DIPLOMAZIA MUSEI COLLEZIONISMO tra il Piemonte e l’Europa negli anni del Risorgimento a cura di Giovanni Romano con la collaborazione di Enrica Pagella, Paola Manchinu, Alessia Rizzo saggi di Paola Astrua Stefania De Blasi Maria Beatrice Failla Edoardo Greppi Cristina Maritano Monica Tomiato FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI TORINO Emanuele d’Azeglio, collezionista a Londra cristina maritano «Quand la politique chôme c’est la brocanterie qui la remplace»1 Saluzzo, Archivio Taparelli d’Azeglio presso Residenza Emanuele Taparelli d’Azeglio (d’ora in poi ATA), faldone 336, n. 479, 15 novembre 1856, lettera di Emanuele d’Azeglio alla madre. Ringrazio Antonella Rey della Biblioteca Civica di Saluzzo e il personale della Residenza per la disponibilità dimostratami. 1 2 h. de balzac, Le cousin Pons, in Oeuvres complètes, vol. XVII, Parigi 1848, pp. 384 e 420. c. dickens, The Old Curiosity Shop, Londra 1841, p. 40. 3 4 h. byng hall, The Adventures of a Bricà-brac Hunter, Londra 1868, p. 2. 5 h. d’ideville, Journal d’un diplomate en Italie. Notes intimes pour servir à l’histoire du second empire (Turin, 1859-1862), Parigi 1872, pp. 32-34. 6 a. conte, Recuerdos de un diplomatico, Madrid 1901, p. 138. ATA, faldone 300/3, 29 settembre 1869, all’amministratore Giuseppe Ferrero. 7 8 Vittorio Emanuele Taparelli d’Azeglio (1816-1890), diplomatico e collezionista: si adotta in queste pagine la lezione ‘Taparelli’, come riportato in g. locorotondo, voce Azeglio, Vittorio Emanuele Taparelli, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 4, Roma 1962, pp. 757-758, cui si rimanda per la ricostruzione della carriera diplomatica. Si vedano inoltre i saggi contenuti in s. pettenati, a. crosetti e g. carità (a cura di), Emanuele Tapparelli d’Azeglio, collezionista, mecenate e filantropo, Atti della giornata di studi (Savigliano, 7 novembre 1992), Torino 1995. Come scriveva Carlo Pischedda (Massimo e Emanuele d’Azeglio memorialisti, in «Studi Piemontesi», XXXI, 2002, 1, pp. 3-14), Emanuele d’Azeglio attende ancora il suo biografo. «Tous ces travaux, chefs-d’œuvre de la main et de la Pensée, compris depuis peu dans ce mot populaire, le Bric-à-Brac… tableaux, statuettes, cadres, sculptures en ivoire, en bois, émaux, porcelaines, etc.»: eccola, la brocanterie, descritta da Honoré de Balzac nella sua ultima opera, Le cousin Pons, uscita nel 18472. «Nous pricabraquerons ensemble» era la sola consolazione che l’amico Schmucke poteva offrire a Pons nei momenti di sconforto! Nella lingua inglese gli oggetti ricercati dai collezionisti come Pons erano chiamati curiosities, e i negozi dove si potevano comprare, spesso per un nonnulla, erano oscure, misteriose botteghe, come le descriveva Charles Dickens in The Old Curiosity Shop, del 1840-1841: «The place … was one of those receptacles for old and curious things which seem to crouch in odd corners of this town, and to hide their musty treasures from the public eye in jealousy and distrust»3. Oppure piccoli musei, come notava Herbert Byng Hall, che nel 1868 pubblicava con grande successo The Adventures of a Bric-à-brac Hunter, e rivendicava il valore di opera d’arte di molti oggetti trovati nei «so called curiosityshops» («a curiosity may possibly be a work of art»)4. La bricabracomanie spingeva i collezionisti a viaggiare in tutta Europa alla ricerca di tesori nascosti nei negozi d’anticaglie. Questa passione si diffuse rapidamente soprattutto tra chi viaggiava molto come la classe diplomatica. Divenne, anzi, tra i diplomatici, quasi un luogo comune. Per citare due diplomatici che parlano di diplomatici (e in entrambi i casi si tratta di personaggi vicini al protagonista di queste pagine), valgano ad esempio le parole del segretario di legazione francese a Torino, Henry d’Ideville, a proposito di Sir James Hudson, ministro britannico nella capitale del regno Sardo: «Sir James s’occupait lui-même de musique et de peinture, et, comme la plupart des diplomates, était grand amateur et collectionneur d’objets d’art et de curiosité»5; e quelle di Augusto Conte, ambasciatore spagnolo a Londra, sulle abitudini del collega austriaco, amatore d’arte: «porque no hay casi ningún diplomático que no la tenga, era la manía del anticuario»6. «Quel vizio mio di voler far acquisto d’oggetti belli e artistici»7: Emanuele d’Azeglio, non diversamente da altri diplomatici, era stato preso nei lacci della bricabracomanie8. Ma l’approdo finale, per sua stessa volontà, di alcune delle collezioni da lui raccolte in un museo, e in un museo civico, impone di rileggere in una diversa luce il suo essere collezionista. E la ricerca compiuta sul periodo finora meno considerato dagli studi, quello del lungo soggiorno londinese, illumina passaggi ed esiti che ebbero un peso non lieve sulla storia delle arti decorative, con la creazione del Fine Arts Club. Nato in una delle più antiche e ricche famiglie della nobiltà piemontese, D’Azeglio sviluppò le sue passioni artistiche nel colto ambiente domestico: il padre Roberto, direttore per alcuni anni della Galleria Sabauda, conoscitore della pittura italiana, la madre Costanza Alfieri di Sostegno, amante della pittura olandese e delle porcellane orientali9. In Su Roberto d’Azeglio (1790-1862): Roberto d’Azeglio, vol. I, 17901846, Roma 1965; s. villano, Roberto d’Azeglio e il catalogo illustrato della Reale Galleria di Torino, in r. barilli (a cura di), Arte attraverso i secoli, Bologna 2008 (Annuario della Scuola di 9 n. nada, Specializzazione in Beni Storici Artistici dell’Università di Bologna, 7), pp. 71-89, con bibliografia precedente. Su Costanza (1793-1862): c. d’azeglio, Lettere al figlio (1829-1862), a cura di D. Maldini Chiarito, 2 voll., Roma 1996 (d’ora in poi citato come Lettere, 1996); d. maldini chiarito, Costanza d’Azeglio: lettere di una vita, in c. bracchi (a cura di), L’alterità nella parola. Storia e scrittura di donne nel Piemonte di epoca moderna, Torino 2002, pp. 153-175. 37 Tav. 1 Tavv. 3, 16 Tav. 12 George Cattermole, La bottega dell’antiquario, da c. dickens, The Old Curiosity Shop, Londra 1841, p. 4. 10 m. caygill e j. cherry (a cura di), A. W. Franks: Nineteenth-century Collecting and the British Museum, Londra 1997; h. davies, John Charles Robinson’s work at the South Kensington Museum. Part I. The creation of the collections of Italian Renaissance objects at the Museum of Ornamental Art and the South Kensington Museum, 1853-62, in «Journal of the History of Collections», vol. 10, 2, 1998, pp. 169-188; id., John Charles Robinson’s work at the South Kensington Museum, II, From 1863 to 1867: consolidation and conflict, in «Journal of the History of Collections», vol. 11, 1, 1999, pp. 95115; b. thomas e t. wilson (a cura di), C.D.E. Fortnum and the collecting and study of applied arts and sculpture in Victorian England, Oxford 1999. s. pettenati, Il marchese Emanuele d’Azeglio e il collezionismo ottocentesco, in ead., Museo Civico di Torino. I vetri dorati graffiti e i vetri dipinti, Torino 1978, pp. IL-LXIII; ead., Emanuele d’Azeglio da collezionista a direttore di museo, in pettenati, crosetti e carità (a cura di), 1995, pp. 51-64; m.p. soffiantino, “Una collezione da nessuno tentata”: Emanuele d’Azeglio conoscitore della ceramica italiana, ivi, pp. 169-181; m.p. soffiantino, Un museo d’arte e industria a Torino come a Londra. Il marchese 11 38 gioventù aveva frequentato assiduamente lo studio dello zio Massimo, a Milano. Terminati gli studi, la carriera diplomatica cui era stato destinato lo portò per dieci anni da un capo all’altro dell’Europa. Le sue prime raccolte d’arte si formarono allora. A Londra, finalmente, i suoi interessi trovarono il terreno fertile e l’ambiente adatto in cui svilupparsi. Seppe fare delle proprie conoscenze uno strumento di ascesa e affermazione sociale, per stringere e alimentare rapporti con l’élite politica e culturale del paese. Le sue collezioni mutavano e si avvicendavano, senza rimpianti: porcellane cinesi e giapponesi, dipinti, maioliche e porcellane italiane, infine i vetri dipinti, l’ultima avventura. A ogni inizio, una nuova consapevolezza e una più mirata strategia nelle acquisizioni. A ogni svolta, nuovi interrogativi, nuove ricerche da affrontare e, specialmente per le ultime imprese (quella delle maioliche e porcellane italiane del Settecento e dei vetri églomisés), la sfida a percorrere strade poco o per nulla battute. Da oggetti acquistati per adornare la casa di un gentiluomo a collezioni di studio: questa l’evoluzione delle sue raccolte. La ricerca di opere firmate e datate per trovare appigli documentari in un universo, quello della ceramica, che solo allora i conoscitori cominciavano ad affrontare criticamente, gli venne certo dalla lezione di uomini impegnati nella formazione delle grandi raccolte museali inglesi, come Augustus Wollaston Franks, John Charles Robinson, Charles Drury Fortnum10. Uomo intelligente e mondano, sulla cui «fashionabilità» Cavour faceva non poco conto nell’affidargli il prestigioso incarico di ministro plenipotenziario per il regno di Sardegna in Gran Bretagna, svolse i suoi compiti istituzionali con serietà assoluta. Dall’osservatorio privilegiato in cui si muoveva ebbe modo di assistere alla spoliazione del Tav. 13 Tav. 5 patrimonio italiano ad opera di emissari dei musei britannici e di provarne un forte sentimento di ribellione, impotenza e vergogna. Portare in Italia le sue collezioni fu anche un gesto che voleva andare nella direzione contraria a questi avvenimenti. Non si sposò mai e la sua famiglia si estinse con lui, l’ultimo dei Taparelli. Tornato definitivamente a Torino, dedicò gli ultimi quindici anni della sua vita alla cura del patrimonio del Museo Civico11. Agli anni della maturità, dall’arrivo a Londra nel maggio del 1848 al ritiro dall’attività diplomatica nel 1868, sono dedicate le pagine che seguono. An Englishman Emanuele Tapparelli d’Azeglio, collezionista, donatore e direttore, in s. pettenati e g. romano (a cura di), Il Tesoro della Città. Opere d’arte e oggetti preziosi da Palazzo Madama, catalogo della mostra (Nichelino, Palazzina di Caccia di Stupinigi), Torino 1996, pp. 78-79; c. maritano, Per una “storia del lavoro”: la collezione di tessuti, in g.l. bovenzi e c. maritano (a cura di), Tessuti, ricami, merletti: opere scelte, Torino 2008, pp. 7-17; c. maritano, Emanuele d’Azeglio e le ricerche sulla porcellana veneta, in «Palazzo Madama. Studi e notizie», 0, 2010, pp. 52-79; ead., La direzione di Emanuele d’Azeglio (1879-1890), in s. abram (a cura di), I direttori dei Musei Civici di Torino 1863-1930, Atti della giornata di studi (Torino, 19 aprile 2008), in corso di stampa. 12 locorotondo 1962. ATA, faldone 335, nn. 257 e sgg. Questa e le notizie che seguono sono tratte dai tre faldoni (335, 336, 337) di lettere ai parenti (inedite, eccetto una piccola parte pubblicata, sempre parzialmente, da Adolfo Colombo), che D’Azeglio stesso provvide a ordinare e numerare alla morte dei genitori. Per le lettere a carattere diplomatico si veda a. colombo (a cura di), Carteggi e documenti diplomatici inediti di Emanuele D’Azeglio (1831-1854), vol. I, Torino 1920; vol. II, s.d., s.l. (edizione fuori commercio). 13 Londra era stata la meta a lungo desiderata dal giovane D’Azeglio, che vi giunse all’età di trentuno anni, dopo le esperienze maturate a Monaco di Baviera (1839), Vienna (18391841), L’Aja (1841-1844), Bruxelles (1844-1847), San Pietroburgo (1847-1848)12. Prese casa in Berkeley Square, non lontano dalla legazione sarda, che aveva sede all’11 di Grosvernor Street13. In luglio fu presentato a Lord Palmerston, in ottobre conobbe «le savant Panizzi», il bibliotecario del British Museum, due uomini che restarono per lui importanti figure di riferimento. Nel novembre dell’anno seguente, al ritorno da un soggiorno parigino, scriveva: «je ne donne pas dix pas de Regent Street pour tous les boulevards». Nonostante le pressioni dei genitori, che l’avrebbero voluto nuovamente a Torino, non avrebbe più lasciato la città, se non molto tempo dopo il suo pensionamento. I primi anni, al di là dell’attività diplomatica, videro D’Azeglio consolidare i rapporti con i vertici dell’establishment britannico, impegnarsi a fondo nel suo ruolo di rappresentante italiano, durante la Grande Esposizione del 1851, poi con l’apertura del Crystal Palace nel giugno 185414; instaurare contatti con il mondo dei conoscitori, dentro e fuori i musei londinesi, con gli artisti, in primis l’amico scultore Carlo Marochetti, e gli antiquari. Vi furono alcuni tentativi di matrimonio falliti, mentre sempre più forte si fece il legame con la famiglia Palmerston, con Lady Palmerston e con la figlia del primo matrimonio, Lady Shaftesbury, di cui divenne «cavalier servente»15. Dal 1854 si intensificarono e si 14 ATA, faldone 335, nn. 408, 409, 410. Fu il solo fra i ministri stranieri ad essere presente all’inaugurazione. 15 r. nevill e c.e. jerningham, Piccadilly to Pall Mall: manners, morals, and man, Londra 1908, p. 38. Vari cimelî di casa Palmerston in ATA, faldone 340, tra cui un disegno di Lady Palmerston datato 1854. L’ambasciatore spagnolo scriveva a proposito di un ricevimento in casa Palmerston: «Era entonces su [di Lady Shaftesbury] principal admirador el apuesto Marqués de Azeglio», «un gallardo hombre, algo afeminado, però distinguido y agradable» (conte 1901, pp. 420, 425). Vivian Graham (?), Foto di gruppo con Emanuele d’Azeglio nella residenza dei Palmerston a Broadlands, 1859. Londra, National Portrait Gallery. 39 Tavv. 3, 16 Tavv. 5-6 Tav. 4 Richard Coockle Lucas, Ritratto di Antonio Panizzi, rilievo in cera, 1850. Londra, National Portrait Gallery. prolungarono i soggiorni nelle residenze dei Palmerston a Broadlands, a Brockett Hall; quindi dagli Shaftesbury a St. Giles, dai Clarendon a The Grove, talvolta con altri membri del corpo diplomatico (Walenski, Lavradio, Granville) e l’inseparabile Panizzi16. Abbracciò con convinzione abitudini e uno stile di vita inglesi17. Il civilissimo paese che lo aveva accolto suscitava in lui profonda ammirazione (con qualche riserva per il clima). La signora De Bunsen, nata Waddington, moglie dell’ambasciatore prussiano a Torino, lasciava nel suo diario una suggestiva descrizione di Emanuele d’Azeglio, incontrato in casa D’Agliè il 10 maggio 1861: «There was … a milord Anglais already installed in her drawing-room … He did look so English that I was quite intriguée, and wrote to the D’Agliè to ask who he was. He turns out to be the younger D’Azeglio, who is Italian Minister in England. She says he will be enchanted to have be taken for an Englishman, as his great ambition is to look like one. Certainly his ‘get up’ was excellent»18. 16 Nel luglio del 1855 fu invitato per la prima volta a Brockett Hall, dove ammirò i quadri di Reynolds, Cuyp, Teniers, e le porcellane (ATA, faldone 336, n. 444, 26 luglio 1855, al padre). Gli incontri con Panizzi, più prosaici, erano spesso banchetti «à base de charcuterie de Modena», consumati nel piccolo appartamento al British Museum (ATA, faldone 336, n. 520, 29 ottobre 1858). Per un profilo di Panizzi vedi c. dionisotti, Ricordi della scuola italiana, Roma 1998, pp. 179-226 (sono ripubblicati due saggi del 1979 e 1980). 40 ATA, faldone 336, n. 403, 27 febbraio 1854, alla madre. 17 m.i. de bunsen, In three legations, Londra 1909, pp. 140-141. D’Azeglio stesso scherzava sul suo «aspect Britannique», che gli consentiva di mantenere l’incognito davanti a connazionali non graditi (ATA, faldone 336, n. 453, 2 ottobre 1855, alla madre). Ho raccolto qualche descrizione di D’Azeglio dai suoi contemporanei, Cavour a parte. Così Benjamin Disraeli alla moglie: «I know well the Marquis Azeglio, the Sardinian Minister. He 18 is a young man, tall, & ruddily fair, & would be good looking, were not his nose too white for the rest of the face» (b. disraeli, Letters, 1848-1851, vol. V, Londra 1982, p. 490, n. 2198, 18 novembre 1851). «Tall, handsome, and rather pompous, the intimate friend of the Shaftesburys, was always a marked figure» (lord a.b. redesdale, Memories, vol. I, Londra 1915, p. 126). «Under the mask of a collector of curiosities and art trifles, he had had an opportunity, through his intimacy with the ladies of Lord Palmerston’s household, of pratically furthering the tricky policy of Count Cavour. Intellectually he was inferior to his uncle Massimo, but he was active and wellinformed. I saw him almost daily at the Travellers’s Club» (c.f. vitzthum von eckstaedt, St. Petersburg and London in the Years 1852-1864, 2 voll., Londra 1887, ed. cons. Londra 2005, vol. I, p. 58). «So well known in England, rather vain, always incompris, and producing his shirtbands without cuffs» (w.e.h. paget, Embassies of other days and further recollections, vol. II, Londra 1923, p. 304). Tav. 2 Tav. 5 Ritratti fotografici di Emanuele d’Azeglio. Firenze, Raccolte Museali Fratelli Alinari, Fondo Pes di Villamarina (Album Inghilterra - Svizzera - Austria Germania. Personaggi e varie, I, FBQ 6277, tav. 34). L’interesse per le maioliche e le porcellane 19 ATA, faldone 336, n. 432, 8 marzo 1855, alla madre. Nella lettera successiva, n. 433, 3 aprile, confermava: «J’ai traversé toute la fameuse vente Bernal sans y mettre les pieds». Durante i primi anni, le lettere al padre e alla madre sono soprattutto dedicate alla politica, ad argomenti famigliari o intimi, alle nuove conoscenze nel bel mondo londinese. Non mancano tuttavia, accenni agli interessi artistici e alle collezioni d’arte, come già accadeva nelle lettere precedenti, specialmente da Bruxelles e da San Pietroburgo, punteggiate di pareri critici richiesti dai genitori oppure di riferimenti a movimenti di opere, soprattutto porcellane orientali e di Meissen, che da vari luoghi d’Europa venivano spedite a Torino, nella casa in contrada D’Angennes, dove col tempo avevano formato un «musée», come lo chiamava la madre Costanza. Quali fossero gli ambienti che amava frequentare si capisce anche ricordando che alla sua partenza da San Pietroburgo, nell’aprile del 1848, gli italiani andati a salutarlo erano «en general les artistes» e il corpo diplomatico. A Londra D’Azeglio colse l’occasione per ricominciare, collezionisticamente parlando. Decise di vendere la maggior parte delle sue «porcelaines de Saxe», trattenendo solo i pezzi più belli e nel marzo del 1849 mise all’asta i «jolies souvenirs que j’ai amassés dans des contrées bien éloignées. Mais leur beauté même était une source continuelle de dépense en m’induisant à me loger brillamment … L’Angleterre est un des seuls pays où l’on puisse vendre en ce moment». Iniziò forse allora ad interessarsi alla maiolica rinascimentale italiana. Non vi sono lettere o altri documenti a testimoniarlo, ma il primo riferimento che si incontra, del 1855, è rivelatore di acquisti fatti in precedenza: «Il y a en ce moment la vente d’un cabinet célèbre de curiosité qui durera 20 jours et je me suis abstenu. A la vérité ces objects sont d’un prix incroyable. Une tasse de Sèvres et soucoupe ont été vendues 1300 francs. Des garnitures de Sèvres pour cheminée atteindent peut-être 75/m francs. On voit par là que c’est même un emploi d’argent que d’acheter de jolies choses car tout se vend à des prix supérieurs à ceux d’achat»19. Si tratta della famosa vendita della collezione di Ralph Bernal, la maggiore raccol41 Tavv. 3, 16 20 Sulle collezioni di maiolica rinascimentale nei musei inglesi, t. wilson, The origins of the maiolica collections of the British Museum and the Victoria & Albert Museum 1851-55, in «Faenza», LXXI, 1985, I-III, pp. 68-81; id., Ceramic art of the Italian Renaissance, Londra 1987, pp. 17 e sgg.; id., Il papà delle antiche maioliche: C.D.E. Fortnum and the study of Italian maiolica, in thomas e wilson (a cura di), 1999, pp. 203-218. 21 nevill 1908, p. 38. ATA, faldone 336, n. 448, 16 agosto 1855; n. 450, 3 settembre 1855. La casa, poi n. 28, non esiste più (si veda il sito della British History Online, Park Lane nos. 27 and 28). Ringrazio per la segnalazione Alessandro Malusà. 22 Fabbrica Ginori a Doccia, Coppia di vasi con il Trionfo di Galatea e il Trionfo di Nettuno, porcellana, 1750 circa. Torino, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica. 42 ta di maiolica italiana, per tanta parte confluita, grazie agli sforzi di John Charles Robinson, a Marlborough House e poi al South Kensington Museum20. Dal 1849 al 1855 D’Azeglio cambiò spesso di abitazione: 36 Bruton Street, poi 13 Old Cavendish Street, quindi ancora 5 Berkeley Square21. Infine, nell’agosto del 1855, prese in affitto una bella e grande casa «plus convenable» al suo status di ministro del regno di Sardegna, con una «charmante vue» su Hyde Park, 23 Park Lane, all’angolo con Upper Grosvenor Street22. È in ogni caso solo dal 1856 che si fanno più frequenti nelle lettere i riferimenti alla formazione delle sue raccolte. A questo punto, però, è già chiaro come D’Azeglio fosse ormai un collezionista affermato. Da Manchester gli giunse «une demande du Comité de la Grande exposition des trésors d’Art de la Grande Bretagne pour avoir quelques unes de mes pièces», le «faïences», che lo riempì di soddisfazione, anche se poi, per problemi assicurativi, la cosa non andò in porto23. Sia come sia, nel 1857 era menzionato nella seconda edizione dell’History of Pottery and Porcelain di Joseph Marryat nell’elenco dei principali «collectors of china» della Gran Bretagna, per la sua collezione principalmente dedicata alla ceramica italiana24. L’autore, inoltre, lo ringraziava in nota per avergli segnalato il libretto di Tommaso Torteroli Intorno alla maiolica savonese dato alle stampe a Torino nel 1856, su cui si tornerà più oltre, e per aver fornito delucidazioni sulle marche delle maioliche savonesi. Citava poi un suo magnifico vaso in porcellana di Doccia, compagno di un altro presente nella raccolta dell’antiquario David Falcke25. In una lettera al padre dell’aprile del 1857, D’Azeglio annunciava la scelta di volersi dedicare a «l’art italien et le Dresde»: En fait de porcelaine de Saxe j’en suis venu à n’apprécier que les groupes, s’ils sont de la bonne époque, ou quelques grands pièces. Plats, écuelles et tasses se trouvent en trop grandes quantités. Les figurines de Saxe que Grand papa Tav. 5 Tav. 27 Manifattura cinese (Compagnia delle Indie), Piatto con stemma di Eugenio di Savoia-Soissons, porcellana, 1710 circa. Torino, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica. 23 ATA, faldone 336, n. 478, 16 ottobre 1856, alla madre; n. 486, 23 marzo 1857: «Après bien des déliberations la réponse [sull’assicurazione] a été négative et moi je garde mes trèsors ne pouvant pas m’exposer à ce qu’on me les rende fêlés ou cassés sans compter la privation pendant tout l’été». Per l’esposizione: Catalogue of the Art Treasures of the United Kingdom collected at Manchester in 1857, Manchester, Brandbury and Evans, 1857; f. haskell, The Ephemeral Museum. Old Master Paintings and the Rise of the Art Exhibition, Yale 2000 (trad. it. Milano 2008, pp. 115 e sgg.) j. marryat, A History of Pottery and Porcelain, Medieval and Modern, Londra, John Murray, 1857 (II ed.), p. 436. 24 25 Ivi, pp. 68 e 338. Sulla collezione di porcellana di Doccia, c. maritano, Fortuna della porcellana di Doccia in Inghilterra: la collezione di Emanuele d’Azeglio, in «Amici di Doccia. Quaderni», V, 2011, in corso di stampa. Entrambi i vasi sono ora nelle collezioni del Museo Civico di Torino. 26 Passato nella collezione di Andrew Fountaine, ora Victoria and Albert Museum, inv. 175-1885. Sull’acquisto da parte di Fountaine, ATA, faldone 336, n. 485, 13 maggio 1857, alla madre. j.v.g. mallet, Scheda n. 9, in id. (a cura di), Xanto: pottery-painter, poet, man of the Italian Renaissance, catalogo della mostra, Londra 2007, pp. 64-65. 27 ATA, faldone 336, n. 488, 30 aprile 1857, al padre. Già nella lettera n. 486, 23 marzo 1857, alla madre, aveva scritto: «Je me limite à l’art italien et à quelques pièces de Saxe». [Cesare Alfieri di Sostegno] avait à Paris puis à St. Martin se vendraient ici presque 400 francs le paire. Une belle pièce seule vaut au moins ce prix là si elle est de la belle époque. J’en ai une charmante dont les pareilles ont été données à la famille Perrone par quelqu’un de la famille Royale de Saxe. C’est une coupe à couvercle parsemée de fleurs en relief, au pied de laquelle se trouve assise une femme et quatre enfans. Le tout rehaussé d’une monture en bronze doré. La porcelaine de Capo di Monte se paye plus que celle de Saxe et on l’a immensément imitée chez le Marquis Ginori à sa fabrique près Florence en ce moment ci. Joseph [l’antiquario] demandait de trois groupes, six mille francs. J’en ai découvert un charmant pour 25 livres, que j’ai acquis. Mais ce qui augmente tous les jours c’est la Majolica. Les plats à reflets métalliques de Maestro Giorgio se payent près de mille francs pièce les ordinaires, les beaux 4 ou 5 mille francs. Ces derniers sont copiés surtout des gravures de Marc Antoine et en les plaçant contre le jour les reflets rubis, or, violets etc. sont si énergiques que le plat paraît en feu. Un des ces plats, représentant les graces, et l’un des plus beaux qui existent, va être vendu à Paris le 6 ou 7 mai et quoique fendu sera payé plus de 4 à 5 mille francs, quoiqu’acheté à Rome 500 francs, par Mr. Roussel26. Viennent ensuite les auteurs secondaires Xanto da Rovigo, Fontana, Manara qu’on achète volontiers. Ce n’est point pour faire pompe de pignatteria que je suis entré dans ces détails, mais pour vous prier le cas échéant de mettre la main dessus. Mais c’est pur hasard. A Paris et à Londres on achéte à tout prix et l’Italie et l’Allemagne sont parcourues en tout sens par les marchands ou par les Agens du British Museum qui sont unanibus à déclarer que les prix en Italie sont devenus exhorbitants. Freppa, le marchand de Florence [Giovanni Freppa], a une quinzaine de gaillards qui voyagent pour lui acheter tous le trouvable. Il copie les pièces et vend ensuite les deux. Quant aux médailles je n’aurai pas de peine connaissant les médailleurs du British Museum à prendre leur avis sur ce que vous enverrez. J’y suis allé ce matin et j’ai vu des curiosités bien intéressantes de Ninive. Les briques de Babel paraissent authentiques. Toutes ces jolies choses ont un grand inconvenient. Celui de couter cher … J’ai gardé deux cathégories seulement. L’art Italienne et le Dresde. J’ai trié tout le reste et l’ai envoyé en vente publique. Je viens d’expédier à Paris 7 tableaux français que j’avais acquis en ‘51 …27. 43 28 ATA, faldone 341, Changemens e Cadeaux reçus. 29 The Ceramic Court, Crystal Palace, in «Art Journal», IV, 1858, p. 53. Sul calamaio, j.v.g. mallet, Un calamaio in maiolica a Boston, in «Faenza», LXII, 1976, IV, pp. 79-82. Sull’acquisizione, ATA, faldone 336, n. 485, 16 febbraio 1857, al padre: «J’ai fait dernièrement quelques trouvailles interessantes. Un encrier de majolica de Castel Durante fait à l’occasion du mariage de Guidobaldo (Montefeltro) d’Urbino avec Elisabeth de Gonzaga en 1489. Sur des charmantes petits medaillons sont les portraits des époux et sur le côté Sigismond Malatesta et un inconnu. Ensuite un bronze florentin qu’on attribue à Bandinelli et que j’ai eu pour 4 livres. Ce n’est à la verité qu’une étude, un écart, mais très vigoureux et artistique au point qu’on hésitait si on ne l’attribuerait pas à Michel Ange». 30 Su questi ultimi, in realtà docciani, tra i quali spiccava un gruppo policromo raffigurante Apollo e Dafne, maritano, Fortuna della porcellana, in corso di stampa. 31 32 ATA, faldone 336, n. 477, 11 ottobre 1856, al padre: «J’ai vérifié en arrivant ici [Londra] que les armoiries de plats de Chine son effectivement celles du Prince Eugène». Chiede che si mandi qualcuno «chez Cinzano en prendre à mon comte encore une demie douzaine à un ecu pièce … Car je trouve qu’il serait dommage de n’en pas avoir à Turin». Sui piatti, c. diekamp, Scheda n. III.36, in a. husslein-arco e m-l. von plessen (a cura di), Prince Eugene, General-Philosopher and Art Lover, catalogo della mostra, Vienna 2010, p. 168. Un appunto a penna di mano di D’Azeglio su uno dei due, quasi illeggibile, recita «… fabrication chinoise … armes du Prince Eugène …». 33 ATA, faldone 336, n. 484, 19 gennaio 1857, alla madre. Une famille piémontèse au moment de s’éteindre, Torino 1884. Si veda in proposito pischedda 2002. In ATA, faldone 342/12, un quadernetto rilegato in cuoio rosso contiene gli appunti di D’Azeglio riguardanti la storia della famiglia, in particolare su Iolanda di Francia, tratte dal Litta e dal Guichenon, e una sua lettera a Gaspardo de Taparellis, oltre a notizie sui rapporti dell’avo Taparelli con Augusto il Forte di Sassonia, re di Polonia. I ritratti del conte di Lagnasco e della moglie erano «dans mon salon à Londres». Segue un 34 v.e. taparelli d’azeglio, 44 Sembrerebbe di capire che avesse già raccolto una consistente collezione di maioliche, ma non conosciamo pezzi presenti già allora nelle sue raccolte. Ci soccorrono appena due documenti: appunti riguardanti scambi di opere avvenuti tra il 1856 e il 1860 che menzionano piatti d’Urbino, di Orazio Fontana, di maestro Giorgio, sculture di Luca della Robbia; e una segnalazione di doni ricevuti nel 1857, tra cui vasi in maiolica di Savona e sculture robbiane28. Nel 1858 espose alcune maioliche e porcellane al Crystal Palace, che apriva i suoi spazi a raccolte private, tra le altre quelle del duca di Devonshire (porcellane orientali), di Lord Granville (Sèvres), di Samuel Addington (Meissen e Berlino), dell’antiquario Isaac Falcke (Wedgwood)29. Il marchese partecipò con opere che illustravano «most conclusively the excellence attained by the early Italian potters»: «specimens of majolica, or Raphael ware», tra i quali «the chief objects are three very large vases of Urbino manufacture; one of which, painted from an engraving by Marco di Ravonna [sic], after Raphael, the subject being the Judjement of Paris, is a very remarquable and valuable work»; quindi, «an inkstand, also, of Urbino manufacture, made on occasion of the marriage of Guidobaldo, Duke of Urbino, with Elisabetta Gonzaga, in 1480, whose portraits are painted upon the top, is a singulary interesting work [riconoscibile nel calamaio faentino ora al Museum of Fine Arts di Boston, inv. 56.310]30, as are also many of the plateaus in the same class»; infine, splendidi «Capo di Monte porcelain groups … the finest specimens of the manufacture that we have met with»31. In quegli anni da Torino lo raggiunsero altri oggetti. Comprò nel 1856 dalla famiglia Della Chiesa di Cinzano la coppia di piatti in porcellana con stemma del principe Eugenio di Savoia-Soissons oggi conservati nel Museo Civico di Torino (677/C)32. Si fece spedire dal padre un servizio da caffè di Meissen con gli stemmi di Pietro Roberto Taparelli di Lagnasco e della moglie Josephine Waldstein, intorno al quale aveva iniziato a radunare le notizie riguardanti la storia del casato Taparelli, coinvolgendo il suo amico e collega il duca di Persigny, JeanGilbert Victor Fialin, ambasciatore francese, ex-primo ministro33. Le ricerche genealogiche lo occuparono a lungo e sfociarono in un memoriale dato alle stampe nel 188434. In occasione della vendita della collezione Soulages, nel dicembre 1856, D’Azeglio scriveva: «on vient d’importer de Toulouse une collection d’objects italiens de Cinquecento moitié maioliche, le resto en bronze et mobiliers. Du prix de 300/m francs». Una società presieduta dal principe Albert l’aveva importata, sperando che il governo ne facesse acquisto. D’Azeglio segnalò ai parenti il piatto «avec la Prise d’Alba», in cui credette di vedere raffigurato il Tanaro e addirittura di riconoscere nei mulini sulla riva quelli appartenenti allo zio Cesare Alfieri di Sostegno: «Il devrait certainement acheter cette pièce»! «C’est étonnant comme tout cela fait monter la majolica en Angleterre et les miennes haussent de jour en jour», che suona come una giustificazione di fronte alle perplessità materne35. Tra il 1856 e il 1857 emergono dalle lettere cenni più consistenti alla porcellana di Vinovo, un interesse che lo accomunerà al suo pari grado a Torino, Sir James Hudson36. Tav. 21 Tav. 26 Tav. 6 Tav. 1 Il Fine Arts Club Il 18 dicembre 1856 D’Azeglio scriveva a John Charles Robinson, curatore delle raccolte del South Kensington Museum, la lettera seguente: Mon cher Monsieur Robinson, En remarquant combien d’année en année le goût pour les objets d’art du moyen âge se développe dans ce pays, j’ai été frappé de l’utilité qu’il pourrait y avoir de former une société d’amateurs qui se réunissaient pour se communiquer le résultat de leur observations, de leur recherches, ainsi que leurs acquisitions dans cette branche si intéressante des Arts. Ces réunions pourraient avoir lieu dans les appartemens de quelques unes des membres de la société, d’après des reglemens dans le genre de ceux qui régissent la société des bibliophiles déjà constituée. Peut-être parviendrait-on plus tard à organiser des expositions temporaines pouvant présenter aux amateurs un véritable intérêt et moyen de perfectionner leurs connaissances. Tav. 5 Tav. 32 elenco di oggetti testimoni di quelle vicende: «un service à thé et café très complet en vieux Saxe avec les armoiries de la famille, avec la marque de la fabrique de Meissen. Il se trouve actuellement dans le salon de ma mère à Turin; six tasses et un sucrier en vieux Saxe sans marque avec les armoiries de la famillie et celles de la seconde femme du comte, Josephine de Vallenstein. Actuellement dans mon salon à Londre; un service de chasse de cristaux de Bohèmie dorés et dans un étui. Actuellement à Turin». Le note su Josephine Waldstein se le era procurate durante un passaggio a Dresda nel 1844. Coinvolse nelle ricerche anche Domenico Promis (1856) e Persigny, per le origini francesi della famiglia (lettere del 1866 e 1869). Una tazzina del servizio con armi Taparelli fu dipinta da Massimo d’Azeglio in un quadro del 1843 (Torino, GAM, Inv. P/67; g. carpignano, Massimo Taparelli d’Azeglio, Natura morta di fiori e oggetti, in r. maggio serra (a cura di), L’Ottocento. Catalogo delle opere esposte, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino 1993, p. 122). 35 ATA, faldone 336, n. 481, 17 dicembre 1856. Per il piatto, j.c. robinson (a cura di), Catalogue of the Soulages Collection, Londra 1856, p. 33, n. 46: «large plateau, diam. 17 in., Urbino-warecirca, 1550-60». Sul retro la scritta «La pressa dalba». Il piatto raffigurante in realtà la battaglia di Mülberg (1547) è ora al Victoria and Albert Museum, inv. 8926-1863. 36 ATA, faldone 336, n. 488, 30 aprile 1857, al padre: «les Vinovo auront tout le succès qu’ils méritent» (forse in vista di una presentazione a una riunione del Fine Arts Club?). Si veda anche Lettere, 1996, nn. 479, 8 ottobre 1856, p. 1539; 485, 25 gennaio 1857, p. 1558; 488, 2 maggio 1857, p. 1568. Nell’estate 1857 D’Azeglio intraprese un viaggio a Dresda «pour voir les musées et les collections» (ATA, faldone 336, n. 492, 14 luglio 1857, alla madre). Di ritorno passò da Parigi: «je marchais continuellement surtout dans les collections». Londra, National Art Library, Manuscripts, MSL/2001/2. Ringrazio Luca Giacomelli per avermene procurata copia. 37 38 Una lettura incoraggiata dallo stesso Robinson: j.c. robinson, Our Public Art Museums. A Retrospect, in «The Nineteenth Century Review», vol. 42, 1897, dicembre, pp. 958-959. Sulla storia del club, Catalogue of pictures and other objects of art selected from the collections of Mr. Robert Holford (1808- John James Napier, Ritratto di John Charles Robinson. Londra, National Portrait Gallery. Dans un pays de progrès et d’association comme l’Angleterre ce projet devrait avoir plus que partout ailleurs la chance de réussir. Il me semble qu’il serait essentiel de donner à cette société un but special qui ne se confonde ni avec la société des antiquaires ni avec celle des Arts et pour cela limiter les époques et les cathégories artistiques dont on s’occuperait. En choisissant par exemple ce qui a trait à l’ornementation et à la décoration des habitation on aurait une base qui écarterait les sujets tels que médailles, inscriptions etc. qui sont plus du ressort de l’antiquaire. Unissant à des connaissances spéciales et à une grande érudition des rapports journaliers avec la plusparte des connaisseurs en matière de beaux arts de ce pays vous pourriez peut-être consulter vos amis sur la manière de réaliser un plan de cette nature. La hardiesse dont je fais preuve en prenant le pas d’avance me paraîtrait plus excusable si je pouvais espérer avoir fait pour ces Messieurs quelque chose qui peut leur être agréable et utile à la fois. Croyez je vous prie, mon cher Mr. Robinson, à mes sentimens les plus dévoués37. La storiografia sul Fine Arts Club ha sempre considerato come punto di partenza la riunione in casa di Carlo Marochetti il 18 febbraio 1857, ricordata da Robinson e da Henry Cole, il direttore del South Kensington, e ha attribuito a Robinson in particolare, che inviò la lettera circolare in cui si enunciava l’intento «to hold receptions, or ‘conversazioni’, from November to July, at which objects of art and virtu will be collected and exhibited», la sua fondazione38. La lettera di D’Azeglio offre una diversa chiave di lettura e già mo1892), Londra, Burlington Fine Arts Club, 1921; The Burlington Fine Arts Club, in «The Burlington Magazine», XCIV, 589, aprile 1952, pp. 97-99; a. eatwell, The Collector’s or Fine Arts Club 1857-1874. The first society for Collectors of the Decorative Arts, in «The Decorative Arts Society Journal», 18, 1994, pp. 25-30; f. haskell, Rediscoveries in art: some aspects of taste, fashion and collecting in England and France, Ithaca (New York), 1976, p. 73. 45 Tavv. 4-5 Esposizione del Fine Arts Club, con porcellane della collezione d’Azeglio, Londra 1868. Firenze, Raccolte Museali Fratelli Alinari, Fondo Pes di Villamarina (Album Inghilterra - Svizzera - Austria Germania. Personaggi e varie, I, FBQ 6271, tav. 25). 39 ATA, faldone 336, n. 484, 19 gennaio 1857, alla madre. Su Carlo Marochetti, scultore e collezionista, è in preparazione uno studio di Martina Fusari. Per il momento si veda m. calderini, Carlo Marochetti: monografia con ritratti, fac-simile e riproduzioni di opere dell’artista, Torino 1928; p. ward-jackson, Carlo Marochetti: maintaining distinction in an international sculpture market, in c. sicca e a. yarrington (a cura di), The lustrous trade: material culture and the history of sculpture in England and Italy, c. 1700 - c. 1860, Londra 2000, pp. 174-190. 40 ATA, faldone 338, bozza di lettera al ministro Boselli, 1889. pettenati 1995, p. 60. 41 ATA, faldone 336, n. 469, 17 giugno 1856, alla madre. Sul «Club diplomatique», come sempre è chiamato da D’Azeglio, anche la lettera n. 522, 25 novembre 1858, dove si annuncia una riforma; n. 523, 13 dicembre 1858, alla madre, dove scrive «je n’ai plus acheté de majoliche et le Club dont je suis l’organisateur contribue à me donner prise sur le corp diplomatique». Sui club: r. nevill, London Clubs. Their History and Treasures, Londra 1911, p. 184, per il St. James’s Club; p. 209, per il Traveller’s Club; p. 274, per il Burlington Fine Arts Club; id., Yesterday and to-day, Londra 1922, p. 108. Si vedano inoltre alcune lettere di adesione conservate nel Fondo D’Azeglio presso la Biblioteca Civica Centrale di Torino, inventariato nel Fondo Nomis di Cossilla, mazzo 72. 42 46 stra in nuce quella che sarà la futura organizzazione del club, con le riunioni da tenersi nelle case dei membri, la preminenza data alle arti decorative, persino l’idea delle esposizioni tematiche che saranno poi materia del Burlington Club. E sembra allora di poter ravvisare in una cena avvenuta il 19 gennaio 1857 una prima, embrionale riunione, visti i personaggi e l’occasione che li raccoglieva: «Nous avons un dîner avec Persigny chez Marochetti avec un directeur de collection de porcelaines du Gouv(ernement) [Robinson?] pour admirer beaucoup de ciaparie que Marochetti a rapporté de Paris»39. Per trasformare questi incontri privati ed estemporanei in qualcosa di duraturo e fecondo sarebbe stato fondamentale – D’Azeglio ne era consapevole – il coinvolgimento di un’istituzione museale, rappresentata da Robinson e Cole, e di studiosi di alto profilo. Ebbe sempre presente a se stesso di essere in questo campo «come un marinaio d’acqua dolce»40. Con una certa intraprendenza, nel giugno del 1856, si era cimentato con successo insieme all’amico Lord Granville nella fondazione di una società rivolta al corpo diplomatico, un’esperienza che doveva fornirgli una spinta in più per la nuova impresa: «Quelques dissapori récens avec le Travellers’s ont amené la formation instantanée d’un petit Club Diplomatique dont j’ai activement organisé l’existence»41, ovvero il St. James’s Club, divenuto in breve un punto di riferimento per molti politici e uomini di cultura42. Il 16 febbraio D’Azeglio scriveva: La societé de collecteurs de curiosités que j’avais proposé d’établir est à peu près installée et doit tenir après demain une première réunion. Une quarantaine de notabilités de l’aristocratie et autres ont déjà prêté leurs concours et la liste que nous avons dressée de candidats est d’environ 100 personnes qui probablement accepteront. On payera 25 fr. par an et on se reunira une fois par mois, chaque membre apportant à la séance un object d’art qui sera admiré et discuté. Il paraît que sous peu l’un des Musées du Gouv(ernement) nous prêtera un local pour les réunions ainsi que l’usage des collections43. Esposizione del Fine Arts Club, Londra 1868. Firenze, Raccolte Museali Fratelli Alinari, Fondo Pes di Villamarina (Album Inghilterra - Svizzera - Austria - Germania. Personaggi e varie, I, FBQ 6271, tav. 102). Pochi giorni dopo, il 23 marzo: Mon Club du bric-à-brac marche bien. Nous avons environ 100 noms des meilleurs et plus riches collecteurs de tous grades et le prince Albert lui même paraît s’y intéresser. Nous avons eu deux réunions, une par mois, avec souscription de une guinée par an. C’est une protection pour les amateurs qui se trouvant ainsi en contact avec tous les meilleurs connaisseurs se trouvent ainsi moins à même d’être dupés par les marchands44. Nel numero del 1 aprile 1857 l’«Art Journal» dava la notizia della nascita del Collector’s Club: 43 ATA, faldone 336, n. 485, 16 febbraio 1857, al padre. 44 ATA, faldone 336, n. 486, 23 marzo 1857, alla madre. «Art Journal», vol. 19, 1 aprile 1857, pp. 130-131. Citato parzialmente in eatwell 1994, p. 25. 45 A new society of amateurs of vertu has just been formed under this title; consisting solely of such gentlemen as collect, for their own tastes, objects of antiquity, and are not dealers therein. The society will have stated meetings, at which will be exhibited the articles of Art and antiquity gathered by the members. Baron Marochetti gave the use of his studio for the preliminary meeting, at which a large assemblage gathered; and Sir A. Fountaine’s antique majolica formed an important point of attraction. As collecting is decidedly on the increase in England, such meetings will be of much interest for the exhibition of objects and comparing of notes among collectors, as well as for the opportunity afforded of seeing much generally hidden from public gaze, no country having such rich private collections as England, many of which are comparatively unknown45. La terza riunione, il 24 aprile, nella quale secondo le minute si esaminò «German Porcelain», si tenne in casa di D’Azeglio, che così commentò alcuni giorni dopo: «Le Club formé par mon initiation nous met en rapport les uns et les autres. Il s’est réuni chez moi 47 ATA, faldone 336, n. 488, 30 aprile 1857, al padre. 46 ATA, faldone 336, n. 490, 3 giugno 1857, al padre: «Je suis faché d’ajouter que personne n’a pu m’éclarcir sur la croix qu’on pense c’est pas plus ancienne que le 17 siècle et qui semble vouloir illustrer les victoires de Charlemagne suivi de l’archivêque Turpin. Quant à la monnaie de Saluces, elle est du dernier Marquis régnant et m’intéresse naturellement beaucoup plus que les connaisseurs anglais quoiqu’ils aient admiré son état de conservation. Persigny a été naturellement après moi celui qui (a) le plus apprécié la trouvaille». Si veda Lettere, 1996, n. 489, 10 maggio 1857, p. 1569. 47 48 ATA, faldone 336, n. 564, 13 dicembre 1860, alla madre. 49 Dal 1869 la sede fu trasferita al 17 Savile Row. Nel 1867 D’Azeglio, come presidente del Burlington Fine Arts Club, dovette occuparsi dell’espulsione dell’artista James McNeill Whistler (documenti riportati sul sito www. whistler.arts.gla.ac.uk). 50 ATA, faldone 300/1, lettera del 28 novembre 1866. 51 Firenze, Raccolte Museali Fratelli Alinari, Fondo Pes di Villamarina, Album intitolato Inghilterra - Svizzera - Austria - Germania. Personaggi e varie, I, nn. FBQ 6271-102/103. La n. 102 reca a margine il seguente appunto di mano di D’Azeglio: «Exhibition del Fine Arts Club dal sig. C. West, 49 Eaton Place» (maritano 2010, p. 60). Gli album fotografici D’Azeglio, con altri Pes di Villamarina, pervennero agli Archivi Alinari da Michele Falzone del Barbarò, nel 1992, e l’acquisto fu segnalato in pettenati 1995, p. 53, nota 2. D’Azeglio vi aveva raccolto materiale fotografico comprendente ritratti delle persone da lui conosciute nei suoi viaggi e nella sua carriera diplomatica, avvenimenti storici, luoghi di villeggiatura, opere d’arte (ma quasi nulla delle sue collezioni, tanto che il sospetto è che qualcosa sia andato perduto), i castelli di famiglia. Sono album così intitolati: Italiani e Italia (FBQ 6269 e 6270); Inghilterra, Svizzera, Austria, Germania. Personaggi e varie (FBQ 6271 e 6272); Belle arti e varie (FBQ 6275); Casa marchesi Villamarina, d’Azeglio e famiglia (FBQ 6277); Personaggi e vedute varie di Francia (FBQ 6278); Casa Savoia I (FBQ A/6274). Gli album FBQ 6273 e 6276 contengono materiali di provenienza Villamarina. 52 Per l’identificazione dei pezzi, molti 48 vendredi dernier. Déjà j’ai pu pénetrer par ce moyen chez de charmantes collections particulières»46. Conosciamo solo alcuni degli oggetti portati dal marchese a queste riunioni. I più importanti ci sfuggono. Nella quarta «conversazione», il 22 maggio, in casa del barone Hochschild, ministro di Svezia, dedicata alla porcellana di Sèvres e a lavori di oreficeria, D’Azeglio presentò una croce e una moneta saluzzese inviatagli dal padre, «petits objects qui m’ont été remis précisement le jours de la réunion mensuelle de club des beaux arts ou, pour parler plus exactement, du bric-à-brac»47. Nella settima, il 2 dicembre, toccò all’arazzo quattrocentesco trovato a Lucerna di cui si parlerà a breve. In poco tempo il club arrivò a contare ben duecento membri (cento entro il primo anno). Tra i membri vi erano i curatori dei principali musei londinesi (Augustus Wollaston Franks, Charles Eastlake, C. Drury Fortnum, Antonio Panizzi), collezionisti (Samuel Addington, William Angerstein, Andrew Fountaine, Robert Holford, Dudley Coutts Marjoribanks, Robert Napier, i Rothschild), uomini politici (Austen Henry Layard, Persigny, più tardi William Ewart Gladstone), conoscitori e critici come John Ruskin e Matthew Digby Wyatt. Purtroppo, le minute delle riunioni, oggi conservate alla National Art Library, si limitano a indicare i temi di carattere generale e le classi di oggetti prese in considerazione, nonché gli elenchi dei partecipanti, senza addentrarsi nello specifico delle opere o nei dettagli delle «conversazioni». Né è sopravvissuto, allo stato attuale delle ricerche, materiale fotografico documentante le riunioni dei primi anni. Nel dicembre 1860 D’Azeglio poteva orgogliosamente scrivere: «J’ai le bonheur et le dérangement de recevoir ce soir ma progéniture, le Fine Arts Club. Il est devenu si nombreaux que ce n’est qu’en Décembre, quand tout le monde est absent, que j’ose me risquer»48. Nel 1866 alcuni membri (D’Azeglio, Robinson, Franks, Marochetti e altri) fondarono una nuova società, il Burlington Fine Arts Club, che poté contare su una sede stabile, 177 Piccadilly, di fronte alla Burlington House49. In una lettera del novembre 1866, D’Azeglio chiedeva al suo amministratore in Piemonte «qual sia il miglior giornale illustrato in Italia sia a Milano sia a Firenze. Desidero offrirlo a un nuovo club artistico che stabilisco qua. E avrà la compiacenza pagarmi l’abbonamento per un anno e farlo indirizzare Burlington Fine Arts Club, Piccadilly, London»50. Il Fine Arts Club continuò ad esistere – fino al 1874 – e molti soci del Burlington rimasero suoi membri. D’Azeglio conservò nei suoi album, ora presso gli Archivi Alinari di Firenze, un paio di fotografie relative a una delle «conversazioni», quella tenutasi in casa del signor Cornwallis West, al 49 di Eaton Place, il 3 luglio 1868. Sono le uniche immagini ad oggi note di quelle esposizioni51. Una grande sala illuminata da lucernari, decorata con armi e armature alle pareti, vasi cinesi e bronzi sui mobili in stile rinascimentale, con un lungo tavolo centrale su cui erano disposti gli oggetti: acquamanili, porcellane di varie fabbriche, bronzi. La prima di queste immagini documenta la presenza di un buon numero di pezzi di proprietà del marchese, che evidentemente li presentava ai soci per la prima volta: tra questi, splendidi pezzi in porcellana Du Paquier, allora attribuiti a Venezia52. dei quali oggi al Museo Civico di Torino, maritano 2010; ead., Fortuna della porcellana, in corso di stampa. 53 ATA, faldone 336, n. 502, 5 dicembre 1857. In dicembre ha compiuto le prime ricerche iconografiche e racconta che «cette relique a paru avec honneur à une réunion du Club des collectionneurs que j’ai eu chez moi mercredi [riunione del 2 dicembre]». ATA, faldone 336, n. 499, 30 ottobre 1857. 54 ATA, faldone 336, n. 500, 8 novembre 1857. Segnalo che una fotografia dell’opera, già proprietà del duca d’Aumale, si trova al Musée Condé a Chantilly. Sull’amicizia con Persigny, cfr. le lettere del 1865: «Lo trovai ardentissimo, entusiasta del’Italia: e più che tutto di Michelangelo: onde se aveste 55 un’opera statuaria o pittorica del grande artista da fargli sperare, vi verrebbe dietro come un cagnolino» (colombo s.d., vol. II, pp. 383-384, lettera del 12 giugno 1865, al cugino Lamarmora). «Organ für Christliche Kunst», a cura di F. Baudri, Colonia, a. VIII, n. 23, 1 dicembre 1858, p. 276: oltre alla notizia del ritrovamento, si dice che «der Marquis von Azeglio hat an alle Museen Frankreichs photographische Abbildungen des Teppichs gesandt»; «Correspondance littéraire», 5 agosto 1858, p. 222, dove si dice che fu trovata dal marchese in luglio, «dans le magazin d’un marchand d’antiquité». 56 a. vallet de viriville, Tapisserie contemporaine de Jeanne d’Arc, et représentant l’arrivée de cette héroine auprès de Charles VII, in «L’Illustration, journal universel», 1868, p. 286. 57 ATA, faldone 336, n. 522, 25 novembre 1858, alla madre, che risponde: «Il me semble que ta Jeanne d’Arc est une spéculation manquée, j’en suis fachée pour toi. Le musée parisien aurait dû l’acquérir, mais le prix élevé a pu dégoûter de ces brutes figures» (Lettere, 1996, vol. II, n. 523, 4 dicembre 1858, p. 1646). 58 ATA, faldone 338/9, Lettera del direttore del museo, Paul Mantellier, 1 febbraio 1859. La risposta di D’Aze59 Tav. 17 Tav. 5 Tavv. 4, 6 Tavv. 3-5, 16 Manifattura di Basilea?, Arazzo con Giovanna d’Arco accolta a Chinon da Carlo VII, metà XV secolo, con integrazioni ottocentesche. Orléans, Musée Historique et Archéologique (da «L’Illustration, journal universel», 1868, p. 286). L’arazzo con Giovanna d’Arco Alla riunione del Fine Arts Club del 2 dicembre 1857, il marchese presentò uno dei suoi ritrovamenti destinati a maggiore fortuna53. Un mese prima aveva scritto al padre: «on m’apporte en ce moment de Lucerne une trouvaille que j’y fis en passant: un petit fragment de tapisserie à peu près gothique d’Arras avec Jeanne d’Arc présentée au Dauphin au Château de Chinon. C’est, je crois, une des plus anciennes images de cette charmante et utile jeune personne»54. «J’ai fait examiner mon morceau de tapisserie…: on la considère une relique moyen âge des plus intéressantes. C’est ou contemporaine ou de peu de tems après sa mort. On suppose que cela a fait partie des dépouilles de Charles le téméraire prises à Granson. Je le fais photographier et vous en enverrai un exemplaire. Persigny tomberà à genoux»55. La notizia di un arazzo raffigurante la Pulzella d’Orléans, pressoché contemporaneo alle sue gesta, comparve presto su vari giornali56. L’opera, «actuellement placée, à titre de dêpot temporaire, dans une des salles du musée de Cluny», fu pubblicata sull’«Illustration». L’autore dell’articolo l’assegnava a manifattura tedesca e ne auspicava l’acquisto da parte del governo francese essendo «un monument d’un grand intérêt pour la France», «une relique précieuse». Al Musée de Cluny «[la tapisserie] n’est point précisément exposée au public, avec les monument qui appartiennent à ce musée. Mais on la montre à part aux amateurs qui en font la demande»57. La trattativa di vendita al museo, però, andò in fumo. Il direttore Edmond du Sommerard, adducendo problemi di bilancio, propose una cifra di appena 400 franchi, che D’Azeglio rifiutò seccato: «Dans une lettre froidement polie j’ai l’ai prié de me renvoyer la malheureuse héroïne qui paraît destinée à être toujours abandonée par les siens et condamnée à finir avec les Anglais»58. I contatti con il Musée Historique et Arquéologique de l’Orléanais andarono invece a buon fine, anche grazie a una soluzione di compromesso: da mille franchi richiesti a 600 franchi, che D’Azeglio chiese poi che fossero ceduti in beneficienza ai poveri della città di Orléans in occasione del matrimonio della principessa Clotilde di Savoia. In ricono49 Tav. 17 Tavv. 3, 16 scenza, il museo si impegnò a che l’arazzo prendesse il nome di «tapisserie D’Azeglio», denominazione che conserva ancora oggi59. La donazione fece molto rumore e l’opera fu salutata come «un vrai monument iconographique» finalmente tornato alla Francia60. I manoscritti Sforza e D’Avalos glio fu pubblicata in una comunicazione di M. Vergnaud-Romagnesi alla Société des Antiquaires de France del 25 febbraio: m. vergnaud-romagnesi, Tapisserie de Jeanne d’Arc du Musée d’Orléans, in «Bulletin de la Société des Antiquaires de France», 1859, pp. 3-6. L’arrivo in museo è annunciato da un articolo conservato nell’album FBQ A/6278, tav. 1 e 1 bis, presso gli Archivi Alinari. Sulla stessa pagina, un articolo in lingua inglese (senza data) che annuncia il ritrovamento: «Another not less interesting specimen of needlework [oltre al celebre arazzo di Bayeux] has just been discovered by the Sardinian Envoy to the Court of London, Marquis d’Azeglio. This highly intelligent funcionary being now at Lucerne, on his way to Turin, remarked in some obscure build-ing of that town an arras, which on diligent scrutiny, is found to be a contemporary textile depicturing of Joan d’Arc...». Si segnalano j. quicherat, Note sur une tapisserie… représentant l’arrivée de Jeanne d’Arc auprès de Charles VII, in «Bulletin de la Société Impériale des Antiquaires de France», 1858, p. 130; p. mantellier, Rapport sur une tapisserie et une peinture du XVe siècle dans lesquelles est représentée la Pucelle d’Orléans, in «Bulletin de la Société archéologique de l’Orléanais», 1859, tomo III, pp. 159-179; e. de certain, Note sur l’étendard de Jeanne d’Arc, in «Bibliothèque de l’école des chartes», 1859, vol. 20, n. 20, pp. 355-368. L’arazzo (80x100 cm) è databile alla metà del XV secolo, ma, per la parte con lo stendardo, è frutto di un’integrazione ottocentesca, post 1844: p. contamine, Remarques critiques sur les étendards de Jeanne d’Arc, in «Francia. Forschungen zur Westeuropäischen Geschichte», 34/1 (2007), Mittelalter Moyen Age, pp. 187-200, in particolare pp. 197-198, fig. 1. Per l’attribuzione a manifattura di Basilea: a. rapp-buri e m. stucky-schürer, Zahm und Wils. Basler und Strassburger Bildteppiche des XV. Jahrhunderts, Magonza 1990, pp. 203-205, n. 43. Si veda anche b. kurth, Die Deutschen Bildteppiche des Mittelal60 «Manoscritti e chi ne tien da conto», montaggio di fotografie e ritaglio di giornale. Firenze, Raccolte Museali Fratelli Alinari, Fondo Pes di Villamarina (Album Inghilterra - Svizzera - Austria Germania. Personaggi e varie, I, FBQ 6271, tav. 26). 50 Nel 1860 D’Azeglio promosse a sue spese due considerevoli imprese editoriali che coinvolsero il fotografo più celebre del momento, un francese trapiantato a Londra, Camille Silvy. In quell’anno aveva acquistato dal dealer Henry Farrer un manoscritto proveniente da Colonia contenente il testo della Rhetorica ad Herennium, scritto a Cremona dal giovane Tav. 16 Tav. 19 ters, Vienna 1926, vol. I, pp. 91-92, 206, tav. 48. 61 Torino, Biblioteca Reale (d’ora in poi BRTo), Varia 75: p. toesca, Pittura e miniatura nella Lombardia dai più antichi monumenti alla metà del Quattrocento, Milano 1912 (ed. cons. Torino 1987, p. 226); l. firpo (a cura di), Francesco Filelfo educatore e il ‘Codice Sforza’ della Biblioteca Reale di Torino, Torino 1966; f. varallo, I manoscritti figurati, in g.c. sciolla (a cura di), Le collezioni d’arte della Biblioteca Reale di Torino. Disegni, incisioni, manoscritti figurati, Torino 1985, p. 190; p.l. mulas, Scheda n. 5, in l. giordano e m. olivari (a cura di), Splendori di corte. Gli Sforza, il Rinascimento, la città, catalogo della mostra di Vigevano, Milano 2009, pp. 86-87. 62 a. hamber, The use of Photography by Nineteenth-Century Art Historians, in h.e. roberts (a cura di), Art history through the camera’s lens, Londra 1995, pp. 104-105. Inoltre, m. haworth-booth, Camille Silvy photographer of Modern Life, 1834-1910, catalogo della mostra, Londra 2010. 63 Manuscrit Sforza: Fac-simile d’après le Manuscrit original appartenant à M. le Marquis d’Azeglio Ambassadeur de Sardaigne à Londres. Photographié et publié par C. Silvy, Librairie Photographique, 2 voll., Londra 1860. 64 «The Atheneum», n. 1755, 15 giugno 1861, p. 799. BRTo, Varia 131: toesca 1987, p. 220; 1985, p. 190. Buona parte della biblioteca napoletana del duca Serra di Cassano fu acquistata nel 1819-1820 da George John, Lord Spencer, ed è ora conservata a Manchester, John Rylands University Library: t.f. dibdin, Library of Duke di Cassano Serra and now the property of George John Earl Spencer, Londra 1823; t. de marinis, Di alcuni codici calligrafici napoletani del sec. XV, in «Italia Medioevale e Umanistica», V, 1962, pp. 179-182. Secondo D’Azeglio il Quinto Curzio fu venduto a Londra nel 1828. 65 varallo 66 Manuscrit D’Avalos: Notes écrites par M. le Marquis d’Azeglio, ministre Plénipotentiaire de S.M. le Roi d’Italie à Londres, sur ce manuscrit qui lui apartient; et accompagnées du facsimile des principaux dessins et majuscules contenus dans le livre. Photographié et publié par C. Silvy, Librairie Photographique, Londra 1861. BRTo, Fondo Promis, lettere di Emanuele d’Azeglio, dal 1860 al 1867 (scatole 7 e 8). Il carteggio, inedito, ri67 Ludovico Maria Sforza nel 146761. Ne volle editare il facsimile, introducendo un’importante novità per la storia della fotografia di opere d’arte: le pagine dovevano avere dimensioni pressoché corrispondenti all’originale e le fotografie dovevano essere stampate recto e verso sulla stessa pagina62. La pubblicazione consisteva in due volumi63. Nel primo D’Azeglio scrisse una presentazione storica dell’opera, descrivendola minuziosamente, con commenti antiquari, storici e araldici, e riportando il commento di Giuseppe Molteni, che coglieva confronti con la pittura di Bergognone e Zenale. Nel secondo volume, il facsimile, la riproduzione delle pagine miniate era preceduta da una comunicazione di Camille Silvy, presentata il 21 settembre 1860 all’Académie des Inscriptions et Belle-Lettres. Il fotografo sottolineava i meriti dell’impresa: «une copie exécutée de même dimension que l’original», la migliore leggibilità dell’inchiostro, l’utilità della fotografia per i restauratori, la possibilità di divulgare l’opera attraverso scambi fra biblioteche e concludeva auspicando che altri volessero seguire l’esempio del marchese. Nel 1861 il manoscritto Sforza fu esposto ad una mostra di codici miniati alla Society of Antiquaries. Oltre a D’Azeglio, esponevano opere Layard, Ruskin, Robinson, gli antiquari Farrer e Whitehead e alcuni importanti esemplari provenivano dalle collezioni reali64. Silvy e la sua Librairie Photographique, da poco fondata a Londra, ricevettero quindi una seconda commissione, riguardante il cosiddetto manoscritto D’Avalos, ovvero l’Istoria di Alessandro Magno di Quinto Curzio Rufo tradotta da Pier Candido Decembrio, appartenuta a Iñigo d’Avalos, che D’Azeglio aveva acquistato dal libraio Quaritch e che proveniva dalla famosa biblioteca napoletana del duca Serra di Cassano65. Anche qui il marchese volle far precedere le riproduzioni riguardanti, questa volta, «les principaux dessins et majuscules», da una nota storica su Filippo Maria Visconti, con ampi stralci della vita scritta da Decembrio, tratti dall’edizione muratoriana, e su Iñigo d’Avalos, cui D’Azeglio aveva dedicato personali ricerche66. Secondo il conservatore del dipartimento dei manoscritti del British Museum, Sir Frederic Madden, consultato in proposito: «le manuscript en question a été probablement donné per le Duc de Milan à D’Avalos, qui avait l’habitude de mettre son nom à la dernière page, ainsi qu’on le voit au British Museum sur un manuscript lui ayant été donné par un membre de la famille Ardizzi. Le Musée a deux manuscripts illuminés aux armes et avec le nom D’Avalos, ce qui prouve que c’était un collecteur de manuscripts. Le nom paraît écrit par Davalos lui-même». Entrambi i manoscritti furono offerti in acquisto alla Biblioteca Reale di Torino e ampi ragguagli sulla vicenda vengono dalle lettere inviate a Domenico Promis67. Le trattative furono lunghe, nonostante si trattasse di opere di grande rilievo. Per il manoscritto Sforza, la situazione si sbloccò alla fine del 1862. In una lettera D’Azeglio dichiarava «suo vivissimo desiderio … che ritornasse quel manoscritto in modo duraturo in Italia». «Stretto da ingenti spese che feci per mobigliar in modo degno delle arti Italiane la mia nuova abitazione a Londra … stavo per intavolar negoziati col Duca d’Aumale per cedergli il manoscritto, disperando che lo volesse il Governo acquistare. Son dunque felicissimo che siamo ancora a tempo. Ho voluto preservar le pagine di quel libro dal contatto delle dita. E così lo feci collocare in una cornice a due cristalli e che sta in piedi. Onde ambo le facciate si possono vedere ugualmente. Mentre cortine di seta verde impediscono abitualmente alla troppa luce di far danno ai colori. Questa cornice naturalmente gliela darò sul patto. Solo per evitar qualche accidente per strada nel spedire il libro da Londra farò levare i cristalli che si potranno rimettere qua»68. Si dovette attendere ancora un anno, invece, prima che si procedesse all’acquisto del Quinto Curzio, verso il quale il British Museum, nel frattempo, aveva mostrato interesse69. guarda richieste di pareri e commenti su libri, incisioni, doni alla Biblioteca, come il ritratto di Filiberta di Savoia (lettera del 27 dicembre 1863). BRTo, Fondo Promis, scatola 8/I 22, 29 dicembre 1862, da Torino. 68 Il manoscritto arrivò nel febbraio del 1863. Il Quinto Curzio fu offerto 69 al prezzo di acquisto, 500 franchi, a patto che si comprasse anche l’altro: «se fosse per altre istituzioni o privati il prezzo sarebbe almeno 700 poiché io pagai 500 quando nessuno sapeva cosa fosse. Ora a forza di ricerche ho potuto aggiungere un nuovo pregio ai suoi meriti» (BRTo, Fondo Promis, scatola 8/III 57, 2 febbraio 1863). Nel dicembre del 1863 il marchese tornò a sollecitare per il manoscritto D’Avalos anche perché «il Museo britannico pare desideroso d’averlo a prezzo anche maggiore» (scatola 8/IV 38, 27 dicembre). I due manoscritti furono esposti all’esposizione di Torino del 1880, cfr. IV Esposizione nazionale di Belle Arti. Catalogo degli oggetti componenti la mostra di Arte Antica, Torino 1880, p. 79, n. 15; p. 87, n. 54. 51 Tav. 11 Tavv. 4-5 Tav. 18 Tav. 14 Giovanni Martino Spanzotti, Sposalizio mistico di santa Caterina. Ubicazione sconosciuta. 70 ATA, faldone 336, n. 488, 30 aprile 1857; n. 501, 21 novembre: pagati 1000 franchi i quadri furono venduti all’Hôtel Drouot a 3000. 71 Tav. 10 ATA, faldone 341, passim. 72 ATA, faldone 336, n. 573, 11 aprile 1861 alla madre. Scriveva di aver visto a Londra «chez l’un des principaux marchands de tableaux quelques uns des meilleurs de chez le Marquis Cambiano, entr’autres une tête de sainte attribué à Raphäel et que l’on croit ici de Timoteo della Vite». Sulla vendita Cambiano, Catalogue de tableaux des diverses écoles composant la galerie du marquis Bruno de Cambiano [dont la vente aux enchères publiques aura lieu 52 I dipinti Sono relativamente poche le notizie riguardanti dipinti posseduti da D’Azeglio e la traccia principale per ricostruire la sua piccola collezione viene dagli inventari redatti nel 1867. Dalle lettere ai genitori si apprende che nell’autunno del 1857 aveva organizzato una vendita di quadri francesi a Parigi: «7 tableaux français acquis en ‘51»70. Una nota conservata nell’archivio saluzzese specifica soggetti e autori: Netscher, Rigaud, Bailly, Lepoitevin, Isabey, un disegno di Géricault, uno di Debucourt71. Si fa poi cenno a opere di maestri olandesi come Adam van den Meulen e Jan van Huchtenburg trovate sul mercato antiquario o inviategli dallo zio Cesare Alfieri72. Tra l’autunno del 1861 e la primavera dell’anno seguente si concentrano le notizie riguardanti alcune tavole di old masters. Per primo «un Luini», non meglio identificato, che forse D’Azeglio vendette in vista del trasloco dalla casa di Park Lane: «j’allais presque considérer le Luini comme un titre à l’estime publique. Me voici en mauvais chemin comme collecteur. Menacé de mutations de domicile et d’établir une légation d’Italie sur un grand pied tous mes capitaux y passeront…»73. Quindi, in una lettera del novembre successivo, «le tableau restauré per le restaurateur de la Gallerie dont le nom m’échappe en ce moment; plus les deux archanges que j’ai acheté chez Pezzi pendant mon séjour à Turin» che D’Azeglio chiedeva di fargli recapitare insieme a un servizio di Vinovo e a un cassone donatogli da Sir James Hudson74. Il quadro nelle mani del restauratore Arpesani tardò a essere consegnato: «je dois vous dire en confidence que je m’était flaté de trouver dans cet envoi le petit tableau restauré par Arpezzani, auquel je tiens assez». Giunse a Londra solo in aprile: «Le petit Tavv. 3, 16 Tav. 1 Palais Cambiano, à Turin les 25, 26 et 27 juin 1857], Torino 1857. Si veda inoltre il saggio di Monica Tomiato in questo stesso volume. 73 ATA, faldone 336, n. 584, 19 settembre 1861, al padre. ATA, faldone 336, s.n. collocata tra nn. 588 e 589, 6 novembre 1861, al padre. 74 75 ATA, faldone 336, n. 600, 17 aprile 1862, al padre. La risposta del padre, faldone 340, n. 197, 25 maggio 1862: le casse vennero preparate sotto i suoi occhi e quelli dell’antiquario Pezzi. Su quest’ultimo e il commercio di quadri di antichi maestri piemontesi si vedano varie lettere di Vico e altre nel Fondo Bosio alla Biblioteca Civica Centrale di Torino. 76 ATA, faldone 341, Inventario Tableaux, 1867, «Le Mariage de S. Catherine attr. à Giovenone de Verceil», valore 6.8 sterline, 5 restauro, 5 cornice; sull’opera si veda g. romano, Un inedito di Spanzotti e una citazione dalla “Divina Commedia”, in Studi in onore di Pier Vincenzo Mengaldo per i suoi settant’anni, I, Firenze 2007, pp. 409-421, a cui si rimanda anche per la discussione su altri quadri citati nell’inventario. 77 g. colombo, Vita ed opere di Gaudenzio Ferrari, Torino 1881, p. 38: «presentemente, essendo state vendute dal sig. Federico Pezzi al marchese Emanuele d’Azeglio … trovansi a Londra». Attualmente si trovano alla Auckland Art Gallery: s. baiocco, Gerolamo Giovenone e il contesto della pittura rinascimentale a Vercelli, in e. villata e s. baiocco, Gaudenzio Ferrari e Gerolamo Giovenone. Un avvio e un percorso, Torino 2004, p. 179 e nota 120 a p. 187. Nell’inventario manoscritto si legge: «Deux tableaux d’archanges attribués à Gaudenzio Ferrari mais plus vraissemblement de Gerolamo Lanino de Verceil». Sull’interesse per i primitivi piemontesi in D’Azeglio, si segnala anche l’ancona con l’Incoronazione della Vergine di Defendente, già in Santa Maria degli Angeli a Torino (1870), venduta al mercante Sanson Sacerdote, quindi a Vittorio Avondo e da questi nel 1887 a D’Azeglio (a. baudi di vesme, Schede Vesme. L’arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, 4 voll., Torino 1963-1982, vol. IV, 1982, p. 1277, ora al Museo Civico di Torino, dono Abegg, inv. 486/D; ringrazio Anna La Ferla per la segnalazione). Negli album Alinari si conservano alcune foto Brogi di opere di Macrino, Gaudenzio, Giovenone. Nell’inventario è ancora da segnalare un «ancien tableau. Madonne dans un nimbe ovale soutenu par des an- Giovenone est arrivé et fait sensation. J’ai fait restaurer les Lanini [forse i due presunti arcangeli] qui figureront avec honneur comme pendans à ceux de Hudson»75. Queste parole vanno necessariamente integrate con le succinte descrizioni contenute nel catalogo dell’asta londinese del 1868 e con l’inventario manoscritto del 1867. Il Giovenone altro non è che la tavola di Giovanni Martino Spanzotti raffigurante lo Sposalizio mistico di santa Caterina recentemente pubblicata76. Le tavole di Hudson raffiguravano Santa Lucia e San Lorenzo, portavano un’attribuzione a Macrino ed erano state comprate da Hudson ad Alba. Gli «arcangeli» attribuiti a Lanino, comprati a Torino, furono più tardi identificati da Giuseppe Colombo come due martiri della legione Tebea e attribuiti a Gaudenzio Ferrari77. Nulla di più sappiamo di una «Déposition de croix attribuée à Gaudenzio Ferrari» che D’Azeglio offrì a Robinson in cambio di una maiolica tra il 1859 e il 186078. L’unico altro dipinto di un antico maestro nominato in quegli anni è la famosa Madonna con il Bambino attribuita a Piero della Francesca, ora a Venezia, alla Fondazione Cini. In una lettera al suo amministratore Ferrero, D’Azeglio scriveva: «Mandai a Milano un prezioso dipinto per ristaurare dal celebre cav.re Molteni, professore a Brera. Questo quadro mi costa di ristauro 1000 fr. e dugento per la cornice»79. Una lettera dello stesso Molteni avvertiva della fine del restauro e dell’invio del quadro, imballato come quelli che soleva inviare a Eastlake80. In quello stesso anno il marchese espose l’opera alla British Institution81. Tav. 43 Tav. 11 L’amicizia con Sir James Hudson Sostare sui rapporti che legarono Emanuele d’Azeglio a Sir James Hudson, ministro britannico a Torino negli anni tra il 1852 e il 186382, consente di affrontare alcuni aspetti degli interessi artistici di quest’ultimo, rimasti finora nell’ombra. John Fleming, che aveva concentrato la sua attenzione sui dipinti comprati e venduti da Hudson durante la sua permanenza in Italia e il suo legame con Austen Henry Layard e Giovanni Morelli, citava un paio di fonti che lasciavano intravvedere altri orizzonti83. La già ricordata signora De Bunsen scriveva a proposito dello studio di Hudson alla legazione inglese di Torino: «Sir James showed me his studio or den, as he calls it, a lovely room full of beautiful things, where we talked long about a new system of colouring. He is devoted to painting». «A lovely room full of beautiful things»: non solo quadri dunque! La testimonianza dell’ambasciatore francese Henry d’Ideville suona ancora più esplicita. Egli, oltre a scrivere «sa maison est le rendez-vous des grandes artistes et des hommes politiques», quali Verdi, Calamatta, Marochetti, osservava: «Sir James s’occupait lui-même de musique et de peinture, et, comme la plupart des diplomates, était grand amateur et collectionneur d’objets d’art et de curiosités». L’interesse per le arti decorative ebbe due esiti non trascurabili per la storiografia ceramica ottocentesca. Sfogliando l’opuscolo di Tommaso Torteroli Intorno alla maiolica savonese dato alle stampe a Torino, dalla tipografia economica Barera, via della Posta 1, nel 1856, si scopre che fu dedicato per l’appunto «a sir Giacomo Hudson ambasciatore d’Inghilterra a Torino»: «avendo però non ha guari fatta per mia ventura la vostra conoscenza, e avendo visto in qual conto tenete un genere di Savonesi lavori che io sempre e grandemente ho stimato, sospeso un istante lo studio mio prediletto, mi son posto a scrivere sopra i lavori medesimi, ges en robes rouges. Deux saintes en dessous». Spunti per ulteriori ricerche possono venire dai numerosi passaggi delle lettere relativi al castello di Lagnasco e alle sue pitture. Qualche cenno ai lavori compiuti da D’Azeglio in g. gritella, Il rosso & l’argento: i castelli di Lagnasco: tracce di architettura e di storia dell’arte per il restauro, Torino 2008. 78 ATA, faldone 341, Changemens. ATA, faldone 300/2, 3 novembre 1863. 79 ATA, faldone 337/5, 7 dicembre 1863, lettera di Giuseppe Molteni. 80 e a. mottola molfi(a cura di), Dipinti toscani e oggetti d’arte dalla Collezione Vittorio Cini, Vicenza 1984, pp. 24-26. Ricordato nell’inventario manoscritto del 1867 ma poi non andato in asta. 81 f. zeri, m. natale no 82 Su James Hudson, si veda il saggio di Edoardo Greppi in questo stesso volume e Sir James Hudson. Il ruolo della diplomazia europea a Torino negli anni dell’unificazione d’Italia, Atti del convegno (Torino, 12-13 novembre 2010), in corso di stampa, con interventi, per la parte artistica, di S. Baiocco, L. Giacomelli, S. Avery-Quash, D. Levi. j. fleming, Art dealing and the Risorgimento - I, in «The Burlington Magazine», CXV, 838, gennaio 1973, pp. 4-16. Sull’amore di Hudson per la pittura, cfr. anche due lettere di Massimo d’Azeglio, una al nipote Emanuele («Sono enchanté d’Hudson col quale ho molta analogia di carattere, e fino a quella che anche lui era pittore»); una all’ex-ministro Abercromby («il était d’abord artiste, puis diplomate»): f. curato (a cura di), Le relazioni diplomatiche tra la Gran Bretagna ed il Regno di Sardegna (1852-1856). Il carteggio diplomatico di Sir James Hudson, 2 voll., Torino 1956, vol. I, p. XXXVIII). 83 53 Tavv. 1, 3, 16 Tav. 4 Tav. 4 Fotografo non identificato, Ritratto di Sir James Hudson, 1860 circa. Firenze, Raccolte Museali Fratelli Alinari. t. torteroli, Intorno alla maiolica savonese, Torino 1856, dedica a Sir James Hudson. 84 t. torteroli, Intorno alla maiolica savonese, Torino 1856. 54 persuaso di far piacere a Voi e agli amatori e cultori dell’Arti, e nel tempo medesimo di rendere non dispregievol servigio alla mia cara patria». Della divulgazione del libretto in terra d’Albione si era poi fatto ambasciatore Emanuele d’Azeglio che lo aveva segnalato, come si è detto, a Joseph Marryat in tempo per l’uscita della seconda edizione della sua History of Pottery and Porcelain. Il breve scritto, opera di questo sacerdote di ardente fede mazziniana, bibliotecario della Biblioteca Civica di Savona e storico della città e dei suoi monumenti d’arte, ebbe il merito di essere il primo tentativo di mettere in fila e a confronto fra loro documenti e opere presenti sul territorio e di tracciare una storia della produzione della maiolica a Savona e Albisola, distinguendola da quella genovese fino allora ritenuta dominante84. Che la sollecitazione fosse venuta proprio da Hudson lo conferma il passo di una lettera a Domenico Promis, del 1861: «Le mando una copia delle maioliche che mi ha fatto stampare l’ambasciatore Giacomo Hudson che per me ha molta benevolenza. Questo stesso opuscolo fa ora parte dei miei Scritti letterari aggiorni presso ad essere compiti»85. Un secondo libretto, di undici pagine, fu dato alle stampe da Hudson stesso, a Torino presso Favale, con data 29 maggio 1859 e titolo Estratto dall’elogio del Prof. in medicina Vittorio Amedeo Gioanetti. Discorso sulla fabbrica di porcellana stabilita in Vinovo. Si tratta, senza altre aggiunte, Tav. 14 Intagliatore franco-piemontese, Cassone nuziale con stemmi di Savoia e di Francia e iniziali dei duchi Amedeo IX e Iolanda, 1460-1470 circa, particolare. Torino, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica. BRTo, Fondo Promis, scatola 7/XII 8, del 29 gennaio 1861. Anche nel necrologio di Torteroli scritto da Pietro Sbarbaro sul giornale «Il diritto» (1868), tra i suoi illustri amici si ricorda «sopratutti Giacomo Hudson, il leale e cavalleresco oratore della Gran Bretagna alla Corte di Torino». Massimo Viola che ha studiato la figura di Torteroli mi ha segnalato un dono di incisioni di Volpato (le Logge vaticane) da Hudson a Torteroli in ringraziamento per la dedica (m. viola, Tommaso Torteroli, erudito savonese del XIX secolo, in «Atti e memorie della Società Savonese di Storia Patria», n.s., XLIII, 2007, pp. 341-375). La tragica fine di Torteroli – morì suicida – e il rifiuto della famiglia di consegnare l’archivio privato al Municipio di Savona portarono alla dispersione della sua corrispondenza. 85 Estratto dall’elogio del Prof. in medicina Vittorio Amedeo Gioanetti. Discorso sulla fabbrica di porcellana stabilita in Vinovo, reprinted by order of sir James Hudson H.B.M. Minister, Turin, 29th May 1859, Torino 1859. Copia conservata alla National Art Library di Londra. L’opuscolo era presente nella biblioteca di D’Azeglio (ATA, faldone 341, Inventario 1867, Livres). Nelle biblioteche piemontesi non ne ho rinvenuta alcuna copia. 86 dell’elogio di Gioanetti scritto dal conte Ignazio Ghiliossi di Lemie, uscito a stampa nel 1818, più ricco di notizie rispetto a quello precedente di Giacinto Carena, in quando recante la descrizione delle terre del Piemonte usate da Gioanetti per la fabbricazione della porcellana86. La brochure di cui parlava D’Azeglio era in effetti menzionata in una nota manoscritta riguardante la sua biblioteca d’arte londinese: «opuscolo – così si legge – sulla porcellana di Vinovo di Sir James Hudson». Anche questa volta fu D’Azeglio a far conoscere lo scritto oltremanica, come raccontò lui stesso in una lettera al sindaco di Torino pubblicata sulla «Gazzetta Piemontese», in cui annunciava il dono al Museo Civico della collezione di porcellane di Vinovo recentemente acquistata da Federico Della Chiesa: «anni sono, il sig. Robinson, riputato direttore del Museo di Kensington, mi diceva un giorno, che stava per scrivere in un suo libro d’arte che dubitava la fabbrica di Vinovo avesse mai esistito, quando appunto gli comunicai la brochure pubblicata sul suo operato per cura di sir James Hudson»87. Già Fleming aveva accennato all’interesse di Hudson per le porcellane di Vinovo e aveva citato un paio di lettere inviate a William Ewart Gladstone tra l’aprile del 1859 e il 1862: poche parole che rimandano a scambi di oggetti, non identificabili, ma che mostrano come Hudson fosse in cerca di porcellane di Vinovo a Torino, possibilmente marcate e come le offrisse a Gladstone, «as a feeble homage and tribute to your love of curiosities in the Ceramic»88. Non sembra improbabile che i pezzi di Vinovo di proprietà Gladstone esposti a Kensington nel 1862 (gli unici a rappresentare la manifattura piemontese) fossero stati procurati proprio da Hudson. L’opuscolo stampato a Torino divenne rapidamente, fuori dal Piemonte, il mezzo per conoscere la porcellana di Vinovo e fu a lungo l’unico testo sull’argomento citato nelle varie bibliografie ceramiche dell’Ottocento, dal Chaffers al Champfleury. La fortuna di questa manifattura deve molto all’opera di divulgazione promossa dal duo Hudson-D’Azeglio89. L’ultimo episodio riguarda un cassone con iniziali di Amedeo IX e Iolanda di Francia che Hudson, in procinto di lasciare la legazione torinese, fece recapitare in dono all’amico. Alla notizia, riferitagli dalla madre Costanza, D’Azeglio rispose: Hudson est réellement fort aimable. En quittant Turin il y a deux ans je lui avait dit que s’il vendait son mobilier je le priais de ne pas disposer sans me le dire d’un Cassone qui ayant des devises de la maison de Savoie n’aurait pas dû il me semble être perdu pour le pays. Je présume que c’est celui là dont il s’agit, car «Gazzetta Piemontese», 21 febbraio 1872. 87 British Library, Add. 44393, f. 175, 27 febbraio 1860. Un cenno a queste lettere in fleming 1973, p. 5, nota 12. Ringrazio Luca Giacomelli per la trascrizione della lettera. 88 Sull’interesse di D’Azeglio per Vinovo, si veda sopra nota 36. La fortuna dei prodotti di quella fabbrica decollò allora. Nel 1867, all’esposizione di Parigi, molti pezzi furono inviati dal Museo Civico torinese. Nel 1869, le porcellane di Vinovo attrassero Charlotte Schreiber fino a Torino e alla casa di Federico Della Chiesa (Lady Charlotte Schreiber’s Journals: Confidences of a Collector of Ceramics and Antiques throughout Britain, France, Holland, Belgium, Spain, Portugal, Turkey, Austria and Germany from the year 1869-1885, a cura di Montague J. Guest, Londra e New York 1911, vol. I, pp. 5-6) e nel 1873 alcuni pezzi di proprietà Franks presero posto sugli scaffali della mostra del Burlington Club dedicata alle porcellane europee (A short Description of the English and Continental Porcelain exhibited June 1873, a cura del Burlington Fine Arts Club, Londra 1873). 89 55 Tav. 5 Tav. 17 comme il en a plusieurs si ce n’était pas celui là c’est qu’il y aurait malentendu. Et c’est moi qui serai attrapé… Au reste mon intention était de l’acheter… Quand je viendrais vous voir j’aviserai si cela me semble valoir la peine de l’exhiber ici. C’est tellement curieux qu’au fond je me demande si ce ne serait pas une adroite composition à l’usage des Mylords anglais. Au reste le brave Hudson me doit bien un peu une chandelle car je crois avoir fameusement manœvré pour qu’on ne le change pas. Mais c’était également nous rendre service à nous-mêmes90. Il cassone raggiunse Londra in gennaio con all’interno un servizio di Vinovo regalo del padre: ATA, faldone 336, n. 574, 20 aprile 1861, alla madre. L’allusione è probabilmente alle buone parole messe da D’Azeglio in favore di Hudson, per evitarne il trasferimento a San Pietroburgo (si veda il contributo di Edoardo Greppi in questo stesso volume). 90 91 ATA, faldone 336, n. 593, 11 gennaio 1862. Il cassone (ora Torino, Museo Civico, inv. 1115/L) appare pesantemente rimaneggiato (sono di restauro il coperchio, il fondo, i piedi) e decurtato in alcune parti in seguito al rimontaggio. L’intaglio dei pannelli scolpiti mostra la mano dell’anonimo scultore di cultura francese autore del pulpito frammentario della chiesa di Sant’Antonio Abate a Chieri (n. gabrielli, Il pulpito della Chiesa di Sant’Antonio Abate in Chieri, in Studi di storia dell’arte in onore di Vittorio Viale, Torino 1967, pp. 46-47; s. piretta, Il pulpito di Sant’Antonio Abate di Chieri e alcune riflessioni sullo scambio tra pittura e scultura, in g. agosti, g. dardanello, g. galante garrone e a. quazza (a cura di), Per Giovanni Romano. Scritti di amici, Savigliano 2009, pp. 146-147). Il cassone, sul quale hanno pesato le perplessità espresse in l. mallé, Museo Civico di Torino. Mobili e arredi lignei, Torino 1972, pp. 47-48, tav. 19, ha avuto scarsa fortuna negli studi (si veda però p. schubring, Cassoni: Truhen und Truhenbilder der Italienischen Frürenaissance, 2 voll., Lipsia 1915, vol. I, n. 742, p. 388; vol. II, tav. CLVI, n. 742). Le armi gentilizie e i motti che porta sui fianchi sembrano potersi riferire ai Biandrate e ai Piossasco. Le coffre Hudson est parvenu lui aussi à trouver sa digne place dans une chambre indignement occupée et pleine jusqu’au bord. Il se trouve à proximité de la lettre de la même Duchesse Yolande par moi trouvée à Lagnasc et pour laquelle j’ai même pu déterrer ici un charmant cadre de l’époque qui m’est fort envié91. 1862, l’anno dell’Esposizione di Kensington Nel luglio del 1861 D’Azeglio era stato ammesso, su proposta del console Health, «dans la plus ancienne des sociétés artistiques, celle pour laquelle plusieurs tableaux ont été peints par sir Joshua Reynolds qui en était membre», la Royal Academy92. In quell’estate aveva scovato nella City due imponenti candelieri in maiolica d’Urbino93 e nel Ghetto di Torino ATA, faldone 336, n. 579, 10 luglio 1861, alla madre, con descrizione della cerimonia cui partecipano Panizzi e Marochetti. 92 93 ATA, faldone 336, n. 579, 10 luglio 1861: «L’autre jour j’ai fait une des mes plus belles trouvailles de la manière la plus curieuse … En revenant [da una passeggiata per vedere una zona incendiata] comme je traversais la Cité je vis une salle de vente. Dans ce quartier lontain ce sont de véritables coupe-gorges. Partout je vis des tableaux qui m’arrêtèrent et regardant dans la boutique j’apperçus deux chandeliers d’Eglise de deux pieds de haut entièrement dans la plus belle majolica d’Urbino qu’on puisse voir. D’où ces pièces venaient et pourquoi on les vendait dans ce quartier reculé c’étaient autant de mystères impossibles à expliquer. Je demandai aux principaux connaisseurs. Ils n’avaient jamais entendu parler ni de chandeliers ni qu’il en existe nulle part en 56 Manifattura iraniana, Vaso Cavour, vetro decorato a smalti, con montatura in argento dorato, XIII secolo, fotografia storica. Firenze, Raccolte Museali Fratelli Alinari. Tavv. 3, 16 Italie. La vente devait avoir lieu le lendemain. D’autres incidens eurent lieu, trop longs à raconter. Mais enfin je les fis acheter à 1200 francs. Et ils sont estimés de 10 à 12 mille». 94 Per gli arazzi si veda la nota 116. Nella stessa lettera, si parla di una Deposizione dalla croce, incisione che, all’insaputa di Panizzi e dei conservatori perché non sembri «un arrangement d’amis», ha offerto al British Museum, per 400 franchi. 95 ATA, faldone 341, Inventari, Tapisseries. Un ritaglio di giornale francese spiega che al momento del ritrovamento da parte del marchese gli arazzi erano usati per «former le bureau des cannes et des parapluies à l’Exposition annuelle des Beaux Arts». Furono quindi inviati per il restauro a Parigi presso Madame Saulière, rue de Lions-St.-Paul, 10. 96 ATA, faldone 336, n. 594, 16 gennaio 1862, alla madre. Si veda anche g. biscontini ugolini, Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza. Ceramiche pesaresi dal XVIII al XX secolo, Casalecchio di Reno 1986, pp. 146 e 153, nota 9 (dove si accenna ai legami di D’Azeglio con Pesaro), per il caso di Pietro Gai, direttore della fabbrica Benucci e Latti di Pesaro, venuto a Londra per l’esposizione, cui D’Azeglio procurò l’autorizzazione per visitare le fabbriche dello Staffordshire. 97 ATA, faldone 336, n. 596, 14 febbraio 1862, alla madre. Dice anche di aver trovato da un antiquario «une esquisse à l’huile de Hogarth». Il Leonardo dei Saint’André è così descritto nel 1861 da Morelli: «Casa Sant’Andrea (Torino), ritratto di donna che appoggia il pollice della mano destra sopra una collana d’oro. È il ritratto della Gallerani e passa per opera di Lionardo. A me sembra indubbia opera fiamminga. Ha un vasetto d’unguento dinanzi a sé sulla ballaustra e il seno seminudo. È presa di faccia»: j. anderson, I taccuini manoscritti di Giovanni Morelli, coordinamento scientifico di M. Massa, Milano 2000, p. 91 (taccuino B, f. 6r). Ringrazio Giovanni Agosti per la generosa segnalazione. 98 A lungo creduto disperso, riapparve in pubblico nel 1991. Ora al Museum of Islamic Art, Qatar: Glass of the Sultans, catalogo della mostra, New York 2001-2002, esposto senza la montatura ottocentesca. Si veda h. lavoix, Le vase arabe du Marquis Alfieri, in «Gazette des Beaux-Arts», 2 ser., 36, 1887, pp. 488-492; m.s. newby, The Cavour Vase and gilt and enamelled Mamluk coloured una serie di arazzi con stemmi di Andrea Doria, realizzati sulla base di cartoni di Perin del Vaga94. Li fece restaurare a Parigi con l’idea di inviarli all’Esposizione di Kensington dell’anno seguente95. Era stato nominato membro di due comitati, quello italiano e quello inglese, due compiti che lo impegnarono assiduamente96. Avrebbe voluto che da Torino prestassero opere i Saint’André (un loro Leonardo) e lo zio Cesare («ses deux pièces d’Allinges» e «le vase arabe»)97. Questo vaso, in vetro decorato a smalti, era un oggetto di grande valore e rarità posseduto da Cesare Alfieri, che lo aveva ereditato da Cavour: probabilmente siriano, del XIII secolo, aveva una elaborata montatura in bronzo allora creduta medievale98. Non fu spedito a Londra, probabilmente per i rischi connessi al trasporto. Invece, «a basin and ewer» in argento dorato, due notevoli oggetti decorati con figure in rilievo e datati al 1500, compaiono effettivamente sotto il nome di D’Azeglio nel catalogo dell’esposizione, provenienti da «a castle in a mountainous district of Savoy»99. Il marchese, inoltre, prestava dalle sue collezioni: un vetro dipinto veneziano del Cinquecento, raffigurante il Giudizio di Paride, da Marc’Antonio Raimondi, di cui Robinson notava la peculiare tecnica di esecuzione100; un piatto col ritratto di Raffaello e l’epitaffio del Bembo, attribuito a Francesco Durantino; i due candelieri, ascritti alla committenza di Guidobaldo da Urbino e confrontati con due esemplari in possesso del barone Mayer de Rothschild a Mentmore101. Nello stesso 1862 D’Azeglio organizzava una sottoscrizione per il monumento a Cavour e vedeva spesso Alessandro Castellani «le celèbre orfèvre de Rome qui outre un talent de premier ordre est en même tems un homme politique… C’est lui qui depuis des années a travaillé à ramener la pureté dans le choix des bijoux en copiant l’orfèvrerie des meilleures époques de l’antique»102. Nella seconda metà dell’anno traslocò in una nuova abitazione, al n. 49 di Grosvenor Street: in un grande salone, creato abbattendo dei muri, «la tapisserie d’Andrea Doria a finalement retrouvé dans son vieil âge une place d’honneur. La cheminée analogue que j’ai fait placer dans cette pièce et qui est dans le genre de celle de Lagnasc fait un bel effet avec ses grand chenets florentins. Sur la table à écrire les candélabres trouvés dans la Cité et l’encrier rapporté de Turin [di queste opere si dirà in seguito]. Sur les tables et contre les murs ce que j’ai de mieux en fait de Majolica. Le bahut de Hudson et le manuscrit Sforza sont également dans cette pièce»103. glass, in r. ward, Gilded and Enamelled Glass from the Middle East, Londra 1998, pp. 35-40. Costanza scriveva al figlio che lo zio Cesare aveva ricevuto «la visite de deux connaisseurs en fait de curiosités artistiques, le comte Miniscalchi et Michele Amari, ces messieurs ont été pris d’un enthousiasme si violent pour le vase que tu connais qu’ils ne pouvaient s’en détacher. Ils en ont traduit ce qui était gravé, moins un mot qui pouvait être un titre ou un nom propre, un mot comme mansour, si je ne me trompe. On juge le vase oeuvre des Arabes Mahgrebiens d’Afrique ou plus probablement d’Espagne, et du onzième ou douzième siècle. Maintenant le Nocle désirait savoir si Joseph [l’antiquario Edward Joseph] ou ceux pour qui il avait commission d’acheter le vase ont une opinion sur l’origine et la provénience [sic] du dit-vase. Tu verras ce que tu pourras découvrir là-dessus» (Lettere, 1996, vol. II, 15 aprile 1861, p. 1838). Emanuele rispose: «On le croit en effet d’un espèce de verre dont en connaît surtout quelques specimens, principalement des lampes. Quelques unes existent à Londres et les Rothschild à Paris après beaucoup de peine et d’argent ont reussi à se procurer celles qui décoraient une mosquée au Caire. On est partagé sur l’origine, quelques personnes les cryant faites jadis à Damas, les autres au Caire même. Mais elles sont très rares et on les paye très chèr. Je me trouvais devoir dîner hier soir, au reçu de la lettre, avec l’un des directeurs de ce département là au Musée Britannique et c’est lui qui aie donné des renseignemens. Il a ajouté que Mansours était le nom d’une dignité à peu près comme Vizir» (ATA, faldone 336, n. 574, 20 aprile 1861). Il senatore Michele Amari, poi ministro della Pubblica Istruzione, fu un orientalista di spicco, autore di una Storia dei Musulmani di Sicilia. j.c. robinson (a cura di), Catalogue of the Special Exhibition of Work of Art of the Medieval, Renaissance, and More Recent Periods, On Loan at the South Kensington Museum, June 1862, Londra, G.E. Eyre and W. Spottiswoode for H.M. Stationery Office, 1863, nn. 1129-1130, pp. 86-88. Sull’argenteria del marchese D’Allinges ricevuta in eredità da Cesare Alfieri nel 1840, si veda, Lettere, 1999, p. 317: «superbes terrines ciselées, énorme cafétière rococo». Molto fu venduto ma restarono al marchese Alfieri «des espèces de bassins et aiguières en vermeil magnifiques en relief, des pièces de musée». 99 100 robinson p. 396. Durantino, riprodotto nel Recueil di Delange, citato alla nota 123, tav. 73, ormai come appartenente alla collezione Fayet di Parigi, dopo la vendita all’asta del 1868. Sui candelieri si veda oltre nota 128. 102 colombo s.d., vol. II, p. 311, n. 600, lettera al padre, 22 giugno 1862. Citato parzialmente in pettenati 1978, p. LV. Presso gli Archivi Alinari, album FBQ 6270, 1-373, tav. 2, una fotografia ritrae D’Azeglio e Castellani di fronte al portico di una chiesa probabilmente in Campania. 103 ATA, faldone 336, n. 609, 9 novembre 1862, al padre. Emanuele d’Azeglio stava provvedendo a riordinare le lettere della madre: «Elles ne passeront pas à la posterité comme celles de Mad. De Sevigné mais si on les retrouve dans cent ans elles pourront donner quelques éclaircissemens sur les évenemens auxquels j’ai été mêlé». (a cura di), 1863, n. 5030, Ivi, n. 5214, p. 418, il piatto con Raffaello; n. 5271, p. 439, i due candelieri. Il piatto con il ritratto di Raffaello, attribuito da Robinson a Francesco 101 57 Tav. 5 Tav. 25 Due lutti segnarono quell’anno: in aprile morì la madre, a dicembre il padre. Emanuele non volle tenere il grande palazzo di Torino, per i troppi ricordi che gli avrebbero impedito di viverci serenamente. Lo vendette il 26 marzo 1863 alla Banca di Credito Italiano, utilizzando da allora per i suoi soggiorni torinesi l’Hotel Feder, fino al 1876, quando prese in affitto un appartamento nel Palazzo Graneri-De Sonnaz, in via Bogino 9104. Nuove collezioni e «un cambiamento d’esistenza» D’Azeglio era sempre più attirato da un campo ancora poco esplorato dai conoscitori e collezionisti, la porcellana italiana: Doccia e Capodimonte furono i suoi primi acquisti, poi seguiti dalla porcellana di Vinovo, di Venezia (o Vienna), di Nove, di Treviso. Nella prefazione alla prima edizione del suo Marks and Monograms, del 1863, William Chaffers citava tre collezionisti le cui raccolte erano state fondamentali per la realizzazione del libro: D’Azeglio, Gladstone e C.W. Reynolds. Tracce di una corrispondenza con alcuni importati studiosi, come Albert Jacquemart, Charles Davillier, Louis du Broc de Segange, William Richard Drake, rivelano gli scambi di notizie e opinioni sollecitati dal marchese105. Ambito ancor meno conosciuto era quello della maiolica italiana del Sei e Settecento: dal Piemonte alla Liguria, dalla Lombardia al Veneto, Emilia, Marche e così via. Il cambiamento di gusto fu ricordato così da Charles Drury Fortnum: «[the Marquis D’Azeglio] waning in his former love for the maiolica of the sixteenth century, latterly devoted his attention to and made most interesting observations on the faience and porcelain produced in Italy during the seventeenth and eighteenth, of which he possessed a rich collection of examples since given by him to the Museo Civico at Turin»106. D’Azeglio volle procurarsi pezzi recanti marche, firme, date, e formare una collezione il più possibile rappresentativa della varietà di fabbriche operanti sul territorio italiano, epoca Ancien Régime. Una collezione di studio, fatta per un museo. C’è qualcosa di simbolico nel fatto che entrarono a far parte di questa raccolta ‘documentaria’ due doni provenienti da due curatori che si possono considerare i giganti sulle cui spalle si appoggiò D’Azeglio: una teiera in maiolica della fabbrica Ferniani di Faenza (2952/C), con sigla di Antonio Maria Regoli, dono di Augustus Wollaston Franks, e una giardiniera in porcellana con marca della Real Fabbrica Ferdinandea (2475/C), dono di John Charles Robinson. Questa raccolta finì quasi intatta al Museo Civico di Torino nel 1874. Nel 1866 il marchese spedì a Ferrero il testo tradotto di un articoletto londinese in cui si parlava di un suo ricevimento. La sala da pranzo era «decorata con gran copia di maioliche del ’500 e con piatti di metallo incisi a Venezia alla medesima epoca, come pure le ricche collezioni d’arte Italiane, porcellane, maioliche, mobiglie e pitture che adornano le sale di ricevimento del rappresentante italiano»107. Questa istantanea segna in qualche modo un discrimine. Dall’anno successivo, pensando al momento del ritiro dall’attività diplomatica, D’Azeglio cominciò a liberarsi di parti delle sue raccolte108. Vendette nel 1867 a Dante Gabriele Rossetti, membro da quell’anno del Burlington Fine Arts Club, la sua raccolta di porcellane orientali. Il fratello del pittore così narrò l’episodio: «In these years Rossetti developed a kind of passion for collecting curious objects of art … most particulary Japanese prints and oddities, and blue china, whether Japanese or Chinese… One of his earliest purchases was that of the whole collection of blue china formed by the retiring Italian Ambassador, the Marquis d’Azeglio. Its cost to my brother was I think £ 200»109. D’Azeglio aveva in mente, una volta lasciata la legazione, di trasferirsi in uno degli immobili più prestigiosi della città, l’Albany. Per far fronte alle spese, decise di vendere all’asta la mobilia, i quadri e la collezione di maioliche, che considerava ormai un’esperienza superata110. Elencò minuziosamente in una serie di inventari i beni da consegnare all’incanto. Fece anche una lista dei libri della sua biblioteca d’arte, che trattavano soprattutto di arti decorative (ceramiche, mobili, smalti, nielli, merletti, arazzi…), ma anche di pittura e scultura del Rinascimento, di medaglie, e comprendevano vari cataloghi d’aste e di musei e vite di artisti. Nel 1867 iniziarono una serie di prestiti al South Kensington, maioliche e porcellane. Quindi nel 1868 la parte che non andò all’incanto fu trasferita 58 Tavv. 3, 16 Tav. 28 Tav. 5 Fiasca in porcellana Du Paquier, ora al Museo Civico d’Arte Antica - Palazzo Madama di Torino (da r.w. drake, Notes on Venetian Ceramics, Londra 1868). nelle sale del Burlington Club111. L’appartamento non era più quello del rappresentante italiano e smetteva di essere una casa-museo. Le collezioni potevano essere separate dal proprietario ed essere esposte di fronte a un pubblico di intenditori. Gli oggetti venduti fruttarono circa sessantamila franchi, «mentre a me avevano costato forse centoquarantamila … L’affare sicuramente fu una speculazione dubbia, fuor che mi diede una somma vistosa in un momento sempre costoso come un cambiamento di esistenza»112. D’Azeglio si trasferì nell’appartamento n. 3 dell’Albany nel marzo 1868. l. firpo, Palazzo d’Azeglio, in «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», IV, 1970, pp. 29-71. 104 105 Per alcuni aspetti di queste ricerche, maritano 2010; ead., Fortuna della porcellana, in corso di stampa. 106 c.d.e. fortnum, A Descriptive Catalogue of the Maiolica Hispano-Moresco, Persian, Damascus and Rhodian Wares in the South Kensington Museum: with historical notices, marks & monograms, Londra, G.E. Eyre and W. Spottiswoode, 1873, p. 324. 107 ATA, faldone 300/3. Pubblicato poi su «La Provincia», n. 159, anno II, sabato 9 giugno 1866. Santena, Fondazione Camillo Cavour, Archivio Visconti Venosta, m. 10 D, lettera del 28 gennaio 1864, a Visconti Venosta, spese per l’alloggio, e altra del 24 settembre 1866, in cui 108 spiega di «voler rientrare interamente nella vita privata», una volta in pensione, e riepiloga le tappe salienti della sua carriera. Cominciavano nel frattempo le prime donazioni e prestiti ai musei. Nel 1863 donava al British Museum una stampa tratta da una matrice quattrocentesca incisa a niello rappresentante il Trionfo della castità, inv. 1863, 0110.278 (a.m. hind, Nielli. Chiefly Italian of the XV Century Plates, Sulphur Casts and Prints Preserved in the British Museum, Londra 1936, p. 279). Sempre in quell’anno prestava al South Kensington un «Large ebony cabinet inlaid whit engraved ivory» (Eleventh Report of the Science and Art Department of the Commitee of Council on Education, Londra, Eyre and Spottiswoode, 1864 p. 154). Nel 1867, un «mosaico in margheritine», raffigurante un giardino cinese veniva donato al Museo Correr di Venezia (ATA, faldone 338/8, con elenco di altri doni a istituzioni italiane). 109 w.m. rossetti, Memoir of Dante Gabriel Rossetti, in Dante Gabriel Rossetti: His Family-Letters, 2 voll., Londra 1895, ed. cons. Whitefish (MT) 2004, vol. I, p. 263. In ATA, faldone 341, Inventari, 1867, si trova un inventario, corredato di note esplicative, degli «objects de la Chine et du Japon» conservati nella casa di Grosvenor Street che potrebbe essere stato fatto in vista della vendita a Rossetti. 110 ATA, faldone 300/3, lettera 1 febbraio s.d. (ma 1868): «Ho deciso di dividere il mio avere mobile a Londra in 4 parti: una che venderò all’incanto a Parigi; una che venderò idem a Londra; una che trasporterò nel nuovo alloggio; una che imballerò per mandarla in Piemonte onde sia deposta provvisoriamente in Genola». In ATA, faldone 341, i vari inventari redatti nel 1867. 111 tions, in Fifteenth Report of the Science and Art Department of the Committee of Council on Education, Londra 1868, p. 211; Minor topics of the Month, in «Art Journal», VI, 1867, dicembre, p. 275. Su questa vicenda, Luca Giacomelli ha rintracciato il registro dei prestiti di D’Azeglio al South Kensington. Si veda anche ATA, faldone 338/3, contratto assicurativo per l’appartamento all’Albany, 16 marzo 1868 dove si dice, in calce, che «his artistic collection of Italian Porcelain» si trova «in a Building… situated and known as the Burlington Club». Su alcune opere esposte al South Kensington, maritano, Fortuna della porcellana, in corso di stampa. 112 ATA, faldone 341, Memoria sul patrimonio e la sua amministrazione. Report of the Keeper of Art Collec- 59 Giovanni di Ser Giovanni (Lo Scheggia), Pannello di cassone con il Trionfo di Cesare, 1445-1465. New York, Historical Society, Bryan-Montor collection. Catalogue of the Objects of Art & Vertu, and Contents of the Residence of His Excellency the Marquis d’Azeglio, 5-6 marzo 1868, Christie, Manson & Woods, Londra 1868 (f. lugt, Repertoire des catalogues de ventes publiques interessant l’art ou la curiosité: tableaux, dessins, estampes, miniatures, sculptures, bronzes, émaux, vitraux, tapisseries, céramique, object d’art, meubles, antiquités, vol. III, 1861-1900, L’Aja 1964, n. 30292). Catalogo con acquirenti e prezzi di vendita presso la National Art Library, Londra. 113 114 schubring tav. XXV. 1915, vol. I, n. 127; vol. II, 115 Si trovava ancora in casa Street a inizio Novecento, visto da Langton Douglas, il curatore dell’edizione di g.b. cavalcaselle e a. crowe, A history of painting in Italy, II, Giotto and the Giottesques, Londra 1903, p. 107: «a yet earlier view of the façade [of Santa Maria del Fiore] is to be found in a fine Florentine cassone of the middle of the Quattrocento, which is in the possession of Mr. A.E. Street, of London». p. boccardo, La diffusione della cultura raffaellesca attraverso gli arazzi. Gli «Dei a grottesche» Doria disegnati da Perin del Vaga, in m. fagiolo e m.l. madonna (a cura di), Raffaello e l’Europa, Atti del IV Corso Internazionale di Alta Cultura, Roma 1990, pp. 460470. Passati a Bruxelles nella collezione Gavet e venduti all’asta nel 1897, tre di essi finirono nella collezione Kane a New York e un quarto, privo di stemmi, al Victoria and Albert 116 60 L’asta londinese La prima asta si svolse a Londra, nella casa di Grosvenor Street, di cui furono messi in vendita gli arredi113. Tra di essi spiccavano alcuni cassoni fiorentini: un cassone, dipinto «da Paolo Uccello», «with warriors passing through a gate, inscribed Roma» (n. 167), comprato da Calvetti per 13.10 sterline e probabilmente identificabile con il pannello conservato presso l’Historical Society di New York114; «a magnificent florentine cassone, by Dello Delli, with a procession leaving the church of Sta. Maria del Fiore, headed by Lorenzo de Medicis and his younger brother Giuliano. This is one of the few records of the façade of the church as it stood in the fifteenth century» (n. 168), acquistato da A.E. Street per 120 sterline115; un fronte di cassone dipinto da Dello Delli «with the marriage of one of the Altoviti family» (n. 125), comprato da Calvetti per 15.10 sterline. Fra gli arazzi, era notevole la serie di quattro pannelli «originally belonging to the palace of Andrea Doria at Genoa, whose arms are placed at the corner; on one of the pieces is a view of the Molo Vecchio at Genoa and the Galleys of Doria», derivanti da cartoni di Perin del Vaga, di cui uno è oggi al Metropolitan Museum116. La tappezzeria raffigurante la Veronica «woven in silk and gold thread from a cartoon of G. da Pontormo, during the period when he imitated A. Dürer, supposed to be the work of Maestro Rost, called by the Florentines Rosso, a Flemish artist employed by the Medicis to instruct the Florentines in the art of making tapestry» (n. 115). D’Azeglio supponeva che Pontormo, il quale secondo Vasari aveva dipinto due figure di Veronica, una per la cappella dei Papi in Santa Maria Novella, l’altra per la Certosa, avesse fornito il cartone ai maestri fiamminghi attivi a Firenze. Non gli sfuggì l’influenza di Dürer: «the head of the Saviour presents a stricking likeness to the known engraving from Albrect Dürer». L’arazzo, dice la nota, fu trovato a Torquay. Acquistato in asta da Durlacher per 7.7 sterline, è forse da riconoscersi in quello già presente nella collezione del mercante d’arte René Gimpel, passato poi al Metropolitan Museum117. Altro parato, al momento non identificato, raffigurava il Passaggio del Mar Rosso, «a very fine specimen of Venetian brodery, from a design of Raffaelle, with border of satyrs, masks and children», che l’inventario manoscritto dice essere «plutôt une broderie au plumetis» e forse riferibile al ricamatore Agostino Veneziano (così dice D’Azeglio, equivocando con Nicolò Veneziano), legato a Perin del Vaga (cui è ricondotto il soggetto) e lavorante per Andrea Doria. Museum. Della collezione Kane, un pannello si conserva al Metropolitan Museum (inv. 26.260.59): e. appleton standen (a cura di), European PostMedieval Tapestries and Related Hangings in The Metropolitan Museum of Art, 2 voll., New York 1985, vol. I, n. 11, pp. 100-104. Ringrazio Luca Giacomelli per la segnalazione. Per l’inventario manoscritto, ATA, faldone 341, Inventario Tapisseries, 1867, con l’indicazione del luogo di ritrovamento (si veda sopra nota 95). 117 r. gimpel, Diary of an Art Dealer, New York 1966 (ed. cons. 1987, pp. 34, 98, 100): «gold-wooven tapestry»; venduta a Florence Blumenthal, di qui al Metropolitan Museum (inv. 41.190.80). 118 In ATA, faldone 341, Inventari, 1867, un elenco delle porcellane «de Saxe» contiene interessanti notizie riguardanti la garniture, «achetée par mon père à la vente du Marquis Cinzano à Turin en 1835»; un altro elenco di «porcelaines et faiences étrangères destinées à servir d’Etude et de point de comparaison», specifica, a proposito della coppa con stemmi Piossasco, «rapportée de Turin et provenant de la vente de la Contesse La Volvera». Manifattura di Bruxelles, Arazzo a grottesche con Minerva e stemmi Doria, su cartoni di Perin del Vaga, 1550 circa. New York, Metropolitan Museum. Tra i dipinti – van Huchtenburg, Longhi, una copia antica della Madonna d’Alba di Raffaello, una tavola a scomparti attribuita a Benozzo Gozzoli con i Santi Rocco, Sebastiano e Agostino, su fondo oro (n. 132), una testa di Cristo di «scuola milanese» (che raggiunse una buona quotazione, 19 sterline) – si segnala il gruppo di old masters piemontesi, sopra menzionati (nn. 133-135): Santa Lucia e San Lorenzo, «di Macrino d’Alba», «purchased at Alba by Sir James Hudson» (acquistato da Grindlay per 21 sterline); Due arcangeli, di «Gerolamo Lanino da Vercelli» (acquistati da Enson per 12 sterline); infine, lo Sposalizio di santa Caterina (comprato da Calvetti per 19.19 sterline). Di esso rimane la descrizione più dettagliata: «The costumes are those of the valleys of Monterosa; on the ornaments of the dress of the Madonna is inscribed a verse by Dante: Humile et alta più che creatura». Il catalogo annovera anche alcune ceramiche, tra cui «a small greek terracotta female statuette» (n. 6), proveniente dalla collezione Bernal, trovata a Ben Gazi, colonia greca in Africa; due vasi da farmacia di Savona, uno dei quali proveniente dalla Spezieria dell’ospedale di San Paolo (n. 30); una statuetta in porcellana di Worms, stemmata, comprata da Wareham per ben 17 sterline, una coppa in porcellana di Meissen «with the arms of the Piossasco family» (Eyles, 6 sterline), alcune porcellane della fabbrica di Berlino, marcate K.P.M., e una garniture di cinque vasi «of very early Dresden, painted with Chinese figures and flowers … part of the collecion at the Japanese Palace at Dresden, whose special mark is under the vases. They were sold and sent to Italy, when the collection was re-arranged, about forty years ago» (n. 67, comprati da Marks, per 10.7 sterline)118. Infine, due «large jars, painted at Capo di Monte» (?), provenienti da Carlton House (una delle due, con decoro pompeiano, acquistata da Calvetti per 24.10 sterline). Vi erano anche strumenti musicali, alcuni dei quali acquistati dal dealer Whitehead per il 61 Tav. 30 119 Londra, Victoria and Albert Museum, inv. 502, 503, 504, 506-1868. Cfr. a. baines, Catalogue of Musical Instruments in the Victoria and Albert Museum, Londra 1998, vol. II, pp. 38-39. 120 a. nesbitt, Catalogue of the Collection of Glass Formed by Felix Slade, Londra, Leo Wertheimer & Co., 1871, p. 79, n. 402, fig. 91. La copia conservata nella Biblioteca dei Musei Civici di Torino conserva incollata sulla sguardia la lettera di accompagnamento del 22 settembre 1871, che Franks scrisse a D’Azeglio per il dono del volume «in accordance with the intentions of my late friend, Mr. Felix Slade». Sul vetro si veda anche h. tait, The Golden Age of Venetian Glass, Londra 1979, p. 122, n. 205. c. maritano, Michelangelo sul camino: porcellane Ginori e bronzi Barbedienne in una pendola della collezione D’Azeglio, in agosti, dardanello, galante garrone e quazza (a cura di), 2009, pp. 116-117. 121 122 Catalogue de Faïences Italiennes et autres ainsi que d’Objects d’Art et de Curiosité formant la Collection de M. le Marquis d’Azeglio, 16-17 marzo 1868, Hôtel Drouot, Parigi 1868 (lugt 1964, n. 30333). I nomi degli acquirenti e i prezzi di vendita sono trascritti nelle note del commissaire-priseur Charles Pillet, conservate presso le Archives de la Ville di Parigi. Ringrazio Céline Parant per avermene procurato una copia. Il catalogo è da confrontare con l’elenco manoscritto in ATA, faldone 341, Inventari, 1867, Pièces en majolica. Si rimanda ad altra sede la disamina della collezione. Recueil de faïences italiennes des XVe, XVIe et XVIIe siècles, dessiné par MM. Carle Delange et C. Borneman, et accompagné d’un texte, par M.A. Darcel et M. Henri Delange, Parigi 1869, tavv. 8, 12, 13, 18, 21, 33, 35, 54, 69, 73, 89, 94, 100, talvolta sotto il nome di D’Azeglio, talvolta sotto quello dei nuovi proprietari. Si veda in ATA, faldone 338/6, lettera 12 dicembre 1867, con richiesta di fotografie e indicazioni sui colori per la riproduzione in volume. 123 c. ravanelli guidotti, Scheda n. 90, in Arti del Medio Evo e del Rinascimento. Omaggio ai Carrand 1889-1989, catalogo della mostra, Firenze 1989, pp. 295-296. Si rimanda ai saggi contenuti nel catalogo per il contesto di musei e collezionisti a Parigi in quegli anni, in particolare p. barocchi e g. gaeta bertelà, La genesi della collezione Carrand (1820-1888), pp. 39-131. 124 62 South Kensington119. Quindi medaglie, vasellame in ottone, una specchiera di Bonzanigo (n. 166), venduta a Woodgate per 31.10 sterline; «a magnificent armoire à glace», intarsiato in avorio e madreperla, con armi di Vittorio Amedeo II, acquistato in Sicilia e attribuito a Pietro Vidari; un camino in marmo, scolpito «nello stile di Sansovino» (n. 171), comprato da Durlacher per 105 sterline. Un portaparrucche veneziano del Cinquecento in vetro opaco e decorato in oro fu acquistato da Felix Slade e approdò, con la sua straordinaria collezione, al British Museum nel 1868 (ora inv. S.402)120. Alcuni pezzi furono ricomprati da D’Azeglio, come la grande pendola con le figure della Notte e dell’Aurora in porcellana Ginori (n. 170) con la figura di Lorenzo in bronzo della Maison Barbedienne, che era stata ottenuta da Rhodes per 63 sterline (ora inv. 3297/C)121. L’asta parigina Per l’asta di Parigi il catalogo fu redatto dallo stesso D’Azeglio, che articolò i lotti in sezioni intitolate Faïences avec signatures, monogrames et date, Majolica ou faïences à reflets métalliques, Pièces et Vases de formes et fabriques diverses, Plats de fabriques diverses, Faïences de Nevers, Porcelaines, Objects divers e, da ultimo, Tableaux122. A organizzare la vendita fu Carle Delange123, che da poco aveva riprodotto alcune delle maioliche della collezione del marchese per il Recueil des faïences italiennes, scritto da Henri, il fratello, e da Alfred Darcel. Jean-Baptiste (o Louis) Carrand acquistò la coppa o «scudella» faentina con la Vittoria di Davide su Golia (n. 15), ora al Museo del Bargello124. Su di essa si conserva una nota manoscritta di William Chaffers indirizzata a D’Azeglio che ne segnala la provenienza dalla collezione Hailstone di Horton Hall presso Bradford e la vendita all’asta da Sotheby’s & Wilkinson con attribuzione a Casteldurante125. Carrand comprò quindi il piatto firmato Xanto Avelli e datato 1537 (n. 7), raffigurante la Castità di Giuseppe, già nella collezione di Evans Lombe (ora anch’esso al Bargello)126 e inoltre un piatto rappresentante un concerto in un giardino (n. 65); comprò infine alcuni piatti con paesaggi e stemma Salviati (n. 113)127, altri imitazione moderna di antiche maioliche di Gubbio (n. 121), un «grand et très-beau livre d’heures manuscrit de la fin du XVe siècle; il est orné de 117 miniatures dont 12 de toute la grandeur du format in-8, avec reliure en velours et fermoirs en argent» (n. 153), per ben 1610 franchi. Tutti oggetti poi andati dispersi. Alexander Basilewsky si aggiudicò, tramite Delange, per ben 7900 franchi, i due candelieri attribuiti a Orazio Fontana (n. 41), esposti a Kensington nel 1862 e provenienti «da un convento di Foligno» (ora Museo Ermitage, inv. F-390 A, B)128. Acquistò anche un piatto di Urbino con la Strage degli Innocenti (n. 63), proveniente dalla vendita Monferrand (n. 284, ora Museo Ermitage, inv. F-374), che l’inventario manoscritto dice «encadré dans un cadre doré Florentin»129. Al principe Wladislaw Czartoryski andò il piatto con il panettiere (n. 79) del Maestro delle Caricature, ora a Cracovia, direttamente da D’Azeglio, che lo aveva ritirato per 210 franchi, e una coppa graffita (n. 48)130. Il barone Charles Davillier acquistò, per interposta persona, il piatto in porcellana medicea marcato con la cupola di Santa Maria del Fiore (n. 124), battuto a 285 franchi, proveniente dalla vendita Foresi, ora al Musée de la Céramique di Sèvres (inv. 8371)131. 125 ATA, faldone 341 (lettera datata 23 dicembre 1864). 208 («bearing the device of Guidobaldo II»). 126 c. ravanelli guidotti, Scheda n. 94, in Arti del Medio Evo, 1989, pp. 301-302. 129 Su questo importante servizio, m.j. brody, “Terra d’Urbino tutta dipinta a paesi con l’armi de’ Salviati”: the paesi service in the 1583 inventory of Jacopo di Alamanno Salviati (1537-1586), in «Faenza», LXXXVI, 2000, IV-VI, pp. 31-46; per i piatti D’Azeglio, p. 36, nota 12. 127 128 Si veda nota 101; fortnum 1873, p. e. ivanova (a cura di), Il secolo d’oro della maiolica. Ceramica italiana dei secoli XV-XVI dalla raccolta del Museo Statale dell’Ermitage, catalogo della mostra di Faenza, Milano 2003, p. 86, n. 58. Nel catalogo dell’asta è citato un pendant con la figura di Dario (o Alessandro il grande secondo il manoscritto), anch’esso dalla vendita Monferrand. Per il piatto, e. katarzyna s´wietlicka (a cura di), Ceramika Rafaela. Majolika istoriato ze zbiorów polskich / Raphael’s 130 Ware. Istoriato Maiolica from Polish Collections, catalogo della mostra, Varsavia 2010, pp. 182-183, n. 57. Per la coppa, Recueil, 1869, tav. 35. c. davillier, Les origines de la porcelaine en Europe: les fabriques italiennes du XVe au XVIIe siècle avec une étude spéciale sur les porcelaines des Médicis d’après des documents inédits, ParigiLondra 1882, n. 21, pp. 107-108; g. cora e a. fanfani, La porcellana dei Medici, Milano 1986, pp. 144-145. 131 Tavv. 3, 16 Tavv. 20-21 Tav. 22 Tav. 23 Tav. 24 Manifattura urbinate (Francesco Xanto Avelli da Rovigo), Piatto con la Castità di Giuseppe, maiolica, 1537. Firenze, Museo del Bargello. Manifattura urbinate (bottega Patanazzi), Calamaio, maiolica, 1584. New York, Metropolitan Museum. 63 132 Parigi, Musée du Petit Palais, inv. ODUT 01063, 01095, 01056, 01054, 01065, 01055, 01067, cfr. c. ravanelli guidotti, Schede nn. 10, 11, 12, 23, 25, 32, 33, in f. barbe e c. ravanelli guidotti, Forme e “diverse pitture” della maiolica italiana: la collezione delle maioliche del Petit Palais della Città di Parigi, Venezia 2006, pp. 71-74, 89, 91-93, 101-103. Manifattura medicea, Piatto, porcellana tenera, 1570 circa. Sèvres, Musée de la Céramique. Recueil, 1869, pl. 100 (riproduzione di un lato della base, parte superiore mancante), da cui fortnum 1873, p. 220. Citato in w.m. watson, Italian Renaissance Maiolica from the William A. Clark Collection, The Corcoran Gallery of Art and The Mount Holyoke College Art Museum, Londra 1986, p. 160, come una delle forme più elaborate tra le maioliche della bottega Patanazzi. 133 134 Forse la famiglia del dottor Carlo Porta, che lasciò al Museo Civico di Torino per legato una sessantina di porcellane e maioliche nel 1914. Recueil, 1869, pl. 13; d. thornton e t. Italian Renaissance Ceramics. A catalogue of the British Museum collection, Londra 2009, vol. I, p. 359. 135 wilson, 136 Si veda nota 30. Acquistato da Delange, passò nella collezione di Friedrich Moritz Gontard a Francoforte, quindi all’erede Richard von Passavant-Gontard, e di qui attraverso alcuni passaggi approdò al Museum of Fine Arts di Boston nel 1956. I due ritratti sulla parte superiore erano identificati da D’Azeglio come Guidobaldo ed Elisabetta Gonzaga, quelli sui fianchi come «Pandolfo Malatesta d’après Andrea Pisano» e «A. Dürer dont la celebrité comme peintre et graveur était à cette époque très grande en Italie». Per il piatto del servizio Pucci, g. Corpus della maiolica italiana, vol. II, Le maioliche datate dal 1531 al 1535, Roma 1938, n. 51, fig. 48; j. rasmussen, The Robert Lehman collection, X, Italian Majolica, New York 1989, pp. 256257, n. 80.19; e.p. sani, Scheda n. 201, List of works by or attributable to Francesco Xanto Avelli, in mallet (a cura di), 2007, p. 196. Per il piatto con Bruto e Porzia, che D’Azeglio nell’inventario manoscritto dice proveniente dalla collezione Trollope, ora nelle collezioni della Cassa di Risparmio di Perugia, t. wilson e e.p. sani, Le maioliche rinascimentali nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Città di Castello 2006-2007, vol. I, n. 36, pp. 113-115. 137 ballardini, Iscrizione completa riportata nell’inventario manoscritto, che trova conferma in fortnum 1873, p. 220, il quale registra il pezzo in possesso di J. Swaby, Esq. 138 64 Tramite Delange, molte opere furono rivendute ad altri collezionisti. Un nutrito gruppo di piatti passò nelle mani dei fratelli Dutuit, ed è ora conservato al Musée du Petit Palais di Parigi132. Un «écritoire monumental» (n. 3), «composé de trois parties superposées et deux tiroirs», siglato Patanazzi e datato 1584, con la rappresentazione del Parnaso (Apollo e le Muse, da Raffaello), fu acquistato da Delange per 900 franchi e, tramite passaggi attualmente non noti, giunse nella collezione Friedsam e di qui al Metropolitan Museum (32.100.363°-f)133. Da una nota nell’inventario manoscritto si apprende che D’Azeglio lo acquistò a Torino dal cavalier Della Chiesa e che proveniva dalla «famille du Dr. Porta»134. Troppo lungo sarebbe soffermarsi sul destino dei singoli pezzi della collezione, peraltro non tutti rintracciabili. Quanto alla composizione della collezione si segnalano, per la produzione faentina: la «grande Madonna en relief, portant la date de 1499» (n. 14), nota attraverso la tavola del Recueil135; il già citato calamaio ora a Boston (inv. 56.310)136. Per Urbino: un piatto con Bruto e Porzia (n. 28)137; di Xanto, oltre al piatto con la Castità di Giuseppe, un piatto del servizio Pucci (n. 8); di Alfonso Patanazzi, un grande piatto ovale (n. 1) con iscrizione che ne faceva l’unico pezzo documentante la presenza nella bottega di Giovan Battista Boccione, anno 1607138; quattro piccoli piatti del servizio per Alfonso d’Este, decorati «à arabesque» come specifica l’inventario manoscritto, recanti il motto Ardet aeternum e l’asbesto in fiamme139. Nell’ultima parte, dedicata a oggetti di altra tipologia, va menzionato un dipinto «di Tiziano», il supposto ritratto di Vesalio del 1574, recante sul retro la lettera con cui Canova lo donava all’amico dottor Bozzi Granville140. Come si deduce dall’inventario manoscritto D’Azeglio lo aveva comprato dall’erede di quest’ultimo. Anche in questa vendita alcuni oggetti furono ricomprati o ritirati dal marchese, come il prezioso medagliere opera di Prinotto che fu spedito a Torino col proposito di «depositarlo al Museo Civico o altrove»141. 139 Per un elenco dei pezzi componenti il servizio, thornton e wilson 2009, vol. I, n. 240, pp. 408-410, con bibliografia precedente. 140 Sul quadro, noto da una lettera di Canova a Luigi Angeloni del 1817, si veda v. malamani, Canova, Milano 1911, p. 219. Maggiori indicazioni in ATA, faldone 341, Inventario Dipinti, 1867. 141 ATA, faldone 300/3, lettera 22 settembre 1868. Il medagliere era allora attribuito a Piffetti. Cfr. pettenati 1985, pp. 54-55. il testo continua a pag. 97 SEGUE DA pag. 64 Cristallo di rocca dipinto e dorato con il Compianto sul Cristo morto, 1560 circa. Torino, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica. The artistic painted glass 142 BRTo, Fondo Promis, scatola 8/VI, n. 26, 19 novembre 1866. 143 ATA, faldone 338/8, 23 dicembre 1866. Nella lettera citata alla nota precedente, annotazione di Promis: «Risposto li 3 febbraio 1867, nulla trovarsi a Venezia». e. taparelli d’azeglio, Some account of the collection of artistic painted glass, exhibited in the Gallery of the Burlington Fine Arts Club, in An exhibition of artistic painted glass from the 14th to the 19th century collected and arranged by the Marquis d’Azeglio, Londra 1876. Sulla collezione vedi pettenati 1978. 144 Una lettera inviata a Domenico Promis il 19 novembre 1866 contiene alcune indicazioni preziose per ricostruire l’inizio di nuovi percorsi. D’Azeglio comunicava di aver fatto «mediante un cambio, acquisto di un’opera di Bonzanigo che credo uno dei capi d’opera di codesto scultore. È questo una cornice di specchio o placca da metter contro al muro che mi si dice venir da Torino e che come finitezza e lavorío oltrepassa quanto vidi finora»; chiedeva poi «di aver qualche ragguaglio di più su Bonzanigo di quanto ho potuto trovare nell’inventario del Real Palazzo». E sollecitava notizie (qualcosa di più «di quel che ne dica il Lazzeri») «di un genere di vetreria di Murano nella classe detta delle conterie o margaritari (sic), cioè oggetti fatti in cosidetti giajet» e anche «qualcosa delle pitture veneziane che trovansi fissate dietro al vetro e che fiorirono dal XV secolo in poi. Genere di pittura comunemente chiamato dai francesi au fixé oppure verre églomisé»142. Dopo pochi giorni Promis inviava quanto richiesto su Bonzanigo, sui suoi allievi, sulle sue principali opere (tra le quali «un monumento formato di varie sorta di legni di diversi colori [il ‘Trofeo militare’], ne’ quale col ritratto del re erano quelli de’ suoi alleati, alto metri 2,400 circa, che lasciò ai suoi nipoti ed eredi, e che ignorasi dove ora sia»), mentre attendeva una risposta da Venezia per i «lavori in margheritini». «Ed in quanto alle pitture su vetro, che disgraziatamente quasi sempre trovansi guaste, ne tiene un’Adorazione de’magi S.M. ed è assai ben conservata; e spero collo stesso mezzo di avere qualche notizia sopra questo genere di pittura»143. Il marchese aveva dunque, da qualche mese, un nuovo interesse. Dieci anni dopo, nella prefazione al catalogo dell’esposizione dei vetri dipinti al Burlington Club, ebbe a scrivere: «This, at all events, is, I suppose, undoubted: that I have been the first to notice and collect them… I have been obliged to find even a name for the glasses, to distinguish them for the stained glass. I called them artistic painted glasses»144. Questo il racconto degli inizi: «In 1865, in a small curiosity shop in Milan, I came across the first of these glasses … A large, circular rock crystal lens, with a Descent from the Cross in a grand style, and underneath 97 Tav. 14 Tavv. 3, 16 Tav. 31 Tav. 29 the arms of the Venier family of Venice. I thought it very beautiful; but after carefully examining it, I could not make out what it was. It looked like a sort of enamel. At all events, I secured it for a moderate price. Singular enough, this my first trouvaille I still consider as one of the gems of my collection» (ora al Museo Civico di Torino, inv. 99/VD)145. Per una curiosa combinazione, al ritorno a Londra una lettera dell’antiquario Henry Farrer giungeva a proporgli in acquisto un vetro con Cristo nel giardino degli ulivi: «Still, not having yet decided about forming a collection, I only purchased this glass much later; in fact from the widow of Mr. Farrer» (ora Museo Civico, inv. 181/VD)146. «Subsequently, having met with a few more, it struck me that perhaps here was a forgotten branch of art worth illustrating, and thus I gathered this collection all over Europe». Il testo a cui appoggiarsi era il Trattato del Cennini, al quale D’Azeglio univa la lettura di Labarte, il catalogo della collezione Debruge, e di Laborde, con il libro sugli smalti del Louvre147. In conclusione, «specimens are getting scarce. My plan is, whenever I find a fine example to discard an inferior one». La collezione ammontava nel 1876 a un centinaio di pezzi, 76 vetri italiani e 24 stranieri, che un inventario descrive collocati parte in «casiers garnis en velours», parte in una «grande cassette en bois ordinaire capitonné en velours olive, pour deposer les verres non montés», parte in custodie per singoli pezzi148. Alcuni di essi erano appartenuti a non meno noti collezionisti, come Carlo Marochetti, Alexander Dyce, Francis Cook e Austen Henry Layard149. A parte, altri ventisette vetri erano destinati allo scambio150. Tra essi, un vetro donato da Robinson, uno da Castellani, un altro proveniente, tramite Castellani stesso, dalla collezione Odiot di Parigi. Castellani a Roma e Spitzer a Parigi erano, a detta di D’Azeglio, i suoi «formidable competitors» nella ricerca di questi preziosi oggetti151. La spoliazione dei monumenti in Italia e i primi doni al Museo Civico di Torino Nel novembre del 1859 D’Azeglio scriveva al padre: Hier à l’un des musées de Londres j’ai été témoin d’un acte de vandalisme de Messieurs nos moines que je dois vous signaler afin s’il est possible d’en éviter des répétitions. Un des directeurs que je connais beaucoup m’a fait voir le déballage d’énormes caisses venues de Florence avec tout l’encadrement en marbre et bois sculpté qui existait à Santa Maria Novella et que ces Reverends ont vendu au Gouvernement Anglais pour le Kensington Museum. J’ai jeté les hauts cris avec Lajatico [Don Neri Corsini, marchese di Laiatico] qui m’a dit qu’ils n’en faisaient pas d’autres. Il y a aussi un Conte de Brescia [il conte Lechi] qui prétend que sa famille a des droits de possession sur le Sposalizio de Raphael à Brera et qui offre à l’Angleterre de lui vendre ses droits moyennant 150/m francs. Mais on l’a poliment éconduit. Nous voilà dans un moment bien grave, peut-être décisif. Dio ce la mandi buona152. Per il vetro, pettenati 1978, p. 44, n. 61 e fig. 67. Sul retro un’annotazione di D’Azeglio riguardante la famiglia Venier, cui si riferiscono gli stemmi dipinti sul recto. 145 146 Per il vetro, fig. 74. pettenati 1978, n. 66, 147 ATA, faldone 338/14, con estratti da questi testi. 148 ATA, faldone 341/8, Inventario Vetri artistici. 149 l. giacomelli, Un vetro eglomisé di Austen Henry Layard al Museo Civico di Torino, in «Palazzo Madama. Studi e notizie», 1, 2011, in corso di stampa. 98 150 ATA, faldone 341/8, Inventario Vetri artistici. d’azeglio 1876. Riporto qui, pur trattandosi di vicende più tarde che andranno affrontate in altra sede, la citazione di un vetro eglomisé «peint par quelque contemporain de Dürer», da una xilografia del maestro, ora 157/VD (pettenati 1978, n. 29, tav. XI), in c. ephrussi, Albert Dürer et ses dessins, Parigi, Quantin, 1882, p. 200. Su questo vetro e altro, due belle lettere di Charles Ephrussi (e. de waal, The Hare with Amber Eyes: A Hidden Inheritance, Londra 1990, trad. it. Torino 2011) sono conservate in ATA, faldone 338. L’amicizia fra i due è ricordata nel diario di Lady 151 Layard, Venezia, settembre 1880, quando D’Azeglio condusse il giovane Ephrussi a visitare la collezione Layard: www. fleetwood.baylor.edu. Il cenacolo di amici e artisti parigini frequentato da entrambi spiega il ritratto di D’Azeglio disegnato dalla mano di Ernesta Stern, del 1885 (riprodotto in v. viale, La raccolta ceramica del Museo Civico di Torino, I, Le maioliche, in «Torino. Rassegna municipale» 1931, n. 11, p. 5. Se ne conserva un’immagine in Archivi Alinari, Album FBQ 6277, tav. 46). 152 ATA, faldone 336, n. 547, 9 novembre 1859, al padre. Tav. 29 Tav. 4 È la Cantoria in marmo apuano scolpita da Baccio d’Agnolo, scoperta durante lavori di rifacimento all’interno della chiesa153. Ma il fatto era avvenuto in circostanze non chiare, che ponevano seri interrogativi: On l’avait descendue pour des réparations et l’agent anglais étant passé par là en a offert un prix et l’a emportée. Mais on a des doutes au Musée même si les moines avaient le droit de conclure pareil marché. Ne serait-il pas bien qu’on en fût averti à Florence. En tout cas je demande à ne pas être cité car tout en criant de mon devoir de signaler ces faits, je regretterais de devoir me brouiller avec mes amis du Musée. Ils ont apporté en outre bien d’autres monnaies, marbres, statues, tableaux, Luca della Robbia et, chose curieuse, presque exclusivement pris dans les églises. J’ai presumé qu’à Rome on demande aux Eglises des secours pécuniaires et qu’on a trouvé ce moyen de battre monnaie154. La spoliazione, com’è noto, non si arrestò, né la nascita di uno stato italiano bastò a frenare le continue emorragie. Nel 1862 D’Azeglio si lamentava con Layard dell’incuria in cui era lasciato il patrimonio italiano155: Layard et moi, mêlions ensemble nos doléances ce matin en déplorant l’oeuvre de destruction qui s’accomplit en fait d’œuvres d’art en Italie et dont personne ne semble ni s’apercevoir ni se soucier. Mr Robinson du Musée de Kensington non moins que d’autres du British Museum ne cessent de me fournir des exemples navrants. Et je ne sais qui appeler à mon secours ou du moins à celui de ces chefs d’œuvres qui vont en perdition (on a bien autre chose à faire puisqu’il faut faire l’Italie. Et on n’a pas d’argent puisqu’on n’a à songer qu’aux armements). Voci preoccupanti giungevano dall’Italia: la città di Perugia in trattativa con British Museum per cedere gli archivi, a Vercelli, le modernizzazioni del conte Mella; a Firenze, restauri all’edificio del Bargello, «non moins mal entendus»; a Milano, l’abbattimento di una porta urbica e la vendita sul mercato dei rilievi in marmo. «Mr Robinson qui en revient en a rapporté de la librairie Archinto un manuscrit de la Divina Commedia illustré par Giotto, qui crée grand sensation en ce moment». Infine i vasi della Spezieria del Santuario di Loreto, un insieme in buona parte perduto. …Tout cela est bien triste. Entre les bonnes raisons d’économie et les mauvaises d’indifférence on opère des véritables crimes. On ne sait à qui s’adresser, Messieurs les Ministres étant obtus sous le rapport des arts et les députés trop préoccupés de passions politiques. En attendant, non seulement nous sommes dépouillés, mais nous sommes derisi par ceux qui nous dépouillent et cela à vil prix bien souvent156. Fu forse per reazione a questo scenario desolante che D’Azeglio, privo di eredi diretti e non indifferente agli esempi dei generosi donatori inglesi, si accostò sempre più all’idea di destinare le proprie raccolte al Museo Civico torinese. Il primo dono furono il cassone Hudson e un dipinto attribuito a van Huchtenburg, raffigurante una battaglia del principe Eugenio di Savoia-Soissons. La lettera al sindaco, datata Londra 28 maggio 1867, fu pubblicata sulla «Gazzetta Piemontese»: «Era da qualche tempo desiderio mio di contribuire 153 c. wainwright, Shopping for South Kensington. Fortnum and Henry Cole in Florence 1858-1859, in «Journal of the History of Collections», vol. 11, 2, 1999, pp. 181-182, 185 nota 37. Per la Cantoria, Victoria and Albert Museum, inv. 5895-1859. ATA, faldone 336, n. 551, 31 dicembre 1859, alla madre. 154 Layard (1817-1894), politico, archeologo (lo scopritore di Ninive), amatore d’arte, aveva da poco tradotto in inglese il fortunato libro di Roberto sulla storia dei papi: r. d’azeglio e a.h. layard, The Court of Rome and the Gospel, Londra 1860; f.m. fales e b. hickey (a cura di), Austen Henry Layard tra l’Oriente e Venezia, Atti del convegno (Venezia, 26-28 ottobre 1983), Roma 1987. 155 156 ATA, faldone 336, n. 610, dicembre 1862, ultima lettera al padre. 99 157 «Gazzetta Piemontese», I, n. 122, 11 giugno 1867, p. 2. Il quadro è anch’esso nelle collezioni del Museo Civico, inv. 147/D. 1995, p. 62; c. arnaldi di “Bonzanigo sait tout arranger”. Il “Trofeo militare” tra Ancien Règime e Restaurazione, in c. arnaldi di balme e a. merlotti (a cura di), Il Trofeo militare di Giuseppe Maria Bonzanigo, Torino 2011, pp. 12-21. Un primo interesse per l’opera di Bonzanigo è nella lettera in ATA, faldone 337, n. 543 del 9 ottobre 1859, sul mancato acquisto di una tabacchiera presso un mercante di via della Misericordia a Torino. 158 pettenati balme, 159 Torino, Archivio Storico della Città, Affari Istruzione e Beneficenza, cartella 46, fasc. 9, 1869, lettera 12 ottobre. 160 ATA, faldone 300/3, 15 gennaio 1870; 22 dicembre 1871. 161 ATA, faldone 300/3, 17 agosto s.d. (ma 1870, da Buxton). 162 ATA, faldone 297, testamento del 15 dicembre 1876. 163 ATA, faldone 338/11, lettera del giugno 1876. 100 alle collezioni del Museo Civico di Torino, mia città natale. Non ne potrei trovare più propizia occasione che l’epoca del matrimonio di un principe della Real Casa di Savoia, che la mia famiglia ha servito per secoli. Amendue questi oggetti si riferiscono a questa illustre casa»157. Il passo successivo riguardò il cosiddetto ‘Trofeo militare’ di Bonzanigo per il cui acquisto D’Azeglio si fece intermediario158. L’esistenza della scultura gli era stata comunicata da uno «dei direttori del Museo di Kensington, che molto mi è amico e che mi disse esser questo lavoro da comprarsi a Parigi. E che assolutamente bisognava comperarlo per Torino. Probabilmente ne farebbe acquisto il Museo di Londra. Anche ultimamente il celebre arch. Cav. Digby Wyatt mi disse d’averlo visto e talmente ammirato che farebbe istanza onde lo comprasse il governo inglese. Intanto per 5 o 6 anni io l’ho sempre tenuto d’occhio temendo che mi sfuggisse onde con nessuno ne parlavo»159. L’opera fu infine assicurata al Museo grazie all’operosità del marchese. Il tentennare del Municipio anche di fronte a un simile capolavoro fece a momenti vacillare D’Azeglio nei suoi propositi e il termine «grettezza» ricorre con frequenza nelle lettere160. Nel 1870 scriveva al suo amministratore del proposito di «far dono di una mia preziosa collezione di stoviglie del valore di almeno 1500 lire sterline a qualche città d’Italia … E naturalmente Torino avrebbe gran motivo di preferenza. Mentre al modo si regolano [i torinesi], potrò preferire Firenze o Venezia»161. Ciononostante, l’amor di patria ebbe la meglio. Nel giro di pochi anni, si susseguirono il dono della collezione di porcellane di Vinovo (1872), acquistata dal cavalier Federico Della Chiesa, quello dei dipinti dello zio Massimo (1873), quindi la collezione di maioliche e porcellane italiane (1874), infine il deposito dei vetri dipinti (1877), che già nel testamento del 1876 erano stati destinati al Museo, insieme ai mobili intarsiati in avorio dell’appartamento di Torino162. In quell’anno il sindaco Rignon lo nominava consigliere del Museo: «mettendo il caso che avessi accettato sarebbe fra le cose possibili che mi si chiedesse, conoscendo le mie tendenze artistiche, di dirigere il riordinamento del Museo Civico»163. Una previsione che non tardò ad avverarsi. Tav. 31 Appendice Catalogue of the Objects of Art & Vertu, and Contents of the Residence of His Excellency the Marquis d’Azeglio, 5-6 marzo 1868, Christie, Manson & Woods, Londra 1868 (Lugt 30292). I lotti sono affiancati dai nomi degli acquirenti e dai prezzi di vendita così come riportati sulla copia conservata presso la National Art Library di Londra.* acquirenti * I cataloghi delle due aste del 1868 rappresentano uno spaccato delle collezioni di Emanuele d’Azeglio radunate fino a quel momento nella casa di Grosvenor Street e volontariamente interrotte per il nascere di nuovi interessi. Si riproducono l’uno integralmente (asta di Parigi), l’altro escludendo gli ultimi lotti, relativi alla mobilia e agli oggetti d’uso. Gli inventari manoscritti, redatti da D’Azeglio negli ultimi mesi del 1867, preliminari alla redazione dei cataloghi, sono conservati nell’Archivio Taparelli d’Azeglio a Saluzzo, faldone 341, Inventari. Sull’asta parigina e sulla collezione di maioliche è in preparazione uno studio da parte di chi scrive. Dove ci è stato possibile si sono indicate, tra parentesi quadre, le collezioni di provenienza e l’attuale ubicazione. Alcune di queste indicazioni conservano un margine di incertezza per la non facile decifrabilità della scrittura. Grazie a Luca Giacomelli per avermi procurato il catalogo dell’asta londinese e per la trascrizione dei testi; grazie anche a Céline Parant per la ricerca delle minute relative all’asta parigina presso le Archives de la Ville di Parigi. prezzo Porcelain, pottery, and terra-cotta. 1 A Wedgwood vase of unglazed ware, with figures in relief. Johnson 2 Two statuettes of figures in Sicilian costumes; and an alabaster head. Johnson 3 A statuette of a satyr, with an amphora. Russell 4 A Greek mask. Calvetti 5 A coloured terra-cotta figure of a child. Grindlay 6 A SMALL GREEK TERRA-COTTA FEMALE STATUETTE. From the Bernal Collection. Found at Ben Gazi, a Greek colony in Africa [dalla collezione Bernal]. Russell 7 A small terra-cotta Greek statuette Johnson ORIENTAL PORCELAIN. 8 A teapot of Canton-ware, enamelled with figures. Johnson 9 An oval plaque of the same, in gilt frame. Russell 10 A vase, of Chinese mandarin porcelain. Knapp 11 Two square saucers, with six marks. Stanton 12 A group of two figures Lazarus 13 A white milk-jug, with a red bat on the handle. Carter 14 A large punchbowl, enamelled with English hunting-scenes EUROPEAN PORCELAIN. 15 A plate, with Cupids in pink, and border of strawberries. Carvalho 16 A Buen-Retiro plate, painted with flowers. Carvalho 17 Two Vista-Alegre plates, white and gold, with arms in the centre Burn 18 A cream-jug, with ornaments in colours. Johnson 19 A cup, with raised flowers. Johnson 101 acquirenti 20 A small cup and saucer, with pastoral subjects in red. Stanton 21 A teapot of very thin porcelain, with mythological subjects in red Smith 22 A ditto, with Chinese figures. Lane 23 A Nymphenburg cup and saucer, painted with figures. Johnson 24 A Worcester plate, painted with flowers and Cupids, and with initials of Pennington & Webster, 1812. Lane 25 A very large teapot of Plymouth-ware, painted with Chinese figures and flowers. Johnson 26 Two stands of Tournay porcelain, with figures in pink. Used by the Dutch to rest the bowls of their pipes. Vallentine 27 Two small bottles, with pale irridescent patterns. Grindlay ITALIAN PORCELAIN. 28 A statuette of a saint, with mark and date Leon 29 A ditto of St. Luke, marked with a monogram. Ball 30 A small vase, with ornaments in blue. From the celebrated Spezieria of the Hospital of St. Paul, at Savona. Burn 31 A large Spezieria vase of Savona-ware, painted with classical figures in blue, with masks in relief and animals’-head handles. Grindlay 32 A group of Hercules and Dejaneira. Russell 33 A small tazza of Avignon-ware, with a female portrait. Wareham PORCELAIN, with curious marks. 34 A cup, with sea-views, marked with the letter E. in red. Stanton 35 A deep-blue cup and saucer. Johnson 36 Two small ewers, in imitation of old japan. Vallentine 37 An eggshell cup and saucer, with sea views. Philpal (?) 38 A very curious triangular inkstand, of white porcelain, with military subjects in Austrian uniforms. Drake 39 An inkstand, of Kiel-ware, painted with bouquets. Grindlay 40 A Stockholm-ware dish, painted with flowers. Drake 41 A statuette of a nymph leaning on a tripod, of Worms-ware, marked with the Arms of Worms. The only known specimen. Wareham 42 A cup, cover and saucer Stanton ORIENTAL PORCELAIN - Re-decorated in Europe. 43 A basin of Oriental blue porcelain, re-decorated at Delft. Lazarus 44 A ditto, with figures in red over the blue pattern, re-painted at Dresden. Russell prezzo acquirenti 45 A temperance cup of white porcelain, with a female figure in the centre, the outside pencilled with scrolls, birds, and children, in black. Smith 46 A cup of an early period, with pencilled ornaments and figures, very artistically painted. Drake prezzo DRESDEN PORCELAIN. 47 A cup, painted with Chinese ornaments. Money 48 An early cup, with the arms of the Piossasco family, in Piedmont. Eyles 49 A cup and saucer, with raised figures in colours, in imitation of Capo di Monte. Carter 50 A curious old Dresden basin and stand, painted with hunting scenes in the Italian style, and with peculiar gilding. Carter 51 Two cups and saucers, and a jug of similar pattern. Welch 52 A tea-canister and a teapot-similar Wareham 53 A teapot, painted with Chinese ornaments, marked K. P. M. Welsh 54 A ditto, of similar form, with raised bouquets in colours. Spence 55 A very curious teapot, with flowers enamelled in colours, marked K.P.M. Drake 56 A sugar-basin, painted with landscapes, with Dresden mark, of peculiar shape. Stanton 57 Another, marked M.P.M. Willson 58 A plate, pencilled with mythological subjects in red, in the Italian style. Grindlay 59 A plate, with Chinese dragons in red. The special pattern used by the Court at Dresden, marked K.H.G. (Koeniglich Hof Gebrauch). Drake 60 Two cups and saucers, with scrolls and arabesques in red and violet. Johnson 61 Two cups and saucers, gold ground, with subjects, masks, and architecture. Eyles 62 A plate, painted with marine subjects. Leon 63 A ditto. Leon 64 An egg-shell cup and saucer, of similar pattern. Johnson 65 A jug, painted with the Triumph of Bacchus, Cupids and scrolls. Johnson 66 A cup and saucer, painted with figures in the costume of the period of Louis XV. Willson 67 A MAGNIFICENT SET OF FIVE VASES, of very early Dresden, painted with Chinese figures and flowers. This garniture formed part of the collection at the Japanese Palace at Dresden, whose special mark is under the vases. They were sold and sent to Italy, when the collection was re-arranged, about forty years ago. Marks 103 acquirenti MISCELLANEOUS OBJECTS. 68 A chased silver lid to a tankard; and an engraved copper plate. Eyles 69 A VERY EXQUISITE NIELLO PORTRAIT OF BEATRICE OF ARRAGON, wife of Lodovico Il Moro. Russell 70 THE TRIUMPH OF PETRARCH. A niello on copper of the school of Padua. Welsh 71 A silver knife, fork and spoon, with chased cinque-cento pattern handles. Eyles 72 A carved ebony frame, with a silver chasing of Galatea, after the design of Raffaelle. Vallentine 73 A gold Venetian sequin; and two Italian translucid enamels. 74 A small metal plaque, with allegorical figures-sixteenth century. 75 A cinque-cento étui, of embossed leather. [ora al Victoria & Albert Museum di Londra, inv. 501-1868] 76 A ditto. 77 A small bust of Lucius Verus, in Oriental alabaster and marble. Supposed to be antique. 78 A sword, with scabbard; and a shield made of embossed Venetian leather. Supposed to have been presented to Malatesta by the Venetians. 79 An Italian fourteenth-century casket of bone, carved with figures. 80 A very curious ditto. 81 A Bambino of wood, carved and coloured by A. Cano. 82 AN ANTIQUE CAMEO, with a figure of Diana, in Oriental alabaster. Found at Rome in 1833, and mounted as a paper-weight. 83 ROMULUS AND REMUS, a very rare specimen of the Italian enamels of the beginning of the fifteenth century. Inscribed, “L’Uno e L’Altro”. 84 MARS, VENUS, AND CUPID, an oval relief, modelled in wax by A. Lombardi, the cotemporary [sic] and friend of Titian, the draperies enriched with precious stones. 85 A Neapolitan fan, with carved ivory frame, the mount painted with figures by Gaetano Gallella. 86 An Italian mount for a fan, of satin, beautifully painted with Bacchus and Ariadne, after the fresco by Carracci in the Farnese Palace. 87 An ivory stick, the top inlaid with Neapolitan gold picqué-work. Wareham Calvetti Whitehead Calvetti Calvetti Vallentine Grindlay Wareham Benson Benjamin Calvetti Wareham Benjamin Calvetti Jacobs MUSICAL INSTRUMENTS. 88 An old viole d’amour: an instrument combining the vibrations of metallic with the usual strings. Described by Berlioz. Benson prezzo acquirenti 89 A violoncello, by Guarnerius. Signed inside and dated 1616. This was one of the half-size instruments originally invented, and enlarged at a later period. Russell 90 A mandoline, inlaid with tortoiseshell and mother-o’pearl [ora al Victoria & Albert Museum di Londra, inv. 502-1868] Whitehead 91 A ditto of ivory. [ora al Victoria & Albert Museum di Londra, inv. 503-1868] Whitehead 92 A musical trophy, formed of various instruments, including a mandoline. [ora al Victoria & Albert Museum di Londra, inv. 506/509-1868] prezzo Whitehead 93 An ivory horn, carved with a portrait of King George of England. Benjamin 94 A VERY CURIOUS ANCIENT HORN, carved with the arms of the kingdom of Portugal and figures. Wareham 95 A Venetian lute, inlaid with ebony and engraved ivory. Inscribed “Matteo Sellas alla Corona Venezia”. Wareham BRONZES. 96 An electrotype copy of a box, for holding a seal of the Viscontis of Milan. Calvetti 97 A cinque-cento lock of chased gilt bronze, with the motto of Bologna. Calvetti 98 A cinque-cento powder-flask, chased with arabesques. Philpal (?) 99 Two medals of Cosimo II., Grand Duke of Tuscany, and his wife. Calvetti 100 A medal of A. d’Este, Duke of Ferrara Calvetti 101 A medal of Cosimo II. de Medici Calvetti 102 A medal of Sigismund P. Malatesta Calvetti 103 Facsimiles of both sides of the patera by Donatello at the South Kensington Museum, the backs chased with the arms of Julius II. Calvetti 104 A bronze inkstand, on feet, formed as arabesque figures, the cover surmounted by a figure. Benjamin 105 Three Roman bronzes. Found at Brighton. Benson 106 A small damascened helmet, either a model for an armourer or a sword-hilt. Benson 107 An or-molu Hungarian figure holding a Venetian glass; and a double bottle, of Venetian glass. Russell 108 A pair of Japanese bronze vases, chased with dragons and fish, and mounted as lamps. Russell TAPESTRY. 109 JEPHTHA: a very remarkable specimen of Italian embroidery of the sixteenth century, from a design of A. de Mantegna. Oldfield 105 acquirenti 110 THE CROSSING OF THE RED SEA: a very fine specimen of Venetian embroidery, from a design of Raffaelle, with border of satyrs, masks and children Oldfield 111 Portrait of Thomas Earl of Arundel, after Van Dyck, in carved and gilt Chippendale frame. Rhodes 112 Part of an ecclesiastical vestment, with the Nativity and other figures, in the style of Raffaellino del Garbo. Money 113 An Italian portière, with a figure of Mercury. Johnson 114 FOUR PIECES OF ITALIAN TAPESTRY, originally belonging to the palace of Andrea Doria at Genoa, whose arms are placed at the corner; on one of the pieces is a view of the Molo Vecchio at Genoa and the Galleys of Doria. Vasari, in the Life of Perino del Vaga, architet of the Palazzo Doria, states that this artist, who assisted Raffaelle in painting the Loggie [sic] of the Vatican, designed the cartoons for the tapestry of the Prince’s Palace. The style of these tapestries is similar to that of the arabesques of the Vatican. Johnson 115 ST. VERONICA, woven in silk and gold thread from a cartoon of G. da Pontormo, during the period when he imitated A. Durer, supposed to be the work of Maestro Rost, called by the Florentines Rosso, a Flemish artist employed by the Medicis to instruct the Florentines in the art of making tapestry. Durlacher 116 THREE MEDALLION HEADS OF APOSTLES, after designs of Raffaelle, embroidered in silk and gold. Said to have belonged to the Cope of Leo X. Calvetti PICTURES. 117 SMYDTZ. The passage of the Mardyke Lane 118 HUGHTENBORG. The battle of Malplaquet - engraved Lane 119 HUGHTENBORG. The battle of Chiari Lane 120 DUTCH SCHOOL. A forest scene Samuel 121 EARLY GERMAN. A musical party Wright 122 C. LONGHI. A family banquet costumes of the eighteenth century. This painter was called the Italian Hogarth. Samuel 123 GENOESE SCHOOL. A female head Benson 124 G. B. CIPRIANI, R. A. An allegorical subject Benson 125 DELLO DELLI. The front of a cassone, with the marriage of one of the Altoviti family Calvetti 126 EARLY ITALIAN. The Madonna, in an oval nimbus, surrounded by angels, two saints below. Napier 127 POLLAJUOLO. The Nativity. Calvetti 128 MILANESE SCHOOL. Head of Christ Samuel 129 GUIDO SCHOOL. A female figure Johnson 130 A. BALDOVINETTI. The Virigin and Child Calvetti 131 RAFFAELLE, after. La Vierge de la Maison d’Albe. An old copy. Enson prezzo acquirenti 132 B. GOZZOLI. St. Roch, St. Sebastian, and St. Augustine, in compartments, on gold ground Russell 133 MACRINO D’ALBA. St. Lucia and St. Laurence. Purchased at Alba by Sir. J. Hudson Grindlay 134 GEROLAMO LANINO DA VERCELLI. Two Archangels. Enson 135 GIOVENONE DA VERCELLI. The Marriage of St. Catherine. The costumes are those of the valleys of Monterosa; on the ornaments of the dress of the Madonna is inscribed a verse by Dante: - “Humile ed alta più che creatura”. Calvetti prezzo ENGRAVED METAL DISHES AND VASES. 136 An imitation of a silver ewer. Johnson 137 An electrotype copy of the Dulwich ewer and basin. Benjamin 138 A brass ewer, with lid. Willson 139 A brass ewer, with mask at the spout, and upright handle. Wright 140 A copper-gilt ewer, with arabesques. Willson 141 A brass dish, engraved with eastern patterns. Wareham 142 A ditto. Willson 143 A ditto, with battle-pieces. Wareham 144 A gilt brass ewer, with handle. Rochfort 145 An engraved brass dish, with arabesques and arms of the Zena family. Willson 146 A very fine early cinque-cento engraved brass ewer, a figure of a warrior on the lid. Willson 147 A beautiful repoussé brass cup and cover, surmounted by a figure, the handles chased with arabesque figures. Rochfort 148 A VERY FINE ENGRAVED BRASS DISH, with the arms of the Salamone family, the monogram of Orazio Fortezza on the back. Drake 149 A VERY FINE BRASS DISH, by Orazio Fortezza da Sebenico, with the Michieli and Tiepolo arms. Drake 150 A MAGNIFICENT BRASS DISH, with engravings of the Caesars, and subjects relating to Roman history; in the centre, the arms of the Doge Cicogna; near the tablet, inscribed Brunno Duca di Galli, is the signature L. DI LIGI, perhaps an artist from Liege. An unique specimen. Drake ORNAMENTAL FURNITURE. 151 A six-leaved Chinese screen, of red velvet, with figures, flowers, and fruits painted on white satin on one side, a view of Jeddo on the other side. Wright 152 A MAGNIFICENT JAPANESE SCREEN, with animals and landscapes in relief, made of gold cloth. This is similar to the tapestries in the Palais du Bois at the Hague, which were given to the Dutch government by the Tycoon during the last century. Wright 107 acquirenti 153 A hall chair, formed from a Neapolitan carved calessino. Benjamin 154 A looking-glass in gilt frame, carved with rams’ heads, masks, and festoons. Durlacher 155 An ebony table, inlaid with figures and ornaments in ivory Benjamin 156 A ditto. Benjamin 157 A VERY FINE DINNER SERVICE, of Venetian porcelain, painted with bouquets of flowers: consisting of one hundred and two plates an sixteen oval dishes. Benjamin 158 A DESSERT SERVICE, similar, with blue border: consisting of eighteen plates and four oval dishes. Eyles 159 A VERY LARGE JAR, painted at Capo di Monte, with animals, birds, and wreaths of flowers on white ground. Benjamin 160 THE COMPANION, painted with Pompeian ornaments. These two jar are said to have belonged to Carlton House. Calvetti 161 A VERY FINE FLORENTINE TERRA-COTTA ALTAR-PIECE, with life-size figures of the Virgin and Child. Calvetti 162 Six fauteuils, covered with Beauvais tapestry. Woodgate 163 A Louis XV. commode, of inlaid woods, mounted with or-molu. Wright 164 An oblong Vernis-Martin tray, with figures after Boucher. Johnson 165 A MAGNIFICENT ARMOIRE À GLACE, inlaid with ivory and mother-o’pearl, and with the arms of Victor Amadeus on the lock. Purchased in Sicily, whither it is supposed it was taken at the time when Victor Amadeus took possession of the Sicilian throne, 1707. It is attributed to the Venetian cabinet-maker Pietro Vidari, who was the intarsiatore of the king, and worked at Turin in 1694, the first of the school of ornamental cabinet -makers which formed afterwards Piffetti and Bonzanigo. Woodgate 166 A BEAUTIFUL MIRROR, in elaborate carved frame, by BONZANIGO, in the style of Gouthière. Bonzanigo lived at Turin at the latter part of the eighteenth century, and was appointed Scultore in Legno to the King of Sardinia. 167 A VERY FINE CASSONE, by P. Ucello, with warriors passing through a gate, inscribed Roma. Woodgate Calvetti 168 A MAGNIFICENT FLORENTINE CASSONE, by DELLO DELLI, with a procession leaving the church of Sta. Maria del Fiore, headed by Lorenzo de Medicis and his younger brother Giuliano. This is one of the few records of the façade of the church as it stood in the fifteenth century. Street 170 A TIME-PIECE, in the shape of the tomb of Giuliano de Medici, with bronze figure of Giuliano, by Barbedienne, and old Ginori porcelain figures of Night and Morning. [ora al Museo Civico d’Arte Antica - Palazzo Madama di Torino, inv. 3297/C] Rhodes 169 A CINQUE-CENTO FRAME, carved with arabesques and other ornaments, and with sacred subjects carved in alabaster. 171 A MAGNIFICENT WHITE MARBLE CHIMNEY-PIECE, carved with cinque-cento ornaments in the style of San Sovino [sic], complete with fittings. Rhodes Durlacher prezzo acquirenti 172 A glass mirror frame, of Murano, with twisted rods. Johnson 173 A small ditto. Calvetti 174 A ditto. Calvetti 175 A PAIR OF MIRRORS, in carved and gilt Venetian frames, with branches for lights. Rhodes 176 A PAIR OF DITTO. Rhodes 177 A LARGE CHANDELIER, OF VENETIAN GLASS. Stanton 178 A glass fire-screen - in carved and gilt frame. Rhodes 179 An old English screen, covered with Gilray’s caricatures and prints relating to the execution of Louis XVI. and Marie-Antoinette, published in London at the time. Benjamin 180 A looking-glass, in frame carved with flowers and fruit, and with an old French picture. Rhodes prezzo Catalogue de Faïences Italiennes et autre ainsi que d’Objects d’Art et de Curiosité formant la Collection de M. le Marquis d’Azeglio, 16-17 marzo 1868, Hôtel Drouot, Parigi 1868 (Lugt 30333). acquirenti prezzo Faïences Avec signatures, monogrames et dates 1 Grand plat ovale, à compartiments séparés par des ornements et des mascarons en relief et décorés de grotesques sur fond flanc, au revers on lit: Alfonsus Patanacci fecit Urbini in bottega de maestro Bocciono, 1607. 2 Autre lui servant de pendant. 3 Écritoire monumental, composée de trois parties représentant le Parnasse, sur le livre d’un des poëtes représentés se trouve la signature Alf. Patanazzi 1584, Urbini; ayant dû être donnée en présent à un grand poëte de l’époque, peut-être Torquato Tasso par le duc d’Urbin. 4 Plat représentant le sujet d’Actéon changé en cerf, au revers Urbini, 1534. 5 Plat à sujet mythologique, au revers on lit Giove in Montone, Urbini, 1542. 6 Plat représentant St. Gérome arrachant une épine de la patte d’un lion; derrière lui des moines effrayés de son action. En bas un monogramme compliqué. Au revers 1542 in urbino. 7 Grand plat divisé en deux sujets, l’un représentant la chasteté de Joseph, et l’autre Putiphar condamnant Joseph à la prison, un des plus magnifiques de l’artiste signé Fra Xantho da Rovigo, 1537, provient de la vente Evans Lombe, cité par M. Darcel [dalla collezione di Edward Evans Lombe; ora al Museo Nazionale del Bargello di Firenze]. Fould 285f Delange 900f Delange 70f Berger 90f Guilain 176f Caran (Carrand?) 1650f 8 Plat représentant Alexandre et le soldat macédonien avec écusson aux armes des Pucci signé, Xantho 1532. 109 acquirenti prezzo Delange 260f Delange 90f 11 Plat représentant un combat. Signé au revers Chafaggiolo. Delange 270f 13 Plat représentant un bust de femme avec cette inscription Chassandra. Il porte les sigles I P (probablement monogramme de: in Pesaro) et dans les ornements la date de 1537, remarquable par son exécution et copié par Minton. D’Azeglio 330f 9 Plat représentant Pyrame et Thisbe. Signé au revers Baldassara Manara; sur une autre pièce avec la même signature, il y avait à la suite Faentino. 10 Plat représentant Mutius Scoevola devant Porsenna. Signé au revers Pisauri (Pesaro), 1566. 12 Plat représentant Annibal et les prêtres de Crète. Signé au revers Castel Durante, 1524. 14 Grande Madone en relief, portant la date de 1499. 15 Plat représentant David tuant le géant Goliath, le bord est orné d’arabesques et de trophées. Au revers il porte la date de 19 Junio 1507. Grisar 75f 16 Plat représentant un bust de femme avec cette inscription: Jacoma bella, date 1534. 17 Plat représentant le Christ au tombeau avec les deux Maries; il porte la date de 1535 provient de la vente Soltikoff, décrit dans plusieurs ouvrages à cause des singuliers caractères qui se trouvent dans le décor [dalla collezione di Peter Soltikoff]. Delange 120f 19 Plat. - Faïence commune de Deruta avec mongramme D. Delange 10f Delange 160f Guilain 33f Merton 37f Delange 325f Delange 2250f 18 Plat décoré de trophées, au centre un Amour, date 1544. 20 Plat représentant le sujet de Léda, avec bordure d’arabesques sur fond orange, vert et bleu alternés. Marqué au revers d’un trident. 21 Joli petit plat à portrait avec monogramme. Fabrique de Faenza. 22 Plat représentant saint Antoine dans un désert. Au revers un cercle barré d’une croix. 23 Plait représentant St François, les Stigmates. Fabrique d’Urbino avec monogramme. Majolica ou faïences à reflets métalliques 24 Plat (Majolica) reflets feu et or avec bordure d’arabesques au centre un Amour sautant à la corde, au revers signé Maestro Giorgio. 25 Plat (Majolica) reflets feu et or; saint-Antoine au désert au revers 1530 Maestro Giorgio da Ugubio. 26 Trés-beau plat (Majolica) irisations feu et cuivre représentant Actéon changé en cerf. Au revers Maestro Giorgio 1533. Un des plus beaux du maitre. 27 Plat (Majolica) portrait de femme; irisations feu avec mongramme inconnu de Maestro Giorgio; sur le fond on lit Catarina bella. D’Azeglio 425f acquirenti prezzo Delange 380f Dubessy 55f Charlet? 78f 31 Petite plaque (Majolica) à irisations pâles représentant un Ecce Homo en relief. Guilain 33f 33 Grand plat (Majolica) représentant un buste de femme Chamilla bella avec bordure d’arabesques et imbrications. Dubessy 200f Count Pisani 327f Count Pisani 340f 28 Plat (Majolica) à irisations rouge et or, représentant Brutus et Porcia, signé des sigles F. X. Au revers Bruto de portia sua l’ardir riprende. 29 Plat (Majolica) représentant saint Jean Baptiste, irisations pâles, àreliefs. 30 Grand plat (Majolica) à irisations pâles décoré de cornes d’abondance et de têtes de chérubins; au centre un amour tenant une oie. 32 Grand plat (Majolica) à irisations pâles représentant le Lion de saint Marc. 34 Grand plat analogue avec cette inscription Sola miseria Charet invidia. 35 Grand plat in te Domina speravi. 36 Coupe (Majolica) à irisations pâles représentant des bustes au milieu d’arabesques. 37 Plat (Majolica) il est décoré d’ornements d’une irisation pâles dans le goût arabe. 38 Alberella (Majolica) décoré d’ornements à irisations pâles, elle porte l’inscription en arabe répetée, Il dit, style de l’époque la plus reculée. Guilain 67f Leroy Ladury? 53f Delange 79f Delange 20f Delange 7900f Delange 172f 39 Double coupe (Majolica) à irisations pâles, décorée de fleurs de lys, même époque. 40 Petite écuelle avec un monogramme au revers, même époque. Pièces et Vases de formes et de fabriques diverses 41 Très-grande paire de candélabres. Sur une base triangulaire repose un trépied supportant un vase se terminant par une tige; le tout orné de cariatides et de figures chimériques en ronde bosse; les parties lisses sont décorées de peintures représentant des sujets allégoriques. Ils portent les emblèmes des ducs d’Urbino, les trois bornes et le verre à ventouse. Attribués à Orazio Fontana, comme un des ouvrages les plus remarquables de cet artiste d’Urbino. Ils proviennent d’un couvent de Foligno. Exposés à Kensington en 182 [sic]. 42 Écritoire décorée d’arabesques à grotesques, fabrique d’Urbino, qui aurait été faite à l’occasion du mariage de Guidubaldo avec Élisabeth Gonzaga. 43 Écritoire formée d’un groupe de combattants; il porte l’armoirie Ridolfi. 44 Coupe représentant un paysan se versant à boire, attribuée à Orazio Fontana. Vente Soltikoff [dalla collezione di Peter Soltikoff]. 45 Très-belle coupe représentant un sujet mythologique, avec monture en argent doré du XVIe siècle, le couvercle est surmonté d’une figure de Diane. Pièce unique, fabrique d’Urbino. 111 acquirenti prezzo Mayer 106f Berger? 400f Delange 210f Delange 75f 50 Deux grands vases à anses tordues à fond blanc, décorés d’arabesques bleus; devant et derrière, des médaillons bleus avec arabesques et trophées en camaïeus bleus et en couleur rouge et jaune, du plus beau style archaïque, fin du XVe siècle (Collection Montferrand). Delange 450f 52 Alberella représentant un portrait avec l’inscription Pétrello. Jacquemart 46 Vase à six pans flanqués aux angles de cariatides contournées et terminées en volutes et surmontées de six mascarons dont les bouches ouvertes semblent avoir été destinées à recevoir des mèches à brûler. Le vase est décoré de grotesques sur fond blanc, très-fin d’exécution. 47 Vase à six pans ornés de figures peintes allégoriques, les angles flanqués de guirlandes en terre cuite dorées et surmontées de masques en terre cuite. Vente Falck [dalla collezione di David Falcke]. 48 Coupe (Graffito), supportée par des figures de Génies tenant des boucliers; à l’intérieur, un personnage jouant du luth, analogue à celle du Louvre, supportée par des lions. Fabrique de La Frata près Pérouse au XVe siècle. 49 Campana (cloche) avec inscription en caractères gothiques du XVe siècle: Marianna bella sopra l’altre belle, on y voit un coeur percé et des larmes coulant de deux yeux placés au-dessus, allégorie d’un amour malheureux. Décor imitant les faïences hispano-arabes. 51 Deux Alberelles à décor bleu et blanc, imitant les faïences de Perse. 53 Son pendant Tristano. 54 Vase d’Electuaire décoré de bustes sur fond d’arabesques dans le style arabe. Fabrique de Chaffagiolo. 55 Vase d’electuaire son pendant. 56 Vase d’Electuaire décoré d’arabesques sur fond blanc. Fabrique d’Urbino. Jacquemart 58f (i due lotti) Jacquemart Jacquemart 47f (i due lotti) 57 Brocca aux armes Medicis et Pépoli. 58 Brocca aux armes da Filicaja. Décor imitant les faïences hispano et siculo-arabes. 59 Vase en forme d’un grand masque de satyre en faïence noire, imitation antique. Bellio 131f 61 Grand vase en faïence de Buen retiro, fabrique que Ferdinand transporta de Naples à Madrid; une des plus grandes piéces connues, représentant la Reine de Saba. D’Azeglio 270f 60 Coupe en faïence de Pesaro de la reprise de cette fabrique au siècle dernier. Plats de fabriques diverses 62 Plat représentant le portrait de Raphaël peint après sa mort, d’après les premières lignes d’une épitaphe, par Bimbo [sic], inscrites au revers du plat. Cette pièce unique est attribuée à Guido Durantino et fut exposée en 1862 à Kensington. acquirenti prezzo 63 Très-grand et magnifique plat représentant le Massacre des Innocents, provient de la vente Montferrand [dalla collezione Montferrand]. 64 Son pendant, Darius. Même collection [dalla collezione Montferrand]. 65 Plat représentant un concert dans un jardin (Decameron), les personnages portent le costume italien de l’époque. 66 Plat représentant le sujet de la Cène, d’un dessin et d’un style remarquable. Fabrique de Faenza et Chaffaggiolo. Caran (Carrand?) 127f Basilewsky 370f 67 Coupe représentant Loth et ses filles. Vente Soltikoff [dalla collezione di Peter Soltikoff]. 68 Petit plat représentant la déesse Latone. Au revers La dea latona - Attribué à Orazio Fontana. Vente Bernal, 1864 [dalla collezione Ralph Bernal]. Dubessy 78f 69 Petit plat représentant l’enlèvement d’Europe, très-vif de couleur, même provenance [dalla collezione Ralph Bernal]. Dubessy? 84f 71 Plat représentant Pyrrhus tuant Polidore, au revers l’inscription come Pirro uccise Polidoro figliolo del re Priamo. Attribué à Guido Durantino. Guilain? 45f 72 Plat représentant Vénus surprise par Phébus avec Mars, au revers l’inscription come Febo accuso a Marte che era con Venere. Même attribution. Thomas 90f 74 Plat représentant un buste de femme avec cette inscription: Gentile signora Cassendra, encadré dans une bordure à fruits de la Robbia. Bachereau 59f 76 Plat avec l’inscription Faustina. Delange 98f 78 Plat représentant un portrait de femme peint en bleu. Faïence de Venise. D’Azeglio 32f 79 Plat représentant un boulanger en train d’enfourner, au haut du plat les deux sigles R. C., peut-être le monogramme de Raffaelle Ciarla ou Raff. del Colle, dessinateurs pour les stoviglie (vaiselle). Il se peut que ce plat ait rapport au Maestro Prestino, qui métamorphosa son four de boulanger en four de potier. Prestino en dialecte signifie boulanger. D’Azeglio 210f D’Azeglio 240f 70 Plat représentant la lutte d’Apollon et Marsyas, remarquable par son exécution. 73 Plat représentant la chute de Phaéton foudroyé par Jupiter; au-dessous de lui, une ville. Remarquable par son dessin. Fabrique de Faenza. 75 Plat buste de femme avec cette inscription: Laura Bella. 77 Plat avec l’inscription Cangemia Bella. 80 Plat représentant un buste de femme jouant de la flûte, avec cette inscription: Sola miseria charet invidia, avec bordure d’arabesques coloriées. Fabrique de Chaffaggiolo. 81 Plat représentant un buste d’homme et de femme qu’on suppose représenter Alphonse duc de Ferrare et sa maitresse Laura Diante qu’il eût après la mort de Lucrécia Borgia, sa femme. 113 acquirenti 82 Quatre plats ayant fait partie du service d’Alphonse d’Este, duc de Ferrare, à l’occasion de son mariage avec Barbara d’Austria, en 1565. Ils portent la devise Ardet in aeternum. Ce numéro sera divisé. 83 Plat représentant une figure allégorique, bordure de grostesques sur fond blanc, fabrique d’Urbino. prezzo Dubois e altri Delange 41f Jacquemart 26f Guilain 18f 84 Plat décoré d’arabesques, couleur manganèse d’une grande finesse d’exécution, sur fond blanc. Copié par Minton. 85 Plaque décorée d’un griffon héraldique entouré d’une bordure d’arabesques. Fabrique de la Frata. Cette fabrique s’est perpétuée et existe encore dans le pays. 86 Plat (à quartière) dont les compartiments forment creux en dedans et saillie en dehors; il est décoré d’arabesques en camaïeu sur fond alterné jaune et bleu, au centre un Amour. Fabrique de Faenza. 87 Plat. Fond bleu, au centre une femme en camaïeu bleu, jouant d’un instrument. Sur le fond Eratone. 88 Plat représentant le sujet de Judith et Holopherne. Fabrique de Caffagiolo. 89 Plat à bordure d’arabesques en grotesques sur fond bleu; le fond du plat manque. Fabrique de Faenza ou Chaffaggiolo. 90 Plat à décor blanc sur blanc; sur le bord un feuillage, au centre un amour tenant un loup entre ses jambes. Fabrique de Chaffaggiolo. 91 Plat représentant le sujet de Joseph expliquant le songe de Pharaon. 92 Figure allégorique, Vénus et l’amour. 93 Plat représentant le sujet d’Apollon poursuivant Daphné. 94 Plat décoré d’arabesques en camaïeu bleu. 95 Plat décoré avec armoirie. 96 Deux briques de carrelage décorées d’ornements peints. 97 Plat représentant deux lutteurs, d’après l’antique. 98 Plat creux réprésentant la création d’Ève. 99 Plat représentant Diane chasseresse. 100 Plat représentant le siége d’une ville. 101 Plat représentant Thamar et Juda. Hautbrison? 250f Delange 90f Guilain 76f Guilain 60f Grisar? 33f Grisar 76f Bachereau 28f Guilain 21f Grisar 75f 102 Plat représentant l’Échelle de Jacob. 103 Plat représentant le sujet de Moyse et Aaron. 104 Plat représentant le martyre de saint Étienne. 105 Plat représentant un sujet inconnu. 106 Plat représentant le sujet de Galathée. 107 Plat représentant une Nymphe dans un paysage. 108 Plat représentant Daphné. 109 Plat, même sujet. 110 Plat, même sujet. acquirenti prezzo 111 Plat en faïence gros bleu, décoré d’ornements dorés, armoirie épiscopale de la famille Farnèse. 112 Plat, en faïence fond noir à décor monochrome, représentant saint Jean et l’enfant Jésus d’après le Corrége. 113 Seize petits plats ou assiettes représentant des paysages. - Aux armes de la maison Salviati de Florence. Service de table. Ce numéro sera divisé. 114 Grand plat en faïence noire, décoré d’arabesques et d’une armoirie. 115 Plat de fabrique des Abruzzes. 116 Trois assiettes de fabriques du XVIIe siècle. 117 Plat décoré d’ornements découpés à jour. 118 Plat représentant des bouquets d’oeillets et de tulipes; imitation de faïence de Perse. Fabrique de Candiana. Dubessy 123f, Caran 124f, Dubois 67f, Lefebre 124f e altri Jacquemart Jacquemart Jacquemart Delange Daniel 121 Dix plats et assiettes. Imitation des anciennes faïences de Gubbio, faite à Gubbio en 1862. Ce numéro sera divisé. Jacquemart 28f, Caran 32f, Guilain 29f, e altri 121 Imitation d’anciennes faïences italiennes. bis 30f (i due lotti) Daniel 119 Assiette de Savone. 120 L’enfant Jésus et saint Jean. Groupe de La Robbia. 42f Jacquemart 21f 6f 8f Faïences de Nevers 122 Paire de cornets en faïence de Nevers, montés en bronze doré. - Très-curieux et très-rares de forme. Collection Montferrand. 123 Grand plat en faïence moulée sur une pièce d’orfévrerie de la plus belle époque du XVIe siècle, représentant des divinités marines. Sur l’ombilic les couleurs de la fabrication de Conrade et une marque mal faite de la ville de Nevers, pièce unique et la plus intéressante de cette fabrique. D’Azeglio 440f Sampson 325f Deloris? 305f Deloris? 300f Dubois 285f 123 Assiette en faïence de Nevers, datée 1734, bis conservant encore, quoiqu’au déclin de la fabrique, la tradition de Conrade. Porcelaines 124 Plat de la porcelaine dite de Médicis. Au revers un clocher ou coupole dite celle du Duome de Florence. 125 Grand groupe de Capo di Monte. - Apollon et Daphné. 126 Son pendant, Vénus et l’Amour. Ces groupes sont des pièces hors ligne et qui se rencontrent rarement. 127 Grand groupe sur socle en porcelaine de Capo di Monte. Léda. 128 Son pendant. Ganymède. 115 acquirenti prezzo 129 Grand coffre ou bahut gothique en bois sculpté, avec un écusson aux trois fleurs de lis et serrure ancienne. Deloris? 100f 130 Grand soufflet vénitien en bois sculpté avec les armoiries du doge Lorédan. Merton 380f 131 Grand chenets en bronze florentin, surmontés d’une figure d’Apollon et de Vulcain. D’Azeglio 810f 132 Lustre en cristal de roche. Evans 48f 133 Livre d’heures français, manuscrit orné de miniatures. P. 69f 134 Paix en ivoire sculpté représentant le couronnement de la Vierge. Travail italien du XVIIe siècle d’une grande finesse d’exécution. Delange Objets divers 450f 135 Gourde gravée à la pointe par un procédé analogue à celui de l’eau-forte, sur laquelle sont représentés des sujets guerriers d’une grande finesse d’exécution. 136 Croix sculptée en bois de cèdre travail grec du couvent du Mont Athos; elle est sculptée sur les deux faces. Du plus ancien travail des moines, pouvant remonter au XIVe siècle. Evans 92f 137 Étui du travail de reliure reproduisant les ornements ou entrelacs des faïences de Henri II; d’un côté en relief est représenté le portrait du Roi, attribué à François Charpentier gardien de la librairie du château d’Oiron. Delange 71f 139 Peinture sur spath fluor représentant la fuite en Egypte. Travail italien du XVIIe siècle. Evans? 28f 141 Petit crucifix en corail blanc sur croix en lapis. Travail du commencement du XVIIe siècle. P. 50f 143 Boîte de montre en émail sur laquelle est réprésenté le triomphe de Galatée d’une très-fine exécution. Evans? 126f Guilain 43f Guilain 69f Deloris? 44f Guilain 60f 138 Plaque en émail de Limoges représentant sainte Geneviève. 140 Très-petite peinture à l’huile attribuée à Wouvermann école hollandaise, montée en broche. 142 Reliquaire en écaille et cristal de roche représentant une assomption travail italien ou espagnol du XVIIe siècle. 144 Bas relief en argent repoussé représentant des sujets d’après Clodion. 145 Fac-simile de l’onix fameuse, supposée représenter par ses taches naturelles le profil de Louis XVI guillotiné. 146 Camée sur coquille, du XVIe siècle, représentant Mars et Vénus. 147 Portrait en nacre de perles et pierre dure de Francesco d’Este, marquis de Massa, fils d’Alphonse, premier duc de Ferrare. - Travail curieux et rare de Lombardi, ami et contemporain de Titien dont Vasari a écrit la vie. 148 Aiguère en étain, dit de Briot, sur laquelle sont représentées des divinités marines. 149 Petit bronze florentin, du commencement du XVIe siècle, représentant l’enfant Jésus. acquirenti prezzo 151 Médaillon en bronze italien, représentant Antoine, bâtard de Bourgogne, fils naturel de Philippe-le-Bon. Delange 255f 153 Grand et très-beau livre d’heures manuscrites de la fin du XVe siècle; il est orné de 117 miniatures dont 12 de toute la grandeur du format in-8, avec reliure en velours et fermoirs en argent. Caran (Carrand?) 150 Bronze, à cire perdue du XVIe siècle, représentant un écorché tirant de l’arc, belle exécution. 152 Grand médailler, contenant 318 médailles en bronze exécutées par ordre de Louis XV pour illustrer les principaux événements du règne de Louis XIV. Elles sont décrites dans un ouvrage de luxe du temps, dont un exemplaire sera vendu avec la collection, la cassette contient 320 cases, dont 318 numérotées sont remplies, ce qui indique que la collection est complète. Le médailler est l’ouvrage de Pietro Piffetti, marqueteur du roi de Sardaigne, Emmanuel III, dont le monogramme et le chiffre se trouvent à la partie supérieure. Cet artiste, dont on voit les belles marqueteries au palais du roi à Turin, mourut en 1777 [ora al Museo Civico d’Arte Antica Palazzo Madama di Torino]. 154 Petit livre d’heures manuscrites dans une ancienne reliure de La Gascon, avec fermoirs en argent. Il est orné de 10 miniatures de la grandeur du format, in-12, très-fines d’exécution. 1610f Delange 235f Dubessy 74f Tableaux TIZIANIO VERCELLIO [sic] 155 Portrait de Vesale, célèbre professeur de chirurgie et d’anatomie, ami du Titien. Il fut donné par Canova à un de ses amis en 1814, ainsi que le constatent l’autographe et le cachet de Canova derrière la tableau et le témoignage de la personne à laquelle il a été offert. SAEGHERS 156 Portrait de Marie de Médicis, dans un cadre ancien en cuivre doré et ciselé. 157 Sous ce numéro seront vendus les objets omis au présent catalogue. 117