Bérénice Fondata nel 1980 RIVISTA QUADRIMESTRALE DI STUDI COMPARATI E RICERCHE SULLE AVANGUARDIE Diretta da Gabriel-Aldo Bertozzi Angelus Novus Edizioni Nuovo sito internet di Bérénice http://www.angelusnovus.it/berenice e-mail: [email protected] Volume stampato con il contributo del Dipartimento di Studi Comparati Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara BÉRÉNICE Rivista quadrimestrale di studi comparati e ricerche sulle avanguardie diretta da Gabriel-Aldo Bertozzi N.S., anno XVI, n. 42, luglio 2009 SOMMARIO Centenario del Futurismo François Proïa Nicole Le Dimna 5 20 febbraio1909 . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. “Le Futurisme à Paris. Une avant-garde » 13 explosive” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Retrospettiva sul Marinetti francese e » 31 prefuturista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “Les eaux jaunâtres de la Pescara”. » 49 Marinetti e il paesaggio prefuturista . . . . Aspetti linguistici e lessicali del “Manifeste » 63 du Futurisme” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Invenzione dell’avanguardia. Influenza del » 69 Futurismo sul Dadaismo e sul Surrealismo “La Grande Illustrazione”, Sibilla Aleramo » 83 e il Futurismo in Abruzzo . . . . . . . . . . . . “Mafarka il Futurista” come mito di » 99 reinvenzione dell’io e del romanzo . . . . . . » 109 Futurismi a Verona . . . . . . . . . . . . . . . . Castrense Civello e il suo libro di poesie » 121 “Aria Madre” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 125 “Vita futurista”. I futuristi e il cinema . . » 135 “Sic”, rivista futurista? . . . . . . . . . . . . . . DOSSIERS Gabriel-Aldo Bertozzi Antonio Gasbarrini Dossier “Primo Conti” . . . . . . . . . . . . . Dossier “Futurismo in Abruzzo” . . . . . . G.-A. Bertozzi Gabriella Giansante Federica D’Ascenzo Marilena Giammarco Stefano Santavenere Gabriel-Aldo Bertozzi Antonio Gasbarrini Massimiliano Savona Agostino Contò Antonino Russo » » 147 165 3 «LA GRANDE ILLUSTRAZIONE» SIBILLA ALERAMO E IL FUTURISMO IN ABRUZZO* di ANTONIO GASBARRINI Sarà il frastagliato universo della carta stampata abruzzese a testimoniare, tra fine Ottocento ed inizi Novecento, una indubbia “propensione modernista” con due riviste, «La Grande Illustrazione» di Basilio Cascella a Pescara e «Le Pagine» di Nicola Moscardelli e Giovanni Titta Rosa a L’Aquila. Quasi sempre, inoltre, è il retroterra metropolitano di alcuni protagonisti della cultura italiana (operanti a Roma, Firenze, Milano, Parigi) a garantire il giusto contatto con i più avanzati canali delle ricerche d’avanguardia. Nel caso specifico di vari numeri de «La Grande Illustrazione» usciti tra il 1914 ed il 1915, un ruolo determinante sarà svolto, in questo sotterraneo lavoro di raccordo tra centro e periferia, da Sibilla Aleramo. Nata a Alessandria nel 1876 e morta a Roma nel 1969, Sibilla Aleramo (alias Rina Faccio), scrittrice e poeta, femminista avanti lettera (la prima prova narrativa Una Donna è del 1906, mentre la seconda Il passaggio è del 1919) é tra le più sottili e sofferte interpreti della vita intesa come letteratura (l’autobiografismo sarà una costante di tutta la sua produzione prosastica e poetica). Dalle intense, spesso drammatiche pagine dei suoi scritti (1920: Andando e stando; 1927: Amo, dunque sono; 1930: Gioie d’occasione; 1932: Il frustino; 1938: Orsa minore; 1945: Dal mio diario; 1947: Selva d’amore; 1949: Il mondo è adolescente; 1956: Luci della mia sera) non solo è possibile ripercorrere i momenti più intimi della sua “caotica” vita sentimentale ed affettiva, ma incontrare i principali esponenti della vita letteraria ed artistica italiana (ma anche francese) della prima metà del Novecento (tra i suoi numerosissimi amori ci limitiamo a ricordare, in ordine 83 cronologico, 1902-1936, i nomi di Giovanni Cena, Vincenzo Cardarelli, Giovanni Papini, Umberto Boccioni, Michele Cascella, Giovanni Boine, Dino Campana, Julius Evola, Franco Matacotta). Tra il 1912 ed il 1916, si concentra ed in un certo qual modo esaurisce – dal punto di vista del suo coinvolgimento intellettuale – il rapporto tra Sibilla Aleramo, Marinetti ed il Futurismo, mentre il legame affettivo con il più giovane Michele Cascella (1892-1989) coinciderà temporalmente, ma non solo, con l’affascinante avventura editoriale de «La Grande Illustrazione» di Basilio Cascella uscita a Pescara dal gennaio del ’14 all’aprilemaggio del ’15. Queste le fasi salienti degli avvenimenti. Sibilla Aleramo s’interessa al Futurismo a partire dall’autunno del 1912 (oltre al “Primo Manifesto” apparso in francese su Le Figaro del 20 febbraio 1909 – la cui uscita era stata già anticipata in varie testate italiane – erano già stati divulgati, a quella data, il “Manifesto dei pittori futuristi” ed il relativo “Manifesto tecnico” – entrambi del ’10 – ed il “Manifesto della scultura futurista” dell’aprile del ’12). In quel periodo scrive a Marinetti di documentarla sul Movimento per la stesura di un suo articolo da pubblicare su una rivista russa1. Il primo contatto epistolare tra i due può comunque essere rintracciato in questa lettera di Marinetti, il quale le manifestava il suo apprezzamento per aver scritto una recensione sulla romanziera francese Colette Willy: MARINETTI Data timbro postale 25/3/1913 Illustre e gentile Signora, Non so se debbo a Lei o alla sua deliziosa signora Prini, il dono veramente graditissimo del Resto del Carlino che contiene il suo articolo su Colette Willy. […] In quel suo breve articolo, Ella, illustre e gentile amica, col suo abituale e sorprendente intuito, ha dato un saggio meraviglioso di quello che dovrebbe essere la grande critica, commossa, entusiasta, generosa e divinatrice. […]2 84 Nell’aprile del ’13 lo stesso Marinetti le preannuncia l’invio di alcune fotografie di opere futuriste e la spedizione dei libri Versi liberi di Buzzi e L’Incendiario di Palazzeschi: MOVIMENTO FUTURISTA Data timbro postale 29/4/1913 Gentilissima amica, Le faccio mandare fotografie di quadri futuristi, con le indicazioni, ai lati o sul dorso, del verso per cui devono essere interpretati. Le faccio inoltre mandare Versi liberi di Buzzi e L’Incendiario di Palazzeschi, con molti Manifesti e alcune riviste interessanti. Mi scriva se le occorra ancora qualche altro opuscolo o libro, per l’articolo che ella prepara. […]3 Inoltre aveva ricevuto da da Dolores Prezzolini alcuni numeri di Lacerba (a quella data ne erano usciti già 8 a partire dal 1 gennaio ’13; si concluderanno con il n. 22 dell’anno III datato 22 maggio del ’15, con la massiccia presenza di scritti futuristi – Manifesti compresi – e riproduzione di tavole dei vari Boccioni, Severini, Sant’Elia, Carrà, Soffici, a partire dal n. 10 del maggio del ’13 fino al n. 17 del settembre del ’14, data in cui la rottura aperta tra Marinetti e Papini sarà conclamata con l’antifuturismo e l’antimarinettismo del secondo, già enunciato nell’articolo Il cerchio si chiude del febbraio ’14). L’incipit del lungo articolo ucito su «Russkaja misl’», in cui vengono ripercorse cronologicamente e poeticamente le varie fasi del movimento con la citazione di vari testi di Marinetti (Le monoplan du pape), Palazzeschi (L’incendiario), Buzzi (Versi liberi), della “scuola artistica futurista” (Boccioni su tutti: «Boccioni è un intuitivo di talento e le sue opere hanno questa superiorità su quelle dei suoi seguaci […]. Altri due o tre, attorno a lui, in particolare Carrà e Ardengo Soffici, hanno raggiunto risultati originali e piacevoli, ma che per ora non oltrepassano il limite dei tentativi critici»), del compositore Balilla Pratella, richiama l’attenzione sulla grande capacità “reclamistica” dei futuristi e sul ritardo degli “scrittori” nel prender atto della loro innovativa presenza: 85 Negli ultimi anni, sullo scrittoio di ogni letterato italiano appena appena noto appaiono regolarmente le edizioni dei futuristi inviate in omaggio: libri brochures, appelli vengono diffusi con la stessa generosità e insistenza della pubblicità commerciale. Nonostante questo, e forse in conseguenza di ciò, il futurismo non è stato finora degnato, in Italia, della benché minima ‘presa in considerazione’ da parte degli scrittori, anche di quelli più moderni.4 La scrittrice rinsalda i suoi legami con il futurismo dopo aver conosciuto a Milano Russolo e Boccioni, col quale si lega sentimentalmente (l’incontro è ricordato nello scritto Senza motivo uscito su «La Voce» del 6/11/’13, riproposto poi in Andando e stando e Gioie d’occasione) per un breve periodo caratterizzato anche da un sostenuto scambio di lettere (grosso modo dall’agosto del ’13 al dicembre ’14). Della burrascosa vicenda, ci limitiamo a riportare un paio di drammatici brani tratti dalla lettera scritta all’artista, datata Milano 4 giugno [1914]: […] Io non posso vivere senza più credere alla verità dell’amore. Se un amore come il mio per te è sconfitto, io non credo più alla vita. Sono dieci mesi che te lo dico, e stasera è l’ultima: Umberto, io mi ucciderò. Bada. Preparati: stordisciti con tutti i tuoi [?] mezzi. Ma non potrai fare che un giorno la notizia non ti giunga e per sempre saprai che io ti avevo proposto la vita e che tu hai voluto la morte. […] Anche la mia morte sarà vana, lo so, che cosa ha prodotto la morte di Socrate, quella di Cristo, e la fine di Nietche [sic]? Il mondo è restato vile e falso. Il mondo non ha bisogno di martiri, ha bisogno di padroni: e l’uomo e la donna soli non lo potranno mai dominare. […]5 Dalla metà di novembre del ’13 Sibilla era risieduta per qualche mese a Parigi, proprio per dimenticare Boccioni. Qui entrerà in contatto con D’Annunzio (si rileggano in proposito le belle pagine autobiografiche D’Annunzio fraterno scritte subito dopo la morte del poeta ne «La Nuova Antologia» del 1 giugno ’38, riproposte poi in Andando e stando), mentre nel salotto letterario di M.me Aurel in cui si tenevano gli incontri dei “martedì letterari” 86 conoscerà i principali esponenti della cultura parigina vicina al «Mercure de France» (da Apolinnaire e Rodin, a Peguy, Colette e Madame de Noailles, Rachilde, Emile Verhaeren, Rolland, Anatole France): non sarà quindi un caso se alcuni di questi nomi, ed in modo particolare quelli delle scrittrici, li ritroveremo di lì a poco su «La Grande Illustrazione». Ed è il poeta Marino Moretti a scriverle il 28/12/’12 una lettera in cui la ringrazia per un articolo inviato per la rivista di Basilio Cascella (Le Chèvrefeuille, Il Caprifoglio apparso nel n. 1 del Gennaio del ’14, relativo alla recensione del lavoro teatrale di D’Annunzio Il Ferro andato in scena a Parigi il 14/12/1913): Mia cara amica, grazie della vostra buona lettera, grazie del vostro articolo. Sapete che è giunto in tempo? Un giorno più tardi, e non avrei potuto – come si dice nelle redazioni – utilizzarlo. Va benissimo. A giorni riceverete il compenso. […] Vedrete che la rivista sarà bellissima…. e che sarà anche grande, benché se lo dica da sé. Forse la parte illustrativa avrà una certa preponderanza sulla parte letteraria; ma non bisogna dimenticare che la rivista è diretta da pittori e lanciata da un nuovo istituto d’arti grafiche. […]6 La firma di Sibilla Aleramo ricomparirà su «La Grande Illustrazione» con Errabunda nel n. 7 del ’14 (riproposto poi dall’autrice nelle sue raccolte prosastiche), e cioè a stretto ridosso della sua conoscenza a Milano, nel giugno, di Basilio e Michele Cascella avvenuta nello studio dei due artisti abruzzesi (qui conosce anche il poeta Clemente Rebora). Nel libro Un amore insolito (Diario 1940-1944) la Aleramo ricorda il suo breve amore con Michele con queste parole:«[…] la creatura ch’era tanti anni fa, alla vigilia dell’altra guerra, quando mi salvò dalla passione disperata per Boccioni e mi ridiede forza e vita. Come era caro, allora, trasognato come un Aligi, abruzzese della montagna, mistico e panteista, pieno di grazia e così felice in quei pochi mesi in cui mi illusi di amarlo». Il legame affettivo tra i due non sarà neutrale nel crescente coinvolgimento redazionale della Aleramo ne «La Grande 87 Illustrazione» che di fatto, proprio per il ruolo attivo svolto dalla scrittrice con richieste di collaborazione a Mauclair, Bacchelli, Cardarelli, Agnoletti, Palazzeschi, Marinetti, Rodin, alla Aurel ed altri, farà fare, negli ultimi numeri, quell’indubbio salto di qualità avanguardista ed europeo al già prestigioso periodico cascelliano. Mentre constateremo più avanti come «La Grande Illustrazione» sarà la causa indiretta del divorzio amoroso tra Sibilla e Michele, cerchiamo adesso di recuperare altri aspetti di questa accelerata svolta modernista, spendendo inoltre qualche riga per le tre riviste del patriarca della “Bottega dei Cascella”, Basilio. *** «La Grande Illustrazione» (ne usciranno 16 numeri ), costituirà la diretta prosecuzione ideale della prima e seconda serie della «Illustrazione Abruzzese» pubblicate in 5 numeri ciascuna nel 1899 e nel 1905, la cui edizione anastatica, editata dopo circa un secolo, è stata curata dall’autore7. Per completezza d’informazione ad esse bisognerà aggiungere anche il quindicinale «Illustrazione Meridionale», nei tre (?) fascicoli usciti a Napoli a partire dal 15 aprile 1900 sotto la direzione artistica dello stesso Cascella. Pregevoli per la loro veste editoriale, con la prima serie di grande formato rettangolare (cm. 56x38), moltissime riproduzioni iconografiche in bianco e nero ed a colori («Illustrazione Abruzzese, 1899 Periodico Artistico e Letterario - Si pubblica a Pescara - Direttore Basilio Cascella - Ogni fascicolo è composto di 10 fogli di grande formato [...] su carta a mano e carta fabbricata espressamente in Abruzzo, con 4 grandi tavole, di cui 2 a colori, e molte illustrazioni intercalate nel testo», e la seconda di formato quadrato (cm. 40x40, numerose tavole fuori testo incollate), le due serie della «Illustrazione Abruzzese», rappresenteranno un evento culturale di primaria importanza nel settore 88 dell’editoria d’arte italiana del tempo. I precetti tipografici dell’Art Nouveau e di William Morris “faranno testo”, mentre gli autori delle immagini (quasi tutte di Basilio Cascella nella prima serie, anche di Filippo Palizzi, dell’esordiente Tommaso Cascella, di Teofilo Patini, di A. Holmström, di Aristide Sartorio e di altri, nella seconda) non usciranno dalle coordinate di un attardato verismo aneddotico e di un simbolismo preraffaellita e divisionista. Per quanto riguarda i testi (nella seconda serie, senz’altro più valida, troviamo le firme di D’Annunzio, Pirandello, De Bosis, Janni, Sam Benelli, Adolfo Venturi ed altri) non si riuscirà, contemporaneamente, ad andare al di là del decantentismo dannunziano e, sotto certo aspetti, della trita riproposizione di un folklorismo glorificante la mitica terra dell’Abruzzo e delle sue genti. Tutt’altra storia, invece (come si è già accennato) per «La Grande Illustrazione», con resa tipografica più agile negli ultimi quattro numeri, presenze eccelse quali quelle di August Rodin per l’arte e Maurice Maeterlinck per la poesia, altre firme di poeti crepuscolari, futuristi, ex futuristi e “futuri” ermetici (Cardarelli, Moretti, Govoni, Gozzano, Rebora, Saba e Tozzi), scrittori e saggisti (Sibilla Aleramo, Bellonci, Bontempelli, Grazia Deledda, Panzini, Pirandello) e riproduzioni di tavole, oltre che di Tommaso e Michele Cascella, dei pittori e scultori Bistolfi, Calori, Cambellotti, Carena, Dudreville, Ferrazzi, Nomellini, Previati, Sartorio ed altri (tra cui vanno annoverati gli abruzzesi Cermignani, D’Antino e Irolli). Favorita dalla decisiva mediazione di Sibilla Aleramo, «La Grande Illustrazione» ospiterà, anche se nei soli tre fascicoli 13-14-15, testi e grafiche dei futuristi. Nell’editoriale di Basilio Cascella al n.13 viene tra l’altro affermato: Il sopraggiunto periodo storico ci ha indotti a determinazioni più precise, ci ha imposto la necessità di un programma che facesse la rivista partecipe degli immani avvenimenti europei. […] Abbiamo 89 chiamato a raccolta artisti e poeti di ogni tendenza, dai più gloriosi e consacrati nella tradizione ai novatori ancor discussi, onde concretare un solidale atto d’amore. Il pittore Tommaso Cascella s’è recato in Francia per farci avere da quei campi straziati, e possibilmente dallo stesso fronte di battaglia, delle impressioni originali e immediate.8 È un’ulteriore lettera di Marinetti indirizzata alla Aleramo a chiarirci la fase iniziale di una più stretta ed organica collaborazione tra i futuristi e la rivista cascelliana: 11 Febbraio 15 Gentilissima amica, Vi mando, per la Grande Illustrazione altre note e impressioni di Mac Delmarle (da pubblicare insieme col disegno dello stesso, che già avete), un altro mio frammento inedito e un disegno interessantissimo di Severini. – Vi manderò presto qualche cosa di Paolo Buzzi [...].9 Da due altre lettere scritte dal fondatore del Futurismo a Michele Cascella ed a Severini che risiedeva a Parigi, si può rilevare il suo entusiasmo per la la rivista pescarese, nonché il fondamentale snodo modernista-futurista tracciato in Abruzzo negli anni 1914-15 con il periodico di Basilio Cascella10: Movimento Futurista diretto da F. T. Marinetti Milano 11 Gennaio 1915 Caro Cascella, Bellissimo! Bravo! Ne parlerò. Mostrerò. […] Vi manderò tutto il materiale. Salutate per me la Signora Aleramo […].11 26-3-15 Caro Severini, Ti mando la Grande Illustrazione, col tuo bellissimo disegno. […] Ti mando gli ultimi libri e i manifesti che probabilmente non hai ancora ricevuto. […] Saluta per me Paul Fort. […]12 Questa, la stringata sintesi dei “numeri futuristi” 13-14-15 de «La Grande Illustrazione». 90 La lirica di Marinetti I Garibaldini con illustrazioni a margine di Tommaso Cascella e due testi oltre al disegno Fumes-Passage d’artillerie del pittore futurista Mac (Felix) Delmarle (autore nel ‘13 del Manifeste futuriste contre Montmartre), saranno regolarmente pubblicati nel numero 13 (dove comparirà anche la grafica Carica di cavalleria di Boccioni). In questo stesso numero saranno accolti, tra l’altro, scritti di Maurice Maeterlinck (En attendant la délivrance), August Rodin (Le Barbare Arrive, insieme alla riproduzione fotografica della scultura Adamo ed Eva), una poesia di Clemente Rebora ed il testo di Sibilla Aleramo La riconoscente, mentre altre illustrazioni, A Bruges di Paul Kossak, I doni dell’autunno di Nomellini, Gigli e lauri di Michele Cascella ed una serie di grafiche colorate (dal vero) inviate dal fronte di guerra francese dal fratello Tommaso (Trasbordo di truppe, Sentinella francese, etc.), ne abbelliranno la veste editoriale. In alcune pagine autobiografiche di quest’ultimo viene ricordato come, scambiato dai francesi per una spia tedesca che sul fronte di guerra riprendeva con i suoi schizzi e disegni “segreti militari”, fosse stato arrestato per la successiva fucilazione. Solo il provvidenziale intervento salvifico di Gabriele D’Annunzio residente in quel periodo a Parigi impedirà il tragico evento: caso unico questo, nella storia dell’arte, di un innocente en-plain-air trasmutatosi in terribile capo di accusa. I particolari dell’avventurosa permanenza di Tommaso Cascella sul fronte di guerra, i contatti parigini con Severini e D’Annuzio ed il suo prezioso lavoro di raccordo relativo al materiale testuale e grafico da destinare a «La Grande Illustrazione», sono leggibili nelle lettere scritte a Michele e Sibilla13. Lettere che pur lasciando molto a desiderare dal punto di vista grammaticale e sintattico (non va dimenticato il precocissimo esordio artistico dei due fratelli, a tutto scapito di regolari corsi di studio), sono una decisiva testimonianza dell’impegno e della passione profusi dai tre in quei terribili momenti precursori della Grande Guerra, per l’ottimale riuscita della rivista. 91 Interessante, circa la dinamica del reperimento del materiale editoriale a Parigi nel contesto della drammatica temperie, è questo passaggio tratto da una di esse: […] Pol [sic] Fort manda un lavoro “Le Cosac” [sic], con disegno Severini – il 2 Gennaio vi spedirò – dico il due perché Severini deve preparare il disegno e D’Annunzio che mi aspetta a colazione dovrebbe darmi qualcosa. Sapete che D’Annunzio mi ha commosso? Leggerete la lettera che ha scritto a Gallieni per la mia liberazione – quanto ho sofferto cara Sibilla e grazie alla mia forte fibra e anche al poco d’ironia (piangevo e ridevo!) me la son cavata benino e se non c’era D’Annunzio? […]14 Nel n. 14, oltre al ricordato disegno di Severini, le illustrazioni più significative concerneranno la riproduzione fotografica della scultura Il prigione di Adolfo Wildt e le grafiche colorate Alba di Avezzano di Michele Cascella (ispirata al terremoto del Fucino) ed altre realizzate in Francia da Tommaso, mentre tra i testi figurano anche gli scritti Les Cosaques di Paul Fort, La belle Martyre di Camille Mauclair ed alcune liriche di Vincenzo Cardarelli. Nel n. 15 è la volta di un altro frammento di poema inedito, Battaglia di Marinetti, altri testi di Mac Delmarle, Aurel, Marguerite Chaplin, insieme ad alcune liriche della Aleramo e di Sbarbaro e, tra le altre, la riproduzione del Bambino di Armando Spadini. Da sottolineare che il “ricavato netto” dei numeri 13 e 14, come è annunciato nelle rivista, verrà devoluto al Console Generale del Belgio residente a Milano in favore delle vittime belghe ed a beneficio dei danneggiati del terremoto del Fucino. Non è secondario evidenziare, come il felice rapporto instaurato tra i futuristi e la rivista cascelliana, fosse dovuto esclusivamente alle scelte editoriali effettuate in prima persona da Sibilla Aleramo. Questa constatazione la suggeriscono alcuni brani tratti da due lettere indirizzate da Tommaso e Michele alla scrittrice, nelle fase iniziale della sua collaborazione direttiva. 92 Nella prima è Tommaso a raccomandare a Sibilla di non dare troppo spazio ai futuristi:«[…] Credo sia bene limitarsi coi futuristi. Intanto Boccioni aveva oltre alla produzione futurista eccellenti cose passatiste che con la data si potrebbero benissimo pubblicare. […]»15, concetto che ribadirà indirettamente in un’altra lettera scritta da Parigi: «Mando Paul Fort e disegno dinamico rapsodico e vomitoso Severini – interessante – di lui ho visto cose che a Michele piacerebbero moltissimo specialmente una certa qualità di tela con tubi di buona biacca e lacche! Stamane è venuto Piero Rebora, abbiamo girato un pò’, che squallore Parigi, a mezzogiorno abbiamo visto Rue Rivoli deserto, ma indimenticabile impressione di guerra»16; nella seconda Michele si complimenta con Sibilla per la qualità delle sue liriche, contrapponendole a quelle dei “collegiali” futuristi:«Farò mandare i fasc.[icoli] a Card. [arelli] sorella; ò letto le sue liriche sono belle e nobili. Nobili soprattutto perché facilmente potevano essere al contrario come oggi si vede con tanta fecondità uscir da tutti i collegiali futuristi»17. *** Tornando al rapporto amoroso tra Sibilla e Michele, la crisi tra i due si preannuncia subito dopo la conoscenza diretta della Aleramo con il poeta Giovanni Boine avvenuta nei pressi di San Remo agli inizi di febbraio del ‘15, dopo il contatto avviato dalla scrittrice con la richiesta di collaborazione a «La Grande Illustrazione». Tra le tante lettere scaturite dal classico “triangolo” Cascella – Aleramo – Boine ci limitiamo a riportare alcune righe di Michele che testimoniano, al di là delle vicende personali e sentimentali, la grande importanza attribuita da entrambi alla rivista: Stamattina ricevo la breve lettera del Sig. Boine che ti unisco, così tu ài fino in fondo il martirio del mio cuore. […] Ti faccio vedere io chi è il vero uomo! Dì intanto al sig. Boine che con la sua 93 lettera à svegliato nel il mio sangue il vecchio sangue che mi à generato, pirati e briganti; erano i miei antenati, un po’ di questa razza mi vive tutt’ora. […] A parte tutto cerca di riacquistare calma per la rivista (il corsivo è nostro).18 Assai più dura fu, invece, la reazione di Tommaso (nelle sue protettive vesti di fratello maggiore), il quale oltre a denigrare la figura morale di Sibilla, arriverà persino a minacciarla fisicamente. Pescara 6 marzo 1915 Signora Aleramo, mi permetto di scrivervi perché l’amore fraterno me lo impone, non so da dove cominciare perché innanzitutto dovrei analizzare la vostra animalità. Ma quel che mi preme dirvi è di smettere questa pericolosa situazione. Non conosco quest’altro grande (naturalmente ammalato!) ma ho fede nel suo sesso e sono certo che a parte la sua grandezza saprà essere saggio se non generoso perciò meglio di me e di Michele comprenderà come la posizione cercata da voi sia rovinoso [sic] – ciò che voi immaginate e costruite è frutto della vostra carcassa, dei vostri capelli grigi e di tutta la buona scorta di letterature decadente di cui avete sempre cercato di rivestirvi. La vostra bocca e i vostri zigomi (non parlo del resto) mi disse [sic] a suo tempo che non due ragazzi potevate sostenere (malati e non) ma anche tre o quattro. Credo di essere di tutti i vostri conoscenti il più volgare e il più sano […] A mio parere il gesto più santo che voi dovreste fare è quello di allontanarvi da entrambi e possibilmente distruggervi cosa che molto volentieri commetterei io. […]19 Nel giro di un mese Boine rompe con Sibilla che a sua volta porrà presto la parola fine alla effimera storia intessuta con Michele: la vicenda umana sarà poi trascesa dalla Aleramo in quella letteraria de Il Frustino nelle cui pagine saranno ricostruite tutte le fasi degli avvenimenti, con Cascella diventato nel frattempo uno dei principali personaggi, il pittore Donato Gabri; un Michele Cascella così rievocato dalla scrittrice in un altro brano de Il Passaggio: «Un fanciullo m’amava, migrante arcangelo, in vertigine di luce spada bella, e lo vidi colpito piegarsi, accettare la sorte, accettar di sparire»20. 94 La rottura amorosa non influenzerà i rapporti di amicizia e di collaborazione tra i due, come è sottolineato dallo scandalo suscitato nel 1916 dalla foto nuda di Sibilla utilizzata da Michele per annunciare una sua mostra personale ed il volume Liriche della Aleramo pubblicato nel ’25 con i fregi del pittore abruzzese. *** Bisognerà ancora indagare e molto, le inaspettate coincidenze tra questi laceranti avvenimenti personali e la morte culturale de «La Grande Illustrazione» decretata con l’ultimo numero, il 16, uscito nell’aprile-maggio del ’15, numero in cui la direzione letteraria verrà scissa da quella artistica (affidata ancora a Basilio), con un editoriale, a firma di Maria del Vasto Celano, chiarificatore della nuova linea conservatrice instaurata: È nostro intendimento che la Grande Illustrazione, pur serbando come peculiare caratteristica quella di essere una Rivista d’Arte, divenga, anche dal punto di vista letterario, un originale fattore di educazione intellettuale. Sarà quindi cura della nuova Direzione eliminare [...] tutto ciò che sappia di dilettantismo e di mondanità, aprendo invece le proprie pagine ospitali alle manifestazioni serie ad autorevoli della più vasta cultura.21 Immediata conseguenza di questa svolta reazionaria sarà l’abolizione dei testi letterari creativi, sostituiti da pretenziosi saggi dagli altisonanti titoli quali Coscienza Nazionale e la Guerra, La tradizione politica dell’Inghilterra e La grande Iliade, nonché il netto scadimento di illustrazioni (Tommaso Cascella a parte), adesso prettamente oleografiche. Per nostra fortuna forse, sarà stato anche effetto diretto dell’esecrabile intervento italiano nella Prima Guerra Mondiale nell’aver impedito da un lato l’ulteriore uscita de «La Grande Illustrazione» nei contenuti oscurantisti di cui sopra e dall’altro di aver affidato ai numeri 13-14-15 “diretti di fatto” da Sibilla Aleramo, il lato più solare di testi ed immagini pienamente 95 inseribili nel cuore pulsante e pensante dell’Avanguardia italiana ed europea. Immagini e testi perfettamente in linea con gli ideali estetici, umanisti e socialisti incarnati dall’attività artistica svolta e dal ruolo culturale rivestito in quel magico sedicennio da Basilio Cascella con le riviste d’arte «Illustrazione Abruzzese» e «La Grande Illustrazione». *L’autore, che vive e lavora a L’Aquila, stava conducendo da alcuni mesi una ricerca nell’Archivio Sibilla Aleramo alla Fondazione Gramsci di Roma, allorché il tragico terremoto del 6 aprile 2009 ha interrotto più che bruscamente il programmato percorso di studio. La consistente quantità dei documenti già trascritti dal carteggio intercorso tra l’Aleramo, Marinetti, Boccioni, Tommaso e Michele Cascella – utilizzati marginalmente in questo scritto – gli hanno consentito comunque di anticipare nelle pagine di «Bérénice» alcuni aspetti sinora sconosciuti sull’argomento trattato, la cui ossatura di base è leggibile nel volume A. Gasbarrini - A. Zimarino (a cura di) ‘900. Artisti ed arte in Abruzzo, Edizioni Scientifiche Italiane, Teramo, 2005, pp. 79- 84. 1 L’articolo, datato Sorrento, maggio 1913, uscirà in lingua russa sulla rivista Russkaja misl’, 1913 (12) con il titolo Futirizm v Italii. Si veda la retroversione in G. De Michelis, Il Futurismo italiano in Russia 1909-1929, De Donato, Bari 1973, pp. 256-262. La fotocopia dell’articolo è stata messa cortesemente a disposizione da Matteo D’Ambrosio. 2 Dalla trascrizione della lettera autografa di Filippo Tommaso Marinetti, Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma. 3 Dalla trascrizione della lettera autografa di Filippo Tommaso Marinetti, Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma. La sua versione integrale può leggersi in B. Conti - A. Morino (a cura di) Sibilla Aleramo e il suo tempo, Feltrinelli, Milano 1981, p. 87. 4 S. Aleramo, Il futurismo in Italia, op. cit. p. 256. 5 Dalla trascrizione della lettera autografa di Sibilla Aleramo, Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma. Alcune lettere indirizzate dall’Aleramo a Boccioni, dopo la sua morte avvenuta nel 1916, le furono restituite molto probabilmente dallo stesso Marinetti. È noto inoltre come la scrittrice conservasse spesso la minuta dei suoi carteggi. Nell’archivio, inoltre, sono consultabili le lettere scrittele da Boccioni (in fotocopia), i cui originali si trovano attualmente presso la Fondazione Giorgio Cini a Venezia (fondo Nardi). 6 B. Conti - A. Morino, Sibilla Aleramo e il suo tempo, op. cit., p. 117. 7 Illustrazione Abruzzese (I serie 1899, II serie 1905), riedizione anastatica 96 a cura di A. Gasbarrini, Edigrafital, Teramo - Angelus Novus Edizioni, L’Aquila 2003. 8 «La Grande Illustrazione », f. 13, gennaio 1915. 9 D. Gambillo - M. Fiori (a cura di), Archivi del Futurismo, Vol. I, De Luca Editore, Roma 1958, pp. 352-353. 10 Le prime “tracce” del Futurismo in Abruzzo vanno individuate nella Grande Serata Futurista tenuta a L’Aquila l’8 aprile del 1913, così annunciata nel giornale locale «Il Frizzo»: “Il celebre poeta futurista F. T. Marinetti, entusiasta della nostra terra di Abruzzo, abbondante di pomodori, patate, torsi di broccolo e cavolo, terrà, questa sera 8 aprile alle ore 21, una smagliante conferenza sul FUTURISMO. […] La conferenza sarà preceduta e seguita da alcuni pezzi di musica del Pratella, a base di starnuti e fischi […]”. Sulla ricostruzione storica dell’evento si veda A. Gasbarrini, La Grande Serata Futurista di Marinetti & c. a L’Aquila, in «Bérénice», n. 24, novembre 2000. 11 Dalla trascrizione della lettera autografa di Filippo Tommaso Marinetti, Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma. 12 In Archivi del Futurismo, Op. cit., p. 355. 13 Sul numero 13 de «La Grande Illustrazione» verrà pubblicata parzialmente la lettera di Tommaso datata Parigi, 12 Gennaio [1915]. Il confronto testuale con l’originale disponibile alla Fondazione Gramsci, ha consentito all’autore di rilevare una precisa concordanza per quanto attiene al contenuto, e, l’intervento decisivo di Sibilla Aleramo per un’accettabile “sistemazione formale” dello scritto. 14 Dalla trascrizione della lettera autografa di Tommaso Cascella datata 29/12/1914, Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma. 15 Dalla trascrizione della lettera autografa di Tommaso Cascella (senza data e busta, databile dicembre 1913 - gennaio 1914), Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma. 16 Dalla trascrizione della lettera autografa di Tommaso Cascella datata 8 gennaio 1915, Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma. 17 Dalla trascrizione della lettera autografa di Michele Cascella (senza data e busta, databile marzo-giugno 1914), Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma. 18 B. Conti - A. Morino, Sibilla Aleramo e il suo tempo, op. cit., p. 123. Il documento autografo è consultabile alla Fondazione Gramsci. 19 Dalla trascrizione della lettera autografa di Tommaso Cascella, Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma. 20 Nel testo di Sibilla Aleramo La Riconoscente pubblicato nel fascicolo 13 de «La Grande Illustrazione», con i due disegni di Michele Cascella Gigli e Lauri, così la scrittrice rievoca la loro liaison: «Sono in un’isola, vele piccole bianche ci sorridono, e tu mi chiami Eva, tu mi senti Eva. Sei venuto, migrante arcangelo, in vertigine di luce spada bella», infra. 21 «La Grande Illustrazione», a. II, f. 16, 1915. 97 DOSSIER FUTURISMO IN ABRUZZO 165 DOSSIER FUTURISMO IN ABRUZZO Dalle pagine de «La Grande Illustrazione»* S. Aleramo – U. Boccioni – M. Cascella – T. Cascella F. Mac Delmarle – F. T. Marinetti – G. Severini Tra i testi ed i disegni pubblicati in questo Dossier – tratti da «La Grande Illustrazione», fascicoli 13-14-15, gennaio-aprile 1915 – un particolare rilievo storiografico rivestono, oltre alle due poesie di Marinetti (per la verità “poco futuriste”), le lettere dell’artista belga Felix Mac Delmarle estensore del Manifeste futuriste contre Montmartre (pubblicato su Comœdia, successivamente co-firmato anche da Marinetti sul n. 16 di «Lacerba» dell’agosto del ’13) e del pittore Tommaso Cascella. Entrambi presenti sul fronte di guerra esprimeranno al meglio (sia con le loro parole che con le grafiche eseguite direttamente nel vivo dello scontro bellico), gli universi poetici contrapposti di quel periodo: i passatisti (post-impressionisti e post-simbolisti tra cui vanno annoverati Basilio Cascella ed i giovanissimi figli Tommaso e Michele) e gli autentici novatori come Mac Delmarle. Per Tommaso, “inviato speciale” de «La Grande Illustrazione» la scena di un attacco aereo si trasfigura automaticamente ed emotivamente in un paesaggio ottocentesco: «[…] ho disegnato molto, ho vissuto ore indimenticabili disegnando certi tipi e certe scene […] ma la cosa che davvero mi è restato impresso [sic] è stato un attacco di aeroplani contro truppe nemiche – una cosa fantastica, inverosimile – figuratevi che vi era una tempesta, del vento, sopra una immensa foresta nera, un raggio di sole, proprio come nei paesaggi Dazeliani [sic. Cascella si riferisce al pittore torinese Massimo D’Azeglio, n.d.a.] illuminava la scena, con un aeroplano che toccava quasi la cima degli alberi beccheggiava in modo pauroso. Colpi di fuoco col fascino del vento era di una musicalità suggestiva – che bellezza! che vita è durato un 10 minuti ma l’ho davanti i miei occhi come una visione fresca e palpitante»1. Per il futurista Mac Delmarle, invece, arruolatosi volontario, la guerra non era altro che una grandiosa, spettacolare metafora 166 sinestetica ed onomatopeica del Futurismo: «Questa bella guerra!! Una riserva di impressioni da cui non si deve far altro che attingere!! Rumori + suoni + odori […] Ra ta ta ta – rattattatta […] fzii-fzii… fzii fzii fzi – fzii fzi, e zuuum buuum! Ecco la canzone divina, la grande marmitta che trionfa! Che apoteosi per noi, gli anti-tutto! I fuorilegge delle grasse digestioni! Noi campioni di una doverosa distruzione!!!» (infra). Di tutt’altro avviso (sulla valenza estetica dei “reportages” effettuati da artisti sul fronte di guerra) era Umberto Boccioni il quale, nel recensire il 5 marzo 1916 la Mostra Artistica Mantovana Pro mutilati e orfani di militari caduti in guerra, in cui esposero anche Tommaso e Michele Cascella, scriveva: “Quando Cascella padre dirigeva la Grande Illustrazione e scoppiò il conflitto europeo, egli mi espose con quell’entusiasmo infuocato che lo distingue il progetto di farmi collaborare alla sua rivista, ottenendomi un salvacondotto che mi avrebbe portato sulle linee francesi per fare impressioni di guerra dal vero. Rifiutai decisamente. Sono contrarissimo a qualsiasi impressionismo dettato da necessità di verisimilianza di tempo e di spazio. L’arte moderna, per fortuna, lotta per uscire dalla schiavitù del documento. Il vero non serve che come serbatoio e controllo di quantità e qualità plastiche necessarie alla costruzione del quadro, che è poi un organismo a parte assolutamente indipendente”. La riproposizione in lingua francese, con relativa traduzione, delle lettere scritte da Mac Delmarle a Marinetti dal fronte – pressoché sconosciute anche agli specialisti del Futurismo –, e la riproduzione delle grafiche di Boccioni, Delmarle e Severini, possono essere considerate alla stregua di piccolissimi tasselli ancora mancanti nel vasto mosaico futurista “restaurato” in occasione del Centenario. Antonio Gasbarrini * Si ringraziano il Museo Civico “Basilio Cascella” di Pescara e il collezionista Renato D’Amario per la messa a disposizione dell’iconografia relativa alle opere di Umberto Boccioni e F. Mac Delmarle riprodotte a pag. 191. 1 I brani, tratti dalla lettera autografa di Tommaso Cascella consultabile alla Fondazione Gramsci di Roma, consentono al lettore di effettuare un confronto sincronico con il testo emendato da Sibilla Aleramo (infra). 167 [Le illustrazioni sono di Michele Cascella] 168 SIBILLA ALERAMO La riconoscente (Frammento) Centro del mondo. Ancora una volta, sì. Mai vivere fu stupor più alto. Quand’io salivo, sola, su le praterie fiorite dinanzi ai vertici ghiacciati, se in gola mi tramavan motivi d’un mio inno io ben sentiva che per me, per quella mia esaltata ascesa, per quel puro gorgoglio di parole esisteva il miracolo alpestre, e null’altro per me. Tutte le cose create, tutte le avventure, s’io son sincera, le riconosco unicamente per la mia vita, per gli istanti della mia vita ch’io riempio del mio respiro. Divinazioni e catastrofi; orizzonti e invisibili radici; grandi cuori, grandi stagni, la folla informe, il genio, colui che m’ignora come colui che m’adora... La storia, oh libri, oh pietre! I bei colori – questa rosa che morirà premuta sul mio seno dal tuo abbraccio, questa guerra che s’è incendiata quando appena alla vigilia io e te c’eravam incontrati... Stupore di trovarsi a riflettere la luce insieme! E su la piccola isola nostra – rive e rupi, teorie di vele, mirti fra dure lave – ha converso la gioia, ha converso il canto. Su la tua fronte d’arcangelo, sul mio petto d’Eva. Per tutto il resto della terra il vigor dolce, l’ardor perlaceo stanno umiliati come immemori agonizzanti. Ah mia sorte! Nell’anno ch’è di tanta tenebra per tanti, perché si doveva finalmente per me avverar l’amore? Meravigliandomi ogni vena l’amore s’è attestato. Io l’avevo pur portato in me da sempre, idea verbo sangue. V’avevo creduto 169 quanto più il tempo martoriandomi mi chiamava folle. Disposta finalmente alla morte ero, per salvarne intera dentro me la volontà. E avverandosi m’è apparso tale un prodigio mai sognato. Canta alto, allodola! Questo mondo stravolto nella scoperta del proprio orrore, fa più grande la portentosa festa del mio petto. Inconsapevole, fa più sacra questa mia ora di grazia. Grazia, non gloria. Dono e non conquista. Stellare isola ne l’universo. Cimento supremo alla mia fede, nell’ora del suo esaurirsi: veramente, con quello sfondo laggiù... Altrettanto lontano, di quando con sensi e con spirito in passione tentavo penetrarlo. Tremendo e miserevole. Fumiga. Si scontran come allora rauche le voci. Nomi, costumi, costruzioni, conflitto perpetuo davanti a cui mi ergo innocente. Lontana e innocente. Sono in un’isola, vele piccole bianche ci sorridono, e tu mi chiami Eva. Sei venuto, migrante arcangelo, in vertigine di luce spada bella. O me nata per presentire, o me nata per disegnar un’ombra di donna in cielo... Tu estraneo agli uomini, che mi parli di cose intatte, di neve di rugiada e domani forse sparirai, tu vedi quest’immagine che incombe, ch’è la mia e pur m’è maggiore, che non ha nome né età... Lei baci? Su tutta la mia persona i baci tuoi inseguono brividi: vento, sole, notturni silenzi; e pianto nelle mie pupille, la disperata domanda nelle mie pupille, è chiarore: quasi non sa più di sangue: è bianca rosa in caldo raggio... (Dal libro La Riconoscente che uscirà dopo la guerra.) [Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 13, Gennaio 1915, p. 7] 170 TOMMASO CASCELLA Da una lettera Parigi, 12 Gennaio Carissimi Rieccomi a Parigi, ho faticato molto, sentivo che ogni cosa che vedevo e ogni ora che passava erano tesori per me. Ora sono stanco. Sono arrivato fin quasi a Chalons, quasi alle Argonne; ma da Meaux che dista quattro ore da Parigi ho cominciato a penare, il lasciapassare mi serviva fin là, di là sino ai piccoli villaggi dove sono arrivato mi son valso di piccoli lasciapassare che un commissario dopo l’altro mi rilasciavano – vi dirò che molte cose me le immaginavo superiori, ma certe altre, specie i soldati, hanno sorpassato la mia fantasia. Ho disegnato molto, ho vissuto ore indimenticabili. Ho assistito con vera commozione all’arrivo di feriti nelle stazioni militari e nelle ambulanze improvvisate; per esempio: bivacco di soldati in una chiesa con relativo pranzo servito da monache. Ma la cosa che più mi è rimasta impressa è stato un attacco di aeroplani contro truppe nemiche, una cosa fantastica inverosimile, figuratevi che vi era una tempesta, del vento sopra ad una immensa foresta nera; un raggio di sole, proprio come nei paesaggi d’Azegliani illuminava la scena; un aeroplano che toccava quasi la cima degli alberi beccheggiava in modo pauroso. Colpi di fuoco. Unito al fascino del vento era di una musicalità suggestiva. Che bellezza! Che vita! È durato un dieci minuti ma l’ho tuttora davanti agli occhi come una visione fresca e palpitante. Mi son trovato là quasi per miracolo, stavo in un piccolo ristorante di campagna, dalla finestra vedevo quella foresta, domandai se era possibile andarvi, mi dissero di fare attenzione perché era piena di soldati, mi ci recai titubante, non vedevo nessuno, grosse nubi si addensavano nel cielo, cominciava a piovere: un viottolo mi condusse ad una piccola radura che dominava la valle 171 172 lontana. Cominciai a udire dei colpi poi un rombo di motore scosse le cime degli alberi e una flottiglia di aeroplani nella nebbia e nel vento si spinse lontano lontano. Mi sembra un sogno. Rimasi solo, qualche fumo si levava lento dal fondo della valle poi son venuti dei soldati a cavallo, mi hanno chiesto cosa facevo, perché ero là, ecc.; non mi hanno arrestato perché avevo buoni “papiers”. Non ho preso nessun appunto di quella scena, ma chi sa che non ne faccia qualcosa. Che dirvi dei feriti? Uomini forti dalle lunghe barbe; certi occhi dove una fiamma brilla con visibile ostinatezza. Algerini, Senegalesi, donne della Croce Rossa, bianca, bleu, ecc. e poi tante e tante cose che non mi è riuscito fissare, truppe in marcia, paeselli deserti, monotoni paesaggi industriali. Son ritornato a Parigi perché cominciavo a vivere una Via Crucis: mi hanno sequestrato dei bei disegni, come per esempio: un gruppo di fari trasportabili con dei marinai fucilieri che lo trascinavano. Sono stato un’ora e mezza in una stazione per attendere da Parigi notizie sulle mie carte. Certo non ho lavorato quanto volevo, ma non sempre mi era possibile, e poi avevo sempre il timore che me lo prendessero; adesso vorrei andare a Compiègne, mi dicono sia interessantissimo. Certo mi sarà difficile spingermi fino al fronte, ma potrò osservare i luoghi dove le mischie sono avvenute. Fermarsi è impossibilissimo, e poi il timore di tornare in galera mi spaventa. Ogni agente che mi ferma mi mette un brivido. Il governo francese ha stabilito di mandare artisti di valore sul fronte, ma francesi. Per ora io solo, da solo, sono arrivato dove nessuno avrebbe potuto. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vostro TOMMASO [Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 13, Gennaio 1915] 173 174 F. T. MARINETTI FUTURISTA I Garibaldini (Frammento d’un poema inedito) A Ricciotti Garibaldi Là sulle alture austriache, i volontari, rossi di camicia e di cuore, non sono più che cenci insanguinati, stracci vermigli e viventi brandelli che soffocan la gola vorace dei cannoni. Turano febbrilmente le falle della patria che potrebbe affondare lottando contro le fughe ruggenti della morte... Altri forse stanchi, disperati di non avere ancora saziate tante bocche, si scagliano come sublimi spine di pesce nell’avida gola dei pezzi che si strozzano!... Quegli obici coscienti non sono rivomitati!... Ma la lugubre fame delle batterie s’accanisce di nuovo sulla rossa macelleria dei Garibaldini, buona carne delle battaglie pesto enorme di cadaveri eroici nel quale s’impantanerà la cavalleria austriaca... Nel vallone insaziabile che già divorò la nostra rossa avanguardia, tremila Garibaldini agonizzanti fanno risplendere, sempre più, coi sussultanti vortici dei loro polmoni, le leve del torace e i martelli del cuore, 175 il nome stridente e lacerante d’Italia, sempre più in alto nel bel cielo della battaglia! Il cielo è diventato la vivente fornace che formano, salendo, le fiamme dei loro occhi! ... Uno mi grida: «Abbiamo dentro la gola una fucina ardente per far nuovi cannoni e nei capaci serbatoi dei nostri polmoni abbiam di che gonfiare un dirigibile militare!» O bel roseto garibaldino! Questa valanga di mitraglia e d’obici monotoni che instancabilmente ti graffia e ti gualcisce non potrà altro che ringiovanire le tue rose appassionate!... Ogni morente è un rosaio dai temerari profumi, ogni morente sboccia per l’ultima volta nel suo letto spinoso d’angoscia e d’ironia... Ogni morente scopre le sue piaghe brucianti sotto i lunghi getti parabolici di sangue che sprizzano dalle arterie recise... Innumerevoli fontane dai getti intrecciati! Fontane imporporate da un tramonto dei tropici! O profondità del corpo umano, dove quel sangue eroico dai colori incendiarii piangeva un tempo malinconicamente come un’acqua prigioniera di oscuri canali! O sprizzanti arterie, innaffiatoi di follia e di vino inebriante, spiegate il bel ventaglio dei vostri getti scarlatti sulla bocca contorta di quell’eroe che canta... Canta la sua felicità di morire. Ascoltiamo. «Ne uccisi cinquanta in due ore! Cinquanta. Cinquanta grugni austriaci fracassati da me! Non dovevo pagare con la morte una sì grande fortuna?». [Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 13, Gennaio 1915, p. 9] 176 A. F. MAC DELMARLE FUTURISTE Impressioni di trincea ATTAQUE DE LA CÔTE 108 – 12 octobre 1914. Les Allemands attaquent de toutes leurs forces en doubles et quadruples lignes, déployées avec comme objectif l’enveloppement des ailes, comme moyen la formation par quatre, serrée, compact : passer à tout prix. Les Français procèdent en profondeur avec le moins de sacrifice d’hommes possible. Le 11 et 12 octobre, attaque sur le front. Midi, travail d’artillerie pour déblayer la place. 75 et rimailhos donnent beaucoup. Notre attaque d’infanterie a surtout consisté à bondir d’une tranchée à l’autre, pour finir à prendre la ferme «Le Choléra» à la baïonnette. La côte 108 fut prise 2 fois d’assaut, malgré les obus de 305 qui éclataient continuellement. Midi. Soleil anémique. Les tranchées éjectent des odeurs d’alcool, de sueurs humaines + vin distribué aux troupes. – 300 cartouches, sac au dos, très haut. Préparez-vous ! Et râcc trââcc zïï ïïi boûoû 1/2 t. Les 75 commencent à taper derrière nous. Sensation de toile déchirée + vitres volant en éclats. Les batteries lourdes s’y joignent bientôt le zïï ïï zïï est plus poussif. Mais l’éclatement des 75 est terrible. Les lignes d’horizon chahutent et dansent comme des plateaux de balance. Un jet noir encre de chine bondit, fuse en plein ciel, retombant partout en nuage de suie. Roû oû roû oû roû oû ronflement brun et ocre avec intermittence chrome orange = moteur d’aéro. Shrapnels rü a âh avec une chute sable renversé. Bruit = vert acide râac ac crâac ââc zii ii ii + chu chu chu boûm ba am oûoûm + roû oû tzüpââf tzin + tzin + tzin. En avant, N. d. D. ! En avant, 1ère section, par D. ! tzin tzin roû oû tzin tzin + flouc flac + flouc flaac. En avant ! La première 1/2 section ! Dehors ! N. d. D. et bâûm oûm ! tzin + tzin 177 178 + tzin + tzin… En tirailleurs ! crâââc + rââ flouf coups de clairon = déchirure orange + orange. Noir + odeur de soufre et poudre 1/2 t. plus sourd obus 305 trou conique aïe aïe. Des nuages blancs et noirs alternent avec l’azur du . . . . . . . PONTAVERT. J’ai adressé une demande pour faire partie des patrouilleurs. On risque beaucoup, mais cette guerre de tranchée est trop calme. J’écris de Pontavert, petit village démoli. J’ai été porter des ordres, car je suis devenu homme de liaison. C’est un poste d’honneur, mais qu’est-ce qu’on reçoit comme pruneaux ! J’ai parcouru ce triste village. Rien. Tout le monde parti. J’ai pu faire un croquis et rapporter quelques légumes à mon escouade. Je viens d’assister à une poursuite d’aéros, avec accompagnement de shrapnels. Un avion français, étant allé survoler les tranchées boches, ceux-ci ont envoyé 52 obus, sans du reste l’atteindre. L’avion blindé brillait au soleil comme un insecte et décrivait des orbes magnifiques. Puis tout à coup les canons tonnèrent. Quel beau tir ! On entendait le zï ï ï boûm!! et dans le cobalt du ciel se formait un petit nuage blanc. Bientôt le roû oû oû roû oû oû poussif du moteur alternait avec les zï ï ï boum boûm zï boûm roû oû oû. L’éclair d’acier qu’était devenu l’avion filait avec une queue de 52 petits nuages blancs. Je ferai quelque chose de cela, si j’en reviens !! Ça m’a emballé, grisé au plus haut point. Et puis des bruits, des sons, des couleurs, du mouvement. . . . . . . . . . . . . . . . . . [Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 15, Marzo-Aprile 1915, p. 63] 179 A. F. MAC DELMARLE FUTURISTE * Impressioni di trincea Attacco al versante 108 – 12 ottobre 1914 I Tedeschi attaccano con tutte le loro forze in doppie e quadruple linee, dispiegate con l’obiettivo di accerchiare le ali, tramite lo schieramento per quattro, serrato, compatto: passare ad ogni costo. I Francesi penetrano in profondità con il minor sacrificio possibile di uomini. L’11 e 12 ottobre, attacco al fronte. Mezzogiorno, impiego d’artiglieria per sgombrare la piazza. Pezzi da 75 e rimailhos incalzano. Il nostro attacco di fanteria è consistito principalmente nel saltare da una trincea all’altra, per andare a conquistare alla baionetta la fattoria «Le Choléra». Il versante 108 fu preso d’assalto due volte, malgrado gli obici da 305 che sparavano senza tregua. Mezzogiorno. Sole anemico. Le trincee esalavano odori di alcool, di sudori umani + vino distribuito alle truppe. – 300 cartucce, zaino in spalla, molto alto. Preparatevi! E trac trac ziiii bum [râcc trââcc zïï ïïi boûoû] 1/2 t. I pezzi da 75 riecheggiano alle nostre spalle. Sensazione di tela lacerata + vetri che esplodono in aria. Le batterie pesanti vi si uniscono ben presto lo ziiii [zïï ïï zïï] si fa più ansimante. Ma lo scoppio dei 75 è terribile. Le linee dell’orizzonte oscillano e sobbalzano come piatti di una bilancia. Un getto nero inchiostro di china, esplode in aria, e ricade dappertutto in nuvole di fuliggine. Vrrrr [Roû oû roû oû roû oû] rombo bruno e ocra con bagliori cromo arancio = motore d’aeroplano. Srhapnels rii a ah ricade la sabbia sollevata. Rumore = verde acido rac ac crac aa zii ii ii + chu chu chu bum ba am uum + ru u zumbpaf zin + zin + zin [râac ac crâac ââc zii ii ii + chu chu chu boûm ba am oûoûm + roû oû tzüpââf tzin + tzin + tzin]. Avanti, Perdio! Avanti, prima sezione, per D! zin zin ru u zin zin + fluc flac + fluc 180 flaac [tzin tzin roû oû tzin tzin + flouc flac + flouc flaac]. Avanti! La prima 1/2 sezione! Fuori! Perdio e baaam uum! zin+ zin+ zin+ zin... [bâûm oûm ! tzin + tzin + tzin + tzin…]. In ordine sparso! craac + raa + plof [crâââc + rââ flouf ] colpi di tromba = squarcio arancio + arancio. Nero + odore di zolfo e polvere 1/2 t. più sordo obice 305 buca conica ahi ahi [aïe aïe]. Nuvole bianche e nere si alternano con l’azzurro del. . . . . PONTAVERT. Ho chiesto di far parte dei soldati di pattuglia. Si rischia molto, ma questa guerra di trincea è troppo calma. Scrivo da Pontavert, paesino raso al suolo. Son venuto qui a portare degli ordini, poiché sono diventato uomo di collegamento. È un posto d’onore, ma se ne ricevono di pallottole! Ho attraversato questo triste paese. Niente. Sono andati tutti via. Sono riuscito a fare uno schizzo e riportare della verdura alla mia squadra. Ho appena assistito ad un inseguimento tra aerei, con accompagnamento di shrapnels. Un aereo francese sorvolava le trincee tedesche, questi hanno sparato 52 obici, senza, d’altronde, riuscire a colpirlo. L’aereo blindato splendeva al sole come un insetto e disegnava delle orbite magnifiche. Poi ad un tratto i cannoni hanno tuonato. Che bel tiro! Si sentiva lo zii i i buum!! [zï ï ï boûm!!] e nel cobalto del cielo si formò una piccola nuvola bianca. Ben presto il vr u u um [roû oû oû roû oû oû] asmatico del motore si alternò con i zii i i buum buum zii buum vr u u um [zï ï ï boum boûm zï boûm roû oû oû]. Il lampo d’acciaio in cui si era trasformato l’aereo filava con una coda di 52 piccole nuvole bianche. Farò qualcosa del genere, se ne verrò fuori!! Questo mi ha entusiasmato, inebriato al culmine. E poi rumori, suoni, colori, movimento. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . * [Traduzione di Sabrina Ciancone] 181 182 MAC DELMARLE PEINTRE FUTURISTE Impressioni e schizzi fatti in trincea dal pittore futurista Mac Delmarle ferito a Berry-au-Bac EYMOUTIERS, le 13 Octobre 1914 Mon cher Marinetti, Quelques nouvelles de celui qui vous estime tant, vous feront peut-être quelque plaisir. Mais vous-même qu’êtes-vous devenu? Et tous les amis futuristes? Pour moi, je me suis engagé volontairement pour la durée de la guerre. Cette belle guerre!! Quel grenier d’impressions où l’on n’a qu’à puiser!! Bruits+sons+odeurs. – Et combien nous pouvons la révendiquer. Ah! Ah! ils y viennent à ce que nous avons crié à leur veulerie!! Aux explosifs de nos idées, aux shrapnels de nos manifestes, aux obus de nos meetings, ils auraient dû déjà sentir la belle poudre qu’il leur faut à présent respirer. Tap-tap-tap-tap – taptaptaptap. Notre belle folle de mitrailleuse ébranle leur pacifisme à outrance, les petits flûtes des balles les talonnent…tzin-tzin….. tzin tzin tzin zï- tzin zï, et züüüü boûoûm! voilà la divine chanson, la grosse marmite triomphante! Quelle apothéose pour nopus, les anti-tout! les outlaws des grasses digestions! les champions de la destruction nécessaire!!! . . . . . . J’ai travaillé beaucoup sur le front (notes, impressions, sensations, etc.) où je fus du premier jour jusqu’au 11 octobre. A présent, je suis malheureusement arrêté. A Berry-au-Bac, au milieu du divin orchestre, je reçus, face à l’ennemi, une balle dans le bras gauche et la main du même bras en marmelade par une balle explosive. Je souffre beaucoup, évidemment, mais le pis est que ce sera long à 183 guérir. Et je me ronge! Est-ce que les futuristes ne sont pas tous des lions impatients? Etes-vous content? Quel espoir pour nous après la guerre, dites! N’est-ce pas que nous serons plus forts que jamais? Ecrivez-moi; cela me fera tant plaisir et tant de bien! Avez-vous vu les gens du Nord? Avez-vous vu les Belges? Nous avez-vous vu, nous, les Vlamsches? Courageusement. Jusqu’au bout. Plus rien. Plus de pays, plus de famille, rien que des glorieux blessés “tenant le coup quand-même!” Le lion des Flandres, blessé, meurtri, et nous tous entre les pattes du vieux fauve chassé de son écusson, mais rugissant, grandiose, terrible. Ah! ah! nous étions froids, nous, paraît-il? Et pourtant, elles sentent la poudre, les brumes du Nord!… En avant!! Et quand je serai guéri, en avant! Toujours plus loin! Et lorsque nous n’aurons plus rien, ni maison, ni famille, ni quoi que ce soit, rien, plus rien, nous nous battrons plus fort encore, plus terriblement, pour rien, pour le geste, pour l’Idée qui dépasse les mondes!! . . . . . . J’attends bien impatiemment de vos chères nouvelles, et vous prie de me croire votre tout dévoué Eymoutiers (Haute-Vienne – France) Hôpital Bénévole. [Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 13, Gennaio 1915, p. 16. Nella pagina successiva sono pubblicate altre due lettere datate 24 novembre e 5 dicembre. Ulteriori cinque lettere datate dal 20 al 29 settembre 1914 sono raggruppate, nelle pp. 17-18, sotto l’unificante titolo Impressions de tranchée] 184 MAC DELMARLE PITTORE FUTURISTA * Impressioni e schizzi fatti in trincea EYMOUTIERS, 13 ottobre 1914 Caro Marinetti, Alcune notizie da chi vi stima tanto, forse vi faranno piacere. Ma cosa ne è di voi? E di tutti gli amici futuristi? Dal canto mio, mi sono arruolato volontario per l’intera guerra. Questa bella guerra!! Una riserva di impressioni da cui non si deve far altro che attingere!! Rumori+suoni+odori. – E noi possiamo ben rivendicarla. Ah! Ah! ne devono prendere atto anche coloro che tacciavamo di codardia!! Sotto le bombe delle nostre idee, le granate dei nostri manifesti, gli obici dei nostri comizi, avrebbero dovuto presentire la bella polvere che ora sono costretti a respirare. Ra ta ta ta – rattattatta [Tap-tap-tap-tap – taptaptaptap]. Il fuoco della nostra mitraglia scuote il loro pacifismo ad oltranza, i piccoli flauti delle pallottole li incalzano… fzii -fzii….. fzii fzii fzii fzi - fzii fzi, e zuuum buuum! [tzintzin….. tzin tzin tzin zï- tzin zï, et züüüü boûoûm!] ecco la canzone divina, la grande marmitta che trionfa! che apoteosi per noi, gli anti-tutto! i fuorilegge delle grasse digestioni! noi campioni di una doverosa distruzione!!! . . . . . . Ho lavorato molto sul fronte (appunti, impressioni, sensazioni, ecc) dove son stato dal primo giorno fino all’11 ottobre. Ora, purtroppo, sono fermo. A Berry-au-Bac, nel mezzo dell’orchestra divina, di fronte al nemico, una pallottola mi ha colpito il braccio sinistro, 185 mentre un proiettile esplosivo ha spappolato la mano dello stesso braccio. Soffro molto, naturalmente, ma il peggio è che impiegherà molto a guarire. E questo mi rode! D’altronde i futuristi non sono tutti leoni impazienti? Siete contento? Secondo voi, quali speranze avremo una volta finita la guerra? Non saremo noi più forti che mai? Scrivetemi; mi farà piacere e mi darà sollievo! Avete visto i popoli del Nord? Avete visto i Belgi? Avete visto noi, i Vlamsches*? Intrepidi. Fino alla fine. Nient’altro: Senza paese, senza famiglia, nient’altro che valorosi feriti “che comunque resistono!” Il leone delle Fiandre, ferito, straziato, e tutti noi tra le zampe della vecchia belva scacciata dal suo stemma, ma che ancora ruggisce, grandiosa, terribile. Ah! ah! All’apparenza eravamo impassibili. Eppure sanno di polvere le nebbie del Nord!… Avanti!! E quando sarò guarito, avanti! Sempre più lontano! E quando non avremo più niente, né casa, né famiglia, né nient’altro, niente, più niente, noi ci batteremo ancora più forte, con maggiore ferocia, per niente, per il gesto in sé, per l’Idea che supera ogni realtà!! . . . . . . Attendo con impazienza vostre notizie, e vi prego di credermi vostro devoto Eymoutiers (Haute-Vienne – Francia) Hôpital Bénévole. * Traduzione di Sabrina Ciancone 186 In alto: Gino Severini, Esquisse pour un tableau [Les Cosaques] [Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 14, Febbraio 1915, p. 30] 187 188 FILIPPO TOMMASO MARINETTI Battaglia (Frammento d’un poema inedito) Laggiù si trasloca… Chi dunque pianta chiodi in pareti di legno troppo secco?… Pazzi martelli. Innumerevoli picchiotti che traforan di colpi le porte! Dimenarsi improvviso di danze spagnole sotto un crollante scroscio di nacchere rosee! Son le mitragliatrici dal fragore elegante. O rumorose raganelle di lebbrosi ammutinati! Giranti inaffiatoi che piovono palle su file lunghe di fiori e di frutti eroici! Morsi scattanti del tornio sul legno!… Son le mitragliatrici dall’assiduo lavoro, operaie zelanti che imprimono senza posa nell’atmosfera colpi taglienti triangolari o a losanga, dagli angoli netti! Geometria dei rumori, teoremi fracassanti che spezzano a quando a quando il russar vitreo e vellutato della mia elica… Fuciliera lontana: chioccolio di ghiaia sulle spiaggie notturne… Fucileria lontana: quacquerare febbrile di rane che s’accoppiano al chiaro di luna… Fischi di capitani: proiettili sibilanti!… Gli echi irritati brontolano di rabbia sotto lo scalpitio gigantesco shrapnels galoppanti. 189 I cannoni allineati lungo la palude tendono il collo, come coccodrilli, bruscamente sussultando e lanciando in cielo con un’enorme scossa i rutilanti spasimi della loro coda formidabile… Sono i bellissimi shrapnels!… Grovigli d’argentei serpenti che guizzano, uscendo flessuosamente da riccioli di fumo biondo o scoppiando da sacchi di cenere nivea, azzurra, e a volta a volta color marrone!… Il cielo è tutto squamato di fuochi triangolari. I battaglioni lontani sono orgogliosi di portare sul capo volanti corone di shrapnels esplosi, le cui rosse spine di continuo si moltiplicano!… È quasi mezzogiorno. Il sole si eleva come un grande albero d’oro massiccio che s’erga sui possenti eserciti intrecciati, radici contorte della luce solare!… Il sole largamente effonde il suo fogliame di splendide nuvole, rami d’argento carichi d’aranci acciecanti! [Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 15, Marzo-Aprile 1915, p. 56] 190 A. F. Mac Delmarle - 1914. Fumes - Passage d’artillerie - 29eme batterie - 27eme régt. [Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 13, Gennaio 1915] Umberto Boccioni, Carica di cavalleria, 1915 [Da «La Grande Illustrazione», a. II, f. 13, Gennaio 1915] 191 Bérénice aderisce al CRIC Finito di stampare nel mese di novembre 2009 presso Editoriale Eco srl - S. Gabriele (TE) Tel. 0861.975924 - E-mail: [email protected]