Un percorso mistagogico Invocazione allo Spirito Santo Presentazione ed Elezione Omelia Impegni dell’eletto Litanie dei Santi Imposizione delle mani e Preghiera di Ordinazione 7. Riti esplicativi 1. 2. 3. 4. 5. 6. Anche se non strettamente necessario è buona norma, in apertura dei riti di ordinazione invocare lo Spirito Santo, quasi come preludio alla preghiera consacratoria, cuore del rito, quando lo Spirito di Dio prenderà possesso dell’eletto. Diacono e Presbitero Diacono: Si presenti colui che deve essere ordinato diacono (presbitero): l’accolito (il diacono) ______ Ordinando: Eccomi. Responsabile: Reverendissimo Padre, la santa Madre Chiesa chiede che questo nostro fratello sia ordinato diacono (presbitero). Vescovo: Sei certo che ne sia degno? Responsabile: Dalle informazioni raccolte presso il popolo cristiano e secondo il giudizio di coloro che ne hanno curato la formazione, posso attestare che ne è degno. Vescovo: Con l’aiuto di Dio e di Gesù Cristo nostro Salvatore, noi scegliamo questo nostro fratello per l’ordine del diaconato (presbiterato). Tutti: Rendiamo grazie a Dio. L'Ordine è il sacramento grazie al quale la missione affidata da Cristo ai suoi Apostoli continua ad essere esercitata nella Chiesa sino alla fine dei tempi: è, dunque, il sacramento del ministero apostolico. (CCC, 1536) Per essere cristiano è sufficiente credere con libera decisione in Gesù ed essere accolto nella comunità mediante i sacramenti dell’iniziazione cristiana (Mc 16,16). Invece per essere capo nella Chiesa è necessario un mandato speciale del vescovo. Nessuno infatti può attribuirsi da sé il diritto di rappresentare Gesù Cristo nella comunità, se non ha ricevuto da Lui una "delega" e questa delega si chiama "ordinazione". Essa viene dal vescovo, il quale, a sua volta, l'ha ricevuta da un altro vescovo, in una catena ininterrotta che risale a Gesù Cristo (successione apostolica). Quali requisiti deve avere una persona per essere ordinata? Requisito fondamentale indiscusso è che sia battezzato e viva da cristiano. Il N.T. ha richiesto ai capi anche alcune doti specifiche. Nella storia però, a motivo di circostanze ed esigenze diverse, la Chiesa ha richiesto all'ordinando anche altre qualità (cfr. 1Tm, 2Tm e Tt). La Chiesa ha richiesto ai capi, nei secoli, anche altre caratteristiche: a) il sesso maschile Fin dalle origini vescovi e preti erano scelti solo fra i maschi, sia perché, soprattutto nell’ambiente ebraico, era impensabile che una donna guidasse una comunità religiosa, sia perché veniva osservato il principio formulato da Paolo: «Come in tutte le Chiese dei santi (ebrei?), le donne nelle assemblee tacciano» E questo principio è rimasto intatto lungo i secoli. Oggi però, in occidente, ci sono varie spinte perché anche le donne possano essere ordinate sacerdoti/sacerdotesse. Teologicamente si può discutere se il citato principio di Paolo sia una norma legata alla cultura del suo tempo, e quindi modificabile, o se sia un principio universale. Va considerato che: – Paolo emette anche il principio della perfetta uguaglianza fra uomo e donna (Gal 3,28); – esistono, nella tradizione, precedenti di ministeri sacri affidati alle donne: nelle chiese antiche c’erano le diaconesse (Rm 16,1). Su questo argomento il papa Giovanni Paolo II, il 22.05.1994, ha preso una posizione negativa con tono quasi definitorio. Tuttavia successivi interventi hanno precisato che non si tratta di un pronunciamento infallibile. b) il celibato Per i vescovi il celibato fu richiesto assai presto: in occidente dal sinodo di Elvira (Granada) del 300 e in oriente dalla legge di Giustiniano del 528. La comunità giudicò che l’ufficio di vescovo, con tutto il lavoro che comportava, non fosse compatibile con la cura della famiglia. Per i preti: - nelle Chiese orientali non fu mai richiesto il celibato. Il Concilio Trullano del 692 stabilì però che i preti (e i diaconi) potessero sposarsi, ma solo prima della loro ordinazione. - nella Chiesa latina il celibato, richiesto già dal sinodo di Elvira, di fatto divenne legge solo dal sec. XI-XII (cfr. la norma n. 89 del Corrector sive Medicus). L’esigenza del celibato sacerdotale nasceva, in occidente, almeno da questi fatti: 1) con l’aumento di ordinazioni sacerdotali di religiosi (a motivo delle molte richieste di celebrazioni di messe da parte di penitenti), il clero più apprezzato era celibe; 2) i vescovi (scelti in quel periodo soprattutto fra i religiosi, perché meno immischiati nelle questioni politiche) avevano portato al clero secolare la loro spiritualità monastica, celibataria; La disposizione del can. 33 del sinodo è la seguente: "Piacque di proibire del tutto ai vescovi, ai preti e ai diaconi e a tutti i chierici che si occupano di ministero (pastorale) di astenersi dalle nozze e di non generare figli; chi lo farà sia rimosso dall'onore del chiericato“. 3) i cristiani volevano preti santi e molti di loro giudicavano il matrimonio come peccaminoso o meno santo rispetto al celibato (catarismo - albigesi); 4) il popolo cristiano, assai povero, si era stancato di mantenere la moglie e i figli dei preti. Fu però sempre precisato che il celibato non fa parte dell’essenza del sacerdozio (a differenza di quanto avviene per i religiosi). Perciò nulla vieta che si possano nuovamente ordinare come preti delle persone sposate. Di fatto questo già è avvenuto ed avviene (vedovi). Per i diaconi: nella Chiesa latina fino al Concilio Vaticano II era obbligatorio il celibato (con l’ulteriore impegno di accettare in seguito l’ordinazione presbiterale, a meno che motivi gravi, intervenuti dopo l’ordinazione diaconale, la sconsigliassero). Il Concilio Vaticano II nel 1965 ha ripristinato per la Chiesa cattolica latina il diaconato permanente, dato anche a persone sposate. In questo caso deve essere richiesto il consenso della famiglia. Se invece un cristiano viene ordinato diacono da celibe, deve rimanere celibe. Se vuole sposarsi, col permesso del vescovo può farlo, ma smette di esercitare il ministero (= servizio). c) lo stato di grazia Si esige anche dal ministro che celebra un sacramento che sia in grazia di Dio? Nel IV-V sec. i Donatisti l'hanno pensato: per essi un sacramento era invalido, se era amministrato da un ministro in peccato mortale. Il loro ragionamento: i sacramenti "danno" la grazia, ma nessuno può dare ciò che non ha, quindi il ministro deve avere la grazia, onde poterla dare. Contro di loro ha reagito la tradizione, ed in particolare sant'Agostino, facendo presente che con questo principio si esponeva il fedele ad infiniti dubbi sulla validità dei sacramenti ricevuti, essendogli impossibile valutare lo stato di grazia o di peccato del ministro (nessun uomo può giudicare la coscienza di un altro!); Il ministro nel sacramento non "dà" una grazia sua, ma "presta" a Gesù Cristo il suo corpo, onde il cristiano possa dare il segno visibile della sua volontà di unirsi a Cristo presente nel ministro: "sacerdos baptizat, Christus baptizat", diceva Agostino. Si richiede dal ministro solo che "abbia l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa", cioè che compia il rito secondo le norme stabilite. La santità morale del ministro serve alla credibilità di quello che dice e fa, ma non alla validità del sacramento. Spesso il popolo cristiano richiede ai preti più santità (= più coerenza) di quella che normalmente richieda a tutti gli altri cristiani. C'è in proposito una bella frase di sant'Agostino ai suoi fedeli: Pro vobis episcopus, vobiscum christianus" (= per voi vescovo, con voi cristiano) Vescovo Presbitero: Reverendissimo Padre, la santa Chiesa cattolica chiede che sia ordinato vescovo il presbitero __________. Vescovo: Avete il mandato del Papa? Presbitero: Sì, lo abbiamo. Vescovo: Se ne dia lettura. Vescovo Tutti siedono e viene letto il mandato. BENEDETTO VESCOVO SERVO DEI SERVI DI DIO …….. A lettura finita, tutti in segno di assenso rispondono: grazie a Dio. Rendiamo Il mandato del papa autorizza l’ordinazione del nuovo vescovo ed è segno di comunione con la sede di Pietro e quindi con la Chiesa universale. Per quanto concerne l’elezione di Vescovi in Occidente, non c’è stato un uso costante ed uniforme, però si può indicare la seguente linea evolutiva: a) Nei primi secoli della Chiesa (III-V sec.), concorrono ad eleggere il vescovo tutti i capifamiglia cristiani della diocesi (cfr. il caso di Ambrogio a Milano). b) Quando i vescovi assunsero anche importanza politica (da Costantino - IV sec. in poi) ed essere vescovo divenne anche un titolo d’onore, iniziarono ad esserci fra i cristiani controversie e divisioni per l’elezione del vescovo. Per evitare questo, l’elezione venne affidata al clero. c) In un successivo momento (V-VI sec.), sempre per evitare litigi dovuti ad ambizione di potere, si incaricarono di eleggere il vescovo solo i «notabili» del clero (canonici), oppure alcune famiglie potenti (cfr. quanto avvenne per il vescovo di Roma, eletto, anche ora, dai notabili del clero di Roma, i cardinali, anche se di fatto i cardinali sono sparsi in tutto il mondo). In latino si chiamavano "cardinales", perché avevano il privilegio di stare, durante la messa del papa, ai quattro "cardines" (angoli) dell'altare, per aiutare più da vicino il papa nella celebrazione. Potevano essere vescovi, preti, diaconi o anche (a volte) laici. d) In varie occasioni e luoghi (VI-XI sec.), intervennero nell’elezione del vescovo i principi, i re e poi l’imperatore del Sacro Romano Impero – o per ingerenza autonoma (principio: "cuius regio eius religio", cioè il re ha anche il potere religioso); – o su invito dei fedeli che non erano riusciti a mettersi d’accordo sulla persona da eleggere; – o per richiesta dell’eletto stesso, che desiderava avere maggiore autorità o eliminare contendenti. Questo fece sì che lentamente la massima autorità politica, cioè l’imperatore, cominciasse ad eleggere a vescovi persone di suo gradimento o a confermarne l’elezione (investitura). Spesso, assieme al potere spirituale, l’imperatore dava anche al vescovo un potere politico (vescovi-principi, marchesi, duchi o conti). Il termine "visconte" significa appunto vescovo-conte. Questo modo di elezione fu accolto abbastanza bene dal popolo cristiano, in base al principio che anche l’autorità politica veniva da Dio (Rom 13). Questo sistema, in vari casi, produsse però gravi inconvenienti: 1. vescovi eletti con criteri non religiosi, ma politici o militari; 2. vescovi che risiedevano normalmente alla corte imperiale, mentre la loro diocesi era spiritualmente abbandonata; 3. vescovi senza una formazione teologica adatta, più signorotti medievali che pastori. Tutto questo provocò grande decadenza spirituale e morale nel clero e nel laicato cristiano. e) Nel sec. XI il movimento monastico, soprattutto di Cluny, cercò di reagire a questi inconvenienti in nome della "libertas Ecclesiae". Personificazione di questa reazione fu il monaco di Cluny, Ildebrando di Soana, divenuto papa nel 1073, col nome di Gregorio VII. Egli volle liberare la Chiesa d'Occidente dalla tutela-oppressione dell’imperatore, onde poter avere pastori (vescovi e preti) che fossero all’altezza del loro compito. Per questo diede inizio alla lotta per le investiture. Essa si concluse nel 1122 col trattato di Worms: le nomine dei vescovi in Occidente diventarono di competenza del vescovo di Roma. f) La lotta ebbe ancora qualche ripresa nel 1200, ma terminò con Innocenzo III (Concilio Lateranense IV del 1215). g) Alla fine del 1300 ritornò l’ingerenza statale nella nomina dei vescovi, ma questa volta per concessione pontificia (vari concordati), fatta soprattutto per ottenere per la Chiesa di qualche nazione o per lo Stato Pontificio "beni maggiori". Sorsero così varie forme di regalismo (gallicanesimo, giuseppinismo...), che rimasero fino alla Rivoluzione Francese (fine 1700). h) Nel 1800-1900 si stipularono vari concordati fra Stati e Santa Sede, che permisero ancora ingerenze statali nelle nomine dei vescovi (si richiedeva infatti almeno il gradimento statale del vescovo eletto, oppure la scelta da parte dello Stato su una terna di nomi, ...). Alcuni Stati intervennero anche nella elezione del vescovo di Roma. Il culmine fu raggiunto nel 1904 col veto posto dall’Austria all’elezione a papa del card. Rampolla, veto che portò all’elezione di Pio X. Pio X però, con un suo decreto, eliminò (speriamo per sempre) ogni ingerenza degli Stati nell’elezione del papa. i) Il Concilio Vaticano II invitò i capi di stato cattolici (Iralia, Spagna e Portogallo) a rinunciare spontaneamente ai diritti e privilegi che avevano in relazione alla nomina dei vescovi e fece voti che in futuro non fossero più concessi (Decreto sull’Ufficio Pastorale dei Vescovi n. 20 del 28.X.1965). Un'evoluzione analoga all'elezione dei vescovi si è avuta nei modi per scegliere i preti da ordinare. Col tempo è prevalsa la consuetudine di affidare al vescovo e ai suoi collaboratori il totale controllo sulla formazione e sull'elezione dei preti. Tuttavia il popolo cristiano in molte occasioni è stato chiamato ad esprimere il proprio consenso (applausi) oppure la propria eventuale opposizione all'ordinazione. Quindi il vescovo ordinante tiene l’omelia nella quale illustra le letture e parla ai presenti e all’eletto sul ministero del rispettivo grado del sacramento (diacono, presbitero, vescovo). Vescovo: Figlio carissimo, prima di ricevere l’ordine del diaconato, devi manifestare davanti al popolo di Dio la volontà di assumerne gli impegni. Vescovo: Vuoi essere consacrato al ministero nella Chiesa per mezzo dell’imposizione delle mie mani con il dono dello Spirito Santo? Eletto: Sì, lo voglio. Vescovo: Vuoi esercitare il ministero del diaconato con umiltà e carità in aiuto dell’ordine sacerdotale, a servizio del popolo cristiano? Vescovo: Vuoi, come dice l’Apostolo, custodire in una coscienza pura il mistero della fede, per annunziarla con le parole e le opere, secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa? Vescovo: Tu che sei pronto a vivere nel celibato: vuoi in segno della tua totale dedizione a Cristo Signore custodire per sempre questo impegno per il regno dei cieli a servizio di Dio e degli uomini? Vescovo: Vuoi custodire e alimentare nel tuo stato di vita lo spirito di orazione e adempiere fedelmente l’impegno della Liturgia delle ore, secondo la tua condizione, insieme con il popolo di Dio per la Chiesa e il mondo intero? Vescovo: Tu che sull’altare sarai messo a contatto con il corpo e sangue di Cristo vuoi conformare a lui tutta la tua vita? Eletto: Sì, con l’aiuto di Dio, lo voglio. L’ordinando ora si inginocchia e pone le proprie mani congiunte in quelle del Vescovo. Vescovo: Prometti a me e ai miei successori filiale rispetto e obbedienza? Eletto: Sì, lo prometto. Vescovo: Dio che ha iniziato in te la sua opera, la porti a compimento. Vescovo: Figlio carissimo, prima di ricevere l’ordine del presbiterato, devi manifestare davanti al popolo di Dio la volontà di assumerne gli impegni. Vescovo: Vuoi esercitare per tutta la vita il ministero sacerdotale nel grado di presbitero, come fedele cooperatore dell'ordine dei vescovi nel servizio del popolo di Dio, sotto la guida dello Spirito Santo? Eletto: Sì, lo voglio. Vescovo: Vuoi adempiere degnamente e sapientemente il ministero della parola nella predicazione del Vangelo e nell'insegnamento della fede cattolica? Vescovo: Vuoi celebrare con devozione e fedeltà i misteri di Cristo secondo la tradizione della Chiesa, specialmente nel sacrificio eucaristico e nel sacramento della riconciliazione, a lode di Dio e per la santificazione del popolo cristiano? Vescovo: Vuoi, insieme con noi, implorare la divina misericordia per il popolo a te affidato, dedicandoti assiduamente alla preghiera, come ha comandato il Signore? Vescovo: Vuoi essere sempre più strettamente unito a Cristo sommo sacerdote, che come vittima pura si è offerto al Padre per noi, consacrando te stesso a Dio insieme con lui per la salvezza di tutti gli uomini? Eletto: Sì, con l’aiuto di Dio, lo voglio. L’ordinando ora si inginocchia e pone le proprie mani congiunte in quelle del Vescovo. Vescovo: Prometti a me e ai miei successori filiale rispetto e obbedienza? Eletto: Sì, lo prometto. Vescovo: Dio che ha iniziato in te la sua opera, la porti a compimento. Vescovo: L’antica tradizione dei santi padri richiede che l’ordinando vescovo sia interrogato in presenza del popolo sul proposito di custodire la fede e di esercitare il proprio ministero. Vescovo: Vuoi, fratello carissimo, adempiere fino alla morte il ministero a noi affidato dagli Apostoli, che noi ora trasmettiamo a te mediante l’imposizione delle mani con la grazia dello Spirito Santo? Eletto: Sì, lo voglio. Vescovo: Vuoi predicare, con fedeltà e perseveranza, il Vangelo di Cristo? Vescovo: Vuoi custodire puro e integro il deposito della fede, secondo la tradizione conservata sempre e dovunque nella Chiesa fin dai tempi degli Apostoli? Vescovo: Vuoi edificare il corpo di Cristo, che è la Chiesa, perseverando nella sua unità, insieme con tutto l’ordine dei vescovi, sotto l’autorità del successore del beato apostolo Pietro? Vescovo: Vuoi prestare fedele obbedienza al successore del beato apostolo Pietro? Vescovo: Vuoi prenderti cura, con amore di padre, del popolo santo di Dio e con i presbiteri e i diaconi, tuoi collaboratori nel ministero, guidarlo sulla via della salvezza? Vescovo: Vuoi essere sempre accogliente e misericordioso, nel nome del Signore, verso i poveri e tutti i bisognosi di conforto e di aiuto? Vescovo: Vuoi, come buon pastore, andare in cerca delle pecore smarrite per riportarle all’ovile di Cristo? Vescovo: Vuoi pregare, senza mai stancarti, Dio onnipotente, per il suo popolo santo, ed esercitare in modo irreprensibile il ministero del sommo sacerdozio? Eletto: Sì, con l’aiuto di Dio, lo voglio. Vescovo: Dio che ha iniziato in te la sua opera, la porti a compimento. Nella Chiesa latina l'elenco completo dei due ordini è menzionato per la prima volta nella lettera di papa Cornelio (251-253) a Fabio vescovo di Antiochia, nella quale erano indicati gli ordini allora in uso nella Chiesa di Roma. Nella Chiesa latina e orientale i diversi gradi dell'ordine erano suddivisi in due categorie: ordini maggiori (episcopato, presbiterato, diaconato e suddiaconato) e ordini minori (accolitato, esorcistato, lettorato, ostiariato), e questi ultimi non erano sacramenti. Nella Chiesa latina chi riceveva gli ordini, a partire da quelli minori, veniva tonsurato e diventava chierico. Dopo il Concilio Vaticano II (cfr. il decreto Presbyterorum Ordinis) gli ordini minori sono stati ridotti e non vengono più chiamati ordini, ma ministeri: sono quelli dell'accolito e del lettore. Per quanto riguarda gli ordini maggiori, la teologia cattolica non parla più di ordini (al plurale), ma di tre gradi dell'unico sacramento dell'Ordine: Episcopato: i vescovi sono i successori degli apostoli. Esercitano il triplice ministero dell'insegnamento (munus propheticum o munus docendi), del governo pastorale (munus regalis o munus regendi), della santificazione (munus sacerdotalis o munus liturgicum). In età apostolica le loro funzioni erano indistinte rispetto quelle dei presbiteri. Dal II secolo sono normalmente i pastori delle Chiese locali (diocesi). Presbiterato: presbiteri o preti: sono i collaboratori dei vescovi, con i quali condividono predicazione della Parola di Dio, presidenza dell'Eucaristia e delle altre celebrazioni sacramentali, esclusa, normalmente, la confermazione e il conferimento dell'Ordine sacro. Possono esercitare il ministero nella guida di una parrocchia (in tal caso si dicono parroci), o in qualunque altro ministero che gli affidi il vescovo proprio, cui devono obbedienza. Quando sono inviati dalla loro diocesi come missionari sono detti fidei donum. Diaconato: i diaconi sono collaboratori dei vescovi nella modalità del servizio. Predicano la parola di Dio, amministrano il battesimo, assistono alla celebrazione del Matrimonio, coordinano il ministero della carità nella chiesa. L’invito alla preghiera e l’invocazione dei Santi esprime la comunione tra la Chiesa terrena, riunita per la celebrazione, e la Chiesa celeste, Angeli e Santi, i quali partecipano sacramentalmente alla lode di Dio; l’eletto, intanto, si stende a terra in segno di profonda umiltà e di totale disponibilità a lasciarsi plasmare dallo Spirito di Dio. Il Vescovo (ordinazione diaconale), il Vescovo e dopo di lui tutti i presbiteri in segno di comunione (ordinazione presbiterale), il Vescovo e dopo di lui tutti i Vescovi concelebranti (ordinazione episcopale) impone le mani sul’eletto. L’antico gesto dell’imposizione delle mani sul capo dell’eletto rende visibile lo Spirito Santo che viene donato per il ministero. O Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre di misericordia e Dio di ogni consolazione, tu abiti nell’alto dei cieli e volgi lo sguardo su tutte le creature e le conosci ancor prima che esistano. Con la parola di salvezza hai dato norme di vita nella tua Chiesa: tu, dal principio, hai eletto Abramo come padre dei giusti, hai costituito capi e sacerdoti per non lasciare mai senza ministero il tuo santuario, e fin dall’origine del mondo hai voluto esser glorificato in coloro che hai scelto. Effondi ora sopra questo eletto la potenza che viene da te, o Padre, il tuo Spirito che regge e guida: tu lo hai dato al tuo diletto figlio Gesù Cristo ed egli lo ha trasmesso ai santi Apostoli, che nelle diverse parti della terra hanno fondato la Chiesa come tuo santuario a gloria e lode perenne del tuo nome. O Padre, che conosci i segreti dei cuori, concedi a questo tuo servo, da te eletto all’episcopato, di pascere il tuo santo gregge e di compiere in modo irreprensibile la missione del sommo sacerdozio. Egli ti serva notte e giorno, per renderti sempre a noi propizioe per offrirti i doni della tua santa Chiesa. Con la forza dello Spirito del sommo sacerdozio abbia il potere di rimettere i peccati secondo il tuo mandato; disponga i ministeri della Chiesa secondo la tua volontà; sciolga ogni vincolo con l’autorità che hai dato agli Apostoli. Per la mansuetudine e la purezza di cuore sia offerta viva a te gradita per Cristo tuo Figlio. A te, o Padre, la gloria, la potenza, l’onore per Cristo con lo Spirito Santo, nella santa Chiesa, ora e nei secoli dei secoli. Amen A significare quanto è avvenuto con l’imposizione delle mani e con la preghiera, il nuovo presbitero (diacono) indossa stola e casula (la stola in diagonale e la dalmatica): il Celebrante unge col sacro crisma il capo del nuovo Vescovo (le mani del presbitero); e consegna al Vescovo il libro dei Vangeli, l’anello, la mitria e il pastorale (al presbitero il pane e il vino, al diacono il Vangelo). Segue l’abbraccio di pace con l’Ordinante e i confratelli. Nella Chiesa, soprattutto latina, ci sono anche: • Cardinali che in antico erano i notabili del clero di Roma ed ora sono i vescovi più in vista nella cristianità. Dal punto di vista sacramentale sono e restano vescovi che, però, aiutano il papa nelle questioni importanti e hanno voce attiva e passiva nell’elezione del papa. Si dividono in cardinali di curia (i capi dei dicasteri della curia romana) e cardinali vescovi residenziali: (i vescovi delle più importanti città del mondo e spesso i capi delle conferenze episcopali). Vescovi titolari che sono vescovi che non hanno la cura di una diocesi particolare. Per rispettare la tradizione che vuole che ogni vescovo abbia una diocesi, si è ricorsi alla "scappatoia" di affidare loro una diocesi antica ormai inesistente. Di solito sono - nunzi apostolici (= ambasciatori del Vaticano); - delegati apostolici (= incaricati del Vaticano); - vescovi emeriti (in pensione); - funzionari del Vaticano. Questa presentazione è stata realizzata utilizzando anche materiale reperibile su: http://www.vatican.va/ http://didaskaleion.murialdo.org/ http://it.wikipedia.org/