Pie
onti
3
La filiera
legno-energia
Lo sviluppo che muove la montagna
Vini di montagna
A Costigliole Saluzzo
la mostra nazionale
della viticoltura “eroica”
Architettura alpina
Progetto integrato
per il recupero
delle borgate
Idroelettrico
Un manifesto
per dare voce
agli enti locali
Una montagna per tutti
Nuovo catalogo Uncem
con gli itinerari turistici
per famiglie e terza età
MARZO/APRILE 2012
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 1, DCB/CN - Registrazione Tribunale di Torino n. 5500 del 18.04.2001
euro 3,00 – copia omaggio
PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA DELEGAZIONE PIEMONTESE UNCEM
5500
del 18
.04.20
01
euro
3,00
– copia
omag
gio
PER
IC O
D ’I N
Pie
FO R
MA
Z IO
NE
D E LL
Z IO
NE
P IE
MO
NTE
SE
Tribu
nale
di
CEM
3
RIL
E 2
01
2
DCB/C
N - Re
gistra
zione
UN
/AP
RZO
MA
27/02
/2004
nº
D.L.
353/2
003
(conv
. in L.
3
5
7
13
14
16
17
20
Poste
Italia
ne S.p
.A. Sped
. in Ab
b. Po
st. -
Padroni a casa nostra? Magari!
L’abisso tra Roma e la montagna
Bosco, legno, energia la via maestra dello sviluppo
È nato il Club della Gassificazione
La filiera del legno per il rilancio del Canavese
La Chiesa dalla parte del territorio
La montagna si ribella: “Stop al furto dell’acqua”
Un maxi catino per l’oro blu del Monregalese
GA
46) art
. 1, co
mma
1,
PRIMO PIANO
A D
E LE
onti
Torin
o n.
Sommario
IO D
La fi
legn liera
oLo sv
ilupp ener
g
o che
muo ia
Vini
A Co di mon
la m stigliole tagna
della ostra na Saluzz
vitico zional o
ltura e
“ero
ica”
Archi
Prog tettur
per etto in a alpina
delleil recupetegrato
borg ro
ate
ve la
mon
tagn
a
Idro
Un melettric
per anifes o
agli dare vo to
ce
enti
loca
li
Una
Nuo monta
con vo cata gna per
per gli itinerlogo Unc tutti
fam
iglie ari turi em
e terz stici
a età
nº
ATTUALITÀ
Un patrimonio da rivalutare
Viticoltura “no limits” in vetrina
Come stai oggi?
Una montagna per tutti
22
26
28
30
AZIENDA IN PRIMO PIANO
L’ARCA Assicuriamo la montagna
32
COMAT 50 anni nell’energia fra tradizione e innovazione 35
Piemonti Risorse: servizi per Enti locali e imprese
39
GEA.SISTE a servizio dell’ambiente
40
G&A impianti
42
Officina meccanica Toye Fiore e Figlio snc
44
CISA, Centro per l’Innovazione e Sostenibilità Ambientale 45
TERNIGreen Come coniugare tradizione industriale
e grande qualità ambientale
46
CULTURA
Il paese che non c’è
Recensioni
2º Sestriere Film Festival
Montagna: da che altitudine in su?
49
50
52
53
PROGETTI EUROPEI
ADAPT: Terre Alte e cambiamento demografico
Perché gli emigranti tornino nelle Valli dell’Ossola
54
55
NOTIZIE DALLE COMUNITÀ
56
3
MARZO/APRILE 2012
EDITORE: UNCEM Delegazione Piemontese
Via Gaudenzio Ferrari n. 1 – 10124 Torino
Tel. 011 861 3713 – fax 011 861 3714
e-mail: [email protected]
www.uncem.piemonte.it
DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Bressano
CONDIRETTORE: Filippo Grillo
COORDINAMENTO REDAZIONALE: Marco Bussone
REDAZIONE: Bruno Mandosso, Marialaura Mandrilli,
Alex Ostorero
HANNO COLLABORATO: Marco Barra, Livio Berardo, Emanuela
Dutto, Gianni Giacomino, Andrea Garassino, Ambra Lazzari,
Nuria Mignone, Eleonora Poggio, Lido Riba, Laura Sansalone,
Elisa Sola, Andrea Trovato, Chiara Viglietti
ALLESTIMENTO GRAFICO, PRODUZIONE E STAMPA
AGAM – via R. Gandolfo, 8 – 12100 Madonna dell’Olmo (CN)
tel. 0171.411470 – fax 0171.411714 – [email protected] –
www.agam.it
FOTOGRAFIE: AFPT A. Vettoretti, Archivi delle Comunità
montane, Costantino Sergi, Marco Bussone, Archivio IPLA,
Archivio Fondazione Nuto Revelli
Disponibili a riconoscere eventuali e ulteriori diritti d’autore.
Stampato su carta ecologica clorofree.
Questo numero è stato chiuso in tipografia il 16 aprile 2012
Poste Italiane S.p.A. – Sped. in Abb. Post. – D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 1, DCB/CN
Registrazione Tribunale di Torino n. 5500 del 18.04.2001
Seguici su Facebook alla pagina Uncem Piemonte
Abbonati a
Pie
onti
Per sottoscrivere un abbonamento annuale a PieMonti (sei numeri con cadenza bimestrale, più
in omaggio i numeri speciali) è possibile effettuare un versamento annuale di 15,00 euro sul c.c.p. n.
84475417 intestato a Uncem Delegazione Piemontese, via Gaudenzio Ferrari, 1 – 10124 Torino,
anticipando la ricevuta del bollettino di pagamento via fax al n. 0118613714. Se ti abboni o regali un abbonamento, in omaggio la t-shirt di Piemonti, la rivista dell’Uncem Piemonte.
Padroni a casa nostra?
Magari!
di Lido Riba
L
a crisi è un mostro che sta divorando
quel poco di benessere raggiunto
dall’Italia in oltre sessant’anni di
fatiche e sofferenze, non uguali per
tutti e particolarmente devastanti per
la montagna dove alle tribolazioni
economiche si sono aggiunti i drammi
dell’emigrazione, dell’abbandono dei
villaggi nonché della desertificazione
commerciale e della soppressione dei
servizi. L’emigrazione dalle montagne ha
risolto a buon mercato le contraddizioni
del modello di sviluppo italiano
(incentrato sul modello urbano). Lo
Stato, in montagna, non ha dovuto
neanche mantenere il livello dei
servizi esistenti durante il fascismo
(scuole, poste, collegamenti ferroviari)
e soprattutto ha speso niente per lo
sviluppo del territorio, per costruire
un’economia competitiva delle terre
alte, come hanno fatto l’Austria, la
Svizzera e la Germania per la sua bassa
Baviera alpina.
Risorse, ma non per la montagna.
Quelli del dopoguerra furono anni di
economie keynesiane, caratterizzate da
un alto livello di investimenti e di spesa
pubblica. La montagna fu abbandonata
“per scelta”, per una deliberata
“conventio ad escludendum” dai
centri finanziari del Paese e dai governi
nazionali nei nostri confronti. L’idea, che
ebbe un certo seguito negli anni ’70,
di considerare i montanari “giardinieri
della natura” conteneva implicitamente
un concetto di esclusione dai processi di
crescita a favore della funzione residuale
concepita come pura guardiania dei
boschi. La situazione è precipitata
a partire dagli anni ’80 quando il
Paese ha cominciato a sprofondare
nel debito pubblico, nella corruzione
e nell’evasione fiscale. Prima non era
così. Con la Costituzione del ’46 fu
scritto il famoso articolo 44 che previde
Lido Riba,
presidente dell’Uncem Piemonte
adeguati sostegni alla montagna. Con
la legge 1102 del 1971, praticamente
in concomitanza con la nascita delle
Regioni, si sono costituite le Comunità
montane. Ci fu ancora la legge 97 del
1994, ma poi si passò alla Seconda
repubblica e da allora il “Capitolo
montagna” fu considerato dai governi
un costo sociale improduttivo e le
politiche europee basate sull’indennità
compensativa (si trattava appunto di
“compensazioni” e non di promozioni)
non hanno prodotto il decollo
dell’economia montana che si doveva
basare sull’agricoltura di rango, sul
turismo climatico diffuso, sulle risorse
energetiche e sulla valorizzazione –
come si è fatto in tutta Europa – dei
prodotti forestali.
La Seconda Repubblica
ha emarginato la montagna
Il sacrificio delle nostre vallate (si
potrebbe dire dei nostri popoli) in guerra
come nel dopoguerra, non è servito a
niente. Sottomessi per scelta (non per
natura) abbiamo rinunciato alla lotta
per lo sviluppo della nostra economia.
Dice il proverbio: “se ti fai pecora il
lupo ti mangia”! La conseguenza della
nostra incertezza fu che i già popolati
e fiorenti villaggi alpini assumessero
quell’aspetto da Jurassik park al
quale solo negli ultimi anni – e molto
parzialmente – alcune realtà si stanno
sottraendo. Ma ora il rischio è che con
il pretesto della crisi, Stato e Regione ci
facciano ritornare, come in una specie di
drammatico gioco dell’oca, alle stazioni
iniziali, agli anni dell’emigrazione e
dell’abbandono. Ce ne sono i sintomi.
E sono gravissimi. Lo Stato, che sarebbe
tenuto al rispetto dell’articolo 44 della
Costituzione e che in base alla legge
97/94 (Legge Carlotto) doveva destinare
alla montagna circa 100 miliardi di
lire (50 milioni di euro all’anno), ha
azzerato i trasferimenti già nel 2009 e
non paga nemmeno le rate dei mutui
a suo totale carico. Per la Regione
bisogna dire le cose come stanno: nel
2010 l’erogazione è stata di 20 milioni
di euro, grosso modo corrispondenti al
finanziamento storico. Nel 2011 però la
Regione ha quasi raddoppiato la tassa
sulla produzione idroelettrica con circa
14 milioni di euro di aumento; si tratta
di un’entrata totalmente “prodotta”
dalla montagna che sarebbe stato
ragionevole assegnare almeno in parte
al territorio montano. Purtroppo la
somma effettivamente versata, per ora,
alle Comunità montane è stata di soli 12
milioni di euro. La storia si sta ripetendo.
Prima la montagna è stata sacrificata
perché la priorità era lo sviluppo urbano
(non del Paese perché in tal caso la
politica sarebbe stata di inclusione e
non di esclusione verso la montagna)
ora c’è la crisi (e chi l’ha prodotta?
Noi non di certo) e per la montagna
non ci sono risorse. In un modo o
nell’altro nei nostri confronti torna la
Primo Piano
3
Primo Piano
4
conventio ad escludendum e si nega
addirittura la specificità riconosciuta
dalla Carta costituzionale e ora anche
dalla Comunità europea: tant’è che si
giunge a pensare alla “soppressione”
(il termine è usato nel disegno di legge
192 del 2011 dalla Giunta regionale)
delle Comunità montane.
No, a questo non ci stiamo più! Se
ha un senso lo slogan “padroni a
casa nostra” allora vuol dire che non
possiamo più accettare di essere
derubati dei nostri beni come sta
avvenendo, in particolare con l’acqua:
il Piemonte “produce” circa 1 miliardo
e 50 milioni di euro di energia
idroelettrica, a noi ne vengono girati
una ventina di milioni per i Bim grazie
ad una legge del 1953. Non vogliamo
tutto e neanche la metà, ci basterebbe
il 10% e non avremmo altre richieste da
avanzare né allo Stato né alla Regione.
Non è una battuta, è una proposta che
rivolgiamo innanzitutto alla Regione
auspicando che attorno a questa ipotesi
si possa aprire un serio ragionamento
sui finanziamenti alla montagna per il
2012 e per il futuro.
Proposte e battaglie
per la tutela delle Terre Alte
Come tutte le battaglie, anche questa
ha bisogno di una forza combattiva e
questa forza non possono che essere
prima di tutto i 553 sindaci e gli oltre
8.000 amministratori (che verranno
dimezzati “per risparmiare”. Siccome
non percepiscono niente il risparmio
sarà niente, ma la propaganda ha già
consentito di dire: tagliate 15.000
poltrone!).
Per vincere questa battaglia (che negli
anni ’60 si riassumeva nell’espressione
“la montagna ai montanari”)
abbiamo bisogno di mantenere
le capacità di rappresentanza e di
iniziativa economica che si manifesta
attraverso le forme associative espresse
finora dalle Comunità montane e
prossimamente dalle Unioni montane.
La Carta delle autonomie – per quanto
finora se ne conosca – attribuisce
alle Unioni le competenze ora delle
Comunità montane in materia
di sviluppo economico e tutela
ambientale.
Purtroppo c’è già chi lavora per
resuscitare divisioni e antagonismi
proponendo le convenzioni come la
forma rispettosa delle “libertà di scelta
dei Comuni”. Noi riteniamo invece – e
appena ci sarà questa benedetta Carta
delle autonomie saremo più chiari ed
esaustivi nelle proposte – che unioni
e convenzioni non solo possano, ma
debbano coesistere per le rispettive
competenze. Le convenzioni saranno
lo strumento per gestire tutti quei
servizi di prossimità che non hanno
bisogno di una gestione integrata
di ampie dimensioni territoriali. Alle
Unioni spetteranno invece lo sviluppo
(pare che nel prossimo periodo di
programmazione europea 20142020 aumenteranno le risorse per la
montagna), l’assetto idrogeologico e
i servizi di area vasta – (a cominciare
dal socio-assistenziale) comunque
liberamente conferiti dai Comuni.
La soluzione deve essere ragionata
e non ideologica. Convenzioni e
Unioni (le Comunità sono Unioni, va
ricordato) coesistono fin dal 2000 (le
prevede il DPR 267/2000) con funzioni
diverse, come sopra chiarito. Ma è
certo che le competenze in materia
di sviluppo e per tutte le attività
riguardanti l’economia dell’area vasta
non possono che essere attribuite alle
costituende Unioni montane. Neanche
noi non siamo per Unioni troppo
complesse che si ingolfino di gestioni
che possano benissimo essere svolte
dai Comuni in convenzione. Ma porre
le convenzioni come alternativa alle
Unioni significherebbe disperdere la
capacità di azione e di rappresentanza
dell’insieme montano. Si perderebbero
anche le competenze e le risorse per
lo sviluppo (quelle di cui disponiamo e
quelle per le quali ci stiamo battendo)
con un ulteriore insperato successo per
quanti vogliano continuare a utilizzare
altrove le nostre risorse.
Mi fa piacere che la Regione, magari
partendo da altri punti di vista,
condivida l’importanza imprescindibile
delle Unioni montane. Se qualcosa
si è fatto in questi anni è anche
grazie al nostro sistema di Comunità
montane. La sua dissoluzione sarebbe
un pericoloso cavallo di Troia, capace
di riportarci al modesto mestiere di
giardinieri, anzi di badanti di una natura
buona soprattutto per continuarne il
saccheggio.
L’abisso tra Roma
e la montagna
di Marco Bussone
Conferenza programmatica Anci-Uncem il 29 marzo, a Roma. Proprio davanti a
Montecitorio. Eppure nessun Parlamentare e nessun ministro partecipano all’evento. Solo
il sottosegretario all’Ambiente Tullio Fanelli, che promette specifici progetti su ambiente
ed energia. Il Parlamento ancora una volta ignora la montagna. È proprio così?
R
oma, mercoledì 29 marzo. Piazza
di Montecitorio. Da un lato, il
palazzo della Camera dei Deputati dove
ogni giorno si consumano battaglie e
riti, voti e discussioni, ma anche litigi
e unioni. È la politica, bellezza… si
direbbe. Dall’altro lato invece, nel teatro
al numero 123 di fronte all’austero
Palazzo dove entrano (non sempre) i 615
deputati della Repubblica, si consuma
una delle iniziative che dovrebbe sancire
il ritorno della “montagna” nell’agenda
della politica. Conferenza programmatica
dell’Anci (e dell’Uncem nazionale)
della montagna. Titolo: “I territori per
lo sviluppo del Paese: il valore della
montagna”. Dalle 10 alle 17, un fitto
dialogo voluto da Graziano Del Rio,
presidente nazionale dell’Anci, e da
Enrico Borghi, punto di riferimento delle
Terre Alte nella Città Eterna.
Le sette ore di lavoro ancora una volta
fotografano una situazione che lascia
perplessi i partecipanti al convegno,
arrivati da tutte le regioni, alpine e
appenniniche, d’Italia. La montagna –
pp
con l’appuntamento
del 29 marzo
Il sottosegretario all’Ambiente Tullio Fanelli con gli amministratori piemontesi dell’Uncem presenti
alla Conferenza
– non è nell’agenda dei parlamentari.
Non mancano solo la data e l’ora della
conferenza alla quale partecipare; manca
soprattutto un reale progetto politico
(trasversale ai partiti) per comprendere
e dare forma a quello sviluppo sul
quale Anci e Uncem hanno le idee
molto chiare. In sala c’è chi scuote la
tien “Se l’obiettivo
testa e non si tiene:
d Parlamento è
del
l’approvazione della
“legge montagna”
con quei ridicoli 6
milioni di euro da
ripartire a pioggia ai
C
Comuni,
è meglio che il
P
Parlamento
non muova
u dito”. Provocazione.
un
Le
Legittima.
En
Enrico
Borghi, aprendo
la conferenza, è chiarissimo: “L’iniziativa
di oggi è per la montagna italiana
l’iniziativa della ripartenza. Ci lasciamo
alle spalle i momenti più complicati
vissuti in passato, dove sembrava non
ci fossero più prospettive e anche
la capacità di reggere l’onda d’urto
dell’articolo 16 della manovra estiva ci fa
dire che possiamo ri-iniziare”. Giusto. E il
Presidente della Commissione Montagna
dell’Anci continua “stiamo dentro un
salto d’epoca. La crisi finanziaria è una
dimensione che può produrre nuove
ondate di pensiero e noi della montagna
dobbiamo strutturare il nostro.
Dobbiamo cogliere le opportunità offerte
con la definizione di un’azione politica
che lasci alle spalle il modello keynesiano
finora dominante”. L’intervento di
Borghi interpella quella “politica”
Primo Piano
5
Primo Piano
6
L’11 maggio a Pinerolo,
il seminario per i presidenti
delle Comunità montane
Si terrà venerdì 11 maggio a Pinerolo il secondo seminario formativo per i presidenti delle Comunità montane piemontesi. Ci saranno anche i direttori degli
enti sovracomunali e i presidenti delle Assemblee dei sindaci. “Dopo l’appuntamento di Fiano, nel marzo 2011 – spiega Lido Riba – è necessaria una nuova
giornata di dialogo, di confronto attorno ai temi politico-istituzionali e sul futuro delle forme di governance nei territori montani”. Tra gli interventi previsti
dall’Uncem, quelli degli assessori regionali alla Montagna Roberto Ravello e
agli Enti Locali Elena Maccanti. Invitati anche il senatore Enzo Ghigo, l’onorevole Osvaldo Napoli, il senatore Mauro Marino, il consigliere regionale Aldo Reschigna, Mauro Guerra (Coordinatore nazionale della Consulta piccoli
Comuni Anci), Enrico Borghi e Sergio Foà (docente di Diritto Amministrativo
dell’Università di Torino).
assente, con il silenzio assordante su
quella parte del Paese che produce il
17 per cento del Pil. “Oggi la sfida sta
nella capacità di sfruttare le limitate
risorse della montagna – sottolinea
– che di fatto è serbatoio della green
economy e della nuova economia del
Paese. Per farlo è necessario stabilire
quale è la nuova governance dei beni
della collettività. Aria, acqua, suolo non
possono però essere gestiti con logiche
finanziarie vecchie, le stesse che hanno
prodotto la crisi di oggi. I beni comuni
della montagna sono oggi i pilastri della
nuova vita associata e la loro gestione
intelligente può impedire il collasso
sociale”.
Mauro Guerra, Coordinatore nazionale
della Consulta piccoli Comuni Anci, parla
la stessa lingua. “Le aree montane – dice
– custodiscono un patrimonio ambientale
e paesaggistico di risorse straordinario
che potrà essere utile al Paese a patto
però che non venga abbandonato e
sottostimato”. Questo l’invito rivolto al
Governo: “Farsi carico di un impegno
Graziano Del Rio
Enrico Borghi
che veda al centro dell’agenda politica
il rilancio e lo sviluppo della montagna
che ricopre una vasta area geografica del
nostro Paese”.
Ma è Giuseppe De Rita, presidente
Censis, a delineare la drammaticità
di quella lontananza della politica
dai territori, dalla montagna e dalle
autonomie locali. “La marginalizzazione
dei territori del nostro Paese sono la
conseguenza del cambiamento dei
connotati della sovranità del potere.
Per secoli – spiega De Rita – questa
sovranità era data dai territori, oggi
dai flussi finanziari con le conseguenze
che conosciamo”. Per contrastare
questo stato di cose, De Rita propone
di “valorizzare la capacità contrattuale
del territorio in cui risiedono risorse
importanti”. Insomma, “fare impresa e al
contempo proporre soluzioni adeguate
per il territorio e il suo sviluppo”.
Poco prima di mezzogiorno, sul palco
sale Graziano Del Rio, primo cittadino
di Reggio Emilia e presidente Anci
nazionale. Va subito al dunque. “La
nostra – afferma – non è un’azione
rivendicativa, siamo qui per ribadire
al Governo che la montagna è
un’opportunità da cogliere per il
Paese, un patrimonio da valorizzare”.
“Chiediamo – prosegue – la rinascita
della cultura dell’autonomia e dei
territori, la montagna rappresenta la
sede e l’origine di tante opportunità per
il nostro Paese. Nella piccola comunità
riusciamo a costruire e a rafforzare
l’identità nazionale, proprio da lì nasce il
rispetto per le istituzioni”. Chiude: “La
nostra non è una battaglia di denaro o
di deresponsabilizzazione, ma di sviluppo
dell’immagine del territorio che parta dai
Comuni montani”.
Di parlamentari, neanche l’ombra. Alle
15,30, in sala arriva Tullio Fanelli,
Sottosegretario all’Ambiente. Borghi
lo introduce ribadendo i concetti
chiave della giornata: sviluppo, green
economy, nuovo rapporto tra città
consumatrice e montagna produttrice
di risorse. Fanelli, ingegnere nucleare,
parla di energia verde e dei decreti sulle
rinnovabili. “Molti degli argomenti al
centro dei lavori della Conferenza sono
temi sui quali con il Governo stiamo
cercando di cimentarci, penso infatti
che da un Governo tecnico non vogliate
accontentarvi di auspici, ma di progetti
reali che abbiamo intenzione di mettere
in campo”, dice il Sottosegretario,
che nel suo intervento parla anche di
rischio idrogeologico, “spesso legato al
tema delle infrastrutture cui è destinato
un fondo pari a 750 milioni di euro”.
“Sono certo – aggiunge – che con
questo Governo riusciremo a mettere in
campo numerosi progetti sull’ambiente
e sull’energia che possano portare ad
una serie di vantaggi interconnessi, non
solo dal punto di vista della strategia
ambientale, ma anche dal punto di vista
economico. Abbiamo la convinzione che
nei prossimi mesi di lavoro riusciremo
a realizzare diversi progetti su questa
linea”.
Bosco, legno, energia
la via maestra dello sviluppo
di Marco Bussone
L’Uncem presenta i
progetti sulla filiera in
un convegno a Cuneo,
sabato 21 aprile 2012.
Dalla Fondazione Crc il
sostegno per lo studio
nell’area pilota della
Comunità montana Alpi
del Mare, tra filiera
corta, disponibilità
di biomasse ed
elaborazione di piani di
gestione con i migliori
impianti tecnologici
per la trasformazione
del cippato di legno
in energia termica ed
elettrica.
Q
uale sviluppo per la filiera legno in
Provincia di Cuneo? Quale ruolo
per la montagna nel raggiungimento
degli obiettivi di risparmio energetico
e utilizzo delle fonti rinnovabili? Quali
tecnologie utilizzare per valorizzare il
legno della filiera forestale? Come unire
gli anelli della filiera – operatori forestali,
imprese, consorzi forestali investitori,
istituzioni, enti locali?
A queste e ad altre domande darà
risposta il convegno “La filiera legnoenergia. Lo sviluppo che muove la
montagna”, promosso sabato 21
aprile 2012 a Cuneo dall’Uncem
Piemonte che, grazie al contributo
della Fondazione CRC, ha studiato le
potenzialità delle foreste delle vallate
alpine cuneesi, prendendo in esame in
particolare il territorio della Comunità
montana Alpi del Mare. Invitati al
convegno i rappresentanti degli enti
locali (Comunità montane, Comuni,
Provincia), i dirigenti e i funzionari
Regione Piemonte, i Consiglieri regionali
e provinciali, gli operatori forestali,
esperti di energie rinnovabili, tecnici
forestali, produttori di tecnologia,
associazioni di categoria.
“L’Uncem ha lavorato molto negli
ultimi cinque anni – spiega il presidente
Lido Riba – per individuare le migliori
soluzioni logistiche e tecnologiche per
la valorizzazione della filiera forestale
e della risorsa legno nelle Terre Alte.
Abbiamo ragionato attorno alla
creazione di nuove fonti di reddito
nelle aree montane e sui primi piccoli
impianti energetici, per produrre
energia termica ed elettrica con la
tecnologia della gassificazione”. Il
viaggio che ha portato l’Uncem in giro
per l’Europa, ha permesso di capire
le soluzioni adottate in altre Regioni
alpine, in contesti simili al Piemonte,
e di conoscere molte tecnologie per la
trasformazione del legno, in energia e
non solo. Dalla Stiria, con l’esperienza
di Gussing, sino a Tirano, ma anche in
Francia, nel Canton Ticino, in Germania
e in Austria. “Abbiamo acquisito un
bagaglio unico con materiale che poi
abbiamo analizzato per capire le migliori
soluzioni per la montagna piemontese
– spiega Giuseppe Tresso, autore con
Giorgio Dalmasso dello studio che
verrà presentato sabato 21 aprile a
Cuneo –. La grande forza dell’Uncem
Primo Piano
8
è stata poter contare sempre sul
sistema di relazioni avanzatissimo con
il territorio montano. Presidenti di
Comunità montane, sindaci, imprese,
operatori forestali, persone impegnate
nei consorzi, semplici appassionati che
hanno a cuore la montagna. I primi
progetti oggi stanno arrivando a essere
insediati nelle vallate. Tutti impianti
di piccola e piccolissima taglia, sotto
un megawatt elettrico di potenza
nominale, che consentono un utilizzo
sostenibile della risorsa legno”.
Ma quanta biomassa c’è nei boschi
del Piemonte e quali sono gli utilizzi
attuali e potenziali? I dati uniti da
Giorgio Dalmasso, tra i massimi esperti
di gestione forestale in Italia, per
anni impegnato come vicedirettore
dell’Ipla Spa, confermano un ruolo di
primo piano della nostra Regione in
Europa. 900mila ettari di bosco dai
quali si producono, con una corretta
gestione, 20milioni di quintali di legno
l’anno, prelevabile e utilizzabile senza
intaccare il patrimonio storico. Oltre
alla tabella con gli “Ambiti forestali
montani”, riportata nelle pagine
successive di PieMonti, l’Uncem ha
acquisito i dati sulla disponibilità
forestale dei singoli 553 Comuni
montani piemontesi, suddivisi tra
proprietà pubbliche e private, con
la percentuale accessibile servita da
viabilità forestale, e ha raccolto i dati dei
Comuni per le sei Comunità montane
cuneesi. “È un lavoro non certo giunto
al capolinea, anzi – sottolinea Riba – i
dati sono la base di partenza per un
importante lavoro che deve vedere il
I relatori del Convegno di Cuneo
Ad aprire i lavori del convegno di Cuneo, sabato 21 aprile, saranno Ezio Falco,
presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Gianna Gancia, presidente della Provincia di Cuneo, Claudio Sacchetto, assessore regionale alle
Foreste, Lido Riba, presidente Uncem Piemonte. A tenere la relazione introduttiva “Energia dai nostri boschi” sarà Giuseppe Tresso, di PieMonti Risorse srl.
Seguiranno Giorgio Dalmasso, dirigente Ipla con la presentazione de “La filiera
forestale nella montagna cuneese”; Giuseppe Tardivo, ordinario di Economia
e direzione delle imprese, Università di Torino, con “Il ruolo economico della
montagna per il Piemonte”; il dirigente del settore Politiche energetiche della
Regione Piemonte con il focus “Verso il piano energetico regionale. Il Ruolo delle biomasse”; Roberto Isola, Polo innovazione energie rinnovabili Vercelli, con
l’analisi delle “Tecnologie per l’utilizzo delle fonti rinnovabili di energia. Il Club
della gassificazione”; dai tecnici della Stihl Italia, “Più sicurezza e più efficace
lavoro in foresta: l’impegno della Stihl”.
I presidenti delle sei Comunità montane cuneesi, Aldo Perotti, Pierpaolo Varrone, Roberto Colombero, Ugo Boccacci, Alessandro Barbero, presenteranno le
esperienze di valorizzazione della filiera legno sui territori. Le conclusioni sono
affidate a Mino Taricco, consigliere regionale, e a Roberto Ravello, assessore
regionale alla Montagna.
territorio montano, con gli enti locali,
protagonista. Lo abbiamo sempre
ripetuto: non possiamo accettare nuove
“colonizzazioni” delle risorse naturali
da parte di imprese che hanno come
obiettivo solo il profitto economico. La
montagna possiede i “pozzi di petrolio”
del terzo millennio e il legno deve
essere valorizzato in modo adeguato”.
Potranno nascere nuovi impianti per
la produzione di energia, segherie di
valle, piattaforme logistiche di gestione
e smistamento della biomassa, consorzi
forestali e di proprietari, ma l’obiettivo
è univoco: creare nuovi posti di lavoro,
offrire nuove possibilità economiche
(e sociali) alle Terre Alte, recuperare il
patrimonio boschivo finora inutilizzato
e abbandonato, per mancanza di un
adeguata remunerazione della materia
prima.
Sul fronte dello sviluppo della filiera
foresta-legno-energia, le nuove
tecnologie che utilizzano biomassa per
la produzione di energia termica ed
elettrica sono in grado di valorizzare
al massimo da un punto di vista
economico anche le biomasse di
scarto che, con gli altri prodotti
delle utilizzazioni o degli interventi
selvicolturali, rendono economicamente
sostenibile l’intera filiera del legno,
remunerando congruamente tutte le
componenti. L’impresa che realizza e
gestisce la centrale può pagare il legno
80 euro la tonnellata (prezzo indicizzato
per 15 anni, quanto durano gli incentivi
statali), anche con i nuovi incentivi
che scatteranno dal 2013. L’Uncem
Piemonte ha predisposto l’inserimento
di diverse nuove centrali cogenerative
a biomassa sul territorio piemontese.
All’individuazione dei siti dove realizzare
gli impianti, l’Uncem ha affiancato la
promozione in ambito istituzionale
delle iniziative, il coinvolgimento
degli operatori di filiera locale, la
promozione dell’iniziativa presso
potenziali finanziatori. Terni Green,
Pirox, Romana Maceri Centro Italia,
Birdys, Aeg Reti Distribuzione, Stihl,
Jpe2010, Romeo Energy, Cooperativa
Cellini, Syntechnology, Ecorel Power,
Geasiste, Rvo, Comat, sono solo alcune
delle società con le quali Uncem sta
lavorando per lo sviluppo degli impianti
nelle aree montane. Fondamentale,
portare gli impianti alle biomasse. In
questa direzione, parlare di foreste
significa parlare di montagna e
quindi di biodiversità, di molteplicità
economica delle fasce altimetriche
e di multifunzionalità del territorio.
In Piemonte, l’economia forestale è
fra le più grandi potenzialità – quasi
inespressa – della montagna. Le foreste,
nella loro multifunzionalità, possono
essere un vettore economico molto
interessante per le popolazioni residenti
sul territorio montano e, se viste come
anello iniziale di una filiera completa e
ben organizzata, possono rappresentare
un importante vettore di integrazione
e valorizzazione dell’intera economia
montana. “Obiettivo prioritario
è dunque la valorizzazione delle
biomasse di scarto delle utilizzazioni e
degli interventi forestali – puntualizza
Giorgio Dalmasso dell’Ipla – tutelando
il suolo e il territorio e coinvolgendo
proprietari e imprese locali in attività
economicamente sostenibili. L’ingente
presenza sul territorio montano della
risorsa legno, per ragioni economiche
oggi ancora in gran parte inutilizzata,
deve essere in grado di sviluppare
un’economia locale basata sulla
gestione dei boschi, promuovendo
l’occupazione nelle diverse fasi della
filiera”. Due gli aspetti sui quali
focalizzare l’attenzione: la necessità di
mettere a patrimonio comune le risorse
boschive all’interno di strutture come
i consorzi e le difficoltà operative di
accesso alle foreste, prevalentemente
montane, che rendono i costi di
gestione dei boschi italiani molto
elevati. “Anche per queste due
esigenze, crediamo sia importante
mantenere elevato il livello di attenzione
del territorio montano su questi temi
– puntualizza il presidente dell’Uncem
Piemonte –. La prima formazione è
culturale, oltreché economica. Per gli
amministratori e per le imprese. Due
mondi che devono incontrarsi sempre
più spesso. Le Comunità montaneAgenzie di Sviluppo hanno ricevuto
dalla Regione Piemonte competenze
specifiche in materiale energetica e
forestale. I piccoli Comuni hanno infatti
bisogno di un soggetto più grande che
possa pianificare lo sviluppo della filiera.
Sono nati in molte Comunità gli sportelli
forestali, sono già al lavoro molti tecnici
forestali. L’Uncem mette ovviamente
Primo Piano
9
a beneficio di tutti il grande lavoro
svolto negli ultimi cinque anni, base di
partenza per operazioni concrete, da
promuovere, esempio per altre regioni
italiane e per l’Europa”.
La Natura è casa nostra
Consultate il sito www.stihl.it e cercate il Rivenditore Specializzato più vicino,
troverete consulenza, assitenza tecnica e ricambi originali STIHL
Primo Piano
10
Filiera foresta-legno-energia: tutti i
AMBITO FORESTALE MONTANO
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11.1
11.2
12
Numero
COMUNI
Sup. bosc. Sup. bosc. con Sup. bosc. con
gest. attiva
senza
gest. attiva
servita da
Sup. boscata gestione attiva non servita da
viabilità (ha)
viabilità (ha)
totale ha
(ha)
INDICE QS*
(tot. serv./
gest.)
Provvigioni
boschi serviti
(m3)
Massa
prelevabile
totale (m3)
VAL CURONE, GRUE E OSSONA
19
12.411
2.855
4.692
4.864
51%
660.899
344.369
VAL BORBERA E VALLI SPINTI
11
20.444
4.702
7.508
8.234
52%
1.233.321
655.503
ALTA VAL LEMME E ALTO OVADESE
11
16.382
5.734
6.135
4.513
42%
756.381
334.816
VALLI ORBA, ERRO E BORMIDA
21
24.889
4.978
11.787
8.124
41%
1.154.437
589.058
LANGA ASTIGIANA
16
8.110
4.055
2.054
2.001
49%
305.833
174.859
VALLI PO, BRONDA E INFERNOTTO
15
17.781
4.002
7.103
6.676
48%
1.335.437
642.558
VALLE VARAITA
14
20.963
5.634
8.904
6.425
42%
1.237.171
425.612
VAL MAIRA
14
25.810
12.249
7.284
6.277
46%
1.265.539
447.982
VAL GRANA
9
11.652
6.008
2.590
3.054
54%
646.178
161.315
12
22.601
8.808
9.355
4.438
32%
1.243.333
474.066
VALLI GESSO E VERMENAGNA
7
21.472
13.964
3.855
3.653
49%
729.782
197.132
BISALTA
5
11.475
4.095
2.883
4.497
61%
955.686
266.953
VALLI MONREGALESI
14
23.685
7.777
6.653
9.255
58%
1.984.221
727.313
VALLE STURA
13 ALTA
TANARO
VALLIVAL
MONGIA,
CEVETTA E LANGA
MONGIA, CEVETTA E LANGA CEBANA
CEBANA
14.1 VALLI
9
26.758
9.066
9.595
8.097
46%
1.628.502
844.375
20
13.404
4.702
3.208
5.494
63%
1.129.658
565.216
14.2
21
9.324
3.261
3.878
2.185
36%
405.931
200.621
16
12.868
4.691
4.508
3.669
45%
581.278
307.976
8
25.189
14.358
8.107
2.724
25%
585.092
169.014
16 VALLE VIGEZZO
7
14.584
5.834
7.526
1.224
14%
256.150
65.493
17 VALLE ANTRONA
5
6.636
3.583
2.448
605
20%
112.837
31.297
18 VALLE ANZASCA - MONTEROSA
7
15.713
7.071
7.362
1.280
15%
298.322
112.176
19 VALLE OSSOLA
11
20.288
14.607
3.426
2.255
40%
463.940
157.085
14.3
ALTA LANGA
LANGA DELLE VALLI BELBO, BORMIDA E
UZZONE
15 VALLI ANTIGORIO E FORMAZZA
20 VALLE STRONA E BASSO TOCE
6
5.843
2.805
2.332
706
23%
140.499
42.921
21 CUSIO MOTTARONE
12
12.148
2.916
6.956
2.276
25%
463.048
155.827
22 VALGRANDE
9
10.354
7.455
1.727
1.172
40%
219.339
100.134
23 ALTO VERBANO
6
4.621
1.802
1.712
1.107
39%
233.478
111.628
24 VAL CANNOBINA
5
8.763
5.784
2.209
770
26%
151.405
67.848
25 VALLE PELLICE
9
13.789
4.856
3.602
5.331
60%
1.065.434
421.590
26 VALLI CHISONE E GERMANASCA
16
27.718
14.215
8.958
4.545
34%
918.678
309.568
27 PINEROLESE E PEDEMONTANO
8
7.320
1.318
3.101
2.901
48%
583.470
199.801
28 VAL SANGONE
6
10.174
3.052
4.187
2.935
41%
598.771
258.022
29 BASSA V. SUSA E VAL CENISCHIA
23
22.715
9.995
8.451
4.269
34%
795.959
237.833
30 ALTA VALLE DI SUSA
14
27.017
14.049
5.702
7.266
56%
1.460.244
422.955
31 ALTO CANAVESE
11
5.985
1.017
2.597
2.371
48%
439.740
181.754
32 VALLI DI LANZO
19
29.023
13.351
9.447
6.225
40%
1.167.103
421.223
33 VAL CERONDA E CASTERNONE
6
5.576
2.007
2.516
1.053
30%
166.654
52.579
34 VALLE ORCO E SOANA
11
20.366
13.849
4.579
1.938
30%
404.075
147.077
35 VALLE SACRA
36 VAL CHIUSELLA
6
3.771
1.584
694
1.493
68%
298.209
108.554
12
5.465
2.022
1.296
2.147
62%
425.517
207.801
140.060
37 DORA BALTEA CANAVESANA
9
5.154
2.422
1.086
1.646
60%
321.607
38 VAL SESIA
28
45.284
24.453
15.724
5.107
25%
1.033.816
311.973
39 VALLE SESSERA
9
8.857
3.897
3.721
1.239
25%
245.685
120.209
40 VALLE DEL CERVO LA BURSCH
14
6.206
3.103
1.239
1.864
60%
381.438
129.739
41 VALLE MOSSO
12
9.651
4.053
2.844
2.754
49%
575.167
244.124
42 PREALPI BIELLESI
13
7.273
1.309
2.763
3.201
54%
537.371
206.638
43 ALTA VALLE ELVO
11
6.128
919
1.777
3.432
66%
687.891
365.255
43.1
BASSA VALLE ELVO
44 DUE LAGHI
TOTALI
* INDICE QS = B. SERVITI / (B. SERVITI + B. NON SERVITI)
4
1.367
96
588
683
54%
121.908
65.359
7
4.862
1.118
1.354
2.390
64%
504.612
269.304
558
697.869
295.481
232.023
170.365
42%
32.911.046
13.194.565
42,3%
33,2%
24,4%
La tabella riporta i dati della filiera foresta-legno-energia dei 44 ambiti forestali montani del Piemonte. I dati sono stati elaborati da Giorgio
Dalmasso, dell’Ipla, su incarico dell’Uncem Piemonte. La tabella riporta in modo dettagliato la disponibilità di biomasse per i differenti utilizzi
(opera, paleria, tronchetti, triturazione per energia, in tonnellate e in metri cubi). Nelle prime colonne sono indicate superfici boscate e
Pr
tota
da l
1
ti i dati delle Terre Alte del Piemonte
a
bile
m3)
Produzione
totale assortim.
da lavoro (m3)
Produzione
Produzione
totale materiale annua materiale
Produzione
totale materiale da triturazione da triturazione
Produzione
Produzione
per energia
per energia
totale assortim. totale tronchetti da triturazione
da paleria (m3) per energia (m3) per energia (m3)
(tonn.)
(tonn.)
Potenziale
energetico
annuo (MWh)
Produzione
annua energia
termica 50%
(MWht)
Produzione
annua energia
elettrica 25%
(MWhe)
MWe di potenza
elettrica
sostenibili
9
45.773
13.434
169.322
115.840
92.440
6.163
17.342
8.671
4.335
0,578
3
81.133
47.454
269.861
257.055
205.130
13.675
38.482
19.241
9.621
1,283
6
39.299
37.482
112.619
145.416
116.042
7.736
21.769
10.885
5.442
0,726
8
74.339
44.011
251.636
219.072
174.819
11.655
32.796
16.398
8.199
1,093
9
19.896
18.981
58.501
77.481
61.830
4.122
11.599
5.800
2.900
0,387
8
70.360
80.014
185.387
306.797
244.824
16.322
45.929
22.964
11.482
1,531
2
67.724
28.929
159.292
169.667
135.394
9.026
25.400
12.700
6.350
0,847
2
87.128
34.520
124.673
201.661
160.925
10.728
30.190
15.095
7.547
1,006
5
19.362
16.263
54.963
70.727
56.440
3.763
10.588
5.294
2.647
0,353
6
80.914
45.650
148.761
198.741
158.595
10.573
29.752
14.876
7.438
0,992
2
22.375
14.239
83.678
76.840
61.318
4.088
11.503
5.752
2.876
0,383
3
33.178
31.864
68.087
133.824
106.792
7.119
20.034
10.017
5.009
0,668
3
72.781
96.859
185.239
372.434
297.202
19.813
55.755
27.878
13.939
1,859
5
105.141
88.119
266.947
384.168
306.566
20.438
57.512
28.756
14.378
1,917
6
58.373
77.420
140.632
288.791
230.455
15.364
43.233
21.617
10.808
1,441
1
24.883
25.169
50.525
100.044
79.835
5.322
14.977
7.489
3.744
0,499
6
35.365
33.121
98.929
140.561
112.168
7.478
21.043
10.521
5.261
0,701
4
44.928
7.734
54.405
61.947
49.434
3.296
9.274
4.637
2.318
0,309
3
18.239
22
22.570
24.662
19.680
1.312
3.692
1.846
923
0,123
7
7.915
1.277
10.498
11.607
9.262
617
1.738
869
434
0,058
6
22.485
8.567
29.685
51.439
41.048
2.737
7.701
3.850
1.925
0,257
5
20.368
15.437
52.912
68.368
54.558
3.637
10.235
5.118
2.559
0,341
1
4.428
4.251
15.756
18.486
14.752
983
2.767
1.384
692
0,092
7
20.784
15.296
52.067
67.680
54.009
3.601
10.132
5.066
2.533
0,338
4
11.930
12.220
28.301
47.683
38.051
2.537
7.138
3.569
1.785
0,238
8
14.196
12.708
31.503
53.221
42.470
2.831
7.967
3.984
1.992
0,266
8
7.479
7.629
20.084
32.656
26.059
1.737
4.889
2.444
1.222
0,163
0
61.125
43.089
130.145
187.231
149.410
9.961
28.029
14.015
7.007
0,934
8
77.495
23.726
69.219
139.128
111.024
7.402
20.828
10.414
5.207
0,694
1
22.887
22.655
60.442
93.817
74.866
4.991
14.045
7.022
3.511
0,468
2
29.258
28.912
80.214
121.495
96.953
6.464
18.188
9.094
4.547
0,606
3
43.734
16.366
86.010
91.723
73.195
4.880
13.731
6.866
3.433
0,458
5
193.183
11.940
58.518
159.314
127.133
8.476
23.850
11.925
5.963
0,795
4
17.735
21.856
59.943
82.220
65.612
4.374
12.309
6.154
3.077
0,410
3
52.395
33.540
170.004
165.284
131.897
8.793
24.744
12.372
6.186
0,825
9
7.372
1.892
28.368
14.947
11.928
795
2.238
1.119
559
0,075
7
21.174
15.834
41.212
68.857
54.948
3.663
10.308
5.154
2.577
0,344
4
10.788
15.732
25.852
56.182
44.833
2.989
8.411
4.205
2.103
0,280
1
21.676
27.699
49.345
109.081
87.047
5.803
16.330
8.165
4.082
0,544
0
14.254
18.683
34.132
72.991
58.247
3.883
10.927
5.464
2.732
0,364
3
34.981
31.358
107.463
138.171
110.260
7.351
20.685
10.342
5.171
0,689
9
11.627
17.181
31.047
60.354
48.162
3.211
9.035
4.518
2.259
0,301
9
13.726
14.793
41.315
59.905
47.804
3.187
8.968
4.484
2.242
0,299
4
27.891
31.715
61.642
122.876
98.055
6.537
18.395
9.198
4.599
0,613
8
21.516
22.519
80.995
82.120
65.532
4.369
12.294
6.147
3.073
0,410
5
41.012
43.923
102.502
177.818
141.899
9.460
26.620
13.310
6.655
0,887
9
6.609
7.064
25.175
26.511
21.156
1.410
3.969
1.984
992
0,132
4
28.699
37.315
64.685
138.605
110.607
7.374
20.750
10.375
5.187
0,692
565
1.869.913
1.306.462
4.155.061
5.865.498
4.680.667
312.044
878.093
439.047
219.523
29,270
14,2%
9,9%
31,5%
44,5%
accessibilità tramite viabilità forestale; nelle ultime, sono individuati – per la prima volta – i potenziali energetici annui, termico ed elettrico,
e i megawatt di potenza elettrica insediabili nei diversi territori. Nello studio sono anche disponibili i dati specifici per ciascuno dei 553
Comuni montani del Piemonte
Primo Piano
11
Primo Piano
12
Le aziende conquistano il Pefc
Lunedì 19 marzo, a Palazzo Dal Pozzo della
Cisterna, sede della Provincia di Torino, si
è tenuta la cerimonia di consegna degli
attestati di certificazione Pefc alle aziende
di utilizzazione forestale che fanno parte
del primo Gruppo di Certificazione della
catena di custodia Pefc e origine locale
del legno, che comprende, sotto la direzione ed il coordinamento della Provincia,
quattordici imprese che si occupano di tagli boschivi, prima e seconda lavorazione del legno. Il Gruppo garantisce, con la
tracciabilità certificata della filiera, l’impiego di legno locale o la sua provenienza da foreste certificate Pefc Nel corso
dell’incontro è stato presentato e distribuito l’opuscolo “Legno della provincia
di Torino, Gestione forestale sostenibile,
origine locale, tracciabilità di filiera”, che
sarà presto pubblicato sul sito Internet
www.bois-lab.org e che alleghiamo al
presente comunicato.
Il settore forestale può efficacemente rispondere al crescente bisogno di qualità e
sicurezza ambientale: i prodotti a base legnosa sono apprezzati dal pubblico e dalle
aziende, perché garantiscono un bilancio
ambientale complessivamente migliore rispetto ai materiali concorrenti. Affinché
il legno (o un prodotto derivato) sia realmente rispettoso dell’ambiente deve provenire preferibilmente da foreste gestite
in modo responsabile ed essere prodotto
e trasformato in filiera corta. “La Provincia di Torino – spiega l’Assessore all’Agricoltura e Montagna, Marco Balagna – è
impegnata da oltre un decennio nel sostegno alla filiera forestale locale, attraverso il progetto e la manifestazione fieristica “Bosco e Territorio” ed il progetto
europeo trasfrontaliero Bois-Lab”. Proprio
il progetto “Bois-Lab”, realizzato in collaborazione con il Dipartimento francese
della Savoia, ha posto in evidenza, negli
ultimi tre anni, l’esigenza di garantire ai
consumatori che il legno impiegato nelle
costruzioni, nell’arredo e nella produzione
di energia provenga da foreste gestite con
elevati standard ambientali e sociali, riconosciuti a livello internazionale. Grazie
all’impegno della Provincia, nelle vallate
alpine torinesi ha trovato ampia applicazione la norma di certificazione Pefc (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), la più diffusa al mondo.
Grazie inoltre al progetto transfrontaliero
“Bois-Lab”, nei mesi scorsi sono stati raggiunti due importanti traguardi. Il Consorzio Forestale del Canavese ha ottenuto la
certificazione Pefc per 573,33 ettari di boschi, prevalentemente castagneti. La superficie forestale complessiva certificata
Pefc in provincia di Torino ha così superato i 25.000 ettari. Il 3 febbraio scorso ha
inoltre ottenuto il riconoscimento Pefc il
Gruppo di Certificazione della catena di
custodia Pefc e origine locale del legno,
che comprende le quattordici aziende che
ieri hanno ricevuto gli attestati.
Il castagno che muove le Comunità montane biellesi
Il territorio biellese è densamente popolato di castagni: la
volontà di recuperare questo patrimonio naturale ha portato
l’Associazione Biellese del Castagno “Ij maron ëd l’arbo” e
le tre Comunità montane biellesi, con la collaborazione della Provincia di Biella, a coordinare gli sforzi e le risorse per
avviare un’attività che potesse coinvolgere tutto il Biellese.
Nasce così nel 2008 il “Progetto integrato di valorizzazione
del castagno biellese”, finanziato dalla Regione Piemonte e
dalle Comunità, con l’obiettivo di creare un’unica filiera legata alla coltivazione del castagno; nel 2011 è nato il marchio
“Castagna Biellese”. “Nel logo – spiega Annalisa Ramazio
– vi sono due castagne con una nuvoletta in alto sulla destra
e sottolinea il forte legame del progetto con il territorio”.
L’Associazione Biellese del Castagno da diversi anni sta attuando con buoni risultati un’accurata raccolta di castagne
diffusa sul territorio con diversi punti di conferimento. “La
possibilità di avere un punto di conferimento finale con
un’unica linea di lavorazione della castagna – prosegue Ramazio – dislocata in una struttura razionale e facile da raggiungere ha completato l’idea del progetto, con l’intento di
non puntare esclusivamente alla castagna fresca, ma anche
prodotti legati alla castagna secca e ai suoi derivati”.
Acconto all’Associazione Biellese del Castagno, che svolge
istituzionalmente la parte divulgativa e culturale, è stato individuato un soggetto economico e operativo. “Si è così costituita la cooperativa agricola “L’orto nel bosco”, inaugurata sabato 14 aprile 2012, con sede a Cossato, grazie inizialmente a un piccolo gruppo di aziende agricole e privati, che
nei circa 500 mq dei locali – evidenzia Annalisa Ramazio – si
occuperà della lavorazione della castagna e della sua commercializzazione”. Per informazioni www.lortonelbosco.it
e www.castagnabiellese.it.
È nato il Club
della Gassificazione
di Eleonora Poggio
Imprese ed enti nella nuova associazione per la promozione e lo sviluppo degli impianti a
biomasse che utilizzano la gassificazione: piccoli, a emissioni zero, specifici per il cippato
di legno, adatti al territorio montano
Club
della
GASSIFICAZIONE
È
nato a Mostra Convegno
Agroenergia, venerdì 2 marzo, il
“Club della Gassificazione”. L’iniziativa
si propone come “operazione verità”,
con la finalità di tutelare gli investitori
attraverso una informazione quanto
più possibile obiettiva sulle prestazioni
degli impianti per la biomassa e, di
conseguenza, dare credibilità all’intero
settore, in un momento delicato,
dove la tecnologia sta passando dalla
fase di sviluppo alla piena operatività
commerciale. I fondatori sono il Polo
di Innovazione Energie Rinnovabili
e Biocombustibili di Tortona, il Polo
d’Innovazione di Vercelli EnermHy,
EnergEtica – Distretto Agroenergetico
Italia Nord Ovest, e l’Uncem Piemonte.
Piero Mattirolo, amministratore
delegato di EnergEtica, non ha dubbi.
“Uno degli obiettivi del Club della
Gassificazione è individuare un modello
standard per valutare quali impianti
hanno già sviluppato una tecnologia che
garantisca affidabilità di funzionamento,
e quali non sono ancora pronti per
entrare sul mercato”.
“Siamo certi che la gassificazione
rappresenti una delle tecnologie più
importanti per la cogenerazione da
biomasse – ha aggiunto Roberto Isola
coordinatore di EnermHy – e siamo
convinti, attraverso la costituzione
del Club della Gassificazione, di poter
dare un contributo concreto da un lato
a una comunicazione trasparente e
corretta di questa tecnologia, dall’altro
al raggiungimento della piena capacità
operativa degli impianti aderenti. Il tutto
grazie alle attività di ricerca e ai progetti
portati avanti dal Polo Enermhy, che fra i
suoi principali ambiti operativi presenta,
oltre a quello del mini hydro, anche
quello delle biomasse marginali”.
Secondo Giuseppe Tresso, della
società Uncem “PieMonti Risorse”,
attiva nella valorizzazione delle risorse
forestali e ambientali, “le tecnologie
di gassificazione sembrano essere oggi
le uniche adatte ad essere diffuse sul
territorio prossimale alle aree forestali
italiane. La possibilità di realizzare
impianti di piccola taglia permette
infatti di valorizzare al meglio, oltre
all’energia elettrica, anche la produzione
di calore collegata ai cogeneratori
nell’ambito di reti efficienti. Confidiamo
quindi che l’ampliamento della base di
utenti e il rafforzamento del sistema
di incentivazione alla produzione
energetica rinnovabile stimolino
le imprese del settore a migliorarsi
permettendo a questa prospettiva
tecnologica di fare un salto di qualità
nel senso di maggiore efficienza e
stabilità di processo”.
Il Club è aperto a fornitori di tecnologie,
gestori di impianti, enti locali e altri
soggetti interessati della filiera, che ne
condividano le finalità.
Per informazioni e adesioni, scrivere a
[email protected].
Primo Piano
13
Primo
P
rimo Piano
Piano
14
14
La filiera del legno
per il rilancio del Canavese
di Andrea Trovato
Una segheria, una cooperativa agricola,
un consorzio: decolla un sistema integrato per
l’utilizzo del legno del territorio, creando reddito
e posti di lavoro. Importante il sostegno della
Comunità montana. Un viaggio tra i paesi della
montagna canavesana, per scoprire le nuove strade
dello sviluppo economico
M
oderno ed esemplare. Nel
Canavese continua a crescere uno
dei più interessanti progetti piemontesi
per la valorizzazione della filiera legno.
Dal bosco alla vendita del prodotto
finito, passando per gli operatori
forestali e le lavorazioni. D’eccellenza.
Il progetto Segheria Valle Sacra
nasce nel 2006 dall’esigenza di
completare l’anello mancante della
filiera legno canavesana, già attivata
con la realizzazione di un consorzio
forestale, di centri di consumo di
biomassa legnosa combustibile (centrali
termiche connesse alla rete urbana di
teleriscaldamento) e con la produzione
di paleria per agricoltura e ingegneria
naturalistica.
La struttura della segheria, nell’ambito
della filiera, fornisce la possibilità di
produrre semilavorati e legname da
opera di pregio valorizzando la frazione
più nobile del bosco. In particolare il
progetto, che vede la partecipazione
della Comunità montana Valle Sacra,
Valchiusella e Dora Baltea Canavesana,
del consorzio Asa e della cooperativa
agricola Valli Unite del Canavese
(ques’ultima nata dieci anni prima,
nell’aprile 1996), ha lo scopo di
promuovere l’impiego del castagno
di provenienza locale come legname
strutturale (travature, perline, soppalchi)
e da arredo urbano (recinzioni e arredi
rustici) tenendo conto delle particolari
qualità in termini di durabilità di
questo legno e dell’elevata presenza di
questa importante risorsa forestale sul
territorio.
In quest’ottica l’azienda, dove lavorano
una cinquantina di persone, si pone
l’obiettivo di produrre delle nuove
possibilità occupazionali e dei nuovi
impulsi alla gestione e manutenzione
del territorio montano, soprattutto
in questo periodo di crisi, agendo su
una risorsa sinora sottovalutata e, per
decenni, trascurata. Una realtà che
è cresciuta con il passare del tempo:
“Quando abbiamo deciso di dar
vita alla cooperativa eravamo tredici
soci fondatori – ammette Gianni
Tarello, direttore della Segheria Valle
Sacra che si trova in frazione Filia, a
Castellamonte – e soltanto due, o al
massimo tre, a lavorare sul campo.
In questi quindici anni di strada ne
abbiamo fatta tanta e per questo
abbiamo voluto dar vita al progetto
della Segheria. Certo, la situazione oggi
è tutt’altro che rosea: si fatica ad andare
avanti, ma continuiamo a resistere”. Le
grandi fabbriche ormai sono soltanto un
lontano ricordo in Canavese. Per questo
i privati, grazie anche al sostegno degli
enti locali, hanno voluto dar vita ad
una vera e propria “piattaforma” del
legno, dove si uniscono tutti gli anelli
della filiera, a partire dai proprietari
dei boschi, così da creare un
importante reddito per il
territorio montano. “Gli
spazi per crescere, in
effetti, non mancano –
prosegue Tarello – ma senza
esagerare. I grandi numeri
sono ormai un’utopia, ma
questo territorio ha ancora
tanto da offrire. Quando siamo
partiti eravamo consapevoli di
avere di fronte a noi una sfida
da non sottovalutare ma, grazie
all’impegno di tutti, siamo
riusciti a crescere, a piccoli passi,
ritagliandoci uno spazio non
indifferente: ben vengano quindi
le piccole e medie aziende che
abbiano ancora la voglia e la
possibilità di investire”.
La Comunità montana Valchiusella,
Valle Sacra e Dora Baltea
Canavesana, di cui fanno parte 27
Comuni di un territorio che va da
Castellamonte al confine con la Valle
d’Aosta, è socia
al 34 per cento
della segheria,
alla quale fa capo
anche il consorzio
di proprietari
di lotti boschivi
delle Vallate del
Canavese. “La
società cooperativa
agricola Valli Unite
del Canavese
Marina Carlevato
è nata ormai più di quindici anni fa
dall’iniziativa di un gruppo di giovani
canavesani e si tratta di una realtà
importante per il nostro territorio
montano – afferma la presidente
Marina Carlevato – sia perché occupa
oltre una trentina dipendenti, sia
per la sua attività di manutenzione e
realizzazione di aree verdi pubbliche
e giardini privati, senza dimenticare
gli interventi forestali e le opere di
recupero ambientale con tecniche di
ingegneria naturalistica, dimostrando
grande attenzione e sensibilità per
l’ambiente. La Segheria Valle Sacra è
nata per completare l’anello mancante
della filiera legno in Canavese: questa
produce semilavorati e legname da
opera di pregio, valorizzando la frazione
più nobile del bosco. Il nostro intento
è quello di promuovere l’impiego del
castagno di provenienza locale come
legname strutturale e da arredo”.
La Segheria Valle Sacra, inoltre,
possiede l’unico essiccatoio per il
legname in Piemonte. “È stato un
investimento importante, ma lo
abbiamo fatto volentieri, mettendo
a disposizione dell’azienda questo
strumento fondamentale
nella lavorazione del
prodotto. Vogliamo
incentivare l’utilizzo del
legno locale e del legno
certificato – prosegue
la Carlevato – ovvero
sostenere l’economia
locale e il territorio con
la filiera corta: scegliere
un manufatto in legno
prodotto e trasformato
localmente, ne aumenta
il valore ambientale, perché
favorisce la gestione sostenibile dei
boschi vicini a noi, valorizza il tessuto
produttivo ed imprenditoriale del nostro
territorio, riduce i consumi energetici e
l’inquinamento legati ai trasporti. Un
rinnovato sviluppo socio-economico
non può fondarsi solo su una maggiore
capacità concorrenziale a livello di
imprese, ma deve essere il prodotto
dell’intero sistema locale. Le sfide che
ci stanno di fronte, richiedono forme
di concertazione fra soggetti pubblici
e privati per la condivisione di obiettivi,
strategie e realizzazione di progetti, al
fine di garantire lo sviluppo economico
e turistico del nostro territorio
montano, per questi motivi cercheremo
di essere costantemente al fianco delle
realtà presenti”.
Il rilancio del Canavese può partire da
realtà come queste? “Sicuramente
sì: negli ultimi anni tante persone
sono tornate nelle nostre vallate,
che hanno ancora tanto da offrire.
Dobbiamo tornare a ragionare sui
piccoli numeri e sia la Segheria Valle
Sacra che la cooperativa agricola Valli
Unite del Canavese sono due esempi
da valorizzare e da imitare. I nostri
sono Comuni piccoli, ma con bilanci
sani – conclude la presidente – faremo
tutto il possibile per sostenere le attività
produttive presenti sul territorio e
che danno lavoro a chi vive su queste
montagne. Il cammino è sicuramente in
salita, ma non resta che continuare su
questa strada”.
Primo Piano
15
Primo Piano
16
La Chiesa
dalla parte del territorio
di Gianni Giacomino
Servizi e sviluppo economico al centro del lavoro del “tavolo” istituito dalla Diocesi di
Torino per l’analisi delle sfide e delle problematiche nelle Valli di Lanzo. Un impegno diretto
dei Vescovi che mettono le Terre Alte in agenda, coinvolgendo parrocchie, Comuni, istituzioni
L
a Chiesa scende in campo per difendere
i lavoratori delle Valli di Lanzo e tentare
di riorganizzare il futuro occupazionale.
Si è così concretizzata la promessa
fatta la scorsa estate dall’arcivescovo
di Torino, monsignor Cesare Nosiglia,
durante la sua visita ai dipendenti dell’ex
Mauriziano e ai 130 addetti della cartiera
di Germagnano, costretti alla mobilità
a causa della chiusura dell’impianto
produttivo. Don Daniele Bortolussi,
il direttore dell’ufficio diocesano per la
pastorale del lavoro, ha messo insieme una
serie di soggetti del territorio che dovranno
analizzare la situazione e trovare strategie
di sviluppo sostenibili. Insomma, una
ricetta per uscire da una crisi che, tra Valli
di Lanzo e Ciriacese, nell’ultimo periodo,
ha visto evaporare oltre 2 mila posti di
lavoro. “E il 2012 sarà ancora un anno
disastroso, pesantissimo per le aziende
della zona”, prevede Maurizio Peverati,
di Nole Canavese, che è segretario
regionale della Uilm. E, anche lui, è
d’accordo nel dire che: “Bisogna iniziare
ad immaginare un rilancio dell’industria
manifatturiera, incentivare anche nelle
La visita di monsignor Cesare Nosiglia nelle Valli di Lanzo, nel giugno 2011, e l’incontro
con gli amministratori del territorio
periferie degli insediamenti produttivi”.
Intorno al “tavolo permanente di
confronto”, organizzato dalla Diocesi di
Torino, ci sono l’economista Piercarlo
Frigero, professore di economia applicata
all’Università di Torino, il sindacalista
Cisl Gaetano Quadrelli, alcuni
amministratori, parroci e imprenditori
di zona, docenti della Casa di Carità
Arti e Mestieri e i parroci del territorio.
“Come Chiesa vogliamo contribuire
attivamente a risolvere i problemi legati
al mondo del lavoro – continua don
Bortolussi – perché siamo sicuri che,
nelle Valli di Lanzo, esistono buone
esperienze imprenditoriali che sono poco
conosciute e, invece, devono essere
valorizzate e sponsorizzate”. Il tavolo ha
esaminato i dati sull’occupazione forniti
dalla Comunità montana delle Valli di
Lanzo, Ceronda e Casternone. Sono
preoccupanti. Ma i segnali positivi arrivano
dagli ultimi lavori fatti dalla Comunità
montana e dal Gruppo di Azione locale,
guidato da Mario Poma e Claudio
Amateis; turismo, artigianato di qualità,
nuove imprese. Un’azione che nel 2011
ha portato alla creazione di dieci posti
di lavoro. Non pochi in questo territorio
montano, il più vicino a Torino, ma anche
quello dove la crisi delle aziende, negli
ultimi anni, è stata fortissima. Ne è rimasta
solo una, ai 1.300 metri di Balme: la Acque
Minerali Pian della Mussa, una decina di
dipendenti. In crescita continua.
“Dobbiamo essere capaci di confrontarci
con chi, in Italia, ha affrontato e vinto le
battaglie per riqualificare delle zone di
montagna che erano in crisi – avverte don
Bortolussi – gli esempi non mancano, ma
dobbiamo lavorare sodo, senza perdere
tempo”. “Anche per dare un messaggio
ai giovani che hanno deciso di continuare
a vivere in questi territori – come ha
ribadito monsignor Cesare Nosiglia, che
dal 5 maggio compirà la visita pastorale
nelle Valli di Lanzo –. Ma bisogna che le
autorità sia politiche, culturali, sociali, la
stessa Chiesa, diano ai giovani possibilità di
concreti sviluppi”.
La montagna si ribella:
“Stop al fu
furt
rto
o
dell’acqua””
dell’acqua
di Gianni Giacomino e Marco Bussone
L’Uncem presenta il
manifesto per una
nuova gestione delle
fonti idriche e chiede
una legge nazionale
che riconosca le Alpi
come il principale
produttore di
“oro blu” messo a
disposizione dell’intera
collettività. Riba e
Borghi: “Necessario
un nuovo patto tra
montagna produttrice
e città consumatrice”
U
na legge nazionale che riconosca
economicamente il ruolo della
montagna come produttore del bene
più prezioso: l’acqua. La chiederanno al
Governo gli amministratori delle Terre
Alte e i dirigenti dell’Uncem che il 21
marzo hanno sottoscritto il “Manifesto
per la valorizzazione delle risorse
idriche nei territori montani”. Non solo.
Sindaci e consiglieri vogliono anche che
siano fissate dai politici nuove norme
per l’assegnazione delle concessioni
idroelettriche che scadono nel 2015 (in
Piemonte se ne rinnoveranno circa 150).
I 553 sindaci dei Comuni montani
piemontesi, hanno avvertito che non
accetteranno “proroghe automatiche”,
come è avvenuto, molte volte, nello
scorso decennio. Sotto i ghiacciai che
vanno dal monte Rosa alle Alpi del Mare
e al Gran Paradiso, sono attivi ben 475
impianti che garantiscono una potenza
di poco meno di 3500 megawatt. Ma
sono state censite altre 404 domande
di imprenditori che vorrebbero sfruttare
subito le risorse idriche a per aumentare
l’erogazione di energia elettrica.
D’altronde ha ragione Jeremy Rifkin, il
padre della economia a idrogeno, che,
più di una volta, ha ammesso come: “Ci
stiamo avvicinando al tramonto dell’era
del petrolio e l’Italia è l’Arabia Saudita
dell’energia verde”. Jeremy Rifkin
descrive la fase attuale come quella
della terza rivoluzione industriale. “Ma
sappiamo bene che l’apparato legislativo
Primo Piano
17
Primo Piano
18
Il tavolo dei relatori al convegno Uncem; da sinistra, Giovanni Francini, Enrico Borghi, Lido Riba,
Orazio Ruffino, Roberto Isola, Maurizio Rosso e Carlo Malerba
è rimasto quello della prima rivoluzione
– sottolinea Lido Riba –. Ecco perché
chiediamo con forza di ridefinire le
regole del gioco, dove il territorio abbia
un ruolo fondamentale”.
“Il Piemonte – sottolinea Enrico Borghi,
presidente nazionale di Uncem – è
ancora una volta l’apripista di una sfida
radicale dal quale passa il futuro della
montagna italiana, dove si produce il
17% del Pil del Paese. La nostra azione
apre uno squarcio sulle carenze della
politica nel definire il corretto rapporto
tra risorse naturali e territori dove queste
vengono prelevate”. Gli amministratori
hanno firmato un documento dove
si dice: “Basta alle concessioni
idroelettriche estese per ulteriori decenni
senza gara d’appalto. Basta con i bandi
creati su misura per i giganti del settore”.
A questa decisione sindaci e consiglieri
del Piemonte ci sono arrivati perché
sono stufi di ricevere appena 20 milioni
di euro l’anno a fronte di un fatturato
di oltre 1 miliardo di euro che si ricava
sfruttando l’acqua captata in quota.
“Tutto va ridiscusso, con le imprese e con
le Regioni – sostengono Roberto Isola e
Orazio Ruffino, ingegneri e consulenti
di Uncem – ma anche con le Province
che autorizzeranno i nuovi impianti. Ora
pure gli enti locali potranno gettarsi nel
business dell’oro blu”. Come ha già fatto
la Comunità montana Valli Orco e Soana,
la Comunità montana Valli Grana e
Maira, che ha costituito la società Maira
Spa con la Hydrodata: dopo l’attivazione
della centrale Frere 2 ad Acceglio, vi
sono altri due impianti in programma.
Altro esempio virtuoso quello della
Comunità montana Valli dell’Ossola,
guidata da Giovanni Francini, dove è
nata la Superossola Srl, per “contrastare
le grandi imprese che vogliono prendersi
le risorse della montagna, lasciando le
briciole al territorio”. Oppure i comuni
di Viù, Balme e Groscavallo, nelle Valli di
Lanzo, che, nel cassetto, hanno pronti
i progetti, sostenuti economicamente
anche dai residenti, per edificare cinque
centrali di media potenza in grado di
garantire un notevole introito.
Il Santuario che realizza la Centrale
Acqua che rigenera, acqua che depura, acqua che crea energia. Anche per un santuario
dove migliaia di persone cercano raccoglimento, contemplazione, preghiera, riposo.
Siamo a Forno di Coazze in uno dei centri di spiritualità più conosciuti del Piemonte.
Un luogo unico immerso tra le montagne della Val Sangone. E in queste vallate, sta
pian piano permeando una necessità: in tempo di crisi economica, perché non guardare alle risorse delle quali la montagna è il naturale bacino? L’acqua, appunto. Don
Dino Morando, rettore del santuario, non ha perso tempo. Così, tre anni fa ha presentato le prime pratiche per realizzare una centrale idroelettrica, piccola, sostenibile, perfettamente inserita nell’ambiente della vallata del torrente Balma, tra Coazze
e Giaveno. La condotta che arriva alla turbina, partirà proprio dietro al santuario e
toccherà entrambi i Comuni della Val Sangone.
C’è già chi lo chiama “don Dino l’imprenditore”. Lui sorride, ma ritorna subito a inseguire idraulici ed elettricisti al lavoro nel santuario. Non c’è tempo da perdere.
“Molti sindaci del territorio – spiega il sacerdote – sono rimasti stupiti della velocità con la quale abbiamo ottenuto la concessione per la nostra centralina. Diciamo
che il nostro era un buon progetto, che oggi può finalmente partire”. Ovviamente,
come impone la legge, si verseranno alla Regione i sovracanoni sulla produzione
che verranno poi ristornati sul territorio; il santuario pagherà ai Comuni una quota
per l’affitto dei terreni dove correranno i tubi e le opere collegate alla centralina.
Energia pulita, nessun impatto ambientale, ma soprattutto nuovi importanti vantaggi per il santuario. Il fotovoltaico, usato
in altre situazioni, qui non era possibile. Ma l’acqua era lì, disponibile per una centrale piccola, sul modello di quelle realizzate lungo tutto l’arco alpino da enti pubblici e imprese private, senza alcun danno per le aree montane. “Venderemo l’energia
prodotta dal piccolo impianto, che ha una potenza di 70 chilowatt, e avremo un introito annuo significativo – prosegue don
Dino, impegnato anche nella parrocchia di Trana –. In un periodo come questo, nel quale viviamo tutti una complessa situazione economica, è certamente importante”. Grazie agli incentivi statali per la produzione elettrica da fonti rinnovabili, per chi
realizza l’intervento le entrate sono più alte rispetto ad alcuni anni fa. Il santuario dovrà far fronte alla quota annua di ammortamento dell’impianto e all’ordinaria (bassissima) manutenzione. Tutto il resto delle entrate, legate alla vendita dell’energia
immessa sulla rete elettrica nazionale, daranno una boccata d’ossigeno alle casse del santuario, per una gestione sempre più
efficace e per l’accoglienza dei tantissimi ospiti. “Sono soddisfatto. L’uso dell’acqua per produrre energia pulita è sicuramente
importante. E per noi al santuario, è l’energia del futuro”. Anche il sindaco di Coazze, Paolo Allais, non ha dubbi: “Siamo da
sempre favorevoli a questo tipo di iniziative, anzi, inizialmente l’amministrazione in prima persona aveva pensato di sfruttare
il torrente Mirolete. Un plauso quindi a don Dino per la sua intraprendenza e la positività con cui in questi anni ha gestito il
santuario e la parrocchia di Forno”.
I punti chiave del Manifesto
L’acqua è l’“Oro blu” della montagna. Il suo utilizzo deve seguire un modello specifico che riconosca la montagna come
naturale bacino della risorsa, il più grande e il più importante.
Cinque nodi chiave che Uncem Piemonte ha riassunto in un
manifesto:
1. Ruolo delle comunità locali e degli enti
L’acqua è tra i principali beni comuni che devono essere gestiti dalla collettività, secondo il modello individuato dal Premio Nobel per l’Economia Elinor Ostrom. È necessario che la
programmazione di investimenti nuovi, interventi migliorativi, da parte degli enti locali del territorio, sia concertata con i
cittadini e la comunità che vive e opera nel territorio. Il bene
pubblico non può essere privatizzato.
2. Idroelettrico: quali nuove concessioni
e quale modello di sviluppo
Gli enti locali – Comunità montane e Comuni – devono impedire una nuova “colonizzazione” delle risorse idriche, come
avvenuto negli ultimi cinque decenni. Proteggere la risorsa,
significa essere protagonisti di un uso consapevole e sostenibile in particolare per l’uso idroelettrico. Devono essere impedite le iniziative economicamente speculative, che danneggiano ambiente e territorio. Gli enti possono invece invertire
il paradigma tradizionale, promuovendo piccoli impianti (mini
e micro hydro), sia su corsi d’acqua superficiali, sia su esistenti
reti acquedottistiche, senza alcun impatto ambientale e paesaggistico, coinvolgendo imprese e investitori privati. Gli enti
locali devono collaborare tra loro, fare lobby, affinché le imprese che richiedono nuove concessioni di utilizzo d’acqua a scopo
idroelettrico agiscano secondo alcuni punti fermi:
• Un’analisi completa delle aste fluviali, vallata per vallata,
per rilevare le potenzialità idroelettriche residue, realmente
insediabili.
• Una progettazione delle nuove possibili opere secondo i migliori standard di sostenibilità, qualità, efficienza e rendimento.
• Riconoscimento agli enti territoriali di un valore economico reale (e calcolabile in percentuale sul fatturato annuo
dell’impianto).
• Concorso nello sviluppo socio-economico della realtà territoriale montano, a vantaggio non solo dei singoli Comuni,
ma dell’intera comunità che vive nell’area montana presa in
considerazione.
Anche per le numerose concessioni di impianti idroelettrici in
scadenza nei prossimi anni, gli enti locali devono essere riconosciute titolari di un ruolo di programmazione e difesa della
risorsa dagli interventi speculativi. Anche per il rinnovo delle
concessioni, devono essere ridiscussi gli accordi con le imprese
sui piccoli e sui grandi impianti.
3. Idropotabile: rispetto della risorsa
a beneficio dei cittadini
Il gestore unico del ciclo idrico integrato deve agire rispettando le esigenze degli enti locali, valorizzando al massimo la
risorsa, mantenendo tariffe adeguate al valore dell’acqua e ai
modelli di gestione precedenti. I Comuni montani con meno
di mille abitanti – o riuniti in forme associative come le Comunità montane – che sono in grado di garantire una gestione
completa del ciclo, sotto i profili economico e tecnico, devono
essere messi in condizione di organizzare in economia le fasi
del ciclo. La gestione può infatti permettere ai piccoli Comuni
di compiere economie di scala sulla gestione del ciclo idrico,
con importanti ricadute sul territorio montano.
4. Rapporto degli enti con le imprese private
Secondo gli aspetti evidenziati al punto 2 del presente manifesto, le imprese private intenzionate a fare investimenti nel
campo del settore idroelettrico devono relazionarsi – in modo
trasparente e rispettoso – con gli enti locali, impegnati nell’amministrazione del territorio e delle sue risorse. La volontà del
business deve essere accantonata in favore di un consapevole sviluppo locale, dove gli interessi del territorio incontrano
l’impegno dell’imprenditore privato, la necessità di produrre
energia da fonti rinnovabili, di non usurpare e danneggiare
l’ambiente, l’ecosistema, i luoghi. L’interazione con gli enti locali deve essere stretta lungo tutta la fase di programmazione
di nuovi progetti e negli anni successivi all’insediamento dei
piccoli impianti.
5. Ruolo di Province e Regioni
Gli enti di aree vasta – le Province –, titolari della capacità
autorizzativa, e le Regioni – soggetti programmatori – devono
assumere la necessità di guardare al territorio montano con
strumenti e impegno diverso rispetto a quello di altri territori.
Gli enti locali devono essere messi nelle condizioni di poter utilizzare in modo sostenibile le risorse delle Terre Alte – acqua,
legno, suolo in primis – garantendo un corretto e adeguato
sviluppo a beneficio di quanti vivono e operano in montagna.
La programmazione di nuovi impianti idroelettrici deve essere
permessa – nelle fasi autorizzative delle opere – solo se inserite in una complessiva programmazione di ogni singola vallata o
di asta fluviale, dove siano valutati tutti i dati necessari all’impianto e al mantenimento di elevati standard qualitativi nella
gestione delle risorse naturali e ambientali. I singoli impianti,
ipotizzati negli ultimi anni, devono infatti garantire ricadute
socio-economiche vantaggiose, non solo per in singoli Comuni
sui quali è insediato l’impianto (non si possono seguire confini amministrativi nella valorizzazione e nell’uso sostenibile di
risorse naturali) ma per le intere vallate sulle quali si muovono
i corsi d’acqua. Gli stessi aspetti, devono permettere ai Comuni – anche impegnati in società pubbliche – risultati migliori
nei bandi per l’assegnazione delle concessioni idroelettriche in
scadenza nei prossimi due anni.
Primo Piano
19
Primo Piano
20
Un maxi catino
per l’oro blu del Monregalese
di Chiara Viglietti
È la risposta del Piemonte meridionale alla sete idrica del futuro
È
l’invaso di Serra degli Ulivi, che
sorgerà nell’avvallamento tra
Villanova Mondovì e Pianfei, in
quella zona che prende il nome dalle
piantagioni, un tempo numerose, di
uliveti. Sarà il più grande bacino idrico
del sud Piemonte. Un maxi catino
d’acqua, capace di incamerare ben
15 milioni di metri cubi di “oro blu”,
che sorgerà al confine tra Villanova
Giuseppe Boasso
Gianna Gancia
e Pianfei: nella convergenza di due
vallate, dove si intersecano il rio Pogliola
e il rio Andei, convogliando anche parte
dell’acqua di Ellero e Pesio. Servirà da
riserva per l’agricoltura, contro la siccità,
e risorsa anti incendio. Di più: la Serra
degli Ulivi del futuro è un capolavoro di
ingegneria idraulica capace di mettere
d’accordo 4 Comuni (Villanova, Pianfei,
Roccaforte, Chiusa Pesio), far confluire
le canalizzazioni
dai torrenti
Ellero e Pesio e
mettere mano
ad altre realtà
complementari:
oltre al maxi invaso,
il lago di Pianfei e
alcuni micro invasi
in val Pesio.
Per il solo progetto,
Claudio Sacchetto
la Regione Piemonte ha stanziato
un milione di euro: la prima opera
finanziata con il “Fondo di rotazione”
per le opere irrigue strategiche,
costituito proprio per venire incontro a
quei piccoli Consorzi che non avrebbero
da soli le potenzialità economiche per
sopportare i costi di progettazione (e
che quindi non potrebbero beneficiare
dei finanziamenti statali per le grandi
opere irrigue). Il finanziamento viene
infatti attivato esclusivamente per opere
cantierabili, e quindi con un progetto
alle spalle: in pratica, la Regione anticipa
al Consorzio le spese di progettazione,
per poi vedersele restituire una volta
che lo Stato finanzierà l’opera. Tra
sostenitori dell’opera fin dagli esordi
Giuseppe Boasso, presidente della
Comunità montana Tanaro Cebano
Monregalese e sindaco di Villanova
Primo Piano
21
Gli amministratori del territorio durante gli incontri di presentazione del progetto dell’invaso
Mondovì: “Un’enorme risorsa per il
territorio sotto diversi punti di vista:
irriguo, perché un invaso del genere
sarà in grado di soddisfare la sete
di acqua non solo del Monregalese
ma di un territorio ben più vasto.
Mentre sotto il profilo della sicurezza
potrà rappresentare una risorsa
idrica importante per operazioni di
emergenza incendi anche nella vicina
Liguria”. Non ultime le ricadute
economiche: “Parte dell’invaso –
spiega Boasso – verrà destinata ad
attività turistiche, vela e wind surf ad
esempio, che serviranno per completare
l’offerta del nostro territorio”. Ma
il vero scoglio è un altro: le risorse
economiche necessarie per tradurre
in realtà il progetto preliminare
dell’invaso. Se ne è parlato di recente,
nel corso della conferenza stampa
di presentazione della progettazione
preliminare: dei 120 milioni di euro
necessari per realizzare il maxi invaso
idrico di Serra degli Ulivi ne sono per
ora finanziati 44. A sgomberare, però,
i dubbi sul fronte finanziamenti, la
più chiara è stata la presidente della
Provincia di Cuneo, Gianna Gancia:
“Dal punto di vista politico, puntiamo
ad avere un piano idrico provinciale
che tolga di mezzo i tanti impianti che
producono poco, costando molto.
Impensabile un intervento pubblico
che copra per intero il fabbisogno
di risorse di quest’ottimo progetto.
Meglio puntare alla pianificazione
nazionale per opere di questo tipo”. Le
fa eco Claudio Sacchetto, assessore
regionale: “L’iniziativa del Monregalese
ha il merito di aver trovato il sì di
tutti, vedremo ora come intervenire”.
Presenti, al tavolo, i sindaci di Villanova
Mondovì (Giuseppe Boasso) e Pianfei
(Spirito Marabotto), dove si costruirà
l’invaso, insieme a Roccaforte (Riccardo
Somà) e Chiusa Pesio (Sergio Bussi),
che cederanno parte delle acque dei
torrenti Pesio e Ellero. Lido Riba:
“È un progetto che ha un costo
proporzionato al valore dell’impianto,
ma soprattutto aumenterà la redditività
del mondo agricolo e dell’ambiente,
va quindi portato avanti. E le risorse
vanno trovate”. “Nel 2008 – ha detto
il consigliere regionale Mino Taricco
– non pensavamo si potesse arrivare,
ora, al progetto preliminare”. “Un’idea
utile – ha aggiunto Teresio Sordo,
docente del Politecnico di Mondovì che
ha guidato la commissione di esperti
geologi che ha scelto i progettisti – per
le molteplici valenze che un invaso del
genere può avere”. “La progettazione
preliminare – ha sottolineato
Roberto Gramaglia, segretario del
consorzio Brobbio Pesio, ente capofila
dell’iniziativa – è stata affidata a un
pool di esperti, che in tempi record
ha presentato la Serra che verrà”.
Otto gli studi battenti le bandiere di
mezz’Europa ammessi a partecipare
al bando, a giugno dello scorso anno.
Il vincente fa capo a 5 studi, un pool
di cervelli svizzeri e italiani: la svizzera
«Stucky» e la vercellese «Steci», il team
torinese di Paolo Maria Terzolo e i
romani «Ricciardi» e «Polo geologico».
Le caratteristiche del progetto secondo
l’ingegnere Domenico Castelli: “Il
volume totale dell’invaso si aggira
intorno ai 10 milioni di metri cubi
d’acqua, la superficie è di 70 ettari.
La diga che sarà costruita non in
calcestruzzo, ma in terra, sarà alta 56
metri”. Ma se il progetto preliminare
e ormai realtà, mancano ancora
all’appello le fasi di progettazione della
diga vera e propria. E sono circa due
milioni di euro di soldi che si devono
trovare al più presto. Nel frattempo
i fautori di Serra degli Ulivi sono
andati avanti: trasmettendo tutti i
dati alla Regione, in attesa di risposte,
organizzando una serie di iniziative
per sensibilizzare scuole e giovani
all’importanza dell’opera, e mettendo in
cantiere alcune iniziative pubbliche per
coinvolgere la popolazione interessata.
Il primo appuntamento pubblico con
la gente è storia del 2010, il prossimo
è un convegno in programma il 2
giugno a Villanova. “Perché nulla
finora e nel prossimo futuro – spiega
Giuseppe Boasso – è stato fatto senza
coinvolgere la gente: ogni decisione
su Serra si è basata sul consenso e
la discussione popolare. Solo così si
trasformano i progetti in realtà: con
una responsabilizzazione di tutti, dalla
base alle istituzioni, alla politica, locale
e nazionale. E la nostra intuizione finora
ha dimostrato di essere vincente”.
E i prossimi passi per tradurre in realtà
il sogno? “Abbiamo due possibilità
– spiega il presidente del Consorzio
Brobbio Pesio, Guido Cappellino –.
Una è inserire il progetto nelle opere di
prima necessità nazionali, per cui i fondi
si sbloccherebbero al più presto. L’altra
è attendere che la politica faccia il suo
corso, ma i tempi si dilaterebbero a
dismisura”. Perché per mettere insieme
l’invaso, per bene che vada, ci vorranno
comunque anni. Una decina almeno.
“E sarebbe già un mezzo miracolo
chiudere con questa tabella di marcia
– spiega Cappellino –. Certo, per ora
abbiamo fatto tutto in tempi record,
speriamo di andare avanti così e portare
a termine un progetto destinato a
durare secoli, e che servirà non tanto a
noi, ma alle generazioni a venire. Loro
sì che dovranno confrontarsi sempre
più con quello che significa la carenza
di acqua: la paralisi dell’economia e
del benessere del nostro territorio.
Abbiamo la possibilità di creare
qualcosa che resti a futura memoria e
beneficio di chi verrà dopo di noi.
Ai politici un appello: sosteneteci”.
22
Un patrimonio
da rivalutare
di Elisa Sola
S
Antonio De Rossi
Roberto Ravello
È quello delle
migliaia di baite
abbandonate che si
stanno degradando:
un ulteriore colpo
agli interessi del
territorio montano.
Serve un progetto,
e l’Uncem
è già al lavoro
ulle montagne piemontesi ci sono
almeno diecimila baite abbandonate.
Sono vecchi alpeggi o stalle, ex rifugi
di partigiani, resti di villaggi fantasma
abbandonati da decenni, quando
verso la metà del secolo scorso iniziò
l’esodo dei montanari verso le grandi
città. Oggi, questi resti di pietra e legno
immersi nella natura, rischiano di essere
solo più rifugi di fortuna per animali e
isolati punti di riferimento – senz’altro
affascinanti – per camminatori ed
escursionisti. Eppure, proprio per la loro
posizione geografica e per il contesto
in cui sono immerse, queste borgate,
se restaurate, potrebbero costituire
un volano di sviluppo per le terre alte
piemontesi. E seguire lo stesso felice
destino delle Langhe: terre abbandonate
e quasi sconosciute fino a pochi decenni
fa, oggi sono una meta del turismo
internazionale e si sono meritate una
candidatura a patrimonio dell’Unesco.
Le Terre Alte del Piemonte non valgono
meno. L’Uncem vuole partire da questa
idea per il recupero delle antiche borgate
con un nuovo progetto, coinvolgendo
anche i privati, per innescare un circolo
economico virtuoso. Il patrimonio
architettonico inutilizzato delle Terre
Alte infatti ha un potenziale economico
non indifferente, per cui potrebbe,
se conosciuto, attirare l’attenzione
di imprenditori e soggetti pubblicoprivati, interessati alla ricollocazione sul
mercato. Ci guadagnerebbero loro, il
territorio e i suoi abitanti, i turisti.
“Esiste un enorme patrimonio di
architettura – spiega Lido Riba,
presidente dell’Uncem – che purtroppo
sono abbandonati dal 1900, per via
dell’abbandono di massa che ha subito
la montagna. Questo patrimonio si sta
degradando, perde valore economico.
Non solo, perde anche il ruolo di
ospitare persone che dovrebbero
produrre stabilmente in montagna,
cosa che oggi torna a essere possibile
e che sarebbe un’opportunità anche
per chi vuole usufruire dal punto
turistico del clima e delle infinite
offerte di ospitalità delle Terre Alte”.
“La Regione – prosegue Riba – deve
rendersi conto che un patrimonio di
queste dimensioni lasciato al degrado
è un’ulteriore pugnalata agli interessi
del territorio montano. Vogliamo che
siano create le condizioni per il recupero.
Le colline del Monferrato erano nella
stessa condizione 10 anni, poi sono
state recuperate e adesso anche in
alcune vallate si sta seguendo lo stesso
percorso. Ma serve un programma vero,
un progetto e una regia, assicurata dalla
Regione, alla quale si dovrebbe chiedere
un fondo di rotazione per imprese e
privati. Ricostruire le baite significa
lavoro, investimenti, frequenza e
attrazione di flussi. Le vallate piemontesi
non hanno nulla da invidiare all’Alto
Adige, dove programmi di questo tipo
sono già attuati con il concorso delle
Regioni”.
Il progetto dell’Uncem:
numeri e valore potenziale
Il primo passo concreto da fare per un
progetto di recupero delle borgate è
stilare un censimento preciso del numero
e della disponibilità delle costruzioni,
delle loro superfici e dello stato di
conservazione. Ad oggi, secondo una
stima approssimativa dell’Uncem che
ha preso in considerazione circa 200
Comuni montani, su cui sorgono tra le
5 e le 10 borgate per Comune, sono
tra cinquemila e diecimila le baite da
riqualificare, e potrebbero arrivare fino
a ventimila. Per acquistare una di queste
strutture non serve un budget esagerato.
Il caso di Ostana
Al secondo posto della classifica dei 34 progetti piemontesi che si sono meritati il contributo dell’Unione europea c’è il progetto di Ostana per il recupero
di Sant’Antonio Miribrart. La Regione Piemonte stanzierà quasi un milione e
400mila euro per la riqualificazione della borgata, dove sorgeranno un Centro
culturale e ricreativo e un Centro polifunzionale. Il progetto è curato dal Politecnico di Torino. “La borgata – spiega l’ingegnere Andrea De Rossi, docente
e responsabile dell’Istituto per l’architettura montana – è molto grande e ci
sarà spazio per vari tipi di attività. Dal punto di vista culturale, c’è anche una
candidatura per far nascere una scuola di scrittura cinematografica. Si lavorerà
anche sulle attività didattiche relative all’architettura alpina. Grazie anche agli
interventi di privati, ad Ostana nasceranno laboratori artigianali, spazi dedicati
agli agricoltori, per la coltivazione e le vendita dei prodotti tipici locali. La fase
della ristrutturazione sta per iniziare e la progettazione è ormai alla fase finale.
Si tratta di un mix importante perché saranno presenti qui sia attività economiche che ricreative, che culturali”.
Nelle Alpi Marittime si va dai 10mila
ai 30mila euro a casa, a seconda della
grandezza. Considerando 10mila baite
al prezzo medio di 20mila euro ciascuna,
il patrimonio di partenza del progetto
dell’Uncem si può stimare intorno ai 200
milioni di euro. Il valore del recupero
invece è stimabile in un miliardo circa.
Se a queste cifre si sommano ulteriori
300milioni di euro relativi alle operazioni
di commercializzazione e alle attività
di progettazione, il totale ammonta a
un miliardo e mezzo di euro circa per
10mila case. Questi prezzi potrebbero
calare nettamente se si sfruttassero
le agevolazioni e i benefici statali per
l’efficienza energetica degli edifici, che
consentono un risparmio di almeno il
30 percento. A livello organizzativo,
l’Uncem potrebbe promuovere il
censimento utilizzando un progetto
finanziato dall’Unione europea e cercare
finanziamenti da fondazioni, per poi
promuovere la costituzione di un pool
di progettisti, imprese edili e agenzie
di commercializzazione per gestire
l’intera operazione. Tramite i Comuni, le
Comunità montane e gli operatori locali
si potrebbero poi individuare e acquisire,
secondo limiti di spesa sostenibili, gli
immobili.
Anche l’estetica conta
Secondo l’architetto Rosella Seren
Rosso, esperta di architettura montana,
nell’operazione di progettazione e
recupero il contesto e l’estetica giocano
un ruolo fondamentale. “Occorre partire
– spiega – da un’analisi architettonica
per identificare le singole caratteristiche
e peculiarità delle vallate piemontesi,
che sono diverse tra loro. Questo
significa analizzare non solo la baita,
ma anche il territorio e il paesaggio
circostante. Svolto questo tipo di
studio, bisogna cogliere l’atmosfera del
luogo e saperla interpretare: coglierne
il colore, i materiali, le sfumature”.
“Nel Cuneese per esempio – precisa
l’architetto – abbiamo centri costituiti
soprattutto da pietra di ferro e relativi
toni caldi. In Valle d’Ossola invece, le
tonalità sono tendenti ai colori freddi”.
A un’analisi estetica poi, occorre
aggiungere “un’analisi urbanistica e
delle infrastrutture, per capire le norme
del piano regolatore, gli impianti, la
disponibilità di strade, acquedotti,
Attualità
23
24
fognature e così via”. “Si potrebbe
stendere un manuale di recupero –
specifica Seren Rosso – che tenga conto
della bio-architettura e delle nuove
tecnologie. È molto importante inoltre,
durante la fase di progettazione, pensare
già alla destinazione d’uso delle baite,
che non deve essere fine a se stessa,
e che deve contemplare sia l’utilizzo
pubblico che quello privato”. L’architetto
Seren Rosso si è occupata recentemente
di prestare una consulenza al Comune
di Alpette, relativa al recupero di una
borgata che potrebbe diventare un
albergo diffuso. “In questo caso – spiega
– io ho pensato a un albergo inteso
non solo come una serie di camere
disposte in un centro abitato. Visto
che ad Alpette è diffusa la coltivazione
delle erbe, che costituisce una delle
particolarità che ci sono sul territorio,
ho pensato che questa “casa” potesse
diventare un luogo dove si racconta
la storia dell’arte della coltivazione
delle erbe di montagna. L’ospite della
struttura dovrebbe avere la sensazione
di essere portato per mano alla scoperta
di un territorio. Ogni stanza potrebbe
raccontare la storia di un’erba specifica,
nei corridoi potrebbero essere descritte
le spiegazioni delle loro proprietà e
l’attività degli agricoltori. Andare in quel
luogo dovrebbe essere come visitare una
mostra, leggere quello che è il paesaggio
circostante”.
l’energia Jpe. “Il progetto dell’Uncem
è interessante – commenta – dal mio
punto di vista, penso che sia conveniente
oggi puntare sull’energia sostenibile
non solo perché ce lo dicono le direttive
dell’Unione europea, ma anche per
questioni agevolative e di sgravi fiscali. In
zone dove l’escursione termica è elevata
come la montagna, un’ottimale gestione
dell’efficienza dell’energia permette
di avere una migliore condizione
economica dell’immobile nel tempo e di
salvaguardare le emissioni dell’anidride
carbonica nel rispetto dell’ambiente”.
“L’efficienza – prosegue Faletti – è un
punto importante nell’edilizia anche
perché oggi il mercato immobiliare
è rallentato, ma lo è molto meno
per quanto riguarda gli immobili che
hanno una particolare attenzione verso
questo aspetto, e penso al fotovoltaico,
ai vari utilizzi della geotermia, e alle
innovazioni, che sono moltissime. Esiste
perfino un tipo di cemento biologico in
cui al posto della ghiaia si usa il legno
all’interno. È un materiale robusto,
ma riciclabile ed ecologico. Le idee
certo, in questo campo non mancano.
E tutte le agevolazioni statali in essere
possono recuperare parte dei costi per
questi interventi. Per quanto riguarda
la riduzione delle tasse, ad esempio,
si arriva a uno sgravio fiscale del 55
percento”.
Puntare sulla sostenibilità
Un precedente di successo:
il progetto della Regione Piemonte
“A prescindere dalle Comunità
montane oggi il recupero edilizio non
può prescindere da un intervento
che abbia tra le priorità la gestione
dell’efficienza energetica”. A sostenerlo
è Fulvio Faletti, presidente del
consorzio produttivo per l’ambiente e
Trentaquattro borgate montane
piemontesi sono state selezionate dal
2009 a oggi per il finanziamento di
un progetto di recupero dalla Regione
Piemonte, grazie ai fondi europei del
Psr 2007-2013. Il progetto è volto alla
“realizzazione di organici programmi
integrati di intervento volti al recupero
e allo sviluppo di borgate montane
attraverso la realizzazione di interventi
per il sostegno delle attività, nonché al
recupero architettonico e funzionale
delle strutture e infrastrutture”.
Dall’uscita del bando le Comunità
montane, i Comuni o consorzi pubblici o
privati hanno presentato dei programmi
e nel febbraio del 2012 si è giunti
all’individuazione dei finanziamenti.
I 34 progetti prevedono opere di
urbanizzazione primaria, interventi di
riqualificazione degli spazi aperti ad
uso pubblico della borgata, recupero
di edifici e manufatti, interventi di
ammodernamento delle aziende agricole
e forestali, agriturismo, sviluppo e
creazione di microimprese, di attività di
carattere culturale e ricreativo, di servizi
rivolti all’infanzia, creazione di centri
polifunzionali. I contributi pubblici vanno
dai 700mila euro al milione e 400mila
euro a progetto. Le opere pubbliche
saranno finanziate al 100 percento,
le altre al 60 percento. “Non è cosa
nuova – spiega l’assessore regionale
alla montagna Roberto Ravello –
l’impegno della Regione per lo sviluppo
e il rinnovamento dei villaggi e delle
borgate montane. È infatti in piedi da
alcuni anni questa misura, che consente
un piano di sviluppo e rinnovamento
dei villaggi e delle aree rurali marginali,
attraverso il recupero del patrimonio
storico e architettonico, il miglioramento
dell’attrattività dei luoghi e delle
infrastrutture pubbliche o a valenza
pubblica, l’aumento o il mantenimento
del numero degli abitanti, l’incremento o
il miglioramento dei servizi essenziali per
la popolazione e l’aumento dei fruitori
dell’offerta turistica per combattere
il declino economico e sociale”. “In
particolare il progetto – precisa Ravello
– al quale la Regione ha recentemente
destinato circa 30 milioni di euro,
prevede la riqualificazione di borghi ed
edifici rurali tipici da adibire ad attività
collettive, turistico culturali e di servizio.
Ciò che ha convinto l’amministrazione
regionale ad un investimento così
significativo è la profonda convinzione
che recuperare tale patrimonio e rendere
fruibili tali ricchezze vuol dire renderne
fruibile anche la cultura e le tradizioni
locali, fornendo contemporaneamente
opportunità di sviluppo per il
consolidamento del reddito delle
popolazioni locali”.
OPERIAMO PER UN INTERESSE COMUNE
Da anni ci occupiamo di
ambiente: siamo strutturati
per la raccolta dei rifiuti urbani e la raccolta dei rifiuti
speciali industriali, la gestione del canile municipale e
di un impianto di depurazione. A questi servizi abbiamo
aggiunto la progettazione e
realizzazione di impianti fotovoltaici. Da anni ci occupiamo di ambiente e della soddisfazione dei nostri clienti.
ACSEL SpA
Sant’Ambrogio di Torino (TO) Italy
10057 - Via delle Chiuse 21
[email protected] - www.acselspa.it
26
Attualità
Viticoltura
“no limits” in vetrina
di Andrea Garassino
È stata definita
“eroica” ed
“estrema”. È la
viticoltura delle Terre
alte. Sarà in vetrina
sabato 2 e domenica
3 giugno a Costigliole
Saluzzo, dove è in
programma la prima
“Rassegna dei Vini
da Montagna”
L
a Rassegna si svolgerà nel cortile e
nel giardino del signorile Palazzo
Giriodi che ospita il municipio
costigliolese, all’ombra del Monviso.
Sarà in concomitanza con l’apertura di
“Cin cin Colline saluzzesi doc”, festival
di enogastronomia e di musica giunto
alla settimana edizione.
Saranno presenti i produttori
“coraggiosi” che arricchiscono e
valorizzano gli scoscesi pendii delle
vallate con vitigni antichi ed autoctoni,
capaci di sprigionare profumi, gusti
e sfaccettature
uniche e tutte
da valorizzare. In
primis i “padroni di
casa” del Consorzio
Colline saluzzesi.
“È il primo
happening del
genere a livello
piemontese – dice
il vicesindaco di
Livio Allisiardi
Costigliole Livio
Allisiardi che segue l’organizzazione
della rassegna –. Sarà un’occasione per
promuovere i vini delle Terre alte e i
territori dove nascono. Saranno presenti
almeno trenta produttori ed etichette.
Una quindicina sono piemontesi, mentre
altri verranno dalla vicina Valle d’Aosta,
dalla Lombardia e anche da oltre
confine, da Francia e Svizzera”.
Il programma è in fase di definizione
proprio in queste settimane. Tra le varie
iniziative, anche quella di abbinare i vini
“d’alta quota” a menù particolari serviti
nei ristoranti della zona. Costigliole è
uno dei centri di produzione dei vini di
montagna, all’interno del Consorzio
Colline Saluzzesi. Sui pendii all’imbocco
della Valle Varaita, una delle vallate
del Monviso, è “di casa” il Quagliano.
È una tradizione enologica che negli
ultimi decenni ha visto l’avvio della
vinificazione in purezza e che dal 1996
si fregia di una denominazione ed è
sempre più prodotto come spumante
dolce. La viticoltura in queste zone è
praticata da quasi due millenni. Negli
ultimi anni, infatti, sono stati portati alla
luce proprio a Costigliole i resti di una
villa-cascina romana attiva tra il primo e
il quinto secolo dopo Cristo dove veniva
prodotto del vino. Anche allora, nell’Età
augustea, così come avviene oggi, le
vigne si trovavano sulla fertile collina
dove sorgono anche tre castelli.
Roberto Gaudio
Enrico Zola
A distanza di quasi 2 mila anni, quindi,
il borgo medievale costigliolese,
perfettamente conservato e ricco
di edifici e monumenti di pregio,
torna ad essere una “piazza” dove
commercializzare e valorizzare i vini di
montagna.
Un modo di vinificare, quello delle
Terre alte, da sempre apprezzato nella
storia: nel diciassettesimo secolo, ad
esempio, il potente cardinale ArmandJean du Plessis de Richelieu, primo
ministro del re Luigi XIII, si faceva inviare
periodicamente a Parigi delle bottiglie di
rosso prodotto nelle valli del Pinerolese,
in particolare in Val Chisone, qualità
da quasi vent’anni riscoperta da un
produttore della zona.
La prima “Rassegna dei Vini da
Montagna” darà la possibilità di scoprire
e conoscere i protagonisti di quello che
è definito un “rinascimento enologico”:
gli spumanti dell’Alta Langa; il Nebbiolo
di Dronero cioè lo Chatus; il Pelaverga
delle Colline saluzzesi, il vino di casa;
Il Ramìe Doc delle Valli Pinerolesi, vero
vino della tradizione che prende il
nome dalle cataste formate dal legno
dei boschi tagliati per piantare nuove
vigne: l’Avanà; i “vini del ghiaccio” della
Val Susa terra di Doc; il Carema Doc,
nebbiolo prodotto nella Valle Sacra, tra
le valli Chiusella e Soana; il “famoso”
Erbaluce di Caluso, tanto per citare
Vincenzo Gerbi
Michele Fino
Attualità
Attualità
27
27
alcune delle eccellenze delle montagne
piemontesi.
Grande spazio sarà lasciato anche alle
produzioni della Val d’Aosta, della
Liguria e della Lombardia. “Invitati
speciali”, nelle intenzioni degli
organizzatori, il Marzemino superiore
di Isera (Trento) e i produttori di vini
dell’Etna.
Alla kermesse dei vini sotto il Monviso
non mancheranno gli esperti dell’Onav,
Organizzazione nazionale assaggiatori di
vino, che assegneranno premi ai migliori
rossi, bianchi e rosè “d’alta quota”.
“L’invito alla manifestazione –
spiegano gli organizzatori – è rivolto in
particolare agli albergatori, i ristoratori,
gli operatori di enoteche e turistici in
genere. L’obiettivo è sposare i vini tipici
di un territorio con le bellezze artistiche,
naturalistiche e con le ricette della
tradizione”.
Nella mattinata di domenica sarà
organizzato un aperitivo musicale a
base di vini montani, un trait d’union
con il festival “Cin cin” che proseguirà
anche nei giorni successivi.
Durante la due-giorni costigliolese
sarà presente una delegazione ed uno
stand del Cervim – Centro di ricerca,
studi e valorizzazione per la viticoltura
montana, presieduto da Roberto
Gaudio. Potrebbe essere l’occasione
per il lancio di un innovativo logo.
“Da tempo stiamo portando avanti il
progetto del marchio di “Viticoltura
eroica” che è stato stoppato da
questioni burocratiche. Quando avremo
tutti i via-libera, potremo assegnarlo
a tutte le aziende che producono vini
nelle Terre Alte. Sarà abbinato ad un
piano di comunicazione e marketing
per espandere il nostro settore”. La
viticoltura “no limits” è quella che
risponde ad alcuni parametri individuati
proprio dal Cervim: altitudine media
degli impianti oltre i 500 mt s.l.m,
pendenza media superiore al 30 per
cento, presenza di terrazze o gradoni
per contrastare l’erosione.
Il Piemonte tra le regioni con territorio
montano è forse quella che ha agito di
più per lo sviluppo e il sostegno della
viticoltura “estrema”. “Il ‘governo’
di Torino – afferma Enrico Zola,
presidente del Tavolo vitivinicolo
regionale, vicepresidente Cervim e
funzionario del settore Agricoltura
della Regione – è l’unico ad aver
inserito la dicitura “vino ottenuto da
vigneti di montagna” nell’ambito della
sua Doc più estesa, la Doc Piemonte.
Inoltre, l’Amministrazione regionale ha
predisposto uno strumento per creare
una sorta di “catasto” dei vigneti, che
vengono quindi individuati e definiti
con valori oggettivi. Il lavoro, ad
oggi, è stato eseguito per il Barolo, il
Barbaresco e anche per tutte le colture
montane della provincia di Torino.
Proseguirà”.
I vini “eroici” delle Terre Alte sono
sempre più un fattore di sviluppo del
turismo nelle vallate alpine. I visitatori, i
trekker, i turisti in genere sono sempre
più propensi a visitare i borghi montani
e poi portare a casa souvenir a “km
zero”, come una buona bottiglia di
rosso o bianco locale. “C’è grande
attenzione – dice Vincenzo Gerbi,
professore di Enologia all’Università
di Torino e membro del Divapra,
dipartimento di valorizzazione e
protezione delle risorse agroforestali –
alle produzioni vinicole di montagna
perché sono originali, hanno una
grande biodiversità e perché utilizzano
una filiera corta. Il vino può essere un
forte sostegno alle comunità montanare
del Piemonte: gli eventuali utili, infatti,
possono essere reinvestiti nella cura del
territorio, per ripristinare o migliorare
i muri a secco dei terrazzamenti o per
realizzare opere infrastrutturali che
potrebbero evitare eventi catastrofici a
valle”.
Michele Fino, da anni impegnato
con l’Uncem per la valorizzazione
dei vini di montagna, suggerisce:
“Servirebbe un intervento della Pubblica
amministrazione per sburocratizzare
il settore. Le aziende che operano in
montagna, infatti, sono a carattere
famigliare, con uno o due addetti:
se uno è impegnato negli uffici per
autorizzazioni, domande e nulla
osta, ne rimane uno solo in cantina
o nella vigna. Inoltre, bisognerebbe
liberalizzare gli impianti e far cessare
il regime delle quote. In questo modo
si incentiverebbero nuovi imprenditori
a impiantare vitigni e questo significa
meno spopolamento e meno
abbandono delle Terre Alte”.
Attualità
28
Come stai oggi?
di Marco Barra
Bambini e montagna: la ricerca sugli indicatori del benessere minorile nelle valli
alpine del cuneese condotta dallo psicologo e psicoterapeuta Marco Barra
I
l tema della salute è sempre più
frequentemente trattato, non solo in
campo scientifico, ma anche dai media.
Nonostante questo interesse non è
semplice poter argomentare in modo
organico sulla salute e il benessere dei
bambini in base ai dati statistici
istituzionali disponibili.
La salute è in gran parte un processo di
costruzione sociale, che vede i minori siaa
come protagonisti inseriti all’interno di
relazioni sociali e affettive, sia come
soggetti che vivono “spazi” e abitano
“luoghi”, soggetti collocati in strutture e
organizzazioni che ne possono
influenzare le opportunità di crescita e dii
sviluppo. Tra l’individuo e il contesto vi è
quindi una relazione sistemica, cioè
mutua e reciproca.
Cosa succede quando il contesto è
quello alpino e lo scenario in cui
crescono i bambini è quello montano?
Chi è Marco Barra
Marco Barra è
Psicologo, Psicoterapeuta in
formazione, lavora con adulti
e bambini.
Collabora da
anni con il Dipartimento
di Psicologia
dell’Università
degli Studi di Torino attraverso borse di ricerca. Risultato per due volte vincitore del Master dei Talenti
della Società Civile della Fondazione Goria e CRT, all’interno del quale
ha realizzato il progetto “Come stai
oggi?” sul benessere dei minori con
il contributo di numerose Istituzioni
locali (Asl CN1, Consorzio Monviso
Solidale, Uncem Piemonte, Comune
di Saluzzo, Isca e vari Istituti Comprensivi).
“Sono felice quando sto con gli animali
animali.
Mi piace un sacco!”
Quali sono le determinati del benessere
e del malessere? Quali aspetti del
territorio possono essere opportunità
per una crescita in “buona salute”?
Quali invece sembrerebbero essere
“vicoli”?
Solo adottando un approccio
multidisciplinare, utilizzando gli
strumenti propri della psicologia clinica,
è possibile comprendere un concetto
caleidoscopico e mutevole come quello
della salute dei minori, evidenziando
quanto sia la multifattorialità sia
l’interrelazione tra i diversi domini che la
compongono determinano la percezione
e lo stato di benessere o malessere.
Obiettivo principale del progetto “Come
stai oggi? Segnali di vita: indicatori del
benessere minorile delle valli alpine del
cuneese” è proprio quello di dar voce ai
“Bambini di montagna” indagando così
direttamente la loro percezione di salute
e malattia, unitamente al punto di vista
dei loro genitori e insegnanti, per poterli
poi trasformare, in stretta sinergia con
gli enti locali del territorio, in strumenti
d’intervento e azioni specifiche. In
d
quest’ottica appare davvero
q
ffondamentale individuare gli indicatori
di benessere e di malessere, cioè “Cosa
d
ffa star bene e cosa fa star male i
bambini delle valli alpine?” anche
b
perché il benessere degli adulti che
p
diverranno dipende proprio dalla
d
possibilità che gli viene data fin ora di
p
godere di buona salute.
g
LLa ricerca (nei primi 12 mesi) ha
iindagato questi e altri costrutti
ccoinvolgendo nell’impianto progettuale
1504 minori (tra i 6 e gli 11 anni), 3000
1
genitori e 182 insegnanti che “abitano e
g
vvivono” in 22 comuni alpini, cercando di
definire la condizione e le
d
diseguaglianze del benessere.
d
SSecondo il vertice osservativo dei
genitori, analizzando cioè le risposte
g
ffornite dalle coppie genitoriali a più di
150 domande, emerge, ad esempio, che
il 92% dei bambini del campione svolge
attività sportiva e che il 79% di essi
pratica queste attività all’aria aperta
(calcio, sci...); l’ambiente sembrerebbe
avere un ruolo fondamentale anche
riguardo la scelta delle attività del tempo
libero, infatti il 35% di essi ama fare
passeggiate, occuparsi del giardino e
dell’orto di famiglia, o giocare con gli
amici fuori casa, mentre soltanto il 19%
trascorre il proprio tempo libero
giocando con i videogiochi.
Dalle analisi delle risposte fornite dai
genitori e dagli insegnanti (anche a loro
è stato chiesto di rispondere a domande
specifiche per ogni minore)
sembrerebbero emergere alcune
difficoltà riguardo aspetti emotivi e
caratteriali dei bambini. Tali ambiti,
risultati più carenti nel primo anno di
lavoro, saranno indagati più
specificatamente durante il
proseguimento del progetto proprio
nell’ottica di fornire possibili strategie
d’intervento mirate.
Cercando di ascoltare direttamente le
voci dei 1504 bambini sono state
compite attività specifiche nelle scuole
del territorio e definiti strumenti ad hoc
per misurare direttamente la loro
percezione, il loro punto di vista,
considerandoli dei soggetti attivi,
rispondenti, validi ed attendibili,
svolgendo così questo studio “con loro”
e non soltanto “su di loro”.
Così, rispondendo a un questionario,
denominato appunto “Come stai
oggi?”, sono state indagate le
dimensioni fondamentali che
concorrono a determinare il benessere e
la salute dei più piccoli, interrogandoli
sulla loro famiglia, sui loro amici, sulla
scuola e sul paese dove abitano.
Da tali elementi è possibile affermare
che i minori delle valli alpine coinvolti
sono soddisfatti della loro famiglia e si
trovano bene all’interno del proprio
nucleo famigliare; in linea con la
letteratura sulla media fanciullezza sono
molto soddisfatti dei loro amici, si
divertono e si sentono bene quando
trascorrono del tempo con i propri pari,
dai quali si sentono rispettati. E la
scuola? Nonostante dichiarino di non
andare a scuola volentieri, parlano con
soddisfazione della classe che
frequentano e affermano di imparare
cose che gli piacciono.
Chiaramente sono emerse delle
differenze significative in base al genere
e all’età dei minori coinvolti, ad esempio
a tutti i bambini piace il paese dove
abitano (la moda dei punteggi per la
dimensione paese è pari a 4),
dichiarando così di sentirsi bene e al
sicuro nel proprio ambiente di vita, ma
sono soprattutto quelli di 11 anni,
rispetto ai più piccoli, ad affermarlo. I
maschi ottengono punteggi più elevati
““Io
Io sono contento quando metto
a posto la legna”
nella dimensione della famiglia, mentre
le femmine in quella della scuola, questo
potrebbe star a significare che i bambini
investono maggiormente, soprattutto
nei primi anni della primaria, rispetto
all’altro sesso, nella famiglia, mentre le
bambine sono più proiettate verso il
mondo della scuola. Interessante anche
osservare come cambiano le percezioni
dei bambini man mano che crescono
infatti, osservando le distribuzioni di
frequenza alle domande dei minori di
questo campione, è possibile affermare
che già a partire dalla media fanciullezza
(e non solo dall’adolescenza o dalla
pre-adolescenza, come afferma la
letteratura) i bambini comincino a
“investire maggiormente” negli amici e
nel gruppo dei pari, iniziando così fin dai
9-10 anni il processo di separazione e
differenziazione dai genitori utilizzando
la sfera amicale come trampolino di
lancio verso l’autonomia.
Per quanto concerne invece l’autostima,
i minori coinvolti dichiarano di stare
simpatici a molte persone (e questo dato
è atteso visto l’elevato grado di
soddisfazione dei rapporti amicali), di
piacersi e di essere soddisfatti di loro
stessi.
Ma che cos’è che li fa star bene e li fa
star male? Quali sono gli indicatori di
benessere e malessere individuati
direttamente da loro? Per indagare tali
costrutti è stato chiesto ai minori di
vestire i panni di “piccoli artisti” e di
disegnare e descrivere quand’è che sono
stati particolarmente felici e quando
invece hanno vissuto momenti
particolarmente difficili e tristi. Gli oltre
3000 disegni sono poi stati analizzati
con apposite griglie di lettura e
“Sono
io
“
i che
h sto sciando
i d sulle
ll piste
i dell’alta
d ll’ l
Val Varaita. Sono felice perché sciare mi
toglie i problemi e le preoccupazioni”
possiamo affermare che, secondo il loro
punto di vista, al proprio benessere
concorre il poter svolgere attività con i
propri amici e lo stare all’aria aperta nei
giorni soleggiati e di bel tempo.
Fondamentale per lo “star bene” è
l’avere animai domestici e poter svolgere
con loro diverse attività: infatti hanno
preso forma, colore e vita sui quadri
soggettivi dei piccoli artisti di montagna
caprette, asini, cani, gatti; i bambini
affermano: “Sono felice quando gioco
con i micetti e la mamma dei micettini”,
“Io sto bene quando porto a spasso la
mia capretta alla mia meira” “quando
vado in giardino con gli asini”. Faccina
triste invece quando il cane è andato
sotto la macchina o quando c’è il brutto
tempo e non si può uscire a giocare in
giardino o andare per funghi con il
papà. Infatti, sono la morte di animali,
quella di persone, le giornate di brutto
tempo, oltre alle liti e alle discussioni
con i familiari e al dolore fisico, gli
elementi evidenziati dai 1504 bambini
come indicatori di malessere.
Al termine del primo anno di lavoro mi
accorgo che se c’è una conclusione non
è cifrata dalla parola fine, perché “il
benessere” è un concetto asintotico,
aperto a continui progressi e quindi
incompatibile con le chiusure. Parlare di
salute non è semplice, perché la salute
non esiste se non come evento
puntiforme della vita di ognuno, in cui
momenti di sanità e malattia, del corpo
e della mente, si succedono e si
cicatrizzano l’uno all’altro.
Passando a un piano più concreto,
invece, non c’è una conclusione perché
tale ricerca nasce dalla presa di
coscienza della varietà di determinanti
che concorrono alla loro salute dei
minori, e di quanti siano i livelli nei quali
è necessario intervenire ed essere
consapevoli del tipo di azione che si sta
compiendo, per far sì che il loro
benessere possa essere potenzialmente
perseguito. Tali livelli, come si è potuto
vedere, variano poi anche a seconda del
vertice osservativo con cui vengono
indagati e ciò rende ancora più
complesso attuare politiche di
protezione e di promozione. Proprio per
la complessità e la multifattorialità dei
costrutti indagati il lavoro di ricerca
prosegue con l’obiettivo di confrontare
la “mappa del benessere” emersa nelle
valli alpine con quella dei minori di città
(coinvolgendo altrettanti minori del
territorio torinese) e di coinvolgere
anche i ragazzi della scuola secondaria.
Attualità
29
Attualità
30
Una montagna
per tutti
Turismo per famiglie, gruppi, terza età
di Alex Ostorero
utile portare avanti questa proposta in
quanto si tratta di un asse di intervento
che presenta notevoli potenzialità,
concentrandosi infatti su un potenziale
numero di “fruitori” di oltre 500mila
persone solo nella nostra Regione”. Il
progetto, ha molteplici valenze e obiettivi:
permettere agli anziani che vivono in
città e in pianura, di trovare sollievo
dall’afa e dalla calura nel periodo estivo,
usufruendo di soggiorni in montagna;
offrire un’occasione di lavoro alle strutture
alberghiere di montagna in periodi
dell’anno (giugno-luglio) meno frequentati
attraverso la presentazione di pacchetti
turistici orientati al turismo sociale. Non
ssolo terza età: il progetto, è destinato
aanche a famiglie e adulti (in particolare
organizzati in gruppi). I pacchetti di una
o
offrono (in media a 400 euro,
ssettimana
e
ttutto
tu
u compreso) pensione completa, con
animazione, visite e trasporti inclusi.
L’Uncem presenta
il nuovo catalogo
turistico, con
o,
escursioni di un giorno,
week end e soggiorni
di una settimana nelle
più belle località delle
montagne piemontesi.
Prezzi anticrisi e
pacchetti completi da
prenotare subito: per
una vacanza piena di
emozioni
U
n’estate in montagna, nelle Terre
Alte piemontesi. Un nuovo universo
da scoprire. Per famiglie, bambini, adulti,
terza età. Da giugno a settembre, 55
escursioni giornaliere, 18 week end, 13
soggiorni nel nuovo catalogo turistico
“Una montagna per tutti” realizzato
dall’Uncem Piemonte con il supporto
della Regione Piemonte. Un viaggio in
tutte le vallate alpine e appenniniche
del Piemonte, grazie ai pacchetti turistici
realizzati da tre tour operator: Linea Verde
Giachino, Vic Very Important Costumers
Tour Operator e Ossola Incoming.
Vette tra le più alte d’Europa, castelli
e fortezze incastonati nelle valli a
testimoniare la millenaria storia delle
nostre montagne. Un immenso patrimonio
paesaggistico naturale e culturale tutto da
esplorare. Una vacanza piena di emozioni.
Oltre
Ol
O
l sessanta escursioni giornaliere per
scoprire le bellezze delle Terre Alte del
Piemonte; passeggiate, fiere, visite
a musei e parchi naturali, con la
possibilità di gustare le specialità
gastronomiche tipiche nei ristoranti
delle Valli. Gite fuori porta aperte
a tutti, gruppi di amici, famiglie,
terza età e bambini per passare una
giornata all’insegna della natura,
della cultura e del buon mangiare.
Prezzi contenuti, ovviamente, in
grado di aprire il mondo della
montagna proprio a tutti.
“Sulla scia dell’iniziativa regionale
“Aria di Montagna”, proposta
nel 2008 e 2009 per incentivare il
turismo della terza età nei territori
montani del Piemonte – spiega
Lido Riba – abbiamo ritenuto
“Con le proposte
del catalogo –
prosegue Riba –
l’Uncem si propone
di valorizzare le
capacità attrattive e
le offerte turistiche
ed enogastronomiche
delle Valli
Piemontesi e
Alberto Cirio
contemporaneamente
di mettere a
disposizione dei cittadini del Piemonte e
delle Regioni vicine, Liguria e Lombardia
in particolare una ampia indicazione di
proposte per gite, week end e soggiorni.
Le nostre Vallate oltre a essere fortemente
dotate di una grande quantità di attrattive
turistiche tra le quali in particolare, parchi,
grotte, fiumi, castelli, santuari e strutture
sportive, assicurano una eccellente
accoglienza e ricchi programmi di svago,
ricreativi e di intrattenimento culturale”.
Anche l’assessore al Turismo della Regione
Piemonte, Alberto Cirio, non ha dubbi:
“Imponenza di massicci tra i più alti
d’Europa, i sapori della tradizione alpina,
la storia e la cultura di vette che per secoli
sono state difesa, ma anche punto di
incontro tra le genti. Le montagne del
Piemonte sono uno scrigno colmo di
emozioni che il catalogo “Una montagna
per tutti”, sapientemente curato
dall’Uncem, invita tutti a scoprire... Senza
limiti d’età!”.
Per la diffusione del catalogo, l’Uncem
Piemonte ha coinvolto tutte le
Circoscrizioni di Torino, le Università della
Terza Età, i sindacati dei pensionati, le
parrocchie della Diocesi di Torino, le Pro
Loco di tutti i Comuni piemontesi. “Il
Come richiedere
il catalogo
Il catalogo si può richiedere (in
forma cartacea o pdf tramite email) all’Uncem, inviando un’email a [email protected].
it. È inoltre sfogliabile sulla pagina Facebook Uncem Piemonte
e sulla piattaforma on line Issuu,
dove (nella pagina Uncem) sono
caricati i numeri di PieMonti, il catalogo “A scuola di montagna” e
“Una montagna per tutti”.
Focus sul catalogo Uncem
1. Destinatari offerta
• anziani sopra i 60 anni
• adulti e famiglie
2. Criteri per l’individuazione della località e delle strutture ospitanti
• Località in aree montane tra i 700 e i 1500 metri, in un buon contesto paesaggistico e naturalistico nelle 22 Comunità montane piemontesi
• Strutture alberghiere, prive di barriere architettoniche, con un’area esterna o
giardino e ambienti comuni, dotate di camere doppie con bagno
• Strutture alberghiere con almeno 2 stelle di categoria
• Pensione completa ad un prezzo massimo di 400 euro a settimana
• Capacità di ospitare nella stessa località, anche in più di una struttura alberghiera, un minimo di 20-30 persone.
3. Periodo di svolgimento e durata
• Mesi di giugno, luglio, agosto, settembre con partenze settimanali
• Soggiorni settimanali in strutture alberghiere con servizio di pensione completa
• Week end di tre giorni (e due notti di pernottamento) o due giorni (e una notte)
• Escursioni di una giornata, in concomitanza con eventi, mostre, fiere nelle località montane
4. Canali di comunicazione dell’iniziativa
• Regione Piemonte (assessorato al turismo), Province, Comuni, Circoscrizioni, centri anziani, università della terza età, sindacati dei pensionati, ASL, siti Internet
istituzionali, media, Pro Loco, parrocchie (con la Commissione regionale per la
Pastorale del Turismo, Tempo Libero e Sport)
5. Coordinamento progetto/Gestione/logistica
• Trasporto/Centro prenotazioni/Accompagnamento gestiti da un Tour operator
• Circoscrizioni, Comuni piemontesi, centri anziani, università della terza età per
raccogliere le prenotazioni preliminari dei gruppi che verranno poi perfezionate
con i Tour Operator
• Coordinamento progetto Uncem Piemonte
• Animazione sul territorio gestita dalle Comunità montane e dal Tour operator
• Comunicazione gestita da Uncem Piemonte e istituzioni partner
periodo contemporaneo contraddistinto
da grandi cambiamenti – sottolineano
Bruno Verri, presidente dell’Unpli,
l’Unione delle Pro Loco, e Sergio
Pocchiola Viter, consigliere nazionale
Unpli – richiede una forte coesione
finalizzata alla valorizzazione di tutte
le risorse disponibili, attraverso forme
di collaborazione che abbiano come
obbiettivo la salvaguardia delle tradizioni
e siano portatrici di novità per il futuro.
Ci auguriamo che questo sia la prima di
una lunga e fruttuosa collaborazione fra
le Pro Loco, l’Unpli, i Comuni montani e
l’Uncem per creare un’opportunità in più
a tutti coloro che amano e apprezzano le
montagne del nostro Piemonte”.
Preziosa la collaborazione avviata con
le Università della Terza Età. “Quando
ho avuto il piacere di leggere il progetto
dell’Uncem – spiega Irma Maria Re,
presidente nazionale Unitre – ho ricordato
l’emozione che provo ammirando lo
spettacolo sempre nuovo che le montagne
del nostro territorio ci offrono. Mi
occupo di terza età ed opero in qualità di
volontaria per gli anziani e con gli anziani
da tanti anni. Il progetto potrà offrire
uno spunto di riflessione in occasione
dell’Anno europeo dell’invecchiamento
attivo e della solidarietà tra le generazioni
promosso dalla Comunità Europea per il
2012”.
L’Uncem diffonderà il catalogo a tutte
le parrocchie della Diocesi di Torino e
delle Diocesi del Piemonte, grazie alla
collaborazione con la Commissione
regionale per la Pastorale del Turismo,
Sport e Tempo Libero. Secondo don Aldo
Bertinetti, segretario della commissione,
il catalogo “presenta una proposta
molto intelligente e preziosa per quel
turismo cosiddetto “minore”, che è però
l’opportunità migliore per le categorie a
ciò interessate da sempre ma in particolare
in questi momenti di crisi. La commissione
regionale è quindi felice di sostenere e di
proporre, nella varie diocesi piemontesi,
la proposta per farla conoscere anche alle
comunità parrocchiali”.
Attualità
31
Assicuriamo
la montagna
Per rispondere
alle specificità delle
realtà più piccole
I piccoli Comuni montani
e le Comunità montane
spesso si trovano in
difficoltà per i loro
programmi assicurativi:
• per il limitato interesse
da parte degli operatori
del settore;
• perché le loro statistiche
individuali di sinistri
possono essere
inattendibili a causa
dell’insufficienza del
campione di dati;
• perché spesso non
hanno in organico le
professionalità in grado
di valutare le condizioni
generali adeguate alle
loro realtà.
Per rispondere alle loro
difficoltà, l’U.N.C.E.M.
Piemonte ha siglato
con L’ARCA Consulenza
Assicurativa Srl una
specifica Convenzione
a favore dei Comuni
montani
L
a presente Convenzione si prefigge lo
scopo di dare possibilità agli Associati
di stipulare delle coperture assicurative
specifiche per gli Enti Pubblici montani
a condizioni e premi particolarmente
vantaggiosi che singolarmente sarebbe
molto difficile ottenere. Oltre a tutte
le polizze che necessitano ad una P.A.
il nostro settore “Enti pubblici” ha
studiato una soluzione per assicurare la
“Responsabilità Civile Patrimoniale di
ogni singolo organismo della Pubblica
Amministrazione” e contro i rischi
derivanti dalla loro attività, per i singoli
Amministratori e singoli dipendenti dei
Comuni e delle Comunità montane
secondo quanto previsto dalla Legge
244/2007.
Il servizio verrà integrato con specifici
momenti formativi a favore del
personale dell’Ente riguardo alle
metodologie della gestione dei contratti
(pagamento premi, comunicazioni varie,
modifiche) e dei sinistri.
I prodotti verranno commercializzati con
il tramite del Broker di assicurazione
L’ARCA Consulenza assicurativa S.r.l.
e dal suo settore “Enti pubblici”
composto da:
• Luciano Ronchietto Risk manager
Enti Pubblici
[email protected]
cell. 3456202507
• Claudio CODA Broker
[email protected]
cell. 3356455432
• Franco Giorgio
[email protected]
cell. 3468811672
Le condizioni di polizza applicate
saranno visibili e scaricabili sul sito della
Soc. L’ARCA Consulenza assicurativa Srl:
ww.larcasrl.it
Azienda in primo piano
33
L’ARCA
CONSULENZA ASSICURATIVA Srl
CHI SIAMO
La nostra azienda opera sul mercato
assicurativo italiano da oltre 35 anni
in vari settori merceologici (Imprese
Edili, Alberghi, Attività commerciali
e artigiane, Imprese aeronautiche,
Sanità) e ha individuato le difficoltà
sempre crescenti dovute a continue
modifiche legislative ed organizzative
della Pubblica Amministrazione nella
gestione delle pratiche assicurative.
A questo proposito negli ultimi anni,
L’Arca ha istituito un settore specifico
che tratta Enti pubblici, Istituti,
Consorzi, Aziende con partecipazione
pubblica (i quali ormai sono sottoposti
in ogni istante a continue modifiche
legislative ed organizzative, anche
per quanto riguarda le pratiche di
assicurazione), che gestisce circa
l’80% delle Amministrazioni Comunali
Valdostane, il cui Responsabile (sig.
Ronchietto: Risk Manager Enti Pubblici
e Consulente del CELVA Consorzio
Enti locali della Valle d’Aosta sulle
problematiche assicurative) ha
collaborato personalmente alla
preparazione del testo della Polizza di
Responsabilità Patrimoniale e Tutela
legale dell’Amministrazione Regionale.
A suggello dell’impegno e serietà
dimostrata dal nostro settore, L’ARCA
ha avuto l’importante incarico da parte
della Regione Autonoma Valle d’Aosta
di studiare i capitolati di polizza relativi
ai contratti di responsabilità civile
generali e del rischio incendi di tutte
le proprietà regionali per l’appalto
dell’anno 2002.
La professionalità che ci
contraddistingue e la profonda
conoscenza del settore della P.A. ci
ha permesso di siglare un importante
accordo con il CELVA (Consorzio Enti
locali della Valle d’Aosta), i cui dettagli
sono pubblicati sul sito ww.celva.it alla
voce convenzioni, per quanto riguarda
la copertura della Responsabilità
civile patrimoniale per tutte le
Amministrazioni pubbliche valdostane a
condizioni particolarmente vantaggiose.
Le assicurazioni sono da sempre
un argomento molto delicato che
va trattato con molta attenzione e
professionalità, per poter offrire un
servizio che sia sempre all’avanguardia
abbiamo investito molte energie nella
formazione, partecipando a numerosi
convegni e corsi di perfezionamento
organizzati sia dall’AIBA (Associazione
di categoria) e da società specializzate
in materia assicurativa degli Enti
Pubblici. Tutto ciò ci permette di
essere costantemente aggiornati
sulle ultime sentenze e Decreti che
possono interessare il settore pubblico.
Questi nostri costanti aggiornamenti
ci hanno portato ad instaurare dei
contatti anche con realtà fuori dalla
Valle d’Aosta permettendoci di avviare
delle trattative con Amministrazioni
Provinciali e Comunali Piemontesi e non
che stanno procedendo positivamente.
Recentemente abbiamo siglato un
importante accordo con l’UNCEM
Piemonte riguardante tutte le coperture
assicurative relative ai piccoli Comuni
montani che permetterà agli Enti
aderenti di avere, oltre ad un notevole
risparmio di costi delle polizze, anche
un servizio preciso e puntuale circa
la gestione completa del servizio
assicurativo.
Per essere ancora più competitivi e
aggiornati nel mercato assicurativo,
la Direzione della nostra azienda sta
approntando la costruzione di un sito
internet che ci permetterà di essere
ancora più presenti a livello nazionale,
dove tra l’altro occupiamo la 59a
posizione nel ranking delle agenzie di
brokeraggio italiane.
Nel contempo abbiamo anche ottenuto
la certificazione ISO9001.
La nostra azienda, per poter offrire
un servizio sempre più attento alla
clientela, si avvale della collaborazione
Azienda in primo piano
34
necessarie assistendo altresì nella
trattazione di eventuali sinistri.
di 22 persone che si occupano dei
seguenti settori:
✔ Contabilità generale
✔ Contabilità clienti e Compagnie
✔ Ufficio sinistri, assunzione e gestione
✔ Assunzione dei rischi
✔ Segreteria
✔ Settore Enti Pubblici
✔ Settore Centrali idroelettriche,
biomasse, energie rinnovabili in
genere
✔ Settore rischi di montagna (Impianti
di risalita, guide, maestri di sci ecc.)
✔ Settore Turistico Alberghiero
✔ Settore Sanità
✔ Settore Aeronautico
✔ Settore Industriale, Edile e dei Trasporti
✔ Settore Famiglie
✔ Settore Commerciale
• Istruzione e collaborazione con il
personale indicato dall’ente per la
gestione dei contratti assicurativi
circa le condizioni contrattuali,
le metodologie di gestione, ed i
sinistri.
La nostra azienda, dopo aver fatto
un’analisi dettagliata delle coperture e
dei rischi da assicurare e/o già assicurati,
valuterà che essi siano sufficienti e in
linea con le migliori condizioni ottenibili
sul mercato e sulla base dei programmi
di volta in volta approvati e negozierà
per conto del cliente con le Compagnie
tutte le modifiche che si rendessero
• La possibilità da parte del cliente
di entrare, dopo una richiesta di
autorizzazione, nel nostro sito per
verificare lo stato della propria
posizione assicurativa (pagamenti,
sinistri, ecc…).
Resta, naturalmente, al cliente la
sottoscrizione dei contratti e di ogni
altro documento riguardante la gestione
assicurativa e resta altresì inteso che
il nostro servizio è prestato senza
oneri a Vostro carico, ci metteremo in
contatto con Voi per approfondire più
dettagliatamente questo accordo.
50 anni nell’energia
fra tradizione
ed innovazione
L’
esperienza di COMAT nel campo
dell’energia inizia nel 1952 con la
commercializzazione di combustibili per
riscaldamento (all’epoca soprattutto
nafta e gasolio). Negli anni successivi
si integra rapidamente con le attività
di conduzione e manutenzione degli
impianti termici, per arrivare alla
realizzazione ed installazione degli
impianti stessi.
Oggi COMAT realizza impianti completi
chiavi in mano, ed offre il servizio di
conduzione, manutenzione e la fornitura
di vettori e utilities energetiche.
La scelta strategica di non disperdere
il patrimonio di conoscenze acquisito
in tanti anni, valorizzando la propria
esperienza e la presenza sul territorio,
ha creato un team di operatori e
professionisti specializzati nei diversi
ambiti dell’impiantistica.
COMAT ha sede a Grugliasco (TO),
dove, oltre all’attività operativa, hanno
sede la direzione generale e i servizi
COMAT S.p.a.
Via della Libertà, 43 – 10095 Grugliasco (TO)
Tel. 011.4027011 – Fax uff. Tecnico 011.4027065
Fax uff. Amm. 011.4027064
[email protected] – www.comatspa.com
tecnico-amministrativi, una filiale a
Settimo Milanese (MI) che coordina
le attività commerciali e operative in
Lombardia ed una filiale a Dronero
(CN) che opera nel territorio del
basso Piemonte con particolare
specializzazione nella gestione degli
impianti di riscaldamento a biomasse
legnose.
La filosofia operativa dell’azienda si può
riassumere in due obiettivi principali:
• Il risparmio energetico attraverso
l’efficienza e l’uso razionale
dell’energia.
• La sostenibilità ambientale,
attraverso l’innovazione e
l’utilizzo di energie rinnovabili.
Grazie al raggiungimento di questi
obiettivi oggi COMAT è responsabile
della conduzione e manutenzione di
oltre 800 impianti tecnologici, di propria
realizzazione o assunti in gestione.
Azienda in primo piano
35
Azienda in primo piano
36
BIOMASSE
un progetto integrato
Fin dall’inizio degli anni 2000 COMAT
ha fortemente creduto nello sviluppo
delle fonti alternative e nel risparmio
energetico installando presso utenti
pubblici i primi impianti alimentati a
biomassa legnosa.
L’utilizzo di combustibili innovativi e
rinnovabili imponeva un lungo lavoro
di formazione e investimento per poter
offrire servizi allo stesso livello tecnico
e con la stesso grado di sicurezza
operativa ormai raggiunto con i
combustibili tradizionali.
I problemi maggiori erano, inizialmente,
legati alla mancanza di un mercato
controllato e stabile del combustibile,
all’inesistenza di strutture per la logistica
e distribuzione del combustibile stesso,
alla necessità di sviluppare esperienze
dirette su caldaie con tecnologie
completamente diverse da quelle
tradizionali che richiedevano una
rivoluzione sia negli schemi di impianto
sia nel loro modo di conduzione.
Per poter avviare una azione
commerciale sicura ed incisiva,
COMAT ha dovuto sviluppare l’intera
filiera di produzione dell’energia,
dalla produzione del pellet, alla
distribuzione della biomassa, ai servizi
di progettazione per la trasformazione
e la riqualificazione energetica degli
impianti, sino al servizio di gestione
e manutenzione chiavi in mano delle
centrali termiche; COMAT è riuscita in
questo modo ad aggregare esperienze
diverse collegate ad un unico progetto
per garantire al cliente la copertura
delle problematiche a 360° gradi.
Solo il controllo della catena di
produzione, distribuzione e gestione,
può garantire l’erogazione dei servizi
in ogni condizione, rispettando i livelli
prestazionali e qualitativi prestabiliti,
nonché il rispetto del quadro economico
atteso.
La COMAT ha oggi la proprietà e la
gestione di circa 130 impianti termici
a pellet e a cippato di legno installati
presso utenze pubbliche e private
in oltre 50 Comuni piemontesi a
testimonianza della validità del progetto
e del gradimento ottenuto presso gli
utenti.
COSTRUZIONE E MANUTENZIONE IMPIANTI TECNOLOGICI CLIMATIZZAZIONE E ANTINCENDIO
COMAT IMPIANTI s.r.l., società
specilizzata nella realizzazione
e manutenzione degli impianti
tecnologici. Grazie ad un personale
diretto altamente specializzato con
esperienza pluriennale nel settore
della biomassa, garantisce la massima
efficienza e la soluzione diretta di ogni
tipo di problema;
La forza di un gruppo
Per offrire in modo efficace ed efficiente
un ampio ventaglio di servizi tra di
loro integrati, COMAT ha strutturato
la propria organizzazione in società
controllate o partecipate che hanno
sviluppato le tecnolgie ed esperienze
specialistiche. Oggi, a fianco della
COMAT sono impegnate nel progetto
di sviluppo della biomassa le seguenti
società:
INNOTEC s.r.l., attiva nella
progettazione e realizzazione di
cogeneratori e centrali termiche
compatte. La società ha sviluppato
moduli per la produzione di energia
termica da biomassa realizzati in
container o su skid facilmente
trasportabili e di veloce attivazione.
Questo permette di offrire una
trasformazione semplice e rapida e
con minimo impatto operativo presso il
cliente;
BIOTRADE s.r.l., attiva nella
distribuzione e commercializzazione
dei biocombustibili. Grazie al possesso
di due basi logistiche nelle province di
Torino e Cuneo dove il materiale viene
selezionato, vagliato e controllato e
di 4 mezzi per la fornitura a bocca di
centrale di ogni tipo di biocombustibile,
è in grado di consegnare oltre 1.000
quintali al giorno di biomassa alle
centrali gestite da COMAT. I mezzi
possono trasferire la biomassa a
distanza (sino a 60 metri) rendendo
utilizzabili anche locali di stoccaggio
decentrati e difficilmente raggiungibili;
SISARKA e PELCKO: la proprietà di due
stabilimenti con una capacità produttiva
complessiva di oltre 80.000 tonn./
anno di pellet certificato, proveniente
esclusivamente da biomassa legnosa
vergine, assicura tutta la biomassa
necessaria allo sviluppo attuale e futuro
dell’azienda.
Contemporaneamente COMAT si è
sviluppata realizzando e partecipando
in società di scopo per la realizzazione
di specifici progetti quali COM.EX
ENERGIA s.r.l., – realizza e gestisce
un impianto di cogenerazione e
teleriscaldamento a servizio di un
quartiere di case di edilizia popolare
a Torino; VILLAFRANCA ENERGIA
& CALORE s.r.l., realizza e gestisce
un impianto di cogenerazione e
teleriscaldamento alimentato a
biomassa nel comune di Villafranca
Piemonte; VIILLANOVA ENERGIE
s.r.l., realizza e gestisce la rete di
teleriscaldamento alimentata a biomassa
nel comune di Villanova Mondovì.
Risparmiare sul costo di riscaldamento
degli edifici pubblici
Una proposta innovativa e coinvolgente per i Comuni montani
L
e amministrazioni pubbliche
manifestano sempre più interesse
ad utilizzare energie rinnovabili che
valorizzino il proprio territorio e,
contemporaneamente, hanno la
necessità di fare efficienze e risparmi
immediati per sostenere dei bilanci
sempre più “poveri”. Coniugare le due
cose non è sempre facile.
Dopo aver analizzato dettagliatamente
il nostro territorio abbiamo individuato
alcune caratteristiche comuni
nelle realtà cittadine di media
dimensione ed abbiamo messo a
punto un modello applicativo molto
interessante: la creazione di mini reti di
teleriscaldamento in grado di collegare
gli edifici comunali, oltre ad eventuali
altri stabili adiacenti, in aree molto
ristrette.
Il progetto nasce dal fatto che in molti
casi buona parte dei locali pubblici,
quali scuole, palestre, uffici comunali
ed altri locali di pubblico utilizzo, sono
già in aree adiacenti e facilmente
collegabili senza opere traumatiche per
l’amministrazione pubblica.
L’intervento prevede la rimozione
delle centrali termiche presso i
singoli immobili, con conseguente
rimozione di incombenze e costi
per l’amministrazione pubblica, e
la realizzazione di un’unica centrale
a biomassa che alimenta i diversi
edifici tramite una rete di tubazioni di
collegamento.
La centrale termica deve avere una
potenza ed una dimensione contenuta
e può essere inserita nelle strutture
esistenti o realizzata in apposito locale
esterno con struttura prefabbricata .
Normalmente viene realizzata con un
back-up di pari potenza alimentato a
gas o gasolio a tutela dell’utente.
L’amministrazione può scegliere
fra effettuare l’investimento
direttamente e sottoscrivere con
COMAT un contratto di conduzione e
manutenzione dell’impianto o, come
più comunemente avviene, definire
un contratto di somministrazione
di energia ad un costo dell’energia
predefinito, lasciando al proponente
l’onere dell’investimento. In entrambe
le situazioni COMAT, direttamente
ed attraverso le società del gruppo,
assiste il cliente dalla progettazione sino
alla fornitura delle biomassa ed alla
manutenzione decennale dell’impianto.
Per valorizzare meglio il territorio, ove
l’amministrazione comunale fosse
nelle condizioni di poter produrre
direttamente la biomassa necessaria
alla conduzione della centrale, vengono
concordate con il cliente le specifiche
tecniche di conferimento ed il costo di
conduzione proporzionalmente ridotto.
Alcuni esempi
A DRONERO, dove abbiamo la
sede operativa per il territorio della
provincia di Cuneo, da molti anni
produciamo energia termica da fonti
di energia rinnovabile (biomasse
legnose) e distribuiamo il calore con
mini reti di teleriscaldamento al polo
scolastico per l’asilo nido comunale,
scuola materna, scuole medie e
palestra comunale. Alimentiamo
anche gli impianti dell’Ospedale Civico
S. Camillo de Lellis, ora divenuto
residenza protetta per anziani.
È possibile in questo modo ridurre i
costi correnti legati al riscaldamento
del 50%.
La proposta risulta vincente. Uno dei
principali vantaggi consiste nell’avere un
unico soggetto responsabile dell’intero
progetto che, controllando direttamente
sia la parte tecnologica sia la logistica e
l’approvvigionamento della biomassa,
può garantire al 100% il risultato
economico atteso dall’ente.
L’esperienza e la soddisfazione degli
utenti, comprovata dal crescente
numero di applicazioni in essere
presso amministrazioni pubbliche,
rappresentano un elemento di
tranquillità per tutti i futuri clienti.
Azienda in primo piano
37
Azienda in primo piano
38
A VILLANOVA MONDOVÌ, comune
di circa 5.800 abitanti situato nella
Comunità montana delle Valli
Monregalesi, la COMAT S.p.a. produce
calore da fonti di energia rinnovabile
(biomasse) da quasi un decennio. Tra
gli altri stabili comunali, si produce
energia termica ecologica per il polo
scolastico con la scuola materna, le
scuole elementari e medie, e per il
palazzetto dello sport. Questi stabili
verranno integrati in una più estesa
rete di teleriscaldamento cittadina che
“Villanova Energia srl” sta realizzando
sempre alimentata esclusivamente da
fonti di energia rinnovabile.
VALDIERI, comune della Provincia
cuneese di circa 1.000 abitanti, è
situato in Valle Gesso nel cuore delle
Alpi Marittime ed è sede dell’omonimo
Parco Naturale. La COMAT S.p.a.
produce energia termica da fonti
di energia rinnovabile (biomasse) e
distribuisce il calore con mini reti di
teleriscaldamento agli uffici comunali,
scuole elementari, medie e palestra.
ARTESINA
COMAT S.p.a. produce energia termica
ecologica anche per riscaldare unità
abitative residenziali, turistiche, ricettive,
commerciali, con una presenza capillare
sul territorio.
Ad ARTESINA, frazione di Frabosa
Sottana la COMAT S.p.a. produce
calore da biomassa per lo stabile
Mondolè con un centinaio di unità
abitative e/o commerciali.
Pie
onti Risorse:
servizi per Enti locali e imprese
P
ieMonti Risorse Srl inizia il suo
lavoro. Con gli enti locali e con le
imprese del territorio montano, per
individuare nuove strategie di sviluppo
e promozione, nuovi canali di crescita
economico-sociale, nuove opportunità
di posti di lavoro. Marco Cavaletto,
amministratore delegato di PieMonti
Risorse, tra i massimi esperti in Piemonte
di promozione e commercio, nella
società sarà affiancato dal vicepresidente
Filippo Cigala Fulgosi (avvocato e
assessore della Comunità montana
Valli dell’Ossola), da Giuseppe Tresso
(esperto di energie rinnovabili) e da
Marco Bussone (giornalista). Un pool
che si è presentato ai Comuni e alle
Comunità montane per la prima volta
il 21 marzo 2012, in occasione del
convegno sull’idroelettrico nelle aree
montane, a Torino.
“Non è mai esistita, a livello piemontese,
una società privata che mettesse al
centro del lavoro la montagna, le aree
che tutti considerano erroneamente
“marginali” – fa notare Marco
Cavaletto, per tre decenni ai vertici della
direzione commercio della Regione
Piemonte – La nostra non è solo una
scommessa imprenditoriale, ma una
vera missione. Il gruppo di persone che
lavoreranno in PieMonti Risorse ha un
comune denominatore, un impegno
chiaro. Gli enti locali come i piccoli
Comuni e le Comunità montane, non
solo piemontesi, hanno necessità di
servizi, di progetti, di prodotti che
un’impresa come PieMonti Risorse può
garantire. Siamo a loro disposizione,
anche per le attività di comunicazione
integrate”. PieMonti Risorse lavorerà
in particolare nel campo delle energie
rinnovabili. “Abbiamo ribadito in più
occasioni – proseguono Cavaletto e
Cigala Fulgosi – quanto sia necessaria
una nuova attenzione verso le risorse
naturali che la montagna mette a
disposizione dell’intera collettività.
Marco Cavaletto
Filippo Cigala Fulgosi
Acqua e legno sono i beni comuni
della montagna, che devono essere
valorizzati con i migliori progetti da
parte degli enti, d’intesa con le società
private che operano nel settore. In
questo legame, PieMonti Risorse
proporrà misure specifiche, ipotesi di
collaborazione, servizi”. Sulle biomasse
ad esempio, la società potrà sviluppare
piattaforme logistiche di gestione del
legno e modellare i progetti di piccole
centrali sulla base delle esigenze degli
enti locali e del territorio montano.
“Abbiamo unito competenze specifiche
in questo settore – fa notare Cavaletto –
e abbiamo coinvolto i migliori esperti di
energie rinnovabili. Conosciamo bene il
territorio montano e gli amministratori
ogni giorno impegnati a fianco dei
cittadini. Queste sono due grandi forze
per una società come la nostra, che
crediamo possa offrire un bagaglio di
esperienza unico, finora non sviluppato.
Siamo pronti a relazionarci con quanti
vorranno incontrarci, con i sindaci e
i consiglieri comunali che desiderano
lavorare sui diversi fronti dello sviluppo
economico, che hanno progetti in
mente, che cercano finanziatori per le
loro idee e i loro obiettivi”.
Entro la fine di aprile, sarà on line il sito
internet www.piemontirisorse.it; la
società è inoltre contattabile attraverso
l’indirizzo e-mail [email protected].
Per ulteriori informazioni, è possibile
telefonare al numero 340.2316716.
Un’ampia gamma di opportunità
PieMonti Risorse Srl offre un’ampia gamma di servizi per Comuni, Comunità
montane, imprese, studi di professionisti, che operano nel territorio piemontese
(non solo montano) e in altre Regioni. Eccoli in sintesi:
• Realizzazione di servizi ed attività connesse alla valorizzazione, tutela e utilizzo del patrimonio naturale e ambientale del territorio montano
• Realizzazione di servizi e attività connesse al settore delle energie rinnovabili,
compresa la ricerca, lo studio e la diffusione di metodologie tecniche
• Attività di formazione e di servizi di consulenza per gli enti locali e le imprese
che operano in ambito economico
• Realizzazione di progetti di recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio
e architettonico montano
• La gestione di progetti e interventi finalizzati alla valorizzazione turistica dei
territori
• Strumenti per la valorizzazione culturale del territorio e la tutela del patrimonio storico e umano
• Progetti di comunicazione, per gli enti le imprese, curando l’organizzazione di
convegni, fiere, attività editoriali, promozione su media e internet
• Progettazione e sviluppo di attività connesse a progetti proposti dall’Unione
Europea e ai programmi finanziati da altri organismi regionali, nazionali e internazionali.
Azienda in primo piano
39
Azienda in primo
p
p
piano
40
GEA.SISTE
a servizio dell’ambiente
Via Montebello, 17
10064 Pinerolo (TO)
Tel. 0121.393210
Fax 0121.390455
www.geasiste.it
[email protected]
disponibili, grazie alla esperienza ed
al know-how maturato in vent’anni
di attività in questo specifico settore.
La nostra strategia fondamentale
consiste nel fornire una vasta gamma
di prestazioni in maniera flessibile e
dinamica, che richiedono una struttura
operativa dotata di elevate conoscenze
tecniche ed organizzative, motivo
per il quale la GEA.SISTE s.r.l. è
composta da professionisti con
diverse competenze (ingegneri civili,
idraulici ed ambientali, architetti,
naturalisti, geometri e geologi). Siamo
presenti anche in fiere internazionali
e partecipiamo alla realizzazione di
progetti europei.
LE ATTIVITÀ
La GEA.SISTE s.r.l. dedica ingenti
risorse ed energie per ottenere un
continuo perfezionamento delle varie
unità specialistiche attraverso le più
G
EA.SISTE s.r.l. è una società
di ingegneria e progettazione
fondata da un gruppo di professionisti
di consolidata esperienza nella
tecnologia degli impianti a energia
rinnovabile, delle costruzioni e nella
relativa evoluzione dei prodotti e dei
processi. Svolge attività di ricerca,
studio e progettazione nel campo
degli impianti da fonti energetiche
rinnovabili riuscendo a proporre, dopo
accurate analisi, le soluzioni più idonee
in funzione delle esigenze e delle risorse
Fiera del Levante
aggiornate tecnologie e la continua
ricerca di nuove soluzioni costruttive e
progettuali all’avanguardia, finalizzate
al raggiungimento del migliore
rapporto tra l’uso delle risorse naturali
disponibili nel rispetto dell’ambiente.
Lo studio offre un complesso
di esperienze che lo collocano
in posizione preminente per lo
svolgimento di servizi tecnici integrati e
prestazioni interdisciplinari complessi,
relativamente ad impianti da fonti
energetiche rinnovabili, infrastrutture
ed opere di ingegneria in generale. I
servizi di ingegneria offerti dallo studio
coprono ogni fase dei nostri progetti,
dall’ideazione fino al monitoraggio
durante l’esercizio, includendo tutte
le attività di progettazione, studi
specialistici, indagini e direzione
lavori. La GEA.SISTE s.r.l. offre la sua
conoscenza tecnica e le sue capacità
progettuali proponendo attività che, a
Interno di impianto idroelettrico
titolo esemplificativo e non esaustivo, si
riassumono in:
– Studi di fattibilità;
– Valutazione di Impatto Ambientale;
– Consulenza tecnica/economica e
progettuale;
– Ricerca di siti idonei alla realizzazione
di impianti a energia rinnovabile;
– Valutazioni dei caratteri morfologici
della zona;
– Direzione lavori;
– Approvvigionamento materiali.
Ci occupiamo di analisi ambientali in
sensu stricto, in quanto la GEA.SISTE
s.r.l. dispone di unità specialistiche
che provvedono al monitoraggio della
qualità delle acque ed alla valutazione
di impatto acustico, elementi di studio
indispensabili per la redazione di una
Valutazione di Impatto Ambientale, e
quindi per la progettazione delle opere
nel rispetto dell’ambiente. Poniamo
attenzione anche alla realizzazione
dei manufatti, che vengono studiati
rispettando le tipologie architettoniche
locali, in modo da inserirli al meglio
nel contesto paesaggistico circostante.
Svolgiamo inoltre progettazione di
interventi di ingegneria naturalistica.
La GEA.SISTE offre un’approfondita
conoscenza a 360° nell’ambito delle
energie rinnovabili, dalla valutazione
delle potenzialità di un sito, alla
progettazione, esecuzione ed infine
gestione dell’intero ciclo produttivo, il
tutto derivato da anni di esperienza sul
campo.
Il suo punto di forza è rappresentato
dalle centrali idroelettriche e da campi
fotovoltaici, che vengono realizzate nel
rispetto dell’ambiente.
A questi si affiancano quello dell’eolico
e della cogenerazione da biomasse,
queste ultime progettate e realizzate
in collaborazione con la Società CISA
(vedasi sezione dedicata).
Azienda in primo piano
41
Campo fotovoltaico
Nell’ambito delle fonti energetiche
rinnovabili le biomasse rappresentano
una potenzialità tutta da sfruttare.
Com’è noto sono costituite dai residui
delle attività agricole e forestali, ovvero
da qualsiasi materiale organico vegetale
che attraverso processi di gassificazione,
combustione, fermentazione e
digestione anaerobica, possono essere
utilizzati per la produzione di energia.
Un impiego interessante dell’utilizzo
delle biomasse come fonte energetica
è quella di materiali lignei-cellulosi in
impianti di piccola-media taglia ad
impatto ambientale contenuto.
Impianti di questo tipo possono
contribuire ad una migliore gestione del
territorio e del patrimonio forestale, in
quanto una corretta progettazione per
un impianto alimentato con biomassa
derivante da residui forestali consente
di pervenire sia a una riqualificazione
silvo-colturale delle aree boscate
utilizzate sia ad un miglioramento della
stabilità dei suoli grazie alle operazioni
di diradamento, di reimpianto e di
pulitura del sottobosco.
Trarre energia dalle biomasse
permette di eliminare gli scarti
prodotti dalle attività agroforestali
e contemporaneamente produrre
energia elettrica e calore, riducendo la
dipendenza dalle fonti di natura fossile
come il petrolio. Si tratta di un’energia
pulita a tutti gli effetti, in quanto la
combustione dalla biomasse libera
nell’ambiente la quantità di energia di
carbonio assimilata dalle piante durante
la loro crescita e una quantità di zolfo e
di ossidi di azoto nettamente inferiore a
quella rilasciata dai combustibili fossili.
Per ridurre ulteriormente l’impatto
ambientale è necessario che le centrali
siano di piccole dimensioni e che siano
alimentate da biomasse locali, evitando
in questo modo il trasporto da luoghi
lontani.
I CLIENTI
La GEA.SISTE s.r.l. sviluppa progetti,
trova soluzioni e fornisce supporto e
risposte alle varie esigenze dei clienti.
Inoltre, a parte essere progettisti
qualificati ed esperti consulenti
possiamo essere partner con cui
condividere il rischio imprenditoriale,
investendo anche all’estero in
impianti di energia da fonti rinnovabili
attraverso la creazione di cordate di
imprenditori italiani in collaborazione
con l’imprenditoria del luogo. Lo
sviluppo della società di ingegneria
GEA.SISTE s.r.l. è in continua crescita
grazie ad accordi con privati e Pubbliche
Amministrazioni. I suoi clienti sono
rappresentati da imprenditori privati o
società commerciali che operano nel
campo delle energie rinnovabili, da
privati cittadini, nonché da Enti Locali
e Pubbliche Amministrazioni, quali
Comuni e Comunità montane. È infatti
con questi ultimi che sviluppa progetti
di riqualificazione e valorizzazione
territoriale attraverso un attento studio
delle potenzialità del territorio. La GEA.
SISTE s.r.l. è inoltre stata selezionata
dall’Uncem Piemonte come partner per
la ricerca e la progettazione di impianti
ad energia rinnovabile.
Impianto biomassa
Azienda
A
zienda in primo piano
42
G&A impianti
L
a GIUBERGIA & ARMANDO S.r.l.
nasce nel 1980. Nel corso degli anni
ha notevolmente ampliato il settore di
installazione impiantistica industriale,
caratterizzandosi per l’utilizzo di
tecnologie avanzate, per la scelta dei
materiali, per l’elevata qualità delle
installazioni, della manutenzione e delle
forniture, per l’ideale addestramento del
proprio staff.
Le realizzazioni si sviluppano dalla
progettazione ai collaudi finali e il
Cliente è seguito in ogni fase della
lavorazione dall’Ufficio Tecnico interno
di cui l’azienda dispone, che si occupa
di garantire la corretta realizzazione di
tutti gli aspetti tecnici con il supporto di
sofisticati mezzi informatici.
La tecnologia si accompagna alla
grande capacità professionale del
personale: tutto il nostro staff, infatti,
segue corsi di aggiornamento mirati
e specializzati, al fine di migliorare
costantemente la professionalità.
La nostra azienda copre i settori più
rilevanti dell’impiantistica industriale.
Per le grandi strutture l’azienda realizza
le linee di trasporto dell’energia
elettrica (media, bassa tensione)
con le relative sottostazioni e cabine
di trasformazione, opere di presa
idrauliche ed automazione centrali
idroelettriche, impianti di distribuzione,
impianti particolari (bordo macchina,
antideflagranti, pneumatici),
nonché tutta la quadristica per
comandi, misurazioni e controlli e
la programmazione PLC. La qualità
dei risultati è garantita anche nelle
diverse realizzazioni per edifici e aree
a destinazione civile e residenziale,
dalle superfici più estese ai lavori più
complessi: illuminazione pubblica,
impianti di luce e forza motrice,
messa a terra e protezioni da scariche
atmosferiche, impianti accessori di
telecomunicazioni, stazioni e cabine di
trasformazione, quadristica in generale,
impianti speciali quali rilevazioneallarme incendi, telegestione di
impianti tecnologici. La nostra società
è attrezzata e qualificata per operare
nei diversi tipi di ambienti, compresi
quelli ospedalieri e quelli con rischio
d’incendio o di esplosione. Da alcuni
anni, inoltre, l’azienda si occupa della
GIUBERGIA & ARMANDO S.r.l.
Cuneo – Via Maestri del Lavoro, 20
12020 Madonna Dell’Olmo
Tel. 0171.411444 (r.a.) – Fax 0171.413714
E-mail: [email protected] – www.gaimpianti.it
progettazione e della realizzazione di
impianti elettrici, di controllo, gestione
e comando per centrali idroelettriche,
codigestione anaerobica e di
pyrogassificazione.
Siamo inoltre in grado di garantire una
prestazione efficace per la gestione e
la manutenzione di grandi strutture
e di edifici, quali ospedali, scuole,
condomini, mense, supermercati,
alberghi. Tutti questi requisiti sono
confermati dal certificato ISO 9001
ottenuto nel 1998 e dall’attestazione
SOA e da qualificazioni specialistiche
ENEL.
Attestazioni SOA: OG10/IV
OG11/IV
OS16/III
OS30/IV
Qualifiche ENEL: LELE05 – LELE08
Azienda in primo piano
43
Impianti tecnologici Università di Cuneo
Posa condotta forzata per centrale idroelettrica
Impianto illuminazione fontana stazione di Cuneo
Comando e gestione impianto pyrogassificazione
Realizzazione linee MT ENEL
Centrale idroelettrica
Centrale idroelettrica
Comando e gestione impianto codigestione anaerobica
Realizzazione linee MT ENEL
Azienda in primo piano
44
Officina meccanica
Toye Fiore e Figlio snc
D
a oltre trent’anni la Toye Fiore &
Figlio costruisce Turbine idrauliche.
Iniziò con piccole Turbine Pelton,
per poi in pochi anni arrivare con un
impianto in Val Pellice di due generatori
con una Pelton per con la pot. totale di
4.400 Kw.
Segue a qualche anno una Turbina Pelton
verticale, in provincia di Cuneo da circa
3.000 Kw.
Intanto a seguito di altre richieste, vengono costruite Turbine Kaplan di varie portate; da 2000 litri al sec. si passa ai 8000,
con salti di 7.5m in zona di Collegno.
In seguito vengono richieste Turbine tipo
Banki. Si va dai H 14 m e portata di 600
l/s di Torre Pellice, ai H. 25m e Q. 650l/s,
127 Kw. di Bibbiena (AR). Altra Banki in
funzione da 14 anni in zona Montebelluna H. 2.2 Q. 1.8 Kw 32.
Intanto viene costruita una Centralina di
proprietà con due Pelton H.450m Q. 170
l/s. KW totali 1250.
Tramite Internet, arrivano richieste
dall’estero, vengono fornite 2 Turbine
Pelton alla Repubblica di Bombain Sao
Tomè, Africa, H 280m Q. 650 l/s Kw
1747.
Un’altra fornitura per il Portogallo Turbi-
na Pelton a 5 getti Giri 333 Kw H. 100
Q. 2000 in via di consegna.
Interessante una Turbina Pelton per acquedotti che incamera tre condotte forzate. La prima H. 530 Q. 10 l/s; la seconda condotta H.330m Q. 15 l/s; la terza
H 115m Q 30 l/s. Tot. Kw 114. Turbina
costruita interamente in acciaio inox.
Intanto sono venute fuori forniture di
ruote Pelton in Guatemala con accessori.
Ci sono buone prospettive per forniture
in Francia.
Attualmente la Toye Fiore & Figlio deve
consegnare 2 Turbine Pelton a 5 getti in
Calabria.
Altre due Turbine Pelton a 2 Getti da 650
Kw ciascuna, in zona di Sassinoro con
tutti gli accessori: sgrigliatore, paratoie,
ecc.
Come accessorio la Toye Fiore costruisce
anche sgrigliatori semoventi.
Un esemplare si trova su un canale irriguo P. di Novara, griglione 4 metri per la
lunghezza di 17, spostamento di 3 metri
in automatico.
Attualmente sono in costruzione 2 Francis h. 26.5m Q. 3000 l/s per un rifacimento totale di una Centrale nel Canavese.
Attualmente la Toye Fiore è in trattative
OFFICINA MECCANICA
Toye Fiore
e Figlio s.n.c.
Impianti idroelettrici,
mini-impianti montani
Turbine di ogni tipo
Fraz. Roreto, 40
10060 ROURE (TO)
Tel. 0121.842.632
Fax 0121.842.522
[email protected]
P. IVA 05926610014
con la Repubblica Centrale Africana, e
con una Ditta che attualmente costruisce
un grosso impianto in Tailandia.
La passione per le turbine del Titolare fa
si che è stata costruita una piccolissima
turbina, che compreso il generatore e la
parte elettronica di gestione è conglobata nella testata delle fontane emblema
della città di Torino (appunto testa di Toro) e illumina il getto uscente con effetto
molto bello naturalmente di notte.
Come attrezzatura, oltre a frese a cnc e
torni e alesatrici tradizionali, disponiamo
di un Tornio verticale con possibilità di
tornitura sino a mm 5.500.
CISA, Centro per l’Innovazione
e la Sostenibilità Ambientale
A
ssociazione formata dalla Provincia di Bologna e dai
comuni di Castel di Casio, Castel Maggiore, Castiglione
dei Pepoli, Granaglione, Loiano, Monzuno, Marzabotto,
Pianoro, Porretta Terme, San Benedetto Val di Sambro, Castel
d’Aiano e Vergato, che si sono costituiti come soci fondatori.
CISA ha realizzato numerosi progetti,
direttamente e in collaborazione
con i Comuni e l’azienda consortile COSEA
La formula societaria permette la partecipazione diretta alla
gestione del CISA da parte delle Amministrazioni comunali
e un rapporto organico con partner privati. Questi elementi
sono particolarmente utili per affrontare una nuova fase
nei progetti di CISA, basata sugli obiettivi del Patto dei
sindaci promosso dall’Unione Europea e quindi sui piani di
sviluppo sostenibile locale, sull’organizzazione di progetti
intercomunali per accedere ai finanziamenti regionali ed
europei e, infine, su un maggior rapporto con soggetti privati
per perfezionare la ricerca tecnologica e il funzionamento di
partnership pubblico-privato sul modello delle Esco.
CISA fa parte della Rete
per l’Alta tecnologia della
Regione Emilia Romagna
e ha già il riconoscimento
provvisorio come struttura
che gode del sistema
di accreditamento della
Regione
CISA partecipa al progetto europeo
EnercitEE come capofila del
sottoprogetto FIPREC – Financing
Instruments, by Potential and
Requirements of Energy saving
Contracting
RETE ALTA TECNOLOGIA
DELL’EMILIA-ROMAGNA
La Biomassa legnosa è stata identificata come il componente con la più
alta probabilità di effetti positivi sul territorio come fonte di energia e per
la funzione delle foreste come serbatoi di CO2. Per questo motivo, molte
risorse sono state utilizzate per sviluppare la ricerca in questo campo per
valutare lo stock e l’energia disponibile per uso secondo i criteri di tutela
ambientale e rinnovabilità.
CISA, Centro per l’Innovazione
e la Sostenibilità Ambientale
ha sede in Porretta Terme (BO)
www.centrocisa.it
La presente Società CISA collabora con la GEA.SISTE
s.r.l. per la progettazione e realizzazione di impianti
a biomasse e eolici per il Nord-Ovest
Azienda in primo piano
45
46
TERNIGreen
Come coniugare
tradizione industriale
e grande qualità
ambientale
Stefano Neri
“A
bbiamo varato un piano
strategico che rappresenta un
importante passo in avanti nella green
economy italiana. La sua fattibilità,
in un momento di limitato accesso al
credito come quello attuale, è garantita
da una strategia oculata di reperimento
delle risorse che punta a mantenere un
equilibrio economico e finanziario tra
attività a più alta intensità di capitale e
altre che garantiscono flussi di liquidità
e marginalità elevate”.
Presentando i piani industriali di
TerniGreen, Stefano Neri (presidente
e amministratore delegato della società
umbra quotata sul mercato AIM di
Borsa Italiana) guarda a un concetto
nuovo di sostenibilità. Quella capace di
mettere insieme gli aspetti ambientali e
quelli economico-finanziari. Declinando
un nuovo modello di industria nazionale
innovativa, orientata alla creazione
del primo “polo italiano dell’industria
verde” attraverso un’importante crescita
dimensionale nelle due aree di attività
dell’azienda: Environment e Cleantech.
“Noi puntiamo a crescere puntando
sull’ottimizzazione delle risorse e
delle competenze attraverso una
diversificazione del portafoglio attività –
continua Neri – su settori che vanno dal
decomissioning di impianti dismessi, con
conseguente recupero dei materiali, alla
bonifica di suoli e di acque, al recupero
di materia e di energia da biomasse e da
rifiuti”.
Allo sviluppo dell’attività industriale si
accompagna una costante attività di
scouting, finalizzata ad aggregare rami
di altre imprese o soggetti con i quali sia
possibile creare sinergie imprenditoriali.
Un progetto che è legato ad una scelta
di trasparenza nei confronti degli
investitori: la presentazione di un action
plan che offre indicazioni esplicite non
solo sui risultati finanziari ma anche
sullo sviluppo futuro delle iniziative
industriali. L’obiettivo per il 2014 è
raggiungere un fatturato di 34 milioni di
euro e un EBITDA di 12 milioni di euro,
con investimenti complessivi nel triennio
superiori a 30 milioni di euro.
Il gruppo nato in Umbria, nella
provincia di Terni, guarda, dunque,
a tutto il territorio nazionale. E lo fa
con l’ottica di coniugare la grande
tradizione industriale del territorio con
la grande qualità ambientale del “cuore
verde” d’Italia. Un binomio che viene
declinato attraverso obiettivi concreti da
conseguire nel triennio 2012-2014: la
società punta a conseguire la leadership
in Italia nel recupero di Pneumatici
Fuori Uso – PFU (con la realizzazione
di un impianto per la verticalizzazione
del polverino e granulato di gomma);
incremento della dotazione impiantistica
per il recupero di materia ed energia
dai rifiuti, a valle della raccolta
differenziata e prima della chiusura del
ciclo; sviluppo dell’attività di bonifica
attraverso la realizzazione di impianti
per la depurazione e trattamento di
rifiuti speciali; aggregazione di aziende
operanti in settori contigui; sviluppo di
impianti a biomasse per la produzione di
energia elettrica.
È proprio per questo ultimo obiettivo
che il gruppo TerniGreen è approdato
in Piemonte, dove esiste una buona
visibilità nella gestione della filiera legnoenergia, individuando progetti innovativi
a contenuto impatto ambientale
valorizzando il mercato delle biomasse
combustibili in ambito locale. La società
ha programmato un investimento
per la realizzazione di un impianto di
pirogassificazione alimentato da legno
vergine, con la valorizzazione della filiera
di produzione a “chilometri zero”. Un
progetto che si basa sulla promozione
dell’utilizzo delle risorse naturali locali, in
contrapposizione ad una impostazione
che non ha una finalità realmente
“green” e che punta a utilizzare
combustibili reperiti su mercati lontani,
addirittura internazionali a discapito
del bilancio ambientale e dello sviluppo
locale.
«Lo sviluppo di attività “capital
intensive”, legate alla realizzazione di
impianti per il recupero di materia e di
energia – conclude Stefano Neri – sarà
accompagnato dalla vendita di prodotti
tecnologici e di servizi inerenti le attività
di decommissioning e di bonifica di siti
industriali. Questo mix tra investimenti
e attività “short term cash” permetterà
al Gruppo di sostenere l’equilibrio
finanziario. La crescita della Società
avverrà sfruttando l’elevato livello di
L’impianto di recupero PFU
TerniGreen
L’Impianto di Recupero dei Pneumatici Fuori Uso di TerniGreen (autorizzato per
il trattamento di 26.500 tonnellate all’anno) implementa un processo di macinazione di pneumatici che rappresenta un’alternativa tecnologica ai processi
di frantumazione meccanica tradizionali.
In una prima fase di trattamento, i PFU sono frantumati a pezzi (chips, ovvero
ciabattato) della grandezza compresa tra 50 mm e 100 mm. Tramite un serbatoio intermedio e un sistema di alimentazione regolabile, il ciabattato entra
nel cuore dell’impianto: la macinazione della gomma. I chips di pneumatici
vengono macinati in una pressa a filiera piana con il principio dei rulli rotanti. La macinazione avviene tra i rulli cilindrici e una piastra circolare forata.
Dopo la macinazione i fili di acciaio e la gomma composita vengono separati tramite magneti. In una prima separazione le parti fini vengono estratte e
condotte alla pulizia del granulato. La frazione grezza e l’acciaio-gomma composita ritornano alla granulazione. Dopo la granulazione il prodotto macinato viene classificato e pulito con un
processo a più stadi.
La separazione delle parti metalliche
avviene tramite magneti a tamburo
e la classificazione tramite setacci.
La classificazione finale per la separazione di tessuti e minerali avviene
nel separatore a zig-zag e tramite tavole separatrici. Il granulato pulito
può essere imballato in sacchi o bigbags, oppure viene immagazzinato
in silos per il trasporto a sfuso nelle
autocisterne o nei container.
TerniGreen copre attualmente circa il
10% del mercato nazionale del trattamento degli pneumatici fine vita,
ma intende perseguire politiche per
il conseguimento della leadership
italiana del settore.
competenza raggiunta nel settore
ambientale, la replicabilità del modello
di business, l’aggregazione di aziende
operanti nello stesso settore e lo
sviluppo di partnership industriali».
TerniGreen ha appena chiuso il
bilancio 2011, con ricavi netti che
ammontano a Euro 11,5 milioni, con
un incremento del 313,8% rispetto al
31 dicembre 2010 (Euro 2,8 milioni).
Il margine operativo lordo (EBITDA), è
pari a Euro 2,8 milioni (Euro 1,2 milioni
nel 2010), registra un incremento del
132%. L’utile netto è pari a Euro 1,7
milioni, +126% rispetto al 2010 (Euro
0,8 milioni). La Posizione Finanziaria
Azienda in primo piano
47
Azienda in primo piano
48
Netta è positiva e pari a Euro 4,3
milioni (Euro 3,8 milioni al 31 dicembre
2010). La variazione positiva, indice di
una importante patrimonializzazione
della Società, è avvenuta nonostante il
massiccio sostegno agli investimenti per
la realizzazione di impianti tecnologici,
tra i quali l’impianto di biodigestione e
compostaggio della frazione organica
dei rifiuti solidi urbani di Nera Montoro,
l’impianto di compostaggio di Calimera,
l’impianto per il trattamento degli
pneumatici fuori uso di Nera Montoro,
l’impianto di recupero energetico
da biomasse di Borgosesia. La PFN è
ampiamente positiva nonostante gli
investimenti effettuati, pari a Euro 10,2
milioni, dei quali Euro 10 milioni per
immobilizzazioni materiali e Euro 0,2
per immobilizzazioni immateriali.
Tecnologia all’avanguardia
per l’impianto di Borgosesia
L’impianto di pirogassificazione progettato a Borgosesia si ispira ad un concetto
particolarmente innovativo, implementando una tecnologia di ultima generazione per ottenere livelli di efficienza e output senza precedenti per una struttura di questo tipo. L’impianto trasforma il legno vergine in energia con basse
emissioni di anidride carbonica, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi
nazionali che prevedono un incremento del 17% della produzione di energia da
fonti rinnovabili entro il 2020.
Il progetto prevede quattro fasi: essiccazione del legno, gassificazione, raffreddamento e depurazione del gas e attraverso un motore la combustione del gas,
con recupero delle emissioni e del calore. Il motore a gas sfruttando la gassificazione del legno vergine attraverso un procedimento di pirolisi produce 850
kW elettrici e 1.100 kW termici. L’utilizzo dei combustibili disponibili sul territorio riduce l’impatto ambientale derivante dalla produzione di energia. L’approvvigionamento delle biomasse legnose avviene, infatti, su base locale con
il concetto del “chilometro zero”, sia attraverso convenzioni con proprietari
di boschi, sia attraverso l’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente (I.P.L.A.
SpA), una società per azioni a totale capitale pubblico, che nei confronti della
Regione Piemonte, azionista di maggioranza, accanto alla Regione Autonoma
Valle d’Aosta e al Comune di Torino, ricopre il ruolo di struttura tecnica di riferimento per lo sviluppo di azioni innovative e per il supporto alle politiche nel
campo forestale, ambientale e in quello delle risorse energetiche.
L’I.P.L.A. svolge attività di gestione, di ricerca applicata e di sperimentazione.
In quanto struttura a elevata e diversificata specializzazione, rappresenta uno
strumento tecnico-scientifico a supporto delle politiche di tutela, pianificazione, sviluppo e valorizzazione del patrimonio ambientale e naturalistico, in particolare nelle aree protette e in ambito forestale, e del razionale utilizzo delle
risorse primarie. I.P.L.A. gestisce coltivazioni dedicate per cippato, Short rotation
forestry, gestione forestale, colture erbacee e arbustive per pellets e biogas che
possono fornire circa 1500 tonnellate/anno sulle 7-8000 tonnellate necessarie
a gestione impianto.
Il ciclo virtuoso della biodigestione e compostaggio
GreenAsm, una joint venture tra TerniGreen e ASM di Terni SpA, la multiutility controllata dal Comune umbro, è la società
che gestirà l’impianto di trattamento della
frazione organica del rifiuto solido urbano, che recupera energia attraverso il processo di biodigestione anaerobica per la
produzione di biogas e ricicla materia attraverso il processo di compostaggio pulito e senza emissioni in atmosfera.
Un esempio di collaborazione virtuosa tra
pubblico e privato, che mette in pratica le
best practice proposta dalle associazioni
ambientaliste e che non ha avuto opposizioni dalle popolazioni e dai territori. Già,
perché il metodo operativo e le tecnologie
scelte da TerniGreen per la realizzazione
dell’intervento hanno un elevato livello
di accettazione, sia perché risolvono problematiche sentite dalla popolazione sia
perché intervengono in maniera positiva
sulla qualità ambientale.
La frazione organica dei rifiuti solidi urbani viene trasportata dalle ditte incaricate
all’impianto, dove in ambiente chiuso comincia il processo di fermentazione per un
periodo che varia da 12 a 15 giorni. Il biogas derivante viene raccolto, purificato,
deumidificato e avviato alla centrale alimentata da fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica pulita, che consente la ridurre il ricorso alle fonti fossili
e di contenere l’emissione di gas serra. Il
calore e l’elettricità eccedenti la quantità
necessaria per l’autoconsumo dell’impianto vengono immessi nella rete elettrica.
Il prodotto della fermentazione viene
estratto dal fermentatore e disidratato. Il
prodotto della fermentazione disidratato
viene trasformato in terriccio, per azione
dell’ossigeno, entro una sezione di postdecomposizione. Il compostaggio avviene
all’interno di un contenitore ermeticamente chiuso e privo di emissioni in atmosfe-
ra, il tunnel. L’aria esausta in uscita viene ripulita dagli agenti potenzialmente
inquinanti e dagli odori mediante l’uso
di uno “scrubber”, una torre di lavaggio
che consente di abbattere la concentrazione di sostanze presenti in una sostanza gassosa, e di un biofiltro.
Il sistema di compostaggio GreenAsm è
progettato e realizzato tenendo in considerazione quantità e qualità dei rifiuti,
il richiesto grado di qualità di compost,
la posizione del sito, le leggi ambientali
e le valutazioni economiche, oltre alle
più avanzate e rigorose prescrizioni imposte dal titolo autorizzativo. Al termine
dell’intero processo, che non determina
la produzione di emissioni nell’ambiente e che replica in condizioni controllate quanto avviene in natura, si ottiene
una trasformazione radicale del materiale di partenza, realizzando “Compost
di qualità”.
Il paese che non c’è
di Eleonora Poggio
Due giorni di incontri
a Milano per riflettere
sulla marginalità
dei luoghi, sul
consumo di suolo da
fermare, sul recupero
del patrimonio
architettonico
abbandonato nelle
aree montane e rurali
“I
l paese che non c’è non vuole essere
il paese dei nostalgici, né il paese dei
malcontenti, ma piuttosto rappresenta
il paese vuoto, non vissuto, il paese
dimenticato, che è restato e resta in attesa
di essere valorizzato, di avere ancora un
ruolo riconosciuto, e una grande ambizione,
quella di rivivere e di essere ri-abitato”.
Silvia Passerini, architetto, ha aperto così
le due giornate milanesi di riflessione,
studio e dialogo attorno alla marginalità dei
luoghi, al recupero del patrimonio edilizio e
architettonico dimenticato, al consumo di
suolo nelle grandi città. Da fermare.
Il 24 e il 31 marzo, a Milano, in tre luoghi
diversi e simbolo della città – l’ex ospedale
psichiatrico Paolo Pini, la Fiera, il teatro dei
chiostri dietro via Solferino – si sono uniti
architetti ed esperti di urbanistica, politici e
giovani imprenditori.
“Il paese che non c’è” è partito da alcuni
secondo
censimento
dati: secon
ndo un censiment
to del 2007,
Comuni
in Italia so
sono 2.800 i Com
mun
u i a disagio
insediativo,
desertifi
insedi
diat
ativo, a rischio des
esertificazione sociale..
“Ma i paesi disabitati
“M
ti – spiega Silvia
quasi
Passerini – sono
oq
uasi il 60 per cento de
dell
totale nazionale. Una dorsale che parte
dalle Alpi e che attraversando l’entroterra
del Paese Italia, arriva fino alle terre del
nostro più profondo sud. Tutto questo è
frutto di una politica del territorio accecata
dal profitto, capace di distruggere la cultura
rurale che fino a quel momento aveva
regnato, facendola sentire inappropriata”.
Passerini, nella duegiorni, ha più volte citato
“Il mondo dei vinti” di Nuto Revelli, testo
simbolo di quel drammatico spopolamento
delle vallate alpine piemontesi avvenuto
nell’immediato dopoguerra.
“Ma da allora, possiamo oggi guardare
al futuro – prosegue Passerini, presidente
dell’associazione Thara Rothas –
Ripartire dai “margini” sembra essere
un’opportunità. E citando Vito Teti,
antropologo, ogni abbandono comporta
una ricostruzione, ogni scomparsa una
nuova presenza”. L’evento di Milano è
nato dal Festival del Ri-Abitare, tenutosi
a Paraloup (frazione di Rittana in Valle
Stura) l’estate scorsa. Per questo, “Il
paese che non c’è” è stato segnato anche
dall’intervento di Chiara Gribaudo della
Fondazione Nuto Revelli, che ha presentato
il progetto di recupero della borgata Rittana.
Poi Lido Riba, presidente Uncem Piemonte,
Antonella Tarpino della Fondazione Revelli,
Alberto Saibene, l’antropologo Vito
Teti, lo storico Edo Bricchetti impegnato
all’Unesco, Franco Arminio di Comunità
provvisorie, Damiano Disimine (presidente
di Legambiente Lombardia), il sindaco di
Carrega Ligure Guido Gozzano, l’architetto
di Sondrio Giuseppe Galimberti, e
ancora Ottavio Rube della Cooperativa
sociale Valli Unite e Francesco Nastasi,
presidente di Boschi Uniti. Tutti con le loro
esperienze per far diventare le realtà in cui
vivono e credono, dei Paesi che ci sono e
ci saranno ancora (o di nuovo). E non a
caso, Silvia Passerini cita Martin Schwind,
che ripete: “Ogni paesaggio è un’opera
d’arte, paragonabile a qualunque creazione
umana, ma molto più complessa. Un intero
popolo crea il proprio paesaggio:
paeesaggio: costruisce
costruiscce
serbatoio
il serba
atoio profondo dellaa sua
cultura. R
Reca l’impronta
spirito”.
del suo sp
pirito”.
Cultura
49
Cultura
50
Recensioni
a cura di
Ambra Lazzari
Walter Bonatti:
L’uomo, il mito
Giornalista dal 1964, Serafin cura dal 1987 le pagine del notiziario
mensile Lo Scarpone. È autore, tra gli altri, di Samaritani con la coda e
Nel regno dell’altezza.
S
olo la morte, sopraggiunta il 14 settembre 2011, quando aveva ormai 81
anni, ha segnato la fine del percorso alpinistico di Walter Bonatti. E Serafin ne
ripercorre l’epopea passo per passo, a partire da quando il sedicenne autodidatta di
Bergamo si cimentava in ascese di grande difficoltà tecnica, preannunciando come
di lì a poco sarebbe diventato il migliore alpinista del mondo. Ne racconta le gesta,
la temerarietà, il talento, l’intuito, la determinazione e il fascino.
Dai 20 ai 35 anni Bonatti fu l’uomo del Grand Capucin, della solitaria al pilastro del
Petit Dru, dell’invernale allo Sperone Walker delle Grandes Jorasses, del Gasherbrum
IV, di cento altre leggendarie imprese. Quando decise di smettere, lo fece lasciando
un ultimo segno indelebile nella storia: dal 18 al 22 febbraio 1965 si cimentò in una
prima assoluta invernale e solitaria sulla Nord del Cervino. “Dopo il Cervino, io non
posso trovare un’altra montagna che mi offra una storia più bella; è per questo che
l’ho scelta come atto finale della mia carriera”, affermò.
Non abbandonò comunque né la natura né l’avventura, dedicandosi a innumerevoli
reportages dai luoghi più selvaggi della terra.
Addio Walter, addio eroe.
(Roberto Serafin, Walter Bonatti. L’uomo, il mito, 2012, ed. Priuli & Verlucca, pagine 176
con inserto fotografico)
Camminare in montagna
Norme – Consigli – Itinerari
Una guida pratica e completa
per affrontare l’escursionismo.
“Questo libro è rivolto a chi vuole
lasciare le sue impronte sui sentieri
italiani di collina e montagna,
attività che richiede qualche
regola, una certa preparazione
fisica, un’attrezzatura ridotta e una
conoscenza dell’ambiente”. Se da
un lato camminare in montagna fa
benissimo e ne traggono beneficio
l’apparato cardiocircolatorio e
quello cardiovascolare, è pur vero
che comporta fatiche indifferenti
e abituarsi alla quota è il primo
ostacolo. La salita poi richiede un
buon controllo della respirazione,
mentre la discesa sollecita le
articolazioni, come caviglie e
ginocchia. Per tutte queste
ragioni, è fondamentale prepararsi
dovutamente prima di partire per
andare a camminare in montagna.
La fase preparatoria ci aiuta a
organizzare al meglio il riscaldamento,
l’alimentazione, l’abbigliamento e gli
accessori indispensabili. Si passa poi
alle cartine, alla scelta del luogo, del
periodo e degli orari migliori, per poi
parlare di orientamento attraverso
strumenti, segnaletica e in assenza
di essi. Il penultimo capitolo ci aiuta
a capire se sia meglio camminare
da soli o in compagnia, come
gestire le escursioni con i bambini,
ci ricorda le regole fondamentali
del primo soccorso e il bon ton
dell’escursionista.
L’ultimo capitolo presenta infine una
serie di itinerari esemplificativi lungo
tutto il territorio nazionale, dalle
Dolomiti all’Asinara, permettendoci
di sperimentare i consigli e le
suggestioni offerte dall’autrice.
(Lorenza Russo, Camminare in montagna.
Norme – Consigli – Itinerari, 2009,
ed. Hoepli, pagine 149)
www.compagniadelbuoncammino.it
Per chi ama divertirsi, fare sport all’aria aperta,
godersi il sole, il paesaggio, l’acqua, la neve,
la natura e la buona cucina in compagnia.
L
a Compagnia del Buon Cammino nasce nel 1996
dall’idea di tre amici che condividono la passione per
la montagna e decidono di fare qualcosa di concreto per
celebrarla. Sono Erio Giordano, Giulio Beuchod e Ermanno
Bressy.
Da allora la Compagnia è cresciuta, grazie anche
all’utilissimo supporto offerto dal web, e i fondatori ne
hanno intravisto le potenzialità per lo sviluppo di attività
turistiche in grado di generare positive ricadute sul
territorio.
Tra i progetti proposti “IterVall Tra memoria e realtà sui
sentieri delle Terre di mezzo”.
Una nuova avventura della Compagnia del Buon Cammino,
aperta a tutti coloro che credono che l’esplorazione sia
possibile anche nei luoghi attraversati quotidianamente.
Il progetto nasce con l’obiettivo di mostrare quei territori,
tra alta montagna e pianura, le Terre di mezzo, per troppo
tempo dimenticate dalla frequentazione turistica eppure
sempre di più attrattivi per i praticanti delle discipline
outdoor.
Individuando sentieri e strade già esistenti, si darà la
possibilità agli escursionisti, di percorrere a tappe, i luoghi
della nostra storia recente più colpiti dallo spopolamento,
ma anche quelli che possono offrire maggiori opportunità
di frequenza per tutte le stagioni.
Per informazioni: [email protected]
Tel. +39 338 7908771
www.compagniadelbuoncammino.it
Il capo
Yuri Ancarani, Ravenna 31.01.1972, vive e lavora tra Ravenna e
Milano. È docente di “Video Arte” e “New-Media”. Ha realizzato
numerosi video, installazioni e performance ed esposto in diverse
personali e collettive.
I
l documentario di Yuri Ancarani, presentato al Festival di Cannes e
di Venezia, ha vinto nel 2011 la “genziana d’argento” per il Miglior
cortometraggio al 59° Trento Film Festival.
Monte Bettogli, Carrara. Nelle cave di marmo uomini e macchine scavano
la montagna. Il Capo controlla, coordina e conduce cavatori e mezzi
pesanti utilizzando un linguaggio fatto solo di gesti e di segni. Dirigendo
la sua orchestra pericolosa e sublime, affacciata sugli strapiombi e i picchi
delle Apuane, il Capo agisce in un rumore assoluto, che si fa paradossale
silenzio.
Scolpito fino all’essenziale, questo film trasforma il nostro modo di vedere la
relazione tra un uomo e una macchina. Il balletto dei macchinari, orchestrato
dai gesti discreti del cavatore, ci permette uno sguardo nuovo non solo sul
lavoro di una cava, ma anche sulla ingenuità distruttiva dell’uomo nello
sfruttare la montagna di marmo.
(Regia di Yuri Ancarani, Il capo, Indie eye STRANEILLUSIONI, 2010, 15’)
Cultura
51
In collaborazione con
Primo
P
rimo Piano
Piano
52
52
2º Sestriere Film Festival
dalle montagne olimpiche... uno sguardo sul mondo
FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI MONTAGNA
A 2035 MT. IL FESTIVAL PIÙ ALTO D’EUROPA
“S
estriere Film Festival – dalle
montagne olimpiche... uno
sguardo sul mondo” – Festival
internazionale del film di montagna è un
evento cinematografico internazionale
organizzato dall’Associazione Montagna
Italia, in collaborazione con il Comune
di Sestriere, il Consorzio turistico
“Sestriere e le montagne olimpiche”
ed il Cai-Regione Piemonte, in
programma dal 4 all’11 agosto 2012
a Sestriere. Il Festival, interamente
dedicato al cinema e alla cultura di
montagna è aperto a tutti i film, i
documentari, i film d’animazione, i corto
o lungometraggi dedicati alle “Terre alte
del Mondo”.
La manifestazione ha lo scopo di
evidenziare la grande importanza che la
montagna riveste in quanto portatrice di
significati quali memoria, lavoro e identità.
L’esplorazione, le escursioni, l’alpinismo, la
verticalità, la montagna saranno al centro
delle tematiche affrontate dal Festival. In
più, tutte le opere che parteciperanno al
concorso andranno a costituire la Cineteca
del “Sestriere Film Festival”.
La manifestazione ha l’intento di
affiancare al turismo sportivo, fiore
all’occhiello di questa località, un circuito
di appuntamenti culturali capaci di
incontrare l’interesse sia dei cinefili e di
quanti frequentano i festival di settore, sia
degli amanti della montagna, proponendo
loro visioni cinematografiche del mondo
che li appassiona. Fin dalla prima edizione,
l’iniziativa è stata apprezzata sia da parte
dei media, che hanno dedicato ampio
spazio alla manifestazione, sia da parte del
pubblico presente. L’iniziativa è supportata
da Istituzioni e realtà dedite a vario titolo
al mondo della montagna, nell’intento
di offrire al pubblico di cittadini, turisti
e appassionati di cinema e di montagna
nuove alternative che, nel vasto mercato
del tempo libero, si distinguano come
momento di arricchimento culturale ed
educativo.
La formula “cultura gratuita”, già
in passato sperimentata con successo
dall’Associazione Montagna Italia, è
finalizzata a rendere sapere e cultura
disponibili a tutti, attraverso occasioni
concrete e aperte al pubblico.
Il Festival sarà inserito all’interno della
Settimana della Montagna che si terrà
a Sestriere dal 4 al 12 agosto 2012 e
prevede una serie di eventi imperdibili.
Numerosi gli appuntamenti in programma,
ma l’evento clou di questa ricca settimana
sarà sicuramente il Sestriere Film Festival.
Oltre al bando cinematografico, il
Festival ha promosso anche un concorso
fotografico dedicato a tutti i fotografi
amatori e professionisti appassionati
di montagna che prevede un’unica
sezione, a cui possono partecipare opere
riguardanti la montagna, il paesaggio e la
natura. Ai vincitori delle sezioni cinema e
fotografia verrà consegnato il prestigioso
Premio Montagne Olimpiche, una preziosa
realizzazione dello scultore orafo Antonino
Rando ideata appositamente per l’evento.
Il termine per l’invio del materiale è il
30 maggio 2012.
Per maggiori informazioni e per scaricare
i bandi di concorso è possibile visitare la
pagina dedicata all’evento http://www.
teamitalia.com/2008/schedaevento.
asp?eventoID=43
Organizzazione generale:
Associazione Montagna Italia
www.montagnaitalia.com
Ufficio Stampa: Montagna Italia Press
Via Zelasco 1 – 24122 Bergamo
tel. 035.237323 – fax 035.224686
Montagna:
da che altitudine in su?
di Livio Berardo
F
ra le degenerazioni che più hanno
danneggiato le Comunità montane
e fornito argomenti ai loro detrattori c’è
stata anche la creazione in alcune parti
d’Italia di simili istituzioni… a livello del
mare. Scherzando (anche se oggi c’è poco
da scherzare con il destino degli enti locali
delle nostre terre), potremmo dire che la
colpa di tutto sta nel nome. Il latino mons,
montis, da cui derivano sia monte sia
montagna (tramite l’aggettivo femminile
montanea), è nient’altro che il participio
presente di una radice verbale ben
visibile nel composto e-mineo. Significa
letteralmente quello che si distingue, che
si stacca dal contesto. Ora rispetto ad una
pianura bastano poche decine di metri
per fare un mons. Così i colli “fatali” di
Roma si chiamavo montes, le colline a
nord del Tanaro formano il Mon-ferrato
e qua e là abbondano i Monticello, dove
il diminutivo dimostra una scherzosa
consapevolezza della relatività del termine.
Invece i vari Montalto o Montaldo
(Monte alto), per dove sono collocati,
esprimono un sentimento tutt’altro che
ispirato alla modestia. Qualche “dignità”
in più, perché siamo in Alta Langa,
spetta a Monbasiglio (Monte del basilius,
imperatore bizantino oppure nome di
un santo) e a Monbarcaro, monte delle
birche o betulle, dai moderni collegato
invece con le barche, per lo straordinario
Ritorno dall’alpeggio anni ‘20
Alpeggio d’oggi
panorama del mare ligure che si può
ammirare nelle giornate giuste.
Spesso il nome comune viene determinato
da una qualità: Montezemolo è mons
geminus, cioè a doppia punta come la
Bis-alta. Però Zemolo si chiama anche il
contiguo torrente che pure si biforca. A
volte è la forma a precisare il toponimo
come in Montecomposto, frazione di
Villar Dora, o in Montefallonio, frazione
di Peveragno (fallonio dovrebbe essere
una forma assimilata di “faldonio”, posto
sulle falde o pendici, e non testimoniare
improbabili culti di fertilità). Monterosso
Grana o Moncenisio (monte cinerino) sono
connotati dal colore. Montemale porta su
di sé tutta la fatica di vivere nella Langa
fenogliana. È molto più facile trovare nomi
lieti a quote più alte come Mongioia o
Mongioie (Paesana, Ormea ecc.). Ma a
prescindere dalle condizioni di vita è stata
la bella esposizione al sole che ha ispirato
ai nostri padri questi sentimenti di letizia.
In montagna oltre al toponimo monte
derivato dal latino classico, abbonda quello
proveniente dalla bassa latinità montagna,
in franco-provenzale montagne, in
occitano montanha (da secoli l’h serve in
occitano per rendere la palatalizzazione
di alcune consonanti). Nel suo significato
più generale montanha indica un singolo
rilievo elevato o un intero sistema
montuoso, e dunque si contrappone
alla pianura. Ma per chi abita già in
montagna e cerca per sopravvivere terreni
da coltivare relativamente pianeggianti,
montagna diventano i pascoli alpini in
alta quota utilizzabili un paio di mesi estivi
o poco più. Qui si sale: portare le bestie
all’alpeggio è montar, anar a la montanha.
Nel senso di alpeggio montanha è
sinonimo di alp, aup. In Alta Valle Susa
e in Val Chisone può anche indicare il
caseggiato, la meira utilizzata dal pastore.
Tuttavia montanha, montanhes, con
alcune varianti per via dei fenomeni
fonetici legati al plurale, è un nome
collettivo e poco si presta a indicare un sito
puntuale. Ecco perché nei toponimi legati
allo stazionamento dei pastori troviamo
piuttosto termini come meira o gias,
accompagnati ovviamente dai più svariati
determinativi. Il termine monte compare
anche nell’avverbio amont. Contrapposto
ad aval indica una posizione più alta o
meglio più vicina alla linea dei monti
di un’altra. A Exilles troviamo Lo Sapet
d’Amont e Lo Sapet d’Aval, a Demonte
(nome omen!) Amont Darrier lhi Fontans.
Amont si può infatti legare ad ad altri
avverbi di luogo che indicano qui o lì: aicí,
isi, aiquí, ichi, ihi a seconda delle vallate.
Ma in questo caso non si tratta soltanto di
un uso comune, ma addirittura di qualcosa
di molto concreto, di una indicazione di
luogo data a voce o comunicata con il
dito, hic et nunc (quegli avverbi di luogo
derivano proprio da hic o ibi).
Cultura
Cultura
53
53
Progetti europei
54
ADAPT: Terre Alte e
cambiamento
demografico
di Emanuela Dutto e Nuria Mignone
A
lcuni mesi fa è stato proposto,
nell’ambito del programma Central
Europe, un bando riservato a una tipologia
particolare di progetti, definiti “strategici”.
Si tratta di progetti ai quali sono chiamati a
partecipare gli enti che hanno già maturato
esperienze precedenti su alcuni temi
specifici, dai collegamenti infrastrutturali
all’efficienza energetica, dalle soluzioni
abitative per anziani e soggetti deboli al
cambiamento demografico.
Proprio quest’ultimo tema, particolarmente
caro all’UNCEM Piemonte data la
situazione complessa in cui si trovano le
vallate alpine, è al centro del progetto
ADAPT2DC, nel quale l’obiettivo è
innanzitutto capitalizzare l’importante
esperienza legata al progetto
DemoChange, non ancora concluso
nell’area pilota della Langa Astigiana.
ADAPT2DC è uno dei sette progetti
strategici selezionati e ricade all’interno
dell’ambito “Competitività”: l’obiettivo
principale consiste nello sviluppo di
modelli innovative di governance nelle
regioni e città che hanno subito o
stanno vivendo fasi di spopolamento,
allo scopo di assicurare infrastrutture
pubbliche sostenibili, limitando i costi
pubblici derivanti da infrastrutture
sovradimensionate, in campo educativo,
assistenziale, sanitario, culturale. Il
prestigioso partenariato è guidato dal
Ministero per l’Edilizia, lo Sviluppo
Regionale e le Infrastrutture della Turingia
e vede coinvolti 14 partner in tutto,
provenienti da 6 paesi europei (Germania,
Italia, Slovenia, Polonia, Ungheria e
Repubblica Ceca). Tra i diversi partner si
segnalano Università e Centri di Ricerca –
come l’Università di Economia di Katowice
e l’Istituto Leibniz per la Geografia
Regionale di Lipsia –, enti regionali e
locali – come la Regione Malopolska in
Polonia e Usti in Repubblica Ceca –, enti
e associazioni di sviluppo territoriale –
come l’UNCEM Piemonte e l’Istituto di
Pianificazione Urbana della Repubblica
Slovena.
Per ottenere i risultati prefissati, i 14
partner hanno elaborato alcune strategie,
in particolare:
– Sviluppare strategie transnazionali nel
campo delle infrastrutture e dei servizi
pubblici per ridurre i costi di manutenzione
nelle aree scarsamente popolate.
– Ricercare soluzioni per le aree e le
città che attraversano una contrazione
demografica.
– Diffondere la consapevolezza nei
confronti dell’impatto dello spopolamento.
– Proporre raccomandazioni pratiche per
la gestione delle infrastrutture a livello
politico e amministrativo.
– Trasferire conoscenze a livello europeo
per avviare un dialogo intenso e a lungo
termine tra attori dello sviluppo regionale.
– Mettere in opera di progetti pilota per
testare i processi di adattamento.
Ogni partner svilupperà un progetto pilota
nel territorio di propria competenza.
L’UNCEM Piemonte per ogni progetto
al quale collabora seleziona una vallata
o un’area dell’arco alpino piemontese:
in questo caso la scelta è ricaduta sul
Comune di Ostana, con il quale è stata
avviata una collaborazione allo scopo di
impostare la realizzazione di un centro
multi-servizi che si possa proporre come
un punto di riferimento per il territorio
dell’alta valle Po. Tra i numerosi servizi
che potranno essere attivati all’interno
del centro figurano la biblioteca, un’area
dedicata a incontri e presentazioni, un
piccolo spaccio alimentare, uno sportello
bancomat, un Internet point, insomma
una ricca serie di offerte per un centro
che si spera possa diventare un giorno un
luogo di aggregazione e di promozione
del territorio e delle sue caratteristiche
salienti. Il progetto ADAPT2DC è appena
cominciato, ma presso il Comune di
Ostana già fervono i preparativi per il
primo importante appuntamento, previsto
per il prossimo mese di giugno: infatti
proprio nel Comune della valle Po sarà
ospitato il prossimo meeting di progetto,
nel quale i diversi partner europei avranno
modo di scambiarsi preziose informazioni
sullo stato di avanzamento delle attività
e, naturalmente, scoprire una tra le tante
meravigliose località delle montagne
piemontesi.
Regions benefitting from returning migrants
Perché gli emigranti
tornino nelle Valli dell’Ossola
di Emanuela Dutto e Nuria Mignone
P
rosegue a ritmo serrato l’impegno
dell’UNCEM Piemonte sul progetto
ReTurn – Benefici alle regioni per
il ritorno dei migranti. Nelle ultime
settimane il territorio della Comunità
montana Valli dell’Ossola, area pilota del
progetto, è stato al centro di numerose
iniziative, organizzate con lo scopo di
raggiungere nei prossimi mesi l’obiettivo
principale del progetto, ovvero fornire
agli emigrati degli strumenti e delle
motivazioni per invogliarli a ritornare nel
loro territorio d’origine, arricchendolo
con la loro esperienza.
Innanzitutto prosegue la campagna
informativa per incentivare la
partecipazione di emigrati e migranti di
ritorno all’indagine online disponibile
sul sito http://return.ifl -leipzig.de.
L’indagine – che richiede circa un quarto
d’ora per la compilazione e permette
di partecipare all’estrazione di buoni
per l’acquisto di libri per un valore
complessivo di € 300 – ha come scopo
la raccolta di preziose informazioni per
comprendere meglio le condizioni, le
aspettative e le difficoltà di coloro che
intendono ritornare.
All’indagine online si è affiancata,
inoltre, un’inchiesta condotta
direttamente dall’UNCEM Piemonte
nelle valli dell’Ossola, rivolta ai principali
enti locali attivi nel campo del mondo
del lavoro e alle aziende stesse, per
cercare di comprendere l’interesse
specifico che ogni diverso soggetto
nutre nei confronti degli emigrati e
delle prospettive di un loro potenziale
ritorno. Un’intervista dettagliata è stata
rivolta ad amministratori e responsabili
dei Centri per l’Impiego, della Camera
di Commercio, del Consorzio per la
Formazione e la Ricerca nel Verbano
Cusio Ossola, nonché a numerosi datori
di lavoro nei settori della floricoltura,
lapideo, lattiero-caseario, edile, della
ristorazione, delle cooperative sociali.
Il territorio si dimostra attento e
interessato al tema del progetto e alcune
iniziative locali vanno già nella direzione
di un sostegno alla socialità e alla vita di
comunità, come nel caso dell’Universicà,
una sorta di “università da cà” (da
casa), che si occupa di recuperare storie,
luoghi, usanze orali legati ai mestieri
e alle eccellenze del territorio quali
l’artigianato artistico e le tradizioni
enogastronomiche, le devozioni e
i sapori antichi. Inoltre, sempre nel
verbano, è attivo il Coordinamento
frontalieri del Verbano-Cusio-Ossola, che
raccoglie le istanze degli italiani della
zona che lavorano nella vicina Svizzera
e che, attraverso il Presidente Antonio
Locatelli, ha già iniziato a collaborare
con l’UNCEM Piemonte per il progetto
ReTurn, allo scopo di comprendere
al meglio la situazione attuale, prima
di procedere alla realizzazione degli
strumenti per riattrarre i migranti nelle
valli dell’Ossola.
In questa fase di analisi, oltre alle 2
indagini per i migranti e per i datori di
lavoro, il progetto ReTurn comprende
anche la realizzazione di una panoramica
sui dati statistici delle 7 nazioni
coinvolte, che l’Università di Maribor sta
ultimando e che sarà presto presentata
sul sito www.re-migrants.eu,
curato dall’UNCEM Piemonte e ricco
di informazioni sul progetto e sui
partner.
Nei prossimi mesi, una volta completate
le analisi, saranno impostati gli strumenti
a disposizione dei migranti potenziali
(portale e numero telefonico dedicati,
azioni informative e promozionali…):
la sfida del progetto ReTurn non è che
all’inizio.
Progetti europei
55
Notizie dalle Comunità
56
Eventi
e iniziative
delle nostre
Comunità
a cura di
Marialaura Mandrilli
COMUNITÀ MONTANA ALTO TANARO CEBANO MONREGALESE
Quando la spesa arriva a domicilio
D
al mese di aprile verrà avviato sul territorio della Comunità montana Alto Tanaro
Cebano Monregalese il progetto di “Consegna della merce a domicilio”.
“Si tratta di un importante servizio – spiega il presidente Giuseppe Boasso –
destinato alle persone ultrasessantacinquenni residenti in uno dei quarantuno
Comuni montani. Potranno telefonare a un negozio convenzionato, ordinare la
spesa e chiedere che venga recapitata al loro domicilio senza alcun costo aggiuntivo:
si tratta di un altro importante passo per migliorare la qualità della vita nei centri
montani”.
L’assessore Fausto Mulattieri aggiunge: “Si sono stipulate le convenzioni con alcuni
negozianti del territorio, ai quali verrà riconosciuto un contributo per le spese di
viaggio e il tempo impiegati. Abbiamo inviato ai Comuni l’elenco dettagliato degli
esercizi che hanno aderito e verrà avviata una capillare campagna informativa”.
COMUNITÀ MONTANA VALLI GRANA E MAIRA
Le identità visibili
L
a Comunità montana
strutture di ristorazione,
Valli Grana e Maira
allo scopo di sviluppare
e l’Associazione Espaci
le relazioni tra
Occitan, nell’ambito dei
produttori, trasformatori
progetti “Le identità
e consumatori in una
visibili” e “Valorizzazione
comune azione di
del sistema Valle Grana”,
valorizzazione della
propongono un nuovo
tipicità del territorio. Il
programma formativo
corso prevede inoltre
indirizzato in particolare
due viaggi formativi,
al settore turistico delle
previa iscrizione entro
Valli Grana e Maira.
giovedì 3 maggio
“L’obiettivo – spiega
alla segreteria di
Roberto Colombero
il presidente Roberto
Espaci Occitan. Prima
Colombero – è fornire
destinazione, l’area
all’imprenditoria locale, anche
vacanze dell’Alpe di Siusi in Trentino
attraverso il confronto con altre aree
Alto Adige (Südtirol), nel quale sarà
del Piemonte, qualche spunto utile
possibile confrontarsi con una realtà
per rafforzare la qualità dell’offerta
turistica organizzata su un territorio
turistica favorendo la creazione di
con caratteristiche e potenzialità
una rete tra le realtà produttive locali
associabili a quelle delle valli Grana e
e i ssoggetti
oggetti che svolgono ll’attività
attività
Maira. Altro viaggio formativo al Lago
di aaccoglienza,
ccoglienza, accompagnamento
d’Orta il 14 giugno. Per informazioni
e ris
storazione sul nostro territorio”.
ristorazione
e iscrizioni: Associazione Espaci
Il pr
rogramma prevede tre lezioni in
programma
Occitan, di Dronero (CN),
aulaa finalizzate a favorire l’utilizzo
tel. 0171 904075,
dell
le produzioni locali nel settore
delle
mail [email protected] –
albe
erghiero, extralberghiero e nelle
alberghiero,
[email protected].
COMUNITÀ MONTANA
VALLI DELL’OSSOLA
Il socio-assistenziale
alla Comunità
montana
I
l Ciss Ossola entro il 30 giugno verrà
soppresso, ma in via sperimentale le
funzioni dei servizi socio assistenziali
oggi gestite tramite il Ciss potrebbero
essere trasferite alla Comunità montana
delle Valli dell’Ossola. È questa una
soluzione possibile, alla quale è giunto
il tavolo tecnico costituitosi all’interno
del Consorzio Intercomunale dei servizi
sociali, che è stata presentata dal
presidente dell’Assemblea Damiano
Del Barba al consiglio del Consorzio.
“Al Consorzio Intercomunale dei
Servizi Sociali dell’Ossola aderiscono
attualmente – ha detto Del Barba – tutti
e 38 comuni della Comunità montana
quindi il permanere della gestione
consortile attraverso la Comunità dà
garanzia di risposte omogenee per
tutto il territorio, consentendo anche
alle persone residenti nelle realtà più
decentrate di poter accedere ai servizi
con pari dignità e medesima attenzione.
Non si tratta di una delega diretta alla
Comunità montana, ma semplicemente
di chiedere alla Comunità montana,
che è l’unico ente in Ossola che può
farsi carico dell’amministrazione e
della gestione di questa istituzione, di
prendersi carico di questo passaggio”.
(da Ossolanews.it)
COMUNITÀ MONTANA VALLI DEL MONVISO
COMUNITÀ MONTANA
VALLE SUSA E VAL SANGONE
Nuovo portale per lo sport
Costituito l’Organo
Tecnico Comunale
per la Valutazione
Ambientale Strategica
D
I
l Consiglio di Comunità montana ha approvato
l’istituzione dell’Organo Tecnico Comunale in forma
associata per la Valutazione Ambientale Strategica (Vas).
La Legge Regionale 1 del 2007 ha affidato ai Comuni
la procedura di approvazione delle varianti strutturali
del Piano Regolatore, prevedendo che venga istituito
internamente al Comune l’organo Tecnico Comunale
per la Vas. Poiché la maggior parte dei Comuni non
ha in organico una figura tecnica autonoma da
affiancare al responsabile del procedimento urbanistico,
la Comunità montana ha assunto la gestione di tale
servizio in forma associata.
a alcuni giorni è
online il nuovo
portale www.
mombracco.it
realizzato dalla
Comunità montana
Valli del Monviso e
dedicato alle attività
outdoor e sportive
praticabili sul territorio.
Una vera e propria
vetrina espositiva
multimediale sulla
quale l’utente
potrà visualizzare
video relativi alle
discipline sportive
dell’escursionismo, del boulder, dell’arrampicata, del
fitwalking e della mountain bike. Il sito reindirizza inoltre
alle varie associazioni che sul territorio si occupano di queste
attività. La Comunità montana ha curato anche un depliant
multilingue sulla sentieristica del Mombracco, in distribuzione
presso gli uffici dell’ente e a breve nelle strutture ricettive di
valle.
Borghi sostenibili: un club per i piccoli Comuni
S
i riapre il bando per ricevere il
marchio Borghi sostenibili del
Piemonte (www.borghisostenibili.it),
una certificazione di qualità turisticoambientale nata dalla collaborazione
tra l’Assessorato al Turismo della
Regione Piemonte ed Environment
Park, Parco scientifico e tecnologico per
l’ambiente di Torino. Il nuovo bando
è indirizzato ai comuni del Piemonte
con una popolazione non superiore
ai 1.000 residenti che valorizzano, in
forma sostenibile, le risorse turistiche e
sportive.
Sono 599 le realtà regionali interessate
dall’iniziativa che potranno presentare
domanda a partire da oggi, 15
marzo,fino al 20 aprile 2012. I candidati
ammessi alla pre-selezione avranno un
mese di tempo, fino al 20 maggio 2012,
per consegnare la documentazione
necessaria per richiedere il marchio di
Borgo sostenibile.
Una prima selezione dei comuni
candidati per i Borghi sostenibili
sarà effettuata da una commissione
mista di esperti di Regione Piemonte
ed Environment Park in base a
criteri come il numero di presenze
turistiche, la percentuale di raccolta
differenziata, gli eventi organizzati nel
territorio comunale, l’assegnazione di
certificazioni di qualità ambientale, la
presenza di impianti sportivi o di percorsi
e reti turistiche per gli sport outdoor.
I comuni selezionati dovranno poi
dimostrare, in un secondo momento,
di avere le carte in regola per il marchio
secondo 22 criteri che includono la
tutela delle risorse idriche, il risparmio
energetico, la valorizzazione del
patrimonio architettonico e naturalistico.
“Turismo e qualità ambientale sono due
aspetti dell’ospitalità che non si possono
più separare – commenta l’assessore
all’Istruzione, Sport e Turismo della
Regione Piemonte, Alberto Cirio – Un
binomio che si traduce in tutela del
patrimonio storico-artistico, raccolta
differenziata e qualità dell’aria. Il
marchio Borgo Sostenibili punta proprio
a riconoscere il merito di quei piccoli
comuni del Piemonte che hanno saputo
coniugare con successo l’offerta turistica
e sportiva con il rispetto dell’ambiente e
il ricorso a energie rinnovabili. Una scelta
che premieremo anche nel momento
in cui assegneremo dei contributi con i
nostri bandi del Turismo”.
I comuni che riceveranno il marchio
di Borgo Sostenibile del Piemonte
riceveranno, infatti, punteggi premio
su alcuni bandi regionali nel settore
turistico dedicati ai comuni, saranno
inseriti nel network telematico
dei Borghi, potranno partecipare
a workshop tematici rivolti alle
amministrazioni comunali e ottenere
una consulenza gratuita dai tecnici
dell’Environment Park sulle possibili
strategie di miglioramento in termini
di risparmio energetico e performance
ambientali.
Oggi i comuni presenti nel network
dei Borghi sostenibili sono Avigiliana,
Bergolo, Cortemilia, Garessio, Levice,
Mombaldone, Neive, Candelo, Vogogna
e Volpedo.
Notizie dalle Comunità
57
Notizie dalle Comunità
58
I nostri auguri al nuovo
presidente regionale del Cai
Il Cai Piemonte
ha un nuovo
presidente. È
Michele Colonna,
di Fossano, che
sostituisce il lanzese
Gino Geninatti.
A Colonna e
al Club Alpino
Italiano, anche
l’Uncem Piemonte
ha trasmesso
una lettera di auguri nella quale il presidente Lido
Riba evidenzia “i comuni obiettivi e programmi del
Cai e dell’Uncem per il presente e il futuro dei territori
montani”. “Sono certo – afferma Riba – che l’azione
comune tra le nostre realtà, potrà sensibilizzare il mondo
delle imprese, della politica, di tutte le istituzioni del
Piemonte affinché la montagna torni al centro delle
strategie politico-economiche e venga considerata come
motore del Piemonte e del Paese”.
UNCEM PIEMONTE
È on line il nostro nuovo sito
È on line il nuovo sito internet istituzionale dell’Uncem
Piemonte, che contiene tutte le notizie e le informazioni
relative ai progetti della Delegazione.
www.uncem.piemonte.it è completamente rinnovato
rispetto alla precedente versione. Nuova grafica e soprattutto
nuovi spazi di interazione con gli utenti. Collegato con tutti
i social network sui quali è presente Uncem – Facebook,
Twitter, Flickr, YouTube – permette a tutti di commentare
le notizie e i comunicati stampa inseriti. Sul sito vi è anche
il collegamento con la piattaforma Issuu, dove sfogliare i
numeri di PieMonti e i cataloghi del turismo per gli studenti e
per gli adulti. Nelle sezioni tematiche al centro della pagina,
i documenti, i video e le foto scaricabili. Un nuovo sistema di
relazione con il territorio montano, dinamico e interattivo.
TERME DI VALDIERI
Via al piano di sviluppo del polo turistico e termale
P
assi avanti per il progetto di sviluppo del complesso
turistico e termale di Valdieri che prevede, oltre alla
riqualificazione delle storiche terme reali di Valdieri in
alta valle Gesso, anche la costruzione di un nuovo centro
termale e ricettivo più in basso, a Valdieri, la realizzazione
di una condotta per il trasporto dell’acqua termale da
monte a valle e un’eventuale attività di imbottigliamento
dell’acqua. L’opera prevede interventi sia pubblici, sia
privati per un impegno totale di quasi 42 milioni di euro.
Il Collegio di Vigilanza della Regione, che si è già riunito
altre volte per seguire l’iter del progetto, si è incontrato
mercoledì 7 marzo in Provincia a Cuneo per fare il punto
sullo stato di attuazione dell’accordo di programma
che prevede la collaborazione tra Regione Piemonte,
Provincia di Cuneo, Comunità montana Alpi del Mare e
Comune di Valdieri. Per la Provincia erano presenti il vice
presidente Giuseppe Rossetto e il consigliere provinciale
di zona Piermario Giordano, il Comune di Valdieri era
rappresentato dal sindaco Emanuel Parracone e la
Comunità montana Alpi del Mare dal presidente Ugo
Boccacci. I primi passi dell’accordo risalgono al 1 maggio
2009, poi formalizzato dalla Giunta regionale il 16
dicembre 2009. L’intervento pubblico prevede un impegno
finanziario di 9,5 milioni di euro (fonte Sdf) di cui 6,5
milioni di euro a carico della Regione Piemonte a favore
della Comunità Montana Alpi del Mare per: progettazione
e realizzazione della condotta per il trasporto dell’acqua
termale da monte a valle; sistemazione della strada
provinciale dove sarà alloggiata la condotta; approvazione
del Pip e del conseguente adeguamento del Piano
regolatore generale; urbanizzazione dell’area destinata
al nuovo centro termale e ricettivo a valle; eventuale
costruzione di una centralina idroelettrica, come intervento
con priorità minore. L’intervento privato ammonta a circa
32,4 milioni di euro (fonte Studio di Fattibilità) e prevede:
realizzazione delle nuove terme a valle; riqualificazione
dell’attuale complesso delle Terme Reali di Valdieri
collocate a monte attraverso la ristrutturazione del
complesso alberghiero, dello stabilimento termale, delle
aree di pertinenza dei nuovi pozzi e l’eventuale costruzione
di uno stabilimento di imbottigliamento dell’acqua
minerale. Dalle trivellazioni effettuate vicino all’attuale
stabilimento termale in quota è emersa una falda con
acqua dalle caratteristiche simili a quelle già riconosciute
dal Ministero della Salute, con una temperatura superiore
ai 60° C e una quantità superiore a quella utilizzata
finora e captata con sole opere superficiali, che sarebbe
sufficiente ad alimentare il nuovo centro termale a valle.
COMUNITÀ MONTANA VALLI ORCO E SOANA
La scuola in rete: lezioni anche sul web
L
a Comunità montana Valli
Orco e Soana ha ideato
durante l’anno 2010 il progetto
“Insegnare, Comunicare
e Innovare nelle Valli Orco
e Soana”, (Icivos), per la
realizzazione di una rete di
lavagne interattive multimediali
(Lim) che ha permesso il
collegamento telematico
delle scuole di Ceresole Reale,
Casetti di Locana, Locana
(scuola media), Ronco,
Frassinetto e Pont (scuola
media). Il progetto, definito
con l’Istituto comprensivo di
Pont “Martinetti”, è stato
attuato durante l’estate del
2010 con una spesa di 115mila
euro di cui 40mila erogati
dall’assessorato alla Montagna
della Regione Piemonte.
Nel corso dell’anno scolastico
2010-2011 sono state
effettuate numerose lezioni
in video conferenza (scienze,
inglese, storia…) permettendo
agli alunni delle varie pluriclassi
di poter dialogare tra di loro e
con gli insegnanti.
Nel 2011 è stata avviata
una implementazione del
progetto, denominata “Icivos
2”, che consente agli studenti,
impossibilitati a raggiungere,
per qualsiasi motivo (anche per
malattia) le scuole, di seguire le
lezioni direttamente da casa.
Lo sviluppo del progetto è
stato promosso e coordinato
dalla Comunità montana e
dall’Istituto scolastico di Pont
mediante il supporto scientifico
del Consorzio di ricerca Csp
di Torino e quello tecnico
della società Pf Technology
di Cuorgnè. Fondamentale
la connessione a “Internet
veloce” o alla rete di banda
larga realizzata sull’intero
territorio delle Valli Orco e
Soana dal Consorzio Csp nel
2007 e 2008; la rete, ceduta
da Csp in comodato alla
Comunità montana, è stata
affidata in concessione alla
sente parte integrante della
classe, può ricevere i compiti
da eseguire a casa e seguire
direttamente la lezione
in videoconferenza non
sentendosi in alcun modo
isolato.
“In questo “momento
storico” in cui i Comuni
sono tenuti, per legge, a
programmare la gestione
delle loro funzioni in forma
associata – evidenzia Crossasso
– quella relativa all’“istruzione
Società Erre Elle Net di Forno
di multiconferenza audiopubblica” è ricompresa tra
Canavese per la gestione
video, può interagire con la
quelle “fondamentali” che,
tecnico-economica.
Lim, attraverso uno specifico
obbligatoriamente, devono
“L’alunno, pur stando a casa
applicativo informatico,
essere esercitate mediante
– spiegano il presidente della
scrivendo direttamente
“forme associative”. Le
Comunità montana Danilo
sulla lavagna multimediale.
modalità di gestione, in forma
Crosasso e il direttore Gualtiero L’insegnante può rivolgersi
associata, dei servizi comunali
Fasana – può frequentare
allo studente a casa così come non possono prescindere
le lezioni ed eseguire i
sta facendo per i compagni
dall’utilizzo delle innovazioni
compiti che gli vengono
presenti in aula ottenendone
telematiche. Il progetto
assegnati; infatti, grazie ad
l’attenzione e la partecipazione “Icivos” ne è un concreto
un programma open source
alla lezione; lo studente si
esempio”.
COMUNITÀ MONTANA VALSESIA
Polis e i servizi al cittadino
È stata consegnata mercoledì 4 aprile a Torino da
Alessandra Fassio, dirigente del settore Ufficio
Relazioni con il Pubblico della Regione Piemonte,
durante l’incontro relativo alla promozione su tutto
il territorio regionale delle attività svolte dalla
rete Polis Piemonte, al Presidente della Comunità
montana Valsesia, Pierangelo Carrara, la targa di
riconoscimento per le amministrazioni che collaborano e
realizzano le schede informative sui servizi al cittadino. L’iniziativa Polis Piemonte
alla quale aderisce la Comunità montana Valsesia, insieme ad altri 58 enti territoriali
tra Province, Comuni, Camere di Commercio, Aziende Sanitarie Ospedaliere, Arpa,
Inps, Agenzia delle Entrate, Tribunali e Prefetture, si propone come obiettivo
di informare i cittadini in modo veloce ed esauriente e di ricevere informazioni
certificate dagli enti competenti aderenti alla rete, in grado di dare risposte chiare e
articolate su materie ed argomenti inerenti l’attività della Regione, della Provincia,
dell’Arpa e delle Aziende Sanitarie. “L’auspicio – spiega il presidente della Comunità
montana Pierangelo Carrara – è che in un prossimo futuro anche altri enti e Comuni
del nostro territorio possano aderire a questo progetto, tenuto conto che grazie
soprattutto alla tecnologia a disposizione degli enti aderenti alla rete Polis, si ha la
possibilità di gestire l’attività di informazione, i contatti ed orientare i cittadini anche
su materie di competenza di altre amministrazioni”.
Il servizio offerto dalla Rete Polis Piemonte diventa pertanto un modo semplice ed
efficace per dialogare tra le amministrazioni in rete e con il cittadino, semplificando
le procedure.
Notizie dalle Comunità
59
PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA DELEGAZIONE PIEMONTESE UNCEM
Pie
INSERTO SPECIALE
AL N. 3/2012
onti
Il mondo
dei vinti
35 anni dopo
La grande eredità di Nuto
Le sfide politiche
per le Terre Alte
La forza
del cambiamento
Territori, sviluppo
e rappresentanza
A Paraloup, la mostra
Il popolo che manca
Inserto speciale
II
La grande
eredità
di Nuto
A 35 anni dalla
pubblicazione de
“Il mondo dei vinti”,
la montagna prova a
rinascere. Cresce una
nuova “coscienza di
territorio” che contagia
le Terre Alte e le
permea di nuovi valori.
La consapevolezza
culturale la capacità di
analisi della storia sono
i vettori per lo sviluppo
socio-economico della
montagna.
Un processo dove
la politica deve fare
la sua parte. Il punto
del figlio di Nuto,
Marco, nell’intervento
al Convegno di Cuneo
di sabato 21 marzo
2012, promosso da
Fondazione Nuto
Revelli e Uncem
Piemonte, con il
contributo della
Fondazione Crc
A
trentacinque anni dalla pubblicazione
de “Il mondo dei vinti”, i temi
affrontati da Nuto Revelli sono ancora
sorprendentemente attuali. A partire
dal suo racconto, oggi è fondamentale
tornare a interrogarsi sul futuro della
montagna e intraprendere un viaggio
alla scoperta della Terre Alte, tra voglia
di sviluppo socio-economico e “nuova
coscienza di territorio”.
Sabato 31 marzo, a Cuneo, il Convegno
“Il mondo dei vinti 35 anni dopo”,
promosso dalla Fondazione Nuto Revelli
e dall’Uncem Piemonte, con il contributo
della Fondazione CRC, ha intrecciato idee,
pensieri, ricordi e proposte per il futuro
del territorio montano di persone che
operano quotidianamente per lo sviluppo
economico, sociale e culturale delle “Terre
Alte”: da Marco Revelli, presidente
della Fondazione Nuto Revelli onlus, a
Lido Riba ed Enrico Borghi, presidente
dell’Uncem Piemonte e dell’Uncem
nazionale, assieme a Mario Cordero,
coordinatore regionale Icom – Italia
(International Council of Museums) e
Laurana Lajolo, dell’Istituto per la Storia
della Resistenza di Alessandria e Asti.
La presentazione della mostra
multimediale “Il popolo che manca”,
nella seconda parte del convegno, ha
messo ulteriormente in evidenza il valore
e l’attualità del metodo d’indagine
di Revelli. Proprio sulla falsariga del
lavoro svolto dallo scrittore-partigiano
cuneese, gli autori Diego Mometti e
Andrea Fenoglio sono riusciti infatti a
raccogliere una preziosa testimonianza
3
del “mondo dei vinti” di oggi.
“Il titolo di questo convegno ci spinge a
fare un bilancio: a distanza di 35 anni,
qual’è l’eredità che ci ha lasciato Nuto
Revelli?”. Marco Revelli non ha dubbi:
l’indagine condotta dal padre Nuto è
fondamentale ancora oggi per interpretare
la situazione contemporanea della
montagna e trovare soluzioni efficaci per
il suo sviluppo. “L’impulso iniziale che ha
portato mio padre nelle case contadine
– spiega – non è stato un mero interesse
culturale, astratto o accademico, ma
qualcosa di molto più viscerale: sono state
la guerra e la rabbia a muoverlo. Pur nel
suo essere scrittore, Nuto è sempre rimasto
il “generale”, il partigiano che assieme a
Dante Livio Bianco e Duccio Galimberti
pose le basi per la nuova Italia”.
Nelle prime pagine del libro, Nuto scrive:
«In quei tempi “rastrellavo” la pianura, la
montagna, le Langhe. Entravo in centinaia
di case contadine e incontravo una realtà
che mi affascinava e mi offendeva. Giravo
a cercare la guerra, a cercare il passato,
e avvertivo che la guerra dei poveri non
finisce mai».
“La rabbia di mio padre – continua Marco
Revelli – è radicata nella consapevolezza
che la montagna sta subendo una
gravissima ingiustizia. È vittima di un
sistema sordo e scellerato, che, allora
come oggi, la tiene ai margini, la
sfrutta e la deruba di ogni ricchezza,
completamente accecato dal mito del
progresso”. Con “Il mondo dei vinti”,
Nuto Revelli scrive il suo atto d’accusa
“È il mondo dei vinti
che mi apre alla speranza,
che mi carica di una rabbia
giovane, che mi spinge
a lottare contro la società
sbagliata di oggi”.
Nuto Revelli
Dall’introduzione de “Il mondo dei vinti”
Il recupero della borgata Paraloup di Rittana, in Valle Stura. Un luogo simbolo della Resistenza
cuneese, sede nel 1943 e ‘44 della prima banda partigiana di “Giustizia e Libertà”, della quale
fece parte anche Nuto Revelli
contro la società industriale che ha
condannato le valli alpine piemontesi:
«Scappo da Cuneo, città sorda e bigotta,
e cerco il mondo dei vinti, dove un
dialogo è ancora possibile». E ancora: «Si
aiuta soltanto il volano dell’industria a
girare più veloce, dimenticando le sacche
di miseria, dimenticando le profonde
contraddizioni del sistema».
Nulla sembra essere cambiato da allora,
insiste Marco: “La corsa al progresso
è sempre più impietosa e la montagna
continua a vivere la contraddizione
di aree abbandonate che muoiono
giorno dopo giorno e di zone che si
arricchiscono stagione dopo stagione,
sotto la spinta del turismo “coloniale” e
“Ha ragione Nuto Revelli.
Abbiamo ammazzato
la montagna
ed ora non ci resta
che il mondo dei vinti”.
rrone
Alessandro Galante Ga
Nuto Revelli: un uomo la cui vita,
è stata spesa “a combattere l’Italia delle amnesie,
dei vuoti di memoria, delle rimozioni.
L’Italia che preferisce la retorica alla responsabilità
verso la sua storia. L’Italia che celebra e dimentica”.
Michele Calandri e Mario Cordero,
in occasione dell’ottantesimo compleanno dello scrittore
della cementificazione, che deturpano
il territorio, derubandolo di ogni sua
ricchezza”. Per dirla con le parole
di Nuto: «Alla campagna povera il
sistema ha sempre e soltanto offerto
un turismo insensato, da rapina. Il
turismo che non rispetta l’ambiente,
che ferisce il paesaggio, che umilia il
fragile tessuto contadino, non fa che
riproporre sotto nuova forma l’antico
sfruttamento, l’eterno colonialismo». E
sullo spopolamento: «Nelle valli, attorno
alle frazioni spente, i grandi campi, i nuovi
“latifondi”, denunciavano la scomparsa
della vita con cento proprietà senza
confini. Tetti sfasciati, muri screpolati,
pilastri strapiombati, come dopo un
terremoto; le porte spalancate di una fuga
senza ritorno».
Sul tema dell’abbandono della montagna,
Marco Revelli si pronuncia in maniera
forse ancora più netta e forte rispetto al
padre. Parla delle baite abbandonate che
cadono in pezzi, richiamando l’attenzione
sulle 49 frazioni disabitate del comune di
Rittana, sulle nascite che non ci sono più e
contribuiscono a uno spopolamento “dal
basso” dei territori e giunge a paragonare
l’immagine delle baite diroccate a quelle
della “monnezza” abbandonata sulle
strade di Napoli. “La politica – conclude –
deve mettersi in ascolto della montagna e
lavorare strenuamente per un’economia
di “flussi” e non di “luoghi”. Solo in
questo modo possiamo restituire a quelli
che sono diventati semplici “luoghi di
memoria” una nuova vita, un valore
di civiltà e di bene comune. È questa
consapevolezza, forse, l’eredità maggiore
che ci ha lasciato Nuto Revelli”.
Inserto speciale
IV
“I vinti di oggi sono i giovani.
Nuto ci invita ad ascoltarli,
a renderli protagonisti”
L’intervento di Marco Revelli al Convegno
del 21 marzo 2012 a Cuneo
Laurana Lajolo e Mario Cordero hanno offerto al Convegno alcune testimonianze storiche e letterarie sul “Mondo
dei vinti”. Secondo Lajolo (Istituto per la
Storia della Resistenza di Alessandria e
Asti), per progettare il futuro della montagna bisogna tornare al passato, per
farne esperienza ed evitare il ripetersi di
errori: «Dobbiamo nutrirci dei nostri antenati e recuperare il messaggio di Nuto. La straordinaria operazione cultura-
Le voci dei nuovi testimoni
I testimoni della seconda generazione del Mondo dei vinti – molti sono
discendenti diretti dei protagonisti de “Il mondo dei vinti” e de “L’anello forte”
– sono stati intervistati da Andrea Fenoglio e Diego Mometti, autori de “Il
popolo che manca”. Alcuni intervistati sono gli stessi coinvolti allora da Revelli.
2007. Cervasca,
Mariagrazia Molinaro –
acalista,
classe 1951, infermiera, sind
per “L’anello forte”.
elli
Rev
o
Nut
già intervistata da
pezzo di terra si
un
“Un tempo per comprare
i da emigrante.
ann
tre
o
due
doveva lavorare
ona
and te. Questa è la
Adesso le terre sono abb
za della montagna”.
hez
ricc
la
vera perdita del
ritorio solo a “fare
“Non si può ridurre un ter
ta un’altra cosa:
tut
è
rio
rito
le ferie”. Il ter
siano lì e che
e
ha bisogno che le person
re insieme. Un
sta
di
à
ilit
sib
abbiano la pos
unità vitali”.
com
luogo dove ci siano delle
la loro scelta
nel
i
tat
aiu
o
son
“I giovani non
a è ancora
itic
pol
di restare in montagna. La
on ho mai
“N
.
te”
gen
la
del
ti
fuori dai proget
”, ma
nti
“vi
e
com
considerato i montanari
o”.
van
iste
res
che
come persone
Magno Martini – Registrazione 2007.
Castelmagno, classe 1934, contadino,
operaio. Già intervistato da Nuto Revelli
per “Il mondo dei vinti”.
“La Michelin ha reso ricchi i montanari.
Se non ci fosse stata questa fabbrica,
che ha impiegato 5000 persone, lo stato
avrebbe dovuto dare da mangiare a tutti
i montanari rimasti con due vacche”.
“Di fronte alla natura siamo ignoranti.
Per capirne qualcosa l’uomo dovrebbe
morire 1000 anni e poi tornare a
vedere com’è cambiato questo pianeta.
Allora potrebbe risolvere qualcosa. Se
no restiamo asini lo stesso. Muori di
crepacuore”.
Elsa Isoardi – Pieraldo Viano
2007. Chiappi di Castelmagno, classi
1965 e 1983, allevatori, casari. Nipoti
di Pietro Viano “Il mondo dei vinti”.
“I terreni di montagna sono
troppo frammentati: bisogna
andare d’accordo per riuscire a
far pascolare le bestie”. Sulla
montagna si fa un gran parlare,
però non ci sono più persone che
tengono vacche. O hai una grossa
azienda, o non sopravvivi. Una volta
il Castelmagno ci permetteva di
vivere bene. Adesso quel tempo è
finito. Abbiamo molte più comodità
di allora, ma il guadagno non c’è
più e la vita è diventata ancora più
dura. I giovani preferiscono andare
a lavorare in fabbrica, in ufficio, o
in banca piuttosto che mettersi li a
lavorare la terra”.
Paola Giordano
Cuneese, classe 1973
– Il
“La possibilità di un popolo che manca.
cambiamento
può arrivare da un
a scuola che faccia
conoscere ai bamb
ini il proprio
territorio e faccia
fare loro esperienz
e
pratiche. Non possi
amo diventare
tutti laureati, non
possiamo vivere
mangiando comput
er
bisogno di persone e mouse. C’è
ch
passione, l’interesse e abbiano la
e
qualcosa sul proprio la voglia di fare
territorio”.
Laurana Lajolo
Mario Cordero
le di Revelli consiste nell’aver saputo
ascoltare e interpretare la condizione
dei contadini e delle loro terre». Ancora oggi l’universalità del messaggio
di Revelli ci serve per comprendere in
che direzione andare, per non ripetere gli errori di un tempo: «I “vinti” di
oggi sono i giovani, eterni “esclusi”
della nostra società. L’eredità di Nuto ci spinge a raccoglierne le ragioni,
affinché anch’essi possano diventare
protagonisti del loro futuro».
Anche per Mario Cordero (coordinatore regionale Icom – Italia) l’arcano per la salvezza della montagna è
già svelato dal lavoro dello scrittore
cuneese: «I contadini di Revelli sono
“vinti” perché si arrendono e smettono di credere nel futuro della montagna. Se sapremo coinvolgere i montanari e recuperare il loro rapporto con
la terra, allora la montagna sopravvivrà». Una soluzione semplice, che
tuttavia sembra ancora lontana dalla
realtà dei fatti: «L’attacco “trasversale” della classe politica alla montagna, che chiede ai piccoli comuni e
alle Comunità montane di tirar fuori i
risparmi per uscire dalla crisi, è un inequivocabile segnale del perdurare del
problema». E intanto i territori montani continuano a fungere da “palestra”
per i ricchi della città: «L’immagine
della montagna quale luogo di vacanzieri alla ricerca di emozioni sportive,
talvolta anche estreme, è uno stereotipo da combattere, attraverso una promozione dei territori che parta dalla
cultura e dalle tradizioni dei luoghi».
La forza
del cambiamento
Lido Riba ed Enrico Borghi tracciano orizzonti e frontiere della montagna che vuole
intraprendere un nuovo percorso
A
35 anni dalla scoperta del “mondo
dei vinti”, cosa è cambiato? Qual
è lo stato attuale della montagna del
Piemonte? Quali le prospettive per il
futuro?
Sono alcuni degli argomenti più
vivi e attuali affrontati nel corso del
convegno dal presidente nazionale
Uncem Enrico Borghi e dal presidente
della Delegazione piemontese, Lido
Riba. “Accogliere i segnali lanciati
dai territori, ascoltare le esigenze
di chi vive nelle Terre alte e avviare
finalmente una politica più rispettosa
della montagna – secondo Riba – è
una condizione imprescindibile per
rilanciarne le sorti”. “Dentro l’odierna
crisi fiscale e istituzionale dello Stato
italiano – prosegue Borghi – quelli
che ieri erano considerati “territori
marginali”, le montagne e gli spazi
rurali, vanno assumendo una funzione
a valore aggiunto, in un nuovo modello
di sviluppo”. Si dovrà trovare un nuovo
equilibrio dentro una nuova dimensione:
lo sviluppo e la crescita sostenibile. “La
prospettiva vincente, la terra promessa
alla quale tendere per attraversare il
“deserto” della grande crisi di questi
anni – continua Borghi – è ipotizzare
che le aree montane e rurali dell’Italia
siano la “home base” per attività ad
alto valore aggiunto, come fattori di
un nuovo sviluppo che metta al centro
i temi della sostenibilità e della qualità
produttiva in luogo del consumo infinito
La parola a...
Ezio Falco, presidente Fondazione CRC
“Siamo contenti e orgogliosi di promuovere assieme
all’Uncem Piemonte e alla Fondazione Nuto Revelli il Convegno Il mondo dei vinti 35 anni dopo. Il mandato di programma 2011–2016 parla chiaramente del nostro impegno per la
costituzione di un rinnovato “Patto con il territorio” e per il
sostegno di una visione strategica di lungo periodo. Siamo
convinti che i presidi di montagna siano fondamentali per
rafforzare la coesione sociale del territorio e la sua corretta
gestione”.
e dello sperpero di risorse”.
Ci troviamo dentro un salto d’epoca
e siamo chiamati a una nuova
sfida, concordano i due relatori:
“La montagna deve adeguarsi ai
cambiamenti in atto e stabilire una
nuova governance dei territori.
Dobbiamo elaborare in maniera più
raffinata il senso e la presenza delle
istituzioni della montagna italiana.
È doveroso resistere alla vulgata
sempre più intensa, che pretende
di rappresentare le nostre principali
istituzioni locali, i Comuni, come mera
articolazione decentrata di un potere
statale lontano e onnisciente”.
Borghi, ponendo l’accento sulla crisi
che sta attraversando l’intero Paese
“L’attuale crisi di sistema porta con sé
i prodromi, per il concepimento prima
e per l’attuazione poi, di una strategia
Inserto speciale
V
Inserto speciale
VI
di riequilibrio territoriale – sottolinea –
un nuovo modello di sviluppo che non
si deve confondere con le tradizionali
logiche di sostegno ai territori in
difficoltà. Al contrario, si tratta di
guardare alla montagna e allo spazio
rurale come laboratori per il lancio di
processi di crescita nazionale basati
sull’invenzione di un nuovo modello
di solidarietà sociale e sulla messa in
campo delle nuove filiere innovative e
promettenti”.
Per vincere questa sfida è necessario
attuare politiche che superino la vecchia
concezione della gestione delle risorse,
delegittimando una volta per tutte il
loro prelievo indiscriminato e irrispettoso
del territorio e dei suoi abitanti. Lido
Riba non ha dubbi: “Nel 2011, la
Regione Piemonte ha ricavato 17 milioni
di euro dal prelievo di acqua. Di tutto
questo denaro nulla è stato ridistribuito
alle montagne. La marginalità aiuta il
prelievo indiscriminato delle risorse ed è
su questo punto che fa perno la nostra
politica”. E il governo centrale non è
La parola a...
Mino Taricco, consigliere regionale
“La nuova scommessa per la montagna è culturale. È indispensabile una nuova forma di collaborazione tra gli enti
e la ristrutturazione degli assetti istituzionali. Con il suo
enorme serbatoio di ricchezze e le eccezionali possibilità di
sviluppo legate alla green economy, la montagna non può
che essere parte attiva e centrale del processo di rinnovamento economico e sociale che si sta profilando. L’agricoltura ha molti problemi, ma credo che, in sinergia con altri
settori, sarà determinante per lo sviluppo socio-economico
del nostro Piemonte”.
da meno: “L’interesse a saccheggiare
le Terre alte è ancora molto forte,
basti pensare all’unica legge tirata
fuori dal governo in fatto di territori
montani – rincara Riba –. L’esistenza
delle Comunità montane è minacciata
dall’articolo 16 della “Manovra
2011”, che prevede la fusione anche
amministrativa dei comuni sotto i
1000 abitanti. Il rischio è una perdita
La parola a...
Alberto Valmaggia, sindaco di Cuneo
“Cuneo si trova in posizione centrale rispetto all’arco delle
Alpi sud-occidentali. È qui, che si concentra maggiormente la ricerca di Nuto Revelli e siamo orgogliosi di poterlo
ricordare oggi in questa sede, assieme ai rappresentanti
dell’Uncem, della Fondazione Nuto Revelli e di grandi intellettuali che lavorano quotidianamente per tenere alta
l’attenzione sui temi della montagna”.
d’identità e di autodeterminazione
economica gravissima”. Di fatto, siamo
di fronte a un’operazione politica
che non porta alcun risparmio per i
conti dello Stato, continuando invece
a legittimare una gestione “sorda”
e la marginalità dei territori. Riba
denuncia come la città abbia un’enorme
bisogno di risorse, in primis umane, sin
dall’epoca dei “vinti”: “L’aver sradicato
i montanari dalle montagne è stato un
errore epocale, frutto di una politica
che, ancor prima di Keynes si è rivelata
completamente incapace di interpretare
i bisogni delle valli”.
Scriveva Nuto: «L’alta Langa, come
tutta la campagna povera, ormai è un
cronicario immenso, è il dormitorio di
centinaia di pendolari, è il rifugio degli
scarti, degli invalidi, degli emarginati
dalla “società del benessere».
La risposta, unanime, è di uscire
allo scoperto, di cavalcare l’oggi
e di rivendicare per la montagna
una posizione centrale all’interno
delle politiche di sviluppo del Paese:
“Dobbiamo porre i beni comuni
montani come basi del nostro futuro
e acquisire una soggettività politica e
geostrategica. Bisogna passare – ne
sono certi Enrico Borghi e Lido Riba
– dall’assistenzialismo allo sviluppo
sostenibile e far giocare la partita
anche, e soprattutto, alle persone che
abitano e ricoprono un ruolo attivo sui
territori. Se lo faremo, la montagna
avrà la sua centralità nel nuovo mondo
che si apre. E noi potremo trasformarci
da “figli dei vinti” a “padri dei
vincitori. Solo invertendo la traiettoria
culturale e lottando per il risveglio delle
coscienze, in ogni ambito, assicurerà alle
montagne un futuro davvero pieno di
ricchezza”.
Territori, sviluppo e rappresentanza
La parola a...
e
ttor
giornalista e scri
iz
m
u
R
lo
Pao
o di dieci Nuremmo bisogn
io RiOggi av
altrettanti Mar
to Revelli e di ttere l’indifferenza
r ba
goni Stern, pe è cresciuta non solo
e
ch
ta
ra
de
si
scon
tutta la
ontagne, ma a re un
m
le
al
o
rn
to
at
può comprende
natura! Non si orni di pioggia cone gi
paese dove du rmano in alluvioni.
fo
as
tr
si
vi
ti
cu
se
nia dei
a vedere l’ago
o
am
Non riusci
te
l rritoelvatichirsi de
ghiacciai, l’ins
llaggi, la
vi
i
cazione de
rio, la desertifi
mi spazi
ti
ul
li
ressione ag
gg
l’a
,
ti
en
rg
lle so
la costruziorequisizione de tificazione degli altopiani,
en
naturali. E la
vergini, la cem risalita nel cuore di parchi
neve e
di
nn
ti
svuotera o, la bansi
i
ne di impian
um
fi
I
!
rà
ab
o
ndiche
i villaggi sarann pedire
montagna si ve
nno di cadere,
im
ra
r
te
pe
et
lla
sm
a
nu
gi
o
tt
la piog
ancora fa
rà
sa
si
n
no
e
donati e fors
.
che ciò accada
Augusto Grandi scrittore e giornalista
Lassù i primi. La montagna che vince
“Lassù gli ultimi” era il titolo di uno
splendido libro di alcuni decenni fa.
Quando la montagna era “Il mondo
dei vinti” descritto da Nuto Revelli.
E nell’immaginario collettivo le Terre
Alte sono rimaste un mondo a parte,
destinato alla scomparsa per consunzione. Un mondo superato, sopravvissuto a se stesso. Non è così. La montagna vive e conserva valori e potenzialità che le realtà urbane neppure si immaginano. Tra i
più riusciti lavori letterari che descrivono questo mondo,
vi è “Lassù i primi”, dello scrittore e giornalista del Sole
24Ore Augusto Grandi. Economia, cultura, politica: la montagna ha molto da dire e non intende più tacere. Non è più
disposta ad accettare i soprusi di un mondo privo di valori
e interessato solo a sfruttare persone e ambiente. Si può
ricominciare dalla montagna e da chi la abita. Lassù i primi:
quelli che non si rassegnano a un ruolo da perdenti.
Giuseppe Tardivo Ordinario di Economia
e direzione delle imprese dell’Università di Torino
e coordinatore della Facoltà di Economia di Cuneo
L’economia della montagna evidenzia in Piemonte
due caratterizzazioni fondamentali: l’incontro del
paesaggio, che va protetto e difeso come risorsa
preziosa e produttiva di reddito per la collettività e
la necessità di una chiave di lettura che ne evidenzi
le differenti possibilità di sviluppo e valorizzazione.
In Piemonte i Comuni montani rivestono un peso
determinante nell’economia della Regione. La ripartizione delle colture evidenzia un 7% di seminativi,
37% di boschi e castagni da frutto, 44% di colture
foraggere permanenti, 12% di incolti produttivi. La
grande prevalenza (93%) delle colture estensive determina un indirizzo
essenzialmente silvo-pastorale. Della montagna piemontese va ancora
enfatizzata la ricca abbondanza di risorse forestali (36% della superficie totale).
Un’ulteriore vocazione è data dal turismo orientato a soddisfare una
domanda di tipo stagionale ma che riveste un’importanza fondamentale
per l’economia della Regione.
Collegate con il turismo si rivelano le attività artigianali che in montagna
rappresentano il 45% delle imprese totali e sviluppano produzioni di elevata qualità. Cosa occorre fare per consentire alla montagna piemontese
di affrontare con successo le sfide che questi difficili anni comportano? La
regola è semplice: non considerarla isolatamente ma inserirla nel gioco
più grande di una economia europea.
Guido Novaria giornalista
La montagna ha smesso di piangersi addosso da parecchio tempo. Quei luoghi e quei
personaggi da “Lassù
gli ult im i” res ist on o
soltanto sui libri dalla carta patinata o in
qu alc he pe llic ola di
un amarcord fuori dal
tempo.
ò – e deve – giocare
La montagna sa che pu
lo, è indispensabile
un ruolo vincente. Per far
la pianura che
con
riannodare quel “filo”
Basta pensare
o.
ott
err
int
troppe volte si è
le conosceranno le
quale rivoluzione epoca
ioni informatiche. Il
Terre Alte con le applicaz
ni, ma la possibilità
sog
i
web non è un libro de
anche dalla più sperconcreta di dialogare,
sperduta vallata, con
duta borgata della più
e se è poco...
sat
tutto il mondo. E scu
Inserto speciale
VII
Inserto speciale
VIII
Il popolo che manca
I
l popolo che manca, è un opera
multiforme. Un film, una serie di tre
documentari, un sito web e una video
installazione. Realizzata da Andrea
Fenoglio e Diego Mometti in cinque anni
di ricerca e di lavoro sul campo, si fonda
su un’oscillazione temporale che spazia
dal tempo dei testimoni di Nuto Revelli
(tra la fine dell’Ottocento e gli anni
Settanta del Novecento) a quello dei loro
discendenti, famigliari o semplicemente
persone che abitano e ri-abitano i luoghi
marginali della provincia di Cuneo.
Vincitore del Premio Speciale della
Giuria al Torino Film Festival 2010 e del
Premio Emmer al Trento Film Festival
2011, Il Popolo che manca trova una
nuova versione e un’inedita articolazione
spaziale nelle sale espositive delle baite
della Borgata Paraloup, dove sarà
allestita dal 16 maggio al 12 agosto.
Alla tradizionale visione frontale, la
mostra sostituisce un percorso che
pone l’accento sulle voci e sui dialoghi,
invitando il visitatore a un cammino
insieme fisico e narrativo e offrendogli
la possibilità di costruire gli intrecci di un
La mostra dal 16
maggio al 12 agosto
allestita nelle baite
di Paraloup
proprio personale racconto.
“Il nostro lavoro – spiegano gli autori – è
un sismografo di fratture persistenti tra
origini certe (la cultura contadina arcaica
della montagna e della campagna povera
del cuneese), assestamenti temporanei
(la grande industria e il lavoro operaio di
massa) e crepe strutturali, come quella
dell’attuale crisi economica, che lasciano
aperte diverse faglie, diverse vie di
trasformazione”.
Una mostra sospesa tra passato, presente
e futuro, dove gli ultimi echi della
millenaria civiltà contadina colti da Nuto
Revelli si riverberano nella narrazione
frammentaria dell’oggi: “Abbiamo
voluto mettere a confronto due mondi
apparentemente distanti. Da una parte
abbiamo trascritto e riproposto all’ascolto
alcuni dialoghi inediti, registrati negli
anni settanta, tra Nuto Revelli e i suoi
testimoni. Dall’altra, con frammenti di
interviste video da noi recentemente
realizzate per il film “Il popolo che
manca” e la serie documentaria correlata,
abbiamo creato una trama di volti e di
discorsi: sequenze in cui le persone si
ascoltano, intervengono, rispondono”.
Voci e immagini, presente e passato
che si intrecciano, chiedendoci
inevitabilmente di metterci in ascolto,
sulle tracce della montagna e del
popolo che manca: “Le voci e i volti di
questi nostri testimoni contemporanei,
confrontati con le voci dei loro antenati si
sciolgono nel paesaggio della provincia di
Cuneo, ritratto attuale e paradigmatico
di trasformazioni secolari. Creano, per
affinità e contrasto, indizi che riescono a
visualizzare una doppia mancanza: da un
lato una civiltà che non c’è più, dall’altra
una civiltà nuova, che ora manca e che
immaginiamo però con insistenza”.
LA STAMPA
SABATO 31 MARZO
Cronaca di To
o
ato di escursionism
Segreteria de
11˚Corso avanz
prossimo alla
Si aprono lunedì oux 1 (segreteria@caitor
Barbar
9260)
Cai di Torino,via
6031 - Fax 011-53
del prec
no.it Tel. 011-54
to agli allievi
fo
corso, riserva
. L'obiettivo è
le iscrizioni al
risultati idonei
entali per muove
dente corso base
le nozioni fondam li di alta mont
nire all'allievo
le vie norma
lungo
za
sicurez
Mentigazzi»
si in
ne: Scuola « Ezio
gna. Organizzazio
ontagna
M
2012
I
PAGINA A CURA
OVARIA
DI GUIDO N
tagna di vinti”
“Non è una mon
rre Alte
Il futuro delle Te
TrentoF
350 pe
La
ne del T
rà prese
mo, alle
central
liano, i
lano. L
no, in p
le al
Po – scrive
mi si ripetono
350 op
zioni e i proble
onia drammatie osp
NNI
con una monot che si sfranENRICO CAMA
Mont
ità
ca. Le comun che chiudono,
dell'e
don Oreste
giano, le scuoleferma al capocon l
si
Il 20 luglio 1970co di Cerretla posta che
cresce
ne in
Camera, parro
l’isolamento che
a a Nuto
luogo,
noconfid
e,
. Nelle
viste
to Langh
è cambiata
giorno dopo giornoin funzione
sono
Revelli: «La vita. Io non so conon
stre valli
così l’immagitroppo in fretta
Al «
L’operacamere a gas,
le
nire.
forse
e
l’avve
idio appar
me sarà
g
de genoc
Nuo
ogni
ogn mese,
ne del
folla dei
alla
io prende laa paga e la paga
siva
ecces
I
no prend
ma i fatti paril contadino
, tutto l’anbenpensanti...,
più
c’è
Gia
l’anno
non
volta
che
una
lano, e dicono
per i
are il sole, ad
(22
rdare
no a guard
gli ignoranti,
le
per
le,
spazio
noccio
elete
Rh
le furbizie
aspettare le
sono semmediocri, per l’ultima volta
ap
È
SPORT SOCIETÀ
uve... E lee spese. Nove mesi
toralistiche.
SPETTACOLI
pin
montapre più grosse
il problema della scelta
d’estate
che
mesi
tre
am
o,
come
d’inverno,
gna si ripresenta
re
sognaa ammazzarsi
in cui bisogn
al».
e Maria
di civiltà
m
ma non podi lavoro da un’Av lo della
Aveva ragione, di lì a trenperico
il
br
poi
e
,
che
l’altra
re
teva prevedere mondo sarebTORINO
d
e, e può arriva al
il
GIOVEDÌ 29 MARZO 2012
grandine,
anni
ue
stalla
tacinq
la Repubblica
zia nella
P
grazia
una disgra
■ XVII
ato un’altra volta. » e
tante
be cambi
«vinti
lla tempesta,
i
f
oggi
pari della
- Sabato a Cuneo
Dove sono
un convegno che prende spunto
tà e alla fine dell’an i
itori»? La preca avversità
«vinc
i
allora
e
dal
dove
to,
libro
denuncia di Revelli per fare
no pocoo profit
mica che ridico
econo
che aril punto
rietà
oggi
nei conini non fanno
gna
contadini
I
monta
la
città.
lizzava
purtropsi e andare in quarendersi
della città sta settor
ormai
fronti
e,
NELLE
no
VALLI
lavora
ogni Una foto
giovani
po invadendo ogni territ
ca...».
osimbolo del
si tutti in fabbri
ogni presidio,
sepoldi
avaviaggio
ono
tofono
Nuto Revelli
rio. Ciò che sembr
agnetof
tamagne
n iill m
so con
mio, l’adat
A spasso
tra le vallate
aia di into – il rispar
A CUNEO
delsuffiCuneese
vo, l’auto
È unaa delle centin li – con
DELL’UNCEM
mento creati nta attual
e le colline
issite che Revel licità e
CONVEGNO
Le risposte
tervisste
di Langa.
Un
i delle Terre Alte? all’interno cienza – ridive
cono, comp
no,
borgh
crisi
etofon
netofo
della
piccoli
lavoro
magn
ai
durato
ioni
no»
tra le
mo alla luce
posto
ere dalle rifless
un decennio
gna del Pieza – raccolse
nza
pazien
35 anni dopo» temporanea, e non c’è
del
nella monta
potranno emerg
vinti
so
li
dei
alpine
o
e
diventato
succes
segna
tenè
valli
i
mond
ri
per
edere
Incont
gno «Il
ghee e le
I Cosa
Langh
del
un libro di i
adatto delle Alpi
si possono intrav spopolamento del conve oggi a Cuneo, nello Spazio
alcun
9.30 più
se negli anni furoeese
successo
monte? Dove
rsi da
atico
tiene
Cunee
Roma 15), dalle
e che
può che si
tare di libera lizzaz
dopo il dramm
“Il mondo
ione.
zione CRC (via
m economico
ta? Su cosa si
della ripresa
boom
da Eidella globa dei vinti” or- della Fonda
anta e Sessan
1977
cappi
nel
monta
Cinqu
ate
MASSIMO
icate
anni
della
Hawth
o
ubblic
NOVELLI
degli
mica
no pubbl
monte (l’Unione
alle 13.
ita econo
dei comuni ed enti mon- «ritorSe parafrasand
«Il mondo
del
tani),rinasc
con il sostegnosono
esistere solo
di nel volume
e terre alpoggiare una
i segnaliCasnaudi
più di
Quali della Fondazione
re terre basse radical- ne «un vinto può
sa di nte?
molto
Risparmio
RA il 1977 quando Einaudi
ti», allodi Cuneo, hanno promosdel Piemo
gna
vita
pubblicò
iore per forma
dei vinti». Fu “Il
viesto
un mondo di vincen
mondo
dei vinti”, l’Odissea e l’Ilia- so un convegno per riflettere sui
manif
talvolta super capacità te a uno stile di
cambiafrugalità in stiamo certamente avvi- città,
menti e soprattutto
un libro, fu il deche
e
dei contadini
sulle possibilità
Pasolienidei montanari del-e scita
opposto alla
città e i super
di rinara ci
ione, mobilità
le vallate cuneesi povere,
i ione della
it a au
d lla mente
t di quella
f bbrich le della montagna e dellei istruz
non esiste più
rno verso la città
elli il ruolo subalte
me di Nuto Rev
volu
del
dal mondo
ita
Isolati
ta,
’usc
Maira, Varai
A 35 anni dall
«Nelle Valli
Revelli – le situa-
CULT&URA
I vinti
di
anni dopo
35Nuto
ontato
Finito l’esodo racc
rtigiano
dallo scrittore-pa
E
I curatori della mostra con alcuni testimoni di oggi, intervistati a Cuneo dal giornalista Rai
Alberto Gedda
Terre Alte. Saspopolate per fa- bato,
me, guerre, emigrazione.
dalle 9.30 alle 13, se ne
parlerà a CuNuto
va cominciato a intervistare Revelli ave- neo allo Spazio incontri della
Fondazione
un decennio Crc, in
prima i «vinti di sempre»,
gli stessi che era- Revelli,via Roma 15. Interverranno Marco
no stati con lui, e che gli
figlio di Nuto e presidente
erano
della
to, nella campagna di Russia morti accan- Fondazione dedicata a suo
padre,
stenza, con il preciso intento e nella Resi- ba (presidente Uncem Piemonte),Lido RiEnrico
e parola a chi fino ad allora di dare storia Borghi (presidente Uncem nazionale),
ne era stato pri- rio Cordero
Mavato.
e Laurana Lajolo. Sarà presentata inoltre la mostra «Il
A trentacinque anni dall’uscita
popolo che manca»
del
libro,
di Diego Mometti e Andrea
la Fondazione Nuto Revelli
Fenoglio.
e l’Uncem Pie© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista/1
“D
L’intervista/2
Inserto realizzato grazie al contributo della Fondazione CRC
EDITORE: UNCEM Delegazione Piemontese DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Bressano CONDIRETTORE: Filippo Grillo
COORDINAMENTO REDAZIONALE: Marco Bussone REDAZIONE: Laura Sansalone, Bruno Mandosso, Marialaura Mandrilli,
Alex Ostorero ALLESTIMENTO GRAFICO, PRODUZIONE E STAMPA: AGAM – CUNEO FOTOGRAFIE: AFPT A. Vettoretti, Archivio
Fondazione Nuto Revelli, Marco Bussone, Costantino Sergi, Foto Murialdo
I
Scarica

PieMonti 3-2012