8 PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO 2009 mensile di economia e tecnica per un’agricoltura moderna al servizio del consumatore e dell’ambiente www.trentinoagricoltura.net Prognosfruit 2009 Centralina idroelettrica su malga Prove di sovescio in vigneto NAZ/220/2008 numero 8 settembre 2009 - anno LIV Trattori in piazza ASSESSORATO PROVINCIALE ALL’AGRICOLTURA SOMMARIO 3 PRIMO PIANO Le previsioni di produzione di mele per la stagione 2009/2010 7 8 9 10 COMUNICATI Zootecnia: aiuti per chi porta gli animali all’alpeggio Mellarini e Berger insieme in Val Sarentino Costituito il consorzio di miglioramento fondiario di Mezzocorona I numeri del primo anno dell’APPAG TERRA TRENTINA 8/2009 PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Mensile di economia e tecnica dell’agricoltura Organo dell’Assessorato provinciale all’agricoltura di Trento Reg. Trib. Trento n. 41 del 29.8.1955 Direttore responsabile 11 INIZIATIVE Accademia d’Impresa ad Ecogrestaland giampaolo pedrotti Coordinatore tecnico 14 EVENTI Sergio Ferrari Fa’ la cosa giusta! Segreteria di redazione 15 ACQUACOLTURA Misuratori di acqua derivata nelle troticolture 18 MACCHINE AGRICOLE Trattori in piazza daniela poletti Redazione Piazza Dante, 15 38100 TRENTO Tel. 0461 494614 492670 Fax 0461 494615 22 VITICOLTURA Prove di sovescio in viticoltura 29 VITICOLTURA Mauro Fezzi Vita lunga per le viti da spumante Dipartimento agricoltura e alimentazione Fabrizio dagostin Servizio aziende agricole e territorio rurale 32 PROGETTI 35 39 coMitAto di diRezione Centralina idroelettrica a servizio di una malga Marta da Vià Servizio promozione delle attività agricole Alberto giacomoni NOTIZIE Agenzia provinciale per i pagamenti Notizie dalla Fondazione E. Mach /IASMA Notizie da “Europe Direct” giovanni de Silvestro Servizio promozione delle attività agricole giuliano dorigatti 42 CIBO E SALUTE Cibo per pensare Servizio aziende agricole e territorio rurale Romano Masè Dipartimento risorse forestali e montane 44 ORTO E DINTORNI I radicchi da cespo a foglie rosse e variegate corrado zanetti Ufficio stampa P.A.T. Marina Monfredini Fondazione E. Mach – IASMA Silvia ceschini Ufficio stampa Fondazione E. Mach – IASMA Fotocomposizione e stampa eSpeRiA Srl Prodotto stampato da Esperia Srl, azienda certificata FSC, Iso9001 e Iso14001 Via G. Galilei, 45 - LAVIS (TN) PRIMO PIANO Presentate a Prognosfruit (Maastricht/Olanda) il 6 agosto 2009 Le previsioni di produzione di mele per la stagione 2009/2010 L’Europa a 15 Paesi rivela una produzione sostanzialmente stabile. Il quantitativo previsto, anche in base al trend delle superfici coltivate ancora in leggera riduzione, dovrebbe essere quello ordinario. Nei Paesi dell’Europa dell’Est si prevede una produzione minore rispetto al 2008. La riduzione più consistente si avrà in Polonia. a cura di Servizio stampa e relazioni pubbliche Federazione Trentina della Cooperazione TERRA TRENTINA 8/2009 La situazionE nELLa ComunitÀ EuropEa Le previsioni di produzione per il 2009, presentate a Prognosfruit a Maastricht in Olanda il 6 agosto, riportano una diminuzione del 7% rispetto alla produzione consuntiva del 2008. In termini quantitativi le mele prodotte nella stagione 2008/2009 sono state 11.533.000 ton. e la previsione per il 2009/2010 è di 10.753.000 ton. La situazione è frutto di una diminuzione nei Paesi dell’Est Europa e particolarmente in Polonia, che passa da un consuntivo 2008 di 3.200.000 ton. ad una previsione 2009 di 2.600.000 ton (tab. 1). La cosiddetta “Vecchia Europa” a 15 Paesi è sostanzialmente stabile e si può affermare che, anche in base al trend delle superfici coltivate, ancora in leggera riduzione, il quantitativo previsto dovrebbe essere quello ordinario. Anche dal punto di vista del trend varietale la spinta verso le cv Gala e Fuji sembra in stabilizzazione. Le previsioni per la Comunità Europea a 15 Paesi, che rappresenta una base di valutazione importante per il mercato delle Organizzazioni di produttori italiane, sono riportate nella tabella 2. 3 Tab. n. 1 (tonnellate) PRIMO PIANO Area Prod. 2005 Prod. 2006 Prod. 2007 Prod. 2008 Prev. 2009 EU – 15 7.094.000 6.672.000 7.167.000 6.868.000 6.814.000 -1% NM – 12 3.138.000 3.168.000 1.618.000 4.665.000 3.938.000 - 16 % 10.232.000 9.840.000 8.785.000 11.503.000 10.753.000 -7% TOT. EU – 27 2009/08 Fonte: WAPA Tra i singoli Paesi si distinguono la Spagna, con una diminuzione del 18% rispetto al 2008. Il dato spagnolo potrebbe peraltro variare considerevolmente per effetto di vaste grandinate che hanno interessato la zona di Lerida in Catalogna. Una situazione simile viene presentata dal Belgio, dove gli eventi gradinigeni hanno interessato circa il 50% della superficie coltivata a melo. Tale fatto porterà ad una riduzione maggiore rispetto a quella segnalata a Prognosfruit. La Francia presenta un leggero incremento, pur confermando una ulteriore leggera erosione della superficie coltivata a melo, che è diminuita del 20% circa dal 2000 ad oggi. In Germania, oltre alla presenza di grandine nelle zone più meridionali, va segnalata una minore produzione dei frutteti familiari. Di segno positivo è la produzione prevista in Austria, che potrebbe segnare il record produttivo. In questo Paese le diffuse grandinate hanno inciso poco su qualità e quantità del prodotto, sotto copertura per circa il 75% de totale. L’Europa dell’Est Le aree dell’Europa dell’Est sono ancora in via di evoluzione, con una spinta al rinnovo di frutteti ormai obsoleti, ma anche con maggiori difficoltà per quantificare le previsioni (tab. 3). In generale si prevede una minore produzione in quasi tutti i Paesi, che si ritiene giustificata come normale alternanza produttiva. Importante è la riduzione prevista per la Polonia, pari a 600.000 tonnellate, rispetto ad un consuntivo 2008 che ha rappresentato il record produttivo. Si segnala che come tradizione una frazione alta di prodotto – tra il 50 e 60% – viene trasformata in succo. L’andamento varietale Vengono infine riportate in tabella n. 4 le previsioni di produzione per varietà. Importante per gli operatori italiani è la contrazione prevista per la Golden Delicious e della Tab. n. 2 (tonnellate) TERRA TRENTINA 8/2009 Paese 4 Prod. 2005 Prod. 2006 Prod. 2007 Prod 2008 Prev. 2009 Italia 2.085.000 1.991.000 2.142.000 2.164.000 2.115.000 - 2% Francia 1.770.000 1.585.000 1.676.000 1.528.000 1.601.000 5% Germania 925.000 948.000 1.070.000 1.047.000 1.042.000 0% Spagna 701.000 547.000 599.000 528.000 448.888 - 18% Olanda 365.000 337.000 396.000 376.000 392.000 4% Belgio 317.000 358.000 358.000 336.000 311.000 - 8% Portogallo 252.000 257.000 258.000 245.000 245.000 0% Grecia 265.000 267.000 236.000 231.000 220.000 - 5% Regno Unito 193.000 174.000 196.000 201.000 214.000 6% Austria 174.000 161.000 188.000 169.000 185.000 9% Danimarca 26.000 27.000 32.000 26.000 24.000 - 8% Svezia 21.000 20.000 16.000 18.000 18.000 0% 7.094.000 6.672.000 7.167.000 6.869.000 6.815.888 - 1% TOT. EU-15 Fonte: WAPA 2009/08 Tab. n. 3 (tonnellate) Paese Prod. 2005 Prod. 2006 Prod. 2007 Prod. 2008 Prev. 2009 2.200.000 2.250.000 1.100.000 3.200.000 2.600.000 - 19% Ungheria 467.000 480.000 203.000 583.000 514.000 - 12% Rep. Ceca 138.000 160.000 113.000 157.000 141.000 - 10% Lituania 130.000 100.000 40.000 74.000 60.000 - 19% Slovenia 58.000 50.000 61.000 60.000 60.000 0% Bulgaria 71.000 65.000 60.000 56.000 56.000 0% Romania 439.000 417.000 287.000 459.000 435.000 - 5% Slovacchia 36.000 31.000 10.000 42.000 48.888 16% Lettonia 38.000 32.000 31.000 34.000 25.000 - 26% 3.577.000 3.585.000 1.905.000 4.665.000 3.939.888 - 16% Polonia TOTALE 2009/08 Fonte: WAPA Red Delicious, che rappresentano non solo il 30% circa del totale europeo, ma anche più della metà delle mele in Italia. La situazione italiana Nella tabella n. 5 si riportano le previsioni di produzione italiane a livello regionale. L’andamento è sostanzialmente omogeneo tra le varie regioni, con l’unica eccezione del Piemonte e della Lombardia, che segnalano un incremento rispettivamente del 18% e del 23%. La stagione si presenta leggermente in anticipo rispetto al 2008, ma l’elemento che caratterizza positi- vamente finora la stagione è l’alta qualità del prodotto in pianta. Un primo giudizio sullastagione 2009/2010 Le informazioni che provengono da Prognosfruit vanno analizzate nel dettaglio. Tab. n. 4 (tonnellate) Prod. 2005 Prod. 2006 Prod. 2007 Prod. 2008 Prev. 2009 Golden Del. 2.561.000 2.339.000 2.450.000 2.508.000 2.407.000 - 4% Gala 1.052.000 1.015.000 1.024.000 1.049.000 1.037.000 - 1% Jonagold 650.000 632.000 652.000 803.000 688.000 - 14% Red Del. 660.000 631.000 600.000 743.000 662.000 - 11% Granny 315.000 308.000 305.000 310.000 311.000 0% Braeburn 296.000 279.000 318.000 297.000 322.000 8% Fuji 130.000 133.000 188.000 206.000 225.000 9% 92.000 78.000 103.000 86.000 90.000 5% Elstar 427.000 431.000 487.000 469.000 478.000 2% Gloster 100.000 126.000 91.000 162.000 113.000 - 30% Idared 693.000 622.000 282.000 801.000 769.000 - 4% 65.000 66.000 129.000 128.000 140.000 9% 3.646.000 3.609.000 2.503.000 3.971.000 3.511.000 - 12% 10.687.000 10.269.000 9.132.000 11.533.000 10.753.000 - 7% Renetta Cripps Pink Altre TOTALE Fonte: WAPA 2009/08 TERRA TRENTINA 8/2009 UE 27 5 Tab. n. 5 (tonnellate) PRIMO PIANO 2005 2006 2007 Prod. 2008 Prev. 2009 2009/08 ALTO ADIGE 919.165 921.314 978.814 1.058.701 1.008.930 - 5% TRENTINO 448.919 362.919 458.774 433.827 425.326 - 2% VENETO* 243.578 248.689 243.099 215.819 201.558 - 7% 38.018 35.700 -6% FRIULI* PIEMONTE 177.847 201.087 196.416 173.260 195.839 13% EMILIA ROMAGNA 180.485 162.325 189.127 168.334 161.221 - 4% LOMBARDIA 31.314 35.042 31.202 31.534 40.988 30% ALTRI 70.000 60.000 45.000 45.000 45.000 0% 2.071.308 1.991.376 2.142.432 2.164.493 2.114.562 - 2% TOTALE TERRA TRENTINA 8/2009 Fonte: ASSOMELA/CSO * Nelle annate 2005, 2006 e 2007 il dato di Veneto e Friuli è aggregato.A livello nazionale la previsione è leggermente inferiore al consuntivo 2008. 6 Dopo due anni che hanno contrapposto a livello europeo una produzione tra le più basse (2007) e tra le più alte (2008), la stagione 2009, pur presentando una produzione ancora superiore alla media, si riporta vicino alla normalità. I Paesi dell’Europa a 15, dove si colloca una parte importante delle mele italiane, presentano una previsione in leggera diminuzione (- 1%). Nell’area dell’Est Europa la contrazione produttiva è invece più importante (- 16%), trascinata verso il basso in particolare della Polonia. Ad inizio agosto i quantitativi di mele importati nella Comunità Europea di provenienza Emisfero Sud sono del 10% circa inferiori allo stesso momento del 2008 e la stagione dell’export per tali Paesi è ormai alla fine. Le giacenze di mele ad inizio agosto, sia a livello europeo che italiano, sono ancora superiori alla media, ma le vendite del mese di luglio sono state molto buone e le eccedenze saranno presumibilmente smaltite entro la fine del mese. Il possibile effetto di sovrapposizione tra la nuova produzione 2009, le rimanenze della produzione 2008 “domestica” e le mele provenienti dall’Emisfero Sud dovrebbe essere limitato. Il volume complessivo previsto per la produzione nella “vecchia Europa”, al quale si aggiungerà un quantitativo aggiuntivo proveniente dall’Est Europa, appare in sostanza vicino all’equilibrio rispetto alla domanda. Lo stesso giudizio preliminare può essere dato per l’Italia, dove la capacità delle organizzazioni di produttori di lavorare ed immagazzinare praticamente tutto il prodotto assicura una buona e costante alimentazione del mercato. Va certamente tenuto conto della problematica economica generale, che determina un approccio più cauto ed attento del consumatore al mercato. Le difficoltà che sembrano condizionare la stagione della frutta estiva influenzano in maniera negativa il settore melicolo, alzando il livello di concorrenza tra prodotti e tra operatori. La mela è peraltro un prodotto che presenta una dinamica di prezzo abbastanza stabile, sia negli anni che durante l’annata, fatto che appare apprezzato dai consumatori e dal trend di consumo che è abbastanza stabile. Altri fattori andranno valutati nel prossimo futuro, come la produzione di mele 2010 nei Paesi dell’emisfero sud ed i quantitativi che saranno importati in Europa e la produzione di altra frutta. Per quanto possibile ad inizio agosto 2009, si intravede una stagione certamente difficile, specialmente fino a fine anno, ma una azione di sostegno ai consumi interni ed una auspicabile crescita delle esportazioni potrebbe offrire sviluppi ragionevolmente positivi per i produttori italiani. Assomela è il Consorzio delle Organizzazioni di produttori di mele italiani che rappresenta l’80% della produzione melicola nazionale. Associa le OP VOG (Marlene), VIP e VOG Products della provincia di Bolzano, Melinda e “la Trentina” della provincia di Trento, COZ e Nord Est della regione Veneto, Melapiù della regione Emilia Romagna, Rivoira e Lagnasco della regione Piemonte e Melavì della regione Lombardia. COMUNICATI Zootecnia: aiuti per chi porta gli animali all’alpeggio Su proposta dell’assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione Tiziano Mellarini, la giunta provinciale ha approvato un provvedimento con cui si prevedono aiuti economici per compensare parzialmente la perdita di reddito e il costo sostenuto dagli allevatori che si impegnano a portare all’alpeggio, in gergo tecnico “monticare”, gli animali giovani nel periodo estivo e fino al raggiungimento dei tre anni di età oppure fino al parto. re di finanziare tutte le domande ammissibili con le risorse previste per ogni esercizio finanziario. Gli allevatori devono presentare ogni anno una domanda al Servizio provinciale competente in materia di Aziende agricole e territorio rurale. Per quest’anno il termine è di 30 giorni dal gior- no successivo alla pubblicazione del provvedimento sul Bollettino Ufficiale della Regione. Per i prossimi anni le domande dovranno essere presentate dal 15 giugno al 30 luglio. La domanda può essere presentata anche per il tramite della Federazione Provinciale degli Allevatori. (l.r.) TERRA TRENTINA 8/2009 La monticazione comporta infatti un ritardo nell’entrata in produzione degli animali stimabile in circa sei mesi. Per contro l’alpeggio estivo produce un effetto benefico in termini di benessere degli animali e quindi di qualità dei prodotti. Il provvedimento si applica per le aziende del settore bovino ed equino, con esclusione degli asini. Gli animali al pascolo devono essere mantenuti nel rispetto delle norme igienico sanitarie e di protezione. Si può richiedere il contributo per i bovini di età compresa tra i 5 mesi e i 3 anni oppure fino al primo parto e per i puledri e le puledre di età compresa tra i 5 mesi e i 3 anni. Il premio che può essere concesso è di 200 euro per animale ma può essere ridotto per consenti- 7 COMUNICATI Gli assessori provinciali di Trento e di Bolzano e i percorsi condivisi per turismo e agricoltura TERRA TRENTINA 8/2009 Mellarini e Berger insieme in Val Sarentino 8 «L’idea è quella di tracciare percorsi unitari, tra le Province autonome di Trento e di Bolzano, nei comparti turistico e agricolo. – Sono state le parole di Tiziano Mellarini, assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione – Sul fronte turistico intendiamo dare risposta alle attese degli operatori e promuovere assieme due territori simili, l’Alto Adige e il Trentino. In particolare vanno coordinate alcune scelte importanti, e penso alle Dolomiti, da poco iscritte tra i beni dell’Unesco, ma anche ad altri argomenti come il tema del pedaggio per i passi dolomitici, che sta animando il dibattito estivo, o, sul fronte invernale, la necessità di garantire un’adeguata sicurezza sulle piste da sci. Nel comparto agricolo – ha proseguito l’assessore della Provincia autonoma di Trento – ci siamo già mossi con la Provincia di Bolzano per far sentire alla Comunità Europea la nostra voce assieme e per dare risposte agli allevatori e agli agricoltori di montagna». Sulla stessa linea il collega della Provincia autonoma di Bolzano, l’assessore all’agricoltura e al turismo Hans Berger: «Sono davvero contento che i colleghi trentini abbiamo accolto il nostro invito, bisogna cooperare tra noi in modo stretto perché ci muovono gli stessi interessi e problemi, inoltre è importante che i nostri collaboratori si conoscano tra loro e disegnino dei percorsi comuni». Una giornata a piedi tra le malghe della bucolica val Sarentino, con i dirigenti e gli amministratori delle Province di Trento e di Bolzano dei settori foreste, turismo e agricoltura, assieme agli assessori provinciali Tiziano Mellarini e Hans Berger. Il 21 agosto 2009, in val Sarentino, tra le Hütten Auerner Hof e Öttenbacher Alm un incontro che ha gettato le basi per una solida collaborazione delle Province di Trento e di Bolzano nei comparti di agricoltura e turismo. Tiziano Mellarini e Hans Berger A fare gli onori di casa il sindaco di Sarentino, Franz Thomas Locher che, assieme agli uomini della Forestale, ha assicurato il supporto logistico a questa importante giornata. Accanto a loro i vari responsabili dei settori foreste, turismo e agricoltura delle due Province; per la Provincia autonoma di Trento vi erano i tre dirigenti, Romano Masè del Diparti- mento risorse forestali e montane, Paolo Nicoletti del Dipartimento Turismo, commercio, promozione e internazionalizzazione e Mauro Fezzi del Dipartimento agricoltura e alimentazione. Il prossimo appuntamento sarà nell’estate 2010, e questa volta a fare da sfondo saranno i pascoli del Trentino, come ha assicurato l’assessore Tiziano Mellarini. (a.t.) Copre un territorio di 745 ettari Costituito il consorzio di miglioramento fondiario di Mezzocorona Nasce nella Piana Rotaliana un nuovo Consorzio di miglioramento fondiario, quello di Mezzocorona. Il consorzio è stato ufficialmente costituito, su proposta dell’assessore all’agricoltura Tiziano Mellarini, con una delibera approvata dalla Giunta provinciale. Foto Cavagna – Archivio Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento Scadenze ❍ L’Ufficio tutela delle produzioni agricole della Provincia di Trento informa che con l’entrata in vigore dell’OCM Vino prevista per il 1° di agosto 2009 l’Unione Europea applicherà una multa di 12 mila euro a ettaro per vigneti piantati senza le autorizzazioni pre- viste dalla normativa comunitaria. I viticoltori che hanno piantato vigneti senza averne fatto denuncia all’ufficio competente non possono procedere alla vendemmia e sono obbligati ad estirpare le viti, se non regolarizzano la situazione. TERRA TRENTINA 8/2009 Il CMF di Mezzocorona, per la cui costituzione si è espressa il 17 maggio scorso un’assemblea pubblica convocata dal comitato promotore, si estende su una superficie di 744,99 ettari ricadente nel comune catastale di Mezzocorona. Nella zona di competenza del nuovo ente il settore agricolo rappresenta una significativa e consolidata realtà economica e la costituzione di un CMF riveste, nelle intenzioni dei promotori, un ruolo importante nella gestione unitaria delle future iniziative di sviluppo dell’area, sia nell’impiego delle risorse economiche, sia nella realizzazione delle opere. Le migliorie fondiarie in progetto riguardano il miglioramento e la creazione di nuove infrastrutture agrarie e la realizzazione di un impianto irriguo consortile, quest’ultimo modulato al territorio agrario e finalizzato ad un uso razionale della risorsa idrica. A breve si terrà una nuova assemblea per la nomina degli organi direttivi. (c.z.) 9 COMUNICATI Approvato dalla Giunta il rendiconto 2008 dell’Agenzia provinciale per i pagamenti in agricoltura I numeri del primo anno dell’APPAG Effettuati 2.935 pagamenti per un importo di 6.200.000 euro TERRA TRENTINA 8/2009 L’Agenzia provinciale per i pagamenti (APPAG) è operativa dall’1 ottobre 2007, mentre opera in qualità di organismo pagatore per la gestione delle spese FEASR e FEAGA, ed in particolare per i pagamenti riguardanti i regimi di aiuto previsti dal Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 e della Domanda Unica dal 16 ottobre 2008. Il 2008 è pertanto il primo anno in cui l’Agenzia è stata operativa per l’intero esercizio finanziario per quanto concerne l’attività di funzionamento. Nell’esercizio 2008 le entrate di competenza accertate, al netto delle partite di giro, ammontano 10 Approvato dalla Giunta provinciale, su proposta dell’assessore all’agricoltura Tiziano Mellarini, il rendiconto dell’Appag (Agenzia provinciale per i pagamenti) relativo al 2008, primo anno di attività della nuova agenzia. a 982.000 euro, corrispondenti ai trasferimenti assegnati dalla Provincia, mentre le uscite di competenza impegnate, al netto delle partite di giro, ammontano a 899.917,89 euro, rispetto ad una previsione finale pari a 993.094 euro, evidenziando conseguentemente economie per poco più di 93.000 euro. Le risorse sono state impegnate prevalentemente per far fronte alle spese connesse alle convenzioni stipulate con i CAA riconosciuti per la gestione dei fascicoli aziendali in SIAP, ed ammontanti a 800.000 euro. Per quanto concerne l’attività di organismo pagatore, ad oggi l’Agenzia ha effettuato 2.935 pagamenti per un importo complessivo di circa 6.200.000 euro. (c.z.) INIZIATIVE Il buon cibo ha sempre tanto da raccontare L’alimentazione è da sempre fonte di contrasto fra genitori e figli: il cibo è spesso vissuto dai più piccoli come l’imposizione da parte degli adulti di prodotti “sani” contro veloci pasti nei fast-food e snack colorati. Le nuove generazioni hanno bisogno di risvegliare le capacità sensoriali ormai sopite dal ritmo frenetico dei pasti dettato dalla società attuale. Mangiare bene non significa solo prestare attenzione alla salute scegliendo Valle S. Felice (Val di Gresta) ha ospitato per il secondo anno consecutivo una originale colonia estiva per bambini. Accademia d’Impresa si è inserita per un’intera giornata nell’iniziativa organizzando laboratori per l’avvicinamento al gusto e momenti di formazione concepiti in forma di gioco, per far conoscere ai bambini i prodotti tipici trentini. Marica Bertoldi Comunicazione Accademia d’Impresa TERRA TRENTINA 8/2009 Accademia d’Impresa ad Ecogrestaland 11 INIZIATIVE prodotti genuini, ma anche ampliare i propri orizzonti culturali perchè il buon cibo ha sempre tanto anche da raccontare. TERRA TRENTINA 8/2009 Accademia d’impresa, Azienda speciale della camera di commercio i.A.A. di trento organizza, accanto all’attività di aggiornamento degli operatori del settore turistico ed economico, percorsi formativi di educazione sensoriale ed alimentare impegnandosi principalmente su due fronti: a favore degli alunni delle scuole primarie con il corso “i prodotti trentini vanno a scuola” e rivolgendosi agli studenti degli istituti secondari con l’iniziativa “educazione sensoriale ed alimentare”. Lo scopo è quello di avvicinare i ragazzi in modo divertente e coinvolgente ad una corretta alimentazione ed alla conoscenza dei prodotti tipici. I più giovani infatti rischiano più di 12 altri di perdere il contatto con le tradizioni agroalimentari, ma allo stesso tempo possono fare la differenza, perchè possono coinvolgere le famiglie avvicinandole al mondo del tipico. Cresce infatti sempre più la necessità di creare un rapporto consolidato e diretto fra cibo e territorio, che nasca proprio nel quotidiano e fin dall’ambito scolastico-familiare, soprattutto in un’ottica di consumo sostenibile e responsabile. L’alimentazione può trasformarsi quindi in scoperta e divertente gioco, a partire dalla scuola, con metodologie attive diversificate in base all’età ed attività, collegate alla cultura del territorio. In quest’ottica Accademia d’Impresa si è avvicinata l’estate scorsa ad un’altra proposta rivolta ai ragazzi: ecogrestaland, il paese dei ragazzi nella Valle degli Orti, un mondo in miniatura, del tutto identico a quello dei “grandi”, ma popolato da bambini indaffarati ed impegnati, ognuno nel proprio campo, per il buon funzionamento della comunità. In questa colonia estiva che replica fedelmente la vita di una città reale i beni si acquistano con l’Euro, lo stipendio si guadagna lavorando e le attività procedono all’insegna di una diffusa collaborazione che permette il buon funzionamento dei servizi offerti dal paese. Le professioni, a seconda delle proprie aspirazioni e capacità, si svolgono tutto il giorno sotto i portici di Valle San Felice, piccolo paesino della Val di Gresta, teatro ideale di questa originale iniziativa. Ai piccoli lavoratori è richiesto anche lo sforzo per un costante aggiornamento delle proprie capacità professionali; anche qui la formazione gioca un ruolo importante per la crescita del singolo e dell’intera comunità favorendo l’innovazione e lo sviluppo. Accademia d’Impresa, ha organizzato laboratori per l’avvicinamento al gusto e momenti di formazione, concepiti sempre in forma di gioco, per far conoscere ai bambini i prodotti tipici trentini. Un gruppo di venti ragazzi ha partecipato attivamente alla rappresentazione della fiaba “la festa della Signora polenta”, racconto d’invenzione, messo in scena da Stefania De Carli, in arte Dina la Contadina, per far scoprire i prodotti tipici trentini al pubblico dei più giovani. Ed ecco che il Puzzone di Moena, la Mortandela della Val di Non e la Ciuiga del Banale si sono animati e, una volta usciti dalla storia, si sono fatti degustare dagli spettatori che hanno giocato a riconoscerne caratteristiche, consistenza e sapore. Ai ragazzi è stato distribuito il volume “La festa della Signora Polenta”, (Ed. Curcu&Genovese) realizzato dalla stessa Stefania De Carli e sostenuto da Accademia d’Impresa per avvicinare anche i più piccoli alle peculiarità e alle tradizioni del nostro territorio rendendoli consapevoli delle risorse che il Trentino offre e avviandoli su una strada che li porterà ad essere consumatori responsabili e custodi del patrimonio enogastronomico locale. I momenti formativi sono poi proseguiti con “il gioco dei sensi” durante il quale i ragazzi, accompagnati da un esperto in enogastronomia, hanno messo alla prova le proprie capacità sensoriali. Un gioco divertente che ha permesso loro di comprendere l’importanza di affinare tutti i sensi per percepire il gusto e le caratteristiche dei prodotti agroalimentari, ma che soprattutto ha proposto loro i prodotti tipici sotto una nuova luce, capace di destare curiosità per un mondo affascinante, ma poco noto. Una collaborazione gradita che si è avvalsa dell’entusiasmo degli organizzatori di Ecogrestaland grazie ai quali i 170 ragazzi della colonia hanno avuto l’opportunità di provare per alcuni giorni l’esperienza del mondo degli adulti con quel senso di responsabilità e di reciproca collaborazione che sono gli ingredienti migliori per costruire una felice convivenza. Informazioni: Accademia d’Impresa Azienda Speciale della C.C.I.A.A di Trento Via Asiago 2 - 38123 Trento tel. 0461/382304 fax: 0461/921186 [email protected] www.accademiadimpresa.it Fatti/previsioni ❍ Nell’autunno del 2009 si potranno presenta- ❍ Il naturalista Sergio Abram ha portato re per l’ultimo anno domande di indennizzo a termine due nuove pubblicazioni divulgati- per lo spiantamento di meleti colpiti da ve a carattere zoologico. I titoli si sovrappon- mal degli scopazzi. Si conclude così il gono: “Piccolo atlante fotografico degli ungu- quadriennio di sostegno finanziario delibera- lati delle nostre montagne” e “Piccolo atlante to nel 2006 dalla Giunta provinciale di Tren- fotografico degli uccelli di boschi, giardini e to. Gli indennizzi sono serviti soprattutto in campagne”. Val di Non per effettuare il rinnovo di buona Stampati entrambi da Edizioni del Baldo di parte degli impianti frutticoli con varietà con- Verona, hanno formato 13X21, contano 128 cordate con le cooperative frutticole di zona pagine e contengono molte immagini e sche- e il consorzio Melinda. de illustrative intercalate da racconti naturalistici. I piccoli atlanti si trovano in libreria al ❍ Le misure anticongiunturali stabilite dalla prezzo di 7 euro cadauno. disposizione fondi straordinari anche ❍ Il premio di alpeggio concesso dalla per i distretti e le stazioni forestali Provincia di Trento ai proprietari o gestori di distribuiti sul territorio. Agli operai che fanno malga ammonta a 90 euro a ettaro, se la parte dell’organico e a quelli assunti a tempo malga ospita almeno 20 bovine o 100 capre determinato sono stati affidati lavori suppletivi in lattazione alle quali si applica la mungitura di ripristino e/o completamento della viabili- meccanica. Scende a 72 euro, se la mandria tà forestale. Priorità e urgenza sono state riser- è composta da manze, vacche in asciutta o vate nei distretti a rischio alla realizzazione pecore e a 60 euro, se la malga è occupata o al completamento di strade anti-incendio da pecore transumanti. boschivo. Le strade di accesso ai potenziali I beneficiari del premio devono rispettare al- focolai in Trentino rappresentano una priorità cune norme tecniche: pascolo programmato, che non ha eguali in Italia. Il tempo medio di controllo delle erbe infestanti, uso limitato di intervento in caso di incendio boschivo non mangimi, durata della permanenza in alpeg- TERRA TRENTINA 8/2009 Giunta provinciale di Trento hanno messo a supera i 30 minuti primi. gio non inferiore a 70 giorni. 13 L’appuntamento è per il 23-25 ottobre 2009 presso le strutture di Trento Fiere EVENTI Fa’ la cosa giusta! Mattia Lorenz TERRA TRENTINA 8/2009 Addetto stampa “Fa’ la cosa giusta! Trento” 14 Immaginate un luogo in cui è possibile fare la spesa scegliendo tra prodotti tipici coltivati biologicamente, un luogo dove sia possibile organizzare un viaggio che ci porti alla scoperta della Natura senza danneggiarla e in cui sia possibile trovare tante altre proposte per rendere il proprio stile di vita più solidale e per far sì che abbia meno effetti negativi sull’ambiente. Questo luogo è la fiera “Fa’ la cosa giusta! Trento”, organizzata da Trentino Arcobaleno e da Confesercenti del Trentino col supporto di Suntek, azienda altoatesina che propone soluzioni per la produzione di energia da fonti rinnovabili, e Banca Etica, che da 15 anni si impegna a gestire il risparmio orientandolo verso iniziative eque e solidali. La fiera tornerà dal 23 al 25 ottobre presso le strutture di Trento Fiere, tre giorni durante i quali i visitatori potranno scoprire le proposte degli stand di agricoltori biologici, delle cooperative e associazioni del terzo settore, le proposte di turismo dolce e mobilità sostenibile e tante altre idee. Come da tradizione, grande attenzione è stata riservata alle famiglie, che avranno diversi servizi a loro dedicati, come lo spazio bambini animato dalla Cooperativa La Coccinella, l’ingresso gratuito per i minori, il prezzo famiglia per la ristorazione e lo spazio riservato per prendersi cura dei più piccoli, attrezzato per il cambio dei pannolini. Tra le novità del 2009 dedicate alle famiglie ci sarà il catalogo, che verrà realizzato su carta riciclata certificata FSC dal cartoonist Fulber, il “papà” di Gary e Spike. I due personaggi dei fumetti saranno protagonisti di una storia pensata per spiegare a grandi e soprattutto ai più piccoli alcuni dei temi della fiera. Quest’anno tutta la tensostruttura esterna sarà dedicata alla ristorazione “buona, pulita e giusta” cu- rata, come nella passata edizione, da Slow Food. In questo spazio saranno collocati sia il ristorante sia i “Laboratori del gusto”, che accompagneranno i visitatori in un “tour” gastronomico delle Alpi trentine, per riscoprirne i sapori autentici. Per ulteriori informazioni visitate il sito www.trentinoarcobaleno.it oppure visitate la nuova pagina su Facebook “Fa’ la cosa giusta! Trento”. Dove e quando: Trento Fiere, via Briamasco, 2 Venerdì 23 ottobre: 14.30 - 18.30; sabato 24 e domenica 25 ottobre: 9.00 - 19.00 Contatti: Segreteria - tel. 0461.261644 [email protected] Misuratori di acqua derivata nelle troticolture Negli ultimi anni è progressivamente cresciuta l’attenzione dell’opinione pubblica in relazione alla gestione ambientale e in particolare alla tutela della risorsa idrica. Il quadro normativo si è arricchito con nuove disposizioni normative emanate a livello comunitario, nazionale e regionale. A decorrere dall’8 giugno 2006 è formalmente entrato in vigore in Provincia di Trento il Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche (P.G.U.A.P.), il quale rappresenta lo strumento di governo delle risorse idriche a livello provinciale sotto il profilo della qualità, quantità e sicurezza. Per quanto riguarda la gestione quantitativa delle acque, il piano prevede l’acquisizione di maggiori conoscenze in riferimento alla quantità d’acqua effettivamente derivata e poi restituita dagli utenti concessionari delle derivazioni. Considerato che fino all’entrata in vigore del Piano la stima sull’utilizzo delle quantità d’acqua veniva effettuata sulla base dei dati amministrativi contenuti negli atti delle concessioni e che questi talvolta non rappresentano gli effettivi utilizzi della risorsa idrica, il P.G.U.A.P. ha istituito l’obbligo di installare i misuratori di portata da parte dei L’obbligo di installare i misuratori di portata da parte dei principali concessionari d’acqua presenti sul territorio ha coinvolto anche tutte le imprese del settore acquacoltura. La spesa a carico dei conduttori è stata alleviata da un contributo provinciale pari al 40% dell’ammontare. C.C. Pieve di Bono - Misuratore a stramazzo con sonda a ultrasuoni per il rilevamento dell’altezza del pelo d’acqua principali concessionari presenti sul territorio provinciale. Le modalità, i criteri e i tempi da rispettare per l’installazione dei misuratori sono stati puntualmente definiti dalla deliberazione della Giunta provinciale n. 1164 di data 8 giugno 2007. L’obbligo di installazione dei dispositivi di misurazione della portata coinvolge i concessionari delle grandi derivazioni a scopo idroelettrico e gli altri soggetti che hanno un titolo a derivare un volume annuo di acqua superiore a un milione di metri cubi all’anno. La normativa provinciale stabilisce le caratteristiche e le varie tipologie di strumentazioni ammissibili, le modalità di posa in opera e i termini per concludere l’installazione. TERRA TRENTINA 8/2009 Adriano Pinamonti Servizio aziende agricole e territorio rurale ACQUACOLTURA La spesa media per apparecchio è di circa 9.400 euro 15 ACQUACOLTURA Ogni concessionario ha dovuto predisporre un progetto relativo all’installazione del misuratore ed inviare il medesimo al Servizio Utilizzazione delle Acque Pubbliche, il quale ha verificato la rispondenza dell’apparecchio alle disposizioni di legge e, se necessario, ha eventualmente richiesto ulteriori informazioni, integrazioni o modifiche. LE IMPRESE DEL SETTORE ITTIOGENICO Di fatto l’obbligo di installazione dei misuratori di portata coinvolge anche tutte le imprese trentine operanti nel settore dell’acquacoltura (allevamento di trote e salmerini). Considerata l’onerosità dell’installazione dei dispositivi secon- do le tipologie e i criteri imposti dalla normativa, nel corso del 2008, la Giunta provinciale ha approvato un bando ai sensi L.P. 4/2003, art. 45 “Agevolazioni per l’acquacoltura e l’elicicoltura” che prevedeva la corresponsione di un contributo a fondo perduto nella misura del 40% della spesa ammissibile per le imprese operanti nel settore dell’acquacoltura iscritte all’Archivio Provinciale delle Imprese Agricole (A.P.I.A.). Complessivamente sono state raccolte 21 domande, di cui 2 non ammissibili in quanto imprese non iscritte all’A.P.I.A.. Le due imprese escluse hanno comunque riproposto la richiesta di aiuti ai sensi del programma comunitario FEP (Fondo Euro- TERRA TRENTINA 8/2009 N. Nominativo 16 Comune peo per la Pesca), il cui primo bando è stato attivato in Provincia di Trento nell’anno 2009. Le 21 richieste pervenute al Servizio Aziende Agricole e Territorio Rurale, competente per l’istruttoria, si riferiscono all’installazione di 33 dispositivi di misurazione della portata per un investimento complessivo di circa 310.000 euro. La spesa media necessaria per ciascun misuratore risulta pari a circa 9.400 euro. L’associazione troticoltori trentini (ASTRO) ha coordinato la fase di presentazione dei progetti e la successiva posa in opera dei misuratori presso gli impianti dei produttori associati. Nella maggior parte dei casi il dispositivo di misurazione è stato montato su un canale aperto (en- N° impianti Spesa ammessa 1 Armani Cornelio Lardaro 1 € 11.430,00 2 Az. Agr. Fonti del Dal s.s. LOMASO 1 € 5.645,00 3 Az. Agr. Troticoltura Armanini s.s. Storo 2 € 22.095,00 4 Az. Agr. Troticoltura F.lli Leonardi s.s. Preore 3 € 33.228,00 5 Az. Ag. Grossi Riva del Garda 1 € 9.680,00 6 Az. Ag. MandelliI S.A. S.S. Arco 3 € 25.690,00 7 Bolza Marcello Ragoli 1 € 10.799,22 8 Campestrin Giovanni Telve di Sopra 1 € 7.465,00 9 Cappello Paolo Roncegno 1 € 12.279,31 10 Cova Massimiliano Roncone 1 € 16.845,00 11 Dellai Giuseppe Pergine Valsugana 1 € 4.880,00 12 Facchini Emiliano Pieve di Bono 2 € 16.547,00 13 Fenini Gabriella Brentonico 1 € 5.335,00 14 Giovanetti Gianni Grigno 1 € 4.982,00 15 Ittica Acquasagra S.a.s. Ala 3 € 0,00 16 Ittica Resenzola s.a.s. di Avia Luisa Grigno 2 € 13.885,00 17 Pescicoltura Burrini di Battocchi Umberto Tione di Trento 1 € 7.124,30 18 Stabilimento Giudicariese di Pescicoltura s.r.l. Tione di Trento 2 € 0,00 19 Troticoltura Brenta di Zontini Ermes e Fenoli Marina s.s. Storo 1 € 14.266,60 20 Troticoltura Carè Alto s.s. Villa Rendena 1 € 6.955,00 21 Troticoltura Foglio Angelo s.s. Storo 3 € 35.070,00 33 € 264.201,43 trata o uscita dell’acqua dall’impianto produttivo). Normalmente si è utilizzato il sistema di taratura a “stramazzo”, accompagnato dalla misurazione a ultrasuoni dell’altezza del pelo dell’acqua oppure della velocità di passaggio dell’acqua nel canale. I dati registrati elettronicamente vengono inviati in tempo reale, mediante collegamento telefonico, alla sede della cooperativa ASTRO, da dove sono poi trasmessi al Servizio Utilizzazione delle Acque Pubbliche. In qualche caso la fase di posa in opera del misuratore è stata preceduta da lavori strutturali per la sistemazione del canale di riferimento oppure per il convogliamento di varie uscite presso un unico condotto. Nella maggior parte dei casi l’approvigionamento di energia elettrica per il funzionamento del misuratore è stato realizzato mediante allacciamento all’impianto produttivo; in alcuni casi si è optato per un’alimentazione autonoma con pannello fotovoltaico. C.C. Saone: centralina di trasmissione dei dati alimentata da pannello fotovoltaico L’obbligo di installazione dei misuratori di portata di fatto per gli operatori del settore ittiogenico rappresenta un investimento a cui non corrisponde alcun effetto di produttività. D’altra parte gli operatori sono consapevoli dell’importanza degli aspetti am- bientali e la cogenza della norma non lascia spazio ad eventuali disattese. I dati raccolti e registrati dovrebbero essere funzionali alla redazione dei bilanci idrici previsti dalle norme di attuazione del Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche. ❍ Entro il 30 giugno 2009 gli uffici centrali e periferici dell’Assessorato provinciale all’agricoltura di Trento hanno accolto le domande di finanziamento riferite a varie misure del Piano di sviluppo rurale per il 2009. Sulla misura 112, aiuti per il primo insediamento, sono state presentate 110 domande. Sulla 121, investimenti aziendali, le domande presentate sono 350. Sulla 311, riguardante l’agriturismo, le domande sono 30 e 40 quelle relative alla misura 323 su interventi strutturali e di miglioramento delle malghe. ❍ I tecnici dell’Unità operativa fitoiatria del Centro per il trasferimento tecnologico della Fondazione Mach-Istituito Agrario di S. Mi- chele hanno ricevuto dagli USA un nuovo tipo di erogatori di feromoni attrattivi per le tre specie di Cidia che generano il verme delle castagne. Si tratta di erogatori speciali dotati di dispositivo elettronico per fissare preventivamente la cadenza temporale di emissione del feromone. Sono chiamati “puffer”, cioè erogatori di piccoli spruzzi odorosi che disorientano le farfalline della Cidia. Bastano 2-3 erogatori per ettaro di castagneto. Essi devono essere collocati nella parte medio-alta delle piante. Negli Stati Uniti dove opera la ditta americana che li produce sono impiegati da tempo con efficacia nei confronti del verme delle noci. TERRA TRENTINA 8/2009 Brevi 17 MACCHINE AGRICOLE La manifestazione si è svolta il 26 luglio 2009 a S. Giorgio di Arco Trattori in piazza Lo staff del gruppo “Trattori veci della Busa” ha offerto agli appassionati di macchine agricole d’epoca un’intensa giornata dimostrativa con finalità non solo ricreative, ma anche educative in materia di prevenzione d’incidenti. Maurizio Valer TERRA TRENTINA 8/2009 Servizio aziende agricole e territorio rurale/PAT 18 L’inesauribile vena organizzativa dei fratelli Marco e Sandro Travaglia ha dato ancora i suoi frutti con l’edizione 2009 di “Trattori in piazza”, manifestazione che ha focalizzato l’attenzione sul tema della sicurezza nell’uso dei mezzi agricoli. Lo staff del gruppo “Trattori veci della Busa” ha offerto agli appassionati di meccanica agricola d’epoca un’intensa giornata, dove i vecchi e gloriosi trattori hanno potuto esprimere ancora il loro valore per la gioia degli amatori. Numerosi i partecipanti alla manifestazione, provenienti dalle zone limitrofe e con qualche significativa presenza di mezzi arrivati da lontano; con orgoglio hanno esposto i loro trattori storici presso il campo sportivo di San Giorgio di Arco. La siCurEzza nEi Campi “Trattori in Piazza” con questa edizione ha voluto richiamare l’attenzione sul tema della sicurezza nell’uso dei mezzi agricoli sul lavoro, tema di costante attualità, considerati i ricorrenti incidenti che si verificano sul nostro territorio. Gli organizzatori attraverso un’esposizione statica hanno inteso dimostrare le diverse conseguenze in caso di ribaltamento di un trattore dotato o meno di telaio di protezione. Se il trattore con telaio di protezione arresta il suo capovolgimento dopo un quarto di giro e salva il conducente da possibili schiacciamenti all’interno di un zona di protezione (qualora lo stesso sia ancorato al sedile di guida dalle cinture di ritenuta), nel caso del I trattoristi con i loro “trattori veci”, riprendono a sfilare dopo la visita ai moderni impianti di frigoconservazione e lavorazione frutta dell’azienda agricola Bertamini Silvano di Pratosaiano statare che molto spesso i trattori agricoli coinvolti erano dotati di arco di protezione regolare, ma lo stesso era in posizione abbattuta e quindi inutile per arrestare il ribaltamento. Molti mezzi circolanti sono dotati di cabine non omologate ed i loro conducenti, confidando sulla loro presenza, tengono abbassato il roll-bar regolamentare. In primo piano un Effepi 1500 S con motore Lombardini diesel ad 1 cilindro da 572 cc; nel suo piccolo era un trattore completo anche di sollevatore idraulico Queste cabine, peraltro molto diffuse, oltre a non essere omologate, per le loro caratteristi costruttive e di montaggio non garantiscono la protezione in caso di ribaltamento e pertanto è assolutamente raccomandabile mantenere in posizione alzata e bloccata con gli appositi fermi il telaio di protezione regolarmente omologato. Considerato che il valore della vita supera ogni altra cosa, è inoltre opportuno nel caso di sistemazioni agrarie, di messa a coltura e di rinnovo degli impianti, privilegiare le soluzioni operative e le forme di allevamento che consentono lo svolgimento di tutte le operazioni colturali con l’impiego di mezzi agricoli dotati di telai di protezione o meglio di cabine fisse. iL raduno La giornata dedicata ai mezzi agricoli che hanno fatto la storia della meccanizzazione del Basso Sarca e dell’Arco Alpino, ha offerto ai presenti l’opportunità di osservare ed ammirare i mezzi presenti, tutti degni di notevole interesse. TERRA TRENTINA 8/2009 trattore non dotato di struttura di protezione, il completo capovolgimento determina lo schiacciamento del conducente. Attraverso la distribuzione di opuscoli divulgativi si è voluto inoltre sensibilizzare il mondo agricolo sull’uso in sicurezza delle attrezzature impiegate nelle varie operazioni colturali, come gli attrezzi per la lavorazione del terreno, le macchine per la distribuzione degli antiparassitari, i carri e le pedane per la raccolta, gli alberi cardanici ecc. Molto spesso l’acclività dei terreni, l’eccessiva confidenza con l’uso dei mezzi agricoli, la perdita di attenzione dovuta alla stanchezza ed alla fretta, l’età avanzata di molti operatori agricoli che li rende più soggetti a malori, possono far perdere il controllo del mezzo agricolo, con conseguenze spesso tragiche; di qui l’importanza di comprendere il valore dell’impiego dei sistemi di protezione per salvaguardare la vita dei conducenti. Considerando gli incidenti mortali che si sono verificati recentemente, possiamo purtroppo con- 19 MACCHINE AGRICOLE TERRA TRENTINA 8/2009 Questo Deutz monocilindrico del 1954 ad 1 cilindro, oggetto di un lungo restauro, proveniva dall’Alpe di Siusi 20 I proprietari dei vecchi trattori parlano volentieri e con passione dei loro mezzi e della loro storia passata; riaffiorano vecchi ricordi alle volte intessuti di nostalgia, altre volte pervasi di orgoglio per le esperienze vissute alla guida di quelli che erano i primi mezzi che operavano nelle aziende agricole delle nostre terre.Trattori che adesso fanno sorridere per le loro ridotte dimensione e le limitate prestazioni, nel passato hanno rappresentato un notevole passo avanti nel lavoro dei campi, fino ad allora svolto manualmente o con l’ausilio della trazione animale. E’ così che ci si meraviglia nel sentire, ad esempio, il racconto del proprietario del lillipuziano Effepi 1500 S con motore diesel monocilindrico di soli 572 cc con il quale si riusciva a fare diverse lavorazioni agricole come l’aratura e la fresatura. Nel suo piccolo si trattava di un vero gioiello, dotato di sollevatore idraulico con impianto idraulico autonomo e serbatoio del fluido collocato sopra l’asse anteriore e dotato di alette per migliorarne il raffreddamento. Eccezionali anche le prestazioni dell’Unimog, un porta attrezzi prodotto da Mecedes Benz, che ha trovato impiego anche in agricoltura e silvicoltura. In questo mezzo, tra le altre caratteristiche, desta meraviglia la ridottissima velocità di avanzamento permessa dal superriduttore della trasmissione, peculiarità che consentiva al mezzo di superare le pendenze e gli ostacoli più difficili tipici dell’ambiente alpino. Interessantissimo anche il Fiat Montagna, una versione speciale del Fiat 215, dotato di quattro ruote motrici e sterzanti che conferivano eccezionali doti di trazione e manovrabilità sui terreni a forte pendenza; un semplice ed efficace sistema meccanico consentiva di bloccare lo sterzo dell’assale anteriore nel caso di marcia su strada. Accanto a questi particolari mezzi, sono stati schierati anche i Fordson Dexta, i Massey Ferguson 35, i Landini 3000, trattori ben apprezzati dagli agricoltori degli anni Sessanta perché, pur compatti, sapevano esprimere notevoli doti di potenza, affidabilità, trazione e manovrabilità. E che dire della genialità delle soluzioni adottate dall’ingegner Ferdinand Porsche, padre della fortunata serie di auto sportive che portano il suo nome, che nel progettare i suoi trattori, come quelli presenti a S. Giorgio ri- LA SFILATA La giornata dedicata ai mezzi agricoli storici si è articolata in diversi momenti: concluso il raduno, i mezzi si sono messi in moto per dar vita ad una lunga sfilata che, condotta con l’ausilio di una valida scorta tecnica di Il porta attrezzi universale Unimog della Mercedes Benz, qui in versione anni ’70, oltre che come mezzo d’opera era impiegato anche nel settore forestale e agricolo, dove ha dato origine anche al poco conosciuto trattore MB Truck provetti motociclisti, ha attraversato in lungo ed in largo la Busa di Arco. Lungo il percorso gli sbuffanti mezzi agricoli guidati da divertiti conducenti, hanno suscitato il curioso interesse degli abitanti dei borghi attraversati e dei conducenti dei veicoli incrociati. Prima di far ritorno a S. Gior- La versione Montagna del Fiat 215, un trattore speciale a quattro ruote motrici e sterzanti. Questo esemplare è stato perfettamente restaurato con il lavoro di diversi anni gio, l’efficiente organizzazione ha previsto una tappa presso l’azienda frutticola di Bertamini Silvano di Pratosaiano. Parcheggiati i trattori, i trattoristi con la guida dei titolari dell’azienda hanno visitato i moderni impianti per il conferimento, la lavorazione e la conservazione della frutta prodotta. Le modernissime tecnologie adottate nella produzione di campagna e nelle fasi di conservazione e confezionamento consentono di conservare le migliori caratteristiche organolettiche e commerciali della frutta prodotta in azienda per offrirla direttamente al mercato. A conclusione della giornata, un vecchio carro carico di freschissime angurie per tutti, con la promessa di ritrovarsi in allegra compagnia il prossimo anno. Info: Sandro 339 3020236 Marco 335 5881067 [email protected] www.1020media.it facebook: Trattori veci della busa TERRA TRENTINA 8/2009 prendeva concetti tecnici che lo avevavo portato a progettare persino carri armati: il turbogiunto e l’iniezione del gasolio con pompe singole dei trattori Porsche, erano caratteristiche uniche. Per i più patiti non potevano mancare i Landini Testa Calda, che attirano sempre un folto pubblico con il fascino dell’operazione per il loro avviamento, che prevede un lungo riscaldamento con la fiamma della testa prima di udire i fragorosi e caratteristici scoppi. Oltre ai trattori citati erano presenti anche alti esemplari storici di Fiat, Landini, Same, Mc Cormick, Deutz, Lamborghini, Steyr, Belarus accompagnati dall’indimenticabile Guzzi Ercole e da una rassegna di magnifici sidecar d’epoca. 21 Un’antica pratica agricola utilizzata per migliorare la fertilità del terreno TERRA TRENTINA 8/2009 Viticoltura Prove di sovescio in viticoltura 22 Nella cultura enologica di tradizione francese il concetto di “terroir” che è alla base della viticoltura di qualità è dato dalla combinazione di 3 fattori, cui si aggiunge naturalmente la capacità del viticoltore: il vitigno, il clima e il terreno. Di questi 3 elementi il terreno è quello di cui ci si occupa di meno, in pratica solo al momento dell’impianto ed in occasione della fertilizzazione, mentre nelle altre fasi della coltivazione della vite si considera il suolo poco più del substrato minerale nel quale si trovano le radici e dove transitano le macchine. Ben poco si conosce di quanto avviene nel terreno, benché questo sia alla base dei processi di assorbimento di nutrienti, dello sviluppo radicale e della qualità finale delle uve. Conseguenza di questa scarsa attenzione è che le modalità di coltivazione della vite, a parte la scelta del portainnesto o dei sesti di impianto, sono in pratica sempre uguali indipendentemente dalle caratteristiche meccaniche, chimiche, biologiche dei singoli suoli. Sappiamo quasi tutto della fertilità chimica, ma quasi niente della fertilità biologica del terreno, regolata dai processi di mineralizzazione della sostanza organica e dell’humus. L’esperienza conferma però che due terreni vicini e con caratteristiche fisico-chimiche molto simili possono avere una fertilità diversa che si manifesta Grazie a un finanziamento della PAT, sono state realizzate una serie di prove dimostrative di sovescio in vigneto con buoni risultati sulla fertilità del terreno dal punto di vista chimico, fisico e soprattutto microbiologico. Mescalchin Enzo1, Gobber Marino2, Aldrighetti Corrado3 1 2 3 Unità Sperimentazone Agraria e Agricoltura Sostenibile FEM-IASMA Unità Viticoltura FEM-IASMA Cantine La-Vis nelle crescita e nell’equilibrio delle piante. La fertilità di un terreno non si modifica con una concimazione chimica e neppure con una letamazione, ma è la conseguenza degli interventi fatti nel corso degli anni. Il concetto stesso di fertilità di un terreno può dare origine ad equivoci in quanto non va inteso come elevata crescita delle piante e abbondanza di azoto, che soprattutto in viticoltura costituisce un aspetto molto pericoloso e indesiderato. La vera fertilità di un terreno si ha quando le piante vegetano e producono in maniera equilibrata, crescono rigogliose in primavera, manifestano un buon equilibrio vegeto-produttivo e durante l’estate terminano naturalmente la loro crescita. Ruolo del terreno nella qualità delle produzioni agricole Nel terreno risiede una intensa attività biologica ad opera di una consistente comunità di microrganismi costituita da batteri e funghi: si stima che ci sia circa un miliardo di batteri per grammo di suolo, suddivisi in svariate migliaia di taxa differenti, la maggior parte dei quali non è ancora classificata, dato che solo circa l’1% dei batteri presenti nel terreno può essere coltivato nei substrati di coltura di laboratorio e quindi definito per genere e specie (Torsvik et al, 1990, Benedetti e Mocali, 2009). Una delle funzioni dei microrganismi nei suoli agrari è quella di mantenere un equilibrio di scambio tra suolo e pianta. Il suolo è dunque un grande e complesso organismo vivente e lo sfruttamento agricolo ne aumenta l’instabilità rendendo necessari interventi specifici finalizzati al mantenimento o al miglioramento del contenuto di sostanza organica, della capacità di scambio, di una struttura favorevole alla coltivazione della vite. È quindi molto importante cono- il Ruolo dell’ineRBiMento L’inerbimento del terreno, dove le condizioni di disponibilità idrica lo consentono, è largamente diffuso anche nei vigneti della nostra provincia. Foto 1: il diserbo non favorisce l’attività biologica del terreno Negli ultimi 30 anni infatti in viticoltura la lavorazione del terreno tradizionalmente praticata fino alla fine degli anni ’70 ha lasciato spazio all’inerbimento, mentre la non coltura, basata sul diserbo generalizzato con erbicidi residuali dell’intera superficie del vigneto, pur sostenuta da autorevoli ricercatori, non ha mai avuto seguito in Trentino e del resto ha ben presto mostrato i suoi lati negativi, quali lo sviluppo superficiale delle radici della vite e la resistenza di alcune malerbe, senza contare il pericoloso accumulo nel suolo di diserbanti a lunga persistenza (foto 1). L’inerbimento dei vigneti nelle nostre zone è utile perché protegge il terreno dall’erosione, permette una migliore transitabilità con i mezzi meccanici, limita il compattamento provocato dal passaggio delle macchine, favorisce l’arieggiamento con l’azione degli apparati radicali, permette una migliore trattenuta delle precipitazioni (specie dei temporali con forti precipitazioni) e soprattutto favorisce l’aumento della sostanza organica e dell’attività microbiologica del suolo. Altri vantaggi legati all’inerbimen- to che anche nei nostri ambienti si sono potuti verificare sono la diminuzione delle clorosi nei terreni calcarei, una minore sensibilità alla botrite e la ridotta incidenza di danni da gelate invernali, dato che un terreno inerbito gela meno in profondità. La pratica dell’inerbimento dell’interfilare costituisce quindi una buona modalità di gestione del terreno, ma occorre ricordare che gli inerbimenti normalmente presenti nei nostri ambienti sono caratterizzati da prevalenza di graminacee, che con i loro apparati radicali fascicolati garantiscono un buon effetto sulla struttura del terreno ma limitata ai primi centimetri. Si scelgono infatti specie di graminacee caratterizzate da taglia ridotta e scarso sviluppo vegetativo che hanno quindi anche apparati radicali di ridotta estensione. Queste specie erbacee non possono impedire il compattamento delle zone di transito delle macchine negli strati profondi del suolo e anche il loro effetto sull’arieggiamento del terreno è molto limitato. Basta provare a piantare una vanga nel suolo per verificare la diffi- TERRA TRENTINA 8/2009 scere i meccanismi che regolano e condizionano l’equilibrio tra mineralizzazione e umificazione, perché direttamente collegati al mantenimento del patrimonio di sostanza organica del terreno. L’evoluzione della sostanza organica fornisce l’energia necessaria alla vita microbica, gli elementi necessari alla vita delle piante attraverso la mineralizzazione e favorisce la fertilità biologica del terreno attraverso l’umificazione di una quota di sostanza organica. Umificazione e mineralizzazione della sostanza organica rappresentano due aspetti necessari alla vita del terreno e delle piante in esso coltivate. Questo spiega perché va preferita la fertilizzazione organica a quella chimica, dato che quest’ultima, se non necessaria per correggere gravi carenze contingenti, di fatto “disturba” il delicato equilibrio del terreno. L’aggiunta di azoto minerale al terreno ad esempio, inizialmente può far aumentare la biomassa microbica ma questo effetto scompare o risulta negativo, se gli apporti sono localizzati e tendono a rendere non selettivo l’assorbimento da parte delle radici. L’azoto che si libera a seguito della mineralizzazione della sostanza organica si rende disponibile progressivamente nel corso della stagione, mentre quello apportato con i fertilizzanti minerali comporta bruschi cambiamenti nella concentrazione della soluzione circolante, provocando picchi di disponibilità che si traducono in eccessi di vigore nel vigneto. 23 TERRA TRENTINA 8/2009 VITICOLTURA coltà di penetrazione nel terreno e l’assenza di struttura negli strati meno superficiali, dove le radici fascicolate delle graminacee non arrivano (foto 2 e 3). 24 inteRVenti di ARieggiAMento del teRReno Come ricordato, i vantaggi portati dall’inerbimento nei nostri vigneti sono ben visibili specie se rapportati con la precedente situazione di lavorazione del suolo. Ma anche questi vantaggi possono essere migliorati. Per questo motivo da qualche anno, grazie anche al supporto della PAT che ha finanziato parte di questa attività, sono state condotte delle esperienze per migliorare la struttura dei terreni vitati della provincia. Sono state utilizzate attrezzature meccaniche dette arieggiatori (foto 4) messe in confronto con ripuntatori a 3-5 denti (foto 5). L’arieggiatore è formato da 2 lame verticali o ripiegate nella parte distale, posizionate in genere in corrispondenza della carreggiata dove passano i pneumatici delle macchine, che rappresenta la zona di maggiore compattezza. Arieggiatori e ripuntatori hanno lo scopo di incidere il terreno senza provocare rimescolamento degli strati e raggiungono una profondità compresa tra i 40 e i 50 cm per migliorarne le condizioni di areazione. Questo intervento si esegue in genere in autunno. L’intervento comporta il taglio di una parte delle radici della vite e deve pertanto essere eseguito presto, prima del periodo di sviluppo di nuove radici che nella vite coincide con l’autunno. il SoVeScio Il sovescio è una vecchia pratica utilizzata per migliorare la fertilità del terreno e consiste nel se- Foto 2: anche in presenza dell’inerbimento naturale il terreno risulta in alcuni casi eccessivamente compatto Foto 3: la “prova della vanga” consente di osservare gli strati superficiali del terreno Foto 4: arieggiatore Foto 5: ripuntatore a 5 denti ApplicAzione del SoVeScio in tRentino e RiSultAti ottenuti La semina dei miscugli nei nostri ambienti è preferibile sia effettuata nella prima metà di ottobre, appena terminata la vendemmia, quando le temperature e normalmente anche l’umidità consentono un buon attecchimento e uno sviluppo radicale sufficiente a resistere al freddo invernale. Le semine primaverili danno una massa vegetativa inferiore a quelle autunnali e soprattutto un apparato radicale meno profondo e sviluppato. Si semina a filari alterni. Perché il sovescio sia efficace occorre evitare il transito delle macchine sulla superficie interessata dall’autunno fino almeno all’interramento; è perciò indispensabile intervenire a filari alterni nel caso delle spalliere e pergole semplici o su metà della corsia di transito nel caso di pergole doppie. Le corsie non lavorate vengono utilizzate per il transito delle macchine e saranno interessate dal sovescio nell’ autunno successivo. Dalle nostre osservazioni la preparazione del letto di semina può avvenire in diverse maniere, nor- malmente si procede con una lavorazione profonda utilizzando arieggiatori o ripuntatori con 3-5 punte tali da rompere il compattamento del terreno soprattutto della zona di transito delle macchine. Successivamente si può procedere direttamente alla semina, che viene effettuata normalmente a mano e all’interramento superficiale con un’erpice rotante, una fresa o un vibrocoltivatore. Si seminano essenze di leguminose, graminacee e crucifere cui possono essere aggiunte altre erbe. Nell’ambito della sperimentazione avviata si è utilizzata veccia, favino, pisello e trigoglio tra le leguminose, loietto, avena e orzo tra le graminacee, mentre in alcune tesi è stata impiegata senape, rafano, colza e facelia (foto 6). I risultati ottenuti sono influenzati dalla tipologia del terreno e dal clima più o meno freddo dell’autunno più che dalla composizione dei miscugli. I sovesci, trinciati tra il 14 e il 20 maggio rispettivamente in Val d’Adige e in Valle del Sarca (foto 7) hanno fornito produzioni di sostanza secca di circa 1 kg/m2 nel primo sito e da 0,9 a 0,5 nel secondo. TERRA TRENTINA 8/2009 minare una coltura, costituita da un miscuglio di essenze (leguminose, graminacee, crucifere e altre), che dopo aver raggiunto un certo stadio di sviluppo viene interrata. I vantaggi del sovescio sono numerosi e si possono schematicamente sintetizzare nei seguenti punti: • miglioralastrutturaelaporosità del terreno; • protegge il suolo e trattiene l’acqua; • contribuisce all’approfondimento delle radici nel terreno; • riduce, seppur temporaneamente, il compattamento delle corsie di transito delle macchine; • migliorailcontrollodellemalerbe; • riducelapresenzadiortiche, serbatoio di diffusione del legno nero ; • migliora il contenuto di sostanza organica e di humus del terreno; • puòsostituireletameeconcimi; • contribuisce a immobilizzare CO2 nel terreno; • riduce l’asportazione di elementi nutritivi; • contribuisce a portare in superficie microelementi; • aumentalabiodiversità; • favoriscelapresenzadiinsetti. Tra gli inconvenienti più importanti vanno ricordati: • difficoltà di transito per le macchine (trattamenti antiparassitari) sulle corsie lavorate; • impiego di tempo ed energia per la lavorazione del terreno; • possibilitàdiportareinsuperficie dei sassi nei terreni con scheletro; • maggior rischio di malattie fungine (peronospora e oidio) se la trinciatura è fatta in ritardo. 25 VITICOLTURA TERRA TRENTINA 8/2009 Foto 6: sovescio autunno primaverile poco prima della trinciatura 26 Foto 7: terreno dopo la trinciatura del sovescio Tabella 1: tesi realizzate nelle diverse località Giovo S. Massenza Pergolese Pietramurata Tesi Essenze sovescio 1 loietto, veccia, trifoglio incarnato 2 loietto, veccia, trifoglio incarnato, brassica, senape 3 segale, veccia, pisello, favino, colza 4 orzo, avena, veccia, pisello, favino, lupino, rafano, facelia 1 segale, veccia, pisello, favino 2 segale, veccia, pisello, favino, colza, rafano, facelia 3 loietto, veccia, trifoglio incarnato 1 loietto, veccia, trifoglio incarnato 2 loietto, veccia, trifoglio incarnato, colza 3 segale, veccia, pisello, favino, colza, rafano, facelia 4 favino 1 favino 2 segale, veccia, pisello, favino, colza, rafano, facelia 3 loietto, veccia, trifoglio incarnato 4 loietto, veccia, trifoglio incarnato, senape Il livello di umidità della sostanza fresca è di circa l’80%. Il dettaglio delle tesi osservate nelle diverse località è riportato nella tabella 1. Il grafico 1 si riferisce ai sovesci realizzati a Giovo presso il Maso Franc e riporta i contenuti in sostanza fresca e sostanza secca. Nel caso di S. Massenza (grafico 2), il testimone è costituito da un inerbimento naturale, sviluppatosi nei filari nei quali era stato eseguito il sovescio nel 2007. In questa tesi la produzione di sostanza fresca risulta molto inferiore a quella dei sovesci, ma viene bilanciata in parte da un livello di umidità inferiore al 70%, oltre 10 punti più bassa rispetto alle essenze da sovescio. Una situazione analoga si rileva a Pergolese (grafico 3). A Pietramurata (grafico 4) la zona piuttosto fredda e le brinate di novembre hanno limitato lo sviluppo di molte specie condizionando la produzione di massa vegetale e di sostanza secca. Analoghi risultati sono stati ottenuti in altre zone collinari fredde. Queste produzioni corrispondo- Grafico 1: produzione sovesci Giovo (Maso Franc.), 14 maggio 2009 no a quantitativi variabili da 100 a 50 q.li di sostanza secca per ettaro, ma se ne considera la metà in quanto il sovescio autunno-primaverile si applica a filari alterni e interessa quindi il 50% della Grafico 2: produzione sovesci S. Massenza, 20 maggio 2009 TERRA TRENTINA 8/2009 Località 27 VITICOLTURA superficie. Il coefficiente isoumico di queste matrici non è molto elevato, ma può variare dal 10 al 20-25%, il che comporta nella situazione migliore un apporto di humus di 12,5 q.li/ha di vigneto, paragonabile a quello di 250 q.li di letame bovino paglioso, o 150 q.li di letame ben compostato. Nei casi meno favorevoli gli apporti si riducono della metà. Va comunque considerato anche l’apporto degli apparati radicali delle essenze che costituiscono il sovescio che rimangono nel terreno e cedono al terreno altra sostanza organica, oltre che contribuire a migliorare la struttura del suolo. TERRA TRENTINA 8/2009 concluSioni Tramite il sovescio risulta ipotizzabile una “concimazione verde” del vigneto finalizzata al miglioramento della fertilità biologica del terreno a tutto vantaggio della sostenibilità della coltura. Questa pratica non deve essere finalizzata ad aumentare la dotazione di elementi e dunque l’impiego potrà essere praticato periodicamente. Nei prossimi anni andrà controllata la qualità delle uve, il vigore vegetativo e il contenuto di azoto minerale nel terreno durante l’intera stagione. Sulla base di queste osservazioni, del tipo di terreno e della zona sarà possibile consigliare il sovescio per 1 o più anni di seguito. Devono essere verificati anche i 28 Grafico 3: produzione sovesci Pergolese loc. Parti, 20 maggio 2009 Grafico 4: produzione sovesci Pietramurata loc. Prati 20 maggio 2009 costi in rapporto ad altre pratiche di miglioramento della fertilità ma va considerato anche l’effetto sulla fertilità biologica e gli altri vantaggi del sovescio. La pratica del sovescio risulta molto interessante anche durante la stagione primaverile-estiva soprattutto per la preparazione del terreno in vista di un nuovo impianto ancor più nel caso di bonifiche agrarie in cui spesso le viti manifestano gravi problemi di crescita e di disomogeneità nei primi anni dalla messa a dimora. Un ringraziamento a Micheletti Giuliano, Mosna Vittorio, Pedrotti Giuseppe, Pisoni Stefano e Poli Alessandro per la collaborazione. Fatti/previsioni ❍ Il comune di Mori ha chiesto con lettera ufficiale al Consorzio trentino di bonifica di estendere la sua competenza operativa alla piana di Loppio, coltivata in prevalenza a vigneto e soggetta a frequenti esondazioni d’acqua dal rio Cameras. Il direttore del Consorzio trentino di bonifica, Claudio Geat, ritiene che la domanda possa approdare a soluzione entro il 2009. I beneficiari potenziali sono una cinquantina. Per evitare allagamenti, si rendono necessari interventi di ripristino della rete di scolo resa in parte inefficiente a seguito di interramento e di mancata manutenzione ordinaria. Di entrambi gli oneri si farà carico totalmente la Provincia di Trento La nuova tecnica di potatura chiede maggiore attenzione nel taglio delle viti e opportune conoscenze tecniche permettendo di prolungare la vita delle piante. p.a. Luca Pedron1, p.a. Giuliano Cattoni2 Responsabile gestione aziende agricole e conferimento uve (Ferrari F.lli Lunelli s.p.a.) 2 Responsabile e coordinatore progetto potatura guyot (Ferrari F.lli Lunelli s.p.a.) 1 Come tutti sanno un vino base spumante realizzato da vigne di una certa età ha caratteristiche organolettiche più interessanti rispetto ad un altro figlio di viti giovani. Per produrre un buon frutto dobbiamo far invecchiare nel modo migliore possibile le piante facendole vivere bene senza maltrattarle altrimenti ne risponderanno di conseguenza. In Italia la vita media di una vigna non supera i trent’anni, In Trentino il 67% dei vigneti ha meno di vent’anni anni di vita e solo il 15% ne ha più di trenta, una pazzia se confrontiamo questi dati con quelli della Francia dove in genere i vigneti arrivano al doppio dell’età, dove il fatto che un vino provenga da antichi vigneti rappresenta un elemento di pregio, da evidenziare in etichetta e da monetizzare economicamente. In Italia, ed anche in Trentino, c’è ancora poca cultura in materia e un certo grado di improvvisazione. La rara presenza di vigneti vecchi in Italia è da imputare anche alle tecniche di potatura: al giorno d’oggi non le si conosce e non le si insegna più. Queste pratiche, fondamentali per la viticoltura moderna, rappresentano un inevitabile trauma per la vite e se non le si conduce con perizia finiscono per accelerare la morte della pianta. La vite adulta infatti non ha la capacità di richiudere le ferite che si creano dopo la mutilazione dei tralci ed il taglio rimarrà aperto. Così facendo gli agenti patogeni responsabili del mal dell’esca possono sferrare i loro attacchi e creare irreversibili necrosi che accorceranno di molto la vita della pianta. Dietro alla salvaguardia del potenziale viticolo si nasconde anche un vantaggio economico; se si allunga la vita dei vigneti, si abbattono gli ammortamenti e gli investimenti per i reimpianti. Uno dei concetti cardine è il fatto che una vite vive più a lungo quando è meno stressata e manipolata dall’uomo e di conseguenza quando le viti raggiungono una certa maturità si semplifica di molto il lavoro, in particolare calano le rese per ceppo e le viti riescono ad amministrare meglio le risorse idriche. Viticoltura Vita lunga per le viti da spumante Le piante vecchie sanno autogestirsi in termini di vigore, produttività e attività radicale e tendono a mantenere un bilanciamento tra risorse impiegate per l’attività vegetativa che col tempo si è naturalmente ridotta ed accumulo di riserve. Le energie profuse nell’attività vegetativa, produzione di foglie ed uva, vanno infatti bilanciate con la capacità di investire in riserve e, se non si interviene sulla pianta in questo senso ma anzi la si forza a dare sempre il massimo, è chiaro che in pochi anni si esaurirà. Per le piante l’equilibrio è un fondamentale fattore di sopravvivenza e di prosperità ed è da questo equilibrio che nascono i frutti migliori, armonici nelle loro diverse componenti acidità, zuccheri, profumi ed aromi e potenzialmente capaci di dare i vini più complessi. Mantenere vigneti di questo tipo naturalmente è costoso e rischioso: sono infatti più delicati e meno produttivi. L’apparato radicale delle viti vecchie è assai espanso e ciò consente loro di resistere alla siccità contestualmente ad una vigoria più ridotta. La crescita di queste piante è molto più lenta e cessa ad inizio invaiatura, sicché si liberano delle risorse che vanno ad accumularsi nei grappoli arricchendoli di zuccheri, e terpeni. Le piante più longeve possiedono apparati radicali espansi che consentono l’accumulo di riserve preziose destinate a rifornire i grappoli. Allo stesso modo sono dotate di un’ingente quantità di legno maturo, un autentico organo di stoccaggio di zuccheri ed amidi, anch’essi preziosi nutrimenti per i grappoli. Gli impianti più maturi hanno davvero importanti vantaggi di tipo fisiologico e questo l’hanno capito bene i francesi. TERRA TRENTINA 8/2009 Risposta pratica alla potatura del guyot 29 VITICOLTURA Testa di salice in formazione, a sinistra il capo a frutto e a destra lo sperone Testa di salice in formazione, a destra lo sperone e a sinistra il capo a frutto Particolare di una testa di salice in formazione Piegatura stretta e a chiudere per stimolare la fuoriuscita dei germogli sulla testa di salice Risultato della piegatura a chiudere, ottimo germogliamento basale Canale ben formato in via di consolidamento TERRA TRENTINA 8/2009 Germogliamento sulla testa di salice 30 Ottima uniformità di germogliamento e distribuzione della produzione Particolare del germogliamento sulla testa di salice Cicatrizzazione dei tagli di potatura staff di agronomi friulani composta da Marco Simonit e Pierpaolo Sirch. Attraverso un lungo percorso fatto di incontri teorici e pratici in campo si è cercato di acquisire un metodo di gestione degli impianti a guyot di derivazione ed ispirazione francese. Il metodo si concretizza attraverso una gestione oculata della potatura secca, che mira alla creazione di una testa di salice, dove coesistono capo a frutto e sperone ed è prevista la possibilità di eseguire tagli su legno di massimo tre anni di vita, quindi ancora in grado di rimarginarsi. I punti cardine di questo metodo consistono: • Individuazione ed accrescimento della testa di salice. Più facile nel vigneto in allevamento e meno in quello di una certa età, l’individuazione del punto in cui collocare la testa di salice da dove successivamente si svilupperanno i capi a frutto della vite. • Individuazione dei canali nel loro consolidamento ed accrescimento. Apertura della testa con 2 canali di sviluppo laterali per avere un capo a frutto e uno sperone tutti gli anni, mantenendo vitali i due canali laterali. • Nell’abolizione dei tagli grossi di potatura. Evitare i tagli del legno con più di 2-3 anni e al disopra di una dimensione difficilmente copribile dalla crescita del tessuto meristematico giovane. • Rispetto delle gemme di corona. Fondamentale nei tagli il rispetto delle gemme di corona, del punto di inserzione del tralcio per permettere lo sviluppo dei tessuti che copriranno il taglio stesso e lo svi- luppo di gemme mantenendo vitali i tessuti nel punto dove si è individuato il canale di crescita della testa di salice. • Nella piegatura del capo a frutto molto stretta ed a chiudere. Nei primi anni di formazione della testa e dei due canali vitali è fondamentale la piegatura a chiudere dei tralci, nel senso opposto di crescita, per permettere lo sviluppo dei tessuti e gemme nei punti di interesse. Una volta creata la testa con i due canali, sarà meno importante stimolare la formazione dei canali in quanto già ricchi di tessuti vitali e di gemme dormienti. • Adozione di interventi a verde mirati e tempestivi. Fondamentale al germogliamento in primavera la scelta dei germogli da lasciare per formare la testa ed evitare tagli in autunno di tralci in posizione non corretta. Con il diradamento dei tralci in primavera in prossimità della testa si scelgono già quelli che saranno i tagli da fare in potatura, quindi i tralci che formeranno lo sperono e il capo a frutto per l’anno successivo. Dopo cinque anni di adozione del metodo abbiamo riscontrato una riduzione del 25% delle ore di potatura manuale arrivando alle 60 ore per ettaro per vigneti con 5680 viti ad ettaro e per quanto riguarda la legatura ci attestiamo sulle 30 ore per ettaro. Il primo anno di adozione di questo metodo abbiamo riscontrato una leggera riduzione della resa produttiva causata da capi a frutto corti e interventi a verde molto energici, il tutto per stimolare la formazione della testa di salice. Negli anni successivi le produzioni si sono allineate alle aspettative aziendali. TERRA TRENTINA 8/2009 Per quanto riguarda la gestione degli impianti a guyot in Trentino il problema principale è una mancanza di tradizione e di metodo nell’allevamento delle viti a spalliera. In Trentino, la spalliera rappresenta solo il 12% della superficie vitata totale, rispetto al quasi ottanta percento delle viti allevate a pergola semplice o doppia. Queste lacune tecniche hanno creato difficoltà di gestione degli impianti a guyot con conseguente sconforto nel viticoltore che non riusciva a raggiungere standard quantitativi e qualitativi soddisfacenti delle uve. Quando si è dovuto intervenire con la potatura secca sui guyot si è cercato di adottare la stessa tecnica utilizzata sulle pergole, utilizzando quindi speroni e tagli di ritorno con il risultato che si continuavano a fare tagli grossi. Come tutti sanno, le ferite di potatura rappresentano una delle maggiori vie di penetrazione delle spore dei funghi responsabili del mal dell’esca ed i grossi tagli forniscono alle spore una vasta superficie di contatto sulla quale aderire, iniziare l’infezione e l’attività di degradazione del legno. Dobbiamo renderci conto che la potatura secca è un’operazione fondamentale nella vita della pianta il cui futuro dipende da come è effettuata. Il potatore ha nelle mani il futuro delle nostre aziende e quindi bisogna rispettare il suo ruolo e premiare la sua bravura. Le Cantine Ferrari inoltre ricercano sempre più uve base spumante Trento DOC, sane allevate a spalliera nelle zone di media alta collina, con maggiori garanzie di qualità e di salubrità rispetto alla pergola. Nel novembre 2005 è iniziata la collaborazione tra le Cantine Ferrari, leader della Spumantistica Italiana e la Preparatori d’Uva srl, 31 PROGETTI Realizzata a malga Laresé nel comune di Bresimo (Alta Val di Non) TERRA TRENTINA 8/2009 Centralina idroelettrica a servizio di una malga 32 Il fabbricato della malga Laresè è ubicato a quota 1774 m slm, raggiungibile tramite strada forestale che si diparte a monte dell’abitato di Bresimo; è localizzato nella parte alta del bacino idrografico del Rio Malghi (affluente di destra del Torrente Barnes), che scorre a circa 50 ml dalla cascina della malga. Considerata la buona dotazione idrica del rio, la favorevole conformazione altimetrica dei terreni limitrofi alla malga, tutti di proprietà comunale e già dotati di discreta accessibilità per la rea- In presenza di un quantitativo sufficiente e costante di acqua è possibile dotare di energia elettrica una malga, tramite la costruzione di piccolo impianto idroelettrico. Paolo Pozzatti Libero professionista – Ordine agronomi e forestali provincia di Trento lizzazione e gestione delle opere, su iniziativa dell’Amministrazione comunale di Bresimo, si è provveduto allo studio per la fattibilità di un piccolo impianto idroelettri- co tramite individuazione del bacino idrografico sotteso, relativa superficie e deflusso idrico “teorico”, verificato con puntuali misurazioni della portata effettuate nel Nella pagina a fianco e qui sopra: Malga Laresè TERRA TRENTINA 8/2009 periodo estivo, specialmente nei momenti più siccitosi; a seguito di tali indagini e misurazioni si è assunto come dato di progetto un quantitativo di portata – nel periodo di utilizzo della malga (giugno-settembre) – pari a 10 l/sec. L’impianto è costituito da un’opera di presa sul Rio Malghi a monte della malga a q. 1824 m slm, idonea per la derivazione di una portata pari a 10 l/sec., limitrofa vasca di carico interrata e successiva condotta in polietilene DE 160 mm fino a quota 1710 m slm (in prossimità della strada di accesso alla malga), ove è stato costruito un manufatto seminterrato contenente le opere elettromeccaniche (gruppo turbina-generatore, contatori, quadri elettrici e sistema di controllo) con scarico e restituzione dell’ acqua derivata nel medesimo alveo del Rio Malghi. Il dislivello, fra vasca di carico e turbina, è pari a 113 m. La potenza nominale media dell’impianto, in funzione della portata di progetto e del dislivello esistente fra vasca di carico e turbina, è pari a 11 kW, che – tenendo conto delle perdite di carico lungo la condotta e del rendimento medio dell’impianto – si attesta ad 8-9 kW di potenza effettiva media, necessaria a soddisfare le esigenze energetiche della malga. L’opera di presa è realizzata da Turbina Cabina di produzione 33 PROGETTI Opera di presa una canaletta con griglia ispezionabile, disposta trasversalmente all’alveo; dall’opera di presa, l’acqua derivata è convogliata, mediante succhieruola e tubazione nella vicina vasca di carico sghiaiatrice dotata di uno stramazzo in TERRA TRENTINA 8/2009 Gruppo turbina generatore 34 Vasca di carico parete sottile e relativo scarico di troppo pieno che funge da limitatore di portata, scarico di fondo e succhieruola filtrante posizionata all’imbocco della condotta in polietilene; questa si sviluppa per 330 ml lungo il sottostante versan- te fino alla cabina di produzione posizionata a fianco della strada di accesso alla malga. La cabina di produzione è seminterrata, con fronte di accesso rivestito in pietrame; all’interno sono collocate la turbina idraulica tipo “Pelton” con ugello regolabile, il generatore ed il quadro elettrico dal quale l’energia elettrica prodotta è distribuita al fabbricato della malga mediante cavo schermato e relativo cavidotto interrato. L’intervento è stato realizzato dal Comune di Bresimo, avvalendosi dei benefici previsti dal Piano di Sviluppo Rurale della Provincia Autonoma di Trento, tramite il Servizio Strutture, Gestione e Sviluppo delle Aziende Agricole; la progettazione e la direzione lavori è stata effettuata dallo studio tecnico dott. Paolo Pozzatti; le opere, unitamente alla ristrutturazione della malga, sono state realizzate dalla ditta Edilbetta di Cis, avvalendosi della collaborazione di ditte artigiane locali. Istituto Agrario di S. Michele all’Adige NOTIZIE Notizie dalla Fondazione Edmund Mach a cura di Silvia Ceschini Ufficio Stampa potrebbe realizzarsi nel futuro prossimo, con ricadute positive per la qualità dei prodotti agricoli ed il miglioramento, anche da un punto di vista ambientale, delle pratiche colturali. La nomina di Velasco, suggerita dal coordinatore dell’azione COST Marco Bink Riccardo Velasco (Dipartimento Biometrics-Plant Research International dell’Università di Wageningen), anticipata dal Comitato Scientifico internazionale di COST e ratificata dal Governo italiano, sembra dunque suggerire che la strategia incentrata sulla qualità dei risultati del sequenziamento fortemente sostenuta dall’equipe del Centro Ricerca e Innovazione sia riconosciuta anche oltreconfine come quella vincente al fine ottenere le informazioni indispensabili al miglioramento genetico assistito. MAÓR E PAOLINA... RITORNANO NEI VIGNETI TRENTINI Nei vigneti ritorneranno, tra non molto, anche Maòr e Paolina. Grazie all’azione di recupero e valorizzazione dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige le due antiche varietà di vite trentine, non più coltivate da diversi anni, sono state iscritte nel Registro nazionale delle varietà di vite idonee alla produzione di vino. L’inserimento risulta dal numero della Gazzetta Ufficiale n. 146. Conservate nella collezione di vecchi vitigni coltivati in Trentino, situata in località Giaro- Maór e Paolina TERRA TRENTINA 8/2009 RETE PER IL SEQUENZIAMENTO DEI GENOMI, VELASCO NEL COMITATO GUIDA Dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca arriva un ulteriore riconoscimento per la ricerca dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Riccardo Velasco, coordinatore del team di esperti che nel 2007 ha sequenziato il genoma della varietà di vite Pinot nero e che attualmente sta completando la decodifica del DNA del melo, è stato nominato componente del Comitato nazionale di gestione del programma internazionale COST che dovrà mettere a punto nuove tecniche a basso costo per il sequenziamento dei genomi. Questa sfida coinvolge più di 70 cervelli provenienti da 35 istituzioni in 16 Paesi europei, tra cui l’Italia. Velasco dovrà coordinare la rete dei centri italiani partecipanti, interagendo con i coordinatori degli altri 15 Paesi dell’Unione Europea e con i potenziali interlocutori di Cina, Stati Uniti e Nuova Zelanda che hanno già manifestato interesse a collaborare. Abbattere i costi del sequenziamento di genomi vegetali rappresenta un obiettivo ambizioso che 35 TERRA TRENTINA 8/2009 NOTIZIE ni di San Michele, Maor e Paolina sono stati inseriti nell’elenco rispettivamente con il codice varietale 423 e 427. Il gruppo Viticoltura del Centro ricerca e innovazione ha collaborato attivamente alla raccolta dei dati necessari all’iscrizione, che pone di fatto le basi per lo sfruttamento da parte di viticoltori o di cantine delle potenzialità di queste due varietà. Fatto presente però che, qualora esistesse un interesse alla coltivazione in ambito locale, quest’ultima è subordinata all’inserimento dei due vitigni nell’elenco ufficiale delle varietà idonee alla coltivazione in 36 FiLari strEtti E “muLtiassE” pEr un FruttEto piÙ sostEniBiLE Frutticoltura in primo piano, a Mezzolombardo, alla tradizionale giornata di Porte Aperte a Maso Part, dove i tecnici sperimentatori dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige hanno presentato i principali risultati dell’attività svolta. Più di trecento agricoltori hanno partecipato all’incontro tecnico. Riflettori puntati sulle nuove varietà di melo, sulla difesa dalle principali malattie, come la ticchiolatura, sulla regolazione della carica dei frutti e sulle nuove forme di allevamento che puntano a filari più stretti per facilitare le operazioni colturali, migliorare l’esposizione della frutta e rendere più efficiente la distribuzione dei prodotti fitosanitari. L’evento è stato organizzato dal Centro trasferimento tecnologico. Le varietà di melo catalogate e descritte ammontano ad oggi ad oltre diecimila, ma pochissime sono quelle coltivate e commercializzate su scala internazionale. A San Michele in dieci anni di attività di miglioramento genetico sono stati creati 140 mila semi per la ricerca di nuove varietà, sessantamila dei quali sono stati messi a dimora per produrre frutti differenti per colore, consistenza, sapore e contenuti nutrizionali. Alle Porte Aperte si è parlato anche di regolazione della carica dei frutti. Questo è il primo anno senza l’utilizzo del principio chimico Carbaryl: le strategie annata 2009, Buona sanitÀ E QuaLitÀ dELLE produzioni “Bio” Grande partecipazione di viticoltori, agli incontri di presentazione delle prove dimostrative e sperimentali condotte in viticoltura e frutticoltura biologica dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige Trentino, di competenza della Provincia autonoma di Trento. Il vitigno Maòr, dal grappolo color verde-giallo e presente sporadicamente in qualche vecchio vigneto lungo la Valsugana, era diffuso un tempo anche in valle di Non. La conservazione e le attività di recupero da parte dei ricercatori dell’Istituto Agrario sono iniziate nel 1990 nel vigneto sperimentale, in località “Giaroni”, a San Michele all’Adige. Sempre qui si è proceduto all’attività di recupero di un altro vitigno dal grappolo color verde-giallo, molto diffuso un tempo nella valle del Sarca e in Vallagarina: la “Paolina”. Maso Part a Maiano alternative proposte dalla sperimentazione sono valide per il territorio e si punta ora sul diradamento meccanico. «Le prove fatte a Maso delle Part, in condizioni di elevata impollinazione – ha spiegato Alberto Dorigoni – dimostrano che bisogna tenere alta l’attenzione su questa tematica, perché non è facile diradare sufficientemente tutte le cultivar». Sulle nuove forme di allevamento buoni risultati arrivano dal sistema multiasse che semplifica le operazioni colturali e migliora la produttività. Per quanto riguarda la situazione fitosanitaria si è rivelata l’importanza di mantenere alta la guardia per la ticchiolatura e proseguono i consueti monitoraggi finalizzati alla rilevazione dei potenziali vettori dei fitoplasmi agenti causali degli scopazzi del melo, che risultano in vistoso calo. e dal Centro di sperimentazione agraria e forestale di Laimburg. Un appuntamento che si ripete ormai da diversi anni prima della raccolta. Anche perché i temi trattati in agricoltura biologica tradizionalmente costituiscono un riferimento importante per l’intero comparto agricolo: basti pensare alle tecni- biologiche controllando periodicamente la sanità delle uve e la gestione del vigneto. Le indicazioni emerse dalle esperienze presentate testimoniano i buoni risultati ottenuti in quest’annata dalla generalità delle aziende biologiche, sia dal punto di vista sanitario che quantitativo. Sono stati descritti gli esiti dei rilievi che periodicamente i tecnici che svolgono servizio di consulenza sul biologico in Trentino hanno svolto durante la stagione in 27 diverse parcelle di 14 varietà dislocate in tutta la provincia: nei quasi 300 controlli effettuati la sanità si è dimostrata ottimale. ZOOTECNIA E TECNOLOGIA, PRESENTATO IL ROBOT PER LA MUNGITURA L’innovazione tecnologica e gestionale arriva nelle stalle trentine. Provincia autonoma di Trento e Istituto Agrario di San Michele all’Adige hanno presentato, al comprensorio di Borgo Valsugana, il robot di mungitura: una macchina che riduce drasticamente i tempi di lavoro e migliora la qualità di vita dell’allevatore. Il sistema è stato installato sei mesi fa, in via sperimentale, presso l’azienda agricola “Alle Rubinie” di Castelnuovo Valsugana, nell’ambito di un progetto promosso dall’Assessorato all’agricoltura e condotto dall’Istituto Agrario con il supporto scientifico del Centro di ricerca per le produzioni foraggere e lattiero-casearie di Cremona. «Sono convinto che questa iniziativa sperimentale – ha spiegato l’assessore provinciale Tiziano Mellarini- possa dare inizio ad un nuovo percorso. Mi auguro che gli allevatori trentini sappiano cogliere questa opportunità che arriva dall’innovazione e dalla sperimentazione. La zootecnia, importante risorsa per il nostro territorio, deve saper guardare lontano». Presenti anche il direttore generale dell’Istituto Agrario, Alessandro Dini, il dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico di San Michele, Michele Pontalti, il presidente della Federazione allevatori, Silvano Rauzi, il dirigente del Dipartimento agricoltura e alimentazione della Provincia, Mauro Fezzi. La mungitura mediante robot consiste in box o postazioni, dove le bovine da latte accedono volontariamente, dotati di sofisticate attrezzature che consentono alla macchina di effettuare in modo del tutto autonomo le diverse operazioni della mungitura, a partire dalla pulizia dell’apparato mammario fino al trasferimento del latte nei tank di stoccaggio. «Oltre a ridurre il carico di lavoro dell’allevatore, svincolandolo dagli orari fissi della mungitura – spiega Angelo Pecile, direttore dell’unità Risorse foraggere e produzioni zootecniche del Centro trasferimento tecnologico dell’Istituto Agrario – questa tecnologia migliora il benessere dei bovini, non più soggetti allo stress da spostamento per la mungitura, e dai primi risultati migliorerebbe anche la qualità del latte». Nata in Olanda nel 1992, la tecnologia conta attualmente più di 6000 installazioni a livello mondiale, 200 delle quali sono presenti in Italia. Le caratteristiche tecniche la rendono adatta alle aziende di grandi dimensioni familiari, con un numero di capi in produzione tra i 50 e 70: infatti, ogni unità di mungitura è in grado di servire adeguatamente mandrie di queste dimensioni. “ESPERTI ORTOFRUTTICOLI”, PARTE IL PRIMO CORSO POST-DIPLOMA Per controllare e gestire attentamente tutte le fasi della filiera ortofrutticola, dalla produzione della mela, della fragola o di un ortaggio in campagna, alla sua conservazione e commercializzazione, arriva una nuova figura professionale: l’esperto dell’ortofrutta. L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige attiverà, a partire da novembre, un nuovo corso post-diploma riservato a 15 periti agrari e agrotecnici per dare risposta all’esigenza dei consorzi dei produttori e ai magazzini privati di una figura professionale di questo tipo. Il percorso per “esperto della filiera ortofrutticola” è organizzato e gestito dall’area Qualificazione professionale agricola del Centro Istru- TERRA TRENTINA 8/2009 che per il diradamento dei frutti o al controllo della carpocapsa con l’ausilio delle reti. A Laimburg si è parlato di frutticoltura biologica con la presentazione delle prove sul contenimento della ticchiolatura, malattia che quest’anno ha provocato non pochi problemi nei frutteti della provincia. In viticoltura, i tecnici di San Michele hanno presentato alle cantine Rotari, alla presenza di circa duecento viticoltori, il resoconto della prima stagione di attività dell’Unità sperimentazione agraria e agricoltura sostenibile del Centro Trasferimento Tecnologico, che ha seguito per tutta l’annata un gruppo di aziende 37 NOTIZIE zione e Formazione dell’Istituto Agrario. Obiettivo del corso, della durata di un anno e caratterizzato dall’alternanza scuola-lavoro, è quello di formare una figura tecnica in grado di gestire, in parte direttamente e in parte con l’ausilio di personale specifico, l’intera filiera ortofrutticola: disciplinari di produzione integrata utilizzati per la produzione in campagna, controlli di qualità dei prodotti all’entrata in magazzino, impianti di frigo-conservazione, sale di lavorazione, altri impianti presenti all’interno dello stabilimento, alcune fasi della commercia- “miCrosFErE” CHE migLiorano iL vino, prEmio a san miCHELE L’edizione 2009 del premio “Ricerca italiana per lo sviluppo” promosso dalla Società Italiana di Viticoltura ed Enologia è stato aggiudicato a Raffaele Guzzon dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Il ricercatore ha messo a punto una tecnologia che migliora la vinificazione. Si tratta della creazione di microsfere di alginato rinforzate con silice che immobilizzano e proteggono dall’ambiente esterno i batteri malolattici. La fermentazione avviene così in modo più sicuro e completo; grazie a questa applicazione, inoltre, i batteri possono essere rimossi facilmente dal vino, senza dover ricorrere a filtrazioni o trattamenti che potrebbero impoverirlo, e riutilizzati in più vinificazioni successive riducendo i costi di produzione. Il lavoro sperimentale, che ha come co-autori Agostino Cavazza e Giovanni Carturan, ha superato a gennaio una prima fase di selezione effettuata dal Comitato Scientifico SIVE sulla base del grado d’innovazione e valore scientifico dei 25 lavori presentati. La seconda fase di valutazione è stata effettuata dai tecnici: 300 soci della società sono stati invitati a valutare i 15 lavori lizzazione, certificazioni di prodotto e di processo, sistema di autocontrollo HACCP, controlli di qualità nelle fasi di stoccaggio e di lavorazione in magazzino e in fase di distribuzione, comunicazione e gestione delle risorse umane. Iscrizioni entro 30 settembre 2009 presso la segreteria del Centro Istruzione e Formazione. Per informazioni è possibile rivolgersi al Coordinatore dell’Area Qualificazione professionale agricola, prof. Michele Covi, tel. 0461 615234, 335 8359132, [email protected]. I ricercatori selezionati presentati ad Enoforum 2009 sulla base del criterio “utilità per lo sviluppo della produzione vitivinicola italiana”. Il risultato combinato delle due valutazioni permette quindi di identificare la ricerca che risponde contemporaneamente a requisiti di scientificità ed applicabilità. Il riconoscimento prevede l’erogazione al fondo di ricerca dell’autore premiato di una somma di cinquemila euro. TERRA TRENTINA 8/2009 Tecnica flash 38 ❍ La notizia che la regione Lazio ha finanziato la lotta alla vespa del castagno con trattamento insetticida è commentata negativamente dalla responsabile dell’ufficio fitosanitario della Provincia di Trento. L’uso di insetticidi in un ecosistema quasi naturale quale è un castagneto avrà conseguenze negative sull’equilibrio biologico. ❍ La vespa galligena del castagno è stata riscontrata finora in 5 zone del Trentino: Storo, Nago-Torbole, Arco, Pannone e Fornace. La dirigente dell’ufficio fitosanitario provinciale, Lorenza Tessari, informa che nel 2010 si farà ricorso alla diffusione di un parassita specifico della vespa galligena allevato e distribuito dall’Istituto di entomologia dell’Università di Torino. Il taglio e l’abbruciamento delle galle e dei rametti infestati dalla vespa è possibile solo su piante giovani, ma diventa problematico se si tratta di piante adulte. NOTIZIE da “Europa Direct Trentino” Fondazione Edmund Mach Istituto Agrario San Michele all’Adige a cura di Silvia Ceschini e Giancarlo Orsingher È stato pubblicato da Eurostat il rapporto sulle superfici a frutteto in Europa. Ogni cinque anni viene svolto un rilevamento di alcune specie di alberi da frutto considerate significative per misurare e identificare il potenziale produttivo rivolto al mercato. Le specie in questione sono sette: mele e pere da tavola, pesche, albicocche, arance, limoni e piccoli agrumi. Dall’indagine condotta nell’UE-27 sono emersi alcuni interessanti trend: un terzo dei frutteti europei è situato in Spagna; circa un terzo dei frutteti europei è coltivato a meli; un terzo ad agrumi (arancia, limone e piccoli agrumi); un terzo degli agrumi coltivati in Spagna si concentrano nell’area di Valencia. Per quanto riguarda i trend all’interno dell’EU-15, invece, è emersa una tendenza alla diminuzione delle aree coltivate a partire dal 2002, con l’eccezione dei piccoli agrumi e degli aranceti. SICUREZZA ALIMENTARE, AIUTI AGLI AGRICOLTORI DEI PAESI POVERI I piccoli agricoltori dell’Africa, dell’Asia e dell’America latina riceveranno un aiuto per la produttività grazie ai progetti del Programma alimentare mondiale. Saranno finanziate operazioni in Bolivia (1,8 milioni di euro), in Guatemala (6,3 milioni di euro), in Senegal (10,9 milioni di euro), in Nepal (9 milioni di euro) e nelle Filippine (6,4 milioni di euro). Il programma aiuterà gli agricoltori poveri, la maggior parte dei quali sono donne, a produrre in modo più efficace, in particolare con l’agricoltura collettiva e la diversificazione delle colture. Grazie a questa iniziativa in alcune comunità si forniranno prodotti alimentari in cambio di un lavoro. In totale più di due milioni di persone beneficeranno dei prodotti alimentari così generati. AL VIA LA VENDITA DI VERDURA “DEFORME” Dal mese di luglio è possibile vendere cetrioli incurvati, carote nodose e fagiolini deformi. Questa misura si inserisce nel quadro delle azioni intraprese dalla Commissione europea per razionalizzare e semplificare le norme comunitarie e per ridurre le formalità amministrative. Permetterà soprattutto di limitare gli sprechi e di “offrire al consumatore una scelta di prodotti più ampia”. Fino ad oggi, gli ortofrutticoli deformi o di forma irregolare erano destinati all’industria o distrutti. TERRA TRENTINA 8/2009 IL “FRUTTETO EUROPA” 39 NOTIZIE NUOVO PORTALE SUL BENESSERE DEGLI ANIMALI “Whitelee” (è il nome del parco) può produrre fino a 322 megawatt all’anno. È già previsto un ulteriore ampliamento del parco che dovrebbe fornire energia sufficiente per circa 250.000 case e creare 300 nuovi posti di lavoro. “Whitelee” fa parte di un insieme di 23 progetti che riguardano l’energia lanciati in Scozia dal maggio 2007 per arrivare a raggiungere l’obiettivo del governo scozzese di produrre entro il 2011 da fonti rinnovabili il 31% dell’energia consumata. AMBIENTE, LA GESTIONE SOSTENIBILE DELL’ACQUA È stato inaugurato dalla FAO un nuovo portale internet che servirà da sportello unico per singoli ed organizzazioni alla ricerca delle informazioni più aggiornate sul tema del benessere degli animali da allevamento. Il portale è stato pensato per fornire un’informazione affidabile sulla legislazione e sui risultati delle ricerche nel settore, così come sugli standard, le pratiche e le politiche in materia di benessere animale. Ne trarranno beneficio imprenditori agricoli, funzionari governativi, avvocati, ricercatori, industria alimentare e zootecnica e associazioni non governative. Il portale costituirà un importante forum per le questioni riguardanti le condizioni del bestiame relativamente ad attività quali il trasporto, la gestione della macellazione e della pre-macellazione, la zootecnica, il trattamento e la selezione del bestiame per controlli sanitari. Il portale (in inglese) è raggiungibile al seguente indirizzo: http://www.fao.org/ag/againfo/programmes/animal-welfare/en/ TERRA TRENTINA 8/2009 INAUGURATO IN SCOZIA IL PIÙ GRANDE PARCO EOLICO EUROPEO 40 Le autorità responsabili della gestione dei bacini idrografici nell’UE si sono incontrate a Stoccolma per scambiarsi le esperienze in materia di gestione idrica. Hanno anche affrontato la questione dell’acqua nel contesto dei cambiamenti climatici – argomento cruciale della settimana mondiale dell’acqua, ospitata anch’essa, nella capitale svedese (17-21 agosto). L’anno 2009 segna una tappa decisiva nella gestione dei bacini idrografici in Europa poiché è l’anno in cui per la prima volta le autorità nazionali competenti sono tenute a presentare alla Commissione europea i loro piani e programmi di gestione per migliorare la qualità delle acque di superficie, ridurre l’inquinamento da sversamenti di sostanze pericolose, tutelare le falde acquifere e garantire un giusto equilibrio tra l’utilizzazione e la preservazione delle aree tutelate. AMBIENTE, NEGLI ACQUISTI PREVALE IL MARCHIO ECOLOGICO È stato inaugurato in Scozia il più grande parco eolico terrestre d’Europa. Circa 140 turbine eoliche sono state disposte su una superficie di 55 Kmq a sud di Glasgow, la più grande città della regione. Stando ai risultati di un ultimo sondaggio dell’Eurobarometro “Gli atteggiamenti degli europei nei confronti del consumo e della produzione sostenibile”, l’impronta ecologica dei prodotti, per l’83% dei cittadini dell’UE, costituisce un criterio che influenza le loro decisioni di acquisto. Il 72% auspica l’etichettatura obbligatoria dell’impronta delle emissioni di carbonio dei prodotti. Un fatto positivo per l’ambiente, in un periodo in cui si intensifica la discussione sul contributo di tutti alla lotta contro il cambiamento climatico. Il sondaggio Eurobarometro doveva misurare il livello di sensibilizzazione degli europei all’interesse di un consumo e di una produzione sostenibili, e il modo in cui gli europei percepiscono l’impatto, sulle loro decisioni di acquisto, dell’efficienza energetica, dell’etichettatura ecologica, dell’informazione ambientale relativa ai prodotti e del marchio ecologico comunitario. Il campione del sondaggio era di 26.500 cittadini di età uguale o superiore ai quindici anni, scelti in modo aleatorio nei 27 Stati membri e in Croazia. RICERCA, 34 MILIONI DI EURO PER PRESERVARE MARI E OCEANI La Commissione europea ha lanciato un invito a presentare progetti di ricerca destinati a conciliare le attività marittime con la preservazione dei mari e degli oceani. L’appello è diviso in tre aspetti di ricerca. Il primo (11 milioni di euro) riguarda le conseguenze dell’evoluzione delle condizioni climatiche in Artide dal punto di vista economico ed ambientale; il secon- do (12,5 milioni di euro) riguarda l’impatto dell’uomo e della natura sulla vita marina e sulle ripercussioni che ne derivano per settori economici come il trasporto, la pesca o il turismo; il terzo (10,5 milioni di euro) è dedicato alle ripercussioni che la cattura del carbonio nel sottosuolo marino potrebbe avere sugli ecosistemi marini. Il termine d’offerta dei progetti scade il 14 gennaio 2010. I progetti scelti saranno rivelati al più tardi in autunno 2010. Tecnica flash ❍ Il diradamento dei grappoli e il taglio della parte distale dei grappoli si fanno all’inizio dell’invaiatura su tutte le varietà a frutto rosso, ma anche su quelle a frutto bianco, in base alla destinazione enologica dell’uva e alla qualità che si vuole ottenere. Il tecnico viticolo della Cantina La Vis, enologo Corrado Aldrighetti, sottolinea il fatto che le due operazioni devono essere considerate una correzione del carico produttivo delle viti. Esso non sostituisce gli interventi a verde che si dovevano eseguire in precedenza. ❍ Nei frutteti di melo gestiti con il metodo biologico da agricoltori della Valle dell’Adige e della Val di Non che operano a tempo pieno l’infezione di ticchiolatura era meno grave o addirittura assente rispetto ai frutteti nei quali è stato rispettato il disciplinare di produzione integrata. A salvare le piante dall’attacco del fungo che quest’anno era più virulento del solito pare abbiano avuto importanza determinante i trattamenti con polisolfuro di calcio a dose ridotta eseguiti e ripetuti anche sotto la pioggia. TERRA TRENTINA 8/2009 ❍ L’unico metodo efficace per evitare il danno della diabrotica del mais consiste nell’adottare una rotazione alternata tra mais e patata. Essa è stata adottata finora in Val del Chiese su circa 10 ettari di terreno. Le larve di diabrotica distruggono rapidamente l’apparato radicale del mais Nostrano di Storo che è più ridotto rispetto a quello di mais ibridi da foraggio. Lorenza Tessari, responsabile dell’Ufficio fitosanitario della Provincia di Trento, ritiene che la rotazione mais-patata dovrà essere adottata a partire dal 2010 anche in altre zone del Trentino coltivate a mais da granella o da foraggio. 41 CIBO E SALUTE Gli effetti dei nutrienti sul cervello Cibo per pensare Prof. Carmelo Bruno Già insegnante di chimica (ITI Buonarroti – Trento) TERRA TRENTINA 8/2009 Gomez-Pinilla, professore di neurochirurgia e scienze fisiologiche all’Università di California, crede che appropriati cambi nella dieta delle persone possono aumentare le abilità cognitive, proteggere il cervello dai danni e contrastare gli effetti dell’invecchiamento. Il professore studia gli effetti del cibo sul cervello da anni ed ora ha pubblicato su NATURE NEUROSCIENCE un articolo che analizza 160 studi in merito all’effetto del cibo sul cervello. 42 LE vitaminE dEL gruppo B Un articolo pubblicato su Lancet mostra che supplementi di acido folico, anche in associazione con altre vitamine del gruppo B, possono aiutare le persone tra i 50 e i 70 anni a difendersi dal declino cognitivo che accompagna l’invecchiamento. Si è trovato che le persone che prendono tali supplementi se la cavano meglio nelle misure di memoria e di velocità di trattamento delle informazioni. In aggiunta c’è l’evidenza che la carenza di acido folico è associata con la depressione clinica. Si suggerisce una dieta ricca di spinaci, lievito di birra e succo d’arancia, ricchi in acido folico. gLi antiossidanti FrEnano iL dECadimEnto dEL CErvELLo Un altro suggerimento di GomezPinilla è che le persone dovrebbero mangiare più antiossidanti. Questa idea non è nuova. È riconosciuto che gli antiossidanti proteggono contro gli effetti dell’invecchiamento. Infatti il cervello è particolarmente suscettibile al danno ossidativo. Esso consuma una gran quantità di energia e le reazioni che rilasciano questa energia liberano anche molecole ossidanti e radicali liberi. In più il tessuto cerebrale contiene una gran quantità di materiale ossidabile, particolarmente nelle membrane che circondano le cellule nervose. Perciò viene suggerita, tra le altre cose, una dieta ricca di piccoli frutti (mirtilli, ribes, lamponi...) che hanno un forte potere antiossidante. I principali componenti della frutta sono i polifenoli, che hanno dimostrato di ridurre il danno ossidativo negli animali da esperimento e di aumentare l’abilità nell’imparare e nel trattenere i ricordi. In particolare queste sostanze chimiche provocano cambiamenti nella risposta a differenti tipi di stimoli nell’ippocampo (una parte del cervello che è cruciale nella formazione dei ricordi a lungo termine e che è la regione più soggetta alla malattia di Alzheimer). Tra i polifenoli c’è la curcumina (è una spezia ed è la componente principale del curry), che è stato dimostrato avere effetti protettivi sul cervello. Non può essere una coincidenza che in India dove viene consumata molta curcumina la malattia di Alzheimer è più rara che altrove. Il prof. Gomez-Pinilla dice che è probabile che gli antiossidanti proteggano le membrane sinaptiche. Le sinapsi sono le giunzioni tra le cellule nervose e la loro azione è fondamentale per l’apprendimento e la memoria. iL pEsCE prima dEgLi Esami Generazioni di mamme che hanno dato il pesce ai figli prima degli esami hanno visto giusto, non tanto per il fosforo, la cui utilità è dubbia, quanto per gli omega-3. Gli acidi grassi omega-3 forniscono alle membrane sinaptiche le caratteristiche di “fluidità” (la capacità di trasportare i segnali) e la “plasticità” (la capacità delle sinapsi di cambiare). Tali capacità sono la base della memoria. Circa il 30% dei grassi delle membrane delle cellule nervose sono molecole di omega-3. Tenere un alto livello di omega-3 nell’organismo è condizione necessaria per mantenere il cervello in buona salute. In realtà, i benefici degli omega-3 inclu- dono non solo il miglioramento dell’apprendimento e della memoria, ma anche il contrasto alla depressione e ai disturbi bipolari. Gli omega-3 si trovano nei grassi dei pesci come sgombro, salmone, alici, sardine e pure nelle noci e nei kiwi. È stata riscontrata una forte correlazione negativa tra la quantità di pesce consumato da una nazione e i suoi livelli di depressione clinica. Tra gli abitanti dell’isola di Okinawa in Giappone si riscontra una velocità di crescita dei disordini mentali estremamente bassa. Tali abitanti sono noti per essere dei forti mangiatori di pesce. I bambini che hanno aumentato la quantità di omega-3 hanno migliori risultati scolastici e minori problemi comportamentali. Un altro studio evidenzia che i bambini piccoli le cui madri hanno preso durante la gravidanza e l’allattamento al seno supplementi di olio di pesce (che contiene gli omega-3) mostrano migliori per- formance cognitive rispetto agli altri bambini. Prendendo gli omega-3 dal cibo piuttosto che dalle capsule possono esservi maggiori benefici, in quanto vi sono nutrienti addizionali. Al contrario, molti studi suggeriscono che diete ricche in acidi grassi saturi (grassi animali e grassi di cocco e palma), acidi grassi trans (margarine), e anche i cibi fritti a lungo e il burro, hanno effetti negativi sulla cognizione. Gli animali da esperimento nutriti con tali diete manifestano un declino nella performance cognitiva. In conclusione il prof. GomezPinilla afferma che il cibo è come un farmaco per il nostro cervello, a cui bisogna aggiungere l’esercizio fisico e il sonno. Le ricerche mostrano che gli effetti della dieta, combinati cogli effetti dell’esercizio fisico e con una buona notte di sonno possono rinvigorire le sinapsi e fornire altri benefici cognitivi. Scadenze ❍ Nell’autunno del 2008 la cooperativa Sant’Orsola di Pergine Valsugana ha proposto agli amministratori delle cooperative minori che in Trentino ritirano e commercializzano fragole e piccoli frutti prodotti nei territori di competenza la possibilità di unificare la vendita con l’onere del conferimento totale. La proposta, sostenuta dalla Federazione tren- tina della cooperazione e dall’Assessorato provinciale all’agricoltura, non ha avuto esito positivo. Le cooperative Levico Frutta e AGRi 90 di Storo erano disposte a conferire solo una percentuale del 20-30%, ma gli amministratori di Sant’Orsola pretendevano il 100%. Se ne riparlerà a fine campagna 2009. ❍ Il Consorzio Fersinale di bonifica ha visto respingere il proprio ricorso al Tar di Trento e al Consiglio di Stato contro la delibera della Giunta provinciale che prevedeva l’unificazione dei tre consorzi di bonifica esistenti lungo il bacino imbrifero dell’Adige, da Mezzocorona a Borghetto. È entrato pertanto a far parte del Consorzio trentino di bonifica che sta mettendo a punto il nuovo statuto e creando le premesse giuridiche per indire le elezioni degli organi amministrativi entro il prossimo biennio. TERRA TRENTINA 8/2009 ❍ Dal 1° agosto 2009 è entrato in vigore il nuovo ordinamento di mercato del vino varato dall’Unione europea. Esso prevede la suddivisione tra vini di territorio DOP e IGP e vini generici che possono recare in etichetta il nome del vitigno. Il Consorzio tutela vini del Trentino ha chiesto al Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali che nessun vino generico possa fregiarsi del nome di vitigni già inclusi nelle DOC Trentino. 43 ORTO E DINTORNI Un fiore per ogni mese I radicchi da cespo a foglie rosse e variegate Iris Fontanari Uno degli ortaggi più richiesti sui mercati ortofrutticoli è il radicchio rosso da cespo, molto apprezzato sulle mense soprattutto nei mesi invernali, ideale come contorno in varie pietanze, ma anche componente prelibato per molte ricette sia invernali che estive. I radicchi rossi vengono coltivati in larga misura soprattutto nel Veneto dove se ne consumano le foglie colorate o variegate che costituiscono il cespo stesso. I radicchi sono originari del bacino del Mediterraneo, ma sembra che quelli a foglie colorate provengano dall’Oriente. Per secoli e secoli i radicchi selvatici hanno costituito un alimento molto apprezzato ed erano sicuramente consumati sia dai Greci che dai Romani. Le varietà attuali derivano da incroci anche casuali avvenuti nel tempo tra i numerosi tipi sia coltivati che spontanei. TERRA TRENTINA 8/2009 La Cichorium inthybus (della famiglia delle Composite) è presente in tutta la Penisola. I fiori, di un bel colore azzurro vivo, sono riuniti in infiorescenze a capolino che si aprono solo al mattino 44 note botaniche e colturali Con il termine radicchio o cicoria si indicano diverse varietà coltu- rali derivanti dalla stessa specie spontanea, la Cichorium inthybus (della famiglia delle Composite), una pianta erbacea annuale, biennale o perenne, presente in tutta la Penisola nei luoghi incolti, tra i cespugli e ai bordi delle strade. I tipi di radicchio maggiormente coltivati pare derivino proprio da questa specie, ossia dalla cicoria vera e propria. Alcune varietà di radicchio vengono coltivate per le grandi foglie commestibili ed altre per le radici,che si possono utilizzare crude o cotte. Le foglie dei radicchi rossi che noi qui prendiamo in considerazione Per ottenere produzioni abbondanti e di qualità sono necessari sia una costante irrigazione che una concimazione a base di letame ben maturo; ma in terreni particolarmente fertili o quando si fanno colture a ciclo breve, il letame non è indispensabile. Il radicchio si può comunque seminare o trapiantare dopo colture che hanno avuto un’abbondante concimazione organica (ad esempio lo zucchino). Le varietà Fra i tipi di radicchio a foglie colorate un posto d’onore merita sicuramente il radicchio di treviso (o trevigiano) che si può considerare la varietà base da cui sono derivati, attraverso selezioni e incroci, tutti gli altri radicchi colorati. È il classico radicchio rosso, uno dei più importanti simboli gastronomici del Veneto (da non confondere, tuttavia, come fanno spesso i consumatori, con gli altri radicchi a foglie colorate!). I tipi prevalenti sono due: uno precoce ed uno tardivo. Il primo, resistente al freddo, si raccoglie fra la fine di novembre e la metà di dicembre: presenta foglie allargate, cespo compatto e allungato e va posto in bianco1 per mezzo della sola legatura. Il secondo, più resistente al gelo, necessita dell’imbianchimento fuori campo per assumere le caratteristiche che lo contraddistinguono. Quest’altra tecnica, molto laboriosa e impegnativa, è però riservata ai coltivatori specializzati. Il prodotto in commercio presenta foglie strette e allungate, terminanti spesso quasi a punta, con colore rosso intenso e una tipica costolatura larga, bianca e croccante. Il cespo si presenta poco chiuso e viene venduto con una porzione di radice ben pulita. Questa pregiatissima varietà viene venduta dai primi di dicembre alla fine di marzo, ma il momento di maggiore richiesta coincide con le festività natalizie. Altro radicchio di ottima qualità è quello di Verona (o veronese) che sembra derivi per selezione dal “trevigiano” di cui conserva il colore rosso molto vivace, la costolatura bianca e il margine intero delle foglie che sono di forma tondeggiante. Il cespo è piuttosto compatto e sferico e non allungato come nel trevigiano. È indicato soprattutto per produzioni tardive (gennaio-marzo) e viene posto in bianco sul campo, togliendo le piante dal terreno con tutta la radice e formando TERRA TRENTINA 8/2009 sono molto diverse sia per forma (arrotondata, allungata, a margine liscio, a margine frastagliato ecc.) che per colore (rosso di varie tonalità o variegato in diversa misura). La disposizione delle foglie è simile a quella dei petali di una rosa (a rosetta basale) ed i cespi, ossia i grumoli, detti pure cuori o teste, che si formano al loro interno, sono più o meno compatti e di diverso aspetto in rapporto alle varietà cui appartengono. Le radici hanno l’asse principale (fittone) particolarmente sviluppato e spesso fornito di numerose radichette laterali. I fiori dei radicchi, di un bel colore azzurro vivo, sono riuniti in infiorescenze a capolino che si aprono solo al mattino. Il radicchio è poco esigente in fatto di clima e può vegetare ad elevate temperature anche con poca umidità. La parte aerea delle varietà adatte alla coltura invernale subisce danni solo quando la temperatura è inferiore ai 4-5°C sotto lo zero. La temperatura minima di vegetazione di questo ortaggio è di 8°C, mentre quella ideale si aggira sui 15-20°C. Pertanto, con la scelta di varietà adatte e con l’aiuto di semplici protezioni, è possibile ottenere radicchi rossi da cespo per quasi tutti i mesi dell’anno. In ogni caso, pur essendo un prodotto sempre gradevole, il radicchio migliore si ottiene nel periodo che va dal tardo autunno all’inizio della primavera. Anche per quel che riguarda il terreno questo ortaggio presenta una grande adattabilità: si possono ottenere buone produzioni sia in terreni compatti, a volte addirittura anche sassosi, sia in terreni molto sciolti. Predilige, tuttavia, suoli acidi e neutri, mentre non tollera quelli alcalini. Teme i ristagni d’acqua soprattutto nel periodo autunno-invernale. 45 ORTO E DINTORNI TERRA TRENTINA 8/2009 dei cumuli alti circa mezzo metro. Il prodotto è però gradevole anche senza l’imbianchimento. Data la buona resistenza al freddo, la coltura invernale del “veronese” viene consigliata anche per gli orti famigliari. Se ne possono distinguere due tipi: quello di montagna e quello di pianura con varietà più precoci o più tardive. Il radicchio di chioggia (o chioggiotto) rosso è uno degli ortaggi che si sono maggiormente affermati negli ultimi decenni, la cui selezione è cominciata a Chioggia già nella prima metà del secolo scorso partendo dal “variegato di Castelfranco Veneto”. Da quest’ultimo è derivato il “chioggiotto variegato” e poi, per successive selezioni, si è ottenuto il rosso. 46 Le piante mature presentano un cespo centrale ben chiuso, costituito da foglie arrotondate con margine liscio e costola bianca allargata alla base. Le foglie esterne sono di colore verde intenso con tonalità rossastre: esse ricoprono il cespo, di dimensioni spesso notevoli e di colore rosso carico. Questo radicchio non richiede imbianchimento e viene posto in commercio con una parte di radice pulita. In linea di massima se ne possono individuare quattro gruppi: precocissimo, precoce, medio precoce e tardivo. Può dare ottimi risultati anche negli orti domestici, ma le sementi devono derivare da buone selezioni. Se si possiedono piccole superfici, è consigliabile coltivarlo dalla fine di settembre a tutto il periodo invernale. Il chioggiotto variegato assomiglia molto al variegato di Castelfranco Veneto, anche se la forma del cespo è più simile a quella del chioggiotto rosso, di cui spesso è anche più grosso (può superare anche i 6-7 etti). Le foglie del cespo maturo sono color crema o rosato (ma anche più chiare) con screziature rosse. Se ne possono distinguere due gruppi, il precoce ed il tardivo, e viene raccolto soprattutto nel periodo autunno-invernale. Come la qualità rossa, è molto indicato per gli orti famigliari. Un altro ortaggio “classico” è il Variegato di castelfranco Veneto, che ha avuto quasi di sicuro origine da un incrocio tra il rosso di Treviso e la scarola, di cui ha mantenuto la forma aperta e la frangiatura del margine fogliare. L’importanza di questo ra- dicchio è tuttavia andata sempre più diminuendo mano a mano che si affermavano i radicchi trevigiani, chioggiotti e veronesi. La sua produzione richiede attualmente un alto costo sia per la manodopera necessaria alla coltura e all’imbianchimento, sia per la scarsa resistenza ai trasporti. Viene coltivato soprattutto nelle province di Treviso e Padova; è ritenuto il migliore radicchio, dal punto di vista gustativo, da molti intenditori di buona cucina. Le foglie sono in media più grandi rispetto alle precedenti varietà e possono presentare qualche accenno di bollosità; in autunno si coprono di screziature rosse di varia intensità. Dopo l’imbianchimento le foglie hanno fondo color avorio-crema e screziature che vanno dal rosa più o meno carico al rosso intenso e al violaceo. Per la colorazione e la tipica forma aperta questo radicchio è stato definito dagli appassionati “il fiore che si mangia” ed anche “insalata orchidea”. Si può coltivare facilmente anche nei nostri orti, ottenendo un prodotto altamente pregiato. È però poco resistente al freddo ed è perciò consigliabile raccoglierlo al massimo entro la prima quindicina di dicembre, prima delle forti gelate. 1 L’imbianchimento è una tecnica che viene usata non solo per i radicchi, ma anche per altri ortaggi (indivia riccia, scarola, porro, cardo ecc.) ed ha lo scopo di sottrarre in tutto o in parte le piante alla luce e far sviluppare le foglie del cespo utilizzando le sostanze di riserva accumulate dalle radici. Per il trevigiano precoce l’imbianchimento si attua legando direttamente sul campo le piante con un elastico o altro tipo di legaccio. Le piante vanno tenute legate da 10-12 a 20-25 giorni in rapporto alla temperatura del periodo. Con questa pratica il prodotto diventa più tenero e appetibile. Foto presa dal catalogo “I prodotti della terra. Artisti trentini fra Ottocento e Novecento” edito da EsaExpo in occasione della mostra allestita a Palazzo Roccabruna (20 novembre -18 gennaio 2009). Marco Bertoldi Raccoglitori di patate ca 1958-60 olio su tela 140x140 Comune di Lavarone