Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità 1. Azioni di risparmio negli usi finali elettrici 1.1 INTRODUZIONE In questo capitolo verranno illustrati i risultati dell'analisi condotta sugli usi finali elettrici della provincia di Torino, al fine di valutare i possibili interventi di risparmio energetico (DSM – Demand Side Management: gestione della domanda). La trattazione segue uno schema secondo settori di utilizzo: • residenziale; • terziario; • illuminazione pubblica; • industria. Per quanto riguarda il settore industria, pur presentando le soluzioni energeticamente efficienti tipiche, si è preferito non formulare scenari di intervento specifici, essendo coinvolti principalmente il settore automobilistico e di lavorazione dei metalli, di cui non sono disponibili informazioni sulle tecnologie attualmente adottate nel territorio piemontese. Sarebbe opportuno, in accordo con le imprese, laddove non si è già provveduto a farlo, predisporre energy audit delle aziende di tali settori, da condursi in una fase successiva a questo studio, al fine di implementare azioni di risparmio concrete anche su tale fronte. Per gli interventi di risparmio qui proposti, verrà data una descrizione sintetica delle tecnologie utilizzabili e delle modalità di valutazione degli effetti sugli attuali consumi, oltreché la loro fattibilità in termini economici. L’analisi consente di valutare il potenziale di risparmio elettrico per il territorio provinciale valutato rispetto ai consumi previsti al 2005. Si sono date due valutazioni di potenziale di risparmio: risparmio tecnico e accessibile. Il risparmio tecnico corrisponde a quello teorico, massimo, raggiungibile con l’implementazione di tutte le tecnologie di massima efficienza attualmente disponibili sul mercato. Il risparmio accessibile tiene conto del fatto che, realisticamente, solo parte del potenziale tecnico può effettivamente essere attuato. I ragionamenti condotti in questo capitolo portano alla redazione degli scenari di evoluzione dei consumi e delle emissioni, presentati nell'ultimo capitolo del volume. Gli scenari individuati sono: • evoluzione “naturale” del parco dispositivi (Business As Usual, "BAU") • potenziale accessibile di risparmio (in seguito definito "RIDUZIONE") • potenziale tecnico (massimo) di risparmio (in seguito definito "POTENZIALE"). Le valutazioni economiche di fattibilità delle varie soluzioni proposte per il risparmio sono state condotte essenzialmente utilizzando due indicatori: il payback time (tempo di ritorno economico) semplice e il costo dell’energia risparmiata. Il primo consiste nel rapporto tra il costo totale dell’investimento iniziale (in cui si tiene anche conto di eventuali interventi futuri attualizzati all’anno zero) e il risparmio economico annuo: se il valore ottenuto è decisamente inferiore al tempo di vita dell’investimento, la fattibilità dell’intervento è garantita. Il costo dell’energia risparmiata (CER) è dato dalla seguente formula: 1 ( investimento iniziale fattore di attualizzazione annuo ) + costo annuo di G & M CER = risparmio di energia annuo L'investimento capitale iniziale può essere costituito dal costo pieno di una misura di risparmio o dal suo extracosto rispetto ad un dispositivo di efficienza media. Il fattore di recupero del capitale ripartisce l'investimento capitale iniziale in un numero di anni n pari al tempo di vita del dispositivo ad alta efficienza in questione, tenendo conto del tasso di interesse. I costi annuali di G&M (spese di personale, materiali, ecc.) generalmente cambiano con l'introduzione del dispositivo ad alta efficienza. In esse inseriremo anche le eventuali riduzioni di costi fissi relativi alla potenza impegnata nella fornitura elettrica: per es. una CFL (Lampada Fluorescente Compatta) che sostituisce una lampada ad incandescenza, comporta una riduzione sia dei costi di manutenzione (maggiore durata della lampada) sia della potenza (può dunque comportare una riduzione della potenza impegnata). La somma delle spese annue di G&M e della quota annua di recupero del capitale costituisce la spesa totale annua. Dividendola per il risparmio di energia relativo ad un anno si ottiene il costo dell'unità di energia risparmiata. 1 G&M - gestione e manutenzione Programma Energetico Provinciale pag. 5 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità L'indicatore "costo dell'energia risparmiata" è espresso nelle stesse unità di prezzo o costo dell'energia (L/kWh). Qui viene espresso in Lire reali (si utilizza il tasso di sconto reale, depurato dell'inflazione). Un CER inferiore al prezzo del kWh elettrico stabilisce la fattibilità dell’intervento di risparmio. Va tenuto presente che parlare di risparmio energetico negli usi finali elettrici non riguarda solo gli utenti finali, ma la stessa gestione del vettore elettricità da parte dell’azienda elettrica. Questo si traduce in due possibili linee d’azione da parte dell’azienda elettrica (ad esempio della AEM Torino S.p.A.) che traggono origine da un lato dalla ridefinizione del mercato dell’energia elettrica e dall’altro dal ruolo classico di azienda elettrica come produttore e gestore dei carichi: 1) interventi diretti al risparmio dell’utenza; 2) interventi di gestione dei carichi sulla rete. Gli interventi diretti al risparmio dell’utenza comportano una riduzione dei consumi e dunque una riduzione dei carichi e dei picchi di potenza, con conseguente riduzione dei costi di produzione dell’azienda elettrica. Una integrazione dei temi del risparmio dell’utenza con quelli di fornitura dell’azienda sono un capitolo molto discusso nei paesi del Nord Europa, ma che qui in Italia trova scarso margine. Un approccio intelligente, dove il discorso del risparmio e della “telegestione dei carichi” sia di primaria importanza, può trovare un interlocutore di interesse nella Provincia di Torino, relativamente al proprio patrimonio edilizio. Altresì può diventare utile nella gestione efficiente di ampie strutture del terziario, quali gli ipermercati (integrato alla telegestione dei carichi di riscaldamento e raffrescamento degli stessi edifici). In questa ottica l’AEM o l’ENEL assumerebbero la fisionomia di aziende di servizi e non solo di fornitori e rivenditori di energia. Per quanto riguarda le motivazioni che dovrebbero indurre un’azienda a favorire il risparmio per la propria utenza e dunque a ridurre le proprie entrate vendendo energia, la nuova struttura tariffaria basata sul 2 3 price-cap predisposta dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas consentirà di recuperare gran parte dei costi che un’azienda elettrica decide di sostenere a favore di interventi di DSM sul prezzo del kWh applicato all’utente finale. Questo meccanismo indurrebbe anche gli utenti a ridurre i consumi, in quanto un aumento delle tariffe, senza una riduzione dei consumi, comporterebbe per essi spese aggiuntive indesiderate. 1.2 SETTORE RESIDENZIALE I consumi elettrici del settore residenziale costituiscono il 21% circa dei consumi totali del territorio della provincia di Torino. La suddivisione dei consumi elettrici nel settore residenziale per usi finali (Tab. 1.1) è stata condotta per la voce Usi domestici-Abitazioni Private-Utenti residenti. Tale voce rappresenta la quota più rilevante dei consumi del settore domestico (89%), mentre la restante quota riguarda gli utenti non 4 residenti ed i Servizi Generali degli edifici residenziali (illuminazione delle scale e parti comuni, ascensori, pompe per gli impianti centralizzati di riscaldamento, ecc.). I dati di diffusione delle apparecchiature elettriche sono stati rielaborati a partire dai dati forniti 5 dall'ENEL e da un’indagine campionaria condotta dall’AEM di Torino in collaborazione con Ambiente Italia srl sulle utenze di una zona della città di Torino. L'indagine ENEL è stata condotta a livello nazionale dalla DOXA tra la fine del ‘93 e gli inizi del '94, attraverso interviste mediante questionario a un campione di 10.000 utenti domestici dell'ENEL (sia in abitazioni principali che secondarie, ovvero residenti e non residenti), estratti in modo da ottenere risultati significativi a livello regionale. L’indagine AEM è stata effettuata nel marzo 1999 (nell’ambito del progetto SAVE in corso “DSM Pilot Actions, DSM Bidding and Development of IRP Incentives in Restructured Electricity Market. A Joint Project in Italy, Germany and 2 3 4 5 Il metodo del price-cap è stato introdotto dalla legge n.481/1995 e prevede che una parte della tariffa applicata all’utente (quella che non include né i costi dovuti all’acquisto di combustibili fossili o di energia dall’estero, né i costi derivanti da eventuali incentivi alle fonti rinnovabili, né gli oneri connessi alla realizzazione e chiusura delle centrali nucleari) venga aggiornata annualmente, secondo un’opportuna indicizzazione, ove si tiene conto della produttività dell’azienda e degli obiettivi della sua variazione anno dopo anno, della qualità del servizio, dei costi derivanti da eventi eccezionali, dell’aumento dell’efficienza energetica grazie a interventi di gestione della domanda e del recupero di eventuali squilibri derivanti dal sistema di ridistribuzione di risorse tra le aziende per i costi fissi o di DSM da esse sostenute nell’anno precedente. L’aggiornamento definisce un tetto massimo, un “cappello” (“cap”) alla tariffa che può essere applicato dall’azienda elettrica. In regime di libera concorrenza ogni azienda potrà applicare tariffe proprie, purché non superino il tetto massimo sopra detto. Si veda il documento “Linee Guida per la Regolamentazione delle Tariffe dei Servizi di Vettoriamento e Fornitura dell’Energia Elettrica e dei Contributi di Allacciamento”, preparato nel marzo 1998 dall’Autorità per la consultazione tra le parti –produttori, associazioni di consumatori, associazioni ambientaliste, utenti- e la cui stesura definitiva è ancora attesa. I consumi unitari degli utenti non residenti presentano valori molto più bassi rispetto a quelli degli utenti residenti, probabilmente a causa dell’assenza di alcuni dispositivi o dell’utilizzo ridotto dell’abitazione (vedi abitazioni fuori dai grandi centri urbani adoperate per il fine settimana o le vacanze). Cfr. ENEL, La Domanda di Energia Elettrica degli Utenti Domestici dell’ENEL 1993 (1994). Un'indagine condotta da ISMERI ha invece riguardato solo i principali elettrodomestici. Programma Energetico Provinciale pag. 6 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Austria”) su un campione di circa 130 famiglie residenti in un quartiere di Torino ed ha incluso la richiesta di informazioni di caratteristiche tecniche e d’uso dei dispositivi elettrici installati nelle abitazioni. I valori di consumo specifico riportati per ogni singolo elettrodomestico sono stati assunti come medie indicative, tenendo presente i diversi dati a disposizione: • dati di consumo specifico medio, risultanti dalle analisi statistiche effettuate dall'ENEL su scala nazionale, in base ai dati di consumo globale e di diffusione degli elettrodomestici per gli utenti del campione intervistati nella ricerca citata; • dati sulle vendite di apparecchiature elettriche, rilevati in punti vendita italiani (vedi Piano Energetico per la riduzione delle Emissioni nel Comune di Bologna, 1999); • database predisposto dall’istituto di ricerche di marketing IFR Italia, contenente i dati di consumo e le caratteristiche dei singoli modelli di frigocongelatori, lavabiancheria e lavastoviglie presenti sul mercato italiano al giugno 1995, gennaio 1997, gennaio 1998 e gennaio 1999; • database relativo a frigoriferi e congelatori riportato nella rivista “Apparecchi elettrodomestici”, per i prodotti del 1998; • dati di consumo, pubblicati dall’ENEA, dei singoli modelli di frigocongelatori, lavabiancheria e lavastoviglie presenti sul mercato italiano al 1991, 1993 e 1998; • dati risultanti dalle elaborazioni effettuate da Ambiente Italia per i Piani energetici di diversi Comuni italiani in relazione ai consumi per refrigerazione, lavaggio biancheria e stoviglie, illuminazione, 6 apparecchiature elettroniche, acqua calda sanitaria, riscaldamento ambienti e condizionamento . I risultati dell’analisi sono riportati nella tabella seguente (Tab. 1.1). Le applicazioni nel campo degli elettrodomestici sono state raggruppate per categoria. Dalla tabella si osserva che l’attivazione di interventi di risparmio è significativa per i grandi elettrodomestici, l’illuminazione, lo scaldabagno e le apparecchiature elettroniche. Per la valutazione economica degli interventi di sostituzione della tecnologia attuale con quella efficiente, si considera l’attuale struttura del prezzo del kWh elettrico, definita dall’Autorità per l’Energia elettrica e il gas; con una deliberazione del 29 dicembre 1999. La nuova regolazione delle tariffe elettriche si basa sulla libertà di opzioni tariffarie proponibili dalle aziende elettriche alla propria utenza nel rispetto di opportuni vincoli che definiscono un “tetto massimo” -price cap- della tariffa. Nel caso degli utenti residenti con potenza impegnata fino a 3kW l’Autorità impone che l’azienda offra dall’anno 2000 fino all’anno 2002 almeno l’opzione tariffaria denominata “D2” (riportata nel grafico per il bimestre gennaio-febbraio 2000 – Fig. 1.1), in cui è prevista una componente riaggiornabile periodicamente (attualmente ogni due mesi). Il riaggiornamento porterà alla progressiva eliminazione della differenziazione di prezzo del kWh al variare del consumo dell’utente. Già nell’aggiornamento del primo bimestre 2000 i primi kWh hanno subito un incremento di prezzo di circa 20 Lire (incluse tasse ed IVA), mentre quelli più cari (corrispondenti alla fascia di consumo mensile compreso tra i 220 e i 295 kWh) hanno visto una riduzione di circa 80Lire (incluse tasse ed IVA). Tale confronto può essere agevolato osservando le figure 1.1 (prezzo del kWh elettrico in vigore a partire da primo gennaio 2000) e 1.2 (prezzo del kWh elettrico in vigore fino al 31/12/99). A partire dall’anno 2003 la nuova opzione tariffaria “D1” risulterà “piatta” rispetto al consumo dell’utente. Se fino ad oggi l’utente è sempre stato poco informato della struttura crescente della tariffa domestica al variare del consumo e dunque poco incentivato ad approfittare di questa opportunità per risparmiare, la posizione assunta dall’Autorità, pur motivata dall’esigenza di adeguare il prezzo del kWh al suo effettivo costo di produzione, tende ad eliminare definitivamente un possibile stimolo al risparmio energetico (questa decisione è infatti stata contestata in numerose occasioni). La struttura in vigore fino al 31/12/99 portava a prezzi marginali oltre le 620 Lire per i kWh consumati in una fascia di consumo compresa dai 220 ai 295kWh, ove si colloca in media una buona porzione di utenti, per cui favoriva senz'altro un discorso di risparmio energetico (Fig. 1.2). 6 cfr. in particolare “Piano energetico-ambientale del Comune di Roma”, volume I, capitolo 5, paragrafo 1.1: Gli usi finali elettrici nel settore residenziale, dove è riportata per Roma una analisi analoga a quella effettuata in questo paragrafo e dove sono inoltre riportati i riferimenti alle singole sezioni del rapporto nelle quali sono state eseguite le diverse elaborazioni. Programma Energetico Provinciale pag. 7 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Applicazioni elettrodomestiche FRIGORIFERO senza congelatore incorporato con congelatore incorporato CONGELATORE REFRIGERAZIONE LAVABIANCHERIA lavabiancheria lavasciugatrice LAVASTOVIGLIE LAVAGGIO ILLUMINAZIONE TELEVISORE VIDEOREGISTRATORE IMPIANTO HI-FI COMPUTER APPARECCHI ELETTRONICI SC ELETTR. SIST. PREVALENTE SC ELETTR. SIST. SECONDARIO SCALDACQUA ELETTRICO FERRO DA STIRO CUCINA GAS/ELETTRICA FORNO MICROONDE CUCINA STUFA EL. SIST. PREVALENTE STUFA EL. SIST. SECONDARIO RISCALDAMENTO AMBIENTI CONDIZIONATORE ALTRE APPLICAZIONI DOMESTICHE APPLICAZIONI NON DOMESTICHE TOTALE Diffusione delle applicazioni % 97 45 52 29,3 84,3 n° utenti * 879.935 408.217 471.717 265.795 764.727 89,4 1,9 Consumo per applicazione kWh/anno Consumi Globali Provinciali MWh/anno 350 560 460 300 percent. 142.876 264.162 122.266 529.303 229.418 7,0% 13,0% 6,0% 26,0% 11,3% 41.910 271.328 326.574 204.000 58.375 16.401 13.090 291.866 221.526 27.214 248.740 91.441 85.181 5.425 90.606 36.286 27.214 63.500 2.395 90.715 27.845 2.034.313 2,1% 13,3% 16,1% 10,0% 2,9% 0,8% 0,6% 14,3% 10,9% 1,3% 12,2% 4,5% 4,2% 0,3% 4,5% 1,8% 1,3% 3,1% 0,1% 4,5% 1,4% 100% 15.729 334 15,4 139.701 300 100 93,7 33 22,6 7,8 907.149 849.999 299.359 205.016 70.758 360 240 195 80 185 22,2 7,5 201.387 68.036 1.100 400 96 62,6 4,6 870.863 567.875 41.729 105 150 130 1 10 9.071 90.715 4.000 300 1,1 100 50 9.979 907.149 453.575 240 100 61 * il dato è relativo al totale degli utenti della Provincia (907.149 nel 1997) Tab. 1.1 Consumi elettrici nel settore domestico (1997). Programma Energetico Provinciale pag. 8 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Tariffa D2 - utenti domestici residenti 3kW - gen-feb 2000 650.0 600.0 prezzo marginale [Lire] 550.0 500.0 450.0 400.0 350.0 300.0 250.0 200.0 150.0 100.0 50.0 80 10 0 12 0 14 0 16 0 18 0 20 0 22 0 24 0 26 0 28 0 30 0 32 0 34 0 36 0 38 0 40 0 42 0 44 0 46 0 48 0 50 0 60 40 0 20 0.0 consumo mensile [kWh] Fig. 1.1 Tariffa D2 – utenti domestici residenti 3kW valida per gennaio-febbraio 2000 700,0 prezzo marginale [Lire] 600,0 500,0 * IVA recupero tariffa sui primi kWh recupero quota fissa tasse tariffa 400,0 300,0 200,0 100,0 5 0 5 0 5 0 50 47 45 42 40 5 0 5 0 5 0 5 0 5 0 37 35 32 30 27 25 22 20 17 15 0 12 10 75 50 0 25 0,0 consumo mensile [kWh] * nel recupero tariffa è inclusa anche la quota di tasse Fig. 1.2 Prezzo marginale del kWh elettrico al crescere del consumo mensile per utenti domestici residenti, con potenza impegnata fino a 3 kW (aggiornamento maggio 1999) Programma Energetico Provinciale pag. 9 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità 1.2.1 Grandi elettrodomestici I sistemi per la conservazione dei cibi e per il lavaggio di biancheria e stoviglie rappresentano la quota più consistente dei consumi delle famiglie nel territorio della provincia di Torino: circa il 39% del totale dei consumi per il domestico. Le possibilità di risparmio energetico sono consistenti, in quanto esistono già sul mercato prodotti ad alta efficienza. Tuttavia scarsissima è l’attenzione data dai consumatori verso tale argomento, per cui molti degli acquisti sono basati su altre caratteristiche dell’apparecchio: spazio occupato rapportato al volume (di refrigerazione o lavaggio), design, rumorosità, sicurezza. Un ruolo fondamentale nell’acquisto è giocato dal rivenditore, che in generale non riconosce un interesse commerciale nel promuovere prodotti ad alta efficienza. Uno degli strumenti messi a disposizione dell’utenza per scegliere in modo consapevole i prodotti ad alta efficienza è l’etichetta energetica. L’Unione Europea con le Direttive Comunitarie 94/2/CE, 96/89/CE e 97/17/CE, che implementano la Direttiva 92/75/EEC, impone l'obbligo dell'energy-labelling (etichettatura sulla qualità energetica) per 7 frigoriferi/congelatori (in vigore dal 1° gennaio 1995), lavabiancheria (in vigore dal 1° aprile 1996), asciugabiancheria (in vigore dal 30 settembre 1996) e lavastoviglie (in vigore dal 1°maggio 1998 con deroga fino al 1° luglio 1999). La Direttiva impone che l'etichetta sia posta in modo ben visibile sull'apparecchio e deve contenere indicazioni sulle caratteristiche tecnico-energetiche del modello, oltre all'eventuale marchio di qualità ecologica -ecolabel- ed un indicatore sintetico dell’efficienza energetica (e di lavaggio per le lavabiancheria) del prodotto denominato classe di efficienza. Ogni Stato membro doveva impegnarsi a tradurre le Direttive CE in norme a livello nazionale. In 8 Italia , attualmente, sono state recepite le direttive comunitarie relativamente ai frigoriferi (novembre ’98) ed alle lavatrici (maggio 1999), mentre non è stata ancora elaborata alcuna normativa per le lavastoviglie. Nonostante la legge preveda sanzioni per chi non applica la direttiva, ad oggi non è raro trovare prodotti esposti nei negozi che non riportano l’etichetta energetica in posizione facilmente visibile (o non la riportano affatto). In ogni caso non esistono attualmente casi di punti vendita ove l’etichetta energetica sia 9 stata spiegata e pubblicizzata . Per i frigoriferi/congelatori la Direttiva spiega negli allegati come debba essere strutturata l'etichetta: dall'alto verso il basso si hanno l'indicazione del costruttore e del modello, la categoria d'efficienza/consumi dell'apparecchio (sono definite sette classi indicate da lettere successive dell'alfabeto -dalla A alla G-, che individuano i bassi fino agli alti consumi), l'eventuale marchio di qualità ecologica (eco-label), l'indicazione del consumo annuo dell'apparecchio (in base a risultati di prove standard), l'indicazione dei volumi netti di refrigerazione (volume alimenti freschi) e di congelazione (volume alimenti congelati) o degli altri comparti eventualmente presenti, l'indicazione del numero di stelle del comparto più freddo, l'indicazione se l'apparecchio è "no-frost", l'indicazione della capacità di congelamento (kg di alimenti/24h), l'indicazione della rumorosità dell'apparecchio e infine la dicitura sulla possibilità di ulteriori informazioni sull'apparecchio in base agli opuscoli illustrativi del prodotto stesso. Il criterio per definire la classe di efficienza energetica del prodotto è basato sull'indice I di efficienza 10 energetica , definito come rapporto tra il consumo annuo effettivo dell'apparecchio e un consumo standard. 11 Quest'ultimo è calcolato in funzione del volume aggiustato (Vadj) attraverso una relazione lineare i cui coefficienti sono definiti in base al tipo di frigorifero: ad esempio nel caso dei frigo-congelatori si ha la retta 303.0 + 0.777*Vadj proposta dal GEA (Group for Efficient Appliances), individuata per il parco frigoriferi europeo del 1992. Un frigorifero risulta di: 7 O meglio, di tutte le apparecchiature domestiche destinate alla refrigerazione dei cibi, di qualunque genere, purché coinvolgano temperature inferiori a quella ambiente. Si va, quindi, dalla temperatura di cantina di +10°C alla congelazione a -18°C o a temperature inferiori. 8 Nel maggio del 1998 per i frigoriferi/congelatori (DM 2 aprile 1998) e nell'ottobre del 1998 per le lavatrici (DM 7 ottobre 1998). 9 L’etichetta trova spesso ampia descrizione essenzialmente sui cataloghi dei prodotti. 10 I viene espresso in percentuale. 11 È il volume di ciascuno scomparto, a temperatura caratteristica, dell'apparecchio frigorifero, corretto per un opportuno fattore che tiene conto degli scambi termici dello scomparto con l'esterno. Programma Energetico Provinciale pag. 10 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità • classe A se I < 55 • classe B se 55 <= I < 75 • classe C se 75 <= I < 90 • classe D se 90 <= I < 100 • classe E se 100 <= I < 110 • classe F se 110 <= I < 125 • classe G se 125 <= I Per le lavabiancheria e le lavastoviglie, la definizione di un'etichetta energetica è stata più complessa, poiché le associazioni di produttori richiedevano che accanto alla classe di efficienza energetica fosse indicata anche quella di efficienza di prestazione (qualità del lavaggio); quest'ultima ha richiesto pertanto un insieme di norme che chiariscono come misurare la prestazione in modo omogeneo per i vari apparecchi. Per le lavatrici la Commissione ha così definito un indice di efficienza energetica C, pari al consumo di energia in kWh per kg lavato con ciclo normale cotone 60°C, e una lavatrice è di: • classe A se C ≤ 0,19 • classe B se 0,19 < C ≤ 0,23 • classe C se 0,23 < C ≤ 90 • classe D se 0,27< C ≤ 0,31 • classe E se 0,31 < C ≤ 0,35 • classe F se 0,35 < C ≤ 0,39 • classe G se 0,39 > C Per le lavastoviglie ad uso domestico la Commissione ha adottato nell'aprile del '97 la Direttiva che stabilisce le norme di applicazione dell'etichettatura energetica. Il termine ultimo per l'adozione di questa 12 Direttiva è stato rimandato dalla fine del 1998 al 1° luglio dell'anno in corso . Il criterio per definire la classe di efficienza energetica del prodotto è basato sull'indice Et, definito come rapporto fra il consumo di energia standard (C) ed il "consumo di riferimento" (Cr). Quest'ultimo è calcolato con una relazione lineare i cui coefficienti sono definiti in base al numero di coperti (S): Cr = 1,35 + 0,025 * S se S ≥ 10 Cr = 0,45 + 0,09 * S se S ≤ 9 Una lavastoviglie è di classe A se classe B se classe C se classe D se classe E se classe F se classe G se 12 Et < 0,64 0,64 < Et ≤ 0,76 0,76 < Et ≤ 0,88 0,88 < Et ≤ 1,00 1,00 < Et ≤ 1,12 1,12 < Et ≤ 1,24 Et ≥ 1,24 Direttiva 9/1999, del 26 febbraio 1999. Programma Energetico Provinciale pag. 11 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Oltre alle scelte dei consumatori l’Unione Europea ha considerato utile forzare il mercato a rinnovarsi ed eliminare direttamente dal mercato i prodotti di bassa efficienza, introducendo degli standard minimi di efficienza. Il GEA (Group for Efficient Appliances), rappresentata da ADEME (Agence de l'Environement et de la Maîtrise de l'Energie) in Francia, DEA (Danish Energy Agency) in Danimarca, da NOVEM (The Netherlands Agency for Energy and Environment) in Olanda e da altri gruppi ed università, ha condotto nell'ambito di un progetto SAVE-DG XVII, promosso dal CEC (Commission of European Community), uno studio sugli 13 standard di efficienza energetica per apparecchi refrigeranti d'uso domestico nella Comunità Europea . Lo studio aveva lo scopo di delineare una metodologia per la definizione di standard sui frigoriferi e la costruzione di scenari di applicazione degli standard stessi (per valutare la ricaduta in termini di risparmio energetico e di diminuzione di emissioni di CO2). Gli apparecchi sono stati suddivisi in tipologie e quindi disposti su un grafico, in cui ogni apparecchio è rappresentato da un punto la cui ascissa corrisponde al volume aggiustato dell'apparecchio e l'ordinata rappresenta il consumo di energia assoluto dell'apparecchio stesso misurato secondo la norma EN 153 del 1991 (l'apparecchio è a porta chiusa durante la misura). Un fit lineare sui punti del grafico dà il comportamento medio degli apparecchi disponibili sul mercato. Il rapporto fra il consumo dell'apparecchio e il punto sulla retta media che corrisponde alla stessa ascissa, fornisce un indice di efficienza dell'apparecchio. Se si esegue una progressiva sostituzione degli apparecchi di indice di efficienza più alto con apparecchi analoghi di indice più basso già presenti sul mercato si realizzano configurazioni a risparmio rispetto al caso di partenza, dove il risparmio complessivo è dato dalla somma delle differenze di energia fra i modelli meno efficienti e i corrispondenti più efficienti scelti per la sostituzione. Fissata una percentuale desiderata di risparmio rispetto ai consumi del parco frigoriferi iniziale, avendola raggiunta col metodo di sostituzione progressiva ora indicato, si traccia la retta di regressione del nuovo parco di apparecchi ottenuto. Uno standard di minima efficienza significa a questo punto, individuata la retta di riferimento, imporre che tutti gli apparecchi (del parco iniziale) il cui indice di efficienza sia superiore al 100% (ovvero i consumi assoluti risultino superiori a quelli di un apparecchio dello stesso volume aggiustato, ma che si trovi sulla retta di riferimento) siano eliminati dal mercato. Il GEA ha condotto lo studio per il parco dei frigoriferi presenti sul mercato nel 1992 (o, se disponibili, di dati aggiornati al 1993) nei vari Paesi della Comunità Europea. Sono state individuate e proposte come standard a breve termine di minima efficienza le rette di regressione del parco 1992/93, della configurazione a risparmio del 10% e della configurazione a risparmio del 15% (la configurazione di efficienza a lungo termine comporta un risparmio degli apparecchi attuali che va dal 38% al 55% a seconda del modello di partenza). Sono stati quindi elaborati alcuni scenari per valutare il risparmio energetico e la riduzione di emissione di inquinanti associata al minor consumo di energia elettrica grazie alla maggior efficienza degli apparecchi: a titolo di esempio, l'implementazione nei Paesi della UE dello standard del 10% nel 1995 e dello standard a lungo termine nel 1999 avrebbe consentito un risparmio (rispetto allo scenario di riferimento, ovvero l'assenza di standard) di 452 TWh e una riduzione di emissioni di CO2 pari a 210 Megatonnellate. Va notato che da analisi condotte per i grandi elettrodomestici sul mercato italiano (confrontate anche con alcune straniere) non si verifica una netta correlazione fra prezzo ed efficienza energetica, se non per gli apparecchi di altissima efficienza. In sostanza esistono in vendita prodotti anche ad alta efficienza che costano come (o addirittura meno di) analoghi prodotti poco efficienti. Per scelta delle case distributrici i prodotti ad altissima efficienza vengono frequentemente abbinati con un design di maggior costo, ovvero il prodotto a più alte prestazioni viene già proposto dall’industria come un bene di lusso: questo genera confusione nel consumatore in quanto non riesce più a riconoscere un prodotto di buone prestazioni e basso costo (a causa della scarsissima informazione e di una grande difficoltà a districarsi nella giungla dell’offerta). La scelta dell’elettrodomestico potrebbe in ogni caso essere facilitata se venisse redatto un database (ad accesso pubblico) degli elettrodomestici venduti sul mercato italiano. Tali strumenti (molto ricchi di informazioni “ecologiche”, includendo ragionamenti di Life Cycle Analysis del prodotto) sono disponibili in Svizzera, Germania, Danimarca. Come già detto precedentemente, a partire dal 1991 l’ENEA ha pubblicato ogni 3-4 anni circa i dati energetici di alcuni prodotti disponibili sul mercato italiano: purtroppo i dati non sono ancora informatizzati. Dall’inizio del 1999 si sta lavorando anche in Italia alla redazione del database ELDA (già attivo in Danimarca da qualche anno), che contiene informazioni tecniche e di prezzo sul prodotto consentendo valutazioni economiche sui risparmi accessibili con la scelta delle tecnologie più efficienti. Un tale strumento sarebbe utilissimo per promuovere un’azione efficace nella diffusione di prodotti efficienti tramite uno sportello energia della Provincia e dei Comuni. 13 Study on Energy Efficiency Standards for Domestic Refrigeration Appliances, GEA, 1993 Programma Energetico Provinciale pag. 12 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità In un panorama ancora non molto sensibilizzato verso i temi del risparmio, va tuttavia ricordato che il Ministero dell’Ambiente ha assunto l’impegno di una riduzione dei consumi elettrici italiani di 45 TWh per l’anno 2005. Tra le azioni di risparmio è prevista una riduzione del 30% proprio dei consumi per grandi elettrodomestici. In questo panorama complesso, il ruolo degli enti locali diventa essenziale per scegliere in quale direzione muoversi. Tecnologie disponibili Le tecnologie attualmente disponibili nel settore dei frigoriferi permettono di ottenere sia una maggiore 14 efficienza energetica (grazie al sistema di refrigerazione più efficiente , alla tecnologia dei compressori 15 adoperati ed al miglior isolamento termico dell'apparecchio, che consente una riduzione delle dispersioni) che un minor impatto ambientale, relativamente ai materiali adoperati nella realizzazione dell'apparecchio (per es. utilizzo degli idrocarburi come fluidi refrigeranti) rispetto ad apparecchi classici ancora in vendita. Per le lavabiancheria e le lavastoviglie i risparmi ottenibili sono connessi alle modalità di lavaggio e quindi essenzialmente alle esigenze di riscaldamento dell’acqua. L’opportunità più interessante è quella della doppia presa per le lavatrici (molto usata in Germania e in Grecia, in abbinamento con scaldabagni solari) o l’alimentazione diretta delle lavastoviglie con acqua calda tramite scaldabagno a gas. In ogni caso un miglioramento della tecnologia del lavaggio (riduzione della quantità d’acqua richiesta ed incremento del lavaggio a freddo, abbassamento della temperatura di lavaggio, sistemi fuzzy-logic per il controllo del livello di sporco e della temperatura di lavaggio, ecc.) consente una riduzione dei consumi al di là del vettore energetico adoperato per scaldare l’acqua. Stima del parco installato Per valutare il risparmio ottenibile sul territorio della provincia di Torino, grazie all’adozione di tecnologie ad alta efficienza negli elettrodomestici, bisogna in primo luogo ricostruire l’attuale parco apparecchiature installato. Come già anticipato nei paragrafi precedenti si è proceduto ad una stima combinando insieme dati di natura e provenienza diversa, mancando al momento una indagine statistica tra le famiglie dell’intera provincia torinese. Si è dunque effettuata una stima della penetrazione delle diverse apparecchiature sulla base dei dati ENEL e dell’indagine dell’AEM di Torino, dopodiché si è condotta una stima dell’efficienza/consumo del parco elettrodomestici attualmente installato, basandosi su: • cataloghi dei produttori • dati IFR Italia di assortimento e consumo/efficienza degli elettrodomestici sul territorio nazionale per il giugno 1995 e sul territorio emiliano nel mese di gennaio degli anni 1997, ’98 e ‘99 • dati ENEA di consumo/efficienza dei prodotti commercializzati di diverse marche per gli anni 1991, 1993 e 1998 • dati di vendita dei diversi prodotti presso i maggiori ipermercati del Comune di Bologna (vedi PEC di Bologna 1999) Riguardo alla esaustività dei dati sui prodotti attualmente in commercio, va osservato che alcuni produttori non hanno fornito dati di efficienza energetica né su catalogo né sui database ENEA o IFR. Per un produttore in particolare, la I.A.R. di Ocimanno (AL), la reticenza nel fornire informazioni tecniche potrebbe essere connessa alla politica di commercializzazione "multibrand" dei propri prodotti, che avviene 16 principalmente mediante diversi marchi per ciascuna diversa catena distributiva . Dai dati che in ogni modo 14 Per aumentare il COP (Coefficient Of Performance) del frigorifero possono essere aumentate le superfici dell'evaporatore e del condensatore e la loro capacità termica. 15 L'isolamento termico riguarda sia le pareti che la porta dell'apparecchio. L'aumento dello spessore delle pareti (riempite di schiuma di poliuretano) ha un primo effetto positivo; recenti sviluppi tecnologici fanno ben sperare sull'utilizzo del vuoto "soft" o spinto (eventualmente alternato a strati di schiuma), che consentirebbe trasmissione di calore solo per irraggiamento, ulteriormente riducibile con l'accorgimento dell'inserimento di pareti interne riflettenti. 16 In particolari i prodotti IAR sono commercializzati oltre che con il proprio marchio (SILTAL) anche con almeno altri due marchi: Linea Bianca presso l'IperCoop e con il marchio Reynold per Euromercato. Clienti dalle IAR sono anche altri grandi marchi nazionali, come ad esempio la Candy. Programma Energetico Provinciale pag. 13 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità 17 è stato possibile rilevare direttamente dall'etichetta degli elettrodomestici esposti, quando presente , è possibile anche ipotizzare che la produzione di questa ditta riguarda spesso prodotti con un prezzo minore della media, caratterizzati in genere da una bassa efficienza energetica (classi D - G). Questa ipotesi è 18 confortata dai risultati di una ricerca condotta in Inghilterra che, a causa della ritrosia dei produttori "multibrand" a fornire i relativi dati tecnici, ha dovuto escluderli dall'analisi dell'evoluzione dell'efficienza energetica dei prodotti venduti. La stessa ricerca ha evidenziato che anche in Inghilterra questi prodotti hanno un’efficienza mediamente minore di quella della produzione dei marchi industriali. C’è stata peraltro difficoltà anche a reperire i dati tecnici e di efficienza energetica per prodotti commercializzati da produttori, come la Candy, che oltre al proprio marchio principale utilizzano anche altri nomi (ad esempio Iberna e Zerowatt). I dati raccolti sono stati elaborati in modo da poter essere gestiti dal modello AIRES per la valutazione delle emissioni; per ogni tipologia di elettrodomestico e per ogni classe di efficienza energetica, sono state individuate le percentuali di installato. Per quanto riguarda gli apparecchi per la refrigerazione si sono considerate tre categorie di prodotti, 19 quelle più diffuse e commercializzate, di cui si è stimato il volume medio di refrigerazione : • frigoriferi con lo scomparto per la conservazione dei cibi surgelati (a 3 stelle, volume equivalente di 200 litri); • frigocongelatori (a 4 stelle, 380 l); • congelatori orizzontali (450 l). Per le lavatrici si sono considerate quelle di capacità pari a 5 kg (le più diffuse), per un numero di lavaggi settimanali pari a 5 di cui 3 a 60°C e 2 a 40°C. Per le lavastoviglie si sono considerate quelle da 12 coperti, per un numero di lavaggi settimanali pari a 3 e mezzo. Le stime di ripartizione nelle diverse classi di efficienza sono indicate nella tabella seguente (Tab. 1.2). Classi di efficienza energetica (%) Tipologia di elettrodomestico Frigoriferi senza congelatore Frigoriferi con congelatore Congelatore Lavabiancheria Lavastoviglie A 0 0 0 2 0 B 0 3 0 10 0,1 C 25 35 0 33 19,9 D 40 39 15 35 26 E 30 16 25 10 24 F 5 6 30 5 16 G 0 1 30 5 14 Tab. 1.2 Stima del parco elettrodomestici della provincia di Torino (1997) Dai valori indicati nella tabella si è ricavato il consumo medio di ciascuna apparecchiatura, effettuando una media pesata. I valori di consumo medio sono quelli riportati nella tabella del bilancio degli usi finali domestici, illustrata nei paragrafi precedenti. Per le lavastoviglie, come già detto, la Direttiva europea per l’etichetta energetica non è stata ancora recepita. Per questo il calcolo delle emissioni di CO2 e del risparmio energetico ottenibile, effettuato con il software AIRES, è stato condotto sulla base di una diversa classificazione dell’efficienza energetica. Si sono individuate tre classi in relazione al consumo (C) in kWh del ciclo normale a 60°C per una lavastoviglie da 12 coperti: Alta C < 1,4 kWh Media 1,4 < C ≤1,63 Bassa C > 1,63 La distribuzione sulle sette classi di efficienza è stata quindi tradotta nella seguente tabella (Tab. 1.3): 17 Nel corso di questi sopralluoghi si è notato che sui frigoriferi e sui congelatori non sempre l'etichetta è presente come dovrebbe (anche se in alcuni casi si tratta di manufatti prodotti prima del 1996 ed ancora oggi esposti, per i quali l'etichetta energetica non è obbligatoria). 18 Trasforming the UK Cold Market, Decade, University of Oxford, May 1997 p. 14 - 15. 19 Stiamo parlando del cosiddetto volume “aggiustato” o equivalente, che è ottenuto dai volumi netti dei vari scomparti di refrigerazione pesando di più gli scomparti a minore temperatura. Programma Energetico Provinciale pag. 14 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Tipologia di elettrodomestico Lavastoviglie Efficienza energetica (%) Alta Media Bassa 20 50 30 Tab. 1.3 Stima del parco lavastoviglie installato nella provincia di Torino (1997). Proposte di azione per aumentare l’efficienza del parco elettrodomestici Per tutte le tipologie di grandi elettrodomestici sopra analizzati, i motivi della minore diffusione dei prodotti a maggior efficienza non sono quelli che tipicamente potremmo aspettarci per prodotti 20 tecnologicamente migliori, ossia un livello più alto dei prezzi di vendita o una minore affidabilità, ma sono legati ad altre ragioni. Il consumatore, infatti, poiché non ancora consapevole del valore del risparmio energetico, è portato a scegliere il grande elettrodomestico principalmente guardando ad alcune caratteristiche di qualità del prodotto più evidenti (robustezza, affidabilità e longevità), alla riconoscibilità del marchio, all'estetica (in particolare il colore è diventato oggi, a differenza di ieri, una variabile di marketing importante) ed alle dotazioni di optional particolari. Il rapporto qualità/prezzo è quindi valutato dal consumatore per mettere a confronto i diversi prodotti con caratteristiche simili. La valutazione della qualità e delle prestazioni generalmente non investe l'aspetto dell'efficienza energetica, nonostante la recente introduzione dell'etichetta di qualità energetica. D'altra parte anche i rivenditori, nella maggior parte dei casi, ignorano l'etichetta nella presentazione dei diversi prodotti. Il produttore quindi non si preoccupa di offrire prodotti a maggior efficienza energetica, ma piuttosto frigoriferi qualitativamente ed esteticamente migliori a 21 prezzi sempre più competitivi . Non sempre l'efficienza energetica è compatibile con queste esigenze e a volte entra in contraddizione con esse. Per rendere efficace l'azione dell'etichettatura energetica bisognerà quindi informare i venditori ed i consumatori circa la sua importanza ed incentivare l'acquisto dei prodotti ad alta efficienza, con sconti al momento dell'acquisto, in modo da stimolare maggiormente l'interesse dell'acquirente. Tuttavia, proprio l'assenza di correlazioni fra prezzo ed efficienza energetica rende un po’ più complicato il discorso dello stimolare il mercato dei prodotti più efficienti. La disomogeneità di caratteristiche "accessorie" mette in difficoltà il consumatore nel riconoscere la ricaduta economica positiva che il prodotto ad alta efficienza gli consente di ottenere negli anni (il cliente può preferire un apparecchio bello, ma inefficiente rispetto ad uno bello ed efficiente che però deve pagare di più, se non è informato di come su tutto il ciclo di vita questo gli verrà a costare). In effetti l'etichetta, così come attualmente predisposta dalla CE, non consente al consumatore di avere un immediato riscontro del risparmio economico effettivo annuo (ovviamente standard, poiché comunque i consumi dell'apparecchio dipendono sempre dall'utilizzo e dalla sua collocazione fisica nei locali 22 domestici ): del resto ciò significherebbe comparare i costi di gestione e il prezzo del frigorifero efficiente con uno meno efficiente, valutando il tempo di ritorno dell'extracosto iniziale; il che dipende dal prodotto 23 scelto e va dunque calcolato di volta in volta . 24 In base all'esperienza olandese , un sentito coinvolgimento del rivenditore (adeguatamente preparato anche sugli aspetti tecnologici del prodotto), che porti argomenti convincenti a sostegno del prodotto energeticamente più efficiente, danno maggior impulso all'operazione. Dalla partecipazione alla campagna il rivenditore può trarre una pubblicità specifica condotta dall'ente promotore la campagna stessa. Riguardo a chi debba assumersi l'onere degli incentivi si possono valutare diverse soluzioni. 20 A. Gross, M. Sakulin e P. Sattler, Domestic appliances - energy and economy, Proceedings of the 1995 ECEEE Summer Study Sustainability and the Reinvention of Government - A Challange for Energy Efficiency, 1995 convalidano l'idea che i prezzi siano dovuti piuttosto a differenze di design o di numero di apparati accessori di cui il prodotto è corredato che non all'efficienza energetica dell'apparecchio stesso. 21 Michel Colombier and Philippe Menanteau in "From energy labelling to performance standards: some methods of stimulating technical change to obtain grater energy efficiency" Energy Policy vol. 25, No 4 pp 425-434, 1997, a p. 426 afferma che il prezzo reale dei frigoriferi è praticamente rimasto invariato nel corso degli ultimi 30 anni. 22 Se l'apparecchio non gode di sufficiente ventilazione o è collocato vicino a fonti di calore non riesce a cedere in tempi e quantitativi ragionevoli il calore che assorbe dalla cella frigorifera, consumando di più (in quanto ciò non consente di abbassare il più possibile la temperatura del liquido frigorigeno). 23 In Francia una ditta di vendita per corrispondenza offre incentivi (di 200 franchi) ai consumatori per i prodotti più efficienti (classi A e B), pubblicizzando l'iniziativa con depliant illustrativi in cui viene indicato il costo negli anni dell'energia consumata dai diversi apparecchi (questi dati hanno un impatto molto positivo sul cliente nella scelta di apparecchi efficienti). 24 Refrigerator Trade-in Scheme (EnergieNed, Paesi Bassi), descitta in "Piano Energetico Ambientale di Roma" Ambiente Italia 1995, p. 301 Programma Energetico Provinciale pag. 15 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Al momento il governo sta valutando insieme ai produttori le modalità per favorire l'acquisto di prodotti appartenenti alle prime tre classi di efficienza energetica, con incentivi che dovrebbero variare dalle 25 Lit.100.000 per i frigoriferi di classe A alle Lit. 60.000 per i frigoriferi di classe C . Le Province insieme con i Comuni e le agenzie locali per l'energia potrebbero adottare iniziative analoghe autonomamente. In tal senso, si potrebbe pensare ad un investimento da parte della Provincia di Torino, eventualmente in accordo con le aziende produttrici di frigoriferi o con i rivenditori, per promuovere prodotti efficienti di prezzo basso (con un eventuale sconto aggiuntivo) o per ridurre l'extracosto iniziale, garantendo l'acquisto di un certo stock di apparecchi. In particolare, sull'esempio di analoghe iniziative condotte in Francia dalla catena distributiva 26 Boulanger , potrebbe essere allestito un programma che coinvolga alcune grandi realtà commerciali presenti sul territorio, per istruire il personale addetto alle vendite sulle tematiche del risparmio energetico e metterlo così in grado di valorizzare, ad esempio, l'etichettatura energetica, spiegando ai clienti la differenza dei costi di esercizio fra un prodotto e l'altro, in funzione del consumo di energia. Contestualmente potrà essere raggiunto un accordo con diversi produttori per la fornitura di uno stock di elettrodomestici di classe A da promuovere in modo specifico. Possiamo infine immaginare due gradi di intervento per stimolare con diversa intensità la sostituzione degli elettrodomestici con modelli ad alta efficienza energetica. 1) Il primo grado di intervento corrisponde all’adozione di politiche capaci di incoraggiare l'acquisto dei prodotti più efficienti già oggi disponibili (di classe C, B ed A). Questo è il caso che sarebbe attuato con l'introduzione degli incentivi alla rottamazione di frigoriferi a bassa efficienza in discussione al governo. In questo caso non sarebbe favorita la diffusione dei prodotti più efficienti. Considerato, infatti, che generalmente i pochi elettrodomestici di classe A attualmente in commercio hanno un prezzo più alto di quelli di classe B e C, la differenza di incentivo a favore della classe A sarebbe insufficiente e verrebbero ad essere venduti in gran maggioranza elettrodomestici di classe C e B. Non sembra d'altra parte che ci sia oggi interesse dei maggiori produttori verso la promozione della classe A, poiché appunto la maggior parte di essi ha puntato maggiormente sui prodotti di classe C e B, che comportavano investimenti minori in tecnologie innovative. A questo proposito non può essere taciuto che un grande produttore, che produce e commercializza nei paesi europei elettrodomestici anche di altissima efficienza energetica, i cosiddetti super A, sembra non gradire l'incentivazione di questi prodotti in Italia, dove è invece impegnata a commercializzare i prodotti di classe C (e B) che nel Nord Europa sono progressivamente banditi dal mercato. 2) Il secondo grado di intervento può puntare alla sostituzione dei vecchi frigoriferi ed alla penetrazione dei nuovi prodotti più efficienti, in particolare degli elettrodomestici di classe A, che possono essere anche più efficienti di quelli già oggi in commercio. La Provincia in accordo con i Comuni può stringere accordi volontari e di programma con i produttori e i rivenditori per la fornitura di un adeguato stock di prodotti di classe A da promuovere con una specifica campagna pubblicitaria, presso i rivenditori capaci di illustrare adeguatamente i vantaggi economici ed ambientali connessi all'efficienza energetica. Per incentivare gli acquisti e la sostituzione dei vecchi frigoriferi, oltre agli incentivi sulla rottamazione, possono essere offerte condizioni di finanziamento all'acquisto particolarmente vantaggiose. Le agenzie locali per l’energia impegnate in questa operazione potrebbero poi, in accordo con i rivenditori, monitorare nel tempo le vendite per poter valutare l'efficacia dell'azione intrapresa. Inoltre possono essere introdotti gli standard minimi di efficienza per escludere dal mercato i prodotti meno efficienti (dalla classe D in poi), come per altro è già previsto da una direttiva della UE. Scenari di evoluzione del parco elettrodomestici L'evoluzione dei consumi e dell'efficienza energetica del parco di elettrodomestici installato è determinata sia dal ritmo di sostituzione dei vecchi elettrodomestici con i nuovi, sia dall'efficienza energetica dei nuovi prodotti acquistati. Nella tabelle che seguono (Tabb. 1.4 - 1.8) abbiamo stimato tre scenari diversi di evoluzione della distribuzione per classi di efficienza degli elettrodomestici installati nei prossimi 5-6 anni. In generale possiamo ipotizzare che in questo periodo verranno sostituiti circa il 50% degli elettrodomestici oggi installati. In tutti e tre gli scenari si è assunta una variazione nella penetrazione dei diversi elettrodomestici così come segue: 25 26 Il sole 24h, 21/1 1999, p. 15. Descritto in " Retailers: a possible stepping stone for promoting energy efficiency in household appliances" M. Colombier (ICE) Attali (ICE) V, Heulard (ARE Nord Pas de Calais) in P. Bertoldi, A. Ricci, B.H Wajer 1999, pp 597 - 607 Programma Energetico Provinciale pag. 16 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità • per i frigoriferi a 3 stelle si constaterà una riduzione dall’attuale 45% sino al 26%; • per i frigocongelatori si assisterà a un incremento dal 52% al 65%; • per i congelatori si assisterà a un aumento sostanzioso dal 29,3% al 56%; • per le lavatrici si assisterà a un leggero incremento dall’84,3% all’89,3%; • per le lavastoviglie si assisterà a un incremento consistente dal 15,4% al 23%. Il primo scenario, "Business As Usual" (BAU), è quello che si prevede in assenza di una qualsiasi nuova politica di incentivazione. Il miglioramento dell'efficienza degli elettrodomestici seguirà un tasso di sostituzione e di innovazione dei prodotti sostituiti simile a quello che si è avuto fino ad oggi (Tab. 1.4). Classi di efficienza energetica (%) Tipologia di elettrodomestico Frigoriferi senza congelatore Frigoriferi con congelatore Congelatore Lavabiancheria Lavastoviglie A 0 1,9 0 3,9 0,1 B 4,5 8 0 15 1,5 C 49,5 50,3 5 43,8 20,5 D 30,5 29,9 25 30,3 35 E 15,5 9,9 31 7 18 F 0 0 24 0 15 G 0 0 15 0 9,9 Tab. 1.4 Stima del parco elettrodomestici al 2005. Scenario Business As Usual (BAU). Per le lavastoviglie riportiamo di seguito la corrispondente distribuzione per classi di consumo semplice(Tab. 1.5): Efficienza energetica (%) Alta Media Bassa 22 53 25 Tipologia di elettrodomestico Lavastoviglie Tab. 1.5 Stima del parco lavastoviglie al 2005. Scenario Business As Usual (BAU). Il secondo scenario, "con incentivi" (Riduzione), è una stima della distribuzione che potrebbe ottenersi nel caso in cui vengano applicati gli incentivi minimi allo studio del governo, legati alla rottamazione dei vecchi frigoriferi e congelatori per l'acquisto di prodotti di efficienza energetica pari ad almeno alla classe "C" o superiore. Non si attribuisce a questi incentivi una grande efficacia per la scarsa influenza riscontrata nell'analisi svolta della variabile di prezzo sulla diffusione dei prodotti più efficienti. Si prevede anche che gli incentivi verranno attivati senza il supporto di una politica più complessa di informazione e di diffusione delle competenze, necessaria alla valorizzazione dell'etichettatura energetica e all'efficacia degli incentivi stessi (Tab. 1.6). Classi di efficienza energetica (%) Tipologia di elettrodomestico Frigoriferi senza congelatore Frigoriferi con congelatore Congelatore Lavabiancheria Lavastoviglie A 3,8 5,3 1 8 3 B 16,2 21,1 6,7 26,4 7 C 52,5 58 32,4 41,1 26 D 20 13,4 22,4 22,4 44 E 7,5 2,2 16,5 2,1 10 F 0 0 13,5 0 6 G 0 0 7,5 0 4 Tab. 1.6 Stima del parco elettrodomestici al 2005. Scenario RIDUZIONE. Per le lavastoviglie riportiamo di seguito la corrispondente distribuzione per classi di consumo semplice (Tab.1.7): Programma Energetico Provinciale pag. 17 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Tipologia di elettrodomestico Lavastoviglie Alta 36,7 Efficienza energetica (%) Media Bassa 54,3 9 Tab. 1.7 Stima del parco lavastoviglie al 2005. Scenario RIDUZIONE. L'ultimo scenario proposto è quello che si stima possa essere attuato se si rinnova interamente il parco dispositivi, passando ad elettrodomestici tutti di classe A: scenario di massimo risparmio (POTENZIALE). Quest’ultimo scenario è teorico, in quanto non segue una logica di mercato, ma evidenzia quale sia il margine di risparmio raggiungibile da politiche sempre più spinte sull’alta efficienza. Tali politiche terranno conto di incentivazioni, con il coinvolgimento oltre che dei produttori anche dei 27 rivenditori, il lancio di azioni di procurement , l'introduzione di agevolazioni finanziarie all'acquisto e l'introduzione a breve termine di standard minimi di efficienza capaci di escludere dalla vendita i prodotti con una efficienza energetica bassa. In effetti si può ipotizzare una accelerazione delle sostituzioni nei prossimi 5-6 anni (superando il 50% ipotizzato), prevedendo che alcune famiglie anticipino il nuovo acquisto grazie alle sollecitazioni ricevute dalle incentivazioni. La variazione dei consumi e il risparmio energetico ottenibile sono descritti nella seguente tabella di sintesi (Tab. 1.8). Usi finali Refrigerazione Lavatrice Lavastoviglie Attuale 529.303 229.418 41.910 BAU 607.067 224.087 61.962 Riduzione 549.093 211.096 57.832 Potenziale 322.067 147.671 46.502 Tab. 1.8 Stima dei consumi degli elettrodomestici nei diversi scenari [MWh/a] (1997-2005). 1.2.2 Illuminazione ad alta efficienza L'illuminazione costituisce circa il 16% dei consumi totali elettrici nel settore domestico nella provincia di Torino e risulta al secondo posto fra le voci che più incidono sui consumi globali del settore. Le possibilità di interventi di risparmio energetico nell'illuminazione domestica sono considerevoli, in quanto è molto diffusa l'illuminazione ad incandescenza standard e da diversi anni anche quella alogena. Del resto la componente di fluorescenza, essenzialmente utilizzata per l'ambiente della cucina, non è solitamente alimentata da reattori elettronici ad alta frequenza. Peraltro il risparmio nell'illuminazione domestica rappresenta un argomento assai interessante per la riduzione del picco serale (tra le 18.00 e le 22.00) della curva di carico elettrico invernale. Un consistente potenziale di risparmio è attivabile grazie alla sostituzione delle sorgenti incandescenti con lampade fluorescenti compatte ad alimentazione elettronica (il cui attacco è di tipo Edison e le cui potenze riproducono la gamma tipica disponibile per le incandescenti). La diffusione di tali lampade 28 purtroppo non è ancora elevata , a causa dei costi d'acquisto molto più elevati rispetto a una lampada ad incandescenza e della scarsa informazione che viene fornita ai consumatori, sebbene il payback time (tempo di ritorno economico) sia abbondantemente inferiore alla vita della lampada stessa. Nelle tabelle successive riportiamo il confronto di prestazione fra lampade ad incandescenza e lampade fluorescenti compatte ad alimentazione elettronica (Tabb. 1.9, 1.10). 27 Con il termine procurement si intende che un gruppo d’acquisto propone alle aziende di produrre dispositivi con caratteristiche innovative non ancora presenti sul mercato (in particolare con prestazioni di efficienza energetica molto spinte). L’azienda viene ripagata dei costi sostenuti nella ricerca e realizzazione del nuovo prodotto grazie a una quota garantita di acquisti da parte del gruppo stesso. 28 Penetrazione italiana fra gli utenti ENEL nel 1995: il 10% ha una CFL e un altro 10% ne ha più di una Programma Energetico Provinciale pag. 18 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Tipologia di lampada Incandescente Compatta Fluorescente (con reattore elettronico) Efficienza luminosa (lm/W) 5÷20 Tempo di vita (ore) 1.000 Prezzo* (Lire) 1.500÷13.000 60÷70 10.000 35.000÷45.000 * i prezzi sono valori minimi e massimi estratti dai listini prezzi dei produttori, applicando uno sconto del 30% (che è lo sconto normalmente offerto dal distributore) Tab. 1.9 Confronto di prestazioni tra lampade ad incandescenza e CFL con alimentazione elettronica. Tipologia di lampada Incandescente Compatta Fluorescente (con reattore elettronico) Potenza assorbita (W) 100 20 Flusso luminoso (lm) 1,300 1,200 ** Tempo di vita (ore) 1,000 10,000 Prezzo* (Lire) 2,500 38,000 * si tratta di un prezzo medio dedotto dai listini prezzi dei produttori applicando uno sconto del 30%. ** la CFL da 20 W equivale alla incandescente da 100 W, giacché emette lo stesso flusso luminoso. Tab.10 Confronto di prestazioni e prezzo tra una lampada ad incandescenza da 100W ed una CFL con alimentazione elettronica da 20W. L’investimento iniziale di una CFL viene ampiamente ripagato lungo il tempo di vita della lampada, grazie al risparmio sui consumi. Il tempo di ritorno dell’investimento e la redditività dell’investimento dipendono in buona parte dal numero d’ore d’uso annuo della lampada e dal prezzo del kWh che si va a risparmiare. Non risulta particolarmente conveniente la sostituzione con una CFL nel caso di un basso numero di ore d’uso annuo. Nella figura successiva (Fig.1.3) mostriamo la differenza dei costi totali (ovvero investimento iniziale e costi di operazione e manutenzione), in funzione del numero d'ore d'uso, di un sistema di illuminazione che fa uso di una lampada ad incandescenza da 100W e di uno che fa uso di una lampada fluorescente compatta da 20W ad alimentazione elettronica (equivalente per flusso luminoso alla lampada da 100W incandescente). I costi tengono conto delle spese di acquisto delle lampade e di quelle di consumo energetico, assumendo un prezzo del kWh pari a circa 340 Lire (prezzo dell’ultima fascia per utenti 29 domestici residenti con potenza impegnata fino a 3kW ); il numero d'ore d'uso totale è pari alla durata garantita di una CFL (ogni 1.000 ore si aggiunge ai costi di gestione della incandescente l'acquisto di una nuova lampada). 29 Questo è anche all'incirca il prezzo del kWh per gli altri utenti del domestico con potenze superiori ai 3 kW. Programma Energetico Provinciale pag. 19 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Confronto dei costi totali per illuminazione a incandescenza o con CFL Spese per acquisto lampade e consumo energia (Lire) 300,000 250,000 200,000 CFL da 20 W 150,000 lampada incandescente da 100 W 100,000 50,000 0 0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 7000 ore di utilizzo 8000 elaborazioni AMBIT ALIA Fig. 1.3 Confronto dei costi totali per illuminazione a incandescenza o con CFL. Dal grafico è immediatamente leggibile l'investimento iniziale per l'acquisto della CFL, il suo tempo di ritorno (ascissa dell'intersezione delle due linee: poco più di 1000 ore di utilizzo) e il risparmio a fine vita della CFL (differenza delle ordinate dei punti delle due rette con ascissa pari a 8.000 ore). Gli strumenti più efficaci e rapidi per una maggiore diffusione delle CFL sono campagne di informazione rivolte al pubblico e campagne promozionali a prezzi molto contenuti (al di sotto delle 20.000 30 Lire ). Alcune campagne di informazione e promozione delle CFL elettroniche sono state attivate o sono in corso in Italia (Roma, Ravenna, Valle d’Aosta, Bologna), dimostrando che l’informazione del consumatore è un elemento fondamentale nell’adozione di una tecnologia nuova ed efficiente. In molti negozi, fra l’altro, da circa un paio d’anni sono in corso iniziative (generalmente però di tipo spot) di promozione delle CFL con sconti molto interessanti sui prezzi di listino (si scende fino a 20.000÷25.000 Lire). Iniziative ragionate di promozione delle CFL da parte dell’amministrazione comunale o provinciale di concerto con l’azienda elettrica (ENEL Spa o AEM) potrebbero portare a variazioni molto interessanti dei carichi elettrici invernali. Stima del parco lampade installato La stima del parco lampade installato presso le utenze domestiche della provincia di Torino fa riferimento, in assenza di indagini sul territorio piemontese, a quanto ottenuto dalle analisi delle vendite dei maggiori ipermercati bolognesi (vedi PEC di Bologna, 1999). Il dato percentuale relativo alle diverse lampade installate è stato convertito per un numero ridotto di tipologie di lampade rappresentative dell’intero parco, dando luogo alla seguente tabella, adoperata in AIRES per costruire lo scenario attuale delle emissioni (Tab. 1.11). Incandescenti 25W % diffusione 15% 40W 22% 60W 24% 100W 13% Lineari 18W 36W 1% 1% Fluorescenti Compatte elettroniche Alogene 7W 11W 20W 20W 150W 2% 7% 11% 2% 2% Tab. 1.11 Provincia di Torino - Illuminazione domestica: stima della ripartizione percentuale di penetrazione delle diverse tipologie di lampade al 1997 (caso attuale). 30 Va osservato che da quest’anno un noto distributore di arredamento sta proponendo in Italia lampade compatte elettroniche a 10.000 Lire. Va ancora verificato se il prezzo sia legato, come i più grossi produttori di lampade sostengono, a una produzione di scarsa qualità e minor durata nei Paesi dell’est asiatico. Programma Energetico Provinciale pag. 20 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Il consumo annuo per illuminazione per utente riportato nella tabella di ripartizione degli usi finali elettrici domestici (360 kWh/anno) è stato ottenuto pesando le diverse lampade in base alla percentuale installata e moltiplicandone la potenza assorbita per un numero medio di ore di accensione, considerando il numero medio di lampade installate presso una famiglia tipo. Scenari di evoluzione del parco lampade Per valutare il parco lampade delle abitazioni private nel 2005 si è ipotizzato che, entro tale anno, tutto il parco lampade attuale a incandescenza verrà sostituito almeno una volta (la durata delle incandescenti è in media di 1500 ore per le incandescenti standard e fino a 3000 ore per le alogene; per un uso medio di 3 ore al giorno, entro al massimo 3 anni, si ha l’intero rinnovo del parco); quindi la penetrazione delle nuove tecnologie può venire fortemente incrementata. Si è assunto che il fabbisogno di illuminazione non cresca in futuro nelle abitazioni oggi occupate (una ridistribuzione delle lampade all’interno della casa, pensando a una buona progettazione illuminotecnica, evita di aumentare il flusso luminoso richiesto dalle sorgenti). Si sono elaborati tre scenari che dipendono dalle scelte di politica energetica che verranno attuate. ! Business As Usual (BAU): se non viene realizzata alcuna iniziativa ulteriore a favore delle lampade a risparmio energetico (fluorescenti convenzionali o ad alimentazione elettronica) e il loro prezzo non cambia, possiamo ritenere che la quota attualmente raggiunta da tali lampade verrà a incrementarsi di pochi punti percentuali (5%), sia per un problema di accessibilità al prodotto (prezzo d’acquisto elevato), sia per un problema di accessibilità all’informazione (difficoltà a comprendere o ricevere l’informazione, per l’assenza di iniziative capillari rivolte alla divulgazione). ! Incentivi (RIDUZIONE): se vengono realizzate campagne informative (limitate a 2/3 mesi ciascuna), insieme con iniziative promozionali (sconti dei produttori o dei distributori) o di DSM (buono d’acquisto o forte sconto grazie a incentivi da parte dell’azienda elettrica, dei Comuni o della Provincia), la quota installata di incandescenti può ridursi in misura consistente (25%). ! Massimo (POTENZIALE): caso “teorico” in cui tutto il potenziale di sostituzione sia attivato (oltre il 60% di incandescenti - mantenendo tuttavia una piccola quota adoperata nei locali dove si fa scarso uso dell’illuminazione, come, ad esempio, in sgabuzzini, bagni o garage - e tutte le alogene) e si passi ad illuminazione a fluorescenza con alimentazione elettronica (eccetto che per i sistemi fluorescenti convenzionali già installati). 31 Le percentuali di lampade per i diversi scenari sono le seguenti (Tab. 1.12). 31 Si tenga conto che stiamo qui parlando di sostituzione “numerica”, cioè una lampada è sostituita da un’altra, anche se il flusso luminoso emesso è più alto o più basso. Poiché AIRES considera che non ci siano variazioni di fabbisogno, il numero effettivo di lampade verrà rinormalizzato in base al fatto che il flusso complessivo fornito dal parco lampade non cambi (ogni sostituzione è calibrata sul flusso che deve soddisfare). Programma Energetico Provinciale pag. 21 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità BAU Incandescenti 25 W 40 W 60 W 100 W Fluorescenti Riduzione Potenziale 14% 20% 23% 11% 12% 15% 11% 6% 1,5% 1% 1% 1% 1% 1% 2% 2% 1% 1% 3% 10% 14% 5% 17% 28% 15,5% 38% 40% 1,5% 1,5% 100% 1% 1% 100% 0% 0% 100% Lineari 18 W 36 W Compatte elettroniche 7W 11 W 20 W Alogene 20 W 150 W TOTALE Tab. 1.12 Provincia di Torino - Illuminazione domestica: stima della ripartizione percentuale di penetrazione delle diverse tipologie di lampade al 2005 (scenari). La ricaduta in termini di risparmio per gli scenari futuri è proposta nella seguente tabella (Tab. 1.13). Illuminazione Attuale 326.574 BAU 301.419 Riduzione 213.784 Potenziale 105.171 Tab. 1.13 Stima dei consumi per illuminazione domestica nei diversi scenari [MWh/a] (1997-2005). 1.2.3 Apparecchiature elettroniche I consumi dovuti alle apparecchiature elettroniche, contrariamente a quanto ci si può attendere, sono consistenti anche negli usi residenziali (per la provincia di Torino si stima un 14% dei consumi complessivi nel residenziale, collocandosi al terzo posto tra i dispositivi a maggior consumo). Come risulta dallo studio condotto per la UE sulle perdite in standby per televisori e videoregistratori, si tratta di consumi per lo più nascosti, a cui non si bada perché le potenze assorbite non sono alte, ma che sono molto prolungati nel tempo, in quanto avvengono quando l’apparecchio è ritenuto dal senso comune essere “spento”. L’uso in una casa di più televisori, videoregistratori (VCR), impianti stereo, insieme alla recente proliferazione di computer con relativi accessori (stampante, modem) e di mezzi di telecomunicazione (fax, segreterie telefoniche), comporta un consumo complessivo ingente. Il problema è dovuto al fatto che tali apparecchi o consumano perché lasciati in standby (televisore, videoregistratore, fax, segreteria telefonica) o consumano anche quando sono spenti perché comunque nei trasformatori di alimentazione avvengono dissipazioni (computer, hi-fi, modem). Dati sulle potenze assorbite dalle comuni apparecchiature per ufficio di uso anche domestico verranno presentati nel paragrafo relativo all’Office Equipment per il Settore Terziario (§ 1.3.3). Nella tabella successiva (Tab. 1.14) sono riportati i valori di potenza assorbita dagli apparecchi elettronici ad uso domestico, secondo la classificazione adottata in AIRES. I valori di potenza per le classi di efficienza alta derivano dai valori target o di etichetattura definiti dai programmi di risparmio energetico sviluppati a livello internazionale (in particolar modo negli USA e in Svizzera). Programma Energetico Provinciale pag. 22 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Apparecchio Potenza assorbita in modalità on Potenza assorbita in modalità standby Potenza assorbita in modalità off 100 100 100 15 10 4 0 0 0 60 60 60 15 10 5 0 0 0 90 90 non attiva 30 15 5 TV Bassa efficienza Media efficienza Alta efficienza VCR Bassa efficienza Media efficienza Alta efficienza PC Efficienza ordinaria Alta efficienza Tab. 1.14 Classi di efficienza per apparecchiature elettroniche domestiche (AIRES). Stima del parco installato di apparecchiature elettroniche Non essendo disponibili dati derivati da indagini campionarie sulle caratteristiche energetiche delle apparecchiature elettroniche installate presso l’utenza domestica, si è proposto il quadro seguente (Tab. 1.15): TV Bassa efficienza Media efficienza Alta efficienza 100 0 0 Bassa efficienza Media efficienza Alta efficienza 100 0 0 Efficienza ordinaria Alta efficienza 80 20 VCR PC Tab. 1.15 Provincia di Torino – Apparecchiature elettroniche ad uso domestico: stima della ripartizione percentuale delle diverse tipologie al 1997 (caso attuale). Nelle valutazioni di consumo annuo dei diversi dispositivi per ogni singola utenza si è ipotizzato che il numero d’ore d’uso giornaliero per TV e VCR sia di 4 ore e il numero d’ore d’uso dei PC sia di 2 ore (per 365 32 giorni all’anno) . Scenari di evoluzione del parco dispositivi elettronici La stima del parco delle apparecchiature elettroniche nelle abitazioni private nel 2005 ha tenuto conto che il tasso di ricambio per tali dispositivi è superiore rispetto ai grandi elettrodomestici (intorno ai 7/8 anni per TV e VCR e ai 5/6 anni per i PC) e che il mercato ha una rapida evoluzione tecnologica, per cui include automaticamente sistemi di limitazione dei consumi. Questo non implica che non siano necessarie campagne di informazione o incentivi, in quanto in ogni caso il tema del risparmio è sottovalutato sia da produttori che da rivenditori (è considerato un “optional” del dispositivo) e l’attivazione delle modalità di risparmio degli apparecchi è lasciata alla consapevolezza dell’utente. 32 L’ipotesi è sostenuta dalle risposte all’indagine condotta dall’AEM di Torino su un centinaio di proprie utenze (rapporto in preparazione, 1999). Programma Energetico Provinciale pag. 23 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Le tecnologie per apparecchiature elettroniche domestiche energeticamente più efficienti non comportano extracosti al momento dell’acquisto, eccetto il caso dello standby da 1 W per TV e VCR, che costa circa 40.000 Lire in più, ma in ogni caso ha un payback time medio inferiore ai 2 anni. Ne risulta che una buona campagna informativa (tramite brochure o consulenza presso uno sportello energetico) può essere sufficiente per stimolare una risposta dell’utenza. In ogni caso si tratta di attivare i produttori nel dare al tema il giusto peso vista l’attuale assenza di una normativa (anche a livello dell’UE) sull’argomento (in verità è stato condotto uno studio tra i Paesi dell’UE per verificare l’attuale situazione tecnologica e di consumi nel settore delle apparecchiature elettroniche; si sta valutando l’adozione di standard di efficienza o la predisposizione dell’etichettatura anche di questi prodotti). Si sono considerati tre scenari: • Business As Usual (BAU), che tiene conto di un’evoluzione “naturale” del mercato (senza forme di incentivazione); • Incentivi (RIDUZIONE), che tiene conto degli effetti di campagne di informazione agli utenti e di un’eventuale etichettatura, oppure di un premio o una promozione di prodotti ad alta efficienza; • Potenziale tecnico (POTENZIALE), che tiene conto della completa sostituzione dell’attuale parco apparecchiature con prodotti ad alta efficienza. Per ognuno degli scenari si è anche tenuto conto dell’aumento di penetrazione delle diverse tipologie di dispositivi (tanto da superare nel caso del televisore il 100%, in quanto è ormai consuetudine trovare famiglie con 3 o 4 persone che hanno almeno 2 televisori): • si passa dal 93,7% di penetrazione al 1997 al 108% al 2005 per i televisori • si passa dal 33% (1997) al 59,4% (2005) per i videoregistratori • si passa dal 7,8% al 16% per i computer. La ripartizione nelle diverse classi di efficienza per ogni scenario è sintetizzata nella seguente tabella (Tab. 1.16). BAU Riduzione Potenziale TV Bassa efficienza Media efficienza Alta efficienza 80 20 0 30 40 30 0 0 100 Bassa efficienza Media efficienza Alta efficienza 75 25 0 30 40 30 0 0 100 Efficienza ordinaria Alta efficienza 70 30 20 80 0 100 VCR PC Tab. 1.16 Provincia di Torino – Apparecchiature elettroniche domestiche: stima della ripartizione percentuale di diffusione delle diverse tipologie di dispositivi al 2005 (scenari). La ricaduta in termini di risparmio per gli scenari futuri è proposta nella seguente tabella (Tab. 1.17). TV VCR PC Attuale 204.000 58.375 13.090 BAU 231.391 101.823 26.349 Riduzione 210.409 92.316 20.652 Potenziale 182.339 79.892 18.373 Tab. 1.17 Stima dei consumi per apparecchiature elettroniche domestiche nei diversi scenari [MWh/anno] (1997-2005). Programma Energetico Provinciale pag. 24 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità 1.2.4 Produzione di acqua calda sanitaria (ACS) I consumi dovuti agli scaldabagni elettrici non sono trascurabili nella provincia di Torino, rappresentando il 12% dei consumi domestici dei residenti. Anche in questo caso c’è la possibilità di passare a tecnologie più efficienti (apparecchiature con buon isolamento termico), nonché di attivare campagne di informazione sulla possibilità di ridurre i consumi grazie ad una gestione corretta delle accensioni e spegnimenti dell’apparecchio (per arrivare preferibilmente all’utilizzo di un timer), visto che è senso comune ritenere che mantenere acceso lo scaldabagno tutto il giorno faccia spendere di meno. Tuttavia le soluzioni che risultano più efficaci in termini di riduzione dei consumi e delle emissioni sono quelle di sostituzione dello scaldabagno elettrico con uno scaldabagno a gas o uno alimentato da pannelli solari. Nel capitolo dedicato allo sfruttamento dell’energia solare si illustrano le tecnologie e le possibilità di soddisfacimento del fabbisogno di acqua calda di un utente medio. Considerando, tuttavia, l’assenza di informazioni sulle caratteristiche dell’urbanizzato nella provincia torinese, tramite cui individuare su quali edifici di quali comuni si possa facilmente intervenire, si è preferito ragionare in questi termini: • limitare gli interventi con il solare nei comuni dove sia assente la rete di gas metano • ipotizzare di sostituire progressivamente gli scaldabagni elettrici con quelli a gas per le utenze servite dal metano (ritenendo che possano essere eliminati eventuali problemi strutturali –tubature, canne fumarie, ecc.- che fino ad oggi non hanno ancora consentito l’installazione degli scaldabagni in alcune abitazioni). I consumi di acqua calda delle utenze non servite da metano risultano essere però trascurabili (inferiori all’1%) rispetto ai consumi complessivi delle utenze domestiche. Gli effetti di una sostituzione con il solare non verrebbero in ogni caso avvertiti nei diversi scenari e si è preferito, dunque, non presentare qui i calcoli relativi di riduzione dei consumi. La sostituzione con scaldabagni a gas risulta invece efficace. Anche in questo caso si sono pensati tre scenari, tenendo conto di un’evoluzione naturale o di una politica di incentivi o del massimo potenziale raggiungibile. Si sono fatte le seguenti ipotesi di penetrazione dello scaldabagno elettrico per i diversi scenari (Tab. 1.18). Percentuale di penetrazione* Scaldabagni elettrici principali Scaldabagni elettrici secondari Attuale 22,7% 7,5% BAU 18,3% 6,2% Riduzione 7,0% 2,4% Potenziale 0% 0% * la diminuzione di penetrazione non modifica il fabbisogno complessivo: si tratta di una sostituzione da elettrico a gas Tab. 1.18 Stima della percentuale di penetrazione degli scaldabagni elettrici per i diversi scenari (1997-2005). La variazione dei consumi relativi alla produzione di ACS con l’elettrico è illustrata nella tabella successiva (Tab. 1.19). Scaldabagni elettrici Attuale 248.740 BAU 205.277 Riduzione 78.045 Potenziale 0 Tab. 1.19 Stima dei consumi per scaldabagni elettrici domestici nei diversi scenari [MWh/anno] (1997-2005). In ogni caso questo modo di ragionare è affetto da grosse approssimazioni: sarà necessario eseguire una ricerca ad hoc sul tema del solare da sviluppare in una fase successiva a questo Piano. 1.2.5 Condizionamento estivo Programma Energetico Provinciale pag. 25 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità I consumi dovuti al condizionamento estivo sono ad oggi trascurabili nella provincia di Torino, rappresentando solo lo 0,1% dei consumi domestici dei residenti. Consideriamo in questa sede anche questo uso finale in quanto esso è ritenuto uno di quelli più a rischio di forte crescita. Nei ragionamenti sulle variazioni di penetrazione dei vari usi finali negli scenari futuri si è tenuto conto di questa eventualità, passando dall’attuale penetrazione dell’1,1% alla penetrazione di circa il 3%, per un consumo stimato complessivo di 6.395 MWh/anno. Non riteniamo utile in questa sede ragionare sul risparmio nel condizionamento. Un primo passo che andrebbe fatto, tuttavia, a seguito di questo Piano è di verificare se il mercato sul territorio provinciale torinese sembra poter avere una forte crescita. In tal caso andranno promosse iniziative a favore di una visione integrata sui sistemi di condizionamento (sistemi passivi, dispositivi ad alta efficienza, condizionamento ad assorbimento o combinato con il teleriscaldamento). 1.3 SETTORE TERZIARIO Il settore terziario rappresenta il 18% dei consumi elettrici del territorio provinciale di Torino. La ripartizione per usi finali dei consumi elettrici nel settore terziario non è immediata. I motivi riguardano l'assenza di estese analisi statistiche, a livello nazionale o locale, sulla diffusione delle apparecchiature per gli utenti di questo settore, oltre che la varietà di comportamenti e di esigenze del settore stesso. Basandoci sull’esperienza acquisita da Ambiente Italia in energy audit di edifici del terziario (scuole, banche ed edifici adibiti ad uso ufficio), insieme ad alcune analisi statistiche sul settore terziario italiano (alcune analisi ENEA, 33 ma in particolare lo studio condotto dall'ISMERI nel 1991 riguardante le classi 69 e 80 -credito/assicurazioni e servizi igienici/sanitari-), che hanno messo in evidenza da un lato la diffusione marcata delle tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni, dall'altro lato la crescente diffusione dei sistemi di condizionamento degli edifici, si è stimata una ripartizione degli usi finali elettrici nel terziario per il territorio provinciale di Torino, suddivisi in base alle classi merceologiche. Si fa presente che in ogni caso si tratta di stime di massima della suddivisione percentuale dei consumi per ognuna delle classi merceologiche, mancando del tutto dati di diffusione delle apparecchiature. Tali stime assumono un valore indicativo, avendo come scopo quello di individuare i dati di consumo riferiti ai diversi usi finali. Tali dati sono stati assunti come riferimento per stimare i potenziali di risparmio. Le tabelle successive (Tabb. 1.20, 1.21) mostrano la ripartizione stimata in usi finali per ogni singola classe merceologica e per il Terziario (avendo escluso l’Illuminazione Pubblica). 33 ISMERI, Studio dei consumi elettrici nel terziario, 1991 Programma Energetico Provinciale pag. 26 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità 1997: settore terziario - Provincia di Torino consumi elettrici % GWh Commercio illuminazione condizionamento computer e altre apparecchiature per ufficio sistemi di refrigerazione/conservazione alimenti sistemi di lavaggio biancheria stoviglie produzione ACS sistemi ausiliari condizionamento altro TOTALE 35 % 25 % 5% 10 % 5% 5% 10 % 5% 179 128 26 51 26 26 51 26 511 consumi elettrici % GWh Alberghi e ristoranti illuminazione condizionamento computer e altre apparecchiature per ufficio sistemi di refrigerazione/conservazione alimenti sistemi di lavaggio biancheria stoviglie produzione ACS sistemi ausiliari condizionamento altro TOTALE 30 % 10 % 2% 18 % 18 % 10 % 10 % 2% 67 22 4 40 40 22 22 4 225 consumi elettrici % GWh Credito ed assicurazioni illuminazione condizionamento computer e altre apparecchiature per ufficio sistemi di refrigerazione/conservazione alimenti sistemi di lavaggio biancheria stoviglie produzione ACS sistemi ausiliari condizionamento altro TOTALE Programma Energetico Provinciale 30 % 30 % 20 % 2% 0% 3% 15 % 0% 42 42 28 3 0 4 21 0 141 pag. 27 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità consumi elettrici % GWh Altri Servizi non vendibili illuminazione condizionamento computer e altre apparecchiature per ufficio sistemi di refrigerazione/conservazione alimenti sistemi di lavaggio biancheria stoviglie produzione ACS sistemi ausiliari condizionamento altro TOTALE 45 % 10 % 10 % 4% 8% 10 % 8% 5% 93 21 21 8 17 21 17 10 207 consumi elettrici % GWh Pubblica Amministrazione illuminazione 45 % 52 condizionamento 15 % 17 computer e altre apparecchiature per ufficio 15 % 17 sistemi di refrigerazione/conservazione alimenti 3% 3 sistemi di lavaggio biancheria stoviglie 0% 0 produzione ACS 5% 6 sistemi ausiliari condizionamento 15 % 17 altro 2% 2 115 TOTALE consumi elettrici % GWh Altri Servizi vendibili illuminazione 30 % 144 condizionamento 20 % 96 computer e altre apparecchiature per ufficio 25 % 120 sistemi di refrigerazione/conservazione alimenti 2% 10 sistemi di lavaggio biancheria stoviglie 0% 0 produzione ACS 3% 14 sistemi ausiliari condizionamento 15 % 72 altro 5% 24 479 TOTALE consumi elettrici % GWh Trasporti e Telecomunicazioni illuminazione condizionamento computer e altre apparecchiature per ufficio sistemi di refrigerazione/conservazione alimenti sistemi di lavaggio biancheria stoviglie produzione ACS sistemi ausiliari condizionamento altro TOTALE 30 % 20 % 25 % 2% 0% 3% 15 % 5% 85 56 70 6 0 8 42 14 282 Tab. 1.20 Settore terziario 1997. Programma Energetico Provinciale pag. 28 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità 1997: settore terziario - Provincia di Torino TOTALE TERZIARIO (1) illuminazione condizionamento computer e altre apparecchiature per ufficio sistemi di refrigerazione/conservazione alimenti sistemi di lavaggio biancheria stoviglie produzione ACS sistemi ausiliari condizionamento altro TOTALE consumi elettrici % GWh 34 % 662 20 % 383 15 % 286 6% 121 4% 83 5% 102 12 % 243 4% 81 100 % 1.959 (1) è esclusa l'Illuminazione Pubblica Tab. 1.21 Stima dei consumi elettrici nel settore terziario. La quota di consumi elettrici per condizionamento estivo non è esplicitata nella tabella precedente: essa è da intendersi come somma della voce “condizionamento” (consumo del sistema refrigerante) e il 50% della voce “sistemi ausiliari condizionamento” (pompe e ventilatori); l’ulteriore 50% della voce “sistemi ausiliari condizionamento” è da ascriversi ai consumi elettrici per riscaldamento invernale. Dalla tabella precedente risulta che gli usi finali preponderanti del terziario sono l’illuminazione, il condizionamento e l’office equipment. La nostra attenzione si indirizza in particolare su tali settori al fine di verificare l'adozione di nuove tecnologie ed individuare possibilità di risparmio. Dall'analisi ISMERI sul settore terziario e dal questionario proposto agli addetti della Pubblica Amministrazione della Regione Valle d’Aosta (1996) emerge che l'efficienza energetica è un tema di cui si ha consapevolezza, ma di cui si sa molto poco e soprattutto che non è particolarmente al centro dell'attenzione dei gestori degli impianti. Inoltre, in molti ambiti ad intenso ed esteso consumo, la figura 34 tecnica dell'energy manager è vista più come un obbligo di legge piuttosto che come un’opportunità. Le soluzioni tecnologiche disponibili per il settore terziario sono più avanzate che nel residenziale (dove spesso non trovano neppure applicazione), però interventi di risparmio richiedono la mobilitazione di 35 capitali consistenti, e quindi bisogna individuare le soluzioni finanziarie adeguate per adottare ogni volta quelle modalità che consentano di sostenere l'investimento iniziale. Un intervento della Provincia e dei Comuni (anche sui propri patrimoni), di concerto con le aziende elettriche e con le utenze del terziario più energivore (ipermercati, banche, ecc.) si prospetta come la soluzione più ragionevole. Uno degli strumenti principali per poter attivare azioni di risparmio nel settore terziario è l’energy audit dell’edificio affiancato da uno studio di fattibilità di interventi rivolti al risparmio. Dall’esperienza acquisita si osserva che le azioni di risparmio di maggior efficacia derivano dall’effetto combinato di interventi sul termico e sull’elettrico, con possibilità di recupero dei capitali per alcuni interventi dai risparmi che derivano da altri interventi di minor costo iniziale ed economicamente redditizi. Il censimento di impianti ed apparecchi elettrici in un edificio risulta l'elemento preliminare a una qualunque attivazione di interventi di rinnovo o retrofit degli impianti stessi al fine di incrementare l'efficienza energetica dell'edificio. Il censimento o energy audit delle apparecchiature elettriche deve essere organizzato in modo da consentire di individuare: • i dati di fatturazione elettrica (tipologia contratto, consumi e corrispettivi); • il numero totale di apparecchi e impianti elettrici installati nell'edificio e i relativi carichi; • la modalità e il numero d'ore d'uso degli apparecchi da parte dell'utenza. È necessario raccogliere i dati del numero di addetti e di superficie utilizzata per singolo edificio/unità locale. Gli indicatori energetici a cui si fa infatti riferimento sono la potenza specifica installata per unità di 2 2 superficie (W/m ) e per addetto (W/addetto) ed i consumi specifici annui per unità di superficie (kWh/m ) e per addetto (kWh/addetto). In base al livello di elettrificazione dell'edificio (numero e tipologia di apparecchi 34 Istituita dalla legge 10/91, con il compito della conservazione e dell'uso razionale dell'energia per aziende del terziario che abbiano un consumo di energia superiore ai 1000 tep annui. 35 Va osservato che il settore terziario in linea di principio possiede capitali per investimenti, ma questi possono risultare assai ingenti da richiedere interventi finanziari di natura diversa. Programma Energetico Provinciale pag. 29 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità installati), gli indicatori energetici esprimono in modo sintetico l'efficienza o meno degli usi globali elettrici dell'edifico (o delle singole apparecchiature installate e delle relative modalità d'uso da parte dell'utenza) grazie al confronto con valori limite (o raccomandati). Per valutare la potenza specifica e i consumi specifici sono indispensabili i dati di potenza installata e il numero d'ore d'uso giornaliero/annuo: • per illuminazione; • per apparecchiature ufficio (office equipment); • per condizionamento estivo elettrico; • per produzione di acqua calda sanitaria con sistemi ad alimentazione elettrica; • per sistemi di cottura e/o conservazione/refrigerazione degli alimenti; • per sistemi di lavaggio di biancheria e/o stoviglie; • per altre apparecchiature di uso specifico installate nell'edificio in esame (ad esempio macchinari sanitari, macchina per bevande calde, TV, VCR, ecc.). La raccolta dati è effettuata in modo da indicare la disposizione degli apparecchi all’interno dell’edificio, al fine di individuare zone ad alta intensità energetica ove si possono attivare interventi. Individuate le situazioni di inefficienza, si passa a individuare possibili interventi di sostituzione o parziale rinnovo, tenendo conto della relativa convenienza economica. Altro elemento da tenere in considerazione per la situazione torinese è che per la nuova edificazione o le ristrutturazioni si rispettino i parametri di efficienza energetica e che questi, dunque, rientrino in una serie di raccomandazioni recepibili all’interno dei PRG come Norme Tecniche di Attuazione (tipicamente valori specifici massimi di potenza installata per sistemi di illuminazione, condizionamento, office-equipment). Per quanto riguarda il prezzo del kWh per utenti del terziario, questo può variare a seconda della tipologia di fornitura: se si tratta di tariffe multiorarie o no, se la potenza impegnata è utilizzata per un basso o un alto numero di ore annuo e se la fornitura è in bassa o in media tensione. Differentemente dal caso domestico una scelta opportuna della fornitura può far diminuire le spese di elettricità. Va notato che in tali forniture un superamento della potenza impegnata entro certi limiti non comporta l’automatica interruzione dell’erogazione di corrente, ma un pagamento di una penale (fino a quattro volte il corrispettivo mensile di potenza, anche a causa di un solo supero in un mese). Analogamente per utenze con potenze impegnate oltre i 6 kW sussiste la possibilità di sfasamenti tra tensione e corrente (o distorsioni della forma sinusoidale della corrente) dovuti all'uso degli apparecchi (motori, lampade a scarica, apparecchiature elettroniche) che se superiori a un certo limite comportano il pagamento di un’ulteriore penale (energia reattiva). Un prezzo medio del kWh per un utente terziario è di 250 Lire (avendo anche incluso i costi di potenza e l’IVA). 1.3.1 Illuminazione Come mostrato nella tabella degli usi finali elettrici nel terziario, l’illuminazione occupa un posto preponderante con il 34% dei consumi. Tendenzialmente gli impianti di illuminazione installati per le utenze del terziario non soddisfano i principi di efficienza energetica (per ragioni di vetustà dell'impianto, di sovradimensionamento o di comportamenti disattenti degli utenti). L'efficienza nell'illuminazione può essere migliorata grazie a: • un incremento dell'efficienza luminosa delle sorgenti (includendo i sistemi di alimentazione della lampada) e dell'efficienza ottica degli apparecchi illuminanti • una riprogettazione dell’intero sistema di illuminazione, considerando la possibilità di sfruttamento dell'illuminazione naturale (daylighting), le esigenze di comfort dell'utente, la possibilità di utilizzo di sistemi di controllo (automatici o meno) per regolare l'intensità di luce emessa dalle sorgenti in base all'eventuale presenza delle persone nei locali. Le soluzioni tecnologiche possono essere così sintetizzate: # illuminazione fluorescente • è la soluzione più confortevole in quanto consente l’illuminazione generale del locale, garantendo uniformità di illuminamento senza provocare problemi di abbagliamento (grazie ai nuovi apparecchi ad ottica speculare, con schermatura a griglia, ad elevato rendimento ottico); la resa cromatica delle fluorescenti è del resto ormai ottima, del tutto equivalente alle lampade ad incandescenza • è disponibile anche in versione per apparecchi da tavolo Programma Energetico Provinciale pag. 30 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità • è la soluzione più efficiente ed economica: garantisce un risparmio dal 60% all'80% rispetto alle incandescenti/alogene e una durata di 8-10 volte quella di una lampada ad incandescenza # alimentazione elettronica (in alta frequenza) 36 • aumenta il comfort (assenza di ronzio, effetto stroboscopico , sfarfallii a fine vita della lampada) • aumenta la durata della lampada (fino al 50% in più) • riduce i consumi elettrici (fino al 30% in meno rispetto all’alimentazione convenzionale a 50 Hz) # sistemi elettronici di controllo per illuminazione • sensori di presenza: servono per accendere o spegnere le lampade a seconda se la stanza sia occupata oppure no e, se integrati con sistema di riconoscimento del livello di luce naturale accessibile nel locale, consentono di spegnere automaticamente le lampade quando c’è abbastanza luce nella stanza; risparmio ottenibile: dal 20% al 50% • dimming manuale o automatico (con fotocellula): serve per integrare la luce naturale (daylighting) con luce artificiale, regolando in base alla luce diurna il flusso luminoso emesso dalle lampade; risparmio ottenibile: dal 30% al 60%. Le due tabelle seguenti (Tabb. 1.22, 1.23) mostrano il confronto del retrofit degli uffici dell’ACEA di 37 Roma rispetto alla situazione presente al 1996 . Si noti che il consumo si riduce di oltre il 50% e l’intervento è economicamente redditizio (il CER è di 59 Lire contro le 250 Lire del prezzo medio del kWh elettrico per utenti del terziario). Numero di lampade Superficie (m²) Potenza assorbita da singola lampada + ballast (W) Potenza assorbita dal sistema di illuminazione (W) Potenza installata (W/m²) Ore d’uso Consumi energetici annui (kWh/y) Flusso luminoso della lampada (lumen) Livello medio di illuminamento * (lux) Prezzo della singola lampada** (Lire) Prezzo del singolo apparecchio (incluso il ballast)*** (Lire) Prezzo del sensore di presenza** (Lire) Durata del sistema (anni) Investimento totale**** (Lire) Situazione attuale 12 28 50,2 602 21,9 1.516 914 2.000 240 12.500 101.000 28 544.000 Sistema nuovo 8 28 57 228 8,1 1.044 238 5.000 390 9.800 267.000 320.000 28 1.465.000 * Facendo riferimento al caso attuale è stato assunto un rendimento ottico dell’apparecchio del 40% e un fattore di mantenimento di 0,7 ** I prezzi sono ottenuti da quelli dichiarati dai produttori nel listino prezzi 1996 applicando uno sconto del 30% *** Per quanto riguarda il caso attuale il prezzo dell’apparecchio tiene solo conto di una sua futura sostituzione tra 10 anni **** L’investimento totale include i costi (attualizzati all’anno 1996 con il tasso di sconto dell’8%) di sostituzione delle lampade lungo il tempo di vita del sistema Tab.22 Confronto del nuovo e vecchio sistema di illuminazione fluorescente per una stanza d'ufficio tipo dell'edificio ACEA di Roma. CER (nuovo impianto confrontato con quello attuale) Extracosto (Lire) 920.000 Tasso di sconto reale 8% Fattore di attualizzazione 0,09 CER (Lire/kWh) 59 Tab.23 Costo dell'energia risparmiata con l'installazione di un nuovo impianto. 36 Con effetto stroboscopico si intende che le luce nel tubo fluorescente viene emessa in modo discontinuo, ovvero si accende e si spegne con la frequenza della corrente elettrica di alimentazione (50 Hz). L’occhio umano riesce ancora a percepire questa variazione nel tempo di intensità luminosa e in molti casi può subire un affaticamento o un disturbo. 37 Vedi “Building Cooling - Technologies and Strategies to Reduce Energy and Power Demand”, Ambiente Italia et al. (1996) Programma Energetico Provinciale pag. 31 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità La maggiore diffusione di sistemi di illuminazione efficienti nel terziario deve superare: 1) alcune lentezze del mercato: nonostante il tema del risparmio proprio nell’illuminazione ha avuto un forte impulso a partire dagli anni ’80, sussistono ancora un certo “laissez-faire” da parte dei produttori e resistenze negli installatori (che spesso sono il primo riferimento per la scelta di un nuovo sistema di illuminazione); 2) investimenti iniziali non indifferenti per le nuove tecnologie. Un compito della Provincia di Torino, insieme con i comuni, è quello di attivare tavoli di lavoro che portino all’incentivazione di interventi di risparmio nel terziario, attraverso: ✓ campagne informative rivolte agli utenti, da un lato, e agli installatori, dall’altro; ✓ attivazione delle associazioni dei produttori per promuovere la consulenza attenta degli utenti e una riduzione dei prezzi (considerando eventuali iniziative di procurement); ✓ attivazione di un servizio di consulenza per interventi di retrofit (in particolare di edifici pubblici e grosse utenze private), che consenta la stesura di capitolati prestazionali che forzino la ditta esecutrice dei lavori all’adozione delle tecnologie ad alta efficienza; ✓ attivazione di finanziamenti da parte di terzi (in cui l’azienda elettrica sia coinvolta in prima istanza: la possibilità, predisposta dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, di recupero, tramite la tariffa elettrica, degli investimenti effettuati dall’azienda elettrica va considerata con estremo interesse). Progetti pilota possono essere attivati da parte dell'azienda elettrica, della Provincia o dei Comuni, di concerto con aziende interessate, in modo da creare un consorzio finanziario/tecnologico. Un compito non meno importante da parte dell’amministrazione provinciale è quello di adeguare la propria normativa alle esigenze di maggior efficienza negli impianti: l’esperienza di Padova, che ha recepito nel proprio regolamento edilizio le raccomandazioni per la realizzazione di sistemi di illuminazione efficienti, è un esempio in tal senso. Nella tabella seguente sono indicati i valori raccomandati per i livelli di illuminamento e per le potenze specifiche installate (W/m²) relative ai sistemi di illuminazione di diversi ambienti, facendo riferimento alle norme UNI e a soluzioni tecnologicamente innovative ormai collaudate (Tab. 1.24). Il confronto fra i dati in tabella e la situazione di un ambiente reale aiuta a capire dove intervenire per migliorare l’efficienza dell’impianto (sostituzione di apparecchi illuminanti scadenti, scelta di una sorgente luminosa più efficiente, dimensionamento corretto, disposizione più razionale degli apparecchi). Programma Energetico Provinciale pag. 32 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Standard raccomandati di efficienza energetica per sistemi di illuminazione (lampade e potenza specifica installata) Standard Tipologia Tipologia ambiente Compito visivo o Livello di raccomandato di attività illuminamento di lampade potenza specifica raccomandato (2) installata (W/m²) (3) (lux) (1) Abitazioni e Alberghi Scuole Cucina/Camere Aule (lettura e scrittura) Auditori/Sale riunioni 300 500 FSH FDH/FSH 6-12 (AI) 8-14 (PP) 200 FDH/FSH 5-10 (PP) Biblioteche Corridoi/Scale Scaffali verticali 150 200 FDH/FSH FDH/FSH 4-10 (PP) 4-8 (PP) Ospedali Lettura Camere 500 300 FDH/FSH FDH 8-14 (PP) 6-10 (AI/PP) Corsie (illuminazione generale) Scrivania Lavoro con videoterminali Esposizione merci su banco/corsia Vetrina Palestre/Piscine Aree magazzino Lavorazioni su macchine utensili o simili Lavorazioni pericolose o di alta precisione Strade con traffico di veicoli e pedoni 100 FDH 3-8 (AI/PP) 300 FDH 6-10 (AI/PP) 200 500 FDH FDH 4-8 (AI/PP) 10-15 (AI/PP) 750 300 200 FSH/M FDH/M FDH/M/S 15-22 (AI/PP) 7-12 (AI) 4-8 (AI/PP) 500 FDH/M 6-15 (AI/PP) 750-1000 FDH/M 15-30 (AI/PP) 25 SAP 1-5 (AI) Uffici Negozi e magazzini Impianti sportivi Industrie Illuminazione stradale (4) (1) livelli medi di illuminamento raccomandati dalla CIE (2) Le sigle vanno interpretate secondo la codifica internazionale ILCOS: FDH: lampada a fluorescenza lineare corredata di alimentazione elettronica FHS: lampada a fluorescenza compatta integrata con alimentatore elettronico M: lampada a ioduri metallici S: lampada a vapori di sodio ad alta pressione (3) I valori di potenza specifica sono ricavati facendo riferimento all'assenza completa del contributo di luce naturale. L'indicazione di un intervallo di valori ha lo scopo di tener conto di differenze di geometria degli edifici/locali, così come delle tecnologie adoperate nell'impianto finale. Si noti che i risparmi apportati dai dimmer non riguardano l'abbassamento della potenza installata, ma piuttosto la potenza di effettivo utilizzo o il numero d'ore d'uso del sistema illuminante. Le sigle indicate tra parentesi accanto ai valori di potenza installata raccomandata corrispondono alla fonte dei valori e vanno interpretate nel modo seguente: AI: elaborazioni condotte da Ambiente Italia Srl su dati dei produttori e verifiche di progettazione illuminotecnica PP: misure ottenute in progetti pilota o interventi di retrofit già realizzati all’estero o in Italia (4) Per l'illuminazione stradale si tiene conto di apparecchi disposti in modo che la luce emessa non venga ostacolata da alberi o opere murarie. Tab. 1.24 Standard raccomandati di efficienza energetica per sistemi di illuminazione (lampade e potenza specifica installata). Stima del parco attuale di lampade installate Descriviamo ora la ripartizione percentuale stimata per il parco "sorgenti luminose installate" nelle utenze del terziario. Non avendo raccolto dati di vendita come nel caso del residenziale e non avendo effettuato indagini sul campo, le stime sono state effettuate sulla base dell'esperienza acquisita negli studi di Programma Energetico Provinciale pag. 33 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità energy-audit condotti su diversi edifici da Ambiente Italia, nonché da studi riportati in letteratura. Si tratta evidentemente di stime che hanno il solo scopo di riconoscere l’efficacia di interventi di risparmio. Le caratteristiche del parco odierno ipotizzato, insieme ai relativi consumi, individuano lo scenario “caso attuale” per l’illuminazione nel terziario adoperato in AIRES per calcolare le emissioni (Tab. 1.25). Gli scenari al 2005 sono stati costruiti a partire da variazioni del fabbisogno di illuminamento e da sostituzioni dell’attuale parco lampade con sorgenti più efficienti. L’effetto dei sistemi di controllo (sensori di presenza, dimmer) si traduce in una riduzione del fabbisogno complessivo di illuminazione. Nella ripartizione percentuale delle diverse tipologie di lampade si è tenuto conto della varietà di esigenze di illuminazione evidenziate dal terziario: illuminazione generale nei locali ad uso ufficio, nelle scuole o negli esercizi commerciali (fluorescenza o alogene), illuminazione d’accento di vetrine (incandescenti, alogene, ioduri metallici), centri sportivi (ioduri metallici, fluorescenti). % installato Incandescenti 100 W Fluorescenti 7% Lineari 36 W 58 W Lineari elettroniche 36 W 58 W Compatte elettroniche 20 W Alogene 20 W 150 W Ioduri metallici 150 W TOTALE 35% 30% 3% 3% 2% 10% 5% 5% 100% Tab. 1.25 Provincia di Torino - Illuminazione terziario: stima della ripartizione percentuale di penetrazione delle diverse tipologie di lampade al 1997 (caso attuale). La percentuale di fluorescenza nel terziario è in generale ampia, tuttavia sussiste una buona percentuale di risparmio attivabile grazie all’alimentazione elettronica, soprattutto grazie ai sistemi di controllo (il numero di ore d’accensione dei sistemi di illuminazione in molte situazioni è elevato). Scenari di evoluzione del parco lampade installato La valutazione degli scenari dell’illuminazione al 2005 considera sia eventuali incrementi di fabbisogno che la possibilità di penetrazione delle nuove tecnologie (essenzialmente reattori elettronici e sistemi di controllo). Si è ipotizzato che il fabbisogno di illuminazione nel terziario non cresca nei prossimi anni e che, piuttosto, l’effetto dei sistemi di controllo (sensori di presenza e dimmer), qualora installati, comportino una riduzione di fabbisogno. Gli scenari di massima previsti si realizzeranno a seconda di quali scelte di politica energetica verranno attuate. ! Business As Usual (BAU): non viene realizzata alcuna iniziativa ulteriore a favore del risparmio energetico (fluorescenti ad alimentazione elettronica e sistemi di controllo) e non si attivano capitali per gli investimenti iniziali. ! Incentivi (RIDUZIONE): vengono attivati progetti pilota e investimenti di retrofit, soprattutto per la pubblica amministrazione; vengono realizzati corsi di formazione rivolti a progettisti e installatori, nonché indagini e campagne di informazione sul risparmio presso i gestori degli impianti e presso gli addetti utilizzatori finali; si ha una riduzione del fabbisogno di illuminazione del 5% grazie alla diffusione di sistemi di controllo e di informazione. ! Massimo Potenziale (POTENZIALE): caso “teorico” in cui tutto il potenziale di sostituzione sia attivato; si ha una riduzione del fabbisogno di illuminazione del 30% grazie alla diffusione di sistemi di controllo. Programma Energetico Provinciale pag. 34 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità 38 Le percentuali di lampade per i diversi scenari sono le seguenti (Tab. 1.26). Incandescenti 100 W Fluorescenti BAU Riduzione Potenziale 5,5% 2% 0% 28% 24% 14% 12% 2% 1% 10% 10% 24% 22% 36% 35% 1% 3,5% 5% 7% 8% 9% 9% 4% 5% 3% 2% 1% 5% 100% 6% 100% 6% 100% Lineari 36 W 58 W Lineari elettroniche 36 W 58 W Compatte elettroniche 11 W 20 W Alogene 20 W 150 W Ioduri metallici 150 W TOTALE Tab. 1.26 Provincia di Torino - Illuminazione terziario: stima della ripartizione percentuale di penetrazione delle diverse tipologie di lampade al 2005 (scenari) La variazione dei consumi relativi all’illuminazione è illustrata nella tabella successiva (Tab. 1.27). Illuminazione Attuale 661.635 BAU 621.681 Riduzione 543.733 Potenziale 469.457 Tab. 1.27 Provincia di Torino - Stima dei consumi per illuminazione nei diversi scenari [MWh/anno] (1997-2005). Si noti la forte diminuzione dei consumi nello scenario di potenziale tecnico grazie alla piena adozione delle sorgenti più efficienti e dei sistemi di controllo (dimmer e sensori di presenza). 1.3.2 Condizionamento estivo Come mostrato nella tabella degli usi finali (Tab. 1.21) il condizionamento invernale (riscaldamento) ed estivo (raffrescamento) occupa un posto di rilievo con all’incirca il 30% dei consumi (avendo sommato anche i consumi dovuti ai sistemi ausiliari degli impianti di condizionamento, ovvero pompe e sistemi di ventilazione). Interventi radicali di risparmio elettrico nel condizionamento estivo riguardano la sostituzione di impianti frigoriferi ad alimentazione elettrica con impianti ad assorbimento (funzionanti a gas), in particolare qualora esista la possibilità di allacciarsi alla rete di teleriscaldamento. Dai casi studio ad oggi esaminati (Piano Energetico di Padova, Enea-Ambiente Italia, 1999) sembra che la soluzione in abbinamento con il teleriscaldamento sia l’unica ad essere ambientalmente corretta: poiché il rendimento degli impianti ad assorbimento è inferiore a quello degli impianti alimentati da energia elettrica, i consumi di gas comportano solitamente emissioni di CO2 superiori o in pari a quelle dei condizionatori elettrici. 38 Si tenga conto che stiamo qui parlando di sostituzione “numerica”, cioè una lampada è sostituita da un’altra, anche se il flusso luminoso emesso è più alto o più basso. Poiché AIRES considera che non ci siano variazioni di fabbisogno, il numero effettivo di lampade verrà rinormalizzato in base al fatto che il flusso complessivo fornito dal parco lampade non cambi (ogni sostituzione è calibrata sul flusso che deve soddisfare). Programma Energetico Provinciale pag. 35 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità In questa sede esaminiamo i risparmi legati o a un ridimensionamento degli impianti o ad interventi sui carichi interni e sull’involucro degli edifici, il cui effetto è di ridurre contemporaneamente le esigenze di raffrescamento, del tipo: • riprogettazione degli impianti, evitando sovradimensionamenti e installando pompe di calore; • raffrescamento passivo (aumento dell’albedo o dell’ombreggiamento dell’edificio); • isolamento dei muri esterni e del tetto dell’edificio; • serramenti a taglio termico, doppi vetri, vetri selettivi; • riduzione dei carichi termici interni (illuminazione e apparecchiature a basso consumo). Possiamo dunque assumere, per gli usuali tre scenari al 2005, delle percentuali indicative di risparmio a seconda di politiche energetiche più o meno spinte sul settore. Si tenga conto che uno studio sulle caratteristiche tecniche e d’uso degli impianti venduti e installati sul territorio provinciale torinese consentirebbe di fornire indicazioni molto più precise riguardo alle stime qui di seguito riportate. I tre scenari sono stati costruiti ritenendo che non si abbia un’ulteriore richiesta di fabbisogno di raffrescamento nel terziario (anche questa ipotesi dovrà essere verificata in un prossimo futuro promuovendo indagini presso le utenze). Nell’elaborazione degli scenari si considera la possibilità di azioni volte al miglioramento, oltre che degli impianti in sé, anche della gestione ed al controllo dei sistemi stessi; si ipotizza, inoltre, lo sviluppo di accorgimenti atti al controllo microclimatico passivo degli edifici. Tutti questi elementi vengono riassunti come incremento di efficienza (Tab. 1.28). Raffrescamento Variazione efficienza (%) BAU 0 Riduzione Potenziale 5 20 Tab. 1.28 Incremento di efficienza nei diversi scenari. La variazione dei consumi è illustrata nella tabella successiva (Tab. 1.29). Condizionamento estivo Attuale 503.926 BAU 503.926 Riduzione 479.930 Potenziale 419.938 Tab. 1.29 Stima dei consumi per raffrescamento nei diversi scenari [MWh/anno] (1997-2005). 1.3.3 Office equipment I consumi per apparecchiature ad uso ufficio nel settore terziario della provincia di Torino si dovrebbero attestare sulla quota del 15%. La sensibilità verso i consumi elettrici delle apparecchiature da ufficio è abbastanza recente (fine anni '80) e non pienamente sviluppata, tanto che i produttori non sono soliti fornire una chiara indicazione della potenza assorbita dall'apparecchio sull'etichetta o sui manuali di istruzioni d'uso (o sul manuale delle caratteristiche tecniche). Gli inconvenienti prodotti dall'assenza di informazione corretta non sono trascurabili: molti impianti di ventilazione e condizionamento per grandi uffici sono stati realizzati sui valori nominali di potenza assorbita dagli apparecchi col risultato di sovradimensionare in partenza l'impianto. Un ufficio energeticamente efficiente richiede: • educazione dell'utente nel porre attenzione alle modalità d'uso degli apparecchi; • apparecchiature a basso consumo e con gestione automatica dei consumi (Automatic Power Management). Buona parte dei consumi degli apparecchi elettronici per ufficio non sono dovuti all'intensità d'uso, ma al fatto che essi vengono tenuti comunque in funzione anche quando non vengono realmente adoperati. Efficienza delle apparecchiature significa sia bassi consumi durante il funzionamento, sia possibilità di spegnimento o messa "a riposo" automatici se l'apparecchio non viene utilizzato per un certo tempo. Le apparecchiature elettroniche presentano in generale tre opzioni di funzionamento: On e Standby • standby è la modalità di attesa/riposo dell’apparecchio; • lo standby consente grossi risparmi quando le macchine rimangono accese pur non venendo utilizzate, in quanto abbassa la potenza assorbita dalla macchina; Programma Energetico Provinciale pag. 36 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità • lo standby è un’opzione a costo zero; • poiché per molti computer la modalità standby non è attivata quando viene venduto, è bene farla attivare o avere qualcuno del personale interno che possa gestirla; • è importante controllare al momento dell’acquisto quali siano i valori di potenza in funzionamento (modalità on) e in standby in modo da comprare il prodotto più efficiente dal punto di vista energetico; • per le fotocopiatrici il consumo in standby (e per copiare una singola pagina) aumenta con la velocità di copie al minuto. Off • gli apparecchi elettronici (per via dei trasformatori e di alcune porzioni di circuiteria interna) di solito consumano un minimo anche se sono spenti (cioè anche se abbiamo schiacciato il tasto power off), per cui dovrebbero essere inseriti in quadri elettrici in cui esiste un interruttore generale che disinserisce tutte le prese: il disinerimento a fine giornata o nel weekend diventerà molto più semplice. Fino ad oggi molti sforzi da parte delle Agenzie nazionali di energia sono state dirette alla definizione e implementazione di valori massimi di potenza assorbita dalle apparecchiature elettroniche per ufficio in modalità di standby e/o di off (tramite accordi volontari con i produttori -ed etichettatura dei prodotti che soddisfano i valori target- o standard minimi di efficienza obbligatori). Lo scopo è stato quello di accelerare nel mercato la diffusione di prodotti energeticamente efficienti, già disponibili, a extracosto sostanzialmente nullo e non realizzati a causa di una politica di laissez-faire (Tab. 1.30). Tipologia apparecchio Personal Computer (modello semplice) senza monitor Personal Computer (modello potente) senza monitor Personal Computer (portatile) senza monitor Monitor a colori a 14 pollici Monitor a colori a 16 pollici Stampante a getto d’inchiostro Stampante laser Fotocopiatrice (modello potente) Fotocopiatrice (modello semplice) Potenza media assorbita in funzionamento (W) 40 80 15 60 90 20 400 1400 600 Potenza media assorbita in standby (W) 10 25 9 8 10 10 100 260 60 Tab. 1.30 Potenza media di apparecchiature per ufficio. L'EPA (Environment Protection Agency) ha lanciato negli USA nel giugno 1992 il programma Energy Star (ES). Sulla base di accordi volontari con i produttori, computer e stampanti possono ricevere l'etichetta Energy Star (al momento dell'accensione sui PC ne compare anche il logo) se si disattivano portandosi in uno stato di stand-by con potenza inferiore ai 30 W (45 W per stampanti con velocità di stampa superiore alle 15 pagine al minuto). Al momento sono in via di redazione analoghi livelli massimi di potenza assorbita per le fotocopiatrici. Negli standard EPA non si pone alcuna richiesta sui consumi in modalità off. La NUTEK (Sweden Agency for Industrial and Technical Development) ha ideato nel 1992 un'etichetta per i computer che in modalità stand-by non superino i 30 W (15 W suggeriti) e in modalità off non superino gli 8 W (3 W consigliati). In Svizzera il programma Energia 2000 avviato dall'Ufficio Federale Svizzero dell'Energia nel maggio 1991 ha definito in base a misure condotte sul campo, i valori target di potenza per le modalità standby e off, che non dovranno essere superati dalle apparecchiature per ufficio, vendute oltre una data prestabilita per ogni tipo di apparecchiatura (Tab. 1.31). Il programma svizzero è l'unico al mondo di market pull sul settore Office Equipment. I risultati di tale imposizione si stanno tuttavia avvertendo anche negli altri Paesi, in quanto i nuovi prodotti immessi sul mercato svizzero vengono proposti anche altrove. Recentemente il programma svizzero ha attivato un’etichettatura delle apparecchiature elettroniche efficienti con standard di efficienza meno restrittivi dei valori target, al fine di accelerare comunque il mercato verso una maggiore sensibilità all’efficienza energetica. Risparmi consistenti derivano anche da accensioni/spegnimenti ragionati delle apparecchiature: è falsa l’idea che l’accensione/spegnimento ripetuto di un computer lo danneggi, per cui può essere spento anche solo per pause di un quarto d’ora; stampanti laser e fotocopiatrici consumano molto anche quando sono in standby (tra i 60 W e i 150 W), quindi andrebbero spente per pause prolungate. In tutti i casi, Programma Energetico Provinciale pag. 37 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità spegnere gli apparecchi significa meno calore, meno rumore, meno radiazioni (quindi meno ozono nel caso di stampanti laser e fotocopiatrici). Computer senza monitor (da adottare entro fine 1997) Monitor (da adottare entro fine 1997) Stampanti (da adottare entro fine 1996) Fotocopiatrici (da adottare entro fine 1996) Stand-by (W) 10 5 2 27+3.23.c* Telefax (da adottare entro fine 1997) 2 Off (W) 5 1 1 * c è la velocità di stampa (numero di copie al minuto) Tab. 1.31 Tetto massimo di potenza assorbita (valore target) stabilito dagli Svizzeri per apparecchiature per ufficio. L'alimentazione di computer, stampanti, ecc. spesso è causa di un basso fattore di potenza e distorsioni della forma sinusoidale della corrente della rete elettrica. Per evitare penalità da pagare all’azienda elettrica (penalità per energia “reattiva”) è bene o effettuare un rifasamento dell’edificio, con batterie di condensatori, o scegliere apparecchiature di qualità. Questi interventi richiedono un extracosto che è solitamente inferiore alle penalità dovute per bassi valori del fattore di potenza. La definizione di standard per la compatibilità elettromagnetica è un modo efficace per indurre il mercato dell'elettronica a tenere conto della Power Quality già in fase di produzione, evitando di lasciarla come problema da risolvere all'utenza. L’introduzione di apparecchiature efficienti dovrebbe essere prevista grazie all’adozione di criteri di acquisto che si basino sugli standard di efficienza sopracitati. Un ruolo fondamentale per la definizione e introduzione di criteri di efficienza energetica per le apparecchiature da ufficio dovrebbe essere assunto dalle amministrazioni locali (inclusa la Provincia, in particolare per quanto riguarda il proprio patrimonio), con la definizione di capitolati tipo per i macchinari da acquistare. Visto il rapido tempo di ammodernamento delle apparecchiature per ufficio (intorno ai 5 anni), gli interventi di risparmio sono attuabili in tempi molto brevi, visto che l’efficienza dello standby risulta a extracosto nullo. Peraltro, gran parte della riduzione dei consumi è legata al comportamento degli utenti (che possono, ad esempio, attivare la modalità di standby o spegnere gli apparecchi): è importante attivare campagne di sensibilizzazione e informazione degli utenti su come risparmiare negli uffici (il consenso ottenuto dall’iniziativa promossa dall’Ecosportello della Valle d’Aosta nel 1996 è un indicatore dell’efficacia di campagne di informazione). Stima del parco attuale di apparecchiature installate Descriviamo ora la stima della ripartizione percentuale effettuata per il parco apparecchiature per ufficio installate nelle utenze del terziario. Non possedendo dati di vendita delle apparecchiature o indagini relative all’installato, ci si è basati sull’esperienza acquisita negli studi di energy-audit condotti su diversi edifici da Ambiente Italia srl, nonché sugli studi riportati in letteratura. Le caratteristiche del parco odierno, insieme ai relativi consumi, individuano lo scenario “caso attuale” per l’office equipment nel terziario adoperato in AIRES per calcolare le emissioni. Gli scenari al 2005 sono stati costruiti a partire da variazioni del fabbisogno di apparecchiature e da sostituzioni dell’attuale parco apparecchi con dispositivi più efficienti. Si è assunto di ragionare con poche tipologie rappresentative di apparecchi per ufficio: computer, stampanti e fotocopiatrici. Ad ogni macchina si è associato un peso relativo nella determinazione del consumo complessivo per office equipment, sulla base del rapporto di quanti computer in media vengono installati rispetto alle stampanti e rispetto alle fotocopiatrici: il 73% dei consumi per office equipment può essere assegnato ai computer, il 9% alle stampanti e il 18% alle fotocopiatrici. Per ogni categoria di apparecchio si è poi assegnata una ripartizione tra la tipologia usualmente commercializzata (non a basso consumo) e quella ad alta efficienza (che sono riportate nel database di AIRES). Nelle tabelle successive sono riportati i valori di potenza assorbita dagli apparecchi elettronici ad uso ufficio, secondo la classificazione adottata in AIRES (Tab. 1.32). I valori di potenza per le classi di alta efficienza derivano dai valori target o di etichetattura definiti dai programmi di risparmio energetico sviluppati a livello internazionale (in particolar modo negli USA e in Svizzera). Programma Energetico Provinciale pag. 38 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Apparecchio Potenza assorbita in modalità on PC Efficienza ordinaria Alta efficienza STAMPANTE Efficienza ordinaria Alta efficienza FOTOCOPIATRICE Efficienza ordinaria Alta efficienza Potenza assorbita Potenza assorbita in modalità standby in modalità off 90 90 Non attiva 30 15 5 400 400 80 16 10 3 1200 1200 150 60 5 1 Tab. 1.32 Classi di efficienza per apparecchiature elettroniche uso ufficio (AIRES). Si è assunto (Tab. 1.33) un uso di 6 ore al giorno degli apparecchi, con un risparmio quindi del 33% per i PC rispetto alla soluzione standard, ritenendo che lo standby entri in funzione per un quarto del tempo d’uso complessivo, del 36% per le stampanti efficienti e del 19% per le fotocopiatrici efficienti (per entrambe si è assunto che il tempo in cui si trovano in standby è pari a tre quarti del tempo complessivo in cui rimangono accese). 1997 Computer Stampante Fotocopiatrice standard 75% 50% 80% alta efficienza 25% 50% 20% totale 100% 100% 100% Tab. 1.33 Provincia di Torino – Office equipment terziario: ripartizione percentuale di penetrazione delle diverse tipologie di apparecchi al 1997 (caso attuale) Come evidenziato dalla tabella esiste una buona percentuale di risparmio attivabile grazie all’adozione dello standby. Scenari di evoluzione del parco apparecchiature installato Gli scenari al 2005 per l’office equipment seguono un ragionamento analogo a quanto delineato nel paragrafo relativo alle apparecchiature elettroniche del domestico: per il terziario, diversamente che per il domestico, si può far valere un discorso di acquisti delle apparecchiature secondo un dato capitolato prestazionale, nonché invogliando l’utenza ad assumere comportamenti energetico-consapevoli. Si è assunto che il fabbisogno di apparecchiature elettroniche non subisca un sostanziale incremento al 2005 rispetto al 1997, ipotesi che risulta in effetti conservativa e andrebbe verificata da indagini puntuali da effettuare successivamente a questo piano. Si sono definiti gli usuali tre scenari che tengono conto di incentivare o meno un discorso di attenzione all’efficienza energetica dei prodotti acquistati. Abbiamo la seguente distribuzione delle apparecchiature nei diversi scenari (Tab. 1.34): Programma Energetico Provinciale pag. 39 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità BAU Riduzione Potenziale 65% 35% 30% 70% 0% 100% 40% 60% 20% 80% 0% 100% 70% 30% 45% 55% 0% 100% Computer Standard Alta efficienza Stampante Standard Alta efficienza Fotocopiatrice Standard Alta efficienza Tab. 1.34 Provincia di Torino – Office equipment terziario: stima della ripartizione percentuale di penetrazione delle diverse tipologie di apparecchi al 2005 (scenari). La variazione dei consumi per i diversi scenari è illustrata nella tabella successiva (Tab. 1.35). Office equipment Attuale 286.410 BAU 277.859 Riduzione 250.506 Potenziale 224.431 Tab. 1.35 Stima dei consumi per office equipment terziario nei diversi scenari [MWh/anno] (1997-2005). 1.3.4 Sistemi di refrigerazione I consumi imputabili ai sistemi di refrigerazione/conservazione di cibi freschi/surgelati (supermercati, bar, ristoranti, ecc.) per la vendita al pubblico si attestano sul 6% dei consumi elettrici totali del terziario nella provincia di Torino. Gli sprechi sono dovuti al cattivo uso dell’apparecchio e all'inefficiente isolamento oltreché alla scarsa efficienza del ciclo frigorifero dell'impianto. Essendo apparecchi ove gli alimenti sono esposti al pubblico, parte delle perdite è inevitabile, tuttavia esistono semplici criteri da seguire o configurazioni da realizzare che consentono forti risparmi. 39 Secondo studi condotti in Svizzera il potenziale di risparmio nelle installazioni frigorifere d'uso professionale è circa il 60%. Di questo, il 10% è ottenibile grazie a semplici accorgimenti di corretto uso e buona manutenzione. Un ulteriore 35% è ottenibile da misure relative al mobile frigorifero che o migliorano la circolazione dell'aria (fino a 16% di risparmio) o riducono le perdite di aria fredda (dal 10% al 45% di risparmio). La rimanente percentuale è ottenibile da miglioramenti del rendimento del gruppo frigorifero o del processo di produzione del freddo. Interventi di DSM per i sistemi di refrigerazione coinvolgono il settore commerciale. Una proposta di azione è presentata nelle schede allegate. Anche qui capitolati da parte delle grosse utenze ed enti per l’acquisto dei macchinari che stabiliscano il livello di efficienza delle apparecchiature potrebbero risultare uno strumento molto efficace, unito a forme di finanziamento rese disponibili dalla azienda elettrica (con recupero sulla tariffa elettrica delle spese della campagna). Scenari di evoluzione del parco frigoriferi installato Essendo ad oggi assenti indagini sul parco installato di apparecchiature frigorifere ad uso commerciale, nonché informazioni sui consumi e sulle tecnologie efficienti (essendo assente una etichettatura di tali apparecchi e uno studio dei consumi per singolo apparecchio), non si è in grado di definire un quadro del caso attuale. Tuttavia, sulla base dei ragionamenti esposti al paragrafo precedente, è possibile costruire gli scenari al 2005 per i sistemi di refrigerazione, tenendo conto direttamente del risparmio medio attivabile, sia per sostituzione del dispositivo con tecnologie più efficienti, sia, soprattutto, per accorgimenti sul miglior utilizzo. Si può ritenere che al 2005 non ci sia un incremento del fabbisogno di 39 Si veda il manule RAVEL per il risparmio energetico nell’elettricità elaborato nell’ambito del programma federale Energia 2000. Programma Energetico Provinciale pag. 40 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità “freddo”. Gli scenari di incentivo considerano la possibilità di finanziamenti e sostegno alla progettazione per impianti frigoriferi ad alta efficienza. Sono stati delineati i seguenti scenari (Tab. 1.36): risparmio BAU 5% Riduzione 30% Potenziale 50% Tab. 1.36 Provincia di Torino – Refrigeratori nel terziario: stima del percentuale di risparmio raggiungibile al 2005 (scenari). La variazione dei consumi per i diversi scenari è illustrata nella tabella successiva (Tab. 1.37). Refrigeratori Attuale 121.293 BAU 115.517 Riduzione 93.302 Potenziale 80.862 Tab. 1.37 Stima dei consumi per apparecchi di refrigerazione ad uso commerciale nei diversi scenari [MWh/anno] (1997-2005). 1.3.5 Sistemi di lavaggio biancheria/stoviglie I consumi imputabili ai sistemi di lavaggio biancheria e stoviglie si attestano sul 4% dei consumi totali del terziario, rappresentando una voce minore. Le inefficienze sono dovute in generale alle modalità costruttive degli apparecchi, che puntano più alla rapidità del lavaggio che al minor consumo energetico (le lavastoviglie dei bar sono sempre fornite di acqua calda per poter effettuare il lavaggio e le lavatrici di alberghi o ristoranti limitano il tempo di lavaggio entro la mezz’ora). I risparmi ottenibili riguardano in primo luogo la possibilità di alimentare gli apparecchi con acqua preriscaldata (con sistemi solari o a gas) e le modalità di utilizzo degli apparecchi (per es. decidere di spegnere le lavastoviglie dei bar durante i periodi meno intensi di lavoro della giornata). Interventi di DSM per i sistemi di lavaggio coinvolgono il settore commerciale e gli ospedali. Anche qui capitolati da parte delle grosse utenze ed enti per l’acquisto dei macchinari che stabiliscano il livello di efficienza delle apparecchiature ad uso lavaggio potrebbero risultare uno strumento molto efficace, unito a forme di finanziamento rese disponibili dalla azienda elettrica (con recupero sulla tariffa elettrica delle spese della campagna). Scenari di evoluzione del parco installato di sistemi di lavaggio Essendo ad oggi assenti indagini sul parco installato di apparecchiature per i sistemi di lavaggio ad uso commerciale, nonché informazioni sui consumi e sulle tecnologie efficienti (non esiste ancora una etichettatura di tali apparecchi e uno studio dei consumi per singolo apparecchio), non si è in grado di definire un quadro del caso attuale. Tuttavia, sulla base dei ragionamenti esposti al paragrafo precedente, è possibile costruire gli scenari al 2005 per i sistemi di lavaggio, tenendo conto direttamente del risparmio medio attivabile, sia per sostituzione del dispositivo con tecnologie più efficienti, sia per accorgimenti sul miglior utilizzo. Si può ritenere che al 2005 non ci sia un incremento del fabbisogno di “lavaggio”, escludendo il nuovo costruito. Gli scenari di incentivo considerano la possibilità di finanziamenti per i dispositivi efficienti. Sono stati delineati i seguenti scenari (Tab. 1.38): risparmio BAU 5% Riduzione 30% Potenziale 50% Tab. 1.38 Provincia di Torino – Sistemi di lavaggio nel terziario: stima della percentuale di risparmio raggiungibile al 2005 (scenari). La variazione dei consumi per i diversi scenari è illustrata nella tabella successiva (Tab. 1.39). Programma Energetico Provinciale pag. 41 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Sistemi di lavaggio Attuale 82.546 BAU 78.615 Riduzione 63.497 Potenziale 55.031 Tab. 1.39 Stima dei consumi per sistemi di lavaggio del terziario nei diversi scenari [MWh/anno] (1997-2005). 1.3.6 Produzione di acqua calda sanitaria (ACS) Una voce non del tutto trascurabile (5%) dei consumi elettrici del terziario della provincia di Torino è imputabile all’uso di sistemi elettrici per la produzione di acqua calda sanitaria (ACS): tipicamente boiler elettrici nelle scuole, negli uffici, negli alberghi o in locali ad uso commerciale (parrucchieri, ristoranti, palestre, ecc.). Tali apparecchi possono essere totalmente convertiti in scaldabagni a gas o, più opportunamente, possono essere sostituiti con scaldabagni solari. Assumiamo qui di lavorare con la seconda ipotesi. Non ci soffermiamo, tuttavia, sulla tecnologia dei collettori solari, che verrà illustrata nella sezione ad essi dedicata. Scenari di evoluzione del parco installato di sistemi di produzione di ACS Gli scenari al 2005 per i sistemi di produzione di ACS tengono conto della percentuale di sostituzione con il solare. Quest’ultima dipenderà dall’impegno che la Provincia assumerà nei confronti delle energie rinnovabili, nonché dall’andamento del mercato del solare in Italia. Possiamo ritenere che al 2005 non ci sia un incremento del fabbisogno di ACS, escludendo il nuovo costruito. Gli scenari di incentivo considerano la possibilità di finanziamenti per i collettori solari. Sono stati delineati i seguenti scenari (Tab. 1.40): Sostituzione con il solare BAU 5% Riduzione 30% Potenziale 70% Tab. 1.40 Provincia di Torino – Sistemi di produzione di ACS nel terziario: stima della percentuale di sostituzione con il solare al 2005 (scenari). La variazione dei consumi per i diversi scenari è illustrata nella tabella successiva (Tab. 1.41). Sistemi elettrici di produzione di ACS Attuale BAU Riduzione Potenziale 101.515 96.439 71.061 30.455 Tab. 1.41 Stima dei consumi per ACS del terziario nei diversi scenari [MWh/anno] (1997-2005). 1.4 ILLUMINAZIONE PUBBLICA I consumi per Illuminazione Pubblica costituiscono il 9% dei consumi totali del terziario e rappresentano una voce molto consistente dei consumi direttamente a carico delle Amministrazioni Comunali. Interventi di risparmio in questo settore hanno dunque una ricaduta immediata sulla bolletta energetica dei Comuni. Verranno qui valutati alcuni interventi di miglioramento dell’efficienza sul parco lampade arricchite con una stima puramente indicativa dei risparmi ottenibili in questo uso finale, basata sulle valutazioni condotte per alcuni Comuni nell’ambito della redazione dei relativi Piani Energetici. Nelle tabelle seguenti si riportano i dati relativi al parco lampade installato in provincia di Torino e gestito dalla So.l.e. del gruppo Enel e dall’AEM Torino SpA (Tabb. 1.42, 1.43). Programma Energetico Provinciale pag. 42 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Zone Tipologia lampade Inc. VM FT VSB VSA IM ALTRI Totale V.A. % V.A. % V.A. % V.A. % V.A. % V.A. % V.A. % V.A. Chieri 146 2,1% 4.409 63,2% 0 0,0% 0 0,0% 1.848 26,5% 132 1,9% 437 6,3% 6.972 Pinerolo 70 0,4% 13.621 84,0% 108 0,7% 18 0,1% 2.088 12,9% 59 0,4% 259 1,6% 16.223 Rivoli 19 0,1% 11.297 82,5% 359 2,6% 4 0,0% 1.858 13,6% 145 1,1% 16 0,1% 13.698 Ciriè 1.314 6,5% 17.087 84,7% 635 3,1% 3 0,0% 955 4,7% 190 0,9% 1 0,0% 20.185 Ivrea 1.061 5,8% 15.541 85,0% 8 0,0% 0 0,0% 1.079 5,9% 549 3,0% 47 0,3% 18.285 Torino 521 2,5% 16.800 80,9% 13 0,1% 29 0,1% 2.797 13,5% 451 2,2% 167 0,8% 20.778 Totale 3.131 3,26% 78.755 81,92% 1.123 1,17% 54 0,06% 10.625 11,05% 1.526 1,59% 927 0,96% 96.141 Inc.: incand; VM: vapori di mercurio; FT: tubo fluorescente; VSB: sodio bassa pressione; VSA: sodio alta pressione; IM:induri metallici. Tab. 1.42 Parco lampade per illuminazione pubblica gestito da So.l.e gruppo Enel (1999) Tipologia lampade VSB VSA IM Totale V.A. % V.A. % V.A. % V.A. % V.A. % V.A. Torino Città 79.335 38.811 48,92% 11.624 14,65% 20 0,03% 27.731 34,95% 1.149 1,45% VM: vapori di mercurio; FT: tubo fluorescente; VSB: sodio bassa pressione; VSA: sodio alta pressione; IM:induri metallici. VM FT Tab. 1.43 Parco lampade per illuminazione pubblica gestito da AEM Torino SpA (1999) Un piano di razionalizzazione del servizio di illuminazione pubblica stradale conduce a conseguire significativi risparmi di energia, con ricadute economiche assai interessanti. Queste ultime si concretizzano in risparmi in tutte le voci che compongono il costo di gestione del servizio (consumi di energia attiva e reattiva, impegno e superi di potenza, sostituzione delle lampade a fine vita), a fronte di un investimento iniziale significativamente contenuto. Risulta comunque fondamentale una corretta progettazione illuminotecnica per garantire comfort visivo, sicurezza, efficienza. Gli interventi di miglioramento dell’efficienza riguardano le lampade e gli apparecchi illuminanti. Interventi di rinnovo del parco lampade includeranno abbassamento, là dove possibile, della potenza delle lampade installate pur aumentando il flusso luminoso totale emesso. L'apparecchio illuminante dovrebbe essere predisposto ad accogliere la lampada scelta e dovrebbe sfruttare l'emissione di fasci asimmetrici o schermi antiabbagliamento per evitare fastidi durante la guida di autoveicoli (le lampade al sodio ad alta pressione superiori ai 150 W presentano valori di luminanza tali da poter produrre abbagliamento). Un rinnovo quindi delle lampade può essere pensato insieme al rinnovo degli impianti e/o degli apparecchi illuminanti. Nel caso della provincia di Torino si tratterà sostanzialmente di sostituire le lampade a vapori di mercurio ad alta pressione ancora presenti, per cui si è stimato un numero 40 pari circa alla metà dell’intero parco lampade (di potenza da 80W, 125W, 250W e 400W), con lampade al sodio ad alta pressione (rispettivamente da 50W, 70W, 150W e 250W). Per dare un quadro molto sintetico di come operare sull’efficienza delle lampade, nella tabella seguente viene presentato il caso di sostituzione di una lampada da 250W a vapori di mercurio con una al sodio da 150W standard o con una al sodio da 150W, ma ad alta resa cromatica (Tab. 1.44): Vapori mercurio alta pressione Vapori sodio alta pressione standard Vapori sodio alta pressione alta resa cromatica Potenza assorbita (W) 250 150 Flusso luminoso (lm) 14.000 17.000 Efficienza luminosa (lm/W) 56 113 Indice resa cromatica (Ra) 50 25 Tempo di vita (ore) Prezzo* (Lire) 16.000 17.000 24.000 55.000 150 12.000 80 65 12.000 60.000 * prezzo ricavato dai prezzi di listino dei produttori considerando uno sconto del 30%41 Tab.1.44 Confronto di prestazione e costo tra lampade a vapori di mercurio e lampade a vapori di sodio ad alta pressione. 40 41 Questo è un dato che emerge dagli studi condotti per alcuni Comuni del Nord Italia (Vicenza, Cinisello Balsamo, Sesto S. Giovanni). Il prezzo delle lampade acquistate dal gestore degli impianti è definito da gare di appalto: varia dunque a seconda dello stock acquistato, ma risulta di molto inferiore ai valori che qui riportiamo (tipicamente va considerato uno sconto tra il 50% e il 70% sui prezzi di listino dei produttori). Programma Energetico Provinciale pag. 43 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Un intervento che consente ulteriori risparmi è l’installazione di stabilizzatori/riduttori di flusso a monte dell’impianto di illuminazione: oltre ad aumentare la vita della lampada (grazie alla stabilizzazione della tensione), il dispositivo consente di regolare uniformemente il flusso luminoso delle lampade di uno stesso impianto (fino a ridurlo tipicamente a un massimo del 50% del flusso nominale) e di ridurre, quindi, i consumi del sistema, in particolare nelle ore ove ci sia minor flusso di traffico o non sia richiesta particolare visibilità. Il potenziale di risparmio raggiungibile sul territorio provinciale di Torino può essere stimato nell’ordine del 15%-30% sulla base delle esperienze raccolte per alcuni Comuni (Roma, Palermo, Vicenza, Sesto S. Giovanni, Cinisello Balsamo), pensando di installare tutte lampade al sodio. L’adozione di stabilizzatori/riduttori di flusso consente ultreriori risparmi stimabili intorno al 30%. I tempi di payback per investimenti nelle nuove sorgenti con stabilizzatori sono dell’ordine dei 2-3 anni. Nel caso si sostituiscano anche gli apparecchi illuminanti il tempo di ritorno sale a 5-6 anni. La durata di un sistema di illuminazione stradale è per lo meno di 10 anni. L’adozione di riduttori di flusso, oltreché consentire ulteriori risparmi, può essere adottato come ottimo strumento di telecontrollo per gestire i picchi di potenza serali da parte delle aziende elettriche. Si osservi che i risparmi economici derivanti dagli interventi sull’illuminazione pubblica possono essere reinvestiti immediatamente, per esempio per finanziare interventi di retrofit su edifici in possesso dell’amministrazione pubblica. Il ruolo della Provincia nell’ambito di un’azione di risparmio nell’illuminazione stradale può essere di promozione, coordinamento e omogeneizzazione tra le diverse realtà comunali. 1.5 SETTORE INDUSTRIA Al settore industria spetta una fetta non indifferente (il 59%) dei consumi elettrici della provincia di Torino. Gran parte dei consumi del settore industria sono imputabili all’industria meccanica e alla lavorazione dei metalli (e a poche grandi aziende). Non avendo a disposizione informazioni sufficienti né sugli usi finali, né sul parco macchinari installato, si è preferito non formulare ipotesi di risparmio sugli scenari futuri. In questa sede si è ritenuto comunque utile fornire alcune indicazioni sulle tecnologie efficienti attualmente disponibili per alcuni usi finali (illuminazione, motori, riscaldamento/raffrescamento, automazione e officeequipment): uno studio approfondito e specifico sull’industria potrà evidenziare quale sia l’effettivo potenziale di risparmio attivabile grazie all’adozione di tali tecnologie, nonché di evidenziare altri usi finali su cui intervenire. A fini puramente indicativi nella tabella successiva è riportata una plausibile ripartizione degli usi finali, tenendo conto degli usi finali elettrici comuni da considerare per valutazioni di risparmio nel settore industria (Tab. 1.45). 1997: settore industria - Provincia di Torino usi finali Illuminazione Motori Condizionamento Sistemi ausiliari condizionamento Altro TOTALE consumi di energia elettrica percentuale 15 % 30 % 15 % 5% 35 % 100 % GWh 963 1.927 963 321 2.248 6.422 Tab. 1.45 Settore industria - Provincia di Torino. Stima dei consumi di energia elettrica. Le possibilità di azioni di DSM nel settore industriale appaiono molto elevate. Si tratta tuttavia di attivarle proponendo energy-audit e assistenza nel miglioramento del processo produttivo, ove il discorso consumi e spese energetiche assuma un peso rilevante. Programma Energetico Provinciale pag. 44 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità 1.5.1 Illuminazione Nel caso delle industrie è molto importante la progettazione illuminotecnica degli ambienti, in modo da evitare disequilibri delle luminanze o abbagliamenti (specie per lavori manuali, di precisione o laddove una visione difficoltosa possa comportare pericolo alla sicurezza della persona), garantendo il comfort, evitando l'affaticamento della vista e consentendo pertanto di lavorare in modo più efficiente. Nella progettazione illuminotecnica vanno incluse misure per l'efficienza energetica che possono essere così riassunte: • ottimizzare l'illuminazione naturale all'interno dell'edificio là dove sia possibile, eventualmente eseguendo retrofit dei tetti di edifici a piano unico (lucernari, atri) • installare lampade più efficienti: − lampade a vapori di sodio ad alta pressione o ad alogenuri al posto di quelle a mercurio; sostituzione delle lampade ad incandescenza con lampade fluorescenti − rimpiazzare i tubi fluorescenti da 38 mm con quelli più efficienti da 26 mm • installare apparecchi illuminanti più efficienti • installare alimentazione elettronica (reattori ad alta frequenza) per lampade fluorescenti • installare sistemi di controllo (dimmer e sensori di occupazione) • suddividere il sistema di illuminazione in più sottoimpianti che gestiscano specifiche aree di lavoro, in modo da poterne decidere l'accensione o lo spegnimento, o regolarne l'intensità, separatamente • localizzare gli interruttori vicino all'area da illuminare (non cioè centralizzati) • eseguire manutenzione regolare degli impianti e pulizia delle lampade e degli apparecchi illuminanti. Per le valutazioni di convenienza economica di retrofit di sistemi di illuminazione va tenuto conto che generalmente il prezzo del kWh pagato dalle industrie è molto basso, perché quasi tutte le forniture industriali sono di tipo multiorario, avvengono frequentemente in alta tensione, per potenze impegnate elevate e per alte o altissime utilizzazioni. In media il prezzo del kWh industriale (includendo quote fisse, sovrapprezzo termico e imposte) si aggira intorno alle 150 Lire, IVA inclusa (escludendo penalità per superi di potenza o energia reattiva richiesta sulla rete). Rispetto a tale prezzo vanno confrontati i costi dell'energia risparmiata relativi agli interventi di efficienza energetica. Non riportiamo qui casi specifici, perchè lo abbiamo fatto nel paragrafo sul settore terziario e sull’illuminazione pubblica. Si può ritenere che in generale tutti gli interventi proponibili sono favorevoli visto che il numero d’ore d’uso dei sistemi di illuminazione nell’industria è elevato (il payback time è nei casi più sfavorevoli di 7/8 anni, contro una vita utile del sistema di almeno il doppio). 1.5.2 Alta efficienza delle macchine elettriche (motori) L'efficienza energetica delle macchine elettriche può essere migliorata attraverso: • l'utilizzo di motori ad alta efficienza; • l'utilizzo di unità motrici a velocità variabile, essenzialmente per usi ove sono richiesti flussi variabili di fluidi (compressori, ventilazione, pompe). I motori elettrici standard sono motori a induzione asincroni, trifase, a basso voltaggio con rotore a gabbia di scoiattolo. Maggiore efficienza può essere ottenuta migliorando la qualità dei materiali adoperati e ottimizzando la resa dei componenti elettromagnetici: • uso di lamierini d'acciaio a "bassa perdita" nel nucleo del motore; • circuiti di raffreddamento più efficaci; • cunei magnetici da cava in cave aperte dello statore; • diminuzione delle perdite addizionali da carico; • minori perdite da avvolgimenti in fili di rame (aumentando la sezione del conduttore); • impiego di magneti permanenti nel rotore. La maggiore efficienza varia fra circa il 10% per potenze del motore basse (entro pochi kW) e pochi punti percentuali (1-2%) per potenze elevate (oltre i 100 kW). I risparmi energetici divengono allora consistenti per usi intensivi del motore (almeno 5.000 ore annue). I prezzi dei motori ad alta efficienza sono più elevati a causa della qualità dei componenti: risultano di un 20-25% più elevati per motori di potenze superiori agli 11 kW e di un 30-35% per quelli di potenze fino a 11 kW. Tempi di payback inferiori a 2 anni si ottengono per elevate potenze ed usi intensivi. L'offerta sul mercato europeo di motori ad alto rendimento è scarsa e soffre fra l'altro di una carenza di definizione e standardizzazione delle prestazioni, che comporta Programma Energetico Provinciale pag. 45 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità difficoltà di riconoscimento della qualità del prodotto tramite i valori di targa. Programmi di DSM per tali motori sono stati realizzati solo in USA, ottenendo un consistente afflusso di motori più efficienti sul mercato. I motori a velocità variabile (ASD - adjustable speed drive-) costituiscono invece un grosso potenziale di risparmio in tutte le applicazioni ove è necessario fornire un'operazione meccanica di intensità variabile nel tempo (tipicamente regolare moti di sostanze fluide). La possibilità di regolare l'operazione tramite riduzione o aumento del numero di giri del motore, invece che tramite altre operazioni meccaniche aggiuntive (come ad es. l'uso di valvole), porta a risparmi significativi attestantisi (a seconda delle applicazioni) da un 20% a un 70% con risparmi medi del 40-50%. I motori a velocità variabile sono motori in corrente alternata alimentati da invertitori digitali (alimentazione elettronica) che regolano la tensione di ingresso (modificando pertanto la velocità di rotazione del motore). L'investimento aggiuntivo per l'acquisto di ASD è solitamente elevato. Tuttavia, per applicazioni ove le variazioni in intensità delle operazioni meccaniche siano frequenti e di entità consistente, i tempi di ritorno dell'investimento sono mediamente di 2 anni, con un intervallo di variabilità da pochi mesi a 3 anni. Il mercato europeo offre un'ampia varietà di ASD, per tutte le potenze, ma in particolare per basse e medie potenze (inferiori ai 100 kW). È anche possibile il rimodernamento di motori a velocità fissa già installati, grazie all'aggiunta di alimentatori elettronici, ma esso va considerato con cautela in quanto può talvolta comportare il problema di generazione sulla rete di armoniche indesiderate, maggiore rumorosità del motore, alterazione della resa del motore. Accanto all'efficenza delle tecnologie va tenuta in conto, nel caso delle macchine elettriche, la migliore gestione dell'energia rispetto ai compiti da svolgere: il sovradimensionamento dei motori rispetto ai carichi (come già osservato i motori sono per abitudine sottoutilizzati) e l'alimentazione in corrente continua piuttosto che in alternata (i motori a induzione hanno un'efficienza maggiore dal 2% al 10% al decrescere della potenza del motore) sono due cause di cattiva gestione dell'energia per compiere un medesimo compito. Gli interventi di DSM sui motori elettrici nell'industria potrebbero articolarsi in: • campagna informativa sulle novità tecnologiche (attivata dall'azienda elettrica e possibilmente sviluppata con l'appoggio di uno sportello energia) • collaborazione tra azienda elettrica (e/o sportello energia e/o azienda di consulenza esterna) e industria, per energy audit degli impianti installati e gestione dei carichi. 1.5.3 Condizionamento invernale ed estivo Gli interventi di risparmio corrispondono a quelli già citati nel paragrafo sul terziario, al quale si rimanda. Interventi sul condizionamento degli edifici sono attivabili in seguito a energy-audit e studi di fattibilità di retrofit degli edifici stessi. 1.5.4 Rifasamento elettrico Un intervento che gli utenti industriali dovrebbero realizzare, che non implica di per sé un risparmio energetico, ma comunque una riduzione delle spese e senz'altro una migliore gestione dell'energia elettrica, è quello di rifasare l'impianto elettrico. Abbiamo già nei precedenti paragrafi osservato che diversi apparecchi elettrici presentano carichi induttivi o danno contributo in armoniche che producono sfasamento e/o distorsione della corrente d'ingresso nell'impianto rispetto alla tensione fornita sulla rete dall'azienda elettrica, con relativo mancato sfruttamento della potenza nominale e richiesta di cosiddetta potenza reattiva e “inquinamento” della rete elettrica. In conseguenza all'utente viene addebitata una penalità per energia 42 reattiva (a partire da un valore del fattore di potenza inferiore a 0,9). Il rifasamento può essere condotto sul singolo apparecchio o sull'intero impianto (purché i carichi principali non siano posti a distanze superiori ai 70m dalla cabina di trasformazione/quadro generale di distribuzione) con l'uso di una batteria di condensatori opportunamente dimensionati in base alla potenza assorbita dall'utente e dal valore del fattore di potenza. Il payback-time dell'investimento è inferiore a 1 anno (per un tempo di vita dei condensatori intorno ai 5 anni). 42 Il fattore di potenza tiene conto dello sfasamento tra tensione e corrente. E’ calcolato come coseno dell’angolo di sfasamento tra tensione e corrente. E’ un numero compreso tra 0 e 1. Quanto più il fattore di potenza si discosta dall’unità, tanto più elevato è lo sfasamento. Programma Energetico Provinciale pag. 46 Fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia: strategie di intervento e potenzialità Là dove possibile è comunque opportuno provvedere al rifasamento delle singole apparecchiature e di ciò si deve tener debito conto nelle operazioni di retrofit o nelle nuove installazioni. Interventi sul rifasamento degli impianti degli utenti possono essere senz'altro realizzati dall'azienda elettrica (che può individuare facilmente dalle proprie misurazioni i casi più interessanti), secondo le modalità di finanziamento da parte di terzi (l'azienda elettrica anticipa i costi con recupero sulle bollette successive pagate dall'utente). Programma Energetico Provinciale pag. 47