Anno II - Numero 28
l
Diego Sozzani
il personaggio
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(iN)
Europa
12 Luglio 2010 - Euro 0,10
in Nord-Ovest
l
l
Finanziaria,
le Regioni
hanno incontrato
Berlusconi
Calano i consumi
delle famiglie,
ma il Nord è
sempre più caro
(80)
Direttore responsabile: Giancarlo Ferrario - Autorizzazione tribunale di Milano n. 655 del 5 novembre 2008 - Stampa: Tipografia Litosud - Pessano con Bornago - Milano - Via Aldo Moro, 2
(iN) Primo Piano
l
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
(2)
ECCO LA MINIGONNA
Nasce la minigonna e rivoluziona i costumi
dell’epoca. L’idea viene alla stilista in-
glese Mary Quant (anche se la vera origine
è dibattuta e contesa da altri stilisti) che la
fa indossare per la prima volta a una
parrucchiera di 17 anni, Leslie Horby detta
Twiggy (grissino). Da allora la moda non
sarà più la stessa.
ARRIVAMMO SULLA LUNA
(GIORDANA TALAMONA)
(tgr) Un tuffo nel passato ed è subito ‘60, anni
Sessanta. Siamo tornati ad occuparci di un
altro decennio, dopo il numero sugli anni
Ottanta, e questa volta abbiamo scelto un
periodo che per molti rimane il migliore del
secolo scorso che, nell’immaginario collettivo, si è cristallizzato e ha lasciato un segno
indelebile. Saranno stati l’aria di cambiamento, lo sviluppo economico, la nuova musica rock o quella generazione di giovani che
voleva fare la rivoluzione, come la si voglia
mettere, gli anni ‘60 hanno davvero qualcosa
di magico e irripetibile. Parlando con chi ha
vissuto quel periodo colpisce l’ottimismo di
quel decennio, quella marcata sensazione
che, per la prima volta nella storia, la generazione successiva avrebbe avuto molto
più della precedente, per diritti e benessere
materiale.
Allora rituffiamoci in quel decennio per capirne la storia, l’economia, la musica, l’avvento della nuova pubblicità, i primi passi
embrionali del femminismo. Ascoltiamo le
voci dei protagonisti, Livio Berruti e le Olimpiadi di Roma ‘60, Nino Benvenuti e i suoi
storici incontri, Little Tony e il rock ‘n roll,
Red Ronnie e Woodstock, Valter Brugiolo e lo
Zecchino d’Oro, Antonello Falqui e le sue
raffinate trasmissioni, via, via fino a Giovanni
XXIII, il Papa Buono, raccontato da Marco
Roncalli, suo nipote e biografo.
Servizio a cura di Giordana Talamona
Personaggi indimenticabili, da Kennedy a Giovanni XIII
ANNI ‘60
A fianco, la
guerra del
Vietnam. A
sinistra, Martin Luther
King. A destra
immagini del
terremoto del
Belice e della
strage di piazza Fontana a
Milano
E’ l’era del Vietnam e del Concilio
(tgr) Ecco fatti, nascite, morti, canzoni, film... che hanno
caratterizzato gli anni Sessanta.
1960
Esce la “Dolce vita” di Federico Fellini che racconta
con ironia e disincanto il
boom economico e vince la
Palma d’Oro a Cannes. Muore
a causa della malaria presa in
Africa il campione di ciclismo
Fausto Coppi: aveva 41 anni.
Il 25 agosto si aprono a Roma
le Olimpiadi che regalarono
all’Italia 13 medaglie d’Oro,
10 d’Argento e 13 di Bronzo.
Il terremoto più forte del XX
secolo si abbatte sul Cile con
magnitudo 9,5 gradi della
Scala Richter.
1961
John Fitzgerald Kennedy diventa il 35° presidente degli
Stati Uniti. Debutta a New
York Bob Dylan. Il 12 aprile
l'astronauta sovietico Yuri
Gagarin è il primo uomo a
compiere un volo spaziale. Lo
scrittore Ernest Hemingway
si spara con un fucile. Sanremo viene vinto da Luciano
Tajoli e Betty Curtis con la
canzone “Al di là”, ma il successo maggiore lo riscuoteranno Adriano Celentano e
Little Tony con “Ventiquattromila baci”. I sovietici iniziano la costruzione del Muro
di Berlino.
1962
Antonio Segni è il nuovo
presidente
della Repubblica italiana. Marilyn
Monroe viene trovata
morta il 4
agosto nella
sua casa in
California.
L’11 ottobre
si apre il Con-
cilio Vaticano II mentre dopo
4 giorni scoppia la crisi dei
missili di Cuba. Il 27 ottobre il
presidente dell’Eni, Enrico
Mattei, muore in un attentato
aereo i cui responsabili sono
rimasti ignoti.
1963
Il 3 giugno muore Papa Giovanni XXIII. Il 9 ottobre una
frana provoca la tragedia del
Vajont: muoiono oltre 2.000
persone. Il Milan è la prima
squadra italiana a vincere la
Coppa dei Campioni. Martin
Luther King marcia pacificamente su Washington chiedendo, insieme ad altre
200.000, persone l’integrazione razziale e il 22 novembre il presidente Kennedy viene assassinato a Dallas: gli
succede il vicepresidente
Lyndon Johnson.
1964
Nikita Kruscev viene esautorato e come segretario del
partito comunista sovietico
gli succede Leonid Breznev.
In Italia viene introdotta la
vaccinazione antipolio. Il 20
aprile viene prodotto ad Alba
il primo vasetto di Nutella. A
Gerusalemme viene fondata
l’Olp, l’Organizzazione per la
liberazione della Palestina.
Tocca all’altra squadra di calcio milanese, l’Inter, vincere
la sua prima Coppa dei Campioni. A Milano viene inaugurata la prima linea della
metropolitana. Muore a Yalta, nell’Unione sovietica, il
leader comunista Palmiro Togliatti: alla segreteria del partito viene eletto Luigi Longo.
A dicembre, Giuseppe Saragat viene eletto alla presidenza della Repubblica.
1965
Nel Vietnam del Nord vengono inviate le prime truppe e
iniziano i bombardamenti
americani. Negli Stati Uniti,
intanto, viene assassinato
Malcolm X, mentre viene ar-
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
LA FALLACI FERITA IN MESSICO
Il 2 ottobre 1968 Oriana Fallaci venne gravemente ferita a Città del Messico durante la
repressione militare che passerà alla storia
come il “Massacro di Tlatelolco”. La Fallaci si
trovava su un grattacielo sovrastante la piazza
quando fu ferita da un elicottero in volo. Creduta
morta fu portata all’obitorio dove un prete si rese
conto che respirava ancora.
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(3)
L’opinione di Arturo Varvelli, ricercatore dell’Ispi di Milano
I motivi del Muro di Berlino
e dello scoppio del ‘68
(tgr) Cosa furono gli anni Sessanta per la storia? Non possiamo farci questa domanda
senza ripercorrere, da una parte, le tappe fondamentali della
Guerra Fredda, e dall’altra, la
nascita del movimento rivoluzionario sessantottino. Lo
facciamo grazie ad Arturo Varvelli (nella foto), ricercatore
dell’Ispi, Istituto per gli Studi
di Politica Internazionale di
Milano, esperto di relazioni
italo-libiche, politica estera
e sicurezza dell’Italia.
Come si giunse alla costruzione del muro di Berlino nel
1961?
I rapporti tra Usa e Urss avevano avuto un passaggio importante con la destalinizzazione e l’arrivo di Kruscev
al potere a
Mosca. Al di
là della “teatralità” del
leader sovietico, derestato Martin Luther King.
Papa Paolo VI chiude solennemente l’8 dicembre il Concilio Vaticano II. Prendono il
via i Giochi senza frontiere.
L’Inter vince di nuovo la Coppa dei Campioni. A Torino il
chirurgo Luigi
Solerio separa
le due sorelle
siamesi Giuseppina e Santina Foglia.
1966
Il 22 maggio
viene introdotta per la prima
volta in Italia
l’ora legale. A
Los Angeles si
tiene l’ultima
esibizione dei Doors. L’Arno
straripa e allaga Firenze. Rivelazione di Sanremo sarà
Caterina Caselli con “Nessuno mi può giudicare”. La signora Indira Gandhi diventa il
primo ministro dell’India.
1967
Luigi Tenco si suicida a Sanremo. Scoppia la guerra dei
sei giorni di Israele contro
Egitto, Siria, Giordania e Ara-
bia Saudita, e occupa l’intera
Palestina. Felice Gimondi vince il 50° Giro d’Italia. A Città
del Capo Christian Barnard
effettua il primo trapianto di
cuore. Ernesto Che Guevara
viene ucciso il
9 ottobre dall'esercito boliviano.
1968
Corrado conduce la prima
Corrida radiofonica. Scoppia in Cecoslovacchia la
“primavera di
Praga”. Il 4
aprile viene
assassinato
Martin Luther
King e due mesi dopo, il 6
giugno, a Los Angeles, viene
ucciso anche Robert Kennedy. Il 6 novembre, Richard
Nixon viene eletto presidente
degli Stati Uniti. La contestazione studentesca dilaga
in tutt’Europa e a Parigi
esplode il “maggio francese”. Un atroce terremoto
sconvolge la valle del Belice
in Sicilia, mentre un’alluvione
si abbatte sulla zona di Biella
stinata in buona misura agli
oppositori interni, la sua politica era caratterizzata da una
competizione aspra con gli
Usa, ma anche dalla ricerca di
alcuni punti di convergenza,
spesso in chiave anti-cinese.
Kruscev intendeva approfittare della fase di passaggio e
dell’inesperienza del giovane
presidente americano, John
Fitzgerald Kennedy.
Berlino era un problema per l’Urss
poiché sia il governo della Germania dell’Est
sia la Cina chiedevano una decisione unilaterale di Mosca che
ponesse fi-
causando decine di morti.
1969
Il 21 luglio gli astronauti americani Neil Armstrong e Buzz
Aldrin sono i primi uomini a
mettere i piedi sulla Luna.
Genova: si costituisce il primo nucleo extraparlamentare terroristico, il Gruppo XXII
Ottobre. Il 12 dicembre, una
bomba alla filiale della Banca
Nazionale dell’Agricoltura in
Piazza Fontana a Milano provoca sedici morti e più di
cento feriti. A Woodstock, vicino a New York, si tiene un
imponente raduno di hippy.
ne all’ambiguità delle relazioni con la Germania comunista,
arrestasse il flusso ingente di
tedeschi che passavano a
ovest e riconoscesse piena legittimità al governo di Berlino
Est. Il muro divenne un simbolo dell’ammissione dell’immodificabilità non solo di Berlino, ma di tutta l’Europa. Kennedy di fatto accettava la situazione dell’Europa orientale, ma Kruscev si dimostrava
debole e incapace di dare al
governo dell’est quello che
chiedeva. Il muro “ibernava”
le relazioni tra Est e Ovest.
Proprio su Kennedy ci può dire
che idea si è fatto sul suo
assassinio?
Come tutti i leader carismatici
Kennedy raccoglieva
grandi consensi e insieme grandi
esasperazioni. Non credo
a complotti
interni che
vedono protagonisti la
Cia o altri
gruppi come
molta fiction
vuole farci
pensare. Bisogna attenerci a
quanto la documentazione e le
inchieste ci dicono sinora.
Tutto sommato Kennedy, pur
avendo una “spinta riformista” che alcuni tra i predecessori non ebbero, era nel
pieno solco della tradizione
presidenziale americana, non
era affatto un elemento “sovversivo”.
Il ‘68 fu un anno rivoluzionario
(nella foto) dove grandi movimenti di massa arrivarono a
far vacillare il potere politico
attraverso la contestazione
giovanile, studentesca e operaia che si sviluppò su temi
diversi. Come si sviluppò in
Italia?
I movimenti studenteschi internazionali di quegli anni avevano alcuni elementi in comune, ma anche tratti nazionali molto diversi. In Italia il
movimento fu molto politicizzato e lo si può comprendere
solamente se contestualizzato nel panorama sociale e politico dell’epoca: una crisi del
sistema di governo basato
sull’alleanza tra Dc e Psi, ma
dall’altra un Pci incapace di
proporsi come reale alternativa di governo; la delusione verso il
comunismo
sovietico di
parte della sinistra, i problemi sociali
dei lavoratori
italiani, l’incapacità della classe politica di dare
risposte adeguate a questi problemi e a temi come
l’aborto, il divorzio e la condizione femminile.
La corsa allo spazio è un
aspetto della Guerra Fredda
non di poca importanza nella
quale Usa e Urss si sfidarono
per affermare una supremazia
non solo economica e tecnologia, ma ideologica. Gli Usa
arrivarono per primi sulla Luna
il 21 luglio 1969, ma in questi
anni c’è chi ha messo in dubbio quella famosa missione
spaziale. Cosa ne pensa?
Non ci credo. Le testimonianze, le evidenze e i successivi
viaggi lunari e spaziali dimostrano ampiamente il successo americano. La superiorità
tecnologica statunitense e
occidentale sarà affermata
proprio una ventina d’anni più
tardi con l’implosione del sistema sovietico, incapace,
tra le altre cose, anche di rispondere alle sfide americane
più tecnologicamente avanzate, come “le guerre stellari”,
seppur fossero parte di un parziale bluff.
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AL VIA L’AUTOSTRADA DEL SOLE
Il 4 ottobre 1964 Antonio Segni inaugura
l’autostrada del Sole a bordo della Lancia
Flaminia 335 presidenziale (nella foto). La
A1 è stata fortemente voluta dai governi
degli anni Cinquanta per contribuire al
rilancio dell’economia nazionale. Prima,
per andare da Milano a Napoli, i mezzi
commerciali impiegavano due giorni.
Avvenne alle 22,39 del 9 ottobre 1963. Ci furono più di 2.000 morti
La tragedia del Vajont
Pianse tutto il Paese
LA STRAGE
Quel che resta
di Longarone
dopo il passaggio di oltre
50 milioni di
metri cubi
d’acqua. Sopra, una prima pagina del
“Corriere della
Sera” di quei
giorni. Sotto,
la commemorazione dei 40
anni con il
presidente
Carlo Azeglio
Ciampi
pericolo della frattura, ma la
mulazione dimostrarono che
sua voce rimase volutamente
la frana avrebbe prodotto a
inascoltata». I lavori, infatti,
Longarone un allagamento lieerano già iniziati e la diga dove, di appena un metro, con la
veva risultare, per il mondo
seconda che sarebbe stato un
intero, un miracolo dell’ingedisastro. Portarono a Roma la
gneria italiana. «Sarebbe staprima e nascosero la seconta la diga a doppio arco più
da».
alta del mondo.
Alle 22,39 del
Gli ingegneri
9 ottobre
erano già stati
1963, 270 miNessuno ha pagato lioni di metri
contattati da
società ameriveramente per quelle cubi di roccia
cane per esporscivolarono
vittime mentre noi
tare il progetto
nell’invaso pronegli Stati Uni- sopravvissuti siamo stati vocando la fuoti».
dalla
sradicati dalla nostra riuscita
La diga fu comdiga di 50 mipletata a tem- terra e ancora patiamo lioni di metri
po di record nel
cubi d’acqua
per quella tragedia
1959 e, dopo
che si riversaaver riempito
rono sul paese
in parte l’invaso, una prima
di Longarone sfiorando i paesi
frana venne giù facendo predi Casso ed Erto sopra il basagire quello che sarebbe accino. Il drammatico bilancio fu
caduto.
di 2.000 morti. «L’80% degli
«Fu allora che venne commisabitanti di Longarone morì
sionata una simulazione di diquella notte - continua Coletti
sastro all’Università di Pado- dei 1.500 corpi recuperati
va - ricorda Coletti - Ne fecero
solo la metà ha un nome».
di due tipi, una con materiale
La storia del Vajont, purtropghiaioso e una con materiale
po, non si concluse quella tripesante, simile a quello della
ste notte: il dopo tragedia fu
montagna. Con la prima siun’offesa alla memoria delle
vittime e una ferita ancora
aperta nella vita dei sopravvissuti. L’allora presidente del
Consiglio, Giovanni Leone,
che sarebbe diventato dopo
pochi anni presidente della
Repubblica, si recò a Longarone all’indomani della tragedia promettendo giustizia per
la catastrofe. Dopo qualche
mese, a governo caduto, compì uno dei più clamorosi voltafaccia che la storia d’Italia
possa ricordare: non solo non
mantenne quanto promesso,
t
ma per di più divenne il capo
del collegio di avvocati che
difendeva Enel che, nel frattempo, era subentrata alla Sade come azienda imputata
nella causa iniziata dopo la
tragedia. «Prima del processo
passarono gli avvocati di Enel
casa per casa - ricorda ancora
Micaela Coletti - ci dissero
che sarebbe stato impossibile
ottenere qualche risarcimento, che a mettersi contro un
colosso ci si fa male. Meglio
per tutti se avessimo patteggiato. Si presentarono con un
prezziario bell’e fatto. Hai perso il papà? Ti diamo un milione
e centomila lire. La mamma?
Ottocentomila lire, le donne
valgono meno, si sa! Chi aveva perso tutto accettò. Gli
avvocati che riuscivano a
strappare una firma ottenevano un premio da Enel di 5
milioni, più di chi aveva perso
tutta la famiglia». Si giunse a
un lungo iter processuale contro i responsabili della tragedia che vide la fine in Cassazione nel 1971: Alberico
Biadene (direttore del Servizio Costruzioni Idrauliche della Sade) e Francesco Sensidoni (ispettore generale del
Genio Civile) furono condannati rispettivamente a 5 anni
e 3 anni e 8 mesi, entrambi
con tre anni di condono. «Nessuno ha pagato veramente
per quelle vittime mentre noi
sopravvissuti siamo stati sradicati dalla nostra terra e ancora patiamo per quella tragedia - conclude Coletti - Oggi
poi si è ritornati a parlare di
utilizzo dell’acqua del fiume.
Come si può far finta di niente? Come si può non ricordare
che in fondo alla frana ci sono
ancora i corpi dei 100 operai
che lavoravano alla diga? Che
aspettino, almeno, la morte di
tutti i sopravvissuti per fare
quello che vogliono».
Micaela Coletti è una sopravvissuta
«Mi ritrovarono a ben
350 metri da casa»
Il racconto
(tgr) Ci sono due Vajont, due
tragedie nella tragedia. C’è il
Vajont del disastro dove morirono oltre 2.000 persone e
c’è il Vajont della ricostruzione, quello della giustizia ingiusta e della rimozione della
storia. «Tutti sapevano che il
monte Toc stava per venir giù,
ma non si fecero scrupoli perché l’azienda costruttrice, la
Sade, aveva fretta di ottenere
il collaudo della diga per poi
rivenderla allo Stato». Quello
di Micaela Coletti, presidente
del Comitato Sopravvissuti
del Vajont, è il racconto amaro
di una donna che non ha voglia
di dimenticare, che desidera
che il ricordo del disastro rimanga intatto. La diga del Vajont, torrente in provincia di
Belluno, era un affare che faceva gola a molti. L’idea di
creare in mezzo alle Dolomiti
un grande serbatoio d’acqua
che destagionalizzasse lo
sfruttamento idroelettrico
aveva mosso i primi passi sin
dalla metà degli anni Venti e si
era concretizzato nel dopoguerra. I lavori di preparazione
iniziarono nel 1956, senza
l’autorizzazione ministeriale
che arrivò nel luglio del 1957.
«Venivano firmati prima i documenti - spiega Coletti - e poi
venivano predisposti i sopralluoghi per affrettare i tempi di
costruzione». Nell’affare era
entrata la Sade, Società
Adriatica di Elettricità, che
aveva realizzato il progetto e
lo Stato che aveva finanziato il
45% dei lavori con stanziamenti a fondo perso.
«Il geologo che aveva fatto i
primi rilevamenti, Giorgio Dal
Piaz - prosegue Micaela Coletti - aveva sottovalutato la
franabilità della roccia. Solo
Edoardo Semenza, figlio di
Carlo Semenza, capo progettista della diga, individuò il
(tgr) «Se vedo dell’acqua in una bottiglia, se ne
vedo la trasparenza, sto male, non riesco a
berla - racconta Micaela Coletti (nella foto)
sopravvissuta del Vajont - In un bicchiere la
situazione non cambia, riesco a mandar giù un
sorso appena, al secondo mi sento strangolare.
Solo di notte ce la faccio, quando sono al buio e
non la vedo, solo allora riesco a bere. Durante il
giorno sono arrivata a colorare le bottiglie pur di
non vedere l’acqua».
50 milioni di metri cubi d’acqua fuoriusciti dalla
diga, questa è la portata della tragedia del
Vajont che ha segnato la vita dei sopravvissuti.
«Avevo solo 12 anni - prosegue Micaela - e
ricordo ancora che aspettavo con ansia il bacio
della buonanotte che mi dava mia madre tutte
le sere. Mi facevo piccola piccola sotto le
(iN) Primo Piano
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(iN) Europa - 12 Luglio 2010
Il 27 ottobre 1962 Enrico Mattei, presidente
dell’Eni, muore in un incidente aereo non privo
(tgr) Il ‘68 è stato l’inizio, le
donne hanno fatto il resto.
Quando scoppia la contestazione nelle piazze, il femminismo comincia quel lungo
processo di autocoscienza
che si afferma, come movimento autonomo, durante
tutto il decennio successivo.
«Ricordo quando, nel 1969,
occupammo la Cà Foscari a
Venezia - ci racconta Laura
Minguzzi (nella foto), presidentessa del Circolo della
Rosa di Milano - in quel periodo il movimento di contestazione vedeva un vasto
appoggio femminile. Poi
qualcosa cambiò, noi ragazze sentivamo il bisogno di
trovare una nostra strada, di
ripensare a una nostra identità. Ricordo che lottavamo
per uscire la sera, per stare
in gruppo solo tra donne, per
ricavare un posto tutto nostro in cui parlare e capire chi
eravamo davvero. Questo fu
l’inizio di un percorso lungo e
per certi versi doloroso che
vide l’allontanamento di molte di noi da fidanzati, padri e
fratelli, che provocò rotture
LE DONNE
Negli anni
Sessanta e
Settanta furono molte le
battaglie delle donne, prima fra tutte
quella per
l’aborto. A
fianco un
banchetto
per la raccolta firme e in
alto a destra
una manifestazione
di misteri. I resti dell’aereo vengono ritrovati in
un campo vicino a Pavia. Tra i pochi testimoni
Mario Ronchi, proprietario del terreno, parlerà
(5)
di esplosione in aria del velivolo. La sua
versione cambierà più volte fino a descrivere la
caduta dell’aereo come un tragico incidente.
I ricordi di Laura Minguzzi, presidentessa del Circolo della Rosa di Milano
L’emancipazione delle donne
tra il ‘68 e il femminismo
profonde».
di pulizia da quello che era “il
Era l’inizio di quel percorso di
dover essere”: dover essere
autocoscienza femminista
figlia, poi moglie, poi madre
che avrebbe traghettato il
in un percorso già segnato
movimento aldalla società,
le manifestacon un destino
zioni di piazza,
già previsto.
a l l a l e g g e «Ricordo che lottavamo Partimmo dal
sull’aborto e
oncetto di
per uscire la sera, per csé,
all’affermazioascoltando
ne dei diritti stare in gruppo solo tra i desideri e le
delle donne.
aspettative
«Io stessa per donne, per ricavare un della propria
molto tempo
interiorità, delposto tutto nostro»
sono stata da
la propria visola, non ho
ta».
avuto un fidanzato, né rapUna separazione trasversale
porti sessuali - prosegue Minda tutto ciò che rappresenguzzi - E’ stato come un motava la tradizione, da quel
mento di separazione totale,
che era stato imposto. «Nessuna voleva
più fare figli,
nè pensare al
matrimonio;
tanto che numerosi negozi
di abiti da sposa fallirono in
pochi anni».
Una discussione a tutto tondo sulla società patriarcale,
sino alla coscienza del desiderio femminile. «Si analizzò per la prima
volta il piacere
coperte e fingevo di dormire. Lei lavorava al
centro di Longarone, nell’albergo Marina, non
troppo distante da casa nostra e rincasava
dopo le 22,30. Mio padre lavorava alla diga e
finito il turno passava da casa
e poi subito fuori a prendere
mamma a piedi. Tre giorni prima del disastro ricordo che li
sentii parlare. Mia madre gli
disse che voleva mandare noi
fratelli dalla zia a Belluno, che
sarebbe stato più sicuro per
noi. Io non capii, non sapevo
che ci volesse proteggere: nella mia testa di bambina le sue
parole risuonavano come una
punizione. Chissà che cosa
avevamo fatto di male, mi
chiedevo, per meritare un allontanamento. Poi arrivò quel
maledetto 9 ottobre. In casa
eravamo noi bambini con la
nonna. Papà era uscito a prendere la mamma; ma questa
volta, cosa strana, con la macchina. Dopo tre
minuti sentii un boato, sembrava un tuono
immenso, poi la luce si spense e sentii un
t
rumore indescrivibile, sembrava una belva che
urlava. A quel punto una forza inaudita mi tirò la
pelle e i capelli, sentivo il mio corpo come
inchiodato e risucchiato al centro del letto: era
lo spostamento d’aria. Poi arrivò l’acqua, ma già i miei ricordi diventano meno nitidi. So
che fui sbalzata a 350 metri e
che la casa fu spazzata via,
come tutta Longarone. Mi ritrovai sommersa da terra e detriti, avevo fuori solo un piede e
una mano. Credevo di essere
morta, così come lo credette
mia sorella che era accanto a
me. Dissero che ero gonfia come una vecchia, piena d’acqua, ma di quello non ho ricordo. In quella notte persi due
fratelli, mia madre, mia nonna
e mio padre. Solo lui fu ritrovato perché aveva i documenti
addosso, i corpi di mia nonna e
mia madre non furono mai riconosciuti. Passai tre mesi all’ospedale e fummo trasferiti a Belluno, dalla zia. Di quella notte
non ho mai parlato con i miei fratelli, mai».
sessuale anche grazie a testi
come “La donna clitoridea e
la donna vaginale” di Carla
Lonzi. Questo tema in particolare mandò in crisi l’uomo che non riusciva a concepire che anche la donna
fosse protagonista del sesso».
Un tema delicato su cui le
femministe giunsero a una
vittoria a metà fu la legge
sull'aborto per la quale
chiesero la depenalizzazione del reato. In
Italia, infatti, il Codice
penale di origine fascista vietava l’aborto come «delitto contro l’integrità e la sanità della
stirpe». «La posizione femminista è stata a
volte confusa
Chi è
LA MORTE DI ENRICO MATTEI
con quella radicale - spiega
Laura Minguzzi - La nostra
idea partiva proprio dal concetto che la donna e la sua
sessualità andavano oltre
ciò che la legge poteva regolamentare. Approvare una
legge sull’aborto voleva dire
ammettere che la procreazione era ancora sottoposta
allo Stato e non
alla donna».
Proprio per
questo alcune femministe
definirono
la legge
sull’aborto
«il più violento mezzo di
controllo delle
nascite».
(tgr) Laura Minguzzi nasce a Ravenna nel
1949. Studia a Venezia, a Mosca e a
Varsavia. Si laurea alla Cà Foscari con una
tesi sui Movimenti femminili e femministi
nella Russia della seconda metà dell’800.
Dal 1977 insegna Lingua e letteratura russa in varie città italiane, tra cui Bologna,
Parma e Milano. Oggi insegna Lingua e
letteratura francese, come passione seconda, dopo il crollo del sogno comunista.
A Milano, al liceo Virgilio ha organizzato nel
1999-2000 un Seminario di autoaggiornamento sulla “Sapienza femminile e la
didattica della relazione autoriale: una pratica e i suoi testi”. Collabora con la Libreria
delle donne di Milano e dal 2001 è presidente del Circolo della Rosa. Collabora
alla rivista della Libreria delle donne, Via
Dogana, che ha inizio nel 1996.
(iN) Primo Piano
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(iN) Europa - 12 Luglio 2010
(6)
L’OMICIDIO DI LEE HARVEY OSWALD
Il 24 novembre 1964, Lee Harvey Oswald,
accusato dell’omicidio del presidente degli
Stati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy,
viene ucciso nei sotterranei della polizia di
Dallas da Jack Ruby, legato agli ambienti della
malavita notturna, morto di cancro all’inizio
del 1967, poco prima di testimoniare in un
nuovo processo sull’evento di Dallas.
(tgr) Papa Giovanni XXIII è rimasto nel cuore di molti grazie a quel modo di fare semplice e spontaneo che ha contraddistinto tutto il suo pontificato. Di lui, delle sue scelte, del suo cammino di pastore e di uomo ci parla il
pronipote Marco Roncalli
(nella foto in basso), giornalista e saggista, che ha scritto
il libro “Angelo Giuseppe Roncalli. Una vita nella storia”.
Secondo alcuni analisti Papa
Roncalli fu eletto al soglio
pontificio principalmente come “Papa di transizione”, vista l’età e la modestia personale. E’ vero?
Pensi che, già nel 1954, un
rapporto dell’ambasciatore
italiano, Francesco Mameli,
informava il ministro degli
Esteri, Attilio Piccioni, della
tendenza dei cardinali a orientarsi per un porporato anziano
in funzione di un papato “di
transizione”, prevedendo proprio la candidatura del patriarca Roncalli opposta a quello
dello straniero “romanizzato”
Agagianian. Esattamente come avvenne. Però l’intenzione
attendista e conservatrice
sfociò in un’elezione che propose ben presto alla Chiesa
cattolica e allo stesso cristianesimo, per usare le parole
dello stesso Giovanni XXIII,
«un robusto programma da
svolgere in faccia al mondo
intero che
guarda e
aspetta»,
ossia un
programma di rinnovamento
autentico.
Il Concilio
Il Papa indisse
il Concilio Va-
IL PAPA
A sinistra,
Giovanni
XXIII in visita
ai bambini
ammalati
all’ospedale.
A fianco, il Papa buono
inaugura solennemente
nella basilica
di San Pietro
il Concilio Vaticano II
La vita del pontefice nei ricordi del nipote Marco Roncalli
Giovanni XXIII, il Papa buono
Cambiò il volto della Chiesa
ticano II poco dopo la sua
elezione. Sentiva, forse, che
le sue condizioni di salute non
gli avrebbero lasciato molto
tempo?
E’ vero che già nel ‘62 i medici
avevano scoperto la grave situazione del Papa, però sino
alla fine lui non ebbe certezze
circa la sua malattia, pur offrendo la sua sofferenza come
contributo personale al buon
esito del grande evento. In
ogni caso come hanno testimoniato il cardinale Angelo
Dell’Acqua o monsignor Loris
Capovilla, fedele segretario,
il Papa non pensò mai di chiudere il Concilio.
Il suo pontificato fu contraddistinto da numerosi episodi
che si fissarono nell’immaginario collettivo e
che gli conferirono l’appellativo di
“Papa buono”. Vuole
ricordare
gli episodi più significativi?
Sicuramente ci sono gesti che
la gente coglie al volo nella
loro carica, spontanea e simbolica. Si pensi al Papa che va
a trovare i bambini all’ospedale, i carcerati di Regina
Coeli, che attraversa gli antichi Stati pontifici per andare
ad Assisi e a Loreto, ma anche
al pontefice bergamasco che
va nelle borgate romane. E’ in
una di queste, a San Basilio
alla parrocchia di San Tarcisio
al Quarto Miglio, che il 7 aprile
i manifesti elettorali lasciano
spazio a striscioni inneggianti
“viva il Papa Buono”. La gente
del popolo lo amava perché lo
sentiva uno di loro, aveva annullato le distanze.
Fu un innovatore o un tradizionalista?
A Giovanni XXIII le etichette
vanno strette: era un uomo di
Dio, se vogliamo un conservatore che guardava al domani, ma la tradizione che
voleva conservare era quella
Portò alla riscoperta della Parola di Dio
e del dialogo ecumenico e interreligioso
(tgr) Il Concilio Vaticano II aprì la
strada al rinnovamento della
Chiesa: la riforma liturgica, la libertà religiosa, l’ecumenismo furono passi fondamentali. Apertosi
l’11 ottobre 1962, con Giovanni
XXIII, e portato a termine da Paolo VI il 7 dicembre 1965, il Concilio iniziò un dialogo col mondo
contemporaneo e determinò una
svolta decisiva nei rapporti con
l’ebraismo. Parliamone con Marco Roncalli, giornalista e saggista, che ha recentemente scritto
un libro su Papa Paolo VI.
Quali furono i più importanti cambiamenti del Concilio?
La scoperta di una Chiesa come
comunione, di una fede che vive
nella storia. La riscoperta della
Parola di Dio e della perenne giovinezza del cristianesimo, il valore
del laicato, il dialogo ecumenico e
interreligioso. Ma non bisogna fare l’errore di descriverlo come un
evento mitico: pur avendo rappresentato la grande svolta nella
storia della Chiesa del nostro tempo significò anche un modo di
vivere e di pensare la Chiesa.
pura, delle radici.
Un’importante innovazione
del suo pontificato fu la scelta
di uscire dai confini del Lazio,
cosa che un Papa non faceva
dall’unità d’Italia. Intendeva
riaffermare l’antica figura del
Papa pellegrino?
Un pellegrinaggio tutto spirituale, a sigillo di una lunga
preparazione spirituale per il
Concilio. Più una riflessione
che un rito propiziatorio, uno
sguardo su tante tappe che si
è lasciato alle spalle mentre
pezzi d’Italia gli apparivano,
uno dopo l’altro, nella cornice
di un finestrino sopra un treno.
Un pellegrinaggio nello spazio, ma direi anche dentro la
sua anima.
Un altro celeberrimo episodio
fu quello con cui chiuse la
prima giornata di Concilio
con il discorso alla Luna.
E’ vero che quel discorso
non fu preparato e che il
Papa parlò a braccio ai
In che modo il Concilio aprì le
porte alla libertà religiosa e
all’ecumenismo?
Cito Giovanni XXIII quasi in punto
di morte: «Ora più che mai, certo
più che nei secoli passati, siamo
intesi a servire l’uomo in quanto
tale e non solo i cattolici; a difendere, anzitutto e dovunque, i
diritti della persona umana e non
solo quelli della chiesa cattolica... Non è il Vangelo che cambia:
siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio».
Ritiene che sulla prosecuzione
dei lavori e, più in generale, sul
pontificato di Paolo VI sia pesata
l’ombra di Giovanni XXIII e l’af-
fedeli che affollavano la piazza
di San Pietro?
E’ vero, non era previsto... La
storica giornata dell’11 ottobre non si era ancora conclusa: Giovanni XXIII guardò
la piazza brulicante di fiaccole
attraverso le imposte della
sua finestra chiusa, convinto
dal segretario don Loris che
aveva fatto leva sulla sua curiosità. Decise di mettersi la
stola contando di portare solo
la sua benedizione alla folla. E
invece scaturì il suo discorso
estemporaneo più celebre...
Ma attenzione, luna e carezza
a parte, in quel discorso c’è un
passaggio da sottolineare laddove dice: «La mia persona
conta niente: è un fratello che
parla a voi, diventato padre
per la volontà di nostro Signore...».
fetto che i fedeli provavano per
lui?
No. Paolo VI ha portato al largo la
barca del Concilio ed è stato il
timoniere quando era esposta a
ogni tipo di vento. E nel solco di
papa Giovanni ha continuato ad
essere sostenitore di quel dialogo
vero appreso del resto alla scuola
del Vangelo, di Pascal, di padre
Giulio Bevilacqua.
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
TUTTO IL CALCIO MINUTO...
smissione radiofonica dedicata al campionato
italiano di calcio, ideata da Guglielmo Moretti,
all’epoca capo della Redazione sportiva, Ro-
Il 10 ottobre 1960 debutta “Tutto il calcio
minuto per minuto”, la più popolare tra-
berto Bortoluzzi, che ne divenne il conduttore,
e Sergio Zavoli, all’epoca capo della Redazione radiocronache.
(iN) Primo Piano
l
(7)
La parola ad Adriano Zanacchi, esperto di economia e comunicazione
Grazie al boom economico
più consumi e più benessere
LA TV
Una schiera
di bambini
dell’epoca davanti al televisore, strumento rivoluzionario che
con la pubblicità favorì l’incremento dei
consumi
la rivoluzione informatica.
Ci può parlare dell’allora neonato concetto di consumismo e di come mutarono i
consumi delle famiglie?
Se consumo, consumare, sono parole ambigue, “consumismo”, termine nato proprio
negli anni ‘60, ha un’acceQuali furono le ripercussioni
zione solamente negativa: insociali del miracolo econodica la tendenza a incentivare
mico?
i consumi non necessari, a
Si è trattato di ripercussioni
consumare in modo frenetidi enorme porco, insensato,
tata, che haneccessivo.
no coinvolto in
L’espansione
modo radicale «L’euforia, che nasceva e c o n o m i c a
idee e stili di
che si è verianche dal contrasto ficata
vita, con risulin Italia
tati di segno con le penose condizioni con grande veopposto.
locità a partire
L’esplosione del passato, ha favorito dalla fine degli
dei consumi ha fenomeni di eccesso» anni ‘50 ha
favorito l’increportato a un ramento del bepido incremennessere materiale, ha fatto
to del potere di acquisto in
progredire le condizioni di vita
ampi strati della popolazione.
di gran parte degli italiani, ma
Ciò si è tradotto, in particoil boom improvviso non è stalare, nell’ingresso in molte
to accompagnato da un’adecase degli elettrodomestici,
guata maturazione culturale,
nell’incremento della motocapace di coglierne le luci e di
rizzazione e nella progressiva
contenerne, al tempo stesso,
diffusione della televisione.
le tendenze allo spreco.
Con quali conseguenCome si sviluppò il terziario?
ze?
Nel settore dei servizi si è
L’euforia, che naverificata una progressiva
sceva anche dal
complessità, che ha portato
contrasto con le
verso quella dimensione
penose condizioni
“avanzata” che ha integrato
di vita del passato,
qualitativamente le attività
ha favorito fenoausiliarie tradizionali accommeni di ecpagnando l’evoluzione del sicesso, la
stema economico. Spiccano
corsa ai
in questa evoluzione le innovazioni nei settori dei trasporti, delle comunicazioni, del
turismo, delle relazioni tra imprese e clienti, dell’amministrazione pubblica. Ha poi
avuto inizio uno sviluppo che
oggi vede come protagonista
t
consumi a scapito dei risparmi, il dilagare di mode insensate ed esibizionistiche, a
partire dall’automobile sempre lucida davanti all’abitazione, dal televisore troneggiante nel salotto e a volte in
una cucina ancora povera e
disadorna, da forme di sperpero e di edonismo “sopra le
righe”. Ciò non può far dimenticare il positivo ammodernamento dell’ambiente
domestico, così come la progressiva liberazione della
donna dalle fatiche di casa.
Un importante fenomeno di
quel periodo fu la nascita della televisione. Come cambiò
il modo di fare pubblicità e
quanto pesò sui nuovi bisogni
delle famiglie?
La televisione ha investito la
vita degli italiani, assecondando o promuovendo
un’emancipazione che ha investito i singoli individui,
l’ambiente familiare, la vita
sociale. Il 3 febbraio 1957
l’allora unico programma televisivo nazionale della Rai
cominciò a diffondere “Carosello”, una singolare rubrica
televisiva, sconosciuta altrove e, inizialmente, la
sola forma di pubblicità tv. La sua particolarità venne de-
Chi è
(tgr) Nel decennio a cavallo
tra gli anni ‘50 e ‘60 si produsse in Italia e nel mondo
una crescita economica senza pari che fu in parte la risposta al modello capitalista
americano e alla necessaria
ricostruzione del dopoguerra.
Le ripercussioni del miracolo
economico produssero un rapido e radicale cambiamento
nello stile di vita degli italiani:
nuovi elettrodomestici iniziarono ad affollare le case di
quel periodo, nuovi desideri
nacquero prepotenti grazie
alla televisione e alla pubblicità. Ne parliamo con
Adriano Zanacchi (nella foto
in basso) esperto di economia e comunicazione che ha
recentemente scritto “Il libro
nero della pubblicità”, pubblicato da Iacobelli Editore.
terminata dalla preoccupazione, oggi impensabile, di
non disturbare eccessivamente i telespettatori, che
pagavano un canone, e di non
“guastare” la programmazione, ma anche dal timore di
favorire il consumismo. L’impatto della pubblicità televisiva è stato determinante
nell’incentivazione dei “nuovi” consumi, in particolare degli elettrodomestici e dei detersivi. Non pochi studiosi sostengono che la pubblicità televisiva ha avuto un ruolo di
primo piano nel favorire il
boom economico. Si attribuisce in particolare alla pubblicità il merito di avere “assolto” le donne dai sensi di
colpa dovuti al costoso ingresso nelle case delle lavatrici e dei detersivi che alleviavano le loro fatiche domestiche.
Si incrementarono le vendite
di automobili
aprendo il mercato anche ai
giovani con la
nuova 500,
un’icona di
quel periodo.
La pubblicità
come promosse il modello di
libertà che incarnava l’automobile?
Dalla pubblicità televisiva,
per i primi decenni, vennero
escluse le automobili, per ragioni di protezionismo dell’industria nazionale. Ciò, tuttavia, non impedì la corsa
all’auto. La potenza e il fascino della “macchina” sono
stati capaci, da soli, di aprire
le strade ai modelli popolari
della Fiat. A sua volta, la diffusione dell’automobile ha
(tgr) Adriano Zanacchi ha lavorato per quasi quarant’anni
alla Rai, ha insegnato presso
varie università, ha fatto parte
del consiglio direttivo dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria, ha fondato e diretto
la collana “Quaderni di documentazione pubblicitaria” della Sacis. Tra le sue principali
pubblicazioni: “La sfida dei
mass media” (1990); “La pub-
esercitato una serie enorme
di conseguenze sulla vita dei
singoli e delle famiglie, con
ricadute positive e, purtroppo, anche con conseguenze
negative sulla sicurezza stradale e sull’inquinamento atmosferico.
Com’è cambiata la pubblicità?
Si deve a Gian Luigi Falabrino,
per molti anni direttore
dell’Upa, l’associazione delle
imprese utenti di pubblicità,
l’incisiva affermazione che
siamo passati dal razionamento all’orgia pubblicitaria
televisiva: dai 10 minuti di
“Carosello” al diluvio degli
spot che è stato provocato
dall’irrompere sulla scena
della televisione commercia-
le, seguita a ruota dallo stesso servizio radiotelevisivo
pubblico. La quantità sterminata di spot e telepromozioni
varie ha raggiunto una dimensione tale da far temere che
troppa pubblicità uccida la
pubblicità, quanto meno aumenti l’insofferenza nei suoi
confronti e ne comprometta
l’efficacia.
blicità. Potere di mercato. Responsabilità sociali” (1999);
“Convivere con la pubblicità”
(1999); “La Comunicazione. Il
dizionario di scienze e tecniche” (2002); “Pubblicità: effetti collaterali” (2004), “Relazioni pubbliche” (2004),
“Opinione pubblica, mass media, propaganda” (2006). Ha
pubblicato recentemente “Il
libro nero della pubblicità”.
(iN) Primo Piano
l
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
(8)
L’ALLUVIONE DI FIRENZE
Il 4 novembre 1966 Firenze è invasa dalle
acque dell’Arno a seguito di un’ecce-
zionale ondata di maltempo. In meno di 24
ore le precipitazioni sulla zona di Firenze
ammontarono a oltre 190 mm (la media
annua delle precipitazioni nella stessa
zona è 921 mm). Le vittime furono 34, 17
a Firenze e 17 nei comuni della provincia.
CAROSELLO, POI A LETTO!
Fu un fenomeno sociale. Ma ci si ricordava
più dei testimonial che del prodotto
Il boom economico e il neonato concetto di consumismo come cambiarono il modo di fare pubblicità?
In realtà il cambiamento iniziò col Dopoguerra. Prima di
allora, infatti, la pubblicità
non veniva fatta se non in
E sulla censura
Rai cosa ci può
dire?
Occorreva negoziare su ogni cosa. In più non esisteva un manuale di regolamentazione a cui potersi rifare, così ogni tanto arrivava
qualcuno e bloccava tutto.
casi rarissimi. Col miracolo
economico, un certo benessere e un reddito disponibile
non solo per i beni di
prima necessità,
iniziammo a fare
pubblicità in maniera più seria,
con metodo intendo dire.
Nel suo saggio “Il nuovo libro della pubblicità”,
lei ha scritto che Carosello è nato «da un compromesso ipocrita e contorto» della Rai. Ci spiega
meglio?
Da una parte la Rai
voleva evitare le
polemiche della
carta stampata,
in particolare della Fieg, la potente lobby degli
editori di giornali
a cui portava via
un po’ di pubblicità e, dall’altra
si voleva mettere al
sicuro dalle critiche
che sarebbero arrivate da più parti per
il fatto che continuava ad avere anche il canone. Così si inventò Caro-
Chi è
(tgr) E dopo Carosello, tutti a
letto! Quante volte i bambini
di allora se lo sono sentiti
dire, perché quei dieci minuti, dalle 20,50 alle 21,00,
rappresentavano l’ultimo momento in cui la famiglia italiana stava tutta riunita, magari in compagnia dei vicini,
degli amici e dei parenti che
affollavano il salotto dei pochi privilegiati possessori
dell’apparecchio tv. Carosello proseguì per vent’anni, dal
1957 al 1977. A spazzarlo via
fu il crollo del monopolio di
Stato della Rai e un certo
cambiamento della società
che aveva affiancato a Carosello la pubblicità negli
spazi televisivi standard.
Sul fenomeno Carosello si è
detto e scritto molto. L’Omino coi Baffi, Carmencita,
Calimero, Angelino, il
“Vigile e il foresto”,
“Ulisse e l’ombra”, Topo Gigio sono solo alcuni dei protagonisti
di quelle note pubblicità come lo furono Mina, Totò,
Tognazzi, Vianello, De Filippo, Macario, Manfredi, Gassman, solo per citarne
alcuni.
Abbiamo chiesto tutto su Carosello a Giancarlo Livraghi,
pubblicitario, scrittore ed
esperto della comunicazione
d’impresa, che quel mondo
l’ha conosciuto da molto vicino.
te su di lui. Eppure molti non
sanno che la sua immagine
diede uno scarso contributo
all’identità del detersivo Ava
e che ebbero
maggiore successo le campagne promozionali
che la Mira Lanza
fece nei negozi
grazie a una raccolta di figurine
della bella olandesina.
sello che rappresentava un
compromesso tra spettacolo
e pubblicità.
E il compromesso piacque?
Agli spettatori sì, ma sarebbe
interessante capire quanti di
loro associarono davvero gli
sketch ai prodotti da pubblicizzare. Mi spiego meglio.
Sono sempre stato nemico di
quello strano meccanismo
che slegava completamente
la scenetta iniziale al “codino” finale, perché lo trovavo poco funzionale. Il risultato fu che badando più
allo “spettacolo” che al messaggio pubblicitario, molte marche non trassero
alcun beneficio da
Carosello.
Nel suo saggio,
infatti, cita il caso di Calimero.
Effettivamente
sul pulcino nero
c’è una vasta letteratura di psicologi e pedagogisti
che analizzarono il successo di quel personaggio. In quel periodo tutti
parlavano di Calimero: c’erano addirittura delle barzellet-
(tgr) Giancarlo Livraghi nasce a Milano nel 1927: è uno scrittore e un
noto pubblicitario. Laureato alla
Statale di Milano in Filosofia, entra
nel 1952 nell’agenzia Cvp come
copywriter. Nel 1966 è consigliere
delegato e poi presidente della McCann-Erickson italiana. Nel 1980 è
socio di maggioranza della Livraghi,
Ogilvy & Mather, agenzia che in
Qualche esempio?
Non si poteva ambientare
uno sketch durante un matrimonio per rispetto al sacramento, o fare alcun riferimento alla religione. Pensare che oggi si vedono anche le suore nella pubblicità!
Anche i tempi erano rigidissimi. Ogni episodio era di 2
minuti e 15 secondi con un
massimo di 35” per il “codino” finale nel quale veniva
effettivamente trasmesso lo
spot pubblicitario.
Già, pensi che dovevamo contare i fotogrammi in
modo che non eccedessero il tempo
consentito e il nome
del prodotto non poteva essere ripetuto
più di quattro volte:
chissà perché poi
quattro e non tre o
dodici! Devo ammettere però che
non ci fu alcun tentativo di corruzione
e che tutto si svolse
sempre in maniera
corretta.
Averle a tutti i costi era il
motto di allora. Dal canto mio
ho sempre ritenuto che l’utilizzo di un personaggio noto
fosse poco efficace o addirittura
superfluo se non
legato al prodotto che pubblicizzava. In certi casi
le aziende buttarono via inutilmente un sacco
di soldi. Questo
vale anche oggi
dove si ricorda
più facilmente il
testimonial che il
prodotto. Naturalmente i compensi di allora
erano estremamente bassi
se paragonati a quelli di oggi,
ma erano comunque più alti
rispetto a quello che guadagnavano abitualmente. Ricordo, per esempio, che ingaggiammo la coppia Ugo Tognazzi - Raimondo Vianello
per un compenso che si dimostrò presto risibile rispetto al mercato pubblicitario
improvvisamente impazzito a
causa di Carosello. Tognazzi
era un uomo amabile e per un
po’ abbozzò; poi iniziammo a
ricevere una serie di certificati medici che giustificavano la sua reiterata assenza
dal set. Fummo costretti a
ritoccargli il compenso, ma
rimase pur sempre basso rispetto all’evoluzione che stava subendo il mercato.
E le star?
pochi anni aumenta di trenta volte il
suo giro d’affari. Ha lavorato per
molte aziende come pubblicitario
tra cui: Algida, Barilla, Buitoni, Bulgari, Cinzano, Coca-Cola, Fiat, Findus, Ford, Galbani, Gillette, Knorr,
Kraft, Martini, Motta, Perugina, Polaroid, Simmenthal, Tampax, Triumph, Van den Bergh, Zanussi. Oggi è
scrittore di successo.
TRA SPOT E STAR
Alcuni dei protagonisti del Carosello negli anni Sessanta: da
Susanna tutta panna al pulcino
nero Calimero, dal comico Erminio Macario (fotografato sul
palcoscenico) alla famosa coppia Ugo Tognazzi e Raimondo
Vianello qui impegnati nella registrazione della scena di uno
dei loro tanti film. A sinistra,
Giancarlo Livraghi
(iN) Primo Piano
l
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
IL TRAFORO DEL MONTE BIANCO
presidente della Repubblica francese,
Charles De Gaulle, celebrano la fine dei
lavori e l’apertura del Traforo del Monte
Il 16 luglio 1965, il presidente della Repubblica italiana, Giuseppe Saragat, e il
(9)
Bianco, ancora oggi una delle maggiori vie
di trasporto transalpino. I lavori erano
iniziati quasi vent’anni prima.
Intervista ad Antonello Falqui, per tutti il miglior regista televisivo
(tgr) La sua era una televisione
elegante, la sua tecnica di
ripresa raffinata, con giochi di
campi e controcampi e una
ricercatezza nelle immagini
che, ancora oggi, lo rendono il
maestro insuperato della regia televisiva. Antonello Falqui è stato il re del varietà, un
intellettuale della macchina
da presa che ha elevato ad
arte lo spettacolo televisivo,
che ha creato programmi che
più al mio stile è Gino Landi,
sono entrati, di diritto, nella
che ha lavorato con me.
storia del nostro Paese. “Il
Musichiere”, “Studio Uno”,
“Canzonissima”, “Milleluci”.
La televisione di allora aveva
Con lui hanno lavorato tutti i
una funzione educativa?
più grandi personaggi dello
Certo, e non solo: aveva una
funzione estetica, ossia esprispettacolo: Mina, Lelio Lutmeva il meglio dell’arte di altazzi, Paolo Panelli, Raimondo
Vianello, il Quartetto Cetra,
lora. Oggi non solo ha perso
Walter Chiari, Johnny Dorelli,
quel compito, ma è diventata
Mario Riva, Raffaella Carrà,
profondamente diseducativa
con tutte le liti
Don Lurio, le
aggressive e
gemelle Kessler, Franca Vabecere che ci
leri e molti altri «Mina, un pezzo raro. fanno vedere.
beniamini del
Paolo Panelli, un uomo Salva qualcupanorama artistico di allora.
spiritoso e un artista no?
Forse solo FioA quale pro- completo. Walter Chiari, rello perché mi
gramma è risembra un aril più indisciplinato»
masto più legatista completo
che si avvicina,
to?
Sia a “Studio Uno”, che è anpiù di altri, al varietà.
cora oggi il più famoso tra
Venendo a “Studio Uno”, perquelli che ho diretto, sia a
“Milleluci”, che era una traché volle a tutti i costi Lelio
Luttazzi alla conduzione del
smissione piuttosto complesprogramma?
sa e interessante.
Perché non era un presentatore e stavo cercando un arC’è un regista televisivo che
ritiene possa essere, oggi, il
tista non convenzionale. Alla
stampa di allora passò solo la
suo erede?
battuta che lo presi perché
Assolutamente no, anzi le riprese che fanno oggi sono insapeva portare bene lo smo-
Chi è
«La tv di allora aveva ancora
una funzione educativa»
t
LO STAFF DELLA PRIMA EDIZIONE DEL MUSICHIERE
Da sinistra Patrizia Della Rovere, Garinei, Antonello Falqui,
Giovannini, Patrizia De Blanck e Mario Riva
guardabili. Io venivo dal cinema e avevo portato sul piccolo schermo la tecnica imparata al Centro Sperimentale
di Cinematografia. I registi di
oggi mancano sia di tecnica
sia di tempo per fare una televisione come la mia. Una
trasmissione viene fatta in
due o tre giorni: per questo
viene fuori quel che vediamo.
Forse quello che si avvicina di
king! Beh, anche quello non
guastava, perché aveva un bel
portamento, ma le ragioni erano altre: era spiritoso, intelligente ed era un grande musicista.
Proprio in quella celeberrima
trasmissione, che faceva ogni
sabato 20 milioni di spettatori, Mina duettava con noti
personaggi dello spettacolo.
Antonello Falqui insieme a Mina
Con chi si divertì di più?
Mah, lei si divertiva con tutti
gli ospiti, sapeva metterli a
suo agio. So che ebbe un bel
feeling con Totò.
E lei quale duetto preferì?
Penso quello con Mastroianni
quando venne con un cagnolino e si mise a farlo ululare.
Mastroianni poi venne altre
tre volte ospite a “Studio
Uno”: ricordo anche quando
presentò “Ciao Rudy” di Garinei e Giovannini.
Che ricordo ha di Mina come
donna e artista?
Mina è un pezzo unico e raro:
penso che una come lei manchi alla televisione di oggi. Era
semplicemente perfetta, con
un grande senso della disciplina. Non ha mai avuto nulla
da ridire sulle mie indicazioni,
mai. E poi era dotata di grande
intuito: sapeva bene cosa poteva fare e se c’era qualcosa
che non le andava, nella stragrande maggioranza dei casi,
aveva ragione lei.
Vi sentite ancora?
No, mai. Dopo che ha lasciato
le scene non ci siamo più sentiti. Siamo due timidi e dopo
tanti anni avremmo il pudore
di non sapere più cosa dirci.
Eppure lavoraste insieme fino
a metà degli anni Settanta e
nacque tra di voi una bella
amicizia.
Sì, è vero, e io negli anni ho
sempre parlato molto bene di
lei. Ma conosco i due soggetti: sia io che lei siamo fatti
(tgr) Antonello Falqui nasce a Roma il 6
novembre 1925. Negli anni Quaranta frequenta il corso di regia del Centro Sperimentale di Cinematografia e nel 1950
collabora come aiuto-regista al film “Cristo
proibito” di Curzio Malaparte. Diventa noto
al grande pubblico grazie alla regia di programmi che fecero la storia della televisione
italiana: “Il Musichiere” con Mario Riva
(1958-1960), “Canzonissima” (1958,
1959, 1968, 1969), “Teatro 10” (1964),
“Studio Uno” (1961, 1962, 1965, 1966),
“Speciale per noi” (1971), “Sai che ti dico?”
(1972), “Milleluci” (1974) e numerose altre
trasmissioni. E’ da tutti considerato il più
grande regista televisivo italiano.
così e capisco come vanno
certe cose.
Come nacque l’idea di un’altra
nota trasmissione del ‘64, la
“Biblioteca di Studio Uno” col
Quartetto Cetra?
Dal successo dei piccoli sketch cantati che facevano a
“Studio Uno”. Ci venne in
mente che potevano parodiare i grandi romanzi del passato: “Il conte di Montecristo”, “Via col vento”. Pensi
che per realizzare una puntata
che durava un’ora e venti giravamo 10 giorni.
Altre due icone di stile e bellezza furono le gemelle Kessler. E’ vero che erano perfezioniste almeno quanto lei?
Ah, sì, lo erano! Ma in realtà io
mi circondavo di perfezionisti
come me, altrimenti evitavo di
prenderli.
Come ricorda Paolo Panelli?
Ah, un caro
amico e un comico divertentissimo. Eravamo molto legati e facevamo
spesso le vacanze assieme
a Castiglioncello. Ricordo
che una volta
andammo in
crociera nel
Mediterraneo,
mentre lui stava girando un
film con Bice
Valori, e prese
me e la mia famiglia come comparse. Era un
uomo spiritoso e un artista
completo.
E Walter Chiari?
Anche di lui ero molto amico.
Era un grande comico, forse il
più indisciplinato del gruppo:
arrivava tardi alle prove, faceva di testa sua, ma era talmente geniale che gli si perdonava tutto.
E di Raimondo Vianello?
Era un perfezionista come me,
dotato di uno humor nero e
uno spirito cinico che mi divertivano moltissimo. Ricordo
quando, con un trucco televisivo, schiacciò sotto il tacco
Maga Maghella! Fu divertente...
Cosa ne pensa dell’idea di rifare “Canzonissima”?
Credo che non funzioni più. Sa,
prima la gara tra cantanti era
molto sentita dal pubblico, oggi non più. Anche di Sanremo
ne fanno uno spettacolo completo dove la canzone fa solo
da sfondo a tutto il resto.
A CANZONISSIMA
Raimondo Vianello con Johnny
Dorelli e le gemelle Kessler
(iN) Primo Piano
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(iN) Europa - 12 Luglio 2010
(10)
I XVII GIOCHI
OLIMPICI
5.338
L’ITALIA CONQUISTA GLI EUROPEI
Nel 1968 la Nazionale di calcio conquista per
la prima e unica volta gli Europei. La finale, con
t
GLI ATLETI ISCRITTI
4.727 uomini e 611 donne
83
LE NAZIONI PARTECIPANTI
L’Urss, con 103 medaglie,
sarà prima nel medagliere,
seguita da Usa e Italia
17
LE DISCIPLINE SPORTIVE
per 150 competizioni
36
LE MEDAGLIE CONQUISTATE DALL’ITALIA
13 ori, 10 argenti e 13 bronzi
la Jugoslavia, fu giocata due volte perché la
prima, l’8 giugno si concluse con un pareggio,
1-1. Due giorni dopo, però, allo Stadio Olim-
LE OLIMPIADI DI R
(tgr) Furono le Olimpiadi che
portarono Roma alla ribalta
mondiale, le prime che gettarono le basi verso lo
sport moderno, le ultime, a dire di molti
protagonisti, nelle
quali si respirò il vero
spirito sportivo di De
Coubertin. La Rai trasmise in tutta Europa
oltre 100 ore di immagini che immortalarono i grandi sportivi
di allora: la vittoria
dell’etiope Abebe Bikila, che
corse la maratona senza scarpe; l’oro nei mediomassimi di
Cassius Clay (nella foto a sinistra), che appena diciottenne si impose per velocità e
potenza; lo strapotere
dell’americana Wilma Rudolph, che vincerà tutto, i 100, i
200 e la staffetta. Ma grandi
protagonisti furono soprattutto i nostri sportivi: il miracolo
di Livio Berruti, che vinse l’oro
nei 200 metri eguagliando il
record del mondo; i tre ori nel
pugilato con Nino Benvenuti
nei welter, Francesco Musso
nei piuma e Franco De Piccoli
nei massimi; la doppietta nella spada, individuale e a squadre, di Giuseppe Delfino; l’oro
e l’argento dei fratelli Raimondo e Piero D’Inzeo
nell’equitazione; i cinque ori,
su sei disponibili, del nostro
ciclismo, di cui due grazie a
Sante Gaiardoni.
Ottenne l’oro nei welter e la Coppa Val Barker per il miglior pugile
Benvenuti e la “nobile arte”,
un motto nella vita e sul ring
Perché si è mobilitato per Griffith?
Io ed Emile siamo amici
fraterni da tempo. Abbiamo cominciato a frequentarci una decina d’anni dopo quei tre incontri memorabili ed è stato padrino alla
cresima di mio figlio Giuliano.
Oggi è malato di Alzheimer e
versa in difficoltà economiche
gravissime. Prima di Natale
ho ricevuto la telefonata del
figlio che mi chiedeva
aiuto. Potevo dire
di no?
Certo che prima di essere
amici foste
acerrimi rivali. Nel 1967
infatti lei insidiò il titolo mondiale dei medi detenuto da
Griffith combattendo addirittura negli Stati Uniti.
Allora l’America sembrava
lontana anni luce dall’Italia:
pochi c’erano stati e l’idea
che un bianco sfidasse un nero era impensabile. Noi pugili
bianchi provavamo una certa
soggezione dei neri americani
perché erano considerati, da
sempre, più forti e resistenti.
Nessuno credette mai in una
mia vittoria.
E lei ci credeva?
Sì, ma non per presunzione, ma
perché ero
al meglio
della forma fisica
ed ero
p r o f o nd a m e nte determinato.
SUL RING
Nino Benvenuti vincitore alle Olimpiadi
di Roma contro il
russo Radonyak. Il
pugile di Isola
d’Istria passò poi al
professionismo e
conquistò la corona
mondiale dei pesi
medi in un memorabile match con
Emile Griffith al Madison Square Garden, aggiudicandosi
10 dei 15 round
Infatti vinse portandosi a casa
il titolo mondiale. Dopo pochi
mesi si disputò la rivincita.
Fu forse l’incontro più duro
della mia carriera: al secondo
round Griffith assestò un colpo che mi provocò la rottura di
una costola. Non so come andai avanti, ma tenni duro fino
all’ultimo round. Però mi rifeci
nel successivo incontro.
Chi è
(tgr) Tutti vorrebbero avere un
amico come Nino Benvenuti,
uno di quelli che ti tendono
una mano nel momento del
bisogno. Uno che ha saputo
fare della “nobile arte” un
motto sia sul ring che nella
vita. Così si spiega quello che
sta facendo per l’amico Emile
Griffith, grazie al supporto di
Magic Cocker, col quale aveva incrociato i guantoni in tre
memorabili incontri, tra il ‘67
e il ’68, nei quali, due su tre,
Benvenuti era stato incoronato vincitore del titolo mondiale dei pesi medi.
pico di Roma la Nazionale ebbe la meglio e
vinse 2-0: andarono in gol i nostri due attaccanti, Gigi Riva e Pietro Anastasi.
Lei è stato anche campione
olimpico nel 1960. Come ricorda quell’oro?
Come un sogno realizzato. Allora ero ancora dilettante e
quando fui convocato credetti
che sarebbe stato il punto
d’arrivo: invece, fu il punto di
partenza della mia carriera.
Perché quelle Olimpiadi rima-
(tgr) Giovanni Benvenuti, detto Nino, nasce
a Isola d’Istria il 26 aprile 1938. Vince l’oro
olimpico a Roma nel 1960 e diventa campione mondiale dei medi nel 1967, conservando il titolo fino al 1970. Nel 1968
vince il premio “Fighter of the year”. Ha
disputato 90 incontri, 82 vinti di cui 35 per
ko, 7 persi e 1 pareggiato.
sero così fortemente nell’immaginario collettivo?
Per molte ragioni. Innanzitutto perché erano le prime che
si svolgevano in Italia dopo la
guerra. Poi il calore della gente, la partecipazione e l’entusiasmo fecero la differenza.
Oltre all’oro ottenne anche la
Coppa Val Barker quale pugile
tecnicamente migliore del
torneo. Tra i campioni in lizza
c’era il grande Cassius Clay.
Sì, devo dire che per me fu un
onore riceverla e il fatto che ci
fosse anche lui è, ancora oggi,
ulteriore fonte di orgoglio.
Vi conosceste?
Oh sì, e anche molto bene!
Cassius Clay era uno che teneva botta, un uomo molto
simpatico con cui si poteva
parlare di tutto. Diventammo
amici e ci incontrammo spesso negli anni successivi.
Dopo le Olimpiadi passò al
professionismo. Qual è stata
la vittoria più bella?
Quella dei Campionati europei
perché il mio idolo, Tiberio
Mitri, il pugile a cui mi ero
ispirato da giovanissimo, aveva vinto quel titolo. Fu come
rendergli omaggio.
Mentre cosa mi può dire della
rivalità tra lei e Sandro Mazzinghi?
Eravamo diversi per mille
aspetti, sia come pugili che
come uomini. Lui era un guerriero, un aggressivo, uno che
non ragionava o che lo faceva
a modo suo, che strategicamente metteva in un angolo
l’avversario e continuava a
picchiare duro. Io ero un ragionatore, invitavo l’avversario, lo colpivo e mi ritiravo.
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
GIMONDI VINCE IL TOUR
Nello stesso anno in cui divenne professionista, il 1965, Felice Gimondi andò a vincere il
Tour de France. In quell’edizione vinse anche
tre tappe: la 3ª da Roubaix a Rouen, la 18ª da
Aix-le-Bains a Mont Revard e la 22ª e ultima da
Versailles a Parigi. Gimondi è uno dei cinque
corridori che ha vinto la tripla corona, cioè,
oltre al Tour, il Giro d’Italia e la Vuelta.
(iN) Primo Piano
l
(11)
ROMA Quando l’«angelo» Berruti
L’impresa del velocista piemontese che eguagliò anche il record del mondo
volò sui 200 metri piani
E Carlos Monzon?
Credo che fu in assoluto il
miglior pugile dei pesi medi
che ci sia mai stato. Aveva un
fisico perfetto, un’alta statura, braccia lunghe e una carica inarrestabile che gli dava
il mordente giusto per vincere. Quella certa cattiveria forgiata da anni di povertà, da
un’infanzia difficile. Senza
cercare giustificazioni posso
solo dire che mi sconfisse e
che fu più forte. Con lui finì la
mia carriera.
So che in seguito diventaste
amici e che andò a trovarlo in
carcere, a Buenos Aires, dopo
la condanna per l’uccisione
della moglie.
E una volta di più capii che
uomo era Carlos. Quando mi
vide ebbe un atteggiamento
freddo. Mi aspettavo che mi
abbracciasse, che fosse felice per la mia visita e invece
rimase sulle sue. Ma non ci
rimasi male perché capii: era
un indio che era stato abituato a lottare sempre nella
vita, che sapeva cos’era
l’amicizia ma che, forse, faticava ad esprimerla. Quando
Carlos morì in quel tragico
incidente volli rendergli omaggio portando la sua bara. Un
amico non si dimentica, mai.
Come ricorda quell’Olimpiade?
Con grande piacere. Credo che fu l’ultima
Olimpiade che mantenne un volto umano,
nella quale trionfarono davvero i valori
etici dello sport, senza discriminazioni
etniche, economiche o religiose. Noi atleti vivevamo nel villaggio olimpico, entravamo in contatto gli uni con gli altri,
nascevano amicizie e amori, non avevamo
la pressione degli sponsor, né tantomeno
l’ombra del doping.
Un mondo diverso, non c’è che dire.
Eravamo genuini, non avevamo paura di
fraternizzare. Oggi le cose sono diverse:
gli interessi economici portano gli atleti a
essere cassa di risonanza degli sponsor, a
essere soli. Si crea un antagonismo che
non ha nulla a che fare con lo sport, che è
legato a quanto guadagna uno rispetto
all’altro.
Perché dopo lei e Pietro Mennea non
abbiamo avuto più grandi sprinter?
Il declino dell’atletica italiana ha avuto
inizio negli anni Settanta. Scelte sbagliate di una certa politica che ha identificato lo sport solo nel calcio, dimenticando che l’atletica è propedeutica a
qualunque disciplina. Prima i campioni si
formavano nei tornei studenteschi, la
scuola insegnava l’atletica e l’atletica
insegnava agli studenti la disciplina, i
principi etici e morali. Anche Primo Nebiolo, allora presidente della Fidal, ebbe
grande responsabilità privilegiando i campioni a discapito della base, tra cui la
Chi è
I VINCITORI
Da sinistra in senso
orario: Franco De Piccoli, Nino Benvenuti,
Livio Berruti, Giuseppe Delfino, Francesco
Musso, Raimondo
D’Inzeo e Sante
Gaiardoni
(tgr) Aveva 21 anni quando partecipò alle
Olimpiadi di Roma 1960, le prime per lui,
con una voglia matta di mangiarsi la pista
e una buona dose di incoscienza che gli
valsero la medaglia d’oro nei 200 metri di
atletica. Un’impresa, prima d’allora, mai
riuscita a nessuno sprinter azzurro e che
ha incoronato Livio Berruti campione tra i
più grandi della storia italiana. Da quella
vittoria sono passati cinquant’anni e Berruti, classe 1939, ha ancora voglia di
raccontare di sè, delle sue emozioni e di
quell’Olimpiade. Lo ha fatto in un libro
autobiografico con il giornalista Claudio
Gregori, “Livio Berruti. Il romanzo di un
campione e del suo tempo”.
LA VITTORIA
L’arrivo dei 200 metri alle
Olimpiadi di Roma con Livio Berruti che taglia per
primo il traguardo davanti
all’americano Lester Carney e al francese Abdoulaye Seye (insieme sul podio nella foto in basso).
Nelle semifinali aveva corso i 200 metri in 20,5 secondi, eguagliando il record del mondo
scuola appunto.
Tornando a quell’Olimpiade, nella semifinale eguagliò il record del mondo dei
200 metri con 20,5 secondi. Fu inaspettato anche per lei?
Assolutamente. Per di più mi ritrovai ai
blocchi di partenza con Norton, Johnson e
Radford, detentori del primato. Iniziai a
correre: in quei momenti non senti niente,
nemmeno la folla che urla il tuo nome, sei
solo attento al rumore dei
piedi degli avversari. Negli
ultimi 30 metri vidi con la
coda dell’occhio che li avevo
distaccati, rallentai e arrivai
primo. Dopo pochi istanti il
tabellone mostrò i risultati
e ci fu il boato della folla.
E solo due ore dopo c’era
la finale...
Sì, ero terrorizzato: temevo di aver dato tutto e di
non avere più forze. Mentre questi pensieri mi affollavano la mente presi
una decisione folle: sarei sceso all’ultimo momento in pista, facendo un brevissimo riscaldamento. Volevo riposare il
più possibile, riprendere le forze così,
mentre i miei avversari iniziarono a saggiare la pista un’ora prima della gara, io
arrivai a 20 minuti dall’inizio.
E poi ci fu quella colomba...
Davvero, sembra la sceneggiatura di un
film! Delle colombe erano state liberate
(tgr) Livio Berruti nasce a Torino il 19
maggio 1939. Partecipa alle Olimpiadi
del 1960: vince l’Oro nei 200 metri ed
eguaglia il record del mondo in 20,5
secondi. Il Coni gli dà un premio di
1.200.000 lire e una Fiat 500. Vince i
titoli italiani nei 100 e 200 metri dal
1957 al 1962. Compete agli Europei di
atletica leggera nel 1966 piazzandosi
settimo nella finale. Partecipa alle Olimpiadi del ‘64 e del ‘68 raggiungendo la
finale con la staffetta 4 X 100.
per la cerimonia di inizio dei Giochi e
alcune si trovavano sulla mia corsia. Rivedendo il filmato si vedono alzarsi in volo
poco prima del mio passaggio, anche se
onestamente in quel momento non mi
accorsi di niente.
Anche il suo look era fuori dal comune:
occhiali neri e calze bianche.
Ero miope e quegli occhiali mi permettevano di vedere la pista, mentre per le
calze mi piacevano bianche. Anche su
questo c’è un aneddoto
divertente: di solito usavo
le scarpe nere dell’Adidas,
più indicate per la corsa.
Beh, decisi che la finale
l’avrei disputata con delle
scarpe bianche, in tinta con
i calzini, così indossai le Valle Sport, molto più dure e
pesanti. Appena vinta la finale arrivò furente il rappresentante dell’Adidas che mi
disse: «Ma sei pazzo, perché
non hai indossato le Adidas? Ti
avremmo dato 300.000 lire!».
E dimmelo prima no?
Diceva che fraternizzaste molto in
quell’Olimpiade. Che mi dice di Wilma
Rudolph, la grande “gazzella nera” statunitense?
E’ un ricordo dolcissimo. Era bella, correva con un’eleganza e un’armonia senza
pari. Galeotto fu uno scambio di tute che
mi propose il suo allenatore. Quando la
vidi mi colpì il suo sguardo penetrante, la
gioia che comunicava e ne rimasi ammaliato. Fu un romantico amore platonico, passeggiavamo mano nella mano
come i fidanzatini di Peynet per il villaggio
olimpico. Quando finirono le gare corsi da
lei per invitarla a cena, ma purtroppo la
sua federazione l’aveva già fatta rientrare
negli Stati Uniti.
Non vi siete più rivisti?
Oh sì, ma lei, da brava velocista, aveva
trovato in fretta un marito, poi un altro.
Insomma, tutte le volte che la rivedevo
c’era qualcuno che non la perdeva mai di
vista.
(iN) Primo Piano
l
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
(12)
MINA E IL FIGLIO ILLEGITTIMO
Nel 1963 Mina diede alla luce un figlio
illegittimo, Massimiliano, nato dalla re-
lazione con l’attore sposato Corrado Pani
(insieme nella foto). Lo scandalo costerà
alla cantante due anni di allontanamento
Intervista a Red Ronnie, cultore di “Quei favolosi anni Sessanta”
«Per la musica quel periodo
fu davvero rivoluzionario»
(tgr) E’ uno degli esperti di
musica più noti del panorama italiano, collezionista
appassionato e cultore di
“Quei favolosi anni Sessanta”. Non è un caso che la
sua prima trasmissione televisiva portasse il nome di
una nota canzone di quegli
anni, “Bandiera Gialla”. E ha
presentato diversi programmi che hanno rilanciato le
canzoni di successo degli
anni Sessanta come “Una
rotonda sul mare” o “Sapore
di Mare”. Non potevamo che
chiedere a lui, a Red Ronnie,
di raccontarci tutto su quel
periodo che cambiò il modo
di fare musica nel mondo.
Cosa hanno rappresentato
gli anni ‘60 ?
Nella storia esistono talvolta periodi particolarmente
felici, irripetibili per numerosi motivi: la contestazione
giovanile della guerra del
Vietnam, la scoperta dell’alta fedeltà, la voglia di sperimentare. Per me rappresentarono il passaggio
dall’infanzia all’adolescenza, quindi serbo un ricordo
affettuoso di quegli anni.
Per la musica furono un momento creativo e rivoluzionario senza pari. La cosa
incredibile è che la musica
di quel periodo è tutta bella,
se prendi a caso un disco dal
’66 al ‘69 non puoi sbagliare. Pensa ai Beatles, ai
Rolling Stones, a Jimi Hendrix, a Janis Joplin...
Meglio Rolling Stones o
Beatles?
All’epoca preferivo i Rolling
Stones, oggi i Beatles. Non
è una questione di età, quanto di qualità compositiva. Se
scorri l’intera produzione dei
due gruppi, i Beatles composero, in pochi anni, molti
più capolavori di quanto non
fecero i Rolling Stones.
Cosa fu per l’Italia la cosiddetta “British Invasion”?
Mah, fu meno sentita che
all’estero. Quando i Beatles
vennero in Italia non andò
molta gente ai loro concerti.
Diciamo che la “British e
American Invasion” è stata
vissuta come “cover” nel
nostro Paese. Noi non lo
sapevamo, ma almeno il
MUSICA
NUOVA
Gli anni Sessanta furono
rivoluzionari
per il mondo
musicale.
Ecco i Beatles, a Milano
nel 1965, uno
dei gruppi che
più contribuì
al cambiamento.
A destra, Red
Ronnie
I testi in italiano snaturavano un po’ l’originale?
Dipende: a volte erano meglio, a volte peggio. Si tenga
conto che gli autori di allora
erano bravissimi: un nome
su tutti, Mogol.
Da un certo punto di vista...
L’unica vera rivoluzione è
forse rappresentata da “29
settembre”, portata al successo dell’Equipe ‘84 e
scritta da Mogol e Battisti.
Un’altra rivoluzione femminile e femminista fu Mina
con certe sue canzoni, mentre una che incarnò la rock
star dell’epoca, anche per la
sua vita personale, fu sicuramente Patty Pravo.
Anche per l’Italia fu un periodo rivoluzionario?
E i gruppi?
Erano bravissimi, io seguivo
60% delle canzoni di allora
erano straniere. Penso a
“Scende la pioggia” di Gianni Morandi o a “Ragazzo
triste” di Patty Pravo.
molto i Corvi, i Nomadi, i
New Trolls, questi ultimi con
sonorità alla Jimi Hendrix.
A proposito di Hendrix non si
può non ricordare Woodstock e la sua esibizione.
Beh, ritengo che fu l’esibizione politica più importante del secolo scorso. Lui
sul palco che
suona l’inno
americano,
s e n z a t esto, volutamente diverso tanto da
richiamare
con la sua chitarra i sibili di
Valter Brugiolo ricorda l’esperienza allo “Zecchino d’Oro”
E per tutti fu per sempre “Popoff”
(tgr) Aveva solo sei anni
quando vinse lo Zecchino
d’Oro, nel 1967, con la canzone del cosacco “Popoff”.
Oggi Valter Brugiolo (nelle foto
sul palco dell’Antoniano e oggi) è
un uomo di 48 anni, è sposato, ha
cinque figli, e di
quei momenti
serba un ricordo
dolcissimo. «Fu
un’amica di famiglia ad accompagnarmi alle selezioni dell’Antoniano dopo avermi sentito cantare nel coro della chiesa spiega oggi Brugiolo - I miei
genitori lavoravano tutto il
giorno nel mulino di famiglia
e non avevano tempo per
queste cose. Passai le selezioni e avrei dovuto cantare la canzone
dei “Fratelli del
West”; invece
presi il morbillo,
così tornai l’anno
dopo con “Popoff”. Da allora
quella canzone
non mi ha più abbandonato e talvolta mi capita di
cantarla ancora
durante le serate
della fondazione
Mariele Ventre».
La Fondazione è
nata nel 1997, due anni dopo la scomparsa della storica direttrice del coro
dell’Antoniano, per promuovere attività didattiche, sociali e culturali. «Mariele era
come una mamma per noi prosegue - dolce nei momenti di svago e rigida quando c’era da fare sul serio.
Ancora oggi si serba
di lei un ricordo così
vivo che la dice lunga sul suo alto valore umano».
Lo Zecchino d’Oro
andò in onda per la
prima volta nel
1959, grazie
alla felice intuizione di Cino Tortorella.
«Per me lui
era il Mago
Zurlì, non Cino Tortorella -
dalla televisione. Il figlio, soprannominato
dalla madre “Paciughino”, è oggi un brillante musicista e produttore.
aerei e bombe. Fu un dissacrante attacco alla guerra
del Vietnam e al potere americano. Tempo fa ho parlato
con Michael Wadleigh, regista del documentario
“Woodstock ‘69”: mi disse
che poco prima dell’esibizione Hendrix guardò in camera facendogli capire di
riprendere tutto. Era mattina e non erano in molti a
seguire il concerto. Proprio
quando Hendrix iniziò a suonare l’inno, una cinepresa
terminò la pellicola. Ecco
perché di quel momento abbiamo solo un’inquadratura.
Cosa pensa della teoria secondo cui durante Woodstock la Cia volle eliminare
la generazione hippies?
Non è una teoria, è una
realtà. Ho parlato con chi
c’era e mi è stato confermato che la Cia mise in
giro della droga tagliata
male per eliminarli. Fu il
tentativo di distruggere
una generazione considerata pericolosa, ormai fuori
controllo. Non solo,
fu la stessa Cia
ad organizzar e W o o dstock per
concentrare
tutti gli hippies in un
luogo solo.
La prova è
che ancora
oggi non si
sa chi finanziò quei
tre giorni di
concerto.
ricorda Brugiolo - Credo che
il binomio tra lui e lo Zecchino d’Oro siano inscindibili».
Ma il piccolo Popoff non concluse la sua carriera nel
mondo dello spettacolo con
lo Zecchino d’Oro, tutt'altro. «Dopo quella partecipazione - racconta - ho recitato
in numerosi film e caroselli».
Partecipò infatti a diversi
“musicarelli”, quel genere di
film nati per promuovere i
cantanti dell’epoca, nei
quali si alternavano
anche noti comici di
allora. Lo stesso anno dello Zecchino infatti partecipò al film
“Nel sole”, l’anno
dopo recitò in
“Zum, zum,
zum, la canzone che mi passa per la testa”, poi in “Lisa dagli occhi
blu”, “Il suo
nome è donna
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
LA TRILOGIA DI SERGIO LEONE
Clint Eastwood diede una svolta alla propria
carriera interpretando la trilogia di Sergio
Leone:“Perunpugnodidollari”nel1964,“Per
qualche dollaro in più” nel 1965 e “Il buono, il
brutto e il cattivo” nel 1966. Celebre la bat-
tuta si Leone: «Mi piace Clint Eastwood perché è un attore che ha solo due espressioni:
una con il cappello e una senza il cappello».
Little Tony racconta i suoi successi , da “24 mila baci” a “Cuore matto”
Sulle orme di Elvis Presley
portò il rock’n’roll in Italia
Che mi dice degli anni ‘60?
Furono una rivoluzione: il passaggio dalla musica melodica
al rock’n’roll. E l’abbiamo iniziata io e Celentano a Sanrerosa” e “Zum, zum, zum
2”. A sette anni recitò con
grandi nomi come Peppino
De Filippo, Enrico Montesano, Pippo Baudo, Little
Tony, Lino Banfi, Al Bano,
Romina Power, Bice Valori, Piero Mazzarella, Gino Bramieri, Nino Taranto,
Marisa Merlini, Macario,
Paolo Panelli, Carlo Delle
Piane, Ciccio e Franco.
«Rimanevo a bocca aperta
durante le riprese - sostiene Brugiolo - io studiavo i
copioni con grande impegno e fatica, mentre ricordo che Ciccio e Franco
sapevano improvvisare
con grande facilità. Visitammo posti bellissimi,
come Capri e Napoli, anche se Cinecittà aveva un
fascino particolare. Tra
una ripresa e l’altra, infatti, andavo a visitare i
set dei cowboy. Sa, per un
bambino era magico poter
vedere dove giravano i western...».
mo nel ‘61 con “24 mila baci”.
Riuscimmo a vendere milioni
di copie e il rock’n’roll contagiò tutta l’Italia. I ragazzini
stavano nei bar sotto casa,
attaccati ai juke-box, ad
ascoltare questa nuova musica che veniva dall’America
e infiammava gli animi.
Cos’ha rappresentato Elvis
per la vostra generazione?
Tutto. E’ stato come un fratello maggiore che ha indicato la strada del rock’n’roll:
come muoversi, come vestirsi, pettinarsi, cantare. Tutti
abbiamo copiato Elvis!
Come conobbe Celentano?
Ricordo che nel 1957 fu lui a
venirci a vedere a teatro, allora cantavo con i miei fratelli.
Ci invitò a casa sua e ci fece
ascoltare un suo pezzo, “Tutti
frutti”. All’inizio nacque una
certa rivalità: credevamo di
essere gli unici a fare
rock’n’roll in Italia, invece
c’era anche lui! Poi lasciai
l’Italia per l’Inghilterra e lavorai con i più grandi, come
Paul Anka e Neil Sedaka, solo per citarne alcuni. Quando
Celentano andò a Sanremo
nel ’61 mi chiamò e cantammo “24 mila baci”. Devo
dire che allora non provai
grande emozione: venendo dall’Inghilterra, Sanremo mi sembrava poca cosa e
poi quando si è giovani si è anche un po’
incoscienti.
A quale canzone è
più legato?
Sicuramente a
“Cuore Matto”:
fu un successo
planetario che
mi fece girare il mondo.
biglietto che scrisse qualcosa
di vero c’era: accusò la giuria
di aver mandato in finale la
canzone di Orietta Berti e non
la sua, ma da qui a suicidarsi
per protesta... Non so, credo
rimarrà per sempre un mistero
quella tragica scelta.
(13)
SIMBOLO DEL ROCK’N’ROLL
Sopra, la copertina del 45 giri
“Cuore matto”: con questa canzone Little Tony vinse il Festival
di Sanremo del 1967. A fianco, a
Biella nel ‘66, durante una tappa
del Cantagiro, e a sinistra con
Bobby Solo a Sanremo nel 2003
dell’epoca, Bramieri, Peppino
De Filippo, Ciccio e Franco...
Ricordo che per il film “Un
gangster venuto da Brooklin”
non solo non mi pagarono, ma
dopo le riprese mi chiesero dei
soldi per la pellicola! Io pagai
e grazie a quel film, andato
bene al botteghino, feci altre
dodici pellicole... pagato questa volta. Mica male, no?
Proprio nel Sanremo ‘67,
quando vinse “Cuore Matto”,
Venendo al suo passato reLuigi Tenco decise di togliersi
cente, nel 2006, durante un
la vita. Come apprese la noconcerto in Canada, lei ha
tizia?
avuto un infarto. Cosa ricorPensi che io risiedevo nello
da?
stesso hotel, al “Savoy”,
E’ una di quelle cose che uno
Come nacque la sua amicizia
esattamente sopra la sua
non si aspetta e che non si
con Bobby Sostanza. La sera
riescono a spiegare. Dico
lo?
vidi Dalidà che
spesso di essere un miracoCi conoscemsi complimenlato. Pensi che eravamo a po«Io e Celentano
mo l’anno in
tò per la mia
chi chilometri dall’Ottawa
cui lui cantava
canzone e mi
Heart Institute, l’ospedale più
cantammo
a
Sanremo,
“Una lacrima
disse che voleimportante sulle patologie
va farne una nel 1961, “24 mila baci”. sul viso” e ci
cardiache e là c’era in turno
legò subito la
versione franun cardiologo bravissimo, il
cese. Poi arri- E il rock’n’roll contagiò nostra passiodottor Michael Le May e un’inne per Elvis. Lui
vò lui e senza
fermiera originaria di Carpitutta l’Italia»
era un po’ più
dire niente se
neto Romano che sarebbe dogiovane di me e
la portò via per
vuta venire al mio concerto.
molto timido, così lo portai nei
andare sul palco; gareggiaLo devo a loro se sono ancora
night club, insomma cercai di
vano assieme con “Ciao amoqui.
“scafarlo” un po’. E’ un’amire ciao”. Il giorno dopo vidi un
cizia che dura tuttora e qualgran trambusto e appresi delCom’è cambiata da allora la
che anno fa ci siamo esibiti in
la sua morte che mi addolorò
sua vita?
coppia nuovamente a Sanreenormemente. Lo conobbi
Sono ritornato a fare tutto como. Fu molto divertente!
quando entrò nella Rca: fu
me prima, ma devo dire che mi
sempre molto inè venuta una vera passione
E dei film “musicarelli”, cosa
troverso, staper la medicina. Leggo molmi dice?
va sulle
tissimo e trovo che servirebNe interpretai ben quattordisue, era un
bero più trasmissioni che
ci. Ebbi il piacere di girare con
uomo imspiegassero il corpo umano e
tutti i più grandi comici
penetrabila prevenzione.
le. Ecco,
f o r s e
nell’ultimo
(tgr) Little Tony, nome d’arte di Antonio
Ciacci, nasce a Tivoli il 9 febbraio 1941.
Inizia le prime esperienze musicali con i
fratelli con cui fonda il gruppo “Little Tony
and his brothers”. Nel 1958 vengono notati
da un impresario e partono per l’Inghilterra.
Rientra in Italia e nel 1961 partecipa al
Festival di Sanremo con la canzone “24
mila baci”, in coppia con Adriano Celentano. Tra i suoi successi ricordiamo “Riderà”, presentata al Cantagiro ‘66, “Cuore
matto”, col quale vince il Festival di Saremo
l’anno dopo, e la “Spada nel cuore”, cantata a Sanremo in coppia con Patty Pravo.
t
Chi è
(tgr) Ha portato la febbre del
rock’n’roll in Italia, con quello
stile alla Elvis che conquistò
le ragazzine e scandalizzò le
madri. Little Tony è per tutti
un’icona della musica di quegli anni, un cantante che ha
rotto gli schemi e ha lanciato
un genere nuovo, diverso, rivoluzionario. Parliamo con lui
della sua storia, oggi racchiusa nel libro fotografico “Immagini della mia vita”.
(iN) Primo Piano
l
(iN) Primo Piano
l
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
(14)
NASCE L’UNIVERSO DI STAR TREK
Tra il 1966 e il 1969, negli Stati Uniti,
andaronoinondaleprimeseriediStarTrek
(nella foto i protagonisti), ma in Italia
arrivarono solo nel 1978. La serie televisiva fu fonte di ispirazione per ricercatori
e scienziati tanto che il prototipo dello
Space Shuttle della Nasa fu chiamato
Enterprise, come l’astronave del telefilm.
Profilo (A)
Nostalgico
Profilo (C)
Cogli l’attimo
(MAGGIORANZA DI A)
(MAGGIORANZA DI C)
Il ricordo degli anni ‘60 è
ancora vivido dentro di te
e quando ripensi a
quell’epoca lo fai sempre
con piacere e con un pizzico di nostalgia, questo
molto probabilmente perché in quegli anni hai
vissuto una fase bella
della tua vita, come per
esempio l’adolescenza o
la tua giovinezza. Il momento in cui sei diventato grande e hai preso
decisioni importanti.
Nell’armadio conservi ancora qualche gonnellina
dalle fantasie oggi troppo
azzardate, o un giubbotto
consumato, ma di cui non
sei riuscito a fare a meno,
nonostante ormai siano
indumenti passati di moda. Hai da parte tutti i
tuoi dischi di vinile dei
cantanti in voga in quegli
anni sulle cui note hai
vissuto momenti magici
e indimenticabili. Ami le
foto in bianco e nero, gli
oggetti d’arredo che hanno caratterizzato
quell’epoca storica.
Vivi completamente immerso nel tuo presente.
Tendi a cogliere ogni occasione come se fosse il
treno da non perdere assolutamente, in una sorta
di inesorabile corsa senza
fine che ti toglie il fiato e
le energie. Sei una persona dall’animo generoso, sempre pronta a dare e
a mettersi a disposizione
per gli altri. Vorresti riuscire ad accontentare tutti, sebbene ciò sia impossibile. Pensare al passato
è qualcosa di completamente avulso da te se non
per verificare di aver fatto
tutto ciò che ritenevi fosse compito tuo. Forse dovresti iniziare a fermarti
un po’, comprendere le ragioni della tua necessità
di accontentare tutti. Se
le persone che hai accanto ti vogliono bene, continueranno a farlo perché
ti stimano e apprezzano
per come sei, e non per ciò
che senti di dover dimostrare loro. Fermarsi a volte è necessario!
Profilo (B)
Verso il futuro
Profilo (D)
Curioso
(MAGGIORANZA DI B)
Andare a mostre ed eventi
che raccontano di anni
passati o partecipare a feste in costume con l’obiettivo rivivere, almeno per
una sera, la magia di anni
ormai lontani è una cosa
che ti deprime e che non
tolleri. Sei una persona
estremamente dinamica,
sempre in continua corsa
verso il tempo. Non riesci
mai a fermarti per più di 5
minuti. Appena hai l’occasione di rilassarti un po’ la
tua mente inizia subito a
inventarsi cose nuove da
fare. Molto probabilmente, questa tua caratteristica è espressione del tuo
bisogno di sentirti sempre
attivo. Molto probabilmente, non hai un rapporto
molto bello col tuo passato e pensare al futuro ti
permette di proiettarti in
una dimensione temporale dove tutto è ancora da
costruire, con la possibilità di cambiare le cose
che non ti piacciono e renderle migliori.
"
" A
" B
" C
" D
#
"
"
"
"
A
B
C
D
A scuola studiavi storia con:
Partecipazione
Insofferenza
Fatica
Interesse
A
B
C
D
Tra queste qualità, qual è
quella che secondo te
ti descrive maggiormente?
Riflessività
Concretezza
Generosità
Dinamicità
$
"
"
"
"
Cosa ti suscita pensare
hai mitici anni ‘60?
Malinconia, quanto vorrei
poter rivivere il fascino
di quel periodo
Noia, se una cosa è passata
perché ripensarci?!
Nervoso, già non riesco
a star dietro al mio presente
Interesse, è sempre bello
lasciarsi catturare dalla
magia di epoche lontane
%
Danno una festa dedicata
agli anni ‘60, con
la possibilità di vestirsi
con gli abiti dell’epoca:
" A Non vedo l’ora di andarci,
succedesse più spesso
" B La trovo una roba assurda,
che pagliacciata!
" C Non credo parteciperò,
non ho tempo
" D Ci vado, per una sera sarà
divertente
&
A una mostra dedicata
ai mitici anni ‘60:
" A Vado di corsa
" B Non ci penso proprio,
non spenderei mai i soldi
per una roba del genere
" C Se riesco ci faccio un salto
" D Perché no? Mi sembra
interessante
TEST A CURA DI
DANIELA MERCURIALI
(MAGGIORANZA
DI
D)
Hai l’atteggiamento di
chi tranquillo e sereno si
muove nel mondo, dopo
aver raggiunto quella sicurezza interna di base
che gli permette di esplorare e andare un po’ in
ogni direzione. Sei una
persona molto curiosa,
interessata a tutti gli
aspetti della vita. Ami
leggere, conoscere, capire. E proprio questa tua
necessità ti porta a voler
sapere anche di epoche
passate, ma che hanno
in qualche modo influenzato l’attuale presente.
Ti piace dunque documentarti e capire cosa
ha caratterizzato un determinato periodo storico, lasciandoti affascinare dalle storie di personaggi ormai diventati miti e immortalati. Così come ti affascina il passato, allo stesso modo
vai incontro al futuro con
la curiosità di vedere cosa ha da offrirti e insegnarti.
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
(15)
(16)
(IN)
Davide
Boni
Il Consiglio regionale lombardo, guidato dal leghista Boni, ha deciso di bloccare i contributi alle
trasferte all’estero i patrocini. Almeno finché non
verrà approvato il nuovo regolamento.
(iN)
Nord-Ovest
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
)OUT(
Carlo
Nola
Il deputato Pdl di Pavia pare essere il colpevole del
ceffone assestato al collega dell’Idv Franco Barbato, reo di aver insultato una compagna di partito
di Nola, scatenando così una mega rissa in Aula.
Finanziaria, continua lo scontro
Le Regioni incontrano Berlusconi
Expo 2015,
ultima chiamata
(ANTONIO RISOLO)
(rat) Dove eravamo rimasti? Al 2015, che è
già domani. L’impasse Expo procede su un
percorso minato, fatto di ultimatum, come
quello di Donna Letizia: «Ora aspetto, ho dato
altre 48 ore di tempo». Ma se il sindaco di
Milano, che è anche commissario di Expo
2015, insiste per avere le aree in comodato
d’uso, il governatore Formigoni è fermo sulle
sue posizioni: le aree vanno acquistate. Oppure? Chiaro: la Regione sta alla finestra, ma
potrebbe anche defilarsi dalla partita, ovviamente nella veste di socio. Data per scontata la buonafede sia di Letizia Moratti, sia di
Formigoni, sorge però qualche dubbio. Mi
spiego. Quando si arriva al braccio di ferro
significa che c’è qualcosa che non funziona.
Si dice, infatti, che dietro la posizione del
Pirellone ci sia Infrastrutture Lombarde, la
newco candidata - qualora i terreni venissero
acquistati con i soldi della Regione - a diventare la piattaforma appaltante dell’intero
sito Expo. A questo punto mi chiedo, i cittadini si chiedono: come è possibile che a
oltre due anni dalla vittoria di Milano nella
gara internazionale per Expo 2015 si debba
tornare al punto di partenza? Con l’uscita di
scena dell’amministratore delegato della società di gestione, Lucio Stanca, si ricomincia
tutto da capo. Vorrei capire perché si sono
buttati via due anni e più, oltre al compenso
dello stesso parlamentare con il doppio incarico, spesso bacchettato dallo stesso Formigoni. Stanca era già un manager dimezzato, sfiduciato anche da Diana Bracco, industriale farmaceutico e presidente di Expo.
Un bilancio deludente, quindi, costato tempo
e denaro. Ma in questo Paese le cose vanno
così. Basti ricordare “Italia 90” quando si
buttarono via miliardi di lire per infrastrutture
e stadi già vecchi e a rischio sicurezza. Di
Expo 2015 ha deluso la gestione fallimentare
partita con il piede sbagliato. Noi siamo bravi
a correggere la rotta in corso d’opera perché,
bene o male, gli errori della politica si pagano
sempre con i quattrini di Pantalone. Ma c’è
un ennesimo risvolto: possibile che Regione,
Comune e Provincia, governati dal centrodestra, offrano sul piatto d’argento al centrosinistra una frittata di tali dimensioni?
(MARCO GIBELLI)
(gmc) Mentre andiamo in stampa
sta avvenendo il tanto atteso
incontro tra gli Enti locali, con le
Regioni in testa, e il Governo, o
meglio il premier Silvio Berlusconi. Il tema è quello che tiene
banco da tempo, la Manovra finanziaria, che è stata bocciata
dai governatori perché i tagli non
sono distribuiti in modo equo,
sostiene la Conferenza delle Regioni, e colpisce in modo insostenibile proprio le Amministrazioni regionali.
Berlusconi, supportando il suo
ministro dell’Economia, Giulio
Tremonti, aveva ribadito più volte
che i totali non si toccano, ovvero
alle Regioni tocca tagliare 8,5
miliardi di euro sul totale di 24,9
della Finanziaria. Per questo i
governatori chiedono che il taglio
sia meglio distribuito, poiché per
loro rappresenta il 13% delle loro
spese, mentre per lo Stato centrale solo l’1,22%.
La soluzione proposta dal Governo? Arrangiatevi e decidete voi
come dividerveli. Ma la reazione
dall’altra parte è sempre stata
ferma. I capi rivolta, il governatore dell’Emilia Romagna e
presidente della Conferenza delle
Sergio Chiamparino, Vasco Errani, Giuseppe Castiglione e Roberto Formigoni
Regioni, Vasco Errani, e il suo
collega lombardo, Roberto Formigoni, hanno più volte confermato, e non minacciato, come
loro stessi dichiarano, che se i
conti restano questi saranno costretti a rimettere le loro competenze allo Stato, impossibilitati a gestire le loro funzioni per
mancanza di risorse. Ma hanno
accolto positivamente l’incontro, ribadendo la loro disponibilità
a trattare. Formigoni ha ricordato
la posizione delle Regioni: «Diciamo sì alla Manovra, dunque sì
a farci carico con responsabilità
della parte di sacrifici che ci competono, ma chiediamo che questi
sacrifici siano equilibrati con gli
altri comparti della Repubblica,
cioè siano distribuiti equamente
tra tutti... Il totale della Manovra
anche per noi deve essere blindato: abbiamo sempre detto sì a
una Manovra da 25 miliardi; ma
deve essere rimodulata la ripartizione dei tagli. E’ su questo che
dobbiamo dialogare».
La Manovra intanto è al vaglio del
Senato e di modifiche in tal senso
non sembrano essercene, inoltre
verrà posta la fiducia sul voto al
provvedimento finanziario, ovvero, come ha invece dichiaratamente minacciato il premier, «o
passa o si va tutti a casa».
e il faceto
Tra il serio
L’(iN)dignato
Direttore di banca convince
rapinatore a lasciar perdere
Armato di mazza da baseball un disoccupato
54enne di Desio (Mb) tenta una rapina alla
Banca popolare di Lodi a Seveso. Ma il direttore, Vincenzo Verzeni, assessore al Sociale di Triuggio, lo calma e lo convince a
lasciar perdere. Il rapinatore viene arrestato
ma ha voluto ringraziare Verzeni per non avere
peggiorato la sua già delicata situazione
(«Giornale di Seregno» del 06/07/10).
Parole crociate in Consiglio
C’è chi scrive al cellulare e chi sonnecchia.
Ma non solo: qualcuno, praticamente dall’inizio, si dedica alla compilazione di parole
crociate e giochi di enigmistica, grazie all’ausilio di riviste specializzate. Non stiamo par-
lando di una classe durante un’ora “buca”,
ma del Consiglio comunale di Sestri Levante
(Ge), dove tre consiglieri del Pd sono stati
“beccati” a trascorrere così il tempo durante
l’ultima seduta di lunedì 5 luglio. E mentre si
discuteva su una mozione per la riduzione dei
compensi di consiglieri e assessori... («Il
nuovo Levante» del 09/07/10).
Cercasi sponsor per pattuglie serali
La crisi aguzza l’ingegno. E così, in un periodo
di magra per gli enti locali, la Polizia locale di
Arluno (Mi) ha avuto una pensata originale:
un bando pubblico per cercare aziende e
soggetti privati interessati a sponsorizzare i
pattugliamenti serali. L’offerta minima è di
500 euro («Settegiorni Magenta - Abbiategrasso» del 09/07/10).
(iN) Nord-Ovest
l
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
AUMENTANO I COMUNI RICICLONI
I Comuni del Nord-Ovest sempre più “ricicloni”. Dall’ultima indagine di Legambiente
sulla raccolta differenziata, emerge che le
Amministrazioni comunali virtuose lombarde
sono 446, passando così dal 25,2% del totale
(17)
al 28,8, e in Piemonte 288, salendo dal 19,5%
al 23,9. In Valle d’Aosta e Liguria, invece, solo
un Comune è stato promosso.
Calano i consumi delle famiglie,
ma quanto è cara la Lombardia
(gmc) Le famiglie italiane
consumano di meno. Nel
2009 ognuna ha speso in
media, al mese, 2.442 euro,
l’1,7% in meno rispetto
all’anno precedente. Ma in
certe regioni si registrano
valori di spesa superiori, più
dettati dal maggiore costo
della vita piuttosto che da
una maggiore propensione
alla spesa. Secondo i rilevamenti dell’Istat, la Lombardia è prima, con una spesa mensile di quasi tremila
euro. E’ anche vero che i
redditi in questa regione sono più alti. All’ultimo posto,
invece, ovvero dove si spende meno, c’è la Sicilia, con
circa 1.700 euro.
Il capitolo di spesa principale
è la casa, che pesa per il
28%, ed è uno dei pochi fattori che cresce. Principalmente si tratta del mutuo,
poiché solo il 17% delle famiglie italiane vive in affitto.
Seguono, poi, le spese per
alimenti, circa 19%, e trasporti, 14%. Anche qui i divari sono evidenti. Per mangiare al Nord si spende il
16,4% mentre al Sud il 24,4.
Sia la spesa per generi alimentari che per i trasporti
sono scese, appunto più per
una scelta che per un calo
dei prezzi.
Una prova del divario sul costo della vita arriva sempre
dall’Istat che ha considerato
il potere d’acquisto nei capoluoghi di regione. Nel
2009 la differenza dei livelli
dei prezzi al consumo conferma la differenza tra Nord e
Sud. La città più cara risulta
essere Bolzano, con i prezzi
superiori del 5,6% rispetto
alla media nazionale
(105,6), mentre la meno cara è Napoli (93,8). Milano si
posiziona terza, con un indice pari a 104,7, seguita da
Genova (103,4). Torino e Aosta sono settima e ottava,
con un valore superiore rispetto alla media nazionale
di 2,7 e 2,4.
In tutta questa situazione
l’istituto statistico nazionale
lancia un altro segnale negativo, che si collega e spiega i precedenti: nel primo
trimestre 2010 il potere di
acquisto delle famiglie (il
reddito disponibile delle famiglie in termini reali) è diminuito dello 0,5% rispetto al
trimestre precedente e del
2,6% rispetto al 2009.
Redazione: Merate (Lc), via Campi, 29/L - tel. 039.9989.241
e-mail: [email protected] - sito: www.europa-in.it
Questo numero è stato chiuso venerdì 9 luglio alle ore 12
Pubblicità: tel. 039.9989.1 - e-mail: [email protected]
LA SPESA DELLE FAMIGLIE (2009)
Regione
Lombardia
Veneto
Emilia R.
Valle d’Aosta
Lazio
Piemonte
Umbria
Friuli V. G.
Trentino A. A.
Toscana
Marche
Abruzzo
Liguria
Molise
Puglia
Campania
Sardegna
Basilicata
Calabria
Sicilia
Italia
Spesa
mensile Alimenti
(in euro) (in %)
2.918
2.857
2.799
2.606
2.591
2.588
2.586
2.569
2.520
2.444
2.434
2.419
2.396
2.336
1.983
1.894
1.878
1.862
1.795
1.721
2.442
16,1
15,6
15,8
15,1
18,7
18,4
19,4
15,5
15,1
18,2
19,8
21,9
19,6
20,5
24,1
26,5
22,7
22,1
24,5
24,4
18,9
Casa
(in %)
Trasporti
(in %)
28,3
28,2
27,9
27,5
32,5
26,5
25,7
30,6
29,9
32,0
27,1
24,0
32,2
22,8
22,2
26,2
27,8
20,2
21,1
26,2
28,0
15,0
15,2
14,9
13,3
13,0
13,5
14,4
14,7
13,9
13,9
13,3
13,7
11,3
10,7
12,5
11,0
12,2
13,1
13,9
13,0
13,8
Fonte: Istat
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l
Personaggio (iN)
(18)
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
LE ELEZIONI PROVINCIALI
Diego Sozzani è diventato presidente della
Provincia di Novara vincendo, al primo turno,
le elezioni del 6-7 giugno 2009 con il 53% dei
voti,paria105.672preferenze,sostenutoda
PdleLega.Traisuoi9avversari,ilpresidente
uscente Sergio Vedovato (nella foto con
Sozzani), appoggiato da Pd, Idv e Sinistra e
Libertà, è arrivato secondo con il 32,6%.
DIEGO SOZZANI
(ERICA BERTINOTTI)
(bec) Diego Sozzani, presidente della Provincia di Novara, si definisce uomo di
centro destra (Pdl), ma soprattutto un battitore libero.
La sua prima esperienza da
lui definita come strettamente politico-amministrativa è proprio quella in Provincia.
Come si svolge una giornata
di Diego Sozzani, presidente
della Provincia?
Mi alzo alle 6,30 e dalle 7
alle 8,30, una porzione molto piccola di tempo, mi concentro sulla mia professione
di ingegnere, curando i progetti che sto seguendo in
Puglia e Lazio. Alle 8,30 mi
trasferisco negli uffici della
Provincia, per l’analisi dei
giornali e la rassegna stampa, la verifica delle attività
dei singoli assessori e di
seguito l’azione amministrativa vera e propria, fatta di
un costante e continuo rapporto con gli enti erogatori di
denaro: questo implica trasferte a Roma o Torino e
tanti incontri. Gli impegni istituzionali sul territorio sono davvero numerosi, non si riescono
a contare gli inviti che
arrivano dai Comuni, dagli enti, dalle associazioni. Non volendo però
tralasciare alcun paese,
stabilisco delle priorità
concordandole con i sindaci. Il fine settimana,
poi, è quello più denso di
eventi. Essere presidente
è un lavoro a tempo pieno.
Vado a dormire verso mezzanotte dopo aver letto qualche pagina.
Cosa legge?
Libri complessi e mai
banali, che facciano pensare: direi soprattutto la saggistica legata alla filosofia,
all’attualità, all’economia,
ai comportamenti sociali
che indicano un nuovo modello di vita applicabile anche all’amministrare. I best
seller, romanzi o gialli, non
mi attirano, anzi, sono un
buon modo per farmi addormentare.
Ha tempo per mangiare, in
queste giornate così intense?
Mangio poco a dire la verità,
anche perché sono un po’
fanatico dell’alimentazione.
Seguo una dieta sportiva,
che scinde le proteine dai
carboidrati. Al mattino cereali, a pranzo riso bollito in
bianco o addirittura nulla,
per cena piatto di carne o
pesce. Bevo molti caffè:
quelli non li conto.
E sceglie acqua o vino per
accompagnare il cibo?
Il personaggio
Un tecnico arrivato alla sua prima vera esperienza politica quasi casualmente
(bec) Diego Sozzani è nato a Novara il 2 ottobre 1960 ed è residente nel capoluogo.
Si è laureato in ingegneria civile
sezione idraulica al Politecnico di
Torino il 17 dicembre 1985 ed è
iscritto all’albo degli ingegneri di
Novara, con iscrizione datata 22
luglio 1987. Da quella data è libero
professionista e dal 1991 consulente dell’Unione industriali del
Verbano Cusio Ossola. Tra le attività prevalenti è anche tecnico
competente in acustica, ha attestati in materia di sicurezza sul
lavoro nei cantieri progettazione,
direzione lavori, collaudo e consulenza per opere pubbliche nei
settori dell’idraulica generale e
ambientale, acquedotti, fognature, impiantistica, collaudi statici,
tecnico amministrativi, piani di
sicurezza e relativo coordinamento.
Per quanto riguarda, invece, le
esperienze in campo politico - amministrativo, dal 1988 al 1992 è
stato consigliere comunale a Novara, dal 2003 al 2006 assessore
all’Urbanistica sempre del Comune di Novara, dal 2006 al 2009
componente della Commissione
tecnica urbanistica della Regione
Piemonte, da novembre 2006 a
giugno 2009 è stato presidente di
Cim spa (l’interporto di Novara), e
da un anno è presidente della
Provincia di Novara con una maggioranza formata da esponenti Pdl
e Lega Nord (ha battuto Sergio
Vedovato, presidente uscente che
si ricandidava per il secondo mandato per il centro sinistra).
E’ anche socio del Rotaract club
Novara e del Rotare club Borgomanero - Arona.
Sozzani è sposato con Emanuela
Patta. Su Facebook ha 632 amici,
tra cui molti politici, molti imprenditori, molti giornalisti.
Sono un appassionato di vino e adoro le bollicine, più
che i vini fermi, ma non ne
bevo molto. Sia per una scelta legata alla salute e alla
linea, sia per mantenermi
lucido. Se dovessi cedere alla tentazione a
ogni cena di lavoro o a
ogni inaugurazione, visto il numero elevato
anche nella stessa
giornata, sarei rovinato.
Ha altre passioni?
Mi piace il cinema,
ma, per gli orari lavorativi che faccio, fatico a frequentare il
cinema e spesso mi addormento prima della fine
della pellicola. Preferisco
comunque la musica, sia in
auto sia a casa: sono un
cultore del jazz.
La Giunta provinciale di Novara guidata dal presidente Diego
Sozzani. A sinistra, Sozzani ritratto da Daniele Lauro
Però ama anche l’arte...
Sì, ho una vera passione per
l’arte contemporanea. Nel
mio ufficio in Provincia, per
esempio, ho fatto appendere
alle pareti dei quadri che
giacevano nelle cantine del
Comune. Me li sono fatti
dare in comodato d’uso: un
modo per alleggerire l’ambiente che appariva abbastanza ingessato e cupo e
per evitare che le tele si
sciupassero.
Riesce a ritagliare del tempo
per sé? A non fare sempre il
presidente?
Sono sempre il presidente,
tranne quando dormo... In
realtà nelle ore libere gioco a
golf, che rappresenta la mia
passione, elemento di relax:
giusto connubio tra lo sport
e la natura. E’ davvero un
modo per staccarsi dal mondo: ci vogliono cinque ore
per completare un circuito
da 18 buche e l’uso del
cellulare è vietato.
Mare o montagna?
Mare in assoluto. Prima di
fare il presidente ho viaggiato molto in barca a vela
sul Mediterraneo. La Corsica
e la Sardegna fanno invidia
ai Caraibi, come natura e
come bellezza delle acque.
Ma anche le Eolie e alcuni
angoli della Liguria sono stupendi.
E parlando del Novarese, cosa ne pensa, come territorio
- risorsa per il turismo?
Il nostro territorio in questi
anni è stato apprezzato soprattutto dai cittadini piemontesi e lombardi, ma ha
conosciuto un incremento
dei vacanzieri anche
dall’estero. Sono straordinarie, del resto, le potenzialità
l
Personaggio (iN)
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
DOPO 33 ANNI IL NOVARA IN A
Il Novara Calcio ritorna in serie A dopo ben
33 anni. La festa è scoppiata domenica 25
di cui dispone il Novarese e
che per molti versi risultano
ancora inespresse: dal turismo devozionale a quello
enogastronomico, a quello
legato ai convegni. Tutte eccellenze che dobbiamo diffondere nell’ottica di una
promozione territoriale a
360º, non solo sul fronte del
turismo, ma anche sul piano
della riconoscibilità del
brand novarese in tutti i settori del mercato: dall’industria all’accoglienza, dai servizi all’artigianato, passando
per l’agricoltura. Milano
Expo 2015 è dietro l’angolo
e non possiamo permetterci
di farci trovare impreparati.
Lo sport
Come è arrivato alla decisione di occuparsi di politica?
Non ho mai deciso di fare
politica, ma sono sempre
stato in ambienti professionali che avevano numerosi
contatti con quel mondo. La
politica a livello teorico, poi,
è sempre stata una mia passione. Ero nel direttivo del
partito socialdemocratico,
poi ho fatto carriera (e lo
metterei tra virgolette, perché non so se può essere
considerato aver fatto carriera, essere presidente della Provincia) in prima linea
quasi casualmente. Prima
da Forza Italia e poi dal Pdl
sono arrivate indicazioni sulla mia persona che ovviamente mi hanno fatto piacere. Le mie esperienze politiche però sono sempre state “tecniche”: sono stato
designato assessore in Comune a Novara per occuparmi del piano regolatore,
sono arrivato al Cim, l’interporto di Novara, per pensare al piano di espansione.
Con questo incarico, invece,
sono approdato alla politica
più pura e a una vita am-
aprile, a due giornate dalla fine del campionato, dopo il pareggio per 3 a 3 con la
Cremonese alla stadio Silvio Piola di No-
(19)
vara,davantiaquasi7milae500tifosi.Una
stagionechehavistolasquadramantenere
l’imbattibilità per 30 giornate consecutive.
ministrativa a tempo pieno.
Ma quale principio la spinge?
Di certo la sussidiarietà, per
questo è stato ospite, per la
prima volta a Novara, Giorgio
Vittadini, presidente della
Fondazione per la sussidiarietà. Le istituzioni hanno il
dovere di creare le condizioni che permettano alla
A sinistra,
Diego Sozzani con Giorgio
Vittadini, presidente della
Fondazione
per la sussidiarietà.
Sopra, una
delle tappe
della Giunta
itinerante a
Oleggio
persona e alle aggregazioni
sociali (famiglia, associazioni, gruppi) di agire liberamente senza sostituirsi a essi nello svolgimento delle
loro attività. Questo garantisce un intervento efficace
ed efficiente che libera le
istituzioni da un sovraccarico di compiti e consente di
controllare l’intervento sussidiario della mano pubblica
nel modo più diretto possibile in quanto erogato dal
livello più vicino al cittadino.
Un suo pregio?
Sono una persona molto disponibile, e alcuni amici mi
dicono che lo sono anche
troppo, ma non è una recita
politica, ma una caratteristica per me naturale.
E un difetto?
(bec) Il presidente della Provincia di
Novara, Diego Sozzani, oltre a essere uno sportivo direttamente sul
campo, da golf, e a contatto con il
mare, ha una passione anche per il
calcio. Un amore che lo vede attivo
per scopi benefici con qualche partita sul verde, ma soprattutto lo ha
visto allo stadio in due occasioni
molto particolari. Il cuore, infatti, è
rossonero (tifa Milan), ma anche
azzurro, l’azzurro del Novara calcio,
la squadra della sua città che con
questo campionato eccezionale si
è guadagnata la promozione in
serie B. Sozzani è stato ospite (nel
gennaio del 2010) allo stadio Giuseppe Meazza in San Siro per la
sfida valevole per l’accesso ai
quarti di finale della Tim Cup (la
Coppa Italia del calcio professionistico): il presidente nonostante
fosse “diviso in due” non ha avuto
Non me ne vengono in mente. Forse non ne ho. (Il presidente ride dicendolo, poi ci
pensa un attimo e risponde).
Forse la presunzione di pensare di essere sempre sulla
strada giusta e per questo
magari non ascoltare molto
gli altri. Devo anche dire
però che sto imparando a
mediare di più.
Come si definisce come per-
Le due passioni sportive
del presidente
Diego Sozzani: il golf (a
destra) e il
calcio (sotto,
allo stadio
Piola il giorno
della promozione in serie
B del Novara)
dubbi: «In questo caso il
mio sostegno è andato
senza alcuna riserva ai
colori dell’undici novarese». Il risultato era
stato però favorevole
alla formazione Lombarda (2 a 1), anche se il
Novara si era battuto fino all’ultimo
con orgoglio e bravura. La seconda
occasione per il presidente di essere sugli spalti si è trasformata in
un momento di festa assoluta: al
Piola (lo stadio di Novara) il 25
aprile 2010 gli azzurri hanno pareggiato ma hanno anche festeggiato il passaggio in B. Grande
emozione per Sozzani: «Mi sono
complimentato con la squadra, che
ha meritato questo risultato, con i
ragazzi e tutta la società. Questo
traguardo porta lustro a tutta la
città».
sona? Ha tre aggettivi per
presentarsi?
Sono simpatico, socievole,
un vero animale da compagnia, anche se un pelino
strafottente.
E sua moglie cosa pensa di
lei?
E’ una donna molto comprensiva, arriva da un ambiente legato alla politica e
quindi capisce la difficoltà
dell’impegno e tutti gli elementi connessi al mio ruolo.
Stima molto le mie intuizioni, il mio modo di guardare
lontano, di approcciare il lavoro, le mie idee che sanno
di novità e per questo le
“esporta”.
Un uomo con le idee chiare,
ma anche un amministratore
dalle idee altrettanto chiare.
Cosa ne pensa del ciclone
che ha investito l’ente Provincia, in relazione alla possibile soppressione da parte
del Governo?
La Provincia non si tocca.
Prima si è parlato di abolizione, poi di abolizione solo
per le province sotto i
220mila abitanti, ora nulla
verrà toccato, ma non è possibile trattare in questa maniera un ente nato prima
delle Regioni e fondamentale. L’articolo 118 della Costituzione parla chiaro: o modifichiamo la Costituzione o
ridisegnamo le competenze,
senza però togliere i trasferimenti. Non si può, per
tagliar la spesa pubblica,
amputare la Costituzione.
Nel 2007, per fare solo un
esempio, i trasferimenti dello Stato alla provincia di
Novara sono stati di 85 milioni, nel 2010 di 63; di
conseguenza gli investimenti per opere infrastrutturali
fino al 2008 sono stati intorno ai 60 milioni, oggi sono
scesi a 15. Si individua nelle
Province la malattia, ma non
si spiega la possibile cura.
La preoccupazione non è solo per Novara città (che rappresenta comunque un terzo
della popolazione complessiva della provincia) ma soprattutto per gli 88 Comuni
che la compongono: i piccoli
soffrono più dei grandi.
Come è cambiata la Provincia dal suo insediamento
a oggi?
Prima di tutto c’è stata una
rottura sostanziale rispetto
al rapporto di pura sussidiarietà dell’Amministrazione provinciale nei confronti
di quelle comunali. Ora siamo presenti sul territorio con
la Giunta itinerante, con i
circondari. Circondari che
rappresentano uno degli
obiettivi raggiunti e di cui
sono davvero orgoglioso: abbiamo vinto lo scetticismo
degli amministratori locali
che ora ci aiutano, dandoci
un riassunto delle problematiche del territorio e favorendo il confronto.
(20)
l
Medicina (iN)
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
Novità per la disfunzione erettile
Bayer taglia i prezzi dei farmaci
(LAPO SERMONTI)
Molti la definiscono “notizia bomba”, perché di solito le aziende farmaceutiche i prezzi dei farmaci li
aumentano: invece, prima e
al momento unica in Italia,
Bayer Schering Pharma riduce drasticamente il prezzo di un farmaco su prescrizione per la Disfunzione
Erettile. E senza che per la
molecola sia scattato il
passaggio a farmaco “generico”, cosa che di solito
motiva questo tipo di in-
terventi. La notizia, a dire il
vero, era già nell’aria da
quando l’abbassamento dei
prezzi è stato praticato
dall’azienda tedesca in
Francia, Spagna, Germania
e Gran Bretagna. Fino a ieri,
giorno dell’entrata in vigore
di questo provvedimento, il
prezzo al pubblico di una
pillola per aiutare i maschietti in difficoltà era di
circa 12 euro, ma già da
tempo alta era la domanda
per una versione più economica degli inibitori delle
fosfodiesterasi di tipo 5.
Un farmaco ad hoc per..
la serenità, di tutti e due
La disfunzione erettile maschile, o impropriamente
“impotenza”, definisce
l’incapacità permanente
di raggiungere e mantenere un’erezione sufficiente per consentire l’atto
sessuale. Può avere origine oltre che da condizioni psicologiche ma anche da fattori organici di
natura vascolare, neurologica o ormonale. Viene
generalmente classificata
in questi 4 livelli:
- Nessuna. La capacità di
raggiungere e mantenere
un’erezione non è pregiudicata
- Lieve. La capacità di raggiungere e mantenere
un’erezione è lievemente
pregiudicata. Generalmente gli uomini che ne
sono colpiti sono soddisfatti solo occasionalmente della loro prestazione
sessuale.
- Moderata. La capacità di
raggiungere e mantenere
un’erezione è parzialmente pregiudicata. Generalmente gli uomini che ne
sono colpiti sono soddisfatti solo raramente della
loro prestazione sessuale.
La maggior parte degli uomini affetti da DE soffrono
di questo tipo di disfunzione moderata.
- Grave. La capacità di raggiungere e mantenere
un’erezione è fortemente
pregiudicata. Generalmente gli uomini che ne
sono colpiti non sono soddisfatti della loro prestazione sessuale o lo sono
molto di rado.
I farmaci come il Levitra
aumentano la disponibilità di ossido nitrico, favorendo la vasodilatazione
del pene e la conseguente
erezione.
La somministrazione è
semplice: la pillola deve
essere assunta per via orale prima dell’atto sessuale
e i suoi effetti si manifestano in combinazione
con la stimolazione sessuale. Il tempo che intercorre tra l’assunzione e il
momento in cui il corpo è
pronto all'atto sessuale
varia a seconda del farmaco prescritto. Queste
caratteristiche rendono
gli inibitori della PDE5 un
metodo terapeutico spontaneo e naturale. L’uso di
questi farmaci è controindicato in caso di terapia
con nitrati, usati nell'angina pectoris.
Insomma, Bayer ancora una
volta si è dimostrata attenta alle esigenze del paziente - così dicono in azienda - e l’offerta di un prezzo
proporzionale al dosaggio
rappresenta una soluzione
vantaggiosa in risposta alle
necessità di un paziente affetto da Disfunzione Erettile. E non, quindi, un’operazione puramente commerciale.
All’origine di questa idea
“deflagrante” per un mercato non certo abituato a
queste sortite di abbassamento dei prezzi sembra ci
sia il fatto che in azienda si
siano accorti che molti pazienti (dalle indagini di mercato effettuate addirittura
il 44% degli acquirenti)
spezzino la compressa da
20 mg per ottenere 2 dosi
da 10 mg o addirittura 4
dosi da 5mg (uno su cinque,
sempre secondo i dati interni) e addirittura due su
tre lo farebbero al solo scopo di diminuire la spesa.
Ma... ogni medaglia ha il
PREZZI A CONFRONTO
Si tratta di una riduzione a dir poco “significativa” del
prezzo delle confezioni da 10 e 5 mg, mentre il prezzo della
confezione da 20 mg rimarrà invariato. I nuovi prezzi sono
entrati in vigore dal 1° luglio, ed è una decisione veramente
“storica”: è la prima volta che avviene una riduzione di
prezzo così siprezzo
prezzo
gnificativa nel
attuale nuovo
Levitra
mercato dei
(euro)
(euro)
farmaci non ge20mgx4cpr
52,40
52,40
nerici.
Ecco la tabella 10mgx2cpr
25,00
13,10
dei prezzi nuovi 10mgx4cpr
47,30
26,20
confrontati
10mgx8cpr
88,60
52,40
con quelli pri5mgx4cpr
40,30
13,10
ma in vigore.
suo rovescio: spezzare la
compressa comporta un rischio non indifferente di assumere un dosaggio scorretto (la divisione “manuale”, si sa, non è mai precisa), oltre ad un possibile
deterioramento del farmaco
(la superficie di frattura può
ossidarsi compromettendo
la corretta conservazione)
nonché di perdere frammenti di compressa quando la si
divide.
PAGINE A CURA DI INFOMEDIA
V.le Tito Livio, 72 - 00136 Roma
Tel. e fax: 06-35340126 - e-mail: [email protected]
Quali i vantaggi per il paziente
Oltre a quelli relativi all’evitare i problemi
dello “spezzettamento” della compressa
una cosa è certa: una terapia meno costosa permette l’accesso anche a nuove
fasce di pazienti con minore disponibilità
economica e l’incremento della frequenza
di utilizzo di Levitra da parte di pazienti che
già usano inibitori delle fosfodiesterasi di
tipo 5. Non solo: purtroppo anche nel
nostro Paese è molto diffuso un traffico
illegale di farmaci per la disfunzione erettile attraverso il web. Internet è infatti
stracolmo di siti che propongono i farmaci
ufficiali e le loro imitazioni acquistabili a
costi ridotti e senza ricetta. Con quali
rischi? Si stima che circa la metà dei
farmaci venduti via Internet sia contraf-
fatto: si tratta di farmaci che sono o del
tutto privi di principio attivo, con quantità
non corrette o con eccipienti pericolosi.
Differenze, quindi, sia nella quantità che
nella qualità di farmaco ed eccipiente. E
con rischi di allergie, interazioni rischiose
tra farmaci, etc. E senza dubbio la riduzione del prezzo finisce inevitabilmente
con il ridurre questo pericoloso mercato
nero di Internet. Ma c’è anche un altro
vantaggio “indiretto” per il consumatore:
la riduzione del prezzo garantisce ovviamente una miglior compliance del paziente
e facilita anche una eventuale terapia con
dosaggio basso e per un periodo prolungato secondo quanto prescritto dallo
specialista medico. (L.SER.)
Il ruolo del farmacista, primo anello della catena
Per facilitare il lavoro dei farmacisti,
rendendo più agevole la gestione di
scorte e ordini, già da un mese è stata
diffusa dall’azienda un’informativa sulle
novità del listino. Non solo: in collaborazione con il progetto “Sapere e Salute” del Consumer Care, sarà inoltre
messo a disposizione delle farmacie un
nuovo opuscolo “Bayer per la Coppia”
rivolto al cittadino. Lo scopo è sensibilizzarlo ai rischi dell’acquisto di farmaci attraverso canali diversi dalla farmacia: proprio perchè almeno il 50% dei
farmaci proposti via internet è contraffatto.
l
Medicina (iN)
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
(21)
Il grande obeso è un malato
da curare, non da compatire
(CAMILLA CACCIAMANI)
16 milioni di soggetti sovrappeso e oltre 5 milioni di obesi
in Italia. L’impatto dell’obesità - soprattutto dell’obesità
grave - sui costi sociali nel
nostro Paese supera ogni anno gli 8 miliardi di euro, escludendo da tali valutazioni costi intangibili altrettanto gravosi, come quelli legati al nucleo sociale dell’obeso, alla
discriminazione lavorativa, a
un più basso rendimento scolastico e, in definitiva, ai conseguenti disagi psicosociali.
Numeri che indicano come
anche l’Italia - e non solo gli
Usa - si trovi a dover gestire
un fenomeno allarmante,
un’epidemia inarrestabile per
proporzioni e dimensioni che,
secondo i recenti dati Istat, è
sempre più diffusa nella fascia di età tra i 6 e i 17 anni, 1
bambino su 3 è sovrappeso e
1 su 4 è obeso.
«L’obesità è una malattia sociale complessa che necessita dell’intervento di tutti gli
attori coinvolti in una sfida il
cui esito futuro si deciderà
proprio in questi anni - ha
detto il senatore Antonio Tomassini (nella foto), presidente della XII Commissione
Igiene e Sanità del Senato
della Repubblica e presidente dell’Associazione parla-
mentare per la tutela e la
promozione del diritto alla
prevenzione in occasione del
dibattito “Globesità: strategia e interventi”, promosso dalla sua Associazione e dall’Università di Roma Tor
Vergata - sulla base della validità degli interventi che
verranno proposti
e attuati». «Per affrontare i problemi
legati a questa patologia, bisogna distinguere
l’obesità arginabile con la
prevenzione e un corretto stile di vita dall’obesità grave e
irreversibile che rende invece
indispensabile un approccio
multidisciplinare per la sua
gestione», continua il senatore Tomassini. «Proprio
su tali presupposti
sono nati due disegni di legge, unificati poi in un unico provvedimento
attualmente in discussione presso
la Commissione
Igiene e Sanità del
Senato - conclude
il senatore - con l’obiettivo di
promuovere, ad esempio,
specifici programmi di informazione nella scuola dell’ob-
bligo, percorsi di formazione
sull’obesità grave per la classe medica e l’istituzione di un
Primo passo la nascita dell’Obesity Expert Group
Primo gradino in tale direzione è la
nascita dell’Obesity Expert Group, costituito su iniziativa di Renato Lauro
(nella foto), rettore dell’Università di
Roma Tor Vergata, per sottoporre
proprio alle Istituzioni, proposte, progetti e idee trasformandole in call to
action. «Esistono attualmente numerose attività di formazione, ma per
poter creare figure professionali in
grado di valutare in maniera corretta il
paziente obeso e individuare la cura
più appropriata, si dovranno predisporre percorsi universitari e post-uni-
versitari di alta specializzazione», afferma il professor Lauro.
«Concordo pienamente con
quanto affermato dal senatore Antonio Tomassini:
obiettivo comune deve essere quello di agire secondo
un approccio multidisciplinare che si basi sul potenziamento dei centri di
eccellenza esistenti e sulla
nascita di nuove strutture
capaci di operare in stretto
collegamento con la medicina del
Osservatorio Nazionale
sull’Obesità per monitorare
l’evoluzione dell’epidemia».
territorio, favorendo una maggiore
omogeneità a livello nazionale», continua il rettore dell’ateneo romano, il
quale conclude: «L’adozione di questo
approccio, soprattutto
quando ci si trova di fronte
all’obesità grave, richiede
l’impegno di una vera e propria equipe integrata che
comprenda l’internista o
l’endocrinologo, il nutrizionista, lo psicologo e il chirurgo, sempre in contatto
con il medico di Medicina
Generale che resta il primo
punto di contatto con il
paziente». (C.CAC.)
Una soluzione last minute La telemedicina in sanità
contro adiposità e cellulite un vero “salto di qualità”
(CAMILLA COSTANZO)
Sono arrivate le vacanze: dopo un
anno di duro lavoro finalmente si
prospettano lunghe passeggiate sulla spiaggia, bagni di sole, folli serate
in discoteca, tanto divertimento e
relax. Anche il momento della temuta
prova costume è ormai imminente!
Più si avvicina la partenza più l’occhio cade sulle zone appesantite e
sale la preoccupazione di scoprirsi e
mostrare le proprie imperfezioni. E’ il
momento di agire, senza più rimandare a domani: grazie a Fasel, azienda leader in Italia nella commercializzazione di tecnologie e servizi
destinati all’estetica e alla medicina
estetica, questa estate l’unica
preoccupazione sarà cosa mettere in
valigia! I trattamenti ad hoc delle due
tecnologie brevettate Icoone e Cultra garantiscono risposte adatte ad
ogni esigenza in tempi rapidi ottenendo visibili miglioramenti su gambe e glutei poco tonici, addome rilassato, cuscinetti adiposi e pelle a
buccia d’arancia. Icoone e Cultra
sono presenti nei migliori Centri Estetici e Centri di Medicina Estetica.
Icoone, tecnologia unica. E’ la sola,
brevettata, in grado di effettuare la
Multi Micro Stimolazione Alveolare,
di straordinaria efficacia su tutto il
corpo. Grazie a un manipolo con due
rulli dotati ognuno di 132 micro alveoli (micro-fori), la pelle viene sollevata e stimolata in modo puntiforme, riattivando il microcircolo e
favorendo il drenaggio dei liquidi in
eccesso, l’ossigenazione dei tessuti
e la produzione di fibre elastiche.
Cultra, per i grassi localizzati. Cultra
a differenza di altre tecnologie per la
cavitazione, ha una doppia emissione
angolare e un’azione mirata sulla
cellula adiposa senza coinvolgere le
zone circostanti; questo grazie alla
particolare angolazione dei due
emettitori, posizionati a 135° di angolazione. Il trattamento dura dai 20
ai 40 minuti a seconda della zona da
trattare. Un ciclo completo prevede
7/10 sedute.
Per informazioni sui centri contattare
il numero 848 85 40 40
(SANDRO MARIANI)
In tempo di crisi la Telemedicina è
pronta al salto di qualità che occorre al Servizio Sanitario Nazionale
per un suo ripensamento sistemico.
Miglioramento della qualità dell’assistenza con il potenziamento dei
servizi sul territorio, riduzione dei
costi di ospedalizzazione, razionalizzazione dell’offerta sanitaria a
vantaggio soprattutto dei pazienti
cronici (in Italia ci sono 3mln e
mezzo di pazienti diabetici, oltre
4mln con patologie respiratorie e
1mln con scompenso cardiaco cronico). Sono questi i principali benefici, che possono derivare a tutto
il sistema se saranno fatte le scelte
giuste con il concorso di tutte le
parti interessate: istituzioni, società scientifiche, associazioni di pazienti, industria. Di questi temi, in
un’inedita alleanza istituzionale fra
Telemecomunicazioni e Sanità, si è
parlato al workshop alla Camera dei
deputati su “Investimenti ICT e Ser-
vizio Sanitario Nazionale: le prospettive della Telemedicina” promosso dal presidente della Commissione Telecomunicazioni della
Camera Mario Valducci in collaborazione con Intel Italia e con gli
interventi del presidente della Commissione Affari Sociali della Camera
Giuseppe Palumbo. Secondo Mario
Valducci «assicurare una più ampia
applicazione dei servizi di Telemedicina significa far entrare a pieno
titolo anche il settore della Salute
nella cosiddetta Economia della conoscenza. E’ una grande sfida per
tutta la società italiana, che non
può essere più rinviata e per la quale
sarà necessario affrontare innanzitutto la questione dell’accesso alla banda larga e della connettività
completa, come presupposto per il
diffondersi di questo tipo di servizi.
Bisogna poi lavorare per lo sviluppo
del mercato attraverso l’adozione di
nuove norme e strumenti che consentano l’interoperabilità e la standardizzazione delle tecnologie».
(22)
Speciale Salute
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
Correzione ortodontica,
benessere generale
Salute Un metodo innovativo per tornare a sorridere con denti nuovi
Dentiera addio, da oggi c’è il Toronto Bridge
(ces) Il dottor Lorenzo
lizzata dopo aver preso
Bontempelli, odontoiatra,
un’impronta di precisione:
ci illustra un’innovativa tecsi costruisce una struttura
nica per tornare a sorridere
portante in metallo, oppure
in 6-8 mesi, senza spentitanio o zirconio, sulla quadere una fortuna.
le verranno modellati i denti
Dottore, quale alternativa
definitivi, in resina oppure
alla dentiera?
in ceramica, a secondo del
«Ai giorni nostri si sono
volere del paziente».
sviluppate delle tecniche
Quali sono i vantaggi delinnovative che, mediante
la Toronto Bridge?
l'inserimento di pochi im«La protesi rimane fissata
pianti, permettono di poagli impianti e quindi non si
sizionare nel cavo orale deltoglie, si riesce ad ottenere
le protesi avvitate»
una estetica elevata, la maIn cosa consiste questa
sticazione avviene come
tecnica?
con denti naturali, l'igiene si
«Toronto Bridge, questo il
effettua con la massima fasuo nome, consiste nell'incilità e cosa molto imporserire alcuni impianti, mitante, il dentista può rimuonimo 4, nell'arcata supeverla in caso di problemariore o in quella inferiore. Su
tiche agli impianti, o per
di essi viene avvitata una
effettuare un igiene profesprotesi che garantisce al
sionale».
paziente una stabilità, ed
E’ molto costosa?
una comodità simile a quel«Essendo una protesi con
Nella
foto
in
alto
una
bocca
parle dei propri denti. dopo
tanta tecnologia, sicuraaver eseguito una tac, si zialmente edentula, in quella
mente i costi non sono quelcostruisce, mediante un ap- centrale protesi tipo Toronto
li di una semplice dentiera,
posito software, una ma- Bridge, qui sopra la stessa pro- ma bisogna considerare i
tesi
avvitata
agli
impianti
scherina che guida l'opegrossi benefici che se ne
ratore nell'inserimento detraggono, oltre alla durata
gli impianti. Questi possono essere poche sicuramente giustifica i costi».
sizionati in maniera “transmucoso”, cioè
Quanto tempo occorre al dentista per
senza effettuare tagli alle gengive, o subito
portare a termine il lavoro?
dopo l'estrazione di un elemento dentario
«I tempi dipendono dal tipo di osso che ha il
rotto o parodontopatico, in cui l'impianto
paziente e varia da 4 a 8 mesi per il lavoro
viene posizionato direttamente nell'alveolo
finito; naturalmente il paziente non esce mai
dentario. Attraverso l'utilizzo di perni provdallo studio senza denti, particolare imvisori avvitati agli impianti appena messi, il
portante sia per l'estetica, sia per il poter
paziente viene provvisto di una protesi provmangiare, cosa che può essere fatta già
visoria, precedentemente preparata in lanella stessa giornata senza problemi».
boratorio, che serve, oltre a recuperare
A chi consiglia questa tecnica?
l'estetica e la funzione masticatoria, anche
«A tutti coloro che vogliono tornare a soralla guarigione dei tessuti sottostanti. Dopo
ridere senza il problema di perdere la protesi
circa 4/6 mesi si passa alla fase conclusiva,
e a tutti coloro che vogliono ritornare a
cioè alla costruzione della protesi Toronto
mangiare come quando avevano i propri
Bridge definitiva. Quest’ultima viene readenti».
Mascherina trasparente costruita con
metodica CAD/CAM
(ces) La motivazione che più frequentemente
porta gli adulti o i loro bambini a sottoporsi ad
una visita ortodontica è la richiesta di migliorare l’aspetto estetico della propria bocca.
Effettivamente oggi il poter esibire un “bel
sorriso” diventa obiettivo importante nella vita
di relazione, a qualunque età. Non bisogna
dimenticare però che una bocca “in disordine”
può nascondere anche altre problematiche,
magari meno evidenti per personale non medico ma non per questo meno importanti. La
bocca infatti permette numerose funzioni come la masticazione e la deglutizione ma influisce anche su fonazione, respirazione e
postura. Ecco perché la correzione ortodontica
diventa necessaria molto spesso per curare o
prevenire anche altri disturbi dell’organismo
oltre la masticazione o i problemi estetici, e
sempre più frequente l’approccio è multidisciplinare per ottenere un risultato più rapido
e soprattutto più stabile nel tempo. Chiediamo
alla dottoressa Rossana Riva quanti tipi di
apparecchi esistono: «Gli apparecchi ortodontici in commercio sono moltissimi - spiega Possiamo distinguerli tra ortopedici, per la
correzione delle problematiche ossee, di tipo
fisso (come l’espansore rapido del palato) o
molto frequentemente mobile ( apparecchi
funzionali ), e ortodontici, per la correzione
della posizione dei denti. Questi ultimi sono
generalmente fissi, costituiti da brackets, cioè
delle piastrine metalliche o di materiale estetico (ceramica, acrilico), applicate su ogni singolo elemento dentale e connesse con un
arco metallico che guida i denti verso la posizione desiderata».
E se si volesse qualcosa di più estetico?
«Negli ultimi anni è disponibile anche una
metodica innovativa per il trattamento del
cattivo posizionamento dentale, di tipo mobile, che utilizza una serie di mascherine personalizzate di resina trasparente e pratica-
mente invisibili, capaci di produrre progressivamente i movimenti ortodontici desiderati
senza alcuna compromissione dell’estetica
del sorriso. In questo modo anche molti adulti
che fino ad oggi scartavano l’idea di allineare i
denti solo perché non volevano sembrare
“ragazzini con il ferro in bocca” possono realizzare il loro desiderio di miglioramento estetico senza alcun imbarazzo perché, essendo
praticamente invisibili e minimamente ingombranti, non disturbano la fonetica e la vita di
relazione. Questa tecnica ovviamente non
sostituisce totalmente i sistemi tradizionali di
cura, poiché non può trattare tutti i tipi di
malocclusione, ma in molti casi ne costituisce
una valida alternativa (più di 1 milione di pazienti nel mondo hanno utilizzato questi allineatori)».
Come vengono costruite?
«Attraverso l’uso di una scansione CAD CAM,
che permette di ottenere una riproduzione
tridimensionale delle arcate dentarie, e di uno
specifico software, è possibile simulare, sulla
base delle indicazioni dello specialista ortodontista, i movimenti necessari al perfetto
allineamento degli elementi dentari e produrre
precisi allineatori per raggiungere tale scopo
anche nella realtà. Vengono così superati i
principali ostacoli che frenano gli adulti dal
risolvere problemi di affollamento o spaziature
tra gli elementi dentari: breve tempo di trattamento e senza il disagio di qualcosa di
evidente in bocca; possibilità di rimuovere gli
allineatori per mangiare e lavare i denti senza la
presenza di alcun corpo estraneo. Non è detto
che basti sorridere per stare bene, ma è
sicuramente sufficiente per stare meglio».
Dott.ssa Rossana Riva odontoiatra specializzata in ortognatodonzia, lavora
presso lo studio
di Correzzana e
Chignolo d'Isola
STUDIO ODONTOIATRICO ASSOCIATO PROJECT
Dott. Lorenzo BONTEMPELLI, Direttore Sanitario
Dott. Riccardo MAURI
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Dott.ssa Rossana RIVA, Specialista in Ortognatodonzia
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(iN) Viaggio
l
(iN) Europa - 12 Luglio 2010
(23)
Viaggio indietro nel tempo
nel ricordo degli anni 60
(crs) Il nostro viaggio alla ricerca di ricordi degli anni 60
ci conduce un po’ in giro per
l’Italia. Erano gli anni in cui il
turismo si stava evolvendo
verso i flussi di massa, dei
grandi numeri, di chi partiva
alla scoperta del tempo libero, della vacanza.
A sinistra, il
Museo Lamborghini e
una delle etichette di alberghi in mostra a “Sulla
valigia della
montagna”.
Sotto, il Museo Piaggio
Etichette di alberghi
Ricordi di questo “passaggio” si possono trovare (fino
al 10 ottobre) nella mostra
“Sulla valigia della montagna. Etichette di alberghi
1890-1960” allestita al Museo Nazionale della Montagna di Torino. Etichette che,
diventate status symbol, definivano immediatamente
aspirazioni e possibilità del
proprietario della valigia, utili
a comprendere un fenomeno
che si è inesorabilmente concluso negli anni Sessanta
quando il modo di viaggiare
cambiò: «Con il boom dei
viaggi in automobile si impose una nuova etichetta, la
decalcomania, che presto
avrebbe decorato la maggior
parte dei finestrini d’auto
dell’epoca».
In Tirolo
Castel Trauttmansdorf a Merano ospita invece il Museo
provinciale del Turismo, detto Touriseum. Grazie a fantasiose scenografie, il visitatore è proiettato nel passato e rivive la storia bisecolare del turismo nel Tirolo,
numerose fonti termali».
Dalla chitarra alla radio
rappresentata sia dal punto
di vista dei villeggianti sia da
quello della popolazione locale, in 19 stazioni partendo
dall’anno 1750, passando
agli anni della guerra mondiale e arrivando infine al rinascimento del turismo negli
anni 50, 60 e 70 fino ad oggi.
Il Museo Lamborghini
Più a sud, lungo la via Emilia,
si incontrano i luoghi della
famosa “Motor Valley” che
deve il suo nome proprio alla
ricchezza di aziende, musei,
collezioni e circuiti motoristici. A Sant’Agata Bolognese
(Bo) si trova il Museo Lamborghini, tra vari modelli, dai
più vecchi ai più recenti, vetture di Formula Uno, motori
marini e modellini provenienti
da tutto il mondo, sono in
bella vista le storiche auto
dagli anni Sessanta, dalla
350 GT (costruita tra il 1964
e il 1968) alla Miura (pro-
dotta tra il 1966 e il 1973).
La mitica Vespa
Ancora motori anni 60, ma
questa volta su due ruote: la
Vespa. Ci trasferiamo in Toscana e più precisamente a
Pontedera (Pi) al Museo
Piaggio che ospita in Esposizione Permanente le collezioni Piaggio, Vespa e Gilera.
Pezzi unici, originali, affascinanti. La Vespa è un mito
celebrato anche dal film “La
Marea Silenziosa” di Alessandro Minoli (presentato in
anteprima nazionale a Chianciano Terme il 9 luglio) che
racconta spaccati di vita degli operai della Piaggio di
Pontedera. E per vivere
un’esperienza anni 60, l’APT
Chianciano Terme Val di
Chiana con Paesaggi Culturali, Termali e Siti Unesco ha
messo a punto il pacchetto
“Terre di Siena in Vespa” (2
giorni/1 notte, a partire da
69 euro) invitando i turisti «a
scoprire gli incantevoli paesaggi della campagna, gli antichi sapori della cucina e le
Dai motori alla musica anni
60. Questa volta siamo nelle
Marche al Museo della chitarra di Recanati (allestito in
una sala del Palazzo Comunale) che mostra diversi
esemplari di chitarre elettriche, dal look particolarmente
vistoso, costruite dalla Eko e
tra le più diffuse in Italia durante il boom economico.
Sempre nelle Marche, a Macerata Feltria nel Montefeltro, troviamo il Museo della
radio d’epoca (nell’ex convento di S. Francesco) che
contiene oltre 100 radio (prodotte in Italia, Germania, Inghilterra, Francia e Stati Uniti
tra gli anni 20 e gli anni 60).
La Roma di Klein
Chiudiamo con la capitale e
gli scatti d’autore di William
Klein, per la mostra “Roma fotografie 1956-1960” aperta al pubblico ai Mercati di
Traiano fino al 25 luglio.
Mangiartipico
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Bergamo. Un marchio che è anche un invito a «riscoprire l’inimitabile patrimonio gastronomico della terra bergamasca, la sua
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patrimonio da scovare, non sugli
scaffali di un supermercato o
mercatino di quartiere, ma sullo
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«Garantiamo - assicura Enrico Silva, responsabile selezione prodotti - la qualità del prodotto che
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(solo in etichetta), ma è bergamasco fin dalla materia prima
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Il mondo di Mangiartipico presto
crescerà ancora proponendo ricette gustose, consigli gastronomici, informazioni sui produttori e le loro lavorazioni, tante
idee per scoprire i luoghi del turismo enogastronomico nella
bergamasca. «Tutti questi contenuti saranno pubblicati nella
sezione “News” - anticipano Laura Colleoni e Barbara Grena, responsabili marketing - e inviati
agli utenti del portale e agli
esperti del settore gastronomico
iscritti al servizio newsletter».
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(iN) Europa - 12 Luglio 2010
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