Pie onti 3 La filiera legno-energia Lo sviluppo che muove la montagna Vini di montagna A Costigliole Saluzzo la mostra nazionale della viticoltura “eroica” Architettura alpina Progetto integrato per il recupero delle borgate Idroelettrico Un manifesto per dare voce agli enti locali Una montagna per tutti Nuovo catalogo Uncem con gli itinerari turistici per famiglie e terza età MARZO/APRILE 2012 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 1, DCB/CN - Registrazione Tribunale di Torino n. 5500 del 18.04.2001 euro 3,00 – copia omaggio PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA DELEGAZIONE PIEMONTESE UNCEM 5500 del 18 .04.20 01 euro 3,00 – copia omag gio PER IC O D ’I N Pie FO R MA Z IO NE D E LL Z IO NE P IE MO NTE SE Tribu nale di CEM 3 RIL E 2 01 2 DCB/C N - Re gistra zione UN /AP RZO MA 27/02 /2004 nº D.L. 353/2 003 (conv . in L. 3 5 7 13 14 16 17 20 Poste Italia ne S.p .A. Sped . in Ab b. Po st. - Padroni a casa nostra? Magari! L’abisso tra Roma e la montagna Bosco, legno, energia la via maestra dello sviluppo È nato il Club della Gassificazione La filiera del legno per il rilancio del Canavese La Chiesa dalla parte del territorio La montagna si ribella: “Stop al furto dell’acqua” Un maxi catino per l’oro blu del Monregalese GA 46) art . 1, co mma 1, PRIMO PIANO A D E LE onti Torin o n. Sommario IO D La fi legn liera oLo sv ilupp ener g o che muo ia Vini A Co di mon la m stigliole tagna della ostra na Saluzz vitico zional o ltura e “ero ica” Archi Prog tettur per etto in a alpina delleil recupetegrato borg ro ate ve la mon tagn a Idro Un melettric per anifes o agli dare vo to ce enti loca li Una Nuo monta con vo cata gna per per gli itinerlogo Unc tutti fam iglie ari turi em e terz stici a età nº ATTUALITÀ Un patrimonio da rivalutare Viticoltura “no limits” in vetrina Come stai oggi? Una montagna per tutti 22 26 28 30 AZIENDA IN PRIMO PIANO L’ARCA Assicuriamo la montagna 32 COMAT 50 anni nell’energia fra tradizione e innovazione 35 Piemonti Risorse: servizi per Enti locali e imprese 39 GEA.SISTE a servizio dell’ambiente 40 G&A impianti 42 Officina meccanica Toye Fiore e Figlio snc 44 CISA, Centro per l’Innovazione e Sostenibilità Ambientale 45 TERNIGreen Come coniugare tradizione industriale e grande qualità ambientale 46 CULTURA Il paese che non c’è Recensioni 2º Sestriere Film Festival Montagna: da che altitudine in su? 49 50 52 53 PROGETTI EUROPEI ADAPT: Terre Alte e cambiamento demografico Perché gli emigranti tornino nelle Valli dell’Ossola 54 55 NOTIZIE DALLE COMUNITÀ 56 3 MARZO/APRILE 2012 EDITORE: UNCEM Delegazione Piemontese Via Gaudenzio Ferrari n. 1 – 10124 Torino Tel. 011 861 3713 – fax 011 861 3714 e-mail: [email protected] www.uncem.piemonte.it DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Bressano CONDIRETTORE: Filippo Grillo COORDINAMENTO REDAZIONALE: Marco Bussone REDAZIONE: Bruno Mandosso, Marialaura Mandrilli, Alex Ostorero HANNO COLLABORATO: Marco Barra, Livio Berardo, Emanuela Dutto, Gianni Giacomino, Andrea Garassino, Ambra Lazzari, Nuria Mignone, Eleonora Poggio, Lido Riba, Laura Sansalone, Elisa Sola, Andrea Trovato, Chiara Viglietti ALLESTIMENTO GRAFICO, PRODUZIONE E STAMPA AGAM – via R. 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Post. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 1, DCB/CN Registrazione Tribunale di Torino n. 5500 del 18.04.2001 Seguici su Facebook alla pagina Uncem Piemonte Abbonati a Pie onti Per sottoscrivere un abbonamento annuale a PieMonti (sei numeri con cadenza bimestrale, più in omaggio i numeri speciali) è possibile effettuare un versamento annuale di 15,00 euro sul c.c.p. n. 84475417 intestato a Uncem Delegazione Piemontese, via Gaudenzio Ferrari, 1 – 10124 Torino, anticipando la ricevuta del bollettino di pagamento via fax al n. 0118613714. Se ti abboni o regali un abbonamento, in omaggio la t-shirt di Piemonti, la rivista dell’Uncem Piemonte. Padroni a casa nostra? Magari! di Lido Riba L a crisi è un mostro che sta divorando quel poco di benessere raggiunto dall’Italia in oltre sessant’anni di fatiche e sofferenze, non uguali per tutti e particolarmente devastanti per la montagna dove alle tribolazioni economiche si sono aggiunti i drammi dell’emigrazione, dell’abbandono dei villaggi nonché della desertificazione commerciale e della soppressione dei servizi. L’emigrazione dalle montagne ha risolto a buon mercato le contraddizioni del modello di sviluppo italiano (incentrato sul modello urbano). Lo Stato, in montagna, non ha dovuto neanche mantenere il livello dei servizi esistenti durante il fascismo (scuole, poste, collegamenti ferroviari) e soprattutto ha speso niente per lo sviluppo del territorio, per costruire un’economia competitiva delle terre alte, come hanno fatto l’Austria, la Svizzera e la Germania per la sua bassa Baviera alpina. Risorse, ma non per la montagna. Quelli del dopoguerra furono anni di economie keynesiane, caratterizzate da un alto livello di investimenti e di spesa pubblica. La montagna fu abbandonata “per scelta”, per una deliberata “conventio ad escludendum” dai centri finanziari del Paese e dai governi nazionali nei nostri confronti. L’idea, che ebbe un certo seguito negli anni ’70, di considerare i montanari “giardinieri della natura” conteneva implicitamente un concetto di esclusione dai processi di crescita a favore della funzione residuale concepita come pura guardiania dei boschi. La situazione è precipitata a partire dagli anni ’80 quando il Paese ha cominciato a sprofondare nel debito pubblico, nella corruzione e nell’evasione fiscale. Prima non era così. Con la Costituzione del ’46 fu scritto il famoso articolo 44 che previde Lido Riba, presidente dell’Uncem Piemonte adeguati sostegni alla montagna. Con la legge 1102 del 1971, praticamente in concomitanza con la nascita delle Regioni, si sono costituite le Comunità montane. Ci fu ancora la legge 97 del 1994, ma poi si passò alla Seconda repubblica e da allora il “Capitolo montagna” fu considerato dai governi un costo sociale improduttivo e le politiche europee basate sull’indennità compensativa (si trattava appunto di “compensazioni” e non di promozioni) non hanno prodotto il decollo dell’economia montana che si doveva basare sull’agricoltura di rango, sul turismo climatico diffuso, sulle risorse energetiche e sulla valorizzazione – come si è fatto in tutta Europa – dei prodotti forestali. La Seconda Repubblica ha emarginato la montagna Il sacrificio delle nostre vallate (si potrebbe dire dei nostri popoli) in guerra come nel dopoguerra, non è servito a niente. Sottomessi per scelta (non per natura) abbiamo rinunciato alla lotta per lo sviluppo della nostra economia. Dice il proverbio: “se ti fai pecora il lupo ti mangia”! La conseguenza della nostra incertezza fu che i già popolati e fiorenti villaggi alpini assumessero quell’aspetto da Jurassik park al quale solo negli ultimi anni – e molto parzialmente – alcune realtà si stanno sottraendo. Ma ora il rischio è che con il pretesto della crisi, Stato e Regione ci facciano ritornare, come in una specie di drammatico gioco dell’oca, alle stazioni iniziali, agli anni dell’emigrazione e dell’abbandono. Ce ne sono i sintomi. E sono gravissimi. Lo Stato, che sarebbe tenuto al rispetto dell’articolo 44 della Costituzione e che in base alla legge 97/94 (Legge Carlotto) doveva destinare alla montagna circa 100 miliardi di lire (50 milioni di euro all’anno), ha azzerato i trasferimenti già nel 2009 e non paga nemmeno le rate dei mutui a suo totale carico. Per la Regione bisogna dire le cose come stanno: nel 2010 l’erogazione è stata di 20 milioni di euro, grosso modo corrispondenti al finanziamento storico. Nel 2011 però la Regione ha quasi raddoppiato la tassa sulla produzione idroelettrica con circa 14 milioni di euro di aumento; si tratta di un’entrata totalmente “prodotta” dalla montagna che sarebbe stato ragionevole assegnare almeno in parte al territorio montano. Purtroppo la somma effettivamente versata, per ora, alle Comunità montane è stata di soli 12 milioni di euro. La storia si sta ripetendo. Prima la montagna è stata sacrificata perché la priorità era lo sviluppo urbano (non del Paese perché in tal caso la politica sarebbe stata di inclusione e non di esclusione verso la montagna) ora c’è la crisi (e chi l’ha prodotta? Noi non di certo) e per la montagna non ci sono risorse. In un modo o nell’altro nei nostri confronti torna la Primo Piano 3 Primo Piano 4 conventio ad escludendum e si nega addirittura la specificità riconosciuta dalla Carta costituzionale e ora anche dalla Comunità europea: tant’è che si giunge a pensare alla “soppressione” (il termine è usato nel disegno di legge 192 del 2011 dalla Giunta regionale) delle Comunità montane. No, a questo non ci stiamo più! Se ha un senso lo slogan “padroni a casa nostra” allora vuol dire che non possiamo più accettare di essere derubati dei nostri beni come sta avvenendo, in particolare con l’acqua: il Piemonte “produce” circa 1 miliardo e 50 milioni di euro di energia idroelettrica, a noi ne vengono girati una ventina di milioni per i Bim grazie ad una legge del 1953. Non vogliamo tutto e neanche la metà, ci basterebbe il 10% e non avremmo altre richieste da avanzare né allo Stato né alla Regione. Non è una battuta, è una proposta che rivolgiamo innanzitutto alla Regione auspicando che attorno a questa ipotesi si possa aprire un serio ragionamento sui finanziamenti alla montagna per il 2012 e per il futuro. Proposte e battaglie per la tutela delle Terre Alte Come tutte le battaglie, anche questa ha bisogno di una forza combattiva e questa forza non possono che essere prima di tutto i 553 sindaci e gli oltre 8.000 amministratori (che verranno dimezzati “per risparmiare”. Siccome non percepiscono niente il risparmio sarà niente, ma la propaganda ha già consentito di dire: tagliate 15.000 poltrone!). Per vincere questa battaglia (che negli anni ’60 si riassumeva nell’espressione “la montagna ai montanari”) abbiamo bisogno di mantenere le capacità di rappresentanza e di iniziativa economica che si manifesta attraverso le forme associative espresse finora dalle Comunità montane e prossimamente dalle Unioni montane. La Carta delle autonomie – per quanto finora se ne conosca – attribuisce alle Unioni le competenze ora delle Comunità montane in materia di sviluppo economico e tutela ambientale. Purtroppo c’è già chi lavora per resuscitare divisioni e antagonismi proponendo le convenzioni come la forma rispettosa delle “libertà di scelta dei Comuni”. Noi riteniamo invece – e appena ci sarà questa benedetta Carta delle autonomie saremo più chiari ed esaustivi nelle proposte – che unioni e convenzioni non solo possano, ma debbano coesistere per le rispettive competenze. Le convenzioni saranno lo strumento per gestire tutti quei servizi di prossimità che non hanno bisogno di una gestione integrata di ampie dimensioni territoriali. Alle Unioni spetteranno invece lo sviluppo (pare che nel prossimo periodo di programmazione europea 20142020 aumenteranno le risorse per la montagna), l’assetto idrogeologico e i servizi di area vasta – (a cominciare dal socio-assistenziale) comunque liberamente conferiti dai Comuni. La soluzione deve essere ragionata e non ideologica. Convenzioni e Unioni (le Comunità sono Unioni, va ricordato) coesistono fin dal 2000 (le prevede il DPR 267/2000) con funzioni diverse, come sopra chiarito. Ma è certo che le competenze in materia di sviluppo e per tutte le attività riguardanti l’economia dell’area vasta non possono che essere attribuite alle costituende Unioni montane. Neanche noi non siamo per Unioni troppo complesse che si ingolfino di gestioni che possano benissimo essere svolte dai Comuni in convenzione. Ma porre le convenzioni come alternativa alle Unioni significherebbe disperdere la capacità di azione e di rappresentanza dell’insieme montano. Si perderebbero anche le competenze e le risorse per lo sviluppo (quelle di cui disponiamo e quelle per le quali ci stiamo battendo) con un ulteriore insperato successo per quanti vogliano continuare a utilizzare altrove le nostre risorse. Mi fa piacere che la Regione, magari partendo da altri punti di vista, condivida l’importanza imprescindibile delle Unioni montane. Se qualcosa si è fatto in questi anni è anche grazie al nostro sistema di Comunità montane. La sua dissoluzione sarebbe un pericoloso cavallo di Troia, capace di riportarci al modesto mestiere di giardinieri, anzi di badanti di una natura buona soprattutto per continuarne il saccheggio. L’abisso tra Roma e la montagna di Marco Bussone Conferenza programmatica Anci-Uncem il 29 marzo, a Roma. Proprio davanti a Montecitorio. Eppure nessun Parlamentare e nessun ministro partecipano all’evento. Solo il sottosegretario all’Ambiente Tullio Fanelli, che promette specifici progetti su ambiente ed energia. Il Parlamento ancora una volta ignora la montagna. È proprio così? R oma, mercoledì 29 marzo. Piazza di Montecitorio. Da un lato, il palazzo della Camera dei Deputati dove ogni giorno si consumano battaglie e riti, voti e discussioni, ma anche litigi e unioni. È la politica, bellezza… si direbbe. Dall’altro lato invece, nel teatro al numero 123 di fronte all’austero Palazzo dove entrano (non sempre) i 615 deputati della Repubblica, si consuma una delle iniziative che dovrebbe sancire il ritorno della “montagna” nell’agenda della politica. Conferenza programmatica dell’Anci (e dell’Uncem nazionale) della montagna. Titolo: “I territori per lo sviluppo del Paese: il valore della montagna”. Dalle 10 alle 17, un fitto dialogo voluto da Graziano Del Rio, presidente nazionale dell’Anci, e da Enrico Borghi, punto di riferimento delle Terre Alte nella Città Eterna. Le sette ore di lavoro ancora una volta fotografano una situazione che lascia perplessi i partecipanti al convegno, arrivati da tutte le regioni, alpine e appenniniche, d’Italia. La montagna – pp con l’appuntamento del 29 marzo Il sottosegretario all’Ambiente Tullio Fanelli con gli amministratori piemontesi dell’Uncem presenti alla Conferenza – non è nell’agenda dei parlamentari. Non mancano solo la data e l’ora della conferenza alla quale partecipare; manca soprattutto un reale progetto politico (trasversale ai partiti) per comprendere e dare forma a quello sviluppo sul quale Anci e Uncem hanno le idee molto chiare. In sala c’è chi scuote la tien “Se l’obiettivo testa e non si tiene: d Parlamento è del l’approvazione della “legge montagna” con quei ridicoli 6 milioni di euro da ripartire a pioggia ai C Comuni, è meglio che il P Parlamento non muova u dito”. Provocazione. un Le Legittima. En Enrico Borghi, aprendo la conferenza, è chiarissimo: “L’iniziativa di oggi è per la montagna italiana l’iniziativa della ripartenza. Ci lasciamo alle spalle i momenti più complicati vissuti in passato, dove sembrava non ci fossero più prospettive e anche la capacità di reggere l’onda d’urto dell’articolo 16 della manovra estiva ci fa dire che possiamo ri-iniziare”. Giusto. E il Presidente della Commissione Montagna dell’Anci continua “stiamo dentro un salto d’epoca. La crisi finanziaria è una dimensione che può produrre nuove ondate di pensiero e noi della montagna dobbiamo strutturare il nostro. Dobbiamo cogliere le opportunità offerte con la definizione di un’azione politica che lasci alle spalle il modello keynesiano finora dominante”. L’intervento di Borghi interpella quella “politica” Primo Piano 5 Primo Piano 6 L’11 maggio a Pinerolo, il seminario per i presidenti delle Comunità montane Si terrà venerdì 11 maggio a Pinerolo il secondo seminario formativo per i presidenti delle Comunità montane piemontesi. Ci saranno anche i direttori degli enti sovracomunali e i presidenti delle Assemblee dei sindaci. “Dopo l’appuntamento di Fiano, nel marzo 2011 – spiega Lido Riba – è necessaria una nuova giornata di dialogo, di confronto attorno ai temi politico-istituzionali e sul futuro delle forme di governance nei territori montani”. Tra gli interventi previsti dall’Uncem, quelli degli assessori regionali alla Montagna Roberto Ravello e agli Enti Locali Elena Maccanti. Invitati anche il senatore Enzo Ghigo, l’onorevole Osvaldo Napoli, il senatore Mauro Marino, il consigliere regionale Aldo Reschigna, Mauro Guerra (Coordinatore nazionale della Consulta piccoli Comuni Anci), Enrico Borghi e Sergio Foà (docente di Diritto Amministrativo dell’Università di Torino). assente, con il silenzio assordante su quella parte del Paese che produce il 17 per cento del Pil. “Oggi la sfida sta nella capacità di sfruttare le limitate risorse della montagna – sottolinea – che di fatto è serbatoio della green economy e della nuova economia del Paese. Per farlo è necessario stabilire quale è la nuova governance dei beni della collettività. Aria, acqua, suolo non possono però essere gestiti con logiche finanziarie vecchie, le stesse che hanno prodotto la crisi di oggi. I beni comuni della montagna sono oggi i pilastri della nuova vita associata e la loro gestione intelligente può impedire il collasso sociale”. Mauro Guerra, Coordinatore nazionale della Consulta piccoli Comuni Anci, parla la stessa lingua. “Le aree montane – dice – custodiscono un patrimonio ambientale e paesaggistico di risorse straordinario che potrà essere utile al Paese a patto però che non venga abbandonato e sottostimato”. Questo l’invito rivolto al Governo: “Farsi carico di un impegno Graziano Del Rio Enrico Borghi che veda al centro dell’agenda politica il rilancio e lo sviluppo della montagna che ricopre una vasta area geografica del nostro Paese”. Ma è Giuseppe De Rita, presidente Censis, a delineare la drammaticità di quella lontananza della politica dai territori, dalla montagna e dalle autonomie locali. “La marginalizzazione dei territori del nostro Paese sono la conseguenza del cambiamento dei connotati della sovranità del potere. Per secoli – spiega De Rita – questa sovranità era data dai territori, oggi dai flussi finanziari con le conseguenze che conosciamo”. Per contrastare questo stato di cose, De Rita propone di “valorizzare la capacità contrattuale del territorio in cui risiedono risorse importanti”. Insomma, “fare impresa e al contempo proporre soluzioni adeguate per il territorio e il suo sviluppo”. Poco prima di mezzogiorno, sul palco sale Graziano Del Rio, primo cittadino di Reggio Emilia e presidente Anci nazionale. Va subito al dunque. “La nostra – afferma – non è un’azione rivendicativa, siamo qui per ribadire al Governo che la montagna è un’opportunità da cogliere per il Paese, un patrimonio da valorizzare”. “Chiediamo – prosegue – la rinascita della cultura dell’autonomia e dei territori, la montagna rappresenta la sede e l’origine di tante opportunità per il nostro Paese. Nella piccola comunità riusciamo a costruire e a rafforzare l’identità nazionale, proprio da lì nasce il rispetto per le istituzioni”. Chiude: “La nostra non è una battaglia di denaro o di deresponsabilizzazione, ma di sviluppo dell’immagine del territorio che parta dai Comuni montani”. Di parlamentari, neanche l’ombra. Alle 15,30, in sala arriva Tullio Fanelli, Sottosegretario all’Ambiente. Borghi lo introduce ribadendo i concetti chiave della giornata: sviluppo, green economy, nuovo rapporto tra città consumatrice e montagna produttrice di risorse. Fanelli, ingegnere nucleare, parla di energia verde e dei decreti sulle rinnovabili. “Molti degli argomenti al centro dei lavori della Conferenza sono temi sui quali con il Governo stiamo cercando di cimentarci, penso infatti che da un Governo tecnico non vogliate accontentarvi di auspici, ma di progetti reali che abbiamo intenzione di mettere in campo”, dice il Sottosegretario, che nel suo intervento parla anche di rischio idrogeologico, “spesso legato al tema delle infrastrutture cui è destinato un fondo pari a 750 milioni di euro”. “Sono certo – aggiunge – che con questo Governo riusciremo a mettere in campo numerosi progetti sull’ambiente e sull’energia che possano portare ad una serie di vantaggi interconnessi, non solo dal punto di vista della strategia ambientale, ma anche dal punto di vista economico. Abbiamo la convinzione che nei prossimi mesi di lavoro riusciremo a realizzare diversi progetti su questa linea”. Bosco, legno, energia la via maestra dello sviluppo di Marco Bussone L’Uncem presenta i progetti sulla filiera in un convegno a Cuneo, sabato 21 aprile 2012. Dalla Fondazione Crc il sostegno per lo studio nell’area pilota della Comunità montana Alpi del Mare, tra filiera corta, disponibilità di biomasse ed elaborazione di piani di gestione con i migliori impianti tecnologici per la trasformazione del cippato di legno in energia termica ed elettrica. Q uale sviluppo per la filiera legno in Provincia di Cuneo? Quale ruolo per la montagna nel raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico e utilizzo delle fonti rinnovabili? Quali tecnologie utilizzare per valorizzare il legno della filiera forestale? Come unire gli anelli della filiera – operatori forestali, imprese, consorzi forestali investitori, istituzioni, enti locali? A queste e ad altre domande darà risposta il convegno “La filiera legnoenergia. Lo sviluppo che muove la montagna”, promosso sabato 21 aprile 2012 a Cuneo dall’Uncem Piemonte che, grazie al contributo della Fondazione CRC, ha studiato le potenzialità delle foreste delle vallate alpine cuneesi, prendendo in esame in particolare il territorio della Comunità montana Alpi del Mare. Invitati al convegno i rappresentanti degli enti locali (Comunità montane, Comuni, Provincia), i dirigenti e i funzionari Regione Piemonte, i Consiglieri regionali e provinciali, gli operatori forestali, esperti di energie rinnovabili, tecnici forestali, produttori di tecnologia, associazioni di categoria. “L’Uncem ha lavorato molto negli ultimi cinque anni – spiega il presidente Lido Riba – per individuare le migliori soluzioni logistiche e tecnologiche per la valorizzazione della filiera forestale e della risorsa legno nelle Terre Alte. Abbiamo ragionato attorno alla creazione di nuove fonti di reddito nelle aree montane e sui primi piccoli impianti energetici, per produrre energia termica ed elettrica con la tecnologia della gassificazione”. Il viaggio che ha portato l’Uncem in giro per l’Europa, ha permesso di capire le soluzioni adottate in altre Regioni alpine, in contesti simili al Piemonte, e di conoscere molte tecnologie per la trasformazione del legno, in energia e non solo. Dalla Stiria, con l’esperienza di Gussing, sino a Tirano, ma anche in Francia, nel Canton Ticino, in Germania e in Austria. “Abbiamo acquisito un bagaglio unico con materiale che poi abbiamo analizzato per capire le migliori soluzioni per la montagna piemontese – spiega Giuseppe Tresso, autore con Giorgio Dalmasso dello studio che verrà presentato sabato 21 aprile a Cuneo –. La grande forza dell’Uncem Primo Piano 8 è stata poter contare sempre sul sistema di relazioni avanzatissimo con il territorio montano. Presidenti di Comunità montane, sindaci, imprese, operatori forestali, persone impegnate nei consorzi, semplici appassionati che hanno a cuore la montagna. I primi progetti oggi stanno arrivando a essere insediati nelle vallate. Tutti impianti di piccola e piccolissima taglia, sotto un megawatt elettrico di potenza nominale, che consentono un utilizzo sostenibile della risorsa legno”. Ma quanta biomassa c’è nei boschi del Piemonte e quali sono gli utilizzi attuali e potenziali? I dati uniti da Giorgio Dalmasso, tra i massimi esperti di gestione forestale in Italia, per anni impegnato come vicedirettore dell’Ipla Spa, confermano un ruolo di primo piano della nostra Regione in Europa. 900mila ettari di bosco dai quali si producono, con una corretta gestione, 20milioni di quintali di legno l’anno, prelevabile e utilizzabile senza intaccare il patrimonio storico. Oltre alla tabella con gli “Ambiti forestali montani”, riportata nelle pagine successive di PieMonti, l’Uncem ha acquisito i dati sulla disponibilità forestale dei singoli 553 Comuni montani piemontesi, suddivisi tra proprietà pubbliche e private, con la percentuale accessibile servita da viabilità forestale, e ha raccolto i dati dei Comuni per le sei Comunità montane cuneesi. “È un lavoro non certo giunto al capolinea, anzi – sottolinea Riba – i dati sono la base di partenza per un importante lavoro che deve vedere il I relatori del Convegno di Cuneo Ad aprire i lavori del convegno di Cuneo, sabato 21 aprile, saranno Ezio Falco, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Gianna Gancia, presidente della Provincia di Cuneo, Claudio Sacchetto, assessore regionale alle Foreste, Lido Riba, presidente Uncem Piemonte. A tenere la relazione introduttiva “Energia dai nostri boschi” sarà Giuseppe Tresso, di PieMonti Risorse srl. Seguiranno Giorgio Dalmasso, dirigente Ipla con la presentazione de “La filiera forestale nella montagna cuneese”; Giuseppe Tardivo, ordinario di Economia e direzione delle imprese, Università di Torino, con “Il ruolo economico della montagna per il Piemonte”; il dirigente del settore Politiche energetiche della Regione Piemonte con il focus “Verso il piano energetico regionale. Il Ruolo delle biomasse”; Roberto Isola, Polo innovazione energie rinnovabili Vercelli, con l’analisi delle “Tecnologie per l’utilizzo delle fonti rinnovabili di energia. Il Club della gassificazione”; dai tecnici della Stihl Italia, “Più sicurezza e più efficace lavoro in foresta: l’impegno della Stihl”. I presidenti delle sei Comunità montane cuneesi, Aldo Perotti, Pierpaolo Varrone, Roberto Colombero, Ugo Boccacci, Alessandro Barbero, presenteranno le esperienze di valorizzazione della filiera legno sui territori. Le conclusioni sono affidate a Mino Taricco, consigliere regionale, e a Roberto Ravello, assessore regionale alla Montagna. territorio montano, con gli enti locali, protagonista. Lo abbiamo sempre ripetuto: non possiamo accettare nuove “colonizzazioni” delle risorse naturali da parte di imprese che hanno come obiettivo solo il profitto economico. La montagna possiede i “pozzi di petrolio” del terzo millennio e il legno deve essere valorizzato in modo adeguato”. Potranno nascere nuovi impianti per la produzione di energia, segherie di valle, piattaforme logistiche di gestione e smistamento della biomassa, consorzi forestali e di proprietari, ma l’obiettivo è univoco: creare nuovi posti di lavoro, offrire nuove possibilità economiche (e sociali) alle Terre Alte, recuperare il patrimonio boschivo finora inutilizzato e abbandonato, per mancanza di un adeguata remunerazione della materia prima. Sul fronte dello sviluppo della filiera foresta-legno-energia, le nuove tecnologie che utilizzano biomassa per la produzione di energia termica ed elettrica sono in grado di valorizzare al massimo da un punto di vista economico anche le biomasse di scarto che, con gli altri prodotti delle utilizzazioni o degli interventi selvicolturali, rendono economicamente sostenibile l’intera filiera del legno, remunerando congruamente tutte le componenti. L’impresa che realizza e gestisce la centrale può pagare il legno 80 euro la tonnellata (prezzo indicizzato per 15 anni, quanto durano gli incentivi statali), anche con i nuovi incentivi che scatteranno dal 2013. L’Uncem Piemonte ha predisposto l’inserimento di diverse nuove centrali cogenerative a biomassa sul territorio piemontese. All’individuazione dei siti dove realizzare gli impianti, l’Uncem ha affiancato la promozione in ambito istituzionale delle iniziative, il coinvolgimento degli operatori di filiera locale, la promozione dell’iniziativa presso potenziali finanziatori. Terni Green, Pirox, Romana Maceri Centro Italia, Birdys, Aeg Reti Distribuzione, Stihl, Jpe2010, Romeo Energy, Cooperativa Cellini, Syntechnology, Ecorel Power, Geasiste, Rvo, Comat, sono solo alcune delle società con le quali Uncem sta lavorando per lo sviluppo degli impianti nelle aree montane. Fondamentale, portare gli impianti alle biomasse. In questa direzione, parlare di foreste significa parlare di montagna e quindi di biodiversità, di molteplicità economica delle fasce altimetriche e di multifunzionalità del territorio. In Piemonte, l’economia forestale è fra le più grandi potenzialità – quasi inespressa – della montagna. Le foreste, nella loro multifunzionalità, possono essere un vettore economico molto interessante per le popolazioni residenti sul territorio montano e, se viste come anello iniziale di una filiera completa e ben organizzata, possono rappresentare un importante vettore di integrazione e valorizzazione dell’intera economia montana. “Obiettivo prioritario è dunque la valorizzazione delle biomasse di scarto delle utilizzazioni e degli interventi forestali – puntualizza Giorgio Dalmasso dell’Ipla – tutelando il suolo e il territorio e coinvolgendo proprietari e imprese locali in attività economicamente sostenibili. L’ingente presenza sul territorio montano della risorsa legno, per ragioni economiche oggi ancora in gran parte inutilizzata, deve essere in grado di sviluppare un’economia locale basata sulla gestione dei boschi, promuovendo l’occupazione nelle diverse fasi della filiera”. Due gli aspetti sui quali focalizzare l’attenzione: la necessità di mettere a patrimonio comune le risorse boschive all’interno di strutture come i consorzi e le difficoltà operative di accesso alle foreste, prevalentemente montane, che rendono i costi di gestione dei boschi italiani molto elevati. “Anche per queste due esigenze, crediamo sia importante mantenere elevato il livello di attenzione del territorio montano su questi temi – puntualizza il presidente dell’Uncem Piemonte –. La prima formazione è culturale, oltreché economica. Per gli amministratori e per le imprese. Due mondi che devono incontrarsi sempre più spesso. Le Comunità montaneAgenzie di Sviluppo hanno ricevuto dalla Regione Piemonte competenze specifiche in materiale energetica e forestale. I piccoli Comuni hanno infatti bisogno di un soggetto più grande che possa pianificare lo sviluppo della filiera. Sono nati in molte Comunità gli sportelli forestali, sono già al lavoro molti tecnici forestali. L’Uncem mette ovviamente Primo Piano 9 a beneficio di tutti il grande lavoro svolto negli ultimi cinque anni, base di partenza per operazioni concrete, da promuovere, esempio per altre regioni italiane e per l’Europa”. La Natura è casa nostra Consultate il sito www.stihl.it e cercate il Rivenditore Specializzato più vicino, troverete consulenza, assitenza tecnica e ricambi originali STIHL Primo Piano 10 Filiera foresta-legno-energia: tutti i AMBITO FORESTALE MONTANO 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11.1 11.2 12 Numero COMUNI Sup. bosc. Sup. bosc. con Sup. bosc. con gest. attiva senza gest. attiva servita da Sup. boscata gestione attiva non servita da viabilità (ha) viabilità (ha) totale ha (ha) INDICE QS* (tot. serv./ gest.) Provvigioni boschi serviti (m3) Massa prelevabile totale (m3) VAL CURONE, GRUE E OSSONA 19 12.411 2.855 4.692 4.864 51% 660.899 344.369 VAL BORBERA E VALLI SPINTI 11 20.444 4.702 7.508 8.234 52% 1.233.321 655.503 ALTA VAL LEMME E ALTO OVADESE 11 16.382 5.734 6.135 4.513 42% 756.381 334.816 VALLI ORBA, ERRO E BORMIDA 21 24.889 4.978 11.787 8.124 41% 1.154.437 589.058 LANGA ASTIGIANA 16 8.110 4.055 2.054 2.001 49% 305.833 174.859 VALLI PO, BRONDA E INFERNOTTO 15 17.781 4.002 7.103 6.676 48% 1.335.437 642.558 VALLE VARAITA 14 20.963 5.634 8.904 6.425 42% 1.237.171 425.612 VAL MAIRA 14 25.810 12.249 7.284 6.277 46% 1.265.539 447.982 VAL GRANA 9 11.652 6.008 2.590 3.054 54% 646.178 161.315 12 22.601 8.808 9.355 4.438 32% 1.243.333 474.066 VALLI GESSO E VERMENAGNA 7 21.472 13.964 3.855 3.653 49% 729.782 197.132 BISALTA 5 11.475 4.095 2.883 4.497 61% 955.686 266.953 VALLI MONREGALESI 14 23.685 7.777 6.653 9.255 58% 1.984.221 727.313 VALLE STURA 13 ALTA TANARO VALLIVAL MONGIA, CEVETTA E LANGA MONGIA, CEVETTA E LANGA CEBANA CEBANA 14.1 VALLI 9 26.758 9.066 9.595 8.097 46% 1.628.502 844.375 20 13.404 4.702 3.208 5.494 63% 1.129.658 565.216 14.2 21 9.324 3.261 3.878 2.185 36% 405.931 200.621 16 12.868 4.691 4.508 3.669 45% 581.278 307.976 8 25.189 14.358 8.107 2.724 25% 585.092 169.014 16 VALLE VIGEZZO 7 14.584 5.834 7.526 1.224 14% 256.150 65.493 17 VALLE ANTRONA 5 6.636 3.583 2.448 605 20% 112.837 31.297 18 VALLE ANZASCA - MONTEROSA 7 15.713 7.071 7.362 1.280 15% 298.322 112.176 19 VALLE OSSOLA 11 20.288 14.607 3.426 2.255 40% 463.940 157.085 14.3 ALTA LANGA LANGA DELLE VALLI BELBO, BORMIDA E UZZONE 15 VALLI ANTIGORIO E FORMAZZA 20 VALLE STRONA E BASSO TOCE 6 5.843 2.805 2.332 706 23% 140.499 42.921 21 CUSIO MOTTARONE 12 12.148 2.916 6.956 2.276 25% 463.048 155.827 22 VALGRANDE 9 10.354 7.455 1.727 1.172 40% 219.339 100.134 23 ALTO VERBANO 6 4.621 1.802 1.712 1.107 39% 233.478 111.628 24 VAL CANNOBINA 5 8.763 5.784 2.209 770 26% 151.405 67.848 25 VALLE PELLICE 9 13.789 4.856 3.602 5.331 60% 1.065.434 421.590 26 VALLI CHISONE E GERMANASCA 16 27.718 14.215 8.958 4.545 34% 918.678 309.568 27 PINEROLESE E PEDEMONTANO 8 7.320 1.318 3.101 2.901 48% 583.470 199.801 28 VAL SANGONE 6 10.174 3.052 4.187 2.935 41% 598.771 258.022 29 BASSA V. SUSA E VAL CENISCHIA 23 22.715 9.995 8.451 4.269 34% 795.959 237.833 30 ALTA VALLE DI SUSA 14 27.017 14.049 5.702 7.266 56% 1.460.244 422.955 31 ALTO CANAVESE 11 5.985 1.017 2.597 2.371 48% 439.740 181.754 32 VALLI DI LANZO 19 29.023 13.351 9.447 6.225 40% 1.167.103 421.223 33 VAL CERONDA E CASTERNONE 6 5.576 2.007 2.516 1.053 30% 166.654 52.579 34 VALLE ORCO E SOANA 11 20.366 13.849 4.579 1.938 30% 404.075 147.077 35 VALLE SACRA 36 VAL CHIUSELLA 6 3.771 1.584 694 1.493 68% 298.209 108.554 12 5.465 2.022 1.296 2.147 62% 425.517 207.801 140.060 37 DORA BALTEA CANAVESANA 9 5.154 2.422 1.086 1.646 60% 321.607 38 VAL SESIA 28 45.284 24.453 15.724 5.107 25% 1.033.816 311.973 39 VALLE SESSERA 9 8.857 3.897 3.721 1.239 25% 245.685 120.209 40 VALLE DEL CERVO LA BURSCH 14 6.206 3.103 1.239 1.864 60% 381.438 129.739 41 VALLE MOSSO 12 9.651 4.053 2.844 2.754 49% 575.167 244.124 42 PREALPI BIELLESI 13 7.273 1.309 2.763 3.201 54% 537.371 206.638 43 ALTA VALLE ELVO 11 6.128 919 1.777 3.432 66% 687.891 365.255 43.1 BASSA VALLE ELVO 44 DUE LAGHI TOTALI * INDICE QS = B. SERVITI / (B. SERVITI + B. NON SERVITI) 4 1.367 96 588 683 54% 121.908 65.359 7 4.862 1.118 1.354 2.390 64% 504.612 269.304 558 697.869 295.481 232.023 170.365 42% 32.911.046 13.194.565 42,3% 33,2% 24,4% La tabella riporta i dati della filiera foresta-legno-energia dei 44 ambiti forestali montani del Piemonte. I dati sono stati elaborati da Giorgio Dalmasso, dell’Ipla, su incarico dell’Uncem Piemonte. La tabella riporta in modo dettagliato la disponibilità di biomasse per i differenti utilizzi (opera, paleria, tronchetti, triturazione per energia, in tonnellate e in metri cubi). Nelle prime colonne sono indicate superfici boscate e Pr tota da l 1 ti i dati delle Terre Alte del Piemonte a bile m3) Produzione totale assortim. da lavoro (m3) Produzione Produzione totale materiale annua materiale Produzione totale materiale da triturazione da triturazione Produzione Produzione per energia per energia totale assortim. totale tronchetti da triturazione da paleria (m3) per energia (m3) per energia (m3) (tonn.) (tonn.) Potenziale energetico annuo (MWh) Produzione annua energia termica 50% (MWht) Produzione annua energia elettrica 25% (MWhe) MWe di potenza elettrica sostenibili 9 45.773 13.434 169.322 115.840 92.440 6.163 17.342 8.671 4.335 0,578 3 81.133 47.454 269.861 257.055 205.130 13.675 38.482 19.241 9.621 1,283 6 39.299 37.482 112.619 145.416 116.042 7.736 21.769 10.885 5.442 0,726 8 74.339 44.011 251.636 219.072 174.819 11.655 32.796 16.398 8.199 1,093 9 19.896 18.981 58.501 77.481 61.830 4.122 11.599 5.800 2.900 0,387 8 70.360 80.014 185.387 306.797 244.824 16.322 45.929 22.964 11.482 1,531 2 67.724 28.929 159.292 169.667 135.394 9.026 25.400 12.700 6.350 0,847 2 87.128 34.520 124.673 201.661 160.925 10.728 30.190 15.095 7.547 1,006 5 19.362 16.263 54.963 70.727 56.440 3.763 10.588 5.294 2.647 0,353 6 80.914 45.650 148.761 198.741 158.595 10.573 29.752 14.876 7.438 0,992 2 22.375 14.239 83.678 76.840 61.318 4.088 11.503 5.752 2.876 0,383 3 33.178 31.864 68.087 133.824 106.792 7.119 20.034 10.017 5.009 0,668 3 72.781 96.859 185.239 372.434 297.202 19.813 55.755 27.878 13.939 1,859 5 105.141 88.119 266.947 384.168 306.566 20.438 57.512 28.756 14.378 1,917 6 58.373 77.420 140.632 288.791 230.455 15.364 43.233 21.617 10.808 1,441 1 24.883 25.169 50.525 100.044 79.835 5.322 14.977 7.489 3.744 0,499 6 35.365 33.121 98.929 140.561 112.168 7.478 21.043 10.521 5.261 0,701 4 44.928 7.734 54.405 61.947 49.434 3.296 9.274 4.637 2.318 0,309 3 18.239 22 22.570 24.662 19.680 1.312 3.692 1.846 923 0,123 7 7.915 1.277 10.498 11.607 9.262 617 1.738 869 434 0,058 6 22.485 8.567 29.685 51.439 41.048 2.737 7.701 3.850 1.925 0,257 5 20.368 15.437 52.912 68.368 54.558 3.637 10.235 5.118 2.559 0,341 1 4.428 4.251 15.756 18.486 14.752 983 2.767 1.384 692 0,092 7 20.784 15.296 52.067 67.680 54.009 3.601 10.132 5.066 2.533 0,338 4 11.930 12.220 28.301 47.683 38.051 2.537 7.138 3.569 1.785 0,238 8 14.196 12.708 31.503 53.221 42.470 2.831 7.967 3.984 1.992 0,266 8 7.479 7.629 20.084 32.656 26.059 1.737 4.889 2.444 1.222 0,163 0 61.125 43.089 130.145 187.231 149.410 9.961 28.029 14.015 7.007 0,934 8 77.495 23.726 69.219 139.128 111.024 7.402 20.828 10.414 5.207 0,694 1 22.887 22.655 60.442 93.817 74.866 4.991 14.045 7.022 3.511 0,468 2 29.258 28.912 80.214 121.495 96.953 6.464 18.188 9.094 4.547 0,606 3 43.734 16.366 86.010 91.723 73.195 4.880 13.731 6.866 3.433 0,458 5 193.183 11.940 58.518 159.314 127.133 8.476 23.850 11.925 5.963 0,795 4 17.735 21.856 59.943 82.220 65.612 4.374 12.309 6.154 3.077 0,410 3 52.395 33.540 170.004 165.284 131.897 8.793 24.744 12.372 6.186 0,825 9 7.372 1.892 28.368 14.947 11.928 795 2.238 1.119 559 0,075 7 21.174 15.834 41.212 68.857 54.948 3.663 10.308 5.154 2.577 0,344 4 10.788 15.732 25.852 56.182 44.833 2.989 8.411 4.205 2.103 0,280 1 21.676 27.699 49.345 109.081 87.047 5.803 16.330 8.165 4.082 0,544 0 14.254 18.683 34.132 72.991 58.247 3.883 10.927 5.464 2.732 0,364 3 34.981 31.358 107.463 138.171 110.260 7.351 20.685 10.342 5.171 0,689 9 11.627 17.181 31.047 60.354 48.162 3.211 9.035 4.518 2.259 0,301 9 13.726 14.793 41.315 59.905 47.804 3.187 8.968 4.484 2.242 0,299 4 27.891 31.715 61.642 122.876 98.055 6.537 18.395 9.198 4.599 0,613 8 21.516 22.519 80.995 82.120 65.532 4.369 12.294 6.147 3.073 0,410 5 41.012 43.923 102.502 177.818 141.899 9.460 26.620 13.310 6.655 0,887 9 6.609 7.064 25.175 26.511 21.156 1.410 3.969 1.984 992 0,132 4 28.699 37.315 64.685 138.605 110.607 7.374 20.750 10.375 5.187 0,692 565 1.869.913 1.306.462 4.155.061 5.865.498 4.680.667 312.044 878.093 439.047 219.523 29,270 14,2% 9,9% 31,5% 44,5% accessibilità tramite viabilità forestale; nelle ultime, sono individuati – per la prima volta – i potenziali energetici annui, termico ed elettrico, e i megawatt di potenza elettrica insediabili nei diversi territori. Nello studio sono anche disponibili i dati specifici per ciascuno dei 553 Comuni montani del Piemonte Primo Piano 11 Primo Piano 12 Le aziende conquistano il Pefc Lunedì 19 marzo, a Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, sede della Provincia di Torino, si è tenuta la cerimonia di consegna degli attestati di certificazione Pefc alle aziende di utilizzazione forestale che fanno parte del primo Gruppo di Certificazione della catena di custodia Pefc e origine locale del legno, che comprende, sotto la direzione ed il coordinamento della Provincia, quattordici imprese che si occupano di tagli boschivi, prima e seconda lavorazione del legno. Il Gruppo garantisce, con la tracciabilità certificata della filiera, l’impiego di legno locale o la sua provenienza da foreste certificate Pefc Nel corso dell’incontro è stato presentato e distribuito l’opuscolo “Legno della provincia di Torino, Gestione forestale sostenibile, origine locale, tracciabilità di filiera”, che sarà presto pubblicato sul sito Internet www.bois-lab.org e che alleghiamo al presente comunicato. Il settore forestale può efficacemente rispondere al crescente bisogno di qualità e sicurezza ambientale: i prodotti a base legnosa sono apprezzati dal pubblico e dalle aziende, perché garantiscono un bilancio ambientale complessivamente migliore rispetto ai materiali concorrenti. Affinché il legno (o un prodotto derivato) sia realmente rispettoso dell’ambiente deve provenire preferibilmente da foreste gestite in modo responsabile ed essere prodotto e trasformato in filiera corta. “La Provincia di Torino – spiega l’Assessore all’Agricoltura e Montagna, Marco Balagna – è impegnata da oltre un decennio nel sostegno alla filiera forestale locale, attraverso il progetto e la manifestazione fieristica “Bosco e Territorio” ed il progetto europeo trasfrontaliero Bois-Lab”. Proprio il progetto “Bois-Lab”, realizzato in collaborazione con il Dipartimento francese della Savoia, ha posto in evidenza, negli ultimi tre anni, l’esigenza di garantire ai consumatori che il legno impiegato nelle costruzioni, nell’arredo e nella produzione di energia provenga da foreste gestite con elevati standard ambientali e sociali, riconosciuti a livello internazionale. Grazie all’impegno della Provincia, nelle vallate alpine torinesi ha trovato ampia applicazione la norma di certificazione Pefc (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), la più diffusa al mondo. Grazie inoltre al progetto transfrontaliero “Bois-Lab”, nei mesi scorsi sono stati raggiunti due importanti traguardi. Il Consorzio Forestale del Canavese ha ottenuto la certificazione Pefc per 573,33 ettari di boschi, prevalentemente castagneti. La superficie forestale complessiva certificata Pefc in provincia di Torino ha così superato i 25.000 ettari. Il 3 febbraio scorso ha inoltre ottenuto il riconoscimento Pefc il Gruppo di Certificazione della catena di custodia Pefc e origine locale del legno, che comprende le quattordici aziende che ieri hanno ricevuto gli attestati. Il castagno che muove le Comunità montane biellesi Il territorio biellese è densamente popolato di castagni: la volontà di recuperare questo patrimonio naturale ha portato l’Associazione Biellese del Castagno “Ij maron ëd l’arbo” e le tre Comunità montane biellesi, con la collaborazione della Provincia di Biella, a coordinare gli sforzi e le risorse per avviare un’attività che potesse coinvolgere tutto il Biellese. Nasce così nel 2008 il “Progetto integrato di valorizzazione del castagno biellese”, finanziato dalla Regione Piemonte e dalle Comunità, con l’obiettivo di creare un’unica filiera legata alla coltivazione del castagno; nel 2011 è nato il marchio “Castagna Biellese”. “Nel logo – spiega Annalisa Ramazio – vi sono due castagne con una nuvoletta in alto sulla destra e sottolinea il forte legame del progetto con il territorio”. L’Associazione Biellese del Castagno da diversi anni sta attuando con buoni risultati un’accurata raccolta di castagne diffusa sul territorio con diversi punti di conferimento. “La possibilità di avere un punto di conferimento finale con un’unica linea di lavorazione della castagna – prosegue Ramazio – dislocata in una struttura razionale e facile da raggiungere ha completato l’idea del progetto, con l’intento di non puntare esclusivamente alla castagna fresca, ma anche prodotti legati alla castagna secca e ai suoi derivati”. Acconto all’Associazione Biellese del Castagno, che svolge istituzionalmente la parte divulgativa e culturale, è stato individuato un soggetto economico e operativo. “Si è così costituita la cooperativa agricola “L’orto nel bosco”, inaugurata sabato 14 aprile 2012, con sede a Cossato, grazie inizialmente a un piccolo gruppo di aziende agricole e privati, che nei circa 500 mq dei locali – evidenzia Annalisa Ramazio – si occuperà della lavorazione della castagna e della sua commercializzazione”. Per informazioni www.lortonelbosco.it e www.castagnabiellese.it. È nato il Club della Gassificazione di Eleonora Poggio Imprese ed enti nella nuova associazione per la promozione e lo sviluppo degli impianti a biomasse che utilizzano la gassificazione: piccoli, a emissioni zero, specifici per il cippato di legno, adatti al territorio montano Club della GASSIFICAZIONE È nato a Mostra Convegno Agroenergia, venerdì 2 marzo, il “Club della Gassificazione”. L’iniziativa si propone come “operazione verità”, con la finalità di tutelare gli investitori attraverso una informazione quanto più possibile obiettiva sulle prestazioni degli impianti per la biomassa e, di conseguenza, dare credibilità all’intero settore, in un momento delicato, dove la tecnologia sta passando dalla fase di sviluppo alla piena operatività commerciale. I fondatori sono il Polo di Innovazione Energie Rinnovabili e Biocombustibili di Tortona, il Polo d’Innovazione di Vercelli EnermHy, EnergEtica – Distretto Agroenergetico Italia Nord Ovest, e l’Uncem Piemonte. Piero Mattirolo, amministratore delegato di EnergEtica, non ha dubbi. “Uno degli obiettivi del Club della Gassificazione è individuare un modello standard per valutare quali impianti hanno già sviluppato una tecnologia che garantisca affidabilità di funzionamento, e quali non sono ancora pronti per entrare sul mercato”. “Siamo certi che la gassificazione rappresenti una delle tecnologie più importanti per la cogenerazione da biomasse – ha aggiunto Roberto Isola coordinatore di EnermHy – e siamo convinti, attraverso la costituzione del Club della Gassificazione, di poter dare un contributo concreto da un lato a una comunicazione trasparente e corretta di questa tecnologia, dall’altro al raggiungimento della piena capacità operativa degli impianti aderenti. Il tutto grazie alle attività di ricerca e ai progetti portati avanti dal Polo Enermhy, che fra i suoi principali ambiti operativi presenta, oltre a quello del mini hydro, anche quello delle biomasse marginali”. Secondo Giuseppe Tresso, della società Uncem “PieMonti Risorse”, attiva nella valorizzazione delle risorse forestali e ambientali, “le tecnologie di gassificazione sembrano essere oggi le uniche adatte ad essere diffuse sul territorio prossimale alle aree forestali italiane. La possibilità di realizzare impianti di piccola taglia permette infatti di valorizzare al meglio, oltre all’energia elettrica, anche la produzione di calore collegata ai cogeneratori nell’ambito di reti efficienti. Confidiamo quindi che l’ampliamento della base di utenti e il rafforzamento del sistema di incentivazione alla produzione energetica rinnovabile stimolino le imprese del settore a migliorarsi permettendo a questa prospettiva tecnologica di fare un salto di qualità nel senso di maggiore efficienza e stabilità di processo”. Il Club è aperto a fornitori di tecnologie, gestori di impianti, enti locali e altri soggetti interessati della filiera, che ne condividano le finalità. Per informazioni e adesioni, scrivere a [email protected]. Primo Piano 13 Primo P rimo Piano Piano 14 14 La filiera del legno per il rilancio del Canavese di Andrea Trovato Una segheria, una cooperativa agricola, un consorzio: decolla un sistema integrato per l’utilizzo del legno del territorio, creando reddito e posti di lavoro. Importante il sostegno della Comunità montana. Un viaggio tra i paesi della montagna canavesana, per scoprire le nuove strade dello sviluppo economico M oderno ed esemplare. Nel Canavese continua a crescere uno dei più interessanti progetti piemontesi per la valorizzazione della filiera legno. Dal bosco alla vendita del prodotto finito, passando per gli operatori forestali e le lavorazioni. D’eccellenza. Il progetto Segheria Valle Sacra nasce nel 2006 dall’esigenza di completare l’anello mancante della filiera legno canavesana, già attivata con la realizzazione di un consorzio forestale, di centri di consumo di biomassa legnosa combustibile (centrali termiche connesse alla rete urbana di teleriscaldamento) e con la produzione di paleria per agricoltura e ingegneria naturalistica. La struttura della segheria, nell’ambito della filiera, fornisce la possibilità di produrre semilavorati e legname da opera di pregio valorizzando la frazione più nobile del bosco. In particolare il progetto, che vede la partecipazione della Comunità montana Valle Sacra, Valchiusella e Dora Baltea Canavesana, del consorzio Asa e della cooperativa agricola Valli Unite del Canavese (ques’ultima nata dieci anni prima, nell’aprile 1996), ha lo scopo di promuovere l’impiego del castagno di provenienza locale come legname strutturale (travature, perline, soppalchi) e da arredo urbano (recinzioni e arredi rustici) tenendo conto delle particolari qualità in termini di durabilità di questo legno e dell’elevata presenza di questa importante risorsa forestale sul territorio. In quest’ottica l’azienda, dove lavorano una cinquantina di persone, si pone l’obiettivo di produrre delle nuove possibilità occupazionali e dei nuovi impulsi alla gestione e manutenzione del territorio montano, soprattutto in questo periodo di crisi, agendo su una risorsa sinora sottovalutata e, per decenni, trascurata. Una realtà che è cresciuta con il passare del tempo: “Quando abbiamo deciso di dar vita alla cooperativa eravamo tredici soci fondatori – ammette Gianni Tarello, direttore della Segheria Valle Sacra che si trova in frazione Filia, a Castellamonte – e soltanto due, o al massimo tre, a lavorare sul campo. In questi quindici anni di strada ne abbiamo fatta tanta e per questo abbiamo voluto dar vita al progetto della Segheria. Certo, la situazione oggi è tutt’altro che rosea: si fatica ad andare avanti, ma continuiamo a resistere”. Le grandi fabbriche ormai sono soltanto un lontano ricordo in Canavese. Per questo i privati, grazie anche al sostegno degli enti locali, hanno voluto dar vita ad una vera e propria “piattaforma” del legno, dove si uniscono tutti gli anelli della filiera, a partire dai proprietari dei boschi, così da creare un importante reddito per il territorio montano. “Gli spazi per crescere, in effetti, non mancano – prosegue Tarello – ma senza esagerare. I grandi numeri sono ormai un’utopia, ma questo territorio ha ancora tanto da offrire. Quando siamo partiti eravamo consapevoli di avere di fronte a noi una sfida da non sottovalutare ma, grazie all’impegno di tutti, siamo riusciti a crescere, a piccoli passi, ritagliandoci uno spazio non indifferente: ben vengano quindi le piccole e medie aziende che abbiano ancora la voglia e la possibilità di investire”. La Comunità montana Valchiusella, Valle Sacra e Dora Baltea Canavesana, di cui fanno parte 27 Comuni di un territorio che va da Castellamonte al confine con la Valle d’Aosta, è socia al 34 per cento della segheria, alla quale fa capo anche il consorzio di proprietari di lotti boschivi delle Vallate del Canavese. “La società cooperativa agricola Valli Unite del Canavese Marina Carlevato è nata ormai più di quindici anni fa dall’iniziativa di un gruppo di giovani canavesani e si tratta di una realtà importante per il nostro territorio montano – afferma la presidente Marina Carlevato – sia perché occupa oltre una trentina dipendenti, sia per la sua attività di manutenzione e realizzazione di aree verdi pubbliche e giardini privati, senza dimenticare gli interventi forestali e le opere di recupero ambientale con tecniche di ingegneria naturalistica, dimostrando grande attenzione e sensibilità per l’ambiente. La Segheria Valle Sacra è nata per completare l’anello mancante della filiera legno in Canavese: questa produce semilavorati e legname da opera di pregio, valorizzando la frazione più nobile del bosco. Il nostro intento è quello di promuovere l’impiego del castagno di provenienza locale come legname strutturale e da arredo”. La Segheria Valle Sacra, inoltre, possiede l’unico essiccatoio per il legname in Piemonte. “È stato un investimento importante, ma lo abbiamo fatto volentieri, mettendo a disposizione dell’azienda questo strumento fondamentale nella lavorazione del prodotto. Vogliamo incentivare l’utilizzo del legno locale e del legno certificato – prosegue la Carlevato – ovvero sostenere l’economia locale e il territorio con la filiera corta: scegliere un manufatto in legno prodotto e trasformato localmente, ne aumenta il valore ambientale, perché favorisce la gestione sostenibile dei boschi vicini a noi, valorizza il tessuto produttivo ed imprenditoriale del nostro territorio, riduce i consumi energetici e l’inquinamento legati ai trasporti. Un rinnovato sviluppo socio-economico non può fondarsi solo su una maggiore capacità concorrenziale a livello di imprese, ma deve essere il prodotto dell’intero sistema locale. Le sfide che ci stanno di fronte, richiedono forme di concertazione fra soggetti pubblici e privati per la condivisione di obiettivi, strategie e realizzazione di progetti, al fine di garantire lo sviluppo economico e turistico del nostro territorio montano, per questi motivi cercheremo di essere costantemente al fianco delle realtà presenti”. Il rilancio del Canavese può partire da realtà come queste? “Sicuramente sì: negli ultimi anni tante persone sono tornate nelle nostre vallate, che hanno ancora tanto da offrire. Dobbiamo tornare a ragionare sui piccoli numeri e sia la Segheria Valle Sacra che la cooperativa agricola Valli Unite del Canavese sono due esempi da valorizzare e da imitare. I nostri sono Comuni piccoli, ma con bilanci sani – conclude la presidente – faremo tutto il possibile per sostenere le attività produttive presenti sul territorio e che danno lavoro a chi vive su queste montagne. Il cammino è sicuramente in salita, ma non resta che continuare su questa strada”. Primo Piano 15 Primo Piano 16 La Chiesa dalla parte del territorio di Gianni Giacomino Servizi e sviluppo economico al centro del lavoro del “tavolo” istituito dalla Diocesi di Torino per l’analisi delle sfide e delle problematiche nelle Valli di Lanzo. Un impegno diretto dei Vescovi che mettono le Terre Alte in agenda, coinvolgendo parrocchie, Comuni, istituzioni L a Chiesa scende in campo per difendere i lavoratori delle Valli di Lanzo e tentare di riorganizzare il futuro occupazionale. Si è così concretizzata la promessa fatta la scorsa estate dall’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, durante la sua visita ai dipendenti dell’ex Mauriziano e ai 130 addetti della cartiera di Germagnano, costretti alla mobilità a causa della chiusura dell’impianto produttivo. Don Daniele Bortolussi, il direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale del lavoro, ha messo insieme una serie di soggetti del territorio che dovranno analizzare la situazione e trovare strategie di sviluppo sostenibili. Insomma, una ricetta per uscire da una crisi che, tra Valli di Lanzo e Ciriacese, nell’ultimo periodo, ha visto evaporare oltre 2 mila posti di lavoro. “E il 2012 sarà ancora un anno disastroso, pesantissimo per le aziende della zona”, prevede Maurizio Peverati, di Nole Canavese, che è segretario regionale della Uilm. E, anche lui, è d’accordo nel dire che: “Bisogna iniziare ad immaginare un rilancio dell’industria manifatturiera, incentivare anche nelle La visita di monsignor Cesare Nosiglia nelle Valli di Lanzo, nel giugno 2011, e l’incontro con gli amministratori del territorio periferie degli insediamenti produttivi”. Intorno al “tavolo permanente di confronto”, organizzato dalla Diocesi di Torino, ci sono l’economista Piercarlo Frigero, professore di economia applicata all’Università di Torino, il sindacalista Cisl Gaetano Quadrelli, alcuni amministratori, parroci e imprenditori di zona, docenti della Casa di Carità Arti e Mestieri e i parroci del territorio. “Come Chiesa vogliamo contribuire attivamente a risolvere i problemi legati al mondo del lavoro – continua don Bortolussi – perché siamo sicuri che, nelle Valli di Lanzo, esistono buone esperienze imprenditoriali che sono poco conosciute e, invece, devono essere valorizzate e sponsorizzate”. Il tavolo ha esaminato i dati sull’occupazione forniti dalla Comunità montana delle Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone. Sono preoccupanti. Ma i segnali positivi arrivano dagli ultimi lavori fatti dalla Comunità montana e dal Gruppo di Azione locale, guidato da Mario Poma e Claudio Amateis; turismo, artigianato di qualità, nuove imprese. Un’azione che nel 2011 ha portato alla creazione di dieci posti di lavoro. Non pochi in questo territorio montano, il più vicino a Torino, ma anche quello dove la crisi delle aziende, negli ultimi anni, è stata fortissima. Ne è rimasta solo una, ai 1.300 metri di Balme: la Acque Minerali Pian della Mussa, una decina di dipendenti. In crescita continua. “Dobbiamo essere capaci di confrontarci con chi, in Italia, ha affrontato e vinto le battaglie per riqualificare delle zone di montagna che erano in crisi – avverte don Bortolussi – gli esempi non mancano, ma dobbiamo lavorare sodo, senza perdere tempo”. “Anche per dare un messaggio ai giovani che hanno deciso di continuare a vivere in questi territori – come ha ribadito monsignor Cesare Nosiglia, che dal 5 maggio compirà la visita pastorale nelle Valli di Lanzo –. Ma bisogna che le autorità sia politiche, culturali, sociali, la stessa Chiesa, diano ai giovani possibilità di concreti sviluppi”. La montagna si ribella: “Stop al fu furt rto o dell’acqua”” dell’acqua di Gianni Giacomino e Marco Bussone L’Uncem presenta il manifesto per una nuova gestione delle fonti idriche e chiede una legge nazionale che riconosca le Alpi come il principale produttore di “oro blu” messo a disposizione dell’intera collettività. Riba e Borghi: “Necessario un nuovo patto tra montagna produttrice e città consumatrice” U na legge nazionale che riconosca economicamente il ruolo della montagna come produttore del bene più prezioso: l’acqua. La chiederanno al Governo gli amministratori delle Terre Alte e i dirigenti dell’Uncem che il 21 marzo hanno sottoscritto il “Manifesto per la valorizzazione delle risorse idriche nei territori montani”. Non solo. Sindaci e consiglieri vogliono anche che siano fissate dai politici nuove norme per l’assegnazione delle concessioni idroelettriche che scadono nel 2015 (in Piemonte se ne rinnoveranno circa 150). I 553 sindaci dei Comuni montani piemontesi, hanno avvertito che non accetteranno “proroghe automatiche”, come è avvenuto, molte volte, nello scorso decennio. Sotto i ghiacciai che vanno dal monte Rosa alle Alpi del Mare e al Gran Paradiso, sono attivi ben 475 impianti che garantiscono una potenza di poco meno di 3500 megawatt. Ma sono state censite altre 404 domande di imprenditori che vorrebbero sfruttare subito le risorse idriche a per aumentare l’erogazione di energia elettrica. D’altronde ha ragione Jeremy Rifkin, il padre della economia a idrogeno, che, più di una volta, ha ammesso come: “Ci stiamo avvicinando al tramonto dell’era del petrolio e l’Italia è l’Arabia Saudita dell’energia verde”. Jeremy Rifkin descrive la fase attuale come quella della terza rivoluzione industriale. “Ma sappiamo bene che l’apparato legislativo Primo Piano 17 Primo Piano 18 Il tavolo dei relatori al convegno Uncem; da sinistra, Giovanni Francini, Enrico Borghi, Lido Riba, Orazio Ruffino, Roberto Isola, Maurizio Rosso e Carlo Malerba è rimasto quello della prima rivoluzione – sottolinea Lido Riba –. Ecco perché chiediamo con forza di ridefinire le regole del gioco, dove il territorio abbia un ruolo fondamentale”. “Il Piemonte – sottolinea Enrico Borghi, presidente nazionale di Uncem – è ancora una volta l’apripista di una sfida radicale dal quale passa il futuro della montagna italiana, dove si produce il 17% del Pil del Paese. La nostra azione apre uno squarcio sulle carenze della politica nel definire il corretto rapporto tra risorse naturali e territori dove queste vengono prelevate”. Gli amministratori hanno firmato un documento dove si dice: “Basta alle concessioni idroelettriche estese per ulteriori decenni senza gara d’appalto. Basta con i bandi creati su misura per i giganti del settore”. A questa decisione sindaci e consiglieri del Piemonte ci sono arrivati perché sono stufi di ricevere appena 20 milioni di euro l’anno a fronte di un fatturato di oltre 1 miliardo di euro che si ricava sfruttando l’acqua captata in quota. “Tutto va ridiscusso, con le imprese e con le Regioni – sostengono Roberto Isola e Orazio Ruffino, ingegneri e consulenti di Uncem – ma anche con le Province che autorizzeranno i nuovi impianti. Ora pure gli enti locali potranno gettarsi nel business dell’oro blu”. Come ha già fatto la Comunità montana Valli Orco e Soana, la Comunità montana Valli Grana e Maira, che ha costituito la società Maira Spa con la Hydrodata: dopo l’attivazione della centrale Frere 2 ad Acceglio, vi sono altri due impianti in programma. Altro esempio virtuoso quello della Comunità montana Valli dell’Ossola, guidata da Giovanni Francini, dove è nata la Superossola Srl, per “contrastare le grandi imprese che vogliono prendersi le risorse della montagna, lasciando le briciole al territorio”. Oppure i comuni di Viù, Balme e Groscavallo, nelle Valli di Lanzo, che, nel cassetto, hanno pronti i progetti, sostenuti economicamente anche dai residenti, per edificare cinque centrali di media potenza in grado di garantire un notevole introito. Il Santuario che realizza la Centrale Acqua che rigenera, acqua che depura, acqua che crea energia. Anche per un santuario dove migliaia di persone cercano raccoglimento, contemplazione, preghiera, riposo. Siamo a Forno di Coazze in uno dei centri di spiritualità più conosciuti del Piemonte. Un luogo unico immerso tra le montagne della Val Sangone. E in queste vallate, sta pian piano permeando una necessità: in tempo di crisi economica, perché non guardare alle risorse delle quali la montagna è il naturale bacino? L’acqua, appunto. Don Dino Morando, rettore del santuario, non ha perso tempo. Così, tre anni fa ha presentato le prime pratiche per realizzare una centrale idroelettrica, piccola, sostenibile, perfettamente inserita nell’ambiente della vallata del torrente Balma, tra Coazze e Giaveno. La condotta che arriva alla turbina, partirà proprio dietro al santuario e toccherà entrambi i Comuni della Val Sangone. C’è già chi lo chiama “don Dino l’imprenditore”. Lui sorride, ma ritorna subito a inseguire idraulici ed elettricisti al lavoro nel santuario. Non c’è tempo da perdere. “Molti sindaci del territorio – spiega il sacerdote – sono rimasti stupiti della velocità con la quale abbiamo ottenuto la concessione per la nostra centralina. Diciamo che il nostro era un buon progetto, che oggi può finalmente partire”. Ovviamente, come impone la legge, si verseranno alla Regione i sovracanoni sulla produzione che verranno poi ristornati sul territorio; il santuario pagherà ai Comuni una quota per l’affitto dei terreni dove correranno i tubi e le opere collegate alla centralina. Energia pulita, nessun impatto ambientale, ma soprattutto nuovi importanti vantaggi per il santuario. Il fotovoltaico, usato in altre situazioni, qui non era possibile. Ma l’acqua era lì, disponibile per una centrale piccola, sul modello di quelle realizzate lungo tutto l’arco alpino da enti pubblici e imprese private, senza alcun danno per le aree montane. “Venderemo l’energia prodotta dal piccolo impianto, che ha una potenza di 70 chilowatt, e avremo un introito annuo significativo – prosegue don Dino, impegnato anche nella parrocchia di Trana –. In un periodo come questo, nel quale viviamo tutti una complessa situazione economica, è certamente importante”. Grazie agli incentivi statali per la produzione elettrica da fonti rinnovabili, per chi realizza l’intervento le entrate sono più alte rispetto ad alcuni anni fa. Il santuario dovrà far fronte alla quota annua di ammortamento dell’impianto e all’ordinaria (bassissima) manutenzione. Tutto il resto delle entrate, legate alla vendita dell’energia immessa sulla rete elettrica nazionale, daranno una boccata d’ossigeno alle casse del santuario, per una gestione sempre più efficace e per l’accoglienza dei tantissimi ospiti. “Sono soddisfatto. L’uso dell’acqua per produrre energia pulita è sicuramente importante. E per noi al santuario, è l’energia del futuro”. Anche il sindaco di Coazze, Paolo Allais, non ha dubbi: “Siamo da sempre favorevoli a questo tipo di iniziative, anzi, inizialmente l’amministrazione in prima persona aveva pensato di sfruttare il torrente Mirolete. Un plauso quindi a don Dino per la sua intraprendenza e la positività con cui in questi anni ha gestito il santuario e la parrocchia di Forno”. I punti chiave del Manifesto L’acqua è l’“Oro blu” della montagna. Il suo utilizzo deve seguire un modello specifico che riconosca la montagna come naturale bacino della risorsa, il più grande e il più importante. Cinque nodi chiave che Uncem Piemonte ha riassunto in un manifesto: 1. Ruolo delle comunità locali e degli enti L’acqua è tra i principali beni comuni che devono essere gestiti dalla collettività, secondo il modello individuato dal Premio Nobel per l’Economia Elinor Ostrom. È necessario che la programmazione di investimenti nuovi, interventi migliorativi, da parte degli enti locali del territorio, sia concertata con i cittadini e la comunità che vive e opera nel territorio. Il bene pubblico non può essere privatizzato. 2. Idroelettrico: quali nuove concessioni e quale modello di sviluppo Gli enti locali – Comunità montane e Comuni – devono impedire una nuova “colonizzazione” delle risorse idriche, come avvenuto negli ultimi cinque decenni. Proteggere la risorsa, significa essere protagonisti di un uso consapevole e sostenibile in particolare per l’uso idroelettrico. Devono essere impedite le iniziative economicamente speculative, che danneggiano ambiente e territorio. Gli enti possono invece invertire il paradigma tradizionale, promuovendo piccoli impianti (mini e micro hydro), sia su corsi d’acqua superficiali, sia su esistenti reti acquedottistiche, senza alcun impatto ambientale e paesaggistico, coinvolgendo imprese e investitori privati. Gli enti locali devono collaborare tra loro, fare lobby, affinché le imprese che richiedono nuove concessioni di utilizzo d’acqua a scopo idroelettrico agiscano secondo alcuni punti fermi: • Un’analisi completa delle aste fluviali, vallata per vallata, per rilevare le potenzialità idroelettriche residue, realmente insediabili. • Una progettazione delle nuove possibili opere secondo i migliori standard di sostenibilità, qualità, efficienza e rendimento. • Riconoscimento agli enti territoriali di un valore economico reale (e calcolabile in percentuale sul fatturato annuo dell’impianto). • Concorso nello sviluppo socio-economico della realtà territoriale montano, a vantaggio non solo dei singoli Comuni, ma dell’intera comunità che vive nell’area montana presa in considerazione. Anche per le numerose concessioni di impianti idroelettrici in scadenza nei prossimi anni, gli enti locali devono essere riconosciute titolari di un ruolo di programmazione e difesa della risorsa dagli interventi speculativi. Anche per il rinnovo delle concessioni, devono essere ridiscussi gli accordi con le imprese sui piccoli e sui grandi impianti. 3. Idropotabile: rispetto della risorsa a beneficio dei cittadini Il gestore unico del ciclo idrico integrato deve agire rispettando le esigenze degli enti locali, valorizzando al massimo la risorsa, mantenendo tariffe adeguate al valore dell’acqua e ai modelli di gestione precedenti. I Comuni montani con meno di mille abitanti – o riuniti in forme associative come le Comunità montane – che sono in grado di garantire una gestione completa del ciclo, sotto i profili economico e tecnico, devono essere messi in condizione di organizzare in economia le fasi del ciclo. La gestione può infatti permettere ai piccoli Comuni di compiere economie di scala sulla gestione del ciclo idrico, con importanti ricadute sul territorio montano. 4. Rapporto degli enti con le imprese private Secondo gli aspetti evidenziati al punto 2 del presente manifesto, le imprese private intenzionate a fare investimenti nel campo del settore idroelettrico devono relazionarsi – in modo trasparente e rispettoso – con gli enti locali, impegnati nell’amministrazione del territorio e delle sue risorse. La volontà del business deve essere accantonata in favore di un consapevole sviluppo locale, dove gli interessi del territorio incontrano l’impegno dell’imprenditore privato, la necessità di produrre energia da fonti rinnovabili, di non usurpare e danneggiare l’ambiente, l’ecosistema, i luoghi. L’interazione con gli enti locali deve essere stretta lungo tutta la fase di programmazione di nuovi progetti e negli anni successivi all’insediamento dei piccoli impianti. 5. Ruolo di Province e Regioni Gli enti di aree vasta – le Province –, titolari della capacità autorizzativa, e le Regioni – soggetti programmatori – devono assumere la necessità di guardare al territorio montano con strumenti e impegno diverso rispetto a quello di altri territori. Gli enti locali devono essere messi nelle condizioni di poter utilizzare in modo sostenibile le risorse delle Terre Alte – acqua, legno, suolo in primis – garantendo un corretto e adeguato sviluppo a beneficio di quanti vivono e operano in montagna. La programmazione di nuovi impianti idroelettrici deve essere permessa – nelle fasi autorizzative delle opere – solo se inserite in una complessiva programmazione di ogni singola vallata o di asta fluviale, dove siano valutati tutti i dati necessari all’impianto e al mantenimento di elevati standard qualitativi nella gestione delle risorse naturali e ambientali. I singoli impianti, ipotizzati negli ultimi anni, devono infatti garantire ricadute socio-economiche vantaggiose, non solo per in singoli Comuni sui quali è insediato l’impianto (non si possono seguire confini amministrativi nella valorizzazione e nell’uso sostenibile di risorse naturali) ma per le intere vallate sulle quali si muovono i corsi d’acqua. Gli stessi aspetti, devono permettere ai Comuni – anche impegnati in società pubbliche – risultati migliori nei bandi per l’assegnazione delle concessioni idroelettriche in scadenza nei prossimi due anni. Primo Piano 19 Primo Piano 20 Un maxi catino per l’oro blu del Monregalese di Chiara Viglietti È la risposta del Piemonte meridionale alla sete idrica del futuro È l’invaso di Serra degli Ulivi, che sorgerà nell’avvallamento tra Villanova Mondovì e Pianfei, in quella zona che prende il nome dalle piantagioni, un tempo numerose, di uliveti. Sarà il più grande bacino idrico del sud Piemonte. Un maxi catino d’acqua, capace di incamerare ben 15 milioni di metri cubi di “oro blu”, che sorgerà al confine tra Villanova Giuseppe Boasso Gianna Gancia e Pianfei: nella convergenza di due vallate, dove si intersecano il rio Pogliola e il rio Andei, convogliando anche parte dell’acqua di Ellero e Pesio. Servirà da riserva per l’agricoltura, contro la siccità, e risorsa anti incendio. Di più: la Serra degli Ulivi del futuro è un capolavoro di ingegneria idraulica capace di mettere d’accordo 4 Comuni (Villanova, Pianfei, Roccaforte, Chiusa Pesio), far confluire le canalizzazioni dai torrenti Ellero e Pesio e mettere mano ad altre realtà complementari: oltre al maxi invaso, il lago di Pianfei e alcuni micro invasi in val Pesio. Per il solo progetto, Claudio Sacchetto la Regione Piemonte ha stanziato un milione di euro: la prima opera finanziata con il “Fondo di rotazione” per le opere irrigue strategiche, costituito proprio per venire incontro a quei piccoli Consorzi che non avrebbero da soli le potenzialità economiche per sopportare i costi di progettazione (e che quindi non potrebbero beneficiare dei finanziamenti statali per le grandi opere irrigue). Il finanziamento viene infatti attivato esclusivamente per opere cantierabili, e quindi con un progetto alle spalle: in pratica, la Regione anticipa al Consorzio le spese di progettazione, per poi vedersele restituire una volta che lo Stato finanzierà l’opera. Tra sostenitori dell’opera fin dagli esordi Giuseppe Boasso, presidente della Comunità montana Tanaro Cebano Monregalese e sindaco di Villanova Primo Piano 21 Gli amministratori del territorio durante gli incontri di presentazione del progetto dell’invaso Mondovì: “Un’enorme risorsa per il territorio sotto diversi punti di vista: irriguo, perché un invaso del genere sarà in grado di soddisfare la sete di acqua non solo del Monregalese ma di un territorio ben più vasto. Mentre sotto il profilo della sicurezza potrà rappresentare una risorsa idrica importante per operazioni di emergenza incendi anche nella vicina Liguria”. Non ultime le ricadute economiche: “Parte dell’invaso – spiega Boasso – verrà destinata ad attività turistiche, vela e wind surf ad esempio, che serviranno per completare l’offerta del nostro territorio”. Ma il vero scoglio è un altro: le risorse economiche necessarie per tradurre in realtà il progetto preliminare dell’invaso. Se ne è parlato di recente, nel corso della conferenza stampa di presentazione della progettazione preliminare: dei 120 milioni di euro necessari per realizzare il maxi invaso idrico di Serra degli Ulivi ne sono per ora finanziati 44. A sgomberare, però, i dubbi sul fronte finanziamenti, la più chiara è stata la presidente della Provincia di Cuneo, Gianna Gancia: “Dal punto di vista politico, puntiamo ad avere un piano idrico provinciale che tolga di mezzo i tanti impianti che producono poco, costando molto. Impensabile un intervento pubblico che copra per intero il fabbisogno di risorse di quest’ottimo progetto. Meglio puntare alla pianificazione nazionale per opere di questo tipo”. Le fa eco Claudio Sacchetto, assessore regionale: “L’iniziativa del Monregalese ha il merito di aver trovato il sì di tutti, vedremo ora come intervenire”. Presenti, al tavolo, i sindaci di Villanova Mondovì (Giuseppe Boasso) e Pianfei (Spirito Marabotto), dove si costruirà l’invaso, insieme a Roccaforte (Riccardo Somà) e Chiusa Pesio (Sergio Bussi), che cederanno parte delle acque dei torrenti Pesio e Ellero. Lido Riba: “È un progetto che ha un costo proporzionato al valore dell’impianto, ma soprattutto aumenterà la redditività del mondo agricolo e dell’ambiente, va quindi portato avanti. E le risorse vanno trovate”. “Nel 2008 – ha detto il consigliere regionale Mino Taricco – non pensavamo si potesse arrivare, ora, al progetto preliminare”. “Un’idea utile – ha aggiunto Teresio Sordo, docente del Politecnico di Mondovì che ha guidato la commissione di esperti geologi che ha scelto i progettisti – per le molteplici valenze che un invaso del genere può avere”. “La progettazione preliminare – ha sottolineato Roberto Gramaglia, segretario del consorzio Brobbio Pesio, ente capofila dell’iniziativa – è stata affidata a un pool di esperti, che in tempi record ha presentato la Serra che verrà”. Otto gli studi battenti le bandiere di mezz’Europa ammessi a partecipare al bando, a giugno dello scorso anno. Il vincente fa capo a 5 studi, un pool di cervelli svizzeri e italiani: la svizzera «Stucky» e la vercellese «Steci», il team torinese di Paolo Maria Terzolo e i romani «Ricciardi» e «Polo geologico». Le caratteristiche del progetto secondo l’ingegnere Domenico Castelli: “Il volume totale dell’invaso si aggira intorno ai 10 milioni di metri cubi d’acqua, la superficie è di 70 ettari. La diga che sarà costruita non in calcestruzzo, ma in terra, sarà alta 56 metri”. Ma se il progetto preliminare e ormai realtà, mancano ancora all’appello le fasi di progettazione della diga vera e propria. E sono circa due milioni di euro di soldi che si devono trovare al più presto. Nel frattempo i fautori di Serra degli Ulivi sono andati avanti: trasmettendo tutti i dati alla Regione, in attesa di risposte, organizzando una serie di iniziative per sensibilizzare scuole e giovani all’importanza dell’opera, e mettendo in cantiere alcune iniziative pubbliche per coinvolgere la popolazione interessata. Il primo appuntamento pubblico con la gente è storia del 2010, il prossimo è un convegno in programma il 2 giugno a Villanova. “Perché nulla finora e nel prossimo futuro – spiega Giuseppe Boasso – è stato fatto senza coinvolgere la gente: ogni decisione su Serra si è basata sul consenso e la discussione popolare. Solo così si trasformano i progetti in realtà: con una responsabilizzazione di tutti, dalla base alle istituzioni, alla politica, locale e nazionale. E la nostra intuizione finora ha dimostrato di essere vincente”. E i prossimi passi per tradurre in realtà il sogno? “Abbiamo due possibilità – spiega il presidente del Consorzio Brobbio Pesio, Guido Cappellino –. Una è inserire il progetto nelle opere di prima necessità nazionali, per cui i fondi si sbloccherebbero al più presto. L’altra è attendere che la politica faccia il suo corso, ma i tempi si dilaterebbero a dismisura”. Perché per mettere insieme l’invaso, per bene che vada, ci vorranno comunque anni. Una decina almeno. “E sarebbe già un mezzo miracolo chiudere con questa tabella di marcia – spiega Cappellino –. Certo, per ora abbiamo fatto tutto in tempi record, speriamo di andare avanti così e portare a termine un progetto destinato a durare secoli, e che servirà non tanto a noi, ma alle generazioni a venire. Loro sì che dovranno confrontarsi sempre più con quello che significa la carenza di acqua: la paralisi dell’economia e del benessere del nostro territorio. Abbiamo la possibilità di creare qualcosa che resti a futura memoria e beneficio di chi verrà dopo di noi. Ai politici un appello: sosteneteci”. 22 Un patrimonio da rivalutare di Elisa Sola S Antonio De Rossi Roberto Ravello È quello delle migliaia di baite abbandonate che si stanno degradando: un ulteriore colpo agli interessi del territorio montano. Serve un progetto, e l’Uncem è già al lavoro ulle montagne piemontesi ci sono almeno diecimila baite abbandonate. Sono vecchi alpeggi o stalle, ex rifugi di partigiani, resti di villaggi fantasma abbandonati da decenni, quando verso la metà del secolo scorso iniziò l’esodo dei montanari verso le grandi città. Oggi, questi resti di pietra e legno immersi nella natura, rischiano di essere solo più rifugi di fortuna per animali e isolati punti di riferimento – senz’altro affascinanti – per camminatori ed escursionisti. Eppure, proprio per la loro posizione geografica e per il contesto in cui sono immerse, queste borgate, se restaurate, potrebbero costituire un volano di sviluppo per le terre alte piemontesi. E seguire lo stesso felice destino delle Langhe: terre abbandonate e quasi sconosciute fino a pochi decenni fa, oggi sono una meta del turismo internazionale e si sono meritate una candidatura a patrimonio dell’Unesco. Le Terre Alte del Piemonte non valgono meno. L’Uncem vuole partire da questa idea per il recupero delle antiche borgate con un nuovo progetto, coinvolgendo anche i privati, per innescare un circolo economico virtuoso. Il patrimonio architettonico inutilizzato delle Terre Alte infatti ha un potenziale economico non indifferente, per cui potrebbe, se conosciuto, attirare l’attenzione di imprenditori e soggetti pubblicoprivati, interessati alla ricollocazione sul mercato. Ci guadagnerebbero loro, il territorio e i suoi abitanti, i turisti. “Esiste un enorme patrimonio di architettura – spiega Lido Riba, presidente dell’Uncem – che purtroppo sono abbandonati dal 1900, per via dell’abbandono di massa che ha subito la montagna. Questo patrimonio si sta degradando, perde valore economico. Non solo, perde anche il ruolo di ospitare persone che dovrebbero produrre stabilmente in montagna, cosa che oggi torna a essere possibile e che sarebbe un’opportunità anche per chi vuole usufruire dal punto turistico del clima e delle infinite offerte di ospitalità delle Terre Alte”. “La Regione – prosegue Riba – deve rendersi conto che un patrimonio di queste dimensioni lasciato al degrado è un’ulteriore pugnalata agli interessi del territorio montano. Vogliamo che siano create le condizioni per il recupero. Le colline del Monferrato erano nella stessa condizione 10 anni, poi sono state recuperate e adesso anche in alcune vallate si sta seguendo lo stesso percorso. Ma serve un programma vero, un progetto e una regia, assicurata dalla Regione, alla quale si dovrebbe chiedere un fondo di rotazione per imprese e privati. Ricostruire le baite significa lavoro, investimenti, frequenza e attrazione di flussi. Le vallate piemontesi non hanno nulla da invidiare all’Alto Adige, dove programmi di questo tipo sono già attuati con il concorso delle Regioni”. Il progetto dell’Uncem: numeri e valore potenziale Il primo passo concreto da fare per un progetto di recupero delle borgate è stilare un censimento preciso del numero e della disponibilità delle costruzioni, delle loro superfici e dello stato di conservazione. Ad oggi, secondo una stima approssimativa dell’Uncem che ha preso in considerazione circa 200 Comuni montani, su cui sorgono tra le 5 e le 10 borgate per Comune, sono tra cinquemila e diecimila le baite da riqualificare, e potrebbero arrivare fino a ventimila. Per acquistare una di queste strutture non serve un budget esagerato. Il caso di Ostana Al secondo posto della classifica dei 34 progetti piemontesi che si sono meritati il contributo dell’Unione europea c’è il progetto di Ostana per il recupero di Sant’Antonio Miribrart. La Regione Piemonte stanzierà quasi un milione e 400mila euro per la riqualificazione della borgata, dove sorgeranno un Centro culturale e ricreativo e un Centro polifunzionale. Il progetto è curato dal Politecnico di Torino. “La borgata – spiega l’ingegnere Andrea De Rossi, docente e responsabile dell’Istituto per l’architettura montana – è molto grande e ci sarà spazio per vari tipi di attività. Dal punto di vista culturale, c’è anche una candidatura per far nascere una scuola di scrittura cinematografica. Si lavorerà anche sulle attività didattiche relative all’architettura alpina. Grazie anche agli interventi di privati, ad Ostana nasceranno laboratori artigianali, spazi dedicati agli agricoltori, per la coltivazione e le vendita dei prodotti tipici locali. La fase della ristrutturazione sta per iniziare e la progettazione è ormai alla fase finale. Si tratta di un mix importante perché saranno presenti qui sia attività economiche che ricreative, che culturali”. Nelle Alpi Marittime si va dai 10mila ai 30mila euro a casa, a seconda della grandezza. Considerando 10mila baite al prezzo medio di 20mila euro ciascuna, il patrimonio di partenza del progetto dell’Uncem si può stimare intorno ai 200 milioni di euro. Il valore del recupero invece è stimabile in un miliardo circa. Se a queste cifre si sommano ulteriori 300milioni di euro relativi alle operazioni di commercializzazione e alle attività di progettazione, il totale ammonta a un miliardo e mezzo di euro circa per 10mila case. Questi prezzi potrebbero calare nettamente se si sfruttassero le agevolazioni e i benefici statali per l’efficienza energetica degli edifici, che consentono un risparmio di almeno il 30 percento. A livello organizzativo, l’Uncem potrebbe promuovere il censimento utilizzando un progetto finanziato dall’Unione europea e cercare finanziamenti da fondazioni, per poi promuovere la costituzione di un pool di progettisti, imprese edili e agenzie di commercializzazione per gestire l’intera operazione. Tramite i Comuni, le Comunità montane e gli operatori locali si potrebbero poi individuare e acquisire, secondo limiti di spesa sostenibili, gli immobili. Anche l’estetica conta Secondo l’architetto Rosella Seren Rosso, esperta di architettura montana, nell’operazione di progettazione e recupero il contesto e l’estetica giocano un ruolo fondamentale. “Occorre partire – spiega – da un’analisi architettonica per identificare le singole caratteristiche e peculiarità delle vallate piemontesi, che sono diverse tra loro. Questo significa analizzare non solo la baita, ma anche il territorio e il paesaggio circostante. Svolto questo tipo di studio, bisogna cogliere l’atmosfera del luogo e saperla interpretare: coglierne il colore, i materiali, le sfumature”. “Nel Cuneese per esempio – precisa l’architetto – abbiamo centri costituiti soprattutto da pietra di ferro e relativi toni caldi. In Valle d’Ossola invece, le tonalità sono tendenti ai colori freddi”. A un’analisi estetica poi, occorre aggiungere “un’analisi urbanistica e delle infrastrutture, per capire le norme del piano regolatore, gli impianti, la disponibilità di strade, acquedotti, Attualità 23 24 fognature e così via”. “Si potrebbe stendere un manuale di recupero – specifica Seren Rosso – che tenga conto della bio-architettura e delle nuove tecnologie. È molto importante inoltre, durante la fase di progettazione, pensare già alla destinazione d’uso delle baite, che non deve essere fine a se stessa, e che deve contemplare sia l’utilizzo pubblico che quello privato”. L’architetto Seren Rosso si è occupata recentemente di prestare una consulenza al Comune di Alpette, relativa al recupero di una borgata che potrebbe diventare un albergo diffuso. “In questo caso – spiega – io ho pensato a un albergo inteso non solo come una serie di camere disposte in un centro abitato. Visto che ad Alpette è diffusa la coltivazione delle erbe, che costituisce una delle particolarità che ci sono sul territorio, ho pensato che questa “casa” potesse diventare un luogo dove si racconta la storia dell’arte della coltivazione delle erbe di montagna. L’ospite della struttura dovrebbe avere la sensazione di essere portato per mano alla scoperta di un territorio. Ogni stanza potrebbe raccontare la storia di un’erba specifica, nei corridoi potrebbero essere descritte le spiegazioni delle loro proprietà e l’attività degli agricoltori. Andare in quel luogo dovrebbe essere come visitare una mostra, leggere quello che è il paesaggio circostante”. l’energia Jpe. “Il progetto dell’Uncem è interessante – commenta – dal mio punto di vista, penso che sia conveniente oggi puntare sull’energia sostenibile non solo perché ce lo dicono le direttive dell’Unione europea, ma anche per questioni agevolative e di sgravi fiscali. In zone dove l’escursione termica è elevata come la montagna, un’ottimale gestione dell’efficienza dell’energia permette di avere una migliore condizione economica dell’immobile nel tempo e di salvaguardare le emissioni dell’anidride carbonica nel rispetto dell’ambiente”. “L’efficienza – prosegue Faletti – è un punto importante nell’edilizia anche perché oggi il mercato immobiliare è rallentato, ma lo è molto meno per quanto riguarda gli immobili che hanno una particolare attenzione verso questo aspetto, e penso al fotovoltaico, ai vari utilizzi della geotermia, e alle innovazioni, che sono moltissime. Esiste perfino un tipo di cemento biologico in cui al posto della ghiaia si usa il legno all’interno. È un materiale robusto, ma riciclabile ed ecologico. Le idee certo, in questo campo non mancano. E tutte le agevolazioni statali in essere possono recuperare parte dei costi per questi interventi. Per quanto riguarda la riduzione delle tasse, ad esempio, si arriva a uno sgravio fiscale del 55 percento”. Puntare sulla sostenibilità Un precedente di successo: il progetto della Regione Piemonte “A prescindere dalle Comunità montane oggi il recupero edilizio non può prescindere da un intervento che abbia tra le priorità la gestione dell’efficienza energetica”. A sostenerlo è Fulvio Faletti, presidente del consorzio produttivo per l’ambiente e Trentaquattro borgate montane piemontesi sono state selezionate dal 2009 a oggi per il finanziamento di un progetto di recupero dalla Regione Piemonte, grazie ai fondi europei del Psr 2007-2013. Il progetto è volto alla “realizzazione di organici programmi integrati di intervento volti al recupero e allo sviluppo di borgate montane attraverso la realizzazione di interventi per il sostegno delle attività, nonché al recupero architettonico e funzionale delle strutture e infrastrutture”. Dall’uscita del bando le Comunità montane, i Comuni o consorzi pubblici o privati hanno presentato dei programmi e nel febbraio del 2012 si è giunti all’individuazione dei finanziamenti. I 34 progetti prevedono opere di urbanizzazione primaria, interventi di riqualificazione degli spazi aperti ad uso pubblico della borgata, recupero di edifici e manufatti, interventi di ammodernamento delle aziende agricole e forestali, agriturismo, sviluppo e creazione di microimprese, di attività di carattere culturale e ricreativo, di servizi rivolti all’infanzia, creazione di centri polifunzionali. I contributi pubblici vanno dai 700mila euro al milione e 400mila euro a progetto. Le opere pubbliche saranno finanziate al 100 percento, le altre al 60 percento. “Non è cosa nuova – spiega l’assessore regionale alla montagna Roberto Ravello – l’impegno della Regione per lo sviluppo e il rinnovamento dei villaggi e delle borgate montane. È infatti in piedi da alcuni anni questa misura, che consente un piano di sviluppo e rinnovamento dei villaggi e delle aree rurali marginali, attraverso il recupero del patrimonio storico e architettonico, il miglioramento dell’attrattività dei luoghi e delle infrastrutture pubbliche o a valenza pubblica, l’aumento o il mantenimento del numero degli abitanti, l’incremento o il miglioramento dei servizi essenziali per la popolazione e l’aumento dei fruitori dell’offerta turistica per combattere il declino economico e sociale”. “In particolare il progetto – precisa Ravello – al quale la Regione ha recentemente destinato circa 30 milioni di euro, prevede la riqualificazione di borghi ed edifici rurali tipici da adibire ad attività collettive, turistico culturali e di servizio. Ciò che ha convinto l’amministrazione regionale ad un investimento così significativo è la profonda convinzione che recuperare tale patrimonio e rendere fruibili tali ricchezze vuol dire renderne fruibile anche la cultura e le tradizioni locali, fornendo contemporaneamente opportunità di sviluppo per il consolidamento del reddito delle popolazioni locali”. OPERIAMO PER UN INTERESSE COMUNE Da anni ci occupiamo di ambiente: siamo strutturati per la raccolta dei rifiuti urbani e la raccolta dei rifiuti speciali industriali, la gestione del canile municipale e di un impianto di depurazione. A questi servizi abbiamo aggiunto la progettazione e realizzazione di impianti fotovoltaici. Da anni ci occupiamo di ambiente e della soddisfazione dei nostri clienti. ACSEL SpA Sant’Ambrogio di Torino (TO) Italy 10057 - Via delle Chiuse 21 [email protected] - www.acselspa.it 26 Attualità Viticoltura “no limits” in vetrina di Andrea Garassino È stata definita “eroica” ed “estrema”. È la viticoltura delle Terre alte. Sarà in vetrina sabato 2 e domenica 3 giugno a Costigliole Saluzzo, dove è in programma la prima “Rassegna dei Vini da Montagna” L a Rassegna si svolgerà nel cortile e nel giardino del signorile Palazzo Giriodi che ospita il municipio costigliolese, all’ombra del Monviso. Sarà in concomitanza con l’apertura di “Cin cin Colline saluzzesi doc”, festival di enogastronomia e di musica giunto alla settimana edizione. Saranno presenti i produttori “coraggiosi” che arricchiscono e valorizzano gli scoscesi pendii delle vallate con vitigni antichi ed autoctoni, capaci di sprigionare profumi, gusti e sfaccettature uniche e tutte da valorizzare. In primis i “padroni di casa” del Consorzio Colline saluzzesi. “È il primo happening del genere a livello piemontese – dice il vicesindaco di Livio Allisiardi Costigliole Livio Allisiardi che segue l’organizzazione della rassegna –. Sarà un’occasione per promuovere i vini delle Terre alte e i territori dove nascono. Saranno presenti almeno trenta produttori ed etichette. Una quindicina sono piemontesi, mentre altri verranno dalla vicina Valle d’Aosta, dalla Lombardia e anche da oltre confine, da Francia e Svizzera”. Il programma è in fase di definizione proprio in queste settimane. Tra le varie iniziative, anche quella di abbinare i vini “d’alta quota” a menù particolari serviti nei ristoranti della zona. Costigliole è uno dei centri di produzione dei vini di montagna, all’interno del Consorzio Colline Saluzzesi. Sui pendii all’imbocco della Valle Varaita, una delle vallate del Monviso, è “di casa” il Quagliano. È una tradizione enologica che negli ultimi decenni ha visto l’avvio della vinificazione in purezza e che dal 1996 si fregia di una denominazione ed è sempre più prodotto come spumante dolce. La viticoltura in queste zone è praticata da quasi due millenni. Negli ultimi anni, infatti, sono stati portati alla luce proprio a Costigliole i resti di una villa-cascina romana attiva tra il primo e il quinto secolo dopo Cristo dove veniva prodotto del vino. Anche allora, nell’Età augustea, così come avviene oggi, le vigne si trovavano sulla fertile collina dove sorgono anche tre castelli. Roberto Gaudio Enrico Zola A distanza di quasi 2 mila anni, quindi, il borgo medievale costigliolese, perfettamente conservato e ricco di edifici e monumenti di pregio, torna ad essere una “piazza” dove commercializzare e valorizzare i vini di montagna. Un modo di vinificare, quello delle Terre alte, da sempre apprezzato nella storia: nel diciassettesimo secolo, ad esempio, il potente cardinale ArmandJean du Plessis de Richelieu, primo ministro del re Luigi XIII, si faceva inviare periodicamente a Parigi delle bottiglie di rosso prodotto nelle valli del Pinerolese, in particolare in Val Chisone, qualità da quasi vent’anni riscoperta da un produttore della zona. La prima “Rassegna dei Vini da Montagna” darà la possibilità di scoprire e conoscere i protagonisti di quello che è definito un “rinascimento enologico”: gli spumanti dell’Alta Langa; il Nebbiolo di Dronero cioè lo Chatus; il Pelaverga delle Colline saluzzesi, il vino di casa; Il Ramìe Doc delle Valli Pinerolesi, vero vino della tradizione che prende il nome dalle cataste formate dal legno dei boschi tagliati per piantare nuove vigne: l’Avanà; i “vini del ghiaccio” della Val Susa terra di Doc; il Carema Doc, nebbiolo prodotto nella Valle Sacra, tra le valli Chiusella e Soana; il “famoso” Erbaluce di Caluso, tanto per citare Vincenzo Gerbi Michele Fino Attualità Attualità 27 27 alcune delle eccellenze delle montagne piemontesi. Grande spazio sarà lasciato anche alle produzioni della Val d’Aosta, della Liguria e della Lombardia. “Invitati speciali”, nelle intenzioni degli organizzatori, il Marzemino superiore di Isera (Trento) e i produttori di vini dell’Etna. Alla kermesse dei vini sotto il Monviso non mancheranno gli esperti dell’Onav, Organizzazione nazionale assaggiatori di vino, che assegneranno premi ai migliori rossi, bianchi e rosè “d’alta quota”. “L’invito alla manifestazione – spiegano gli organizzatori – è rivolto in particolare agli albergatori, i ristoratori, gli operatori di enoteche e turistici in genere. L’obiettivo è sposare i vini tipici di un territorio con le bellezze artistiche, naturalistiche e con le ricette della tradizione”. Nella mattinata di domenica sarà organizzato un aperitivo musicale a base di vini montani, un trait d’union con il festival “Cin cin” che proseguirà anche nei giorni successivi. Durante la due-giorni costigliolese sarà presente una delegazione ed uno stand del Cervim – Centro di ricerca, studi e valorizzazione per la viticoltura montana, presieduto da Roberto Gaudio. Potrebbe essere l’occasione per il lancio di un innovativo logo. “Da tempo stiamo portando avanti il progetto del marchio di “Viticoltura eroica” che è stato stoppato da questioni burocratiche. Quando avremo tutti i via-libera, potremo assegnarlo a tutte le aziende che producono vini nelle Terre Alte. Sarà abbinato ad un piano di comunicazione e marketing per espandere il nostro settore”. La viticoltura “no limits” è quella che risponde ad alcuni parametri individuati proprio dal Cervim: altitudine media degli impianti oltre i 500 mt s.l.m, pendenza media superiore al 30 per cento, presenza di terrazze o gradoni per contrastare l’erosione. Il Piemonte tra le regioni con territorio montano è forse quella che ha agito di più per lo sviluppo e il sostegno della viticoltura “estrema”. “Il ‘governo’ di Torino – afferma Enrico Zola, presidente del Tavolo vitivinicolo regionale, vicepresidente Cervim e funzionario del settore Agricoltura della Regione – è l’unico ad aver inserito la dicitura “vino ottenuto da vigneti di montagna” nell’ambito della sua Doc più estesa, la Doc Piemonte. Inoltre, l’Amministrazione regionale ha predisposto uno strumento per creare una sorta di “catasto” dei vigneti, che vengono quindi individuati e definiti con valori oggettivi. Il lavoro, ad oggi, è stato eseguito per il Barolo, il Barbaresco e anche per tutte le colture montane della provincia di Torino. Proseguirà”. I vini “eroici” delle Terre Alte sono sempre più un fattore di sviluppo del turismo nelle vallate alpine. I visitatori, i trekker, i turisti in genere sono sempre più propensi a visitare i borghi montani e poi portare a casa souvenir a “km zero”, come una buona bottiglia di rosso o bianco locale. “C’è grande attenzione – dice Vincenzo Gerbi, professore di Enologia all’Università di Torino e membro del Divapra, dipartimento di valorizzazione e protezione delle risorse agroforestali – alle produzioni vinicole di montagna perché sono originali, hanno una grande biodiversità e perché utilizzano una filiera corta. Il vino può essere un forte sostegno alle comunità montanare del Piemonte: gli eventuali utili, infatti, possono essere reinvestiti nella cura del territorio, per ripristinare o migliorare i muri a secco dei terrazzamenti o per realizzare opere infrastrutturali che potrebbero evitare eventi catastrofici a valle”. Michele Fino, da anni impegnato con l’Uncem per la valorizzazione dei vini di montagna, suggerisce: “Servirebbe un intervento della Pubblica amministrazione per sburocratizzare il settore. Le aziende che operano in montagna, infatti, sono a carattere famigliare, con uno o due addetti: se uno è impegnato negli uffici per autorizzazioni, domande e nulla osta, ne rimane uno solo in cantina o nella vigna. Inoltre, bisognerebbe liberalizzare gli impianti e far cessare il regime delle quote. In questo modo si incentiverebbero nuovi imprenditori a impiantare vitigni e questo significa meno spopolamento e meno abbandono delle Terre Alte”. Attualità 28 Come stai oggi? di Marco Barra Bambini e montagna: la ricerca sugli indicatori del benessere minorile nelle valli alpine del cuneese condotta dallo psicologo e psicoterapeuta Marco Barra I l tema della salute è sempre più frequentemente trattato, non solo in campo scientifico, ma anche dai media. Nonostante questo interesse non è semplice poter argomentare in modo organico sulla salute e il benessere dei bambini in base ai dati statistici istituzionali disponibili. La salute è in gran parte un processo di costruzione sociale, che vede i minori siaa come protagonisti inseriti all’interno di relazioni sociali e affettive, sia come soggetti che vivono “spazi” e abitano “luoghi”, soggetti collocati in strutture e organizzazioni che ne possono influenzare le opportunità di crescita e dii sviluppo. Tra l’individuo e il contesto vi è quindi una relazione sistemica, cioè mutua e reciproca. Cosa succede quando il contesto è quello alpino e lo scenario in cui crescono i bambini è quello montano? Chi è Marco Barra Marco Barra è Psicologo, Psicoterapeuta in formazione, lavora con adulti e bambini. Collabora da anni con il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino attraverso borse di ricerca. Risultato per due volte vincitore del Master dei Talenti della Società Civile della Fondazione Goria e CRT, all’interno del quale ha realizzato il progetto “Come stai oggi?” sul benessere dei minori con il contributo di numerose Istituzioni locali (Asl CN1, Consorzio Monviso Solidale, Uncem Piemonte, Comune di Saluzzo, Isca e vari Istituti Comprensivi). “Sono felice quando sto con gli animali animali. Mi piace un sacco!” Quali sono le determinati del benessere e del malessere? Quali aspetti del territorio possono essere opportunità per una crescita in “buona salute”? Quali invece sembrerebbero essere “vicoli”? Solo adottando un approccio multidisciplinare, utilizzando gli strumenti propri della psicologia clinica, è possibile comprendere un concetto caleidoscopico e mutevole come quello della salute dei minori, evidenziando quanto sia la multifattorialità sia l’interrelazione tra i diversi domini che la compongono determinano la percezione e lo stato di benessere o malessere. Obiettivo principale del progetto “Come stai oggi? Segnali di vita: indicatori del benessere minorile delle valli alpine del cuneese” è proprio quello di dar voce ai “Bambini di montagna” indagando così direttamente la loro percezione di salute e malattia, unitamente al punto di vista dei loro genitori e insegnanti, per poterli poi trasformare, in stretta sinergia con gli enti locali del territorio, in strumenti d’intervento e azioni specifiche. In d quest’ottica appare davvero q ffondamentale individuare gli indicatori di benessere e di malessere, cioè “Cosa d ffa star bene e cosa fa star male i bambini delle valli alpine?” anche b perché il benessere degli adulti che p diverranno dipende proprio dalla d possibilità che gli viene data fin ora di p godere di buona salute. g LLa ricerca (nei primi 12 mesi) ha iindagato questi e altri costrutti ccoinvolgendo nell’impianto progettuale 1504 minori (tra i 6 e gli 11 anni), 3000 1 genitori e 182 insegnanti che “abitano e g vvivono” in 22 comuni alpini, cercando di definire la condizione e le d diseguaglianze del benessere. d SSecondo il vertice osservativo dei genitori, analizzando cioè le risposte g ffornite dalle coppie genitoriali a più di 150 domande, emerge, ad esempio, che il 92% dei bambini del campione svolge attività sportiva e che il 79% di essi pratica queste attività all’aria aperta (calcio, sci...); l’ambiente sembrerebbe avere un ruolo fondamentale anche riguardo la scelta delle attività del tempo libero, infatti il 35% di essi ama fare passeggiate, occuparsi del giardino e dell’orto di famiglia, o giocare con gli amici fuori casa, mentre soltanto il 19% trascorre il proprio tempo libero giocando con i videogiochi. Dalle analisi delle risposte fornite dai genitori e dagli insegnanti (anche a loro è stato chiesto di rispondere a domande specifiche per ogni minore) sembrerebbero emergere alcune difficoltà riguardo aspetti emotivi e caratteriali dei bambini. Tali ambiti, risultati più carenti nel primo anno di lavoro, saranno indagati più specificatamente durante il proseguimento del progetto proprio nell’ottica di fornire possibili strategie d’intervento mirate. Cercando di ascoltare direttamente le voci dei 1504 bambini sono state compite attività specifiche nelle scuole del territorio e definiti strumenti ad hoc per misurare direttamente la loro percezione, il loro punto di vista, considerandoli dei soggetti attivi, rispondenti, validi ed attendibili, svolgendo così questo studio “con loro” e non soltanto “su di loro”. Così, rispondendo a un questionario, denominato appunto “Come stai oggi?”, sono state indagate le dimensioni fondamentali che concorrono a determinare il benessere e la salute dei più piccoli, interrogandoli sulla loro famiglia, sui loro amici, sulla scuola e sul paese dove abitano. Da tali elementi è possibile affermare che i minori delle valli alpine coinvolti sono soddisfatti della loro famiglia e si trovano bene all’interno del proprio nucleo famigliare; in linea con la letteratura sulla media fanciullezza sono molto soddisfatti dei loro amici, si divertono e si sentono bene quando trascorrono del tempo con i propri pari, dai quali si sentono rispettati. E la scuola? Nonostante dichiarino di non andare a scuola volentieri, parlano con soddisfazione della classe che frequentano e affermano di imparare cose che gli piacciono. Chiaramente sono emerse delle differenze significative in base al genere e all’età dei minori coinvolti, ad esempio a tutti i bambini piace il paese dove abitano (la moda dei punteggi per la dimensione paese è pari a 4), dichiarando così di sentirsi bene e al sicuro nel proprio ambiente di vita, ma sono soprattutto quelli di 11 anni, rispetto ai più piccoli, ad affermarlo. I maschi ottengono punteggi più elevati ““Io Io sono contento quando metto a posto la legna” nella dimensione della famiglia, mentre le femmine in quella della scuola, questo potrebbe star a significare che i bambini investono maggiormente, soprattutto nei primi anni della primaria, rispetto all’altro sesso, nella famiglia, mentre le bambine sono più proiettate verso il mondo della scuola. Interessante anche osservare come cambiano le percezioni dei bambini man mano che crescono infatti, osservando le distribuzioni di frequenza alle domande dei minori di questo campione, è possibile affermare che già a partire dalla media fanciullezza (e non solo dall’adolescenza o dalla pre-adolescenza, come afferma la letteratura) i bambini comincino a “investire maggiormente” negli amici e nel gruppo dei pari, iniziando così fin dai 9-10 anni il processo di separazione e differenziazione dai genitori utilizzando la sfera amicale come trampolino di lancio verso l’autonomia. Per quanto concerne invece l’autostima, i minori coinvolti dichiarano di stare simpatici a molte persone (e questo dato è atteso visto l’elevato grado di soddisfazione dei rapporti amicali), di piacersi e di essere soddisfatti di loro stessi. Ma che cos’è che li fa star bene e li fa star male? Quali sono gli indicatori di benessere e malessere individuati direttamente da loro? Per indagare tali costrutti è stato chiesto ai minori di vestire i panni di “piccoli artisti” e di disegnare e descrivere quand’è che sono stati particolarmente felici e quando invece hanno vissuto momenti particolarmente difficili e tristi. Gli oltre 3000 disegni sono poi stati analizzati con apposite griglie di lettura e “Sono io “ i che h sto sciando i d sulle ll piste i dell’alta d ll’ l Val Varaita. Sono felice perché sciare mi toglie i problemi e le preoccupazioni” possiamo affermare che, secondo il loro punto di vista, al proprio benessere concorre il poter svolgere attività con i propri amici e lo stare all’aria aperta nei giorni soleggiati e di bel tempo. Fondamentale per lo “star bene” è l’avere animai domestici e poter svolgere con loro diverse attività: infatti hanno preso forma, colore e vita sui quadri soggettivi dei piccoli artisti di montagna caprette, asini, cani, gatti; i bambini affermano: “Sono felice quando gioco con i micetti e la mamma dei micettini”, “Io sto bene quando porto a spasso la mia capretta alla mia meira” “quando vado in giardino con gli asini”. Faccina triste invece quando il cane è andato sotto la macchina o quando c’è il brutto tempo e non si può uscire a giocare in giardino o andare per funghi con il papà. Infatti, sono la morte di animali, quella di persone, le giornate di brutto tempo, oltre alle liti e alle discussioni con i familiari e al dolore fisico, gli elementi evidenziati dai 1504 bambini come indicatori di malessere. Al termine del primo anno di lavoro mi accorgo che se c’è una conclusione non è cifrata dalla parola fine, perché “il benessere” è un concetto asintotico, aperto a continui progressi e quindi incompatibile con le chiusure. Parlare di salute non è semplice, perché la salute non esiste se non come evento puntiforme della vita di ognuno, in cui momenti di sanità e malattia, del corpo e della mente, si succedono e si cicatrizzano l’uno all’altro. Passando a un piano più concreto, invece, non c’è una conclusione perché tale ricerca nasce dalla presa di coscienza della varietà di determinanti che concorrono alla loro salute dei minori, e di quanti siano i livelli nei quali è necessario intervenire ed essere consapevoli del tipo di azione che si sta compiendo, per far sì che il loro benessere possa essere potenzialmente perseguito. Tali livelli, come si è potuto vedere, variano poi anche a seconda del vertice osservativo con cui vengono indagati e ciò rende ancora più complesso attuare politiche di protezione e di promozione. Proprio per la complessità e la multifattorialità dei costrutti indagati il lavoro di ricerca prosegue con l’obiettivo di confrontare la “mappa del benessere” emersa nelle valli alpine con quella dei minori di città (coinvolgendo altrettanti minori del territorio torinese) e di coinvolgere anche i ragazzi della scuola secondaria. Attualità 29 Attualità 30 Una montagna per tutti Turismo per famiglie, gruppi, terza età di Alex Ostorero utile portare avanti questa proposta in quanto si tratta di un asse di intervento che presenta notevoli potenzialità, concentrandosi infatti su un potenziale numero di “fruitori” di oltre 500mila persone solo nella nostra Regione”. Il progetto, ha molteplici valenze e obiettivi: permettere agli anziani che vivono in città e in pianura, di trovare sollievo dall’afa e dalla calura nel periodo estivo, usufruendo di soggiorni in montagna; offrire un’occasione di lavoro alle strutture alberghiere di montagna in periodi dell’anno (giugno-luglio) meno frequentati attraverso la presentazione di pacchetti turistici orientati al turismo sociale. Non ssolo terza età: il progetto, è destinato aanche a famiglie e adulti (in particolare organizzati in gruppi). I pacchetti di una o offrono (in media a 400 euro, ssettimana e ttutto tu u compreso) pensione completa, con animazione, visite e trasporti inclusi. L’Uncem presenta il nuovo catalogo turistico, con o, escursioni di un giorno, week end e soggiorni di una settimana nelle più belle località delle montagne piemontesi. Prezzi anticrisi e pacchetti completi da prenotare subito: per una vacanza piena di emozioni U n’estate in montagna, nelle Terre Alte piemontesi. Un nuovo universo da scoprire. Per famiglie, bambini, adulti, terza età. Da giugno a settembre, 55 escursioni giornaliere, 18 week end, 13 soggiorni nel nuovo catalogo turistico “Una montagna per tutti” realizzato dall’Uncem Piemonte con il supporto della Regione Piemonte. Un viaggio in tutte le vallate alpine e appenniniche del Piemonte, grazie ai pacchetti turistici realizzati da tre tour operator: Linea Verde Giachino, Vic Very Important Costumers Tour Operator e Ossola Incoming. Vette tra le più alte d’Europa, castelli e fortezze incastonati nelle valli a testimoniare la millenaria storia delle nostre montagne. Un immenso patrimonio paesaggistico naturale e culturale tutto da esplorare. Una vacanza piena di emozioni. Oltre Ol O l sessanta escursioni giornaliere per scoprire le bellezze delle Terre Alte del Piemonte; passeggiate, fiere, visite a musei e parchi naturali, con la possibilità di gustare le specialità gastronomiche tipiche nei ristoranti delle Valli. Gite fuori porta aperte a tutti, gruppi di amici, famiglie, terza età e bambini per passare una giornata all’insegna della natura, della cultura e del buon mangiare. Prezzi contenuti, ovviamente, in grado di aprire il mondo della montagna proprio a tutti. “Sulla scia dell’iniziativa regionale “Aria di Montagna”, proposta nel 2008 e 2009 per incentivare il turismo della terza età nei territori montani del Piemonte – spiega Lido Riba – abbiamo ritenuto “Con le proposte del catalogo – prosegue Riba – l’Uncem si propone di valorizzare le capacità attrattive e le offerte turistiche ed enogastronomiche delle Valli Piemontesi e Alberto Cirio contemporaneamente di mettere a disposizione dei cittadini del Piemonte e delle Regioni vicine, Liguria e Lombardia in particolare una ampia indicazione di proposte per gite, week end e soggiorni. Le nostre Vallate oltre a essere fortemente dotate di una grande quantità di attrattive turistiche tra le quali in particolare, parchi, grotte, fiumi, castelli, santuari e strutture sportive, assicurano una eccellente accoglienza e ricchi programmi di svago, ricreativi e di intrattenimento culturale”. Anche l’assessore al Turismo della Regione Piemonte, Alberto Cirio, non ha dubbi: “Imponenza di massicci tra i più alti d’Europa, i sapori della tradizione alpina, la storia e la cultura di vette che per secoli sono state difesa, ma anche punto di incontro tra le genti. Le montagne del Piemonte sono uno scrigno colmo di emozioni che il catalogo “Una montagna per tutti”, sapientemente curato dall’Uncem, invita tutti a scoprire... Senza limiti d’età!”. Per la diffusione del catalogo, l’Uncem Piemonte ha coinvolto tutte le Circoscrizioni di Torino, le Università della Terza Età, i sindacati dei pensionati, le parrocchie della Diocesi di Torino, le Pro Loco di tutti i Comuni piemontesi. “Il Come richiedere il catalogo Il catalogo si può richiedere (in forma cartacea o pdf tramite email) all’Uncem, inviando un’email a [email protected]. it. È inoltre sfogliabile sulla pagina Facebook Uncem Piemonte e sulla piattaforma on line Issuu, dove (nella pagina Uncem) sono caricati i numeri di PieMonti, il catalogo “A scuola di montagna” e “Una montagna per tutti”. Focus sul catalogo Uncem 1. Destinatari offerta • anziani sopra i 60 anni • adulti e famiglie 2. Criteri per l’individuazione della località e delle strutture ospitanti • Località in aree montane tra i 700 e i 1500 metri, in un buon contesto paesaggistico e naturalistico nelle 22 Comunità montane piemontesi • Strutture alberghiere, prive di barriere architettoniche, con un’area esterna o giardino e ambienti comuni, dotate di camere doppie con bagno • Strutture alberghiere con almeno 2 stelle di categoria • Pensione completa ad un prezzo massimo di 400 euro a settimana • Capacità di ospitare nella stessa località, anche in più di una struttura alberghiera, un minimo di 20-30 persone. 3. Periodo di svolgimento e durata • Mesi di giugno, luglio, agosto, settembre con partenze settimanali • Soggiorni settimanali in strutture alberghiere con servizio di pensione completa • Week end di tre giorni (e due notti di pernottamento) o due giorni (e una notte) • Escursioni di una giornata, in concomitanza con eventi, mostre, fiere nelle località montane 4. Canali di comunicazione dell’iniziativa • Regione Piemonte (assessorato al turismo), Province, Comuni, Circoscrizioni, centri anziani, università della terza età, sindacati dei pensionati, ASL, siti Internet istituzionali, media, Pro Loco, parrocchie (con la Commissione regionale per la Pastorale del Turismo, Tempo Libero e Sport) 5. Coordinamento progetto/Gestione/logistica • Trasporto/Centro prenotazioni/Accompagnamento gestiti da un Tour operator • Circoscrizioni, Comuni piemontesi, centri anziani, università della terza età per raccogliere le prenotazioni preliminari dei gruppi che verranno poi perfezionate con i Tour Operator • Coordinamento progetto Uncem Piemonte • Animazione sul territorio gestita dalle Comunità montane e dal Tour operator • Comunicazione gestita da Uncem Piemonte e istituzioni partner periodo contemporaneo contraddistinto da grandi cambiamenti – sottolineano Bruno Verri, presidente dell’Unpli, l’Unione delle Pro Loco, e Sergio Pocchiola Viter, consigliere nazionale Unpli – richiede una forte coesione finalizzata alla valorizzazione di tutte le risorse disponibili, attraverso forme di collaborazione che abbiano come obbiettivo la salvaguardia delle tradizioni e siano portatrici di novità per il futuro. Ci auguriamo che questo sia la prima di una lunga e fruttuosa collaborazione fra le Pro Loco, l’Unpli, i Comuni montani e l’Uncem per creare un’opportunità in più a tutti coloro che amano e apprezzano le montagne del nostro Piemonte”. Preziosa la collaborazione avviata con le Università della Terza Età. “Quando ho avuto il piacere di leggere il progetto dell’Uncem – spiega Irma Maria Re, presidente nazionale Unitre – ho ricordato l’emozione che provo ammirando lo spettacolo sempre nuovo che le montagne del nostro territorio ci offrono. Mi occupo di terza età ed opero in qualità di volontaria per gli anziani e con gli anziani da tanti anni. Il progetto potrà offrire uno spunto di riflessione in occasione dell’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni promosso dalla Comunità Europea per il 2012”. L’Uncem diffonderà il catalogo a tutte le parrocchie della Diocesi di Torino e delle Diocesi del Piemonte, grazie alla collaborazione con la Commissione regionale per la Pastorale del Turismo, Sport e Tempo Libero. Secondo don Aldo Bertinetti, segretario della commissione, il catalogo “presenta una proposta molto intelligente e preziosa per quel turismo cosiddetto “minore”, che è però l’opportunità migliore per le categorie a ciò interessate da sempre ma in particolare in questi momenti di crisi. La commissione regionale è quindi felice di sostenere e di proporre, nella varie diocesi piemontesi, la proposta per farla conoscere anche alle comunità parrocchiali”. Attualità 31 Assicuriamo la montagna Per rispondere alle specificità delle realtà più piccole I piccoli Comuni montani e le Comunità montane spesso si trovano in difficoltà per i loro programmi assicurativi: • per il limitato interesse da parte degli operatori del settore; • perché le loro statistiche individuali di sinistri possono essere inattendibili a causa dell’insufficienza del campione di dati; • perché spesso non hanno in organico le professionalità in grado di valutare le condizioni generali adeguate alle loro realtà. Per rispondere alle loro difficoltà, l’U.N.C.E.M. Piemonte ha siglato con L’ARCA Consulenza Assicurativa Srl una specifica Convenzione a favore dei Comuni montani L a presente Convenzione si prefigge lo scopo di dare possibilità agli Associati di stipulare delle coperture assicurative specifiche per gli Enti Pubblici montani a condizioni e premi particolarmente vantaggiosi che singolarmente sarebbe molto difficile ottenere. Oltre a tutte le polizze che necessitano ad una P.A. il nostro settore “Enti pubblici” ha studiato una soluzione per assicurare la “Responsabilità Civile Patrimoniale di ogni singolo organismo della Pubblica Amministrazione” e contro i rischi derivanti dalla loro attività, per i singoli Amministratori e singoli dipendenti dei Comuni e delle Comunità montane secondo quanto previsto dalla Legge 244/2007. Il servizio verrà integrato con specifici momenti formativi a favore del personale dell’Ente riguardo alle metodologie della gestione dei contratti (pagamento premi, comunicazioni varie, modifiche) e dei sinistri. I prodotti verranno commercializzati con il tramite del Broker di assicurazione L’ARCA Consulenza assicurativa S.r.l. e dal suo settore “Enti pubblici” composto da: • Luciano Ronchietto Risk manager Enti Pubblici [email protected] cell. 3456202507 • Claudio CODA Broker [email protected] cell. 3356455432 • Franco Giorgio [email protected] cell. 3468811672 Le condizioni di polizza applicate saranno visibili e scaricabili sul sito della Soc. L’ARCA Consulenza assicurativa Srl: ww.larcasrl.it Azienda in primo piano 33 L’ARCA CONSULENZA ASSICURATIVA Srl CHI SIAMO La nostra azienda opera sul mercato assicurativo italiano da oltre 35 anni in vari settori merceologici (Imprese Edili, Alberghi, Attività commerciali e artigiane, Imprese aeronautiche, Sanità) e ha individuato le difficoltà sempre crescenti dovute a continue modifiche legislative ed organizzative della Pubblica Amministrazione nella gestione delle pratiche assicurative. A questo proposito negli ultimi anni, L’Arca ha istituito un settore specifico che tratta Enti pubblici, Istituti, Consorzi, Aziende con partecipazione pubblica (i quali ormai sono sottoposti in ogni istante a continue modifiche legislative ed organizzative, anche per quanto riguarda le pratiche di assicurazione), che gestisce circa l’80% delle Amministrazioni Comunali Valdostane, il cui Responsabile (sig. Ronchietto: Risk Manager Enti Pubblici e Consulente del CELVA Consorzio Enti locali della Valle d’Aosta sulle problematiche assicurative) ha collaborato personalmente alla preparazione del testo della Polizza di Responsabilità Patrimoniale e Tutela legale dell’Amministrazione Regionale. A suggello dell’impegno e serietà dimostrata dal nostro settore, L’ARCA ha avuto l’importante incarico da parte della Regione Autonoma Valle d’Aosta di studiare i capitolati di polizza relativi ai contratti di responsabilità civile generali e del rischio incendi di tutte le proprietà regionali per l’appalto dell’anno 2002. La professionalità che ci contraddistingue e la profonda conoscenza del settore della P.A. ci ha permesso di siglare un importante accordo con il CELVA (Consorzio Enti locali della Valle d’Aosta), i cui dettagli sono pubblicati sul sito ww.celva.it alla voce convenzioni, per quanto riguarda la copertura della Responsabilità civile patrimoniale per tutte le Amministrazioni pubbliche valdostane a condizioni particolarmente vantaggiose. Le assicurazioni sono da sempre un argomento molto delicato che va trattato con molta attenzione e professionalità, per poter offrire un servizio che sia sempre all’avanguardia abbiamo investito molte energie nella formazione, partecipando a numerosi convegni e corsi di perfezionamento organizzati sia dall’AIBA (Associazione di categoria) e da società specializzate in materia assicurativa degli Enti Pubblici. Tutto ciò ci permette di essere costantemente aggiornati sulle ultime sentenze e Decreti che possono interessare il settore pubblico. Questi nostri costanti aggiornamenti ci hanno portato ad instaurare dei contatti anche con realtà fuori dalla Valle d’Aosta permettendoci di avviare delle trattative con Amministrazioni Provinciali e Comunali Piemontesi e non che stanno procedendo positivamente. Recentemente abbiamo siglato un importante accordo con l’UNCEM Piemonte riguardante tutte le coperture assicurative relative ai piccoli Comuni montani che permetterà agli Enti aderenti di avere, oltre ad un notevole risparmio di costi delle polizze, anche un servizio preciso e puntuale circa la gestione completa del servizio assicurativo. Per essere ancora più competitivi e aggiornati nel mercato assicurativo, la Direzione della nostra azienda sta approntando la costruzione di un sito internet che ci permetterà di essere ancora più presenti a livello nazionale, dove tra l’altro occupiamo la 59a posizione nel ranking delle agenzie di brokeraggio italiane. Nel contempo abbiamo anche ottenuto la certificazione ISO9001. La nostra azienda, per poter offrire un servizio sempre più attento alla clientela, si avvale della collaborazione Azienda in primo piano 34 necessarie assistendo altresì nella trattazione di eventuali sinistri. di 22 persone che si occupano dei seguenti settori: ✔ Contabilità generale ✔ Contabilità clienti e Compagnie ✔ Ufficio sinistri, assunzione e gestione ✔ Assunzione dei rischi ✔ Segreteria ✔ Settore Enti Pubblici ✔ Settore Centrali idroelettriche, biomasse, energie rinnovabili in genere ✔ Settore rischi di montagna (Impianti di risalita, guide, maestri di sci ecc.) ✔ Settore Turistico Alberghiero ✔ Settore Sanità ✔ Settore Aeronautico ✔ Settore Industriale, Edile e dei Trasporti ✔ Settore Famiglie ✔ Settore Commerciale • Istruzione e collaborazione con il personale indicato dall’ente per la gestione dei contratti assicurativi circa le condizioni contrattuali, le metodologie di gestione, ed i sinistri. La nostra azienda, dopo aver fatto un’analisi dettagliata delle coperture e dei rischi da assicurare e/o già assicurati, valuterà che essi siano sufficienti e in linea con le migliori condizioni ottenibili sul mercato e sulla base dei programmi di volta in volta approvati e negozierà per conto del cliente con le Compagnie tutte le modifiche che si rendessero • La possibilità da parte del cliente di entrare, dopo una richiesta di autorizzazione, nel nostro sito per verificare lo stato della propria posizione assicurativa (pagamenti, sinistri, ecc…). Resta, naturalmente, al cliente la sottoscrizione dei contratti e di ogni altro documento riguardante la gestione assicurativa e resta altresì inteso che il nostro servizio è prestato senza oneri a Vostro carico, ci metteremo in contatto con Voi per approfondire più dettagliatamente questo accordo. 50 anni nell’energia fra tradizione ed innovazione L’ esperienza di COMAT nel campo dell’energia inizia nel 1952 con la commercializzazione di combustibili per riscaldamento (all’epoca soprattutto nafta e gasolio). Negli anni successivi si integra rapidamente con le attività di conduzione e manutenzione degli impianti termici, per arrivare alla realizzazione ed installazione degli impianti stessi. Oggi COMAT realizza impianti completi chiavi in mano, ed offre il servizio di conduzione, manutenzione e la fornitura di vettori e utilities energetiche. La scelta strategica di non disperdere il patrimonio di conoscenze acquisito in tanti anni, valorizzando la propria esperienza e la presenza sul territorio, ha creato un team di operatori e professionisti specializzati nei diversi ambiti dell’impiantistica. COMAT ha sede a Grugliasco (TO), dove, oltre all’attività operativa, hanno sede la direzione generale e i servizi COMAT S.p.a. Via della Libertà, 43 – 10095 Grugliasco (TO) Tel. 011.4027011 – Fax uff. Tecnico 011.4027065 Fax uff. Amm. 011.4027064 [email protected] – www.comatspa.com tecnico-amministrativi, una filiale a Settimo Milanese (MI) che coordina le attività commerciali e operative in Lombardia ed una filiale a Dronero (CN) che opera nel territorio del basso Piemonte con particolare specializzazione nella gestione degli impianti di riscaldamento a biomasse legnose. La filosofia operativa dell’azienda si può riassumere in due obiettivi principali: • Il risparmio energetico attraverso l’efficienza e l’uso razionale dell’energia. • La sostenibilità ambientale, attraverso l’innovazione e l’utilizzo di energie rinnovabili. Grazie al raggiungimento di questi obiettivi oggi COMAT è responsabile della conduzione e manutenzione di oltre 800 impianti tecnologici, di propria realizzazione o assunti in gestione. Azienda in primo piano 35 Azienda in primo piano 36 BIOMASSE un progetto integrato Fin dall’inizio degli anni 2000 COMAT ha fortemente creduto nello sviluppo delle fonti alternative e nel risparmio energetico installando presso utenti pubblici i primi impianti alimentati a biomassa legnosa. L’utilizzo di combustibili innovativi e rinnovabili imponeva un lungo lavoro di formazione e investimento per poter offrire servizi allo stesso livello tecnico e con la stesso grado di sicurezza operativa ormai raggiunto con i combustibili tradizionali. I problemi maggiori erano, inizialmente, legati alla mancanza di un mercato controllato e stabile del combustibile, all’inesistenza di strutture per la logistica e distribuzione del combustibile stesso, alla necessità di sviluppare esperienze dirette su caldaie con tecnologie completamente diverse da quelle tradizionali che richiedevano una rivoluzione sia negli schemi di impianto sia nel loro modo di conduzione. Per poter avviare una azione commerciale sicura ed incisiva, COMAT ha dovuto sviluppare l’intera filiera di produzione dell’energia, dalla produzione del pellet, alla distribuzione della biomassa, ai servizi di progettazione per la trasformazione e la riqualificazione energetica degli impianti, sino al servizio di gestione e manutenzione chiavi in mano delle centrali termiche; COMAT è riuscita in questo modo ad aggregare esperienze diverse collegate ad un unico progetto per garantire al cliente la copertura delle problematiche a 360° gradi. Solo il controllo della catena di produzione, distribuzione e gestione, può garantire l’erogazione dei servizi in ogni condizione, rispettando i livelli prestazionali e qualitativi prestabiliti, nonché il rispetto del quadro economico atteso. La COMAT ha oggi la proprietà e la gestione di circa 130 impianti termici a pellet e a cippato di legno installati presso utenze pubbliche e private in oltre 50 Comuni piemontesi a testimonianza della validità del progetto e del gradimento ottenuto presso gli utenti. COSTRUZIONE E MANUTENZIONE IMPIANTI TECNOLOGICI CLIMATIZZAZIONE E ANTINCENDIO COMAT IMPIANTI s.r.l., società specilizzata nella realizzazione e manutenzione degli impianti tecnologici. Grazie ad un personale diretto altamente specializzato con esperienza pluriennale nel settore della biomassa, garantisce la massima efficienza e la soluzione diretta di ogni tipo di problema; La forza di un gruppo Per offrire in modo efficace ed efficiente un ampio ventaglio di servizi tra di loro integrati, COMAT ha strutturato la propria organizzazione in società controllate o partecipate che hanno sviluppato le tecnolgie ed esperienze specialistiche. Oggi, a fianco della COMAT sono impegnate nel progetto di sviluppo della biomassa le seguenti società: INNOTEC s.r.l., attiva nella progettazione e realizzazione di cogeneratori e centrali termiche compatte. La società ha sviluppato moduli per la produzione di energia termica da biomassa realizzati in container o su skid facilmente trasportabili e di veloce attivazione. Questo permette di offrire una trasformazione semplice e rapida e con minimo impatto operativo presso il cliente; BIOTRADE s.r.l., attiva nella distribuzione e commercializzazione dei biocombustibili. Grazie al possesso di due basi logistiche nelle province di Torino e Cuneo dove il materiale viene selezionato, vagliato e controllato e di 4 mezzi per la fornitura a bocca di centrale di ogni tipo di biocombustibile, è in grado di consegnare oltre 1.000 quintali al giorno di biomassa alle centrali gestite da COMAT. I mezzi possono trasferire la biomassa a distanza (sino a 60 metri) rendendo utilizzabili anche locali di stoccaggio decentrati e difficilmente raggiungibili; SISARKA e PELCKO: la proprietà di due stabilimenti con una capacità produttiva complessiva di oltre 80.000 tonn./ anno di pellet certificato, proveniente esclusivamente da biomassa legnosa vergine, assicura tutta la biomassa necessaria allo sviluppo attuale e futuro dell’azienda. Contemporaneamente COMAT si è sviluppata realizzando e partecipando in società di scopo per la realizzazione di specifici progetti quali COM.EX ENERGIA s.r.l., – realizza e gestisce un impianto di cogenerazione e teleriscaldamento a servizio di un quartiere di case di edilizia popolare a Torino; VILLAFRANCA ENERGIA & CALORE s.r.l., realizza e gestisce un impianto di cogenerazione e teleriscaldamento alimentato a biomassa nel comune di Villafranca Piemonte; VIILLANOVA ENERGIE s.r.l., realizza e gestisce la rete di teleriscaldamento alimentata a biomassa nel comune di Villanova Mondovì. Risparmiare sul costo di riscaldamento degli edifici pubblici Una proposta innovativa e coinvolgente per i Comuni montani L e amministrazioni pubbliche manifestano sempre più interesse ad utilizzare energie rinnovabili che valorizzino il proprio territorio e, contemporaneamente, hanno la necessità di fare efficienze e risparmi immediati per sostenere dei bilanci sempre più “poveri”. Coniugare le due cose non è sempre facile. Dopo aver analizzato dettagliatamente il nostro territorio abbiamo individuato alcune caratteristiche comuni nelle realtà cittadine di media dimensione ed abbiamo messo a punto un modello applicativo molto interessante: la creazione di mini reti di teleriscaldamento in grado di collegare gli edifici comunali, oltre ad eventuali altri stabili adiacenti, in aree molto ristrette. Il progetto nasce dal fatto che in molti casi buona parte dei locali pubblici, quali scuole, palestre, uffici comunali ed altri locali di pubblico utilizzo, sono già in aree adiacenti e facilmente collegabili senza opere traumatiche per l’amministrazione pubblica. L’intervento prevede la rimozione delle centrali termiche presso i singoli immobili, con conseguente rimozione di incombenze e costi per l’amministrazione pubblica, e la realizzazione di un’unica centrale a biomassa che alimenta i diversi edifici tramite una rete di tubazioni di collegamento. La centrale termica deve avere una potenza ed una dimensione contenuta e può essere inserita nelle strutture esistenti o realizzata in apposito locale esterno con struttura prefabbricata . Normalmente viene realizzata con un back-up di pari potenza alimentato a gas o gasolio a tutela dell’utente. L’amministrazione può scegliere fra effettuare l’investimento direttamente e sottoscrivere con COMAT un contratto di conduzione e manutenzione dell’impianto o, come più comunemente avviene, definire un contratto di somministrazione di energia ad un costo dell’energia predefinito, lasciando al proponente l’onere dell’investimento. In entrambe le situazioni COMAT, direttamente ed attraverso le società del gruppo, assiste il cliente dalla progettazione sino alla fornitura delle biomassa ed alla manutenzione decennale dell’impianto. Per valorizzare meglio il territorio, ove l’amministrazione comunale fosse nelle condizioni di poter produrre direttamente la biomassa necessaria alla conduzione della centrale, vengono concordate con il cliente le specifiche tecniche di conferimento ed il costo di conduzione proporzionalmente ridotto. Alcuni esempi A DRONERO, dove abbiamo la sede operativa per il territorio della provincia di Cuneo, da molti anni produciamo energia termica da fonti di energia rinnovabile (biomasse legnose) e distribuiamo il calore con mini reti di teleriscaldamento al polo scolastico per l’asilo nido comunale, scuola materna, scuole medie e palestra comunale. Alimentiamo anche gli impianti dell’Ospedale Civico S. Camillo de Lellis, ora divenuto residenza protetta per anziani. È possibile in questo modo ridurre i costi correnti legati al riscaldamento del 50%. La proposta risulta vincente. Uno dei principali vantaggi consiste nell’avere un unico soggetto responsabile dell’intero progetto che, controllando direttamente sia la parte tecnologica sia la logistica e l’approvvigionamento della biomassa, può garantire al 100% il risultato economico atteso dall’ente. L’esperienza e la soddisfazione degli utenti, comprovata dal crescente numero di applicazioni in essere presso amministrazioni pubbliche, rappresentano un elemento di tranquillità per tutti i futuri clienti. Azienda in primo piano 37 Azienda in primo piano 38 A VILLANOVA MONDOVÌ, comune di circa 5.800 abitanti situato nella Comunità montana delle Valli Monregalesi, la COMAT S.p.a. produce calore da fonti di energia rinnovabile (biomasse) da quasi un decennio. Tra gli altri stabili comunali, si produce energia termica ecologica per il polo scolastico con la scuola materna, le scuole elementari e medie, e per il palazzetto dello sport. Questi stabili verranno integrati in una più estesa rete di teleriscaldamento cittadina che “Villanova Energia srl” sta realizzando sempre alimentata esclusivamente da fonti di energia rinnovabile. VALDIERI, comune della Provincia cuneese di circa 1.000 abitanti, è situato in Valle Gesso nel cuore delle Alpi Marittime ed è sede dell’omonimo Parco Naturale. La COMAT S.p.a. produce energia termica da fonti di energia rinnovabile (biomasse) e distribuisce il calore con mini reti di teleriscaldamento agli uffici comunali, scuole elementari, medie e palestra. ARTESINA COMAT S.p.a. produce energia termica ecologica anche per riscaldare unità abitative residenziali, turistiche, ricettive, commerciali, con una presenza capillare sul territorio. Ad ARTESINA, frazione di Frabosa Sottana la COMAT S.p.a. produce calore da biomassa per lo stabile Mondolè con un centinaio di unità abitative e/o commerciali. Pie onti Risorse: servizi per Enti locali e imprese P ieMonti Risorse Srl inizia il suo lavoro. Con gli enti locali e con le imprese del territorio montano, per individuare nuove strategie di sviluppo e promozione, nuovi canali di crescita economico-sociale, nuove opportunità di posti di lavoro. Marco Cavaletto, amministratore delegato di PieMonti Risorse, tra i massimi esperti in Piemonte di promozione e commercio, nella società sarà affiancato dal vicepresidente Filippo Cigala Fulgosi (avvocato e assessore della Comunità montana Valli dell’Ossola), da Giuseppe Tresso (esperto di energie rinnovabili) e da Marco Bussone (giornalista). Un pool che si è presentato ai Comuni e alle Comunità montane per la prima volta il 21 marzo 2012, in occasione del convegno sull’idroelettrico nelle aree montane, a Torino. “Non è mai esistita, a livello piemontese, una società privata che mettesse al centro del lavoro la montagna, le aree che tutti considerano erroneamente “marginali” – fa notare Marco Cavaletto, per tre decenni ai vertici della direzione commercio della Regione Piemonte – La nostra non è solo una scommessa imprenditoriale, ma una vera missione. Il gruppo di persone che lavoreranno in PieMonti Risorse ha un comune denominatore, un impegno chiaro. Gli enti locali come i piccoli Comuni e le Comunità montane, non solo piemontesi, hanno necessità di servizi, di progetti, di prodotti che un’impresa come PieMonti Risorse può garantire. Siamo a loro disposizione, anche per le attività di comunicazione integrate”. PieMonti Risorse lavorerà in particolare nel campo delle energie rinnovabili. “Abbiamo ribadito in più occasioni – proseguono Cavaletto e Cigala Fulgosi – quanto sia necessaria una nuova attenzione verso le risorse naturali che la montagna mette a disposizione dell’intera collettività. Marco Cavaletto Filippo Cigala Fulgosi Acqua e legno sono i beni comuni della montagna, che devono essere valorizzati con i migliori progetti da parte degli enti, d’intesa con le società private che operano nel settore. In questo legame, PieMonti Risorse proporrà misure specifiche, ipotesi di collaborazione, servizi”. Sulle biomasse ad esempio, la società potrà sviluppare piattaforme logistiche di gestione del legno e modellare i progetti di piccole centrali sulla base delle esigenze degli enti locali e del territorio montano. “Abbiamo unito competenze specifiche in questo settore – fa notare Cavaletto – e abbiamo coinvolto i migliori esperti di energie rinnovabili. Conosciamo bene il territorio montano e gli amministratori ogni giorno impegnati a fianco dei cittadini. Queste sono due grandi forze per una società come la nostra, che crediamo possa offrire un bagaglio di esperienza unico, finora non sviluppato. Siamo pronti a relazionarci con quanti vorranno incontrarci, con i sindaci e i consiglieri comunali che desiderano lavorare sui diversi fronti dello sviluppo economico, che hanno progetti in mente, che cercano finanziatori per le loro idee e i loro obiettivi”. Entro la fine di aprile, sarà on line il sito internet www.piemontirisorse.it; la società è inoltre contattabile attraverso l’indirizzo e-mail [email protected]. Per ulteriori informazioni, è possibile telefonare al numero 340.2316716. Un’ampia gamma di opportunità PieMonti Risorse Srl offre un’ampia gamma di servizi per Comuni, Comunità montane, imprese, studi di professionisti, che operano nel territorio piemontese (non solo montano) e in altre Regioni. Eccoli in sintesi: • Realizzazione di servizi ed attività connesse alla valorizzazione, tutela e utilizzo del patrimonio naturale e ambientale del territorio montano • Realizzazione di servizi e attività connesse al settore delle energie rinnovabili, compresa la ricerca, lo studio e la diffusione di metodologie tecniche • Attività di formazione e di servizi di consulenza per gli enti locali e le imprese che operano in ambito economico • Realizzazione di progetti di recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio e architettonico montano • La gestione di progetti e interventi finalizzati alla valorizzazione turistica dei territori • Strumenti per la valorizzazione culturale del territorio e la tutela del patrimonio storico e umano • Progetti di comunicazione, per gli enti le imprese, curando l’organizzazione di convegni, fiere, attività editoriali, promozione su media e internet • Progettazione e sviluppo di attività connesse a progetti proposti dall’Unione Europea e ai programmi finanziati da altri organismi regionali, nazionali e internazionali. Azienda in primo piano 39 Azienda in primo p p piano 40 GEA.SISTE a servizio dell’ambiente Via Montebello, 17 10064 Pinerolo (TO) Tel. 0121.393210 Fax 0121.390455 www.geasiste.it [email protected] disponibili, grazie alla esperienza ed al know-how maturato in vent’anni di attività in questo specifico settore. La nostra strategia fondamentale consiste nel fornire una vasta gamma di prestazioni in maniera flessibile e dinamica, che richiedono una struttura operativa dotata di elevate conoscenze tecniche ed organizzative, motivo per il quale la GEA.SISTE s.r.l. è composta da professionisti con diverse competenze (ingegneri civili, idraulici ed ambientali, architetti, naturalisti, geometri e geologi). Siamo presenti anche in fiere internazionali e partecipiamo alla realizzazione di progetti europei. LE ATTIVITÀ La GEA.SISTE s.r.l. dedica ingenti risorse ed energie per ottenere un continuo perfezionamento delle varie unità specialistiche attraverso le più G EA.SISTE s.r.l. è una società di ingegneria e progettazione fondata da un gruppo di professionisti di consolidata esperienza nella tecnologia degli impianti a energia rinnovabile, delle costruzioni e nella relativa evoluzione dei prodotti e dei processi. Svolge attività di ricerca, studio e progettazione nel campo degli impianti da fonti energetiche rinnovabili riuscendo a proporre, dopo accurate analisi, le soluzioni più idonee in funzione delle esigenze e delle risorse Fiera del Levante aggiornate tecnologie e la continua ricerca di nuove soluzioni costruttive e progettuali all’avanguardia, finalizzate al raggiungimento del migliore rapporto tra l’uso delle risorse naturali disponibili nel rispetto dell’ambiente. Lo studio offre un complesso di esperienze che lo collocano in posizione preminente per lo svolgimento di servizi tecnici integrati e prestazioni interdisciplinari complessi, relativamente ad impianti da fonti energetiche rinnovabili, infrastrutture ed opere di ingegneria in generale. I servizi di ingegneria offerti dallo studio coprono ogni fase dei nostri progetti, dall’ideazione fino al monitoraggio durante l’esercizio, includendo tutte le attività di progettazione, studi specialistici, indagini e direzione lavori. La GEA.SISTE s.r.l. offre la sua conoscenza tecnica e le sue capacità progettuali proponendo attività che, a Interno di impianto idroelettrico titolo esemplificativo e non esaustivo, si riassumono in: – Studi di fattibilità; – Valutazione di Impatto Ambientale; – Consulenza tecnica/economica e progettuale; – Ricerca di siti idonei alla realizzazione di impianti a energia rinnovabile; – Valutazioni dei caratteri morfologici della zona; – Direzione lavori; – Approvvigionamento materiali. Ci occupiamo di analisi ambientali in sensu stricto, in quanto la GEA.SISTE s.r.l. dispone di unità specialistiche che provvedono al monitoraggio della qualità delle acque ed alla valutazione di impatto acustico, elementi di studio indispensabili per la redazione di una Valutazione di Impatto Ambientale, e quindi per la progettazione delle opere nel rispetto dell’ambiente. Poniamo attenzione anche alla realizzazione dei manufatti, che vengono studiati rispettando le tipologie architettoniche locali, in modo da inserirli al meglio nel contesto paesaggistico circostante. Svolgiamo inoltre progettazione di interventi di ingegneria naturalistica. La GEA.SISTE offre un’approfondita conoscenza a 360° nell’ambito delle energie rinnovabili, dalla valutazione delle potenzialità di un sito, alla progettazione, esecuzione ed infine gestione dell’intero ciclo produttivo, il tutto derivato da anni di esperienza sul campo. Il suo punto di forza è rappresentato dalle centrali idroelettriche e da campi fotovoltaici, che vengono realizzate nel rispetto dell’ambiente. A questi si affiancano quello dell’eolico e della cogenerazione da biomasse, queste ultime progettate e realizzate in collaborazione con la Società CISA (vedasi sezione dedicata). Azienda in primo piano 41 Campo fotovoltaico Nell’ambito delle fonti energetiche rinnovabili le biomasse rappresentano una potenzialità tutta da sfruttare. Com’è noto sono costituite dai residui delle attività agricole e forestali, ovvero da qualsiasi materiale organico vegetale che attraverso processi di gassificazione, combustione, fermentazione e digestione anaerobica, possono essere utilizzati per la produzione di energia. Un impiego interessante dell’utilizzo delle biomasse come fonte energetica è quella di materiali lignei-cellulosi in impianti di piccola-media taglia ad impatto ambientale contenuto. Impianti di questo tipo possono contribuire ad una migliore gestione del territorio e del patrimonio forestale, in quanto una corretta progettazione per un impianto alimentato con biomassa derivante da residui forestali consente di pervenire sia a una riqualificazione silvo-colturale delle aree boscate utilizzate sia ad un miglioramento della stabilità dei suoli grazie alle operazioni di diradamento, di reimpianto e di pulitura del sottobosco. Trarre energia dalle biomasse permette di eliminare gli scarti prodotti dalle attività agroforestali e contemporaneamente produrre energia elettrica e calore, riducendo la dipendenza dalle fonti di natura fossile come il petrolio. Si tratta di un’energia pulita a tutti gli effetti, in quanto la combustione dalla biomasse libera nell’ambiente la quantità di energia di carbonio assimilata dalle piante durante la loro crescita e una quantità di zolfo e di ossidi di azoto nettamente inferiore a quella rilasciata dai combustibili fossili. Per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale è necessario che le centrali siano di piccole dimensioni e che siano alimentate da biomasse locali, evitando in questo modo il trasporto da luoghi lontani. I CLIENTI La GEA.SISTE s.r.l. sviluppa progetti, trova soluzioni e fornisce supporto e risposte alle varie esigenze dei clienti. Inoltre, a parte essere progettisti qualificati ed esperti consulenti possiamo essere partner con cui condividere il rischio imprenditoriale, investendo anche all’estero in impianti di energia da fonti rinnovabili attraverso la creazione di cordate di imprenditori italiani in collaborazione con l’imprenditoria del luogo. Lo sviluppo della società di ingegneria GEA.SISTE s.r.l. è in continua crescita grazie ad accordi con privati e Pubbliche Amministrazioni. I suoi clienti sono rappresentati da imprenditori privati o società commerciali che operano nel campo delle energie rinnovabili, da privati cittadini, nonché da Enti Locali e Pubbliche Amministrazioni, quali Comuni e Comunità montane. È infatti con questi ultimi che sviluppa progetti di riqualificazione e valorizzazione territoriale attraverso un attento studio delle potenzialità del territorio. La GEA. SISTE s.r.l. è inoltre stata selezionata dall’Uncem Piemonte come partner per la ricerca e la progettazione di impianti ad energia rinnovabile. Impianto biomassa Azienda A zienda in primo piano 42 G&A impianti L a GIUBERGIA & ARMANDO S.r.l. nasce nel 1980. Nel corso degli anni ha notevolmente ampliato il settore di installazione impiantistica industriale, caratterizzandosi per l’utilizzo di tecnologie avanzate, per la scelta dei materiali, per l’elevata qualità delle installazioni, della manutenzione e delle forniture, per l’ideale addestramento del proprio staff. Le realizzazioni si sviluppano dalla progettazione ai collaudi finali e il Cliente è seguito in ogni fase della lavorazione dall’Ufficio Tecnico interno di cui l’azienda dispone, che si occupa di garantire la corretta realizzazione di tutti gli aspetti tecnici con il supporto di sofisticati mezzi informatici. La tecnologia si accompagna alla grande capacità professionale del personale: tutto il nostro staff, infatti, segue corsi di aggiornamento mirati e specializzati, al fine di migliorare costantemente la professionalità. La nostra azienda copre i settori più rilevanti dell’impiantistica industriale. Per le grandi strutture l’azienda realizza le linee di trasporto dell’energia elettrica (media, bassa tensione) con le relative sottostazioni e cabine di trasformazione, opere di presa idrauliche ed automazione centrali idroelettriche, impianti di distribuzione, impianti particolari (bordo macchina, antideflagranti, pneumatici), nonché tutta la quadristica per comandi, misurazioni e controlli e la programmazione PLC. La qualità dei risultati è garantita anche nelle diverse realizzazioni per edifici e aree a destinazione civile e residenziale, dalle superfici più estese ai lavori più complessi: illuminazione pubblica, impianti di luce e forza motrice, messa a terra e protezioni da scariche atmosferiche, impianti accessori di telecomunicazioni, stazioni e cabine di trasformazione, quadristica in generale, impianti speciali quali rilevazioneallarme incendi, telegestione di impianti tecnologici. La nostra società è attrezzata e qualificata per operare nei diversi tipi di ambienti, compresi quelli ospedalieri e quelli con rischio d’incendio o di esplosione. Da alcuni anni, inoltre, l’azienda si occupa della GIUBERGIA & ARMANDO S.r.l. Cuneo – Via Maestri del Lavoro, 20 12020 Madonna Dell’Olmo Tel. 0171.411444 (r.a.) – Fax 0171.413714 E-mail: [email protected] – www.gaimpianti.it progettazione e della realizzazione di impianti elettrici, di controllo, gestione e comando per centrali idroelettriche, codigestione anaerobica e di pyrogassificazione. Siamo inoltre in grado di garantire una prestazione efficace per la gestione e la manutenzione di grandi strutture e di edifici, quali ospedali, scuole, condomini, mense, supermercati, alberghi. Tutti questi requisiti sono confermati dal certificato ISO 9001 ottenuto nel 1998 e dall’attestazione SOA e da qualificazioni specialistiche ENEL. Attestazioni SOA: OG10/IV OG11/IV OS16/III OS30/IV Qualifiche ENEL: LELE05 – LELE08 Azienda in primo piano 43 Impianti tecnologici Università di Cuneo Posa condotta forzata per centrale idroelettrica Impianto illuminazione fontana stazione di Cuneo Comando e gestione impianto pyrogassificazione Realizzazione linee MT ENEL Centrale idroelettrica Centrale idroelettrica Comando e gestione impianto codigestione anaerobica Realizzazione linee MT ENEL Azienda in primo piano 44 Officina meccanica Toye Fiore e Figlio snc D a oltre trent’anni la Toye Fiore & Figlio costruisce Turbine idrauliche. Iniziò con piccole Turbine Pelton, per poi in pochi anni arrivare con un impianto in Val Pellice di due generatori con una Pelton per con la pot. totale di 4.400 Kw. Segue a qualche anno una Turbina Pelton verticale, in provincia di Cuneo da circa 3.000 Kw. Intanto a seguito di altre richieste, vengono costruite Turbine Kaplan di varie portate; da 2000 litri al sec. si passa ai 8000, con salti di 7.5m in zona di Collegno. In seguito vengono richieste Turbine tipo Banki. Si va dai H 14 m e portata di 600 l/s di Torre Pellice, ai H. 25m e Q. 650l/s, 127 Kw. di Bibbiena (AR). Altra Banki in funzione da 14 anni in zona Montebelluna H. 2.2 Q. 1.8 Kw 32. Intanto viene costruita una Centralina di proprietà con due Pelton H.450m Q. 170 l/s. KW totali 1250. Tramite Internet, arrivano richieste dall’estero, vengono fornite 2 Turbine Pelton alla Repubblica di Bombain Sao Tomè, Africa, H 280m Q. 650 l/s Kw 1747. Un’altra fornitura per il Portogallo Turbi- na Pelton a 5 getti Giri 333 Kw H. 100 Q. 2000 in via di consegna. Interessante una Turbina Pelton per acquedotti che incamera tre condotte forzate. La prima H. 530 Q. 10 l/s; la seconda condotta H.330m Q. 15 l/s; la terza H 115m Q 30 l/s. Tot. Kw 114. Turbina costruita interamente in acciaio inox. Intanto sono venute fuori forniture di ruote Pelton in Guatemala con accessori. Ci sono buone prospettive per forniture in Francia. Attualmente la Toye Fiore & Figlio deve consegnare 2 Turbine Pelton a 5 getti in Calabria. Altre due Turbine Pelton a 2 Getti da 650 Kw ciascuna, in zona di Sassinoro con tutti gli accessori: sgrigliatore, paratoie, ecc. Come accessorio la Toye Fiore costruisce anche sgrigliatori semoventi. Un esemplare si trova su un canale irriguo P. di Novara, griglione 4 metri per la lunghezza di 17, spostamento di 3 metri in automatico. Attualmente sono in costruzione 2 Francis h. 26.5m Q. 3000 l/s per un rifacimento totale di una Centrale nel Canavese. Attualmente la Toye Fiore è in trattative OFFICINA MECCANICA Toye Fiore e Figlio s.n.c. Impianti idroelettrici, mini-impianti montani Turbine di ogni tipo Fraz. Roreto, 40 10060 ROURE (TO) Tel. 0121.842.632 Fax 0121.842.522 [email protected] P. IVA 05926610014 con la Repubblica Centrale Africana, e con una Ditta che attualmente costruisce un grosso impianto in Tailandia. La passione per le turbine del Titolare fa si che è stata costruita una piccolissima turbina, che compreso il generatore e la parte elettronica di gestione è conglobata nella testata delle fontane emblema della città di Torino (appunto testa di Toro) e illumina il getto uscente con effetto molto bello naturalmente di notte. Come attrezzatura, oltre a frese a cnc e torni e alesatrici tradizionali, disponiamo di un Tornio verticale con possibilità di tornitura sino a mm 5.500. CISA, Centro per l’Innovazione e la Sostenibilità Ambientale A ssociazione formata dalla Provincia di Bologna e dai comuni di Castel di Casio, Castel Maggiore, Castiglione dei Pepoli, Granaglione, Loiano, Monzuno, Marzabotto, Pianoro, Porretta Terme, San Benedetto Val di Sambro, Castel d’Aiano e Vergato, che si sono costituiti come soci fondatori. CISA ha realizzato numerosi progetti, direttamente e in collaborazione con i Comuni e l’azienda consortile COSEA La formula societaria permette la partecipazione diretta alla gestione del CISA da parte delle Amministrazioni comunali e un rapporto organico con partner privati. Questi elementi sono particolarmente utili per affrontare una nuova fase nei progetti di CISA, basata sugli obiettivi del Patto dei sindaci promosso dall’Unione Europea e quindi sui piani di sviluppo sostenibile locale, sull’organizzazione di progetti intercomunali per accedere ai finanziamenti regionali ed europei e, infine, su un maggior rapporto con soggetti privati per perfezionare la ricerca tecnologica e il funzionamento di partnership pubblico-privato sul modello delle Esco. CISA fa parte della Rete per l’Alta tecnologia della Regione Emilia Romagna e ha già il riconoscimento provvisorio come struttura che gode del sistema di accreditamento della Regione CISA partecipa al progetto europeo EnercitEE come capofila del sottoprogetto FIPREC – Financing Instruments, by Potential and Requirements of Energy saving Contracting RETE ALTA TECNOLOGIA DELL’EMILIA-ROMAGNA La Biomassa legnosa è stata identificata come il componente con la più alta probabilità di effetti positivi sul territorio come fonte di energia e per la funzione delle foreste come serbatoi di CO2. Per questo motivo, molte risorse sono state utilizzate per sviluppare la ricerca in questo campo per valutare lo stock e l’energia disponibile per uso secondo i criteri di tutela ambientale e rinnovabilità. CISA, Centro per l’Innovazione e la Sostenibilità Ambientale ha sede in Porretta Terme (BO) www.centrocisa.it La presente Società CISA collabora con la GEA.SISTE s.r.l. per la progettazione e realizzazione di impianti a biomasse e eolici per il Nord-Ovest Azienda in primo piano 45 46 TERNIGreen Come coniugare tradizione industriale e grande qualità ambientale Stefano Neri “A bbiamo varato un piano strategico che rappresenta un importante passo in avanti nella green economy italiana. La sua fattibilità, in un momento di limitato accesso al credito come quello attuale, è garantita da una strategia oculata di reperimento delle risorse che punta a mantenere un equilibrio economico e finanziario tra attività a più alta intensità di capitale e altre che garantiscono flussi di liquidità e marginalità elevate”. Presentando i piani industriali di TerniGreen, Stefano Neri (presidente e amministratore delegato della società umbra quotata sul mercato AIM di Borsa Italiana) guarda a un concetto nuovo di sostenibilità. Quella capace di mettere insieme gli aspetti ambientali e quelli economico-finanziari. Declinando un nuovo modello di industria nazionale innovativa, orientata alla creazione del primo “polo italiano dell’industria verde” attraverso un’importante crescita dimensionale nelle due aree di attività dell’azienda: Environment e Cleantech. “Noi puntiamo a crescere puntando sull’ottimizzazione delle risorse e delle competenze attraverso una diversificazione del portafoglio attività – continua Neri – su settori che vanno dal decomissioning di impianti dismessi, con conseguente recupero dei materiali, alla bonifica di suoli e di acque, al recupero di materia e di energia da biomasse e da rifiuti”. Allo sviluppo dell’attività industriale si accompagna una costante attività di scouting, finalizzata ad aggregare rami di altre imprese o soggetti con i quali sia possibile creare sinergie imprenditoriali. Un progetto che è legato ad una scelta di trasparenza nei confronti degli investitori: la presentazione di un action plan che offre indicazioni esplicite non solo sui risultati finanziari ma anche sullo sviluppo futuro delle iniziative industriali. L’obiettivo per il 2014 è raggiungere un fatturato di 34 milioni di euro e un EBITDA di 12 milioni di euro, con investimenti complessivi nel triennio superiori a 30 milioni di euro. Il gruppo nato in Umbria, nella provincia di Terni, guarda, dunque, a tutto il territorio nazionale. E lo fa con l’ottica di coniugare la grande tradizione industriale del territorio con la grande qualità ambientale del “cuore verde” d’Italia. Un binomio che viene declinato attraverso obiettivi concreti da conseguire nel triennio 2012-2014: la società punta a conseguire la leadership in Italia nel recupero di Pneumatici Fuori Uso – PFU (con la realizzazione di un impianto per la verticalizzazione del polverino e granulato di gomma); incremento della dotazione impiantistica per il recupero di materia ed energia dai rifiuti, a valle della raccolta differenziata e prima della chiusura del ciclo; sviluppo dell’attività di bonifica attraverso la realizzazione di impianti per la depurazione e trattamento di rifiuti speciali; aggregazione di aziende operanti in settori contigui; sviluppo di impianti a biomasse per la produzione di energia elettrica. È proprio per questo ultimo obiettivo che il gruppo TerniGreen è approdato in Piemonte, dove esiste una buona visibilità nella gestione della filiera legnoenergia, individuando progetti innovativi a contenuto impatto ambientale valorizzando il mercato delle biomasse combustibili in ambito locale. La società ha programmato un investimento per la realizzazione di un impianto di pirogassificazione alimentato da legno vergine, con la valorizzazione della filiera di produzione a “chilometri zero”. Un progetto che si basa sulla promozione dell’utilizzo delle risorse naturali locali, in contrapposizione ad una impostazione che non ha una finalità realmente “green” e che punta a utilizzare combustibili reperiti su mercati lontani, addirittura internazionali a discapito del bilancio ambientale e dello sviluppo locale. «Lo sviluppo di attività “capital intensive”, legate alla realizzazione di impianti per il recupero di materia e di energia – conclude Stefano Neri – sarà accompagnato dalla vendita di prodotti tecnologici e di servizi inerenti le attività di decommissioning e di bonifica di siti industriali. Questo mix tra investimenti e attività “short term cash” permetterà al Gruppo di sostenere l’equilibrio finanziario. La crescita della Società avverrà sfruttando l’elevato livello di L’impianto di recupero PFU TerniGreen L’Impianto di Recupero dei Pneumatici Fuori Uso di TerniGreen (autorizzato per il trattamento di 26.500 tonnellate all’anno) implementa un processo di macinazione di pneumatici che rappresenta un’alternativa tecnologica ai processi di frantumazione meccanica tradizionali. In una prima fase di trattamento, i PFU sono frantumati a pezzi (chips, ovvero ciabattato) della grandezza compresa tra 50 mm e 100 mm. Tramite un serbatoio intermedio e un sistema di alimentazione regolabile, il ciabattato entra nel cuore dell’impianto: la macinazione della gomma. I chips di pneumatici vengono macinati in una pressa a filiera piana con il principio dei rulli rotanti. La macinazione avviene tra i rulli cilindrici e una piastra circolare forata. Dopo la macinazione i fili di acciaio e la gomma composita vengono separati tramite magneti. In una prima separazione le parti fini vengono estratte e condotte alla pulizia del granulato. La frazione grezza e l’acciaio-gomma composita ritornano alla granulazione. Dopo la granulazione il prodotto macinato viene classificato e pulito con un processo a più stadi. La separazione delle parti metalliche avviene tramite magneti a tamburo e la classificazione tramite setacci. La classificazione finale per la separazione di tessuti e minerali avviene nel separatore a zig-zag e tramite tavole separatrici. Il granulato pulito può essere imballato in sacchi o bigbags, oppure viene immagazzinato in silos per il trasporto a sfuso nelle autocisterne o nei container. TerniGreen copre attualmente circa il 10% del mercato nazionale del trattamento degli pneumatici fine vita, ma intende perseguire politiche per il conseguimento della leadership italiana del settore. competenza raggiunta nel settore ambientale, la replicabilità del modello di business, l’aggregazione di aziende operanti nello stesso settore e lo sviluppo di partnership industriali». TerniGreen ha appena chiuso il bilancio 2011, con ricavi netti che ammontano a Euro 11,5 milioni, con un incremento del 313,8% rispetto al 31 dicembre 2010 (Euro 2,8 milioni). Il margine operativo lordo (EBITDA), è pari a Euro 2,8 milioni (Euro 1,2 milioni nel 2010), registra un incremento del 132%. L’utile netto è pari a Euro 1,7 milioni, +126% rispetto al 2010 (Euro 0,8 milioni). La Posizione Finanziaria Azienda in primo piano 47 Azienda in primo piano 48 Netta è positiva e pari a Euro 4,3 milioni (Euro 3,8 milioni al 31 dicembre 2010). La variazione positiva, indice di una importante patrimonializzazione della Società, è avvenuta nonostante il massiccio sostegno agli investimenti per la realizzazione di impianti tecnologici, tra i quali l’impianto di biodigestione e compostaggio della frazione organica dei rifiuti solidi urbani di Nera Montoro, l’impianto di compostaggio di Calimera, l’impianto per il trattamento degli pneumatici fuori uso di Nera Montoro, l’impianto di recupero energetico da biomasse di Borgosesia. La PFN è ampiamente positiva nonostante gli investimenti effettuati, pari a Euro 10,2 milioni, dei quali Euro 10 milioni per immobilizzazioni materiali e Euro 0,2 per immobilizzazioni immateriali. Tecnologia all’avanguardia per l’impianto di Borgosesia L’impianto di pirogassificazione progettato a Borgosesia si ispira ad un concetto particolarmente innovativo, implementando una tecnologia di ultima generazione per ottenere livelli di efficienza e output senza precedenti per una struttura di questo tipo. L’impianto trasforma il legno vergine in energia con basse emissioni di anidride carbonica, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi nazionali che prevedono un incremento del 17% della produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020. Il progetto prevede quattro fasi: essiccazione del legno, gassificazione, raffreddamento e depurazione del gas e attraverso un motore la combustione del gas, con recupero delle emissioni e del calore. Il motore a gas sfruttando la gassificazione del legno vergine attraverso un procedimento di pirolisi produce 850 kW elettrici e 1.100 kW termici. L’utilizzo dei combustibili disponibili sul territorio riduce l’impatto ambientale derivante dalla produzione di energia. L’approvvigionamento delle biomasse legnose avviene, infatti, su base locale con il concetto del “chilometro zero”, sia attraverso convenzioni con proprietari di boschi, sia attraverso l’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente (I.P.L.A. SpA), una società per azioni a totale capitale pubblico, che nei confronti della Regione Piemonte, azionista di maggioranza, accanto alla Regione Autonoma Valle d’Aosta e al Comune di Torino, ricopre il ruolo di struttura tecnica di riferimento per lo sviluppo di azioni innovative e per il supporto alle politiche nel campo forestale, ambientale e in quello delle risorse energetiche. L’I.P.L.A. svolge attività di gestione, di ricerca applicata e di sperimentazione. In quanto struttura a elevata e diversificata specializzazione, rappresenta uno strumento tecnico-scientifico a supporto delle politiche di tutela, pianificazione, sviluppo e valorizzazione del patrimonio ambientale e naturalistico, in particolare nelle aree protette e in ambito forestale, e del razionale utilizzo delle risorse primarie. I.P.L.A. gestisce coltivazioni dedicate per cippato, Short rotation forestry, gestione forestale, colture erbacee e arbustive per pellets e biogas che possono fornire circa 1500 tonnellate/anno sulle 7-8000 tonnellate necessarie a gestione impianto. Il ciclo virtuoso della biodigestione e compostaggio GreenAsm, una joint venture tra TerniGreen e ASM di Terni SpA, la multiutility controllata dal Comune umbro, è la società che gestirà l’impianto di trattamento della frazione organica del rifiuto solido urbano, che recupera energia attraverso il processo di biodigestione anaerobica per la produzione di biogas e ricicla materia attraverso il processo di compostaggio pulito e senza emissioni in atmosfera. Un esempio di collaborazione virtuosa tra pubblico e privato, che mette in pratica le best practice proposta dalle associazioni ambientaliste e che non ha avuto opposizioni dalle popolazioni e dai territori. Già, perché il metodo operativo e le tecnologie scelte da TerniGreen per la realizzazione dell’intervento hanno un elevato livello di accettazione, sia perché risolvono problematiche sentite dalla popolazione sia perché intervengono in maniera positiva sulla qualità ambientale. La frazione organica dei rifiuti solidi urbani viene trasportata dalle ditte incaricate all’impianto, dove in ambiente chiuso comincia il processo di fermentazione per un periodo che varia da 12 a 15 giorni. Il biogas derivante viene raccolto, purificato, deumidificato e avviato alla centrale alimentata da fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica pulita, che consente la ridurre il ricorso alle fonti fossili e di contenere l’emissione di gas serra. Il calore e l’elettricità eccedenti la quantità necessaria per l’autoconsumo dell’impianto vengono immessi nella rete elettrica. Il prodotto della fermentazione viene estratto dal fermentatore e disidratato. Il prodotto della fermentazione disidratato viene trasformato in terriccio, per azione dell’ossigeno, entro una sezione di postdecomposizione. Il compostaggio avviene all’interno di un contenitore ermeticamente chiuso e privo di emissioni in atmosfe- ra, il tunnel. L’aria esausta in uscita viene ripulita dagli agenti potenzialmente inquinanti e dagli odori mediante l’uso di uno “scrubber”, una torre di lavaggio che consente di abbattere la concentrazione di sostanze presenti in una sostanza gassosa, e di un biofiltro. Il sistema di compostaggio GreenAsm è progettato e realizzato tenendo in considerazione quantità e qualità dei rifiuti, il richiesto grado di qualità di compost, la posizione del sito, le leggi ambientali e le valutazioni economiche, oltre alle più avanzate e rigorose prescrizioni imposte dal titolo autorizzativo. Al termine dell’intero processo, che non determina la produzione di emissioni nell’ambiente e che replica in condizioni controllate quanto avviene in natura, si ottiene una trasformazione radicale del materiale di partenza, realizzando “Compost di qualità”. Il paese che non c’è di Eleonora Poggio Due giorni di incontri a Milano per riflettere sulla marginalità dei luoghi, sul consumo di suolo da fermare, sul recupero del patrimonio architettonico abbandonato nelle aree montane e rurali “I l paese che non c’è non vuole essere il paese dei nostalgici, né il paese dei malcontenti, ma piuttosto rappresenta il paese vuoto, non vissuto, il paese dimenticato, che è restato e resta in attesa di essere valorizzato, di avere ancora un ruolo riconosciuto, e una grande ambizione, quella di rivivere e di essere ri-abitato”. Silvia Passerini, architetto, ha aperto così le due giornate milanesi di riflessione, studio e dialogo attorno alla marginalità dei luoghi, al recupero del patrimonio edilizio e architettonico dimenticato, al consumo di suolo nelle grandi città. Da fermare. Il 24 e il 31 marzo, a Milano, in tre luoghi diversi e simbolo della città – l’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini, la Fiera, il teatro dei chiostri dietro via Solferino – si sono uniti architetti ed esperti di urbanistica, politici e giovani imprenditori. “Il paese che non c’è” è partito da alcuni secondo censimento dati: secon ndo un censiment to del 2007, Comuni in Italia so sono 2.800 i Com mun u i a disagio insediativo, desertifi insedi diat ativo, a rischio des esertificazione sociale.. “Ma i paesi disabitati “M ti – spiega Silvia quasi Passerini – sono oq uasi il 60 per cento de dell totale nazionale. Una dorsale che parte dalle Alpi e che attraversando l’entroterra del Paese Italia, arriva fino alle terre del nostro più profondo sud. Tutto questo è frutto di una politica del territorio accecata dal profitto, capace di distruggere la cultura rurale che fino a quel momento aveva regnato, facendola sentire inappropriata”. Passerini, nella duegiorni, ha più volte citato “Il mondo dei vinti” di Nuto Revelli, testo simbolo di quel drammatico spopolamento delle vallate alpine piemontesi avvenuto nell’immediato dopoguerra. “Ma da allora, possiamo oggi guardare al futuro – prosegue Passerini, presidente dell’associazione Thara Rothas – Ripartire dai “margini” sembra essere un’opportunità. E citando Vito Teti, antropologo, ogni abbandono comporta una ricostruzione, ogni scomparsa una nuova presenza”. L’evento di Milano è nato dal Festival del Ri-Abitare, tenutosi a Paraloup (frazione di Rittana in Valle Stura) l’estate scorsa. Per questo, “Il paese che non c’è” è stato segnato anche dall’intervento di Chiara Gribaudo della Fondazione Nuto Revelli, che ha presentato il progetto di recupero della borgata Rittana. Poi Lido Riba, presidente Uncem Piemonte, Antonella Tarpino della Fondazione Revelli, Alberto Saibene, l’antropologo Vito Teti, lo storico Edo Bricchetti impegnato all’Unesco, Franco Arminio di Comunità provvisorie, Damiano Disimine (presidente di Legambiente Lombardia), il sindaco di Carrega Ligure Guido Gozzano, l’architetto di Sondrio Giuseppe Galimberti, e ancora Ottavio Rube della Cooperativa sociale Valli Unite e Francesco Nastasi, presidente di Boschi Uniti. Tutti con le loro esperienze per far diventare le realtà in cui vivono e credono, dei Paesi che ci sono e ci saranno ancora (o di nuovo). E non a caso, Silvia Passerini cita Martin Schwind, che ripete: “Ogni paesaggio è un’opera d’arte, paragonabile a qualunque creazione umana, ma molto più complessa. Un intero popolo crea il proprio paesaggio: paeesaggio: costruisce costruiscce serbatoio il serba atoio profondo dellaa sua cultura. R Reca l’impronta spirito”. del suo sp pirito”. Cultura 49 Cultura 50 Recensioni a cura di Ambra Lazzari Walter Bonatti: L’uomo, il mito Giornalista dal 1964, Serafin cura dal 1987 le pagine del notiziario mensile Lo Scarpone. È autore, tra gli altri, di Samaritani con la coda e Nel regno dell’altezza. S olo la morte, sopraggiunta il 14 settembre 2011, quando aveva ormai 81 anni, ha segnato la fine del percorso alpinistico di Walter Bonatti. E Serafin ne ripercorre l’epopea passo per passo, a partire da quando il sedicenne autodidatta di Bergamo si cimentava in ascese di grande difficoltà tecnica, preannunciando come di lì a poco sarebbe diventato il migliore alpinista del mondo. Ne racconta le gesta, la temerarietà, il talento, l’intuito, la determinazione e il fascino. Dai 20 ai 35 anni Bonatti fu l’uomo del Grand Capucin, della solitaria al pilastro del Petit Dru, dell’invernale allo Sperone Walker delle Grandes Jorasses, del Gasherbrum IV, di cento altre leggendarie imprese. Quando decise di smettere, lo fece lasciando un ultimo segno indelebile nella storia: dal 18 al 22 febbraio 1965 si cimentò in una prima assoluta invernale e solitaria sulla Nord del Cervino. “Dopo il Cervino, io non posso trovare un’altra montagna che mi offra una storia più bella; è per questo che l’ho scelta come atto finale della mia carriera”, affermò. Non abbandonò comunque né la natura né l’avventura, dedicandosi a innumerevoli reportages dai luoghi più selvaggi della terra. Addio Walter, addio eroe. (Roberto Serafin, Walter Bonatti. L’uomo, il mito, 2012, ed. Priuli & Verlucca, pagine 176 con inserto fotografico) Camminare in montagna Norme – Consigli – Itinerari Una guida pratica e completa per affrontare l’escursionismo. “Questo libro è rivolto a chi vuole lasciare le sue impronte sui sentieri italiani di collina e montagna, attività che richiede qualche regola, una certa preparazione fisica, un’attrezzatura ridotta e una conoscenza dell’ambiente”. Se da un lato camminare in montagna fa benissimo e ne traggono beneficio l’apparato cardiocircolatorio e quello cardiovascolare, è pur vero che comporta fatiche indifferenti e abituarsi alla quota è il primo ostacolo. La salita poi richiede un buon controllo della respirazione, mentre la discesa sollecita le articolazioni, come caviglie e ginocchia. Per tutte queste ragioni, è fondamentale prepararsi dovutamente prima di partire per andare a camminare in montagna. La fase preparatoria ci aiuta a organizzare al meglio il riscaldamento, l’alimentazione, l’abbigliamento e gli accessori indispensabili. Si passa poi alle cartine, alla scelta del luogo, del periodo e degli orari migliori, per poi parlare di orientamento attraverso strumenti, segnaletica e in assenza di essi. Il penultimo capitolo ci aiuta a capire se sia meglio camminare da soli o in compagnia, come gestire le escursioni con i bambini, ci ricorda le regole fondamentali del primo soccorso e il bon ton dell’escursionista. L’ultimo capitolo presenta infine una serie di itinerari esemplificativi lungo tutto il territorio nazionale, dalle Dolomiti all’Asinara, permettendoci di sperimentare i consigli e le suggestioni offerte dall’autrice. (Lorenza Russo, Camminare in montagna. Norme – Consigli – Itinerari, 2009, ed. Hoepli, pagine 149) www.compagniadelbuoncammino.it Per chi ama divertirsi, fare sport all’aria aperta, godersi il sole, il paesaggio, l’acqua, la neve, la natura e la buona cucina in compagnia. L a Compagnia del Buon Cammino nasce nel 1996 dall’idea di tre amici che condividono la passione per la montagna e decidono di fare qualcosa di concreto per celebrarla. Sono Erio Giordano, Giulio Beuchod e Ermanno Bressy. Da allora la Compagnia è cresciuta, grazie anche all’utilissimo supporto offerto dal web, e i fondatori ne hanno intravisto le potenzialità per lo sviluppo di attività turistiche in grado di generare positive ricadute sul territorio. Tra i progetti proposti “IterVall Tra memoria e realtà sui sentieri delle Terre di mezzo”. Una nuova avventura della Compagnia del Buon Cammino, aperta a tutti coloro che credono che l’esplorazione sia possibile anche nei luoghi attraversati quotidianamente. Il progetto nasce con l’obiettivo di mostrare quei territori, tra alta montagna e pianura, le Terre di mezzo, per troppo tempo dimenticate dalla frequentazione turistica eppure sempre di più attrattivi per i praticanti delle discipline outdoor. Individuando sentieri e strade già esistenti, si darà la possibilità agli escursionisti, di percorrere a tappe, i luoghi della nostra storia recente più colpiti dallo spopolamento, ma anche quelli che possono offrire maggiori opportunità di frequenza per tutte le stagioni. Per informazioni: [email protected] Tel. +39 338 7908771 www.compagniadelbuoncammino.it Il capo Yuri Ancarani, Ravenna 31.01.1972, vive e lavora tra Ravenna e Milano. È docente di “Video Arte” e “New-Media”. Ha realizzato numerosi video, installazioni e performance ed esposto in diverse personali e collettive. I l documentario di Yuri Ancarani, presentato al Festival di Cannes e di Venezia, ha vinto nel 2011 la “genziana d’argento” per il Miglior cortometraggio al 59° Trento Film Festival. Monte Bettogli, Carrara. Nelle cave di marmo uomini e macchine scavano la montagna. Il Capo controlla, coordina e conduce cavatori e mezzi pesanti utilizzando un linguaggio fatto solo di gesti e di segni. Dirigendo la sua orchestra pericolosa e sublime, affacciata sugli strapiombi e i picchi delle Apuane, il Capo agisce in un rumore assoluto, che si fa paradossale silenzio. Scolpito fino all’essenziale, questo film trasforma il nostro modo di vedere la relazione tra un uomo e una macchina. Il balletto dei macchinari, orchestrato dai gesti discreti del cavatore, ci permette uno sguardo nuovo non solo sul lavoro di una cava, ma anche sulla ingenuità distruttiva dell’uomo nello sfruttare la montagna di marmo. (Regia di Yuri Ancarani, Il capo, Indie eye STRANEILLUSIONI, 2010, 15’) Cultura 51 In collaborazione con Primo P rimo Piano Piano 52 52 2º Sestriere Film Festival dalle montagne olimpiche... uno sguardo sul mondo FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI MONTAGNA A 2035 MT. IL FESTIVAL PIÙ ALTO D’EUROPA “S estriere Film Festival – dalle montagne olimpiche... uno sguardo sul mondo” – Festival internazionale del film di montagna è un evento cinematografico internazionale organizzato dall’Associazione Montagna Italia, in collaborazione con il Comune di Sestriere, il Consorzio turistico “Sestriere e le montagne olimpiche” ed il Cai-Regione Piemonte, in programma dal 4 all’11 agosto 2012 a Sestriere. Il Festival, interamente dedicato al cinema e alla cultura di montagna è aperto a tutti i film, i documentari, i film d’animazione, i corto o lungometraggi dedicati alle “Terre alte del Mondo”. La manifestazione ha lo scopo di evidenziare la grande importanza che la montagna riveste in quanto portatrice di significati quali memoria, lavoro e identità. L’esplorazione, le escursioni, l’alpinismo, la verticalità, la montagna saranno al centro delle tematiche affrontate dal Festival. In più, tutte le opere che parteciperanno al concorso andranno a costituire la Cineteca del “Sestriere Film Festival”. La manifestazione ha l’intento di affiancare al turismo sportivo, fiore all’occhiello di questa località, un circuito di appuntamenti culturali capaci di incontrare l’interesse sia dei cinefili e di quanti frequentano i festival di settore, sia degli amanti della montagna, proponendo loro visioni cinematografiche del mondo che li appassiona. Fin dalla prima edizione, l’iniziativa è stata apprezzata sia da parte dei media, che hanno dedicato ampio spazio alla manifestazione, sia da parte del pubblico presente. L’iniziativa è supportata da Istituzioni e realtà dedite a vario titolo al mondo della montagna, nell’intento di offrire al pubblico di cittadini, turisti e appassionati di cinema e di montagna nuove alternative che, nel vasto mercato del tempo libero, si distinguano come momento di arricchimento culturale ed educativo. La formula “cultura gratuita”, già in passato sperimentata con successo dall’Associazione Montagna Italia, è finalizzata a rendere sapere e cultura disponibili a tutti, attraverso occasioni concrete e aperte al pubblico. Il Festival sarà inserito all’interno della Settimana della Montagna che si terrà a Sestriere dal 4 al 12 agosto 2012 e prevede una serie di eventi imperdibili. Numerosi gli appuntamenti in programma, ma l’evento clou di questa ricca settimana sarà sicuramente il Sestriere Film Festival. Oltre al bando cinematografico, il Festival ha promosso anche un concorso fotografico dedicato a tutti i fotografi amatori e professionisti appassionati di montagna che prevede un’unica sezione, a cui possono partecipare opere riguardanti la montagna, il paesaggio e la natura. Ai vincitori delle sezioni cinema e fotografia verrà consegnato il prestigioso Premio Montagne Olimpiche, una preziosa realizzazione dello scultore orafo Antonino Rando ideata appositamente per l’evento. Il termine per l’invio del materiale è il 30 maggio 2012. Per maggiori informazioni e per scaricare i bandi di concorso è possibile visitare la pagina dedicata all’evento http://www. teamitalia.com/2008/schedaevento. asp?eventoID=43 Organizzazione generale: Associazione Montagna Italia www.montagnaitalia.com Ufficio Stampa: Montagna Italia Press Via Zelasco 1 – 24122 Bergamo tel. 035.237323 – fax 035.224686 Montagna: da che altitudine in su? di Livio Berardo F ra le degenerazioni che più hanno danneggiato le Comunità montane e fornito argomenti ai loro detrattori c’è stata anche la creazione in alcune parti d’Italia di simili istituzioni… a livello del mare. Scherzando (anche se oggi c’è poco da scherzare con il destino degli enti locali delle nostre terre), potremmo dire che la colpa di tutto sta nel nome. Il latino mons, montis, da cui derivano sia monte sia montagna (tramite l’aggettivo femminile montanea), è nient’altro che il participio presente di una radice verbale ben visibile nel composto e-mineo. Significa letteralmente quello che si distingue, che si stacca dal contesto. Ora rispetto ad una pianura bastano poche decine di metri per fare un mons. Così i colli “fatali” di Roma si chiamavo montes, le colline a nord del Tanaro formano il Mon-ferrato e qua e là abbondano i Monticello, dove il diminutivo dimostra una scherzosa consapevolezza della relatività del termine. Invece i vari Montalto o Montaldo (Monte alto), per dove sono collocati, esprimono un sentimento tutt’altro che ispirato alla modestia. Qualche “dignità” in più, perché siamo in Alta Langa, spetta a Monbasiglio (Monte del basilius, imperatore bizantino oppure nome di un santo) e a Monbarcaro, monte delle birche o betulle, dai moderni collegato invece con le barche, per lo straordinario Ritorno dall’alpeggio anni ‘20 Alpeggio d’oggi panorama del mare ligure che si può ammirare nelle giornate giuste. Spesso il nome comune viene determinato da una qualità: Montezemolo è mons geminus, cioè a doppia punta come la Bis-alta. Però Zemolo si chiama anche il contiguo torrente che pure si biforca. A volte è la forma a precisare il toponimo come in Montecomposto, frazione di Villar Dora, o in Montefallonio, frazione di Peveragno (fallonio dovrebbe essere una forma assimilata di “faldonio”, posto sulle falde o pendici, e non testimoniare improbabili culti di fertilità). Monterosso Grana o Moncenisio (monte cinerino) sono connotati dal colore. Montemale porta su di sé tutta la fatica di vivere nella Langa fenogliana. È molto più facile trovare nomi lieti a quote più alte come Mongioia o Mongioie (Paesana, Ormea ecc.). Ma a prescindere dalle condizioni di vita è stata la bella esposizione al sole che ha ispirato ai nostri padri questi sentimenti di letizia. In montagna oltre al toponimo monte derivato dal latino classico, abbonda quello proveniente dalla bassa latinità montagna, in franco-provenzale montagne, in occitano montanha (da secoli l’h serve in occitano per rendere la palatalizzazione di alcune consonanti). Nel suo significato più generale montanha indica un singolo rilievo elevato o un intero sistema montuoso, e dunque si contrappone alla pianura. Ma per chi abita già in montagna e cerca per sopravvivere terreni da coltivare relativamente pianeggianti, montagna diventano i pascoli alpini in alta quota utilizzabili un paio di mesi estivi o poco più. Qui si sale: portare le bestie all’alpeggio è montar, anar a la montanha. Nel senso di alpeggio montanha è sinonimo di alp, aup. In Alta Valle Susa e in Val Chisone può anche indicare il caseggiato, la meira utilizzata dal pastore. Tuttavia montanha, montanhes, con alcune varianti per via dei fenomeni fonetici legati al plurale, è un nome collettivo e poco si presta a indicare un sito puntuale. Ecco perché nei toponimi legati allo stazionamento dei pastori troviamo piuttosto termini come meira o gias, accompagnati ovviamente dai più svariati determinativi. Il termine monte compare anche nell’avverbio amont. Contrapposto ad aval indica una posizione più alta o meglio più vicina alla linea dei monti di un’altra. A Exilles troviamo Lo Sapet d’Amont e Lo Sapet d’Aval, a Demonte (nome omen!) Amont Darrier lhi Fontans. Amont si può infatti legare ad ad altri avverbi di luogo che indicano qui o lì: aicí, isi, aiquí, ichi, ihi a seconda delle vallate. Ma in questo caso non si tratta soltanto di un uso comune, ma addirittura di qualcosa di molto concreto, di una indicazione di luogo data a voce o comunicata con il dito, hic et nunc (quegli avverbi di luogo derivano proprio da hic o ibi). Cultura Cultura 53 53 Progetti europei 54 ADAPT: Terre Alte e cambiamento demografico di Emanuela Dutto e Nuria Mignone A lcuni mesi fa è stato proposto, nell’ambito del programma Central Europe, un bando riservato a una tipologia particolare di progetti, definiti “strategici”. Si tratta di progetti ai quali sono chiamati a partecipare gli enti che hanno già maturato esperienze precedenti su alcuni temi specifici, dai collegamenti infrastrutturali all’efficienza energetica, dalle soluzioni abitative per anziani e soggetti deboli al cambiamento demografico. Proprio quest’ultimo tema, particolarmente caro all’UNCEM Piemonte data la situazione complessa in cui si trovano le vallate alpine, è al centro del progetto ADAPT2DC, nel quale l’obiettivo è innanzitutto capitalizzare l’importante esperienza legata al progetto DemoChange, non ancora concluso nell’area pilota della Langa Astigiana. ADAPT2DC è uno dei sette progetti strategici selezionati e ricade all’interno dell’ambito “Competitività”: l’obiettivo principale consiste nello sviluppo di modelli innovative di governance nelle regioni e città che hanno subito o stanno vivendo fasi di spopolamento, allo scopo di assicurare infrastrutture pubbliche sostenibili, limitando i costi pubblici derivanti da infrastrutture sovradimensionate, in campo educativo, assistenziale, sanitario, culturale. Il prestigioso partenariato è guidato dal Ministero per l’Edilizia, lo Sviluppo Regionale e le Infrastrutture della Turingia e vede coinvolti 14 partner in tutto, provenienti da 6 paesi europei (Germania, Italia, Slovenia, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca). Tra i diversi partner si segnalano Università e Centri di Ricerca – come l’Università di Economia di Katowice e l’Istituto Leibniz per la Geografia Regionale di Lipsia –, enti regionali e locali – come la Regione Malopolska in Polonia e Usti in Repubblica Ceca –, enti e associazioni di sviluppo territoriale – come l’UNCEM Piemonte e l’Istituto di Pianificazione Urbana della Repubblica Slovena. Per ottenere i risultati prefissati, i 14 partner hanno elaborato alcune strategie, in particolare: – Sviluppare strategie transnazionali nel campo delle infrastrutture e dei servizi pubblici per ridurre i costi di manutenzione nelle aree scarsamente popolate. – Ricercare soluzioni per le aree e le città che attraversano una contrazione demografica. – Diffondere la consapevolezza nei confronti dell’impatto dello spopolamento. – Proporre raccomandazioni pratiche per la gestione delle infrastrutture a livello politico e amministrativo. – Trasferire conoscenze a livello europeo per avviare un dialogo intenso e a lungo termine tra attori dello sviluppo regionale. – Mettere in opera di progetti pilota per testare i processi di adattamento. Ogni partner svilupperà un progetto pilota nel territorio di propria competenza. L’UNCEM Piemonte per ogni progetto al quale collabora seleziona una vallata o un’area dell’arco alpino piemontese: in questo caso la scelta è ricaduta sul Comune di Ostana, con il quale è stata avviata una collaborazione allo scopo di impostare la realizzazione di un centro multi-servizi che si possa proporre come un punto di riferimento per il territorio dell’alta valle Po. Tra i numerosi servizi che potranno essere attivati all’interno del centro figurano la biblioteca, un’area dedicata a incontri e presentazioni, un piccolo spaccio alimentare, uno sportello bancomat, un Internet point, insomma una ricca serie di offerte per un centro che si spera possa diventare un giorno un luogo di aggregazione e di promozione del territorio e delle sue caratteristiche salienti. Il progetto ADAPT2DC è appena cominciato, ma presso il Comune di Ostana già fervono i preparativi per il primo importante appuntamento, previsto per il prossimo mese di giugno: infatti proprio nel Comune della valle Po sarà ospitato il prossimo meeting di progetto, nel quale i diversi partner europei avranno modo di scambiarsi preziose informazioni sullo stato di avanzamento delle attività e, naturalmente, scoprire una tra le tante meravigliose località delle montagne piemontesi. Regions benefitting from returning migrants Perché gli emigranti tornino nelle Valli dell’Ossola di Emanuela Dutto e Nuria Mignone P rosegue a ritmo serrato l’impegno dell’UNCEM Piemonte sul progetto ReTurn – Benefici alle regioni per il ritorno dei migranti. Nelle ultime settimane il territorio della Comunità montana Valli dell’Ossola, area pilota del progetto, è stato al centro di numerose iniziative, organizzate con lo scopo di raggiungere nei prossimi mesi l’obiettivo principale del progetto, ovvero fornire agli emigrati degli strumenti e delle motivazioni per invogliarli a ritornare nel loro territorio d’origine, arricchendolo con la loro esperienza. Innanzitutto prosegue la campagna informativa per incentivare la partecipazione di emigrati e migranti di ritorno all’indagine online disponibile sul sito http://return.ifl -leipzig.de. L’indagine – che richiede circa un quarto d’ora per la compilazione e permette di partecipare all’estrazione di buoni per l’acquisto di libri per un valore complessivo di € 300 – ha come scopo la raccolta di preziose informazioni per comprendere meglio le condizioni, le aspettative e le difficoltà di coloro che intendono ritornare. All’indagine online si è affiancata, inoltre, un’inchiesta condotta direttamente dall’UNCEM Piemonte nelle valli dell’Ossola, rivolta ai principali enti locali attivi nel campo del mondo del lavoro e alle aziende stesse, per cercare di comprendere l’interesse specifico che ogni diverso soggetto nutre nei confronti degli emigrati e delle prospettive di un loro potenziale ritorno. Un’intervista dettagliata è stata rivolta ad amministratori e responsabili dei Centri per l’Impiego, della Camera di Commercio, del Consorzio per la Formazione e la Ricerca nel Verbano Cusio Ossola, nonché a numerosi datori di lavoro nei settori della floricoltura, lapideo, lattiero-caseario, edile, della ristorazione, delle cooperative sociali. Il territorio si dimostra attento e interessato al tema del progetto e alcune iniziative locali vanno già nella direzione di un sostegno alla socialità e alla vita di comunità, come nel caso dell’Universicà, una sorta di “università da cà” (da casa), che si occupa di recuperare storie, luoghi, usanze orali legati ai mestieri e alle eccellenze del territorio quali l’artigianato artistico e le tradizioni enogastronomiche, le devozioni e i sapori antichi. Inoltre, sempre nel verbano, è attivo il Coordinamento frontalieri del Verbano-Cusio-Ossola, che raccoglie le istanze degli italiani della zona che lavorano nella vicina Svizzera e che, attraverso il Presidente Antonio Locatelli, ha già iniziato a collaborare con l’UNCEM Piemonte per il progetto ReTurn, allo scopo di comprendere al meglio la situazione attuale, prima di procedere alla realizzazione degli strumenti per riattrarre i migranti nelle valli dell’Ossola. In questa fase di analisi, oltre alle 2 indagini per i migranti e per i datori di lavoro, il progetto ReTurn comprende anche la realizzazione di una panoramica sui dati statistici delle 7 nazioni coinvolte, che l’Università di Maribor sta ultimando e che sarà presto presentata sul sito www.re-migrants.eu, curato dall’UNCEM Piemonte e ricco di informazioni sul progetto e sui partner. Nei prossimi mesi, una volta completate le analisi, saranno impostati gli strumenti a disposizione dei migranti potenziali (portale e numero telefonico dedicati, azioni informative e promozionali…): la sfida del progetto ReTurn non è che all’inizio. Progetti europei 55 Notizie dalle Comunità 56 Eventi e iniziative delle nostre Comunità a cura di Marialaura Mandrilli COMUNITÀ MONTANA ALTO TANARO CEBANO MONREGALESE Quando la spesa arriva a domicilio D al mese di aprile verrà avviato sul territorio della Comunità montana Alto Tanaro Cebano Monregalese il progetto di “Consegna della merce a domicilio”. “Si tratta di un importante servizio – spiega il presidente Giuseppe Boasso – destinato alle persone ultrasessantacinquenni residenti in uno dei quarantuno Comuni montani. Potranno telefonare a un negozio convenzionato, ordinare la spesa e chiedere che venga recapitata al loro domicilio senza alcun costo aggiuntivo: si tratta di un altro importante passo per migliorare la qualità della vita nei centri montani”. L’assessore Fausto Mulattieri aggiunge: “Si sono stipulate le convenzioni con alcuni negozianti del territorio, ai quali verrà riconosciuto un contributo per le spese di viaggio e il tempo impiegati. Abbiamo inviato ai Comuni l’elenco dettagliato degli esercizi che hanno aderito e verrà avviata una capillare campagna informativa”. COMUNITÀ MONTANA VALLI GRANA E MAIRA Le identità visibili L a Comunità montana strutture di ristorazione, Valli Grana e Maira allo scopo di sviluppare e l’Associazione Espaci le relazioni tra Occitan, nell’ambito dei produttori, trasformatori progetti “Le identità e consumatori in una visibili” e “Valorizzazione comune azione di del sistema Valle Grana”, valorizzazione della propongono un nuovo tipicità del territorio. Il programma formativo corso prevede inoltre indirizzato in particolare due viaggi formativi, al settore turistico delle previa iscrizione entro Valli Grana e Maira. giovedì 3 maggio “L’obiettivo – spiega alla segreteria di Roberto Colombero il presidente Roberto Espaci Occitan. Prima Colombero – è fornire destinazione, l’area all’imprenditoria locale, anche vacanze dell’Alpe di Siusi in Trentino attraverso il confronto con altre aree Alto Adige (Südtirol), nel quale sarà del Piemonte, qualche spunto utile possibile confrontarsi con una realtà per rafforzare la qualità dell’offerta turistica organizzata su un territorio turistica favorendo la creazione di con caratteristiche e potenzialità una rete tra le realtà produttive locali associabili a quelle delle valli Grana e e i ssoggetti oggetti che svolgono ll’attività attività Maira. Altro viaggio formativo al Lago di aaccoglienza, ccoglienza, accompagnamento d’Orta il 14 giugno. Per informazioni e ris storazione sul nostro territorio”. ristorazione e iscrizioni: Associazione Espaci Il pr rogramma prevede tre lezioni in programma Occitan, di Dronero (CN), aulaa finalizzate a favorire l’utilizzo tel. 0171 904075, dell le produzioni locali nel settore delle mail [email protected] – albe erghiero, extralberghiero e nelle alberghiero, [email protected]. COMUNITÀ MONTANA VALLI DELL’OSSOLA Il socio-assistenziale alla Comunità montana I l Ciss Ossola entro il 30 giugno verrà soppresso, ma in via sperimentale le funzioni dei servizi socio assistenziali oggi gestite tramite il Ciss potrebbero essere trasferite alla Comunità montana delle Valli dell’Ossola. È questa una soluzione possibile, alla quale è giunto il tavolo tecnico costituitosi all’interno del Consorzio Intercomunale dei servizi sociali, che è stata presentata dal presidente dell’Assemblea Damiano Del Barba al consiglio del Consorzio. “Al Consorzio Intercomunale dei Servizi Sociali dell’Ossola aderiscono attualmente – ha detto Del Barba – tutti e 38 comuni della Comunità montana quindi il permanere della gestione consortile attraverso la Comunità dà garanzia di risposte omogenee per tutto il territorio, consentendo anche alle persone residenti nelle realtà più decentrate di poter accedere ai servizi con pari dignità e medesima attenzione. Non si tratta di una delega diretta alla Comunità montana, ma semplicemente di chiedere alla Comunità montana, che è l’unico ente in Ossola che può farsi carico dell’amministrazione e della gestione di questa istituzione, di prendersi carico di questo passaggio”. (da Ossolanews.it) COMUNITÀ MONTANA VALLI DEL MONVISO COMUNITÀ MONTANA VALLE SUSA E VAL SANGONE Nuovo portale per lo sport Costituito l’Organo Tecnico Comunale per la Valutazione Ambientale Strategica D I l Consiglio di Comunità montana ha approvato l’istituzione dell’Organo Tecnico Comunale in forma associata per la Valutazione Ambientale Strategica (Vas). La Legge Regionale 1 del 2007 ha affidato ai Comuni la procedura di approvazione delle varianti strutturali del Piano Regolatore, prevedendo che venga istituito internamente al Comune l’organo Tecnico Comunale per la Vas. Poiché la maggior parte dei Comuni non ha in organico una figura tecnica autonoma da affiancare al responsabile del procedimento urbanistico, la Comunità montana ha assunto la gestione di tale servizio in forma associata. a alcuni giorni è online il nuovo portale www. mombracco.it realizzato dalla Comunità montana Valli del Monviso e dedicato alle attività outdoor e sportive praticabili sul territorio. Una vera e propria vetrina espositiva multimediale sulla quale l’utente potrà visualizzare video relativi alle discipline sportive dell’escursionismo, del boulder, dell’arrampicata, del fitwalking e della mountain bike. Il sito reindirizza inoltre alle varie associazioni che sul territorio si occupano di queste attività. La Comunità montana ha curato anche un depliant multilingue sulla sentieristica del Mombracco, in distribuzione presso gli uffici dell’ente e a breve nelle strutture ricettive di valle. Borghi sostenibili: un club per i piccoli Comuni S i riapre il bando per ricevere il marchio Borghi sostenibili del Piemonte (www.borghisostenibili.it), una certificazione di qualità turisticoambientale nata dalla collaborazione tra l’Assessorato al Turismo della Regione Piemonte ed Environment Park, Parco scientifico e tecnologico per l’ambiente di Torino. Il nuovo bando è indirizzato ai comuni del Piemonte con una popolazione non superiore ai 1.000 residenti che valorizzano, in forma sostenibile, le risorse turistiche e sportive. Sono 599 le realtà regionali interessate dall’iniziativa che potranno presentare domanda a partire da oggi, 15 marzo,fino al 20 aprile 2012. I candidati ammessi alla pre-selezione avranno un mese di tempo, fino al 20 maggio 2012, per consegnare la documentazione necessaria per richiedere il marchio di Borgo sostenibile. Una prima selezione dei comuni candidati per i Borghi sostenibili sarà effettuata da una commissione mista di esperti di Regione Piemonte ed Environment Park in base a criteri come il numero di presenze turistiche, la percentuale di raccolta differenziata, gli eventi organizzati nel territorio comunale, l’assegnazione di certificazioni di qualità ambientale, la presenza di impianti sportivi o di percorsi e reti turistiche per gli sport outdoor. I comuni selezionati dovranno poi dimostrare, in un secondo momento, di avere le carte in regola per il marchio secondo 22 criteri che includono la tutela delle risorse idriche, il risparmio energetico, la valorizzazione del patrimonio architettonico e naturalistico. “Turismo e qualità ambientale sono due aspetti dell’ospitalità che non si possono più separare – commenta l’assessore all’Istruzione, Sport e Turismo della Regione Piemonte, Alberto Cirio – Un binomio che si traduce in tutela del patrimonio storico-artistico, raccolta differenziata e qualità dell’aria. Il marchio Borgo Sostenibili punta proprio a riconoscere il merito di quei piccoli comuni del Piemonte che hanno saputo coniugare con successo l’offerta turistica e sportiva con il rispetto dell’ambiente e il ricorso a energie rinnovabili. Una scelta che premieremo anche nel momento in cui assegneremo dei contributi con i nostri bandi del Turismo”. I comuni che riceveranno il marchio di Borgo Sostenibile del Piemonte riceveranno, infatti, punteggi premio su alcuni bandi regionali nel settore turistico dedicati ai comuni, saranno inseriti nel network telematico dei Borghi, potranno partecipare a workshop tematici rivolti alle amministrazioni comunali e ottenere una consulenza gratuita dai tecnici dell’Environment Park sulle possibili strategie di miglioramento in termini di risparmio energetico e performance ambientali. Oggi i comuni presenti nel network dei Borghi sostenibili sono Avigiliana, Bergolo, Cortemilia, Garessio, Levice, Mombaldone, Neive, Candelo, Vogogna e Volpedo. Notizie dalle Comunità 57 Notizie dalle Comunità 58 I nostri auguri al nuovo presidente regionale del Cai Il Cai Piemonte ha un nuovo presidente. È Michele Colonna, di Fossano, che sostituisce il lanzese Gino Geninatti. A Colonna e al Club Alpino Italiano, anche l’Uncem Piemonte ha trasmesso una lettera di auguri nella quale il presidente Lido Riba evidenzia “i comuni obiettivi e programmi del Cai e dell’Uncem per il presente e il futuro dei territori montani”. “Sono certo – afferma Riba – che l’azione comune tra le nostre realtà, potrà sensibilizzare il mondo delle imprese, della politica, di tutte le istituzioni del Piemonte affinché la montagna torni al centro delle strategie politico-economiche e venga considerata come motore del Piemonte e del Paese”. UNCEM PIEMONTE È on line il nostro nuovo sito È on line il nuovo sito internet istituzionale dell’Uncem Piemonte, che contiene tutte le notizie e le informazioni relative ai progetti della Delegazione. www.uncem.piemonte.it è completamente rinnovato rispetto alla precedente versione. Nuova grafica e soprattutto nuovi spazi di interazione con gli utenti. Collegato con tutti i social network sui quali è presente Uncem – Facebook, Twitter, Flickr, YouTube – permette a tutti di commentare le notizie e i comunicati stampa inseriti. Sul sito vi è anche il collegamento con la piattaforma Issuu, dove sfogliare i numeri di PieMonti e i cataloghi del turismo per gli studenti e per gli adulti. Nelle sezioni tematiche al centro della pagina, i documenti, i video e le foto scaricabili. Un nuovo sistema di relazione con il territorio montano, dinamico e interattivo. TERME DI VALDIERI Via al piano di sviluppo del polo turistico e termale P assi avanti per il progetto di sviluppo del complesso turistico e termale di Valdieri che prevede, oltre alla riqualificazione delle storiche terme reali di Valdieri in alta valle Gesso, anche la costruzione di un nuovo centro termale e ricettivo più in basso, a Valdieri, la realizzazione di una condotta per il trasporto dell’acqua termale da monte a valle e un’eventuale attività di imbottigliamento dell’acqua. L’opera prevede interventi sia pubblici, sia privati per un impegno totale di quasi 42 milioni di euro. Il Collegio di Vigilanza della Regione, che si è già riunito altre volte per seguire l’iter del progetto, si è incontrato mercoledì 7 marzo in Provincia a Cuneo per fare il punto sullo stato di attuazione dell’accordo di programma che prevede la collaborazione tra Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Comunità montana Alpi del Mare e Comune di Valdieri. Per la Provincia erano presenti il vice presidente Giuseppe Rossetto e il consigliere provinciale di zona Piermario Giordano, il Comune di Valdieri era rappresentato dal sindaco Emanuel Parracone e la Comunità montana Alpi del Mare dal presidente Ugo Boccacci. I primi passi dell’accordo risalgono al 1 maggio 2009, poi formalizzato dalla Giunta regionale il 16 dicembre 2009. L’intervento pubblico prevede un impegno finanziario di 9,5 milioni di euro (fonte Sdf) di cui 6,5 milioni di euro a carico della Regione Piemonte a favore della Comunità Montana Alpi del Mare per: progettazione e realizzazione della condotta per il trasporto dell’acqua termale da monte a valle; sistemazione della strada provinciale dove sarà alloggiata la condotta; approvazione del Pip e del conseguente adeguamento del Piano regolatore generale; urbanizzazione dell’area destinata al nuovo centro termale e ricettivo a valle; eventuale costruzione di una centralina idroelettrica, come intervento con priorità minore. L’intervento privato ammonta a circa 32,4 milioni di euro (fonte Studio di Fattibilità) e prevede: realizzazione delle nuove terme a valle; riqualificazione dell’attuale complesso delle Terme Reali di Valdieri collocate a monte attraverso la ristrutturazione del complesso alberghiero, dello stabilimento termale, delle aree di pertinenza dei nuovi pozzi e l’eventuale costruzione di uno stabilimento di imbottigliamento dell’acqua minerale. Dalle trivellazioni effettuate vicino all’attuale stabilimento termale in quota è emersa una falda con acqua dalle caratteristiche simili a quelle già riconosciute dal Ministero della Salute, con una temperatura superiore ai 60° C e una quantità superiore a quella utilizzata finora e captata con sole opere superficiali, che sarebbe sufficiente ad alimentare il nuovo centro termale a valle. COMUNITÀ MONTANA VALLI ORCO E SOANA La scuola in rete: lezioni anche sul web L a Comunità montana Valli Orco e Soana ha ideato durante l’anno 2010 il progetto “Insegnare, Comunicare e Innovare nelle Valli Orco e Soana”, (Icivos), per la realizzazione di una rete di lavagne interattive multimediali (Lim) che ha permesso il collegamento telematico delle scuole di Ceresole Reale, Casetti di Locana, Locana (scuola media), Ronco, Frassinetto e Pont (scuola media). Il progetto, definito con l’Istituto comprensivo di Pont “Martinetti”, è stato attuato durante l’estate del 2010 con una spesa di 115mila euro di cui 40mila erogati dall’assessorato alla Montagna della Regione Piemonte. Nel corso dell’anno scolastico 2010-2011 sono state effettuate numerose lezioni in video conferenza (scienze, inglese, storia…) permettendo agli alunni delle varie pluriclassi di poter dialogare tra di loro e con gli insegnanti. Nel 2011 è stata avviata una implementazione del progetto, denominata “Icivos 2”, che consente agli studenti, impossibilitati a raggiungere, per qualsiasi motivo (anche per malattia) le scuole, di seguire le lezioni direttamente da casa. Lo sviluppo del progetto è stato promosso e coordinato dalla Comunità montana e dall’Istituto scolastico di Pont mediante il supporto scientifico del Consorzio di ricerca Csp di Torino e quello tecnico della società Pf Technology di Cuorgnè. Fondamentale la connessione a “Internet veloce” o alla rete di banda larga realizzata sull’intero territorio delle Valli Orco e Soana dal Consorzio Csp nel 2007 e 2008; la rete, ceduta da Csp in comodato alla Comunità montana, è stata affidata in concessione alla sente parte integrante della classe, può ricevere i compiti da eseguire a casa e seguire direttamente la lezione in videoconferenza non sentendosi in alcun modo isolato. “In questo “momento storico” in cui i Comuni sono tenuti, per legge, a programmare la gestione delle loro funzioni in forma associata – evidenzia Crossasso – quella relativa all’“istruzione Società Erre Elle Net di Forno di multiconferenza audiopubblica” è ricompresa tra Canavese per la gestione video, può interagire con la quelle “fondamentali” che, tecnico-economica. Lim, attraverso uno specifico obbligatoriamente, devono “L’alunno, pur stando a casa applicativo informatico, essere esercitate mediante – spiegano il presidente della scrivendo direttamente “forme associative”. Le Comunità montana Danilo sulla lavagna multimediale. modalità di gestione, in forma Crosasso e il direttore Gualtiero L’insegnante può rivolgersi associata, dei servizi comunali Fasana – può frequentare allo studente a casa così come non possono prescindere le lezioni ed eseguire i sta facendo per i compagni dall’utilizzo delle innovazioni compiti che gli vengono presenti in aula ottenendone telematiche. Il progetto assegnati; infatti, grazie ad l’attenzione e la partecipazione “Icivos” ne è un concreto un programma open source alla lezione; lo studente si esempio”. COMUNITÀ MONTANA VALSESIA Polis e i servizi al cittadino È stata consegnata mercoledì 4 aprile a Torino da Alessandra Fassio, dirigente del settore Ufficio Relazioni con il Pubblico della Regione Piemonte, durante l’incontro relativo alla promozione su tutto il territorio regionale delle attività svolte dalla rete Polis Piemonte, al Presidente della Comunità montana Valsesia, Pierangelo Carrara, la targa di riconoscimento per le amministrazioni che collaborano e realizzano le schede informative sui servizi al cittadino. L’iniziativa Polis Piemonte alla quale aderisce la Comunità montana Valsesia, insieme ad altri 58 enti territoriali tra Province, Comuni, Camere di Commercio, Aziende Sanitarie Ospedaliere, Arpa, Inps, Agenzia delle Entrate, Tribunali e Prefetture, si propone come obiettivo di informare i cittadini in modo veloce ed esauriente e di ricevere informazioni certificate dagli enti competenti aderenti alla rete, in grado di dare risposte chiare e articolate su materie ed argomenti inerenti l’attività della Regione, della Provincia, dell’Arpa e delle Aziende Sanitarie. “L’auspicio – spiega il presidente della Comunità montana Pierangelo Carrara – è che in un prossimo futuro anche altri enti e Comuni del nostro territorio possano aderire a questo progetto, tenuto conto che grazie soprattutto alla tecnologia a disposizione degli enti aderenti alla rete Polis, si ha la possibilità di gestire l’attività di informazione, i contatti ed orientare i cittadini anche su materie di competenza di altre amministrazioni”. Il servizio offerto dalla Rete Polis Piemonte diventa pertanto un modo semplice ed efficace per dialogare tra le amministrazioni in rete e con il cittadino, semplificando le procedure. Notizie dalle Comunità 59 PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA DELEGAZIONE PIEMONTESE UNCEM Pie INSERTO SPECIALE AL N. 3/2012 onti Il mondo dei vinti 35 anni dopo La grande eredità di Nuto Le sfide politiche per le Terre Alte La forza del cambiamento Territori, sviluppo e rappresentanza A Paraloup, la mostra Il popolo che manca Inserto speciale II La grande eredità di Nuto A 35 anni dalla pubblicazione de “Il mondo dei vinti”, la montagna prova a rinascere. Cresce una nuova “coscienza di territorio” che contagia le Terre Alte e le permea di nuovi valori. La consapevolezza culturale la capacità di analisi della storia sono i vettori per lo sviluppo socio-economico della montagna. Un processo dove la politica deve fare la sua parte. Il punto del figlio di Nuto, Marco, nell’intervento al Convegno di Cuneo di sabato 21 marzo 2012, promosso da Fondazione Nuto Revelli e Uncem Piemonte, con il contributo della Fondazione Crc A trentacinque anni dalla pubblicazione de “Il mondo dei vinti”, i temi affrontati da Nuto Revelli sono ancora sorprendentemente attuali. A partire dal suo racconto, oggi è fondamentale tornare a interrogarsi sul futuro della montagna e intraprendere un viaggio alla scoperta della Terre Alte, tra voglia di sviluppo socio-economico e “nuova coscienza di territorio”. Sabato 31 marzo, a Cuneo, il Convegno “Il mondo dei vinti 35 anni dopo”, promosso dalla Fondazione Nuto Revelli e dall’Uncem Piemonte, con il contributo della Fondazione CRC, ha intrecciato idee, pensieri, ricordi e proposte per il futuro del territorio montano di persone che operano quotidianamente per lo sviluppo economico, sociale e culturale delle “Terre Alte”: da Marco Revelli, presidente della Fondazione Nuto Revelli onlus, a Lido Riba ed Enrico Borghi, presidente dell’Uncem Piemonte e dell’Uncem nazionale, assieme a Mario Cordero, coordinatore regionale Icom – Italia (International Council of Museums) e Laurana Lajolo, dell’Istituto per la Storia della Resistenza di Alessandria e Asti. La presentazione della mostra multimediale “Il popolo che manca”, nella seconda parte del convegno, ha messo ulteriormente in evidenza il valore e l’attualità del metodo d’indagine di Revelli. Proprio sulla falsariga del lavoro svolto dallo scrittore-partigiano cuneese, gli autori Diego Mometti e Andrea Fenoglio sono riusciti infatti a raccogliere una preziosa testimonianza 3 del “mondo dei vinti” di oggi. “Il titolo di questo convegno ci spinge a fare un bilancio: a distanza di 35 anni, qual’è l’eredità che ci ha lasciato Nuto Revelli?”. Marco Revelli non ha dubbi: l’indagine condotta dal padre Nuto è fondamentale ancora oggi per interpretare la situazione contemporanea della montagna e trovare soluzioni efficaci per il suo sviluppo. “L’impulso iniziale che ha portato mio padre nelle case contadine – spiega – non è stato un mero interesse culturale, astratto o accademico, ma qualcosa di molto più viscerale: sono state la guerra e la rabbia a muoverlo. Pur nel suo essere scrittore, Nuto è sempre rimasto il “generale”, il partigiano che assieme a Dante Livio Bianco e Duccio Galimberti pose le basi per la nuova Italia”. Nelle prime pagine del libro, Nuto scrive: «In quei tempi “rastrellavo” la pianura, la montagna, le Langhe. Entravo in centinaia di case contadine e incontravo una realtà che mi affascinava e mi offendeva. Giravo a cercare la guerra, a cercare il passato, e avvertivo che la guerra dei poveri non finisce mai». “La rabbia di mio padre – continua Marco Revelli – è radicata nella consapevolezza che la montagna sta subendo una gravissima ingiustizia. È vittima di un sistema sordo e scellerato, che, allora come oggi, la tiene ai margini, la sfrutta e la deruba di ogni ricchezza, completamente accecato dal mito del progresso”. Con “Il mondo dei vinti”, Nuto Revelli scrive il suo atto d’accusa “È il mondo dei vinti che mi apre alla speranza, che mi carica di una rabbia giovane, che mi spinge a lottare contro la società sbagliata di oggi”. Nuto Revelli Dall’introduzione de “Il mondo dei vinti” Il recupero della borgata Paraloup di Rittana, in Valle Stura. Un luogo simbolo della Resistenza cuneese, sede nel 1943 e ‘44 della prima banda partigiana di “Giustizia e Libertà”, della quale fece parte anche Nuto Revelli contro la società industriale che ha condannato le valli alpine piemontesi: «Scappo da Cuneo, città sorda e bigotta, e cerco il mondo dei vinti, dove un dialogo è ancora possibile». E ancora: «Si aiuta soltanto il volano dell’industria a girare più veloce, dimenticando le sacche di miseria, dimenticando le profonde contraddizioni del sistema». Nulla sembra essere cambiato da allora, insiste Marco: “La corsa al progresso è sempre più impietosa e la montagna continua a vivere la contraddizione di aree abbandonate che muoiono giorno dopo giorno e di zone che si arricchiscono stagione dopo stagione, sotto la spinta del turismo “coloniale” e “Ha ragione Nuto Revelli. Abbiamo ammazzato la montagna ed ora non ci resta che il mondo dei vinti”. rrone Alessandro Galante Ga Nuto Revelli: un uomo la cui vita, è stata spesa “a combattere l’Italia delle amnesie, dei vuoti di memoria, delle rimozioni. L’Italia che preferisce la retorica alla responsabilità verso la sua storia. L’Italia che celebra e dimentica”. Michele Calandri e Mario Cordero, in occasione dell’ottantesimo compleanno dello scrittore della cementificazione, che deturpano il territorio, derubandolo di ogni sua ricchezza”. Per dirla con le parole di Nuto: «Alla campagna povera il sistema ha sempre e soltanto offerto un turismo insensato, da rapina. Il turismo che non rispetta l’ambiente, che ferisce il paesaggio, che umilia il fragile tessuto contadino, non fa che riproporre sotto nuova forma l’antico sfruttamento, l’eterno colonialismo». E sullo spopolamento: «Nelle valli, attorno alle frazioni spente, i grandi campi, i nuovi “latifondi”, denunciavano la scomparsa della vita con cento proprietà senza confini. Tetti sfasciati, muri screpolati, pilastri strapiombati, come dopo un terremoto; le porte spalancate di una fuga senza ritorno». Sul tema dell’abbandono della montagna, Marco Revelli si pronuncia in maniera forse ancora più netta e forte rispetto al padre. Parla delle baite abbandonate che cadono in pezzi, richiamando l’attenzione sulle 49 frazioni disabitate del comune di Rittana, sulle nascite che non ci sono più e contribuiscono a uno spopolamento “dal basso” dei territori e giunge a paragonare l’immagine delle baite diroccate a quelle della “monnezza” abbandonata sulle strade di Napoli. “La politica – conclude – deve mettersi in ascolto della montagna e lavorare strenuamente per un’economia di “flussi” e non di “luoghi”. Solo in questo modo possiamo restituire a quelli che sono diventati semplici “luoghi di memoria” una nuova vita, un valore di civiltà e di bene comune. È questa consapevolezza, forse, l’eredità maggiore che ci ha lasciato Nuto Revelli”. Inserto speciale IV “I vinti di oggi sono i giovani. Nuto ci invita ad ascoltarli, a renderli protagonisti” L’intervento di Marco Revelli al Convegno del 21 marzo 2012 a Cuneo Laurana Lajolo e Mario Cordero hanno offerto al Convegno alcune testimonianze storiche e letterarie sul “Mondo dei vinti”. Secondo Lajolo (Istituto per la Storia della Resistenza di Alessandria e Asti), per progettare il futuro della montagna bisogna tornare al passato, per farne esperienza ed evitare il ripetersi di errori: «Dobbiamo nutrirci dei nostri antenati e recuperare il messaggio di Nuto. La straordinaria operazione cultura- Le voci dei nuovi testimoni I testimoni della seconda generazione del Mondo dei vinti – molti sono discendenti diretti dei protagonisti de “Il mondo dei vinti” e de “L’anello forte” – sono stati intervistati da Andrea Fenoglio e Diego Mometti, autori de “Il popolo che manca”. Alcuni intervistati sono gli stessi coinvolti allora da Revelli. 2007. Cervasca, Mariagrazia Molinaro – acalista, classe 1951, infermiera, sind per “L’anello forte”. elli Rev o Nut già intervistata da pezzo di terra si un “Un tempo per comprare i da emigrante. ann tre o due doveva lavorare ona and te. Questa è la Adesso le terre sono abb za della montagna”. hez ricc la vera perdita del ritorio solo a “fare “Non si può ridurre un ter ta un’altra cosa: tut è rio rito le ferie”. Il ter siano lì e che e ha bisogno che le person re insieme. Un sta di à ilit sib abbiano la pos unità vitali”. com luogo dove ci siano delle la loro scelta nel i tat aiu o son “I giovani non a è ancora itic pol di restare in montagna. La on ho mai “N . te” gen la del ti fuori dai proget ”, ma nti “vi e com considerato i montanari o”. van iste res che come persone Magno Martini – Registrazione 2007. Castelmagno, classe 1934, contadino, operaio. Già intervistato da Nuto Revelli per “Il mondo dei vinti”. “La Michelin ha reso ricchi i montanari. Se non ci fosse stata questa fabbrica, che ha impiegato 5000 persone, lo stato avrebbe dovuto dare da mangiare a tutti i montanari rimasti con due vacche”. “Di fronte alla natura siamo ignoranti. Per capirne qualcosa l’uomo dovrebbe morire 1000 anni e poi tornare a vedere com’è cambiato questo pianeta. Allora potrebbe risolvere qualcosa. Se no restiamo asini lo stesso. Muori di crepacuore”. Elsa Isoardi – Pieraldo Viano 2007. Chiappi di Castelmagno, classi 1965 e 1983, allevatori, casari. Nipoti di Pietro Viano “Il mondo dei vinti”. “I terreni di montagna sono troppo frammentati: bisogna andare d’accordo per riuscire a far pascolare le bestie”. Sulla montagna si fa un gran parlare, però non ci sono più persone che tengono vacche. O hai una grossa azienda, o non sopravvivi. Una volta il Castelmagno ci permetteva di vivere bene. Adesso quel tempo è finito. Abbiamo molte più comodità di allora, ma il guadagno non c’è più e la vita è diventata ancora più dura. I giovani preferiscono andare a lavorare in fabbrica, in ufficio, o in banca piuttosto che mettersi li a lavorare la terra”. Paola Giordano Cuneese, classe 1973 – Il “La possibilità di un popolo che manca. cambiamento può arrivare da un a scuola che faccia conoscere ai bamb ini il proprio territorio e faccia fare loro esperienz e pratiche. Non possi amo diventare tutti laureati, non possiamo vivere mangiando comput er bisogno di persone e mouse. C’è ch passione, l’interesse e abbiano la e qualcosa sul proprio la voglia di fare territorio”. Laurana Lajolo Mario Cordero le di Revelli consiste nell’aver saputo ascoltare e interpretare la condizione dei contadini e delle loro terre». Ancora oggi l’universalità del messaggio di Revelli ci serve per comprendere in che direzione andare, per non ripetere gli errori di un tempo: «I “vinti” di oggi sono i giovani, eterni “esclusi” della nostra società. L’eredità di Nuto ci spinge a raccoglierne le ragioni, affinché anch’essi possano diventare protagonisti del loro futuro». Anche per Mario Cordero (coordinatore regionale Icom – Italia) l’arcano per la salvezza della montagna è già svelato dal lavoro dello scrittore cuneese: «I contadini di Revelli sono “vinti” perché si arrendono e smettono di credere nel futuro della montagna. Se sapremo coinvolgere i montanari e recuperare il loro rapporto con la terra, allora la montagna sopravvivrà». Una soluzione semplice, che tuttavia sembra ancora lontana dalla realtà dei fatti: «L’attacco “trasversale” della classe politica alla montagna, che chiede ai piccoli comuni e alle Comunità montane di tirar fuori i risparmi per uscire dalla crisi, è un inequivocabile segnale del perdurare del problema». E intanto i territori montani continuano a fungere da “palestra” per i ricchi della città: «L’immagine della montagna quale luogo di vacanzieri alla ricerca di emozioni sportive, talvolta anche estreme, è uno stereotipo da combattere, attraverso una promozione dei territori che parta dalla cultura e dalle tradizioni dei luoghi». La forza del cambiamento Lido Riba ed Enrico Borghi tracciano orizzonti e frontiere della montagna che vuole intraprendere un nuovo percorso A 35 anni dalla scoperta del “mondo dei vinti”, cosa è cambiato? Qual è lo stato attuale della montagna del Piemonte? Quali le prospettive per il futuro? Sono alcuni degli argomenti più vivi e attuali affrontati nel corso del convegno dal presidente nazionale Uncem Enrico Borghi e dal presidente della Delegazione piemontese, Lido Riba. “Accogliere i segnali lanciati dai territori, ascoltare le esigenze di chi vive nelle Terre alte e avviare finalmente una politica più rispettosa della montagna – secondo Riba – è una condizione imprescindibile per rilanciarne le sorti”. “Dentro l’odierna crisi fiscale e istituzionale dello Stato italiano – prosegue Borghi – quelli che ieri erano considerati “territori marginali”, le montagne e gli spazi rurali, vanno assumendo una funzione a valore aggiunto, in un nuovo modello di sviluppo”. Si dovrà trovare un nuovo equilibrio dentro una nuova dimensione: lo sviluppo e la crescita sostenibile. “La prospettiva vincente, la terra promessa alla quale tendere per attraversare il “deserto” della grande crisi di questi anni – continua Borghi – è ipotizzare che le aree montane e rurali dell’Italia siano la “home base” per attività ad alto valore aggiunto, come fattori di un nuovo sviluppo che metta al centro i temi della sostenibilità e della qualità produttiva in luogo del consumo infinito La parola a... Ezio Falco, presidente Fondazione CRC “Siamo contenti e orgogliosi di promuovere assieme all’Uncem Piemonte e alla Fondazione Nuto Revelli il Convegno Il mondo dei vinti 35 anni dopo. Il mandato di programma 2011–2016 parla chiaramente del nostro impegno per la costituzione di un rinnovato “Patto con il territorio” e per il sostegno di una visione strategica di lungo periodo. Siamo convinti che i presidi di montagna siano fondamentali per rafforzare la coesione sociale del territorio e la sua corretta gestione”. e dello sperpero di risorse”. Ci troviamo dentro un salto d’epoca e siamo chiamati a una nuova sfida, concordano i due relatori: “La montagna deve adeguarsi ai cambiamenti in atto e stabilire una nuova governance dei territori. Dobbiamo elaborare in maniera più raffinata il senso e la presenza delle istituzioni della montagna italiana. È doveroso resistere alla vulgata sempre più intensa, che pretende di rappresentare le nostre principali istituzioni locali, i Comuni, come mera articolazione decentrata di un potere statale lontano e onnisciente”. Borghi, ponendo l’accento sulla crisi che sta attraversando l’intero Paese “L’attuale crisi di sistema porta con sé i prodromi, per il concepimento prima e per l’attuazione poi, di una strategia Inserto speciale V Inserto speciale VI di riequilibrio territoriale – sottolinea – un nuovo modello di sviluppo che non si deve confondere con le tradizionali logiche di sostegno ai territori in difficoltà. Al contrario, si tratta di guardare alla montagna e allo spazio rurale come laboratori per il lancio di processi di crescita nazionale basati sull’invenzione di un nuovo modello di solidarietà sociale e sulla messa in campo delle nuove filiere innovative e promettenti”. Per vincere questa sfida è necessario attuare politiche che superino la vecchia concezione della gestione delle risorse, delegittimando una volta per tutte il loro prelievo indiscriminato e irrispettoso del territorio e dei suoi abitanti. Lido Riba non ha dubbi: “Nel 2011, la Regione Piemonte ha ricavato 17 milioni di euro dal prelievo di acqua. Di tutto questo denaro nulla è stato ridistribuito alle montagne. La marginalità aiuta il prelievo indiscriminato delle risorse ed è su questo punto che fa perno la nostra politica”. E il governo centrale non è La parola a... Mino Taricco, consigliere regionale “La nuova scommessa per la montagna è culturale. È indispensabile una nuova forma di collaborazione tra gli enti e la ristrutturazione degli assetti istituzionali. Con il suo enorme serbatoio di ricchezze e le eccezionali possibilità di sviluppo legate alla green economy, la montagna non può che essere parte attiva e centrale del processo di rinnovamento economico e sociale che si sta profilando. L’agricoltura ha molti problemi, ma credo che, in sinergia con altri settori, sarà determinante per lo sviluppo socio-economico del nostro Piemonte”. da meno: “L’interesse a saccheggiare le Terre alte è ancora molto forte, basti pensare all’unica legge tirata fuori dal governo in fatto di territori montani – rincara Riba –. L’esistenza delle Comunità montane è minacciata dall’articolo 16 della “Manovra 2011”, che prevede la fusione anche amministrativa dei comuni sotto i 1000 abitanti. Il rischio è una perdita La parola a... Alberto Valmaggia, sindaco di Cuneo “Cuneo si trova in posizione centrale rispetto all’arco delle Alpi sud-occidentali. È qui, che si concentra maggiormente la ricerca di Nuto Revelli e siamo orgogliosi di poterlo ricordare oggi in questa sede, assieme ai rappresentanti dell’Uncem, della Fondazione Nuto Revelli e di grandi intellettuali che lavorano quotidianamente per tenere alta l’attenzione sui temi della montagna”. d’identità e di autodeterminazione economica gravissima”. Di fatto, siamo di fronte a un’operazione politica che non porta alcun risparmio per i conti dello Stato, continuando invece a legittimare una gestione “sorda” e la marginalità dei territori. Riba denuncia come la città abbia un’enorme bisogno di risorse, in primis umane, sin dall’epoca dei “vinti”: “L’aver sradicato i montanari dalle montagne è stato un errore epocale, frutto di una politica che, ancor prima di Keynes si è rivelata completamente incapace di interpretare i bisogni delle valli”. Scriveva Nuto: «L’alta Langa, come tutta la campagna povera, ormai è un cronicario immenso, è il dormitorio di centinaia di pendolari, è il rifugio degli scarti, degli invalidi, degli emarginati dalla “società del benessere». La risposta, unanime, è di uscire allo scoperto, di cavalcare l’oggi e di rivendicare per la montagna una posizione centrale all’interno delle politiche di sviluppo del Paese: “Dobbiamo porre i beni comuni montani come basi del nostro futuro e acquisire una soggettività politica e geostrategica. Bisogna passare – ne sono certi Enrico Borghi e Lido Riba – dall’assistenzialismo allo sviluppo sostenibile e far giocare la partita anche, e soprattutto, alle persone che abitano e ricoprono un ruolo attivo sui territori. Se lo faremo, la montagna avrà la sua centralità nel nuovo mondo che si apre. E noi potremo trasformarci da “figli dei vinti” a “padri dei vincitori. Solo invertendo la traiettoria culturale e lottando per il risveglio delle coscienze, in ogni ambito, assicurerà alle montagne un futuro davvero pieno di ricchezza”. Territori, sviluppo e rappresentanza La parola a... e ttor giornalista e scri iz m u R lo Pao o di dieci Nuremmo bisogn io RiOggi av altrettanti Mar to Revelli e di ttere l’indifferenza r ba goni Stern, pe è cresciuta non solo e ch ta ra de si scon tutta la ontagne, ma a re un m le al o rn to at può comprende natura! Non si orni di pioggia cone gi paese dove du rmano in alluvioni. fo as tr si vi ti cu se nia dei a vedere l’ago o am Non riusci te l rritoelvatichirsi de ghiacciai, l’ins llaggi, la vi i cazione de rio, la desertifi mi spazi ti ul li ressione ag gg l’a , ti en rg lle so la costruziorequisizione de tificazione degli altopiani, en naturali. E la vergini, la cem risalita nel cuore di parchi neve e di nn ti svuotera o, la bansi i ne di impian um fi I ! rà ab o ndiche i villaggi sarann pedire montagna si ve nno di cadere, im ra r te pe et lla sm a nu gi o tt la piog ancora fa rà sa si n no e donati e fors . che ciò accada Augusto Grandi scrittore e giornalista Lassù i primi. La montagna che vince “Lassù gli ultimi” era il titolo di uno splendido libro di alcuni decenni fa. Quando la montagna era “Il mondo dei vinti” descritto da Nuto Revelli. E nell’immaginario collettivo le Terre Alte sono rimaste un mondo a parte, destinato alla scomparsa per consunzione. Un mondo superato, sopravvissuto a se stesso. Non è così. La montagna vive e conserva valori e potenzialità che le realtà urbane neppure si immaginano. Tra i più riusciti lavori letterari che descrivono questo mondo, vi è “Lassù i primi”, dello scrittore e giornalista del Sole 24Ore Augusto Grandi. Economia, cultura, politica: la montagna ha molto da dire e non intende più tacere. Non è più disposta ad accettare i soprusi di un mondo privo di valori e interessato solo a sfruttare persone e ambiente. Si può ricominciare dalla montagna e da chi la abita. Lassù i primi: quelli che non si rassegnano a un ruolo da perdenti. Giuseppe Tardivo Ordinario di Economia e direzione delle imprese dell’Università di Torino e coordinatore della Facoltà di Economia di Cuneo L’economia della montagna evidenzia in Piemonte due caratterizzazioni fondamentali: l’incontro del paesaggio, che va protetto e difeso come risorsa preziosa e produttiva di reddito per la collettività e la necessità di una chiave di lettura che ne evidenzi le differenti possibilità di sviluppo e valorizzazione. In Piemonte i Comuni montani rivestono un peso determinante nell’economia della Regione. La ripartizione delle colture evidenzia un 7% di seminativi, 37% di boschi e castagni da frutto, 44% di colture foraggere permanenti, 12% di incolti produttivi. La grande prevalenza (93%) delle colture estensive determina un indirizzo essenzialmente silvo-pastorale. Della montagna piemontese va ancora enfatizzata la ricca abbondanza di risorse forestali (36% della superficie totale). Un’ulteriore vocazione è data dal turismo orientato a soddisfare una domanda di tipo stagionale ma che riveste un’importanza fondamentale per l’economia della Regione. Collegate con il turismo si rivelano le attività artigianali che in montagna rappresentano il 45% delle imprese totali e sviluppano produzioni di elevata qualità. Cosa occorre fare per consentire alla montagna piemontese di affrontare con successo le sfide che questi difficili anni comportano? La regola è semplice: non considerarla isolatamente ma inserirla nel gioco più grande di una economia europea. Guido Novaria giornalista La montagna ha smesso di piangersi addosso da parecchio tempo. Quei luoghi e quei personaggi da “Lassù gli ult im i” res ist on o soltanto sui libri dalla carta patinata o in qu alc he pe llic ola di un amarcord fuori dal tempo. ò – e deve – giocare La montagna sa che pu lo, è indispensabile un ruolo vincente. Per far la pianura che con riannodare quel “filo” Basta pensare o. ott err int troppe volte si è le conosceranno le quale rivoluzione epoca ioni informatiche. Il Terre Alte con le applicaz ni, ma la possibilità sog i web non è un libro de anche dalla più sperconcreta di dialogare, sperduta vallata, con duta borgata della più e se è poco... sat tutto il mondo. E scu Inserto speciale VII Inserto speciale VIII Il popolo che manca I l popolo che manca, è un opera multiforme. Un film, una serie di tre documentari, un sito web e una video installazione. Realizzata da Andrea Fenoglio e Diego Mometti in cinque anni di ricerca e di lavoro sul campo, si fonda su un’oscillazione temporale che spazia dal tempo dei testimoni di Nuto Revelli (tra la fine dell’Ottocento e gli anni Settanta del Novecento) a quello dei loro discendenti, famigliari o semplicemente persone che abitano e ri-abitano i luoghi marginali della provincia di Cuneo. Vincitore del Premio Speciale della Giuria al Torino Film Festival 2010 e del Premio Emmer al Trento Film Festival 2011, Il Popolo che manca trova una nuova versione e un’inedita articolazione spaziale nelle sale espositive delle baite della Borgata Paraloup, dove sarà allestita dal 16 maggio al 12 agosto. Alla tradizionale visione frontale, la mostra sostituisce un percorso che pone l’accento sulle voci e sui dialoghi, invitando il visitatore a un cammino insieme fisico e narrativo e offrendogli la possibilità di costruire gli intrecci di un La mostra dal 16 maggio al 12 agosto allestita nelle baite di Paraloup proprio personale racconto. “Il nostro lavoro – spiegano gli autori – è un sismografo di fratture persistenti tra origini certe (la cultura contadina arcaica della montagna e della campagna povera del cuneese), assestamenti temporanei (la grande industria e il lavoro operaio di massa) e crepe strutturali, come quella dell’attuale crisi economica, che lasciano aperte diverse faglie, diverse vie di trasformazione”. Una mostra sospesa tra passato, presente e futuro, dove gli ultimi echi della millenaria civiltà contadina colti da Nuto Revelli si riverberano nella narrazione frammentaria dell’oggi: “Abbiamo voluto mettere a confronto due mondi apparentemente distanti. Da una parte abbiamo trascritto e riproposto all’ascolto alcuni dialoghi inediti, registrati negli anni settanta, tra Nuto Revelli e i suoi testimoni. Dall’altra, con frammenti di interviste video da noi recentemente realizzate per il film “Il popolo che manca” e la serie documentaria correlata, abbiamo creato una trama di volti e di discorsi: sequenze in cui le persone si ascoltano, intervengono, rispondono”. Voci e immagini, presente e passato che si intrecciano, chiedendoci inevitabilmente di metterci in ascolto, sulle tracce della montagna e del popolo che manca: “Le voci e i volti di questi nostri testimoni contemporanei, confrontati con le voci dei loro antenati si sciolgono nel paesaggio della provincia di Cuneo, ritratto attuale e paradigmatico di trasformazioni secolari. Creano, per affinità e contrasto, indizi che riescono a visualizzare una doppia mancanza: da un lato una civiltà che non c’è più, dall’altra una civiltà nuova, che ora manca e che immaginiamo però con insistenza”. LA STAMPA SABATO 31 MARZO Cronaca di To o ato di escursionism Segreteria de 11˚Corso avanz prossimo alla Si aprono lunedì oux 1 (segreteria@caitor Barbar 9260) Cai di Torino,via 6031 - Fax 011-53 del prec no.it Tel. 011-54 to agli allievi fo corso, riserva . L'obiettivo è le iscrizioni al risultati idonei entali per muove dente corso base le nozioni fondam li di alta mont nire all'allievo le vie norma lungo za sicurez Mentigazzi» si in ne: Scuola « Ezio gna. Organizzazio ontagna M 2012 I PAGINA A CURA OVARIA DI GUIDO N tagna di vinti” “Non è una mon rre Alte Il futuro delle Te TrentoF 350 pe La ne del T rà prese mo, alle central liano, i lano. L no, in p le al Po – scrive mi si ripetono 350 op zioni e i proble onia drammatie osp NNI con una monot che si sfranENRICO CAMA Mont ità ca. Le comun che chiudono, dell'e don Oreste giano, le scuoleferma al capocon l si Il 20 luglio 1970co di Cerretla posta che cresce ne in Camera, parro l’isolamento che a a Nuto luogo, noconfid e, . Nelle viste to Langh è cambiata giorno dopo giornoin funzione sono Revelli: «La vita. Io non so conon stre valli così l’immagitroppo in fretta Al « L’operacamere a gas, le nire. forse e l’avve idio appar me sarà g de genoc Nuo ogni ogn mese, ne del folla dei alla io prende laa paga e la paga siva ecces I no prend ma i fatti paril contadino , tutto l’anbenpensanti..., più c’è Gia l’anno non volta che una lano, e dicono per i are il sole, ad (22 rdare no a guard gli ignoranti, le per le, spazio noccio elete Rh le furbizie aspettare le sono semmediocri, per l’ultima volta ap È SPORT SOCIETÀ uve... E lee spese. Nove mesi toralistiche. 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La preca avversità «vinc i allora e dal dove to, libro denuncia di Revelli per fare no pocoo profit mica che ridico econo che aril punto rietà oggi nei conini non fanno gna contadini I monta la città. lizzava purtropsi e andare in quarendersi della città sta settor ormai fronti e, NELLE no VALLI lavora ogni Una foto giovani po invadendo ogni territ ca...». osimbolo del si tutti in fabbri ogni presidio, sepoldi avaviaggio ono tofono Nuto Revelli rio. Ciò che sembr agnetof tamagne n iill m so con mio, l’adat A spasso tra le vallate aia di into – il rispar A CUNEO delsuffiCuneese vo, l’auto È unaa delle centin li – con DELL’UNCEM mento creati nta attual e le colline issite che Revel licità e CONVEGNO Le risposte tervisste di Langa. Un i delle Terre Alte? all’interno cienza – ridive cono, comp no, borgh crisi etofon netofo della piccoli lavoro magn ai durato ioni no» tra le mo alla luce posto ere dalle rifless un decennio gna del Pieza – raccolse nza pazien 35 anni dopo» temporanea, e non c’è del nella monta potranno emerg vinti so li dei alpine o e diventato succes segna tenè valli i mond ri per edere Incont gno «Il ghee e le I Cosa Langh del un libro di i adatto delle Alpi si possono intrav spopolamento del conve oggi a Cuneo, nello Spazio alcun 9.30 più se negli anni furoeese successo monte? Dove rsi da atico tiene Cunee Roma 15), dalle e che può che si tare di libera lizzaz dopo il dramm “Il mondo ione. zione CRC (via m economico ta? Su cosa si della ripresa boom da Eidella globa dei vinti” or- della Fonda anta e Sessan 1977 cappi nel monta Cinqu ate MASSIMO icate anni della Hawth o ubblic NOVELLI degli mica no pubbl monte (l’Unione alle 13. ita econo dei comuni ed enti mon- «ritorSe parafrasand «Il mondo del tani),rinasc con il sostegnosono esistere solo di nel volume e terre alpoggiare una i segnaliCasnaudi più di Quali della Fondazione re terre basse radical- ne «un vinto può sa di nte? molto Risparmio RA il 1977 quando Einaudi ti», allodi Cuneo, hanno promosdel Piemo gna vita pubblicò iore per forma dei vinti». Fu “Il viesto un mondo di vincen mondo dei vinti”, l’Odissea e l’Ilia- so un convegno per riflettere sui manif talvolta super capacità te a uno stile di cambiafrugalità in stiamo certamente avvi- città, menti e soprattutto un libro, fu il deche e dei contadini sulle possibilità Pasolienidei montanari del-e scita opposto alla città e i super di rinara ci ione, mobilità le vallate cuneesi povere, i ione della it a au d lla mente t di quella f bbrich le della montagna e dellei istruz non esiste più rno verso la città elli il ruolo subalte me di Nuto Rev volu del dal mondo ita Isolati ta, ’usc Maira, Varai A 35 anni dall «Nelle Valli Revelli – le situa- CULT&URA I vinti di anni dopo 35Nuto ontato Finito l’esodo racc rtigiano dallo scrittore-pa E I curatori della mostra con alcuni testimoni di oggi, intervistati a Cuneo dal giornalista Rai Alberto Gedda Terre Alte. Saspopolate per fa- bato, me, guerre, emigrazione. dalle 9.30 alle 13, se ne parlerà a CuNuto va cominciato a intervistare Revelli ave- neo allo Spazio incontri della Fondazione un decennio Crc, in prima i «vinti di sempre», gli stessi che era- Revelli,via Roma 15. Interverranno Marco no stati con lui, e che gli figlio di Nuto e presidente erano della to, nella campagna di Russia morti accan- Fondazione dedicata a suo padre, stenza, con il preciso intento e nella Resi- ba (presidente Uncem Piemonte),Lido RiEnrico e parola a chi fino ad allora di dare storia Borghi (presidente Uncem nazionale), ne era stato pri- rio Cordero Mavato. e Laurana Lajolo. Sarà presentata inoltre la mostra «Il A trentacinque anni dall’uscita popolo che manca» del libro, di Diego Mometti e Andrea la Fondazione Nuto Revelli Fenoglio. e l’Uncem Pie© RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista/1 “D L’intervista/2 Inserto realizzato grazie al contributo della Fondazione CRC EDITORE: UNCEM Delegazione Piemontese DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Bressano CONDIRETTORE: Filippo Grillo COORDINAMENTO REDAZIONALE: Marco Bussone REDAZIONE: Laura Sansalone, Bruno Mandosso, Marialaura Mandrilli, Alex Ostorero ALLESTIMENTO GRAFICO, PRODUZIONE E STAMPA: AGAM – CUNEO FOTOGRAFIE: AFPT A. Vettoretti, Archivio Fondazione Nuto Revelli, Marco Bussone, Costantino Sergi, Foto Murialdo I