Lunedì 6 Febbraio 2012
Anno V - N° 83
ne
Salute ws
Roma
QUINDICINALE DI INFORMAZIONE
PILLOLA
Le italiane
ultime in Europa.
La usa solo il 14%
Direttore editoriale Tiziano Battisti
TERAPIA DEL DOLORE
A due anni
dalla Legge
molte criticità
INFANZIA
Stato di salute
e qualità
dell’assistenza
IL PUNTO
IDI, impedire
delocalizzazione
GIUSEPPE ROSSODIVITA
ROCCO BERARDO*
a pag. 4
a pag. 3
a pag. 9
Residenze per anziani:
un’attesa lunga mesi
Secondo un’indagine del
Sindacato
pensionati
della Cgil i tempi di attesa per l’accesso presso
una struttura residenziale
o semiresidenziali per gli
anziani non autosufficienti possono arrivare anche
a 90-180 giorni. Solo nel
Lazio le liste di attesa
arrivano fino ad 11 mesi.
Per le residenze rivolte ad
anziani autosufficienti,
invece, il periodo di attesa va dai 30 ai 45 giorni
mentre per quelle semiresidenziali diurni si arriva
fino a 25 giorni.
a pag. 2
Medicina
Salute
Alimentazione
Sclerosi multipla
e cannabis
Incidenti in casa,
bambini a rischio
Lotta alla celiachia
con una molecola
a pag. 6
a pag. 7
a pag. 11
A
bbiamo depositato una interrogazione a risposta immediata alla
Presidente Renata Polverini, per
chiedere che la Giunta regionale si attivi
per garantire un futuro al settore ricerca
dell'
Istituto
Dermopatico
dell'Immacolata (IDI). L’Istituto è il
principale centro per la cura di malattie
dermatologiche del Lazio, un punto di
riferimento per tutto il centro-sud
d'Italia. L’eccellenza di cure e dell’assistenza erogata è in grande parte frutto
della combinazione virtuosa con i risultati più avanzati della ricerca. Attualmente
sono aperte e finanziate dal Ministero
Della Salute sei linee di ricerca; sono
state impiegate risorse derivanti dal
finanziamento pubblico pari a euro
7.610.000 per il triennio 2009-2011, con
evidenti riflessi sull'intera economia della
regione. Nonostante questi dati, sul
ramo ricerca dell'Istituto regna la totale
incertezza, drammaticamente acuita dal
mancato rinnovo dei contratti di 35 lavoratori precari tra ricercatori e tecnici di
ricerca che rende impossibile il proseguimento dell’ordinaria attività. Non solo i
dipendenti sono all'oscuro delle ragioni
del ritardo del processo di conferma dell’accreditamento del carattere scientifico
della struttura scaduto dal 2008 ma
viene loro paventato, dalla Presidenza
dell'Istituto, un “fantomatico piano” di
trasferimento di un "ramo di azienda”,
quello della ricerca, appunto, presso la
Regione Calabria. Per queste ragioni
abbiamo chiesto se sia intenzione della
Giunta ribadire la necessità del carattere
scientifico dell'istituto con la propria programmazione sanitaria e non intenda
verificare la possibilità dell’individuazione di un percorso idoneo a conservare
nel Lazio l’eccellenza della ricerca raggiunta in materia dermatologica, scongiurando ogni ipotesi di delocalizzazione
e/o diminuzione di personale.
*consiglieri regionali, Lista Bonino
Pannella Federalisti Europei
2
Roma Salute news
6 Febbraio 2012
Un’inchiesta sulla difficoltà di trovare un posto nelle Residenze per non autosufficienti
Anziani,
per
le
strutture
attese
di
un
anno
Critica anche la situazione nelle case di riposo gestite dal Comune di Roma
di Anna Paola Tortora
L
iste d’attesa: quanto
deve
aspettare
un
anziano per un ricovero
in una casa di cura o in
un centro d’assistenza?
E qual è la situazione di tutti
coloro che necessitano di
assistenza domiciliare? A giudicare dai dati diffusi dal
Sindacato dei Pensionati
della Cgil, lo scenario non si
prospetta roseo. Uno studio
ha analizzato la situazione del
Paese e ha messo in luce una
realtà tutt’altro che felice,
quella di utenti non autosufficienti che, per poter accedere
a centri specializzati, residenziali e d’assistenza, devono
attendere anche fino a undici
mesi nel Lazio contro una
media di 90-180 giorni di
attesa stimati nel resto della
penisola.
L’indagine ha monitorato 564
strutture residenziali per
anziani e 82 semiresidenziali,
in totale 646 distribuite su
tutto il territorio nazionale. Un
numero rappresentativo della
situazione nazionale che
conta circa 5 mila strutture residenziali, semiresidenziali,
pubbliche e private - per un
totale di 265 mila posti letto.
Più brevi, secondo i dati, i
tempi di attesa per entrare
nelle residenze rivolte ad
anziani autonomi: si aspetta
dai 30 ai 45 giorni mentre per
quelle semiresidenziali diurne
si arriva fino a 25 giorni.
Nel Lazio e solo per le case di
riposo del comune di Roma,
ci dicono dallo Spi Cgil, la
situazione vede circa trecento
anziani in lista d’attesa per un
ricovero: questo – tiene a precisare Teti Croci, segretaria
generale dello Spi Lazio – è
un numero che comprende
solo le realtà conosciute, esiste infatti tutto un substrato di
persone che non inoltrano la
richiesta di ricovero anche se
necessiterebbero di assistenza e che risolvono la situazione tramite il ricorso a badanti
e assistenza domiciliare la cui
spesa insiste solo a carico del
cittadino e della famiglia in
questione. “È facile infatti che
di fronte a situazioni del genere e alla certezza di dover
attendere per ottenere ciò che
si chiede – continua Teti Croci
– spesso il bisogno rimanga
inespresso e quindi a noi sconosciuto”.
La questione su cui il Lazio è
in forte ritardo in termini di
risorsa pubblica è quella relativa alle Residenze Sanitarie
Assistite ovvero istituti di
ricovero che svolgono contemporaneamente due funzioni: quella sociale e quella
Casa di riposo di via di Casal Boccone chiusa dal Comune di Roma
sanitaria. “La nostra richiesta
da ormai già due anni nei confronti della Regione Lazio – ci
dicono dal sindacato – è
l’apertura di almeno un
migliaio di posti in RSA pubbliche”, attualmente inesistenti sul territorio, nonostante una vecchia ipotesi della
Giunta regionale precedente
aveva parlato di un progetto
per cinquemila posti: a Roma
per il momento esistono ven-
Numero di over 65 in crescita e carenza di strutture
Secondo l’indagine promossa dallo
Spi Cgil e dalla Fp Cgil sulle strutture
residenziali per anziani non autosufficienti in Italia, lunghi sono in tutta la
penisola i tempo di attesa: nei casi
migliori i giorni da aspettare sono 90,
in quelli peggiori 180, ma il primato
dei ritardi lo ottiene il Lazio dove le
cifre raddoppiano fino a toccare la
soglia degli 11 mesi. Differente la
situazione che riguarda gli accessi a
strutture dedicate a pazienti giudicati
autonomi come case di riposo e centri semiresidenziali diurni dove nel
primo caso l’attesa si stima si aggiri
intorno ai 30/45 giorni mentre nel
secondo i tempi scendono fino a 25
giorni di attesa. L’analisi condotta
dallo Spi Cgil si è concentrata su tutte
le strutture dedicate all’accoglienza
degli anziani presenti sul territorio
nazionale e ha quindi preso in esame
strutture residenziali, semiresidenziali, pubbliche e private conducendo
uno studio di vaste proporzioni che ha
interessato circa 5 mila strutture presenti sul territorio nazionale che
dispongono in totale di un numero
come 265 mila posti letto per anziani.
Questi numeri assumono tutt’altro
valore se confrontati con i dati sulla
popolazione italiana. Gli anziani nel
nostro paese superano i 12 milioni e
di questi 3 milioni hanno un’età compresa tra gli 80 e gli 89 anni. Un
numero stimato di 440 gli ultra
novantenni e le percentuali di over 65
nel nostro paese sono destinate a
salire. Sono 2,7 milioni gli anziani
parzialmente o non del tutto autosufficienti nel Paese e anche questo dato
è in crescita. Anna Paola Tortora
tiquattro RSA ma tutte private
convenzionate, un numero
assolutamente insufficiente
denuncia lo Spi; 107 invece è
il numero dei Centri semiresidenziali diurni dedicati all’accoglienza di adulti con disabilità. In generale però la soluzione migliore e più auspicabile – secondo Teti Croci –
sarebbe quella di una permanenza dell’anziano a casa:
necessario in tal senso quindi
– fa notare – rafforzare l’assistenza domiciliare. In merito
la Cgil ha espresso parere
sfavorevole alla riforma dell’assistenza domiciliare contenuta nel nuovo Piano
Regolatore Sociale di Roma:
un abbattimento delle liste
d’attesa sembrerebbe possibile infatti solo a discapito
della qualità del servizio. È
necessario quindi – conclude
lo Spi – fare luce sulla questione e chiarire determinati
aspetti contenuti nella riforma
che dovrà comunque passare
al vaglio dopo un primo periodo di sperimentazione.
Roma Salute news
6 Febbraio 2012
La utilizza solo il 14%. Per gli esperti è colpa della disinformazione
3
GLI IMPIANTI CON PROTESI MAMMARIE PIP EFFETTUATI TRA IL 2001 E IL 2011
Pillola anticoncezionale, PROTESI TOSSICHE
italiane ultime in Europa SONO PIU’ DI 4500
di Luciana Riva
S
olo il 14% delle
italiane utilizza la
pillola anticoncezionale. Un numero al di sotto della
media europea che,
secondo il rapporto
World Contraceptive Use
2011 delle Nazioni Unite,
è del 21,4%. Il nostro
Paese si attesta agli stessi livelli di Tunisia, 14,5%,
Botswana,14,3% e Iraq
14,6% Contro il 59% del
Portogallo e il 52% della
Germania. Con un paradosso: in Italia, infatti, si
fanno pochi figli e il tasso
di Interruzione Volontaria
di Gravidanza (Ivg) è
basso rispetto all’UE:
10,1 (per 1000 donne in
età compresa fra i 15 e i
49 anni) contro, ad esempio, il 20,8 della Spagna.
Per spiegare questa stranezza, gli esperti rispondono che gli italiani utilizzano
maggiormente,
rispetto alla pillola, metodi alternativi come il coito
interrotto e il preservativo
e fanno spesso ricorso
alla
contraccezione
d’emergenza, specie tra i
giovani. La pillola anticoncezionale ormonale è
stata introdotta in Italia
nel 1965 ma inizialmente
era consentita solo a
scopo terapeutico, per
regolarizzare, ad esem-
pio, il ciclo mestruale. La
sua diffusione, in tutta
Europa, fu molto controversa per le questioni etiche e morali che sollevava. Solo nel 1971, in
Italia, è diventata legale
ad uso anticoncezionale.
In più di mezzo secolo di
utilizzo, il farmaco si è
trasformato sempre di più
da metodo per il controllo
delle nascite a medicina
utile sia per disturbi ginecologici sia per preservare la fertilità delle donne
che decidono di avere un
figlio in età avanzata. Le
ultime frontiere sono
state illustrate a Berlino,
da esperti di tutti i Paesi,
in
un
Simposio
Internazionale in cui si è
parlato anche di disinformazione. A prescindere
rivista
Contraception,
emerge che solo 2%
delle donne europee che
utilizza la pillola sa come
agisce. ‘Questi dati – ha
affermato
Francesco
Primiero dell’Università di
Roma La Sapienza spiegano chiaramente
come mai esistano tuttora tanti pregiudizi e luoghi comuni su questo
metodo. Il timore più diffuso è che la pillola
possa essere dannosa
per la salute, mentre
numerose
evidenze
scientifiche
indicano
l’esatto contrario’. Oggi
la ricerca scientifica ha
reso disponibili farmaci di
nuova generazione con
un profilo rischi/benefici
a favore dei benefici,
aspetto questo sottoli-
La pillola anticoncezionale ormonale è
stata introdotta in Italia nel 1965 ma
inizialmente era consentita solo a
scopo terapeutico, per regolarizzare,
ad esempio, il ciclo mestruale
dal livello culturale, infatti,
l’informazione
delle
donne sulla pillola è davvero scarsa. Da una ricerca condotta in Germania,
Francia, Gran Bretagna,
Svezia e Romania, da
poco pubblicata sulla
neato anche dai comitati
della Food and Drug
Administration,
l’ente
americano di controllo
sui farmaci. La pillola
presenta, inoltre, anche
altri vantaggi sulla salute
della donna. ‘Può essere
utile anche in vista di una
gravidanza dopo i 35
anni – continua Primerio.
Provocando una sorta di
finta gravidanza, il sistema riproduttivo resta protetto perché sostanzialmente in pausa, rispetto
all'invecchiamento’. Ma
l’utilizzo deve essere
sempre valutato caso per
caso e da parte del medico che sceglie, per ognuna, la pillola giusta.
S
arebbero 4500, in
Italia, gli impianti con
protesi mammarie
Pip (Poly Implant Prothese)
effettuati tra il 2001 e il
2011. Lo ha dichiarato il
Ministro della Salute,
Renato Balduzzi, illustrando in audizione in commissione Sanità del Senato i
risultati del censimento
che si sta completando in
questi giorni. Il Ministro
della Salute aveva, infatti,
emanato lo scorso dicembre un’ordinanza che
imponeva a tutte le strutture ospedaliere e ambulatoriali pubbliche e private,
accreditate o autorizzate,
di redigere entro 15 giorni
un elenco nominativo di
tutti i casi riguardanti l’impianto di Pip a partire dal
primo gennaio 2001
disponendo che il Servizio
Sanitario Nazionale si
sarebbe fatto carico di tutti
gli interventi di espianto. In
seguito è stato aggiunto
che sarebbe stato a carico
del Ssn l'espianto richiesto
non solo per motivi clinici
ma anche psicologici da
parte delle donne.
L’allarme delle protesi al
silicone tossico, esploso
nel 2010, ha fatto il giro del
mondo. L'azienda francese che le produceva, ora in
fallimento, ha fabbricato e
venduto negli anni circa
400-500 mila protesi,
esportate soprattutto in
Gran Bretagna, Australia,
America Latina, Venezuela
e Brasile. Le
protesi, si è
scoperto
in
seguito, contenevano un gel
al silicone cui
era
stato
aggiunto almeno un tipo di
additivo impiegato nell'industria petrolchimica e non
testato per l'uso medico.
In Italia, L'Associazione
italiana chirurghi plastici
estetici (Aicpe) ha depositato al Tribunale di Roma
una
denuncia-querela
contro la società francese,
ma mantiene un atteggiamento
cauto:
‘L'allarmismo che si è
creato – ha dichiarato
IL PROBLEMA
Le protesi contenevano
un gel al silicone
cui era stato aggiunto
almeno un tipo di
additivo impiegato
nell'industria petrolchimica e non testato
per l'uso medico
Mario Pelle Ceravolo, vicepresidente di Aicpe - non è
giustificato: è vero che in
alcune pazienti si sono
verificate delle rotture e
delle infezioni, ma non ci
sono evidenze scientifiche
che mettono in relazione le
protesi Pip con il cancro al
seno o con rischi diversi
da quelli relativi ad altre
protesi. Ogni caso deve
essere valutato individualmente: raccomandiamo a
chi si è sottoposto a un
intervento di rivolgersi al
proprio chirurgo di fiducia
per monitorare la situazione e prendere le dovute
misure di controllo o terapeutiche’.
Luciana Riva
4
Roma Salute news
6 Febbraio 2012
Terapia del dolore, molte le criticità
Policlinico Tor Vergata centro di eccellenza a Roma. Ma la legge è inapplicata
I
l 28 gennaio scorso si è svolto, presso il Policlinico di Tor
Vergata a Roma, il convegno
dal titolo ‘Ruolo dell’assistenza primaria dalla terapia farmacologica alla terapia neuromodulatoria nel dolore’, appuntamento che si inserisce nel
lungo dibattito nato dall’approvazione della legge n.38 del
2010 che disciplina l’accesso
alla terapia del dolore e alle cure
palliative, la cui piena attuazione
incontra ancora oggi grandi
ostacoli. Le problematiche maggiormente evidenziate riguardano l’insufficiente preparazione
specifica del personale sanitario,
la difficile integrazione tra gli
attori che intervengono nel cammino terapeutico del paziente- i
centri di riferimento per la terapia
del dolore (hub) e gli ambulatori
territoriali di terapia antalgica
(spoke) e le AFT (Aggregazioni
Funzionali Territoriali) dei Medici
di Medicina Generale - e soprattutto la scarsa informazione dei
cittadini sulla legge e sulle
opportunità di cura da essa
garantite. In Italia circa un quarto
della popolazione soffre di dolore cronico non oncologico e 250270.000 persone all’anno si
ammalano di tumore e dolore
associato alla patologia: il 19%
dei malati perde il posto di lavoro; il 21% va incontro alla
depressione; tra il 50% e l’ 88%
ha disturbi del sonno. Dalla ricerca dell’Associazione “Vivere
senza dolore”, solo nella metà
dei casi i pazienti con dolore persistente si rivolgono a un clinico,
che nel 57,9% è il
medico di famiglia,
molto raramente il
terapista del dolore
(5,8%). Il centro
specializzato
è
quindi spesso il
punto d’arrivo di
un paziente con
dolore
cronico,
dopo un tortuoso e
a volte inappropriato percorso di
cura ed è dunque
fondamentale
coinvolgere maggiormente il medico di famiglia nel
corretto percorso
di cura dei pazienti, per facilitare la
La sala d'attesa del Policlinico Tor Vergata
continuità
assistenziale del malato e migliorare l’accessibilità alla relativi dosaggi e il risultato
rete territoriale di strutture sani- antalgico conseguito. Il cambiatarie e assistenza domiciliare. “E’ mento quindi deve partire dalla
necessario modificare abitudini e formazione della classe medica
pregiudizi consolidati, che spes- – riferita, ad esempio anche alla
so fanno parte del bagaglio cul- semplificazione delle procedure
turale del medico, a volte restio a di accesso ai farmaci impiegati
concepire il “dolore” come para- nella terapia del dolore e al suo
metro vitale da monitorare:- corretto utilizzo, ancora oggi sotdichiara il professor Gatti, toutilizzati - fino ad arrivare al
Direttore dell’Hub Medicina del coinvolgimento del paziente renDolore
Fondazione
PTV/ dendolo responsabile di un’ attiPoliclinico "Tor Vergata"- in parti- vità di verifica e feedback delcolare l’articolo 7 prevede l’ob- l’assistenza ricevuta”. La Legge
bligo di riportare all’interno della 38 ha infatti assegnato un ruolo
cartella clinica, nelle sezioni di grande importanza al MMG, in
medica ed infermieristica, le primo luogo semplificando la
caratteristiche del dolore rilevato prescrizione dei farmaci oppiacei
e della sua evoluzione nel corso non iniettabili con una semplice
del ricovero, nonché la tecnica ricetta del Servizio Sanitario
antalgica e i farmaci utilizzati, i Nazionale. Da una ricerca di
Cittadinanzattiva inoltre, anche
la gestione dei pazienti all’interno dei centri di terapia del dolore, seppur considerata positiva
dall’85,6%, presenta aree di
miglioramento, soprattutto per
quanto riguarda il supporto psicologico. Migliorare dunque l’organizzazione dei percorsi assistenziali, correttamente integrati
e articolati principalmente su tre
livelli di cura ( territorio, ospedale e centri di terapia del dolore) è
il lavoro sul quale dovranno
impegnarsi tutti gli operatori del
settore malgrado la crisi economica e la conseguente scarsa
disponibilità di risorse a tutti i
livelli, se si vuole diffondere il
principio che “non siamo nati per
soffrire”. Laura Gilardi
Roma Salute news
6 Febbraio 2012
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Qualunque sia l'entità e la frequenza del disturbo, il dolore deve essere considerato un segnale
Mal di schiena: come curarsi
con l’aiuto del computer
di Cinzia Rossi
S
tatistiche americane dicono
che riguarda il 15-20% della
popolazione adulta ed è la
più comune causa di assenza dal lavoro sotto i 45 anni.
Spesso si manifesta al risveglio, coi
primi movimenti della colonna, o la
sera alla fine della giornata lavorativa. La definizione generica del famigerato “mal di schiena” raggruppa
in realtà una molteplicità di squilibri
biomeccanici e/o bioenergetici che
vanno affrontati attraverso un
approccio multidisciplinare, perché
solo un’equipe di specialisti può
individuare le diverse cause che
sostengono il sintomo ed elaborare
la terapia più efficace e personalizzata. L'errore, molto comune, consiste infatti in una carenza diagnostica: ci si ferma al trattamento del
sintomo quando è indispensabile
risolvere l'eziologia cioè l'origine del
male. Il sintomo doloroso può deri-
vare da cause meccaniche, come
squilibri statici che determinano
contratture della muscolatura che
sostiene le vertebre, e trae origine
da artrosi delle articolazioni, traumi
lombari, ernie del disco. Anche la
riduzione della densità ossea derivante dall’età avanzata, da un’immobilizzazione prolungata o da
squilibri ormonali (osteoporosi tipica della menopausa) possono
essere alla base delle manifestazioni dolorose a carico del tronco. Non
ultima una condizione di ‘surmenage psichico’, ovvero una condizione di stress protratta nel tempo,
può scaricare sulla colonna il ‘peso’
del carico emotivo. Quindi quello
che occorre è un adeguato inquadramento diagnostico e la capacità
del medico di individuare il corretto
approccio terapeutico. Oggi gli
specialisti della riabilitazione, medici e tecnici, si giovano di strumenti
innovativi che mirano a perfezione i
trattamenti adeguandoli alle diverse
esigenze. Le strumentazioni computerizzate,
in particolare, sono in
grado di fornire le informazioni necessarie per
trattamenti sempre più
mirati. Tra questi la
pedana propriocettiva,
o Pro-Kin Line, dotata
di una serie di sensori
che consentono di
effettuare valutazioni
computerizzate e interventi riabilitativi personalizzati, e il Multi-Joint
System, che utilizza
indicatori di sensibilità e
Mal di schiena per il 20% della popolazione
mobilità articolare, consentendo un corretto intervento a puterizzata di tutte le patologie
livello locale. Infine a disposizione muscolo scheletriche e un procesdegli specialisti uno strumento di so riabilitativo immediato e compleultima generazione come il Postural to. E “i risultati si vedono” non è
Bench, si rivela fondamentale per lo solo una garanzia pubblicitaria, ma
studio della postura e per l’indivi- i progressi riabilitativi possono effetduazione degli squilibri muscolari, tivamente essere visualizzati sul
garantendo una valutazione com- macchinario dal paziente stesso.
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Roma Salute news
6 Febbraio 2012
Le ultime notizie su www.rom asalutenews.it
Medicina
Nuove prospettive di terapia contro le malattie neurodegenerative
La cannabis rallenta i processi
della sclerosi multipla
Studio chiarisce
i meccanismi
neuroprotettivi
della Cannabis grazie
a uno specifico recettore
di Simona Barbato
G
li effetti benefici della canapa indiana non sono più un
mistero. Uno studio della
Fondazione Santa Lucia in
con
collaborazione
l’Università di Teramo, pubblicato
su Journal of Molecular Medicine,
dimostra che i principi attivi contenuti nella proibitissima Cannabis
sativa, sono capaci di rallentare i
processi neurodegenerativi di alcune malattie.
Già in passato studi clinici hanno
indicato che l’hashish e la marijuana o la loro componente attiva, il
cannabinoide, sono efficaci contro i
sintomi della sclerosi multipla, alleviando il danno neuronale, ma i
meccanismi d’azione associati a
tale capacità non erano ancora noti.
della
scientifico
lavoro
Il
Fondazione Santa Lucia, coordinato da Marco Molinari e Mauro
Maccarrone, ha fatto luce su questi
meccanismi, analizzando la relazione tra la Cannabis e un composto
Uno studio della Fondazione S. Lucia in collaborazione con l’Università di Teramo
gassoso noto per le sue importanti
azioni sulle cellule del sistema nervoso centrale: l’ossido di azoto.
Quest’ultimo può agire sia in senso
neuroprotettivo che neurotossico,
ebbene i ricercatori hanno dimostrato che proprio attraverso i recettori cannabici, ed in particolar
modo il recettore cannabico di tipo
2, è possibile indirizzare gli effetti
dell’ossido di azoto.
“E’stato così compiuto – precisa la
Fondazione Santa Lucia in un
comunicato - un passo avanti per
lo sviluppo di farmaci in grado di
agire in modo selettivo sull’ossido
di azoto inducendo solo effetti neuroprotettivi e questo grazie all’azione della Cannabis. Grazie a questi
risultati, si aprono ora interessanti
prospettive in ambito terapeutico
per il trattamento di patologie a
grande diffusione, come l’ictus e la
sclerosi multipla, con approcci farmacologici capaci di bloccare
anche processi neurodegenerativi
secondari ad eventi traumatici del
cervello e del midollo spinale.”
“Queste importanti evidenze scientifiche – conclude la nota - sono
state ottenute utilizzando avanzate
tecniche di biochimica, neuromorfologia funzionale in microscopia
confocale, test farmacologici e
valutazione comportamentale del
recupero nel modello animale dopo
un danno al sistema nervoso centrale.”
IN
BREVE
Alzheimer, un vaccino
per non dimenticare
Dal Cnr di Napoli è in arrivo un
vaccino sperimentale capace di
innescare una risposta immunitaria contro il beta-amiloide, una
molecola che si accumula nel cervello dei malati di Alzheimer causando danni alla memoria e alle
capacità cognitive. La proteinaantidoto, al quale è stato concesso il brevetto italiano, si chiama
(1-11) E2. Sono ben noti i vaccini
per prevenire le malattie infettive,
tuttavia questa scoperta potrebbe
aprire la strada a terapie contro
l’Alzheimer adottando simili strategie.
Autismo: onde cerebrali
ne predicono il rischio
Dall’analisi delle onde cerebrali
dei bambini è possibile scoprire
l'autismo già a sei mesi, ovvero
prima di quando iniziano a manifestarsi i primi sintomi. La tecnica
usata nello studio, pubblicato su
Current Biology, consiste nell’
applicare dei sensori sulla testa
dei bambini per esaminarne l'attività cerebrale. Quando guardavano un immagine, i bambini a
basso rischio presentavano una
grande differenza nelle onde
cerebrali, mentre la differenza
era minore nei piccoli pazienti
poi diventati autistici.
Dalla Società italiana di nefrologia e l’ISS uno strumento contro l’insufficienza renale cronica
Malattia renale, linee guida per medici
di Simona Barbato
In Italia il 13% della popolazione
soffre di insufficienza renale moderata, oltre 45.000 persone vivono in
dialisi e circa 16.000 hanno subito
successivamente un trapianto
renale. Diabete e ipertensione sono
tra le cause principali della malattia,
anche se i fattori di rischio sono
molteplici e non sempre noti. Esami
semplici e poco costosi, come
quello delle urine e della creatinine-
mia, sono fondamentali perché, se
alterati, possono essere un indicazione della presenza della malattia.
La diagnosi precoce è l’arma più
efficace per evitare la dialisi e tentare, perfino, di arrestare lo sviluppo
di insufficienza renale cronica. Da
qui l’idea della Società Italiana di
Nefrologia di realizzare delle Linee
Guida, in collaborazione con 13
Società scientifiche coordinate
dall'Istituto Superiore di Sanità.
“Identificazione, prevenzione e
gestione della Malattia Renale
Cronica nell’adulto” è il titolo del
documento che affronta, sotto
forma di quesiti clinici, i principali
problemi relativi alla diagnosi, prognosi e terapia. Le Linee Guida
fanno riferimento a oltre 1000 studi
scientifici e costituiscono il primo
documento italiano a disposizione
dello specialista, ma anche del
medico di famiglia che avrà così un
riferimento pratico aggiuntivo ed
aggiornato. Il volume fornisce inoltre strumenti utili sui metodi di informazione e supporto per pazienti e
familiari.
''Elaborate da un panel multidisciplinare sulla base di prove di effica-
cia - afferma Alfonso Mele dell'ISS
- queste Linee Guida, oltre a consentire una gestione più appropriata della malattia renale cronica,
saranno uno strumento utile a favorire una pratica clinica più uniforme
ed una gestione più razionale delle
risorse economiche''.
Roma Salute news
6 Febbraio 2012
Salute
7
Ultimo rapporto Eurispes: obiettivo la linea fisica più che l’effettivo benessere clinico
Due di lato
Italiani sempre più salutisti,
ma con molta moderazione
Quando fa male
la tecnologia
Il 53,7% mangia
in modo equilibrato
ed il 46,7% controlla
regolarmente
il proprio peso
di Giada Chicca
C
irca un decimo degli
Italiani ha seriamente
cura di sé, ma solo
l’8,3% si sottopone ad
analisi di routine. Anche
se spesso le attenzioni dirette al
peso ed alla salute hanno come
obiettivo la linea fisica più che
l’effettivo benessere clinico.
Ecco cosa è emerso dal
Rapporto
Italia
2012
dell’Eurispes; Attività fisica: il
7,4% pratica molto sport, il
28,4% a sufficienza, un 42,8%
risulta essere più pigro e il
19,7% è sedentario. Gli uomini
si dedicano di più all’attività fisica mentre le donne sono attente
nell’alimentazione.
Alimentazione: più della metà
degli Italiani mangia in modo
equilibrato ed il 46,7% controlla
regolarmente il proprio peso,
contro un 30,9% che invece
dedica poca attenzione al cibo.
Cura omeopatica: prediletta per
Il 30,9% degli italiani dedica poca attenzione al cibo
risolvere i disturbi fisici (70,6%),
soprattutto piccoli malanni stagionali e influenze, anche se
spesso si ricorre alla fitoterapia
(39,2%), all’osteopatia (21,5%),
all’agopuntura (21%) e alla chiropratica (17,2%). Fumo: il
6,1% consuma un pacchetto al
giorno, l’8,2% non arriva alle
15 sigarette quotidiane, il
10,4% consuma meno di
mezzo pacchetto al giorno ed il
10,4% se ne concede ‘una tantum’. Sono invece 63,8% i non
fumatori. Infertilità: solo nel
2009 ben 63.840 coppie sono
ricorse alla procreazione assistita e nel frattempo aumentano i centri specializzati in
Sicilia, Campania, Lazio e
Lombardia. L’età media di chi
vi si sottopone varia tra i 17 ed
i 36 anni. Bioetica: il 39,3% è
contrario alla pillola abortiva
Ru486, mentre il 58% non vi si
oppone. Il 50% è favorevole
all’eutanasia(il 46,6% si schiera
contro) ma se si parla di suicidio assistito in assenza di
malattia, si pronuncia contrario
un 71,6% e favorevole un
25,3%. Suicidio: se ne sono
contati circa 3000 nel 2009, ma
il numero è salito a 14000 tra il
2010 ed il 2011. Anche se è
bene ricordare che fino al 2007
l’Italia è stata tra i paesi con più
basso numero di suicidi.
L’allarme arriva dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale
Sono gli incidenti domestici
il primo pericolo per i bambini
di Giada Chicca
Sono le mura domestiche il
primo pericolo per adolescenti e
bambini che negli incidenti
domestici mettono a rischio la
loro salute e divenendo spesso
causa di morte o di invalidità. Lo
rileva la SIPPS (Società Italiana di
Pediatria Preventiva e Sociale)
che appellandosi ai dati ricavati
dall’Istituto Superiore di Sanità
sottolinea come i bambini di età
inferiore ai 5 anni siano “la categoria maggiormente a rischio,
insieme a donne e anziani. Una
vera e propria epidemia silenziosa”, secondo i pediatri. Sempre
la SIPPS ha elaborato una lista di
‘accorgimenti’, tra cui figurano in
primis la posizione di pentole,
fornelli, oggetti taglienti e sostanze nocive. Sottolinea il pediatra e
componente della Segreteria
regionale SIPPS-Sicilia, Angelo
Milazzo: “A favorire gli incidenti
domestici sono cause di natura
prevalentemente ‘sociale’quali
uno status socio-economicoculturale svantaggiato, problemi
psichici e comportamentali e un
elevato livello di stress all'interno
del nucleo familiare”.
I dispositivi più nocivi per la
salute del nostro collo sono i
tablet, lo afferma una ricerca
della Harvard School of Public
Healt che ne ha analizzato due
tipi: con e senza ‘custodia’, la
quale consente di variare le
angolazioni. I test sono stati
effettuati da 15 esperti e in
diverse configurazioni: tenendolo sulle gambe (lap-hand) o sul
tavolo (table-movie). “Il tablet
dovrebbe essere piazzato sempre su un tavolo per evitare
angoli visivi troppo bassi; tenendolo in grembo si sottopongono
il collo e la testa alle tensioni
maggiori. L'angolazione ottimale
di norma è di 30 gradi. Ogni 15
minuti comunque bisogna cambiare posizione.” “I problemi che
si possonoavere sono gli stessi
del computer: contratturemuscolari, torcicollo e tunnel carpale”, asserisce Paolo Cherubino,
vicepresidente
della
Societàitaliana di Ortopedia e
Traumatologia.
Musica
uguale energia
Lo hanno scoperto i ricercatori
dell’Università americana Purdue
dell’Indiana. Un nuovo sensore
medico, impiantato nei pazienti
colpiti da aneurisma o da incontinenza scaturita da paralisi, può
essere ricaricato con le onde
acustiche musicali, in particolare
con quelle rap, che hanno suoni
a bassa frequenza. Il sensore ha
una mensola vibrante sottile e
collegata a una estremità con
una tavola a immersione. La
musica con frequenze di 200/500
hertz facendo vibrare la mensola
fa incamerare carica in un condensatore. In seguito, se le vibrazioni si interrompono a causa del
diverso ritmo delle frequenze, la
carica elettrica è mandata automaticamente a un sensore che
legge la pressione; i dati vengono poi trasmessi a segnali radio.
Tra i tipi di musica sperimentati
per tale effetto ci sono rap, blues,
jazz e rock. Il migliore risulta
essere il rap.
8
Roma Salute news
6 Febbraio 2012
PUBBLICITA’
Roma Salute news
6 Febbraio 2012
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L’Italia non è un Paese per bambini
Sempre più grassi e dai comportamenti sregolati. L’assistenza all’infanzia è ancora disomogenea
E’
stato pubblicato il primo
“Libro Bianco 2011. La salute dei bambini”, un'approfondita analisi dello stato di
salute della popolazione
pediatrica italiana fino a 18 anni di
età, e della qualità dell'assistenza
sanitaria nelle Regioni italiane ricevuta da questa importante fetta di
popolazione. Dall’ opuscolo, redatto
dall'Osservatorio Nazionale sulla
Salute nelle Regioni Italiane, che ha
sede presso l'Università Cattolica di
Roma, in collaborazione con la
Società Italiana di Pediatria (SIP),
emerge innanzitutto che in Italia ci
sono sempre più anziani che bambini, i quali pur essendo in generale in
buona salute rispetto a tanti altri
paesi europei, rischiano di andare
incontro ad un incremento di malattie a causa della vita sedentaria e
dalle pessime abitudini a tavola. La
natalità infatti è drasticamente diminuita: dal 1871 al 2009 si è ridotta
quasi del 50% e in Italia siamo ai
livelli più bassi di Europa (il 9,5 per
mille contro il 12,8 della Francia o il 12
per mille della Svezia). “Mai in nessun
altro Paese del mondo si è avuto,
come in Italia, un tale abbassamento
dei tassi di fecondità e natalità in così
breve tempo – spiega Walter
Ricciardi, direttore dell’Istituto di
Igiene della Facoltà di Medicina e
Chirurgia dell’Università Cattolica di
Roma - e questo fenomeno è stato
sicuramente aggravato dalla continua, dal secondo dopoguerra in poi,
carenza di politiche a supporto della
famiglia, indipendentemente dal
colore e dall’orientamento dei governi in carica, contrariamente a quanto
avvenuto sia nei piccoli che nei grandi Paesi europei, come Francia e
Germania”. Dai dati raccolti emerge
inoltre una significativa differenza di
cifre e di tendenze sul territorio nazionale. Se fino a qualche decennio fa il
Centro-Sud risultava la zona in cui si
registravano un maggior numero di
nascite, attualmente, pur rimanendo
la Campania la regione più “giovane”
di Italia , l’incremento di nascite più
significativo si sta registrando nelle
regioni del Nord Est dove l’assistenza neonatale e pediatrica, nonché il
tenore di vita delle famiglie, appaiono più favorevoli. “ Le misure di protezione sociale per la famiglia in Italia
- prosegue Ricciardi - sono residuali rispetto alle altre spese per il welfare: questo non è un driver di sviluppo
del Paese e della sostenibilità per il
futuro. L’Italia non è un Paese a misura di bambino: tutte le politiche del
welfare non sono orientate ai bisogni
dell’infanzia e non incentivano le giovani coppie a mettere su famiglia. E,
sebbene la salute complessiva dei
nostri bambini resti buona, a preoccupare è la profonda disomogeneità
A.E.O.
SRL
dei
servizi
assistenziali
nelle diverse
regioni ciò
significa che
le opportunità
di salute non
sono le stesse per tutti i
bambini italiani o, in altri
termini, essere bambino
nel
Sud
d’Italia non è
egualmente
facile
che
esserlo nel
Nord-Est del
Paese”. Molti
miglioramenti
comunque
sono
stati
ottenuti
in
questi anni,
sia nel contenimento della
La copertina del Libro bianco sulla salute dei bambini
mortalità
infantile che
nell’assistenza pediatrica. La riduzio- ta a fattori biologici e all’assistenza al
ne dei tassi di mortalità infantile, è parto, a essersi ridotta in modo
uno dei fenomeni epidemiologici più importante negli ultimi anni. La morrilevanti emersi negli ultimi 60 anni in talità post-neonatale, invece, più
Italia come in tutti i Paesi economica- influenzata dalla qualità dell’ambienmente avanzati. È soprattutto la mor- te di vita, presenta una riduzione più
talità neonatale, maggiormente lega- contenuta.. Laura Gilardi
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Roma Salute news
6 Febbraio 2012
Ambiente
Lezioni per recuperare un sapere antico andato perso nella smania da consumo
Università del Saper Fare
dove non è mai troppo tardi
di Yari Ricci
D
ecrescita felice, Università
del Saper Fare, Città
dell’Utopia. Non è solo
l’idea che richiama un
modo alternativo di vivere
le relazioni con l’ambiente e le altre
persone. Sono progetti concreti
che rispondono al bisogno sempre
più diffuso di uno stile di vita diverso, privo delle compulsioni da consumo che stanno diventando
distruttive per il Pianeta, ma anche
e soprattutto per gli individui. Il
“Saper Fare è una sorta di rivoluzione culturale: permette di recuperare capacità e utilità perdute, di
accedere a beni primari limitando
acquisti e spostamenti, di inquinare meno e risparmiare molto, e di
sperimentare una nuova dimensione entro la quale rivalutare il
tempo e la soddisfazione del lavoro ben fatto, da condividere in
modo solidale. Se migliaia, milioni
di singoli adotteranno le pratiche
del Saper Fare, l’impatto di questa
pratica diverrà in breve tempo
molto significativo anche su scala
globale”. Questa è la chiave del
progetto. Un gruppo operativo dei
vari Circoli territoriali dell’associazione Movimento della Decrescita
Felice (MDF) ha costituito il primo
nucleo come Università del Saper
Fare a Torino, organizzando alcuni
Il bisogno sempre più diffuso di uno stile di vita diverso
corsi nella primavera 2009. Ora
sedi diverse stanno sparse in tutta
Italia, Roma compresa. Le attività si
svolgono presso “La Città
dell’Utopia" dentro il Casale
Garibaldi di San Paolo affidato dal
Municipio XI al Servizio Civile
Internazionale. E’un edificio di
caratteristiche rurali incastonato fra
Via Leonardo da Vinci e Via
Chiabrera. Ogni Terzo Sabato del
mese si svolge il Mercato contadino TERRA/terra e ogni primo saba-
to si progetta e si cura insieme il
giardino dell’utopia in collaborazione con l'associazione romana di
erboristi di "Monte deì Cocci", che
organizza anche corsi sulle proprietà medicinali delle erbe. A febbraio è previsto un laboratorio delle
maschere aperto anche ai bambini. Tutte le attività hanno un costo
talmente irrisorio che consente
veramente a chiunque di aderire.
Per rendersi conto visitare il sito:
http://www.lacittadellutopia.it
I numeri
Città dell’Utopia
Via Valeriano 3F, Roma
Telefono: 06 59648311 - 346 5019887
IN
BREVE
Parasite farm,
l’orto in casa
Un nuovo sistema di coltivazione
domestica e compostaggio è nato
dall’idea di due designer tedeschi,
Charlotte Dieckmann e Nils Ferber,
gli ideatori di Parasite Farm. La
compostiera è dotata di diversi
scomparti, compreso un ampio
spazio destinato agli scarti vegetali,
di cui si prenderanno cura i lombrichi, e un contenitore estraibile per
la raccolta di liquidi. Può essere
inserita in una libreria o ancorata al
tavolo. I vasi sono dotati di uno speciale sistema di illuminazione artificiale e una finestrella trasparente
permette di tenere sotto controllo il
livello dell’acqua.
Eco cover
per e-book reader
E’ alimentata dal sole ed è stata
realizzata dalla società di Taiwan
SolarFocus per il Kindle di Amazon.
Dotata di un pannello solare integrato per la batteria ausiliaria,
SolarKindle offre una luce di lettura
ad alta potenza (fino a 800 lux). In
grado di funzionare in diverse condizioni di illuminazione, il nuovo
dispositivo ha anche una batteria di
riserva. Basta un'ora di sole per
garantire fino a tre giorni di lettura,
anche se la ricarica completa della
batteria di riserva richiede 8 ore, ma
una volta effettuata raddoppia la
durata della classica batteria del
Kindle.
Idee geniali, semplici e facili da realizzare all’insegna del baratto per ridurre lo spreco e sentirsi meglio
Rifiuto con affetto, una scatola
è sempre meglio del cassonetto
Nel cuore di Brooklyn, a New
York, all’interno di una gelateria c’è lo Swap-O- Matic: un
distributore automatico dove
non si inseriscono monete ma
oggetti. Serve per riutilizzare,
riciclare, e scambiare. A
Berlino è apparsa da tempo
una specie di scatola a forma
di cabina telefonica con la
scritta “Givebox. sharing is
caring”. E’ una sorta di tem-
porary shop alternativo in cui
si può prendere ciò che piace
in cambio di qualcos’altro.
Detersivi, biscotti, latte di vernice, teiere, piante in vaso,
magliette. Nessuno ruba, tutti
contribuiscono. Qui da noi
potrebbe
funzionare?
Basterebbe provare. Roberta
Bruzzechesse,
Maddalena
Vantaggi e Maria Zanchi, tre
giovani artiste, l’hanno fatto,
creando lo “RCA”, acronimo
che sta per Rifiuto Con
Affetto: una scatola gialla
grande come un tavolino con
una vetrina a scorrimento
all’interno della quale trovare
scarpe, ombrelli, abiti, vecchie radio e ferri da stiro in
buono stato. Da scambiare,
ovviamente. Può
essere
installato in tutti i luoghi di
ritrovo dove la collettività
stessa se ne prende cura e ne
ha
la
responsabilità.
Bergamo, Gubbio, Matelica,
Macerata,
Ravenna,
Rovereto, Mestre e Venezia
hanno aderito fino a oggi alla
sfida inserendo RCA in scuole, biblioteche, uffici comunali
e piazze. Yari Ricci
Roma Salute news
6 Febbraio 2012
Alimentazione
11
Allo studio una terapia capace di bloccare l’azione allergica e tossica del glutine
Tutto e ....
Celiachia, in una molecola
il segreto per combatterla
Questione di
etichetta
In Italia nel 2010
erano 122mila
le persone affette
da celiachia.
Nel Lazio il 12%
di Gianluca D’Eramo
L
a celiachia è una malattia
con cui devono convivere
i soggetti intolleranti al
glutine, la prima a livello
internazionale, l’1% dell’intera popolazione mondiale.
In Italia due anni fa erano oltre
120mila le persone che ne soffrivano, e si stimano in circa
500mila i casi occulti non
ancora scoperti, come spiegato dall’ultima relazione del
Ministero della Salute. Di solito
è la variabilità dei sintomi a
rendere difficile la diagnosi che
le statistiche a disposizione
dimostrano avvenire dopo 6
anni dai primi segnali: intestino
irritabile, infezioni virali, batteriche e parassitarie. Per ogni
celiaco diagnosticato potrebbero esserci circa 10 potenziali pazienti.
La prolungata esposizione al
glutine rappresenta il fattore
più rilevante per lo sviluppo di
Una buona notizia arriva dall’Istituto San Raffaele di Milano
complicanze come il linfoma
intestinale, la digiuno ileite
ulcerativa e la malattia celiaca
refrattaria. Ecco perché sono
consigliate le analisi specifiche
a partire dai 10 anni di età.
Una buona notizia arriva
dall’Istituto San Raffaele di
Milano, dove alcuni ricercatori
italiani stanno sperimentando
un trattamento capace di inibire la tossicità del glutine.
Sarebbero stati scoperti 10
amminoacidi capaci di bloccare la proteina presente nelle
farine di grano, segale e orzo.
La speranza è di dire addio al
regime dietetico speciale cui i
malati devono convivere per
tutta la loro vita: riso, avena,
mais, soia, e tanta frutta e verdura. Un normale consumo di
glutine che riporterebbe pasta
e pizza nei menù degli ex
celiaci, normalizzandone il
regime dietetico.
Cos’è la ‘celiachia’?
E’ un'intolleranza permanente alla gliadina, una componente del glutine, un insieme di proteine contenute nel frumento, nell'orzo, nella segale e nel farro.
I nutrizionisti consigliano le produzioni agricole regionali e la gastronomia locale
A tavola i piatti tradizionali
meglio del cibo esotico
di Gianluca D’Eramo
Il benessere a tavola passa per la
nostra tradizione. Cibi sani, tracciabili e a prezzi contenuti.
Prodotti stagionali della nostra
terra che in cucina ci permettono
di preparare piatti tradizionali,
espressione della cultura locale. Il
consiglio arriva direttamente dal
dietologo e nutrizionista Giorgio
Calabrese, intervenuto al convegno ‘Sapere e Sapori’ organizzato da Coldiretti e Regione Lazio.
Lo stile di vita esotico, che arriva
da lontano grazie a globalizzazione e grande distribuzione, deve
essere “un’eccezione” e non la
regola. La normalità è consumare
i prodotti a km zero, che oltre a
tramandare alle giovani generazioni le tradizioni culinarie, permettono di innestare un circuito
virtuoso dal punto di vista economico. Stesso discorso per le etichette, che devono diventare un
punto a vantaggio del produttore:
tracciabilità per orgoglio e sicurezza alimentare.
Leggere le etichette degli alimenti che consumiamo ogni
giorno sta diventando un’abitudine. Comprenderle correttamente è importante non solo
per sapere la data di scadenza,
ma anche per informarci sui
valori nutrizionali, gli ingredienti e la provenienza del prodotto.
Uno sguardo più chiaro nella
giungla delle informazioni poste
sulle confezioni alimentari è
arrivato dal convegno ‘Etichetti-amo’, organizzato a Milano
da Nestlè. Esperti nutrizionali e
dietetici, insieme a rappresentanti dei consumatori, hanno
spiegato ai partecipanti il ‘linguaggio delle etichette’, a volte
impossibili da decifrare, alla
luce delle disposizioni introdotte recentemente dall’Unione
Europea. Presentati anche i
risultati dell’Osservatorio sui
reali livelli di conoscenza e consapevolezza degli italiani,
rispetto alle corrette abitudini
alimentari.
....ancor di più
Frutta a scuola
fino al 2013
Ancora due anni per il programma ‘Frutta nelle scuole’. Gli studenti più piccoli, tra i sei e gli
undici anni, continueranno a
mangiare frutta fresca, locale e
regionale, nelle mense dei loro
istituti.
L’assessore
all’Agricoltura della Regione
Lazio, Angela Birindelli, ha confermato la proroga dell’iniziativa
ideata dalla Comunità Europea
e finalizzata ad aumentare il
consumo di frutta e verdura da
parte dei bambini. L’annuncio è
arrivato durante il convegno
‘Alimentazione, salute e territorio’ promosso dall’assessorato e
Coldiretti Lazio. “La proroga del
programma – ha spiegato la
Birindelli – è arrivata in questi
giorni dal ministero, e sono
molto soddisfatta del proseguo
dell’impegno concreto di educazione alimentare messo in
campo dalla Regione Lazio per
combattere l’emergenza obesità
nelle giovani generazioni”.
12
Roma Salute news
6 Febbraio 2012
TERZO SETTORE
30
le persone gestite
e monitorate tramite
un contact center
‘Home sweet home’ ecco la tele-assistenza
Un progetto pilota gestito dalla cooperativa Darco in accordo con la Asl di Latina
di Riccardo Fanales
H
ome Sweet Home è un
progetto europeo finanziato dalla Commissione
europea attraverso il 7°
programma quadro - ICT
PSP
Programma
Salute
Invecchiamento e Inclusione. Il
progetto ha lo scopo di sperimentare in alcuni paesi europei (Italia,
Spagna, Irlanda e Belgio) una serie
di servizi di tele-assistenza e telemonitoraggio nella gestione di persone anziane e di pazienti affetti da
patologie croniche, riducendo così
la necessità di un loro ricovero in
strutture specializzate. In Italia partecipa come partner anche la
nostra cooperativa Darco Servizi,
che dall’inizio del 2012, in accordo
con la Asl di Latina e per mezzo di
un contact center, gestisce e
monitorizza 30 persone. Nello
specifico, alcuni pazienti della ASL
hanno installata nelle loro case una
serie di sensori ambientali e attrezzature mediche collegate ad un
computer, chiamato intouch, che
gestisce dati e misurazioni e li trasferisce ad un database visualizzabile attraverso il portale del servizio. Questo segnala degli “allarmi” qualora alcune misurazioni dei
parametri vitali non siano state
effettuate dal paziente oppure
quando vi sia un malfunzionamento delle apparecchiature in loro
possesso , quando le misurazioni
evidenziano dei valori che non
rientrano nella normalità e quando
i sensori ambientali verificano delle
anomalie.
Tutto ciò consente il monitoraggio
dei parametri medici da parte dei
pazienti stessi, dei loro familiari e
delle strutture mediche di riferimento. Inoltre i pazienti stessi possono segnalare delle criticità utiliz-
Trenta operatori si alternano tutti i giorni, compresi i festivi, dalle 8.00 alle 20.00
zando uno speciale telefono cellulare con tecnologia gsm chiamato
“mambo” che utilizza due soli
tasti, per chiamare i responsabili o
per mandare via sms dei segnali di
allarme. Il contact center di Home
Sweet Home, gestito da Darco
Servizi, ha un ruolo chiave nella
riuscita del progetto. Gli operatori
infatti hanno il compito di registrare e gestire gli allarmi che provengono dai pazienti, avvisando, a
seconda delle necessità, le persone dedicate all’aiuto immediato,
come i familiari dei pazienti, oppu-
re il personale medico e tecnico.
La sperimentazione del contact
center, come informa Annagrazia
Laura, coordinatrice del progetto,
è partita il 2 gennaio nella sede di
via Ostiense, grazie alla collaborazione di ben 30 operatori provenienti dall’area SIGPL e che si
alternano in turni per un servizio
che è attivo tutti i giorni, compresi
i festivi, dalle 8.00 alle 20.00.
“Al momento i colleghi sono impegnati a ricevere alcune chiamate
che servono a verificare la funzionalità del servizio e a controllare il
portale di Home Sweet Home, per
monitorare la presenza di allarmi
provenienti dalle abitazioni dei
pazienti” riporta il responsabile
produzione della commessa
Daniel Petruccioli, che lavora a
stretto contatto con Annagrazia
Laura ed Emiliano Deferrari occupandosi della gestione del progetto e dei rapporti con i partner
nazionali ed internazionali. “Non
appena la sperimentazione entrerà
a regime vi saranno ulteriori occasioni di formazione per gli operatori che dovranno essere pronti a
rispondere alle esigenze degli
utenti e ad agire prontamente in
caso di emergenze”. La sperimentazione, oltre che a rispondere agli
impegni presi con la Commissione
europea, darà la possibilità al
Gruppo Darco di diventare pioniere nella gestione di una serie di
servizi innovativi, messi a disposizione delle aziende sanitarie locali
e delle strutture private per fare
fronte alle richieste della popolazione senza gravare troppo sugli
ospedali locali.
Per
maggiori
informazioni
w w w. h o m e s w e e t h o m e project.be.
Il Forum del Terzo Settore si appella al governo
Il Forum del Terzo Settore chiede
l'attenzione del Governo. Il 25 gennaio scorso una delegazione di
componenti di cooperative ed associazioni ha incontrato il sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali, Maria Cecilia
Guerra.
Il tema principale era quello della
drastica riduzione dei fondi statali
destinati agli Enti Locali e al sistema di Welfare, in seguito alle
manovre finanziarie. I delegati
hanno espresso la loro preoccupa-
zione per l'avvenuta riduzione dei
servizi ai cittadini e hanno chiesto
chiarimenti riguardo alle modalità
di accesso ai servizi, sul tema della
non autosufficienza, sulla strutturazione dei servizi e sul contributo
che il Terzo Settore può apportare
allo sviluppo di politiche sociali
pubbliche e private.
Il portavoce del Forum, Andrea
Olivero, ha apprezzato il cambiamento di rotta che il nuovo governo
sta manifestando in materia di
politiche sociali. Infatti contro la
precedente prassi di tagli si è riconosciuta la necessità di scelte strategiche che prevedono, accanto ad
inevitabili sacrifici, anche una redistribuzione delle risorse destinate
al welfare.
Ma il movimento deve incassare la
possibile chiusura dell'Agenzia per
il Terzo Settore, l'ente governativo
di indirizzo, promozione e vigilanza
per le organizzazioni non lucrative
di utilità sociale, che il ministro
Fornero si è detta intenzionata a
sciogliere per motivi di bilancio.
Roma Salute news
6 Febbraio 2012
13
Tracciabilità dei prodotti agricoli ed agroalimentari e riforma del settore cinematografico e dell’audiovisivo
Agricoltura e cultura, in aula
arrivano provvedimenti strategici
“I
provvedimenti legislativi che esaminerà
l’Aula già dalla prossima seduta riguardano
due settori particolarmente strategici per l’economia della nostra regione. Si
tratta della proposta sulla
tracciabilità dei prodotti agricoli ed agroalimentari e di
quella di riforma del settore
cinematografico e dell’audiovisivo. In questi mesi le commissioni preposte hanno lavorato molto e in un clima di
confronto dal quale sono scaturite questi testi sui quali
saranno chiamate ad esprimersi le forze di maggioranza
e di minoranza”. Lo ha dichiarato con una nota il presidente del Consiglio regionale del
Lazio, Mario Abbruzzese. “La
cultura - ha continuato
Abbruzzese - riveste una
grande importanza nel circuito
Il presidente Mario Abbruzzese ad una manifestazione della Coldiretti
economico e nello sviluppo
della nostra regione. Basti
pensare che il Lazio è secondo solo alla Lombardia per
concentrazione di spettacoli e
che ha registrato solo nel
2010 la spesa più alta al botteghino, raggiungendo un
introito pari a più di trecento
milioni di euro. Ugualmente
dicasi per il settore agricolo,
dove si sta concentrando
molto l’attività dell’attuale
Giunta Polverini. Credo che
questa normativa che si andrà
a discutere potrà determinare
delle ricadute positive per
garantire la valorizzazione dei
nostri prodotti agricoli e alle
migliaia di imprese e di associazioni che lavorano per far sì
che il livello di qualità rimanga
tale. Ed in questo senso - ha
concluso - sappiamo quanto
sia determinante anche l’apporto dell’ente regionale”.
Parere favorevole dalla IX commissione Lavoro, pari opportunità, politiche giovanili e politiche sociali
Salute delle donne, via libera
al registro dell'endometriosi
La IX commissione Lavoro, pari
opportunità, politiche giovanili e
politiche sociali, presieduta da
Maurizio Perazzolo, ha dato
parere favorevole alla proposta di
legge regionale n. 295 del 7
dicembre 2011, concernente
"Istituzione
del
Registro
Regionale dell'endometriosi per
la tutela della salute delle
donne", che vede come prima
firmataria la consigliera Isabella
Rauti. Il provvedimento, approdato in IX commissione per l'esame in sede secondaria, è anche
all'esame della commissione
competente per materia, la XIII,
Sanità, in sede primaria.
L'endometriosi è una malattia
che colpisce dieci donne su
cento in età riproduttiva e rappresenta oggi una delle principali cause di sterilità femminile, rendendo impossibile la maternità a
un terzo delle donne affette da
tale patologia. "In questo scenario - si legge nella relazione della
PL 295 - la Regione ritiene doveroso impegnarsi contro questa
grave affezione, promuovendo lo
studio dell'incidenza della endometriosi per casistiche e statistiche (studio del caso dall'inizio,
sviluppo sino alla diagnosi e
monitoraggio
dell'evoluzione
della malattia durante la terapia),
attraverso la raccolta dei dati così
ottenuti nel cosiddetto Registro
regionale dell'endometriosi, che
la Regione istituirà proprio a tutela e sostegno di tutte le donne
alle quali è stata riscontrata questa malattia". "Sappiamo che
l'assenza di dati sulla frequenza
di questa seria patologia nella
nostra regione è considerata una
grave carenza. Dunque, il
Registro servirà proprio a colmare questa grave lacuna". E' quan-
to ha dichiarato Perazzolo il quale
ha aggiunto: "Il Registro regionale dell'endometriosi dovrà raccogliere dati precisi sull'incidenza di
questa malattia, dati che a oggi
mancano e che invece sono indispensabili per gli ulteriori passi in
supporto delle donne con endometriosi".
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Roma Salute news
6 Febbraio 2012
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6 Febbraio 2012
Echi dal sociale
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Eurispes: il rapporto Italia 2012 sottolinea il contributo sociale degli over 64
Lotta alla droga
Anziani protagonisti del welfare
e circa la metà usa internet
Cocaina, record
di sequestri
di Marco De Santis
A
nziani soli e abbandonati,
incapaci di autogestirsi e
di mantenersi. Il rapporto
Italia 2012 dell’Eurispes
demolisce, in tutto o in
parte, una serie di luoghi comuni
sulla terza età e mostra come, al
contrario, gli anziani siano spesso ottimisti sulla loro condizione
e un sostegno per le generazioni
più
giovani.
L’indagine
dell’Eurispes si è infatti concentrata sulle relazioni sociali, gli
interessi, le attività e gli impegni,
l’apertura alla modernità e l’autosufficienza degli anziani rilevando una serie di dati interessanti. In primo luogo la maggioranza degli anziani (45,4%) vede
la terza età come un’occasione
per dedicarsi più a se stessi e ai
propri interessi, il 19,4% la considera un periodo in cui riposarsi
e, solo il 27,8% di loro considera
l’età matura come una fase di
declino. Sono soprattutto gli
uomini con una certa cultura a
mostrare più ottimismo e a
mostrare una certa tendenza alla
ricerca di un’attività: il 51,5%
legge regolarmente i quotidiani, il
69% svolge attività fisica (contro
il 59,2% delle donne), il 63,1%
coltiva un hobby (contro il 51,5%
Il Computer è utilizzato dal 47,7% degli anziani
delle donne), il 54,6% coltiva le
relazioni extrafamiliari vedendo
spesso gli amici. D’altra parte le
donne risultano essere le più
attive sul piano delle relazioni
familiari: è più elevata che fra i
loro coetanei la percentuale di
chi incontra spesso parenti
(48,5% contro 40%) e nipoti
(66,2% contro 57,1%). La
malattia (48,7%). e la perdita di
autonomia (21,9%), sono le
paure più indicate, in special
modo dalle donne, mentre percentuali più esigue temono la
solitudine (10,5%), di sentirsi
inutile (7,5%), di trovarsi in difficoltà
economiche
(6,1%).
Computer e internet sono utilizzati rispettivamente dal 47,7% e
dal 45,8% del campione, ma il
cellulare è ancora il mezzo preferito. Ma il ruolo che gli anziani
ricoprono più spesso, soprattutto le donne, è quello di sostegno
alla famiglia e ai figli: il 68,5%
bada ai nipoti, seguono gli aiuti
economici, saltuari e non e in
prevalenza di parte paterna
(71,3%), la preparazione di
pasti, la spesa per i figli (19,6%).
Ultimo luogo comune demolito
dal rapporto Eurispes è quello
relativo all’autonomia degli
anziani: il 77,6%, di loro, infatti,
si reca dal medico da solo, il
76,4% si reca in banca o alla
posta, il 74,9% fa la spesa, il
74,7% prepara da mangiare, il
66,1% sbriga i lavori domestici.
I dati del Censis. Al via il piano nazionale sui servizi alla persona
Colf e Badanti, in 10 anni +44%.
Ma solo un terzo è regolare
Numero dei collaboratori domestici cresciuto del 44% negli ultimi
anni, richiesta passata dai due
milioni di famiglie del 2003 ai due
milioni e mezzo del 2010 (+27%).
Sono questi alcuni dei dati diffusi
dal Censis , raccolti allo scopo di
organizzare il Piano di azioni di
sistema per lo sviluppo dei sistemi
integrati di servizi alla persona. Il
42% degli stranieri presenti nel
Paese svolge , infatti, questo
mestiere dividendosi tra una o più
famiglie e occupandosi degli incarichi più disparati, dalle pulizie
domestiche all’assistenza agli
anziani, dall’accudimento dei
bambini a quello degli animali. E
proprio per riorganizzare la
domanda e l’offerta nel settore
nasce il Piano sui servizi alla persona. Assi portanti sono la formazione e regolarizzazione degli
addetti del settore, interventi differenziati tra Nord e Sud del Paese
con finanziamenti europei, crea-
zione di una rete di sportelli dedicati, lotta al lavoro nero tramite
l’utilizzo del voucher. “Il punto cruciale del programma – ha spiegato Cecilia Guerra, sottosegretario
al welfare - è l'incontro tra domanda e offerta in cui entrambe le parti
siano tutelate”. Marco De Santis
E’ la droga del millennio, rende
svegli e iperattivi, capaci di dormire poco o niente, e, come
tutte le droghe, uccide.
Parliamo della cocaina, per la
quale, nel solo 2011, secondo i
dati diffusi dalla Direzione centrale dei servizi antidroga, si
sono registrati sequestri per
oltre 6 tonnellate. Un record
che non si vedeva da 17 anni,
da quando, nel 94, furono
sequestrate, complice un’importante operazione ai danni
delle cosche malavitose, circa
6,6 tonnellate di polvere bianca. Un dato che si allinea
all’andamento mondiale per il
quale, nel 2011, sono stati
segnalate oltre 774 tonnellate
di cocaina sequestrata. Un
dato che dimostra, in maniera
allarmante, come quella che un
tempo era considerata una
droga appannaggio dei più ricchi, sia oggi una droga alla portata di tutti. Confortanti, in
parte, le stime sui sequestri di
eroina e cannabis che, pur
facendo registrare quantitativi
degni di nota, si sono praticamente dimezzati rispetto a
quelli fatti registrare tra la fine
degli anni 90 e il 2000. Questo
a parità di operazioni antidroga
effettuate che, negli ultimi 20
anni, sono rimaste pressoché
invariate e si attestano sulle 21
mila operazioni circa l’anno.
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