Assistenza multiprofessionale e multispecialistica integrata ai bambini con malattie rare e croniche complesse Giovanni Corsello, Maria Piccione Dipartimento di Promozione della Salute e Materno-Infantile Università di Palermo Le malattie genetiche e le disabilità ad elevata complessità assistenziale Malattie Rare Disabilità Malattie Croniche Malattie genetiche e disabilità congenite ad elevata complessità assistenziale Malattie genetiche Disabilità Congenite Complesse Prevalenza in Italia Su 10 milioni di bambini/adolescenti = 50.000 1.000 100 3.200 900 7.700 4.000 1.000 DCC = 5 x 1.000 1 su 200 bambini/adolescenti 3.000 850 bambini/adolescenti con DCC per milione di abitanti 2.600 1.200 650 1.000 4.500 250 6.200 500 4.000 2.000 5.000 Peculiarità del bambino con patologia rara ad alta complessità assistenziale • Presa in carico – Precoce – Globale – Estesa alla famiglia • Gestione multidisciplinare (dalla interazione alla integrazione) – Equipe plurispecialistica – Coordinamento pediatrico (patient management) • Assistenza in rete – Centri nascita, centri di riferimento, pediatria di famiglia e presidi territoriali, assistenza domiciliare, supporto sociopsicologico, consulenza genetica Caratteristiche principali delle Disabilità Congenite Complesse • • • • Comuni ad altre disabilità, più intense Cronicità Rarità Aggravanti cliniche – Co-morbidità • Specifiche della natura genetica • Rilevanza e priorità dei trattamenti sintomatici, psico-sociali, riabilitativi e della prevenzione terziaria Caratteristiche principali delle Disabilità Congenite Complesse Disabilità cognitiva o fisica • Per il bambino – condizione esistenziale del tutto peculiare • Per i genitori e la famiglia: – necessità di adattarsi a realtà nuove e inattese (sostegno alla genitorialità) – necessità di acquisire le conoscenze idonee per comprendere bene tutte le peculiarità mediche, psico-sociali ed esistenziale della malattia (empowerment) Caratteristiche principali delle Disabilità Congenite Complesse Disabilità cognitiva o fisica • Per la rete assistenziale: – interventi multidisciplinari e multisettoriali • continuativi nel tempo • vicini alla residenza del bambino • integrati con le risorse sociali – presa in carico del nucleo familiare nel suo insieme Caratteristiche principali delle Disabilità Congenite Complesse Rarità (1) • Diagnosi è più difficile, e spesso tardiva • Assistenza problematica (carenza di linee guida condivise o esperienza clinica consolidata) • Adattamento difficile alla malattia sia del bambino che della sua famiglia (difficoltà di condividere la propria storia personale con altri) • Necessari centri di riferimento a livello regionale, inter-regionale o nazionale • Ricerca carente, e minore speranza nella ricerca (1) Prevalenza nella popolazione generale inferiore ad 1 su 2.000 persone. Caratteristiche principali delle Disabilità Congenite Complesse Cronicità • L’assenza di un trattamento efficace determina la cronicità della condizione • Il bambino: – non guarisce (1) – nei casi migliori ha bisogno di trattamenti prolungati per tutta la vita – spesso c’è pericolo di morte precoce • La famiglia non accetta facilmente la realtà e può essere fuorviata da speranze di guarigione irrealistiche . (1) Anche se talora sono possibili interventi medici o chirurgici in grado di risolvere o alleviare alcuni segni e sintomi Caratteristiche principali delle Disabilità Congenite Complesse Co-morbidità • Il bambino non ha un singolo problema medico, ma ne presenta spesso molteplici • Sono necessari interventi medici multispecialistici, più numerosi che in altre disabilità o malattie croniche • E’ necessario un loro coordinamento per non perdere di vista la globalità della persona • La presenza di co-morbidità, specifica per ogni condizione, implica programmi di promozione della salute specifici Caratteristiche principali delle Disabilità Congenite Complesse Origine genetica • Senso di “colpa riproduttiva”, che non favorisce le relazioni sociali intra ed extra-familiari, • Timore della ricorrenza familiare, che non favorisce i rapporti di coppia • Timore per il bambino della sua riproduzione (e sessualità) in età adulta • Ricerca di base fornisce speranze sulla patogenesi, ma a lunga scadenza, e comunque non sulla prevenzione primaria Caratteristiche principali delle Disabilità Congenite Complesse Trattamenti prioritari necessari • La “terapia è” il trattamento sintomatico globale che comprende: – gli interventi medici di diagnosi precoce (prevenzione terziaria) e di trattamento della co-morbidità – i trattamenti riabilitativi – le “attenzioni” psico-sociali indispensabili per un buon inserimento tra i coetanei e nella società, per attuare i diritti fondamentali della persona come diritto allo studio, al lavoro e alla migliore qualità di vita compatibile con la condizione di disabilità – Il sostegno alla genitorialità e l’”empowerment” della famiglia per convivere meglio con la realtà esistenziale del proprio caro. Obiettivo Promuovere la salute e il benessere globale del bambino e della sua famiglia, in vista di una vita da adulto la più autonoma e serena possibile, compatibilmente con le sue problematiche biomediche Buona assistenza Principi ispiratori di base • Ogni persona ha diritto a: – essere assistito da professionisti specialisti sia nelle problematiche dell’età evolutiva, dalla nascita all’adolescenza, che nell’età successive – avere la migliore assistenza socio-sanitaria possibile, a prescindere dalla rarità della sua condizione, così come resa disponibile dalle migliori conoscenze biomediche e psicosociali Principi ispiratori di base • Ogni famiglia ha diritto a: – conoscere nei dettagli le caratteristiche della condizione patologica del proprio figlio e tutte le risorse che possono alleviarla – partecipare consapevolmente a tutte le decisioni che riguardano il proprio figlio – ricevere un’assistenza speciale per superare i momenti di crisi Piano Nazionale Malattie Rare 2013-2016 • Le attività, i servizi e le prestazioni destinate alle persone con MR sono parte integrante dei LEA che il SSN è tenuto a garantire ai propri assistiti, in relazione alle condizioni cliniche individuali e per tutte le patologie • Il SSN deve assicurare standard quantitativi e qualitativi dei servizi e delle prestazioni … Gestione integrata delle sindromi e malattie rare • Equipe multidisciplinare – Ostetrico – Pediatra/Neonatologo – Genetista per la conferma diagnostica e per la consulenza genetica – Chirurgo pediatra – Pediatra di famiglia (follow-up integrato tra centro di riferimento e territorio) – Specialisti d’organo – Neuropediatra / Neuropsichiatra infantile – Terapisti della riabilitazione – Psicologo – Assistente sociale La rete orizzontale La rete verticale La rete Collegamento tra rete verticale e rete orizzontale. Specialisti extra-moenia Centro di riferimento Patient Manager Territorio Patient manager Patient manager Case manager Patient manager Patient manager Patient manager Specialisti intra-moenia Managed care (assistenza gestita) Sistema organizzato di assistenza per il raggiungimento di determinati risultati usando risorse appropriate al caso specifico - continuità ed integrazione della risposta assistenziale - controllo dell’utilizzazione delle risorse Centro di riferimento pediatrico: • • • “Patient manager” di quel bambino Equipe multidisciplinare (pediatria, neuropsichiatria infantile, riabilitazione, principali sub-specialità pediatriche e non) Supporto per la famiglia • (psicologia, assistenza sociale) Struttura di riferimento sul territorio: • • “Patient manager” territoriale Rete di servizi socio-sanitari Associazioni di famiglie Rete assistenziale pediatrica • Cure primarie (UCCP) – – – – Prevenzione Malattie acute a bassa complessità Continuità assistenziale Patient management territoriale di malattie rare e croniche complesse (presa in carico multidisciplinare) • Cure ospedaliere (U.O. Pediatriche + Ospedali Pediatrici di alta qualificazione in rete) – – – – – Emergenza-urgenza Malattie acute ad alta complessità Terapie intensiva e semintensiva Subspecialità pediatriche Centri di riferimento per patologie croniche complesse e rare GURS parte I n. 26 del 17/06/2011 art. 2 Ai centri di Riferimento sono attribuiti i seguenti compiti : • Assumere la responsabilità primaria del percorso assistenziale del paziente attraverso la stesura del piano assistenziale, • Offrire l’eventuale consulenza genetica, • Definire la diagnosi e la relativa certificazione • Offrire il trattamento del paziente attraverso la definizione delle terapie, degli interventi di riabilitazione e quanto utile al miglioramento delle condizioni cliniche, della qualità di vita e dell’evoluzione del quadro sintomatologico della patologia rara di cui il soggetto è affetto, • Partecipare alla definizione dei PDTA (protocolli diagnosticoterapeutici assistenziali) su linee guida internazionali per specifica malattia • Partecipare al tavolo tecnico regionale per le malattie rare Art.2 • • • • • • Gestione di un applicativo per il monitoraggio delle malattie rare gestione attività corrente del Registro malattie rare Tenuta a regime del sistema di monitoraggio/certificazione/esenzione per le malattie rare…… Avere documentata esperienza in attività di informazione ai cittadini al fine di assicurare un punto di riferimento privilegiato per le associazioni di pazienti e loro familiari (opuscoli informativi) Garantire attività di ricerca e rapporti con le comunità scientifiche internazionali Progetti di formazione ed aggiornamento specifici per singole malattie rivolte al personale dei centri individuati dall’azienda in cui ricade il centro e ai servizi territoriali dell’assistenza (MMG, PLS, specialisti del SSR) D.A. n. 1631 G.U.R.S 07/09/2012 Art.2 ”Nel caso di patologie di interesse multispecialistico, ciascun centro di riferimento, sia nella fase diagnostica che nelle fasi successive di assistenza e controllo periodico, mediante procedure formalizzate di collaborazione, deve gestire e coordinare i percorsi assistenziali del paziente presso i vari reparti dello stesso presidio ospedaliero, o anche in strutture logisticamente separate….. I patient manager • Per gestire una rete così complessa sono necessari due “manager” (medici di fiducia della famiglia”) in stretto contatto tra loro dotati di strumenti di comunicazione adeguati tra di essi e con la famiglia • Identificati nominalmente con la famiglia • Patient manager del centro di riferimento – Pediatra specialista nel campo o NPI • Patient manager del territorio – Pediatra di famiglia o altra figura professionale Il piano assistenziale individualizzato (PAI) • Basato sulle specificità biomediche della condizione (diagnosi e prognosi) e funzionali del bambino (ICF o simili) • Con obiettivi chiari e valutabili • Partecipato dalla famiglia e condiviso con essa e tra i vari operatori • Globale • Multidisciplinare e multisettoriale • Integrato Elementi principali del PAI • Diagnosi clinica e funzionale • Controlli dell’accrescimento e sviluppo • Interventi di medicina preventiva (prevenzione primaria) tipici dell’età evolutiva • Trattamento (comprende la riabilitazione e la “care”) precoce delle complicanze già presenti • Diagnosi e trattamento precoce di eventuali complicanze che possono insorgere (§) • Identificazione precoce, sostegno o trattamento dei problemi psicologici della famiglia e del bambino(§) (§) Prevenzione terziaria Elementi principali del PAI • Soluzioni pratiche per affrontare certi problemi della quotidianità e i momenti critici • Realizzazione di un curriculum scolastico appropriato • Partecipazione alle attività ludiche con i coetanei • Potenziamento delle abilità del bambino e di autonomia personale • Identificazione delle capacità lavorative ed avviamento al lavoro In tutti i casi e per tutti i pazienti sono dunque necessari interventi “personalizzati” (Piano Assistenziale Individuale, PAI): • globale, poiché le persone con malattie rare hanno diritti e bisogni di salute del tutto analoghi a quelli di tutti gli altri bambini ( vaccinazioni, bilanci di salute, interventi anticipati di prevenzione, etc.), • multidisciplinare, poiché essi hanno problemi di vario tipo e natura per i quali sono necessarie competenze multispecialistiche (Es.:cardiologia pediatrica, chirurgia pediatrica, immuno-ematologia pediatrica, neuropsichiatria infantile, riabilitazione) e multidisciplinari (Es.: pedagogia, psicologia, assistenza sociale), • integrato, poiché il trattamento di queste patologie è medico-clinico da svolgersi in ospedali specializzati e sul territorio, ma anche, (se non prevalentemente in alcune di esse) di interventi sociali, riabilitativi, ed educativi • partecipato, tra i clinici e con i familiari (e quando possibile anche con i ragazzi), perché la definizione delle priorità e degli obiettivi assistenziali significativi nel tempo non può prescindere da una continua condivisione e negoziazione con la famiglia e tra gli operatori e i servizi coinvolti Piano Nazionale Malattie Rare 2013-2016 • Mettere in atto tutte le azioni volte a ridurre il ritardo diagnostico • Garantire che tutti gli accertamenti diagnostici siano eseguiti secondo criteri di evidenza scientifica, appropriatezza ed efficacia, sicurezza • Consentire presa in carico nell’ambito delle reti di assistenza multidisciplinari e multiprofessionali • Case management, in continuità assistenziale tra ospedale e territorio • Transizione dall’età pediatrica all’età adulta • Sostegno a famiglia e caregivers La rete potenziata Associazioni di Familiari Centro per la Disabilità Patient Manager SIMGePeD Associazioni di familiari • Depositari di saperi specifici, professionalmente validi – – – – Medicina narrativa Esperienze sul campo Soluzioni nella vita di tutti i giorni Identificazioni di bisogni reali • Attività tipiche – Advocacy – Gruppi di auto-aiuto • Ruolo irrinunciabile nella programmazione dell’assistenza, formazione e ricerca (modelli customer-oriented) Il “Quadrato” relazionale del pediatra di fronte alle malattie genetiche ed alle disabilità congenite Famiglia Associazioni Società Bambino Pediatra Malattia Piano Nazionale Malattie Rare 2013-2016. la ricerca • Promuovere la ricerca multidisciplinare, con aggregazioni nazionali e sovranazionali • Costruire un sistema di tracciabilità e di valutazione ex post dei risultati • Sviluppare strategie per trasferire i risultati nella pratica clinica e nell’assistenza (ricerca traslazionale) Piano Nazionale Malattie Rare 2013-2016. la formazione • Prevedere conoscenza degli aspetti peculiari delle MR nella formazione di base • Orientare la formazione specialistica secondo i contenuti delle MR, tenendo conto dell’orientamento delle varie scuole • Favorire attivazione di master postspecvialistici multidisciplinari • Piani formativi ECM di aziende e società scientifiche inclusivi delle MR