8
PROVINCIA
AUTONOMA
DI TRENTO
2009
mensile di economia e tecnica per un’agricoltura moderna al servizio del consumatore e dell’ambiente
www.trentinoagricoltura.net
Prognosfruit 2009
Centralina idroelettrica su malga
Prove di sovescio in vigneto
NAZ/220/2008
numero 8 settembre 2009 - anno LIV
Trattori in piazza
ASSESSORATO PROVINCIALE ALL’AGRICOLTURA
SOMMARIO
3 PRIMO PIANO
Le previsioni di produzione di mele
per la stagione 2009/2010
7
8
9
10
COMUNICATI
Zootecnia: aiuti per chi porta gli animali
all’alpeggio
Mellarini e Berger insieme in Val Sarentino
Costituito il consorzio di miglioramento
fondiario di Mezzocorona
I numeri del primo anno dell’APPAG
TERRA
TRENTINA
8/2009
PROVINCIA
AUTONOMA
DI TRENTO
Mensile di economia e tecnica
dell’agricoltura
Organo dell’Assessorato provinciale
all’agricoltura di Trento
Reg. Trib. Trento n. 41 del 29.8.1955
Direttore responsabile
11 INIZIATIVE
Accademia d’Impresa ad Ecogrestaland
giampaolo pedrotti
Coordinatore tecnico
14 EVENTI
Sergio Ferrari
Fa’ la cosa giusta!
Segreteria di redazione
15 ACQUACOLTURA
Misuratori di acqua derivata nelle troticolture
18 MACCHINE AGRICOLE
Trattori in piazza
daniela poletti
Redazione
Piazza Dante, 15
38100 TRENTO
Tel. 0461 494614 492670
Fax 0461 494615
22 VITICOLTURA
Prove di sovescio in viticoltura
29 VITICOLTURA
Mauro Fezzi
Vita lunga per le viti da spumante
Dipartimento agricoltura e alimentazione
Fabrizio dagostin
Servizio aziende agricole e territorio rurale
32 PROGETTI
35
39
coMitAto di diRezione
Centralina idroelettrica a servizio di una malga
Marta da Vià
Servizio promozione delle attività agricole
Alberto giacomoni
NOTIZIE
Agenzia provinciale per i pagamenti
Notizie dalla Fondazione E. Mach /IASMA
Notizie da “Europe Direct”
giovanni de Silvestro
Servizio promozione delle attività agricole
giuliano dorigatti
42 CIBO E SALUTE
Cibo per pensare
Servizio aziende agricole e territorio rurale
Romano Masè
Dipartimento risorse forestali e montane
44 ORTO E DINTORNI
I radicchi da cespo a foglie rosse e variegate
corrado zanetti
Ufficio stampa P.A.T.
Marina Monfredini
Fondazione E. Mach – IASMA
Silvia ceschini
Ufficio stampa
Fondazione E. Mach – IASMA
Fotocomposizione e stampa
eSpeRiA Srl
Prodotto stampato da Esperia Srl,
azienda certificata FSC, Iso9001 e Iso14001
Via G. Galilei, 45 - LAVIS (TN)
PRIMO PIANO
Presentate a Prognosfruit (Maastricht/Olanda) il 6 agosto 2009
Le previsioni di produzione
di mele per la stagione
2009/2010
L’Europa a 15 Paesi rivela una produzione
sostanzialmente stabile. Il quantitativo previsto,
anche in base al trend delle superfici coltivate
ancora in leggera riduzione, dovrebbe essere
quello ordinario. Nei Paesi dell’Europa dell’Est si
prevede una produzione minore rispetto al 2008.
La riduzione più consistente si avrà in Polonia.
a cura di Servizio stampa e relazioni pubbliche
Federazione Trentina della Cooperazione
TERRA TRENTINA 8/2009
La situazionE nELLa
ComunitÀ EuropEa
Le previsioni di produzione per
il 2009, presentate a Prognosfruit
a Maastricht in Olanda il 6 agosto, riportano una diminuzione
del 7% rispetto alla produzione
consuntiva del 2008.
In termini quantitativi le mele
prodotte nella stagione 2008/2009
sono state 11.533.000 ton. e la
previsione per il 2009/2010 è di
10.753.000 ton.
La situazione è frutto di una
diminuzione nei Paesi dell’Est
Europa e particolarmente in Polonia, che passa da un consuntivo 2008 di 3.200.000 ton. ad una
previsione 2009 di 2.600.000 ton
(tab. 1).
La cosiddetta “Vecchia Europa” a
15 Paesi è sostanzialmente stabile e si può affermare che, anche
in base al trend delle superfici
coltivate, ancora in leggera riduzione, il quantitativo previsto
dovrebbe essere quello ordinario.
Anche dal punto di vista del
trend varietale la spinta verso le
cv Gala e Fuji sembra in stabilizzazione.
Le previsioni per la Comunità Europea a 15 Paesi, che rappresenta
una base di valutazione importante per il mercato delle Organizzazioni di produttori italiane, sono
riportate nella tabella 2.
3
Tab. n. 1 (tonnellate)
PRIMO PIANO
Area
Prod. 2005
Prod. 2006
Prod. 2007
Prod. 2008
Prev. 2009
EU – 15
7.094.000
6.672.000
7.167.000
6.868.000
6.814.000
-1%
NM – 12
3.138.000
3.168.000
1.618.000
4.665.000
3.938.000
- 16 %
10.232.000
9.840.000
8.785.000 11.503.000 10.753.000
-7%
TOT. EU – 27
2009/08
Fonte: WAPA
Tra i singoli Paesi si distinguono
la Spagna, con una diminuzione
del 18% rispetto al 2008. Il dato
spagnolo potrebbe peraltro variare considerevolmente per effetto
di vaste grandinate che hanno
interessato la zona di Lerida in
Catalogna.
Una situazione simile viene presentata dal Belgio, dove gli eventi
gradinigeni hanno interessato circa il 50% della superficie coltivata a melo. Tale fatto porterà ad
una riduzione maggiore rispetto a
quella segnalata a Prognosfruit.
La Francia presenta un leggero
incremento, pur confermando
una ulteriore leggera erosione
della superficie coltivata a melo,
che è diminuita del 20% circa dal
2000 ad oggi.
In Germania, oltre alla presenza
di grandine nelle zone più meridionali, va segnalata una minore
produzione dei frutteti familiari.
Di segno positivo è la produzione
prevista in Austria, che potrebbe
segnare il record produttivo. In
questo Paese le diffuse grandinate hanno inciso poco su qualità
e quantità del prodotto, sotto copertura per circa il 75% de totale.
L’Europa dell’Est
Le aree dell’Europa dell’Est sono
ancora in via di evoluzione, con
una spinta al rinnovo di frutteti ormai obsoleti, ma anche con
maggiori difficoltà per quantificare le previsioni (tab. 3).
In generale si prevede una minore produzione in quasi tutti i
Paesi, che si ritiene giustificata
come normale alternanza produttiva.
Importante è la riduzione prevista per la Polonia, pari a 600.000
tonnellate, rispetto ad un consuntivo 2008 che ha rappresentato il record produttivo.
Si segnala che come tradizione
una frazione alta di prodotto –
tra il 50 e 60% – viene trasformata in succo.
L’andamento
varietale
Vengono infine riportate in tabella n. 4 le previsioni di produzione per varietà.
Importante per gli operatori italiani è la contrazione prevista
per la Golden Delicious e della
Tab. n. 2 (tonnellate)
TERRA TRENTINA 8/2009
Paese
4
Prod. 2005
Prod. 2006
Prod. 2007
Prod 2008
Prev. 2009
Italia
2.085.000
1.991.000
2.142.000
2.164.000
2.115.000
- 2%
Francia
1.770.000
1.585.000
1.676.000
1.528.000
1.601.000
5%
Germania
925.000
948.000
1.070.000
1.047.000
1.042.000
0%
Spagna
701.000
547.000
599.000
528.000
448.888
- 18%
Olanda
365.000
337.000
396.000
376.000
392.000
4%
Belgio
317.000
358.000
358.000
336.000
311.000
- 8%
Portogallo
252.000
257.000
258.000
245.000
245.000
0%
Grecia
265.000
267.000
236.000
231.000
220.000
- 5%
Regno Unito
193.000
174.000
196.000
201.000
214.000
6%
Austria
174.000
161.000
188.000
169.000
185.000
9%
Danimarca
26.000
27.000
32.000
26.000
24.000
- 8%
Svezia
21.000
20.000
16.000
18.000
18.000
0%
7.094.000
6.672.000
7.167.000
6.869.000
6.815.888
- 1%
TOT. EU-15
Fonte: WAPA
2009/08
Tab. n. 3 (tonnellate)
Paese
Prod. 2005
Prod. 2006
Prod. 2007
Prod. 2008
Prev. 2009
2.200.000
2.250.000
1.100.000
3.200.000
2.600.000
- 19%
Ungheria
467.000
480.000
203.000
583.000
514.000
- 12%
Rep. Ceca
138.000
160.000
113.000
157.000
141.000
- 10%
Lituania
130.000
100.000
40.000
74.000
60.000
- 19%
Slovenia
58.000
50.000
61.000
60.000
60.000
0%
Bulgaria
71.000
65.000
60.000
56.000
56.000
0%
Romania
439.000
417.000
287.000
459.000
435.000
- 5%
Slovacchia
36.000
31.000
10.000
42.000
48.888
16%
Lettonia
38.000
32.000
31.000
34.000
25.000
- 26%
3.577.000
3.585.000
1.905.000
4.665.000
3.939.888
- 16%
Polonia
TOTALE
2009/08
Fonte: WAPA
Red Delicious, che rappresentano non solo il 30% circa del totale europeo, ma anche più della
metà delle mele in Italia.
La situazione italiana
Nella tabella n. 5 si riportano le
previsioni di produzione italiane
a livello regionale.
L’andamento è sostanzialmente
omogeneo tra le varie regioni,
con l’unica eccezione del Piemonte e della Lombardia, che
segnalano un incremento rispettivamente del 18% e del 23%.
La stagione si presenta leggermente in anticipo rispetto al 2008, ma
l’elemento che caratterizza positi-
vamente finora la stagione è l’alta
qualità del prodotto in pianta.
Un primo giudizio
sullastagione
2009/2010
Le informazioni che provengono
da Prognosfruit vanno analizzate
nel dettaglio.
Tab. n. 4 (tonnellate)
Prod. 2005
Prod. 2006
Prod. 2007
Prod. 2008
Prev. 2009
Golden Del.
2.561.000
2.339.000
2.450.000
2.508.000
2.407.000
- 4%
Gala
1.052.000
1.015.000
1.024.000
1.049.000
1.037.000
- 1%
Jonagold
650.000
632.000
652.000
803.000
688.000
- 14%
Red Del.
660.000
631.000
600.000
743.000
662.000
- 11%
Granny
315.000
308.000
305.000
310.000
311.000
0%
Braeburn
296.000
279.000
318.000
297.000
322.000
8%
Fuji
130.000
133.000
188.000
206.000
225.000
9%
92.000
78.000
103.000
86.000
90.000
5%
Elstar
427.000
431.000
487.000
469.000
478.000
2%
Gloster
100.000
126.000
91.000
162.000
113.000
- 30%
Idared
693.000
622.000
282.000
801.000
769.000
- 4%
65.000
66.000
129.000
128.000
140.000
9%
3.646.000
3.609.000
2.503.000
3.971.000
3.511.000
- 12%
10.687.000 10.269.000
9.132.000
11.533.000 10.753.000
- 7%
Renetta
Cripps Pink
Altre
TOTALE
Fonte: WAPA
2009/08
TERRA TRENTINA 8/2009
UE 27
5
Tab. n. 5 (tonnellate)
PRIMO PIANO
2005
2006
2007
Prod. 2008
Prev. 2009
2009/08
ALTO ADIGE
919.165
921.314
978.814
1.058.701
1.008.930
- 5%
TRENTINO
448.919
362.919
458.774
433.827
425.326
- 2%
VENETO*
243.578
248.689
243.099
215.819
201.558
- 7%
38.018
35.700
-6%
FRIULI*
PIEMONTE
177.847
201.087
196.416
173.260
195.839
13%
EMILIA ROMAGNA
180.485
162.325
189.127
168.334
161.221
- 4%
LOMBARDIA
31.314
35.042
31.202
31.534
40.988
30%
ALTRI
70.000
60.000
45.000
45.000
45.000
0%
2.071.308
1.991.376
2.142.432
2.164.493
2.114.562
- 2%
TOTALE
TERRA TRENTINA 8/2009
Fonte: ASSOMELA/CSO
* Nelle annate 2005, 2006 e 2007 il dato di Veneto e Friuli è aggregato.A livello nazionale la previsione è
leggermente inferiore al consuntivo 2008.
6
Dopo due anni che hanno contrapposto a livello europeo una
produzione tra le più basse
(2007) e tra le più alte (2008), la
stagione 2009, pur presentando
una produzione ancora superiore alla media, si riporta vicino
alla normalità.
I Paesi dell’Europa a 15, dove
si colloca una parte importante
delle mele italiane, presentano
una previsione in leggera diminuzione (- 1%).
Nell’area dell’Est Europa la contrazione produttiva è invece più
importante (- 16%), trascinata
verso il basso in particolare della
Polonia.
Ad inizio agosto i quantitativi di
mele importati nella Comunità
Europea di provenienza Emisfero
Sud sono del 10% circa inferiori
allo stesso momento del 2008 e
la stagione dell’export per tali
Paesi è ormai alla fine.
Le giacenze di mele ad inizio
agosto, sia a livello europeo che
italiano, sono ancora superiori alla media, ma le vendite del
mese di luglio sono state molto
buone e le eccedenze saranno
presumibilmente smaltite entro
la fine del mese.
Il possibile effetto di sovrapposizione tra la nuova produzione
2009, le rimanenze della produzione 2008 “domestica” e le mele
provenienti dall’Emisfero Sud
dovrebbe essere limitato.
Il volume complessivo previsto
per la produzione nella “vecchia
Europa”, al quale si aggiungerà
un quantitativo aggiuntivo proveniente dall’Est Europa, appare
in sostanza vicino all’equilibrio
rispetto alla domanda.
Lo stesso giudizio preliminare
può essere dato per l’Italia, dove
la capacità delle organizzazioni
di produttori di lavorare ed immagazzinare praticamente tutto
il prodotto assicura una buona e
costante alimentazione del mercato.
Va certamente tenuto conto della
problematica economica generale, che determina un approccio
più cauto ed attento del consumatore al mercato.
Le difficoltà che sembrano condizionare la stagione della frutta
estiva influenzano in maniera negativa il settore melicolo, alzando il livello di concorrenza tra
prodotti e tra operatori.
La mela è peraltro un prodotto
che presenta una dinamica di
prezzo abbastanza stabile, sia
negli anni che durante l’annata,
fatto che appare apprezzato dai
consumatori e dal trend di consumo che è abbastanza stabile.
Altri fattori andranno valutati nel
prossimo futuro, come la produzione di mele 2010 nei Paesi
dell’emisfero sud ed i quantitativi
che saranno importati in Europa
e la produzione di altra frutta.
Per quanto possibile ad inizio
agosto 2009, si intravede una stagione certamente difficile, specialmente fino a fine anno, ma
una azione di sostegno ai consumi interni ed una auspicabile crescita delle esportazioni potrebbe
offrire sviluppi ragionevolmente
positivi per i produttori italiani.
Assomela è il Consorzio delle Organizzazioni di produttori di mele
italiani che rappresenta l’80% della produzione melicola nazionale.
Associa le OP VOG (Marlene), VIP
e VOG Products della provincia di
Bolzano, Melinda e “la Trentina”
della provincia di Trento, COZ e
Nord Est della regione Veneto, Melapiù della regione Emilia Romagna, Rivoira e Lagnasco della regione Piemonte e Melavì della regione
Lombardia.
COMUNICATI
Zootecnia: aiuti per chi porta
gli animali all’alpeggio
Su proposta dell’assessore all’agricoltura,
foreste, turismo e promozione Tiziano
Mellarini, la giunta provinciale ha approvato
un provvedimento con cui si prevedono aiuti
economici per compensare parzialmente la
perdita di reddito e il costo sostenuto dagli
allevatori che si impegnano a portare all’alpeggio,
in gergo tecnico “monticare”, gli animali giovani
nel periodo estivo e fino al raggiungimento dei tre
anni di età oppure fino al parto.
re di finanziare tutte le domande
ammissibili con le risorse previste per ogni esercizio finanziario.
Gli allevatori devono presentare ogni anno una domanda al
Servizio provinciale competente
in materia di Aziende agricole e
territorio rurale. Per quest’anno il
termine è di 30 giorni dal gior-
no successivo alla pubblicazione
del provvedimento sul Bollettino Ufficiale della Regione. Per
i prossimi anni le domande dovranno essere presentate dal 15
giugno al 30 luglio. La domanda
può essere presentata anche per
il tramite della Federazione Provinciale degli Allevatori. (l.r.)
TERRA TRENTINA 8/2009
La monticazione comporta infatti un ritardo nell’entrata in
produzione degli animali stimabile in circa sei mesi. Per
contro l’alpeggio estivo produce un effetto benefico in termini di benessere degli animali e
quindi di qualità dei prodotti.
Il provvedimento si applica per
le aziende del settore bovino
ed equino, con esclusione degli asini. Gli animali al pascolo devono essere mantenuti
nel rispetto delle norme igienico sanitarie e di protezione.
Si può richiedere il contributo per i bovini di età compresa
tra i 5 mesi e i 3 anni oppure
fino al primo parto e per i puledri e le puledre di età compresa tra i 5 mesi e i 3 anni.
Il premio che può essere concesso è di 200 euro per animale ma
può essere ridotto per consenti-
7
COMUNICATI
Gli assessori provinciali di Trento e di Bolzano e i percorsi condivisi
per turismo e agricoltura
TERRA TRENTINA 8/2009
Mellarini e Berger
insieme in Val Sarentino
8
«L’idea è quella di tracciare percorsi unitari, tra le Province autonome di Trento e di Bolzano,
nei comparti turistico e agricolo.
– Sono state le parole di Tiziano
Mellarini, assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione
– Sul fronte turistico intendiamo
dare risposta alle attese degli
operatori e promuovere assieme
due territori simili, l’Alto Adige e
il Trentino. In particolare vanno
coordinate alcune scelte importanti, e penso alle Dolomiti, da
poco iscritte tra i beni dell’Unesco, ma anche ad altri argomenti
come il tema del pedaggio per
i passi dolomitici, che sta animando il dibattito estivo, o, sul
fronte invernale, la necessità di
garantire un’adeguata sicurezza
sulle piste da sci. Nel comparto
agricolo – ha proseguito l’assessore della Provincia autonoma
di Trento – ci siamo già mossi
con la Provincia di Bolzano per
far sentire alla Comunità Europea la nostra voce assieme e
per dare risposte agli allevatori
e agli agricoltori di montagna».
Sulla stessa linea il collega della
Provincia autonoma di Bolzano,
l’assessore all’agricoltura e al turismo Hans Berger: «Sono davvero contento che i colleghi trentini
abbiamo accolto il nostro invito,
bisogna cooperare tra noi in
modo stretto perché ci muovono gli stessi interessi e problemi,
inoltre è importante che i nostri
collaboratori si conoscano tra loro
e disegnino dei percorsi comuni».
Una giornata a piedi tra le malghe della
bucolica val Sarentino, con i dirigenti e gli
amministratori delle Province di Trento
e di Bolzano dei settori foreste, turismo e
agricoltura, assieme agli assessori provinciali
Tiziano Mellarini e Hans Berger. Il 21 agosto
2009, in val Sarentino, tra le Hütten Auerner
Hof e Öttenbacher Alm un incontro che ha
gettato le basi per una solida collaborazione
delle Province di Trento e di Bolzano nei
comparti di agricoltura e turismo.
Tiziano Mellarini e Hans Berger
A fare gli onori di casa il sindaco di Sarentino, Franz Thomas
Locher che, assieme agli uomini
della Forestale, ha assicurato il
supporto logistico a questa importante giornata. Accanto a loro
i vari responsabili dei settori foreste, turismo e agricoltura delle
due Province; per la Provincia autonoma di Trento vi erano i tre dirigenti, Romano Masè del Diparti-
mento risorse forestali e montane,
Paolo Nicoletti del Dipartimento
Turismo, commercio, promozione e internazionalizzazione
e Mauro Fezzi del Dipartimento agricoltura e alimentazione.
Il prossimo appuntamento sarà
nell’estate 2010, e questa volta a
fare da sfondo saranno i pascoli
del Trentino, come ha assicurato
l’assessore Tiziano Mellarini. (a.t.)
Copre un territorio di 745 ettari
Costituito il consorzio
di miglioramento fondiario
di Mezzocorona
Nasce nella Piana Rotaliana un nuovo
Consorzio di miglioramento fondiario,
quello di Mezzocorona.
Il consorzio è stato ufficialmente costituito,
su proposta dell’assessore all’agricoltura
Tiziano Mellarini, con una delibera
approvata dalla Giunta provinciale.
Foto Cavagna – Archivio Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento
Scadenze
❍ L’Ufficio tutela delle produzioni agricole della
Provincia di Trento informa che con l’entrata
in vigore dell’OCM Vino prevista per
il 1° di agosto 2009 l’Unione Europea applicherà una multa di 12 mila euro a ettaro
per vigneti piantati senza le autorizzazioni pre-
viste dalla normativa comunitaria. I viticoltori
che hanno piantato vigneti senza averne fatto
denuncia all’ufficio competente non possono
procedere alla vendemmia e sono obbligati
ad estirpare le viti, se non regolarizzano la
situazione.
TERRA TRENTINA 8/2009
Il CMF di Mezzocorona, per la
cui costituzione si è espressa il 17
maggio scorso un’assemblea pubblica convocata dal comitato promotore, si estende su una superficie di 744,99 ettari ricadente nel
comune catastale di Mezzocorona. Nella zona di competenza del
nuovo ente il settore agricolo rappresenta una significativa e consolidata realtà economica e la costituzione di un CMF riveste, nelle
intenzioni dei promotori, un ruolo
importante nella gestione unitaria
delle future iniziative di sviluppo
dell’area, sia nell’impiego delle risorse economiche, sia nella realizzazione delle opere. Le migliorie
fondiarie in progetto riguardano
il miglioramento e la creazione di
nuove infrastrutture agrarie e la realizzazione di un impianto irriguo
consortile, quest’ultimo modulato
al territorio agrario e finalizzato ad
un uso razionale della risorsa idrica.
A breve si terrà una nuova assemblea per la nomina degli organi
direttivi. (c.z.)
9
COMUNICATI
Approvato dalla Giunta il rendiconto 2008 dell’Agenzia provinciale
per i pagamenti in agricoltura
I numeri del primo anno
dell’APPAG
Effettuati 2.935 pagamenti per un importo di 6.200.000 euro
TERRA TRENTINA 8/2009
L’Agenzia provinciale per i pagamenti (APPAG) è operativa
dall’1 ottobre 2007, mentre opera in qualità di organismo pagatore per la gestione delle spese
FEASR e FEAGA, ed in particolare per i pagamenti riguardanti
i regimi di aiuto previsti dal Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013
e della Domanda Unica dal 16
ottobre 2008. Il 2008 è pertanto il primo anno in cui l’Agenzia è stata operativa per l’intero
esercizio finanziario per quanto
concerne l’attività di funzionamento.
Nell’esercizio 2008 le entrate di
competenza accertate, al netto
delle partite di giro, ammontano
10
Approvato dalla Giunta provinciale, su proposta
dell’assessore all’agricoltura Tiziano Mellarini, il
rendiconto dell’Appag (Agenzia provinciale per
i pagamenti) relativo al 2008, primo anno di
attività della nuova agenzia.
a 982.000 euro, corrispondenti
ai trasferimenti assegnati dalla
Provincia, mentre le uscite di
competenza impegnate, al netto
delle partite di giro, ammontano a 899.917,89 euro, rispetto
ad una previsione finale pari
a 993.094 euro, evidenziando
conseguentemente
economie
per poco più di 93.000 euro.
Le risorse sono state impegnate
prevalentemente per far fronte
alle spese connesse alle convenzioni stipulate con i CAA
riconosciuti per la gestione dei
fascicoli aziendali in SIAP, ed
ammontanti a 800.000 euro.
Per quanto concerne l’attività
di organismo pagatore, ad oggi
l’Agenzia ha effettuato 2.935 pagamenti per un importo complessivo di circa 6.200.000 euro. (c.z.)
INIZIATIVE
Il buon cibo ha sempre tanto da raccontare
L’alimentazione è da sempre
fonte di contrasto fra genitori e
figli: il cibo è spesso vissuto dai
più piccoli come l’imposizione
da parte degli adulti di prodotti “sani” contro veloci pasti nei
fast-food e snack colorati. Le
nuove generazioni hanno bisogno di risvegliare le capacità
sensoriali ormai sopite dal ritmo
frenetico dei pasti dettato dalla
società attuale. Mangiare bene
non significa solo prestare attenzione alla salute scegliendo
Valle S. Felice (Val di Gresta) ha ospitato per
il secondo anno consecutivo una originale
colonia estiva per bambini. Accademia
d’Impresa si è inserita per un’intera giornata
nell’iniziativa organizzando laboratori
per l’avvicinamento al gusto e momenti di
formazione concepiti in forma di gioco, per far
conoscere ai bambini i prodotti tipici trentini.
Marica Bertoldi
Comunicazione Accademia d’Impresa
TERRA TRENTINA 8/2009
Accademia d’Impresa
ad Ecogrestaland
11
INIZIATIVE
prodotti genuini, ma anche ampliare i propri orizzonti culturali
perchè il buon cibo ha sempre
tanto anche da raccontare.
TERRA TRENTINA 8/2009
Accademia d’impresa, Azienda speciale della camera di
commercio i.A.A. di trento
organizza, accanto all’attività di
aggiornamento degli operatori
del settore turistico ed economico, percorsi formativi di educazione sensoriale ed alimentare
impegnandosi principalmente su
due fronti: a favore degli alunni
delle scuole primarie con il corso “i prodotti trentini vanno
a scuola” e rivolgendosi agli
studenti degli istituti secondari con l’iniziativa “educazione
sensoriale ed alimentare”.
Lo scopo è quello di avvicinare i ragazzi in modo divertente
e coinvolgente ad una corretta alimentazione ed alla conoscenza dei prodotti tipici. I più
giovani infatti rischiano più di
12
altri di perdere il contatto con
le tradizioni agroalimentari, ma
allo stesso tempo possono fare
la differenza, perchè possono
coinvolgere le famiglie avvicinandole al mondo del tipico.
Cresce infatti sempre più la necessità di creare un rapporto
consolidato e diretto fra cibo e
territorio, che nasca proprio nel
quotidiano e fin dall’ambito scolastico-familiare, soprattutto in
un’ottica di consumo sostenibile
e responsabile. L’alimentazione
può trasformarsi quindi in scoperta e divertente gioco, a partire dalla scuola, con metodologie
attive diversificate in base all’età
ed attività, collegate alla cultura
del territorio.
In quest’ottica Accademia d’Impresa si è avvicinata l’estate scorsa ad un’altra proposta rivolta ai
ragazzi: ecogrestaland, il paese dei ragazzi nella Valle degli
Orti, un mondo in miniatura, del
tutto identico a quello dei “grandi”, ma popolato da bambini indaffarati ed impegnati, ognuno
nel proprio campo, per il buon
funzionamento della comunità.
In questa colonia estiva che
replica fedelmente la vita di
una città reale i beni si acquistano con l’Euro, lo stipendio
si guadagna lavorando e le attività procedono all’insegna di
una diffusa collaborazione che
permette il buon funzionamento dei servizi offerti dal paese.
Le professioni, a seconda delle
proprie aspirazioni e capacità, si
svolgono tutto il giorno sotto i
portici di Valle San Felice, piccolo paesino della Val di Gresta,
teatro ideale di questa originale
iniziativa. Ai piccoli lavoratori è
richiesto anche lo sforzo per un
costante aggiornamento delle
proprie capacità professionali;
anche qui la formazione gioca
un ruolo importante per la crescita del singolo e dell’intera comunità favorendo l’innovazione
e lo sviluppo.
Accademia d’Impresa, ha organizzato laboratori per l’avvicinamento al gusto e momenti di
formazione, concepiti sempre
in forma di gioco, per far conoscere ai bambini i prodotti tipici
trentini.
Un gruppo di venti ragazzi ha
partecipato attivamente alla rappresentazione della fiaba “la
festa della Signora polenta”,
racconto d’invenzione, messo
in scena da Stefania De Carli, in
arte Dina la Contadina, per far
scoprire i prodotti tipici trentini
al pubblico dei più giovani. Ed
ecco che il Puzzone di Moena,
la Mortandela della Val di Non
e la Ciuiga del Banale si sono
animati e, una volta usciti dalla
storia, si sono fatti degustare dagli spettatori che hanno giocato
a riconoscerne caratteristiche,
consistenza e sapore. Ai ragazzi è stato distribuito il volume
“La festa della Signora Polenta”, (Ed. Curcu&Genovese) realizzato dalla stessa Stefania De
Carli e sostenuto da Accademia
d’Impresa per avvicinare anche
i più piccoli alle peculiarità e
alle tradizioni del nostro territorio rendendoli consapevoli delle risorse che il Trentino offre e
avviandoli su una strada che li
porterà ad essere consumatori
responsabili e custodi del patrimonio enogastronomico locale.
I momenti formativi sono poi
proseguiti con “il gioco dei
sensi” durante il quale i ragazzi, accompagnati da un esperto
in enogastronomia, hanno messo alla prova le proprie capacità
sensoriali. Un gioco divertente
che ha permesso loro di comprendere l’importanza di affinare tutti i sensi per percepire
il gusto e le caratteristiche dei
prodotti agroalimentari, ma che
soprattutto ha proposto loro i
prodotti tipici sotto una nuova
luce, capace di destare curiosità
per un mondo affascinante, ma
poco noto.
Una collaborazione gradita che
si è avvalsa dell’entusiasmo degli organizzatori di Ecogrestaland grazie ai quali i 170 ragazzi
della colonia hanno avuto l’opportunità di provare per alcuni
giorni l’esperienza del mondo
degli adulti con quel senso di
responsabilità e di reciproca collaborazione che sono gli ingredienti migliori per costruire una
felice convivenza.
Informazioni:
Accademia d’Impresa
Azienda Speciale
della C.C.I.A.A di Trento
Via Asiago 2 - 38123 Trento
tel. 0461/382304
fax: 0461/921186
[email protected]
www.accademiadimpresa.it
Fatti/previsioni
❍ Nell’autunno del 2009 si potranno presenta-
❍ Il naturalista Sergio Abram ha portato
re per l’ultimo anno domande di indennizzo
a termine due nuove pubblicazioni divulgati-
per lo spiantamento di meleti colpiti da
ve a carattere zoologico. I titoli si sovrappon-
mal degli scopazzi. Si conclude così il
gono: “Piccolo atlante fotografico degli ungu-
quadriennio di sostegno finanziario delibera-
lati delle nostre montagne” e “Piccolo atlante
to nel 2006 dalla Giunta provinciale di Tren-
fotografico degli uccelli di boschi, giardini e
to. Gli indennizzi sono serviti soprattutto in
campagne”.
Val di Non per effettuare il rinnovo di buona
Stampati entrambi da Edizioni del Baldo di
parte degli impianti frutticoli con varietà con-
Verona, hanno formato 13X21, contano 128
cordate con le cooperative frutticole di zona
pagine e contengono molte immagini e sche-
e il consorzio Melinda.
de illustrative intercalate da racconti naturalistici. I piccoli atlanti si trovano in libreria al
❍ Le misure anticongiunturali stabilite dalla
prezzo di 7 euro cadauno.
disposizione fondi straordinari anche
❍ Il premio di alpeggio concesso dalla
per i distretti e le stazioni forestali
Provincia di Trento ai proprietari o gestori di
distribuiti sul territorio. Agli operai che fanno
malga ammonta a 90 euro a ettaro, se la
parte dell’organico e a quelli assunti a tempo
malga ospita almeno 20 bovine o 100 capre
determinato sono stati affidati lavori suppletivi
in lattazione alle quali si applica la mungitura
di ripristino e/o completamento della viabili-
meccanica. Scende a 72 euro, se la mandria
tà forestale. Priorità e urgenza sono state riser-
è composta da manze, vacche in asciutta o
vate nei distretti a rischio alla realizzazione
pecore e a 60 euro, se la malga è occupata
o al completamento di strade anti-incendio
da pecore transumanti.
boschivo. Le strade di accesso ai potenziali
I beneficiari del premio devono rispettare al-
focolai in Trentino rappresentano una priorità
cune norme tecniche: pascolo programmato,
che non ha eguali in Italia. Il tempo medio di
controllo delle erbe infestanti, uso limitato di
intervento in caso di incendio boschivo non
mangimi, durata della permanenza in alpeg-
TERRA TRENTINA 8/2009
Giunta provinciale di Trento hanno messo a
supera i 30 minuti primi.
gio non inferiore a 70 giorni.
13
L’appuntamento è per il 23-25 ottobre 2009 presso le strutture di Trento Fiere
EVENTI
Fa’ la cosa giusta!
Mattia Lorenz
TERRA TRENTINA 8/2009
Addetto stampa “Fa’ la cosa giusta! Trento”
14
Immaginate un luogo in cui è
possibile fare la spesa scegliendo
tra prodotti tipici coltivati biologicamente, un luogo dove sia possibile organizzare un viaggio che
ci porti alla scoperta della Natura
senza danneggiarla e in cui sia
possibile trovare tante altre proposte per rendere il proprio stile di vita più solidale e per far sì
che abbia meno effetti negativi
sull’ambiente. Questo luogo è la
fiera “Fa’ la cosa giusta! Trento”,
organizzata da Trentino Arcobaleno e da Confesercenti del Trentino
col supporto di Suntek, azienda
altoatesina che propone soluzioni
per la produzione di energia da
fonti rinnovabili, e Banca Etica,
che da 15 anni si impegna a gestire il risparmio orientandolo verso
iniziative eque e solidali.
La fiera tornerà dal 23 al 25 ottobre presso le strutture di Trento
Fiere, tre giorni durante i quali
i visitatori potranno scoprire le
proposte degli stand di agricoltori biologici, delle cooperative e
associazioni del terzo settore, le
proposte di turismo dolce e mobilità sostenibile e tante altre idee.
Come da tradizione, grande attenzione è stata riservata alle famiglie, che avranno diversi servizi
a loro dedicati, come lo spazio
bambini animato dalla Cooperativa La Coccinella, l’ingresso gratuito per i minori, il prezzo famiglia
per la ristorazione e lo spazio riservato per prendersi cura dei più
piccoli, attrezzato per il cambio
dei pannolini.
Tra le novità del 2009 dedicate
alle famiglie ci sarà il catalogo,
che verrà realizzato su carta riciclata certificata FSC dal cartoonist
Fulber, il “papà” di Gary e Spike.
I due personaggi dei fumetti saranno protagonisti di una storia
pensata per spiegare a grandi e
soprattutto ai più piccoli alcuni
dei temi della fiera.
Quest’anno tutta la tensostruttura
esterna sarà dedicata alla ristorazione “buona, pulita e giusta” cu-
rata, come nella passata edizione,
da Slow Food. In questo spazio
saranno collocati sia il ristorante
sia i “Laboratori del gusto”, che
accompagneranno i visitatori
in un “tour” gastronomico delle
Alpi trentine, per riscoprirne i sapori autentici.
Per ulteriori informazioni visitate
il sito www.trentinoarcobaleno.it
oppure visitate la nuova pagina
su Facebook “Fa’ la cosa giusta!
Trento”.
Dove e quando:
Trento Fiere, via Briamasco, 2
Venerdì 23 ottobre: 14.30 - 18.30;
sabato 24 e domenica 25 ottobre:
9.00 - 19.00
Contatti:
Segreteria - tel. 0461.261644
[email protected]
Misuratori di acqua
derivata nelle troticolture
Negli ultimi anni è progressivamente cresciuta l’attenzione
dell’opinione pubblica in relazione alla gestione ambientale
e in particolare alla tutela della
risorsa idrica. Il quadro normativo si è arricchito con nuove disposizioni normative emanate a
livello comunitario, nazionale e
regionale.
A decorrere dall’8 giugno 2006
è formalmente entrato in vigore
in Provincia di Trento il Piano
Generale di Utilizzazione delle
Acque Pubbliche (P.G.U.A.P.), il
quale rappresenta lo strumento
di governo delle risorse idriche a
livello provinciale sotto il profilo
della qualità, quantità e sicurezza.
Per quanto riguarda la gestione
quantitativa delle acque, il piano
prevede l’acquisizione di maggiori conoscenze in riferimento
alla quantità d’acqua effettivamente derivata e poi restituita
dagli utenti concessionari delle
derivazioni. Considerato che fino
all’entrata in vigore del Piano la
stima sull’utilizzo delle quantità
d’acqua veniva effettuata sulla
base dei dati amministrativi contenuti negli atti delle concessioni
e che questi talvolta non rappresentano gli effettivi utilizzi della risorsa idrica, il P.G.U.A.P. ha
istituito l’obbligo di installare i
misuratori di portata da parte dei
L’obbligo di installare i misuratori di portata
da parte dei principali concessionari d’acqua
presenti sul territorio ha coinvolto anche tutte
le imprese del settore acquacoltura.
La spesa a carico dei conduttori è stata
alleviata da un contributo provinciale pari
al 40% dell’ammontare.
C.C. Pieve di Bono - Misuratore a stramazzo con sonda a ultrasuoni
per il rilevamento dell’altezza del pelo d’acqua
principali concessionari presenti
sul territorio provinciale.
Le modalità, i criteri e i tempi da
rispettare per l’installazione dei
misuratori sono stati puntualmente definiti dalla deliberazione della Giunta provinciale n.
1164 di data 8 giugno 2007.
L’obbligo di installazione dei
dispositivi di misurazione della
portata coinvolge i concessionari
delle grandi derivazioni a scopo
idroelettrico e gli altri soggetti
che hanno un titolo a derivare
un volume annuo di acqua superiore a un milione di metri cubi
all’anno. La normativa provinciale stabilisce le caratteristiche e le
varie tipologie di strumentazioni
ammissibili, le modalità di posa
in opera e i termini per concludere l’installazione.
TERRA TRENTINA 8/2009
Adriano Pinamonti
Servizio aziende agricole e territorio rurale
ACQUACOLTURA
La spesa media per apparecchio è di circa 9.400 euro
15
ACQUACOLTURA
Ogni concessionario ha dovuto
predisporre un progetto relativo
all’installazione del misuratore
ed inviare il medesimo al Servizio Utilizzazione delle Acque
Pubbliche, il quale ha verificato
la rispondenza dell’apparecchio
alle disposizioni di legge e, se
necessario, ha eventualmente
richiesto ulteriori informazioni,
integrazioni o modifiche.
LE IMPRESE DEL
SETTORE ITTIOGENICO
Di fatto l’obbligo di installazione
dei misuratori di portata coinvolge anche tutte le imprese trentine operanti nel settore dell’acquacoltura (allevamento di trote
e salmerini).
Considerata l’onerosità dell’installazione dei dispositivi secon-
do le tipologie e i criteri imposti
dalla normativa, nel corso del
2008, la Giunta provinciale ha
approvato un bando ai sensi L.P.
4/2003, art. 45 “Agevolazioni per
l’acquacoltura e l’elicicoltura”
che prevedeva la corresponsione di un contributo a fondo perduto nella misura del 40% della
spesa ammissibile per le imprese
operanti nel settore dell’acquacoltura iscritte all’Archivio Provinciale delle Imprese Agricole
(A.P.I.A.).
Complessivamente sono state
raccolte 21 domande, di cui 2
non ammissibili in quanto imprese non iscritte all’A.P.I.A.. Le
due imprese escluse hanno comunque riproposto la richiesta
di aiuti ai sensi del programma
comunitario FEP (Fondo Euro-
TERRA TRENTINA 8/2009
N. Nominativo
16
Comune
peo per la Pesca), il cui primo
bando è stato attivato in Provincia di Trento nell’anno 2009.
Le 21 richieste pervenute al Servizio Aziende Agricole e Territorio
Rurale, competente per l’istruttoria, si riferiscono all’installazione
di 33 dispositivi di misurazione
della portata per un investimento complessivo di circa 310.000
euro. La spesa media necessaria
per ciascun misuratore risulta
pari a circa 9.400 euro.
L’associazione troticoltori trentini
(ASTRO) ha coordinato la fase
di presentazione dei progetti e
la successiva posa in opera dei
misuratori presso gli impianti dei
produttori associati.
Nella maggior parte dei casi il dispositivo di misurazione è stato
montato su un canale aperto (en-
N° impianti
Spesa ammessa
1 Armani Cornelio
Lardaro
1
€
11.430,00
2 Az. Agr. Fonti del Dal s.s.
LOMASO
1
€
5.645,00
3 Az. Agr. Troticoltura Armanini s.s.
Storo
2
€
22.095,00
4 Az. Agr. Troticoltura F.lli Leonardi s.s.
Preore
3
€
33.228,00
5 Az. Ag. Grossi
Riva del Garda
1
€
9.680,00
6 Az. Ag. MandelliI S.A. S.S.
Arco
3
€
25.690,00
7 Bolza Marcello
Ragoli
1
€
10.799,22
8 Campestrin Giovanni
Telve di Sopra
1
€
7.465,00
9 Cappello Paolo
Roncegno
1
€
12.279,31
10 Cova Massimiliano
Roncone
1
€
16.845,00
11 Dellai Giuseppe
Pergine Valsugana
1
€
4.880,00
12 Facchini Emiliano
Pieve di Bono
2
€
16.547,00
13 Fenini Gabriella
Brentonico
1
€
5.335,00
14 Giovanetti Gianni
Grigno
1
€
4.982,00
15 Ittica Acquasagra S.a.s.
Ala
3
€
0,00
16 Ittica Resenzola s.a.s. di Avia Luisa
Grigno
2
€
13.885,00
17 Pescicoltura Burrini di Battocchi Umberto
Tione di Trento
1
€
7.124,30
18 Stabilimento Giudicariese di Pescicoltura s.r.l.
Tione di Trento
2
€
0,00
19 Troticoltura Brenta di Zontini Ermes e Fenoli Marina s.s.
Storo
1
€
14.266,60
20 Troticoltura Carè Alto s.s.
Villa Rendena
1
€
6.955,00
21 Troticoltura Foglio Angelo s.s.
Storo
3
€
35.070,00
33
€ 264.201,43
trata o uscita dell’acqua dall’impianto produttivo). Normalmente
si è utilizzato il sistema di taratura a “stramazzo”, accompagnato
dalla misurazione a ultrasuoni
dell’altezza del pelo dell’acqua
oppure della velocità di passaggio dell’acqua nel canale.
I dati registrati elettronicamente
vengono inviati in tempo reale,
mediante collegamento telefonico, alla sede della cooperativa
ASTRO, da dove sono poi trasmessi al Servizio Utilizzazione
delle Acque Pubbliche.
In qualche caso la fase di posa
in opera del misuratore è stata
preceduta da lavori strutturali
per la sistemazione del canale di
riferimento oppure per il convogliamento di varie uscite presso
un unico condotto. Nella maggior parte dei casi l’approvigionamento di energia elettrica per
il funzionamento del misuratore
è stato realizzato mediante allacciamento all’impianto produttivo; in alcuni casi si è optato per
un’alimentazione autonoma con
pannello fotovoltaico.
C.C. Saone: centralina di trasmissione dei dati alimentata da pannello
fotovoltaico
L’obbligo di installazione dei misuratori di portata di fatto per gli
operatori del settore ittiogenico
rappresenta un investimento a
cui non corrisponde alcun effetto di produttività. D’altra parte
gli operatori sono consapevoli
dell’importanza degli aspetti am-
bientali e la cogenza della norma
non lascia spazio ad eventuali disattese. I dati raccolti e registrati
dovrebbero essere funzionali alla
redazione dei bilanci idrici previsti dalle norme di attuazione del
Piano Generale di Utilizzazione
delle Acque Pubbliche.
❍ Entro il 30 giugno 2009 gli uffici centrali e periferici dell’Assessorato provinciale
all’agricoltura di Trento hanno accolto le
domande di finanziamento riferite a
varie misure del Piano di sviluppo rurale per
il 2009.
Sulla misura 112, aiuti per il primo insediamento, sono state presentate 110 domande. Sulla 121, investimenti aziendali, le
domande presentate sono 350. Sulla 311,
riguardante l’agriturismo, le domande sono
30 e 40 quelle relative alla misura 323 su
interventi strutturali e di miglioramento delle
malghe.
❍ I tecnici dell’Unità operativa fitoiatria del
Centro per il trasferimento tecnologico della
Fondazione Mach-Istituito Agrario di S. Mi-
chele hanno ricevuto dagli USA un nuovo
tipo di erogatori di feromoni attrattivi per le tre specie di Cidia che generano il verme delle castagne.
Si tratta di erogatori speciali dotati di dispositivo elettronico per fissare preventivamente
la cadenza temporale di emissione del feromone.
Sono chiamati “puffer”, cioè erogatori di
piccoli spruzzi odorosi che disorientano le
farfalline della Cidia.
Bastano 2-3 erogatori per ettaro di castagneto. Essi devono essere collocati nella
parte medio-alta delle piante.
Negli Stati Uniti dove opera la ditta americana che li produce sono impiegati da tempo
con efficacia nei confronti del verme delle
noci.
TERRA TRENTINA 8/2009
Brevi
17
MACCHINE AGRICOLE
La manifestazione si è svolta il 26 luglio 2009
a S. Giorgio di Arco
Trattori in piazza
Lo staff del gruppo “Trattori veci della Busa” ha
offerto agli appassionati di macchine agricole
d’epoca un’intensa giornata dimostrativa con
finalità non solo ricreative, ma anche educative
in materia di prevenzione d’incidenti.
Maurizio Valer
TERRA TRENTINA 8/2009
Servizio aziende agricole e territorio rurale/PAT
18
L’inesauribile vena organizzativa
dei fratelli Marco e Sandro Travaglia ha dato ancora i suoi frutti
con l’edizione 2009 di “Trattori in
piazza”, manifestazione che ha
focalizzato l’attenzione sul tema
della sicurezza nell’uso dei mezzi
agricoli.
Lo staff del gruppo “Trattori veci
della Busa” ha offerto agli appassionati di meccanica agricola d’epoca un’intensa giornata,
dove i vecchi e gloriosi trattori
hanno potuto esprimere ancora
il loro valore per la gioia degli
amatori.
Numerosi i partecipanti alla manifestazione, provenienti dalle
zone limitrofe e con qualche
significativa presenza di mezzi
arrivati da lontano; con orgoglio
hanno esposto i loro trattori storici presso il campo sportivo di
San Giorgio di Arco.
La siCurEzza nEi Campi
“Trattori in Piazza” con questa
edizione ha voluto richiamare
l’attenzione sul tema della sicurezza nell’uso dei mezzi agricoli
sul lavoro, tema di costante attualità, considerati i ricorrenti incidenti che si verificano sul nostro territorio.
Gli
organizzatori
attraverso
un’esposizione statica hanno inteso dimostrare le diverse conseguenze in caso di ribaltamento
di un trattore dotato o meno di
telaio di protezione. Se il trattore
con telaio di protezione arresta
il suo capovolgimento dopo un
quarto di giro e salva il conducente da possibili schiacciamenti
all’interno di un zona di protezione (qualora lo stesso sia ancorato al sedile di guida dalle
cinture di ritenuta), nel caso del
I trattoristi con i loro “trattori veci”, riprendono a sfilare dopo
la visita ai moderni impianti di frigoconservazione e lavorazione frutta
dell’azienda agricola Bertamini Silvano di Pratosaiano
statare che molto spesso i trattori
agricoli coinvolti erano dotati di
arco di protezione regolare, ma
lo stesso era in posizione abbattuta e quindi inutile per arrestare
il ribaltamento.
Molti mezzi circolanti sono dotati di cabine non omologate ed
i loro conducenti, confidando
sulla loro presenza, tengono abbassato il roll-bar regolamentare.
In primo piano un Effepi 1500 S con motore Lombardini diesel
ad 1 cilindro da 572 cc; nel suo piccolo era un trattore completo
anche di sollevatore idraulico
Queste cabine, peraltro molto
diffuse, oltre a non essere omologate, per le loro caratteristi
costruttive e di montaggio non
garantiscono la protezione in
caso di ribaltamento e pertanto
è assolutamente raccomandabile
mantenere in posizione alzata e
bloccata con gli appositi fermi il
telaio di protezione regolarmente omologato.
Considerato che il valore della
vita supera ogni altra cosa, è inoltre opportuno nel caso di sistemazioni agrarie, di messa a coltura e di rinnovo degli impianti,
privilegiare le soluzioni operative e le forme di allevamento che
consentono lo svolgimento di
tutte le operazioni colturali con
l’impiego di mezzi agricoli dotati
di telai di protezione o meglio di
cabine fisse.
iL raduno
La giornata dedicata ai mezzi
agricoli che hanno fatto la storia
della meccanizzazione del Basso
Sarca e dell’Arco Alpino, ha offerto ai presenti l’opportunità di
osservare ed ammirare i mezzi
presenti, tutti degni di notevole
interesse.
TERRA TRENTINA 8/2009
trattore non dotato di struttura di
protezione, il completo capovolgimento determina lo schiacciamento del conducente.
Attraverso la distribuzione di
opuscoli divulgativi si è voluto
inoltre sensibilizzare il mondo
agricolo sull’uso in sicurezza delle attrezzature impiegate nelle
varie operazioni colturali, come
gli attrezzi per la lavorazione del
terreno, le macchine per la distribuzione degli antiparassitari, i
carri e le pedane per la raccolta,
gli alberi cardanici ecc.
Molto spesso l’acclività dei terreni, l’eccessiva confidenza con
l’uso dei mezzi agricoli, la perdita di attenzione dovuta alla stanchezza ed alla fretta, l’età avanzata di molti operatori agricoli
che li rende più soggetti a malori, possono far perdere il controllo del mezzo agricolo, con
conseguenze spesso tragiche; di
qui l’importanza di comprendere
il valore dell’impiego dei sistemi
di protezione per salvaguardare
la vita dei conducenti.
Considerando gli incidenti mortali che si sono verificati recentemente, possiamo purtroppo con-
19
MACCHINE AGRICOLE
TERRA TRENTINA 8/2009
Questo Deutz monocilindrico del 1954 ad 1 cilindro, oggetto di un lungo restauro,
proveniva dall’Alpe di Siusi
20
I proprietari dei vecchi trattori
parlano volentieri e con passione
dei loro mezzi e della loro storia
passata; riaffiorano vecchi ricordi
alle volte intessuti di nostalgia,
altre volte pervasi di orgoglio per
le esperienze vissute alla guida
di quelli che erano i primi mezzi che operavano nelle aziende
agricole delle nostre terre.Trattori che adesso fanno sorridere
per le loro ridotte dimensione e
le limitate prestazioni, nel passato hanno rappresentato un notevole passo avanti nel lavoro dei
campi, fino ad allora svolto manualmente o con l’ausilio della
trazione animale. E’ così che ci si
meraviglia nel sentire, ad esempio, il racconto del proprietario
del lillipuziano Effepi 1500 S con
motore diesel monocilindrico di
soli 572 cc con il quale si riusciva
a fare diverse lavorazioni agricole
come l’aratura e la fresatura. Nel
suo piccolo si trattava di un vero
gioiello, dotato di sollevatore
idraulico con impianto idraulico
autonomo e serbatoio del fluido
collocato sopra l’asse anteriore e
dotato di alette per migliorarne il
raffreddamento.
Eccezionali anche le prestazioni dell’Unimog, un porta attrezzi prodotto da Mecedes Benz,
che ha trovato impiego anche in
agricoltura e silvicoltura. In questo mezzo, tra le altre caratteristiche, desta meraviglia la ridottissima velocità di avanzamento
permessa dal superriduttore della trasmissione, peculiarità che
consentiva al mezzo di superare
le pendenze e gli ostacoli più difficili tipici dell’ambiente alpino.
Interessantissimo anche il Fiat
Montagna, una versione speciale del Fiat 215, dotato di quattro
ruote motrici e sterzanti che conferivano eccezionali doti di trazione e manovrabilità sui terreni
a forte pendenza; un semplice
ed efficace sistema meccanico
consentiva di bloccare lo sterzo
dell’assale anteriore nel caso di
marcia su strada.
Accanto a questi particolari mezzi, sono stati schierati anche i
Fordson Dexta, i Massey Ferguson 35, i Landini 3000, trattori
ben apprezzati dagli agricoltori
degli anni Sessanta perché, pur
compatti, sapevano esprimere
notevoli doti di potenza, affidabilità, trazione e manovrabilità.
E che dire della genialità delle
soluzioni adottate dall’ingegner
Ferdinand Porsche, padre della
fortunata serie di auto sportive
che portano il suo nome, che nel
progettare i suoi trattori, come
quelli presenti a S. Giorgio ri-
LA SFILATA
La giornata dedicata ai mezzi
agricoli storici si è articolata in
diversi momenti: concluso il raduno, i mezzi si sono messi in
moto per dar vita ad una lunga
sfilata che, condotta con l’ausilio
di una valida scorta tecnica di
Il porta attrezzi universale Unimog della Mercedes Benz, qui in
versione anni ’70, oltre che come mezzo d’opera era impiegato anche
nel settore forestale e agricolo, dove ha dato origine anche al poco
conosciuto trattore MB Truck
provetti motociclisti, ha attraversato in lungo ed in largo la Busa
di Arco.
Lungo il percorso gli sbuffanti
mezzi agricoli guidati da divertiti conducenti, hanno suscitato
il curioso interesse degli abitanti
dei borghi attraversati e dei conducenti dei veicoli incrociati.
Prima di far ritorno a S. Gior-
La versione Montagna del Fiat 215, un trattore speciale a quattro
ruote motrici e sterzanti. Questo esemplare è stato perfettamente
restaurato con il lavoro di diversi anni
gio, l’efficiente organizzazione
ha previsto una tappa presso
l’azienda frutticola di Bertamini
Silvano di Pratosaiano. Parcheggiati i trattori, i trattoristi con la
guida dei titolari dell’azienda
hanno visitato i moderni impianti per il conferimento, la
lavorazione e la conservazione
della frutta prodotta. Le modernissime tecnologie adottate
nella produzione di campagna
e nelle fasi di conservazione e
confezionamento
consentono
di conservare le migliori caratteristiche organolettiche e commerciali della frutta prodotta in
azienda per offrirla direttamente
al mercato.
A conclusione della giornata, un
vecchio carro carico di freschissime angurie per tutti, con la
promessa di ritrovarsi in allegra
compagnia il prossimo anno.
Info:
Sandro 339 3020236
Marco 335 5881067
[email protected]
www.1020media.it
facebook: Trattori veci della busa
TERRA TRENTINA 8/2009
prendeva concetti tecnici che lo
avevavo portato a progettare persino carri armati: il turbogiunto e
l’iniezione del gasolio con pompe singole dei trattori Porsche,
erano caratteristiche uniche.
Per i più patiti non potevano
mancare i Landini Testa Calda,
che attirano sempre un folto
pubblico con il fascino dell’operazione per il loro avviamento,
che prevede un lungo riscaldamento con la fiamma della testa
prima di udire i fragorosi e caratteristici scoppi.
Oltre ai trattori citati erano presenti anche alti esemplari storici
di Fiat, Landini, Same, Mc Cormick, Deutz, Lamborghini, Steyr,
Belarus accompagnati dall’indimenticabile Guzzi Ercole e da
una rassegna di magnifici sidecar
d’epoca.
21
Un’antica pratica agricola utilizzata per migliorare la fertilità del terreno
TERRA TRENTINA 8/2009
Viticoltura
Prove di sovescio
in viticoltura
22
Nella cultura enologica di tradizione francese il concetto di “terroir”
che è alla base della viticoltura di
qualità è dato dalla combinazione
di 3 fattori, cui si aggiunge naturalmente la capacità del viticoltore: il vitigno, il clima e il terreno.
Di questi 3 elementi il terreno
è quello di cui ci si occupa di
meno, in pratica solo al momento dell’impianto ed in occasione
della fertilizzazione, mentre nelle
altre fasi della coltivazione della
vite si considera il suolo poco più
del substrato minerale nel quale
si trovano le radici e dove transitano le macchine.
Ben poco si conosce di quanto
avviene nel terreno, benché questo sia alla base dei processi di
assorbimento di nutrienti, dello
sviluppo radicale e della qualità
finale delle uve.
Conseguenza di questa scarsa
attenzione è che le modalità di
coltivazione della vite, a parte la
scelta del portainnesto o dei sesti
di impianto, sono in pratica sempre uguali indipendentemente
dalle caratteristiche meccaniche,
chimiche, biologiche dei singoli
suoli.
Sappiamo quasi tutto della fertilità chimica, ma quasi niente della
fertilità biologica del terreno, regolata dai processi di mineralizzazione della sostanza organica e
dell’humus. L’esperienza conferma però che due terreni vicini e
con caratteristiche fisico-chimiche
molto simili possono avere una
fertilità diversa che si manifesta
Grazie a un finanziamento della PAT, sono
state realizzate una serie di prove dimostrative
di sovescio in vigneto con buoni risultati sulla
fertilità del terreno dal punto di vista chimico,
fisico e soprattutto microbiologico.
Mescalchin Enzo1, Gobber Marino2, Aldrighetti Corrado3
1
2
3
Unità Sperimentazone Agraria e Agricoltura Sostenibile FEM-IASMA
Unità Viticoltura FEM-IASMA
Cantine La-Vis
nelle crescita e nell’equilibrio delle piante.
La fertilità di un terreno non si
modifica con una concimazione
chimica e neppure con una letamazione, ma è la conseguenza
degli interventi fatti nel corso degli anni.
Il concetto stesso di fertilità di
un terreno può dare origine ad
equivoci in quanto non va inteso
come elevata crescita delle piante e abbondanza di azoto, che
soprattutto in viticoltura costituisce un aspetto molto pericoloso
e indesiderato. La vera fertilità di
un terreno si ha quando le piante
vegetano e producono in maniera
equilibrata, crescono rigogliose in
primavera, manifestano un buon
equilibrio vegeto-produttivo e
durante l’estate terminano naturalmente la loro crescita.
Ruolo del terreno
nella qualità delle
produzioni agricole
Nel terreno risiede una intensa
attività biologica ad opera di una
consistente comunità di microrganismi costituita da batteri e funghi: si stima che ci sia circa un
miliardo di batteri per grammo di
suolo, suddivisi in svariate migliaia di taxa differenti, la maggior
parte dei quali non è ancora classificata, dato che solo circa l’1%
dei batteri presenti nel terreno
può essere coltivato nei substrati
di coltura di laboratorio e quindi
definito per genere e specie (Torsvik et al, 1990, Benedetti e Mocali, 2009).
Una delle funzioni dei microrganismi nei suoli agrari è quella di
mantenere un equilibrio di scambio tra suolo e pianta.
Il suolo è dunque un grande e
complesso organismo vivente e lo
sfruttamento agricolo ne aumenta l’instabilità rendendo necessari
interventi specifici finalizzati al
mantenimento o al miglioramento del contenuto di sostanza organica, della capacità di scambio, di
una struttura favorevole alla coltivazione della vite.
È quindi molto importante cono-
il Ruolo
dell’ineRBiMento
L’inerbimento del terreno, dove le
condizioni di disponibilità idrica
lo consentono, è largamente diffuso anche nei vigneti della nostra provincia.
Foto 1: il diserbo non favorisce l’attività biologica del terreno
Negli ultimi 30 anni infatti in viticoltura la lavorazione del terreno tradizionalmente praticata
fino alla fine degli anni ’70 ha
lasciato spazio all’inerbimento,
mentre la non coltura, basata sul
diserbo generalizzato con erbicidi
residuali dell’intera superficie del
vigneto, pur sostenuta da autorevoli ricercatori, non ha mai avuto seguito in Trentino e del resto
ha ben presto mostrato i suoi lati
negativi, quali lo sviluppo superficiale delle radici della vite e la
resistenza di alcune malerbe, senza contare il pericoloso accumulo nel suolo di diserbanti a lunga
persistenza (foto 1).
L’inerbimento dei vigneti nelle nostre zone è utile perché protegge
il terreno dall’erosione, permette
una migliore transitabilità con i
mezzi meccanici, limita il compattamento provocato dal passaggio delle macchine, favorisce
l’arieggiamento con l’azione degli
apparati radicali, permette una
migliore trattenuta delle precipitazioni (specie dei temporali con
forti precipitazioni) e soprattutto
favorisce l’aumento della sostanza
organica e dell’attività microbiologica del suolo.
Altri vantaggi legati all’inerbimen-
to che anche nei nostri ambienti si
sono potuti verificare sono la diminuzione delle clorosi nei terreni calcarei, una minore sensibilità
alla botrite e la ridotta incidenza
di danni da gelate invernali, dato
che un terreno inerbito gela meno
in profondità.
La
pratica
dell’inerbimento
dell’interfilare costituisce quindi
una buona modalità di gestione
del terreno, ma occorre ricordare
che gli inerbimenti normalmente
presenti nei nostri ambienti sono
caratterizzati da prevalenza di
graminacee, che con i loro apparati radicali fascicolati garantiscono un buon effetto sulla struttura
del terreno ma limitata ai primi
centimetri. Si scelgono infatti specie di graminacee caratterizzate
da taglia ridotta e scarso sviluppo vegetativo che hanno quindi
anche apparati radicali di ridotta
estensione.
Queste specie erbacee non possono impedire il compattamento delle zone di transito delle
macchine negli strati profondi
del suolo e anche il loro effetto
sull’arieggiamento del terreno è
molto limitato.
Basta provare a piantare una vanga nel suolo per verificare la diffi-
TERRA TRENTINA 8/2009
scere i meccanismi che regolano
e condizionano l’equilibrio tra
mineralizzazione e umificazione,
perché direttamente collegati al
mantenimento del patrimonio di
sostanza organica del terreno.
L’evoluzione della sostanza organica fornisce l’energia necessaria
alla vita microbica, gli elementi necessari alla vita delle piante
attraverso la mineralizzazione e
favorisce la fertilità biologica del
terreno attraverso l’umificazione
di una quota di sostanza organica.
Umificazione e mineralizzazione
della sostanza organica rappresentano due aspetti necessari alla
vita del terreno e delle piante in
esso coltivate.
Questo spiega perché va preferita
la fertilizzazione organica a quella chimica, dato che quest’ultima,
se non necessaria per correggere
gravi carenze contingenti, di fatto “disturba” il delicato equilibrio
del terreno.
L’aggiunta di azoto minerale al
terreno ad esempio, inizialmente può far aumentare la biomassa microbica ma questo effetto
scompare o risulta negativo, se gli
apporti sono localizzati e tendono
a rendere non selettivo l’assorbimento da parte delle radici.
L’azoto che si libera a seguito della mineralizzazione della sostanza organica si rende disponibile
progressivamente nel corso della
stagione, mentre quello apportato
con i fertilizzanti minerali comporta bruschi cambiamenti nella
concentrazione della soluzione
circolante, provocando picchi di
disponibilità che si traducono in
eccessi di vigore nel vigneto.
23
TERRA TRENTINA 8/2009
VITICOLTURA
coltà di penetrazione nel terreno
e l’assenza di struttura negli strati
meno superficiali, dove le radici
fascicolate delle graminacee non
arrivano (foto 2 e 3).
24
inteRVenti
di ARieggiAMento
del teRReno
Come ricordato, i vantaggi portati
dall’inerbimento nei nostri vigneti
sono ben visibili specie se rapportati con la precedente situazione
di lavorazione del suolo.
Ma anche questi vantaggi possono essere migliorati.
Per questo motivo da qualche
anno, grazie anche al supporto
della PAT che ha finanziato parte
di questa attività, sono state condotte delle esperienze per migliorare la struttura dei terreni vitati
della provincia.
Sono state utilizzate attrezzature meccaniche dette arieggiatori
(foto 4) messe in confronto con
ripuntatori a 3-5 denti (foto 5).
L’arieggiatore è formato da 2 lame
verticali o ripiegate nella parte
distale, posizionate in genere in
corrispondenza della carreggiata
dove passano i pneumatici delle macchine, che rappresenta la
zona di maggiore compattezza.
Arieggiatori e ripuntatori hanno lo
scopo di incidere il terreno senza
provocare rimescolamento degli
strati e raggiungono una profondità compresa tra i 40 e i 50 cm
per migliorarne le condizioni di
areazione.
Questo intervento si esegue in
genere in autunno. L’intervento comporta il taglio di una parte delle radici della vite e deve
pertanto essere eseguito presto,
prima del periodo di sviluppo di
nuove radici che nella vite coincide con l’autunno.
il SoVeScio
Il sovescio è una vecchia pratica
utilizzata per migliorare la fertilità del terreno e consiste nel se-
Foto 2: anche in presenza dell’inerbimento naturale il terreno risulta in
alcuni casi eccessivamente compatto
Foto 3: la “prova della vanga” consente di osservare gli strati
superficiali del terreno
Foto 4: arieggiatore
Foto 5: ripuntatore a 5 denti
ApplicAzione
del SoVeScio in tRentino
e RiSultAti ottenuti
La semina dei miscugli nei nostri
ambienti è preferibile sia effettuata nella prima metà di ottobre,
appena terminata la vendemmia,
quando le temperature e normalmente anche l’umidità consentono un buon attecchimento e uno
sviluppo radicale sufficiente a resistere al freddo invernale.
Le semine primaverili danno una
massa vegetativa inferiore a quelle autunnali e soprattutto un apparato radicale meno profondo e
sviluppato.
Si semina a filari alterni.
Perché il sovescio sia efficace occorre evitare il transito delle macchine sulla superficie interessata
dall’autunno fino almeno all’interramento; è perciò indispensabile
intervenire a filari alterni nel caso
delle spalliere e pergole semplici
o su metà della corsia di transito
nel caso di pergole doppie.
Le corsie non lavorate vengono
utilizzate per il transito delle macchine e saranno interessate dal sovescio nell’ autunno successivo.
Dalle nostre osservazioni la preparazione del letto di semina può
avvenire in diverse maniere, nor-
malmente si procede con una lavorazione profonda utilizzando
arieggiatori o ripuntatori con 3-5
punte tali da rompere il compattamento del terreno soprattutto della
zona di transito delle macchine.
Successivamente si può procedere direttamente alla semina, che
viene effettuata normalmente a
mano e all’interramento superficiale con un’erpice rotante, una
fresa o un vibrocoltivatore.
Si seminano essenze di leguminose, graminacee e crucifere cui possono essere aggiunte altre erbe.
Nell’ambito della sperimentazione avviata si è utilizzata veccia,
favino, pisello e trigoglio tra le
leguminose, loietto, avena e orzo
tra le graminacee, mentre in alcune tesi è stata impiegata senape,
rafano, colza e facelia (foto 6).
I risultati ottenuti sono influenzati
dalla tipologia del terreno e dal
clima più o meno freddo dell’autunno più che dalla composizione dei miscugli.
I sovesci, trinciati tra il 14 e il 20
maggio rispettivamente in Val
d’Adige e in Valle del Sarca (foto
7) hanno fornito produzioni di
sostanza secca di circa 1 kg/m2
nel primo sito e da 0,9 a 0,5 nel
secondo.
TERRA TRENTINA 8/2009
minare una coltura, costituita da
un miscuglio di essenze (leguminose, graminacee, crucifere e
altre), che dopo aver raggiunto
un certo stadio di sviluppo viene
interrata.
I vantaggi del sovescio sono numerosi e si possono schematicamente sintetizzare nei seguenti
punti:
• miglioralastrutturaelaporosità del terreno;
• protegge il suolo e trattiene
l’acqua;
• contribuisce all’approfondimento delle radici nel terreno;
• riduce, seppur temporaneamente, il compattamento
delle corsie di transito delle
macchine;
• migliorailcontrollodellemalerbe;
• riducelapresenzadiortiche,
serbatoio di diffusione del legno nero ;
• migliora il contenuto di sostanza organica e di humus
del terreno;
• puòsostituireletameeconcimi;
• contribuisce a immobilizzare
CO2 nel terreno;
• riduce l’asportazione di elementi nutritivi;
• contribuisce a portare in superficie microelementi;
• aumentalabiodiversità;
• favoriscelapresenzadiinsetti.
Tra gli inconvenienti più importanti vanno ricordati:
• difficoltà di transito per le
macchine (trattamenti antiparassitari) sulle corsie lavorate;
• impiego di tempo ed energia
per la lavorazione del terreno;
• possibilitàdiportareinsuperficie dei sassi nei terreni con
scheletro;
• maggior rischio di malattie
fungine (peronospora e oidio) se la trinciatura è fatta in
ritardo.
25
VITICOLTURA
TERRA TRENTINA 8/2009
Foto 6: sovescio autunno primaverile poco prima della trinciatura
26
Foto 7: terreno dopo la trinciatura del sovescio
Tabella 1: tesi realizzate nelle diverse località
Giovo
S. Massenza
Pergolese
Pietramurata
Tesi
Essenze sovescio
1
loietto, veccia, trifoglio incarnato
2
loietto, veccia, trifoglio incarnato, brassica, senape
3
segale, veccia, pisello, favino, colza
4
orzo, avena, veccia, pisello, favino, lupino, rafano, facelia
1
segale, veccia, pisello, favino
2
segale, veccia, pisello, favino, colza, rafano, facelia
3
loietto, veccia, trifoglio incarnato
1
loietto, veccia, trifoglio incarnato
2
loietto, veccia, trifoglio incarnato, colza
3
segale, veccia, pisello, favino, colza, rafano, facelia
4
favino
1
favino
2
segale, veccia, pisello, favino, colza, rafano, facelia
3
loietto, veccia, trifoglio incarnato
4
loietto, veccia, trifoglio incarnato, senape
Il livello di umidità della sostanza
fresca è di circa l’80%.
Il dettaglio delle tesi osservate
nelle diverse località è riportato
nella tabella 1.
Il grafico 1 si riferisce ai sovesci
realizzati a Giovo presso il Maso
Franc e riporta i contenuti in sostanza fresca e sostanza secca.
Nel caso di S. Massenza (grafico
2), il testimone è costituito da un
inerbimento naturale, sviluppatosi nei filari nei quali era stato
eseguito il sovescio nel 2007. In
questa tesi la produzione di sostanza fresca risulta molto inferiore a quella dei sovesci, ma viene
bilanciata in parte da un livello di
umidità inferiore al 70%, oltre 10
punti più bassa rispetto alle essenze da sovescio.
Una situazione analoga si rileva a
Pergolese (grafico 3).
A Pietramurata (grafico 4) la zona
piuttosto fredda e le brinate di
novembre hanno limitato lo sviluppo di molte specie condizionando la produzione di massa
vegetale e di sostanza secca. Analoghi risultati sono stati ottenuti in
altre zone collinari fredde.
Queste produzioni corrispondo-
Grafico 1: produzione sovesci Giovo (Maso Franc.), 14 maggio 2009
no a quantitativi variabili da 100
a 50 q.li di sostanza secca per ettaro, ma se ne considera la metà
in quanto il sovescio autunno-primaverile si applica a filari alterni e interessa quindi il 50% della
Grafico 2: produzione sovesci S. Massenza, 20 maggio 2009
TERRA TRENTINA 8/2009
Località
27
VITICOLTURA
superficie. Il coefficiente isoumico di queste matrici non è molto
elevato, ma può variare dal 10 al
20-25%, il che comporta nella situazione migliore un apporto di
humus di 12,5 q.li/ha di vigneto,
paragonabile a quello di 250 q.li
di letame bovino paglioso, o 150
q.li di letame ben compostato.
Nei casi meno favorevoli gli apporti si riducono della metà.
Va comunque considerato anche
l’apporto degli apparati radicali
delle essenze che costituiscono
il sovescio che rimangono nel
terreno e cedono al terreno altra
sostanza organica, oltre che contribuire a migliorare la struttura
del suolo.
TERRA TRENTINA 8/2009
concluSioni
Tramite il sovescio risulta ipotizzabile una “concimazione verde”
del vigneto finalizzata al miglioramento della fertilità biologica del
terreno a tutto vantaggio della sostenibilità della coltura.
Questa pratica non deve essere
finalizzata ad aumentare la dotazione di elementi e dunque l’impiego potrà essere praticato periodicamente.
Nei prossimi anni andrà controllata la qualità delle uve, il vigore
vegetativo e il contenuto di azoto
minerale nel terreno durante l’intera stagione.
Sulla base di queste osservazioni,
del tipo di terreno e della zona
sarà possibile consigliare il sovescio per 1 o più anni di seguito.
Devono essere verificati anche i
28
Grafico 3: produzione sovesci Pergolese loc. Parti, 20 maggio 2009
Grafico 4: produzione sovesci Pietramurata loc. Prati 20 maggio 2009
costi in rapporto ad altre pratiche
di miglioramento della fertilità ma
va considerato anche l’effetto sulla fertilità biologica e gli altri vantaggi del sovescio.
La pratica del sovescio risulta
molto interessante anche durante la stagione primaverile-estiva
soprattutto per la preparazione
del terreno in vista di un nuovo
impianto ancor più nel caso di
bonifiche agrarie in cui spesso le
viti manifestano gravi problemi
di crescita e di disomogeneità nei
primi anni dalla messa a dimora.
Un ringraziamento a Micheletti
Giuliano, Mosna Vittorio, Pedrotti Giuseppe, Pisoni Stefano e Poli
Alessandro per la collaborazione.
Fatti/previsioni
❍ Il comune di Mori ha chiesto con lettera ufficiale
al Consorzio trentino di bonifica di estendere la
sua competenza operativa alla piana di Loppio, coltivata in prevalenza a vigneto e soggetta
a frequenti esondazioni d’acqua dal rio Cameras. Il direttore del Consorzio trentino di bonifica,
Claudio Geat, ritiene che la domanda possa
approdare a soluzione entro il 2009. I beneficiari potenziali sono una cinquantina. Per evitare
allagamenti, si rendono necessari interventi di
ripristino della rete di scolo resa in parte inefficiente a seguito di interramento e di mancata
manutenzione ordinaria. Di entrambi gli oneri si
farà carico totalmente la Provincia di Trento
La nuova tecnica di potatura chiede maggiore
attenzione nel taglio delle viti e opportune
conoscenze tecniche permettendo di prolungare
la vita delle piante.
p.a. Luca Pedron1, p.a. Giuliano Cattoni2
Responsabile gestione aziende agricole e conferimento uve (Ferrari F.lli Lunelli s.p.a.)
2
Responsabile e coordinatore progetto potatura guyot (Ferrari F.lli Lunelli s.p.a.)
1
Come tutti sanno un vino base
spumante realizzato da vigne di
una certa età ha caratteristiche
organolettiche più interessanti rispetto ad un altro figlio di viti giovani. Per produrre un buon frutto dobbiamo far invecchiare nel
modo migliore possibile le piante
facendole vivere bene senza maltrattarle altrimenti ne risponderanno di conseguenza.
In Italia la vita media di una vigna
non supera i trent’anni, In Trentino il 67% dei vigneti ha meno di
vent’anni anni di vita e solo il 15%
ne ha più di trenta, una pazzia se
confrontiamo questi dati con quelli della Francia dove in genere i
vigneti arrivano al doppio dell’età,
dove il fatto che un vino provenga da antichi vigneti rappresenta
un elemento di pregio, da evidenziare in etichetta e da monetizzare
economicamente. In Italia, ed anche in Trentino, c’è ancora poca
cultura in materia e un certo grado di improvvisazione.
La rara presenza di vigneti vecchi
in Italia è da imputare anche alle
tecniche di potatura: al giorno
d’oggi non le si conosce e non le
si insegna più.
Queste pratiche, fondamentali
per la viticoltura moderna, rappresentano un inevitabile trauma per la vite e se non le si conduce con perizia finiscono per
accelerare la morte della pianta.
La vite adulta infatti non ha la
capacità di richiudere le ferite
che si creano dopo la mutilazione dei tralci ed il taglio rimarrà
aperto. Così facendo gli agenti
patogeni responsabili del mal
dell’esca possono sferrare i loro
attacchi e creare irreversibili necrosi che accorceranno di molto
la vita della pianta.
Dietro alla salvaguardia del potenziale viticolo si nasconde anche un vantaggio economico; se
si allunga la vita dei vigneti, si
abbattono gli ammortamenti e gli
investimenti per i reimpianti.
Uno dei concetti cardine è il fatto che una vite vive più a lungo
quando è meno stressata e manipolata dall’uomo e di conseguenza quando le viti raggiungono
una certa maturità si semplifica
di molto il lavoro, in particolare
calano le rese per ceppo e le viti
riescono ad amministrare meglio
le risorse idriche.
Viticoltura
Vita lunga per le
viti da spumante
Le piante vecchie sanno autogestirsi in termini di vigore,
produttività e attività radicale e
tendono a mantenere un bilanciamento tra risorse impiegate
per l’attività vegetativa che col
tempo si è naturalmente ridotta
ed accumulo di riserve.
Le energie profuse nell’attività
vegetativa, produzione di foglie
ed uva, vanno infatti bilanciate
con la capacità di investire in
riserve e, se non si interviene
sulla pianta in questo senso ma
anzi la si forza a dare sempre il
massimo, è chiaro che in pochi
anni si esaurirà.
Per le piante l’equilibrio è un
fondamentale fattore di sopravvivenza e di prosperità ed è da
questo equilibrio che nascono
i frutti migliori, armonici nelle
loro diverse componenti acidità, zuccheri, profumi ed aromi e
potenzialmente capaci di dare i
vini più complessi.
Mantenere vigneti di questo tipo
naturalmente è costoso e rischioso: sono infatti più delicati
e meno produttivi. L’apparato
radicale delle viti vecchie è assai
espanso e ciò consente loro di
resistere alla siccità contestualmente ad una vigoria più ridotta. La crescita di queste piante è
molto più lenta e cessa ad inizio invaiatura, sicché si liberano
delle risorse che vanno ad accumularsi nei grappoli arricchendoli di zuccheri, e terpeni.
Le piante più longeve possiedono apparati radicali espansi che
consentono l’accumulo di riserve preziose destinate a rifornire i
grappoli. Allo stesso modo sono
dotate di un’ingente quantità di
legno maturo, un autentico organo di stoccaggio di zuccheri
ed amidi, anch’essi preziosi nutrimenti per i grappoli.
Gli impianti più maturi hanno
davvero importanti vantaggi di
tipo fisiologico e questo l’hanno
capito bene i francesi.
TERRA TRENTINA 8/2009
Risposta pratica alla potatura del guyot
29
VITICOLTURA
Testa di salice in formazione,
a sinistra il capo a frutto
e a destra lo sperone
Testa di salice in formazione, a
destra lo sperone e a sinistra il
capo a frutto
Particolare di una testa
di salice in formazione
Piegatura stretta e a chiudere
per stimolare la fuoriuscita
dei germogli sulla testa di
salice
Risultato della piegatura
a chiudere, ottimo
germogliamento basale
Canale ben formato in via
di consolidamento
TERRA TRENTINA 8/2009
Germogliamento sulla testa di salice
30
Ottima uniformità di
germogliamento e
distribuzione della produzione
Particolare del
germogliamento sulla
testa di salice
Cicatrizzazione dei tagli di potatura
staff di agronomi friulani composta da Marco Simonit e Pierpaolo Sirch. Attraverso un lungo
percorso fatto di incontri teorici
e pratici in campo si è cercato di
acquisire un metodo di gestione
degli impianti a guyot di derivazione ed ispirazione francese.
Il metodo si concretizza attraverso una gestione oculata della potatura secca, che mira alla
creazione di una testa di salice,
dove coesistono capo a frutto e
sperone ed è prevista la possibilità di eseguire tagli su legno di
massimo tre anni di vita, quindi
ancora in grado di rimarginarsi.
I punti cardine di questo metodo
consistono:
• Individuazione ed accrescimento della testa di salice.
Più facile nel vigneto in allevamento e meno in quello di
una certa età, l’individuazione
del punto in cui collocare la
testa di salice da dove successivamente si svilupperanno i
capi a frutto della vite.
• Individuazione dei canali
nel loro consolidamento
ed accrescimento.
Apertura della testa con 2 canali di sviluppo laterali per
avere un capo a frutto e uno
sperone tutti gli anni, mantenendo vitali i due canali laterali.
• Nell’abolizione dei tagli
grossi di potatura.
Evitare i tagli del legno con
più di 2-3 anni e al disopra di
una dimensione difficilmente copribile dalla crescita del
tessuto meristematico giovane.
• Rispetto delle gemme di
corona.
Fondamentale nei tagli il rispetto delle gemme di corona, del punto di inserzione
del tralcio per permettere lo
sviluppo dei tessuti che copriranno il taglio stesso e lo svi-
luppo di gemme mantenendo
vitali i tessuti nel punto dove
si è individuato il canale di
crescita della testa di salice.
• Nella piegatura del capo
a frutto molto stretta ed a
chiudere.
Nei primi anni di formazione
della testa e dei due canali
vitali è fondamentale la piegatura a chiudere dei tralci,
nel senso opposto di crescita, per permettere lo sviluppo
dei tessuti e gemme nei punti
di interesse. Una volta creata
la testa con i due canali, sarà
meno importante stimolare
la formazione dei canali in
quanto già ricchi di tessuti vitali e di gemme dormienti.
• Adozione di interventi a
verde mirati e tempestivi.
Fondamentale al germogliamento in primavera la scelta
dei germogli da lasciare per
formare la testa ed evitare tagli in autunno di tralci in posizione non corretta. Con il
diradamento dei tralci in primavera in prossimità della testa si scelgono già quelli che
saranno i tagli da fare in potatura, quindi i tralci che formeranno lo sperono e il capo a
frutto per l’anno successivo.
Dopo cinque anni di adozione
del metodo abbiamo riscontrato
una riduzione del 25% delle ore
di potatura manuale arrivando
alle 60 ore per ettaro per vigneti con 5680 viti ad ettaro e per
quanto riguarda la legatura ci attestiamo sulle 30 ore per ettaro.
Il primo anno di adozione di
questo metodo abbiamo riscontrato una leggera riduzione della
resa produttiva causata da capi a
frutto corti e interventi a verde
molto energici, il tutto per stimolare la formazione della testa di
salice.
Negli anni successivi le produzioni si sono allineate alle aspettative aziendali.
TERRA TRENTINA 8/2009
Per quanto riguarda la gestione
degli impianti a guyot in Trentino il problema principale è una
mancanza di tradizione e di metodo nell’allevamento delle viti a
spalliera. In Trentino, la spalliera rappresenta solo il 12% della
superficie vitata totale, rispetto
al quasi ottanta percento delle
viti allevate a pergola semplice o
doppia.
Queste lacune tecniche hanno
creato difficoltà di gestione degli impianti a guyot con conseguente sconforto nel viticoltore
che non riusciva a raggiungere
standard quantitativi e qualitativi
soddisfacenti delle uve.
Quando si è dovuto intervenire
con la potatura secca sui guyot
si è cercato di adottare la stessa
tecnica utilizzata sulle pergole,
utilizzando quindi speroni e tagli
di ritorno con il risultato che si
continuavano a fare tagli grossi.
Come tutti sanno, le ferite di potatura rappresentano una delle
maggiori vie di penetrazione delle spore dei funghi responsabili
del mal dell’esca ed i grossi tagli
forniscono alle spore una vasta
superficie di contatto sulla quale
aderire, iniziare l’infezione e l’attività di degradazione del legno.
Dobbiamo renderci conto che
la potatura secca è un’operazione fondamentale nella vita della
pianta il cui futuro dipende da
come è effettuata. Il potatore ha
nelle mani il futuro delle nostre
aziende e quindi bisogna rispettare il suo ruolo e premiare la
sua bravura.
Le Cantine Ferrari inoltre ricercano sempre più uve base spumante Trento DOC, sane allevate a
spalliera nelle zone di media alta
collina, con maggiori garanzie di
qualità e di salubrità rispetto alla
pergola.
Nel novembre 2005 è iniziata la
collaborazione tra le Cantine Ferrari, leader della Spumantistica
Italiana e la Preparatori d’Uva srl,
31
PROGETTI
Realizzata a malga Laresé nel comune di Bresimo (Alta Val di Non)
TERRA TRENTINA 8/2009
Centralina idroelettrica
a servizio di una malga
32
Il fabbricato della malga Laresè è
ubicato a quota 1774 m slm, raggiungibile tramite strada forestale
che si diparte a monte dell’abitato
di Bresimo; è localizzato nella
parte alta del bacino idrografico
del Rio Malghi (affluente di destra
del Torrente Barnes), che scorre
a circa 50 ml dalla cascina della
malga.
Considerata la buona dotazione
idrica del rio, la favorevole conformazione altimetrica dei terreni
limitrofi alla malga, tutti di proprietà comunale e già dotati di
discreta accessibilità per la rea-
In presenza di un quantitativo sufficiente e
costante di acqua è possibile dotare di energia
elettrica una malga, tramite la costruzione
di piccolo impianto idroelettrico.
Paolo Pozzatti
Libero professionista – Ordine agronomi e forestali provincia di Trento
lizzazione e gestione delle opere,
su iniziativa dell’Amministrazione
comunale di Bresimo, si è provveduto allo studio per la fattibilità
di un piccolo impianto idroelettri-
co tramite individuazione del bacino idrografico sotteso, relativa
superficie e deflusso idrico “teorico”, verificato con puntuali misurazioni della portata effettuate nel
Nella pagina a fianco e qui sopra: Malga Laresè
TERRA TRENTINA 8/2009
periodo estivo, specialmente nei
momenti più siccitosi; a seguito
di tali indagini e misurazioni si è
assunto come dato di progetto un
quantitativo di portata – nel periodo di utilizzo della malga (giugno-settembre) – pari a 10 l/sec.
L’impianto è costituito da un’opera di presa sul Rio Malghi a monte
della malga a q. 1824 m slm, idonea per la derivazione di una portata pari a 10 l/sec., limitrofa vasca di carico interrata e successiva
condotta in polietilene DE 160
mm fino a quota 1710 m slm (in
prossimità della strada di accesso
alla malga), ove è stato costruito
un manufatto seminterrato contenente le opere elettromeccaniche
(gruppo turbina-generatore, contatori, quadri elettrici e sistema
di controllo) con scarico e restituzione dell’ acqua derivata nel
medesimo alveo del Rio Malghi.
Il dislivello, fra vasca di carico e
turbina, è pari a 113 m.
La potenza nominale media
dell’impianto, in funzione della
portata di progetto e del dislivello
esistente fra vasca di carico e turbina, è pari a 11 kW, che – tenendo conto delle perdite di carico
lungo la condotta e del rendimento medio dell’impianto – si attesta ad 8-9 kW di potenza effettiva
media, necessaria a soddisfare le
esigenze energetiche della malga.
L’opera di presa è realizzata da
Turbina
Cabina di produzione
33
PROGETTI
Opera di presa
una canaletta con griglia ispezionabile, disposta trasversalmente
all’alveo; dall’opera di presa, l’acqua derivata è convogliata, mediante succhieruola e tubazione
nella vicina vasca di carico sghiaiatrice dotata di uno stramazzo in
TERRA TRENTINA 8/2009
Gruppo turbina generatore
34
Vasca di carico
parete sottile e relativo scarico di
troppo pieno che funge da limitatore di portata, scarico di fondo e
succhieruola filtrante posizionata
all’imbocco della condotta in polietilene; questa si sviluppa per
330 ml lungo il sottostante versan-
te fino alla cabina di produzione
posizionata a fianco della strada
di accesso alla malga.
La cabina di produzione è seminterrata, con fronte di accesso rivestito in pietrame; all’interno sono
collocate la turbina idraulica tipo
“Pelton” con ugello regolabile, il
generatore ed il quadro elettrico
dal quale l’energia elettrica prodotta è distribuita al fabbricato
della malga mediante cavo schermato e relativo cavidotto interrato.
L’intervento è stato realizzato dal
Comune di Bresimo, avvalendosi dei benefici previsti dal Piano
di Sviluppo Rurale della Provincia Autonoma di Trento, tramite
il Servizio Strutture, Gestione e
Sviluppo delle Aziende Agricole;
la progettazione e la direzione
lavori è stata effettuata dallo studio tecnico dott. Paolo Pozzatti; le
opere, unitamente alla ristrutturazione della malga, sono state realizzate dalla ditta Edilbetta di Cis,
avvalendosi della collaborazione
di ditte artigiane locali.
Istituto Agrario di S. Michele all’Adige
NOTIZIE
Notizie dalla
Fondazione Edmund Mach
a cura di Silvia Ceschini
Ufficio Stampa
potrebbe realizzarsi
nel futuro prossimo,
con ricadute positive per la qualità dei
prodotti agricoli ed il
miglioramento, anche
da un punto di vista
ambientale, delle pratiche colturali.
La nomina di Velasco, suggerita dal coordinatore dell’azione COST Marco Bink Riccardo Velasco
(Dipartimento Biometrics-Plant
Research
International dell’Università di Wageningen), anticipata dal Comitato Scientifico internazionale di COST
e ratificata dal Governo italiano, sembra dunque
suggerire che la strategia incentrata sulla qualità
dei risultati del sequenziamento fortemente sostenuta dall’equipe del Centro Ricerca e Innovazione
sia riconosciuta anche oltreconfine come quella
vincente al fine ottenere le informazioni indispensabili al miglioramento genetico assistito.
MAÓR E PAOLINA... RITORNANO
NEI VIGNETI TRENTINI
Nei vigneti ritorneranno, tra non molto, anche
Maòr e Paolina. Grazie all’azione di recupero e
valorizzazione dell’Istituto Agrario di San Michele
all’Adige le due antiche varietà di vite trentine, non
più coltivate da diversi anni, sono state iscritte nel
Registro nazionale delle varietà di vite idonee alla
produzione di vino.
L’inserimento risulta dal numero della Gazzetta Ufficiale n. 146. Conservate nella collezione di vecchi
vitigni coltivati in Trentino, situata in località Giaro-
Maór e Paolina
TERRA TRENTINA 8/2009
RETE PER IL SEQUENZIAMENTO DEI
GENOMI, VELASCO NEL COMITATO GUIDA
Dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca arriva un ulteriore riconoscimento
per la ricerca dell’Istituto Agrario di San Michele
all’Adige.
Riccardo Velasco, coordinatore del team di esperti
che nel 2007 ha sequenziato il genoma della varietà di vite Pinot nero e che attualmente sta completando la decodifica del DNA del melo, è stato
nominato componente del Comitato nazionale di
gestione del programma internazionale COST che
dovrà mettere a punto nuove tecniche a basso costo per il sequenziamento dei genomi.
Questa sfida coinvolge più di 70 cervelli provenienti da 35 istituzioni in 16 Paesi europei, tra cui
l’Italia. Velasco dovrà coordinare la rete dei centri
italiani partecipanti, interagendo con i coordinatori degli altri 15 Paesi dell’Unione Europea e con i
potenziali interlocutori di Cina, Stati Uniti e Nuova Zelanda che hanno già manifestato interesse a
collaborare.
Abbattere i costi del sequenziamento di genomi
vegetali rappresenta un obiettivo ambizioso che
35
TERRA TRENTINA 8/2009
NOTIZIE
ni di San Michele, Maor e Paolina sono stati inseriti
nell’elenco rispettivamente con il codice varietale
423 e 427.
Il gruppo Viticoltura del Centro ricerca e innovazione ha collaborato attivamente alla raccolta dei
dati necessari all’iscrizione, che pone di fatto le basi
per lo sfruttamento da parte di viticoltori o di cantine delle potenzialità di queste due varietà. Fatto
presente però che, qualora esistesse un interesse
alla coltivazione in ambito locale, quest’ultima è subordinata all’inserimento dei due vitigni nell’elenco ufficiale delle varietà idonee alla coltivazione in
36
FiLari strEtti E “muLtiassE”
pEr un FruttEto piÙ sostEniBiLE
Frutticoltura in primo piano, a Mezzolombardo, alla
tradizionale giornata di Porte Aperte a Maso Part,
dove i tecnici sperimentatori dell’Istituto Agrario di
San Michele all’Adige hanno presentato i principali
risultati dell’attività svolta.
Più di trecento agricoltori hanno partecipato all’incontro tecnico. Riflettori puntati sulle nuove varietà
di melo, sulla difesa dalle principali malattie, come
la ticchiolatura, sulla regolazione della carica dei
frutti e sulle nuove forme di allevamento che puntano a filari più stretti per facilitare le operazioni
colturali, migliorare l’esposizione della frutta e rendere più efficiente la distribuzione dei prodotti fitosanitari. L’evento è stato organizzato dal Centro
trasferimento tecnologico.
Le varietà di melo catalogate e descritte ammontano ad oggi ad oltre diecimila, ma pochissime sono
quelle coltivate e commercializzate su scala internazionale. A San Michele in dieci anni di attività di
miglioramento genetico sono stati creati 140 mila
semi per la ricerca di nuove varietà, sessantamila
dei quali sono stati messi a dimora per produrre
frutti differenti per colore, consistenza, sapore e
contenuti nutrizionali.
Alle Porte Aperte si è parlato anche di regolazione
della carica dei frutti. Questo è il primo anno senza
l’utilizzo del principio chimico Carbaryl: le strategie
annata 2009, Buona sanitÀ
E QuaLitÀ dELLE produzioni “Bio”
Grande partecipazione di viticoltori, agli incontri
di presentazione delle prove dimostrative e sperimentali condotte in viticoltura e frutticoltura biologica dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige
Trentino, di competenza della Provincia autonoma di Trento. Il vitigno Maòr, dal grappolo color
verde-giallo e presente sporadicamente in qualche
vecchio vigneto lungo la Valsugana, era diffuso un
tempo anche in valle di Non. La conservazione e le
attività di recupero da parte dei ricercatori dell’Istituto Agrario sono iniziate nel 1990 nel vigneto
sperimentale, in località “Giaroni”, a San Michele
all’Adige. Sempre qui si è proceduto all’attività di
recupero di un altro vitigno dal grappolo color verde-giallo, molto diffuso un tempo nella valle del
Sarca e in Vallagarina: la “Paolina”.
Maso Part a Maiano
alternative proposte dalla sperimentazione sono
valide per il territorio e si punta ora sul diradamento meccanico. «Le prove fatte a Maso delle Part, in
condizioni di elevata impollinazione – ha spiegato
Alberto Dorigoni – dimostrano che bisogna tenere alta l’attenzione su questa tematica, perché non
è facile diradare sufficientemente tutte le cultivar».
Sulle nuove forme di allevamento buoni risultati
arrivano dal sistema multiasse che semplifica le
operazioni colturali e migliora la produttività. Per
quanto riguarda la situazione fitosanitaria si è rivelata l’importanza di mantenere alta la guardia per la
ticchiolatura e proseguono i consueti monitoraggi
finalizzati alla rilevazione dei potenziali vettori dei
fitoplasmi agenti causali degli scopazzi del melo,
che risultano in vistoso calo.
e dal Centro di sperimentazione agraria e forestale
di Laimburg. Un appuntamento che si ripete ormai
da diversi anni prima della raccolta. Anche perché
i temi trattati in agricoltura biologica tradizionalmente costituiscono un riferimento importante per
l’intero comparto agricolo: basti pensare alle tecni-
biologiche controllando periodicamente la sanità
delle uve e la gestione del vigneto.
Le indicazioni emerse dalle esperienze presentate
testimoniano i buoni risultati ottenuti in quest’annata dalla generalità delle aziende biologiche, sia
dal punto di vista sanitario che quantitativo. Sono
stati descritti gli esiti dei rilievi che periodicamente i
tecnici che svolgono servizio di consulenza sul biologico in Trentino hanno svolto durante la stagione
in 27 diverse parcelle di 14 varietà dislocate in tutta
la provincia: nei quasi 300 controlli effettuati la sanità si è dimostrata ottimale.
ZOOTECNIA E TECNOLOGIA,
PRESENTATO IL ROBOT
PER LA MUNGITURA
L’innovazione tecnologica e gestionale arriva nelle
stalle trentine. Provincia autonoma di Trento e Istituto Agrario di San Michele all’Adige hanno presentato, al comprensorio di Borgo Valsugana, il robot
di mungitura: una macchina che riduce drasticamente i tempi di lavoro e migliora la qualità di vita
dell’allevatore.
Il sistema è stato installato sei mesi fa, in via sperimentale, presso l’azienda agricola “Alle Rubinie” di
Castelnuovo Valsugana, nell’ambito di un progetto
promosso dall’Assessorato all’agricoltura e condotto dall’Istituto Agrario con il supporto scientifico
del Centro di ricerca per le produzioni foraggere e
lattiero-casearie di Cremona.
«Sono convinto che questa iniziativa sperimentale
– ha spiegato l’assessore provinciale Tiziano Mellarini- possa dare inizio ad un nuovo percorso. Mi
auguro che gli allevatori trentini sappiano cogliere questa opportunità che arriva dall’innovazione
e dalla sperimentazione. La zootecnia, importante
risorsa per il nostro territorio, deve saper guardare lontano». Presenti anche il direttore generale
dell’Istituto Agrario, Alessandro Dini, il dirigente del
Centro Trasferimento Tecnologico di San Michele,
Michele Pontalti, il presidente della Federazione allevatori, Silvano Rauzi, il dirigente del Dipartimento
agricoltura e alimentazione della Provincia, Mauro
Fezzi.
La mungitura mediante robot consiste in box o
postazioni, dove le bovine da latte accedono volontariamente, dotati di sofisticate attrezzature che
consentono alla macchina di effettuare in modo del
tutto autonomo le diverse operazioni della mungitura, a partire dalla pulizia dell’apparato mammario
fino al trasferimento del latte nei tank di stoccaggio. «Oltre a ridurre il carico di lavoro dell’allevatore, svincolandolo dagli orari fissi della mungitura
– spiega Angelo Pecile, direttore dell’unità Risorse
foraggere e produzioni zootecniche del Centro trasferimento tecnologico dell’Istituto Agrario – questa
tecnologia migliora il benessere dei bovini, non più
soggetti allo stress da spostamento per la mungitura, e dai primi risultati migliorerebbe anche la
qualità del latte». Nata in Olanda nel 1992, la tecnologia conta attualmente più di 6000 installazioni
a livello mondiale, 200 delle quali sono presenti in
Italia. Le caratteristiche tecniche la rendono adatta
alle aziende di grandi dimensioni familiari, con un
numero di capi in produzione tra i 50 e 70: infatti,
ogni unità di mungitura è in grado di servire adeguatamente mandrie di queste dimensioni.
“ESPERTI ORTOFRUTTICOLI”,
PARTE IL PRIMO CORSO POST-DIPLOMA
Per controllare e gestire attentamente tutte le fasi
della filiera ortofrutticola, dalla produzione della
mela, della fragola o di un ortaggio in campagna,
alla sua conservazione e commercializzazione, arriva una nuova figura professionale: l’esperto dell’ortofrutta.
L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige attiverà, a
partire da novembre, un nuovo corso post-diploma
riservato a 15 periti agrari e agrotecnici per dare
risposta all’esigenza dei consorzi dei produttori e
ai magazzini privati di una figura professionale di
questo tipo. Il percorso per “esperto della filiera
ortofrutticola” è organizzato e gestito dall’area Qualificazione professionale agricola del Centro Istru-
TERRA TRENTINA 8/2009
che per il diradamento dei frutti o al controllo della
carpocapsa con l’ausilio delle reti. A Laimburg si è
parlato di frutticoltura biologica con la presentazione delle prove sul contenimento della ticchiolatura,
malattia che quest’anno ha provocato non pochi
problemi nei frutteti della provincia. In viticoltura, i tecnici di San Michele hanno presentato alle
cantine Rotari, alla presenza di circa duecento viticoltori, il resoconto della prima stagione di attività
dell’Unità sperimentazione agraria e agricoltura sostenibile del Centro Trasferimento Tecnologico, che
ha seguito per tutta l’annata un gruppo di aziende
37
NOTIZIE
zione e Formazione dell’Istituto Agrario. Obiettivo
del corso, della durata di un anno e caratterizzato
dall’alternanza scuola-lavoro, è quello di formare una figura tecnica in grado di gestire, in parte
direttamente e in parte con l’ausilio di personale
specifico, l’intera filiera ortofrutticola: disciplinari di
produzione integrata utilizzati per la produzione in
campagna, controlli di qualità dei prodotti all’entrata in magazzino, impianti di frigo-conservazione,
sale di lavorazione, altri impianti presenti all’interno dello stabilimento, alcune fasi della commercia-
“miCrosFErE” CHE migLiorano
iL vino, prEmio a san miCHELE
L’edizione 2009 del premio “Ricerca italiana per lo
sviluppo” promosso dalla Società Italiana di Viticoltura ed Enologia è stato aggiudicato a Raffaele Guzzon dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige.
Il ricercatore ha messo a punto una tecnologia che
migliora la vinificazione. Si tratta della creazione
di microsfere di alginato rinforzate con silice che
immobilizzano e proteggono dall’ambiente esterno
i batteri malolattici. La fermentazione avviene così
in modo più sicuro e completo; grazie a questa applicazione, inoltre, i batteri possono essere rimossi
facilmente dal vino, senza dover ricorrere a filtrazioni o trattamenti che potrebbero impoverirlo, e
riutilizzati in più vinificazioni successive riducendo
i costi di produzione. Il lavoro sperimentale, che
ha come co-autori Agostino Cavazza e Giovanni
Carturan, ha superato a gennaio una prima fase di
selezione effettuata dal Comitato Scientifico SIVE
sulla base del grado d’innovazione e valore scientifico dei 25 lavori presentati. La seconda fase di
valutazione è stata effettuata dai tecnici: 300 soci
della società sono stati invitati a valutare i 15 lavori
lizzazione, certificazioni di prodotto e di processo,
sistema di autocontrollo HACCP, controlli di qualità
nelle fasi di stoccaggio e di lavorazione in magazzino e in fase di distribuzione, comunicazione e
gestione delle risorse umane.
Iscrizioni entro 30 settembre 2009 presso la segreteria del Centro Istruzione e Formazione. Per
informazioni è possibile rivolgersi al Coordinatore dell’Area Qualificazione professionale agricola,
prof. Michele Covi, tel. 0461 615234, 335 8359132,
[email protected].
I ricercatori
selezionati presentati ad Enoforum 2009 sulla base
del criterio “utilità per lo sviluppo della produzione vitivinicola italiana”. Il risultato combinato delle
due valutazioni permette quindi di identificare la ricerca che risponde contemporaneamente a requisiti di scientificità ed applicabilità. Il riconoscimento
prevede l’erogazione al fondo di ricerca dell’autore
premiato di una somma di cinquemila euro.
TERRA TRENTINA 8/2009
Tecnica flash
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❍ La notizia che la regione Lazio ha finanziato la
lotta alla vespa del castagno con trattamento insetticida è commentata negativamente
dalla responsabile dell’ufficio fitosanitario della
Provincia di Trento. L’uso di insetticidi in un ecosistema quasi naturale quale è un castagneto avrà
conseguenze negative sull’equilibrio biologico.
❍ La vespa galligena del castagno è stata
riscontrata finora in 5 zone del Trentino: Storo,
Nago-Torbole, Arco, Pannone e Fornace. La dirigente dell’ufficio fitosanitario provinciale, Lorenza Tessari, informa che nel 2010 si farà ricorso
alla diffusione di un parassita specifico della vespa galligena allevato e distribuito dall’Istituto di
entomologia dell’Università di Torino. Il taglio e
l’abbruciamento delle galle e dei rametti infestati
dalla vespa è possibile solo su piante giovani,
ma diventa problematico se si tratta di piante
adulte.
NOTIZIE
da “Europa Direct Trentino”
Fondazione Edmund Mach
Istituto Agrario San Michele all’Adige
a cura di Silvia Ceschini
e Giancarlo Orsingher
È stato pubblicato da Eurostat il rapporto sulle superfici a frutteto in Europa. Ogni cinque anni viene svolto
un rilevamento di alcune specie di alberi da frutto
considerate significative per misurare e identificare il
potenziale produttivo rivolto al mercato.
Le specie in questione sono sette: mele e pere da
tavola, pesche, albicocche, arance, limoni e piccoli
agrumi. Dall’indagine condotta nell’UE-27 sono emersi alcuni interessanti trend: un terzo dei frutteti europei
è situato in Spagna; circa un terzo dei frutteti europei
è coltivato a meli; un terzo ad agrumi (arancia, limone e piccoli agrumi); un terzo degli agrumi coltivati
in Spagna si concentrano nell’area di Valencia. Per
quanto riguarda i trend all’interno dell’EU-15, invece,
è emersa una tendenza alla diminuzione delle aree
coltivate a partire dal 2002, con l’eccezione dei piccoli agrumi e degli aranceti.
SICUREZZA ALIMENTARE,
AIUTI AGLI AGRICOLTORI DEI PAESI POVERI
I piccoli agricoltori dell’Africa, dell’Asia e dell’America latina riceveranno un aiuto per la produttività
grazie ai progetti del Programma alimentare mondiale.
Saranno finanziate operazioni in Bolivia (1,8 milioni di euro), in Guatemala (6,3 milioni di euro), in
Senegal (10,9 milioni di euro), in Nepal (9 milioni
di euro) e nelle Filippine (6,4 milioni di euro).
Il programma aiuterà gli agricoltori poveri, la maggior parte dei quali sono donne, a produrre in
modo più efficace, in particolare con l’agricoltura
collettiva e la diversificazione delle colture.
Grazie a questa iniziativa in alcune comunità si forniranno prodotti alimentari in cambio di un lavoro.
In totale più di due milioni di persone beneficeranno dei prodotti alimentari così generati.
AL VIA LA VENDITA
DI VERDURA “DEFORME”
Dal mese di luglio è possibile vendere cetrioli incurvati, carote nodose e fagiolini deformi.
Questa misura si inserisce nel quadro delle azioni
intraprese dalla Commissione europea per razionalizzare e semplificare le norme comunitarie e per
ridurre le formalità amministrative.
Permetterà soprattutto di limitare gli sprechi e di “offrire al consumatore una scelta di prodotti più ampia”.
Fino ad oggi, gli ortofrutticoli deformi o di forma
irregolare erano destinati all’industria o distrutti.
TERRA TRENTINA 8/2009
IL “FRUTTETO EUROPA”
39
NOTIZIE
NUOVO PORTALE
SUL BENESSERE DEGLI ANIMALI
“Whitelee” (è il nome del parco) può produrre fino
a 322 megawatt all’anno. È già previsto un ulteriore
ampliamento del parco che dovrebbe fornire energia sufficiente per circa 250.000 case e creare 300
nuovi posti di lavoro. “Whitelee” fa parte di un insieme di 23 progetti che riguardano l’energia lanciati in
Scozia dal maggio 2007 per arrivare a raggiungere
l’obiettivo del governo scozzese di produrre entro il
2011 da fonti rinnovabili il 31% dell’energia consumata.
AMBIENTE,
LA GESTIONE SOSTENIBILE DELL’ACQUA
È stato inaugurato dalla FAO un nuovo portale internet
che servirà da sportello unico per singoli ed organizzazioni alla ricerca delle informazioni più aggiornate
sul tema del benessere degli animali da allevamento.
Il portale è stato pensato per fornire un’informazione
affidabile sulla legislazione e sui risultati delle ricerche
nel settore, così come sugli standard, le pratiche e le
politiche in materia di benessere animale. Ne trarranno beneficio imprenditori agricoli, funzionari governativi, avvocati, ricercatori, industria alimentare e
zootecnica e associazioni non governative. Il portale
costituirà un importante forum per le questioni riguardanti le condizioni del bestiame relativamente ad attività quali il trasporto, la gestione della macellazione
e della pre-macellazione, la zootecnica, il trattamento
e la selezione del bestiame per controlli sanitari.
Il portale (in inglese) è raggiungibile al seguente indirizzo: http://www.fao.org/ag/againfo/programmes/animal-welfare/en/
TERRA TRENTINA 8/2009
INAUGURATO IN SCOZIA
IL PIÙ GRANDE PARCO EOLICO EUROPEO
40
Le autorità responsabili della gestione dei bacini
idrografici nell’UE si sono incontrate a Stoccolma per
scambiarsi le esperienze in materia di gestione idrica. Hanno anche affrontato la questione dell’acqua
nel contesto dei cambiamenti climatici – argomento
cruciale della settimana mondiale dell’acqua, ospitata anch’essa, nella capitale svedese (17-21 agosto).
L’anno 2009 segna una tappa decisiva nella gestione dei bacini idrografici in Europa poiché è l’anno in
cui per la prima volta le autorità nazionali competenti
sono tenute a presentare alla Commissione europea
i loro piani e programmi di gestione per migliorare
la qualità delle acque di superficie, ridurre l’inquinamento da sversamenti di sostanze pericolose, tutelare
le falde acquifere e garantire un giusto equilibrio tra
l’utilizzazione e la preservazione delle aree tutelate.
AMBIENTE, NEGLI ACQUISTI
PREVALE IL MARCHIO ECOLOGICO
È stato inaugurato in Scozia il più grande parco eolico terrestre d’Europa. Circa 140 turbine eoliche
sono state disposte su una superficie di 55 Kmq a
sud di Glasgow, la più grande città della regione.
Stando ai risultati di un ultimo sondaggio dell’Eurobarometro “Gli atteggiamenti degli europei nei confronti
del consumo e della produzione sostenibile”, l’impronta ecologica dei prodotti, per l’83% dei cittadini
dell’UE, costituisce un criterio che influenza le loro
decisioni di acquisto. Il 72% auspica l’etichettatura
obbligatoria dell’impronta delle emissioni di carbonio
dei prodotti. Un fatto positivo per l’ambiente, in un periodo in cui si intensifica la discussione sul contributo
di tutti alla lotta contro il cambiamento climatico.
Il sondaggio Eurobarometro doveva misurare il livello
di sensibilizzazione degli europei all’interesse di un
consumo e di una produzione sostenibili, e il modo in
cui gli europei percepiscono l’impatto, sulle loro decisioni di acquisto, dell’efficienza energetica, dell’etichettatura ecologica, dell’informazione ambientale
relativa ai prodotti e del marchio ecologico comunitario. Il campione del sondaggio era di 26.500 cittadini di età uguale o superiore ai quindici anni, scelti in
modo aleatorio nei 27 Stati membri e in Croazia.
RICERCA, 34 MILIONI DI EURO
PER PRESERVARE MARI E OCEANI
La Commissione europea ha lanciato un invito a presentare progetti di ricerca destinati a conciliare le attività marittime con la preservazione dei mari e degli
oceani. L’appello è diviso in tre aspetti di ricerca. Il
primo (11 milioni di euro) riguarda le conseguenze
dell’evoluzione delle condizioni climatiche in Artide
dal punto di vista economico ed ambientale; il secon-
do (12,5 milioni di euro) riguarda l’impatto dell’uomo
e della natura sulla vita marina e sulle ripercussioni
che ne derivano per settori economici come il trasporto, la pesca o il turismo; il terzo (10,5 milioni di euro)
è dedicato alle ripercussioni che la cattura del carbonio nel sottosuolo marino potrebbe avere sugli ecosistemi marini. Il termine d’offerta dei progetti scade il
14 gennaio 2010. I progetti scelti saranno rivelati al
più tardi in autunno 2010.
Tecnica flash
❍ Il diradamento dei grappoli e il taglio della parte distale dei grappoli
si fanno all’inizio dell’invaiatura su tutte le varietà a frutto rosso, ma anche su quelle a frutto
bianco, in base alla destinazione enologica
dell’uva e alla qualità che si vuole ottenere.
Il tecnico viticolo della Cantina La Vis, enologo Corrado Aldrighetti, sottolinea il fatto che
le due operazioni devono essere considerate
una correzione del carico produttivo delle viti.
Esso non sostituisce gli interventi a verde che
si dovevano eseguire in precedenza.
❍ Nei frutteti di melo gestiti con il metodo
biologico da agricoltori della Valle dell’Adige e della Val di Non che operano a tempo
pieno l’infezione di ticchiolatura era meno
grave o addirittura assente rispetto ai frutteti
nei quali è stato rispettato il disciplinare di
produzione integrata.
A salvare le piante dall’attacco del fungo che
quest’anno era più virulento del solito pare
abbiano avuto importanza determinante i
trattamenti con polisolfuro di calcio a dose
ridotta eseguiti e ripetuti anche sotto la pioggia.
TERRA TRENTINA 8/2009
❍ L’unico metodo efficace per evitare il danno della diabrotica del mais consiste
nell’adottare una rotazione alternata tra mais
e patata. Essa è stata adottata finora in Val
del Chiese su circa 10 ettari di terreno. Le
larve di diabrotica distruggono rapidamente
l’apparato radicale del mais Nostrano di Storo che è più ridotto rispetto a quello di mais
ibridi da foraggio.
Lorenza Tessari, responsabile dell’Ufficio fitosanitario della Provincia di Trento, ritiene che
la rotazione mais-patata dovrà essere adottata a partire dal 2010 anche in altre zone
del Trentino coltivate a mais da granella o da
foraggio.
41
CIBO E SALUTE
Gli effetti dei nutrienti sul cervello
Cibo per pensare
Prof. Carmelo Bruno
Già insegnante di chimica
(ITI Buonarroti – Trento)
TERRA TRENTINA 8/2009
Gomez-Pinilla, professore di neurochirurgia e scienze fisiologiche all’Università
di California, crede che appropriati
cambi nella dieta
delle persone possono aumentare le abilità
cognitive, proteggere il
cervello dai danni e contrastare gli effetti dell’invecchiamento.
Il professore studia gli effetti del
cibo sul cervello da anni ed ora
ha pubblicato su NATURE NEUROSCIENCE un articolo che analizza 160 studi in merito all’effetto del cibo sul cervello.
42
LE vitaminE
dEL gruppo B
Un articolo pubblicato su Lancet
mostra che supplementi di acido
folico, anche in associazione con
altre vitamine del gruppo B, possono aiutare le persone tra i 50
e i 70 anni a difendersi dal declino cognitivo che accompagna
l’invecchiamento. Si è trovato
che le persone che prendono tali
supplementi se la cavano meglio
nelle misure di memoria e di velocità di trattamento delle informazioni. In aggiunta c’è l’evidenza che la carenza di acido folico
è associata con la depressione
clinica.
Si suggerisce una dieta ricca di
spinaci, lievito di birra e succo
d’arancia, ricchi in acido folico.
gLi antiossidanti
FrEnano iL dECadimEnto
dEL CErvELLo
Un altro suggerimento di GomezPinilla è che le persone dovrebbero mangiare più antiossidanti.
Questa idea non è nuova. È riconosciuto che gli antiossidanti proteggono contro gli effetti dell’invecchiamento. Infatti il cervello
è particolarmente suscettibile al
danno ossidativo. Esso consuma
una gran quantità di energia e
le reazioni che rilasciano questa
energia liberano anche molecole
ossidanti e radicali liberi.
In più il tessuto cerebrale contiene una gran quantità di materiale ossidabile, particolarmente
nelle membrane che circondano
le cellule nervose. Perciò viene
suggerita, tra le altre cose, una
dieta ricca di piccoli frutti (mirtilli, ribes, lamponi...) che hanno
un forte potere antiossidante.
I principali componenti della frutta sono i polifenoli, che
hanno dimostrato di ridurre il
danno ossidativo negli animali
da esperimento e di aumentare
l’abilità nell’imparare e nel trattenere i ricordi. In particolare
queste sostanze chimiche provocano cambiamenti nella risposta
a differenti tipi di stimoli nell’ippocampo (una parte del cervello
che è cruciale nella formazione
dei ricordi a lungo termine e che
è la regione più soggetta alla malattia di Alzheimer).
Tra i polifenoli c’è la curcumina
(è una spezia ed è la componente
principale del curry), che è stato
dimostrato avere effetti protettivi
sul cervello. Non può essere una
coincidenza che in India dove
viene consumata molta curcumina la malattia di Alzheimer è più
rara che altrove.
Il prof. Gomez-Pinilla dice che
è probabile che gli antiossidanti
proteggano le membrane sinaptiche. Le sinapsi sono le giunzioni tra le cellule nervose e la loro
azione è fondamentale per l’apprendimento e la memoria.
iL pEsCE
prima dEgLi Esami
Generazioni di mamme che hanno dato il pesce ai figli prima degli esami hanno visto giusto, non
tanto per il fosforo, la cui utilità è
dubbia, quanto per gli omega-3.
Gli acidi grassi omega-3 forniscono alle membrane sinaptiche
le caratteristiche di “fluidità” (la
capacità di trasportare i segnali)
e la “plasticità” (la capacità delle
sinapsi di cambiare). Tali capacità sono la base della memoria. Circa il 30% dei grassi delle
membrane delle cellule nervose
sono molecole di omega-3. Tenere un alto livello di omega-3
nell’organismo è condizione
necessaria per mantenere il cervello in buona salute. In realtà,
i benefici degli omega-3 inclu-
dono non solo il miglioramento
dell’apprendimento e della memoria, ma anche il contrasto alla
depressione e ai disturbi bipolari.
Gli omega-3 si trovano nei grassi dei pesci come sgombro, salmone, alici, sardine e pure nelle
noci e nei kiwi.
È stata riscontrata una forte correlazione negativa tra la quantità
di pesce consumato da una nazione e i suoi livelli di depressione clinica. Tra gli abitanti
dell’isola di Okinawa in Giappone si riscontra una velocità
di crescita dei disordini mentali
estremamente bassa. Tali abitanti sono noti per essere dei forti
mangiatori di pesce.
I bambini che hanno aumentato
la quantità di omega-3 hanno migliori risultati scolastici e minori
problemi comportamentali. Un
altro studio evidenzia che i bambini piccoli le cui madri hanno
preso durante la gravidanza e l’allattamento al seno supplementi
di olio di pesce (che contiene gli
omega-3) mostrano migliori per-
formance cognitive rispetto agli
altri bambini.
Prendendo gli omega-3 dal cibo
piuttosto che dalle capsule possono esservi maggiori benefici,
in quanto vi sono nutrienti addizionali.
Al contrario, molti studi suggeriscono che diete ricche in acidi grassi saturi (grassi animali e
grassi di cocco e palma), acidi
grassi trans (margarine), e anche
i cibi fritti a lungo e il burro, hanno effetti negativi sulla cognizione. Gli animali da esperimento
nutriti con tali diete manifestano
un declino nella performance cognitiva.
In conclusione il prof. GomezPinilla afferma che il cibo è
come un farmaco per il nostro
cervello, a cui bisogna aggiungere l’esercizio fisico e il sonno. Le
ricerche mostrano che gli effetti
della dieta, combinati cogli effetti dell’esercizio fisico e con una
buona notte di sonno possono
rinvigorire le sinapsi e fornire altri benefici cognitivi.
Scadenze
❍ Nell’autunno del 2008 la cooperativa Sant’Orsola di Pergine Valsugana ha proposto agli
amministratori delle cooperative minori che in
Trentino ritirano e commercializzano fragole
e piccoli frutti prodotti nei territori di competenza la possibilità di unificare la vendita con
l’onere del conferimento totale.
La proposta, sostenuta dalla Federazione tren-
tina della cooperazione e dall’Assessorato
provinciale all’agricoltura, non ha avuto esito
positivo. Le cooperative Levico Frutta e AGRi
90 di Storo erano disposte a conferire solo
una percentuale del 20-30%, ma gli amministratori di Sant’Orsola pretendevano il 100%.
Se ne riparlerà a fine campagna 2009.
❍ Il Consorzio Fersinale di bonifica ha
visto respingere il proprio ricorso al Tar di
Trento e al Consiglio di Stato contro la delibera della Giunta provinciale che prevedeva
l’unificazione dei tre consorzi di bonifica esistenti lungo il bacino imbrifero dell’Adige, da
Mezzocorona a Borghetto. È entrato pertanto
a far parte del Consorzio trentino di bonifica che sta mettendo a punto il nuovo statuto
e creando le premesse giuridiche per indire
le elezioni degli organi amministrativi entro il
prossimo biennio.
TERRA TRENTINA 8/2009
❍ Dal 1° agosto 2009 è entrato in vigore il nuovo ordinamento di mercato del vino
varato dall’Unione europea. Esso prevede la
suddivisione tra vini di territorio DOP e IGP e
vini generici che possono recare in etichetta il
nome del vitigno.
Il Consorzio tutela vini del Trentino ha chiesto
al Ministero per le politiche agricole alimentari
e forestali che nessun vino generico possa fregiarsi del nome di vitigni già inclusi nelle DOC
Trentino.
43
ORTO E DINTORNI
Un fiore per ogni mese
I radicchi da cespo a foglie
rosse e variegate
Iris Fontanari
Uno degli ortaggi più richiesti sui
mercati ortofrutticoli è il radicchio
rosso da cespo, molto apprezzato
sulle mense soprattutto nei mesi
invernali, ideale come contorno
in varie pietanze, ma anche componente prelibato per molte ricette sia invernali che estive.
I radicchi rossi vengono coltivati in larga misura soprattutto nel
Veneto dove se ne consumano
le foglie colorate o variegate che
costituiscono il cespo stesso.
I radicchi sono originari del bacino del Mediterraneo, ma sembra
che quelli a foglie colorate provengano dall’Oriente.
Per secoli e secoli i radicchi selvatici hanno costituito un alimento molto apprezzato ed erano sicuramente consumati sia dai
Greci che dai Romani.
Le varietà attuali derivano da incroci anche casuali avvenuti nel
tempo tra i numerosi tipi sia coltivati che spontanei.
TERRA TRENTINA 8/2009
La Cichorium inthybus (della famiglia delle Composite) è presente in
tutta la Penisola. I fiori, di un bel colore azzurro vivo, sono riuniti in
infiorescenze a capolino che si aprono solo al mattino
44
note botaniche e colturali
Con il termine radicchio o cicoria
si indicano diverse varietà coltu-
rali derivanti dalla stessa specie
spontanea, la Cichorium inthybus (della famiglia delle Composite), una pianta erbacea annuale, biennale o perenne, presente
in tutta la Penisola nei luoghi incolti, tra i cespugli e ai bordi delle strade. I tipi di radicchio maggiormente coltivati pare derivino
proprio da questa specie, ossia
dalla cicoria vera e propria.
Alcune varietà di radicchio vengono coltivate per le grandi foglie commestibili ed altre per le
radici,che si possono utilizzare
crude o cotte.
Le foglie dei radicchi rossi che noi
qui prendiamo in considerazione
Per ottenere produzioni abbondanti e di qualità sono necessari
sia una costante irrigazione che
una concimazione a base di letame ben maturo; ma in terreni
particolarmente fertili o quando
si fanno colture a ciclo breve, il
letame non è indispensabile. Il
radicchio si può comunque seminare o trapiantare dopo colture che hanno avuto un’abbondante concimazione organica (ad
esempio lo zucchino).
Le varietà
Fra i tipi di radicchio a foglie colorate un posto d’onore merita
sicuramente il radicchio di treviso (o trevigiano) che si può
considerare la varietà base da cui
sono derivati, attraverso selezioni e incroci, tutti gli altri radicchi
colorati. È il classico radicchio
rosso, uno dei più importanti
simboli gastronomici del Veneto (da non confondere, tuttavia,
come fanno spesso i consumatori, con gli altri radicchi a foglie
colorate!).
I tipi prevalenti sono due: uno
precoce ed uno tardivo. Il primo,
resistente al freddo, si raccoglie
fra la fine di novembre e la metà
di dicembre: presenta foglie allargate, cespo compatto e allungato e va posto in bianco1 per
mezzo della sola legatura.
Il secondo, più resistente al gelo,
necessita
dell’imbianchimento
fuori campo per assumere le caratteristiche che lo contraddistinguono. Quest’altra tecnica, molto
laboriosa e impegnativa, è però
riservata ai coltivatori specializzati.
Il prodotto in commercio presenta foglie strette e allungate,
terminanti spesso quasi a punta,
con colore rosso intenso e una
tipica costolatura larga, bianca
e croccante. Il cespo si presenta poco chiuso e viene venduto
con una porzione di radice ben
pulita.
Questa pregiatissima varietà viene venduta dai primi di dicembre
alla fine di marzo, ma il momento di maggiore richiesta coincide
con le festività natalizie.
Altro radicchio di ottima qualità
è quello di Verona (o veronese)
che sembra derivi per selezione
dal “trevigiano” di cui conserva il
colore rosso molto vivace, la costolatura bianca e il margine intero delle foglie che sono di forma
tondeggiante. Il cespo è piuttosto compatto e sferico e non allungato come nel trevigiano.
È indicato soprattutto per produzioni tardive (gennaio-marzo) e
viene posto in bianco sul campo,
togliendo le piante dal terreno
con tutta la radice e formando
TERRA TRENTINA 8/2009
sono molto diverse sia per forma
(arrotondata, allungata, a margine
liscio, a margine frastagliato ecc.)
che per colore (rosso di varie tonalità o variegato in diversa misura). La disposizione delle foglie è
simile a quella dei petali di una
rosa (a rosetta basale) ed i cespi,
ossia i grumoli, detti pure cuori o
teste, che si formano al loro interno, sono più o meno compatti
e di diverso aspetto in rapporto
alle varietà cui appartengono. Le
radici hanno l’asse principale (fittone) particolarmente sviluppato
e spesso fornito di numerose radichette laterali.
I fiori dei radicchi, di un bel colore azzurro vivo, sono riuniti in
infiorescenze a capolino che si
aprono solo al mattino.
Il radicchio è poco esigente in
fatto di clima e può vegetare ad
elevate temperature anche con
poca umidità. La parte aerea
delle varietà adatte alla coltura invernale subisce danni solo
quando la temperatura è inferiore ai 4-5°C sotto lo zero. La temperatura minima di vegetazione di questo ortaggio è di 8°C,
mentre quella ideale si aggira sui
15-20°C.
Pertanto, con la scelta di varietà
adatte e con l’aiuto di semplici
protezioni, è possibile ottenere
radicchi rossi da cespo per quasi tutti i mesi dell’anno. In ogni
caso, pur essendo un prodotto
sempre gradevole, il radicchio
migliore si ottiene nel periodo
che va dal tardo autunno all’inizio della primavera.
Anche per quel che riguarda il
terreno questo ortaggio presenta
una grande adattabilità: si possono ottenere buone produzioni sia
in terreni compatti, a volte addirittura anche sassosi, sia in terreni molto sciolti. Predilige, tuttavia, suoli acidi e neutri, mentre
non tollera quelli alcalini. Teme
i ristagni d’acqua soprattutto nel
periodo autunno-invernale.
45
ORTO E DINTORNI
TERRA TRENTINA 8/2009
dei cumuli alti circa mezzo metro. Il prodotto è però gradevole
anche senza l’imbianchimento.
Data la buona resistenza al freddo, la coltura invernale del “veronese” viene consigliata anche
per gli orti famigliari. Se ne possono distinguere due tipi: quello
di montagna e quello di pianura
con varietà più precoci o più tardive.
Il radicchio di chioggia (o
chioggiotto) rosso è uno degli
ortaggi che si sono maggiormente affermati negli ultimi decenni,
la cui selezione è cominciata a
Chioggia già nella prima metà
del secolo scorso partendo dal
“variegato di Castelfranco Veneto”. Da quest’ultimo è derivato il
“chioggiotto variegato” e poi, per
successive selezioni, si è ottenuto il rosso.
46
Le piante mature presentano un
cespo centrale ben chiuso, costituito da foglie arrotondate con
margine liscio e costola bianca allargata alla base. Le foglie
esterne sono di colore verde intenso con tonalità rossastre: esse
ricoprono il cespo, di dimensioni
spesso notevoli e di colore rosso carico. Questo radicchio non
richiede imbianchimento e viene posto in commercio con una
parte di radice pulita. In linea di
massima se ne possono individuare quattro gruppi: precocissimo, precoce, medio precoce e
tardivo.
Può dare ottimi risultati anche
negli orti domestici, ma le sementi devono derivare da buone selezioni. Se si possiedono
piccole superfici, è consigliabile
coltivarlo dalla fine di settembre
a tutto il periodo invernale.
Il chioggiotto variegato assomiglia molto al variegato di Castelfranco Veneto, anche se la forma
del cespo è più simile a quella del
chioggiotto rosso, di cui spesso è
anche più grosso (può superare
anche i 6-7 etti). Le foglie del cespo maturo sono color crema o
rosato (ma anche più chiare) con
screziature rosse.
Se ne possono distinguere due
gruppi, il precoce ed il tardivo, e
viene raccolto soprattutto nel periodo autunno-invernale. Come
la qualità rossa, è molto indicato
per gli orti famigliari.
Un altro ortaggio “classico” è il
Variegato di castelfranco Veneto, che ha avuto quasi di sicuro origine da un incrocio tra il
rosso di Treviso e la scarola, di
cui ha mantenuto la forma aperta
e la frangiatura del margine fogliare. L’importanza di questo ra-
dicchio è tuttavia andata sempre
più diminuendo mano a mano
che si affermavano i radicchi trevigiani, chioggiotti e veronesi.
La sua produzione richiede attualmente un alto costo sia per la
manodopera necessaria alla coltura e all’imbianchimento, sia per
la scarsa resistenza ai trasporti.
Viene coltivato soprattutto nelle
province di Treviso e Padova; è
ritenuto il migliore radicchio, dal
punto di vista gustativo, da molti
intenditori di buona cucina.
Le foglie sono in media più grandi rispetto alle precedenti varietà
e possono presentare qualche
accenno di bollosità; in autunno
si coprono di screziature rosse
di varia intensità. Dopo l’imbianchimento le foglie hanno fondo
color avorio-crema e screziature
che vanno dal rosa più o meno
carico al rosso intenso e al violaceo.
Per la colorazione e la tipica
forma aperta questo radicchio è
stato definito dagli appassionati
“il fiore che si mangia” ed anche
“insalata orchidea”.
Si può coltivare facilmente anche
nei nostri orti, ottenendo un prodotto altamente pregiato. È però
poco resistente al freddo ed è
perciò consigliabile raccoglierlo
al massimo entro la prima quindicina di dicembre, prima delle
forti gelate.
1
L’imbianchimento è una tecnica
che viene usata non solo per i radicchi, ma anche per altri ortaggi
(indivia riccia, scarola, porro, cardo
ecc.) ed ha lo scopo di sottrarre in
tutto o in parte le piante alla luce
e far sviluppare le foglie del cespo
utilizzando le sostanze di riserva
accumulate dalle radici. Per il trevigiano precoce l’imbianchimento
si attua legando direttamente sul
campo le piante con un elastico o
altro tipo di legaccio. Le piante vanno tenute legate da 10-12 a 20-25
giorni in rapporto alla temperatura
del periodo. Con questa pratica il
prodotto diventa più tenero e appetibile.
Foto presa dal catalogo “I prodotti della terra. Artisti trentini fra Ottocento e Novecento” edito da EsaExpo in
occasione della mostra allestita a Palazzo Roccabruna (20 novembre -18 gennaio 2009).
Marco Bertoldi
Raccoglitori di patate
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Comune di Lavarone
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