4. Le Egadi dei Florio
(1874- 1909)
La storia della più famosa e importante famiglia di negozianti-banchieri e
imprenditori borghesi che la Sicilia abbia avuto in tutto 1'800 si è svolta e
consumata nell"arco di quattro generazioni; la prima, quella dei fratelli Paolo
e Ignazio Florio mercanti di droghe, giunti a fine '700 da Bagnara Calabra;
la seconda, caratterizza ta dalla figura di Vincenzo, figlio di Paolo, autentico
capitano d'industria di mentalità moderna che sviluppò intensamente. per
40 anni, attività commerciali, finanziarie, industriali e soprattutto armatoriali. La terza fu quella di Ignazio, figlio di Vincenzo, senatore del Regno
come il padre. che guidò la Casa dal 1868 al 1891, anno della sua morte.
l'ultima generazione. come per le origini, fu ancora di due fratelli, Ignazio
jr. e Vincenzo jr.• figli di Ignazio, con la differenza che per loro, nonostante
le apparenze, la parabola segnò un percorso solo discendente.
Di pesca del tonno e di gestione delle tonnare i Florio si occuparono sin
dai primi decenni dell'800.' dapprima, impiegando capitali in quelle della
costa palermi tana (Vergine Maria, Arene Ila, Isola delle Femmine) in società
con altri; successiva mente da soli, prendendo a gabella nel1841 le tonnare di Formica e di Favignana.
Il vero salto di qualità venne. però, compiuto dopo la decisione di
Ignazio Florio di acquistare le Egadi, pur nella consapevolezza dei rischi
che il considerevole investimento comportava. Ma erano ancora anni di
grande crescita per la quasi totalità delle imprese del gruppo, soprattutto
della Navigazione Florio. Gli anni Settanta di quel secolo furono l'ultimo
decennio realmen te positivo per la Casa cui non mancavano né la capacità
di autofinanziare le proprie iniziative, né i sussidi dello Stato per i servizi
marittimi. Cosi, dopo appena cinque anni dalla morte del padre, Ignazio
Florio portò a compimento la prima grande operazione della sua gestione
stipulando il 7 marzo 1874, presso un notaio palermitano, l'atto di acquisto delle isole Egadi e delle relative tonnare, al prezzo di 2 milioni e 750
mila lire.' Formava oggetto della compravendita "da potere" dei marchesi
Giuseppe Carlo Rusconi e dal fratello Francesco - per una metà = e dalla
marchesa Teresa Pallavicini, moglie del marchese Marcello Durazzo- per la
restante metà - quanto appresso:
" 1•. Le isole di Favignana- levanzo- e Marettimo- Formiche e loro
tonnare e mari. coi titoli di nobiltà c relativi dritti di farsene investire. l
mari denominati di San Vittore - Delli Porci - Nubia e Raisgerbi, coi relativi privilegiati dritti di privativa, esistenti nella Provincia e mari di Trapani,
tali quali furono dalla Real Corte venduti c trasferiti coll'atto del Sedici
Dicembre milleseicentotrentasette, e con altri atti (...).
2·. le case, casine, magalzini, giardini, flore, fabbriche, pozzi, cisterne,
ed acque esistenti nelle isole anzidette e nella città di Trapani inservienti
alla abitazione di essi proprietari e persone di loro dipendenza ed all'uso
delle tonnarc, compresi tutti i mobili che esistono dentro tutti i casamenti di spettanza dei comparenti Rusconi e. Pallavicini Durazzo(...).
3•. Tutto il materiale che costituisce il corpo delle tonnare di Formica e
Favignana c loro apparato si di mare che di terra inerente al servizio delle
73
Foto 14. Paiano Aorio. C~rtollntt cJat3bU<e anni Clnquant~.
•
- -·... ....
-
74
stesse, cioè barche - barcaccie - ancore - cordaggi - sarziame - reti sugheri, e quanto altro alle dette tonnare si appartiene (... ).
4•. l canoni enfiteutici appartenenti ai venditori si e come possono loro
spettare e spettano, i quali canoni (... )si indicano della complessiva somma
di lire Oiccimilauna, e centesimi cinquantotto (...).
s·. liutte le terre libere o coltivate nelle dette isole, di cui non si trova
fatta dalla proprietà alcuna concessione perpetua (...)':'
Restavano a carico del nuovo proprietario, oltre alle imposte, i seguenti · pesi": la "decima•• al vescovo di Mazara nella misura annua di 5950 lire
e 7 centesimi e le ·soggiogazioni perpetue· per un ammontare annuo
complessivo di 6267 lire e 93 centesimi.
Il pagamento del cospicuo importo venne modulato in quattro annualità, sino al 30 novembre 1877.' Le fasi della non facile trattativa e tutti i
passaggi antecedenti l'acquisto delle Egadi da parte di Florio non sono,
purtroppo, noti per mancanza dì carteggio privato; vi è però un antefatto
che merita di essere approfondito, perché emblematico del forte interesse
che le tonnare di Favignana e di Formica continuavano a suscitare tra gli
imprenditori italiani, genovesi in testa, nella seconda metà dell'800.
Il sacerdote Zinnanti, molto addentro alle cose favignanesi, nella sua
monografia del1912 riferiva che. a seguito della morte "dell'ultimo rampollo della schiatta dei Pallavìcìno·• - cioè Ignazio Alessandro, morto il 16
settembre 1871' - il genero genovese Durazzo insieme all'altro comproprietarì:o, il bolognese Rusconi, volendo liberarsi definitivamente della proprietà delle Egadi, "fecero offerta a certo Pastorini", anch'esso genovese, il
quale: "'prima di decidersi alla compra, volle indagare quali frutti reali si
poteano ricavare. Il Pastorini dunque mandò nell'Isola di Favignana ad
indagare segretamente certo Pretto. Questi per non dare sospetti, finse una
nuova industria: la fritta delle sardelle; c quasi vicino alle sponde del mare,
nel largo di S. Leonardo, impiantò un piccolo stabilimento di fronte all'Isola
di Leva nzo•• per la produzione sott'olio, in scatole, di dette sardelle.'
la rnarrazione sintetica dello Zinnanti, parzialmente attendibile e palesemente •floriana· è priva di informazioni sul conto dei due pretendenti:
Pasquale Pastorino ed Eugenio Pretto. Il primo aveva acquistato nel 1869
la tonnara di Porto Scuso, in provincia di Cagliari e i figli Carlo e Giacomo,
oltre a mantenerla, divennero titolari di uno stabilimento di lavorazione e
conservazione, sempre in Sardegna, a Punta di Carloforte." Nel 1872, con
altri genovesi, Pastorino costituì una società per esercitare la tonnara di
Santa Caterina di Pittinuri."
Pretto, invece, ·negoziante e proprietario" era nativo di Cornedo, in
provincia di Vicenza, ma da tempo svolgeva a Genova la sua attività dove
aveva stabilito la sede principale della sua ditta, con filiale a Chioggia."
Nel 1872, in società con i genovesi Pietro Delfino (per 13/20) e Santo
lagorio (per 2/20), divenne comproprietario (per 5/20) ed esercente della
Tonnara delle Saline, situata nel grande golfo deii'Asinara, acquistata dal
conte Giacomo Vivaldi Pasqua per 465 mila lire."
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Foto 1S. C'anohna databile anni Cin.quanta.
Foto 16. Cartohna databile anni Cinquanta t?l
la vicenda favignanese di Pretto ebbe inizio il 27 aprile del 1873, con
l'acquisto di ·un pezzetto di terreno per uso di fabbricato sito In questo abitato nello spiazzo San Leonardo, della cstenzione mondelli quattro dell'abolita corda del Monte San Giuliano, corrispondenti alla nuova misura legale
metrica decimale ad ari quattordici, centiari novantad ue, e millesimi sessanta nove e per come e quanto nell'intiero si trova"," al prezzo di 500 lire.''
Ad agosto del 1875 Ignazio Florio, ormai proprietario delle Egadi. concedeva ad Eugenio Pretto, sempre in contrada S. Leonardo, 1720 metri
quadrati di terreno attigui all'area acquistata dallo stesso che nel frattempo era già stata "dnta di mura e coverta in parte di fabricati~" In forza del
contratto stipulato con Florio, il Pretto era tenuto a "migliorare ed accrescere i fabricati esistenti"" e, infatti, nei primi mesi del 1876 lo stabilimento poteva considerarsi completato."
Non sono ancora note le ragioni che indussero Pretto, quattro anni
dopo, a sospendere l'attività; è certo, però, che a febbraio del 1880, egli
vendette lo stabilimento a Ignazio Florio per il tramite di luigi Manni, suo
procuratore speciale.
la vendita riguardava, owiamente, sia il dominio utile, sia le migliorie esistentì nel terreno e cioè •una fabbrica qui in Favignana destinata una volta
alla confezione delle sardelle, confinante da Tramontana col mare, da Levante
e Mezzogiorno colle strade e da ponente colla spiaggia del mare e propriamente sito nel piano cosi detto San Leonardo", al prezzo di 15000 lire."
l documenti ora rinvenuti non confermano, quindi, la versione dello
Zinnanti; se, infatti, la cordata Pastorino-Pretto aveva come obiettivo
l'acquisto delle tonnare di Favignana e di Formica, per quale motivo Pretto
smobilitò nel 1880 e non nel 1874, all'indomani della vendita delle isole a
Florio? Perché Pretto ancora nel 1875 avrebbe preso ad enfiteusi altro terreno e perche avrebbe speso altri capitali per completare lo stabilimento
delle sardelle? Si potrebbe pensare. semmai, che Eugenio Pretto attendesse il 1877, data di scadenza del contratto con l'esercente Orago per valutare la possibilità di prendere in gestione le due tonnare, magari in societa
con Pastorino e altri genovesi e che, non andato in porto il tentativo, sia
ri masto sin quando l'attività intrapresa avrebbe reso.
Ad ogni modo, "la fabbrica di Pretto" (cfr. Foto 5; l'edificio con fumaiolo è parzialmente visibile sulla sinistra) venne acquisita al patrimonio di
Casa Florio e riutilizzata sia per alloggi del personale del palazzo del senatore, sia negli anni '90, come "Cucina economica·. quando si rese impellente sfamare i numerosi indigenti di Favignana. Subi, probabilmente, altri
interventi di ristrutturazione ancora a fine secolo e venne collegata con un
passaggio sotterraneo al palazzo dei Aorio"' (Taw. 13 e 15 e Tab. M).
la vicenda Pastorino-Pretto, che si lega in qualche modo alla conclusione della gestione delle due tonnare da parte del gabelloto genovese
Orago, va letta non solo guardando dall'osservatorio dell'isola, la cui economia stava segnando modesti passi in avanti, ma in special modo dai centri più dinamici dell'economia continentale nei quali si stavano gettando
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le basi della prima industrializzazione del paese. Sì andava manifestando
in quegli anni un rìposìzìonamento "culturale", prima ancora che affaristico-finanziario, degli imprenditori nazionali che, subito dopo l'unificazione,
compresero le grandi opportunità offerte dall'ampliamento del mercato e
quelli genovesi non avevano smesso dì considerare la Sicilia un luogo privilegiato per concludere operazioni imprenditoriali o finanziarie, come
accadtva da secoli.
Per Favignana, la presenza dì Pretto, pur se per breve periodo, portò alla
creazione dì un secondo impianto dì lavorazione e conservazione ittica,
oltre a quello che Giulio Orago aveva realizzato da qualche anno in un sito
diverso dell'isola e sul quale, poi, si sarebbe innestata e sarebbe proseguita l'iniziativa industriale di Ignazio Florio.
A tal proposito, pur se rimangono diversi aspetti da chiarire, nuovi
documenti permettono di delineare un quadro d'insieme più leggibile delle
origini e degli sviluppi costruttivi dello Stabilimento Florio il cui complesso dì fabbricati segna una grande svolta nella storia delle tonnare delle
Egadi e delle sue comunità. Fu determinante, infatti, la decisione di tra sferire le attività più propriamente industriali in un'area lontana dal centro abitato, mediante la costruzione ex novo dì edifici all'interno dei quali
doveva svolgersi l'intero ciclo produttivo, dall'arrivo del tonno appena
pescato, alla conserva in barili sotto sale e sott'olio in scatole di latta, nella
massima autosufficienza possibile. Contemporaneamente, awenìva il
sostanziale declassamento dell'antico gruppo di fabbricati di San
Leonardo, al rango di semplici magazzini.
Il primo nucleo dello Stabilimento venne costruito sul versante opposto a quello dove si trovava l'antico complesso, per scella del gabelloto
Giulio Drago che dal 1860 prese in esercizio le due tonnare, dopo la rinuncia a proseguire da parte di Vincenzo Aorio." Lo stesso imprenditore genovese. nel 1870, in una breve relazione approntata in occasione di
un'indagine ministeriale sulla pesca in Italia, precisava - scrivendo in
forma i mpersonale - che "l'appaltatore ha eretto apposito stabilimen to
pella confezione Tonni alla distanza di circa mezzo chilome tro dal paese a
gran vantaggio della popolazione"." L'Istanza a poter disporre dell'area
necessaria venne presentata al Consiglio comunale nel 1862 e nella seduta del 14 maggio di quell'anno l'organo amministrativo la pose all'ordine
del giorno come ·petizione dell'appaltatore di queste tonnare Don Giulio
Drago circa un fabbricato che costruire intende nel sito Calaccioni:"
Sì intuisce che il vantaggio per la popolazione stesse nell'allontanamento dal centro abitato di un impianto che, fra l'altro, avrebbe dovuto
ospitare nuovamente la vasta area da adibire a ·camposanto• delle teste e
delle code di tonno, le caldaie per la produzione del relativo olio - svolta
ancora a quella data solo a Formica - nonché affiancare alla produzione
dei barili anche quella più moderna delle latte che- come si è già rilevato nel precedente capitolo- venne awiata a fine anni Sessanta deii'SOO,
proprio In questo nuovo stabilimento.
77
favignana
To nn a r~ F lo rio (S tabdtmento)
78
A tale primo edificio venne dato il nome 'Torino• perche, secondo il
Cataliotti, sarebbe stato costruito da operai piemontesi.''
Vent'anni dopo, nel dettagliato reporcoge dell'Esposizione nazionale
palermitana del 1891-92, a cura dei redattori delle dispense settimanali
dell'editore Sonzogno, ci si spinse oltre, sostenendo che lo stabilimento "il
quale ha presso Il volgo dell'isola il nomignolo di Torino• era stato "si può
dire nella sua totalità" costruito durante l'amministrazione di Gaetano
caruso. lasciando cosi intendere che le modifiche e gli ampliamenti al
corpo originario furono talmente radicali da far rimanert solo il nomignolo dell'edificio primitivo." Si sa, inoltrt, con certezza che alla data del 21
febbraio del 1874 - data di rilascio di una certificazione dell'Agenzia delle
imposte dirette di Trapani - il fabbricato "Torino• veniva descritto come
"Stabilimento pel Tonno sott'olio e salato• ed era composto di 20 vani, con
rendita imponibile di 154 lire e 50 centesimi" (cfr. anche Tab. l).
Un primo nodo da sciogliere, riguarda, intanto, le ragioni che avrebbero indotto il genovese Drago ad awalersi di operai piemontesi per costruire Il nuovo edificio a Favignana. Si è già detto. nel precedente capitolo,
delle non poche difficoltà lamentate dall'imprenditore genovese nei rapporti con i raisi, ad ogni tentativo di introdurre cambiamenti e probabilmente, egli non era gradito neppure a larga parte del favignanesi. Fino al
1860 non sì era manifestata alcuna azione dì ·molestia" a danno dell'attività delle tonnart e da quell'anno, invece, "parecchie centinaia di piccole
barche pescherecce invasero le acque adiacenti, adducendo la libertà di
pescare ovunque loro piacesse~" Ciò costrinse il Drago a reclamare ripetutamente l'intervento del governo per contenert le barche pescherecce
entro limiti prescritti e solo nel 1869 con l'arrivo di un piroscafo della
Marina Reale si operarono alcuni arresti di ·contraventori"."
Si aggiunga pure il lungo contenzioso con l'esattore locale e con
l'amministrazione comunale di Favignana: "Nel mese di maggio dell'anno
1867 il signor Giulio Drago (...) faceva ricorso al Signor Prefetto della
Provincia contro l'appaltatore del dazio di consumo Carriglio Giuseppe
lagnandosi che abbusivamente domandava il dazio dell'olio che si adoperava e consumava per la confezione del tonno"." Il Comune di Favignana,
che a quella voce di Introito non intendeva rinunciare, persistendo il rifiuto dell'imprenditore a riconoscerne la legitlimit~. deliberò nel 1870 di
intraprendere un'azione giudiziaria," ottenendo, l'anno seguente, sentenza favorevole dal Tribunale di Trapani." per subire poi quelle sfavorevoli del
Tribunale di Palermo e, infine, della Cassazione nel 1881."
Il clima di ostilità e di ostruzionismo, fo~. non fu inìnOuente nella decisione del Orago di avvalersi di "stranieri", piemontesi o genovesi, è comunque verosimile che per costruirt un fabbricato che doveva rispondere a
requisiti e finalità industriali. egli abbia preferito rivolgersi a qualche tecnico di fiducia e a manodopera •specialiuata• non rtperibile localmente.
Giunta alla naturale scadenza del 1877 la gestione in gabella delle due
tonnare - Iniziata da Giulio Drago e completata dal figlio Vincenzo 79
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Ignazio Florio da proprietario delle Egadi, assunse immediatamente il ruolo
di esercente e di industriale, awalendosi del suo più fidato amministratore, Gaetano Caruso, che si trasferì nell'isola acquisendone, qualche anno
dopo, la cittadinanza e diventando, prima, consigliere comunale e poi
assessore alle finanze.
Nel 1881, il Caruso presentò istanza di Ignazio Florio al Comune con la
quale si chiedeva il permesso a potere "segregare la stradella obliqua allo
stabi limento Torino, rendendosi necessaria per poterne eseguire
l'ingrandimento reclamato dal crescente bisogno per comodità della lavorazione portata in più larga scala, obbligandosi invece costruirne altra un po'
più in su che risponde più larga e comoda al transitare dei viandanti (. ..)~"
Si awiava, dunque, la fase dei lavori di ampliamento dell'area circostante e
quella di sviluppo e ristrutturazione del corpo di fabbrica "Torino~
le acquisizioni di terreni e fabbricati utili da parte del senatore Florio
sono appresso descritte sinteticamente e riguardano una vasta area ai
piedi defila montagna Santa Cateri na, dove Giulio Drago aveva costruito il
citato edificio "Tori no~
le compravendite - meglio definite atti di cessione di dominio utile,
dagli enf iteuiti a Ignazio Florio, domino diretto delle Egadi - sono documentate dal 1878 e proseguirono almeno fino al 1892. l'anno di inizio di
queste compravendite non a caso coincide con quello di chiusura del cantiere che l'architetto Giuseppe Damiani aveva aperto per i lavori del palazzo Florio di Favignana:"
27 novembre 1878- "terreno occupato di fichidindia e poche piante di
vite vigne, circondato di mura di pietra rotta a secco in contrada della
montagna sotto il castello", per 637 lire e 50 centesimi."
28 novembre 1878- un tratto di terreno "girato di mura da pietre rotte
a secco(...) in contrada sotto il castello", per 471 lire e 74 centesimi."
9 aprile 1879 - "due terze parti di una chiusa di terre lavoriere sila in
quest'Isola in contrada detta Calaccioni sotto la montagna·, per 1275
lire,.J'
12 novembre 1879- "due chiuse di terre lavoriere (...) una delle quali
occupata di alberi di fichidindia, site in quest'Isola nella montagna di
Santa Caterina in contrada Boschetto•, per 828 lire e 75 centesimi."
23 novembre 1879- "una tenuta di terre, parte rampante e parte coltivata a sommacoo e fichidindia (...) in contrada Montagna Grossa•, per
1300 lire."
9 marzo 1880- "una tenuta di terra rampante occupata in parte di
alberi di fichidindia ed altri alberi di diversa specie (...) in contrada delle
Ficarellc'"• per 956 lire e 25 centesimi.
2 dicembre 1880- "un tratto di terreno( ...) in contrada Portella" per
800 lire."
14 llllglio 1881 - Dodici "chiuse" di terre nelle contrade Campana,
Garofalo e Specchio per complessive 5100 lire.''
22 ottobre1881 - Una chiusa di terre lavoriere e una "macchina senia81
toria", pozzo, "gebbia e gebiotto", una stanza tcrrana, in contrada
Calaccioni, per 3442 lire e 50 centesimi."
28 novembre 1881 - "un fabbricato ad uso di barracche per salato di
Sardelle, composto di tre magazzini, e due stanze una terrana, e l'altra
solerata e di altre due piccole stanze per conservarvi del sale, con diversi
cortili, pozzi. e pile. e tutt'altro inerente al detto intiero fabbricato, un itamente ad un pezzetto di terreno attaccato dalla parte di ponente girato di
mura (...) siti detto terreno e fabbriceto in quest'Isola in contrada del
Calaccione, confinanti nell'assieme da Tramontana mare, da Levante col
piano cosi detto della Leva, da mezzogiorno strada, e da ponente collo
Stabilimento addetto alla Tonna ra di detto Commendatore Ignazio
Florio"," per complessive 3825 lire.
9 dicembre 1881 -Un "chiusanello" di terra rampante in parte occupato
di tichidindia e alberi di carrubba in contrada Santa Caterina, per lire 500."
27 maggio 1882- Una chiusa di terre "girata di mura di pietra a secco
(...} in contrada Calaccioni" per 5000 lire."
18 aprile 1883- "una chiusa di terre lavoriere divise in tre appezzamenti, con macchina seniatoria, pozzo, gebia e gebiotto, casamento consistente in numero quattro corpi !errane, pennate in due vani, due mandre ed una
grotta" in contrada della Leva alle falde della montagna, per 7850 lire."
18 aprile 1883 - Un "frustolo" di terreno in contrada Calaccioni per 777
lire e 50 centesimi."
14 maggio 1887- Una chiusa di terre denominata Garofalo in contrada Santa Caterina."
31 luglio 1892- Una "chiusa·, una tenuta di terre e un giardino in contrada Campana per 900 lire.10
Il 23 aprile del 1882, nel corso di una seduta consiliare convocata per
discutere. tra l'altro, dell'attribuzione della cittadinanza a Gaetano Caruso.
Il relatore Michele Casubolo nel tessere gli elogi dell'amministratore di
Casa Florio, dichiarava, fra l'altro: "tra pochissimi anni si potrà portare il
vanto di avere Il primo stabilimen to di Tonnara dell'intiera Europa".'' Tale
certezza sembrerebbe scaturire più dalla conoscenza degli ambiziosi progetti di Casa Florio, i quali prevedevano un considerevole ingrandimento
degli impianti di lavorazione del pescato, che dall'effettiva visibilità delle
opere completate, semmai da poco iniziate. E, infatti, l'importante testimonianza del professar Pavesi - che nella sua relazione agli atti dell'inchiesta parlamentare sulle tonnare, pubblicata nel 1889 ma completata a
maggio del 1886, definiva quello di Favignana un "grandioso stabilimento
di confezione del tonno"" - conferma che gli anni di costruzione furono
proprio quelli antecedenti a tale data. Considerato, poi, che l'acquisizione
di larga parte dell'area necessaria awenne gradualmente. tra il 1878 e i
primi mesi del 1883, l'intervallo temporale durante il quale si svolsero i
lavori è compreso tra il 1881 e il 1886.
Individuato l'intervallo temporale, si pone adesso una seconda questione:
a chi deve attribuirsi la paternità del progetto dell'impianto favignanese, in
82
mancanza di documenti che ne attestino con certezza l'identità? Gli elementi
in possesso degli studiosi sono pochi e gli indizi più numerosi delle prove.
Secondo Filippo Terranova, avuto l'incarico da Ignazio Florio,
"L'Aimeyda ridisegna tutto il fronte a mare dell'isola, dal palazzo dei Florio
sino allo stabilimento", armonizzando gli antichi fabbricati con quello
moderno sulla sponda opposta''
In veritil tale ipotesi, di cui non si ha riscontro nei saggi che, in tempi
diversi, Anna Maria Fundarò ha dedica to all'opera di Giuseppe Damiani,"
sembrerebbe fondata proprio sulla precedente committenza a questi del
progetto di palazzo Florio (Foto 3-7).
Più di recente, i compilatori del Dizionario degli artisti siciliani, hanno
attribuito anche all'architetto Filippo La Porta un ruolo non meglio definibile, quale collaboratore del Da miani;" ipotesi, questa, sostenuta pure da
Ettore Sessa." L'unico accenno, invece, all'esclusiva progettazione dello
stabilimento Florio da parte del La Porta -privo, però, di riferimenti a fonti
specifiche- si rinviene in un saggio del 1978, di Gaspare Scarcella."
Giuseppe Da miani Almeyda fu architetto di fiducia di Ignazio Florio per
il quale aveva realizzato, prima dell'incarico a Favignana, gli edifici della
Fonderia palermitana Oretea. "Sembrerebbe, a prima vista.- ha osservato
Sergio Troisi - la riedizione del binomio Vincenzo Florio-Giachery nella
nuova collaborazione tra Ignazio Florio e Damiani (come a mediare cronologicamente il rapporto Ignazio Florio jr.-Ernesto Basile)".'"
Damiani rappresentò con autorevolezza l'alternativa al modernismo di
Ernesto Basile e costituì "nel panorama culturale isolano della fine del
secolo scorso, l'unica vera forza capace di opporsi al 'gusto floreale'~"'
Dopo il matrimonio di Ignazio Florio con la baronessa Giova nna
D'Ondes Trigona, nel 1866, si ebbe quella svolta nella storia della famiglia
di commercia nti-imprenditori che avrebbe imposto l'assunzione di un
modello più adeguato di rappresentazione sociale, a consolidamento di
una posizione che dagli affari, dal commercio e dalle iniziative industriali
aveva tratto sino ad allora la sua fortuna e la sua forza straordinaria."' La
costruzione del cosiddetto "castello" di Favignana," laddove sorgeva
l'antica torre di San Leonardo (Docc. 14 e 15; Taw. 24 e 25), rientra pienamente in questo nuovo schema di committenza aristocratico-borghese,
applicabile a ben pochi altri in Sicilia."
Quando il Damiani ricevette l'incarico di costruire la residenza per
l'amico Florio, tra il 1874 e il 1875, "aveva già costruito - scriveva Anna
Maria Fundarò- il Politeama a Palermo, era impegnato "politicamente" nel
ricorso al Consiglio Comunale di Pa lermo perché il suo progetto-riduzione
del Teatro Massimo non era stato esaminato, aveva costruito monumenti
civili e funerari, aveva costruito le edicole di villa Giulia~"
Risale a febbraio del 1875 il primo progetto di massima di una "Casa di
campagna in Favignana ordinato dal sig. Comm. l. Florio"" e nel successivo mese di maggio "viene presentato al Florio un progetto completo, composto di dieci tavole datate e firmate"."
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r3V. 2S. Dtscgno Olfqucttllaro di anonimo. 1686.
S:LEONARDO DE L
fAVI
Il relativo capitolato prevedeva, fra l'altro, che durante i lavori
l'appaltatore dovesse seguire le indicazioni del Damiani e di un suo
"Ingegnere di dettaglio" che - come scriveva ancora la Fundarò - "sarà
l'architetto, suo allievo, Filippo La Porta"'' l lavori ebbero inizio nella
seconda metà del 1876 - con non poche difficoltà e qualche incomprensione Lra il Damiani e il La Porta" -e l'edificio venne consegnato al senatore a maggio del 1878.
Riguardo alla manodopera di cui ci si awalse, appaiono importanti
alcune considerazioni della Fundarò circa la possibilità di reperire in loco,
per la maggior parte dei lavori, le "capacità tecniche e operative·, soprattutto gli scalpellini;" non cosi per quelli più specialistici, tant'è che le parti
in ferro vennero eseguite presso la fonderia Oretea a Palermo" e, poi, per
le aperture dei vani del portico il La Porta richiedeva l'invio degli operai di
Lucc.a che per contratto avrebbero dovuto collocare tutte le imposte interne ed esterne." "In realtà una casa cosi grande c con le difficoltà già viste
di approwigionamento di manodopera specialistica e materiale rischiava a
quel punto [gennaio del 1878] e col progettista assente, di non essere
completata che a tempi molto lunghi~" L:analogia con le difficoltà incontrate da Giulio Drago- di cui si è detto a proposito della edificazione dello
stabilimento "Torino" -è immediata e rende più convincente l'ipotesi della
presenza di manodopera non siciliana per quello specifico intervento.
Alla morte de.l Damiani, la commemorazione fu affidala al professor
Zanca che cosi ricordava i principali passaggi dell'attività del grande architetto: 'Il Damiani fu parimenti sommo e come Architetto e come
Ingegnere: il Politeama Garibaldi di Palermo, basterebbe da solo a tramandarne il nome alle future generazioni. (...) Il restauro e la sobria decorazione del Palazzo Municipale di Palermo, il grandioso Palazzo delle Terme in
Termini Imerese, il magnifico Castello di Favignana della famiglia Florio, il
severo e razionale edificio per l'Archivio Municipale di Palermo, le leggiadre edicole della nostra Villa Giulia, il caratteristico prospetto della
Fonderia Oretea"." L'elencazione dell'oratore, proseguiva con altri importanti lavori e realizzazioni, ma senza che si facesse alcun cenno a un progetto per lo stabilimento di Favignana. lo Zanca, quindi, citava opere come
il prospetto della fonderia palermitana dei Florio e il palazzo di Favignana,
ma non l'intero grandioso stabilimento della tonnara.
"la lacuna· è a dir poco singolare. È ipotizzabile una cosi vistosa omissione nel momento della celebrazione e del ricordo, oltre che delle qualità
umane, delle realizzazioni più significative del Damiani? Pura dimenticanza dell'oratore? Sarebbe una spiegazione poco convincente. Pur se owio
che in quel contesto lo Zanca non fosse chiamato a declamare l'intero
repertorio della produzione del defunto architetto, si è indotti a pensare
che eg.li non ne fece cenno semplicemente perché il progetto non era del
Damiani. D'altra parte, neppure nel suo manoscritto autobiografico, recante la data del 1· gennaio 1905, dal titolo l casi della mia vita, vi è notizia
di quest'opera per "l'amico Ignazio Florio"."
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Tav. 26. C..rta topog.rafit'it di5e1Jn~101 ~ F. Ptrortl~ lo 81anco. d:IUHll
giugno 1891
87
Ben diverso e meno ricco di informazioni è ancora oggi il profilo biografico e professionale dì Rlippo La Porta, una cui prima sc.heda venne compilata
nel 1981. in occasione della mostra Polermo 1900: "Laureato a Palermo nel
1881, poco sì conosce di questo architetto, tranne Il villino Caruso a Palermo
(1908) nel quale dimostra però una perizia costruttiva e tecnologica e una
ricercatezza nell'adozione dei modi noreali, proprie di una esperienza progettuale anche troppo affinata perché quest'opera possa ritenersi unica.
Costruisce alle Croci, a Palermo, la fabbrica per mobili della ditta Mucoli
(1900)~ A questo periodo risale, con molta probabilità, anche l'incarico del
presidente del Tribunale di Palermo di effettuare una perizia tecnica del palazzo di piaua Bologna dei principi Alliata di Villafranca il cui risultato si tradusse
nella stesura di una preziosa e accuratissima relazione sull'intero stabile"
le notizie sul conto della Porta sono molto scarse anche perché non (
dato sapere se l'archivio privato, i disegni e le tavole che testimonierebbero della sua produzione, siano andati distrutti o dispersi. Sono state reeuperate solo da poco tempo (Taw. 31-33) due delle quattro grandi tavole
acquerellate che portano la sua firma c che rappresentano il moderno sta·
bilimento di lavorazione del tonno a Favignana (Foto 8), esposte nel 189192 all'interno del padiglione Florìo dell'Esposizione nazionale di Palermo.
le tavole "nelle quali si rivela la fresche.zza del colore e l'abilita dell'egregio ingegnere Filippo la Porta", raffiguravano rispettivamente: la
prima, il prospetto, la seconda. uno spaccato dello stabilimento, "la terza
e la quarta sono i piani icnografici del piantwcno e della prima elevazione. Vi sono gli alloggi per l'amministrazione e per gli impiegati, vicino
all'ingresso, e i dormitori per le ciurme, situati al primo piano. Vi si distinguono poi il Marfaraggìo, l'appenditojo, i magauìnì pel carbone, per l'olio
e pel sale; e poi la batteria delle caldaje, le tcrzane per asciuttare, le terzane da stivare, gli opificii di lavorazione dei barìlaì e degli stagnini, i
magazzini delle scatole, detti California (e che sono una vera California),
la segheria a vapore, un opificio meccanico c financo un gassometro:"
le tavole sopra descritte, furono collocate all'interno della parte del
padiglione Florio dedicata alle tonnare delle Egadi (l'altra era occupata dai
prodotti della sezione enologica marsalese), utilizzate come scenografia
ideale nella ricostruzione d'ambiente. Inoltre, all'interno del padiglione
espositivo, nel mezzo della sala, venne collocata una vasca, modello di tonnara (Tav. 34), realiuata da Francesco Pecorclla, costruttore navale di
prima classe e macchinista in prima dci piroscafi della Navigazione
Generale Italiana (Fiorio-Rubattino):" "l'archetipo esposto a Palermo ci
offre appunto. disegnato artisticamente c fedelmente, il complesso delle
reti e degli arnesi occorrenti ad una tonnara; è immerso in una vasca rettangolare della superficie di metri 6,60 per 5,40 che rappresenta. alla scala
di 1/200, il tratto di mare occupato da metri 1300 di tonnara~"
Ma i ·quattro bellissimi acquarelli"" del la Porta potrebbero, invece,
far parte delle tavole di progetto vere e proprie dello stabilimento da lui
disegnato e concepito architettonicamente.
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A rafforzare questa seconda ipotesi sowengono nuovi elementi documentari, ritrovati proprio a Favignana, che riguardano la sua presenza nell'isola ben piu assidua e duratura di quella si nora accertata limitatamente
al triennio 1876-78 nel cantiere del palaz.zo Florio.
Con delibera della Giunta municipale del 15 aprile" e del successivo
mese di agosto del 1886, da parte del Consiglio comunale, si affidò all'ingegnene La Porta "che in atto risiede in Palermo", l'incarico di predisporre
il progetto di massima per la scogliera a protezione del porto di
Favignana." Allo stato delle conoscenze, sembrerebbe questa la prima
committenza da parte del Comune al giovane ingegnere trentacinquenne.
l'incarico venne porta to a compimento in meno di due mesi con la consegna dei disegni in un'unica tavola "unitamente ad una lettera in cui trovansi espresse le principali idee intorno al modo in cui dovrà avere luogo
la costruzione di quella scogliera, all'importanza dell'opera ed all'importo
approssimativo di essa~" Sin dal 1881, l'amministrazione di Favignana
aveva awertito l'esigenza di far costruire una scogliera a difesa delle
imbarc.azioni nell'insenatura di San leonardo, nominando una Commissione di cui faceva parte quale tecnico esterno anche il Caruso. non ancora consigliere comunale."
A luglio del 1887, dopo uno "speciale incarico" al consigliere Caruso tale era nel f rattempo diventato" - di esaminare un nuovo progetto di
costruzione del cimitero," il Consiglio approvava quello riguardante il prospetto del camposanto di Favignana redatto anch'esso dalla Porta e datato 20 giugno 1887, per un totale di importo lavori pari a 3520 lire."
É plausibile che la proposta di awa lersi di Filippo la Porta per la progettazione delle due opere sopra ricordate, sia stata avanzata in Consiglio
dal Caruso. per lo meno dal 1885, con la motivazione che il giovane ingegnere era già noto quale collaboratore del Damiani e che a Favignana continuava probabilmente a operare per conto di Casa Florio. Peraltro. il
Damiani- che dal 1863 al 1896 ricoprì anche l'incarico di ingegnere del
comune di Palermo" - era stato completamente assente dall'isola durante
tutte le fasi della realizzazione del palazzo del senatore, per gli innumerevoli impegni professionali, come ben si rileva dal repertorio cronologico
curato dalla Fundarò''
Ciò potrebbe essere stato determinante nella scelta dell'architetto cui
affidare ulteriori incarichi da parte di Florio e del suo amministra tore; è,
quindi, possibile che si sia pensato a La Porta piuttosto che al suo ex maestro, proprio per ragioni di maggior disponibilità sul campo a seguire. controllare e assumere decisioni rapide che non dovessero scontare preventiva verifica ed esame di altro progettista. con inevitabile dispendio di tempi
e di costi, cosi come awenuto per la residenza di Favignana.
Qu.esta ipotesi spiegherebbe anche le ragioni della povertà di notizie e
di dati sull'attività professionale del La Porta a Palermo, in quanto, cioè,
ripetutamcnte assente dal capoluogo almeno fino ai primi anni del '900.
Nella seduta del 15 maggio 1888, il Consiglio comunale prese atto della
89
FAVIGNANA
relazione del La Porta sullo stato dci lavori, sia del camposanto che della
scogliera, e della comunicazione "che riguardo alle di lui competenze, queste secondo la ta riffa degl'ingegneri ed architetti, dovrebbero essere computate al9% ma però egli a riguardo della rappresentanza comunale, riduce dette compe tenze al 7% sull'importare dci lavori e cioè a dire il 4% da
corrispondergli lo appaltatore ed il 3% a carico del Municipio". le spese di
trasferta "che sosterra tutte le volte che per la visita c direzione dei lavori dovrà recarsi in questa• vennero assunte dall'amministrazione di Casa
Florio, a conferma di interessi coincidenti relativamen te alla presenza del
La Porta a Favignana, per prestazioni che riguardavano tanto le opere ptr
il Comune, quanto quelle per Gaetano Caruso e Ignazio Florio.•
Come si apprende da successivi atti consiliari, entrambi i progetti della scogliera e del camposanto - registrarono ritardi nell'attuazione e
maggiori costi sui quali lo stesso La Porta riferì nella seduta del 9 ottobre
1888."
Tra il 1892 e i primi mesi del 1893. fu impegna to nella direzione lavori
"pel lastricato delle vie e piazze" di Favig nana, firmandone la relazione
conclusiva il 24 aprile 1893."'
Il certificato di collaudo di alcune opere urgenti e indispensabili, compiute nel carcere mandamentalc dell'isola. su progetto dell'ingegnu
Giovanni Robusehi del Genio Civile di Trapani, venne rilascia to il 18 settembre del 1901 "dal Signor Ingegnere della Casa Florio Filippo La Porta:"
A dicembre del 1903 il La Porta, impegnato nei lavori della residenza
dei Florio a Levanzo, in contrada Le Case, firmava nt~lla qualità di "lng.e
Architetto della Spett.le Casa Florio per i lavori occorrenti nelle isole
Egadi", rome si evince da un attestato redatto dallo stesso a sostegno di
un brevetto dei "Fratelli U Vigni", ditta palermitana di intonaci e rivestimenti.u
Altro probabile intervento è da ricercare - come ha osservato Ettore
Sessa - nelle scelte decorative della chiesa di Sant'Antonio di Padova a
Favignana. ricostruita tra il 1893 e il 1898 in un sito diverso da quello originario.., Estata nota ta, infatti, una certa influenza del La Porta nella
·copiosa presenza di cartigli e nastri con iscrizioni c alcuni particolari soggetti fitomorfeggianti, oltre al simbolismo di tipo didascalico [che) è
comune tanto alla chiesa quanto agli interni, soprattu tto nel progetto. del
Villino Caruso in via Dante•. a Palermo, realizzato dallo stesso."
Queste nuove informazioni sull'attività di Filippo la Porta nelle Egadi,
rafforzano l'ipotesi prima formulata del suo personale ed esclusivo coinvolgimento nella progettazione dello stabilimento, perché risalta maggiormente l'autonomia dcl professionista cui venivano affidati incarichi dalla
committenza Florio-Caruso e forse più Caruso che Florio. Contemporaneamente, egli divenne interlocutore privilegiato per opere disposte dall'amministrazione comunale, i cui esigui mezzi finanziari ponevano in una
condizione di oggettiva dipendenza dalle scelte imprenditoriali e dalle
strategie commerciali della Casa palermitana, che van tava interessi nel
90
foto 19. Canofin~ datau 1904.
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C:onni pronti per essere squartati (JY1are Faraggio)
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settore dei trasporti (Navigazione Generale Italiana). dell'enologia (vino
Marsala), della meccanica e metallurgia (Fonderia Oretea), della ceramica,
dello zolfo ecc.
In tale stato di sostanziale controllo dell'economia dell'isola,
l'inserimento dell'ingegnere-architetto La Porta fu assolutamente fisiologico e quasi inevitabile. L'appoggio alle iniziative e proposte del Caruso
trovarono spesso larghi consensi e sostegno in consiglio comunale e tra la
maggioranza della popolazione.
Si è appena accennato al peso e all'influenza che l'amministratore
Gaetano Caruso potrebbe avere avuto nella maggior parte delle decisioni
strategiche assunte riguardo allo sviluppo del nuovo stabilimento e degli
impianti, alla ristrutturazione degli edifici e alla gestione delle tonnare
Florio ed è certamente utile riprendere una breve nota giornalistica sul personaggio in questione, in occasione della visita a Favignana delle giurie
dell'Esposizione nazionale di Palermo: "Il cavaliere Gaetano Caruso, che
accompagnava i componenti le Commissioni, con quella competenza che
gli è propria, perché egli è il direttore, l'organizzatore, il creatore dello stabilimento, forniva tutti gli schiari menti, tutte le indicazioni abbisognevoli,
affinché ogni dettaglio di quello venisse convenientemente apprezzato, e di
ogni singola operazione si riconoscesse la ragione tecnica. (...) Egli non è un
semplice amministratore, che si limita ad impiegare le cure di un buon
padre di famiglia pel regolare andamento della cosa amministrata. Caruso
è un novello Pigmalione innamorato della sua statua. Dominato e sospinto
da una passione ardente per lo sviluppo di una industria, che può dirsi sua
creazione, egli ne studia con amore indefesso l'organismo. cosi nei suoi più
minuti dettagli come nel suo complesso. ne perfeziona i congegni, ne invigìla con instancabile alacrità tutti i movimenti, moltiplicandosi, presenziando tutto, perché ri nvigorito dalla potenza della sua ferrea volontà':,.
Eche il Caruso non fosse un semplice direttore delle tonnare lo si evince pure da altre fonti: "L'Amministratore della casa Florio, a nostro avviso
[cioè dei redattori del giorno/e traponese L'Aurora], fa male nell'intervenire nelle lotte amministrative, col sacro nome del suo Amministrato. Lasci
una volta libertà assoluta nelle lotte locali, e creda a noi, che nessuno
grida: fuori lo straniero, perché non vi è nessuno da essere si pazzo da dire
sul serio che la casa Florio sia straniera a quelle isole"."
Il rapporto privilegiato che necessariamente si dovette creare sul
campo tra il Caruso e l'architetto La Porta, per la soluzione di questioni
concrete, sino al punto da assegnare a quest'ultimo l'ambito incarico di
ingegnere della prestigiosa Casa palermitana per le isole Egadi, lascia pensare a un duplice livello di trattazione e definizione dei problemi di progettazione, consulenza e direzione lavori. Vi è, infatti, un'oggettiva analogia nel rapporto fiduciario instauratosi tra Caruso e La Porta, al pari di
quello già consolidato tra il senatore e Giuseppe Damiani Almeyda.
D'altronde, la trasformazione dell'originario stabilimento "Torino" (Doc.
16) in grandioso impianto per la lavorazione e conservazione del tonno
97
98
comportò, soprattutto, la costruzione di nuovi magazzini, nuovi locali e
forni per la cottura, secondo una tipologia costruttiva che non era inusuale e che non richiedeva quelle rifiniture e attenzioni che, invece, era
stato indispensabile riservare al "castello" Florio.
L'innovazione non consisteva tanto nelle caratteristiche degli edifici
che si :andavano a costruire, pur se "inedite• risultavano la vastità e le
dimensioni del complesso, bensì nella modemizzazione del ciclo produttivo, nella più razionale organizzazione del lavoro, nell'adozione di macchinari e nell'utilizzo del gas per produrre la forza motri~ necessaria e, in
ultima analisi, nell'idea guida di "industrializzare· un'attivi tà tra le più
arcaiche e tradizionali della Sicilia.
Con questi obiettivi imprenditoriali e strategie aziendali tracciate dalla
figura dominante dell'amministratore del senatore è ipotizzabile che il
"livello" Caruso-La Porta sia stato quello più adeguato e che essi abbiano
operato con notevoli margini di autonomia decisionale. l risultati produttivi del decennio 1878-88, richiamati nel preceden te capitolo, testimoniano del successo di quella gestione cui poteva essere accordata piena fiducia da parte della proprietà. A maggior ragione, dopo la morte del senatore Ignazio nel 1891. il rapporto fiduciario nei confronti del La Porta si
accrebbe. anche perché il ventiduenne Ignazio jr. che si era trovato
improvvisamente alla guida della Casa, non era nelle condizioni di mutare
indirizzo nella gestione delle tonnare e degli affari delle Egadi, né vi erano
ragioni per farlo, tant'c che, quando si rese necessario, il Caruso fu assegnato alla direzione dello stabilimento enologico di Marsala e a Favignana
subentTò il figlio, Vincenzo Caruso."
l'esame della grande carta topografica di Favignana (Tavv. 26-28). disegnata nel 1892 da Fran~o Pecorella (Tav. 29) - lo stesso autore del
modello di tonnara presentato nel padiglione Florio dell'esposizione palermitana del 1891-92- mostra il risultato degli interventi compiuti a quella da ta e le grandi dimensioni del nuovo stabilimento rispetto agli an tichi
edi fici. anch'essi oggetto di risistemazione" e di piu idonea destinazione
d'uso. :a seguito del trasferimento delle lavorazioni un tempo svolte a San
Leonardo.
È ancora Lo Settimana Commerciale e Industriale di Palermo. a fornire
altri dettagli sulle fasi delle lavorazioni, sugli spazi t sugli ambienti entro
i quali si sviluppava il ciclo produttivo:
"Le due grandi barche, che trasportarono i tonni, si collocarono successivamente di frontt allo sbarcatoio. Questo è coverto da una grande tettoia in ferro sosttnuta da colonnette [foto 191. Il pavimento a mattoni
presenta una fortt pendenza per facilitare il lavaggio [Foto 201. Circa duecento optrai lavorano contemporaneamente in questo locale con una
celerità vtrtiginosa. Buttati i pesci dalla barca nell'acqua della spiaggia,
vengono immediatamente uncina ti in un occhio, legati con corda alla
coda. tirati nello sbarcatoio e disposti in tre ordini simmettrici. Appena
formata la prima fila, sei operai con un'ac~tta fanno in un attimo qua t99
100
tro tagli: uno per tagliare la testa, la quale vien subito portata via, due trasversali ed uno longitudinale per estrarre le interiora, le quali da un altro
operaio, che accorre istantaneamente con un mastello, vengono portate in
apposito locale.
Appena sventrato il pesce, vien posto sulle robuste spalle di un uomo,
il quale lo trasporta in magazzini dal tetto basso da cui pendono innumerevoli corde, alle quali i tonni vengono appiccati per la coda, perché ne
possa colare il sangue per parecchie ore.( ...) Una serie di magazzini è destinata al riempimento delle scatole ed alla conservazione dei prodotti.
L'intero stabilimento è illuminato a gas, la cui forza motrice viene utilizzata per estrarre l'acqua da un pozzo e per altri usi. (...) Aggiungasi a tutto
l'anzidetto un grande appartamento per l'amministrazione, le case pel
custode ed altri impiegati, ed altro~"
Non era l'appli cazione del modello di cittadella operaia l'accostamento sarebbe ardito - pur se erano previsti gli alloggi per una
parte del personale. Certamente, però, l'obiettivo era quello di concentrare uomini e mezzi in un complesso moderno, cosi come si era fatto fra il
1873 e il 1876 per un'altra grande e dispendiosa iniziativa industriale di
Ignazio Florio, la "Tessoria del Pegno", alle falde di Monte Pellegrino a
Palermo, all'interno della quale furono realizzati la mensa, il forno, la
scuola, l'asilo nido gestito dalle lavoratrici e nei pressi della fabbrica tessile anche gli alloggi economici per gli operai.'"'
Il raffronto tra la carta del Pecorella (Tav. 26) e il rilievo catastale di cinquant'anni dopo (Tav. 16) evidenzia molte analogie pur nell'approssimazione del disegno del dipendente di Casa Florio; anche l'emicerchio antistante
l'ingresso allo stabilimento appare coincidente. La comparazione mostra,
inoltre, una seconda fase di interventi di ristrutturazione e di ampliamento
che si è sviluppata tra il 1892 e il 1942 e specialmente nei primi anni del
'900 come è possibile osservare in una veduta panoramica del 1902 (Foto 1).
accorrerebbero ulteriori riscontri che la ricerca non ha sin qui fornito,
soprattutto per difetto di documentazione. Tuttavia, è indubbio che le
indagini sulle minute dei notai favignanesi e sulle carte dell'archivio
comunale svelino molti aspetti inediti e di rilevante interesse, consentendo di attribuire all'ingegnere Filippo La Porta un ruolo di primo pia no quasi certamente esclusivo - nella progettazione e nella direzione dei
lavori dello Stabilimento.
Anche se può sembrare paradossale, la sorte toccata alle tonnare è
stata migliore di quella riservata ai Florio, nel senso che il '900 accelerò il
dissesto finanziario della Casa e la loro scomparsa dal panorama industriale nazionale, nonostante alcune attività del gruppo continuassero a
essere redditizie (produzione del vino Marsala e lavorazione del tonno).
Non è questa la sede per ragionare sull'epilogo dei Florio e sulle cause che
ne hanno determinato il declino: si può semplicemente sottolineare, in
estrema sintesi, che l'eccessiva frammentazione dei capitali e degli impieghi, già dagli anni Ottanta dell'800, in iniziative di varia natura, era ormai
101
106
Tav. 34.tnciSJOnc databile 1891·92 raffigurante rinttmo del
pradJgflonc FIOIIO rtalluato pc:r rbposilionc nazionale di P:dcrmo.
In primo piano, la grande wsca (cm. 6filx5.40) per réippr~n tare d
~lato di rtll della tonnara. Alla ~rt~c di StniSt.ra. una del)(. quallrO
tavole -:tt'qLR;rcllatc dt Filippo la Pona.
in controtendenza rispetto ai modelli di spccializzazione industriale che si
facevano strada nelle aree più sviluppate del paese. La parola fine venne
scri tta ben prima che i due fratelli se ne rendessero conto.
Va ricordato. in ultimo. che ai diversi tavoli delle trattative con gli istituti finanziari. con i creditori e con le autorità di governo, ogni tentativo
di Ignazio jr. e del fratello Vincenzo. di risalire la china. faceva leva sulle
Tonnare e sullo Stabilimento, che rappresentavano i gioielli da esibire e
conferire a garanzia delle anticipazioni creditizie.
Il 18 giugno 1909, i fratelli Florio stipulavano l'atto di cessione del prodotto delle tonnare delle Egadi, per tentare di trovare una soluzione ai
gravi problemi finanziari della Casa. "Il contratto- scrive Giuseppe Barone
- era valido per 6 anni e fissava il prezzo a 160 lire il quintale per una produzione che non oltrepassasse le 11500 casse. c a 150 lire nel caso di un
maggior prodotto: i Florio s'impegnavano a continuare la lavorazione del
pesce. a curarne la conservazione sott'olio c a consegnare le casse a
Palermo a disposizione delle due ditte acquirenti".'" cioè l'industriale
genovese Angelo Parodi e la ditta Fratelli Pedemonte e l.avagetto di
Alessandria. "Alla casa palermitana - prosegue Barone - era fornita in
cambio un'anticipazione di 8 milioni di lire dietro iscrizione ipotecaria su
tutte le proprietà mobili ed immobili delle tonnare di Favignana. di
Formica. Marettimo e Levanzo"."'
Ciò non bastò a risollevare le sorti dci Florio c, nel 1934, le azioni della
"Società Finanziaria l. e V. Florio" (costituita nel 1928). in quanto facenti
già parte del portafoglio titoli della Banca Commerciale Italiana, furono
trasferite all'Istituto di Ricostruzione Industriale (I.R.I.). "Le azioni della
finanziaria vennero azzerate e, al consuntivo finale, I'IRI - cioè lo Stato si addossò una perdita secca di circa 40 milioni sulle somme man mano
pagate per tamponare i debiti di Casa Florio':'"
L'attività di pesca e di lavorazione del tonno sarebbe proseguita ancora per alcuni decenni, fino agli anni Settanta del '900, per iniziativa dei
Parodi, che da finanziatori erano, intanto. diventati proprietari dello
Stabilimento c degli impianti (Tav. 30).
Come noto. per molteplici ragioni, questo tipo di pesca e ormai un evento raro: sono intervenuti cambiamenti radicali e profondi con i quali quel
microcosmo produttivo di conoscenze di tecniche, di usi e di tradizioni antichissime ha dovuto fare i conti. Soprattutto. oggi incombe la piu grave
minaccia, il nemico piu insidioso che si sta imponendo su tutti: il rapido cambiamento - per responsabilità umana - dell'ecosistema del Mediterraneo e,
quindi, dei cicli biologici della fauna e della flora marina. che per secoli
hanno garantito non solo che si potesse catturare tonno in tonnara, ma che
si sviluppasse una multiforme civiltà marinara e peseher~ccia.'"
107
4. Le Egadi dtl Florio (1874· 1909)
' R. lentini, ..-EC'Onomia c storia dtllc tonnarc di
Sicilìo", In V. Consolo, Lo fJ<!iCU del tonno in
Sicilia, S.lltrio, Palermo, 1986.
'A. N. D. P, not. G. Ouattroc<h~ Paltrmo. atto n.
87,7-3-1874,
'/bidtm.
• G. DI Stefano, L• docim• dti v.scovi di Mazara
$11/lt tonno~ dtllo Sitilio O<"ddtntolt, t<Si di laur;,a, farollà di Grurbprud<nzo dtii'Univmilà di
Palermo, anno accadtmiro 1968.,69.
• A. N. O. P.. not. G. Ouanrocchi. cit.
• M. ZinnanU, Ctnnl storici drllt /so/e Egadi,
(rìstampa anastatkal. Monte S. Giuliano, Tip. G.
a . - 1912, p. 21.
' M. Bologna, Gli Arrhivi Pollavicini di Genova. l
- Archivi propri, Ministero BB.CCAA.. Roma,
1994, p. 326.
• M. Zinnanti. op. dr.. p. 21.
• A. Cataliotti. fovrgnono. Mtmorit, notr <d
appunti. Con sprdolt riferimento o/ Castri/o di
San Giacomo, Girgerul, 1924, p. 34.
• P. l'avesi, "Rela:ionc alla Commi!.!Ìonc ,;,aie per le
tOtlnare•, in Atti thllo
tOtiiHn,
~
lkok per k
Rema. Tip. Ettdi BotQ, 1889, pp. 46. 117.
• Ibidem. p. 69.
" A. S. T.. not N. Canino, Favignana, rcg. 2520,
atto n. 1282/712, 14-2·1880; P. Pav<Si, "Rdatione
cit - Nott <d al~ati principali", p. 347.
u Archivio Notarilt de Gtnova, not Gian Antonio
Paladino, atto rogistrato il 29-3- t872 (copia fornitami gentilmente dal professar Salvatore
Rubino di G.tnova).
" A. S. T. not N. Canino, favignana, ,;,g. 2513,
atto n. 48. 27+t873.
" Ibidem; tempi c modalità di pagamento furono: 4751irc alla stipulo d<l conttatto e le rtSidue
25 llrt entro tr<: anni. SI vtda anche l'ulttrlor;,
acquisto di quott in not E. Torr<:nte, Favignana,
r<g. 983 tl'f, atto n. l, ID-1-1874; not N. Canino,
Favignana. reg. 2515, atto n. 57, 25-3· 1875 c
reg. 2520, atto n. 1278/710. 9· 2· 1880.
"A. S. T.. not G.. Patrlco, Trapani, r<g. l539, n. 91,
12·8- 1875.
'' lbidtm.
" A. S. T.. not N. canino. favignana, reg. 2516,
atto n. 45, 27-3- 1876.
" Ibidem. ,;,g. 2520, atto n. 1282/712. 14-2·
1880.
• A. l. Lima, "Favignana·. Storia dc/lo città, n.
26/27, 1983. p. 235. N<i fogli nn. 2 • 3 d<l <'ala·
sto fabbricati d<l 1898,1a fabbrica Pretto< indi·
viduabile col num<rO 782.
• M. Z,nnant~ op. or., p. 21.
108
" G. Drago, "Delle Tonnare della Ugurla, dl
Toscana, di Sardtgna • di Sicilia. Della pesca, preparazione: e: oommtrcio del Tonno·. in La ptsto in
ltoUo. Annali dtl Mitu.ste:ro di Agucohura,
Industria e Commerdo, Genova, 1872, vol. l Parte 111, p;>. 25·26.
" A. C. F.. Registro delle Delibemionl del
Consiglio, Adunanza dd 14-5-1862.
• A. Caialiott~ op. cir., p. 100; "Ma11ala. L• Egadr
e Pantelleria", in L< conto cirro d'Ira/io illusrrort,
Sonzogno, Milano, 1928, fase. 248', p. 12.
• ·n padiglione flono·, L'Esposizion• nazionoit di
Pol<rmo 1891- 92, Sonzogno, Milano, 1891-92.
Disptnsa Ha. pp. 86-87. 11 rtdattor<: delrartirolo
~ probabilment< lo stesso eh< si firma Nlnguno
n<l resoconti giornalistici pubblicali rontemporantamente in L'Isolo (cfr. qui nota 75).
• A. N. D. P. not G. Ouattro«:hi, Pakrmo, allogato all'atto n. 87 cit
" G.. Drago. "0.11• tonnarc cit", p. 16.
• Ibidem. p. 17.
" A. C. F.. Registro delle Deliberazioni del
Coc~liu.
Adunanza Ckl ..._l:t .. UJ/2..
•lbid•m. Adunanza dd 9· 11-1870.
" lbidrm, Adunanzo d<l3·9-1 871.
" Ibidem. Registro delle Deliberazioni di Giunta,
S.duta d•II'0-2-1 883.
n lbidtm, Rtgistro d<ll< Dtliberazroni del
Consiglio. Adunanza dtl 23- ID-1881.
" A. M. fundarò, Giu~ppe Domioni AlmevrJo lr<
orchiter-turt uo cronaca r storia, Flaccovio,
Pal<m10, 1999, p. 9.
R A. S. T
. not N. Canino. Favignana, ,;,g. 2518,
ano n. 879/495. 27-11·1878.
• lbidtm,atto n. 882/497. 28· 11-1878.
" Ibidem, rtg. 25 19, atto n. 984/552. 9· 4· 1879.
• Ibidem. atto n. 1200/674, 12-11-1879.
0
/bidtm,atto n. 1211/678, 23-11-1879.
•Ibidem, r;,q. 2520, n. 1301/721,9-3-1880.
" Ibidem, otto n. 1451/843, 2-12-1880.
'' Ibidem, reg. 2521, atto n. 1540/932, 14-7- 1881.
• Ibidem, atto n. 1594/1186, 22-ID-1881.
"lbidtm.atto n. 1611/1003, 28-11-1881.
•Ibidem, atto n. 1623/1015,9-12-1881.
" Ibidem, 2522, atto n. 1711/1104, 27-5-1882.
" Ibidem. rcg. 2523. atto n. 1848/1240, 18-41883.
• lbi<km. atto n. 1849/12'1, UH-1883.
• Ibidem. rog, 2527, atto n. 2359/1752. 14· 5·
1887.
" Ibidem. rtg. 2532, atto n. 3 169/2561, 31-71892.
• A. C. F.. Registro delle Deliberazioni del
Consiglio, Adunanza del23-4· 1882.
P. Pavesi, ·Relaziont cit.'", p. 47. ·Re-lazionr
dtlla Commi~iont Reale ~r le tonnare·, in AtU
della Commrssione Reale <cr. ciL, p. XIV.
u F. Ttrrnnova, *la città disegnata nt:l mare·, in V.
Consolo, Lo pesco dc/tonno cl t,. pp. 60-Gl.
M A. M. Fundarò, Pol<rmo 1860/1880. Uno anali8
si uri/ono atlmvrrso i progwi ed architftturr d/
Giu~ppe Damioni Alme)'do. Palermo, np. Stlss,
1974; Idem, Giu~pp~ Damioni cit.
" U. Di CriStina - G. Trombmo, •La Porta Fili;lj>O",
in L Sarullo. Dizionario degli artisti sidUuni.
Architetti, a cura di M. C. Ruggìerl Tricoli,
Novecento, Palermo, 1993, vol. l, p. 251.
" E. Sessa, "La fabbrica della chiesa di
Sant'Antonio di Padova a Favignana. Relazione
storic:o~critica·. in Progetto di restauro ddla
chiesa di S. Anton;o annessa al polazzotto Florio
o Favignana Traparri, a cura di Archistudio Capri
Associati, 1994. p. 21 del dattiloscritto.
" G. Scarc<ila, Favignana lo perlo delle Egadi,
Europrint Milano, 1978, p. 71.
• S. Troisi. "l Florio e: la cultura artistica in Sicilia
tra Ottocento e Nove~nto". in R. Giuffrida - R.
lentini, L'età dci Florio, Sellerio, Palermo, 1985,
p. 117.
• G. lo Tennero. "Oamlani Almeyda Giuseppe·, in
L Sarullo, Dizionorio cit. pp. 126-127.
10
In particolare si rinvia a E. lach~llo. · 1Florio tra
mito t storia", in L.'tconomio dei florio. Uno
famiglia di imprenditori borghesi deii'BOO,
Sellerio, Palermo. 1990.
• G. GcraCJ, "Castello Florio in Favignana (del
prof. Giuscppc Damìani Almeyda)", L'archircrruro
italiano. n. 5. 1913, pp. 57-SS.
u S. Troisl, "l Florio cic.", p. 117.
" A. M. Fundarò, Giuscppe Damiani ci t .. p. 9.
~ Ibidem, p. 14.
• Ibidem, p. 19.
• Ibidem. p. 28.
o Ibidem. p. 54,
• Ibidem, p. 53.
• A. M. Fundarò, l'o/ermo 1860/1880 cit., p. 44.
• Ibidem, p. 57.
Il lbid~m, p. se.
" A. Zanca, "In memoria del Prof. Arch. Gius<!pp~
Damiani Almeyda·, in L Gallo. Il Polireomo di
l'o/ermo e I'Arch/rettum policromo dcii'Ottocenro, L'Epos, Paienno, 1997, p. 143.
11
Dalla trascrizione in L Gallo, Il Polfttomo cit.,
pp. 102- 131.
""FilippO la Porta". scheda biografica in fblermo
1900, a cura di Gianni Pirront. Soc. Ed. Storia
d<ila Sicilia, Palermo, 1981, p. 269. Sul villino
Caruso anche G. Pirrone. "l:opera unica di FilippO
ta Porta", in Polermo, uno c:npitole. Dal
S.rtecc-nro al Liberty. con testi di Eliana Mauro e
di Ettore Sessa, Electa. Milano, 1989, pp. 162165. Copia, non datata, della relazione t«nica
redatta dal La Porta, si conserva in A. S. P., Alliatl
di Villofranca. b. 1288; trattlsi di un registro In
tela nera con etichetta manosctìtta in copertina:
"lng.r< Filippo la Porta. Perìxia del Palazzo
Villafranca promossa gìudi1iariamente a danno
dei sigmori Villafranca dal cav. Guccia".
" Ninguno, •ta nostra ~posizione. Il padiglione
Florio", L'Isola. n. 43. 12·13 febbraio 1892, V ed
ultima puntata; per i pre«dcnll rtSOCOnli, tra l
più ddtagliati the la stampa dell'epOCa abbia
pubblicato sull'argomento: l, n. 36 del S-6 febb.
1892; Il, n. 38 del 7-8 febb.; 111, n. 40, del 9·10
febb.; IV, n. 41 del 10-11 febb. 1892. ·n padiglio·
ne Florlo·, L'Esposizionr Nazionale di Palermo
1891-92", E. Sonzogno, Milano, 1891 -92,
dispensa 11 .. pp.
86~87.
Erroneamente l'autort
dell'articolo "Esposizione Nazionale 1891-92.
Chiosco della casa Florio l. & V. Florio",
Avvìsacorc, 25-26 giugno 1892, attribuisce i
di~c:gni all'ingegner Luigi la Porta.
• "l'archetipo della tonnara", L'Esposizione
nazionale di Polermo d t., Dispensa 93, p. 70.
u lbldem.
" "Espositione Nazionale:. Il Padig li on~ Florio·,
Corrie~ di Poltrmo1 n. 20, 20 gennaio 1892.
~ A. C. F.. Registro delle Deliberazioni del
Consiglio, Adunanza del 7·4-1889.
" Ibidem, Adunanza del l 5·8-1 886.
" Ibidem, Adunanza dei7-10-1886.
" Ibidem, Adunanza del 20-3-1881.
n Jbidtm, Adunanza straordinaria dtl 29·111885.
~ Ibidem, Adunanza straordinaria del17· 1· 1886.
• Jbidt.m, Adunanza straordinaria del 10.. 7· 1887.
• L Gallo, Il Polire<Jma cit., pp. 137 e sgg.
" A. M. Fundarò. Palermo 1860/1880 rir.. pp. 36
e sgg.
• Ibidem, Registro dtlle Oc:liber.uioni di Giunta,
Seduta del 15-5-1888.
• Ibidem, Registro delle Deliberazioni del
Consiglio. Adunanza del 9-10-1888.
" Ibidem, Registro delle Deliberazioni di Giunti,
Seduta' del 9-9·1893. Le carte dell'archivio sin
qui dntJenute non sopportano l'ipotesi di un vtro
~ proprio "'Piano la Porta•, cui fa riftrimtnto T.
La Rocca. T esperienza del rilievo•, in T. La Roct.a,
Gli indlstinli confini. OSStrvozionl e Progtcti pet
109
l'Isolo di Favignana, Medina, Palermo, 1995, p. 16.
• A. C. F. Registro ddle Delìbtrazìonf dì Giunta,
Seduta dell'8·10-1901.
" Dccoroziont int~rna ed t.sterna df potuzzi, etJJ..
ne; monum~ntoli, copl)<tle funrrorie, monumtn...
ti te<'. con fnronochi ~ciali U Vigni ~r lo Imi·
to.zione di tutte le pietre tufatte t marmi,
Palermo. 1909, p. 14 e pp. 18-19. Devo all'ar<hiceuo Ettore Sessa la segnalazione di questo prezioso opuscolo.
" E. Sessa. "La fabbrica della chiesa cit.", p. 8.
" Ibidem, p. 24; G. Pirrone, Polermo cil., p. 162.
"' •La Tonnara di Favignana". Lo Settlmona rom·
mercio/e e industriale, n. 20, 15 maggio 1892.
• ·Favignana", L'Auroro. n. 7, 9 agosto 1888.
" A. C. F., Registro delle Deliberazioni del
Consiglio. Adunanza dd 7-11-1907.
• A. l. Uma, "Favignnna• cìL, p. 235.
• "'La Tonnara di Favignana·, cit
-
R. Lentini,
·~epilogo
(1874-1902), In R.
Giuffrida - R. lentini, L'eta cit.
* G. Barone, · rramonto di una dlnastìa. l Aorio
(1908-1937)". in L'economia dci Flario cit.. p.
173.
* Ibidem.
"' Ibidem, p. 182.
"' R. Sarà, "lt pesche dimenticate: l tonni di piccola t-aglia ed i tonnidi nei mari d'Italia t ne:l
Canale di Sicilia", in Ptsci, ba~rla·, p~ocori ne.IJ'or~a mediterranto dal medioevo oil'ctò con·
temporanea, atti dtl Convegno interna.ztonate di
Asciano - Vietri sul Mare - Cetara, 3 ..6 ottobre
2007, in corso di pubblicazione.
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V^ parte - Egadi Mythos