SMSI «dimenticate» nei piani 2013/2014 S di Ilaria Rocchi embra non riuscire a imboccarne una giusta, il ministro della Scienza dell’Istruzione e dello Sport della Repubblica di Croazia, Željko Jovanović, che dal suo insediamento a oggi si trova spesso al centro di polemiche e diatribe, come del resto sta avvenendo nelle ultime settimane. Al centro delle controversie, la sua strategia di educazione sanitaria (quella sessuale compresa). Che, a seconda delle convinzioni e delle interpretazioni soggettive, viene approvata e sostenuta, rispettivamente – con molta più veemenza e frequenza – contestata. Ora, l’argomento per il quale noi (il plurale non è maiestatis, ma comunitatis, come Comunità nazionale italiana in Croazia) si chiama in causa il ministro non ha nulla a che fare (come sopra) con pareri e giudizi; non è una questione di opinioni ma di procedure. O, ancor meglio (o peggio) di leggi. Infatti, Jovanović sarebbe “reo” di una dimenticanza antipatica, che potrebbe assumere tomi preoccupanti: nella pianificazione delle iscrizioni alle scuole medie superiori per l’anno 2013/2014 ha ignorato, ossia non ha inserito, nell’elenco dei riferimenti legislativi e dei quadri normativi, le disposizioni che riguardano le minoranze, CNI compresa. Fondamentali, in quanto prevedono dei criteri specifici che, appunto, garantiscono il diritto all’istruzione delle medesime nella loro lingua. E pertanto differiscono dai parametri stabiliti per le istituzioni della maggioranza. Uno di questi è il numero di iscritti necessari per l’apertura di una sezione/indirizzo di studi, da un minimo di 24 a un massimo di 28 allievi per classe. Nel settembre scorso era scoppiato un putiferio in Dalmazia quando un preside, pur di riuscire a “riempire” un indirizzo, aveva ignorato i punteggi (di profitto educa ce vo /la .hr dit w.e ww «Tiratina d’orecchi» al ministro Jovanović dei candidati) richiesti per iscrivere i ragazzi a tale indirizzo. Tiratina d’orecchi a Jovanović, quindi, che comunque non è il primo ministro a scordarsi della realtà minoritaria presente nel sistema scolastico croato. Una “svista” (si vuole credere che si tratti proprio di un gesto di negligenza, “non intenzionale”) che, dunque, si ripete, e l’Unione Italiana ormai si è rassegnata a dover intervenire per (ri)spiegare diritti e peculiarità delle scuole CNI. Lo fa da anni; nell’ultimo periodo, con l’ex premier Jadranka Kosor, pareva fosse stato raggiunto uno stato di confortante comprensione. Com’è possibile, si sono interrogati in sede di UI (a Bertocchi dove si è riunita la Giunta esecutiva, discutendo della faccenda), che si verifichino di continuo queste omissioni? Ed è pertanto con rammarico e con la triste consapevolezza di dover ricominciare la battaglia a ogni cambio di legislatura, che l’UI ha reagito alle Disposizioni del Ministero della Scienza dell’Istruzione e dello Sport della Repubblica di Croazia relative alla pianificazione delle iscrizioni alle scuole medie superiori nell’anno scolastico 2013/2014 emanato il 14 dicembre scorso. Preso atto dei precedenti storici, nei toni non c’è allarmismo. Ma un po’ d’inquietudine sì, che deriva da quell’essere coscienti quanto ogni stato di incertezza possa rivelarsi deleterio nella campagna iscrizioni alle SMSI. “Si constata con preoccupazione che ancora una volta il Ministero della Scienza dell’Istruzione e dello Sport della Repubblica di Croazia non ha contemplato – si legge nella conclusione adottata dalla Giunta esecutiva UI – le disposizioni di legge che regolano l’educazione e l’istruzione nelle lingue delle minoranze nazionali. Segue a pagina 2 An no IX 3 201 • n. 7 2 • Martedì, 8 gennaio 2 educa Martedì, 8 gennaio 2013 REPORT Risultati del progamma di ricerca The Learning Curve Investire nella scuola fa bene all’economia L’ Intelligence Unit dell’Economist ha presentato i risultati di un programma di ricerca, The Learning Curve, che confronta la performance del sistema educativo di un campione di 40 Paesi. Il report contiene classifiche basate su indicatori che misurano l’efficacia del sistema universitario e le competenze acquisite dagli studenti delle scuole secondarie. Il Paese con i risultati migliori è la Finlandia, in cui il 12,3% della spesa pubblica è destinato all’istruzione (scolastica e universitaria). Premesso che ogni confronto tra paesi dovrebbe tener conto di altre variabili che influenzano il contesto sociale, politico e istituzionale (richiede insomma una analisi econometrica rigorosa), è comunque interessante dare uno sguardo ai valori registrati dal report per l’Italia, al 24.esimo in classifica, con un valore dell’indicatore complessivo di performance notevolmente più basso di quello finlandese. All’istruzione è dedicato il 9% della spesa pubblica. La spesa pubblica per studente di scuola superiore è pari al 26,5% del Pil pro capite (in Finlandia è il 36%), mentre la spesa per studente universitario è pari al 25,5% (contro il 39% finlandese). In Finlandia, il salario degli insegnanti è di poco inferiore a quello medio lordo di tutti i lavoratori (87%), a fronte di un massimo di 4 ore di lezione al giorno. Per insegnare nelle scuole superiori è richiesto un livello di istruzione post-universitario (bisogna avere almeno un master) e, nella percezione comune, lo status dei docenti è piuttosto elevato. In Italia, il salario degli insegnanti è in media superiore a quello dei lavoratori dipendenti (131%), ma si registra una crescente incidenza delle posizioni precarie, che costringono a vivere in situazioni di pesante incertezza. Inoltre gli insegnanti non godono dello stesso prestigio sociale dei colleghi finlandesi, in un Paese dove per decenni i modelli sociali più influenti hanno convinto molti giovani che studiare fosse fondamentalmente una perdita di tempo. Non a caso, la quota dei giovani tra i 25 e i 34 anni che possiedono una laurea è del 21,5%, contro una media Ocse del 38% e il 39% della Finlandia (i dati Ocse si possono consultare qui). La principale giustificazione dei continui tagli all’istruzione (e ad altri servizi forniti dal settore pubblico) è la necessità di ridurre la spesa, per migliorare il deficit di bilancio e rispettare i parametri previsti dagli accordi europei. Per il Trattato di Maastricht, il rapporto tra il disavanzo complessivo e il Pil non può superare il 3%. Il Fiscal Compact ci obbliga ad avere un deficit strutturale (cioè “corretto” per il ciclo economico) non superiore allo 0,5% del Pil. Inoltre di fatto ci impone di conseguire de- L’istruzione è un buon investimento gli avanzi primari (la differenza tra entrate e uscite nel bilancio dello stato, al netto della spesa per interessi sui titoli del debito pubblico) sempre più consistenti, dato l’obbligo di ridurre il rapporto tra debito e Pil al 60% entro i prossimi venti anni (secondo le stime più recenti, oggi è al 126%). In un tale contesto normativo, sembra inevitabile che i governi si affannino a tagliare le spese più facilmente aggredibili, dove l’aggredibilità dipende soprattutto dalla capacità di “difendersi” delle categorie sociali e dei gruppi di potere che di tali spese maggiormente beneficiano. In pratica, le priorità nei tagli sembrano finora essere state dettate più dai rapporti di forza tra i vari attori sociali che da ragioni di efficienza economica. Gli studi empirici hanno dimostrato che le variazioni nei livelli di istruzione spiegano una parte significativa delle variazioni di reddito tra i diversi Paesi, tenuto conto degli altri fenomeni che possono influenzare il reddito e del nesso di causalità inversa che pure sussiste tra le due grandezze (Paesi con un Pil più alto offrono servizi educativi migliori). I tagli all’istruzione contribuiscono certamente a ridurre il numeratore dei due “rapporti maledetti” – tra deficit e Pil e tra debito e Pil – che da un decennio costituiscono la stella polare delle politiche fiscali dei paesi dell’Eurozona. Ma troppo spesso ci si dimentica che migliorare il sistema scolastico e universitario è un investimento che nel lungo termine può contribuire all’aumento del denominatore di tali rapporti, il Pil, rendendo infine la finanza pubblica più sostenibile. SMSI «dimenticate» nei piani 2013/2014 PIXSELL Dalla prima pagina Il Ministero in questione è stato pertanto richiamato “fermamente” a rispettare la Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali, la Legge sull’educazione e istruzione nella lingua e nella scrittura delle minoranze nazionali, nonché l’articolo 2 dell’Accordo italo-croato sui diritti delle minoranze sottoscritto il 5 novembre 1996 e ratificato dal Sabor il 19 settembre 1997. Le scuole sono tenute a trasmettere agli uffici regionali competenti il piano iscrizioni 2013/2014 entro il 18 gennaio 2013. Altra “bacchettata” UI, ma questa volta per l’ancora incompleta – all’epoca della trattazione – fornitura dei manuali, testi ausiliari e sussidiari dall’Italia alle istituzio- Il ministro, Željko Jovanović ni scolastiche e prescolari CNI. Illustrando il preventivo per il prossimo anno scolastico, la titolare del Settore Educazione e Istruzione della Giunta esecutiva UI, Norma Zani, ha sottolineato che, a conclusione del primo semestre, ci sono ancora delle scuole che non hanno ricevuto tutti i libri ordinati. E mentre l’EDIT è riuscita a evadere con tempestività tutte le pratiche relative all’importazione e all’approvazione dei titoli messi “a catalogo” dal Ministero, la ditta scelta dall’Università Popolare di Trieste, in seguito a gara pubblica, non si è rivelata all’altezza del compito assegnatole. “Evidentemente, l’offerta più bassa non è sempre la migliore”, è stato il commento. “Il 5 per cento della fornitura non è stato ancora recapitato ai beneficiari – ha spiegato la prof. Zani –, arrecando così grave danno alle scuole in attesa dei manuali”. E viste le difficoltà riscontrate dall’ente triestino già nel 2011 e 2012, l’UI ha richiesto nuovamente all’UPT “un’attenta disamina delle modalità di fornitura, nonché una rivisitazione dei criteri fondamentali di gara da applicare a partire dalla fornitura 2013 e che tengano conto principalmente della qualità e della tempestività della fornitura stessa”. L’UI ha avuto di recente occasione di ribadire al Comitato di coordinamento per le attività in favore della CNI in Croazia e Slovenia (che aveva avviato una riflessione sulle ricadute del progetto), che la necessità di tali manuali dall’Italia “è permanente, essendo dettata dalle caratteristiche precipue del percorso formativo” delle nostre scuole. Via libera, intanto, per questa voce di spesa – libri di testo ausiliari e sussidiari alle istituzioni prescolari, alle scuole elementari e alle medie superiori della CNI –, allo stanziamento di 283.000 euro (lordi). Ciascun soggetto del nostro universo scuola potrà acquistare libri o sussidiari in base alla cifra che gli spetta. La chiave di ripartizione è il numero dei frequentanti. Alle medie superiori italiane spettano 150 euro per studente, ossia complessivi 106.050 euro, a fronte di una popolazione di 707 ragazzi (187 a Pola, 154 a Fiume, 126 a Buie, 102 a Rovigno, 57 a Isola, 44 a Pirano e 37 a Capodistria). Alle elementari vengono assegnati 70 euro per ogni alunno: considerato che ci sono 1.935 discenti (123 buiesi, 217 capodistriani, 60 cittanovesi, 86 dignanesi, 504 fiumani, 108 a Parenzo, 106 a Isola, 339 polesi, 129 rovignesi, 159 a Umago), si arriva in totale a 135.450 euro. In ambito prescolare, i soggetti che attingono a questo fondo sono 17 e hanno a disposizione 41.025 euro: sono previsti 25 euro per ogni bambino, e si tratta di 1.641 piccini, così distribuiti: 33 ad Abbazia e Laurana, 28 ad Albona, 80 a Buie, 208 a Capodistria, 46 a Cittanova, 76 a Dignano, 33 a Fasana, 149 a Fiume, 127 a Isola, 12 a Lussinpiccolo, 132 a Parenzo, 116 a Pirano, 218 a Pola, 133 a Rovigno, 200 a Umago, 25 a Verteneglio e altrettanti ne sono previsti a Zara, dopo l’inaugurazione dell’IP “Pinocchio” che, come ribadito all’ultimo incontro del Comitato di coordinamento, il 14 dicembre scorso, è da considerare come una delle priorità. Il progetto dovrebbe venir completato entro la primavera 2013. educa 3 Martedì, 8 gennaio 2013 EDUCAZIONE SESSUALE Programmi per prevenire comportamenti a rischio Pietra della discordia in Croazia pratica consueta nel mondo A cura di Stella Defranza L’ educazione sessuale è un termine generale che comprende vari temi e varie discipline connessi all’educazione, in modo particolare il rapporto tra i ragazzi ed i coetanei (e anche con gli adulti) in periodo di maturazione sessuale, l’anatomia e la fisiologia dell’apparato genitale, i cambiamenti che avvengono durante la pubertà, la psicologia, le problematiche di tipo morale, la conoscenza delle abitudini legate all’ambiente di provenienza dei ragazzi oggetto di educazione, le curiosità dei ragazzi stessi (che abbracciano tutti gli aspetti del comportamento sessuale umano). I tipici canali dell’educazione sessuale e della trasmissione delle prime informazioni sono primariamente i genitori (in particolare, per quanto riguarda le bambine, si tratta solitamente della madre), poi vengono gli insegnanti, (che seguono primariamente le indicazioni ministeriali, poi delle Regioni, con le loro direttive specifiche, sino ad arrivare alle decisioni dei singoli Istituti Scolastici, nella loro autonomia didattica). Altri canali sono gli edu- sessuale, ma lasciano comunque decidere ai genitori se permettere ai figli di seguirle. Alcuni Stati lasciano ai singoli distretti scolastici le decisioni sul curriculum. Per esempio, in una ricerca del 1999, il Guttmacher Institute ha trovato che nella maggioranza dei corsi di educazione sessuale nelle scuole elementari e medie si spiegavano argomenti come il passaggio alla maturità sessuale-pubertà, l’HIV, le malattie sessualmente trasmissibili, l’astinenza (castità), il problema delle ragazze-madri e come resistere alla pressione dei coetanei. C’era invece notevole disparità di trattazione su altri argomenti come i metodi anticoncezionali e di prevenzione delle malattie, le tendenze sessuali, la violenza sessuale e la pratica e l’etica circa l’aborto. In America, l’educazione sessuale si insegna in due forme principali: quella completa e quella che si limita alla sola astinenza. L’educazione sessuale completa tratta anche dell’astinenza come di una scelta valida, ma insegna al tempo stesso i metodi di contraccezione e di prevenzione delle ma- Il preservativo protegge non soltanto dalla gravidanza, ma anche dalle malattie catori a vario livello (educatori religiosi, capi scout, responsabili o allenatori di società sportive e così via). Poi non è possibile dimenticare gli organi di informazione, prima tra tutti, nella disponibilità dei ragazzi, la rete, intesa come accesso ad Internet ed a tutto quanto vi è contenuto. Visti gli accesi dibattiti in Croazia, di cui quello più seguito è il battibecco tra Chiesa e il ministro della Scienza, Istruzione e Sport, Željko Jovanović, proponiamo un’analisi sulle modalità di inserimento di questo importantissimo tema all’interno dei curricula scolastici internazionali. STATI UNITI Negli Stati Uniti d’America quasi tutti gli studenti ricevono qualche forma di educazione sessuale almeno una volta nella scuola elementare o in quella media superiore. Molte scuole cominciano a trattare qualche argomento negli ultimi anni delle elementari. Ad ogni modo, ciò che gli studenti imparano varia molto da scuola a scuola perché le decisioni sul curriculum sono decentralizzate. Molti Stati hanno leggi che regolano quanto si insegna nelle lezioni di educazione lattie, per gli studenti sessualmente attivi. L’educazione sessuale focalizzata sull’astinenza (castità) insegna ai ragazzi e ragazze che dovrebbero rimanere sessualmente astinenti fino al matrimonio e non provvede informazioni sui contraccettivi. La differenza tra questi due approcci e il loro impatto sul comportamento dei giovani rimane argomento controverso negli USA. A partire dal 1991 la percentuale di ragazze-madri è diminuita notevolmente e una leggermente più alta percentuale di giovani afferma di osservare l’astinenza. Tuttavia, gli USA hanno ancora la più alta percentuale di ragazze-madri e delle Malattie trasmesse sessualmente tra i giovani di tutto il mondo industrializzato. Nel 2007, una ricerca commissionata dal Congresso USA ha appurato che gli studenti delle Scuole Medie inferiori che avevano seguito i programmi di educazione sessuali di sola astinenza avevano la stessa incidenza di rapporti prematrimoniali e di uso di contraccettivi rispetto a quelli che non avevano seguito tale programma. INGHILTERRA E GALLES L’educazione sessuale nelle scuole pubbliche non è obbligatoria e i genitori possono non permettere ai loro figli di partecipare alle lezioni. Il programma si focalizza sugli organi di riproduzione, lo sviluppo del feto e i cambiamenti fisici e psicologici della pubertà. Le informazioni circa i contraccettivi e la prevenzione delle malattie sono a discrezione delle scuole locali. L’Inghilterra ha una delle percentuali più alte di ragazze-madri d’Europa e l’educazione sessuale è un argomento molto dibattuto dal governo e dai media. In una ricerca condotta nel 2000 dall’Università di Brighton, molti quattordici-quindicenni hanno manifestato disappunto sui contenuti delle lezioni di educazione sessuale. Hanno percepito una mancanza di fiducia verso gli insegnanti che impediva loro di fare domande esplicite sui contraccettivi. SCOZIA Il principale programma di educazione sessuale si chiama “Sano Rispetto” (Healthy Respect) e si concentra non solo sugli aspetti biologici della riproduzione ma anche sui rapporti umani e le emozioni. Il programma comprende anche le informazioni sui contraccettivi e le malattie, per incoraggiare una buona salute sessuale. Dato che le scuole cattoliche si sono rifiutate di adottare questo programma, ne è stato preparato un altro specifico per queste scuole. Finanziato dallo Scottish Executive, il programma, denominato “Chiamata all’Amore” (Call to Love) incoraggia i giovani a rimandare i rapporti sessuali al matrimonio e non dà informazioni sui contraccettivi. In questo modo è una forma di educazione sessuale di sola astinenza. FRANCIA L’educazione sessuale fa parte dei programmi scolastici dal 1973. Le Scuole sono tenute a impartire 30-40 ore di educazione sessuale e distribuire profilattici agli studenti dell’ottava e della prima superiore. Nel gennaio 2000, il Governo francese ha lanciato una campagna sui contraccettivi con spot pubblicitari su radio e TV, e la distribuzione di 5 milioni di opuscoli sullo stesso argomento agli studenti delle Scuole Superiori. GERMANIA L’educazione sessuale fa parte dei programmi scolastici dal 1970. Di solito include tutti gli argomenti riguardanti il processo di maturazione dal punto di vista biologico, psicologico e sociale: i cambiamenti nel corpo, la riproduzione, le emozioni, l’atto sessuale, la vita di coppia, l’omosessualità, le gravidanze non volute, le complicazioni dell’aborto, i danni della violenza sessuale, compresa quella sui minori e le malattie. A volte comprende altri argomenti discrezionali come le posizioni dell’atto sessuale. La gran parte delle scuole offre lezioni sull’uso corretto dei contraccettivi. Ci sono anche altri mezzi di comunicazione che trattano l’educazione sessuale, al primo posto la rivista per giovani “Bravo”, che contiene sempre una sezione dove i giovani rivolgono domande sulla sessualità e la vita di coppia. ITALIA Non esiste ancora un curriculum specifico per la materia, ma i professori affrontano il tema in seno alle materie esistenti, in particolare della biologia. Negli ultimi anni, nella scuola italiana, pur nel- la inevitabile differenziazione anche da istituto a istituto, si è affermato un approccio al tema di tipo collegiale. Innanzitutto è quasi sempre previsto un corso specifico, formato anche solo da alcune lezioni su uno o più argomenti particolari, nell’anno conclusivo della scuola media inferiore. Non mancano esperienze nella scuola primaria e approcci più approfonditi nella scuola media superiore. L’educazione alla sessualità ed all’affettività, anche se può essere trattata da un solo docente della classe, solitamente l’insegnante di Scienze, viene concordata, di prassi, con l’intero Consiglio di classe. OLANDA Dalla fine del 1980 il Governo sponsorizza il programma “Amore per tutta la vita” (Lang leve de liefde), che ha lo scopo di dare ai giovani le conoscenze sufficienti perché prendano decisioni ragionate in materia di salute e sessualità. In quasi tutte le Scuole Medie inferiori e superiori si trattano argomenti di educazione sessuale nei corsi di biologia e in oltre la metà delle classi inferiori delle scuole elementari si comincia a parlare di sessualità e metodi contraccettivi. Il programma verte tanto sugli aspetti biologici che su quelli morali e psicologici, come ad esempio l’importanza di capacità comunicative e di compromesso all’interno della coppia. I mass media incoraggiano il dialogo aperto sull’argomento e la Sanità Pubblica garantisce ai cittadini riservatezza e atteggiamento neutrale. L’Olanda ha una delle percentuali più basse di ragazze madri al mondo e il sistema olandese è spesso considerato un esempio per gli altri Paesi. SVEZIA L’educazione sessuale è parte integrante dei programmi scolastici dal 1956. Si comincia a trattare gli argomenti dalle prime classi elementari e si continua per tutti gli anni, all’interno di argo- menti disparati quali la biologia e la storia. FINLANDIA La Population and Family Welfare Federation distribuisce a tutti i quindicenni un kit introduttivo di educazione sessuale che include un opuscolo, un profilattico e il video di una storia d’amore in cartoni animati. Il dibattito sulle ragazze-madri e le malattie sessuali ha fatto nascere ricerche sulla reale efficacia dei vari approcci all’educazione sessuale. In un’analisi comparativa, DiCenso e altri hanno messo a confronto i programmi di educazione sessuale completa con quelli di sola astinenza. La loro analisi di varie ricerche ha dimostrato che i programmi di sola astinenza non riducono il tasso di gravidanze non volute tra le donne che li hanno frequentati, anzi lo aumentano. I ricercatori concludono: ‘”Ci sono buone prove indicanti che i programmi di educazione sessuale dovrebbero cominciare molto prima di quanto si fa oggi. Dobbiamo investigare i fattori sociali che determinano le gravidanze non volute tramite vaste ricerche su differenti fasce di età a partire dai primi anni di vita e utilizzarle poi nei futuri programmi di prevenzione”. Affrontare, quindi, il tema della sessualità come parte integrante dei bisogni del nostro corpo e degli impulsi che ci spingono a innamorarci, realizzare rapporti amorosi e concretizzare i sentimenti nel vincolo del matrimonio o anche soltanto con una convivenza, è importante sin dalla più tenera età. I bambini, infatti, vengono a contatto con messaggi pubblicitari sessualmente espliciti, film, canzoni e giochi sessualizzati e soltanto un dialogo sincero e aperto sui metodi di protezione e le responsabilità da prendere, li possono proteggere e garantire loro una crescita sana ed equilibrata. 4 edu Martedì, 8 gennaio 2013 INTERVISTA Marino Cassini, fondatore della «De Amicis» di Genova e uno dei più Uno scrittore di fantascienza per di Tiziana Dabović T empo fa a Chiavari, durante la cerimonia di premiazione dei Migliori giornalini per ragazzi, ebbi l’occasione di conoscere un uomo dalla semplicità disarmante, tipica delle grandi persone. Non sbagliai nel giudizio: si trattava infatti di Marino Cassini, uno dei più grandi autori del vasto panorama della letteratura italiana per ragazzi dell’ultimo cinquantennio, fondatore della biblioteca per ragazzi “De Amicis” di Genova. Un giovanotto ottantenne che aveva dedicato la sua vita innanzitutto ai ragazzi e alla letteratura a loro rivolta, e che continua a varcare soglie. Si avvicinò incuriosito dal fatto che provenissi da Fiume. Mi fece un sacco di domande e mi ascoltò attentamente. Poi mi raccontò con sguardo malinconico i suoi ricordi legati al capoluogo quarnerino. Fui conquistata dall’immediatezza di chi aveva evidentemente vissuto a pieni polmoni ogni evento e che continua a farlo con intensità e passione. Cercherò ora di carpirgli la ricetta della sua pozione magica tentando di farmela rivelare direttamente. Animatore, enigmista, critico e soprattutto scrittore per ragazzi... grazie per aver accettato di rispondere. Ci svela il segreto dell’eterna giovinezza? Ovvero, come si fa da adulti, a catturare l’attenzione dei giovani provocandoli con un libro? La favola dell’eterna giovinezza l’ho appresa sui banchi delle scuole medie quando mi imbattei nella teoria del “fanciullino” di Pascoli. Quella figura che, anche col sopraggiungere della maturità non scompare; si ritira semplicemente in un cantuccio della nostra mente, pronta sempre a far sentire la sua voce ingenua, le sensazioni le emozioni che solo un fanciullo può avere. Sono sentimenti che sfuggono alla “ragione adulta” perché suggeriscono la visione che la vita è un sogno e che si può parlare ai ragazzi in tutta semplicità perché lo stupore dell’infanzia e il bisogno della fiaba si può trovare anche nelle cose più semplici. Cominciai a scrivere molto prima di occuparmi di biblioteche. Piccole ricerche di carattere folkloristico, brevi racconti per adulti che non raggiunsero mai il tavolo di un editore, ma trovavano solo posto nel mio Vaso di Pandora. Il lavoro in una biblioteca per ragazzi e soprattutto l’incontro quotidiano con le scolaresche che quotidianamente venivano per visitare una struttura pensata interamente per loro, mi spinse a mutar utente. Nel contatto con i ragazzi potevo sondare e capire le loro esigenze, i loro interessi, intuire ciò che gradivano trovare nelle pagine dei libri e, quindi, costruire in piena libertà trame e soggetti su vari generi. Scrissi libri di fantascienza (il mio primo amore), di storia romanzata, romanzi gialli, storie in cui il mistero era l’elemento principale, libri umoristici, libri autobiografici. Lo confesso: qualche volta cavalcai anche le esigenze del mercato. Ricordo che negli anni 80 erano in voga i libri-game. Piacevano tanto ai giovani che in biblioteca dovetti creare uno scaffale speciale in cui ospitarli. I giovani lettori erano attirati dal fatto che in quelle storie non esisteva un protagonista perché il protagonista era il lettore stesso. Fu allora che scrissi il mio primo libro-game, I racconti del gufo per l’editrice Mursia. Si trattò di un libro-game diverso dai cliché precedenti, perché introdussi un elemento nuovo: l’enigmistica. Avevo intuito che sia l’enigmistica, sia la presenza di crittogrammi simili a quelli dello Scarabeo d’oro di Poe o al messaggio iniziale di Viaggio al Centro della Terra di Verne affascinavano i giovani. Perché non offrirli loro, stuzzicandoli a leggere? E da allora pos- La biblioteca “De Amicis” di Genova so dire che nella maggior parte dei miei romanzi è presente nella storia raccontata un enigma letterario. Nel Tesoro del Medico di Toledo è persino nascosto in quipu Inca. Nel suo curriculum troviamo libri di tutti i generi e biblioteche, una delle quali è quella da Lei ideata a Genova, internazionale e in un certo senso rivoluzionaria e dalla quale è possibile attingere idee. Qual è la formula vincente? Lo confesso, mi sono avvicinato alla biblioteca per ragazzi con timore e anche con un po’ di incoscienza in quanto non avevo alcuna esperienza in tal campo. Negli anni Sessanta in Italia non esistevano biblioteche esclusivamente legate al mondo dei giovani. Nelle biblioteche pubbliche si potevano trovare uno o due scaffali contenenti libri per ragazzi, ma nessun bibliotecario specializzato cui rivolgersi per consigli e aiuto. Per cui ho dovuto inventare tutto. Per mia fortuna cercai e trovai consigli da Jella Lepman, la fondatrice della Jugendbibliothek di Monaco di Baviera, (la più importante biblioteca europea per ragazzi, oggi ospitata nel Castello di Blutenburgdi Monaco di Baviera). Altri consigli sull’animazione con utilizzo di mezzi audiovisivi me li suggerì la bibliotecaria Geneviéve Patte, fondatrice della biblioteca di Clamart sur Seine (Parigi). Da entrambe attinsi idee che dovetti adattare alla realtà genovese e in questo lavoro è riaffiorato quel fanciullino che sino ad allora aveva dormito nella mia mente. Fu lui a suggerirmi idee nuove e a premere i tasti dei generi letterari che ho in seguito usato nei miei libri e racconti. Ecco perché, scorrendo l’elenco dei miei libri, si incontrano racconti fiabeschi, libri di storia romanzata, autobiografici, fantascientifici, legati a storie di guerra, all’amicizia, all’umorismo, al gioco, all’enigmistica, a tutto ciò che fa parte dell’immaginario dei ragazzi. In seguito, ripensando ai miei libri, mi sono accorto che, quando li scrivevo, vivevo in simbiosi, un adulto legato al fanciullino che era in lui, in cui il primo metteva sul tappeto l’esperienza adulta dello scrivere e l’altro la fantasia dell’infanzia. Leggiamo sul web che lei era un “eretico dal punto di vista biblioteconomico”. Chi l’ha detto ha poi ritirato tale affermazione? No, la mia carissima amica Maura Cassinasco, direttrice della Biblioteca civica di Genova “La Berio”, ribadiva spesso, sorridendo, questa sua affermazione. Durante le frequenti riunioni con tutti i bibliotecari della rete genovese per discutere questioni di biblioteconomia era solita affermare: “Seguite pure tutte le innovazioni di animazione che Cassini introduce nella sua ‘De Amicis’, ma guardatevi bene dall’imitare le regole di biblioteconomia che utilizza nella compilazione dei cataloghi, in particolar modo nel catalogo per soggetti. Cassini è un bibliotecario eretico”. Maura aveva ragione ma dalla mia parte c’era la logica e il buon senso. Avevo constatato che tutti i cataloghi erano costruiti a misura dell’utente adulto; io ne ho creato uno a dimensione dei giovani che dai 5/6 anni sino all’adolescenza si accostavano a una biblioteca e la mia idea fu quella di costruire per loro tappeti d’oro e non tappeti irti di difficoltà. Oggi, ad esempio, è tutt’ora utilizzata l’“Operazione Arlecchino”, un sistema che indirizza subito un ragazzo verso gli scaffali che contengono i libri di suo gradimento. Ogni genere viene contrassegnato da un colore particolare e sistemato in scaffali distinti: una striscia colorata, incollata sul dorso dei volumi, contraddistingue i vari generi: rosso per i romanzi storici, blu per la fantascienza, rosa per i libri uca Martedì, 8 gennaio 2013 5 ù grandi autori della letteratura italiana per l’infanzia ragazzi nato in biblioteca Lo scrittore tra i libri sentimentali, nero per l’horror, verde per romanzi sulla natura....Un sistema che sembra funzionare egregiamente ancora oggi. La sua passione più recente è la filatelia e i francobolli visti sotto una prospettiva nuova. Vuole parlarcene? Sin da ragazzo mi sono appassionato alla filatelia. Mi piaceva viaggiare con la fantasia per il mondo alla scoperta di luoghi sconosciuti, di suggestivi paesaggi, di gente e costumi diversi. Mi soffermavo a lungo su ogni immagine, attratto anche dai nomi degli Stati che leggevo per la prima volta. Poi, il mio lavoro di bibliotecario prese il sopravvento e per decenni abbandonai il mio hobby. Lo ripresi quando notai che le Poste di tutto il mondo emettevano francobolli sulle fiabe, favole, leggende, miti, mitologia, personaggi di fantasia.. Cominciai a ricercarli sui cataloghi e su Internet e nacque il primo lavoro dal titolo Fantafilatelia, che pubblicai nel sito dell’Associazione Ligure di Letteratura Giovanile di cui faccio parte. La ricerca è poi passata ai francobolli di fumetti, ai libri in generale e ai loro autori e l’ho pubblicata nel mio sito Internet sotto le voce Comicsfilatelia e Narpoedra (Narratori, poeti, drammaturghi) con la presenza di migliaia di biografie di autori e oltre diecimila riproduzioni di valori filatelici. Un lavoro che ha avuto un riconoscimento sulla rivista francese, “L’Echo de la timbrologie”, la decana tra quelle che si occupano di filatelia, (numero 1864, di luglio-agosto 2012). Attualmente sto preparando un lavoro di filatelia dal titolo (provvisorio) Francobolli strani e stravaganti, che comprende un elenco di valori postali che presentano particolarità strane e inattese come: francobolli olografici, tridimensionali, termografici, di stoffa, di sughero, gratta e vinci, profumati (anche al sugo di maiale!), fotocromatici, con materiali incorporati (oro, platino, argento, rame, polvere di meteoriti...), francobolli da seminare, francobolli multimediali che per mezzo di particolari apparecchi e dispositivi speciali come la lampada di Wood, l’Audio Pen, lo Stamp Decoder, si animano, si muovono, parlano, suonano inni nazionali. So che in passato lei ha spesso trascorso le vacanze estive a Fiume. Che impressione le ha lasciato la città? Tralasciando la Francia (dove con i miei genitori vissi dal 1935 al 1939, quando, a causa della dichiarazione di guerra tra Italia e Francia la mia famiglia fu costretta ad allontanarsi e a ritornare nella natale Isolabona dove trascorsi la mia infanzia), la prima nazione che visitai in compagnia di mia moglie fu la Jugoslavia. Effettivamente l’impressione che entrambi ne traemmo fu tale che per una decina di anni trascorremmo a Fiume le vacanze estive. Devo confessare che a farci piacere e amare Fiume fu la famiglia che ci ospitò, quella di Alfredo, Eli, Tatiana e Marino Jakominić, con la quale intrecciammo subito un legame di amicizia che non si è più spento. Chi ci fece amare la città e i suoi dintorni fu Eli Jakominić, una donna dal carattere romantico, una donna che in seguito si rivelò una vera madre-coraggio. Era lei che nei momenti di libertà che il suo lavoro all’ospedale pediatrico le permetteva, ci accompagnava nelle scorribande per visitare i luoghi più suggestivi (tra cui ricordo con nostalgia alcuni vecchi castelli e i laghi di Plitvice). Ma il mio ricordo più bello, ma anche più doloroso, va al mio omonimo, Marino, il figlio di Eli, allora decenne, che in quegli anni ci fece da guida. Il mio amico Marino che ebbe la vita stroncata in un attentato. Dopo tali esperienze chi potrà mai dimenticare Fiume e quella famiglia allora compatta e felice. Itaca esiste o sono soltanto spigolature enigmistiche? Non avevo mai pensato a ribattezzare col nome di Itaca la mia natia Isolabona finché non lessi l’articolo di Nando Rotondo “La sua Itaca si chiama Isolabona”, scritto in occasione dei miei ottant’anni sulla rivista “LG Argomenti” del Comune di Genova. Ritorno ogni anno, sebbene per poco tempo e solo d’estate, in quella che oggi è diventata la mia Itaca, l’isola che, come scrive il poeta Kavafis, mi ha dato tutto quello che poteva, principalmente la forza di iniziare il viaggio della mia vita. Oggi, quando vi ritorno mi accorgo che non riesce a darmi più nulla perché mi ha già dato tutto.Ma se anche la ritrovo più povera e incapace di offrirmi altro, riconosco che non mi ha illuso: le sue promesse le ha mantenute e attraverso la saggezza e l’esperienza acquisita ho capito che cosa significa avere un’Itaca. Se un esordiente le chiedesse un consiglio prezioso, uno solo, che cosa gli direbbe? Ho lavorato per alcuni decenni in una biblioteca, ho letto centinaia, migliaia di libri, ho scoperto che l’anagramma della parola bibliotecario è beato coi libri. Nulla di più giusto. Per cui il mio consiglio è: leggi, sempre leggi, continuamente leggi, ma quando scrivi sii sempre te stesso. Marino Cassini intrattiene i ragazzini delle scuole elementari di Chiavari 6 educa Martedì, 8 gennaio 2013 ANNIVERSARI Sono nate nel 1982 alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh Le «faccette» compiono trent’anni A desso si chiamano emoticon, smiley o anche faccette e li si data a trent’anni fa, nel 1982. Il mito fondativo viene ambientato alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh (Pennsylvania): il professor Scott Fahlman propose la sequenza:-) per marcare i messaggi scherzosi nelle bacheche elettroniche pre-Internet. La mancanza di segnali di ironia, infatti, aveva già creato diversi equivoci e risentimenti nell’informalità di quelle forme pionieristiche di scrittura. Con l’introduzione di :-) e del suo contrario :-( il più era fatto: si era stabilito che il segnale dovesse arrivare dopo il messaggio, come accade con gli interrogativi e gli esclamativi (con l’importante eccezione spagnola) e si era trovata la convenzione della rotazione di novanta gradi del testo, o della testa (del lettore). In realtà ora esistono anche emoticon che non richiedono rotazioni, di provenienza sembra giapponesi: per significare “allegro” si fa così: (^-^). Da lì le faccette si sono diffuse ovunque, la cosa è piaciuta molto: dal sorriso e dal broncio si è passati a rappresentare il pianto, la pernacchia, la vergogna, l’occhiolino, lo stupore, la perplessità, la noia, l’ira; quindi si è trovato l’equivalente di “cuore” (è questo: <3 e potrebbe valere anche per “cono gelato a due palle”) e si è passati a oggetti e animali, su più righe e con uso di parecchio spazio. A quel livello di complessità l’emoticon è parte dell’”Arte ASCII” (dal nome dello standard di codi- fica dei caratteri). Internet è piena di liste che spiegano il significato, spesso criptico, degli emoticon. Se da un lato i programmi di scrittura traducono automaticamente la sequenza di caratteri in un’icona vera e propria (per :-) il tipico sole che ride), a volte anche animata, e quindi di interpretazione più semplice, dall’altro lato la quantità di emoticon esistenti rende necessario avere prontuari che sciolgano i dubbi. Se qualcuno si rivolge a voi con l’emoticon del maiale:@) è il caso che lo sappiate. Che gli emoticon prima o poi sarebbero stati inventati se lo era già immaginato Jean-Jacques Rousseau che, nel suo Saggio sull’origine delle lingue, lamentava l’assenza di un “punto vocativo” (per distinguere dai casi in cui si nomina qualcuno quelli in cui lo si chiama) e anche di un segno grafico per manifestare l’ironia “quando il tono della voce non la fa sentire”. Più vicino, nel tempo, alla trovata di Fahlman, Vladimir Nabokov nel 1969 aveva dichiarato di sentire la mancanza di un segno di “sorriso”, che si immaginava proprio come una parentesi “supina”, per rispondere alla domanda di un intervistatore: “Quale posizione assegna a se stesso fra gli scrittori viventi e quelli del passato prossimo?”. Rousseau aveva notato: “Dicendo tutto come se si scrivesse, non facciamo altro che leggere parlando”. Bene, è proprio quanto faceva Nabokov, che si descriveva così: “Penso come un genio, scrivo come uno scrittore di prima scelta, parlo come un bambino”, e infatti rilasciava interviste solo per iscritto. Ma questo è anche l’esatto contrario di quanto facciamo noi, che scriviamo tutto come se lo dicessimo. Tramite gli emoticon e altri espedienti grafici cerchiamo di fare passare le nostre inflessioni di voce dalla tastiera. Cantiamo, e allora allunghiamo le vocali (“Caro aaaaamico ti scriiivooooo”). Urliamo, e allora SCRIVIAMO A TUTTE MAIUSCOLE aggiungendo una fila di esclamativi!!!!!! Ridiamo, e allora ricorriamo a un “gesto” alfabetico, la sigla LOL che sta per “Laughing Out Loud”, “scoppiando a ridere”. Gli emoticon si inseriscono in questa corrente di espressività grafica. Nei fumetti si usano da sempre teschi e fulmini per simboleggiare le imprecazioni e quando Tex fa a pugni può comparire un angioletto che suona l’arpa in un tripudio di uccellini attorno all’avversario knock-out. Ma anche nello scritto si sono sempre usati espedienti del genere. Chiunque si ricordi di aver ricevuto un proprio compito corretto dal professore ha ben presente le inequivocabili possibilità espressive insite nelle sottolineature, nei punti esclamativi o interrogativi raddoppiati o triplicati, nella profondità con cui la biro ha calcato le parole, segno dell’irritazione che prelude al votaccio. Qualche anno prima che le bacheche elettroniche della Pennsylvania incominciassero a grondare di strane accozzaglie di simboli (da interpretare mettendosi storti come guardando coste di libri ritti sullo scaffale), negli zaini degli studenti italiani comparve un’agenda: la Smemoranda. Fra le ragioni del suo successo c’era certamente il fatto di avere le pagine a quadretti: si era liberi di scrivere ingrandendo o diminuendo i caratteri, le ragazze trasformavano in cuori i punti sulle i o in facce ridenti i tondi delle o, si alternavano pennarelli a colori diversi; tutta una microcreatività verbovisiva, magari in parte già sperimentata nei tazebao o sui muri, trovava il suo supporto privato, giusto in tempo per i prossimi rintocchi del riflusso. A questo “scrivere disegnando” corrisponde poi, e da sempre, il “disegnare scrivendo” degli alfabeti figurati (nei capolettera dei manoscritti, per esempio), con lettere costituite da figurine di piante, animali, persone nelle più ingegnose posizioni (anche erotiche). Né va trascurata l’arte di compiere opere usando la macchina da scrivere, che ha proba- bilmente il suo supremo interprete italiano in Massimo Kaufmann: bellissimo il suo ritratto dattilografico di James Joyce. L’emoticon semplice, invece, è ancora in equilibrio tra scrittura e figura: tende al geroglifico e alla scrittura pittografica ma ritorna subito al codice verbale: il suo compito è fare la parte della voce nel dare forza emotiva all’invarianza dei caratteri grafici. Compare in quelle zone di confine in cui si scrive come si parlerebbe, in cui occorre dare da vedere all’interlocutore il sorriso che, de visu, lo rassicurerebbe sulla benevolenza dei nostri scherzetti verbali. Un espediente umano, l’emoticon, alla fine dei conti. educa 7 Martedì, 8 gennaio 2013 SOCIAL NETWORK Le tendenze dell’anno e i grandi eventi del 2012 Tweet d’oro: i cinguettii più popolari S uccede una volta all’anno. Twitter si guarda indietro e mette assieme il meglio dei dodici mesi passati facendo un rapido excursus su cosa ha rappresentato la sua piattaforma di microblog per tutto il mondo. Per il 2012 i ragazzi di Twitter hanno creato un’esperienza collettiva che mette in mostra i fatti più coinvolgenti dell’anno che sta per finire, alcuni dei quali avvenuti solo su Twitter, come il tweet di vittoria del Presidente Obama e del primo messaggio postato da Marte. “L’anno 2012 su Twitter” è il modo migliore per scoprire cosa ci hanno riservato gli ultimi 12 mesi, con post memorabili e tendenze che spesso hanno segnato l’agenda di altri media, che hanno imparato a “leggere” i social network come specchio del paese, non più piattaforme alternative ma basilari. Il tweet d’Oro è per Barack Obama grazie alla foto inviata con la frase “Four more years”, presto diventato il tweet più condiviso di sempre. “Prima di salire sul palco per affermare la propria vittoria elettorale, il Presidente Obama ha rimarcato il successo via Twitter. Nel giro di poche ore questo Tweet è diventato contemporaneamente il più ritwittato del 2012 ed il più ritwittato di sempre, inviato da persone di oltre 200 paesi del mondo” – si legge nello special 2012. Al fianco del neo Presidente c’è Justin Bieber che con un suo post ha voluto salutare per sempre una sua piccola fan morta a soli 6 anni per una rara forma di tumore al cervello. “Avalanna Routh, 6 anni, era una grande fan di Justin Bieber e la popstar le era sempre stata vicina durante la malattia. Quando in settembre se ne è andata, Bieber l’ha ricordata in un Tweet al quale molti Belieber di Twitter hanno risposto”. Nella lista dei Tweet più importanti dell’anno ci sono anche TJ Lang per il messaggio “Al diavolo la NFL…Multatemi e usate i miei soldi per pagare arbitri titolari”, durante una partita di cartello tra i Seattle Seahawks e i Green Bay Packers; il tweet finale del team britannico alla fine delle Olimpiadi di Londra per complimentarsi con i suoi atleti e il mes- Londra 2012: 150 milioni di Tweet saggio di Kouichi Yamadera che ha annunciato il suo matrimonio con Rie Tanaka, due dei più importanti doppiatori giapponesi di anime. MEGAFONO SOCIALE Una delle “conseguenze” del boom di Twitter è senz’altro il suo ruolo di megafono sociale. Non c’è stato un singolo grande evento svoltosi nel 2012 che non sia passato per il social network. Nel “Battito del Pianeta” il team di Twitter ha descritto le più grandi conversazioni dell’anno nate attorno a singoli eventi che hanno generato un notevole numero di tweet e retweet. Dalle Olimpiadi estive di Londra, con oltre 150 milioni di Tweet, che hanno toccato l’apice durante l’esibizione delle Spice Girls nella cerimonia di chiusura alle Elezioni USA che hanno prodotto ben 31 milioni di tweet il giorno delle elezioni, passando per la kermesse continentale di Euro 2012, con il secondo goal di Mario Balotelli alla Germania come uno dei momenti più “twittati” di tutto il torneo alle immagini e frasi drammati- che post uragano Sandy che ha attraversato la costa orientale degli Stati Uniti tra il 27 ottobre e il 1 novembre. Da menzionare anche i tweet in ricordo di Whitney Houston, scomparsa l’11 febbraio e quelli sui controversi disegni di legge anti-pirateria al vaglio negli Stati Uniti: “Internet 1, Congress 0”, alla fine delle votazioni. La sezione più interessante, quella che restituisce la vera forza di Twitter, è “Solo su Twitter” dove sono presenti quei post e contenuti scritti apposta per i 140 caratteri del social network. Il primo è quello inviato dal Jet Propulsion Laboratory della NASA al momento della prima discesa di Curiosity su Marte, il 5 agosto scorso. Quasi tre mesi dopo la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) ha registrato e inviato in diretta le immagini di Sandy che devastava la East Coast degli Stati Uniti poco prima che l’Endeavour facesse ritorno sulla Terra per l’ultima volta. Le Tendenze sono gli argomenti per i quali ci sono state impennate di rilievo in parti- “Four more years”, il tweet più condiviso Tantissimi i tweet in ricordo di Whitney Houston, scomparsa l’11 febbraio scorso colari momenti dell’anno. Twitter ha messo assieme una serie di hashtag utili per “indirizzare” un certo tipo di conversazione. “Gli hashtag ti aiutano ad organizzare le conversazioni su degli argomenti: nowplaying per condividere la tua musica preferita, o blessed per enumerare le cose belle della tua vita. La popolarità di termini come oomf (one of my followers), lrt (last Retweet) e shoutout, evidenziano le interazioni personali che sono il cuore di Twitter”. Dalla griglia delle tendenze del 2012 non poteva non esserci la politica. La scena è stata, ovviamente, monopolizzata dalle elezioni presidenziali in USA ma non solo. Hashtag come tcot o teaparty hanno fatto capolino sulla piattaforma per identificare le conversazioni sui conservatori così come romney e obama2012 quelle sui candidati alla Casa Bianca. Le persone hanno twittato incessantemente durante reality show e quiz televisivi come il Grande Fratello (bb14 per gli americani) e American Idol. Anche se la classifica di Twitter tiene conto della piattaforma globale, una considerazione simile può essere fata anche nello specifico paese. In Italia durante le esibizioni di X-Factor o di Italian’s got talent, la piattaforma è letteralmente stata invasa da hashtag e messaggi su concorrenti e giudici. Termini che hanno fatto parlare molto sono stati anche i nuovi prodotti tecnologici con picchi significativi su Twitter. Tra questi l’iPad Mini, l’iPhone 5 e il Kindle. Regina delle app menzionate è invece Draw Something, un gioco sociale per smartphone e tablet. Dal Papa a Pelé la sezione “Nuove voci” è quella che dà il benvenuto a nuovi iscritti provenienti da ogni angolo del pianeta, tutti di alto profilo. Dall’account di Benedetto XVI @Pontifex a quello di @NicolasSarkozy passando per il profilo di @Pele a quello di @BenAffleck. Tutte le nuove voci sono account ufficiali con un badge azzurro che ne convalida l’autenticità. 8 educa Martedì, 8 gennaio 2013 AMBIENTE Classifica delle Università che maggiormente considerano l’ecologia Il più «green» è l’Ateneo di Durham E cologia, risparmio energetico e energie rinnovabili sono parole che sempre più spesso sono all’interno dei discorsi di politici e intellettuali. Non sempre, purtroppo, le parole corrispondono ai fatti, ma non è questo il caso della Durham University. Università pubblica del Regno Unito, l’University of Durham è stata fondata nel 1832, è tra i migliori centri di studio e ricerca del Paese, ha fatto parte fino al 2012 del “Gruppo 1994” che raccoglie i centri di ricerca d’eccellenza di piccola dimensione, ed entrando nel Russell Group a partire dall’agosto dello stesso anno. Nel 2012 è si è piazzata al 95.mo posto nel QS World University Rankings, diciassettesima tra quelle del Regno Unito. L’Università britannica ha inaugurato il suo nuovo ”quartier generale”, che ha sede in un edificio che riunisce le principali innovazioni tecnologiche del nostro secolo. La struttura non solo è capace di ridurre al minimo gli sprechi energetici dell’edificio, ma è capace di generare più energia di quella che è realmente necessaria alla struttura stessa. Il costo di questo ecologicissimo edificio è di circa 50 milioni di sterline e i lavori sono durati cinque anni. L’arduo compito di creare la struttura più green al mondo è stato affidato agli architetti della PH Partnership. Dopo pochissimo dalla sua apertura, il Palatine Centre, ha guadagnato la certificazione BREEAM ”excellent” a testimonianza dell’ipertecnologicità della struttura e del suo enorme rispetto dell’ambiente e ridottissimo impatto ambien- tale, per non dire praticamente nullo. CORRIDOI DELL’UNIVERSITÀ Pannelli solari termici (dispositivi atti alla conversione delle radiazioni solari in energia termica), pannelli fotovoltaici (dispositivi optoelettronici, composti da celle fotovoltaiche, in grado di convertire l’energia solare), pompa di calore geotermica (utilizza il terreno o l’acqua che si trova nel terreno come fonte o come dispersore di calore) generano energie positive per la struttura. La raccolta delle acque piovane e il sistema di filtraggio di queste, permette la reintroduzione nella rete idrica di tutta la pioggia raccolta. Si evita il surriscaldamento degli ambienti grazie all’impianto di ventilazione naturale (metodo di controllo del clima che si basa sul movimento naturale dell’aria per mantenere l’aria fresca si muove attraverso un edificio e di controllare i livelli di temperatura e umidità), di enorme aiuto nei periodi estivi e per evitare l’uso eccessivo dei climatizzatori. MENSA ALL’INTERNO DELLA STRUTTURA La tecnica usata per isolare le coperture dell’edificio è quella del sedum roof. Attraverso uno strato di sedum (piante sempreverdi con capacità di resistenza climatica ottime), che copre parte dei tetti, c’è un aumento dell’isolamento termico della struttura e si riduce la quantità delle acque piovane che si disperdono nelle fognature. Si riduce, inoltre, il pericolo di allagamento dei sistemi fognari o delle grondaie. La sedum è un tipo di pianta che non ha bisogno di un’ eccessiva manutenzione e può as- sicurare prestazione massime per l’assorbimento delle acque piovane. Enormi vetrate nell’atrio e nei corridoi permettono un risparmio dell’utilizzo della luce artificiale generando un vero e proprio ”corridoio di luce”. La scelta dei materiale utilizzati per la costruzione è stata finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo ecologico che gli architetti si erano posti. L’Università di Durham è inoltre in grado di offrire ai propri studenti dei veri e propri menù ecologici all’interno delle mense. Solo prodotti ittici cer- tificati e a chilometro zero sono presenti nelle mense dell’università inglese. Questa scelta legata ai cibi ha permesso all’università di Duhram di essere la prima istituzione accademica certificata MSC (Marine Stewarship Council) secondo lo standard di Catena di Custodia. Molte sono comunque le Università nel mondo ad avere numerose tecnologie e sistemi che gli permettono di avere un impatto ambientale ridottissimo e di rispettare l’ambiente. L’Universitas Indonesia ha stilato una classifica degli atenei più ”green” nel mon- do. Cinque i criteri indagati: presenza di zone verdi, rifiuti, energia e cambiamento climatico, acqua e trasporti. Secondo la classifica il campus più ecologico è l’University of Nottingham in Inghilterra, seguita da Northeastern University negli USA, sul gradino più basso del podio c’è University of Connecticut, sempre negli Stati Uniti. L’ateneo italiano che si ”piazza” meglio nella classifica è il Politecnico di Milano al 75esimo posto, la peggiore in territorio italiano è il Politecnico di Torino che si aggiudica il 166esimo posto. Italia, riconoscimenti ai migliori giornalisti Una giornata dedicata all’informazione Il diritto all’informazione è un diritto sociale relativamente recente, tant’è che, nell’ordinamento italiano, solo dal 1994 si ha una definizione data dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale. Il diritto all’informazione comprende il diritto di informare e di essere informati e si manifesta in vari campi: nella libertà di manifestare il pensiero con la stampa e ogni altro mezzo di diffusione (la radio, la televisione, il teatro, il cinema); nel diritto di ogni cittadino di accedere ai documenti amministrativi; nel diritto a un insegnamento libero, sia per gli insegnanti sia per gli studenti; nei diritti di informazione contrattati dalle organizzazioni sindacali per quanto riguarda fatti rilevanti della vita dell’impresa, in particolare l’occupazione e gli investimenti. In un’epoca di assoluta disponibilità delle informazioni, sia tramite i media tradizionali che via Internet, tanti giornalisti si chiedono quanti siano effettivamente i cittadini che hanno accesso alle fonti di informazione e qual è la qualità delle notizie diffuse via Internet. La Rete, infatti, nella sua utilità può diventare Il diritto di essere informati viene spesso dato per scontato una lama a doppio taglio, ovvero un oceano di dati banali, nel quale la vera notizia stenta a rimanere a galla. Per questo motivo in Italia, il 21 gennaio di cinque anni fa è stata istituita la Giornata nazionale dell’informazione. È stato il presidente Giorgio Napolitano in persona a voler rendere onore ai giornalisti e agli attivisti che con il proprio operato hanno portato alla luce fatti importanti e hanno contribuito, spesso a rischio della propria vita, a trasmettere le notizie da Paesi e aree a rischio, fino alle case degli italiani. L’evento, che si terrà anche quest’anno, riunisce i rappresentanti e i vincitori dei Premi di giornalismo che ottengono l’adesione del Presidente della Repubblica. Anno IX / n. 72 dell’8 gennaio 2013 “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: EDUCA e-mail: [email protected] Redattore esecutivo: Viviana Ban / Impaginazione: Denis Host Silvani Collaboratori: Tiziana Dabović, Stella Defranza e Ilaria Rocchi Foto: Ivor Hreljanović e archivio Il supplemento esce con il sostegno finanziario della Regione Istriana, Assessorato alla Comunità nazionale italiana e altri gruppi etnici.