IL DITO AD ASOLA Dr. Borelli Pier Paolo © DR. PIER PAOLO BORELLI Specialista in Ortopedia e Traumatologia Specialista in Chirurgia della Mano Il presente opuscolo riveste carattere informativo per i pazienti. Non è di carattere divulgativo o pubblicitario ed il suo utilizzo è consentito solo all’interno del Poliambulatorio. 17 - Il Dito ad asola.indd 1-2 22/06/12 08:33 Le lesioni sottocutanee del tendine estensore Sono lesioni, molto frequenti nelle attività sportive, che avvengono senza lacerazione cutanea e che interessano il sottile apparato estensore che consente l’estensione delle dita. In base alla sede della lesione determinano il manifestarsi di antiestetiche deformità digitali denominate “dito ad asola” o dito a martello”, che compromettono gravemente la funzionalità del dito. Se non riconosciute e trattate prontamente, diventano difficilmente risolvibili nel tempo, anche con complessi interventi chirurugici. ll dito ad asola Si definisce “dito ad asola” l’atteggiamento di un dito che appare flesso a livello della 2a falange ed iperesteso a livello della 3a falange (Fig 1), senza più la possibilità di raddrizzarsi attivamente. Fig. 1 Tale deformità è per lo più conseguente ad uno schiacciamento del dito a livello della articolazione interfalangea prossimale oppure ad un trauma da palla (pallavolo, basket o rugby) che flette improvvisamete il dito a livello della articolazione intermedia. Può essere inoltre causata da un processo infiammatorio che lacera progressivamente il tendine estensore come avviene nell’artrite reumatoide. La lesione sottocutanea che provoca la defornità avviene a livello della bendelletta centrale del tendine estensore prima che questo si inserisca sulla 2a falange (Fig. 2 ). La lesione può avvenire anche a causa di una ferita da taglio che interessa il versante dorsale del dito a livello della articolazione intermedia. 17 - Il Dito ad asola.indd 3-4 Fig. 2 Trattamento. La deformità “ad asola” viene solitamente considerata una “insaccatura” del dito e spesso sottovalutata. La lesione deve essere invece prontamente trattata per evitare che la deformità, che all’inizio può essere lieve e considerata semplice tumefazione, peggiori progressivamente e diventi non più correggibile. E’ indispensabile consultare uno specialista che possa escludere prima di tutto, con un’esame radiografico, che non vi siano fratture o distacchi ossei parcellari da strappamento. Il trattamento per la pura lesione tendinea consiste nell’utilizzo di un tutore particolare reperibile in commercio o nella applicazione di una stecca metallica che mantenga esteso il dito a livello della articolazione interfalangea prossimale consentendo al tendine di guarire in modo appropriato (Fig. 3). Il tutore o la stecca devono essere mantenuti in situ per almeno 6 settimane. E’ solitamente consentita la flessione attiva della 3a falange. E’ opportuno utilizzare successivamente il tutore di notte per altre 2 o 3 settimane. Nel caso di attività sportiva è opportuno utilizzare particolari splint o bendaggi per proteggere il dito per alcune settimane. Nel caso la deformità non risponda al trattamento con tutore, come pure nel caso di artrite reumatoide o di ferita da taglio o nel caso di un distacco osseo, il trattamento deve essere chirurgico. Fig. 3 22/06/12 08:33