In corso d’Opera…
L’ ARCHIVIO E LA BIBLIOTECA
DI G IUSEPPE M ONANNI, EDITORE ANARCHICO
Il Fondo Monanni, donato nel 2012 al
Centro Apice dalle nipoti Cecilia e Germana Scerbanenco, è ciò che rimane dopo
vicende assai travagliate: il loro nonno materno, Giuseppe Monanni (Arezzo, 1887 –
Milano, 1952) fu tipografo, editore, libraio, giornalista, bibliofilo ma soprattutto
anarchico e come tale subì persecuzioni di
vario genere che dispersero o distrussero
gran parte della sua biblioteca e del suo
archivio.
Giunto a Milano insieme alla compagna
Leda Rafanelli nel 1909, Monanni fondò la
Libreria Editrice Sociale, che rimase attiva
fino alla prima guerra mondiale, quando
l’editore fuggì in Svizzera disertando la
chiamata alle armi. I titoli di questa prima
impresa editoriale ruotavano intorno
all’anticlericalismo, all’antizarismo, alle
teorie dell’anarchismo nell’accezione individualista seguita da Monanni. Nelle edizioni particolare cura era posta alla grafica:
Carlo Carrà, amico dell’editore, disegnò
molte copertine e l’olandese Frans Maserel,
conosciuto durante l’esilio in Svizzera, gli
fornì alcuni disegni.
Il primo punto vendita della Libreria Monanni aperto in città, dove trovò posto
anche una sezione antiquaria, divenne sede
d’incontro non solo di anarchici ma anche
di sindacalisti, socialisti irregolari, avanguardisti della Milano del primo ’900.
Dopo la guerra, una nuova impresa, la Casa Editrice Sociale venne fondata, sempre a
Milano, nel 1920: accanto ai pamphlet di
propaganda rivoluzionaria Monanni pubblicò testi di scrittori soprattutto stranieri,
volumi di divulgazione scientifica, i classici
del pensiero anarchico ma anche autori
meno noti. Per tentare di sfuggire alla censura, che con il fascismo si stava facendo
sempre più stretta, arrivando fino alla devastazione del suo magazzino con rogo
pubblico dei volumi, l’editore iniziò a pubblicare romanzi a sfondo sociale, veicolo
indiretto di idee di critica e ribellione, o
romanzi umoristici: così prese il via negli
anni ’30, e con la nuovamente mutata ragione sociale Casa editrice Monanni, la serie delle opere di P.G. Wodehouse, i cui
diritti furono successivamente ceduti alla
Max Stirner, L’unico, Milano, Casa editrice sociale, 1911
Bietti che ne stampò varie edizioni, sempre
però con la veste grafica monanniana.
Questi e altri volumi costituiscono la serie
archivistica “Edizioni Monanni”, che riunisce 114 titoli editi con le varie ragioni sociali succedutesi dal 1909 al 1949: si tratta di
libri che spaziano dalla storia del risorgi-
Ottobre 2014
mento a quella contemporanea, dalla filosofia all’esoterismo, dal romanzo umoristico a quello indiano, da Kipling a London, da Gorki a Tolstoi, da
Kropotkin a Nietzsche, da Max Stirner a Han Ryner. E non manca la sorpresa: il celebre romanzo
antitotalitario di Jack London, Il tallone di ferro,
edito da Monanni nel 1930 e anch’esso oggetto di
sequestro, si trova, nella copia presente nell’Archivio, “camuffato” dalla copertina di Benissimo Jeeves! di Wodehouse.
Proprio mentre stava progettando di trasferirsi in
Francia con la famiglia, nel 1939 Monanni fu tratto
in arresto e detenuto per tre mesi: non riuscì più,
negli anni a venire, a ripristinare il progetto della
casa editrice e il suo impegno politico si mantenne
nella collaborazione alla rivista “Il Libertario”. Nel
dopoguerra fu direttore editoriale della Rizzoli e
avviò, con la Casa editrice Sociale, la collana
"Quaderni della Sociale" i cui lavori preparatori sono presenti nell’archivio.
Nella Biblioteca Monanni, anche se gravemente
compromessa nella sua integrità, rimangono le tracce del percorso umano e professionale dell’editore:
tra i circa 1200 volumi si trovano gli autori poi
pubblicati, presenti in
versioni originali o successive (Émile Armand,
Han Ryner, Gorki,
Garŝin, Léon Daudet,
Stirner, Ibsen), i volumi
e gli opuscoli sul tema
dell’emancipazione
femminile e della liberazione sessuale, molti
titoli sui temi dello spiritismo, dell’astrologia,
della teosofia, del naturismo, della chiromanEmma Goldman, La tragédie de
zia, della cultura orienl’émancipation féminine,
tale, molti dei quali in
Editions de l’en dehors, [19..]
francese, e taluni probabilmente appartenenti a Leda Rafanelli. Rimane
nella Biblioteca una parte notevole di letteratura
“minore” o rosa: interessante per esempio la raccolta di periodici degli anni ’20-’30 tra cui “Due
lire di novelle”, “Lire 1: novelle per tutti”, “Novelle
Jack London, Il tallone di ferro, Milano, Casa editrice Monanni, 1930
d’oro”, “Romantica”: pubblicazioni a cadenza
quindicinale o mensile di cui non rimane più molta
traccia nelle biblioteche italiane.
Anche le dodici buste di cui si compone l’Archivio
Monanni sono il “precipitato” di un nucleo di documentazione che si può immaginare all’origine
molto più vasto, ma che ha subito le medesime vicende attraversate dal suo soggetto produttore.
Purtroppo, a causa di questa frammentarietà, l’archivio “superstite” più che ad una analitica ricostruzione dell’attività di Monanni serve a suggerire o a
corroborare ipotesi sul suo lavoro. Ciò però non
toglie fascino – anzi, forse aggiunge – a queste carte, frutto soprattutto del suo lavoro editoriale: una
serie di inserti originari, forse parte dell’organizzazione delle carte date in fase di lavorazione; manoscritti e dattiloscritti; corrispondenza professionale
e personale, progetti di volumi mai pubblicati. Interessante, tra i documenti personali, la corrispondenza dal carcere di Monanni ai familiari .
Corrispondenza dal carcere tra
Giuseppe Monanni e Alba
Zanini, 1939
Biblioteca e inventario dell’Archivio Monanni sono consultabili attraverso l’Opac d’Ateneo e a partire dal sito di
Apice: www.apice.unimi.it
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a cura di Claudia Piergigli (direttore), Raffaella Gobbo, Gaia Riitano, Valentina Zanchin
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