A PAGINA 2 Catania - anno XXXI - n. 22 - 7 giugno 2015 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 settimanale regionale di attualità GENETICA. LE CELLULE STAMINALI ADULTE “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” Università, crollano gli iscritti e i laureati La crisi economica genera crisi culturale xxxxxxxxx L ’università italiana non invoglia i più i giovani. Lo certificano i dati dell’anagrafe degli studenti pubblicati dal ministero dell’Istruzione e il XVII Rapporto AlmaLaurea. Stando alla prima ricerca, rispetto all’anno accademico 2004/2005 i diplomati che hanno deciso di portare avanti gli studi sono diminuiti del 27,5% su base nazionale. Situazione peggiore poi a livello regionale, con il Sud delle università che perde in maniera vertiginosa immatricolati, iscritti e laureati. In Abruzzo sono il 56% in meno, in Molise il 50,7%, in Basilicata il 49,4% e in Calabria il 43,8%. In dieci anni gli Atenei meridionali hanno perso 45 mila iscritti. È il segno dei tempi, della crisi che non lascia speranze per il futuro e che invoglia i ragazzi a cercare strade alternative ai corsi universitari. Tuttavia qualche segnale di ripresa è fornito dalle università del Centro Italia (+1,58% immatricolati, cioè gli iscritti al primo anno) e da quelle del Nord (+1,25%). Oltre al calo degli iscritti si registra anche il calo dei laureati che sono soltanto 37.616 unità, il dato peggiore dall’anno accademico 2003-04, il 12,72% in meno. In un anno, spiegano i dati, si sono persi iscritti pari a 71.784 studenti. Oltre i dati ci sono le storie di giovani che iniziano un percorso ma che non lo finiscono per diverse ragioni. Motivi economici, in primis, con il costo dello studio diventato insostenibile per le famiglie che preferiscono lasciare i propri figli a casa. Sono giovani che non credono serva studiare e per i quali conseguire una laurea non è più un valore aggiunto. Soprattutto, sono giovani che preferiscono trovare subito un lavoro piuttosto che restare nel ‘pantano’ dell’Università. Questi ed altre variabili sono alla base della crisi che sta investendo l’università italiana. Analisi che è stata confermata anche dal recente XVII Rapporto AlmaLaurea sul Profilo e la Condizione occupazionale dei laureati. “La ricerca testimonia ancora una volta come, dopo l’aumento delle immatricolazioni dal 2000 al 2003 (+19%), dovuto in gran parte all’ingresso robusto nell’università riformata di popolazione in età adulta, negli ultimi anni si è registrato un vistoso calo delle iscrizioni all’università. Dal 2003 (anno del massimo storico di 338 mila) al 2013 (con 270 mila) il calo è stato del 20% ed è l’effetto combinato del calo demografico (il nostro Paese, nel periodo 1984-2013, ha visto contrarsi del 40% – quasi 390 mila unità – la popolazione diciannovenne), della diminuzione degli immatricolati in età più adulta, del deterioramento delle prospettive occupazionali dei laureati, della crescente incidenza di figli di sulla nostra capacità di trasmettere alle nuove generazioni i valori in cui crediamo, capaci di un dialogo che tenga conto della concreta situazione delle persone». Quando è cominciata questa rivoluzione culturale? Il referendum irlandese è stato considerato una “questione civile” che non coincide, però, con la civiltà di un popolo e di una nazione, come qualcuno vorrebbe far intendere, percorrendo la via dei compromessi. George Bergoglio da cardinale a Bue- nos Aires, nel 2010, affermava che la questione non era «una semplice lotta politica», ma le nozze gay rappresenta- ARCHEOGASTRONOMIA ALL’ISTITUTO ALBERGHIERO Maxwell (segue a pag. 2) L’evoluzione naturale si apre alla democrazia l voto irlandese che ha visto trionfare la maggioranza di «sì» in favore del matrimonio omosessuale interroga la Chiesa. Il cardinale Pietro Parolin, «primo ministro» di Papa Francesco, definisce l’esito del risultato referendario irlandese sul matrimonio gay «una sconfitta dell’umanità», mentre altri evidenziano la «rivoluzione culturale» che tale evento caratterizza. Il card. Bagnasco, presidente della Cei, ha dichiarato che questi temi e l’esito del voto irlandese «pone interrogativi a pagina 7 a pagina 9 Il referendum dell’Irlanda interroga la Chiesa sull’efficacia della comunicazione dei valori cristiani I FORUM PROVINCIALE delle ASSOCIAZ. FAMILIARI Al BRANCATI DEBUTTA PIPINO IL BREVE vano «una pretesa distruttiva del piano di Dio» e incoraggiava i laici a battersi per i valori cristiani. Da Papa, con un riferimento alla teoria del gender, applicabile anche alle legislazioni che equiparano il matrimonio tra un uomo e una donna alle unioni omosessuali, ha parlato più volte di «colonizzazioni ideologiche» e nella catechesi delle udienze del mercoledì ha presentato in modo positivo la belGiuseppe Adernò (segue a pag. 2) a pagina 11 2 Prospettive - 7 giugno 2015 sommario al n. 22 PRIMO PIANO Pastorale della famiglia: Risposte al Questionario del Sinodo _______________3 Mons. Oscar Romero beato__4 Indietro nel tempo intervistando Emilio Greco __5 INFORMADIOCESI Notizie in breve ___________6 Corpus Domini: Indicazioni del Vicario Generale _______6 Iniziative della Caritas______6 DIOCESI Presentato il saggio di Palcido Lavenia su S. Barbara _____________7 Guglielmo Policastro nel 60° anniversario della morte_______________8 Belle Fiabe è il titolo dell’ultimo libro di Agata Bonanno _________9 Un saggio di Mons. Giuseppe Sciacca in preparazione al Giubileo_11 750° anniversario della nascita di Dante _____12 Direzione amministrazione e redazione: via Etnea, 8 95121 Catania Redazione e amministrazione: tel. 095 2500220 fax 095 8992039 www.prospettiveonline.it E-mail: [email protected] [email protected] [email protected] Editrice ARCA s.r.l. via Etnea, 8 95121 Catania Iscritta al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) n. 7858 Direttore responsabile Giuseppe Longo Grafica e impaginazione: Vera Cannavò Abbonamenti: ordinario Euro 40,00 ridotto (scuole, associazioni, confraternite, etc.) Euro 30,00 versamento su c/c postale n. 12442935 intestato a: ARCA s.r.l. via San Giuseppe al Duomo 2/4 95124 Catania Pubblicità: a mod. (1 colonna x 41mm). Commerciali Euro 27,11 a mod. 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Alla base di questo processo rigenerativo vi sono popolazioni di cellule di riserva, le cellule staminali (SC), localizzate nei diversi tessuti, il cui numero dipende dalla capacità e necessità generativa di ogni tessuto. Sono cellule immature in grado di moltiplicarsi all’infinito generando sia cellule identiche a se stesse, sia i diversi tipi di cellule differenziate e mature dei tessuti e degli organi in cui si trovano. Ed è proprio grazie a questa doppia attività che le SC del nostro corpo si replicano e si specializzano ogni giorno per sostituire le cellule logorate e permettere all’organismo di sopravvivere. La pelle, ad esempio, si rinnova continuamente grazie alle SC che in essa si annidano; non guariremmo delle ferite né ci difenderemmo dai danni recati alla pelle da radiazioni e sostanze chimiche se non avessimo, in ogni età, le SC che provvedono al ricambio della pelle. Esse salgono dallo strato germinativo (detto anche basale) fino all’epidermide esterna in circa 25 giorni e ricambiano la pelle. E, grazie alla loro accessibilità, le SC della pelle sono state tra le prime staminali ad essere studiate per le applicazioni cliniche. All’inizio dagli anni 70 Howard Green al Massachusetts Institut of Tecnology di Boston scoprì che era possibile coltivare lembi di pelle. In una diecina di anni è stato possibile passare dal laboratorio alle applicazioni cliniche potendo curare le grandi ustioni e i danni cau- N (continua da pag. 1) LA CRISI... immigrati e di una politica del Diritto allo Studio. Numeri alla mano, su 100 giovani di età 25-34 anni, i laureati costituiscono solo il 22%; la media europea a 21 Paesi è pari al 37%, la media OCSE è pari al 39%. Questo ritardo storico nei tassi di scolarizzazione avanzata permane nonostante i miglioramenti registrati dalle nuove (continua da pag. 1) L’EVOLUZIONE... lezza della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e la necessità di sostenerla e proteggerla, puntando a evangelizzare con esempi che attraggono, piuttosto che ripetere condanne. Certo, la «rivoluzione culturale» del referendum irlandese attesta la difficoltà che la Chiesa ha di trasmettere il suo insegnamento anche in Paesi un tempo «cattolicissimi», ma la risposta alla secolarizzazione difficilmente potrà passare attraverso battaglie e sterili contrapposizioni. La lunga “Lettera pastorale” della Conferenza Episcopale Australiana, intitolata: “Non creare confusione sul matrimonio” ribadisce l’importanza del matrimonio tra uomo e donna. Partendo da un principio essenziale: “Il rispetto per tutti”, per ogni essere umano, in quanto creatura di Dio, le persone omosessuali “vanno trattate con rispetto, sensibilità, amore” e “nessuna ingiusta discriminazione, basata su sesso, religione, razza o età” può trovare la Chiesa d’accordo; tuttavia, chiedere di equiparare il matrimonio omosessuale a quello tra uomo e donna “è sbagliato”, perché si tratta di due situazioni diverse. “L’unione tra uomo e donna – infatti – è differente da altri tipi di unione: essa è un’istituzione designata a sostenere persone di sesso opposto nella fedeltà reciproca e nei confronti dei Il segreto della giovinezza sati da incidenti lesivi della pelle, e quindi alla cura di pazienti con danni alla pelle, prima senza rimedio. Oggi, la ricerca è impegnata a migliorare le tecniche di coltura delle SC epidermiche, e si riesce a produrre da un piccolo lembo di pelle anche metri di nuova pelle. Le applicazioni cliniche nella medicina rigenerativa possono essere parecchie, come nelle ulcere diabetiche o piaghe da decubito o ferite di origine traumatica, etc.. Un limite naturale delle SC della pelle come di ogni organo è che esse, anche per fenomeni di epigenetica, sono in grado di trasformarsi soltanto in cellule adulte di quel dato organo. Inoltre, nei mammiferi e quindi nell’uomo, una cellula differenziata come quelle della pelle, in condizioni normali, non si dedifferenzia, non ritorna, cioè, più a essere SC. L’unica eccezione a questa regola sono le cellule tumorali. Così, in questo ultimo decennio, la ricerca scientifica sulle SC dell’epidermide ha preso differenti linee di sviluppo: Una, basandosi sulle modifiche genetiche delle SC, cerca di produrre cellule adatte a curare malattie genetiche della pelle, come la epidermolisi bollosa. Un’altra si è sviluppata dagli esperimenti di Yamanaka e del suo gruppo dell’Università di Kioto. Egli, studiando il fenomeno della pluripotenza delle cellule embrionali di topo, riuscì nel 2006 a identificare quattro geni, a introdurli mediante un retrovirus in cellule epidermiche di topo e riprogrammare l’identità di queste cellule facendole diventare staminali pluripotenti, capaci di comportarsi come autentiche SC embrionali. Tali cellule furono chiamate “cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC)”. Con questo metodo sono stati fatti diventare iPSC circa una dozzina di diversi tipi di cellule adulte. Con questa scoperta Yamanaka ha trasformato sia la biologia delle SC sia la politica e l’etica che riguarda l’uso controverso delle SC embrionali. Per tale scoperta, nel 2012, ottenne il premio Nobel per la Medicina. Tale tecnica si basa sulla trasformazione da una cellula della pelle in una cellula nervosa attraverso la riprogrammazione genetica di una cellula adulta differenziata, spegnendo in essa molti geni che erano accesi e accendendone altri che erano spenti attraverso l’azione di famiglie di geni, detti geni master, generazioni e colloca l’Italia, in termini comparativi, al di sotto della gran parte degli altri Paesi OCSE. Ma riguarda anche i livelli di scolarizzazione inferiore: nel 2013, la quota di popolazione adulta italiana con al più la scuola dell’obbligo era pari al 64%, nettamente al di sopra della media europea (39%) e alla quota tedesca (18%), Paese con il quale si è soliti confrontarsi grazie alla similarità delle rispettive strutture produttive. Infine prendendo come riferimento gli indicatori OCSE si evince che le risorse concrete che vengono destinate in Italia all’Università – si legge nel rapporto – sono di molto inferiori a quelle investite da Spagna, Francia, Germania e Svezia. E in definitiva, un laureato italiano costa il 30% in meno della media europea, metà di un parigrado tedesco. ® figli”. Perciò, “non è una discriminazione” riservare il matrimonio solo a questi, mentre le altre tipologie di unioni non possono essere denominati “matrimonio”, manifestandosi come una forzatura non già di una legge umana, ma delle stesse leggi della natura. I vescovi australiani ribadiscono che, “è ingiusto, molto ingiusto, legittimare la falsa affermazione che non c’è distinzione tra un uomo o una donna, un padre o una madre; è ingiusto ignorare i valori peculiari portati avanti dal vero matrimonio; è ingiusto non riconoscere l’importanza, per i bambini, di avere una mamma ed un papà; è ingiusto cambiare, in retrospettiva, le basi sulle quali si sono sposate le persone in passato”. In questi giorni in Parlamento è in discussione un emendamento al disegno di legge costituzionale giunto alla terza lettura in Senato, al fine di introdurre un referendum d’indirizzo sui temi eticamente sensibili. In grado di strapparli ai logoranti dibattiti tra deputati e senatori e consegnarli alla volontà diretta dei cittadini che in questo modo impegnano le Camere a produrre leggi in linea con l’effettiva volontà della maggioranza degli elettori, “la vera coscienza civile del Paese”. Alla luce anche del clamoroso risultato arrivato dalla cattolicissima Irlanda, dove la maggioranza degli elettori si è dichiarata favorevole ai matrimoni gay con lo storico referendum del 22 mag- gio, l’on. Giuseppe Fioroni ha deciso di rompere gli indugi, annunciando la sua iniziativa: “L’idea è di far presentare da alcuni nostri senatori un emendamento al ddl costituzionale che palazzo Madama si appresta ad esaminare di nuovo dopo che la Camera glielo ha ritrasmesso. Mi sembra la cosa migliore giunti a questo punto: questioni come matrimonio gay, eutanasia, fecondazione, adozioni e tutte le altre innescate dalla medicina più innovativa, sono problemi così intimi che mi pare fuori luogo lasciare alla sola determinazione degli eletti. Meglio far decidere i cittadini attraverso referendum d’indirizzo ai quali il Parlamento dovrà poi adeguarsi, elaborando le relative proposte di legge”. L’dea di sentire i cittadini e tener conto della loro volontà è secondo Fioroni indispensabile davanti al fatto che sui problemi etici differenze di opinioni e lacerazioni si rivelano sempre più marcate: “Anche all’interno delle famiglie“, spiega il parlamentare democratico, “si esprimono posizioni diverse, spesso ci sono tante opinioni quante sono le persone che le compongono”. Che senso ha dunque lasciare la responsabilità delle decisioni alle Camere quando su questi temi i parlamentari rappresentano solo se stessi? Il popolo, i cittadini sono pronti e maturi per decidere un fatto che rivoluziona l’impianto tradizionale della famiglia che hanno il potere di assumere il comando di tutte le operazioni che avvengono nelle cellule. Successivamente, Marius Wernig della Stanford University, in California e Mick Bhatia presso l’Università canadese McMaster usarono una tecnica che supera quella di Shinya Yamanaka a far regredire le cellule adulte allo stato staminale. Essi, partendo da cellule epidermiche, hanno indotto direttamente la formazione di cellule che a loro volta generano nel primo caso neuroni funzionali, nel secondo il sangue. Tali tecniche sono ancora in fase sperimentale, ma l’obiettivo è quello di ottenere neuroni e sangue a partire da cellule della pelle. Così, un giorno, non sarebbero più necessari i trapianti di midollo, si potrebbe produrre sangue artificiale dalle cellule della pelle di ognuno di noi e quindi autologo, e si potrebbero con i nuovi neuroni curare le malattie neurodegenerative. Tale approccio, ovviamente, richiede ulteriori studi per chiarire gli esiti a lungo termine di questo processo di trasformazione, determinando, ad es., se tali cellule diventate neuroni o sangue restino tali per tutta la vita o si portano con loro tracce del proprio passato di cellula differenziata della pelle. Oggi, i mass media impropriamente pubblicano interviste a ricercatori e clinici sulle cellule staminali come la panacea contro tutte le malattie. Nella realtà, se non vi è un protocollo che permetta di ottenere risultati verificabili dalla comunità scientifica, sono trattamenti sperimentali ma non utilizzabili per i pazienti e la loro somministrazione richiede grande cautela, perché si somministrano cellule vive e non semplici farmaci. In Italia, ma soprattutto nell’Est europeo, vi sono centri di produzione di SC. Molti si muovono sul filo della illegalità. Si specula, spesso, sulle disgrazie di famiglie con bambini affetti da gravi malattie genetiche. Filippo Uccellatore italiana. Se questa proposta verrà approvata vien da chiedersi se i cittadini saranno liberi di scegliere o i partiti e le fazioni si renderanno promotori d’indirizzo verso una o l’altra soluzione. Sarà una risposta al voto referendario in libertà di coscienza su senso e valore del matrimonio o magari un’espressione di relativismo che assegna a ciascuno la libertà di agire come crede e non voler compromettere la libertà degli altri? Accettare la degradazione morale come un’evidenza sociologia e la secolarizzazione come un processo irreversibile, non è da cristiani. “È tempo di agire, perché il matrimonio non è semplicemente un’etichetta che può essere attaccata, di volta in volta, su diversi tipi di relazione, secondo la moda del momento”, come affermano i Vescovi australiani. Il matrimonio ha “un significato intrinseco, naturale, antecedente alla legislazione statale” che “riflette il piano di Dio per l’umanità, la crescita personale di ciascuno, dei bambini e della società”. Da qui, l’invito “a tutte le persone di buona volontà a raddoppiare gli sforzi per sostenere il matrimonio” tradizionale, anche grazie alla testimonianza di coppie sposate. La violazione della legge divina e naturale è un peccato sociale, di cui il popolo un giorno dovrà rendere conto a Dio. ® 3 Prospettive - 7 giugno 2015 Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia: Risposte al Questionario del Sinodo fidanzamento” che sono I Promessi sposi di Alessandro Manzoni. Un’opera, secondo il Pontefice, che tutti i ragazzi dovrebbero conoscere e leggere, in quanto “capolavoro dove si racconta la storia dei fidanzati che hanno subito tanto dolore, hanno fatto una strada di tante difficoltà fino ad arrivare alla fine, al matrimonio”. “Bellezza, sofferenza e fedeltà dei fidanzati”, sono i fili da tenere ben tesi ed intrecciarli per rendere ancora più saldo il legame e l’unione dei cuori che con il matrimonio costruisce l’edificio della famiglia. “Il fidanzamento è un percorso di vita che deve maturare come la frutta, è una strada di maturazione nell’amore, fino al momento che diventa matrimonio”. E le “ricette” di Papa Francesco sono appunto: la lettura e lo studio della Bibbia, la preghiera liturgica e “domestica” e la “fraternità con i poveri, e con i bisognosi, che ci provocano alla sobrietà e alla condivisione”. “Ti farò mia sposa, ti farò mio sposo”, promesse d’amore durante il fidanzamento sono orientate ad un futuro, gioiosa ricerca e sorpresa dei doni reciproci verso la tappa che si consegue con il matrimonio e per questo è stato molto gradito ed apprezzato l’augurio del Papa: “Buona strada di fidanzamento!” della quale crescere armoniosamente. Le iniziative a tal riguardo sono ancora molto poche, come pochi sono i movimenti che hanno a cuore la promozione della cultura dell’affido e dell’adozione, mentre è notevole l’impegno delle comunità e dei movimenti cristiani che sopperiscono alle difficoltà e alle esigenze delle famiglie indigenti nel soddisfare i loro bisogni primari. Nella catechesi è poco valorizzata la vocazione alla responsabilità generativa della coppia come espressione intrinseca dell’amore coniugale se non negli incontri di catechesi battesimale, nei corsi di cresima per adulti e in preparazione dei fidanzati al matrimonio, alla cui base vi è l’insegnamento del Magistero della Chiesa riguardo al valore morale dei metodi di regolazione della natalità, all’adozione e all’affido, ove si esprime in modo particolare la fecondità coniugale anche in caso di sterilità. Purtroppo l’incertezza economica e i repentini e destabilizzanti mutamenti sociali contemporanei condizionano fortemente la scelta vocazionale alla paternità/maternità, limitata altresì dal rifiuto a vivere la propria appartenenza a Cristo e alla Chiesa anche attraverso l’apertura alla vita e la prossimità verso il più bisognoso. Si avverte, pertanto, l’urgenza di valorizzare momenti di ascolto attraverso una formazione mirata e approfondita dell’argomento e la testimonianza durante gli incontri per i fidanzati che si preparano al matrimonio. All’interno della Chiesa, purtroppo, si avverte la mancanza di coppie preparate che possano soddisfare gli interrogativi dei lontani per accompagnarli responsabilmente in un cammino di sincera conversione. Anche se si considerano i figli come un dono della Provvidenza di Dio alla famiglia, nella quotidianità, purtroppo, non si riconosce la presenza costante dell’azione della grazia divina nel vissuto umano, non si possiede una fede coraggiosa e forte che sappia valorizzare il prezioso dono della vita. È giunto il momento in cui bisogna interrogarsi sulla propria disponibilità ad accompagnare i fratelli bisognosi. Nella nostra diocesi si registra una sensibilità particolare verso le ragazze-madri, le cui famiglie si fanno carico amorevolmente di accompagnare i figli che vivono tale situazione di disagio, compensando ogni mancanza e contrastando in tal modo la cultura dell’aborto. Oggi più che mai la famiglia è chiamata a educare e formare nei figli la cultura della vita attraverso l’educazione all’amore, all’affettività, alla sessualità, facendo sì che i genitori recuperino il loro insostituibile ruolo sull’uso di strumenti contraccettivi, recepiti erroneamente dalle giovani generazioni come metodi contro la fertilità. L’ascolto, l’accoglienza e l’operatività diventano possibili solo a condizione di fare il “vuoto” dentro di sé per poterlo riempire con l’unicità e l’irripetibilità di chi ci sta accanto e ci chiede aiuto, valorizzando la vita come risposta concreta al sacrificio di Cristo sulla croce per la salvezza dell’umanità. Il condottiero Giuseppe e Mariella Magrì Accogliere e promuovere IL DONO DELLA VITA l gravissimo dovere di trasmettere la vita umana, per il quale gli sposi sono liberi e responsabili collaboratori di Dio creatore, è sempre stato per essi fonte di grandi gioie, le quali, tuttavia, sono talvolta accompagnate da non poche difficoltà e angustie. In tutti i tempi l’adempimento di questo dovere ha posto alla coscienza dei coniugi seri problemi, ma col recente evolversi della società, si sono prodotti mutamenti tali da far sorgere nuove questioni, che la Chiesa non può ignorare, trattandosi di materia che tanto da vicino tocca la vita e la felicità degli uomini”. Questo l’incipit della Humanae Vitae, l’ultima enciclica pubblicata dal Beato Papa Paolo VI il 25 luglio del 1968 che, ancora oggi, interpella la coscienza del cristiano. Sono trascorsi quasi cinquant’anni da allora e la Chiesa s’interroga sui passi compiuti fin qui per annunciare e promuovere efficacemente l’apertura alla vita e la bellezza della dignità umana del diventare madre e padre, sulla possibilità di promuovere il dialogo con la “I scienza e le tecnologie biomediche nel rispetto dell’ecologia umana del generare. L’apertura alla vita dell’uomo e della donna è oggi più che mai inficiata dalla pretesa dell’uomo di sostituirsi a Dio nella volontà procreatrice. Riguardo alla procreazione e alla genitorialità si registra un’apertura limitata solo a quella biologica e non all’opportunità di “abbracciare” bambini abbandonati al loro destino attraverso l’adozione e l’affido. Ci si accorge come nell’arco di questi cinquant’anni le famiglie e le coppie non siano state accompagnate verso la conoscenza e l’approfondimento dei documenti post-conciliari, come la Humanae Vitae e la Gaudium et Spes, che rappresentano l’attenzione e la sensibilità della Chiesa verso il dono divino della procreazione della coppia e la guida indispensabile per creare una coscienza sensibile, protesa verso una procreazione responsabile. Molti coniugi, insegnanti dei metodi naturali, sottolineano l’ecologia di tali procedimenti proprio perché non si avvalgono di strumenti, permettono una più approfondita conoscenza del proprio corpo e dei ritmi naturali che lo governano e soprattutto consentono l’espressione di tutte le facoltà umane: libertà, responsabilità della coppia, interpellata antropologicamente ad interrogare il proprio corpo. Da più parti ci si chiede come la comunità cristiana offre solidarietà e sussidiarietà attraverso strumenti e strutture per inco- raggiare una paternità/maternità generosa, come incoraggia all’affido e all’adozione, segni altissimi di generosità feconda di fronte alla ritrosia di molte famiglie nell’accogliere la bellezza della novità dell’incontro con creature che, nonostante abbiano un’origine biologicamente diversa, hanno pur sempre bisogno di una famiglia all’interno Papa Francesco nell’udienza esorta i fidanzati a non bruciare le tappe “Bellezza, sofferenza e fedeltà dei fidanzati”, sono i fili da tenere ben tesi ed intrecciarli per rendere ancora più saldo il legame e l’unione dei cuori che con il matrimonio costruisce l’edificio della famiglia ell’udienza generale del mercoledì, Papa Francesco parla del fidanzamento, invitando a viverlo come “cammino” graduale di preparazione al matrimonio, senza cedere alla logica del “tutto e subito” andando controcorrente alla prassi ordinaria di “bruciare le tappe”. La cellula fondamentale della società nasce e si sviluppa nel suo habitat e secondo le indicazioni biologiche della natura umana, un uomo ed una donna che si incontrano, si scelgono e decidono di condividere l’avventura della vita nel reciproco amore che diventa “legame” scelto nella libertà e senza interruzioni. Nel dialogo tra la chiesa e la modernità Papa Francesco ribadisce alcuni con- N Un cammino non sempre facile cetti che meritano la sottolineatura e la riproposizione didascalica, capace di produrre reale apprendimento e quindi modifica dei comportamenti e del modo di pensare, di sentire e di agire. “Non c’è il matrimonio express”, dice Papa Bergoglio, “bisogna lavorare sull’amore, bisogna camminare”. L’alleanza d’amore tra un uomo e una donna si può definire “un’alleanza artigianale”, che scaturisce quasi in “un miracolo della libertà e del cuore, affidato alla fede”. Nel dare ordine alle “coordinate sentimentali” che spesso deragliano, andando fuori strada, Papa Francesco afferma che “chi pretende di volere tutto e subito”, consumando l’amore come una specie di ‘integratore’ del benessere psico-fisico alla prima occasione di cedimento, non trova la forza di lottare e di rinsaldare il legame che si sostanzia di fiducia e la fedeltà del dono di sé. Il fidanzamento mette a fuoco la volontà di custodire insieme qualcosa che mai dovrà essere comprato o venduto, tradito o abbandonato, per quanto allettante possa essere l’offerta. La “distinzione tra l’essere fidanzati e l’essere sposi”, ripropone il tema della castità prematrimoniale prevista dalla morale cattolica. Un aspetto che la Chiesa da sempre ha custodito “in vista della delicatezza e della profondità di questa verifica”. L’alleanza d’amore tra l’uomo e la donna, alleanza per la vita, non si improvvisa, non si fa da un giorno all’altro, ma si impara e si affina gradualmente. Le statistiche percentuali indicano come l’80% dei corsi di preparazione al matrimonio è composto da coppie conviventi, magari con figli. Ecco perché il fidanzamento merita di essere rivalutato come tempo di conoscenza reciproca e di condivisione di un progetto. Il cammino di preparazione al matrimonio va impostato in questa prospettiva, avvalendosi anche della testimonianza semplice ma intensa di coniugi cristiani. E certamente positiva l’esperienza dei “corsi di preparazione al matrimonio” ben strutturati e svolti con responsabile impegno, così da consentire una riflessione attenta e non banale sull’esperienza che si intraprende. Ai fidanzati italiani, in particolare, oltre alla Sacra Scrittura, il Papa raccomanda la lettura di “un capolavoro sul 4 Prospettive - 7 giugno 2015 PRIMOPIANO Mons. Oscar Romero beato Martire in odio alla fede l 23 maggio u. s a San Salvador, capitale del piccolo stato di El Salvador nell’America Centrale, di fronte a una folla di 300mila persone è stato beatificato Mons. Óscar Romero, arcivescovo di San Salvador, 35 anni dopo il suo assassinio da parte dei paramilitari al servizio del regime. Personalmente l’ho conosciuto a Roma in Piazza San Pietro nel novembre del 1962, in occasione del Concilio Vaticano II. Eravamo entrambi segretari dei nostri vescovi, io di Mons. Clemente Gaddi, vescovo di Nicosia, e lui di Mons. Miguel Angel Machado, vescovo di San Miguel. Pochi mesi dopo il trasferimento di Mons Gaddi alla sede arcivescovile di Siracusa, come coadiutore con diritto a successione di Mons. Ettore Baranzini, fui nominato segretario di Mons. Costantino Trapani, nuovo vescovo di Nicosia. Lasciai la sede di Viale S. Gregorio e andai ad abitare in Viale Marconi, dove mi fu assegnata una stanza accanto a quella di Mons. Romero. Fu una grande gioia per entrambi e iniziò la nostra collaborazione. Per prima cosa notammo la grande povertà dei Vescovi latino-americani ivi alloggiati. Molti di essi erano venuti a Roma per il Concilio, sicuri che sarebbe durato pochi giorni perché si riteneva, essendo i documenti stati preparati in precedenza dalle varie Congregazioni vaticane, avrebbero solo dovuto firmarli e non avevano portato alcun ricambio di biancheria. Poiché, erano poverissimi e non avevano la possibilità di procurarsela, insieme facemmo una raccolta presso altri Padri Conciliari per dare loro la possibilità di cambiarsi. In secondo luogo, poiché molti di essi non conoscevano il latino, la lingua ufficiale del Concilio, li aiutammo a redigere i modi (gli emendamenti) da apportare ai nuovi documenti redatti ex novo dai Padri conciliari. Terminate le Sessioni nel 1965 ci separammo. In seguito ci scambiammo qualche cartolina di auguri in occasione delle feste e alcune telegrafiche comunicazioni nel 1968, quando egli diventò collaboratore principale di Luis Chávez y González, uno dei protagonisti della Seconda conferenza dell’episcopato latinoamericano a Medellín, quando fu nominato vescovo ausiliare di San Salvador il 25 aprile 1970 e quando venne nominato vescovo di Santiago de Maria, il 15 ottobre 1974. L’ho rincontrato, inaspettatamente, nel settembre del 1979, durante un viaggio in Terra Santa, in un albergo di Amman, in Giordania, e tre giorni dopo a Betlemme nella grotta dei pastori. Lo trovai molto provato e triste. Mi confidò dell’incomprensione di Giovanni Paolo II per la teologia della Liberazione, scambiata erroneamente in Vaticano come adesione alla dottrina marxista, e mi disse che, dopo la presa di posizione di Giovanni Paolo II, nel suo viaggio pastorale in Messico nel gennaio del 1979: «La pastorale è bloccata, noi Vescovi non sappiamo più come parlare ai tanti poveri». Riporto alcune notizie della sua vita riferitemi da lui stesso. I Mons. Romero era nato Óscar Arnulfo Romero y Galdámez in una famiglia di umili origini, il 15 agosto 1917 a Ciudad Barrios, un piccolo comune del dipartimento di San Miguel. A dodici anni lasciò la scuola e lavorò come apprendista presso un falegname. L’anno successivo,1930, entrò nel seminario minore di San Miguel, retto dai padri claretiani. Tuttavia dopo sei anni, viste le difficoltà economiche in cui versava la famiglia, lasciò gli studi e lavorò qualche mese nelle miniere d’oro di Potosì, per cinquanta centesimi al giorno. Nel 1937, ventenne, entrò nel seminario maggiore di San José de la Montana a San Salvador, retto dai gesuiti, i quali, notando la sua predisposizione agli studi, lo mandarono a Roma, dove frequentò la Pontificia Università Gregoriana. Si licenziò in Teologia un anno dopo avere ricevuto l’ordinazione sacerdotale, il 4 aprile 1942. Rientrato in El Salvador, si dedicò all’attività pastorale e svolse per qualche tempo il suo ministero come parroco. In seguito divenne segretario di Mons. Miguel Angel Machado, vescovo di San Miguel. Il 25 aprile 1970 fu nominato vescovo ausiliare di San Salvador e ricevette l’ordinazione episcopale il 21 giugno successivo dall’arcivescovo Girolamo Prigione, nunzio apostolico in El Salvador. Il 15 ottobre 1974 venne nominato vescovo di Santiago de María, uno dei territori più poveri della nazione. Il contatto con la vita reale della popolazione, stremata dalla povertà e oppressa dalla feroce repressione militare, provocò in lui un profondo cambiamento nelle scelte pastorali, anche grazie all’influenza del gesuita John Sobrino, esponente di punta della teologia della liberazione, secondo la quale la salvezza cristiana incluse “una liberazione integrale” dell’uomo, anche economica, politica, e sociale, come segni visibili della dignità umana. La situazione attuale, si sosteneva, contraddice il disegno divino e la povertà è “un peccato sociale”. L’intero episcopato doveva assumersi il compito di essere al fianco delle lotte di liberazione del popolo. La liberazione, conseguenza della presa di coscienza della realtà socioeconomica latino-americana, era iniziata nel 1968 nella riunione del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM) di Medellín (Colombia). Fu successivamente Il contatto con la vita reale della popolazione, stremata dalla povertà e oppressa dalla feroce repressione militare, provocò in Mons. Romero un profondo cambiamento nelle scelte pastorali, anche grazie all’influenza del gesuita John Sobrino, le quali non sempre furono condivise dalla Santa Sede concordata a Puebla nel 1979, nella quale, molti vescovi brasiliani e latino-americani si pronunziarono per la «Scelta preferenziale dei poveri», il cosiddetto «Patto delle catacombe». Giovanni Paolo II, non condivise quelle scelte che erano state criticate da molti Vescovi e in uno dei suoi viaggi apostolici in Messico nel 1979 dichiarò che «la concezione di Cristo come politico, rivoluzionario, come il sovversivo di Nazareth, non si compagina con la catechesi della Chiesa». I fatti di sangue, sempre più frequenti, che colpivano persone e collaboratori a lui cari, lo spinsero alla denuncia delle situazioni di violenza che riempivano il Paese. La nomina ad arcivescovo di San Salvador, il 3 febbraio 1977, lo trovò pienamente schierato dalla parte dei poveri, in aperto contrasto con quanti lo sostenevano e volevano vedere in lui un difensore dello status quo politico ed economico. Romero rifiutò l’offerta della costruzione di un palazzo vescovile, scegliendo una piccola stanza nella sagrestia della cappella dell’Ospedale della Divina Provvidenza, dove erano ricoverati i malati terminali di cancro. La morte di padre Rutilio Grande, gesuita, suo amico e collaboratore, assassinato assieme a due catecumeni un mese dopo il suo ingresso in diocesi, divenne l’evento che lo portò alla sua azione di denuncia profetica. La Chiesa salvadoregna dovette pagare un pesante tributo di sangue. L’esercito, guidato dal partito al potere, arrivò a profanare e occupare le chiese, come ad Aguilares, dove vennero trucidati non meno di 200 fedeli. Mons. Romero, indignato gridò all’esercito e alla polizia: “Vi supplico, vi prego, vi ordino in nome di Dio: cessate la repressione!”. Il 23 marzo 1980, l’arcivescovo invitò apertamente gli ufficiali e tutte le forze armate a non eseguire gli ordini, se questi erano contrari alla morale umana. Disse: «Io vorrei fare un appello particolare agli uomini dell’Esercito e in concreto alla base della Guardia Nazionale, della Polizia, delle caserme: “Fratelli, appartenete al nostro stesso popolo, uccidete i vostri stessi fratelli contadini; ma rispetto a un ordine di uccidere dato da un uomo deve prevalere la legge di Dio che dice “Non uccidere”. Nessun soldato è tenuto ad obbedire ad un ordine contrario alla Legge di Dio. Vi supplico, vi chiedo, vi ordino in nome di Dio: “Cessi la repressione!”». Il giorno dopo, mentre stava celebrando la messa nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza, fu ucciso da un sicario degli squadroni della morte, su mandato di Roberto D’Aubuisson, leader del partito nazionalista conservatore. L’assassino sparò un solo colpo che recise la vena giugulare, mentre Romero elevava l’ostia alla consacrazione. Morì alle 18,26 di lunedì 24 marzo 1980. Il processo di beatificazione è stato lento e complicato. La stessa Chiesa cattolica è stata a lungo divisa su come interpretare il suo messaggio. Alcuni lo considerano un difensore della popolazione locale contro l’oppressione di una dittatura militare, mentre secondo altri fu un sacerdote che ha avuto troppo a che fare con la politica, arrivando ad appoggiare ideali marxisti e rivoluzionari. La sua causa di beatificazione, rimasta ferma per più di vent’anni, fu sbloccata dall’intervento di papa Benedetto XVI il 20 dicembre 2012, e in seguito da papa Francesco, che ne desiderava una rapida conclusione, in quanto sulla base delle testimonianza del capitano di polizia Alvaro Rafel Saravia, l’unica persona condannata per il suo omicidio, Romero era stato assassinato in odio alla fede. Questa decisione fu comunicata personalmente dal papa al postulatore della causa, Mons. Vincenzo Paglia, che in un incontro privato aveva auspicato la contemporanea beatificazione di Romero e di Pino Puglisi, il sacerdote ucciso a Palermo dalla mafia. Papa Francesco, con decreto del 3 febbraio 2015, ha infine riconosciuto il martirio in odium fidei di monsignor Romero, che è stato elevato alla gloria degli altari, come beato, in una solenne celebrazione in San Salvador, il 23 maggio 2015. Mons. Luigi Chiovetta 5 Prospettive - 7 giugno 2015 PRIMOPIANO l’intervista Indietro nel tempo intervistando Emilio Greco Gioire nel modellare e plasmare l’idea resentare un vernissage e raccontare l’anima degli artisti attraverso le loro opere è come fare un viaggio nell’interiorità di chi ha realizzato un manufatto d’arte. È l’esperienza che ho vissuto qualche giorno fa a Catania, al Museo “Emilio Greco”, dove espongono le loro tele per la durata di otto giorni le pittrici Nelly d’Urso e Giuseppina Martinez. Curatore e organizzatore della mostra Fortunato Orazio Signorello, giornalista e presidente dell’Accademia Federiciana. E adesso, amabili lettori, vi devo confessare quello che ho vissuto in quella contingenza, in quegli ambienti del Palazzo Gravina Cruyllas che da anni con gloria recano il nome del geniale scultore catanese. Avevo terminato di esporre il mio discorso esplicativo sulle tele ivi esposte, quando, non volendomi coinvolgere nella folla, mi ero isolata per sentire nei silenzi della materia artistica il suono dello spirito. E in quel momento si avvicina alla mia persona, un uomo di circa quarant’anni che mi invita a visitare il Museo e i disegni, le acqueforti e le incisioni ivi esposti. Il suo sorriso è affabile e m’ispira fiducia. Sento che a questo personaggio a me sconosciuto potrei confidare il mio vissuto, le mie P gioie e le mie preoccupazioni. A passi lenti s’incammina per quei corridoi ed è come se in ogni suo movimento fosse condensata una formidabile esperienza di vita. <<Mi chiamo Emilio e questa città mi ha dato i natali. Le mie origini sono umili, la mia famiglia ha vissuto una dimensione di povertà economica e di forti disagi ma nella dignità. Ricordo che mio padre si ammalò quando io avevo tredici anni e fu in quel periodo che dovetti lasciare la scuola; a casa mia mancava il necessario per vivere e allora per provvedere alle esigenze legate alla sopravvivenza alimentare, eravamo in otto tra genitori, figli e una vecchia zia, m’impiegai nella bottega di uno scultore che fabbricava statue per il cimitero della città. Imparai molto presto così l’arte dello sbozzare il marmo e il mio lavoro sovente continuava fino a tarda ora, esprimendosi nel modellare anche la creta per realizzare opere ispirate all’arte greca e romana>>. Mi perdoni, signor Emilio, quindi lei è uno scultore e i primi rudimenti dell’arte li ha appresi e messi in atto realizzando monumenti funerari? <<Proprio così, gentile signora, in quel periodo scolpii una certa quantità di angeli, di meste figure ploranti e una Vittoria alata per un monumento ai caduti. Trascorrevo tantissime ore in bottega e i proventi del mio sudato lavoro erano minimi rispetto alla quantità dell’opera svolta, così per fruire di un reddito migliore mi presentai agli esami d’idoneità all’Accademia di Palermo con lo scopo di acquisire un pezzo di carta che mi consentisse di intraprendere il servizio militare come ufficiale. E così dopo un servizio regolare di diciotto mesi, mi trovai arruolato nella campagna d’Africa e poi d’Albania. Le lascio immaginare le insostenibili condizioni di sopravvivenza che dovetti affrontare: una minestra calda e i ritratti fatti ai soldati per sbarcare il lunario. Gli americani mi trovarono pelle e ossa.... >> Lei parla di episodi della storia relativi alla seconda guerra mondiale? Eppure lei mi sembra molto giovane d’aspetto fisico! Dimostra quarant’anni! <<La nostra dimensione non ha tempo, noi artisti viviamo per sempre nelle nostre opere, non moriamo mai!>> La prego, non intendo interromperla, mi parli ancora di lei! <<Lusingato, mia cara! Intanto avevo raccolto un numero sufficiente di lavori di opere grafiche per fare un’esposizione al Circolo di Catania e una al Teatro Massimo di Palermo dove ho trovato come acquirenti dei miei disegni l’editore Priulla. Poi approdo a Parigi dove dipingo stoffe e disegno gioielli e infine riesco a ottenere uno spazio a Roma dove posso realizzare sculture di grandi dimensioni. Progredisce così la mia fama di scultore e le mie opere si cominciano a trovare nei circuiti espositivi italiani francesi e tedeschi>>. Ha mai pensato di trasmettere per esempio al mondo della scuola la sua esperienza artistica? <<Certo, sono stato assistente dello scultore Quirino Ruggeri al Liceo Artistico di Roma e poi nel 1955 ho ottenuto la cattedra di scultura all’Accademia di Napoli, e intanto i miei lavori erano richiesti a Londra, Lisbona, New York e Tokio, mentre in Italia accumulavo onorificenze e premi>>. Cosa pensa delle sue opere d’arte? <<Non mi sono mai affezionato ai miei lavori, ho solo gioito nel momento creativo, mentre modellavo e plasmavo l’idea, poi sono stato sempre un severo critico di me stesso!>>. Mi può citare qualche opera da lei realizzata? <<Vai a Collodi figliola, e guarda il monumento a Pinocchio, poi passa da Orvieto, troverai ventisei sculture, sessanta disegni e poi medaglie e bassorilievi in un museo che porta il mio nome, oltre le porte di bronzo del Duomo... e poi non ti dico altro... mi hai spinto a parlare troppo di me....! Detto questo, mi fece un affettuoso cenno di saluto con la mano e scomparve. Quella sera, curiosa mi collegai tramite internet col parco di Collodi e col Museo di Orvieto. Campeggiava un nome, Emilio Greco. Rimasi senza parole. Stefania Bonifacio Chiesa Arciconfraternita Santa Maria Odigitria dei Siciliani in Urbe a sera del martedì dopo Pentescoste, 26 maggio, nella storica chiesa romana della Venerabile Arciconfraternita Santa Maria Odigitria dei Siciliani, di via del Tritone 82, è stata solennemente celebrata la solennità patronale. A presiedere la concelebrazione eucaristica è stato il cardinale titolare, S.E. Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo e Presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, con l’Arcivescovo emerito di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela e ordinario militare-castrense emerito per l’Italia mons. Giovanni Marra, il Vescovo ausiliare di Roma est mons. Giuseppe Marciante, originario dell’arcidiocesi di Catania, il direttore della Libreria Editrice Vaticana, prof. don Giuseppe Costa, sacerdote salesiano già responsabile dell’Oratorio catanese San Filippo Neri, il primicerio mons. Giuseppe Mario Blanda e tanti altri sacerdoti delle diocesi di Sicilia, compresa l’eparchia di Piana degli Albanesi, residenti o dimoranti per motivi di lavoro o di studio a Roma. A rappresentare le confraternite siciliane è stato presente il dirigente, il confrate ing. Vincenzo Musumarra, governatore delle confraternite catanesi San Cristoforo in Santa Rosalia alle Sciare e Maria Santissima del Carmelo. Tanti altri illustri laici hanno partecipato alla liturgia eucaristica in onore della Patrona del popolo siciliano sparso nel mondo, tra cui il priore Andrea Judica e la priora Carmelina Chiara Canta in Rizza, l’avv. Giuseppe Azzaro, già deputato sottosegretario catanese, la priora emerita signora Marinella Mattarella, sorella maggiore del presidente della L Devozioni dal sapore isolano Repubblica. A cura del comitato organizzativo (Nicola Maria Busardò, Carmelina Chiara Canta in Rizza, Giorgio Della Longa, Vincenzo Giaccoto, Andrea Iudica, Claudio Rossi, Alfonso Sapia) è seguita l’inaugurazione della sala attigua alla chiesa, intitolata alla memoria del senatore e generale di Corpo d’Armata dott. cav. Umberto Capuzzo, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Capo di Stato maggiore dell’Esercito, giornalista e pubblicista, per 13 anni indimenticato priore dell’arciconfraternita, d’origine siciliana, ammesso allo storico sodalizio laicale siculo l’11 novembre del 1981 insieme con la moglie Evelina De Lillis, su invito del prorettore mons. Lo Giudice, quando era primicerio l’arcivescovo mons. Antonio M. Travia. Negli anni del suo priorato (1995-2008) è stato fondato il Centro per lo studio della storia e della cultura in Sicilia “Mons. A. Travia” presso la Facoltà teologica del- la Sicilia. Da priore emerito il gen. Capuzzo assieme alla consorte ha creato le condizioni concrete, con lasciti e donazioni, affinché la chiesa potesse essere restaurata con i lavori che oggi la rendono maggiormente fruibile e più bella. I costi del restauro del Crocifisso di cartapesta che si custodisce in chiesa e realizzato da un plastificatore dell’Italia centrale nella prima metà del Settecento, invece, sono stati sostenuti dal sig. Alessandro Pagano. In occasione dell “inaugurazione l’armonia della sala Capuzzo”, scrive l’attuale priora, “è esaltata dalla bellezza della vetrata artistica che rappresenta le meraviglie della Sicilia con simboli della natura che richiamano l’Isola”. Autore della progettazione artistica, realizzata da Lamberts di Waldsassen, della Derix Glasstudios, Taunusstein (Germania) è l’architetto Nicola Busardò, mentre il progettista e coordinatore dei lavori è stato l’arch. Giorgio Della Longa. La bellezza della sala -dove sono esposti le immagini delle sante e dei santi siciliani, Rosalia, Agata, Lucia, i papi Agatone e Leone II e il patriarca di Costantinopoli Metodio Siculo- è stata completata dal nuovo pavimento realizzato con mattonelle ceramiche della tradizione artigiana di Santo Stefano di Camastra (ditta Fratelli Fratantoni), dono dell’eminentissimo Romeo. Il legame con la Chiesa di Sicilia è rappresentato dallo stemma cardinalizio, posto al centro del pavi- mento, con il motto “Caritas omnia sustinet”, tratto dalla I Lettera di S. Paolo apostolo ai Corinti (13,7), e costituente una delle tre “C”, insieme a Culto e Cultura, che esprimono le basi operative del mondo confraternale e, pertanto, a maggior ragione dei sodali siculo-romani della Santa Madre di Dio Odigitria. A.B. 6 Prospettive - 7 giugno 2015 Notizie in breve dall’8 al 14 giugno Dall’Agenda dell’Arcivescovo Lunedì 8 – Giovedì 11 • Torino: guida un pellegrinaggio diocesano in visita alla Santa Sindone. Venerdì 12 • Ore 10.00 Mascalucia, PIME: incontra i sacerdoti in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Santificazione sacerdotale. • Ore 19.00 Piano Tavola, parrocchia S. Cuore di Gesù: celebra la S. Messa. Sabato 13 • Ore 11.00 Gravina, parrocchia S. Antonio di Padova: celebra il Pontificale in occasione della Festa patronale. • Ore 17.00 Belpasso, Villaggio del Pino: celebra la S. Messa. Domenica 14 • Ore 18.30 Catania, parrocchia Spirito Santo: celebra la S. Messa. Circolo Cittadino S. Agata dona 590 euro alla Caritas Rinsaldata la collaborazione al volontariato con il Circolo Cittadino S. Agata. I soci hanno donato alla Caritas Diocesana 590 euro. 500 euro ricavati dalla vendita dei biglietti per il sorteggio di 5 quadri realizzati nell’estemporanea di pittura per la Festa di Sant’Agata e 90 euro dalla vendita dei ramoscelli d’ulivo sul sagrato della Basilica Collegiata per la Domenica delle Palme. All’incontro per la consegna della somma raccolta hanno partecipato, mons. Barbaro Scionti, delegato arcivescovile per la Basilica Cattedrale e Amministratore Parrocchiale della Basilica Collegiata S. Maria dell’Elemosina, don Piero Galvano, Direttore Caritas, Salvo Pappalardo, operatore Caritas, e il Commissario arcivescovile del Circolo, Rosario Rizza e numerosi soci. Il ricavato delle due raccolte sarà destinato per i lavori di ristrutturazione dei nuovi locali della mensa dell’Help Center consegnati dal Comune di Catania lo scorso 16 maggio. Nelle prossime settimane si attendono le dovute autorizzazioni comunali per dare inizio ai lavori. Tra i prossimi impegni in programma con il Circolo agatino ci sarà l’avvio di un ‘Gruppo Caritas’ composto dai soci che vorranno svolgere volontariato alla mensa dell’Help Center. Un gesto concreto di solidarietà che esprime vici- nanza verso i bisognosi della Città sull’esempio del loro fondatore, il Beato Cardinale Dusmet. IL VICARIO Carissimi, la solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo, nel fluire del tempo, è un momento di grande gioia, per tutta la comunità ecclesiale, perché nell’Eucarestia celebriamo il pegno della gloria futura, assaporandone il gusto, la forza e la dolcezza nel nostro pellegrinaggio terreno. L’anno della Vita Consacrata, la recente giornata di preghiera per le vocazioni, ci suggeriscono per quest’anno il tema: “Vocazioni e Santità: toccati dalla Bellezza”. Il programma sarà il seguente: Ore 18.00 Nella Basilica Cattedrale Concelebrazione Eucaristica, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina. A seguire processione Eucaristica lungo Via Etnea. Conclusione in piazza Stesicoro con la Solenne Benedizione Eucaristica. In Cattedrale ogni gruppo prenderà posto secondo le indicazioni del parroco, Mons. Barbaro Scionti. Fiducioso nella partecipazione di tutti porgo fraterni saluti Sac. Salvatore Genchi Vicario Generale N.B.: Per favorire la partecipazione dei fedeli non siano celebrate SS. Messe Vespertine nelle altre chiese e parrocchie. ® 7 Prospettive - 7 giugno 2015 Forum Provinciale delle Associazioni Familiari La Famiglia, il Genoma che fa vivere la Società l titolo del presente articolo riprende quello di un saggio del prof. Pierpaolo Donati, eminente sociologo e filosofo contemporaneo. Nel testo di Donati la famiglia viene vista come un “soggetto sociale”. Sabato scorso, 23 maggio 2015, presso l’Aula consiliare del comune di Trecastagni, si è tenuto il primo incontro, dei tre previsti, del Corso formativo organizzato dal Forum delle associazioni familiari della provincia di Catania, durante il quale ha relazionato il professore di Filosofia don Piero Sapienza, direttore della Scuola di Formazione all’impegno sociale e politico dell’Arcidiocesi di Catania, nonché Direttore della Pastorale al lavoro (CT). Erano presenti il sindaco di Trecastagni, Giovanni Barbagallo, il presidente del Forum provinciale, prof.ssa Drago Tiziana, vari esponenti di associazioni o movimenti che lavorano in maniera diretta o indiretta per la “famiglia”, nonché la coppia Amantia, responsabile per la Pastorale della famiglia di Catania. Don Piero ha, quindi, affrontato l’argomento analizzandolo a partire dal capitolo V del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, cominciando con l’affermare che la famiglia non è semplicemente “il luogo degli affetti”, come oggi la si definisce anche a livello europeo, ma è soprattutto un fatto sociale, con naturale finalità procreativa, per tutti, non solo per i credenti! Il matrimonio nasce da un atto umano e il consenso espresso diventa dono reciproco, ma anche fatto pubblico: riconoscere il matrimonio come fatto naturale ci richiama a Dio. I mutamenti di ordine contingente ci sono e ci saranno sempre, ma il dato naturale non può essere stravolto. La famiglia, quindi, è un “dato antropologico naturale”(Levi Strauss). Don Piero, proseguendo, ha affermato che la famiglia è il “luogo dell’umanizzazione”, dove si cresce, per l’appunto, nell’umanità. Senza famiglie forti anche i popoli si indeboliscono! La famiglia è la prima società naturale, titolare di diritti, quindi è prima rispetto alla società e prima rispetto allo Stato. È lo Stato che deve riconoscere i diritti delle famiglie, conoscerli e tutelarli. La Costituzione europea dice che la famiglia è un diritto privato. Nella Costituzione italiana, invece, preesiste. Una legge fatta da un governo non può essere una norma che viola i “diritti naturali”, è come se uno stato promulgasse una legge a favore dell’omicidio! Da quanto esposto, diventa facilmente I intuibile come, ad esempio, il registro delle unioni di fatto presupponga una visione individualistica dell’unione. Così, riprendendo le parole di Papa Francesco in Evangeli Gaudium al cap. V: “La rimozione della differen- za è il problema, non la soluzione”. Infine, è stato richiamato il concetto di “sussidiarietà” analizzato da Pio X nell’enciclica Quadregesimo anno. Esso afferma, sostanzialmente, che il perseguimento dell’interesse generale non è di esclusiva competenza delle istituzioni pubbliche, ma riguarda anche l’azione dei cittadini, singoli e associati. Lo Stato non deve più riconoscere questa sfera di autonomia e le realtà organizzative che nascono dal- l’iniziativa dei cittadini, perché si legittimano da sole, ma le aiuta ad esprimersi, non sostituendosi ad esse. La sussidiarietà, inoltre, sta alla solidarietà, come la canna da pesca sta al pesce. Ovvero, bisogna adoperarsi affinché le famiglie disagiate vengano sostenute nei momenti di difficoltà (solidarietà-pesce), con la finalità di poterle mettere in condizione di poter proseguire da sole (sussidiarietà-canna da pesca), evitando ogni forma di dipendenza. Cogliamo l’occasione per ringraziare il relatore per la ricchezza della sua esposizione e restiamo in attesa degli incontri successivi, previsti per il 13 giugno (relatrice Gianna Savaris, vicepresidente Forum nazionale) e per il 5 settembre (relatore prof. Giuseppe Butturini, presidente nazionale di ANFN), che avranno finalità propedeutiche ad un’azione concreta a salvaguardia della “famiglia”. Tiziana Drago Stivala Presentato a Paternò il saggio di Palcido Lavenia su S. Barbara Donna che suscita una straordinaria passione popolare l saggio Santa Barbara nella tradizione cristiana, nel mondo, nella memoria cittadina e nell’iconografia di Placido Lavenia scaturisce felicemente da caso, occasione e devozione. Presentato of course nella magnifica chiesa cinquecentesca di impianto a croce greca dedicata alla Santa a Paternò, conclude una vicenda circolare nata, alimentata e conclusa sin qui nell’ambito del prestigioso Rotary Club “Paternò – Alto Simeto”. La felice decisione del benemerito sodalizio di attendere al restauro dell’edicola votiva collocata nella via Strano della cittadina pedemontana, incaricandone Lavenia, non poteva avere epilogo migliore. È noto che la prima cura necessaria ad attendere ad operazioni del genere in presenza di manufatti oggetto di devozione e culto popolare è l’indagine filologica, la ratio che argomenta e guida l’impianto originale al pari di quella riguardante la figura celebrata. Così l’autore-progettista e direttore dei lavori si è trovato alle prese con materiale magmatico che apriva strade diverse, tutte interessanti e plausibili, “utile lavoro di approfondimento” come scrive l’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina nell’introduzione al volume che documenta e informa su festa patronale, intervento di riqualificazione e restauro, vastità di culto, diffusione di reliquie, iconografia, celebrazioni e venerazione della Santa. Barbaro è termine onomatopeico coniato dai Greci sulla parlata incomprensibile degli stranieri; Barbara è il nome tramandato della Santa martire, costante e determinata nella sua Fede, esemplare nei disegni di evangelizzazione dell’Oriente prossimo ed estremo della Chiesa, che suscita una straordinaria passione popolare in tutta la cristianità di ogni epoca a più riprese, con ieratica I attualità e modernità, come vedremo. Dopo prolungate torture, sino alla mutilazione dei seni (come la coeva martire catanese Agata), pratica forse d’uso corrente per segnare e mortificare le donne ostinatamente ribelli che non si sottomettevano. Barbara poi fu decapitata assieme all’amica Santa Giuliana; esecutore del martirio proprio il padre che, subito dopo, venne incenerito da un fulmine, interpretato come castigo divino. La decapitazione della Santa riprodotta nella locandina richiama le raccapriccianti immagini trasmesse recentemente dalle televisioni di tutto il mondo. “Il Libro, spiega l’autore, consta di due parti: nella prima la vicenda della martire prodromica del trionfo cristiano, la vergine di Nicodemia modello di donna moderna nella società e nella vita odierna; la seconda, con valenza iconografica, illustra S. Barbara nell’arte, nelle immagini, nella pluralità agiografica”. L’ossimoro ieratica attualità, rimarca l’importante ruolo che la Chiesa di ogni tempo assegna ad alcune donne, prima fra tutte Maria madre di Gesù; temerario però parlare, come fa l’autore, di “Femminismo ante litteram”: la Chiesa definisce con rigore ruoli e compiti; alcune donne hanno avuto un riconoscimento speciale; nel martirologio vi è eguaglianza di genere. Peraltro non sorprende che l’appassionata ricerca, l’analisi di simboli e iconografia, il compendio dei diversi patrocini, l’attenta disanima sui luoghi che si contendono le sante reliquie, le diverse tradizioni e fonti ed un excursus sulla venerazione e la devozione in Italia e nel Mondo abbiano preso la mano. Problematica la storicizzazione: luoghi e date non concordano nei due Codici vaticani, quello capitolare di Rieti e quello Alessandrino, “cospicue fonti di informazione” postume; Lavenia ha inseguito coscienziosamente ipotesi, percorsi, sentieri e camminamenti, ma alla fine ha dovuto arrendersi, astenersi da ipotesi preferenziali, mettere tutto per lasciare al lettore ogni valutazione, considerazione, scelta. Concorde la tradizione delle prove subite da Barbara perché ben oltre le prime intenzioni, meriterebbe più ampia diffusione e ripresa magari per i tipi di un editore più titolato; proprio in analogia con Barbara, che con fermezza, umiltà, semplicità sostenne il suo Credo, ignara di una sorte tanto gloriosa, si auspica un percorso di diffusione del volume pre- rinunziasse al suo esemplare adamantino incrollabile credo cristiano e sugli episodi straordinari in conseguenza dei quali viene celebrata patrona di studenti e sapienti, protettrice da patologie invalidanti e fenomeni meteorologici estremi, per analogia quindi, di artiglieri, vigili del fuoco, minatori, petrolieri; straordinario il numero delle cittadine italiane che La hanno eletta loro patrona, così come chiese, cappelle e santuari dedicati. L’elegante corposo fascicolo andato, sentato: gli interventi dell’assessore comunale alla cultura Valentina Campisano, Francesca Coluccio presidente di “Zona Franca”, p. Salvatore Magrì parroco in solidum della chiesa ospitante, p. Salvatore Alì e l’emozionato autore hanno convinto la folta platea della bontà e qualità di un’operazione editoriale intelligente ed utile, proprio come detto da Mons. Gristina nell’introduzionepresentazione del volume. Carlo Majorana Gravina Avviso ai lettori Archivio Prospettive È possibile consultare l’archivio completo dei numeri precedenti di Prospettive inerenti all’intero anno 2012, 2013, 2014 e parte del 2015 direttamente sul sito del settimanale diocesano ww.prospettiveonline.it. Mentre l’acquisto di copie in archivio avviene solo nella sede del periodico. Inoltre l’abbonamento può effettuarsi anche online. 8 Prospettive - 7 giugno 2015 DIOCESI Guglielmo Policastro nel 60° anniversario della morte essanta anni fa moriva, all’età di 73 anni, nella casa di via Ventimiglia 138, Guglielmo Policastro, storiografo, scrittore, musicologo, drammaturgo, critico letterario e teatrale, giornalista di grande talento, che si occupò di patrie memorie, apportando contributi preziosi alla letteratura critica ed artistica della musica e del teatro catanese. Fornito di studi liceali e di enorme erudizione, d’indole riservata, da giovane aveva interrotto gli studi di farmacia per giurisprudenza com’era desiderio del padre. Abbandonata l’Università, si dedicò al giornalismo. Come asserisce Carmelina Naselli “si tirò su da sé” e divenne frequentatore assiduo di biblioteche e archivi. Antonino Germanà Di Stefano considera Policastro un personaggio ammaliato dal passato e dal multiforme ingegno. Le notizie biografiche fornite dal pronipote Oscar Policastro, figlio del nipote Santo, anch’egli appassionato cultore di storia patria, ci permettono di affermare che Guglielmo seguì la scia di Giuseppe De Felice, Giuseppe Simili, Carlo Carnazza, Paolo Arrabito. Lavoratore infaticabile, alla storia di Catania ha dato un apporto notevole basato sulla conoscenza delle fonti. Secondo Salvatore Nicolosi, Policastro “distillò in una quantità enorme di volumi, opuscoli e articoli i segreti di mille archivi, spesso mai prima esplorati”. Le sue opere affrontano tanti argomenti anche di contenuto economico, sociale, politico. Palestra dei suoi lavori furono giornali e editori di grande prestigio come Archivio Storico per la Sicilia Orientale, Catania Rivista del Comune, S.E.I., Nicolò Giannotta, ecc.. Importanti i volumi De Felice, con prefazione di Leonida Bissolati e Napoleone Colajanni, e Un uomo di Stato, il marchese di Sangiuliano, con cui procedette ad “un esame sereno e minuzioso dell’opera di colui che è chiamato il ministro dell’ora presente e che indubbiamente è una delle più gigantesche figure del mondo politico italia- S Un giornalista che “si tirò su da sé” no”. Sarebbero seguite ancora biografie: Angelo Majorana, Angelo Musco, Francesco Di Bartolo, Ferdinando Russo, Natale Attanasio, Vittorio Emanuele Orlando. Policastro scrisse la vita di Giulia Cavallari Cantalamessa, compagna di studi di Giovanni Pascoli e Severino Ferrari e allieva di Giosuè Carducci, prima fra le donne italiane a laurearsi e ottenere la cattedra di latino e greco. Altre riguardano Giovanni Giolitti, Alfredo Oriani, Paolo Borselli, Enrico Corradini, Leonida Bissolati, Gabriello Carnazza, Roberto Farinacci, Benito Mussolini. Le maggiori fatiche che lo impegnarono sono i due documentati volumi Catania prima del 1693, prefazione di Stefano Bottari e disegni di Santo Policastro, Catania nel Settecento costumi, architettura, scultura, pittura, musica. Solo la morte avrebbe impedito al Policastro il completamento della trilogia con la stesura di Catania nell’Ottocento. Una menzione particolare merita Bellini 1801-1819, apprezzato da Francesco Pastura perché approfondì gli amori giovanili riportati dal poeta Hans Peter Holst, con l’accertare la presenza a Catania del notaio don Gaetano Politi, la cui figlia Marietta, primo amore di Vincenzo, fu allieva del padre. Policastro, in concorso con Orazio Viola, direttore della Biblioteca Universitaria ed ordinatore della Civica, scoprì la partitura del “Gallus cantavit”, un mottetto sacro per soprano composto da Bellini a soli sei anni. Tra le opere di storia: Lo stato d’animo dell’Italia contemporanea, Giolittismo, Il suffragio universale, La questione siciliana, Figure della nostra Guerra, Sicilia letteraria contemporanea. Delle monografie di Storia patria: Il Teatro siciliano, autori, repertori ed attori. Alcune sue pieces, come Garibaldi, furono rappresentate nei teatri cittadini. Citiamo anche Musica e teatro a Catania e diocesi nel Seicento, con riferimento alle Cappelle Musicali del Duomo e di S. Nicola la Rena, delle quali aveva trattato anche nella monografia Cento anni di attività musicale a Catania nel Circolo delle Quarantore e nel Convento di S. Nicolò, I cavalieri di Malta a Catania, Ottocento musicale catanese, Il Teatro comunale di Catania, I cantanti e la festa di S. Agata, Il Teatro del Principe Biscari, Il Seminario arcivescovile, Nel XVII centenario del martirio di S.Agata. Lo studioso pose molta attenzione anche ai canti profani e religiosi del nostro popolo, soffermandosi sulla produzione artistica del musicista Francesco Paolo Frontini. L’eclettico giornalista fu redattore, notista politico ed editorialista dei quotidiani catanesi La Sicilia, dove curò la serie Profili di letterati e Intermezzi d’arte, Il Corriere di Catania e La Gazzetta della Sera. Fu anche direttore delle riviste politico-letterarie Unica e La Giostra a cui collaborò Verga e autore del poemetto L’isola dei sogni. Collaborò con un’infinità di giornali: Marzocco, Lettura, Matelda, Il Resto del Carlino, Carlino Sera, Sicilia, Giornale dell’Isola, Popolo di Sicilia, Il Popolo di Roma, Il Tempo, Il Mondo, Il Messaggero, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Corriere d’Oriente, L’Unione di Tunisi, Il Corriere di Rodi, Il Bollettino della Sera di New York. Quale corrispondente del messinese Don Marzio, fu accreditato all’Esposizione Agricola Siciliana 1907. Nella Rivista letteraria scrisse il saggio La missione della stampa ed il diritto di critica nei giornalisti. Policastro fece parte delle nuove leve della letteratura catanese e nel 1910 fu coinvolto davanti al Tribunale in un clamoroso processo per diffamazione a seguito di querela sporta da Giuseppe Villaroel nei suoi confronti in quanto aveva messo in dubbio la paternità di due sonetti considerati appartenenti ad una raccolta rimasta inedita del poeta Salvatore Giuliano. La causa provocò il patrocinio di principi del Foro: per la difesa di Policastro intervennero Ludovico Fulci e Francesco Simoncini Vita. Per la parte civile Giuseppe Simili e Arcangelo Paola; anche i testimoni erano molto famosi: Luigi Capuana, Gesualdo Manzella Frontini, Verga. Quest’ultimo in udienza ebbe a definire Policastro onesto, moralmente e letterariamente, giovane molto intelligente. La vicenda ebbe felice epilogo perché Villaroel e Policastro si riconcilia- rono, paciere l’amico Capuana. Come drammaturgo Policastro scrisse Oltre il potere umano, Il ponte della vita, Lu secretu di Puddicinedda, U misi di maiu, ecc.. Sue le commedie: l’ecloga Il Pomo e Il Giogo, i romanzi di ambiente catanese come Il cortile di S. Pantaleo, scene di vita siciliana, l’Inimica, Utilità del bene. Tra i tanti scritti: La posta e la stampa, Il monopolio postale, Dell’Arte, Lo sciopero, Decadenza parlamentare, La Sicilia com’è oggi, Homo novus, Il Volto della nuova Italia. Bisogna aggiungere che fu anche autore di versi, novelle, poemetti. Il nipote. Santo, il cui bisnonno Alfio era fratello di Rosario padre di Guglielmo, è ricordato per aver scritto La Sicula Athenae, La Sicilia dall’era paleolitica al 1960 d.C., la Regione siciliana dal 1946 al 1960; le isole Eolie, Pantelleria e Ustica, Grandi ed illustri siciliani del passato: dal 7° secolo a.C. al 1968, De Veteribus recentioribusque rebus siculis. Guglielmo fece parte di diverse accademie e ricevette da V.Emanuele III la commenda della Corona d’Italia e la Gran Croce dei Ss Maurizio e Lazzaro. Nel 1937 aveva avuto concesso dalla Prefettura di Catania, nella qualità di corrispondente del “Popolo di Roma”, il tesserino di autorizzazione per circolare liberamente in occasione di cerimonie e manifestazioni. Prima che morisse, il Comune gli aveva affidato l’incarico di ricostruire l’Archivio storico distrutto dall’incendio del 14 dicembre 1944, ma riuscì solo a recuperare la Giuliana del Basile, definita importante gioiello del panorama culturale siciliano. Pochi giorni prima di spirare completò un accuratissimo studio su Bellini a Parigi e a Londra. Dopo una vita dedicata agli studi, Policastro fu stroncato da un male. Le sue spoglie mortali riposano accanto a quelle dell’amata moglie Agata nella cappella cimiteriale S. Caterina al Rinazzo. Blanc AVVISO AI SACERDOTI DICHIARAZIONE DEI REDDITI 730 /2015 Anche quest’anno il patronato 50&Piu’ENASCO svolge il servizio di assistenza e consulenza per la compilazione dei modelli 730/15. I sacerdoti e quanti altri intendono avvalersi di tale servizio dovranno rivolgersi o contattare il Sig. Ciraldo Steve, (ex dipendente del patronato FACI ) presso la sede del patronato 50&Piu’Enasco , via Dottor Consoli 76, tel. 095/315424 fax 095/2500684 nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdi dalle ore 9,00 alle ore 12,30 e nei giorni di lunedì, mercoledì e giovedi dalle ore 15,30 alle ore 17,00, oppure recarsi in Curia, nella giornata di MARTEDI, dalle ore 10,00 alle ore 12,00 a partire dal giorno 05 MAGGIO fino al 06 LUGLIO. Tale servizio sarà comprensivo di calcolo e compilazione del modello f24 della nuova IMU E TASI sugli immobili, per quanti lo richiedano. Sempre a richiesta, congiuntamente al mod. 730, saràà rilasciata l’attestazione ISEE. IMPORTANTE NOVITÀ Già dallo scorso anno, l’INPS, per sé e per la gestione EX INPDAP, non manderà più ai cittadini la CU certificazione unica (ex CUD) relativo alla propria pensione, i quali dovranno scaricarlo dal sito dell’INPS, se provvisti di PIN, oppure richiederlo direttamente al Centro di Assistenza Fiscale, tramite il supporto dell’IDSC, che provvederà a rilasciarlo immediatamente. Per tale richiesta dovranno essere sempre presentati: - la fotocopia della carta d’identità; - del codice fiscale o tessera sanitaria; - delega firmato al patronato. DOCUMENTAZIONE DA PRODURRE - COPIA MODELLO 730/14 - MODELLO/I CU (ex CUD) 2015 - VISURE CATASTALI (PER TERRENI E FABBRICATI) - RICEVUTE DEI CONTRIBUTI PAGATI NEL 2014 PER COLF O DOMESTICI - SCONTRINI CONTENENTI IL NOME DEL FARMACO E CODICE FISCALE DI CHI LO HA ACQUISTATO E DOCUMENTI COMPROVANTI ALTRE SPESE MEDICHE (FATTURE E RELATIVA PRESCRIZIONE MEDICA) - DOCUMENTAZIONE INERENTE INTERESSI PASSIVI PER MUTUI RELATIVO ALL’ACQUISTO DELLA PRIMA CASA, - FOTOCOPIA CONTRATTO DI MUTUO ED ATTO DI ACQUISTO DELLA PRIMA CASA ANCHE SE GIÀ INSERITE NELLE DICHIARAZIONI PRECEDENTI (OBBLIGATORIO) - DOCUMENTAZIONE RELATIVA AD ONERI E SPESE EFFETTUATE NEL 2014 RELATIVE ALL’ISTRUZIONE ETC. - FOTOCOPIA DELLA PROPRIA CARTA D’IDENTITÀ O QUALSIASI ALTRO ANALOGO DOCUMENTO DI RICONOSCIMENTO IN CORSO DI VALIDITÀ - FOTOCOPIA DELLA TESSERA SANITARIA - DOCUMENTAZIONE INERENTE I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA RIGUARDANTE GLI ANNI PRECEDENTI ANCHE SE GIÀ DETRATTE NELLE DICHIARAZIONI PRECEDENTI (OBBLIGATORIO) ATTENZIONE DA QUEST’ANNO NON È PIÙ DETRAIBILE IL SSN PAGATO IN OCCASIONE DEL RINNOVO DEL PREMIO PER L’ASSICURAZIONE AUTO È importante comunicare qualsiasi variazione intervenuta nell’anno 2014, dal cambio di indirizzo, al luogo di resi- denza, dall’acquisto alla vendita di immobili, alla sostituzione e modifica del proprio codice fiscale, al fine di evitare in futuro spiacevoli inconvenienti derivanti dall’accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Si ricorda altresì, che il sig. Ciraldo Steve, per mezzo del patronato 50&Piu’Enasco, continua l’opera, iniziata tanti anni fa col patronato Faci, di aiuto nei confronti di tutti i cittadini, lavoratori e non, i quali gli si rivolgono per l’espletamento di pratiche, che spesso per la lungaggine della burocrazia o per la complessità della normativa, pone in difficoltà. Inoltre il patronato 50&Piu’Enasco, assiste gratuitamente i sacerdoti, pensionati, lavoratori, invalidi, nelle pratiche relative alla pensione ed assicura la corretta informazione su tutta la materia previdenziale e sanitaria. Tra i tanti servizi del patronato, ricordiamo: - PENSIONI DI VECCHIAIA ED INVALIDITÀ DEL FONDO CLERO; - PENSIONI DI VECCHIAIA ED ANZIANITÀ; - PENSIONI D’INVALIDITÀ ED INABILITÀ; - PENSIONI DI REVERSIBILITÀ; - ASSEGNI SOCIALI; - RICOSTITUZIONI PENSIONI CONTRIBUTIVE E REDDITUALI; - RICHIESTA, VERIFICA E RETTIFICA DELLE POSIZIONI ASSICURATIVE; - COMPILAZIONE MODELLI RED – INPS; - COMPILAZIONE E RILASCIO MODELLO ISEE; - PRESTAZIONI AI MINORATI CIVILI, CIECHI E SORDOMUTI, QUALI PENSIONI, IND. DI ACCOMPAGNAMENTO ETC.; - CONTENZIOSO AMMINISTRATIVO E LEGALE. Sig. Ciraldo Steve Patronato 50&più Enasco 9 Prospettive - 7 giugno 2015 DIOCESI Archeo-gastronomia all’Istituto Alberghiero “Karol Wojtyla” di Catania ll’Istituto Alberghiero “Karol Wojtyla” di Catania, nell’aula magna di via Lizio Bruno, il Dirigente scolastico Daniela Di Piazza ha presentato il progetto “Archeo-cibo. Le origini…”, ideato dallo chef Calogero Matina, docente ITP dell’Istituto, in collaborazione con Archeoclub di Aidone-Morgantina (Enna), presente la dott. Alessandra Mirabella per siglare l’inizio di una sinergia tra storia arte e cucina. Sono stati coinvolti 300 alunni delle classi quinte per potenziare lo straordinario patrimonio “archeo-gastronomico” siciliano. L’Istituto, all’avanguardia, strumento di storia e cultura, crea circuiti di turismo enogastronomico e nuovi professionisti come sottolinea il dirigente “il progetto si propone di creare una rete territoriale che consenta rapporti sinergici con enti esterni, associazioni di settore, per la promozione della cucina siciliana come unicum e vincente, riconciliarsi con la natura e il recupero delle tradizioni, perché la cucina è cultura”. Ha arricchito l’evento una mostra fotografica permanente sull’archeo-cibo e le sue origini, realizzata da prestigiosi scatti, con il contributo di personaggi di spessore nel panorama della fotografia siciliana: Erminio Gattuso di Piazza Armerina (EN), il prof. Mauro Di Bella, l’arch. Diego Mammo Zagarella di Favara (AG). Una manifestazione che ha riscosso ammirazione e successo con una ricaduta positiva sul territorio in termini di attrattiva turistica. Una folta platea ha accolto con interesse e vivacità la relazione dell’antropologo geoarcheologo, Alfredo Carannante dell’Università Orientale di Napoli, che attraverso i suoi accurati studi scientifici ha sottolineato l’importanza dell’archeologia, come storia e recupero delle tradizioni gastronomiche; una scien- A Recuperare saperi e sapori legati agli usi alimentari za moderna, espressione di un’umanità alla ricerca della propria identità con lo studio del passato, e il cibo diventa protagonista, e richiamo attrattivo e identificativo per turisti italiani e stranieri, con splendide immagini scientifiche realizzate negli scavi. Incisiva e ben argomentata la passeggiata nei secoli di storia della gastronomia, che ha offerto con la notevole ricostruzione dei monasteri in Europa occidentale, coniugandoli alle tradizioni culinarie, un quadro interessante e articolato. Ha evidenziato i rapporti delle comunità umane col mondo marino del Mediterraneo durante l’età del bronzo e la ricerca ha portato alla costruzione di una banca-dati informatica contenente tutti i dati disponibili circa i resti di organismi marini, fra cui oltre alle modalità di pesca e raccolte marine, la storia delle origini del pesce Garum, l’odierna salsa di soia, ma anticamente si faceva con la colata di alici, ottenuta da un processo di miscelazione delle alici sotto sale. Un’attenzione particolare è stata riservata ai cerimoniali dei banchetti da quelli imperiali romani a quelli intimi greci e medievali; la sua ricca lezione ha spiegato come gli elementi aria, acqua, terra e fuoco nell’antichità corrispondevano ai fluidi e agli umori degli uomini, adattandovi anche i cibi (umido, caldo, secco, freddo) l’aria/acido, acqua/dolce, terra/amaro, fuoco/salato. L’idea del progetto si propone di unire le scoperte archeologiche col mondo della ristorazione, che può proporre ricette antiche su dati scientifici, con il mondo dei prodotti tradizionali per riscoprire le radici storiche dei prodotti. “Questa idea, osserva l’antropologo, può trovare nell’Istituto Alberghiero, una sede ricettiva per far apprendere la storia e le tradizioni dei prodotti territoriali e delle ricette. Da 15 anni mi occupo di analisi bio-archeologiche, lavorando sui resti dei pasti trovati nei siti archeologici dell’Egitto, Turchia, Pompei, così ho imparato a ricostruire ricette antiche e ho deciso di fare divulgazione”. Sta per essere pubblicato il primo trattato di gastronomia e ricette, un antico testo “Archestrato di Gela” del IV sec. a. C., personaggio vissuto alla corte di Siracusa. Durante la relazione ha fornito affasci- Belle Fiabe è il titolo dell’ultimo libro di Agata Bonanno La FIABA metafora della vita interiore a rovistato nel cassetto dei ricordi e lì si è rivista in un momento magico della sua infanzia, ossia quando la mamma le raccontava le fiabe. Fantasia e creatività che l’accompagnano da sempre hanno fatto il resto. Dopo Nido Famiglia? Detto – fatto! arriva Belle Fiabe (Algra edizioni) della scrittrice Agata Bonanno, presentato nei giorni scorsi agli alunni dell’Istituto Comprensivo “Ercole Patti” di Trecastagni. L’autrice conosce molto bene il mondo dei piccoli, essendo stata per ben ventidue anni insegnante all’Asilo Nido trecastagnese. <<Per tanti anni ho lavorato con bambini piccoli - dice -. Mi divertivo a inventare per loro e poi raccontargliele storielle e filastrocche>>. Sei le fiabe del volumetto. Ognuna di esse ha la capacità di risvegliare quel H desiderio di poesia, di magìa e di meraviglia che si trovano nella semplicità di una storia per bambini. La fiaba come metafora e specchio della vita interiore. Oggetto di esplorazione che ci conduce nel mondo simbolico infantile e non solo. Strumento pedagogico per stimolare la persona a superare il proprio stato di disagio legato a varie forme di paura. Ausilio per il bambino nella sua costruzione etica del mondo. In questi racconti l’autrice ha proiettato il suo universo, le sue più profonde motivazioni, le riproposizioni del suo quotidiano. <<Scrivo fiabe perché in questo genere vedo una grande possibilità espressiva, la facoltà di sperimentare mondi magici e irreali ma soprattutto ho la possibilità di far riflettere e di trasmettere messaggi positivi a chi legge >>. Il significato delle parole di queste fiabe sono rivestite di colore grazie alle bellissime illustrazioni artigianali realizzate dalla dott. Elena Coco. Grande è la responsabilità dell’illustratore che deve narrare la storia attraverso le immagini, creando una realtà parallela al testo scritto e proiettando il piccolo lettore in un mondo a sua misura: delicato, magico, tenero, fantasioso. <<Chi illustra non si fa suggerire da nessuno, perché ‘illustrare’ è un’arte creativa personale – sostiene la Coco -. Chi illustra però non pensa di farlo solo per sé stesso ma immagina una realtà più ampia che supera l’individualità e abbraccia la collettività. Prima di realizzare le illustrazioni ho letto varie volte ciascuna di queste fiabe – continua –, poi le ho pensate e immaginate con gli occhi della mente, con l’anima e con lo spirito che sono la parte più profonda dell’essere umano. Quello dell’infanzia è un mondo delicato – conclude – perché in questi bambini risiederà, così speriamo, una futura generazione di “Esseri Umani” umanizzati, attraverso adeguati percorsi formativi offerti dal mondo degli adulti>>. Caterina Maria Torrisi nanti e saporite ricette, protagonista la ricciola “regina del mare” che anticamente veniva avvolta nelle foglie di fico condita con sale, origano siciliano e cotta nella cenere. Ammirato e applaudito il video “Archeo cibo. Le origini …” prodotto da Calogero Matina. Un parterre ricco di presenze fra cui Rita Papale e Giusi Liuzzo, presidente Archeoclub Catania e consigliera nazionale. Al termine della lectio magistralis di Carannante c’è stata la consegna delle targhe, seguito da un pregiato e prelibato buffet storico con pietanze millenarie, rispolverando il “de re coquinaria” di Apicio, che annovera numerose ricette a base di fegato proveniente da animali ingrassati a base fichi, da cui il termine fegato “iecur” trasformato in “ficatum”, piatto gustoso e condiviso dagli ospiti; non poteva mancare “agnello per Artemide Muniachia” (con asparagi e uova) da cui Munichia santuario eretto sul colle che sovrasta l’omonimo porto di Atene e nel mese di aprile si celebravano le Munichione, feste in onore di Artemide, plakountes di Timachida, frittelle di Rodi con ricotta e mandorle, (da una catalogazione onirico-gastronomica di Artemidoro): pescespada affumicato su zoccoletto di pane, cannolicchi farciti e panelle. Hanno collaborato anche gli assistenti di cucina: Musumeci Giuseppe, Patanè Katia, Dambra Francesco. Il progetto è stato realizzato insieme a: compagnia Kalos di Aidone “Morgantina Rivive” Enna, DSGA Liliana Sciuto, Ass. amministrativa Enza Percolla; i professori per l’enogastronomia: Giuseppe Floresta, Michele Craparo, Fabio Fidotta, Mario Failla, Luca Nicolosi, Carlo Ciaramidaro, Mario Rinaldi; sala: Salvo Abramo, Mauro Di Bella, Tonino Nicotra, Giovanni Sapienza, Francesco Leonardi; accoglienza turistica: Marilena Del Genio, Carmelo Bucceri; Graziella Guerrera per i rapporti con gli enti museali parchi archeologici, le Guide turistiche: Carmen Di Grazia, Serena Raffiotta, Federica Trovato. Docenti accompagnatori Franco Pietrasanta e Alessandra Mirone. Lella Battiato 10 Prospettive - 7 giugno 2015 DIOCESI Riflessioni sul Vangelo L’ALLEANZA SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO / B - Es 24,3-8; Sal 115/115,12-13.15-18; Eb 9,11-15; Mc 14,12-16.22-26 Il sangue dell’alleanza conclusa con Israele sul Sinai sancisce la comunione con Dio: “Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo”. Un particolare che non deve sfuggire: Mosè incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti per offrire olocausti e per sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione”. Perché “alcuni giovani”? Probabilmente perché il peso della vita devono portarlo loro; quindi il loro impegno nell’alleanza è importante, indispensabile. L’adesione è totale, tutto il popolo dice: “Quanto ha detto il Signore lo eseguiremo e vi presteremo ascolto”. Giovani ed anziani, tutti uniti, eseguono quanto dice il Signore. È un sacrificio di comunione, è una alleanza di comunione: tutti sono uniti per rendere plasticamente presente l’unità con Dio. Paolo dichiara che Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Ciò proietta l’azione di Cristo in un sistema cosmico e sovrannaturale tale da superare tutte le angustie, le divisioni, i particolarismi provocati dall’umanità dell’uomo. Immagina quindi una “tenda diversa non fatta alla maniera umana”. Inoltre Cristo è il sacerdote dei beni futuri che niente hanno a che fare con la contingenza presente, attuale: tutto quello che Cristo ha fatto supera questa creazione e proietta l’uomo in un’altra creazione rappresentata dai beni futuri di cui Cristo è sommo sacerdote. Mentre il sangue dei capri purificava nella carne, quello di Cristo purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo il Dio Vivente. Cristo mosso dallo Spirito Eterno offrì se stesso senza macchia per il servizio al Dio Vivente. Questa sembra essere l’Eucarestia: la nuova alleanza per servire il Dio vivente, liberi dalle opere di morte. Quindi un servizio per la vita eterna, superando tutto l’umano che contengono le opere di morte e aspettando il ritorno di Cristo, che non berrà mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrà nuovo, nel regno di Dio. Leone Calambrogio San Paolo in briciole Molti insubordinati… Tt 1,10-15 I vv10-15 descrivono i personaggi che sono all’origine della crisi della chiesa cretese. “Vi sono, infatti, soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione molti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori”. A questi tali bisogna chiudere la bocca, perché sconvolgono intere famiglie, insegnando, a scopo di guadagno diso- nesto, quello che non si deve insegnare. A conforto cita un poeta cretese, tale Epimenide di Cnosso VI sec a.C., che sostiene che i Cretesi sono sempre bugiardi, brutte bestie e fannulloni. Afferma Paolo che “questa testimonianza è vera: perciò correggili con fermezza, perché vivano sani nella fede e non diano retta a favole giudaiche e a precetti di uomini che rifiutano la veri- tà. Tutto è puro per chi è puro, ma per quelli che sono corrotti e senza fede nulla è puro: sono corrotte la loro mente e la loro coscienza. Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, essendo abominevoli e ribelli e incapaci di fare il bene”. L.C. Dio immagina la sua Chiesa: capace di insegnare, guarire ,saziare, accogliere senza escludere nessuno Siamo ricchi di ciò che doniamo Un casa Mandali via, è sera ormai e siamo in un luogo deserto. Gli apostoli hanno a cuore la gente, ma solo in parte, è come se dicessero: lascia che ognuno si risolva i suoi problemi da solo. Gesù non li ascolta, lui non ha mai mandato via nessuno, vuole fare di quel deserto, di ogni nostro deserto, una casa dove si condividono pane e sogni. «La Parola del Signore rimane in eterno. E questa è la Parola del Vangelo che vi è stato annunziato» . Con questa espressione della Prima Lettera di san Pietro, che riprende le parole del profeta Isaia, siamo posti di fronte al mistero di Dio che comunica se stesso mediante il dono della sua Parola. Questa Parola, che rimane in eterno, è entrata nel tempo. Dio ha pronunciato la sua eterna Parola in modo umano; il suo Verbo «si fece carne» . Questa è la buona notizia. Questo è l’annunzio che attraversa i secoli, arrivando fino a noi oggi: la Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. È un ’esperienza profonda di incontro con Cristo, Verbo del Padre, che è presente dove due o tre si trovano riuniti nel suo nome . Vita Dovremmo richiamare alla memoria la bellezza ed il fascino dell’ incontro con il Signore Gesù : «Vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo». L’Apostolo ci parla di un udire, vedere, toccare e contemplare il Verbo della Vita, poiché la Vita stessa si è manifestata in Cristo. E noi, chiamati alla comunione con Dio e tra noi, dobbiamo essere annunciatori di tale dono. In questa prospettiva vogliamo testimoniare alla Chiesa e al mondo quanto sia bello l’incontro con la Parola di Dio. Occorre riscoprire l’incontro personale e comunitario con Cristo, Verbo della Vita che si è reso visibile, e farsi suoi annunciatori perché il dono della vita divina, la comunione, si dilati sempre più in tutto il mondo. Infatti, partecipare alla vita di Dio, Trinità d’Amore, è gioia piena. Ed è dono e compito della Chiesa comunicare la gioia che viene dall’incontro con la Persona di Cristo, Parola di Dio presente in mezzo a noi. In un mondo che spesso sente Dio come superfluo o estraneo, noi confessiamo come Pietro che solo Lui ha «parole di vita eterna» . Non esiste priorità più grande di questa: riaprire all’uomo di oggi l’accesso a Dio, al Dio che parla e ci comunica il suo amore perché abbiamo vita in abbondanza . La Chiesa si fonda sulla Parola di Dio, nasce e vive di essa. Lungo tutti i secoli della sua storia, il Popolo di Dio ha sempre trovato in essa la sua forza e la comunità ecclesiale cresce anche oggi nell’ascolto, nella celebrazione e nello studio della Parola di Dio. Negli ultimi decenni la vita ecclesiale ha aumentato la sua sensibilità intorno a questo tema, con particolare riferimento alla Rivelazione cristiana, alla viva Tradizione e alla sacra Scrittura. Si può dire che vi sia stato un crescendo di interventi atti a prendere maggiore consapevolezza dell’importanza della Parola di Dio e degli studi biblici nella vita della Chiesa, che ha avuto il suo culmine nel Concilio Vaticano II, in modo speciale con la promulgazione della Costitu- zione dogmatica sulla divina Rivelazione Dei Verbum. Essa rappresenta una pietra miliare nel cammino ecclesiale: «I Padri sinodali … riconoscono con animo grato i grandi benefici apportati da questo documento alla vita della Chiesa, a livello esegetico, teologico, spirituale, pastorale ed ecumenico». In particolare è cresciuta in questi anni la consapevolezza dell’ «orizzonte trinitario e storico-salvifico della Rivelazione» in cui riconoscere Gesù Cristo, quale «mediatore e pienezza di tutta intera la Rivelazione». La Chiesa confessa incessantemente ad ogni generazione che Lui, «col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione che fa di sé con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione di tra i morti, e infine con l’invio dello Spirito di verità, compie e completa la Rivelazione». È a tutti noto il grande impulso che la Costituzione dogmatica Dei Verbum ha dato per la riscoperta della Parola di Dio nella vita della Chiesa, per la riflessione teologica sulla divina Rivelazione e per lo studio della sacra Scrittura. Non pochi sono stati anche gli interventi del Magistero ecclesiale su queste materie negli ultimi quarant’anni. La Chiesa, nella consapevolezza della continuità del proprio cammino sotto la guida dello Spirito Santo, con la celebrazione di quel Sinodo si è sentita chiamata ad approfondire ulteriormente il tema della divina Parola, sia come verifica dell’attuazione delle indicazioni conciliari, sia per affrontare le nuove sfide che il tempo presente pone ai credenti in Cristo. Nella XII Assemblea sinodale, i Pastori provenienti da tutto il mondo si sono riuniti intorno alla Parola di Dio e hanno simbolicamente messo al centro dell’Assemblea il testo della Bibbia per riscoprire ciò che nel quotidiano rischiamo di dare per scontato: il fatto che Dio parli e risponda alle nostre domande. P. Angelico Savarino 11 Prospettive - 7 giugno 2015 Un saggio di Mons. Giuseppe Sciacca in preparazione al Giubileo PIETAS, MISERICORDIA, AEQUITAS l Giubileo della Misericordia, indetto da Papa Francesco, con la Bolla Misericordiae vultus l’11 aprile 2015, è stato accolto come segno e risposta della Chiesa alle emergenze dell’oggi. “La Chiesa in questo momento di grandi cambiamenti epocali - ha detto il Papa - è chiamata ad offrire più fortemente i segni della presenza e della vicinanza di Dio. Questo - ha sottolineato - non è il tempo per la distrazione, ma al contrario per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità di guardare all’essenziale. E’il tempo per la Chiesa di ritrovare il senso della missione che il Signore le ha affidato il giorno di Pasqua: essere segno e strumento della misericordia del Padre”. Come si legge nella Bolla, la Misericordia non è da considerarsi come una parola astratta, bensì un volto da riconoscere, contemplare e servire, è “l’architrave che sorregge la vita della Chiesa” e nel volto di Cristo “tutto parla di misericordia e nulla è privo di compassione”. Mons. Giuseppe Sciacca, Vescovo tit. di Fondi, Segretario Aggiunto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, ha pubblicato, per i tipi del- I la Libreria Editrice Vaticana (LEV), un breve saggio dal titolo “Pietas, Misericordia, Aequitas” offrendo ai tre termini, a volte adoperati come sinonimi, una specifica accezione ed una gradualità in crescendo, intersecando le implicite valenze lessicali. Nella società contemporanea, caratterizzata dal nichilismo, “segno dei tempi da saper leggere, cercando di andare oltre la sua negatività” come scrive Mons. Sciacca - solo la Religione e la Morale possono dare una risposta ed anche “un supplemento d’anima” in forza del principio della Pietas. Il termine evoca il pius Eneas virgiliano che si fa carico del padre anziano quale “metafora del passato” e richiama la pietas classica disegnata da Cicerone nella triplice articolazione “verso la patria, verso i parenti ed anche verso se stessi”; valori, questi, che la scienza teologica ha incorporato nel Diritto e nella prassi pastorale, tracciando le linee dell’umanesimo rinascimentale, che oggi viene riletto alla luce del “nuovo umanesimo” che in Cristo ha ricevuto il dono della benevolenza divina, tema Sicilia-Mondo XIX Giornata Siciliano nel Mondo a avuto luogo a Catania la XIX giornata “siciliano nel mondo” organizzata da Sicilia Mondo in contemporanea con le associazioni aderenti, nella 69° anniversario della promulgazione dello Statuto speciale dell’Autonomia della Regione siciliana, passato, purtroppo, inosservato persino dalle istituzioni. La manifestazione è stata introdotta dal presidente dell’istituto di storia dello spettacolo siciliano, Enzo Zappulla, che ha rivolto al presidente Mimmo Azzia gli auguri per il compimento dei suoi 90 anni. A presiedere è stato chiamato Giuseppe Portogallo, siciliano eccellente, da 35 anni a Pechino, imprenditore, manager, portatore di tecnologie italiane in Cina, che ha testimoniato che Sicilia Mondo è l’unica voce dell’Isola che si ritrova in tutti i continenti dove i siciliani, moltissimi i giovani, sono tenuti in grande considerazione per il loro lavoro. L’avv. Azzia ha affermato come la sicilianità come cultura venga da lontano, dalle sovrapposizioni di antiche civiltà e dalla mobilità dei popoli di diverse estrazioni: “Il culto della famiglia, dell’amicizia, dell’ospitalità, della solidarietà, della tradizione e dell’amore alla propria terra i siciliani se lo portano d’appresso, lo trapiantano e lo diffondono, facendone una cultura apprezzata ovunque. È la vera forza della Sicilia! Fuori dalla nostra regione c’è H un’altra Sicilia viva operosa, fortemente orgogliosa che auspica una Sicilia della legalità che imbocchi il percorso della crescita e dello sviluppo”. “La Sicilia”, ha concluso Azzia, “possiede il patrimonio di una cultura di valori e tradizioni che la globalizzazione non è riuscita ancora ad omologare. Senza dire del patrimonio turistico-culturale definito dall’Unesco pari a quello di un intero continente. La serata, dopo la presentazione della rassegna stampa 2014 di un volume di 510 pagine e la pubblicazione “15 anni di Sicilia Mondo nel Nord Italia”, si è conclusa con un brindisi in onore del presidente Azzia. Memorex del V Convegno Ecclesiale che verrà celebrato a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015. La Pietas si legge nella prassi come Charitas, e quindi “dono di sé agli altri”, motivazione sociale di crescita e di sviluppo nella costruzione della comunità umana, che il nichilismo tende a soffocare nel buio della solitudine. La Misericordia, “cantus firmus” del Magistero di Papa Francesco intreccia una profonda e umanissima pietas attraverso i gesti di particolare attenzione ai profughi (come a Lampedusa), agli ultimi, agli emarginati, ai barboni, ai senza tetto, ed anche con ripetuti appelli e messaggi forti, sollecita e indirizza verso una saggia aequitas, che - ricorda l’Autore - seguendo la riflessione giuridico-canonistica, si manifesta nella Giustizia “dulcore misericordiae temperata”. L’equità canonica è, infatti, “la regola delle regole, in virtù della quale l’ordinamento supera continuamente se stesso nel suo assetto storicamente dato”. L’aequitas, che costantemente mitiga il rigor iuris, origina, infatti, gli istituti della dispensa e del privilegio. Citando il Venerabile Pio XII, di cui è noto cultore, Mons. Sciacca ribadisce che la “potestà giudiziaria non cadrà mai nella rigidezza e nell’immobilità, ai cui istituti puramente terreni, per il timore della responsabilità o per indolenza o anche per una malintesa cura di tutelare il bene, certamente alto, della sicurezza del diritto, vanno facilmente soggetti”. Linea pastorale seguita anche dal Beato Paolo VI, il quale auspicava che la giustizia ecclesiastica, animata dall’equità, fosse sempre “più agile, più dolce, più serena”. La malvagità umana può aprire nel mondo come delle voragini, dei grandi vuoti: vuoti di amore, di bene, di vita e solo Dio, “ricco di misericordia”, può colmare queste piaghe, queste voragini, che il male apre nei cuori e nella storia dell’umanità. “L’abisso del peccato si colma con l’abisso della sua misericordia” ha detto Papa Francesco, presentando il “volto della misericordia” e annunciando il Giubileo universale che si estende a tutte le Diocesi, alle Chiese cattedrali, ai santuari e ai luoghi di culto. La pietas e l’aequitas s’intrecciano nel sentiero dell’homo viator che con il “suo carico di fragilità si dibatte e combatte la propria vicenda terrena” e quel Dio di manzoniana memoria che “perdona tanto per un’opera di misericordia”, si rende presenza e immagine di misericordia, volto radioso della Chiesa di oggi che guarda e legge nel profondo del cuore. Giad Ucsi Messina. Sezione intitolata al giornalista Carmelo Garofalo a sezione messinese dell’Unione Cattolica Stampa Italiana è stata intitolata a Carmelo Garofalo, decano dei giornalisti italiani d’origine catanese, scomparso nel giorno della festa di San Francesco d’Assisi di 3 anni fa. La commovente cerimonia si è svolta nel capoluogo peloritano presso la chiesa “Maria e Gesù delle Trombe” di via San Giovanni Bosco, il santo dei giovani tanto amato dal carissimo collega e maestro promotore in Sicilia dell’associazionismo dei giornalisti cattolici. L’incontro di famiglia ha avuto inizio con la s. messa presieduta dal consulente ecclesiastico della sezione mons. Giò Tavilla che ha ricordato il giornalista cattolico Garofalo, uomo di grandi virtù morali e professionali. Il presidente Crisostomo Lo Presti ha esaltato la figura del prestigioso fondatore e della guida autorevole dei giornalisti cattolici siciliani. Il vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti Santino Franchina ha elogiato l’iniziativa dell’UCSI in memoria e in onore di un grande giornalista, insigne educatore ed uomo di cultura. La consigliera provinciale e regionale Laura Simoncini ha riposto alcuni stralci della lectio magistralis tenuta da Garofalo, uomo senza padroni e padrini, nell’auditorium della “Gazzetta del Sud” il 18 ottobre del 2011, in occasione dei suoi 70 anni d’iscrizione all’Ordine. L’ucsina Mimma Cucinotta, componente dell’Associazione Giornalisti Europei presieduta da Nuccio Fava, ha letto il messaggio del segretario nazionale Carmelo Occhino e ha ricordato il maestro insieme a Lorenza Mazzeo, Demenica Pulcio e Maria Chiara Luca L che hanno lavorato nella redazione de “L’Eco del Sud”, giornale storico fondato e diretto dal prof. Garofalo. Sono seguiti brevi interventi, coordinati da Marco Grassi, a cominciare dal presidente dell’Università della Terza Età Basilio Maniaci, dal presidente Club Unesco di Messina Santina Schepis e dalla direttrice della casa di riposo “Pro Senectute” della Città del Ragazzo Enza Trovato. Tra i presenti anche il segretario dell’Assostampa peloritana Peppino Gulletta e il vice presidente Ucsi Sicilia Domenico Interdonato. Il presidente Lo Presti ha consegnato la tessera di socia onoraria alla giornalista Rosalba Garofalo, figlia del compianto decano che, molto commossa, ha proceduto alla scoprimento della targa dedicatoria. A.B. 12 Prospettive - 7 giugno 2015 RUBRICHE Palazzo Madama: commemorazione del 750° anniversario della nascita di Dante apa Francesco, per la commemorazione del 750° anniversario della nascita di Dante che si è svolta nell’aula parlamentare di Palazzo Madama, ha inviato un messaggio al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura. Dopo aver rivolto i saluti al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e al presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, il Pontefice ha definito il divino poeta una delle figure più eminenti dell’umanità dal momento che l’autore della “Divina Commedia” è per la cultura mondiale un profeta di speranza e annunciatore della liberazione e del cambiamento profondo di ogni uomo e donna, che invita a ritrovare il senso offuscato del percorso umano e a sperare di rivedere l’orizzonte luminoso in cui brilla in pienezza la dignità della persona. Le celebrazioni sono state inaugurate dalle massime autorità, alla presenza di parlamentari, rappresentanti della Società Dante Alighieri, studiosi di Dante, artisti e studenti, con l’impareggiabile intervento dell’attore Roberto Benigni, che ha recitato il 33° canto del Paradiso. L’illustre esponente della Santa Sede ha letto il messaggio con cui il Papa si è unito al coro di quanti “considerano Dante un artista di altissimo valore universale, che ha ancora tanto da dire e da donare, attraverso le sue opere immortali, a quanti sono desiderosi di percorrere la via della vera conoscenza, dell’autentica scoperta di sé, del mondo, del senso profondo e trascendente dell’esistenza”. Il Papa ha ricordato i documenti dei suoi predecessori per solennizzare le ricorrenze dantesche con le quali veniva riproposta la figura del sommo poeta proprio per la sua attualità e per la sua grandezza non solo artistica ma anche teologica e culturale. “Benedetto XV”, scrive il Santo Padre, “in occasione del VI Centenario della morte pubblicò l’Enciclica ‘In praeclara summorum’ con cui intendeva evidenziare ‘l’intima unione di Dante con la Cattedra di Pietro’. Ammirando ‘la prodigiosa vastità ed acutezza del suo ingegno’ il Pontefice invitava a riconoscere che ‘ben poderoso slancio d’ispirazione egli trasse dalla fede divina’ e a considerare l’importanza di una non riduttiva lettura dell’opera di Dante soprattutto nella formazione scolastica ed universitaria”. “Il beato Paolo VI”, aggiunge il Papa, “ebbe particolarmente a cuore la figura e l’opera di Dante, a cui dedicò, a conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II, la bellissima Lettera Apostolica ‘Altissimi cantus’, con cui indicava, con grande sensibilità e profondità, le linee fondamentali e sempre vive dell’opera dantesca. Paolo VI con forza ed intensità affermava che “nostro è Dante! Nostro, vogliamo dire, della fede cattolica . Paolo VI affermava anche: “Il fine della Commedia è primariamente pratico e trasformante. Non si propone solo di essere poeticamente bella e moralmente buona, ma in alto grado di cambiare radicalmente l’uomo e di portarlo dal disordine alla saggezza, dal peccato alla santità, dalla miseria alla felicità, dalla contemplazione terrificante dell’inferno a quella beatificante del paradiso”. “Anche san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI”, prosegue Papa P Protési a “l amor che move il sole e l’altre stelle” Francesco, “si sono spesso riferiti alle opere del Sommo Poeta. E nella mia prima Enciclica ho scelto anch’io di attingere a quell’immenso patrimonio di immagini, di simboli, di valori. Per descrivere la luce della fede, luce da riscoprire e recuperare affinché illumini tutta l’esistenza umana, mi sono basato proprio sulle suggestive parole del Poeta, che la rappresenta come ‘favilla,/ che si dilata in fiamma poi vivace/ e come stella in ciel in me scintilla’ (Paradiso XXIV 145-147). Alla vigilia del Giubileo Straordinario della Misericordia, il Papa auspica che le celebrazioni del 750°, come quelle in preparazione al VII centenario della morte di Dante nel 2021, “possano far sì che la figura dell’Alighieri e la sua opera siano nuovamente valorizzate, anche per accompagnarci nel nostro percorso personale e comunitario. La Commedia può essere letta, infatti, come un grande itinerario, anzi come un vero pellegrinaggio, sia personale e interiore, sia comunitario, ecclesiale, sociale e storico. Essa rappresenta il paradigma di ogni autentico viaggio in cui l’umanità è chiamata a lasciare quella che dante definisce ‘l’aiuola che ci fa tanto feroci’ (Paradiso XX, 151) per giungere a una nuova condizione, segnata dall’armonia, dalla pace, dalla felicità”. “Onorando Dante”, conclude il Papa, “noi potremmo arricchirci della sua esperienza per attraversare le tante selve oscure ancora disseminate nella nostra terra e compiere felicemente il pellegrinaggio nella storia, per giungere alla méta sognata e desiderata da ogni uomo: ‘l’amor che move il sole e l’altre stelle”. Antonino Blandini Al teatro “Brancati” di Catania debutta la felice edizione di Pipino il breve con Tuccio Musumeci Un mix di momenti tragicomici ben conditi n classico del teatro italiano, una commedia evergreen che affonda la proprie radici nel passato ma propone anche messaggi di attualità. Pipino il breve chiude la stagione 2014 – 2015 del teatro “Brancati di Catania. Grande successo per la celeberrima commedia musicale di Tony Cucchiara, spettacolo simbolo del teatro siciliano nel mondo, che viene rappresentata da una compagnia del tutto nuova guidata da Tuccio Musumeci e composta da più di venti artisti, tra attori, cantanti, musicisti e ballerini. Un allestimento ancora vivo nella memoria, nonostante siano trascorsi trent’anni dal suo debutto. Pipino il Breve nasce infatti nel 1978 e l’autore Tony Cucchiara porta a Mario Giusti, direttore dello Stabile etneo, il canovaccio di una storia tratta dai volumi di Giusto Lo Dico, che trattava in maniera esauriente della siciliana “Opra dei pupi”, caratteristiche marionette chiamate, attraverso la tradizione orale del racconto, a rievocare la “chanson de geste”. Ossia l’epopea dei Paladini di Francia, di Orlando e Rinaldo, di Angelica, di Carlo Magno. Il Mito dei Paladini di Francia nasce nel racconto della vittoria del Bene che resiste al Male, all’invasione degli Arabi, chiamati Saraceni, che risalivano dalla Spagna verso la Francia. Il racconto di “Pipino il Breve e Berta la Piedona” fa un passo indietro e narra la nascita di Carlo Magno, che Cucchiara declina sotto forma di commedia musicale. Musiche e parole, in siciliano, sono dell’artista agrigentino (con la collaborazione, per il testo, di Renzo Barbera). Le canzoni sono di una bellezza unica, sia per il ritmo poetico che per la ricerca sofisticata del linguaggio, al punto che alcuni critici hanno ritenuto Tony Cucchiara uno dei re-suscitatori della poesia siciliana. La prima rappresentazione avvenne al teatro “Verga”, riscuotendo subito accoglienze U trionfali. Lo spettacolo farà quindi il giro del mondo, con sette anni consecutivi di tournée in Italia, approdando quindi a Broadway, in Sudamerica e in Australia. A coronare un successo senza precedenti; la rappresentazione di Pipino il Breve è stata inserita nella rassegna “Italy on stage”, dedicata alla cultura ed allo spettacolo italiano. Il divertente e brillante musical è ambientato nel Medioevo, in Francia. Il re Pipino il Breve, vecchio e senza figli, vuole sposare Berta, figlia del re d’Ungheria. Durante il viaggio verso la Francia per le nozze, però, la malvagia figlia del conte Belisario, Falista, che assomiglia moltissimo a Berta, ordina al suo scudiero di uccidere la promessa sposa per sostituirsi a lei. Dopo sette anni, non avendo mai avute notizie della figlia, i re d’Ungheria si recano in visita in Francia e scoprono l’imbroglio. Che fine avrà fatto Berta? Sarà davvero morta? Una tela portata a corte da un mercante rivelerà che è ancora viva. Ristabilita la verità e la giustizia, Pipino e Berta convolano finalmente a nozze. Dalla loro unione nascerà Carlo Magno. Pipino il Breve è uno spettacolo dove l’attore e il cantante si fondono, accompagnati da folli danze che coinvolgono lo spettatore ed emozionano grazie alla vitalità della musica, utilizzando tecniche che ricordano l’opera dei pupi. Nel Prologo, infatti, la compagnia di attoripupi si prepara per lo spettacolo. Il cantastorie annuncia che sarà rappresentata la vicenda dell’avventuroso matrimonio. Seguono 13 quadri caratterizzati da vicende vivaci e colorate che si susseguono seguendo un ritmo incalzante e coinvolgente. fessionisti che lo mettono in scena non stanca mai, anno dopo anno, ma risulta invece sempre più richiesto a testimonianza di quel teatro d’eccezione che sta ormai scomparendo dal panorama artistico teatrale contemporaneo. Gli attori si muovono su una scenografia medievale, in armonia tra un Tra sonorità magiche si racconta una storia allettante e stimolante, attraverso attori del calibro di Tuccio Musumeci, uno dei grandi capocomici del teatro italiano, un musical con radici antiche ma sempre attuale, che grazie alla compagnia di pro- susseguirsi di momenti tragicomici ben conditi, grazie alla presenza di colpi di scena che ricevono gli apprezzamenti di un pubblico sempre più affezionato Artemisia