SMSI «dimenticate»
nei piani 2013/2014
S
di Ilaria Rocchi
embra non riuscire a imboccarne una giusta,
il ministro della Scienza dell’Istruzione e dello Sport della Repubblica di Croazia, Željko
Jovanović, che dal suo insediamento a oggi si trova spesso al centro di polemiche e diatribe, come del
resto sta avvenendo nelle ultime settimane. Al centro delle controversie, la sua strategia di educazione
sanitaria (quella sessuale compresa). Che, a seconda
delle convinzioni e delle interpretazioni soggettive,
viene approvata e sostenuta, rispettivamente – con
molta più veemenza e frequenza – contestata.
Ora, l’argomento per il quale noi (il plurale non
è maiestatis, ma comunitatis, come Comunità nazionale italiana in Croazia) si chiama in causa il ministro non ha nulla a che fare (come sopra) con pareri
e giudizi; non è una questione di opinioni ma di procedure. O, ancor meglio (o peggio) di leggi. Infatti, Jovanović sarebbe “reo” di una dimenticanza antipatica, che potrebbe assumere tomi preoccupanti:
nella pianificazione delle iscrizioni alle scuole medie superiori per l’anno 2013/2014 ha ignorato, ossia
non ha inserito, nell’elenco dei riferimenti legislativi e dei quadri normativi, le disposizioni che riguardano le minoranze, CNI compresa. Fondamentali, in
quanto prevedono dei criteri specifici che, appunto,
garantiscono il diritto all’istruzione delle medesime
nella loro lingua. E pertanto differiscono dai parametri stabiliti per le istituzioni della maggioranza. Uno
di questi è il numero di iscritti necessari per l’apertura di una sezione/indirizzo di studi, da un minimo
di 24 a un massimo di 28 allievi per classe. Nel settembre scorso era scoppiato un putiferio in Dalmazia quando un preside, pur di riuscire a “riempire”
un indirizzo, aveva ignorato i punteggi (di profitto
educa
ce
vo
/la
.hr
dit
w.e
ww
«Tiratina d’orecchi» al ministro Jovanović
dei candidati) richiesti per iscrivere i ragazzi a tale
indirizzo.
Tiratina d’orecchi a Jovanović, quindi, che comunque non è il primo ministro a scordarsi della realtà minoritaria presente nel sistema scolastico croato. Una “svista” (si vuole credere che si tratti proprio
di un gesto di negligenza, “non intenzionale”) che,
dunque, si ripete, e l’Unione Italiana ormai si è rassegnata a dover intervenire per (ri)spiegare diritti e
peculiarità delle scuole CNI. Lo fa da anni; nell’ultimo periodo, con l’ex premier Jadranka Kosor, pareva fosse stato raggiunto uno stato di confortante
comprensione. Com’è possibile, si sono interrogati
in sede di UI (a Bertocchi dove si è riunita la Giunta
esecutiva, discutendo della faccenda), che si verifichino di continuo queste omissioni?
Ed è pertanto con rammarico e con la triste consapevolezza di dover ricominciare la battaglia a ogni
cambio di legislatura, che l’UI ha reagito alle Disposizioni del Ministero della Scienza dell’Istruzione e dello Sport della Repubblica di Croazia relative
alla pianificazione delle iscrizioni alle scuole medie
superiori nell’anno scolastico 2013/2014 emanato il
14 dicembre scorso. Preso atto dei precedenti storici, nei toni non c’è allarmismo. Ma un po’ d’inquietudine sì, che deriva da quell’essere coscienti quanto ogni stato di incertezza possa rivelarsi deleterio
nella campagna iscrizioni alle SMSI. “Si constata
con preoccupazione che ancora una volta il Ministero della Scienza dell’Istruzione e dello Sport della
Repubblica di Croazia non ha contemplato – si legge nella conclusione adottata dalla Giunta esecutiva
UI – le disposizioni di legge che regolano l’educazione e l’istruzione nelle lingue delle minoranze nazionali.
Segue a pagina 2
An
no
IX
3
201
• n. 7
2 • Martedì, 8 gennaio
2 educa
Martedì, 8 gennaio 2013
REPORT Risultati del progamma di ricerca The Learning Curve
Investire nella scuola
fa bene all’economia
L’
Intelligence Unit dell’Economist ha presentato i risultati di un programma
di ricerca, The Learning Curve, che
confronta la performance del sistema educativo di un campione di 40
Paesi. Il report contiene classifiche
basate su indicatori che misurano
l’efficacia del sistema universitario
e le competenze acquisite dagli studenti delle scuole secondarie.
Il Paese con i risultati migliori è la Finlandia, in cui il 12,3%
della spesa pubblica è destinato
all’istruzione (scolastica e universitaria). Premesso che ogni confronto tra paesi dovrebbe tener
conto di altre variabili che influenzano il contesto sociale, politico e
istituzionale (richiede insomma
una analisi econometrica rigorosa), è comunque interessante dare
uno sguardo ai valori registrati dal
report per l’Italia, al 24.esimo in
classifica, con un valore dell’indicatore complessivo di performance notevolmente più basso di
quello finlandese. All’istruzione
è dedicato il 9% della spesa pubblica. La spesa pubblica per studente di scuola superiore è pari al
26,5% del Pil pro capite (in Finlandia è il 36%), mentre la spesa
per studente universitario è pari al
25,5% (contro il 39% finlandese).
In Finlandia, il salario degli insegnanti è di poco inferiore a quello medio lordo di tutti i lavoratori (87%), a fronte di un massimo
di 4 ore di lezione al giorno. Per
insegnare nelle scuole superiori è
richiesto un livello di istruzione
post-universitario (bisogna avere almeno un master) e, nella percezione comune, lo status dei docenti è piuttosto elevato.
In Italia, il salario degli insegnanti è in media superiore a quello
dei lavoratori dipendenti (131%),
ma si registra una crescente incidenza delle posizioni precarie, che
costringono a vivere in situazioni di
pesante incertezza. Inoltre gli insegnanti non godono dello stesso prestigio sociale dei colleghi finlandesi, in un Paese dove per decenni i
modelli sociali più influenti hanno
convinto molti giovani che studiare
fosse fondamentalmente una perdita di tempo. Non a caso, la quota
dei giovani tra i 25 e i 34 anni che
possiedono una laurea è del 21,5%,
contro una media Ocse del 38% e il
39% della Finlandia (i dati Ocse si
possono consultare qui).
La principale giustificazione
dei continui tagli all’istruzione (e
ad altri servizi forniti dal settore
pubblico) è la necessità di ridurre
la spesa, per migliorare il deficit
di bilancio e rispettare i parametri
previsti dagli accordi europei. Per
il Trattato di Maastricht, il rapporto tra il disavanzo complessivo e il
Pil non può superare il 3%. Il Fiscal Compact ci obbliga ad avere
un deficit strutturale (cioè “corretto” per il ciclo economico) non superiore allo 0,5% del Pil. Inoltre di
fatto ci impone di conseguire de-
L’istruzione è un buon investimento
gli avanzi primari (la differenza tra
entrate e uscite nel bilancio dello
stato, al netto della spesa per interessi sui titoli del debito pubblico)
sempre più consistenti, dato l’obbligo di ridurre il rapporto tra debito e Pil al 60% entro i prossimi
venti anni (secondo le stime più recenti, oggi è al 126%).
In un tale contesto normativo,
sembra inevitabile che i governi si
affannino a tagliare le spese più facilmente aggredibili, dove l’aggredibilità dipende soprattutto dalla
capacità di “difendersi” delle categorie sociali e dei gruppi di potere
che di tali spese maggiormente beneficiano. In pratica, le priorità nei
tagli sembrano finora essere state
dettate più dai rapporti di forza tra
i vari attori sociali che da ragioni di
efficienza economica.
Gli studi empirici hanno dimostrato che le variazioni nei livelli di
istruzione spiegano una parte significativa delle variazioni di reddito
tra i diversi Paesi, tenuto conto degli
altri fenomeni che possono influenzare il reddito e del nesso di causalità inversa che pure sussiste tra le due
grandezze (Paesi con un Pil più alto
offrono servizi educativi migliori).
I tagli all’istruzione contribuiscono certamente a ridurre il numeratore dei due “rapporti maledetti” – tra deficit e Pil e tra debito
e Pil – che da un decennio costituiscono la stella polare delle politiche fiscali dei paesi dell’Eurozona.
Ma troppo spesso ci si dimentica
che migliorare il sistema scolastico e universitario è un investimento che nel lungo termine può contribuire all’aumento del denominatore di tali rapporti, il Pil, rendendo infine la finanza pubblica più
sostenibile.
SMSI «dimenticate» nei piani 2013/2014
PIXSELL
Dalla prima pagina
Il Ministero in questione è stato pertanto richiamato “fermamente” a rispettare la
Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali, la Legge sull’educazione e
istruzione nella lingua e nella scrittura delle minoranze nazionali, nonché l’articolo
2 dell’Accordo italo-croato sui diritti delle
minoranze sottoscritto il 5 novembre 1996
e ratificato dal Sabor il 19 settembre 1997.
Le scuole sono tenute a trasmettere agli uffici regionali competenti il piano iscrizioni
2013/2014 entro il 18 gennaio 2013.
Altra “bacchettata” UI, ma questa volta per l’ancora incompleta – all’epoca della trattazione – fornitura dei manuali, testi
ausiliari e sussidiari dall’Italia alle istituzio-
Il ministro, Željko Jovanović
ni scolastiche e prescolari CNI. Illustrando il preventivo per il prossimo anno scolastico, la titolare del Settore Educazione e
Istruzione della Giunta esecutiva UI, Norma
Zani, ha sottolineato che, a conclusione del
primo semestre, ci sono ancora delle scuole
che non hanno ricevuto tutti i libri ordinati. E mentre l’EDIT è riuscita a evadere con
tempestività tutte le pratiche relative all’importazione e all’approvazione dei titoli messi “a catalogo” dal Ministero, la ditta scelta
dall’Università Popolare di Trieste, in seguito a gara pubblica, non si è rivelata all’altezza del compito assegnatole. “Evidentemente, l’offerta più bassa non è sempre la migliore”, è stato il commento. “Il 5 per cento
della fornitura non è stato ancora recapitato ai beneficiari – ha spiegato la prof. Zani
–, arrecando così grave danno alle scuole in
attesa dei manuali”. E viste le difficoltà riscontrate dall’ente triestino già nel 2011 e
2012, l’UI ha richiesto nuovamente all’UPT
“un’attenta disamina delle modalità di fornitura, nonché una rivisitazione dei criteri fondamentali di gara da applicare a partire dalla fornitura 2013 e che tengano conto principalmente della qualità e della tempestività della fornitura stessa”. L’UI ha avuto di
recente occasione di ribadire al Comitato di
coordinamento per le attività in favore della
CNI in Croazia e Slovenia (che aveva avviato una riflessione sulle ricadute del progetto), che la necessità di tali manuali dall’Italia
“è permanente, essendo dettata dalle caratteristiche precipue del percorso formativo”
delle nostre scuole.
Via libera, intanto, per questa voce di
spesa – libri di testo ausiliari e sussidiari
alle istituzioni prescolari, alle scuole elementari e alle medie superiori della CNI –,
allo stanziamento di 283.000 euro (lordi).
Ciascun soggetto del nostro universo scuola potrà acquistare libri o sussidiari in base
alla cifra che gli spetta. La chiave di ripartizione è il numero dei frequentanti. Alle medie superiori italiane spettano 150 euro per
studente, ossia complessivi 106.050 euro,
a fronte di una popolazione di 707 ragazzi
(187 a Pola, 154 a Fiume, 126 a Buie, 102 a
Rovigno, 57 a Isola, 44 a Pirano e 37 a Capodistria). Alle elementari vengono assegnati 70 euro per ogni alunno: considerato
che ci sono 1.935 discenti (123 buiesi, 217
capodistriani, 60 cittanovesi, 86 dignanesi, 504 fiumani, 108 a Parenzo, 106 a Isola,
339 polesi, 129 rovignesi, 159 a Umago),
si arriva in totale a 135.450 euro. In ambito
prescolare, i soggetti che attingono a questo fondo sono 17 e hanno a disposizione
41.025 euro: sono previsti 25 euro per ogni
bambino, e si tratta di 1.641 piccini, così
distribuiti: 33 ad Abbazia e Laurana, 28 ad
Albona, 80 a Buie, 208 a Capodistria, 46 a
Cittanova, 76 a Dignano, 33 a Fasana, 149
a Fiume, 127 a Isola, 12 a Lussinpiccolo,
132 a Parenzo, 116 a Pirano, 218 a Pola,
133 a Rovigno, 200 a Umago, 25 a Verteneglio e altrettanti ne sono previsti a Zara,
dopo l’inaugurazione dell’IP “Pinocchio”
che, come ribadito all’ultimo incontro del
Comitato di coordinamento, il 14 dicembre scorso, è da considerare come una delle
priorità. Il progetto dovrebbe venir completato entro la primavera 2013.
educa 3
Martedì, 8 gennaio 2013
EDUCAZIONE SESSUALE Programmi per prevenire comportamenti a rischio
Pietra della discordia in Croazia
pratica consueta nel mondo
A cura di Stella Defranza
L’
educazione sessuale è
un termine generale che
comprende vari temi e varie discipline connessi all’educazione, in modo particolare il rapporto
tra i ragazzi ed i coetanei (e anche
con gli adulti) in periodo di maturazione sessuale, l’anatomia e la fisiologia dell’apparato genitale, i cambiamenti che avvengono durante la
pubertà, la psicologia, le problematiche di tipo morale, la conoscenza
delle abitudini legate all’ambiente
di provenienza dei ragazzi oggetto di educazione, le curiosità dei ragazzi stessi (che abbracciano tutti
gli aspetti del comportamento sessuale umano).
I tipici canali dell’educazione
sessuale e della trasmissione delle prime informazioni sono primariamente i genitori (in particolare,
per quanto riguarda le bambine, si
tratta solitamente della madre), poi
vengono gli insegnanti, (che seguono primariamente le indicazioni ministeriali, poi delle Regioni, con le
loro direttive specifiche, sino ad arrivare alle decisioni dei singoli Istituti Scolastici, nella loro autonomia
didattica). Altri canali sono gli edu-
sessuale, ma lasciano comunque decidere ai genitori se permettere ai figli di seguirle. Alcuni Stati lasciano
ai singoli distretti scolastici le decisioni sul curriculum.
Per esempio, in una ricerca del
1999, il Guttmacher Institute ha trovato che nella maggioranza dei corsi di educazione sessuale nelle scuole elementari e medie si spiegavano argomenti come il passaggio alla
maturità sessuale-pubertà, l’HIV,
le malattie sessualmente trasmissibili, l’astinenza (castità), il problema delle ragazze-madri e come resistere alla pressione dei coetanei.
C’era invece notevole disparità di
trattazione su altri argomenti come
i metodi anticoncezionali e di prevenzione delle malattie, le tendenze sessuali, la violenza sessuale e la
pratica e l’etica circa l’aborto.
In America, l’educazione sessuale si insegna in due forme principali: quella completa e quella
che si limita alla sola astinenza.
L’educazione sessuale completa
tratta anche dell’astinenza come
di una scelta valida, ma insegna al
tempo stesso i metodi di contraccezione e di prevenzione delle ma-
Il preservativo protegge non soltanto dalla gravidanza, ma anche
dalle malattie
catori a vario livello (educatori religiosi, capi scout, responsabili o allenatori di società sportive e così via).
Poi non è possibile dimenticare gli
organi di informazione, prima tra
tutti, nella disponibilità dei ragazzi,
la rete, intesa come accesso ad Internet ed a tutto quanto vi è contenuto.
Visti gli accesi dibattiti in Croazia, di cui quello più seguito è il battibecco tra Chiesa e il ministro della
Scienza, Istruzione e Sport, Željko
Jovanović, proponiamo un’analisi sulle modalità di inserimento di
questo importantissimo tema all’interno dei curricula scolastici internazionali.
STATI UNITI Negli Stati Uniti
d’America quasi tutti gli studenti ricevono qualche forma di educazione sessuale almeno una volta nella
scuola elementare o in quella media
superiore. Molte scuole cominciano a trattare qualche argomento negli ultimi anni delle elementari. Ad
ogni modo, ciò che gli studenti imparano varia molto da scuola a scuola perché le decisioni sul curriculum
sono decentralizzate. Molti Stati
hanno leggi che regolano quanto si
insegna nelle lezioni di educazione
lattie, per gli studenti sessualmente attivi.
L’educazione sessuale focalizzata sull’astinenza (castità) insegna
ai ragazzi e ragazze che dovrebbero rimanere sessualmente astinenti
fino al matrimonio e non provvede
informazioni sui contraccettivi. La
differenza tra questi due approcci e
il loro impatto sul comportamento
dei giovani rimane argomento controverso negli USA. A partire dal
1991 la percentuale di ragazze-madri è diminuita notevolmente e una
leggermente più alta percentuale di
giovani afferma di osservare l’astinenza. Tuttavia, gli USA hanno ancora la più alta percentuale di ragazze-madri e delle Malattie trasmesse
sessualmente tra i giovani di tutto il
mondo industrializzato.
Nel 2007, una ricerca commissionata dal Congresso USA ha appurato che gli studenti delle Scuole
Medie inferiori che avevano seguito
i programmi di educazione sessuali
di sola astinenza avevano la stessa
incidenza di rapporti prematrimoniali e di uso di contraccettivi rispetto a quelli che non avevano seguito
tale programma.
INGHILTERRA E GALLES
L’educazione sessuale nelle scuole pubbliche non è obbligatoria e i
genitori possono non permettere ai
loro figli di partecipare alle lezioni.
Il programma si focalizza sugli organi di riproduzione, lo sviluppo del
feto e i cambiamenti fisici e psicologici della pubertà. Le informazioni
circa i contraccettivi e la prevenzione delle malattie sono a discrezione delle scuole locali. L’Inghilterra
ha una delle percentuali più alte di
ragazze-madri d’Europa e l’educazione sessuale è un argomento molto dibattuto dal governo e dai media. In una ricerca condotta nel 2000
dall’Università di Brighton, molti
quattordici-quindicenni hanno manifestato disappunto sui contenuti
delle lezioni di educazione sessuale.
Hanno percepito una mancanza di
fiducia verso gli insegnanti che impediva loro di fare domande esplicite sui contraccettivi.
SCOZIA Il principale programma di educazione sessuale si chiama
“Sano Rispetto” (Healthy Respect)
e si concentra non solo sugli aspetti biologici della riproduzione ma
anche sui rapporti umani e le emozioni. Il programma comprende anche le informazioni sui contraccettivi e le malattie, per incoraggiare
una buona salute sessuale. Dato che
le scuole cattoliche si sono rifiutate
di adottare questo programma, ne
è stato preparato un altro specifico
per queste scuole. Finanziato dallo
Scottish Executive, il programma,
denominato “Chiamata all’Amore”
(Call to Love) incoraggia i giovani a
rimandare i rapporti sessuali al matrimonio e non dà informazioni sui
contraccettivi. In questo modo è una
forma di educazione sessuale di sola
astinenza.
FRANCIA L’educazione sessuale fa parte dei programmi scolastici dal 1973. Le Scuole sono tenute
a impartire 30-40 ore di educazione
sessuale e distribuire profilattici agli
studenti dell’ottava e della prima superiore. Nel gennaio 2000, il Governo francese ha lanciato una campagna sui contraccettivi con spot pubblicitari su radio e TV, e la distribuzione di 5 milioni di opuscoli sullo
stesso argomento agli studenti delle
Scuole Superiori.
GERMANIA L’educazione sessuale fa parte dei programmi scolastici dal 1970. Di solito include tutti
gli argomenti riguardanti il processo di maturazione dal punto di vista
biologico, psicologico e sociale: i
cambiamenti nel corpo, la riproduzione, le emozioni, l’atto sessuale,
la vita di coppia, l’omosessualità, le
gravidanze non volute, le complicazioni dell’aborto, i danni della violenza sessuale, compresa quella sui
minori e le malattie. A volte comprende altri argomenti discrezionali
come le posizioni dell’atto sessuale.
La gran parte delle scuole offre lezioni sull’uso corretto dei contraccettivi. Ci sono anche altri mezzi di
comunicazione che trattano l’educazione sessuale, al primo posto la rivista per giovani “Bravo”, che contiene sempre una sezione dove i giovani rivolgono domande sulla sessualità e la vita di coppia.
ITALIA Non esiste ancora un
curriculum specifico per la materia,
ma i professori affrontano il tema in
seno alle materie esistenti, in particolare della biologia. Negli ultimi
anni, nella scuola italiana, pur nel-
la inevitabile differenziazione anche
da istituto a istituto, si è affermato
un approccio al tema di tipo collegiale. Innanzitutto è quasi sempre
previsto un corso specifico, formato
anche solo da alcune lezioni su uno
o più argomenti particolari, nell’anno conclusivo della scuola media
inferiore. Non mancano esperienze
nella scuola primaria e approcci più
approfonditi nella scuola media superiore. L’educazione alla sessualità
ed all’affettività, anche se può essere trattata da un solo docente della
classe, solitamente l’insegnante di
Scienze, viene concordata, di prassi,
con l’intero Consiglio di classe.
OLANDA Dalla fine del 1980 il
Governo sponsorizza il programma
“Amore per tutta la vita” (Lang leve
de liefde), che ha lo scopo di dare
ai giovani le conoscenze sufficienti
perché prendano decisioni ragionate in materia di salute e sessualità.
In quasi tutte le Scuole Medie inferiori e superiori si trattano argomenti di educazione sessuale nei corsi di
biologia e in oltre la metà delle classi inferiori delle scuole elementari
si comincia a parlare di sessualità e
metodi contraccettivi. Il programma
verte tanto sugli aspetti biologici che
su quelli morali e psicologici, come
ad esempio l’importanza di capacità comunicative e di compromesso
all’interno della coppia. I mass media incoraggiano il dialogo aperto
sull’argomento e la Sanità Pubblica
garantisce ai cittadini riservatezza
e atteggiamento neutrale. L’Olanda
ha una delle percentuali più basse di
ragazze madri al mondo e il sistema
olandese è spesso considerato un
esempio per gli altri Paesi.
SVEZIA L’educazione sessuale è parte integrante dei programmi scolastici dal 1956. Si comincia
a trattare gli argomenti dalle prime
classi elementari e si continua per
tutti gli anni, all’interno di argo-
menti disparati quali la biologia e la
storia.
FINLANDIA La Population
and Family Welfare Federation distribuisce a tutti i quindicenni un
kit introduttivo di educazione sessuale che include un opuscolo, un
profilattico e il video di una storia
d’amore in cartoni animati.
Il dibattito sulle ragazze-madri e
le malattie sessuali ha fatto nascere
ricerche sulla reale efficacia dei vari
approcci all’educazione sessuale.
In un’analisi comparativa, DiCenso e altri hanno messo a confronto
i programmi di educazione sessuale
completa con quelli di sola astinenza. La loro analisi di varie ricerche
ha dimostrato che i programmi di
sola astinenza non riducono il tasso
di gravidanze non volute tra le donne che li hanno frequentati, anzi lo
aumentano. I ricercatori concludono: ‘”Ci sono buone prove indicanti
che i programmi di educazione sessuale dovrebbero cominciare molto
prima di quanto si fa oggi. Dobbiamo investigare i fattori sociali che
determinano le gravidanze non volute tramite vaste ricerche su differenti fasce di età a partire dai primi
anni di vita e utilizzarle poi nei futuri programmi di prevenzione”.
Affrontare, quindi, il tema della sessualità come parte integrante
dei bisogni del nostro corpo e degli
impulsi che ci spingono a innamorarci, realizzare rapporti amorosi e
concretizzare i sentimenti nel vincolo del matrimonio o anche soltanto con una convivenza, è importante sin dalla più tenera età. I bambini, infatti, vengono a contatto con
messaggi pubblicitari sessualmente
espliciti, film, canzoni e giochi sessualizzati e soltanto un dialogo sincero e aperto sui metodi di protezione e le responsabilità da prendere, li
possono proteggere e garantire loro
una crescita sana ed equilibrata.
4
edu
Martedì, 8 gennaio 2013
INTERVISTA
Marino Cassini, fondatore della «De Amicis» di Genova e uno dei più
Uno scrittore di fantascienza per
di Tiziana Dabović
T
empo fa a Chiavari, durante
la cerimonia di premiazione
dei Migliori giornalini per ragazzi, ebbi l’occasione di conoscere
un uomo dalla semplicità disarmante, tipica delle grandi persone. Non
sbagliai nel giudizio: si trattava infatti di Marino Cassini, uno dei più
grandi autori del vasto panorama
della letteratura italiana per ragazzi dell’ultimo cinquantennio, fondatore della biblioteca per ragazzi
“De Amicis” di Genova. Un giovanotto ottantenne che aveva dedicato
la sua vita innanzitutto ai ragazzi e
alla letteratura a loro rivolta, e che
continua a varcare soglie. Si avvicinò incuriosito dal fatto che provenissi da Fiume. Mi fece un sacco di
domande e mi ascoltò attentamente.
Poi mi raccontò con sguardo malinconico i suoi ricordi legati al capoluogo quarnerino. Fui conquistata
dall’immediatezza di chi aveva evidentemente vissuto a pieni polmoni
ogni evento e che continua a farlo
con intensità e passione.
Cercherò ora di carpirgli la ricetta della sua pozione magica tentando di farmela rivelare direttamente.
Animatore, enigmista, critico e soprattutto scrittore per ragazzi... grazie per aver accettato
di rispondere. Ci svela il segreto
dell’eterna giovinezza? Ovvero,
come si fa da adulti, a catturare
l’attenzione dei giovani provocandoli con un libro?
La favola dell’eterna giovinezza
l’ho appresa sui banchi delle scuole medie quando mi imbattei nella
teoria del “fanciullino” di Pascoli. Quella figura che, anche col sopraggiungere della maturità non
scompare; si ritira semplicemente
in un cantuccio della nostra mente, pronta sempre a far sentire
la sua voce ingenua, le sensazioni le emozioni che solo
un fanciullo può avere.
Sono sentimenti che
sfuggono alla “ragione adulta” perché suggeriscono la
visione che la vita
è un sogno e che si
può parlare ai ragazzi in tutta semplicità perché lo stupore dell’infanzia e
il bisogno della fiaba
si può trovare anche
nelle cose più semplici. Cominciai a scrivere molto prima di occuparmi di biblioteche.
Piccole ricerche di carattere folkloristico, brevi racconti per adulti che non raggiunsero mai il tavolo di un
editore, ma trovavano solo posto
nel mio Vaso di Pandora. Il lavoro
in una biblioteca per ragazzi e soprattutto l’incontro quotidiano con
le scolaresche che quotidianamente venivano per visitare una struttura pensata interamente per loro, mi
spinse a mutar utente. Nel contatto
con i ragazzi potevo sondare e capire le loro esigenze, i loro interessi, intuire ciò che gradivano trovare
nelle pagine dei libri e, quindi, costruire in piena libertà trame e soggetti su vari generi. Scrissi libri di
fantascienza (il mio primo amore),
di storia romanzata, romanzi gialli,
storie in cui il mistero era l’elemento principale, libri umoristici, libri
autobiografici. Lo confesso: qualche volta cavalcai anche le esigenze
del mercato. Ricordo che negli anni
80 erano in voga i libri-game. Piacevano tanto ai giovani che in biblioteca dovetti creare uno scaffale speciale in cui ospitarli. I giovani
lettori erano attirati dal fatto che in
quelle storie non esisteva un protagonista perché il protagonista era il
lettore stesso. Fu allora che scrissi
il mio primo libro-game, I racconti del gufo per l’editrice Mursia. Si
trattò di un libro-game diverso dai
cliché precedenti, perché introdussi un elemento nuovo: l’enigmistica. Avevo intuito che sia l’enigmistica, sia la presenza di crittogrammi simili a quelli dello Scarabeo
d’oro di Poe o al messaggio iniziale di Viaggio al Centro della Terra di Verne affascinavano i giovani. Perché non offrirli loro, stuzzicandoli a leggere? E da allora pos-
La biblioteca “De Amicis” di Genova
so dire che nella maggior parte dei
miei romanzi è presente nella storia raccontata un enigma letterario.
Nel Tesoro del Medico di Toledo è
persino nascosto in quipu Inca.
Nel suo curriculum troviamo
libri di tutti i generi e biblioteche,
una delle quali è quella da Lei ideata a Genova, internazionale e in
un certo senso rivoluzionaria e
dalla quale è possibile attingere
idee. Qual è la formula vincente?
Lo confesso, mi sono avvicinato
alla biblioteca per ragazzi con timore e anche con un po’ di incoscienza
in quanto non avevo alcuna esperienza in tal campo. Negli anni
Sessanta in Italia non esistevano biblioteche esclusivamente legate al
mondo dei giovani.
Nelle
biblioteche
pubbliche si potevano trovare uno o
due scaffali contenenti libri per ragazzi, ma nessun
bibliotecario
specializzato
cui rivolgersi per consigli e aiuto.
Per cui ho
dovuto inventare
tutto. Per
mia fortuna cercai e
trovai consigli da Jella Lepman, la
fondatrice della Jugendbibliothek
di Monaco di Baviera, (la più importante biblioteca europea per ragazzi, oggi ospitata nel Castello di
Blutenburgdi Monaco di Baviera).
Altri consigli sull’animazione con
utilizzo di mezzi audiovisivi me li
suggerì la bibliotecaria Geneviéve
Patte, fondatrice della biblioteca di
Clamart sur Seine (Parigi). Da entrambe attinsi idee che dovetti adattare alla realtà genovese e in questo
lavoro è riaffiorato quel fanciullino che sino ad allora aveva dormito
nella mia mente. Fu lui a suggerirmi
idee nuove e a premere i tasti dei generi letterari che ho in seguito usato
nei miei libri e racconti. Ecco perché, scorrendo l’elenco dei miei libri, si incontrano racconti fiabeschi,
libri di storia romanzata, autobiografici, fantascientifici, legati a storie di guerra, all’amicizia, all’umorismo, al gioco, all’enigmistica, a
tutto ciò che fa parte dell’immaginario dei ragazzi. In seguito, ripensando ai miei libri, mi sono accorto che, quando li scrivevo, vivevo
in simbiosi, un adulto legato al fanciullino che era in lui, in cui il primo metteva sul tappeto l’esperienza
adulta dello scrivere e l’altro la fantasia dell’infanzia.
Leggiamo sul web che lei era
un “eretico dal punto di vista biblioteconomico”. Chi l’ha detto
ha poi ritirato tale affermazione?
No, la mia carissima amica Maura Cassinasco, direttrice della Biblioteca civica di Genova “La Berio”, ribadiva spesso, sorridendo,
questa sua affermazione. Durante le
frequenti riunioni con tutti i bibliotecari della rete genovese per discutere
questioni di biblioteconomia era solita affermare: “Seguite pure tutte le
innovazioni di animazione che Cassini introduce nella sua ‘De Amicis’, ma guardatevi bene dall’imitare le regole di biblioteconomia che
utilizza nella compilazione dei cataloghi, in particolar modo nel catalogo per soggetti. Cassini è un bibliotecario eretico”. Maura aveva ragione ma dalla mia parte c’era la logica e il buon senso. Avevo constatato
che tutti i cataloghi erano costruiti a
misura dell’utente adulto; io ne ho
creato uno a dimensione dei giovani
che dai 5/6 anni sino all’adolescenza si accostavano a una biblioteca
e la mia idea fu quella di costruire
per loro tappeti d’oro e non tappeti
irti di difficoltà. Oggi, ad esempio, è
tutt’ora utilizzata l’“Operazione Arlecchino”, un sistema che indirizza
subito un ragazzo verso gli scaffali
che contengono i libri di suo gradimento. Ogni genere viene contrassegnato da un colore particolare e sistemato in scaffali distinti: una striscia colorata, incollata sul dorso dei
volumi, contraddistingue i vari generi: rosso per i romanzi storici, blu
per la fantascienza, rosa per i libri
uca
Martedì, 8 gennaio 2013
5
ù grandi autori della letteratura italiana per l’infanzia
ragazzi nato in biblioteca
Lo scrittore tra i libri
sentimentali, nero per l’horror, verde per romanzi sulla natura....Un sistema che sembra funzionare egregiamente ancora oggi.
La sua passione più recente è
la filatelia e i francobolli visti sotto
una prospettiva nuova. Vuole parlarcene?
Sin da ragazzo mi sono appassionato alla filatelia. Mi piaceva viaggiare con la fantasia per il
mondo alla scoperta di luoghi sconosciuti, di suggestivi paesaggi, di
gente e costumi diversi. Mi soffermavo a lungo su ogni immagine, attratto anche dai nomi degli Stati che
leggevo per la prima volta. Poi, il
mio lavoro di bibliotecario prese il
sopravvento e per decenni abbandonai il mio hobby. Lo ripresi quando
notai che le Poste di tutto il mondo
emettevano francobolli sulle fiabe,
favole, leggende, miti, mitologia,
personaggi di fantasia.. Cominciai a
ricercarli sui cataloghi e su Internet
e nacque il primo lavoro dal titolo
Fantafilatelia, che pubblicai nel sito
dell’Associazione Ligure di Letteratura Giovanile di cui faccio parte.
La ricerca è poi passata ai francobolli di fumetti, ai libri in generale e ai
loro autori e l’ho pubblicata nel mio
sito Internet sotto le voce Comicsfilatelia e Narpoedra (Narratori, poeti, drammaturghi) con la presenza di
migliaia di biografie di autori e oltre diecimila riproduzioni di valori
filatelici. Un lavoro che ha avuto un
riconoscimento sulla
rivista francese,
“L’Echo de
la timbrologie”, la
decana
tra quelle che si occupano di filatelia, (numero 1864, di luglio-agosto
2012). Attualmente sto preparando
un lavoro di filatelia dal titolo (provvisorio) Francobolli strani e stravaganti, che comprende un elenco di
valori postali che presentano particolarità strane e inattese come: francobolli olografici, tridimensionali,
termografici, di stoffa, di sughero,
gratta e vinci, profumati (anche al
sugo di maiale!), fotocromatici, con
materiali incorporati (oro, platino,
argento, rame, polvere di meteoriti...), francobolli da seminare, francobolli multimediali che per mezzo di particolari apparecchi e dispositivi speciali come la lampada di
Wood, l’Audio Pen, lo Stamp Decoder, si animano, si muovono, parlano, suonano inni nazionali.
So che in passato lei ha spesso
trascorso le vacanze estive a Fiume. Che impressione le ha lasciato la città?
Tralasciando la Francia (dove
con i miei genitori vissi dal 1935 al
1939, quando, a causa della dichiarazione di guerra tra Italia e Francia
la mia famiglia fu costretta ad allontanarsi e a ritornare nella natale Isolabona dove trascorsi la mia infanzia), la prima nazione che visitai in
compagnia di mia moglie fu la Jugoslavia. Effettivamente l’impressione che entrambi ne traemmo fu tale
che per una decina di anni trascorremmo a Fiume le vacanze estive.
Devo confessare che a farci piacere
e amare Fiume fu la famiglia che ci
ospitò, quella di Alfredo, Eli, Tatiana e Marino Jakominić, con la quale intrecciammo subito un legame di
amicizia che non si è più spento. Chi
ci fece amare la città e i suoi dintorni
fu Eli Jakominić, una donna dal carattere romantico, una donna che in
seguito si rivelò una vera madre-coraggio. Era lei che nei momenti di libertà che il suo lavoro all’ospedale
pediatrico le permetteva, ci accompagnava nelle scorribande per visitare i luoghi più suggestivi (tra cui ricordo con nostalgia alcuni vecchi castelli e i laghi di Plitvice). Ma il mio
ricordo più bello, ma anche più doloroso, va al mio omonimo, Marino,
il figlio di Eli, allora decenne, che in
quegli anni ci fece da guida. Il mio
amico Marino che ebbe la vita stroncata in un attentato. Dopo tali esperienze chi potrà mai dimenticare Fiume e quella famiglia allora compatta
e felice.
Itaca esiste o sono soltanto spigolature enigmistiche?
Non avevo mai pensato a ribattezzare col nome di Itaca la mia natia
Isolabona finché non lessi l’articolo
di Nando Rotondo “La sua Itaca si
chiama Isolabona”, scritto in occasione dei miei ottant’anni sulla rivista “LG Argomenti” del Comune di
Genova. Ritorno ogni anno, sebbene per poco tempo e solo d’estate,
in quella che oggi è diventata la mia
Itaca, l’isola che, come scrive il poeta Kavafis, mi ha dato tutto quello
che poteva, principalmente la forza
di iniziare il viaggio della mia vita.
Oggi, quando vi ritorno mi accorgo
che non riesce a darmi più nulla perché mi ha già dato tutto.Ma se anche la ritrovo più povera e incapace
di offrirmi altro, riconosco che non
mi ha illuso: le sue promesse le ha
mantenute e attraverso la saggezza e
l’esperienza acquisita ho capito che
cosa significa avere un’Itaca.
Se un esordiente le chiedesse
un consiglio prezioso, uno solo, che
cosa gli direbbe?
Ho lavorato per alcuni decenni in
una biblioteca, ho letto centinaia, migliaia di libri, ho scoperto che l’anagramma della parola bibliotecario è
beato coi libri. Nulla di più giusto.
Per cui il mio consiglio è: leggi, sempre leggi, continuamente leggi, ma
quando scrivi sii sempre te stesso.
Marino Cassini intrattiene i ragazzini delle scuole elementari di Chiavari
6 educa
Martedì, 8 gennaio 2013
ANNIVERSARI Sono nate nel 1982 alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh
Le «faccette» compiono trent’anni
A
desso si chiamano emoticon, smiley o anche faccette
e li si data a trent’anni fa, nel
1982. Il mito fondativo viene ambientato alla Carnegie Mellon
University di Pittsburgh
(Pennsylvania): il professor Scott Fahlman
propose la sequenza:-)
per marcare i messaggi scherzosi
nelle bacheche elettroniche pre-Internet.
La mancanza di
segnali di ironia, infatti, aveva già creato diversi equivoci e
risentimenti nell’informalità di quelle forme pionieristiche di scrittura.
Con l’introduzione di :-) e del
suo contrario :-( il più era fatto: si
era stabilito che il segnale dovesse
arrivare dopo il messaggio, come
accade con gli interrogativi e gli
esclamativi (con l’importante eccezione spagnola) e si era trovata
la convenzione della rotazione di
novanta gradi del testo, o della testa (del lettore). In realtà ora esistono anche emoticon che non richiedono rotazioni, di provenienza
sembra giapponesi: per significare
“allegro” si fa così: (^-^).
Da lì le faccette si sono diffuse
ovunque, la cosa è piaciuta molto:
dal sorriso e dal broncio si è passati a rappresentare il pianto, la pernacchia, la vergogna, l’occhiolino,
lo stupore, la perplessità, la noia,
l’ira; quindi si è trovato l’equivalente di “cuore” (è questo: <3 e potrebbe valere anche per “cono gelato a due palle”) e si è passati a
oggetti e animali, su più righe e
con uso di parecchio spazio. A quel
livello di complessità l’emoticon è
parte dell’”Arte ASCII” (dal nome
dello standard di codi- fica dei caratteri).
Internet è piena di liste che
spiegano il significato, spesso criptico, degli emoticon. Se da un lato
i programmi di scrittura traducono automaticamente la sequenza
di caratteri in un’icona vera e propria (per :-) il tipico sole che
ride), a volte anche animata, e quindi di interpretazione
più
semplice, dall’altro
lato la quantità di
emoticon esistenti rende necessario avere prontuari che sciolgano
i dubbi. Se qualcuno si rivolge a voi con
l’emoticon
del maiale:@) è il caso che lo sappiate.
Che gli emoticon prima o poi sarebbero stati inventati se lo era già
immaginato Jean-Jacques Rousseau che, nel suo Saggio sull’origine delle lingue, lamentava
l’assenza di un “punto vocativo” (per distinguere dai casi
in cui si nomina qualcuno quelli in cui lo si chiama) e anche
di un segno grafico per manifestare l’ironia “quando il tono della voce non la fa sentire”. Più vicino, nel tempo, alla trovata di Fahlman, Vladimir Nabokov nel 1969
aveva dichiarato di sentire la mancanza di un segno di “sorriso”, che
si immaginava proprio come una
parentesi “supina”, per rispondere
alla domanda di un intervistatore:
“Quale posizione assegna a se stesso fra gli scrittori viventi e quelli
del passato prossimo?”. Rousseau
aveva notato: “Dicendo tutto come
se si scrivesse, non facciamo altro
che leggere parlando”. Bene, è proprio quanto faceva Nabokov, che
si descriveva così: “Penso come un genio,
scrivo
come
uno scrittore di prima scelta, parlo come
un bambino”,
e infatti rilasciava
interviste solo
per iscritto.
Ma questo
è anche l’esatto
contrario di quanto
facciamo noi, che scriviamo tutto
come se lo dicessimo. Tramite gli
emoticon e altri espedienti grafici
cerchiamo di fare passare le nostre
inflessioni di voce dalla tastiera.
Cantiamo, e allora allunghiamo le
vocali (“Caro aaaaamico ti scriiivooooo”). Urliamo, e allora SCRIVIAMO A TUTTE MAIUSCOLE
aggiungendo una fila di esclamativi!!!!!! Ridiamo, e allora ricorriamo a un “gesto” alfabetico, la
sigla LOL che sta per “Laughing
Out Loud”, “scoppiando a ridere”.
Gli emoticon si inseriscono in questa corrente di espressività grafica.
Nei fumetti si usano da sempre teschi e fulmini per simboleggiare le
imprecazioni e quando Tex fa a
pugni può comparire un angioletto che suona l’arpa in
un tripudio di uccellini attorno all’avversario
knock-out. Ma anche
nello scritto si sono
sempre usati espedienti del genere.
Chiunque si ricordi di aver ricevuto
un proprio compito
corretto dal professore ha ben presente
le inequivocabili possibilità espressive insite nelle sottolineature, nei punti esclamativi o interrogativi raddoppiati
o triplicati, nella profondità con
cui la biro ha calcato le parole, segno dell’irritazione che prelude al
votaccio.
Qualche anno prima che
le bacheche elettroniche della
Pennsylvania incominciassero a
grondare di strane accozzaglie di
simboli (da interpretare mettendosi storti come guardando coste
di libri ritti sullo scaffale), negli
zaini degli studenti italiani comparve un’agenda: la Smemoranda. Fra le ragioni del suo successo c’era certamente il fatto di
avere le pagine a quadretti: si era
liberi di scrivere ingrandendo o
diminuendo i caratteri, le ragazze trasformavano in cuori i punti sulle i o in facce ridenti i tondi
delle o, si alternavano pennarelli
a colori diversi; tutta una microcreatività verbovisiva, magari
in parte già sperimentata nei tazebao o sui muri, trovava il suo
supporto privato, giusto in tempo per i prossimi rintocchi del
riflusso. A questo “scrivere disegnando” corrisponde poi, e da
sempre, il “disegnare scrivendo”
degli alfabeti figurati (nei capolettera dei manoscritti, per esempio), con lettere costituite da figurine di piante, animali, persone nelle più ingegnose posizioni
(anche erotiche). Né va trascurata l’arte di compiere opere usando la macchina da scrivere, che
ha proba-
bilmente il suo supremo interprete italiano in Massimo Kaufmann: bellissimo il suo ritratto
dattilografico di James Joyce.
L’emoticon semplice, invece,
è ancora in equilibrio tra scrittura e figura: tende al geroglifico e
alla scrittura pittografica ma ritorna subito al codice verbale: il suo
compito è fare la parte della voce
nel dare forza emotiva all’invarianza dei caratteri grafici. Compare in quelle zone di confine in
cui si scrive come si parlerebbe, in cui occorre dare da vedere all’interlocutore il sorriso che,
de visu, lo rassicurerebbe sulla
benevolenza dei nostri scherzetti verbali. Un espediente umano,
l’emoticon, alla fine dei conti.
educa 7
Martedì, 8 gennaio 2013
SOCIAL NETWORK Le tendenze dell’anno e i grandi eventi del 2012
Tweet d’oro: i cinguettii più popolari
S
uccede una volta all’anno.
Twitter si guarda indietro e
mette assieme il meglio dei
dodici mesi passati facendo un rapido excursus su cosa ha rappresentato la sua piattaforma di microblog per tutto il mondo. Per
il 2012 i ragazzi di Twitter hanno creato un’esperienza collettiva che mette in mostra i fatti più
coinvolgenti dell’anno che sta per
finire, alcuni dei quali avvenuti solo su Twitter, come il tweet
di vittoria del Presidente Obama
e del primo messaggio postato da
Marte. “L’anno 2012 su Twitter”
è il modo migliore per scoprire
cosa ci hanno riservato gli ultimi 12 mesi, con post memorabili
e tendenze che spesso hanno segnato l’agenda di altri media, che
hanno imparato a “leggere” i social network come specchio del
paese, non più piattaforme alternative ma basilari.
Il tweet d’Oro è per Barack
Obama grazie alla foto inviata
con la frase “Four more years”,
presto diventato il tweet più condiviso di sempre. “Prima di salire
sul palco per affermare la propria
vittoria elettorale, il Presidente
Obama ha rimarcato il successo
via Twitter. Nel giro di poche ore
questo Tweet è diventato contemporaneamente il più ritwittato del
2012 ed il più ritwittato di sempre, inviato da persone di oltre
200 paesi del mondo” – si legge
nello special 2012.
Al fianco del neo Presidente
c’è Justin Bieber che con un suo
post ha voluto salutare per sempre una sua piccola fan morta
a soli 6 anni per una rara forma
di tumore al cervello. “Avalanna Routh, 6 anni, era una grande
fan di Justin Bieber e la popstar le
era sempre stata vicina durante la
malattia. Quando in settembre se
ne è andata, Bieber l’ha ricordata in un Tweet al quale molti Belieber di Twitter hanno risposto”.
Nella lista dei Tweet più importanti dell’anno ci sono anche TJ
Lang per il messaggio “Al diavolo la NFL…Multatemi e usate i
miei soldi per pagare arbitri titolari”, durante una partita di cartello tra i Seattle Seahawks e i Green Bay Packers; il tweet finale
del team britannico alla fine delle
Olimpiadi di Londra per complimentarsi con i suoi atleti e il mes-
Londra 2012: 150 milioni di Tweet
saggio di Kouichi Yamadera che
ha annunciato il suo matrimonio
con Rie Tanaka, due dei più importanti doppiatori giapponesi di
anime.
MEGAFONO
SOCIALE
Una delle “conseguenze” del
boom di Twitter è senz’altro il
suo ruolo di megafono sociale.
Non c’è stato un singolo grande
evento svoltosi nel 2012 che non
sia passato per il social network.
Nel “Battito del Pianeta” il team
di Twitter ha descritto le più grandi conversazioni dell’anno nate
attorno a singoli eventi che hanno generato un notevole numero
di tweet e retweet. Dalle Olimpiadi estive di Londra, con oltre
150 milioni di Tweet, che hanno
toccato l’apice durante l’esibizione delle Spice Girls nella cerimonia di chiusura alle Elezioni USA
che hanno prodotto ben 31 milioni di tweet il giorno delle elezioni, passando per la kermesse continentale di Euro 2012, con il secondo goal di Mario Balotelli alla
Germania come uno dei momenti più “twittati” di tutto il torneo
alle immagini e frasi drammati-
che post uragano Sandy che ha
attraversato la costa orientale degli Stati Uniti tra il 27 ottobre e il
1 novembre. Da menzionare anche i tweet in ricordo di Whitney
Houston, scomparsa l’11 febbraio
e quelli sui controversi disegni di
legge anti-pirateria al vaglio negli
Stati Uniti: “Internet 1, Congress
0”, alla fine delle votazioni.
La sezione più interessante,
quella che restituisce la vera forza di Twitter, è “Solo su Twitter”
dove sono presenti quei post e
contenuti scritti apposta per i 140
caratteri del social network. Il
primo è quello inviato dal Jet Propulsion Laboratory della NASA
al momento della prima discesa
di Curiosity su Marte, il 5 agosto scorso. Quasi tre mesi dopo la
Stazione Spaziale Internazionale (ISS) ha registrato e inviato in
diretta le immagini di Sandy che
devastava la East Coast degli Stati Uniti poco prima che l’Endeavour facesse ritorno sulla Terra
per l’ultima volta.
Le Tendenze sono gli argomenti per i quali ci sono state impennate di rilievo in parti-
“Four more years”, il tweet più condiviso
Tantissimi i tweet in ricordo di Whitney Houston, scomparsa l’11
febbraio scorso
colari momenti dell’anno. Twitter ha messo assieme una serie
di hashtag utili per “indirizzare”
un certo tipo di conversazione.
“Gli hashtag ti aiutano ad organizzare le conversazioni su degli
argomenti: nowplaying per condividere la tua musica preferita,
o blessed per enumerare le cose
belle della tua vita. La popolarità di termini come oomf (one of
my followers), lrt (last Retweet)
e shoutout, evidenziano le interazioni personali che sono il cuore di Twitter”. Dalla griglia delle tendenze del 2012 non poteva
non esserci la politica. La scena è
stata, ovviamente, monopolizzata dalle elezioni presidenziali in
USA ma non solo. Hashtag come
tcot o teaparty hanno fatto capolino sulla piattaforma per identificare le conversazioni sui conservatori così come romney e obama2012 quelle sui candidati alla
Casa Bianca.
Le persone hanno twittato incessantemente durante reality show e quiz televisivi come
il Grande Fratello (bb14 per gli
americani) e American Idol. Anche se la classifica di Twitter tiene conto della piattaforma globale, una considerazione simile può
essere fata anche nello specifico
paese. In Italia durante le esibizioni di X-Factor o di Italian’s
got talent, la piattaforma è letteralmente stata invasa da hashtag
e messaggi su concorrenti e giudici. Termini che hanno fatto parlare molto sono stati anche i nuovi prodotti tecnologici con picchi
significativi su Twitter. Tra questi
l’iPad Mini, l’iPhone 5 e il Kindle. Regina delle app menzionate è invece Draw Something, un
gioco sociale per smartphone e
tablet. Dal Papa a Pelé la sezione “Nuove voci” è quella che dà
il benvenuto a nuovi iscritti provenienti da ogni angolo del pianeta, tutti di alto profilo. Dall’account di Benedetto XVI @Pontifex a quello di @NicolasSarkozy
passando per il profilo di @Pele
a quello di @BenAffleck. Tutte le
nuove voci sono account ufficiali
con un badge azzurro che ne convalida l’autenticità.
8 educa
Martedì, 8 gennaio 2013
AMBIENTE Classifica delle Università che maggiormente considerano l’ecologia
Il più «green» è l’Ateneo di Durham
E
cologia, risparmio energetico e energie rinnovabili sono parole che sempre
più spesso sono all’interno dei
discorsi di politici e intellettuali.
Non sempre, purtroppo, le parole
corrispondono ai fatti, ma non è
questo il caso della Durham University.
Università pubblica del Regno
Unito, l’University of Durham è
stata fondata nel 1832, è tra i migliori centri di studio e ricerca del
Paese, ha fatto parte fino al 2012
del “Gruppo 1994” che raccoglie i centri di ricerca d’eccellenza di piccola dimensione, ed entrando nel Russell Group a partire
dall’agosto dello stesso anno. Nel
2012 è si è piazzata al 95.mo posto nel QS World University Rankings, diciassettesima tra quelle
del Regno Unito.
L’Università britannica ha
inaugurato il suo nuovo ”quartier
generale”, che ha sede in un edificio che riunisce le principali innovazioni tecnologiche del nostro
secolo. La struttura non solo è capace di ridurre al minimo gli sprechi energetici dell’edificio, ma è
capace di generare più energia di
quella che è realmente necessaria
alla struttura stessa.
Il costo di questo ecologicissimo edificio è di circa 50 milioni di sterline e i lavori sono durati cinque anni. L’arduo compito
di creare la struttura più green al
mondo è stato affidato agli architetti della PH Partnership. Dopo
pochissimo dalla sua apertura, il
Palatine Centre, ha guadagnato la
certificazione BREEAM ”excellent” a testimonianza dell’ipertecnologicità della struttura e del
suo enorme rispetto dell’ambiente e ridottissimo impatto ambien-
tale, per non dire praticamente
nullo.
CORRIDOI
DELL’UNIVERSITÀ Pannelli solari termici (dispositivi atti alla conversione delle radiazioni solari in energia termica), pannelli fotovoltaici
(dispositivi optoelettronici, composti da celle fotovoltaiche, in
grado di convertire l’energia solare), pompa di calore geotermica
(utilizza il terreno o l’acqua che
si trova nel terreno come fonte o
come dispersore di calore) generano energie positive per la struttura. La raccolta delle acque piovane e il sistema di filtraggio di
queste, permette la reintroduzione nella rete idrica di tutta la
pioggia raccolta. Si evita il surriscaldamento degli ambienti grazie all’impianto di ventilazione
naturale (metodo di controllo del
clima che si basa sul movimento naturale dell’aria per mantenere l’aria fresca si muove attraverso un edificio e di controllare i livelli di temperatura e umidità), di
enorme aiuto nei periodi estivi e
per evitare l’uso eccessivo dei climatizzatori.
MENSA
ALL’INTERNO
DELLA STRUTTURA La tecnica usata per isolare le coperture dell’edificio è quella del sedum
roof. Attraverso uno strato di sedum (piante sempreverdi con capacità di resistenza climatica ottime), che copre parte dei tetti, c’è
un aumento dell’isolamento termico della struttura e si riduce la
quantità delle acque piovane che
si disperdono nelle fognature. Si
riduce, inoltre, il pericolo di allagamento dei sistemi fognari o delle grondaie. La sedum è un tipo di
pianta che non ha bisogno di un’
eccessiva manutenzione e può as-
sicurare prestazione massime per
l’assorbimento delle acque piovane.
Enormi vetrate nell’atrio e nei
corridoi permettono un risparmio
dell’utilizzo della luce artificiale
generando un vero e proprio ”corridoio di luce”. La scelta dei materiale utilizzati per la costruzione è
stata finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo ecologico che gli
architetti si erano posti.
L’Università di Durham è
inoltre in grado di offrire ai propri studenti dei veri e propri
menù ecologici all’interno delle mense. Solo prodotti ittici cer-
tificati e a chilometro zero sono
presenti nelle mense dell’università inglese. Questa scelta legata
ai cibi ha permesso all’università di Duhram di essere la prima
istituzione accademica certificata MSC (Marine Stewarship
Council) secondo lo standard di
Catena di Custodia.
Molte sono comunque le Università nel mondo ad avere numerose tecnologie e sistemi che
gli permettono di avere un impatto ambientale ridottissimo e di rispettare l’ambiente. L’Universitas
Indonesia ha stilato una classifica
degli atenei più ”green” nel mon-
do. Cinque i criteri indagati: presenza di zone verdi, rifiuti, energia
e cambiamento climatico, acqua e
trasporti.
Secondo la classifica il campus più ecologico è l’University
of Nottingham in Inghilterra, seguita da Northeastern University
negli USA, sul gradino più basso
del podio c’è University of Connecticut, sempre negli Stati Uniti.
L’ateneo italiano che si ”piazza”
meglio nella classifica è il Politecnico di Milano al 75esimo posto,
la peggiore in territorio italiano è
il Politecnico di Torino che si aggiudica il 166esimo posto.
Italia, riconoscimenti ai migliori giornalisti
Una giornata dedicata all’informazione
Il diritto all’informazione è
un diritto sociale relativamente recente, tant’è che, nell’ordinamento italiano, solo dal 1994
si ha una definizione data dalla
giurisprudenza della Corte Costituzionale. Il diritto all’informazione comprende il diritto di
informare e di essere informati e
si manifesta in vari campi: nella
libertà di manifestare il pensiero
con la stampa e ogni altro mezzo
di diffusione (la radio, la televisione, il teatro, il cinema); nel diritto di ogni cittadino di accedere
ai documenti amministrativi; nel
diritto a un insegnamento libero,
sia per gli insegnanti sia per gli
studenti; nei diritti di informazione contrattati dalle organizzazioni sindacali per quanto riguarda
fatti rilevanti della vita dell’impresa, in particolare l’occupazione e gli investimenti.
In un’epoca di assoluta disponibilità delle informazioni, sia
tramite i media tradizionali che
via Internet, tanti giornalisti si
chiedono quanti siano effettivamente i cittadini che hanno accesso alle fonti di informazione e
qual è la qualità delle notizie diffuse via Internet. La Rete, infatti, nella sua utilità può diventare
Il diritto di essere informati viene spesso dato per scontato
una lama a doppio taglio, ovvero
un oceano di dati banali, nel quale la vera notizia stenta a rimanere a galla.
Per questo motivo in Italia,
il 21 gennaio di cinque anni fa è
stata istituita la Giornata nazionale dell’informazione. È stato il
presidente Giorgio Napolitano in
persona a voler rendere onore ai
giornalisti e agli attivisti che con
il proprio operato hanno portato
alla luce fatti importanti e hanno
contribuito, spesso a rischio della
propria vita, a trasmettere le notizie da Paesi e aree a rischio, fino
alle case degli italiani. L’evento,
che si terrà anche quest’anno, riunisce i rappresentanti e i vincitori
dei Premi di giornalismo che ottengono l’adesione del Presidente
della Repubblica.
Anno IX / n. 72 dell’8 gennaio 2013
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina
Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat
edizione: EDUCA e-mail: [email protected]
Redattore esecutivo: Viviana Ban / Impaginazione: Denis Host Silvani
Collaboratori: Tiziana Dabović, Stella Defranza e Ilaria Rocchi
Foto: Ivor Hreljanović e archivio
Il supplemento esce con il sostegno finanziario della Regione Istriana, Assessorato
alla Comunità nazionale italiana e altri gruppi etnici.
Scarica

SMSI «dimenticate» nei piani 2013/2014