Una lettura interiore degli ultimi tempi Maurizio Blondet 05 Dicembre 2010 Sempre più spesso mi chiedo se sto facendo la cosa giusta per l’anima mia e vostra; o se invece dovrei smettere di dare informazioni taciute dai media. Perchè questo genere di informazioni è tale, ormai, da ingenerare paura e pessimismo, senso d’impotenza e disperazione, tanto la nostra civiltà sembra giunta alla degradazione terminale, alla deviazione fatale che esige le punizioni, le tribolazioni cosmiche profetizzate dai testi sacri. «Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà la carità». E non pare lontana «l’abominazione della desolazione posta nel luogo santo», il trionfo della Bestia e del Falso Agnello che segnerà gli uomini col marchio, senza cui «non si può nè vendere nè comprare». In un libriccino passatomi da un amico – uno di quegli opuscoli devozionali, senza pretese, da chiesa – ho trovato le stesse domande. Ed una in particolare, cruciale: «... E se la Giustizia di Dio non fosse armata e distruttiva come l’immaginiamo? Non potrebbe accendere tutti gli spiriti che camminano nel buio di tutti i tempi... Non è meglio la conversione di tutti in un istante? Vorrei lo fosse, per evitare a tutti la sofferenza». E’ una lettera a cui risponde padre Andrea D’Ascanio cappuccino, oggi prigioniero e privato della «facoltà di ascoltare le confessioni sacramentali; della celebrazione in pubblico della Santissima Eucaristia, di ogni sacramento; e della predicazione e delle funzioni di guida spirituale», da un tribunale canonico, sotto accuse infamanti (1). Per questo motivo non conosco di persona padre Andrea, se non nella luce che ha lasciato fra chi l’ha avuto come direttore spirituale. Siccome però è il frate (ne ho parlato tempo fa) che ha voluto seppellire i resti dei feti abortiti all’Aquila – fatto da cui sono cominciate le sue disgrazie –, ed ha fondato l’Armata Bianca invitando migliaia di bambini a consacrarsi alla Vergine per ottenere la salvezza di tutti i peccatori, e che accuse infamanti furono levate anche contro Padre Pio, ipotizzo che valga la pena di ascoltare che cosa ha da dire sui tempi ultimi. Il cappuccino commenta Matteo 24, il racconto apocalittico di Gesù, la profezia della «tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino ad ora» (2). Allora, «il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte». (Matteo 24,29) Sorprendente l’esegesi del nostro frate: La Luce è Dio. «Il sole si oscurerà» vuol dire che Dio non parlerà più, o meglio gli uomini non Lo ascolteranno più, con le conseguenze che si deducono dalle espressioni che seguono: «La luna non darà più la sua luce». Padre Andrea: «Se il sole è Dio, la luna è Maria-Chiesa. La luna riceve la luce dal sole; se il Padre non si farà più sentire – non perché Lui non voglia più parlare, ma perché i cuori induriti dal male dimenticheranno che esiste un Padre tenerissimo che li attende continuamente – anche Maria non sarà più vista, e non potrà più illuminare coloro che ignorano o rifiutano la sua esistenza. Sarà il termine delle manifestazioni mariane che tanto respiro hanno dato alla Chiesa e al mondo in questi nostri tempi. L’umanità allora sarà costituita da un mare di orfani che non avranno altro che disperazione perché non esisterà più il senso per il quale erano stati creati». «Le potenze dei cieli saranno sconvolte». Esegesi del cappuccino: « ‘Cielo’, nel linguaggio biblico, equivale a ‘spirito’. Gli uomini si troveranno dunque in una situazione di profonda confusione morale, di caos spirituale, e non riusciranno più ad avere un quadro oggettivo e limpido della situazione nella quale si verranno a trovare. E questa situazione è già abbastanza evidente: ‘Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno – disse Antonio il Grande – e se qualcuno ragionerà gli diranno: tu sei pazzo». «Gli astri cadranno dal cielo». Ecco il commento: «Gli ‘astri’ del mondo dello spirito sono i sacerdoti, dei quali Gesù ha detto: ‘Voi siete la luce del mondo’ (Matteo 5,14). Gran parte dei sacerdoti, sbandati, calunniati, non compresi, dimentichi dell’unica vera arma che è la preghiera, saranno sbattuti come canne al vento e anziché essere guide e pastori, saranno guide cieche che condurranno altri ciechi. Verso dove?». Questi sono, per il francescano, i «tre giorni di tenebra» profetizzati in tanti testi. Le tenebre degli uomini che non ascoltano più Dio, della Chiesa diventata spettrale che conosciamo. Dunque i tempi finali sono già qui. Ed è qui la grande tribolazione, catastrofe di natura «soprattutto di ordine interiore e spirituale», che è «frutto del peccato» di massa; anche se ovviamente esso sovverte anche l’ordine esterno, «crisi economiche, svalutazione delle monete, oppressione dei poveri da parte dei ricchi e potenti, leggi inique che capovolgono i valori solidi e tradizionali, aberrazioni fatte passare per ‘normali’ con la complicità dei politici e dei media»... elenco non esaustivo. Come esempio di una «grande tribolazione» in corso, ecco le sofferenze dei genitori di figli tossicodipendenti: «Quale ‘tribolazione’ più grande che assistere alla decomposizione di un figlio in tutta la sua struttura fisica, psicofisica e spirituale senza poter far nulla per aiutarlo?». Altra causa della tribolazione, «la fame di denaro e di potere». Ma soprattutto la corruzione e lo scempio sui bambini, che «sono la Luce nelle nostre tenebre», perchè «Dio vive e splende in pienezza nei loro spiriti», come attesta Matteo 18, 10 («... vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli»). In Matteo 24 (26-28), Gesù esorta a non farsi ingannare dai falsi Cristi e da chi annuncia prematuramente il suo ritorno, perchè «Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 28 Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno le aquile». Per il cappuccino, questo non annuncia un ritorno «da fuori con fragore di tuoni», bensì un evento interiore che avverrà «nel silenzio dei singoli spiriti»: «man mano che gli uomini saranno interiormente pronti, vedranno in un lampo il raggio dello splendore divino e lo accetterano». E trova una conferma della sua interpretazione nel passo: «Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno le aquile». Spiegazione: «I cadaveri sono i santi degli ultimi tempi, che non saranno santi da miracoli osannati dalle folle, ma campioni di una fede profonda e nascosta, spiritualmente uccisi, ‘cadaveri’ macerati dalla sofferenza nell’umiltà e nel silenzio; anime vittime». Esse diverranno «guide per le anime-aquila, protese verso Dio come l’aquila al sole. Si riuniranno intorno ad essi, formando i primi nuclei... Quando il numero dei campio sarà completo (Apocalisse 6,11), lo Spirito avrà tessuto su tutto il mondo una rete di Grazia pronta ad accogliere gli uomini. Ci sarà allora la grande manifestazione del Padre, che è già in atto...». E così via. «Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra», diventa «il segno della Croce», che «sarà impresso in ciascun’anima. Ogni spirito si batterà il petto e sarà salvo: la sua redenzione sarà compiuta». E non si tratterà di qualche singola conversione: «tutte le tribù della terra si batteranno il petto». Sarà quindi un fenomeno di massa, asserisce il frate. «E vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo» significa: «Nel cielo dello spirito le nubi sono i peccati, una nube che ci impedisce di vedere Dio». «Vedranno il Figlio dell’uomo venire con grande potenza e gloria», va inteso che il Padre avrà passato al Figlio la Sua potenza: «potenza creatrice, rigeneratrice, potenza d’Amore, potenza di Luce. Non verrà certo a distruggere, perché il Padre crea, non distrugge; non verrà a punire, perché è Padre di Misericordia; non verrà ad aggiungere tenebra a tenebre, perché è Padre di Luce che genera Luce». Egli vede la fondazione della nuova Chiesa in quel passo che per noi allude all’ultimo giudizio: «Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli». I sacerdoti-angeli fonderanno tutte le religioni, tutte le più svariate spiritualità (« da un estremo all’altro dei cieli») nel nome e nel cuore del Padre comune. Sarà la nuova Chiesa – realmente Una, Santa, Cattolica – unita dall’unico Spirito che in ognuno e in tutti griderà: «Abbà, Padre!». Finalmente vedremo Dio quale è: Padre, solo Padre, infinitamente Padre, capace solo di amare e di esercitare la Sua onnipotenza di amore per sciogliere in amore il male che Gli aveva strappato i figli e per stringerli tutti a Sé. Sarà il trionfo della Misericordia del Padre, perchè la misericordia divina «è più potente del peccato, più potente del male, più potente della morte» (Dives in Misericordia). Quanto agli angeli, sono i sacerdoti degli ultimi tempi, a cui il Padre dà la pienezza della Sua grazia, « la grande tromba» il cui squillo, «farà crollare definitivamente le mura dell’inferno». Saranno rinnovati «cielo» (le anime) e «terra» (i corpi, il mondo materiale). La «pioggia di fuoco» minacciata nella seconda lettera di Pietro, «nel giorno in cui i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno», per «la rovina degli empi», sarà – secondo il frate – una pioggia di «fuoco dello Spirito Santo», seconda e grandiosa Pentecoste su tutta l’umanità, anche peccatrice, ma che si sarà pentita. Perchè gli empi che saranno rovinati, sono «i demoni, che dovranno lasciare l’uomo, la terra, l’universo impero che hanno usurpato». Che dire? C’è qui un mistico partito preso per l’interpretazione tutta interiore delle catastrofi sociali, naturali e cosmiche profetizzate per gli ultimi giorni, e un partito preso ancor più evidente leggere l’intervento finale del Padre come onnipotenza non di distruzione del mondo, ma di salvezza, perdono e misericordia anche per «quella parte dell’umanità che non vive secondo Dio», perchè il Padre «vuol salvare tutto ciò che ha realizzato», e la Sua misericordia è più grande di ogni peccato, più potente della morte. La morte delle anime. Sembra una lettura temeraria, un abuso della Clemenza. Ma lo è? Sodoma e Gomorra erano piene di peccato, e meritarono la distruzione. Ma Abramo chiede a Dio di salvare le città, se vi trova 50 giusti; non li trova, e chiede di salvarla per i 30, per i 20 giusti che vi possono abitare. Dio dice sempre sì. Abramo scende fino a dieci, e non ci sono nemmeno dieci giusti, da qui la distruzione. Ma, dice padre Andrea, Sodoma e Gomorra non furono salvate per la mancanza di disponibilità del Padre, ma «per l’imperfetta fiducia di Abramo» nella Sua misericordia. Avesse chiesto di salvare le città per amore, ne avrebbe ottenuto la salvezza? Vengono a mente certe preghiere di questi ultimi tempi: quella che la Vergine insegnò ai bambini di Fatima, e per cui nel Rosario ripetiamo «... porta in cielo tutte le anime, soccorrendo specialmente le più bisognose della Tua misericordia». Viene in mente quella che Gesù suggerì a suor Faustina Kovalska, «... in espiazione dei peccati nosti e del mondo intero». Sembra che il Cielo voglia che noi preghiamo per l’umanità più priva di speranza e di meriti. Senza aver paura di esseri temerari nel chiedere: «Se due si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà» (Matteo, 18, 19). Qualunque cosa. Anche il perdono di chi non lo merita, in grazia del sangue versato da Cristo, dai martiri, e dei bambini che si sono consacrati per «la salvezza di tutti i peccatori»? Leggo nella lettera che ha dato occasione al discorso di padre Andrea: « Io chiedo questo al Padre... Non vorrei un giorno rendermi conto che avrei potuto chiedere di più per i miei fratelli e non l’ho fatto, o che ho voluto limitare l’azione del Padre». Il che non significa che si può tralasciare lo sforzo personale di santificazione, facendosi portare sulle spalle dei generosi e degli eroi: proprio nella vita dello spirito, « non ci sono pasti gratis». «Non è facile morire a se stessi», scrive don Andrea, ma i tempi ultimi sono tempi di infinita Grazia; e lui coltiva la speranza che nei «tre giorni di tenebre (...) verranno demolite tutte le strutture false costruite dal proprio Io, quello che padre Pio ha più volte definito il vero satana». Il proprio io vero satana, vero ostacolo: un lama buddista tibetano non potrebbe dir meglio. Che cosa dice ciò rispetto al nostro lavoro di diffondere informazioni censurate sulle immani malvagità, iniquità, genocidi e menzogne del nostro tempo? Forse una cosa: quando vi diamo questo tipo di notizie, restiamo tutti coscienti, io e voi, che si tratta solo di giornalismo, solo di politica, e persino solo di giustizia, ma che la battaglia vera e decisiva avviene più in alto, ed è già vinta. Denunciare, attaccare e protestare contro l’impero criminale della finanza, la menzogna diventata sistema, il degrado e le complicità dei politici, resta un dovere (stanno frodando del salario gli operai, stanno rubando ai poveri e agli onesti, e ingannando gli ingenui e i retti, che ancora credono all’autorità come voce di verità). Resta un dovere denunciare i genocidi di Israele, i suoi propositi di dominio, e la complicità dei media nei loro atti. Ma cerchiamo nello stesso tempo di partecipare alla vera battaglia, pregando per la loro conversione e perchè si pentano. Nell’attesa che la nuova Chiesa ventura «fonderà tutte le diverse spiritualità», mi aiuto sforzandomi di coltivare la compassione verso costoro: quale cattivo karma accumulano, tale da bruciarli per eoni nel fondo degli inferni. Quale illusione l’estrema illusione ebraica di pretendere da Dio per sempre il dominio su un pezzo di terra, e di agire con tutti i mezzi della menzogna e della violenza per diventare «Israele eterno nella sua casa», come dice il rabbino Neusner. Nell’aldiquà nulla è permanente, non ci sono eternità possibili, tutto ciò che hanno preso finirà. «Che ti vale conquistare il mondo, se poi perdi l’anima tua?». Esseri miserevoli, da compiangere; come del resto tutti noi aggrappati all’io che è il nostro privato satana (3). Preghiamo per loro il Padre, senza stancarci. Mentre li contestiamo politicamente e giornalisticamente (per lo più senza esito), non cessiamo di credere all’impossibile, la loro conversione per mera misericordia, per non scoprire un giorno che non abbiamo chiesto di più per costoro. Ossia, di non aver confidato abbastanza nella sua onnipotente misericordia. Perchè nella nostra fede c’è qualcosa che al buddhismo manca, e che deve ricevere nel giorno della fusione; qualcosa che proclama Isaia (60 e 61), o meglio il Messia attraverso di lui: Lo Spirito del Signore è su di me (...) mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore, un giorno di vendetta per il nostro Dio». Anno di misericordia era chiamato il giubileo, il condono dei debiti: questo dunque Dio chiama la Sua vendetta? Non perdiamo questa certezza. 1) Per le vicissitudini di padre Andrea, si può vedere il sito www.truthaboutpadreandreadascanio.net/ecclesiastical-justiceita.php 2) L’puscolo in questione si trova online: IL PADRE NEGLI ULTIMI TEMPI 3) Chi si aggrappa all’io, dice un poeta e religioso tibetano contemporaneo, è «come chi lecca il miele sul filo di un rasoio» (La natura di ogni cosa è effimeria e illusoria./Chi percepisce dualisticamente considera la sofferenza come felicità/come chi lecca il miele sul filo del rasoio./ Che pena per coloro che so afferrano stretti al mondo materiale!/Portate l’attenzione al ‘dentro’, amici del cuore!»- Nyoshul Khen Rinpoche, Rest in Natural Great Peace, Londra, 1987).