Anno II - Numero 28 l Diego Sozzani il personaggio y(7HB9H2*NPSKKK( +z!"!"!?!: 1Pg3ZK6EMBE0O68DMqL1N8n6cL61oIL+o1ZYzbqyf0+AmZco9V+jAQ== (iN) Europa 12 Luglio 2010 - Euro 0,10 in Nord-Ovest l l Finanziaria, le Regioni hanno incontrato Berlusconi Calano i consumi delle famiglie, ma il Nord è sempre più caro (80) Direttore responsabile: Giancarlo Ferrario - Autorizzazione tribunale di Milano n. 655 del 5 novembre 2008 - Stampa: Tipografia Litosud - Pessano con Bornago - Milano - Via Aldo Moro, 2 (iN) Primo Piano l (iN) Europa - 12 Luglio 2010 (2) ECCO LA MINIGONNA Nasce la minigonna e rivoluziona i costumi dell’epoca. L’idea viene alla stilista in- glese Mary Quant (anche se la vera origine è dibattuta e contesa da altri stilisti) che la fa indossare per la prima volta a una parrucchiera di 17 anni, Leslie Horby detta Twiggy (grissino). Da allora la moda non sarà più la stessa. ARRIVAMMO SULLA LUNA (GIORDANA TALAMONA) (tgr) Un tuffo nel passato ed è subito ‘60, anni Sessanta. Siamo tornati ad occuparci di un altro decennio, dopo il numero sugli anni Ottanta, e questa volta abbiamo scelto un periodo che per molti rimane il migliore del secolo scorso che, nell’immaginario collettivo, si è cristallizzato e ha lasciato un segno indelebile. Saranno stati l’aria di cambiamento, lo sviluppo economico, la nuova musica rock o quella generazione di giovani che voleva fare la rivoluzione, come la si voglia mettere, gli anni ‘60 hanno davvero qualcosa di magico e irripetibile. Parlando con chi ha vissuto quel periodo colpisce l’ottimismo di quel decennio, quella marcata sensazione che, per la prima volta nella storia, la generazione successiva avrebbe avuto molto più della precedente, per diritti e benessere materiale. Allora rituffiamoci in quel decennio per capirne la storia, l’economia, la musica, l’avvento della nuova pubblicità, i primi passi embrionali del femminismo. Ascoltiamo le voci dei protagonisti, Livio Berruti e le Olimpiadi di Roma ‘60, Nino Benvenuti e i suoi storici incontri, Little Tony e il rock ‘n roll, Red Ronnie e Woodstock, Valter Brugiolo e lo Zecchino d’Oro, Antonello Falqui e le sue raffinate trasmissioni, via, via fino a Giovanni XXIII, il Papa Buono, raccontato da Marco Roncalli, suo nipote e biografo. Servizio a cura di Giordana Talamona Personaggi indimenticabili, da Kennedy a Giovanni XIII ANNI ‘60 A fianco, la guerra del Vietnam. A sinistra, Martin Luther King. A destra immagini del terremoto del Belice e della strage di piazza Fontana a Milano E’ l’era del Vietnam e del Concilio (tgr) Ecco fatti, nascite, morti, canzoni, film... che hanno caratterizzato gli anni Sessanta. 1960 Esce la “Dolce vita” di Federico Fellini che racconta con ironia e disincanto il boom economico e vince la Palma d’Oro a Cannes. Muore a causa della malaria presa in Africa il campione di ciclismo Fausto Coppi: aveva 41 anni. Il 25 agosto si aprono a Roma le Olimpiadi che regalarono all’Italia 13 medaglie d’Oro, 10 d’Argento e 13 di Bronzo. Il terremoto più forte del XX secolo si abbatte sul Cile con magnitudo 9,5 gradi della Scala Richter. 1961 John Fitzgerald Kennedy diventa il 35° presidente degli Stati Uniti. Debutta a New York Bob Dylan. Il 12 aprile l'astronauta sovietico Yuri Gagarin è il primo uomo a compiere un volo spaziale. Lo scrittore Ernest Hemingway si spara con un fucile. Sanremo viene vinto da Luciano Tajoli e Betty Curtis con la canzone “Al di là”, ma il successo maggiore lo riscuoteranno Adriano Celentano e Little Tony con “Ventiquattromila baci”. I sovietici iniziano la costruzione del Muro di Berlino. 1962 Antonio Segni è il nuovo presidente della Repubblica italiana. Marilyn Monroe viene trovata morta il 4 agosto nella sua casa in California. L’11 ottobre si apre il Con- cilio Vaticano II mentre dopo 4 giorni scoppia la crisi dei missili di Cuba. Il 27 ottobre il presidente dell’Eni, Enrico Mattei, muore in un attentato aereo i cui responsabili sono rimasti ignoti. 1963 Il 3 giugno muore Papa Giovanni XXIII. Il 9 ottobre una frana provoca la tragedia del Vajont: muoiono oltre 2.000 persone. Il Milan è la prima squadra italiana a vincere la Coppa dei Campioni. Martin Luther King marcia pacificamente su Washington chiedendo, insieme ad altre 200.000, persone l’integrazione razziale e il 22 novembre il presidente Kennedy viene assassinato a Dallas: gli succede il vicepresidente Lyndon Johnson. 1964 Nikita Kruscev viene esautorato e come segretario del partito comunista sovietico gli succede Leonid Breznev. In Italia viene introdotta la vaccinazione antipolio. Il 20 aprile viene prodotto ad Alba il primo vasetto di Nutella. A Gerusalemme viene fondata l’Olp, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Tocca all’altra squadra di calcio milanese, l’Inter, vincere la sua prima Coppa dei Campioni. A Milano viene inaugurata la prima linea della metropolitana. Muore a Yalta, nell’Unione sovietica, il leader comunista Palmiro Togliatti: alla segreteria del partito viene eletto Luigi Longo. A dicembre, Giuseppe Saragat viene eletto alla presidenza della Repubblica. 1965 Nel Vietnam del Nord vengono inviate le prime truppe e iniziano i bombardamenti americani. Negli Stati Uniti, intanto, viene assassinato Malcolm X, mentre viene ar- (iN) Europa - 12 Luglio 2010 LA FALLACI FERITA IN MESSICO Il 2 ottobre 1968 Oriana Fallaci venne gravemente ferita a Città del Messico durante la repressione militare che passerà alla storia come il “Massacro di Tlatelolco”. La Fallaci si trovava su un grattacielo sovrastante la piazza quando fu ferita da un elicottero in volo. Creduta morta fu portata all’obitorio dove un prete si rese conto che respirava ancora. (iN) Primo Piano l (3) L’opinione di Arturo Varvelli, ricercatore dell’Ispi di Milano I motivi del Muro di Berlino e dello scoppio del ‘68 (tgr) Cosa furono gli anni Sessanta per la storia? Non possiamo farci questa domanda senza ripercorrere, da una parte, le tappe fondamentali della Guerra Fredda, e dall’altra, la nascita del movimento rivoluzionario sessantottino. Lo facciamo grazie ad Arturo Varvelli (nella foto), ricercatore dell’Ispi, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano, esperto di relazioni italo-libiche, politica estera e sicurezza dell’Italia. Come si giunse alla costruzione del muro di Berlino nel 1961? I rapporti tra Usa e Urss avevano avuto un passaggio importante con la destalinizzazione e l’arrivo di Kruscev al potere a Mosca. Al di là della “teatralità” del leader sovietico, derestato Martin Luther King. Papa Paolo VI chiude solennemente l’8 dicembre il Concilio Vaticano II. Prendono il via i Giochi senza frontiere. L’Inter vince di nuovo la Coppa dei Campioni. A Torino il chirurgo Luigi Solerio separa le due sorelle siamesi Giuseppina e Santina Foglia. 1966 Il 22 maggio viene introdotta per la prima volta in Italia l’ora legale. A Los Angeles si tiene l’ultima esibizione dei Doors. L’Arno straripa e allaga Firenze. Rivelazione di Sanremo sarà Caterina Caselli con “Nessuno mi può giudicare”. La signora Indira Gandhi diventa il primo ministro dell’India. 1967 Luigi Tenco si suicida a Sanremo. Scoppia la guerra dei sei giorni di Israele contro Egitto, Siria, Giordania e Ara- bia Saudita, e occupa l’intera Palestina. Felice Gimondi vince il 50° Giro d’Italia. A Città del Capo Christian Barnard effettua il primo trapianto di cuore. Ernesto Che Guevara viene ucciso il 9 ottobre dall'esercito boliviano. 1968 Corrado conduce la prima Corrida radiofonica. Scoppia in Cecoslovacchia la “primavera di Praga”. Il 4 aprile viene assassinato Martin Luther King e due mesi dopo, il 6 giugno, a Los Angeles, viene ucciso anche Robert Kennedy. Il 6 novembre, Richard Nixon viene eletto presidente degli Stati Uniti. La contestazione studentesca dilaga in tutt’Europa e a Parigi esplode il “maggio francese”. Un atroce terremoto sconvolge la valle del Belice in Sicilia, mentre un’alluvione si abbatte sulla zona di Biella stinata in buona misura agli oppositori interni, la sua politica era caratterizzata da una competizione aspra con gli Usa, ma anche dalla ricerca di alcuni punti di convergenza, spesso in chiave anti-cinese. Kruscev intendeva approfittare della fase di passaggio e dell’inesperienza del giovane presidente americano, John Fitzgerald Kennedy. Berlino era un problema per l’Urss poiché sia il governo della Germania dell’Est sia la Cina chiedevano una decisione unilaterale di Mosca che ponesse fi- causando decine di morti. 1969 Il 21 luglio gli astronauti americani Neil Armstrong e Buzz Aldrin sono i primi uomini a mettere i piedi sulla Luna. Genova: si costituisce il primo nucleo extraparlamentare terroristico, il Gruppo XXII Ottobre. Il 12 dicembre, una bomba alla filiale della Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano provoca sedici morti e più di cento feriti. A Woodstock, vicino a New York, si tiene un imponente raduno di hippy. ne all’ambiguità delle relazioni con la Germania comunista, arrestasse il flusso ingente di tedeschi che passavano a ovest e riconoscesse piena legittimità al governo di Berlino Est. Il muro divenne un simbolo dell’ammissione dell’immodificabilità non solo di Berlino, ma di tutta l’Europa. Kennedy di fatto accettava la situazione dell’Europa orientale, ma Kruscev si dimostrava debole e incapace di dare al governo dell’est quello che chiedeva. Il muro “ibernava” le relazioni tra Est e Ovest. Proprio su Kennedy ci può dire che idea si è fatto sul suo assassinio? Come tutti i leader carismatici Kennedy raccoglieva grandi consensi e insieme grandi esasperazioni. Non credo a complotti interni che vedono protagonisti la Cia o altri gruppi come molta fiction vuole farci pensare. Bisogna attenerci a quanto la documentazione e le inchieste ci dicono sinora. Tutto sommato Kennedy, pur avendo una “spinta riformista” che alcuni tra i predecessori non ebbero, era nel pieno solco della tradizione presidenziale americana, non era affatto un elemento “sovversivo”. Il ‘68 fu un anno rivoluzionario (nella foto) dove grandi movimenti di massa arrivarono a far vacillare il potere politico attraverso la contestazione giovanile, studentesca e operaia che si sviluppò su temi diversi. Come si sviluppò in Italia? I movimenti studenteschi internazionali di quegli anni avevano alcuni elementi in comune, ma anche tratti nazionali molto diversi. In Italia il movimento fu molto politicizzato e lo si può comprendere solamente se contestualizzato nel panorama sociale e politico dell’epoca: una crisi del sistema di governo basato sull’alleanza tra Dc e Psi, ma dall’altra un Pci incapace di proporsi come reale alternativa di governo; la delusione verso il comunismo sovietico di parte della sinistra, i problemi sociali dei lavoratori italiani, l’incapacità della classe politica di dare risposte adeguate a questi problemi e a temi come l’aborto, il divorzio e la condizione femminile. La corsa allo spazio è un aspetto della Guerra Fredda non di poca importanza nella quale Usa e Urss si sfidarono per affermare una supremazia non solo economica e tecnologia, ma ideologica. Gli Usa arrivarono per primi sulla Luna il 21 luglio 1969, ma in questi anni c’è chi ha messo in dubbio quella famosa missione spaziale. Cosa ne pensa? Non ci credo. Le testimonianze, le evidenze e i successivi viaggi lunari e spaziali dimostrano ampiamente il successo americano. La superiorità tecnologica statunitense e occidentale sarà affermata proprio una ventina d’anni più tardi con l’implosione del sistema sovietico, incapace, tra le altre cose, anche di rispondere alle sfide americane più tecnologicamente avanzate, come “le guerre stellari”, seppur fossero parte di un parziale bluff. (iN) Primo Piano l (4) (iN) Europa - 12 Luglio 2010 AL VIA L’AUTOSTRADA DEL SOLE Il 4 ottobre 1964 Antonio Segni inaugura l’autostrada del Sole a bordo della Lancia Flaminia 335 presidenziale (nella foto). La A1 è stata fortemente voluta dai governi degli anni Cinquanta per contribuire al rilancio dell’economia nazionale. Prima, per andare da Milano a Napoli, i mezzi commerciali impiegavano due giorni. Avvenne alle 22,39 del 9 ottobre 1963. Ci furono più di 2.000 morti La tragedia del Vajont Pianse tutto il Paese LA STRAGE Quel che resta di Longarone dopo il passaggio di oltre 50 milioni di metri cubi d’acqua. Sopra, una prima pagina del “Corriere della Sera” di quei giorni. Sotto, la commemorazione dei 40 anni con il presidente Carlo Azeglio Ciampi pericolo della frattura, ma la mulazione dimostrarono che sua voce rimase volutamente la frana avrebbe prodotto a inascoltata». I lavori, infatti, Longarone un allagamento lieerano già iniziati e la diga dove, di appena un metro, con la veva risultare, per il mondo seconda che sarebbe stato un intero, un miracolo dell’ingedisastro. Portarono a Roma la gneria italiana. «Sarebbe staprima e nascosero la seconta la diga a doppio arco più da». alta del mondo. Alle 22,39 del Gli ingegneri 9 ottobre erano già stati 1963, 270 miNessuno ha pagato lioni di metri contattati da società ameriveramente per quelle cubi di roccia cane per esporscivolarono vittime mentre noi tare il progetto nell’invaso pronegli Stati Uni- sopravvissuti siamo stati vocando la fuoti». dalla sradicati dalla nostra riuscita La diga fu comdiga di 50 mipletata a tem- terra e ancora patiamo lioni di metri po di record nel cubi d’acqua per quella tragedia 1959 e, dopo che si riversaaver riempito rono sul paese in parte l’invaso, una prima di Longarone sfiorando i paesi frana venne giù facendo predi Casso ed Erto sopra il basagire quello che sarebbe accino. Il drammatico bilancio fu caduto. di 2.000 morti. «L’80% degli «Fu allora che venne commisabitanti di Longarone morì sionata una simulazione di diquella notte - continua Coletti sastro all’Università di Pado- dei 1.500 corpi recuperati va - ricorda Coletti - Ne fecero solo la metà ha un nome». di due tipi, una con materiale La storia del Vajont, purtropghiaioso e una con materiale po, non si concluse quella tripesante, simile a quello della ste notte: il dopo tragedia fu montagna. Con la prima siun’offesa alla memoria delle vittime e una ferita ancora aperta nella vita dei sopravvissuti. L’allora presidente del Consiglio, Giovanni Leone, che sarebbe diventato dopo pochi anni presidente della Repubblica, si recò a Longarone all’indomani della tragedia promettendo giustizia per la catastrofe. Dopo qualche mese, a governo caduto, compì uno dei più clamorosi voltafaccia che la storia d’Italia possa ricordare: non solo non mantenne quanto promesso, t ma per di più divenne il capo del collegio di avvocati che difendeva Enel che, nel frattempo, era subentrata alla Sade come azienda imputata nella causa iniziata dopo la tragedia. «Prima del processo passarono gli avvocati di Enel casa per casa - ricorda ancora Micaela Coletti - ci dissero che sarebbe stato impossibile ottenere qualche risarcimento, che a mettersi contro un colosso ci si fa male. Meglio per tutti se avessimo patteggiato. Si presentarono con un prezziario bell’e fatto. Hai perso il papà? Ti diamo un milione e centomila lire. La mamma? Ottocentomila lire, le donne valgono meno, si sa! Chi aveva perso tutto accettò. Gli avvocati che riuscivano a strappare una firma ottenevano un premio da Enel di 5 milioni, più di chi aveva perso tutta la famiglia». Si giunse a un lungo iter processuale contro i responsabili della tragedia che vide la fine in Cassazione nel 1971: Alberico Biadene (direttore del Servizio Costruzioni Idrauliche della Sade) e Francesco Sensidoni (ispettore generale del Genio Civile) furono condannati rispettivamente a 5 anni e 3 anni e 8 mesi, entrambi con tre anni di condono. «Nessuno ha pagato veramente per quelle vittime mentre noi sopravvissuti siamo stati sradicati dalla nostra terra e ancora patiamo per quella tragedia - conclude Coletti - Oggi poi si è ritornati a parlare di utilizzo dell’acqua del fiume. Come si può far finta di niente? Come si può non ricordare che in fondo alla frana ci sono ancora i corpi dei 100 operai che lavoravano alla diga? Che aspettino, almeno, la morte di tutti i sopravvissuti per fare quello che vogliono». Micaela Coletti è una sopravvissuta «Mi ritrovarono a ben 350 metri da casa» Il racconto (tgr) Ci sono due Vajont, due tragedie nella tragedia. C’è il Vajont del disastro dove morirono oltre 2.000 persone e c’è il Vajont della ricostruzione, quello della giustizia ingiusta e della rimozione della storia. «Tutti sapevano che il monte Toc stava per venir giù, ma non si fecero scrupoli perché l’azienda costruttrice, la Sade, aveva fretta di ottenere il collaudo della diga per poi rivenderla allo Stato». Quello di Micaela Coletti, presidente del Comitato Sopravvissuti del Vajont, è il racconto amaro di una donna che non ha voglia di dimenticare, che desidera che il ricordo del disastro rimanga intatto. La diga del Vajont, torrente in provincia di Belluno, era un affare che faceva gola a molti. L’idea di creare in mezzo alle Dolomiti un grande serbatoio d’acqua che destagionalizzasse lo sfruttamento idroelettrico aveva mosso i primi passi sin dalla metà degli anni Venti e si era concretizzato nel dopoguerra. I lavori di preparazione iniziarono nel 1956, senza l’autorizzazione ministeriale che arrivò nel luglio del 1957. «Venivano firmati prima i documenti - spiega Coletti - e poi venivano predisposti i sopralluoghi per affrettare i tempi di costruzione». Nell’affare era entrata la Sade, Società Adriatica di Elettricità, che aveva realizzato il progetto e lo Stato che aveva finanziato il 45% dei lavori con stanziamenti a fondo perso. «Il geologo che aveva fatto i primi rilevamenti, Giorgio Dal Piaz - prosegue Micaela Coletti - aveva sottovalutato la franabilità della roccia. Solo Edoardo Semenza, figlio di Carlo Semenza, capo progettista della diga, individuò il (tgr) «Se vedo dell’acqua in una bottiglia, se ne vedo la trasparenza, sto male, non riesco a berla - racconta Micaela Coletti (nella foto) sopravvissuta del Vajont - In un bicchiere la situazione non cambia, riesco a mandar giù un sorso appena, al secondo mi sento strangolare. Solo di notte ce la faccio, quando sono al buio e non la vedo, solo allora riesco a bere. Durante il giorno sono arrivata a colorare le bottiglie pur di non vedere l’acqua». 50 milioni di metri cubi d’acqua fuoriusciti dalla diga, questa è la portata della tragedia del Vajont che ha segnato la vita dei sopravvissuti. «Avevo solo 12 anni - prosegue Micaela - e ricordo ancora che aspettavo con ansia il bacio della buonanotte che mi dava mia madre tutte le sere. Mi facevo piccola piccola sotto le (iN) Primo Piano l (iN) Europa - 12 Luglio 2010 Il 27 ottobre 1962 Enrico Mattei, presidente dell’Eni, muore in un incidente aereo non privo (tgr) Il ‘68 è stato l’inizio, le donne hanno fatto il resto. Quando scoppia la contestazione nelle piazze, il femminismo comincia quel lungo processo di autocoscienza che si afferma, come movimento autonomo, durante tutto il decennio successivo. «Ricordo quando, nel 1969, occupammo la Cà Foscari a Venezia - ci racconta Laura Minguzzi (nella foto), presidentessa del Circolo della Rosa di Milano - in quel periodo il movimento di contestazione vedeva un vasto appoggio femminile. Poi qualcosa cambiò, noi ragazze sentivamo il bisogno di trovare una nostra strada, di ripensare a una nostra identità. Ricordo che lottavamo per uscire la sera, per stare in gruppo solo tra donne, per ricavare un posto tutto nostro in cui parlare e capire chi eravamo davvero. Questo fu l’inizio di un percorso lungo e per certi versi doloroso che vide l’allontanamento di molte di noi da fidanzati, padri e fratelli, che provocò rotture LE DONNE Negli anni Sessanta e Settanta furono molte le battaglie delle donne, prima fra tutte quella per l’aborto. A fianco un banchetto per la raccolta firme e in alto a destra una manifestazione di misteri. I resti dell’aereo vengono ritrovati in un campo vicino a Pavia. Tra i pochi testimoni Mario Ronchi, proprietario del terreno, parlerà (5) di esplosione in aria del velivolo. La sua versione cambierà più volte fino a descrivere la caduta dell’aereo come un tragico incidente. I ricordi di Laura Minguzzi, presidentessa del Circolo della Rosa di Milano L’emancipazione delle donne tra il ‘68 e il femminismo profonde». di pulizia da quello che era “il Era l’inizio di quel percorso di dover essere”: dover essere autocoscienza femminista figlia, poi moglie, poi madre che avrebbe traghettato il in un percorso già segnato movimento aldalla società, le manifestacon un destino zioni di piazza, già previsto. a l l a l e g g e «Ricordo che lottavamo Partimmo dal sull’aborto e oncetto di per uscire la sera, per csé, all’affermazioascoltando ne dei diritti stare in gruppo solo tra i desideri e le delle donne. aspettative «Io stessa per donne, per ricavare un della propria molto tempo interiorità, delposto tutto nostro» sono stata da la propria visola, non ho ta». avuto un fidanzato, né rapUna separazione trasversale porti sessuali - prosegue Minda tutto ciò che rappresenguzzi - E’ stato come un motava la tradizione, da quel mento di separazione totale, che era stato imposto. «Nessuna voleva più fare figli, nè pensare al matrimonio; tanto che numerosi negozi di abiti da sposa fallirono in pochi anni». Una discussione a tutto tondo sulla società patriarcale, sino alla coscienza del desiderio femminile. «Si analizzò per la prima volta il piacere coperte e fingevo di dormire. Lei lavorava al centro di Longarone, nell’albergo Marina, non troppo distante da casa nostra e rincasava dopo le 22,30. Mio padre lavorava alla diga e finito il turno passava da casa e poi subito fuori a prendere mamma a piedi. Tre giorni prima del disastro ricordo che li sentii parlare. Mia madre gli disse che voleva mandare noi fratelli dalla zia a Belluno, che sarebbe stato più sicuro per noi. Io non capii, non sapevo che ci volesse proteggere: nella mia testa di bambina le sue parole risuonavano come una punizione. Chissà che cosa avevamo fatto di male, mi chiedevo, per meritare un allontanamento. Poi arrivò quel maledetto 9 ottobre. In casa eravamo noi bambini con la nonna. Papà era uscito a prendere la mamma; ma questa volta, cosa strana, con la macchina. Dopo tre minuti sentii un boato, sembrava un tuono immenso, poi la luce si spense e sentii un t rumore indescrivibile, sembrava una belva che urlava. A quel punto una forza inaudita mi tirò la pelle e i capelli, sentivo il mio corpo come inchiodato e risucchiato al centro del letto: era lo spostamento d’aria. Poi arrivò l’acqua, ma già i miei ricordi diventano meno nitidi. So che fui sbalzata a 350 metri e che la casa fu spazzata via, come tutta Longarone. Mi ritrovai sommersa da terra e detriti, avevo fuori solo un piede e una mano. Credevo di essere morta, così come lo credette mia sorella che era accanto a me. Dissero che ero gonfia come una vecchia, piena d’acqua, ma di quello non ho ricordo. In quella notte persi due fratelli, mia madre, mia nonna e mio padre. Solo lui fu ritrovato perché aveva i documenti addosso, i corpi di mia nonna e mia madre non furono mai riconosciuti. Passai tre mesi all’ospedale e fummo trasferiti a Belluno, dalla zia. Di quella notte non ho mai parlato con i miei fratelli, mai». sessuale anche grazie a testi come “La donna clitoridea e la donna vaginale” di Carla Lonzi. Questo tema in particolare mandò in crisi l’uomo che non riusciva a concepire che anche la donna fosse protagonista del sesso». Un tema delicato su cui le femministe giunsero a una vittoria a metà fu la legge sull'aborto per la quale chiesero la depenalizzazione del reato. In Italia, infatti, il Codice penale di origine fascista vietava l’aborto come «delitto contro l’integrità e la sanità della stirpe». «La posizione femminista è stata a volte confusa Chi è LA MORTE DI ENRICO MATTEI con quella radicale - spiega Laura Minguzzi - La nostra idea partiva proprio dal concetto che la donna e la sua sessualità andavano oltre ciò che la legge poteva regolamentare. Approvare una legge sull’aborto voleva dire ammettere che la procreazione era ancora sottoposta allo Stato e non alla donna». Proprio per questo alcune femministe definirono la legge sull’aborto «il più violento mezzo di controllo delle nascite». (tgr) Laura Minguzzi nasce a Ravenna nel 1949. Studia a Venezia, a Mosca e a Varsavia. Si laurea alla Cà Foscari con una tesi sui Movimenti femminili e femministi nella Russia della seconda metà dell’800. Dal 1977 insegna Lingua e letteratura russa in varie città italiane, tra cui Bologna, Parma e Milano. Oggi insegna Lingua e letteratura francese, come passione seconda, dopo il crollo del sogno comunista. A Milano, al liceo Virgilio ha organizzato nel 1999-2000 un Seminario di autoaggiornamento sulla “Sapienza femminile e la didattica della relazione autoriale: una pratica e i suoi testi”. Collabora con la Libreria delle donne di Milano e dal 2001 è presidente del Circolo della Rosa. Collabora alla rivista della Libreria delle donne, Via Dogana, che ha inizio nel 1996. (iN) Primo Piano l (iN) Europa - 12 Luglio 2010 (6) L’OMICIDIO DI LEE HARVEY OSWALD Il 24 novembre 1964, Lee Harvey Oswald, accusato dell’omicidio del presidente degli Stati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy, viene ucciso nei sotterranei della polizia di Dallas da Jack Ruby, legato agli ambienti della malavita notturna, morto di cancro all’inizio del 1967, poco prima di testimoniare in un nuovo processo sull’evento di Dallas. (tgr) Papa Giovanni XXIII è rimasto nel cuore di molti grazie a quel modo di fare semplice e spontaneo che ha contraddistinto tutto il suo pontificato. Di lui, delle sue scelte, del suo cammino di pastore e di uomo ci parla il pronipote Marco Roncalli (nella foto in basso), giornalista e saggista, che ha scritto il libro “Angelo Giuseppe Roncalli. Una vita nella storia”. Secondo alcuni analisti Papa Roncalli fu eletto al soglio pontificio principalmente come “Papa di transizione”, vista l’età e la modestia personale. E’ vero? Pensi che, già nel 1954, un rapporto dell’ambasciatore italiano, Francesco Mameli, informava il ministro degli Esteri, Attilio Piccioni, della tendenza dei cardinali a orientarsi per un porporato anziano in funzione di un papato “di transizione”, prevedendo proprio la candidatura del patriarca Roncalli opposta a quello dello straniero “romanizzato” Agagianian. Esattamente come avvenne. Però l’intenzione attendista e conservatrice sfociò in un’elezione che propose ben presto alla Chiesa cattolica e allo stesso cristianesimo, per usare le parole dello stesso Giovanni XXIII, «un robusto programma da svolgere in faccia al mondo intero che guarda e aspetta», ossia un programma di rinnovamento autentico. Il Concilio Il Papa indisse il Concilio Va- IL PAPA A sinistra, Giovanni XXIII in visita ai bambini ammalati all’ospedale. A fianco, il Papa buono inaugura solennemente nella basilica di San Pietro il Concilio Vaticano II La vita del pontefice nei ricordi del nipote Marco Roncalli Giovanni XXIII, il Papa buono Cambiò il volto della Chiesa ticano II poco dopo la sua elezione. Sentiva, forse, che le sue condizioni di salute non gli avrebbero lasciato molto tempo? E’ vero che già nel ‘62 i medici avevano scoperto la grave situazione del Papa, però sino alla fine lui non ebbe certezze circa la sua malattia, pur offrendo la sua sofferenza come contributo personale al buon esito del grande evento. In ogni caso come hanno testimoniato il cardinale Angelo Dell’Acqua o monsignor Loris Capovilla, fedele segretario, il Papa non pensò mai di chiudere il Concilio. Il suo pontificato fu contraddistinto da numerosi episodi che si fissarono nell’immaginario collettivo e che gli conferirono l’appellativo di “Papa buono”. Vuole ricordare gli episodi più significativi? Sicuramente ci sono gesti che la gente coglie al volo nella loro carica, spontanea e simbolica. Si pensi al Papa che va a trovare i bambini all’ospedale, i carcerati di Regina Coeli, che attraversa gli antichi Stati pontifici per andare ad Assisi e a Loreto, ma anche al pontefice bergamasco che va nelle borgate romane. E’ in una di queste, a San Basilio alla parrocchia di San Tarcisio al Quarto Miglio, che il 7 aprile i manifesti elettorali lasciano spazio a striscioni inneggianti “viva il Papa Buono”. La gente del popolo lo amava perché lo sentiva uno di loro, aveva annullato le distanze. Fu un innovatore o un tradizionalista? A Giovanni XXIII le etichette vanno strette: era un uomo di Dio, se vogliamo un conservatore che guardava al domani, ma la tradizione che voleva conservare era quella Portò alla riscoperta della Parola di Dio e del dialogo ecumenico e interreligioso (tgr) Il Concilio Vaticano II aprì la strada al rinnovamento della Chiesa: la riforma liturgica, la libertà religiosa, l’ecumenismo furono passi fondamentali. Apertosi l’11 ottobre 1962, con Giovanni XXIII, e portato a termine da Paolo VI il 7 dicembre 1965, il Concilio iniziò un dialogo col mondo contemporaneo e determinò una svolta decisiva nei rapporti con l’ebraismo. Parliamone con Marco Roncalli, giornalista e saggista, che ha recentemente scritto un libro su Papa Paolo VI. Quali furono i più importanti cambiamenti del Concilio? La scoperta di una Chiesa come comunione, di una fede che vive nella storia. La riscoperta della Parola di Dio e della perenne giovinezza del cristianesimo, il valore del laicato, il dialogo ecumenico e interreligioso. Ma non bisogna fare l’errore di descriverlo come un evento mitico: pur avendo rappresentato la grande svolta nella storia della Chiesa del nostro tempo significò anche un modo di vivere e di pensare la Chiesa. pura, delle radici. Un’importante innovazione del suo pontificato fu la scelta di uscire dai confini del Lazio, cosa che un Papa non faceva dall’unità d’Italia. Intendeva riaffermare l’antica figura del Papa pellegrino? Un pellegrinaggio tutto spirituale, a sigillo di una lunga preparazione spirituale per il Concilio. Più una riflessione che un rito propiziatorio, uno sguardo su tante tappe che si è lasciato alle spalle mentre pezzi d’Italia gli apparivano, uno dopo l’altro, nella cornice di un finestrino sopra un treno. Un pellegrinaggio nello spazio, ma direi anche dentro la sua anima. Un altro celeberrimo episodio fu quello con cui chiuse la prima giornata di Concilio con il discorso alla Luna. E’ vero che quel discorso non fu preparato e che il Papa parlò a braccio ai In che modo il Concilio aprì le porte alla libertà religiosa e all’ecumenismo? Cito Giovanni XXIII quasi in punto di morte: «Ora più che mai, certo più che nei secoli passati, siamo intesi a servire l’uomo in quanto tale e non solo i cattolici; a difendere, anzitutto e dovunque, i diritti della persona umana e non solo quelli della chiesa cattolica... Non è il Vangelo che cambia: siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio». Ritiene che sulla prosecuzione dei lavori e, più in generale, sul pontificato di Paolo VI sia pesata l’ombra di Giovanni XXIII e l’af- fedeli che affollavano la piazza di San Pietro? E’ vero, non era previsto... La storica giornata dell’11 ottobre non si era ancora conclusa: Giovanni XXIII guardò la piazza brulicante di fiaccole attraverso le imposte della sua finestra chiusa, convinto dal segretario don Loris che aveva fatto leva sulla sua curiosità. Decise di mettersi la stola contando di portare solo la sua benedizione alla folla. E invece scaturì il suo discorso estemporaneo più celebre... Ma attenzione, luna e carezza a parte, in quel discorso c’è un passaggio da sottolineare laddove dice: «La mia persona conta niente: è un fratello che parla a voi, diventato padre per la volontà di nostro Signore...». fetto che i fedeli provavano per lui? No. Paolo VI ha portato al largo la barca del Concilio ed è stato il timoniere quando era esposta a ogni tipo di vento. E nel solco di papa Giovanni ha continuato ad essere sostenitore di quel dialogo vero appreso del resto alla scuola del Vangelo, di Pascal, di padre Giulio Bevilacqua. (iN) Europa - 12 Luglio 2010 TUTTO IL CALCIO MINUTO... smissione radiofonica dedicata al campionato italiano di calcio, ideata da Guglielmo Moretti, all’epoca capo della Redazione sportiva, Ro- Il 10 ottobre 1960 debutta “Tutto il calcio minuto per minuto”, la più popolare tra- berto Bortoluzzi, che ne divenne il conduttore, e Sergio Zavoli, all’epoca capo della Redazione radiocronache. (iN) Primo Piano l (7) La parola ad Adriano Zanacchi, esperto di economia e comunicazione Grazie al boom economico più consumi e più benessere LA TV Una schiera di bambini dell’epoca davanti al televisore, strumento rivoluzionario che con la pubblicità favorì l’incremento dei consumi la rivoluzione informatica. Ci può parlare dell’allora neonato concetto di consumismo e di come mutarono i consumi delle famiglie? Se consumo, consumare, sono parole ambigue, “consumismo”, termine nato proprio negli anni ‘60, ha un’acceQuali furono le ripercussioni zione solamente negativa: insociali del miracolo econodica la tendenza a incentivare mico? i consumi non necessari, a Si è trattato di ripercussioni consumare in modo frenetidi enorme porco, insensato, tata, che haneccessivo. no coinvolto in L’espansione modo radicale «L’euforia, che nasceva e c o n o m i c a idee e stili di che si è verianche dal contrasto ficata vita, con risulin Italia tati di segno con le penose condizioni con grande veopposto. locità a partire L’esplosione del passato, ha favorito dalla fine degli dei consumi ha fenomeni di eccesso» anni ‘50 ha favorito l’increportato a un ramento del bepido incremennessere materiale, ha fatto to del potere di acquisto in progredire le condizioni di vita ampi strati della popolazione. di gran parte degli italiani, ma Ciò si è tradotto, in particoil boom improvviso non è stalare, nell’ingresso in molte to accompagnato da un’adecase degli elettrodomestici, guata maturazione culturale, nell’incremento della motocapace di coglierne le luci e di rizzazione e nella progressiva contenerne, al tempo stesso, diffusione della televisione. le tendenze allo spreco. Con quali conseguenCome si sviluppò il terziario? ze? Nel settore dei servizi si è L’euforia, che naverificata una progressiva sceva anche dal complessità, che ha portato contrasto con le verso quella dimensione penose condizioni “avanzata” che ha integrato di vita del passato, qualitativamente le attività ha favorito fenoausiliarie tradizionali accommeni di ecpagnando l’evoluzione del sicesso, la stema economico. Spiccano corsa ai in questa evoluzione le innovazioni nei settori dei trasporti, delle comunicazioni, del turismo, delle relazioni tra imprese e clienti, dell’amministrazione pubblica. Ha poi avuto inizio uno sviluppo che oggi vede come protagonista t consumi a scapito dei risparmi, il dilagare di mode insensate ed esibizionistiche, a partire dall’automobile sempre lucida davanti all’abitazione, dal televisore troneggiante nel salotto e a volte in una cucina ancora povera e disadorna, da forme di sperpero e di edonismo “sopra le righe”. Ciò non può far dimenticare il positivo ammodernamento dell’ambiente domestico, così come la progressiva liberazione della donna dalle fatiche di casa. Un importante fenomeno di quel periodo fu la nascita della televisione. Come cambiò il modo di fare pubblicità e quanto pesò sui nuovi bisogni delle famiglie? La televisione ha investito la vita degli italiani, assecondando o promuovendo un’emancipazione che ha investito i singoli individui, l’ambiente familiare, la vita sociale. Il 3 febbraio 1957 l’allora unico programma televisivo nazionale della Rai cominciò a diffondere “Carosello”, una singolare rubrica televisiva, sconosciuta altrove e, inizialmente, la sola forma di pubblicità tv. La sua particolarità venne de- Chi è (tgr) Nel decennio a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60 si produsse in Italia e nel mondo una crescita economica senza pari che fu in parte la risposta al modello capitalista americano e alla necessaria ricostruzione del dopoguerra. Le ripercussioni del miracolo economico produssero un rapido e radicale cambiamento nello stile di vita degli italiani: nuovi elettrodomestici iniziarono ad affollare le case di quel periodo, nuovi desideri nacquero prepotenti grazie alla televisione e alla pubblicità. Ne parliamo con Adriano Zanacchi (nella foto in basso) esperto di economia e comunicazione che ha recentemente scritto “Il libro nero della pubblicità”, pubblicato da Iacobelli Editore. terminata dalla preoccupazione, oggi impensabile, di non disturbare eccessivamente i telespettatori, che pagavano un canone, e di non “guastare” la programmazione, ma anche dal timore di favorire il consumismo. L’impatto della pubblicità televisiva è stato determinante nell’incentivazione dei “nuovi” consumi, in particolare degli elettrodomestici e dei detersivi. Non pochi studiosi sostengono che la pubblicità televisiva ha avuto un ruolo di primo piano nel favorire il boom economico. Si attribuisce in particolare alla pubblicità il merito di avere “assolto” le donne dai sensi di colpa dovuti al costoso ingresso nelle case delle lavatrici e dei detersivi che alleviavano le loro fatiche domestiche. Si incrementarono le vendite di automobili aprendo il mercato anche ai giovani con la nuova 500, un’icona di quel periodo. La pubblicità come promosse il modello di libertà che incarnava l’automobile? Dalla pubblicità televisiva, per i primi decenni, vennero escluse le automobili, per ragioni di protezionismo dell’industria nazionale. Ciò, tuttavia, non impedì la corsa all’auto. La potenza e il fascino della “macchina” sono stati capaci, da soli, di aprire le strade ai modelli popolari della Fiat. A sua volta, la diffusione dell’automobile ha (tgr) Adriano Zanacchi ha lavorato per quasi quarant’anni alla Rai, ha insegnato presso varie università, ha fatto parte del consiglio direttivo dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria, ha fondato e diretto la collana “Quaderni di documentazione pubblicitaria” della Sacis. Tra le sue principali pubblicazioni: “La sfida dei mass media” (1990); “La pub- esercitato una serie enorme di conseguenze sulla vita dei singoli e delle famiglie, con ricadute positive e, purtroppo, anche con conseguenze negative sulla sicurezza stradale e sull’inquinamento atmosferico. Com’è cambiata la pubblicità? Si deve a Gian Luigi Falabrino, per molti anni direttore dell’Upa, l’associazione delle imprese utenti di pubblicità, l’incisiva affermazione che siamo passati dal razionamento all’orgia pubblicitaria televisiva: dai 10 minuti di “Carosello” al diluvio degli spot che è stato provocato dall’irrompere sulla scena della televisione commercia- le, seguita a ruota dallo stesso servizio radiotelevisivo pubblico. La quantità sterminata di spot e telepromozioni varie ha raggiunto una dimensione tale da far temere che troppa pubblicità uccida la pubblicità, quanto meno aumenti l’insofferenza nei suoi confronti e ne comprometta l’efficacia. blicità. Potere di mercato. Responsabilità sociali” (1999); “Convivere con la pubblicità” (1999); “La Comunicazione. Il dizionario di scienze e tecniche” (2002); “Pubblicità: effetti collaterali” (2004), “Relazioni pubbliche” (2004), “Opinione pubblica, mass media, propaganda” (2006). Ha pubblicato recentemente “Il libro nero della pubblicità”. (iN) Primo Piano l (iN) Europa - 12 Luglio 2010 (8) L’ALLUVIONE DI FIRENZE Il 4 novembre 1966 Firenze è invasa dalle acque dell’Arno a seguito di un’ecce- zionale ondata di maltempo. In meno di 24 ore le precipitazioni sulla zona di Firenze ammontarono a oltre 190 mm (la media annua delle precipitazioni nella stessa zona è 921 mm). Le vittime furono 34, 17 a Firenze e 17 nei comuni della provincia. CAROSELLO, POI A LETTO! Fu un fenomeno sociale. Ma ci si ricordava più dei testimonial che del prodotto Il boom economico e il neonato concetto di consumismo come cambiarono il modo di fare pubblicità? In realtà il cambiamento iniziò col Dopoguerra. Prima di allora, infatti, la pubblicità non veniva fatta se non in E sulla censura Rai cosa ci può dire? Occorreva negoziare su ogni cosa. In più non esisteva un manuale di regolamentazione a cui potersi rifare, così ogni tanto arrivava qualcuno e bloccava tutto. casi rarissimi. Col miracolo economico, un certo benessere e un reddito disponibile non solo per i beni di prima necessità, iniziammo a fare pubblicità in maniera più seria, con metodo intendo dire. Nel suo saggio “Il nuovo libro della pubblicità”, lei ha scritto che Carosello è nato «da un compromesso ipocrita e contorto» della Rai. Ci spiega meglio? Da una parte la Rai voleva evitare le polemiche della carta stampata, in particolare della Fieg, la potente lobby degli editori di giornali a cui portava via un po’ di pubblicità e, dall’altra si voleva mettere al sicuro dalle critiche che sarebbero arrivate da più parti per il fatto che continuava ad avere anche il canone. Così si inventò Caro- Chi è (tgr) E dopo Carosello, tutti a letto! Quante volte i bambini di allora se lo sono sentiti dire, perché quei dieci minuti, dalle 20,50 alle 21,00, rappresentavano l’ultimo momento in cui la famiglia italiana stava tutta riunita, magari in compagnia dei vicini, degli amici e dei parenti che affollavano il salotto dei pochi privilegiati possessori dell’apparecchio tv. Carosello proseguì per vent’anni, dal 1957 al 1977. A spazzarlo via fu il crollo del monopolio di Stato della Rai e un certo cambiamento della società che aveva affiancato a Carosello la pubblicità negli spazi televisivi standard. Sul fenomeno Carosello si è detto e scritto molto. L’Omino coi Baffi, Carmencita, Calimero, Angelino, il “Vigile e il foresto”, “Ulisse e l’ombra”, Topo Gigio sono solo alcuni dei protagonisti di quelle note pubblicità come lo furono Mina, Totò, Tognazzi, Vianello, De Filippo, Macario, Manfredi, Gassman, solo per citarne alcuni. Abbiamo chiesto tutto su Carosello a Giancarlo Livraghi, pubblicitario, scrittore ed esperto della comunicazione d’impresa, che quel mondo l’ha conosciuto da molto vicino. te su di lui. Eppure molti non sanno che la sua immagine diede uno scarso contributo all’identità del detersivo Ava e che ebbero maggiore successo le campagne promozionali che la Mira Lanza fece nei negozi grazie a una raccolta di figurine della bella olandesina. sello che rappresentava un compromesso tra spettacolo e pubblicità. E il compromesso piacque? Agli spettatori sì, ma sarebbe interessante capire quanti di loro associarono davvero gli sketch ai prodotti da pubblicizzare. Mi spiego meglio. Sono sempre stato nemico di quello strano meccanismo che slegava completamente la scenetta iniziale al “codino” finale, perché lo trovavo poco funzionale. Il risultato fu che badando più allo “spettacolo” che al messaggio pubblicitario, molte marche non trassero alcun beneficio da Carosello. Nel suo saggio, infatti, cita il caso di Calimero. Effettivamente sul pulcino nero c’è una vasta letteratura di psicologi e pedagogisti che analizzarono il successo di quel personaggio. In quel periodo tutti parlavano di Calimero: c’erano addirittura delle barzellet- (tgr) Giancarlo Livraghi nasce a Milano nel 1927: è uno scrittore e un noto pubblicitario. Laureato alla Statale di Milano in Filosofia, entra nel 1952 nell’agenzia Cvp come copywriter. Nel 1966 è consigliere delegato e poi presidente della McCann-Erickson italiana. Nel 1980 è socio di maggioranza della Livraghi, Ogilvy & Mather, agenzia che in Qualche esempio? Non si poteva ambientare uno sketch durante un matrimonio per rispetto al sacramento, o fare alcun riferimento alla religione. Pensare che oggi si vedono anche le suore nella pubblicità! Anche i tempi erano rigidissimi. Ogni episodio era di 2 minuti e 15 secondi con un massimo di 35” per il “codino” finale nel quale veniva effettivamente trasmesso lo spot pubblicitario. Già, pensi che dovevamo contare i fotogrammi in modo che non eccedessero il tempo consentito e il nome del prodotto non poteva essere ripetuto più di quattro volte: chissà perché poi quattro e non tre o dodici! Devo ammettere però che non ci fu alcun tentativo di corruzione e che tutto si svolse sempre in maniera corretta. Averle a tutti i costi era il motto di allora. Dal canto mio ho sempre ritenuto che l’utilizzo di un personaggio noto fosse poco efficace o addirittura superfluo se non legato al prodotto che pubblicizzava. In certi casi le aziende buttarono via inutilmente un sacco di soldi. Questo vale anche oggi dove si ricorda più facilmente il testimonial che il prodotto. Naturalmente i compensi di allora erano estremamente bassi se paragonati a quelli di oggi, ma erano comunque più alti rispetto a quello che guadagnavano abitualmente. Ricordo, per esempio, che ingaggiammo la coppia Ugo Tognazzi - Raimondo Vianello per un compenso che si dimostrò presto risibile rispetto al mercato pubblicitario improvvisamente impazzito a causa di Carosello. Tognazzi era un uomo amabile e per un po’ abbozzò; poi iniziammo a ricevere una serie di certificati medici che giustificavano la sua reiterata assenza dal set. Fummo costretti a ritoccargli il compenso, ma rimase pur sempre basso rispetto all’evoluzione che stava subendo il mercato. E le star? pochi anni aumenta di trenta volte il suo giro d’affari. Ha lavorato per molte aziende come pubblicitario tra cui: Algida, Barilla, Buitoni, Bulgari, Cinzano, Coca-Cola, Fiat, Findus, Ford, Galbani, Gillette, Knorr, Kraft, Martini, Motta, Perugina, Polaroid, Simmenthal, Tampax, Triumph, Van den Bergh, Zanussi. Oggi è scrittore di successo. TRA SPOT E STAR Alcuni dei protagonisti del Carosello negli anni Sessanta: da Susanna tutta panna al pulcino nero Calimero, dal comico Erminio Macario (fotografato sul palcoscenico) alla famosa coppia Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello qui impegnati nella registrazione della scena di uno dei loro tanti film. A sinistra, Giancarlo Livraghi (iN) Primo Piano l (iN) Europa - 12 Luglio 2010 IL TRAFORO DEL MONTE BIANCO presidente della Repubblica francese, Charles De Gaulle, celebrano la fine dei lavori e l’apertura del Traforo del Monte Il 16 luglio 1965, il presidente della Repubblica italiana, Giuseppe Saragat, e il (9) Bianco, ancora oggi una delle maggiori vie di trasporto transalpino. I lavori erano iniziati quasi vent’anni prima. Intervista ad Antonello Falqui, per tutti il miglior regista televisivo (tgr) La sua era una televisione elegante, la sua tecnica di ripresa raffinata, con giochi di campi e controcampi e una ricercatezza nelle immagini che, ancora oggi, lo rendono il maestro insuperato della regia televisiva. Antonello Falqui è stato il re del varietà, un intellettuale della macchina da presa che ha elevato ad arte lo spettacolo televisivo, che ha creato programmi che più al mio stile è Gino Landi, sono entrati, di diritto, nella che ha lavorato con me. storia del nostro Paese. “Il Musichiere”, “Studio Uno”, “Canzonissima”, “Milleluci”. La televisione di allora aveva Con lui hanno lavorato tutti i una funzione educativa? più grandi personaggi dello Certo, e non solo: aveva una funzione estetica, ossia esprispettacolo: Mina, Lelio Lutmeva il meglio dell’arte di altazzi, Paolo Panelli, Raimondo Vianello, il Quartetto Cetra, lora. Oggi non solo ha perso Walter Chiari, Johnny Dorelli, quel compito, ma è diventata Mario Riva, Raffaella Carrà, profondamente diseducativa con tutte le liti Don Lurio, le aggressive e gemelle Kessler, Franca Vabecere che ci leri e molti altri «Mina, un pezzo raro. fanno vedere. beniamini del Paolo Panelli, un uomo Salva qualcupanorama artistico di allora. spiritoso e un artista no? Forse solo FioA quale pro- completo. Walter Chiari, rello perché mi gramma è risembra un aril più indisciplinato» masto più legatista completo che si avvicina, to? Sia a “Studio Uno”, che è anpiù di altri, al varietà. cora oggi il più famoso tra Venendo a “Studio Uno”, perquelli che ho diretto, sia a “Milleluci”, che era una traché volle a tutti i costi Lelio Luttazzi alla conduzione del smissione piuttosto complesprogramma? sa e interessante. Perché non era un presentatore e stavo cercando un arC’è un regista televisivo che ritiene possa essere, oggi, il tista non convenzionale. Alla stampa di allora passò solo la suo erede? battuta che lo presi perché Assolutamente no, anzi le riprese che fanno oggi sono insapeva portare bene lo smo- Chi è «La tv di allora aveva ancora una funzione educativa» t LO STAFF DELLA PRIMA EDIZIONE DEL MUSICHIERE Da sinistra Patrizia Della Rovere, Garinei, Antonello Falqui, Giovannini, Patrizia De Blanck e Mario Riva guardabili. Io venivo dal cinema e avevo portato sul piccolo schermo la tecnica imparata al Centro Sperimentale di Cinematografia. I registi di oggi mancano sia di tecnica sia di tempo per fare una televisione come la mia. Una trasmissione viene fatta in due o tre giorni: per questo viene fuori quel che vediamo. Forse quello che si avvicina di king! Beh, anche quello non guastava, perché aveva un bel portamento, ma le ragioni erano altre: era spiritoso, intelligente ed era un grande musicista. Proprio in quella celeberrima trasmissione, che faceva ogni sabato 20 milioni di spettatori, Mina duettava con noti personaggi dello spettacolo. Antonello Falqui insieme a Mina Con chi si divertì di più? Mah, lei si divertiva con tutti gli ospiti, sapeva metterli a suo agio. So che ebbe un bel feeling con Totò. E lei quale duetto preferì? Penso quello con Mastroianni quando venne con un cagnolino e si mise a farlo ululare. Mastroianni poi venne altre tre volte ospite a “Studio Uno”: ricordo anche quando presentò “Ciao Rudy” di Garinei e Giovannini. Che ricordo ha di Mina come donna e artista? Mina è un pezzo unico e raro: penso che una come lei manchi alla televisione di oggi. Era semplicemente perfetta, con un grande senso della disciplina. Non ha mai avuto nulla da ridire sulle mie indicazioni, mai. E poi era dotata di grande intuito: sapeva bene cosa poteva fare e se c’era qualcosa che non le andava, nella stragrande maggioranza dei casi, aveva ragione lei. Vi sentite ancora? No, mai. Dopo che ha lasciato le scene non ci siamo più sentiti. Siamo due timidi e dopo tanti anni avremmo il pudore di non sapere più cosa dirci. Eppure lavoraste insieme fino a metà degli anni Settanta e nacque tra di voi una bella amicizia. Sì, è vero, e io negli anni ho sempre parlato molto bene di lei. Ma conosco i due soggetti: sia io che lei siamo fatti (tgr) Antonello Falqui nasce a Roma il 6 novembre 1925. Negli anni Quaranta frequenta il corso di regia del Centro Sperimentale di Cinematografia e nel 1950 collabora come aiuto-regista al film “Cristo proibito” di Curzio Malaparte. Diventa noto al grande pubblico grazie alla regia di programmi che fecero la storia della televisione italiana: “Il Musichiere” con Mario Riva (1958-1960), “Canzonissima” (1958, 1959, 1968, 1969), “Teatro 10” (1964), “Studio Uno” (1961, 1962, 1965, 1966), “Speciale per noi” (1971), “Sai che ti dico?” (1972), “Milleluci” (1974) e numerose altre trasmissioni. E’ da tutti considerato il più grande regista televisivo italiano. così e capisco come vanno certe cose. Come nacque l’idea di un’altra nota trasmissione del ‘64, la “Biblioteca di Studio Uno” col Quartetto Cetra? Dal successo dei piccoli sketch cantati che facevano a “Studio Uno”. Ci venne in mente che potevano parodiare i grandi romanzi del passato: “Il conte di Montecristo”, “Via col vento”. Pensi che per realizzare una puntata che durava un’ora e venti giravamo 10 giorni. Altre due icone di stile e bellezza furono le gemelle Kessler. E’ vero che erano perfezioniste almeno quanto lei? Ah, sì, lo erano! Ma in realtà io mi circondavo di perfezionisti come me, altrimenti evitavo di prenderli. Come ricorda Paolo Panelli? Ah, un caro amico e un comico divertentissimo. Eravamo molto legati e facevamo spesso le vacanze assieme a Castiglioncello. Ricordo che una volta andammo in crociera nel Mediterraneo, mentre lui stava girando un film con Bice Valori, e prese me e la mia famiglia come comparse. Era un uomo spiritoso e un artista completo. E Walter Chiari? Anche di lui ero molto amico. Era un grande comico, forse il più indisciplinato del gruppo: arrivava tardi alle prove, faceva di testa sua, ma era talmente geniale che gli si perdonava tutto. E di Raimondo Vianello? Era un perfezionista come me, dotato di uno humor nero e uno spirito cinico che mi divertivano moltissimo. Ricordo quando, con un trucco televisivo, schiacciò sotto il tacco Maga Maghella! Fu divertente... Cosa ne pensa dell’idea di rifare “Canzonissima”? Credo che non funzioni più. Sa, prima la gara tra cantanti era molto sentita dal pubblico, oggi non più. Anche di Sanremo ne fanno uno spettacolo completo dove la canzone fa solo da sfondo a tutto il resto. A CANZONISSIMA Raimondo Vianello con Johnny Dorelli e le gemelle Kessler (iN) Primo Piano l (iN) Europa - 12 Luglio 2010 (10) I XVII GIOCHI OLIMPICI 5.338 L’ITALIA CONQUISTA GLI EUROPEI Nel 1968 la Nazionale di calcio conquista per la prima e unica volta gli Europei. La finale, con t GLI ATLETI ISCRITTI 4.727 uomini e 611 donne 83 LE NAZIONI PARTECIPANTI L’Urss, con 103 medaglie, sarà prima nel medagliere, seguita da Usa e Italia 17 LE DISCIPLINE SPORTIVE per 150 competizioni 36 LE MEDAGLIE CONQUISTATE DALL’ITALIA 13 ori, 10 argenti e 13 bronzi la Jugoslavia, fu giocata due volte perché la prima, l’8 giugno si concluse con un pareggio, 1-1. Due giorni dopo, però, allo Stadio Olim- LE OLIMPIADI DI R (tgr) Furono le Olimpiadi che portarono Roma alla ribalta mondiale, le prime che gettarono le basi verso lo sport moderno, le ultime, a dire di molti protagonisti, nelle quali si respirò il vero spirito sportivo di De Coubertin. La Rai trasmise in tutta Europa oltre 100 ore di immagini che immortalarono i grandi sportivi di allora: la vittoria dell’etiope Abebe Bikila, che corse la maratona senza scarpe; l’oro nei mediomassimi di Cassius Clay (nella foto a sinistra), che appena diciottenne si impose per velocità e potenza; lo strapotere dell’americana Wilma Rudolph, che vincerà tutto, i 100, i 200 e la staffetta. Ma grandi protagonisti furono soprattutto i nostri sportivi: il miracolo di Livio Berruti, che vinse l’oro nei 200 metri eguagliando il record del mondo; i tre ori nel pugilato con Nino Benvenuti nei welter, Francesco Musso nei piuma e Franco De Piccoli nei massimi; la doppietta nella spada, individuale e a squadre, di Giuseppe Delfino; l’oro e l’argento dei fratelli Raimondo e Piero D’Inzeo nell’equitazione; i cinque ori, su sei disponibili, del nostro ciclismo, di cui due grazie a Sante Gaiardoni. Ottenne l’oro nei welter e la Coppa Val Barker per il miglior pugile Benvenuti e la “nobile arte”, un motto nella vita e sul ring Perché si è mobilitato per Griffith? Io ed Emile siamo amici fraterni da tempo. Abbiamo cominciato a frequentarci una decina d’anni dopo quei tre incontri memorabili ed è stato padrino alla cresima di mio figlio Giuliano. Oggi è malato di Alzheimer e versa in difficoltà economiche gravissime. Prima di Natale ho ricevuto la telefonata del figlio che mi chiedeva aiuto. Potevo dire di no? Certo che prima di essere amici foste acerrimi rivali. Nel 1967 infatti lei insidiò il titolo mondiale dei medi detenuto da Griffith combattendo addirittura negli Stati Uniti. Allora l’America sembrava lontana anni luce dall’Italia: pochi c’erano stati e l’idea che un bianco sfidasse un nero era impensabile. Noi pugili bianchi provavamo una certa soggezione dei neri americani perché erano considerati, da sempre, più forti e resistenti. Nessuno credette mai in una mia vittoria. E lei ci credeva? Sì, ma non per presunzione, ma perché ero al meglio della forma fisica ed ero p r o f o nd a m e nte determinato. SUL RING Nino Benvenuti vincitore alle Olimpiadi di Roma contro il russo Radonyak. Il pugile di Isola d’Istria passò poi al professionismo e conquistò la corona mondiale dei pesi medi in un memorabile match con Emile Griffith al Madison Square Garden, aggiudicandosi 10 dei 15 round Infatti vinse portandosi a casa il titolo mondiale. Dopo pochi mesi si disputò la rivincita. Fu forse l’incontro più duro della mia carriera: al secondo round Griffith assestò un colpo che mi provocò la rottura di una costola. Non so come andai avanti, ma tenni duro fino all’ultimo round. Però mi rifeci nel successivo incontro. Chi è (tgr) Tutti vorrebbero avere un amico come Nino Benvenuti, uno di quelli che ti tendono una mano nel momento del bisogno. Uno che ha saputo fare della “nobile arte” un motto sia sul ring che nella vita. Così si spiega quello che sta facendo per l’amico Emile Griffith, grazie al supporto di Magic Cocker, col quale aveva incrociato i guantoni in tre memorabili incontri, tra il ‘67 e il ’68, nei quali, due su tre, Benvenuti era stato incoronato vincitore del titolo mondiale dei pesi medi. pico di Roma la Nazionale ebbe la meglio e vinse 2-0: andarono in gol i nostri due attaccanti, Gigi Riva e Pietro Anastasi. Lei è stato anche campione olimpico nel 1960. Come ricorda quell’oro? Come un sogno realizzato. Allora ero ancora dilettante e quando fui convocato credetti che sarebbe stato il punto d’arrivo: invece, fu il punto di partenza della mia carriera. Perché quelle Olimpiadi rima- (tgr) Giovanni Benvenuti, detto Nino, nasce a Isola d’Istria il 26 aprile 1938. Vince l’oro olimpico a Roma nel 1960 e diventa campione mondiale dei medi nel 1967, conservando il titolo fino al 1970. Nel 1968 vince il premio “Fighter of the year”. Ha disputato 90 incontri, 82 vinti di cui 35 per ko, 7 persi e 1 pareggiato. sero così fortemente nell’immaginario collettivo? Per molte ragioni. Innanzitutto perché erano le prime che si svolgevano in Italia dopo la guerra. Poi il calore della gente, la partecipazione e l’entusiasmo fecero la differenza. Oltre all’oro ottenne anche la Coppa Val Barker quale pugile tecnicamente migliore del torneo. Tra i campioni in lizza c’era il grande Cassius Clay. Sì, devo dire che per me fu un onore riceverla e il fatto che ci fosse anche lui è, ancora oggi, ulteriore fonte di orgoglio. Vi conosceste? Oh sì, e anche molto bene! Cassius Clay era uno che teneva botta, un uomo molto simpatico con cui si poteva parlare di tutto. Diventammo amici e ci incontrammo spesso negli anni successivi. Dopo le Olimpiadi passò al professionismo. Qual è stata la vittoria più bella? Quella dei Campionati europei perché il mio idolo, Tiberio Mitri, il pugile a cui mi ero ispirato da giovanissimo, aveva vinto quel titolo. Fu come rendergli omaggio. Mentre cosa mi può dire della rivalità tra lei e Sandro Mazzinghi? Eravamo diversi per mille aspetti, sia come pugili che come uomini. Lui era un guerriero, un aggressivo, uno che non ragionava o che lo faceva a modo suo, che strategicamente metteva in un angolo l’avversario e continuava a picchiare duro. Io ero un ragionatore, invitavo l’avversario, lo colpivo e mi ritiravo. (iN) Europa - 12 Luglio 2010 GIMONDI VINCE IL TOUR Nello stesso anno in cui divenne professionista, il 1965, Felice Gimondi andò a vincere il Tour de France. In quell’edizione vinse anche tre tappe: la 3ª da Roubaix a Rouen, la 18ª da Aix-le-Bains a Mont Revard e la 22ª e ultima da Versailles a Parigi. Gimondi è uno dei cinque corridori che ha vinto la tripla corona, cioè, oltre al Tour, il Giro d’Italia e la Vuelta. (iN) Primo Piano l (11) ROMA Quando l’«angelo» Berruti L’impresa del velocista piemontese che eguagliò anche il record del mondo volò sui 200 metri piani E Carlos Monzon? Credo che fu in assoluto il miglior pugile dei pesi medi che ci sia mai stato. Aveva un fisico perfetto, un’alta statura, braccia lunghe e una carica inarrestabile che gli dava il mordente giusto per vincere. Quella certa cattiveria forgiata da anni di povertà, da un’infanzia difficile. Senza cercare giustificazioni posso solo dire che mi sconfisse e che fu più forte. Con lui finì la mia carriera. So che in seguito diventaste amici e che andò a trovarlo in carcere, a Buenos Aires, dopo la condanna per l’uccisione della moglie. E una volta di più capii che uomo era Carlos. Quando mi vide ebbe un atteggiamento freddo. Mi aspettavo che mi abbracciasse, che fosse felice per la mia visita e invece rimase sulle sue. Ma non ci rimasi male perché capii: era un indio che era stato abituato a lottare sempre nella vita, che sapeva cos’era l’amicizia ma che, forse, faticava ad esprimerla. Quando Carlos morì in quel tragico incidente volli rendergli omaggio portando la sua bara. Un amico non si dimentica, mai. Come ricorda quell’Olimpiade? Con grande piacere. Credo che fu l’ultima Olimpiade che mantenne un volto umano, nella quale trionfarono davvero i valori etici dello sport, senza discriminazioni etniche, economiche o religiose. Noi atleti vivevamo nel villaggio olimpico, entravamo in contatto gli uni con gli altri, nascevano amicizie e amori, non avevamo la pressione degli sponsor, né tantomeno l’ombra del doping. Un mondo diverso, non c’è che dire. Eravamo genuini, non avevamo paura di fraternizzare. Oggi le cose sono diverse: gli interessi economici portano gli atleti a essere cassa di risonanza degli sponsor, a essere soli. Si crea un antagonismo che non ha nulla a che fare con lo sport, che è legato a quanto guadagna uno rispetto all’altro. Perché dopo lei e Pietro Mennea non abbiamo avuto più grandi sprinter? Il declino dell’atletica italiana ha avuto inizio negli anni Settanta. Scelte sbagliate di una certa politica che ha identificato lo sport solo nel calcio, dimenticando che l’atletica è propedeutica a qualunque disciplina. Prima i campioni si formavano nei tornei studenteschi, la scuola insegnava l’atletica e l’atletica insegnava agli studenti la disciplina, i principi etici e morali. Anche Primo Nebiolo, allora presidente della Fidal, ebbe grande responsabilità privilegiando i campioni a discapito della base, tra cui la Chi è I VINCITORI Da sinistra in senso orario: Franco De Piccoli, Nino Benvenuti, Livio Berruti, Giuseppe Delfino, Francesco Musso, Raimondo D’Inzeo e Sante Gaiardoni (tgr) Aveva 21 anni quando partecipò alle Olimpiadi di Roma 1960, le prime per lui, con una voglia matta di mangiarsi la pista e una buona dose di incoscienza che gli valsero la medaglia d’oro nei 200 metri di atletica. Un’impresa, prima d’allora, mai riuscita a nessuno sprinter azzurro e che ha incoronato Livio Berruti campione tra i più grandi della storia italiana. Da quella vittoria sono passati cinquant’anni e Berruti, classe 1939, ha ancora voglia di raccontare di sè, delle sue emozioni e di quell’Olimpiade. Lo ha fatto in un libro autobiografico con il giornalista Claudio Gregori, “Livio Berruti. Il romanzo di un campione e del suo tempo”. LA VITTORIA L’arrivo dei 200 metri alle Olimpiadi di Roma con Livio Berruti che taglia per primo il traguardo davanti all’americano Lester Carney e al francese Abdoulaye Seye (insieme sul podio nella foto in basso). Nelle semifinali aveva corso i 200 metri in 20,5 secondi, eguagliando il record del mondo scuola appunto. Tornando a quell’Olimpiade, nella semifinale eguagliò il record del mondo dei 200 metri con 20,5 secondi. Fu inaspettato anche per lei? Assolutamente. Per di più mi ritrovai ai blocchi di partenza con Norton, Johnson e Radford, detentori del primato. Iniziai a correre: in quei momenti non senti niente, nemmeno la folla che urla il tuo nome, sei solo attento al rumore dei piedi degli avversari. Negli ultimi 30 metri vidi con la coda dell’occhio che li avevo distaccati, rallentai e arrivai primo. Dopo pochi istanti il tabellone mostrò i risultati e ci fu il boato della folla. E solo due ore dopo c’era la finale... Sì, ero terrorizzato: temevo di aver dato tutto e di non avere più forze. Mentre questi pensieri mi affollavano la mente presi una decisione folle: sarei sceso all’ultimo momento in pista, facendo un brevissimo riscaldamento. Volevo riposare il più possibile, riprendere le forze così, mentre i miei avversari iniziarono a saggiare la pista un’ora prima della gara, io arrivai a 20 minuti dall’inizio. E poi ci fu quella colomba... Davvero, sembra la sceneggiatura di un film! Delle colombe erano state liberate (tgr) Livio Berruti nasce a Torino il 19 maggio 1939. Partecipa alle Olimpiadi del 1960: vince l’Oro nei 200 metri ed eguaglia il record del mondo in 20,5 secondi. Il Coni gli dà un premio di 1.200.000 lire e una Fiat 500. Vince i titoli italiani nei 100 e 200 metri dal 1957 al 1962. Compete agli Europei di atletica leggera nel 1966 piazzandosi settimo nella finale. Partecipa alle Olimpiadi del ‘64 e del ‘68 raggiungendo la finale con la staffetta 4 X 100. per la cerimonia di inizio dei Giochi e alcune si trovavano sulla mia corsia. Rivedendo il filmato si vedono alzarsi in volo poco prima del mio passaggio, anche se onestamente in quel momento non mi accorsi di niente. Anche il suo look era fuori dal comune: occhiali neri e calze bianche. Ero miope e quegli occhiali mi permettevano di vedere la pista, mentre per le calze mi piacevano bianche. Anche su questo c’è un aneddoto divertente: di solito usavo le scarpe nere dell’Adidas, più indicate per la corsa. Beh, decisi che la finale l’avrei disputata con delle scarpe bianche, in tinta con i calzini, così indossai le Valle Sport, molto più dure e pesanti. Appena vinta la finale arrivò furente il rappresentante dell’Adidas che mi disse: «Ma sei pazzo, perché non hai indossato le Adidas? Ti avremmo dato 300.000 lire!». E dimmelo prima no? Diceva che fraternizzaste molto in quell’Olimpiade. Che mi dice di Wilma Rudolph, la grande “gazzella nera” statunitense? E’ un ricordo dolcissimo. Era bella, correva con un’eleganza e un’armonia senza pari. Galeotto fu uno scambio di tute che mi propose il suo allenatore. Quando la vidi mi colpì il suo sguardo penetrante, la gioia che comunicava e ne rimasi ammaliato. Fu un romantico amore platonico, passeggiavamo mano nella mano come i fidanzatini di Peynet per il villaggio olimpico. Quando finirono le gare corsi da lei per invitarla a cena, ma purtroppo la sua federazione l’aveva già fatta rientrare negli Stati Uniti. Non vi siete più rivisti? Oh sì, ma lei, da brava velocista, aveva trovato in fretta un marito, poi un altro. Insomma, tutte le volte che la rivedevo c’era qualcuno che non la perdeva mai di vista. (iN) Primo Piano l (iN) Europa - 12 Luglio 2010 (12) MINA E IL FIGLIO ILLEGITTIMO Nel 1963 Mina diede alla luce un figlio illegittimo, Massimiliano, nato dalla re- lazione con l’attore sposato Corrado Pani (insieme nella foto). Lo scandalo costerà alla cantante due anni di allontanamento Intervista a Red Ronnie, cultore di “Quei favolosi anni Sessanta” «Per la musica quel periodo fu davvero rivoluzionario» (tgr) E’ uno degli esperti di musica più noti del panorama italiano, collezionista appassionato e cultore di “Quei favolosi anni Sessanta”. Non è un caso che la sua prima trasmissione televisiva portasse il nome di una nota canzone di quegli anni, “Bandiera Gialla”. E ha presentato diversi programmi che hanno rilanciato le canzoni di successo degli anni Sessanta come “Una rotonda sul mare” o “Sapore di Mare”. Non potevamo che chiedere a lui, a Red Ronnie, di raccontarci tutto su quel periodo che cambiò il modo di fare musica nel mondo. Cosa hanno rappresentato gli anni ‘60 ? Nella storia esistono talvolta periodi particolarmente felici, irripetibili per numerosi motivi: la contestazione giovanile della guerra del Vietnam, la scoperta dell’alta fedeltà, la voglia di sperimentare. Per me rappresentarono il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, quindi serbo un ricordo affettuoso di quegli anni. Per la musica furono un momento creativo e rivoluzionario senza pari. La cosa incredibile è che la musica di quel periodo è tutta bella, se prendi a caso un disco dal ’66 al ‘69 non puoi sbagliare. Pensa ai Beatles, ai Rolling Stones, a Jimi Hendrix, a Janis Joplin... Meglio Rolling Stones o Beatles? All’epoca preferivo i Rolling Stones, oggi i Beatles. Non è una questione di età, quanto di qualità compositiva. Se scorri l’intera produzione dei due gruppi, i Beatles composero, in pochi anni, molti più capolavori di quanto non fecero i Rolling Stones. Cosa fu per l’Italia la cosiddetta “British Invasion”? Mah, fu meno sentita che all’estero. Quando i Beatles vennero in Italia non andò molta gente ai loro concerti. Diciamo che la “British e American Invasion” è stata vissuta come “cover” nel nostro Paese. Noi non lo sapevamo, ma almeno il MUSICA NUOVA Gli anni Sessanta furono rivoluzionari per il mondo musicale. Ecco i Beatles, a Milano nel 1965, uno dei gruppi che più contribuì al cambiamento. A destra, Red Ronnie I testi in italiano snaturavano un po’ l’originale? Dipende: a volte erano meglio, a volte peggio. Si tenga conto che gli autori di allora erano bravissimi: un nome su tutti, Mogol. Da un certo punto di vista... L’unica vera rivoluzione è forse rappresentata da “29 settembre”, portata al successo dell’Equipe ‘84 e scritta da Mogol e Battisti. Un’altra rivoluzione femminile e femminista fu Mina con certe sue canzoni, mentre una che incarnò la rock star dell’epoca, anche per la sua vita personale, fu sicuramente Patty Pravo. Anche per l’Italia fu un periodo rivoluzionario? E i gruppi? Erano bravissimi, io seguivo 60% delle canzoni di allora erano straniere. Penso a “Scende la pioggia” di Gianni Morandi o a “Ragazzo triste” di Patty Pravo. molto i Corvi, i Nomadi, i New Trolls, questi ultimi con sonorità alla Jimi Hendrix. A proposito di Hendrix non si può non ricordare Woodstock e la sua esibizione. Beh, ritengo che fu l’esibizione politica più importante del secolo scorso. Lui sul palco che suona l’inno americano, s e n z a t esto, volutamente diverso tanto da richiamare con la sua chitarra i sibili di Valter Brugiolo ricorda l’esperienza allo “Zecchino d’Oro” E per tutti fu per sempre “Popoff” (tgr) Aveva solo sei anni quando vinse lo Zecchino d’Oro, nel 1967, con la canzone del cosacco “Popoff”. Oggi Valter Brugiolo (nelle foto sul palco dell’Antoniano e oggi) è un uomo di 48 anni, è sposato, ha cinque figli, e di quei momenti serba un ricordo dolcissimo. «Fu un’amica di famiglia ad accompagnarmi alle selezioni dell’Antoniano dopo avermi sentito cantare nel coro della chiesa spiega oggi Brugiolo - I miei genitori lavoravano tutto il giorno nel mulino di famiglia e non avevano tempo per queste cose. Passai le selezioni e avrei dovuto cantare la canzone dei “Fratelli del West”; invece presi il morbillo, così tornai l’anno dopo con “Popoff”. Da allora quella canzone non mi ha più abbandonato e talvolta mi capita di cantarla ancora durante le serate della fondazione Mariele Ventre». La Fondazione è nata nel 1997, due anni dopo la scomparsa della storica direttrice del coro dell’Antoniano, per promuovere attività didattiche, sociali e culturali. «Mariele era come una mamma per noi prosegue - dolce nei momenti di svago e rigida quando c’era da fare sul serio. Ancora oggi si serba di lei un ricordo così vivo che la dice lunga sul suo alto valore umano». Lo Zecchino d’Oro andò in onda per la prima volta nel 1959, grazie alla felice intuizione di Cino Tortorella. «Per me lui era il Mago Zurlì, non Cino Tortorella - dalla televisione. Il figlio, soprannominato dalla madre “Paciughino”, è oggi un brillante musicista e produttore. aerei e bombe. Fu un dissacrante attacco alla guerra del Vietnam e al potere americano. Tempo fa ho parlato con Michael Wadleigh, regista del documentario “Woodstock ‘69”: mi disse che poco prima dell’esibizione Hendrix guardò in camera facendogli capire di riprendere tutto. Era mattina e non erano in molti a seguire il concerto. Proprio quando Hendrix iniziò a suonare l’inno, una cinepresa terminò la pellicola. Ecco perché di quel momento abbiamo solo un’inquadratura. Cosa pensa della teoria secondo cui durante Woodstock la Cia volle eliminare la generazione hippies? Non è una teoria, è una realtà. Ho parlato con chi c’era e mi è stato confermato che la Cia mise in giro della droga tagliata male per eliminarli. Fu il tentativo di distruggere una generazione considerata pericolosa, ormai fuori controllo. Non solo, fu la stessa Cia ad organizzar e W o o dstock per concentrare tutti gli hippies in un luogo solo. La prova è che ancora oggi non si sa chi finanziò quei tre giorni di concerto. ricorda Brugiolo - Credo che il binomio tra lui e lo Zecchino d’Oro siano inscindibili». Ma il piccolo Popoff non concluse la sua carriera nel mondo dello spettacolo con lo Zecchino d’Oro, tutt'altro. «Dopo quella partecipazione - racconta - ho recitato in numerosi film e caroselli». Partecipò infatti a diversi “musicarelli”, quel genere di film nati per promuovere i cantanti dell’epoca, nei quali si alternavano anche noti comici di allora. Lo stesso anno dello Zecchino infatti partecipò al film “Nel sole”, l’anno dopo recitò in “Zum, zum, zum, la canzone che mi passa per la testa”, poi in “Lisa dagli occhi blu”, “Il suo nome è donna (iN) Europa - 12 Luglio 2010 LA TRILOGIA DI SERGIO LEONE Clint Eastwood diede una svolta alla propria carriera interpretando la trilogia di Sergio Leone:“Perunpugnodidollari”nel1964,“Per qualche dollaro in più” nel 1965 e “Il buono, il brutto e il cattivo” nel 1966. Celebre la bat- tuta si Leone: «Mi piace Clint Eastwood perché è un attore che ha solo due espressioni: una con il cappello e una senza il cappello». Little Tony racconta i suoi successi , da “24 mila baci” a “Cuore matto” Sulle orme di Elvis Presley portò il rock’n’roll in Italia Che mi dice degli anni ‘60? Furono una rivoluzione: il passaggio dalla musica melodica al rock’n’roll. E l’abbiamo iniziata io e Celentano a Sanrerosa” e “Zum, zum, zum 2”. A sette anni recitò con grandi nomi come Peppino De Filippo, Enrico Montesano, Pippo Baudo, Little Tony, Lino Banfi, Al Bano, Romina Power, Bice Valori, Piero Mazzarella, Gino Bramieri, Nino Taranto, Marisa Merlini, Macario, Paolo Panelli, Carlo Delle Piane, Ciccio e Franco. «Rimanevo a bocca aperta durante le riprese - sostiene Brugiolo - io studiavo i copioni con grande impegno e fatica, mentre ricordo che Ciccio e Franco sapevano improvvisare con grande facilità. Visitammo posti bellissimi, come Capri e Napoli, anche se Cinecittà aveva un fascino particolare. Tra una ripresa e l’altra, infatti, andavo a visitare i set dei cowboy. Sa, per un bambino era magico poter vedere dove giravano i western...». mo nel ‘61 con “24 mila baci”. Riuscimmo a vendere milioni di copie e il rock’n’roll contagiò tutta l’Italia. I ragazzini stavano nei bar sotto casa, attaccati ai juke-box, ad ascoltare questa nuova musica che veniva dall’America e infiammava gli animi. Cos’ha rappresentato Elvis per la vostra generazione? Tutto. E’ stato come un fratello maggiore che ha indicato la strada del rock’n’roll: come muoversi, come vestirsi, pettinarsi, cantare. Tutti abbiamo copiato Elvis! Come conobbe Celentano? Ricordo che nel 1957 fu lui a venirci a vedere a teatro, allora cantavo con i miei fratelli. Ci invitò a casa sua e ci fece ascoltare un suo pezzo, “Tutti frutti”. All’inizio nacque una certa rivalità: credevamo di essere gli unici a fare rock’n’roll in Italia, invece c’era anche lui! Poi lasciai l’Italia per l’Inghilterra e lavorai con i più grandi, come Paul Anka e Neil Sedaka, solo per citarne alcuni. Quando Celentano andò a Sanremo nel ’61 mi chiamò e cantammo “24 mila baci”. Devo dire che allora non provai grande emozione: venendo dall’Inghilterra, Sanremo mi sembrava poca cosa e poi quando si è giovani si è anche un po’ incoscienti. A quale canzone è più legato? Sicuramente a “Cuore Matto”: fu un successo planetario che mi fece girare il mondo. biglietto che scrisse qualcosa di vero c’era: accusò la giuria di aver mandato in finale la canzone di Orietta Berti e non la sua, ma da qui a suicidarsi per protesta... Non so, credo rimarrà per sempre un mistero quella tragica scelta. (13) SIMBOLO DEL ROCK’N’ROLL Sopra, la copertina del 45 giri “Cuore matto”: con questa canzone Little Tony vinse il Festival di Sanremo del 1967. A fianco, a Biella nel ‘66, durante una tappa del Cantagiro, e a sinistra con Bobby Solo a Sanremo nel 2003 dell’epoca, Bramieri, Peppino De Filippo, Ciccio e Franco... Ricordo che per il film “Un gangster venuto da Brooklin” non solo non mi pagarono, ma dopo le riprese mi chiesero dei soldi per la pellicola! Io pagai e grazie a quel film, andato bene al botteghino, feci altre dodici pellicole... pagato questa volta. Mica male, no? Proprio nel Sanremo ‘67, quando vinse “Cuore Matto”, Venendo al suo passato reLuigi Tenco decise di togliersi cente, nel 2006, durante un la vita. Come apprese la noconcerto in Canada, lei ha tizia? avuto un infarto. Cosa ricorPensi che io risiedevo nello da? stesso hotel, al “Savoy”, E’ una di quelle cose che uno Come nacque la sua amicizia esattamente sopra la sua non si aspetta e che non si con Bobby Sostanza. La sera riescono a spiegare. Dico lo? vidi Dalidà che spesso di essere un miracoCi conoscemsi complimenlato. Pensi che eravamo a po«Io e Celentano mo l’anno in tò per la mia chi chilometri dall’Ottawa cui lui cantava canzone e mi Heart Institute, l’ospedale più cantammo a Sanremo, “Una lacrima disse che voleimportante sulle patologie va farne una nel 1961, “24 mila baci”. sul viso” e ci cardiache e là c’era in turno legò subito la versione franun cardiologo bravissimo, il cese. Poi arri- E il rock’n’roll contagiò nostra passiodottor Michael Le May e un’inne per Elvis. Lui vò lui e senza fermiera originaria di Carpitutta l’Italia» era un po’ più dire niente se neto Romano che sarebbe dogiovane di me e la portò via per vuta venire al mio concerto. molto timido, così lo portai nei andare sul palco; gareggiaLo devo a loro se sono ancora night club, insomma cercai di vano assieme con “Ciao amoqui. “scafarlo” un po’. E’ un’amire ciao”. Il giorno dopo vidi un cizia che dura tuttora e qualgran trambusto e appresi delCom’è cambiata da allora la che anno fa ci siamo esibiti in la sua morte che mi addolorò sua vita? coppia nuovamente a Sanreenormemente. Lo conobbi Sono ritornato a fare tutto como. Fu molto divertente! quando entrò nella Rca: fu me prima, ma devo dire che mi sempre molto inè venuta una vera passione E dei film “musicarelli”, cosa troverso, staper la medicina. Leggo molmi dice? va sulle tissimo e trovo che servirebNe interpretai ben quattordisue, era un bero più trasmissioni che ci. Ebbi il piacere di girare con uomo imspiegassero il corpo umano e tutti i più grandi comici penetrabila prevenzione. le. Ecco, f o r s e nell’ultimo (tgr) Little Tony, nome d’arte di Antonio Ciacci, nasce a Tivoli il 9 febbraio 1941. Inizia le prime esperienze musicali con i fratelli con cui fonda il gruppo “Little Tony and his brothers”. Nel 1958 vengono notati da un impresario e partono per l’Inghilterra. Rientra in Italia e nel 1961 partecipa al Festival di Sanremo con la canzone “24 mila baci”, in coppia con Adriano Celentano. Tra i suoi successi ricordiamo “Riderà”, presentata al Cantagiro ‘66, “Cuore matto”, col quale vince il Festival di Saremo l’anno dopo, e la “Spada nel cuore”, cantata a Sanremo in coppia con Patty Pravo. t Chi è (tgr) Ha portato la febbre del rock’n’roll in Italia, con quello stile alla Elvis che conquistò le ragazzine e scandalizzò le madri. Little Tony è per tutti un’icona della musica di quegli anni, un cantante che ha rotto gli schemi e ha lanciato un genere nuovo, diverso, rivoluzionario. Parliamo con lui della sua storia, oggi racchiusa nel libro fotografico “Immagini della mia vita”. (iN) Primo Piano l (iN) Primo Piano l (iN) Europa - 12 Luglio 2010 (14) NASCE L’UNIVERSO DI STAR TREK Tra il 1966 e il 1969, negli Stati Uniti, andaronoinondaleprimeseriediStarTrek (nella foto i protagonisti), ma in Italia arrivarono solo nel 1978. La serie televisiva fu fonte di ispirazione per ricercatori e scienziati tanto che il prototipo dello Space Shuttle della Nasa fu chiamato Enterprise, come l’astronave del telefilm. Profilo (A) Nostalgico Profilo (C) Cogli l’attimo (MAGGIORANZA DI A) (MAGGIORANZA DI C) Il ricordo degli anni ‘60 è ancora vivido dentro di te e quando ripensi a quell’epoca lo fai sempre con piacere e con un pizzico di nostalgia, questo molto probabilmente perché in quegli anni hai vissuto una fase bella della tua vita, come per esempio l’adolescenza o la tua giovinezza. Il momento in cui sei diventato grande e hai preso decisioni importanti. Nell’armadio conservi ancora qualche gonnellina dalle fantasie oggi troppo azzardate, o un giubbotto consumato, ma di cui non sei riuscito a fare a meno, nonostante ormai siano indumenti passati di moda. Hai da parte tutti i tuoi dischi di vinile dei cantanti in voga in quegli anni sulle cui note hai vissuto momenti magici e indimenticabili. Ami le foto in bianco e nero, gli oggetti d’arredo che hanno caratterizzato quell’epoca storica. Vivi completamente immerso nel tuo presente. Tendi a cogliere ogni occasione come se fosse il treno da non perdere assolutamente, in una sorta di inesorabile corsa senza fine che ti toglie il fiato e le energie. Sei una persona dall’animo generoso, sempre pronta a dare e a mettersi a disposizione per gli altri. Vorresti riuscire ad accontentare tutti, sebbene ciò sia impossibile. Pensare al passato è qualcosa di completamente avulso da te se non per verificare di aver fatto tutto ciò che ritenevi fosse compito tuo. Forse dovresti iniziare a fermarti un po’, comprendere le ragioni della tua necessità di accontentare tutti. Se le persone che hai accanto ti vogliono bene, continueranno a farlo perché ti stimano e apprezzano per come sei, e non per ciò che senti di dover dimostrare loro. Fermarsi a volte è necessario! Profilo (B) Verso il futuro Profilo (D) Curioso (MAGGIORANZA DI B) Andare a mostre ed eventi che raccontano di anni passati o partecipare a feste in costume con l’obiettivo rivivere, almeno per una sera, la magia di anni ormai lontani è una cosa che ti deprime e che non tolleri. Sei una persona estremamente dinamica, sempre in continua corsa verso il tempo. Non riesci mai a fermarti per più di 5 minuti. Appena hai l’occasione di rilassarti un po’ la tua mente inizia subito a inventarsi cose nuove da fare. Molto probabilmente, questa tua caratteristica è espressione del tuo bisogno di sentirti sempre attivo. Molto probabilmente, non hai un rapporto molto bello col tuo passato e pensare al futuro ti permette di proiettarti in una dimensione temporale dove tutto è ancora da costruire, con la possibilità di cambiare le cose che non ti piacciono e renderle migliori. " " A " B " C " D # " " " " A B C D A scuola studiavi storia con: Partecipazione Insofferenza Fatica Interesse A B C D Tra queste qualità, qual è quella che secondo te ti descrive maggiormente? Riflessività Concretezza Generosità Dinamicità $ " " " " Cosa ti suscita pensare hai mitici anni ‘60? Malinconia, quanto vorrei poter rivivere il fascino di quel periodo Noia, se una cosa è passata perché ripensarci?! Nervoso, già non riesco a star dietro al mio presente Interesse, è sempre bello lasciarsi catturare dalla magia di epoche lontane % Danno una festa dedicata agli anni ‘60, con la possibilità di vestirsi con gli abiti dell’epoca: " A Non vedo l’ora di andarci, succedesse più spesso " B La trovo una roba assurda, che pagliacciata! " C Non credo parteciperò, non ho tempo " D Ci vado, per una sera sarà divertente & A una mostra dedicata ai mitici anni ‘60: " A Vado di corsa " B Non ci penso proprio, non spenderei mai i soldi per una roba del genere " C Se riesco ci faccio un salto " D Perché no? Mi sembra interessante TEST A CURA DI DANIELA MERCURIALI (MAGGIORANZA DI D) Hai l’atteggiamento di chi tranquillo e sereno si muove nel mondo, dopo aver raggiunto quella sicurezza interna di base che gli permette di esplorare e andare un po’ in ogni direzione. Sei una persona molto curiosa, interessata a tutti gli aspetti della vita. Ami leggere, conoscere, capire. E proprio questa tua necessità ti porta a voler sapere anche di epoche passate, ma che hanno in qualche modo influenzato l’attuale presente. Ti piace dunque documentarti e capire cosa ha caratterizzato un determinato periodo storico, lasciandoti affascinare dalle storie di personaggi ormai diventati miti e immortalati. Così come ti affascina il passato, allo stesso modo vai incontro al futuro con la curiosità di vedere cosa ha da offrirti e insegnarti. (iN) Europa - 12 Luglio 2010 (15) (16) (IN) Davide Boni Il Consiglio regionale lombardo, guidato dal leghista Boni, ha deciso di bloccare i contributi alle trasferte all’estero i patrocini. Almeno finché non verrà approvato il nuovo regolamento. (iN) Nord-Ovest (iN) Europa - 12 Luglio 2010 )OUT( Carlo Nola Il deputato Pdl di Pavia pare essere il colpevole del ceffone assestato al collega dell’Idv Franco Barbato, reo di aver insultato una compagna di partito di Nola, scatenando così una mega rissa in Aula. Finanziaria, continua lo scontro Le Regioni incontrano Berlusconi Expo 2015, ultima chiamata (ANTONIO RISOLO) (rat) Dove eravamo rimasti? Al 2015, che è già domani. L’impasse Expo procede su un percorso minato, fatto di ultimatum, come quello di Donna Letizia: «Ora aspetto, ho dato altre 48 ore di tempo». Ma se il sindaco di Milano, che è anche commissario di Expo 2015, insiste per avere le aree in comodato d’uso, il governatore Formigoni è fermo sulle sue posizioni: le aree vanno acquistate. Oppure? Chiaro: la Regione sta alla finestra, ma potrebbe anche defilarsi dalla partita, ovviamente nella veste di socio. Data per scontata la buonafede sia di Letizia Moratti, sia di Formigoni, sorge però qualche dubbio. Mi spiego. Quando si arriva al braccio di ferro significa che c’è qualcosa che non funziona. Si dice, infatti, che dietro la posizione del Pirellone ci sia Infrastrutture Lombarde, la newco candidata - qualora i terreni venissero acquistati con i soldi della Regione - a diventare la piattaforma appaltante dell’intero sito Expo. A questo punto mi chiedo, i cittadini si chiedono: come è possibile che a oltre due anni dalla vittoria di Milano nella gara internazionale per Expo 2015 si debba tornare al punto di partenza? Con l’uscita di scena dell’amministratore delegato della società di gestione, Lucio Stanca, si ricomincia tutto da capo. Vorrei capire perché si sono buttati via due anni e più, oltre al compenso dello stesso parlamentare con il doppio incarico, spesso bacchettato dallo stesso Formigoni. Stanca era già un manager dimezzato, sfiduciato anche da Diana Bracco, industriale farmaceutico e presidente di Expo. Un bilancio deludente, quindi, costato tempo e denaro. Ma in questo Paese le cose vanno così. Basti ricordare “Italia 90” quando si buttarono via miliardi di lire per infrastrutture e stadi già vecchi e a rischio sicurezza. Di Expo 2015 ha deluso la gestione fallimentare partita con il piede sbagliato. Noi siamo bravi a correggere la rotta in corso d’opera perché, bene o male, gli errori della politica si pagano sempre con i quattrini di Pantalone. Ma c’è un ennesimo risvolto: possibile che Regione, Comune e Provincia, governati dal centrodestra, offrano sul piatto d’argento al centrosinistra una frittata di tali dimensioni? (MARCO GIBELLI) (gmc) Mentre andiamo in stampa sta avvenendo il tanto atteso incontro tra gli Enti locali, con le Regioni in testa, e il Governo, o meglio il premier Silvio Berlusconi. Il tema è quello che tiene banco da tempo, la Manovra finanziaria, che è stata bocciata dai governatori perché i tagli non sono distribuiti in modo equo, sostiene la Conferenza delle Regioni, e colpisce in modo insostenibile proprio le Amministrazioni regionali. Berlusconi, supportando il suo ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, aveva ribadito più volte che i totali non si toccano, ovvero alle Regioni tocca tagliare 8,5 miliardi di euro sul totale di 24,9 della Finanziaria. Per questo i governatori chiedono che il taglio sia meglio distribuito, poiché per loro rappresenta il 13% delle loro spese, mentre per lo Stato centrale solo l’1,22%. La soluzione proposta dal Governo? Arrangiatevi e decidete voi come dividerveli. Ma la reazione dall’altra parte è sempre stata ferma. I capi rivolta, il governatore dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Sergio Chiamparino, Vasco Errani, Giuseppe Castiglione e Roberto Formigoni Regioni, Vasco Errani, e il suo collega lombardo, Roberto Formigoni, hanno più volte confermato, e non minacciato, come loro stessi dichiarano, che se i conti restano questi saranno costretti a rimettere le loro competenze allo Stato, impossibilitati a gestire le loro funzioni per mancanza di risorse. Ma hanno accolto positivamente l’incontro, ribadendo la loro disponibilità a trattare. Formigoni ha ricordato la posizione delle Regioni: «Diciamo sì alla Manovra, dunque sì a farci carico con responsabilità della parte di sacrifici che ci competono, ma chiediamo che questi sacrifici siano equilibrati con gli altri comparti della Repubblica, cioè siano distribuiti equamente tra tutti... Il totale della Manovra anche per noi deve essere blindato: abbiamo sempre detto sì a una Manovra da 25 miliardi; ma deve essere rimodulata la ripartizione dei tagli. E’ su questo che dobbiamo dialogare». La Manovra intanto è al vaglio del Senato e di modifiche in tal senso non sembrano essercene, inoltre verrà posta la fiducia sul voto al provvedimento finanziario, ovvero, come ha invece dichiaratamente minacciato il premier, «o passa o si va tutti a casa». e il faceto Tra il serio L’(iN)dignato Direttore di banca convince rapinatore a lasciar perdere Armato di mazza da baseball un disoccupato 54enne di Desio (Mb) tenta una rapina alla Banca popolare di Lodi a Seveso. Ma il direttore, Vincenzo Verzeni, assessore al Sociale di Triuggio, lo calma e lo convince a lasciar perdere. Il rapinatore viene arrestato ma ha voluto ringraziare Verzeni per non avere peggiorato la sua già delicata situazione («Giornale di Seregno» del 06/07/10). Parole crociate in Consiglio C’è chi scrive al cellulare e chi sonnecchia. Ma non solo: qualcuno, praticamente dall’inizio, si dedica alla compilazione di parole crociate e giochi di enigmistica, grazie all’ausilio di riviste specializzate. Non stiamo par- lando di una classe durante un’ora “buca”, ma del Consiglio comunale di Sestri Levante (Ge), dove tre consiglieri del Pd sono stati “beccati” a trascorrere così il tempo durante l’ultima seduta di lunedì 5 luglio. E mentre si discuteva su una mozione per la riduzione dei compensi di consiglieri e assessori... («Il nuovo Levante» del 09/07/10). Cercasi sponsor per pattuglie serali La crisi aguzza l’ingegno. E così, in un periodo di magra per gli enti locali, la Polizia locale di Arluno (Mi) ha avuto una pensata originale: un bando pubblico per cercare aziende e soggetti privati interessati a sponsorizzare i pattugliamenti serali. L’offerta minima è di 500 euro («Settegiorni Magenta - Abbiategrasso» del 09/07/10). (iN) Nord-Ovest l (iN) Europa - 12 Luglio 2010 AUMENTANO I COMUNI RICICLONI I Comuni del Nord-Ovest sempre più “ricicloni”. Dall’ultima indagine di Legambiente sulla raccolta differenziata, emerge che le Amministrazioni comunali virtuose lombarde sono 446, passando così dal 25,2% del totale (17) al 28,8, e in Piemonte 288, salendo dal 19,5% al 23,9. In Valle d’Aosta e Liguria, invece, solo un Comune è stato promosso. Calano i consumi delle famiglie, ma quanto è cara la Lombardia (gmc) Le famiglie italiane consumano di meno. Nel 2009 ognuna ha speso in media, al mese, 2.442 euro, l’1,7% in meno rispetto all’anno precedente. Ma in certe regioni si registrano valori di spesa superiori, più dettati dal maggiore costo della vita piuttosto che da una maggiore propensione alla spesa. Secondo i rilevamenti dell’Istat, la Lombardia è prima, con una spesa mensile di quasi tremila euro. E’ anche vero che i redditi in questa regione sono più alti. All’ultimo posto, invece, ovvero dove si spende meno, c’è la Sicilia, con circa 1.700 euro. Il capitolo di spesa principale è la casa, che pesa per il 28%, ed è uno dei pochi fattori che cresce. Principalmente si tratta del mutuo, poiché solo il 17% delle famiglie italiane vive in affitto. Seguono, poi, le spese per alimenti, circa 19%, e trasporti, 14%. Anche qui i divari sono evidenti. Per mangiare al Nord si spende il 16,4% mentre al Sud il 24,4. Sia la spesa per generi alimentari che per i trasporti sono scese, appunto più per una scelta che per un calo dei prezzi. Una prova del divario sul costo della vita arriva sempre dall’Istat che ha considerato il potere d’acquisto nei capoluoghi di regione. Nel 2009 la differenza dei livelli dei prezzi al consumo conferma la differenza tra Nord e Sud. La città più cara risulta essere Bolzano, con i prezzi superiori del 5,6% rispetto alla media nazionale (105,6), mentre la meno cara è Napoli (93,8). Milano si posiziona terza, con un indice pari a 104,7, seguita da Genova (103,4). Torino e Aosta sono settima e ottava, con un valore superiore rispetto alla media nazionale di 2,7 e 2,4. In tutta questa situazione l’istituto statistico nazionale lancia un altro segnale negativo, che si collega e spiega i precedenti: nel primo trimestre 2010 il potere di acquisto delle famiglie (il reddito disponibile delle famiglie in termini reali) è diminuito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% rispetto al 2009. Redazione: Merate (Lc), via Campi, 29/L - tel. 039.9989.241 e-mail: [email protected] - sito: www.europa-in.it Questo numero è stato chiuso venerdì 9 luglio alle ore 12 Pubblicità: tel. 039.9989.1 - e-mail: [email protected] LA SPESA DELLE FAMIGLIE (2009) Regione Lombardia Veneto Emilia R. Valle d’Aosta Lazio Piemonte Umbria Friuli V. G. Trentino A. A. Toscana Marche Abruzzo Liguria Molise Puglia Campania Sardegna Basilicata Calabria Sicilia Italia Spesa mensile Alimenti (in euro) (in %) 2.918 2.857 2.799 2.606 2.591 2.588 2.586 2.569 2.520 2.444 2.434 2.419 2.396 2.336 1.983 1.894 1.878 1.862 1.795 1.721 2.442 16,1 15,6 15,8 15,1 18,7 18,4 19,4 15,5 15,1 18,2 19,8 21,9 19,6 20,5 24,1 26,5 22,7 22,1 24,5 24,4 18,9 Casa (in %) Trasporti (in %) 28,3 28,2 27,9 27,5 32,5 26,5 25,7 30,6 29,9 32,0 27,1 24,0 32,2 22,8 22,2 26,2 27,8 20,2 21,1 26,2 28,0 15,0 15,2 14,9 13,3 13,0 13,5 14,4 14,7 13,9 13,9 13,3 13,7 11,3 10,7 12,5 11,0 12,2 13,1 13,9 13,0 13,8 Fonte: Istat SCOPRI LA TUA PASSIONE. APRI UN’AGENZIA STANLEYBET DI SCOMMESSE SPORTIVE E FAI DELLO SPORT IL TUO BUSINESS. Chiedi informazioni su come aprire un’agenzia Stanleybet: Tel 0044.151.2352194 Fax 0044.151.2352170 E-mail [email protected] Stanley International Betting Ltd 201-210 Mercury Court, Tithebarn Street Liverpool, UK l Personaggio (iN) (18) (iN) Europa - 12 Luglio 2010 LE ELEZIONI PROVINCIALI Diego Sozzani è diventato presidente della Provincia di Novara vincendo, al primo turno, le elezioni del 6-7 giugno 2009 con il 53% dei voti,paria105.672preferenze,sostenutoda PdleLega.Traisuoi9avversari,ilpresidente uscente Sergio Vedovato (nella foto con Sozzani), appoggiato da Pd, Idv e Sinistra e Libertà, è arrivato secondo con il 32,6%. DIEGO SOZZANI (ERICA BERTINOTTI) (bec) Diego Sozzani, presidente della Provincia di Novara, si definisce uomo di centro destra (Pdl), ma soprattutto un battitore libero. La sua prima esperienza da lui definita come strettamente politico-amministrativa è proprio quella in Provincia. Come si svolge una giornata di Diego Sozzani, presidente della Provincia? Mi alzo alle 6,30 e dalle 7 alle 8,30, una porzione molto piccola di tempo, mi concentro sulla mia professione di ingegnere, curando i progetti che sto seguendo in Puglia e Lazio. Alle 8,30 mi trasferisco negli uffici della Provincia, per l’analisi dei giornali e la rassegna stampa, la verifica delle attività dei singoli assessori e di seguito l’azione amministrativa vera e propria, fatta di un costante e continuo rapporto con gli enti erogatori di denaro: questo implica trasferte a Roma o Torino e tanti incontri. Gli impegni istituzionali sul territorio sono davvero numerosi, non si riescono a contare gli inviti che arrivano dai Comuni, dagli enti, dalle associazioni. Non volendo però tralasciare alcun paese, stabilisco delle priorità concordandole con i sindaci. Il fine settimana, poi, è quello più denso di eventi. Essere presidente è un lavoro a tempo pieno. Vado a dormire verso mezzanotte dopo aver letto qualche pagina. Cosa legge? Libri complessi e mai banali, che facciano pensare: direi soprattutto la saggistica legata alla filosofia, all’attualità, all’economia, ai comportamenti sociali che indicano un nuovo modello di vita applicabile anche all’amministrare. I best seller, romanzi o gialli, non mi attirano, anzi, sono un buon modo per farmi addormentare. Ha tempo per mangiare, in queste giornate così intense? Mangio poco a dire la verità, anche perché sono un po’ fanatico dell’alimentazione. Seguo una dieta sportiva, che scinde le proteine dai carboidrati. Al mattino cereali, a pranzo riso bollito in bianco o addirittura nulla, per cena piatto di carne o pesce. Bevo molti caffè: quelli non li conto. E sceglie acqua o vino per accompagnare il cibo? Il personaggio Un tecnico arrivato alla sua prima vera esperienza politica quasi casualmente (bec) Diego Sozzani è nato a Novara il 2 ottobre 1960 ed è residente nel capoluogo. Si è laureato in ingegneria civile sezione idraulica al Politecnico di Torino il 17 dicembre 1985 ed è iscritto all’albo degli ingegneri di Novara, con iscrizione datata 22 luglio 1987. Da quella data è libero professionista e dal 1991 consulente dell’Unione industriali del Verbano Cusio Ossola. Tra le attività prevalenti è anche tecnico competente in acustica, ha attestati in materia di sicurezza sul lavoro nei cantieri progettazione, direzione lavori, collaudo e consulenza per opere pubbliche nei settori dell’idraulica generale e ambientale, acquedotti, fognature, impiantistica, collaudi statici, tecnico amministrativi, piani di sicurezza e relativo coordinamento. Per quanto riguarda, invece, le esperienze in campo politico - amministrativo, dal 1988 al 1992 è stato consigliere comunale a Novara, dal 2003 al 2006 assessore all’Urbanistica sempre del Comune di Novara, dal 2006 al 2009 componente della Commissione tecnica urbanistica della Regione Piemonte, da novembre 2006 a giugno 2009 è stato presidente di Cim spa (l’interporto di Novara), e da un anno è presidente della Provincia di Novara con una maggioranza formata da esponenti Pdl e Lega Nord (ha battuto Sergio Vedovato, presidente uscente che si ricandidava per il secondo mandato per il centro sinistra). E’ anche socio del Rotaract club Novara e del Rotare club Borgomanero - Arona. Sozzani è sposato con Emanuela Patta. Su Facebook ha 632 amici, tra cui molti politici, molti imprenditori, molti giornalisti. Sono un appassionato di vino e adoro le bollicine, più che i vini fermi, ma non ne bevo molto. Sia per una scelta legata alla salute e alla linea, sia per mantenermi lucido. Se dovessi cedere alla tentazione a ogni cena di lavoro o a ogni inaugurazione, visto il numero elevato anche nella stessa giornata, sarei rovinato. Ha altre passioni? Mi piace il cinema, ma, per gli orari lavorativi che faccio, fatico a frequentare il cinema e spesso mi addormento prima della fine della pellicola. Preferisco comunque la musica, sia in auto sia a casa: sono un cultore del jazz. La Giunta provinciale di Novara guidata dal presidente Diego Sozzani. A sinistra, Sozzani ritratto da Daniele Lauro Però ama anche l’arte... Sì, ho una vera passione per l’arte contemporanea. Nel mio ufficio in Provincia, per esempio, ho fatto appendere alle pareti dei quadri che giacevano nelle cantine del Comune. Me li sono fatti dare in comodato d’uso: un modo per alleggerire l’ambiente che appariva abbastanza ingessato e cupo e per evitare che le tele si sciupassero. Riesce a ritagliare del tempo per sé? A non fare sempre il presidente? Sono sempre il presidente, tranne quando dormo... In realtà nelle ore libere gioco a golf, che rappresenta la mia passione, elemento di relax: giusto connubio tra lo sport e la natura. E’ davvero un modo per staccarsi dal mondo: ci vogliono cinque ore per completare un circuito da 18 buche e l’uso del cellulare è vietato. Mare o montagna? Mare in assoluto. Prima di fare il presidente ho viaggiato molto in barca a vela sul Mediterraneo. La Corsica e la Sardegna fanno invidia ai Caraibi, come natura e come bellezza delle acque. Ma anche le Eolie e alcuni angoli della Liguria sono stupendi. E parlando del Novarese, cosa ne pensa, come territorio - risorsa per il turismo? Il nostro territorio in questi anni è stato apprezzato soprattutto dai cittadini piemontesi e lombardi, ma ha conosciuto un incremento dei vacanzieri anche dall’estero. Sono straordinarie, del resto, le potenzialità l Personaggio (iN) (iN) Europa - 12 Luglio 2010 DOPO 33 ANNI IL NOVARA IN A Il Novara Calcio ritorna in serie A dopo ben 33 anni. La festa è scoppiata domenica 25 di cui dispone il Novarese e che per molti versi risultano ancora inespresse: dal turismo devozionale a quello enogastronomico, a quello legato ai convegni. Tutte eccellenze che dobbiamo diffondere nell’ottica di una promozione territoriale a 360º, non solo sul fronte del turismo, ma anche sul piano della riconoscibilità del brand novarese in tutti i settori del mercato: dall’industria all’accoglienza, dai servizi all’artigianato, passando per l’agricoltura. Milano Expo 2015 è dietro l’angolo e non possiamo permetterci di farci trovare impreparati. Lo sport Come è arrivato alla decisione di occuparsi di politica? Non ho mai deciso di fare politica, ma sono sempre stato in ambienti professionali che avevano numerosi contatti con quel mondo. La politica a livello teorico, poi, è sempre stata una mia passione. Ero nel direttivo del partito socialdemocratico, poi ho fatto carriera (e lo metterei tra virgolette, perché non so se può essere considerato aver fatto carriera, essere presidente della Provincia) in prima linea quasi casualmente. Prima da Forza Italia e poi dal Pdl sono arrivate indicazioni sulla mia persona che ovviamente mi hanno fatto piacere. Le mie esperienze politiche però sono sempre state “tecniche”: sono stato designato assessore in Comune a Novara per occuparmi del piano regolatore, sono arrivato al Cim, l’interporto di Novara, per pensare al piano di espansione. Con questo incarico, invece, sono approdato alla politica più pura e a una vita am- aprile, a due giornate dalla fine del campionato, dopo il pareggio per 3 a 3 con la Cremonese alla stadio Silvio Piola di No- (19) vara,davantiaquasi7milae500tifosi.Una stagionechehavistolasquadramantenere l’imbattibilità per 30 giornate consecutive. ministrativa a tempo pieno. Ma quale principio la spinge? Di certo la sussidiarietà, per questo è stato ospite, per la prima volta a Novara, Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà. Le istituzioni hanno il dovere di creare le condizioni che permettano alla A sinistra, Diego Sozzani con Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà. Sopra, una delle tappe della Giunta itinerante a Oleggio persona e alle aggregazioni sociali (famiglia, associazioni, gruppi) di agire liberamente senza sostituirsi a essi nello svolgimento delle loro attività. Questo garantisce un intervento efficace ed efficiente che libera le istituzioni da un sovraccarico di compiti e consente di controllare l’intervento sussidiario della mano pubblica nel modo più diretto possibile in quanto erogato dal livello più vicino al cittadino. Un suo pregio? Sono una persona molto disponibile, e alcuni amici mi dicono che lo sono anche troppo, ma non è una recita politica, ma una caratteristica per me naturale. E un difetto? (bec) Il presidente della Provincia di Novara, Diego Sozzani, oltre a essere uno sportivo direttamente sul campo, da golf, e a contatto con il mare, ha una passione anche per il calcio. Un amore che lo vede attivo per scopi benefici con qualche partita sul verde, ma soprattutto lo ha visto allo stadio in due occasioni molto particolari. Il cuore, infatti, è rossonero (tifa Milan), ma anche azzurro, l’azzurro del Novara calcio, la squadra della sua città che con questo campionato eccezionale si è guadagnata la promozione in serie B. Sozzani è stato ospite (nel gennaio del 2010) allo stadio Giuseppe Meazza in San Siro per la sfida valevole per l’accesso ai quarti di finale della Tim Cup (la Coppa Italia del calcio professionistico): il presidente nonostante fosse “diviso in due” non ha avuto Non me ne vengono in mente. Forse non ne ho. (Il presidente ride dicendolo, poi ci pensa un attimo e risponde). Forse la presunzione di pensare di essere sempre sulla strada giusta e per questo magari non ascoltare molto gli altri. Devo anche dire però che sto imparando a mediare di più. Come si definisce come per- Le due passioni sportive del presidente Diego Sozzani: il golf (a destra) e il calcio (sotto, allo stadio Piola il giorno della promozione in serie B del Novara) dubbi: «In questo caso il mio sostegno è andato senza alcuna riserva ai colori dell’undici novarese». Il risultato era stato però favorevole alla formazione Lombarda (2 a 1), anche se il Novara si era battuto fino all’ultimo con orgoglio e bravura. La seconda occasione per il presidente di essere sugli spalti si è trasformata in un momento di festa assoluta: al Piola (lo stadio di Novara) il 25 aprile 2010 gli azzurri hanno pareggiato ma hanno anche festeggiato il passaggio in B. Grande emozione per Sozzani: «Mi sono complimentato con la squadra, che ha meritato questo risultato, con i ragazzi e tutta la società. Questo traguardo porta lustro a tutta la città». sona? Ha tre aggettivi per presentarsi? Sono simpatico, socievole, un vero animale da compagnia, anche se un pelino strafottente. E sua moglie cosa pensa di lei? E’ una donna molto comprensiva, arriva da un ambiente legato alla politica e quindi capisce la difficoltà dell’impegno e tutti gli elementi connessi al mio ruolo. Stima molto le mie intuizioni, il mio modo di guardare lontano, di approcciare il lavoro, le mie idee che sanno di novità e per questo le “esporta”. Un uomo con le idee chiare, ma anche un amministratore dalle idee altrettanto chiare. Cosa ne pensa del ciclone che ha investito l’ente Provincia, in relazione alla possibile soppressione da parte del Governo? La Provincia non si tocca. Prima si è parlato di abolizione, poi di abolizione solo per le province sotto i 220mila abitanti, ora nulla verrà toccato, ma non è possibile trattare in questa maniera un ente nato prima delle Regioni e fondamentale. L’articolo 118 della Costituzione parla chiaro: o modifichiamo la Costituzione o ridisegnamo le competenze, senza però togliere i trasferimenti. Non si può, per tagliar la spesa pubblica, amputare la Costituzione. Nel 2007, per fare solo un esempio, i trasferimenti dello Stato alla provincia di Novara sono stati di 85 milioni, nel 2010 di 63; di conseguenza gli investimenti per opere infrastrutturali fino al 2008 sono stati intorno ai 60 milioni, oggi sono scesi a 15. Si individua nelle Province la malattia, ma non si spiega la possibile cura. La preoccupazione non è solo per Novara città (che rappresenta comunque un terzo della popolazione complessiva della provincia) ma soprattutto per gli 88 Comuni che la compongono: i piccoli soffrono più dei grandi. Come è cambiata la Provincia dal suo insediamento a oggi? Prima di tutto c’è stata una rottura sostanziale rispetto al rapporto di pura sussidiarietà dell’Amministrazione provinciale nei confronti di quelle comunali. Ora siamo presenti sul territorio con la Giunta itinerante, con i circondari. Circondari che rappresentano uno degli obiettivi raggiunti e di cui sono davvero orgoglioso: abbiamo vinto lo scetticismo degli amministratori locali che ora ci aiutano, dandoci un riassunto delle problematiche del territorio e favorendo il confronto. (20) l Medicina (iN) (iN) Europa - 12 Luglio 2010 Novità per la disfunzione erettile Bayer taglia i prezzi dei farmaci (LAPO SERMONTI) Molti la definiscono “notizia bomba”, perché di solito le aziende farmaceutiche i prezzi dei farmaci li aumentano: invece, prima e al momento unica in Italia, Bayer Schering Pharma riduce drasticamente il prezzo di un farmaco su prescrizione per la Disfunzione Erettile. E senza che per la molecola sia scattato il passaggio a farmaco “generico”, cosa che di solito motiva questo tipo di in- terventi. La notizia, a dire il vero, era già nell’aria da quando l’abbassamento dei prezzi è stato praticato dall’azienda tedesca in Francia, Spagna, Germania e Gran Bretagna. Fino a ieri, giorno dell’entrata in vigore di questo provvedimento, il prezzo al pubblico di una pillola per aiutare i maschietti in difficoltà era di circa 12 euro, ma già da tempo alta era la domanda per una versione più economica degli inibitori delle fosfodiesterasi di tipo 5. Un farmaco ad hoc per.. la serenità, di tutti e due La disfunzione erettile maschile, o impropriamente “impotenza”, definisce l’incapacità permanente di raggiungere e mantenere un’erezione sufficiente per consentire l’atto sessuale. Può avere origine oltre che da condizioni psicologiche ma anche da fattori organici di natura vascolare, neurologica o ormonale. Viene generalmente classificata in questi 4 livelli: - Nessuna. La capacità di raggiungere e mantenere un’erezione non è pregiudicata - Lieve. La capacità di raggiungere e mantenere un’erezione è lievemente pregiudicata. Generalmente gli uomini che ne sono colpiti sono soddisfatti solo occasionalmente della loro prestazione sessuale. - Moderata. La capacità di raggiungere e mantenere un’erezione è parzialmente pregiudicata. Generalmente gli uomini che ne sono colpiti sono soddisfatti solo raramente della loro prestazione sessuale. La maggior parte degli uomini affetti da DE soffrono di questo tipo di disfunzione moderata. - Grave. La capacità di raggiungere e mantenere un’erezione è fortemente pregiudicata. Generalmente gli uomini che ne sono colpiti non sono soddisfatti della loro prestazione sessuale o lo sono molto di rado. I farmaci come il Levitra aumentano la disponibilità di ossido nitrico, favorendo la vasodilatazione del pene e la conseguente erezione. La somministrazione è semplice: la pillola deve essere assunta per via orale prima dell’atto sessuale e i suoi effetti si manifestano in combinazione con la stimolazione sessuale. Il tempo che intercorre tra l’assunzione e il momento in cui il corpo è pronto all'atto sessuale varia a seconda del farmaco prescritto. Queste caratteristiche rendono gli inibitori della PDE5 un metodo terapeutico spontaneo e naturale. L’uso di questi farmaci è controindicato in caso di terapia con nitrati, usati nell'angina pectoris. Insomma, Bayer ancora una volta si è dimostrata attenta alle esigenze del paziente - così dicono in azienda - e l’offerta di un prezzo proporzionale al dosaggio rappresenta una soluzione vantaggiosa in risposta alle necessità di un paziente affetto da Disfunzione Erettile. E non, quindi, un’operazione puramente commerciale. All’origine di questa idea “deflagrante” per un mercato non certo abituato a queste sortite di abbassamento dei prezzi sembra ci sia il fatto che in azienda si siano accorti che molti pazienti (dalle indagini di mercato effettuate addirittura il 44% degli acquirenti) spezzino la compressa da 20 mg per ottenere 2 dosi da 10 mg o addirittura 4 dosi da 5mg (uno su cinque, sempre secondo i dati interni) e addirittura due su tre lo farebbero al solo scopo di diminuire la spesa. Ma... ogni medaglia ha il PREZZI A CONFRONTO Si tratta di una riduzione a dir poco “significativa” del prezzo delle confezioni da 10 e 5 mg, mentre il prezzo della confezione da 20 mg rimarrà invariato. I nuovi prezzi sono entrati in vigore dal 1° luglio, ed è una decisione veramente “storica”: è la prima volta che avviene una riduzione di prezzo così siprezzo prezzo gnificativa nel attuale nuovo Levitra mercato dei (euro) (euro) farmaci non ge20mgx4cpr 52,40 52,40 nerici. Ecco la tabella 10mgx2cpr 25,00 13,10 dei prezzi nuovi 10mgx4cpr 47,30 26,20 confrontati 10mgx8cpr 88,60 52,40 con quelli pri5mgx4cpr 40,30 13,10 ma in vigore. suo rovescio: spezzare la compressa comporta un rischio non indifferente di assumere un dosaggio scorretto (la divisione “manuale”, si sa, non è mai precisa), oltre ad un possibile deterioramento del farmaco (la superficie di frattura può ossidarsi compromettendo la corretta conservazione) nonché di perdere frammenti di compressa quando la si divide. PAGINE A CURA DI INFOMEDIA V.le Tito Livio, 72 - 00136 Roma Tel. e fax: 06-35340126 - e-mail: [email protected] Quali i vantaggi per il paziente Oltre a quelli relativi all’evitare i problemi dello “spezzettamento” della compressa una cosa è certa: una terapia meno costosa permette l’accesso anche a nuove fasce di pazienti con minore disponibilità economica e l’incremento della frequenza di utilizzo di Levitra da parte di pazienti che già usano inibitori delle fosfodiesterasi di tipo 5. Non solo: purtroppo anche nel nostro Paese è molto diffuso un traffico illegale di farmaci per la disfunzione erettile attraverso il web. Internet è infatti stracolmo di siti che propongono i farmaci ufficiali e le loro imitazioni acquistabili a costi ridotti e senza ricetta. Con quali rischi? Si stima che circa la metà dei farmaci venduti via Internet sia contraf- fatto: si tratta di farmaci che sono o del tutto privi di principio attivo, con quantità non corrette o con eccipienti pericolosi. Differenze, quindi, sia nella quantità che nella qualità di farmaco ed eccipiente. E con rischi di allergie, interazioni rischiose tra farmaci, etc. E senza dubbio la riduzione del prezzo finisce inevitabilmente con il ridurre questo pericoloso mercato nero di Internet. Ma c’è anche un altro vantaggio “indiretto” per il consumatore: la riduzione del prezzo garantisce ovviamente una miglior compliance del paziente e facilita anche una eventuale terapia con dosaggio basso e per un periodo prolungato secondo quanto prescritto dallo specialista medico. (L.SER.) Il ruolo del farmacista, primo anello della catena Per facilitare il lavoro dei farmacisti, rendendo più agevole la gestione di scorte e ordini, già da un mese è stata diffusa dall’azienda un’informativa sulle novità del listino. Non solo: in collaborazione con il progetto “Sapere e Salute” del Consumer Care, sarà inoltre messo a disposizione delle farmacie un nuovo opuscolo “Bayer per la Coppia” rivolto al cittadino. Lo scopo è sensibilizzarlo ai rischi dell’acquisto di farmaci attraverso canali diversi dalla farmacia: proprio perchè almeno il 50% dei farmaci proposti via internet è contraffatto. l Medicina (iN) (iN) Europa - 12 Luglio 2010 (21) Il grande obeso è un malato da curare, non da compatire (CAMILLA CACCIAMANI) 16 milioni di soggetti sovrappeso e oltre 5 milioni di obesi in Italia. L’impatto dell’obesità - soprattutto dell’obesità grave - sui costi sociali nel nostro Paese supera ogni anno gli 8 miliardi di euro, escludendo da tali valutazioni costi intangibili altrettanto gravosi, come quelli legati al nucleo sociale dell’obeso, alla discriminazione lavorativa, a un più basso rendimento scolastico e, in definitiva, ai conseguenti disagi psicosociali. Numeri che indicano come anche l’Italia - e non solo gli Usa - si trovi a dover gestire un fenomeno allarmante, un’epidemia inarrestabile per proporzioni e dimensioni che, secondo i recenti dati Istat, è sempre più diffusa nella fascia di età tra i 6 e i 17 anni, 1 bambino su 3 è sovrappeso e 1 su 4 è obeso. «L’obesità è una malattia sociale complessa che necessita dell’intervento di tutti gli attori coinvolti in una sfida il cui esito futuro si deciderà proprio in questi anni - ha detto il senatore Antonio Tomassini (nella foto), presidente della XII Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica e presidente dell’Associazione parla- mentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione in occasione del dibattito “Globesità: strategia e interventi”, promosso dalla sua Associazione e dall’Università di Roma Tor Vergata - sulla base della validità degli interventi che verranno proposti e attuati». «Per affrontare i problemi legati a questa patologia, bisogna distinguere l’obesità arginabile con la prevenzione e un corretto stile di vita dall’obesità grave e irreversibile che rende invece indispensabile un approccio multidisciplinare per la sua gestione», continua il senatore Tomassini. «Proprio su tali presupposti sono nati due disegni di legge, unificati poi in un unico provvedimento attualmente in discussione presso la Commissione Igiene e Sanità del Senato - conclude il senatore - con l’obiettivo di promuovere, ad esempio, specifici programmi di informazione nella scuola dell’ob- bligo, percorsi di formazione sull’obesità grave per la classe medica e l’istituzione di un Primo passo la nascita dell’Obesity Expert Group Primo gradino in tale direzione è la nascita dell’Obesity Expert Group, costituito su iniziativa di Renato Lauro (nella foto), rettore dell’Università di Roma Tor Vergata, per sottoporre proprio alle Istituzioni, proposte, progetti e idee trasformandole in call to action. «Esistono attualmente numerose attività di formazione, ma per poter creare figure professionali in grado di valutare in maniera corretta il paziente obeso e individuare la cura più appropriata, si dovranno predisporre percorsi universitari e post-uni- versitari di alta specializzazione», afferma il professor Lauro. «Concordo pienamente con quanto affermato dal senatore Antonio Tomassini: obiettivo comune deve essere quello di agire secondo un approccio multidisciplinare che si basi sul potenziamento dei centri di eccellenza esistenti e sulla nascita di nuove strutture capaci di operare in stretto collegamento con la medicina del Osservatorio Nazionale sull’Obesità per monitorare l’evoluzione dell’epidemia». territorio, favorendo una maggiore omogeneità a livello nazionale», continua il rettore dell’ateneo romano, il quale conclude: «L’adozione di questo approccio, soprattutto quando ci si trova di fronte all’obesità grave, richiede l’impegno di una vera e propria equipe integrata che comprenda l’internista o l’endocrinologo, il nutrizionista, lo psicologo e il chirurgo, sempre in contatto con il medico di Medicina Generale che resta il primo punto di contatto con il paziente». (C.CAC.) Una soluzione last minute La telemedicina in sanità contro adiposità e cellulite un vero “salto di qualità” (CAMILLA COSTANZO) Sono arrivate le vacanze: dopo un anno di duro lavoro finalmente si prospettano lunghe passeggiate sulla spiaggia, bagni di sole, folli serate in discoteca, tanto divertimento e relax. Anche il momento della temuta prova costume è ormai imminente! Più si avvicina la partenza più l’occhio cade sulle zone appesantite e sale la preoccupazione di scoprirsi e mostrare le proprie imperfezioni. E’ il momento di agire, senza più rimandare a domani: grazie a Fasel, azienda leader in Italia nella commercializzazione di tecnologie e servizi destinati all’estetica e alla medicina estetica, questa estate l’unica preoccupazione sarà cosa mettere in valigia! I trattamenti ad hoc delle due tecnologie brevettate Icoone e Cultra garantiscono risposte adatte ad ogni esigenza in tempi rapidi ottenendo visibili miglioramenti su gambe e glutei poco tonici, addome rilassato, cuscinetti adiposi e pelle a buccia d’arancia. Icoone e Cultra sono presenti nei migliori Centri Estetici e Centri di Medicina Estetica. Icoone, tecnologia unica. E’ la sola, brevettata, in grado di effettuare la Multi Micro Stimolazione Alveolare, di straordinaria efficacia su tutto il corpo. Grazie a un manipolo con due rulli dotati ognuno di 132 micro alveoli (micro-fori), la pelle viene sollevata e stimolata in modo puntiforme, riattivando il microcircolo e favorendo il drenaggio dei liquidi in eccesso, l’ossigenazione dei tessuti e la produzione di fibre elastiche. Cultra, per i grassi localizzati. Cultra a differenza di altre tecnologie per la cavitazione, ha una doppia emissione angolare e un’azione mirata sulla cellula adiposa senza coinvolgere le zone circostanti; questo grazie alla particolare angolazione dei due emettitori, posizionati a 135° di angolazione. Il trattamento dura dai 20 ai 40 minuti a seconda della zona da trattare. Un ciclo completo prevede 7/10 sedute. Per informazioni sui centri contattare il numero 848 85 40 40 (SANDRO MARIANI) In tempo di crisi la Telemedicina è pronta al salto di qualità che occorre al Servizio Sanitario Nazionale per un suo ripensamento sistemico. Miglioramento della qualità dell’assistenza con il potenziamento dei servizi sul territorio, riduzione dei costi di ospedalizzazione, razionalizzazione dell’offerta sanitaria a vantaggio soprattutto dei pazienti cronici (in Italia ci sono 3mln e mezzo di pazienti diabetici, oltre 4mln con patologie respiratorie e 1mln con scompenso cardiaco cronico). Sono questi i principali benefici, che possono derivare a tutto il sistema se saranno fatte le scelte giuste con il concorso di tutte le parti interessate: istituzioni, società scientifiche, associazioni di pazienti, industria. Di questi temi, in un’inedita alleanza istituzionale fra Telemecomunicazioni e Sanità, si è parlato al workshop alla Camera dei deputati su “Investimenti ICT e Ser- vizio Sanitario Nazionale: le prospettive della Telemedicina” promosso dal presidente della Commissione Telecomunicazioni della Camera Mario Valducci in collaborazione con Intel Italia e con gli interventi del presidente della Commissione Affari Sociali della Camera Giuseppe Palumbo. Secondo Mario Valducci «assicurare una più ampia applicazione dei servizi di Telemedicina significa far entrare a pieno titolo anche il settore della Salute nella cosiddetta Economia della conoscenza. E’ una grande sfida per tutta la società italiana, che non può essere più rinviata e per la quale sarà necessario affrontare innanzitutto la questione dell’accesso alla banda larga e della connettività completa, come presupposto per il diffondersi di questo tipo di servizi. Bisogna poi lavorare per lo sviluppo del mercato attraverso l’adozione di nuove norme e strumenti che consentano l’interoperabilità e la standardizzazione delle tecnologie». (22) Speciale Salute (iN) Europa - 12 Luglio 2010 Correzione ortodontica, benessere generale Salute Un metodo innovativo per tornare a sorridere con denti nuovi Dentiera addio, da oggi c’è il Toronto Bridge (ces) Il dottor Lorenzo lizzata dopo aver preso Bontempelli, odontoiatra, un’impronta di precisione: ci illustra un’innovativa tecsi costruisce una struttura nica per tornare a sorridere portante in metallo, oppure in 6-8 mesi, senza spentitanio o zirconio, sulla quadere una fortuna. le verranno modellati i denti Dottore, quale alternativa definitivi, in resina oppure alla dentiera? in ceramica, a secondo del «Ai giorni nostri si sono volere del paziente». sviluppate delle tecniche Quali sono i vantaggi delinnovative che, mediante la Toronto Bridge? l'inserimento di pochi im«La protesi rimane fissata pianti, permettono di poagli impianti e quindi non si sizionare nel cavo orale deltoglie, si riesce ad ottenere le protesi avvitate» una estetica elevata, la maIn cosa consiste questa sticazione avviene come tecnica? con denti naturali, l'igiene si «Toronto Bridge, questo il effettua con la massima fasuo nome, consiste nell'incilità e cosa molto imporserire alcuni impianti, mitante, il dentista può rimuonimo 4, nell'arcata supeverla in caso di problemariore o in quella inferiore. Su tiche agli impianti, o per di essi viene avvitata una effettuare un igiene profesprotesi che garantisce al sionale». paziente una stabilità, ed E’ molto costosa? una comodità simile a quel«Essendo una protesi con Nella foto in alto una bocca parle dei propri denti. dopo tanta tecnologia, sicuraaver eseguito una tac, si zialmente edentula, in quella mente i costi non sono quelcostruisce, mediante un ap- centrale protesi tipo Toronto li di una semplice dentiera, posito software, una ma- Bridge, qui sopra la stessa pro- ma bisogna considerare i tesi avvitata agli impianti scherina che guida l'opegrossi benefici che se ne ratore nell'inserimento detraggono, oltre alla durata gli impianti. Questi possono essere poche sicuramente giustifica i costi». sizionati in maniera “transmucoso”, cioè Quanto tempo occorre al dentista per senza effettuare tagli alle gengive, o subito portare a termine il lavoro? dopo l'estrazione di un elemento dentario «I tempi dipendono dal tipo di osso che ha il rotto o parodontopatico, in cui l'impianto paziente e varia da 4 a 8 mesi per il lavoro viene posizionato direttamente nell'alveolo finito; naturalmente il paziente non esce mai dentario. Attraverso l'utilizzo di perni provdallo studio senza denti, particolare imvisori avvitati agli impianti appena messi, il portante sia per l'estetica, sia per il poter paziente viene provvisto di una protesi provmangiare, cosa che può essere fatta già visoria, precedentemente preparata in lanella stessa giornata senza problemi». boratorio, che serve, oltre a recuperare A chi consiglia questa tecnica? l'estetica e la funzione masticatoria, anche «A tutti coloro che vogliono tornare a soralla guarigione dei tessuti sottostanti. Dopo ridere senza il problema di perdere la protesi circa 4/6 mesi si passa alla fase conclusiva, e a tutti coloro che vogliono ritornare a cioè alla costruzione della protesi Toronto mangiare come quando avevano i propri Bridge definitiva. Quest’ultima viene readenti». Mascherina trasparente costruita con metodica CAD/CAM (ces) La motivazione che più frequentemente porta gli adulti o i loro bambini a sottoporsi ad una visita ortodontica è la richiesta di migliorare l’aspetto estetico della propria bocca. Effettivamente oggi il poter esibire un “bel sorriso” diventa obiettivo importante nella vita di relazione, a qualunque età. Non bisogna dimenticare però che una bocca “in disordine” può nascondere anche altre problematiche, magari meno evidenti per personale non medico ma non per questo meno importanti. La bocca infatti permette numerose funzioni come la masticazione e la deglutizione ma influisce anche su fonazione, respirazione e postura. Ecco perché la correzione ortodontica diventa necessaria molto spesso per curare o prevenire anche altri disturbi dell’organismo oltre la masticazione o i problemi estetici, e sempre più frequente l’approccio è multidisciplinare per ottenere un risultato più rapido e soprattutto più stabile nel tempo. Chiediamo alla dottoressa Rossana Riva quanti tipi di apparecchi esistono: «Gli apparecchi ortodontici in commercio sono moltissimi - spiega Possiamo distinguerli tra ortopedici, per la correzione delle problematiche ossee, di tipo fisso (come l’espansore rapido del palato) o molto frequentemente mobile ( apparecchi funzionali ), e ortodontici, per la correzione della posizione dei denti. Questi ultimi sono generalmente fissi, costituiti da brackets, cioè delle piastrine metalliche o di materiale estetico (ceramica, acrilico), applicate su ogni singolo elemento dentale e connesse con un arco metallico che guida i denti verso la posizione desiderata». E se si volesse qualcosa di più estetico? «Negli ultimi anni è disponibile anche una metodica innovativa per il trattamento del cattivo posizionamento dentale, di tipo mobile, che utilizza una serie di mascherine personalizzate di resina trasparente e pratica- mente invisibili, capaci di produrre progressivamente i movimenti ortodontici desiderati senza alcuna compromissione dell’estetica del sorriso. In questo modo anche molti adulti che fino ad oggi scartavano l’idea di allineare i denti solo perché non volevano sembrare “ragazzini con il ferro in bocca” possono realizzare il loro desiderio di miglioramento estetico senza alcun imbarazzo perché, essendo praticamente invisibili e minimamente ingombranti, non disturbano la fonetica e la vita di relazione. Questa tecnica ovviamente non sostituisce totalmente i sistemi tradizionali di cura, poiché non può trattare tutti i tipi di malocclusione, ma in molti casi ne costituisce una valida alternativa (più di 1 milione di pazienti nel mondo hanno utilizzato questi allineatori)». Come vengono costruite? «Attraverso l’uso di una scansione CAD CAM, che permette di ottenere una riproduzione tridimensionale delle arcate dentarie, e di uno specifico software, è possibile simulare, sulla base delle indicazioni dello specialista ortodontista, i movimenti necessari al perfetto allineamento degli elementi dentari e produrre precisi allineatori per raggiungere tale scopo anche nella realtà. Vengono così superati i principali ostacoli che frenano gli adulti dal risolvere problemi di affollamento o spaziature tra gli elementi dentari: breve tempo di trattamento e senza il disagio di qualcosa di evidente in bocca; possibilità di rimuovere gli allineatori per mangiare e lavare i denti senza la presenza di alcun corpo estraneo. Non è detto che basti sorridere per stare bene, ma è sicuramente sufficiente per stare meglio». Dott.ssa Rossana Riva odontoiatra specializzata in ortognatodonzia, lavora presso lo studio di Correzzana e Chignolo d'Isola STUDIO ODONTOIATRICO ASSOCIATO PROJECT Dott. Lorenzo BONTEMPELLI, Direttore Sanitario Dott. Riccardo MAURI Dott.ssa Valentina CANAUZ Dott.ssa Rossana RIVA, Specialista in Ortognatodonzia Dott. Margherita LENCIONI CONSERVATIVA - ENDODONZIA - CHIRURGIA ORALE PARODONTOLOGIA - PROTESI FISSA E MOBILE IMPLANTOLOGIA - ORTODONZIA ADULTI E BAMBINI PEDODONZIA - IGIENE ORALE - SBIANCAMENTI STUDIO CONVENZIONATO: ���� � ���� ���� � ������ � ��� ������� � ��������� � ������ ������������ � ������� � ���������� � ��������� � ����� ������ ������ ���������� � ������������� ����������� Via J.F. Kennedy, 60 - Correzzana (MI) Tel. 039.60.64.153 - Fax 039.69.83.084 www.projectsrl1.com - [email protected] �������� ������� Via Bergamo, 4/A - 24040 Canonica D’Adda (Bg) Tel. 02.90.98.93.34 www.projectsrl1.com - [email protected] PREVENTIVI GRATUITI: Numero Verde 800-324300 APERTI TUTTO AGOSTO �������� �������� Studio Odontoiatrico Associato C/O Isola Medica via Galileo Galilei. 39/1 Chignolo d’Isola (Bg) tel 035904641 �� ����� ��� �� ��������� ����� ���������� ����������� ����� ����� ��� �� ������ ���� � �������������� ����� ������ ����� (iN) Viaggio l (iN) Europa - 12 Luglio 2010 (23) Viaggio indietro nel tempo nel ricordo degli anni 60 (crs) Il nostro viaggio alla ricerca di ricordi degli anni 60 ci conduce un po’ in giro per l’Italia. Erano gli anni in cui il turismo si stava evolvendo verso i flussi di massa, dei grandi numeri, di chi partiva alla scoperta del tempo libero, della vacanza. A sinistra, il Museo Lamborghini e una delle etichette di alberghi in mostra a “Sulla valigia della montagna”. Sotto, il Museo Piaggio Etichette di alberghi Ricordi di questo “passaggio” si possono trovare (fino al 10 ottobre) nella mostra “Sulla valigia della montagna. Etichette di alberghi 1890-1960” allestita al Museo Nazionale della Montagna di Torino. Etichette che, diventate status symbol, definivano immediatamente aspirazioni e possibilità del proprietario della valigia, utili a comprendere un fenomeno che si è inesorabilmente concluso negli anni Sessanta quando il modo di viaggiare cambiò: «Con il boom dei viaggi in automobile si impose una nuova etichetta, la decalcomania, che presto avrebbe decorato la maggior parte dei finestrini d’auto dell’epoca». In Tirolo Castel Trauttmansdorf a Merano ospita invece il Museo provinciale del Turismo, detto Touriseum. Grazie a fantasiose scenografie, il visitatore è proiettato nel passato e rivive la storia bisecolare del turismo nel Tirolo, numerose fonti termali». Dalla chitarra alla radio rappresentata sia dal punto di vista dei villeggianti sia da quello della popolazione locale, in 19 stazioni partendo dall’anno 1750, passando agli anni della guerra mondiale e arrivando infine al rinascimento del turismo negli anni 50, 60 e 70 fino ad oggi. Il Museo Lamborghini Più a sud, lungo la via Emilia, si incontrano i luoghi della famosa “Motor Valley” che deve il suo nome proprio alla ricchezza di aziende, musei, collezioni e circuiti motoristici. A Sant’Agata Bolognese (Bo) si trova il Museo Lamborghini, tra vari modelli, dai più vecchi ai più recenti, vetture di Formula Uno, motori marini e modellini provenienti da tutto il mondo, sono in bella vista le storiche auto dagli anni Sessanta, dalla 350 GT (costruita tra il 1964 e il 1968) alla Miura (pro- dotta tra il 1966 e il 1973). La mitica Vespa Ancora motori anni 60, ma questa volta su due ruote: la Vespa. Ci trasferiamo in Toscana e più precisamente a Pontedera (Pi) al Museo Piaggio che ospita in Esposizione Permanente le collezioni Piaggio, Vespa e Gilera. Pezzi unici, originali, affascinanti. La Vespa è un mito celebrato anche dal film “La Marea Silenziosa” di Alessandro Minoli (presentato in anteprima nazionale a Chianciano Terme il 9 luglio) che racconta spaccati di vita degli operai della Piaggio di Pontedera. E per vivere un’esperienza anni 60, l’APT Chianciano Terme Val di Chiana con Paesaggi Culturali, Termali e Siti Unesco ha messo a punto il pacchetto “Terre di Siena in Vespa” (2 giorni/1 notte, a partire da 69 euro) invitando i turisti «a scoprire gli incantevoli paesaggi della campagna, gli antichi sapori della cucina e le Dai motori alla musica anni 60. Questa volta siamo nelle Marche al Museo della chitarra di Recanati (allestito in una sala del Palazzo Comunale) che mostra diversi esemplari di chitarre elettriche, dal look particolarmente vistoso, costruite dalla Eko e tra le più diffuse in Italia durante il boom economico. Sempre nelle Marche, a Macerata Feltria nel Montefeltro, troviamo il Museo della radio d’epoca (nell’ex convento di S. Francesco) che contiene oltre 100 radio (prodotte in Italia, Germania, Inghilterra, Francia e Stati Uniti tra gli anni 20 e gli anni 60). La Roma di Klein Chiudiamo con la capitale e gli scatti d’autore di William Klein, per la mostra “Roma fotografie 1956-1960” aperta al pubblico ai Mercati di Traiano fino al 25 luglio. Mangiartipico I buoni prodotti bergamaschi ora si acquistano online (crs) Un territorio e i suoi prodotti, lavorazioni tradizionali e materie prime di ottima qualità. Tutti ingredienti di Mangiartipico, un marchio (ideato da Moma Srl) che seleziona e promuove eccellenze gastronomiche prodotte esclusivamente in provincia di Bergamo. Un marchio che è anche un invito a «riscoprire l’inimitabile patrimonio gastronomico della terra bergamasca, la sua gente, le sue tradizioni, i suoi valori, gli infiniti colori dei suoi gusti». Una caratteristica di Mangiartipico è quella di essere un negozio virtuale. Collegandosi al sito www.mangiartipico.it si possono trovare formaggi e vini, salumi e miele, olio e aceto, polenta e pasta ripiena, farine e riso, dolci e confetture. Uno straordinario patrimonio da scovare, non sugli scaffali di un supermercato o mercatino di quartiere, ma sullo schermo del proprio computer. Accessibile dunque a tutti. E dopo essersi fatta venire l’acquolina in bocca, per soddisfarla è sufficiente scegliere prodotti e quantità, fare l’ordine riempiendo il carrello di bontà, compilare il form con i dati di spedizione, un click e... in brevissimo tempo si riceveranno le specialità berga- masche ordinate online in apposite confezioni salva freschezza direttamente, e senza intermediari, al proprio indirizzo. Severissima la scelta dei fornitori, noti e apprezzati per la qualità dei loro prodotti, dalla selezione delle materie prime alla lavorazione, dal confezionamento fino alla vendita, e per l’ec- cellenza del loro lavoro che rispetta precisi criteri di qualità e freschezza. «Garantiamo - assicura Enrico Silva, responsabile selezione prodotti - la qualità del prodotto che vendiamo che non è “semplicemente” italiano quando è finito (solo in etichetta), ma è bergamasco fin dalla materia prima utilizzata». Il mondo di Mangiartipico presto crescerà ancora proponendo ricette gustose, consigli gastronomici, informazioni sui produttori e le loro lavorazioni, tante idee per scoprire i luoghi del turismo enogastronomico nella bergamasca. «Tutti questi contenuti saranno pubblicati nella sezione “News” - anticipano Laura Colleoni e Barbara Grena, responsabili marketing - e inviati agli utenti del portale e agli esperti del settore gastronomico iscritti al servizio newsletter». (24) (iN) Europa - 12 Luglio 2010