più vecchio d’Europa con il 20% di popolazione ultrasessantacinquenne che si stima arriverà al 26,5% entro il 2030; negli ultimi 20 anni il tasso di over 65 è aumentato del 50%, quello degli over 80 del 150%. Di fronte al drastico cambiamento demografico va ripensata e riprogettata la rete di offerta dei servizi, laddove territorio e prevenzione diventano i capisaldi di un nuovo modello sanitario. Quanto allo stato di salute degli anziani, il rapporto dell’Istat mostra che, tra la popolazione degli over 65, il 40% è affetto da almeno una malattia cronica, il 18% ha limitazioni funzionali che incidono nella loro quotidianità (disabilità), il 68% delle persone con disabilità presenta almeno 3 malattie croniche, l’8% è confinato all’interno del proprio domicilio. La maggiore sopravvivenza e l’elevata prevalenza della multimorbosità e della fragilità nell’anziano hanno determinato inevitabilmente un incremento della disabilità con l’età. Gli ultrasessantacinquenni risultano poi essere i maggiori fruitori delle risorse sanitarie e anche in tal senso un fattore non trascurabile per la riduzione della domanda di prestazioni sanitarie può essere rappresentato da un miglioramento delle condizioni di salute della popolazione anziana e del suo prolungato mantenimento mediante l’adozione di stili di vita sani e attivi di cui è stata dimostrata la positiva efficacia in termini di prevenzione primaria e secondaria, oltre che nell’ambito della riabilitazione. Spesso, tuttavia, nonostante la consapevolezza dei benefici che una vita attiva comporta a tutte le età, molti anziani conducono la loro vita nella più totale inattività 5 fisica. Una ricerca commissionata nel 2003 dalla Commissione Europea sui primi 15 paesi dell’Unione ha evidenziato come il 56% della popolazione sopra i 65 anni non pratichi alcuna attività fisica. Sicuramente l’interesse per la promozione dell’attività fisica nella terza età non è dettato solo dall’obiettivo della diminuzione dei costi sanitari, ma si estende alla vita sociale delle persone anziane, tenuto conto che l’attività fisica è in grado di produrre effetti socializzanti significativi in una società in cui si assiste a un impoverimento sempre maggiore delle relazioni interpersonali e sociali in generale che, insieme ai ritmi frenetici e ad una crescente burocratizzazione, porta inevitabilmente a un processo di estraniazione dell’individuo dalla società. Infatti uno dei principali fattori di rischio per la popolazione anziana, oltre alla povertà dovuta alla crisi economica che stiamo attraversando, è la solitudine, l’emarginazione, la progressiva decadenza del loro ruolo sociale e della possibilità di essere ascoltati. L’obiettivo quindi dovrebbe essere quello di, non solo attivare percorsi di prevenzione individuali e collettivi che portino a una riduzione del carico di malattia e di conseguenza della spesa sanitaria, ma anche promuovere un vasto progetto di educazione alla salute, che consenta un ruolo attivo e partecipe degli anziani nella comunità in cui vivono. Si tratta in qualche modo di creare le condizioni e le motivazioni verso una vita individualmente e socialmente attiva, cambiando il volto e le prospettive degli abitanti anziani ma anche dell’ambiente in cui vivono, così che esso diventi più accessibile e fruibile da parte di un’intera città (Foster, Hillsdon, 2004). 1.2 Definizione, descrizione e dimensioni del problema di salute La pratica dell’attività fisica e sportiva ha sempre avuto grande considerazione nella storia dell’uomo; fin dai tempi antichi, infatti, si riteneva che l’attività motoria fosse correlata al benessere e alla qualità della vita in tutti i suoi aspetti fisici, psicologici e sociali. Al fine di inquadrare meglio l’oggetto di studio, vengono di seguito fornite alcune definizioni dei principali termini utilizzati nell’ambito della pratica del movimento, che spesso vengono usati come sinonimi ma che in realtà prevedono modalità di svolgimento diverse e, di conseguenza, anche un impatto sulla salute diverso (Caspersen, Powell, Christensen, 1985). Per attività fisica o attività motoria si intende la pratica spontanea, occasionale o continuativa di movimento attivo che avviene grazie all’apparato locomotore e che richiede adattamenti funzionali di altri apparati, in particolare quelli cardiocircolatorio e respiratorio. Essa si svolge con dispendio di energia e attivazione del metabolismo a livelli superiori a quelli di riposo (circa da 2 a 6 volte) proporzionalmente all’intensità dello sforzo e presuppone un’azione prolungata nel tempo, non il singolo spostamento del corpo o di una sua parte; può essere effettuata a scopo lavorativo, ludico, ricreativo, sportivo o anche esplicarsi nelle normali azioni quotidiane quali camminare, correre e maneggiare oggetti vari (Racioppi, 2002). Costituisce invece esercizio fisico una successione preordinata di movimenti che fanno parte di un programma di attività fisica o di una prestazione da svolgere. Richiede di solito un maggiore impegno muscolare o una maggiore costanza rispetto a una generica attività motoria: fare jogging, andare a lungo in bicicletta, nuotare e ballare abitualmente ne sono alcuni esempi. Lo sport è invece un’attività fisica a scopo sportivo organizzata da un’autorità ufficiale (società e federazioni sportive, enti di promozione sportiva) che prevede regole precise, tesseramenti, gare, classifiche, premi e penalizzazioni e che si distingue dalla generica attività fisica per l’allenamento, cioè la metodica preparazione fisica svolta per sviluppare 6 le abilità e le capacità atletiche finalizzate al conseguimento di specifiche prestazioni. Le attività sportive, pur in modo differenziato in base al tipo di sport e al livello a cui viene praticato, comportano un dispendio energetico superiore a quello della generica attività motoria (nella maggior parte degli sport da 8 a 15 volte quelli del riposo). Fino a pochi anni fa veniva data per acquisita un’uguaglianza tra il concetto di sedentarietà e quello di scarsa attività fisica. Tuttavia, allargando progressivamente la ricerca bibliografica sul tema, è emerso che questa iniziale convinzione fosse tutt’altro che scontata. Ciò che più importa in questa sede è sottolineare come qualsiasi intervento che promuova l’attività fisica e diminuisca la sedentarietà sia importante, anche senza preoccuparsi della “dose” di attività fisica da somministrare; anche spostarsi camminando o in bicicletta, ballare, fare giochi tradizionali, giardinaggio, fare i lavori domestici diventano attività utili per la salute. Tanto più che l’epidemiologia ha evidenziato la possibilità di ottenere grandi benefici di salute anche con moderati incrementi dei livelli di attività fisica, come risulta evidente dal grafico che segue, tratto dal volume “A European Framework to Promote Physical Activity for Health” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Fig. 1.2.1: Correlazione “dose” attività fisica e benefici per la salute Secondo le stime dell’O.M.S. l’inattività fisica è stata identificata come il quarto fattore di rischio principale di mortalità a livello mondiale (6% dei decessi a livello mondiale). Questo fattore di rischio viene dopo ipertensione arteriosa (13%), il tabagismo (9%) e l’iperglicemia (6%). Sovrappeso e obesità sono responsabili per il 5% della mortalità globale. L’inattività fisica è sempre più diffusa in molti paesi e questo si ripercuote in modo considerevole sulla salute della popolazione mondiale, e per la maggior parte nelle malattie non trasmissibili. Si stima che l’inattività fisica sia la principale causa di circa il 21-25% dei casi di cancro al seno e al colon, del 27% dei casi di diabete e del 30% circa dei casi di cardiopatie ischemiche (WHO, 2009). Inoltre le malattie non trasmissibili rappresentano quasi la metà del carico mondiale di malattia; si è stimato attualmente che di ogni 10 morti, 6 siano attribuibili a malattie non trasmissibili (WHO, 2008). Inoltre, ogni anno sono attribuibili alla scarsa attività fisica circa 32,1 milioni di disabilityadjusted life years (DALY), che rappresentano il 2,1% dei DALY totali (Rutten, 2004). Nel 2008, a livello globale, il 31% degli adulti di età maggiore a 15 anni ha svolto insufficiente attività fisica (28% nei maschi e 34% nelle femmine). La prevalenza dell’attività fisica insufficiente è maggiore negli Stati Uniti e nelle regioni a est del 7 Mediterraneo, mentre le regioni del Sud-est asiatico mostrano la minor prevalenza. L’Europa si pone in posizione intermedia con una prevalenza superiore al 35% (fig. 1.2.2). Fig. 1.2.2 Prevalenza di attività fisica insufficiente in entrambi i sessi, età ≥15 anni (percentuali standardizzate per età) Per quanto riguarda la situazione in Italia, dai dati sulla pratica dell’attività motoria e sulla sedentarietà dell’indagine multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana”, condotta dall’Istat nel 2010, emerge che le persone di 3 anni e più che praticano sport sono il 32,9% della popolazione di cui il 22,8% in modo continuativo e il 10,2% in modo saltuario; il 28,2%, pur non praticando sport, svolge attività fisica, mentre i “sedentari” sono più di 22 milioni, pari al 38,3%. Fig. 1.2.3 Percentuale di persone di 3 anni e più che praticano sport in Italia per classe di età e sesso, anno 2010 (calcolata per 100 persone con le stesse caratteristiche) – ISTAT 2010 Per quanto riguarda la popolazione adulta, si riportano nella fig. 1.2.4 i dati dello studio PASSI che evidenziano come il 30% degli intervistati nell’anno 2009 sia risultato completamente sedentario e come le percentuali delle persone sedentarie aumentino con 8 l’età e con il diminuire dell’istruzione, soprattutto tra le donne, o tra coloro che dichiarano di avere molte difficoltà economiche. Fig. 1.2.4 Distribuzione percentuale dei sedentari per classi d’età, sesso, grado d’istruzione e livello di difficoltà economiche (PASSI 2009) 1.3 Stato dell’arte della letteratura scientifica Esiste ormai una ricchissima letteratura scientifica sui riflessi benefici di uno stile di vita attivo che può esercitare un effetto favorevole sull’aspettativa di vita a prescindere dall’età alla quale si (ri)inizia ad essere fisicamente attivi. In generale forti evidenze sull’associazione fra attività fisica e benefici per salute si hanno per la mortalità da tutte le cause; i dati mostrano in maniera consistente una relazione inversa con una riduzione di circa il 30% nella mortalità per tutte le cause negli individui attivi, sia uomini sia donne, rispetto agli individui meno attivi. Tale relazione si mantiene anche nei soggetti oltre i 65 anni ed è simile per le diverse etnie. Inoltre, numerosi studi ribadiscono i benefici dell’attività motoria per la prevenzione primaria e secondaria di malattie cardiovascolari, diabete, malattie oncologiche, osteoporosi, sovrappeso e obesità. Si riassumono nella tabella che segue i principali effetti dell’attività fisica come fattore protettivo della salute: Bibliografia Apparato cardiovascolare - Miglior controllo della pressione arteriosa - Miglior controllo delle aritmie - Riduzione del 50% di eventi cardio e cerebrovascolari maggiori - Minore viscosità ematica, aumento dell’attività fibrinolitica Sovrappeso e obesità - Miglior controllo del peso corporeo - Calo ponderale nel WHO documents and guidelines on physical activity; Booth F.W., Chakravarthy M.V., Gordon S.E., Spangenburg E.E. 2002; Berlin J.A., Colditz G.A. 1990; Powell K.E. et al. 1987; Ellekjaer H. et al. 1986; Wannamethee S., Shaper A. 1999; PAGAC 2008; Bauman A., Lewicka M., Scoeppe S. 2005; Cook I., Alberts M., Lambert E.V. 2008; Nocon M. et al. 2008; Steyn K. Et al. 2005; Sofi F. et al. 2008; Warburton D. et al. 2007; Warburton D. et al. 2009; European Society of Cardiology 2004; Lakatta E., 1985 WHO documents and guidelines on physical activity; Bull F. et al. 2004; PAGAC 2008; INRAN 2003; Society of Cardiology 2004 9 Metabolismo Malattie tumorali Apparato muscoloscheletrico sovrappeso/obesità - Miglior controllo del profilo lipidico (riduzione dei livelli di colesterolo LDL e trigliceridi, aumento dei livelli di colesterolo HDL) - Aumento della sensibilità all’insulina - Effetto protettivo sull’insorgenza del diabete mellito - Riduzione della massa grassa - Riduzione del rischio oncologico complessivo - Riduzione del rischio specifico di cancro del colon, della mammella, della prostata, dell’endometrio e del polmone - Mantenimento delle funzionalità osteo-articolare - Rallentamento del declino etàdipendente - Prevenzione delle artropatie degenerative - Prevenzione dell’osteoporosi - Riduzione delle cadute e delle fratture conseguenti (anca) Sistema nervoso - Benessere generale e migliore qualità della vita (Effetti psichici e comportamentali - Controllo dei sintomi di depressione e ansia ) - Aumento dell’autostima, migliore immagine di sé - Aumento delle relazioni e della socializzazione - Controllo di altri stili di vita (alimentazione e fumo) Invecchiamento - Rallentamento dei processi organici dell’invecchiamento - Aumento dell’aspettativa di vita - Rallentamento del declino cognitivo - Alimentazione più equilibrata WHO documents and guidelines on physical activity; Society of Cardiology 2004; INRAN 2003; Ivy J., Zderic T., Fogt D. 1999; Tuomilehto J. et al. 2001; PAGAC 2008; Bauman A., Lewicka M., Scoeppe S. 2005; Cook I., Alberts M., Lambert E.V. 2008; Nocon M. et al. 2008; Steyn K. Et al. 2005; Sofi F. et al. 2008; Warburton D. et al. 2007; Warburton D. et al. 2009 Colditz G., Cannuscio C., Frazier A. 1997; IARC 2002; Thune I., Furberg A.S. 2001; Gammon M.D. et al. 1998; Latikka P., Pukkala E., Vihko V. 1998; Verloop J. et al. 2000; Tehard B. et al. 2006; Giovannucci E. et al. 1998 WHO documents and guidelines on physical activity; PAGAC 2008; Bauman A., Lewicka M., Scoeppe S. 2005; Warburton D. et al. 2007; Warburton D. et al. 2009; Brill P. et al. 2000; Huang Y. 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Jr et al. 1994; HEA 2000 Tab. 1.3.1 Evidenza degli effetti benefici dell’attività fisica L’evidenza scientifica mostra che un’attività fisica regolare è di beneficio durante tutto l’arco della vita e dopo i 50 anni può essere particolarmente efficace nel ridurre i rischi per la salute associati all’avanzare dell’età, portando un significativo miglioramento nelle abilità funzionali e contribuendo a prevenire alcune patologie o a diminuirne la severità. Tali benefici, quindi, vanno al di là dell’efficacia riabilitativa mirata a specifiche patologie, ma cerca di influire sul processo di invecchiamento stesso, prevenendo la disabilità e il decadimento fisico e cognitivo dell’anziano. Riassumendo, l’attività fisica aumenta lo stato di benessere e migliora la salute fisica e psicologica, aiuta a conservare l’autosufficienza, riduce il rischio di sviluppare alcune patologie non trasmissibili come la cardiopatia ischemica o l’ipertensione, contribuisce a controllare l’obesità, il diabete e l’ipercolesterolemia, migliora la quantità e la qualità del sonno, aumenta la resistenza e la 10 potenza muscolare, aiuta a preservare la flessibilità, l’equilibrio e il coordinamento motorio, aiuta a minimizzare le conseguenze di alcune disabilità e a gestire condizioni di dolore cronico, ma può anche servire a modificare l’immagine stereotipata della vecchiaia. Porta anche considerevoli benefici psicologici, poiché favorisce il rilassamento, può ridurre stress e ansia, migliora l’umore, può contribuire al trattamento della depressione e a ritardare il declino funzionale correlato all’età del sistema nervoso centrale. Infine può dare anche importanti benefici sociali aumentando l’integrazione sociale degli anziani, offrendo l’opportunità di ampliare le reti sociali, di frequentare ambienti stimolanti, di favorire contatti intergenerazionali. Inoltre l’attività fisica riducendo l’insorgenza della disabilità fisica e della malattia, riduce conseguentemente in misura significativa anche i costi dell’assistenza sanitaria e sociale, e consente agli anziani di partecipare alla vita sociale, arricchendo la comunità di appartenenza con il loro contributo di conoscenze, di esperienza e di saggezza. 1.4 Quesiti aperti Nel 1977 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, considerando i risultati delle innumerevoli evidenze scientifiche che dimostravano come l’attività fisica fosse condizione basilare nel mantenimento di una buona salute, ha pubblicato “Le linee guida di Heidelberg” per la promozione dell’attività fisica nella popolazione, in particolare nella popolazione anziana, individuando le modalità operative per raggiungere gli obiettivi di salute e ricordando gli effetti del movimento non solo sulla funzionalità fisica, ma anche sugli aspetti psico-sociali. A fronte dei benefici noti, la sfida per la promozione dell’incremento dell’attività fisica nella popolazione anziana deve essere raccolta non solo dal sistema sanitario, ma da tutta la società, per una pianificazione delle politiche sociali e sanitarie che preservino l’autonomia funzionale dei singoli e la loro permanenza nell’ambito della comunità di riferimento. Il documento sottolinea anche l’importanza di coinvolgere un ampio numero di attori per sostenere la creazione di condizioni sociali e ambientali favorevoli per la promozione dell’attività fisica nell’anziano. Tuttavia, quando si tratta di dare evidenza scientifica dell’impatto che l’ambiente può avere sulla salute in generale e sulla pratica dell’attività fisica in particolare, molti e complessi sono i risvolti associati a questo tema. Innanzitutto vi sono difficoltà di rilevazione e valutazione oggettiva dei dati, mancando, di norma, nelle indagini epidemiologiche, la possibilità di verificare direttamente le dichiarazioni rese dagli interpellati nell’individuazione dei fattori ambientali e sociali determinanti e quindi condizionanti la possibilità di realizzarla. Mentre è relativamente facile valutare la quantità, l’intensità e il tipo di attività fisica svolta (attraverso strumenti quali l’International Physical Activity Questionnaire - IPAQ), molto più difficile è la conoscenza del fenomeno nelle sue interazioni con le condizioni socioFig. 1.4.1 Fattori che determinano la salute ambientali potenzialmente correlabili con 11 l’attività fisica. È certamente ormai riconosciuto che la salute, bene essenziale per lo sviluppo sociale, economico e personale e aspetto fondamentale della qualità della vita di una comunità, non dipende soltanto dal buon funzionamento dei Servizi Sanitari (ospedali, medici, infermieri, Aziende Sanitarie, ecc.), ma anche da altri fattori politici, economici, sociali, culturali, ambientali, comportamentali e biologici, chiamati appunto determinanti, come la situazione abitativa, la possibilità di accedere al lavoro, di alimentarsi in modo sano e adeguato, di vivere in un ambiente (naturale e costruito) sano, l’educazione e lo sviluppo dei bambini, il reddito e l’accesso alle risorse, la formazione professionale, l’urbanistica e il rapporto tra le persone e il territorio, i trasporti e la sostenibilità ambientale, ecc. A questi determinanti vanno aggiunti il patrimonio genetico individuale e la disponibilità e l’accesso a un sistema sanitario universale. Il contributo di ciascuno di questi determinanti alla longevità è stato così stimato: il patrimonio genetico tra il 20 e il 30%, l’ambiente per il 20%, i fattori socioeconomici tra il 40 e il 50%, mentre il settore sanitario contribuirebbe solo per il 10-15%. L’impatto dell’ambiente urbano diventa sempre più importante, anche tenendo conto del fatto che attualmente metà della popolazione mondiale vive nelle città e nel 2030 questa percentuale salirà al 60%. Anche le città dovranno ripensare la propria struttura e il contesto urbano al fine di rispondere alle nuove sfide di urbanizzazione e invecchiamento (Atkinson, 2005). La maggior parte delle iniziative di salute pubblica cercano il più delle volte di modificare i comportamenti degli individui o di piccoli gruppi di popolazione, ottenendo come risultato un impatto comunque limitato e spesso non sostenibile nel tempo e dimenticando l’influenza esercitata invece dalle politiche di pianificazione urbana. A titolo di esempio si riporta una tabella che evidenzia come anche questi aspetti influiscano sugli outcomes di salute e come sia quindi importante un approccio integrato che coinvolga tutti i settori e le aree di sviluppo sociale ed economico. Livello Determinanti di salute Regole Politiche di Sviluppo edilizie housing economico di supporto Servizi sociali e Spazi esterni Trasporti Energia Assetto Recupero e acqua urbano urbano 1 Stili di vita individuali * * * ** ** * 2 Coesione sociale * * * * * ** * * * * * * ** ** * 3 Abitazioni ** 3 Lavoro * ** ** 3 Accessibilità ** 3 Alimentazione * 3 Sicurezza * 3 Equità * 4 Qualità dell’aria ed estetica * Acqua e condizioni 4 igieniche ** 4 Suolo e rifiuti solidi * 4 Clima globale ** ** * ** * * * * ** ** * * * ** * * ** * ** * * ** * ** * * * * * * * ** ** * * * ** ** ** ** * * influenza limitata sulla salute ** influenza notevole sulla salute Tab. 1.4.1 Matrice delle aree di intervento delle politiche di pianificazione e dei determinanti di salute sociali e ambientali. (Adattata da Burton, Mitcham, Tsouros, 2003) 12 1.5 Obiettivi e strutturazione dell’articolo Dalle premesse di cui sopra nasce l’idea di approfondire il tema della correlazione salute-ambiente per capire se effettivamente l’ambiente abbia un impatto misurabile sulla salute e come questo possa avere una conseguenza sulle politiche di prevenzione e promozione della salute messe in atto (Northridge, Sclar, Biswas, 2003; Duhl, Sanchez, 1999). Se promuovere la salute, secondo i principi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, significa non solo permettere alle persone, di assumere un maggiore controllo sulle proprie vite, ma anche creare ambienti favorevoli al miglioramento della qualità della vita, nell’ottica di uno sviluppo socio-ecologico sostenibile (Lawton, Nahemow, 1973), di una pari accessibilità ed equità da parte dei cittadini, allora uno degli obiettivi fondamentali nella promozione della salute diventa capire come si possa migliorare l’ambiente urbano per renderlo davvero a misura di anziano (Clarke, Nieuvenhuijsen, 2009). Nell’ambito dei vari aspetti della promozione della salute si è scelto di ragionare in particolare sull’inattività fisica che rappresenta uno dei quattro fattori di rischio principali per la salute degli individui e che spesso si abbina a sedentarietà, proprio perché, a livello globale, le persone stanno perdendo l’abitudine a muoversi. In secondo luogo, il tema dell’attività fisica è stato affrontato facendo specifico riferimento alla popolazione anziana piuttosto che alla comunità in generale o al target giovanile, nonostante fare esercizio fisico sia una pratica indispensabile ad ogni età per tutto l’arco della vita di un individuo. Questa scelta è stata fatta per due ragioni: da un lato perché l’invecchiamento della popolazione costituisce uno dei fenomeni più importanti che caratterizzano le attuali società e ne condizioneranno lo sviluppo nei prossimi decenni ed è importante quindi che le politiche di prevenzione e promozione della salute possano prevenire o ritardare il più possibile l’insorgenza di malattie, dall’altro perché ambienti urbani attenti ai bisogni delle persone anziane diventano ambienti accessibili a tutti. La tesi prevede una prima parte che offre una panoramica generale sull’attività fisica quale strumento di promozione della salute, e all’interno di tale panoramica, l’oggetto “attività fisica” viene analizzato da prospettive e punti di vista diversi, al fine di evidenziarne potenzialità e nodi problematici. Vengono descritti i benefici che la pratica di attività fisica può fornire in termini di rallentamento dei normali processi di invecchiamento fisiologico, di prevenzione della comparsa di patologie e disturbi cronici, di salvaguardia dell’autonomia personale dei singoli cittadini. Il discorso viene affrontato con un’attenzione particolare alla popolazione anziana e agli epocali cambiamenti demografici in atto a livello globale, che acuiscono la necessità di investire sulla prevenzione per favorire un invecchiamento sano e attivo (Alley, Liebig, Pynoos, Banerjee, Choi I.H., 2007). Successivamente si è cercato di indagare se esiste una correlazione tra ambiente e salute, intendendo per ambiente il contesto sia fisico che sociale in cui le persone si muovono, e quali siano i fattori che maggiormente influiscono sulla pratica dell’attività fisica da parte della popolazione anziana. La revisione della letteratura scientifica esistente su questo tema è volta a cercare evidenze delle possibili barriere, siano esse realmente esistenti o semplicemente percepite come tali, che ostacolano l’attività. Tutto ciò è propedeutico alla comprensione dei principali aspetti di cui bisognerebbe tener conto nel momento in cui si andasse a progettare e sperimentare un intervento sul campo. In tal senso una riflessione particolare viene dedicata al concetto di accessibilità urbana, intesa in un significato più allargato e complesso di quello tradizionale – ovvero di accesso fisico a un luogo di destinazione – perché correlato alle differenziate abilità/possibilità che individui e gruppi sociali hanno di accedere alle risorse urbane, negoziando tempi e spazi della vita quotidiana e mantenendo le relazioni importanti per la 13 propria vita sociale. In tal senso le politiche urbane dovrebbero porsi l’obiettivo di portare le attività e le risorse più “vicine” alle persone, offrendo modi alternativi per raggiungerle e un’ampia scelta sulle attività; progettare e pianificare la città in questo modo significa garantire l’accessibilità non solo in termini di accesso fisico ma anche di inclusione sociale (McNeill, Kreuter, Subramanian, 2006). In prospettiva l’articolo vuole essere utile a capire come attuare interventi più efficaci nella promozione dell’attività fisica e della lotta alla sedentarietà, che coinvolgano un numero sempre maggiore di persone, in particolare di quelle anziane, e che siano sostenibili nel tempo. Lo studio oggetto del presente articolo vuole essere un primo passo di conoscenza dei fattori che possono determinare la pratica dell’attività fisica, es. l’ambiente in cui la persona abita, i sostegni familiari e sociali a disposizione, le risorse comunitarie offerte. Queste informazioni dovrebbero servire in un secondo momento a studiare delle realtà concrete tenendo conto di tutti questi fattori con l’obiettivo di rendere gli individui più attivi anche modificando il contesto che li circonda. 2. Materiali e metodi 2.1 Popolazione oggetto di studio La popolazione considerata per lo studio è quella del Friuli Venezia Giulia, con alcuni esempi riferiti al Comune di Udine - di cui si riporta in appendice un’analisi demografica più approfondita - e con particolare attenzione alla fascia anziani, ovvero alle persone over 65. Un primo aspetto da prendere in considerazione è la transizione demografica intervenuta nell’ultimo mezzo secolo che ha portato a un vertiginoso aumento della popolazione anziana associato alla forte denatalità e che ha creato uno squilibrio evidente tra la stessa e gli altri gruppi d’età. Ciò è evidente nella piramide della popolazione che, sia per l’Italia che per il Friuli che per Udine, inizialmente presentava una consistente base giovanile e un’esile punta senile mentre attualmente vede rovesciati i rapporti intergenerazionali con una drastica diminuzione dei giovani e un’ampia fascia di anziani, descrivendo più la forma di un fungo che di una piramide. Fig. 2.1.1 Distribuzione per età e sesso della popolazione italiana (censimenti 2001 e 2011) 14 Piramide della Popolazione ‐ Regione FVG (01/01/2012) 100+ 95‐99 90‐94 85‐89 80‐84 75‐79 70‐74 65‐69 60‐64 55‐59 50‐54 45‐49 40‐44 35‐39 30‐34 25‐29 20‐24 15‐19 10‐14 5‐9 0‐4 60.000 40.000 20.000 F M 0 20.000 40.000 60.000 Fig. 2.1.2 Distribuzione per età e sesso della popolazione del Friuli Venezia Giulia (2012) La popolazione regionale è composta prevalentemente da persone anziane; nel 2012 oltre il 24% dei residenti ha più di 65 anni e il 7% più di 80 anni; in Italia, invece, la quota di persone con più di 65 anni scende a 20%. I bambini tra 0 e 14 anni in Friuli Venezia Giulia sono solo l’12,2%, contro il 14% a livello nazionale. Nella tabella che segue si riportano ulteriori indici demografici, che rendono più chiara la situazione. Indice FVG Italia Formula di Calcolo Rapporto Mascolinità 0,931969 0,936708 Popolazione Maschile / Popolazione Femminile Carico di Figli per Donna Feconda 0,198779 Indice di Dipendenza 0,577196 0,534807 (Popolazione [0-14] + Popolazione [65+]) / Popolazione [15-64] Indice di Dipendenza Giovanile 0,199318 0,215132 Popolazione [0-14] / Popolazione [15-64] Indice di Dipendenza Senile 0,377878 0,319675 Popolazione [65+] / Popolazione [15-64] Indice di Vecchiaia 1,895852 1,485946 Popolazione [65+] / Popolazione [0-14] Struttura Popolazione Attiva 1,368137 1,202745 Popolazione [40-64] / Popolazione [15-39] Indice di Sostituzione 0,598714 0,770466 Popolazione [15-19] / Popolazione [60-64] Tasso Generico di Fecondità 0,037749 0,039293 Popolazione [0] / Popolazione Femminile [15-49] 0,20351 Popolazione [0-4] / Popolazione Femminile [15-49] Tab. 2.1.1 Indici demografici dell’Italia e del Friuli Venezia Giulia Come si evince dalle due figure che seguono, l’età media è di 46 anni, 3 anni in più di quella italiana e l’indice di vecchiaia, ovvero il rapporto tra over 65 e giovani, è di 190. Una diretta conseguenza del forte incremento della popolazione anziana è l’affermarsi di uno squilibrio generazionale. L’indice di dipendenza in Friuli Venezia Giulia ha superato il 57%; ciò sta a significare che la popolazione in età attiva, oltre a dover far fronte alle proprie esigenze, ha teoricamente “a carico” una quota importante di popolazione inattiva. 15 Fig. 2.1.3 Età media popolazione residente in Italia per Regione Fig. 2.1.4 Indice di vecchiaia della popolazione residente in Italia per Regione (censimento 2011) 2.2 Definizioni operative dei fattori in studio: determinanti ed esiti Dall’analisi dei dati esposti nel Profilo di Salute emerge che i principali problemi per la salute della popolazione in Friuli Venezia Giulia sono i seguenti: • progressivo invecchiamento della popolazione legato al continuo aumento della speranza di vita e al basso tasso di fecondità della popolazione; il n. medio di figli per donna in FVG è pari a 1.37 abbondantemente al di sotto della soglia di 2, valore in grado di garantire il ricambio generazionale, e sarebbe ancora più basso senza il contributo delle straniere residenti (1.20 per le italiane e 2.34 per le straniere residenti in regione); • le principali cause di morte e di anni di vita persi in regione sono i tumori (4.402 decessi e 45.740 anni di vita persi nel 2007) e le malattie cardiovascolari (4.864 decessi e 38.688 anni di vita persi nel 2007), complessivamente il 70,5% dei decessi contro il 69,36% a livello nazionale, patologie in parte legate a fattori di rischio modificabili sia mediante l’adozione di stili di vita sani (in particolare riguardo l’alimentazione, l’attività fisica, l’abitudine al fumo e al consumo di alcolici), sia attraverso la diagnosi precoce e il trattamento (ipertensione, ipercolesterolemia); Le due principali cause di decesso in FVG sono i tumori e le malattie del sistema circolatorio che insieme causano il 70,5% dei decessi (e il 69,36% a livello nazionale). 16 Fig. 2.2.1 Confronto dei tassi standardizzati di mortalità per le principali cause Come per i tassi di mortalità per cause, anche gli anni di vita persi vedono tra le prime posizioni i tumori e le malattie del sistema circolatorio. Tab. 2.2.1 Anni di vita persi La mortalità evitabile è un indicatore che permette di avere informazioni su tutti gli aspetti relativamente ai quali il servizio sanitario può intervenire. In particolare la prevenzione la si può vedere sia dal punto di vista della tipologia di interventi, sia dal punto di vista delle patologie evitabili. Dalla tabella 2.2.1 si evince l’importanza della prevenzione primaria per ridurre la mortalità evitabile che in Friuli risulta superiore a quella nazionale. Tab. 2.2.2 Mortalità evitabile 0-74 anni. Tassi standardizzati per 100.000 residenti per sesso e tipologia di intervento prevalente Per quanto riguarda i fattori di rischio per la salute nella popolazione adulta (18-69 anni), si riportano di seguito i principali risultati della rilevazione del sistema di sorveglianza PASSI 2009, nello specifico relativi alla pratica dell’attività fisica. 17 Tab. 2.2.3 Dati relativi alla pratica dell’attività fisica in FVG tra gli adulti 18-69 anni (PASSI 2009) Prevalenza Inattività fisica Uomini 35-74 21,4 (18,69-24,19)* Donne 35-74 27,3 (24,42-30,11) Fonte: 2° Atlante Regionale delle Malattie Cardiovascolari Tab. 2.2.4 Prevalenza di inattività fisica in FVG standardizzata per età Si osservano percentuali maggiori di persone con uno stile di vita sedentario tra i 5069enni, tra le donne e tra le persone che hanno livello di istruzione più basso. Emerge inoltre una maggior componente di sedentari tra coloro che riferiscono di avere molte difficoltà economiche. L’inattività fisica aumenta con l’età, in particolar modo per le donne. Fig. 2.2.2 Andamento per età della prevalenza di inattività fisica negli uomini (blu) e nelle donne (rosso) dai 35 ai 74 anni I fattori di rischio che causano il maggior numero di decessi sono il fumo (2.666), l’ipertensione (1.304), l’inattività fisica (704) e l’alcol (400). Tab. 2.2.5 Mortalità attribuibile ad alcuni fattori di rischio modificabili e livello di priorità di intervento evidence-based. 2.3 Materiali e metodologia di ricerca Prima di esaminare le modalità di realizzazione della ricerca e di descriverne i risultati di maggior interesse, si è ritenuto opportuno descrivere lo scenario che potrebbe 18 essere in futuro oggetto di indagine specifica, ovvero il quadro di riferimento degli anziani residenti nella Regione Friuli Venezia Giulia e più specificatamente nel Comune di Udine (in Appendice 1), quadro che ha motivato anche la presente ricerca. I dati per la descrizione di questo scenario sono stati ricavati dal Piano Regionale della Prevenzione 2010-2012 con successiva proroga al 31.12.2013, prodotto dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e integrato dal Profilo di Salute della Regione, dove sono stati raccolti i principali indicatori demografici, sanitari, ambientali che riguardano la salute della popolazione. Per quanto riguarda il contesto demografico della città di Udine, i dati e le analisi statistiche sono state costruite grazie ai dati forniti dall’ufficio Statistica del Comune di Udine. Successivamente si sono precisati gli obiettivi della ricerca attraverso l’individuazione del “PICO” in base agli elementi “Population setting, Intervention, Condition of interest, Outcome”: P O P U L A T IO N S E T T IN G P o po lazio n e an zian a O ver 65 IN TE R V E N T IO N In terven ti di p ro m o zion e d ell’attività fisica G ruppi di cam m ino G innastica dolce A ttività fisica adattata ecc. C O N D ITIO N O F IN TE R E S T Im p atto d i m od ifiche al co ntesto u rb an o M essa in sicurezza dei percorsi S istem azione m arciapiedi, attraversam enti C reazione aree verd i ecc. O U TC O M E R id u zio n e d ell’in attività fisica e d ella sed en tarietà A um ento m obilità delle persone D im inuzione B M I e situazioni di obesità M iglioram enti valori antropom etrici ecc. Fig. 2.3.1 Rappresentazione grafica dello schema di ricerca PICO La ricerca e revisione della letteratura disponibile sul tema sono state effettuate con l’obiettivo di rispondere ai seguenti quesiti: • • Esiste una correlazione tra ambiente e salute e come è possibile valutarla? Che impatto può avere l’ambiente sulla capacità dell’anziano di svolgere attività fisica o anche solo di camminare in città? • Come si possono creare ambienti favorevoli alla salute e nello specifico a misura di anziano? • Quali sono i determinanti dell’attività fisica nel contesto urbano? • Che cosa si può fare per incoraggiare il movimento in città e di quali aspetti bisogna tener conto nel momento in cui si va a progettare e sperimentare un intervento sul campo? Si illustra di seguito la strategia di ricerca utilizzata per selezionare, dalla letteratura di riferimento, il materiale documentale reperito; nello specifico, si elencano le parole chiave utilizzate per l’interrogazione delle fonti informative e le banche dati che sono state consultate per la ricerca di studi e articoli e il reperimento delle prove di efficacia in letteratura. Scelta delle parole chiave • • • • • Physical activity AND older people OR elderly AND urban environment Physical activity AND older people OR elderly AND urban design Physical activity AND older people OR elderly AND mobility Physical activity AND older people OR elderly AND determinants Attività fisica AND anziani AND ambiente 19 • Attività fisica AND anziani AND determinanti AND urban environment • Attività fisica AND anziani AND pianificazione urbana Selezione fonti informative • Medline • PubMed • PubMed Central • Cochrane Library Ulteriore materiale documentale (raccomandazioni, esempi di buone pratiche, strumenti validi e pertinenti il tema oggetto di indagine) è stato selezionato consultando: • Internet: motori di ricerca – http://www.google.com • Siti specialistici e banche dati online fra cui: sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – http://www.who.int; The Community Guide – http://www.thecommunityguide.org/; NICE National Institute for Healt and Clinical Excellence – http://www.nice.org.uk; Epicentro, Portale di Epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità – http://www.epicentro.iss.it; Ministero della Salute - http://www.ministerosalute.it; ISTAT, Istituto Nazionale di Statistica – http://www.istat.it; DoRS Centro di Documentazione per la Promozione della Salute – http://www.dors.it; CDC Centre for Disease Control and Prevention di Atlanta – http://www.cdc.gov/; HEPA Europe, European Network for the Promotion of Health-Enhancing Physical Activity – http://www.euro.who.int/hepa; Age Platform Europe – http://www.age-platform.eu/; WHO Global Network of Age-Friendly Cities and Communities – http://www.who.int/ageing/age_friendly_cities/ Per arricchire la ricerca, sono state poi investigate ed elencate una serie di buone pratiche nel campo delle politiche integrate intersettoriali (salute, trasporti, ambiente, trasporti, ecc.) per fornire alcuni esempi concreti di azioni e iniziative realizzate a livello internazionale e volte a promuovere la pratica dell’attività fisica e la lotta alla sedentarietà nei contesti urbani. Si riporta l’elenco delle buone pratiche in Appendice 2. 3. Risultati 3.1 Determinanti dell’attività fisica L’abitudine a praticare attività fisica è un atteggiamento complesso e multidimensionale (Dishman, Sallis, Orenstein, 1985). I fattori che influenzano la pratica dell’attività fisica possono essere determinati da caratteristiche biologiche o possono essere connesse all’ambiente fisico o sociale in cui viviamo. I determinanti dell’attività fisica possono inoltre agire da facilitatori (elementi che incoraggiano la pratica) o da barriere (elementi che costituiscono un ostacolo o un impedimento alla partecipazione a percorsi di attività fisica) (Sallis, Owen, 1997). Dalla letteratura si evince che molti e complessi sono i fattori che influiscono sull’abitudine all’attività fisica e possono essere classificati nelle categorie elencate in tabella. Fattori Variabili Fonti Fattori Età, etnia, genere, reddito, stato socio-economico, Trost S. G. et al. 2002; Scheerder J. demografici e stato civile, provenienza geografica, indice di massa et al. 2002; Gratton C., Taylor P. biologici corporea 2000; Muntner P. et al. 2005; Sjoestroem M. et al. 2006; Santos R. 20 Fattori psicologici, cognitivi ed emozionali Attitudini, ostacoli alla pratica, controllo sull’esercizio, divertimento durante la pratica, benefici attesi, “locus of control” sulla salute, intenzionalità nella pratica, conoscenze sulla salute e sull’attività fisica, mancanza di tempo, disturbi dell’umore, credenze normative, salute o forma fisica percepita, variabilità della personalità, immagine del corpo, salute psicologica, autostima, motivazione, stadio di cambiamento, stress, valore dei risultati della pratica Atteggiamenti Storia della pratica durante infanzia e adolescenza, e e abilità durante l’età adulta, consumo di alcol, programma di esercizi in parallelo, abitudini alimentari, programma post-pratica, processo di cambiamento, sport a scuola, abilità a superare le barriere Fattori sociali Dimensioni del gruppo, tipologie di esercizi, e culturali coesione del gruppo, caratteristiche dell’ambiente familiare, isolamento, supporto sociale da amici/famiglia Fattori fisico- Accessibilità, effettiva o percepita, alle strutture, ambientali illuminazione adeguata, clima/stagione, costo dei programmi, intervalli nella routine, contesto accattivante, osservazione degli altri praticanti, traffico pesante, attrezzatura domestica, tassi di criminalità alta, terreno sconnesso, sicurezza del quartiere, soddisfazione rispetto alle strutture, presenza di marciapiedi, soddisfazione per le strutture, cani randagi, contesto urbano Caratteristiche Intensità dell’attività, tipologia, sforzo percepito della pratica dell’attività fisica et al. 2008 Fishbein M., Ajzen I. 1975; Becker M. ., Maiman L. A. 1975; Prochaska J. O., Redding C. A., Evers K. E. 1997; Reichert F. F. et al. 2007; Zunft H. J. F. et al. 1999 Scheerder J. et al. 2002; Sale C., Guppy A., El Sayed M. 2000; Bertrais S. et al. 2004 ; Vries H. et al. 2008 Trost S. G. et al. 2002; Sallis J. F. 2000 ; Coakley J., White A. 1992 ; Booth M. et al. 2000 Trost S. G. et al. 2002; Sjoestroem M. et al. 2006; Booth M. et al. 2000 ; Browson R. C. et al. 2004 ; GilesCorti B., Donovan R. J. 2003 ; Hoehner L. et al. 2004 ; Humpel N., Owen N. ; Leslie E. 2002; Bertrais S. et al. 2004; Sallis J., Owen N. 1997 ; Bauman A. et al. 2002 ; Kahn E. B. et al. 2002 Vatten L. J., Nilsen T. I., Holmen J. 2006; Kol H. W. 2001; Fagard R. H. 2001; Lee I. M., Skerrett P. J. 2001; Almeida M. D. et al. 1999 Fonte: adattato da Trost S. G. et al. 2002 Tab. 2.2.5 Determinanti dell’abitudine all’attività fisica tra gli anziani Di seguito si ritiene inoltre utile riportare le stesse variabili elencate sopra indicando per ognuna l’ipotesi di correlazione esistente con l’attività fisica sulla base della letteratura disponibile sul tema. Fattori demografici e biologici Età Professione Figli Istruzione Genere (maschile) Ereditarietà Alto rischio di patologie cardiovascolari Reddito/stato socioeconomico Incidenti Stato civile Sovrappeso/obesità Etnia (non autoctoni) –* – + ++ ++ ++ ++ + – –* –* Variabili comportamentali e abilità Pratica di attività fisica nell’infanzia Pratica di attività fisica in età adulta Consumo di alcol Programma di esercizi in parallelo Abitudini alimentari (qualità) Programma attività fisica in passato Processi di cambiamento Sport a scuola Abilità a far fronte agli ostacoli Abitudine al fumo Uso dei media nel mondo sportivo Equilibrio decisionale 0 ++ 0 0 ++ ++ ++ 0 + – 0 + 21 Fattori psicologici, cognitivi, emozionali Attitudini Ostacoli alla pratica Control over exercise TPB Divertimento nella pratica Benefici attesi Locus di controllo sulla salute Intenzionalità nella pratica Conoscenze sulla salute e attività fisica Mancanza di tempo Disturbi dell’umore Credenze normative Salute o forma fisica percepita Variabili della personalità Scarsa opinione del proprio corpo Salute psicologica Autoefficacia Motivazione personale Schemi mentali sull’attività fisica Stadio del cambiamento Stress Suscettibilità alla malattia Valore dei risultati della pratica 00 –* + ++ ++ 0 ++ 00 –* –* 00 ++ + – + ++ ++ ++ ++ 0 00 0 Fattori sociali e culturali Modelli di esercizi Ricadute dell’ambiente familiare Impatto di un fisioterapista Isolamento sociale Supporto sociale da parte di amici/coetanei Supporto sociale della famiglia/consorte Fattori fisico-ambientali Accesso alle strutture (reale) Accesso alle strutture (percepito) Illuminazione adeguata Clima/stagione Costi dei programmi Contesto piacevole Osservazione di altri che praticano Traffico pesante Attrezzatura domestica Alto tasso di criminalità Terreno faticoso Sicurezza del quartiere Presenza di marciapiedi Gradimento delle strutture Cani randagi Contesto urbano 0 0 ++ – ++ ++ + + 0 –* 0 + + 0 + 0 + + 0 + 0 – Caratteristiche dell’attività fisica Intensità – Sforzo percepito –* ++associazione positiva con l’attività fisica, ripetutamente documentata. + evidenza debole o mista dell’associazione positiva con l’attività fisica. 00 mancanza di associazione positiva con l’attività fisica, ripetutamente documentata. 0 evidenza debole o mista di nessuna associazione con l’attività fisica. — associazione negativa con l’attività fisica, ripetutamente documentata. —* evidenza debole o mista di un’associazione negativa con l’attività fisica. Tab. 2.2.6 Determinanti dell’abitudine all’attività fisica con livello di correlazione 4. Discussione 4.1 Sintesi dei principali risultati della ricerca La pratica dell’attività fisica da parte di una popolazione e dei singoli individui è influenzata da una serie complessa di fattori di tipo sociale, economico e culturale. Alcune categorie sono particolarmente svantaggiate: gli anziani, i disabili, le famiglie con gravi difficoltà socio-economiche, le persone con basso grado di educazione, livello di occupazione e di reddito, i migranti e le minoranze etniche, le donne. In tutte queste persone è più alta la probabilità che la pratica dell’attività fisica non sia sufficiente e che si manifestino le conseguenze di uno stile di vita a rischio (mortalità anticipata e morbilità maggiore). La situazione socio-economica si traduce in uno svantaggio in cui entrano in 22 gioco varie componenti: la minore disponibilità di tempo libero e il minor accesso alle strutture dedicate, la vita in ambienti con minore opportunità di attività fisica e in contesti territoriali che non favoriscono il moto, la percezione dello sport come un lusso e non come una necessità, uno stile di vita in cui la sedentarietà si associa più facilmente ad abitudini alimentari non corrette. Questi sottogruppi svantaggiati sono destinati ad affrontare in misura maggiore patologie croniche associate con la minore attività fisica e una dieta non corretta. Le categorie svantaggiate hanno una minore consapevolezza dei determinanti della salute, una maggiore convinzione che la salute sia dovuta al caso e non ricercabile ne ottenibile con misure appropriate, una minore tendenza a pensare al futuro e una ridotta aspettativa soggettiva di sopravvivenza. Tra i fattori demografici, alte correlazioni si hanno con il genere, l’età, lo stato civile, lo status socio-economico e i livelli di istruzione. Ad esempio, esistono chiare evidenze sul rapporto tra età, genere e attività fisica: al crescere dell’età, diminuisce la disponibilità e l’interesse a fare del movimento e, per ciascuna fascia d’età, le donne fanno registrare livelli di pratica inferiori rispetto alla controparte maschile. Sul piano dei determinanti psicologici, tantissime sono le variabili correlate con l’attività fisica, come appunto gli atteggiamenti, la percezione delle barriere, il divertimento, i benefici attesi, l’intenzionalità nella pratica, la percezione soggettiva del proprio stato di salute, la salute psicologica, le motivazioni a muoversi, la predisposizione al cambiamento e il senso di auto-efficacia, ovvero la convinzione personale di poter svolgere un dato compito con successo. Sempre nel campo dei determinanti psicologici, un altro importante incentivo a muoversi è rappresentato dalle aspettative circa i benefici dell’attività fisica. Anche in questo caso, le differenze d’età giocano un ruolo fondamentale: ad esempio, per i più anziani questo fattore sembra essere di minor peso e, superata una certa età, la speranza di ottenere dei reali benefici per la salute appare molto stemperata. Altri fattori che possono agire sulla pratica dell’attività fisica sono i determinanti interpersonali, ossia quell’insieme di fattori che nascono e agiscono nell’ambito delle relazioni interpersonali e consistono nell’insieme di risorse sulle quali un individuo può contare all’interno della rete sociale di appartenenza e, soprattutto, alla percezione che l’individuo ha di tali risorse. Passando ai fattori socioculturali, l’attenzione va ai pregiudizi esistenti sulla relazione anziano, corpo e movimento. Inoltre, non va trascurata l’importanza delle caratteristiche dell’attività praticata poiché il primo elemento che deve caratterizzare un’attività, a prescindere dalle altre caratteristiche, è che l’intensità e le abilità richieste siano adeguate alle capacità dei singoli. Altro elemento fondamentale è quello relativo alla distinzione tra attività individuali e di gruppo: spesso per una persona anziana che non abbia mai praticato alcuna forma di attività motoria può risultare fondamentale la partecipazione ad attività strutturate, al fine di imparare a conoscere le proprie risorse e i propri limiti e condividere difficoltà e timori, rendendone così più agevole il superamento. A tutto ciò si aggiunge quello che rappresenta uno dei più forti condizionamenti dell’individuo per tutto il corso della vita, a partire dall’infanzia, ovvero l’ambiente, sia esso fisico che costruito, molto spesso in relazione inversa con la quantità di esercizio fisico (Jackson, 2003). Il clima, le stagioni, la disponibilità di spazi verdi, di marciapiedi ben curati, di strutture sportive, di piste ciclabili, di parchi attrezzati, l’accessibilità a tali strutture come anche il traffico e i tassi di criminalità sono tutti elementi in grado di incidere sugli stili di vita dei singoli cittadini (Srinivasan, O’Fallon, Dearry, 2003). In particolare, una facilità di accesso alle strutture e una disponibilità di marciapiedi puliti, sicuri e ben curati possono essere di forte impatto sui livelli di pratica dell’attività motoria. La sicurezza e l’accessibilità degli ambienti urbani sono elementi importanti nella 23 promozione dell’attività fisica, in particolare per alcuni sottogruppi di popolazione, come donne, bambini e anziani per i quali è dimostrata una maggiore associazione con uno stile di vita sedentario. A tal proposito si ricorda che “La giornata mondiale della salute 2010”, intitolata “Vivere bene in città” è stata dedicata proprio alla promozione della salute negli ambienti urbani, a sottolineare lo stretto legame che intercorre tra salute e ambiente in termini di lotta alla sedentarietà, tenendo conto del fatto che il movimento può essere integrato in tutte le attività della vita quotidiana e può essere fatto anche in luoghi non espressamente deputati all’esercizio fisico e sportivo, come palestre e centri sportivi. Non è sufficiente un approccio tecnicistico che individui semplicemente il modo migliore per svolgere attività fisica ma occorre anche agire sul contesto urbano, rimuovendo le barriere ambientali che ostacolano il movimento, favorendo forme di mobilità attiva, come il cammino e la bicicletta, e convincere le persone che hanno la possibilità, attraverso opportunità concretamente fruibili, di rimettersi in moto. Consolidate esperienze internazionali dimostrano come sia indispensabile promuovere l’attività fisica inserendola fra le attività della vita quotidiana, come camminare, andare in bicicletta, fare le scale. Dalla letteratura si evince che gli spazi pubblici all’aperto sono una risorsa della comunità in grado di contribuire potenzialmente al mantenimento della salute dei residenti locali, in quanto favoriscono la pratica dell’attività motoria (Sugiyama, Francis, Middleton, Owen, Giles-Corti, 2010). L’accesso a spazi aperti pubblici, grandi e attraenti, è infatti associato a livelli più elevati di spostamento a piedi. Per incrementare gli spostamenti a piedi è necessaria, quindi, una ponderata progettazione (e riprogettazione) degli spazi aperti con l’allestimento di attrezzature che ne favoriscano l’uso da parte di molteplici utenti (pedoni, sportivi, ecc.), la realizzazione di percorsi pedonali e/o ciclabili, la presenza decentrata di strutture per l’attività motoria, il contenimento del prezzo di accesso alle strutture (ad esempio palestre). Politiche e interventi indirizzati alla riorganizzazione del territorio e dell’assetto urbano su scala comunitaria, o realizzati in piccole aree geografiche, sono raccomandati per aumentare l’attività motoria e sportiva della popolazione. Tutto questo si riflette in interventi di pianificazione e progettazione di aree residenziali vicine alle zone commerciali, ai luoghi di lavoro, ai plessi scolastici, a spazi verdi e aree gioco. Altri interventi riguardano la promozione di strade adeguatamente illuminate e sicure, con la diffusione di dossi e rotonde per rallentare il traffico. Tra i risultati raggiunti dai Paesi che hanno realizzato interventi di questa natura, si evidenzia un aumento del numero di pedoni e ciclisti, un rafforzarsi tra i cittadini del senso di comunità con conseguente diminuzione di situazioni di isolamento, in modo specifico, negli interventi che hanno aumentato gli spazi verdi e le aree adibite al ritrovo e allo svago (Hansen, Nielsen, 2003). È importante inoltre incentivare modalità attive di trasporto, favorire gli spostamenti a piedi, l’uso della bicicletta o dei trasporti pubblici, rendere sicuri i percorsi pedonali e ciclabili anche per lo sviluppo di pedibus e bicibus, ridurre l’uso dell’auto aumentando i costi di parcheggio o migliorando la qualità dell’aria, organizzare iniziative promozionali per il trasporto alternativo: giornate “a scuola a piedi”, promozioni e soluzioni alternative all’uso dell’automobile, interventi educativi per la sicurezza dei pedoni e dei ciclisti e formazione in merito ai benefici del trasporto attivo, misure di rinforzo quali limitazione della velocità, riduzione delle necessità di spostamento attraverso l’ausilio delle telecomunicazioni e l’orario di lavoro flessibile (Handy et al., 2000). 24 4.2 Aspetti integrativi della ricerca per una più completa lettura dei risultati Il concetto di accessibilità Affinché i risultati della ricerca possano essere inseriti in una visione d’insieme del contesto urbano, che non si limita solo ad interventi strutturali sul territorio per favorire la mobilità e la sicurezza, merita una riflessione particolare il concetto di accessibilità allo spazio urbano. Mentre in passato, infatti, lo spazio coincideva con il luogo poiché le dimensioni spaziali della vita sociale erano dei sistemi chiusi, isolati, caratterizzati da attività localizzate, l’organizzazione sociale moderna è in qualche modo “stirata”, basata su rapporti fra persone assenti, localmente distanti, e la corrispondenza tra luogo – inteso come ambiente fisico dove l’attività sociale è geograficamente situata – e spazio viene meno (Giddens, 1994). La globalizzazione e l’utilizzo di Internet non hanno arrestato questa tendenza, ma anzi hanno determinato un’ulteriore dispersione delle attività e delle persone. “Le città odierne certamente non sono sistemi dotati di coerenza interna” (Amin e Thrift, 2005), ma vanno incontro invece a “una perdita di identificabilità territoriale e sociale dell’oggetto urbano (Martinotti, 1999; Amin e Thrift, 2005; Borlini Memo, 2008). I servizi tendono ad assumere un carattere sempre meno di “prossimità”; basti pensare, per esempio, ai piccoli negozi di alimentari a gestione familiare generalmente presenti nelle strade cittadine che ora a poco a poco stanno scomparendo a favore della proliferazione di grandi strutture distributive, più anonime e meno facilmente raggiungibili. Questi mutamenti nella società, la crescente eterogeneità sociale, l’esperienza quotidiana della mobilità, i rapporti a distanza piuttosto che di vicinato, hanno portato a un mutamento del modello di relazione sociale basato sulla località, sull’omogeneità di esperienze, su una sostanziale stabilità e coincidenza degli stili di vita, portando verso un modello basato sulla dispersione a rete delle relazioni sociali, su ritmi di vita più “privatizzati” e verso una de-contestualizzazione della persona rispetto al resto della società. La stessa destrutturazione si percepisce anche nei ritmi temporali sempre più desincronizzati, sempre più flessibili delle nostre città e del nostro modo di vivere; le persone si trovano a negoziare tempi e spazi di interazione con gli altri e a cercare di armonizzare le attività e gli spostamenti. L’accessibilità dipende inoltre dagli attori sociali che ne devono fruire, dall’area di residenza, dalle caratteristiche socio-demografiche, dai bisogni e dagli stili di vita, dalle risorse su cui possono contare, dalla flessibilità che possono avere nella vita quotidiana. Per esempio, tramite misure disaggregate si può scoprire che uomini e donne adulti dello stesso nucleo famigliare sperimentano livelli diseguali di accessibilità alle opportunità presenti nello spazio cittadino (Kwan, 1998). Occorre quindi capire, soprattutto per i gruppi di popolazione più fragili, es. gli anziani, come gli spazi e i tempi della città possano influenzare la motilità degli individui (Yen, Michael, Perdue, 2009) ovvero la loro capacità/possibilità di trasformare in comportamenti reali il potenziale di movimento di cui dispongono (Kaufmann, Bergman e Joye, 2004) e accedere alle risorse della città in termini di beni e servizi localizzati in determinate località o destinazioni (ospedali, negozi, luoghi di lavoro, uffici, banche, ecc.) ma anche di reti sociali personali e situazioni di co-presenza che permettono lo scambio diretto di informazioni. Ricerche recenti evidenziano la correlazione tra esclusione sociale e stile di fruizione della città, laddove alcune categorie, prevalentemente anziani e casalinghe di livello sociale medio-basso sono caratterizzate da un uso esclusivo dell’ambiente residenziale, ristretto per lo più alle attività quotidiane di approvvigionamento e all’uso privato dell’abitazione. In tal senso la non accessibilità può essere fonte di radicali disuguaglianze. 25 Alcuni di noi diventano ‘globali’ nel senso vero e pieno del termine, altri sono inchiodati alla propria ‘località’ – una condizione per nulla piacevole, né sopportabile in un mondo nel quali i ‘globali’ danno il la e fissano le regole del gioco della vita” (Bauman, 2001). Anche l’abitare in aree periferiche poco dotate di servizi e risorse fa sì che le persone tendano a rinunciare alle attività (fenomeno della distance decay - Naess, 2006), soprattutto a quelle discrezionali come lo svago, quando implicano uno spostamento troppo oneroso in termini economici o temporali. Nonostante i segnali di sviluppo policentrico, le città conservano una struttura di tipo gerarchico, dove il centro presenta maggiori e più varie risorse, opportunità lavorative, miglior fruibilità grazie ai collegamenti stradali, disponibilità di mezzi di trasporto, sicurezza, ecc. mentre i quartieri più periferici tendono all’isolamento e alla monofunzionalità e restano spesso luoghi invisibili, facili da etichettare come luoghi che non offrono alcuna opportunità (Zajczyk, Borlini, Memo e Mugnano, 2005). Migliorare l’accessibilità significa quindi ridurre la frammentazione della vita quotidiana attraverso un approccio integrato e intersettoriale che lega politiche della mobilità, dei trasporti, della pianificazione territoriale, della programmazione della rete di servizi, interventi contro l’esclusione sociale e politiche temporali e di conciliazione. A tal proposito non va inoltre dimenticato il processo degli stadi del cambiamento applicati all’attività fisica secondo il modello transteorico di Di Clemente e Prochaska (1982). Stadi del cambiamento di comportamento Precontemplazione: presa di coscienza, percezione dei benefici, comparazione dei rischi, rivalutazione dei risultati e ambientale Contemplazione: auto-efficacia, supporto sociale, focus sui fattori importanti, persuasione dei vantaggi positivi, presa di decisione prospettica, personalizzazione delle prospettive Determinazione: autoliberazione, sviluppo delle life skills e delle strategie di coping, individuazione obiettivi Azione: rapporti di aiuto, controllo degli stimoli, miglioramento delle skills, superamento delle difficoltà, gratificazione per i risultati Caratteristiche Essere consapevole che la sedentarietà e le sue conseguenze sono un problema di salute Personalizzare il problema. (Ho bisogno di fare più esercizio fisico) Confrontare i potenziali benefici relativi allo svolgimento di attività motoria con i costi (tempo, denaro, ricadute sugli altri) Prepararsi all’azione ed agire Mantenimento: scelta e messa in pratica Continuare ad essere di soluzioni, gestione dell’errore, regolarmente attivi o mantenimento del comportamento svolgere esercizio fisico (o entrambi) Bisogni Iniziative appropriate Informazioni Media nazionali e riguardo al locali, opuscoli, problema poster, consigli dal medico Possibilità di Lezioni di prova, personalizzazione eventi e campagne promozionali, test sulla salute Possibilità di Confronto con un discussione esperto di salute o di sport, esercizi di counselling Conoscenza delle attrezzature o delle opportunità e suggerimenti per l’azione Sostegno per proseguire in nuove azioni Una varietà di opportunità ed eventi Club, gruppi di supporto Tab. 4.2.1 Processo degli stadi del cambiamento L’importanza di interventi multicomponente Dalla ricerca svolta emerge inoltre quanto sia strategico e importante fornire una proposta complessiva di modificazione di stile di vita poiché un approccio alla salute “complessivo”, una strategia multicomponente, che coniughi ad esempio interventi di comunità con azioni politiche e ambientali, e che vada ad agire in più contesti e con 26 diverse modalità sullo stile di vita della popolazione, ha molte più probabilità di riuscire e di durare nel tempo. In tal senso è importante tener presente alcuni risultati che emergono dalla letteratura sugli interventi maggiormente raccomandati: - approccio informativo campagne di comunicazione rivolte alla comunità mediante interventi su larga scala, altamente visibili, intensivi, con più canali di comunicazione, orientate ad aumentare non solo i livelli di attività fisica, ma anche la sicurezza dei quartieri, degli spazi verdi, un’adeguata illuminazione delle strade, ecc.; - approccio comportamentale e sociale programmi di cambiamento dei comportamenti individuali orientati allo sviluppo di capacità di auto-monitoraggio dei progressi e alla costruzione di una rete sociale di supporto, con opportunità e occasioni praticabili e appropriate alle esigenze dei diversi gruppi di popolazione, e con interventi nei contesti di vita (scuola, ambiente di lavoro, territorio) affinché tutti abbiano la possibilità di adottare uno stile di vita attivo; - approccio politico e ambientale interventi con l’attivazione di alleanze a livello politico, istituzionale e ambientale e scelte progettuali strategiche per migliorare l’accesso agli spazi destinati all’attività motoria, realizzazione di percorsi pedonali e ciclabili, contenimento del prezzo di accesso alle strutture, presenza decentrata di strutture per la pratica dell’attività fisica, politiche e interventi indirizzati alla riorganizzazione del territorio e dell’assetto urbano, pianificazione di aree residenziali vicine alle zone commerciali, ai luoghi di lavoro, ai plessi scolastici, a spazi verdi e aree gioco, promozione di strade adeguatamente illuminate e sicure, inserimento di sistemi di rallentamento del traffico. Questo ragionamento può essere maggiormente comprensibile attraverso una sua rappresentazione grafica in un framework logico che illustra i diversi settori su cui si può lavorare per un approccio complessivo alla promozione dell’attività fisica, secondo il modello socio-ecologico proposto dall’OMS (Fig. 4.2.1). Fig. 4.2.1 Framework logico di approccio alla promozione dell’attività fisica 27 Approccio a successive ricerche o sperimentazioni sul campo L’obiettivo di ulteriori approfondimenti e/o interventi dovrebbe essere quindi non solo quello di stimolare le persone, in particolare gli anziani, a muoversi maggiormente in città e a praticare una regolare attività fisica, ma anche quello di investigare l’impatto che i diversi aspetti dell’ambiente emersi dall’analisi della letteratura e presentati nei risultati del presente elaborato possono avere sulla pratica dell’attività fisica e della lotta alla sedentarietà nel contesto urbano. Propedeutica ad eventuali interventi dovrebbe essere l’analisi del contesto attraverso strumenti quali-quantitativi, ovvero attraverso la raccolta di alcuni indicatori relativi alle infrastrutture (es. aree pedonali, piste ciclabili, estensione e fruizione aree verdi, rilevazione dati sulla pratica dell’attività fisica nonché sulla mobilità quotidiana e sulla presenza di zone 30, mappe dei servizi georeferenziati con sistemi GIS) e, per la parte qualitativa, attraverso degli audit con i cittadini, che possono in questo modo esprimere la propria opinione sui fattori limitanti l’attività fisica e sulla qualità dell’ambiente urbano. A tal proposito si illustrano sinteticamente in appendice 3 alcuni esempi e raccomandazioni importanti per lo sviluppo di un possibile intervento. In particolare si riportano, relativamente all’aspetto quantitativo, un approfondimento su un documento di indirizzo (che recepisce anche indicazioni dell’Unione Europea utili per la Valutazione Ambientale Strategica) sulla “mobilità sostenibile e sicura in ambito urbano”, elaborato da un gruppo di lavoro interistituzionale in FVG. Si presentano poi i risultati di un esempio di audit con i cittadini, sviluppato nell’ambito dell’Age-Friendly Cities Project dell’O.M.S., per valutare l’accessibilità e l’age-friendliness dell’ambiente urbano. Qualsivoglia siano gli strumenti utilizzati (questionari, interviste, ecc.), in ogni caso, un eventuale intervento dovrebbe puntare ad indagare quegli aspetti ancora non esplorati dalla letteratura, ovvero: • La diffusione dell’attività fisica in chiave comparativa: l’attività fisica per sesso ed età, che attività fisica viene svolta al primo aspetto, con che regolarità, per quanto tempo e con quale intensità, quali sono le attività praticate, facendo riferimento a più contesti diversi; • Le motivazioni dell’attività fisica: quali sono le ragioni per cui viene praticata, quali sono le leve efficaci per stimolare le persone a praticarla; • Con chi viene svolta l’attività fisica: utile a delineare la capacità socializzante delle persone e la presenza di eventuali situazioni di isolamento/depressione; • Dove viene svolta l’attività fisica: quali sono gli ambienti utilizzati per svolgere attività fisica e se presentano difficoltà particolari, attrezzatura adeguata, costi inaccessibili, e così via. Il confronto di questi aspetti in ambienti urbani diversi potrebbe contribuire alla comprensione del fattore ‘ambiente’ come determinante di salute, all’individuazione di misure di miglioramento del contesto fisico e sociale per favorire la pratica dell’attività fisica. 5. Conclusioni L’insieme di trasformazioni che hanno interessato le nostre città, l’inurbamento, il trionfo della società dell’automobile, l’espansione delle possibilità di spostarsi e di comunicare a distanza, la differenziazione dei ritmi e dei tempi della vita urbana, i mutamenti nei modelli di relazione e integrazione sociale tra gli abitanti, insieme anche a 28 ciò che Castells chiama spazio di flussi, ovvero un movimento continuo non solo di persone e oggetti ma anche di pacchetti immateriali di informazione, che viaggiano in tempi ridottissimi lungo reti tecnologiche sempre più fitte e ramificate, hanno originato una tale complessità urbana e frammentazione della vita quotidiana, che spesso i bisogni delle persone che abitano le nostre città, in particolare dei gruppi di popolazione più deboli, quali gli anziani, vengono risucchiati da ritmi, tempi e spazi che non sono loro propri. Ciò non va dimenticato, soprattutto pensando alla popolazione anziana e tenendo conto del fatto che l’invecchiamento costituisce uno dei fenomeni più importanti che caratterizzano le attuali società e ne condizioneranno lo sviluppo nei prossimi decenni. Esso infatti, non solo è consequenzialmente legato all’aumento dell’aspettativa di vita ma, inevitabilmente, è associato anche a un sostanziale incremento del numero di individui a rischio per malattie croniche e disabilità. Da ciò nasce l’esigenza che tali maggiori aspettative non debbano necessariamente tradursi solo in un prolungamento del numero di anni da vivere spesso anche in cattive condizioni di salute, ma che il tempo aggiuntivo possa essere trascorso nel pieno dell’autonomia funzionale, in assenza di disabilità o di gravi scadimenti della qualità della vita. L’incremento della longevità che caratterizza i tempi moderni fa nascere quindi l’urgenza di una pianificazione delle politiche sociali e sanitarie volte a preservare l’autonomia funzionale dei singoli e la loro permanenza nell’ambito della comunità di riferimento. L’impatto dell’attività fisica sul processo di invecchiamento fisiologico e l’entità dei rischi associati ad uno stile di vita sedentario spingono con forza verso una piena responsabilizzazione di tutti gli attori sociali che, a diverso titolo, sono chiamati a promuovere l’attività fisica tra la popolazione. Le forti evidenze scientifiche che sottolineano come anche moderate quantità di attività fisica possano esercitare un effetto protettivo sulla salute spingono ad approfittare a piene mani di questo “farmaco”, dai costi e dalle controindicazioni incredibilmente limitate. La promozione dell’attività fisica e la lotta alla sedentarietà sono obiettivi di salute che possono essere raggiunti solo attraverso un approccio integrato e condiviso alle politiche sanitarie, con una chiara individuazione dei livelli di intervento e delle responsabilità. Inoltre lo sviluppo di forme e usi delle città orientati all’esecuzione dell’esercizio fisico può portare intere comunità verso abitudini corrette di movimento, mai raggiunte attraverso la sola educazione sanitaria. Per modificare le abitudini di sedentarietà in una popolazione che non vuole, o non può, svolgere esercizio fisico è importante che, accanto alla promozione dell’attività fisica con un’ottica sanitaria, ci sia un ambiente che permetta lo svolgimento di tale attività nel modo più naturale possibile, durante le attività quotidiane. Quindi, un’attenta pianificazione degli ambienti urbani, che offra luoghi adatti all’esercizio fisico e che modifichi positivamente l’ambiente di vita, gioca un ruolo fondamentale nell’incremento dello svolgimento dell’attività fisica. Ciò che serve è forse un cambiamento di prospettiva, una rivoluzione copernicana, che ponga davvero al centro delle politiche, dei servizi e delle opportunità l’individuo, con i suoi bisogni e il suo potenziale: per esempio gli anziani come destinatari di servizi, cure, interventi di prevenzione, opportunità di socializzazione e partecipazione alla vita della comunità, ma anche come risorsa per la società, capitale sociale nel volontariato e supporto nella fornitura di cure informali. Il cambio di paradigma, che pone al centro l’individuo, presuppone inoltre che le varie componenti della società civile, e quindi una molteplicità di attori diversi con anche interessi e visioni differenti, creino delle alleanze e strategie per rispondere ai suoi bisogni. Questo cambio di paradigma potrebbe rappresentare in qualche modo quell’idea di social innovation che già nel 2003 il Centro per l’Innovazione Sociale di Stanford definiva come “the process of inventing, securing support for, and implementing novel solutions to social needs and problems” e definiva 29 l’approccio da adottare come un “dissolving boundaries and brokering a dialogue between the public, private, and No profit sectors”. Nel 2008 Phills, Deiglmeier, e Miller, ribadiranno che “l’innovazione sociale può essere un prodotto, un processo di produzione, una tecnologia, ma può anche essere un principio, un’idea, una norma legislativa, un movimento sociale, un intervento, o una combinazione di tali fattori”. Una politica di salute non può prescindere dall’analisi delle difficoltà di accesso sperimentate dai gruppi sociali e dai territori urbani più fragili e vulnerabili e dal miglioramento dell’accesso innanzitutto a quelle risorse che impattano maggiormente sulle opportunità di vita e di inclusione sociale. Una ridefinizione dell’idea di accessibilità, che vada di pari passo con gli obiettivi di inclusione sociale e alfabetizzazione alla salute, vorrebbe essere il punto di partenza per lo sviluppo di nuova griglia di lettura del fenomeno urbano contemporaneo, dove le politiche volte a migliorare la fruibilità degli ambienti (fisici e sociali) giocano un ruolo centrale nel favorire una maggiore equità sociale e nel rendere più vivibile la città non solo a chi vi risiede ma anche a chi vi abita in modo temporaneo. L’obiettivo è che da questa griglia si possano costruire delle proposte concrete, differenziate ma il più possibile frutto di un lavoro integrato e intersettoriale, in grado di far fronte alle nuove sfide che l’urbanizzazione e la globalizzazione pongono alle città sul piano della sostenibilità ambientale e sociale. 6. Ringraziamenti e contributi Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito a vario titolo e modo alla stesura del presente elaborato attraverso la fornitura e l’analisi di dati, nello specifico Uffici competenti del Comune di Udine, della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e dell’Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”. Si ringraziano in particolare la dott.ssa Gianna Zamaro e il Prof. Furio Honsell per le opportunità di continuo apprendimento sui temi trattati, che hanno consentito anche gli approfondimenti di questo elaborato. Un sentito ringraziamento va al Prof. Fabrizio Faggiano e alla dott.ssa Noemi Podestà dell’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro” per il lavoro di supporto scientifico e revisione durante le fasi di ideazione, studio e scrittura. Infine si ringraziano per la revisione di bozze: la dott.ssa Gianna Zamaro, il dott. Daniele Ietri – il cui contributo si è tradotto anche in spunti per la ricerca e in una utilissima condivisione di esperienze – la dott.ssa Katia Pascut e il dott. Enrico Chiavon per i preziosi suggerimenti e l’instancabile supporto nella stesura. 7. Bibliografia - Alley D., Liebig P., Pynoos J., Banerjee T., Choi I.H. Creating elder-friendly communities: preparations for an aging society. J Gerontol Soc Work. 2007. Amin A., Thrift N., Città. Ripensare la dimensione urbana, Il Mulino, Bologna, 2005. Atkinson J.L. et al. The association of neighbourhood design and recreational environments with physical activity. American Journal of Health Promotion, 2005. 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Geneva, World Health Organization, 2012. 32 APPENDICE 1 Il quadro demografico di Udine 33 30,0% 25,5% 25,0% 22,0% 20,0% 15,0% 18,5% 16,1% 15,8% 10,0% 5,0% Inc% 0-19 2011 2009 2007 2005 2003 2001 1999 1997 1995 1993 1991 1989 1987 1985 1983 0,0% Inc% 65+ 34 35 APPENDICE 2 Esempi di buone pratiche Si riportano alcuni degli interventi maggiormente significativi realizzati a livello internazionale per la promozione dell’attività fisica e della lotta alla sedentarietà: Nome dell’iniziativa Dettagli Sito internet: http://www.glasgowcitycouncil.co.uk/healthycities/intro.html Oggetto dell’iniziativa: Miglioramento della salute in un contesto di sviluppo urbano sostenibile, con il focus principale sulle disuguaglianze di salute Luogo di realizzazione: Glasgow Sito Internet: http://www.civitas-initiative.org/measure_sheet.phtml?lan=en&id=70 “Mobilpunkt”Oggetto dell’iniziativa: Miglioramento di alcuni servizi indispensabili per Interchanges between ottimizzare l’utilizzo di vari mezzi di trasporto Car-Sharing, Public Luogo di realizzazione: Brema, Germania Transport and cycling SMILE–Progetto sulla Sito Internet: http://www.smile-project.org Oggetto dell’iniziativa: strategia integrata finalizzata alla mobilità sostenibile mobilità sostenibile a attraverso la diffusione dell’uso della bicicletta, campagne pubbliche locali rivolte a Aalborg (Danimarca) diversi target Luogo di realizzazione: Allborg, Danimarca Walk It, iniziativa Path Siti Internet: http://www.pathsforall.org.uk/pathstohealth/# http://www.healthyliving.gov.uk/casestudies/index.cfm?contentid=1569 to Health Oggetto dell’iniziativa: promozione del cammino come una delle modalità più semplici ed efficaci per restare attivi Luogo di realizzazione: Langlee area of Galashiels, Burnfoot in Hawick, Walkerburn and Newtown St Boswells (Scozia) Glasgow Park Rangers Sito Internet: http://www.healthyliving.gov.uk/casestudies/index.cfm?contentid=1567 Oggetto dell’iniziativa: formazione dei Park Rangers, ossia responsabili che possano portare le persone nei parchi di Glasgow. L’iniziativa è supportata dall’organizzazione Paths to Health Luogo di realizzazione: Glasgow (Scozia) Stirling Walk and Play Sito Internet: http://www.healthyliving.gov.uk/casestudies/index.cfm?contentid=1508 Oggetto dell’iniziativa: nuovi programmi per sensibilizzare la popolazione di Stirling sull’importanza dell’attività fisica; in particolare questi programmi prevedono 8 progetti di camminate e un’attività da fare a casa Luogo di realizzazione: Stirling (Scozia) Slí na Sláinte Sito Internet: http://www.irishheart.ie/iopen24/catalog/defaultarticle.php?cArticlePath=99 Oggetto dell’iniziativa: iniziativa diffusa in più paesi per incoraggiare le persone di ogni età a fare attività fisica Luogo di realizzazione: Irlanda e altri Paesi (12) Dublin On The Move Sito Internet: http://www.dublincity.ie/press_news/publications/dublin_on_the_move.asp Oggetto dell’iniziativa: Progetto di mobilità nel centro di Dublino (Irlanda). Luogo di realizzazione: Dublino (Irlanda) Elmbridges Strategy for Sito Internet: http://www.elmbridge.gov.uk/leisure/sports/sportandhealth.htm Oggetto dell’iniziativa: Programma volto a sensibilizzare la popolazione di Sport and Healthy Elmbridge riguardo all’importanza di un’attività fisica sana e costante Lifestyles Luogo di realizzazione: Elmbridge (Inghilterra) Sito Internet: http://info.stakes.fi/tervekunta/EN /index.html Healthy Cities of http://www05.turku.fi/english/turkuinfo/turku_region_development_programmes.pdf Finland – Turku Oggetto dell’iniziativa: Programma di attività volto a promuovere l’atività fisica nella rete di comuni fnlandese Luogo di realizzazione: Finlandia Healthy Cities Denmark Sito Internet: http://www.sundbyhorsens.dk/app/doc/materiale_74534242.pdf Glasgow Healthy City Partnership 36 http://www.regionhovedstaden.dk Sito internet non disponibile in inglese. Oggetto dell’iniziativa: Il progetto si inserisce all’interno della rete OMS Città sane a cui la città di Horsens partecipa sin dal 1987 Luogo di realizzazione: Horsen (Danimarca) Sito Internet: www.civitas-initiative.org Civitas – Innovazioni Oggetto dell’iniziativa: politiche relative all’uso delle biciclette che sono in riguardanti l´uso della aumento con conseguente riduzione dei consumi di carburante e dell’impatto bicicletta a Graz sull’ambiente. È stato realizzato un piano di qualità, che evidenzia i punti più deboli del sistema di utilizzo delle biciclette Luogo di realizzazione: Graz (Austria) Civitas – Pianificazione Sito Internet: www.civitas-initiative.org Oggetto dell’iniziativa: coinvolgimento attivo e partecipazione della società civile partecipata e nella pianificazione della mobilità; il progetto è mirato allo sviluppo di un modello di promozione della partecipazione pubblica per rafforzare il senso di responsabilità con un accento mobilità sostenibile – iniziale sul miglioramento delle infrastrutture per il ciclismo Lubiana Luogo di realizzazione: Lubiana (Slovenia) Sito Internet: http://www.hmnett.no/visside.asp?side=english/main.htm&spraak=en Norwegian Healthy Oggetto dell’iniziativa: Il progetto si inserisce all’interno della rete OMS città sane Cities Network a cui la rete norvegese aderisce con diversi comuni e realtà locali Luogo di realizzazione Norvegia Sito Internet: http://www.healthycities.cz Healthy Cities of the Oggetto dell’iniziativa: Il progetto si inserisce all’interno della rete OMS Città Sane Czech Republic a cui la rete ceca aderisce con diversi comuni e realtà locali Luogo di realizzazione: Repubblica Ceca Newcastle Healthy City Sito Internet: http://www.newnet.org.uk/nhcp/default.htm Newcastle Healthy City Oggetto dell’iniziativa: Il network è una ONG che ha l’obiettivo di promuovere la Project salute dei cittadini di Newcastle e ridurre la disuguaglianza tra le comunità in città Luogo di realizzazione: Newcastle (Regno Unito) Sito Internet: www.civitas-initiative.org Implementazione delle Oggetto dell’iniziativa: migliorare la salute e il livello della qualità della vita degli zone ambientali – abitanti di Odense attraverso la realizzazione di una serie di “zone ambientali” Odense alternative, utilizzando lo spazio pubblico delle strade come spazio di interazione sociale. Altri esempi di “zone ambientali” sono a Stoccolma, Lund, Malmoe, Goteborg. Luogo di realizzazione: Odense (Danimarca) Sito Internet: www.civitas-initiative.org Rendere la bici Oggetto dell’iniziativa: L’iniziativa è finalizzata a promuovere il cycling come attrattiva – Stoccolma un’alternativa valida o supplementare ad altri mezzi di trasporto con il fine di rafforzare il concetto di società sostenibile Luogo di realizzazione: Stoccolma (Svezia) Sito Internet: http://www.civitasSustainable mobility marketing in Stuttgart initiative.org/measure_sheet.phtml?lan=en&id=281 Oggetto dell’iniziativa: L’oggetto di questa iniziativa è la formazione di un centro di informazione riguardo alla mobilità e in particolare riguardo ai tragitti per le macchine, per le biciclette e per coloro che si muovono a piedi. Si vuole incrementare la domanda per i servizi di mobilità che siano compatibili con l’ambiente Luogo di realizzazione: Stoccarda (Germania) Sito Internet: www.smile-project.org Smile – Progetto sulla Oggetto dell’iniziativa: L’iniziativa si basa su una strategia integrata a favore della mobilità sostenibile a mobilità sostenibile: 1) interazione tra bus cittadini e mezzi di trasporto locali; 2) uso Lund della bicicletta; 3) pianificazione urbana dei trasporti Luogo di realizzazione: Lund (Svezia) Allez Hop Sito Internet: http://www.gesundheitsfoerderung.ch/it/activities/program/spp1/allezhop.asp Oggetto dell’iniziativa: Il progetto “Allez Hop” parte dalla consapevolezza che gran parte della popolazione (soprattutto di bassa estrazione socioeconomica) non è attiva fisicamente o pratica dell’attività in modo non soddisfacente. “Allez Hop” si propone di modificare questa situazione Luogo di realizzazione: Svizzera Coalfield Access project Sito Internet: – Iniziative Horsens Healthy City 37 celebration day Step It Up Highland Ireland on the Move Take To Your Feet & Step To The Beat http://www.healthyliving.gov.uk/casestudies/index.cfm?contentid=1598 Oggetto dell’iniziativa: Festival all’aperto destinato ai walker Luogo di realizzazione: East Ayrshire (Scozia) Sito Internet: http://www.healthyliving.gov.uk/casestudies/index.cfm?contentid=1622 Oggetto dell’iniziativa: “Step It Up Highland” è un programma di camminate di gruppo studiato per promuovere il benessere fisico, mentale e sociale Luogo di realizzazione: Scozia Sito Internet: http://www.irishheart.ie/iopen24/catalog/defaultarticle.php?cArticlePath=70_74_504 Oggetto dell’iniziativa: Iniziativa per sensibilizzare la popolazione sulla fondamentale importanza di un’attività fisica sana e continuativa. In questo caso vengono distribuiti dei contapassi, venduti a due sterline a tutti i negozi specializzati Luogo di realizzazione: Irlanda 38 APPENDICE 3 Raccomandazioni per la ricerca e la pratica Il tema della relazione fra salute e ambiente, così come l’importanza di agire sinergicamente e in modo integrato sulla promozione di sani stili di vita e in particolare dell’attività fisica, e sul miglioramento dell’ambiente di vita e di lavoro delle persone, sono argomenti chiave di molti documenti sovranazionali, in particolare dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. È importante, durante eventuali ulteriori ricerche o sperimentazioni di interventi sul campo, tener presenti le linee guida e le raccomandazioni di organismi internazionali che forniscono indicazioni utili sulla pratica dell’attività fisica e sui diversi interventi finora sperimentati e valutati, i setting dove gli interventi dovrebbero essere sperimentati e a chi sono in primo luogo rivolti, nonché il grado di evidenza relativa all’efficacia degli stessi. Si citano per esempio le “Linee guida per la lotta alla sedentarietà e promozione dell’attività fisica” prodotte nell’ambito del progetto del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) del Ministero della Salute “Costituzione di un network per la ricerca dell’efficacia dei programmi di prevenzione rivolti alla popolazione e la diffusione della cultura scientifica nelle strutture di sanità pubblica” o ancora le “Physical activity guidelines for Americans” pubblicate nel 2008 dall’American College of Sports Medecine e dall’American Heart Association riguardo all’attività fisica consigliata a soggetti in età senile o ancora, sempre con riferimento alla promozione dell’attività fisica nella popolazione anziana, le Linee guida di Heidelberg. Queste ultime individuano i presupposti e le modalità operative per raggiungere gli obiettivi di salute esplicitati nei precedenti capitoli, richiamando, inoltre, gli effetti dell’attività fisica non solo sulle funzionalità fisiche, ma anche su vari aspetti psico-sociali cruciali per la vita dell’anziano. Il documento sottolinea la necessità di coinvolgere un ampio numero di attori per diffondere le informazioni corrette sui temi dell’invecchiamento in salute e per sostenere la creazione di condizioni sociali e ambientali favorevoli per la promozione dell’attività fisica nell’anziano; gli attori, nello specifico, sono: la famiglia, servizi sociali, associazioni non governative, mass media, gruppi di auto aiuto, case di cura, strutture sanitarie, università, centri riabilitativi e terapeutici, organizzazioni private e pubbliche, centri sportivi e sociali. Per quanto riguarda i livelli di attività fisica, l'O.M.S. ha pubblicato nel 2010 le “Global recommendations on physical activity for health”, contenenti preziose indicazioni sulla pratica dell’attività fisica nelle fasce d'età 5-17 anni, 18-64 anni e over65. Le raccomandazioni sono orientate alla prevenzione primaria delle malattie cardiorespiratorie, metaboliche, muscolo-scheletriche, tumorali e dei disturbi depressivi. Le raccomandazioni si rivolgono principalmente ai decisori e vogliono essere uno strumento di orientamento per le politiche nazionali di sanità pubblica. Si riportano di seguito le indicazioni per la fascia over65: 1. Gli adulti over65 anni dovrebbero fare almeno 150 minuti alla settimana di attività fisica aerobica di moderata intensità o fare almeno 75 minuti di attività fisica aerobica con intensità vigorosa ogni settimana o una combinazione equivalente di attività con intensità moderata e vigorosa. 2. L'attività aerobica dovrebbe essere pratica in sessioni della durata di almeno 10 minuti. 3. Per avere ulteriori benefici per la salute gli over65 anni dovrebbero aumentare la loro attività fisica aerobica di intensità moderata a 300 minuti per settimana, o impegnarsi 39 in 150 minuti di attività fisica aerobica di intensità vigorosa ogni settimana, o una combinazione equivalente di attività fisica di intensità moderata e vigorosa. 4. Gli adulti di questa fascia di età, con una mobilità scarsa, dovrebbero svolgere attività fisica per tre o più giorni alla settimana al fine di migliorare l'equilibrio e prevenire le cadute. 5. Le attività di rafforzamento muscolare dovrebbero essere fatte due o più giorni alla settimana includendo il maggior numero di gruppi di muscoli. 6. Quando gli adulti di questa fascia di età non possono seguire totalmente il livello previsto raccomandato di attività fisica, a causa delle loro condizioni di salute, essi dovrebbero adottare uno stile di vita attivo adeguato alle loro capacità e condizioni. Inoltre l’alfabetizzazione alla salute e gli stili di vita sani vengono promossi e sviluppati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità attraverso il Progetto O.M.S. “Città Sane”, un movimento presente in tutti i continenti, che coinvolge più di 1.200 città in 30 paesi e dove l’OMS collabora direttamente con i Governi locali, con l’intento di supportare i Paesi nel promuovere la cultura della salute pubblica e nello sviluppo di politiche locali per la salute, secondo quanto definito dalla Carta di Ottawa del 1986. I concetti attorno a cui ruota il progetto sono l’integrazione e l’intersettorialità tra le politiche della salute e le politiche degli altri settori; uno sviluppo urbano fondato sull’equità e sulla sostenibilità, che pone la persona al centro dell’attenzione; la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche che hanno un effetto concreto sulla loro vita quotidiana; la promozione di stili di vita sani; la cooperazione nazionale e internazionale fra le città, per la condivisione di informazioni, metodologie ed esperienze, che alimentano in tal modo un circolo virtuoso di apprendimento e di innovazione e favoriscono la replicabilità e la trasferibilità delle buone prassi. Gli ambiti di azione sono molto vari e riguardano tutto quello che può favorire il benessere sociale, psichico, fisico e relazionale dei singoli cittadini e della comunità, come la lotta al fumo e all’alcool, la promozione di una sana alimentazione e dell’attività fisica, la mobilità sostenibile, ma anche la solidarietà sociale, la tutela dei diritti delle fasce più deboli, l’invecchiamento in salute. In particolare la promozione dell’attività fisica è stata individuata come uno degli interventi prioritari previsti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel documento “Strategia e piano d’azione per l’invecchiamento sano in Europa 2012-2020” mentre l’invecchiameto sano e attivo è uno dei temi chiave da lungo tempo visto il trend demografico che si registra ormai a livello globale e che rappresenta una delle principali sfide del futuro. Con particolare riferimento all’attività fisica e alla correlazione ambiente-salute si citano due strumenti degni di nota applicati nell’ambito della Rete O.M.S. “Città Sane”. • Il primo è la guida “A healthy city is an active city, a physical planning guide”, pubblicato dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2008, dove vengono forniti degli strumenti per la valutazione della “walkability” e “cyclability” delle città (Edwards, Tsouros, 1999). • Il secondo è la guida “Global Age-Friendly Cities: A Guide”, sempre pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2008 e la successiva “Checklist of Essential Features of Age-Friendly Cities” che hanno lo scopo di valutare, attraverso focus group e percorsi partecipativi con i cittadini, l’age-friendliness delle città, ovvero quanto i contesti urbani sono rispondenti ai bisogni delle persone anziane. A tal proposito, si ritiene utile fornire alcuni degli spunti ottenuti da un’indagine conoscitiva già svolta nell’ambito del WHO AgeFriendly Cities Project da 35 città in 23 paesi a livello globale e finalizzata a capire la vivibilità e l’accessibilità degli spazi urbani per i cittadini anziani (Liu, Everingham, Warburton, Cuthill, Bartlett, 2009). 40 41 42 È altrettanto importante tener conto di eventuali disposizioni normative a livello regionale e locale. Il riconoscimento dell’attività fisica come determinante della salute viene ribadito all’interno dei Piani Sanitari Nazionali a partire da quello del 2003-2005, a cui poi si sono aggiunti, come previsto dall’intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005, i vari Piani Nazionali della Prevenzione, con l’impegno da parte delle Regioni ad adottare il Piano Regionale di Prevenzione per gli interventi previsti dal Piano Nazionale. Per gli anni 2010-2012, Regioni e Province autonome hanno destinato 200 milioni di euro su 4 aree di intervento: medicina predittiva, programmi di prevenzione collettiva, programmi di prevenzione rivolti a gruppi di popolazione a rischio e programmi volti a prevenire complicanze e recidive di malattia. La promozione dell’attività fisica viene richiamata nella sezione “Prevenzione di abitudini, comportamenti, stili di vita non salutari”. Nel 2007 viene inoltre approvato, con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e di intesa tra ben 9 ministeri, il programma “Guadagnare Salute – Rendere facili le scelte salutari”, con l’obiettivo di intervenire a livello nazionale su 4 fattori di rischio modificabili: fumo, alcol, attività fisica, alimentazione. Il programma si basa sulla strategia europea “Gaining Health: the European Strategy for the Prevention and Control of Non-communicable Diseases, approvata a Copenhagen nel 2006 per la prevenzione delle malattie degenerative attraverso la promozione di stili di vita salutari. Nell’ambito dell’Intesa Stato-Regioni, viene affidato al CCM – Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie il compito di dare applicazione al programma e individuare le linee operative che le Regioni devono implementare. Sempre nel 2007 viene istituita presso il Ministero della Salute la Piattaforma nazionale sull’alimentazione, l’attività fisica e il tabagismo. Per quanto riguarda l’attività fisica, il programma di Guadagnare Salute punta l’attenzione sulla pratica dell’esercizio fisico nell’ambiente urbano e domestico, sul luogo di lavoro e nel tempo libero, nei bambini, nei giovani, nelle persone disabili e con disturbi e disagi mentali, negli adulti e negli anziani. Anche il Piano Regionale di Prevenzione del Friuli Venezia Giulia si è posto come obiettivo la riduzione della prevalenza dell’obesità e del sovrappeso nella popolazione residente nel territorio regionale mediante la diffusione di corretti stili di vita riguardanti soprattutto la promozione dell’attività fisica e la corretta alimentazione. In esso si afferma che “la Regione FVG, che aderisce al programma Guadagnare Salute e sviluppa localmente azioni con esso coerenti, individua come fondamentale intervenire su ambiente e comportamenti e perseguire l’equità in salute. Visti i numerosi fattori che concorrono a determinare salute e lo stretto rapporto con lo sviluppo socioeconomico, è necessario un 43 approccio trasversale a tutti i settori (cultura, pianificazione, lavoro, trasporti, ambiente, etc.) per sviluppare e potenziare reti e alleanze al fine di integrare tutti i settori della politica in funzione della salute”. A tal fine la Regione ha predisposto attraverso un gruppo di lavoro interistituzionale un documento di indirizzo sulla “mobilità sostenibile e sicura in ambito urbano”: tale documento, formalizzato con Generalità della Giunta regionale n. 2939 del 22 dicembre 2009, contiene indicatori relativi a 5 dimensioni: Qualità ed efficienza del sistema mobilità, Qualità dell’aria e prevenzione del rumore, Sicurezza del sistema mobilità urbana, Vivibilità sociale nell’ambito urbano e qualità del patrimonio urbano del verde, Tutela delle persone. Si tratta di un approccio innovativo e articolato che si sostanzia in raccomandazioni e indicazioni di grande utilità per una migliore e più sana pianificazione delle città e dei Comuni di minori dimensioni che sappia abbinare una molteplicità di elementi che determinano la qualità della vita e le condizioni ottimali per vivere in salute. Questi sono connessi a: viabilità (prevenzione incidenti stradali), territorio, ambiente (VIA e Vas), infrastrutture, servizi sanitari e socio sanitari (indicazioni dei Dipartimenti di prevenzione, etc.) e altri ancora. Di seguito la checklist operativa. CHECKLIST OPERATIVA QUALITÀ ED EFFICIENZA DEL SISTEMA DI MOBILITÀ Esiste un piano della mobilità (ciclabile, stradale del trasporto pubblico) o del traffico: Comunale: della Provincia: Esiste un piano di eliminazione delle barriere architettoniche E’ stato eseguito uno studio sulla mobilità (flussi, tipologia, criticità, ecc) all’interno del territorio comunale ed in particolare sullo spostamento dei residenti: (% spostamenti sistematici a piedi, in bici, auto, mezzo pubblico, etc. definizione ISTAT) e sull’utilizzo del TPL (n° passeggeri/anno) Se esistono Zone 30 definire la superficie complessiva e in rapporto alla popolazione residente (m2 totali e m2/abitante) Se esistono Zone TL definire la superficie complessiva e in rapporto alla popolazione residente (m2 totali e m2/abitante) Se esistono altri interventi/esperienze innovativi di limitazione del traffico veicolare (ad es. porte urbane, vie abitabili) Se presenti individuare la % di Km di corsie preferenziali per i mezzi pubblici (sul totale di km di viabilità urbana) E’ attivo nel territorio comunale un servizio di: pedibus bicibus …….. Sono presenti mezzi pubblici con conduzione energetica alternativa Individuare, nel raggio di influenza dei vari servizi di prossimità, percorsi protetti ciclabili e pedonali che i cittadini utilizzano quotidianamente in sicurezza per raggiungere i servizi (es. scuole, ambulatori, farmacie, etc.) Le nuove aree residenziali sono servite di mezzo pubblico di trasporto Se no quando distano dalla più vicina fermata degli autobus urbani in mt ____bus extraurbani in mt ______ Le nuove aree commerciali sono servite di mezzo pubblico di trasporto Se NO quando distano dalla più vicina fermata degli autobus urbani in mt ____bus extraurbani in mt _____ Le nuove aree produttive sono servite di mezzo pubblico di trasporto Se NO quando distano dalla più vicina fermata degli autobus urbani in mt ____bus extraurbani in mt _____ Per i soli piani attuativi Le opere di urbanizzazione delle nuove aree residenziali in previsione sono state pensate per tutelare i soggetti più deboli: pedoni ciclisti Le opere di urbanizzazione delle nuove aree commerciali in previsione sono state pensate per tutelare i soggetti più deboli: pedoni ciclisti Le opere di urbanizzazione delle nuove aree residenziali prevedono il collegamento in sicurezza a percorsi comunali dove viene tutelato il soggetto più debole nella mobilità quale il pedone ed il ciclista Le opere di urbanizzazione delle nuove aree commerciali prevedono il collegamento in sicurezza a percorsi comunali dove viene tutelato il soggetto più debole nella mobilità quale il pedone ed il ciclista 44 Le opere di urbanizzazione delle nuove aree produttive prevedono il collegamento in sicurezza a percorsi comunali dove viene tutelato il soggetto più debole nella mobilità quale il pedone ed il ciclista QUALITÀ DELL’ARIA E PREVENZIONE DEL RUMORE (dati ARPA) Esistono delle misure di qualità dell’aria ambientale eseguite negli ultimi cinque anni Esistono delle misure di qualità dell’aria eseguite negli ultimi due anni in prossimità di luoghi sensibili quali ospedali, scuole, parchi pubblici, ecc. I dati ambientali di qualità dell’aria quali criticità hanno evidenziato Quanti superamenti dei valori limite per determinato inquinante sono stati rilevati nell’ultimo quinquennio in totale e annualmente Esiste un piano di qualità dell’aria preparato e attuato dall’amministrazione Comunale Se SI quali azioni sono già state attuate per migliorare la qualità dell’aria Qualora disponibile Numero di persone che abitano in prossimità (150 o 300 mt) di strade in cui è consentita una velocità massima di 120 km/h 90 km/h 70 km/h (abbassare la velocità di circa 20/km/h riduce l’inquinamento PM 10, NO2 dal 6 al 25% fonte ARPAT toscana su alcune esperienze europee) Numero di persone che abitano in prossimità (150 o 300 mt) da strade a: bassa intensità di traffico (< 10.000 veicoli giornalieri) media intensità di traffico ( da 10.001 a 100.000 veicoli giornalieri) alta intensità di traffico (>100.001 veicoli giornalieri) Inquinamento acustico E’ stata eseguita la zonizzazione acustica del territorio comunale E’ stato previsto ed attuato un piano di risanamento acustico del territorio Comunale Ci sono zone sensibili (ospedali, scuole, parchi, ecc.) sottoposte ad un inquinamento acustico superiore a quello previsto dalla zonizzazione acustica Le modifiche allo strumento urbanistico classificano il territorio comunale anche in base alla zonizzazione acustica eseguita Ci sono cittadini esposti a rumore ambientale oltre i limiti dovuto a: traffico stradale: SI NO traffico autostradale: SI NO traffico ferroviario: SI NO Nella modifica dello strumento urbanistico si tengono conto delle fasce di rispetto per l’inquinamento acustico delle: autostrade: SI NO strade statali SI NO strade provinciali SI NO strade comunali SI NO ferrovie: SI NO VIVIBILITÀ SOCIALE NELL’AMBIENTE URBANO E QUALITÀ DEL PATRIMONIO URBANO VERDE Numero di abitanti diviso in alcune fasce di età (es. 0-3; 4-6; 6-10- 11-13; 14-19; 20-25; 26-60; > 60) vedi censimento sito DemoISTAT Disponibilità di spazi pubblici per interazione: mq di spazi pubblici per l’interazione tra le persone (piazze, vie, marciapiedi, parchi, arre ricreative a libero uso pubblico) Superficie di territorio in uso al Comune o vincolata per tale scopo (scuole, parchi, impianti sportivi, aree ad uso pubblico, ecc., escluse le strade) sul totale della superficie comunale Superficie totale di aree verdi (parchi) pubbliche e private ad uso pubblico sul totale del territorio comunale e sul totale delle aree urbanizzate e urbanizzabili (in %) esistenti e di progetto Patrimonio urbano del verde: mq di verde comunale o privato ad uso pubblico fruibile per cittadino Patrimonio urbano di verde: mq di verde di vicinato (raggio di 300 mt) fruibile per cittadino Superficie di aree verdi (parchi) pubbliche e private ad uso pubblico tot. mq con superficie inferiore ai 500 mq sul totale delle superficie ad aree verdi ed in % tot. mq con superficie compresa tra 501 e 1.000 mq sul totale delle superficie ad aree verdi ed in % tot. mq con superficie compresa tra 1.001 e 5.000 mq sul totale delle superficie ad aree verdi ed in % tot. mq con superficie compresa tra 5001 e 10.000 mq sul totale delle superficie ad aree verdi ed in % tot. mq con superficie superiore a 10.001 mq sul totale delle superficie ad aree verdi ed in % SICUREZZA DEL SISTEMA DI MOBILITÀ URBANA Numero di incidenti nel territorio Comunale negli ultimi cinque anni suddivisi per anno 45 Numero totale e percentuale sul totale di incidenti negli ultimi cinque anni, suddivisi per anno, che hanno coinvolto: automezzi biciclette pedoni Numero di strade urbane di attraversamento nelle nuove aree residenziali Punti critici per incidentalità della viabilità Comunale: autostrade strade statali strade provinciali strade comunali piste ciclabili percorsi pedonali Interventi programmati e/o eseguiti per risolvere le criticità individuate dal sistema MITRIS Elaborati progettuali disponibili Tavole dei piani regolatori: Tavola dei piani della mobilità sovracomunale Tavola della mobilità con evidenziati gli attraversamenti di strade extracomunale nel territorio comunale Tavola della mobilità comunale che si rapporta a quella comunale Tavola delle piste ciclabili e dei percorsi pedonali che evidenzi la non interruzione tramite collegamenti tra piste, percorsi o zone a traffico e velocità limitata Tavola della mobilità ciclo pedonale con individuati i raccordi con gli spazi ad uso della collettività: scuole, ospedali, case di riposo, uffici pubblici, negozi di vicinato, centri commerciali, aree verdi pubbliche e private, attrezzature sportive, ecc. Tavola dell’incidentalità nel territorio Comunale 46