Bérénice
Fondata nel 1980
RIVISTA QUADRIMESTRALE
DI STUDI COMPARATI E RICERCHE SULLE AVANGUARDIE
Diretta da
Gabriel-Aldo Bertozzi
Angelus Novus Edizioni
Nuovo sito internet di
Bérénice
http://www.angelusnovus.it/berenice
e-mail: [email protected]
Volume stampato con il contributo del
Dipartimento di Studi Comparati
Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara
BÉRÉNICE
Rivista quadrimestrale di studi comparati e ricerche sulle avanguardie
diretta da Gabriel-Aldo Bertozzi
N.S., anno XVI, n. 42, luglio 2009
SOMMARIO
Centenario del Futurismo
François Proïa
Nicole Le Dimna
5
20 febbraio1909 . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
“Le Futurisme à Paris. Une avant-garde
»
13
explosive” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Retrospettiva sul Marinetti francese e
»
31
prefuturista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
“Les eaux jaunâtres de la Pescara”.
»
49
Marinetti e il paesaggio prefuturista . . . .
Aspetti linguistici e lessicali del “Manifeste
»
63
du Futurisme” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Invenzione dell’avanguardia. Influenza del
»
69
Futurismo sul Dadaismo e sul Surrealismo
“La Grande Illustrazione”, Sibilla Aleramo
»
83
e il Futurismo in Abruzzo . . . . . . . . . . . .
“Mafarka il Futurista” come mito di
»
99
reinvenzione dell’io e del romanzo . . . . . .
» 109
Futurismi a Verona . . . . . . . . . . . . . . . .
Castrense Civello e il suo libro di poesie
» 121
“Aria Madre” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
» 125
“Vita futurista”. I futuristi e il cinema . .
» 135
“Sic”, rivista futurista? . . . . . . . . . . . . . .
DOSSIERS
Gabriel-Aldo Bertozzi
Antonio Gasbarrini
Dossier “Primo Conti” . . . . . . . . . . . . .
Dossier “Futurismo in Abruzzo” . . . . . .
G.-A. Bertozzi
Gabriella Giansante
Federica D’Ascenzo
Marilena Giammarco
Stefano Santavenere
Gabriel-Aldo Bertozzi
Antonio Gasbarrini
Massimiliano Savona
Agostino Contò
Antonino Russo
»
»
147
165
3
«LA GRANDE ILLUSTRAZIONE»
SIBILLA ALERAMO E IL FUTURISMO IN ABRUZZO*
di ANTONIO GASBARRINI
Sarà il frastagliato universo della carta stampata abruzzese a testimoniare, tra fine Ottocento ed inizi Novecento, una indubbia
“propensione modernista” con due riviste, «La Grande
Illustrazione» di Basilio Cascella a Pescara e «Le Pagine» di Nicola
Moscardelli e Giovanni Titta Rosa a L’Aquila.
Quasi sempre, inoltre, è il retroterra metropolitano di alcuni
protagonisti della cultura italiana (operanti a Roma, Firenze,
Milano, Parigi) a garantire il giusto contatto con i più avanzati
canali delle ricerche d’avanguardia.
Nel caso specifico di vari numeri de «La Grande Illustrazione»
usciti tra il 1914 ed il 1915, un ruolo determinante sarà svolto,
in questo sotterraneo lavoro di raccordo tra centro e periferia, da
Sibilla Aleramo.
Nata a Alessandria nel 1876 e morta a Roma nel 1969, Sibilla
Aleramo (alias Rina Faccio), scrittrice e poeta, femminista avanti
lettera (la prima prova narrativa Una Donna è del 1906, mentre
la seconda Il passaggio è del 1919) é tra le più sottili e sofferte
interpreti della vita intesa come letteratura (l’autobiografismo
sarà una costante di tutta la sua produzione prosastica e poetica).
Dalle intense, spesso drammatiche pagine dei suoi scritti
(1920: Andando e stando; 1927: Amo, dunque sono; 1930: Gioie
d’occasione; 1932: Il frustino; 1938: Orsa minore; 1945: Dal mio
diario; 1947: Selva d’amore; 1949: Il mondo è adolescente; 1956:
Luci della mia sera) non solo è possibile ripercorrere i momenti
più intimi della sua “caotica” vita sentimentale ed affettiva, ma
incontrare i principali esponenti della vita letteraria ed artistica
italiana (ma anche francese) della prima metà del Novecento (tra
i suoi numerosissimi amori ci limitiamo a ricordare, in ordine
83
cronologico, 1902-1936, i nomi di Giovanni Cena, Vincenzo
Cardarelli, Giovanni Papini, Umberto Boccioni, Michele
Cascella, Giovanni Boine, Dino Campana, Julius Evola, Franco
Matacotta).
Tra il 1912 ed il 1916, si concentra ed in un certo qual modo
esaurisce – dal punto di vista del suo coinvolgimento intellettuale – il rapporto tra Sibilla Aleramo, Marinetti ed il Futurismo,
mentre il legame affettivo con il più giovane Michele Cascella
(1892-1989) coinciderà temporalmente, ma non solo, con l’affascinante avventura editoriale de «La Grande Illustrazione» di
Basilio Cascella uscita a Pescara dal gennaio del ’14 all’aprilemaggio del ’15. Queste le fasi salienti degli avvenimenti.
Sibilla Aleramo s’interessa al Futurismo a partire dall’autunno
del 1912 (oltre al “Primo Manifesto” apparso in francese su Le
Figaro del 20 febbraio 1909 – la cui uscita era stata già anticipata in varie testate italiane – erano già stati divulgati, a quella data,
il “Manifesto dei pittori futuristi” ed il relativo “Manifesto tecnico” – entrambi del ’10 – ed il “Manifesto della scultura futurista”
dell’aprile del ’12).
In quel periodo scrive a Marinetti di documentarla sul
Movimento per la stesura di un suo articolo da pubblicare su una
rivista russa1. Il primo contatto epistolare tra i due può comunque essere rintracciato in questa lettera di Marinetti, il quale le
manifestava il suo apprezzamento per aver scritto una recensione
sulla romanziera francese Colette Willy:
MARINETTI
Data timbro postale 25/3/1913
Illustre e gentile Signora,
Non so se debbo a Lei o alla sua deliziosa signora Prini, il dono
veramente graditissimo del Resto del Carlino che contiene il suo
articolo su Colette Willy. […] In quel suo breve articolo, Ella,
illustre e gentile amica, col suo abituale e sorprendente intuito,
ha dato un saggio meraviglioso di quello che dovrebbe essere la
grande critica, commossa, entusiasta, generosa e divinatrice. […]2
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Nell’aprile del ’13 lo stesso Marinetti le preannuncia l’invio di
alcune fotografie di opere futuriste e la spedizione dei libri Versi
liberi di Buzzi e L’Incendiario di Palazzeschi:
MOVIMENTO FUTURISTA
Data timbro postale 29/4/1913
Gentilissima amica,
Le faccio mandare fotografie di quadri futuristi, con le indicazioni,
ai lati o sul dorso, del verso per cui devono essere interpretati. Le
faccio inoltre mandare Versi liberi di Buzzi e L’Incendiario di
Palazzeschi, con molti Manifesti e alcune riviste interessanti. Mi
scriva se le occorra ancora qualche altro opuscolo o libro, per l’articolo che ella prepara. […]3
Inoltre aveva ricevuto da da Dolores Prezzolini alcuni numeri
di Lacerba (a quella data ne erano usciti già 8 a partire dal 1 gennaio ’13; si concluderanno con il n. 22 dell’anno III datato 22
maggio del ’15, con la massiccia presenza di scritti futuristi –
Manifesti compresi – e riproduzione di tavole dei vari Boccioni,
Severini, Sant’Elia, Carrà, Soffici, a partire dal n. 10 del maggio
del ’13 fino al n. 17 del settembre del ’14, data in cui la rottura
aperta tra Marinetti e Papini sarà conclamata con l’antifuturismo
e l’antimarinettismo del secondo, già enunciato nell’articolo
Il cerchio si chiude del febbraio ’14).
L’incipit del lungo articolo ucito su «Russkaja misl’», in cui vengono ripercorse cronologicamente e poeticamente le varie fasi del
movimento con la citazione di vari testi di Marinetti (Le monoplan
du pape), Palazzeschi (L’incendiario), Buzzi (Versi liberi), della
“scuola artistica futurista” (Boccioni su tutti: «Boccioni è un intuitivo di talento e le sue opere hanno questa superiorità su quelle dei
suoi seguaci […]. Altri due o tre, attorno a lui, in particolare Carrà
e Ardengo Soffici, hanno raggiunto risultati originali e piacevoli,
ma che per ora non oltrepassano il limite dei tentativi critici»), del
compositore Balilla Pratella, richiama l’attenzione sulla grande
capacità “reclamistica” dei futuristi e sul ritardo degli “scrittori”
nel prender atto della loro innovativa presenza:
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Negli ultimi anni, sullo scrittoio di ogni letterato italiano appena
appena noto appaiono regolarmente le edizioni dei futuristi inviate in omaggio: libri brochures, appelli vengono diffusi con la stessa
generosità e insistenza della pubblicità commerciale. Nonostante
questo, e forse in conseguenza di ciò, il futurismo non è stato finora degnato, in Italia, della benché minima ‘presa in considerazione’
da parte degli scrittori, anche di quelli più moderni.4
La scrittrice rinsalda i suoi legami con il futurismo dopo aver
conosciuto a Milano Russolo e Boccioni, col quale si lega sentimentalmente (l’incontro è ricordato nello scritto Senza motivo
uscito su «La Voce» del 6/11/’13, riproposto poi in Andando e
stando e Gioie d’occasione) per un breve periodo caratterizzato
anche da un sostenuto scambio di lettere (grosso modo dall’agosto del ’13 al dicembre ’14). Della burrascosa vicenda, ci limitiamo a riportare un paio di drammatici brani tratti dalla lettera
scritta all’artista, datata Milano 4 giugno [1914]:
[…] Io non posso vivere senza più credere alla verità dell’amore. Se
un amore come il mio per te è sconfitto, io non credo più alla vita.
Sono dieci mesi che te lo dico, e stasera è l’ultima: Umberto, io mi
ucciderò. Bada. Preparati: stordisciti con tutti i tuoi [?] mezzi. Ma
non potrai fare che un giorno la notizia non ti giunga e per sempre
saprai che io ti avevo proposto la vita e che tu hai voluto la morte.
[…] Anche la mia morte sarà vana, lo so, che cosa ha prodotto la
morte di Socrate, quella di Cristo, e la fine di Nietche [sic]? Il
mondo è restato vile e falso. Il mondo non ha bisogno di martiri,
ha bisogno di padroni: e l’uomo e la donna soli non lo potranno
mai dominare. […]5
Dalla metà di novembre del ’13 Sibilla era risieduta per qualche mese a Parigi, proprio per dimenticare Boccioni. Qui entrerà
in contatto con D’Annunzio (si rileggano in proposito le belle
pagine autobiografiche D’Annunzio fraterno scritte subito dopo la
morte del poeta ne «La Nuova Antologia» del 1 giugno ’38, riproposte poi in Andando e stando), mentre nel salotto letterario di
M.me Aurel in cui si tenevano gli incontri dei “martedì letterari”
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conoscerà i principali esponenti della cultura parigina vicina al
«Mercure de France» (da Apolinnaire e Rodin, a Peguy, Colette e
Madame de Noailles, Rachilde, Emile Verhaeren, Rolland,
Anatole France): non sarà quindi un caso se alcuni di questi
nomi, ed in modo particolare quelli delle scrittrici, li ritroveremo
di lì a poco su «La Grande Illustrazione».
Ed è il poeta Marino Moretti a scriverle il 28/12/’12 una lettera in cui la ringrazia per un articolo inviato per la rivista di
Basilio Cascella (Le Chèvrefeuille, Il Caprifoglio apparso nel n. 1
del Gennaio del ’14, relativo alla recensione del lavoro teatrale di
D’Annunzio Il Ferro andato in scena a Parigi il 14/12/1913):
Mia cara amica, grazie della vostra buona lettera, grazie del vostro
articolo. Sapete che è giunto in tempo? Un giorno più tardi, e non
avrei potuto – come si dice nelle redazioni – utilizzarlo. Va benissimo. A giorni riceverete il compenso. […] Vedrete che la rivista sarà
bellissima…. e che sarà anche grande, benché se lo dica da sé. Forse
la parte illustrativa avrà una certa preponderanza sulla parte letteraria; ma non bisogna dimenticare che la rivista è diretta da pittori
e lanciata da un nuovo istituto d’arti grafiche. […]6
La firma di Sibilla Aleramo ricomparirà su «La Grande
Illustrazione» con Errabunda nel n. 7 del ’14 (riproposto poi dall’autrice nelle sue raccolte prosastiche), e cioè a stretto ridosso
della sua conoscenza a Milano, nel giugno, di Basilio e Michele
Cascella avvenuta nello studio dei due artisti abruzzesi (qui conosce anche il poeta Clemente Rebora).
Nel libro Un amore insolito (Diario 1940-1944) la Aleramo
ricorda il suo breve amore con Michele con queste parole:«[…]
la creatura ch’era tanti anni fa, alla vigilia dell’altra guerra, quando mi salvò dalla passione disperata per Boccioni e mi ridiede
forza e vita. Come era caro, allora, trasognato come un Aligi,
abruzzese della montagna, mistico e panteista, pieno di grazia e
così felice in quei pochi mesi in cui mi illusi di amarlo».
Il legame affettivo tra i due non sarà neutrale nel crescente
coinvolgimento redazionale della Aleramo ne «La Grande
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Illustrazione» che di fatto, proprio per il ruolo attivo svolto dalla
scrittrice con richieste di collaborazione a Mauclair, Bacchelli,
Cardarelli, Agnoletti, Palazzeschi, Marinetti, Rodin, alla Aurel
ed altri, farà fare, negli ultimi numeri, quell’indubbio salto di
qualità avanguardista ed europeo al già prestigioso periodico
cascelliano.
Mentre constateremo più avanti come «La Grande
Illustrazione» sarà la causa indiretta del divorzio amoroso tra
Sibilla e Michele, cerchiamo adesso di recuperare altri aspetti di
questa accelerata svolta modernista, spendendo inoltre qualche
riga per le tre riviste del patriarca della “Bottega dei Cascella”,
Basilio.
***
«La Grande Illustrazione» (ne usciranno 16 numeri ), costituirà la diretta prosecuzione ideale della prima e seconda serie della
«Illustrazione Abruzzese» pubblicate in 5 numeri ciascuna nel
1899 e nel 1905, la cui edizione anastatica, editata dopo circa un
secolo, è stata curata dall’autore7.
Per completezza d’informazione ad esse bisognerà aggiungere
anche il quindicinale «Illustrazione Meridionale», nei tre (?) fascicoli usciti a Napoli a partire dal 15 aprile 1900 sotto la direzione
artistica dello stesso Cascella.
Pregevoli per la loro veste editoriale, con la prima serie di grande formato rettangolare (cm. 56x38), moltissime riproduzioni
iconografiche in bianco e nero ed a colori («Illustrazione
Abruzzese, 1899 Periodico Artistico e Letterario - Si pubblica a
Pescara - Direttore Basilio Cascella - Ogni fascicolo è composto
di 10 fogli di grande formato [...] su carta a mano e carta fabbricata espressamente in Abruzzo, con 4 grandi tavole, di cui 2 a
colori, e molte illustrazioni intercalate nel testo», e la seconda di
formato quadrato (cm. 40x40, numerose tavole fuori testo
incollate), le due serie della «Illustrazione Abruzzese», rappresenteranno un evento culturale di primaria importanza nel settore
88
dell’editoria d’arte italiana del tempo. I precetti tipografici
dell’Art Nouveau e di William Morris “faranno testo”, mentre gli
autori delle immagini (quasi tutte di Basilio Cascella nella prima
serie, anche di Filippo Palizzi, dell’esordiente Tommaso Cascella,
di Teofilo Patini, di A. Holmström, di Aristide Sartorio e di
altri, nella seconda) non usciranno dalle coordinate di un
attardato verismo aneddotico e di un simbolismo preraffaellita e
divisionista.
Per quanto riguarda i testi (nella seconda serie, senz’altro più
valida, troviamo le firme di D’Annunzio, Pirandello, De Bosis,
Janni, Sam Benelli, Adolfo Venturi ed altri) non si riuscirà, contemporaneamente, ad andare al di là del decantentismo dannunziano e, sotto certo aspetti, della trita riproposizione di un folklorismo glorificante la mitica terra dell’Abruzzo e delle sue genti.
Tutt’altra storia, invece (come si è già accennato) per «La
Grande Illustrazione», con resa tipografica più agile negli ultimi
quattro numeri, presenze eccelse quali quelle di August Rodin per
l’arte e Maurice Maeterlinck per la poesia, altre firme di poeti
crepuscolari, futuristi, ex futuristi e “futuri” ermetici (Cardarelli,
Moretti, Govoni, Gozzano, Rebora, Saba e Tozzi), scrittori e
saggisti (Sibilla Aleramo, Bellonci, Bontempelli, Grazia Deledda,
Panzini, Pirandello) e riproduzioni di tavole, oltre che di
Tommaso e Michele Cascella, dei pittori e scultori Bistolfi,
Calori, Cambellotti, Carena, Dudreville, Ferrazzi, Nomellini,
Previati, Sartorio ed altri (tra cui vanno annoverati gli abruzzesi
Cermignani, D’Antino e Irolli).
Favorita dalla decisiva mediazione di Sibilla Aleramo, «La
Grande Illustrazione» ospiterà, anche se nei soli tre fascicoli
13-14-15, testi e grafiche dei futuristi.
Nell’editoriale di Basilio Cascella al n.13 viene tra l’altro
affermato:
Il sopraggiunto periodo storico ci ha indotti a determinazioni più
precise, ci ha imposto la necessità di un programma che facesse la
rivista partecipe degli immani avvenimenti europei. […] Abbiamo
89
chiamato a raccolta artisti e poeti di ogni tendenza, dai più gloriosi e consacrati nella tradizione ai novatori ancor discussi, onde concretare un solidale atto d’amore. Il pittore Tommaso Cascella s’è
recato in Francia per farci avere da quei campi straziati, e possibilmente dallo stesso fronte di battaglia, delle impressioni originali e
immediate.8
È un’ulteriore lettera di Marinetti indirizzata alla Aleramo a
chiarirci la fase iniziale di una più stretta ed organica collaborazione tra i futuristi e la rivista cascelliana:
11 Febbraio 15
Gentilissima amica, Vi mando, per la Grande Illustrazione altre
note e impressioni di Mac Delmarle (da pubblicare insieme col
disegno dello stesso, che già avete), un altro mio frammento inedito e un disegno interessantissimo di Severini. – Vi manderò presto
qualche cosa di Paolo Buzzi [...].9
Da due altre lettere scritte dal fondatore del Futurismo a
Michele Cascella ed a Severini che risiedeva a Parigi, si può
rilevare il suo entusiasmo per la la rivista pescarese, nonché il
fondamentale snodo modernista-futurista tracciato in Abruzzo
negli anni 1914-15 con il periodico di Basilio Cascella10:
Movimento Futurista diretto da F. T. Marinetti
Milano 11 Gennaio 1915
Caro Cascella,
Bellissimo! Bravo! Ne parlerò. Mostrerò. […] Vi manderò tutto il
materiale. Salutate per me la Signora Aleramo […].11
26-3-15
Caro Severini,
Ti mando la Grande Illustrazione, col tuo bellissimo disegno. […]
Ti mando gli ultimi libri e i manifesti che probabilmente non hai
ancora ricevuto. […] Saluta per me Paul Fort. […]12
Questa, la stringata sintesi dei “numeri futuristi” 13-14-15
de «La Grande Illustrazione».
90
La lirica di Marinetti I Garibaldini con illustrazioni a margine
di Tommaso Cascella e due testi oltre al disegno Fumes-Passage
d’artillerie del pittore futurista Mac (Felix) Delmarle (autore nel
‘13 del Manifeste futuriste contre Montmartre), saranno regolarmente pubblicati nel numero 13 (dove comparirà anche la grafica Carica di cavalleria di Boccioni). In questo stesso numero
saranno accolti, tra l’altro, scritti di Maurice Maeterlinck (En
attendant la délivrance), August Rodin (Le Barbare Arrive, insieme alla riproduzione fotografica della scultura Adamo ed Eva),
una poesia di Clemente Rebora ed il testo di Sibilla Aleramo La
riconoscente, mentre altre illustrazioni, A Bruges di Paul Kossak, I
doni dell’autunno di Nomellini, Gigli e lauri di Michele Cascella
ed una serie di grafiche colorate (dal vero) inviate dal fronte di
guerra francese dal fratello Tommaso (Trasbordo di truppe,
Sentinella francese, etc.), ne abbelliranno la veste editoriale.
In alcune pagine autobiografiche di quest’ultimo viene ricordato come, scambiato dai francesi per una spia tedesca che sul
fronte di guerra riprendeva con i suoi schizzi e disegni “segreti
militari”, fosse stato arrestato per la successiva fucilazione. Solo il
provvidenziale intervento salvifico di Gabriele D’Annunzio
residente in quel periodo a Parigi impedirà il tragico evento: caso
unico questo, nella storia dell’arte, di un innocente en-plain-air
trasmutatosi in terribile capo di accusa.
I particolari dell’avventurosa permanenza di Tommaso
Cascella sul fronte di guerra, i contatti parigini con Severini e
D’Annuzio ed il suo prezioso lavoro di raccordo relativo al materiale testuale e grafico da destinare a «La Grande Illustrazione»,
sono leggibili nelle lettere scritte a Michele e Sibilla13. Lettere che
pur lasciando molto a desiderare dal punto di vista grammaticale
e sintattico (non va dimenticato il precocissimo esordio artistico
dei due fratelli, a tutto scapito di regolari corsi di studio), sono
una decisiva testimonianza dell’impegno e della passione profusi
dai tre in quei terribili momenti precursori della Grande Guerra,
per l’ottimale riuscita della rivista.
91
Interessante, circa la dinamica del reperimento del materiale
editoriale a Parigi nel contesto della drammatica temperie, è questo passaggio tratto da una di esse:
[…] Pol [sic] Fort manda un lavoro “Le Cosac” [sic], con disegno
Severini – il 2 Gennaio vi spedirò – dico il due perché Severini
deve preparare il disegno e D’Annunzio che mi aspetta a colazione
dovrebbe darmi qualcosa. Sapete che D’Annunzio mi ha commosso? Leggerete la lettera che ha scritto a Gallieni per la mia liberazione – quanto ho sofferto cara Sibilla e grazie alla mia forte fibra e
anche al poco d’ironia (piangevo e ridevo!) me la son cavata benino e se non c’era D’Annunzio? […]14
Nel n. 14, oltre al ricordato disegno di Severini, le illustrazioni più significative concerneranno la riproduzione fotografica
della scultura Il prigione di Adolfo Wildt e le grafiche colorate
Alba di Avezzano di Michele Cascella (ispirata al terremoto del
Fucino) ed altre realizzate in Francia da Tommaso, mentre tra i
testi figurano anche gli scritti Les Cosaques di Paul Fort, La belle
Martyre di Camille Mauclair ed alcune liriche di Vincenzo
Cardarelli.
Nel n. 15 è la volta di un altro frammento di poema inedito,
Battaglia di Marinetti, altri testi di Mac Delmarle, Aurel,
Marguerite Chaplin, insieme ad alcune liriche della Aleramo e di
Sbarbaro e, tra le altre, la riproduzione del Bambino di Armando
Spadini.
Da sottolineare che il “ricavato netto” dei numeri 13 e 14,
come è annunciato nelle rivista, verrà devoluto al Console
Generale del Belgio residente a Milano in favore delle vittime belghe ed a beneficio dei danneggiati del terremoto del Fucino.
Non è secondario evidenziare, come il felice rapporto instaurato tra i futuristi e la rivista cascelliana, fosse dovuto esclusivamente alle scelte editoriali effettuate in prima persona da Sibilla
Aleramo. Questa constatazione la suggeriscono alcuni brani tratti da due lettere indirizzate da Tommaso e Michele alla scrittrice,
nelle fase iniziale della sua collaborazione direttiva.
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Nella prima è Tommaso a raccomandare a Sibilla di non dare
troppo spazio ai futuristi:«[…] Credo sia bene limitarsi coi futuristi. Intanto Boccioni aveva oltre alla produzione futurista eccellenti cose passatiste che con la data si potrebbero benissimo pubblicare. […]»15, concetto che ribadirà indirettamente in un’altra
lettera scritta da Parigi: «Mando Paul Fort e disegno dinamico
rapsodico e vomitoso Severini – interessante – di lui ho visto cose
che a Michele piacerebbero moltissimo specialmente una certa
qualità di tela con tubi di buona biacca e lacche! Stamane è venuto Piero Rebora, abbiamo girato un pò’, che squallore Parigi, a
mezzogiorno abbiamo visto Rue Rivoli deserto, ma indimenticabile impressione di guerra»16; nella seconda Michele si complimenta con Sibilla per la qualità delle sue liriche, contrapponendole a quelle dei “collegiali” futuristi:«Farò mandare i fasc.[icoli]
a Card. [arelli] sorella; ò letto le sue liriche sono belle e nobili.
Nobili soprattutto perché facilmente potevano essere al contrario
come oggi si vede con tanta fecondità uscir da tutti i collegiali
futuristi»17.
***
Tornando al rapporto amoroso tra Sibilla e Michele, la crisi tra
i due si preannuncia subito dopo la conoscenza diretta della
Aleramo con il poeta Giovanni Boine avvenuta nei pressi di San
Remo agli inizi di febbraio del ‘15, dopo il contatto avviato dalla
scrittrice con la richiesta di collaborazione a «La Grande
Illustrazione». Tra le tante lettere scaturite dal classico “triangolo”
Cascella – Aleramo – Boine ci limitiamo a riportare alcune righe
di Michele che testimoniano, al di là delle vicende personali e
sentimentali, la grande importanza attribuita da entrambi alla
rivista:
Stamattina ricevo la breve lettera del Sig. Boine che ti unisco,
così tu ài fino in fondo il martirio del mio cuore. […] Ti faccio
vedere io chi è il vero uomo! Dì intanto al sig. Boine che con la sua
93
lettera à svegliato nel il mio sangue il vecchio sangue che mi à generato, pirati e briganti; erano i miei antenati, un po’ di questa razza
mi vive tutt’ora. […] A parte tutto cerca di riacquistare calma per la
rivista (il corsivo è nostro).18
Assai più dura fu, invece, la reazione di Tommaso (nelle sue
protettive vesti di fratello maggiore), il quale oltre a denigrare la
figura morale di Sibilla, arriverà persino a minacciarla fisicamente.
Pescara 6 marzo 1915
Signora Aleramo, mi permetto di scrivervi perché l’amore fraterno
me lo impone, non so da dove cominciare perché innanzitutto
dovrei analizzare la vostra animalità. Ma quel che mi preme dirvi è
di smettere questa pericolosa situazione. Non conosco quest’altro
grande (naturalmente ammalato!) ma ho fede nel suo sesso e sono
certo che a parte la sua grandezza saprà essere saggio se non
generoso perciò meglio di me e di Michele comprenderà come la
posizione cercata da voi sia rovinoso [sic] – ciò che voi immaginate e costruite è frutto della vostra carcassa, dei vostri capelli grigi e
di tutta la buona scorta di letterature decadente di cui avete sempre
cercato di rivestirvi. La vostra bocca e i vostri zigomi (non parlo
del resto) mi disse [sic] a suo tempo che non due ragazzi potevate
sostenere (malati e non) ma anche tre o quattro. Credo di essere
di tutti i vostri conoscenti il più volgare e il più sano […] A mio
parere il gesto più santo che voi dovreste fare è quello di
allontanarvi da entrambi e possibilmente distruggervi cosa che
molto volentieri commetterei io. […]19
Nel giro di un mese Boine rompe con Sibilla che a sua volta
porrà presto la parola fine alla effimera storia intessuta con
Michele: la vicenda umana sarà poi trascesa dalla Aleramo in
quella letteraria de Il Frustino nelle cui pagine saranno ricostruite tutte le fasi degli avvenimenti, con Cascella diventato nel frattempo uno dei principali personaggi, il pittore Donato Gabri; un
Michele Cascella così rievocato dalla scrittrice in un altro brano
de Il Passaggio: «Un fanciullo m’amava, migrante arcangelo, in
vertigine di luce spada bella, e lo vidi colpito piegarsi, accettare la
sorte, accettar di sparire»20.
94
La rottura amorosa non influenzerà i rapporti di amicizia e di
collaborazione tra i due, come è sottolineato dallo scandalo suscitato nel 1916 dalla foto nuda di Sibilla utilizzata da Michele per
annunciare una sua mostra personale ed il volume Liriche della
Aleramo pubblicato nel ’25 con i fregi del pittore abruzzese.
***
Bisognerà ancora indagare e molto, le inaspettate coincidenze
tra questi laceranti avvenimenti personali e la morte culturale de
«La Grande Illustrazione» decretata con l’ultimo numero, il 16,
uscito nell’aprile-maggio del ’15, numero in cui la direzione letteraria verrà scissa da quella artistica (affidata ancora a Basilio),
con un editoriale, a firma di Maria del Vasto Celano, chiarificatore della nuova linea conservatrice instaurata:
È nostro intendimento che la Grande Illustrazione, pur serbando
come peculiare caratteristica quella di essere una Rivista d’Arte,
divenga, anche dal punto di vista letterario, un originale fattore di
educazione intellettuale. Sarà quindi cura della nuova Direzione
eliminare [...] tutto ciò che sappia di dilettantismo e di mondanità, aprendo invece le proprie pagine ospitali alle manifestazioni
serie ad autorevoli della più vasta cultura.21
Immediata conseguenza di questa svolta reazionaria sarà l’abolizione dei testi letterari creativi, sostituiti da pretenziosi saggi
dagli altisonanti titoli quali Coscienza Nazionale e la Guerra, La
tradizione politica dell’Inghilterra e La grande Iliade, nonché il
netto scadimento di illustrazioni (Tommaso Cascella a parte),
adesso prettamente oleografiche.
Per nostra fortuna forse, sarà stato anche effetto diretto
dell’esecrabile intervento italiano nella Prima Guerra Mondiale
nell’aver impedito da un lato l’ulteriore uscita de «La Grande
Illustrazione» nei contenuti oscurantisti di cui sopra e dall’altro
di aver affidato ai numeri 13-14-15 “diretti di fatto” da Sibilla
Aleramo, il lato più solare di testi ed immagini pienamente
95
inseribili nel cuore pulsante e pensante dell’Avanguardia italiana
ed europea. Immagini e testi perfettamente in linea con gli
ideali estetici, umanisti e socialisti incarnati dall’attività artistica
svolta e dal ruolo culturale rivestito in quel magico sedicennio
da Basilio Cascella con le riviste d’arte «Illustrazione Abruzzese»
e «La Grande Illustrazione».
*L’autore, che vive e lavora a L’Aquila, stava conducendo da alcuni mesi una
ricerca nell’Archivio Sibilla Aleramo alla Fondazione Gramsci di Roma, allorché
il tragico terremoto del 6 aprile 2009 ha interrotto più che bruscamente il programmato percorso di studio. La consistente quantità dei documenti già trascritti dal carteggio intercorso tra l’Aleramo, Marinetti, Boccioni, Tommaso e Michele
Cascella – utilizzati marginalmente in questo scritto – gli hanno consentito
comunque di anticipare nelle pagine di «Bérénice» alcuni aspetti sinora sconosciuti sull’argomento trattato, la cui ossatura di base è leggibile nel volume A.
Gasbarrini - A. Zimarino (a cura di) ‘900. Artisti ed arte in Abruzzo, Edizioni
Scientifiche Italiane, Teramo, 2005, pp. 79- 84.
1
L’articolo, datato Sorrento, maggio 1913, uscirà in lingua russa sulla rivista
Russkaja misl’, 1913 (12) con il titolo Futirizm v Italii. Si veda la retroversione
in G. De Michelis, Il Futurismo italiano in Russia 1909-1929, De Donato,
Bari 1973, pp. 256-262. La fotocopia dell’articolo è stata messa cortesemente a
disposizione da Matteo D’Ambrosio.
2
Dalla trascrizione della lettera autografa di Filippo Tommaso Marinetti,
Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma.
3
Dalla trascrizione della lettera autografa di Filippo Tommaso Marinetti,
Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma. La sua versione integrale
può leggersi in B. Conti - A. Morino (a cura di) Sibilla Aleramo e il suo tempo,
Feltrinelli, Milano 1981, p. 87.
4
S. Aleramo, Il futurismo in Italia, op. cit. p. 256.
5
Dalla trascrizione della lettera autografa di Sibilla Aleramo, Archivio Sibilla
Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma. Alcune lettere indirizzate dall’Aleramo a
Boccioni, dopo la sua morte avvenuta nel 1916, le furono restituite molto probabilmente dallo stesso Marinetti. È noto inoltre come la scrittrice conservasse
spesso la minuta dei suoi carteggi. Nell’archivio, inoltre, sono consultabili le lettere scrittele da Boccioni (in fotocopia), i cui originali si trovano attualmente presso la Fondazione Giorgio Cini a Venezia (fondo Nardi).
6
B. Conti - A. Morino, Sibilla Aleramo e il suo tempo, op. cit., p. 117.
7
Illustrazione Abruzzese (I serie 1899, II serie 1905), riedizione anastatica
96
a cura di A. Gasbarrini, Edigrafital, Teramo - Angelus Novus Edizioni, L’Aquila
2003.
8
«La Grande Illustrazione », f. 13, gennaio 1915.
9
D. Gambillo - M. Fiori (a cura di), Archivi del Futurismo, Vol. I, De Luca
Editore, Roma 1958, pp. 352-353.
10
Le prime “tracce” del Futurismo in Abruzzo vanno individuate nella Grande
Serata Futurista tenuta a L’Aquila l’8 aprile del 1913, così annunciata nel giornale locale «Il Frizzo»: “Il celebre poeta futurista F. T. Marinetti, entusiasta della
nostra terra di Abruzzo, abbondante di pomodori, patate, torsi di broccolo e
cavolo, terrà, questa sera 8 aprile alle ore 21, una smagliante conferenza sul
FUTURISMO. […] La conferenza sarà preceduta e seguita da alcuni pezzi di
musica del Pratella, a base di starnuti e fischi […]”. Sulla ricostruzione storica
dell’evento si veda A. Gasbarrini, La Grande Serata Futurista di Marinetti & c. a
L’Aquila, in «Bérénice», n. 24, novembre 2000.
11
Dalla trascrizione della lettera autografa di Filippo Tommaso Marinetti,
Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma.
12
In Archivi del Futurismo, Op. cit., p. 355.
13
Sul numero 13 de «La Grande Illustrazione» verrà pubblicata parzialmente
la lettera di Tommaso datata Parigi, 12 Gennaio [1915]. Il confronto testuale con
l’originale disponibile alla Fondazione Gramsci, ha consentito all’autore di rilevare una precisa concordanza per quanto attiene al contenuto, e, l’intervento decisivo di Sibilla Aleramo per un’accettabile “sistemazione formale” dello scritto.
14
Dalla trascrizione della lettera autografa di Tommaso Cascella datata
29/12/1914, Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma.
15
Dalla trascrizione della lettera autografa di Tommaso Cascella (senza data e
busta, databile dicembre 1913 - gennaio 1914), Archivio Sibilla Aleramo,
Fondazione Gramsci, Roma.
16
Dalla trascrizione della lettera autografa di Tommaso Cascella datata
8 gennaio 1915, Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma.
17
Dalla trascrizione della lettera autografa di Michele Cascella (senza data e
busta, databile marzo-giugno 1914), Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione
Gramsci, Roma.
18
B. Conti - A. Morino, Sibilla Aleramo e il suo tempo, op. cit., p. 123. Il documento autografo è consultabile alla Fondazione Gramsci.
19
Dalla trascrizione della lettera autografa di Tommaso Cascella, Archivio
Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma.
20
Nel testo di Sibilla Aleramo La Riconoscente pubblicato nel fascicolo 13 de
«La Grande Illustrazione», con i due disegni di Michele Cascella Gigli e Lauri,
così la scrittrice rievoca la loro liaison: «Sono in un’isola, vele piccole bianche ci
sorridono, e tu mi chiami Eva, tu mi senti Eva. Sei venuto, migrante arcangelo,
in vertigine di luce spada bella», infra.
21
«La Grande Illustrazione», a. II, f. 16, 1915.
97
DOSSIER
FUTURISMO IN ABRUZZO
165
DOSSIER FUTURISMO IN ABRUZZO
Dalle pagine de «La Grande Illustrazione»*
S. Aleramo – U. Boccioni – M. Cascella – T. Cascella
F. Mac Delmarle – F. T. Marinetti – G. Severini
Tra i testi ed i disegni pubblicati in questo Dossier – tratti da «La
Grande Illustrazione», fascicoli 13-14-15, gennaio-aprile 1915 –
un particolare rilievo storiografico rivestono, oltre alle due poesie
di Marinetti (per la verità “poco futuriste”), le lettere dell’artista
belga Felix Mac Delmarle estensore del Manifeste futuriste
contre Montmartre (pubblicato su Comœdia, successivamente
co-firmato anche da Marinetti sul n. 16 di «Lacerba» dell’agosto
del ’13) e del pittore Tommaso Cascella. Entrambi presenti sul
fronte di guerra esprimeranno al meglio (sia con le loro parole
che con le grafiche eseguite direttamente nel vivo dello scontro
bellico), gli universi poetici contrapposti di quel periodo: i passatisti (post-impressionisti e post-simbolisti tra cui vanno annoverati Basilio Cascella ed i giovanissimi figli Tommaso e Michele) e
gli autentici novatori come Mac Delmarle.
Per Tommaso, “inviato speciale” de «La Grande Illustrazione» la
scena di un attacco aereo si trasfigura automaticamente ed emotivamente in un paesaggio ottocentesco: «[…] ho disegnato molto,
ho vissuto ore indimenticabili disegnando certi tipi e certe scene
[…] ma la cosa che davvero mi è restato impresso [sic] è stato un
attacco di aeroplani contro truppe nemiche – una cosa fantastica,
inverosimile – figuratevi che vi era una tempesta, del vento, sopra
una immensa foresta nera, un raggio di sole, proprio come nei paesaggi Dazeliani [sic. Cascella si riferisce al pittore torinese Massimo
D’Azeglio, n.d.a.] illuminava la scena, con un aeroplano che toccava quasi la cima degli alberi beccheggiava in modo pauroso. Colpi
di fuoco col fascino del vento era di una musicalità suggestiva – che
bellezza! che vita è durato un 10 minuti ma l’ho davanti i miei
occhi come una visione fresca e palpitante»1.
Per il futurista Mac Delmarle, invece, arruolatosi volontario,
la guerra non era altro che una grandiosa, spettacolare metafora
166
sinestetica ed onomatopeica del Futurismo: «Questa bella guerra!!
Una riserva di impressioni da cui non si deve far altro che attingere!! Rumori + suoni + odori […] Ra ta ta ta – rattattatta […]
fzii-fzii… fzii fzii fzi – fzii fzi, e zuuum buuum! Ecco la canzone
divina, la grande marmitta che trionfa! Che apoteosi per noi, gli
anti-tutto! I fuorilegge delle grasse digestioni! Noi campioni di
una doverosa distruzione!!!» (infra).
Di tutt’altro avviso (sulla valenza estetica dei “reportages”
effettuati da artisti sul fronte di guerra) era Umberto Boccioni il
quale, nel recensire il 5 marzo 1916 la Mostra Artistica Mantovana
Pro mutilati e orfani di militari caduti in guerra, in cui esposero
anche Tommaso e Michele Cascella, scriveva: “Quando Cascella
padre dirigeva la Grande Illustrazione e scoppiò il conflitto europeo, egli mi espose con quell’entusiasmo infuocato che lo distingue il progetto di farmi collaborare alla sua rivista, ottenendomi
un salvacondotto che mi avrebbe portato sulle linee francesi per
fare impressioni di guerra dal vero. Rifiutai decisamente. Sono
contrarissimo a qualsiasi impressionismo dettato da necessità di
verisimilianza di tempo e di spazio. L’arte moderna, per fortuna,
lotta per uscire dalla schiavitù del documento. Il vero non serve
che come serbatoio e controllo di quantità e qualità plastiche
necessarie alla costruzione del quadro, che è poi un organismo a
parte assolutamente indipendente”.
La riproposizione in lingua francese, con relativa traduzione, delle
lettere scritte da Mac Delmarle a Marinetti dal fronte – pressoché
sconosciute anche agli specialisti del Futurismo –, e la riproduzione
delle grafiche di Boccioni, Delmarle e Severini, possono essere considerate alla stregua di piccolissimi tasselli ancora mancanti nel vasto
mosaico futurista “restaurato” in occasione del Centenario.
Antonio Gasbarrini
* Si ringraziano il Museo Civico “Basilio Cascella” di Pescara e il collezionista
Renato D’Amario per la messa a disposizione dell’iconografia relativa alle opere
di Umberto Boccioni e F. Mac Delmarle riprodotte a pag. 191.
1
I brani, tratti dalla lettera autografa di Tommaso Cascella consultabile alla
Fondazione Gramsci di Roma, consentono al lettore di effettuare un confronto
sincronico con il testo emendato da Sibilla Aleramo (infra).
167
[Le illustrazioni sono di Michele Cascella]
168
SIBILLA ALERAMO
La riconoscente
(Frammento)
Centro del mondo. Ancora una volta, sì.
Mai vivere fu stupor più alto.
Quand’io salivo, sola, su le praterie fiorite dinanzi ai vertici
ghiacciati, se in gola mi tramavan motivi d’un mio inno io ben
sentiva che per me, per quella mia esaltata ascesa, per quel puro
gorgoglio di parole esisteva il miracolo alpestre, e null’altro per
me.
Tutte le cose create, tutte le avventure, s’io son sincera, le riconosco unicamente per la mia vita, per gli istanti della mia vita
ch’io riempio del mio respiro. Divinazioni e catastrofi; orizzonti
e invisibili radici; grandi cuori, grandi stagni, la folla informe, il
genio, colui che m’ignora come colui che m’adora... La storia, oh
libri, oh pietre! I bei colori – questa rosa che morirà premuta sul
mio seno dal tuo abbraccio, questa guerra che s’è incendiata
quando appena alla vigilia io e te c’eravam incontrati...
Stupore di trovarsi a riflettere la luce insieme!
E su la piccola isola nostra – rive e rupi, teorie di vele, mirti
fra dure lave – ha converso la gioia, ha converso il canto. Su la tua
fronte d’arcangelo, sul mio petto d’Eva.
Per tutto il resto della terra il vigor dolce, l’ardor perlaceo stanno umiliati come immemori agonizzanti.
Ah mia sorte!
Nell’anno ch’è di tanta tenebra per tanti, perché si doveva
finalmente per me avverar l’amore?
Meravigliandomi ogni vena l’amore s’è attestato. Io l’avevo pur
portato in me da sempre, idea verbo sangue. V’avevo creduto
169
quanto più il tempo martoriandomi mi chiamava folle. Disposta
finalmente alla morte ero, per salvarne intera dentro me la volontà. E avverandosi m’è apparso tale un prodigio mai sognato.
Canta alto, allodola!
Questo mondo stravolto nella scoperta del proprio orrore, fa
più grande la portentosa festa del mio petto. Inconsapevole, fa
più sacra questa mia ora di grazia.
Grazia, non gloria. Dono e non conquista. Stellare isola ne
l’universo.
Cimento supremo alla mia fede, nell’ora del suo esaurirsi:
veramente, con quello sfondo laggiù... Altrettanto lontano, di
quando con sensi e con spirito in passione tentavo penetrarlo.
Tremendo e miserevole. Fumiga. Si scontran come allora rauche
le voci. Nomi, costumi, costruzioni, conflitto perpetuo davanti a
cui mi ergo innocente. Lontana e innocente.
Sono in un’isola, vele piccole bianche ci sorridono, e tu mi
chiami Eva. Sei venuto, migrante arcangelo, in vertigine di luce
spada bella. O me nata per presentire, o me nata per disegnar
un’ombra di donna in cielo... Tu estraneo agli uomini, che mi
parli di cose intatte, di neve di rugiada e domani forse sparirai,
tu vedi quest’immagine che incombe, ch’è la mia e pur m’è
maggiore, che non ha nome né età... Lei baci? Su tutta la mia persona i baci tuoi inseguono brividi: vento, sole, notturni silenzi; e
pianto nelle mie pupille, la disperata domanda nelle mie pupille,
è chiarore: quasi non sa più di sangue: è bianca rosa in caldo
raggio...
(Dal libro La Riconoscente che uscirà dopo la guerra.)
[Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 13, Gennaio 1915, p. 7]
170
TOMMASO CASCELLA
Da una lettera
Parigi, 12 Gennaio
Carissimi
Rieccomi a Parigi, ho faticato molto, sentivo che ogni cosa che
vedevo e ogni ora che passava erano tesori per me. Ora sono stanco.
Sono arrivato fin quasi a Chalons, quasi alle Argonne; ma da
Meaux che dista quattro ore da Parigi ho cominciato a penare, il
lasciapassare mi serviva fin là, di là sino ai piccoli villaggi dove sono
arrivato mi son valso di piccoli lasciapassare che un commissario
dopo l’altro mi rilasciavano – vi dirò che molte cose me le immaginavo superiori, ma certe altre, specie i soldati, hanno sorpassato la
mia fantasia.
Ho disegnato molto, ho vissuto ore indimenticabili. Ho assistito
con vera commozione all’arrivo di feriti nelle stazioni militari e nelle
ambulanze improvvisate; per esempio: bivacco di soldati in una
chiesa con relativo pranzo servito da monache. Ma la cosa che più mi
è rimasta impressa è stato un attacco di aeroplani contro truppe
nemiche, una cosa fantastica inverosimile, figuratevi che vi era una
tempesta, del vento sopra ad una immensa foresta nera; un raggio di
sole, proprio come nei paesaggi d’Azegliani illuminava la scena; un
aeroplano che toccava quasi la cima degli alberi beccheggiava in
modo pauroso. Colpi di fuoco. Unito al fascino del vento era di una
musicalità suggestiva. Che bellezza! Che vita! È durato un dieci
minuti ma l’ho tuttora davanti agli occhi come una visione fresca e
palpitante. Mi son trovato là quasi per miracolo, stavo in un piccolo
ristorante di campagna, dalla finestra vedevo quella foresta,
domandai se era possibile andarvi, mi dissero di fare attenzione
perché era piena di soldati, mi ci recai titubante, non vedevo nessuno, grosse nubi si addensavano nel cielo, cominciava a piovere: un
viottolo mi condusse ad una piccola radura che dominava la valle
171
172
lontana. Cominciai a udire dei colpi poi un rombo di motore scosse
le cime degli alberi e una flottiglia di aeroplani nella nebbia e nel
vento si spinse lontano lontano.
Mi sembra un sogno. Rimasi solo, qualche fumo si levava lento
dal fondo della valle poi son venuti dei soldati a cavallo, mi hanno
chiesto cosa facevo, perché ero là, ecc.; non mi hanno arrestato perché
avevo buoni “papiers”.
Non ho preso nessun appunto di quella scena, ma chi sa che non
ne faccia qualcosa.
Che dirvi dei feriti?
Uomini forti dalle lunghe barbe; certi occhi dove una fiamma
brilla con visibile ostinatezza. Algerini, Senegalesi, donne della
Croce Rossa, bianca, bleu, ecc. e poi tante e tante cose che non mi è
riuscito fissare, truppe in marcia, paeselli deserti, monotoni paesaggi
industriali.
Son ritornato a Parigi perché cominciavo a vivere una Via Crucis:
mi hanno sequestrato dei bei disegni, come per esempio: un gruppo
di fari trasportabili con dei marinai fucilieri che lo trascinavano.
Sono stato un’ora e mezza in una stazione per attendere da Parigi
notizie sulle mie carte.
Certo non ho lavorato quanto volevo, ma non sempre mi era possibile, e poi avevo sempre il timore che me lo prendessero; adesso vorrei andare a Compiègne, mi dicono sia interessantissimo. Certo mi
sarà difficile spingermi fino al fronte, ma potrò osservare i luoghi
dove le mischie sono avvenute. Fermarsi è impossibilissimo, e poi il
timore di tornare in galera mi spaventa. Ogni agente che mi ferma
mi mette un brivido.
Il governo francese ha stabilito di mandare artisti di valore sul
fronte, ma francesi. Per ora io solo, da solo, sono arrivato dove
nessuno avrebbe potuto.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Vostro TOMMASO
[Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 13, Gennaio 1915]
173
174
F. T. MARINETTI FUTURISTA
I Garibaldini
(Frammento d’un poema inedito)
A Ricciotti Garibaldi
Là sulle alture austriache,
i volontari, rossi di camicia e di cuore,
non sono più che cenci insanguinati,
stracci vermigli e viventi brandelli
che soffocan la gola vorace dei cannoni.
Turano febbrilmente le falle
della patria che potrebbe affondare
lottando contro le fughe ruggenti della morte...
Altri forse stanchi, disperati
di non avere ancora saziate tante bocche,
si scagliano come sublimi spine di pesce
nell’avida gola dei pezzi che si strozzano!...
Quegli obici coscienti non sono rivomitati!...
Ma la lugubre fame delle batterie
s’accanisce di nuovo sulla rossa macelleria
dei Garibaldini,
buona carne delle battaglie
pesto enorme di cadaveri eroici
nel quale s’impantanerà
la cavalleria austriaca...
Nel vallone insaziabile che già divorò
la nostra rossa avanguardia,
tremila Garibaldini agonizzanti
fanno risplendere, sempre più,
coi sussultanti vortici dei loro polmoni,
le leve del torace e i martelli del cuore,
175
il nome stridente e lacerante d’Italia,
sempre più in alto nel bel cielo della battaglia!
Il cielo è diventato la vivente fornace
che formano, salendo, le fiamme dei loro occhi!
... Uno mi grida:
«Abbiamo dentro la gola
una fucina ardente per far nuovi cannoni
e nei capaci serbatoi dei nostri polmoni
abbiam di che gonfiare un dirigibile militare!»
O bel roseto garibaldino!
Questa valanga di mitraglia e d’obici monotoni
che instancabilmente ti graffia e ti gualcisce
non potrà altro che ringiovanire
le tue rose appassionate!...
Ogni morente è un rosaio dai temerari profumi,
ogni morente sboccia per l’ultima volta
nel suo letto spinoso d’angoscia e d’ironia...
Ogni morente scopre le sue piaghe brucianti
sotto i lunghi getti parabolici di sangue
che sprizzano dalle arterie recise...
Innumerevoli fontane dai getti intrecciati!
Fontane imporporate da un tramonto dei tropici!
O profondità del corpo umano,
dove quel sangue eroico dai colori incendiarii
piangeva un tempo malinconicamente
come un’acqua prigioniera di oscuri canali!
O sprizzanti arterie, innaffiatoi di follia
e di vino inebriante, spiegate
il bel ventaglio dei vostri getti scarlatti
sulla bocca contorta di quell’eroe che canta...
Canta la sua felicità di morire. Ascoltiamo.
«Ne uccisi cinquanta in due ore! Cinquanta.
Cinquanta grugni austriaci fracassati da me!
Non dovevo pagare con la morte
una sì grande fortuna?».
[Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 13, Gennaio 1915, p. 9]
176
A. F. MAC DELMARLE FUTURISTE
Impressioni di trincea
ATTAQUE DE LA CÔTE 108 – 12 octobre 1914.
Les Allemands attaquent de toutes leurs forces en doubles et
quadruples lignes, déployées avec comme objectif l’enveloppement des ailes, comme moyen la formation par quatre, serrée,
compact : passer à tout prix. Les Français procèdent en profondeur avec le moins de sacrifice d’hommes possible.
Le 11 et 12 octobre, attaque sur le front. Midi, travail d’artillerie pour déblayer la place. 75 et rimailhos donnent beaucoup.
Notre attaque d’infanterie a surtout consisté à bondir d’une
tranchée à l’autre, pour finir à prendre la ferme «Le Choléra» à la
baïonnette. La côte 108 fut prise 2 fois d’assaut, malgré les obus
de 305 qui éclataient continuellement.
Midi. Soleil anémique. Les tranchées éjectent des odeurs
d’alcool, de sueurs humaines + vin distribué aux troupes. – 300
cartouches, sac au dos, très haut. Préparez-vous ! Et râcc trââcc
zïï ïïi boûoû 1/2 t. Les 75 commencent à taper derrière nous.
Sensation de toile déchirée + vitres volant en éclats. Les batteries
lourdes s’y joignent bientôt le zïï ïï zïï est plus poussif. Mais
l’éclatement des 75 est terrible. Les lignes d’horizon chahutent et
dansent comme des plateaux de balance. Un jet noir encre de
chine bondit, fuse en plein ciel, retombant partout en nuage de
suie. Roû oû roû oû roû oû ronflement brun et ocre avec
intermittence chrome orange = moteur d’aéro. Shrapnels rü a âh
avec une chute sable renversé. Bruit = vert acide râac ac crâac ââc
zii ii ii + chu chu chu boûm ba am oûoûm + roû oû tzüpââf tzin +
tzin + tzin. En avant, N. d. D. ! En avant, 1ère section, par D. !
tzin tzin roû oû tzin tzin + flouc flac + flouc flaac. En avant ! La
première 1/2 section ! Dehors ! N. d. D. et bâûm oûm ! tzin + tzin
177
178
+ tzin + tzin… En tirailleurs ! crâââc + rââ flouf coups de clairon
= déchirure orange + orange. Noir + odeur de soufre et poudre
1/2 t. plus sourd obus 305 trou conique aïe aïe. Des nuages
blancs et noirs alternent avec l’azur du . . . . . . .
PONTAVERT.
J’ai adressé une demande pour faire partie des patrouilleurs.
On risque beaucoup, mais cette guerre de tranchée est trop
calme. J’écris de Pontavert, petit village démoli. J’ai été porter des
ordres, car je suis devenu homme de liaison. C’est un poste
d’honneur, mais qu’est-ce qu’on reçoit comme pruneaux !
J’ai parcouru ce triste village. Rien. Tout le monde parti. J’ai
pu faire un croquis et rapporter quelques légumes à mon
escouade. Je viens d’assister à une poursuite d’aéros, avec accompagnement de shrapnels. Un avion français, étant allé survoler les
tranchées boches, ceux-ci ont envoyé 52 obus, sans du reste l’atteindre. L’avion blindé brillait au soleil comme un insecte et
décrivait des orbes magnifiques. Puis tout à coup les canons tonnèrent. Quel beau tir ! On entendait le zï ï ï boûm!! et dans le
cobalt du ciel se formait un petit nuage blanc. Bientôt le roû oû
oû roû oû oû poussif du moteur alternait avec les zï ï ï boum boûm
zï boûm roû oû oû. L’éclair d’acier qu’était devenu l’avion filait
avec une queue de 52 petits nuages blancs. Je ferai quelque chose
de cela, si j’en reviens !! Ça m’a emballé, grisé au plus haut point.
Et puis des bruits, des sons, des couleurs, du mouvement. .
. . . . . . . . . . . . . . . .
[Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 15, Marzo-Aprile 1915, p. 63]
179
A. F. MAC DELMARLE FUTURISTE *
Impressioni di trincea
Attacco al versante 108 – 12 ottobre 1914
I Tedeschi attaccano con tutte le loro forze in doppie e
quadruple linee, dispiegate con l’obiettivo di accerchiare le ali,
tramite lo schieramento per quattro, serrato, compatto: passare
ad ogni costo. I Francesi penetrano in profondità con il minor
sacrificio possibile di uomini.
L’11 e 12 ottobre, attacco al fronte. Mezzogiorno, impiego
d’artiglieria per sgombrare la piazza. Pezzi da 75 e rimailhos incalzano. Il nostro attacco di fanteria è consistito principalmente nel
saltare da una trincea all’altra, per andare a conquistare alla baionetta la fattoria «Le Choléra». Il versante 108 fu preso d’assalto
due volte, malgrado gli obici da 305 che sparavano senza tregua.
Mezzogiorno. Sole anemico. Le trincee esalavano odori di alcool,
di sudori umani + vino distribuito alle truppe. – 300 cartucce,
zaino in spalla, molto alto. Preparatevi! E trac trac ziiii bum [râcc
trââcc zïï ïïi boûoû] 1/2 t. I pezzi da 75 riecheggiano alle nostre
spalle. Sensazione di tela lacerata + vetri che esplodono in aria. Le
batterie pesanti vi si uniscono ben presto lo ziiii [zïï ïï zïï] si fa
più ansimante. Ma lo scoppio dei 75 è terribile. Le linee dell’orizzonte oscillano e sobbalzano come piatti di una bilancia. Un
getto nero inchiostro di china, esplode in aria, e ricade dappertutto in nuvole di fuliggine. Vrrrr [Roû oû roû oû roû oû] rombo
bruno e ocra con bagliori cromo arancio = motore d’aeroplano.
Srhapnels rii a ah ricade la sabbia sollevata. Rumore = verde acido
rac ac crac aa zii ii ii + chu chu chu bum ba am uum + ru u zumbpaf zin + zin + zin [râac ac crâac ââc zii ii ii + chu chu chu boûm
ba am oûoûm + roû oû tzüpââf tzin + tzin + tzin]. Avanti, Perdio!
Avanti, prima sezione, per D! zin zin ru u zin zin + fluc flac + fluc
180
flaac [tzin tzin roû oû tzin tzin + flouc flac + flouc flaac]. Avanti!
La prima 1/2 sezione! Fuori! Perdio e baaam uum! zin+ zin+ zin+
zin... [bâûm oûm ! tzin + tzin + tzin + tzin…]. In ordine sparso!
craac + raa + plof [crâââc + rââ flouf ] colpi di tromba = squarcio
arancio + arancio. Nero + odore di zolfo e polvere 1/2 t. più sordo
obice 305 buca conica ahi ahi [aïe aïe]. Nuvole bianche e nere si
alternano con l’azzurro del. . . . .
PONTAVERT.
Ho chiesto di far parte dei soldati di pattuglia. Si rischia
molto, ma questa guerra di trincea è troppo calma. Scrivo da
Pontavert, paesino raso al suolo. Son venuto qui a portare degli
ordini, poiché sono diventato uomo di collegamento. È un posto
d’onore, ma se ne ricevono di pallottole!
Ho attraversato questo triste paese. Niente. Sono andati tutti
via. Sono riuscito a fare uno schizzo e riportare della verdura alla
mia squadra. Ho appena assistito ad un inseguimento tra aerei,
con accompagnamento di shrapnels. Un aereo francese sorvolava
le trincee tedesche, questi hanno sparato 52 obici, senza, d’altronde, riuscire a colpirlo. L’aereo blindato splendeva al sole come un
insetto e disegnava delle orbite magnifiche. Poi ad un tratto i
cannoni hanno tuonato. Che bel tiro! Si sentiva lo zii i i buum!!
[zï ï ï boûm!!] e nel cobalto del cielo si formò una piccola nuvola
bianca. Ben presto il vr u u um [roû oû oû roû oû oû] asmatico del
motore si alternò con i zii i i buum buum zii buum vr u u um [zï
ï ï boum boûm zï boûm roû oû oû]. Il lampo d’acciaio in cui si era
trasformato l’aereo filava con una coda di 52 piccole nuvole bianche. Farò qualcosa del genere, se ne verrò fuori!! Questo mi ha
entusiasmato, inebriato al culmine. E poi rumori, suoni, colori,
movimento. . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . .
* [Traduzione di Sabrina Ciancone]
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MAC DELMARLE PEINTRE FUTURISTE
Impressioni e schizzi fatti in trincea
dal pittore futurista Mac Delmarle ferito a Berry-au-Bac
EYMOUTIERS, le 13 Octobre 1914
Mon cher Marinetti,
Quelques nouvelles de celui qui vous estime tant, vous feront
peut-être quelque plaisir. Mais vous-même qu’êtes-vous devenu?
Et tous les amis futuristes?
Pour moi, je me suis engagé volontairement pour la durée de la
guerre. Cette belle guerre!! Quel grenier d’impressions où l’on n’a
qu’à puiser!! Bruits+sons+odeurs. – Et combien nous pouvons la
révendiquer. Ah! Ah! ils y viennent à ce que nous avons crié à leur
veulerie!!
Aux explosifs de nos idées, aux shrapnels de nos manifestes, aux
obus de nos meetings, ils auraient dû déjà sentir la belle poudre qu’il
leur faut à présent respirer.
Tap-tap-tap-tap – taptaptaptap. Notre belle folle de mitrailleuse
ébranle leur pacifisme à outrance, les petits flûtes des balles les
talonnent…tzin-tzin….. tzin tzin tzin zï- tzin zï, et züüüü
boûoûm! voilà la divine chanson, la grosse marmite triomphante!
Quelle apothéose pour nopus, les anti-tout! les outlaws des grasses
digestions! les champions de la destruction nécessaire!!!
.
.
.
.
.
.
J’ai travaillé beaucoup sur le front (notes, impressions, sensations,
etc.) où je fus du premier jour jusqu’au 11 octobre. A présent, je suis
malheureusement arrêté. A Berry-au-Bac, au milieu du divin
orchestre, je reçus, face à l’ennemi, une balle dans le bras gauche et la
main du même bras en marmelade par une balle explosive. Je
souffre beaucoup, évidemment, mais le pis est que ce sera long à
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guérir. Et je me ronge! Est-ce que les futuristes ne sont pas tous des
lions impatients? Etes-vous content? Quel espoir pour nous après la
guerre, dites! N’est-ce pas que nous serons plus forts que jamais?
Ecrivez-moi; cela me fera tant plaisir et tant de bien!
Avez-vous vu les gens du Nord? Avez-vous vu les Belges? Nous
avez-vous vu, nous, les Vlamsches? Courageusement. Jusqu’au bout.
Plus rien. Plus de pays, plus de famille, rien que des glorieux blessés
“tenant le coup quand-même!”
Le lion des Flandres, blessé, meurtri, et nous tous entre les pattes
du vieux fauve chassé de son écusson, mais rugissant, grandiose,
terrible. Ah! ah! nous étions froids, nous, paraît-il? Et pourtant, elles
sentent la poudre, les brumes du Nord!… En avant!! Et quand je
serai guéri, en avant! Toujours plus loin! Et lorsque nous n’aurons
plus rien, ni maison, ni famille, ni quoi que ce soit, rien, plus rien,
nous nous battrons plus fort encore, plus terriblement, pour rien,
pour le geste, pour l’Idée qui dépasse les mondes!!
.
.
.
.
.
.
J’attends bien impatiemment de vos chères nouvelles, et vous prie
de me croire votre tout dévoué
Eymoutiers (Haute-Vienne – France) Hôpital Bénévole.
[Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 13, Gennaio 1915, p. 16. Nella
pagina successiva sono pubblicate altre due lettere datate 24 novembre e 5
dicembre. Ulteriori cinque lettere datate dal 20 al 29 settembre 1914 sono
raggruppate, nelle pp. 17-18, sotto l’unificante titolo Impressions de tranchée]
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MAC DELMARLE PITTORE FUTURISTA *
Impressioni e schizzi fatti in trincea
EYMOUTIERS, 13 ottobre 1914
Caro Marinetti,
Alcune notizie da chi vi stima tanto, forse vi faranno piacere. Ma
cosa ne è di voi? E di tutti gli amici futuristi? Dal canto mio, mi sono
arruolato volontario per l’intera guerra. Questa bella guerra!! Una
riserva di impressioni da cui non si deve far altro che attingere!!
Rumori+suoni+odori. – E noi possiamo ben rivendicarla. Ah! Ah! ne
devono prendere atto anche coloro che tacciavamo di codardia!!
Sotto le bombe delle nostre idee, le granate dei nostri manifesti, gli
obici dei nostri comizi, avrebbero dovuto presentire la bella polvere
che ora sono costretti a respirare.
Ra ta ta ta – rattattatta [Tap-tap-tap-tap – taptaptaptap]. Il fuoco
della nostra mitraglia scuote il loro pacifismo ad oltranza, i piccoli
flauti delle pallottole li incalzano…
fzii -fzii….. fzii fzii fzii fzi - fzii fzi, e zuuum buuum! [tzintzin….. tzin tzin tzin zï- tzin zï, et züüüü boûoûm!] ecco la
canzone divina, la grande marmitta che trionfa! che apoteosi per
noi, gli anti-tutto! i fuorilegge delle grasse digestioni! noi campioni
di una doverosa distruzione!!!
.
.
.
.
.
.
Ho lavorato molto sul fronte (appunti, impressioni, sensazioni, ecc)
dove son stato dal primo giorno fino all’11 ottobre. Ora, purtroppo,
sono fermo. A Berry-au-Bac, nel mezzo dell’orchestra divina, di
fronte al nemico, una pallottola mi ha colpito il braccio sinistro,
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mentre un proiettile esplosivo ha spappolato la mano dello stesso
braccio. Soffro molto, naturalmente, ma il peggio è che impiegherà
molto a guarire. E questo mi rode! D’altronde i futuristi non sono
tutti leoni impazienti? Siete contento? Secondo voi, quali speranze
avremo una volta finita la guerra? Non saremo noi più forti che mai?
Scrivetemi; mi farà piacere e mi darà sollievo!
Avete visto i popoli del Nord? Avete visto i Belgi? Avete visto noi, i
Vlamsches*? Intrepidi. Fino alla fine. Nient’altro: Senza paese,
senza famiglia, nient’altro che valorosi feriti “che comunque
resistono!”
Il leone delle Fiandre, ferito, straziato, e tutti noi tra le zampe della
vecchia belva scacciata dal suo stemma, ma che ancora ruggisce,
grandiosa, terribile. Ah! ah! All’apparenza eravamo impassibili.
Eppure sanno di polvere le nebbie del Nord!… Avanti!! E quando
sarò guarito, avanti! Sempre più lontano! E quando non avremo più
niente, né casa, né famiglia, né nient’altro, niente, più niente, noi ci
batteremo ancora più forte, con maggiore ferocia, per niente, per il
gesto in sé, per l’Idea che supera ogni realtà!!
.
.
.
.
.
.
Attendo con impazienza vostre notizie, e vi prego di credermi vostro
devoto
Eymoutiers (Haute-Vienne – Francia) Hôpital Bénévole.
* Traduzione di Sabrina Ciancone
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In alto: Gino Severini, Esquisse pour un tableau [Les Cosaques]
[Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 14, Febbraio 1915, p. 30]
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FILIPPO TOMMASO MARINETTI
Battaglia
(Frammento d’un poema inedito)
Laggiù si trasloca… Chi dunque pianta chiodi
in pareti di legno troppo secco?…
Pazzi martelli. Innumerevoli picchiotti
che traforan di colpi le porte!
Dimenarsi improvviso di danze spagnole
sotto un crollante scroscio di nacchere rosee!
Son le mitragliatrici dal fragore elegante.
O rumorose raganelle di lebbrosi ammutinati!
Giranti inaffiatoi che piovono palle
su file lunghe di fiori e di frutti eroici!
Morsi scattanti del tornio sul legno!…
Son le mitragliatrici dall’assiduo lavoro,
operaie zelanti che imprimono senza posa
nell’atmosfera
colpi taglienti triangolari o a losanga,
dagli angoli netti!
Geometria dei rumori, teoremi fracassanti
che spezzano a quando a quando
il russar vitreo e vellutato della mia elica…
Fuciliera lontana: chioccolio di ghiaia
sulle spiaggie notturne…
Fucileria lontana: quacquerare febbrile
di rane che s’accoppiano al chiaro di luna…
Fischi di capitani: proiettili sibilanti!…
Gli echi irritati brontolano di rabbia
sotto lo scalpitio gigantesco
shrapnels galoppanti.
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I cannoni allineati lungo la palude
tendono il collo, come coccodrilli,
bruscamente sussultando e lanciando in cielo
con un’enorme scossa
i rutilanti spasimi della loro coda formidabile…
Sono i bellissimi shrapnels!…
Grovigli d’argentei serpenti che guizzano,
uscendo flessuosamente
da riccioli di fumo biondo
o scoppiando da sacchi di cenere nivea,
azzurra, e a volta a volta color marrone!…
Il cielo è tutto squamato di fuochi triangolari.
I battaglioni lontani sono orgogliosi
di portare sul capo volanti corone
di shrapnels esplosi, le cui rosse spine
di continuo si moltiplicano!…
È quasi mezzogiorno. Il sole si eleva
come un grande albero d’oro massiccio
che s’erga sui possenti eserciti intrecciati,
radici contorte della luce solare!…
Il sole largamente effonde
il suo fogliame di splendide nuvole,
rami d’argento carichi d’aranci acciecanti!
[Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 15, Marzo-Aprile 1915, p. 56]
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A. F. Mac Delmarle - 1914. Fumes - Passage d’artillerie - 29eme batterie - 27eme régt.
[Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 13, Gennaio 1915]
Umberto Boccioni, Carica di cavalleria, 1915
[Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 13, Gennaio 1915]
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Bérénice aderisce al CRIC
Finito di stampare nel mese di novembre 2009
presso
Editoriale Eco srl - S. Gabriele (TE)
Tel. 0861.975924 - E-mail: [email protected]
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